It's a Kind of Magic!

di 0wen
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I come from London town, I'm just an ordinary girl! ***
Capitolo 2: *** Lazing on a SATURDAY afternoon... ***
Capitolo 3: *** Haha, it's MAGIC! ***
Capitolo 4: *** News of the World ***
Capitolo 5: *** Is this the real life? Is this just fantasy? ***
Capitolo 6: *** Rain Must Fall (unfortunately...) ***
Capitolo 7: *** We'll be good company! ***
Capitolo 8: *** Honey you're sparking something! ***
Capitolo 9: *** Tonight I'm gonna have myself a real good time... ***
Capitolo 10: *** We were up all night singing and giving a chase! ***
Capitolo 11: *** A Day at the STUDIOS... ***
Capitolo 12: *** Now I'm Here... ***
Capitolo 13: *** Funny How Love Is! ***
Capitolo 14: *** Seaside Rendezvous ***



Capitolo 1
*** I come from London town, I'm just an ordinary girl! ***


It's a Kind o  f   Magic!

Capitolo 1 -
« I come from London town, I'm just an ordinary girl »

 



«Becky, svegliati!»
Bofonchio qualcosa di indefinito.
«Vedi di muoverti, oggi c'è il test!»
Apro gli occhi con calma, la luce del sole filtra dalle tende della stanza e mi fa tornare alla realtà. Stavo sognando beatamente.
«Buon dì!»  Gwen è sulla soglia della porta del bagno con lo spazzolino in mano, mi fa un gran sorriso.
«Ehi» Le rispondo io. Sì, la mattina sono di poche parole.
Gwen. La mia migliore amica da sempre, nonchè mia coinquilina. Siamo cresciute insieme...a Londra. Mi manca la mia città, mi sono trasferita a Cambridge per studiare.

«Ti aspetto, a patto che tu ti muova! Hai mezz'ora di tempo per prepararti, io ho finito»
Trovo la forza di alzarmi dal mio amato letto e mi dirigo a piedi nudi verso il bagno. Per poco non faccio uno scivolone.
«Ma cosa cavolo hai combinato qui, Gwen?»
«Scusa! Ho fatto la doccia, l'acqua dev'essere uscita...»
Sbuffo, prendo uno straccio e asciugo il pavimento. Devo sbrigarmi, oggi c'è quel dannato test di biologia. Mi lavo il viso e mi infilo al volo la divisa: gonna e giacca bluette con sotto una camicetta azzurra, foulard, collant scure e scarpe. Gwen mi dice che mi ha lasciato sul tavolino del latte ancora caldo e qualche corn flakes, mangio tutto e torno in bagno a lavarmi i denti. Un filo di trucco, lo zaino e sono pronta.
«Possiamo andare» Annuncio.
Mentre camminiamo a passo svelto verso l'Università l'ansia si fa sentire.

«Preoccupata, eh?» Mi chiede la mia amica.
«Giusto un po'» Rispondo vaga.
«Hai studiato tutto il mese, vedrai che andrai alla grande!»  La ringrazio e ci scambiamo uno sguardo d'intesa.
Arrivate in sede controlliamo la bacheca all'ingresso: ESAME DI BIOLOGIA; AULA 3, 2° PIANO. Saliamo le scale e prima di entrare in aula cerco di farmi coraggio.
Il prof. Green ci sorride.
«Signorina Mason, signorina Kelly, accomodatevi pure»
Mi tremano le gambe. Gwen, accanto a me, sembra totalmente tranquilla. Giocherella con i suoi capelli biondi ed ha uno sguardo sereno. Beata lei... Nel frattempo arrivano gli altri studenti, il professore ci consegna i fogli del test e i membri della commissione esterna si siedono accanto alla cattedra.
«Avete 30 minuti a partire da...» Il prof. Green guarda il suo orologio da polso «adesso!»
Giro il foglio e tutto si presenta più facile del previsto. In 25 minuti termino il test, sono decisamente soddisfatta. Gwen finisce di rispondere all'ultima domanda proprio quando il professore esclama "Basta così, giù le penne". Faccio un sospiro di sollievo ma non è ancora finita... Ora ci aspetta la parte orale dell'esame. Un membro della commissione esterna, un certo Richards, si alza in piedi ed annuncia l'imminente inizio delle interrogazioni. Sono in ordine alfabetico, io sono Mason...perciò devo aspettare un po'. Quando arriva il mio turno mi alzo e vado verso la lavagna elettronica. Faccio un respiro profondo, sono pronta.
«Salve signorina Mason» Una tizia della commissione mi sorride. «Ci servono i suoi dati personali per compilare l'eventuale attestato conseguito col superamento dell'esame»
Giusto, li hanno chiesti anche a quelli prima di me.
Mi consegnano un foglio ed inizio a compilarlo velocemente. Nome e cognome: Rebecca
Mason. Data di nascita: 20 luglio 1993. Città natale: Londra. Età: 19. Aggiungo la firma e lo riconsegno alla donna. Ora l'esame può avere inizio. I minuti seguenti passano in un attimo. La tensione svanisce e subito mi rilasso. E' andata bene anche a Gwen. Decidiamo di chiedere un permesso e di andare a mangiare qualcosa fuori per festeggiare.

«Ce l'abbiamo fatta davvero!» Gwen mi abbraccia e inizia a saltellare per strada.
«HIGH FIVE!» Esclamo io e lei schiaffa la sua mano sulla mia.

 

 

E' sera, sono alla scrivania e sto scrivendo sul mio diario. Gwen sta leggendo un libro mentre sorseggia una tazza di camomilla. Non vi ho ancora parlato della mia passione per la scrittura...ebbene sì. Adoro scrivere qualsiasi cosa...pensieri, poesie, storie... Mi aiuta a rilassarmi! Ho bisogno soltanto di una penna e di un foglio per star bene, ecco. Questa passione l'ho ereditata da mio padre, era uno scrittore. E' stato capace di trasmettermela e gliene sono grato. Poco prima che la malattia lo portasse via ha scritto alcune poesie meravigliose, le conservo ancora adesso nel mio cuore... Sono passati 4 anni dalla sua morte e mi manca come non mai. Scrivendo mi sento vicina a lui, in qualche modo.
«Becky! Che ne dici di un bel 'Live at Wembley?» Esclama dal nulla Gwen.
«Aggiudicato!» Come posso dire di no?
Chiudo il diario e vado a prendere il dvd, lo inserisco nel lettore e mi siedo sul letto insieme alla mia amica...pronta a godermi per l'ennesima volta questo capolavoro. Non mi stancherò mai di vederlo! I Queen sono la nostra band preferita. Li abbiamo scoperti insieme...quasi per caso, trovando un vecchio vinile anni fa nella mia soffitta. Lo abbiamo ascoltato per curiosità e ce ne siamo innamorate. Il disco, un 33 giri originale del '76, era A Day at the Races.
Guardiamo il dvd completamente rapite dai nostri quattro beniamini. All'improvviso il mio cellulare inizia a squillare. Mi alzo dal letto scocciata e rispondo alla chiamata. E' mia madre.
«Pronto? Rebecca?»
«Ciao mamma» Dico con non molto entusiasmo.
«Come va? Sono tornata ora dal lavoro. L'esame?»
«Tutto bene, pensavo sarebbe stato più difficile ma alla fine si è rivelato tutto il contrario»
«Allora sono impaziente di conoscere i risultati!»
«Già... »  Farfuglio.
«Ti disturbo? Stavi cenando?»
«No, no. Io e Gwen stiamo guardando il Live at Wembley»
«Ancora? Non vi stufate?»
«No, mamma. Mai!» Ridacchio.
«Dai, ti lascio. Salutami Gwen. Ti voglio bene!»
«Ti voglio bene anch'io, ciao mamma»
Prendo posizione sul mio letto e torno a guardare il dvd.
«Saluti da mia mamma» Esclamo.
«Ah, grazie!» Mi risponde Gwen.
Quando il Live finisce, lo tiro fuori dal lettore e lo ripongo nella custodia.

«Tu non hai fame?» Mi chiede la mia amica.
«No... perché?» Rispondo alzando le spalle.
«Beh... La fettina di carne che abbiamo mangiato prima era proprio minuscola!»
«In effetti. Che ne dici di... gelato?» Dico sorridendo.
«Buona idea! Chi scende a prenderlo?»
«Dai, vado io» Mi offro.
Indosso un paio di shorts, una maglietta, mi infilo le scarpe e scendo. E' tardi, sarà quasi mezzanotte ma la gelateria nella stradina di fronte è ancora aperta. Entro nel piccolo locale e acquisto una vaschetta di gelato al pistacchio e al cioccolato. Tornando verso casa inizio a pensare al dvd visto poco prima. Quei quattro significano davvero tanto per me...e Freddie mi manca da morire. E' strano visto che è morto prima che io nascessi, ma è come se lo conoscessi da sempre.
Quando entro in casa con la vaschetta di gelato, Gwen mi viene incontro con cucchiaini e coppette. Usciamo in balcone a gustarci quella bontà.

«Sai, stavo pensando...» Inizia la biondina. «sarebbe bellissimo avere una macchina del tempo per tornare che so, agli anni 70!»
«Già... A volte credo di essere nata nell'anno sbagliato. Dovevo nascere nel 60, cavolo!» Continuo io.
«Pensa che figo, saremmo potute andare a sentire quei quattro sgallettati dal vivo!»  Esclama Gwen ingurgitando una cucchiaiata di gelato al pistacchio.
«Mmmh, probabilmente saremmo state delle loro groupie!» Dico ridendo.
«Eh, magari...» Gwen alza gli occhi al cielo.
Finito il gelato mettiamo le coppette nel lavabo, le laveremo domattina. Ora la stanchezza si fa sentire sul serio.

«Notte Becky!»
«Notte Gwen..» Dico io prima di buttarmi sul letto e di entrare nel mondo dei sogni.

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Macciaaao a tutti! Eccomi qui a scrivere dei miei amati Queen *lacrimuccia*.
Ho iniziato questa FF all'inizio di agosto e devo dire che mi sta prendendo parecchio, spero vi piaccia e mi auguro di non annoiarvi troppo. L'idea di questa storia è nata da un sogno che ho fatto, sono un po' balorda lo so! Aspetto tante recensioni! Mi aiutano a migliorare... perciò scrivete u___u

Disclaimer: i Queen non mi appartengono in nessun modo. Rebecca Mason e Gwen Kelly sono personaggi nati dalla mia contorta fantasia. Non voglio infrangere il copyright di nessuno... ergo, pace e amore! :D
Dediche: Volevo dedicare questa fan fiction agli utenti del forum dei Queen a cui sono iscritta. Siete dei tesori! In particolare ringrazio Vale, Kate, la Zia e tutte le altre lettrici <3
Note: Ho messo il rating giallo... sarà 'na cosa scialla, don't worry! Ho scelto fra le numerose opzioni anche 'song-fic', diciamo che non è propriamente così... o meglio. Userò i titoli delle canzoni solamente come titoli dei capitoli. Mh... che altro? Basta così mi pare. Buona lettura! Ciao ciao *saluta con la manina*.



 

 

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Capitolo 2
*** Lazing on a SATURDAY afternoon... ***


Capitolo 2 - « Lazing on a Saturday afternoon »

 

 

«Ferma, ferma! Guarda che carino quell'abito!» Gwen ha gli occhi che brillano.
Siamo al mercato, è sabato e non ci sono lezioni. La mia amica ha appena visto un abito azzurro e bianco e se ne è innamorata.

«
Voglio provarlo!» Ha un sorriso a 32 denti.
«Venga pure qui, signorina. Ecco il camerino» Il tizio della bancarella recupera il vestito dalla stampella e indica il camerino a Gwen. Lei dopo una manciata di minuti esce e comincia a fare piroette. «Come mi sta?» Dice continuando a girare su se stessa.
In effetti le sta d'incanto.
«Ti sta da Dio!» Esclamo io convinta.
«Bene, lo prendo» Gwen rientra nel camerino per cambiarsi ed esce con il vestito in mano.
«Quanto viene?» Domanda al venditore.
«
Sono... 17 sterline»
La mia amica paga e torniamo verso casa per dedicarci un po' allo studio.
«Io devo fare una ricerca di storia, penso che andrò in biblioteca» Dico annoiata. «A più tardi!» Prendo lo zaino e mi chiudo la porta alle spalle.
Non ho dimenticato l'iPod fortunatamente, metto le cuffie e mi abbandono alla voce di Freddie, alla chitarra di Brian, alla batteria di Roger e al basso di John. Due fermate di metropolitana e arrivo alla biblioteca.

«Salve» Mi rivolgo al responsabile. Mi risponde con un sorriso e un cenno del capo.
Ogni volta che entro qui dentro mi sento spaesata... è così grande e ci sono milioni di libri. Trovo una scrivania libera e mi ci fiondo, tiro fuori dallo zaino un bloc notes e una penna e mi metto subito alla ricerca di qualche libro utile alla ricerca. Sezione 'storia', trovata. Passo il dito su ogni volume... 'La Germania di Hitler', direi di no... 'L'impero romano', neanche questo... 'La Prima Guerra Mondiale', non ci siamo!
Devo fare una ricerca sull'Illuminismo ma sembra non esserci nulla qui... è impossibile. Decido di chiedere aiuto ad un altro responsabile, abbarbicato su una scaletta, impegnato a riporre alcuni libri su uno scaffale.

«Scusi, posso chiederle un'informazione?»
«Mi dica pure, signorina. Cosa cerca?»
«
Mi servirebbero dei volumi sull'Illuminismo, devo fare una ricerca»
«  Venga con me, glieli mostro  »
Scendendo dalla scaletta, l'uomo urta una pila di libri dell'ultimo scaffale facendoli cadere a terra. Subito mi piego per raccoglierli.
«Non si preoccupi, faccio io!» Dice lui.
«Ormai ho quasi fatto» Gli sorrido, recuperando gli ultimi libri.
La mia attenzione si concentra sull'ultimo volume che ho raccolto. Sembra vecchio, anzi, vecchissimo. La copertina verde bottiglia sta per staccarsi e la caduta rimediata non gli è stata d'aiuto. Passo la mano sulla superficie impolverata della copertina e irrimediabilmente mi scappa uno starnuto. E' l'unico libro vecchio in mezzo a quei volumi nuovi. Appoggio i libri sulla libreria ma tengo quello dalla copertina verde bottiglia. Il responsabile della biblioteca mi guida verso la sezione 'storia' e mi mostra i volumi sull'Illuminismo che non avevo trovato poco prima.

«La ringrazio molto!»
«Si figuri»
«Scusi, un'ultima cosa... Ho preso questo libro dalla pila che è caduta prima e...»
«Sì, può darlo a me. Lo metterò nella sezione giusta!» Mi dice lui con un cenno della mano.
«No, non si preoccupi. Gli do un'occhiata e poi lo ripongo io»
«Deve essere capitato lì in mezzo per caso...Lasci che lo rimetta a posto» Lo sguardo dell'uomo diventa duro.
«Solo un'occhiata, per curiosità» Dico io con calma.
«Oh, certo. Arrivederla!» L'uomo gira i tacchi e torna a riordinare i libri.
Strano forte quello, eh. Torno alla scrivania, comincio a consultare i libri di storia e scarabocchio su carta qualche mappa concettuale. In un paio d'ore ho finito, ripongo i grossi volumi sugli scaffali e decido di portare a casa quello dalla copertina verde bottiglia.
Appena apro il portone, Gwen mi viene incontro entusiasta.

«Guarda che ho comprato!» Da dietro la schiena tira fuori un poster dei Queen.
«E' bellissimo! Quando l'hai preso?» Domando io.
«Prima sono uscita a fare un po' di spesa, l'ho visto nel negozio di dischi qui all'angolo e non ho resistito...!»
«Attacchiamolo subito, da Butto lo zaino sul divano e recupero delle puntine e il martello.
«Secondo me è storto!» Gwen mi guarda con disappunto mentre sono arrampicata sullo sgabello con l'intento di attaccare il poster.
«Uffa! Sarà la terza volta che lo sposto! Così va bene?» Sbuffo.
«Ok, ora è dritto»
Tiro un sospiro di sollievo e attacco finalmente il poster. Una volta scesa posso ammirarlo.
«Guarda Rog... Aaaah, i suoi capelli! Li adoro!» Esclamo con occhi sognanti «Per non parlare dei suoi occhi...e il suo sorriso!»
Continuo.
«E John? E' tenerissimo!» Replica Gwen.
«Per non parlare di Freddie... E i capelloni di Brian!» Ormai non mi fermo più.
Ceniamo presto e ci mettiamo sul letto a chiacchierare.

