Cause you’re all I ever wanted

di Miss_Albert
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1: Senso di colpa ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2: Stupore ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3: Promesse ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4: Bugie ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5: Tradimento ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6: Confessioni ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7: Cuori spezzati ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8: Prigionieri ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9: Lezione di biliardo ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10: Odi Et Amo ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11: Cambio di programma ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12: Chiarimenti ***
Capitolo 14: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***



 

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Prologo  



Serena McFinn era nel parcheggio della scuola. Non aveva dormito quella notte ed era palesemente nervosa. Gli altri studenti se ne accorgevano per via delle occhiate infuocate che lanciava a chiunque provasse a rivolgerle la parola e, per esperienza, la evitavano. Era arrivata molto prima del solito, pur sapendo che lui era quasi sempre in ritardo, ma non poteva rischiare. Doveva assolutamente parlargli.
Controllò il cellulare che aveva appena vibrato nella tasca degli stretti jeans che indossava quella mattina e digitò una risposta veloce al messaggio.

Messaggio ricevuto da: Paul
Mi vedo con Sam in pausa pranzo. Dovrebbe portarmi quello che ti serve.

Messaggio inviato a: Paul
Okay. Vengo a cercarti io appena posso.

Quando alzò di nuovo lo sguardo notò che il moro l’aveva appena superata e si affrettò a raggiungerlo.

«Malik!»
Lui appena riconobbe la chioma bionda al suo fianco, alzò gli occhi al cielo senza smettere di camminare.

«Inizi già a rompere di prima mattina? Non sono neanche entrato a scuola ancora. Dammi tregua, McFinn.»

«Credi che mi diverta? Preferirei strozzarmi con un osso di pollo che avere a che fare con te, ma devo parlarti.»

«Ma io non voglio parlare con te» rispose con noncuranza.
Nel frattempo avevano raggiunto l’entrata principale dell’edificio di mattoni, ma Serena si fermò prima di varcare la soglia.

«Non fare il bambino, Malik.»
Sapeva che quella frase avrebbe funzionato, come tutte le altre volte, infatti vide Zayn fermarsi e tornare indietro di qualche passo.

«D’accordo, cosa vuoi?» Il suo tono non era per niente amichevole.

«Hai presente la festa dell’altra sera? Quella a casa di Sam Baker?»

«Allora?»

«Il fatto è che non mi ricordo assolutamente niente di quella sera.»

«E che c’entro io?» 

«Voglio solo sapere se eri a quella festa. Eri stato invitato anche tu, giusto?» Sperava davvero che potesse aiutarla.

«Sì, ero stato invitato. Però non c’ero, mi dispiace. Non ci sono andato. Ora, se vuoi scusarmi, ho di meglio da fare» e senza troppe cerimonie si diresse dai suoi amici che lo aspettavano nel corridoio.
Serena rimase ferma davanti all'entrata incapace di muoversi, mentre gli studenti la spintonavano superandola. Se Zayn non era stato a quella festa poteva considerarsi fregata. Lei non si ricordava niente, sapeva solo che loro due erano stati gli unici invitati della scuola. Ma Zayn per chissà quale motivo aveva rinunciato, quindi non avrebbe potuto aiutarla. Avrebbe dovuto trovare un altro modo per scoprire la verità.



 

Appena la campanella della fine delle lezioni suonò, Serena schizzò fuori dall’aula di biologia e iniziò a correre per i corridoi. Doveva trovare Paul, il migliore amico di Sam, ormai era la sua unica speranza. Per fortuna lo trovò quasi subito vicino agli armadietti intento a provarci con una del primo anno. Senza farsi troppi problemi, Serena la spinse via e gli si piazzò davanti.

«Hai quello che ti ho chiesto?»
«Ciao anche a te, biondina.» Serena lo guardò male. Non aveva proprio tempo da perdere con quelle formalità non necessarie.
«Okay. Non c'è bisogno di incazzarsi. Ricorda che ti sto facendo un favore.»
Paul tirò fuori dallo zaino una busta, continuando a fissare la ragazzina che se ne andava indignata. Sembrava un predatore che aveva perso la sua preda.

«Ce ne sono decine come lei nella scuola. Ti muovi o no? Ho di meglio da fare.» Stava davvero per perdere la pazienza.

«Queste sono tutte le foto nelle quali ci sei tu» e le consegnò la busta che aprì all’istante.

«E comunque hai appena fatto scappare il mio appuntamento di stasera. Ora dovrai uscire con me.» Quel ragazzo era proprio un caso disperato. 

«Scordatelo.»
Serena iniziò a scorrere le foto. Non riconosceva nessuno, ma poi lo vide. Era lui, non c’erano dubbi. Le aveva mentito spudoratamente ed era quello che più la infastidiva. Senza degnare neanche di uno sguardo Paul, che continuava a chiederle di uscire, si diresse a passi svelti nel parcheggio, sapendo bene di trovarlo lì.
 



SPAZIO AUTRICE:
Ciao a tutti!
Questa è la prima ff che pubblico quindi siate clementi! ahahah Lo so che non si capisce molto dal prologo, che oltretutto è cortissimo, ma spero di avervi almeno incuriositi. Poi i prossimi capitoli saranno più lunghi, promesso. Se avete voglia di dirmi cosa ne pensate, mi farebbe molto piacere. Potete trovarmi anche su Twitter, sono @chiara_martin92
Un bacio :)
Kia

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Capitolo 2
*** Capitolo 1: Senso di colpa ***



 

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Senso di colpa  



Finalmente quella giornata estenuante era finita. Già era iniziata male per via della mezza litigata con Serena. Quella ragazza lo avrebbe fatto impazzire prima o poi. Non c’era giorno che non litigassero. Anche se alla fine si trattava più di frecciatine, battute sarcastiche o prese in giro. Per fortuna ora poteva andare a divertirsi con i suoi amici, nonostante avesse come l’impressione di dimenticare qualcosa.

«Si può sapere che fine hanno fatto gli altri?» Louis lo distrasse dai suoi pensieri.
«Rilassati, amico. Le lezioni sono appena finite e loro non hanno saltato l'ultima ora come noi.»
«Sì, ma potrebbero darsi una mossa. Oh, ecco Harry!» Il loro amico li raggiunse con un sorrisetto soddisfatto stampato in faccia.
«Perché quella faccia da ebete?» chiese Louis sfottendolo.
«Bravo, ridi pure. Intanto io mi sono appena procurato gli inviti per la festa di compleanno di Linda Bright.»
«La festa sullo yacht vuoi dire? Come diavolo hai fatto? Credevo ci odiasse.» Louis non riusciva quasi a crederci.
«In realtà odia solo Zayn. Per cui le ho detto che non eravamo più amici.»
«Grazie tante.»
«Non è colpa mia se tratti di merda le tue ex, tanto che non ti vogliono più vedere.»
«Ha fatto tutto da sola, io sono sempre stato sincero sulle mie intenzioni.»
«Comunque mi ha dato lo stesso cinque biglietti. E ci sarà talmente tanta gente che non si accorgerà che ci sei anche tu. Ora puoi anche ringraziarmi.»
«E per cosa? Per l'invito di una festa a cui non voglio andare?» mentì, gli amici infatti lo guardarono scettici.
«Va bene, grazie. La prossima volta che usciamo ti offro da bere tutta la sera.»
«Ehi, a proposito. Zayn non ci hai mai raccontato come è andata la festa» intervenne Louis all'improvviso e Harry annuì.

«Quale festa?»

«Come quale festa? LA festa.»

«A casa di Sam. Quella dove sei stato invitato solo tu» si intromise il riccio. Zayn non seppe dire se il suo tono era risentito o divertito, ma quello era principalmente il motivo per cui non aveva raccontato nulla. I suoi amici non erano stati invitati e, anche se non lo davano a vedere, sapeva che ci erano rimasti male. Oltretutto era rimasto alla festa giusto il tempo di fare due chiacchiere con Sam e poi era tornato a casa annoiato.

«Bah, niente di che.»

«Ma non avevi detto che sarebbe stata la festa del secolo?»

«Sì, ma quando l’ho detto non sapevo che ci sarebbe stata anche Serena.»

«Oh, questo sì che è uno scoop! Ci devi dire qualcosa?» chiese Harry ammiccando con tono malizioso. In realtà qualcosa era successo, ma niente di quello che si sarebbe aspettato il suo amico, perciò decise di tagliare corto.

«No. E poi me ne sono andato subito dopo essere arrivato.» Cosa non del tutto falsa.

«Parli del diavolo... Serena sta venendo verso di noi» disse Louis indicando un punto alle sue spalle.

«E sembra anche piuttosto arrabbiata.»
Zayn si girò e la vide camminare a passo di marcia proprio nella loro direzione, lo sguardo fisso su di lui e un’espressione infuriata. Decise di dileguarsi prima che fosse troppo tardi e si avvicinò alla sua moto.

«Io vi saluto. Non ho intenzione di sentire quella sua vocina fastidiosa. Vedetevela voi» ma la bionda fu più veloce di lui.

«Dove credi di andare, Malik? Stavo cercando proprio te.» Sbuffando e alzando gli occhi al cielo, si girò verso di lei.

«Che vuoi, McFinn?» chiese in tono scocciato, ma l’unica risposta che ricevette fu uno schiaffo in piena faccia.

«Ma sei impazzita!?»
Louis e Harry si scambiarono un'occhiata scioccata.

«Sei uno stronzo! Se ti ho chiesto se eri stato alla festa c’era un motivo.»
Ancora con quella storia? Non aveva proprio voglia di discutere con lei.

«Tu c’eri. Dovresti saperlo, no?»

«Ti ho già spiegato che non mi ricordo un cazzo di quella sera.»

«E io ti ho già detto che non ci sono stato.»

«Quindi questo qui nella foto è il tuo gemello cattivo?»
Serena gli mostrò una foto di quella sera. C’era lei in posa in primo piano tutta sorridente e a destra sullo sfondo si vedeva benissimo la faccia di Zayn spuntare dietro la spalla di qualcuno. Si era dimenticato che Sam assumeva una fotografa ad ogni sua festa.

«Okay, ci sono stato, ma sono andato via quasi subito.»

«Senti, non me ne frega niente di quello che hai fatto o non hai fatto a quella dannata festa. Voglio solo sapere se mi hai visto e che cosa stavo facendo.» Sarebbe stato più facile dire quello che non stava facendo.

«Non lo so perché non ti ho visto.»

«Quindi questo qui che parla con me è sempre il tuo gemello cattivo di prima?» e gli mostrò un’altra foto dove lui e Serena stavano parlando. Dannata fotografa!

«Non è colpa mia se non reggi l’alcool.»

«Se sai qualcosa dimmelo, porca puttana!» Le si riempirono gli occhi di lacrime. Non l’aveva mai vista così vulnerabile; di solito sapeva mascherare fin troppo bene le sue emozioni, così decise di confessare, non prima di aver sbuffato.

«Quando mi hai visto ti sei subito buttata addosso a me. Eri praticamente appena arrivata ed eri già ubriaca marcia. Hai iniziato a dire cose strane, tipo che ti avevano messo qualcosa nel bicchiere e che volevano farti del male. Poi un tizio ti ha chiamato e sei andata con lui. Più che altro ti ha trascinata via visto che non ti reggevi in piedi. Tu ti dimenavi e continuavi a chiedermi di aiutarti e di portati via, ma era tutta scena per attirare l'attenzione. Poi non so, perché me ne sono andato.»

«E mi hai lasciata lì!?» domandò decisamente sconvolta.

«E che dovevo fare, scusa?» Non era suo padre, né suo fratello e non erano neanche amici, anche se si conoscevano da una vita. Andavano solo a scuola insieme.

«Cazzo Zayn, non stavo facendo nessuna scena. Mi hanno drogata quella sera. E dopo che tu te ne sei andato ignorando le mie richieste d’aiuto mi hanno violentata, mentre io ero svenuta.»
Okay, avrebbe potuto immaginare qualunque cosa, ma non quello. Rimase davvero senza parole. Lei ormai piangeva senza preoccuparsi di nasconderlo.

«Sai, ho sempre pensato che fossi uno stronzo egoista, ma non pensavo che potessi arrivare a tanto. Mi fai davvero schifo!» e così dicendo corse via verso la scuola, lasciando sbigottiti sia Zayn, sia i suoi due amici che avevano assistito alla scena.

Dopo diversi minuti, in cui cercò di ripercorrere ogni singolo evento di quella sera nella mente, Zayn ruppe il silenzio.
«Secondo voi era sincera?» Harry sgranò ancora di più gli occhi, fissandolo.

«Perché, secondo te non lo era? Per quale motivo dovrebbe mentire su una cosa così?»

«Per darmi la colpa di quello che è successo e rovinarmi così la vita e la reputazione, mi sembra ovvio.»

«Fai sul serio!?» Harry era sempre più sconvolto e incredulo, ma Louis aveva già capito tutto.

«Zayn, dubitare di lei non ti farà sentire meno in colpa. Va’ a parlarci. Subito.»
Lui annuì guardando il suo amico e, sospirando, corse via dietro Serena.



 

Camminava veloce cercando di scorgere tra la folla di studenti una chioma bionda o due occhi azzurro cielo, ma non la vedeva da nessuna parte. Forse però qualcuno aveva visto dov’era andata. 

«Ehi, ragazze, avete visto passare Serena?» chiese ad alcune cheerleaders che cercavano di farsi notare da lui. L’entusiasmo iniziale che avevano avuto per essere riuscite nel loro intento venne sostituito da un’espressione delusa, quando sentirono nominare Serena. Quelle quattro oche senza cervello odiavano la bionda perché riceveva le stesse attenzioni da parte dei ragazzi che ricevevano loro senza neanche sforzarsi, mentre loro dovevano sudare sette camicie.

«No.»
Forse l’avevano detto solo per ripicca, ma Zayn non volle indagare oltre e riprese la sua ricerca.

«Serena, sei qui dentro?» chiese infilando la testa nel ripostiglio del bidello, ma non c’era nessuno. Di solito gli studenti ci andavano per fare altro in realtà, ma era comunque un ottimo posto per nascondersi. Continuò a camminare per il lungo corridoio, buttando l’occhio nelle aule aperte mentre passava, ma sembrava sparita.

«Ehi, Zayn.» Sobbalzò un momento, prima di riconoscere il suo amico uscire dall’aula di musica.

«Ciao Liam, hai visto Serena?» gli chiese, controllando le scale antincendio dove gli studenti si rifugiavano per fumare di nascosto.

«Quella Serena!? Mi sono perso qualcosa?» commentò malizioso.

«Piantala, è importante. Poi ti spiego» tagliò corto.

«Okay, comunque non l’ho vista.» Annuì con la testa e riprese a camminare, lasciando un confuso Liam in mezzo al corridoio.

«Ma dove s’è cacciata? Serena?» chiamò aprendo la porta del bagno delle ragazze. Sembrava non esserci nessuno.

«Quello è il bagno delle ragazze, lo sai vero?» Si voltò di scatto, ma quando riconobbe il suo quarto migliore amico rilassò le spalle.

«Sì, lo so.»

«Ti senti bene? Hai una faccia.»

«Scusa, ma non è il momento, sono di fretta. Sto cercando Serena» e riprese a camminare, anche se non sapeva più dove guardare.

«E’ inutile che la cerchi in bagno allora. L’ho appena vista uscire.» Si bloccò e in due passi fu di nuovo di fronte a Niall.

«Dove?»

«In cortile. Poi ha iniziato a correre verso il campo da calcio. Poveretta, piangeva disperata. Lo so che la odi, ma mi ha fatto tenerezza e poi…»

«Devo andare, ci vediamo Niall» lo interruppe impaziente, dandogli una pacca sulla spalla e uscì sul retro dell’edificio, diretto anche lui verso il campo da calcio.



 

Zayn fece due volte il giro del campo e controllò gli spogliatoi altrettante volte, ma di Serena nessuna traccia. Quando ormai stava per rinunciare, notò una chioma bionda fin troppo familiare in lontananza. Era seduta sugli spalti a guardare gli allenamenti, o almeno così pareva, e la raggiunse. Lei non se ne accorse, totalmente persa nei suoi pensieri. La prima cosa che notò furono gli occhi arrossati. Rimase a osservarla per un paio di minuti prima di parlare, facendola sobbalzare.

«Ti ho trovata finalmente.» Lei tornò alla realtà e assunse un’espressione arrabbiata quando lo riconobbe.

«Vattene» sbottò.

«Voglio solo parlare.» Era la verità. Non voleva litigare con lei, ma scusarsi per quello che aveva fatto. O meglio, quello che non aveva fatto.

«Io no, invece. Vattene.»

«No, non me ne vado.» Se pensava che avesse ceduto così facilmente, si sbagliava di grosso.

«Ti costa tanto lasciarmi in pace, Malik?» Lui per tutta risposta si sedette accanto a lei. Serena sbuffò.

«E’ possibile che fai sempre il contrario di quello che ti dico? Me ne vado io allora» e fece per alzarsi, ma il moro fu più veloce e le afferrò il braccio bloccandola.

«No, aspetta.» Lei spaventata lo ritrasse subito.

«Non toccarmi» sussurrò con un filo di voce.

«Scusa, però non andartene. Ti prego.» Lo guardò un secondo negli occhi, prima di concentrare nuovamente la sua attenzione sugli allenamenti, rassegnata.

«Cos’è, vuoi infierire ancora un po’?»
Eccolo il sarcasmo che la distingueva dalle altre ragazze. Lo usava sempre per nascondere cosa provasse realmente e quello lo mandava in bestia perché non riusciva a capirla. Lui però era lì per scusarsi e non per litigare, quindi prese un respiro profondo e decise di essere sincero, magari si sarebbe sciolta un po’.

«Voglio scusarmi con te.»

«Facile così vero? Tu ti scusi, così hai la coscienza pulita, tanto quella nei casini sono io.» Okay, forse si era sbagliato.

«In che senso? Sei incinta?»

«No, per fortuna. Prendo la pillola.»

«E allora perché sei nei casini?»

«Sono stata violentata, ma non posso sporgere denuncia perché non mi ricordo niente e tu eri praticamente l’unica persona che conoscevo quella sera e mi chiedi perché sono nei casini!?» In quel momento si sentì ancora più in colpa.

«Mi dispiace tanto. Dico sul serio. Avrei dovuto ascoltarti e portarti via.» Lei alzò le spalle.

«Ormai è successo, non puoi tornare indietro.»

«Posso fare qualcosa?» chiese sinceramente apprensivo il moro.

«Direi che hai fatto abbastanza.» Ecco di nuovo il sarcasmo.

«Senti, sono venuto con buone intenzioni, non per litigare. So che non ci sopportiamo e che ci odiamo a vicenda, ma davvero se c’è qualcosa che posso fare, chiedi pure.» Lei si girò a guardarlo, stupita.

«Ma allora c’è un po’ di gentilezza in te. Chi l’avrebbe mai detto.» Di nuovo il sarcasmo, ma quella volta il suo tono era leggermente divertito.

«Guarda che posso tornare ad essere stronzo in meno di cinque secondi.»

«No okay, va bene così. E in effetti c’è qualcosa che potresti fare. Dovresti accompagnarmi in un posto. Non dico che devi farmi compagnia, mi serve solo un passaggio.»

«Dove devi andare?» chiese curioso.

«Non sono affari tuoi.»

«Me lo devi dire se vuoi che ti dia un passaggio.» Serena sospirò.

«All’ospedale. Devo ritirare delle analisi.» Lui annuì.

«I tuoi genitori lo sanno?»

«No, ma sei pazzo!? Se lo sapessero mi rinchiuderebbero in un collegio per il resto dei miei giorni.» Sgranò gli occhi e si morse il labbro quando si rese contò di averlo detto ad alta voce.
«Questo non avrei dovuto dirlo.» Lui ridacchiò.

«Perché?»

«Perché ora che lo sai potresti liberarti di me per sempre andando a spifferare tutto ai miei.»

«Chi ti dice che voglia liberarmi di te?» la prese in giro.

«Wow, ti senti davvero in colpa allora.» Entrambi sorrisero.

«Posso sapere che analisi devi ritirare?»

«No» rispose secca.

«Hai fatto i test per le malattie veneree vero?»

«Perché mi fai certe domande se poi tanto conosci già le risposte?» chiese retorica, voltandosi verso di lui, ma spostò veloce lo sguardo appena incrociò i suoi occhi scuri. A prima vista sembrava calma, ma era bastato quell’attimo per capire che non era così. L’ansia e la paura le si leggevano in faccia, ma come suo solito usava il sarcasmo per nasconderle. Quella volta però Zayn, che di solito non ci riusciva, se ne accorse e provò l’irresistibile voglia di stringerla a sé per rassicurarla.

«Vieni qui» sussurrò allungando una mano verso di lei.

«Che stai facendo?» chiese confusa, aggrottando le sopracciglia e ritraendo il corpo.

«Ehi calma, non voglio mica stuprarti.» La bionda lo fissò seria e lui si maledisse da solo per quella battuta davvero fuori luogo.
«Scusa, sono proprio un idiota.»

«Sì, lo sei» confermò arrabbiata.

«Volevo solo abbracciarti comunque.»

«Stai scherzando?» chiese sorpresa.

«No.»

«Tu, Zayn Malik, vuoi davvero abbracciare me?» Okay, doveva ammettere che sentirlo dire ad alta voce era ancora più strano di quanto già non fosse, ma voleva farle capire che poteva contare su di lui in quel momento.

«Ti sentirai meglio dopo, fidati.»

«Potrebbero vederci» disse alludendo ai loro compagni, anche se in realtà erano troppo occupati a correre dietro uno stupido pallone per accorgersene davvero.

«Non mi importa. Coraggio, sarà il nostro piccolo segreto.» Lei allora si avvicinò titubante, mentre lui, impacciato, le posava una mano tremolante sulla schiena. Erano entrambi tesi come delle corde di violino.

«Anche perché non mi crederebbe nessuno se lo raccontassi in giro» tentò lui per smorzare la tensione. Serena scoppiò a ridere, ma quella risata si trasformò in pianto in pochi secondi, nonostante cercasse di trattenersi.

«Ehi, tranquilla. Andrà tutto bene, vedrai.» Zayn la strinse a sé, accarezzandole la schiena e i capelli e cullandola come se fosse una bambina. Lei nascose il viso nella sua maglietta e si lasciò andare, dimenticandosi di dove si trovasse e soprattutto con chi fosse in quel momento.
Rimasero così per chissà quanto tempo, senza dire una parola, finché lei si staccò, asciugandosi gli occhi con la mano.

«Va meglio?» chiese lui con tono dolce.

«Sì.»

«Visto che avevo ragione?»

«Non vantarti troppo almeno» disse lei in tono divertito facendolo ridere, poi continuò.

«So che l’hai fatto solo perché ti sentivi in colpa, ma grazie.» Lui rimase un attimo interdetto. Se fosse stata una situazione normale forse avrebbe usato una battutina, una di quelle che la facevano andare in bestia, e avrebbe risposto:
”Serena McFinn che ringrazia? E’ una giornata da segnare sul calendario.”
Forse se fosse stata una situazione normale lei non l’avrebbe proprio ringraziato, ma quella non era una situazione normale. Lei aveva bisogno di un amico in quel momento e lui si sarebbe comportato da tale, anche se sapeva che il giorno dopo avrebbero ricominciato a scannarsi.

«Prego» rispose semplicemente.

«E scusa per lo schiaffo.»

