Credevi davvero di essere più forte dei sentimenti?

di allison742
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sì, lo amo ***
Capitolo 2: *** Sorridi, come se ci credessi davvero ***



Capitolo 1
*** Sì, lo amo ***



"La difficoltà più grande non è proporre qualcosa di nuovo, ma rendere nuovo qualcosa di vecchio."
Buona lettura


 












Sì, lo amo.
 
- Stana? Stana sei in casa? – sento Tamala bussare incessantemente alla porta.
Mi alzo a fatica, indosso una vestaglia e le apro.
- Che vuoi? – rispondo, forse un po’ troppo scorbutica.
- Forza! Lavati, vestiti, truccati! Oggi usciamo.
- No Tam. Oggi no. – mi passo una mano sul viso, spargendomi il mascara sulla guancia. Ho gli occhi spenti. Non mi vedo, ma ne sono certa.
- Oggi no, ieri no, l’altro ieri no… quando sarà il giorno giusto? Quanto ti passerà tutta questa sorta di depressione e ricomincerai a vivere? E’ passato un mese tesoro, dobbiamo superare la fare del “mi chiudo in casa”. Per il bene di tutti. – mi prende la mano e la stringe, mi fa capire che c’è e ci sarà, nonostante tutto.
- Per il bene di tutti eh? E nessuno pensa mai al mio bene? Perché, se ve ne foste dimenticati, qui sono io quella che è stata abbandonata.
- Lo sabbiamo benissimo che stai soffrendo, ma di certo non ti aiuterà startene nel letto tutto il tempo! A che giorno risale quell’ombretto? Da quanto non ti cambi la maglietta? Ti ricordi ancora come si apre un frigorifero? Sveglia Stana! C’è un mondo la fuori, e non sta aspettando altro che il tuo splendore!
Mi sforzo di farle un sorriso, ma si tramuta subito in una lacrima. Non ce la faccio. Non sono ancora pronta.
- Ehi… non fare così. Forza, sediamoci e parliamone. – mi dice, asciugandomi le guancie e lasciandomi un bacio sulla fronte.
Ci accomodiamo in salotto, e subito raccolgo le gambe intorno alla braccia, nascondendo il volto tra le ginocchia, mentre il tessuto al di sotto si riempie di lacrime.
- Non usciamo, ok? Staremo qui comode e guarderemo un film! Azione, che ne dici? Uno con Angelina Jolie magari?
Non rispondo, non accenno un movimento, solo cerco di respirare regolarmente e di nascondere il mio pianto. Sembro una ragazzina, una stupida ragazzina. Ma, d’altronde, che altro posso fare? Mi suicido? Mi sembra eccessivo, e poi la vita mi ha insegnato che, piuttosto di uccidere sé stessi, bisogna uccidere chi ti impedisce di vivere serenamente. Sto delirando… i pensieri non hanno più un filo logico.
- Stana… - mi sento una mano sulla schiena.
Alzo lentamente il viso, e vedo gli occhi di Tamala preoccupati. Mi abbraccia all’improvviso, dimostrandomi il suo sostegno.
- Forza tesoro… io sono qui, puoi contare su di me. Sempre, lo sai?
Annuisco, incastrata nel suo abbraccio.
- Forza, guardiamo questo film… - sussurro, mentre la vedo leggermente rilassarsi.
Lo fa partire, io poggio la testa sua spalla e mi addormento ai titoli di testa.
Sogno una vita tranquilla, senza preoccupazioni, senza sofferenze e senza lui. O meglio, lui con me.
Sento il mio appoggio cedere, e mi sveglio di colpo.
- E’ finito il film? – chiedo, ancora assonnata.
- L’ho fermato, dormivi troppo bene.
Le sorrido, stringendole una mano.
- Ti vedo meglio… come ti senti?
- Non lo so Tam… sono frastornata e frustrata…
- Ho capito, ti serve uno sfogo!
- Uno sfogo?
- Sì! Forza, ci sono io. Parlami. Dimmi in faccia tutto quello che c’è nella tua testa e arrabbiati, senza tristezza, solo rabbia. E’ il rimedio migliore.
