Mi hai reso tutto più difficile.

di demischoco
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** PROLOGO ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 19 ***



Capitolo 1
*** PROLOGO ***


Sfruttata, maltrattata, violentata.
Ero costretta a prostituirmi.

Vigliacchi e bastardi che mi portavano a letto per soddisfare i loro luridi e sporchi bisogni sessuali.
La mia vita era andata a finire male, anzi malissimo.
Mio padre, si proprio lui, mi costrette a vivere per strada, perchè? Perchè lui ogni sera sporcava il mio lenzuolo, ci fosse una bionda, una mora, una nera non gli importava basta che aveva una serratura, e io? Io ero di troppo.

Da quel giorno, dalla scomparsa di mia madre, avevo solo 3 anni è mio padre, se ancora posso definirlo così, non sapeva badare a se stesso figuriamoci una bambina.
Quel pezzo di merda mi usava, mi picchiava, mi umigliava, mi trattava come uno straccio.

La mia vita non aveva più un senso ormai.
Provai il suicidio all'età di 16 anni che purtroppo non andò a buon fine.
Se non fosse stato per il mio migliore amico, quell'angelo dai capelli color oro che oggi non c'è più, io non sarei qui.
Avevo 18 anni, con la scomparsa di Liam mi crollò il mondo addosso.
Iniziai a farmi del male, mi tagliai e non una ma tante volte.
La scuola? La causa del suicidio.
Bulli, puttane, tutto, tutto mi faceva schifo di quel lurido posto.

All'età di 19 anni provai a trovare lavoro ma niente.
E' giusto, chi voleva una ragazza con top e calze a rete a lavoro, beh, era quello che mi era rimasto.


Ah, dimenticavo. Mi chiamo Shannon, ho 20 anni e vivo.. per strada.

Io?
Mi chiedevo ancora perchè riuscivo a respirare.


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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Capitolo 1



Freddo, solo freddo. Tutto ciò che sentivo in quel momento. Lampioni, fari di macchine, tutto mi accecava, anche il buio nel cuore della notte.
Trucco scolato, strass del top andati a male.
La gonna strappata, stupido marciapiede.
Tre, quattro, cinque prostitute, il silenzio regnava in quel momento di attesa.
Ancora fari, freddo.
Macchine, divorziati al volante, giovani in crisi d'astinenza.
Quattro prostitute andate via, beate loro.
Io, sola, come sempre.

Eccola, sta arrivando, si ferma, abbassa il finestrino.
-Quanto vuoi?-
Barba, rughe sulla fronte e considerando dalla macchina mi sempra un divorziato.
-50.-
-Entra.-

Pronta per un'altra serata.
Arriva in albergo, mi butta sul letto e che i giochi abbiano inizio.

07:00
-Sta arrivando mia moglie, sparisci.- indossai i miei stracci e uscii dalla porta prendendomi la mancia che mi spettava.

Arrivo giù, esco dall'hotel e inizio a camminare sotto gli occhi di tutti, sotto i giudizi di ognuno, mi ero abituata.
Entro nel supermercato, prendo da mangiare, pago ed esco fuori.

Questo era tutto ciò che facevo durante la giornata.

Mi nascosi in qualche scorciatoia e presi il mio cibo.
Iniziai a mangiare, un' ingorda, una che il cibo non lo tocca da giorni.
Mi alzai e ritornai al mio punto di partenza, la strada.
Stetti seduta sul marciapiede, silenzio, sfrecciata di qualche macchina e niente di più.
Solita giornata del cazzo.

22:30
L'ora cruciale.
Altre prostitute in attesa.
Si ferma, abbassa il finestrino, non e per me.
Troia fortunata.

No aspetta, sta venendo verso di me.
-vuole te.- si certo.

-allora?-
-quanto vuoi?- ragazzo sui 18 anni, ricciolino, fossette e sorriso mozzafiato, si un tipo apposto.
-50.-
-solo? Posso offrirti molto di più, sali.-
aprii lo sportello e entrai in macchina.
Una porsche nera.

Ancora silenzio.
Ragazzo riservato.
Prese ad accarezzarmi la coscia sinistra, non mi faceva effetto, lui notò.
Sembrava un viaggio interminabile, ma dove mi stava portando.

Arrivati. E' un albergo di lusso. Parcheggia la macchina.
Mi accompagna in camera sua.
Inizia a torturarmi il collo, mi spoglia degli unici indumenti che coprono il mio corpo e inizia con spinte violente.
Ancora e ancora e ancora, un infinità di gemiti fuoriusciva dalla mia bocca.


09:30
-svegliati troia, devo parlarti.- mi svegliai.
-che cazzo vuoi.-
-vuoi essere la mia prostituta per un mese? Posso pagarti molto.-
-va a prendere per il culo qualcun'altra.-
-non ti sto prendendo per il culo.- si avvicinò.

Basta, non volevo più fare questo stupido lavoro, basta volevo scappare via da tutto e da tutti.
Mi scappò una lacrima, non la notò, per fortuna.
Mi girai dall'altra parte e iniziai a piangere violentemente, che stupida.
Presi la mia roba, indossai i tacchi e aprii la porta.

-davvero potresti non avere più freddo per strada, resta con me, ti pagherò il doppio.- mi strattonò il polso.
Il polso, punto delicato.
-ah.- ripresi la mano portandomela al petto.
-che hai.- intendo a controllare le braccia.
-niente, dimenticati di me.- detto questo uscii dalla porta.
-dove la trovo un'altra come te?- disse lui.
-ce ne sono tante in giro, credimi.- urlai.

Uscii dall'hotel e iniziai a dirigermi verso il supermercato.
La stessa cosa, comprai il cibo, iniziai a mangiarlo e me ne tornai in strada.
Avevo avuto diverse situazioni come queste, loro mi tenevano un mese, alla fine la mancia era sempre la stessa.
Sono stata usata senza ricevere soldi in cambio.

Ore 23:00
Una macchina, quella macchina. Abbassò il finestrino.
-ancora tu.-


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SPAZIO AUTRICE.
Spero davvero che questa storia vi piaccia c:
Recensiteee.


-Marti.





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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2

Nessuno, ripeto, nessuno era tornato due volte per me.

-sali.- salii in macchina.
-perchè sei ritornato.- domandai.
-sta zitta.-

Il viaggio durò una ventina di minuti, stavolta mi portò in una casa che sinceramente mi sembrava un castello.

-dove siamo.- nessuna risposta.
Stava proprio messo male.
Mi fece entrare chiudendo il portone a chiave.
Entrammo in camera, mi tirò a se' con un colpo secco e deciso, chiuse di colpo la porta, adesso ci separavano solo pochi centimetri che vennero azzerati con un bacio che di casto aveva ben poco.
Le nostre lingue iniziarono a cercarsi con foga proprio nello stesso modo in cui le mie mani si insediarono sotto la sua maglietta bianca.
Scesi da quei trampoli rossi senza mai interrompere il nostro gioco di lingue e sentii le sue mani fare pressione sui miei fianchi.
Mi spinse contro il muro, così freddo che al suo tocco la mia schiena semi-nuda mi provocò un brivido, facendomi sospirare.
Allacciai le mie gambe intorno al suo bacino, slacciò con visibile esperienza il gancio del mio reggiseno nero e io lo liberai dalla maglia che nascondeva i suoi addominali.
Mi buttò violentemente sul letto salendo su di me e sfilando la mia gonna quasi inesistente in modo veloce.
Adesso solo delle mutandine di pizzo nero mi separavano dall'essere totalmente nuda ai suoi occhi.
Mentre pressava le sue calde labbra sul mio collo, le mie mani afferrarono il bottone dei suoi jeans, lo sganciarono e abbassarono la cerniera.
Con mosse esperte e veloci se li levò per poi tornare a muoversi sul mio corpo che fremeva da un'allucinante voglia.
Sentivo la sua erezione pulsare sul mio ventre mentre le nostre bocche non smettevano di emettere pesanti sospiri e continuavano a cercarsi.
Ricordo di aver pensato che quello fosse uno dei momenti più eccitanti della mia vita.


08:40
Mi svegliai, ma vedo che qualcuno l'ha fatto prima di me.
-ammettilo, è stato il sesso più eccitante della tua vita.- sorrise beffardo.
-vaffanculo.- mi girai dall'altra volta.
-allora rimani?-
-no.-
-perchè?-
-non ci casco coglione.-
-ma credi davvero che sia come gli altri imbecilli che ti hanno scaricata?- non risposi.
-tieni.- mi voltai verso di lui.
-questo è solo un anticipo.- anticipo? Io 500 euro li guadagno al mese, se tutto va bene.
-vabene rimango ma a un patto.- mi alzai.
-quale?- si accese una sigaretta.
-che tutte le notti dovranno essere come questa.- si avvicinò a me a dorso nudo e mi si fiondò in faccia.
-fidati stronzetta, con me tutto è eccitante come stanotte.- sorrisi indifferente.
-non chiamarmi in quel modo.-
-come stronzetta?- rise.
-vaffanculo.-
-vuoi un caffè?-
-no.-
-vuoi del latte?-
-no.-
-ma fai colazione di mattina?-
-si, mi mangio i sassolini per strada.- fece una faccia schifata e tornò a fare tiri alla sua sigaretta.

11:40
Lui uscì di casa e io rimasi da sola.
Decisi di farmi una doccia, dopo tanto tempo.
Mi spogliai e mi feci trasoprtare dal rumore delle goccie, piccole gocce fuoriescono dal getto d'acqua, strana sensazione.
Mi asciugai. Andai verso l'armadio, lo aprii e scelsi una sua felpa, larga direi.

Ritornò verso l'una, portò il pranzo.
-e per te.- mi porse un sacchetto con dentro un panino.
-grazie.- abbassai la testa intimidita dal suo sguardo.
-quella e la mia felpa preferita.-
-e allora?- feci spallucce.
-che sia l'ultima volta che indossi qualcosa di mio.- rispose arrabbiato.
-ah scusa se ho solo quattro stracci.- urlai.
-allora metti quelli no?- ribatte.
Feci una smorfia di arresa e mi andai a cambiare.
Tornai giù, mi sedetti a tavola e addentai il mio panino.
Lui era sdraiato sul divano, certo bel modo di passare la giornata.
-non mi hai ancora detto come ti chiami.- disse.
-e che ti importa.-
-volevo essere gentile ma niente, con te non si può.-
-Shannon, il mio nome è Shannon.-
-si carino..-
-non ti ho chiesto una parere sul mio nome.-
-senti.- si alzò tutto arrabbiato e venne verso di me.
-devi finirla di essere scontrosa con me, portami rispetto.-
stetti zitta.
In fondo lui fin'ora si stava prendendo cura di me, ma che ci posso fare se sono cresciuta con uno che la gentilezza nemmeno l'ombra.

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SPAZIO AUTRICE.
Ciaooooo c: Spero vi sia piaciuto.
Recensitee <3

-Marti.

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3

-Oggi vengono degli amici, tu sta buona in camera mia, ci vediamo stasera.- disse facendomi l'occhiolino.
Quindi, si vergognava di me, bene.
-Cos'è? Non possono vedermi?-
-Meglio di no.-
-Cos'ho che non va?- mi alzai dalla sedia.
-Ma ti sei vista?- rise indicando il mio aspetto. Si mi sono vista è non mi piaccio.
-beh si, farò pure schifo ma non fino a questo punto.-
-No, dico ma ti sei vista? Ti salterebbero addosso.-
-Ah, ehm.. si cioè no.- dissi impacciata.
-Và di sopra e stacci.- detto ciò andai in camera sua.


Ore 16:30
Erano arrivati i suoi così detti 'amici', lo capì dalle voci.

Cercai di addormentarmi ma niente.

Erano ormai le 20 è la mia pancia non reggeva più.
Decisi di scendere per prepararmi un panino.
Mentre scendevo le scale sentivo ancora le voci dei ragazzi che appena mesi piede in salotto mi puntarono gli occhi addosso.
Non diedi tanta importanza a loro e mi diressi in cucina.
-E lei da quanto è qui?- disse un tipo con un ciuffo biondo.
-E' la mia puttana personale.- rise.
Bastardo.
In quel momento mi sentii fragile, debole del fatto che venivo reputata in quel modo.
Feci cadere il vassoio di vetro a terra dopo quelle parole che volevo non aver mai sentito.
-Che cazzo stai facendo.- urlò.
Venne il ricciolo notando che ero intenda a raccogliere il vassoio ormai frantumato.
-Vattene.- si catapultò verso di me e mi spinse a terra.
-Oh stai calmo.-
-Calmo un cazzo, era l'unico vassoio che avevo.-
-Te ne comprò uno non preoccuparti.-
-Con quella miseria che guadagni.- mi guardò schifato.
-Scusa.- abbassai la testa.
-Non accetto le tue scuse, vai di sopra, stasera non mangi.-
Mi aveva presa per un cane? Signorino con i ricci a cazzo, io sono un'umana.
-Vaffanculo.- non feci in tempo ad alzarmi che ricevetti un violento schiaffo, lasciando intravedere cinque dita.
Poggiai una mano sulla guancia, guardai il riccio negli occhi facendomi scappare una lacrima di sofferenza.
-Non ricevevo uno schiaffo così da quanto avevo 6 anni.- tante lacrime invasero il mio viso.
-Ti davano i schiaffi, ma vedo che non servivano, tua madre non a saputo educarti come si deve.- mi guardò minaccioso.
Mia madre, punto debole. Un misto di rabbia, di dolore si impossessò del mio corpo.
-Forse perchè io non c'è l'ho avuta una madre.- urlai, piansi ancora.
Detto questo andai di sopra passando dal salotto dove tutti erano intendi a guardare il mio viso nascosto nella mano.
-Che cazzo guardate.- urlai.
Scappai di sopra e piansi per ore. Nessuno si era permesso di parlare di mia madre, nessuno. Chi sei tu per giudicarmi, che ne sai tu della mia vita.


22:30
Ero ancora su quel letto, avevo bagnato il cuscino, pozzanghere di lacrime assorbite in quel piumone, un fiume di tristezza.
Dissolta nei miei pensieri, tutto il mondo fuori, sola in questa camera.
Mamma se solo potessi ascoltarmi, se solo udiresti le mie parole, mi manchi, devi starmi accanto, non riesco ad affrontare questa vita senza una figura adulta al mio fianco, non riesco a sopportare le persone che mi circondano, non riesco, mamma mi sento sola.

Dieci minuti dopo, il riccio, si presentò in camera, sciolto e disinvolto, come se non avesse fatto niente di male.
Ho subito tutto ciò e lui? Lui se ne fregava.

-scusa.- disse con un filo di voce.
Non gli risposi.
-ti ho chiesto scusa.- urlò.
-lo stai facendo, di nuovo.- urlai alle ultime parole.
-Stai urlando, odio quando le persone mi urlano contro, sai chi è stata l'ultima persona in cui mi trattava così male? Mio padre, perchè lui era un uomo che non meritava la vita, non se la meritava per niente a differenza di mia madre, lei doveva accudirmi, lei doveva vedermi nascere non mio padre. -mi alzai avvicinandomi a lui, continuando a puntargli il dito contro, perchè lui era la causa di tutto questo- e tu, tu mi hai reso tutto più difficile, come se già non lo fosse, non capisco come ho potuto credere che saresti cambiato, sei sempre lo stesso. E da poco che sono nella tua casa è mancherà poco che me ne andrò.- dissi tutto d'un fiato.
Abbassò il capo, forse dispiaciuto o altro ma non mi importa, non contava più niente per me.
Iniziai a prendere le mie scarpe e mi diressi all'uscita della casa.
-ti prego non andare, sono stato uno stupido.- mi pregò.
-Vaffanculo.-detto questo sbatti la porta e ritornai al punto di partenza, la strada, l'unico luogo dove forse potevo stare al sicuro, dove non c'era confusione, il luogo della pace, il luogo del ritrovo, il mio luogo.