«Diciamo che un po’ me lo sono meritato.» Sorrise posando gli occhi scuri e profondi in quelli chiari e limpidi di lei, ma entrambi distolsero quasi subito lo sguardo, sentendo un brivido lungo la schiena.

«Allora andiamo?» chiese lui per interrompere il silenzio imbarazzante che si stava creando.
«Non ho intenzione di passare tutto il pomeriggio con te, quindi prima andiamo, prima finiamo» aggiunse poi alzandosi. Serena però rimase seduta a guardarlo scendere la gradinata. Zayn Malik l’aveva appena consolata, come nessun altro aveva mai fatto in tutta la sua vita. Era andato a cercarla per scusarsi. E’ vero che l’aveva fatto per il senso di colpa, ma si era preso la briga di andare a cercarla, invece di aspettare di vederla a scuola il giorno dopo. E non le aveva solo chiesto scusa per poi dileguarsi. No, si era seduto e l’aveva ascoltata, come nessun altro aveva mai fatto in tutta la sua vita.

«McFinn, sto diventando vecchio, vedi di darti una mossa!» Ridendo, si alzò e lo raggiunse.
 



SPAZIO AUTRICE:
Ciao a tutti!
Prima di tutto voglio ringraziarvi per le 80 visite del prologo jhgfjrehgjkdnf :D Siete fantastici! ahahah
Ed ecco a voi il primo capitolo! Spero vi piaccia :)
Se avete voglia lasciatemi una piccola recensione per dirmi cosa ne pensate, mi farebbe molto piacere.
Vi ricordo che potete trovarmi anche su Twitter, sono @chiara_martin92
A presto.
Un bacio :)
Kia

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Capitolo 3
*** Capitolo 2: Stupore ***



 

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Stupore  



Zayn e Serena camminavano uno vicino all’altra in silenzio, ognuno perso nei propri pensieri. Era la prima volta che passavano così tanto tempo insieme, senza urlarsi contro oltretutto, e se qualcuno li avesse visti avrebbe cominciato a far circolare strane voci, ma in quel momento era l’ultima cosa di cui volevano preoccuparsi. Quando arrivarono al parcheggio Zayn provò di nuovo la sensazione di dimenticare qualcosa, mentre Serena notò un particolare non indifferente che non aveva considerato.

«Mi ero dimenticata che sei in moto. Prenderò un taxi, ci vediamo» e fece per allontanarsi.

«Ehi, ho detto che ti avrei accompagnata ed è quello che intendo fare. Sarò anche uno stronzo, ma mantengo sempre la parola data.»

«Okay, allora andiamo a piedi» ma Zayn era già salito sulla moto.

«Che stai dicendo?»

«Avanti, è risaputo che non permetti a nessuno di toccare la tua adorata moto, neanche ai tuoi amici.» La guardò facendo finta di non aver sentito.

«Spero che tu non abbia paura di rovinarti i capelli con il casco» e Serena prese quello che le stava porgendo.

«Sei serio?»

«L’ospedale è dall’altra parte della città. Ci metteremmo troppo tempo a piedi e ho cose più importanti da fare.» Lei era sempre più stupita.

«Vuoi davvero farmi salire sulla tua moto?» Zayn alzò gli occhi al cielo, sospirando.

«Ti muovi o no?» Serena allora si mise il casco e salì sulla moto dietro di lui. Quando lui partì con una leggera sgommata, lei fu costretta ad aggrapparsi alla sua vita e si ritrovò a sorridere per quel contatto inaspettato. Troppo impegnata a cercare di non cadere, non si accorse che anche lui sorrideva per lo stesso motivo.



 

Gli amici di Zayn erano seduti sugli scalini d’entrata ad aspettarlo. Harry e Louis avevano spiegato a Liam e Niall quello che era successo poco prima e ora stavano decidendo i programmi del pomeriggio. Quasi non si accorsero della ragazza che stava correndo verso di loro.

«Ragazzi, avete visto il mio Zayn?» urlò da lontano sbracciandosi. I ragazzi la fissarono straniti.

«Il suo Zayn!?» ripeté scandalizzato Liam. Harry alzò le spalle e domandò:
«Ma chi è?»

«Credo si chiami Charlotte» rispose Niall che l’aveva riconosciuta come una sua compagna di corso. Nel frattempo la ragazza li raggiunse e appoggiò le mani sulle ginocchia per riprendere fiato.

«Allora, l'avete visto?»
«No. Probabilmente è già andato a casa» mentì Louis, anche se non era così sicuro che fosse una bugia. In fondo era passata più di mezz’ora da quando aveva raggiunto Serena e non l’avevano più visto.

«Impossibile, la sua moto è ancora nel parcheggio.»
Tutti e quattro si girarono contemporaneamente verso il parcheggio per verificare, ma quella ragazza aveva ragione. La moto sempre lucidata di Zayn era ancora lì.

«Perché lo cerchi?» chiese curioso Liam.

«Mi ha chiesto di uscire con lui questo pomeriggio. E mi ha detto di aspettarlo qui, ma non si è ancora fatto vivo.»

«Eccolo, sta arrivando.» Niall indicò un punto dall’altra parte del cortile.

«Ma quella è Serena?» domandò la ragazza, alludendo alla bionda che camminava accanto al loro amico.

«Guai in vista» commentò Harry, dando voce ai pensieri di tutti. 

«Aspettate, perché non si stanno urlando contro?» chiese Liam, confuso.

«La fine del mondo è più vicina di quanto pensassimo» scherzò Niall. Anche se provava simpatia per Serena, doveva ammettere che non era affatto normale vederli insieme in quel modo. Continuarono ad osservarli, mentre si avvicinavano alla moto. Da quel punto non potevano sentire cosa dicevano, ma videro molto bene Zayn dare il casco alla bionda e ne rimasero sconvolti.

«Non ci credo. Ditemi che sto sognando.» Harry si era alzato addirittura in piedi, subito imitato da Niall.

«Allora stiamo facendo lo stesso sogno.»

«Le ha dato davvero il casco!?» chiese in conferma Louis e tutti annuirono.

«Magari le ha solo chiesto di tenerglielo mentre si aggiusta i capelli» ipotizzò Liam, ma poi videro Serena indossare il casco.
«O magari no.»

«Qual è il problema scusate?» domandò a quel punto la ragazza che continuava a spostare lo sguardo da loro al parcheggio senza capire. Solo Louis si prese la briga di rispondere.

«Il problema, cara Charlotte o come ti chiami, è che il “tuo” Zayn non permette a nessuno, e dico nessuno, di toccare la sua moto, neanche a noi che siamo i suoi migliori amici. E’ sacra per lui.»

«E perché sta facendo salire Serena?»

«Bella domanda. Ce lo stiamo chiedendo anche noi infatti.»

«E perché se ne stanno andando insieme? Non si odiavano quei due?»

«Mi dispiace tesoro, ma temo che il “tuo” Zayn abbia appena dato buca a tutti.»



 

La moto sfrecciava per le strade di Bradford a tutta velocità e Serena rischiava un infarto a ogni curva. Aveva tutti i muscoli del corpo tesi; Zayn invece sembrava rilassato e molto sicuro di sé. Ad un certo punto, però, frenò e accostò vicino al marciapiede. Mancavano ancora un paio di isolati all’ospedale.

«Non siamo arrivati. Perché ti fei fermato?» chiese la bionda guardandosi intorno, ma in fondo contenta di potersi rilassare un attimo.

«Perché sono senza casco» rispose ovvio il moro.

«E allora? Non mi sembra che tu te ne sia preoccupato molto finora, o sbaglio?» chiese retorica, alludendo alla sua guida spericolata, ma vide Zayn fare spallucce.
«Vedi di muoverti» e lo colpì piano sulla spalla per incitarlo a ripartire.

«Tu sei pazza! C’è la polizia laggiù» e indicò con la mano un punto dall’altra parte della strada.

«Non dirmi che hai paura della polizia» lo sfotté.

«No, ma non ho nessuna intenzione di farmi sequestrare la moto. Quindi aspettiamo che se ne vadano.»
Serena avrebbe voluto ribattere con una delle solite battutine che si scambiavano giornalmente, ma venne interrotta dal cellulare di Zayn che squillò. Lui non diede segno di averlo sentito, oppure lo stava facendo apposta, ma lei preferì comunque avvertirlo.

«Ti è squillato il telefono.» Si aspettava una risposta del tipo:
”Non sono mica sordo, McFinn!”; di sicuro non si aspettava quella che invece diede lui.

«Prendimelo tu.» Sbarrò gli occhi e rimase a fissargli la nuca finché lui non parlo di nuovo.
«E’ nella tasca della giacca. Quella destra.»
Lei allora abbassò lo sguardo, aprì la cerniera della tasca e infilò lentamente la mano, estraendone poi il cellulare. Non seppe spiegare la ragione dei brividi che provò in quel momento. Probabilmente era stata una semplice folata di vento freddo.

«Chi è?» chiese ancora il ragazzo, osservandola dallo specchietto senza farsi notare. Lei controllò velocemente.

«Un messaggio da Louis.»

«Ti dispiace leggermelo?»
Di nuovo non si aspettava una cosa del genere, più che altro perché Zayn era uno molto riservato, e ora le stava addirittura chiedendo di leggergli un messaggio personale? Alzò gli occhi e lo guardò attraverso lo specchietto.

«Sei sicuro? Non è che poi mi incolpi di aver violato la tua privacy?» Lui ridacchiò.

«Grazie del suggerimento. Dai, leggi.» La bionda non era ancora del tutto convinta, ma cedette.

«Ehi amico, che fine hai fatto? C’è una bella biondina qui che chiede di te.» Ecco, se lo sentiva che stava dimenticando qualcosa infatti. Aveva dato appuntamento a una in mensa, ma tutto il casino con Serena gliel’aveva fatto passare di mente. Non che gli importasse molto di quella ragazza, visto che non si ricordava neanche il suo nome, ma lui manteneva sempre la parola data.
«Comunque noi ora andiamo a farci un giro in centro e poi stasera tutti da Liam. Tu che fai? Se vuoi puoi portare anche LEI. Lei, scritto a lettere grandi, non so perché.»
Serena alzò di nuovo lo sguardo sullo specchietto, provando un leggero fastidio dentro di sé, ma si convinse che era la fame. In fondo non aveva mangiato molto a pranzo perché era troppo preoccupata per gli esiti degli esami.

«Puoi rimetterlo in tasca» disse tranquillo Zayn e lei obbedì, ma poi si sentì leggermente in colpa per aver scombussolato tutti i suoi piani del pomeriggio. Oltretutto non voleva che lui la incolpasse di avergli rovinato un appuntamento.

«Guarda che puoi anche lasciarmi qui e tornare indietro. Magari quella biondina è la donna della tua vita. Non vorrei poi dovermi sentire responsabile della tua infelicità.» Certo non poteva mancare il sarcasmo.

«Sei per caso gelosa?» chiese Zayn con un mezzo sorriso.

«Chi, io!? Di chi poi? Di una biondina qualsiasi?» Il suo tono di voce era leggermente più alto del solito, ma Zayn non vi fece troppo caso.

«Anche tu sei bionda» le fece notare. Era vero, ma lei si finse offesa.

«Ehi, io sono bionda naturale. Puoi dire lo stesso di quella?» Lui ridacchiò.

«Quella!? Non era la donna della mia vita?» Usò le sue stesse parole contro di lei, ma Serena non si fece intimidire e sorrise furba.

«Se le hai dato buca per dare un passaggio a me, significa che non era poi così importante.» Non aveva di certo tutti i torti, ma lui non l’avrebbe mai ammesso e preferì lasciar perdere. 

«Reggiti» disse soltanto un attimo prima di ripartire, cambiando però direzione per evitare la polizia e di conseguenza allungando di un bel po' la strada.
Serena, come a scuola, dovette di nuovo aggrapparsi alla sua vita per evitare di cadere e Zayn, come a scuola, sorrise domandandosi come mai non gli dispiacesse affatto prolungare quell'inaspettata corsa in moto.



 

Quando arrivarono all’ospedale e Serena riconobbe l'edificio, il panico che aveva avuto per tutto il giorno si rimpossessò di lei e quasi non si accorse che Zayn si era fermato.

«Siamo arrivati» annunciò lui.

«Lo so» ma continuava a tenersi alla sua vita.

«Puoi scendere dalla moto allora.» La bionda tolse le mani, ma non si mosse.

«Non so se voglio saperlo» confessò guardandolo sempre attraverso lo specchietto.

«Come?» chiese lui aggrottando le sopracciglia.

«Sì, portami indietro, così puoi raggiungere i tuoi amici e…» ma si interruppe quando vide Zayn girare la chiave.
«Perché hai spento il motore?»

«Perché andiamo a ritirare queste benedette analisi» rispose lui tranquillo.

«Andiamo?» Era parecchio confusa.

«Sì, andiamo. Scendi dalla moto.» Lei obbedì e fece qualche passo verso l’entrata.
«McFinn?» la richiamò lui e lei si voltò.

«Sì?»

«Non vorrai mica entrare con il casco in testa, spero.» Lei ridacchiò rendendosi conto della cosa e tornò alla moto.

«Certo che no.»
Portò le mani al laccetto, ma tremavano talmente tanto che non riusciva ad afferrarlo e Zayn se ne accorse.

«Lascia, faccio io» disse premuroso. Slacciò il laccetto e quando le sue mani le sfiorarono il collo lei sentì di nuovo i brividi pervaderla.
“C’è davvero un sacco di vento oggi, avrei dovuto vestirmi di più.” pensò Serena mentre Zayn le sfilava il casco ed entrambi si guardarono negli occhi. Poi le prese una mano e parlò con voce dolce e rassicurante.

«Se non stai calma, è peggio» e Serena sentì finalmente un po’ di coraggio farsi spazio nel suo cuore.
 



SPAZIO AUTRICE:
Ciao a tutti!

Come state? Grazie mille per le tante visite degli scorsi capitoli jfjhehfjsk Non me l’aspettavo proprio. Siete davvero fantastici! :D
E ci siamo con il secondo capitolo! Spero tanto che vi piaccia :)

Allora, cosa pensate che abbia la nostra Serena?

Sono curiosa. Dai su ditemelo ahahah

Se volete lasciarmi una piccola recensione, mi farebbe molto piacere e mi sarebbe anche utile :)
Poi vi ricordo che potete trovarmi su Twitter se volete, sono @chiara_martin92
A presto con il prossimo aggiornamento (se volete essere avvisate fatemelo sapere).
Un bacio :)
Kia

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Capitolo 4
*** Capitolo 3: Promesse ***



 

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Promesse  



Serena e Zayn erano seduti ai piedi di un albero nel giardino di fronte all’ospedale. Dopo essere entrati, avevano aspettato in silenzio per circa mezz’ora e poi un’infermiera aveva consegnato alla ragazza due buste. Lei era andata nel pallone, anche se faceva di tutto per sembrare calma. Lui se n’era accorto subito, ma fingeva il contrario per lasciarle il suo spazio. Poi era uscita di corsa rifugiandosi sotto quell’albero. E ora stavano lì seduti, mentre lei si rigirava quelle buste tra le mani e lui scrutava ogni suo movimento, finché non decise di rompere il silenzio.

«Non le apri?» Serena sobbalzò appena sentendo la sua voce. Si era quasi dimenticata della presenza di Zayn.

«No. Non voglio saperlo.» Teneva lo sguardo fisso su quei fogli.

«Sì che vuoi saperlo. Hai solo paura.» La bionda alzò lo sguardo in quello del moro.

«Da quando sei diventato il mio psicologo?» Zayn gongolò un attimo dentro di sé perché aveva ragione: era spaventata a morte. Certo lei era una brava attrice, doveva ammetterlo, ma i suoi occhi erano troppo puri e limpidi per nascondere le sue emozioni. E come al solito usava il sarcasmo per dissimulare.

«Non ti serve a niente nasconderti dietro il sarcasmo adesso.» Lei sbuffò.

«E va bene, ho paura. Contento adesso?» No, non lo era per niente. Odiava vederla così fragile, quindi cercò di rassicurarla.

«Non dovresti. Tutte queste malattie sono curabili se prese in tempo e tu non hai aspettato per fare i test.» Aveva ragione e lei lo sapeva, ma scosse la testa perché non era quello di cui aveva paura.

«L’AIDS no però.» Lui si immobilizzò boccheggiando. Non ci aveva affatto pensato.
«Nessun ragazzo vorrà mai stare con una ragazza malata di AIDS e quando si spargerà la voce, perché in un modo o nell’altro succederà, sarò ancora più sola di quanto già non sia» e sospirò. Zayn aggrottò le sopracciglia. Serena sola era come un’utopia per lui. Non che fosse popolare. Era semplicemente conosciuta. Tutti sapevano chi era, anche solo di nome. E il fatto che fosse dannatamente bella la aiutava. Lei si accorse della sua espressione corrucciata e si rese conto di quello che aveva effettivamente detto.
«Okay, fai finta di non aver sentito per favore.» Zayn, a costo di risultare il solito stronzo, prese la palla al balzo.

«Lo farò solo se apri quella busta.» Serena assottigliò gli occhi.

«Mi stai ricattando?» Lui fece spallucce.

«Prendila come vuoi.» Lei sbuffò, aprendo la prima busta.

«Neanche ti dico che sei uno stronzo perché ti farei un complimento.» Lui ridacchiò, mentre lei scorreva velocemente gli occhi sul foglio.
«Okay… Negativo, negativo… Tutto negativo» e tirò un sospirò di sollievo sorridendo.

«Visto che ti preoccupavi inutilmente?» ma la bionda tornò seria.

«Aspetta a parlare.» Prese la seconda busta e gliela porse.
«Questa la leggi tu. Io non ce la faccio.»
Lui rimase stupito da quella richiesta. Davvero si fidava a tal punto da permettergli di leggere quella lettera per primo?
«Ti chiedo solo di usare un po’ di tatto se è una brutta notizia. Sempre che tu sappia cosa sia.»

«Ora chi è lo stronzo?» Lei alzò gli occhi al cielo.

«Taci.»
Zayn prese a leggere in silenzio, poi la guardò inespressivo.

«E’ positivo.» Lei sgranò gli occhi e si immobilizzò.

«C-c-che cosa!?» Aveva la voce rotta. Probabilmente sarebbe scoppiata a piangere da un momento all’altro, e come darle torto? Zayn però scoppiò a ridere.

«Stavo scherzando, è negativo. Sei sana come un pesce» e le porse i fogli che lei prese al volo, balzando in piedi. Controllò velocemente e quando effettivamente lesse “negativo” tirò un sospirò di sollievo enorme, prima di assumere un’espressione furente, girandosi verso il moro, che nel frattempo si era alzato.

«Ma ti pare uno scherzo da fare!? Sei proprio un coglione! Mi hai fatto venire un mezzo infarto» gli urlò contro colpendolo anche al petto, ma lui continuava a sghignazzare.

«Dai, per farmi perdonare ti porto a casa.»

«Oh, dovrai fare molto di più per farti perdonare.» La bionda incrociò le braccia al petto.

«Ti ho fatto salire sulla mia moto, ti ho portata qui, ti ho tirato su il morale e ora ti riporto pure a casa. Direi che ho fatto abbastanza per oggi e per tutti i giorni a venire» e così dicendo si avviò verso la moto parcheggiata non molto distante.

«Se tu mi avessi aiutata quella sera ora non saremmo qui!» gli urlò dietro.

«Quindi siamo pari.»

«Non siamo pari.»

«Ne hai ancora per molto o possiamo andare?» Serena sbuffò esasperata e lo seguì.

«Sei insopportabile, Malik!»



 

«Al prossimo incrocio gira a destra e poi vai sempre dritto» gridò Serena per farsi sentire. Zayn la stava riaccompagnando a casa in moto. Lui seguì le indicazioni, ma ad un certo punto accostò.
«Perché ti sei fermato? C’è la polizia anche stavolta?»

«No, è che non ci sono più case» osservò. «Vuoi farmi perdere per i boschi per caso?»

«Accidenti, mi hai beccata. In effetti è la mia massima aspirazione nella vita farti perdere per i boschi.» Lui ridacchiò.

«Non è che sei un brutto mostro sotto mentite spoglie e ti sei inventata tutto questo per uccidermi?» Lei lo colpì al braccio.

«Ma quanto sei simpatico! Pensa a ripartire piuttosto.» Il moro ridacchiò ancora.

«Sicura di sapere dove abiti?»

«Ma per chi mi hai preso!?»

«Okay, okay» disse ridendo e ripartì. Adorava darle fastidio in quel modo, farle le battutine e prenderla in giro.

«Fermati a quella villetta bianca» lo informò poco dopo Serena. Zayn obbedì.

«E questa tu la chiami villetta? Avrà almeno cinquanta stanze.»

«Ma sempre a lamentarti stai?» La bionda scese dalla moto. Zayn se ne accorse e cercò di fermarla.

«Che fai? Oh no no, non ti lascerò vagare da sola per questi boschi.»

«Ti preoccupi per me? Ma che carino!» lo prese in giro, mentre si sfilava il casco.

«No, mi preoccupo per me. Saresti benissimo capace di incolparmi se un orso ti attacca.» Lei scoppiò a ridere mentre lui si riprendeva il casco.

«Non ci sono orsi da queste parti. E comunque sono arrivata per cui…» Lasciò la frase in sospeso, mentre indicava l’enorme casa alle sue spalle.

«Tu vivi qui!?»
Serena scoppiò di nuovo a ridere, vedendo l’espressione stupefatta del moro. Se davvero viveva nella zona collinare di Bradford significava solo una cosa: la sua famiglia era ricca sfondata. Serena però non rispecchiava le caratteristiche delle classiche figlie di papà. Non aveva la puzza sotto il naso e non si vantava mai, almeno non di proposito.

«Perché ti sorprende tanto?»

«Perché non sembri una di quelle snob ricche e viziate.» Lei sorrise furba.

«Mi stai facendo un complimento, Malik?» Lui arrossì leggermente in zona guance e se ne accorse, quindi si infilò il casco per mascherare la cosa.

«Hai capito cosa intendo. Linda Bright si comporta come se fosse la regina del mondo e casa sua non è neanche la metà di questa. Io lo so, ci sono stato.» La bionda si trattenne dal fare commenti acidi. Quella gallina senza cervello di Linda era una delle tante ragazze che Zayn aveva avuto al liceo. E di nuovo provò quel fastidio dentro di sé, ma di nuovo si convinse che era solo fame.

«Non decidiamo noi da chi nascere» disse solo.

«Già. Però non capisco come fai ad essere così ricca.» Serena lo fissò con un sopracciglio alzato.

«Mio padre possiede solo mezza Bradford, ma in effetti era difficile da capire per il tuo unico neurone in letargo.»

«Tu sei McFinn delle industrie McFinn!?» Lei alzò gli occhi al cielo.

«Però, sagace! L’hai capito solo dopo dieci anni che ci conosciamo» ribatté acida, non riuscendo a trattenersi quella volta.

«Fai poco la spiritosa! Perché non ti ho mai visto approfittare della tua posizione?»

«A me non interessa la ricchezza dei miei genitori.» Il moro si stupì di quella risposta.

«E loro lo sanno?» Lei sorrise.

«Sì, ma non approvano. Vorrebbero che fossi più come Linda, per cui mi impediscono di fare determinate cose e mi obbligano a farne altre.» Quel discorso lo incuriosiva molto.

«Tipo?» Lei lo scrutò prima di parlare, presa dall’impulso di rispondere con un bel:
”Fatti gli affari tuoi, Malik!”, ma lo vide davvero interessato.

