And I'm free fallin'.

di LilliSheeran
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo uno. ***
Capitolo 2: *** Capitolo due. ***



Capitolo 1
*** Capitolo uno. ***


Capitolo uno.

Arrivai davanti alla grande porta di vetro del college, scrollandomi la sabbia dalle infradito colorate che avevo ai piedi. L’estate era sicuramente arrivata da un po’ di tempo, e noi studenti vagavamo giornalmente tra spiaggia e scuola. Inutile dire che a Darwin era estate praticamente tutto l’anno; forse il clima non era sempre perfetto: non erano tutte giornate da mare, ecco, ma anche essendoci piogge o temporali Darwin restava, comunque, una meta marittima. Gli altri studenti erano già rientrati prima di pranzo, come dettato dalle regole; quanto a me, come mio solito, ero tornata in ritardo anche quel giorno. Oltretutto non riuscivo a rendermi conto di che cosa avessi fatto per tutto quel tempo: ero uscita di prima mattina, avevo fatto un giro in centro e, per qualche motivo a me sconosciuto, ero tornata a casa a pomeriggio inoltrato. Probabilmente in quel momento tutti mi stavano cercando. Sbattei la fronte contro la grande vetrata della porta quando tentai di spingerla per entrare. Mi massaggiai la parte dolorante dove probabilmente qualche ora dopo sarebbe spuntato un livido e spinsi di nuovo; con le braccia tremanti trascinai la porta ed entrai. Un silenzio tombale regnava nei corridoi e ogni studente era nella propria camera. Tuttavia non mi preoccupavo più di molto del mio ritardo, in quanto, d’estate i docenti non si curavano granché del coprifuoco di noi ragazzi. Salii al secondo piano, dove vi era il mio alloggio e percorsi il corridoio che mi portò davanti alla mia stanza. Una musica dal ritmo Pop proveniva dalla porta della camera. Scossi la testa consapevole del fatto che una volta aperta avrei trovato Charlotte –probabilmente in mutande- in uno dei suoi spettacolini. Girai la chiave nella serratura ed entrai. Come avevo previsto Charlie era nella stanza in mutande, piegata sulle ginocchia e con la testa infilata sotto il letto alla ricerca di alcuni vestiti da sistemare. Chiusi la porta dietro di me e poggiai la schiena contro di essa, ghignando divertita in attesa che la mia compagna di stanza si accorgesse della mia presenza. La musica che si riproduceva nella stanza era a volume troppo alto per permettere a Charlie di sentire il rumore della porta chiudersi. Ridacchiai divertita osservando la sua posizione scomoda e insolita.
“Ah! Sei tornata…” sobbalzò quando mi vide in piedi accanto al mio letto. Prese un calzino che le era caduto dalle mani e lo unì al resto dei capi sporchi che stava sistemando. Lasciai la mia borsa a terra, vicino al mio letto, lanciai le chiavi nel porta-oggetti sulla scrivania e mi accasciai sulla sedia girevole. Charlie abbassò il volume della musica e le mie orecchie si riposarono per un momento.
“Ci hai messo molto!” osservò con disappunto, alzando un sopracciglio e incrociando le braccia al petto. Annuii con fermezza e iniziai a girare sulla sedia da studio, cercando qualcosa con la quale intrattenermi.
“Sì… In effetti è così… Sono stata in centro e poi ho incontrato alcuni vecchi amici in spiaggia.” Mi giustificai stringendomi nelle spalle. Allora forse, finalmente, mi stavo rendendo conto che effettivamente di tempo ne era passato da quando ero uscita dal college la stessa mattina. Charlie annuì e continuò a frugare fra il grosso mucchio di vestiti che aveva accatastato sul suo letto, dividendo i capi in due mucchi. Girai ancora insieme alla sedia, poi vidi una minuscola palla da basket nell’angolo accanto al mio letto e, trascinandomi con essa, la raggiunsi; poi tornai dov’ero. Quando mi sistemai di nuovo con la sedia girevole, Charlie era nuovamente scomparsa sotto il letto; di tanto in tanto la sentivo grugnire alla ricerca di qualcosa. Quando tornò in piedi i lunghi capelli che erano legati in una coda di cavallo ne fuoriuscivano in piccoli ciuffi disordinati. Continuai a girare con la sedia come una bambina, mentre Charlie prendeva i vestiti che aveva ammucchiato sul fondo del letto e li portava nel cesto della biancheria sporca.
“Justin dorme qui, stanotte!” gridò lei entusiasta, sbattendo il coperchio del cesto e tornando davanti al letto. Gettai la testa all’indietro mentre continuavo a giocherellare con la sedia e la pallina, lasciando che il mio chignon quasi disfatto ciondolasse oltre lo schienale.
“Spiegami perché devo trasferirmi da Vanessa tutti i venerdì…” protestai lanciando la pallina verso il piccolo cesto da canestro che era appeso sul mio letto. Saltellai sulla sedia quando la pallina entrò nella rete e andò a finire sul mio cuscino.
“A meno che tu non preferisca fare da spettatrice mentre sono con Justin… Direi che ti conviene!” rispose a tono, soddisfatta della sua battuta sempre pronta. Sbuffai e scoppiai in una rumorosa risata quando notai la sua espressione seria. Ovviamente mi aveva preso alla lettera. Non era mia intenzione protestare su una cosa del genere; era ovvio che stessi scherzando.
“Stavo scherzando…” dissi ancora fra le risate.
“Sarà meglio per te.” Rispose stampandosi in faccia un’espressione da finta offesa. Rise anche lei quando iniziò a guardarmi mentre continuavo a girare sulla sedia. Prese il secondo mucchio di vestiti sul suo letto e entrò nella piccola cabina armadio che condividevamo. In quel momento capii il motivo di tutto quell’ordine: ogni venerdì Charlie riordinava la stanza in modo che fosse in ordine una volta arrivato il suo ragazzo. Charlie non era mai stata una maniaca dell’ordine, ma quando si parlava di Justin era tutta un’altra storia: il suo lato menefreghista, scontroso e negativo veniva messo da parte. Quanto a Justin era il perfetto ragazzo per lei; non era uno di quelli tanto attaccati alle smancerie, come Charlie, ma era semplicemente adatto a lei. La loro relazione era iniziata praticamente quando eravamo arrivate al college, qualche anno prima. Il tempo era già passato più in fretta di quanto pensassi, e quando volsi lo sguardo fuori dalla finestra il sole iniziava a rifugiarsi di già dietro l’orizzonte. Dalle tendine gialline della finestra enorme entrava la luce del tramonto, che riflettendosi sulle pareti azzurre dava loro un’aria molto più estiva.



