Il tuo fantasma

di TheGhostOfYou
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Nessuno Potrà Mai Cambiare Ciò Che Siamo ***
Capitolo 3: *** Hogwarts ***
Capitolo 4: *** I miss you ***
Capitolo 5: *** Tutta la differenza del mondo ***
Capitolo 6: *** Un buon padre ***
Capitolo 7: *** Sogni Spezzati ***
Capitolo 8: *** È troppo tardi per chiedere scusa ***
Capitolo 9: *** Al mio posto ***
Capitolo 10: *** Solo un padre, solo una madre ***
Capitolo 11: *** Abbiamo trovato l'amore in un posto senza speranza ***
Capitolo 12: *** Sono solo in tutto questo ***
Capitolo 13: *** 13 - Se potessi sapere la verità ***
Capitolo 14: *** 14 - A Pezzi ***
Capitolo 15: *** Una volta sapevamo essere felici. ***
Capitolo 16: *** Luci ed ombre ***
Capitolo 17: *** Cicatrici che bruciano ***
Capitolo 18: *** Confronti ***
Capitolo 19: *** Neve ***
Capitolo 20: *** Coraggio ***
Capitolo 21: *** Con la felicità negli occhi ***
Capitolo 22: *** L'ombra che verrà ***
Capitolo 23: *** Morirei per lei ***
Capitolo 24: *** Persi e confusi ***
Capitolo 25: *** Un giorno tutto questo dolore ti sarà utile ***
Capitolo 26: *** Richieste ***
Capitolo 27: *** Rabbia e amore ***
Capitolo 28: *** Traditore ***
Capitolo 29: *** 29 - Who we were? ***
Capitolo 30: *** Epilogo - Il Tuo Fantasma ***



Capitolo 1
*** Prologo ***



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Settembre.
Era stata una bellissima estate, poco piovosa, cosa insolita per l’Inghilterra, dove il tasso di piovosità era sempre così alto. Il sole stava tramontando, sopra il Lago Nero, e la luce del sole donava al castello di Hogwarts un senso di grandezza che poche volte aveva avuto.
Severus Piton camminava svelto su per la collina, come se cercasse di non farsi riconoscere. Era il suo primo giorno da professore di Pozioni, ad Hogwarts, e, anche se non l’avrebbe confessato ad anima viva, era teso come una corda di violino, pronto a spezzarsi in due. Ma lui era già spezzato in due.
Con la mano teneva stretta la bacchetta, impegnata in un banalissimo incantesimo di Locomozione. Avrebbe potuto tranquillamente trasportare il suo baule a mano, viste le poche cose che conteneva;  Severus non era mai stato ricco, e possedeva pochissime cose. La cosa più preziosa che aveva, tuttavia, la  teneva nella tasca del mantello, vicino al cuore.
Era una lettera, indirizzata a lui da lei.
Lei.
Non riusciva nemmeno a pensare al suo nome, figuriamoci a nominarlo.
- Benvenuto, Severus.- Albus Silente in persona lo stava aspettando all’entrata del castello, con le braccia allargate.
- Preside.-
Severus ignorò il gesto di Silente, ed entrò. Alzò gli occhi per un momento. Il castello era esattamente come se lo ricordava. Gli stessi dipinti, i fantasmi che gironzolavano indisturbati, Gazza e la sua gatta appostati all’ingresso, in attesa che qualche studente violasse il coprifuoco, anche se i ragazzi non erano ancora arrivati.
- Sei pronto, Severus?-
L’uomo tremò, per un istante. Silente gli posò una mano sulla spalla, cercando di infondergli un po’ di coraggio. La sua lunga barba bianca nascondeva la vera identità di Silente. Un grand’uomo, certo, ma senza scrupoli.
Si vociferava che quel giorno, Harry Potter, il bambino sopravvissuto, sarebbe entrato ad Hogwarts da studente. Si vociferava anche che fosse identico a suo padre, James Potter.
Il solo pensiero di James provocò in Severus un conato di vomito, che riuscì a trattenere grazie al suo autocontrollo.
- Non sono pronto, per questo. Non sono pronto per vederlo.-
Gli occhi di Silente si fecero tristi, mentre insieme percorrevano il corridoio ed entravano nella Sala Grande. Il soffitto incantato era un’esatta riproduzione del cielo al di fuori di Hogwarts; stava scendendo la notte, e qualche stella brillava qua e là.
Severus immaginò che tra quelle stelle ci fosse anche lei.
Scosse la testa. La amava ancora, nonostante tutto.
E non avrebbe mai smesso.
Albus si avvicinò ulteriormente, indicandogli il posto dove avrebbe dovuto sedere. Severus era un uomo che soffriva, ma a nessuno era concesso sapere che cosa fosse davvero successo da quando si era diplomato, ed aveva lasciato Hogwarts.
- Sei un padre, Severus. Lo amerai, ne sono sicuro.-
 
Severus era seduto al tavolo degli Insegnanti, il suo lungo mantello nero che copriva ogni cosa. Nero come la sua anima, in quel momento. Con la mano destra si toccò l'avambraccio sinistro, odiandosi ancora una volta. Quello era stato il suo unico errore, il suo unico rimpianto. Lord Voldemort, al quale lui si era inginocchiato, promettendogli lealtà assoluta, gli aveva portato via qualunque cosa. Dignità, libero arbitrio, amore. 
Amore.
Era tanto che non pensava a quel sentimento; l'aveva quasi rinchiuso, dopo undici anni senza di lei, in un angolo del suo cuore, e si era fatto sopraffarre da odio, rancore, freddezza. Severus Piton era stato capace di amare,forse, tanto tempo prima.  Ma ora non più. Non da quando Lord Voldemort gli aveva portato via Lily. Per due volte.
E lui era morto con lei. Respirava, parlava, ma la sua anima era con la sua Lily.
Le porte della Sala Grande si spalancarono, e gli studenti del primo anno entrarono in fila, dietro alla professoressa McGranitt che li condusse davanti al cappello parlante. Severus seguì lo Smistamento con poco interesse. Il Cappello Parlante non sempre faceva la scelta giusta. Lui era stato un Serpeverde, come tutti in famiglia. Eppure, si sentiva coraggioso, come un Grifondoro. Coraggioso, perchè per portare a termine la sua missione ci voleva fegato.
- Harry Potter.-
La voce della professoressa McGranitt squillò forte in tutta la Sala. Uno sciame di curiosi voltò la testa mentre un piccolo bambino, con i capelli neri come la pece, gli occhiali e il portamento goffo non si fece avanti.
Severus alzò la testa, e fu colpito dagli occhi del ragazzo. Verde smeraldo, intensi. Come i suoi.
Harry Potter, il figlio di Lily Evans. 
Harry Potter, suo figlio. Il figlio che non aveva mai conosciuto, e che tutti credevano di James Potter.
- Grifondoro.-
Mentre uno scorscio di applausi dal tavolo dei leoni accoglieva il nuovo arrivato, Severus sorrise, cercando di non farsi vedere. Grifondoro, come sua madre. 
Riuscirò a proteggerti, figlio mio?
 
***
Ed eccomi con una nuova storia, un’altra long, tanto per complicarmi la vita, con protagonista il mio mito in assoluto, Severus.
Il prologo è in medias res, ciò significa che i primi capitoli saranno ambientati nel passato, e che la storia si svilupperà dall’adolescenza di Severus, fino alla sua morte, e questa scena è nel mezzo. Ho immaginato che cosa sarebbe potuto accadere se Lily avesse contraccambiato l’amore di Sev, e se Harry fosse suo figlio; un figlio segreto, che Lily ha nascosto a tutti, fingendo fosse figlio di James. E quindi, ecco qui, il prologo.
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Un bacio a tutti.
Ghost.

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Capitolo 2
*** Nessuno Potrà Mai Cambiare Ciò Che Siamo ***



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Capitolo 1 - Nessuno potrà mai cambiare ciò che siamo.



Severus Piton era sempre vissuto a Spinner’s End, un sudicio quartiere di periferia, per lo più abitato da Babbani. Era, come amava definirlo lui stesso, la discarica vivente di Londra. Le strade puzzavano di pesce marcio e sul ciglio di esse si poteva trovare sempre una gran quantità di spazzatura. Gli abitanti erano scortesi, e i bambini non potevano giocare in pace tra di loro, senza rischiare di venire ripresi in continuazione. Il cielo era sempre plumbeo; poco distante da lì, infatti, si trovava un complesso di fabbriche babbane tra i più grandi in Inghilterra, e l’aria era sempre ricoperta da fumo e cenere, che rendevano quasi impossibile ai raggi del sole filtrare. Severus odiava quel posto, gli ricordava tutto ciò di cui si vergognava profondamente; essere un Mezzosangue, per prima cosa.
 Non odiava i Babbani, odiava suo padre.
Tobias Piton era un uomo sgradevole, già al primo impatto. Alto, dinoccolato, con capelli neri ed unticci che gli crescevano oltre le spalle, sempre con la barba incolta e una pancia da ubriacone. Non c’era giorno in cui non tornasse a casa ubriaco dal pub in fondo alla via. Non c’era giorno in cui non si avventasse su sua moglie, Eileen, o su suo figlio.
Il fatto di avere una strega per moglie, e un figlio per mago, era per lui motivo di vergogna; ma, invece di divorziare, si divertiva a punzecchiarli in modo fastidioso, arrivando a volte anche ad usare le maniere pesanti. Tobias non lavorava, lasciando a Eileen il compito di portare a casa i soldi per mantenere la famiglia.
La casa della famiglia Piton era semplice, ma Severus la definiva squallida, come la sua vita, d’altronde. Era l’ultima casa della via, ed era composta da tre stanze: la cucina, con un tavolo di legno tutto ammuffito, ed una gamba dondolante, un fornello incrostato di ruggine ed un piccolo frigorifero. La seconda stanza, era la camera da letto dei genitori, trasandata e malconcia. La stanza di Severus era la più piccola di tutte; disponeva solo di un letto tutto sgangherato, con le coperte rosicchiate da qualche topo di passaggio, e una lampada tutta impolverata, regalo della nonna. L’unica cosa che a Severus piaceva della sua cameretta era la grande finestra, che lasciava entrare la luce, e che dava sul cortile degli Evans.
Severus aveva solo un modo per fuggire dalla realtà della sua famiglia: spiare oltre quella finestra, la vita semplice ma perfetta di quella famiglia babbana. Di certo, non dovevano avere molti soldi, ma quella famiglia era unita più che mai. Per ore e ore, ogni giorno, il ragazzo se ne stava per conto suo, in camera, osservando le due sorelle giocare e i genitori andare loro incontro, dando un abbraccio o un bacio.
Affetto.
Quella parola era sconosciuta nel vocabolario di Severus. Non si ricordava nemmeno l’ultima volta in cui suo padre si era rivolto affettuosamente a lui, o sua madre gli aveva dato un bacio sulla guancia. Ad undici anni, si sentiva di voler scappare via da quel posto orribile, e non tornare mai più.
Sapeva di essere speciale, e di avere qualcosa in più di quelle due bambine che giocavano allegramente nel cortile. Sua madre era una strega, una strega talentuosa, e lui ringraziava Merlino ogni giorno per aver ereditato da lei quei bellissimi poteri, che le aveva visto usare ogni volta. Per combattere la solitudine che circondava la sua vita, si era letto milioni di volte i libri d’incantesimi di sua madre, esercitandosi di nascosto con la bacchetta e sognando di poter, un giorno, studiare ad Hogwarts e diventare un grande mago.
Nella sua ingenuità di ragazzino undicenne, sperava di trovare il suo posto, in mezzo ai maghi, e di mettere fine per sempre a quella maledetta solitudine che lo obbligava a rimanere in casa tutti i giorni.
L’unico posto che Severus amava di Spinner’s End era una radura situata a pochi metri da casa sua; ci andava quasi sempre, sperando di incontrare qualcuno come lui, qualcuno con cui condividere qualcosa. Quando non pioveva, si stendeva ore sotto il suo albero preferito, chiudendo gli occhi e sognando tutte le magiche avventure che avrebbe vissuto ad Hogwarts, e tutto quello che avrebbe fatto con una bacchetta. A volte, sentiva il desiderio di cancellare suo padre dalla faccia della terra, e questo capitava quando lo vedeva schiaffeggiare sua madre; poi chinava la testa, vergognandosi dei suoi pensieri.
Fu in quella radura bellissima che conobbe per la prima volta Lily Evans.
 
Lily si considerava diversa da tutti gli altri bambini, speciale. In un qualche modo, riusciva a far capitare cose, cose strane, che nessun’altro riusciva a fare. Quella mattina, ad esempio, aveva fissato i fiori di sua mamma, appena piantati, ed era riuscita, con sua grande sorpresa, a farli sbocciare uno ad uno.
Un giorno, invece, aveva cambiato, per scherzo, tutti i colori dei maglioncini di Petunia, lasciandola a bocca aperta davanti a quell’armadio azzurro e viola.
Era felice, a Spinner’s End. Si erano trasferiti da poco, da quando suo padre aveva perso il lavoro e tutti i soldi che avevano, avevano cominciato a scarseggiare. Lei odiava il lusso nel quale vivevano a Londra, e preferiva di gran lunga quella casetta anonima, in quella via anonima della periferia della capitale, piuttosto che il caos della città.
Petunia aveva pianto disperata, perché aveva dovuto lasciare il suo cavallo Flick e tutti i suoi amici, e non si era ancora ambientata.
Lily era davvero bellissima; i lunghi capelli rossi, ereditati da suo padre, le arrivavano fino alla vita e gli occhi verde chiaro spiccavano sulla sua carnagione chiara e lentigginosa. Sua sorella, Petunia, l’aveva sempre invidiata; lei era del tutto anonima, e nessuno mai le faceva i complimenti. Petunia invidiava Lily, e non perdeva mai occasione per dimostrarlo. Per questo lei aveva paura di dire a sua sorella che credeva di essere diversa, di avere dei poteri soprannaturali.
Fu con sorpresa che, quella mattina a colazione, sua madre la chiamò prima degli altri.
- Lily, cara, c’è una lettera per te.- la donna le porse una lettera ingiallita e pesante. Lily si chiese chi potesse scriverle, dato che a Londra lei non aveva mai avuto tante amiche. Voltò la lettera e vide inciso sulla pergamena uno strano simbolo: una H con intorno un leone, un corvo, una serpe ed un tasso.
Con le mani tremanti dalla curiosità, la ragazzina aprì la busta. In quel preciso istante, la sensazione di essere diversa da tutte le altre persone che aveva conosciuto diventò una realtà. La lettera arrivava da una certa professoressa McGranitt, spiegava infatti come, tra tanti Babbani, alcuni bambini o bambine nascessero con potenzialità speciali. Lily era, in tutto e per tutto, una strega, e per tanto era stata iscritta ad Hogwarts, una scuola per maghi, appunto, da quando era nata. In quella scuola le avrebbero insegnato a domare la magia, e alla fine del percorso di sette anni, sarebbe diventata a tutti gli effetti una strega.
Lily, ancora incredula, passò la lettera alla madre, che la lesse e si portò una mano alla bocca.
- Non è possibile.- sussurrò, rileggendo la lettera per ben tre volte. – Mia figlia, una strega?-
- Mamma, mi vergognavo a dirtelo.- Lily si avvicinò alla tavola, apparecchiata per la colazione, e tese le mani verso il bicchiere colorato. Si concentrò per un attimo, e improvvisamente sentì un calore partire dal suo cuore e diffondersi per tutto il braccio. Nello stesso istante, il bicchiere si sollevò per aria, come legato a fili invisibili che lo trasportarono dal tavolo nelle mani di sua madre, che la guardava impietrita.
- Se mi odi, posso capirti.-
Ma sua madre non avrebbe potuto odiare una così dolce bambina. Senza nessun indugio, attraversò la stanza, con ancora il bicchiere in mano, e l’abbracciò stretta a se. Lily poteva sentire il cuore di sua madre battere velocissimo, e si sentì emozionata ed orgogliosa per quello che era. Finalmente, trovava una spiegazione a tutte quelle cose strane che le erano capitate da sempre, e quella sensazione di essere inadeguata sparì totalmente. Avrebbe conosciuto altre persone come lei, sarebbe andata in una scuola per maghi.
Sarebbe diventata una strega.
- Devo dirlo a Petunia!- la ragazza si staccò dalle braccia di sua madre, correndo in camera di sua sorella e saltando sopra il suo letto.
- Tunia, svegliati! Devo dirti una cosa!-
La ragazzina aprì gli occhi, sbadigliando vistosamente e guardando storto sua sorella.
- Che c’è?- chiese, con la bocca ancora impastata di sonno.
- Vestiti, andiamo alla radura! Devo dirti una cosa!- scese dal letto e si precipitò giù dalle scale.
Quello era davvero il giorno più bello della sua vita.
 
Due voci allegre destarono Severus dal suo sogno. Quella mattina, splendeva il sole, caso più unico che raro. Lui era più allegro del solito. Nella tasca destra dei suoi pantaloni di seconda mano, c’era, piegata con cura, la lettera che attendeva da tanti anni. La lettera della sua ammissione ad Hogwarts. Aveva sperato, ogni giorno della sua vita, di potersene andare da quel posto orribile, e finalmente, le sue preghiere erano state esaudite.
Le voci si facevano sempre più vicine e Severus, curioso com’era, si acquattò dietro ad una siepe piuttosto fitta per vedere che cosa stava succedendo.
Le due ragazzine della famiglia Evans stavano correndo su per la collina, mano nella mano, ridendo a più non posso. La più piccola delle due, aveva i capelli sciolti nel vento, e un sorriso stampato in faccia che metteva allegria anche a lui.
Per uno strano motivo, Severus sentì il suo stomaco attorcigliarsi su se stesso, in una gradevole sensazione.
Le due ragazzine si erano fermate sul punto più alto della collina. Con attenzione, Severus poteva sentire quello che si stavano dicendo.
- Ho ricevuto una bellissima notizia, Tunia.- Lily aveva preso la mano della sorella e l’aveva stretta tra le sue. – Ma promettimi di non piangere, io sarò sempre con te.-
- Lily.. Mi metti paura così.- l’altra ragazzina guardava la sorella con paura e terrore, mentre lei sorrideva cercando di tranquillizzarla.
- Tunia, io sono una strega. Andrò via, a Settembre, ad una scuola per quelli come me.-
La ragazzina con i capelli castani si allontanò di qualche centimetro da lei, guardandola negli occhi con un’espressione di disgusto.
- Sei una bugiarda! Che cosa dici?-
Lily non rispose, ma si limitò a prendere una pietra dal terreno e, aprendo il palmo della mano, lo fece levitare in aria. Severus la osservò, e di nuovo quella strana sensazione si impadronì di lui e del suo stomaco.
Lei era una strega, ed era una strega molto dotata.
Ma la sorella non doveva pensarla esattamente come lui, perché, dopo aver lasciato la mano di Lily, la spinse così forte da farla cadere per terra.
- Non mi toccare, lo dirò a mamma e papà!-
L’espressione triste sul volto di Lily fece impietosire Severus; ci teneva ad essere apprezzata dalla sorella, e quel rifiuto da parte sua le faceva male.
- Mamma lo sa già.-
- E non le fai schifo?-
Quella ragazzina cominciava a d essere odiosa. Senza sapere perchè, si ritrovò a stringere i pugni, desiderando fare del male a quell’odiosa Babbana. Gli ricordava tanto suo padre, quando litigava con sua madre.
- Tunia, ti prego, non trattarmi così.- Lily si era alzata in piedi, tendendo una mano verso la sorella, che la spinse nuovamente per terra, ancora più forte di prima.
- Vattene via, mostro!-
La ragazzina con i capelli rossi scoppiò a piangere, e in quello stesso istante Severus decise di averne abbastanza, e saltò fuori dal suo nascondiglio.
- Lasciala stare!- disse, avvicinandosi a Petunia, che scoppiò a ridere.
- Ci mancava solo anche lo strambo figlio dei Piton! Anche tu la consideri un genio?-
Severus fronteggiò Petunia senza paura, come avrebbe fronteggiato suo padre se solo fosse stato più grande e coraggioso.
- Ti ho detto di lasciarla stare. Lei è speciale, tu sei solo invidiosa!-
Petunia aprì la bocca, per controbattere, ma Lily s’interpose tra loro.
- Per favore, basta.- poi si rivolse verso la sorella. – Tunia, ti prego, sono tua sorella.-
Con un sorrisetto demoniaco, la ragazzina spinse per la terza volta Lily per terra, voltando poi le spalle ai due ragazzi e scappando giù per la collina.
Lily si sentì malissimo, ma un gesto del ragazzo la fece sentire meglio.
Severus le stava porgendo la mano.
Lui non aveva paura.
 
- Afferra la mia mano.-
Lo sguardo della ragazzina passò dagli occhi scuri del ragazzo alla sua mano pallida, che aspettava di essere afferrata. L’aveva visto un paio di volte, gironzolare da solo intorno alla sua casa, senza mai osare avvicinare nessuno. Doveva essere timido, o semplicemente molto solo. Fu il sorriso sul volto di Severus a convincerla: poteva fidarsi di lui.
In fondo, non era scappato come sua sorella, ma era rimasto ad aiutarla.
Fu così che prese la mano di quel ragazzo. In pochi secondi, si ritrovò barcollante in piedi. Severus l’afferrò prima che potesse cadere di nuovo.
- Grazie.- mormorò lei, arrossendo.
- Prego.-
Severus cominciò a scendere dalla collina, sperando che lei lo seguisse. Era raro trovare a Spinner’s End qualcuno come lui, come loro, e voleva sapere tutto su quella ragazzina forte e fragile allo stesso tempo. Non si voltò, ma un frusciò dietro di lui gli fece capire che la ragazzina lo stava seguendo. Senza farsi vedere, sorrise, toccando la lettera di Hogwarts, così preziosa per lui, che era ancora ben salda nella tasca dei suoi pantaloni.
Arrivato davanti ad un ruscello, uno dei posti più belli per lui, si sedette, e pochi secondi dopo vide con la coda dell’occhio Lily adagiarsi col suo vestitino lilla su un mucchietto di foglie cadute dagli alberi con il forte vento della sera precedente. La pelle pallida rifletteva il sole, e a Severus ricordò tanto una vampira che aveva visto in un libro di sua madre.
- Piacere, io sono Severus.- il ragazzino allungò la mano verso di lei, che sorridendo la strinse con vigore.
- Io sono Lily, e abito..-
- Di fronte a me, sì lo so.-
La ragazzina arrossì. Non avrebbe mai ammesso che di tanto in tanto lo spiava. Aveva sentito, dalla prima volta che aveva visto, attraverso la finestra di camera sua, quel ragazzo magro, con i vestiti smessi e unti che gironzolava da solo davanti a casa con l’aria angosciata, un legame speciale con lui.
- Sei un mago?- sussurrò, come se fosse timorosa della risposta.
- Si. Sono come te. Solo che mia mamma è una strega.- il ragazzino si adagiò sul’erba, allungando le gambe magre e pallide al sole, dove spiccavano parecchi lividi. A Lily si strinse il cuore, ma non ebbe il coraggio di chiedere che cosa glieli avesse procurati.
- Fa differenza, se hai i genitori non maghi?-
- Babbani.- fece lui, alzando le spalle. – E’ così che noi chiamiamo chi non ha poteri magici. E comunque, in generale, non fa differenza, ma nella casa di Serpeverde, possono andarci solo i Purosangue.- il ragazzino si portò un dito sotto il mento, come se stesse pensando. – Io voglio essere smistato a Serpeverde!-
Lily lo osservava con sguardo interrogatorio.
- Scusa, io non ti capisco!-
- Dimentico che sei Nata Babbana! Allora.- Severus si tirò su a sedere, esaltato. Finalmente qualcuno con cui parlare di magia. – Ad Hogwarts ci sono quattro case, nelle quali si viene smistato il primo giorno del primo anno. Io voglio andare a Serpeverde, perché è lì che vanno i più forti.-
La scintilla di desiderio negli occhi del ragazzo era inequivocabile. Aveva voglia di mettersi in gioco e di diventare un mago potente.
Quella mattina passò veloce: Severus parlò a Lily di tutto quello che sapeva, con una passione che la ragazzina aveva visto raramente negli occhi degli altri. Severus le aveva raccontato nei minimi particolari del curioso modo di inviarsi la posta, tra i maghi, con i gufi, delle scope volanti (che lui aveva sempre desiderato ma non aveva mai avuto, a causa della loro situazione familiare), del ribollire delle pozioni di sua madre nel calderone e di tantissime altre cose. Lily l’aveva ascoltato rapita per tutto il tempo, e non vedeva l’ora di cominciare questa nuova avventura; sembravano passati appena dieci minuti, quando la mamma della ragazzina la richiamò in casa per il pranzo.
- Devo andare!-
- No ti prego, resta ancora.- Severus la prese per un braccio, lievemente, invitandola a restare con lui. – Non ho mai avuto nessuno con cui parlare di queste cose. Mio padre ci odia e mia madre mi ignora.-
- Tornerò domani, se tu lo vorrai.-
Le gote pallide di Severus si tinsero di un rosa lieve.
- Si.- mormorò appena.- Lily?-
La ragazzina si voltò per un ultima volta.
- Sei una strega. Nessuno di loro potrà mai cambiare ciò che siamo.-
Lei lo salutò con la mano, annuendo, mentre spariva giù per la collina.
Ti prego, torna.
 
Severus si avviò verso casa, scendendo cautamente dalla collina. Quella ragazzina era un qualcosa di straordinario; mai in vita sua aveva sentito di avere un’affinità con qualcuno, eppure, con lei si era capito al volo. Non era come tutti i Babbani, sciocchi ed ingenui. Era vitalità pura, con quegli occhi verdi che brillavano non appena afferravano un concetto nuovo. Severus si era sentito apprezzato per la prima volta in vita sua.
Forse sarà così. Forse, ad Hogwarts avrò tanti amici.
Percorrendo la strada del ritorno, gettò un’occhiata verso la casa degli Evans. Petunia stava seduta sull’altalena, imbronciata, e lo guardò malissimo. Lui la ignorò, cercando con lo sguardo quel rosso folgorante dei capelli di Lily, senza trovarlo. Forse, la ragazzina era dentro ad aiutare la madre.
Sconsolato, aprì la porta di casa, e si ritrovò davanti ad uno scenario raccapricciante. Sua madre era seduta a terra, e vicino a lei, stava, rovesciato, i calderone delle pozioni. Un liquido argenteo era sparso tutt’intorno. Suo padre la sovrastava, ridendo. Era di nuovo ubriaco.
- Non sei nemmeno capace di fare una pozione che mi aiuti a riprendermi dalla sbronza, sei inutile!- urlò Tobias, mentre tirava un calcio a sua madre, che si rintanò in un angolino con le mani a coprire la faccia.
- E tu?- si era accorto che Severus lo guardava allibito. – Fila in camera tua!- lo prese per il colletto e lo scaraventò dall’altra parte della stanza. Severus cadde e sbattè il polso. Un doloroso scricchiolio arrivò alle sue orecchie, ma non se ne curò. Sua madre stava subendo ancora da suo padre. Non poteva permetterlo.
- Lui non andrà ad Hogwarts! Farò il manovale, mi hai capito?-
- Ma Tobias..- mugugnò la donna – Severus è un mago. Deve andare ad Hogwarts!-
- Soffocherò quel poco di magia che c’è in lui.- alzò nuovamente la mano, per tirare un pugno alla donna, ma il ragazzo si parò davanti a lei, beccandosi un pugno in un occhio.
L’uomo scoppiò a ridere.
- Sei un rammollito. Come tua madre. Come tutta la famiglia Prince!-
Severus si alzò in piedi, guardando suo padre con tutta la cattiveria possibile.
In quell’istante, l’orlo dei pantaloni di Tobias prese fuoco. L’uomo si mise a saltare per la stanza, urlando a squarciagola. L’avrebbero sentito anche a Londra, se avesse continuato così.
Severus lo guardò, senza pietà, mentre cercava barcollando di spegnere il fuoco, poi uscì di casa, sbattendo la porta.
Gli veniva da piangere, ma non lo fece. Corse, con tutta la sua forza, verso l’unico posto in cui si sentiva al sicuro. La sua radura.
Si gettò per terra, chiudendo gli occhi e lasciandosi andare per un attimo.
La sua vita faceva schifo, ma c’era una piccola luce, oltre quel buio che lo circondava. Era una luce di speranza.
Era la nuova vita che si sarebbe costruito ad Hogwarts.
 
***
Capitolo intenso e sofferto. E’ così che mi sono sempre immaginata la vita di Severus. Squallida, triste, con un padre ubriacone ed una madre assente. Lily è l’unico punto di riferimento della sua vita,ed insieme ad Hogwarts gli da una speranza di vita migliore.
Ringrazio infinitamente chi ha deciso di seguire la storia, e chi ha segnalato la stessa storia per entrare nelle storie scelte.
Vi ricordo che, se vi va di seguirmi anche su facebook, la mia pagina è qui. (: Cliccate ed entrate.
Un bacio
Ghost.

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Capitolo 3
*** Hogwarts ***



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3 - Hogwarts


She had the most amazing... smile.
 I bet you didn't expect that
 She made me change my ways
With eyes like a sunset, baby
 
The maine – Into Your Arms.
 
Primo Settembre.
 
Le cinque del mattino. Severus aprì gli occhi, e sorrise al buio che lo circondava. Odiava dormire con la luce del sole che entrava dalla finestra, per questo motivo chiudeva sempre gli scuri, lasciando che il buio l’avvolgesse con il suo tocco delicato.
Ultimamente, gli era capitato di sorridere di più; la prospettiva di lasciare finalmente Spinner’s End lo aveva accompagnato in quella fine d’estate, e finalmente il giorno tanto atteso era arrivato. Quel giorno sarebbe cominciata la sua nuova vita.
Con un balzo energico scese dal letto e, quasi saltellando, andò ad aprire la finestra. Una lieve nebbiolina si stava lentamente diradando, lasciando posto ai primi raggi di sole, che illuminavano le foglie già bagnate dai caldi colori autunnali, nonostante fosse ancora troppo presto. Inspirò per un momento l’aria fresca, che gli solleticava le narici, poi aprì gli occhi. Nella finestra di fronte alla sua gli sorrideva Lily, con i capelli arruffati e gli occhi ancora gonfi per il sonno. Lo salutò con la mano e mimò una frase con le labbra.
Finalmente è arrivato il giorno.
Poi sparì, come era arrivata, lasciando in lui un profondo senso di malinconia.
Lily.
Severus era troppo piccolo per aver sperimentato l’amore. Ma sapeva benissimo che se avesse potuto innamorarsi, avrebbe provato le sensazioni che aveva provato da quando aveva parlato per la prima volta a Lily.
Da quel giorno, non c’era stata una singola volta in cui non si erano ritrovati a parlare sotto il grande albero sulla collina. Severus le aveva parlato di Hogwarts, della magia, e di tutto quello che faceva parte del loro mondo. Lily lo aveva ascoltato, rapita, sgranando di tanto in tanto quegli occhioni verdi così profondi. Petunia non si era più fatta vedere, e lei gli aveva spiegato che non le parlava più, che aveva cercato in tutti i modi di diventare una strega anche lei, arrivando addirittura a scrivere al professor Silente.
Severus aveva ignorato i primi segnali; pensava che quel mal di pancia fosse dovuto semplicemente alla voglia di andarsene, ma non aveva potuto ignorare i battiti del suo cuore e la voglia incessante di rivederla.
Sempre.
Piano piano, quell’estate era finita, ed entrambi si erano preparati minuziosamente, leggendo libri d’incantesimi e cercando di fare qualche piccola magia.
E si erano avvicinati, perché avevano qualcosa in comune.
Il desiderio di scappare da quel quartierino puzzolente e povero, dove si erano trovati per condividere qualcosa di meraviglioso.
- Severus, è ora.-
Il ragazzo tornò alla realtà, mentre la voce di sua madre lo incitava a cominciare a prepararsi. Tobias era partito per una settimana di lavoro, e lei sembrava quasi rinata. Lo aveva aiutato, pazientemente, a trovare tutte le cose per la scuola; gli aveva spiegato come erano le cose ad Hogwarts e si era raccomandata di non immischiarsi in cose più grandi di lui.
- Si, mamma, arrivo.- diede un ultimo sguardo alla finestra di fronte, poi prese in mano la sua bacchetta, di acero e piume di fenice, e la ripose delicatamente nel baule di Hogwarts, insieme alla sua divisa scolastica e ai suoi libri.
- Sei emozionato?-
Severus scosse le spalle, ma decise comunque di sorridere.
- Aspetto questo momento da anni.-
Eileen annuì, poi con un colpo di bacchetta sollevò il baule, che galleggiò per un attimo in aria, prima di trasformarsi in un piccolo baule, che la donna infilò prontamente in tasca.
- Come andiamo a Londra?-
- Dobbiamo prendere i mezzi babbani,- rispose lei. – Per questo abbiamo appena il tempo di fare colazione e poi partire.-
- I mezzi babbani?- Severus odiava doversi spostare senza la magia. Era stato solo una volta in metropolitana ed era stata forse l’esperienza più brutta di tutta la sua vita. molto meglio viaggiare con la Metropolvere o a cavallo di una scopa.
- Si, Severus. King’s Cross non ha il collegamento con la metro polvere. E poi, meglio così.- la donna si voltò, senza aggiungere altro, uscendo dalla stanza. A Severus non rimase che seguirla, senza obiettare.
Poco dopo aver avuto appena il tempo di mangiare una fetta di toast imburrato, si ritrovò fuori di casa. Gettò uno sguardo alla casa degli Evans, mentre con passo sconsolato si dirigeva alla fermata dell’autobus strascicando i piedi. Il signor Evans stava caricando il pesante baule di Lily nella sua macchina, mentre la signora Evans spazzolava i lunghi capelli rossi della figlia. Petunia osservava la scena corrucciata da dietro la porta d’ingresso; sembrava arrabbiatissima, e quando Lily si sporse per salutarla, lei le voltò le spalle e tornò in casa. L’espressione sul volto della ragazzina fu inequivocabile: soffriva, anche se lui non l’aveva mai sentita lamentarsi. Soffriva perché Petunia era la persona che più amava al mondo, ma la sorella non capiva il mondo dei maghi.
Il loro mondo, il mondo di cui Lily ormai faceva parte.
- Andiamo, l’autobus è arrivato.-
In quel momento Lily alzò gli occhi e gli sorrise.
E tutto quello che lui riuscì a pensare fu che lei aveva semplicemente il sorriso più bello del mondo.
 
King’s Cross.
 
Lily Evans camminava tranquilla per la grande stazione londinese, continuando a guardare fissa quel biglietto, ormai stropicciato, che teneva tra le mani da quando erano partiti da casa, parecchie ore prima. Petunia non era voluta andare con loro, e non l’aveva nemmeno salutata. Lily aveva pianto, in macchina, mentre sua madre Alicia l’aveva consolata. Ma nulla poteva farla stare meglio. Aver perso Petunia per lei significava moltissimo.
In quei giorni, fortunatamente, Severus le era sempre stato accanto.
Lily era troppo piccola per potersi innamorare, lo sapeva, ma se si fosse innamorata avrebbe provato le stesse sensazioni che sentiva tutte le volte che incrociava lo sguardo di Severus.
Lui l’aveva presa per mano ed aiutata ad entrare nel mondo della magia, provocandole ogni volta un batticuore fortissimo ed inevitabile. E così, era diventato indispensabile vederlo almeno una volta al giorno, e passare le giornate a chiacchierare all’ombra degli alberi o in giro per Spinner’s End. Ed ora, la loro grande avventura stava per iniziare.
Lily tornò a leggere il suo biglietto, e sgranò nuovamente gli occhi, come la prima volta che l’aveva letto.
-Binario nove e tre quarti. Ma..- si voltò verso i suoi genitori. – Il binario nove e tre quarti non esiste, vero mamma?-
- Amore, fino ad un mese fa non credevamo nemmeno possibile che la magia esistesse.- le diede una carezza – Quindi il binario nove e tre quarti esiste.-
- Certo che esiste!-
Gli Evans si voltarono verso la voce, che proveniva dalle loro spalle, e che apparteneva ad un ragazzino alto e magro, con folti capelli neri e occhi scuri e profondi, accompagnato da una bellissima donna, alta ed austera, con un severo chignon sulla testa ed un abito sontuoso ed elegante. La donna strattonò il figlio, allontanandolo dalla famiglia.
- Ti ho detto  mille volte di non parlare ai Babbani, Sirius!- e lo spinse via. Il ragazzino si liberò per un momento, ed urlò a Lily – Basta che ti appoggi alla barriera tra i binari nove e dieci!- prima di scappare via, rincorso dalla madre che sembrava sconvolta.
Lily spinse con decisione il suo carrello, che era decisamente pesante per via del baule e del gatto che sua madre le aveva regalato il giorno prima, cercando di evitare la folla che a quell’ora era nel pieno.
Arrivò in poco tempo alla barriera che le aveva detto il ragazzino; si gettò un’occhiata intorno, sperando che nessun Babbano la vedesse, e cominciò a correre in quella direzione. Chiuse gli occhi, preparandosi allo scontro, che non avvenne. Continuò a correre mentre lei aprì gli occhi e si fermò a pochi centimetri da un ragazzo alto e dinoccolato con i capelli rossi. Alzò lo sguardo e rimase esterrefatta.
Una grande e antichissima locomotiva a vapore scarlatta stava sul binario, mentre un cartello, accanto ad un grande orologio, le suggeriva che era nel posto giusto.
Binario 9 e 3/4 , espresso di Hogwarts.
Lily tirò un sospiro di sollievo e si guardò intorno. Migliaia di ragazzi di tutte le età erano in attesa di salire sul treno; alcuni di loro erano già vestiti con la loro uniforme, mentre la maggior parte indossava ancora abiti Babbani.
Molti ragazzi avevano un gufo; ce n’erano centinaia, di tutti i colori, che tubavano dietro le loro gabbie o dormivano con la testa appollaiata sotto l’ala. Prussia, il gatto di Lily, bianco e soffice, fece per un attimo le fusa e si acciambellò nella gabbia, apparentemente stanco.
Il ragazzo alto e dinoccolato si girò, e Lily notò che aveva appuntato al petto una spilla con scritto Prefetto.
Non riusciva a vedere Severus da nessuna parte.
- Credo che per noi sia ora di andare, cara.-
Il signor Evans aiutò Lily a caricare il bagaglio, poi l’abbracciò forte.
- Mi raccomando, scrivici.-
- Lo farò non appena posso, papà.- Lily lo abbracciò, mentre sua madre scoppiava in lacrime. Lily abbracciò anche lei, dandole un bacio sulla guancia. – Abbi cura di Petunia, mamma. Ne avrà bisogno.-
Senza dire altro, salì i gradini della carrozza e diede un ultimo saluto ai suoi genitori, mentre il treno partiva lentamente e con un sordo rumore.
La ragazzina si fece spazio tra i corridoi affollati. Si vedevano già  volare i primi incantesimi e Lily accarezzò la sua bacchetta, nella tasca sinistra dei suoi jeans, di faggio e corde di cuore di drago. Guardandosi intorno, Lily capì di essere davvero nel suo mondo.
Sin da piccola, aveva sempre saputo di essere di più, se lo era sempre sentito. E finalmente si sentiva completa; aveva aspettato quel giorno da tanto. Stava andando ad Hogwarts.
Gli scompartimenti erano quasi tutti pieni. In uno Lily trovò il ragazzino di King’s Cross seduto da solo, mentre osservava il finestrino. Sembrava molto triste e Lily provò l’impulso di andare a consolarlo.
Ma in quell’istante si sentì chiamare.
- Lily!-
Si voltò, ed incontrò immediatamente quegli occhi scuri che ormai conosceva bene. Severus era sulla porta di uno scompartimento in fondo al corridoio. Se ne stava lì, con quel sorriso stampato sulla faccia e i suoi abiti lisi di seconda mano, e la guardava.
Il solito batticuore si fece strada dentro di lei, mentre si avvicinava ed entrava silenziosamente nello scompartimento.
- Temevo di non trovarti, Severus.-
- Ti ho cercata ovunque.-
Lei sorrise e anche lui sentì il suo cuore battere all’impazzata. Cercò di non arrossire. Con la sua carnagione pallida, si sarebbe subito notato.
- Sei arrivata bene, fin qui?-
- Si, il ragazzo nello scompartimento di fianco mi ha aiutata, prima che sua madre lo trascinasse via.-
Severus storse il naso. Conosceva bene quella famiglia.
- Sirius Black è un porco. Come tutta la sua famiglia.- improvvisamente le prese una mano. – Guardati dai Black. Guardati da chiunque. Hogwarts è piena di figli di Maghi Oscuri.-
- Come te, per esempio, Mocciosus.-
Sulla porta dello scompartimento era apparso un ragazzino che doveva avere la loro età. La sua uniforme di Hogwarts era perfetta, senza una toppa e sembrava appena tornata dalla lavanderia. Aveva i capelli castano scuro, molto folti. Continuava a scompigliarseli con la mano. Un paio di occhiali incorniciava due occhi castani ed aveva un sorriso beffardo.
- James Potter.- sussurrò Severus a denti stretti, stringendo i pugni.
- Come stai, Mocciosus?-
Severus non rispose; quel ragazzo era davvero maleducato e Lily non capiva perché continuasse a chiamarlo con quel nomignolo irritante.
- Non rispondi? Vuoi chiamare quel babbano di tuo padre?-
Severus mosse la mano per prendere la bacchetta dalla tasca del mantello, ma Lily fu più veloce; puntò la bacchetta verso James.
- Furnunculus.- mormorò. Un fiotto di luce scarlatta e poco dopo, sulla faccia del ragazzino impertinente, comparvero grandi brufoli rossi. Lui si mise due mani sulla faccia e scappò via, suscitando le risate di Severus.
- Grazie.- disse infine, con le lacrime agli occhi dalle risate.
- Come lo conosci?- Lily sembrava interessata. Si appoggiò al sedile e lo guardò con aria interrogativa.
Severus deglutì. Non era una bella storia. Magli occhi verdi e luminosi di Lily non gli diedero scampo.
- Mio nonno era.. un mago oscuro. O meglio, lavorava per Voldemort. Tu sai bene chi è, te ne ho parlato. Il padre di James è un cacciatore di maghi oscuri, un Auror, e l’ha catturato e torturato fino alla follia. Ora mio nonno è rinchiuso ad Azkaban, la prigione per maghi.- fece una breve pausa, mentre sembrava che Lily non fosse sconvolta dalla notizia. – James è fermamente convinto che anche io diventerò un mago oscuro.-
Gli occhi del ragazzo si fecero tristi, e smise di parlare. Aveva come un groppo alla gola che non riusciva a levare.
- Tu non sei  così, Sev. Non tormentarti per gli errori degli altri.- Lily prese una mano pallida del ragazzo e la strinse. – Tu non diventerai un mago oscuro.-
- Sai che odio i Babbani.- sussurrò lui.
- Ma solo perché tuo padre è quello che è. Ci sono Babbani migliori, te lo assicuro.-
Severus annuì ma in cuor suo non ne era per niente convinto, non dopo aver visto Petunia che si comportava quasi come se Lily fosse sporca, una ladra. Era lo stesso sguardo che suo padre aveva per lui ed Eileen. Disprezzo, voltastomaco.
E Severus si sentiva inadeguato.
Da una parte avrebbe voluto promettere a Lily che non sarebbe mai passato al lato oscuro, ma dall’altro non si sentiva di fare una promessa del genere. Sentiva dentro di se un’aurea oscura, malvagia, cresciuta pian piano dopo ogni maltrattamento subito.
Un’aurea che spariva solo quando stava con Lily.
Naturalmente, lui non disse nulla. Stette lì, con la mano di Lily sulla sua, chiudendo gli occhi fin quando non sentì il treno rallentare.
Allora seppe che era arrivato il momento.
Il treno si fermò poco dopo, mentre fuori albergava l’oscurità più profonda. Un’aria pungente li accolse mentre scendevano dalle carrozze. Lily si strinse nel suo mantello nero, ed avanzò verso l’unica luce che vedeva.
- Primo anno, da questa parte!-
Lily e Severus si fecero largo tra la folla di studenti; in fondo al binario li aspettava quello che con molta probabilità doveva essere un mezzo gigante con una folta barba nera ed un lungo pastrano rattoppato. Teneva in mano una grossa lanterna ed agitava l’altra in direzione degli studenti.
Pian piano, tutti quelli del primo anno raggiunsero il mezzo gigante, che fece strada e li condusse verso un piccolo porticciolo.
Ognuno di loro prese una piccola barca; una volta sistemati tutti, le barche si mossero da sole, su quello che scoprirono essere un grande lago. Dalla montagna lì sopra si affacciava il castello di Hogwarts. Lily rimase a bocca aperta, pensando di non aver visto niente di più bello. Tantissime torri e torrette sembravano quasi toccare il cielo stellato, mentre il castello era illuminato solo da qualche luce, riflessa poi nell’acqua.
La traversata durò pochissimo; poco dopo si ritrovarono a salire un’ampia scalinata di marmo. Si fermarono nell’atrio, davanti ad una grande porta di quercia. Lì li raggiunse la professoressa McGranitt, una donna alta, magra e dal viso severo che portava una lunga veste verde bottiglia e un cappello intonato.
- Benvenuti. Io sono la professoressa McGranitt. Tra pochi minuti verrete condotti nella Sala Grande e smistati nelle quattro rispettive case di Hogwarts. Serpeverde, Grifondoro, Tassorosso e Corvonero. La vostra casa sarà un po’ come la vostra famiglia. I vostri successi faranno ottenere punteggio positivo alla vostra casa, ogni violazione delle regole, invece, punteggio negativo. Hogwarts sarà come la vostra nuova casa, vi chiedo di averne rispetto.- il linguaggio della donna ed il tono della sua voce non ammetteva repliche. Si voltò e con un colpo di bacchetta spalancò la porta, che dava sulla Sala Grande. Gli studenti rimasero a bocca aperta; quattro tavoli, rappresentanti le quattro case, si snodavano per la sala, mentre un quinto, quello degli insegnanti, era perpendicolare.
Il soffitto, incantato, era illuminato da migliaia di candele che galleggiavano per aria, mentre si poteva vedere una fedele riproduzione del cielo fuori.
Intimoriti, i ragazzini del primo anno fecero il loro ingresso; su uno sgabello, proprio davanti al tavolo dei professori, c’era un cappello tutto rattoppato e liso.
- Non appena chiamerò il vostro nome venite qui, infilatevi il cappello in testa. Lui sceglierà per voi una delle quattro case.-
La professoressa cominciò a chiamare in ordine alfabetico i nomi dei ragazzi. Severus prese la mano di Lily, che era sudaticcia per l’emozione.
- Spero che finiremo entrambi a Serpeverde.- sussurrò lui, mentre lei sorrideva cercando di smorzare la tensione.
- Evans, Lily!-
La ragazzina rivolse un ultimo sorriso a Severus, prima di avvicinarsi allo sgabello. Si sedette, mettendosi in testa il cappello.
Improvvisamente, sentì una voce, vicino al suo orecchio.
- Bella testa. Coraggio, fegato, lealtà. Non c’è dubbio, sei perfetta per GRIFONDORO!- l’annunciò fu subito seguito da applausi provenienti dal tavolo sulla sinistra. Lily sorrise, mentre si avviava verso i suoi nuovi compagni, e si voltò verso Severus.
Sembrava deluso, ma le sorrise comunque.
Dieci minuti dopo, dopo che Sirius Black e James Potter furono anche loro smistati a Grifondoro, fu il momento di Severus.
- Piton, Severus.-
Il ragazzo era uno dei pochi rimasti ancora in piedi; si avviò tremando verso lo sgabello, sentendosi osservato da tutti; era una sensazione che odiava, ma tuttavia cercò di non pensarci. Di lì a qualche secondo, sarebbe finito tutto. Cercò per un attimo con lo sguardo Lily, ma la vide impegnata in una fitta conversazione con una Grifondoro, quindi chiuse le mani in due pugni e serrò le mascelle.
Il cappello impiegò di più per decidere quale sarebbe stata la sua casa.
- Sei difficile, eh, ragazzo? Sicuramente, hai un’intelligenza particolare. Ma vedo anche egoismo, e voglia di arrivare. Potresti finire a Corvonero, ma la casa giusta per te è  SERPEVERDE!-
Il tavolo sull’estrema destra scoppiò in un fragoroso applauso mentre Severus depositava il cappello nelle mani della professoressa McGranitt e si andò a sedere vicino a quello che doveva essere il Prefetto della sua nuova casa.
E così, lui e Lily erano in due case diverse, due case che da secoli si odiavano. Doveva immaginarselo, che lei sarebbe andata a Grifondoro. Leale, coraggiosa e babbana di nascita. Anche lui era mezzosangue, ma vantava una stirpe come quella di suo nonno, da generazioni Purosangue. Erano diversi come il giorno e la notte.
Durante la cena, fu Lily ad avvicinarsi a Severus.
- Non mi importa se siamo in case diverse. – disse, guardandolo negli occhi. – Saremo sempre amici. Me lo prometti?-
Questa, Lily, è una promessa che non posso fare.
Come dirle che erano troppo diversi? Che, da bravo Serpeverde, avrebbe dovuto odiarla?
Non glielo disse. Si limitò a prenderle la mano e a sorriderle, per non vederla stare male. Per non abbandonarla come aveva fatto Petunia.
- Si.- mormorò.- Te lo prometto. Saremo amici per sempre.-
 
***
Ed eccomi con il terzo capitolo. Scusate per il ritardo, come avevo già detto nella mia pagina, ho avuto problemi di connessione.. (:
ho lavorato tantissimo al capitolo, e mi lascia soddisfatta. Ho immaginato che Silente fosse già preside e la McGranitt e Hagrid, che andavano a scuola con Voldemort, fossero già presenti a scuola.
Inoltre, è facile credere che Voldemort operasse già a quel tempo.
Mi sono immaginata le storie delle loro famiglie, dato che la Rowling non ci da nessuna notizia e così Potter è un cacciatore di maghi, e Prince è un mago oscuro.
Spero vi piaccia!
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Un bacio.
Ghost.

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Capitolo 4
*** I miss you ***



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4. I Miss You


Don’t waste your time on me
You’re already the voice inside my head.
 
I Miss You – Blink 182
 
Un lampo squarciò il cielo oscuro, occupato dalle pesanti uvole grigie che non abbandonavano il cielo sopra Hogwarts da Halloween; Severus si alzò dalla sua scrivania, lasciando per un attimo da parte la complicata pozione, e si affacciò alla finestra, respirando l’aria pesante tipica dei temporali. Era appena mezzogiorno, ma sembrava già essere tarda sera.
Sussultò per un momento; la ferita che aveva sulla gamba gli faceva troppo male, non essendosi ancora rimarginata del tutto.
Borbottando qualcosa di incomprensibile, chiuse la finestra e tornò a sedersi.
Il temporale gli faceva sempre pensare a Lily; aveva appena lasciato nel pensatoio quei pensieri da una parte allegri, ma dall’altra parte tremendamente angoscianti.
Lily come l’aveva conosciuta ad undici anni, ancora entusiasta della magia, ancora sorridente, ancora viva.
E poi era arrivato quel Potter a metterla in guardia su Severus Piton, il nipote dell’ex Mangiamorte, l’amico di Bellatrix Black e un altro paio di ragazzini dalle famiglie poco raccomandabili.
 
Scosse la testa, cercando di concentrarsi sulla pozione rigenerante, ma tutto quello che gli passava per la testa erano i suoi occhi.
 
Di un verde stupefacente, brillanti e pieni di vita.
 
Gli stessi occhi di Harry Potter.
Strinse talmente forte l’aculeo di porcospino che questo si conficcò nel palmo della sua mano pallida, lasciandogli lanciare un piccolo sbuffo di dolore.
 
Harry Potter, suo figlio, era il ragazzino più arrogante di tutta la scuola. Aveva il carattere di James Potter, con il quale era cresciuto, e di Sirius Black.
Di lui, non aveva preso nulla, nemmeno l’abilità in pozioni.
Avrebbe dovuto amare quel ragazzino, cercare di venirgli incontro, eppure non riusciva a vederlo come suo figlio. Non l’aveva nemmeno visto nascere, Lily era scappata al secondo mese di gravidanza.  Avrebbe dovuto avere cura di lui, proteggerlo, trattarlo nel modo giusto, ma aveva le stesse identiche espressioni di James Potter.
 
E lui odiava James Potter più di quanto non avesse odiato Voldemort.
 
Scosse nuovamente il capo, aggiungendo l’aculeo che gli aveva bucato la pelle nella pozione, che diventò di un verde limpido. Improvvisamente, scoppiò a ridere. Una risata isterica, provocata dalla sorte che sembrava avercela con lui.
- Gli occhi di Potter, la pozione. Tutto sembra ricordarmi te, Lily.-
Era amareggiato, per come era stato trattato in passato, per Lily che aveva scelto James, alla fine, per essere diventato Mangiamorte.
Si strinse convulsamente il braccio sinistro, sapendo che era impossibile che bruciasse; Lui era scomparso da parecchio tempo, ormai.
Eppure, quel marchio bruciava, bruciava eccome, per il dolore che aveva causato, per le scelte che era stato costretto a fare.
 
Per la morte di Lily.
Era colpa sua, se era morta.
Non se lo sarebbe mai perdonato.
 
Un leggero bussare della porta lo riportò alla realtà.
- Avanti.-
La porta si spalancò ed entrò Albus Silente, la lunga veste blu che svolazzava mentre si avvicinava alla cattedra di Severus.
- Sono occupato, Albus.-
- Hai lasciato i tuoi sentimenti pieni di rancore da parte?- per un attimo, lo sguardo di Silente penetrò gli occhi scuri di Severus. – E’ tuo figlio.-
L’uomo deglutì, lasciando cadere il mestolo sul fondo del calderone.
- E’ arrogante, saccente, crede di essere al di sopra delle regole. Non mi importa che sia mio figlio.
 
Ipocrita. Lo tratti così solo perché rivedi lei nei suoi occhi.
 
- Oh, andiamo Severus. Anche tu sei stato arrogante.-
-  Io non mi permettevo di girare tronfio per la  scuola come se fossi il padrone del mondo.- rispose lui, apparentemente tranquillo.
La calma faceva parte del suo essere, non si era mai infuriato più di tanto. Era cinico, a volte anche bastardo, ma non avrebbe mai fatto una sfuriata.
- Dagli una possibilità, Severus!-
L’uomo si alzò in piedi, infilandosi la bacchetta nel lungo mantello nero che non lo separava mai, ed avvicinandosi alla finestra. In lontananza,un lampo illuminò il cielo, che passò per un istante da grigio scuro a violetto.
- Credi che non ci abbia provato?- la sua voce era calma, ma un tono più bassa. Qualcosa si era spezzato dentro di lui. – Credi davvero che non abbia voluto conoscere mio figlio? Ci rivedo lei, in quello che fa. E tutte le volte, ripenso alla sua scelta di sposare Potter.-
 
E mi viene da vomitare ogni volta.
 
- Non puoi odiare Lily per averti allontanato.-
- Odiarla?- Severus si voltò; i suoi penetranti occhi neri sfidarono quelli azzurri di Albus, il cui sguardo si era fatto grave. – Pensi davvero che potrei mai odiarla, Albus?-
- Non devi odiare nemmeno te stesso.-
Severus alzò le spalle.
- Non voglio parlare d’amore, Albus. Non sono più il ragazzino di tanti anni  fa.-
Il Preside non disse nulla. Si limitò ad osservarlo, ad osservare i suoi occhi tristi, poi si alzò, e senza dire nulla, aprì la porta .
- Non sono riuscito ad andare avanti, Albus. Non credo che riuscirò mai ad amare Potter.-
Silente richiuse la porta, e si avvicinò a lui, mettendogli una mano sulla spalla.
- Il tuo compito è far si che ti odi, che si senta minacciato da te. –
- Prima o poi mi spiegherai che cosa hai in mente; non voglio sottostare alle tue regole senza sapere che cosa c’è in gioco.-
- A tempo debito, Severus.-
Il preside gli colpì la spalla dolcemente, e uscì dalla stanza.
Severus lasciò andare la fronte contro il vetro freddo della finestra. Era un pazzo, più pazzo di Silente, perché lo assecondava nei suoi piani assurdi; era una pedina, lo sapeva già. Quanto tempo avrebbe dovuto aspettare prima che l’abile giocatore lo sacrificasse per fare scacco matto?
 
***
 
Harry Potter odiava Pozioni. Era la materia che gli piaceva di meno, e con il professore più sgradevole di tutti. Fin dal primo giorno, aveva avuto la sensazione di non piacere per niente a Severus Piton, che continuava a rimproverarlo e a togliere punti alla sua casa senza che ci fosse realmente un motivo.
Era arrivato anche a pensare che fosse un”amico di Voldemort”, come definiva i suoi seguaci nella sua testa. Hermione e Ron avevano riso alle sue congetture, ma quando aveva visto la gamba maciullata del professore, certamente danno di Fuffi, il cane a tre teste, non aveva avuto alcun dubbio.
Piton voleva rubare quello che il cane nascondeva.
La lezione di Pozioni del pomeriggio fu ancora più spiacevole del solito; sbagliò la pozione Scordarella, che invece di diventare di un rosso limpido, si era rappresa nel suo calderone e sembrava mousse di fragola.
- Potter, abbiamo un altro brutto voto.-
Il professore infilò il suo naso lungo dentro il calderone, sorridendo cinicamente e prendendo appunti sul suo taccuino. – Se continui così rischierai di farci saltare in aria.-
Silenzio. Le risatine dei Serpeverde arrivarono alle orecchie di Harry, che si teneva aggrappato al banco per evitare di rispondere alle provocazioni.
- Dove hai sbagliato, Potter?-
Harry deglutì, lanciando un’occhiata ad Hermione.
Dove diavolo aveva sbagliato?
- Non… non lo so, signore.- incrinò le labbra in un gesto inconsapevole. La classe piombò nel silenzio.
 
A Severus non era sfuggito quel movimento di labbra; senza averla richiesta, sentì una strana sensazione alla bocca dello stomaco. Quel gesto era il suo particolare, quando era nervoso e non sapeva rispondere. Quanto lo aveva preso in giro Lily per quel gesto innato in lui.
 
Quel gesto era la prova inconfutabile che Harry Potter era suo figlio.
 
Deglutì, perché doveva trattare con noncuranza quel ragazzino che invece avrebbe voluto abbracciare, nonostante non lo sopportasse per la sua arroganza.
Perché per quanto strana fosse la cosa, per quanto terribile potesse essere l’idea, quel ragazzino arrogante era davvero suo figlio.
Un figlio che non sapeva di avere un padre vivo, che in quel momento soffriva per non poter dire la verità. Un figlio che non sapeva quanto il padre l’avesse cercato, e quanto avesse amato sua madre.
 
Harry Potter tutte queste cose non le avrebbe mai sapute.
 
- Tu, signor Potter, sei un ragazzino arrogante che crede di essere un dio solo perché sai cavalcare un manico di scopa.;chi sei tu, per non leggere le istruzioni che ho dato? Ti reputi al di sopra delle leggi, regole che vigono nel mondo magico? Perché, mio caro Potter, le istruzioni vanno seguite. Ora, da quello che immagino, ti sei dimenticato accidentalmente di inserire la radice di asfodelo in polvere, ed ecco il risultato. Dieci punti in meno a Grifondoro!-
Harry aprì la bocca per ribattere, ma Hermione gli diede un calcio sotto il tavolo da lavoro, e lui rimase a guardare Piton voltarsi e tornare alla cattedra.
Uscì più arrabbiato che mai; per quale motivo il professore ce l’aveva tanto con lui? Non aveva fatto nulla di male, semplicemente non era portato per Pozioni; tutti, a parte Hermione Granger, erano deboli in qualcosa.
Tirò un calcio al muro, facendosi parecchio male; zoppicando si avviò su per la scala che portava alla Sala Grande, con un peso nel cuore che non sapeva spiegarsi.
 
Per qualche, strano motivo, a lui dispiaceva che Piton lo odiasse così tanto.
 
****
 
Faceva già freddo a Godric’s Hollow.
Severus si incamminò deciso per la fila di tombe del piccolo cimitero cittadino. Una miriade di nomi sconosciuti, solo uno che importasse davvero.
Raggiunse la tomba di Lily in poco tempo; ci andava tutte le settimane, e le parlava per ore. Era malato, lo sapeva benissimo, perché come poteva ancora amare una donna morta da dieci anni? Come poteva il suo cuore battere ancora quando riguardava le loro vecchie foto?
Si sedette su una pietra liscia di fianco alla sua tomba, e vi pose dei fiori. Gigli bianchi, i suoi preferiti. Aveva cercato di smettere di andare a trovarla, ma si era sentito malissimo al pensiero di non poter parlare con lei.
 
Severus era ancora attaccato al passato, e lo sarebbe stato per sempre.
 
- Tuo figlio… nostro figlio, è peggio di quanto mi aspettassi.- non si sentiva ridicolo a parlare da solo; sapeva, credeva fermamente, che lei lo potesse ascoltare. Avrebbe solamente voluto sentire il suo abbraccio caldo in quel momento.
- Non ha il tuo talento in Pozioni, il mio in Incantesimi. Sembra che abbia sviluppato interesse solo per il Quidditch.-  il tono della sua voce si fece più roco; a lui il quidditch nemmeno piaceva. – Ha il carattere di Potter.-
Si fermò un attimo a guardare la tomba di Potter, il suo nemico di sempre. Non era gratificante saperlo sotto terra, nonostante fosse stato arrogante e spocchioso con lui, e l’avesse davvero trattato male, a scuola.
Tornò a guardare la foto di Lily; era bella, sorridente, i capelli rossi finemente acconciati in una coda. Quel sorriso gli mancava più di ogni altra cosa.
Si inginocchiò accanto alla tomba, portandosi una mano sugli occhi.
- Mi manchi, Lily, mi manchi ogni giorno di più- la sua voce si era spezzata per un attimo. – Non so come fare, vorrei uno dei tuoi consigli. Silente non mi permette di dire ad Harry la verità.-
Si aspettava quasi di sentirla parlare, ma intorno a lui ci fu silenzio. L’unica cosa che si sentiva era il frusciare del vento tra i rami ormai completamente privi di foglie.
Severus si alzò, accarezzando la lapide di marmo e soffermandosi sulla sua foto.
 
Ti amo ancora, dopo dieci anni, Lily. Per me non sei mai andata via.
 
****
 
Severus era tornato in tempo per vedere la prima partita a Quidditch di Harry. Si era seduto di fianco alla professoressa McGranitt, con la sua sciarpa Serpeverde al collo, e l’aveva visto decollare.
Era rimasto senza parole. Anche uno poco esperto del gioco non poteva negare la bravura di Harry Potter nel volare. Sembrava quasi come se tutto fosse annullato, là sopra. Harry sembrava un ragazzo normale, come tutti gli altri, senza problemi, senza pensieri.
Vederlo giocare era bello, era divertente.
 
Severus si sentì orgoglioso do suo figlio, in quel momento, e avrebbe voluto avere l’opportunità di dirglielo.
 
Poi, accadde.
La scopa di Harry perse il controllo, e lui finì quasi giù dalla scopa.. Severus sentì una presenza malvagia in tribuna, e fece l’unica cosa giusta da fare. Cominciò a recitare le parole di un controincantesimo, per evitare che Harry cadesse dalla scopa.
Il ragazzo era ormai appeso ad un filo; si teneva con entrambe le mani alla sua scopa, mentre penzolava appeso come un salame.
 
Ti prego, fa che non cada.
 