Ci penso su e decido che forse ha ragione. Per giorni ho tenuto tutto represso in me, per troppo tempo sono stata talmente arrabbiata da non rendermene neanche conto. E’ arrivato il momento di buttar fuori tutto.
- Perché nei film non fanno vedere quanto cazzo fa male amare una persona e non poterla avere? Perché non funziona tutto come nei film? Perché gli estranei in metro, invece che limitarsi a guardarti, non attaccano bottone dicendoti che hai un sorriso bellissimo? Perché la frase giusta arriva sempre nel momento sbagliato? Perché non ti capita mai di correre sotto la pioggia, di arrivare sotto il portone di qualcuno, farlo scendere, scusarsi e iniziare a parlare a vanvera per poi trovarti labbra e labbra e sentirti dire “Non m'importa, l'importante è che sei qui.”? Se fossimo più coraggiosi, più irrazionali, più combattivi, più sicuri e se fossimo meno orgogliosi, meno fragili sono sicura che non dovremmo pagare nessun biglietto del cinema per vedere persone che amano come noi non ci riusciamo, per vedere persone che ci rappresentano, per vedere persone che, fingendo, riescono ad essere più sincere di noi.
- Wow… sei davvero arrabbiata signorina Katic!
Non posso fare altro che sorridere amaramente alla sua reazione.
- Lo so che può sembrare quasi adolescenziale, ma non ho altre parole per esprimere quello che sento.
- Stana, guardami. E’ stato perfetto. Se tu ne sei convinta, e se tu credi in ciò che hai detto, è stato perfetto.
Annuisco, senza distogliere lo sguardo.
- Bene, mi sono sfogata, ti ho detto tutto, forse mi sento più libera… ma, in pratica, cosa è cambiato?
- Il tuo stato d’animo, che ti porterà a parlare con lui. – non era una domanda.
- Stai scherzando, vero? – mi allontano dal suo abbraccio per poterla vedere meglio. – E’ stata una sua scelta, io ho già provato a fargli cambiare idea. Non è servito, dunque non aspettarti che adesso io torni da lui a pregarlo.
- Ascoltami bene: in tutto ciò che è successo, vedi il lato positivo: non è sparito. Tanti uomini se ne vanno e scappano per anni dopo un discorso come quello che ti ha fatto. Lui no, lui è rimasto. E hai la straordinaria fortuna di uscire, attraversare un paio di strade e bussare alla sua porta per vederlo e parlargli. Pensa a tutte quelle donne che hanno girato il mondo o a quelle che, sconvolte, non hanno neanche provato a cercarlo. Tu ce l’hai qui, e hai la possibilità di sistemare le cose… non gettarla all’aria!
- Non è questione di lontananza. Potrebbe anche essere nella stanza accanto che sarei della stessa opinione. Ci sono cose che non vogliamo che succedano, ma che dobbiamo accettare. Cose che non vogliamo sapere, ma che dobbiamo imparare. E persone senza le quali non possiamo vivere, ma che dobbiamo lasciar andare.
- Tu non devi lasciar andare nessuno. Dimmi una cosa, lo ami?
Sospiro, pensando a tutti i momenti passati insieme: il primo sguardo, gli anni di sottecchi e vergogna di fare il primo passo, poi il primo abbraccio, la prima notte, i sorrisi, le parole sussurrate in riva al mare, i libri letti, i viaggi, le litigate, le cene a lume di candela, le passeggiate al parco, i sogni… e poi il lavoro. Il lavoro che rovinò i sette mesi passati insieme.
- Sì, lo amo. – rispondo senza esitazione, nonostante tutto.
- E allora forza, alzati da questo divano e combatti per ciò che ami.
- Non riesco Tam, non posso.
- Perché non puoi? Niente te lo impedisce.
- Lui ha dovuto fare una scelta. Ha dovuto scegliere tra me e la carriera. E non ha scelto me.
 