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SPAZIO AUTRICE.
fjsgdfjhgsbd ok, ho finito anche questo capitolo, spero vi piaccia.

-Marti. c:

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4

Non si faceva più vedere, non veniva a trovarmi, non doveva venire.
Credo che si sia sentito in colpa, o almeno spero, del fatto che gli ho urlato in faccia la mia vita, la mia squallida vita.


Solita routin, nottata di lavoro, lui mi da la mancia e io vado via.
Ritorno al supermercato, di nuovo sotto gli occhi di tutti, presi del cibo e andai a mangiare. Credo che ormai le persone che lavorano là dentro ci abbiano fatto l'abitudine.
Pago, esco fuori, mi ranicchio in un angolino e inizio a mangiare.
Non mi sento sola, c'è qualcuno con me, sento che si avvicina, viene verso di me, chi sei? Che vuoi?

-tutta sola?-
-che ti frega- non gli rivolsi lo sguardo.
-io di solito mangio a casa mia.-
-peccato che una casa non c'e l'abbia.- posai tutto a terra e appoggiai la testa in mezzo le ginocchia.
Era ancora lì a fissarmi, si può sapere che cazzo vuole sto tizio?

-Crede di stare a guardarmi ancora per molto?- alzai lo sguardo, lo vidi, era un ragazza alto, capelli castano chiaro sbrizzolati, aveva addosso una felpa rossa e una maglia a righe rossa che si intravedeva sotto, pantaloni blu con le pieghe alle caviglie, vans senza calze, eppure sapevo che carnevale era già passato.
-Starò qui fino a quanto non mi dirai che ci fai qui tutta sola?-
-Sono affari miei chiaro?-
-So che lavoro fai.-
-Va bene o capito, quanto mi dai? Non accetto soldi che siano sotto i 50.- mi alzai appoggiando le mani sui fianchi.
-Ahaha no no, non hai capito un bel niente.-
-E allora che cazzo vuoi?-
-Una babysitter.- hahaha bella questa, ma si e rincitrullito tutto di colpo? Questo non sta bene.
-Si dai, dove sono le telecamere?- risi girandomi attorno.
-Non è uno scherzo.- sorride, continua a tenere quel sorriso da ebete sul viso. Caro, se ti tiro un pugno in faccia quel sorriso lo mantieni ancora?
-Ti prego smettila, sei patetico.- lo guardai con disprezzo.
-Lo vuoi un lavoro migliore o no?- domandò convinto.
Non risposi, stavo seriamente pensando che questo facesse sul serio.
-O capito, vieni con me.- mi prese per i polsi trascinandomi verso di lui.
-Ahia, non strattonarmi.- ritirai il braccio e mi massaggiai il polso con la mano.
-Si vabè ma muoviti.- iniziò a camminare.


Mi fece salire in macchina e l'accese.
Correva, correva troppo veloce.
-Vuoi rallentare? Metti paura.- rallentò.
-Ci sono abituato, scusa.- tranquillo.

Parcheggiò la macchina davanti una villetta enorme.
-Dove siamo?- domandai.
-Questa e casa mia.-
 
Mi portò dentro e mi accolse facendomi conoscere tutta la reggia che mi si presentava davanti agli occhi.
Mobili perfetti nei minimi particolari, ordinata, profumata, accogliente.

-Adesso non c'è nessuno, va a farti una doccia e mettiti dei vestiti di mia sorella, mia madre se ti vede conciata così caccia prima te e poi me che ti ho portata qui.-
Mi accompagnò in bagno.
-Non fare cazzate e datti una mossa.- disse per poi chiudere la porta che venne poco dopo bloccata dal mio piede.
-Perchè mi stai aiutando.-
-Ti spiego dopo.- sorrise di malavoglia.

Iniziai a spogliarmi per poi farmi trasportare dall'acqua calda che mi circondava ogni minima parte del corpo.
Dieci minuti, mi asciugo.
Vedo entrare quel ragazzo che mi da gli indumenti, un pò imbarazzato credo, notando il suo rossore non appena mise piede in bagno.
-Grazie.- gli sorrisi.
Ricambiò e uscì fuori.
Mi vestii e misi le scarpe. Avevo una maglia bianca abbastanza attillata, un jeans stretto fino alla caviglia e delle superga bianche con la giacchettina beige.
Pulita e ordinata, questo era quello che mi sentivo.

-Allora?- dissi mostrando gli indumenti al ragazzo.
-Stai da favola, ora andiamo giù, conoscerai le mie sorelline.- sorrise.
-Aspetta, sicura che tua sorella non si arrabbi per i suoi vestiti?-
-Mia sorella è ormai un anno che non c'è più, è partita in italia e ha lasciato tutto qui.- sorrise. Mi tranquillizzai.

Scesi giù e con mia grande sorpresa vidi due ragazzine paffutelle, bionde, carine come la loro madre, una donna bella e raffinata che appena mi vide mi sorrise.
-Visto? Ci sono riuscito.- disse lui.
-Fatti un pò vedere.- si avvicinò a me e mi fece fare un giro intorno a me stessa.
-Si, può andare.- mi sorrise esterefatta, stesso identico sorrise del ragazzo.
-Piacere Shannon.- gli porsi una mano.
-Piacere mio, Johannah, benvenuta nella nostra casa, fa come se fossi a casa tua.- certo, casa mia.
-Ti presento Daisy e Phoebe.- si presentarono in tutta la loro bellezza.
-Ciao.- gli sorrido.
-Ciao.- rispose timidamente Daisy.
-Ciaoo.- Phoebe.
Vidi spuntare altre due ragazze, molto carine direi.
-Ah dimenticavo, loro sono Lottie e Felicite.-
-Piacere Shannon.- strinsi la mano a Felicite.
-Hei quella e la maglia di ...- stava per rispondere Lottie ma venne interrotta da suo fratello.
-Ok, vi siete conosciute adesso deve proprio andare.- spuntò dal nulla lui.
-Ehm si..- sorrisi.
-Ciaoo.- disse il ragazzo.
-Ci vedremo domani, ciao Shannon.- mi salutò la madre.

-Che ne pensi?- camminammo per la strada.
-Che è tutto così strano.- mi fermai.
-Cioè?-
-Così da un giorno all'altro passo alla bella vita, non so davvero come ringraziarti.-
-Un grazie mi basta.- mi sorrise.
-Hei non mi hai ancora detto il motivo per cui mi aiuti.-
-Ecco vedi, io ho un'altra sorella, Georgia, aveva 18 anni. Ecco lei era una ragazza che ti somiglia parecchio, lei ha avuto una vita un pò difficile, proprio come la tua, da quando mia madre si trovò un altro uomo lei non volle accettare questo fatto, un giorno scappò di casa, iniziò a prostituirsi, proprio
come te, quando un giorni la vidi in giro, tutta sola, uscire da un supermercato e stringersi a se in una scorciatoia, lei è il cibo, tutto ciò che gli fù rimasto, proprio come te.-
Mi scese una lacrima, una lacrima di sofferenza. Sapere che quella adorabile ragazza anche essendo più piccola di me, passò tutto quello che avevo passato io.
E' frustante.
Lo abbracciai, lui ne rimase sorpreso.
-Mi dispiace.- dissi con un filo di voce.
-Lei adesso sta bene, vive in America con suo marito, non voglio che una ragazza bella come te debba passare ciò che ha vissuto mia sorella.-
Lui si che è un ragazzo speciale.
-Sei un angelo, mi hai salvata da quella vita infernale, non saprò mai come ringraziarti, davvero grazie.- Altre gocce soprassavano il mio viso.
Mi abbracciò a sua volta. Un abbraccio affettuoso, pieno di amicizia, miscugli di emozioni.

-Pensandoci, tu sai il mio nome ma io non so il tuo.- sorrisi.
-Louis, il mio nome e Louis.-

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SPAZIO AUTRICE
Recensite in tante, mi fa sempre piacere sapere le vostre opinioni.
Scusate gli errori.
Grazie. c:

-Marti.

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


Capitolo 5


-Sicura che faccia 18?- sorrisi.
-Credo di si perchè 2x4 fa 18.-
-Io non credo.- risi titubata.
-Non li imparerò mai.- mise il broncio.
-Si invece, anche io pensavo che non le avrei mai imparate ma ora le so.- sorrisi.
-2x4?- domandò entusiasta Daisy.
-8.- risi.
-Abbracciami, sono triste.- allungò le braccia verso di me, la presi in braccio e la strinsi forte forte.
-Ti voglio bene.- mi sussurrò all'orecchio.
-Io di più.- risposi.
-Io di più del tuo più.- rise lei.
-E vabene hai vinto.- la guardai felicemente.
Ritornai a mettere a posto i compiti di Daisy.
-Louis.- urlò lei non appena la misi a terra, correva verso il fratello saltandogli addosso.
-Ti ha fatto studiare Shannon oggi eh.- disse lui.
-Si ma non e cattiva.- dice lei sfoderanto uno dei suoi meravigliosi sorrisi.
Lui rise e la mise a terra. Corse subito a giocare insieme e Phoebe.
-Non rideva così da mesi.- louis.
Sorrisi semplicemente, direi che quella famiglia era la cosa più bella che mi sia mai capitata, davvero.

Quella notte dormii nella camera degli ospiti, Louis inventò una scusa per la madre, disse che mi avevano sequestrato la casa perchè non guadagnavo bene, si un mucchio di balle, ma lei ci cascò.

-Shannon sono le 20 e 30 sicura che non vuoi venire con me e gli amici in discoteca?- domandò dopo varie esitazioni.
-Si dai, non mi va di essere l'unica femmina tra di voi.-
-Ma non sarai l'unica, ci sarà Perrie, la ragazza di un mio amico.-
-Sicuro?-
-Sicurissimo.-
-Vado a vestirmi.- sorrisi e andai verso la camera.

Di certo sarei stata tutto il tempo con questa 'perrie' sperando che non sia una di quelle ragazze in cui si scatena anche agli occhi del suo fidanzato. Non vorrei mai rimanere sola seduta sui divanetti e deprimermi senza far niente, non amo ballare questo è chiaro.
 
Indossai un vestito a top bianco con strass di nero sotto il seno.
Non è il massimo, ma posso essere all'altezza di indossare un vesitito senza scoprirmi troppo.
Non sono più una prostituta.

-Sono pronta.- urlai.
Scesi giù, tacchi 12 neri, borsetta a perle nera e trucco leggerlo, si gente trucco leggero.

-S..sei bellissima.- rimase come d'incanto, eppure l'ultima volta che mi sono vista allo specchio ero rimasta la struccata di sempre.

Salimmo in macchina.
-Allora come sono i tuoi amici?-
-All'inizio possono darti una strana impressione ma sono in un certo senso normali.- rise.
-Ok mi sto preoccupando.- risi.

Arrivammo davanti ad un locale, abbastanza rumoroso già dall'esterno .
Parcheggiò la macchina e entrammo dentro.
Musica, alcool, ubriachi, tettone.. c'era di tutto.
Louis mi prese per mano per non perderci. Non so spiegarmi il motivo ma appena sfiorai la sua pelle mi sentii come, protetta, amata da qualcuno, a qualcuno interessava di me.
-Allora, loro sono i miei amici.-
Ero intenda a guardare altrui quanto Louis mi disse dei suoi amici, mi girai e li vidi seduti su tre divanetti blu, i piccioncini da una parte, i normali dall'altra.
-Lui e Niall.-
-Piacere.- sorrisi stringendogli la mano che ricambiò.
-Lui e Josh.-
-Piacere mio.- disse.
-E lui e Zayn.- Si girò quest'ultimo e mi guardò imbambolato.
Aspetta, io già avevo visto quel ciuffo, se solo mi ricordassi dove.
-Piacere Zayn.- disse sorridendo.
Ricambiai.
Vidi una bionda vicino a lui, quella doveva essere Perrie.
-Piacere Shannon.- porsi la mano.
-Piacere mio.- mi sorrise lei.
-Ok adesso ti lascio libera.- fece louis per andarsene.
-No aspetta, non lasciarmi da sola.- dissi impaurita.
-Cosa c'è?- lo guardai ancora impaurita.
-Tu mi hai costretta a venire qui e mi lasci sola?-
-Sai cara ci sono delle ragazze che me la darebbero lì in pista.- indicò.
-Ti ricordo che ho fatto la prostituta.-
-Senti tu non me la daresti comunque, ho già capito che tipo di persona sei, e poi dovrei raggiungere Harry in pista.-
-H..Har..ry?- al suono di quel nome rabbrividisco, ci sono tanti Harry in giro, non poteva essere per forza lui, dai.
-Si, è un mio amico.-
-Vai.- abbassai il capo lasciando il braccio di Louis.

Mi lasciò sola.
Mi diressi verso Niall e Josh che discutevano beatamente.
-Disturbo?- dissi.
-No no accomodati.- rispose Josh.
Mi sedetti affianco a loro. Mi ignoravano, mi sentivo di troppo. Come se facessero i gentili a via di forza.
Quei due poi, si facevano effusioni ogni due secondi, ma si sapevo alla fine andranno a finire a sesso sfrenato.

Decisi di alzarmi, non potevo stare lì tutta la serata a stare ferma.
Mi diressi verso il bar, presi una bevanda alcolica e andai in pista.
Volevo assolutamente divertirmi, ne ho abbastanza del sesso.

Ondeggiavo qua e là, qualche maschio mi si appollaiava dietro il culo, facendo i miei stessi movimenti.
Beh si sapeva, solo in discoteche come questa trovavi sti tipi strani.
In quell'attimo non capii più niente, iniziai a cercare Louis imbambolata, anzi ubriaca, spinsi la gente per crearmi una strada. Eccolo sta facendo il lecchino con una femmina.
Mi avvicinai a lui, spinsi la puttana che gli era appiccicata e mi misi davanti a lui di spalle.
-Sai quanto tempo ci ho impiegato che quella mi venisse dietro?- mi sussurrò.
Mi girai e fù un attimo, misi con foga la mia lingua dentro la sua bocca.
Noto che non gli dispiace e con passo svelto inizia ad accarezzarmi la coscia destra, mentre con l'altra mi teneva i fianchi.
Mi prese in braccio e io circondai il suo bacino con le mie gambe, pressando sul ventre.
Mi porta in bagno dove mi fa sbattere sulla parete gelida. Continuo a baciarlo sul collo. Lui mi toglie il vestito, con passo da esperto me lo sfilò via.
Iniziò ad accarezzarmi l'interno coscia per poi andare sempre più affondo. Lentamente infilò un dito nella mia intimità facendo pressione, facendomi eccitare, facendomi urlare dalla pazza gioia. Due, tre dita, aumentando la velocità di movimenti. Tutto si può descrivere ma non quel momento di così tanta eccitazione.
Si può sapere Louis perchè non ti ho incontrato prima? No davvero spiegamelo.
Dopo che venni lui iniziò a farsi strada con il suo 'amichetto'. Senza pensarci due volte lo spinse violentemente dentro di me facendomi gemere, anzi urlare dal dolore provocato. Mi faceva male come l'ultima volta. 


