Ciao papà!

di emy 99
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Padre ***
Capitolo 2: *** Emma "La Marchioni" ***
Capitolo 3: *** The life goes on... ***
Capitolo 4: *** Che strani coinquilini! ***
Capitolo 5: *** Diario di Emma Vittoria-Questa casa è un vero casino! ***
Capitolo 6: *** Lola: nuove conoscenze ***



Capitolo 1
*** Padre ***


PADRE

 

Visto da fuori l'orfanotrofio era un grande edificio completamente grigio e pieno di crepe. All' interno non cambiava molto. I muri scuri e il pavimento di marmo erano sporchi di sugo e sull'orlo della decadenza.

Ancora una volta Giosuè si chiese che cosa lo avesse spinto ad andare in quel posto dimenticato da Dio.

Fino a due giorni fa era un giovane architetto single che viveva una normalissima vita in un piccolo appartamento, poi tutto d'un tratto si era trovato davanti alla porta una donna sulla cinquantina infagottata in un giaccone di due taglie in più della sua...

 

...due giorni prima...

 

"Quindi lei è il signor Tamellini?”

gli occhi scuri della donna lo squadrarono dall'alto in basso, con diffidenza, come se non si fidasse di lui

Io sono Kaur Arshpreet, assistente sociale”

aggiunse subito dopo tendendogli la mano. Giosuè la strinse.

Penso che lei si ricordi di una certa Alessia Reginato”

Certo”

rispose il moro accennando un sorriso e, intanto, si chiedeva cosa quella signora avesse a che fare con Ale (come la chiamavano per abbreviare il nome).

Alessia era stata la sua fidanzata. Si erano conosciuti al liceo, lei faceva un istituto tecnico agrario e lui il liceo classico. Si vedevano tutti i giorno sul treno e sull'autobus e da li era scoccata la scintilla. Erano stati insieme fino alla fine dei cinque anni di scuola e quella notte l'avevano passata insieme.

Un mese dopo gli disse addio con un messaggio nella segreteria telefonica e da allora non seppe più niente di lei. Se ci pensava gli tornava l'amaro in bocca.

Bene...”

la voce dell'assistente interruppe il flusso dei suoi amari pensieri

...E' morta”.

Quelle parole vennero dette in modo così freddo e privo di emozioni che Giosuè ci rimase talmente male che un libro intero non sarebbe bastato per scrivere il suo sconforto.

Aveva un cancro al cervello, le possibilità di cura erano pochissime. Fin dall'inizio i medici avevano detto che non se la sarebbe cavata.”

spiegò la signora Kaur

Io che cosa centro?”

chiese di getto Giosuè. La domanda gli frullava in testa già da un bel po.

Arshpreet fece un lungo sospiro e poi parlò,

Alessia aveva una figlia. Si chiama Emma, ha 13 anni...”

si fermò un attimo e lo guardò dritto negli occhi,

... E lei è il padre”. 

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Capitolo 2
*** Emma "La Marchioni" ***


EMMA “LA MARCHIONI”

 

Lei è il padre”

quelle parole gli continuavano a ronzare nella testa mentre si avvicinava alla porta dell'auditorium, dove i ragazzi si riunivano in gruppo a fare i compiti e proprio tra quei ragazzi c'era Emma, anzi, sua figlia Emma.

A pensarci sembrava impossibile.

Dopo aver avuto la notizia dall'assistente sociale era rimasto a dir poco shoccato e temette di avere un attacco di cuore.

La signora Kaur aveva detto che poteva non riconoscere Emma come figlia. Lui sarebbe ritornato alla sua vita di sempre e la ragazza sarebbe rimasta all'orfanotrofio in attesa che qualcuno la adottasse.

Giosuè aveva deciso di tenerla.

Perché?

Se lo chiedeva anche lui. Prima che il suo cervello potesse pensare a qualcosa, la sua bocca aveva agito da sola

Nessun problema, la tengo”.

Proprio per questo ora si trovava davanti alla grande porta di legno dell'auditorium.

Voleva fare una cosa veloce. Prendere Emma e andare a casa.