 


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Capitolo 2
*** Sorridi, come se ci credessi davvero ***






Sorridi, come se ci credessi davvero
 
Non so esattamente come, ma sono stata catapultata qui da Tamala.
Vorrei scappare, ma il suo sguardo minaccioso che traspare dal finestrino mi blocca le gambe.
Mi volto verso la porta, respirando a pieni polmoni.
E adesso? Dovrei suonare ed aspettare che faccia capolino con due occhi blu a bloccarmi la circolazione?
Non ho la minima idea di cosa muovere, di cosa dire, di cosa fare.
Sono la persona più confusa del mondo in questo momento. E se mi sbatte la porta in faccia? Se dice che devo andarmene e lasciarlo stare?
“Forza Stana! Sei una donna adulta, non una ragazzina! Mantieni una tua dignità e suona quel maledetto campanello! In ogni caso, potrebbe andare peggio di così? Male che vada tu ci hai provato, e non vivrai con il dubbio. Sorridi! Mostra quel tuo meraviglioso sorriso che neanche ti rendi conto di avere e gettagli addosso tutti i tuoi sentimenti. Fallo sentire in colpa, fallo sentire uno schifo! O almeno provaci. Tu fai il primo passo, la seconda mossa tocca a lui. E se non sei convita di quello che stai per fare non importa. Tu sorridi, sempre! Sorridi come se ci credessi davvero!” Le parole che Tamala mi ha urlato durante il tragitto ricorrono nella mia mente, mentre sto ancora decidendo cosa fare. Sento l’ansia che mi prende lo stomaco e lo attorciglia.
Ma sì, in fondo ha ragione… potrebbe andare peggio di così?
Mi giro verso di lei, che mi incita con le braccia. Le volto le spalle.
Come Alice, decido di contare sei cose impossibili prima di suonare. Sembra infantile, ma a volte questo stupido esercizio riesce a darmi un coraggio che non ho.
“Uno: il lavoro non rovinerà mai una storia d’amore.”
Fisso l’obiettivo, il campanello è a soli pochi centimetri da me.
“Due: un giorno potrò tornare a sorridere.”
Alzo il braccio al livello della vita. Forza Stana!
“Tre: non esistono i sensi di colpa.”
Stendo il dito, cercando di rimanere il più calma possibile.
“Quattro: posso sopportare una conversazione con lui.”
Faccio avanzare il piede destro, nel tentativo di mantenere l’equilibrio.
“Cinque: non verserò mai più lacrime per amore.”
Prendo un bel respiro…
“Sei: tutto andrà bene.”
Sorridi Stana, come se ci credessi davvero!
Il suono del campanello mi risveglia dal mio stato di trance. Ho suonato. E non me ne sono neanche resa conto.
Sento dei passi farsi sempre più vicini, la chiave che ruota nella serratura, la maniglia che gira.
Sono pronta. Nonostante tutte le mie preoccupazioni mi sento pronta ad affrontarlo.
- Stana? – mi chiede stupito di vedermi.
- Sei uno stronzo! – “Parti all’attacco!” è stato il consiglio di Tamala.
- Ne abbiamo già parlato… e abbiamo anche già parlato del fatto che è finita, o mi sbaglio? Per favore, non ha senso continuare a soffrire…
- Soffrire?! Almeno sai cosa significa? No, perché se lo sapessi probabilmente non l’avresti fatto provare ad altre persone… a me…
- Pensi davvero che non stia soffrendo? Pensi che per me sia tutto facile? Pensi che io non passi le notti insonni con il tuo volto rigato dalle lacrime stampato nella mia testa? Pensi che non mi sia costata cara la mia scelta? Davvero pensi questo?
- Allora avresti potuto restare… - mormoro, ma senza abbassare lo sguardo.
- Ne abbiamo già discusso Stana, è stata la scelta più giusta. La più dolorosa, ma quella giusta.
- E chi decide cosa è giusto o sbagliato? Chi ti dice che i tuoi parametri sono uguali ai miei? – riparto all’attacco. – Cosa c’è di così giusto nel scegliere il lavoro alla donna che ami? Cosa?! Ti prego dimmelo, perché è un mese che ci sto pensando, ma non sono ancora arrivata ad una risposta concreta e sensata.
- Non è solo la carriera… è la mia vita. E vorrei tanto che fosse la nostra… ma non è possibile. Ti avevo spiegato… te ne sei già dimenticata?
- Sarebbe interessante poter dimenticare una conversazione se questa non ti si ripresentasse in sogno ogni singola notte. – rispondo acida.
 