Il controincantesimo  di Severus stava funzionando: la scopa non si muoveva più, ora stava ad Harry tornare in sella. In quel preciso istante, sentì un calore diffondersi dalla base del suo mantello, e, guardando in basso, si accorse di avere il mantello incendiato.
- Aguamenti.- mormorò, e il fuoco si spense.
Quando tornò a guardare, Harry era risalito in sella e stava inseguendo il Boccino. Poco dopo, lo videro mettersi le mani sullo stomaco. Sembrava stesse per vomitare.
Invece, con grande sorpresa di tutti, il Boccino spuntò fuori dalla sua bocca e lo stadio esplose in un coro di una voce sola.
Harry aveva fatto vincere il Grifondoro.
Severus sputò per terra, facendo finta di essere amareggiato per la sconfitta di Serpeverde; la McGranitt lo guardò con un sorrisetto superiore, ma non disse nulla.
Scese dalle tribune quando ormai era buio e tutti erano ormai tornati nei loro rispettivi dormitori. Sulla strada per il castello, incontrò Harry, che camminava da solo con la sua Nimbus 2000 in mano.
- Complimenti, Potter.- Severus si trovava a pochi centimetri da Harry, e avrebbe desiderato abbracciarlo. In fondo, era suo figlio, ed il moto di orgoglio che aveva provato guardandolo volare in quel modo era indescrivibile. – Hai volato bene.-
Harry arrossì, ed abbassò il capo.
- Grazie.- sussurrò appena.
- Vorrei dirti che tuo padre sarebbe orgoglioso di te, ma lui non sarebbe stato orgoglioso.- aggiunse Severus, con la voce acida, che era solito usare con Harry.
Voltò le spalle al ragazzo e si incamminò per la collina, lasciandolo solo. Sospirò, mentre si stringeva nel mantello per ripararsi dal freddo.  Era difficile mentire così.
 
È una bugia, Harry. Tuo padre è orgoglioso di te.
 
****
Ed ecco il mio esperimento, come avevo annunciato sulla pagina FB. Come vedete, questo capitolo è ambientato nel “presente” di Harry Potter e la Pietra Filosofale; la mia idea è quella di spaziare dal passato al presente, amalgamando insieme le due storie.
Spero vi piaccia.. J
Torniamo alla storia, ora.  Mi piace come sto sviluppando Severus, e non lo credevo possibile. È un uomo orgoglioso, ma ha anche dei sentimenti forti per Lily e anche per suo figlio, anche se come carattere assomiglia a James, in realtà scopriremo che ha molto in comune con Sev. Piano piano i piani di Silente saranno chiari, non preoccupatevi; per ora prendete per buono quello che c’è scritto.
Mi è sempre piaciuto pensare che Severus andasse a trovare Lily per parlare con lei; è un amore talmente devastante che lui va sulla sua tomba pur di sentirla vicino.
Per quanto riguarda i complimenti ad Harry, ci sono, è vero, ma sono velati dal finto cinismo di Severus.
Vi ricordo la mia pagina Fb, basta cliccare qui.
Un bacio.
Ghost.

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Capitolo 5
*** Tutta la differenza del mondo ***



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5. Tutta la differenza del mondo.

Severus aprì la porta con una rabbia inaudita, e si tolse il mantello nero, sfumato di bianco sulle spalle e sull’orlo, e lo gettò di lato con noncuranza. Si sedette sulla sua poltrona, l’unico elemento di decoro, oltre al letto ed alla scrivania, in quella stanza. Agitò la bacchetta, e dopo un breve attimo, un bicchiere di cristallo fluttuò davanti a lui, ricolmo fino all’orlo di una bevanda ambrata, che lui prese tra le mani ossute e svuotò in un sorso.
Chiuse gli occhi, lasciandosi cadere sulla poltrona; gli faceva male la testa, ed era arrabbiato.
 
Era arrabbiato con Silente perché sembrava non accorgersi di quello che accadeva in quella scuola. Era arrabbiato con se stesso perché era stato poco duro nei confronti di Raptor.
 
Da qualche giorno, si comportava in modo strano, più strano del solito. Girava furtivo, spaventato da tutto e da tutti. Severus non ci aveva dato molta importanza, fino al giorno prima di Halloween. Si trovava di passaggio davanti alla sala insegnanti, quando l’aveva sentito parlare da solo. O meglio, con qualcuno che non c’era.
 
- Ucciderò il ragazzo, mio signore, e lo farò solo per voi.-
 
Mio Signore.
Era il modo in cui i Mangiamorte chiamavano Voldemort quando era potente; era il modo in cui anche lui aveva chiamato Voldemort, per diverso tempo. Era così che l’aveva chiamato, quando lo aveva informato della profezia.
 
- Mio Signore, un bambino nato alla fine di Luglio da due genitori che per tre volte vi hanno sfidato è colui che vi contrasterà, il vostro più grande nemico.-
 
Aprì gli occhi, e mosse nuovamente la bacchetta, riempiendo il bicchiere per la seconda volta e svuotandolo con la stessa velocità di poco prima.
Si sentiva svuotato come quel bicchiere: svuotato da tutte le emozioni, e riempito d’odio. L’odio per Raptor, perché voleva uccidere suo figlio, l’odio per se stesso, per aver detto di quella profezia al Signore Oscuro, l’odio per Voldemort, che gli aveva portato via tutto quello che aveva di più caro.
Ma, soprattutto, odio verso Silente.
Il Preside l’aveva ignorato, quando era corso da lui per riferire quello che aveva sentito, il modo in cui Raptor adulava il suo signore. Ma Silente era rimasto impassibile, i suoi occhi azzurri così penetranti sembravano rilassati, e aveva addirittura sorriso.
 
- Il professor Raptor non ci darà alcun fastidio, Severus.- aveva detto con la sua voce pacata, invitandolo a sedersi con un gesto della mano.
- Stai scherzando, Albus? Io l’ho sentito! Parlava con… Tu Sai Chi.- ora pronunciare quel nome lo terrorizzava e lo schifava al tempo stesso.
- Non credo, ma anche se fosse, Severus, non sono cose che devono interessarti.-
- Non devono interessarmi? È mio figlio, Albus!- le mani tremavano, mentre stringeva quei braccioli di pelle. Desiderava strappare quella pelle costosa con le sue mani.
- Harry deve imparare ad affrontare Voldemort da solo, Severus. Lui l’ha disegnato come suo nemico, ed è l’unico che può davvero sconfiggerlo, e tu lo sai.-
La voce di Silente si era alzata di un tono, ma gli occhi continuavano ad essere calmi e rilassati. Severus aveva avuto l’impulso di prenderlo a schiaffi.
Si era alzato, lentamente, e senza dire una parola si era diretto alla porta.
- Severus?-
Non si era girato, limitandosi a fermarsi per un attimo, la mano sulla maniglia.
- Arriverà il giorno in cui potrai abbracciarlo.-
 
Voldemort.
Era cominciato tutto da lui, per causa sua. Lily l’aveva lasciato per causa sua, Lily era morta per causa sua, ed ora Harry rischiava la vita per causa sua.
Si passò una mano sugli occhi; si sentiva infinitamente vecchio, e stanco. Il ruolo di odioso professore di Pozioni lo logorava, ma non poteva farci nulla. Quella era la sua natura; l’allegria e spensieratezza che aveva provato i primi mesi ad Hogwarts si erano affievolite, lasciando spazio alla freddezza e al cinismo.
Ed era tutta colpa di Voldemort.
 
E anche di Potter, quel maledetto.
 
Si alzò in piedi, e barcollò per un momento. Aggrappandosi alla scrivania, mosse la bacchetta con la mano destra, mormorando qualcosa tra le labbra sottili. Un bacile di pietra fuoriuscì dalla vetrina dietro la scrivania, mentre Severus estraeva un pensiero argenteo dalla sua testa.  Lo depositò dentro il Pensatoio, e in un attimo sulla superficie liscia, che costituiva il flusso dei suoi pensieri, si formò il volto della donna che amava da svariati anni.
Lily lo guardava con i suoi occhi verdi, ed un sorriso bellissimo. Era il ricordo di lei ad undici anni, quando ancora entrambi non sapevano nulla della vita, ma sapevano solo di volerla vivere insieme.
Stanco come non mai, Severus cercò in tutti i modi di ignorare il volto della sua Lily che usciva dal bacile di pietra, ma quel sorriso era troppo.
 
I ricordi fanno male,questo lo sapeva.
Ma non c’era nulla di male nel rivedere la sua Lily, almeno nei ricordi.
 
Si avvicinò alla superficie luminosa, sorridendo per la prima volta dopo anni. Appoggiò il naso sui ricordi vorticanti ed improvvisamente si ritrovò a roteare dentro la sua mente.
 
***
 
Era il giorno di Natale, anzi, la notte di Natale per essere precisi. I corridoi erano bui e silenziosi, mentre la neve scendeva sul castello e sulle colline che lo circondavano. Il Lago Nero era una lastra unica di ghiaccio, e gli alberi erano pieni di neve soffice e candida.
In quella notte così calma e serena, improvvisamente scoppiò un rumore improvviso.
Due ragazzini in pigiama correvano su per una delle scale principali del castello, senza guardarsi indietro. I capelli rossi della ragazzina ondeggiavano, mentre la sua mano era stretta in quella del ragazzino troppo magro per il suo pigiama.
 
I tre mesi più belli della mia vita.
 
Si buttarono di lato, mentre il rumore aumentava e si avvicinava a loro, ed entrarono in una delle aule vuote alla loro destra.
- Alohomora.-
Severus si appoggiò lentamente alla porta di legno, e rimase per qualche secondo in ascolto. Il rumore che li aveva inseguiti passò oltre. Scuotendo la testa, si appoggiò alla porta e scivolò sul pavimento, poi aprì gli occhi scuri.
Lily era li che lo guardava, con quegli occhi verdi illuminati, e il viso rosso per la corsa.
Scoppiarono entrambi a ridere, nello stesso istante.
- Non posso crederci che l’abbiamo fatto!- sussurrò lei, mentre cercava di dare un freno alle risate.
- Pix se lo meritava.-
- Lo so, lo so! Idea geniale, spedirgli le cacche di gufo!-
Erano passati tre mesi dal loro primo giorno ad Hogwarts; erano stati i tre mesi più belli della vita di entrambi. Nonostante fosse Serpeverde, Severus passava ogni minuto libero con Lily: a scuola li chiamavano scherzo della natura, per il loro frequentarsi così assiduamente.  Eppure, a loro sembrava non interessare nulla. Severus era sempre stato solo, e nella sua sala comune non era di certo popolare, ma era felice finchè Lily avesse deciso di rimanere al suo fianco.
 
E poi era Natale.
 
- E’ Natale.- sussurrò Severus, mentre si alzava e si avvicinava a Lily. – Il primo Natale insieme.-
- Si.- rispose lei. – E’ sempre stata la mia festa preferita.-
- Io non ho soldi, lo sai, Lily. Ma ci tengo a farti un regalo.- continuò il ragazzino, prendendole la mano.
- Non è necessario.-
- Si invece.-
Agitò per un attimo la bacchetta, e fiocchi di neve finta cominciarono a vorticare in mezzo alla stanza; non c’era freddo, ma la neve era ugualmente bellissima e Lily la osservò incantata, mentre sulla mano si Severus compariva un giglio.
- E’… Bellissimo. Ma dove l’hai imparato?-
- L’ho sgraffignato a Vitious, ho sentito che voleva incantare la Sprite!-
Scoppiarono entrambi a ridere, mentre Lily si sistemava il giglio tra i capelli rossi e Severus le porgeva la mano pallida.
- Vuoi ballare con me?-
- Ma certo!-
Si ritrovarono a volteggiare in mezzo alla neve finta, senza musica, guardandosi teneramente negli occhi, con l’innocenza di due ragazzini di undici anni. Non avevano ancora conosciuto il male vero, ed erano semplicemente felici di essere un appiglio l’una per l’altro.
 
Ancora una volta, Severus si ritrovò a pensare all’amore, e a Lily.
 
Mentre volteggiavano sotto quella coltre di neve, Severus si sentì completo, appagato, si sentì felice; quella felicità che per anni aveva cercato, senza mai trovare, era rinchiusa in una piccola ragazza dai capelli rossi e l’allegria contagiosa.
 
Tutto quello che voleva era lì con lui, a danzare sotto un incantesimo.
 
Lily si appoggiò alla sua spalla; Severus era stato un amico prezioso, che aveva reso ancora più speciale l’ingresso ad Hogwarts. Era felice, come non lo era mai stata.
La sua famiglia non le aveva mai fatto mancare nulla, ma quella era una cosa diversa. Severus era davvero la sua felicità.
 
- Buon Natale, Lily.-
- Buon Natale, Severus.-
 
La mattina di Natale, i due ragazzi si svegliarono stanchi ma felici. Severus non aveva ricevuto nulla come regalo, ma poco gli importava. Non era mai stato meglio come da quando era lontano da Londra e dalla sua famiglia.
Si vestì allegramente, pronto a festeggiare il Natale con un prelibato banchetto; non si stupì di trovare la sua sala Comune deserta. Il Prefetto dei Serpeverde aveva spiegato loro che Salazaar Serpeverde non credeva nel Natale, e che, come tradizione, nessuno festeggiava in sala comune.
Oltrepassò una ragazzina bionda che chiacchierava con due ragazzi corpulenti, ed uscì dalla sala comune.
I corridoi erano deserti; solitamente nessuno arrivava nel sotterraneo, se non per le lezioni di Pozioni. C’era molto freddo, così freddo che quasi penetrava nelle ossa nonostante i due maglioni che Severus aveva indossato quella mattina.
Stava ancora pensando alla serata precedente quando fu fermato da una voce antipatica.
- Hey, Mocciosus.-
Severus si fermò immediatamente. Dall’altra parte del corridoio stavano arrivando, in formazione compatta, James Potter e Sirius Black, con un sorriso antipatico sulla faccia.
Il ragazzo li oltrepassò, ignorandoli, ma James lo prese per un braccio.
- Sto dicendo a te.-
- Che vuoi, Potter?-
Il ragazzo scoppiò a ridere, mentre strattonava il braccio ossuto di Severus. Sirius gli putò la bacchetta contro.
- Tutto solo, Mocciosus? Dov’è Evans?-
James fece un verso strano, poi tornò a rivolgersi a lui.
- Stavamo cercando proprio te.-
Quei due ragazzini lo tormentavano dal primo giorno di scuola; i professori avevano tolto a tutti e tre svariati punti per tutti gli incantesimi che si lanciavano durante la giornata.
James credeva di essere il migliore in tutto, e Sirius non era da meno. Sarebbero stati benissimo a Serpeverde, per quanto ne poteva sapere. La loro specialità era dare fastidio agli individui più deboli, ocodardi, come li chiamavano loro, e Severus era tra quelli.
- Smettetela, altrimenti…-
- Altrimenti cosa, Piton? Corri tra le braccia del nonno amico di Voldemort?-
Sirius scoppiò a ridere; la sua risata assomigliava al latrato di un cane.
- Non azzardarti!- Severus tirò fuori la sua bacchetta magica, ma James fu più veloce. Con un incantesimo fece comparire una tazza da bagno, che rovesciò il suo contenuto sulla testa di Severus.
Sirius rise più forte, la sua voce che rimbombava per tutto il sotterraneo.
- Sei nel tuo elemento, Mocciosus.-
Severus lasciò cadere la bacchetta di mano; si sentiva umiliato come non mai. Sentì le lacrime salirgli agli occhi ma le ricacciò indietro. James Potter e Sirius Black erano davvero due ragazzini dei peggiori in circolazione. Si erano accaniti su di lui, e non avevano intenzione di smetterla. Le loro risate rimbombarono nelle sue orecchie, talmente forte da desiderare per un attimo di sparire.
 
Maledetti.
 
- Adesso BASTA!-
Severus non aveva il coraggio di voltarsi; vide una ragazza passare accanto a lui, la stessa ragazza che c’era poco prima in sala comune, e fermarsi davanti a James e Sirius con le braccia incrociate.
- Vi credete furbi, sporchi Grifondoro, amici dei Mezzosangue?-
- Hey, piccola sudicia Serpeverde, non ti azzardare mai più a chiamarci in quel modo.-
La ragazza tirò fuori la bacchetta, puntandola contro il naso di James.
- Non mi costringere, Potter. Tornatene da dove sei venuto.-
Il ragazzo allungò una mano verso la tasca, dove qualche minuto prima aveva riposto la bacchetta, ma a metà strada sembrò cambiare idea. Si voltò verso Sirius, e gli fece un cenno con la testa.
- Sei fortunato, Mocciosus. Ma la prima volta che ti incontro da solo…-
- Via di qui!-
I due ragazzi scoppiarono a ridere, poi voltarono loro le spalle e se ne andarono da dove erano venuti.
La ragazzina bionda tese una mano a Severus, sorridendo allegramente. Sembrava non avere paura di lui, e sembrava essere davvero interessata a lui.
- Vieni.-
 
Il bagno di Mirtilla Malcontenta era deserto come sempre; la ragazza bionda aveva appoggiato la testa di Severus nell’unico lavandino rimasto in funzione e gli stava sciacquando i capelli neri.
- Chi sei? Perché ti stai prendendo cura di me?-
Lei sorrise, per l’ennesima volta, forse.
- Sono Audrey Greengrass, secondo anno. E mi prendo cura di te perché non sopporto i Grifondoro che fanno gli spacconi. Potter, poi, è insopportabile.-
Severus chiuse gli occhi. Il tocco delle mani della ragazza lo stavano rilassando. Lei non lo aveva giudicato per quello che aveva visto.
Era come Lily.
 
Chissà dov’era Lily.
 
- Grazie.- disse in un sussurro.
L’acqua smise di scorrere, mentre Audrey si posizionò davanti a lui.
- Devi cominciare a difenderti, Severus.- era seria, sembrava preoccupata. – Questi Grifondoro sono pericolosi. Unisciti al mio gruppo.-
- Hai un gruppo?-
- Si, con Avery, Nott e Rockwood, sai, sono figli di pezzi grossi. Insieme, domineremo la scuola. E domineremo sui Mezzosangue.-
- Ma io non ce l’ho con i Mezzosangue.-
 
Anche io sono un Mezzosangue, avrebbe voluto dire.
 
- E invece devi avercela, mio caro.- si sedette sul pavimento,agitando la bacchetta per asciugargli i capelli. – Sono loro l’inizio di tutto il male, ricordalo. Sono loro che i Grifondoro continuano a difendere.-
Lo sguardo di Audrey sembrava pericoloso, ma Severus ne era totalmente affascinato. Era vero, era colpa dei Babbani se lui si era ritrovato in quella casa sporca, puzzolente e marcia. Lui era Mezzosangue, ma non ne andava fiero.
 
La tua migliore amica è Mezzosangue.
Lily non c’entra niente con questa storia.
 
In quel momento, la porta del bagno si spalancò, ed entrò una Lily molto agitata, con i capelli arruffati ed il viso tirato e preoccupato.
- Severus, stai bene?-
Il ragazzo si alzò, ed andò da lei.
- Sto bene, James e Sirius mi hanno tirato addosso una tazza da notte.-
- Che shifosi!-
Lily gli prese la mano, sorridendo.
- Sono felice che tu stia bene.-
- E tu dov’eri, piccola sudicia Mezzosangue?- Audrey si era alzata ed aveva raggiunto i ragazzi. – Dov’eri quando quello che consideri il tuo migliore amico è stato attaccato?-
- Sta’ zitta, Greengrass, oca senza cervello!-
Le due ragazze si guardarono con aria di sfida per un po’, poi Audrey si voltò verso Severus.
- La mia offerta è sempre valida, Piton. Sai dove trovarmi.-
Uscì dal bagno, lasciandoli soli.
Severus guardò Lily per un attimo.
 
È una Mezzosangue, che differenza  c’è tra lei e gli altri?
 
- Sono felice che tu stia bene. Ho urlato contro James, sai?-
Quando sentì la mano di Lily sulla sua, così morbida e calma, Severus si rese conto di una cosa.
 
Lei ti vuole bene, davvero.
 
E scoprì, che tra lei e gli altri c’era tutta la differenza del mondo.
 
****
 
Ed eccoci qui con il nuovo capitolo! Jvolevo ringraziare tutti coloro che mi seguono con affetto! Significa molto per me.
È un capitolo molto particolare, come vedete, ed è diviso in due. Nella prima parte troviamo un Severus adulto, sopraffatto dai sensi di colpa. Ho immaginato che lui sapesse per chi lavorava Raptor, come ho immaginato che Silente volesse lasciar combattere Voldemort ad Harry, per prepararlo a quello che lo aspetta.
Nella seconda parte abbiamo un Severus undicenne ad Hogwarts, con Lily. È risaputo che James fosse così antipatico, ed ecco da dove nasce lo scherzetto a Severus.
Compare anche Audrey Greengrass, una figura che mi sono inventata io; sarà lei che porterà Severus al lato oscuro, pian piano.
Bene, ecco qui!
Spero vi piaccia!
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Un bacio,
Ghost.

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Capitolo 6
*** Un buon padre ***



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6 - Un buon padre


Il silenzio che regnava nell’aula del sotterraneo era quasi irritante; Harry cercava in tutti i modi di concentrarsi, strizzando gli occhi per leggere le istruzioni che il professore di Pozioni aveva fatto apparire con la bacchetta sulla lavagna; gli occhiali erano appannati per il calore sprigionato dai calderoni e per il caldo che la primavera aveva portato con se.
Mordendosi il labbro inferiore, lasciò scivolare qualche goccia di essenza di Purvincolo nella sua pozione; le gocce che caddero, furono quattro invece di tre. Il disastro fu inevitabile. La pozione, che doveva diventare verde brillante, fece un buffo rumore e si rapprese, diventando grande come una cacca di coniglio, e sprigionando fumo nero.
Il professor Piton arrivò in mezzo secondo davanti a lui, come se fosse stato inevitabilmente attratto dal suono del suo disastro.
- Potter, ancora una volta hai combinato un pasticcio.- i suoi occhi neri erano privi di calore, e lo squadravano con cattiveria e rabbia.
 
Come se lui gli avesse fatto qualcosa di male.
 
Non appena gli occhi verdi di Harry si scontrarono con quelli del professore, Piton distolse lo sguardo. Non riusciva nemmeno a guardarlo in faccia, da quanto lo odiava.
- Zero, Potter.- la sua voce non lasciò nulla all’immaginazione; con un colpo secco di bacchetta la pozione scomparve e ad Harry non rimase altro da fare se non mettere in ordine gli ingredienti ed il calderone.
Si lasciò cadere sulla sedia, sfinito.
- Ce l’ha con me, è evidente.-
- Andiamo, Harry, è un professore, dovrebbe essere imparziale.-
Hermione stava sudando abbondantemente, mentre la sua pozione ribolliva lenta nel calderone. La faceva facile, lei. Era la più brava di tutti.Sorrise, quando la pozione passò da verde brillante a verde acido.
- Secondo me Harry ha ragione, Hermione. Guarda la sua faccia.-
Harry si voltò verso il professore, cercando di non farsi vedere. Aveva l’aria stanca, si notava dalle occhiaie violacee che circondavano i suoi occhi scuri. Sul viso aveva stampata un’espressione di puro disgusto, sembrava furioso. Probabilmente, detestava gli studenti poco portati per Pozioni come Harry. Piton incuteva terrore, soprattutto con quell’aria arcigna e quel sorriso sprezzante che rivolgeva solo a lui.
In quel momento, Draco Malfoy alzò la mano. Piton sollevò lo sguardo dal pavimento e fece cenno al ragazzino di parlare.
- Signore? Lei è davvero il professore più in gamba che abbiamo.-
 
Ma guarda che lecchino.
 
- Grazie Draco.- Piton sorrise, tranquillo.
Harry sentì la rabbia salire da dentro; voleva esplodere, dire a Piton tutto quello che pensava di lui, ma temeva di essere punito a vita. Non sapeva il perché di quel fastidio; non sopportava che Malfoy facesse il lecchino con il professore, era una cosa più forte di lui. Dentro di se, in fondo, aveva sempre desiderato che Piton non lo odiasse. Non perché volesse tutte le attenzioni su di se – avrebbe volentieri cancellato quella cicatrice dal proprio volto – ma perché sentiva una specia di connessione con Piton.
Scosse la testa, incredulo. In fondo a lui, che importava di Piton e Malfoy?
 
Per quanto mi riguarda, possono andare al diavolo entrambi.
 
****
 
Severus osservava Draco, apparentemente tranquillo. Aveva appena sgridato Harry, di nuovo. Quel ragazzino era una causa persa; sembrava impossibile che fosse figlio di Lily e suo, perché non possedeva nemmeno un briciolo di talento di entrambi. I geni avevano sicuramente fatto uno scherzo di cattivo gusto. Eppure, ogni volta che Harry alzava gli occhi, quegli occhi verdi così uguali ai suoi, lui doveva necessariamente distogliere lo sguardo, altrimenti non ce l’avrebbe maifatta.
 
Harry aveva la stessa faccia tosta di Lily.
 
- Mio padre desidera vederla, comunque. Con effetto immediato.-
La voce di Draco si alzò di un tono; Severus desiderava prenderlo a schiaffi, ma gli ordini di Silente erano stati precisi – Mantieni un contatto con i vecchi Mangiamorte. Fa credere loro di essere ancora fedele a Voldemort.
Deglutì, pronto a recitare la sua parte; d’altronde era la cosa che sapeva fare meglio.
- Sarò lieto di incontrare tuo padre dopo la lezione.-
Draco sorrise, compiaciuto; probabilmente l’amicizia tra il professore e suo padre aumentava le sue possibilità di riuscita in Pozioni.
La campanella suonò in quel preciso istante. Severus si avvicinò alla cattedra e con un veloce colpo di bacchetta scrisse i compiti per la lezione successiva.
- Potter, tu dovrai portare il tema più lungo di trenta centimetri.- concluse, evitando accuratamente di guardare Harry, che non rispose, ma si limitò ad uscire dall’aula in silenzio.
Severus prese il suo mantello da viaggio, nonostante fuori la temperatura fosse gradevole, e se lo infilò; poco dopo, prese una manciata di Metropolvere, e la lanciò nel camino dell’aula.
- Malfoy Manor.- sussurrò, e scomparve tra le fiamme verdi.
 
Il salone dei Malfoy era grande tre volte la sua umile e modesta casa; tutte le volte che entrava in quel castello aveva i brividi. Gli orrori che si erano consumati tra quelle mura erano troppi, e lui li aveva visti uno per uno.
 
Perché quello era il prezzo da pagare per essere un Mangiamorte.
La sofferenza.
 
Lucius Malfoy se ne stava seduto su una poltrona, che di poltrona aveva poco, assomigliava molto di più ad un trono, con le gambe accavallate ed un bicchiere di vino in mano. Non appena vide Severus, sorrise ed aprì le braccia in segno di saluto.
- Severus, mio caro amico.- con una mano fece il gesto di accomodarsi. – Sei stato veloce.-
-Draco mi ha riferito che volevi vedermi, Lucius.-
L’uomo agitò la bacchetta ed un elfo domestico uscì da una porta sul retro della sala con in mano un bicchiere di cristallo colmo fino all’orlo. Fece un inchino goffo e consegnò il bicchiere a Severus.
- In effetti, è così.- bevve un lungo sorso di vino e sorrise. – Ho dei grandi piani, per quanto riguarda il Signore Oscuro.-
Severus bevve il vino, per evitare che i conati di vomito lo tradissero.
Se c’era una cosa, o una persona, di cui non voleva più sentir parlare, era certamente Voldemort.
- Ma ho bisogno di te.-
Le labbra dell’uomo si assottigliarono e si strinsero, ma non disse nulla. Si limitò a fare un cenno con la testa.
- Devi lasciare che riapra la camera dei segreti.-
- E come farai a riaprirla? Darai quello che serve a Draco? Il Signore Oscuro ti ha detto come fare?- non lasciò trapelare nessuna emozione da quelle parole. In realtà era spaventato, più che Harry che per se stesso. Una qualsiasi mossa falsa, e sarebbe stata la fine.
- Tu non preoccuparti. Devi solo assicurarti che nessuno pensi al Signore Oscuro.-
- Facile. L’ultima volta, avete incolpato Hagrid.-
Lucius si alzò, lisciandosi la veste nera e pregiata e camminando sul tappeto costoso. Sorrise, impercettibilmente.
- Devi lasciare che Potter venga preso dal Basilisco. Credi di essere in grado di fare questa cosa?-
 
No. Non lascerò che mio figlio rischi tanto.
 
Severus voleva scappare, fuggire da quella situazione tanto scomoda. Voleva solo correre da suo figlio, dirgli la verità ed andarsene. Ne aveva abbastanza di Hogwarts, di Lucius e di Silente.
Silente.
Era colpa sua, se si trovava in quella situazione.
 
Qualsiasi cosa ti chiedano, Severus, accetta. Devi fingere di stare dalla loro parte.
 
Maledetto vecchio pazzo! Non poteva lasciare che suo figlio andasse incontro al Basilisco, ma non poteva nemmeno lasciare che Lucius e gli altri intuissero che lui fosse dalla parte di Silente. La sua copertura, il piano del Preside, la protezione di Harry. Sarebbe saltato tutto.
Con fatica, mosse il capo ed annuì.
- Bada bene, non deve essere ucciso dal Basilisco. Lascia solo che lui lo trovi, poi sarà il Signore Oscuro a trovare lui.-
- Allora siamo d’accordo.- Severus si alzò, evitando lo sguardo di Lucius. – Scusami, ora devo andare.-
- Ti terrò informato, Severus.-
L’uomo annuì, e girò su se stesso. Un piccolo pop annunciò che si era appena Smaterializzato.
 
****
 
La sala Comune dei Serpeverde era parecchio animata, quella mattina. La neve continuava a cadere e quasi tutti erano tornati dalle vacanze di Natale. Audrey era seduta su una poltrona accanto al fuoco, e chiacchierava allegramente con altri dur ragazzi. Rockwood e Avery erano entrambi abbastanza robusti, ed assomigliavano a cuccioli di gorilla. Guardavano Audrey come se fosse la cosa più bella che avessero mai visto. In effetti, era piuttosto carina, con gli occhi color ghiaccio che si illuminavano di tanto in tanto, e i capelli biondissimi, legati in una coda.
- Ciao.- aveva mormorato Severus, avvicinandosi a lei.
- Severus, sei venuto!- lei sorrise, tranquilla. Non sembrava fosse una ragazzina pericolosa, come diceva Lily. – Ti presento Augustus e Frank.-
Entrambi avevano fatto un gesto con la testa, mentre lui agitava la mano.
- Dai, siediti.-
- Di che stavate parlando?-
- Di Bellatrix Lestrange che ha usato la maledizione Imperius su un Mezzosangue, quando era ad Hogwarts.-
Avevano cominciato ad acclamare le doti di questa Bellatrix, considerata un’eroina per il maltrattamento che riservava a Babbani e Sanguesporco.
- Devi sapere.- aveva aggiunto Rockwood, voltandosi verso Severus. – Che i Babbani sono il male. E i Sanguesporco sono ancora peggio.-
Severus aveva annuito; quel ragazzino sembrava anche troppo pericoloso. Meglio assecondarlo.
- Mio padre è Babbano. Vorrei farlo fuori.-
- E potrai farlo, una volta uniti al Signore Oscuro.- la mano di Avery sulla spalla aveva un che di inquietante. Ma i sorrisi di Audrey gli facevano coraggio. Era così bello avere degli amici nella propria sala comune, una buona volta. Doveva approfittarne; e l’idea di uccidere suo padre Tobias non lo spaventava per nulla, anzi, lo eccitava.
 
La mattina dopo, Lily lo aveva fermato davanti alla Sala Grande. Sembrava delusa e triste. Gli occhi verdi erano velati, e sembrava non aver dormito tutta la notte.
- Sev! È vero?- il suo tono non lasciava spazio alle repliche.
- Cosa?-
- E’ vero che te ne vai in giro con Avery, Rockwood e la Greengrass?-
Il ragazzino aveva alzato le spalle. Non sapeva che cosa dire. Lei sarebbe sempre rimasta lei, per lui. Come mai era così arrabbiata?
- Sono miei amici.-
Lily era sbiancata, poi prese un respiro profondo. Sembrava stesse per piangere.
- Sai come mi chiamano, eh Sev? Sanguesporco! Io per loro sono solo spazzatura, e tu sei loro amico? E io chi sono  per te eh? CHI SONO, SEVERUS PITON?-
 
Tutto.
 
- Nessuno. Bene! Non cercarmi mai più.- si era girata, nascondendo le lacrime, e voltandogli le spalle. Lasciandolo lì, solo, con i nuovi amici che lo osservavano da lontano.
 
Ma infinitamente solo.
 
****
 
 
Era di nuovo lì, con lei. Si lasciò cadere sulla tomba di marmo bianco, con le mani sul volto. Quello era l’unico posto in cui riusciva a trovare un conforto, in cui poteva essere se stesso.
- Ci sono cascato di nuovo.- sussurrò piano, guardando la foto, come se lei potesse sentirlo. – Avevo giurato di non voler avere più nulla a che fare con loro, ed ho accettato di coprirli.-
Nessuno poteva rispondergli, nessuno poteva consolarlo. Nemmeno Lily, sotto di lui, poteva fare qualcosa. Ma in quel posto, è come se la sentisse più vicina, come se lo abbracciasse ogni volta che si sedeva su quella tomba.
- Che cosa devo fare, Lily?-
 
Fidati di Silente. Guarda Harry, proteggilo.
 
Quella voce, l’aveva sentita solo dentro di se; perché Lily non poteva essere davvero lì, Lily non poteva davvero avergli suggerito quelle cose. Eppure la sua voce era sembrava così nitida, così vera, che per un attimo aveva quasi desiderato afferrare l’aria per vedere se lei era lì.
Probabilmente era solo la sua immaginazione, dopo tutto. Non era ancora sicuro di voler credere alle voci. Lily non era un fantasma, questo lo sapeva. Aveva sperato di rivederla sotto quella forma, ma senza speranza.
Era – si disse – il ricordo di lei che in quei momenti gli squarciava il petto ed usciva, facendolo soffrire, perché era così maledettamente veritiero.
 
La voce di Lily non era che un ricordo. Un pallido ricordo di quello che erano stati insieme.
 
Si lasciò andare su quella tomba; era stanco di tutto, ma doveva andare avanti. L’aveva promesso a Lily, poco prima che la trovasse morta, sulla strada per Godric’s Hollow.
 
Baderò ad Harry, qualunque cosa succeda.
 
In quell’istante, un lampo di luce lo distrasse dai suoi pensieri. Era Fanny, la fenice del Preside. La sua voce rimbombò per il cimitero vuoto, data l’ora.
- Harry ha battuto Voldemort, è in infermeria. Vieni subito.-
Preso da panico, Severus si gettò il cappuccio sulla testa, e dopo aver dato un’occhiata furtiva, girò su se stesso, senza darsi nemmeno il tempo di salutare Lily.
Hogsmeade era trafficata, come tutte le sere, quindi la sua materializzazione non diede nell’occhio. Veloce, come lui sapeva essere, attraversò le colline che portavano ad Hogwarts e in poco tempo si ritrovò ad aprire con un incantesimo in grande portone di quercia.
- Non ora, Gazza, non è il momento.- disse, quando il guardiano si avvicinò con l’intenzione di ispezionarlo. Severus sembrava volare. Nella sua testa c’era solo un pensiero fisso.
 
Spalancò le porte dell’infermeria e letteralmente corse verso Silente, seduto sul letto più distante dall’entrata. Harry dormiva, rilassato, ma aveva una mano fasciata ed era pallido.
Il cuore di Severus sussultò. Era suo figlio, dopo tutto.
- Che diavolo è successo, Silente?-
L’uomo sembrava tranquillo, e questo innervosì Severus.
- Tuo figlio ha semplicemente deciso di sfidare… te. Pensava fossi tu, a servire Voldemort.-
L’uomo strinse i pugni; il suo comportamento, il comportamento che Silente aveva deciso che doveva avere con suo figlio, aveva portato Harry a pensare che lui fosse un Mangiamorte.
 
Ed ha ragione.
 
- Morirà, Silente?-
- Oh no.- il preside si alzò, allontanandosi dalla sedia. – Ce la farà. È coraggioso come sua madre… e come suo padre.-
Uscì dall’infermeria, lasciando Severus da solo con suo figlio. Lui allungò una mano ed accarezzò la guancia pallida del ragazzino, che dormiva ancora beatamente.
- Harry.- mormorò. Non poteva pensare di vedere suo figlio in quelle condizioni. Era un dolore inimmaginabile. Il suo istinto paterno prevalse, in quel momento, e lo accarezzò a lungo, per poi sedersi un attimo ad osservarlo.
Non si lamentava, dormiva beato.
Severus pensò a quante cose si era perso di Harry, per colpa della sua stupida idea contro i Mezzosangue. Audrey e il suo giro di amicizie lo aveva portato a Voldemort. E Voldemort gli aveva fatto perdere l’amore, e la famiglia. Ma non sarebbe più accaduto.
Si alzò, perché non voleva rischiare di farsi sorprendere da Harry, ed uscì dall’infermeria, le mani strette in due pugni.
Non sarebbe accaduto mai più.
 
Avrebbe difeso Harry a costo della vita.
 
****
Sono di fretta, quindi non ho da aggiungere altro.
Spero vi piaccia!
Un bacio.
Ghost.

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Capitolo 7
*** Sogni Spezzati ***



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7 – Sogni spezzati

 

My shadow's the only one that walks beside me
My shallow heart's the only thing that's beating
Sometimes I wish someone out there will find me
'Til then I walk alone

 
Boulevard Of Broken Dreams – Green Day
 
Spinner’s End non era mai stata la sua casa, e mai l’avrebbe considerata tale. Aveva chiesto, quasi implorando in ginocchio il professor Silente, di rimanere ad Hogwarts anche d’estate. Il Preside si era limitato a guardarlo con la sua solita aria, ma Severus aveva notato una certa apprensione in quegli occhi azzurri, ma non riusciva a spiegarsi il perché.
Nessuno l’era venuto a prendere alla stazione; mentre tutti i bambini correvano ad abbracciare le loro famiglie, lui si era limitato a scuotere il capo e ad avviarsi da solo verso la più vicina fermata dell’autobus, che, sferragliando per le strade piene di smog e traffico, lo aveva riportato dritto nel suo quartiere.
 
Casa dolce casa.
 
Si gettò un’occhiata alle spalle, verso la casa degli Evans. Petunia lo osservava dalla finestra del salotto, con il solito ghigno arrogante che l’aveva sempre contraddistinta. Ma di Lily non c’era traccia.
 
Da quanti mesi non si parlavano?
 
Troppi, di certo. Da quando aveva cominciato a passare le sue giornate con Audrey ed i suoi amici, senza rendersene conto, aveva lasciato Lily da sola. Glielo ricordava ogni volta che si incrociavano per i corridoi. Le parole, le promesse sussurrate, erano diventate piene di rabbia e rancore, fino a quando semplicemente lei aveva smesso di cercarlo, di parlargli.
La sofferenza che aveva dentro era enorme, ma aveva sempre fatto finta di niente. Rockwood non avrebbe sopportato di vederlo sofferente per una Sanguesporco. Allora, l’aveva semplicemente ignorata, cercando di reprimere quel senso di angoscia e di soffocamento che lo attanagliava giorno dopo giorno.
Ma in quel momento, davanti alla porta di casa sua, aveva bisogno di Lily più che mai. Non era pronto ad affrontare Tobias, e non era pronto ad affrontare sua madre, succube di quell’uomo, che voleva soffocare ogni briciolo di magia che c’era in lei.
Lentamente, si mosse in avanti. Un passo dopo l’altro, si ritrovò a bussare alla porta della sua dimora.
 
Di certo, non poteva essere considerata la sua casa.
 
Si ritrovò davanti sua madre, vestita con un semplice abito marrone, molto logoro. Sembrava più vecchia di quando l’aveva lasciata, dieci mesi prima. La pelle era tirata, pallida, e il viso ricordava una bellezza algida. La donna abbozzò un sorriso.
- Tobias è qui.-
Non lo abbracciò,non diede segno di essere felice del suo ritorno. Semplicemente, si spostò, lasciando che il ragazzo trascinasse dentro il baule, per poi chiudere la porta e seguirlo.
- Ah, sei tornato dalla scuola per matti.- suo padre era seduto su una poltrona e sorseggiava una birra; i piedi scalzi e sporchi erano appoggiati al tavolino di legno e sembrava non si lavasse da giorni – forse anni.
- Salve, padre.-
L’uomo borbottò qualcosa, e si tirò in piedi con fatica. Sembrava fosse già ubriaco a quell’ora.
- Dovresti inchinarti, davanti a me, ragazzo. Io pago i conti, sai?- si avvicinò nuovamente a lui. – In quella scuola per pazzi ti hanno insegnato un incantesimo per moltiplicare i soldi? Tua madre non sa fare nemmeno quello.-
La mano di Lily sulla mia, i suoi capelli color fuoco.
Non si possono fare magie fuori da Hogwarts.
- No, padre.-
L’uomo si ritrasse, lasciando un forte odore di alcool e tabacco, e sbattè il pugno sul tavolino, facendo sussultare Severus.
- CHE COSA CI VAI A FARE IN QUELLA SCUOLA, ALLORA?-
Gli occhi verdi di Lily, che ricordano i prati su cui ci sdraiavamo.
Non si possono fare magie fuori da Hogwarts.
Severus si limitò a guardarlo, senza sapere che cosa rispondere. Avrebbe voluto gridargli che ci andava perché là aveva una famiglia, e degli amici, e che la magia andava coltivata, ma non avrebbe capito. L’uomo si avvicinò nuovamente, pericoloso.
- Soffocherò ogni briciolo di magia in voi.- scoppiò a ridere, e gli occhi schizzarono per un attimo fuori dalle orbite. – Ho già requisito la bacchetta a tua madre.-
- Il professor Silente saprà che mi tieni prigioniero, e verrà a prendermi, non prima di averti ucciso.- sussurrò il ragazzo.
Si voltò, e scappò su per le scale prima che suo padre realizzasse che cosa aveva appena osato dirgli. Aprì la porta della sua camera e si gettò sul letto.
Voleva piangere, voleva gridare.
 
Aveva bisogno di Lily.
 
No, questa non è casa mia.
 
****
 
Severus non poteva crederci. Lily era li, seduta su quel prato verde, l’unica macchia di colore in mezzo a tutto quel grigio, nella loro radura.
Era bellissima, anche con quel broncio che aveva messo su. Lei non poteva vederlo, perché si era nascosto dietro ad un albero e la osservava, rapito.
 
Era troppo, desiderare di baciarla?
 
Il vento scompigliava i suoi capelli rosso fuoco, rendendoli simili ad una fiamma che danzava nel vento, indomabile, proprio come lei. Aveva lo sguardo perso nel vuoto, eppure gli occhi sembravano velati da una tristezza infinita.
Severus si mosse dal suo nascondiglio, avvicinandosi con cautela alla ragazza. Capì che l’aveva sentito quando arricciò per un attimo il labbro inferiore. Lo faceva sempre, quando era scontenta per qualcosa, lui lo sapeva bene, perché era anche un suo tic.
- Lily io…- cominciò lui, ma lei non diede segno di averlo sentito. Sospirò, sedendosi accanto a lei. La sua mano bianca era così vicina. Perché non riusciva ad avvicinarsi e prenderla tra le sue? Perché non poteva dimostrarle che per lui era tutto?
- Lasciala in pace.-
Dall’alto della collina, scese con passo veloce Petunia. Solo in quell’istante Lily si mosse, voltandosi e guardando sua sorella con uno sguardo interrogativo.
- Che vuoi, Babbana?- il disprezzo nella voce di Severus era reale.
- Che lasci stare mia sorella. Non voglio che sia amica di uno straccione come te.-
Severus tirò subito fuori la bacchetta, puntandola verso la ragazza ed il suo viso cavallino. Lily si alzò in piedi, prendendo il polso del ragazzo.
- Lascia stare, Severus, non darle ascolto. Non puoi usarla fuori da Hogwarts.-
Fu il tocco di lei, così delicato, così magnetico, che lo calmò. Abbassò lentamente la bacchetta, mentre con la mano libera le prendeva la mano.
- Tunia, torna a casa.-
- Hai dodici anni, Lily! Non puoi giocare alla ragazzina innamorata, non alla tua età.- Petunia si avvicinò a lei e la affrontò, gli occhi nei suoi, la bocca inclinata in una smorfia di disprezzo. – Non con lui, almeno! Guarda cosa ti ha fatto!-
- Quello che mi ha fatto sono affari miei, e non faccio la ragazzina innamorata.-
La ragazzina aprì la bocca, ma incontrò lo sguardo furioso di Severus e decise di non rischiare. Si voltò, e filò dritta verso casa, ancora una volta umiliata da quei due ragazzini che non erano del tutto normali.
Lily si lasciò cadere esausta, e Severus la seguì.
- Grazie, sei stata così carina con me.- le sorrise, amichevole. – Mi dispiace per quello che è successo ad Hogwarts, davvero.-
Lei si sdraiò, appoggiando la testa sul petto del ragazzo, che cominciò ad accarezzarle i capelli lievemente, mentre il nero profondo e il verde brillante dei loro occhi si incontrarono.
 
Lo stomaco di Severus fece una capriola su se stesso.
 
- Sai, Sev. Se potessi scegliere di chi innamorarmi, tra qualche anno, vorrei innamorarmi di te.- disse lei, arrossendo un po’ – So che sono tuoi amici, sai? Ma non posso sopportare come mi guardano.-
Il ragazzo arrossì. Lei aveva appena detto di volersi innamorare di lui. Era una sensazione bellissima, stare in quel posto così loro, accarezzarle i capelli e sentirle dire quelle cose. Il suo curoe cominciò a battere furiosamente.
- Ho cercato di… Dire loro che sei speciale ma…-
Lily sorrise, amaramente.
- Sono una Nata Babbana, sai? Non sono stupida. Loro non mi accetteranno mai.-
- Ma io si!- si affrettò a dire lui. – Io ti accetterò sempre per come sei. Sei speciale, Lily, è giusto che loro lo sappiano!-
Lily si alzò a sedere; Severus temette di aver detto qualcosa di sciocco, e si maledì per aver parlato troppo. Ma lei si avvicinò a lui, e con delicatezza, le diede un bacio sulle labbra.
Era un bacio delicato, semplice e del tutto innocente. Ma questo bastò per fargli battere il cuore ancora più furiosamente di quanto già non stesse facendo.
- Il mio sogno, Severus, è che tu rimanga così come sei, sempre.-
- Si.- disse lui, stupidamente.
- Non diventare Mangiamorte, Severus. Promettimelo.-
In quel momento, le avrebbe promesso anche la luna. Quegli occhi così verdi lo avevano legato a lei in modo indissolubile. Stupidamente, senza pensare alle conseguenze di quanto stava facendo annuì.
- Te lo prometto. Realizzerò il tuo sogno.-
 
****
 
Quella stessa radura, tanti anni dopo.
 
Era un bugiardo.
Un vigliacco, bugiardo.
 
Non aveva mantenuto fede alla promessa di Lily; l’odio per suo padre, l’odio per Petunia, l’odio per i babbani che disprezzavano la magia l’aveva spinto a diventare tutto ciò che lei aveva sempre rifiutato. L’ombra di se stesso, un uomo che non riusciva a riconoscere.
In quel momento, in quella stessa radura, le parve ancora una volta di sentirla.
 
Buffo, lei le era vicino ancora, a suo modo, nonostante avesse spezzato il suo sogno.
 
Faceva male tornare a Spinner’s End anche quell’estate. Dopo la morte di Lily, aveva girato ovunque pur di non tornare a casa sua, pur di non avere nessun ricordo tangibile di lei. Ma Silente – quell’uomo cominciava a dargli sui nervi – aveva calorosamente proposto che lui tornasse li. Sembrava godere di tutto quello che lo faceva soffrire: maltrattare Harry, non poterlo toccare, non poter essere suo padre, tornare a Spinner’s End.
Eppure lui era tornato. Sperava di non ricordare nulla, di quelle estati, invece si era ritrovato a girovagare per quella  radura, la loro radura, per la prima volta da solo.
 
Trovami, Lily.
 
Aveva bisogno di lei, nuovamente, anche se sapeva benissimo che lei non poteva essere con lui. Sentì dei passi, provenire da qualche parte dietro di lui, ma non si voltò. Avrebbe visto quella casa, e sarebbe stato peggio.
- Non ti smentisci mai, Severus. Ti piaceva la natura.-
Narcissa Malfoy, in tutto il suo splendore, scendeva per la collina, i capelli che svolazzavano nel vento ed una lunga veste viola scuro che risaltava ancora di più la sua bellezza fredda. I suoi penetranti occhi chiari lo scrutarono, provarono a leggerlo nell’anima.
 
Fidati di lei, Severus. Non è Lucius.
 
Severus aprì la bocca, ma non per la sorpresa di vedere Narcissa, ma semplicemente perché aveva sentito di nuovo la sua voce. Quando era in difficoltà, quando aveva bisogno di aiuto, lei era ancora in grado di darglielo, anche se non c’era più.
La voce di Lily era ancora così vera, così vicina, che avrebbe potuto girarsi credendo di averla dietro di lui. Ma non lo fece, perché sarebbe rimasto deluso.
- Lucius mi manda a dirti che il piano per la Camera dei Segreti è quasi pronto.- continuò Narcissa, posizionandosi di fronte a lui.
- Ottimo.- la sua voce era piatta, senza un minimo di emozione.
- Perché ti ostini ad aiutarlo, Severus?- la donna posò una mano fredda sulla sua spalla – Perché continui a dare una mano a mio marito? Voglio dire, io non ho scelta ma tu…-
Sembrava infinitamente triste; eppure, se l’era sempre ricordata composta, sorridente e a suo agio al fianco di Lucius.
- Perché credo nella causa del Signore Oscuro.-
Narcissa scoppiò a ridere; la sua risata rimbombò per tutta la radura.
- Severus, non devi mentirmi. So chi è in realtà Harry Potter, so di te e Lily. Lei me lo confidò.-
Ancora una volta, Severus rimase senza parole. Com’era possibile che Lily avesse parlato con Narcissa Black, purosangue per eccellenza, moglie del braccio destro di Voldemort?
- Come…?-
- Chi credi che abbia detto a Silente che tu eri dalla parte giusta, Severus?- continuò lei, togliendosi i capelli dagli occhi – Sono stata io. Lily si fidava di me, perché Silente le aveva detto che cosa facevo in realtà.-
Tutte le convinzioni di Severus caddero come castelli di carte. Non voleva crederci; lui aveva voltato le spalle a Lily, e Narcissa Black in Malfoy era la sua… Confidente?
 
Sta dicendo la verità.
 
Ancora  una volta, la voce di Lily raccolse i suoi pezzi e li mise al loro posto, dandogli coraggio.
- Tu sei una spia, proprio come me? Ma Lucius…-
- Io amo Lucius, con tutto il mio cuore, ma da quando è nato Draco, sento la necessità di proteggerlo. E Silente lo proteggerà a tutti i costi.-
Gli prese le mani tra le sue, sorridendo tranquilla.
- Fidati di Silente, attieniti al piano. Di a Lucius che non ti senti tranquillo, ma non ostacolarlo. Solo Harry può fermarlo, ricordi?-
L’uomo si ritrovò ad annuire di nuovo, e lasciò che Narcissa stringesse ancora di più le mani. Sapere che anche un’altra persona faceva il suo gioco, sapere che Lily aveva affidato a quella persona i suoi segreti lo fece sentire meglio.
Sapere poi, che Narcissa Malfoy combatteva per suo figlio, come lui faceva per Harry, lo fece sentire un po’ meno solo.
Aveva spezzato i sogni di Lily, seguendo un pazzo e le sue idee folli, lasciandosi trasportare dall’odio verso i Babbani, facendosi manipolare come un burattino. Ma non avrebbe spezzato i sogni di suo figlio, quei sogni che era ancora troppo piccolo per cominciare a coltivare.
Non ringraziò Narcissa, si limitò a muovere il capo verso di lei, e ad allontanarsi, da solo, giù per la collina, sempre evitando con cura di guardare verso la vecchia casa di Lily.
- Severus?- Narcissa lo chiamò dolcemente.
Si voltò, appena.
- Harry ti sarà grato di quello che stai facendo, ricordatelo.-
 
Si, me lo ricorderò. Harry sarà orgoglioso di me.
 
*****
 
Ok, eccomi qui. Sono sbalordita dalla piega che ha preso la storia. Giuro, nel mio squadernino delle fan fiction questa scena non doveva per niente essere così. Ma Narcissa si è inserita prepotentemente nella storia, senza che potessi farci nulla. Non starò a dilungarmi molto, dico solo che Narcissa è una grandissima donna, che ha fatto tanto per suo figlio. Io credo fermamente che ami Lucius, ma che per suo figlio sia disposta a tutto, anche fare la spia per Silente.
Così, me la sono immaginata mentre Lily le confida tutto, perché Silente ha assicurato per lei. E niente, salutiamo un nuovo personaggio della storia!
Grazie a tutti per il vostro sostegno.
Vi ricordo la mia pagina Facebook qui.
Un bacio.
Ghost.

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Capitolo 8
*** È troppo tardi per chiedere scusa ***



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8 - È troppo tardi per chiedere scusa

 
I’d take another chance, take a fall, take a shot for you
And I need you like a heart needs a beat
I loved you with a fire red, now it’s turning blue
And you say
Sorry like an angel, heavens not the thing for you,
But I’m afraid

It’s too late to apologize
 
Apologize – One Republic.
 
Autunno, di nuovo.
Era stata un’estate pessima, terribile, come tutte quelle che passava a Spinner’s End, da solo. Come la prima estate che aveva passato senza di lei, quella in cui Harry era nato senza che lui avesse la possibilità di conoscerlo.
Era stato spesso a Privet Drive, quell’estate, nascondendosi come un ladro per paura di farsi riconoscere da qualcuno, per paura che Harry lo vedesse. Aveva osservato Harry solo, nella sua stanza, che cercava di fare i compiti di notte, perché quei Babbani dei suo zii non lo lasciavano studiare normalmente. Lo aveva visto sorridere, mentre leggeva un libro sul Quidditch, lo aveva visto tremare di rabbia, quando quel ciccione di Dursley senior lo prendeva per pazzo.
 
Si chiese come sarebbe stata la loro estate, se fosse finita diversamente.
 
E lo aveva anche dovuto sgridare, minacciandolo di espellerlo, quando era arrivato trionfalmente sulla Ford Anglia volante, rischiando di fargli venire un infarto.
Poteva minacciarlo soltanto, non poteva sgridarlo come avrebbe fatto un normale genitore. Lo aveva seguito con attenzione, notando anche il più piccolo cambiamento, sgridandolo ogni qual volta gli sembrava opportuno.
 
Ed ogni volta avrebbe solo voluto chiedergli scusa.
 
Voleva scusarsi per averlo lasciato solo a Privet Drive per undici anni, senza venire a prenderlo, voleva scusarsi per non avergli offerto una casa ed un pasto caldo al posto di Molly Weasley. Voleva scusarsi per l’odio che era costretto a riversare contro di lui.
La scuola era in festa quel giorno; era Halloween, e gli studenti amavano quella festa così sciocca ed insulsa, fatta solo per ingozzarsi di cibo e bevande zuccherate. Severus si strinse nel lungo mantello nero, ignorando il vassoio che il caro preside Silente aveva mandato per lui.
Era agitato. Nelle brevi riunioni con Narcissa, aveva capito che Lucius avrebbe dato il diario di Riddle ad uno studente, e la camera sarebbe stata aperta proprio il giorno di Halloween.
Non sapeva cosa aspettarsi, perché apparentemente Lucius non ne sapeva molto; il Signore Oscuro gli aveva accennato del diario in passato, e l’uomo era pronto a fare qualsiasi cosa per permettergli di ritornare, ancora più feroce di prima.
 
Il pensiero di Severus andò a Narcissa: in passato non erano mai stati confidenti, tantomeno amici, ma quell’estate lo aveva aiutato tantissimo.
Era una donna che soffriva, si vedeva dalla pelle tirata del viso, un tempo splendido, che segnava l’avanzare del tempo anche per lei.
Era preoccupata, come qualsiasi madre. Lucius aveva intenzione di crescere Draco a sua immagine e somiglianza, e a quanto pare ci stava riuscendo benissimo.
Nonostante i suoi problemi, però, era andata spesso a trovarlo, per non lasciarlo solo e per continuare a ripetergli che era un buon padre, nonostante le apparenze.
 
- Lucius non si immagina nemmeno di chiedere a Draco come è andata la giornata.-
- Forse non si sente a suo agio, a parlare con suo figlio.-
- No.- Narcissa aveva abbassato gli occhi. – Per lui Draco è solo carne da macello, da sacrificare per il Signore Oscuro.-
 
Severus si portò le mani sugli occhi, stanco e preoccupato. Il peso dei suoi errori di gioventù, il peso dei suoi pensieri e la tensione tra lui ed Harry cominciavano a dare i primi segni di cedimento. Era uno strazio, ed era tutto sbagliato.
 
E Narcissa almeno può abbracciare suo figlio.
 
Un lieve bussare alla porta lo distolse dai suoi pensieri. Il preside Albus Silente entrò leggiadro, come se fosse fatto d’aria, chiudendo la porta delicatamente. Quella situazione si era già ripetuta altre volte, e come sempre, Silente veniva a portargli brutte notizie.
- Buon Halloween , Severus.- l’uomo roteò la bacchetta e fece comparire due bicchieri colmi di liquido ambrato; uno di essi si posò delicatamente vicino alla mano giallognola di Piton, mentre l’altro raggiunse le labbra del preside senza essere stato toccato.
- Finiamola con questa recita, Albus.- l’uomo finì con un sorso il bicchiere, e lo spinse quasi sull’orlo della sua scrivania di legno scuro. – Che cosa sei venuto a dirmi?-
Il silenzio tra di loro si fece pensante, per un attimo.
- La Camera dei Segreti è stata riaperta, Severus.- annunciò il vecchio, con tono grave. Severus si mosse sulla sedia, impallidendo.
- Lo sapevamo, Albus. Sapevo che sarebbe stato oggi. Te l’avevo detto di fare qualcosa!- sbottò, senza più riuscire a contenersi. Era un errore lasciare che la camera fosse riaperta; ci sarebbero andate di mezzo tante persone, Harry ed i suoi amici sarebbero stati in pericolo.
- Sto solo lasciando che le cose accadano.-
- MA TI SENTI QUANDO PARLI?- Severus si era alzato in piedi, livido dalla rabbia. Mai, nella sua vita, aveva avuto tanta rabbia, tanta cattiveria, e tanto dolore dentro. – Lasciare che le cose accadano? È mio figlio, Albus, è lui che è in pericolo! Non tu, non io. Harry. Ha dodici anni!...-
Si lasciò cadere sfinito, mentre il preside lo raggiungeva e gli metteva una mano sulla spalla, comprensivo.
- Dobbiamo lasciare che lo affronti lui, Severus. Sei tu che hai ascoltato la profezia, no? Sai che Voldemort l’ha designato come suo eguale, oramai. Harry è destinato a distruggerlo. Veglieremo su di lui, ma deve sapere che cosa accadrà, se dovesse tornare.-
Severus scosse la testa.
 
Non è giusto. Dovrei chiedergli scusa anche per questo.
 
Le sue mani si aggrapparono al bicchiere, di nuovo pieno, di alcool. Sperava di rifugiarsi in esso, perché se si fosse lasciato andare sicuramente sarebbe annegato nel suo dolore, e non voleva.
Aveva bisogno di lei, ancora.
Come se l’avesse chiamata, sentì, senza volerlo, la sua carezza calda.
 
Abbi fiducia in Silente, Severus. Harry sarà al sicuro.
 
- Va bene.- borbottò infine, più alla sua voce che a Silente. L’uomo strinse più forte la mano sulla spalla, perché in fondo lo faceva anche per lui.
- Sei coraggioso, Severus. A cosa devo questo cambio di opinione?-
Piton indugiò un attimo, rovesciando il contenuto del bicchiere oltre l’orlo delle sue labbra. Era sempre stato restio a confidarsi con qualcuno. Forse fu l’alcool, o forse fu per togliersi un peso dallo stomaco.
- Sento la voce di lei, nella mia testa.- era molto più di quanto si aspettasse. Accettare il fatto di sentirla, di sapere che era vicino a lui, lo sollevò per un attimo.
- Ma certo!- Silente sorrise, sotto la lunga barba argentea. – Ti dirò una cosa che ho già detto a tuo figlio, in passato. Le persone che ci amano non ci lasciano mai veramente. Possiamo sempre trovarle dentro di noi.-
- Lei…Lily. – non credeva di aver detto il suo nome ad alta voce. – La sento quando sono in difficoltà.-
- Perché ti amava davvero, e ti ama ancora, dovunque lei sia.- rispose una voce femminile e delicata. I due uomini si voltarono e videro Narcissa entrare con grazia ed eleganza dentro lo studio di Severus. – Sono arrivata prima che ho potuto, Preside.-
- Mia cara Narcissa. Ti lascio in buone mani. Ho delle questioni da sbrigare, ma Severus ti spiegherà tutto, anche se immagino che tu sappia già.-
Con due lunghe falcate, il preside uscì dalla stanza, lasciando Severus e la donna da soli. Immediatamente, Severus puntò la bacchetta alla tempia, ed estrasse un ricordo, un altro ricordo che non avrebbe voluto avere, e lo depositò in un’ampolla di vetro.
 
Si ricordava benissimo che cosa conteneva quel ricordo.
 
Il secondo anno, per lui e Lily non era stato facile come avevano progettato durante le vacanze, ma quella sera c’era una festa. Severus non amava le feste, specialmente quelle in maschera. Ma Lily aveva così insistito che aveva dovuto cedere.
 
Avrebbe fatto di tutto per quegli occhi verdi.
 
Si erano presentati nella Sala Grande, addobbata a dovere, travestiti. Lily aveva un buffissimo vestito da zucca, e Severus non aveva fatto altro che lasciarsi disegnare finte cicatrici sulla pelle già pallida di suo. Lily  aveva riso, divertita.
- Adoro le feste!-
Lui adorava lei, e tanto bastava per farlo sorridere in mezzo a gente che non conosceva, e che non desiderava conoscere. A quella festa, i lunghi tavoli delle quattro case erano spariti, e tutti parlavano con tutti, ad eccezione dei Serpeverde, raggruppati in un angolo a confabulare tra di loro. Lily aveva cercato varie volte di prendere la mano di Severus, ma lui si era allontanato facendo finta di nulla; era già abbastanza ridicolo stare mascherati in mezzo a chiunque. Se avesse preso la mano di Lily – e desiderava farlo così tanto che starle lontano era una punizione – i suoi compagni di Casa lo avrebbero deriso ed escluso. E lui non voleva essere un emarginato neanche a scuola.
Fu dopo la festa che accadde.
Era andato a prendere una boccata d’aria, e al suo rientro aveva notato la scena. Lily era circondata da cinque ragazzini di Serpeverde. Rockwood teneva la bacchetta della ragazza stretta nella mano, e lei era spinta da tutte le parti. Non aveva nemmeno il tempo di reagire; la facevano giare come una trottola. Poi Avery l’aveva colpita con un incantesimo che Severus non conosceva. Ma lui, codardo com’era, non aveva fatto nulla. Rimasto nel suo nascondiglio, aveva semplicemente aspettato che se ne andassero, lasciandola lì per terra, per accorrere in suo aiuto.
 
Ricordava ancora il suo sorriso, quando lo aveva visto.
- Severus sei qui.- aveva detto con un fil di voce.
- Si, ci sono.- e si era sentito morire dentro.-
Da quel giorno, aveva cominciato ad odiare Halloween.
 
- Severus, stai bene?-
Gli occhi chiari di Narcissa osservavano preoccupati il volto tirato di Severus, immerso in quegli spiacevoli ricordi. L’uomo fece una smorfia; detestava essere così trasparente, eppure a Narcissa non sfuggiva nulla, mai.
- Non le ho mai chiesto scusa, per le cattiverie che gli hanno fatto, a scuola.- si sentiva vecchio, stanco e logorato., come il mantello da viaggio che teneva nell’armadio. – E adesso è troppo tardi per chiedere scusa.-
 
Severus.
 
La voce di Lily dentro la sua testa lo scaldò per un attimo. Lei era lì con lui, anche in quel momento di dolore. Come sempre. E lui non era stato capace di esserle vicino quando ne aveva più bisogno.
Che razza di persona era?
Narcissa posò una mano bianca e curata su quella dell’uomo, riversa sulla scrivania, come se fosse priva di vita.
- Dimostra che si può cambiare, Severus. Veglia su tuo figlio e fidati di Silente.- sorrise appena, lasciando trasparire una dolcezza che in pochi conoscevano. – Salviamoli, Severus, da questa guerra che non appartiene a loro come non appartiene a noi.-
L’uomo annuì. Non avrebbe più sottovalutato le decisioni di Silente; era vero, Harry non era il ragazzino della profezia, ma nessuno poteva saperlo. Voldemort lo aveva scelto, e spettava  a lui ucciderlo, quando fosse ritornato. Perché sarebbe ritornato, di questo lui ne era sicuro.
 