Senza quasi accorgersene la sua mano si era posata sulla maniglia opaca e appiccicosa della porta e la aveva aperta.

 

SLAM!!!

 

Se Giosuè si fosse trovato cinque centimetri più avanti un libro di matematica lo avrebbe colpito in pieno viso.

Quello che si presentò davanti ai suoi occhi non era un orfanotrofio, era un manicomio!

Penne, libri, quaderni, sedie e addirittura ragazzi volavano da una parte all'altra della stanza.

Sulla grande tavola circolare due ragazzi si stavano picchiando sotto l'incitamento di alcuni compagni che urlavano parolacce e bestemmie senza ritegno.

Anche le ragazze non si tiravano indietro, anzi, erano anche peggio dei maschi. Una di loro si stava pure dondolando sul lampadario cantando (o meglio dire urlando) una canzone abbastanza sconcia, per quello che Giosuè riusciva a sentire.

E menomale che dovevano fare i compiti.

 

FHIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII!!!

 

Un potente fischio portò la stanza al silenzio più totale, oltre che a schiantare le orecchie del povero Giosuè.

Dalla porta apparve, con un fischietto in mano, la signora Kaur vestita col suo miglior abito da lavoro di un bellissimo blu cobalto.

Lo sguardo corrucciato non prometteva niente di buono.

Fece qualche passo facendo riecheggiare i tacchi neri sul pavimento di legno ricoperto di fogli strappati e quant'altro.

Si fermò proprio al centro della stanza e scoppiò il putiferio,

Arianna scendi dal lampadario!!”

Enrico, Michele giù dalla tavola!!”

Monica smettila di bere vodka!!”

Roberto, Luca guardate che vi ho visto, uscite dall'armadio!!”

Voi altri rimettete apposto questo casino! SUBITO! VELOCI!!”

In un batter d'occhio i ragazzi recuperarono tutte le loro cose sistemandole il meglio possibile sulla tavola senza fiatare.

Tutti in riga!”

ordinò ancora Arshpreet con un gesto della mano e tutti si misero uno di fianco all'altro in ordine di altezza con le braccia lungo i fianchi e la schiena dritta.

Giosuè era rimasto a bocca aperta.

Quando esagerano scenate così servono”

gli disse l'assistente sociale notando il suo stupore.

Si sistemò un attimo il vestito e con voce calma, ma decisa si rivolse ai giovani

Questo signore è Giosuè Tamellini...”

lo presentò indicandolo. Solo all'ora i ragazzi si accorsero della sua presenza.

... Ed è il padre di Emma.”

dei bisbigli stupiti lasciarono la bocca dei ragazzi

La Marchioni...”

si senti sussurrare

Ed è venuto qui per portarla a vivere con se, quindi... Alessandra valla a chiamare”

ma prima che la piccola Alessandra potesse muovere un passo, le porte si aprirono con un gran rumore.

Una ragazza dai cortissimi capelli castani entrò strascicando i piedi con la testa bassa e le mani nelle tasche del giubbotto di pelle nera.

Parli del diavolo e spunta la Marchioni!”

commentò ironica Arshpreet.

Emma non la guardò neanche. Andò verso Giosuè fermandosi a circa un metro di distanza. Puntò i suoi occhi marroni/verdi in quelli azzurri dell'uomo e fece un piccolo sorriso

Ciao papà”

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Capitolo 3
*** The life goes on... ***


Ob-la-di ob-la-da life goes on bra
La-la how the life goes on
Ob-la-di ob-la-da life goes on bra
La-la how the life goes on...

 

Nonostante le cuffiette, Giosuè riusciva a sentire la canzone che Emma stava ascoltando dal suo Mp3: Obladì Obladà dei Beatles.

Dopo la piccola presentazione all'orfanotrofio, “La Marchioni” era andata a prepararsi la valigia e, senza salutare nessuno, era salita nella macchina del padre.

Giosuè le aveva parlato finché non si era accorto che stava ascoltando la musica.

Si era sentito proprio un povero pirla.

Dopo poco Giosuè parcheggiò la macchina di fronte ad un alto palazzo grigio cupo che ricordava tanto quella vecchia catapecchia dell'orfanotrofio.