«Tipo non posso vestirmi come mi pare, non posso mangiare cosa voglio, non posso assolutamente bere o fumare, non posso decidere da sola il mio futuro, non posso uscire con nessun ragazzo che non sia di una certa classe sociale, non posso andare alle feste e cose così.»
«Alle feste ci vai lo stesso però.»
«Sì, ma loro non lo sanno. Per loro dovrei partecipare solo a eventi di beneficenza o raccolte fondi.»
«Sai che noia. Ci sono stato una volta a una raccolta fondi. Avrei voluto spararmi dopo dieci minuti.»
«A chi lo dici.» Ridacchiarono, ricordando quelle serate.
«Altre cose?» chiese poi Zayn.
«Be' probabilmente mi hanno già anche combinato il matrimonio.»

«Dici davvero!?» Sembrava sconvolto, ma la bionda annuì.

«Sì. Mia madre crede anche che sia ancora vergine.» Si morse il labbro quando si rese conto di averlo detto ad alta voce. In realtà non c’era niente di male. Non era una sgualdrina, aveva avuto solo due ragazzi da quando aveva iniziato il liceo, ma sua madre credeva nell’arrivare vergini al matrimonio e, se avesse scoperto la verità, sarebbe stato un sacrilegio per lei.
«Non avrei dovuto dirtelo. Malik, oggi hai scoperto troppe cose sul mio conto. Ora dovrò farti uccidere» scherzò.

«So mantenere i segreti sai?» Zayn rise, lei no.

«Dico sul serio. Se i miei sapessero certe cose mi rinchiuderebbero in un collegio svizzero e mi farebbero diventare suora.» Il tono che usò fece capire al moro che non scherzava affatto.

«Sul serio?»

«Sì.»

«Wow. Giuro che non dirò niente.» Rimase un attimo in silenzio, poi continuò.
«Tu puoi non dire in giro che ti ho fatto salire sulla mia moto? Anzi, dopo scuola non ci siamo più visti.» In fondo aveva una reputazione da mantenere. Se fosse stato un ragazzo normale avrebbe pagato pur di farsi vedere insieme a Serena, ma loro si odiavano. E poi voleva evitare inutili allusioni, interrogatori e battutine.

«Affare fatto.» La bionda gli porse la mano e lui la strinse.
«Ci vediamo allora.»

«Ci vediamo, McFinn.» Zayn stava per ripartire, ma lei lo richiamò.

«Ehi Malik?» Lui alzò lo sguardo. «Grazie» disse sincera e gli sorrise. Lui le fece l’occhiolino e le sorrise, prima di partire con la sua solita sgommata, lasciandola a fissarlo imbambolata finché non sparì completamente dalla sua vista. E per la terza volta quel giorno pensò che quei dannati brividi fossero colpa del vento.
 



SPAZIO AUTRICE:
Ciao a tutti!

Grazie mille per le recensioni e le tante visite allo scorso capitolo! *_* Non so davvero cosa dire jshdjafhaj :D
Eccoci con il terzo capitolo! E’ un po’ più corto rispetto allo scorso, ma secondo me andava bene così. Spero vi piaccia :)

E mi farebbe molto piacere sapere cosa ne pensate :)

Vi ricordo anche il mio account su Twitter, sono @chiara_martin92
Al prossimo aggiornamento.
Un bacio :)
Kia

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Capitolo 5
*** Capitolo 4: Bugie ***



 

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Bugie  



Zayn suonò il campanello di quella che poteva considerare la sua seconda casa. Lui e i suoi amici passavano la maggior parte del loro tempo da Liam perché i suoi genitori, a causa del lavoro, erano spesso fuori casa. Ci erano praticamente cresciuti lì e a volte restavano anche a dormire.
Andò ad aprire una delle sorelle di Liam e dopo i consueti saluti Zayn si diresse in camera del suo amico.

«Guarda un po’ chi ha deciso di tornare tra i comuni mortali» lo prese in giro Harry scherzosamente, ma c’era anche del risentimento nella sua voce che Zayn non seppe spiegarsi.

«Che ti prende?» gli chiese infatti. Harry borbottò qualcosa, mentre riprendeva a giocare all’X-box con Niall.

«Niente, lascialo perdere. Piuttosto, che fine hai fatto oggi?» intervenne Liam. 

«Sono andato a casa perché… ehm… avevo da fare.»
Zayn si grattò la nuca leggermente imbarazzato, cercando di essere credibile. Non voleva mentire ai suoi migliori amici, ma non poteva neanche dire che aveva passato il pomeriggio con Serena. Prima di tutto le aveva dato la sua parola che non avrebbe detto niente di quello che era successo e lui manteneva sempre la sua parola. Poi non voleva che i suoi amici ci rimanessero male per aver permesso a una ragazza di salire sulla sua moto, mentre a loro non lo permetteva. Già ci erano rimasti male per quella famosa festa, non voleva rischiare di perderli o allontanarli per una stupidaggine. Inoltre voleva evitare battutine e frecciatine sul suo rapporto con Serena. Ufficialmente si odiavano e tutti dovevano continuare a pensarlo.

«Ti ho anche mandato un messaggio.» Louis lo fissò con quegli occhi azzurri che gli ricordavano tanto quelli della bionda.

«Sì, lo so, ma… mi si era scaricato il cellulare, quindi l’ho letto solo poco fa.»
Tutti annuirono e per un po’ nessuno parlò. Harry e Niall continuavano a giocare, Louis guardava fuori dalla finestra canticchiando, Liam stava al cellulare. Zayn aveva come l’impressione che ci fosse qualcosa di diverso dal solito, ma non sapeva spiegarsi cosa. Non era da loro stare così in silenzio. Di solito avevano sempre qualche scemenza da dire, tanto che le sorelle di Liam si lamentavano di continuo per il baccano e a volte pure qualche vicino. Forse era successo qualcosa di grave e non volevano dirglielo per chissà quale motivo. O forse ci erano rimasti male per il fatto che non era uscito con loro quel pomeriggio e non li aveva neanche avvisati. Non sapeva che pensare e stava iniziando a sentirsi davvero a disagio quando Niall, dopo aver vinto l’ennesima partita, decise che umiliare Harry non era più divertente e propose di guardare un film horror. Lo facevano spesso quando stavano da Liam. La cosa bella era che riuscivano a trasformare in comico anche il film più pauroso. Tutti accettarono volentieri, anche se Zayn era ancora un po’ preoccupato. Quello che lui non sapeva era che i suoi amici ci erano davvero rimasti male, ma non perché non si era fatto sentire quel pomeriggio e neanche perché aveva permesso a Serena di salire sulla sua moto, mentre a loro non lo permetteva. Erano rimasti delusi dal fatto che lui avesse mentito. Si conoscevano da anni, si dicevano sempre tutto, non avevano praticamente segreti, ma nonostante quello lui aveva mentito spudoratamente. Alla fine però erano comunque migliori amici e oltretutto lui non sapeva che loro sapevano, quindi decisero di lasciar perdere, almeno per quella sera. E qual è il modo migliore per gettarsi alle spalle qualcosa, se non smontare un film con gli amici? Infatti, dopo neanche cinque minuti, tornarono a comportarsi come al solito e risero e scherzarono tutta la serata.



 

Quella notte Serena, come quella precedente, non dormì molto, ma mentre entrava a scuola non era affatto nervosa. Anzi era decisamente più allegra del solito e salutava tutti con un caloroso sorriso. Si fermava continuamente a fare due chiacchiere con qualche suo compagno di classe o con studenti che non aveva neanche mai visto. Il fatto che non fosse malata la rendeva felice e in quel modo forse sarebbe stato più facile dimenticare quello che era successo. Attraversando il parcheggio, salutò perfino con la mano un gruppo di ragazzini del primo anno che cercavano di farsi notare da lei. Di solito non l’avrebbe fatto perché odiava tutte quelle attenzioni solo per il fatto che fosse bionda e con un bel corpo, ma quella mattina le trovava divertenti. Niente avrebbe guastato il suo ottimo umore.

«Serena?» Si sentì chiamare e si voltò, vedendo i quattro amici di Malik uno accanto all’altro che la fissavano; il riccio, quello che aveva parlato, leggermente più avanti.
“Come non detto!” pensò, alzando gli occhi al cielo. Chissà cosa volevano da lei, considerando che si conoscevano solo per nome.

«Ce l’hai con me?» chiese sperando di aver sentito male.

«C’è qualcun altro nei paraggi che si chiama Serena? Non mi pare, quindi è ovvio che ce l’ho con te.» Fulminò immediatamente Harry con lo sguardo, sentendo l’allegria scomparire. Quella conversazione già iniziava male.

«Senti bello, ma chi cavolo ti credi di essere?»

«Guarda che io volevo solo…» ma il riccio venne interrotto da uno degli altri.

«Okay Harry, ci penso io» disse quell'ultimo mettendogli una mano sulla spalla e aspettando che si allontanasse. Poi si girò verso la bionda.
«Scusalo, è di cattivo umore oggi. Comunque io sono Louis.» Sorrise cordiale, ma lei, spazientita, non ricambiò.

«Lo so chi sei e non ho tempo da perdere, perciò vieni al punto.» Louis non si aspettava quella risposta. Di solito Serena era sempre gentile, tranne che con Zayn.

«Ti sei svegliata di cattivo umore anche tu oggi?» Lei fulminò anche lui con lo sguardo e fece per andarsene.

«Ci vediamo in giro.»

«No, aspetta.» La richiamò un paio di volte, ma la bionda continuò imperterrita per la sua strada. Louis allora la seguì.
«Ehi fermati. Volevamo solo chiederti se ieri pomeriggio sei stata con Zayn.» Serena si bloccò all'istante e sbarrò gli occhi per un secondo.

«Perché me lo chiedi?» domandò curiosa, voltandosi. Il ragazzo di fronte a lei fece spallucce.

«Solo per sapere.» La bionda assottigliò gli occhi, scrutandolo. Chissà perché gliel’aveva chiesto. Era quasi tentata di mandarlo a quel paese e intimargli di farsi gli affari suoi, ma si ricordò della promessa fatta al moro, così decise di negare tutto per non insospettirlo.

«Perché sarei dovuta stare con Malik, visto che non lo sopporto?»

«Perché dopo che avete avuto quella litigata è venuto a cercarti, o no?»

«Sì, è venuto a cercarmi e mi ha chiesto scusa, niente di più.»

«Quindi non hai passato il pomeriggio con lui?» Lei sbuffò esasperata. Non riusciva a capire il motivo di quella specie di interrogatorio, ma non le interessava più di tanto a dir la verità. L’unica cosa che sapeva era che aveva fatto una promessa e doveva mantenerla.

«Ti ho già detto di no. In che lingua devo dirtelo? Ho ben altro da fare che uscire con Malik, okay? Ora se non ti dispiace devo andare.»
Si voltò sventolando i lunghi capelli biondi e si allontanò velocemente tra la folla, mentre Louis tornava dagli amici.

«Allora?» chiese subito Liam.

«Ha negato di essere stata con Zayn.»

«Secondo voi è successo qualcosa tra loro, ma non vogliono dirlo visto che si sono sempre odiati?» ipotizzò Niall.

«Può essere. Perché mentire altrimenti?»

«Dobbiamo far confessare Zayn» propose Harry.

«E come?»

«Basta stuzzicarlo un po’. Se gli facciamo credere che Serena ha confessato, confesserà anche lui.»

«Sei un genio» si complimentò Louis, mentre tutti annuivano.

«Lo so.»



 

«Lasciate fare a me, ho un piano.»
Liam, Louis, Harry e Niall erano seduti in mensa e stavano aspettando Zayn, in ritardo come sempre. Il riccio aveva passato la mattinata ad ideare un piano diabolico per far confessare il loro amico.

«Sarebbe?» chiese scettico Liam.

«Prima lo faccio innervosire un po’ con mille domande, sapete quanto le odia, e poi gli dico che Serena stamattina è venuta a parlarci e gli faccio intendere che ci abbia raccontato tutto. Reggetemi il gioco.» Tutti annuirono, mentre il moro finalmente li raggiungeva.

«Ciao a tutti.» Dopo aver ricambiato i saluti ed essersi raccontati cos’era successo di strano o curioso durante le lezioni quella mattina, Harry mise in atto la sua brillante idea.

«Ah Zayn, alla fine non ci hai detto che hai fatto ieri dopo scuola.» Il moro rimase un attimo con la forchetta a mezz’aria. Non si aspettava che venisse di nuovo tirato in ballo quel discorso, ma poi fece spallucce tornando a mangiare.

«Niente.»

«Ma non hai detto che eri andato a casa perché avevi da fare?»

«Infatti.»

«Avevi da fare e non hai fatto niente?» Zayn non capiva il motivo di quelle domande, ma già iniziava a sentirsi a disagio.

«Di importante. Non ho fatto niente di importante» sbottò alzando la voce, ma quando vide l’espressione dispiaciuta di Harry capì di aver esagerato.

«Se non vuoi dircelo, non ci offendiamo mica, sai?»

«No, è che…» Odiava quella situazione. Non voleva mentire ancora ai suoi amici, ma aveva dato la sua parola a Serena che non avrebbe detto niente e lui manteneva sempre la sua parola.
«Ho badato alle mie sorelle più piccole, okay?» Disse la prima cosa che gli venne in mente, sperando di essere stato convincente, ma Harry non si diede per vinto perché sapeva che non era vero.

«E non poteva farlo tua sorella grande?»

«E’ uscita con il fidanzato.» Zayn aveva smesso di mangiare ormai.

«Non si erano lasciati?»

«Saranno tornati insieme.» Cercava di mantenere la calma, ma dentro il cuore gli batteva a mille. Quella situazione stava diventando davvero scomoda.

«Ma non si sono lasciati perché lui era gay?» Sbarrò gli occhi. Come aveva potuto dimenticare quel dettaglio? Soprattutto dopo che aveva passato due settimane a cercare in tutti i modi di distrarre sua sorella, dopo che l’aveva scoperto.

«Be', sì. Ma poi saranno fatti suoi dov’è andata ieri, o no? Non sono mica mio padre.» Decise di mettersi sulla difensiva, magari Harry avrebbe smesso con quell’interrogatorio.

«Okay, ma rilassati, amico.» Zayn sbuffò e riprese in mano la forchetta credendo che avesse funzionato, senza sapere che in realtà Harry aveva appena cominciato.
«Aspetta, ma tua madre non è a casa il pomeriggio? Perché non ha badato lei alle tue sorelle?» domandò infatti.

«Aveva delle commissioni da sbrigare» mentì ancora il moro.

«Quali commissioni?» Posò di nuovo la forchetta vicino al piatto. Stava davvero iniziando a innervosirsi.

«Ma che ne so! Mica gliel’ho chiesto.» Zayn strinse un pugno, cosa che al riccio non sfuggì. Stava andando tutto secondo il piano.

«E la tua vicina che fa sempre da baby-sitter?»

«Influenza?»

«Ah... dici sempre che non si ammala mai.»

«Mi hai preso per il suo dottore?»

«Ma che hai oggi? Sembri nervoso.» Sembrava nervoso!? Per forza, non la smetteva di riempirlo di domande, sebbene sapesse quanto le detestasse. Oltretutto, pensandoci meglio, era dal giorno prima che Harry si comportava in modo diverso dal solito.

«Io non ho niente. Piuttosto sei tu che è da ieri che ti comporti in modo strano. Se hai qualcosa da dire, dillo e basta.»

«No, va tutto bene.»

«Okay.»
Harry sorrise senza farsi notare da Zayn e fece un occhiolino agli altri tre. Era il momento di passare al piano B.

«Ah, ragazzi, non crederete mai con chi ho parlato stamattina.»

«Con chi?» chiese fintamente curioso Liam.

«Serena.»

«McFinn!?» Zayn era sorpreso.

«Sì.»

«Perché hai parlato con lei?»

«In realtà è lei che è venuta da me.»

«E perché l’ha fatto?» Ora il moro era anche decisamente preoccupato. E se per caso gli avesse detto che avevano passato il pomeriggio insieme? Doveva sapere qualcosa in più.

«Voleva dirmi una cosa.»

«Cosa?» insistette Zayn.

«Perché ti interessa tanto?»

«Perché… non avete mai avuto tutto questo gran rapporto.»

«Solo per questo non possiamo parlare?»

«No, potete parlare quanto volete.» Stava iniziando a sudare freddo. Doveva assolutamente sapere cosa si erano detti.
«Ma che ti ha detto?» Harry sorrise in modo malizioso.

«Sei geloso?» Ecco, aveva frainteso.

«No, ma che dici!? Ti sei dimenticato che ci odiamo!? E’ solo curiosità.» Il suo tono era più alto del solito, ma l’amico parve crederci.

«Mi ha chiesto se avevo già fatto il compito di biologia, visto che abbiamo la stessa insegnante.» Il moro tirò mentalmente un sospiro di sollievo. Poteva stare tranquillo allora.
«E poi io le ho chiesto di ieri pomeriggio.» Zayn perse un battito e sbarrò gli occhi.

«Come scusa!?» Sperò davvero di aver capito male.

«Sì, volevo sapere se stava un po’ meglio.» Il moro annuì sperando che Harry continuasse a parlare e infatti così fece.

«Mi ha detto che è uscita e che si è divertita.»

«Davvero?» Zayn rimase colpito da quelle parole. Davvero si era divertita con lui, nonostante l’ansia per le analisi e le solite frecciatine che si erano lanciati?

«Già. Mi ha anche detto che l’hai accompagnata nel parcheggio.» Di nuovo strinse i pugni. Come aveva potuto dire una cosa del genere? No okay, doveva assolutamente calmarsi, se non voleva farsi scoprire. Lei aveva solo detto che l’aveva accompagnata nel parcheggio. Non c’era niente di male in quello. E non aveva neanche rotto il patto in teoria.
«Non pensavo che saresti stato così gentile con lei. Con gli altri non lo sei mai di solito, neanche con noi che siamo i tuoi migliori amici.» O forse l’aveva rotto? Guardò l’amico negli occhi e gli venne il sospetto che lui sapesse qualcosa.
«Ha anche detto che le piace la tua moto.» Ecco, lo sapeva, l’aveva davvero rotto il patto, altrimenti come faceva Harry a sapere della moto? E pensare che si erano stretti la mano. Quello era proprio un colpo basso. Lui si era comportato da amico e l’aveva aiutata e in cambio cosa aveva ottenuto? Niente. Anzi, lei non aveva mantenuto la promessa e l’aveva tradito, andando a spifferare tutto ai suoi amici.
Si alzò di scatto, tanto che Niall, seduto al suo fianco, sobbalzò e senza dire una parola uscì dall’edificio, mentre i suoi amici, confusi, lo chiamavano. Li ignorò e non gli importò neanche della nota che avrebbe ricevuto per essere uscito senza permesso. Arrivato nel parcheggio, infilò il casco, salì sulla moto e partì. Sapeva benissimo cosa fare. Nessuno poteva prenderlo in giro in quel modo e passarla liscia. Se Serena McFinn voleva la guerra, l’avrebbe avuta!
 



SPAZIO AUTRICE:
Ciao a tutti! Come state?
Prima di tutto voglio ringraziarvi per le tante visite e le recensioni che mi avete lasciato. Significa tanto per me, grazie davvero! :D
E ora ecco il quarto capitolo! Come vi sembra? :)

Cosa credete che succederà adesso? Cosa farà Zayn? Sono curiosa di leggere le vostre ipotesi ahahah :)

Se volete lasciarmi un piccolo commento potete anche farlo su Twitter, vi ricordo che sono @chiara_martin92
Al prossimo aggiornamento
Un bacio e buon fine settimana :)
Kia

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Capitolo 6
*** Capitolo 5: Tradimento ***



 

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Tradimento  



Il giorno dopo Serena arrivò a scuola in leggero ritardo, cosa che lei odiava, ma aveva fatto un brutto sogno quella notte che l’aveva scombussolata e le era venuto anche mal di testa. Dopo aver litigato con la bidella, che non voleva farla entrare a scuola perché la campanella era suonata da ben tre minuti, con la vicepreside, che voleva metterle una nota per il litigio con la bidella, con l’insegnate di storia, che non voleva farla entrare in classe perché aveva interrotto la sua noiosissima spiegazione e con un compagno che le aveva palpato il sedere mentre si sedeva, finalmente poté rilassarsi un attimo, massaggiandosi le tempie. Come giornata era iniziata decisamente male, ma si disse che niente sarebbe potuto andare peggio. Dopo aver sospirato, prese il suo quaderno e iniziò a prendere distrattamente qualche appunto.



 

Zayn quella mattina uscì di casa molto presto. La scuola era stranamente silenziosa, ma ne fu molto grato. Fu anche il primo ad entrare in classe e ne approfittò per rilassarsi. Aveva passato una nottataccia ed era stanco. Per di più ora era assalito dai sensi di colpa. Non era più così sicuro di aver fatto la cosa giusta. Certo, Serena aveva tradito la sua fiducia, ma forse la sua reazione era stata esagerata.
Il giorno prima, dopo essere uscito da scuola era andato al parco, aveva preso foglio e penna e aveva scritto una lettera per i genitori della ragazza. Poi era andato a farsi un giro per calmarsi. Mentre tornava a casa, aveva fatto una deviazione fino a casa della bionda e aveva messo la lettera nella buca, pregustandosi il momento in cui i signori McFinn l’avessero letta e avessero scoperto quanto la loro amata figlia fosse una bugiarda.
I dubbi lo assalivano, ma quando ripensò a cosa aveva detto Harry a pranzo il giorno prima, si tranquillizzò. Sapeva che Serena si sarebbe arrabbiata con lui, ma ci aveva fatto l’abitudine, visto che erano almeno due anni che litigavano quasi ogni giorno. Poco dopo entrò il professore e lui tornò sul mondo dei vivi. Neanche si era accorto che Niall, ancora mezzo addormentato, si era seduto al suo fianco. Quella lezione di matematica fu parecchio noiosa, ma per fortuna dopo avrebbe avuto inglese, la sua materia preferita.
La seconda ora era cominciata da poco più di una ventina di minuti quando il preside fece un annuncio con l’altoparlante, cosa che succedeva raramente.

«Serena McFinn è attesa in presidenza! Ripeto, Serena McFinn è attesa in presidenza!»
Ecco di nuovo il senso di colpa. E se era per via della sua lettera che la bionda era stata convocata? Ebbe subito un brutto presentimento, ma poi sentì due ragazze al banco davanti dire che Serena quella mattina era arrivata in ritardo e che aveva discusso con un’insegnante. Allora era quello il motivo della convocazione. Si tranquillizzò all’istante, tirando un sospiro di sollievo e continuando a seguire interessato la lezione.



 

«Serena McFinn è attesa in presidenza! Ripeto, Serena McFinn è attesa in presidenza!»
Tutti i suoi compagni si girarono a fissarla, come se avesse commesso chissà quale orrendo crimine. Dopo l'approvazione dell'insegnante lentamente si alzò, raccolse le sue cose e uscì dalla classe, cercando di capire il motivo di quella convocazione. Non le veniva in mente niente, a parte il ritardo di quella mattina.
Bussò alla porta della presidenza e quando la aprì vide le ultime persone che si sarebbe aspettata di trovare: i suoi genitori. Subito pensò al peggio, appena notò che sua madre era in lacrime, ma lo sguardo furente di suo padre le fece cambiare idea. Il preside e la vicepreside erano in un angolino con lo sguardo basso. Serena stava per chiedere spiegazioni, ma fu interrotta dalla segretaria che entrò in quel momento annunciando che i fogli per il trasferimento erano pronti. Il padre tirò fuori dal taschino della camicia la sua penna stilografica, mentre la bionda lo fissava confusa.