E lui sarebbe stato lì, con suo figlio. A combattere con lui.
E per lui.
 
*****
 
Severus non poteva crederci. Stava trascinando suo figlio nei sotterranei, tenendolo per un polso. A dodici anni, non poteva essere capace di fare una cosa del genere. Non era normale.
Erano reduci dalla prima lezione di Duelli, ed Harry aveva appena parlato Serpentese. Severus era così arrabbiato con suo figlio che temeva avrebbe perso il controllo davanti a tutti.
Lo sbattè contro il muro, fissandolo negli occhi.
 
La rivide di nuovo, negli occhi di suo figlio. La paura che aveva avuto Lily.
 
- Chi ti ha insegnato il Serpentese?-
- Nessuno. – la voce di Harry tremava. – Che cos’è il Serpentese?-
Severus scosse la testa. come faceva a non sapere certe cose? Strinse gli occhi in una morsa gelida.
- Perché parli con i serpenti? Ti rendi conto che ora tutti penseranno che sei l’erede di Serpeverde?- aveva cercato di essere calmo, ma aveva tradito una certa apprensione nella sua voce. Anche Harry lo notò.
- Perché è preoccupato per me?-
L’uomo non rispose, limitandosi a lasciare la presa sul polso di Harry.
- Perché è preoccupato per me?-
- Perché sono tuo padre, ragazzino!- Severus si portò le mani alla bocca. Aveva appena fatto un errore enorme. Harry lo guardò ad occhi spalancati, senza riuscire a muoversi. Harry non doveva saperlo in quel modo terribile. Alzò la bacchetta, prima che Harry potesse reagire.
 
- Oblivion.-*
Aveva sbagliato di nuovo, e di nuovo, era troppo tardi per chiedere scusa.
 
- Dieci punti in meno per Grifondoro per aver aizzato un serpente durante la mia lezione, Potter. E ringrazia Merlino che non ti espella all’istante.-
 
*****
 
* per chi non si ricordi, Oblivion è l’incantesimo per modificare la memoria.
 
Severus che perde la calma è surreale, lo so, ma credo ci stia bene questo urlo contro Silente, che gioca con la vita di suo figlio, no? Anche se alla fine, decide di ascoltare Lily, la sua voce e fidarsi di Silente, non vuol dire che non possa arrabbiarsi con lui.
La scena finale mi serviva perché in futuro questa cosa tornerà fuori prepotentemente. Non era in programma, come il 90% delle scene di questa fic, ma è d’impatto, non trovate?
Vi ricordo la mia pagina Facebook qui.
Un bacio.
Ghost.

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Capitolo 9
*** Al mio posto ***



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9 - Al mio posto

 
  I was scared, i was scared
tired and underprepared
but I’ll wait for you
If you go, if you go
and leave me down here on my own
then I'll wait for you
yeah, how long must you wait for it?

 
In My Place – Coldplay
 
Harry Potter era confuso, in quei giorni. Da un po’ di tempo – più di un mese, a dire la verità – aveva la sensazione che qualcosa gli sfuggisse dalle mani. Non sapeva esattamente che cosa fosse, ma era chiaro che cercava di ricordare qualcosa, senza riuscire a ricordare cosa. Forse, nemmeno la Ricordella di Neville Paciock poteva aiutarlo, quella volta.
Camminava lentamente, come se volesse ritardare quel momento, il momento in cui avrebbe avuto davanti agli occhi nuovamente Severus Piton. In quelle ultime settimane era stato, se possibile, ancora più scontroso con Harry, non lo aveva lasciato in pace per giorni, con il suo comportamento ostile e le sue battutine che facevano ridere solo i Serpeverde, ostinati come non mai a dare il tormento ad Harry e ad i suoi amici.
A scuola non andava granchè bene; dopo il suo show in cui aveva espresso tutte le potenzialità della lingua Serpentese - di cui lui non ricordava nulla, se non l’essere stato trascinato via dalla Sala Grande da un Piton parecchio arrabbiato – nessuno a scuola gli rivolgeva la parola, tranne Ron ed Hermione. Persino Ginny, che prima di quello spettacolo lo guardava con occhi adoranti, lo escludeva dalla sua vita.
Non era rimasto nessuno ad Hogwarts, ed Harry stava malissimo per aver perso la maggior parte degli amici. Non aveva voglia di studiare, di volare, e men che meno di vedere Severus Piton anche a lezioni di Difesa contro le Arti Oscure.
 
Eppure c’era qualcosa che gli sfuggiva, lo sentiva.
 
Era fermamente convinto che Piton gli nascondesse qualcosa, mentre lo osservava durante le lunghe e noiosissime lezioni di Pozioni, con quegli occhi scuri come la pece nei quali Harry faceva fatica a scovare una parvenza di buono. Sembrava quasi che il professore gli leggesse l’anima, e Harry si sentiva violato in profondità, ogni volta che incrociava il suo sguardo.
Ma Harry, una volta, in quello sguardo ci aveva letto anche altro. Non ricordava in quale occasione precisa, si ricordava solo due occhi neri circondati da tristezza,d olore, rassegnazione e pentimento.
Forse, se l’era sognato.
 
Severus Piton di certo non poteva provare pentimento.
 
Trascinò lentamente i piedi, fino a raggiungere Ron ed Hermione, che parlottavano fitti, e che tacquero non appena lo videro arrivare. Nessun’altro era già arrivato a lezione, e questo diede loro modo di trovare dei comodi posti il più lontano possibile da Severus Piton.
- Chissà oggi cosa avrà in riserbo per me,- sussurrò Harry, aggiustandosi gli occhiali troppo grandi per lui – Ormai sono preparato psicologicamente.-
Hermione sbuffò, impilando i suoi libri in ordine perfetto davanti a lei; secondo la sua modestissima opinione, Harry si faceva troppe paranoie.
- Harry, il professor Piton è così con tutti quelli che non sono della casa di Serpeverde.- sorrise lei, sedendosi esattamente tra lui e Ron – L’anno scorso hai sempre sostenuto che fosse lui ad aiutare Tu Sai Chi, invece hai scoperto che stava aiutando te!-
Il ragionamento di Hermione non faceva una piega, ma Harry continuava a sostenere che c’era qualcosa di strano nel comportamento di quell’uomo.
- Al mio posto, Hermione, saresti sospettosa anche tu.- concluse, incrociando le braccia.
- Al tuo posto, Harry, cercherei di capire per quale motivo ce l’ha con me.-
In quell’istante, il professore di Pozioni entrò nell’aula, seguito da Allock, quella mattina in uno sgargiante abito rosa confetto. I suoi occhi evitarono accuratamente di posarsi su Ron ed Hermione, fermandosi a quelli verdi di Harry, che lo guardava con aria di sfida. Con una smorfia, Piton passò oltre.
- Il signor Potter si è presentato addirittura in anticipo, oggi.- l’acidità nella voce del professore era lampante. – Credi forse di impressionarmi, Potter?-
Gli altri alunni stavano entrando in quel momento, e gelarono sentendo il tono dell’uomo. Quel tono – lo sapevano tutti – portava solo guai.
- N-no.- balbettò Harry, arrossendo.
- Dieci punti in meno per Grifondoro per la tua sfacciataggine. Ringrazia di avere gli occhi di tua madre, altrimenti penserei che da lei non hai preso nulla.-
Allock sembrò non aver sentito quello che aveva detto il professore, e tranquillamente fece apparire alla lavagna alcuni schemi dei suoi famosissimi libri.
Mentre il professore cominciava a leggere passi importanti delle sue avventure, una domanda nasceva nella testa di Harry. Una cosa alla quale non aveva mai pensato.
 
Come diavolo faceva Severus Piton a conoscere sua madre?
 
*****
 
Narcissa Black in Malfoy era scappata come una ladra da casa sua. Si era dileguata, mentre Lucius puniva per l’ennesima volta Dobby, il loro elfo domestico, e si era materializzata ad Hogwarts. Lucius non le avrebbe mai chiesto dove si era recata, perché si fidava ciecamente di lei.
Si sentiva sporca, traditrice. Amava Lucius, lo aveva sempre amato, nonostante le malelingue dicessero che il loro era stato un matrimonio di convenienza. Era stato tutto il contrario. Lucius avrebbe dovuto sposare Bellatrix, ma loro due si erano perdutamente innamorati, e si erano sposati poco dopo l’annuncio del loro fidanzamento.
Tra di loro c’era sempre stato rispetto, ma soprattutto amore.
 
Amore. L’amore che Narcissa nutriva ora per suo figlio.
 
Si strinse nel mantello, cercando di scacciare il gelo che, lei lo sapeva bene, non era dovuto solamente alla bassa temperatura invernale. Ripercorse i prati ormai del tutto giallognoli, superando il Lago Nero e incamminandosi su per la collina, diretta al portone di quercia del castello di Hogwarts. Era venuta a vedere come stava Draco.
Il destino di suo figlio era segnato dal momento in cui Draco era venuto al mondo. Lucius era convinto che volesse diventare come lui, che a sua volta era diventato l’esatta copia di suo padre Abraxas: un cacciatore di Babbani, così si definiva, a servizio del solo ed unico Signore Oscuro. Narcissa non aveva proferito parola, ma dal momento in cui Bellatrix aveva cominciato a delirare sul futuro di suo figlio, lei aveva preso contatti con Silente, l’unico in grado di salvaguardare Draco.
Era questa la sostanziale differenza tra lei e sua sorella Bellatrix: Narcissa non avrebbe mai svenduto il proprio figlio per una causa persa. Non le piacevano i Babbani, e credeva nel sangue puro, ma suo figlio non sarebbe diventato un mostro senza cuore, non sarebbe mai morto per la causa.
 
Ti prego, Lucius, perdonami.
 
Lo stava tradendo, ed era consapevole di farlo; non era un tradimento carnale – Lucius l’avrebbe perdonata in tal caso – ma era un tradimento mentale, un tradimento di valori ed ideali. L’amore per suo figlio era più grande e più profondo di quello che nutriva per suo marito.
Era stata una ragazzina con i capelli rosso fuoco ad insegnarle che l’amore di una madre andava oltre ogni cosa, oltre anche la morte. Lily Evans aveva rinunciato al suo amore per Severus pur di proteggere suo figlio. Aveva rinunciato alla sua vita, per Harry.
 
E Narcissa sarebbe morta, anche per mano di Lucius, pur di salvare Draco.
 
Lo individuò, tra il mare di teste  e di mantelli neri. Giocherellava con un pezzo d’erba e con la bacchetta, e alla donna venne in mente quando Draco aveva cercato di incantare un fiore. Lucius l’aveva rimproverato, dicendogli che doveva incantare i Babbani. I fiori erano cose da deboli.
Accelerò il passo, tenendo con le mani coperte da costosi guanti di pelle di drago la veste verde acido che indossava quella mattina. Si fece largo tra gli studenti, fino a quando non si trovò di fronte al figlio.
- Mamma?- chiese, incredulo.
Narcissa non rispose, ma lo prese per il mantello e lo trascinò tra le sue braccia, abbracciandolo per un attimo e cullandolo come tutte le madri. Draco non rispose all’abbraccio, ma la lasciò fare. Poco dopo, si staccò, guardandola con uno sguardi indecifrabile.
- Che fai, donna? Davanti a tutti?-
Era diventato tutto rosso, imbarazzato da quella dimostrazione di affetto da parte di sua madre, che al Manor non lo aveva mai abbracciato.
- Al mio posto, Draco, l’avresti fatto anche tu.- sorrise, tranquilla, abbracciandolo di nuovo. Draco avvertì che nella donna c’era qualcosa che non andava, quindi la lasciò fare, pensando mentalmente a quante persone doveva cancellare la memoria.
Quando Narcissa lo lasciò, aveva gli occhi lucidi.
- Un giorno, Draco, capirai che l’amore non fa così male come dice tuo padre.-
 
*****
 
Era freddo, quel giorno. Severus se lo sarebbe ricordato come uno dei giorni più freddi del loro secondo anno ad Hogwarts. Aveva appena assistito alla partita di Quidditch, e Grifondoro aveva schiacciato Serpeverde. A dire la verità, non aveva visto un solo minuto di quella partita noisossima, troppo imegnato a guardare gli occhi di Lily, ben visibili anche se distanti da lui. La scuola stava ancora festeggiando mentre lui passeggiava nei corridoi, stando ben attento a non incappare nei Malandrini – così si facevano chiamare James Potter e la sua banda. –
Era al terzo piano, quando una risata a lui familiare lo aveva raggiunto; chi era che faceva ridere in quel modo Lily?
Si era nascosto per bene, osservando la scena. Appena aveva visto chi c’era con lily si era sentito malissimo, come se avesse avuto un macigno sullo stomaco. Desideroso di scappare via da quel posto, era invece rimasto a fissare James Potter che faceva roteare Lily vicino alla sala dei trofei.
Le loro mani erano intrecciate e lei era sorridente, come non lo era mai stata con Severus.
 
Nuovamente, Severus voleva scappare, ma i suoi piedi sembravano fatti di piombo.
 
- Sei stato bravissimo, alla partita, James!- Lily aveva fatto una piroetta, e i suoi capelli erano volati nell’aria, donando calore anche a Severus, che eppure stava così male.
- Avrei voluto dedicarti un tiro!- aveva ruggito lui, tirando il petto in fuori.
- Smettila! Sai che io sono interessata a qualcun altro.-
Gli occhi di James si erano in qualche modo fatti più scuri, ma non aveva detto niente, limitandosi ad accarezzare il dorso della mano pallida di Lily.
- Piton è più di me?-
Severus aveva teso l’orecchio per ascoltare meglio, quando aveva sentito il suo cognome uscire da quella boccaccia lurida.
- Severus, James. È il suo nome.- Lily aveva staccato delicatamente la mano di James dalla sua. – Mi piace, James, e tu sei solo un amico.-
Il macigno sullo stomaco di Severus era magicamente scomparso; si era ritrovato a sorridere, nella penombra del corridoio del terzo piano.
 
Severus mi piace– erano le parole più belle del mondo.
 
- Mi dispiace.- aveva poi aggiunto Lily, accarezzandogli una guancia. Il sangue di Severus era arrivato in un secondo al suo cervello, ed era livido di rabbia. – James, lo so che tu sei un cretino solo con gli altri. Io ti voglio bene.-
James aveva sorriso, ma sembrava triste. Una magra rivincita per Severus, per tutte le angherie che aveva subito.
- Al mio posto, non staresti a guardarlo farti soffrire, mentre fa il galletto con la Greengrass.-
- James.- Lily sorrideva, ma sembrava spenta. – So che non sarò mai più di un’amica per lui. E lo capisco. Audrey è bellissima e intelligente.- una lacrima era scivolata dagli occhi verdi della ragazzina. James l’aveva raccolta con un dito.
- Vedi perché lo odio? Perché ti fa soffrire.-
Severus si era sentito ancora peggio, e si era  odiato a sua volta. Ma come poteva Lily anche solo pensare che lui amasse Audrey? Quando pensava giorno e notte a lei, ai suoi capelli, ai suoi occhi?
 
Lei non lo sapeva, però.
 
- Ora vado, Lils. Se hai bisogno, sai dove trovarmi.-
Severus aveva aspettato che James se ne andasse, rimanendo nell’ombra, per poi comparire davanti a Lily. Lei l’aveva guardato con gli occhi pieni di lacrime, ma non aveva fatto in tempo a scoppiare. Severus le aveva preso la mano e se l’era portata sul cuore.
- Questo effetto Audrey non me lo fa.-
Prima che Lily potesse rispondere, si era avventato su di lei, prendendole i capelli tra le mani e posando le sue labbra su quelle di Lily. Erano salate, perché aveva pianto, eppure non aveva mai assaggiato cosa più buona.
Lily l’aveva abbracciato subito, smettendo di piangere e rispondendo con dolcezza a quel loro lento, lungo primo bacio. Severus aveva prolungato il contatto, dondolando avanti ed indietro, e quando si erano staccati aveva sorriso.
 
Solo per lei sorrideva in quel modo.
 
Lily lo aveva guardato incredula, per poi rilassarsi contro il suo petto. Severus aveva tredici anni, ma si sentiva un adulto.
Guardandola negli occhi, un attimo prima di baciarla di nuovo era riuscito solo a dire una cosa.
- Buon compleanno, Lily.-
 
*****
 
Il corridoio del terzo piano gli faceva sempre venire in mente il suo primo bacio con Lily.
 
Quando devo aspettare per rivederti?
 
Passare per quel corridoio gli faceva male, in parte, perché ogni ricordo di Lily era doloroso, ma lo faceva sentire più vicino al suo fantasma, ed era quindi bellissimo, perché sentiva la sua presenza vicino a lui.
Fu in quel corridoio che quasi andò a sbattere contro Harry.
- Potter, fa’ più attenzione!- sbottò, senza premurarsi di chiedere scusa. Non lo degnò di uno sguardo, continuando a camminare per quel maledetto corridoio.
Fu la voce di Harry a fermarlo.
- Come fa a conoscere mia madre?-
Il tono non era amichevole, e Severus avrebbe dovuto togliergli come minimo 50 punti per quell’affronto. Eppure si voltò, incoraggiato dal calore che si allargava nel petto, segno che Lily era lì con lui a sorreggerlo.
 
Spaventato, stanco ed impreparato.
 
- Tua madre era a scuola con me, Potter.- rispose acido e freddo. Ma sentiva che la tensione tra loro non si era ancora affievolita e sapeva che Harry avrebbe chiesto qualcos’altro.
- Perché ce l’ha con me?-
Non sapeva cosa rispondere. C’erano tanti sentimenti che albergavano nel suo cuore, in quel momento. Come poteva odiare suo figlio? Come poteva permettere che lui lo pensasse? Stava diventando un uomo frustrato, vecchio e malconcio per colpa di quell’odio che non voleva provare, ma che era costretto a provare.
 
Devo fare finta di odiarti.
 
Severus lo guardò negli occhi, nuovamente.
 
Per quanto ancora?
 
- Ti odio, Harry Potter, perché ogni giorno di più assomigli a quel cane di tuo padre, arrogante, presuntuoso, convinto di essere il salvatore del mondo. Una fotocopia irritante di James Potter, ugualmente mediocre ed ugualmente attaccato alla fama.-
Gli voltò le spalle, lasciandolo solo nel corridoio; era una cosa che accadeva troppo frequentemente, in quegli ultimi mesi. Avrebbe voluto spiegargli, sorridergli, riconoscere Lily in quegli occhi verdi ora velati di rabbia e di orgoglio, come lei. Il suo fantasma si fece sentire, poggiandogli una mano sulla spalla mentre se ne andava, lasciando suo figlio, loro figlio, nuovamente  da solo.
 
Ti odio, Harry Potter, perché semplicemente non posso volerti bene.
 
*****
 
Mi sono fatta attendere, lo so bene, ma eccomi qui. Devo dire che amo questo capitolo visceralmente, l’ho scritto in pochissimo e di getto e ne sono pienamente soddisfatta. Ho voluto dare spazio ad Harry e ad i suoi pensieri che saranno fondamentali più avanti, e a Narcissa, che amo e che sarà importante per la storia. E, si, volevo darvi uno scorcio di felicità, con questo bacio tra i protagonisti.
Come sempre, ditemi che ne pensare.
Vi ricordo la mia pagina facebook qui.
Un bacio.
Ghost

  

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Capitolo 10
*** Solo un padre, solo una madre ***



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13 – Solo un padre, solo una madre.

 
Quella sera, un vociare concitato ed ansioso ruppe il solito silenzio che regnava nello studio di Silente; una decina tra professori e genitori preoccupati erano assiepati nel grande studio del Preside di Hogwarts in attesa del suo arrivo. Nessuno aveva osato sedersi, troppo sconvolto per poter anche solo pensare di rilassarsi su una di quelle sedie dorate che il professore amava tanto. Severus era in un angolo, e non parlava, i pugni stretti lungo i fianchi e l’espressione corrucciata. Sapeva che Silente avrebbe detto loro che “la situazione era sotto controllo” ma nessuno di loro ci credeva più, ormai.
Hermione Granger, la studentessa modello di Hogwarts, la strega nata babbana con la mente più brillante degli ultimi cinquant’anni era stata attaccata dal mostro della Camera dei Segreti, e giaceva pietrificata in infermeria, qualche piano più sotto.
Solo in quel momento, quando la ragazza senza alcun dubbio più intelligente della scuola era stata attaccata, la situazione si era rivelata davvero grave com’era.
Tutti gli insegnanti erano corsi al riparo nello studio di Silente, per sapere da lui che cosa dovevano fare.
 
Sicuramente, non potevano lasciare che altri studenti facessero quella fine.
 
Mancava poco alla fine dell’anno scolastico, giusto un mese, e si parlava di chiudere la scuola.  Tutti erano sicuri che la prossima vittima del mostro sarebbe morta, come era successo cinquant’anni prima alla povera Mirtilla Malcontenta, il cui fantasma abitava ancora i bagni dove era stata trovata morta.
Il vociare confuso si interruppe in quell’istante, quando la veste svolazzante del preside, ed  il preside stesso, si materializzarono sulla cima della scalinata che portava agli alloggi privati. Sulla sua spalla giaceva placida Fanny, il cui piumaggio era particolarmente lucido e bello e che destava sempre meraviglia ed ammirazione da parte di chi la guardava.
- So perché siete tutti qui, purtroppo.- la sua voce era grave mentre scendeva la scalinata e si posizionava proprio al centro, mentre gli insegnanti ed i genitori formavano un campanello intorno a lui. – L’attacco ad Hermione Granger è un atto gravissimo, peggiore degli altri. Il potere del mostro va intensificandosi.-
- Che cosa facciamo, Albus?- Minerva McGranitt sembrava invecchiata di almeno dieci anni. – Chiudiamo la scuola?-
- Chiudere la scuola? Minerva, la scuola è l’unico posto sicuro!-
- Non più, Pomona.- il preside appoggiò una mano sulla spalla della professoressa Sprite, che sembrava piuttosto scossa. – Non con un mostro che gira per la scuola, invisibile ai più. Non se in questa scuola i ragazzi di origine Babbana rischiano la morte.-
Il mormorio concitato ricominciò. Se avessero chiuso la scuola, che ne sarebbe stato di tutti loro? E dei ragazzi che avevano bisogno di un’istruzione?
- Vi prego, calmatevi. Tutti quanti. Sono sicuro che troveremo una soluzione, ma non lasciamo che i ragazzi si agitino più di quanto già sono. Lasciamo che pensino ad i compiti e si lamentino per i voti bassi. Non diamo loro questo fardello.-
Severus pensò che Albus Silente in quel momento avesse ragione; nonostante fosse arrabbiato con lui per milioni di motivi, era vero: non bisognava alimentare il panico che era presente negli studenti, non bisognava che ragazzini coraggiosi andassero alla ricerca della Camera dei Segreti improvvisandosi adulti. Men che meno suo figlio, che sicuramente era il primo dei ragazzini sciocchi e coraggiosi e che avrebbe sicuramente trovato un modo per cercare il mostro e provare a sconfiggerlo da solo.
Con un ultimo gesto del preside, i professori uscirono dalla stanza, tutti tranne Severus, richiamato all’attenzione dalla voce calma del preside.
- Cosa desideri, Albus?- quegli incontri a due cominciavano ad essere troppi, per i suoi gusti. Il suo tono era stato volutamente ironico, per far capire all’uomo che non desiderava proprio trovarsi insieme a lui in quel momento.
- Devi lasciare che Harry faccia quello che si sente di fare.-
Le parole dell’uomo erano inequivocabili; come sempre, d’altronde, Severus avrebbe dovuto mettere da parte l’apprensione del padre e restare solo un severo professore, sullo sfondo della vita di suo figlio. Un silenzioso spettatore degli errori di suo figlio dodicenne, impotente di fronte al pericolo e alla morte.
 
Uno zerbino ai piedi di Silente, come un tempo lo era stato per lui.
 
In quel momento, Silente assomigliava immensamente al Signore Oscuro; dietro la barba argentea e l’aspetto di un buon uomo, la sua anima si rivelava più oscura di quanto non fosse. Era così desideroso di vedere Voldemort sconfitto una volta per tutte che non si faceva scrupoli ad utilizzare un ragazzino per i suoi scopi.
- Non guardarmi con tanto odio, Severus. Ci sono cose che ancora non sai e che ti svelerò a tempo debito.-
 
A tempo debito– la frase preferita di Silente.
 
- Non credo di volerle sapere, Albus.- l’autocontrollo che aveva imparato ad usare negli anni si rivelò fondamentale in quel momento, perché avrebbe davvero tanto voluto prendere la sua bacchetta nella tasca interiore del mantello e cruciarlo.
- Io credo che invece vorrai saperle, ad un certo punto.-
- Se permetti, torno nel mio ufficio, a rendermi inutile come al solito.-
Voltò le spalle al Preside e uscì dalla stanza, con la bacchetta stretta nella mano destra; uno zerbino, nella sua vita non aveva fatto altro che essere uno zerbino.
Albus Silente era stato fortunato che il fantasma di Lily fosse così vicino al cuore di Severus in quel momento, altrimenti il professore non avrebbe risposto di se.
Ripose la bacchetta nel mantello promettendo a se stesso una cosa.
 
Per una volta, avrebbe fatto a modo suo.
 
*****
 
Era passata una settimana, e non era successo nulla. Nulla di così irrilevante, a parte Hagrid che veniva portato ad Azkaban accusato di aver sguinzagliato il mostro nel castello, come cinquant’anni prima. Ma nessun attacco aveva rotto la quiete del castello e da una settimana la vita era tornata a scorrere tranquilla.
Era un pomeriggio come un altro, e Severus stava insegnando una pozione particolarmente difficile alla classe del quarto anni di Grifondoro. Era una classe abbastanza tranquilla, a parte il trio Weasley – Weasley – Jordan, che in quel momento si divertiva a far esplodere enormi bolle colorate sulla testa di una povera, ignara Serpeverde.
La porta del seminterrato si spalancò improvvisamente, e dal corridoio comparve Percy Weasley, sudato e pallido come mai in vita sua.
- P – professor Piton potrei parlare con i miei fr-fratelli?-
- No, Weasley.- a Severus non piacevano gli studenti che interrompevano le sue lezioni, specialmente lezioni particolari come quelle.
- Ma la prego, è una cosa importante.-
- E allora dilla a tutti, visto che è così importante.-
Non sapeva per quale motivo, ma Percy Weasley, con quell’aria arrogante e saccente gli dava sui nervi. Come la maggior parte degli Weasley. Gli davano sui nervi perché potevano essere per Harry quello che lui probabilmente non sarebbe mai stato.
 
Una famiglia.
 
Il ragazzo deglutì, poi si rivolse ai suoi fratelli.
- Ginny è stata rapita e portata nella Camera dei Segreti. Me l’ha comunicato Silente.-
I gemelli si alzarono in piedi, e senza guardare nemmeno in faccia Piton uscirono velocemente dall’aula, seguiti dagli altri Grifondoro.
Piton li lasciò andare, uscendo dalla stanza per ultimo e dirigendosi velocemente verso l’aula di Incantesimi, che era molto lontano da lì , sei piani più in su. Sapeva che Harry non si sarebbe fermato davanti al pericolo e che sarebbe andato a cercare Ginny da solo, o con Ron Weasley che di certo non poteva essere un grande aiuto, e doveva impedirlo. Salì i gradini a due a due, sapendo di trovarlo in aula. Avrebbe colto l’occasione per impedire a suo figlio di fare delle sciocchezze e di farsi del male, non l’avrebbe sopportato, e soprattutto Lily non gliel’avrebbe perdonato.
 
- Se avessimo un figlio, un giorno, giuro che lo proteggerò con tutto me stesso.- le aveva sussurrato una notte, mentre le accarezzava la pelle nuda leggermente illuminata da una candela che fluttuava nell’aria.
- Da tutti i pericoli?- aveva sussurrato lei, posando la testa sul suo collo e respirando un po’ dell’aria speciale che si creava quando stavano insieme.
- Anche dal più banale.-
 
Harry era in un angolo, e parlava animatamente con Draco Malfoy, che addirittura arrivò a sfoderare la bacchetta e a minacciarlo. Severus sorrise, ed intervenne, sfruttando anche la più banale delle scuse.
- Dieci punti in meno a Grifondoro, Potter. E sei in punizione, stasera. Tutta la sera.- annunciò ghignando in faccia a suo figlio.
- Ma, signore, ha cominciato lui…-
- Stasera alle otto, Potter. Nel mio ufficio.-
La faccia sconvolta ed incredula di suo figlio, in quel momento, fu il regali più bello. Per quella notte almeno, sarebbe stato al sicuro.
 
*****
 
Disobbediente, un’altra caratteristica in comune con Potter.
 
Severus camminava velocemente per i corridoi bui del castello; Harry non si era presentato, e li aveva aspettato mezz’ora, per poi rendersi conto che suo figlio – il leale, giusto e coraggioso Grifondoro – non si sarebbe presentato.
Un tarlo nella sua testa lo aveva messo sull’attenti, facendolo preoccupare come solo un padre poteva fare. Potter non aveva mai saltato una punizione, doveva esserci qualcosa. E così, quel tarlo nella sua testa aveva cominciato a torturarlo, fin quando non aveva capito tutto.
 
Harry aveva saltato la punizione per andare a salvare Ginny nella camera dei Segreti.
 
- Ape Frizzola.- sussurrò, ed il gargoyle di pietra si mosse, rivelando le scale dello stesso materiale che Severus imboccò senza la minima indecisione. Poco dopo si ritrovò ad aprire con foga la porta dello studio del preside. Silente era seduto alla scrivania e scarabocchiava un foglio con una penna d’oca. Gli occhiali a mezzaluna gli pendevano dal naso storto, e sorrise all’uomo quando entrò.
- Dov’è Harry?-
Silente lo fece accomodare su una sedia e fece apparire dal nulla due bicchieri ed una bottiglia di scotch. Li riempì fino all’orlo e tracannò il suo d’un fiato.
- Nella Camera dei Segreti.-
- L’avevo punito! Mi ha disubbidito. Harry è… Albus Harry è nella Camera dei Segreti! Da solo!-
- C’è Fanny con lui. Non sono preoccupato. È un grande mago.-
Severus si portò entrambi le mani alla fronte e scosse la testa. e pensare che dicevano che Silente fosse un grande mago; per lui era solo un pazzo che giocava con la vita delle persone.
- Ha dodici anni, Albus.-
- Fidati di me. Credo che là sotto ci possa essere un Horcrux. Solo Harry può trovarli! Ricordi che cosa ti dissi qualche anno fa?-
Severus se lo ricordava bene. Era da quel momento che aveva capito esattamente che cosa significava essere padre.
 
- Voldemort ha diviso la sua anima in sette e ne ha nascosto ogni pezzo in oggetti a lui cari, chiamati Horcrux. Prima di distruggere Voldemort stesso, Harry dovrà distruggere gli Horcrux. Solo così potrà essere ucciso.-
 
- Può morire la sotto, lo sai vero? Te ne rendi conto?-
Silente chiuse gli occhi e per un attimo sembrò più vecchio del solito. Se ne rendeva perfettamente conto ed in quel momento Severus vide in lui molto più di quanto avesse conosciuto negli anni successivi.
Vide il dolore, in quelle rughe.
- Ho seguito Lily per tutta la gravidanza, ed ho imparato ad amare Harry come se fosse mio nipote. Credi davvero che se non fossi sicuro delle sue capacità lo lascerei fare quello che fa? Credi davvero che non lo segua come fai tu?- sembrava commosso, triste. – Se Harry morisse mi sentirei responsabile, Severus.-
- Perché Lily non mi ha detto che era incinta? Sarebbe tutto diverso ora.-
- Perché, Severus, Lily era solo una madre, e come tale ha pensato al bene di suo figlio. Eri troppo…-
- Troppo circondato dal male per poter essere un buon padre.-
Severus buttò giù nuovamente il liquore ambrato e annuì. Capiva il punto di vista di Lily in quel momento, e capiva anche il punto di vista di Silente.
 
Era lui l’unico vero colpevole di tutto quello che era successo.
 
In quel momento, la porta si spalancò ed entrò Harry, insanguinato ed infangato, con una spada nella mano destra e un libricino nero con un grosso buco nell’altra.
- Potter!- Severus si alzò in piedi, fronteggiandolo. – Non sei venuto alla punizione!-
Cercò di essere arrogante ma nascose male quell’aria serena che lo aveva invaso non appena aveva visto suo figlio sulla porta.
- Ho ritenuto più importante la vita di Ginny, signore.-
Non c’era menzogna nei suoi occhi, solo purezza. La purezza di un ragazzino di dodici anni che rischia la vita per salvarne una altrui.
- Allora, per questo tuo atto di eroismo, la punizione è sospesa.-
Non sorrise, ma nel suo cuore era felice, felice come quei giorni sereni con Lily. Aveva un figlio coraggioso, degno di sua madre ed anche di suo padre.
Perché ci voleva del coraggio per fare il padre.
 
E lui, in fondo, era solo un padre, che viveva per cercare di rendere la vita di suo figlio migliore.
 
*****
 
Sono di fretta, devo andare a lavorare.
Spero vi piaccia.
Un bacio! 

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Capitolo 11
*** Abbiamo trovato l'amore in un posto senza speranza ***



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11 – Abbiamo trovato l’amore in un posto senza speranza.

 
Shine a light through an open door
Love and life I will divide
Turn away cause I need you more
Feel the heartbeat in my mind
It’s the way I’m feeling I just can’t deny
But I’ve gotta let it go
We found love in a hopeless place
 
We Found Love - Rihanna
 
Agosto 1973
 
La sua ragazza sorrideva, rilassata e beata. E non stava sorridendo a lui. James Potter e Sirius Black erano passati a trovarla, qualche ora prima, ed in quel momento tutti e tre se ne stavano seduti sulle altalene del cortiletto interno di casa Evans, ridendo allegramente e sorseggiando una limonata fresca, fatta dalla signora Evans in persona, che era stata così felice di accogliere in casa sua altri due amichetti di sua figlia.
 
Se la signora Evans avesse saputo che razza di persone erano Potter e Black, forse non sarebbe stata poi così contenta di averli in casa. Nessuno desiderava che la propria figlia facesse amicizia con due scervellati, che passavano la maggior parte del tempo a guardarsi nei riflessi di specchi, coppe e distintivi, e l’altra metà del tempo inventavano nuove cattiverie da sfogare su di lui.
 
Mancava poco al ritorno ad Hogwarts, e quell’estate era volata; forse, per via dell’amore per Lily, che ogni giorno diventava sempre più potente, forse per la consapevolezza di poter uscire di casa e sapere che lei ci sarebbe sempre stata, ma Severus non aveva mai passato un’estate più bella.
Suo padre, il terribile Tobias, era all’estero per lavoro, e anche sua madre sembrava un’altra. Indossava con orgoglio il medaglione di famiglia, sfoggiando un sorriso che il ragazzo non aveva mai visto prima, e gli aveva regalato un libro. Niente di speciale, solo una copia di Pozioni Avanzate che Severus aveva divorato durante quei due mesi a casa, nei momenti in cui Lily era impegnata in altro che non fossero lui. Aveva provato parecchie pozioni, annotando a lato della pagina alcuni cambiamenti che aveva adottato per renderle ancora migliori. Il professor Lumacorno sarebbe stato orgoglioso di lui, una volta rientrato a scuola.
 
Era stata un’estate perfetta, insomma, ma quel giorno il suo umore era pessimo. Aveva cercato di concentrarsi sul tema di Storia della Magia, che in quel momento giaceva abbandonato sul letto, vicino alla piuma d’oca ancora pulita, ma le risate di Lily lo avevano distratto e solo in quel momento, affacciandosi alla finestra, aveva scoperto il motivo di quell’allegria.
Sirius Black sembrava perso nel suo mondo, ed osservava le ciminiere delle fabbriche con aria curiosa; James era impegnato nel raccontare un aneddoto a Lily, che lo guardava con ammirazione e allegria.
Fu in quell’istante che lo sguardo di Sirius cadde proprio sulla finestra di fronte al cortiletto interno.
- Mocciosus?-
Anche James guardò nella direzione del suo migliore amico, e fece una faccia strana, un misto tra lo schifato e l’arrabbiato, quando lo vide che li osservava da quella finestra.
- Mocciosus abita qui? Scommetto che è per colpa sua che c’è questo odoraccio!-
I ragazzi scoppiarono a ridere quasi all’unisono, ma Lily si fece seria.
- Vieni giù, Mocciosus! Rotolati nella tua stessa spazzatura. Non hai ancora lavato i capelli!-
- Adesso basta, James.-
Gli occhi di Lily erano pieni di lacrime. Non sopportava che i suoi amici prendessero in giro il suo ragazzo. Beh, nessuno sapeva che Severus era il suo ragazzo, perché entrambi erano molto riservati, ma comunque le dava molto fastidio.
- E dai, Lils! Non è mica il tuo ragazzo.-
La ragazza abbassò lo sguardo. Voleva urlargli in faccia che si, Severus era il suo ragazzo e che era davvero felice con lui. Ma il rossore diffuso sulle sue guance la precedette.
- Sei la ragazza di Mocciosus? Tu?- Sirius Black aveva aperto la bocca, capendo nello stesso istante in cui James aveva pronunciato quelle parole, la verità. La loro Lily, una delle ragazze più popolari di Grifondoro stava con l’emblema della spazzatura di Serpeverde. La feccia della feccia, come lo chiamavano loro.
- Non sono affari tuoi, Potter. E comunque si.- gli occhi verdi della ragazza si accesero d’orgoglio e rabbia. – E ora vattene da casa mia. Non tollero chi tratta male Severus!-
I due ragazzi chiusero la bocca, e si diressero verso la piccola porticina nel retro della casa senza osare ribattere. Era pur vero che Lily non poteva usare la magia, ma li avrebbe tranquillamente presi a pugni entrambi. Prima di scomparire per la vita, comunque, rivolsero ancora uno sguardo verso Severus, che aveva osservato la scena attonito.
- Spero che tu ti renda conto di quanto sei fortunato. Ma tra non molto capirà che sei solo spazzatura, Mocciosus.-
Severus strinse gli occhi, desiderando scagliare loro un incantesimo e far loro del male. Desiderò che dai loro corpi sgorgasse sangue, che soffrissero come soffriva lui in quel momento.
 
Fu in quel preciso istante che si decise: avrebbe creato un incantesimo talmente potente da farli soffrire ancora più di quegli incantesimi che Audrey gli aveva accennato una volta nel dormitorio di Serpeverde. Lo avrebbe fatto, anche se ci fossero voluti anni.
Rientrò in casa, chiudendo la finestra, e aprì il libro che le aveva regalato sua madre. Ad un angolo del foglio scarabocchiò una sola frase, che avrebbe avuto effetto in passato.
 
Contro i nemici.
 
****
 
A Severus non piacevano le sorprese, per niente. Nemmeno il giorno del suo compleanno, le rare volte in cui sua madre aveva potuto fargli un dono, aveva mai amato aprire la carta da regalo – o strapparla, come diceva Lily, perché portava fortuna -  e non sentiva quell’eccitazione dovuta alla sorpresa. Ma se era Lily a fargli una sorpresa, allora l’odio svaniva e lasciava posto alla completa adorazione che aveva per quella ragazza. Quella mattina, Lily lo aveva raggiunto in casa, mentre Eileen era a Diagon Alley, a rifornirsi del necessario per le sue Pozioni. La madre di Severus non avrebbe sopportato che una lurida sanguesporco entrasse in casa, anche se il ragazzo trovava sua madre decisamente ingiusta. Aveva sposato un Babbano,  il peggiore dei Babbani, e si era annullata per lui, ma predicava ancora la superiorità della razza.
Severus era arrivato alla conclusione che tutte quelle pozioni dovevano averle dato alla testa.
- Vestiti Sev.- aveva detto lei, sorridendo. Era bellissima quella mattina, con la coda spettinata ed una maglietta bianca con un grosso cuore rosso. – Ho una sorpresa per te.-
Il ragazzo si era vestito in silenzio, mentre Lily si era seduta sul suo letto ed aveva cominciato a sfogliare un libro di Pozioni che il ragazzo aveva sul comodino.
Una volta pronto, lo aveva abbracciato per poi sfiorargli le labbra con un bacio lieve.
- Andiamo.- disse e lo prese per mano.
Fortunatamente, non gli fece chiudere gli occhi ne lo bendò con nessun genere di maglia o strofinaccio, come aveva visto spesso fare ad Hogwarts, da ragazzi che desideravano sorprendere la propria ragazza con sorprese speciali.
Attraversarono la strada, in silenzio, Lily davanti e lui dietro, ed abbandonarono l’asfalto per salire la loro collina, quella in cui si erano conosciuti e sulla quale era cominciata la loro amicizia. Severus ripercorse con la mente quegli istanti in cui aveva capito che anche Lily era una strega. Cosa sarebbe successo se lei fosse rimasta una semplice babbana?
- Dove mi stai portando?-
- Oh, vedrai!- la ragazza sorrise e continuò a salire per la collina, imboccando il sentiero che portava lungo il fiumiciattolo dove erano soliti sdraiarsi. Ma non si sedette in riva al corso d’acqua; lo costeggiò, addentrandosi nella selva, lasciando la strada battuta. Nonostante il caldo di Agosto, dentro il bosco Severus rabbrividì. C’era molto buio, e solo qualche timido raggio di sole faceva capolino tra gli alberi fitti. L’aria era fresca e molto diversa da quella che si respirava solitamente in Spinner’s End. Severus non si era mai addentrato, semplicemente perché non gli interessava per niente farlo. Non era appassionato di escursioni, e nemmeno di gite o altro.
- Ho trovato questo posto l’altro giorno, mentre sfuggivo da Petunia.- Lily aveva il fiatone ma non si fermò.
- Avete litigato di nuovo?- ormai era un’abitudine. A volte si sentiva Petunia urlare contro la sorella. La odiava, come odiava suo padre e tutti i Babbani del suo genere.
- Per via di James e Sirius, non voleva che venissero a casa nostra.- per una volta, Severus sentì di poter essere d’accordo con Petunia, cosa che non sarebbe capitata mai più. – Credo che abbia una cotta per James.-
Severus scosse la testa; se aveva pensato di poter stare dalla parte di Petunia, di certo dopo quella notizia la odiava ancora di più. Certo, a carattere, Potter e quella ragazzina impertinente potevano tranquillamente essere fatti l’uno per l’altra.
Camminarono ancora per un quarto d’ora, poi Lily lo prese per mano.
- Chiudi gli occhi.-
Severus alzò gli occhi al cielo, ma poi li chiuse cercando di sorridere per quanto potesse. Non c’era nulla da fare, odiava le sorprese.
La ragazza lo teneva per mano saldamente, e poco dopo si fermò; Severus la sentì sospirare e automaticamente sorrise.
- Puoi aprirli ora.-
- Per fortuna, non mi piace stare con gli occhi… Wow.-
Era raro che Severus si sorprendesse per qualcosa, e quello era uno di quei rari casi. Il bosco finiva esattamente a ridosso di una piccolissima spiaggia di sassi, che dava su una specie di laghetto non troppo profondo. Tutto era circondato dagli alberi, ed il sole batteva esattamente sull’acqua, donando a quel posto un aspetto magico. Era così strano trovare un posto non contaminato dal fumo e dalle ciminiere lì intorno. Severus lo trovò bellissimo.
- Lils è…- come sempre, quando si emozionava, non sapeva mai che cosa dire.
- Lo so, Sev. Ho pensato, vorrei proprio fare un tuffo.-
Il ragazzo la guardò con occhi sbarrati mentre si sfilava la maglietta di dosso, ed anche i pantaloni. Sotto indossava un semplice costume intero nero, incrociato nella schiena. Il ragazzo deglutì; non l’aveva mai vista in quelle vesti, e non le dispiaceva per niente. Il corpo di Lily era ancora acerbo, come tutti quelli delle ragazze di tredici anni, ma le gambe erano snelle ed affusolate e Severus improvvisamente si ritrovò senza saliva.
Lei abbandonò i vestiti sulla spiaggetta e con una piccola corsa entrò nell’acqua, lasciandosi trasportare dalla calma dell’acqua. Chiuse gli occhi, inondata dal sole; con tutte quelle goccioline d’acqua sulla sua pelle era ancora più bella. Quando aprì gli occhi, Severus era ancora imbambolato sulla riva.
- Dai, Sev, raggiungimi! È bellissimo qui!-
- Va bene però girati.- era imbarazzato da morire; lui non aveva un costume, non ne aveva mai avuto uno. Tutto quello che aveva erano un paio di mutande grigie, messe senza pensare all’eventualità di fare un bagno con la sua ragazza.
Lily scoppiò a ridere e si voltò dall’altra parte, mentre il ragazzo si tolse i vestiti e si tuffò, avvicinandosi alla ragazza.
Lei gli mise le braccia al collo e lo baciò teneramente, con tutta la tenerezza di due ragazzini di tredici anni che scoprono le gioie del primo amore.
- Come mai mi hai portato qui?-
La ragazza appoggiò la testa sull’incavo del collo di Severus, mentre lui le accarezzava i capelli e le spalle, cercando di non farle prendere freddo.
- Ho trovato questo bellissimo posto in mezzo a quello che definiscono il letamaio di Londra. È un po’ la metafora della nostra storia.- sorrise, ancora, arrossendo per quello che stava per dire. – Ti ho portato qui per dimostrarti che abbiamo trovato l’amore in un posto senza speranza.-
Il cuore di Severus cominciò a battere senza sosta; le parole di Lily erano esattamente quello che pensava lui. Spinner’s End era la feccia di Londra, uno dei posti più brutti e malfamati della città, eppure in quel posto così oscuro, loro due avevano trovato speranza ed amore.
- Sei la mia speranza, Lils.- le disse, mentre tornava a baciarla con una tenerezza tale che non credeva di possedere.
 
E per un istante, un piccolo, insignificante istante, Potter, Black e i Babbani potevano tranquillamente andare a quel paese.
 
****
 
Severus trascinò le gambe stanche verso l’ingresso di casa sua; era stanco, dopo aver passato tutto il pomeriggio in acqua con Lily nuotando – per quanto lui potesse saper nuotare -  e scherzando. Era stata la giornata più bella dell’estate, e se la sarebbe ricordata per molto tempo.
Aveva ancora un sorriso ebete stampato sulla faccia e le immagini di quel pomeriggio ancora nella sua testa, quindi non si accorse della ragazza bionda che lo attendeva davanti alla porta.
La vide solo appena prima di raggiungere la porta di casa; Audrey stava con le braccia incrociate, con la schiena contro il muro di mattoni della casa e sorrideva a lui. Era vestita completamente di nero, con la pelle bianca e pallida ed i capelli biondi sciolti ma ugualmente ordinati.
Severus vide subito la differenza tra lei e Lily: la sua ragazza, seppur costantemente disordinata, sprigionava allegria e calore, mentre Audrey solamente mistero ed oscurità.
- Audrey! Che ci fai qui?-
La ragazza lo abbracciò, dandogli un bacio sulla guancia.
- Mio padre vende erbe magiche e ingredienti per le pozioni. Non sapevo fossi il figlio di Eileen Prince!- la ragazza lo guardò con ammirazione – Adoro il suo operato nel mondo delle Pozioni. Ma allora tu sei…- si avvicinò per non farsi sentire - … Mezzosangue? Perché Eileen è sposata con un Babbano.-
Severus annuì, ma non gli andava di parlare di suo padre.
- Sai che ho imparato l’incantesimo Cruciatus? L’ho usato sugli elfi domestici di mia madre. Devi vedere com’è orgogliosa di me.-
Aveva una strana luce negli occhi, una luce diversa da quella di Lily – malvagia – e Severus ne ebbe paura. Come poteva essere felice di aver utilizzato una maledizione senza perdono su un elfo domestico?
- Sto cercando un Babbano su cui sperimentarlo!-
- Audrey! È proibito!-
La ragazza alzò le spalle; non le interessava nulla, non se la maledizione era scagliata contro esseri inferiori come elfi e babbani.
- Piton con un’altra questa si che è bella!- Petunia stava tornando a casa da una passeggiata con il cane di famiglia, e aveva appena visto Severus confabulare con Audrey – Lascia che lo dica a Lily.-
Il ragazzo digrignò i denti e strinse i pugni; non era il caso che Lily sapesse di lui ed Audrey. Si sarebbe arrabbiata tantissimo, lo sapeva.
- Lascia che ti mostri come si fa.- la ragazza bionda prese fuori la bacchetta e la puntò contro Petunia, di spalle. Severus le prese il polso.
- Che fai? Non si possono fare magie fuori da Hogwarts! È proibito!-
- Non se la bacchetta è di mio padre.- ghignò lei. – Ed ora… non ti piacerebbe vederla soffrire, come lei fa soffrire te?-
E nonostante fosse sbagliato, nonostante sentisse che non doveva essere fatto, Severus guardò Petunia, e dentro di se sentì bruciare il fuoco della vendetta. Vendetta per tutte le cose che aveva fatto, a lui e a Lily, per tutte le cattiverie dette.
 
Vendetta per essere una sporca Babbana.
 
Lentamente, annuì, e vide la sua amica alzare la bacchetta, di nuovo.
- Crucio.-
L’ultima cosa che sentì prima di correre a chiudersi in casa fu l’urlo straziante di Petunia, che si contorceva in ginocchio.
 
****
 
Spin off su un piccolo episodio dell’adolescenza di Severus e Lily, che serve per lo sviluppo della storia. Da una parte, Severus e Lily sono innamorati, si sostengono a vicenda e vivono una magnifica relazione, dolce e tenera come dovrebbe essere alla loro età. Dall’altra parte si sta sviluppando la parte oscura di Severus, quella che lo porterà a creare il Sectumsempra, da usare contro James Potter, e quella che lo porterà ad unirsi ai mangiamorte. La sua conversione al lato oscuro comincia con quel si ad Audrey, con quel desiderio di far soffrire le persone che gli fanno del male.
Che dire? Spero davvero che vi piaccia.
Vi ricordo la mia pagina facebook qui.
Un bacio.
Ghost.

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Capitolo 12
*** Sono solo in tutto questo ***



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13 – Sono solo in tutto questo.

 
Why should I care
Cuz you weren't there when I was scared I was so alone
You, you need to listen I'm starting to trip,
I'm losing my grip and I'm in this thing alone

 
Losing Grip – Avril Lavigne
 
Narcissa camminava veloce per i corridoi di quell’angusto castello; non le era mai piaciuto vivere a Malfoy Manor, così distante da sua sorella Andromeda e così vicina a Bellatrix e al Signore Oscuro. Quel castello era tremendamente buio e freddo; sembrava che tutti i buoni sentimenti fossero spazzati via, una volta superata la porta d’ingresso. Ignorò uno degli elfi domestici di suo marito, salendo le scale senza fare rumore. A pochi passi dalle scale, c’era la camera di Draco, il suo unico figlio. Cercando di non farsi vedere, spiò oltre la porta socchiusa; Draco stava studiando un libro di Hogwarts, quello di pozioni, in modo da apprendere il più possibile prima del ritorno a scuola.
In quello era molto simile a lei; da giovane leggeva più che poteva, apprendeva tutto quello che i libri potevano offrirle, per non essere l’ultima della classe.
Draco soffriva enormemente l’essere superato da Hermione Granger; suo padre lo aveva spesso rimproverato perché una ragazzina nata Babbana lo aveva battuto – un termine orrendo, secondo Narcissa – in tutte le materie. E Draco, per non deludere suo padre, aveva cominciato a studiare in ogni momento libero. Era assurda l’adulazione che suo figlio aveva per il padre; molte volte la ignorava, preferendo chiacchierare con Lucius e lasciandola sola, a chiedersi che cosa avesse sbagliato.
 
Avrebbe dovuto fuggire con Draco, portarlo via prima che il peggio arrivasse.
 
Si ricordava ancora la disperazione di Lily, quando si era presentata a casa sua con in braccio Harry. Sapeva fin dall’inizio che sarebbe morta, perché non avrebbe mai lasciato che suo figlio morisse per mano del Signore Oscuro.
 
- Veglierai su di lui, Narcissa?-
- Come se fosse mio figlio.-
 
Insieme a Severus, aveva passato tutta l’estate e buona parte dell’autunno vegliando su Harry, proprio come aveva promesso a Lily; Sirius Black era evaso da Azkaban, e voleva il ragazzo morto, sicuramente. Non aveva mai visto Black alle riunioni dei Mangiamorte, ne aveva sentito Lucius parlare di lui, ma probabilmente era stato una spia fin dall’inizio; era un peccato, perché suo cugino era diverso dal resto della sua famiglia, era come Andromeda. Una perla rara in mezzo al letame.
Draco si voltò in quel momento, e la vide che lo osservava con un sorriso stampato sulla faccia.
- Mio padre desidera vedermi?-
Narcissa allora entrò, sentendosi scoperta e vulnerabile, e si sedette accanto al figlio; immaginò il dolore di Lily, costretta a mantenere il segreto su chi fosse il vero padre di Harry, costretta a vivere senza di lui perché la sua anima era troppo oscura.
Com’era accaduto?
 
Come poteva Severus essere diventato un Mangiamorte, nonostante l’amasse a quel modo?
 
- Draco, no. Desideravo stare un po’ con te?-
- Mi vuoi sgridare, madre?- gli occhi di Draco si abbassarono, deluso dai suoi voti scolastici. – Non sono ancora all’altezza della nostra famiglia?-
La donna sollevò il mento di Draco e sorrise; era ancora così ingenuo, non avrebbe permesso che gli fosse torto un capello. Era per quel motivo che si era alleata a Silente; suo figlio non doveva rischiare la vita tra le fila dei servitori di quel pazzo assetato di potere.
- Assolutamente no. Ci sono cose più importanti di qualche E a scuola.-
Lo abbracciò, sentendo che non lo avrebbe mai abbandonato, che, come Lily, sarebbe morta per difenderlo. Cercò di non piangere, per non farsi vedere da suo figlio.
- Ora sarà meglio che vada, sai come la pensa tuo padre su queste cose.- gli accarezzò la guancia pallida e fredda – Buon ritorno ad Hogwarts tesoro.-
Era sola in tutto quello, era sola a combattere, era sola a proteggere suo figlio.
Uscendo, si chiuse la porta alle spalle, ricordando le ultime parole di Lily verso di lei.
 
- Sei molto di più di quello che gli altri si aspettano da te, Cissy. Sei una donna coraggiosa; Draco sarà orgoglioso di te.-
 
*****
 
- Lumos.-
Con un colpo di bacchetta, le candele della stanza del professore di pozioni si illuminarono immediatamente; alla luce fioca della fiamma, Severus alzò la Gazzetta del Profeta con aria preoccupata. La faccia scavata di Sirius Black lo guardava dalla prima pagina, ghignando come tanti anni prima, quando entrambi erano stati ad Hogwarts. L’articolo del giornale parlava di un avvistamento dell’uomo evaso da Azkaban proprio ad Hogsmeade, il villaggio adiacente alla scuola. Poteva voler dire una sola cosa; Black stava cercando di raggiungere la scuola e di trovare Harry.
Tanti anni prima non avrebbe mai immaginato che proprio Black sarebbe diventato Mangiamorte; quando era nel giro, nessuno lo aveva mai nominato e nessuno lo aveva mai visto. Evidentemente il Signore Oscuro lo riteneva una pedina preziosa, e non aveva rivelato a nessuno la vera identità di Black. Eppure, Sirius era sempre sembrato diverso; certo, tra di loro non era mai corso buon sangue, ma Black, come James Potter, non aveva mai dato a vedere l’amore per le arti oscure, non come Severus, comunque.
Era stato un colpo quando l’uomo era stato catturato, qualche giorno dopo la morte di Lily, scoprire come mai lei fosse morta. Se prima aveva odiato Black per ovvi motivi di rivalità, da quel giorno aveva desiderato ogni giorno di vederlo morto. Perché se lui era il responsabile dell’odio del Signore Oscuro verso i Potter, allora Black era responsabile direttamente della loro morte; era lui che aveva rotto l’incanto Fidelius, rivelando dove fosse nascosta Lily, era lui che l’aveva uccisa, nell’istante in cui aveva parlato al Signore Oscuro.
 
Severus desiderava ucciderlo, in quel momento, e ridurlo in polvere.
 
L’uomo chiuse il giornale e con un rapido movimento di bacchetta spense le candele; fuori pioveva a dirotto ma a lui poco interessava. Non provava piacere per nulla, da più di dieci anni. L’unico momento in cui stava quasi bene era quando toglieva i punti a Paciock. Per il resto, si limitava a sopravvivere.
Chiuse gli occhi, sdraiandosi sul letto ancora vestito; fu in quel momento che ricordò quanto Black fosse stato antipatico con lui, molti anni prima.
 
Era seduto con Lily sulla sponda del Lago Nero; era una bella giornata, per essere Novembre, e i due ragazzi stavano leggendo un libro di Cura delle Creature Magiche. La figura di un unicorno si muoveva sinuosa tra le pagine di quel libro, e Lily sorrideva.
- Ne ho sempre desiderato uno.- aveva mormorato, appoggiandosi alla spalla di Severus.
- Gli unicorni sono rari! Non si può avere un unicorno da compagnia!-
Lily si era alzata dalla sua spalla e aveva messo il broncio, arricciando il labbro inferiore e incrociando le braccia al petto. Severus era scoppiato a ridere, rotolandosi per terra e portandola con se.
- Non dirai sul serio.- aveva poi aggiunto, una volta baciate le sue labbra. – Non puoi volere un unicorno!-
- Perché no? Tutti vogliono un gufo, io voglio un unicorno!-
Lily era assurda; quando si impuntava sulle cose, non c’era verso di farle cambiare idea. Severus non aveva più contato le volte in cui aveva desiderato un animale strano,  o un incantesimo che non esisteva, o un viaggio sulla luna, per dirla tutta.
 
Era per questo che la amava, anche se era troppo timido per dirglielo.
 
- Forse, Mocciosus, vuole un unicorno perché di te ne ha abbastanza.-
Sirius Black scendeva dalla collina, con la sua scopa nuova in mano. Era spettinato, come sempre, e stranamente con lui non c’era Potter.
Severus aveva cercato di ignorarlo, continuando a parlare con Lily ma poi si era piazzato davanti a lui e non aveva più potuto fare a meno di ascoltarlo.
- Che ne dici, Lily? Io ti vado bene?-
- Si, in un calderone a fuoco lento!- aveva risposto lei, voltandogli le spalle. Lui allora la aveva presa per il polso, rischiando di farle male.
- Attenta a quello che dici ragazzina!-
- Altrimenti che cosa le fai?- Severus si era messo in mezzo, staccando bruscamente la mano di Black dal polso di Lily.
- Non sei con i tuoi amichetti Serpeverde oggi? Non mi fai qualche abracadabra?-
Il ragazzino aveva ghignato, tirando fuori poi la lingua e prendendolo in giro. Visto che Severus non rispondeva, aveva mandato un bacio a Lily e se n’era andato, lasciandoli entrambi sconvolti. Solitamente, era James quello antipatico dei due.
 
Severus aveva strinto i pugni, promettendo a se stesso che non l’avrebbe passata liscia.
 
Aveva trovato Audrey nel bagno delle ragazze del primo piano, a parlare con Mirtilla Malcontenta. Lei lo aveva guardato attraverso lo specchio e lo aveva visto preoccupato ed arrabbiato.
- Che ti succede, Sev?-
Il ragazzo aveva deglutito, e aveva tirato fuori la sua bacchetta.
- Voglio cruciare Sirius Black.-
- Sei sicuro?-
Audrey aveva tentato in tutti i modi di fargli provare ad usare il Cruciatus sui Babbani, ma Severus aveva sempre lasciato fare a lei, tutte le volte. Questa volta, però era diverso. Aveva negli occhi una luce diversa, una luce malvagia ed oscura. Era pronto a tutti gli effetti a cominciare a divertirsi con le arti oscure.
- Troviamolo, allora.-
 
Lo avevano incontrato qualche piano più in su, che fischiettava tranquillo; James non era con lui, e nemmeno Remus. Severus era nascosto dietro ad una colonna portante, con Audrey alle calcagna; sentiva l’adrenalina scorrergli nelle vene e il desiderio di vendetta farsi strada dentro di lui. Aveva alzato la bacchetta, e l’odio che provava nei confronti di Black si era intensificato.
 
Era come andare a fuoco.
 
Aveva fissato quel sorriso sbieco che tanto odiava, ed aveva desiderato vederlo spegnersi per sempre.
 
- Crucio.-
 
Si era sentito infinitamente bene quando aveva visto Black contorcersi a terra ed urlare senza che nessuno capisse che cosa stava avendo in quel momento. L’incantesimo era intenso, tanto che Severus stesso si sentì bruciare, talmente forte era l’odio. Più provava odio, più la forza dell’incantesimo cresceva, più Black si contorceva a terra.
 
Severus si svegliò, ansante, e capì. Fu quello il momento in cui decise di abbandonare la strada della timidezza e di seguire la sua vera vocazione.
 
Fu in quel preciso istante che capì che era anche per colpa di Black se era diventato un mago oscuro.
 
*****
 
Era strano stare in un ufficio con un professore senza aver combinato nulla di male. Harry era affascinato dal modo di insegnare del professor Lupin, affascinato dalla sua conoscenza degli incantesimi oscuri e dal suo modo di porsi con loro. in quel momento, stava bevendo una tazza di te con lui e si sentiva felice.
Certo, il non riuscire ad affrontare i Dissennatori e il fatto che Sirius Black lo stesse cercando per ucciderlo non erano proprio motivo di orgoglio, ma si sentiva bene e in pace con se stesso, anche se aveva sempre il sospetto che qualcosa gli sfuggisse di mano.
- Temo, Harry di dover rimandare la nostra lezione a dopo il week end.- Lupin si strinse nel mantello consunto. – Non mi sento troppo bene.-
In effetti, il professore aveva proprio una brutta cera, ma Harry si guardò bene dal dirglielo.
Mentre stava osservando l’Avvincino che, con le sue lunghe dita, cercava di uscire dall’acquario sulla cattedra del professore, Harry sentì bussare.
- Avanti.-
Severus Piton in persona, con il suo mantello nero ed un calice fumante in mano, entrò. Non appena vide Harry fece una smorfia schifata e lo ignorò del tutto, portando la sua attenzione sul professore, che stava sorridendo allegramente.
- Ah, Severus, sei puntuale.-
L’uomo non rispose, ed appoggiò quella che doveva essere una pozione sulla cattedra.
- Fai anche lezioni private, Lupin? Potter è mediocre anche nella tua materia?-
Harry sentì ribollirgli il sangue nelle vene, ma non disse nulla; Remus sorrise tranquillo e bevve un sorso della pozione, facendo una smorfia disgustata. Harry temette per la vita del professore.
- No, veramente parlavamo di Dissennatori. Questa roba è davvero disgustosa.-
- Lo zucchero ne annulla gli effetti, veramente. E, a meno che tu non voglia rimanere ammalato, dovrai sopportare il gusto.-
Harry continuava a spostare lo sguardo da una parte e dall’altra senza capire granchè; aveva solo paura che Lupin finisse avvelenato da quello che stava bevendo.
- Il professor Piton mi prepara una pozione ricostituente ogni giorno. – disse, come per tranquillizzare Harry.
Severus notò come suo figlio si fidasse di lui, come lo considerasse più di un professore. In quell’istante, provò invidia per Lupin e per il ruolo che poteva avere nella vita di Harry.
- Harry, per favore, ci puoi lasciare un attimo?-
- Certo.-
Il ragazzo si alzò, sorridendo timidamente al professore e guardando Piton di sottecchi.
- Arrivederci.- disse, rivolgendosi più a Lupin che a Severus.
Una volta rimasti soli, Severus si sedette di fronte a Remus; non avevano mai avuto un confronto diretto. Raramente negli anni scolastici di erano parlati, perché non avevano avuto nulla da dirsi.
- A che gioco stai giocando, Lupin?-
Non avrebbe voluto essere così sgradevole, specialmente sapendo la situazione delicata dell’uomo che gli sedeva di fronte. Ma non poteva fare a meno di essere arrabbiato con lui per il ruolo importante che poteva avere nella vita di suo figlio.
 