Scendendo dalla macchina si accorse che aveva cominciato a piovere. Il cemento della strada si stava già ricoprendo di piccole macchioline scure.

Una veloce occhiata al suo terrazzo gli fece ricordare di aver lasciato i vestiti stesi fuori.

Vide che Emma si era già incamminata e velocemente la raggiunse.

Sbrigati altrimenti ci bagniamo”

le disse prendendola per un braccio e trascinandola verso il palazzo.

Dentro al condomini c'era una gran caldo, sembrava di essere in Spagna ad Agosto.

Era tutta un'altra vista poi!

I muri erano di un viola acceso con appesi bellissimi quadri e il pavimento di marmo era coperto da un tappeto giallo a strisce arancioni.

All'orfanotrofio e nella casa dove Emma abitava prima con la madre, capeggiavano colori scuri e opachi ed era raro che vedesse cose di colori così brillanti.

La signora che ha comprato il condominio ha voluto arredarlo così”

le spiegò Giosuè mentre entravano nell'ascensore che li portò al terzo piano.

Un reggiseno rosa di pizzo appoggiato alla maniglia della porta dell'appartamento numero 22 lasciò di stucco anche l'impassibile Emma.

 

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Capitolo 4
*** Che strani coinquilini! ***


CHE STRANI COINQUILINI!

 

Da come Giosuè guardava il reggiseno, Emma aveva capito subito che quello doveva essere il suo appartamento e ora, ripresa dallo shock iniziale, esaminava tranquillamente l'indumento rigirandoselo tra le mani come un giocattolo.

Vediamo...A occhio e croce direi una seconda abbondante...Leggermente imbottito...Una tredicenne direi!”

concluse Emma -Sherlock Holmes- mettendosi il reggiseno in tasca.

Giosuè la guardava allibito.

Aveva appena trovato un reggiseno davanti alla porta di quella che doveva essere la sua casa e, calmissima, se lo era messo in tasca dopo aver fatto un'autopsia degna di Criminal Minds!

Chiara, la sua fidanzata, come minimo avrebbe fatto scoppiare la terza Guerra Mondiale!

Vuoi aprire la porta o preferisci rimanere a fissarmi come un pesce lesso?”

disse Emma ridacchiando, si vedeva lontano un miglio che era impaziente di entrare.

Giosuè tirò fuori le chiavi di casa dalla tasca dell'impermeabile e rimase un attimo a guardarle, poi fissò la porta e poi ancora le chiavi, allorché(?) Emma si stufò e, con uno sbuffo che doveva sembrare una lamentela, gli rubò le chiavi. Prima che Giosuè potesse riprendersele, la figlia le aveva già inserite nella toppa e con un sonoro 'clack' la porta si aprì.

Lo scena che si presentò ai loro occhi non era delle migliori, ma comunque c'era da aspettarselo.

Una ragazzo e una ragazza stesi sul divano a fare sesso.

Giosuè si spiaccicò una mano sulla faccia

Nicola...”

sussurrò piano, ma non abbastanza perché Emma non lo sentisse.

Nicola era un amico di Giosuè dalle medie e lo aveva accolto in casa sua quando i genitori lo avevano buttato fuori a pedate dalla sua dimora.

Giosuè era felice di averlo come coinquilino tranne per il fatto che alcune volte (moooolte volte) tornava da delle feste a tarda notte accompagnato da ragazze per il 99% più piccole di lui e dai facili costumi.

Come adesso appunto, solo che, cosa assai strana, non era notte.

Emma, senza troppi complimenti, restituì il reggiseno alla ragazza che, rossa come un pomodoro ben maturo, acchiappò velocemente insieme agli altri vestiti e scappò via.

Ci fu un minuto di silenzio in cui nessuno sapeva cosa dire.

Giosuè d'altra parte ci era abituato a questo genere di cose, ma non era certo il modo migliore per iniziare una nuova vita con sua figlia.

Emma, dal canto suo, non era ne stupita, ne scioccata, ne tanto meno imbarazzata. O forse era brava a non farlo vedere.