«Non guardarmi così. Non ci hai lasciato altra scelta, signorina» ma lei non capiva. Forse era per via del mal di testa, ma davvero non capiva. Volevano trasferirla? Per un semplice ritardo a scuola? Il padre notò la sua fronte corrucciata e le consegnò una lettera, prima di iniziare a firmare. Serena cominciò a leggere e quasi non credette a quelle parole. Più andava avanti e più sentiva una rabbia mai provata prima invaderla. Avrebbe voluto urlare e piangere, ma non lo fece. Si limitò ad alzare lo sguardo in quello di suo padre, azzurro come il suo. Sapeva già quello che avrebbe detto.

«Adesso ti portiamo a casa e Marine ti aiuterà a preparare le tue cose. Domani mattina prenderai il primo volo per Ginevra.»
Chiuse gli occhi e annuì, cercando di ricacciare indietro le lacrime. Non aveva neanche la forza per ribattere. E poi sapeva che sarebbe stato inutile. I suoi genitori sicuramente avevano controllato la veridicità della lettera chiamando l'ospedale e se erano arrivati a prendere quel provvedimento, senza prima chiedere spiegazioni a lei stessa, non c’era più niente da fare, se non ubbidire. Si lasciò cadere su una sedia prendendo il viso tra le mani, mentre il padre discuteva con il preside. Sua madre, nonostante fosse ancora piuttosto sconvolta, non perse l’occasione di rimproverarla sulla sua postura. Lei allora si mise diritta, con il volto impassibile, ma dentro di sé c’era un caos totale. Era arrabbiata, triste, delusa, confusa, preoccupata.

Non seppe quanto tempo rimase in quel maledetto ufficio, immobile, senza far trasparire alcuna emozione. Sicuramente tutti avevano sentito che era stata convocata in presidenza. Sperava solo che nessuno l’avrebbe vista uscire. Anche se, pensandoci bene, quello era praticamente il suo ultimo giorno di scuola, perciò non era poi così importante se l’avessero vista. Ormai non le importava più di niente. Le venne quasi da ridere ripensando a quando, solo qualche ora prima, aveva pensato che niente sarebbe potuto andare peggio.
Finalmente il signor McFinn annunciò che potevano andare. Uscì, seguito dalla moglie e poi dalla figlia, mentre gli studenti in corridoio si fermavano a fissarli. Per la prima volta dopo due anni si rese conto di quanti ragazzi ci fossero davvero in quella scuola. E probabilmente era ora di pranzo, ecco perché erano tutti in giro. Maledizione! Avrebbero parlato di quella scena per mesi interi e già sentiva qualche bisbiglio. In silenzio continuò a seguire i suoi genitori fin fuori, ma si bloccò appena lo vide e le venne voglia di prenderlo a pugni. Era tranquillo a ridere con i suoi amici, come se niente fosse.

«Serena?» la richiamò sua madre.

«Scusate solo un momento. Devo salutare una persona prima di partire. E’ l’unica cosa che vi chiedo. Per favore.»

«Fai in fretta» acconsentì la donna. Annuì e non curante del fatto che almeno una trentina di persone la osservassero, si diresse dal moro.

«Zayn? Girati» lo avvisò Niall e lui si voltò, ancora ridendo per la battuta di Liam di poco prima, notando che Serena era fuori di sé. Quando poi riconobbe la lettera che la bionda teneva ancora in mano cambiò espressione e divenne serio. E quando notò i genitori di lei alle sue spalle fece due più due.

«Serena, posso spiegare» tentò, ma lei lo colpì al petto senza farlo parlare.

«Spiegare cosa? Avevi giurato, Zayn. Sapevi quello che sarebbe successo.» Se però la metteva su quel punto di vista allora anche lui aveva da ridire.

«Anche tu avevi giurato e non hai mantenuto la promessa.» La bionda si fece ancora più rossa in viso e alzò la voce.

«Che cosa!? Adesso vuoi dare la colpa a me? E poi che promessa non avrei mantenuto?»

«Lo sai.»

«No, non lo so.»

«Sì, invece.»

«Ti ho detto di no» e lasciò andare le lacrime, che lottavano per uscire. Lacrime amare, lacrime di rabbia e delusione.
«L’unica cosa che so è che dopodomani sarò rinchiusa in un collegio svizzero per colpa tua e della tua fottutissima lettera» gridò lanciandogli addosso il foglio stropicciato.
«Hai raccontato tutto ai miei genitori, anche se sapevi benissimo cosa sarebbe successo. Sapevo che non mi sarei dovuta fidare di te, però sembravi sincero e invece hai fatto tutto solo per sputtanarmi. Hai fatto finta di essere gentile, hai fatto finta di consolarmi, hai fatto finta di essermi amico solo per poter scoprire qualcosa e pugnalarmi alle spalle. Be' congratulazioni, ci sei riuscito alla grande. Hai ottenuto quello che volevi. Ti sei appena liberato di me per sempre» e senza lasciare il tempo a Zayn di ribattere tornò indietro e salì sull'auto, dove i genitori già la stavano aspettando.



 

Zayn sfrecciava tra le strade ancora buie e deserte di Bradford in sella alla sua moto. Aveva passato la nottata a casa di Liam insieme ai suoi amici. Avevano avuto la più brutta litigata di sempre. Se non fosse stato per le loro stupide supposizioni e l’inganno di Harry, lui non avrebbe mai scritto quella lettera e Serena non sarebbe mai stata nei guai. Però erano anche i suoi migliori amici ed era stato lui a mentire su quello che era davvero successo, perciò poi avevano chiarito tutti i malintesi e avevano fatto pace.
Ora che quello era sistemato, doveva sistemare le cose con Serena. Non si aspettava certo che lei lo perdonasse per aver scritto la lettera, ma forse poteva convincere i suoi genitori a non mandarla in Svizzera. Avrebbe fatto qualunque cosa, pur di non rovinarle ulteriormente la vita. Sperava solo che non fosse troppo tardi.
Quando arrivò davanti alla villa, notò la stessa auto del pomeriggio precedente parcheggiata fuori, carica di valige. Scese dalla moto e vide il padre avvicinarsi al veicolo seguito da Serena e iniziò a correre e urlare per fermarla. Era arrivato appena in tempo.

«No, fermi, aspettate!» Tutti si voltarono verso di lui, compreso l'autista, mentre li raggiungeva.

«Chi è questo ragazzo?» domandò con tono severo il signor McFinn alla figlia.

«Nessuno» e la bionda si avvicinò ancora di più alla macchina, ma Zayn si mise davanti per bloccarle il passaggio.

«Sono l’idiota che ha scritto la lettera.» Il padre però a quelle parole rilassò il volto.

«Allora devo ringraziarti. Se non fosse stato per te, non avremmo mai saputo la verità su nostra figlia.» La situazione era peggiore di quanto pensasse. Doveva rimediare.

«No, io… Quello che ho scritto non è vero. Mi sono inventato tutto, deve credermi. Serena è una brava ragazza, non ha mai fatto quelle cose che ho scritto. Ero solo…» ma la bionda lo interruppe.

«Zayn, lascia perdere. Peggioreresti solo le cose» e lo fissò con gli occhi pieni di lacrime. Non aggiunse altro, ma non serviva. Il suo sguardo parlava per lei. Il moro capì che non poteva fare nulla, non più. Neanche se si fosse sdraiato in mezzo alla strada avrebbe impedito la partenza di Serena. Anzi, probabilmente l’avrebbe solo messa ancora di più nei guai. Sospirando si spostò di qualche passo. La bionda e il padre entrarono in macchina, poi l’autista accese il motore e partì. Zayn rimase immobile sul ciglio della strada a fissare l’auto farsi sempre più piccola, fino a scomparire, mentre il sole pallido del mattino sorgeva dalle colline. In cuor suo sapeva che quella sarebbe stata l’ultima volta che avrebbe visto quella ragazza e si sentì un mostro. Era stata tutta colpa sua e quel pensiero l’avrebbe accompagnato per il resto della sua vita.
 



SPAZIO AUTRICE:
Ciao a tutti! Come state?
Come al solito voglio ringraziarvi per le tante visite e le recensioni. Siete fantastici! jshdjagfhj :D

Non so se penserete per sfortuna o per fortuna, ma voglio avvisarvi che questa non è la fine della storia :)

Ma adesso passiamo al nuovo capitolo. Cosa ne pensate? Spero vi piaccia :)

Zayn l’ha combinata grossa, che dite? Cosa vi aspettate che succeda ora? Se avete voglia, fatemelo sapere con una recensione, anche piccolina ahahah :)
Oppure potete trovarmi anche su Twitter. Vi ricordo che sono @chiara_martin92
Mi fa sempre molto piacere se mi scrivete :)

A presto al prossimo aggiornamento.
Un bacio :)
Kia

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Capitolo 7
*** Capitolo 6: Confessioni ***



 

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Confessioni  



DUE ANNI DOPO

Zayn parcheggiò davanti a quell’edificio di mattoni tremendamente familiare e scese dall’auto. Camminava lentamente, anche se sapeva di essere in ritardo. Sorrise vedendo da lontano i suoi amici aspettarlo impazienti all’ingresso. Sicuramente uno di loro gli avrebbe fatto la predica.

«Sei arrivato finalmente. Ma dov’eri finito? Ti ho chiamato almeno venti volte» sbottò Louis, quando li raggiunse. Proprio come pensava.

«Scusa, ho lasciato il telefono a casa» si giustificò Zayn.

«Almeno muoviamoci» e Louis corse dentro.

«Ma che gli prende?» domandò il moro a Liam, mentre anche Harry e Niall entravano.

«Lascialo perdere. E’ solo un po’ agitato per la cerimonia. Però anche tu, proprio oggi dovevi arrivare in ritardo? I tuoi genitori hanno detto che sei uscito di casa ore fa, dove sei stato?» Zayn ignorò l’ultima domanda.

«Non sono tanto in ritardo. Guarda, c’è ancora gente che sta arrivando.» Indicò con la mano gli ultimi ritardatari e l’amico rise.

«Dai andiamo. Se non vuoi dirmi dove sei stato avrai i tuoi motivi.»
Seguì Liam in silenzio per i corridoi, fino all’aula magna e lo ringraziò mentalmente per non aver insistito. Non aveva voglia di parlarne e poi non sapeva neanche cosa dire. Era uscito molto prima del previsto con l’intento di fare un giro visto che era nervoso e, non sapendo come, si era ritrovato davanti a una villa bianca. Forse aveva sperato che sarebbe tornata almeno per la consegna dei diplomi, ma la casa era vuota, come lo era stata negli ultimi due anni. I genitori di Serena avevano messo in vendita la villa e si erano trasferiti a Londra poche settimane dopo la sua partenza per la Svizzera e nessuno l’aveva ancora comprata.
Zayn era rimasto seduto in macchina a fissare la villa per chissà quanto tempo, forse sperando di vederla uscire sorridente, con un bel vestito che mettesse in risalto le sue forme perfette e i lunghi capelli biondi al vento, finché l’abbaiare di un cane lì vicino non l'aveva riportato alla realtà. Ma cosa aveva creduto di fare? Sospirando aveva scosso la testa e in fretta era ritornato in città.



 

Zayn era seduto in aula magna con tutti gli studenti dell’ultimo anno e le rispettive famiglie.

«Allora, senza dilungarci troppo…»
“Certo, come no!” pensò Zayn. Era almeno mezz’ora che il preside stava parlando di quanto fosse importante cogliere tutte le opportunità che la vita avrebbe loro riservato e altre cavolate varie e meno male che non voleva dilungarsi.
«…vi consegno i diplomi della Tong High School.»
A mano a mano che il preside leggeva i nomi, gli studenti si alzavano e andavano a ritirare quel tanto sudato pezzo di carta, mentre tutti gli altri presenti applaudivano e scattavano foto.
«Linda Geraldine Bright... Niall James Horan… Zayn Jawaad Malik… Liam James Payne… Harry Edward Styles… Louis William Tomlinson… E per finire diploma in absentia a Serena Elisabeth McFinn.» Il moro sbarrò gli occhi e si girò verso Harry vicino a lui.

«Credo di aver capito male. Che ha detto?» Il riccio sorrise.

«No, hai capito benissimo.» Non seppe spiegarsi il perché, ma il suo cuore cominciò a battere più forte quando si guardò intorno, aspettandosi di vederla spuntare fuori da qualche parte come per magia. Ma non successe niente e il preside riprese a parlare.

«Purtroppo, come forse saprete, Serena ci ha lasciati due anni fa per frequentare un facoltoso collegio. Quindi a ritirare il diploma sarà il signor McFinn, che, ricordo, ha generosamente offerto una borsa di studio al nostro miglior alunno quest’anno.»
Zayn vide il padre di Serena salire sul piccolo palco che era stato allestito per l’occasione, scambiare due parole con il preside e tornare al suo posto. Mentre scendeva dal palco fece vagare distrattamente lo sguardo tra gli spettatori e per un attimo incrociò anche quello del moro. Aveva gli stessi occhi azzurri dalla figlia, dannazione!
Dopo un altro discorso molto affiatato del preside, uscirono tutti dalla scuola, ognuno diretto a festeggiare con amici o parenti. Zayn venne praticamente trascinato fuori dai suoi compagni. Si ricordò di aver salutato qualcuno, stretto mani e abbracciato persone, ma con la testa era altrove. Pensava a Serena. Lei avrebbe amato quella giornata, come avrebbe amato il ballo scolastico e la gita in Irlanda e un sacco di altre cose che per colpa sua si era persa. Si riscosse dai pensieri, quando Niall, prendendo posto accanto a lui, per sbaglio gli diede una gomitata e si accorse di essere sull’auto di Louis. Chissà come ci era finito. E chissà se aveva salutato la sua famiglia.
Si sporse dal finestrino aperto e da lontano notò il padre di Serena dirigersi verso un’auto, la stessa auto che due anni prima la ragazza aveva usato per lasciare casa sua. Anche l’autista era lo stesso. All’improvviso provò l’impulso di aprire lo sportello e correre da lui per chiedere notizie, ma qualcosa lo bloccava. Quando finalmente si decise era troppo tardi. Il signor McFinn era già salito sull’auto che stava partendo e per la seconda volta osservò quella dannata macchina allontanarsi, fino a scomparire del tutto. Sapeva che la bionda non era lì, ma le sensazioni erano le stesse di due anni prima e quello lo scombussolò parecchio perché il senso di colpa tornò. Non che fosse mai sparito in realtà, ma almeno aveva imparato a conviverci. Ora invece era tutto riaffiorato.

«Ehi, Zayn, tutto bene?» Tutti i suoi amici lo stavano guardando. Scrollò la testa, cercando di liberare la mente. Quello era un giorno di festa e lui aveva assolutamente bisogno di svagarsi, perciò si sforzò di sorridere.

«Certo. Dai, andiamo a divertirci.»



 

Attraversarono la strada ed entrarono nel parco, che a quell’ora era sicuramente deserto. Se qualcuno li avesse visti, avrebbe pensato che fossero ubriachi perché a malapena si reggevano in piedi, ma non era a causa dell’alcool, era per via delle risate e della stanchezza. Avevano passato il pomeriggio in piscina a casa di qualcuno, amico di qualcun altro, insomma si erano imbucati a una festa. E ora erano finalmente soli nel posto dove era iniziata la loro amicizia anni prima. Si sedettero sull’erba ai piedi di un albero, continuando a ridere fino alle lacrime. Improvvisamente Zayn venne folgorato da un’idea.

«Ragazzi, perché non ci facciamo un viaggio tutti insieme? Ci siamo appena diplomati, ce lo meritiamo.» Louis annuì.

«Perché no? Mi sembra una bella idea.»

«E dove andiamo?» chiese Liam, grattandosi la testa.

«Spagna? Grecia?» propose Harry scompigliandosi i capelli.

«Italia?» propose, invece, Niall. Il moro però era perplesso.

«Io veramente pensavo a un posto un po’ meno caldo.»

«Perché? Io voglio andare al mare in un posto caldo» si lamentò Louis, ma Zayn lo ignorò.

«Un posto dove non siamo mai stati. Magari in montagna.»

«Montagna!?» Niall era scettico.

«Magari in Svizzera?» chiese Liam e il moro annuì.

«Eh sì, potrebbe. E’ bella la Svizzera, sapete?» Tutti si guardarono ridacchiando, finalmente capendo le vere intenzioni del loro amico.

«E’ bella la Svizzera o una ragazza attualmente in Svizzera?» lo prese in giro Harry. Zayn arrossì leggermente.

«Ammettilo, tu vuoi solo un pretesto per andare a trovare Serena.» Il tono di Liam era molto sicuro.

«No.»

«No?» E il suo sguardo era particolarmente insistente, tanto che il moro non riuscì a reggerlo per molto.

«Forse» confessò alla fine. Liam sorrise soddisfatto.

«Solo una domanda. Quando è avvenuto questo cambiamento?» chiese Harry.

«Quale cambiamento?» Zayn fece finta di non capire a cosa stesse alludendo.

«Tu e Serena non vi odiavate a morte? E adesso vuoi andare a trovarla in Svizzera dopo due anni che non vi vedete? Almeno sei sicuro che lei voglia rivederti?» In effetti non ci aveva pensato.

«Io… non lo so, okay? Non so più niente. So solo che da quando è andata via non faccio altro che pensare a lei ogni singolo giorno.»

«Perché non ci hai mai detto niente?» domandò Niall. Zayn fece spallucce.

«Sai, ho sempre pensato che litigare con lei fosse solo una scusa per averla sempre intorno. E il fatto di andare con tante ragazze fosse una scusa per farti notare da lei.» Tutti si girarono a fissare Liam, scoppiando a ridere. Era una cosa assurda.

«Hai sempre pensato bene» ammise, invece, il moro facendo zittire tutti all’improvviso.

«Quindi hai una cotta per lei? Da quanto?» Louis era quasi sconvolto, ma per Zayn era giunto il momento di essere completamente sincero.

«In realtà? Da sempre, credo. Già mi piaceva alle elementari, ma tutti la prendevano in giro perché era un po’ cicciottella e io non volevo essere preso in giro dagli altri, quindi la prendevo in giro anche io. Anzi io ero il primo. Poi quando siamo andati alle medie giuro che quasi non l’ho riconosciuta il primo giorno. In una sola estate aveva perso tutti i chili di troppo ed era diventata magra. Però continuavano a prenderla in giro perché era piatta.»

«Piatta!?» lo interruppe Harry e Zayn annuì.
«Non riesco a immaginarmi una Serena McFinn piatta» e dalle facce degli amici dedusse che neanche loro riuscivano a immaginarsela.

«Invece è così. A me piaceva lo stesso, ma di nuovo non volevo essere preso in giro, quindi la prendevo in giro anche io. Poi l’estate prima del liceo, non ho idea di cosa sia successo, ma quando l’ho vista il primo giorno stavo per avere un colpo. Era semplicemente uno schianto.»

«Oh, lo sappiamo, c’eravamo anche noi il primo giorno» commentò a bassa voce Louis, ammiccando, ma il moro proseguì senza dargli troppo peso, gli riservò solamente un’occhiataccia gelosa.

«Tutti quelli che l’avevano sempre presa in giro le sbavavano dietro, ma lei ovviamente li detestava. A me piaceva ancora di più, lei però sembrava non ricambiare, anzi mi ignorava. Quindi ho iniziato a darle fastidio per poterla vedere sempre. E andavo con le altre nella speranza che si ingelosisse. Quindi ripeto, ho una cotta per lei da sempre» ma Liam scosse la testa.

«Amico, si parla di cotta quando ti piace la stessa ragazza per un paio di mesi e portartela a letto non è l’unica cosa che ti interessa. Tu sei innamorato di lei.» Zayn scoppiò a ridere. No, non era possibile. Sì okay, pensava a lei, ai suoi occhi, al suo sorriso, ma non era innamorato di lei. Se ne sarebbe accorto altrimenti.

«Non esageriamo adesso.» Gli altri, però, erano seri.

«Ti piaceva già quando non era poi così bella. Non la vedi da due anni e ancora pensi a lei ogni giorno. Ripeto, sei innamorato di lei.» Tutti annuirono e Zayn perse il sorriso, diventando serio. Non l’aveva mai ammesso neanche a se stesso, ma non poteva negare che forse Liam avesse ragione.

«E ora che faccio?» Harry sorrise e gli diede una pacca sulla spalla.

«Ora ce ne andiamo tutti in Svizzera per questa famosa vacanza.»
 



SPAZIO AUTRICE:
Ciao a tutti! Come state?

Come al solito vi ringrazio per le recensioni e le tante visite. Ormai dico sempre la stessa cosa, ma davvero non so più cosa dirvi per ringraziarvi. Siete fantastiche! *_*

Eccoci con il nuovo capitolo. Spero vi piaccia :)

Come avete visto c’è un salto temporale di due anni. Che sarà successo nel frattempo? Vi posso dire che non ci saranno flashback, ma le cose importanti verranno fuori prima o poi :)

E ora il nostro Malik vuole andare in Svizzera. Riuscirà a trovare Serena? O tornerà a casa senza averla trovata?

Su fatemelo sapere, sono curiosa ahahah

Vi ricordo che se volete potete trovarmi anche su Twitter, sono @chiara_martin92
Mi fa sempre molto piacere sapere cosa pensate della storia o anche se avete critiche da fare.

A presto al prossimo aggiornamento
Un bacio :)
Kia

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Capitolo 8
*** Capitolo 7: Cuori spezzati ***



 

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Cuori spezzati  



Alzarono gli occhi su quell’immenso edificio di pietra e lo scrutarono attentamente. Erano passate quasi tre settimane dalla cerimonia dei diplomi e finalmente erano arrivati in Svizzera. Dopo essere atterrati, avevano portato le valige in albergo e avevano iniziato a vagare per la città.

«Sei sicuro che sia questo il posto?» chiese Liam. Zayn controllò di nuovo il foglietto che aveva in mano.

«Questo è l’indirizzo che c’era in segreteria.» Non si sapeva bene come era riuscito a convincere la segretaria ad avere l’indirizzo del collegio. Probabilmente l’aveva stressata così tanto che lei, per esasperazione, aveva ceduto.

«Secondo voi possiamo entrare?» domandò Niall, avvicinandosi al cancello di ferro spalancato.

«Il giardino è pubblico» fece notare Louis, leggendo un cartello. Tutti, allora, lo seguirono all’interno e si guardarono intorno.

«E’ enorme ed è pieno di gente. Non la troveremo mai» commentò Zayn sconsolato, passandosi una mano sulla faccia. Non solo c’erano le studentesse, ma anche le persone comuni che volevano passare quel bel pomeriggio soleggiato al parco. Harry però era molto fiducioso.

«Ma a noi non interessa tutta questa gente. Noi dobbiamo solo trovare lei o una ragazza in divisa che la conosca. Proviamo a chiedere qui intorno» e iniziò a muoversi verso un gruppetto di ragazze sedute sull’erba.

«Scusate, conoscete Serena McFinn?» Quelle scossero la testa.

«Mai sentita.»

«Grazie lo stesso.»
Niall fermò una ragazza che entrava in quel momento.

«Scusa, conosci Serena McFinn?»

«No.»
Louis, invece, si diresse verso una ragazza, seduta su una panchina.

