The end of innocence. di TheSwagMafia (/viewuser.php?uid=378351)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** One: Escape. ***
Capitolo 2: *** Two: Fire. ***
Capitolo 3: *** Three: A Killer. ***
Capitolo 4: *** Four: Happiness. ***
Capitolo 5: *** Five: Old Friends. ***
Capitolo 6: *** Six: Cocky. ***
Capitolo 7: *** Seven: Casino. ***
Capitolo 8: *** Eight: Bonding. ***
Capitolo 1 *** One: Escape. ***
Si sedette in una fredda cella buia, quando un piccolo frammento di
luna si riversava nel cielo. I suoi occhi vuoti erano fissi su un
orologio che aveva rubato a un ufficiale. Guardò la piccola
lancetta nera ticchettare lentamente in attesa. Il russare degli altri
criminali era l'unico suono che sentiva. Una brezza fresca
inondò la cella, sfiorando le sue nude braccia muscolose.
Tuttavia, rimase immobile, congelando, in attesa. In attesa per
l'esplosione, in attesa per la sua fuga.
Era un assassino. Le sue labbra si contorsero di lato in un sorriso
poiché la piccola lancetta segnava l'orario che stava
aspettando.
Una forte esplosione attraversò l'edificio, ma non raggiunse
la sua cella. Le allarmi partirono e i criminali si risvegliarono dal
loro profondo sonno. Gli ufficiali si precipitarono qua e là
freneticamente. L'assassino si alzò dalla sua posizione,
avvicinandosi alle sbarre della sua cella. Un uomo a lui familiare
entrò nel suo campo visivo, con una chiave tra le dita e in
fretta aprì le sbarre.
"Corri, Jason" l'uomo aveva un filo di divertimento nella voce.
Jason annuì con la testa all'uomo, mentre l'adrenalina
saliva dentro di lui. Corse. Corse velocemente attraverso il corridoio
del carcere, ovunque le sue gambe potessero portarlo.
Arrivò in un angolo in cui un gruppo di ufficiali
catturò la sua vista. Si insinuò dietro un
angolo, premendo la schiena nuda contro il muro freddo, avvicinandosi
lentamente agli ufficiali. Uno era vicino l'angolo, con la schiena
rivolta verso Jason, che raggiunse la pistola dell'ufficiale, facendola
scivolare fuori dal supporto in un movimento fluido.
L'ufficiale, ignaro di ciò che stesse facendo Jason, parlava
freneticamente con gli altri. Loro non erano ancora stati autorizzati a
lasciare l'edificio. Jason inspirò aria, prendendo coraggio
girò l'angolo e sparò a tutti e quattro gli
ufficiali più in fretta che potè. I proiettili
arrivarono dritti nei loro petti. Uno prese la pistola, ma fu sparato
immediatamente. Jason afferrò altre armi, facendole cadere
nelle sue tasche.
Sapendo che non c'era più molto tempo, sfrecciò
giù per il corridoio, alla ricerca dell'uscita
più vicina. L'intero edificio doveva essere bombardato dopo
pochi secondi. Corse verso una porta vicina, forzandola dal basso, dal
quale partirono altre allarmi. Erano per lui. Entrò nella
sala da pranzo, individuando una finestra in fondo alla sala.
Scappò verso l'apertura, arrampicandosi su di essa.
"McCann!" La voce di una guarda carceraria tuonò attraverso
la stanza.
Lui lo ignorò, salendo su e saltando sull'albero
più vicino. Alcuni proiettili spararono davanti a lui,
sfiorandogli la gamba sinistra. Strinse la sua ferita, cercando in giro
il furgone marrone in cui la sua squadra lo stava aspettando, pronti a
impostare le bombe che erano state piantate all'interno del carcere.
Il veicolo rosso scuro catturò i suoi occhi color
caffè, si tirò indietro, pronto a saltare su di
esso. Balzò giù dall'alto albero, volando oltre
la recinzione di filo spinato, atterrando in cima al furgone. Si
arrampicò fuori, con la sua ferita sanguinante mentre
entrava nel veicolo. Gli ufficiali si recarono fuori dall'edificio,
cercando Jason.
La sua squadra tirò un piccolo grilletto e l'edificio
esplose in mille pezzi. Un piccolo muro di fuoco cominciò a
diffondersi quando il serbatoio di gas esplose. La compagnia di Jason
premette il pedale, allontanandosi dal carcere.
"Bel lavoro, Johnson" mormorò Jason, mentre guardava le
fiamme che cominciavano a scomparire in lontananza.
"Bello essere finalmente fuori di lì, eh ragazzino?" Johnson
girò a un incrocio. "Dobbiamo sostare alla stazione di
servizio per rifornirci e saziare questa bambina*, prima di
andare a casa."
Jason grugnì, il dolore si espandeva sulla sua coscia. "Ho
bisogno di pulire questa merda", si tolse i pantaloni macchiati di
sangue e andò nel retro del furgone.
***
"Vado a prendere la roba, tu fai benzina" Jason si tirò su
il cappuccio e uscì dal veicolo marrone.
Entrò nel negozio, nascondendo la faccia sotto il cappuccio
grigio, guadagnandosi occhiate sospettose da altri clienti. Le sue mani
scivolarono nelle sue tasche mentre i suoi occhi nocciola scrutavano
gli scaffali. Improvvisamente, si scontrò con qualcosa.
Guardò la ragazza che aveva urtato e lei cominciò
a parlare.
"S-scusa" balbettò, raccogliendo un sacchetto di patatine.
Un ciondolo scivolò fuori dal colletto della sua camicia,
scintillando nella luce, catturando lo sguardo di Jason. Aveva visto
questo gioiello molte altre volte in passato. Si accovacciò,
attorcigliando un dito attorno ad esso.
La ragazza aggrottò la fronte, spingendo via la sua mano.
"Cos'hai intenzione di fare?"
Lei alzò lo sguardo verso il suo viso che era un po' nascoso
dal cappuccio, gli occhi color cioccolato fondente della ragazza erano
fissi in quelli color caramello del ragazzo. Jason socchiuse gli occhi
e corrugò le sopracciglia, le sembrava familiare. Lei gli
lanciò uno sguardo strano, correndo fuori dal negozio. Lui
scavò in profondità dei suoi pensieri, cercando
ciò di cui aveva bisogno. L'aveva già vista
prima, in passato. Esplorò i suoi ricordi alla ricerda di
qualche traccia della ragazza. Sembrava familiare...
***
"Benvenuto a casa,
ragazzo" Johnson aveva portato Jason in una vecchia casa.
Esplorò il vecchio interno, e le sue mani scavarono
all'interno delle sue tasche. Era da un po' che non andava in quel
posto.
"Jason
McCann, ne è passato di tempo..."
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(A Jason McCann story)
* saziare questa bambina= Johnson
si riferisce alla sua macchina, nel caso non l'avevate capito.
hi
guys.
premetto che questa storia è una traduzione
e io me ne sono innamorata nhfjcngg.
è stupenda, spero di tradurla nel migliore dei modi
e spero che piaccia anche a voi c:
me
la lasciate qualche recensione? pls :c
|
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Capitolo 2 *** Two: Fire. ***
"Victor"
mormorò Jason freddamente, fissando da sotto il cappuccio
l'uomo di fronte a lui.
Egli fece un sorrisetto. "Tu proprio non sai stare lontano dai guai,
vero?" Scosse la testa, ridacchiando.
Jason schernì, roteando gli occhi nocciola infastidito.
"Sei molto più intelligente di tuo fratello,
però, te lo concedo." Victor si passò le dita tra
i suoi sporchi capelli biondi. "Era un codardo."
"E' stata colpa tua se è morto" Jason fece una smorfia,
alzando la voce per la rabbia. "Tu sei quello che è scappato
e lo ha lasciato morire, quando è venuta la polizia. Sei tu
il codardo."
"Non parlarmi così, ragazzino" disse afferrando Jason per il
collo. "Posso ucciderti anche in questo momento se voglio."
Jason spostò le mani di Victor lontano da lui, prima di
spingerlo e si precipitò su per le scale in camera sua.
Victor era il leader del gruppo in cui Jason era stato coinvolto. Anche
se aveva pensato molte volte di andarsene, sapeva che l'avrebbero
ucciso prima che potesse farlo lui.
Aprì la porta sbattendola, entrando nella sua buia camera da
letto. Cercò un pacchetto di sigarette nel suo armadio, che
trovò dopo un po'. Aveva l'abitudine di fumare quando era
arrabbiato o nervoso. Mentre frugava tra le sue cose, una piccola,
sottile, catenina d'argento gli sfiorò le dita. La
tirò fuori, scoprendo una collana identica a quella che
indossava la ragazza nel negozio.
"Indossala sempre, okay?
Prometto che ti troverò."
Quelle parole echeggiarono nella sua mente. I ricordi
erano confusi. Fissò il ciondolo, cercando di ricordare,
prima di farlo scivolare in tasca e arrampicandosi fuori dalla
finestra. Prese una sigaretta dal suo pacchetto, tenendo il cilindro
sottile tra le sue labbra carnose e la accese, inspirando
profondamente. Soffiò fuori una nuvola di fumo, mentre si
allontanava dalla casa.
Dopo un po' si fermò nei pressi di un vicolo, appoggiandosi
a un muro freddo. Tutto era tranquillo, l'unico suono che si sentiva
era quello delle automobili. Jason soffiò fuori un anello di
fumo, mentre guardava verso il cielo buio, una piccola fetta di luna
splendeva insieme alle innumerevoli stelle.
I suoi occhi erano chiusi, liberi e puliti. Era finalmente fuggito dal
carcere. Era libero. Ma era anche uno dei più noti criminali
ricercati a Las Vegas, insieme a Victor e tutti gli altri. Era il
diciottenne più pericoloso in circolazione.
"Sta' lontano da me!" Un urlo squarciò il silenzio, facendo
immediatamente aprire gli occhi a Jason.
Si voltò verso il vicolo, in direzione delle urla penetranti
e vide un uomo di circa venticinque anni sbattere al muro una ragazza a
lui familiare. Jason osservava, facendo dei passi avanti nel vicolo e
mettendo a fuoco il viso della ragazza notò che era
la ragazza del negozio. Un'improvvisa rabbia bruciò dentro
di lui, portando la mano alla pistola che aveva attaccato ai suoi
pantaloni.
"Non toccarla" mormorò a denti stretti, alzando la pistola
verso l'uomo.
La sua testa scattò in direzione di Jason, che era pronto a
sparare. L'uomo fece un passo indietro, tenendo le mani in alto e la
ragazza crollò a terra.
"Allontanati da lei prima che ti spari alla testa" disse Jason
avvicinandosi.
L'uomo si girò e cominciò a correre
immediatamente. Jason guardò la ragazza, prima di aiutarla
ad alzarsi.
