Nessuno ci può dividere

di CUCCIOLA_83
(/viewuser.php?uid=2622)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Qualcuno di ostile ***
Capitolo 2: *** Ritorno dal passato ***
Capitolo 3: *** Nuove inquietanti conoscenze ***
Capitolo 4: *** Un tipo insistente ***
Capitolo 5: *** Rapita ***
Capitolo 6: *** Dichiarazione, o quasi ***
Capitolo 7: *** Dubbi e certezze ***



Capitolo 1
*** Qualcuno di ostile ***


Il grande parco di Hogwarts era gremito di persone dall’aria, più o meno, affranta per la grande perdita subita dal mondo magico, per colpa di Piton.

Remus e Tonks, se ne stavano seduti vicini, mano nella mano. In pochi si erano accorti del repentino cambiamento nel loro rapporto. Sfortunatamente tra quelle poche persone una era particolarmente indesiderata, Dolores Umbridge, ex docente di difesa contro le arti oscure, e membro, forse dei più odiati, di tutto il ministero, si era accorta di quel piccolo ed innocente, agli occhi dei più, contatto tra loro.

Finita la cerimonia, Tonks, ebbe un piccolo mancamento, forse causato dallo stress subito nell’ultima settimana, quindi Remus decise di portarla a fare quattro passi. La Umbridge colse la palla al balzo e li seguì. Arrivati vicino al lago, molto lontani però dal resto degl’invitati, si sedettero sull’erba, Tonks si accoccolò vicino a Remus, il quale le cinse la vista con un braccio. Poco distante da loro, la Umbridge li osservava da dietro un albero, il suo viso esprimeva tutto il disgusto che provava vedendoli insieme.

Com’era possibile che qualcuno potesse anche solo pensare d’instaurare un rapporto intimo con un Lupo Mannaro? Il suo disgusto crebbe quando li vide scambiarsi effusioni romantiche. Era troppo, s’allontanò il più possibile da loro. Mentre s’allontanava però le rotelle nella sua testa cominciarono a girare e ad elaborare un piano efficace per allontanare Tonks da quel lurido Lupo Mannaro.

*****

La luce del sole filtrava dalla finestra della camera da letto di Tonks colpendoli entrambi diritto negli occhi. La prima a svegliarsi fu Tonks; sapeva che doveva alzarsi per tornare al lavoro, ma rimanere a letto con Remus era un’alternativa decisamente più allettante. Si mosse nel tentativo di mettersi più comoda, ma senza volerlo diede una gomitata nel fianco a Remus, il quale, poco dopo si svegliò.

«Oddio, mi dispiace, non volevo svegliarti,» disse Tonks, mortificata.

«Non ti preoccupare mi sarei svegliato ugualmente» le rispose, sorridendole dolcemente, «Sarà meglio che ti alzi e ti prepari, o farai tardi al lavoro,» le disse guardando l’orologio

«Devo proprio andarci? Preferirei di gran lunga restare qui con te,» disse lei sospirando.

Remus la osservò e sorrise, quando faceva così gli ricordava davvero un’adorabile bambina.

«Sì, devi proprio andarci, Perché se tu non vai a lavoro nemmeno io vorrò andare al mio turno sorveglianza, e non mi va di essere sgridato da Moody,» le disse.

«Vuoi dire che non ho scelta?» chiese Tonks.

«Già, proprio così. Anche io vorrei restare tutto il giorno qui con te, ma abbiamo molte responsabilità verso gli altri,» disse Remus.

«Ok, ok, ho capito, ora mi alzo, ma non cominciare con il discorso delle responsabilità,» disse sbuffando, cercando di liberarsi dalle coperte dove si era raggomitolata.

«Lo sapevo, il discorso delle responsabilità funziona sempre…» disse tra sé e sé Remus.

«Cos’hai detto?» chiese Tonks ormai in piedi.

«Io?Assolutamente niente,» disse con sguardo innocente.

«Non è vero!» disse saltando nuovamente sul letto e atterrando sopra di lui, bloccandogli le mani.

«Guarda che farai tardi,» disse Remus tranquillamente.

«Non m’importa,» gli sussurrò dolcemente cominciando a baciargli il collo.

«Credo che al tuo capo importi….» tentò di dire Remus mentre le labbra di Tonks si facevano più intraprendenti.

«E a te..» disse maliziosa. «Non ne sono più tanto sicuro..» disse sospirando, Tonks rise continuando a baciarlo.

Alla fine Remus riprese possesso delle sue facoltà e l’allontanò a fatica da sé.

«Pensavo ti piacesse,» disse stupita Tonks.

«Certo, ma questo non cambia il fatto che tutti e due abbiamo dei compiti precisi da svolgere,» disse Remus, alzandosi e dirigendosi verso la cucina, pentendosi subito di averla interrotta. Tonks sbuffò poi andò in bagno per farsi una doccia.

Dopo un’ora era già davanti agli ascensori, in attesa di scendere verso il quartier generale degli Auror. Mentre si apprestava a salire però, si sentì chiamare da una voce che la fece rabbrividire, si girò, già sapendo chi si sarebbe trovata davanti.

«Cosa vuole?» chiese bruscamente.

«Buongiorno anche a lei signorina Tonks, mi è sembrato di vederla al funerale di Silente,» disse Dolores Umbridge.

«Sì c'ero anche io, Silente è stato il miglior preside che Hogwarts abbia mai avuto. Mi è sembrava giusto rendergli omaggio,» disse ancora Tonks.

«Sì, sì capisco. Ho notato che era accompagnata,» l’allusione cadde nel vuoto, quindi, decise di proseguire nella sua indagine «Lei è molto giovane, quanti anni ha? Venti?» chiese.

«Venticinque,» Rispose gelidamente Tonks.

«Davvero? Sembra più giovane. Di sicuro ci saranno molti “ragazzi” che fanno la fila per lei, nonostante tutto,» disse osservando i suoi capelli, quel giorno di uno sfavillante azzurro.

«No non direi. Mi scusi ma sono..» tentò di dire.

«Su non faccia la modesta,» la interruppe Umbridge.

«Non sono modesta. Ora mi scusi ma devo andare al lavoro,» e così dicendo salì nell’ascensore appena in tempo.

«Pensi alle mie parole signorina, lei merita di meglio,» disse la Umbridge con un ghigno malefico.

«Ho gia il meglio che si possa desiderare, arrivederci,» disse bruscamente, le porte dell’ascensore, finalmente, si chiusero.

Il malumore che l’incontro con la Umbridge le aveva causato l’accompagnò per tutto il resto della giornata. Quando finalmente tornò a casa esplose come uno Schiopodo Sparacoda.

«Vecchia arpia che non è altro! Avrei voluto farle esplodere quella faccia da rospo che si ritrova!» urlò scaraventando il mantello e la borsa dall’altra parte della stanza.

«Ehm, di chi stai parlando?» chiese Remus arrivando dalla camera da letto.

«Ma come di chi parlo? Di quell’arpia della Umbridge!» disse lasciandosi cadere pesantemente sul divano.

«Ok, lo sospettavo, ma cosa ti ha fatto di preciso?» chiese ancora Remus.

«Oh, niente, mi ha solo fatto capire che non dovrei stare con te.»

Remus sgranò gli occhi, poi si ricordò del funerale di Silente, «Capisco» disse abbassando lo sguardo.

«Mi ha detto frasi del tipo “molti ragazzi”, accentuando la parola ragazzi, “faranno sicuramente la fila per lei”,» disse imitando il suo modo di parlare.

«E tu… cosa le hai risposto?» chiese titubante Remus, conoscendola abbastanza bene.

«Lì per lì niente, ma quando mi ha detto che secondo lei meritavo di meglio le ho detto che avevo già il meglio che si possa desiderare,» disse guardandolo negli occhi, Remus sorrise tristemente.

«Non fare quella faccia, non mi farò certo influenzare da quello che dice quella vecchiaccia, e nemmeno tu devi,» Remus annuì, Tonks lo baciò, poi gli sorrise, «Bene, ora mi sento meglio, cosa si mangia?» chiese.

«Pensavo di preparare qualcosa di semplice e veloce,» disse Remus.

«Benissimo, così potremo continuare il discorso lasciato in sospeso questa mattina,» disse baciandolo di nuovo, Remus sorrise poi si diresse verso la cucina.

Quella notte però Remus non riuscì a dormire, rimase per ore a fissare il soffitto pensando a quello che la Umbridge aveva detto a Tonks, si chiese se fosse giusto stare con lei, privandola delle gioie che può dare una relazione con un uomo normale. In quel momento Tonks si mosse nel sonno, si strinse ancora di più al suo corpo, come se avesse percepito i suoi pensieri e non volesse lasciarlo scappare, Remus sorrise, «Sì, credo che sia giusto, non vivrei senza di lei,» mormorò, e poco dopo si addormentò.

*****

Il giorno seguente Tonks, come sempre mal volentieri, si recò al lavoro, per fortuna era venerdì e l’idea di avere tutto il week and da passare con Remus, nonostante i turni per l’Ordine della Fenice, l’aiutò ad arrivare fino al Ministero. Vista l’esperienza precedente, appena arrivata davanti agli ascensori, si guardò intorno. Questa volta non si sarebbe fatta prendere alla sprovvista. Fortunatamente però, non scorse la Umbridge da nessuna parte, quindi, prese tranquillamente l’ascensore.

La giornata proseguì relativamente tranquilla, ma a causa del malumore del giorno precedente che le aveva impedito di svolgere a pieno il suo dovere, Tonks, si ritrovò una pila di rapporti sulla scrivania da rivedere e correggere.

Verso le tre di pomeriggio, un promemoria volate atterrò sulla sua scrivania:

Cara signorina Tonks, sarebbe così gentile da raggiungermi nel mio ufficio? Avrei una missione piuttosto importante d’affidarle, quindi, vorrei parlarne a faccia a faccia con lei.

L’aspetto al più presto.

Grazie

D. Umbridge

Ps: la prego di presentarsi con una capigliatura più consona al luogo in cui si trova.

I capelli di Tonks diventarono improvvisamente verdi.

«Tutto bene, Tonks?» chiese Emily, la sua vicina di cubicolo.

«No, direi di no. Dovrei andare in un posto ma non ne ho assolutamente voglia,» rispose Tonks.

«Ma se è qualcosa d’importante ti conviene andare,» disse l’Auror.

«Dubito, che questa persona abbia qualcosa d’importante da dirmi… ma se non voglio che mi tempesti la scrivania di promemoria mi conviene andare. Ci vediamo più tardi,» e così dicendo si alzò e si diresse verso l’ufficio della Umbridge.

