Cara professoressa,

di _Rosss__
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cercasi aiuto.(?) ***
Capitolo 2: *** Angelica; ***
Capitolo 3: *** Uno spiraglio di luce. ***



Capitolo 1
*** Cercasi aiuto.(?) ***


Secondo capitolo.

Questa mattina sapeva di amaro.

Era grigia,più grigia del solito e per quanto io mi sforzassi di non rispondere,il cibo mi chiamava incessantemente,in modo quasi isterico.
Mangiami,mangiami diceva.
Ma io non volevo,non volevo che si impadronisse ancora di me.
Ero debole,come dopo aver compiuto una lunga e stancante maratona.

E caddi ancora e ancora nello stesso errore che mi aveva portata ad essere cosi.
Mi abbuffavo di cibo,relax,tranquillità,inconsapevolezza. E il mio stomaco lamentava rumorosi e dolorosi crampi. E i capii,capii finalmente e troppo tardi dell'assurdo errore commesso.

 

Infatti,quando mangiavo qualcosa o ingoiavo un pezzetto di cioccolato dentro di me qualcosa scattava,la troppa mancanza di qualcosa per un lungo lasso di tempo crea una reazione allucinante.

La mancanza,in questo caso,del cibo mi creava una forte dipendenza da esso.

Prendevo,mangiavo,prendevo,prendevo e mangiavo.

E vi assicuro,non c'è cosa peggiore che riempire una stanza già piena.

Perchè cosi è,il mio stomaco seppur pieno di rabbia,dolore e ben poche kcal continuava ad assumere nutrienti su nutrienti.

E non capivo di star facendo del male a me stessa finchè dal dolore non riuscivo a muovermi.

Mi sentii come in un vicolo cielo e come per la maggior parte delle volte non ebbi difficoltà a trovare la via di uscita;

Il bagno,esatto.
 

Fu un'azione quasi immediata e senza nemmeno rendermene conto avevo scaricato tutto un'ennesima volta in un cavolo di water.

Provai un grande vuoto interiore ma mi limitai a tirare lo sciacquone e a fissare la mia immagine allo specchio.

 

Notai le abissali occhiaie e gli occhi gonfi,rossi e doloranti per via del grande sforzo.

Avevo lo stomaco sottosopra ma misi in bocca una cicca alla menta e uscii di casa per dirigermi a scuola.

 

Sorridevo,come sempre. Il mio sorriso falso dominava su ogni cosa.

Mi sentivo debole ma al contempo capace di tutto.

 

Incontrai Fanny per strada e andammo insieme alla fermata del pullman.

 

Fanny conosce tutto di me,da quindici anni. Praticamente da quando sono nata.

 

E' una di quelle persone con cui puoi ritrovarti seduta ad un panchina in totale silenzio per tutto il pomeriggio e al momento di andartene capisci di aver appena avuto la conversazione migliore del mondo.

 

Purtoppo però ascolta e basta,non parla.

 

Non avevo voglia di andare a scuola,come sempre.

Ultimamente odiavo tutti,dal primo all'ultimo. Compagni compresi.

Avevo un unico pensiero in mente,parlare di questo mio problema con il cibo alla mia professoressa di alimentazione. Perchè si,purtroppo vado in una scuola alberghiera.

 

Quell'insegnante mi ha sempre ispirato fiducia,è dannatamente bella e ha un sorriso che potrebbe illuminare il mondo.

Voglio andare da lei,voglio poterle gettare addosso le mie mille emozioni sotterrate in un mare di disperazione.

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Capitolo 2
*** Angelica; ***


Primo capitolo.

Vi siete mai sentiti soli in una stanza affollata?

Avete presente quando vi sentite cosi forti da poter schiacciare il mondo con un dito e pochi attimi dopo cosi piccoli da star appena in una mano?