«Scusa, conosci Serena McFinn?» Quella aggrottò le sopracciglia.

«Serena?»

«Bionda, occhi azzurri» spiegò il ragazzo.

«Ah, allora no.»
Liam intercettò due ragazze che stavano parlando poco distante da loro.

«Scusate, conoscete Serena McFinn? Bionda, occhi azzurri.»

«L’inglese?» chiese una delle due.

«Sì, esatto.»

«Solo di vista in realtà.»

«Sai dove possiamo trovarla?»

«Non lo so, non l’ho ancora vista oggi.»

«Ah. Grazie lo stesso.»
Chiesero ancora a un paio di ragazze nelle vicinanze, ma nessuno sembrava sapere chi fosse o dove trovarla.

«Ragazzi, non possiamo continuare così» sbottò Zayn. «Non possiamo andare in giro a chiedere a tutti se la conoscono o se l’hanno vista.»

«Sei a un passo dal rivederla. Non vorrai arrenderti proprio adesso spero!?» disse Harry, mettendogli una mano sulla spalla. Il moro non rispose.

«Facciamo un giro nel giardino, se non la troviamo ce ne andiamo in hotel a riposare e pensiamo a qualcos’altro» propose Liam e tutti accettarono.



 

Dopo più di mezz’ora si ritrovarono vicino a una piccola fontana all’entrata.

«Ma quante ragazze ci sono?» si lamentò Niall, passandosi una mano tra i capelli biondi. Avevano parlato con quasi tutte le ragazze in giardino e nessuna sembrava conoscere Serena.

«Dai andiamo. Sono stanco e ho anche fame. Torniamo domani poi» propose Zayn.

«Forse è me…» provò a dire il biondo, ma venne interrotto.

«Malik?» Lui sbarrò gli occhi. Quella voce l’avrebbe riconosciuta ovunque. Si voltò con una lentezza quasi disumana.

«Serena!» Era ancora più bella di quanto ricordasse. Indossava la divisa come le altre ragazze e aveva i capelli sciolti sulle spalle, mossi leggermente dal vento fresco.

«Che ci fate voi qui?» chiese confusa, Zayn però era come paralizzato. La fissava in silenzio e basta. Harry allora intervenne, nella speranza che il suo amico uscisse da quello strato di trance in cui era entrato.

«Ottima domanda. Abbiamo anche un’ottima risposta pensandoci.» La bionda alzò un sopracciglio, divertita.

«E quale sarebbe?» Il riccio entrò un attimo nel panico. Niall e Liam cercarono allora di aiutarlo.

«La cugina di Niall…»

«La ragazza di Liam…» dissero contemporaneamente, per poi bloccarsi, guardarsi ed entrare nel panico anche loro. Louis prese la palla al balzo.

«La cugina di Niall, che è anche la ragazza di Liam, è venuta a studiare in un collegio svizzero e siamo venuti a trovarla.»

«Dai, che coincidenza! Proprio nello stesso collegio dove ci sono anche io. Magari la conosco, come si chiama?» Anche lui entrò nel panico e si rivolse all’amico.

«Liam, come si chiama?» ma lui non si era ancora ripreso.

«Perché lo chiedi a me?»

«Perché è la tua ragazza.»

«Sì, ma è anche la cugina di Niall» e tutti guardarono il biondo, che arrossì fino alla punta dei capelli. Serena scosse la testa.

«Non c’è nessuna ragazza, cugina, amica o parente che è venuta a studiare qui, dico bene?» Tutti abbassarono lo sguardo a terra e lei capì di avere ragione.
«Allora si può sapere che ci fate qui?» ma nessuno dei ragazzi parlò. «Non ditemi che siete qui per il festival!» Louis si illuminò. Non aveva idea di che cosa stesse parlando, ma almeno avrebbe preso tempo.

«Ebbene sì. Non volevamo dirtelo, ma siamo qui proprio per quel motivo. Per il festival. Sono anni che sogniamo di venirci.» Serena aggrottò le sopracciglia.

«Strano perché questo è il primo anno che lo fanno.» Louis sbiancò ed emise un suono strano, che sarebbe dovuto essere una risata.

«Ora sai perché lo sognavamo soltanto.» La bionda annuì e rise.

«E ditemi, secondo voi chi vincerà?» Quella volta fu Niall a rispondere.

«Be’, sono tutti molto bravi. Sarà dura la selezione.» La ragazza alzò di nuovo un sopracciglio.

«Sono rimasti in due. Domani c’è la finale.»

«Infatti è stata dura» si corresse il biondo, sbiancando. «Domani anche lo sarà sicuramente» disse cercando di sembrare deciso, ma si capiva che era di nuovo entrato nel panico. Harry, allora, si intromise.

«Io non saprei scegliere, sono due ragazzi in gamba.»

«Sono donne» gli fece notare Serena.

«E che ho detto io? Due ragazze in gamba.»

«E hanno settant’anni.» Anche Harry sbiancò e cercò di rimediare balbettando qualcosa.

«Ma loro… sono ragazze dentro… l’età è solo un numero.» La bionda sorrise.

«Hai ragione. Comunque non pensavo che aveste una passione così forte per l’uncinetto. A guardarvi non si direbbe.»

«Uncinetto!?» Liam era perplesso e confuso, come anche i suoi amici del resto.

«E’ il festival dell’uncinetto, no?»

«Giusto. Be’ sai, ci sono tante cose che non sai di noi» ma dalla sua espressione sembrava che potesse vomitare da un momento all’altro. E gli amici non erano da meno. Tutti bianchi come lenzuoli e in evidente difficoltà. Solo Zayn sembrava normale, per quanto possa essere normale fissare una persona per minuti interi senza muovere neanche un muscolo. All’improvviso la bionda scoppiò in una risata particolarmente allegra.

«Okay, no, non ce la faccio. Dovreste vedere le vostre facce! Non esiste nessun festival, ragazzi, vi stavo prendendo in giro» e anche gli altri scoppiarono a ridere, tornando del loro colorito naturale.
«Ora volete dirmi che ci fate qui? Seriamente.» Era giunto il momento di affrontare la questione.

«In realtà noi quattro abbiamo solo accompagnato Zayn» ammise Harry, guardando l’amico sorridendo, così come fecero tutti gli altri.

«Io… Io… Sono venuto per dire ciao!» Okay, era uno scherzo, vero? Sì, la stava prendendo in giro, non c’era altra spiegazione. Eppure lui rimase serio. La bionda perse immediatamente il sorriso.

«Fammi capire, hai fatto questo viaggio per venire a dirmi ciao, dopo due anni che non ci vediamo? Senza contare che è grazie a te se sono finita rinchiusa qui dentro? E ti sembra una cosa normale?» sbottò Serena, alzando la voce. Il moro sapeva che non sarebbe stato facile, ma non si aspettava neanche tutto quel risentimento. Sperava davvero che lei fosse felice di vederlo, ma a quanto pareva si sbagliava e rimase in silenzio, non sapendo cosa dire; mentre gli amici indietreggiavano di qualche passo, abbastanza vicini da poter sentire, ma non troppo da sembrare invadenti.

«Il tuo silenzio è più fastidioso della tua voce, sai Malik? Ora se non ti dispiace ho cose molto più interessanti e piacevoli da fare, tipo farmi scuoiare viva e poi bruciare sul rogo.» Fece per andarsene, ma lui la fermò.

«No, aspetta. Serena, io…» ma non lo fece parlare.

«No, Serena niente. Da quando avevo sei anni non faccio altro che cercare di essere abbastanza per te e tu mi hai ripagata rovinandomi la vita. E ora, quando finalmente ti avevo quasi dimenticato, tu che fai? Rispunti fuori come se niente fosse per chissà quale stupido motivo. E io sono così idiota che ti permetterò di ritornare nella mia vita e quando tutto sembrerà andare per il meglio tu farai di nuovo qualcosa che mi spezzerà il cuore. E sai come lo so? Perché è quello che succede da sempre.»
I suoi occhi divennero terribilmente lucidi.
«E’ successo alle elementari quando improvvisamente hai iniziato a prendermi in giro perché ero grassa. Poi è successo alle medie quando hai iniziato a prendermi in giro perché ero piatta. Poi è successo al liceo quando hai iniziato a fare il puttaniere e a litigare con me ogni singolo giorno. Ed è di nuovo successo quando mi hai fatto rinchiudere qui. E ora sono stanca, Zayn.»
Le lacrime che cercava inutilmente di trattenere le rigarono le guance e continuò con voce rotta.
«Sono veramente stanca di te e di tutte le volte che ho pianto per te. Perciò tornatene da dove sei venuto e lasciami in pace una buona volta. Per favore.»
Lo stava praticamente supplicando. Lo guardò un attimo negli occhi, poi si coprì il viso con le mani e singhiozzando rumorosamente corse via. Gli amici di Zayn avevano assistito impotenti alla scena e non sapevano cosa dire o cosa fare. Erano dispiaciuti per il loro amico, ma anche per la ragazza. Solo Louis si fece avanti, mettendo la mano sulla spalla del moro, ancora intento a fissare il punto in cui Serena era sparita alla sua vista.

«Ehi, mi dispiace amico.»

«Andiamocene» disse solo lui.

«Ci riproviamo domani.»

«No, ha ragione lei. Dovrei semplicemente lasciarla in pace.»

«Era solo un po’ arrabbiata. Le passerà.»

«No, non le passerà» sbottò, scrollandosi di dosso la mano dell’amico e dirigendosi verso l’uscita. Era stata una perdita di tempo. Davvero credeva che lei lo avrebbe perdonato appena l’avesse visto? In effetti sì e si diede dell’idiota da solo per averlo pensato. Si era immaginato così tante volte quell’incontro da quando avevano deciso di intraprendere quel viaggio, ma neanche nell’ipotesi peggiore aveva previsto quello che invece era appena successo.
 



SPAZIO AUTRICE:
Ciao a tutti! Come state?

Come sempre grazie mille per le visite e le recensioni, mi fanno molto piacere :)

Ed eccoci con il nuovo capitolo. Come vi sembra? Vi piace?

Alla fine Zayn l’ha trovata Serena, ma non è andata molto bene. Vi aspettavate la sua reazione?

E Zayn ora che farà? Ci riproverà o tornerà a casa? Sono curiosa di sapere cosa ne pensate :)

Come sempre vi ricordo anche che potete trovarmi su Twitter, sono @chiara_martin92
Al prossimo aggiornamento.
Un bacio :)
Kia

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Capitolo 9
*** Capitolo 8: Prigionieri ***



 

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Prigionieri  



Harry e Niall erano di nuovo davanti all’edificio di pietra del giorno prima. Erano usciti con la scusa di una passeggiata, ma il loro vero intento era parlare con Serena. O almeno ci avrebbero provato. Il giorno prima quando erano tornati in hotel Zayn si era messo subito a letto senza dire una parola e non si era più mosso fino a quella mattina. Loro soffrivano nel vederlo così e volevano aiutarlo in qualche modo. Certo Serena aveva assolutamente ragione e infatti non volevano farle cambiare idea, ma forse avrebbero potuto convincerla almeno ad ascoltare quello che Zayn voleva dirle.

Entrarono nel giardino e come il giorno prima cominciarono a chiedere in giro della ragazza, ma senza risultati perché le poche persone che la conoscevano non l’avevano vista.

«Serena? Sì, sono sua amica.»

«Grazie al cielo. Non sapevamo più a chi chiedere.» Harry tirò un sospiro di sollievo. Era passata quasi un’ora da quando erano arrivati.

«Sai dove possiamo trovarla?» chiese Niall.

«Credo…» cominciò la mora che avevano davanti, ma poi si bloccò squadrandoli con le sopracciglia aggrottate.
«Uno di voi è Zayn, per caso?» domandò.

«No. Siamo suoi amici però» rispose Niall.

«Dobbiamo parlare con lei. E’ importante» aggiunse Harry. La ragazza sospirò.

«Sentite, Serena non vuole parlare con Zayn, quindi credo che non voglia parlare neanche con voi. Mi sembrate dei bravi ragazzi e se siete venuti fin qui dall’Inghilterra ci dev’essere un buon motivo, ma per quanto vorrei, non posso aiutarvi.»

«Per favore. Vogliamo davvero solo parlarle» cercò di convincerla Harry, ma la mora era irremovibile.

«Non so cosa sia successo ieri, ma non credo sia una buona idea. Ho passato tutta la notte con Serena e credetemi quando vi dico che non ha smesso un attimo di piangere. Si è addormentata solo all’alba. Anche se probabilmente mi ucciderà per avervelo detto.»

«Ci dispiace veramente tanto.» Niall era davvero triste. La mora sorrise e continuò.

«Aveva appena cominciato a stare bene. Quando è arrivata qui, mi ricordo che stava sempre in disparte e non parlava con nessuno. C’è voluto tanto tempo perché si fidasse di qualcuno e si aprisse. Credo di essere l’unica amica che ha qui dentro. Rimanevo sveglia per ore con lei. Piangeva quasi tutte le notti.»

«Perché?» chiese curioso Harry. Lei alzò le spalle.

«Non ha mai voluto dirmi niente in realtà. Tutto quello che sono riuscita a capire è che era innamorata di un ragazzo, ma per colpa sua i suoi l’hanno rinchiusa qui. Non so altro.» I due ragazzi si guardarono, sgranando gli occhi.

«Come scusa!? Puoi ripetere?» Harry era quasi sconvolto. Forse avevano sentito male.

«Che cosa?» La mora, invece, era confusa.

«In poche parole hai detto che piangeva per il ragazzo di cui era innamorata perché è per colpa sua che è finita qui, dico bene?» A Niall tremò addirittura la voce per l’emozione.

«Sì.»

«E’ fantastico! Senti, dobbiamo assolutamente parlarle.» Harry era diventato di colpo euforico. Se le cose stavano in quel modo, sarebbe stato tutto molto più semplice.

«Vi ho già detto...» ma il riccio la interruppe.

«Tu non capisci. E’ Zayn quel ragazzo» confessò. La ragazza sgranò gli occhi.

«Zayn!? Il vostro amico che non vuole vedere?»

«Esatto. E il motivo per cui lui è qui adesso è perché è innamorato di lei» spiegò il biondino.

«Dite sul serio?»

«Sì.»

«E Serena deve saperlo.» Harry era davvero deciso. La mora annuì concordando con i due.

«Però non vi ascolterà mai. Come non ascolterà mai me. E anche se ci ascoltasse, non ci crederebbe mai, a meno che… non sia questo Zayn a dirle tutto» propose. Niall rise amaramente.

«Lui non lo farà mai. Non dopo la sfuriata di ieri.»
La mora si morse il labbro pensierosa. Dopo un paio di secondi, sorrise in modo quasi inquietante.

«Se però entrambi dovessero casualmente restare chiusi da qualche parte da soli, dite che riescano a risolvere?» I due ragazzi si guardarono stupiti, per poi sorridere alla ragazza.

«O risolvono o si uccidono a vicenda» rispose Harry.

«Bene, mi è venuta un’idea.» Chissà cosa aveva in mente...



 

Harry e Niall, dopo essersi organizzati con l’amica di Serena, tornarono in hotel e misero al corrente anche Liam e Louis dei loro piani, trovandoli abbastanza d’accordo. Dopo pranzo poi convinsero Zayn a fare una passeggiata per svagarsi un po’ e facendo sembrare tutto casuale, Harry e Niall, seguendo le istruzioni, li condussero al punto d’incontro prestabilito, sbagliando strada una sola volta.
Erano passati più di venti minuti da quando erano arrivati e Niall si stava innervosendo.

«Avremmo dovuto dirgli tutto» sussurrò a Harry, mentre da dietro una siepe tenevano d’occhio la strada. Liam e Louis, nel frattempo, per distrarre Zayn, stavano raccontando nei minimi dettagli il film che avevano visto la sera precedente.

«Non avrebbe accettato e lo sai. Sta calmo» sbuffò Harry. Stava facendo innervosire anche lui.

«Che ti ha scritto?»
«E' la quarta volta che me lo chiedi. Non è cambiato il messaggio nel frattempo.»
«Tu rileggilo e basta.» Harry prese il telefono dalla tasca della felpa alzando gli occhi al cielo.
«Noi stiamo partendo ora. Siamo là tra venti minuti. Ricordatevi di non farvi vedere o addio piano geniale. Contento?»
«Sono passati venti minuti ormai, perché non arrivano?» chiese spazientito il biondo.

«Eccole, sono loro. Andiamo.»
Si allontanarono di qualche passo, unendosi alla conversazione dei loro amici. Il piano era ufficialmente appena cominciato.



 

Serena e la sua amica camminavano a braccetto sul marciapiede. Più che altro era la mora a trascinare la bionda, che sbuffò.

«Julie, spiegami ancora una volta perché sono qui.» L’amica alzò gli occhi al cielo.

«Perché hai bisogno di svagarti. Quindi ora ci prediamo un bel frullato e facciamo una partita a biliardo» disse fermandosi davanti a un locale. Era un piccolo bar in realtà, ma aveva abbastanza successo perché sul retro c’era una sala giochi con biliardo, jukebox e freccette.

«Non so giocare a biliardo e lo sai. Si può sapere che ti prende? Perché ti guardi intorno di continuo?» La mora in effetti continuava a muovere lo sguardo da una parte all’altra della strada.

«No, niente. Dai, andiamo» e riprendendo Serena a braccetto, entrò.



 

«Ragazzi, che ne dite di prenderci qualcosa da bere?» propose Harry, appena le ragazze sparirono all’interno. Louis lo ringraziò con lo sguardo perché non sapeva più che inventarsi sul quel dannato film.

«Buona idea» lo spalleggiò Liam e anche gli altri annuirono. Solo Zayn rimase impassibile.

«Dai, entriamo lì» e tutti seguirono il riccio, entrando anche loro nel locale.



 

«Ciao, bellezze» le salutò il barista. Ormai le conosceva abbastanza bene, visto che andavano lì molto spesso.

«Ciao. Puoi farci due frullati? Noi andiamo in sala giochi» disse Julie, sempre trascinandosi dietro Serena.

«Ma certo» sorrise l’uomo. La mora l’aveva avvisato quella stessa mattina e lui si era dimostrato molto disponibile ad aiutarli, infatti aveva fatto in modo che quel giorno il locale fosse praticamente vuoto.

«Perché gli hai fatto l’occhiolino?» domandò la bionda, dopo essersi allontanate un po’.

«Io non ho fatto niente.»

«Oh sì invece, ti ho vista.»

«Ti dico di no.» Serena la fissò un attimo e poi sospirò.

«Come vuoi tu. Strano che non ci sia nessuno però» esclamò guardandosi intorno stupita, ma Julie cercò di tranquillizzarla.

«Meglio, così possiamo giocare a biliardo senza essere prese in giro» e ridendo entrarono nella sala giochi.



 

«Salve, può farci cinque frullati?» chiese Niall al barista, dopo essere entrati.
«No, per me una birra» lo corresse Zayn. Il biondo guardò Harry in cerca di aiuto.
«No, amico. E' meglio un frullato, fidati» dichiarò allora il riccio, allontanando Zayn dal bancone. Lui cercò di protestare, ma Niall lo zittì confermando al barista i cinque frullati. Quello, complice, sorrise sornione.

«Arrivano subito. Se intanto volete andare nella sala giochi qui dietro.» Tutti si avviarono, tranne Zayn.

«No, ragazzi, non mi va» si lamentò. «Sediamoci qui.» Stava scombussolando tutti i loro piani, accidenti!

«Dai, Zayn, non fare il bambino.» Ovviamente Liam se l’era studiata prima quella frase. Sapeva bene che, in caso di bisogno, l’avrebbe convinto.

«Questo me lo diceva sempre Serena» disse infatti il moro, soprappensiero.

«Okay, vedi di darti una mossa ed entrare lì dentro» lo spintonò Louis facendolo entrare nella saletta.

«Sì, ma state calmi, non c’è bisogno di…» Zayn si bloccò appena riconobbe Serena e anche lei fece lo stesso.

«Che ci fai tu qui?» Il tono della ragazza era molto duro.

«Potrei farti la stessa domanda.» Quello di Zayn non era da meno. Troppo intenti a incenerirsi con lo sguardo, non si accorsero che gli altri stavano uscendo.

«E mentre cercate le risposte, noi togliamo il disturbo» li canzonò Harry ironico, chiudendosi la porta alle spalle.

«Ma cosa…!? Che state facendo?» Zayn tentò di fermare l’amico, ma non fece in tempo. Provò a girare la maniglia, ma avevano già chiuso a chiave da fuori. Maledetti! Anche Serena si avvicinò e provò ad aprire, ma niente. Allora iniziò a battere un pugno sul legno.

«Ehi, aprite subito questa porta. Non è divertente.»

«Non apriremo finché non avrete risolto.» La voce di Liam arrivò ovattata. La bionda era incredula.

«Bene, allora morirò di fame e mi avrete sulla coscienza.» Sentirono Harry sghignazzare.

«Oh, non credo. Nel mobiletto avete da mangiare per almeno un paio di giorni. E anche da bere. Se morirete sarà perché vi siete uccisi a vicenda.»
Serena, furiosa, iniziò a camminare per la stanza passandosi una mano tra i capelli, poi si rivolse a Zayn.

«Dimmi che è uno scherzo. Avanti, dove sono le telecamere? Non posso rimanere chiusa qui con te.» Lui assottigliò gli occhi.

«Guarda che neanche io mi sto divertendo.»

«Certo, scommetto che è stata tua l’idea» ringhiò lei strafottente.

«Allora hai perso la scommessa, peccato!»
Sbuffando, si allontanarono il più possibile l’uno dall’altra. E pensare che avrebbero tanto preferito starsene a letto tutto il giorno, ma gli amici li avevano convinti a uscire per svagarsi. Certo, come no. Quello era più simile a un brutto sogno che a uno svago.




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Ciao a tutti! Come state?

Come sempre grazie mille per le visite e le recensioni. Mi fanno molto piacere :)

Ed ecco il nuovo capitolo. Spero vi piaccia :)

Serena e Zayn sono chiusi insieme nella stanza. Come andrà a finire? Qualche ipotesi? ;)

Se avete voglia potete lasciarmi una recensione per dirmi cosa ne pensate, anche piccola.
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A presto al prossimo aggiornamento.
Un bacio :)
Kia

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Capitolo 10
*** Capitolo 9: Lezione di biliardo ***



 

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Lezione di biliardo  



Serena era seduta su un tavolino messo contro il muro, vicino all’entrata e giocava distrattamente con una ciocca di capelli. Zayn era dall’altra parte della stanza, in piedi, appoggiato al muro, con le mani nelle tasche dei jeans. Gli unici rumori che si sentivano erano attutiti e provenivano dall’esterno. Ovviamente avevano provato a convincere i loro amici ad aprire la porta, ma niente. In un attimo di disperazione avevano anche pensato di uscire dalla finestra, ma era troppo piccola perché riuscissero a passare. E così si erano ritrovati a stare il più lontano possibile, ignorandosi completamente.

«Ti dispiace se metto un po’ di musica? Questo silenzio è davvero assordante» sbuffò Zayn ad un certo punto, ma il tono non era più duro o strafottente come poco prima. Serena sobbalzò sentendo la sua voce, ma si trovò d’accordo con lui. Quel silenzio era davvero pesante da reggere, quasi aveva paura a respirare.