FLASHBACK
'Allacciai le mie gambe intorno al suo bacino, slacciò con visibile esperienza il gancio del mio reggiseno nero e io lo liberai dalla maglia che nascondeva i suoi addominali.
Mi buttò violentemente sul letto salendo su di me e sfilando la mia gonna quasi inesistente in modo veloce.
Adesso solo delle mutandine di pizzo nero mi separavano dall'essere totalmente nuda ai suoi occhi.
Mentre pressava le sue calde labbra sul mio collo, le mie mani afferrarono il bottone dei suoi jeans, lo sganciarono e abbassarono la cerniera.
Con mosse esperte e veloci se li levò per poi tornare a muoversi sul mio corpo che fremeva da un'allucinante voglia.
Sentivo la sua erezione pulsare sul mio ventre mentre le nostre bocche non smettevano di emettere pesanti sospiri e continuavano a cercarsi.
'

Harry, l'ultima volta e stata con Harry.
Ricordavo quel momento troppo bene, ricordavo i suoi movimenti, ricordavo tutto.

"Ricordavo di aver pensato che quello fosse uno dei momenti più eccitanti della mia vita."


Ore 12:30
Non ero a casa di Louis.
Mi alzai seriamente preoccupata.
-dove sono?- gridai.
-non gridare, non vedi che sto dormendo?-
-h..h..har..ry.- tremavo, in quel momento il mio corpo sapeva solo tremare.

_________________________________________________________________________________
SPAZIO AUTRICE.
Un grazie a tutte quelle belle ragazze che mi lasciano dei commenti stupendi, davvero grazie a voi che seguite la mia storia.
Continuate a recensire, a me fa sempre piacere.
Scusate gli errori.
Grazie c:

Dimenticavo.
Vi mostro una foto di Shannon.

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-Marti.

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


Capitolo 6


-Come ci sono finita qui?- urlai.
Si, ero nel posto dove giorni fa avevo dichiarato la mia vita ad un perfetto sconosciuto, Harry.
-Non urlare porca puttana smettila.- si alzò dal letto infastidito.
-Maniaco.- continuai.
-Io? Tu mi sei venuta dietro ieri sera, non io.- aveva ragione.
-Beh, comunque te ne sei approfittato.- trovai la scusa per farlo andare dalla parte del torto.
-Smettila.- entrò in bagno sbattendo la porta.

-Stronzo.- dissi tra i denti.
Presi la mia roba e mi diressi al piano di sotto.
Rimasi pietrificata dalla situazione che avevo avanti.
C'erano Niall e Josh sdraiati sui due divani, Zayn e Perrie uno sopra l'altro sul pavimento, non poteva mancare Louis e la sua bionda ruota di scorta.
A passo silenzioso mi avviai verso la porta.
-Già vai via?- maledetto Josh.
-Sssh, si vado via.- sussurrai.
Fece cenno con la testa e ritornò alla posizione di prima.
Riuscii ad uscire da quella casa, mi stavo ancora chiedendo come Harry e Louis possano essere amici, si insomma Louis è un ragazzo bravo, calmo mentre Harry è uno sbruffone.
Non mi sarei mai aspettata un'amicizia del genere.

Andai verso casa di Louis, avevo le ore buca dovevo stare con Daisy e Phoebe.
Presi la circolare che mi portò a due traverse dopo casa Tomlinson.
Tacchi vertiginosi e vestitino andato a male, dovevo presentarmi così, che figura.
Suonai al campanello.
-Hei Shannon, entra.- disse Johannah che appena mi vide rimase come imbambolata.
-Dove sei stata?- cambiò tono.
-Siamo stati da Harry.- tremai.
-Quindi c'era Louis con te.- braccia incrociate, qui si mette male.
-S..si, tornerà presto.- sorrisi.
-Non e che tu e lui..-
-Oh no no.- risi calmandola.
Sciolse le braccia.
-Vabene..- sorrise.
-Daisy e Phoebe sono di sopra.-
-Le raggiungo.- dissi tranquilla.
Quando voleva faceva paura quella donna.

-Ciaoo piccoline.- le svegliai.
Mugolarono qualcosa.
-Giochiamo?- urlai aprendo la finestra.
-sii.- risposero in coro.
-A cosa volete giocare?-
-A principesse.- disse Phoebe una volta alzata dal letto.
-Sii, prima di tutto ci trucchiamo.- Daisy.
-Ci trucca Shannon.- Phoebe si rivolse alla sorella.
-Va bene, però dopo che vi siete lavate, correte in bagno e fatevi una doccia io vi aspetto qui.- sorrisi.
Corsero in bagno mentre io tornai in camera mia. Finii di sistemare alcune cose.
Un rumore mi fece allarmare.
Andai al piano di sotto, di nuovo quel rumore. Un piatto frantumato, scaraventato a terra.
Urla, ancora piatti frantumati.
Ma che stava succedendo.
Mi affacciai alla porta della cucina.
Johannah, in quel momento, non era la donna che mi presentò Louis.
Era un'altra donna, era nervosa, arrabbiata.
-Non azzardarti a mettere mai più piede in.. questa.. casa.- urlò pesantemente alle ultime tre parole.
Mark, suo marito, uscì fuori casa esasperato.
Johannah si accasciò a terra, piangeva.
Aveva fegato quanto voleva ma era anche una tipa sentimentale.
Mi avvicinai a lei, la abbracciai, me ne sentii il dovere di aiutarla.
-Non piangere, sei una donna forte e sicuramente hai fatto la cosa giusta.- la tranquillizzai.
-Fallito, era un fallito.- urlò.
-Ssh stai calma, non urlare andiamo di sopra, devi riposarti.- la feci alzare e l'accompagnai in camera da letto.
-Stai tranquilla, passerà tutto, tutto passa prima o poi.- tentai di incoraggiarla.
L'abbracciai per un ultima volta e me ne andai, lasciandola sola a riflettere perchè ne aveva davvero bisogno.
Lei è una donna coraggiosa, non deve fermarsi al primo ostacolo.

-Siamo prontee.- urlò Phoebe.
-Arrivo.-

Andai nella loro cameretta è iniziai a prendere i trucchi.
Si misero a sedere, aspettando il loro turno.
Iniziai da Daisy.
Gli misi un leggero glitter rosa sull'occhio e un lucidalabbra rosa.
Feci la stessa cosa con Phoebe.
-Siete bellissime, quasi non vi riconosco sembrate delle principesse.- risi.
Si intimidirono.

La porta si aprì di colpo e mi si presentò davanti una figura maschile, Louis.
-Devo parlarti, vieni.- disse.
Mi alzai dalla sedia e mi diressi verso di lui.
-Dimmi.-
-Che hai fatto a mia madre.- disse arrabbiato.-
-Io niente..-
-Perchè sta piangendo.-
-Mark, tuo padre.-
Sbattè un pugno al muro dalla rabbia.
Sobbalzai dalla paura.
-Lui non merita di stare con mia madre.- urlò.
-S..stai c..almo, e a..andato via.- mi allontanai.
-Brutto figlio di puttana.- strinse i pugni.
Cercai di calmarlo, gli accarezzai le spalle, mossa sbagliata.
Mi spintonò a terra, mi fece male.
Negli occhi di Louis la rabbia si trasformò in delusione.
-Ti prego scusami.- mi aiutò ad alzarmi.
Lo scostai e non li rivolsi lo sguardo. Scesi giù bevvi dell'acqua per calmarmi.
Adesso aveva davvero paura di quella famiglia, non pensavo fosse così manescha, credevo sarebbe stato la volta in cui trovai dimora, credevo sarebbe stata la volta in cui trovai delle persone di cui potevo convivere, fidarmi.
Bello mio, se ti vengono attacchi di nervosismo non prendertela con chi ti sta avanti.
Mi appoggiai al tavolo con un bicchiere di acqua in mano.
Dovevo tranquillizzarmi, non ricevevo spintoni così da quanto vivevo con mio padre.
Chissa che fine avrà fatto. Erano passati molti mesi da quanto non seppi più nulla di lui, meglio così.
Anzi spero che non si faccia vivo proprio ora, ora che la mia vita sta avendo una svolta.

____________________________________________________________________________
SPAZIO AUTRICE.
Non so voi che ne pensate di questo capitolo ma a me sembra noioso.
Pareri c:

Scusate gli errori.
Grazie.

Daisy, Phoebe e Johannah.



-Marti.

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***


Capitolo 7


-Credi davvero di poter restare qui per molto? Giuro che farò di tutto per farti cacciare via di casa.-
Non capisco come quella ragazzina mi odiava così tanto, davvero pensava che gli avessi rovinato la vita.
-Che sta succedendo qui.- entrò Johannah.
-Lei, è stata lei a rubarti i soldi dal portafoglio, ladra.- mi guardò replicando Lottie.
Bene, adesso la madre avrebbe creduto a sua figlia o a una ex prostituta.
-Smettila Lottie, non è stata lei.-
-Si invece, lo vista io.- gridò.
-Non strillare, era stata Daisy quindi finiscila.- salvata.
Vidi Lottie chiudere i pugni in segno di rabbia. Avrebbe fatto di tutto per mandarmi via, non riuscivo a capire ancora il motivo.
-Posso parlarti?- dissi.
-No.-
-Lottie.- Johannah.
-Faremo subito.- cercai di convincerla.
Lei si arrese, capindolo dal volto. La portai in camera mia.
-Si può sapere che ti ho fatto.- mi sedetti.
-Ancora niente ma sono sicura che farai cose che mi manderanno fuori di testa.-
-Tipo?-
-Tipo toccare mio fratello, lui devi lasciarlo stare, non stargli dietro, lui non ti pensa, lui crede che sei solo una svogliata da quattro soldi.- mi rinfacciò decisa.
Se davvero Louis pensava questo di me dovevo assolutamente chiarire con lui e farli cambiare opinione.
-Quindi il motivo e tuo fratello.- incrociai le braccia.
-Si, e non provare a portarmelo via se no io...-
-Se no tu?- dissi beffarda.
-Ti farò passare i prossimi anni della tua vita un inferno.- socchiuse gli occhi da fare da minacciosa.
-Non mi fai paura.-
-Riuscirò a fartela avere.-
-Vuoi davvero la guerra tra di noi?-
-Se non hai imparato la lezione si.-
-Senti ragazzina, io sono entrata in questa casa con l'intenzione di avere una famiglia, di avere attorno a me persone che mi vogliono bene, non mi farò rovinare tutto da una piccola adolescente come te.- la faccenda si stava facendo seria.
-Piccola adolescente? Io non sono una piccola adolescente.- urlò.
-Una che protegge ancora il suo fratellino lo è-
-Io lo proteggo da tipe come te.-
-Non mi conosci, può darsi che posso piacerti.-
-Nessuno sostituisce Eleanor.-
Eleanor?
-Chi è questa Eleanor.-
-Eleanor è la persona più bella e brava di questo mondo, non ha la tua arroganza, lei ha molte doti, di certo ha i capelli migliori dei tuoi, io li adoravo.-
-Quindi sarebbe la tua migliore amica?- alzai un sopracciglio.
-E l'ex di Louis.-
-Ah..- abbassai il capo.
-Non permetterti di fare effusioni dolci con mio fratello, ripeto, ti troveresti fuori da questa casa.-
Brutta ragazzina impertinente, sicuramente non mi facevo mettere sotto i piedi da te.
Detto questo uscì dalla camera.
Rimasi perplessa dal suo carattere, credevo che poteva esserci sintonia tra di noi ma vedo che siamo troppo diverse, non la pensiamo allo stesso modo.
Lei voleva davvero che Eleanor tornasse con suo fratello, glielo si leggeva negli occhi.
Lascerò volare il tempo, vedrai signorina, ti farò pentire di quello hai detto.



Il giorno dopo.
Ore 10:30.
Come solitamente succede dovevo andare a svegliare le gemelline, Daisy e Phoebe.
Mi alzai di malavoglia, tutta assonnata mi diressi nella loro cameretta.
Non c'erano.
Andai in cucina, notai che erano sedute sul divano. Lottie li stava leggendo una favola, quindi cerchi di rubarmi il lavoro, oh ma che mossa crudele.
-Buongiorno.- dissi.
Lottie non si degno di darmi uno sguardo mentre Daisy e Phoebe mi saltarono addosso.
Lottie si innervosì molto da quel gesto. Cosa c'è, non riesci ad ottenere ciò che vuoi? Bella, non rubare il mestiere altrui.

Le piccole ritornarono sul divano.
-Si può sapere che stai facendo.- Johannah si rivolsa alla figlia.
-Quella si era svegliata tardi e ho pensato di passare io la giornata con Daisy e Phoebe.- sorrise falsamente. Ridicola.
-Quella ha un nome, si chiama Shannon.- intervenne la madre.
-Shache?-
-Lascia stare.- dissi.
Andai al piano di sopra, mi vestii sportiva, al mio solito.
Stavo attraversando il corridoio quanto mi sentii trascinare dentro una camera.
-Ma sei impazzito?- chiuse la porta a chiave.
-Chi io? ahah no.- convinto lui.
-Senti Louis fammi uscire non posso farmi vedere con te.-
-Perchè?- si insospettì.
-Niente, fammi uscire.-
-No tu adesso mi spieghi.- mi bloccò.
-Oh.- sospirai stufa.
-Non posso perchè tua sorella non vuole.- continuai.
-Lottie?-
-Si.-
-Non starla a sentire.-
-Mi renderà la vita un inferno.- mimai imitando la sua voce.
-Ti ha fatto un discorsetto e ti ha detto che se ci vede insieme ti farà prendere il lavoro e bla bla bla..-
-Esatto, ha parlato anche di quella, come si chiama, Eleanor.-
-Eleanor?- rimase stupito.
-Si, la tua ex.-
-Come ha potuto.- si arrabbiò.
-Mi aveva promesso di non dirlo a nessuno.- continuò.
-Li sarà sfuggito.-
-Ragazzina viziata.- disse tra i denti.
-Dai non fa niente.-
-La conosco, farà di tutto per mandarti via, fidati una volta una ragazza è andata via piangendo- ok, iniziavo a preoccuparmi.- è non e tornata mai più, non l'ho più rivista, ma con te e diverso, sarà diverso, perchè glielo impedirò, non puoi abbandonare l'unica cosa che hai.-  lui sapeva capire i sentimenti delle persone, riusciva a capire i miei, sapeva che era la cosa a cui teneva di più al mondo.
-Ha detto anche che mi reputi una ragazzi da quattro soldi.- calai il capo.
-Ha superato il limite.- serrò la mascella dalla rabbia.
-Dovrei avere paura?-
-Se ti aiuto io, no.-
-Grazie Louis.- sorrisi timidamente.-
Venne verso di me, allungò le braccia e mi avvolse in un abbraccio caldo, affettuoso, trasmetteva sicurezza.

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SPAZIO AUTRICE.
Davvero un mega ultra grazie a tutte quelle belle persone che mi lasciano recensioni fantastiche, grazie a voi che seguite la mia storia, vi voglio bene.
Scusate gli errori.

Ancora, GRAZIE. <3



Louis e Lottie.