“Che significa che è finita?”
“Significa che sta diventando tutto complicato. Più complicato del previsto. Mi dispiace Stana, non credevo che potessero arrivare a questo. Non c’è altra scelta…”
“Potessero? Chi? Ti prego Nathan, spiegami.”
“La mia casa filmo-grafica ha visto i giornali. Ha visto le nostre foto mentre siamo al parco, al mare, in macchina, addirittura al supermercato. Potesti sfogliare la nostra intera storia in quelle pagine. Mi hanno detto che non è assolutamente positivo  per lo show, perché tu sei la mia co-protagonista; e che se quel genere di foto sarebbero state pubblicate di nuovo, loro avrebbero chiuso con me.”
“E Andrew non può fare niente? Non può ribattere, lamentarsi?”
“Non ha voce in capitolo su queste decisioni… fidati, lui ci vuole bene, le ha provate tutte.”
“Possiamo essere più discreti, possiamo almeno provarci.”
“Non voglio vivere un amore segreto, non sarebbe giusto.”
“Non sarebbe segreto: solo… più riservato.”
“Sai come andrà a finire? Che non potremo andare a prendere un gelato insieme o fare un giro in bici. Dovremmo sempre stare in casa, e uscire separati. Finiremo per stufarci entrambi di questa situazione e ci stancheremo l’uno dell’altra. E soffriremo.”
“Perché pensi che lasciandomi così nessuno dei due soffrirà?”
“Non così tanto. Ti prego Stana, cerca di capirmi.”
“No Nathan, proprio non ti capisco! Io manderei tutto all’aria per te! Lo show, la casa filmo-grafica, i giornali… tutto! Ma forse tu non mi ami tanto quanto io amo te…”
“E’ più complicato di così!”
“No, non è complicato! Sei tu a renderlo tale! Sai che ti dico? Vaffanculo! Tu e la tua carriera!”
“Non vuoi proprio capire vero? D’accordo, allora per me finisce qui; ci rivedremo alle riprese della nuova stagione, ma tra noi non c’è più nulla!”
“Addio Nathan.”
“Addio Stana.”

 
 