Davanti alla porta la giovane Auror esitò per qualche minuto, la sua voglia di vedere quella faccia da rana era pari a zero, ma d'altronde era pur sempre una degli altri funzionari del Ministero, non poteva rifiutarsi d’incontrarla. Fece un grosso respiro e bussò.

«Avanti mia cara. Entri pure, ma prima si pulisca le scarpe sullo zerbino,» disse la voce all’interno. Tonks guardò ai suoi piedi e vide un’orribile zerbino a forma di gatto, si pulì distrattamente i piedi ed entrò.

«Bene, cominciavo a temere che non sarebbe arrivata. Sono abituata al fatto che se dico “al più presto” le persone si precipitino da me,» disse senza guardarla.

«Dovevo finire il mio lavoro prima» disse Tonks cominciando ad irritarsi.

«Sì, sì certo» rispose con sufficienza, «Si accomodi, vuole una tazza di tè?» le chiese indicando un servizio da tè in argento.

«No grazie,» disse Tonks.

«E’ molto scortese rifiutare, ma non fa niente, passiamo alle cose importanti,» disse sfoggiando un sorrisetto irritante agli occhi di Tonks, «Mi servirebbe il suo aiuto per una relazione dal titolo “Razze inferiori, sono pericolose per il mondo magico?”. Ho già cominciato a scriverla, ma mi serve anche il supporto di un Auror qualificato per poterla ampliare sul lato pratico,» disse versandosi tranquillamente una tazza di tè, apparentemente non curante dello sguardo allibito di Tonks. Dopo qualche istante la ragazza riprese il controllo dei suoi istinti, i quali erano orientati sul modo migliore di liberare il mondo magico una volta per tutte di quella donna inutile.

«Per quale motivo ha pensato proprio a me?» chiese.

«Non so, forse per la nostra chiacchierata di ieri. So che lei ha molti, come dire, rapporti con certe “razze”,» disse quasi disgustata.

«A quali razze si riferisce per l’esattezza?» chiese cercando di mantenere il controllo della sua voce, senza grosso successo.

«Beh quelle inferiori, Elfi domestici, Centauri, Vampiri, Lupi Mannari» disse, sottolineando in modo particolare le ultime due parole. Tonks strinse i pugni, quasi fino a ferirsi con le unghie.

«Ma i Lupi Mannari non sono una razza inferiore, sono persone normalissime..» Disse Tonks, rinunciando a controllarsi.

«Sì certo, se lo dice lei,» la interruppe.

«Sì ne sono sicurissima. Piuttosto non credo che le serva il mio aiuto per quanto riguarda i Centauri, ho saputo che lei li ha conosciuti molto da vicino,» disse Tonks, con un mezzo sorriso. La Umbridge cambiò improvvisamente espressione, perdendo quella sua classica aria di superiorità,

«Ma lei come fa a saperlo?» chiese irritata.

«Il Ministero è più piccolo di quanto crede, le voci girano. Comunque sono spiacente ma in questo periodo sono molto impegnata, credo sia meglio che si trovi qualcuno di più adatto,» disse alzandosi.

«E’ un vero peccato, sarà una grande perdita per il dipartimento degli Auror» disse riacquistando la sua solita aria di superiorità.

«Cosa intende dire?» chiese Tonks voltandosi verso di lei.

«Lei sarà una grande perdita per il Ministero. Mi è stato riferito dai suoi superiori che nonostante tutto lei è un ottimo elemento. Peccato,» disse ancora facendo finta di leggere un foglio che aveva davanti.

«Non capisco..» disse Tonks.

«Semplice, o lei mi aiuta con questa relazione, o lei ha chiuso qui,» disse con un sorrisetto malefico. Tonks sgranò gli occhi.

«Lei mi sta ricattando!» urlò.

«Non lo definirei proprio un ricatto..anzi.. sì, è proprio un ricatto. Ha tempo fino a lunedì per darmi una riposta. Non pensi a quel “mezzosangue” con cui s’intrattiene, pensi al suo futuro mia cara,» disse ma Tonks non finì di ascoltare la frase, perché aveva gia sbattuto la porta alle sue spalle, e se ne andò via quasi correndo, mentre i suoi capelli, prima di un normalissimo castano, si alternavano dal verde rabbia, al rosso fuoco.

------------

volevo ringraziare tutte le persone che mi hanno incoraggiato mentre scrivevo questa storia. Grazie Ragazze :*

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Ritorno dal passato ***


Eccomi di nuovo qui con un nuovo capitolo. E' giunto il mimento di conoscere un nuovo personaggio, secondo le mie le cavie di lettura (hihihi), questo personaggio sta antipatico a tutte, vedremo se riuscirà a redimersi in futuro.

Buona lettura ;)



Eccomi di nuovo qui con un nuovo capitolo. E' giunto il mimento di conoscere un nuovo personaggio, secondo le mie le cavie di lettura (hihihi), questo personaggio sta antipatico a tutte, vedremo se riuscirà a redimersi in futuro.

Buona lettura ;)

La battaglia che li aveva visti fronteggiarsi per l’ennesima volta contro i Mangiamorte, terminò con la fuga di quest’ultimi. Quando la situazione si fu calmata del tutto arrivò il momento dei bilanci, due Mangiamorte schiantati e pronti per Azkaban, un morto, e sei membri dell’Ordine feriti più o meno gravemente.

Tra questi si trovava anche Tonks, la quale se ne stava seduta con la schiena appoggiata al muro mentre con il braccio sinistro sosteneva quello destro chiaramente rotto, risultato di una brutta caduta per evitare una maledizione Cruciatus, più svariati tagli sul volto e sulle gambe. Remus le si avvicinò visibilmente preoccupato

«Dora come ti senti?» le chiese, esaminandole il braccio,

«Sono stata meglio, ma tutto sommato sto bene. E gli altri? » domandò a sua volta, guardandosi in torno

«Tutti bene, ma ora vi portiamo al San Mungo per sicurezza,» disse aiutandola ad alzarsi,

«Non c’è bisogno di portarmi al San Mungo, è solo un braccio rotto, si sistema in pochi minuti... Ahi! » urlò appena poggiò la gamba destra a terra. Avrebbe rischiato di cadere se Remus non fosse stato pronto a prenderla al volo,

«Sei ancora della stessa idea? » le chiese sorridendo,

«Tutto sommato una visitina al San Mungo sarebbe utile,» concordò alla fine. v La prognosi del San Mungo fu due giorni sott’osservazione per Tonks, a causa delle ferite alla gamba, mentre il braccio era tornato a posto in pochi minuti.

«Non mi va di rimanere qui, voglio tornare a casa con te,» disse,

«Non fare i capricci, è solo per due giorni. Considerala una mini vacanza,» disse dandole un bacio.

«Io le vacanze le intendo in un altro modo,» protestò sbuffando.

In quel momento qualcuno bussò alla porta, subito dopo entrò un’infermiera «Scusate, ma la paziente dovrebbe riposare, ora. Può tornare domani,» lo informò, spostandosi un poco dalla porta per permettere a Remus di uscire,

«Va bene. Ciao piccola, ci vediamo domani,» disse baciandola.

«Ok, però domani ti voglio qui per tutto il giorno,» piagnucolò lei, facendo la sua tipica faccia da bambina che usava solo per convincere Remus a fare qualcosa che non voleva fare,

«Vedremo,» e così dicendo se ne andò, lasciandola nelle grinfie dell’infermiera.

*****

Nel quartier generale regnava un insolito silenzio. Harry, Hermione e Ron, erano partiti ormai da diverse settimane per cercare gli Horcrux mancanti, Ginny era tornata a Hogwarts mentre i gemelli erano indaffarati col loro negozio. Remus si stava godendo quella tranquillità seduto in soggiorno con un libro in mano quando qualcuno entrò

«Ciao Remus, come sta Tonks? » chiese Molly, sedendosi vicino a lui,

«Si lamenta perché non vuole stare in ospedale, ma per il resto sta abbastanza bene, domani se tutto va bene tornerà a casa.»

«Mi fa piacere. Ah, dimenticavo, questa sera Moody ci vuole tutti qui, ha detto che ha qualcosa d’importante da dirci. Ora sarà meglio che vada a preparare la cena. A dopo,» disse alzandosi e dirigendosi verso la porta,

«Va bene. A dopo,» la salutò, tornando a leggere il suo libro, ma una strana inquietudine, che non riusciva a spiegarsi, gli salì dallo stomaco.

*****

Nel frattempo Tonks se ne stava seduta a letto fissando il soffitto, *uffi mi annoio! Potevano almeno lasciarmi qualche rivista *, all’improvviso una strana inquietudine si fece strada in lei, ma non riuscì a spiegarsene il motivo.

*****

La cena venne consumata in cucina i pochi membri dell’Ordine presenti erano agitati per le novità che di lì a poco Moody avrebbe comunicato.

«Remus, secondo te cos’ha in mente Moody?» chiese Kingsley,

«Non ne ho idea, ma ho un brutto presentimento,» rispose Remus giocherellando con il cibo che aveva nel piatto,

«Come mai?» Chiese ancora l’auror,

«Non so, in ogni modo tra poco lo sapremo».

Quasi come se gli avesse letto nel pensiero Moody entrò in cucina.

«Bentrovati a tutti. Spero che abbiate finito tutti di mangiare, abbiamo molte cose di cui discutere,» annunciò sedendosi a capotavola.

«Qual è la cosa importante che dovevi dirci?» domandò l’Auror.

«Va bene, vedo che siete tutti molto curiosi. Ho trovato un nuovo membro per l’Ordine, in verità qualcuno di voi lo conosce già. Appena ha sentito della scomparsa di Silente, si è subito messa in contatto con me. Entra pure,» chiamò rivolto alla porta, la quale si aprì subito dopo, una donna abbastanza alta dai lunghi capelli corvini e dagli occhi neri si presentò nella piccola cucina.

«Vi presento..» esordì Moody.

«Kaelee» esclamò Remus, non credendo ai propri occhi.

«Ciao Remus, vedo che ti ricordi ancora di me,» disse la nuova arrivata.

«Ciao Kaelee, mi fa piacere averti tra noi,» s’intromise Kingsley.

«Ehi! Che bello rivederti, sono passati un sacco d’anni,» disse lei distogliendo lo sguardo da Remus.

«Già, dopo i M.A.G.O. ci siamo persi di vista,» confermò l’Auror, «E’ vero, sembrano passati secoli,» concordò ridendo.

«Vedo che conosci già qualcuno. Bene, ora passiamo alle presentazioni degli altri membri.»

Mentre Moody presentava a Kaelee tutti gli altri membri dell’Ordine, Remus aveva lo sguardo fisso nel vuoto e ricordi di un passato lontano affiorarono nella sua mente.