-Marti.

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Capitolo 9
*** Capitolo 8 ***


Capitolo 8

Quel pomeriggio lo passai insieme a Louis, avevamo bisogno di stare insieme da buoni amici.

-Quindi è così che hai conosciuto Harry.- risi.
-Si, e stato imbarazzante ma bello.-
-Ahaha me lo immagino, 'hi' 'oops'.- Mi sorrise.
-Poi dovevi vedere la sua faccia, ahaha.- risi ancora.
-Per non parlare del momento in cui ci guardammo in faccia e scoppiammo a ridere.- e ancora.
-Poi quanto mi disse 'Sei venuto qui per cantare?' e io 'No, sono quello che pulisce i cessi' lui mi prese sul serio e incominciò a darmi ordini.- stavo crepando dalle risate.
Lui mi fissò attentamente con un leggero sorriso da ebete al viso.
Appena smisi di emettere suoni poco gradevoli e rumorosi diventai più seria.
-Sei più bella quando ridi.- mi accarezzò la guancia.
Abbassai il capo intimidita.
Li saltai addosso abbracciandolo affettuosamente.
Oh louis louis, cosa stai facendo al mio cuore.



Erano le 20 passate, decidemmo di ritornare a casa.
Buon profumo, tavola apparecchiata, candele colorate, bicchieri lussuosi, forchette che brillavano al contrasto con la luce delle candele.
Che sta succedendo?


-E' questo?- risi.
-Un'altra pazzia di mia madre.- replicò Louis.

-Ragazze e pronta la cena.- urlò.
-Hei ciao, sedetevi se no si raffredda.- ci sorrise.
Portò pollo e patatine fritte a tavola, no ok questo è strano.
-Vi chiederete perchè tutto questo.- Johannah.
-Allora, ho preparato ciò perchè..-
-L'ultima volta che hai fatto una cosa simile è stato quanto abbiamo conosciuto Mark, 17 anni fà.- louis.
-Ecco, ehm io..-
-Lo sapevo.- sbatte un pugno sul tavolo facendo spaventare Daisy e Phoebe.
Mi alzai dalla sedia, le presi per mano e me ne andai di sopra.
Le accompagnai in cameretta e iniziai a cacciare giocattoli di diverso tipo.
Li lasciai lì, almeno lì sorridevano tranquillamente.
Scesi giù.
-Avevi promesso che non doveva entrare nessun'altro uomo nella nostra vita, tu non hai la più pallida idea di come ci sentiamo noi, i tuoi figli, mamma ragiona.-
La faccenda si stava facendo seria.
-Ragazze andate a vedere cosa fanno le vostre sorelline di sopra, meglio che non stiate a sentire qui.- sussurrai a Lottie e Felicity.
-No.- lottie.
Felicity diede un piccolo schiaffetto sulla coscia alla sorella.
-Oh.- la guardò torva.
Felicity si alzò e strattonò la sorella con lei.

-Mi aveva tradita non potevo che i miei figli sopportavano ciò.- Johannah.
-Beh potevi parlarci con lui, chiarire, apposta di trovare già un altro uomo, non ti hai dato nemmeno il tempo di dimenticarti Mark, vergognati.- detto questo andò di sopra.

Johannah era una persona davvero forte, in fondo la parte del torto non era tutta la sua, Mark stava causando tutti questi problemi.
-Io ti sono vicina.- dissi.
Mi abbracciò, facendomi capire che per lei ero ormai l'unica persona sulla terra che poteva davvero aiutarla.
Io per lei ci sarò sempre.

-Non piangere.- l'accarezzai i capelli.
Continuava a mugolare, cacciando un fiume di lacrime dagi occhi ormai rossi e gonfi.

-S..sta a..arrivando, n..non posso, ho p..promesso che glieli avrei f..fatti cono..scere.-
-Non farti vedere in questo stato, rilassati, stai tranquilla, lo conoscerò io ok? Dirai che non sono in casa, non so troverai una scusa, ci sono io.- la strinsi a me.
Era ormai come una seconda mamma, dovevo starli vicina, se lo merita.

22:00
Il campanello suonò facendo sussultare Johannah che era intenda a togliersi la matita colata.
Corse subito verso la porta, l'accompagnai.

Avete presente quella sensazione in cui vorresti sparire dal mondo, ti accorgi di avere le gambe che non ti reggono in piedi, la tua mente vuota, il tuo silenzio tombale e imbarazzato, la faccia sbiadita, triste, arrabbiata, un misto di emozioni invasero il mio corpo appena vidi lo sguardo interrogativo di mio padre.

-E tu che ci fai qui?-

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SPAZIO AUTRICE.
Ssssssssscusatemi dell'assenza troppo lunga. La scuola mi occupa tantissimo e poi non avevo idee c:
Spero vi piaccia :')
Recensitee, grazie.

<3


-Marti.

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Capitolo 10
*** Capitolo 9 ***


Capitolo 9

-E tu che ci fai qui?- mi rivolse uno sguardo di disprezzo.
-Voi vi conoscete già?- johannah.
Io non riuscii a parlare, ero come pietrificata della sua presenza.
-E' mia figlia.- non distolse il suo sguardo dal mio corpo.
-C..cosa?- la donna non voleva crederci.
-Non sono sua figlia, non lo sono mai stata e non lo sarà mai.- misi in chiaro le cose.
-Perchè lei è in casa tua?- stavolta guardò Johannah.
-Lei e la babysitter di Daisy e Phoebe, ma non sapevo fosse tua figlia.-
-NON SONO SUA FIGLIA.- urlai scandendo le parole.
-Volete smetterla di urlare?- scese Louis tutto infuriato ma vista la situazione si fermò a guardare.
Iniziai a piangere silenziosamente facendo uscire lacrime una per volta.
Johannah, guardandomi in quel modo mi abbracciò.
-Non frequentare quest'uomo, ti porterà cattiveria, lui non è un padre come sembra, caccialo fuori dalla tua vita.- mi sciolsi dall'abbraccio.
Avevo detto quelle parole davanti a mio padre. Notai subito che strinse i pugni in segno di rabbia.
-Ma sta zitta, non stare ad ascoltare questa ragazzina viziata, io non sono cattivo.-
-Vuoi che le racconti cosa mi hai fatto l'ultima volta che mi hai messo le mani addosso?-
Non ci vide più, alzò le mani e mi tirò uno schiaffo che mi fece girare la testa.
Piansi ancora, le sue mani pesanti mi hanno sempre fatto quest'effetto.
Vidi Louis avvicinarsi all'uomo.
-Sei un pezzo di merda.- lo spinse fuori dalla porta.
Iniziò a tirargli pugni.
Johannah cercò invano di allontanare Louis.
Ero ancora accovacciata a terra, sapevo che mi avrebbe fatto male per tutta la serata, mi teneva ferma la guancia con le mie mani.
Una cosa davvero umigliante, quell'uomo mi umigliava della sua conoscenza.
Mi appoggiai lentamente sul divano.
Notai che non ero sola.
Vidi Lottie e Felicity vicino a me, mi stavano abbraciando. Lottie mi teneva la mano.
Un tonfo mi fece sussultare. Louis chiuse la porta e si recò da me.
-Stai bene?-
Mi sanguinava in labbro, avevo tutta la guancia rossa, era imbarazzante stare in quelle condizioni.
Johannah mi portò del ghiaccio appoggiandomelo sulla guancia.
-E' tutta colpa mia, scusami.- mi strinse la mano anch'essa.
-N..no.. non scusarti.-
-Se tu non avresti insistito con quell'uomo adesso lei non era in questa situazione.- gridò Louis alla madre.
La donna si chiuse in se abbassando il capo.
Non davo la colpa a lei no di certo, in fondo non sapeva che quell'uomo fosse realmente mio padre.
-Lei da oggi dorme con me.- Mi fece alzare dal divano mi portò in camera sua.
-Vi sto causando troppi problemi, forse e meglio che io vada via da qui.-
-Tu non vai da nessuna parte.- mi rinfacciò Louis.
-Stammi vicino Louis, sei l'unico a cui tengo veramente.- lo abbracciai.
-Ti starò sempre vicino, te lo prometto.-
Ancora altre lacrime che mi rigarono il viso.
-Adesso va a dormire, domani sarà un'altra giornata.- mi sorrise.
-Grazie.- ricambiai.


#Flashback
-Papà sono a cas...- rimasi immobile, pietrificata dalla scena che mi ritrovai davanti ai miei occhi, gli occhi di una 12enne.
-N..non vedi che -spinta- sono -altre spinte- impegnato?-
Si gente, si stava scopando un'altra troia di strada sul tappeto di casa.
M disgustava vedere queste situazione di schifo, cazzo ho solo 12 anni, non posso giocare ancora con le mie bambole? Ah giusto, ho un padre di merda.
Corsi di sopra in camera mia ripensando a quella scena.
Più ci pensavo più mi faceva schifo.
Mi faceva schifo mio padre, non aveva un pò di dignità, continuava a fare quello che gli piaceva.
Ero tranquilla in camera mia, sola con un pc, l'unico oggetto utile della mia adolescenza.
Bussarono alla porta.
Mio padre.
-Tesoro ho finito.- mi sorrise.
-E allora?- risposi.
Si avvicinò a me con uno sguardo di desiderio, malizioso.
-Che vuoi.- iniziai a tremare scansandolo con le mani.
-Sssh, sta tranquilla non ti farò del male.- continuò a tenere quell'sorriso da coglione.
Si distese sopra di me, mi apri le gambe ancora vestite dall'indumento che le ricopriva.
Mi guardò negli occhi, quei dannatissimi occhi che mi trasmettevano terrore.
-Non ti è bastato farlo con la nera?- lo scantonai dal lato del letto.
-Non mi danno soddisfazioni quelle lì.- ancora quel sorriso.
Credeva di sapermi provocare, a me faceva solo schifo.
Si distese ancora su di me, inziò a mettere mani sulla mia schiena circondando il mio corpo, precisamente sul ganegetto del reggiseno.
Mi tenne così stretta che avevo difficoltà a muovermi.
Continuò il suo lavoro togliendomi la maglia.
A quel punto ebbi il coraggio di sputarli in faccia e uscire dalla stanza affrettandomi, scesi in salotto, presi la prima roba che mi si trovò davanti, cioè un top rosso a brillantini e una minigonna dello stesso colore, buttati lì dal saggio di danza che avevo fatto 3 giorni prima.
Scappai di casa, corsi, non sapevo precisamente dove andare, ero sola.
Ero piccola e innocente.
Sapevo che se non trovavo lavoro sarei morta di fame, ma chi vorrebbe una ragazzina non maggiorenne nel posto di lavoro. E' illegale.
Rifletti shannon, quelle donne che tuo padre faceva venire a casa tua guadagnavano soldi.
Avrei fatto la stessa fine della nera, della rossa, della bionda e tant'altre ma almeno sarei sopravvissuta.
Una cosa era certa, non avrei messo piede in quella casa.

Sulla strada ero un lavoro più sicuro, gli uomini sono quasi tutti uguali, una bambina, una ragazza, una donna, l'importante che facevano ciò che desideravano di più al mondo, il sesso.

Da quel giorno attorno a me c'erano solo donne di colore, tacchi 15, sigarette, preservativi e io un piccolo moscerino sperduto in questo mondo, aspettando nient'altro, solo che morire.

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SPAZIO AUTRICE.
jfvgsdfjk, questo capitolo mi piace molto, non per le sofferenze che a subito shannon ma per come ho descritto le cose, mi meraviglio di me stessa lol.
Continuate a seguire la mia storia, ogni recensione che mi arriva e un sorriso in più per me.

Scusate per gli errori.
GRAZIE. <3

-Marti.

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Capitolo 11
*** Capitolo 10 ***


Capitolo 10

Ero ricoperta dal suo corpo, mi teneva stretta con le sue braccia, il suo dolce respiro sfiora la mia fronte, il mio viso sul suo petto, io stretta contro il suo corpo, ero sua.
 
Mi svegliai facendo movimenti poco casti. Alzai delicatamente le sue grandi braccia dal mio fianco e piano piano scivolai giù dal letto.
I miei indumenti in quel momento? Felpa super mega gigantesca che mi copriva fino le coscie e sotto semplici mutande.
Diedi un occhiata allo specchio, direi che stavo messa proprio male.
Trucco scolato a mo di panda, segni sul mio viso.
Avevo la guancia con dei graffi ben visibili, un livido sul collo.
Solo gente come lui poteva avermi trattata così male.
Alzai la manica della felpa destra per vedere se avevo altri segni, ebbene si, notai un livido, ci passai due dita sopra. Sfioravo a malapena ma faceva male.
-Quello sarà l'ultimo livido sul tuo corpo, puoi starne certa.-
Sussultai a quelle parole. Mi girai di scatto tirandomi giù la manica della felpa.
In tutta la sua bellezza eccolo, disteso sul letto, stendo a fissarmi.
-Io.. io non credo.- balbettavo. Abbassai il capo.
-Non ti toccherà più nessuno, nessuno ti alzerà più le mani, adesso ci sono io a proteggerti.- si alzò.
Allargò le braccia e mi strinse ancora al suo petto nudo, il suo addome scolpito, mi fece arrossire al suo contatto.
Mi accarezzò i capelli, mi feci cullare dai suoi dolci movimenti con la mano.
Piano la sua mano si poggiò sul mio fianco e con l'altra mi tirò il viso sù con due dita.
Mi guardò dritta negli occhi, non so cosa ci vedeva nei miei ma io nei suoi vedevo tutta la mia vita.
Il mare, il paradiso, l'amore.
Erano un qualcosa di indescrivibile, il mio cuore batteva all'impazzata, non riusciva a fermarsi, diventai calda.
Se non toglie quello sguardo su di me potrei perfino infuocarmi qui, in questo istante.
Ci rimase come minimo per dieci secondi a fissarmi, intimidita posai lo sguardo sui miei piedi.
Non volevo più incontrare i suoi occhi, non perchè li odiavo ma sarei davvero esplosa per i troppi sentimenti che si accumularono in quel poco istante.
Farfalle ovunque, ne avevo lo stomaco pieno eppure ero certa che non ero innamorata di lui, oppure no...

Posai le mie mani sui suoi polsi e allontanai le sue mani dai miei fianchi.
Dandogli un' ultima occhiata sgattaiolai in bagno chiudendomi a chiave.
Se rimanevo un altro pò lì mi sarei ritrovata in una stanza di un ospedale, ma non perchè ero svenuta, perchè aspettavo un bambino.

Mi feci una doccia veloce ripensando al suo corpo.
Dovevo dimenticarlo, dimenticare i suoi occhi, svegliati Shannon, quel ragazzo è troppo per te, tu sei niente in confronto a lui.
Assolta nei miei pensieri sotto un getto d'acqua bussarono alla porta.
-Shannon apri sono io Lottie.- urlò.
Un sospiro uscì dalla mia bocca.
-Si un'attimo.-
Uscii dalla doccia lavata e profumata, accesi il fono e iniziai ad asciugarmi i capelli.
Nel frattempo feci entrare Lottie.
-Dimmi.-
-Louis a detto di scendere giù, c'è il resto della sua banda.- sorrise.
-Oh ok, asciugo i capelli e arrivo.-
-Oh, ehm, Shannon, sei una ragazza fantastica, non meriti ciò che è successo ieri sera.-
Abbassai semplicemente il capo come segno di tristezza.
-Per qualsiasi cosa confidati con tua sorella.- sorrise da ebete.
-Ma io non ho una sorella.-
-Si che c'è l'hai, si chiama Lottie, ed e a tua disposizione.- mi guardò con quegli occhioni, simili al fratello, grandi e dolci, trasmettevano sicurezza.
-Grazie.- gli scocchiai un bacio sulla guancia.