«Senti un po'... ma quel cretino di Conor s'è fatto più sentire?» Chiedo dal nulla alla mia amica. Lei scoppia in una risata nervosa.
«No! E' sparito nel nulla»
Conor. Uno scemo patentato, ha trattato Gwen come una bambola e poi l'ha lasciata di punto in bianco.
«Sai che ti dico? Ragazzi così meglio perderli che trovarli» Sono sincera.
«Hai ragione... Mi ha fatto soffrire sul serio» Nella sua voce c'è una punta di amarezza.
«Gwen, ascoltami. Lui non ti meritava! Tu sei una ragazza seria, lui evidentemente no. Lascialo perdere» Le metto una mano sulla spalla.
«Grazie Becky, davvero» Mi abbraccia forte.
Le sorrido.
«Peccato che non ci siano più ragazzi come quei quattro di nostra conoscenza!»
«Hai ragione...! Uno come Brian non mi dispiacerebbe...» Scoppiamo a ridere.
Mh. Parlando di me e i ragazzi... ci sarebbe da ridere. Oramai penso di rimanere sola a vita. Ci ho provato, non fraintendetemi! Ma è sempre (o quasi) andata male. Sono arrivata alla conclusione che la vita da single è la migliore. Gli uomini sono tutti uguali, pffft. L'unico uomo della mia vita è quell'ormai-non-più biondino di Roger, ecco.

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OhOhOh. Eccomi qua. Lo so, vi starete annoiando perché ancora non sono saltati fuori i Queen ma... abbiate fede. Prima o poi appariranno (?).
Lasciatemi qualche recensione...mi fa piacere! Besossss!
Els.

 

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Capitolo 3
*** Haha, it's MAGIC! ***


Capitolo 3 « Haha! It's MAGIC! »

 

Non riesco a dormire, ho un po' di fame. Decido di alzarmi e di mangiare un po' di biscotti. Guardo l'orologio. Le 3.29. Gwen dorme beatamente abbracciata al suo cuscino, mi soffermo per un attimo a guardarla. E' davvero bellissima. I capelli biondi e ondulati le ricadono sulla parte destra del cuscino, le sue ciglia lunghissime le accarezzano quasi gli zigomi. La carnagione chiara e le guance rosate la rendono simile ad una bambola di porcellana. La ricordo ai tempi delle elementari, sempre con le treccine. Era davvero graziosa.

Ecco, succede di nuovo. Spesso, quando la guardo, la mia autostima scende a zero. Non sono invidiosa, assolutamente. Però a volte mi piacerebbe essere perfetta quanto lei. Mi giro e mi specchio. I capelli castani, un po' scompigliati, mi arrivano fin sotto le spalle. Li tocco, sono morbidi e profumano di shampoo all'albicocca, il mio preferito. I miei occhi sono castani, con dei riflessi ambrati... Nulla a che vedere con quelli azzurrissimi di Gwen. I miei in confronto sono cupi.

Vado in bagno e mi sciacquo il viso, poi mi ricordo di colpo del libro dalla copertina verde bottiglia. Lo recupero dal fondo dello zaino, mi siedo sulla poltrona e inizio ad osservarlo con più attenzione. Lo apro e comincio a sfogliarlo. Passo le dita sui fogli ingialliti dal tempo, senza fare attenzione alle parole scritte su di essi. Le pagine sono leggerissime, cerco la data di pubblicazione...niente da fare. Non c'è. Ora mi concentro sulla prima pagina.

La curiosità è il nettare dell'umana esistenza.

Vado avanti. Mi saltano agli occhi alcune parole:

Viaggi lucidi- clessidra – destino – desideri – realtà.

Ma cosa vorranno dire?

E questa sembra proprio una filastrocca...

Se in queste pagine scriverai, il passato presto conoscerai,

il dado è ormai tratto, quel che fatto è fatto.

 

Rido fra me e me. Ma che razza di libro sono andata a trovare?! Per curiosità, vado avanti nella lettura.

Benvenuto/a nel mondo dei viaggi lucidi. La curiosità deve averti portato a questo volume, non resta che augurarti buona fortuna e buon proseguimento di lettura. Presta attenzione alle regole principali, non infrangerle mai.

Mh. Okay. E quindi?

Attenzione:

-Usa queste pagine con coscienza e parsimonia.

-L'inchiostro è un'arma vera e propria, non sottovalutarlo mai.

-Non scordare mai che dal momento in cui ci sei dentro, i viaggi lucidi sono una vera e propria realtà.

-Cerca di non cambiare radicalmente il tuo destino e quello dei tuoi conoscenti.

-I viaggi lucidi si interrompono automaticamente nei momenti in cui stai rischiando qualcosa di grave. Ricorda! Non metterti mai in situazioni difficili, spiacevoli o compromettenti.

-Ormai hai adottato questo volume, tienilo da conto.

-Buon viaggio! E ricorda queste piccole ma importanti regole!

 

Giro ancora le pagine, sono tutte bianche. Basta, è decisamente troppo. Inizio a strappare le pagine iniziali. Corbellerie! Non sanno più che inventarsi. Userò questo coso come bloc notes.


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Saaalve! Innanzitutto volevo scusarmi... E' passato un sacco di tempo dall'ultima volta che ho postato! çwç Purtroppo sono stata incasinatissima con gli esami di riparazione, dopodichè è iniziata scuola. Prometto che aggiornerò con più frequenza :D Questo capitolo è un po' corto, lo so... Ma era necessario farlo così, almeno è secco, immediato. Attendo le vostre recensioni, baciotti!

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Capitolo 4
*** News of the World ***


Capitolo 4 - « News of the World »

 

Io e Gwen stiamo andando a trovare le nostre famiglie. Il viaggio non è proprio cortissimo perciò abbiamo deciso di prendere il treno. Sto pensando allo strano libro verde, anche se non credo a tutto ciò che è scritto devo ammettere che ne sono rimasta affascinata e incuriosita. E se fosse vero? Naaah. Non può essere.

-A cosa pensi?- Mi domanda Gwen togliendosi le cuffie e stoppando momentaneamente la musica sul suo iPod.

-A niente, perché? O meglio... sto pensando che...- Non so se dirlo alla mia amica. Dopotutto quel libro è tutta una farsa, no?.

-Su, parla!- Gwen incrocia le braccia.

Ok. Forse è meglio che gliene parli, tanto neanche lei ci crederà. Le racconto com'è andata, come ho trovato il libro e cosa c'è scritto dentro. Mi guarda con un'espressione indecifrabile.

-Ma è...- Inizia lei.

-Una cazzata- Concludo.

Corruga le sopracciglia. -Sei impazzita, forse?-

-Io? No, perché?- Chiedo io innocentemente.

-E' semplicemente grandioso!-

-Secondo me quelle cose sono tutte bugie- Replico.

-Sì, in teoria. Ma in pratica? Chi te lo dice che sono bugie?-

-Lo dico io e mi basta questo...- Alzo le spalle.

-No, aspetta Becky. Secondo me dovremmo provare-

Aaaarg. Qualcosa mi diceva che Gwen ci avrebbe creduto!

-Non lo so... Io continuo a non crederci!-

-Ripeto: proviamoci. Ti prego! Cosa ci costa?-

-Gwen, io... Insomma! Credi davvero di poter fare dei 'viaggi lucidi'?!- Esclamo.

-Perché no?!- Inizia a ridacchiare nervosamente.

-E dove andresti? Intendo... in quale epoca?- Mi sta facendo girare le scatole.

-Nel 70... Nel 75 o nel 77. Insomma, quel periodo lì!-

-E per quale assurdo motivo tu vorres...- Mi fermo di colpo. 1977. Millenovecentosettantasette. MA CERTO! Quei quattro sgallettati! NOI!

Probabilmente in questo momento assumo un'espressione assurda, lo deduco dalla domanda di Gwen. -Ehi, tutto okay?-

Non le rispondo...almeno per ora. Mi stanno balenando troppe idee malsane in testa. Ma certo! Perché non ci ho pensato prima? Potremmo provare a tornare nel 77 o giù di lì e poi vedere che succede. Insomma, se riuscissimo a fare questo 'viaggio lucido', troveremmo un fottuto modo per conoscere loro.

Gwen mi passa una mano davanti agli occhi. -Rebecca Mason, sei su questo mondo?-

Mi scappa una risata diabolica. -Sì. Ma ancora per poco-.

La mia amica scoppia in una fragorosa risata disturbando tutto il vagone del treno. -Lo sapevo. Vedi? Proviamoci-.

Mi è bastato pochissimo per convincermi... La speranza di poter vedere loro, magari di andare ad un loro concerto, di avere una foto, un autografo... La speranza di vedere Freddie in pienissima forma, giovane e pieno di vita che saltella sul palco, Brian con i suoi capelloni (che ha anche ora) NERI e non grigi, con la sua red, John che si è volatilizzato... Rispetto la sua scelta, assolutamente...Però mi manca terribilmente. E poi... Rog. Biondissimo, senza rughe, magro... Sarebbe fantastico. Io ho un debole per lui... non lo so neanche io il perché. Parlo dell'aspetto fisico, però. Perché sull'aspetto 'musicale', per me sono tutti sullo stesso piano. Sì, ci voglio provare.

 

Passo la giornata con mia madre. Ci voleva proprio questa visita! Londra è sempre bellissima, non cambia mai. Amo la mia città alla follia, anche se è piovosa, caotica... Ci sono abituata. Al momento dei saluti, abbraccio forte mia madre perché se davvero il viaggio nel tempo andrà a buon fine, non la vedrò per un po'... almeno per come è adesso. Probabilmente rivedrò papà... Ecco un'altra cosa che mi spinge a fare questo viaggio.

Io e Gwen ci diamo appuntamento alla stazione. Saliamo sul treno per tornare a Cambridge e ci abbandoniamo a chiacchierate, mattugguardaunpo', sui nostri Queen.

Una volta arrivate optiamo per una cena veloce da McDonald's e dopodichè corriamo a casa perché inizia a piovere.

-Allora, ci proviamo subito?- Gwen muore dalla voglia di scrivere su quel libro verde.

Mi ricordo all'improvviso di un enorme piccolissimo problema. Ho strappato tutte le pagine iniziali... Probabilmente senza quelle il viaggio non può compiersi! Miseriaccia...!

-Ehm... C'è un problemino- Inizio.

-Cosa succede?!- Gwen spalanca gli occhi.

-Ieri sera ho... Beh, sì. Ho strappato le pagine iniziali del libro. Quelle con le regole e le spiegazioni...- Concludo timorosa.

-Cosa hai fatto tu?!- Gwen sta quasi gridando.

-Non so se...-

-Senti. Innanzitutto posso dirti una cosa? Sei proprio scema. Poi... beh, proviamoci lo stesso- La biondina parla velocemente.

-Lo so, sono una scema. Aspetta, forse sono nella spazzatura!- Brillante idea.

Mi sento una barbona a frugare nel sacco nero ma... in questo caso è strettamente necessario. Cerco in mezzo ai piatti sporchi, alle bucce di banana... Ecco dei fogli di carta. Sì! Sono proprio loro! EUREKA!

-Gweeeeeeeeeeeen! Li ho trovati!- Urlo.

-Oh, meno male. Aspetta...ma il libro tu lo hai comprato alla fine?- Mi domanda lei.

Mi lavo le mani. -Ops.

-Ah, brava! Strappi le pagine di un libro che hai preso in prestito!- Gwen inizia a piegarsi in due dal ridere e io la seguo a ruota.

Bene. Abbiamo trovato le pagine del libro... Anche se si leggono veramente poco purtroppo! Proveremo lo stesso... tenteremo la sorte.

Apro il libro e passo la mano sulla pagina vuota, un po' ingiallita.

-Quindi dovrei scriverci quello che vorremmo che succedesse?- Mi gratto la testa.

-Eh, credo proprio di sì- Gwen si siede accanto a me.

Prendo una penna e inizio a scrivere.

Vorremmo tornare agli anni 70 per vivere quella fantastica epoca.

-Dici che potrebbe andare?- Chiedo.

-Secondo me sì. Non c'è bisogno di scrivere altro... Ah! Aspetta, scrivi che vogliamo essere a Londra, però-

-Giusto- Mordicchio la penna, poi aggiungo:

Vorremmo tornare agli anni 70, a Londra, per vivere quella fantastica epoca.

-Ecco fatto. E ora che facciamo?- Chiedo di nuovo.

-Non ne ho idea...Aspettiamo- Propone Gwen.

Aspettiamo un'oretta, poi due...niente di niente. Siamo ancora qui, al 20 maggio 2012.

-Senti, andiamocene a letto... Non succede un bel niente, lo sapevo- Dico io scocciata.

-Già... Non è giusto.Avevi ragione tu... Maledetto libro. Chi ha scritto 'sta roba dovrebbe darsi fuoco- Replica Gwen sbuffando.

Sogni infranti. Un po' me lo aspettavo, ma ci ho voluto credere. Era troppo bello per essere vero. Libro del cavolo. Domattina lo butto nel cassonetto, giuro.

-Notte Becky-

Spengo la abatjour -Notte Gwen-.

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Rieccomi qua. Lasciate stare il titolo del capitolo... per qualcosa c'azzecca ma per altro boh. Ahahah, non avevo ispirazione u.u
Els.

 

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Capitolo 5
*** Is this the real life? Is this just fantasy? ***


Capitolo 5 - « Is this the real life? Is this just fantasy? »
 

Mi giro di continuo nel letto. Sembro un'anguilla. Piano piano apro gli occhi. Dove cavolo sono? Questa è casa mia, a Londra, e...sì. Questa sembra proprio la mia camera. Mi stiracchio e mi accorgo che indosso il pigiama. Ma che... Aspetta! Questa camera è un po' diversa dalla mia. Noto che accanto al mio letto ce n'è un altro e sopra c'è Gwen che dorme beata. Non saremmo mica... Mi alzo, inizio a vagare per la camera. C'è una scrivania in legno chiaro, due finestre contornate da graziose tende verdi, un ampio armadio a due ante, una grossa mensola. Mi avvicino e vedo delle foto incorniciate. Le osservo per bene. Quello è papà! E quelli sono nonna, nonno e mio zio! Sono foto d'epoca! Qui mio padre avrà avuto sì e no 3 anni. Ciò vuol dire... All'improvviso sento delle voci dal piano di sotto. 'Siete pronti? Dai, andiamo!'. E' la voce di un uomo adulto. Subito dopo ecco il portone sbattere. Silenzio...silenzio assoluto. Sul comodino, in mezzo ai due letti, c'è una piccola sveglia. Guardo l'ora: 8.30. Bene, è mattina. Deduco che quella appena sentita era la voce di nonno che si rivolgeva a sua moglie e ai figlioli, ossia mio padre e mio zio. Perfetto, tutto comincia ad essere chiaro. Siamo finite a casa mia, a Londra. Il viaggio è andato a buon fine! I pezzi del puzzle cominciano a combaciare... E' proprio così. Non so esattamente in che anno ci troviamo ma una cosa è sicura: Casa mia, prima di essere appunto mia, era di proprietà dei miei nonni. Mio padre e mio zio sono cresciuti in queste mura. Proprio come me. Mi affaccio fuori dalla camera e mi assicuro che non ci sia più nessuno. Decido di andare a svegliare Gwen.

-Ehi, Gwen...- Dico dolcemente. Lei scatta in piedi.

-Dove siamo? Oh, ma questa è casa tua, a Londra! Che cavolo... Oddio, quindi...- La biondina si copre le labbra con la mano.

-Sì, il viaggio è andato a buon fine!- Concludo entusiasta io.

Gwen inizia a saltellare per tutta la stanza, urla, corre... Ci abbracciamo forte.

-Missione compiuta!- Esclama lei.

Decidiamo di scendere al piano di sotto quando all'improvviso mi ricordo di una cosa.

-Il libro? Dov'è finito il libro?- Dico preoccupata.

-Sarà in camera! Vai a vedere- Seguo il consiglio di Gwen, torno in camera ed inizio a cercarlo. Eccolo! E' vicino alla scrivania. Lo raccolgo e scendo nuovamente di sotto.

-Trovato!- Esclamo. Gwen mi sorride. Le racconto delle voci che ho sentito prima. -Fantastico, direi. Ma... siamo in pigiama. Questa, fino a prova contraria, non è casa tua... O meglio, lo sarà...Ma per ora ci abitano i tuoi nonni, tuo padre e tuo zio. Non abbiamo un soldo... Cosa facciamo?!- Si mette le mani nei capelli.

Vero. Non ci avevo pensato! -Ehm. Non ne ho idea!- Mi lascio cadere sul divano vintage del salone.

Gwen si siede accanto a me. -C'è solo una cosa da fare. Dobbiamo prendere dei vestiti da qui, stessa cosa per i soldi- Dice convinta.

-Aspetta, intendi...vestiti di... mia nonna?! E i soldi dove li troviamo?- Chiedo io.

-Certamente... vestiti di tua nonna! Basta frugare nel suo armadio...e per i soldi, insomma! Avranno un salvadanaio o qualcosa del genere, no?-

Mi copro il viso con le mani. -Siamo fritte. Se prendiamo qualsiasi cosa da questa casa, loro penseranno di essere stati derubati e faranno una denuncia... A quel punto rischieremmo davvero grosso- Replico.

-E' l'unica cosa che si può fare... Correremo il rischio!- Gwen si alza in piedi. -Su, cerchiamo dei vestiti decenti-.

Non posso fare altro che seguirla. Andiamo nella camera dei miei nonni, apriamo l'armadio a muro e iniziamo a cercare. Io trovo un paio di pantaloni neri e una camicia bianca, prendo il primo paio di scarpe che trovo, delle superga beige. Sono un po' piccole ma d'altronde non c'è altro. Gwen scova una gonna color panna e una maglia fiorata...Sì, è andata decisamente meglio a me. Prende un paio di zeppe color rosa antico e le indossa. Sono proprio della sua misura! Dopo aver rubato i vestiti vaghiamo per la casa in cerca di qualche soldo. In cucina c'è un salvadanaio. Lo svuotiamo e prendiamo tutto ciò che c'è all'interno. Che brutta sensazione, mi sento una ladra. Acchiappo una borsa di stoffa e ci infilo dentro i pigiami.