«Remus, tutto bene?» chiese Molly,

«Cosa? Oh, sì, certo. Moody, hai altre cose da dirci? O mi potete aggiornare domani? Ho promesso a Tonks che sarei passato questa sera,» disse alzandosi di colpo. Moody borbottò qualcosa sul fatto che l’amore rende stupidi e poco vigili, ma poi gli diede il permesso di andare.

Appena Remus se fu andato Moody ricominciò a borbottare.

«Oh, Alastor, smettila, sono giovani, lasciali divertirsi,» lo rimproverò Molly.

«Anche se si è innamorati, bisogna sempre avere vigilanza costante,» replicò lesto il vecchio Auror.

«Innamorati? Chi è questa Tonia» chiese incuriosita Kaelee.

«Non Tonia, ma Tonks. Non è il suo nome, ma lei vuole essere chiamata così; è una giovane Auror, che si è unita a noi circa due anni fa e da qualche mese sta con Remus.»

Kaelee rimase molto sorpresa dalle parole di Molly.

«Bene, mettiamoci al lavoro, ci sono alcune cose da pianificare,» si intromise Moody, mettendo fine alla conversazione e si misero tutti all’opera.

*****

«Mi sei mancato oggi, non vedo l’ora di poter tornare a casa» commentò Tonks tra le braccia di Remus, il quale si era seduto sul letto di fianco a lei. «Mi mancano soprattutto i pranzetti e le cene di Molly, qui non si mangia molto bene. Remus mi senti? A cosa pensi? Remus? » disse ancora lei.

«Sì, scusa. Così domani esci, sarà bello riaverti a casa, è sempre così silenziosa,» mormorò Remus.

«E’ successo qualcosa? Oggi non eri così pensieroso,» chiese incuriosita,

«Niente di così importante, ma Moody ci ha presentato un nuovo membro dell’Ordine» spiegò.

«E com’è? Carino?» domandò sempre più curiosa,

«Veramente è una lei,» la corresse.

«Allora spero che non sia carina. Non voglio che magari t’innamori di lei.»

Il respiro di Remus si bloccò per qualche istante. Venne salvato dal dover rispondere da un’infermiera che annunciava la fine dell’orario di visita,.

«Ciao piccola, ci vediamo domani, così non dovrai tornare a casa da sola,» la salutò Remus baciandola.

«Va bene, non vedo l’ora. A domani,» concordò rispondendo al bacio con entusiasmo.

Durante la notte si svegliò di colpo.

«Non mi ha poi detto se quella nuova è carina o no! »

*****

Come promesso l’indomani Remus si recò di nuovo al San Mungo dove trovò una Tonks vestita di tutto punto che non vedeva l’ora di uscire da quella stanza d’ospedale.

«Ciao amore!» lo accolse, saltandogli tra le braccia.

«Ciao Dora, vedo che sei decisamente ansiosa di uscire da qui,» osservò lui, ridendo.

«Certo, sono due giorni che sono chiusa qui. Andiamo!» lo esortò, trascinandolo fuori dalla stanza.

I Guaritori avevano consigliato a Tonks di evitare la Smaterializzazione a causa della botta che si era procurata con la caduta, quindi lei e Remus si diressero al Quartier Generale con mezzi babbani.

«Remus, non mi hai più detto com’è quella nuova,» incalzò la giovane mentre cercavano posto sulla metropolitana.

«Davvero? Pensavo di avertelo detto,» rispose vago,

«Invece non lo hai fatto. Sputa il rospo,» disse Tonks fissandolo negli occhi.

«E’ una vecchia conoscenza, mia e Kingsley. Era a Hogwarts con noi, nella nostra stesa casa. Si chiama Kaelee,» raccontò.

Tonks cominciò a pensare, quel nome le ricordava qualcosa.

«Non mi è nuovo quel nome. Ho come la sensazione di averlo già sentito, ma non ricordo dove,» disse.

«L’avrai sentita nominare da Sirius. C’è stato un periodo in cui la nominava spesso,» mentì Remus, abbassando lo sguardo. «Stavano insieme? Non pensavo che mio cugino potesse intrattenere una relazione seria,» commentò Tonks stupita.

«Infatti, non stavano insieme. Lei stava con un altro,» continuò, con un tono di voce sempre più basso.

«Ho capito, Sirius era geloso di quest’altro,», Remus stava per risponderle, ma non trovò le parole giuste, o il coraggio, per dire quello che sapeva di doverle dire. Rimase in silenzio, fissando il vuoto, fino alla loro fermata.

Arrivati al Quartier Generale, vennero accolti da Molly, la quale tentò di stritolare Tonks in uno dei suoi famigerati abbracci alla Weasley,

«Ciao Tonks! Mi sono così preoccupata quando mi hanno detto che ti avevano ricoverato in ospedale. Hai fame? O preferisci riposare? Ma certo che hai fame, dopo due giorni al San Mungo avrai fame di sicuro,» fece, senza lasciarle il tempo di rispondere, e trascinandola in cucina.

Rimasto solo, Remus, si pentì di non aver detto a Tonks la verità su Kaelee, *devo parlarle, prima che lo scopra da qualcun’altro* disse tra sé e sé.

Nel frattempo in cucina Molly, stava aggiornando Tonks sugl’avvenimenti della sera precedente.

«Quando è entrata siamo rimasti tutti di sasso,» raccontò Molly, mentre spadellava di qua e di là.

«Me la puoi descrivere? Remus è stato molto vago,» disse Tonks incuriosita.

«E’ abbastanza alta, più o meno come Remus, ha i capelli lunghi fino alle spalle ma li tiene legati, o almeno ieri sera erano legati con un fermacapelli. Sembra d’origini nobili, o benestanti, i vestiti che indossava, erano, come dire, raffinati» disse la donna, portando alla giovane un piatto di zuppa.

«Raffinati? Se vuole davvero far parte dell’ordine dovrà cambiare tipo d’abbigliamento,» osservò Tonks cominciando a mangiare. «Ad ogni modo questa sera potrai farti un’opinione tutta tua su di lei. Verrà a cena con tutti gli altri. Una sorta di cena di benvenuto, » disse, infine, Molly.

«Bene, sono davvero curiosa di conoscerla,» commentò Tonks, sorridendo.

Terminato di mangiare, Tonks, decise di andare raggiungere Remus in salotto. Lo trovò seduto sulla poltrona intento a leggere la gazzetta del profeta, gli si avvicino e gli circondò le spalle con le braccia.

«Ciao,» gli sussurrò all’orecchio, facendogli scorrere i brividi per tutta la spina dorsale.

«Ciao anche a te» rispose.

«I guaritori mi hanno consigliato di stare a riposo almeno per un altro giorno, ti va farmi compagnia? Non mi va di stare sola,» gli sussurrò ancora.

«Ma così non ti riposi,» disse sorridendo per la proposta.

«Eddai, vieni su con me. Sono appena uscita dall’ospedale, mi merito un po’ di coccole, non credi? » protestò facendo finta di essere imbronciata.

«Se la metti così, andiamo,» cedette, alzandosi dalla poltrona e dirigendosi con lei verso la sua camera.

Sdraiati sul letto al baldacchino, Tonks, se ne stava tra le braccia di Remus, il quale le accarezzava delicatamente la schiena nuda,

«Remus, perché non vieni a stare nel mio appartamento? Così avremmo più libertà, senza Molly che controlla,» propose Tonks, all’improvviso; Remus si spostò per guardarla in viso.

«Non ti sembra un poco presto per andare a vivere insieme? » chiese stupito,

«Beh, forse. Ma praticamente viviamo qui da almeno due anni, se stessimo nel mio appartamento non cambierebbe molto. Non credi?» replicò lei tranquillamente,

«Sì, forse è vero. Ma prima dovrei dirti una cosa importante,» esordì, facendo un gran respiro. «Devo parlarti di Ka..», cominciò, ma venne interrotto bruscamente dalla voce esasperata di Molly.

«Remus! Tonks! Stanno per arrivare gli altri, scendete immediatamente,» urlò la donna dal fondo del corridoio in cui si trovava la stanza di Tonks. I due saltarono in piedi di colpo, rivestendosi alla velocità della luce, e nel giro di dieci minuti erano già in salotto in attesa degli altri membri dell’Ordine della Fenice.

La cena si consumò in salotto. Per l’occasione anche Minerva McGranitt aveva lasciato Hogwarts, non capitava spesso di festeggiare un nuovo membro dell’Ordine. Tutti cercavano di apparire sereni, nonostante fossero tutti preoccupati per i tre ragazzi, partiti ormai da diverse settimane.

I commensali parlarono del più e del meno, Kaelee sembrava essersi ambientata benissimo, forse anche grazie al fatto di conoscere già alcuni membri. Al momento del dolce Molly, con l’aiuto di Minerva andò in cucina per prendere i vassoi, Tonks le seguì,

«Devo ammettere che Kaelee si sta ambientando velocemente. È sempre stata molto socievole, anche a scuola,» commentò Minerva.

«Remus mi ha detto che era a scuola con lui e con tutti gli altri,» disse Tonks,

«E’ vero, erano un bel gruppetto, James e Lily, Sirius e la ragazza di turno, Remus e Kaelee...» continuò la professoressa. Tonks sgranò gli occhi.

«Remus e Kaelee?? » fece sbalordita.

«Sì, Remus non te ne ha parlato? Sono stati insieme quasi tre anni. Dal quinto anno in poi sono stati inseparabili,» disse ancora. Tonks aprì la bocca ma non ne uscì nessun suono. Si alzò di colpo e corse fuori dalla cucina e si diresse verso la sua camera.

A tavola Kaelee, seduta vicino a Remus, cominciò a parlare con lui, «Mi hanno detto che tu e quella ragazza state insieme» iniziò, con fare indagatore.

«Sì, è così,» rispose freddamente.

«E’ molto giovane, quanti anni ha?» chiese ancora.

«Venticinque.»

«Ti piacciono giovani,» commentò sarcastica, Kaelee.

«Non credo siano affari tuoi» disse lapidario.

«Sei più permaloso di quanto mi ricordassi.»

«Probabile, ma mi va bene così,» sbottò, ponendo fine alla discussione. Poco dopo Molly e Minerva rientrarono con i vassoi dei dolci,

«Dov’è Tonks?» chiese Remus non vedendola rientrare,

«Forse ho combinato un mezzo pasticcio, le ho raccontato qualcosa che non dovevo raccontarle, su..» disse Minerva guardando Kaelee, Remus scattò in piedi e corse fuori dal salone, lasciando tutti i presenti sconcertati.