Asciugai i capelli e misi una maglia a righe bianca e nera, larga sulle spalle e dei pantaloncini abbastanza attillati, roba di Felicity indendiamoci.
Misi ai piedi delle pantofole rosse a forma di cane, calde all'interno.
Scesi silenziosa dalle scale, anche se volevo fare rumore non potevo a causa dei cani che avevo ai piedi.
-Ciao.- sibilai.
Sguardi che si rivoltano verso di me.
Louis, specialmente, mi guardò interessato.
Beh sicuamente non a me, ma alla maglia che stavo indossando.
-Bella la maglia eh?- la indicai.
-Solo la maglia?- replicò Louis.
-Si, solo la maglia.- contrabbatto.
Andai in cucina preparandomi dei toast.
Appena cotti ne addentai uno e ritornai in sala.
Mi accomodai sul divano affianco a Niall.
-Che fate di bello?- dissi.
Ancora gli sguardi rivolsi verso di me, poi mi chiedo perchè parlo sempre.
Louis? Vuoi smetterla di fissarmi? No sai, mi stai mettendo a disagio.
Nessuno rispose.
-Sentite mi avete fatto scendere quanto potevo benissimamente starmene sopra.-
Niall cacciò un sospiro.
-Dobbiamo dirlglielo ragazzi.- disse Zayn.
-Dirmi cosa?- Li squadrai tutti.
-Ti ho messa incinta.- chi poteva dire una cavolata stratosferica se non Harry.
-Coglione.- gli diede una pacca sulla spalla Louis.
-Dai, che dovete dirmi?-
-Tu mi avevi detto di essere figlia unica giusto?- Louis ma che domande fai.
-S..si, perchè?- lo guardai preoccupata.
-Non lo sei.-
Lo guardai ancora ma stavolta con gli occhi lucidi.
-Si chiama David, giusto?-
-Non so di cosa stiate p..parlando. D...dove l'..l'avete visto? Cioè ma dai ho un fratello? F..fico.- sforzai un sorriso finto. Nascondevo, dovevo nascondere.
-Devi dirmi niente Shannon?- Si avvicinò Louis.
Stava tentando di ipnotizzarmi con i suoi occhi e lui sapeva che non sapevo resistergli.
-N..niente.- iniziai a tremare.
-Se stavi dicendo davvero la verità non tremavi impaurita.-
Non riuscii più a trattenermi.
Un fiume di lacrime rigò il mio viso coperto dalle mie mani fredde e gelate dal terrore, dal solo udire il suo nome brividi di rabbia di dolore attraversarono il mio corpo.
David, quel maledetto stupratore che si fece vivo proprio nel punto più brutto della mia vita, proprio quanto mia madre venne a mancare.


Mi sentii circondare il mio corpo da un odore piacevole, dal calore della pelle che riusciva a riscaldare persino il mio cuore.
Lui, come potevo fare senza di lui, colui che mi stava facendo solo causare problemi al cuore, problemi che si potevano reggere benissimamente, solo se quei problemi venivano causati da Louis, il ragazzo dagli occhi magici.

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SPAZIO AUTRICE.
Mi scuso per la mia lunga assenza.
Ecco a voi il capito.

SPOLLICIATELO.
Per eventuali errori, scusatemi. lol.
Grazie.




Esiste qualcosa più bella di lui? <3

-Marti.

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Capitolo 12
*** Capitolo 11 ***


Capitolo 11

Ero una piccola bambina graziata, cosa avevo fatto per meritarmi ciò, me lo chiedo spesso ma non sapevo mai trovarmi la risposta.

Quel giorno, quel maledettissimo giorno in cui successe la cosa più brutta della mia vita, la scomparsa di mia madre.


#FLASHBACK
-Mamma, mamma svegliati, mamma.- lei era a terra. Li poggiai la sua testa sulle mie ginocchia.
Non ero consapevole di tutto questo, non sapevo come comportarmi in casi del genere avendo pure una certa età.
Lei non diede segno di vita.
Decisi di chiamare il così detto 'padre'.
Al telefono.
-Papà?-
-Che vuoi.-
-La mamma è a terra, credo che non si senta bene, non mi parla più, non si muove.-
-Resta lì amore arrivo subito.-
Ritornai in salotto dove andai nuovamente da mia madre.
Le tiravo qualche piccolo schiaffetto sulla spalla ma niente, era ancora lì, con gli occhi chiusi, chissà in quale altro mondo.

Mio padrò arrivo dopo cinque minuti.
Si precipitò subito verso mia madre.
La prese in braccio e la mise a sedere in auto.
Io seguivo a ruota mio padre, entrai nei sedili posteriori e iniziai a mordere le unghia, cosa che facevo solo quando ero preoccupata.
-Si risveglierà vero papà?-
Lui era in difficolta col portare la macchina, era sudato, nervoso.
-Certo tesoro.- mi rispose dolcemente.

Arrivammo in un grande ospedale, subito più padre parcheggiò e prese mia madre in braccio lasciando anche la macchina accesa.
Io appena scesi dall'auto ero sola, mi aveva lasciata lì.
Vidi una grande entrata e degli omini bianchi che trasportarono mia madre su un carrello.
Ancora non riuscivo a capire cosa diavolo stava succedendo.

Eccolo, mio padre era venuto a prendermi.
Mi prese in braccio e mi portò in una stanzina bianca con delle sedioline di plastiche colorate.
Mi accucciolai a lui con la testa dell'incavo del suo collo.
Passarono tre ore e ancora niente.
Mi addormentai.


Ore 04:30
Mi svegliai dopo un lungo sonno, non ero più in braccio a mio padre ma ero sdraiata su una di quelle sedioline.
Mi alzai ancora assonnata e emisi un grande sbadiglio.
Mi stropicciai gli occhi.
Vidi mio padre che faceva avanti e dietro per il piccolo corridoio.
-P..papà.-
Si avvicinò a me inginocchiandosi arrivando all'altezza del mio viso.
-Dov'è mamma?-
-Mamma è.. lì in quella stanzina.- mi indicò una porta con delle vetrate arancioni.
-Che sta facendo?-
-Sta.. ehm sta dormendo, si perchè è molto stanca.- mi accarezzò la guancia.
-Io voglio giocare con lei.- sorrisi.
-Appena si riprende amore mio, adesso dormi un altro pò che e notte fuori.-
-Va bene.- Mi diede un bacio sulla guancia e ritornò a fare la sua 'passeggiata'.

Ore 12:50
Eccomi ancora sveglia.
Iniziai a pensare che sarei rimasta chiusa in questo posto per sempre.
Notai di essere ancora lì.
Sbadigliai e mi ripresi.
Appena vidi la figura di mio padre mi accorsi che non era da solo.
Notai che stava parlando con uno di quei omini bianchi e stava dicendo tante parole che non riuscivo a capire.
Mio padre iniziò a piangere, l'omino tentò di consolarlo ma niente.
Mi alzai e corsi verso di lui. Mi aggrappai alla sua gamba e la strinsi forte.
Mio padre apprezzo il gesto con un sorriso sforzato.
Alzai gli occhi e vidi ancora quell'omino parlare, stavo iniziando a pensare che insultasse mio padre ma credo che non fù così.
Continuava a dire parole che non riuscivo a capire, strane, a me sconosciute.
L'unica parola che sentii forte e chiaro era 'Cancro'.
Non sapevo cosa fosse, non sapevo cosa significava quella parola, l'unico mio pensiero in quel momento era mia madre.

Mi staccai dalla gamba di mio padre e corsi in quella stanza dove durante la notte mio padre me la indicò dicendo che mia madre era lì dentro, ed e proprio lei che stavo cercando perchè ne avevo bisogno.

Inseguita dall'omino riuscii ad entrare in quella stanza.
Notai la sagoma di mia madre su un lettino.
La vidi per circa cinque secondi dopo di che quel dannato coso bianco mi portò fuori.
-Signorina lei deve stare fuori da questa stanza.- mi indicò con un gigantesco dito il coso.
-No, io devo stare con mia madre.- tentai di andare di nuovo li e scavalcare la soglia della porta ma niente.
Mi spinse nuovamente fuori.
-Io devo entrare.- misi il broncio guardandolo arrabbiata.
-Non può.-
-E perchè?-
-Perchè tua madre non c'è più.- mi rinfacciò l'omino.
-Ma se lo vista prima, lei stava dormendo.- lo guardai ancora.
Una cosa inaspettata successe.
Il cosino bianco si abbassò alla mia altezza, mi guardò in faccia e notai che una lacrima le rigava la guancia destra.
Io con la mia mano gliel'asciugai.
-Perchè piangi?-
-Piccolina, vedi.. ognuno di noi prima o poi sparirà da questo mondo ricco di sorprese, nessuno dura per sempre, proprio come tua madre, un signore lassù la voluta per se, le voleva troppo bene, lei era una donna, brava e gentile e sua figlia, cioè tu, dimostra di avere una madre speciale.-
Abbassai il capo.
-Ma.. quindi adesso lei..- gli occhi si gonfiarono di lacrime.
Avevo capito tutto, tutto mi era più chiaro.
Ed era lì che avevo perso la donna più importante della mia vità.

Ore 15:30
Il mio viso? Stracolmo di lacrime.
Quelle stupide goccie sembravano infinite cascate.

Mio padre era in cucina, tremava poverino, non riuscivo ancora ad immaginare la situazione che li era attorno.

Suonarono alla porta.
-Heeeeiii gente.- urlò.
David, il mio fratellastro.
Solita sbronzia di ogni sera, era questa l'ora in cui veniva a farci visita.
-Non urlare.- le dissi.
-Zitta stronza.- mi rivolse.
-Non parlare così a tua sorella.- mio padre.
-Lei non è mia sorella.- poggiò la birra di vetro a terra.

Andò in cucina e ritornò da me con un panino.
-E per me?-
-No.-
-Ah..-
-Per te ho un'altra sorpresa.- mi guardò minaccioso.
Si, ammetto che mi faceva paura.

Fù un attimo, mi tappò la bocca con la sua grande mano e mi prese in braccio.
Salimmo le scale e mi portò in bagno.
Chiuse la porta a chiave e mi guardò ancora con gli stessi occhi in cui mi guardava prima.
Iniziò a bassarsi i pantaloni.
-Che stai facendo?- dissi.
-Sta zitta.-
Beh potete immaginare il resto, mi fa schifo per fino a raccontarlo, eh si mi fece inghiottire il suo seme e vi garantisco che quella era stata una delle peggiori esperienze della mia vita.
Da quel giorno in poi la mia vita diventò spazzatura.



#END.
_____________________________________________________________________________________
SPAZIO AUTRICE.
Rieccomii :)
Ancora grazie per le splendidi recensioni che mi lasciate.  <3
Per eventuali errori, scusate.
Grazie. c:

-Marti.

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Capitolo 13
*** Capitolo 12 ***


Capitolo 12

Ero ancora stretta tra le braccia di Louis, lui mi guardava dispiaciuto mentre i ragazzi notarono la scena.
-C..come hai f..fatto a saperlo.- tremai.
-L'ho incontrato ieri sera, mi ha raccontato tutto.- disse.
-P..er favore dimmi dove l'hai visto.-
Lui abbassò il capo rassegnato.
-E il nostro nuovo vicino di casa.- disse tutto di colpo.
Lo guardai negli occhi, ero spaventata dalle sue parole.
-Cosa..- dissi con un filo di voce strozzata.
Tentò di riabbracciarmi ma lo scansai.
Mi alzai e andai di sopra, non infuriata di più.
Ma come poteva quello stronzo avermi rintracciata o peggio, sapeva che eravamo a pochi metri di distanza?
Non dovevo incontrarlo, i nostri sguardi non dovevano incrociarsi, no.

Quel pomeriggio lo passai su in camera di Louis.
Ripensavo all'ultima volta che lo vidi, all'ultima volta che mi fece del male.
Rabbrividivo.

Bussarono alla porta.
-Si?- urlai.
-Posso?- Johannah.
-Si vieni.-
-Ascolta stasera ho invitato a mangiare i vicini, mi aiuti a pre...-
-Cosa?-
-Stasera ho invi...-
-Si ho capito.-
-Vorrei essere gentile con loro quindi aiutami a preparare la tavola.-
Non potevo dirglielo, aveva già un sacco di problemi poverina.
Mi arresi, scesi giù.
Iniziai a preparare la tavola e a pulire i divani.
-A che ora vengono?-
-Fra 10 minuti.- mi sorrise.
Mi dispiace ma io quel sorriso non lo ricambio.

*dlin dlon*
Quel campanello mi fece sussultare, erano arrivati.
Avevo intenzione di correre per le scale ma Johannah mi blocco il braccio e andò ad aprire la porta.
Un ansia mi prese per tutto il corpo, ero sudata, tremavo.
Mi rilassai quanto sentii due grandi mani posarsi sui miei fianchi e abbracciarmi il bacino.
Calai la testa sul petto di Louis, aveva capito che avevo paura.
Mi strinse ancora più forte a se, a quel punto smisi di tremare.
-Buonasera.- disse Johannah.
Eccolo, e lì, proprio lì davanti a me, ancora non mi ha guardato, sta per farlo.
E con una ragazza, sarà la sua fidanzata, poverina.
Sta venendo verso di me, inizio a tremare, lo sento ancora più vicino, le braccia di Louis mi stringono ancora più forte.
-Piacere David.- mi porge la mano con un sorriso.
-P..p..piacere...- non potevo dire il mio nome.
Iniziò a guardarmi strano, ditemi che non aveva capito chi sono.
-Louis, io mi chiamo Louis ma noi già ci conosciamo.- sorrise.
I suoi occhi si posarono su di Louis ricambiando il sorriso.
Lui andò via verso la sua 'ragazza'.
Sussurrai un 'Grazie' a Louis e mi andai a sedere.
Mentre mi sciolsi dall'abbraccio lui mi prese per mano.
Lo feci sedere vicino a me.
Lui mi accarezzo la coscia sinistra, mi calmai.
-Grazie per averci invitati, avete davvero una bella casa.-
-Oh grazie caro, mi dia del tu.- le sorrise.
-Buon appetito allora.- continuò.
Dopo tutto quello che mi stava succedendo il cibo era l'ultima cosa che volevo vedere.
-Io, n..on ho fame.-
-Ma come? Ho fatto tutto questo ben di dio.- mi guardò tristita Johannah.
-N..on mi va scusami.-
-Allora sai che fai? vai a preparare un dolce, ti va?-
-S..si.- le sorrisi.
Mi alzai dalla sedia e andai in cucina.
Iniziai il mio cosidetto capolavoro che poi non era un granchè, l'importante che sia mangiabile.
Feci una torta con panna e cioccolato, lo decorai con qualche fiorellino verde qua e là e la torta era finita.
Una volta finita la cena feci il mio ingresso con il dolce in mano.
-Ecco a voi vi piace?-
-E' bellissima.- mi sorrise la ragazza di cui non sapevo ancora il nome, meno mi importava.
-Si si, è davvero bella.- mi guardò lui.
-Shannon va a prendere dell'acqua che e finita.- disse Johannah.
Il mio nome cavolo, il mio nome.
Mi voltai verso David e lo vidi sbiancare completamente.
Mi aveva forse riconosciuta? Iniziai a tremare, le mie gambe a poco non reggevano più.
-S..si.- abbassai il capo e ritornai in cucina. 
Presi l'acqua e andai al tavolo.
-Ecco a voi..-
-Grazie.-
-Io vado di sopra.-
-Possiamo parlare?- quella voce, mi metteva ansia.
-E di cosa?-
-Tu sai di cosa dovremmo parlare.-
-Ma voi due vi conoscete già?- disse la ragazza.
-Si.- rispose david.
Mi arresi e feci segno di seguirmi.
Salii le scale.
Lo portai in camera di Louis.
-Cosa vuoi dirmi?-
-Che fine avevi fatto?-
-Io? Che fine avevo fatto io?- tremavo ancora.
-Ascolta, mi dispiace di quello che ti ho fatto passare, davvero perdonami, adesso sono un'altra persona non sono più il coglione che ero, sai fra un mese mi sposo con Alyssa, la mia ragazza, l'unica cosa che desideravo che a quest'evento ci fossi anche tu, non riuscivo a trovarti, non sapevo dove fossi, ma adesso, tu sei qui davanti a me..-
Non risposi.
-Posso abbracciarti?-
Allungai le mani e lo strinsi forte a me, era un bastardo questo si, ma era comunque mio fratello, non mi aveva fatto solo cose brutte.
-Ti voglio bene.- mi sussurrò.
-Anche io.- sorrise.
-Andiamo di sotto che ci stanno aspettando.- mi porse la mano.
La feci aderire alla mia e mi portò giù.
Appena sceso l'ultimo gradino feci un occhiolino a Louis, sapevo che non si sarebbe calmato se non li avessi detto tutto.
Ritornai al mio posto, un silenzio tombale si impossessò in quel momento.