-Ok, ora come usciamo da qui?- Domanda Gwen.

-Nonno ha chiuso dall'esterno la porta di ingresso. Passiamo dalla porta sul retro!- Propongo io.

Come avevo previsto, troviamo la chiave sul bancone della cucina. Usciamo da lì e prima di richiudere la porta, lanciamo all'interno il mazzo di chiavi. Ci ritroviamo in giardino, l'erba è piuttosto alta. Arrivate sulla strada noto immediatamente le auto tipiche degli anni '70. La gente per strada è vestita proprio come quella dei giornali vintage.

-Che bello- Mi lascio sfuggire tutto d'un tratto. Gwen si limita ad annuire. Iniziamo a camminare, ci sentiamo leggermente fuori posto. Il marciapiede è stretto, la gente passeggia mentre tiene in mano le buste della spesa, facciamo fatica a passare e tocca mettersi in fila indiana. La pista ciclabile pullula di ragazzini in bicicletta. Poco più avanti notiamo un'edicola. Passandoci davanti mi soffermo sulla prima pagina del Times.

29 Luglio 1977. Millenovecentosettantasette!

-Gwen?- Dico.

-Sì?-

-Benvenuta nella Londra del 77!-

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Hello folks. Non ho ricevuto recensioni sull'ultimo capitolo ma ho deciso ugualmente di postare :D Ora pian piano arriverà il bello! Spero vi piaccia... Aspetto consigli/critiche, tutto ciò che vi pare! Els.

 

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Capitolo 6
*** Rain Must Fall (unfortunately...) ***


Capitolo 6 - « Rain Must Fall (unfortunately...) »

 

Eccoci. Due diciannovenni catapultate nel 77. Sinceramente? Non pensavo che la situazione potesse presentarsi così critica. Niente casa, niente cibo... E ora dove andiamo a sbattere la testa? I soldi che abbiamo sono pochi, non possiamo affittare una casa. Urge trovare un lavoro. E' quasi sera, le strade di Londra si fanno più caotiche. La gente sta tornando dall'ufficio mentre io e Gwen continuiamo a camminare in cerca di non so quale cosa.

-Dove stiamo andando?- Domanda la mia amica.

-Non ne ho idea, dobbiamo trovare un posto dove stare...almeno per stanotte. Poi domani cercheremo un lavoro e si vedrà-. Rispondo io alzando gli occhi al cielo.

-Potremmo prendere una camera in un motel da due soldi... Ce ne sarà qualcuno, no?-

-Mh. Oppure farci ospitare dalle suore...-

-No. Io dico che è meglio il motel- Gwen incrocia le braccia. -Tanto è solo per una notte!-

-E vada per il motel... per ora possiamo permetterci questo-.

Camminiamo ancora e, come se non bastasse, inizia a scendere una pioggerellina fitta. Grandioso! Odio i temporali estivi. Ovviamente siamo senza ombrello e ci inzuppiamo completamente. Corriamo a perdifiato finchè non ci troviamo davanti un'insegna luminosa: MOTEL.

In quel momento quell'edificio ci sembra un paradiso. Una volta dentro ci avviciniamo alla reception, un uomo calvo e piuttosto grasso ci rivolge la parola. -Signorine? Vi posso essere d'aiuto?-

Parlo io. -Buona sera. Cercavamo una camera per questa notte... -

-Oh, certamente. Ne abbiamo diverse... Con letto matrimoniale?- Chiede l'uomo ammiccando.

Divento rossa per l'imbarazzo, Gwen scoppia in una risatina. -Oh, no...Cioè. Va bene una camera con due letti-.

-Due letti matrimoniali?- Chiede l'uomo strabuzzando gli occhi.

Dio. Possibile che questo non capisca un emerito tubo?! Non siamo puttanelle qualsiasi! Aaaarg.

-No, no!- Rispondo con calma. -Due letti singoli-

-Perfetto. Terzo piano, numero 12. Questa è la chiave. Potete effettuare il pagamento domattina. Buona notte!-

Prendiamo l'ascensore. Terzo piano. Camera n°12. Una volta entrate in stanza ci togliamo le scarpe, i vestiti zuppi e li appoggiamo sulle sedie. Domattina saranno asciutti...si spera. Tiro fuori i pigiami dalla borsa di stoffa e vado in bagno ad asciugarmi un po' i capelli, Gwen fa lo stesso.

-Senti, per quanto riguarda domani...Oltre a cercare il lavoro... - Inizia lei.

-Ho già capito- Inizio a ridacchiare.

Domani inizieremo a guardarci intorno, ci informeremo su quei quattro sgallettati che amiamo tanto.

-Mio Dio. Magari sono in questo motel!- Cinguetta Gwen.

-Naaah. Che dici? Saranno in qualche hotel a 5 stelle!- Le rispondo.

-...O a casa loro- La biondina alza le spalle.

Ci buttiamo sui letti senza neanche aver cenato... Per stasera va così, domattina faremo una colazione abbondante. Insomma, direi che la prima giornata nella Londra del '77 è stata piuttosto faticosa. Siamo anche state scambiate per due puttane! Wow. Questa non me l'aspettavo davvero. Spero che domani andrà meglio... DEVE andar meglio.

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Hola! Noto con dispiacere che nessuno recensice... :( Vabbè, nonostante ciò io continuo imperterrita nella pubblicazione della FF u___u Attendo con ansia qualche recensione, bye.

 

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Capitolo 7
*** We'll be good company! ***


Capitolo 7 - « We'll Be Good Company! »

 

-Ehi leggi qua! Cercano delle cameriere!- Gwen mi mette davanti agli occhi un ritaglio di giornale. -Allora... questo pub del centro città cerca cameriere dai 18 ai 20 anni-.

-Mh, non male.- Commento.

-Dai, andiamoci subito così risolviamo il problema lavoro-.

Io e la mia amica paghiamo la nottata in motel, dopodichè ci incamminiamo verso la fermata di autobus più vicina. Il pub si trova dietro Trafalgar Square. Una volta entrate ci guardiamo intorno. Il posto è carino, non molto grande. L'arredamento è piuttosto ricercato ed elegante. Sulla destra c'è un jukebox e proprio davanti a noi un lungo bancone di legno scuro. Il resto del pub è riempito da tavoli e sedie sparsi un po' ovunque. Mi rivolgo al barista dietro al bancone. -Buon giorno- Dico sorridendo. -Abbiamo letto l'annuncio sul giornale...-

-Salve! Oh, benissimo! Vi chiamo la responsabile, aspettate un attimo-.

Ci voltiamo e vediamo arrivare verso di noi una donna sulla trentina dai capelli rossi e ricci.

-Eccole qui le aspiranti cameriere!- Ci dà la mano e ci invita a sederci ad un tavolo.

-Allora, vorrei parlare un po' con voi...per conoscervi meglio- La donna sorride. -Io sono Roxy-

Gwen si schiarisce la voce. -Io sono Gwen e lei è Rebecca.-

-Avete avuto esperienza come cameriere prima d'ora?-

-Sì, una volta! L'anno scorso!- Gwen mi lancia un'occhiataccia.

-Perfetto. E quanti anni avete?-

-Diciannove- Rispondo io. -Abbiamo entrambe diciannove anni-.

-Capisco. Siete di zona?-

-Certamente, abitiamo proprio nella viuzza qui accanto!- Cerco di sembrare disinvolta mentre invento l'ennesima balla.

-Ah! Beh, per me può bastare. Il pub è aperto dalle 18 alle 3 del mattino. Il turno libero è quello dalle 22 alle 3. Vi va bene, no?-

-Certo!- Esclamo beccandomi un calcio di Gwen da sotto il tavolo. -Va benissimo!-

-Sono molto contenta di aver trovato delle nuove cameriere. L'ultima cosa: mettete due firmette qui- Ci passa un foglio. -E anche qui-.

Mentre firmiamo Gwen continua a schiacchiarmi il piede da sotto il tavolo. La fulmino con lo sguardo.

-Potete venire già da stasera. Vi aspetto alle 21.30. Arrivederci!- La donna ci saluta e torna ai fatti suoi.

Una volta uscite dal locale Gwen allarga le braccia. -Ma sei scema! Sei tutta scema!-

Spalanco gli occhi. -Scusa e perché?!-

-Dalle 22 alle 3! Le 3 del mattino! Non dormiremo un cazzo e saremo stanchissime!- Sbuffa.

-Smettila Gwen. Non è il caso di mettersi a discutere. E' vero, saremo stanche...ma almeno guadagneremo qualcosa e potremo affittarci un appartamento-.

Gwen continua a sbuffare ma io non ci faccio neanche più caso.

Pranziamo con fish&chips e decidiamo di andare un po' all'Hyde Park. Una volta arrivate ci stendiamo sull'erba fresca.

-Dove dormiamo stasera?- Chiede la biondina.

-Al motel! Dove altrimenti? Affitteremo nuovamente una stanza, che ti devo dire...-

-Umpf- Bofonchia lei.

-Dai, allora cagali tu i soldi così magari possiamo comprarci una villa a tre piani!- Dico io sarcastica.

Gwen alza gli occhi al cielo.

Passiamo il pomeriggio al parco e alle 21.30, puntualissime, siamo al pub.

-Eccovi qui! Venite con me- La donna dai capelli rossi ci accompagna nel retro del locale.

-Indossate questi-. Ci porge dei grembiuli verdi.

-Occupatevi di prendere le ordinazioni e di servire ai tavoli. Se serve date una mano in cucina. Mi raccomando, siate cortesi e pazienti!- Detto ciò la donna se ne va.

-Ma cosa mangiamo?- Gwen mi guarda preoccupata. E' vero, non abbiamo ancora cenato.

-Mmmh. Beh, spizzicheremo qualcosa in cucina- Sorrido.

Ci mettiamo subito al lavoro, la gente comincia ad arrivare ed il locale si riempie velocemente. Perdo il conto delle ordinazioni che prendo... Ci sono davvero una marea di persone.

-Per me un hot dog!-. -Per me un hamburger con doppio formaggio!-. -Per me una birra e basta!-. -Per me delle patatine fritte!-. E' la prima sera e già sono stanchissima. Devo farmi coraggio. Guardo Gwen da lontano, sembra molto più disinvolta e tranquilla di me. E meno male che si lamentava! Pffft. Faccio avanti e indietro dai tavoli alla cucina per portare le ordinazioni. Due o tre persone mi chiedono dov'è il bagno, gli rispondo distrattamente 'in fondo a destra'. Inizio a non capirci più un bel niente. Passo accanto a Gwen e le tocco una spalla, le faccio cenno di seguirmi. Lei finisce le ordinazioni e mi raggiunge nel retro del locale. Mi siedo per qualche nanosecondo su una sedia e Gwen fa lo stesso.

-Stanca?- Mi chiede lei.

-Eh, parecchio- Le rispondo passandomi una mano sulla fronte.

-E pensare che oggi non abbiamo neanche cercato quegli sgallettati!-

-E' vero... Domani rimedieremo! E li troveremo!- Esclamo trionfante.

-Già... Sarà meglio tornare di là a prendere le ordinazioni-.

Torniamo al nostro dovere e io continuo a pensare che...'i'm going slightly mad'. Non trovo neanche più i vassoi ora! Gwen sparisce in cucina a portare le ordinazioni, io sono accovacciata dietro il bancone alla ricerca di quei dannati cosi che non si trovano. Non è possibile! Qualcuno si avvicina al bancone. -Ehm, scusi. Sa dirmi dov'è il bagno?-

Olè. L'ennesimo cliente cieco che non è in grado di vedere il cartello con scritto in lettere grandi 'TOILETTE'. Uh, ecco qui i vassoi. Li recupero e mi alzo da quella posizione scomoda. Rispondo distrattamente con un cenno della mano, senza neanche alzare gli occhi -In fondo a destra'. Sbuffo. E' mai possibile che nessuno riesca a trovare 'sto bagno?!

-Ehm, grazie- Risponde il cliente. Io alzo gli occhi, stavolta non distrattamente. Questa volta li spalanco e devo farmi forza per non svenire. Mi tremano le gambe e devo appoggiarmi al bancone per non cadere rovinosamente. Cerco di mantenere la lucidità. -S-s-si figuri- Riesco a sibilare. Oh mio Dio. Quello era Brian. QUELLO ERA BRIAN MAY. Era davanti ai miei occhi e... mi ha anche parlato! I miei scleri mentali vengono interrotti dal cuoco che mi chiama dalla cucina. 'Rebecca! La roba del tavolo 9 è pronta!-

Faccio una fatica immane a raggiungere la cucina. Mi reggo a malapena in piedi.

-Stai bene?- Mi chiede Ben, il cuoco.

-S-sì, sto benissimo- Mento. -Ho solo bisogno di prendere una boccata d'aria-.

Noto che anche Gwen è in cucina e sta lavando una pentola. Dev'essersi accorta che non sto bene, infatti si avvicina e mi chiede cos'ho.

-Una boccata d'aria...ho bisogno di una boccata d'aria- Continuo a ripetere.

-Vieni, ti accompagno. Passiamo dal retro-. Gwen mi prende sotto braccio e usciamo dalla porticina sul retro. L'aria fresca mi fa stare leggermente meglio. Ancora non credo a quello che ho visto.

-Gwen, tu non hai idea...- Comincio.

-Di cosa?- Mi chiede lei preoccupata.

Faccio un respiro profondo. -Di là c'è Brian-.

Gwen strabuzza gli occhi e non dice nulla.

-Ehi, ci sei?- Le faccio un pizzicotto sul braccio.

-Tu stai scherzando, non è vero?- Inizia a ridere di gusto. Lei sa benissimo che non sto scherzando.

-Non sto scherzando. Sul serio! Di là c'è Brian, ci ho anche parlato-. Continuo io gesticolando.

-Ora mi sento male anch'io-. Gwen smette di ridere e si appoggia al muro per qualche secondo. -Okay, va tutto bene. Stiamo calme-.

Mi stringe le mani. -Ragiona. Se c'è lui ci saranno anche gli altri 3!-

-Per forza...- Commento io.

Torniamo in cucina e Gwen di punto in bianco mi chiede. -Mi hai detto che ci hai parlato...ma che vi siete detti?-

-Mi ha chiesto dov'era il bagno e gli ho risposto, tutto qui- Alzo le spalle.

-Uh, bello. Che conversazione interessante!- Scoppiamo a ridere insieme scaricando un po' di tensione. Ben ci riporta all'ordine. -Allora? State qui a giocare?! Prendete questa roba e portatela ai tavoli 4 e 5-.

Uscite dalla cucina cerchiamo con lo sguardo i ragazzi ma non sembrano esserci. Portiamo il cibo ai clienti e Gwen si avvicina al mio orecchio. -Sei sicura di non averlo immaginato?-

-Scherzi?! Sono matta...ma non fino a questo punto-. Rispondo.

Dalla cucina esce Roxy e si avvicina a noi. -Ragazze, stasera abbiamo ospiti speciali...Si tratta di una band molto famosa, i Queen. Li conoscete, spero!-

Gwen mi dà una gomitata. -Certo che sì-. Dico cercando di rimanere calma.

-Bene. Mi raccomando, trattateli con un occhio di riguardo! Non vogliamo mica farci brutta figura! Sono dietro al separè, proprio lì-. La rossa ce lo indica. Ecco perché non li vedevamo! Sono lì dietro! Furboni!

Ecco di nuovo la voce di Ben. -Gwen! C'è altra roba! Vieni!- La mia amica sbuffa.

-Buona fortuna... tocca a te andare a prendere le ordinazioni. Non morirmi, per favore-. Mi dice prima mi allontanarsi verso la cucina.

Training autogeno, training autogeno! Mi dico. Tutto inutile, tremo dalla testa ai piedi ma mi faccio coraggio e raggiungo il separè. Dietro ci sono loro. Dai, Becky. Supera questo fottuto coso e prendi le ordinazioni. Chiudo gli occhi e quando li riapro me li trovo davanti. Tutti e quattro. Eccoli qua. Stanno scherzando fra loro, ridono e si punzecchiano. Faccio un colpo di tosse. -Buona sera. Posso portarvi qualcosa da bere?- Dico con la voce tremante.

Freddie mi guarda con i suoi magnifici occhi ed esclama: 'Per cominciare io vorrei una birra grande'. Fa un gesto plateale con le mani. -Grande così!- E poi inizia a ridacchiare. Prendo appunti sul bloc notes, la mia scrittura, per colpa dell'emozione, sembra quella di una novantenne con l'alzheimer.

-Io prendo un bicchiere di vino rosso- Dice John battendo una mano sul tavolo.

-Un bicchiere di vino rosso anche per me- Brian mi guarda e sorride.