Arrivato davanti alla porta della sua camera cominciò a bussare, con sempre più insistenza. «Tonks, apri, sono io,» la chiamò, ma dall’interno della stanza non ebbe nessuna risposta.

«So che sei lì. Apri, devo spiegarti!» disse, colpendo ancora la porta.

«Non c’è niente da dire! Mi hai mentito, Vattene!» gridò Tonks.

«No, non me ne vado! Apri la porta, o lo farò io,» minacciò, afferrando la bacchetta magica. In quel momento la serratura scattò e Tonks aprì la porta spostandosi quel tanto da farlo entrare.

«Dì quello che devi dire e poi vattene,» mormorò. Aveva gli occhi arrossati e gonfi, mentre i capelli continuavano a cambiarle colore passando dal nero a rosso a verde.

«Scusami,» cominciò Remus, «So che avrei dovuto parlartene, è solo che non trovavo mai il momento giusto,» spiegò. «E’ successo tanto tempo fa, andavamo ancora a scuola,» tentò di giustificarsi.

«Non è quello che mi ha fatto male. Quello che mi ha ferito è che tu non me ne abbia parlato, hai avuto molte occasioni. Invece no, hai preferito tacere, facendomi fare la figura della stupida,» disse Tonks guardandolo negli occhi. «Non ho la pretesa di essere l’unica donna che tu abbia amato. Ma avrei preferito sapere che la donna che in questo momento è di sotto, seduta al tavolo con gli altri membri dell’Ordine, è stata una persona importante nella tua vita.»

«Lo so, e hai tutti i motivi di questo mondo per essere arrabbiata con me. Ma voglio che tu sappia che per me ora ci sei soltanto tu,» sussurrò, avvicinandosi e cercando di abbracciarla. La ragazza però si scostò.

«Scusa, sono molto stanca, vorrei andare a dormire. Da sola,» terminò, sottolineando in particolare le ultime due parole. Remus sia allontanò da lei.

«Capisco, domani. Ti amo,» mormorò prima di chiudersi la porta alle spalle.

Si era appena avviato lungo il corridoio, per tornare dagli altri, quando si sentì chiamare

«Tutto bene, Remus? La ragazzina fa i capricci?» chiese Kaelee avvicinandosi a lui.

«Non è una ragazzina, e poi è stata colpa mia, avrei dovuto raccontarle di te,» disse riavviandosi.

«E come mai non le hai raccontato niente? Forse perché dentro di te sai che mi ami ancora?» chiese avvicinandosi sempre di più a lui.

«No, semplicemente non la ritenevo una cosa importante. Diciotto anni fa mi hai fatto capire piuttosto chiaramente che non volevi più avere niente a che fare con me. Ora posso dire la stessa cosa,» spiegò lui glaciale.

Kaelee si sentì particolarmente offesa dalle sue parole, ma non perse la calma.

«Diciotto anni fa ero giovane ed ingenua, mi facevo comandare a bacchetta dai miei. Ma ora sono cresciuta, e devo ammettere che non ho mai smesso di pensare a te. Ti amo ancora, e so che anche una parte di te mi ama ancora,» affermò, abbracciandolo. Remus s’irrigidì, per poi liberarsi dalla presa di lei.

«Ti sbagli, ho smesso d’amarti molto tempo fa. Ed il male che mi hai fatto non si cancellerà. Quindi ora fammi un favore, sta lontano da me, e soprattutto da Lei!» disse allontanandosi e salendo le scale verso la sua stanza.

«Non pensare che mi arrenda tanto facilmente. Ti riconquisterò! » urlò Kaelee, poi tornò di sotto dagli altri.

*****

Quella notte nessuno dei due riuscì a chiudere occhio. Remus, chiuso nella sua stanza non fece che passeggiare avanti e in dietro dalla finestra al letto e viceversa; voleva andare da lei, ma sapeva bene che non era la cosa giusta da fare, prima doveva farle sbollire la rabbia.

Dal canto suo, Tonks, non fece che ripensare alle parole di Minerva, e a quelle di Remus. Non sapeva se credergli o no, non era del tutto sicura che Remus non provasse più niente per Kaelee. Fino ad ora non le aveva mai mentito, forse era proprio per questo che ci stava così male. Dopo questi dubbi altri si fecero strada nella sua mente, cominciò a fare dei paragoni tra lei e la nuova arrivata.

Kaelee era molto elegante, dall’aria sofisticata, mentre lei era un completo disastro. Di sicuro anche Remus in un futuro non troppo lontano avrebbe cominciato a fare dei paragoni e, Tonks ne era certa, di sicuro non avrebbe scelto lei.

*****

Nel buio della notte, qualcuno bussò alla porta della stanza di Remus. L’uomo, che ormai aveva rinunciato a dormire e si era messo a leggere un libro, si alzò dal letto e andò ad aprire sperando di trovare Tonks dall’altra parte.

Le sue speranze furono vane. Non c’era Tonks, bensì Kaelee,

«Cosa ci fa qui?» chiese.

«Ciao anche a te Remus. Stando con quella ragazzina hai dimenticato le buone maniere,» disse la donna, cercando di entrare, ma trovando una forte opposizione da parte di Remus.

«Non intendi farmi entrare?» chiese stupita.

«Esatto. Torna nella tua stanza e lasciami in pace,» la cacciò Remus, cercando di chiuderle la porta in faccia.

«Non me ne vado di qui, se prima non parliamo,» insistette lei, cercando di tenerla aperta.

«Ci siamo già detti tutto. Non intendo avere niente a che fare con te più del necessario. Buonanotte,» disse chiudendo con un tonfo.

«Remus, apri immediatamente questa porta,» lo chiamò Kaelee, battendo con i pugni contro la barriera di legno. Dall’interno nessuna risposta.

«Non vorrai che svegli tutti la casa, guarda che lo faccio se non apri immediatamente!» Ancora nessuna risposta.

«Remus!» gridò.

In quel momento la porta si aprì.

«Se vuoi far subito scoprire a tutti come sei fatta realmente, fai pure. Ma non davanti alla mia porta!» urlò Remus, e sbatté di nuovo la porta.




Vedo che le opinioni sul primo capitolo si sono divise, c’è chi adoro la Umbridge e chi invece la odia.

Grazie a tutte le persone che hanno commentato, sono commossa!

Per quanto riguarda il capitolo che ho appena postato ringrazio in particolare Nonna Minerva per le varie puntualizzazioni che mi ha fatto, per migliorare il mio stile di scrittura.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Nuove inquietanti conoscenze ***


Rieccomi qui. Allora cosa ve ne pare fino ad ora? Se nel capitolo precedente abbiamo incontrato una vecchia "fiamma" di Remus ora, conosceremo un nuovo personaggio, che probabilmente odierete allo stesso modo.

Buona lettura







Terminato il periodo di convalescenza, Tonks tornò al lavoro. Le cose con Remus, si stavano pian piano sistemando, almeno riuscivano a stare nella stessa stanza insieme senza che lei scappasse via, per far scomparire l’ombra scura tra di loro ci sarebbe voluto ancora un poco di tempo.

Mentre se ne stava pensierosa seduta alla sua scrivania, uno promemoria interuffiocio atterrò davanti a lei, lo aprì con noncuranza, ma le si raggelò il sangue quando capì chi era il mittente:

Ho saputo che è finalmente tornata al lavoro, dopo il suo piccolo incidente.

Sto ancora aspettando una risposta, credo che sappia quanto non mi piaccia aspettare.

Tra dieci minuti la voglio nel mio ufficio, e spero per lei che la sua risposta mi gradita.

Cordiali saluti

Dolores J. Umbridge

Con tutte le cose che le erano capitate negli ultimi giorni si era completamente dimenticata della vecchia arpia. Improvvisamente si sentì con le spalle al muro, se rifiutava avrebbe dovuto dire addio al suo adorato lavoro, se accettava rischiava di ferire Remus e quello non era sicuramente il momento migliore per farlo, nonostante tutto. Le tornarono persino in mente le parole che, molto tempo prima Silente aveva pronunciato durante una delle primissime riunioni a cui aveva partecipato “è essenziale per l’Ordine avere uomini/donne all’interno dei principali organi istituzionali del mondo magico per poter lavorare più liberamente, ed evitare che certe persone facciano troppe domande”. Riluttante, ma con ben in mente quelle parole si diresse verso l’ufficio della Umbridge.

Era preparata a tutto, ma non a quello a cui si ritrovò davanti una volta entrata nell’ufficio dell’arpia. Un giovane ragazzo, decisamente attraente, era seduto davanti alla scrivania intento ad accarezzare un gatto siamese,

«animali intriganti non trovi?» chiese, la sua voce era dolce e delicata come i suoi lineamenti, Tonks si riscosse e si affrettò a rispondere,

«forse, ma ultimamente li trovo irritanti» disse guardandosi intorno, il ragazzo rise,

«spero che cambierai idea. Comunque io sono Ian, e tu devi essere Ninfadora» disse alzandosi e porgendogli la mano, Tonks, un poco titubante ricambiò il gesto, stava per rispondergli di chiamarla solo Tonks quando, il giovane, con uno scatto quasi felino la volto in modo da poterle baciare il dorso.

Al solo contatto con le labbra di lui, un brivido le corse lungo la schiena, Ian sorrise, quasi se ne fosse accorto.

In quel momento entrò la Umbridge, «bene, bene, vedo che ha già conosciuto il mio giovane assistente personale. Ma prego accomodatevi» disse dirigendosi verso la sua ampia poltrona rosa.

«Allora, mi vuole dare la sua risposta?» chiese senza troppi giri di parole, Tonks fece un grosso respiro

«Con estrema riluttanza e vergogna di me stessa mi vedo costretta ad accettare» disse abbassando la testa

«vedo che alla fine è diventata ragionevole» disse compiaciuta,

«sotto minaccia di perdere il lavoro molte persone lo diventano» rispose a denti stretti Tonks,

«su via non faccia così, sono certa che trarrà estremo beneficio da questo incarico, Ian è un eccellente collaboratore» disse indicandolo

«cosa??» chiese, o per meglio dire urlò la giovane Auror,

«ecco cosa mi ero dimenticata di dirle. Voi due lavorerete insieme. Ian conosce tutti i dettagli del progetto. Sono certa le sarà di grande aiuto» sorrise, Tonks si voltò verso il giovane che le sedeva accanto, mentre lei e la ex professoressa parlavano il gatto era tornato ad accoccolarsi sulle ginocchia di Ian,

«sono certo che lavoreremo benissimo insieme» disse sorridendo mostrano una dentatura inverosimilmente perfetta,

«non si era palato di una collaborazione. Non ho bisogno della balia» disse Tonks, distogliendosi da quello sguardo ipnotico

«ma le cose stanno così, prendere o lasciare. E lei sa cosa intendo per “lasciare”» sorrise malefica la vecchia strega,

«ho capito. E quando dovrebbe cominciare questa assurdità che chiamate lavoro?» chiese aspra,

«la smetta con questo atteggiamento signorina. Comincia ad essere irritante» disse fulminandola con lo sguardo,

«e sentiamo, mi vorrebbe punire con una delle sue penne? O una maledizione?» rispose Tonks, porgendosi in avanti, ma in quel momento intervenne Ian,

«suvvia signore, calmatevi. Potremmo cominciare domani. Cosa ne dici di trovarci nel mio ufficio, oppure a casa mia» disse malizioso, «in ufficio andrà benissimo. A domani» disse uscendo, senza prolungarsi in saluti e sbattendo la porta.