"Stai bene?" chiese, facendo scivolare la pistola nella fondina.
"Credo" mormorò lei, fissandosi la camicia. "Grazie."
Jason sorrise. "Come ti chiami?"
"Non sono affari tuoi" la ragazza cominciò ad allontanarsi,
ma Jason la prese per un braccio e la tirò indietro.
"Il tuo nome" ripetè, cercando di convincerla.
Sapeva di averla già incontrata in passato. Sembrava
così familiare.
"Perché?" Aggrottò la fronte, cercando di
liberarsi dalla presa.
"Dimmi il tuo fottuto nome" chiese Jason, alzando la voce infastidito e
arrabbiato.
La ragazza non rispose. Jason tirò fuori la pistola,
portandola al petto della ragazza.
"Fire" sussurrò. "Mi chiamo Fire."
"Fire..." Ripetè Jason con calma. "Fire, eh?"
"Sapphire" lo corresse. "Ma tutti mi chiamano Fire."
"Suona familiare..." Pensò Jason ad alta voce.
"E tu?" Chiese lei timidamente.
"Non importa" mormorò, liberandola e facendo scivolare la
pistola di nuovo nella fondina.
I suoi occhi viaggiarono sul collo della ragazza su cui
c'era la collana, identica a quella che aveva lui in tasca.
"Dove l'hai presa?" Disse Jason, esaminando il gioiello.
"Non lo so" disse lei afferrando la collana. "In ogni caso, non sono
affari tuoi. Ora, se vuoi scusarmi, devo tornare a casa."
Camminò in fretta davanti a lui, superandolo. Jason scosse
la testa, prima di tornare a casa.
"Fire..."
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(A Jason McCann story)
hi
guys.
ecco a voi il secondo capitolo, fresco fresco c:
solo 2 recensioni all'altro capitolo, un po' pochine cc
spero che a questo ce ne siano di più.
grazie per le visualizzazioni che sono state tantissime bnhgfjv
non me le aspettavo.
Giustino e Fuocherello (?) si sono 'conosciuti',
ma cosa succederà dopo?
lo scoprirete solo leggendo muahahahah.
RE-CEN-SI-TE,
mu@
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Capitolo 3 *** Three: A Killer. ***
"Allora,
da chi stai andando a quest'ora, McCann?" Johnson si sedette sul
vecchio divano.
"Dalla Polizia di Las Vegas" rispose Jason impassibile, tirando su il
cappuccio della sua giacca di pelle nera. Non poteva rischiare che
qualcuno lo riconoscesse per strada.
"La Polizia di Las Vegas? Pensi davvero che tu possa cacciare l'intero
dipartimento della Polizia di Las Vegas da solo?" Victor
sogghignò.
"Non sottovalutarmi" la voce di Jason gocciolava veleno. "Hanno ucciso
mio fratello e mio padre, la devono pagare."
"Ralph non era tuo padre, ragazzo" Victor scosse la testa divertito.
"Non mi interessa, mi ha cresciuto" mormorò Jason,
camminando verso la porta.
"E' solo un fatto personale, vero?" disse Victor passandosi una mano
nei capelli biondi e disordinati.
"E' sempre stato un fatto personale" Jason lo fissò
fulminandolo con lo sguardo.
"Stai per farti ammazzare, proprio come tuo fratello" Victor
ridacchiò, dirigendosi in cucina.
"Io non ho paura" Jason chiuse la porta sbattendola, precipitandosi
lungo il sentiero.
Si infilò una mano in tasca, prendendo una sigaretta dal
pacchetto e facendola scivolare tra le sue labbra carnose,
accendendola. L'aiutava a calmarsi. Passò davanti al grande
furgone marrone e decise che sarebbe stato meglio prendere la sua moto,
visto che la Polizia di Las Vegas conosceva già l'altro
veicolo. Voleva trovare il posto migliore per piantare le sue bombe
attorno all'edificio della Polizia.
Dopo un po' si infilò il casco, schiacciando la sigaretta
con il piede. Salì sulla moto, la fece partire e poi corse
in fondo alla strada. Arrivò a destinazione non molto tempo
dopo, fermandosi lungo la strada, non voleva essere catturato.
Scavalcò la recinzione, nascondendosi sul retro del palazzo.
Le telecamere di sicurezza attirarono la sua attenzione, si muoveva
furtivamente attorno all'edificio, cercando di evitarle.
Sbirciò attraverso una piccola finestra, individuando il suo
obbiettivo: Nick Stokes. Jason non si fermava davanti a nulla per
vederlo morto.
Voleva vendicarsi. Uccidere sua sorella e sua moglie non era
sufficiente. Doveva far fuori Stokes. Esaminò l'area attorno
all'edificio scegliendo un luogo per le sue bombe. Le avrebbe piantate
all'esterno e, se avesse potuto, sarebbe anche entrato di nascosto e
avrebbe piantato un'altra bomba in alcune stanze libere, ma ovviamente,
era Jason McCann, la possibilità di entrare nell'edificio
era ovvia.
Si girò e guardò attraverso la finestra, i suoi
occhi si restrinsero appena Stokes consegnò alcune carte ad
una ragazza. Lei si voltò sorridendo, mentre lui la
abbracciò, prima che lei lasciasse la stanza. Era Fire.
Jason aggrottò la fronte mentre la vide lasciare la
stuttura. Si mosse furtivamente attorno all'edificio, dopo di lei.
Camminava lungo la strada, i suoi lunghi capelli castani svolazzavano
qua e là, e Jason la seguiva silenziosamente.
"Lavori per la Polizia di Las Vegas?" Le chiese Jason, facendola
sobbalzare e le sue cose caddero a terra.
"Ma che diavolo? Ancora tu?" Sospirò, raccogliendo la sua
roba. "Mi stavi seguendo o qualcosa del genere?"
"Seguire te?" Jason schernì, scuotendo la testa, lasciandosi
scappare un piccolo sorrisetto. "Perché dovrei seguirti?"
Lei aggrottò le sopracciglia, mordendosi il labbro
inferiore. "Allora perché mi segui? E' raccapricciante."
"Rispondi alla mia prima domanda. Lavori per la Polizia di Las Vegas?"
Chiese Jason, afferrandole il gomito con la sua mano ruvida.
"No, ci lavora mio zio. Perché?" Si liberò dalla
presa.
Così Stokes
è suo zio? Pensò.
Discusse con se stesso, avrebbe dovuto ucciderla, oppure
no?
"Prontooo?" Gli agitò una mano davanti al viso.
"Stai bene?"
Fece un passo indietro, non volendo che lei vedesse la sua faccia. Se
lei lo avesse riconosciuto, sarebbe tornato dietro le sbarre.
Girò sui tacchi, tornando verso la sua moto.
"Hey, dove vai?" Fire lo seguì dietro di lui.
"Da nessuna parte" mormorò, infilandosi il casco.
"E allora perché stai salendo sulla moto?" Rise, scuotendo
la testa.
"Sei una ragazzina fastidiosa, lo sai?" Jason sorrise, girò
la moto e andò via.
Fire aggrottò la fronte, guardando verso di lui. E' così strano... pensò,
prima che un oggetto luccicante attirò la sua attenzione.
Guardò in quella direzione. Era una collanina identica alla
sua, vicino al lungomare nel punto in cui Jason aveva parcheggiato la
moto. Si accovacciò, raccogliendo il gioiello tra le dita.
Era esattamente come quella che lei indossava sempre. La
infilò in tasca, allontanandosi, con un milione di domande
che le ronzavano in mente. Da dove veniva? Era di Jason?
Perché era proprio come la sua?
***
"Non voglio che tu te ne vada."
"Nemmeno io voglio
lasciarti, ma devo."
"Mi mancherai. Sei la mia migliore amica."
"Mi mancherai anche tu, Jase."
"Ecco, indossa sempre questa, ok? Prometto che ti troverò."
"Ma è di tua madre..."
"Voglio che la tenga tu."
"Grazie, Jase."
"Sapphire, è il momento di andare."
"Va bene... Ciao, Jason."
"Ciao, Fire."
I suoi occhi si
spalancarono, sentì le lacrime fredde sulle sue guance. Fire
si mise a sedere, asciugandosi il viso. Cosa stava succedendo in quel
sogno? Strinse le due collane, mille domande inondarono la sua mente.
Non aveva mai visto il volto di Jason da bambino... Poteva essere il
ragazzo a cui correva incontro?
"Non può essere" scosse la testa sospirando. "Era solo un
sogno."
Scivolò di nuovo sotto le lenzuola, le palpebre si chiusero
come tende nel tentativo di addormentarsi di nuovo, invano. Si sedette
di nuovo, guardando il suo armadio, prima di alzarsi dal letto
disordinato e prendere dei vestiti.
Decise di andare a fare una passeggiata, così avrebbe avuto
modo di pensare più chiaramente. Passeggiò per le
strade, andando al parco più vicino. Giunta a destinazione,
individuò una figura incappucciata in piedi nel parco, una
nuvola di fumo fuggiva dalla sua bocca.
Si avvicinò con cautela, curiosa di sapere chi fosse.
Indossava la stessa giacca che aveva Jason quella mattina. Lei,
segretamente, sperò che fosse lui. Certo, le faceva venire i
brividi, ma provava un senso di sicurezza stando accanto a quel ragazzo
misterioso. Non c'erano molte luci, così lei non riusciva a
distinguere il viso di quella persona nel buio della notte. Si
maledì in silenzio, quando una foglia scricchiolò
sotto il suo piede.
"Sai, il tuo tentativo di nasconderti fa davvero schifo, Sapphire
Allison Hughes" la bassa voce familiare ridacchiò
leggermente.
"Come fai a sapere il mio nome completo?" si accigliò,
confusa e si avvicinò a lui.
"Dovresti prestare più attenzione alle tue cose" disse
lanciandole una piccola schedina.
"Come diavolo hai preso la mia patente?" Fece scivolare la scheda in
tasca, guardando oltre Jason che si stava infilando una sigaretta tra
le labbra.
Anche se non riusciva a vederlo molto bene, poteva vedere un sorrisetto
sulle sue labbra.
"Cosa ci fai qui, dovresti essere a letto" scosse la testa, ridendo
silenziosamente dentro di sè.
"Comunque, anche tu dovresti essere a letto" Fire si oppose, mettendo
le braccia conserte.
Scosse di nuovo la testa, divertito. Seguì un silenzio
imbarazzante, l'unico rumore che si sentiva era quello delle auto e
Jason che sbuffava anelli di fumo.
"Sai, il fumo fa male" mormorò Fire, rivolgendo uno sguardo
a Jason che invece guardava il cielo buio.
"E allora?" Le soffiò una nuvola di fumo in faccia,
facendola rabbrividire e si girò dall'altra parte.
"Potresti avere il cancro, malattie cardiovascolari, BPCO..."
continuò ad elencare gli effetti nocivi del fumo mentre
Jason ridacchiava, roteando gli occhi color miele.