Scrivo anche questo sul bloc notes. Manca solo l'ordinazione di Roger. Mi soffermo a guardarlo. E' indeciso sul fatto di prendere una birra o direttamente uno scotch. Si gratta la testa. -Non so, credo che prenderò... Ma sì. Uno scotch-. Detto ciò alza gli occhi e io rimango come pietrificata. Sono di un azzurro luminoso e, nonostante la poca illuminazione del locale, riesco a vederli benissimo. Mi faccio forza per non sciogliermi lì sul momento e aggiungo anche la sua ordinazione alle altre. -Passo fra poco per le altre ordinazioni- Dico tutto d'un fiato allontanandomi con la paura di fare una figuraccia...magari di cadere come un salame. Vado al bancone e sistemo su un vassoio lo scotch, i due bicchieri di vino rosso e la birra grande così. Dopo cinque minuti scarsi sono nuovamente al tavolo dei ragazzi.

Non faccio in tempo a passare il bicchiere a Roger che già lo ha bevuto tutto d'un sorso.

-Ehm, potrei averne un altro?-

-Certo. Glielo porto subito!- Mi sembra così assurdo dare del lei a Roger.

Mentre mi allontano sento lui e John che si scambiano due battute.

-Mi sa tanto che stasera a casa ci torni strisciando!-

-Pensa per te!-

Uh, ecco Gwen.

-Bene, sei viva!-

-Sì, più o meno. Roger mi ha chiesto un altro scotch!- Rido sotto i baffi e la mia amica fa lo stesso.

-Senti... le ordinazioni del cibo le prendi tu ma... potrei servire io?- Mi fa gli occhi dolci.

-Ok, ok!-

Porto il bicchiere a Roger e mi ritrovo con altri tre ordini. Freddie vuole della vodka al limone, Brian una birra piccola e John un altro bicchiere di vino. Mh. Il bassista ha detto bene! Ma sinceramente credo che stasera torneranno tutti e 4 a casa strisciando.

Prendo anche le ordinazioni del cibo e cedo il posto a Gwen che serve il tutto.

La vedo arrivare con uno sguardo allucinato.

-Li ho visti- Si limita a dire.

Io scoppio in una risata fragorosa.

-Non hai idea della faccia che ti ritrovi!-

-Molto divertente! Dovevi vederti tu prima!- Mi fa la linguaccia e va a prendere altre ordinazioni ad un tavolo di ragazze.

Guardo l'orologio. E' l'1.15, vorrei buttarmi per terra e dormire. Sono esausta. Alle 2.30 di comincia a chiudere i battenti, mi faccio coraggio. Manca poco. Sbircio dietro il separè senza farmi vedere dai 4 e noto che stanno sbragati sulle sedie, sono piuttosto brilli direi.

All'improvviso appare Roxy.

-Rebecca! Come sta andando?

Quella donna appare sempre dal nulla, è assurda.

-Alla grande!- Sorrido. -Ma da dove spunti?-

La rossa inizia a ridere. -Eh, dai privè!-

Privè? Ci sono dei privè? Non me l'aveva detto.

-Ah! E dove sono?-

-Vieni, te li mostro-

Roxy mi fa un cenno con la mano e io la seguo. Passiamo dalla porta sul retro e ci ritroviamo nel cortile, dopodichè entriamo in un'altra porticina che era sfuggita alla mia vista in precedenza ed eccoci in un lungo corridoio.

-Sono lì in fondo! Spesso la gente viene a prenotarli in giornata e noi gli riserviamo degli speciali buffet-

-Ah. Serve che dia un aiuto anche qui?- Chiedo.

-No, qui non ce n'è bisogno. Preparo tutto io di solito. Se ti chiedono dove sono i privè, basta che tu glielo indichi. Capito?-

Faccio 'sì' con la testa e torno nel locale. Decido di aiutare Ben a lavare un po' di stoviglie dato che il locale si sta pian piano svuotando.

-Manca poco!- Esclama lui mentre è indaffaratissimo a scrostare una padella.

-A...cosa?- Non capisco a cosa si riferisca.

-Intendo che fra poco chiudiamo. Dai, fatti coraggio- Mi fa l'occhiolino. -Si vede che sei cotta!-

-Beh, in effetti ho un sonno terribile!- Sbadiglio.

Gwen sta sgomberando i tavoli, la raggiungo e le do una mano.

-Sono ancora lì... Sembra che non vogliano proprio andarsene!- Alza le spalle.

-Meglio!- Inizio a portare via alcuni bicchieri. Sono le 2.20 e i ragazzi sono ancora dietro quel separè di paglia. Passano dieci minuti e li sentiamo alzarsi dal tavolo. Nel locale ormai sono rimasti solo loro! Riecco Roxy che esce dalla cucina e va verso Freddie. Parlano per qualche minuto e poi si stringono la mano.

-Mi sa che li conosce bene!- Esclama Gwen sottovoce.

-Naaah-

A quel punto la rossa ci fa un cenno con la mano. -Ragazze, venite!-

Mi lego come si deve i capelli e faccio un bel respiro. Gwen si arrotola le maniche della camicetta e si liscia il grembiule verde.

-Loro sono Rebecca e Gwen, le nuove cameriere- Roxy ci presenta ai quattro ragazzi.

-Onorato!- Freddie bacia la mano ad entrambe. Subito arrossisco, un classico. -Io sono Freddie!- Esclama trionfante. -E loro sono Brian, Roger e John-. Indica uno alla volta gli altri componenti della band. Roger ha le guance rosse, sembra uno di quei montanari super fatti che si aggirano con le pelli di mucca sulle spalle. Solo che quelli sembrano yeti...e lui è piuttosto gracile.

-Spero che abbiate passato una bella serata!- Roxy si rivolge ai 4.

-Assolutamente- Risponde Brian. -E poi le cameriere sono state gentilissime!-

-Complimenti per il cibo- Continua John.

Roger sembra muto. Ha le mani in tasca e penso stia guardando me. D'istinto mi tocco il viso, probabilmente sono sporca di qualcosa e lui ora starà pensando che sono un'emerita cretina. Bene, direi!

Noto che nonostante l'alcool bevuto i quattro sono abbastanza coscienti. L'unico che sembra un po' fuori è il biondino.

-Ehi, Rog. Sei con noi?- Freddie gli passa una mano davanti agli occhi.

-Eh? Uh, sì. Scusate. Sono d'accordo con voi. Cibo e bevande perfette, come le cameriere del resto- Eccolo qui il Roger che 'conosco'. Anche questa volta arrossisco e rispondo con un timido 'grazie'. Gwen sembra di pietra, non ha detto una parola da quando siamo qui.

-Grazie molte! A domani sera allora!- Freddie ci saluta con un cenno della mano e si allontana con gli altri tre.

-Torneranno domani sera?- Chiede Gwen a Roxy. Finalmente parla!

-Sì, Freddie mi ha detto così. Si sono trovati molto bene. Vi ringrazio ragazze, siete state perfette!- La rossa ci dà un veloce bacio sulla guancia e ci saluta.

Finiamo di sistemare il locale e lasciamo che chiuda Ben. Prendiamo l'autobus e torniamo al motel. Prenotiamo la stanza e dopo una doccia veloce crolliamo sul letto.

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Salve cari lettori :) Mi fa piacere che siano arrivate nuove recensioni! Ringrazio Lemma & MaryWeasley! Finalmente questo capitolo è arrivato... Finalmente le protagoniste hanno incontrato i Queen u___u Spero che il tutto sia di vostro gradimento. A presto! Els.

 

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Capitolo 8
*** Honey you're sparking something! ***


Capitolo 8 - « Honey you're sparking something! »
 

Mi stiracchio nel letto, ho ancora gli occhi chiusi. Quando li apro vedo Gwen che sfoglia il libro verde.

-Ehi, buon giorno!- Chiude libro e si siede sul mio materasso.

-Giorno! Che facevi?-

-Nulla... riflettevo su una cosa-

-Ossia?- Mi stropiccio gli occhi.

-Se noi provassimo a scrivere qualcos'altro nel libro...dici che si avvererebbe?-

-Ad esempio 'voglio Roger nel mio letto'?- Chiedo entusiasta.

-No! O meglio...sì. Ma io facevo questo discorso per la casa!-

-Giusto! Come ho fatto a non pensarci?- Mi mordo il labbro. -Dammi 10 minuti, mi preparo e scendiamo a fare colazione al bar-.

-Ok!-

-Ah, ovviamente portiamoci dietro il libro-.

In un quarto d'ora siamo giù. Avvistiamo il bar e ci mettiamo a contare i soldi che ci sono rimasti. Una volta entrate ci sediamo ad un tavolo e ordiniamo due ciambelle e due caffè.

-Allora. Ecco qui- Gwen tira fuori il libro dalla borsa e lo apre su una pagina bianca.

-Scrivici: 'Vorremmo una casa tutta per noi'. Dico dopo aver bevuto un sorso di caffè.

-Va bene. Hai una penna?-

-Tieni- Gliela passo e lei inizia a scrivere.

-Fatto. Ho messo anche che la vorremmo vicino al pub-

-Benissimo! Aspettiamo un po' e vediamo che succede- Bevo un altro sorso di caffè. -Che figata. Se spunta fuori anche la casa vuol dire che è anche un libro dei desideri!-

Finiamo la colazione e decidiamo di fare una passeggiata per le vie del centro. Passiamo davanti al pub in cui lavoriamo e vediamo Roxy.

-Ciao belle!- Esclama da lontano.

Noi ricambiamo il saluto con un cenno della mano.

-Capitate proprio al momento giusto. Una delle cameriere si è ammalata e si è presa un giorno di ferie per rimettersi in sesto. Non è che una di voi potrebbe passare a darmi una mano questo pomeriggio intorno alle 17?-

Gwen ed io ci guardiamo.

-Non ci sono problemi- Inizio. -Posso aiutarti io-.

-Grazie! Sei un tesoro! Sappi che per questo extra aggiungerò qualcosa in più allo stipendio settimanale. Allora ti aspetto per le 17-

-Sì. Ora noi andiamo...-

-A più tardi!-

Continuiamo a camminare sul marciapiede.

-Grazie- Gwen mi sorride.

-Di cosa?-

-Beh, oggi andrai tu ad aiutare Roxy... io onestamente proprio non ce la facevo. Grazie per questo!- Dice la biondina gesticolando.

Giriamo l'angolo e ci troviamo davanti una casetta graziosa.

-Aspetta. Questa non c'era.- Gwen si avvicina alla cassetta delle lettere.

-Direi di no. Controlla il nome sulla cassetta!-

-C'è scritto Mason-Kelly!- Inizia ad urlare e a saltare per tutto il giardino.

-Calmati, calmati!- Controllo anche io... è proprio nostra!

Da fuori è davvero carina. E' ricoperta da mattoncini bordeaux, la porta di ingresso è bianca ed è preceduta da un vialetto di ciottoli. Ai lati ci sono dei cespugli con dei fiori coloratissimi.

-Dai, entriamo!- Dico io entusiasta.

Percorriamo il vialetto ed arriviamo davanti alla porta bianca.

-Le chiavi?- Gwen ha un tono preoccupato.

-O porca mis... ECCOLE!- Ad un tratto le intravedo, sono sotto lo zerbino. Le recupero e le dondolo davanti agli occhi di Gwen.

-Dai, apri!- Esclama saltellando.

La casa è davvero fantastica, sono senza parole. E' perfetta per noi! Ci sono due camere da letto, un bagno, una cucina e un salone abbastanza ampio... In effetti è anche grandicella per due persone! Il giardino non è particolarmente grande, ma è ben curato. L'arredamento è piuttosto moderno, per quanto possa esserlo alla fine degli anni '70.

Vado in cucina e apro la dispensa, è piena di cibo. La richiudo e con un sorriso a 32 denti corro da Gwen che nel frattempo si è stesa sul divano.

-Abbiamo una scorta di cibo per almeno un mese!-

-Grandioso! A proposito... io ho fame-

Tanto per cambiare, penso. -Dai, facciamoci qualcosa per pranzo-

Ci gustiamo un buon piatto di spaghetti e dopo iniziamo a curiosare in casa. Apro un paio di cassetti del mobile del salone, sono vuoti. Noto che nel ripiano superiore c'è un giradischi. Fantastico! Così potremo ascoltare tutta la musica che ci pare. Gwen ha trovato dei libri e si è messa in poltrona a leggerne qualcuno. Decido di fare la stessa cosa e scelgo un libro a caso. Il tempo passa in fretta, sposto lo sguardo dalle pagine del libro all'orologio a muro del salone. Sono le 16.30! Corro in bagno e mi do una sistemata, apro l'armadio della camera e con mia grande sorpresa scopro che è pieno di vestiti. All'ultimo momento opto per una doccia veloce e dopodichè scelgo dei vestiti nuovi. Un paio di jeans a vita alta e una camicetta lilla. Mi lego i capelli in una coda di cavallo e mi guardo allo specchio soddisfatta. -Gwen, io vado! A più tardi!- La saluto e mi incammino verso il pub dietro l'angolo.

-Eccoti qui. Grazie ancora per essere venuta- Roxy mi accoglie con due baci sulle guance.

Vado sul retro del locale ed indosso il grembiule verde sopra i miei vestiti. Mi occupo di sistemare i tavoli e le sedie, pulisco il bancone ed inizio a prendere le ordinazioni dei pochi clienti arrivati. Una volta serviti quelli, non ne arrivano altri. Così passo quasi tutto il pomeriggio a girarmi i pollici in attesa di vedere qualcuno entrare. Passo lo straccio su uno dei tavoli che in precedenza era stato occupato da due uomini sulla sessantina quando sento il campanellino della porta trillare.

-Salve- Una voce leggermente roca e molto familiare si disperde nel silenzio del pub.

Alzo gli occhi e mi trovo davanti Roger. Si toglie gli occhiali da sole e se li mette nella tasca della camicia. Cerco di sembrare disinvolta mentre ricambio il saluto. -Buon pomeriggio!-

Lui si guarda intorno con un'aria smarrita, poi alza le spalle e si dirige verso di me. Io intanto ho ripreso a pulire il tavolo con lo straccio e faccio finta di non guardarlo.

-Ciao- La sua voce ora è davvero vicina. Alzo con calma lo sguardo e noto che si trova proprio vicino a me. Con quel 'ciao' mi ha colto alla sprovvista, non so se rispondere dandogli del tuo o del lei. Prendo un bel respiro. -Ciao-. Dico poco convinta.

Lui si appoggia al muro e continua a guardarmi sorridendo, sono in totale imbarazzo. Sento le mie guance che iniziano ad avvampare. E' difficile rimanere lucida con lui davanti. Prendo coraggio, appoggio le mani sui fianchi e mi lascio uscire dalla bocca un confuso 'Posso esserti d'aiuto?'. Solo a quel punto riesco ad osservarlo meglio. E' bello da mozzare il fiato. Indossa una camicia bluette sbottonata con sotto una maglia bianca e un paio di jeans.

-Rebecca, giusto?- Dice allungando una mano verso di me.

-S-sì- Gliela stringo.

-Piacere, io sono Roger... Volevo presentarmi meglio visto che ieri sera non ne ho avuto l'occasione- Gesticola, sembra un po' in imbarazzo.

Mi lascio sfuggire una risata cretina. -Non ti preoccupare!-

-Ero un po'... rimbambito dall'alcool, ecco- Quel sorriso. Di nuovo!

Silenzio. Nessuno dei due parla. Lui decide di romperlo per fortuna.

-La tua amica dov'é?-

In quel momento mi sento morire. Ecco, gli piace Gwen.

-A casa... Oggi il turno lo faccio solo io-

-Mh, capisco. Dove abiti?- Mi chiede di getto.

-Io e Gwen abitiamo insieme in una casetta proprio qui dietro l'angolo-

-Questa zona è molto bella...- Continua lui.

-E i tuoi amici?-

-Sono in studio di registrazione a comporre qualche nuova canzone...-

-Ah. Come mai non sei con loro?- Mi lascio sfuggire.

-Piccole discussioni... Cose normali in una band- Fa spallucce.

-Vuoi accomodarti?- Per un attimo torno al mio compito di cameriera.

-Certamente! Vorrei un tè se è possibile-

Lo guardo interdetta.

-Sì, un tè... So che non sono le 17- Controlla l'ora sull'orologio da polso. -... Però se è possibile ne vorrei ordinare uno-

Alzo le sopracciglia.

-Oh, andiamo. Mica bevo solo alcolici!-

Sorrido. -Lo so, non ho mai pensato questo infatti!- Mento.

-Sono un amante della coca cola, sai? E anche della limonata!- Inizia a ridacchiare.

Vado in cucina e preparo il tè, poi glielo porto insieme a qualche cupcake preparato da Ben.

Mi ringrazia e poi, guardandosi intorno, mi chiede se ho voglia di sedermi insieme a lui.

-Tanto non hai altri clienti da servire... ci sono solo io!- Mi fa l'occhiolino.

Io ovviamente accetto. Continuiamo a chiacchierare fino alle 19. E' un ragazzo molto simpatico, con lui mi sento a mio agio.

-Cosa studi?- Mi chiede all'improvviso. Non so cosa dirgli.

Improvviso. -Ehm. Studiavo storia dell'arte a Cambridge...ma ho mollato recentemente. Non ce la facevo- Una bugia a fin di bene non ha mai ucciso nessuno, no?

-Peccato!-

-Già... Ora però lavoro qui e non posso lamentarmi-

-Cavolo. E' tardi, sarà meglio che vada- Si alza dalla sedia. -Quant'è?- Chiede tirando fuori il portafogli dalla tasca dei jeans.