Suo figlio, Harry Potter, che avrebbe dovuto fare Piton di cognome.
Sono solo in tutto questo.

 
Lo odiava, lo odiava perché per lui era così semplice farsi voler bene da Harry, quando lui stesso doveva faticare così tanto, fingere di non voler avere nulla a che fare con lui.
- Voglio proteggere Harry, Severus.-
- Sai che non è figlio di Potter.-
Silente gliel’aveva detto non appena James e Lily erano stati trovati morti; aveva raggiunto Remus e gli aveva spiegato la situazione, per non lasciare nulla al caso.
- Non mi importa, Severus. Lily era come una sorella per me.-
Ed era vero, glielo ripeteva sempre anche lei, quando lui si lamentava della loro amicizia troppo stretta.
 
- Non mi piace che parli con Lupin; è strano.-
- Dai, Sev, è solo un amico.-

 
L’uomo non si mosse, mentre Lupin lo guardava con compassione; non si erano mai odiati apertamente, perché Remus era sempre stato troppo buono per prenderlo di mira, ad Hogwarts. Di nascosto, Severus era grato a Lupin per quello che stava facendo per suo figlio.
- Stai facendo per lui quello che non posso fare io.- disse in un sussurro, più a se stesso che all’uomo. – Aiutarlo a sconfiggere i dissennatori.-
- Tu fai già molto per lui, non devi assolutamente rimpiangere chi sei e ciò che fai.-
Forse, Severus non lo avrebbe mai sopportato, ma era grato per l’aiuto che dava ad Harry.
In quel momento la porta dell’ufficio di Remus si spalancò con un boato. Ron Weasley era in piedi sulla porta, e tremava.
-B-Black.- ansimò per un attimo. – Black è entrato nel nostro dormitorio!-
I due uomini si alzarono in piedi, uscendo dalla porta a tutta velocità; Severus strinse la bacchetta più forte, e di nuovo il desiderio di uccidere Black si fece sentire.
 
Forse quella sarebbe stata la volta buona.
 
*****
 
ED ECCOMI QUI DOPO UNA DECINA DI GIORNI. LO SO CHE PURTROPPO è TANTO MA LO STUDIO MI PRENDE TANTISSIMO. PER VOI, UN NUOVO CAPITOLO CHE SPERO VI ENTUSIASMI; COMINCIAMO A CAPIRE DI Più DI NARCISSA E SEVERUS, E LA DOMANDA DI NARCISSA “Come poteva Severus essere diventato un Mangiamorte, nonostante l’amasse a quel modo?” SARà FONDAMENTALE PER CAPIRE COME MAI SEVERUS HA IGNORATO LE PREGHIERE DI LILY, COSì COME IMPORTANTE SARà IL RAPPORTO SEVERUS/REMUS E I RICORDI DI SEVERUS, CHE COMINCIANO A DARCI UN QUADRO DI QUELLO CHE è STATA LA SUA ADOLESCENZA.
VI RICORDO LA MIA PAGINA FACEBOOK QUI.
UN BACIO.
GHOST
 
 

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Capitolo 13
*** 13 - Se potessi sapere la verità ***



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13- Se potessi sapere la verità.

 
Harry Potter era un Grifondoro, e come tale, aveva il gene innato della curiosità; come suo padre, tanti anni prima, era venuto a conoscenza dei passaggi segreti grazie alla mappa del malandrino e a quegli strani individui che si facevano chiamare Codaliscia, Felpato, Ramoso e Lunastorta.
Harry era disteso nel suo letto aspettando che il sonno calasse su di lui, ed osservava la mappa del Malandrino con la curiosità bramosa di un tredicenne Grifondoro. In particolare, osservava il puntino del professor Piton che vagava avanti ed indietro per il suo studio.
C’era qualcosa che non andava in quell’uomo, ovviamente.
 
Alcuni giorni, lo trattava come se fosse il peggiore degli alunni che avesse mai avuto, altre volte, sembrava quasi che dietro le punizioni e le lamentele, Severus Piton nascondesse qualcosa.
Come poteva spiegare, altrimenti, il fatto che il professore di Pozioni fosse sempre presente tutte le volte che Harry si trovava in pericolo?
A tormentarlo, oltre a quella domanda che si poneva da quando Sirius Black era entrato nel loro dormitorio, qualche mese prima, quando aveva visto Severus Piton cercare Black con la foga con cui, si diceva, scappasse davanti ai flaconi di shampoo, c’erano anche i buchi nella sua memoria, iniziati l’anno precedente dopo aver parlato in Serpentese.
Non sapeva spiegarsi perché, ma era fermamente convinto che anche quella volta ci fosse stato lo zampino di Piton.
Lentamente, mentre gli altri suoi compagni di dormitorio dormivano profondamente, Harry si alzò dal letto, la bacchetta nella mano destra e la mappa del Malandrino in quella sinistra. Scivolò fuori dalle coperte, prendendo anche il Mantello dell’Invisibilità, nel caso ce ne fosse stato bisogno.
Dopo pochi minuti si ritrovò a girovagare nel buio per i corridoi di Hogwarts; Gazza era nel suo studio insieme a Mrs Purr, e Severus Piton continuava a girovagare inquieto. Harry trovò i corridoi vuoti fino alla Sala dei Trofei, dove si tolse il mantello e si avvicinò alla bacheca con i trofei di Quidditch. Il nome di suo padre spiccava nel distintivo più grande: James Potter era stato un asso del Quidditch e si diceva che Harry avesse preso da lui.
 
Come vorrei vederlo volare anche solo una volta.
 
Accanto ai trofei di quegli anni, Harry vide un libro dalla copertina scura, sottile, che assomigliava tanto a quelli che Gazza teneva nel suo ufficio, dove spesso e volentieri scriveva i rapporti sui gemelli Weasley.
Aprì la prima pagina, e si stupì nel trovarla così polverosa; in fondo, erano passati tanti anni, anche se Harry immaginava suo padre e sua madre come quei due ragazzi di diciassette anni che volteggiavano nelle foto che Hagrid gli aveva dato.
Continuò a sfogliare febbrilmente le pagine fino a quando il suo sguardo non cadde su un semplice nome: James Potter.
 
James Potter e Severus Piton trovati fuori dai dormitori a duellare.
 
Era stato stupido, di certo. Era ovvio che suo padre e Severus fossero stati nemici, proprio come lui e Malfoy lo erano sin dal primo giorno. Non era mai corso buon sangue tra Grifondoro e Serpeverde, erano anni che la situazione era così.
Sfogliando di nuovo le pagine però, Harry notò una nota positiva.
 
A James Potter va un distintivo per i servigi resi alla scuola, per aver salvato Severus Piton dall’attacco di un animale.
 
Harry sorrise, orgoglioso del padre; aveva salvato una vita umana, nonostante fosse Serpeverde e non proprio simpatico.
 
Lui avrebbe fatto la stessa cosa.
 
*****
 
Severus  era uscito per sgranchirsi le gambe, in cerca di una soluzione per catturare Sirius Black e rispedirlo ad Azkaban; l’idea che si fosse avvicinato a suo figlio e fosse arrivato così vicino ad ucciderlo l’aveva torturato per giorni e notti intere. Non sapeva nemmeno più da quanto tempo non dormisse, in attesa di sentire un urlo o un minimo rumore che potesse svelare Black nel castello. Aveva approfittato della situazione per portare la pozione Antilupo a Lupin, che quella notte ne avrebbe avuto assai bisogno.
Notò la mappa del Malandrino e vide Harry scomparire, in quell’istante, oltre il Platano Picchiatore con la signorina Granger. Si insospettì subito; c’era solo una persona vivente che conosceva quel nascondiglio.
 
Ricordava bene quello che era successo quando anche lui trovò il passaggio segreto; fu una delle serate più brutte della sua vita.
 
Aveva appena lasciato Lily dopo una serata particolarmente dolce insieme, e si stava dirigendo verso il suo dormitorio.
Da un angolo era spuntato Sirius Black.
- Hey, Mocciosus, vuoi sapere dove va Remus tutti i mesi?-
Certo che Severus lo voleva sapere. Erano anni che seguiva le mosse di quel Lupin; ogni mese, con la luna piena, spariva improvvisamente con una scusa. Era curiosissimo di sapere se le sue teorie su di lui erano vere o no.
- Illuminami, Black.- aveva semplicemente risposto.
- Hai presente il Platano Picchiatore?- aveva continuato Sirius, cercando di trattenere le risate. – Basta spingere il nodo alla base con un bastoncino e compare un sottopassaggio. In fondo al tunnel, troverai Remus.-
Severus era molto interessato a quello che Black gli aveva appena detto, tuttavia un campanello d’allarme gli suggeriva di stare attento.
- Perché me lo dici? Lupin è tuo amico.-
- Me l’ha chiesto lui di dirtelo. Così la smetterai di ficcanasare su di lui, finalmente.-
Se n’era andato fischiettando, lasciando Severus con la voglia di andare a vedere se davvero c’era un passaggio segreto.
Aveva lanciato uno sguardo all’orologio, decidendo di concedersi una mezz’ora per indagare, ed aveva voltato le spalle alla porta del dormitorio di Serpeverde. Poco dopo si stava avventurando per il prato con un lungo bastone tra le mani. Tremando un poco, lo aveva fatto scivolare fino al nodo alla base dell’albero e aveva premuto con tutta la forza che aveva. L’albero si era fermato all’improvviso, rivelando un passaggio segreto proprio tra le radici.
Severus era sceso dentro il buco, facendo attenzione a non farsi vedere e a dove metteva i piedi. Il tunnel era lungo e buio, profondamente umido; Severus teneva la bacchetta davanti a se nel tentativo di farsi luce. Dopo una decina di minuti di cammino, aveva cominciato a sentire un ringhio soffocato.
- Piton, vieni via!- il ragazzo si era voltato e aveva visto James Potter, rosso in viso, sbucare dal mantello dell’invisibilità.
- Potter, che ci fai qui?-
- Se entri, morirai!- Potter sembrava teso e preoccupato; aveva un rivolo di sudore che scendeva dalle tempie e le guance arrossate. Sembrava avesse corso.
- Zitto, Potter, tu non vuoi che io scopra che cosa fa qui sotto il tuo amichetto.-
Severus l’aveva spinto via, con forza, ed era entrato in quella che doveva essere la Stamberga Strillante, quella costruzione di cui tutti al villaggio avevano paura.
Dal fondo dell’unica stanza del piano inferiore, arrivava il suono di un ringhio; poco dopo, un lupo enorme gli era balzato incontro. Per poco, Severus non era rimasto ucciso. James Potter aveva fatto in tempo a prenderlo per il mantello e a trascinarlo fuori da quella stanza, chiudendo il lupo nella Stamberga.
Severus era caduto a terra, scioccato da quella visione.
- Volevate uccidermi!- aveva urlato poco dopo, sputando ai piedi di Potter.
- Veramente io ti ho salvato la vita.-
- Lo denuncerò. Vi denuncerò tutti! Silente dovrebbe sapere…- Severus era sconvolto, specialmente perché in quel momento era in debito con James Potter, la persona che odiava di più al mondo.
- Silente sa già.-
Da quel momento, Severus non si era più ricordato nulla. Era svenuto, in un momento di debolezza.
 
Ma quella notte non l’avrebbe mai dimenticata
 
Il corridoio buio era più stretto di quanto si ricordasse; a malapena era possibile stare in piedi; i ragazzi erano molto veloci, e probabilmente erano già in balia di quel pazzo di Sirius Black. Severus sperò di non essere troppo in ritardo, di essere ancora in tempo per salvare la vita di suo figlio per l’ennesima volta.
Si avvicinò cauto alle scale traballanti; cominciò a salirle, cercando di non fare rumore. Avrebbe colto Black di sorpresa, uccidendolo all’istante, se necessario.
Dal piano di sopra arrivavano voci concitate, come se qualcuno stesse discutendo animatamente. Severus sentì chiaramente la voce del figlio, anche se non riuscì a capire che cosa dicesse. Ignorando la cautela, salì le scale con velocità ed aprì la porta.
Sirius Black tratteneva Ron Weasley per la gamba, che sembrava malconcia, mentre Remus Lupin aveva tra le mani il topo del ragazzo. Harry ed Hermione Granger erano in piedi, dall’altro lato della stanza, con le bacchette sfoderate.
- Expelliarmus.- mormorò Severus, prendendo tra le mani le bacchette di Lupin e Black.
- Due al prezzo di uno. Non sai quanto ho sognato questo momento, Black.-
- Severus, c’è Peter Minus in questa stanza!- la voce di Black era roca, simile al latrato di un cane, esattamente spregevole come se la ricordava.
- Ma davvero? Perché io non vedo nessuno qui, a parte voi.- disse sarcastico. Cominciava ad essere impaziente.
- Severus non capisci! Il topo, guarda il topo!-
Black era diventato pazzo ad Azkaban; che cosa poteva c’entrare un topo con Peter Minus e tutta quell’assurda storia?
- Professore, lo ascolti, la prego!- Harry era intervenuto, con la voce spezzata dalla fatica. – Sirius ha…-
 
Sirius– lo chiamava per nome. Chiamava per nome un assassino, colui che aveva ucciso Lily, la sua Lily.
Era troppo.
 
- Non ho tempo di ascoltare le tue cavolate, Potter. Sono venuto qui per uccidere Black, e lo farò!.-
Severus alzò la mano destra insieme alla bacchetta, ma prima che potesse pronunciare l’incantesimo vide Hermione e Harry puntare le loro bacchette verso di lui.
- Expelliarmus!-
Tutto quello che vide, poi, fu solo nero.
 
*****
 
Sirius Black era scappato.
 
O meglio, suo figlio – a questo punto era lecito chiedersi se fosse davvero suo figlio – e la Granger lo avevano fatto scappare da una finestra con un ippogrifo. Silente – il santo, come a lui piaceva chiamarlo in privato – aveva acconsentito mandando i due ragazzini indietro nel tempo per permettere a Sirius Black di poter nuovamente fuggire.
Così lui si ritrovava con una ferita enorme e sanguinante sulla testa e un diavolo per capello; Black era scappato, era saltato fuori che non era nemmeno il colpevole, ed era scappato anche Codaliscia.
A Severus non importava che non fosse stato Black a tradire Potter e Lily. Lui lo odiava per principio, per tutto quello che gli aveva fatto in passato, per essere riuscito a conquistare la fiducia di Harry con due parole, per averla nuovamente fatta franca e per essere diventato il nuovo eroe della situazione.
 
C’erano tante persone che passavano inosservate, ma si meritavano di più di Sirius Black.
 
Ancora una volta, tuttavia, doveva accettarlo, come doveva accettare il fatto che ancora una volta era colpa sua se Lily era morta. Aveva cercato di attaccarsi a Black per non sentire quei sensi di colpa che lo attanagliavano, ma la verità era una sola.
 
Era stato lui a dire della profezia al Signore Oscuro.
La colpa era solo sua.
 
Incontrò Harry alla fine del corridoio del terzo piano; stava tornando dall’infermeria, ed inizialmente non lo degnò di uno sguardo. Poi sembrò ripensarci, e tornò indietro, fino ad arrivare di fronte a lui.
- Lei conosceva mio padre.- non era una domanda, era la verità.
- Si, Potter. Lo conoscevo purtroppo.- cercò di sottolineare il suo dispiacere con la voce, ma Harry sembrò non accorgersene.
- Quindi conosceva anche mia madre.-
Il cuore di Severus si spezzò nuovamente, come aveva fatto in tutti quegli anni. Ogni volta che succedeva, l’uomo cercava inutilmente di rimettere insieme i pezzi, ma ogni volta il suo cuore era sempre più logoro.
 
Si chiese se si sarebbe strappato una volta per tutte.
 
- Si, conoscevo Lily Evans.-
- Era così speciale come tutti dicono, signore?-
Harry non aveva mai parlato in quel modo a Severus Piton, ma aveva visto negli occhi di quell’uomo una grande sofferenza, e tutto ciò lo aveva intenerito. Prima o poi sarebbe riuscito a capire che cosa provava davvero e che cosa nascondeva.
- Tua madre era una Nata Babbana ed una Grifondoro, e tuttavia era davvero una mente brillante, Potter. Mi dispiace dirti che non hai preso da lei.-
 
Se solo potessi sapere la verità, Harry…
 
Harry fece per aprire la bocca, ma Severus gli voltò le spalle. Ogni volta che si parlava di Lily diventava acido. Non gli piaceva parlare di lei, ricordarla, anche se non poteva farne a meno, perché questo significava ricordare che era morta, che era diventata polvere e non sarebbe mai più tornata da lui.
 
La vide riflessa nello specchio del corridoio che stava percorrendo. Un secondo prima non c’era, un secondo dopo eccola li.
Tante volte l’aveva vista nello specchio delle brame, quando ancora Silente lo teneva a scuola. Mille volte era sgattaiolato nel cuore della notte solo per vederla sorridere.
 
Ma quello non era lo specchio delle brame; era un semplice specchio antico, del tardo ‘800, voluto da Silente tanti anni prima. Eppure eccola li, pallida e sorridente, al suo fianco. Posò una mano sulla sua spalla, ed immediatamente lui sentì calore. Si voltò, sperando ingenuamente di vederla, ma non c’era nessuno.
E capì che ancora una volta, era il suo fantasma che lo cullava e lo proteggeva in quel compito tanto difficile.
Guardò un'altra volta lo specchio e le sorrise. Si sentì nuovamente quel ragazzino di undici anni che prova l’amore per la prima volta.
 
Si, Lily era bella anche come fantasma.
 
*****
 
Capitolino mini, ma sono tornata in carreggiata come vedete! ;) Che ne dite di questo nuovo capitolo?
Due comunicazioni importanti:
One shot collegata alla storia, un Missing Moment tra Sev e Lily. Si chiama Il Giglio di Neve.
Mio contest sulla musica, mi piacerebbe se qualcuno di voi partecipasse. Si chiama The Magic In The Music.
Un bacio enorme
Ghost.

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Capitolo 14
*** 14 - A Pezzi ***



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14 – A pezzi

 
This place is so empty
My thoughts are so tempting
I don't know how it got so bad
Sometimes it's so crazy
That nothing can save me
But it's the only thing that I have

 
Sum 41 – Pieces
 
– Spinner’s End, 1994
 
L’estate volgeva al termine anche quell’anno; era stata come sempre un’estate noiosa, passata principalmente a preparare pozioni e a leggere vecchi diari che Severus aveva gelosamente custodito in un vecchio scatolone ammuffito, tenuto sotto il letto e mai tirato fuori. In quei diari custodiva il ricordo più bello, che non aveva ancora osato guardare.
Quel posto era così vuoto, dopo la sua morte, che ogni volta che l’uomo si trovava in quel posto desiderava che il tempo scorresse veloce, per tornare ad insegnare ad Hogwarts e non pensare a lei e a tutto quello che era successo in quel quartiere.
Come tutte le estati da quando aveva visto suo figlio per la prima volta, Severus era passato a trovarlo, limitandosi a guardarlo dalla finestra della sua camera; l’aveva trovato ulteriormente dimagrito, visto che – da quanto aveva potuto cogliere dalle conversazioni di quella spregevole donna e di suo marito – anche Harry doveva seguire il regime della dieta del loro grasso figlio.
Severus aveva inviato ad Harry scatole di dolci, imitando le firme dei suoi amici, per assicurarsi che almeno avesse qualcosa da mangiare.
Nessuno lo era andato a trovare, ed aveva trascorso quella piovosa estate da solo, in compagnia dei suoi vecchi scritti e del buon vino elfico che gli aveva lasciato sua madre in eredità.
Per questo fu sorpreso di sentire qualcuno che bussava alla sua porta quel pomeriggio. Controvoglia, si alzò dalla poltrona lisa e si diresse verso l’ingresso; Albus Silente, con una lunga veste dorata, si riparava dalla pioggia con un ombrello babbano e aspettava pazientemente fuori dalla sua casa.
- Buon pomeriggio, Severus.- disse pacamente.
- Albus, che sorpresa. A cosa devo l’onore?- si sposto di lato per permettere al professore di entrare. Silente chiuse l’ombrello, lasciandolo fuori dalla porta, ed entrò, asciugandosi sullo zerbino consumato le scarpe.
- Oggetti affascinanti, gli ombrelli babbani. Devo ringraziare Arthur Weasley per il regalo.-
- Immagino che la tua non sia una visita di cortesia, vero?- Severus chiuse la porta, dirigendosi verso il salotto, dove con un colpo di bacchetta fece apparire quel vino elfico che gli aveva tenuto compagnia per tanto tempo.
- In effetti no, Severus. Ti ho portato questo.- l’uomo dalla lunga barba bianca posò sul tavolino di legno un elegante biglietto blu con le scritte argentate. Severus lo prese in mano, poi lanciò un’occhiata obliqua.
- Un biglietto per la finale della coppa del mondo di Quidditch? A che gioco stai giocando?-
- Harry sarà alla finale; ti potrebbe fare piacere vederlo per un paio d’ore, anche solo da lontano.-
In effetti, a Severus sarebbe piaciuto poter andare a vedere una finale di Quidditch; amava molto quel gioco, anche se non aveva mai avuto il coraggio di provare a giocare, per evitare le battutacce di Potter e Black, ai tempi. L’ultima volta che aveva assistito ad una vera partita di Quidditch, poi, era con lei.
- Che altro c’è?-
- Voci che dicono che i Mangiamorte si stiano riunendo, Severus. Sono molto preoccupato. La mia presenza alla coppa del mondo, tuttavia, desterebbe sospetti. Ho bisogno di te, dei tuoi occhi e della tua abilità con la bacchetta.-
Si lisciò la lunga barba con la mano destra, e sorrise appena.
- D’altronde, tu sei già impegnato con l’altro evento, quello che si terrà ad Hogwarts. Non è da noi che ci sarà il Torneo Tremaghi, Albus?- la voce di Severus era piena di ironia tagliente, ma il Preside sembrò non farci caso.
- Tante cose da organizzare…- i suoi occhi azzurri si persero per un attimo tra il mobilio della casa; si soffermarono su un quadro dipinto a mano, un giglio. – C’è ancora così tanto di lei qui.-
- Non potrei buttare niente. Renderebbe la cosa definitiva.- no, Severus non aveva buttato nulla di quello che lei aveva portato in quella casa, quando aveva deciso di trasferirsi da lui. – Non ho mai capito come potesse amare questa topaia.-
- Perché amava te, Severus. E quando si ama, si amano pregi e difetti.- lo sguardo dell’uomo si spense nuovamente. – Non si dimentica mai chi si è amato profondamente.-
Per una volta, Severus provò un moto di tristezza verso quell’uomo; forse non l’aveva capito a fondo, forse c’era un dolore inimmaginabile che gli spezzava il cuore.
 
Magari non erano poi così diversi.
 
- La coppa del mondo, Severus, non scordarti di andare.- il preside fece un piccolo inchino e con un giro su se stesso sparì.
 
_______
 
- Hogwarts, 1974.
 
Lily Evans entrò nell’aula di Pozioni con un sorriso stampato sulla faccia. Severus era già li, seduto al primo banco, con la copia di Pozioni Avanzate che lui aveva personalmente scarabocchiato e corretto. La ragazza si sedette di fianco a lui, guardandolo con un sorriso che gli fece battere il cuore immediatamente.
- Che c’è, Lils?-
- Che fai quest’estate, Severus?-
Il ragazzo alzò le spalle; solitamente d’estate faceva quello che faceva lei. Stavano insieme, come sempre.
- Qualche idea?-
- Che ne dici dell’Irlanda?*- gli occhi di Lily tremarono di felicità alla luce delle candele; si era lasciata sfuggire con Severus che avrebbe amato visitare l’Irlanda, una volta cresciuti e finiti gli studi.
- Non credi di essere un po’ giovane per girare da soli?- il senso di responsabilità del ragazzo era incredibile; a volte era persino più responsabile di sua madre.
Più veloce della luce, Lily tirò fuori dalla tasca del mantello due biglietti blu, con scritte argentate. Ne porse uno a Severus, che sorrise immediatamente dopo.
 
Un biglietto per la finale di Coppa del Mondo di Quidditch. Inghilterra-Germania.
 
Il ragazzino sgranò gli occhi, e si concesse un’espressione di stupore.
- Chi te li ha dati?-
- Remus. Ha detto che ha dei problemi per quella data, e me li ha regalati. Ho già parlato con Mary, ci ospiterà la sua famiglia!- la voce della ragazza si alzò di un tono; i suoi occhi verdi si allargarono, quando incontrarono quelli scuri di Severus. – Ti prego! Ti prego, ti prego, ti prego!-
Il volto corrucciato del ragazzo regalo un ampio sorriso a Lily, uno di quelli rari, che concedeva solo a lei.
- E va bene, Lils. Ci andremo!-
Lei si lanciò su di lui, dandogli un bacio appassionato, senza vergogna.
 
Ancora una volta, Severus si ritrovò a pensare di essere davvero il ragazzo più fortunato del mondo.
 
*****
 
Coppa del Mondo di Quidditch – Inghilterra; 1994.
 
La folla continuava a spostarsi in fretta, verso la grande costruzione al centro del bosco. Lo stadio di Quidditch era stato nascosto agli occhi dei babbani con qualsiasi sorta di incantesimo.
Severus camminava veloce, con il cappuccio tirato sugli occhi e la bacchetta stretta tra le mani; non aveva voglia di farsi vedere dalla gente, men che meno dai suoi alunni di Hogwarts. Il posto che gli aveva affidato Silente con quel biglietto non era dei migliori, anche se non poteva di certo lamentarsene.
Mentre stava per salire sugli spalti, si scontrò con Lucius Malfoy e la sua famiglia; Draco aveva lo sguardo perso nel vuoto, con gli occhi grigi pieni di freddezza. Narcissa camminava qualche passo appena dietro suo marito, il mento spigoloso rivolto all’in su e la mascella stretta. Non appena incrociò gli occhi di Severus si rilassò un po’, posizionandosi accanto al figlio, come se avesse voluto proteggerlo con il suo corpo
- Severus, ma che piacevole sorpresa.- Lucius si strinse al suo elegante bastone, e allungò la mano bianca verso Piton, che la strinse con forza. – Anche tu a vedere la partita?-
- Si. Il professor Silente mi ha dato il suo biglietto. Non è potuto venire.-
- Capisco. Chissà quali grandi preoccupazioni affliggono il nostro amato preside.- continuò l’uomo, con una punta di cattiveria nella voce. – E dimmi, Severus, quando hai intenzione di venire a farci visita?-
 
Mai.
 
Severus guardò Narcissa, che spostò impercettibilmente il mento verso suo marito. Non sembrava a suo agio, al fianco di Lucius.
- Presto, Lucius, non appena mi sarà possibile.-
Un suono rimbombò per la foresta; doveva essere il richiamo per le persone del campeggio. Entro pochi minuti la partita sarebbe iniziata. Lucius fece un cenno con la testa a Severus, che sorrise controvoglia e salutò Draco.
- Narcissa, tu non vieni?-
- Un attimo, tesoro. Mi sistemo l’abito.-
Lucius cominciò a salire le scale, mentre la donna fingeva di aggiustarsi la gonna; non appena lo vide scomparire in Tribuna d’Onore si alzò, prendendo da parte Severus.
- Devi stare attento, Severus! Lucius ha qualcosa in mente!- la sua volce era sottile e delicata, ma non nascondeva un certo spavento.
- Silente mi ha mandato qui per questo, Narcissa.-
- L’ho sentito dire che ci saranno molti vecchi Mangiamorte, e che hanno intenzione di spaventare in qualche modo tutti i presenti.-
Sembrava davvero spaventata all’idea; l’amore per suo figlio l’aveva spinta ad odiare quelle persone che un tempo aveva idolatrato. Severus le mise una mano sulla spalla; in fondo, entrambi stavano facendo il doppio gioco, e Narcissa si meritava qualcuno che la consolasse.
 
Era una buona madre, come Lily.
 
- Non preoccuparti, Narcissa. Draco non è in pericolo, e nemmeno le altre persone. Goditi la partita.-
- Grazie, Severus.- rispose, accennando un sorriso. Si voltò e sparì tra le gradinate. Severus strinse più forte la bacchetta; qualunque cosa fosse successa, lui doveva stare all’erta.
 
_____
 
- Coppa del Mondo di Quidditch, Irlanda, 1974
 
Lily era bellissima, vestita dei colori dell’Inghilterra, che facevano a pungi con i suoi capelli. Sembrava un’irlandese, con quel capelli rossi lasciati liberi nel vento del crepuscolo. I suoi occhi verdi erano in linea con il paesaggio, di un verde quasi accecante.  Quella settimana in Irlanda era stata la migliore della sua vita, e non si aspettava che i genitori di Mary McDonald fossero così gentili ed ospitali. Severus comprò, con i pochi risparmi che gli erano rimasti, una coccarda inglese, e se l’appuntò al petto, sorridendo beato. Entro pochi minuti avrebbe partecipato ad una competizione di Quidditch su scala internazionale.
 
Era al settimo cielo.
 
- Sev, io e Mary andiamo in bagno. Ci ritroviamo tra pochi minuti qui.-
Lily gli diede un bacio sulle labbra e corse via, con la sua migliore amica. Severus si guardò intorno,e notò dall’altra parte della strada due visi noti: Audrey ed Avery, che gli venivano incontro sorridendo.
- Severus!- Audrey lo baciò sulle guance, facendolo arrossire. – Cercavamo proprio te! C’è una persona che vogliamo farti conoscere!-
Il ragazzo non riuscì nemmeno a dire una parola; si lasciò prendere per mano dalla ragazzina e si lasciò trascinare poco più in la, in mezzo alle fronde delle betulle e degli alti alberi irlandesi. In mezzo ad una piccola radura c’era un ragazzo con i lunghi capelli biondi, un bastone da passeggio e un sorriso spaventoso.
- Severus, lui è Lucius Malfoy, ed è molto vicino ai Mangiamorte. ricordi?-
I Mangiamorte. E come scordarseli? Nell’ultimo anno si era così avvicinato al alto oscuro da aver desiderato varie volte incontrarne uno, farsi narrare le sue avventure.
Certe volte, aveva desiderato essere un Mangiamorte lui stesso, per poter distruggere quei babbani che gli rendevano la vita impossibile.
Si avvicinò al ragazzo, che gli tese la mano.
- Piacere.-
- Il piacere è mio, Severus. Mi dicono che l’incantesimo Levicorpus sia tuo.-
Il ragazzo annuì; aveva creato quell’incantesimo mentre sognava di appendere per i piedi Petunia e di farla soffrire.
- Notevole, amico mio. Entro pochi anni potresti diventare un Mangiamorte, se lo volessi.-
Severus si vide, per un attimo, con la bacchetta in mano, mentre trionfalmente spazzava i Babbani via dal mondo dei maghi, mentre veniva osannato e lodato da tutti. Si vide con la bacchetta puntata contro quel viscido di suo padre, facendogli un incantesimo che lo rendesse pazzo, o magari che lo mutilasse.
Si vide cruciare Petunia e Black, mandarli nei matti.
 
Forse, diventare Mangiamorte era il suo vero destino.
 
Si limitò ad annuire, senza comprendere che quell’azione sarebbe stata la sua rovina. Non sapeva che a causa di quel piccolo gesto, qualche anno dopo avrebbe perso Lily.
 
*****
 
Severus aveva trentaquattro anni, e correva in mezzo alla mischia cercando di cacciare quei pazzi Mangiamorte che avevano appena fatto lievitare con il suo stesso incantesimo i Babbani proprietari del campeggio. Vide Narcissa, cercare con lo sguardo suo figlio e disperarsi nel non trovarlo.
 
Severus aveva quattordici anni, e aveva appena visto l’Inghilterra vincere sulla Germania; era euforico, e aveva lasciato Lily nella tenda, uscendo con Audrey ed incontrando Lucius Malfoy sulla sua strada.
 
Severus aveva trentaquattro anni, ed aveva appena schiantato due Mangiamorte, salvando la moglie del proprietario del campeggio che stava precipitando nel vuoto. Vide Harry, e pronunciò un incantesimo per proteggerlo da quei pazzi che stavano devastando il campeggio.
 
Severus aveva quattordici anni, ed aveva appena levato la bacchetta contro un ragazzo babbano, facendolo levitare per aria a testa in giù, con lo stesso incantesimo che aveva inventato contro Petunia. Si sentiva potente, ma si sentiva anche malissimo. Se Lily lo avesse visto sarebbe rimasta delusissima.
 
Severus aveva trentaquattro anni, ed era appena caduto in ginocchio. Tutto quell’odio non poteva esistere ancora; quante persone avrebbero dovuto morire ancora? Quante, come Lily, avrebbero perso la vita per proteggere il proprio figlio?
 
Severus aveva quattordici anni, ed era appena scoppiato a piangere tra le braccia di Lily, pieno di sensi di colpa. Lei non l’avrebbe mai saputo, ma Severus si era appena pentito di quello che aveva fatto.
 
Severus aveva trentaquattro anni ed era a pezzi. Guardò in alto, e provò l’impulso di gridare dall’orrore.
Eccolo li, il marchio nero. Limpido nel cielo, verde e minaccioso, come lo era stato gli anni in cui Voldemort era attivo. Era a pezzi, perché sentiva che lui sarebbe tornato.
 
Era a pezzi, perché il bruciore sul braccio sinistro gli faceva paura. Si tirò su la manica del mantello, sperando di non vedere nulla di anomalo.
Ed invece eccolo li, il marchio nero sul suo braccio.
 
Di uno scintillante colore nero.
 
*****
 
* L’irlanda è un omaggio a Blankette_girl e alla sua Irish Rain. ;)
Capitolo pre natalizio, anche se non pieno di gioia come dovrebbe essere un capitolo di Natale. Devo dire che sono pienamente soddisfatta di me!
Voi che ne pensate?
BUON NATALE A TUTTI!
Un bacio.
Ghost

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Capitolo 15
*** Una volta sapevamo essere felici. ***


15. Una volta sapevamo essere felici.

''E l'amore esisteva, non era un imbroglio, era piuttosto una malattia, e di tale malattia potevo elencare tutti i segni, i fenomeni.'' (Oriana Fallaci)

 
You’re always there, you’re everywhere
But right now I wish you were here
 
Wish You Were Here; Avril Lavigne.
 
Draco era partito da un mese, eccitato all’idea di poter partecipare al Torneo Tremaghi e di farla vedere a quel “lecchino di Harry Potter”; aveva lasciato un vuoto incredibile in quella casa, che era spettatrice dei silenzi tra Narcissa e Lucius. Si rivolgevano appena la parola, appena un “buongiorno” sussurrato ed una “buonanotte” fredda e distaccata. Lucius stava via dalla mattina alla sera, e Narcissa sapeva bene che aveva qualcosa in mente. Aveva notato che il Marchio Nero stava tornando scuro come un tempo, ed era sicura che ci fosse lo zampino di suo marito dietro tutto quello.
Nascosta nell’ombra, perciò, in quel momento tentava di ascoltare la conversazione tra suo marito e Peter Minus, che con i suoi occhi acquosi la spaventava forse più del Signore Oscuro in persona.
- Codaliscia.- la voce pungente e fredda di Lucius la raggiunse, e fu come ricevere una stilettata al cuore. Quello era il tono che usava quando si rivolgeva al Signore Oscuro. – Ad Hogwarts è tutto pronto? Hai avuto conferme dal nostro alleato?-
- Mio signore, Lucius.- Narcissa lo vide inchinarsi profondamente, fin quasi a toccare il pavimento di marmo pregiato con il naso storto. – Il Calice è stato incantato. Per stanotte, il nome di Harry Potter sarà nella lista degli iscritti al Torneo Tremaghi.-
La donna sussultò; nessuno ad Hogwarts sapeva che era in atto una combutta per rendere la morte di Harry Potter una tragedia. Se il ragazzo fosse rimasto ucciso durante lo scontro con i draghi – come le aveva detto in gran segreto il Preside Silente – nessuno sarebbe potuto risalire ai Mangiamorte. Strinse i pugni, e cercò di non fare il minimo rumore.
- Molto bene, Codaliscia, molto bene. Se il piano del Signore Oscuro dovesse fallire, ricordati che me la prenderò personalmente con te.-
Di nuovo, Narcissa si sorprese del tono freddo che usava suo marito; c’era un tempo in cui, quando ancora non era circondato dall’oscurità e si ricordava ancora che cosa volesse dire amare, erano stati bene.
 
Un tempo in cui erano felici.
 
Era una bellissima giornata di primavera; Narcissa passeggiava nel cortile di Hogwarts, in compagnia di qualche sua compagna Corvonero. Quella mattina aveva scelto di lasciare l’uniforme in camera e indossare l’abito viola scuro che sua madre le aveva regalato per i diciassette anni. Voleva godersi l’ultimo anno ad Hogwarts; una volta ottenuti i suoi M.A.G.O. sarebbe stata in età da marito e sua madre sicuramente avrebbe provveduto a cercarne uno di buona famiglia.
Era innamorata, come tutte le ragazze della sua età. Il ragazzo di cui era innamorata era di poco più grande di lei; si incontravano in segreto, quando lui capitava ad Hogwarts, ed insieme avevano vissuto dei momenti bellissimi. Il suo nome era Lucius Malfoy, a Narcissa sperava di sposare lui, prima o poi.
Mentre camminava tranquillamente, l’oggetto dei suoi pensieri si materializzò davanti a lei.
- Lucius!- Narcissa si portò una mano sul petto. – Mi avete spaventata!-
- Quante volte ti ho detto di darmi del tu, Narcissa?- il tono della sua voce era caldo e confortevole. La ragazza prese il braccio che il giovane uomo le aveva porso ed insieme avevano cominciato a camminare per il parco.
- Che cosa fai qui, Lucius?-
- Mi mancavi, Narcissa.-
Lei arrossì appena, ma senza farsi vedere. Non era certo un’oca sgallettata come le sue compagne Grifondoro.
- Ho intenzione di chiedere a tuo padre di sposarti, Narcissa.- improvvisamente Lucius si era fermato, e le aveva preso una mano. – Ho grandi progetti per entrambi. Ma non posso svelarti nulla, ora. Ma mi sposerai?-
A Narcissa non importava quali piani avesse Lucius per loro. Tutto quello che aveva sempre sognato si era appena realizzato.
- Si.- aveva detto con euforia, rinunciando alla sua solita compostezza. – Lo voglio.-
Allora Lucius l’aveva baciata delicatamente sulle labbra e l’aveva stretta a se.
 
Un tempo sapevano davvero essere felici.
 
Che cosa era successo? Cosa era cambiato radicalmente nelle loro vite?
Il grande progetto che Lucius aveva in serbo per entrambi, Narcissa lo capì anni dopo, era quello di diventare servi di un pazzo assassino, che reclamava le sue vittime, e che non sapeva sentirsi dire no.
Narcissa non aveva mai smesso di amare Lucius, semplicemente, aveva smesso di fidarsi di lui. Non sentì il resto del discorso; si voltò, ed uscì di casa senza dire nulla.
 
La sua meta era soltanto una: Hogwarts.
 
*****
 
- Ed il quarto campione di Hogwarts è… Harry Potter!-
La folla cominciò a sussurrare mentre Harry inciampava nel suo stesso mantello e si avvicinava a Silente, che gli consegnava il foglietto con il suo nome. Il ragazzo sembrava spaesato. Rimase per un attimo con le braccia a penzoloni, e si voltò verso i suoi miglior amici, che sembravano sconvolti quasi quanto lui.
Severus cercò di sembrare indifferente, ma cominciò a preoccuparsi da subito; non poteva essere stato Harry; un ragazzino della sua età non era talmente abile da poter confondere il Calice e mentire sulla sua età, non quando era in atto una magia di Albus Silente. Velocemente, Severus si guardò intorno per cercare di individuare qualcuno che potesse aver giocato un brutto scherzo a suo figlio. Ma tutti, dai professori, ai giudici, agli studenti erano letteralmente a bocca aperta; nessuno era mai riuscito ad ingannare una Linea Dell’età prima di quel momento.
L’uomo si alzò dalla sua postazione e seguì Silente ed Harry nella stanza adiacente alla sala Grande,dove gli altri tre campioni si erano appena riuniti insieme ai loro presidi.
Quando Silente spiegò la situazione, subito Madame Maxine e Igor Karkaroff cominciarono ad inveire contro Harry ed Hogwarts.
- Da te non me lo aspettavo, Silente. – disse il preside di Durmstrang. – Questo è un aiuto in più per Hogwarts!-
- Igòr ha ragione, Silonte!- continuò Madame Maxime, in tutta la sua grandezza. – Io me ne vodo!-
La situazione nella saletta si stava scaldando. Severus fece un passo in avanti, cercando di attirare l’attenzione di tutti.
- Trovo improbabile che Potter, con le sue dubbie capacità.- e sottolineò con disprezzo l’ultima frase. – Possa aver ingannato una magia del Preside. Ritengo, tuttavia, che non debba in alcun modo partecipare al Torneo Tremaghi.-
Provò a guardare Harry con disgusto; il suo era un semplice tentativo di tenere suo figlio fuori dai guai. Il Torneo non sarebbe stato una passeggiata, e gli orrori che sarebbero stati affrontati dai campioni erano troppi per suo figlio, che aveva affrontato già troppe volte il Signore Oscuro. Voleva semplicemente cercare di regalare a suo figlio un’adolescenza serena.
- L’ultima decisione spetta a te, Ludo.- Silente si voltò verso Bagman, che osservava Harry con una strana luce negli occhi. Severus avrebbe voluto torturare Silente, in quel momento. Possibile che non riuscisse a lasciare fuori Harry da qualsiasi avvenimento della scuola? Come poteva non capire che il nome di Harry era stato chiaramente messo nel calice – e manomesso, dunque – perché qualcuno cercava di ucciderlo?
Scosse la testa.
- Per me Harry può partecipare!- disse Ludo con un’aria decisamente festosa. Severus desiderò cruciare anche lui, e pensò quasi di unirsi al coro di proteste che partì dai presidi delle altre scuole. Senza dire una parola in più, voltò loro le spalle e uscì in fretta da quella gabbia di matti. Silente non l’avrebbe passata liscia, non quella volta. A lui non importava se Harry era di nuovo esposto ad un grave pericolo, no. A lui importava solo educarlo e prepararlo all’inevitabile scontro con il Signore Oscuro. Silente usava le persone a piacimento, come pedine sacrificabili per il suo grande piano, quello di distruggere Voldemort. Era capace,  con due parole, di passare come un carro armato sopra le persone, sbriciolando la loro volontà. Poteva prendere le veci di padre, madre e parenti stretti di qualsiasi persona che desiderava sacrificare.
Era un codardo, altro che mago più grande del mondo.
 
Era facile essere grandi maghi sulle spalle degli altri.
 
Entrò nella sua stanza e sbattè la porta. Sentì il braccio sinistro bruciare e istintivamente appoggiò la mano destra sopra il marchio nero, per poi scoprire la lunga manica nera. Il marchio stava diventando sempre più nitido. Provò un conato di vomito, poi il suo sguardo si soffermò su qualcosa che prima non c’era.
Sulla scrivania c’era una foto, una foto vecchia almeno di vent’anni, in bianco e nero. Severus la prese tra le mani, e le sue labbra tremarono leggermente.
 
Non poteva crederci.
 
- Oh Lily.- Severus cadde in ginocchio, sopraffatto dalle emozioni. Quella notte era successo tutto troppo in fretta; suo figlio esposto in modo così crudele al pericolo, il senso di inadeguatezza che aveva provato cercando di farlo fuori dal Torneo, il Marchio Nero sempre più nitido sul braccio. E quella foto, che aveva nascosto nel fondo del suo baule,  e che era ricomparsa sulla sua scrivania, accanto ad un giglio. Chi gli voleva così male da farlo soffrire in quel modo? chi osava burlarsi di lui e dei suoi sentimenti? - Quanti anni sono passati da quando abbiamo scattato questa foto? Una volta sapevamo essere felici, nonostante tutto. Anche se l'oscurità si stava impossessando di me, riuscivo ancora ad essere felice, insieme a te. Erano  i tuoi occhi, credo. O la tua vitalità. Perchè non ti ho mai detto queste cose, Lily? Perchè le sto dicendo solo ora?- 
Era come un fiume in piena che aveva rotto gli argini; non poteva contenere tutto quel dolore che provava, non poteva più fare finta di nulla. La sentiva dentro di se, nuovamente, come una calda carezza di vento estivo. La sentiva dentro di se come da quando era morta. Il suo fantasma, pallido ricordo dei loro giorni felici, lo stava aiutando di nuovo. 
- Lils, mi avrai mai perdonato? Per averti abbandonata con Harry, per aver scelto una strada sbagliata. Sto pagando tutti i miei errori, amore mio, lo vedi? Come mi hai detto quando mi hai cacciato di casa.- non aveva nemmeno la forza per piangere. Strinse quella fotografia, scatto della migliore amica di Lily, fino a piegarla. Non ci sarebbero stati più giorni felici per nessuno, ormai.
Buttò a terra quel ricordo, prima di lasciarsi andare.
 
In quella foto Severus baciava Lily, con un amore ed una devozione che nessuno avrebbe mai scommesso sul finale della storia. Chiuse gli occhi, cercando di catturare con la mente quel ricordo felice, che sapeva essere proprio in fondo al suo cuore.
 
Nonostante fosse ottobre, era una bellissima giornata; il vento caldo del sud soffiava sui prati di Hogwarts e sul campo da Quidditch. Severus e Lily ne avevano approfittato per fare una passeggiata; camminavano tranquillamente mano nella mano. Lei non sapeva che cosa avesse combinato Severus alla coppa del Mondo, e lui non aveva intenzione di dirglielo, anche se odiava mentirle.
I capelli di Lily erano raccolti in una coda, che svolazzava nel vento. I suoi occhi, quel giorno di un verde luminoso, scrutavano attentamente il volto del ragazzo in attesa di un’espressione strana. Era rimasta da parte, senza chiedere perché in quegli ultimi giorni lui fosse turbato. Era fiduciosa nel fatto che quando sarebbe stato pronto, lui le avrebbe parlato.
Camminavano da un bel po’ quando Severus si fermò davanti a lei. La strinse a se, giocando con un ciuffo di capelli che si era liberato dall’impiccio dell’elastico.  
 
Odiava mentirle, ma che altra scelta aveva? Lily era la cosa più bella che gli fosse capitata, e non voleva rovinare tutto per una ragazzata.
 
- Credo di amarti…- disse lui, un po’ imbarazzato.
- Come credi?- Lily fece la finta offesa e gli tirò un pugno sul petto; lui la strinse ancora di più. – Devo pensare che ami più di una persona?-
Scoppiò a ridere, insieme a lui. Era facile essere felici quando lei illuminava in quel modo le giornate.
- E va bene… Ti amo Lily Evans.- nei suoi occhi scuri in quel momento non si leggeva nemmeno un po’ dell’oscurità che l’aveva circondato mesi prima. C’era solo amore e devozione, voglia di vivere.
- Ti amo anche io, Severus Piton. Anche se a quattordici anni ancora non sappiamo che cosa sia l’amore.-
Sorrise nuovamente, prima che lui le prendesse il viso tra le mani e la baciasse teneramente. Poco dopo, una luce fastidiosa interruppe quel bacio. Severus si allontanò da Lily e si voltò. Mary MacDonald aveva in mano una macchina fotografica, una di quelle che aveva visto in mano ai babbani molte volte.
- Che antipatica che sei, Mary!-
- Vedrai Lils, non te ne pentirai. È una foto bellissima.-
 
Severus guardò per un ultima volta la foto prima di piegarla con cura e riporla nella tasca interna del mantello, proprio vicino al suo cuore. Si alzò dal pavimento dove era ancora seduto, ed aprì la porta. Ferma davanti alla soglia c’era Narcissa, e dietro di lei Albus, che non chiese nemmeno il permesso, entrando solamente accennando un sorriso.
- Albus, non è il momento.- il tono di voce dell’uomo era fermo e deciso, ma il Preside evocò un paio di sedie e si sedette, seguito da Narcissa.
- Severus, ascoltami.  Devi lasciare che Harry faccia questo torneo. Senti quello che ha da dire Narcissa, prima di alterarti.-
La donna prese un respiro profondo.
- Ho sentito Lucius parlare del Torneo Tremaghi; qualcuno, un complice dei Mangiamorte, è qui ad Hogwarts e ha messo il nome di Harry nel Calice.- la donna sembrava molto turbata. – Severus, il marchio da segni?-
L’uomo si tirò su la manica della veste e la mostrò a Narcissa ed Albus.
- Eccoli, i segni! Sta tornando nitido! Sapete che cosa vuol dire? Lui tornerà, Albus, lo sai anche tu!-
Il Preside osservò appena il Marchio Nero per poi distogliere lo sguardo; erano anni che pensava al suo ritorno. Se tutto quello che aveva imparato in quegli anni sul Signore Oscuro era vero, avrebbe certamente trovato il modo di tornare indietro. Per quella data, Harry doveva essere pronto; ecco perché non aveva insistito più di tanto per il suo ritiro dal torneo. Doveva sapere che cosa significava affrontare l’ignoto.
Ed era arrivato il momento di chiedere a Severus di essere coraggioso come era stato in passato.
- Severus, ti prego, siediti. È arrivato il momento di sapere alcune cose.-
 
******
 
Ed eccoci con il capitolo numero 15. Un piccolo capitolo, lo ammetto, che mi servirà poi per il prossimo, che sarà abbastanza lungo ed articolato, e nel quale succederanno tante cose. Ormai siamo quasi al momento cruciale, il momento in cui il Signore Oscuro sta per risorgere. Da quel momento, Severus sarà ancora più tormentato che mai.
Che dire? Spero che vi sia piaciuto e spero di leggere molte vostre opinioni.
Un bacio.
Ghost.

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Capitolo 16
*** Luci ed ombre ***


16. Luci ed ombre.


Questo capitolo lo dedico a Blankette_Girl, come mio personale
regalo per il suo compleanno!
Tanti auguri!

 
Does the pain weight out the pride?
And you look for a place to hide?
Did someone break your heart inside?
You’re in ruins.

 
Green Day – 21 Guns.
 
Silente non fu  delicato nemmeno in quel frangente; lo disse e basta,  senza nemmeno lasciare a Severus il tempo di reagire alla notizia.
- Il Signore Oscuro sta per tornare, come temevamo.- nella sua voce non c’era  traccia di dispiacere; il preside era freddo e di staccato. – Il Marchio Nero sul tuo braccio lo dimostra.-
Non avrebbe mai potuto negare il contrario, perché il bruciore si era fatto sentire anche in quel momento, nitido come mai prima d’ora. Non poteva tornare in vita, non poteva di nuovo sconvolgere la sua vita come tanti anni prima. Lo sguardo di Severus cadde su Narcissa, che annuì per poi abbassare lo sguardo, quasi come se si vergognasse di aver udito quella conversazione tra Codaliscia e suo marito.
- Non può tornare, non può sconvolgere di nuovo tutto…- lo disse con un certo autocontrollo, ma il suo cuore stava per scoppiare. Aveva sperato che il Signore Oscuro marcisse per sempre dentro il corpo di un qualche scoiattolo o rettile, nella lontana Albania, e che non tornasse mai più; il passato, però, si era deciso a bussare nuovamente alla porta di Severus, nonostante lui non volesse aprire.
- Quello che ti chiederò di fare, Severus, andrà al di là di ogni tua comprensione.- nella voce di Silente si sentiva il peso della richiesta che stava per fare. – Devo chiederti di essere pronto a tutto.-
- Ormai, preside, sono diventato il tuo zerbino.- rispose, versandosi un bicchiere di vino elfico, gentilmente fatto apparire da Narcissa.
Silente abbassò per la prima volta gli occhi, cercando di nascondere la sua ansia. Nonostante tutto, era molto attaccato a Severus, e lo considerava un uomo di gran lunga migliore di lui stesso. Gli posò una mano sulla spalla, cercando di infondergli un po’ di calma che in quel momento sembrava mancargli.
- Quando Lord Voldemort tornerà, dovrai essere pronto a tornare tra le sue fila.- l’aveva detto velocemente, senza dare la possibilità a Severus di replicare. – Ma dovrai fare di meglio. Oltre a fargli credere che sei tornato dalla sua parte, dovrai diventare la sua spia, il suo braccio destro, il suo servitore più fedele.-
Le mani di Severus tremarono; Silente pretendeva che lui tornasse da Voldemort? Da colui che aveva rovinato la sua vita, che gli aveva portato via Lily, che aveva cercato di uccidere suo figlio?
- Non lo farò mai.- rispose, con una calma che non pensava di avere. – Non tornerò da chi mi ha rovinato la vita.-
- Te la sei rovinata da solo, Severus, la prima volta che hai accettato di venire a casa nostra, appena quindicenne.- parlò Narcissa in quel momento, e lo fece con la sua solita delicatezza, anche se quello che aveva detto non era certo delicato. – Quando hai mentito a Lily sulla tua assenza da Hogwarts, quando hai sentito che quello che stavi facendo era giusto. Il giorno in cui hai visto per la prima volta il Signore Oscuro.-
 
Ti toglie il fiato, e sembra che tu stia soffocando.
Il peso del dolore supera l’orgoglio.
 
Severus si sedette, temendo di poter avere un infarto da un momento all’altro. Aveva eliminato quel ricordo, perché faceva troppo male. Anche i ricordi di Lily facevano male, ma il dolore era sempre attutito dal ricordo dei suoi occhi e dei momenti felici che avevano vissuto. Nonostante il dolore, non aveva mai voluto dimenticare.
Quello che aveva cercato di cancellare erano i momenti che lo avevano portato a diventare l’ombra di se stesso, che avevano soffocato la luce di Lily, la sua dolcezza, i suoi sforzi per tenerlo lontano dall’oscurità.
 
Come quel giorno.
 
Era stanco di James Potter, stanco dei Malandrini che continuavano a chiamarlo Mocciosus, stanco di essere sempre messo da parte. A quindici anni, voleva smettere di essere appeso per le caviglie, deriso per la sua biancheria non propriamente adatta ad un ragazzino. Quando Audrey era corsa nel suo Dormitorio per dirgli che Lucius Malfoy aveva chiesto di lui, si era sentito utile a qualcosa. Aveva uno scopo, e cioè quello di piacere a Lucius e di avvicinarsi al Signore Oscuro – come lo chiamavano nel dormitorio di Serpeverde  - e di apprendere da lui la sottile padronanza delle Arti Oscure.
Aveva preso il mantello, lisciando con una manica scura il distintivo di Serpeverde, che portava con orgoglio. Poi era uscito, visto che Lucius Malfoy lo aspettava in un  pub di Hogsmeade. Era proibito uscire da soli al crepuscolo, ma a Severus non  importava troppo. I Malandrini entravano ed uscivano dal castello come meglio credevano, perché non avrebbe potuto farlo anche lui? Silente avrebbe usato due pesi per due misure?
Proprio sulla  grande porta di quercia aveva incontrato Lily, che rientrava da una passeggiata nel parco con Mary. Lo aveva visto al fianco di Audrey e si era oscurata in volto; quella ragazzina bionda non le piaceva e non aveva mai nascosto questa sua antipatia a Severus.
- Dove vai?- gli aveva chiesto, correndogli incontro. – Sev, è quasi il crepuscolo.-
- Ad Hogsmeade, mi sta aspettando una persona.- in quel momento non aveva voglia di vedere Lily, di darle spiegazioni. Se lo amava, avrebbe accettato anche quel suo lato oscuro.
- Non puoi andare ad Hogsmeade da solo!- Lily lo prese per una mano, cercando di farlo ragionare. – Cosa vai a fare ad Hogsmeade?-
- Vado con Audrey!- Severus raramente perdeva la pazienza, ma Lily in quel momento lo stava davvero indispettendo. – Ed ora vai a Grifondoro, non vorrei perdessi dei punti!-
Gli occhi di Lily si erano riempiti di lacrime; perché Severus la trattava in quel modo? In tanto anni che si conoscevano, non si era mai rivolto così a lei. Gli aveva voltato le spalle, senza dire una parola.
Subito dopo Severus si era sentito malissimo, ma non aveva avuto altro modo per tenerla lontana da quella faccenda. Meno sapeva e meglio sarebbe stata; Lucius non avrebbe apprezzato la sua storia con una Nata Babbana.
- L’hai fatto per lei, Severus. Non torturarti.- il viso di Audrey si illuminò, delicato. – Pensa al potere che potremmo avere, seguendo il Signore Oscuro!-
Il dispiacere, in quell’istante, era stato sostituito dall’euforia per l’imminente incontro con i Malfoy. In fretta, erano usciti dal castello, cercando di non farsi vedere. Era stato difficile trovare la strada giusta al buio, ma dopo una quindicina di minuti erano entrati in un anonimo pub; Lucius Malfoy li attendeva seduti ad un tavolo, con un bicchiere di liquido ambrato tra le mani.
- Lucius!- Audrey era corsa a salutare suo cugino di secondo grado, facendo poi cenno a Severus di avvicinarsi a loro.
- Ciao, Severus.- la voce di Lucius era bassa e calma.
- Salve.- il ragazzo, al contrario, era molto agitato. Ci teneva a fare bella figura con quell’uomo che sapeva essere molto vicino a Voldemort.
- Veniamo al perché della mia chiamata.- Lucius sorseggiò la sua bevanda, bagnando appena le labbra con il liquido, con fare regale. – L’Oscuro Signore ha bisogno di qualcuno che lo tenga informato su quello che succede ad Hogwarts, qualcuno di giovane e pronto a diventare potente nel giro di un paio di anni. Audrey mi ha detto che tu vorresti entrare nella cerchia di quelli più vicini a lui.-
- S-si.- fin da piccolo, il suo desiderio era stato quello di diventare un mago potente, in grado di distruggere chiunque lo prendesse in giro e gli facesse del male. – Potrei essere io l’informatore.-
Lucius aveva annuito, finendo in un solo sorso la bevanda. Gli aveva poi porso il braccio.
- Andiamo a conoscerlo.-
Severus aveva esitato un attimo, ma poi aveva afferrato il braccio dell’uomo biondo. Si era sentito risucchiare da un vortice, e l’aria sembrava essergli sparita dai polmoni. Quando finalmente aveva toccato la terraferma, si era sentito lo stomaco sottosopra, realizzando di essersi appena Materializzato.
- Coraggio, è normale la prima volta.-
Si trovavano in una zona di aperta campagna, probabilmente in Inghilterra; la nebbiolina ricopriva ogni cosa, e Severus era riuscito a scorgere l’enorme casa che si stagliava in lontananza solo perché essa era scura come la pece, e il crepuscolo, con la sua luce accecante, dava alla dimora un’aria spettrale.
Avevano camminato per una decina di minuti, attraversando il giardino pieno di piante fitte e fontane, ed erano arrivati ad un grande portone di quercia, che si era spalancato dopo un incantesimo di Lucius.
Sulla soglia stava un piccolissimo elfo domestico, che si era subito inchinato, sfiorando i piedi del suo padrone.
- Dobby aspettava il ritorno del suo padrone. Il padrone desidera qualcosa?-
Lucius lo aveva scalciato malamente, ignorando la sua richiesta. La casa era grande e scura, proprio come Severus se l’era immaginata. Una scalinata di marmo portava ai piani superiori, ma loro l’avevano oltrepassata, per dirigersi in una stanza adiacente alla sala d’ingresso.
Seduto accanto al fuoco, un uomo calvo e pallido aveva osservato Severus fin dal primo passo che aveva compiuto in quella stanza. La prima immagine di Lord Voldemort lo aveva deluso; si aspettava qualcuno di maestoso, regale, ed invece davanti a lui c’era un uomo senza naso, con gli occhi rossi come il sangue e la pelle serpentina.
- Mio Signore, ecco il ragazzo.-
Voldemort si era alzato dalla sedia, avvicinandosi a Severus, che sentiva le gambe molli e il desiderio profondo di scappare da quel posto. Con la coda dell’occhio aveva visto una donna bionda – la moglie di Lucius – spalancare gli occhi, come se fosse stata terrorizzata.
- Severus, mi dicono.- la sua voce era squillante, come quella di un bambino troppo cresciuto.
- Si, signore.- le gambe erano pesanti come macigni, ed il cuore scoppiava.
- Devi essere furbo e scaltro per essere la mia spia, Severus. Di solito non permetto ai ragazzini di quindici anni di prestare servizio, ma Audrey ha tanto insistito che mi sono incuriosito. Se porterai a termine il tuo compito, una volta finita la tua istruzione magica potrai entrare a far parte della mia cerchia, se lo vorrai.-
Severus aveva abbassato il capo, ed in quel momento gli era venuta in mente Lily. Come l’aveva trattata? Cercava solamente di portare luce nel suo mondo fatto di buio ed ombra; e solo lei avrebbe visto la parte migliore di Severus, solo lei e nessun altro.
 
Mi dispiace, Lily.
 
Era caduto poco dopo, svenuto.
 
Severus tornò a guardare Narcissa, abbassando il capo. Si ricordava benissimo tutto quello che era accaduto. Uno stupido ragazzino di quindici anni, ecco che cos’era.
- Lo farò, Albus.- disse infine. - Ma solo per mio figlio.-
 
****
 
Sei mesi dopo.
 
Lo stadio di Quidditch, profondamente trasformato in vista della finale del Torneo Tremaghi, era nel silenzio assoluto. Potter e Diggory erano scomparsi, risucchiati dalla Coppa che doveva essere stata trasformata in una passaporta. Severus cercò di restare calmo, ma quando, dopo mezz’ora, vide che nessuno dei due aveva ancora fatto ritorno, si spostò dal suo posto in prima fila e raggiunse Albus.
- Che succede? Perché non sono ancora tornati?-
Era l’apprensione di un padre, che non aveva altro se non suo figlio.
- Temo che stia per succedere, Severus.-
 
Quando sei alla fine della strada,
ed hai perso il controllo di tutto,
ed i tuoi pensieri ti opprimono.
 
Lo sentì in quel momento; il Marchio Nero sull’avambraccio sinistro prese a bruciare, come la prima volta che era comparso sulla sua pelle pallida, come ogni volta che lui lo aveva chiamato, tanti anni prima.
Il dolore era insopportabile; vide la folla intorno a lui girare, e capì che la sua testa stava per esplodere. Silente lo trattenne per le spalle, per evitare che cadesse e si facesse del male. Il dolore dell’anima, però, si fece sentire subito.
Alzò la manica del mantello e vide con orrore che il Marchio Nero era nitido, come le prime volte che lo aveva, come quando lei glielo aveva visto.
Tutto quello per cui aveva combattuto in quegli anni, la sua vera identità celata a suo figlio, le preghiere sulla tomba di Lily… era stato tutto inutile.
 
Lui era tornato, e non ci fu bisogno di vedere suo figlio tornare con il corpo senza vita di Cedric Diggory in mano, sudato e sporco, per capirlo. Lui era tornato perché quel bruciore sull’avambraccio non poteva essere altro se non la sua chiamata.
 
Ed ecco che Lily era morta per nulla.
 
Harry urlò qualcosa, che lui a stento sentì; scese insieme ad Albus e al corpo professori, ma mentre cercava di avvicinarsi a suo figlio vide Malocchio Moody prenderlo e trascinarlo via. Li seguì con lo sguardo, finchè non li vide sparire nella scuola, e poi prestò attenzione al cadavere del Tassorosso.
 
Avada Kedavra.
 
La firma di Voldemort.
Il ragazzo non riportava alcuna ferita, solo lo sguardo fisso nel vuoto, gli occhi grigi spenti nel ricordo della vittoria del Torneo. Ma era morto nell’istante in cui la maledizione gli era rimbalzata sul petto. Proprio come Lily, il giorno in cui l’aveva trovata a Godric’s Hollow, senza vita; aveva capito che era morta perché aveva visto che quegli occhi pieni di vita erano spenti, vacui. Non brillavano più.
- Dov’è Potter?- la sua voce era roca. Aveva voglia di piangere, di gridare. Voleva essere morto lui al posto di Lily, nel tentativo di salvare suo figlio. – Dove l’ha portato Moody?-
Gli insegnanti non lo considerarono, attenti solo a capire come potesse essere morto Diggory. Severus cominciò ad agitarsi; Moody stava tirando la corda, avrebbe dovuto portare Harry da Silente, non toglierlo dalla sua protezione. Si avvicnò al preside e lo prese da parte.
- C’è qualcosa che non va. Sento che Harry è in pericolo.-
- Andiamo!-
Silente capì subito che Severus aveva ragione. Il vero Malocchio Moody non avrebbe mai allontanato Harry da loro, ma lo avrebbe affidato al Preside.
Severus conduceva il gruppetto formato da lui, Silente e la McGranitt, correndo per i corridoi del castello. Non c’era un minuto da perdere; il marchio nero bruciava ancora sul braccio, ma la priorità assoluta era Harry. Avrebbe salvato suo figlio, a costo della sua vita.
Il bruciore in quel momento gli fece ricordare la fine.
 