"Ti chiamerò quando mi importerà, piccola"
rilasciò un altro sbuffo di fumo, facendo grugnire la
ragazza irritata.
"Beh, quando starai morendo in ospedale, non dire che non ti avevo
avvertito" si passò le dita tra i capelli lunghi
color cioccolato fondente. "Comunque, cosa ci fai qui a quest'ora della
notte?"
"Sto parlando con una strana ragazza sapientona al parco"
affermò con un ovvio sorrisetto.
"Io non sono strana" lo fissò mentre lasciava cadere la
piccola sigaretta, schiacciandola con il suo grande piede.
"Bene, cosa abbiamo qui?"
la voce di un estraneo interruppe il breve silenzio.
I due si voltarono e videro un ragazzo di circa diciotto anni
sogghignare dall'altra parte del parco, con altri due ragazzi dietro di
lui. Il ragazzo al centro battè un pugno sul palmo della sua
mano, i suoi occhi avidi per una lotta. Jason ridacchiò
ancora una volta, restando calmo mentre tirava Fire dietro di
sè.
"Va' a casa, ragazzo, a meno che tu non voglia morire stanotte" lo
avvertì Jason.
"L'unico a morire sarai tu" il ragazzo ghignò, avvicinandosi
ai due, mentre i suoi amici lo seguivano.
Si voltò dietro e sussurrò qualcosa a loro, prima
di caricare il suo pugno dritto verso Jason. Il ghigno di Jason crebbe,
afferrando il pugno del ragazzo prima che potesse toccare il suo viso.
Le sue dita si arricciarono in un pugno, colpendo la mascella del
ragazzo, facendolo cadere a terra.
Jason bollì di rabbia appena vide i due ragazzi che
afferrarono Fire. Il suo ginocchiò partì,
colpendo uno dei ragazzi in mezzo alle gambe, costringendolo a piegarsi
in avanti per il dolore.
"Tu, piccola puttana" mormorò il ragazzo che la teneva, il
suo pugno si scontrò contro la guancia della ragazza.
La rabbia di Jason aumentò e fece per raggiungere la sua
pistola, ma appena la sfiorò, fu buttato a terra, preso alla
sprovvista. Alzò lo sguardo verso il ragazzo che sorrideva
mentre si avvicinava, pronto a colpire Jason, che era furioso. Prese la
pistola, ancora una volta, puntandola al ragazzo. I suoi occhi si
spalancarono appena la vide e fece un passo indietro.
Il ragazzo fuggì, lasciando gli altri due dietro. Jason si
alzò appena vide che uno dei due si leccava le labbra
avidamente, sfilando i pantaloncini di Fire mentre l'altro la teneva
ferma. Diventò ancora più furioso, premette il
grilletto senza pensare, sparando più volte al ragazzo.
L'altro scappò via, temendo di essere ucciso.
"Stai bene?" Jason alzò Fire in piedi, piena di rabbia
mentre lui la controllava per eventuali lesioni.
"Sto bene" lo respinse lei. "Perché l'hai fatto?"
"Non hai visto quello che faceva lui a te?" Jason si
accigliò, facendo scivolare la pistola nella fondina.
"Sì, ma non dovevi svuotare la pistola tutta su di lui!"
Gridò Fire con voce tremante, spaventata e confusa. Il suo
respiro accellerò alla vista del ragazzo morto, circondato
di sangue.
"L'hai ucciso" tremava, con una mano sulla bocca.
"Mi ha fatto incazzare" mormorò Jason.
"Chi sei tu?" chiese Fire, mentre lui si voltò per andare
via.
"Un assassino" il cappuccio gli cadde via dalla fronte mentre lui la
guardava.
Gli occhi della ragazza si spalancarono, il suo cuore si
fermò, la paura la percorse veloce attraverso il corpo.
"T-Tu sei...Jason McCann"
sussurrò, in stato di shock.
Lui rise, tirandosi su il cappuccio. Lei lo spinse via, e dovette farlo
voltare. Era il criminale più pericoloso di Las Vegas. Aveva
paura di lui. Le afferrò il braccio con fermezza,
mantenendola dalla schiena e parlò con una bassa e gelida
voce.
"Voltami e ti ammazzo"
_________________________________________________________________________________________________________________________________________________________
(A Jason McCann story)
hi guys.
ok, ci
ho messo tre ore a tradurre l'ultima frase
"turn
me and i'll kill you"
cioè,
non ha senso(?) lol.
se avete una traduzione migliore (della frase),
avvisatemi e la cambio subito c:
a proposito,ho buone notizie:
la ragazza americana che scrive questa ff
è stata felicissima quando le ho detto che la sto traducendo
gjfbh.
se cliccate
qui c'è il tweet in cui la avviso e lei approva c:
mi aspettavo più recensioni ma va bè..
spero che in questo capitolo ce ne siano di più,
anche se la storia ancora non si capisce bene
perché è un po' incasinata c:
facciamo una cosa..
almeno 3
recensioni e continuo *si sotterra* cwc
dai, lo sapete che vi amo tanto veeeero?
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Capitolo 4 *** Four: Happiness. ***
"Voltati
verso di me e ti ammazzo" mormorò Jason velenosamente.
Fire si morse il labbro inferiore, avrebbe dovuto rischiare? Sentiva
una strana sensazione salire dentro di lei, prima di cadere in un
attacco di tosse, sputacchiando sangue nella sua mano. Aveva avuto
questi attacchi varie volte quando Jason non se n'era accorto.
"Che cazzo? Avevi detto di stare bene, dove ti hanno colpito?" Jason si
accigliò mentre lei tossiva continuamente.
I suoi occhi color cioccolato fondente incontrarono i suoi freddi,
occhi color miele, prima di crollare a terra, con le palpebre cadenti,
il mondo intorno a lei sfumò nel buio.
"Merda" Jason si maledì, accovacciandosi e sollevando
rapidamente il suo corpo inerte sulla spalla.
La casa non era troppo lontana dal parco, quindi il tragitto di ritorno
fu breve. Entrò in casa in silenzio, sistemandosi Fire sulla
spalla in modo da non farla cadere. Si trascinò su per le
scale, dirigendosi nella sua stanza, facendo attenzione quando
passò dalla camera di Victor, suoni mescolati, sbattuti e
gemiti gli riempirono le orecchie.
Jason scosse la testa, portando Fire nella sua stanza e stendendola sul
letto con delicatezza. Mentre la poggiava sul vecchio materasso, un
piccolo oggetto rovesciò fuori dalla tasca dei pantaloncini,
catturando gli occhi nocciola di Jason. Era la collana. La prese tra le
dita callose, guardando la collana identica attorno al collo
della ragazza.
Un'ondata di percezione lo travolse, i pezzi del puzzle si ricomposero
appena osservò i suoi lineamenti familiari. Era lei. I
ricordi balenarono nella mente di Jason. Entrambi erano stati lasciati
allo stesso orfanotrofio quando erano bambini. Erano cresciuti insieme.
'L'ho trovata' pensò,
uno strano trambusto si diffuse attraverso il suo corpo.
Una sensazione strana gorgogliò dentro di lui; la
felicità, la gioia, qualcosa che ormai non sentiva da anni.
E gli era estranea. Un sorriso verace apparve sulle sue labbra carnose
appena le sue mani incontrarono quelle della ragazza, stringendole
forte. Erano passati più di dieci anni da quando li avevano
separati.
"Come ho fatto a non accorgermene prima?" sussurrò
dolcemente, schiaffeggiandosi mentalmente.
Però, era cambiata molto. Era cresciuta. Fece scivolare la
collana in tasca, prima di sfilarsi i pantaloni e strisciare nel letto.
Subito controllò se Fire riportasse eventuali lesioni,
mordendosi il suo carnoso labbro inferiore e tirò su la
sottile camicia della ragazza, le sue dita ruvide sfiorarono la pelle
morbida del suo torso, alla ricerca di tagli o contusioni. Alcuni urti
e contusioni avrebbero dovuto formarsi al più presto.
Ignorò il dolore che gli bruciava la guancia, tirando su le
lenzuola e dando le spalle a Fire, tentando di dormire.
***
Gli occhi di Fire
si aprirono lentamente, svelando le sue iridi marroni, una schiena nuda
entrò nella sua prospettiva. Fece un salto indietro,
portandosi una mano alla bocca, impedendosi di urlare.
'Dove sono?' Si
chiese, mettendosi a sedere e guardando la figura che dormiva alla sua
destra.
Il suo battito cardiaco accellerò per la paura e il
nervosismo. Gli eventi della notte precedente al parco le tornarono in
mente.
'Sono in
un letto accanto al criminale più ricercato a Las
Vegas, dopo essere stata attaccata nel parco, fantastico.'
Jason sentì i suoi spostamenti nel letto,
così aprì lentamente gli occhi. Si mise a sedere,
voltandosi verso di lei. Il silenzio riempì la stanza, i due
si guardavano imbarazzati.
"Uhm...Che ci faccio qui?" disse piano Fire, interrompendo il silenzio.
"Sei svenuta dopo aver tossito un casino di sangue al parco ieri notte"
mormorò Jason, alzandosi in piedi e infilandosi i pantaloni.
"Oh" Fire si morse il labbro, arrossendo alla vista del torso nudo di
Jason.
Era ben costruito, i suoi addominali duri e scolpiti, il suo petto era
altrettanto solido. Gli occhi scuri di Fire indugiarono sul suo corpo
tonico, passandosi inconsciamente la lingua sulle labbra.
"Scatta pure una foto, durerà più a lungo" Jason
ridacchiò, curvando le labbra in un sorriso.
Le guance di Fire ardevano e distolse lo sguardo.
Improvvisamente, sentì il suo telefono vibrare in tasca, lo
sfilò rapidamente, vedendo la chiamata di suo zio.
"Pronto?" Rispose con calma.
"Dove sei stata? Ti ho chiamata un milione di volte!" Gridò
Stokes, tanto che Fire dovette allontanare il telefono dal suo orecchio.
"Mi dispiace, è solo che...Ehm..." cercò una
scusa, senza successo.
Jason aggrottò la fronte, facendo un passo verso il letto su
cui era seduta Fire.
"Dove sei?" Chiese Stokes.
"Sono uh... Sono a casa di un amico?" Balbettò Fire.
Jason alzò gli occhi al cielo, strappandole il telefono
dalle mani.
"Yo, Stokes, Fire è con me" mormorò Jason al
telefono. "Il suo ragazzo" mentì.
"Cosa? Da quando Sapphire ha un ragazzo?" disse Stokes.
"Da ieri" Jason parlò con noncuranza, passeggiando per la
stanza.
"E tu chi sei esattamente?" Chiese Stokes, furioso.
"Justin" mentì. "Sua nipote trascorrerà con me i
prossimi giorni."