-Sono 10 £-

-Ecco qui- Mi porge i soldi e li metto nella cassa.

-Grazie! Beh...spero di rivederti da queste parti!- Gli sorrido e stranamente mi viene piuttosto naturale.

-Assolutamente! Aspetta, a che ora finisci il turno?-

-Fra una mezz'oretta, perché?- Chiedo confusa.

-Volevo chiederti se ti andava di venire a casa di Freddie... ci sono anche gli altri, ordiniamo cinese e...-

Non lo lascio finire. -Volentieri!-

-Grande! Può venire anche la tua amica naturalmente-

-Allora dopo passiamo a chiamarla-

Parlo con Roxy e, vista la scarsa affluenza di clienti, mi lascia andar via 20 minuti prima. Aggiunge anche che non è necessario far venire Gwen perché ha intenzione di chiudere prima del solito.

Una volta usciti dal locale io e Roger siamo colti da una bella arietta fresca. Arriviamo in un attimo a casa e suono il campanello. Gwen viene ad aprirmi la porta e rimane sorpresa di vedermi insieme al biondo.

-Ehi!- Mi lancia un'occhiata interrogativa.

-Piacere, Roger!- Esclama lui stringendole la mano. - Scusa se ieri non mi sono presentato in modo decoroso-

-Non c'è problema... Beh entrate!- Dice lei alzando le spalle. -Stavo per andare al pub!-

-Non ce n'è bisogno. Roxy mi ha detto che stasera vuole chiudere in anticipo- Le annuncio io.

-Veramente? Ah! Meno male perché non avevo proprio voglia di passare la serata senza di te!-

-Senti... Roger mi ha invitato a casa di Freddie a mangiare cinese e... insomma, ti va di venire?- Le chiedo.

-Se non disturbo vengo volentieri!-

Roger sorride. -No no, anzi! Ci fa piacere!-

Gwen si prepara in fretta e io mi vado a dare una rinfrescata. Non voglio far aspettare Roger perciò mi sbrigo anch'io.

-Pronte?- Chiede lui alzandosi dal divano su cui si era accomodato.

Annuisco e usciamo. Lui ha la macchina... Quando me lo dice mi sento leggermente in imbarazzo, credevo che avremmo preso la metro. Superato il panico del momento arriviamo alla sua macchina. -Vi presento Daisy- Esclama lui con un gesto.

Non posso fare a meno di scoppiare a ridere e Gwen fa lo stesso.

-Daisy?!- Non riesco a trattenere le risate.

-E' la mia macchina! Perché, scusa, non posso darle un nome?- Chiede lui innocentemente.

-Lascia stare- Mi faccio coraggio e smetto di ridere. Lui alza le sopracciglia, poi ci apre la portiera della macchina. -Prego!- Oh, quanto è galante! Penso.

Entriamo nell'auto e veniamo invase da un odore fortissimo di pino silvestre.

-Ma cos'è?- Chiede Gwen tossendo.

-Deodorante, forse?- Risponde lui con un sorrisetto. -Aspettate però! Non mi va di fare il tassista della situazione! Reb, dai, vieni davanti!-

Reb. Mi ha chiamata Reb! Nessuno mi aveva mai chiamata così... il mio soprannome è sempre stato Becky. Beh, devo dire che non mi dispiace affatto. Mi accomodo davanti, insieme a lui, mentre Gwen rimane dietro.

-Ma tu e gli altri non avevate discusso?- Chiedo io ad un tratto.

-Sì, vabbè... Ma sono cose che capitano in una band, come ti dicevo... Poi passa tutto!-

-Dov'è la casa di Freddie?- Chiede Gwen spuntando da dietro.

-Al numero 12 di Stafford Terrace- Roger la guarda dallo specchietto e sorride.

In quel momento mi sento pervadere da una gelosia inaudita.

---------------//

Here we are! Allora, due cosette:
-Freddie ha vissuto davvero al n°12 di Stafford Terrace anche se non ho capito esattamente quando... ho deciso di utilizzare questo indirizzo per la sua residenza nella storia \m/
-Il fatto dell'auto che si chiama Daisy me lo sono inventato io LOOL. Ho pensato 'beh, quel biondastro aveva la passione per i motori... chissà se avrà dato dei nomi ai suoi veicoli!'. Ta daaaan. Ed ecco qui la macchina Daisy! Sto male, lo so.
Beh. Spero che il capitolo vi piaccia, io mi sono divertita a scriverlo! Fatemi sapere, aspetto le vostre recensioni.
Els.

 

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Capitolo 9
*** Tonight I'm gonna have myself a real good time... ***


Capitolo 9 - « Tonight I'm gonna have myself a real good time »

 

Roger bussa alla porta del n°12 di Stafford Terrace, dopo poco ecco Freddie che ci apre con un grande sorriso.

-Ciao Rog! Oh! Buona sera belle fanciulle!- Bacia la mano ad entrambe e ci invita ad entrare.

Mi sento un po' in imbarazzo e, a guardare Gwen, anche lei sembra parecchio tesa.

-Su, su. Venite! Fate come se foste a casa vostra!- Freddie cerca di metterci a nostro agio.

-Se non ti dispiace ho invitato anche le ragazze- Roger si accomoda sul divano in salone.

-Certo che non mi dispiace. Anzi! Rebecca e Gwen, vero?-

Io mi limito ad annuire e la mia amica fa lo stesso.

-A momenti dovrebbero arrivare anche Brian e Deaky- Annuncia Freddie.

Cerco di riordinare i pensieri sparsi che ho nella mente. Sono nella Londra del '77 e mi trovo a casa di Freddie Mercury. Non riesco a spiccicare parola ed inizio a giocare nervosamente con una ciocca di capelli. Forse non dovevo accettare l'invito di Roger...

-Reb, siediti!- Quel Reb mi distoglie dai miei contorti pensieri, alzo gli occhi e vedo Roger che mi fa cenno di accomodarsi accanto a lui. Replico con un sorriso tiratissimo e mi sistemo sul divano. Gwen opta per una piccola poltrona lì accanto. Suona il campanello, devono essere gli altri due. Freddie, che nel frattempo era sparito al piano di sopra, si catapulta giù correndo ad aprire, anticipando Roger che si stava già dirigendo verso la porta.

-Vado io, vado io!- Esclama trafelato, rischiando di inciampare nel tappeto dell'ingresso. -Entrate! Roger è già arrivato...e non è solo!- Si gira verso me e Gwen e si lascia scappare una risatina. I due, appena messo piede in casa, si levano le scarpe e le lasciano accanto alla porta.

-Ciao!- Esclamano all'unisono.

Roger li raggiunge e gli dà una pacca sulla spalla. -Loro sono Rebecca e Gwen, ve le ricordate vero?- Si gira verso di noi e ci indica.

-Come no!- Brian sorride.

Freddie ha già iniziato ad apparecchiare la tavola, prendo coraggio e mi offro di dargli una mano.

-Rimani dove sei, cara! Sei ospite stasera! Lascia fare a me-

Alzo le spalle e mi rimetto seduta. Dopo circa una mezz'ora arriva il fattorino che ci consegna il cibo cinese. Prendiamo posto a tavola, apriamo i contenitori che emanano un buon odore di pollo al limone e ravioli al vapore e iniziamo a cenare.

-Questo pollo è ottimo!- Esclama John a bocca piena.

-Anche i ravioli non sono niente male- Continua Roger.

Freddie e Brian fanno come me e Gwen, non spiccicano parola finchè non finiscono di mangiare.

-Ragazze, non siate timide. Siete mute da quando avete messo piede qui!- Freddie gesticola platealmente -Non vi mangiamo mica! Raccontateci un po' di voi- .

Gwen si fa coraggio ed inizia a parlare, racconta qualche minuscola bugia... E io faccio lo stesso. Fortunatamente il clima si è fatto più rilassato e inizio a sentirmi a mio agio. I ragazzi sono uno spasso! Continuo a ridere ad ogni loro battuta.

-Meno male che stasera dovevate tornare al pub!- Dico ironicamente mentre addento l'ultimo boccone di pollo.

Scoppia una risata generale.

-Aspettate un attimo- Freddie si alza dal tavolo e va in cucina. Torna dopo poco con una cassa di birra.

-Ora sì che si ragiona!- Roger acchiappa una bottiglia e la stappa.

L'unica che non sta bevendo sono io. Gwen gusta la bevanda e ride insieme a Brian che in pochissimo tempo si è già scolato la prima bottiglia. Ci accomodiamo sul divano e, mentre gli altri continuano a bere, io mi sento un po' fuoriluogo. Il fatto è che non amo la birra... non amo gli alcolici in generale, ecco. Roger si siede accanto a me.

-Non vuoi favorire?-

-Ehm... - Balbetto qualcosa di incomprensibile.

-Dai, tieni!- Esclama porgendomi una bottiglia.

La prendo e, senza dire una parola, inizio a sorseggiarla. Non posso dire di no a Roger!

-Ragazzi! A me gli occhi!- Freddie si mette in piedi sul divano. -Che ne dite di un po' di musica?-

Si alza un 'SIII' generale, così va verso il giradischi e mette un vinile degli Stones.

-Ti piacciono?- Mi chiede ad un tratto Roger.

-Cosa?-

-Gli Stones!- Ridacchia.

-Ah! Sì, abbastanza... - Alzo le spalle.

Freddie salta da un divano all'altro, canta a squarcia gola e gesticola suscitando il riso di tutti. Roger e John spariscono in cucina. Gwen si accomoda sul divano accanto a me lasciando momentaneamente da solo Brian.

-Allora, come va?- Le chiedo mentre finisco la bottiglia di birra con una faccia schifata.

-Non mi lamento!-

-E Brian?- Continuo io.

-E' simpatico... ancora più simpatico di quanto potessi immaginare!-

La biondina guarda la bottiglia di birra che ho in mano. -A te fa schifo la birra! Perché l'hai bevuta?-

Alzo gli occhi al cielo. -Me l'ha offerta Roger e non potevo rifiutare! Poi stavate bevendo tutti...-

Lei scoppia a ridere e torna da Brian. Nel frattempo spuntano John e Roger dalla cucina, hanno con loro diverse bottiglie, altri alcolici suppongo.

-Ma cosa avete di là? Un mega frigo bar, per caso?- Dico urlando per sovrastare il volume alto della musica.

John ride. -Ci hai scoperti!-

Mi guardo intorno. Tutti stanno bevendo e, ancora una volta, sono io l'unica che non lo sta facendo. Mi alzo e prendo una bottiglia di nonsocosa, la stappo ed inizio a berne il contenuto. Qualsiasi cosa sia è molto, molto forte. Leggo l'etichetta, è vodka. Perfetto! Credo che mi sentirò male ma continuo imperterrita a bere. Roger continua a ridere per ogni battuta di Freddie, penso sia un po' brillo. Si gira verso di me e dopo aver bevuto un sorso di liquore mi mette un braccio intorno alle spalle. Appoggio la vodka sul tavolino lì accanto e spalanco gli occhi fissando un punto indefinito davanti a me. Cosa cavolo sta facendo?

-Assaggia questo!- Avvicina alle mie labbra la bottiglietta di liquore e io, controvoglia, mando giù un sorso di quella bevanda amarissima. Lui continua a sorridermi e io non so davvero cosa fare. -Che ne pensi?-

-Buono!- Mento.

-Allora bevilo pure, ne prenderò un altro- Mi dà la sua bottiglietta e si alza a prenderne un'altra. Appena si siede, fa lo stesso gesto di prima. Cinge le mie spalle con un braccio e poi inizia a canticchiare la canzone degli Stones che pompa dalle casse del giradischi.

-Senti Roger... - Inizio io. Intanto Freddie si alza dal divano e spegne la luce del salone, lasciando accesa solo una piccola abatjour. Il biondo non mi ha sentito, il volume della musica è decisamente alto, perciò alzo la voce.

-Roger! Ascoltami...-

Lui si gira a guardarmi e, nonostante la poca luce, riesco a vedere i suoi occhi azzurri che mi scrutano con aria interrogativa. Mi avvicino al suo orecchio.

-Forse dovresti smettere di bere... Non vorrai sentirti male!- Esclamo.

Lui fa spallucce. -Tranquilla, sono uno tosto io!-

Bene, non ha intenzione di ascoltare il mio consiglio...fatti suoi. Io l'ho avvertito, se poi si sente male voglio proprio vedere. Alzo gli occhi al cielo e lascio che la mia testa si adagi sul braccio di Roger. Lo sapevo, non dovevo bere... Inizio a sentirmi un po' rimbambita.

Mentre sono più o meno in stato confusionale, mi guardo intorno in cerca della mia amica. Rimango allucinata quando la vedo indaffaratissima a baciare Brian. Lui non si sottrae, anzi. Ricambia il bacio con parecchia veemenza e in pochi secondi finiscono stesi sul tappeto del salone. Mi copro gli occhi con la mano, non voglio assistere a certe scene...

Roger sembra sempre più ubriaco, beve di continuo. Freddie e John lo seguono a ruota. Quest'ultimo decide di cambiare disco e ne mette uno di Bowie, mentre torna verso il divano per poco non perde l'equilibrio. Si regge a malapena in piedi e deve appoggiarsi al muro per non cadere rovinosamente. Sono capitata in una gabbia di matti, penso. In effetti, però, non disdegno assolutamente l'essere appoggiata al braccio di Roger. Le canzoni del disco si susseguono. Brian e Gwen sono crollati sul tappeto, Freddie si sta addormentando appollaiato sul bracciolo della poltrona e John è da qualche parte... in bagno, credo. Io inizio a sentirmi sempre più stanca. Roger ora non canta più, sarà marcio anche lui. Non vedo più John... sarà andato a dormire a letto a differenza nostra che stiamo qui come barboni. Anche l'ultima canzone del disco termina e mi lascio andare ad un lungo sbadiglio. Mi tolgo le scarpe e mi accoccolo addosso a Roger. Lui si stiracchia e mi dà un bacio sulla testa. Mormora qualcosa ma non riesco a capirlo, dev'essere ubriaco fradicio. Immergo il viso nella sua camicia e vengo inebriata da un profumo delizioso. Vicino a lui mi sento protetta, non potrei star meglio di così. Se questo è un sogno, vi prego, non svegliatemi mai.

-------------//
Salve ragazzuoli! Eccovi il nuovo capitolo, spero sia di vostro gradimento. E' stato spassoso scriverlo! Ho provato a descrivere una tipica festa Queeniana, sempre secondo i miei pensieri ovviamente. Ho sempre creduto che più o meno succedesse quello di cui ho parlato (a volte anche roba peggiore sìsì, sicuramente! LOL). La frase conclusiva del capitolo è da arresto, lo so. Mi odio per averla scritta ma pazienza hahahahah. Insomma, aspetto le vostre recensioni. Un saluto!
Els.

 

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Capitolo 10
*** We were up all night singing and giving a chase! ***


Capitolo 10 - « We were up all night singing and giving a chase! »

 

Corro a perdifiato lungo la galleria, è tutto buio. Sento delle voci sempre più vicine, mi stanno raggiungendo, lo so. Mi sento le gambe pesantissime, non riesco più a muovere un passo. E' arrivata la mia fine. Due, tre, quattro proiettili mi colpiscono alla testa. Cado a terra esanime.

Mi sveglio di soprassalto. MERDA! Era un incubo. Mi passo una mano sulla fronte, è madida di sudore. Ho dolore ad un braccio, devo aver dormito in una posizione scomoda. Mi stropiccio gli occhi più volte. Si può sapere dove sono?! Mi guardo velocemente intorno. Accanto a me c'è Roger ancora addormentato, abbraccia un cuscino e si è preso praticamente tutto il posto sul divano. Inizialmente faccio fatica a ricordare ma piano piano le cose si fanno più chiare. Giusto! Ieri sera io e Gwen siamo venute qui per cenare con i ragazzi e... A proposito di Gwen! Dov'è? La cerco con lo sguardo ma non la vedo. Mi alzo dal divano facendo attenzione a non svegliare Roger. Dio santo, che mal di testa! Sembra davvero che qualcuno mi abbia sparato... per forza ho fatto quell'incubo. Ogni movimento che faccio mi rimbambisce. Non dovevo bere, mannaggia a me! Vado per casa in cerca del bagno, finalmente lo trovo. Apro la porta e mi trovo davanti Gwen intenta a vomitare chinata sul water.

-Oh cavolo. Scusa Gwen. E' tutto ok?- Le chiedo premurosa.

Lei fa un colpo di tosse e poi vomita un'altra volta. -Diciamo... Sto uno schifo-

-Sei bianca come un lenzuolo, aspetta. Ti do una mano- Mi avvicino a lei e le tengo i capelli mentre continua a rimettere.

-Ho finito, ho finito...- Mi dice con un cenno della mano.

-Sei sicura? Vuoi che...-

-No, davvero. Non preoccuparti, ora mi riprendo- Dice lei risoluta.

-Brian?- Le chiedo lottando con il dolore alla testa che mi tartassa.

-Credo sia in salone... Abbiamo dormito per terra come due cretini. Ho un mal di schiena che neanche immagini!-

-Zitta, va! Io ho un mal di testa assurdo!-

Gwen si sciaqua e va a stendersi sul letto di Freddie. La mia testa va sempre peggio. Mi affaccio in camera e noto che Gwen ha un cuscino sul viso. Ok, non la disturbo, penso.