«No, fai pure» e anche il suo tono si era decisamente addolcito. Osservò il moro raggiungere il jukebox e scrutarlo pensieroso. Subito si pentì di aver acconsentito, preoccupata per la canzone che avrebbe scelto. Quasi sicuramente avrebbe optato per la musica tecno, solo per darle fastidio perché sapeva quanto lei la detestasse, e quello l’avrebbe di nuovo fatta innervosire.
Rimase in attesa, ma appena riconobbe le prime note, sorrise emozionata.

I could be staring
At somebody new
But stuck in my head
Is a picture of you


Era la sua canzone preferita da quando Julie l’aveva portata a una festicciola e l’aveva obbligata a cantarla al karaoke. Certo era anche meravigliata, tanto che gli occhi le si illuminarono, dal fatto che il moro avesse scelto proprio quella canzone fra tutte. Proprio la canzone che la faceva pensare a lui, ma ovviamente era solo un caso.

It's been a while
I still carry the flame
I wanna know
Will I see you again?


Persa nei suoi pensieri, non si era accorta che Zayn la stava guardando.

«Che hai?» le chiese lui e lei sobbalzò di nuovo, tornando sul mondo dei vivi.

«Come?» domandò senza capire.

«Stai sorridendo» le fece notare.

«Non è vero.» Zayn inarcò un sopracciglio.
«Okay… E’ che amo questa canzone» si giustificò alzando le spalle e tornò a giocare con la ciocca di capelli. Lui si limitò ad annuire, riappoggiandosi al muro, ma dentro di sé quasi urlava dalla felicità. Possibile che anche lei amasse quella canzone?

I could put a little stardust in your eyes
Put a little sunshine in your life
Give me a little hope you'll feel the same
And I wanna know, will I see you again?
Will I see you again?


Si ricordò che la prima volta che l’aveva sentita era in macchina da solo e subito le era apparsa in testa l’immagine della bionda. Tutto il resto era sparito completamente per quei pochi minuti, tanto che si era dimenticato di un appuntamento con una ragazza che i suoi amici avevano organizzato per lui. E ora scopriva che anche Serena la amava, ma ovviamente era solo un caso, non aveva nulla a che fare con lui.

But even then in everything I do
Is a little bit of me
And a little bit of you

When will I see you again?
When will I see you again?
When will I see you again?


Rimasero in silenzio fino a che le ultime note non risuonarono nella stanza, senza neanche lontanamente immaginare che stavano pensando uno all’altra.



 

«Hai fame?» chiese Zayn all’improvviso. In sottofondo avevano lasciato la musica, ma si stava terribilmente annoiando e visto che dovevano stare lì per chissà quanto, era meglio trovare qualcosa da fare per passare il tempo.

«Un po’» ammise Serena. Il moro aprì l’unico mobiletto nella stanza, sperando che Harry avesse ragione.

«Vediamo che c’è qui. Puoi scegliere tra biscotti, patatine e frutta secca. Oh, ci sono anche dei popcorn.»

«Vada per i biscotti.» Prese il pacco e glielo lanciò.

«Da bere invece abbiamo acqua, acqua, acqua e acqua» scherzò.

«Credo che sceglierò l’acqua allora» disse la bionda, reggendo il gioco.

«Ottima scelta» ed entrambi risero. Prese una bottiglietta e gliela porse, per poi avvicinarsi al biliardo.

«Tu non mangi?» Lui scosse la testa.

«Non ho fame ora.» Prese le bilie numerate e le sistemò sul tavolo verde.

«Sai giocare?» chiese lei curiosa, addentando un biscotto.

«Non sono un campione, ma me la cavo abbastanza. Vuoi giocare anche tu?» propose lui. Le sarebbe tanto piaciuto, ma era davvero incapace, nonostante frequentasse quel posto da parecchio tempo.

«Grazie, ma sono una frana a biliardo. Non so neanche tenere il bastone in mano» ammise, alludendo all’asta di legno che lui aveva appena preso dal muro. Il moro ridacchiò, forse per la parola bastone.

«Se vuoi ti insegno» sorrise gentile.

«Davvero?» Lui annuì. «Okay» accettò lei, lasciando perdere i biscotti e raggiungendolo.

«Prima di tutto questo non è un bastone. Si chiama stecca.» Sì, stava ridendo proprio per quello prima.
«Tieni» e le porse quella che aveva in mano. Poi iniziò a spiegarle velocemente le regole del biliardo, solo quelle principali ovviamente. La bionda lo ascoltava attentamente, cercando di seguire, ma dopo meno di un minuto già non ci stava capendo più nulla. Per non offenderlo però continuava ad annuire e a seguire i movimenti delle sue mani. Zayn si accorse del suo sguardo perso e confuso e scoppiò a ridere.

«Perché stai ridendo?» chiese lei senza capire. Forse non era il caso di dirle la vera ragione. In fondo era tranquilla e non aveva proprio voglia di litigare con lei.

«Niente» e riprese a parlare, ma quando dopo qualche secondo si girò verso di lei e la trovò intenta a fissare perplessa il tavolo, con la testa leggermente inclinata di lato, pensando a chissà cosa scoppiò di nuovo a ridere.

«Ora perché stai ridendo?»

«Niente, davvero» ma non riusciva a smettere. Era buffa e adorabile allo stesso tempo.

«Ma la smetti!?» Lei iniziò ad innervosirsi, forse pensando che la stesse prendendo in giro.

«Scusa.» Cercò di riprendere fiato.

«No, non ti scuso finché non mi dici perché stai ridendo» piagnucolò.

«Per la tua faccia.»

«Per la mia faccia!?» Era incredula.

«Sì, è buffa» confessò il moro, ridendo di nuovo.

«Potrei ritenermi offesa.» Nonostante non volesse, il suo tono era comunque divertito.

«Ma è buffa in modo adorabile.»
Che cosa!? Non aveva senso. Lo guardò come se fosse pazzo, ma lui non se ne accorse, troppo impegnato a ridere. Certo che era bella la sua risata! Era una delle cose che più le piacevano di lui. Era così contagiosa che subito si unì anche lei. E poi, come poteva offendersi se le aveva appena detto che era adorabile? Certo, dentro di sé era ancora arrabbiata con lui per il giorno prima, ma decise di non pensarci e di lasciare in disparte i rancori, almeno in quel momento.

Continuarono a ridere per un sacco di tempo. Neanche si ricordavano perché lo stavano facendo, forse solo per godersi uno la risata dell’altro, ma non riuscivano a fermarsi. Serena era piegata in due, con una mano si teneva la pancia, con l’altra si reggeva alla stecca; mentre Zayn era appoggiato al biliardo.

«Perché stiamo ridendo?» chiese lui all’improvviso, con le lacrime agli occhi.

«Non lo so.»

«Ottimo!»

«Dai okay, ora basta» sentenziò la bionda, riprendendo fiato. «Facciamo le persone serie» e iniziarono finalmente a calmarsi.
«Dove eravamo rimasti?» domandò lei asciugandosi gli occhi, alludendo alla lezione di biliardo interrotta. Il ragazzo tornò serio quasi di colpo.

«Vieni qui» e prendendola per un braccio la avvicinò a sé, per spiegarle come impugnare la stecca. Erano talmente vicini che si sfioravano con le braccia e questo distraeva non poco la ragazza, ma riuscì comunque a contenersi, fino a quando Zayn non le si mise dietro, per insegnarle a colpire. A quel punto esplose e le sue guance presero fuoco, ma il moro per fortuna non la vide. Sarebbe stato troppo imbarazzante. Lui rimase un attimo fermo, poi si piegò leggermente in avanti, tanto che la bionda sentiva il suo fiato sul collo e le si mozzò il respiro, mentre i brividi prendevano possesso del suo corpo. Poi Zayn fece scivolare lentamente le mani sulle braccia della ragazza fino a raggiungere le sue mani, piegandosi ancora di più verso di lei, tanto che poteva sentire il profumo dei suoi capelli. Sapevano di pesca e quello lo fece sorridere. Aveva sempre immaginato che i suoi capelli profumassero di frutta e in quel momento ne ebbe la conferma. Serena, invece, stava per impazzire. Aveva la pelle d'oca e si sentiva strana. Chiuse gli occhi, cercando di regolarizzare il respiro, ma il ragazzo si accorse di quell’ultimo particolare.

«Tutto bene?» le sussurrò all’orecchio e lei di nuovo sentì il fiato caldo sul collo. Maledetto, lo faceva apposta! Lei deglutì rumorosamente e annuì, con voce tremante.

«Certo.» Poi prese un respiro profondo per cercare di calmarsi.
«Allora, come si colpisce questa benedetta bilia?»

«Il segreto è tenere il polso fermo e dare un colpo secco.»
“Sì, se continui così sono io quella che ci rimane secca.” pensò la bionda, mentre Zayn stringeva di più la presa sulla sua mano, che impugnava l’estremità della stecca.
«Al tre, pronta?» Lei annuì. «Uno…» Ma perché continuava a sussurrarle all’orecchio!? «…Due…» Oh, quando finiva quella tortura!? «…Tre» e il moro mosse il braccio, colpendo la bilia bianca.
«Ecco come si colpisce.» Poi, molto lentamente, si allontanò da lei, rimettendosi al suo fianco e la bionda poté finalmente tirare un sospiro di sollievo.

«Tutto chiaro?» chiese Zayn, senza più sussurrare quella volta. Lei si girò a guardarlo con un sorrisetto furbo. Ora toccava a lei divertirsi un po’.

«Sì. Ora però fammi vedere che sai fare» lo sfidò. Lui sorrise compiaciuto e le prese la stecca di mano. Sarebbe stato un gioco da ragazzi. Calcolò velocemente la traiettoria migliore per mandare in buca la prima bilia e si mise in posizione, pronto a colpire, senza accorgersi che Serena l’aveva seguito. Lei lentamente gli passò dietro, toccandogli una spalla, per poi mettersi vicino a lui con la scusa di imparare meglio. Il moro era stato assalito dai brividi quando aveva sentito la sua mano scivolare sulla maglietta e trovarsi il viso di lei a una spanna dal suo lo mandò in tilt, tanto che sbagliò il colpo. Meno male che era un gioco da ragazzi. La scena si ripeté per altre tre volte, finché Serena si stufò di quel giochetto e ridacchiando lo lasciò fare, senza più importunarlo. A quel punto, infatti, Zayn imbucò un paio di bilie senza difficoltà e la raggiunse. Era stata maledettamente brava, doveva ammetterlo! Certo, non sarebbe finita in quel modo.

«Ora però tocca a te.» Lei si girò a guardarlo con gli occhi sbarrati.

«Che?» Lui ridacchiò.

«Hai capito benissimo. Dai, prova. Mi hai osservato così da vicino per imparare meglio, vediamo se sei una brava allieva» la prese in giro. Lei sorrise furba e gli strappò la stecca dalle mani.

«Vediamo se sei un bravo maestro, piuttosto.»
Il moro si allontanò di qualche passo per lasciarle posto. Non c’era bisogno di darle fastidio. Non era capace a giocare, quindi quasi sicuramente avrebbe sbagliato da sola. Lei studiò un attimo la posizione delle bilie, come le aveva spiegato il moro, e poi si mise in posizione. Non poteva sbagliare, dannazione! Prese un respiro e con un colpo secco colpì la sfera bianca, che ne colpì una gialla, che entrò dritta dritta in buca. Erano entrambi increduli.

«Oh mio Dio! Ce l’ho fatta!» esclamò euforica, saltellando.
”La solita fortuna del principiante!” stava per ribattere lui, ma vedendola così felice, cambiò idea.

«Brava!» si limitò a dire, applaudendo. Serena si girò verso di lui e, senza sapere bene come, si ritrovarono abbracciati. Appena se ne accorse però, si staccò imbarazzata.

«Scusa» sussurrò, abbassando lo sguardo per nascondere il rossore che sicuramente aveva preso possesso delle sue guance. Zayn, invece, preferì voltarsi dandole le spalle, ma per lo stesso identico motivo.

«No, scusa tu» mormorò appena. In tutto quel tempo, non si erano neanche accorti che la musica si era fermata, forse troppo impegnati ad ascoltare i battiti accelerati dei loro cuori.

 



SPAZIO AUTRICE:
Ciao a tutti! Come state?

Eccoci con un nuovo capitolo. Personalmente è uno di quelli che mi piacciono di più. Voi che ne pensate? Vi è piaciuto?

La scena del biliardo non è stata semplice, ma penso che sia venuta abbastanza bene dopotutto, che dite?

Come sempre se volete scrivermi potete farlo con una piccola recensione o anche su Twitter. Vi ricordo che sono @chiara_martin92
Poi volevo ringraziarvi per le visite e le recensioni :) E un grazie anche a chi ha messo la storia in una delle categorie fhsgfjah *_*

Siete meravigliose! :D

A presto con il prossimo aggiornamento.
Un bacio :)
Kia

 

P.S.: La canzone citata nel capitolo è Stardust di Mika :)

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Capitolo 11
*** Capitolo 10: Odi Et Amo ***



 

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Odi Et Amo  



Serena era tornata a sedersi sul tavolino e mangiava i biscotti, mentre Zayn giocava a freccette. Erano passate già un paio d’ore e ancora gli amici di Zayn non avevano aperto.

«Secondo te fanno sul serio?» chiese lei sospirando, rigirandosi un biscotto tra le mani. Il moro si fermò con la freccia a mezz’aria e la guardò.
«Credi davvero che ci lasceranno chiusi qui dentro finché non risolveremo le cose?» aggiunse Serena, ricambiando lo sguardo. Lui annuì, lanciando la freccetta.

«Ho paura di sì.»

«Grandioso» ribatté ironica. Zayn lanciò l’ultima freccetta, ma anziché andare a recuperarle per l'ennesima volta, lasciò perdere tutto e si avvicinò lentamente alla bionda, infilando le mani nelle tasche dei pantaloni. Sembrava nervoso.

«Senti, mi dispiace di averti spezzato il cuore tutte quelle volte. Non è mai stata mia intenzione farti del male.» Lei lo fissò per un tempo che sembrò infinito. Forse voleva essere sicura che fosse sincero.

«Grazie» disse solo. Lui sorrise e continuò.

«E mi dispiace di averti sempre presa in giro a scuola. In realtà lo facevo solo per non essere preso in giro io stesso» ammise, ma poi se ne pentì e mentalmente si preparò ad un’altra sfuriata.

«E’ un ragionamento un po’ contorto, ma posso capirlo» disse, invece, tranquilla la bionda. Lui sbarrò gli occhi, sorpreso.

«Davvero?» Lei annuì.

«Forse se fossi stata al tuo posto avrei fatto lo stesso.» Zayn la guardò perplesso.

«Ti senti bene?» chiese.

«Perché me lo chiedi?» domandò lei di rimando.

«Non mi stai urlando contro» le fece notare. Lei sorrise.

«Voglio solo uscire di qui e se per farlo dobbiamo risolvere le cose, allora è quello che farò. E se ci urliamo contro non risolveremo mai niente.»

«E’ un ragionamento un po’ contorto, ma posso capirlo» la canzonò lui ed entrambi risero. Poi lei tornò seria. Era da quando l’aveva visto al collegio che voleva saperlo e forse finalmente quella volta le avrebbe detto la verità. In fondo erano chiusi lì dentro proprio per quel motivo.

«Perché sei venuto, Zayn? Sono passati due anni dall’ultima volta che ci siamo visti e anche prima non abbiamo mai avuto tutto questo gran rapporto. Ci scannavamo e basta.»

«Non lo so. Forse mi mancava avere qualcuno a cui dare fastidio» scherzò, sperando di sentire ancora la sua risata, ma lei serrò la mascella e abbandonò il tono dolce che di solito la caratterizzava.

«E tu sei venuto fino in Svizzera per avere qualcuno a cui dare fastidio?» Lui rimase un attimo spiazzato perché non si aspettava quella reazione. Lei sospirò, scuotendo la testa.
«Non cambierai mai. E io che ancora ci provo.»

«Okay, dai, stavo scherzando…» tentò lui, ma venne interrotto.

«No, taci, Malik. Non voglio più sentire la tua voce. Tanto prima o poi dovranno pur aprire questa maledetta porta!» esclamò quasi urlando.

«Bentornata, McFinn» mormorò lui sarcastico, prima di tornare alle freccette.



 

Gli amici di Zayn e Julie erano fuori dalla porta intenti a origliare, senza neanche fare caso alle occhiate curiose del barista.

«Ma quanto è coglione!?» sbottò Louis.
«Troppo! In questo momento vorrei solo entrare lì dentro e tirargli un pugno in piena faccia» concordò Harry, stringendo i pugni.

«Quei due non risolveranno mai niente da soli.» Liam sospirò, quasi rassegnato.

«E anche lei. Potrebbe dirgli che è innamorata di lui e farla finita» aggiunse esasperato il riccio. Julie lo guardò torva.

«Sei serio? Se tu fossi innamorato di una persona che non ha fatto altro che prenderti in giro per tutta la vita, confesseresti i tuoi sentimenti?» Harry abbassò lo sguardo.

«Forse no» ammise controvoglia.

«Ecco appunto» ribatté acida la ragazza.

«E allora che facciamo?» chiese Louis, sbuffando.

«Forse non è destino che stiano insieme.» Tutti si girarono a fissare Niall, come se avesse detto che due più due fa sei. Lui arrossì, sentendosi in soggezione e si scusò con lo sguardo.

«Niall, sono innamorati da sempre. Devono solo tirare fuori le palle e dirselo» sbottò Harry, ma di nuovo la mora gli rispose.

«E’ Zayn che è venuto da lei, non viceversa.» Okay, in effetti aveva ragione su quel punto, ma per principio la guardò male. Lei non si fece intimidire e ricambiò lo sguardo. Tra quei due iniziava a non scorrere buon sangue. E dire che si erano conosciuti solo qualche ora prima.
Louis, nel frattempo, prese in mano il telefono.

«Che fai?» gli domandò Liam, anche per evitare che Harry e Julie iniziassero a litigare.

«Gli scrivo un messaggio. Magari si dà una svegliata» rispose.

 

 

Zayn sentì il cellulare suonare e lo tirò fuori dalla tasca tranquillo. Serena invece lo fissò sconvolta e incredula.

«Hai il cellulare e non dici niente?» Il tono di voce era ancora irritato. Il moro fece spallucce.

«Cosa avrei dovuto dire?»

«Possiamo chiamare qualcuno che ci aiuti» rispose ovvia.

«Le uniche persone che conosco qui, sono le stesse che non ci fanno uscire. Se conosci tu qualcuno, oltre alla tua amica complice di quei quattro traditori, tieni -e le porse il telefono- Chiama pure chi vuoi.»
Lei lo ignorò, sbuffando. In effetti, oltre a Julie, non aveva nessuno da chiamare.

«Questo è un incubo» piagnucolò. Nel frattempo Zayn aveva letto il messaggio di Louis e alzando gli occhi al cielo l’aveva cancellato. Ma l’amico, che continuava ad origliare da fuori, non sentendoli parlare, capì cosa aveva fatto il moro e non si diede per vinto. Il telefono infatti suonava a intervalli regolari. Zayn, apparentemente tranquillo, leggeva e cancellava, senza dare troppo peso alla cosa. Dopo un po’ si unì anche Harry a quella specie di giochetto.

«Puoi mettere il silenzioso almeno? Quella suoneria mi snerva» sbottò Serena ad un tratto e lui ubbidì perché in effetti stava innervosendo anche lui. Quando poi ricevette un messaggio identico anche da Niall, non ci vide più.

«Oh, ma che cazzo! La volete finire di rompere?» urlò, rivolto ai suoi amici dall’altra parte dalla porta. Serena spostò lo sguardo dal moro alla porta e poi di nuovo su di lui, incredula.

«Sono i tuoi amici a mandarti messaggi!? Avete fatto un corso o siete proprio nati così?» Lui la guardò male.

«Non sei divertente.» Poi appoggiò il telefono sul tavolo da biliardo, ignorando la vibrazione perenne, cosa che però la bionda non riuscì a fare.

«Se non lo spegni, giuro che te lo spacco.» Lui le lanciò un’occhiata veloce e poi, sbuffando, riprese il cellulare notando che anche Liam si era aggiunto. La ragazza, però, ormai si era incuriosita e si avvicinò a lui. Chissà cosa avevano da dirgli. Sicuramente qualcosa di importante visto tutto quell’accanimento. E allora perché Zayn li ignorava? Sapeva che non sarebbe stato giusto, ma non resistette.
«Fammi vedere.» Con uno scatto si mosse in avanti e gli rubò il telefono, senza che lui neanche se ne accorgesse, non subito almeno.

«No, ferma...» ma ormai era troppo tardi, aveva già letto.

Messaggio ricevuto da: Louis
Dille la verità, idiota! Lei merita di sapere chi sei davvero.

Messaggio ricevuto da: Harry
Se non confessi subito, entro e ti prendo a pugni!

Confusa e in colpa, gli riconsegnò il cellulare.

«Scusa.» Lui lo spense e lo rimise in tasca e senza dire una parola si allontanò da lei.
Cavolo, perché non parlava? Sapeva benissimo che era a conoscenza del contenuto dei messaggi e non parlava. E sapeva benissimo che ora si stava facendo un sacco di castelli mentali, eppure non parlava. Serena attese per minuti interi, assalita da mille dubbi, ma lui ancora non parlava, dannazione! Lei voleva sapere e oltretutto non ne poteva più di stare lì dentro. Per di più il sole era già quasi tramontato, segno che si stava facendo davvero tardi, e non aveva nessuna intenzione di passare lì anche la nottata. Alla fine si decise. Quello sarebbe stato il momento decisivo.

«Che diavolo devi dirmi?» chiese.

«Niente.» Lei sospirò stufa.

«Malik, sono stanca, voglio uscire da qui. Dimmi quello che mi devi dire e facciamola finita. Ti prego.» Lo stava davvero supplicando.

«D’accordo. Sai una cosa? Te lo dirò. Ti dirò tutto quello che ti devo dire, così mi toglierò questo peso che mi opprime da troppo tempo e potrò finalmente voltare pagina. Io sono innamorato di te, Serena.» Lei sgranò gli occhi e smise per un momento di respirare. Non poteva essere vero. Forse aveva capito male.

«Come scusa!?»

«Sì, hai capito bene, sono innamorato di te. Da sempre. Era questo il motivo per cui ti prendevo in giro a scuola. Tu già mi piacevi alle elementari, ma non volevo essere preso in giro dagli altri, per cui facevo come loro. Idem alle medie. E anche al liceo, ma tu ignoravi tutti quelli che ti avevano presa in giro, quindi anche me e così ho iniziato a darti fastidio solo per averti sempre intorno. E ho iniziato a uscire con tutte quelle ragazze solo perché speravo di farti ingelosire. E quando sei andata via, mi sono sentito malissimo e non solo perché era colpa mia. In questi due anni non ho fatto altro che pensare a te ogni singolo giorno. Mi mancavi così tanto.»
Gli occhi della bionda si riempirono di lacrime.
«Mi dispiace davvero di averti ferita più volte e mi dispiace di aver scritto quella lettera. E’ solo che mi sono sentito tradito da te. Tu mi avevi promesso che non avresti detto niente a nessuno, poi i miei amici mi hanno fatto credere che tu avessi spifferato tutto e allora ho spifferato tutto anche io. Solo dopo ho scoperto che in realtà ci avevano semplicemente visti insieme. Che poi pensandoci non era così grave il fatto che ci avessero visti. Comunque ho fatto di tutto per farti tornare. Andavo a parlare con i tuoi genitori quasi tutti i giorni. Forse è anche per questo che si sono trasferiti. E il motivo per cui sono venuto qui è perché volevo rivederti. Volevo rivedere i tuoi occhi azzurri e il tuo sorriso. E sentire la tua risata e la tua voce. Ma tutto quello che sono riuscito a fare è stato ferirti nuovamente.»
Fece una pausa per respirare perché era senza fiato.
«Quello che ti sto chiedendo è di perdonarmi e darmi una seconda possibilità.» La guardò supplichevole, ma lei non disse una parola, forse ancora impegnata ad assimilare tutte le informazioni. Dopo un decina di secondi, che al moro parvero ore, non seppe più resistere.
«Serena, dì qualcosa, ti prego.»