"Che cazzo?" Fire si alzò in piedi, afferrando il telefono e
ricominciando a ronzare pochi secondi dopo.
"Senti qui, piccolo teppista, lei dove si trova?" Parlò
Stokes al telefono.
"Ehm, io..." balbettò Fire, guardando oltre Jason che la
guardava con rabbia. "Non ci vado a scuola, voglio passare del tempo
con Justin" non voleva che Jason si arrabbiasse ancora di
più.
"Sapphire, non trascorrerai del tempo con quel coglione"
mormorò Stokes. "Dimmi dove sei."
"No" Fire aggrottò la fronte, prendendo posto sul vecchio
letto.
Jason si precipitò verso di lei, prendendo il suo cellulare
e gettandolo sul tavolo, poi afferrò una mazza e la
sbattè ripetutamente sul telefono, rompendolo in mille pezzi.
"Che diavolo stai facendo?" Fire rimase a bocca aperta, correndo verso
i pezzi rotti del suo telefono.
"Troverà le tue tracce" Jason gettò la mazza in
un angolo della stanza. "Non permetterò che venga qui e ci
trovi."
"Di che stai parlando?" Fire lo seguì fino alla porta.
"Sono un criminale. Ci sono altri tre criminali in questa casa, non
lascerò che la Polizia di Las Vegas venga a conoscenza di
questo posto o sarò gettato di nuovo in prigione" Jason
uscì dalla stanza. "Resta qui. Non provare nemmeno a
scappare, o ti ammazzo."
Jason chiuse la porta sbattendola, correndo giù per le scale
e fuori al furgone. Caricò un paio di pistole nella parte
posteriore. La maggior parte delle forniture richieste erano
già nel furgone. Jason aveva programmato di prendere il
veicolo e lasciare Las Vegas, Fire con lui. Si precipitò su
per le scale per prendere vestiti e altri oggetti dalla sua
stanza.
"Be', che cosa abbiamo qui?" Una voce profonda fece eco in fondo al
tranquillo corridoio. "Da dove vieni, bellissima?"
Jason strinse le mani a pugno, appena vide che Victor poggiava una mano
sulla vita di Fire, tirandola verso di lui, e un'altra mano sul suo
mento. Jason si precipitò verso i due.
"Ehi, giù le mani" avvolse il suo braccio attorno alla vita
di Fire, spingendo via Victor.
"Oh, quindi questa è la tua ragazza, McCann?" Victor
sorrise, guardando i due.
"Si, sta' lontano" Jason lo fulminò con lo sguardo, tirando
Fire più vicino.
Victor schernì, ridacchiando mentre superò Jason.
"Non posso prometterlo" sussurrò.
Jason lo afferrò dal colletto. "Tieniti la tua ragazza" gli
disse a denti stretti.
Victor scostò via la sua mano, scuotendo la testa con un
sorriso sulle labbra mentre si allontanava. Jason guardò
alle spalle, l'odio bruciava nei suoi occhi ambrati.
"Ti avevo detto di restare lì, dannazione!"
Sibilò rivolgendosi di nuovo a Fire.
Lei si guardò i piedi, arrossendo. Jason alzò gli
occhi, camminando per la sua stanza e accumulando vestiti e altri
oggetti in un borsone. Frugò nel suo armadio, tirando fuori
una pila di denaro e gettandola nella borsa. Afferrò il
polso di Fire, tirandola al piano di sotto nel seminterrato.
"Che ci facciamo qui?" Chiese Fire mentre Jason afferrò una
torcia.
"Prendiamo un po' di roba" mormorò, prendendo un sacco
pesante.
"Cosa c'è lì dentro?" Chiese Fire e lui le porse
un altro sacco.
"Acetone" disse Jason impassibile.
"Acetone? Per cosa?" Fire aggrottò la fronte,
confusa.
"Bombe" portò la ragazza fuori verso il furgone, gettando
alcune borse nel veicolo. "Sali in macchina."
"Perché? Dove stiamo andando?" Chiese Fire, inclinando la
testa di lato.
"Entra solo in quella fottuta macchina!" Ringhiò Jason,
precipitandosi di nuovo in casa.
"Ha davvero un carattere d'inferno" mormorò Fire tra
sè e sè mentre saliva a bordo del veicolo.
Jason tornò pochi istanti dopo, entrando nel furgone. Fece
partire il veicolo quando Victor uscì.
"Dove state andando voi due?" Urlò.
Jason sorrise "Dovresti essere pronto per la corsa, Vic."
"Di cosa stai parlando, ragazzino?" Si avvicinò al furgone.
"La Polizia di Las Vegas sta arrivando" detto questo, Jason premette il
pedale, accellerando verso la strada.
"Jason, dove stiamo andando?" Mormorò di nuovo Fire,
perplessa.
"Da qualche parte, lontano da qui."
______________________________________________________________________________________________________________________________________________________
hi guys.
visto come sono stata
brava?
ho aggiornato subito
subito ashvg.
beh, che ne pensate? c:
sono stata felicissima per tutte quelle che
hanno messo la storia tra le preferite e le seguite gvhjg.
siete stupende, lo sapete?
ditemi cosa ne pensate, miraccomando c:
tadadadadaaaaaaaa (?)
ed ecco a voi, i personaggiii.
il blog è della ragazza americana, l'ho trovato e ho voluto
farvelo vedere
anche per farvi avere un'idea c:
poi potete immaginarli come volete, ovvio lol
|
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Capitolo 5 *** Five: Old Friends. ***
"Che
vuol dire 'lontano'?" Fire inarcò un sopracciglio, guardando
la mascella di Jason contrarsi mentre guidava.
"Stiamo
andando via da Las Vegas" rispose lui, con gli occhi fissi sulla strada.
"Jason,
non scapperò con te. Ho bisogno di tornare a casa" Fire
aggrottò la fronte. "Mio zio diventerà un mostro."
"Non
è davvero tuo zio, Fire" disse Jason impassibile, svoltando
l'angolo.
"Come
fai a saperlo?" Sussurrò Fire.
"Sei
adottata" Jason si fermò a un semaforo rosso, guardando Fire.
"Ma
come fai tu a saperlo?" Chiese lei.
"Davvero
non ti ricordi di me?" Aggrottò le sopracciglia.
Il
suono delle sirene ruppe il silenzio. I due si voltarono e videro una
macchina della polizia correre verso di loro.
"Merda"
mormorò Jason a denti stretti, premendo il pedale e
accellerando lungo la strada.
La
macchina della polizia inseguì il furgone marrone, le sirene
ruggivano. Il veicolo girò a un angolo, degli oggetti si
scagliarono intorno al furgone. Jason continuò a guidare
lungo la strada, con il piede premuto sull'accelleratore, deviando
continuamente e portando la polizia in un labirinto infinito.
"Jason,
sta' attento!" Urlò Fire mentre il furgone sbandò
di nuovo, quasi ribaltandosi.
"Chiudi
il becco" sputò Jason, riprendendo il controllo del veicolo.
Inspirò
profondamente, prima di premere il piede sul pedale ancora
più forte, il veicolo sbandò fuori dalla strada,
portando alla luce un vecchio magazzino.
"Li
abbiamo seminati, per il momento" disse sottovoce.
Rilasciò
lentamente il pedale, guidando il furgone in una sorta di garage vicino
alla struttura. Il veicolo marrone si fermò bruscamente.
Jason scese, tirando giù rapidamente la porta del garage e
bloccandola.
"Qui
dentro saremo al sicuro, ma non per molto" fece un passo nel magazzino,
i suoi occhi caramello ispezionarono l'edificio.
"Ma
dove siamo?" Fire saltò giù dal furgone, seguendo
Jason.
"Al
magazzino di Huxby" grugnì, spostando alcuni oggetti per la
stanza.
"Come
Paul Huxby?" Chiese lei, mentre guardava Jason che posizionava alcune
cose su un tavolo lì vicino. "Il ragazzo che ha cercato di
trasformare delle persone contro il governo al centro sociale? L'hai
ucciso l'anno scorso, vero?"
Jason
annuì. "Era un coglione, comunque."
"Ti
ha preso con lui, giusto?" Lei si sedette su un vecchio divano ridotto
a brandelli.
"Si,
ma voleva fermarmi" Jason si voltò verso di lei, prima di
tornare al suo lavoro sul tavolo.
"Perché
fai addirittura questo, Jason?" Gli chiese.
"Ti
capita mai di stare zitta? Fai troppe domande" scattò Jason.
"Sono
solo curiosa" Fire si strinse nelle spalle. "Aspetta, come facevi a
sapere che Stokes non è il mio vero zio? Come fai a sapere
che sono stata adottata?"
Jason
alzò gli occhi, prendendo la collana dalla tasca,
lanciandola verso di lei. "Guarda quella che indossi tu, te l'avevo
data io. Questa è la mia."
I
suoi occhi si spalancarono, la sua mente scattò appena i
ricordi la inondarono. Aspirò l'aria direttamente dai
polmoni, il suo respiro diventò faticoso. Il suo battito
cardiaco aumentò, le farfalle riempirono il suo stomaco. Un
mix di felicità e shock si riversarono su di lei. Era senza
parole.
'Prometto
che ti troverò' quelle
parole echeggiarono nella sua testa.
Afferrò
la collana stringendola, si alzò in piedi e corse verso
Jason, avvolgendo inconsciamente le braccia intorno al suo collo,
affondando il viso nel suo petto. Jason si bloccò, lasciando
cadere la lattina vuota che aveva in mano.
"Sei
tu, non ci posso credere" sussurrò. "Che cosa ti
è successo, Jase? Come mai ti sei ridotto in questo stato?"
"Cosa
vuoi dire?" Lui la scostò via, voltandosi verso di lei.
"Come
hai fatto a diventare un criminale? Come hai fatto a diventare
così...freddo? Cosa ti è successo dopo che ti ho
lasciato?" Chiese, corrugando le sopracciglia.
"Io
e Alex siamo stati adottati da un tizio di nome Ralph Harvey. Lui fu
arrestato per aver guidato senza la patente, e Alex incazzato
cercò di vendicarsi, ma la Polizia di Las Vegas lo uccise.
Ora voglio fargliela pagare" mormorò, tornando al suo lavoro.
"Non ho mai saputo che loro avevano ucciso Alex" Fire
aggrottò la fronte, mettendogli una mano sul braccio,
stringendolo delicatamente. "Mi dispiace."
Jason schernì, spingendole via la mano e allegando un lungo
pezzo di corda trasparente ad un piccolo aggeggio.
"Per cos'è quella bomba?" Chiese Fire, guardando
intensamente.
"Victor e gli altri sono costretti a presentarsi prima o poi e voglio
sbarazzarmi di loro" camminò verso l'ingresso del magazzino,
impostando la bomba al cavo.