Lily lo aveva accolto nella loro casa di campagna abbracciandolo forte. Era radiosa. Lo aveva baciato intrecciando le dita tra i suoi capelli.
- Devo dirti una cosa.- aveva detto.
Lo aveva spinto sul divano, accarezzandogli le braccia e sbottonandogli il cappotto.
- Lily ti prego…- era la prima volta che avrebbe voluto resistergli.
- Dai, Sev!- aveva protestato, togliendogli il mantello. Severus aveva cercato di nascondere quello scempio, ma lei lo aveva visto.
- Cos’è?-
- Nulla, Lils, davvero.-
Ma lei non gli aveva creduto e gli aveva afferrato il braccio. Lo aveva visto, scuro e nitido sul braccio sinistro. Il Marchio Nero.
- Hai… Tu hai…- i suoi occhi si erano riempiti di lacrime. – Tu hai il Marchio!-
Che era finita lo aveva capito in quell’istante.
 
- Stupeficium!-
Malocchio Moody si afflosciò a terra come un bamboccio di pezza, mentre Harry si voltò verso i tre professori spaventato e disgustato.
- E’ stato lui, Moody.. Voglio dire, non è il vero Moody!-
Non era il vero Moody, ma un impostore, il figlio di Barty Crouch fintosi un professore per poter mandare Harry dal Signore Oscuro al momento opportuno. Harry raccontò tutto, da come avevano ucciso Cedric in quel cimitero alla rinascita di Voldemort. Severus avrebbe voluto posargli una mano sulla spalla e sussurrargli che sarebbe andato tutto bene, ma il suo autocontrollo glielo impedì.
Come poteva affrontare tutto quel dolore da solo?
Era coraggioso come la madre, si ritrovò a pensare.
- E anche come il padre.- Albus gli posò una mano sulla spalla, come un anziano padre avrebbe fatto con suo figlio. –Ha preso il meglio di entrambi.-
- Lo so, anche se a volte assomiglia anche a Potter.-
- Sai che cosa devo chiederti di fare, Severus.-
L’uomo annuì; l’aveva capito fin da quando aveva sentito il Marchio Nero bruciare sul suo avambraccio: era arrivato il momento di tornare dal Signore Oscuro, di fingere che per tutto quel tempo fosse stato ad Hogwarts perché sicuro che prima o poi lui sarebbe tornato.
- Sono pronto.- disse, ed in quel momento capì di essere davvero coraggioso, come lo fu James Potter, come lo fu la sua Lily. Per la prima volta capì che stava davvero facendo qualcosa per suo figlio, perché lui vivesse in un mondo migliore, perché questo gli permettesse di sconfiggere definitivamente Voldemort.
 
Nulla è stato costruito per durare.
 
- Devo andare, ora.-
Diede un ultimo sguardo a suo figlio e si voltò, pronto ad affrontare il suo destino.
 
*****
 
Nonostante l’ora tarda, a Malfoy Manor tutte le luci erano accese; Severus provò un conato di vomito, ma continuò a camminare lungo la strada acciottolata. La casa non era cambiata di molto, a parte il giardino, che era poco curato e lasciato a se stesso.
La porta era aperta, e lui varcò la soglia senza annunciarsi; in piedi, vicino all’ingresso, Narcissa osservava il suo riflesso nello specchio. Anche lei aveva un compito preciso, rischioso tanto quanto quello di Severus.
- Sei qui.- sussurrò lei, avanzando verso di lui. – Lo farai davvero.-
- Si, altrimenti lei sarà morta invano.-
Narcissa annuì e gli fece cenno di seguirlo; arrivarono nello stesso salone in cui tanti anni prima quell’incubo era cominciato. Quel giorno, la luce che splendeva dentro di lui si era spenta, lasciando spazio all’ombra che lo aveva avvolto per tanto tempo.
Lucius lo guardò senza dire nulla, e lui parlò.
- Devo parlare con il Signore Oscuro, subito.-
 
Questa volta, avrebbe lasciato che la luce del suo fantasma, che sentiva vicino anche il quel frangente, lo inondasse completamente.
 
*****
 
Questa volta sono stata brava, vero? ;) Questo è il mio piccolo regalo per la mia dolcissima Ale che oggi compie gli anni! :D Visto che siamo lontane, ho pensato che questo potesse essere un pensiero carino!
Come vedete, le cose cominciano a complicarsi!
N.D: In molti mi avete chiesto quando Harry saprà di suo padre… ebbene, l’attesa potrebbe essere quasi finita! Tra al massimo tre capitoli, Harry potrebbe ricordare o scoprire! Non temete!
Vi ricordo la mia pagina facebook qui.
Un bacio.
Ghost.

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Capitolo 17
*** Cicatrici che bruciano ***


17 - Cicatrici che bruciano.


I won't explain or say I'm sorry
I'm unashamed, I'm gonna show my scar
Give a cheer for all the broken
Listen here, because it's who we are
I'm just a man, I'm not a hero.

My Chemical Romance - Welcome To The Black Parade.

Ottobre 1978

Faceva male, eccome, essere lì senza che Lily non sapesse nulla. Ma come le avrebbe potuto spiegare che da qualche mese non lavorava per il Ministero ma cercava di guadagnarsi la fiducia del Signore Oscuro?
Come dirle che da mesi stava con un potenziale assassino?
Era uscito sul presto quella notte, dalla loro casa di campagna nell'East Sussex dove abitavano da qualche mese, con la scusa di avere un compito importante che lo attendeva a Londra. Avevano scelto quella contea perchè era vicino al mare, e Lily adorava il mare. Quando Severus non era impegnato, andavano entrambi in spiaggia e si stendevano sulla sabbia umida, tenendosi per mano, e rimanevano ore in quella posizione, senza parlare, semplicemente osservando il cielo ed il mare.
Era stato semplice, una volta ottenuti i M.A.G.O, andare a vivere insieme; una decisione naturale, dato che stavano insieme da così tanto tempo. Lily voleva sfuggire alla triste realtà di Spinner's End, nonostante avesse arredato la casa di Severus come meglio aveva creduto,  e voleva soprattutto sfuggire da Petunia e dal suo odioso fidanzato Vernon, tanto acido quanto lei. Severus invece a Spinner's End non aveva più nulla, se non la tomba di sua madre, quindi per lui non faceva differenza spostarsi o meno.
Per tutto quel tempo, però, nonostante vivessero bene e fossero felici, lui le aveva mentito.
Da mesi ormai lavorava insieme a Audrey per riuscire ad entrare nelle grazie del signore oscuro; il denaro che portava a casa era sporco, ottenuto con il ricatto e con la tortura, ottenuto da Mangiamorte.
Lily non era riuscita a cancellare l'ombra minacciosa che Severus aveva sempre portato su di se e dentro di se fin da quando era entrato ad Hogwarts, e l'ambizione mescolata alla voglia di potere avevano prevalso, rendendo l'uomo schiavo del mago più potente e terribile di tutti i tempi. Lui l'amava, certo, ma non poteva nascondere a se stesso le sue vere inclinazioni.
Fu con la morte nel cuore che quella sera, quindi, si smaterializzò dal cortile della loro casetta diretto a Malfoy Manor, con la consapevolezza che quella notte sarebbe cambiato tutto. 
Nonostante fosse autunno, il cielo era limpido e Severus poteva vedere ogni singola stella, ogni costellazione studiata a Hogwarts e la via lattea, che luminosa splendeva sopra ogni cosa.
Lily adorava la Via Lattea; una notte, lo aveva costretto a guardarla per ore, ed era rimasta incantata davanti a tale spettacolo, mentre lui avrebbe solo desiderato baciarla.

- Gli antichi Egizi consideravano la Via Lattea come una controparte celeste del Nilo: un fiume chiaro che attraversava il cielo notturno esattamente come il Nilo attraversava le loro terre. I Giapponesi la chiamano Fiume D'Argento. Io credo solamente che sia la via che indica il nostro destino.- 

Severus maledì la sua memoria di ferro; gli occhi di Lily gli stavano facendo rimandare la sua decisione. Ignorò la galassia sopra di lui ed entrò nel cortile di casa Malfoy, concentrato sulla missione e su quello che avrebbe dovuto fare.
La sua Via Lattea stava per oscurarsi, lo sapeva bene. 

Il salone di Villa Malfoy non era nemmeno lontanamente macabro come si ricordava Severus; varie fiaccole erano state accese, dietro ad ognuna delle quindici sedie preparate apposta per quella serata. Sembrava più che altro una festa, e Severus si rilassò un attimo. Chiuse gli occhi e fece un passo avanti; subito, due o tre Mangiamorte si voltarono verso di lui. Tra questi, Bellatrix Black, cugina dell'odioso Sirius e sorella di Narcissa, scoppiò in una risata folle, che rimbombò per tutta la sala.
- Mio signore è venuto. Non lo credevo possibile.- 
Severus la vide avvicinarsi a Voldemort - tremò al pensiero di quel nome - in modo accondiscendente; capì che forse non era follia quella che le vedeva negli occhi, ma semplicemente ossessione. L'uomo non la degnò di uno sguardo, si limitò a prendere la bacchetta con le mani ossute e si avvicinò a Severus, che immediatamente chinò il capo in segno di rispetto.
- Non avevo dubbi, Bellatrix. Sono sicuro che Severus sarà un ottimo servitore, forse anche più di te.-
La donna guardò il ragazzo che stava ancora a testa china con uno sguardo carico d'odio; probabilmente non sopportava che qualcuno la superasse. Voleva il suo posto d'onore accanto al Signore Oscuro e avrebbe fatto qualsiasi cosa per tenerselo stretto.

Severus ebbe l'impressione che Bellatrix Black fosse una donna da non contraddire.

La sala si riempì piano piano, e Severus si sentì al centro dell'attenzione; odiava esserlo, anche ad Hogwarts, quando il professor Lumacorno lo lodava per le ottime pozioni create, cercava sempre di nascondersi dietro il calderone. Quella sera, tuttavia, tutti gli occhi erano puntati su di lui e sebbene volesse fuggire via, le sue gambe si fecero pesanti e lo costrinsero a rimanere dov' era.
- Sei stato molto bravo, Severus, e lo sai già.- cominciò Voldemort, passeggiando avanti ed indietro. - Questa sera verrai sottoposto ad un'ulteriore sfida, che ti permetterà di raggiungere il tuo scopo. Essere marchiato e diventare un vero Mangiamorte.-
Le labbra di Severus tremarono appena, ma fece finta di nulla.
- Questa sera dovrai uccidere.-
Il cuore di Severus era tutto meno che preparato a quella notizia; non si aspettava di dover uccidere qualcuno così presto e davanti a tutte quelle persone. Per un attimo, ebbe un ripensamento, ma poi vide Bellatrix chinarsi verso un uomo alto e robusto, con la faccia scura come la pece.
- Non ce la farà, ne sono sicura.- sussurrò abbastanza forte affinchè lui potesse sentirla. - In fondo è solo un ragazzino di diciott'anni.-
Nella sala calò nuovamente il silenzio mentre da un'entrata secondaria veniva spinto a forza un uomo piccolo, calvo e cicciotto che Severus riconobbe immediatamente.
- Questo Babbano.- disse il Signore Oscuro. - Abita a Spinner's End, proprio vicino a Severus. Nel mondo Babbano è unverduraio, ovvero vende le verdure ad altri Babbani come lui. Voglio che tu lo uccida, Severus.- 
L'uomo venne catapultato a terra, dove rimase sdraiato per qualche secondo; aveva i polsi gonfi legati a strette corde scure e un livido sullo zigomo destro. Sollevò lo sguardo e riconobbe in Severus il ragazzino timido ed impacciato che a cinque anni chiedeva insistentemente le carote tutti i santi giorni. Il suo sguardo passò dal terrore alla comprensione.
- Severus Piton? Ti prego, aiutami!-
L'uomo fece un passo avanti e sfoderò la bacchetta; sapeva bene che il vecchietto non aveva fatto nulla, ma se si rifiutava di collaborare, lo avrebbero sicuramente ucciso.
Chiuse gli occhi, cercando di non pensare a nulla se non a Lily, alla sua delusione se mai avesse saputo che stava per uccidere un uomo.
Mi dispiace, Lily.
- Avada Kedavra.- un lampo di luce verde uscì dalla bacchetta di prugnolo e si abbattè sul petto del pover'uomo, che si accasciò immediatamente a terra. L'aveva fatto, aveva ucciso un innocente.
Credeva che si sarebbe sentito potente, dalla parte del giusto, invece l'unica cosa che voleva fare era scappare da quel posto subito, rifugiarsi tra le braccia di Lily e non pensare più a nulla.
- Ben fatto, Severus.- Voldemort avanzò lentamente, non degnando di uno sguardo il Babbano morto, e si posizionò davanti a lui. - Il braccio sinistro, per favore.-
Severus alzò la manica nera della giacca che portava e lo porse a Voldemort, che posò la sua bacchetta su esso e mormorò qualcosa.
L'unica cosa che Severus sentì fu un bruciore tremendo, che lo spezzò a metà; si rese perfettamente conto di stare cancellando con un solo gesto, sette anni di amicizia, amore e vita con Lily. Stava diventando uno di quelli che disprezzavano persone come lei, che le uccidevano per il semplice motivo di essere una Mezzosangue. Il dolore fisico cessò, ma non quello dell'anima.
La cicatrice che aveva dentro non avrebbe mai smesso di bruciare.

****
24 Giugno 1995.

Diciassette anni dopo era nuovamente fuori da quella villa; era sicuro di trovare il Signore Oscuro insediato a VIlla Malfoy. Due ore dopo la sua chiamata, Severus era pronto a giocarsi il tutto e per tutto. 
Le parole di Silente erano state chiare e concise.

- Fai credere di essere ancora con loro, di essere una loro spia; dovrai raccontare tutto di Hogwarts, di Harry. Dovrai essere il Mangiamorte perfetto.- 
Severus  bussò un paio di volte alla porta della villa; sembrava che dentro non ci fosse nessuno, ma in realtà un piccolo elfo domestico aprì la porta qualche minuto dopo, facendo un profondo inchino.
- Desidera signore?- si chinò talmente tanto che il suo lungo naso arrivò a toccare il pavimento.
- Vorrei poter parlare con la signora Narcissa Malfoy.- rispose lui, con tono piatto. – Con effetto immediato.-
- Gold provvede subito, signore.- e sparì all’interno dell’abitazione. Pochi minuti dopo Narcissa comparve sulla soglia. Sembrava molto stanca e debilitata, ma riuscì comunque a sorridere a Severus.
- Sei sicuro di volerlo fare?- chiese sottovoce.
- Che altra scelta ho?- rispose Severus. – Lui è già qui?-
Narcissa annuì e lo lasciò entrare; l’atmosfera che si respirava in quella casa era sempre la stessa. C’era qualcosa di macabro in quei corridoi bui e freddi, illuminati solo da torce infuocate, qualcosa che suggeriva che una presenza maligna si era stabilità li.
Quando lo vide, Severus provò un conato di vomito, molto simile a quello che aveva provato la prima volta che aveva ucciso il primo uomo.
Voldemort era molto diverso da come si ricordava: pelle bianca come sempre, ma il naso era piatto come quello di un serpente ed era senza capelli. Non sembrava umano, nemmeno un po’.
- Severus?- il tono sembrava sorpreso, come se non si aspettasse di vederlo lì. Era solo, senza i soliti Mangiamorte. Solo Lucius Malfoy sedeva accanto a lui, con un’espressione del tutto soddisfatta.
- Mio Signore, mi spiace essere arrivato solo ora.- fece un inchino profondo, cercando di chiudere fuori i pensieri che non voleva Voldemort leggesse.
- Perché tanto ritardo, Severus?-
- Non potevo allontanarmi da Hogwarts senza essere scoperto, mio Signore.- la voce di Severus era poco più di un sussurro. – Credono ancora che io sia dalla loro parte.-
Voldemort si alzò e si avvicinò a lui, brandendo la lunga bacchetta verso il volto del professore.
- E lo sei, Severus?-
- No, mio Signore.-
Si posizionò proprio davanti a lui e chiuse gli occhi; Severus sentì che Voldemort stava cercando di penetrare le sue difese mentali, e provvide subito a creare false immagini che potessero ingannarlo.
- Dici il vero, Severus.- commentò poco dopo Voldemort, accennando un mezzo sorriso. – Le tue immagini mentali sono molto vivide.- allargò le braccia in segno di saluto. – Bentornato tra noi.-
Severus chinò nuovamente il capo ed andò a sedersi di fianco a Lucius, tenendosi il braccio sinistro. Anche se in quel momento non faceva più male, sapere di avere quel tatuaggio bruciava da morire. Sapere che Lily era morta per colpa di quel Marchio, di tutto quello che esso rappresentava, era una sconfitta per lui ed un dolore enorme, perché portava il simbolo della morte dell’amore della sua vita tatuato sul braccio. Un calore lo avvolse, e seppe che, come sempre, Lily era lì per sostenerlo anche in quell’impresa.
- Allora dimmi, Severus. Che combina il caro vecchio Albus?-
Lucius al suo fianco scoppiò a ridere di gusto.
- Sta reclutando nuovamente l’Ordine della Fenice, come prima della vostra scomparsa.- sembrava tranquillo, ma in realtà aveva paura di poter essere scoperto in qualche modo. – Ma è invecchiato, e sente che i suoi poteri non sono più come quelli di prima. Stanno anche cercando un nuovo quartier generale. L’ultimo l’avete distrutto con maestria, anni fa.-
- E per quanto riguarda Harry Potter?-
L’uomo deglutì; come poteva spiare suo figlio e consegnare informazioni all’uomo che voleva Harry morto più di quanto desiderasse essere il mago più potente del mondo.
- Il ragazzo è ben protetto, non credo sia opportuno toccarlo mentre siamo a scuola.-
- Sono d’accordo con te. Bisogna toccarlo quando non ha la protezione di Silente. Ecco perché ho bisogno di attirarlo fuori da Hogwarts.-
Voldemort si sedette sulla sua sedia, mentre Nagini si acciambellò accanto al fuoco. Incrociò le dita ed assottigliò gli occhi.
- Ho bisogno di sentire la profezia per intero, quella che tu Severus hai udito anni fa. C’è qualcosa che mi sfugge ed ho bisogno di sapere che cosa davvero contenga. Ma per farlo ho bisogno di Potter. Il tuo compito, Severus, è quello di tenermi aggiornato sugli spostamenti del ragazzo e dell’Ordine; cercherò uno stratagemma per attirarlo fuori da quella scuola. Una volta recuperata la profezia, lo ucciderò con le mie mani.-
Tutti i presenti annuirono.
- Puoi andare, Severus. E ricordati: sei sotto osservazione. Un solo passo falso e pagherai con la vita.-
Severus si alzò in piedi ed uscì dalla stanza, seguito da Narcissa. Camminava velocemente, desideroso di mettere chilometri di distanza tra lui e quell’uomo terribile. Voleva vedere come stava suo figlio, assicurarsi che non fosse scioccato, assicurarsi che stesse bene.
Si sentì prendere il polso da Narcissa.
- Sei un eroe Severus, lo sai?- aveva gli occhi pieni di lacrime. – Lucius gli ha chiesto di prendere Draco con se e io sono stata ferma.-
- Non puoi fare altro, Narcissa. Ed io non sono un eroe, sono solo un uomo.-
Usò un tono burbero e tolse la mano di Narcissa dal suo polso. Uscì nella notte stellata e istintivamente guardò in cielo; la Via Lattea era ancora li, luminosa e stellata come sempre. Gli venne in mente Lily e sperò che lei potesse essere tra quelle stelle che componevano la galassia che lei amava tanto.
- Mi perdonerai mai per quello che ti ho fatto anni fa?-
Un vento caldo lo avvolse e la sentì li, su di se.
- Ti ho perdonato dal primo giorno, Severus.-
La sentì nitida, chiara come non mai: la voce di Lily che lo accarezzava, il suo fantasma che lo avvolgeva con il suo calore.
Era li per lui, era li per rendere quelle cicatrici che bruciavano un po’ meno dolorose.
 
Con lei al suo fianco, ce l’avrebbe fatta.
 
*****
 
Agosto 1995.
 
Harry Potter era a Grimmauld Place da qualche giorno, quando entrò nella stanza accanto a quella sua e di Ron. Non era una stanza qualsiasi, sembrava una specie di memoriale dei Malandrini: foto che si muovevano e che mostravano James Potter abbracciato a Sirius, a Lupin. Lily sorrideva da una foto con un piccolo Harry in braccio. Suo padre non c’era, probabilmente impegnato a scattare la foto.
Harry si ritrovò ad aprire un cassetto e a frugarci dentro; trovò una foto, legata ad una lettera. La foto mostrava un piccolo Harry di appena qualche mese, senza cicatrice e con i grandi occhi verdi che guardavano curiosi ovunque. Si ciucciava il pollice della mano destra e sembrava sorridere.
Prese il foglio dietro la foto e lo lesse con le mani tremanti. Sua madre aveva una scrittura elegante ed ordinata.
 
Caro Severus,
so che per te è difficile stare lontano da noi; purtroppo è necessario. Sai bene che non approvo il tuo stile di vita, sai bene che me ne sono andata di casa per quell’orribile tatuaggio sul tuo braccio sinistro. Non posso amare una persona che ama lui a quel modo, e lo sai bene. Ma è tuo figlio, e non posso non darti notizie. James se ne sta prendendo cura alla perfezione ed Harry lo adora. Vorrei che tu potessi vederlo davvero! Vorrei che tu potessi stargli accanto come dovrebbe essere.
Ma non è possibile, tu hai fatto la tua scelta tanto tempo fa, quando hai deciso di seguire Audrey e di odiare le persone come me.
Ti lascio la sua foto; vorrei davvero che tu potessi essere il padre che Harry si merita. Guardalo, Severus, ha i miei occhi ma ha le tue espressioni.
 
Ti amo, Severus, ti ho sempre amato e ti amerò sempre.
Lily.
 
La cicatrice di Harry cominciò a bruciare, e lui lasciò cadere la lettera per terra. Chiuse gli occhi e tutto quello che non combaciava ebbe di nuovo un senso.
Si ricordò quando anni prima, il professor Piton glielo disse.
 
- Perché è preoccupato per me?-
- Perché sono tuo padre, ragazzino!-
- Oblivion.-
 
Harry si accasciò per terra, sconvolto. Tutto quello che aveva creduto per anni era appena stato sgretolato da un ricordo, da due frasi, da una lettera.
 
Harry era il figlio di Severus Piton.
 
****
 
Beh, che cosa ne dite? Vi ho fatto o no una sorpresa?! Ecco come Harry scopre di suo padre, anche se penso che per uno o due capitoli manterrà il segreto.
Spero vi piaccia!
Vi ricordo la mia pagina Facebooc qui: TheGhostOFYou
Un bacio.
Ghost

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Capitolo 18
*** Confronti ***


18 – Confronti.


When I tried so hard
And got so far
But in the end
It doesn't even matter
I had to fall
To lose it all
But in the end
It doesn't even matter


Harry non poteva credere a quello che stava leggendo; quella lettera avrebbe dovuto essere un falso. Come poteva essere Severus Piton suo padre? Un uomo che quando lo guardava in faccia aveva solo espressioni di disgusto ed odio per lui?
E soprattutto, come poteva esserlo se da anni, chiunque incontrasse, continuava a ripetergli che suo padre era James Potter?
Quel pezzo di carta che aveva in mano, quella scrittura fine e delicata che poteva associare solo a sua madre, doveva essere uno scherzo di cattivo genere, magari architettato da qualche Serpeverde; non poteva essere una verità. Sua madre, Lily Potter, la dolce Lily che tutti ricordavano con piacere, non avrebbe mai potuto amare un uomo cinico, freddo e spietato come Severus Piton. Non c’era nessuna logica in quella notizia che lo aveva appena scioccato, nessun collegamento che rendesse Lily legata a Severus se non una conoscenza superficiale, come il professore gli aveva detto qualche anno prima.
Eppure, l’espressione affranta sul volto di Piton quando gliel’aveva rivelato, per poi cancellargli la memoria, era reale, più reale delle mille facce schifate quando a lezione si avvicinava a lui o gli rivolgeva la parola.
Ricordò di averlo visto logoro e vecchio, quando pensava di non essere visto, e ricordò anche tutti i suoi tentativi di salvarlo.

Severus Piton era suo padre.

Non era felice di quella notizia; non era felice perché Severus era un Serpevede, un codardo che si nascondeva dietro il nome della sua casa, un codardo che aveva accettato la via più semplice, quella di farsi marchiare e farsi macchiare l’anima.
Harry aveva cercato per anni di dare un senso alle visioni, ai buchi neri che aveva dentro di se, eppure alla fine quasi rimpiangeva di averlo saputo.
Che cosa ci faceva quella lettera in una delle stanze della casa di Sirius?
Aveva troppe domande nella testa, domande che avevano bisogno di una risposta immediata e che avrebbe voluto rivolgere a Silente; ma Silente non parlava con lui, Silente non l’aveva degnato nemmeno di uno sguardo all’udienza del Ministero e sicuramente non lo avrebbe aiutato.
Piegò con cura la lettera e la ripose nella tasca sinistra dei jeans logori che indossava quella mattina; era pur sempre un ricordo di sua madre e non desiderava altro che tenerlo con se, come se così la sentisse più vicina. Aveva cercato per anni un segno che sua madre fosse esistita davvero, ed aveva quasi rischiato di smarrirsi nella visione dello Specchio delle Brame pur di conservare un suo ricordo.
Chiuse gli occhi, cercando di catturare con la mente un’immagine di sua madre, una qualsiasi, ma quello che vide dentro di se lo scioccò.

Gli occhi di sua madre lo scrutavano pieni di lacrime; era bellissima, anche con gli occhi rossi e gonfi di pianto e le labbra umide. Harry allungò una manina come per confortarla e lei sorrise appena, prendendolo in braccio. Poteva sentire il suo respiro affannato, e gli si aggrappò alle spalle, abbracciandola.
- Harry, come vorrei che tuo padre ti vedesse.- in quella frase c’era il dolore per aver perso una persona amata. – Sarebbe orgoglioso di te, di quanto sei bello.-
Un singhiozzo la colpì improvvisamente e due lacrime sfuggirono da quegli occhi così simili a quelli del bimbo; sembrava infinitamente triste.
- Harry quando sarai grande voglio che tu sappia che Severus non ha mai voluto farti del male, come non ne ha mai voluto fare a me. Ha semplicemente scelto la strada sbagliata. Ma è tuo padre e non penso di potercela fare senza lui.-
Harry l’abbracciò nuovamente e cominciò a piangere con lei.

Il ragazzo aprì gli occhi e si tenne alla ringhiera arrugginita della scala; quel ricordo era così vivido che l’aveva fatto sobbalzare. Non pensava di ricordarsi qualcosa di lei, di poterla vedere così nitidamente, di sentire tutte le sfumature della sua voce.
Scese le scale, cercando di cacciare dalla sua testa l’immagine della madre in lacrime, che invocava Severus Piton, l’uomo che Harry odiava di più al mondo.
Entrò in cucina; Sirius leggeva uno stralcio della Gazzetta del Profeta e sembrava rilassato. La barba era curata e pulita ed i capelli erano lucenti e freschi. Certamente, la prigionia non lo rendeva felice ma quantomeno non doveva vivere come un randagio mangiando topi ed altro. Harry comunque non sorrise a quella vista, ma si diresse verso di lui arrabbiato.
Se quella lettera era in una delle stanze di quella casa, significava che Sirius sapeva.
L’uomo alzò gli occhi sentendo un rumore di passi avvicinarsi e sorrise al suo figlioccio, smettendo non appena vide l’espressione dura sulla sua faccia.
- Che succede, Harry?-
Lui non rispose ma si limitò a buttare la lettera di Piton davanti al ritaglio della Gazzetta. Sirius sembrò confuso per un attimo, poi spiegò la lettera e sembrò illuminarsi.
- Harry io…-
- Sirius, è vero quello che c’è scritto?- la voce di Harry era ferma, ma l’uomo temeva che avrebbe fatto una scenata come quella di qualche settimana prima, quando se l’era presa con Hermione e Ron. – Severus Piton è davvero mio padre?-
Sirius abbassò lo sguardo; non sapeva cosa dire. Raccontargli la verità o continuare con la menzogna? Si ricordò la faccia di Lily, nel momento in cui era scappata di casa e il dolore causato da quell’uomo malvagio, che l’aveva abbandonata per un tatuaggio sul braccio ed un paio di babbani da torturare.
Poi guardò Harry, vide la sua determinazione, la sua voglia di sapere e di capire, e decise che non avrebbe potuto mentire ancora.
- Si, Piton è tuo padre.-
Le speranze di Harry crollarono come castelli di carta; si sedette, tenendosi la testa con entrambe le mani. La scosse forte, come se volesse svegliarsi da quell’incubo.
- Perché non me lo hai detto? Chi altri lo sa?-
L’uomo respirò a fondo.
- Io, Remus e Silente.- rispose, cercando di essere il più dolce possibile. – Lily e James lo avevano confidato solo a noi.-
Silente.
Silente sapeva e non aveva detto nulla? Gli aveva anche inviato il Mantello dell’Invisibilità di James mentendo, dicendo che era appartenuto al suo vero padre. Silente gli aveva nascosto la verità più importante?
- Come mai non sono rimasto con lui, alla morte di mia madre?- la rabbia cominciava a prendere il sopravvento, ma Harry cercò di trattenersi. Doveva capire molte cose.
- Perché Severus Piton era un Mangiamorte, molto vicino al Signore Oscuro. E se ti avesse ucciso? No, meglio che nessuno sapesse che lui era il tuo vero padre; i seguaci di Voldemort si sarebbero insospettiti e lui ora non sarebbe una spia per conto dell’ordine.-
- Perché questa lettera è qui?- Harry indicò la scrittura elegante di sua madre. – Perché non ce l’ha lui?-
Sirius sospirò di nuovo.
- James bloccava le lettere che tua madre inviava a Severus; la amava davvero e non sopportava che nonostante fossero sposati, lei amasse ancora lui. Severus non si meritava nemmeno di sapere come stavi.- rispose con franchezza.
Per un solo istante, Harry ebbe pena per il professor Piton, che attendeva le lettere di sua madre che puntualmente non arrivavano mai.
Era una cosa meschina, una cosa che James e Sirius non avrebbero mai dovuto fare.
Come quella di nascondergli la verità.
- IO AVEVO IL DIRITTO DI SAPERE!- urlò Harry, scattando in piedi come un fulmine. Sirius si tirò indietro ma non smise di fissarlo. – Per anni ho creduto di essere il figlio di James Potter, ero orgoglioso di esserlo! Ed ora vengo a sapere di essere il figlio di una persona che mi odia!-
Harry strinse i pugni; era arrabbiatissimo. Quell’estate, Silente aveva deciso di tacergli troppe cose, troppe cose che avrebbe dovuto conoscere e saper affrontare. L’aveva lasciato rinchiuso a Privet Drive per mesi, senza accennare all’Ordine della Fenice, ai piani di Voldemort, a niente, come se lui fosse un bambino. Non aveva parlato nell’aula di tribunale, non lo aveva guardato negli occhi, e non gli aveva detto chi davvero fosse il suo vero padre.
- Harry, ti prego…-
- No!- sbottò lui, allontanandosi da una delle persone di cui si fidava di più, che in quel momento lo aveva tradito. – Me ne vado!-
Uscì dalla cucina, diretto fuori da quella casa; non aveva idea di dove sarebbe andato, sicuramente non sarebbe tornato in mezzo a chi lo aveva tradito. Silente, Sirius, addirittura Remus, la persona più giusta che avesse mai conosciuto, lo avevano lasciato all’oscuro di tutto. Non si sarebbe sorpreso se anche Ron ed Hermione avessero saputo la verità prima di lui. Attraversò velocemente il corridoio, senza curarsi di fare silenzio; la mamma di Sirius ricominciò ad urlare le sue solite ingiurie ma lui non se ne preoccupò. Spalancò la porta, ma rimase paralizzato sul posto.

Davanti alla porta d’ingresso c’era Severus Piton.

*****

I've put my trust in you
Pushed as far as I can go
For all this
There’s only one thing you should know

L’uomo entrò, osservando il viso contratto dalla rabbia di Harry. Il messaggio ricevuto da Black era molto confuso; aveva solo capito che Potter era arrabbiato e che la causa della rabbia era lui. Notando l’espressione che il ragazzo aveva in volto, capì che doveva essere qualcosa di grave.
- Torna dentro, Potter.- disse con il suo solito tono di disgusto misto ad odio, ma Harry non si mosse. – Torna dentro, ho detto. Rischiano di vederci.-
- Credo che lei mi debba qualche spiegazione, professore.- e sottolineò l’ultima parola con arroganza.
- Sei arrogante come tuo padre, Potter.-
- Quale dei due, signore?-
Severus credette di aver sognato per un attimo; aveva davvero detto quale dei due? Aveva davvero pronunciato le parole che non avrebbe voluto sentire? Harry sapeva la verità? Ripensò al biglietto che Black gli aveva inviato con un incantesimo e che in quel momento teneva stretto nella tasca del mantello da viaggio.

Harry è arrabbiato. Credo che solo tu possa fare qualcosa.
Sirius Black.

C’era un motivo preciso per cui Harry Potter era talmente arrabbiato da mandare al diavolo il lavoro che tutti loro stavano facendo in quella casa.
- Tu sai.- disse semplicemente, senza chiedere ma affermando. Harry sapeva, sapeva tutto, e sembrava anche che l’incantesimo di memoria di un paio d’anni prima fosse stato spezzato.
- Io so.- rispose Harry, di nuovo con un’arroganza che sapeva non appartenergli davvero. – Ma vorrei sapere di più.-
Severus non disse nulla ma si limitò a dare le spalle al ragazzo e a fargli un piccolo cenno di seguirlo; oltrepassò il corridoio dove la Signora Black urlava ancora, ignorandola proprio come aveva fatto suo figlio qualche minuto prima e si diresse verso la cucina. Non si voltò mai; sentiva la presenza di Harry dietro di lui, come sentiva quella di Lily dentro di se, a scaldargli il cuore.
Sirius non alzò lo sguardo e non salutò Severus, che si sedette su una sedia libera e fissò l’uomo con insistenza; avrebbe voluto parlare con suo figlio da solo.
- Me ne vado, me ne vado.- disse Black, continuando a tenere gli occhi fissi sulla Gazzetta del Profeta. Improvvisamente gli tirò la lettera, sorridendo appena. – Questa è tua. James l’ha nascosta ma credo sia ora che tu l’abbia.-
Severus prese in mano la lettera, riconoscendo all’istante la scrittura di Lily; la sua bocca si aprì appena, man mano andava avanti con la lettera. Quando vide la foto, i suoi occhi neri, che solitamente Harry vedeva come privi di alcuna vitalità, si illuminarono ed il cuore di Harry si scaldò un po’. Evidentemente, aveva amato tantissimo sua madre, perché non lo aveva mai visto così.
Si ricompose immediatamente, però.
- Voglio sapere tutto, signore.- disse con fermezza. Severus ripose la lettera nel mantello ed incrociò le dita, guardando per la prima volta – guardandoli davvero – gli occhi verdi di Harry.
- Io e tua madre siamo stati insieme per tanti anni, così tanti che nemmeno mi ricordo quanti, esattamente. Era una mente brillante, fin da bambina, così allegra e solare che aveva la capacità di portare il sole ovunque fosse.- sorrise per un attimo, in ricordo dei capelli spettinati che Lily aveva sempre. – Tutti la amavano, eppure lei scelse di amare me. Non ti dirò nulla su di noi, già è tanto che ti stia raccontando questo. Ad ogni modo, quando seppe di essere incinta, fu il giorno in cui venni marchiato. Lei mi lasciò, e non la vidi più, se non la notte in cui la trovai morta. James Potter avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di averla con se, e la sposò anche se aveva nel grembo il figlio di un altro. Avrei voluto prenderti con me, ma Silente me lo impedì. Mi disse che se i sostenitori dell’Oscuro Signore avessero saputo la verità ci avrebbero ucciso. E lui aveva bisogno di una spia per conto dell'ordine.- il suo tono di voce era piatto; sembrava una conversazione tra alunno e professore, più che tra padre e figlio.
- Perché non mi ha mai detto niente, in tutto questo tempo?- chiese Harry, curioso.
- Silente me l’ha impedito. Avresti dovuto saperlo al momento opportuno ma direi che il momento opportuno è questo.-
Silente, certo. Harry avrebbe dovuto sapere che c’entrava quell’uomo.
- Perché non mi ha mai cercato? Perché mi ha lasciato con James?-
Come poteva Severus spiegargli il dolore che aveva provato nel non poterlo stringere tra le braccia? Come poteva spiegargli a parole quel buco nel petto, quando sua madre era andata via di casa, insieme a lui?
- Ho provato a scriverti, ma non ho mai ricevuto nessuna risposta. Ora capisco il perché.-
Di nuovo, Harry provò pena per lui; si immaginò un ragazzino di appena vent’anni che aspettava con ansia una risposta che non sarebbe mai arrivata. In quel momento, si sentì davvero vicino a suo padre.
- Non ti chiedo di accettare il fatto che sono tuo padre. Non sono una brava persona e il mio atteggiamento non muterà da un giorno all’altro. Sono contento che tu sappia però; James Potter l’ha fatta franca troppo spesso.-
Harry si morse un labbro. Non sapeva davvero che cosa fare, che cosa dire, che cosa pensare. Che cosa avrebbero detto ad Hogwarts, vedendoli andare d’amore e d’accordo? Come poteva costruire un rapporto con una persona che nemmeno desiderava fosse suo padre?
- Se vuoi, il nostro rapporto può rimanere quello di professore e studente. Non ti chiedo di volermi nella tua vita.-
- Credo di avere bisogno di tempo.- rispose Harry, non osando guardarlo negli occhi. – Credo che la cosa debba rimanere tra noi.-
- Lo credo anche io.-
Severus si alzò; per un momento, il suo desiderio fu quello di abbracciarlo, ma si trattenne. Lui non era così, non più da quando lei se n’era andata.

Non conosceva più l’amore.

- Ci vediamo, Potter.- disse senza guardarlo, e sparì dalla cucina, materializzandosi con un sordo pop.
Harry scivolò a terra, e chiuse gli occhi, desideroso di non aver saputo nulla di tutto quello.
Come avrebbe potuto convivere con il fatto di essere figlio di Severus Piton?

*****
Coperto dal suo mantello scuro, Severus osservò per un attimo l’interno della casa. Lily sedeva su un divano bianco, con un libro sulle ginocchia; non sembrava felice, o meglio, non sembrava felice con Potter. L’uomo era seduto sul tavolo della cucina e scriveva velocemente a qualcuno.
Lily alzò per un attimo lo sguardo e Severus credette che l’avesse visto, perché per un attimo, sorrise guardando fuori dalla finestra.
Con un balzo arrivò sopra il balcone che dava sulla camera di Harry; in tutti quei giorni aveva aspettato il momento adatto per vederlo.
Harry era nella sua culla, e con gli occhi seguiva le piccole scope volanti che volteggiavano sulla sua testa. quando Seevrus entrò nella stanza, per qualche motivo sembrò riconoscerlo perché gli sorrise.
- Ciao, Harry.-
Il ragazzo si avvicinò e Harry strinse la manina contro il suo dito, ridendo di gusto. Severus gli accarezzò la testa, poi lo prese in braccio. Era una sensazione bellissima, talmente bella che una lacrima di gioia spuntò dagli occhi del ragazzo. Sentì un rumore di sotto e rimise Harry al suo posto, accarezzandogli la guancia con una mano tremante.
- Papà ti vuole bene, Harry.-
Gli mise accanto al cuscino un piccolo peluche raffigurante un Boccino d’Oro, lo stesso che sua madre gli aveva regalato quando era piccolo, poi scomparve nel nulla.
Lily entrò in camera e vide la finestra spalancata; si accertò che Harry fosse al suo posto e l’occhio cadde sul Boccino, che il bimbo teneva allegramente tra le mani. Lo riconobbe subito: quante volte aveva preso in giro Severus perché lo teneva sempre con se, anche ad Hogwarts?
Scoppiò a piangere, correndo alla finestra.
Non c’era nessuno, ma sapeva che lui era lì, nell’ombra.
- Anche io ti amo, Severus.-

******
Ed eccomi qui. Mi sono fatta attendere è vero, però devo dire che mi sono commossa scrivendo questo capitolo. La canzone che ho usato è In The End dei Linkin Park.
Spero che il tutto sia di vostro gradimento.
Ah, se notate qualche errore di distrazione è perchè ho scritto senza occhiali!
Un bacio!

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Capitolo 19
*** Neve ***


19. Neve

 

Ed io,
io sepolto da questo bianco
mi specchio e non so più
che cosa sto guardando.

 
Cadeva la neve a Settembre.
 
Severus osservava dalla finestra del suo studio i candidi fiocchi di neve che scendevano da quella mattina all’alba; era un evento straordinario, anche per la fredda Scozia, che nevicasse a Settembre. Il castello di Hogwarts era stranamente silenzioso; i professori aspettavano con ansia crescente il ritorno degli studenti, specialmente a causa dei vari cambiamenti che da quell’anno la loro scuola avrebbe dovuto subire. Severus aveva incontrato solamente una volta Dolores Umbridge, ed aveva capito immediatamente che persona maleducata e ripugnante fosse; anche se girovagava per i corridoi del castello tutta sorrisi e cuoricini, dietro quella faccia da rospa si nascondeva una vera serpe.
Gettò uno sguardo alla prima pagina della Gazzetta del Profeta, e per l’ennesima volta dalla ricomparsa del Signore Oscuro, pensò che Caramell si fosse bevuto il cervello. Una foto di Harry, suo figlio, sorridente accanto a Silente apriva un articolo estremamente dettagliato che spiegava quanto Harry Potter fosse disturbato mentalmente e quanto Silente, ormai prossimo alla demenza senile, affiancasse le follie del giovane ragazzo. Severus lesse con orrore e ripugnanza le prime cinque righe, per poi gettare il giornale nel caminetto con non curanza. Odiava dover leggere quelle cattiverie su suo figlio, e ancor di più odiava il fatto di non essere accanto a lui nel momento del bisogno.
Era stata un’estate strana, passata tra Hogwarts e l’imponente maniero di Lucius Malfoy, cercando di non essere scoperto dai Mangiamorte a passare informazioni all’ordine; aveva litigato parecchie volte con quello spocchioso di Black, che era legato ad Harry da un affetto indissolubile. Severus credeva che Molly Weasley avesse ragione quando borbottava, più a se stessa che a Sirius, che Harry non era James Potter.
 
E non lo potrà mai essere, per quanto si sforzi.
 
L’aver saputo che suo figlio aveva scoperto la verità lo aveva paralizzato; un padre normale avrebbe abbracciato il figlio e giurato di proteggerlo per sempre, mentre lui si era limitato a stare composto davanti ad Harry, cercando di spiegargli le sue ragioni. Non c’era stato nessun sentimentalismo, e dal giorno in cui Severus aveva finalmente raccontato la verità non si erano più visti e nemmeno parlati. Nessuna lettera sdolcinata, nessun messaggio, nulla di nulla. Le poche volte che l’uomo era tornato a Grimmauld Place, Harry non si era fatto vedere e di questo ne aveva sofferto parecchio.
Tornò a guardare distrattamente l’anomala bufera di neve di quella mattina; ormai il manto bianco aveva coperto tutto l’imponente parco di Hogwarts; dalla foresta comparve un Thestral che brulicò per un attimo l’erba nascosta sotto la neve, poi tornò indietro, evidentemente stranito da quella stranezza metereologica.
Severus Piton odiava la neve, come odiava molte cose in quello strano mondo Magico, eppure c’era stato un tempo in cui l’aveva amata.
C’era stato un tempo in cui la neve gli aveva fatto provare emozioni forti, in cui lo aveva scosso dal profondo; un tempo in cui il bianco candido era in contrasto con il rosso fuoco dei suoi capelli, bagnati per essersi buttata nella neve.
 
Un tempo in cui la neve l’aveva resa bella e totalmente spoglia davanti a lui.
 

Ho incontrato il tuo sorriso dolce
con questa neve bianca adesso mi sconvolge
la neve cade e cade pure il mondo
anche se non è freddo adesso quello che sento

 

 
Dicembre 1976.
 
Quella notte aveva nevicato tantissimo; Severus era rimasto tutta la notte a ripassare per un test di Pozioni, appuntando sul suo libro di Pozioni Avanzate, quello regalatogli da sua madre anni prima, alcune modifiche che aveva apportato alla Pozione Soporifera preparata per il test. Dentro di se si chiamava Principe Mezzosangue, per ricordare le sue origini modeste, e per dimostrare a se stesso che anche un mezzosangue avrebbe potuto andare lontano.
Le sue amicizie con i mangiamorte, con Audrey in particolare, lo avevano portato a scoprire un mondo diverso da quello che aveva sempre pensato; non erano eroi quelli che combattevano la causa di Voldemort, erano semplicemente persone spaventate da tutto ciò che era diverso dall’essere Purosangue. Facendo qualcosa di grande, Severus voleva dimostrare che persone come lui – e persone come Lily – potevano dare qualcosa alla comunità di maghi.
La neve era scesa per tutta la mattinata e il parco di Hogwarts era ricoperto di uno strato bianco e soffice; Severus camminava trascinando i piedi e lasciando dietro di se una scia scintillante. Poco dopo, venne raggiunto da una palla di neve direttamente in testa; si sarebbe arrabbiato tantissimo se, voltandosi, non avesse visto Lily corrergli incontro.
Il suo sguardo era illuminato di felicità; in un secondo si lanciò su di lui ed entrambi caddero per terra, in mezzo alla neve.
- Lils ma che fai?- Severus odiava bagnarsi i vestiti, ma quando la vide scoppiare a ridere accennò un sorriso.
 
Era bellissima.
 
- Adoro la neve!- Lily si sdraiò sulla schiena, cominciando a fare uno di quelli che i babbano chiamavano angeli della neve. Severus si sporse verso di lei e la baciò, guardandola poi con aria sognante.
Quanti anni erano che stavano insieme?
Parecchi, più di quattro, e negli ultimi tempi Severus aveva sognato di amarla in tutti i modi possibili, di renderla ancora più felice, di farla sua per sempre.
Si tirò su a sedere e le tese una mano.
- Vieni con me.-
- Dove andiamo?- gli occhi di Lily si accesero di curiosità. I suoi capelli zuppi le si incollarono al viso, mentre le guance rosse la rendevano ancora più bella.
Ma Severus la tirò su senza dire nulla; per un attimo si guardarono intensamente negli occhi, poi lui scosse la testa e cominciò a muoversi, prendendole la mano dolcemente.
Attraversarono il Lago Nero, ghiacciato e minaccioso, e si diressero verso la Foresta Proibita; arrivarono ai piedi del Platano Picchiatore e Severus cominciò a guardarsi intorno, alla ricerca di un bastoncino per poter toccare il nodo alla base.
- Se volevi uccidermi, potevi farlo in modo più carino, Sev.- Lily guardava i minacciosi rami dell’albero, che si muovevano in una loro danza, temendo il momento in cui l’albero si sarebbe mosso violentemente.
- Non preoccuparti!- il ragazzo aveva trovato un lungo bastone nodoso, che agitò nella direzione della base dell’albero; improvvisamente, il Platano si fermò, lasciando intravedere una fessura proprio ai suoi piedi. – Seguimi.-
- Dove stiamo andando, Severus?- a Lily non piaceva il buio, e quel posto era davvero inquietante. Ma Severus continuava a non dire nulla, semplicemente la guidò con la bacchetta accesa lungo un tunnel; Lily vide alcuni graffi sulle pareti e tremò.
Quel luogo era terribilmente pauroso.
Una volta finito il lungo corridoio, si ritrovarono in un ambiente angusto, sporco e polveroso. Lily pensò che fosse una casa, anche se nessuno avrebbe mai abitato in un letamaio del genere.
- Perché mi hai portato qui?- chiese la ragazza, con una nota di paura nella voce.
Severus allora appoggiò le mani sui fianchi di Lily e la trasse a se, accarezzandole i lunghi capelli rossi e baciandola subito dopo. Fu un bacio passionale, dettato dalla paura di Lily e dal desiderio del contatto con lui.
- Ti amo Lily Evans, e voglio amarti in tutti i modi possibili.-
Per un attimo, lei parve non capire, poi qualcosa illuminò i suoi occhi; si aggrappò a Severus mentre ricominciava a baciarlo. Si trovò presto stretta tra il muro ed il corpo del suo ragazzo, e nonostante avesse una paura folle, prese una mano pallida di Severus e lentamente la portò sul cuore.
Severus capì che lei gli stava dando il permesso, ed esitante le tolse il mantello bagnato dalla neve, per poi lasciarselo togliere a sua volta.
In quel momento, Severus pensò a quando, tanti anni prima, avevano fatto il bagno nel laghetto a Spienner’s End.
Anche la Stamberga strillante era un posto senza speranza, ed in quel momento, stavano per fare l’amore in un posto così ripugnante.
- Abbiamo trovato l’amore in un posto senza speranza.- sussurrò lui all’orecchio di Lily, mentre anche l’ultimo indumento di biancheria intima cadeva a terra e lui la osservava alla luce delle candele che aveva fatto apparire.
La neve tra i capelli della ragazza risaltava ancora di più, e a lui parve una fata.
- Sei bellissima.- disse, prima di trascinarla sull’ammasso di vestiti e mantelli che si era formato per terra.
 
****

e solo io
posso capire al mondo quanto è inutile
odiarsi nel profondo

 
Erano passati due giorni dal ritorno ad Hogwarts di Harry, e Severus non aveva ancora avuto modo di parlare con lui. Sapeva che il primo giorno aveva rimediato una punizione sbandierando il ritorno di Lord Voldemort nella classe della Umbridge, ma Silente gli aveva impedito di rimproverarlo o di prendere provvedimenti lui stesso. In quel preciso istante camminava nell’oscurità dei corridoi di Hogwarts con il compito di fare da guardia e far si che chiunque rispettasse il coprifuoco. Aveva già ripreso Fred Weasley; lo aveva trovato mentre cercava di sabotare la serratura dell’ufficio della Umbridge con uno dei Tiri Vispi Weasley, nonostante avesse dovuto trattenere le risate; quella donna si meritava un po’ di guai.
Svoltò a destra in fondo al corridoio degli Incantesimi quando lo vide.
Seduto su un gradino, Harry aveva le occhiaie, l’aria stanca e si teneva il polso destro con la mano sinistra; sembrava sofferente, e Severus giurò anche di aver sentito un singhiozzo. Si avvicinò cauto, per non spaventarlo e soprattutto per non perdere l’occasione di poter finalmente parlare con lui.
- Potter!- la sua voce era ferma e regolare, ma il suo cuore aveva cominciato a battere velocemente.
Harry alzò lo sguardo – Severus si sentì colpito nel profondo da quegli occhi – ed immediatamente nascose la mano destra dietro la schiena, alzandosi.
- Professore io…-
- Cosa ci fai in giro a quest’ora della notte?-
Harry abbassò gli occhi. Severus si chiese se anche lui avesse il desiderio di smetterla con quella farsa e comportarsi finalmente da padre e figlio.
- Tornavo dalla punizione della professoressa Umbridge.-
- Intelligente da parte tua provocarla il primo giorno.- cercò di fare un sorrisetto beffardo, in realtà era davvero orgoglioso di lui. – In linea con il tuo carattere.-
Harry aprì la bocca, ma le parole gli morirono in gola; pensava che suo padre avrebbe smesso di sbeffeggiarlo, e invece era peggio di prima.
- Che cosa nascondi dietro la schiena, comunque?- continuò in modo rude l’uomo.
- Nulla.- si affrettò a dire Harry, nascondendo alla vista il braccio.
Severus allungò una mano ossuta verso di lui.
- Fammi vedere, coraggio.-
Harry allora, sentendosi con le spalle al muro, allungò la mano verso Severus che l’afferrò e si ritrasse inorridito poco dopo. Sul dorso della mano spiccava una frase incisa sulla pelle pallida e delicata di Harry: non devo dire bugie.
- Questa è la punizione che mi sono beccato per aver cercato di dire la verità.- Harry sembrava arrabbiato, ed anche Severus lo era parecchio. Avrebbe voluto correre dalla Umbridge e cruciarla, come minimo.
 
Come osava anche solo pensare di fare una cosa del genere a suo figlio?
 
- Se vuoi che me ne occupi io…- cominciò, ma Harry scosse la testa.
- No, la prego. Se la prenderebbe con me ancora di più.- rispose, cercando di essere coraggioso. – Affronterò la cosa a modo mio.-
- Come ti pare.- rispose acido Severus. – Ad ogni modo…-
Agitò la bacchetta senza pronunciare una parola; dopo qualche secondo una bottiglietta di liquido trasparente arrivò fluttuando dal fondo del corridoio. Severus la aprì togliendo il tappo trasparente e ne passò un po’ sul dorso della mano di Harry, che sembrò sollevato immediatamente.
- Questa è essenza di Dittamo. Dovrebbe alleviare il dolore.- gliela porse. – Usala tutti i giorni.-
Si alzò, senza guardare Harry; per una volta sentì di aver fatto una cosa da padre, di essere stato utile a qualcosa.
- Sarà meglio che tu vada, Potter. Potrei toglierti dei punti per il tuo girovagare nel castello.-
Harry si alzò e prese la bottiglietta di Dittamo senza dire nulla.
Tuttavia, Severus pensò di aver sentito chiaramente Harry dire una cosa, mentre se ne andava lungo il corridoio.
- Grazie papà.-
Si sedette per un attimo sul gradino dove si era seduto anche Harry, e per una volta si sentì completo. Aveva davvero aiutato suo figlio, e se la sua mente non gli stava giocando brutti scherzi, Harry lo aveva appena chiamato papà.
 
Era una sensazione indescrivibile.
 
- Sei stato magnifico.-
Severus alzò lo sguardo e vide Narcissa Malfoy apparire da un punto in ombra dietro di lui.
- Mi ero nascosta per non farmi riconoscere.- si giustificò lei. Severus notò che aveva un taglio leggero sotto l’occhio destro.
- Cosa ci fai qui? Che cosa ti sei fatta all’occhio?-
Narcissa scrollò le spalle, sedendosi accanto a lui; alla luce della luna che filtrava dalle finestre, sembrava invecchiata di parecchi anni.
- Lucius è sospettoso. Si è accorto che sparisco da casa per parecchio tempo. Ha cercato di leggermi la mente e io mi sono ribellata, cadendo per terra.-
- Mi spiace.- sussurrò Severus, non sapendo come alleviare le pene di quella donna. Anche lei era coraggiosa, anche lei faceva un lavoro pericoloso; se Lucius avesse scoperto che lei lavorava per l’Ordine non avrebbe esitato a torturarla.
- Sono venuta per darti un messaggio.- Narcissa sospirò nuovamente. – Il signore Oscuro ti vuole vedere stanotte. Ha pronto un piano.-
Severus scosse la testa; in quel momento, troppo felice per aver sentito Harry pronunciare quella parola, non voleva che nessuno intaccasse la sua felicità.
 
Eppure lui non era libero, non come quando aveva amato Lily nella Stamberga Strillante.
Presto sarebbe crollato e tutte le sue debolezze lo avrebbero seppellito, come quella neve che aveva ricoperto l’intero castello.
 
*****
Ciao a tutti!
Per prima cosa voglio dire che sono veramente orgogliosa; mi è stata segnalata la storia per entrare nelle Scelte, e sono felicissima.
Il capitolo prende spunto dalla canzone di Tiziano Ferro, L’ultima notte al mondo. Spero vi sia piaciuto.
Un bacio!!

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Capitolo 20
*** Coraggio ***


20 – Coraggio.

 

Godric's Hollow, Natale 1995.

 

Narcissa Malfoy camminava svelta tra le tombe di quel cimitero sperduto; sembravano tutte uguali, ricoperte di neve. Non prestò attenzione a nessuno dei nomi scritti su quelle lapidi; non le importava nulla delle loro storie, non le importava di come erano morti.

Voleva semplicemente arrivare da lei.

Sapeva che Severus era solito andare sulla sua tomba e parlarle, e spesso lo aveva biasimato per quel comportamento autodistruttivo, eppure in quel particolare Natale Narcissa sentiva la necessità di parlare con una persona che la capisse. Con una persona che aveva rischiato tutto pur di salvare il proprio figlio.
Arrivò ad uno spiazzo; c'era solo quella tomba, nascosta in un angolo e coperta da un rambo di un albero che non conosceva. Qualcuno doveva essere stato li solo qualche ora prima, perchè sulla lapide della donna non c'era traccia della nevicata della notte precedente. La tomba era semplice, di un marmo finemente intagliato e lavorato. La foto sulla lastra rispecchiava in pieno il carattere di Lily Evans – non aveva mai pensato a lei come Lily Potter, lei non apparteneva a Potter.
Narcissa aveva sempre odiato le foto sulle lapidi; stavano ad indicare una felicità che non c'era più, una vita che era stata spezzata e distrutta. Tuttavia, osservando il dolce sorriso di Lily dalla piccola cornice ovale, dovette ammettere di essere in qualche modo più vicina a lei. Sembrava fosse viva, e che quella non fosse affatto la sua tomba.
Accanto alla foto, alla base della pietra sepolcrale, c'era un mazzo di gigli bianchi; nuovamente, Narcissa si ritrovò a sorridere. Sapeva bene chi aveva deposto quei fiori. Severus doveva essere stato lì quella mattina. Lentamente, con cura, posò il mazzo di rose bianche accanto ad i gigli e si sedette su quella specie di panchina naturale formata dal tronco di un albero caduto. Si schiarì per un attimo la voce, controllando che nessuno la stesse seguendo o la stesse osservando.
- Ciao, Lily.-
Si sentiva una stupida a parlare con il nulla, eppure aveva bisogno di quel conforto. Con chi si sarebbe potuta sfogare, con Bellatrix? Quella donna non pensava ad altro se non ai bisogno del Signore Oscuro, e merlino solo sapeva quali fossero i bisogni di quell'uomo ripugnante.
- So che non sono venuta nemmeno al tuo funerale, ma ho bisogno di parlare con te.-
Piano piano chiuse gli occhi, cercando di mantenere il suo solito contegno. Non sapeva che cosa dire e come dirlo; Draco gli sfuggiva dalle mani, lo sentiva sempre distante e sapeva che lo avrebbe perso, ora che anche Bellatrix lo spingeva a diventare parte di quei mostri.
-Vedo tuo figlio, il suo coraggio, e penso quanto sia simile a te e a Severus. Sai, Lucius e Bella vogliono che Draco diventi un Mangiamorte. Come posso convivere con tutto questo?-

Sentì il respiro mozzarsi e le lacrime affiorare agli occhi; non poteva sopportare di perdere il suo unico figlio per colpa di una causa in cui nessuno ormai credeva più davvero.
- Forse ho sbagliato a venire qui, ma ho come l'impressione che tu mi avresti capita. Morirei per Draco, metterei l'onore della famiglia Malfoy da parte. Mi farei lasciare da Lucius, se necessario.-


Oh, che cosa mi aspettavo?

Intorno a lei non c'era nulla, nessun segno della presenza di Lily; eppure tante volte, quando Severus aveva parlato di lei, Narcissa aveva avuto l'impressione che la donna in qualche modo fosse ancora viva. Sperava di trovare un segno tangibile della sua presenza in quel posto, ma si rese conto di aver perso solo tempo. Si alzò, lanciando un' occhiata alla tomba, e si voltò. Fu in quel momento che ricordò Lily ed il suo coraggio.

 

****

 

Narcissa si era sposata con Lucius da un anno, e da poco più di un mese era nato Draco; la prima volta che aveva preso suo figlio in braccio e aveva visto quella cascata di capelli biondi, Narcissa aveva capito immediatamente che avrebbe ucciso e dato la vita per lui. Draco era un bambino tranquillo, piangeva pochissimo e sembrava aver già sviluppato il carattere rigido della casata Malfoy.
Era una tranquilla giornata di inizio Luglio quando Narcissa aveva sentito bussare ed era corsa ad aprire. Lily Evans era entrata in casa a fatica, con un grosso pancione e l'aria preoccupata.
Nessuno sapeva della loro amicizia, nata quando Lily era al settimo anno ad Hogwarts e Narcissa era nella scuola per un praticantato, voluta da Albus Silente in persona. Narcissa aveva scoperto in Lily una ragazza in gamba, allegra e vivace, e l'aveva vista passeggiare per il parco con Severus fregandosene di quello che la gente diceva.

Erano additati da tutti ma a lei non importava.

-Che ci fai qui, Lily? Com'è che non sapevo che fossi incinta?-
La ragazza si sedette sull'elegante divano di pelle, mentre Narcissa le porgeva un bicchiere d'acqua; sembrava confusa e spaventata.
-Il bambino è di Severus.- rispose, con le labbra che le tremavano.
-Ah, mi fa piacere.- disse Narcissa con un sorriso. Eppure, Lily sembrava spaventata. - Cosa c'è che non va, Lils?-
La ragazza chiuse gli occhi e le raccontò tutto: di come Severus fosse entrato nei Mangiamorte e non sapesse nulla della sua gravidanza, di come aveva saputo da Silente che Voldemort voleva uccidere il piccolo Harry, del matrimonio infelice con James Potter, del bisogno di protezione. Narcissa aveva ascoltato con orrore il racconto della ragazza, mischiato alle lacrime amare che aveva versato per tutto il tempo. Ogni singolo istante la donna aveva pensato al piccolo Draco, che dormiva beato di sopra, ed aveva capito che sarebbe stata disposta a qualsiasi cosa pur di saperlo vivo. Poi Lily aveva preso le mani di Narcissa, implorandola.
-Morirei per lui, Narcissa.- disse la ragazza, sembrando ad un tratto determinata, spavalda e coraggiosa come la ragazzina che aveva conosciuto ad Hogwarts. - Ma se dovessimo morire, se Voldemort dovesse trovarmi ed Harry sopravvivesse, veglierai su di lui?-
La donna capì solo in quel momento fin dove poteva spingersi l'amore di una madre, così annuì.

-Lo proteggerò ad ogni costo, Lily.-

 

****

 

Narcissa aprì gli occhi, guardando ancora una volta la foto sorridente di Lily; aveva sentito la sua presenza in quel ricordo, come se davvero non se ne fosse mai andata. Sentiva dentro di se l'amore per suo figlio, l'ammirazione per Severus e per Harry, la voglia di combattere quel mostro che voleva appropriarsi delle vite di Draco e di suo marito. E anche se sarebbe stato difficile, anche se avrebbe voltato le spalle a tutta la sua famiglia, lei avrebbe combattuto Lord Voldemort.

-Grazie, Lily - disse poi, accarezzando la pietra fredda e dura. Di certo, Narcissa non avrebbe mai dimenticato quella ragazzina allegra e felice, diventata improvvisamente giovane donna coraggiosa e senza paura.