Ore 23:30
-E' stato un piacere avervi avuti qui per cena.-
-Grazie a te, e stato tutto squisito.-
-Alla prossima.- salutò David.
-Arrivederci.- disse Alyssa.
-Ciao ragazzi.- Johannah.

Louis mi prese per mano a mi portò su in camera sua.
-Allora?-
-Abbiamo risolto, credo voglia avere un rapporto migliore.- sorrisi.
Mi abbracciò.
-Sono felice per te.-
-Grazie Louis.- gli diedi un bacio sulla guancia.
-Di niente.- mi sorrise accarezzandomi i capelli.

Adesso, tutto si era sistemato, tutto poteva tornare alla normalità.
Mi coricai sul letto ancora sorridendo della situazione.
Louis non smise di guardarmi.
-Non guardarmi così, rischierei di saltarti addosso stupido.-
-Allora non mi muovo.-
-Oh e dai.- sorrisi.
Non ci mise niente, appena distolsi il mio sguardo dal suo mi saltò addosso e iniziò a farmi il solletico.
-Ti pregoo ahaha smettilaa.- urlai.
-Ahaha ok ok.- ero andata a finire sotto di lui, mi stava guardando, dio i suoi occhi.
-Sei bellissima.- mi sfiorò le labbra.-
-Non dire stronzate, non ti obblig....-
Le sue labbra velocemente si posarono sulle mie.
Il bacio diventò più affettuoso, schiusi la bocca per dare il permesso alla sua lingua, che subitò penetrò dentro di me.
Ricambiai facendo danzare le nostre lingue.
Il bacio si fece poco casto e insieme iniziamo a fare movimenti sensuali.
Allargai le gambe, facendolo stendere su di me.
Lui si muoveva sopra la mia intimità, sentii la sua erezione ormai dura.
Ma.. io non volevo, è troppo presto.
Volevo andarci piano con lui.
Mise una mano sotto la mia maglia e iniziò a palparmi il seno.
-L..Louis.. scusami io..-
Subito sfilò la mano.
-Scusami e che non voglio affrettare le cose.- lo guardai dispiaciuta.
-Non preoccuparti, scusami tu, mi sono lasciato andare.- sorrise.
Mi diede un bacio sulla guancia e mi lasciò lì.
Mi alzai anch'io, misi il pigiama, si davanti a lui, non mi vergognavo di far vedere il mio corpo.
Andai sul letto, mi misi sotto le coperte.
Venni raggiunta da Louis, che mi fece addormendare col suo profumo, con i suoi occhi, con un semplice abbracciò, con un suo piccolo bacetto a stampo, lui era la ragione della mia vita.

__________________________________________________________________________
SPAZIO AUTRICE.
Taaa taaaa, bello no? lol
jdsfhf, grazie ancora per le recensioni, much love.
Per eventuali errosi, scusatemi c:
Grazie. <3


-Marti.




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Capitolo 14
*** Capitolo 13 ***


Capitolo 13

L'odore di cornetti al cioccolato mi fece svegliare.
Mi alzai piano piano dal letto, mi accorsi che Louis non c'era così scesi giù.
-Ma..- avevo ancora la voce rauca.
Andai in cucina e vidi Johannah intenda a cucinare altri cornetti.
-Che profumino.- le sorrisi.
-Buongiorno.- disse lei dandomi un bacio sulla guancia.
-Vuoi una mano?-
-No, no grazie faccio da sola.-
Stavo per andarmene.
-Ahiaa.- si era cotta vicino il ferro accanto al forno.
Ritornai da lei.
-Faccio io.-
Lei andò a medicarsi.
Rimasi a farcire i cornetti.
Intenda a farcirne uno, mi sentii delle grosse mani calde poggiarsi sui miei fianchi.
Mi imbarazzai.
Iniziò a baciarmi il collo lasciandomi dei segni.
Con il suo bacino appoggiato al mio di dietro iniziò a fare piccoli movimenti poco casti.
-Che diamine stai facendo?- mi girai.
-Mi ispiri sesso violento.-
-Ah grazie eh.-
-Ahaha dai sto scherzando, anche se..- mi accarezzò il braccio.
-Smettila, stai esagerando.-
Si tolse dal mio di dietro e si affianco a me.
-Che stai facendo?-
-Non vedi?-
-No.-
-Beh allora guarda.-
-La tua bellezza non me lo permette.- rimase ancora a fissarmi.
Io non sono bella tomlinson, no, questa per me e una presa per il culo.
Posai cornetti e cucchiai, arrabbiata uscii fuori dalla cucina.
-Ehi, aspetta.-
Mi inseguì.
-Guarda che ti ho fatto un complimento.-
-Mi hai presa in giro, lo sai benissimo.-
Salii le scale ancora infuriata.
Con le sue potenti braccia mi scaraventò al muro facendo aderire la mia schiena alla parete.
-Io non ti ho presa in giro.- mi sussurrò ad un soffio dalle labbra.
-Si invece, ma andiamo, sono un mostro.- puntualizzai.
Io non mi sono mai sentita una top model o altro, mi sono sempre paragonata ad un mostro.
Stava per baciarmi ma glielo impedii.
-Attento Louis, fossi in te non bacerei un mutante.- ok, questa era bella.
Emise una risata.
-Ma per favore.- continuò.
Riuscii a mollare la sua presa e corsi in bagno.
Chiusi la porta a chiave e mi guardai allo specchio, creandomi complessi e precisando ogni minimo difetto.
Si perchè io ne avevo tanti.
-E inutile che ti guardi allo specchio, sei bellissima anche se hai tante imperfezioni.- urlò Louis.
Ormai mi conosceva troppo bene.
-Devo fare la doccia, vedi di non rompere.-
-Vuoi compagnia?-
-No grazie.- che scemo.
Mi spogliai degli indumenti che avevo e entrai, posizionandomi sotto il getto d'acqua.
Passati cinque minuti sentii la porta del bagno aprirsi.
-Chi e?-
-Chiave di riserva.-
-Chee?-
Scansai velocemente le tendine che mi separavano da quel deficente.
-Ma sei impazzito?-
-No, sono innamorato è ben diverso.-
Entrò nella doccia.
Lo guardai negli occhi, dio.
L'acqua stava bagnando la sua maglia aderente bianca.
Mi guardò, guardò il mio corpo.
Mi sentii imbarazzatissima in quel momento.
Io odiavo il mio corpo, odiavo tutto di me.
Mi prese il viso con le mani e mi baciò.
Come l'altra sera, prima affettuoso poi con più foga.
Devo dire la verità, non sapevo resistergli.
Mi prese in braccio e mi fece appoggiare la schiena contro il muro, era gelido, rabbrividii.
Incrociai le mie gambe al suo bacino e gli sfilai la maglia delicatamente.
Continuò a baciarmi senza smettere di far muovere la sua lingua.
Cavolo se ci sapeva fare.
Gli tolsi i pantaloni facendolo rimanere solo con dei boxer.
Si vedeva la sua erezione lontano un miglio.
Mi accarezzò l'interno coscia facendomi rabbrividire ancora.
Sentii due dita nella mia intimità. La loro rapidità di movimenti aumentava ancora di più.
Non potevo emettere gemiti, lui mi stava ancora torturando le labbra.
Ah stronzo, credi di farmi soffrire così.
La pressione aumentava ancora.
Una volta stanca tolsi le mani di Louis dal mio sesso e scesi, abbassandomi all'altezza della sua erezione.
Gli tolsi i boxer.
Lo guardai negli occhi e iniziai a fare il mio lavoretto.
Feci movimenti con la mano, massaggiandolo con delicatezza, poi lo presi in bocca facendo movimenti circolari con la lingua.
Stava urlando il mio nome, stava emettendo gemiti che a me facevano piacere.
Dio solo sa quanto può essere perfetto questo ragazzo.
Mi staccai prima che mi venisse dentro e mi alzai.
Mi prese nuovamente in braccio e mi guardò ancora negli occhi.
Mi baciò ancora.
Prese la sua intimità e la mise nella mia.
Continuava a baciarmi non potevo urlare, anzi non dovevo.
Poteva passare qualcuno e magari sentirci.
Iniziò a spingere più forte, sta volta mordendomi il labbro inferiore e appoggiando la testa nell'incavo del suo collo.
Facevamo movimenti sempre più veloci.
Mi rimisi davanti a lui appoggiando la fronte alla sua continuando a penetrare dentro di me con più violenza.
Ci guardammo negli occhi, capii che non c'e la facevo più avevo il bisogno di urlare, far sapere al mondo quanto amavo questo ragazzo.
-Non... urlare.- mi sussurrò ansimato. Mi baciò nuovamente.
-Io.. n..no..n c'e l..la fac..cio.- risposi con una voce sottile. Appoggiai ancora la testa sul suo collo, parlando tra una spinta e l'altra.
Rallentò, facendomi prendere fiato.
Lo abbracciai forte, feci la cosa che non dovevo fare.
Piansi, piansi sulla sua spalla, credo che lui mi sentii e mi guardò negli occhi.
-Non voglio farti del male.- sussurrò ancora.
-N..non mi stai facendo d..del male..-
-A me così sembra.- cercò risposta nei miei occhi che non davano segni di felicità.
-Continua.- le dissi semplicemente.
Lui iniziò a spingere ancora, aumentanto la velocità dei nostri battiti.
Altri dieci minuti di tortura poi venne dentro di me.
Non mi faceva male e che.. non so spiegare l'emozione che provai.
Era un misto tra sesso, amore non sapevo darmi una risposta.
Mi poggiò a terra e mi diede un ultimo bacio sulle labbra ormai rosse.
Uscii dalla doccia lasciandomi con un sorriso.
Si asciugò e uscii dal bagno.
Rimasi lì sotto il getto, a pensare, si perchè quello era l'unico modo in cui davvero riuscivo a rilassarmi.

Credo di amarti Louis, ho paura di ammetterlo
.
_________________________________________________________________________________
SPAZIO AUTRICE.
Cazzo, giuro mi stavo arrapando solo a scriverlo, no ok lol.
dsjgfjdfs spero vi sia piaciuto, e per questo capitolo voglio tante recensioni.
Per eventuali errori, scusatemi.
Grazie. <3


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-Marti.







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Capitolo 15
*** Capitolo 14 ***


Capitolo 14

Avevo paura che ora i nostri sguardi non potevano essere come quelli di prima, era nata qualcosa di più dell'amicizia oppure era solo semplice sesso, fatto sta che io provo dei sentimenti.

Asciugai i capelli e uscii dal bagno.
Misi una maglia celeste larga sulle spalle e dei jeans stretti.
Scesi giù.

In sala trovai i ragazzi seduti sui divani, c'era anche Louis.
-Buongiorno.- salutai.
-Giorno.- risposero intendi a giocare alla playstation.
Non riuscivo ad incrociare il suo sguardo.
Andai in cucina, era quasi ora di pranzo, lì trovai Johannah e Daisy.
-Buongiorno.-
-Ciaoo.- mi saltò addosso Daisy.
-Ciao.- Johannah.
-Che fate di bello?-
-Oggi cuciniamo le lasagne.- rispose la piccola.
-Buone.- sorrisi.
Presi in braccio Daisy e andai in sala.
-Voi vi fermate a mangiare per pranzo?-
-Io non posso, mi piacerebbe ma non posso.- disse Niall.
-Ci sono le lasagne.-
-Non farmi questo e che non posso.- mi guardò triste.
-Ahaha, scusa.-
-Io rimango.- Zayn.
-Si si anche io.- Harry.
Appoggiai Daisy a terra.
-Ok.-
-Non ti interessa se io rimango o meno?- Louis.
-Ma tu rimani comunque, questa e casa tua idiota.- scherzai.
I ragazzi divertiti assistivano alla scena.
Voleva approcciare in qualche modo ma era troppo impacciato.
Ritornai in cucina e aiutai Johannah nel fare quelle dannate lasagne.
Ore 13:30
-E prontoo.- urlai a i ragazzi.
Ci sedemmo tutti a tavola, Niall era già andato via.
-Chi le ha fatte?- disse Louis.
-Lei.- mi indicò Johannah.
-Sono buonissime.-
Sorrisi semplicemente.