"E cosa succederà dopo questo?" Fire passeggiò
attorno al vecchio magazzino, vedendo delle travi di legno fissate in
un angolo.
"Lasceremo lo Stato" Jason si allontanò dalla bomba e si
rivolse a Fire appena la vide avvicinarsi alle piattaforme di legno.
"Non calpestarli, a meno che tu non voglia avere una gamba rotta."
"Hai già impostato alcune bombe qui?" Lei si
allontanò, camminando verso di lui.
"Si" mormorò, raggiungendo il furgone. "Come ti sembra la
vita in California? Potremo dirigerci lì."
"Jase, non lo so" sospirò. "Abbiamo abbastanza soldi? Voglio
dire, abbiamo probabilmente bisogno di una nuova macchina dato che la
Polizia di Las Vegas ha abbastanza familiarità con il
furgone e potrebbero catturarci, e poi dove potremmo stare?"
"Che ne dici di raggiungere qualche casinò quando finiamo
qui?" Jason fece l'occhiolino. "Sono un giocatore fantastico."
"Ehm, no" scosse la testa. "Non abbiamo nemmeno il permesso, abbiamo
diciotto anni."
"E allora? Abbiamo bisogno di più soldi" Jason si
appoggiò contro il veicolo marrone.
"Non puoi rapinare una banca o qualcosa del genere?" Fire si strinse
nelle spalle.
"Ci vuole troppo tempo" Jason incrociò le braccia al petto.
"Hai avuto un piano di merda, non abbiamo abbastanza tempo per questo."
"E allora, cos'altro?" Fire si sedette sul vecchio divano lì
vicino.
"C'è un carico di denaro a casa" Jason si interruppe. "Ma
Victor probabilmente lo avrà già preso."
Fire ci pensò un po', prima di sospirare sconfitta. "E va
bene, andiamo a trovare un casinò."
"Perfetto" Jason sorrise.
"Abbiamo bisogno di documenti falsi e robe false, giusto?" Lei
alzò un sopracciglio.
"Certo, ma non sarà difficile" Jason tirò
qualcosa fuori dal furgone. "Affamata?"
Le gettò un sacchetto di patatine e raggiunse il divano. Lei
aprì il sacchetto, scavando tra le patatine.
"Sai, sei cambiata, molto" mormorò lui, appoggiando i gomiti
sulle cosce.
"Insomma, ma alla fine è come quando avevamo dieci anni" si
strinse nelle spalle, ridendo tranquillamente. "Però, ancora
non riesco a credere che sei tu."
Jason sentì vibrare qualcosa nella sua tasca, lo
tirò fuori, una chiamata da un numero sconosciuto
lampeggiò sullo schermo del suo telefono.
"Pronto?" Aggrottò le sopracciglia mentre rispondeva.
"So dove sei, Jason" rispose una voce cupa e profonda. "So chi è la tua
ragazza..."
__________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________
(A
Jason McCann story)
hi
guys.
questo
capitolo è un po' corto, ma dice tanto asnfvh
Fire
è troppo tenera quando lo abbraccia,
Jason
ovviamente fa il coglione,
ma
secondo me vorrebbe stringerla forte forte uu
posso
dirvi una cosa? però non vi arrabbiate cwc
ad
essere sincera,mi aspettavo più recensioni.
le
visualizzazioni sono state tante,
anche
le persone che hanno messo la storia
tra
le preferite e le seguite.
però
vorrei più recensioni, chiedo troppo?
anche
critiche o consigli, li accetto volentieri.
altrimenti, mi dispiace, ma credo che eliminerò la storia..
al prossimo capitolo c:
|
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Capitolo 6 *** Six: Cocky. ***
"E'
la nipote di Stokes, vero?" Disse la voce profonda e rauca di Victor
attraverso il dispositivo.
Jason
aggrottò la fronte, mentre ingoiava un grumo di
saliva, senza rispondere.
Victor
ridacchiò leggermente. "Sto venendo da te e la tua
fidanzata, ragazzino."
La
comunicazione si interruppe, l'unico suono che si sentiva era il
segnale acustico del telefono di Jason. Gettò il cellulare
sul tavolo, afferrando la sua mazza da baseball dal furgone e
sbattendola sul telefono più volte, i frammenti caddero a
terra.
"Cos'è,
hai la mania di rompere i telefoni?" Fire gettò il sacchetto
di patatine mezzo vuoto sull'altro lato del divano, in direzione di
Jason.
I
suoi occhi vagavano sulla ragazza dall'altra parte del tavolo, il suo
volto era ancora piegato in una smorfia. Lasciò la mazza,
afferrando il polso di Fire e trascinandola verso il garage.
"Dobbiamo
uscire di qui" mormorò.
"Perché?
Ci hanno trovati?" Chiese Fire agitata appena Jason la portò
al furgone marrone.
"No,
Victor sta per arrivare. Lui sa chi sei" aprì la porta del
veicolo in cui era già stato caricato tutto ciò
di cui avrebbero avuto bisogno. "Entra."
Fire
sgattaiolò nel furgone, inciampando in alcuni oggetti mentre
entrava lentamente. Jason chiuse la portiera, avviandosi nella parte
principale del magazzino. Il suono stridulo quando sollevò
la vecchia porta del garage squarciò quel silenzio teso.
"Sapevo
che saresti venuto qui" una voce bassa e familiare avvolse l'edificio.
Jason
si maledì più volte sotto il suo respiro. "Non mi
aspettavo che arrivassi così in fretta."
"Io
lavoro veloce, dovresti saperlo, ragazzino" Victor sorrise, entrando
nella stanza. "Allora, dov'è la tua ragazza, eh?"
Jason
chiuse le dita attorno alla sua pistola, afferrandola saldamente
serrando la mascella. Il suono dei piedi che scattavano sul pavimento
si fece più forte quando Victor fece un passo verso Jason,
facendolo girare verso di lui.
"Dov'è
lei, Jason?" Chiese Victor con voce divertita. "La voglio morta."
Jason
non rispose, fissando l'uomo di fronte a lui, l'odio vorticava nei suoi
occhi color caramello. Victor ridacchiò leggermente,
raggiungendo e afferrando il colletto della camicia di Jason.
"Se
vuoi vivere, dimmi dov'è" un freddo e solido oggetto,
premuto sulle costole di Jason.
I
suoi occhi viaggiarono fino alla pistola mentre sollevava lentamente la
sua sull'addome di Victor.
"Non
ci pensare nemmeno, ragazzino" mormorò Victor colpendo via
la pistola dalla mano di Jason. "L'ultima possibilità, dove
si trova?"
Jason
girò il braccio, il pugno fermo sbattè contro la
guancia di Victor, che lasciò Jason, toccandosi la guancia.
"Pessima
idea" Victor scosse la testa riprendendosi rapidamente, premendo il
grilletto della sua pistola.
Jason
schivò i proiettili che gli arrivavano, correndo sul
pavimento verso la sua pistola. All'insaputa
dei due che continuavano ad azzuffarsi, Fire era salita nella parte
posteriore del furgone. Inspirò profondamente, prima di
girare la chiave e far partire il veicolo. Girò lentamente
il furgone mentre Jason e Victor lottavano per terra, incuranti delle
sue azioni.
"Jason!" Gridò mentre guidava nel magazzino verso i due.
Le loro teste scattarono e videro il furgone marrone sbandare e
fermarsi vicino a loro. Jason battè il pugno contro la
mascella di Victor più di una volta mentre era distratto,
prima di afferrare la pistola e saltare sul furgone. Fire premette il
piede sull'accelleratore, guidando il furgone fuori dal magazzino con
le mani tremanti. Quando il veicolo uscì dall'edificio, i
cavi delle bombe che Jason aveva impostato precedentemente, erano
stabiliti all'interno del magazzino. Jason salì sulla parte
anteriore del furgone appena esso accellerò dall'edificio in
esplosione, aiutando Fire a riprendere il controllo del veicolo.
"Non me l'aspettavo" ridacchiò, passandosi una mano tra i
suoi capelli d'oro disordinati. "Impressionante."
"Non esserne così sorpreso" mormorò Fire, i suoi
occhi color cioccolato fissi a terra.
"Andremo via da qui" Jason allungò la gamba e premette sul
pedale del freno. "Vieni qui."
Tenne Fire dalla vita, alzando il suo corpo sul suo e mettendola al
sedile del passeggero mentre lui si infilava al posto di guida. Le
guance di Fire avvamparono, il suo battito cardiaco
accellerò al contatto. Si sedette in silenzio, guardando
intensamente Jason mentre guidava.
"Allora, dove stiamo andando?" Chiese dopo un po' di tempo.
"Andiamo a sbarazzarci di questo pezzo di merda" rispose Jason
impassibile.
Fire alzò un sopracciglio, cercando chiarimenti. Il furgone
si fermò bruscamente in un cantiere lontano dalla
città.
Jason uscì rapidamente dal furgone. "Abbiamo bisogno di
un'altra macchina."
Fire lo seguì e si misero a cercare una macchina decente tra
quei rottami. Dopo un po', Jason avvistò una macchina e
avanzò verso di essa. Aprì la portiera,
chinandosi e cercando una chiave.
"Sembra che questo aggeggio abbia bisogno di un filo caldo"
mormorò, avviandosi di nuovo al furgone e afferrando alcuni
elementi. "Non troppo lungo."
"Va bene, io mi limiterò a rilassarmi qui" Fire si sedette
sul cofano del furgone marrone, osservando.
Non molto tempo dopo, il veicolo prese vita. Jason sorrise, guardando
la macchina vicino al furgone.
"Getta dietro la roba che ci serve" disse aprendo il bagagliaio della
macchina.
Fire raggiunse la portiera del furgone aperto, raccogliendo un paio di
borse per il viaggio e portandole alla macchina, gettandole nel
bagagliaio. Jason fece lo stesso, lanciandone alcune sui sedili
posteriori.
"Questo è tutto, credo" Fire tirò giù
la porta del bagagliaio.
"Andiamo via da qui" Jason si asciugò la fronte e Fire
entrò in macchina.
Spinse il piede sul pedale dell'accelleratore, allontanandosi dal
cantiere.
"Si sta facendo un po' buio" Fire sbadigliò tranquillamente,
sdraiandosi sul sedile.
"Sì, c'è un motel non molto lontano da qui.
Rimarremo lì per la notte" disse Jason con calma.
"Raggiungeremo il casinò domani."
***
"Ehm...
Jason, c'è un solo letto" Fire trascinò i suoi
piedi goffamente.
"E allora?" Jason si strinse nelle spalle sbottonandosi la camicia a
quadri. "Io prendo il divano, se ti fa sentire a disagio."
Fire sentì un lieve senso di colpa, il divano sembrava
davvero scomodo.
"N-no" balbettò con le guance ardenti. "Possiamo
condividerlo."