Rimasti soli, i due cominciarono a parlare di Tonks, «bel caratterino. Mi piace» disse osservando ancora la porta,

«gia ma non scordare il tuo compito» rispose la strega,

«tranquilla Dolores, so cosa devo fare» rispose continuando ad accarezzare il gatto sorridendo, un sorriso inquietante.

*****

La notte di ronda si era rivelata più dura del previsto, i mangiamorte avevano spie ovunque e muoversi per Londra era diventato quasi impossibile.

Rientrando al quartier generale lo trovò deserto, cosa piuttosto frequente in quel periodo. Passando davanti alla porta della cucina trovo un messaggio di Molly:

“Remus caro, sono andata a fare delle commissioni. Sarai stanco ma ti ho preparato qualcosa da mangiare. Lo troverai sul tavolo della cucina. Se al mio ritorno non avrai mangiato

tutto ne subirai le conseguenze.

Con affetto

Molly

Remus sorrise tre se e se e andò in cucina dove lo attendeva un profumatissimo stufato.

Terminato di mangiare si recò in camera sua con l’intenzione di farsi un bel bagno e poi riposare qualche ora.

Il rilassamento portato dal dolce cullare dell’acqua però lo portò a riflettere sugli avvenimenti degli ultimi giorni, come l’arrivo di Kaelee e la conseguente discussione con Tonks. Quella. Si rese conto, era la loro prima discussione seria, questo lo mise un poco in agitazione, sapeva che prima o poi si sarebbero chiariti, ma quella situazione era davvero insopportabile.

Un quello stesso istante la porta del bagno si spalancò, «bene, bene, così volta non potrai scappare» disse Kaelee, avvicinandosi alla vasca,

«Kaelee, cosa diavolo ci fai qui?» disse Remus, visibilmente irritato,

«ma come, una volta ti piacevano questa improvvisate. Come quella volta nel bagno dei prefetti, Ricordi?» disse avvicinandosi sempre di più, in quel momento Remus si accorse che indossava solo l’accappatoio,

«cosa pensi di fare?» chiese ancora,

«farti ricordare i vecchi tempi» disse cominciando ad allentare il nodo

«hai detto bene, “vecchi” tempi. Per me quei giorni sono più che sepolti. Ora se vuoi scusarmi» disse afferrando l’asciugamano e alzandosi dalla vasca se lo legò alla vita, voltandole le spalle,

«sei sempre stato così timido, era una delle cose che mi piacevano di più di te» disse, ma quando Remus si voltò si ammutolì di colpo fissando le profonde cicatrici che gli solcavano il petto,

«ma cosa…?» balbettò

«sono passati più di 18 anni, Kaelee, e tante dolorose trasformazioni» disse uscendo dal bagno, «ma non pretendo che tu capisca. Non hai mai voluto capire. Per te ero solo un cucciolo, un giocatolo con cui potevi giocare» continuò. Lei rimase come pietrificata,

«abbi il coraggio di ammetterlo, almeno a te stessa» disse tornando in camera a prendere i suoi vestiti.

Dopo un primo momento di smarrimento Kaelee tornò all’attacco, «non devo ammettere niente» disse

«vattene da questa camera» disse voltandosi, in quel momento si accorse che si era sfilata l’accappatoio rimanendo completamente nuda, Remus si rivoltò di colpo «sei patetica» disse,

«voltati, e ripetilo guardandomi negli occhi» lo sfidò, Remus fece un grande respiro poi tornò a guardarla

«sei patetica. Non hai più sedici anni, e nemmeno io. Non mi fai più lo stesso effetto. Rivestiti e vattene. Non sei tu la donna che voglio» disse ancora Remus,

«come fai ad essere così crudele?» chiese tra le lacrime Kaelee, raccogliendo l’accappatoio,

«io sarei crudele? Tu te ne sei andata un giorno all’altro, tu non ti sei mai fatta viva in 18 anni fino a quattro giorni fa, ed ora pretendi di cancellare tutto questo così su due piedi? Sai cosa ti dico? Sei in ritardo di 18 anni» urlò a sua volta Remus, «a causa tua ho litigato con la persona più importante della mia vita, l’unica che ha lottato per abbattere il muro che avevo costruito nel mio cuore. E’ lei che amo, non tu» continuò, abbassando di nuovo la voce.

Ferita nel suo orgoglio, Kaelee, corse fuori dalla stanza. Di nuovo solo si buttò sul letto esausto.

*****

L’immagine di Ian le girava ancora nella mente, qualcosa in lui non la convinceva, ma non sapeva spiegarsi bene cosa fosse. Alla fine giunse alla conclusione che era stata una giornata troppo lunga e pensante per ragionarci sopra, e giunta sera, il suo unico scopo era di andare a dormire, ma non da sola, in quelle poche notti che aveva passato senza Remus, le era mancato da morire, ma a causa del suo orgoglio aveva resistito.

Arrivata al quartier generale, trovò molta gente in giro, alcuni erano in salotto intenti a discutere chini su delle grandi cartine, altri erano in cucina a mangiare, Molli le andò in contro

«Tonks cara, hai l’aria sfinita vieni a mangiare qualcosa» disse cercando di farla entrare in cucina,

«scusa Molly, forse più tardi. Devo parlare con Remus, sai dov’è?» Chiese,

«capisco. Credo che sia ancora in camera, non l’ho visto per tutta la sera» rispose la donna facendole un sorrisino d’intesa, naturalmente non le sfuggiva mai niente,

«ok grazie!» e si precipitò al piano di sopra.

Arrivata quasi davanti alla porta della stanza di Remus, vide una figura muoversi nell’ombra, appena si accorse della sua presenza, la figura le andò in contro. Passando sotto ad una delle fioche luci del corridoio che si accorse che era Kaelee, la quale aveva un’aria poco amichevole, si fermò proprio davanti a lei e parlò a denti stretti,

«stammi bene a sentire ragazzina, non hai ancora vinto. Lui appartiene a me. Tu sei solo una piccola parentesi insignificante» disse, poi continuò per la sua strada, dopo un primo momento di smarrimento Tonks si voltò di colpo, «Remus non è un oggetto di cui si più reclamare la proprietà, è una persona, se non te ne sei accorta. Ma forte a te non importa, vuoi solo vincere. Dico bene? Pensaci, forse la parentesi nella sua vita sei stata tu, non io poi si voltò ancora e proseguì per la sua strada. Le sembro di sentire qualcosa che suonava come “razza di una piccola arrogante ragazzina” ma non gli diede peso.

Bussò una, due volte, ma dalla camera nessuna risposta, così decise di entrare. La stanza era immersa nell’oscurità

«Remus, ci sei?» chiese, nessuna risposta. Dopo qualche istante, accese la luce e vide Remus profondamente addormentato con ancora addosso solo l’asciugamano.

Si sdraiò accanto a lui, cercando di non svegliarlo, e rimase a guardarlo per un po’, era così dolce mentre dormiva con i capelli che gli ricadevano sugli occhi, non che da sveglio non lo fosse, solo che nel sonno sembrava quasi in pace con tutto il resto del mondo. Come attratta da una forza irresistibile gli scostò una ciocca di capelli poi lo baciò. Dopo pochi istanti Remus cominciò ad aprire gli occhi,

«ben svegliato, dormito bene?» gli chiese sorridendo,

«non sto sognando, vero?» chiese ancora un poco spaesato

«se vuoi provo a darti un pizzicotto, ma poi non ti lamentare se ti faccio male» disse lei avvicinando la mano al suo braccio,

«no, no grazie, ci credo» Disse mettendosi seduto

«mi sei mancata così tanto»disse abbracciandola, «anche tu mi sei mancato. Mi sono comportata come una bambina, mi dispiace. Di certo non pretendo di essere l’unica donna della tua vita, solo che ritrovarmela davanti mi ha spiazzata» disse aggrappandosi ancora più forte a lui,

«no, è colpa mia. Avrei dovuto parlatene prima, e raccontarti tutta la storia, è solo che..» disse,

«abbiamo tutto il tempo che vogliamo per parlarne» disse prima di ricominciare a baciarlo.







Grazie a tutti quelli che hanno letto e recisito, o solo letto il capitolo precedente. Sono curiosa di sapere cosa ne pensate di Ian.

piccolo giochino, vediamo chi indovina perché l'ho chiamato così, (nonna_minerva se te lo ricordi non dire niente ;))

Al prossimo capitolo!

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Un tipo insistente ***


Eccomi qui! Ditelo che non vedevate l'ora avere un nuovo capitolo di questa FF (ok anche se non è così dite di Sì, giusto per farmi contenta).

Per ora non ho avuto Molti parari sul nostro caro Ian, peccato ero curiosa di sapere cosa ne pensavate. speriamo per il futuro.

ora vi lascio a qeusto nuovo capitolo, Buona lettura ;)







Tonks odiava il suo nuovo incarico. Odiava dover passare intere giornate chiusa nell’ufficio di Ian, per quanto lussuoso potesse essere, a scartabellare vecchi libri di creature magiche più o meno pericolose, e con il fiato della Umbridge sul collo.

Quell’orribile strega dalla faccia da rana voleva sempre sorvegliare il loro lavoro, probabilmente per evitare che lei, Tonks, mettesse troppo estro nella relazione.