 

****

Azkaban, 25 Dicembre 1995

 

L'impetuoso mare del Nord si infrangeva contro la scogliera alta e frastagliata; la fortezza di Azkaban sorgeva a pochi metri dal luogo in cui Severus si era appena materializzato. Fece pochi passi in avanti e lo vide: il Signore Oscuro osservava il mare in tempesta, e ne sembrava assolutamente affascinato. Severus non aveva mai creduto che l'Oscuro potesse avere un' anima, o rimanere affascinato da qualcosa, eppure Voldemort sembrava incantato, in qualche modo.
-Avvicinati, Severus.- disse l'uomo compiendo un gesto teatrale. Piton non se lofece ripetere due volte, e si mise accanto a lui, osservando il mare.
-Sono corso appena ho potuto, mio signore.-
-Sei un servo fedele, Severus. Non mi fido di nessuno se non di te.- rispose l'uomo, senza staccare gli occhi dal panorama.
-Mio Signore, credevo che Bellatrix...-
Ma Lord Voldemort alzò una mano per chiedergli di restare in silenzio; il nome di Bellatrix lo aveva fatto irritare, ragione per cui scagliò un incantesimo verso un piccolo volatile che passava di lì in quel momento.
-Bellatrix è solo una debole, diventata folle per amore. Non mi serve a nulla se quello che desidera di più è il mio cuore.-
Sembrava disgustato dalle sue stesse parole, ed improvvisamente smise di osservare il mare e si concentrò sulla fortezza di Azkaban. Se avesse voluto, avrebbe potuto ridurla in cenere, invece si limitò ad avvicinarsi alla prigione, osservando i condannati che gridavano il suo nome e inveivano contro di lui. Severus sentì subito una strana sensazione, inquietudine e devastazione, e lo attribuì all'effetto dei Dissennatori che volavano sopra di loro. Aveva molto da rimproverarsi, ed ogni volta che era in presenza di un essere demoniaco come quelli, sentiva tutti gli errori della sua vita pesare sulle sue spalle. Chiuse gli occhi per un momento, cercando di afferrare la voce di lei nella sua testa.

- Ti odio, Severus! Avevamo una vita davanti, avevamo il mondo ai nostri piedi! Hai rovinato tutto per un pazzo!-

Lo stesso pazzo che Lily aveva odiato così tanto ora camminava indisturbato tra le vie di Azkaban; dietro quelle celle doveva starci lui, ma purtroppo non sarebbe mai impazzito, semplicemente perchè non conosceva la pietà, non conosceva il dolore ed i Dissennatori non potevano toccarlo.
-Ti ho chiesto di venire, Severus, perchè ho un favore da chiederti.- cominciò Voldemort, passeggiando indisturbato per le piccole stradine di ghiaia e terriccio che si snodavano all'interno di Azkaban. - Solo tu sei in grado di darmelo.-
-Tutto quello che volete, mio Signore.- Severus si sentì disgustato dalle sue stesse parole, ma finse di volerlo servire davvero.
-Creature affascinanti i Dissennatori. Riescono a tirare fuori i ricordi peggiori da ognuno di noi. Ecco perchè li ho scelti come nuovo strumento di tortura.- fece una pausa, osservando Severus e le sue reazioni, per poi riprendere. - Quello che mi serve per vincere, Severus, è quella profezia che hai ascoltato solo in parte. La profezia è chiusa all'Ufficio Misteri, dove solo io o Harry Potter possiamo prenderla.-
Severus si sentì male non appena il Signore Oscuro pronunciò il nome di suo figlio, ed inevitabilmente pensò alla profezia; se non l'avesse mai ascoltata, Lily sarebbe ancora viva. Lily era morta per niente, perchè Potter non era vero padre di Harry.
-Non capisco dove vuole arrivare, signore. Non posso portarvi Potter, su questo eravamo chiari.-
-Ma puoi fare in modo che sia lui a venire da me. - rispose l'uomo, continuando a passeggiare. - Aprigli la mente, come solo tu sai fare. Dammi un accesso ai suoi pensieri ed io gli impianterò l'idea che un suo caro sia stato catturato. Devo solo aprire la sua mente.-

In quel momento, per un attimo, il coraggio che lo aveva sempre contraddistinto abbandonò Severus; pensò di dire a Lord Voldemort che era finita, di farsi uccidere piuttosto che cedere a quel ricatto; la mano delicata di Lily però, lo sorresse anche in quel frangente e l'uomo si ritrovò ad annuire.

Avrebbe dovuto chiedere scusa ad Harry anche per quello.

 

****

 

Grimmauld Place, 25 Dicembre 1995

 

Il signor Weasley stava bene; Molly era tornata quella mattina dal San Mungo con un sorriso sulla faccia. Si erano ritrovati tutti a festeggiare mangiando pancetta e uova, gentilmente cucinati da Sirius, che sembrava contento di avere di nuovo la casa occupata da ragazzini e animali.
Ron ed Hermione sedevano su uno dei divani lisi del salotto, guardando la rampa di scale che si snodava davanti a loro con preoccupazione. Harry non usciva da camera sua da due giorni, ignorando chiunque gli chiedesse qualcosa, e sembrava che nessuno potesse smuoverlo dal letto cigolante sul quale si era sistemato.
- Sono preoccupata per Harry.- ammise Hermione, fissando ansiosa le scale di legno.
- Anche io.- rispose Ron, cercando di non dare a vedere di essere d'accordo con la ragazza, per una volta. - Sono mesi che si comporta in modo strano. Ci sta nascondendo qualcosa, secondo me.-
- Oh, Ron, che cosa potrebbe nasconderci? Sei proprio sciocco! Semplicemente, ha paura di essere impossessato da Tu Sai Chi!- Hermione scosse la testa; di certo non poteva essere quello stupido discorso fatto con Sirius la prima sera che si erano ritrovati di nuovo a Londra tutti insieme.
- Vado a parlargli.- Ginny si alzò dal divano, lasciando il libro che stava leggendo sul cuscino rovinato, e salì le scale. Hermione e Ron rimasero a guardarla senza fare nulla; forse Harry non avrebbe urlato con Ginny, forse con lei avrebbe parlato senza dare di matto.
Ginny ignorò le chiacchiere di suo fratello e della sua migliore amica, e bussò leggermente alla porta della stanza di Harry. Nessuno rispose, quindi Ginny riprovò bussando più forte, senza ottenere risposta.
- Alohomora.- sussurrò lei, e la porta si aprì con uno scatto sordo. Harry era sdraiato sul letto con gli occhiali, ed osservava il soffitto.
- Sembra molto interessante.- cominciò la ragazza, per rompere il ghiaccio. Era nervosa; non parlava con Harry da tempo immemore, e se pensava che la cotta per lui le fosse passata, in quel momento doveva ricredersi.-
- Vattene, Ginny. Potrei farti del male.- rispose Harry, sgarbato.
- Non c'è bisogno che fai la voce grossa con me, Harry. Non sei posseduto da Tu Sai Chi. Se ben ti ricordi, io sono stata una sua vittima, tre anni fa. E ti assicuro che tu non hai niente che non vada!-
Harry la fissò per un attimo, e si accorse di quanto fosse cresciuta; della piccola sorellina di Ron non era rimasto che un pallido ricordo nei capelli rossi e nella pelle candida. Ginny era una giovane donna che con una frase era riuscita a risollevargli l'umore.
- Sei sicura?-
- Hai dei buchi? Dimentichi cosa hai fatto o dove sei stato?-
Harry scosse la testa; purtroppo si ricordava ogni singola cosa. Vide Ginny sorridere e sorrise anche lui. Per qualche strano motivo, era di buon umore, nonostante tutto.
- Allora non sei posseduto da Tu Sai Chi. Ora, mi vuoi dire che cosa c'è davvero? Cosa ti tormenta?-
Harry non si aspettava che fosse una così brava osservatrice; aveva cercato di comportarsi come sempre, facendo finta che non avesse mai saputo di Severus Piton e di sua madre. Tutto quel dolore che aveva dentro, però, doveva condividerlo con qualcuno; Ginny di certo non era Ron e non era nemmeno Hermione, ma sentiva che poteva fidarsi di lei.
- Ho scoperto una cosa riguardo mio padre...- cominciò a bassa voce, per poi prendere un respiro profondo. - Sul mio vero padre.-
- Il tuo vero padre? Non capisco.- rispose Ginny, guardandolo con gli occhi sgranati. Doveva sembrare un folle a parlare di una cosa così privata.
- Il mio vero padre è Severus Piton. Era lui il vero amore di mia madre, ma lei l'ha lasciato quando è diventato un Mangiamorte.-
Dire quel segreto a qualcuno era stato sollevante; Harry si sentì meglio, nonostante avesse appena disobbedito al suo vero padre. Ginny aprì la bocca per rispondere, molto sconvolta, ma furono interrotti dal bussare della porta.
- Sono Severus Piton!-
Ginny si alzò, lisciandosi i jeans e guardando Harry con tenerezza; era felice che lui si fosse sfogato con lei.
- Ne parliamo dopo.- andò ad aprire alla porta. Il professore di Pozioni era sulla soglia, con indosso il solito mantello nero e l'aria arcigna. - Buongiorno, professore.- disse Ginny, prima di sparire e scendere velocemente le scale.
Harry guardò torvo Piton; doveva sempre interromperlo in momenti importanti. Poi con un gesto lo invitò ad entrare nella stanza.
- Potrei vomitare.- cominciò a dire allora l'uomo. - A quindici anni, fai già lo sdolcinato, Potter?-
Il ragazzo non rispose; evidentemente, il padre non era di buon umore in quella particolare mattina. Improvvisamente, si ricordò che era Natale e che era stato davvero scortese a non presentarsi in salotto con tutti gli altri.
- Cosa mi deve dire di così importante?-
- Per prima cosa, buon natale.- Lo sguardo dell'uomo si addolcì, mentre porgeva ad Harry una grossa scatola di cioccorane. Era stato a lungo indeciso se portare o meno un regalo a suo figlio, poi aveva pensato che a Natale tutti possono concedersi una tregua.
- Grazie.- rispose imbarazzato Harry. - Io non ho nulla per lei.-
- Sono qui non solo per augurarti un felice Natale, ma per comunicarti che Silente vuole che tu faccia un corso extrascolastico di Occlumanzia.-
- Occlu... che?-
Severus sorrise; tipico di Harry non sapere nulla su una cosa così importante come l'Occlumanzia. Scosse la testa, pensando a quante cose si era perso di suo figlio in tutto quel tempo.
- L'Occlumanzia è una branca molto potente della magia. Date le ultime... circostanze, io ed il Preside siamo del parere che l'apprendimento di questa particolare disciplina possa aiutarti nel tenere fuori certi intrusi dalla tua testa.-
- Con certi intrusi, sta parlando di Lord Voldemort, vero signore?-
Severus annuì, e gli diede un fogliettino con scritto orario e luogo del loro incontro. Poi si rimise il mantello ed uscì dalla porta.
- Mi ha fatto piacere vederti, Potter.-
- Quando potrò dire a tutti che lei è mio padre?- chiese Harry d'istinto. Sentirsi chiamare Potter non gli piaceva affatto; gli sembrava di vivere in una menzogna.
- Quando il Signore Oscuro non avrà più bisogno di me.- rispose l'uomo, facendo poi un cenno di saluto ed uscendo dalla stanza.
Silente aveva dato a Severus il modo per penetrare nella testa di Harry senza che nessuno potesse sospettare di lui, e lui l'avrebbe fatto. Se fosse servito ad uccidere Lord Voldemort, avrebbe donato anche il braccio sinistro. Si sentiva impotente di fronte ai piani contorti di Silente.

Tuttavia sorrise, ripensando alle ultime parole del figlio.

-Quando potrò dire a tutti che lei è mio padre?-

Forse, per loro c'era ancora una speranza.

*****

Ed eccomi qui. Mi sono fatta attendere, ma l'università purtroppo mi da il tormento. Come vedete, il capitolo si divide in tre. Torna Narcissa ed il suo personale ricordo di Lily; ho voluto che fossero amiche per lo scopo di Narcissa nella storia, ma non vi svelo nulla! La seconda parte, invece, vede Lord Voldemort e la richiesta di penetrare nella mente di Harry; molto importante è la figura dei Dissennatori, non scordateveli, perchè torneranno fuori. Per la parte di Grimmauld Place, ho rivisitato il capitolo di natale del quinto libro; per prima cosa, notiamo un avvicinamento tra Harry e Ginny. Li amo come coppia e voglio dare loro una possibilità per il futuro immediato; ho voluto che Harry si sfogasse con lei e non con i suoi amici per motivi ben precisi, che saranno svelati in seguito. Per quanto riguarda Severus, credo non ci sia nulla da dire, no?

Un bacione!

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Capitolo 21
*** Con la felicità negli occhi ***


21. Con la felicità negli occhi

 

If I could only find a note to make you understand
I sing a song and the image grab me by the hands
Keep myself inside your head, like your favorite tune
And know my heart is a stereo that only plays for you

 
Gym Class Heroes feat Adam Levine, Stereo Hearts

 
 
Aveva smesso di nevicare da poco; quel Natale per Narcissa era stato particolarmente freddo, ma non a causa della neve. Draco le aveva rivolto a malapena la parola, tutto preso dai discorsi di giustizia e di grandezza di sua zia Bellatrix, che lo aveva accolto quasi come fosse suo figlio, ripetendo alla sorella che se lei avesse avuto figli, li avrebbe di certo offerti al Signore Oscuro. Offerti, come se fossero stati cioccolatini al Wiskey Incendiario, come una bottiglia di Vino Elfico.  Come un oggetto, insomma.
Narcissa aveva passato quasi tutte le vacanze ad osservare Draco nel suo mutismo e nelle sue espressioni sempre più corrucciate: c’era qualcosa in lui che non andava. Sembrava quasi diviso in due, nel profondo. Narcissa aveva colto in ogni singola espressione qualcosa di diverso nel piccolo bambino che le portava i fiori ogni giorno, prima che Hogwarts e i sotterranei di Serpeverde lo risucchiassero facendolo cambiare completamente. La prima espressione che la donna aveva colto era la paura, ogni volta che incrociava gli occhi dell’Oscuro Signore, quel grigio profondo si spegneva, diventando vitreo, quasi inconsistente; gli tremavano le labbra e le mani e il ragazzo si chiudeva nel mutismo assoluto.
La seconda espressione, quella che la preoccupava maggiormente, era la falsa maschera spavalda e speranzosa di poter diventare come il padre, che Draco assumeva quando tutti lo osservavano. Narcissa sentiva dentro di se che quell’espressione stava lentamente facendo sparire la paura, quella paura che anche lei stessa provava, perché sapeva che un giorno suo figlio sarebbe stato marchiato e il suo destino sarebbe stato segnato.
Quella mattina Draco nemmeno l’aveva salutata; era entrato con uno sguardo fiero nella carrozza di famiglia, che lo avrebbe riportato ad Hogwarts senza voltarsi; aveva fatto solo un cenno al padre, ma aveva completamente ignorato Narcissa. Quel comportamento l’aveva ferita, ma come al solito, come aveva imparato da tempo, lei aveva fatto finta di nulla.
Le stanze del maniero erano particolarmente fredde quel giorno; nonostante una decina di elfi domestici stesse lavorando dall’alba per assicurare un posto comodo all’Oscuro, l’umidità aveva raggiunto il suo massimo. Lord Voldemort amava passeggiare tra i corridoi freddi; come ricordava sempre a tutti, odiava il calore, era una sensazione che sulla sua pelle non aveva mai provato. Nessuno gli aveva mai scaldato il cuore e nessuno l’avrebbe mai fatto.
In cuor suo, Narcissa sperava che sarebbe morto tra atroci sofferenze, gelando con la sua bacchetta ed il suo mostruoso serpente.
- Ti ho visto pensierosa in questi giorni - Lucius era sulla porta del salone da ballo, dove Narcissa era entrata quasi senza pensarci; ricordava i giorni in cui aveva organizzato delle bellissime feste per le famiglie purosangue. Quei giorni se n’erano andati, ed il calore di quelle feste aveva lasciato posto alla tristezza della sua casa messa in affitto ad un pazzo.
- Ti ricordi come ci piaceva ballare?- chiese lei, senza guardare il marito. – Ti ricordi come eravamo felici?-
- Me lo ricordo, Narcissa- l’uomo la prese per mano e la fece alzare; la guardò per un attimo, constatando quanto fosse bella, anche con i segni del tempo che avanzavano. C’era ancora la giovane ragazza di Corvonero che aveva conosciuto tanti anni prima, anche se negli ultimi tempi sembrava essersi spenta. – Ricordo anche quanto era bello vederti sorridere.-
Improvvisamente, senza musica, la fece volteggiare in mezzo ai pavimenti scuri e polverosi; fecero qualche passo di quella strana danza alla luce di una sola candela che galleggiava a mezz’aria, poi Lucius la strinse a se, accarezzandole una guancia.
- Che ti succede, mia cara?-
La donna non rispose, stringendo la mascella. Avrebbe voluto dirgli tutta la verità, ammettere che da tempo tradiva il Signore Oscuro per salvare suo figlio, ma come avrebbe potuto dire a suo marito una cosa del genere?
- Il mio primo pensiero è sempre Draco – rispose allora con delicatezza lei, cercando di non far trasparire le sue vere emozioni. – Sai che non voglio che abbia il Marchio, Lucius –
L’uomo si allontanò per un attimo da lei; da quando Narcissa non era d’accordo con i suoi metodi? Per un attimo si sentì vecchio, e sentì che tutte le decisioni prese tanto tempo prima gli stavano sfuggendo dalle mani.
- Anche il mio, Narcissa. Per me ci siete solo tu e Draco –
- Ne sei sicuro? – continuò lei, stringendo la sua mano come se non avesse voluto fare altro da tempo. Erano mesi che non si sentiva così viva; lui si stava preoccupando per lei e per la sua famiglia. – E se dovessi scegliere tra la tua famiglia ed il Signore Oscuro, a chi saresti fedele?-
Gli occhi chiari di Narcissa lo sfidarono, e Lucius sentì tutte le colpe crollargli addosso e colpirlo dritto nel petto. Lui credeva nella causa del Signore Oscuro, ma non poteva resistere davanti a quello sguardo, che aveva imparato ad amare ancora prima di parlare con lei per la prima volta, davanti a quegli occhi che gli chiedevano solamente una cosa.
 
Scegli la tua famiglia.
 
- Ti amo, Narcissa - furono le uniche parole che le disse, prima di baciarla con una tenerezza che da mesi non sentiva di avere; sentiva di aver sbagliato tutto con lei e con Draco, di aver dimostrato non a sufficienza il suo amore per loro. Aveva amato quella donna così forte dal primo momento in cui l’aveva vista; l’aveva sposata per amore e non per la sua famiglia ed il suo stato di Sangue.
Avrebbe fatto qualsiasi cosa per lei e per suo figlio.
- Anche io ti amo, Lucius – rispose lei, appoggiando la testa sul petto del marito e chiudendo gli occhi, illudendosi per un attimo di essere ancora quella ragazza con la felicità negli occhi il giorno del suo matrimonio.
- Sceglierei la mia famiglia – mormorò Lucius prima di baciarla nuovamente. – Sceglierei sempre la mia famiglia –
 
******
 
Harry era teso come una corda di violino; era quello che diceva sempre zia Petunia quando vedeva Dudley in ansia per una partita di pugilato o quando lei stessa era in ansia per la dieta del figlio. Ecco, in quel momento Harry si sentiva esattamente come Dudley davanti ad una fetta di arancia e un’insalatina scondita. Avrebbe preferito correre via verso qualcosa di più piacevole che poteva comprendere un’ora passata a volare sul campo di Quidditch o una chiacchierata con Ginny, ma il suo compito era quello di stare in quell’ufficio pieno di bestioline galleggianti in liquido non pervenuto in attesa di suo padre.
 
Suo padre– che strano pensare a quella parola associata al volto di Severus Piton.
 
Era la prima occasione in cui stavano davvero da soli; ancora non aveva detto nulla a nessuno, se non a Ginny, eppure l’idea lo rendeva nervoso ed agitato. Per anni aveva creduto di essere orfano, di non avere nessuno al mondo, e solo pochi mesi prima la verità lo aveva colpito come un secchio di acqua gelida. Aveva avuto molto tempo per abituarsi all’idea, eppure ancora si sentiva strano all’idea di avere davvero un padre.
Seduto sul banco dell’aula, Harry continuava a rigirare la penna d’oca che aveva in mano, aspettando che il professore arrivasse e cominciasse la sua lezione; aveva detto a tutti, tranne ai suoi migliori amici ovviamente, che sarebbe andato a ripetizione di Pozioni, suscitando le risatine di Calì, Lavanda e di Neville, sollevato dal fatto che almeno lui non dovesse trascorrere altro tempo con Severus Piton.
- Sei in anticipo, Potter- Severus era appena entrato in aula, con il solito sguardo arcigno di sempre. In realtà, era molto agitato per l’incontro con Harry e per il successivo incontro con Albus Silente alla Testa di Porco. Non appena aveva visto suo figlio seduto al solito banco, qualcosa dentro di lui si era smosso, ma non era riuscito a chiamarlo per nome. Il solo sussurrare Potter, però, gli aveva bloccato momentaneamente lo stomaco. Pensare a quel maiale di James gli faceva sempre male, specialmente perché Lily lo aveva sposato.
- Metti via la piuma, sarà un lavoro di bacchette e concentrazione -
Harry non disse nulla, limitandosi ad alzarsi e a posizionarsi davanti a lui. Severus lo guardò negli occhi, e per un attimo fu colto da un emozione che non provava dall’ultima volta in cui l’aveva vista. Era maledettamente vero, se ne rendeva conto in quel momento.
 
Harry aveva i suoi occhi, gli occhi di lei.
 
- L’Occlumanzia è una difesa magica molto complessa; la sua arte è nota a pochi ed è un’arte che il Signore Oscuro non riesce a padroneggiare completamente -
- Ed è per questo che Silente vuole che la impari?- intervenne Harry, suscitando un moto di risentimento nell’uomo, che riconobbe in quella piccola mania uno dei difetti peggiori di Lily.
- Potter, è bene che tu non mi interrompa; nel caso tu lo voglia fare, devi chiamarmi signore, mi hai capito bene?-
Harry annuì e Severus continuò nella spiegazione.
- Si, in effetti, il professor Silente pensa di poter tenere fuori l’Oscuro Signore dalla tua mente. Ora, padroneggiare quest’arte non è semplice. La prima cosa da imparare è quella di svuotare la mente; cercherò in vari modi di penetrare nei tuoi pensieri, e tu dovrai impedirmelo, bloccandomi -
Per un attimo intorno a loro ci fu silenzio, poi Harry alzò la mano.
- Lei mi sta dicendo, signore, che mi leggerà nel pensiero?-
A Severus venne da ridere; era la stessa cosa che Lily gli aveva chiesto quando, al sesto anno, aveva cercato di spiegarle che cosa fosse realmente l’Occlumanzia. Ricordò che quella volta l’aveva baciata tra le risate, per poi spiegarle che cosa davvero fosse. Sentì una fitta al petto, ma il calore della mano di Lily sulla sua si fece sentire presto.
- No, Potter. Quelle sono sciocchezze da chiromanti Babbani; no vedi, è tutto più complesso. Cercherò di penetrare i pensieri; la mente non è un libro che va sfogliato e letto. La mente è la cassaforte dei nostri pensieri, dei nostri ricordi e dei nostri segreti. Ti sei mai chiesto come il Signore Oscuro non sappia che tu sei mio figlio?-
Harry non rispose; era rimasto bloccato ad ascoltare le parole di quell’uomo, a guardare le sue espressioni. C’era stato un momento in cui lo aveva visto arricciare il labbro e si era riconosciuto in quel gesto tanto inconsueto.
- Ora, Potter, libera la mente da ogni emozione, da ogni sentimento. Cominciamo -
Harry provò in tutti i modi a cercare di mantenere la mente libera, ma quella somiglianza con Piton lo aveva tanto sconvolto che quando l’incantesimo del professore lo colpì, non riuscì a fare nulla se non piegarsi ad esso.
- Legilimens
Era come essere fatto di gommapiuma; il pavimento sotto di lui non aveva più consistenza, ma sembrava fluttuare nella sua testa. Una serie di immagini gli passarono davanti agli occhi, ed era come vedere il film della sua vita.
 
Zia Petunia che dava la fetta di dolce più grande a Dudley, nessun regalo sotto l’albero per Natale, Squarta che cercava di prenderlo per una gamba. Ma c’erano anche i momenti in cui si era ritrovato a spiare Ginny di nascosto, in cui si era perso nel colore dei suoi capelli. C’era anche la discussione fatta qualche ora prima con lei.
Ginny era seduta a  leggere un libro di Incantesimi, e lui l’aveva raggiunta sorridendo.
- Incantesimi a quest’ora? Non diventerai come Hermione, vero? –
Lei era scoppiata a ridere e aveva chiuso quel libro per parlare con lui.
- Harry, stai bene vero? Voglio dire, hai parlato con Piton? –
Ma Harry aveva scosso la testa.
- Che cosa dovrei dirgli? “Ti voglio bene papà”? Devo ancora abituarmi all’idea – aveva risposto; poi Ginny aveva messo la mano sulla sua, ed il cuore di Harry aveva cominciato a battere all’impazzata, senza accennare a fermarsi.
- Harry, qualunque cosa tu decida di fare, io sarò con te –
Ed Harry avrebbe solo voluto baciarla, senza pensare a nulla se non a lei, al suo sorriso e alla sua voce. Cho non importava nulla, a quel punto.
 
- ADESSO BASTA! –
La sensazione di benessere era svanita; il professor Piton aveva smesso di usare quell’incantesimo ed Harry si ritrovò in ginocchio sul pavimento.
- Come siamo sentimentali – commentò l’uomo, con un grande dolore dentro di se. Aveva sorvolato la parte di Ginny, perché si era soffermato sul dolore che aveva sentito quando i ricordi dei Dursley erano riaffiorati dalla mente di Harry. Come aveva potuto lasciare che quella famiglia di Babbani trattassero così suo figlio? Come avevano osato non fargli trovare un regalo sotto l’albero, farlo rincorrere da un cane, rimproverarlo e soffocare quella magia che cresceva in lui?
Severus avrebbe sempre voluto vederlo con la felicità negli occhi, come quando parlava con la piccola Weasley; avrebbe voluto essere lui a dargli un po’ di quella felicità.
- Riproviamo –
Nuovamente, fu pronto a mandare l’incantesimo verso Harry, ma il ragazzo fu più veloce e reagì. L’incantesimo rimbalzò e Severus si sentì come svuotato. Era la sua mente che stava per essere violata.
 
Era una mattina soleggiata; Severus stava ricontrollando i suoi appunti, quando aveva avuto un battibecco con i Malandrini. James lo aveva fatto penzolare per una caviglia mostrando a tutti i mutandoni grigi che gli aveva regalato sua madre.
Era stufo di tutte quelle prese in giro; James lo odiava solo perché stava con la ragazza che interessava a lui.
Poi era intervenuta lei, e l’avevano lasciato in pace.
Per qualche strano motivo, Severus era nervoso e si era girato verso di lei con una rabbia che non aveva mai provato.
- Fatti gli affari tuoi, sporca Mezzosangue –
Il dolore negli occhi di Lily lo aveva colpito con una stilettata al cuore; si era ripromesso di renderla felice, di farla sempre sorridere, di essere lui quello che gli dava quella felicità che si leggeva nei suoi occhi. Ma le aveva fatto del male, e le lacrime di Lily, la sua corsa in mezzo al parco di Hogwarts, i suoi singhiozzi che provenivano dal bagno delle ragazze erano state molto peggio di qualsiasi cosa avesse mai provato.
Aveva girovagato per ore cercandola, fin quando non l’aveva trovata nascosta nel bagno delle ragazze, con gli occhi rossi quasi quanto i suoi capelli.
- Lily ti prego, perdonami –
Ma lei aveva scosso le spalle e si era voltata; Severus avrebbe dato qualsiasi cosa per prenderla tra le braccia e farla stare bene.
- Hai detto la verità, Severus. Sapevamo che sarebbe finita così –
- Non è finito nulla, Lils. Ti prego, perdonami. Io… io ti amo! –
Forse era stata quella minuscola frase che l’aveva smossa, forse era stato il dolore nella voce del ragazzo, forse era stato semplicemente l’amore che li legava. Lily scoppiò a piangere per poi buttarsi tra le sue braccia; anche lei aveva capito che lui non lo pensava davvero.
- Ti amo Lily. Ti giuro, mai più mi sentirai dire quella parola –
Aveva raggiunto la sua bocca, bagnata di lacrime, e si era beato di quel bacio salato, sapendo che sul loro amore avrebbe sempre potuto contare. La fiducia di Lily per lui era la cosa migliore del mondo.
- Se mai avremo un figlio, Severus, lo vorrei chiamare Harry – gli disse in quel momento, mentre tra le lacrime ed il sorriso si aggrappava alla sua divisa da Serpeverde – E vorrei che avesse un debole per le rosse, proprio come te –
Severus l’aveva strinta ancora più forte; le avrebbe portato il mondo, in quel momento.
- Si, Lily. Se avremo un figlio lo chiameremo Harry –
 
Severus tornò alla realtà con molta fatica; era bello anche vederla piangere, in quel momento. Notò che Harry stava fissando il pavimento, imbarazzato forse più di lui.
- Mi spiace, Potter –
- Lei la amava, vero? Perché ha sposato James, allora? –
Ma Severus scosse la testa; sentiva che non era ancora arrivato il momento di raccontargli che cosa era realmente successo. La missione che stava compiendo era delicata e non avrebbe potuto rivelare nessun dettaglio, nemmeno il minimo.
- Ci sono cose, Harry, che vanno al di là della nostra comprensione –
- Mi ha… Mi ha chiamato per nome – rispose il ragazzo, quasi sussurrandolo a se stesso. Sentiva di cominciare ad avere un po’ di affetto verso quell’uomo, che tanto doveva avere sofferto in vita sua. Lo aveva visto correre da sua madre dicendole di amarla, lo aveva sentito decidere il suo nome in quel bagno; non doveva essere poi così male.
- Sei mio figlio, è ora che cominciamo ad abituarci. Ora vai, o la Preside Umbridge potrebbe metterti in punizione. A domani –
Harry si incamminò verso la porta, ma prima di uscire si voltò verso di lui.
- La mamma aveva ragione su di me. Da lei ho preso la passione per le rosse –
 
******
 
Albus Silente attendeva ad un tavolo polveroso l’arrivo di Severus; suo fratello lo aveva a malapena salutato, prima di dargli una pinta piuttosto grossa di idromele. A volte, Albus si chiedeva se le cose sarebbero andate diversamente se Ariana fosse stata ancora viva. Certe volte, si sentiva davvero vicino a Severus; non poteva cambiare il suo passato, ma avrebbe potuto fare tutto il meglio per alleggerire le vite delle persone che gli stavano a cuore.
Severus arrivò e si sedette accanto a lui.
- Ho poco tempo, Albus. Se Dolores dovesse sapere di questo incontro… -
L’uomo alzò una mano e parlò.
- Ti ruberò poco tempo, Severus. Come sai sono sulle tracce di un modo per uccidere Lord Voldemort. Penso di esserci vicino, e di aver trovato un cimelio di famiglia che potrebbe nascondere parte della sua anima. Ho bisogno di sapere che qualsiasi cosa accadrà, tu mi darai il tuo appoggio –
- Non capisco, Albus. Hai già il mio pieno appoggio –
Ma l’uomo lo fermò nuovamente, sorseggiando un po’ del suo idromele.
- Delizioso; mi dispiace dirlo, ma Rosmerta non lo fa così buono – disse, ma ad un’occhiataccia di Piton si ricompose. – Intendo dire, Severus, che se ti chiedo di uccidermi, devi farlo. Se ti chiedo di tradire l’Ordine, devi farlo. Anche se questo comportasse l’odio di tuo figlio –
Severus si trattenne dall’impulso di dare un pungo a quell’uomo; ci aveva già pensato Abeforth, anni prima, spezzandogli il naso.
- Stai cercando di dirmi che devo farmi odiare da mio figlio? –
- No, Severus. Sto cercando di dirti che se fosse necessario per la sua salvezza, dovrai fargli credere che hai sempre bluffato –
Severus scosse la testa, senza sapere bene che cosa dire. Ancora una volta, Albus Silente aveva rigirato le carte a suo favore, mettendolo di fronte ad un bivio.
 
Ma per suo figlio, si disse, sarebbe stato disposto anche a passare per falso ed ipocrita e farsi odiare; tutto pur di vederlo con la felicità negli occhi.
 
******
 
Ok, potete uccidermi e macellarmi quanto volete; dopo TRE SETTIMANE finalmente aggiorno! Se mi seguite sulla pagina facebook però, saprete che devo dare due esami e che il tempo per scrivere stringe. Spero però di essermi fatta perdonare con questo capitolo!
Alla prossima settimana (PROMESSO!)
Un bacione!

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Capitolo 22
*** L'ombra che verrà ***


22. L'ombra che verrà


And if you have a minute why don't we go
Talk about it somewhere only we know?
This could be the end of everything
So why don't we go
Somewhere only we know?

Somewhere Only We Know - Keane

Marzo 1976

C'era qualcosa che non andava in quel periodo, Severus lo sentiva dentro. Da quando aveva cominciato a stare con Lily, qualche anno prima, tra loro era sorta una specie di empatia, un qualcosa che permetteva al ragazzo di captare gli stati d'animo della sua ragazza senza che lei gliene parlasse. Era un qualcosa che andava al di là della semplice magia, quella che tutti loro imparavano in quella scuola; era un qualcosa di incomprensibile, per l'appunto. Severus aveva letto ogni tipo di libro, senza mai riuscire a capire da che cosa derivasse quella connessione speciale, quel legame così loro che rendeva ancora più profondo ciò che stavano vivendo.
Eppure, erano un paio di giorni che non la sentiva più quell'empatia.
Il sesto anno si era rivelato complesso, ancora più del quinto; i professori insistevano per farli studiare giorno e notte, fissati con la preparazione ai M.A.G.O; anche durante le ore buche, Severus e Lily avevano ben poco tempo per stare insieme, chiudendosi ognuno nella propria Sala Comune, sopraffatti da appunti e libri che ogni giorno diventavano sempre più complessi. Era, inoltre, da quel pomeriggio nella Stamberga Strillante che non restavano un po' da soli; Lily era spesso circondata dalle sue amiche, tra cui Mary MacDonald e Marlene McKinnon, e raramente era riuscita a regalargli più di un sorriso, e Severus, d'altro canto, era assorbito totalmente dal progetto di conquista della fiducia del Signore Oscuro, progetto dal quale aveva escluso la sua ragazza.
In quella serata fredda e buia, mentre fuori dalla Sala Comune dei Serpeverde la tempesta batteva sui vetri, creando rumori decisamente inquietanti, Severus capì che non era il tempo a disposizione che mancava loro; era quella vena di complicità che li aveva sempre caratterizzati a mancare del tutto. Il ragazzo non riusciva ad essere completamente se stesso con Lily, perchè odiava doverle mentire. Si sentiva sporco, un traditore, un vile, eppure nulla di tutto quello lo aveva convinto a lasciar perdere il piano di diventare Mangiamorte.

Ma sentiva che qualcosa tra di loro era cambiato, qualcosa che aveva creato una profonda e complessa spaccatura.

Un lampo improvviso lo accecò, ma Severus ricominciò a concentrarsi sul compito di Pozioni che Lumacorno aveva assegnato loro. Vide un'ombra sedersi accanto a lui ma non ci fece subito caso; fu quando il viso magro e pallido di Audrey spuntò da dietro Pozioni Avanzate Livello 3, che si rese conto di essersi estraniato dal mondo per più di due ore.
La ragazza gli sorrise pacatamente, accendendosi una sigaretta: si era sempre lamentata dei Babbani, eppure sembrava trarre giovamento da quel metodo rozzo ed antiquato. Per un attimo, Severus sentì l'odore di tabacco entrargli quasi nelle vene, e ricordò quando Tobias gli sputava addosso quel fumo acre. Era un ricordo terribile, ed il ragazzo scosse la testa.
- Il Principe Mezzosangue? - chiese Audrey, avvicinandosi a lui e leggendo la piccola incisione che Severus aveva fatto sulla copertina del libro. - Chi è che si fa chiamare così? -
Severus alzò le spalle, cercando di risultare indifferente.
- Io, Audrey. Ma Prince si riferisce alla famiglia di mia madre, non mi sono mai definito un nobile -
- Beh, dovresti - continuò allora lei, guardandolo con malizia. - Secondo me sei molto più nobile tu di tutta la casata Malfoy. Guarda che cosa fai a lezione: sarai anche un Mezzosangue, ma di tuo padre non hai proprio nulla! -
Severus non rispose, limitandosi a leggere ancora qualche riga del libro; senza pensarci troppo, cancellò con la piuma che aveva in mano una frase e la riscrisse riveduta e corretta con la sua grafia stretta e lineare. Con la coda dell'occhio vide la ragazza aprire e chiudere la bocca leggermente truccata, ed istantaneamente sorrise. Audrey era una perfetta stronza, con gli altri, eppure con lui si era rivelata tutto il contrario. Certo, sapeva benissimo che lei aveva un interesse particolare per lui e si manteneva sempre a distanza - perchè non avrebbe mai potuto amarla, mai - però quella sera gli fece piacere averla li con lui e non dover affrontare quella notte tanto temuta da solo.
- Credo che dovresti ucciderlo - aggiunse poi lei, appoggiando il viso sulla spalla ossuta del ragazzo.
- A chi ti riferisci?-
Per un attimo, ci fu un silenzio tombale tra di loro.
- A tuo padre, il Babbano. Dovresti ucciderlo, dovresti prendere le distanze dai Babbani -
Severus ci aveva spesso pensato, a quell'eventualità; in fondo, non sarebbe mancato a nessuno e sua madre sarebbe finalmente stata libera per sempre. Eppure, l'idea di vedere quell'uomo vecchio ed ubriaco lo spaventava a morte, molto più di quanto lo spaventasse l'idea di diventare ombra ed oscurità, come Lily definiva i Mangiamorte.
Il libro di Pozioni Avanzate cadde a terra e si aprì sulla pagina dove, qualche estate prima, aveva appuntato solo una minuscola frase, giurando di inventare un incantesimo per coloro che gli avrebbero fatto del male.

Contro i nemici

Lentamente, da quella frase tutto sommato innocente, Severus cominciò a ricordare per quale motivo avesse scritto quella frase. Contro i nemici non era generico, era un'arma di difesa contro suo padre, quel padre che per tanti, tantissimi anni aveva cercato di soffocare quella magia che albergava dentro di lui, costringendo sua madre Eileen a non usare la bacchetta, minacciandolo di non mandarlo ad Hogwarts, ferendolo in ogni modo possibile ed immaginabile. Severus ne ebbe la certezza quando alzò il volto dal libro e sorrise ad Audrey; non si era mai sentito tanto pieno di oscurità, tanto malvagio e tanto solo come in quel momento. Eppure, era una cosa che sapeva avrebbe dovuto fare prima o poi.
Per un momento, il volto della sua Lily apparve risplendente nella sua mente, ma le tenebre che albergavano in lui lo fecero scomparire immediatamente. Prese il libro con una stretta più salda e cominciò a scribacchiare qualcosa.
- Ho sempre pensato che la tua vendetta sarebbe stata vicina – disse allora la ragazza, alzandosi dalla sedia e mettendosi a gambe incrociate. Il ragazzo scriveva velocemente, come preso da un raptus di follia; ad un certo punto la ragazza scoppiò a ridere, anche lei in preda ad un attacco isterico. Mosse i suoi lunghi capelli biondi nella direzione di Severus, che alzò lo sguardo dal foglio e la fulminò.
- Audrey, io ucciderò mio padre e tu mi aiuterai. Lo sai, vero?-
- Sai da quanto tempo è che desidero poterti aiutare, Piton? - si avvicinò a lui, nuovamente e pericolosamente. Severus continuò a guardarla male ma lei si fece sempre più vicina.

Era troppo vicina, troppo per lui.

- Sono onorata che tu abbia scelto me, Principe Mezzosangue – sussurrò di nuovo lei. Severus si scansò per, lasciandola seduta sul pavimento insoddisfatta. Si sarebbe fatto aiutare da lei, ma non l'avrebbe mai baciata. Il suo cuore batteva ancora per Lily e avrebbe sempre battuto per lei. Non era l'amore quello da cui il ragazzo fuggiva, ma era il suo passato, un passato che lo aveva reso silenzioso, cinico e che lo aveva spinto a prendere la via del male.
- Sai bene che tu sarai solamente la mia aiutante, nulla di più – rispose lui, ignorando il suo sguardo scocciato.
- Lo so bene. Tu ami la perfetta Evans, la sorridente Evans, la mezzosangue Evans – Audrey alzò gli occhi al cielo, per poi guardare altrove. Il suo amore per Severus era così forte da poter sopportare di vederlo sempre con Evans la sanguesporco? Forse l'avrebbe uccisa, forse l'avrebbe torturata e forse si sarebbe presa il ragazzo con la forza.
Di certo, quello di cui Audrey era sicura era che, mentre Lily studiava amorevolmente nel suo dormitorio, non aveva la minima idea di quello che il suo Severus stava architettando tra le mura delle Serpi; era lei che custodiva quel segreto così importante, lei che gli sarebbe stato vicino all'esecuzione del padre, non Evans.
- Dai, muoviamoci, non abbiamo molto tempo. Tuo padre è già vissuto abbastanza.-

E mentre Severus osservava la tenacia con cui Audrey si concentrava sul suo nuovo compito, si rese conto che nella sua vita splendevano buio e luce, amore ed odio. Lily era la luce che illuminava il suo cammino da molti anni, ed Audrey l'oscurità, l'ombra che lo avrebbe accolto una volta macchiatosi del sangue del suo stesso padre.

Chiuse gli occhi per un attimo, pensando alla voce di Lily; era aggrappato a qualcosa, qualcosa di buono.

Era aggrappato a Lily.

 

*

 

Erano notti che Lily Evans non dormiva; si limitava ad appoggiarsi al letto, ascoltando i respiri profondi delle sue compagne di casa, ed osservava il cielo stellato fuori dalla finestra, o le nuvole che passavano veloci e ricoprivano la luce della luna. Lily aveva sempre dormito nella sua vita; anche quando Petunia le raccontava le storie dell'orrore, piene di mostri senza cervello e fantasmi spaventosi, lei non aveva mai faticato a chiudere occhio. Si era chiesta il perchè di tutta quella tensione e, durante le sue notti insonni, era arrivata alla conclusione.

Era nervosa perchè sentiva che tra lei e Severus le cose stavano cambiando inesorabilmente.

Anche in quel momento, mentre l'aula di Pozioni era piena dei vapori e dei profumi della pozione Scordarella, Lily guardò verso l'angolo sinistro della sala, in fondo, dove Severus era seduto con la sua copia di Pozioni Avanzate e confabulava con Audrey Greengrass; il cuore di Lily si fermò per un istante, e erroneamente fece cadere una goccia in più di pus di Bubotubero. La sua pozione diventò immediatamente della consistenza della gomma da masticare e si rapprese in un angolo.
- Evans, non ti ho mai visto in questo stato a Pozioni! - Lumacorno si avvicinò a lei, che lo guardò con le lacrime agli occhi – Chiuderò un occhio questa volta, ma ricordati che una distrazione simile al sesto anno non è tollerabile. Ti aspetto stasera, al ballo. Verrai con Severus? -

Verrò con Severus?

Lily scosse la testa; non lo sapeva, e per colpa dei silenzi tra di loro, aveva anche sbagliato una pozione per la prima volta in vita sua. La verità era semplicemente una: era una settimana che Severus non si faceva vedere a pranzo e a cena, senza dare una spiegazione. Delle loro coccole serali, delle loro fughe d'amore, a Lily non era rimasto altro che qualche bigliettino di scuse accaparrato per aria e un paio di occhiaie per le troppe notti insonni. Sentì la mano di Marlene posarsi sulla sua e sospirò.
- Severus è troppo impegnato con i suoi compagni di casa – rispose allora lei, con quel velo di malizia che l'aveva sempre contraddistinta – Ma verrò da sola, professore -
Sentì le lacrime salirle nuovamente agli occhi, ma fece finta di nulla, limitandosi a lanciare una nuova occhiata a Severus, che, non appena aveva sentito il suo nome, l'aveva guardata con una tristezza infinita negli occhi. Audrey aveva osservato la scena, divertita, per poi tirarlo per una manica e ricominciare a confabulare.
La lezione finì poco dopo, e Lily se ne andò ancora prima che Severus potesse dirle qualcosa; fu sola a pranzo e rimase sola fino alla fine delle lezioni, quando lo vide venire verso di lei nel corridoio. Il cuore di Lily cominciò a battere furiosamente, e un sorriso le illuminò il volto. Era solo, era finalmente solo e le stava correndo incontro.
Senza pensarci, senza rendersi conto che fino a due minuti prima era arrabbiata con lui, volò letteralmente tra le sue braccia e lo baciò con tenerezza; era stato terribile pensare anche solo per un istante che lui si fosse dimenticato di lei, che l'avesse messa da parte perchè trovava Audrey più adatta per lui, in qualsiasi caso.
- Oh, Severus! Mi sei mancato! - il sorriso della ragazza era così luminoso che contagiò anche lui.
- Mi dispiace se non verrò, stasera – il ragazzo la strinse come se non avesse pensato ad altro tutto quel tempo – Starai bene senza di me? -
- Cosa vuol dire che non verrai? - Lily si staccò da Severus e il sorriso che aveva sul viso si spense, lasciando il posto ad una smorfia di rabbia – Che cosa devi fare di più importante? -
- Devo... Devo studiare, Lils. Sono indietro in Incantesimi – mormorò lui, sentendosi malissimo. Odiava doverle mentire, odiava stare lontano da lei. Quando Lily non c'era, era come se tutto la luce del mondo scomparisse, per lasciare posto all'ombra e alla paura.
Ma Lily si staccò da lui, e i sospetti presero il posto di quella sensazione di benessere che aveva provato nel baciarlo.

Severus non era mai indietro nelle materie.

- Se non vuoi venire con me perchè è finita, basta dirmelo – disse allora lei, lasciando che le lacrime le riempissero gli occhi. Non aveva paura di farsi vedere debole da Severus, non aveva paura di mostrare i suoi sentimenti e l'amore che provava per lui. - Solo, non prendermi in giro -
- Stai scherzando, vero? - rispose lui, accarezzandole il volto. Per un attimo, desiderò che Audrey non gli avesse mai parlato dei Mangiamorte, che non gli avesse suggerito di uccidere il padre. Avrebbe voluto non essere così oscuro. - Lily, io ti amo. Ma devo fare una cosa stasera, una cosa che non posso dirti ora. Mi perdonerai, un giorno? -
Lily alzò le spalle e si girò verso il muro; così Severus non si fidava di lei abbastanza per raccontarle tutto, per confidare a lei i più profondi segreti e tutto ciò che lo tormentava.
- Torna quando ti fiderai abbastanza di me, Severus – gli disse prima di scappare via, con le lacrime agli occhi. Lo lasciò in quel corridoio buio ed umido, da solo con i suoi sensi di colpa; lei ne aveva tanti, e tutto ciò che l'aveva tormentata in tutte quelle notti s'impossessò di lei.
Smise di correre quando pensava di essere rimasta sola con il suo dolore e scivolò in lacrime sul pavimento freddo; probabilmente Gazza l'avrebbe trovata e punita, ma a lei poco importava. Sentì dei passi e si preparò a sollevare gli occhi e a vedere l'anziano guardiano sempre in collera; invece, vide James Potter arrivare da chissà dove e sedersi accanto a lei. Non avevano parlato per tanto tempo, quindi per lei fu strano sentirsi prendere la mano da lui. Era abituata ad un James sbruffone e saputello, sempre in cerca di guai e persone da prendere in giro; quella dolcezza la colpì in qualche modo.
- Io te l'avevo detto di non innamorarti di Piton, Evans.-
- Fatti gli affari tuoi, Potter – rispose lei con la voce rotta dal pianto. Ma lui si limitò a ridere e ad abbracciarla.
- Perchè quel cretino ti fa soffrire così? - chiese ad un certo punto, facendola sobbalzare. - Sai che se stessi con me, questo dolore ti sarebbe sconosciuto -
Lily alzò le spalle; sapeva benissimo che stare con Severus era una sfida impegnativa, eppure nel suo cuore sapeva che non poteva stare con nessun altro, che Severus era l'amore della sua vita.
- Io lo amo, James. Dovresti fartene una ragione – rispose poi, asciugandosi le lacrime con la manica nera della divisa.
Stettero un po' in silenzio, poi James si alzò e le porse una mano.
- Coraggio, allora. Stasera ti porto io alla festa! -
Lily lo guardò con aria torva, poi però pensò che non poteva farle male un po' di musica e che James e Sirius l'avrebbero sicuramente fatta ridere. Pensando alla faccia di Severus se mai l'avesse saputo, cercò di sorridere tra le lacrime ed afferrò la mano di James.

Le feste di Lumacorno erano tutte identiche, tutte con la solita musica, la solita gente che cercava in tutti i modi di entrare nelle grazie del professore e la solita noia di fondo. Lily aveva un semplice abitino nero senza spalline ed un paio di ballerine nere; James era rimasto a guardarla per più di venti minuti, incapace di proferire parola. Quando erano arrivati alla festa, si era defilato con la scusa di andare a prendere da bere.
Lily stava gironzolando per la stanza piena di inutili decori, quando notò in fondo alla sala una giovane donna con i capelli sciolti; era di una bellezza rara, bionda e con gli occhi di ghiaccio. La sua pelle era perfetta e a Lily ricordò tantissimo una delle bambole di porcellana di Petunia. La ragazza aveva si e no una ventina d'anni, forse qualcuno in più, eppure sembrava a suo agio tra lo staff di Hogwarts. Lily non l'aveva mai vista prima, eppure sentì il desiderio di raggiungerla; sembrava una fata, di quelle che sua madre, da piccola, disegnava per lei e le attaccava in camera.
- Ciao, sei nuova qui?- chiese Lily alla donna, che appoggiò il bicchiere e guardò la ragazza.
- Si, mi chiamo Narcissa e sono in stage qui per conto di Silente – le porse la mano, che Lily prontamente afferrò. - Mi piacerebbe insegnare al castello -
Lily notò che portava una fede d'oro bianco all'anulare sinistro; così giovane e già sposata.
- Io sono Lily Evans -
- Lily? Sei per caso la ragazza di Severus Piton? - gli occhi di Narcissa si spalancarono e sorrise appena.
- Si, o meglio... Non so se lo sono più – rispose lei con tristezza – Come lo conosci?-
- Oh, lui e mio marito si conoscono – rispose Narcissa rimanendo sul vago; non sapeva quanto quella ragazza sapesse di lui – Severus è un ragazzo così fragile -
Lily annuì; lo aveva sempre saputo, in fondo. Severus aveva un brutto passato alle spalle ed era profondamente fragile ed insicuro; ma gli occhi di Narcissa nascondevano qualcosa, lei l'aveva capito subito
- Perchè mi dici così? - chiese allora, curiosa come non mai. Aveva bisogno di capire che cosa stesse succedendo in quel periodo a Severus, che cosa lo turbasse.
Narcissa sospirò; quel ragazzino le aveva ricordato lei, il suo amore per Lucius e come si era inevitabilmente trovata in mezzo alla Magia Oscura. Aveva capito subito che Severus non era un ragazzo cattivo, che dentro di se aveva tanta rabbia, tanto rancore e tanta paura. Avrebbe voluto aiutarlo davvero e Lily sembrava una ragazza per bene.
- Se vieni nel mio ufficio domani, sarò lieta di dirti tutto quello che so – disse allora Narcissa; ma prima che Lily potesse rispondere, vide con la coda dell'occhio Severus entrare nella stanza della festa.
Tremava ed era pallido; sembrava spaventato per qualcosa. Senza salutare, Lily corse da lui, prendendolo per mano.
- Che ti succede, Severus? - chiese allarmata.
- Non qui – sussurrò lui, prendendola per mano. Uscirono dalla festa e si ritrovarono a correre per i corridoi di Hogwarts; la mano di Severus era ben salda a quella di Lily. Trovarono una stanza vuota ed entrarono. Severus sigillò la porta con la magia poi si voltò verso di lei.
Aveva gli occhi arrossati, come se avesse pianto.
- Giurami Lily che non dirai niente a nessuno, e che non sarai spaventata da me, qualsiasi cosa sentirai – disse velocemente – Devi giurarlo -
Lily annuì, prendendolo nuovamente per mano.
- Che è successo stasera? -
Severus cercò di respirare ma faticava tantissimo; solo Lily era il suo punto fermo, e si era aggrappato al suo volto quando quella notte aveva capito di aver sbagliato.
- Sii la mia luce, Lily. - disse poi, appoggiando il volto sulla spalla della ragazza. - Ho ucciso mio padre -
La sentì sospirare per un attimo, poi le sue mani gli presero il volto.
- Perchè lo hai fatto? Severus, perchè sei diventato un assassino?-
Piangeva, e lui si sentì stupido, sciocco, tremendamente in colpa; aveva coinvolto anche lei, ed ora rischiava di perderla. Respirò di nuovo e le rispose, raccontandole che cosa era successo.

Suo padre era in casa quando lui ed Audrey avevano sfondato la piccola porta di legno; avevano trovato sua madre riversa a terra, con un rivolo di sangue che colava dalla bocca. Tobias aveva i pugni stretti ed insanguinati e si era abbattuto su di lui.

- Fallo, Severus! -

Ed il ragazzo aveva cercato disperatamente una soluzione a tutto quello; ma quandoTobias aveva calpestato il corpo senza vita della madre, la furia si era impossessata di lui ed aveva tirato fuori la bacchetta.

- Sectumsempra -

Tobias si era accasciato a terra poco dopo, mentre il sangue sgorgava dalle ferite comparse per magia; aveva esalato l'ultimo respiro maledicendo il figlio. Era morto per mezzo di un incantesimo creato da lui.

- Se mi odierai, Lily, se vorrai denunciarmi, io lo capisco -
Ma Lily scosse la testa, abbracciandolo e baciando quelle labbra bagnate di lacrime e dal sapore salmastro.
- Ti sei solo difeso, Severus. Ha ucciso tua madre -
Ma Lily sentì dentro di se che quella notte le cose sarebbero cambiate per tutti, che nonostante lei lo amasse, l'oscurità si era impossessata del loro amore e della loro purezza.

Nonostante tutto, però, continuava ad amarlo.

- Supereremo anche questa, vedrai – sussurrò lei, cullandolo tra le sue braccia. Avrebbe rischiato tutto per lui, l'aveva capito quella notte.

 

*

Ed eccomi tornata! Visto che capitolo lungo? Questo è un capitolo di passaggio, in cui cominciamo a capire le reali dinamiche di tutta la storia. La prima azione sconsiderata di Severus, il potere di Audrey su di lui, il dolore di Lily e la comparsa di Narcissa. Credetemi, è necessario. I fili sono ancora ingarbugliati ma tutto andrà a posto, vedrete.

Un bacione!

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Capitolo 23
*** Morirei per lei ***


23 - Morirei per lei


I'm bulletproof nothing to lose
Fire away, fire away
Ricochet, take your rain
Fire away, fire away
You shoot me down but I won't fall
I am titanium
You shoot me down but I won't fall
I am titanium

Titanium, David Guetta feat Sia

- Severus, faresti qualsiasi cosa per lei? -
- Morirei per lei -


Quando il possente gufo bruno era arrivato quella mattina, Severus non si aspettava certo di avere notizie del Preside di Hogwarts; anche se Albus Silente era latitante e ricercato, come uno dei tanti criminali che si aggiravano nel mondo magico, Severus continuava a credere che lui fosse il vero Preside. La felicità negli occhi di quella donna così insopportabile era talmente irritante che il professore di Pozioni non desiderava altro che vederla bruciare all'inferno.
Era quindi stato felice di leggere quella scrittura stretta ed elegante che gli chiedeva di raggiungerlo a Little Hangleton, una cittadina nel nord dell'Inghilterra in cui si vociferasse fosse cresciuta la madre di Colui Che Non Deve Essere Nominato. Non c'era scritto nulla di più, come nello stile del Preside, solamente di raggiungerlo in quel luogo, non appena ne avesse avuto l'occasione. Così, non appena la vecchia rospa che usurpava il posto di Silente aveva abbassato la guardia, Severus aveva indossato il suo mantello da viaggio ed era partito alla volta di Hogsmeade, dove si era poi Smaterializzato apparendo in quel posto che sembrava dimenticato da chiunque.
Little Hangleton era una piccola cittadina Babbana, la cui pace e tranquillità era stata minacciata solo una volta, con la morte della famiglia Riddle; dopo che i pettegolezzi sulla morte di Frank Bryce erano andati scemando, gli abitanti erano tornati ad occuparsi delle cose giornaliere, e nessun omicidio aveva più scosso quelle terre. Era un paese di contadini, che osservarono lo strano uomo vestito di nero in malo modo; non erano soliti accogliere la gente con gioia ed allegria, e nemmeno con Severus erano stati cortesi. L'uomo aveva sentito i loro commenti acidi fino alla collina, dove si era arrampicato in fretta per poter raggiungere il Preside, che lo attendeva sorridente e con le mani dietro la schiena vicino a casa Gaunt, come indicava il cartello rozzo intagliato accanto alla porta.
- Non mi aspettavo di vederti così presto, Severus - sorrise il vecchio bonariamente - Mi fa piacere che tu abbia ritenuto il mio invito importante -
- Se si tratta di eliminare il Signore Oscuro, credo sia la mia priorità -
Albus fece cenno all'uomo di seguirlo dentro quello che rimaneva di casa Gaunt; non era altro che un vecchio stabile in pietra mezzo demolito. All'interno sembrava disabitato da più di dieci anni, e il puzzo di legno marcio impregnò le narici di Severus, disgustandolo.
- Un posticino delizioso - commentò sarcastico.
- Buffa la tua considerazione, visto il posto in cui vivi - rispose Albus, facendo l'occhiolino a Severus ed entrando in quella che una volta doveva essere stata la cucina. - Questa è stata la casa della madre di Tom Riddle, Merope Gaunt. Merope era una donna estremamente debole, che veniva tenuta prigioniera dal padre e dal fratello. E' riuscita a scappare, ingannando attraverso un filtro d'amore lo scapolo d'oro della cittadina, Tom Riddle Senior. Per questo motivo Voldemort non conosce l'amore, perchè è stato concepito sotto l'effetto dell'Amortentia -
Severus storse il naso per un attimo; di certo non aveva attraversato mezzo paese lasciando il suo studio ad Hogwarts per sentirsi raccontare la patetica storia di una donna che aveva generato un mostro.
- Non credevo di voler sapere questi pettegolezzi, Albus -
- Oh no, non sono pettegolezzi. Vedi, io credo che qui ci sia un cimelio di famiglia in cui Tom ha nascosto una parte della sua anima -
Seguì un silenzio tombale, durante il quale Severus per poco non sentì cedere le gambe; aveva capito bene? Si parlava di frammenti di anima?

Era mai possibile che Lord Voldemort avesse creato un Horcrux?

- Quando parli di anima - Severus si avvicinò ad un muro crollato, dietro il quale si poteva vedere una parte della camera da letto - Intendi dire che l'Oscuro ha creato un Horcrux? -
L'uomo abbassò il capo e si lisciò la lunga barba con una mano, poi assunse un'aria grave e si voltò verso Severus.
- Temo che ne abbia creato più di uno -
Severus abbassò la testa, cercando un qualsiasi elemento che gli suggerisse che quello fosse un incubo; non poteva essere vero, Lord Voldemort non poteva aver creato più di un Horcrux. Come avrebbe fatto suo figlio ad ucciderlo? Come avrebbe potuto, visto che non poteva essere ucciso? Strinse i pugni e contrasse le spalle, fino quasi a farsi male. Non era giusto, non era giusto per niente; Harry era solo un ragazzino che doveva affrontare una cosa più grande di lui, e la colpa era tutta sua, che aveva male interpretato quella maledetta profezia. Lord Voldemort lo aveva designato suo eguale per errore ed Harry doveva pagarne le conseguenze tutti i giorni.
- Quanti sono, Albus? -
- Credo ne abbia creati sette -
Sette Horcrux, sette frammenti di anima sparsi chissà dove, sette piccole tessere di un puzzle che non poteva essere ricomposto facilmente; spettava a lui, come padre di Harry, assicurarsi di trovarli tutti.
Albus si inginocchiò, mormorando un incantesimo che Severus non comprese, e dopo pochi minuti lo vide alzarsi; teneva tra le mani un anello vistoso, con una grande pietra scura al centro. Subito l'uomo percepì un'aura malvagia attorno a quel particolare oggetto, tanto da volersi tenere a distanza di sicurezza.
- Questo anello viene tramandato dai Gaunt da generazioni - cominciò a spiegare Silente - Oltre al diario di Riddle, quello che tuo figlio ha distrutto anni fa, questo è l'unico Horcrux che sono riuscito a trovare; Voldemort lo ha rubato ad Orfin Gaunt incolpandolo dell'omicidio dei suoi nonni, e ne ha creato un nascondiglio per un frammento della sua anima. Non ho idea di come poterlo distruggere, ma me ne occuperò personalmente -
Severus si lasciò andare contro la parete scrostata e sudicia, chiudendo gli occhi; non era mai così vulnerabile, ma in quell'istante si sentiva male alla sola idea di quello che suo figlio avrebbe dovuto passare in futuro. Era così ingiusto che Harry soffrisse ancora, dopo tutto quello che aveva subito negli anni.
- Ha solo quindici anni, Albus -
- Si, ed è molto più forte di un trentenne, Severus. Devo chiederti di non dirgli nulla, per ora -

Per quanto ancora dovrò sottostare alle tue stupide richieste, Albus?

Severus chiuse nuovamente gli occhi ed improvvisamente sentì la mano di Albus chiudersi intorno alla sua spalla, in un tentativo di tirarlo su di morale.
- Sei forte, Severus. Sei l'uomo più forte che conosca -
Quando Severus aprì gli occhi, una lacrima argentata cadde daquelli profondi e chiari di Silente.

*

Le lezioni di Occlumanzia con suo padre rendevano Harry sempre nervoso; il carattere del padre era sempre scontroso e raramente si lasciava andare a sorrisi o elogi. In tre mesi dalla loro prima lezione, Potter non aveva ancora imparato a padroneggiare la tecnica alla perfezione e Severus non si era di certo fatto scappare l'occasione di sottolineare quanto fosse ottuso come il suo finto padre. C'erano giorni in cui Piton era disposto a fare il padre e si concedeva addirittura dei sorrisi, e c'erano giorni in cui invece era intrattabile ed Harry non sentiva di essere davvero suo figlio.
Quella sera Harry era nervoso ancora più delle altre volte; per tutta la settimana aveva sognato il corridoio misterioso e non era mai riuscito a chiudere la mente. Sapeva benissimo che il padre se ne sarebbe accorto immediatamente, una volta cominciata la lezione. La sala Comune era deserta ed Harry osservava il fuoco, solo con i suoi pensieri mentre Ron ed Hermione erano in biblioteca a finire un compito per Difesa contro le Arti Oscure. Il ragazzo vide con la coda dell'occhio Ginny avvicinarsi e non si spostò; ultimamente la compagnia della ragazza lo rendeva allegro, quindi lasciò che lei si sedette sul grande tappeto davanti al caminetto, dove lui la raggiunse sedendosi accanto a lei. La sua mano distava da quella di Harry solo pochi centimetri, e per un attimo lui desiderò afferrarla.
- Sei agitato anche stasera? - chiese Ginny dolcemente, chiudendo gli occhi per godersi il tepore del fuoco.
- Sai che lo sono sempre; non sembriamo padre e figlio - rispose Harry, sentendosi al sicuro con lei; c'erano poche persone con cui si sarebbe confidato a quel modo: Sirius e Ginny.
- Bisogna accettare tutto quello che la vita ci da. Da quando lui è tornato, penso sempre a godermi ogni singolo giorno; penso che anche tu dovresti fare così e goderti ogni piccolo momento con lui, anche se lo trovi freddo e distaccato -
Ginny era incredibilmente saggia, nonostante la sua età; Harry nuovamente provò l'impulso di abbracciarla, ma si ricordò che l'aveva vista qualche giorno prima insieme a Michael Corner.

Per un istante desiderò schiantare Corner, o per lo meno buttarlo giù dalla scopa durante una partita di Quidditch.