Un piccolo sorriso apparve sulle labbra di Jason, un
furbo luccichio nei suoi occhi persi. Lentamente fece un passo
verso di lei, leccandosi le labbra e costringendola a fare un passo
indietro, facendole toccare il muro con delicatezza mentre si
avvicinava. Le sue mani ruvide la fissarono al muro, il suo corpo in
piedi di fronte al suo.
"Tu vuoi condividere il letto, eh?" Sussurrò con voce roca,
il suo respiro caldo le soffiava sul collo, i brividi le attraversarono
il corpo.
"Beh, è s-solo... Ehm..." balbettò con voce
tremante, il sangue le percorreva il viso, il suo battito cardiaco
accellerò. "I-Il divano sembra... Davvero s-scomodo,
c-così..."
I suoi occhi scuri viaggiarono sul torso nudo del ragazzo, fissandone
ogni parte nella sua mente, bloccandosi su una cicatrice sul suo fianco.
Jason ridacchiò, un sorrisetto arrogante gli apparve sulla
faccia. "Certo, Fire" si avvicinò al suo orecchio paonazzo,
il suo respiro le percorreva sulla pelle.
Fire alzò le mani, mettendole sul petto nudo e spingendolo
indietro. "Fermati, Jase."
Jason rise leggermente, afferrando una coperta dal letto e buttandosi
sul divano, coprendosi con il tessuto. Il viso di Fire bruciava di un
rosso sangue, il suo respiro era irregolare, le sue mani tremavano.
Scivolò nelle lenzuola fredde del letto, tirandole sul viso
paonazzo, prendendo un respiro profondo per rilassarsi.
'Quel ragazzo mi rende
così nervosa...'
_______________________________________________________________________________________________________________________________________________________
(A
Jason McCann story)
hi guys.
scusate il ritardo, perdonaaatemi.
oggi non mi dilungo con lo spazio autore,
vi chiedo solo qualche recensione in più, mh?
nei prossimi capitoli succederanno mooolte belle cose
fnhjvgt.
recensite? pls.
|
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Capitolo 7 *** Seven: Casino. ***
La
luce dorata del sole bruciò attraverso gli spazi tra le
sottili tende color crema, illuminando la stanza. Gli intensi occhi
marroni di Fire si aprirono di scatto, scrutando l'area attorno a lei
appena si svegliò, sedendosi lentamente. Si leccò
le labbra secche, passandosi una mano tra i capelli arruffati.
Buttò le gambe oltre il bordo del letto, strisciò
verso il divano, sbirciando e scoprendo che Jason non c'era
più. La sua bocca fece una smorfia e aggrottò le
sopracciglia, confusa.
"Dov'è
andato?" Sussurrò a se stessa, pensando a dove sarebbe
potuto andare. "Non può lasciarmi qui, vero?"
Si
morse il labbro, cercando eventuali indizi nella stanza utili a capire
dove si trovasse, ma senza alcun risultato. Sentendosi un po' sporca,
decise di fare una doccia veloce. Entrò in bagno, si
spogliò e entrò sotto la doccia. L'acqua calda si
riversava sulla sua pelle, bagnandole il corpo e rilassando i suoi
muscoli.
Qualche
istante dopo, ebbe finito e raccolse un asciugamano intorno al suo
corpo mentre usciva dal bagno appannato e vide Jason sul divano, con la
bocca piena di patatine. I suoi occhi si spalancarono, il suo corpo si
congelò sul posto appena gli occhi di Jason si spostarono
dalla TV, un sorriso spuntò sulle sue labbra carnose appena
la vide.
Si
alzò dal suo posto, gettando a Fire alcuni vestiti. "Ho
pensato che avresti avuto bisogno di più vestiti
così te ne ho comprati alcuni quando ero fuori stamattina."
"Ehm...
Grazie" prese i vestiti e un rosa chiaro spolverò le sue
guance. "Ehm... Non pensi che siano un po'... Scoperti?"
Deglutì nervosamente.
Jason
roteò gli occhi nocciola. "A me piacciono" si strinse nelle
spalle. "Vestiti così possiamo andare."
Fire
tornò in bagno, infilandosi il vestito. Si ritrasse appena
vide il suo riflesso nello specchio. La gonna era incredibilmente corta
e la parte superiore era molto scoperta. I suoi denti morsero il roseo
labbro inferiore mentre usciva dal bagno.
"Jase,
sembro una sgualdrina" mormorò, le sue guance erano in
fiamme mentre i suoi occhi le bruciavano la pelle.
Jason
sollevò le sopracciglia, le sue iridi color caramello
percorrevano il suo corpo. Aveva sicuramente scelto bene.
"Smettila
di guardarmi così" Fire nascose la sua faccia tra le mani
paonazze.
Jason
schernì, ridacchiando tranquillamente mentre camminava verso
di lei, scuotendo la testa. Le allontanò le mani tremanti
dal viso, leccandosi le labbra secche.
"Andiamo"
mormorò, lanciando una rapida occhiata al suo petto
scoperto, prima di portarla fuori dalla stanza.
"Dove
stiamo andando?" Fire giocherellava con la gonna,
tirandola verso il basso.
"Vedrai" Jason le fece l'occhiolino, avvolgendo le labbra attorno a una
sigaretta.
"Ehi, pensi che la bomba che abbiamo impostato nel magazzino abbia
ucciso Victor?" Chiese Fire.
"Probabilmente... Speriamo..."
***
Fire
afferrò timidamente il braccio di Jason mentre camminavano
nel casinò, sentendo gli occhi degli uomini anziani ardere
sulla sua pelle. La mano di Jason viaggiò sulla sua vita un
po' nuda, tirandola più vicina a sè, e un sorriso
apparve sulle sue labbra.
"Probabilmente penseranno che io sia una prostituta o qualcosa del
genere" sibilò. "Ti detesto. Perché non hai preso
qualcosa da meno...Troia?"
Jason scosse la testa, portandola verso le slot machine. "Proviamo gli
slot."
Prese una sedia, sedendosi di fronte a una slot machine, mentre Fire
era goffamente in piedi vicino a lui. Jason alzò gli occhi,
tirandola verso di sè e mettendola sulle sue gambe. Il suo
viso diventò rosso e cominciò a fissarsi la
gonna, il suo cuore sbatteva contro le costole.
"Rilassati" sussurrò Jason, sistemandosela sulle ginocchia,
la sua mano si spostò nella parte inferiore della slot.
Lei sbattè un gomito nelle sue costole. "Non farlo."
Rise leggermente, facendo scivolare una moneta nella fessura e tirando
la leva. I rulli filarono rapidamente, i simboli diventarono sfocati.
"Fammi fare un tentativo" Fire spise via la mano di Jason dopo alcuni
tentativi falliti.
Lui la guardò attentamente mentre gli occhi della ragazza
erano fissi sui rulli rapidi, mettendo le mani sui tasti. D'impulso, la
mano di Jason sbattè sulla sua appena raggiunse il pulsante
per il terzo rullo, facendolo stoppare. Tre simboli identici erano
allineati, le luci lampeggiavano. "Jackpot" apparve sullo schermo.
Shock e felicità travolsero i due, un piccolo grido di gioia
sfuggì dalla bocca di Fire, il suo cuore batteva forte. Una
sensazione sconosciuta si impossessò in fretta del corpo di
Jason, felicità, eccitazione, shock, mescolati insieme,
qualcosa che non provava da molto tempo. Si riversarono su di lui,
prendendone il controllo.
"Cazzo sì!" Urlò, afferrando il viso di Fire tra
le mani, facendola voltare.
Senza pensarci premette le labbra contro le sue, quella strana
sensazione ancora gli bolliva nello stomaco. Fire si riprese subito dal
suo stato di shock, sfiorando di riflesso le labbra con quelle del
ragazzo. Aveva un sapore dolce e mentolato, con un piccolo accenno di
tabacco della sigaretta che aveva precedentemente fumato. Una scintilla
estranea la colpì nelle vene, mentre il bacio continuava. Le
loro labbra si aprirono lentamente ed impacciatamente, appena si resero
conto di ciò che era appena successo. Fire si
girò cercando di nascondere il viso agitato, un milione di
pensieri scorrevano nella sua mente. L'aria attorno a loro si
addensò, ne seguì un silenzio imbarazzante, ma fu
presto interrotto da un assistente del casinò.
***
"Otto-fottuti-milioni.
Siamo già fuori di qui, cazzo!" Jason scosse la testa,
riprendendo il controllo.
"Sì" approvò Fire, ancora rossa in viso per
l'episodio precedente.
Jason si appoggiò alla vettura, passandosi una mano tra i
capelli dorati arruffati, e un silenzio imbarazzante calò
tra i due ancora una volta. Fire giocherellava con il ciondolo che
aveva al petto, mordendosi il labbro.
"Beh, chi abbiamo qui?" una bassa e arrogante voce familiare
risuonò nel parcheggio.
Jason strinse i denti, le sue mani volarono subito alla pistola,
facendo scorrere il blocco di sicurezza e tirandola fuori.
"Pensavo fossi morto, Vic" sibilò Jason, perlustrando l'area
attorno a lui.
"Io non mi abbattò così facilmente, ragazzino"
fece un passo fuori dai cespugli lì vicino, una serie di
lesioni non molto gravi segnavano il suo corpo.
Jason fece una smorfia, tirando Fire dietro di lui per proteggerla.
All'insaputa dei due, Johnson strisciò dietro Fire, serrando
una mano sulla sua bocca e tirandola via. Lei si contorse, cercando di
sfuggire dalla presa, soffocando le sue urla. La testa di Jason si
voltò di scatto e vide Johnson distante mentre portava Fire
con sè.
La rabbia prese il sopravvento. "Lasciala andare!" Si
precipitò verso i due, dimenticandosi di Victor, che
sollevò le loro pistole con un sorrisetto sulle labbra.
Fire spalancò gli occhi quando vide Jason e Victor che
sollevava le pistole. Si liberò della mano di Johnson dalla
sua bocca con tutte le sue forze. "Jason, attenzione!" Gridò
appena premette i grilletti.
Johnson cadde a terra, Jason si strinse la spalla, lasciando cadere la
sua pistola.
"Merda!" Grugnì, cercando di raggiungere la pistola, ma fu
spinto via da Fire che prese l'arma, puntandola verso Victor.
Sparò bruscamente, il proiettile penetrò nella
sua coscia. Le sue mani tremarono, realizzando ciò che aveva
appena fatto. Non aveva mai sparato a nessuno prima, anche se l'aveva
visto fare innumerevoli volte. Lasciò cadere la pistola in
stato di shock, tremando al suo posto.
"Tu, piccola puttana!" Victor si teneva la coscia, alzando la pistola
ancora una volta.