Note dell'autrice:
saaaalve :)
ecco qui il primo strabiliante capitolo della mia nuova FF.
so già che probabilmente non piacerà a molti,
ma avevo voglia di scrivere qualcosa di più "estivo" e divertente
rispetto alla mia altra storia.
comunque, bho... sono già a metà del secondo capitolo,
quindi se vedrò che piace entro stasera pubblico l'altro!
fatemi sapere :D un bacio... a presto. xx

Lilli

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Capitolo 2
*** Capitolo due. ***


Capitolo due.

Avevamo appena finito di cenare nella grande mensa del secondo piano, quando mi alzai dal tavolo dicendo a chi mi stava intorno che sarei tornata nella mia stanza per riposare un po’. Chiusi di nuovo la porta dietro di me, dopo essermi assicurata di essere sola. Finalmente un po’ di tranquillità dopo un’intera ora seduta in mezzo a Charlie e Vanessa.  Mi colpii la fronte con la mano quando ricordai di aver dimenticato di avvertire Vanessa riguardo alla serata; molto probabilmente avrei dovuto fare affidamento su Jacob una volta essere stata cacciata dalla stanza. Poco male: adoravo Jacob. Ormai il sole era quasi del tutto calato e il cielo aveva un colore simile al viola. Mi stesi sul letto, battendo la testa sulla pallina da basket che avevo lanciato lo stesso pomeriggio; la presi fra le mani e la lanciai in aria qualche volta per poi riprenderla al volo. Prima che potessi accorgermene la porta si aprì velocemente, e Charlie entrò in stanza tenendo nella sua piccola mano quella di Justin. Mi sollevai dal cuscino facendo leva sui gomiti e li guardai perplessa. Loro stavano in piedi sulla porta, guardandomi negli occhi, aspettandosi che mi alzassi e me ne andassi. Rimasi in quella posizione per qualche secondo, tanto per far innervosire Charlie.
“Smamma, Marney!” urlò lei ridendo, poi scattò verso di me. Mi stesi di nuovo sul letto e risi anch’io, prima che Charlie mi desse una spinta per buttarmi giù da esso; sentii una risatina provenire da Justin, quando balzai di nuovo in piedi aggiustandomi la camicia a quadri che avevo addosso. I lunghi capelli castani mi cadevano lungo le spalle, mentre qualche ciuffo mi ricadeva sugli occhi; aggiustai anche i capelli e feci il giro del letto, mettendomi in piedi davanti a Charlie. Per quanto la mia bassa statura non fosse mai stato un problema per me, l’altezza di Charlie quasi torreggiava sulla mia, mentre mi impegnavo ad alzarmi sulle punte per raggiungerla.
“Domani facciamo i conti!” dissi ironica, puntandole un dito contro il naso. Il suo ragazzo mi fissava con un’aria mista tra il divertito e il confuso. Probabilmente in quel momento si stava chiedendo se stessi scherzando o se stessi seriamente minacciando entrambi per avermi cacciata. Afferrai di tutta fretta i pantaloni della tuta che avrebbero sostituito il pigiama e uscii dalla stanza, sbattendo la porta. Mossi quei due passi che mi servirono per fronteggiare la porta della camera da letto di Vanessa, alla quale avrei chiesto di ospitarmi. Sapevo già che la sua risposta sarebbe stata negativa, in quanto la sua compagna di stanza era ormai stufa delle mie stupide pretese. Decisi di tentare lo stesso; muovendo freneticamente il mio piccolo polso, bussai contro la porta di legno producendo un suono che riecheggiò lungo tutto il corridoio. La voce stridula e infantile di Vanessa venne fuori in piccoli farfugli, prima che lei si presentasse davanti a me, reggendo con una mano la porta semi aperta. Il suo fisico minuto era incorniciato dai lunghi capelli castani che le ricadevano sulle spalle in piccole onde sinuose; sorrise radiosa quando mi vide, per poi spostarsi di lato e lasciarmi entrare. La superai e, una volta sentito il rumore della porta chiusa, mi voltai verso di lei pronta ad esibire il mio discorso pieno di convinzione. Prima che potessi proferire parola, però, la parlantina adolescenziale di Vanessa mi precedette.