Finimmo da mangiaro per le tre e qualcosa, colpa di Johannah, preparava sempre tanta roba, forse perchè c'erano i ragazzi.
-Io vado di sopra.- dissi.
-Resta con noi, guardiamo un film.- Harry.
-Che film guardate?-
-Horror.- disse Zayn.
-Ok ciao.- stavo andare sopra, ma Louis mi bloccò.
-Cos'è hai paura?- mi guardò con aria di sfida.
-N..no.-
-E allora resta con noi.- mi fece ritornare in dietro e mi sedetti sul divano affianco a Zayn, forse era l'unico di cui mi fidavo.
Louis continuava sempre a guardarmi con lo stesso sguardo, beh si avevo paura ma lui non doveva averla vinta.
-Non ho paura è inutile.- sorrisi.
-Staremo a vedere.- disse.
Il film iniziò.
'Paranormal Activity 3'.
Cazzo.
Credo che stanotte dormirò con Johannah.
Non spiccicai lo sguardo dalla tv, sapevo che mi stava fissando, aspettava il momento in cui io dovevo urlare o altro.
Mi stava obbligando a vedere quel dannato film. Iniziai a torturare il braccio di Zayn.
-Scusami.- gli sussurrai.
Mi sorrise leggermente.
Il film era quasi finito, che sollievo.
Io? Mi stavo leggermente cagando addosso, ma proprio leggermente.
-Devo fare la pipì.-
Feci per alzarmi.
-No tu rimani, tanto e quasi finito e poi non hai paura giusto?-
Stupido Louis.
-No no posso trattenerla.- gli sorrisi.
Aspettai.
Ore 17:30
Finito.
Finalmente.
-Ok adesso posso andare in bagno?-
-Si si vai.- disse.
No, non mi convinceva.
Giuro stavo tremando, avevo paura di andare in bagno da sola.
Piano piano salii le scale ancora impaurita.
Aprii la porta del bagno e ci rimasi chiusa dentro per almeno 1 ora.
Avevo paura ad uscire, sapevo che qualche stronzo sarebbe spuntato fuori.
Mi arresi.
Uscii dal bagno, e mi diressi in cucina dove c'era Johannah.
-Oh tu donna sei la mia salvezza, dove sono quei cretini?-
-Ahaha, stai tranquilla, oddio ma stai tremando, che hai.-
-Il film.-
-Ti ha obbligato Louis vero?-
-S..si.-
Mi abbracciò.
-Stai calma.- tentai un sorriso.
-Oh tu sei qui.- entrò Louis con Harry e Zayn.
-S..si.-
-Tutto bene?-
-Benissimo.- sorrisi.
-Dov'è Daisy?- continuai.
-E andata da una sua amica.-
-Ah ok.-
-Andiamo di sopra o hai paura.- Deve smetterla ora.
-E dai lasciala in pace.- disse Zayn.
-Lei non ha paura.- rise.
-Non voglio venire.-
-E perchè?-
-Voglio fare compagnia a Johannah.-
-Ahahaha bella questa.-
-Andate voi, vi raggiungo dopo.- si certo.
Loro andarono di sopra.

Ore 22:30
I ragazzi andarono via presto e io avevo un sonno bestiale.
Sempre se riuscivo a dormire.
-Io ho sonno vado a dormire.-
-Buonanotte.- mi schioccò un bacio sulla guancia.
-Notte.- sorrisi.
Andai di sopra dove c'era Louis.
Diciamo che mi ero quasi calmata.
Entrai in camera e lo vidi messaggiare al telefono.
-Che stai facendo?-
-Non vedi?-
Non risposi, aprii l'armadio e presi il mio pigiama.
-Attenta che nell'armadio ci sono i fantasmi.-
Lo guardai stranita.
-Ho detto che non mi fanno paura.-
-Sai fingere.-
-E inutile parlare con te.- alzai gli occhi al cielo.
Misi il pigiama e mi accucciai sotto le lenzuola, lui era rimasto ancora li a messaggiare.
-Attento se no ti esplode il telefono.- sarcastica.
-Ah ah ah, spiritosa.-
-Troppo.-
Dopo dieci minuti mi sentii circondare i fianchi, per un attimo mi sentii più protetta, più al sicuro.
Mi girai verso di lui, era a petto nudo, non so se lo faceva apposta o meno.
Lo abbracciai appoggiando la testa sul suo petto.
Lui un pò scioccato del gesto mi strinse più forte.
-Ho paura Louis.-
-L'avevo capito.- mi sorrise.
-Non lasciarmi.-
-Mai.-
-Promettimelo.-
-Te lo prometto.- e fù così che mi addormentai, tra le braccia del mio principe azzurro.


________________________________________________________________________________
SPAZIO AUTRICE.
Siccome adesso ho più tempo per scrivere i capitolo e la scuola e andata a farsi fottere, sono tutta vostraaa.
Yeeeep.

Ok no ciao.
Recensitee.

Per eventuali errosi, scusatemi. lol
Grazie. <3


-Marti.


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Capitolo 16
*** Capitolo 15 ***



Capitolo 15

'Stavo correndo, non sapevo dove andare, ero persa
.
Un vincolo stretto, chiuso, lì successe il tutto.
Mi
violentavano, ero debole, non sapevo difendermi.
Erano sette, sette uomini di colore.
Non avevano nessuna pietà...
Nessuno mi venne a salvare, per lo meno mi aspettavo la sua voce, ma quella volta non c'è stato.'


Mi svegliai tutto d'un tratto.
Respiravo a fatica, affaticata, come se avessi corso realmente.

-Ehi..- la voce di Louis mi fece ritornare alla realtà.
-Ehi.- risposi fredda.
-Che hai.- mi accarezzò la spalla.
Non gli risposi, avevo paura.
Doveva essere lui a salvarmi da quel sogno ma non c'è stato.
Io sono una tipa superstiziosa, credo a tutto, soprattutto nei sogni perchè i sogni per me erano segnali ben evidenti.

Mi alzai dal letto e mi recai in bagno lasciando la porta aperta.
Poggiai le mie mani sul lavandino e mi guardai in faccia.
Avevo la matita colata, eppure non ricordavo di aver pianto.
Sarà stato nel sogno, si perchè lì ricordo di aver pianto.
Ricordo anche dei graffi che mi tracciarono sul corpo.
Uno l'avevo sulla spalla destra e l'altro sulla pancia.
Alzai piano piano il pigiama della maglia e avvertì dolore internamente.
Nessun graffio, eppure dentro di me c'era, lo sentivo perchè il dolore continuava a pulsarmi.
Sfiorai a mala pena, ma coprii subito quando sentii Louis chiamarmi dall'altra parte del corridoio.
Stava venendo verso di me, i suoi passi si facevano più spessi e pesanti.
-Stai bene?- mi guardò.
Ero distrutta, la mia faccia rossa e gonfia non prometteva niente di tranquillo.
-Ehi stai calma, ci sono io con te.-  provò ad abbracciarmi ma lo scansai.
Non sapevo cosa diavolo mi era preso.
Mi sentivo persa, sola, delusa dalle persone che fino ad un minuto fa mi volevano bene.
Avevo paura di essere di nuovo sola, di vivere ancora per strada.
Non era questo quello che volevo.
Louis da quel gesto mi guardò con disprezzo.
Feci notare il dispiacere nei miei occhi, io non volevo respingerlo.
-S..scusa.- lo guardai, poi.. poi niente, il buio, il buio più totale.
Avevo ancora i piedi poggiati a terra, lo sentivo, sentivo solo di poter comunicare con il tatto, sentivo, riuscivo a sentire, ma i miei occhi mi avevano in qualche modo abbandonato.
Mi accasciai vicino alla parete accanto alla doccia.
-L..louis dove sei.-
-Sono qui.- sentii il suo respiro preoccupato, le sue mani girovagavano attorno a me, stava per alzarmi.
Mi abbracciò ma questa volta ricambiai.
-Louis non riesco a vederti, sul serio mi sto preoccupando.-
-Andiamo in ospedale.- disse pronto a superare la soglia della porta del bagno.
-No, fermati, non voglio andare in ospedale.-
Di certo dopo l'ultima esperienza io quegli omini bianchi non gli avrei mai più rivisti.
-Ehi stai calma, col problema che hai non noterai niente che ti metterà paura.-
-Louis io..-
-Ti fidi di me.- sentii il suo respiro questa volta sul mio collo, i brividi, tanti piccoli brividi di gioia.-
-Si.- risposi con fiato regolare.
Mi prese in braccio e mi portò giù per le scale.
Lo sentii appoggiarmi in macchina, mi sedetti comoda e rimasi immobile.
Lo sportello di Louis si chiusi facendomi sobbalzare.
Mise in moto e partì.
-Che mi sta succedendo?-
-Se lo saprei di risponderei, non lo so, spero solo sia qualcosa di non grave.-  mi accarezzò la guancia.
Dopo una mangiata di minuti in macchina sentii l'auto fermarsi.
-Siamo arrivati?-
-Si, aspetta ti aiuto a scendere.-
Mi scappò un lieve sorriso.
E sempre stato così gentile con me e questo mi faceva più che piacere.
-Vieni.- mi prese per il braccio e mi aiutò a camminare fino all'entrata dell'ospedale.
L'ultima volta mio padre mi aveva abbandonato in macchina non curandosi del pericolo che poteva correre se mi rubassero.
-Louis la macchina, la lasci aperta? E se la portano via?-
-Adesso la cosa che conta sei tu.-
Sorrisi ancora non facendomi notare.
-Attenta lo scalino.- alzai il piede.
Arrivamo
dentro sentendo confusione. 
La mia testa stava andando in iperventilazzione.
E un ospedale questo non un mercato.
Sentii Louis parlare con qualcuno tenendomi comunque per mano.
Stava raccontando il mio problema a un omino?
Che poi in realtà era un dottore, ma per me rimane sempre un omino.
Si sta avvicinando a me, lo sento.
-Buongiorno signorina, può seguirmi?-
-Tu.. tu sei l'omino..- risposi innocentemente.
Senti l'aria sopresa del dottore.
-Tu s..sei, oh mio dio, shannon...- rimasi stupita dalla sua risposta.
Mi conosceva?

_____________________________________________________________________
Spazio Autrice.
Lo so non ammazzatemi, e da tanto che non aggiorno la storia, scusatemi.
Grazie ancora per tutte le belle recensioni che mi inviate, vi adoro.

Per eventuali errosi, scusatemi. lol
Grazie.

-Marti.

 

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Capitolo 17
*** Capitolo 16 ***


Mi scuso della lunga assenza, decapitatemi se volete, approvo :'(
dfkjhgdkfg comunque, sono ritornata, spero sempre che ci siate ancora.. c:
<3 #muchlove.
( http://www.youtube.com/watch?v=wrWpTPzDkIQ vi consiglio questa canzone come sottofondo, credo sia abbastanza triste come capitolo, quindi.. buona lettura c': ) ________________________________________________________________________________________________________

Capitolo 16

Da quel momento tutto diventò più buio, tutto mi sembrò perduto, ricordo solo di essere svenuta nelle braccia del medico.

Louis'pov.
Una volta che l'accompagniai nella stanza con il dottore insistetti nel restare dentro con lei ma niente, non me l'hanno permesso.
Era ora di pranzo e io non avevo ancora mangiato, non volevo mangiare, non dovevo fino a che non potevo essere sicuro che Shannon stesse bene.
Solo che penso che lei sia lì dentro, non voglio che subisca tutto questo, voglio essere io a subirlo al posto suo.


Shannon's pov.
Ore 16:50
La mia testa pulsava violentemente.
Non ricordavo nulla.
La prima cosa che feci era posarmi una mano sulla fronte sbadigliando con nonchalance.
Mi stiracchiai per bene, alzai leggermente il capo sforzandomi nel vedere almeno i miei piedi, ma niente, il nero.
Poi iniziai a ricordare della mia perdita alla vista, ricordai come ero crollata in bagno.. poi.. si, poi ricordai come louis si era preso cura di me in quella frazione di secondo.
Sorrisi, potevo fare solo quello, pensando a lui non potevo non esprimere la mia felicità se non attraverso ad un sorriso.

La porta si spalancò adagiamente provocandomi nervosismo.
-Chi.. chi sei?-
-Shannon.- una voce cupa e pesante mi risuonò nelle orecchie.
-Si?-
-Sono il tuo medico.- avvertì un sorriso forzato.
Subito mi tranquillizzai, rilassando i muscoli tesi.
-Vedo che ti sei svegliata.- sentii i suoi passi avvicinarsi.
-Si.-
Mi sentii poggiarmi un pollice sulla palpebra dell'occhio premendomi delicatamente.
Aprii l'occhio con la forza delle sue mani, poi di colpo rabbrividii al tocco delle gocce per cadderò pesanti sulla mia pupilla, facendo chiudere l'occhio contro la forza del pollice.
-Tranquilla, sono semplici gocce.- sentii dire.
-Louis, dov'è?- mi alzai restando seduta agitando le mani in segno di aiuto.
-Ehi ehi ehi, Louis è di là, sta dormendo, calmati ora.-
Mi distesi. Gettò gocce anche nell'occhio rimanente per poi sentirlo allontanare.
-Ho bisogno di vederlo.- Avvertii gli occhi del dottore pundandomi addosso.
Arrossì violentemente non appena frazionai la mia situazione.
-Ah, ehm cioè, voglio sentirlo.- mi calmai.
-Adesso pensiamo alla tua vista, non c'è tempo per lui.- disse dolcemente.
-Io lo voglio qui ora.- sintetizzai.
-Mah..-
-Ho bisogno di lui.- serrai la mascella.
Sentii il dottore allontanarsi per poi provocare di nuovo quel scricchiolio della porta.

Nell'attesa iniziai a pensare alla mia triste situazione, come poter dimenticare una cosa simile.
Anche se volevo del tutto ignorarla non ci riuscivo.
Pensieri cattivi mi invasero il corpo facendomi rabbrividire le braccia.
Quando tipo, quella volta in cui mio padr....

-Shannon.- una voce stridula ma famigliare mi entrò dolcemente nelle orecchie.
-Louis.- sussurrai allungando le braccia verso l'alto avvertendo subito una stretta veloce ma affettuosa.
-Shannon.- gemette al mio nome con la testa affacciata alla mia spalla.
-Io..-
-Sssh, riposati, ora ci sono io con te principessa, non devi preoccuparti di nulla.-
P..pri.. principessa?
Sorrisi timidamente nell'udire quelle parole.
-Ehm.. mi dispiace interropervi ma ho qui i risultati degli analisi, che per il momento verranno svelati solo a te.- Credo indicò Louis.
-Da me?- precisò.
-Si.- sorrise amaramente lui per poi andare fuori dalla stanza.
-Torno subito amore mio, te lo prometto.- mi accarezzò la mano per poi sentire il tocco delle sue labbra vicino le nocche facendomi rabbrividire ancora una volta.

Louis's pov.
Uscii dalla stanzetta a malincuore.
Volevo passare del tempo con lei ora più che mai.

-Allora.. temo di non doverle dare belle notizie.- il cuore iniziò a battere furiosamente nella cassa toracica.
-Ho qui i risultati degli analisi e credo che... -
-Arrivi al dunque la prego.- agitai le mani facendo sbiancare le nocche in segno di nervosismo.
-Veda, Shannon riprenderà la vista, penso fra qualche settimana, se è fortunata anche fra qualche giorno ma, il punto non è questo..- vidi il suo sguardo rattritirsi.
Lo guardai confuso.
Lui riprese a girare le cartelle, in questo modo non faceva altro che farmi preoccupare ancora di più.
-Credo abbia la stessa malattia di sua madre.- abbassai il capo.
Non sapevo che specie di malattia avesse, lei non me ne aveva mai parlato.
-E sarebbe?- mi avvicinai al medico più curioso.
-Lei.. - tremò- lei è affetta dal cancro.- fece scendere il pomo d'adamo in segno di terrore per poi ingoiare quella poca saliva che le restava.
____________________________________________________________________
wwwoooww. ok minacciatemi pure, avete tutte le mie ragioni per farlo.
Ok spero vi sia piaciuto.

Non dimenticare di recensire c':
Bacii.

-Marti.





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Capitolo 18
*** Capitolo 17 ***




Capitolo 17

Louis's pov.
-Lei cosa?- non credevo alle mie orecchie.
-Lei..-
-No, non voglio sentirlo dire di nuovo, la prego.- chiusi gli occhi poggiandomi una mano in faccia.
Non saprei dirvi precisamente in che pasticcio di sentimenti mi trovavo, ero preoccupato, non sapevo se dirglielo o meno, una cosa era certa, non potevo, non dovevo lasciarla da sola.