«Tonks, non puoi dire che i centauri, devono avere gli stessi diritti dei maghi. Loro sono più che altro animali» disse Ian tra le risate,

«ma come fai a dire TU una cosa del genere» disse inorridita Tonks,

«Beh, fammi pensare. Forse perché hanno gli zoccoli in tutte e quattro le zampe vivono nelle foreste e perché sono dei selvaggi» rispose con noncuranza il giovane,

«dovevo aspettarmelo da uno come te» disse rassegnata,

«che cosa, di grazia» chiese gentilmente, anche troppo,

«la totale mancanza di tolleranza e rispetto verso il prossimo, anche se diverso sa se stessi. Ma non potevo aspettarmi altro da uno che lavora per la Umbridge» disse richiudendo il libro “i centauri, tra storia e mitologia” che aveva appena finito di leggere e alzandosi, ne aveva abbastanza di quella conversazione, ma Ian l’afferrò per il braccio e facendola risedere,

«ti vedo parecchio scontrosa oggi. Più del solito voglio dire» disse Ian avvicinandosi a lei, «mm, da cosa potrebbe dipendere? Che giorno è oggi? 30 luglio, luna piena, ecco spiegato il tuo malumore, qualcuno avrà una nottata un tantino agitata» disse sogghignando.

Tonks s’irrigidì di colpo si era completamente dimenticata che quella che stava per sopraggiungere era una notte di luna piena. D’altronde negli ultimi giorni si erano visti talmente poco a causa dei vari impegni di entrambi. Tonks si alzò di scatto,

«non credo che siano affari tuoi» disse uscendo di cosa dall’ufficio,

«non sai quanto ti sbagli» disse mettendosi più comodo sulla sua grande poltrona.

*****

Sola nel suo appartamento, se ne stava seduta sul suo divano a rimuginare sul fatto di non essere riuscita a stare un poco da sola con Remus prima che si rinchiudesse nella soffitta di Grimmauld Palace, per la trasformazione

«maledetta Umbridge e tutte le sue relazioni!» urlò scagliando il cuscino che teneva in mano contro il muro colpendo due quadri, i quali caddero rovinosamente a terra.

Con grande sforzo si convinse ad alzarsi e a preparare qualcosa per cena, nonostante la scarsa voglia di mangiare. Dopo aver rovesciato il sale per tutta la cucina e aver bruciato la carne, la giovane auror ripiegò su dei semplici, all’apparenza, toast. Andò a mangiare sul divano sfogliando contemporaneamente “strega oggi” una di quelle riviste che piacevano tanto a sua madre, che probabilmente aveva dimenticato da lei una delle ultime volte che era passata a trovarla, ma per quanto futili potessero essere gli articoli, niente sembrava in grado di farle passare il malumore.

Aveva appena deciso di andare a dormire per porre fine il più presto possibile a quella giornata, quando suonarono alla porta. Controvoglia, ma bacchetta alla mano, andò ad aprire, guardò dallo spioncino e rimase di sasso,

«che diavolo ci fai qui?» chiese visibilmente irritata,

«ciao, anche io sono contento di vederti. Sono passato per vedere come stavi, e farti un po’ di compagnia» disse il giovane cercando di entrare ma trovando una forte resistenza,

«come vedi sto benissimo. Buonanotte» disse lei, ma Ian non sembrava intenzionato a mollare il colpo,

«non avere così fretta di mandarmi via. Ricorda, il tuo posto di lavoro dipende anche da me» disse afferrandola per il polso del braccio che gl’impediva di entrare «lasciami! Mi fai male..» disse lei, lui la lasciò andare solo dopo essere entrato,

«si può sapere cosa vuoi da me? È da quando ci siamo, sfortunatamente, conosciuti che ti comporti in modo strano» disse richiudendo la porta,

«avevo preparato un bel discorso da farti ma visto, che vuoi andare subito al sodo.. tu mi piaci. E molto» disse sedendosi sul divano,

«tu sei pazzo. Ora esci da casa mia» disse Tonks indicando la porta,

«Tonks stammi a sentire, sei una ragazza speciale. Come puoi perdere tempo con uno come quello» disse Ian indicando una loro foto, «lui è una persona stupenda, gentile e premurosa» ribatté lei,

«talmente stupenda che una notte al mese diventa una belva assetata di sangue» disse alzandosi e andando verso di lei,

«tu meriti di meglio. Me per esempio» avvicinandosi sempre di più,

«uno come te? Arrogante, presuntuoso? No grazie» rispose Tonks,

«tu dici così ma so che non lo pensi. Sento il tuo desiderio nei miei confronti» disse ancora Ian,

«certo che lo penso. Credo che sia ora di fare una piccola revisione ai tuoi “sensi”. Ed ora vattene!» disse ancora Tonks,

«andiamo so che lo vuoi anche tu» disse cercando di baciarla, ma non fece in tempo perché si ritrovò schiantato dall’altra parte della stanza, «ecco, questo è quello che volevo» disse soddisfatta,

Pochi istanti dopo una molli decisamente agitata, o più spaventata, entrò nell’appartamento, «per la barba di merlino cos’è successo qui?» chiese guardando il ragazzo steso a terra

«Molly ti presento Ian, fortunatamente ora non ti può salutare ma di solito è molto loquace. dobbiamo lavorare insieme, è il tirapiedi della Umbridge. Era, come dire, stanco ma avrà tempo di riposare. Dopo che avrò portato fuori la “spazzatura” posso venire alla Tana? Non mi va di stare sola questa notte» disse Tonks, appoggiandosi stancamente, ma soddisfatta, all’armadio.

Molly, ancora sconcertata annuì.







Ok, lo so è stato un capilolo corto, ma spero di farmi perdonare con i prossimi. Ringrazio tutte le persone che Hanno letto e commentato i capitoli precedenti, sperando che facciano lo stesso anche questa volta.

tao tao :*

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Rapita ***


La situazione si fa sempre più pericolosa per la nostra coppia del cuore. La Umbridge, con il suo tirapiedi Ian, è decisa a non mollare il colpo, vuole separarli a tutti i costi, scoprite come.

Buona lettura, ci vediamo alla fine del capitolo.







Il giorno seguente, dopo una bella dormita alla Tana, Tonks si precipitò al quartier generale, voleva assicurarsi che la nottata di Remus non fosse stata eccessivamente agitata.

Quando arrivò nella soffitta lo trovò riverso a terra coperto di graffi, molti dei quali sanguinavano copiosamente. Con l’aiuto della magia lo portò sul letto, che precauzionalmente avevano sistemato in un angolo per creare una sorta di mansarda, e cominciò a medicare alcune delle ferite più gravi, in fondo essere una grande sbadata aveva i suoi lati positivi, gl’incantesimi di guarigione gli riuscivano abbastanza bene, pensò.

Remus dormì per buona parte della mattinata, e Tonks non abbandonò mai il suo capezzale. Quando, verso le undici incominciò a svegliarsi, fu felice di averla acanto a sé

«buongiorno amore, come ti senti?» chiese, Remus abbozzò un sorriso,

«ora che ti vedo sto meglio» disse quasi sussurrando, Tonks gli si avvicinò e lo baciò con tutta la cautela di cui era capace, quindi molto poca, Remus fece una piccola smorfia di dolore quando accidentalmente lei premette il proprio corpo contro il suo braccio,

«scusa! Hem, ti ho portato questi. Non vorrei che Molly ti vedesse così. E per quanto a me fa piacere, non credo che per lei sia lo stesso» disse porgendogli dei vestiti puliti, in quel momento si rese conto di essere completamente nudo e coperto solo da un lenzuolo, arrossì alle parole di Tonks, ma poi afferrò velocemente i vestiti, questo però gli causò altre dolore fitte,

«credo che tu abbia ragione, ma da solo non credo di farcela» disse cercando di mettersi seduto, con scarso successo,

«ogni scusa è buona per farti coccolare» disse sorridendo Tonks,

Dopo varie peripezie, riuscirono a compiere la missione con discreto successo, ma essendo ancora piuttosto debole, si rimise sdraiato e Tonks accanto a lui,

«mi sei mancato la notte scorsa. Non mi piace stare lontano da te così a lungo» disse avvicinandosi un poco di più,

«nemmeno a me, ma credo che sia inevitabile» rispose,

«gia, ma è un sacrificio che posso sopportare se posso averti per tutte le altre notti» sorrise, come anche Remus.

Dopo qualche istante di silenzio fu ancora lei a parlare per prima, «posso farti una domanda?» chiese, Remus annuì,

«se io non fossi più un auror, e mi cercassi un altro lavoro, cose ne penseresti?» chiese, dopo qualche istante di riflessione Remus scoppiò a ridere, con conseguente fitta di dolore,

«direi che sarebbe alquanto improbabile. Tu adori il tuo lavoro, e non lo lasceresti mai» rispose,

«già ma se fossi costretta a lasciarlo?» chiese ancora,

«cosa sono questi discorsi? È successo qualcosa?» chiese a sua volta Remus visibilmente preoccupato. Tonks gli raccontò degli avvenimenti della sera precedente.

Remus ascoltò in silenzio tutta la storia poi finalmente parlò,

«sapevo che quella donna aveva in mente qualcosa. Ma non pensavo si spingesse fino a questo punto» disse,

«già nemmeno io. Però ora il mio lavoro al ministero è in pericolo. Tuttavia se per essere auror devo rinunciare a te preferisco trovare un altro lavoro» disse

«sei molto dolce a dire così. Ma entrambi sappiamo che è quello il tuo lavoro, e lei non te lo può portare via. Non è lei comanda gli auror» disse Remus,

«è riuscita ad abbindolare due ministri della magi, e la maggioranza del Wizengamot, per la legge sulle restrizioni ai lupi mannari. Buttare fuori un’auror novellina come me sarà un gioco da ragazzi per lei» disse Tonks sorridendo rassegnata,

«troveremo una soluzione, non temere» disse Remus dandole un bacio sulla testa,

«ma se non ci riusciamo, pensi che i gemelli mi prenderanno come commessa in uno dei negozi?» disse ridendo per smorzare la tensione. Anche Remus rise ma s’interruppe a causa del brontolio del suo stomaco

«per Merlino non ho nemmeno pensato a portarti qualcosa da mangiare. Mi dispiace!» disse saltando fuori dal letto

«dai non ti preoccupare. Posso aspettare. Torna qui» disse Remus,

«no caro, devi mangiare. E subito» disse correndo fuori dalla porta.

Tornò dopo circa mezz’ora con diversi lividi sulle braccia e con un vassoio, dall’aria traballante in mano, in mano

«mi vuoi fare concorrenza con lividi?» chiese divertito,

«non scherzare, la strada per arrivare qui è lunga e accidentata. Ma alla fine ce l’ho fatta» disse porgendogli il vassoio pieno di ogni ben di Merlino, pane tostato, marmellate varie, cereali, latte e tè,

«devi mangiare tutto» disse Tonks

«hem grazie amore. Ma proprio tutto, tutto?» chiese titubante guardandola, lei annuì

«certo se vuoi una ricompensa» disse con voce intrigante.