Prima che potesse premere il grilletto, Jason tirò Fire
dietro di lui, ricevendo un altro colpo alla spalla. Si
maledì più volte, avendo una mano insanguinata
per le sue ferite. Fire afferrò di nuovo la pistola e
sparò ripetutamente a Victor con le mani tremanti, fin
quando una macchina sbandò e si fermò dietro di
lui. Fuggì in fretta, saltando dentro il furgone, tenendosi
la coscia, prima di sfrecciare via. Fire portò rapidamente
Jason nella sua auto, lasciandosi cadere sul sedile del conducente.
"Oh, dammi la tua maglietta" Jason grugnì, guardando la sua
mano insanguinata.
Fire sgranò gli occhi. "E no cazzo, usa la tua!"
"Bene, allora non avrai altra scelta e mi vedrai senza maglia" fece una
smorfia, cercando di sbottonarsi la camicia.
"Sai, è divertente come tu sia così sfacciato
anche quando sei appena stato sparato" Fire scosse la testa.
"Potresti aiutarmi con questi stupidi bottoni?" Jason ignorò
il suo commento, alle prese con la camicia.
Fire alzò gli occhi color cioccolato fondente,
raggiungendolo e sbottonando in fretta la camicia, con le mani ancora
tremanti. Un
sorrisetto era ancora scolpito sul volto di Jason mentre la guardava.
Il dolore si espanse sul suo braccio appena cominciò a
togliersi la camicia, facendola scorrere con cautela sulla spalla
ferita. Strappò una parte del tessuto, tenendolo premuto
contro la ferita.
Gemiti di dolore uscirono dalla sua bocca. "Torniamo in quel maledetto
motel."
***
"Fammi vedere" Fire
spinse via la mano di Jason per scoprire la ferita.
"Cazzo no, non toccarmi!" Jason si innervosì, spingendo via
le sue mani.
"Devo dare un'occhiata, Jason. Lasciami vedere!"
"No."
"Sei così fottutamente testardo! Se non mi fai controllare,
peggiorerà! E se il proiettile è ancora
lì?"
"Non me ne fotte un cazzo!"
"Jason."
"No."
"Oh, andiamo!" Fire si passò le dita tra i suoi lunghi
capelli, frustrata.
Dopo aver discusso un po', Jason finalmente cedette, togliendo il
tessuto dalla sua ferita. Fire si morse il labbro e, mentre puliva via
il sangue, il proiettile catturò i suoi occhi scuri.
"Merda... Uno dei proiettili è bloccato lì"
mormorò, esaminandolo attentamente. "Devo toglierlo."
Afferrò un impacco di ghiaccio dal freezer, premendolo sulla
ferita. Jason si maledì sotto il suo respiro, il dolore si
espandeva attraverso il suo braccio. Dopo un po', la sua spalla
diventò insensibile. Fire andò dietro di lui,
prendendo un paio di pinzette da una piccola scatola bianca.
Scavò nella ferita, afferrando il proiettile con le
pinzette. Jason gemette di dolore appena lei cominciò a
tirarlo su lentamente, il suo corpo era teso.
"Rilassati, Jase" sussurrò Fire, borbottando tranquillamente
appena il proiettile scivolò dalle punte delle pinzette.
"E' difficile rilassarsi mentre tu stai tirando una fottuta
pallottola fuori dal mio fottuto braccio" ringhiò Jason,
stringendo con le mani le lenzuola sotto di lui.
"Calmati" lei gli accarezzò dolcemente la mano nel tentativo
di calmarlo.
Il corpo di Jason lentamente si sciolse al suo tocco morbido.
Continuò a borbottare parolacce, mentre guardava il suo
volto concentrato. Serrò gli occhi per il dolore quando le
pinzette scavarono più a fondo nella carne, tirando sul
proiettile. Il suo respiro si fece più pesante in quel
secondo, il dolore era qualcosa che non aveva mai provato prima. Certo,
era stato sparato altre volte, ma il dolore di un proiettile tirato
fuori lentamente era mille volte peggio. Stava cominciando a sudare per
quanto faceva male.
"E' quasi fuori" mormorò Fire, concentrata sul proiettile.
"Oh, fanculo!" Jason gemette appena il metallo scivolò
attraverso la sua carne.
"Non ti muovere, dannazione!" Aggrottò le sopracciglia.
"Relax."
"Non dirmi di rilassarmi, cazzo!" Grugnì.
Con una spinta finale, il proiettile era fuori. Il sangue
cominciò lentamente a scivolare dalla ferita, Fire premette
un panno pulito per farlo passare. Jason lo afferrò forte,
ansimando.
"Va tutto bene, Jase. E' fuori" Fire afferrò una garza
appena il sangue cominciò a finire.
Jason la guardò attentamente mentre avvolgeva lentamente la
garza attorno alla sua spalla. Inconsciamente, i suoi occhi viaggiarono
verso la sua scollatura, leccandosi le labbra secche. Se c'era qualcosa
di cui aveva bisogno in quel momento, era il suo corpo. Non aveva
provato alcun tipo di piacere per un lungo tempo. Scosse via quei
pensieri dalla testa, distogliendo lo sguardo e tornando a guardare il
suo viso. Le guance della ragazza si arrossarono appena notò
con la coda dell'occhio che lui la stava fissando. Non poteva fare a
meno di notare le gocce di sudore che colavano lentamente sul suo torso
nudo, scorrendo su ogni ferita. Ingoiò un grumo di saliva,
l'aria attorno ai due si fece densa. Le immagini del casinò
le balenarono nella mente, le sue guance ardevano, il suo cuore batteva
forte.
Non poteva negare il fatto che era attratta da Jason. Era
incredibilmente bello. La sua personalità arrogante,
antipatica, sexy, protettiva, possessiva, la attiravano a lui. Sentiva
il suo respiro farsi più spedito quando lo
guardò rapidamente, vedendo i suoi occhi ancora fissi su di
lei. Entrambi distolsero lo sguardo e un goffo silenzio, carico di
tensione, si diffuse nella stanza. Finì di avvolgere la
garza attorno al braccio, fiera del suo lavoro. Guardò
altrove e vide il ragazzo davanti alla tv.
"Grazie, comunque. Perché mi stai proteggendo"
sussurrò timidamente mentre si sporse in avanti per premere
le labbra sulla sua guancia, ma prima che le sue labbra potessero
entrare in contatto con la sua pelle, lui si voltò verso di
lei.
Le loro labbra si incontrarono, entrambi i loro corpi congelarono al
contatto. I loro respiri si mescolarono, una strana sensazione si
impossessò dei due. Fire lentamente cominciò a
indietreggiare, ma sentì la mano di Jason sulla sua vita che
la tirò verso di lui, facendole sentire le farfalle nello
stomaco. Catturò le sue labbra, l'altra mano
trovò la sua vita e tirò ancora di più
il suo corpo a sè. Le scintille percorsero le loro vene, il
bacio cresceva ogni secondo che passava.
La mano di Fire accarezzava i capelli di Jason, le sue dita
massaggiavano delicatamente il cuoio capelluto. Lui borbottò
avidamente nel bacio, le sue dita accarezzavano le cosce della ragazza,
tirando le gambe sulle sue. La sua lingue percorse il suo labbro
inferiore, prima di scivolare nella bocca aperta della ragazza. Gli si
riempì il cervello, annebbiando ogni altro pensiero.
Le dita di Fire accarezzavano le guance livide di Jason, viaggiando
fino al suo torso nudo. Il suo pollice tracciò su una
cicatrice sul fianco, mentre lentamente si allontanava per prendere
aria, ma fu di nuovo catturata in un bacio caldo, le labbra di Jason
seguirono labbra di lei il secondo dopo che lei le aveva lasciate in
una maniera quasi infantile. I suoi denti mordicchiarono il labbro
inferiore della ragazza con delicatezza mentre lentamente interruppe il
bacio, ansimando pesantemente. Gli sfuggì una calma smorfia
di dolore, mentre entrambi si drizzavano sulle loro schiene, rendendosi
conto di ciò che era appena successo. Il viso di Fire
bruciava di un rosso brillante, per la centesima volta.
Lei rapidamente si allontanò da lui, coprendosi la bocca con
la mano freneticamente. L'aria attorno a loro era goffa e pesante.
Tante sensazioni estranee si raggrupparono all'interno di Jason e un
sorriso crebbe sul suo volto, passandosi una mano tra i capelli
arruffati. Fire afferrò gli utensili che aveva usato per
rimuovere il proiettile dalla spalla di Jason e lasciò la
stanza, agitata.
"Ma che cazzo?" Sibilò a se stessa, correndo in bagno e
spruzzandosi l'acqua fresca sul viso per calmarsi.
Si sventagliò con le mani, inspirando profondamente per
rilassarsi, prima di infilarsi la sua cannottiera e i suoi
pantaloncini. Uscì dal bagno timidamente, tornando verso il
letto dove giaceva Jason. Sentiva gli occhi del ragazzo bruciare sulla
sua schiena mentre lei lanciava i suoi vestiti in una borsa. Avrebbe
sicuramente avuto bisogno di comprare dei nuovi vestiti decenti al
più presto.
"Ehi, Jason, ehm... Dov'è l'assegno?"
________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________
(A Jason McCann
story)
aaaaaa si sono baciati *sclera*
lol
fncjvgtf mi lasciate qualche recensione?
almeno 3 dai, vi amerò tutti.
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Capitolo 8 *** Eight: Bonding. ***
Jason
si mise a sedere scavando freneticamente nelle tasche. "Merda... Devo
averlo lasciato cadere quando sono arrivati Victor e Johnson."
Fire si lamentò. "Sei un idiota!" Alzò la mano,
battendo con il palmo sulla parte posteriore della sua testa con tutte
le sue forze.
"Ehi, che cazzo?" Si grattò la testa.
"Sei così fottutamente stupido! Cosa facciamo adesso?"
Sospirò, sedendosi accanto a lui.
"Dobbiamo solo andare in Cali e ottenere un po' di soldi lì"
Jason si strinse nelle spalle, ma presto se ne pentì quando
il dolore gli lacerò la carne.
"Credo che..." Fire si interruppe. "Ma dovremo aspettare un po' fin
quando la spalla guarisce" strofinò la ferita sensibile
oltre la garza rassicurante, facendo leggermente sussultare Jason.
"No, dobbiamo andare avanti. E' troppo pericoloso con Victor che ci
segue ovunque andiamo" Jason scosse la testa.
"E' ancora più pericoloso se sei ferito comunque, hai
bisogno di riposare."
"Lui è lì fuori per ucciderti, Fire."
"Non mi importa, tu hai bisogno di riposare e guarire."
"Vuoi morire?"
"No."
"Sto cercando di proteggerti" mormorò piano Jason, girandosi
dall'altra parte.
Il cuore di Fire perse un battito. "Non puoi proteggermi se stai male.
Basta che ti riposi un po', io so badare a me stessa."