Torno in salone ed ecco Freddie che mi saluta con un grande sorriso. -Buon giorno cara!-

Come fa ad essere così di buon umore? E i postumi della sbronza lui non ce li ha?!

-Ciao- Bofonchio.

-Mal di testa, eh?- Mi chiede comprensivo.

Sbuffo. -Sì. Mi sento uno straccio. Tu come fai a stare così bene?-

Gli scappa una risatina. -Sapessi!-

-Che vuoi dire?-

-Sto meglio grazie ad un trucchetto. Vieni, ti faccio vedere- Mi invita a seguirlo in cucina.

Apre il frigo e prende un uovo, lo apre e fa colare il bianco in un bicchiere.

-E' miracoloso!- Dice allargando le braccia.

-Aspetta... lo devo bere?- Chiedo leggermente schifata.

-Certamente! Fidati! - Mi porge il bicchiere.

In un solo sorso bevo tutto il bianco dell'uovo. Deglutisco con gli occhi sbarrati.

-Che schifo- Commento.

-Pfft. Vedrai come starai meglio-

-Con questo non vomiterò?- Chiedo speranzosa.

-Questo trucchetto ti toglie la nausea ed attenua il mal di testa... ma il vomito non lo ferma nessuno- Ride.

Mh. Peccato, penso. Non faccio in tempo ad uscire dalla cucina che devo correre in bagno. Olè, dopo Gwen tocca anche a me! Dopo aver rimesso mi sciaquo la bocca e mi lavo il viso con l'acqua gelata. Mi sento un po' meglio. All'improvviso in bagno spunta John.

-Buon dì!-

Anche lui. Ma come cavolo fa ad essere così di buon umore?!

-Ciao... Trucchetto di Freddie?- Gli chiedo.

-No. Semplicemente... ho rimesso stanotte e ora sto meglio- Mi sorride.

-Che bellezza, in questa casa tutti vomitano!- Dico sarcasticamente.

-E' il prezzo da pagare quando decidi di ubriacarti a dovere- Alza le spalle e si dirige verso la cucina. Lo sento chiacchierare con Freddie. Torno in salone, ecco Brian sul tappeto. Prima non l'avevo visto. Si sta stiracchiando con un'espressione dolorante. -Ahia!- Esclama.

Ci salutiamo velocemente e anche lui va in cucina. Roger sta ancora dormendo, non so come faccia. Mi siedo sulla poltrona e lo osservo mentre è ancora tra le braccia di Morfeo. Ha i capelli scompigliati, è tenerissimo. La sua camicia si è tutta sgualcita, così come i pantaloni, e solo ora noto che ha una scarpa sì e una no. Rido fra me e me. Il mal di testa va decisamente meglio e la nausea è sparita. Wow! Il rimedio di Freddie è davvero miracoloso!

-No, ti dico che il disco di Hendrix è qui dentro!- Freddie esce gesticolando dalla cucina. -Sì, dev'essere qui!- Una volta davanti al mobile del salone inizia ad aprirne ogni sportello. -Brian! Vieni qui!- Strilla.

Brian raggiunge Freddie intento a tirare fuori tutto il contenuto del mobile. -No, invece! L'avevi prestato a qualcuno e non ti è stato dato indietro!-

-Ma cosa dici?!- Strilla ancora una volta Freddie e io gli faccio cenno di abbassare la voce per non svegliare Roger.

-Lascia stare, Fred- Brian si appoggia allo stipite della porta.

-No, no. Ora lo devo trovare. Aspett...- In un attimo Freddie si rovescia addosso tutti i dischi provocando un frastuono tremendo. -Vaffanculo, però!- Strilla, tanto per cambiare, mentre si toglie di dosso i vinili. In quel momento Roger si gira di scatto verso l'amico.

-Ma vaffanculo tu!- Esclama piuttosto innervosito.

Freddie gli lancia un'occhiataccia e, dopo aver messo tutto a posto, torna in cucina seguito da Brian, continuando a brontolare qualcosa riguardo il disco di Hendrix che non ha trovato.

Il mio sguardo si sposta sul biondo. Si copre il viso con le mani e continua a stropicciarsi gli occhi.

-Che bel risveglio di merda- Commenta.

Non posso fare a meno di trattenere una risata ripensando alla scena di prima.

Finalmente smette di torturarsi gli occhi. -Come stai?- Mi chiede alzando il mento.

-Potrebbe andare meglio-

-E' stata la tua prima sbronza?- Si toglie l'altra scarpa.

-Già...- Inizio a tamburellare nervosamente con le dita. -Tu come stai?-

Alza le spalle. -M'è andata peggio altre volte, devo dire...-

Mi mordo il labbro. -Capisco-

-Vado a darmi una sistemata, a dopo- Si chiude in bagno.

Entro in cucina e trovo la tavola apparecchiata per la colazione.

-Che si mangia?- Chiedo curiosa.

-Roba leggera- Mi risponde Brian.

-Carote, finocchi e sedani!- Esclama Freddie trionfante.

-Ma che colazione è?- Sono un po' sconcertata.

-Beh, dopo una sbronza non puoi pretendere di mangiare uova e bacon!-

-Dov'è Roger?- Chiede John dopo aver bevuto un bicchiere d'acqua.

-In bagno a darsi una sistemata... - Mi siedo a tavola, prendo una carota e comincio a sgranocchiarla.

-Beh, vorrà dire che cominceremo la colazione senza lui e Gwen- John addenta un sedano, -A proposito, dov'è Gwen?-

-Sono qui!- Urla lei dalla camera. -Non ho voglia di mangiare, scusate!-

Dopo una decina di minuti ecco spuntare Roger.

-Mi sono fatto una doccia... Ne avevo proprio bisogno- Esclama mangiucchiando un finocchio.

Finita la colazione anche Brian, John e Freddie vanno a prepararsi. Oggi devono andare in studio di registrazione per lavorare al nuovo album. Ecco arrivare Gwen, ha una faccia stravolta. -Io vado a casa, ciao-

Brian la ferma. -Aspetta, ti accompagno- Le sorride.

-Davvero? Grazie!-

-Usiamo la mia auto, così non dovrai prendere i mezzi pubblici. Fra l'altro sei proprio distrutta!- Le mette una mano intorno al fianco e, dopo averci salutato, la riaccompagna a casa.

-Sei dei nostri?- Mi chiede Freddie.

-Non vorrei disturbarvi!- Dico imbarazzata.

-Assolutamente!- Interviene John.

Roger non dice una parola ma continua a fissarmi. Non so cosa dire, il suo sguardo addosso mi mette ansia.

-Ehm... Allora ok! Però dovrei passare un attimo a casa...-

Il biondo si rianima. -Ti accompagno, andiamo-

Iniziano a sudarmi le mani. -Oh, grazie! Ma non...-

-Tranquilla Reb, nessun disturbo- Conclude lui con un sorriso che mi stordisce.

Saluto John e Freddie. -A dopo allora!-

Una volta usciti da casa posso ammirarlo in tutta la sua bellezza. Indossa dei pantaloni neri, una camicia bianca con un cravattino e, ovviamente, gli immancabili occhiali da sole. In dieci minuti arriviamo a casa mia. Quando entriamo troviamo Brian e Gwen impegnatissimi a pomiciare sul divano...e questa volta non sono ubriachi.

-Scusate!- Esclamo diventando rossa per la situazione imbarazzante. Roger inizia a ridacchiare.

La biondina e Brian si ricompongono. -No, scusateci voi!-

-Devo solo... faccio in un attimo!- Dico fiondandomi in camera e scegliendo dei vestiti puliti. Corro in bagno e mi faccio una doccia lampo, mi lavo i denti e mi sistemo i capelli come posso. In venti minuti ho finito ed esco di casa insieme a Roger. Lo studio di registrazione è a 20 minuti da qui. Durante il tragitto in auto, Roger mi fa ascoltare una demo di Fight From The Inside che ha registrato su una cassetta. Devo fare attenzione a non canticchiarla, visto che in realtà la conosco già...e anche molto bene! E' una delle mie preferite.

-Che te ne pare?- Mi chiede lui una volta terminata la traccia.

-Bella, mi piace molto!- Gli dico mostrandomi entusiasta.

-Davvero? A me non convince... Voglio registrare nuovamente le chitarre- Si accende una sigaretta mentre siamo fermi al semaforo. -Vuoi?- Mi chiede porgendomene una.

-No, grazie... Non fumo- Gli rispondo con un sorriso.

Controlla l'orologio. -Mh. Dobbiamo sbrigarci, altrimenti gli altri mi uccidono-

-Ma... Brian? Non viene presumo...-

-Naaah. Lasciamolo con la sua bella- Dice ridendo.

In quel momento scatta il verde e Roger parte a tutta velocità con la macchina.

-Rallenta, rallenta!-

-Non ti preoccupare! Io mi fido di Daisy e lei si fida di me!- Mi fa l'occhiolino.

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I'm still alive... and you? :( Sì. Ci ho messo tanto a postare ma l'ho fatto di proposito. Nessuno ha recensito e ho aspettato sperando che qualcuno lo facesse. Niente da fare! Perciò ho deciso di mettere ugualmente questo nuovo capitolo. Aspetto le cazzutissime recensioni eh u____u eddai, non potete essere tutti spariti! Ahahah! Un saluto.
Els.

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Capitolo 11
*** A Day at the STUDIOS... ***


Capitolo 11 - «A Day at the STUDIOS... »

 

-John, non ci siamo. La strofa è molto più veloce di come la fai tu!- Tuona Freddie mentre il poveretto è alle prese con il ritornello di Get Down Make Love.

-Riproviamo- Lui, però, appare piuttosto calmo.

Sono nello studio di registrazione insieme ai Queen. E' sempre stato il mio sogno nel cassetto assistere alla creazione di un disco ed ora tutto ciò si sta realizzando. Mi pizzico il braccio... ahia! E' tutto vero. Mi sono accomodata su un divanetto bluette piuttosto malandato, continuo ad osservare i tre che bisticciano su ogni cosa. Roger sta alla sua postazione, dietro la batteria, e sta provando delle rullate. Penso a Gwen... è casa con Brian. Sospiro. Rimango incantata a guardare il biondo e con la mente vado chissà dove.

-Becky, vuoi uno snack? Qualcosa da bere?- Ratty, il road manager, mi fa tornare alla realtà.

-Scusa? No, no grazie!- Gli sorrido.

-Non fare complimenti!-

-E va bene... vorrei qualcosa da bere se posso, grazie!- Alla fine accetto la proposta.

-Vieni con me allora- Seguo Ratty al piano superiore dello studio. C'è un piccolo bar gestito da una ragazza dai tratti orientaleggianti.

-Dimmi, caro!- Dice lei sorridente rivolgendosi al roadie.

-Tre birre medie per i ragazzi, per me una gazzosa e...tu?- Mi chiede lui.

-Io prendo... una cola cola, per favore-

Scopro che la ragazza si chiama Sue. Sistema le bibite su un vassoio che passa a Ratty. Una volta tornati dai ragazzi gli distribuiamo tutto. Io recupero la birra di Roger e gliela porto, lui mi ringrazia togliendosi gli occhiali da sole e regalandomi un sorriso splendente. Trangugio la mia coca e mi alzo per gettare il bicchiere di carta nel secchio.

-Ehi, vieni qui- Sento la voce di Roger che mi chiama dolcemente. Mi avvicino a lui.

-Hai mai provato a suonare la batteria?-

-No, ma mi è sempre piaciuto parecchio come strumento- Rispondo prontamente.

-Perfetto. Siediti- Si alza dallo sgabello e mi cede il posto. Provo a rifiutare la proposta ma alla fine mi trovo costretta ad accettare anche se molto titubante.

-Non so se è una buona idea...- Provo a dire. Lui finisce di bere la sua birra e mi cede anche le bacchette, le mitiche Vic Firth.

-Prova!-

-Cosa devo fare?-

-Che domanda è? Prova! Fai un po' di casino!- Inizia a ridacchiare.

Alzo le sopracciglia e, timorosa, inizio a battere alla rinfusa sui vari toms. John, Freddie e Ratty sono seduti sul divano e mi guardano divertiti. Roger mi appoggia una mano sulla spalla.

-Aspetta, ti faccio vedere una cosa- Prende le bacchette dalle mie mani, io gli lascio il posto e lui inizia a suonare una sequenza di colpi.

-E' facile, fai così- Mi siedo nuovamente e provo ad imitare ciò che ha appena fatto. Stranamente ci riesco alla perfezione.

-Non male, non male ragazzina!- Commenta lui con un ghigno divertito stampato in faccia.

Vado avanti un altro po' con la sequenza, dopodichè mi fermo perché ho dolore al polso destro.

-Mi fa male il polso!- Mi lamento.

-E' normale!-

-Mmmmh- Mugugno.

-Dai, fai fare a me- Lo lascio al suo compito.

Il pomeriggio sta passando in fretta e fra poco devo andare a lavoro. Inizio a congedarmi.

-Ragazzi, è stato un piacere ma purtroppo devo tornare a casa!-

-Di già?- Mi chiede Freddie dispiaciuto.

-Sì, devo andare al pub. Comunque grazie per l'ospitalità!- Continuo io.

-Quando vuoi, sei la benvenuta- John appoggia il suo basso sul divano e mi saluta con due baci sulle guance, Freddie fa lo stesso. Sotto sotto, spero che Roger decida di accompagnarmi... Si avvicina, mi schiocca un bacio sulla guancia -ovviamente bordeaux- e mi sussurra all'orecchio 'ti va un passaggio?'. Al momento sento un brivido che mi percorre la schiena. Mi limito a guardarlo e ad annuire con un cenno del capo. Solo quando usciamo ci accorgiamo che sta piovendo, è un temporale estivo, durerà poco ma per ora le gocce vengono giù a quintali. Corriamo verso l'auto e ci rifugiamo all'interno. In un quarto d'ora arriviamo davanti casa, Roger parcheggia e mi accompagna fino alla porta d'ingresso.

-Grazie per essere venuta oggi- Mi sorride.

Arrossisco violentemente. -No, grazie a voi per avermi dato questa opportunità!-

-Ti sei anche guadagnata una lezioncina di batteria!- Ridacchia. -Contenta?-

-Certo! Con un maestro così diventerò di sicuro una maga delle percussioni-

-A che ora finisci il turno stasera?- Mi chiede grattandosi il capo.

-Tardi, molto tardi... Alle 2-

-Ho capito. Allora... beh, magari ci vediamo domani!-

-Sicuro- Gli dono uno dei miei migliori sorrisi.

Rimane fermo davanti a me per qualche secondo interminabile, i nostri sguardi si incrociano e io abbasso immediatamente gli occhi.

-Buona serata- Mi dà un bacio sulla guancia e torna alla sua macchina con la quale sfreccia via.

Scuoto la testa e cerco di riprendermi. Per quale cavolo di motivo non l'ho baciato? Dovevo farmi coraggio... Sono una stupida. Ho sprecato l'occasione. Entro in casa e mi butto sul divano con la testa fra le mani. Sento una voce squillante che mi chiama.

-Ehi Becky!- E' Gwen. Pimpante e già pronta per il lavoro.

-Ciao... Passati i postumi della sbronza?-

-Sì. Ora sto benissimo!-

-Brian è andato via?- Le domando.

-Sì, già da un po'... Tu non hai idea!- Fa qualche saltello e si fionda sul divano accanto a me.

-Dimmi tutto! Voglio anche i dettagli!-

-Aspetta... Non lo abbiamo fatto, o meglio, ancora no. Però c'è mancato davvero poco! Il fatto è che lui è dovuto scappare... non c'era tempo, ecco-

Mi lascio scappare un gridolino. -Oh mio Dio! Quindi state insieme?-

-Oh, sì!- Gwen sospira e si porta una mano sul cuore. -Non riesco a crederci!-

-Sono felicissima per te, sul serio- La abbraccio forte.

-Senti, e tu? Roger? Com'è andata? Racconta!- Chiede lei entusiasta.

-Mh...-

-Mh, cosa? Dai, dimmi!-

-Niente di niente. Forse è ancora presto... Non lo so. A me lui piace da morire e credo di piacergli anch'io- Alzo le spalle.

-Non ti scoraggiare. Vedrai che presto arriverà il momento giusto-

Se lo dice lei... Provo a fidarmi delle sue parole. Non perdo altro tempo e mi preparo per andare a lavoro. Usciamo e ci dirigiamo verso il pub. La serata passa più in fretta di quanto pensassi e, verso le 21, ecco arrivare Brian. E' solo. Dove cavolo saranno gli altri? Il riccio raggiunge Gwen e la saluta con un lungo bacio sulle labbra. Rimangono a parlare per un po' mentre lei gli prepara una birra. Con il timore di disturbarli, mi avvicino e saluto timidamente il chitarrista.

-Ciao Brian...-

-Becky!- Sorride e ricambia il saluto con due bacetti sulle guance.

-Gli altri tre dove sono finiti?- Gli chiedo curiosa.