«Non… non so cosa dire, Zayn» balbettò lei, asciugandosi gli occhi con il dorso della mano. Quella volta non avrebbe pianto. Non davanti a lui, almeno.
«Credi davvero che questo possa cambiare le cose? Forse ti aspettavi che dopo questa dichiarazione strappalacrime ti avrei perdonato e ti avrei detto che anche io sono innamorata di te da sempre? Be’, mi dispiace deluderti, ma succede solo nei film» ribatté leggermente acida.

«Ma…»

«Io ti odio, Zayn e non ti voglio vedere mai più» sbottò. Poi si avvicinò alla porta e diede un paio di colpi con il pugno.
«E voi smettetela di origliare e fatemi uscire di qui. Subito!» Il suo tono non ammetteva repliche. Era davvero arrabbiata e infatti gli amici di Zayn socchiusero la porta. La bionda la spalancò con uno scatto e rivolse un’occhiata delusa a Julie.
«Bell’amica!» esclamò solo, per poi uscire come una furia dal locale.

«Serena…» la richiamò la mora, ma senza successo. Nel frattempo il moro li aveva raggiunti. Era un misto di tristezza e rabbia la sua espressione.

«Zayn…» tentò Harry.

«Non dite niente, okay? Con voi faccio i conti un’altra volta.» Julie si sentì in dovere di intervenire per difenderli.

«Non prendertela con loro. E’ stata una mia idea. Mi dispiace che ti abbia detto che ti odia.» Zayn parve non averla neanche sentita.

«Io me ne torno in albergo» e anche lui uscì dal locale, senza degnare nessuno di uno sguardo.
 



SPAZIO AUTRICE:
Ciao a tutti! Come state?

Eccoci con un nuovo capitolo. Come vi sembra? Spero vi piaccia :)

E’ un po’ triste alla fine, vero? Ve lo aspettavate così?

Zayn finalmente si dichiara, ma lei dice di odiarlo, mentre i loro amici pensavano che ricambiasse.

Mmm secondo voi come stanno davvero le cose?

Se volete farmelo sapere in una piccola recensione o su Twitter (sono @chiara_martin92) mi farebbe molto piacere.

Grazie ancora per le visite e le recensioni :) E grazie a chi ha messo la storia in una delle categorie :D
A presto al prossimo aggiornamento
Buon weekend!

Un bacio :)
Kia

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Capitolo 12
*** Capitolo 11: Cambio di programma ***



 

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Cambio di programma  



Quando Julie entrò nella camera che condivideva con Serena, la trovò seduta vicino alla finestra, intenta a guardare fuori con aria assente. Aveva anche una scodella in mano. Sicuramente erano cereali ed era decisamente un brutto segno. Conosceva abbastanza la bionda da sapere che quando mangiava i cereali era perché aveva bisogno di mettere in pausa il cervello per pensare. E se era arrivata a quel punto significava che era sconvolta e a pezzi, più di quanto lasciasse trasparire e si sentì tremendamente in colpa. Forse non era stata un buona idea obbligarla a parlare con Zayn.

«Serena, mi dispiace tanto.»

«Lascia perdere. Non ne voglio parlare. Voglio solo stare sola, per favore.»
Julie la guardò triste. Le dispiaceva vederla in quello stato. Stava quasi per andarsene, ma poi cambiò idea.

«No. Sai una cosa? Non lascio perdere. Per due anni non ho fatto altro che vederti piangere per lo stesso ragazzo. Poi questo ragazzo si presenta qui, ti dice che è innamorato di te e tu che fai? Lo mandi praticamente a quel paese? Io non ti capisco.» La bionda la guardò a malapena.

«Non ho passato due anni a piangere per lui. Ne ho passati quindici. Quindi scusa se ora voglio fargliela pagare.»

«Quindi non lo odi davvero?» chiese la mora confusa.

«Certo che lo odio. Lo odio per tutto quello che mi ha fatto. E lo odio per come mi fa sentire ogni volta che mi guarda.»

«Ma dentro di te sei felice che ti ami, giusto?»

«Sì» confermò sbuffando la bionda.

«Dovresti dirglielo.»

«No. Non gli renderò le cose così facili. Ora tocca a me divertirmi.» Julie scosse la testa. Era così testarda a volte.
«E poi comunque sono ancora arrabbiata con lui.» La mora sospirò.

«Posso dirti che non sono d’accordo?»

«Sì che puoi, ma tanto non mi farà cambiare idea.»
Oh, lo sapeva bene quello, infatti non ci provò neanche. Le toccò solo una spalla, come a farle capire che nonostante tutto ci sarebbe stata per lei e poi se ne andò a dormire, non prima di averle passato una coperta. Sapeva già che Serena avrebbe passato la notte seduta lì, senza chiudere occhio.



 

«Ehi Zayn, siamo tornati» annunciò Louis, entrando nella loro stanza d’albergo, seguito in silenzio dagli altri. Zayn, seduto a terra contro il muro, aprì giusto gli occhi.

«Scusaci» disse Harry a nome di tutti. Il moro sospirò, prima di parlare.

«Non importa. Ho capito perché lo avete fatto.» Non poteva mica incolpare i suoi amici. In fondo avevano solo cercato di aiutarlo. Certo le cose non erano andate proprio come sperava, ma era solo sua la colpa, non loro. Niall scosse la testa, dispiaciuto.

«Sì, ma ora ti odia.» Zayn si alzò e lentamente si diresse verso il suo letto.

«Ci ho pensato. Preferisco che mi odi piuttosto che niente. Almeno ora so che ci tiene in qualche modo, altrimenti non se la sarebbe presa tanto. E comunque ha tutto il diritto di essere arrabbiata.» I suoi amici annuirono e si allontanarono, intuendo che volesse restare solo, tranne Liam.

«Che vuoi fare ora?» chiese seguendolo.

«Dormire» rispose lui, sbadigliando e buttandosi sul letto.

«Intendevo con Serena.» Zayn si girò a guardarlo. Aveva pensato anche a quello mentre aspettava che gli amici tornassero in albergo. Cosa avrebbe potuto fare?

«Niente» rispose, quasi freddo.

«Non hai intenzione di parlarle di nuovo?» domandò l’altro stupito.

«A che scopo? Quello che avevo da dire l’ho detto. No, domani me ne torno a Bradford. Se voi volete rimanere ancora qualche giorno fate pure.» Liam sospirò sconsolato.

«No, torniamo anche noi.» Decise anche per gli altri, tanto sarebbero stati d’accordo, poi lo lasciò solo, pur sapendo che non avrebbe chiuso occhio tutta la notte.



 

Quando Julie si svegliò la mattina dopo, Serena non c’era. Le aveva lasciato un biglietto con scritto che sarebbe andata al parco per schiarirsi le idee, così ne approfittò per andare a correre. Quando tornò dopo circa un’ora, la trovò concentrata a lavare i vetri. 

«Ciao» la salutò. «Che fai?» chiese, anche se la risposta era piuttosto ovvia, solo che voleva sentirlo dire proprio da lei.

«Pulizie.» Eh sì, lo vedeva e pur volendo, non riuscì a trattenersi.
«Che hai da ridere?» sbottò Serena.

«Da quando ti conosco non ti ho mai vista una volta fare le pulizie» rispose, alludendo al fatto che Serena era sempre stata abituata fin da piccola ad avere dei domestici. Il compito di pulire la stanza, infatti, era della mora. Lei, in cambio, le passava i compiti di matematica.

«Ti ricordo che sono arrabbiata. Quindi faccio le pulizie» esclamò, mettendo più vigore nei suoi movimenti.

«Okay» disse Julie continuando a ridacchiare, ma allontanandosi da lei per rispondere al cellulare che stava squillando sul comodino.
«Pronto?… Sì… Okay… E’ per te» disse rivolta alla bionda. Lei si girò stranita. Chi poteva essere? Allungò una mano titubante per prendere il telefono e se lo portò all’orecchio.

«Pronto?»

«Ciao Serena. Sono Louis.»
Sbarrò gli occhi e guardò la sua amica, che però alzò le spalle, per poi scuotere la testa. Il ragazzo continuò.
«So che sei arrabbiata, ma ti prego, non chiudermi il telefono in faccia. Voglio solo dirti una cosa.»
Serena sospirò, leggermente indecisa sul da farsi. Da una parte voleva mandarlo a quel paese, ma dall’altra era curiosa di sapere il motivo della chiamata.

«Va bene, ma fai in fretta.» Dannata curiosità!

«Grazie. Volevo solo dirti che stiamo tornando a Bradford.»
Rimase un attimo spiazzata da quelle parole.

«Davvero?»

«Sì.»
Okay, doveva stare calma. Forse non partivano tutti. Forse uno di loro, un moro a caso proprio, sarebbe rimasto lì un altro paio di giorni.
«L’ha deciso Zayn.»
Ecco, come non detto. Maledizione!
«Siamo in aeroporto ora.»
Cosa!? Già all’aeroporto erano? No, fermi un attimo. Scosse la testa, come a cancellare quei pensieri. Lei era ancora arrabbiata con Zayn e non aveva intenzione di perdonarlo molto presto. E poi forse era tutta una finta quella. Dopotutto il giorno prima li avevano chiusi in una stanza per ore, quindi tutto era possibile. Louis, intanto, riprese a parlare dopo un attimo di silenzio, durante il quale forse sperava che la bionda dicesse qualcosa.
«Senti, non voglio mettermi in mezzo tra voi due. Non dopo ieri. Se sceglierai di perdonare Zayn o no sono affari tuoi. Voglio solo dirti una cosa. Zayn non vuole che te lo dica, ma secondo me dovresti saperlo.»
Lei rimase in attesa, ma tutto quello che sentiva erano rumori strani in sottofondo. Diamine, perché non continuava a parlare? 

«Okay, dimmi» mormorò impaziente.

«Ti ricordi la festa di Sam Baker di due anni fa?»
Non ci poteva credere. Davvero le stava chiedendo se si ricordava quella dannata festa? Sorrise amaramente.

«Come potrei dimenticarla!? E’ stato l’inizio di questo incubo.»

«Be', dopo che te ne sei andata…»
Oh, ma perché faceva tutte quelle pause? Per farle venire l’ansia? Be’, c’era riuscito.
«Zayn ha cercato il tuo stupratore.»
Sbarrò gli occhi.

«Che cosa!?»

«Ha fatto domande in giro, ha cercato tra le foto della festa, si è dato da fare come un matto e…»
Ancora? Oh, voleva proprio farla morire!

«E…?»

«…e l’ha trovato. Dopo mesi di ricerche, l’ha trovato. Adesso è in prigione.»
Le vennero le lacrime agli occhi.

«Siete sicuri che sia davvero lui?»

«Sì, ha confessato. Poi aveva dei precedenti.»

«Non mi stai prendendo in giro, vero?»

«No, Serena, te lo giuro.»
Chiuse gli occhi sospirando e una lacrima le rigò la guancia, ma lei si affrettò ad asciugarla. Rimasero entrambi in silenzio per qualche secondo. Forse Louis voleva darle il tempo di assimilare la notizia.
«”Ultima chiamata per il volo…” Ora devo andare. Volevo solo che lo sapessi. Ciao.»

«No, aspetta» ma il ragazzo aveva già riattaccato. Sconvolta si lasciò cadere sul letto, mentre Julie si avvicinava preoccupata.

«Tutto bene?»

«Non lo so. Io…»
Dire che era confusa era dire poco. Non riusciva a credere che Zayn si fosse dato tanto da fare per cercare quell’uomo. Eppure era così. Chissà perché non gliel’aveva detto prima. Sospirò, mentre la mora le accarezzava la schiena per confortarla. Poi aveva fatto quel viaggio solo per vederla. Dopo due anni, era andato da lei e le aveva detto che l’amava. Quante volte aveva sognato quel momento. E lei invece l’aveva respinto per chissà quale stupido motivo. Si passò una mano tra i capelli.
No, un attimo, non era stupido come motivo. Lei era arrabbiata e ne aveva tutto il diritto. Lui si meritava di essere trattato come l’aveva effettivamente trattato. Però perché allora non voleva che tornasse a casa? Perché sperava con tutto il cuore che cambiasse idea e non salisse sull’aereo? C’era una sola spiegazione. Lei lo sapeva fin troppo bene qual era. L’aveva sempre saputo, solo che non l’aveva mai detto ad alta voce e probabilmente ne era anche spaventata. Però se avesse aspettato ancora, l’avrebbe perso e lei non ne aveva nessuna intenzione. Per una volta avrebbe dovuto mettere da parte il suo stupido orgoglio. All’improvviso si ricordò che erano già all’aeroporto, pronti per tornare a casa. E ormai ne era sicura perché aveva sentito la chiamata di un volo, non la stavano ingannando.

«Sono un’idiota!» dichiarò, facendo sussultare Julie.
«Scusa, ma devo andare all’aeroporto.» Si alzò e dopo aver recuperato giusto il portafoglio, si precipitò alla porta.

«Aspetta» la richiamò l’amica.

«Ho aspettato questo momento per così tanto tempo che ho perso il conto. Non sei nessuno per impedirmi…» ma venne interrotta.

«Volevo dire: aspetta che vengo con te.»
Si sorrisero complici, per poi correre fuori dal collegio. Destinazione: aeroporto di Ginevra.
 


 

SPAZIO AUTRICE:
Ciao a tutti! Come state?
Grazie mille a tutte le persone che hanno messo la storia in una delle categorie e grazie per le visite e le recensioni :)

Eccoci con un nuovo capitolo. Spero vi piaccia :)

Zayn ha deciso di arrendersi, ma Serena non ha intenzione di lasciarlo partire.

Riuscirà ad arrivare in tempo in aeroporto per fermarlo? Voi che dite?

Se avete voglia fatemi sapere cosa ne pensate. Potete trovarmi anche su Twitter, sono @chiara_martin92
Poi vi devo dire anche che ormai siamo alla fine della storia. Mancano un capitolo più l’epilogo :(

A presto al prossimo aggiornamento
Un bacio :)
Kia

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Capitolo 13
*** Capitolo 12: Chiarimenti ***



 

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Chiarimenti  



Serena e Julie arrivarono a Bradford nel tardo pomeriggio. Dopo aver recuperato i bagagli, uscirono dall’aeroporto e presero un taxi dirette in città. Per tutto il tragitto la bionda non fece altro che guardare fuori dal finestrino riconoscendo i luoghi della propria infanzia, ma provando anche una strana sensazione perché tutto intorno a lei la riportava al giorno della sua partenza da Bradford, il giorno in cui la sua vita era cambiata completamente. In quei due anni trascorsi lontano, mai aveva pensato che ci sarebbe tornata e invece eccola lì, pronta a chiudere con il passato per poter finalmente voltare pagina. L’unico modo per riuscirci era chiarire con Zayn, che non vedeva da una settimana. Dopo la telefonata di Louis era corsa immediatamente all’aeroporto accompagnata dall’amica, ma erano arrivate tardi. Così erano tornate al collegio e avevano aspettato la consegna dei diplomi prima di partire. Julie aveva anche rimandato il suo ritorno a casa per poterla accompagnare e non lasciarla da sola e gliene era molto grata. Senza di lei, infatti, non si sarebbe neanche accorta che il taxi aveva accostato di fronte al loro albergo. Dopo aver sistemato le valige ed essersi date una rinfrescata, uscirono dirette a casa di Zayn. In realtà Serena non sapeva se il ragazzo fosse a casa o in vacanza su qualche bella spiaggia o se addirittura non abitasse più lì, ma da qualche parte doveva pur cominciare. Quando si trovò di fronte alla porta di casa Malik, suonò il campanello sentendo un’improvvisa agitazione colpirla. Cosa gli avrebbe detto una volta che se lo fosse trovato davanti? Non ci aveva minimamente pensato. No okay, non era del tutto vero. In realtà aveva preparato una specie di discorso nei giorni precedenti. Se l’era ripetuto nella mente talmente tante volte che sembrava avesse perso ogni senso logico e poi comunque già sapeva che si sarebbe dimenticata tutto una volta che avesse rivisto gli occhi scuri di Zayn. E quegli occhi scuri in effetti li rivide appena la porta si aprì, ma non erano del ragazzo.

«Ciao!» salutò una ragazzina sorridendo. «Cerchi qualcuno?» chiese gentile.

«Sì, sto cercando Zayn. Sono una sua vecchia amica.» Quella la osservò meglio, forse cercando di ricordare se l’avesse mai vista.

«Mia fratello non c’è.» Ovviamente! Sarebbe stato troppo facile altrimenti.

«Sai dove posso trovarlo?»

«E’ uscito con i suoi amici, quindi saranno in qualche locale in centro.» Certo non le era di molto aiuto, considerando che i locali in centro erano almeno una dozzina. Ci avrebbe messo tutta la notte a girarli tutti e con la fortuna che aveva non l’avrebbe trovato.

«Okay, non importa. Grazie lo stesso. Ciao» disse leggermente delusa e abbattuta, per poi raggiungere Julie che la aspettava sul marciapiede, ma la sorella di Zayn la richiamò.

«Serena, aspetta!» Come sapeva il suo nome? Non si era presentata, ne era sicura. La ragazzina intanto le raggiunse.

«Tu sai chi sono?» domandò perplessa Serena. Quella annuì.

«Zayn ha una tua foto sul comodino.» Che cosa!? Quello proprio non se l’aspettava. Aveva davvero una sua foto sul comodino? Sorrise imbarazzata, pensando però che fosse una cosa dolcissima.
«Comunque non ne sono certa, ma mi sembra di averli sentiti parlare del Club S.» Oh si, lo conosceva bene. Ci era stata anche lei un paio di volte.

«Grazie mille!» disse sollevata abbracciandola. Poi afferrò Julie per un braccio trascinandola via, mentre la sorella di Zayn le osservava allontanarsi divertita.



 

Serena fissò l’insegna luminosa del “Club S” per un paio di minuti, prima di attraversare la strada. Aveva il cuore che le batteva forte e le tremavano le mani. Sospirando aprì la porta del locale e lei e Julie vennero investite da un forte odore di alcool e da una musica assordante. Il posto era gremito di persone, non sarebbe stato facile trovarlo. Iniziò controllando al bancone del bar, ma lui non c’era e neanche i suoi amici.

«Vado a vedere se sono ai divanetti laggiù» la informò Julie indicando con la mano un angolo appartato del locale.

«Okay. Io guardo in pista intanto.» La mora annuì e sparì come se fosse stata risucchiata dalla gente, mentre lei si dirigeva dalla parte opposta, che sembrava ancora più affollata. Spintonò parecchie persone e venne spintonata da altrettante per riuscire a passare, ma non vedeva Zayn da nessuna parte. Provò anche a chiedere a qualcuno, ma erano quasi tutti ubriachi. Sconsolata raggiunse Julie che si sbracciava per farsi notare. Neanche lei aveva avuto successo però.

«Magari hanno cambiato idea e sono andati da un’altra parte» ipotizzò la mora. Molto probabilmente aveva ragione. Quello era solo uno dei tanti locali della città e non era neanche uno dei più belli. O forse Zayn aveva trovato una bella ragazza ed erano già andati via. Solo al pensiero le si contorse lo stomaco e scosse la testa quasi disgustata.

«Va bene, andiamocene.» L’amica annuì e si avviò all’uscita, ma la bionda non si mosse, così dovette tornare indietro.

«Che hai? Ti senti bene?» le chiese preoccupata vedendo il suo sguardo perso. Senza rispondere Serena prese a muoversi verso un’uscita laterale che dava su un piccolo cortile, sperando di non essersi solo immaginata due degli amici di Zayn. Più si avvicinava, più aumentava il passo finché non si trovò quasi a correre, con il cuore che sembrava volesse uscirle dal petto. Non sentiva neanche più la musica, attutita dalle sue emozioni. Scrutò trepidante ogni viso che si ritrovò davanti e quando riconobbe quella risata si bloccò sul posto. Eccolo finalmente. Era appoggiato al muro mentre parlava con Harry. Indossava dei jeans scuri e una camicia bianca, lasciata un po’ aperta. Sembrava così spensierato. Rimase a fissarlo finché un ragazzo decisamente ubriaco le finì addosso, rovesciandole sulla maglietta metà del drink che aveva in mano.

«Ehi! Cerca di fare attenzione» sbottò infastidita. Lui la guardò parecchio confuso e continuò per la sua strada.
«Potresti almeno scusarti.»

«Scusa...» Serena scosse la testa, sbuffando.

«Facile dopo che te l’ho detto io.»
Si rigirò verso Zayn e lo trovò a fissarla incredulo. Quasi le mancò l’aria e arrossì vistosamente, sentendo la pelle bruciare sotto quei due occhi scuri, che la scrutavano come se volessero trafiggerla da parte a parte. Si fissarono per minuti interi, tanto che sembrava essersi fermato tutto, ma in realtà a parte Julie e gli amici di Zayn nessuno faceva caso a loro. Il moro ad un tratto si staccò dal muro, facendo qualche passo verso di lei. Era così felice di vederla che non voleva far altro che stringerla tra le sue braccia e non lasciarla più andare via, ma poi si bloccò di colpo. Che stava facendo? E se lei non avesse voluto? Già l’aveva respinto una volta. Serena invece non desiderava altro, ma lui non poteva saperlo. Quando lo vide bloccarsi e mordersi un labbro nervoso, decise di prendere lei l’iniziativa per una volta, senza preoccuparsi di ciò che la gente avrebbe pensato. Dopo aver preso un respiro profondo, camminò fin da lui e lo baciò, mettendo le mani dietro al suo collo. Il moro ricambiò all’istante, stringendola alla vita. Le sensazioni che entrambi provarono furono fortissime. Non riuscivano a pensare a niente, se non al fatto che avevano aspettato quel bacio per così tanto tempo. I loro cuori battevano all’unisono, le loro viscere prima contorte esplosero liberando una scarica di brividi per tutto il corpo, si sentivano come in una spirale dentro alla quale c’erano solo loro, tutto il resto era scomparso e il tempo sembrava essersi fermato. Quando si staccarono vennero investiti dal frastuono della musica e delle voci attorno a loro ed entrambi erano increduli e con gli occhi lucidi.

«Che… che ci fai qui?» chiese Zayn con voce roca.

«Io… Sono venuta per dire ciao!» Il moro ridacchiò, probabilmente ricordando quando era stato lui a dire la stessa cosa.

«Che fai, rubi le battute McFinn?» Lei si unì un attimo alla risata contagiosa del moro, ma poi lo fissò seria. Zayn si accorse che era nervosa e le accarezzò dolcemente una guancia, mentre lei chiudeva gli occhi, beandosi di quel semplice gesto che riuscì a calmarla almeno un pochino. Riaprì gli occhi e sorrise incerta.

«Ti va di fare un giro, Zayn?»