- Sai, ho sempre pensato che tu fossi indistruttibile, Harry - continuò Ginny, aprendo gli occhi e voltandosi verso di lui - Sei sempre stato accanto a me a proteggermi; anche quando Malfoy mi ha attaccata chiamandomi in quell'orribile modo, tu mi hai difeso a spada tratta. Puoi farcela contro Tu Sai Chi -
Il ragazzo arrossì; non era abituato ai complimenti di Ginny, ma ultimamente il loro rapporto era diventato molto più intenso di quanto non lo fosse mai stato prima; si avvicinò a lei e allungò una mano verso il suo braccio. Ogni movimento sembrava più difficile di un duello contro Voldemort, eppure improvvisamente le accarezzò la pelle scoperta dalla maglietta a maniche corte.
Ginny sorrise ed Harry avvicinò il volto al suo.
In quel momento il buco del ritratto si aprì ed una marea di studenti del primo e del secondo anno entrarono, facendo confusione e spezzando la magia di quel momento.
- Credo di dover andare - disse allora Harry alzandosi; Ginny lo salutò con un sorriso malinconico sul viso ed Harry desiderò sparire nelle profondità della stanza.
Corse verso l'aula del padre anche se sapeva che non lo avrebbe trovato; gli aveva comunicato che sarebbe arrivato tardi a causa di un incontro importante.
L'aula era buia e silenziosa, ma il Pensatoio era in bella vista; la sua luce attrasse inesorabilmente Harry, che spinto dalla curiosità si affacciò a quella piccola finestra sui pensieri di suo padre e si lasciò incantare dalla superficie liscia e piatta che lo invitava a tuffarsi in quei pensieri intimi e profondi.
Harry si guardò intorno ma non vide anima viva, poi si gettò a capofitto tra i pensieri del padre.

Harry si trovava fuori da una casetta deliziosa,  proprio su una spiaggia romantica e contornata da un mare che in quel momento era calmo. Una figura incappucciata si stava dirigendo proprio in quella casa, ed i suoi passi affondavano nella sabbia, lasciando impronte profonde tra i granelli chiari. Harry seguì Severus dentro la casa; la porta era aperta e sembrava che chiunque fosse dentro quell'abitazione lo stesse aspettando.
La luce del sole illuminò un viso tirato; gli occhi della donna erano rossi e gonfi ed i capelli, quel giorno ricci e dolcemente acconciati, erano rossi e luminosi. Era un vivace contrasto quello tra la sua pelle ed i suoi capelli e Lily Evans era più bella che mai, nei suo vent'anni compiuti da poco.
- Lily, lascia che ti spieghi, io... -
Ma la donna lo guardò malissimo, con quegli occhi verdi pieni di rancore, ed inaspettatamente si portò le mani al grembo.
- Sono incinta, Severus -
L'uomo si gettò ai suoi piedi, prendendole le mani e baciandole entrambe, accarezzando quella pancia ancora piatta che portava suo figlio.
- Lily, è una notizia meravigliosa. Nostro figlio, Lily -
Ma la donna scosse nuovamente la testa, e si alzò dalla sedia, allontanandosi da quell'uomo che un tempo aveva amato e che ancora, nel profondo, amava più di se stessa, tanto da accettare l'idea di portare in grembo un figlio di Mangiamorte.
- Ho deciso di finirla per sempre, Severus. Harry non saprà che tu sei suo padre fino a quando non deciderai di lasciare loro -
Ma Severus scosse la testa e si alzò, incredulo.
- Lily, tu non sai che cosa vuol dire lasciarli, tu non lo sai -
- Lui si merita un padre presente, un padre amorevole, non un assassino! - Lily aveva alzato la voce di un tono e, nonostante avesse cercato di trattenere le lacrime, Harry ne vide spuntare una dall'occhio destro - Quanto sei disposto a spingerti oltre per me? -
Severus non rispose, incapace di dire una parola davanti a quegli occhi così intensi ma così tristi. Si alzò dal pavimento e tentò di abbracciare Lily ma lei si voltò, ed Harry sentì chiaramente il suono di un singhiozzo.
- Morirei per te - rispose Severus allora, voltandosi per lasciare la casetta.


La scena cambiò, ed Harry si ritrovò sbalzato in un altro momento, un altro giorno, un altro ricordo di Piton.

Doveva essere Giugno inoltrato, ma nonostante ciò c'era parecchio freddo quel giorno; la pelle di Harry, a contatto con l'aria leggermente frizzante di quel pomeriggio, si raffreddò subito, procurandogli la pelle d'oca. Severus se ne stava nascosto dietro ad un albero, ad osservare quello che a tutti gli effetti doveva essere un matrimonio. C'era tanta gente, con addosso i cappelli più strani che Potter avesse mai visto. La sposa sembrava davvero bella, anche se in quel momento era girata di schiena. Quando gli occhi verdi di Lily Potter apparvero improvvisamente davanti a lui, Harry sussultò. Quello era il matrimonio di sua madre con James Potter, e lui non doveva essere ancora nato, visto il pancione che la donna portava con disinvoltura. Lei si accorse di Severus e lasciò la mano del marito per un secondo, ben contenta di lasciare per un attimo la festa.Man mano che la donna si avvicinava, il viso di Severus risultava più tirato e divenne pallido quando lei accennò ad un sorriso.
- Non immaginavo che saresti venuto – disse, porgendo una mano coperta da un guanto di pizzo molto elegante, ma non adatto alla personalità di Lily.
- Sei bellissima – si limitò a rispondere Severus, afferrando la sua mano con le lacrime agli occhi - Avrei dovuto esserci io – aggiunse poi, mordendosi un labbro. Era una versione inaspettata del professore di Pozioni, ed Harry ebbe pena per lui e desiderò, per un attimo, che Lily avesse sposato lui.
- James mi ama, Severus – si limitò a rispondere la donna, con gli occhi pieni di lacrime. Harry capì in quel momento che non aveva mai smesso di amare l'uomo con cui aveva passato quasi tutta la sua vita. - E si prenderà cura del piccolo -
- E tu lo ami? - chiese allora lui, stringendosi nel mantello nero ed aspettandosi una risposta sincera – Tu lo ami, Lily? -
Lily cominciò a piangere, rischiando così di rovinare il trucco leggero da sposa, poi abbracciò Severus come non faceva da mesi, lasciandosi andare alle sensazioni che l'avevano portata ad innamorarsi di lui.
- Vorrei tanto amarlo, credimi – rispose poi, tra i singhiozzi – Ma continuo ad amare te -
Fu così che Severus prese il viso di Lily tra le mani ossute e fredde e la baciò per un istante, incurante della gente che avrebbe potuto vederli. Il bacio non durò a lungo, ma il dolore di quell'addio si poteva percepire in ogni istante; Harry si sentì quasi uno spettatore insistente, che stava violando la memoria di un ricordo bellissimo e doloroso allo stesso tempo. Quando Severus appoggiò la mano sul pancione di Lily, il ragazzo capì davvero che Severus amava anche lui, a suo modo.
- Ti prometto che farò di tutto per lasciare
lui. Ti prometto che tornerò da te, Lily. Morirei per te – disse poi l'uomo, lasciando andare la mano della donna che tanto amava. Lily sorrise tra le lacrime, poi si voltò e tornò al matrimonio, cercando di far finta di nulla. Harry guardò nuovamente il padre, e nuovamente si sentì male per lui. Quanto doveva essere doloroso, in quell'istante, vedere la donna che aveva amato per una vita sposata con un altro uomo?
Severus si tirò su la manica sinistra del mantello fino al gomito ed osservò il tatuaggio nero, che sembrava quasi vivo, che deturpava la sua pelle.- Mi fai schifo, Voldemort -
Harry capì che quella era la prima volta che pronunciava il suo nome, e capì anche che Severus non avrebbe mai più servito il Signore Oscuro.

Nuovamente, la scena cominciò a sfaldarsi, per dare spazio ad un nuovo ricordo; questa volta Harry si trovava in quello che riconobbe subito come l'ufficio di Silente, esattamente uguale a come se lo ricordava in passato.

Severus stava davanti al Preside, osservandolo con gli occhi pieni di dolore; non erano i soliti occhi scuri privi di qualsiasi emozione, ma erano gli occhi di un uomo preoccupato e logorato dalla sofferenza. Mormorava, ma Harry capì benissimo ogni parola.
- Lui... lui crede che Harry sia coinvolto, lo crede figlio di James – stava dicendo a Silente, che lo ascoltava attentamente – Non sa che è mio figlio, non sa che James non è nessuno per lui. Capisce cosa significa questo, Albus? La ucciderà, ucciderà tutti loro! Ed è solo colpa mia! -
Sembrava quasi che ansimasse ed Harry pensò che prima o tardi lo avrebbe visto collassare a terra, ma Albus si limitò ad intrecciare le lunghe dita e ad appoggiarvi sopra il mento spigoloso.
- Ti rendi conto della gravità delle tue azioni? - rispose poi, con pacatezza – Ti sei offerto volontario a Lord Voldemort, gli hai dato il braccio sinistro ignorando l'amore che avevi per Lily, hai riferito a lui ciò che hai sentito da Sibilla! Penso sempre che tutto ciò che facciamo nel passato abbia ripercussioni sul nostro presente; per colpa tua, Severus, Lily e tuo figlio sono in pericolo -
- Che cosa posso fare? - chiese allora lui, assaggiando un po' del liquido ambrato che era apparso davanti a lui qualche istante prima – Come posso salvarli? -
- Credo che tu abbia già fatto abbastanza, Severus. Tuttavia, c'è un modo per lasciarti tutto alle spalle ed espiare le tue colpe, ma devo avvisarti che sarà un compito estremamente difficile -
Piton strinse le spalle e lo guardò, sembrava quasi che lo implorasse con lo sguardo.- Severus, faresti qualsiasi cosa per lei? -
- Morirei per lei -
Albus si alzò, allora, e lo fronteggiò con tutta la sua altezza; sembrava deluso da Severus, dal suo comportamento, e soprattutto sembrava dispiaciuto per quello che stava accadendo a Lily e ad Harry.
- Allora lascia Lord Voldemort e torna dalla parte giusta, torna dalla parte in cui sei sempre stato te stesso. L'Ordine sarebbe felice di accoglierti a braccia aperte -
- Lei non morirà, me lo garantisce? -
Albus scosse la testa, ma continuò a guardarlo. Fu in quel momento che Severus cadde in ginocchio, tremando. Avrebbe fatto qualsiasi cosa per lei.
- Lascerò Lord Voldemort, anche se dovesse uccidermi -

- Credo che tu abbia visto a sufficienza, Potter -

La figura di Severus Piton comparve accanto a lui, prendendolo per un braccio e tirandolo con forza fuori dai suoi pensieri. L'uomo lo guardò minaccioso, e puntò un lungo dito verso la porta.
- Fuori – si limitò a dire, guardandolo in cagnesco. - Da oggi non ci sarà più nessuna lezione di Occlumanzia per te -
- Ma...- provò a protestare Harry – Lei è mio padre, io ho il diritto di sapere che cosa è successo! -
- Il fatto che sia tuo padre non ti impedisce di farti gli affari tuoi. Quelle erano memorie private, non ti era concesso sbirciarci dentro. Ed ora, fuori! -
Harry non se lo fece ripetere due volte, ma dentro di se si ripromise di scoprire che cosa aveva fatto suo padre di così tremendo da essere così sconvolto.

*

Narcissa Malfoy ripiegò con cura la lettera che aveva appena ricevuto da Draco, dove, seppur con modi sgarbati e poco educati, il figlio le assicurava di stare bene e di essere pronto per i suoi G.U.F.O, ribadendo il concetto che comunque lui “aveva una vita sociale, non come la Sanguesporco Granger che sta china sui libri tutti i giorni, senza mai alzare quel suo testone cespuglioso”. Erano le stesse parole che avrebbe usato suo padre, e Narcissa sorrise appena, pensando a come Lucius fosse decisamente più dolce all'età di Draco.
Si ritrovò a camminare per i corridoi del Manor con leggerezza, nonostante Lord Voldemort fosse tornato qualche ora prima dalla sua missione, e sua sorella Bellatrix le gironzolasse intorno, facendole domande ben specifiche su suo figlio. Narcissa non sopportava Bellatrix e la sua presenza in quella casa la faceva andare su tutte le furie; sin da bambine, Andromeda era stata la sua preferita, ma da quando era stata cacciata di casa per aver osato sposare Ted Tonks, avevano rotto i rapporti. La sofferenza di Narcissa peggiorava quando Bellatrix nominava Andromeda con disprezzo e quando sussurrava esaltata che prima o poi avrebbe ucciso quello sporco Babbano, e torturato la sorella per aver infangato il buon nome della famiglia Black.
La porta della stanza dell'Oscuro era aperta, e Narcissa si ritrovò ad ascoltare ciò che l'uomo stava dicendo a suo marito, che aveva il capo chinato in segno di rispetto.
- Severus ha fatto un ottimo lavoro, Lucius. Mi aspetto che tu e Bellatrix portiate a termine il lavoro che vi ho dato in modo egregio! Voglio quella profezia, e se non l'avrò sai bene che cosa succederà alla tua famiglia -
Lucius annuì lentamente, e chinò ancora di più il capo; Narcissa avvicinò maggiormente l'orecchio, pronta a captare qualsiasi informazione.
- Ho già provveduto ad entrare nella testa di Potter e ad impiantargli quest'idea che Black sia mio prigioniero al Ministero. Ovviamente, è una scusa per averlo lì. Una volta a Londra, starà a te prendergli la profezia dalle mani. Ricorda, Lucius, non uccidere lui. Lui è mio, sono io a doverlo uccidere -
- Così sia fatto, mio signore -
Narcissa desiderò prendere a pugni suo marito, in quell'istante. Come poteva un uomo intelligente come lui abbassarsi a servire un uomo che odiava tutto ciò che lo circondava? L'odio per i Mezzosangue lo aveva spinto ad idolatrare Lord Voldemort, anche se tutti sapevano che lui era il primo Mezzosangue tra di loro.
- Ora vai mio fedele Mangiamorte, questa notte ti aspettano al Ministero – con un cenno Lord Voldemort congedò Lucius, che uscì dalla stanza ed incontrò l'espressione contrariata di Narcissa. Lucius pensò che fosse bellissima anche in quell'istante. La superò, senza dire una parola, ma lei lo prese per un braccio e lo costrinse a voltarsi, sfidandolo con quello sguardo di ghiaccio che solo lei sapeva avere.
- Lucius, per Merlino, che hai intenzione di fare? -
- Eseguirò i suoi ordini! - rispose l'uomo, abbassando lo sguardo.
- Non andare, te ne prego – sussurrò allora Narcissa, abbracciandolo con tenerezza; quei momenti erano così rari da quando quell'uomo disgustoso era entrato in casa loro che Narcissa non ricordava nemmeno il sapore dei baci del marito. - Potrebbero ucciderti -
- E se non vado, potrebbero uccidere te; credi che mi piacerebbe vederti torturata ed uccisa? Credi che lo faccia con piacere? No, ma la verità è che farei di tutto per salvare te e Draco – rispose, baciandole una tempia – Siete la mia priorità -
Sciolse l'abbraccio e accarezzò il viso della moglie, per poi sparire dalla sua vista con un sonoro pop. Narcissa, allora, prese la bacchetta e la strinse saldamente tra le mani, smaterializzandosi a sua volta.

Una volta ad Hogsmeade, la donna cominciò a camminare il più velocemente possibile, cercando di raggiungere in tempi brevi il castello. Una volta superati i cancelli d'ingresso, si ritrovò quasi a correre per i corridoi, cercando l'aula di Severus come se non avesse cercato altro nella sua vita. Spalancò la porta con un colpo di bacchetta, e vide Piton allacciarsi il lungo mantello nero.
- A cosa devo il piacere, Narcissa? - rispose lui, vedendo il suo sguardo allarmato.
- Harry... Harry è in pericolo! Lui lo ha attirato a Londra facendogli credere che Sirius fosse suo prigioniero, ha mandato Lucius a prendere la profezia! Devi salvarlo, Severus! -
Piton deglutì per un attimo, poi allacciò l'ultimo bottone del mantello.
- Dove credi che stia andando in questo momento? Harry sarà già a Londra a quest'ora. Io non posso combattere ma sarò al Quartier Generale dell'Ordine per monitorare il tutto. Vuoi venire con me? -
Narcissa annuì, e prese un po' di Metropolvere, che gettò immediatamente nel camino davanti a lei.
- Grimmauld Place 12 – disse decisa. Chiuse gli occhi, lasciandosi trasportare dal fuoco, e pregando vivamente che Lucius non facesse del male ad Harry. E sperando che il marito non fosse così stupido da farsi ammazzare.

*

Parecchi chilometri più in là, Harry afferrò la mano di Ginny, mentre Ron, Hermione, Neville e Luna facevano strada davanti a loro.
- Avresti dovuto restare a casa, Ginny – sussurrò Harry, per evitare che gli altri sentissero – Non voglio che tu ti faccia del male -
- Ci sono dentro, Harry, non lo capisci? - rispose lei – Farei di tutto per aiutarti -
Harry chiuse gli occhi e ringraziò di avere Ginny al suo fianco; in quel momento, la porta che aveva sognato per tante notti si aprì, ed entrarono in una stanza piena di sfere polverose. Harry sorrise, per un attimo. Chissà che cosa avrebbe pensato suo padre, venendo a sapere che l'Occlumanzia non era servita a nulla.

*


Come vedete, il capitolo è decisamente più lungo; spero vi sia piaciuto e che abbiate apprezzato ogni singola parola, visto che ci ho messo due giorni a svilupparlo e a completarlo.

Come sempre, fatemi sapere che ne pensate!

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Capitolo 24
*** Persi e confusi ***


24 – Persi e confusi

 

I can't feel you anymore 
The sunshine trapped in our hearts 
it could rise again 
but i'm lost, crushed, cold and confused with no guiding light left inside 


Muse, Guiding Light

 
 
Grimmauld Place era sempre stato un posto inquietante per Severus; le poche volte che era stato costretto ad andarci, di mala voglia ovviamente, era rimasto sempre in disparate, cercando silenziosamente di non disturbare la dolcissima madre di Black e cercando di non appoggiare lo sguardo sulle teste mozzate degli elfi domestici. Quella casa era sopra le righe addirittura per lui, che di certo non amava i luoghi allegri e pieni di luce, preferendo antri bui dentro i quali ripararsi.
La casa era vuota, come la prima volta in cui lui e Silente si erano presi la briga di entrare per cercare di capire se potesse essere un posto adatto per l’Ordine, ma era, se possibile, ancora più inquietante. Quel pazzo di Black doveva aver colto al volo l’occasione di uscire di casa e sicuramente era al Ministero, a fare ciò che lui non poteva fare, ovvero cercare di salvare Harry dalle mani di quel pazzo di Riddle.
Severus scosse il mantello per far cadere gli ultimi residui di Polvere Volante dai suoi abiti e si sedette su una delle sedie lise della cucina; al contrario, Narcissa camminava avanti ed indietro ed il viso, già tirato e stanco, appariva provato e scarno. Il pensiero che anche suo marito fosse coinvolto in una lotta contro l’Ordine la stava tartassando, così come la paura che l’uomo potesse venire ucciso da qualcuno. Nonostante tutto ciò che avevano passato, l’amore per Lucius era più forte di qualsiasi altra cosa e se fosse morto lei non se lo sarebbe mai perdonato.
- Non accadrà nulla a Lucius, vedrai – Severus spezzò il silenzio, rivolgendo quelle parole alla donna, per cercare in qualche modo di calmarla. Nonostante si fosse sempre comportato con freddezza, vederla stare male non gli faceva piacere, visto che considerava Narcissa la sua unica amica, l’unica persona in gradi di comprenderlo appieno – Silente non ha intenzione di ucciderlo –
- E se invece lo uccidesse lui? Se, ad un certo punto, decidesse che può farne a meno? – Narcissa si strinse le mani pallide in una morsa, convinta che il dolore fisico avrebbe attenuato quello dell’anima – Non posso vivere senza di lui –
In un’altra situazione Severus avrebbe alzato gli occhi al cielo, cercando di evitare ogni possibile sentimentalismo; ma lui capiva, capiva esattamente che cosa volesse dire. Aveva rivolto quella preghiera a se stesso e a chiunque fosse disposto ad ascoltare i suoi pensieri, aveva sperato che infine Lily non fosse uccisa da lui, inutilmente. Severus comprendeva ogni singolo turbamento dell’animo di Narcissa perché li aveva provati tutti tanti anni prima.
- Sopravvivi in un modo o nell’altro – aggiunse, alzandosi e frugando per la cucina in cerca di qualcosa da bere – Sopravvivi anche se ogni giorno della tua vita vorresti solo lasciarti andare. Sopravvivi perché ci sono altre persone che ami e che hanno bisogno di te, anche se non se ne rendono conto –
Narcissa fermò la sua camminata e rivolse uno sguardo compassionevole verso l’uomo, che aveva intanto trovato una bottiglia di liquore e la stava versando in un bicchiere scheggiato. Sapeva benissimo che Severus si stava riferendo ad Harry e Draco, che sembravano identici almeno nell’atteggiamento che avevano verso i loro genitori
- La ami ancora così tanto? – chiese, cercando di essere delicata. L’idea che l’amore sopravvivesse anche dopo la morte la affascinava ma la spaventava; aveva paura di rimanere sola.
- Ogni giorno che passa, sempre di più – rispose Severus, per poi voltarsi ed uscire dalla stanza; sfogarsi con qualcuno era sempre deleterio per lui, e non si sentiva affatto meglio. Ogni qual volta che qualcuno nominava Lily il suo cuore si spezzava sempre un po’; era sicuro che prima o poi di quel cuore che tanto aveva amato sarebbe rimasta solo cenere.
Odiava stare in attesa senza sapere che cosa fare, con l’angoscia che gli attanagliava lo stomaco ad ogni minuto che passava senza notizie. Non voleva che suo figlio si facesse del male, e se fosse morto anche lui? Avrebbe infranto la promessa fatta alla sua Lily tanto tempo prima.
Stare in quel posto umido e freddo era terribile anche perché non sentiva la sua presenza; da quando si era Materializzato in quella casa, il calore che solitamente avvertiva quando era in angoscia per qualcosa lo aveva abbandonato, lasciando spazio solo al suo respiro gelido e terribile come migliaia di aghi acuminati nelle viscere. Lily non era con lui e Severus era ancora più angosciato del solito. Se solo avesse sentito il delicato tocco della mano del suo fantasma, forse si sarebbe sentito meglio
Il vecchio orologio  a pendolo segnò la mezzanotte e ancora nessuno aveva saputo qualcosa; più il tempo passava, più le speranze di Harry di uscirne vivo erano scarse. Severus aveva appreso dai Babbani che nella loro cultura c’era una cosa chiamata religione, che molti di loro si affidavano ad un Dio quando erano in pena per qualcosa. Ecco, lui desiderava essere religioso ed affidare a quel Dio, chiunque egli fosse, le sue paure più grandi. Forse lo avrebbe aiutato a salvare suo figlio.
Un piccolo pop distrasse Severus dai suoi pensieri; Albus Silente si era appena materializzato in cucina – solo lui poteva farlo dato che era il Custode Segreto di quel posto – pallido e sudato. Immediatamente Severus pensò al peggio, ma Albus non lo fece parlare.
- Harry sta bene, è un po’ scosso ma sta bene – l’uomo afferrò una spalla di Severus per evitare che corresse immediatamente dal figlio – Ti prego, lascia che si riprenda, poi potrai andare da lui –
Il professore annuì, sedendosi su una sedia e scuotendo la testa; se avesse avuto la forza avrebbe pianto dalla gioia. Era bello sapere che, nonostante avesse creato lui l’accesso alla mente di suo figlio da parte di Voldemort e quindi fosse in parte responsabile di ciò che era accaduto, almeno Harry stava bene.
Silente si voltò verso Narcissa e scosse la testa; la donna scivolò a terra con le mani tra i capelli, convinta che Lucius fosse morto.
- Non è vero, Albus! Dimmi che non è vero! –
- Lucius non è morto, Narcissa – la sua voce era pacata ma Severus notò che alla parola morto si era incrinata per un attimo – Ma lo abbiamo spedito ad Azkaban; so che ci stai aiutando tanto ma ciò che ha fatto è imperdonabile, mi dispiace –
Narcissa alzò lo sguardo verso il preside e sorrise; meglio sapere Lucius ad Azkaban che tre metri sotto terra. Ma allora come mai Albus sembrava così serio?
- Albus è successo qualcos’altro? –
Il Preside allora si sedette, evocando una sedia dal nulla, e si mise le mani sul viso. Per la prima volta sembrava stanco e dimostrava l’età che tutti vociferavano avesse. A Severus parve un uomo vecchio e solo, con pregi e difetti ma soprattutto debole e vulnerabile.
- C’è un motivo per cui ti ho detto che era meglio non disturbare Harry. Sirius Black è morto –
Il silenzio tornò a regnare sovrano in quella stanza; Severus si sentì tremare le gambe, immaginando quanto potesse soffrire Harry in quella situazione. Narcissa si alzò in piedi e scosse la testa, mentre le lacrime riempivano i suoi occhi chiari.
- L’ha ucciso Bellatrix – concluse Silente.
Severus pregò vivamente che Harry non andasse a cercare quella pazza della Lestrange.
 
*
 
Harry aveva urlato, era impazzito, aveva accusato Silente, lanciato gli oggetti che aveva trovato davanti a lui per tutta la stanza, ma non si sentiva affatto meglio. Sirius era stato come un padre per lui durante quei due anni, c’era stato quando Harry pensava di non avere davvero una famiglia. Il Preside lo guardava perplesso ma non si muoveva dalla sua posizione iniziale; sembrava volesse lasciare che il ragazzo sfogasse la sua rabbia, che facesse passare quel momento disarmante in cui ci si rende conto che una persona non c’è più.
Andato, perso.
Sirius non sarebbe più tornato, Harry non avrebbe più sentito la sua risata simile ad un latrato di cane, non avrebbe più condiviso con il suo padrino tutto ciò che gli passava per la mente.
 
Che cosa avrebbe fatto d’ora in poi?
 
Piano piano si era calmato, lasciando che la rabbia che provava per ciò che era successo si trasformasse in dolore. Avrebbe voluto piangere, perché gridare non sarebbe stato abbastanza, perché non poteva arrendersi all’evidenza. Si era seduto sotto richiesta di Silente ed aveva ascoltato tutta la storia senza fiatare.
- Che cosa mi lega a Voldemort così inesorabilmente? –
Non riuscì a credere di averlo chiesto, ma aveva bisogno di sapere. Quel legame speciale e terribile, il fatto che Voldemort avesse voluto uccidere proprio lui tra tanti, la profezia che Lucius non era riuscito a consegnare al suo padrone, era tutto collegato.
- La profezia che Lucius cercava di portare a lui – rispose Silente tranquillo; - C’è un motivo per cui quella notte di tanti anni fa Lord Voldemort decise di entrare nella casa dei tuoi genitori. Sedici anni fa fui chiamato alla Testa di Porco per esaminare un’aspirante professoressa, la professoressa Cooman a dire il vero. il colloquio non fu brillante ma ad un certo punto cadde come in trance –
Il Pensatoio accanto alla scrivania del Preside si illuminò e il volto di Sibilla Cooman apparve sulla superficie liscia ed argentata dell’oggetto magico, aprendo la bocca per parlare; aveva gli occhi vitrei, come quando un paio di anni prima la donna aveva predetto il ritorno di Codaliscia dal suo padrone.
 
““Ecco giungere il solo col potere di sconfiggere l'Oscuro Signore...
nato da chi lo ha tre volte sfidato, nato sull'estinguersi del settimo mese...
l'Oscuro Signore lo designerà come suo eguale, ma egli avrà un potere a lui sconosciuto...
e l'uno dovrà morire per mano dell'altro, perché nessuno dei due può vivere se l'altro sopravvive...
il solo col potere di sconfiggere l'Oscuro Signore nascerà all'estinguersi del settimo mese...

 
Harry osservò la donna mormorare la Profezia e capì subito che stava parlando di lui. Ecco per quale motivo Lord Voldemort aveva ucciso i suoi genitori, ecco perché lui portava da quattordici anni quella maledetta cicatrice.
- Si riferisce a me, vero? –
- Sei proprio sicuro che si riferisca a te? Da quanto mi risulta, James Potter non è il tuo vero padre –
Seguì un minuto di silenzio, nel quale Harry capì che si ritrovava in quella situazione per uno scherzo del destino; quella Profezia si riferiva a qualcun altro ma Lord Voldemort aveva interpretato il contenuto secondo ciò che pensava lui.
- Non sarei dovuto essere io – mormorò allora, alzandosi in piedi e cominciando a girovagare per la stanza – Non sarei dovuto essere io –
Silente annuì ed incrociò le sue lunghe dita sotto il mento, lasciando che la barba le coprisse.
- Sarebbe potuto essere anche il tuo compagno Neville Paciock: anche lui è nato alla fine di Luglio ed è figlio di genitori che lo hanno sfidato tre volte. Era proprio quello che Severus pensava quando riferì la Profezia a Lord Voldemort –
Harry si voltò e sperò di aver capito male.
- Piton ha riferito la profezia a Lord Voldemort? – non poteva crederci: era stato suo padre a condannare per sempre la donna che amava – Per quale motivo? –
- Era giovane e spaesato allora, circondato dal male assoluto – continuò allora il Preside – Tua madre lo aveva lasciato e non poteva vederti: era solo. Essere un Mangiamorte era tutto ciò che gli era rimasto; ma non appena ha saputo che cosa era successo è venuto ad implorarmi di aiutarlo. Lord Voldemort non sa tutt’ora che tu sei suo figlio –
Harry si sentiva spaesato, aveva tante domande da fare ma l’unica cosa che continuava a vedere era suo padre, il suo vero padre, che mandava a morire la donna che amava da una vita. Come era stato possibile?
- Non è colpa di Severus se tua madre è morta e se tu hai quella cicatrice, Harry. È Lord Voldemort che ha deciso di designare te come suo eguale, è lui che ha deciso chi sarebbe stato il suo peggior nemico. E tu Harry sei il suo peggior nemico e l’unico che è in grado di ucciderlo perché hai qualcosa che Tom Riddle non ha mai avuto –
Harry scosse la testa, continuando a non capire.
- L’amore, Harry. Tu sei amato ed ami, sei coraggioso, leale e buono. Sono tutte qualità che Voldemort non conosce e non comprende; il solo fatto che la signorina Weasley ti stia aspettando fuori da questa stanza in attesa di sapere come stai è il segno di quanto amore provano per te. Tua madre è morta per salvarti, tuo padre ti ama anche se non riesce a dirtelo. Tu ami, Harry, e l’amore è la forza più meravigliosa e al tempo stesso più temibile della morte. Non avercela con Severus perché ha riferito tutto a Tom: non aveva scelta, ha ucciso la sua migliore amica davanti ai suoi occhi –
Per un attimo Harry credette di aver visto una lacrima argentata cadere dagli occhi del vecchio Preside e si rese conto che intorno a lui c’era gente che rischiava la vita tutti i giorni per salvarlo; anche Sirius aveva rischiato la vita e  la colpa era interamente sua. Comprese in quel momento che avrebbe cercato di uccidere Voldemort anche se non fosse stato per via della Profezia, che avrebbe lottato per un mondo migliore in ogni modo. Comprese anche meglio suo padre e capì che doveva avere tanti pensieri per la testa; per un attimo avrebbe voluto conoscerlo davvero, parlargli e sfogarsi, vedere in lui una figura di riferimento ma non ne aveva coraggio.
- Quella notte a Godric’s Hollow non sei stato l’unico a perdere una persona cara – aggiunse poi Silente, alzandosi e facendo cenno ad Harry di uscire dalla stanza – Anche Severus ha perso l’unica persona che lo avesse mai reso un uomo migliore. Dagli la possibilità di essere tuo padre, Harry –
Il ragazzo annuì ed improvvisamente si sentì stanco, come se fosse molto più vecchio dei suoi quasi sedici anni; si alzò dalla sedia e cercò di sorridere, anche se il dolore per la morte di Sirius era  ancora molto forte e avrebbe ancora voluto urlare e sfogarsi.
- Vai in infermeria, Harry e cerca di riposare. Sirius sapeva quello che faceva e non vorrebbe vederti così –
- Si – mormorò lui con la gola arida; non aveva nemmeno più la forza di parlare.
Quando la porta dell’ufficio di Silente si chiuse alle sue spalle, Harry si sentì terribilmente solo; vide Ginny, con le mani giunte come se fosse in preghiera che lo accolse con un timido sorriso e capì che per quella notte non sarebbe stato solo. Anche la sua presenza, anche saperla lì a confortarlo era importante per lui; la raggiunse e senza dire nulla le prese la mano, come se fosse la cosa più naturale del mondo.
Improvvisamente, Ginny lo attrasse a sè e lo abrracciò stretto, come se volesse fargli capire con quel gesto che lei gli era vicino.
- Non sei solo, Harry – gli sussurrò mentre cercava di non piangere; la perdita di Sirius era stata un dolore immenso per tutti. – Io ci sono e resterò con te adesso, o me ne andrò se preferisci –
Harry la strinse a se ancora più forte, come se quell’abbraccio potesse dissipare per un attimo tutto quel dolore che provava dentro. Era perso, era confuso ma era incredibilmente felice di poter mostrare la sua debolezza a qualcuno; sapeva che Ginny non lo avrebbe mai giudicato, che gli avrebbe sempre teso la mano per aiutarlo e stargli vicino.
- Sono destinato, Ginny. Lui mi ha designato come suo eguale –
Aveva la voce calma e ferma ma dentro di se tremava. La prese nuovamente per mano e si andarono a sedere su un gradino, dove lui poggiò la testa sulla sua spalla. Lei rimase in silenzio in attesa che il respiro del ragazzo si calmasse e tornasse regolare
- Resta con me stanotte –
Ginny sorrise al buio; era quello che voleva davvero.
- Non vado da nessuna parte –
 
*
 
Non vado da nessuna parte.
 
Lily glielo aveva sempre sussurrato, accoccolata a lui con la sua pelle nuda illuminata dalla luna, quando lui le pregava di stare con lui e di fargli compagnia.
Se n’era andata qualche anno dopo, gettandolo nello sconforto. Però, in qualche modo, sembrava che fosse rimasta con lui, perché sentiva la sua presenza in ogni dove. Tranne quella notte: aveva deciso di non farsi sentire, di abbandonarlo al freddo che sentiva dentro da quando lei non c’era più.
Oltrepassando gli alti cancelli di Villa Malfoy la cercò, perché aveva bisogno di aiuto, aveva bisogno di lei e di sapere che era vicino a lui, ma Lily non c’era.
 
Anche quella notte, la notte in cui aveva ascoltato la profezia, era rimasto davanti ai cancelli di Villa Malfoy per qualche minuto, con la paura che Riddle interpretasse male quello scorcio di profezia che aveva sentito. Al suo fianco c’era Audrey, con un lungo mantello ed un sorriso spiazzante, che con coraggio lo spinse ad entrare e a camminare velocemente.
Se Lily avesse saputo tutto quello che stava facendo sarebbe stata davvero delusa; ma Lily era felicemente sposata con Potter ed Harry non avrebbe mai saputo chi era il suo vero padre.
Era entrato con lentezza ed aveva chiuso gli occhi.
 
Lord Voldemort era impaziente di torturare qualcuno; Severus aveva imparato a riconoscere le sue espressioni ed era un così bravo Occlumante da riuscire a penetrare per qualche istante nella mente del Signore Oscuro senza farsi scoprire. Sembrava molto deluso dall’esito della missione, specialmente per aver perso la profezia ed uno dei suoi migliori Mangiamorte; Lucius non sarebbe stato utile in fondo ad una cella ad Azkaban.
- Vieni avanti, Severus –disse l’uomo con aria contrariata. Severus fece qualche passo in avanti poi si inchinò a lui e baciò la sua mano destra. – Almeno tu non mi deludi mai. Hai novità? –
- No mio signore – rispose con voce calma e piatta, fingendo di non essere toccato dalla notizia della morte di Sirius – Il ragazzo è sconvolto, come potevamo immaginare, ma la profezia è andata perduta. Mulciber l’ha fatta cadere dalle mani di Paciock e non sono riusciti a capire il contenuto –
Ricordava quello sguardo freddo e penetrante anche tanti anni prima, quando Severus non era riuscito a sentire tutto ciò che aveva predetto la Cooman.
 
Gli occhi freddi di Lord Voldemort erano passati da Severus ad Audrey in meno di trenta secondi; le sue mani si contorcevano, impazienti di muovere la bacchetta che in quel momento stava sulla veste nera sulle sue gambe.
- Per quale motivo non siete riusciti ad ascoltare tutta la Profezia? – chiese, dopo che Severus aveva riferito tutto ciò che era sentito. Piton lanciò un’occhiata ad Audrey, che aveva la testa china e non osava alzarla per affrontare lo sguardo del loro Padrone.
- Greengrass si è fatta beccare da Aberforth Silente, che ci ha fatto uscire dal locale in fretta e furia, prima che finissi di sentire tutto ciò che Sibilla Cooman aveva da dire –
- Avada Kedavra – il lampo verde passò al fianco di severus e si abbattè sul petto di Adurey, che cadde per terra, lasciando solo Severus. Lord Voldemort aveva appena ucciso la  sua migliore amica.
 
- Avada Kedavra –
Il lampo di luce verde prese in pieno Mulciber, che cadde per terra come se fosse addormentato. A Severus ricordò molto la morte di Audrey e si sentì malissimo; lei gli aveva dato tanto, ma gli aveva anche tolto tutto ciò che aveva. Non aveva goduto della sua morte, ma aveva sentito di essere un po’ più libero senza di lei.
- Ucciderò comunque Harry Potter – sentenziò alla fine, alzandosi e riponendo la bacchetta nella tasca del mantello. – E tu mi aiuterai, Severus –
 
- Il ragazzino della Profezia è Harry, il figlio dei Potter –
Severus si sentì svenire ma non disse nulla, limitandosi a chiudere gli occhi per evitare di maledire quell’uomo che con una frase stava distruggendo il suo mondo.
- Io lo ucciderò ed ucciderò anche i Potter se oseranno mettersi in mezzo –
 
Non vado da nessuna parte.
 
Ma tu Lily, dove sei?

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Capitolo 25
*** Un giorno tutto questo dolore ti sarà utile ***


25 – Un giorno tutto questo dolore ti sarà utile

 
 
Narcissa Malfoy camminava lentamente lungo la salita rocciosa che portava all’ingresso di quel luogo oscuro, dove i sentimenti erano stati repressi e la paura, l’ombra e l’oscurità avevano cominciato ad abitare quelle mura dal momento in cui il primo prigioniero aveva varcato quella maledetta soglia in pietra.
Il lungo mantello nero strisciava sulla superficie pietrosa del terreno e l’orlo era macchiato di bianco, di quella polvere che ad ogni alito di vento si alzava ed entrava in gola, e brucava, forse come le lacrime che le avevano invaso gli occhi quando Silente le aveva detto che cosa era successo a Lucius.
La donna non era mai stata ad Azkaban, e guardando quel luogo desolato aveva capito  perché tutti impazzivano  dentro quelle celle. Una decina di dissennatori fluttuavano come se fossero privi di peso sopra la sua testa: nel preciso istante in cui era sbarcata sull’isola, Narcissa si era sentita afflitta da un dolore che non avrebbe mai pensato di poter provare. Tutti gli sbagli commessi nella sua vita, tutta l’ansia per la sorte di suo marito e di suo figlio, la voce di sua sorella che la implorava di essere dalla sua parte, di prenderla per mano e salvarla dalla follia di Bellatrix, tutto quel dolore stava riaffiorando. Pensava di averlo sepolto nelle profondità del suo cuore, ma quella visita ad Azkaban aveva tirato fuori tutta l’angoscia che abitava dentro di lei.
Un Dissennatore si spostò per lasciarla passare e Narcissa fu investita da un freddo che non aveva nulla a che fare con il tempo e con la stagione estiva; deglutì e attraversò l’ingresso principale, avanzando lentamente con il cappuccio davanti agli occhi. Dalle celle si alzavano dei lamenti continui di uomini e donne che soffrivano, una sofferenza peggio di quella inflitta dalla Maledizione Cruciatus. Le urla provenienti dal piano di sopra le fecero gelare il sangue delle vene, ma nonostante tutto continuò a camminare, fino ad arrivare davanti alla cella numero ventitré.
Rannicchiato in un angolino buio e maleodorante, Lucius aveva gli occhi chiusi, la barba lunga di un paio di giorni e la carnagione bianca era diventata giallognola, grigia sotto gli occhi; il volto era una smorfia di dolore e paura e tremava in continuazione. La donna si sentì mancare per un attimo, poi uno dei pochi umani che controllavano il carcere e permettevano le visite aprì la cella con un colpo di bacchetta. L’uomo aprì gli occhi,m che si illuminarono non appena videro quelli chiari di Narcissa, pieni di lacrime. Sorrise appena e cercò di tirarsi a sedere, ma scivolò, grattando il palmo della mano contro la pietra ruvida.
- Dannazione! – sputò a terra, pulendosi la mano contro la divisa da carcerato – Che ci fai qui, Narcissa? –
La donna gli pulì la ferita con la mano e gli tese una mano, sorridente. Lucius l’afferrò e si ritrovò in piedi; un attimo dopo prese sua moglie tra le braccia e la baciò. Entrambi avrebbero voluto prolungare quel bacio, ma la presenza dei Dissennatori li fece desistere.
- Sono venuta per te, amore mio -  rispose lei, tenendolo per mano; vederlo in quel modo la faceva angosciare ancora di più.
- Sono stato uno stupido, Narcissa – ammise l’uomo, sedendosi su un sacco lercio e tenendosi la testa tra le mani – Avrei dovuto darti ascolto –
- Uscirai di qui, Lucius, ne sono sicura – la donna si inginocchiò, senza preoccuparsi dello sporco per terra che avrebbe potuto depositarsi sulla sua veste – Sai che ti starò accanto qualunque cosa farai, ma devi renderti conto che lui non è il meglio per te, per noi –
Il silenzio li avvolse per un attimo; da quando si trovava in quella cella Lucius aveva capito che non c’era nulla di più importante della sua famiglia, e che avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di non vedere sua moglie soffrire e suo figlio in pericolo.
- Draco – disse d’un tratto, con il terrore negli occhi – Draco… -
Narcissa scosse la testa, non capendo ciò che Lucius voleva dirle.
- Draco sta bene, Lucius – si affrettò a dirgli, per farlo riprendere da uno spoavento che lei stessa non sapeva da cosa derivasse – Gli manchi, credo. Non parla molto con me –
- No, Narcissa, tu non capisci! – Lucius si era alzato in piedi e cominciò a girare per la stanza, stritolandosi le mani – Lui gli chiederà di unirsi a loro, lui vorrà farne un capro espiatorio per i miei errori –
Narcissa aprì la bocca, poi si sedette; sperava di non aver mai dovuto sentire quella frase. Draco aveva solo sedici anni, era un ragazzino e non poteva davvero diventare parte del gruppo dei Mangiamorte.
- Lui non può volere questo –
- Oh, lui ne è capace – rispose allora Lucius, sedendosi accanto a sua moglie e appoggiando la fronte contro la sua – Lo sai che ne  è capace –
Nuovamente il silenzio scese tra di loro e rimasero per un attimo accoccolati; nonostante la sua scorza apparentemente dura, Lucius amava la sua famiglia più di ogni altra cosa. Il matrimonio tra lui e Narcissa non era stato di convenienza. Si erano conosciuti ed innamorati proprio come tante coppie, anche se ci tenevano alla tradizione e al loro status di Purosangue.
- Salvalo, Narcissa – disse lui poi, sospirando. – Io non posso fare nulla per lui da questa cella, ma tu puoi ancora salvarlo. Non lasciare che lui lo uccida –
Narcissa annuì e si strinse di più a lui; gli sarebbe mancato ma avrebbe avuto nei pensieri quel ricordo, il tocco della sua pelle, quegli occhi grigi che tanto aveva amato e che avrebbe amato per tanto. Lucius la baciò nuovamente e le accarezzo le guance, bagnate dalle lacrime: entrambi sapevano che era scaduto il tempo per le visite e che non si sarebbero rivisti per un mese.
- Questo ricordo mi terrà vivo nonostante i Dissennatori – disse lui, mentre la donna si alzava per uscire dalla cella. Nuovamente la sensazione di angoscia si impossessò di lei, ma si fece forza. Era bello anche sapere che quegli attimi c’erano stati.
Lo salutò con un sorriso forzato e gli voltò le spalle.
 
Un giorno tutto questo dolore ti sarà utile.
 
*
 
Un luogo dimenticato da chiunque.
Fu la prima cosa che Harry pensò di Spinner’s End; non sapeva per quale motivo avesse accettato di buon grado l’invito che suo padre – era ancora troppo difficile pensare che Severus Piton fosse suo padre – gli aveva fatto qualche giorno prima. Il dolore per la morte di Sirius era ancora vivido in lui; la Tana era allegra e tutti cercavano di farlo sentire a proprio agio, ma il ricordo dell’estate precedente era ancora molto presente in lui e la felicità che aveva provato in quegli attimi lui non l’avrebbe mai dimenticata.
Solo Ginny sapeva chi era colui che aveva inviato quel gufo bruno, leggermente spelacchiato, la mattina precedente. La scrittura era lineare ma meno ordinata di quella di Silente, ed il biglietto era semplice, sembrava che Severus avesse voluto metterci dentro del sentimento ma che non ci fosse riuscito.
Era stata Ginny, quella mattina, ad inventare una scusa per permettere ad Harry di uscire di casa e raggiungere l’abitazione dell’odiato professore di Pozioni. In ogni cosa che succedeva ad Harry, Ginny c’era sempre per dargli una mano.
Quel luogo era inquietante: lungo la strada c’erano crepe, così come sui muri scrostati delle abitazioni adiacenti a quella di Severus, l’ultima in fondo alla strada. Harry ignorava il motivo per cui l’aveva invitato lì: di certo sarebbe stato imbarazzante prendere un te insieme, come se in tutti quegli anni tra di loro fosse sempre stato semplice.
Severus lo attendeva sulla porta, con le mani giunte in grembo ed una lunga veste nera e lisa; la porta era scardinata e sembrava dovesse cadere da un momento all’altro.
- Sei venuto – disse l’uomo quando lui arrivò davanti a quella casa che sembrava abbandonata – Non me lo aspettavo –
- Il tuo biglietto sembrava importante – disse Harry,  arrossendo. Non era abituato a parlare con lui rivolgendosi come ad un padre, ad un amico.
Severus gli fece il gesto di entrare, lasciandolo passare e chiudendo la porta alle loro spalle. Anche dentro la casa non era di certo accogliente; al pian terreno c’erano solo due stanze, entrambe lasciate andare con il tempo. Nel salotto c’era un tavolo che per miracolo si reggeva in piedi, visto che mancava una gamba di legno e le altre sembravano martoriate dalle tarme. Il divano era pieno di polvere e l’unica cosa che sembrava essere stata usata di recente era la poltrona accanto alla finestra, una finestra che dava su una casa in disuso proprio dall’altra parte della strada.
Severus osservò suo figlio, chiedendosi se mai avrebbe avuto il coraggio di dirgli che voleva   aiutarlo a superare quella brutta situazione, che avrebbe voluto farsi carico del suo dolore per la perdita del padrino, ma si limitò a starsene fermo sulla porta, gli occhi neri che vagavano dalla cicatrice che sfregiava il volto di Harry ai suoi occhi così simili a quelli di Lily.
Rientrò in  casa e con  un gesto lo  invitò a sedersi sulla poltrona sgangherata.
- Non sono mai molto a casa – tentò di giustificarsi, vedendo  lo sguardo non troppo convinto di suo figlio girovagare per la casa. – Non ho tempo di aggiustarla –
- Mia madre abitava laggiù? – chiese improvvisamente il ragazzo, indicando la casa che si vedeva dalla finestra. Nonostante fosse disabitata, Severus non aveva perso l’abitudine di lasciare aperta la finestra che dava su quella che una volta era stata la sala da pranzo dei signori Evans e dalla quale Lily e Severus si osservavano durante i pranzi e le cene.
- Si, è qui che io e tua madre ci siamo conosciuti –
Ed innamorati– avrebbe voluto aggiungere.
Harry si mise a sedere, cercando di capire il perché di quell’incontro. Vide suo padre aprire uno scaffale impolverato e tirare fuori, dopo qualche minuto, un album di fotografie altrettanto impolverato, ma tenuto con una cura particolare, cosa che non si  poteva dire del resto degli oggetti intorno a loro.
Severus allungò delicatamente l’album verde scuro ad Harry, che cominciò a sfogliarlo. In ogni pagina c’erano decine di foto di sua madre; Lily appariva sorridente e graziosa e faceva sfigurare il ragazzo goffo e  gracile con i lunghi capelli neri e gli  occhi  intensi che posava in molte foto accanto a lei. Gli occhi verdi di Lily erano sempre accesi di gioia e i capelli svolazzavano spesso nel vento. Era una bellissima ragazza, studentessa di Hogwarts. Harry non l’aveva mai vista così felice.
- Siamo stati felici un tempo – disse Severus, con  uno sforzo immane. Parlare di sentimenti era difficile, specialmente con Harry – Tua madre era felice con me –
Non sapeva il motivo  preciso di quella conversazione, sapeva solamente che aveva bisogno di parlare di lei con qualcuno. Sentiva la sua presenza, un vento caldo al suo fianco, e sentiva che Harry doveva sapere, conoscere qualcosa di ciò che erano stati.
- Ci siamo conosciuti  l’estate prima di andare ad Hogwarts – continuò l’uomo – proprio sulla collina dietro casa, la vedi in questa foto? –
Ritraeva una Lily felicissima, abbronzata e sorridente, abbracciata a Severus; sullo sfondo  di vedeva una collina ed il fumo di una ciminiera.
 
Erano andati al mare quell’estate.
Severus non c’era mai stato, e Lily aveva insistito affinchè andasse con i suoi genitori sulla costa francese. Il ragazzo aveva desistito per un po’: la mancanza di denaro lo faceva sentire inadeguato, ma quando la mamma di Lily lo aveva invitato senza voler sentire scuse, allora il ragazzo aveva accettato con gioia. L’idea di passare due settimane con la sua ragazza era eccitante e bellissimo allo stesso tempo.
Erano state vacanze perfette; lontano da Audrey, dai Mangiamorte e dalla minaccia oscura di Lord Voldemort. Avevano riso, spensierati ed allegri, ed avevano condiviso tanto. Era stata la vacanza più bella per Severus, nonostante Petunia continuasse a disturbarli in  mille modi, lui  non si era lasciato minimamente scoraggiare.
- Grazie – gli aveva sussurrato Lily baciandolo dolcemente, l’ultimo giorno prima di fare ritorno a Londra  - E’ stata la vacanza migliore della mia vita –
Il tramonto aveva illuminato quegli occhi stupendi e quel sorriso da togliere il fiato.
Era stato tutto perfetto.
 
- Perché sei passato al Lato Oscuro? – era troppo tempo che Harry voleva rivolgere quella domanda a suo padre; se era vero che erano così  innamorati, come mai aveva rischiato tutto per seguire un folle e le sue idee malsane? – Se amavi mia madre, perché l’hai fatto? –
Severus si versò del vino elfico. Se lo era chiesto tante volte, maledicendosi per ogni cosa che aveva fatto e tenuto all’oscuro di Lily. Era il suo maggiore rimpianto, quello di non averle potuto dare la felicità che si meritava. Non disse nulla, vergognandosi profondamente della spiegazione che avrebbe dovuto dare a suo figlio. Si limitò a sfogliare quell’album pieno di ricordi che gli facevano male al cuore ma che allo stesso tempo lo rendevano consapevole del fatto che Lily era esistita davvero e che il loro amore era stato vero e puro come l’ossigeno. Fino a quel maledetto giorno.
- Tutti commettiamo degli errori quando siamo giovani e soli – disse ad un certo punto, più rivolto a se stesso che ad Harry. Aveva visto quella foto, l’ultima foto che le aveva scattato, da lontano.
Si erano già lasciati e Severus era già un Mangiamorte, ma non aveva ancora dimenticato Lily. Le aveva  fatto quella foto in un momento di distrazione, mentre guardava il piccolo Harry che rideva come un pazzo su quell’altalena. Harry vide la foto e si sentì parte di quello strano rapporto tra suo padre e sua madre. Quella fotografia, sebbene molto triste, esprimeva tutto l’amore di Severus per Lily, perché ritraeva una giovane donna in tutto il suo dolore, ma nello sguardo la volontà di andare avanti per qualcuno, per lui.
Severus chiuse gli occhi: ricordava bene quella giornata.
 
Era la fine di ottobre e lui era corso nel parchetto dietro casa dei Potter perché doveva vederla, lei doveva sapere che il Signore Oscuro la stava cercando. Lily indossava un cappottino verde, un colore molto simile a quello dei suoi occhi magnetici, ed un cappellino fucsia. Era sempre stata una frana con l’abbinamento dei colori, ma a Severus piaceva questo suo essere così colorata, in perfetto contrasto con l’oscurità che lo circondava spesso.
Lily spingeva distrattamente un bambino di appena un anno  su un’altalena; il bimbo rideva felice e Lily rideva con lui. Gli occhi però erano tristi.
Severus aveva scattato la foto proprio in quel momento, per poi avvicinarsi alla donna e ad il bambino in silenzio. Lily aveva avvertito che qualcuno si stava avvicinando perché improvvisamente aveva fermato l’altalena e si era voltata, rimanendo sorpresa davanti al timido sorriso di Severus.
- Che cosa ci fai qui? – aveva chiesto, stringendo Harry a se.
- Volevo vederti – Severus si era avvicinato ad Harry e gli occhi si erano riempiti di lacrime di gioia – E’ cresciuto, ed è bellissimo –
- Ha il tuo carattere – aveva sussurrato lei, cercando di trattenere le lacrime – Hai lasciato lui? –
Severus aveva scosso la testa, maledicendosi mentalmente per il suo essere così stupido.
- Lui vi sta cercando, è convinto che tu e Potter siate i veri genitori di Harry. Lo vede come una minaccia –
- Lo so Severus  - aveva risposto lei – Per questo abbiamo già scelto in chi riporre la nostra fiducia –
Si era fermata proprio davanti a lui e l’aveva guardato intensamente, per poi prendergli una mano e stringerla tra le sue.
- Abbi cura di te, Severus –
 
Era stata l’ultima volta che aveva visto i suoi occhi.
 
- Un giorno tutto questo dolore ti sarà utile – disse improvvisamente l’uomo, chiudendo l’album – Capirai che le persone che non ci sono più hanno ugualmente un posto speciale nel tuo cuore –
Sperava con quelle parole di aver dato qualcosa di cui pensare ad Harry, sperava che potesse in qualche modo superare il lutto di Sirius e di andare avanti, di continuare con la propria vita ricordando le persone che non c’erano più per colpa di una guerra inutile e logorante, ma continuando a vivere per loro.
Lui aveva continuato la sua vita per suo figlio e per Lily, perché la sua morte non fosse avvenuta invano.
Harry si alzò  perché si sentiva di troppo; aveva capito che rivedere quelle foto per suo padre era stato doloroso. Non aveva voglia di vedere quel dolore così profondo che faceva stare male anche lui.
- Torno a casa – si limitò a dire, ed uscì da quel posto, con un solo desiderio.
 
Voleva lenire quel dolore tra le braccia di Ginny.
 
*
 
Un giorno tutto questo dolore ti sarà utile, Narcissa.
 
La stanza era buia e affollata; Bellatrix camminava raggiante, con un lungo vestito nero di pizzo a rendere più lugubre, se possibile, quel macabro rituale. Rideva, Bellatrix, senza rendersi conto del dolore che quell’atto, che lei ed il Signore Oscuro avevano deciso, avrebbe rovinato due vite: quelle di Narcissa e Draco.
Quel giorno il ragazzo sarebbe stato marchiato a fuoco, sulla sua pelle diafana sarebbe comparso quell’orrido segno che aveva rovinato la sua famiglia molto tempo prima.
Draco sarebbe stato marchiato.
Il ragazzo era orgoglioso di entrare nei Mangiamorte al posto del padre, o meglio così sembrava. Narcissa sapeva bene che aveva paura e che avrebbe voluto vivere una normale vita da sedicenne.
Eppure, in quel momento, lei non era stata in grado di proteggerlo.
Mentre il Signore Oscuro pronunciava l’incantesimo per permettere al Marchio di penetrare nella pelle in modo profondo ed indelebile, lei avrebbe voluto piangere.
Aveva fallito la sua missione, aveva lasciato che lui toccasse la cosa più importante della sua vita, senza fare nulla se non rimanere in silenzio.
La risata di Bellatrix le diede fastidio e per un attimo sentì l’impulso di strangolarla con le sue stesse mani.
Poi chiuse gli occhi, cercando di rimanere impassibile.
 
Aveva bisogno di Severus, e subito.
 
 

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Capitolo 26
*** Richieste ***


25 – Richieste

 

What am I gonna to do when the best part of me
 was always you and
What am I suppose to say when
I’m all choked up and your ok
I’m falling to pieces yeah
I’m falling to pieces yeah
I’m falling to pieces

 
The Script – Breakeven

 
 
Quel posto odorava di muffa.
 
Severus aveva il viso parzialmente nascosto dal mantello nero che indossava da quando era entrato a far parte dei Mangiamorte.
Si era materializzato da qualche minuto in quel paesino dimenticato da tutti, come qualche mese prima. Nuovamente la gente lo osservò come si osserva un ospite non gradito, come lo guardava chiunque incrociasse il suo cammino. Severus si strinse maggiormente nel mantello e si avvicinò alla catapecchia dei Gaunt, dove trovò il professor Silente accovacciato a terra. Il rumore dei passi di Severus lo destò da quello che stava facendo e per un attimo il Preside alzò lo sguardo su di lui; l’uomo lo conosceva abbastanza bene da sospettare che gli stesse nascondendo qualcosa.
Quando fu accanto a lui Albus aprì una mano rugosa e gli mostrò l’anello dei Gaunt, quello che aveva trovato tempo prima, la cui pietra era spaccata al centro e dove una crepa si era formata spaccandola a metà.
- Ce l’ho fatta Severus – disse con un moto d’orgoglio – Ho distrutto un Horcrux –
- Albus, io non avevo dubbi – si sedette accanto a lui e lo osservò; quell’uomo era molto più di un conoscente, di un superiore al quale si porge il proprio rispetto. Silente per lui era come un padre, quel padre che non aveva mai avuto. – Tu sei un grande mago –
Per un attimo mise da parte il suo carattere burbero e si rigirò l’anello tra le mani: quell’Horcrux distrutto era un passo in avanti per loro, era un pericolo in meno per suo figlio e lui non poteva che esserne felice.
- Hai idea di dove possano trovarsi gli altri? –
- Congetture, non prove concrete – rispose il Preside alzandosi in piedi – Temo però di non poter essere in grado di trovarli tutti –
Si alzò la manica della mano sinistra e mostrò a Severus la sua pelle raggrinzita e nera che si tendeva dalla mano al polso. Severus la esaminò da vicino e scosse la testa.
- Come…? –
- Un errore di valutazione – Silente scosse la testa e sorrise, calmo – Un errore che ci servirà di lezione. Credo che la maledizione legata all’Horcrux mi abbia colpito in pieno. Questo potrebbe tornare utile –
- Lascia che ti guardi, Albus. Lascia che provi a  guarirti – aveva già visto quella maledizione tanti anni prima e aveva tentato di curarla. Gli prese la mano e mormorò qualcosa, ma Albus la ritirò e scosse la testa.
- E’ così che deve andare, Severus. Sai, è Harry che deve continuare la missione –
L’uomo lasciò la presa e guardò il Preside alzarsi e fare un giro attorno a quello che rimaneva del giardino.
- So che Voldemort ha dei piani per il giovane Malfoy. So che gli ha chiesto di uccidere me per pagare pegno; non gli è piaciuto come ha agito Lucius –
Severus si chiese per un attimo come Silente potesse sapere una cosa del genere, ma la richiesta di Albus lo spiazzò completamente.
- Tu mi ucciderai al posto del giovane Draco – sentenziò tranquillo.
Severus scoppiò a ridere, senza celare l’amarezza di ciò che provava in quel momento.
- Io non ti ucciderò –
- Tu devi uccidermi, Severus – gli occhi azzurri dell’uomo erano calmi e si scontrarono con la tempesta in atto in quelli scuri di Piton – Devi farlo perché Voldemort ha bisogno di credere che tu sia dalla sua parte. Devi farlo perché Draco è un ragazzino ed è spaventato. Devi farlo perché è Harry che deve compiere la missione. Spetta ad Harry trovare gli Horcrux, Severus
Se avesse potuto, Piton si sarebbe coperto le orecchie con le mani, ma scosse violentemente il capo e si voltò, deciso ad andarsene. Quel vecchio pazzo non aveva nient’altro da fare che decidere di rovinare la vita delle persone?
- Io morirò in ogni caso, Severus –
La voce dolce di Silente lo fermò talmente era calma e pacata; sembrava che non fosse spaventato, sembrava come se si aspettasse di morire da tempo. L’uomo fece un respiro e si voltò: Silente sorrideva anche in una situazione come quella.
- Harry deve avere una possibilità, Draco deve avere una possibilità –
Se avesse potuto, Severus avrebbe pianto. L’idea di diventare nuovamente un assassino lo tormentava; aveva ucciso tre persone in vita sua, una delle quali era suo padre. Dover uccidere ancora – dover uccidere colui che vedeva come un secondo padre – era troppo.
Ma nonostante quello abbassò il capo, come per annuire ed accettare quell’ennesimo, sporco incarico.
- Avrei potuto salvarti – disse con voce roca.
 
Avrebbe potuto salvare anche Regulus Black.
 
*
 
Quell’orrida creatura l’aveva trovato mentre mescolava una pozione a Spinner’s End; aveva tenuto quella casa disabitata perché era lì che voleva andare quando doveva fare qualcosa per i Mangiamorte e non voleva che Lily sapesse.
Non aveva ancora ricevuto il Marchio, Severus, ed aveva finito la scuola da poco; i momenti con Lily erano gli unici  sereni della sua vita, ma viveva costantemente sul filo di un rasoio, con il terrore che la donna che amava avesse scoperto le sue intenzioni.
Ci aveva pensato parecchio al Marchio, e anche se sapeva che era sbagliato, una parte di se – la più oscura, la più nascosta, quella di cui si vergognava – desiderava ardentemente far parte di qualcosa; si vergognava a dirlo, ma i Mangiamorte erano la cosa più vicina ad un gruppo di amici che avesse mai avuto.
Quella creatura era orrida, ma aveva fatto un profondo inchino, toccando quasi il pavimento polveroso con il naso, e Severus non aveva avuto il cuore di buttarlo fuori a calci.
- Che vuoi? – aveva chiesto in malo modo, guardando da un’altra parte.
- Kreacher è preoccupato per il suo padrone. Padron Regulus potrebbe aver trovato – deglutì un momento, poi si avvicinò e aveva farfugliato a bassa voce – Potrebbe aver trovato un modo di sconfiggere l’Oscuro Signore. Ma padron Regulus ora è ferito e – e… -
L’elfo era scoppiato a piangere, strofinandosi il naso con il suo grembiule sporco.
- Tu deve aiutare padron Regulus, per favore –
Severus aveva capito che Regulus Black era in pericolo; il giovane era totalmente diverso dal fratello e Severus aveva avuto modo di parlare con lui durante gli anni. L’elfo era così sconvolto che lo aveva convinto dopo la prima frase, così con riluttanza l’uomo aveva preso il braccio di Kreacher.
- Portami da lui – aveva detto semplicemente.
Poco dopo si erano trovati su uno scoglio in mezzo al mare, oltre il quale si trovava una grotta piuttosto buia. Severus si era fatto strada con la luce della bacchetta ed aveva trovato il giovane Black riverso a terra, molto pallido.
- Black, che diavolo succede? –
Il ragazzo non riusciva  a parlare, farfugliava qualcosa di indistinto.
- Padrone ha ingurgitato una strana pozione –
Severus allora aveva guardato le pupille dilatate di Regulus e ne aveva sentito il battito del cuore; doveva averlo colpito una maledizione, qualcosa a protezione di un oggetto particolarmente pericoloso.
- Non preoccuparti Black, so salvarti –
Ma Regulus non era riuscito a dire altro; l’aveva guardato in viso e gli aveva preso un polso.
- Distruggilo anche per me –
Poi era morto tra le sue braccia.
 