"Sì certo, con il modo in cui hai gestito la pistola, sono
sicuro che ci riuscirai" Jason ridacchiò, il sarcasmo
sgocciolò dalla sua voce.
"Chiudi il becco, l'ho gestita bene" Fire aggrottò la
fronte, incrociando le braccia.
"Mi chiedo come sai gestire bene... Altre cose" Jason
schernì, curvando le labbra in un sorriso.
"Che cosa?" Chiese Fire piegando la testa di lato.
"Davvero non ci arrivi?" Jason alzò un sopracciglio,
ridacchiando tra sè.
Fire aggrottò le sopracciglia, mordendosi il labbro
inferiore, perplessa. Jason scosse la testa divertito.
"Che c'è da ridere?" Fire aggrottò la fronte.
"Sei troppo innocente" Jason alzò gli occhi nocciola.
"Cosa vorresti dire?" Fire inarcò un sopracciglio.
"Sei vergine, vero?" Jason fece l'occhiolino, con un sorriso arrogante
scolpito sulle sue labbra.
"Questi non sono affari tuoi!" Fire arrossì, il suo viso
diventava sempre più caldo.
"E' così evidente" Jason ridacchiò beffardo.
"Sei proprio un asino!" Lei lo spinse, la sua mano premette sulla sua
spalla.
"Ow, attenta" Jason grugnì, stringendo la sua ferita.
"Mi dispiace" Fire si strinse nelle spalle, scivolando sotto le
lenzuola. "Cerca di dormire, Jase."
Lui scosse la testa, tirando fuori il suo pacchetto di sigarette e
prendendone una, facendola scivolare tra le sue labbra carnose. La
accese mentre usciva dalla stanza.
"Ehi, dove vai?" Fire si mise a sedere.
"A prendere una boccata d'aria" mormorò, chiudendo la porta.
***
"Non possiamo
permetterci di stare in un posto per troppo tempo, quel figlio di
puttana potrebbe trovarci" mormorò Jason, guidando lungo la
strada deserta.
"Allora dove andremo ora?" Chiese Fire, giocherellando con il suo
braccialetto.
"Ci basta andare in California. Dobbiamo fare delle soste lungo il
percorso anche perché ci vorrà un po' per
arrivarci e non posso guidare cinque ore di fila" Jason
fissò la strada da percorrere.
"Pensi che Victor ci possa seguire in Cali?" Fire aggrottò
le sopracciglia, guardando Jason.
"Probabilmente. Lui è un figlio di puttana persistente" la
mascella di Jason era tesa mentre parlava e i suoi denti erano stretti
malignamente.
Fire serrò le labbra, formando una linea, i suoi occhi
caffè scuro erano fissi su Jason. Lui si accorse che lo
stava fissando dalla coda dell'occhio, e sorrise.
"Cosa c'è?" Si leccò le labbra secche,
guardandola.
"Ehm... Come va la spalla, adesso?" Lei si morse il labbro inferiore,
distogliendo lo sguardo e fissando la strada.
"Meglio, credo" rispose, alzando le spalle e ignorando il dolore.
Fire fece roteare una lunga ciocca di capelli tra le dita sottili,
ricordando la loro piccola discussione della sera prima. "Sai, ti ho
salvato il culo due volte ora."
Jason inarcò un sopracciglio, dubbioso, facendo leggermente
ridere Fire.
"Se io non avessi sparato Victor ieri, tu probabilmente saresti morto.
E quando ci ha attaccati al magazzino" un sorrisetto tirato apparve
sulle sue labbra.
Jason schernì. "Sei stata pazza con quella pistola ieri. Non
sai mirare."
"Wow, sei il benvenuto, Jase" Fire scosse la testa, con la voce piena
di sarcasmo.
Jason roteò gli occhi, l'autò svoltò
dalla strada di calcestruzzo, arrivando a frenare bruscamente. Fire
aggrottò la fronte, appena Jason uscì dalla
macchina.
"Cosa stai facendo?" Fire lo seguì da dietro, quando
cominciò a camminare a pochi metri di distanza dalla
macchina.
Lui agitò l'indice, facendole cenno di andare verso di lui,
tirando fuori la pistola e facendo scattare il blocco di sicurezza.
"Non vorrai uccidermi, vero?" Fire si avvicinò con cautela.
Jason scosse la testa, mettendole l'arma in mano. "Ti
insegnerò un po' di cose."
"Non ho bisogno che me lo insegni Jason, so come usare una pistola"
Fire sollevò l'arma, puntandola verso un albero.
Jason ridacchiò, scuotendo la testa. "Non è come
nei film, Fire. E' più complicato" lui posizionò
le mani intorno alla pistola, facendo scorrere il dito lungo il
grilletto. "Non devi toccare il grilletto prima di sparare."
Le fece un passo intorno, fermandosi dietro di lei e mettendo una mano
sul retro della sua coscia. I suoi occhi si spalancarono, il suo
battito cardiaco aumentò a quel contatto. Il suo viso
bruciava di un rosso brillante, appena il suo respiro caldo le
sfiorò il collo.
"Dovresti stendere un po' le gambe" spinse la sua gamba in avanti e la
sua mano viaggiò fino alla sua vita.
Fire sentì che il suo corpo cominciava a tremare
nervosamente, le ginocchia cominciavano ad indebolirsi. Si sentiva
stordita. Essere così vicina a lui la rendeva nervosa. Si
ritrovò persa nei suoi pensieri quando lo guardava mentre
spiegava, si leccava le labbra secche mentre osservava quelle carnose
del ragazzo muoversi mentre parlava. Il suo profumo si insidiava nelle
sue narici, chiuse gli occhi e lo inspirò tranquillamente.
Odorava di acqua di colonia mista al dopobarba. Riaprì gli
occhi, fissando sopra la clavicola, poi di nuovo fino al suo viso e
alla sua mascella perfettamente scolpita. Lui roteò i suoi
ipnotizzanti occhi color caramello, trascinandola in uno stato di
intontimento.
"Stai ancora ascoltando?" Aggrottò la fronte, facendo
scattare la ragazza dal suo stato di trance.
"Eh?" Trasalì. "S-si, certo."
"Allora, cosa stavo dicendo?" Lui inarcò un sopracciglio,
sorridendo.
"Ehm... Ehm... Che non devo toccare il grilletto finché non
sparo?" balbettò.
Jason scosse la testa, ridacchiando mentre le sue dita fredde
viaggiarono sui suoi fianchi e sotto la maglietta, strofinandole
delicatamente alla pelle della sua vita. La pelle d'oca si
formò sulla pelle della ragazza, il suo corpo tremava
leggermente al suo tocco freddo.
"Ti rendo..." Le labbra di Jason si avvicinarono al suo orecchio,
sfiorandole il lobo morbido, "nervosa?"
Fire smise di respirare, un sussulto silenzioso le scivolò
attraverso le labbra, le ginocchia si indebolirono. "N-no" scosse la
testa, arrossendo.
"Sicura?" Jason mosse il labbro inferiore, il suo respiro le
solleticò la mascella e il collo.
Lei sospirò tremando e tenendo stretta la pistola. L'aria
attorno a loro era calda e pesante, la tensione si levava sopra di loro.
"S-smettila" balbettò Fire mentre le labbra del ragazzo si
muovevano più in basso, verso la spalla, le sue labbra
carnose sfiorarono leggermente la pelle.
Jason ridacchiò, alzando la testa e allontanandosi da lei.
Gli occhi di Fire lo seguirono, voleva tornare indietro, voleva
sentirlo di nuovo contro la sua pelle. Il suo tocco la faceva
impazzire, indebolendo il suo corpo e mandandola in trance.
"Spara quell'albero laggiù" Jason puntò verso un
albero sottile in lontananza, sorridendo.
Fire si morse il labbro inferiore, i suoi occhi erano concentrati sulla
pianta. Chiuse un occhio, usando l'altro per mirare.
"Pensi di potercela fare?" Jason incrociò le braccia.
"Già" Fire fece scivolare il dito sul grilletto. "Se
colpisco la pianta, devi portarmi a fare shopping e a comprare dei
vestiti nuovi. Non voglio apparire come la tua piccola puttana tutto il
tempo."
"E' così male?" Jason ridacchiò. "Dai, spara."
Fire si strinse nelle spalle, prima di premere il grilletto, sparando
un proiettile fuori dall'arma dritto verso l'albero con un forte
scoppio, mandandolo nel bosco. Sorrise, correndo verso l'albero e
esaminandolo.
"Impressionante" Jason alzò le sopracciglia, passando una
mano sulla corteccia dell'albero.
Fire sorrise con aria di sufficienza, facendo un passo verso Jason e
premendogli la pistola contro il petto. "Ora devi portarmi a fare
shopping."
"Se non l'hai notato, non ci sono centri commerciali qui in giro per
ore" Jason sorrise bastardamente, prendendo la pistola dalle sue mani e
interrompendo il blocco di sicurezza.
"Non siamo troppo lontani dalla città, Jason. Basta tornare
di nuovo indietro e saremo lì in meno di un'ora" Fire si
strinse nelle spalle, camminando verso la macchina.
"Non ho intenzione di rifare quella strada, è troppo
pericoloso" Jason la seguì, appoggiando le braccia sui
fianchi della ragazza appena lei si appoggiò alla macchina.
"E' tutto okay, Jase. Victor non ci troverà, è
ferito."
"La Polizia di Las Vegas sta cercando anche noi."
"Andrà tutto bene."
"Non voglio essere di nuovo gettato in prigione."
"Non succederà, credimi."
"Stai bene con questi vestiti che ti ho comprato."
"Sembro una puttana."
"Mi piace."
"Sei un pervertito. Inoltre, se fa freddo?"
"Puoi indossare alcuni dei miei vestiti."
"No, voglio i miei."
"No."
"Per favore, Jase!"
"No."
Fire sospirò. "Farò qualsiasi cosa"
sbottò.
"Qualsiasi cosa?" Jason fece l'occhiolino, un sorriso astuto apparve
sulle sue labbra.
"Non quel genere di cose a cui stai pensando!" Fire battè
sulla sua spalla, facendolo indietreggiare. "Hai detto che mi avresti
portata."
"No, non l'ho detto" Jason roteo gli occhi. "Però, ti
porterò comunque."
"Yeah! Grazie" Fire applaudì, dandogli un bacio sulla
guancia e correndo dall'altra parte della vettura.
Jason toccò il punto in cui le aveva dato il bacio, uno
strano formicolio gli si diffuse nelle vene, prima di parlare.
"Ma ad una condizione..."
________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________-
(A Jason McCann story)
ma
quanto sono cuccioli? amvnvh
beh,
qualche recensione? :)
ps. devo chiedervi un favore..
qualcuno può spiegarmi come si mette il banner?
al primo capitolo ci ho provato,
ma non si vede cwc
ditemelo nelle recensioni, nei messaggi o su twitter :)
grazie in anticipo, love ya.
|
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