Ho visto una ragazzina correre giù per le scale mezza nuda, voi ne sapete qualcosa?”

a rompere quell'imbarazzante silenzio fu una donna sulla trentina dai capelli castano/biondo e gli occhi verdi. La sua voce era calma, ma appena vide Nicola si trasformò.

Nicola, porca puttana! Che cazzo ci fai nudo come un verme sul mio divano! Ma che te lo chiedo a fare, sicuramente stavi scopando con una di quelle troiette che ti porti sempre dietro! Mi fai schifo! DISGRAZIATO!!”

e lo spedì a pedate in camera sua, tirandogli dietro i vestiti e colpendolo ripetutamente con la sua borsa.

Davvero un buon inizio.

 

 

 

 

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Capitolo 5
*** Diario di Emma Vittoria-Questa casa è un vero casino! ***


DIARIO DI EMMA VITTORIA-QUESTA CASA E' UN VERO CASINO!

 

Verona, 23 Ottobre 2012

Caro diario,

 

mettiamo bene in chiaro una cosa: io non ho mai avuto un diario ed averlo non mi esalta per niente, ma sei l'ultimo regalo di mia madre Alessia “In questo diario puoi scrivere quello che pensi, senza paura di offendere nessuno. Sarà solo tuo, nessun altro lo leggerà” mi ha detto consegnandomi questo libro dalle pagine bianche e io ho intenzione, per una volta in tutti i miei 13 anni, di seguire un suo consiglio.

Quindi cominciamo dal principio...

Mi chiamo Emma Vittoria Reginato Tamellini, ma per tutti sono “la Marchioni” per via di un segreto che ti svelerò... diciamo mai ah ah! Fino a pochi mesi fa vivevo con mia madre in uno squallido appartamento nella periferia di Verona, poi lei si è beccata il cancro al cervello ed è morta poche settimane fa, che io ho dovuto passare in una baracca piena di topi comunemente conosciuta come “Orfanotrofio delle Sacre Suore”.

Proprio oggi è arrivato “mio padre” a prendermi. Si chiama Giosuè, ha circa trent'anni, gli occhi azzurri e i capelli neri ricci. La mia assistente sociale deve cambiare spacciatore, è palese che quello non può essere mio padre! Cosa si è sniffata, il gesso delle lavagnette! Comunque, il bello è stato quando sono arrivata nella mia nuova casa. Attaccato alla porta d'ingresso c'era un reggiseno di pizzo rosa, ho capito subito che era di una della mia età perché io ne ho uno uguale bianco. Quando sono entrata, Giosuè è entrato dopo di me- che caca in braghe, ho visto due persone scopare sul divano, lo sapevo! Ho restituito il reggiseno alla ragazza, era rossa come la caviglia dell' Arianna dopo quella storta a pallavolo. E' scappata via subito. Subito dopo è arrivata una tipa che si è messa a tirare borsate in testa a Nicola, il tipo sul divano, urlando come un' undicenne al concerto degli One Direction, stavo per scoppiare a ridere! Dopo mezzora si è calmata e si è presentata: si chiama Chiara ed è la fidanzata di mio padre, quindi in un certo senso è la mia nuova madre. Ma guarda un po questo qui, mia mamma muore a trentadue anni lasciandomi sola e lui intanto se la fa con una pazza isterica!!! Poco fa abbiamo cenato e Giosuè mi ha iscritto alla scuola madia in fondo alla strada, tra qualche giorno arriveranno i libri e comincerò circa a novembre. Ora ti lascio, Nicola sta urlando come una checca perché Chiara ha finito tutta l'acqua calda.

Questa casa è un vero casino!!!

 

 

Emma Vittoria

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Capitolo 6
*** Lola: nuove conoscenze ***


LOLA: NUOVE CONOSCENZE

 

BI BIP! BI BIP! BI BIP! CRACK!

 

Con un gesto secco, Emma afferrò la sveglia e la tirò contro il muro mandandola in mille pezzi. Si portò le gambe al petto e sbuffando chiuse gli occhi.

Oggi era il primo giorno di scuola e non aveva proprio voglia di alzarsi.