- E se ti ricordi così bene, cosa ci fai qui?
- Non ti ho detto tutto quella sera; io dovevo insistere di più, dovevo provarci e riprovarci… non avrei mai dovuto lasciarti andare così facilmente…
- Non sarebbe cambiato nulla Stana, ho fatto una scelta, e non tornerò indietro.
- Neanche se ti chiedessi di riscegliere? Se ti dicessi che ti amo con tutta me stessa, che mi hai rovinato lasciandomi in quel modo, e se ti pregassi di rifare quella scelta? Tu cosa mi risponderesti? – l’ho tentata, ora spetta solo a lui.
Lo guardo: ha gli occhi spalancati. Forse non si aspettava una richiesta del genere; sta indugiando a rispondermi, e questo vuol dire che non è tutto perduto. Non ancora almeno.
- Rispondimi, ti prego… sceglieresti me questa volta? – ripeto, troppo ansiosa di avere una risposta.
Distoglie lo sguardo. Poi apre la bocca, probabilmente sta cercando le parole giuste.
- No Stana. Rifarei esattamente la stessa scelta. – risponde gelido.
Una lacrima scivola dal mio controllo. Davvero mi sono illusa che avesse potuto cambiare idea?
-Come vuoi. Ma voglio essere sicura di una cosa: dimmi che non mi ami.
- Non ti amo più. – risponde atono.
- No, non così. Devi dirmelo guardandomi negli occhi.
Alza lo sguardo e incrocia i miei. Aspetto il verdetto, ma nessun suono esce dalla sua bocca.
Aspetto ancora qualche secondo, mentre mi torturo le mani nascoste dietro la schiena.
Stop, tempo scaduto. Gli sorrido con una punta di amarezza mista a soddisfazione.
- Sai che ti dico Nathan? Ci penserà la vita a ricordarti di me. A ricordarti che avevi la felicità al tuo fianco, ma tu avevi altro da fare.
Mi volto di colpo e scendo gli scalini, diretta verso la macchina di Tamala, mentre le lacrime trattenute per troppo tempo scendono veloci, seguendo i profili della mia guancia e scivolando sul collo, fino a bagnare il petto.
- Stana! – mi chiama, ma non mi volto. Anzi, accelero il passo per allontanarmi il prima possibile da lui. – Stana, fermati! – insiste, ma senza esiti positivi. Doveva pensarci prima.
- Ti prego, aspetta… - mormora prendendomi per un braccio, bloccando la mia corsa per il vialetto.
- Cosa vuoi?! – gli urlo in faccia, senza il timore che possa vedermi in lacrime.
- Ti amo. Non posso mentirti su questo… non potrei mai… - mi bacia. Contro ogni aspettativa e probabilità mi bacia. Sono immobile, vorrei rispondere, ma non riesco a fare altro che stare ferma sotto il suo tocco.
Sento la macchina di Tam che se ne va, lasciandoci soli.
- Cosa significa questo? – gli chiedo quando si stacca da me. – E’ un ultimo bacio prima di lasciarmi di nuovo? – sono cattiva, ma dopo tutto ciò che mi ha fatto passare non me ne importa più di tanto.
- No Stana, è un bacio di un nuovo inizio. Sai che ti dico? Al diavolo Castle, al diavolo il lavoro, al diavolo i giornalisti! Tu sei l’importante… voglio solo te.
- Lo sai che non sarà facile vero?
- Non ho bisogno che sia facile, ho bisogno che ne valga la pena. – mi sussurra a fior di labbra, per poi baciarmi di nuovo.
Ora lo bacio anche io, come se fosse la cosa più naturale del mondo.
Mi è mancata questa sensazione, più di quanto mi aspettassi; ma allo stesso tempo mi sento come se non avessi mai smesso di farlo.
- Lo sai che ora niente sarà più come prima? Lo sai che ci saranno difficoltà ed ostacoli da superare? – mi chiede, poggiando la fronte alla mia.
- Mi ami?
- Ti amo Stana.
- Allora, alla fine, tutto andrà bene. E se non andrà bene…
- … non è la fine. – mi completa la frase, esattamente come facevamo una volta.
Gli sorrido, abbracciandolo forte. Mi faccio cullare dalle sua braccia e mi sento di nuovo felice, protetta.
- Lo sapevo che non ce l’avresti fatta, lo sapevo fin dall’inizio che avresti perso, che avresti ceduto. – gli confesso, con la bocca appoggiata al suo petto.
- Io avrei perso? E contro chi?
- Sul serio, Nathan? Davvero credevi di essere più forte dei sentimenti?






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Secondo ed ultimo capitolo.
Grazie a tutte di essere arrivate fin qua! :)
Adesso vado a continuare la long! :3
Baci

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