-Chiusi in studio! Mi hanno incaricato di uscire per prendere qualcosa da mangiare per cena e visto che passavo da queste parti, ho pensato di farvi un salutino veloce-

Brian beve la sua birra e si congeda. Lui e Gwen si baciano ancora una volta e non posso negare una leggera invidia... Per il resto della serata servo i clienti e do una mano in cucina. Alle 2, completamente esauste, torniamo a casa trascinando i piedi che ci sembrano di piombo. In 5 minuti siamo stese sul letto e non facciamo in tempo a scambiare due parole che già siamo crollate.

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Now I'm hereeee. Ok. Salve a tutti. Questo è un capitolo di transizione, ecco. Spero non vi annoi troppo! Aspetto le vostre recensioni, byeee.
Els.

 

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Capitolo 12
*** Now I'm Here... ***


Capitolo 12 - « Now I'm Here »

 

Sono ai fornelli con l'intento di preparare dei pancakes. Ho fatto confusione con le dosi, perciò ho dovuto buttare via tutto e ricominciare. Controllo l'orologio a muro della cucina, sono le 10.30, Gwen sta ancora dormendo. Una volta pronti i pancakes sistemo sul tavolo i contenitori di sciroppo d'acero, crema al cioccolato e marmellata e decido di andare a svegliare la mia amica. Appena pronuncio la parola 'pancake', si fionda in cucina, ne prende uno e ci spalma un po' di crema al cioccolato.

-Sono ottimi!- Esclama a bocca piena.

-Grazie! Pensa che siccome ho sbagliato le dosi, li ho dovuti rifare tutti!- Ne prendo uno anche io e scelgo di metterci sopra della marmellata di albicocche.

-Sei un danno...- Inizia a ridere di gusto.

Mentre mangio il terzo (o forse quarto?) pancake, mi perdo nei miei pensieri. Rifletto sul rapporto che si è creato fra me e Roger, sul sogno che sto vivendo, sul libro dalla copertina verde ed infine su dove si trovi adesso mio padre. Presumo sia a scuola, visto che è mattina ed è un semplice diciassettenne. Mi piacerebbe incontrarlo.

-A che pensi?- Mi chiede all'improvviso Gwen mentre si alza e mette nel lavabo i piatti sporchi.

-A mio padre...-

La biondina inizia a lavare le stoviglie. -Ti manca, vero?-

Sospiro. - Non sai quanto-

Nessuna delle due proferisce parola, finchè io decido di rompere il silenzio.

-Voglio vederlo- Esclamo risoluta.

-Ma Becky, non...- Inizia Gwen.

-Voglio vederlo, punto. E tu mi aiuterai a cercarlo- Dico indicandola.

-E' meglio se non ti fai vedere da lui-

-Non mi interessa!- Sbatto una mano sul tavolo.

-Ricordi cosa diceva la regola del libro verde? Non devi cambiare il corso della storia!-

-Cazzate... Io voglio vederlo- Stringo i pugni finchè non vedo le nocche diventare bianche.

Gwen sospira e va in bagno. Non è giusto, non è giusto, penso. Non è giusto che mio padre se ne sia andato via così presto per colpa di quella fottuta malattia. Dovevo ammalarmi io, non lui. Non lo meritava... era un uomo perfetto. Buono, generoso, sempre sorridente... Quel brutto male il sorriso gliel'ha portato via! Quasi senza accorgermene, mi ritrovo con la testa fra le mani. Le lacrime scorrono veloci sulle mie guance e mi sento sempre più male. Gwen esce dal bagno e corre ad abbracciarmi.

-Piccola, ti prego. Non piangere!- La biondina mi accompagna al divano, ci sediamo insieme.

-Guardami!- Prova a togliermi le mani dal viso, ma è tutto inutile.

-Per favore, guardami- Continua lei. Faccio un respiro profondo e la guardo dritta negli occhi. Mi asciuga le lacrime che ancora scendono dai miei occhi.

-Vedrai che insieme lo troveremo e finalmente potrai rivederlo!- Esclama.

Strizzo gli occhi ormai rossi per il pianto. -Non è solo questo... E' che mi manca terribilmente. Senza di lui è dura...-

-Ascoltami bene. Lui vivrà sempre dentro di te, dentro il tuo cuore. E' stato un padre perfetto, no? Ecco. Da lui hai imparato tante cose che ti porterai dietro per tutta la vita. Non piangere, lui non vorrebbe mai vederti piangere- Fa una pausa e poi riprende. -Lui ti vuole forte! Vuole una Rebecca con le palle! Sarà sempre accanto a te, qualsiasi cosa tu farai. E' il tuo angelo, ti protegge-

Le parole appena sentite mi danno una scossa. E' vero. Lui non vorrebbe mai che io piangessi... devo essere una roccia. Devo essere forte e lo devo essere anche per lui. Mi balena in testa una frase che avevo letto mesi prima in un libro:

"Vivo anche per te che non ci sei più, per te che se ci fossi regaleresti un sorriso, per te che hai lasciato un vuoto nelle persone che ti amano, per te che la vita ti è sfuggita di mano, per te che hai tutto per diventare un angelo."

Credo sia una frase meravigliosa ed esprime tutto ciò che penso riguardo mio padre.

Abbraccio energicamente la mia amica.

-Grazie, grazie, grazie- Le dico con la voce ancora tremolante.

-Ti voglio un bene dell'anima! Dai, che sei una roccia!- Esclama lei dandomi un bacio sulla fronte.

Reb la roccia, penso. Vado in camera e scelgo un grazioso vestito estivo da indossare. E' bianco, lungo fino alle ginocchia ed ha del pizzo sangallo sul davanti. Ci metto un po' a scegliere le scarpe, provo alcune zeppe ma alla fine scelgo le solite superga bianche. Non amo particolarmente i tacchi! Mi lavo il viso e i denti e lego i capelli in una coda di cavallo. Gwen decide di indossare un paio di jeans, delle zeppe gialle e una canottiera in tinta con le scarpe. Passiamo la mattinata passeggiando per le vie di Londra. Arrivata l'ora di pranzo, riesco a ricordarmi il nome della scuola che frequentava, o meglio, frequenta mio padre.

-E' la St.Paul! Ecco come si chiama!- Esclamo entusiasta.

-Perfetto. Non resta che trovarla!-

Chiediamo informazioni ad un edicolante. C'è da prendere l'autobus per tre fermate. Appena ci giriamo lo vediamo ed iniziamo a corrergli dietro.

-Autista, si fermi! Per favore!- Continuo a gridare invano. Dopo qualche metro di corsa, finalmente rallenta e apre le porte del mezzo.

-Grazie!- Esclamo con il fiatone. L'uomo ci guarda male e noi prendiamo posto. In 15 minuti arriviamo a destinazione.

-Eccoci qui...- Gwen si gratta la testa. -Ah! Ed ecco la scuola!- Dice indicando l'imponente edificio davanti a noi.

-Appostiamoci da qualche parte- Propongo.

-Wow! Proprio come delle spie!- Gwen inizia a ridacchiare.

Ci sistemiamo dietro ad un cespuglio e controllo il mio orologio da polso. Sono le 12.50. Ancora dieci minuti e poi i ragazzi dovrebbero uscire. Sentiamo la campanella suonare.

-Ci siamo! Controlla bene!- Mi dice Gwen.

In pochi minuti sulle scale della scuola si riversa un fiume umano. I ragazzi sono davvero tantissimi ed è difficile individuare mio padre. Lo cerco con lo sguardo finchè non lo vedo e per un attimo mi si blocca il battito cardiaco.

-Eccolo. L'ho visto- Dico con un tono misto d'incredulità e non so cos'altro.

-Dov'è? Fammi vedere!- Esclama la biondina aguzzando la vista. Glielo indico.

E' proprio come nella foto che c'è sul mobile della camera. Alto, capelli scuri, occhi uguali ai miei, mi somiglia molto devo dire. Sta scherzando insieme ai suoi compagni, si spintona con un tizio piuttosto in carne. Dev'essere il suo amico storico, Carl. Mi tremano le gambe. Avrei voglia di corrergli incontro, di abbracciarlo e di gridargli 'sono Rebecca, tua figlia!', ma potrebbe prendermi per una pazza, perciò mi limito a guardarlo in silenzio mentre esce dal cortile della scuola. Gira l'angolo e sparisce insieme agli altri.

-Dio, che sensazione strana- Dico stropicciandomi gli occhi.

-Ci credo. E' stato strano anche per me!- Continua Gwen. -Tutto ok?- Mi chiede.

-Sì, sì. Sto benissimo!- Mi sento felice. Finalmente l'ho visto ed è stato fantastico. Un sorriso mi si dipinge sul volto.

-Missione compiuta- Esclama la mia amica.

-Dai, torniamo verso casa-

Prendiamo l'autobus per tornare e continuo a pensare al sorriso di mio padre. E' rimasto lo stesso. Gwen aveva ragione, meglio non farsi vedere... E' andata alla grande anche così. Sono contenta di averlo visto, non potevo chiedere di meglio.

Ci prepariamo un pranzo veloce e, dopo aver mangiato, il telefono di casa inizia a squillare.

-Vado io!- Esclamo.

-Pronto? Rebecca?- E' Brian.

-Gwen, è per te!- Urlo alla biondina. -Arriva subito!-

-Oh, grazie- Ecco che arriva, le passo la cornetta e finisco di sparecchiare.

-Scusa Bri, ho un'altra chiamata. Aspetta un secondo!- Sento dire da Gwen.

-Oh, ciao cara!- ........... -Ho capito- ........ -Benissimo, lo dico anche a lei- ......... -Grazie, un bacione!- La mia amica gesticola al telefono, poi mi fa cenno di raggiungerla.

-Era Roxy. Non ho capito bene il motivo, ma stasera il locale chiude prima. Non c'è bisogno di andare!- Mi dice sorridendo.

-Ah, grande!- Esclamo. Oh, perfetto. Relax!

Gwen torna a parlare con Brian per altri venti minuti. Intanto accendo la tv del salone e comincio a fare zapping. Lei mi raggiunge.

-Stasera esco a cena con Bri!-

-Ah! Bene!- Dico sforzandomi di sembrare estusiasta quanto lei. Sì, mi fa piacere che si sia fidanzata ma nel frattempo la invidio un po' perché vorrei fosse lo stesso tra me e Roger. Invece sono qui, buttata sul divano a guardarmi un noiosissimo programma tv. Perché non mi chiama? Continuo a pensare. Dopotutto il numero di casa ce l'ha... Era meglio se gli lasciavo il numero del cellulare. Ah, è vero. Non esistono ancora i telefoni cellulari. Alzo gli occhi al cielo e sbuffo rumorosamente.

-Che succede?- Mi chiede Gwen piegando la testa.

-Nulla... Penso a Roger. Perché non si fa vivo?!- Mi lamento.

-E dai! Non torturarti con questi pensieri. Sicuramente è stato impegnato in studio... vedrai che più tardi ti chiamerà-

Mi dedico alla lettura di un libro che ho trovato sugli scaffali del mobile del salotto, ma la cosa non dura molto. Riesco a trovare dei fogli di carta ed inizio a scrivere. Mi sfogo, scrivo di tutto. Quando ho finito mi sento molto meglio. Scrivere è la cosa che mi aiuta di più in questi casi. Alle 19 Gwen esce di casa, Brian la sta aspettando fuori. Andranno a cenare in un famoso ristorante del centro. Continuo a pensare ininterrottamente a Roger. Mi rassegno, ormai non mi chiamerà più... almeno per stasera. Mi cambio e mi metto una tuta comoda, perfetta per stare a poltrire in casa. Non ho voglia di cenare ma apro il freezer e noto che c'è del gelato. Decido di mangiare quello. Dalla libreria scelgo un vinile a caso, mi capita Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band dei Beatles, lo sistemo sul giradischi e mi rilasso ascoltandolo. Canticchio She's leaving home, quando suona il campanello della porta d'ingresso. Convintissima che sia Gwen, apro la porta trovandomi davanti Roger. Spalanco gli occhi e arrossisco violentemente.

-Ciao- Roger mi squadra dalla testa ai piedi e sorride beffardo.

Sprofonderei volentieri sotto il pavimento, ma ricambio il saluto. -Ciao-

-Posso entrare o disturbo?- Mi chiede lui.

-No, no figurati. Vieni pure e scusa il disordine...- Oddio, che imbarazzo! Mi ha vista in questo stato penoso... Con questa tuta informe! Lo faccio entrare in casa e lo invito ad accomodarsi.

-Scusa anche per il mio abbigliamento... sembro una stracciona-

Lui ride. -Ma no! La tuta è... carina! Davvero!-

Non riesco a convincermi di ciò che ha appena detto, perciò corro in camera e mi cambio al volo. Metto dei jeans semplici e una t-shirt. Torno da lui sorridendo.

-Meglio così, mi sa- Dico sedendomi anche io sul divano. -A cosa devo la tua visita?- Gli chiedo scherzando.

-Oggi non mi sono fatto sentire e... volevo rimediare- Fa spallucce. -Ho dimenticato una cosa, aspetta- Esce di casa e dopo pochissimo torna con un pacchetto bianco.

-Cos'è?- Chiedo curiosa.

-Apri- Dice passandomelo.

Apro il pacchetto e trovo delle bacchette, le osservo. Sono proprio quelle che utilizza lui per suonare, le Vic Firth.

-Sono le mie- Dice con un sorriso a 32 denti.

-Grazie! Non so cosa dire... solo, grazie!-

-E non è finita...- Tira fuori un altro pacchetto da dietro la schiena. Me lo passa e apro anche quello. Sono caramelle di ogni forma e colore!

-Queste le ho prese venendo qui... ho pensato che potevano piacerti e che le avremmo mangiate insieme- Mi guarda con i suoi occhioni azzurri.

-Grazie! Che carino... hai indovinato. Io amo le caramelle-

Mi alzo dal divano con l'intento di togliere il disco dei Beatles che stavo ascoltando ma Roger mi ferma.

-No, no... Lascialo-

-Sicuro?-

-Sì, è un sottofondo piacevole-

-------------------//
Saaaalve! Innanzitutto volevo mandare un enorme bacio al mio Fred... ieri erano 21 anni dalla sua morte. Cavolo, come passa il tempo. Mi manca terribilmente!
Riguardo al capitolo... in questo qui ho voluto "divagare" un po' per concentrarmi su Rebecca e suo padre, spero non vi siate annoiati nella lettura! Uhmmm *pensapensapensa*. No, non ho nient'altro da dire. Byeee.
Els.

 

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Capitolo 13
*** Funny How Love Is! ***


Capitolo 13 - « Funny How Love Is! »


-Ti va di fare un giro?- Mi chiede mentre sono impegnatissima a finire di gustarmi le ultime caramelle alla fragola.

-Perché no? Torno subito- Mi alzo dal divano e vado in camera per infilarmi le scarpe.

-Ce ne sono altre due!- Urla mentre sono in bagno a pettinarmi i capelli.

Torno da lui. -Mangiale tu, dai-

Segue alla lettera ciò che ho detto e se le mette in bocca entrambe ruminando come una mucca.

-Come sei fine, ragazzo!- Gli dico scherzando mentre apro la porta di casa.

Lui si limita a fare spallucce. -Prego!- Mi invita ad uscire per prima.

-Paparaaa...That's because I'm a good old-fashioned lover boy...- Inizio a canticchiare.

-Ah! La conosci!- Esclama con un gran sorriso. Io annuisco.

Passeggiamo per le vie del centro, sono piene di luci, molti locali sono aperti.

-Vieni- All'improvviso prende la mia mano e velocizza il passo. Sussulto per un attimo. La sua mano è caldissima, la mia in confronto è un pezzo di ghiaccio. Camminiamo per un quarto d'ora circa, finchè arriviamo davanti a Green Park. Varchiamo il cancello d'entrata e ci incamminiamo attraverso il viale alberato.

-Dove stiamo andando?-

-Aspetta, siamo quasi arrivati-

Continuiamo a tenerci per mano, sembriamo due fidanzatini. Ci stiamo avventurando dei meandri più oscuri del parco... almeno credo. Non ho mai frequentato più di tanto Green Park, gli ho sempre preferito l'Hyde. La curiosità inizia a farsi sentire, mi guardo intorno. E' pieno di bellissimi viali alberati, illuminati da qualche lampione. Ai lati ci sono delle panchine e, solo ora, mi accorgo che a terra ci sono dei ciottoli. C'è un silenzio surreale, si sentono solo i nostri passi. Ad un tratto il viale si interrompe, davanti a noi c'è solo un grosso albero.

-Eccoci qua- Esordisce lui guardando soddisfatto l'imponente pianta davanti a sè.

-Come mai siamo venuti qui?- Chiedo perplessa.

Inizialmente non mi risponde, lo osservo attentamente. Riesco a vedere il suo viso grazie alla luce di un lampione, ha uno sguardo che non riesco a decifrare. Sembra contento ma allo stesso tempo malinconico. Si avvicina maggiormente all'albero e si accovaccia, increspa le labbra e allunga una mano per toccare la corteccia. Non riesco a dire una parola, continuo solo a fissare ogni suo singolo movimento. Ora allunga anche l'altra mano per toccare la coreccia, quella strana espressione non svanisce dalla sua faccia. Sempre più confusa, mi faccio coraggio e gli chiedo se va tutto bene. E' a questo punto che si alza e mi sorride. Finalmente riprende l'uso della parola.

-Ho ricordi bellissimi legati a questo albero- Fa una pausa, inizia a spiegare gesticolando. Io lo ascolto con attenzione. -E' qui che ho capito qual'era la mia strada-.