*****

Al ministero ed in particolare nell’ufficio della Umbridge l’aria era surriscaldata, e le urla dalla vecchia strega contribuirono ad aumentarla,

«come si permette quella insulsa ragazzina!? Io cerco di aiutarla e lei si comporta così. Dovremo passare alle maniere forti» urlò la strega,

«non ti sembra un poco presto per quelle? In fondo è stato solo un primo tentativo» disse Ian cercando di calmarla

«no, è troppo ostinata. Serve qualcosa di più definitivo» disse ancora la strega,

«ho capito m’inventerò qualcosa» disse Ian, non troppo scandalizzato per quello che aveva appena udito.

*****

«Amore, so che non vuoi, e se potessi verrei con te. Ma prima o poi dovrai affrontarli» disse Remus cercando di farla alzare dal letto,

«non %&/$££andarci» bofonchiò da sotto le coperte Tonks, Remus visto che con le parole non aveva ottenuto risultati, prese un lembo delle coperte e la scoprì,

«£$%&/% fare» continuò a bofonchiare lei,

«cerco di farti andare al lavoro. Ecco cosa faccio. Quindi ora esci da quel letto» disse Remus con finto tono autoritario

«ok, ok, mi alzo. Tanto non starò via a lungo. Giusto il tempo di liberare la mia scrivania» disse alzandosi, Remus l’abbracciò e la baciò sulla fronte

«non è detto» disse,

«gia. Ma è probabile» rispose.

Arrivata nell’atrio del ministero, una delle guardie richiamo la sua attenzione,

«signorina Tonks, è richiesta la sua presenza nell’ufficio di Dolore Umbridge» disse, Tonks annuì e lo seguì.

Una forte agitazione le prese lo stomaco, la quale aumentò a dismisura quando si ritrovò davanti alla porta, la guardia bussò, poi la fece entrare,

«bentornata signorina, lei può andare» disse gelida

«non c’era bisogno di..» cominciò a dire Tonks, ma venne zittita subito,

«sì invece. Quello che ha fatto è stato molto grave. Ian voleva solo essere gentile. Lei invece lo schiantato!» urlò con voce stridula,

«gentile mettendomi le mani addosso? Se l’è meritato» urlò a sua volta Tonks,

«non- deve- mentire!» continuò

«per lei tutti mentono. Tranne chi le interessa. Comunque mi dia solo un’ora per liberare la scrivania poi me ne andrò» disse Tonks, voltandosi,

«non così in fretta. Non la lascerò andare così facilmente» disse,

«cosa vuole da me?»chiese Tonks,

«semplice mia cara. Io la voglio salvare!» disse tranquillamente, ma con un certo tono di grandiosità,

«da cosa? Non sono in pericolo» disse ancora Tonks, capendo dove voleva andare a parere la vecchia,

«ma da quell’ibrido che le gironzola intorno, naturalmente» disse

«non lo chiami così!!» urlò Tonks puntandole la bacchetta alla gola,

«come osa fare una cosa del genere!? Ian! Vieni subito qui!» urlò il ragazzo si precipitò nell’ufficio e schiantò Tonks, prima che riuscisse a reagire, e cadde a terra priva di sensi,

«come si fa si riceve, tesoro» disse ridendo,

«bene, ora vai. Sai cosa devi fare» disse sorridendo la Umbridge.







Allora, vi è piaciuto? Spero di sì, alla conclusione mancano soltanto due capitoli.

Non avete ancora scopeto del perchè ho scelto Ian come no? su su dai pensateci ;)

Picola anticipazione che, però, non riguarda questa ff. Ho in serbo due ff per natale, una sulla coppia Remus/Tonks mentre l'altra sul Dr. Spencer Reid, di Criminal Mind. quindi vi do appuntamento per il 23 e il 24 Dicembre.

tao tao ;) :*

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Dichiarazione, o quasi ***


Cosa succederà alla nostra coppia preferita? Riusciranno a sfuggire alle grinfie della vecchia megera, e del suo tirapiedi?

Scopritelo! Buona lettura!







Quando Remus riaprì gli occhi non riconobbe il posto in cui si trovava. Era buio e umido, con le pareti di pietra, provò a muoversi, ma le braccia erano bloccate da delle grosse catene

«ma cosa succede?» si chiese.

Qualche immagine confusa cominciò a farsi strada nella sua mente. Avevano suonato alla porta, e lui aveva aperto, un giovane ragazzo gli aveva detto di seguirlo perché Tonks aveva avuto un incidente, poi più niente.

D’un tratto sentì scattare la serratura della porta e una fioca luce entrò nella stanza,

«ben svegliato. Dormito bene?chiese lo stesso ragazzo che si era presentato alla porta

«cosa ci faccio qui? Dov’è Tonks?» chiese Remus cercando di muoversi,

«non ti agitare. Rischi di farti male, e sappiamo quanto puoi essere “delicato” dopo le trasformazioni» disse Ian girandogli in torno

«dov’è Tonks?» chiese nuovamente Remus,

«oh sì, la tua “ragazza”» disse puntando la bacchetta verso l’alto, accendendo piccola luce azzurra, poi fece la stessa cosa sulla parte di fronte a Remus, subito dopo comparve un vetro e dall’altra parte la stessa luce illuminò Tonks, legata ad una sedia con una bacchetta puntata contro il viso,

«Tonks!» urlò, «lasciatela andare!»,

«Remus! Mi dispiace, è tutta colpa mia!» urlò a sua volta Tonks,

«ma che dolci, fate quasi tenerezza» disse Ian, mettendosi tra i due, e con un rapido gesto, fece un taglio sul viso di Remus,

«no! Lurido bastardo lascialo stare!» urlò Tonks, ma il trattamento, per lei, non fu molto diverso, la ragazza che le puntava la bacchetta contro, la zittì con uno schiaffo,

«Tonks! Cosa volete da lei?» chiese Remus,

«io da lei voglio molte cose ma, sfortunatamente, tu sei un notevole ostacolo. Guardati, cosa potrà mai trovarci in uno come te? Vestiti logori, cicatrici su tutto il corpo» disse strappandogli la camicia,

«pensavo che avesse gusti migliori» continuò Ian,

«è quello che gli ho sempre ripetuto per mesi e mesi, ma non ha voluto sentire ragioni» disse Remus sorridendo beffardo,

«non fare lo spiritoso con me!» disse Ian tirandogli un pugno,

«lascialo stare, Remus è un uomo mille volte migliore di te!»urlò Tonks,

«ne sei certa?» chiese Ian per poi sferrare un altro colpo, questa volta verso lo stomaco.

Proprio in quel momento qualcuno entrò nella stanza di Tonks,

«salve signorina, le piace lo spettacolo? E pensare che se non fosse un “ibrido” sarebbe anche passabile. Peccato» disse la Umbridge,

«è tutta colpa sua lurida..»ma il resto della frase fu interrotto dall’ennesimo schiaffo,

«dovrebbe calmarsi un po’ signorina, e starmi a sentire. C’è un modo per far terminare tutto questo, anzi, forse è proprio l’unico modo. Basta che lei rinunci a quell’ibrido» disse la ex professoressa,

«mai!» disse Tonks con fermezza, e Ian diede un altro pugno a Remus,

«fermati, non sei degno di toccarlo!» urlò ancora Tonks,

«non ti preoccupare, ho sopportato di peggio» tentò di tranquillizzarla,

«zitto!» disse il giovane colpendolo ancora,

«vede signorina? Dipende tutto da lei» disse la Umbridge.

Calde lacrime cominciarono a scendere dagli occhi della giovane auror, «non posso rinunciare a lui. Sarebbe come smettere di vivere» disse Tonks,

«amore mio..» sussurrò Remus,

«ma che bel discorsetto, mi voleva commuovere? Fatto sta che voi non potete, e non dovete stare insieme. Gl’ibridi devono essere isolati dal resto della popolazione civile» disse con la sua solita voce stridula,

«la smetta di chiamarlo così»disse ancora Tonks,

«lasciala pure parlare. Lei non può sapere un bel niente. Per queste persone conta solo l’aspetto esteriore, e le così dette razze. Dei sentimenti se ne infischiano altamente. Se volete sbarazzarvi di me, per quello che sono, fate pure. Ormai non ho più rimpianti, non da quando Dora ha riaperto il mio cuore all’amore, lo stesso amore che, forse, voi non avete mai provato. Io amo quella dona più della mia vita, e voi non potrete mai cambiare questo fatto» disse Remus, continuando a guardare negli occhi Tonks, la quale, benché stesse piangendo, continuò a sostenere il suo sguardo,

«ti amo..» sussurrò, e Remus le sorrise,

«ora basta!» urlò Ian, puntando la bacchetta contro Remus, «sono stanco di giocare! Av..» ma non riuscì a finire di pronunciare la maledizione perché finì schiantato contro il muro, di nuovo

«non dovresti giocare con incantesimi di cui non conosci la potenza, ragazzo» disse Moody andando a liberare Remus, e fissando Ian steso a terra. Bill e Arthur, nel frattempo, immobilizzarono la Umbridge e la ragazza che era con lei, per poi liberare Tonks, «tutto bene?» le chiese Bill, lei si alzò di scatto e si diresse verso la vecchia strega,

«c.. cosa vuole fare?» balbettò, ma Tonks non rispose e le diede un pugno che la fece cadere a terra priva di sensi,

«ora sto meglio disse, poi corse da Remus, nell’altra stanza,

«Remus! Come ti senti?» chiese abbracciandolo,

«sto bene. E tu?»chiese a sua volta, lei annuì,

«Hey voi due, quante volte ve lo dovrò ripetere? Vigilanza costante!» disse Moddy,

«non temere Alastor, d’ora in poi non la perderò mai di vista» disse baciandola, Moody alzò gli occhi al cielo ed usci dalla stanza, «andiamo. Le guardie stanno arrivando per fare pulizia. E voi due avete bisogno di cure» disse l’ex auror.

Nella frenesia del momento quasi nessuno si era accorto che Kaelee, non aveva partecipato attivamente alla retata, ma aveva preferito rimanere nell’ombra.

*****

Il soggiorno al San Mungo durò una sola notte, e come promesso, Remus non volle perdere di vista Tonks nemmeno per un minuto, tanto che persino i medimaghi dovettero rassegnarsi a farli rimanere nella stessa stanza.

«amore, dormi?» chiese Tonks,

«no sono sveglio. Ma tu dovresti cercare di dormire» rispose,

«non ci riesco» disse mettendosi seduta, «posso venire nel tuo letto?» chiese ancora Tonks, Remus annuì facendole posto, lei si accoccolo tra le sue braccia,

«ecco, così va meglio» disse, Remus sorrise,

«hai pensato a quello che ti ho chiesto giorni fa? Ti vuoi trasferire da me?» gli chiese.