Rimase sotto le coperte finché Chiara non venne a tirare le tende bianche della sua stanza

Alzati! Non vorrai fare tardi al primo giorno di scuola.”

le disse sorridendo senza badare ai residui della povera sveglia elettronica sul pavimento, Emma rispose con un sonoro sbuffo e affondò ancora di più la testa nel cuscino.

Dopo poco sentì Chiara uscire e allora si alzò.

Andò alla finestra e l'aprì lasciando che i raggi del sole le colpissero il viso. Il cielo era limpido e senza nuvole, una splendida giornata visto che aveva piovuto per due giorni filati.

Velocemente si spogliò del pigiama rosa con i pulcini, “un po infantile per una ragazza della tua età” le ripeteva sempre mamma Alessia cercando una buona scusa per buttarlo via, ma a lei piaceva.

Quando si va in una nuova scuola, nessuno ti conosce e quindi il primo giorno cerca di attirare l'attenzione del gruppo dei migliori sfoggiando i vestiti più belli che hai” le aveva detto una ragazza all'orfanotrofio, lei aveva subito pensato che fosse una cazzata.

Si sarebbe messa i soliti vestiti da maschiaccio di strada che, talaltro, andavano molto in voga nella sua vecchia scuola e poi non voleva creare troppo scompiglio.

Si mise dei jeans larghi strappati in più punti e una maglietta grigia con disegnate tre vespe, ognuna con un colore della bandiera italiana e sotto scritto “italian style”. Completò il tutto con un braccialetto borchiato e un paio di converse basse bianche, mezze distrutte e inscurite dal tempo. A Emma piacevano perché ogni graffio o buco raccontavano una storia e bastava guardarle per farle ricordare momenti indimenticabili.

Prese lo zaino stracolmo di libri nuovi di zecca e andò in cucina. Giosuè e Chiara stavano parlando di lavoro e appena la videro si ammutolirono

Santo cielo! Ma come fai a camminare con quelle scarpe!”

quasi urlò Chiara

Ci sono più buchi che altro! Oggi ti accompagno a comprarne un' alto paio”

Emma si limitò ad annuire e consumò la sua colazione in silenzio.

Giosuè provò a spiegare alla fidanzata che conveniva aspettare i saldi perché le scarpe in questo periodo costavano un patrimonio e in più c'era la crisi, ma lei, testarda com'era, non gli dava retta aggiungendo con decisione

Non lascio che tua figlia se ne vada in giro con delle scarpe da barbone!”

e così finì “l'allegra” discussione mattutina.

Emma portò al lavello la tazza e uscì senza salutare nessuno.

Te le do io le scarpe da barbone!”

pensava mentre chiamava l'ascensore. Dopo pochi secondi le porte metalliche si aprirono mostrando una ragazza intenta a leggere un libro. Emma non ci badò, almeno finché lei non le rivolse la parola

Ciao, io sono Lola!”

e le tese la mano, la strinse. Era leggermente più piccola della sua e aveva le unghie smaltate di un blu turchese un po rovinato

Emma, piacere”

Sei nuova di qui? Non ti ho mai visto”

Si, sono arrivata la settimana scorsa”

Vai alla scuola media Dal Bene?”

Si”

Lola la bombardava di domande con un accento spagnolo, probabilmente veniva dalla calda Spagna, notando anche la sua pelle abbronzata che faceva sentire Emma una mozzarella

Allora sei tu quella nuova!”

Emma aggrottò le sopracciglia, segno che era spaesata. Fortuna che Lola se ne accorse

Da due settimane a scuola non si parla d'altro! Ce lo hanno detto quelli della 3^C, probabilmente sei in classe con loro. Siamo tutti agitatissimi, saranno tutti attaccati al cancello per vederti arrivare!”

Perfetto, proprio quello che serviva! In un minuto tutti i suoi piani sul “passare senza creare scompiglio” andarono in mona! Si immaginava già: circondata da bimbiminkia urlanti che si facevano largo a spintoni per farle mille e più domande!

Sta' stanqui! Ti proteggo io!”.

Come se le avesse letto nel pensiero, Lola si autoproclamò sua bodyguard personale.

A Emma scappò una risatina, forse questo primo giorno di scuola non sarebbe stato tanto male!

 

 

 

 

 

 

 

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