“Come mai il pigiama?” disse indicando i vestiti che avevo sotto braccio. Sbuffai e sorrisi angelicamente, lanciando la tuta vecchia e grigia sul letto della sua coinquilina.
“Justin dorme da noi…” Mi sedetti sul letto e poggiai il mento sulla mano. Evidentemente anche lei, come me precedentemente, aveva dimenticato il fatto che era ormai un’abitudine che Justin dormisse nella mia stanza ogni venerdì. Qualche secondo dopo mi stesi sul letto, non curante del fatto che la coinquilina di Vanessa si sarebbe arrabbiata per la mia piccola intrusione.
“Ah già… E’ venerdì! Ho perso il conto dei giorni, con l’inizio delle vacanze!”
Risi pensando che succedeva lo stesso anche a me ogni anno. Era incredibilmente spaventoso il fatto che io e Vanessa fossimo tanto uguali quanto diverse. In alcuni aspetti potevamo tranquillamente vivere in pace e serenità, condividendo ogni comportamento e altro. Dall’altro lato eravamo completamente diverse: bastava, per esempio, notare la perfezione e l’ordine che regnava ogni giorno nella camera di Vanessa. Ripensando a tutto ciò la guardai, e mi convinsi dell’ultima cosa che avevo mentalmente affermato. Mi stupii notando che la sua perfezione traspariva anche dal suo aspetto: in ogni momento della giornata i suoi capelli erano sistemati adeguatamente in una coda di cavallo o le ricadevano sinuosi oltre le spalle. Sorrisi teneramente quando mi resi conto di quanto Vanessa fosse cresciuta da quando l’avevo conosciuta, e non potei fare a meno di notare che era diventata una delle più belle ragazze che conoscessi.
“Puoi dormire qui, comunque!” gridò allegramente mettendo al loro posto due paia di magliette. Mi destai immediatamente dai miei pensieri e mi misi a sedere sul letto. Avrei sicuramente accettato, anche se questo comportava il convincere la sua frivola e superficiale compagna di stanza a dormire altrove. Sorrisi quando lei mi guardò nell’attesa di una risposta. Ancora un volta, nella stessa sera, l’irrefrenabile parlantina di lei mi precedette.
“Davina è tornata a casa per le vacanze…” si giustificò mandando i capelli oltre le spalle. Mi rasserenai, essendo felice di non doverla affrontare anche quella sera. Dovevo ammettere che Davina non era esattamente il genere di persona che andava a genio a me e alle altre; da quando eravamo arrivate al college ci eravamo dovute dividere in due stanze e Vanessa ne aveva scelta una da sola. Fui mortificata dal primo momento, quando scoprii che avrebbe avuto Davina come compagna. Essendo una ragazza di buona famiglia e bene educata, Vanessa non si era mai lamentata della sua coinquilina, e di questo le ero molto riconoscente.
“Mi stai salvando la vita!” affermai buttandomi sul cuscino. La ragazza che mi stava di fronte mi lanciò in faccia i capi che avrei dovuto indossare al posto del pigiama. Risi insieme a lei, balzando oltre il letto e rizzandomi in piedi. Ormai la notte stava arrivando e il cielo si era rabbuiato; l’abat-jour sul comodino di Vanessa illuminava debolmente la stanza, emanando una luce giallina e fioca. Sbadigliai fissando la stanza intorno a me, quando Vanessa si stese sul letto. La stanchezza le si percepiva dagli occhi, mentre stringeva le braccia sotto il cuscino.
“La prossima settimana abbiamo il gemellaggio con Brisbane…” farfugliò tra uno sbadiglio e l’altro. Annuii ricordandomi che la settimana seguente il college sarebbe stato pieno di persone, e che il nostro riposo estivo sarebbe quindi cessato. Rimasi a pensare per qualche minuto, seduta sul materasso del comodo letto di Davina; quando guardai di nuovo Vanessa, lei aveva già chiuso gli occhi. Sorrisi e mi stesi sulle lenzuola fresche anche io, riascoltando i suoni che provenivano dall’esterno della stanza.



Note dell'autrice:
avevo detto che l'avrei messo ieri, ma ho finito di scriverlo circa alle due di notte...
mi dispiace tanto :)
ringrazio tantissimo tutti coloro che hanno letto e recensito
e spero che continuerete a farlo!
Un bacio. a presto xx

Lilli

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