Avete mai provato la sensazione di poter crollare da un momento all'altro?

~~~~~~~~~~~~~~~~~


Una volta un'amica mi chiese quanto fossi forte.
Cercò il mio sguardo. Fissò intensamente i miei occhi color verde speranza.
La guardai,con la stessa emozione che si prova nel vedere un cucciolo di cane smarrito.
Avevo le lacrime agli occhi e una voce tremante.
Le dissi solo un flebile "non lo so".
Lei mi strinse a sé,mi strinse con una forza della natura,una forza che li per li mi mancava ma che ben presto riuscì a trasmettermi.

Era un giorno felice quello,il Sole splendeva e i raggi illuminavano il mio viso impallidito e mascherato da chili di terra.

Era un giorno felice e tutto appariva più allegro.
I fiori dipingevano il mondo,gli uccellini cinguettavano e il vento sussurrava pensieri agli alberi che dalla gioia eran tutto un fremito.

Era un giorno felice dappertutto,dappertutto apparte dentro di me.

Alla domanda: "Hey,ti va un biscotto" mi venne il solito peso al petto,la solita ansia.
La mia mente e il mio stomaco erano in continuo disaccordo. Nessun punto di unione. Due persone in un solo corpo.

La mia mente pregava in ginocchio di accettare quel 'dono',sapeva che il mio stomaco ne sarebbe stato infinitamente grato.
Angelo; il nome della mia mente.

Ma purtroppo c'era anche il nemico,il chiaramente 'Diavolo' della situazione. Lo stomaco.
Mi disse di no,che non avrebbe accettato nulla.
Mi disse che l'avrebbe rifiutato e spedito fuori.

Mi sentii in mezzo a due fuochi,in un vicolo cieco.

E come quando fra cervello e cuore si sceglie il cuore io scelsi ancora per il male. Scelsi lo stomaco.

Per l'ennesima volta non avevo in pugno la mia vita.

Mi sentii come una bambina che cerca i suoi amici durante nascondino.
Sola. Persa. Mi sentii come lei. Mi sentii alla ricerca di qualcosa in grado di aiutarmi a sistemare quell'attimo.

 

 

 

 

Una volta lessi in un libro che tutti noi esseri umani siamo equilibristi e che la vita è un filo,un sottilissimo filo sospeso nel vuoto. In un paradossale abisso.

Io mi sento spesso cosi,mi sento catapultata nel vuoto,mi sento di poter perdere l'equilibrio nel giro di pochi attimi.

E cosi arrivano i brutti pensieri,la paura dell'ignoto e l'inconsapevolezza di un male interiore e sconosciuto.

Ma grazie al cielo arriva sempre Amélie in quei momenti e mi trascina verso la salvezza.


 

 

Amélie
.
Oh,lei è tanto simile a me. Se non per l'aspetto fisico
.
Lei ha gli occhi di un color profondo,tendenti al blu di un oceano in preda ad una tempesta
.
Quando la guardi ti perdi nel suo saggio animo e ne suo carattere deciso e combattivo
.
Ha i capelli neri,lisci e neri come il nulla,come quando chiudi gli occhi per dormire
.
E' magra come un fil di ferro e la invidio,si
.
Lei vede il dolore dei miei occhi anche quando ho un sorriso che potrebbe spaventare il mondo

intero.

Siamo compatibili come i pezzi di un puzzle,ci incastriamo perfettamente nel puzzle della vita.

Io,con i miei occhi color verde speranza puntinati da virgole di cioccolato vedo in lei il male che tiene dentro.

Ho il nome di un angelo. In senso sarcastico. Mi chiamo Angelica. E ho i capelli color nocciola.

Io odio le nocciole.

Ho forse qualche accumulo di grasso in più di Amélie,la cosa mi sconforta molto.

E sinceramente non so cosa abbia spinto me o comunque tutte le altre persone a diventare cosi,non so se gli altri sono coscienti del fatto che stanno per cadere da un precipizio.

Non so se sanno che si faranno male.

Io so solo che quando succede ci cadi dentro. Senza troppi perchè,ci cadi dentro con anima e corpo.

 

Non so,è una strana sensazione quella che si prova.

 

Ogni mattina,al mio risveglio sono tenuta a scegliere.

Me lo impongo.
Mi sento in mezzo a due fuochi.
E scelgo;
Vita o morte?
Corpo o mente?

 

 

Non voglio mangiare,non devo.

Ma quando lo faccio non riesco a smettere.

Sono felice e il mio stomaco lamenta gioiosi lamenti.

Ma poi mi odio,mi odio tanto quanto si odia il proprio peggior nemico.

Divento nemica di me stessa. Verso una guerra senza vincitori o vinti.  

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Capitolo 3
*** Uno spiraglio di luce. ***


Terzo capitolo.

Ed eccomi a scuola,in quest'inferno che costringe ogni

 studente al collasso completo.

 

Suonò la campanella.

 

Come ad ogni interminabile lezione di matematica mi

 ero persa nei miei pensieri.

 

Sono solita seguire per i primi dieci minuti poi mi

 perdo.

Mi perdo fra i numeri,fra le mille regole e le 

troppe soluzioni.

Alla tipica domanda: “Hai capito l'argomento?”

posta dalla grigia e buffa persona ormai stanca di

insegnare qualcosa di cosi impegnativo,risposi un 

bugiardo “sisi

 

Sono brava a mentire,anche di fronte all'evidenza.

Come quando dico di stare bene e sorriso.

Avevo davanti a me un foglio a quadretti bianco,puro.

Presi una penna nera e iniziai a colorare un 

quadratino,due quadratini,tre...

E pian piano mi ritrovai una lunga e spessa striscia 

nera. La osservai mentre in sottofondo sentivo

l'eco della mia compagna che chiedeva chiarimenti.

Lei,su ventiquattro anime era l'unica attenta ai 

movimenti del professore.

Vidi in quella macchia nera poggiata sul foglio un 

abisso. Mi ci tuffai.

Immaginai discorsi mai fatti e scene mai viste.

Ripensai al dolore che avevo in mente e a quello 

che portavo nel cuore.

Riemersi di colpo.

Oggi è giovedi!

E la professoressa di alimentazione ha un'ora buca.

 Magari vado a parlarle,se le gambe smettono di

cedere e la testa la pianta di girare.

 

Ho paura,troppa. Ho paura del suo giudizio,ho

 paura di quello che potrebbe succedere.

 

Ma come al solito,la mia testa dopo aver vagato nei

 meandri dei miei pensieri perse la cognizione

del tempo.

 

E giunse il momento,mi feci forza.

 

E barcollando andai dalla professoressa.

 

Incrociai il suo sguardo,mi avvicinai.

Notai immediatamente il suo sorriso e la sua

disponibilità nascosta dietro un viso ancora ignaro di 

tutto questo.

Prof, posso parlarle un momento,magari in

 privato?

Sa,ho perso le redini di questa vita,non so più

 dove sbattere la testa.” 

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