«Certo» acconsentì lui e senza dire altro la seguì fuori dal locale, sotto lo sguardo compiaciuto dei loro amici.



 

Da almeno una decina di minuti, Serena e Zayn camminavano uno accanto all’altra per le strade ormai deserte della città in cui erano cresciuti. Il ragazzo aveva intuito che la bionda volesse chiarire la situazione e aspettava paziente che trovasse le parole giuste per iniziare. Sicuramente non era facile per lei dopo tutto quello che aveva passato e lui non aveva nessuna intenzione di metterle fretta. Avevano tutta la notte davanti.

«Da piccola abitavo lì» esordì Serena all’improvviso con voce roca, indicando con una mano una villetta di mattoni dall’altra parte della strada.

«In un misera casetta a due piani?» la prese in giro Zayn ed entrambi ridacchiarono.

«Sì. Mio padre ha fatto costruire la villa in collina quando avevo tre anni. Sai che non lo sento da due anni?» Lui si girò a guardarla sorpreso e di nuovo sentì quel senso di colpa che credeva essere scomparso.

«Davvero?» Lei annuì, sempre fissando un punto indistinto davanti a sé.

«Da quando sono partita. E neanche mia madre. Non sono mai venuti a trovarmi. Nessuna telefonata, nessun biglietto a Natale, nessun regalo di compleanno, niente di niente. Solo una volta ho ricevuto una lettera da Marine, la mia governate. Mi aveva scritto per dirmi che si erano trasferiti tutti a Londra e avevano messo in vendita la villa, insieme a tutte le mie cose. Mi aveva anche scritto che in casa era quasi vietato fare il mio nome…»

«Addirittura!?» la interruppe Zayn incredulo.

«Già. E hanno fatto togliere tutte le mie foto, chiedendo a Marine di bruciarle. Lei non l’ha fatto e me le ha spedite insieme alla lettera. Avrei tanto voluto avere il coraggio di farlo io. Tante volte Julie mi ha trovata con i fiammiferi in una mano e le foto nell’altra, ma non potevo. Erano pur sempre i miei genitori, anche se non mi volevano più.» Fece una pausa, fermandosi e guardando il ragazzo negli occhi.
«Ti ho odiato Zayn, tanto. Non pensavo neanche di poter odiare così tanto una persona. E non perché avevi scritto quella dannatissima lettera, voglio dire anche per quello, ma soprattutto perché per i miei genitori non esistevo più.» La bionda sorrise amaramente, mentre gli occhi le divennero lucidi.
«E poi all’improvviso ti vedo lì, nel parco, con i tuoi amici che chiedevano in giro di me. Tu non puoi neanche immaginare quanto avevo sognato quel momento. Il momento in cui venivi a salvarmi e a portarmi via. Perché nonostante ti odiassi con tutto il cuore, ti amavo anche con tutto il cuore. E tu sei venuto e mi hai detto che eri innamorato di me, ma ti sei anche comportato da stronzo, come sempre. E io ero confusa perché da una parte ero felice che tu mi amassi, ma dall’altra mi hai fatto ricordare tutto il dolore e le lacrime versate e alla fine ti ho respinto, solo per far provare anche a te tutto quel dolore.» Zayn annuì come a darle ragione.

«E ora sei qui per continuare questa specie di gioco? So di meritarmelo e non ti fermerò… è solo per sapere.» La bionda scosse la testa.

«Perché non me l’hai detto, Zayn? Che l’hai fatto arrestare.» Lui aggrottò le sopracciglia, ma capì quasi subito a chi si riferisse e sospirò.

«Non lo so. Forse non volevo ricordarti quella serata orribile. E poi non pensavo che avrebbe cambiato le cose.»

«E allora perché l’hai fatto? Non era una cosa a cui dovevi pensare tu.»

«Perché speravo che se avessi trovato quell’uomo il senso di colpa che provavo per averti fatta andare via sarebbe sparito.»

«E così è stato?»

«No, per niente» ammise il ragazzo. «Tu però come l’hai scoperto?» chiese poi confuso.

«Ehm… me l’ha detto Louis.» Zayn si fece pensieroso.

«Quando…? La telefonata all’aeroporto, giusto?» La bionda annuì. «Allora è per questo, non per una vendetta… Se io non avessi fatto arrestare quell’uomo, e soprattutto se Louis non te l’avesse detto, tu ora non saresti qui, dico bene?» Serena tentennò un attimo, poi sospirò.

«Sinceramente non lo so. Quello che so è che io ti ho sempre visto come uno stronzo egoista, fin da piccoli, mentre non lo sei affatto. Forse ti atteggi, ma non lo sei. E so anche che quando Louis mi ha detto che stavate partendo mi sono sentita di nuovo morire dentro. Non potevo e non volevo perderti un’altra volta. Sono anche venuta all’aeroporto, ma era troppo tardi. E davvero non so cosa sarebbe successo se le cose fossero andate diversamente, ma adesso sono qui e non voglio pensare a nient’altro.»

«Sai una cosa? Non mi interessa cosa sarebbe successo. Sono felice che tu sia qui, Serena.»

«Ma?»

«Ma niente. Quello che avevo da dirti te l’ho detto ormai. Per me non è cambiato niente in questa settimana, ma ora sta a te decidere.» La guardò con dolcezza, aspettando una risposta. Aveva ragione, lui ormai non aveva più niente da dire. Le aveva confessato i suoi sentimenti e le aveva chiesto una possibilità e ora stava a Serena decidere se perdonarlo o no. Lei iniziò a guardarsi intorno nervosa e pensando a chissà cosa, poi finalmente lo guardò negli occhi mentre qualche lacrima iniziava a solcarle le guance. Zayn iniziò invece a mordersi un labbro e a passarsi la mano tra i capelli, preoccupato per quello che gli avrebbe detto. Era stato sicuramente il minuto più lungo della sua vita.

«Zayn, sei tutto quello che mi rimane, non ho nessun altro al mondo… e ad essere sinceri sei tutto quello che voglio. Non voglio sprecare altro tempo, sono stanca. E non voglio pensare al male che mi hai fatto in passato. Voglio solo essere felice per una volta nella vita e tu mi rendi felice e ti preoccupi per me e sei venuto fino in Svizzera per chiedermi scusa e... anche io sono…» si interruppe e Zayn, decisamente sollevato, ne approfittò per avvicinarsi di più a lei e asciugarle le lacrime, sorridendole rassicurante. Aveva capito cosa volesse dire e sapeva anche che ne era spaventata.

«Anche tu sei…?» la incitò. La bionda sorrise imbarazzata e arrossì vistosamente.
«Ti metto in imbarazzo McFinn?» le chiese poi ridacchiando. Non voleva prenderla in giro, ma semplicemente farla tranquillizzare.

«Ti piacerebbe. Purtroppo per te ancora non è arrivato quel giorno» rispose infatti lei divertita. Aveva funzionato.

«Potrebbe comunque essere il mio giorno fortunato questo, no?»

«Pensavo già lo fosse.»

«Non ancora. Manca una certa frase prima…» Serena rise di gusto, mentre Zayn continuava a guardarla in modo eloquente. Poi sbuffò fintamente scocciata.

«Malik, apri bene le orecchie perché non lo ripeterò una seconda volta. Anche io sono innamorata di te da sempre.» Lui a quel punto alzò un pugno in aria in segno di vittoria, facendo di nuovo ridere la bionda e poi la baciò, affondando la mano nei suoi capelli e lei allacciò le braccia al suo collo.

«Adesso è il mio giorno fortunato!» esclamò Zayn quando si staccarono, poi la strinse tra la sue braccia, mentre lei si aggrappava a lui con tutte le sue forze. Era un abbraccio carico di parole che non sarebbero mai state dette, ma che forse non serviva dire. L’unica cosa che interessava ai due ragazzi in quel momento era che finalmente erano insieme ed erano felici, forse per la prima volta in tutta la loro vita. Il resto, almeno per quella notte, poteva aspettare.
 



SPAZIO AUTRICE:
Ciao a tutti! Come state?
Come sempre grazie per le visite e le recensioni :) Siete fantastiche! E grazie anche a chi ha messo la storia in una delle categorie :D

Ecco il nuovo capitolo. Spero vi piaccia :) Adesso manca solo più l’epilogo e vi dico già che ci sarà un altro salto temporale.

Qualche idea di quello che potrebbe succedere? ;)

Se volete fatemelo sapere con una recensione oppure potete trovarmi su Twitter, sono @chiara_martin92
A presto al prossimo aggiornamento
Un bacio :)
Kia

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Capitolo 14
*** Epilogo ***



 

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Epilogo  



CINQUE ANNI DOPO

 

L’auto blu scura di Zayn viaggiava lentamente in uno dei quartieri residenziali di Londra. Villette a schiera con piscina, giardini ben curati e macchine costose parcheggiate in garage facevano sembrare quelle vie tutte uguali, ma alla fine riuscì a trovare la casa che cercava. Accostò al lato opposto della strada, spense il motore e si girò a guardare la ragazza seduta al suo fianco.

«Sei pronta?» le chiese con tono dolce.

«Forse ho fatto uno sbaglio a venire» confessò lei senza guardarlo, ma continuando a torturarsi le mani, come aveva fatto nell’ultima mezz’ora.

«Andrà tutto bene» cercò di rassicurarla, ma lei sbuffò pesantemente.

«Smettila di dirlo!» sbottò poi irritata. «Non fai che ripeterlo, ma che ne sai tu che andrà tutto bene? Hai una palla di vetro nella tasca dei pantaloni? Hai fatto i tarocchi prima di partire? Non mi sembra.»
Se fosse stato qualcun altro a rispondergli in quel modo si sarebbe sicuramente arrabbiato, e anche parecchio, ma invece ridacchiò.

«Era un po’ che non usavi il sarcasmo per nascondere i tuoi sentimenti, McFinn. Iniziavo a preoccuparmi.» Serena si girò a guardarlo sospirando.

«Scusami. E’ solo che…»

«Hai paura» concluse al suo posto e lei annuì abbassando lo sguardo.
«Ehi, guardami. Non ho nessuna palla di vetro, non ho fatto i tarocchi e non ho davvero idea di come andranno le cose oggi, ma non ti devi preoccupare perché non sei sola.»

«Credi davvero che andrà tutto bene? O lo dici così per dire?»

«Lo credo davvero perché anche se oggi non andrà come speri, tu avrai sempre e comunque una famiglia su cui contare.» Lei annuì e gli sorrise. Aveva ragione. Quando era tornata a Bradford dopo il diploma tutta la famiglia di Zayn l’aveva aiutata tantissimo, soprattutto i suoi genitori. L’avevano ospitata a casa loro sebbene non la conoscessero, l’avevano trattata come una di famiglia, l’avevano consigliata e supportata in tutte le sue scelte, l’avevano ascoltata quando aveva bisogno di parlare, avevano sofferto con lei quando era triste e gioito quando era felice e avevano sempre creduto in lei. Erano stati un punto di riferimento importante in quegli anni e lei sapeva di poter contare su di loro, anche se non erano i suoi veri genitori. Certo all’inizio non era stato facile per lei fidarsi e aprirsi, ma per fortuna Zayn le era rimasto pazientemente vicino giorno dopo giorno e aveva imparato a conoscerla e a capirla, proprio come lei aveva fatto con lui. Ovviamente non era tutto rose e fiori tra loro perché avevano entrambi due caratteri forti e volevano avere sempre l’ultima parola, ma nonostante tutto erano molto uniti e innamorati. Niente e nessuno era mai riuscito a dividerli perché quando erano insieme le loro insicurezze sparivano del tutto. Ed era per quel motivo che ora erano insieme a Londra.

Serena lanciò un’occhiata fugace alla casa e aprì la portiera dell’auto, ma non si mosse. 

«Entri con me?» chiese speranzosa.

«Certo» acconsentì lui e poi la seguì fino alla porta d’ingresso. Dopo aver preso un profondo respiro la ragazza suonò il campanello e rimasero in attesa di un qualsiasi rumore. Quando finalmente sentirono dei passi dietro la porta la bionda trattenne per un attimo il respiro, finché non apparve un uomo di mezza età, alto e stempiato e, riconoscendolo, si rilassò.

«Ciao Pierre» lo salutò sorridente. «Ti ricord…»

«Signorina Serena! E’ un piacere rivederla.» L’uomo le strinse la mano così forte da staccargliela quasi e poi l’accolse in un breve abbraccio. Pierre era il loro maggiordomo/autista da quando Serena era molto piccola. Era stato lui a insegnarle a nuotare e ad andare in bicicletta. Quando si staccò dall’abbraccio, spinse dentro i due ragazzi.

«Entrate, dai. Marine! Marine, vieni a vedere chi c’è!» urlò tutto eccitato. Una donna grassottella uscì di corsa dalla cucina e appena vide la bionda quasi non le venne un infarto.

«Oh per l’amor del cielo! Serena!» e poi le piombò addosso piangendo per l’emozione e la stritolò per bene.
«Guarda quanto sei cresciuta e come sei diventata bella!» Anche Serena ormai piangeva. Marine era stata la donna più importante della sua vita, anche più di sua madre. Era l’unica di cui si era sempre fidata e rivederla dopo tutti quegli anni era a dir poco emozionante.

«Come stai Marine?» le domandò asciugandosi gli occhi con la mano.

«Io sto bene, come stai tu piuttosto? Che hai fatto in tutti questi anni? Dove sei stata? Per quanto ti fermi? Cosa…?»

«Ehi, calma. Una domanda per volta.» Le due ridacchiarono.

«Hai ragione. Allora inizio con questa: chi è questo bel giovanotto che hai portato?» chiese Marine riferendosi ovviamente al moro che parlava tranquillo con Pierre.

«Lui è Zayn.» Marine guardò la ragazza con gli occhi sgranati. 

«Quello che ti ha sempre preso in giro e che ti ha fatto andare in Svizzera? Quel Zayn!?» La ragazza scoppiò a ridere, più per il tono sconvolto della donna che per altro.

«Sì, lui. E’ una lunga storia» tagliò corto. Le avrebbe raccontato tutto, ma prima doveva fare quello per cui era andata lì.

«Be’ l’importante è che tu sia felice, tesoro.»

«Lo sono» annuì la bionda. «Mamma e papà?» chiese poi con voce tremula. Aveva paura di incontrarli, non poteva negarlo, soprattutto dopo sette anni che non li vedeva, ma doveva farlo, doveva risolvere le cose con loro, o almeno ci avrebbe provato.

«Sono fuori, ma torneranno a momenti. Intanto accomodatevi.» I due giovani fecero giusto due passi verso il soggiorno che il campanello suonò. Erano sicuramente loro. Il cuore di Serena prese a battere più forte. Ancora pochi secondi e avrebbe rivisto i suoi genitori. Zayn percepì il suo stato d’animo e le prese la mano, mentre guardavano Pierre affrettarsi verso la porta.

«Bentornati signori. Com’è stata la passeggiata?» chiese.

«Come al solito.» La voce di sua madre non era affatto cambiata. Era sempre acuta e pungente come ricordava. Pierre la guardò mentre i suoi genitori continuavano a darle le spalle e lei gli fece un cenno con la testa.

«Signori, ci sono visite» annunciò allora dopo essersi schiarito la voce.

«Ciao mamma. Ciao papà» li salutò Serena quando finalmente la videro. Il padre sbarrò gli occhi e rimase fisso sul posto come pietrificato. La madre invece fece una smorfia e poi si rivolse a Pierre.

«Cosa ci fa qui?» domandò rizzando ancora di più la schiena, già dritta di per sé.

«E’ arrivata mentre eravate fuori…»

«Non ti ho chiesto quando è arrivata, ma cosa è venuta a fare» sbottò alzando di poco la voce. L’uomo boccheggiò un attimo, senza sapere cosa dire. Da una parte perché in effetti non aveva la più pallida idea del perché Serena fosse lì, dall’altra perché non si aspettava quella reazione. Credeva che sarebbe stata felice di rivedere sua figlia dopo tutto quel tempo, ma a quanto pareva si sbagliava. La madre, non ricevendo risposta, si avviò verso le scale che portavano al piano superiore.

«Pierre, questi ospiti non sono graditi in casa nostra. Ti prego di accompagnarli alla porta.»

«Sua figlia la viene a trovare dopo tutti questi anni e lei neanche la guarda in faccia!?» sbraitò allora Zayn, facendo un paio di passi in avanti. Non voleva mancare di rispetto a nessuno, ma Serena non si meritava quel trattamento dai suoi genitori.

Tutti, stupiti, spostavano lo sguardo da lui alla madre, che si era fermata di colpo sentendo quelle parole.

«Marine, portami una tazza di tè» ordinò senza neanche voltarsi e, come se niente fosse, iniziò a salire le scale.

«Sto parlando con lei» sbottò ancora Zayn. «Vuole ignorare me? Okay, faccia pure. Mi cacci anche di casa se proprio vuole, in fondo è lei la padrona, ma non può permettersi…»

«Zayn, no!» sussurrò Serena tappandogli la bocca. «Lascia stare. Ti prego…» lo supplicò. I due si fissarono per qualche secondo, poi lui si arrese sbuffando.

La bionda gli sorrise e poi si voltò a guardare i genitori. Il padre era ancora nella stessa posizione con gli occhi sbarrati, mentre la madre era a metà delle scale e stava osservando la scena con aria disgustata.

«Mi dispiace di avervi disturbato» esordì e già sentiva le lacrime spingere per uscire. Tirò fuori dalla tasca dei pantaloni un foglietto piegato a metà. Se lo rigirò un attimo tra le mani e poi lo appoggiò sul tavolino vicino alla porta d’ingresso.
«Ero solo venuta a invitarvi alla mia laurea la settimana prossima. Speravo ne sareste stati felici, ma mi sbagliavo. Togliamo subito il disturbo. Marine, Pierre, grazie di tutto. Ci vediamo.» Poi si voltò e aprì la porta seguita da Zayn. Era stato un vero disastro e tutto quello che voleva fare era sedersi in macchina e lasciare andare le lacrime che ormai le annebbiavano la vista, ma una voce profonda la fece fermare.

«Serena Elisabeth McFinn!» Era la prima volta in tutta la sua vita che il padre la chiamava con il suo nome completo, perciò non sapeva che cosa aspettarsi, anche se sicuramente peggio di così non poteva andare, pensò. Quando si girò vide il padre camminare verso di lei tutto serio.

«John, che stai facendo?» chiese la madre con una nota di panico nella voce.

«Quello che avrei dovuto fare anni fa» rispose secco l’uomo. 

Serena socchiuse leggermente gli occhi, seriamente preoccupata. In cuor suo si aspettava uno schiaffo o qualcosa del genere e invece fu avvolta da due braccia possenti. Aprì di scatto gli occhi, sorpresa di quel gesto da parte del padre. Non era mai stato un uomo molto affettuoso, neanche quando era piccola. Ma la cosa che più la colpì fu sentirlo singhiozzare.

«Oh, bambina mia, mi sei mancata tantissimo.» A quel punto non riuscì più a trattenersi e scoppiò a piangere, ricambiando la stretta.

«Papà…»

Quando si staccarono dopo parecchi minuti, Serena guardò automaticamente verso le scale, ma la madre non c’era più. Il padre si accorse di quel gesto e le accarezzò una guancia.

«Lascia perdere tua madre. Andiamo a fare un giro, mi devi raccontare un sacco di cose.» La ragazza annuì e poi uscirono insieme a Zayn. Passarono tutto il pomeriggio seduti su una panchina del parco. Serena gli raccontò tutto quello che aveva fatto in quei sette anni in cui non si erano visti. Gli raccontò di Zayn e della sua famiglia, dello stupratore, del fatto che si era iscritta a legge e che si stava per laureare e tante altre cose. Il padre l’ascoltò attentamente in silenzio. Ogni tanto rise, altre volte si lasciò scappare qualche lacrima, ma mai staccò gli occhi da quelli della figlia, neanche quando fu il momento per i ragazzi di tornare a casa. Aveva il timore di non rivederli per chissà quanto altro tempo, anche se la colpa di quello non poteva che darla a se stesso. Era stato il suo stupido orgoglio ad allontanare la figlia e ora tutto quello che poteva fare era cercare di recuperare il tempo perso, perciò non gli fu difficile accettare l’invito di Serena di assistere alla sua laurea. Era anche un modo per incontrare i genitori di Zayn e ringraziarli di persona.

«Ci vediamo tra una settimana allora» disse Serena abbracciando il padre, una volta che raggiunsero l’auto parcheggiata lungo la strada.

«Non vedo l’ora. Ah, Serena» la richiamò lui, mentre lei apriva la portiera. «Sono fiero di te.» La ragazza fissò il padre a bocca aperta, mentre quelle quattro semplici parole le rimbombavano nella testa.

«G-grazie…» balbettò prima di coprirsi il viso con una mano e salire in fretta in macchina. 

«Zayn, che succede?» chiese il padre preoccupato. «Non capisco…» Lui sorrise.

«Le ha detto che è fiero di lei. Lei non ha idea da quanto tempo sognava questo momento.» Ora era tutto chiaro. Erano lacrime di gioia, non di tristezza, ma ferirono comunque l’uomo.

«Sono stato un pessimo padre.»

«Da adesso ci sarà però. Credo che a Serena non importi altro» lo rassicurò Zayn. L’uomo sospirò.

«Sono felice che abbia un ragazzo come te al suo fianco. Grazie per esserti preso cura di lei.»

«Non smetterò mai di farlo.» L’uomo annuì sorridendo e diede una pacca sulla spalla a Zayn. Poi si avviò verso casa, ma il ragazzo lo richiamò.
«Signor McFinn… mi dispiace per quella lettera. Ho rovinato tutto.»

«Era già tutto rovinato da tempo, non è stata colpa tua. Tu hai rimesso insieme le cose, anche se ci ho messo sette anni per riuscire a capirlo.» Zayn gli sorrise e salì in macchina. Dopo essersi assicurato che Serena stesse bene, accese il motore e partì per tornare a Bradford.
 



SPAZIO AUTRICE:


Ciao a tutti! Come state?

Scusate davvero per l’attesa. Non pensavo che scrivere l’epilogo fosse così difficile lol In realtà già sapevo cosa far succedere, è stata un’impresa il come scriverlo.

Ma alla fine ce l’ho fatta quindi ecco qui :) Spero vi piaccia, anche se sono un po’ triste perché la storia è finita :(

Come vedete però è finita bene. Io amo il lieto fine, quindi come prima storia non potevo farla finire male, ma non sarà sempre così lol

Eh sì, purtroppo non vi libererete di me così facilmente. Ho già altre idee in mente. Magari presto vi troverete un’altra storia, chissà ;)

Ora è il momento dei ringraziamenti, spero di non dimenticare nessuno.

Prima di tutto grazie a Erika e Sara per avermi sempre sostenuta in tutto questo tempo e soprattutto per avermi sopportata durante le mie crisi lol

E di nuovo grazie a loro (e a Rachele) per avermi convinta a pubblicare la storia.

Grazie a tutte le persone che hanno messo la storia nelle preferite, nelle seguite e nelle ricordate *_*

Grazie a tutte le persone che hanno speso un po’ di tempo per recensire (soprattutto Michela) ^_^

Grazie anche a tutti i lettori silenziosi :D

E per finire grazie a tutte quelle pazze che mi hanno messo tra le autrici preferite, siete l’amore 
Per l’ultima volta vi ricordo che potete trovarmi su Twitter se volete, sono @chiara_martin92
Siete davvero tutte meravigliose *_*

Un bacio enorme
Kia

 

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