-Non voglio che lo sappia.- dissi deciso.
-Ma lei ha il diritto di sa..-
-Ho detto che non deve saperlo.- urlai contro il medico.
Dovevo calmarmi.
-Mi.. mi scusi.- abbassai il capo.
-Non si preoccupi, si rilassi, si sistemerà tutto.-
Non poteva chiedermi di rilassarmi perchè non ci riuscivo, sono fatto così, mi innervosisco facilemente e alle volte posso diventare molto violento, a meno che non sia lei a chiedermi di calmarmi.

-Ehi.- Entrai nella stanza dove c'era Shannon.
Mi sorrise.
-Louis.- disse con un filo di voce.
-Come stai?- mi sedetti affianco a lei e le presi la mano accarezzandola lentamente.
-Niente male.- fece intravedere i suoi denti perfetti.
-Ascolta Shannon, io..-
-Ssssh, non parlare ti prego, voglio stare in silenzio, voglio godermi questa tranquillità, non darmi notizie.- disse decisa.
-Allora tolgo il disturbo.- feci per alzarmi.
-No no -mi strattonò nuovamente sulla seggiola.- Con te, voglio il silenzio ma voglio te al mio fianco.-


Stemmo in silenzio per quasi 10 minuti, sentivo solo il suo respiro, il suo corpo che si muoveva lentamente grazie al suo respiro leggero e tranquillo.
Stavo bene, mi sentivo bene nel vederla felice.
Niente di meglio che lei, ormai me ne ero pazzamente innamorato.

Shannon's pov.
Adoravo il silenzio, non volevo sentire altro, solo che il suo respiro.
-E rilassante.- sussurrai.

-Sai.. fra un pò sarai a casa.- avvertì il suo sorriso.
-Non vedo l'ora.-


Sentii la porta aprirsi e Louis spostare la sedia all'indietro, alzandosi.
-Shannon, lei può andare.- sorrisi.
-Grazie.- mi alzai aiutata da Louis.

Naturalmente ringraziai il medico più volte, oltre tutto aveva cercato di salvare la vita di mia madre, come potevo non farlo.


Uscimmo fuori dalla stanza accompagnato mano per la mano da Louis.
Arrivammo nella sala d'ingresso, avvertendomi dalle voci troppo diffuse.
-Shannon, io torno subito, resta qui ho dimenticato il portafoglio di sopra.- mi accarezzò la guancia.
-Va bene.- sforzai un sorriso.

In quel momento, quando la mia mano si allontanò dalla sua, mi sentì come svanire nel nulla, non mi sentivo protetta, sicura.

Dopo nemmeno un minuto mi sentii di nuovo quel tocco leggero alla mano.
-Eccoti.- sorrisi.

Louis mi accompagnò fuori dall'ospedale, poggiandomi delicatamente sul sedile affianco al guidatore della macchina.
Chiuse lo sportello raggiungendomi dopo un pò.

-Non saprei che avrei fatto senza di te.- blaterai.
Lo lasciai senza parole, non sentivo risposta.
Passarono minuti, e che minuti.
-Dove stiamo andando?- sospirai.
Niente. Nessuna risposta.
-Louis? Dove mi stai portando?- Non riuscivo a precisare il rumore fastidioso che provocava quella dannata macchina non appena mise piede all'accelleratore.
-Mi vuoi rispondere?-
Stavo iniziando a incavolarmi.
-Louis?-

-STA ZITTA.- urlò una voce sconosciuta.
______________________________________________________________________________________________
Ta ta ta taaaaaaaaaaaam.
dhfjdsf ho aggiornato subito subito, sono stata buona. <3
Grazie ancora ragazze, vi ADORO.
Bacii.

-Marti.

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Capitolo 19
*** Capitolo 18 ***


Capitolo 18



Ero persa, vuota, stavo tremando da capo ai piedi, questo fatto di non vedere mi fà venire il nervoso.
Non sapevo che fare, non riuscivo a rassicurarmi.
Le mie gambe mi abbandonarono non appena lui mi sputò di stare zitta.

-Chi sei?- riuscivo solo a balbettare.

Passarono secondi, non sentivo altro che una fottutissima macchina stridulante.

-Ti decidi a rispondermi?- stridulai.

Mi stavo seriamente preoccupando.
Subito mi accorsi che una lacrima calda mi stava attraversando il viso, la paura si impossessò di me.

-Ti stai prendendo gioco di me solo perchè non riesco a vederti.- dissi con un sottile filo di voce abbassando il capo e continuare il mio inutile pianto tra me e me.
Non potevo fare altro che questo.
Ero insicura, stavo iniziando a pensare al peggio.
Ancora nessuna risposta.

Ad un tratto mi sentii vibrare il cellulare nella tasca destra. Non appena farfugliai con la mano nella giacca un'altra me la bloccò.
Mi prese con forza il cellulare e rispose alla chiamata, almeno quello che riuscii a sentire.

-Ehi.- lo sentii ridere beffardo.

-Woh non alterarti, lei è al sicuro con me.- continuò la conversazione.

Ancora non riuscivo a capire chi fosse, aveva una voce particolare ma famigliare.

-Mi prenderò cura io di lei, tu sparisci dalla sua vita, sei solo un ragazzino Louis, lasciala stare.-

Louis, solo all'udire del suo nome il mio cuore cominciò a battere nervosamente.
Come se volesse uscire da questa gabbia fatta da ossa, ossa non frantumabili.

Sentivo schiamazzi dall'altro capo del telefono e poi più niente, aveva riattaccato.

-Dove mi stai portando?- con la tutta la forza che avevo in corpo riuscii a blaterare qualcosa.

-In un bel posto, vedrai non te ne pentirai.-

Mi sentii come osservata. Iniziai a rigirarmi nel sedile, la paura non voleva andarsene anzi, credo che sarebbe rimasta affinchè non sarebbe tornato lui, Louis.

Passarono un 10 minuti, dopodichè l'auto si fermò.

-Aspetta, non scendere.- La sua voce era un qualcosa di disgusto, mi disprezzava e questo non era di certo un buon segno.

Cercai con la mano la maniglia dello sportello, inutilmente toccavo d'appertutto, mi sentivo dispersa come in un deserto.
Appena riuscii a trovarla la porta si aprì da sola, senza che io misi forza.

-Scendi.- continuò.

Lentamente scesi dall'auto aiutata dalla sua mano pesante che mi strinse il braccio destro con forza in modo da strattonarmi sù, come un cane.
Continuò a trascinarmi, non so dove.
Le mie gambe non avevano voglia di restare in piedi, ero immobile sotto la vista di uno sconosciuto.
Appena mollò la presa da me lo sentii muoversi nel suo giaccone, intento a cercare qualcosa.
Continuai a percepire cosa stesse facendo.
Cinque secondi dopo sentii come agitare qualcosa in mano, come un mazzo di chiavi, un fastidioso e sonoro acciaio che sbatteva l'uno contro l'altro. Io odiavo quel rumore stridulo.

Lo sentii aprire il portone, se così potevo definirlo.
Ancora quella forte presa che mi pressava lungo la spalla.
Niente più fastidioso di essere strattata come uno straccio inutile.
Mi spintonò dentro con forza, buttandomi completamente a terra, come per calpestarmi.
Lui impegnato a chiudere il portone, io lentamente mi rialzai con molta debolezza.
Sentivo odore di fumo, alcol e quant'altro.
Doveva essere un posto ripugnante, schifoso, e pure quella puzza io l'avevo già sentita.
La stessa puzza che riusciva ad impadronirsi del mio cervello quando abitavo con lui, con mio padre.
Provavo disgusto in come questo non so chi mi abbia strattonata qui dentro, lui mi disgustava, poi mi chiedo come un uomo possa rapire una ragazza, doveva davvero avere seri problemi per riuscire a fare un atto del genere.
Poteva avere un pò di dignità, poteva crearsi una famiglia.
Lui poteva crearsi una nuova famiglia, quell'essere spregevole di mio padre.

-Benvenuta nella tua nuova casa stellina.- la sua voce mi fece ritornare alla realtà.
La voce di mio padre.
Non sentii nient'altro, solo il mio grosso nodo in gola e le mie gambe cedere nuovamente a terra.
______________________________________________________________________________
Crocifiggetemi, sono una stronza lo so uu.
Ahahaha daii ho aggiornato troppo tardi, spero vi sia piaciuto e che continuiate a seguire la mia fan fiction anche se credo un pò noiosa, lol.
Novita? c:

Per me si, tipo che il 16 di settembre andrò a vedere selena all'alcatraz di milano, sdfghjk <3
Sono troppo felice <3

Ok vi amo, tutte davvero e vi ringrazio tantissimo, lov iu all.
Bacii.


-Marti.





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Capitolo 20
*** Capitolo 19 ***


Capitolo 19


-Non sei felice di vedermi?- sorrise.
-Se solo potrei vederti.-
Non dovevo assolutamente mostrarmi debole, dovevo sconfiggerlo.
-Cosa stai dicendo?- sentì la sua preoccupazione nella sua voce.
Sentì dei passi avvicinarsi a me.
Feci un passo indietro.
-Stammi lontano.-
-Che vuol dire che non puoi vedermi?-
-Sono cieca.- chiani il capo in basso.
-T-tu sei cosa?- rimase spiazzato.
-Sono cieca cazzo, sei per caso sordo?- imbecille.
-Calma, potevi almeno dirmelo, hai avuto una botta? che ti è successo?-
-Preoccupato? A te che ti frega poi.- incorciai le braccia al petto.
Sentii le sue mani posizionarsi sulle mie spalle.
Le scrollai velocemente per togliere le sue manaccia da me.
-Ti ho detto di non toccarmi.-
-M-mi dispiace, non volevo.-
-Ora cortesemente mi porti a casa?-
-No.-



Pov's Louis.
Sembravo un pazzo furioso, la rabbia mi calò sugli occhi, un buco nero.
Mi sentivo uno schifo.
Come ho potuto solo pensare di lasciarla da sola.
Sono un imbecille, un buono a nulla.
Colpì involontariamente il volante dalla rabbia.
Volevo uccidermi.
Non sapevo che fare.

Decisi di chiamare Harry.
Se solo quel pezzo di merda l'avesse toccata lui era morto.
Composi il numero premendo i tasti con forza.

-Dove cazzo sei?- dissi.
-Ehi amico, stai calmo, sono a casa che è successo?-
-Merda, non dirmi bugie, Shannon è con te?-
-No Louis, lei non è con me.-
Quelle parole mi trafiggevano la testa.
-Ora mi spieghi che cazzo è successo?-
-L'ho persa.-
-Persa come?-
-L'ho persa cazzo, l'ho lasciata un attimo in ospedale e al ritorno non l'ho ritrovata.- ero sicuro che non avesse capito.
-Ospedale? che ha?-
-E cieca Harry, è cieca.- urlai.
-Porca puttana dove sei?- si preoccupò lui.
-Sto venendo da te.- dissi.
-Scendo.-
Chiusi.


Arrivato davanti casa di Harry lui corse verso lo sportello accanto al mio.
-Il padre, sarà stato lui, quel pezzo di merda.- sputai. Feci partire la macchina dirigendomi non so dove.
-So dove puoi trovarla.- disse lui.
-Dove?- lo fissai.
-Gira a destra.- seguì l'indicazione.
-Vai dritto, gira a sinistra e fatti la rotonda.-
Mi sorprese.
-Dove mi stai portando?- dissi.
-A casa del padre.-
-E tu come fai a sapere dove abita.- dissi confuso e incazzato allo stesso tempo.
-L'ho seguita, e una storia lunga Louis.- disse.
-Racconta.- dissi tra i denti.
-Lei è stata la mia prostituta per una notte..-
-Cosa?- urlai.
Dovevo mantenere la calma, era un mio amico e mi stava aiutando.
-Si, lei mi disse di suo padre ma involontariamente, così un giorno scappò e io la seguii a casa del padre per chiederle scusa, mi ero comportato male con lei, da quella casa se ne uscì con parecchi lividi sulle braccia.-
Avevo i nervi a mille.
-Decisi di non stare lì e ritornai a casa mia, mi faceva quasi pena.- continuò.
-Dovevi aiutarla.- dissi sussurando dalla rabbia.
-Lo so.- abbassò il capo.

Feci la rotonda, come mi aveva detto lui.
-Ok fermati.-
Scese dalla macchina seguito a ruota da me.
Lo raggiunsi davanti ad un portone dove vi era una macchina nera, una cartoccio del cazzo. Dovevo essere del padre.
-E qui.- disse Harry.
Mi diressi verso la porta e iniziai a suonare senza fermarmi.
Ero ricoperto di rabbia. Volevo uccidere quell'uomo.
Continuai a suonare invano, non ricevevo nessuna risposta.

Pov's Shannon.

Mi teneva attaccata al muro, aveva le sue mani sul mio collo, quasi mi strozzava.
-Chi cazzo è.- sbottò lui non appena sentì suonare alla porta.

Liberò la presa e andò ad aprire.
Io mi accasciai a terra, inizia a piagniucolare con la testa poggiata difronte alle mie ginocchia.
Appena aprì la porta sentì la sua voce, la voce angelica del mio principo azzurro.
Non era delicata come sempre, sembrava arrabbiato.
Sentì ancora mio padre urlare dal dolore, sentì anche del legno frantumarsi, dovevano essere mobili credo.
Doveva averlo scaraventato contro uno di essi.
Continuai a piangere incessantemente, quando due mani, uno sotto le mie ginocchia e un'altra sotto la mia schiana mi sollevarono da terra e mi portarono in braccio.
Non sapevo chi fosse, ma chiunque sia stato mi aveva portato fuori da quel luogo di cui non volevo metterci più piede.
Li incollai le braccia al suo collo, non volevo lasciarlo, avevo bisogno di qualcuno.
Mi sentii poggiarmi su una macchina ai sedili posteriori.
Non volevo mollarlo.
-Louis.- sussurrai poi poggiando la testa sul suo petto.
-S-sono Harry.-
Rimasi sorpresa.
-G-grazie.- Le accarezzai una guancia e mi sedetti in macchina.
Lui se ne andò, forse ad aiutare l'amico.
Avevo paura che Louis l'avesse ammazzato.

Passarono 10 minuti, quando sentii aprire gli sportello dell'auto.
Qualcuno aprii il mio sportello, dove ero seduta, mi sentii due mani in vita e una sulla guancia.
Mi si bloccò il cuore quando delle labbra si posarono sulle mie, Louis, le riconoscevo, erano le sue.
-Scusami Shannon.- disse quasi sussurrando.
-Non fa niente Louis.- tentai di sorridere.
-Ti amo.-
Un mal di testa prese il sopravvento su di me.
Mi sentivo quasi meglio. Inizia a vederci annebbiato, sfumato.
Lo intravidi tenendo gli occhi socchiusi.
-I tuoi occhi.- dissi acarezzandole la guancia.
-Cosa?-
-Sono lucidi, stai piangendo.-
-C-come fai a saperlo?- rimase sorpreso.
-I-io riesco a vederti Louis.-

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<3 Shalalalalala.
lol, vedo che la mia storia sia diventata importante per qualcuno, scusatemi ancora per l'attessa.
Se volete passate sulla mia nuova storia 'odd, different'.

Grazie ancora <3

Vi amo.
-Marti.


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