Remus rimase in silenzio per qualche istante,

«io avrei un’idea migliore. So che questo non è decisamente il posto più romantico del mondo, e prometto che, se vorrai, rifaremo tutto in un luogo più adatto» cominciò,

«dove vuoi andare a parare? Se hai in mente di fare “qualcosa di strano”..» disse Tonks, quasi scandalizzata,

«no, ma cosa vai a pensare..lasciami finire o perderò il filo del discorso. Allora..dov’ero arrivato?» chiese, ma guardando verso Tonks si accorse che si era appena addormenta.

«buonanotte piccola» disse dandole un leggero bacio sulla testa, disse sorridendo.







Allora cosa ne dite?

Siamo quasi giunti alla fine, il prossimo sarà l'ultimo capitolo di questa ff, è stata dura ma ce l'abbiamo quasi fatta ;)

tao tao A presto ;)

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Dubbi e certezze ***


Pensavate fosse finita? Ed invece no. Eccovi l'ultimo capitolo di questa storia. In pratica è una sorta di Epilogo per finire, spero degnamente, la storia. Mi auguro che vi piaccia come gli altri, o forse un pochino di più.

Buona lettura!

ps: in fondo al capitolo darò anche la soluzione dell'enigma "perchè si chiama proprio Ian il tirapiedi della Umbridge"?








Chiuso nella sua stanza al quartier generale, Remus, pensava e ripensava a quello che quella sera in ospedale, avrebbe voluto chiedere a Tonks ma che ora, alla luce del sole, gli sembrava pazzesco anche solo pensarlo.

Se ne stava seduto sulla poltrona, di fianco alla finestra, rigirando una scatolina blu tra le mani, quando bussarono alla porta. Preso alla sprovvista non fece in tempo a nascondere quel piccolo tesoro,

«Ciao Remus, disturbo?» chiese Bill.

«Entra pure» rispose Remus, sollevato dal vedere entrare il giovane Wasley.

«Tutto bene?mi sembri strano. È forse a causa di quella?» chiese indicando la scatola, che sene stava ancora tra le mani di Remus, il quale annuì.

«Se contiene quello che penso che contenga ti capisco bene ma, alla fine dovrai darglielo, non credi?» disse ancora Bill, sedendosi sul letto.

«Già, ci avevo pensato anche io. Ma mi piace molto tenerla in mano senza sapere cosa fare» disse Remus, sarcastico.

«Sai cosa voglio dire» insisté Bill.

«Sì, scusa. E’ che l’altra sera, in ospedale, stavo per chiederglielo ma si era appena addormentata» spiegò.

«E allora cos’aspetti, ad andare da lei per ritentare?» chiese stupito il ragazzo.

«Non lo so. Forse l’altra sera mi ero fatto trasportare dagli avvenimenti, ora a mente lucida non la trovo una grande idea» disse appoggiandosi allo schienale della poltrona.

«E per quale oscuro motivo?» chiese ancora più confuso.

«Siamo realistici. E’ successo tutto così in fretta. Non creso che sia il momento giusto» rispose.

«l’hai fatta penare per più di un anno quella povera ragazza, praticamente ora vivete insieme, credo che il matrimonio sia un passo quasi automatico» disse Bill.

«Hai detto bene, “quasi” automatico. Se lei non si sentisse pronta?» chiese con tono un poco troppo agitato.

«Mica vi dovete spostare domani» disse Bill cercando di calmarlo.

«Lo so questo, è solo che.. non lo so. Tu quando hai capito che era quello il momento giusto?» chiese Remus.

«l’ho capito appena mi sono reso conto che non ero in grado di vivere senza Fleur. Con lei mi sento vivo» rispose il giovane, «e da quello che ho notato, la stessa cosa succede a te» continuò.

Remus rimase in silenzio per qualche minuto.

«Se anche fosse vero, come posso fare? Non sono bravo in queste cose. Come hai detto tu, ci ho messo più di un anno per farmi avanti» disse.

«Hey mica posso fare tutto io. Quello è compito tuo» disse alzandosi ed uscendo dalla stanza, lasciandolo di nuovo solo con i suoi pensieri.

*****

Tonks passeggiava avanti ed in dietro per tutto il perimetro della sua stanza. Una forte agitazione le attanagliava lo stomaco da alcuni giorni, «cosa faccio!» disse buttandosi sul letto, evitando per un pelo di sbattere la testa sulla testiera.

Era talmente presa dai suoi pensieri che non si accorse che qualcuno era entrato in camera.

«Ti vedo agiata ragazzina» disse Kaelee, avvicinandosi a Tonks.

«Cosa vuoi? Vattene non sono in vena di sentire i tuoi vaneggiamenti su Remus e su di te» disse Tonks affondando la testa nel cuscino.

«Io so tutto, e se vuoi un consiglio, non fare il mio stesso errore. Remus è un uomo speciale» disse appoggiandosi ad uno dei sostegni del letto.

«Ma tu come fai a saperlo?» chiese Tonks mettendosi seduta.

«Ho visto una scatolina blu in camera sua, non chiedermi cosa ci facevo lì, non ci vuole un genio per capire cosa gli passa per la mente» rispose la donna.

«L’altra sera me lo stava per chiedere ma ho fatto finta di dormire, non so nemmeno perché» disse quasi incredula, si stava confidando con la sua rivale!

«Paura. E credo che sia più che normale, quello è un grande passo, e tu sei particolarmente giovane. Lascia che ti dica una cosa però, l’altra sera al ministero c’ero anche io, ho sentito quello che Remus ha detto. E se devo essere sincera mi ha fatto male sentire quelle parole rivolte ad un’altra donna. Ma a parte questo, ti ama davvero, come credo, non abbia mai amato nessuno, compresa me» disse uscendo, «buona fortuna, e auguri, ragazzina» continuò, prima di chiudere la porta.

*****

I giorni passarono senza che Remus si decidesse a fare la fatidica domanda a Tonks, tanto che la giovane, ormai non ci pensava più, o quasi.

Spesso quando erano soli, seguiva ogni suo movimento con particolare attenzione, ma non succedeva mai niente di rilevante.

«Amore, sarà una mia impressione, ma mi sento un poco osservato, ne sai niente?» chiese Remus, finendo di lavarsi i denti per poi osservare la sua immagine riflessa nello specchio

«Cosa? No, cioè sì, sai che mi piace guardarti, mi piace abbracciarti e mi piace baciarti» disse andando verso di lui, o per meglio dire, a cadere verso di lui causa tappeto nel posto sbagliato al momento sbagliato, ma Remus fu pronto nel prenderla al volo.

«Certo, lo so questo. Ma mi sembravano occhiate più, come dire, insistenti del solito» disse Remus, stringendola a se.

«Beh si forse un pochino» disse Tonks sciogliendosi dall’abbraccio e trascinandolo in camera da letto.

«Dovresti guardarmi cosi più spesso» disse Remus, accarezzandole la schiena nuda mentre l’abbracciava.

«Se è questo che vuoi» disse ridendo contro il suo petto.

«Certo!» rispose Remus, ridendo a sua volta.

«Ma non eri tu che dicevi di essere troppo vecchio per me? Poco fa non lo sembravi affatto» disse Tonks alzandosi per guardarlo negli occhi.

«Magari la tua vicinanza mi sta facendo ringiovanire» disse attirandola di nuovo a sé.

*****

La luce del sole filtrava dalle tende rosa, Tonks dormiva tranquillamente tra le braccia di Remus il quale la guardava estasiato. Amava quella goffa testolina rosa, e non poteva immaginare la sua vita futura senza di lei. Fu questione di pochi istanti, si alzò, stando attento a non svegliarla, e si diresse verso il suo mantello. Poi torno rapidamente a letto.

Tonks si mosse nel sonno, una strana luce arcobaleno le danzava davanti agli occhi, quando tentò di aprirli.

«Ma cosa..» Biascicò a causa del sonno. Appena riuscì a mettere a fuoco si ritrovò un cerchietto d’oro con un piccolo, ma brillante diamante incastonato ad una delle estremità, il tutto sorretto da un filo che lo faceva oscillare davanti a lei.

Il respiro e il battito cardiaco le si fermarono per un tempo che sembrò infinito.

«Remus quello..» Balbettò, indicandolo, ma con un rapido gesto, Remus, riavvolse il filo e nascose l’anello nel palmo della mano, Tonks parve confusa.

«Non fare quel faccino. Prima di dartelo voglio che tu ci pensi bene. Sai cosa sono e cosa posso offrirti, potresti avere di meglio. Hai visto con i tuoi occhi cosa, molte gente, pensa di quelli come me. Non sarà facile» disse guardandola negli occhi. Tonks sorresse, senza esitazione quello sguardo indagatore.

«Dimentichi una cosa. L’amore, se c’è quello il resto passa in secondo piano» disse Tonks avvicinando il suo viso a quello di lui.

«A volte quello non basta» rispose Remus.

«Ma è un buon punto di partenza. Non possiamo sapere cosa ci riserverà il futuro, ma qualunque cosa succederà l’affronteremo insieme Non chiedo altro dalla vita che stare con te»disse a sua volta sorridendo, lui ricambiò il sorriso ed annullò le distanze tra loro con un lungo e delicato bacio. Quando si dovettero staccare per evidenti esigenze respiratorie, Tonks lo guardò maliziosa.

«Ora mi vuoi dare quello che, penso, mi appartenga?» chiese, lui rise poi le prese delicatamente la mano sinistra.

«Mi vuoi sposare?» le chiese, infilandole l’anello, lei per tutta risposta gli gettò le braccia al collo e lo attirò a sé cominciando a baciarlo.

«Sì, sì, sì!»mormoro contro le sue labbra.






Dai, dai ditemi se vi è piaciuto! Magari con un commentino ino ino. Dai alla fine ho voluto rendere un pochino più buona Kaelee, poveretta era solo pentita di aver perso per sempre un uomo fantastico come Remus, penso che in fondo tutti la possiamo capire.

Bene, ora passiamo al cattivissimo Ian. Ho deciso di chiamarlo così perchè il suo ruolo era quello di disturbatore della coppia, quindi, chi è nella storia della letteratura un'esempio di "rompiscatole"? Iago! ma visto che Iago era troppo ... antico, ho deciso di modernizzarlo come nel film " O come Otello".

Ok si forse è un poco azzardato come paragone, però al momento mi sembrava un'idea carina ^^'.

E così, anche questa ff si è conclusa. Ma non temente ne ho molte altre nel mio caricatore, (cucci uffa smettila di guardare telefilm!!).

A presto!! e ancora buon anno!!

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=179245