-Che vuoi dire?- Gli domando a questo punto.

-Era un pomeriggio di febbraio, l'aria era fredda, riusciva a penetrare sotto i vestiti. Ricordo tutto benissimo, come se fosse ieri- Sorride e poi riprende il discorso. -Ero insieme ad un amico, Tim, ne eravamo rimasti colpiti per la grandezza- Dice indicando l'albero. -Beh, eravamo seduti proprio qui. In quel periodo ero combattuto. Stavo studiando odontoiatria ma sentivo che quegli studi non facevano per me... La musica era la mia vera passione e volevo concentrarmi su quella, in realtà. Per farla breve... Il mio cervello ha elaborato un pensiero alquanto contorto che però m'è stato d'aiuto. Mi sono detto: Quest'albero è qui da decenni, nessuno ha mai osato tagliarlo. Se mai qualcuno avesse provato a farlo, sicuramente si sarebbe danneggiato irreparabilmente e a quel punto qualcuno l'avrebbe dovuto tagliare. Io sono come questa pianta imponente, posso e devo fare quello che desidero fare e nessuno deve osare tagliarmi le gambe, perché perderei tutta la voglia di fare e le ambizioni che ho. E' sotto questi rami che ho deciso quale sarebbe stato il mio destino. Sono affezionato a questo posto-

Termina il discorso invitandomi a sedere su di una panchina lì vicino. Sono rimasta colpita dalla storia di Roger, è bellissima.

-Roger... tutto ciò è semplicemente meraviglioso- Pronuncio queste parole e, non so perché, iniziano a bruciarmi gli occhi. Oh, no. Non posso piangere!

-Poche persone sanno cosa rappresenti questo posto per me. Ho voluto fartelo vedere perché penso che tu sia una persona... speciale-

Ci alziamo dalla panchina. Ora iniziano davvero a mancarmi le parole. E' difficile formulare una frase sensata. Sono sorpresa, non credevo, francamente, che questo biondastro fosse una persona così...come dire... profonda. Mi sono ricreduta.

-Grazie- Riesco a dire solo questo. Vengo presa da un raptus di non so cosa e gli butto le braccia al collo, senza pensarci. Lui rimane un po' interdetto. Dopo poco, però, anche lui mi abbraccia. E' bello poter affondare il viso nella sua camicia, sentire il suo profumo ed il suo calore. Il nostro è un abbraccio sincero, spontaneo. La sera della festa eravamo scombussolati dall'alcool e non avevo potuto provare le emozioni che, invece, sto provando ora mentre mi perdo nei pensieri con la testa sul suo petto. Lui mi stringe forte, sembra un abbraccio destinato a non finire mai. Se potesse durare per sempre, metterei volentieri una firma! Mi accarezza dolcemente i capelli, rimaniamo così per altri 5,10, forse 15 minuti.

-Dai, andiamo. Ti riporto a casa- Dice ad un tratto. Mi dà un bacio sulla testa e mi prende la mano, cominciando a camminare verso l'uscita del parco. Per tutto il tragitto verso casa non spiccico parola. Arrivati davanti alla porta di ingresso di casa mia, sento Gwen che canticchia. Dev'essere tornata da poco. Roger controlla l'ora sul suo orologio da polso.

-Beh, grazie per aver ascoltato la mia manfrina!- Esclama lui iniziando a ridere. Io lo seguo a ruota.

-Ma che manfrina, dai! Guarda che la storia è davvero bella! Mi ha fatto piacere ascoltarla!-

-Mh- Sorride e mette la lingua fra i denti. Quel gesto gliel'avevo visto fare milioni di volte in tv, durante le interviste...ma mai dal vivo. Questa è la prima volta. Arrossisco ma, per fortuna, è piuttosto buio e lui non può vederlo.

-Allora mi fido di quello che hai detto!- Continua lui.

-Assolutamente-

Ci guardiamo per qualche secondo in silenzio e solo ora noto che il suo volto è davvero vicino al mio.

-Grazie per la bella serata- Sorride. Mi fisso a guardare le sue labbra. Sento il suo respiro sempre più vicino.

-Grazie a te- Sibilo.

-Ti chiamo domani, ok?- Questa volta lo sussurra al mio orecchio e vengo pervasa da un lungo brivido.

-S-sì. Buona notte- Devo farmi forza per non svenire.

Ad un certo punto si appoggia alla porta d'ingresso e inizia a tamburellare nervosamente con il piede. Posso allontanarmi un attimo per riprendermi. Faccio un bel respiro.

-Tutto ok?- Gli chiedo non capendo la sua agitazione, ma non faccio in tempo a finire la domanda che mi ritrovo con le labbra incollate alle sue. Okay. Mi ha sorpreso ancora una volta! Mi appoggio al muro esterno di casa mia, le nostre labbra sono ancora incollate. E' un bacio dolce, ma nello stesso tempo energico. In quel momento sono pervasa da un turbinio di emozioni, non capisco più nulla. Chiudo gli occhi e mi godo il momento. Riesco a sentire il sapore delle sue labbra, sanno ancora di caramelle alla fragola, le stesse labbra che fino a un momento fa stavo osservando. Gli cingo il collo con le braccia e lui mi afferra i fianchi. Gli metto una mano fra i capelli e immediatamente mi accorgo della loro morbidezza disarmante. Sono così soffici! Proprio come li avevo sempre immaginati! Non ho idea di quanto sia duranto il bacio, so solo che Gwen ha aperto la porta e ci sta guardando con gli occhi sbarrati.

-Dio, scusatemi- Esclama mortificata.

Io e Roger ci stacchiamo improvvisamente.

-No, no figurati!- Inizio io sorridendo imbarazzata.

-Me ne stavo giusto andando!- Continua il biondo grattandosi il capo e sorridendo divertito.

-Ho notato... Vabbè, vi lascio!- Conclude la mia amica chiudendo la porta.

Guardo Roger e scoppiamo a ridere insieme.

-Ora vado davvero, però- Dice lui tornando serio.

-A domani- Lo saluto con un cenno della mano mentre lui si allontana verso la sua auto, ricominciando a ridacchiare. In pochi minuti sfreccia via con la sua Daisy. Non riesco a capire bene la dinamica del nostro bacio, ma va bene così. Sono così felice che correrei nuda per la strada tutta la notte! Prima di entrare in casa, mi lascio andare a un gridolino di gioia e, una volta dentro, vengo letteralmente assalita da Gwen che mi butta sul divano pregandomi di raccontarle ogni singolo istante della serata passata con Roger.

-Santi numi. VOGLIO SAPERE TUUUUUTTO!- Urla lei e devo dirle più volte di abbassare la voce se non vuole svegliare il vicinato. Sospiro e inizio il resoconto mentre lei mi guarda con occhi sognanti.

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Salve a tutti! Quanto tempo è passato dall'ultima volta che ho aggiornato?! Un secolo, credo. Vi chiedo scusa ma sono stata impicciatissima. Prometto che d'ora in poi sarò regolare nella pubblicazione dei capitoli. Byeee :)
-Els

 

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Capitolo 14
*** Seaside Rendezvous ***


Capitolo 14 - « Seaside Rendezvous »
 


Dopo aver raccontato a Gwen per filo e per segno tutta la serata, decido di andare a farmi una doccia. La biondina bussa alla porta del bagno.

-Posso?-

-Solo un secondo!- Esco dalla doccia e mi avvolgo in un asciugamano blu. Lei apre la porta con cautela.

-Mi stavo dimenticando... Brian ci ha invitate a una gita al mare!- Annuncia mentre inizia a spazzolarsi i lunghi capelli dorati.

-Domani?- Chiedo.

-Sì, domattina. Ovviamente ci saranno anche Freddie, John... e per la tua felicità anche Rog! Passano a prenderci alle 9- Conclude con un sorriso.

-Ah bene! Strano che Roger non me ne abbia parlato...-

-Probabilmente ancora non lo sapeva. E' stata un'idea di Brian- Gwen ripone la spazzola nel mobiletto del bagno e torna in salone. Mi affaccio in cucina per controllare l'ora ancora avvolta nell'asciugamano. E' mezzanotte passata! Mi asciugo i capelli e mi metto il pigiama. Una volta entrata in camera da letto noto che la mia amica è già crollata, spengo la luce e mi addormento anche io.

 

Drin! Drin!

Mi rotolo fra le lenzuola, sono infastidita da questo continuo rumore.

Drin! Drin!

Apro gli occhi scocciata e solo ora mi accorgo che quel rumore è il campanello di casa! Controllo l'ora sulla sveglia. Le 9.15! Porca miseria, devono essere i ragazzi! Ho completamente dimenticato di mettere la sveglia ieri sera. Sveglio immediatamente Gwen e corro ad aprire la porta di ingresso in condizioni pietose. Davanti a me ecco Freddie, Brian, Roger e John che mi guardano con un'espressione divertita.

-Ciao!- Esclamano all'unisono. -Ben svegliata!- Continua Roger con un ghigno dipinto in viso. Mi metto una mano tra i capelli e mi rendo conto che sono diventati una specie di lanuggine, abbasso gli occhi per la vergogna.

-Scusate... Ci siamo dimenticate di puntare la sveglia e...- Inizio mortificata.

-Non preoccuparti cara! Nessun problema. Vi aspettiamo! Andatevi a preparare- Freddie sorride.

Vado a cambiarmi e sotto i vestiti metto il costume, Gwen fa lo stesso. Preparo una borsa con dentro degli spuntini, due asciugamani grandi e la crema solare.

-Pronte!- Io e la biondina ci presentiamo in salone.

-Benissimo, andiamo- John tira fuori dalla tasca dei pantaloncini le chiavi dell'automobile.

Mi chiudo la porta di casa alle spalle e mi trovo davanti un Volkswagen Transporter viola. La prima cosa che penso, se devo essere sincere, è 'Che figata! Ho sempre desiderato fare un giro su un furgoncino come questo!'. In effetti in un'auto sei persone non ci entrano... O meglio, potrebbero entrarci... Ma dovrebbero stare una sopra l'altra.

-Indovinate di chi è?- Ci chiede Brian indicando il Transporter.

Non so per quale motivo, ma sento che appartiene a Freddie. -E' suo, vero?- Dico facendo un cenno verso il cantante che sta salendo sul furgone.

John e il riccio chitarrista annuiscono alzando gli occhi al cielo. Scoppio a ridere insieme a Gwen, quando Roger grida.

-Allora? Vogliamo andare? Saltate su questo cesso a pedali!- Detto questo si fionda su uno dei sedili posteriori. Io mi metto vicino a Roger e Gwen accanto a Brian.

John sale al posto di guida e io all'improvviso mi ricordo di una cosa: Freddie non ha mai preso la patente! Perché diavolo ha comprato questo furgoncino? Dopo poco arriva la risposta alla mia domanda.

-Vi piace il mio Volkswagen?- Chiede poi il cantante a me e a Gwen.

-Da morire!- Risponde estusiasta la biondina.

-Già!- Mi limito a dire io.

Freddie scoppia in una risata fragorosa mentre si siede accanto a John.

-Sapete una cosa? Io non ho la patente!- Continua a ridere mentre gli altri 3 lo guardano in cagnesco.

-E' stupido. Che ci dobbiamo fare?- Esclama John alzando le spalle e lasciandosi scappare una risatina.

-Beh. Il Transporter mi è sempre piaciuto, poi è anche viola! Io ADORO il viola!- Continua Freddie sottolineando platealmente la parola 'viola'.

Roger è seduto accanto a me, lo osservo mentre si mangiucchia le unghie. Ad un tratto mi sorride.

-Contenta per questa gita?-

Alzo le spalle. -Sì, è stata un'idea carina-

-Andiamo a Brighton. E' a un'ora e 30 da qui. Ci sei mai stata?-

-Sì, da piccola ci andavo spesso. E' un bel posto-

Trascorriamo il tempo del viaggio cantando e chiacchierando. Arriviamo intorno alle 11 e subito ci mettiamo in cerca di una spiaggia non affollata.

-Niente da fare!- Esclama Freddie con tono drammatico. -E ora che facciamo?-

A Brian si illuminano gli occhi. -Aspettate. So io dove possiamo andare! John, fammi guidare- Il bassista gli lascia il posto e iniziamo a percorrere il lungomare.

-Dove cavolo vai?- Gli domanda Roger scocciato.

Brian continua a percorrere il lungomare finchè non svolta in una stradina sterrata che si perde in mezzo a un boschetto. Fino a poo fa eravamo accecati dal sole che rifletteva sui finestrini, ora gli alberi della via ci fanno ombra. I rami accarezzano dolcemente il furgone mentre continuiamo ad insinuarci fra le piante, il terreno non è molto regolare perciò veniamo sballonzolati da una parte all'altra dei sedili.

-Arrivati!- Brian ferma il Transporter.

Una volta scesa mi guardo intorno. Il posto è davvero bello, particolare. E' una piccola spiaggetta libera, dietro di noi ci sono gli alberi di prima. La sabbia è color giallo ocra e l'acqua del mare è azzurra quasi come gli occhi di Roger... Anzi, no. I suoi occhi sono troppo belli per poterli paragonare a qualcosa. Appena metto i piedi nella sabbia mi accorgo di quanto sia bollente e devo sbrigarmi a stendere l'asciugamano per non ustionarmi. Mi ci sistemo sopra e comincio a spalmarmi la crema solare, aiuto anche Gwen a farlo visto che è schizzinosa e non sopporta di averla sulle mani. I ragazzi si sono spogliati in un attimo e sono già corsi in acqua.

-Com'è? Fredda?- Gli chiedo riferendomi all'acqua.

Mi rispondono tutti e 4 all'unisono. -All'inizio sì, ma poi ti abitui!-

Grazie al cavolo, vorrei rispondergli!

Mi stendo sul morbido asciugamano e mi lascio cuocere al sole per un po'.

-Andiamo a fare il bagno?- Gwen si alza e si toglie gli occhiali da sole.

-Va bene- Mi alzo anche io e ci avviciniamo al bagnasciuga.

I ragazzi giocano fra di loro, si schizzano e ridono rumorosamente. Raggiungo Roger, lui mi abbraccia e mi dà un bacetto sulla guancia. Brian e Gwen si baciano appassionatamente mentre John e Freddie escono momentaneamente dall'acqua e vanno a prendere un pallone dal retro del furgoncino.

-Partita?- Chiede Freddie mostrandoci la sfera colorata.

Gli corro incontro e afferro il pallone. -Certo!-

Dopo una lunga partita a beachvolley , tre contro tre, decidiamo di pranzare. Ho preparato dei panini con prosciutto e formaggio. Ne recupero uno dal fondo della borsa, è un po' schiacciato ma, dopo averlo addentato, mi accorgo che è comunque squisito. I ragazzi si sono preparati dei panini con uova e pancetta... una cosetta leggera insomma. John ha portato anche della frutta, appena avvisto una bella pesca noce mi si illuminano gli occhi.

-Questa la prendo io- Esclamo soddisfatta.

-No! La volevo io!- Roger mi guarda contrariato ma so che in fondo sta scherzando.

Gli faccio la linguaccia. -Ormai è mia!-

-Ah sì? E' tua eh?- Inizia a ridacchiare e mi si butta letteralmente addosso nel tentativo di acchiappare il frutto, mi stringe le braccia con le mani. Cerco di divincolarmi ma è tutto inutile visto che ora ha iniziato anche a farmi il solletico.

-Ti prego, basta!- Rido sguaiatamente. -Basta!-

All'improvviso mi bacia. Siamo stesi sulla sabbia bollente, la mia schiena sta bruciando ma sinceramente non me ne importa affatto. Questo bacio sembra ancora più bello del primo! Tutto intorno a me si annulla, non so per quanto tempo le nostre labbra rimangono unite, so solo che la tanto ambita pesca noce è rotolata in mezzo ai granelli di sabbia. Al diavolo la pesca, penso. Mi stacco dalle labbra del biondo per poterlo guardare meglio, sembra davvero un angelo. Ha i tratti delicati come quelli di un cherubino. Ora mi sorride, ora mi scosta i capelli dalla fronte, ora ha ripreso a baciarmi. Ecco che ci stacchiamo l'una dalla stretta dell'altro, siamo rimasti abbracciati per un bel po'.

-Piccioncini! Era ora!- Freddie è accanto al furgone e ci fa segno di salire. -Andiamo, sì o no?- Chiede sbuffando.

Ci rendiamo conto che gli altri hanno già tolto baracca e burattini e sono nel furgone ad aspettare. Recupero al volo l'asciugamano, la borsa e mi accomodo nei sedili posteriori insieme a Roger. Gwen mi guarda e inizia a ridere.

-Non volevamo interrompervi, eravate così carini! Ma purtroppo sono già le 4 e più tardi dobbiamo andare a lavoro...-

Il lavoro. Giusto. Una fastidiosa sensazione di stress mi pervade, ma per ora non voglio pensarci. Mi passo una mano tra i capelli e guardo fuori dal finestrino. C'è ancora un bel sole. E' stata davvero una splendida giornata.

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Ehilààà. Grazie a tutti per le recensioni, mi fa piacere leggere che la storia vi piace! Questo qui è un capitolo di transizione, diciamo. Spero vi sia piaciuto. Alla prossima!

Els.

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