Quella notte, al suo ritorno a casa, si era accoccolato tra le braccia di Lily ed aveva inspirato il profumo dolce dei suoi capelli rossi. Lei lo aveva accolto e stretto a se come faceva sempre e lui si era sentito subito meglio.
Lily aveva il potere di fargli dimenticare il suo lato oscuro; la sua luce, la luce che emanava la sua persona lo rendevano un uomo migliore. Avrebbe passato tutta la vita tra le sue braccia, accanto a lei e alla sua pelle vellutata.
Gli aveva dato un bacio sulla spalla nuda e si era lasciato trasportare dall’amore e dalla passione che provava per lei. Quella notte a letto l’aveva stretta a se come non mai, come se temesse di perderla da un momento all’altro.
- Ti amo, Lils – le aveva detto, cullandola un po’ e accarezzandole i capelli – Giurami che qualsiasi cosa succeda,  io e te saremo sempre una cosa sola –
Lily aveva riso e si era girata verso di lui, scompigliandogli i capelli e baciandolo sulla fronte.
- Nulla potrebbe mai dividerci Severus. Stiamo insieme da quando eravamo bambini; tu sei l’amore della mia vita –
Lui aveva chiuso gli occhi ed in quel momento aveva giurato a se stesso che sarebbe cambiato, che sarebbe scappato da Lord Voldemort e dai suoi seguaci, che avrebbe messo fine a quella follia.
Ancora una volta la parte migliore di lui era sempre lei; se l’avesse mai persa, sarebbe andato in frantumi, si sarebbe perso nell’oblio cercando di dimenticarla.
Doveva tenerla stretta a se per sempre.
 
E allora perché stava facendo di tutto per allontanarla?
 
*
 
Narcissa piangeva, ed era una cosa che non succedeva spesso; per anni aveva sopportato le ingiurie di sua sorella, che la pregava nel suo modo gentile di essere più devota al Signore Oscuro, aveva sopportato Lucius ed il suo credo, standogli sempre accanto senza battere ciglio, aveva sopportato la lontananza di Andromeda e la sua riluttanza.
 
Ma non avrebbe lasciato che Draco venisse usato in quel modo.
 
Quel Marchio terribile che sfregiava la sua pelle l’aveva sconvolta; non era riuscita a guardare mentre il Signore Oscuro lo marchiava personalmente, e non era riuscita a vedere lo sguardo di puro terrore negli occhi di suo figlio. Si era voltata dall’altra parte, attendendo pazientemente che la cerimonia finisse. Non aveva pianto in camera, lasciandosi cullare dal silenzio della notte ed aveva cercato di essere forte.
Ma in quel preciso istante Narcissa piangeva, ma le lacrime erano mescolate alle gocce di pioggia che incessantemente bagnava Londra da giorni.
Sapeva che Bellatrix la stava seguendo, ma ignorava la sua voce da bambina e continuava ad andare dritta per la sua strada.
Si fermò davanti a quella porta scardinata  e bussò con forza.
I cinque minuti che seguirono passarono davanti ai suoi occhi senza che lei si accorgesse di ciò che le stava accadendo intorno: un momento prima stava bevendo un bicchiere di vino elfico ed il momento dopo ecco che stringeva un Voto Infrangibile con Severus, mentre Bellatrix si sbellicava dalle risate.
Solo quando la donna andò via Narcissa potè davvero parlare con Severus; il suo volto era tirato e sembrava stanco e preoccupato.
- Severus hai appena stretto un Voto Infrangibile, te ne sei reso conto?-
La donna lo guardò con preoccupazione: c’era qualcosa che non andava, se n’era resa conto dall’inizio.
Severus non si era mai esposto così tanto pur di tutelare Draco: certo, ne prendeva spesso le parti, ma rischiare la vita e portare avanti quel compito al posto del giovane Malfoy era molto più di quanto Narcissa potesse aspettarsi.
L’uomo la ignorò, bevendo il suo vino elfico tutto d’un fiato, nelle orecchie ancora il suono della sua voce che gli implorava di ucciderlo.
Ancora una volta Severus stava pagando un prezzo troppo alto per ciò che aveva fatto: prima aveva perso Lily, poi era stato senza suo figlio per anni, ed ora avrebbe dovuto uccidere il suo mentore fingendo di essere un Mangiamorte.
Ancora una volta avrebbe deluso suo figlio, l’unica persona al mondo che ancora gli importasse, per mandare avanti i piani complessi di Silente. Ancora una volta Harry lo avrebbe guardato come il male assoluto, come il servitore di colui che aveva ucciso sua madre e lo voleva morto.
Ancora una volta avrebbe lasciato andare le cose a quel modo, senza tentare di spiegarsi.
 
- E’ per salvare Harry – aveva detto Silente.
 
E allora la vita di suo figlio valeva tutta quella sofferenza.
 
- Se c’è qualcosa che devi dirmi, Severus, ti invito a farlo ora – la mano sulla spalla di Narcissa lo raggiunse e fu per lui come un sollievo. La donna poteva capirlo, perché lei stessa avrebbe sacrificato tutto per l’amore di Draco. – Entrambi siamo dalla stessa parte –
- Ancora una volta Silente ha ignorato i sentimenti delle persone che gli stanno attorno – l’amarezza nella voce dell’uomo sottolineava il suo disappunto per la scelta del Preside – Mi ha chiesto di ucciderlo per salvare Draco ed Harry. Mi ha chiesto di diventare il mostro che non sono mai stato. Mi ha chiesto di tradire mio figlio –
- Non puoi farlo, Severus –
- Credi che non abbia provato a dirgli che la sua è un’idea malsana? Credi che avessi una qualche scelta? –
Aveva perso la calma, lui che era un uomo razionale e difficilmente si faceva prendere dalle emozioni e dalla paura e ancora più difficilmente mostrava emozioni.
Era sempre stato così, anche con Lily; era lei la parte migliore di lui, lei che lo faceva ridere e lei che riusciva a tirare fuori la sua parte migliore.
 
Rideva, Lily quando lui non riusciva ad esprimere quello che provava; gli accarezzava la ruga sulla fronte e rideva, più bella di una Veela.
- Lasciati andare, Severus – gli diceva sempre, guardandolo con i suoi occhi verdi – Lasciati andare per me –
Era una richiesta molto meno pesante di quella di Silente.
- Non tradirmi mai, Sev –
 
Eppure era riuscito a tradirla e a tradire loro figlio.
 
- Lui mi odierà. Harry mi odierà – lo disse guardando il muro incrostato di sporco della sua casa; non aveva il coraggio di guardare in faccia Narcissa, la donna che considerava quasi un’amica – Harry è mio figlio e sono costretto a farmi odiare –
Anche Narcissa osservò il muro; una foto di lui e Lily sorridenti spiccava su tutta la parete; si chiese come mai Bellatrix non avesse visto nulla.
- E’ stregata; compare solo davanti alle persone di cui mi fido – rispose lui alla sua muta richiesta. Non poteva pensare di lasciare nascosta anche quella parte della sua vita. Erano quindici anni che Lily se n’era andata e lui l’amava ancora come il primo giorno.
- Tutti vorrebbero un amore così – sussurrò Narcissa, toccando il volto di Lily.
- Vorresti un amore a metà? –
Lei pensò a Lucius, chiuso in una cella per colpa di un pazzo che minacciava in quel momento la vita di suo figlio. Pensò a quanto erano stati felici prima che lui venisse assorbito con anima e corpo dalla causa dei Mangiamorte, pensò al suo sguardo innamorato il giorno del loro matrimonio.
Era pronta a perdere l’amore della sua vita? Perché se Voldemort avesse continuato con il suo piano, Lucius sarebbe stato ucciso; Narcissa aveva la sensazione che da tempo il Signore Oscuro avesse capito che la loro famiglia era unita e che si sarebbero difesi a vicenda, voltando le spalle alla sua causa. Per quel motivo voleva mettere Draco alla prova; se avesse fallito sarebbe morto e Voldemort avrebbe potuto uccidere anche Lucius.
Non poteva permettere che tutto ciò accadesse. Narcissa non poteva accontentarsi di un amore a metà.
- Nessuno più di te merita un po’ di pace, Severus –
- Ma a quanto pare nessuno è disposto a garantire per me questa pace – rispose lui con amarezza. Per un lungo istante decise anche di poter fare a meno di Hogwarts, ma l’idea di non adempire al suo dovere lo faceva stare male, specialmente perché aveva promesso di difendere Draco.
Narcissa rimase in silenzio per un po’, poi mise una mano sulla spalla di Severus e sorrise, sperando che lui la vedesse.
- Tuo figlio capirà quanto è stato coraggioso suo padre, e tu lo sai –
Chinò il capo in un gesto di saluto e cercò di ignorare il groppone che si era formato dentro di lei, come un pesante macigno sullo stomaco che nulla avrebbe potuto alleggerire.
Piano piano si voltò ed uscì a passo lento, chiudendosi la porta alle spalle e lasciando l’uomo da solo. Lo sentì imprecare e spaccare uno dei bicchieri di vetro rozzo che aveva e lo sentì chiamare Lily. Soffrì con lui e per lui, mettendosi una mano sul petto.
Scivolò in ginocchio per un attimo e scoppiò in lacrime, preoccupata per suo figlio, per l’uomo che aveva appena stretto un Voto Infrangibile per lei e anche per Potter e per il peso che doveva sostenere ogni giorno.
 
 
Ti devo tutto, Severus.
 
*
 
Il naso di Harry sanguinava.
 
In fondo se l’era cercata lui, andando a spiare Draco Malfoy nello scompartimento dei Serpeverde, ma non credeva possibile essere stato pestato e pietrificato da quella specie di Mangiamorte.
Harry ne era sicuro ormai, dopo quello che aveva sentito sul treno: Draco si era unito ai Mangiamorte ed aveva un compito speciale. Qualunque cosa potessero pensare gli altri, lui era fermamente convinto della sua ipotesi – molto più che un’ipotesi dopo ciò che gli aveva sentito dire.
Il naso faceva molto male ed il sangue continuava a sgorgare a fiotti inzuppandogli la camicia della divisa ed una parte della mano, dove già un po’ di sangue si era incrostato. Gli occhi erano gonfi ed Harry faticava a vedere dove metteva i piedi; non sapeva dove andare e che cosa fare, di certo c’era solo la sua ferrea volontà di non mettersi nei guai, anche se trattandosi di lui la cosa era sicuramente poco probabile.
Inciampò in qualcosa, che riconobbe subito dopo come Ginny Weasley; subito sentì lo stomaco contorcersi in una morsa che nulla aveva a che fare con la fame. Lei gli sorrise impacciata e lui si sentì arrossire; da quella notte dopo la morte di Sirius non erano riusciti a stare soli per un attimo, ma Harry desiderava passare del tempo con lei.
- Che ti è successo? – chiese lei preoccupatissima, gli occhi che passavano dal suo volto alle sue mani – Chi ti ha fatto del male? –
- Malfoy – rispose Harry con sincerità, scrollando le spalle – Mi ha beccato mentre lo spiavo. Si faceva tronfio con tutti i suoi amici Mezzosangue –
Ginny sorrise; era tipico di Harry mettere il naso nelle faccende degli altri e vedere l’oscurità anche dove non c’era. Le ricordava molto Malocchio Moody e la sua vigilanza costante.
Gli mise una mano sul volto, macchiandola di sangue, e sorrise nuovamente; i suoi occhi brillavano alla luce delle torce e guardavano Harry con tenerezza.
- Ferula –
Parte del sangue rappreso scomparve e morbidi cerotti si posarono sul suo naso e sui tagli sopra le guance; Ginny lo accarezzò nuovamente.
- Ora stai meglio –
Fu un momento: Harry le prese i polsi con le mani e la spinse contro di se, annusando il dolce profumo dei suoi capelli rossi. Subito dopo appoggiò le labbra tagliate su quelle morbide di Ginny e la baciò. Fu un bacio tutt’altro che tenero ed impacciato; Harry assaporò il gusto della ragazza e respirò contro di lei, desiderando che quel momento non finisse mai.
- Dovresti andare da tuo padre – disse lei quando finalmente si staccarono per respirare. Harry sorrise ma non riuscì a dire nulla, limitandosi ad abbracciarla e a lasciarle un altro bacio, questa volta più breve, prima di voltarsi e sparire in direzione dei sotterranei.
 
Lui non potè vederla, ma Ginny si lasciò scappare un sospiro prima di voltarsi e tornare di corsa alla torre di Grifondoro.
 
Harry arrivò in breve tempo nello studio di suo padre; entrò, trovandolo seduto alla scrivania intento a scrivere qualcosa su un pezzo di pergamena.
- Ti ho disturbato? –
Severus guardò le ferite del figlio con apprensione, lasciò intravedere una miriade di emozioni nei suoi occhi solo per un secondo prima di ricomporsi.
- Come ti sei ferito?-
- Sono stato pestato – Harry sottolineò l’ultima parola, facendo intendere di non essersi ferito casualmente – Da Draco Malfoy –
- E per quale motivo mai Draco Malfoy ti avrebbe picchiato? –
Harry non rispose subito: che cosa avrebbe dovuto dire? Che l’aveva seguito e aveva scoperto che Malfoy era diventato un Mangiamorte? Avrebbe potuto fidarsi di suo padre?
Chiuse gli occhi e raccontò tutto, decidendosi di non soffermarsi sui particolari ma raccontando i fatti esattamente come erano accaduti. Non si fermò, restando sempre con gli occhi bassi senza il coraggio di guardare Severus negli occhi; deglutì un paio di volte e concluse il suo racconto.
- Bevi –
Harry non si era accorto che nel mentre Severus aveva travasato da un’ampolla di vetro una pozione dallo strano liquido blu ed in quel momento gliela stava porgendo in un bicchiere.
Prese ciò che il padre gli porgeva e lo bevve tutto d’un sorso; sentì le ferite piano piano guarire ed il dolore al naso scomparire; sorrise al padre, grato di avergli creduto.
- Accusare un ragazzo di essere Mangiamorte è grave – cominciò allora Severus con un cipiglio serio – Vedi, io credo che tu abbia ereditato la troppa curiosità da tua madre. Non va bene ficcare il naso nelle cose degli altri –
- Ma… -
- Per quanto mi riguarda il signor Malfoy non è un Mangiamorte. Non voglio rivedere scene del genere nel corso dell’anno o sarò costretto a togliere punti a Grifondoro –
Harry aprì la bocca: si era aspettato comprensione da Severus, non di certo una risposta del genere.
- Bene – rispose allora alzandosi dalla sedia ed avvicinandosi alla porta.
- Harry… -
- No, hai chiarito molto bene la tua posizione – aprì la porta e gli voltò le spalle – Buonanotte –
Si richiuse la porta alle spalle e corse via, lontano da quel posto.
 
Per una volta, Harry avrebbe voluto avere la comprensione di un padre.
 
*
 
ECCOMI TORNATA!
Scusate l’assenza, purtroppo tra terremoto ed esami, non sono riuscita ad aggiornare prima. Questo capitolo è stato un parto, ci sono sopra da due settimane. Spero di essere stata esauriente! Prometto di non metterci così tanto ad aggiornare la prossima volta. Un bacione!
 

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Capitolo 27
*** Rabbia e amore ***


27 – Rabbia e amore

 

Rage and love,
the story of my life.
 
Are We The Wating – Green Day

 
Il primo trimestre era passato in un attimo; Harry, a causa della mole di lavoro e delle lezioni aggiuntive con Silente, non si era nemmeno accorto che Dicembre era arrivato e quasi finito, tanto da ritrovarsi il ventitrè dicembre a fissare i suoi compagni di Casa preparare i bauli per il ritorno a casa durante le festività.
Era stato un trimestre strano: andava così bene in Pozioni da essere la materia in cui prendeva i voti più alti, tutto grazie a quel libro.
Anche in quel momento, uno dei pochi momenti in cui Harry sembrava essere al mondo, accarezzava in modo quasi febbrile le pagine di quel volume, talmente consunte da rischiare di rompersi ogni volta in cui ne girava una.
Non riusciva a separarsene.
Per qualche strano motivo, sentiva di avere una connessione speciale con Pozioni Avanzate del Principe Mezzosangue; sentiva quasi di conoscerlo e di non potere fare a meno dei suoi preziosi consigli su incantesimi e pozioni. Sembrava quasi che quel libro studiasse ogni sua mossa, sapesse in anticipo che cosa voleva fare, quasi come fosse un amico.
Come Hermione gli aveva ripetuto incessantemente da quando lo aveva trovato, affidarsi ad un libro sconosciuto non era certo una mossa intelligente, visto che qualche anno prima Tom Riddle in persona era uscito da un certo diario ed era quasi riuscito a tornare nel suo vero corpo. Eppure Harry sentiva di potersi fidare di lui, sapeva di avere un amico al suo fianco pronto ad aiutarlo nelle difficoltà.
Man mano che si immergeva nel libro e nei suoi consigli, Harry si sentiva sempre più affiatato a questo Principe fantomatico; più si sentiva affiatato al Principe, però, più sentiva suo padre allontanarsi da lui.
Ci aveva messo tanto ad accettare il fatto che Severus Piton fosse suo padre, e quando aveva cominciato ad accarezzare l’idea di poter avere una famiglia, ecco che l’uomo si era allontanato in modo brusco da lui.
Certo, non si aspettava favoritismi – non voleva che Malfoy avesse una scusa per deriderlo ed offenderlo – ma un “Ciao come stai?” bastava.
Sembrava che durante quell’anno suo padre stesse rinnegando suo figlio, preferendo la compagnia di Draco Malfoy alla sua.
Lo aveva visto spesso osservarlo, a lezione, a colazione, durante gli allenamenti di Quidditch, come se lo stesse aiutando in una qualche cosa.
Ne aveva parlato con Hermione e Ron, ma entrambi avevano scosso la testa con fermezza, determinati a non voler credere alla storia di Malfoy Mangiamorte.
- Harry?-
Alzò gli occhi dal libro e vide Ginny sorridergli tranquillamente; subito si sentì arrossire e sorrise imbarazzato. Dopo il bacio che c’era stato tra di loro, non le aveva ancora chiesto di uscire ed Hermione aveva ironizzato un paio di volte, affermando che dopotutto forse Harry preferiva la compagnia del Principe a quella della ragazza.
- Ciao Ginny – cercò di non balbettare, ma gli risultò impossibile non arrossire ancora di più – Posso fare qualcosa per te? –
 
Stupido idiota!
 
Ginny sembrò per un attimo delusa, ma non si rassegnò e si sedette accanto a lui, appoggiando la mano sulla sua. Harry la strinse e lei sembrò rilassarsi.
- Lumacorno ti ha invitato alla festa di Natale?-
Il ragazzo annuì, poi capì che lei voleva essere invitata. Respirò, stupendosi di quanto fosse sempre stato coraggioso di fronte a Lord Voldemort e di quanto invece avesse paura a parlare con Ginny in quel momento.
- Vuoi… Ehm… - si grattò la testa, scompigliandosi i capelli – Vuoi venirci con me?-
Gli occhi di Ginevra si illuminarono.
- Oh, si!-
Si avvicinò a lui e gli diede un lieve bacio sulla bocca, poi scappò via, probabilmente per prepararsi al meglio alla serata che li attendeva.
Harry chiuse gli occhi e sorrise.
Almeno una cosa buona quell’anno c’era: Ginny Weasley.
 
*
 
Quella stupida festa di Natale lo rendeva nervoso.
 
Severus sedeva in un angolo della sala agghindata a festa, osservando i professori e gli alunni sorridere e raccontarsi le ultime novità. Tutti avevano vestiti sgargianti, mentre li era l’unico ad indossare la sua inseparabile tunica nera. Il suo sguardo imbronciato teneva d’occhio la tenda d’entrata; si aspettava di vedere entrare suo figlio. Non l’avrebbe mai ammesso ma era curioso di sapere chi avrebbe portato Harry alla festa.
Se aveva capito qualcosa di quel ragazzino, era che da lui aveva preso la timidezza e quell’essere impacciato tipico dei Piton, a quanto ne sapeva.
Sospirò: come sempre odiava il Natale, perché sapeva benissimo essere la festa preferita di Lily. Dopo tutti quegli anni, era proprio a Natale che si sentiva più solo, ed era a Natale che sentiva la sua presenza, il suo fantasma, sempre più vicino. Il peso nel cuore aumentò quando gli parve di sentire l’odore dei capelli di Lily, quando gli parve di vederla in lontananza, come una presenza di fumo e spirito, come ombra pronta a vegliare su di lui.
Lily era da sempre il suo Natale, e lui l’amava ed odiava nella stessa misura, perché lei non c’era ma era sempre presente.
In quel momento, Harry entrò nella sala, vestito con lo stesso completo del Ballo del Ceppo; sembrava visibilmente imbarazzato, ma Severus notò che aveva anche l’aria compiaciuta. Al suo fianco, con la mano intrecciata alla sua, comparve Ginevra Weasley, con un sorriso mozzafiato ed un semplice vestito verde bottiglia. Si guardarono per un attimo e a Severus ricordò tanto la notte in cui aveva portato Lily alla festa di Lumacorno, in quella stessa stanza, tanti anni prima.
 
Una notte in cui l’aveva spogliata di tutto, in cui lui aveva messo a nudo le proprie emozioni, in cui alla luce della luna, sotto la neve che cadeva e il freddo di Dicembre, si erano nuovamente amati.
La notte in cui lui si era dichiarato.
- Ti amo, Lily – le disse mentre la neve si scioglieva a contatto con la sua spalla nuda. Era freddo nel mezzo della Foresta Proibita, ma loro sembrava non se ne fossero accorti.
- Ti amo, Severus –
Quella notte dopo averla spogliata di tutto, Severus aveva ucciso per la terza volta in vita sua.
 
L’uomo si alzò dalla sua sedia e li raggiunse, fermandosi proprio davanti a loro.
- E così hai una ragazza – disse, cercando di non far trasparire l’orgoglio che provava in quel momento da padre.
- Si, e la conosci già –
Si guardarono un attimo, senza sapere bene cosa dire. Non si parlavano da mesi, se non tramite cenni e frasi convenzionali; Harry non riusciva a capire che cosa tormentasse suo padre, ma non aveva il coraggio di chiederglielo per paura della risposta.
- E’ iniziata la musica – disse stupidamente Harry, prendendo Ginny per un fianco.
- Si certo, va’ pure – rispose Severus, e li guardò allontanarsi con un peso sul cuore. Voleva dire ad Harry che cosa stava succedendo, ma la promessa che aveva fatto ad Albus glielo impediva. La musica cominciò e lui tornò a sedersi, prima di notare Gazza che entrava con Malfoy nella sala.
Harry odiava ballare, ma prese comunque per mano Ginny ed insieme cominciarono a muoversi goffamente.
- Harry che succede? Perché tratti così tuo padre?-
Gli occhi scuri di Ginny erano pieni di preoccupazione, ed il ragazzo si sorprese di come lei lo capisse con un solo sguardo.
- Sento che c’è qualcosa di sbagliato – rispose, cercando di andare a ritmo e a non pestarle i piedi – Sento che mi nasconde qualcosa –
Ginny lo abbracciò più stretto, poi posò la sua testa sulla spalla sinistra di Harry.
- Gli adulti ci nascondono sempre qualcosa, è per il nostro bene –
Si guardarono per un attimo, poi Harry prese il suo viso tra le mani e la baciò dolcemente, fregandosene di quello che gli altri avrebbero visto.
Con Ginny riusciva sempre a sentirsi in pace con se stesso: lei rendeva le cose maledettamente più semplici.
Quando riaprì gli occhi, vide Severus scomparire con Draco.
- Scusa Ginny, torno subito –
Le diede un altro bacio e la lasciò sola sulla pista da ballo; cercò di scansare un paio di persone ed in men che non si dica fu dietro a suo padre e a quel damerino di Malfoy. Camminavano entrambi molto veloci e silenziosi nella notte buia del castello.
Improvvisamente Severus si fermò e si girò verso lo studente, che sbuffò prima che lui cominciasse a parlare.
- Vorrei parlarti un momento, Draco – disse Severus improvvisamente, con aria parecchio preoccupata. Harry pensò che dovesse essere parecchio contrariato perché non lo aveva visto mai così cupo, nemmeno nei momenti in cui parlava della sua mamma.
- Non puoi permetterti degli errori, Draco. Perché se vieni espulso…-
Harry si chiese quali errori avesse commesso.
- Non sono stato io, chiaro? – rispose titubante Draco, ma Harry percepì chiaramente la sua voce tremare.
- Spero che tu stia dicendo la verità, perchè è stato un tentativo goffo e sciocco insieme. e tu sei già sospettato –
Il ragazzo tese l’orecchio per sentire meglio; sospettato di cosa? Della collana che aveva quasi ucciso Katie Bell? Che fosse stato Draco a darla alla ragazza? Che davvero Draco fosse un Mangiamorte?
- Chi sospetta di me? – La voce del ragazzo si alzò di un tono - Per l'ultima volta, non sono stato io, d'accordo? Quella Bell deve aver un nemico di cui nessuno sa nulla... Non mi guardi così! lo so che cosa sta cercando di fare, non sono stupido, ma non funzionerà... io la posso fermare!-
Allora suo padre aveva i suoi stessi sospetti! Per un attimo, Potter si rilassò e distese le braccia, troppo tese dall’inizio di quella chiacchierata.
- Quali pensieri stai cercando di nascondere al tuo signore, Draco?-
Il tuo Signore– Harry ebbe un brivido; suo padre era davvero inquietante in quel momento, ed Harry ebbe la conferma che entrambi stessero nascondendo qualcosa di molto, molto grosso.
- Non sto cercando di nascondere niente a lui, è lei che non voglio si intrometta!-
- Allora è per questo che mi eviti? Temi la mia interferenza? Ti rendi conto che se chiunque altro avesse mancato di venire nel mio ufficio dopo che gli avevo detto più volte di venire, Draco...-
Ci fu un momento di silenzio in cui Harry si sentì malissimo: suo padre aveva a che fare con Malfoy, ormai ne era certo.
- Allora mi metta in punizione! Mi denunci a Silente! – poi con sdegno si staccò da lui – La missione è mia, devo finirla io. E se dovessi fallire… -
- Io sto cercando di aiutarti. Ho giurato a tua madre che ti avrei protetto. Ho stretto il Voto Infrangibile, Draco –
Un rumore li fece sobbalzare entrambi; Harry non fece in tempo a nascondersi che Severus lo vide ed aprì la bocca senza riuscire a dire nulla.
- Pensi a suo figlio, professore e lasci in pace me –
Draco riuscì a spostarsi da lui e scappò via, lasciandolo solo in quel corridoio.
 
Solo e con la paura che Harry avesse potuto sentire qualcosa di ciò che si erano detti.
 
*
Era passato un mese da quel Natale, ed Harry non era riuscito a capire che cosa potesse nascondere Severus Piton; aveva come l’impressione che lui lo stesse evitando, e di certo Harry non sarebbe andato da lui a chiedere spiegazioni.
Non aveva fatto parola a nessuno di ciò che aveva udito, eccezion fatta per Ron, Hermione e Ginny, ma nessuno dei tre sembrava convinto che Severus fosse colpevole.
Quel pomeriggio non aveva lezione, quindi si permise di gironzolare per il castello con il suo libro del Principe Mezzosague nella tasca interna del mantelo.
Aveva scoperto un incantesimo e non vedeva l’ora di provarlo.
Si ritrovò a camminare lungo il corridoio del primo piano, e pensò a quante ne avevano combinate lui, Ron ed Hermione  nel bagno di Mirtilla.
Sentì dei singhiozzi provenire dal bagno e, spinto dalla curiosità, si affacciò alla porta: Draco Malfoy era chino davanti ad uno specchio, con le mani sul viso. Sembrava stesse piangendo, sembrava fosse disperato per qualcosa.
Quando alzò gli occhi e vide il riflesso di Harry dietro di lui, si voltò velocemente e gli spedì un incantesimo contro, che Harry prontamente schivò.
- Sectumsempra –
Fu come se il corpo di Malfoy venisse colpito da una decina di lame affilate diverse; improvvisamente il ragazzo cadde a terra coperto di sangue; Harry impallidì davanti a quella scena, mentre Mirtilla Malcontenta urlava come una pazza.
 
Sono un assassino.
 
Immediatamente udì una serie di passi avvicinarsi e rimase impietrito con la bacchetta in mano, senza sapere bene cosa fare. Dopo qualche secondo sulla porta apparve suo padre che prima guardò Draco, poi Harry, poi improvvisamente sembrò capire.
Senza perdere tempo si chinò sul ragazzo e mormorò un contro incantesimo, poi si alzò e puntò la bacchetta contro il petto di Harry.
- Dove l’hai imparato? – chiese, più agitato che altro – Dove hai imparato il Sectumsempra? –
Harry rimase colpito del fatto che lui conoscesse l’incantesimo, ma non aprì bocca. Cercò di bloccare i suoi pensieri perché aveva come l’impressione che Severus avrebbe potuto forzare la sua mentre in qualsiasi istante.
- Cinquanta punti in meno per Grifondoro, Harry. E voglio che mi consegni la tua copia di Pozioni Avanzate –
Harry sentì franare la terra da sotto i piedi: come aveva capito? Come poteva suo padre sapere con esattezza dove aveva appreso l’incantesimo?
- Tu e lui state nascondendo qualcosa. Vi ho sentiti la notte prima di Natale – rispose, senza rendersi conto di quanto fosse sfacciato.
- Non sei nella posizione di minacciarmi –
- No, infatti. Tu hai già deciso da che parte vuoi stare – rispose allora, allontanandosi da lui – Avevo cominciato ad apprezzare l’idea che fossi mio padre. Evidentemente mi sbagliavo –
- Le persone non sono sempre come appaiono, Harry. Voglio che tu ti ricorda questo –
Harry gli voltò le spalle e lo lasciò solo, mentre lui si accasciava a terra accanto a Draco e chiudeva gli occhi, rivivendo quella notte terribile.
 
Rabbia e amore.
Rabbia e amore, la storia della mia vita.
 
*
 
Era notte, una notte buia e fredda.
 
Lui e Lily avevano passato una bellissima serata, abbracciati e nudi in mezzo alla neve ad osservare le nuvole scure illuminate dalla pallida luna che timida faceva capolino tra di esse ogni tanto.
Ma doveva compiere la sua missione e nulla avrebbe potuto fermarlo; nemmeno lei.
L’aveva lasciata nei corridoi di Grifondoro, strappandole un bacio e la promessa di rivedersi il giorno seguente. A sedici anni, Severus poteva vantarsi di conoscere l’amore.
Ma conosceva anche la rabbia, la rabbia per aver subito un umiliazione da quel maledetto Tassorosso.
Lo aspettava nel bagno del primo piano, con quella faccia disgustosa ed insopportabile, peggio di James Potter, peggio di Black.
- Ti aspettavo – disse il ragazzo, tirando fuori la bacchetta magica e puntandola contro Severus – Vediamo cosa sai fare, piccolo saputello dal naso lungo –
Il ragazzo non fece nemmeno in tempo a pronunciare la formula dell’incantesimo che venne colpito da quello di Piton.
- Sectumsempra –
In quel momento, mentre il corpo del Tassorosso finiva a terra colpito come da lame acuminate, Severus ricordò il motivo per cui aveva creato quell’incantesimo.
Suo padre, Tobias Piton.
Lo guardò agonizzante, in un lago di sangue e per un attimo, un solo istante, si sentì in colpa. Ma la colpa passò quando si ricordò chi fosse quel ragazzino.
Tobias Piton II, babbano di nascita, figlio illegittimo di suo padre ed una ragazza babbana; lo aveva scoperto qualche giorno prima, curiosando tra i registri della scuola.
E Tobias II non gli aveva certo reso la vita facile, in quegli ultimi mesi.
- C’è un motivo per cui mi sono unito a lui, Tobias. Ed in parte sei tu, in parte è l’uomo che ti ha dato la vita –
A sedici anni, Severus aveva anche scoperto la rabbia ed il gusto della vendetta.
 
Rabbia ed amore, la storia della sua vita.
 
*
 
Perdonatemi, sono mesi che non aggiorno lo so! Vi prego di scusarmi, ma tra vacanze e lavoro la mia vita è un casino.
Due appunti:
- Ho anticipato l’episodio del Sectumsempra a gennaio, mi serviva come collegamento a ciò che ha fatto Severus per sottolineare quanto simili siano lui ed Harry.
- Tobias II è una piccola comparsa, non è morto ma non ha più messo piede ad Hogwarts.
Spero vi piaccia.
Vi ricordo la mia nuova Severus/Lily, Kiss The Demons Out Of My Dreams.
Grazie alla mia dolcissima Black Dahlia per avermi pazientemente dettato il dialogo originale tra Severus e Draco! 

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Capitolo 28
*** Traditore ***


Capitolo 28 –
Traditore

 
 

Sono le scelte che facciamo
Che dimostrano quello che siamo veramente.
Molto più delle nostre capacità.
 
Albus Silente, Harry Potter e la Camera dei Segreti.

 
 
Traditore.
 
Era così che si sentiva Severus, mentre camminava in cerchio nell’ufficio di Silente; i ritratti dei Presidi di Hogwarts sonnecchiavano vistosamente, anche se alcuni lanciavano di continuo occhiate all’uomo vestito di nero, che diventava sempre più pallido.
Un’altra convocazione ufficiale da parte di Albus: ormai era diventata un’abitudine e ogni volta l’uomo aveva da dargli una brutta notizia.
 - Buonasera, Severus –
Albus chiuse la porta di legno alle sue spalle e avanzò, la lunga veste viola pallido che frusciava, verso Piton, che serrò i pugni e strinse le labbra, sperando che ciò che il preside doveva dirgli fosse qualcosa di tipo accademico.
 - Che cos’è questa sceneggiata, Albus? Che cosa devi dirmi? –
Notò subito che lo sguardo di Silente divenne cupo, quasi come se fosse dispiaciuto della notizia che stava per dargli. Severus avanzò verso di lui, dando un’occhiata alla mano in decomposizione, poi gli mise una mano sulla spalla.
 - Non c’è nulla che tu mi hai detto che mi abbia mai fatto dubitare del mio compito – si sentiva strano a consolare Silente, quando era lui quello che aveva bisogno di un conforto – Devo proteggere mio figlio, Albus –
L’uomo allora si sedette, e con la mano buona agitò la bacchetta e versò da bere al suo più grande amico, poi chiuse gli occhi. Sembrava che improvvisamente l’età avanzata di Albus l’avesse colpito, facendolo sembrare molto più vecchio di quello che dimostrava in realtà.
 - Non ti ho rivelato tutto, mio caro amico – fece una pausa per bere un po’ del Wiskey Incendiario che aveva preparato, poi aprì gli occhi. Erano lucidi. – La notte in cui Lord Voldemort ha ucciso Lily e James, la notte in cui l’amore di Lily ha protetto Harry da morte certa, è successo… qualcosa. L’Anatema che uccide gli rimbalzò addosso ed una parte dell’anima di Voldemort, brutalmente strappata via da lui, si attaccò all’unica cosa vivente che era rimasta nella casa –
Severus non voleva rivivere quella terribile notte, non voleva sapere che cosa avesse fatto un frammento dell’anima del Signore Oscuro; aveva la terribile sensazione di  sapere già la risposta.
 - Parte di Lord Voldemort vive dentro Harry, per questo le loro menti sono in connessione in questo modo. Harry è l’ottavo, indesiderato Horcrux –
Se avesse potuto, Severus si sarebbe coperto le orecchie con le mani ed avrebbe cominciato ad urlare come un pazzo, ma il suo autocontrollo non glielo permise.
 - Se anche quell’ultimo frammento di anima non viene distrutto, Lord Voldemort non può morire –
 - Mi stai dicendo che Harry deve morire? – il tono di voce di Severus si era alzato di un tono, le sue mani tremavano. Cercò di respirare ma non si ricordava più come farlo – Mio figlio deve morire, Albus? –
Albus annuì, con gli occhi lucidi.
 - E deve farlo Voldemort in persona, questo è fondamentale –
Il bicchiere di vetro con quello che rimaneva del Wiskey si schiantò a terra, dove centinaia di frammenti si depositarono sul tappeto persiano di ottima fattura.
 - Credevo lo stessimo proteggendo – sussurrò Severus, pallido in volto.
 - L’abbiamo protetto per dargli un istruzione, crescerlo e fargli mettere alla prova le proprie capacità – Silente sembrava apparentemente tranquillo, e tutto quello che Piton voleva fare era sputare su quella faccia piena di rughe. Lo aveva ingannato, portato dalla sua parte e costretto a fare cose terribili, senza mai dirgli ciò che stava accadendo.
 - Hai allevato mio figlio come carne al macello. Ho fatto di tutto per lui e per Lily, ma tu mi hai portato via l’unica cosa che me la ricordava! –
 
Un traditore, ecco cos’era.
 
Agitò la bacchetta, mormorando la formula dell’incantesimo che solo lui, tra tutti i Mangiamorte, sapeva fare. Una cerva d’argento, fiera ed orgogliosa, apparve dall’estremità della bacchetta, galoppando per qualche istante nello studio del Preside.
 - Lily. Dopo tutto questo tempo? –
 - Sempre – singhiozzò Severus, cercando di reprimere le lacrime che affioravano ai suoi occhi. Nessuno dei due parlò per molto tempo, poi Albus gli andò vicino e gli mise una mano sulla spalla, ma Severus si spostò da lui.
 - Perché me l’hai detto solo ora? Ora che non posso fare nulla? – gli urlò quasi in faccia. – E’ mio figlio, avevo diritto di sapere –
 - Perché voglio che tu lo dica ad Harry al momento opportuno. Prima deve terminare la sua missione – Albus sorrise per un attimo – E poi penso che ora il compito di uccidermi non sarà così difficile, no? –
Severus gli voltò le spalle e sbattè la porta del suo ufficio, poi si lasciò scivolare a terra, le mani sul volto, e sentì le lacrime scorrergli sulle guance pallide.
 
Harry sarebbe morto, Lily si era sacrificata invano.
 
Sentì il dolce tocco del fantasma di Lily, il suo personale, e si lasciò andare ad una disperazione che non sapeva di avere. Si era sentito così male solo una volta, ed era un momento che non voleva ricordare. Che cosa gli sarebbe rimasto? Silente gli aveva portato via tutto, tutto ciò che di caro aveva al mondo.
Poi si rese conto di una cosa: non era stato Albus a portargli via tutto.
 
Era stato Lord Voldemort.
 
*
 Harry avrebbe distrutto il suo primo Horcrux quella sera.
Sarebbe potuto morire, quella notte, e ne era perfettamente consapevole mentre stringeva Ginny tra le sue braccia. Ogni volta che era turbato per qualsiasi cosa, Harry correva da lei; il solo contatto con le sue labbra lo faceva stare meglio, ed in quel momento lui aveva bisogno di sentirsi vivo.
Accarezzava la sua pelle delicata con la paura di non rivederla più, con la paura che un traditore si aggirasse ad Hogwarts e potesse farle del male.
Non era riuscito a togliersi dalla testa l’idea che Malfoy fosse un Mangiamorte, e il pensiero di partire con Silente e lasciarla sola lo faceva stare malissimo.
 - Promettimi di non allontanarti da Grifondoro, stanotte – la prese tra le braccia e la strinse a se, mentre il fuoco scoppiettava nella Stanza delle Necessità. Ginny si mosse appena, chiudendo gli occhi e lasciandosi cullare da quel calore che sapeva non sarebbe durato molto.
 - Che c’è Harry? Cosa devi fare stasera? –
Ginny sapeva qualcosa; era troppo intelligente per non essersi accorta delle sere che il suo ragazzo passava lontano dal dormitorio, del suo turbamento sempre più evidente negli ultimi tempi e dell’ansia che aveva in quell’istante. Le mani di Harry, delicatamente appoggiate sui suoi fianchi, tremavano e qualunque cosa avesse, Ginny sapeva che era una cosa importante.
 - Niente. Vorrei solo che tu fossi al sicuro – le baciò una tempia, prima di assaggiare dolcemente la sua bocca calda. Le sue labbra morbide gli fecero dimenticare ciò che doveva fare. – Ci ho messo tanto tempo a capire quello che provavo per te – mormorò, prima di stendersi accanto a lei.
La finestra mostrava un bellissimo tramonto, ed Harry lo avrebbe apprezzato davvero se non fosse per il pensiero e la paura che lo attanagliava in quel momento.
Ginny si accovacciò contro di lui e per molto tempo stettero in silenzio, ad osservare il sole calare all’orizzonte ed il cielo farsi sempre più scuro, fin quando Harry non si alzò lentamente e la prese nuovamente tra le braccia.
 - Devo andare ora – le disse, baciandola dolcemente e stringendola a se, solo per sentire l’odore dei suoi capelli, che lui amava tanto.
 - Non mi dirai dove, vero? –
 - Ci sono cose, Ginny, che non mi è permesso raccontare – rispose lui, triste, lasciando la sua mano ed uscendo dalla Stanza Delle Necessità. Per qualche strano motivo, sapeva che quella notte sarebbe successo qualcosa, qualcosa di grave e catastrofico.
 
Non immaginava di aver indovinato.
 
Solo più tardi, quando nascosto al sicuro nella Torre di Astronomia, Harry si ricordò della sua sensazione di qualche ora prima. Silente aveva rischiato tutto pur di distruggere l’Horcrux, ed in quel momento era minacciato da Draco Malfoy, che puntava la bacchetta contro il petto dell’anziano preside.
L’aveva sospettato, certo, ma non poteva credere davvero che Malfoy sarebbe arrivato a minacciare addirittura Silente in persona. Riusciva a capire poco di quello che i due si stavano dicendo, ma poteva benissimo confermare che Malfoy non era poi così convinto del suo gesto; la voce tremava e sembrava sudare freddo. I suoi occhi gelidi non erano direttamente rivolti verso Silente, ma guardavano un punto indistinto oltre l’orizzonte.
Un rumore fece girare Harry, che vide suo padre salire lentamente le scale; si guardarono per un istante, ed il ragazzo tirò un sospiro di sollievo, credendo che Piton avrebbe risolto la questione in fretta.
 
Severus cercò un’ultima volta gli occhi di suo figlio, pieni di comprensione e gratitudine, ed il suo stomaco si chiuse; quell’espressione sicuramente non l’avrebbe più rivista sul suo volto, perché sicuramente Harry lo avrebbe odiato.
Il dolore per le recenti rivelazioni era più forte del desiderio di vedere Albus finalmente punito; il Preside era comunque il suo amico più caro, la persona che in tutto quel tempo lo aveva aiutato a superare il dolore per la morte della donna che amava.
Chiuse gli occhi, cercando di dimenticare l’espressione speranzosa di Harry, poi salì lentamente gli ultimi scalini.
Il Preside sembrava affaticato, era pallido, tuttavia cercava di temporeggiare con Draco, che in modo incerto gli puntava la bacchetta al petto e mormorava parole sconclusionate.
 - Metti giù la bacchetta, Draco – la voce di Severus sovrastò il vento che soffiava forte, ed il ragazzo si voltò verso di lui.
 - Non le lascerò tutta la gloria – sussurrò Draco a denti stretti. – Stanno arrivando, comunque –
Severus sapeva benissimo a chi si riferiva Malfoy, infatti poco dopo sulla Torre salirono tre Mangiamorte, e molti altri dovevano essere all’interno della scuola, come Lord Voldemort aveva stabilito in precedenza.
 - Ma bene – la voce di Bellatrix era quasi al limite dell’isterismo – Draco carissimo, mi stai rendendo fiera di te. Ora uccidilo! –
Ma Severus sapeva bene che Draco non l’avrebbe fatto, e che Silente non avrebbe mai lasciato che i Mangiamorte macchiassero l’anima del ragazzo. Cercò di non pensare ad Harry mentre tirava fuori la bacchetta scura dal mantello e la puntava contro Albus.
 - Severus, ti prego –
Il suo cuore non avrebbe retto, non ce l’avrebbe mai fatta se il calore inconfondibile del fantasma di Lily non lo avesse avvolto come solo lei sapeva fare. Il dolore sembrò placarsi per un attimo, mentre gli occhi chiari di Albus lo imploravano.
 
“Lui morirebbe comunque, Severus. E tu devi proteggere nostro figlio” – la immaginò pronunciare quelle parole, gli occhi verdi illuminati ma tristi.
 
- Avada Kedavra
 
*
 
Il lampo di luce verde colpì al petto Albus, che rivolse un ultimo sorriso a Severus prima di cadere oltre la torre. Severus sarebbe crollato volentieri, ma aveva un piano a cui attenersi. Sentì le urla di Harry, e avrebbe voluto che quello sciocco scappasse, visto che Bellatrix e altri due Mangiamorte che non si era curato di osservare lo trovassero.
Prese per un braccio Draco ed insieme scapparono giù dalla scala; le urla della Lestrange probabilmente avrebbero svegliato tutto il castello e Severus non poteva permettersi di essere catturato.
Aveva una missione per conto di Silente da mandare avanti.
Una volta in giardino, lasciò andare Draco e continuò a correre su per la collina; lanciò un’occhiata dietro di se e vide Silente steso a terra, gli occhi chiusi e la bocca appena aperta, come se stesse dormendo un sonno tranquillo.
Si sentì malissimo, così male che dovette fermarsi per un attimo.
Albus, l'unico amico che avesse mai avuto, l'uomo che gli era stato accanto per tutti quegli anni e che lo aveva aiutato a superare il dolore per la perdita di Lily, era morto. Morto come un uomo qualunque, non come il Mago più potente di tutti i tempi.
Ed era stato lui ad ucciderlo, lui con quella maledetta bacchetta che teneva stretta tra le mani.
Un incantesimo gli sfiorò l'orecchio e vide Harry, suo figlio, che lo attaccava alle spalle.
 - Vigliacco!- gli urlò - Sei solo un cane vigliacco -
Severus si voltò lentamente, indossando la sua maschera di freddezza; doveva fingere che non gli importasse del tono accusatorio di suo figlio, l'unica persona che gli rimaneva al mondo.
 - Te l'ho detto, Harry. Le persone a volte non sono quello che credi -
Un altro incantesimo lo sfiorò, ma Severus scosse la testa.
 - Non cercare di colpirmi con i miei stessi incantesimi - sbottò, parando un altro colpo - Sono io il Principe Mezzosangue -
 - E sei un assassino! - urlò Harry, fuori di se - Hai ucciso Albus e hai venduto mia madre! Sei tu il responsabile della sua morte, sei un assassino vigliacco -
Il mondo di Severus gli scivolò davanti agli occhi in un istante, e si rese conto di come dovesse apparire agli occhi di suo figlio: un assassino pazzo, che aveva tradito ciò che Harry aveva di più caro per venderlo al suo nemico più grande.
Si rese conto di aver corso fino ai confini di Hogwarts, e così con un gesto si Smaterializzò, ricomparendo nella sua vecchia casa a Spinner’s End, dove si raggomitolò contro il muro freddo.
Gli occhi della donna che amava gli tornarono in mente, grandi e freddi, insieme alla consapevolezza che davvero lui aveva ucciso la piccola, indifesa Lily Evans.
 
*
 
Correva, correva più che mai, Severus.
 
Sapeva bene la strada per arrivare dai Potter, l’aveva percorsa tantissime volte cercando di non farsi notare, solo per vedere le due persone che più amava al mondo.
Vide la casa ridotta ad un cumulo di macerie ed il suo cuore perse un battito; corse, nonostante il ghiaccio, fino ad arrivare davanti alla porta di casa.
Era spalancata, e a pochi metri da essa c’era James Potter, una bellezza catturata in un attimo dalla morte.
Lo scavalcò, cercando di pensare che forse Lily ed Harry erano riusciti a scappare; perché se così non fosse stato, lui li avrebbe uccisi, lui sarebbe stato il responsabile della loro morte.
Salì le scale e vide la porta della cameretta di Harry aperta e Lily riversa a terra.
 - No! – gridò, gettandosi a terra e prendendo la donna che amava per le spalle, scuotendola. Perché Lily dormiva, non c’era altra spiegazione. Lily non poteva essere… - No ti prego! Lily, respira! –
Ma lei si limitava a restare ferma, bellissima anche nella morte, ma fredda e distante da lui.
 
Se n’era andata per sempre.
 - Ti p-prego Lily. Ti prego. Non posso averti ucciso io! Non posso! – Severus cominciò a singhiozzare, poi si accorse di un altro pianto, più forte del suo. Alzò la testa e lo vide spuntare dalla culla; il dolce viso di Harry, inondato di lacrime, sfigurato da quella cicatrice a forma di saetta. Severus si alzò e lo prese tra le braccia, perdendosi in quegli occhi verdi così simili a sua madre. Albus aveva detto che, in caso fosse successo qualcosa ai Potter, se ne sarebbe preso cura e che non era compito suo cercare di salvare suo figlio. Prima doveva allontanarsi dalle tenebre che aveva dentro, dalla voglia di Magia Oscura e dal suo passato da Mangiamorte.
 
Ma in quel momento poteva tenere Harry tra le braccia ed essere, anche se per poco, il suo papà.
 
 - Harry, starai bene, anche se la mamma non c’è più – gli scappò una lacrima, che scese velocemente sulle guance giallognole, per poi finire sul mento – Io non posso essere ancora il tuo papà, ma ti penserò sempre –
Si, Severus avrebbe fatto di tutto pur di difendere Harry, pur di punire quel maledetto essere che prima l'aveva separato da Lily, poi l'aveva uccisa ed aveva osato toccare suo figlio. Prima o poi avrebbe avuto la sua vendetta.

Era un miracolo che Harry fosse sopravvissuto, ed il dolore per la morte di Lily si attenuò un attimo quando lo vide sorridere, gli occhi ancora pieni di lacrime.
Allungò una manina verso il suo petto e sorrise.
 - Papà –
 
*
 
Ecco, lo sapevo. Mi sono commossa e non va bene. So che questo capitolo è straziante, ma è così che doveva essere.
Appena avrò un po’ di tempo, giuro che assolutamente risponderò alle vostre recensioni.
Per ora, tanto amore a voi.

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Capitolo 29
*** 29 - Who we were? ***


29. Who we were?

 

Cuz’ the world is ugly, but you’re beautiful to me.
Are you thinking of me?
Like I’m thinking of you?
I would say I’m sorry though, though I really need to go.
I just wanted you to know
That the world is ugly, but you’re beautiful to me (I just wanted you to know)
Are you thinking of me?

My Chemical Romance – The World Is Ugly

 

 
 
 
Te lo ricordi, chi eravamo?
 
I polmoni di Severus si dilatarono dopo la sua materializzazione, e lui inspirò un po’ d’aria prima di rendersi conto del puzzo dei gas inalati dalle alte ciminiere di fronte a lui. Il cielo scuro sopra di lui lasciava intravedere qualche stella, ma le luci del quartiere rendevano la vista meno bella di quanto fosse ad Hogwarts.
L’uomo cominciò a camminare velocemente, sperando che nessuno lo avesse seguito, in direzione della sua fatiscente casa; se c’era qualcosa che non era cambiato in tutti quegli anni era sicuramente la piccola Spinner’s End. Le case non avevano mai cambiato colore, le due strade che collegavano quel quartiere al resto della città erano diventate sempre più sporche e logore, e le alte ciminiere erano rimaste ad inquinare quel poco di bello che era rimasto.
Il mondo era un posto orribile, e Severus non si era mai sentito tanto vicino alla sporcizia di Spinner’s End come quella sera; sembrava quasi che la spazzatura abbandonata fuori dal numero 7 volesse ricordargli ogni minuto in cosa si fosse trasformato.
Era stata una sua scelta, dettata dall’ingenuità, dalla voglia di essere finalmente qualcuno, dalla paura di non essere abbastanza che lo aveva ridotto in un cumulo enorme di spazzatura, feccia della quale nessuno si sarebbe più fidato.
Aveva incolpato Silente, aveva incolpato qualche divinità in cui non credeva, ma la realtà era solo una: era lui l’artefice di quel destino infausto che lo stava punendo in tutti i modi possibili.
 
Ti ricordi, Severus, che cosa eravamo noi due?
 
Si chiuse la porta alle spalle, abbandonandosi sulla poltrona logora che suo padre aveva occupato per tanto tempo, poi chiuse gli occhi, cercando di darsi un motivo per non piangersi e per non lasciarsi andare. Rivedeva gli occhi di Lily, così simili a quelli di Harry, e lo stesso sguardo di disappunto, lo stesso dolore con il quale entrambi lo avevano scrutato e lo avevano accusato. Quello sguardo, così simile nella madre e nel figlio, era stato peggio delle parole che si era sentito dire dalle due persone più importanti della sua vita.
Cercò di scacciare quel terribile pensiero alzandosi e raggiungendo l’armadio pieno di polvere; sapeva di avere ancora da qualche parte il Firewiskey; quando lo trovò, se ne versò un bicchiere abbondante e lo buttò giù tutto d’un sorso, poi lo fece una seconda ed una terza volta. Il bruciore alla gola era un piccolo fastidio, ma il dolore parve un attimo anestetizzarsi sotto gli effetti dell’alcool; un po’ più tranquillo, si distese nuovamente sulla poltrona e chiuse gli occhi.
 
- Ti ho amato, Severus. Mi hai dato Harry, ma hai rovinato tutto! – gli occhi di Lily lo fissavano pieni di rabbia e di dolore, per quello che aveva fatto più di un anno prima. L’ultima volta che l’aveva vista viva.
- Hai ucciso Albus e hai venduto mia madre! Sei tu il responsabile della sua morte, sei un assassino vigliacco!– suo figlio, l’unica ragione per cui aveva sacrificato così tanto, che lo guardava nello stesso modo, con il desiderio inequivocabile di fargli del male per ciò che aveva fatto.
 
Tutto quel dolore non era nulla, nulla in confronto  a quello che provava quando il pensiero andava all’ultimo discorso con Albus. Harry era destinato a morire, allevato come carne da macello per essere giustiziato al momento giusto; avrebbe dovuto fare qualcosa, impedire che a suo figlio venisse torto un capello, ma che altro avrebbe potuto fare? Nessuno era in grado di eliminare il Signore Oscuro, nessuno tranne Harry.
Con un moto improvviso di rabbia, Severus scagliò il bicchiere contro la parete di fronte a lui, che si frantumò in mille pezzi; vetri rotti, come il suo cuore che sebbene fosse muto, poteva sentire rompersi ogni volta che pensava a Lily ed Harry, la sua famiglia. Quella che per tanto aveva desiderato e che non avrebbe mai avuto.
Il bussare insistente della porta lo destò dai suoi pensieri, e per un attimo temette che fosse Harry, venuto in cerca di vendetta; solo quando sentì alcune parole in Serpentese capì che doveva essere arrivato per lui il momento di recitare la sua parte migliore.
Con un colpo di bacchetta spostò il bicchiere rotto e nascose alla vista tutte le foto che ritraevano lui e Lily, o Harry. Solo lui avrebbe potuto vederle, lui e nessun altro.
Con un altro colpo di bacchetta aprì la porta, e davanti a lui vide Lord Voldemort, con un lungo mantello da viaggio nero, ed il suo meschino servo, Codaliscia.
- Mi lasci entrare, Severus? –
La voce di Voldemort non era che un sibilo freddo ed inquietante, ma con un cenno della testa lo invitò ad entrare.
L’uomo si guardò intorno per un attimo, mentre Codaliscia si dava da fare per trovargli un posto in cui potesse sedersi senza sporcarsi il mantello.
- Certe cose non cambiano mai, non è vero Severus? –
- Si, mio signore –
Non sapeva nemmeno a cosa si riferisse di preciso, ma decise di accontentarlo in tutto quello che richiedeva; anche una minima falla ed il piano sarebbe saltato in aria come dinamite.
- Questa casa è rimasta lurida come la prima volta che venni a trovarti. Ricordi quel giorno, Severus? –
Avrebbe voluto maledirlo in quel momento, odiava che lui pronunciasse il suo nome in quel modo spregevole; ricordava benissimo il giorno in cui lo venne a prendere per marchiarlo, il giorno in cui finì con Lily.
- Certo mio signore, come poterlo scordare? –
Per un attimo i loro occhi si incontrarono, e Severus sapeva bene che il Signore Oscuro stava leggendo nella sua mente per cogliere qualche falla o qualche bugia; ciò che non sapeva Lord Voldemort, però, era il suo essere così bravo nell’Occlumanzia. Aveva creato un ricordo fittizio, pensieri falsi che inducessero l’Oscuro a fidarsi di lui completamente.
- E così, Albus Silente è morto ed il merito è tuo. Che cosa vuoi in cambio? Lord Voldemort è generoso con chi si dimostra fedele a lui –
Ma Severus scosse la testa.
- Non voglio nulla se non la possibilità di sedere accanto a voi alle prossime riunioni –
Lord Voldemort si alzò e scrutò nuovamente l’uomo, che cercò di non lasciar trapelare alcun segno di debolezza o di paura; ma non aveva paura, perché quello che non sapeva era che Harry Potter aveva avuto istruzioni su come uccidere l’uomo che gli aveva portato via tutto.
- E sia, Severus. Ora andiamo, voglio che tutti sappiano ciò che hai fatto –
Lord Voldemort precedette Severus, che lanciò un’ultima occhiata alle sue spalle e vide appeso al muro, invisibili ad altri, ciò che gli aveva fatto coraggio durante tutti quegli anni.
Il volto di Lily, bello e sorridente, che lo guardava dalla cornice elegante in cui aveva messo la foto; sembrava infondergli coraggio, ed inspiegabilmente sentì il calore del suo fantasma che lo accompagnava in quel terribile momento. Lei era li con lui, come sempre.
Accanto a quella foto, il volto di un Harry sorridente, con in mano la coppa del Quidditch, con gli occhi talmente simili a quelli della madre che faceva male guardarli. In Harry era riposta la sua fiducia, in quel ragazzino di diciassette anni a cui Lord Voldemort aveva strappato tutto troppo presto.
Lord Voldemort aveva strappato ad entrambi la cosa di cui avevano più bisogno: Lily.
 
 
- Te lo ricordi, chi eravamo?  Te lo ricordi, Severus? –
Piangeva, Lily, in quel lontano giorno di Ottobre; sembrava più grande dei suoi vent’anni, come se tutto quello a cui aveva assistito da quando aveva lasciato Hogwarts avesse influito sul suo aspetto. Rimaneva sempre bellissima, come lo era stata a dodici anni, come lo era stata a diciotto, come lo era stata durante la gravidanza. Ma quelle piccole rughe ai lati della bocca Severus le aveva notate subito, perché aveva avuto l’impulso di baciarle e di baciare lei.
Le lacrime la rendevano ancora più bella, ma lui sapeva benissimo che non si sarebbe avvicinata più di così, anche se sperava di poterla abbracciare.
- Ti prego, Lils, non piangere –
- Hai perso il diritto di dirmi quello che devo fare quando hai accettato quel marchio! –
Era passato un anno e mezzo da quando Severus aveva deciso di rovinare le loro vite facendosi marchiare, e Lily gli aveva inviato una lettera perché era giusto che vedesse suo figlio. Harry era sullo scivolo: era incredibilmente alto per un bambino di un anno e qualche mese, e camminava già bene, tanto che la sua mamma lo lasciava correre per il parco, senza però lasciarsi sfuggire nessun movimento.
- Devi proteggerti, Lily. Lui vi vuole, vuole uccidere Harry! Crede che abbia il potere di fermarlo! – le parole angosciate di Severus fecero piangere ancora di più Lily, anche se cercava di non farsi vedere da nessuno; era sempre stata una caratteristica che lui aveva tanto apprezzato, quella che lei fosse sempre forte e all’altezza di ogni situazione.
- Allora lascialo, Severus, lascialo e proteggimi. Anzi, proteggici –
Gli occhi verdi della ragazza si accesero speranzosi, ma lui si toccò con la mano destra l’avambraccio sinistro, poi scosse la testa deciso.
- Non me lo permetterebbe mai, mi ucciderebbe prima che io possa raggiungervi –
Di nuovo il silenzio intorno a loro, scandito solo dai singhiozzi di Lily che pian piano si facevano più radi; quando alzò nuovamente gli occhi su di lui, erano completamente privi di lacrime ma pieni di rancore, rabbia e dolore.
- Ti ricordi, Severus, che cosa eravamo noi due? Ti ricordi, Severus, che cosa eravamo noi due?
- gli porse una foto che aveva estratto dalla tasca; loro due sorridenti davanti al campo di Quidditch, il giorno in cui si erano detti ‘ti amo’ la prima volta – Questa la porto sempre con me per ricordarmi quanto amore sei capace di dare. Ti ho amato, Severus. Mi hai dato Harry, ma hai rovinato tutto! –
Severus prese la foto con le mani tremanti, poi se la infilò in tasca, cercando di raggiungere il viso di Lily; se lei avesse potuto vedere che cosa provava davvero, se lei avesse saputo…
Ma lei fu più veloce e lo baciò teneramente sulle labbra; il ragazzo sentì il sapore di sale, perché lei stava di nuovo piangendo.
Poi si allontanò, prese Harry, e con un piccolo ‘pop’ svanì proprio davanti ai suoi occhi.
 
Severus non sapeva che non l’avrebbe mai più rivista viva.
 
*
 
Luglio 1997.
 
Harry Potter aveva appena chiuso gli occhi, pronto per farsi un sonnellino pomeridiano; i Dursley erano andati a scuola di Didino per parlare con i professori, nonostante fosse solamente luglio. Volevano assicurarsi che il loro amato figlioletto non finisse in classe con un ragazzino forse più odioso di lui, che era riuscito a fargli un occhio nero durante l’ultimo mese di scuola.
Finalmente riusciva a stare in pace, solo con i suoi pensieri e con il suo dolore; l’aver ritrovato un padre, il suo vero padre, ed aver scoperto che era un assassino lo aveva quasi ucciso. Per lui, avere una famiglia era forse la cosa più importante.
Provava l’ardente desiderio di uccidere Severus Piton – non voleva nemmeno pensare alla parola padre, suo padre era James Potter, non un meschino Mangiamorte – con le sue stesse mani, di fargliela pagare per tutte le vite che aveva spezzato. Per un attimo, un anno abbondante a dire il vero, aveva quasi sperato di poter avere almeno un membro della famiglia accanto, ma l’assassinio di Albus Silente aveva fatto capire ad Harry che era solo in tutto quello. Solo nella sua battaglia contro Lord Voldemort e solo nella sua battaglia quotidiana. Lui non avrebbe mai avuto una famiglia, perché Voldemort gli aveva tolto tutto ciò che aveva di più caro: sua madre, James, Sirius, Silente, l’amore di Ginny e persino suo padre Severus, che aveva scelto di servire lui e tradire il proprio unico figlio.
Un rumore destò Harry dai propri pensieri, e subito, spaventato all’idea che qualcuno potesse essersi intrufolato in casa, si alzò in piedi ed uscì dalla camera brandendo la sua bacchetta, ben conscio che contro un Mangiamorte avrebbe avuto ben poca speranza. Un rumore più forte lo fece sobbalzare, e a seguito sentì delle imprecazioni che poco lasciavano spazio all’immaginazione; con cautela scese le scale ed entrò in cucina, ma non era preparato alla visione della sua ex ragazza che litigava con una lampada da sala.
- G-Ginny? –
Lei si voltò e gli sorrise; i lunghi capelli rossi erano lasciati liberi sulle spalle ed indossava un vestitino azzurro senza spalline che lo lasciò senza fiato. Era al naturale e sembrava abbronzata. Fece in tempo a fare due passi che immediatamente lui la prese tra le braccia, stringendola forte; nonostante fosse assolutamente sbagliato, nonostante si fosse ripromesso di lasciarla in pace, si ritrovò a baciarla con passione. I suoi lunghi capelli profumavano di miele ed Harry ebbe l’impulso di tenerla con se per sempre.
- Che cosa ci fai qui? Sai che rischio hai corso? –
- Incantesimo di Disillusione – lei gli sorrise e si sedette su una sedia in cucina – Nessuno mi ha vista. Avevo bisogno di vederti, Harry –
La sua voce era ferma e lei sembrava talmente sicura di se che il ragazzo non potè fare altro che scuotere la testa e sedersi di fronte a lei, prendendole una mano.
- Ginny, non tornerò sui miei passi; è meglio per te se non stiamo insieme –
- Certo, però appena puoi mi baci – rispose lei, spiazzandolo – Ma non sono qui per elemosinare nulla. Voglio solo sapere se è vero che tu, Ron ed Hermione partirete –
Lui sgranò gli occhi, ma non fece in tempo a dire nulla che lei lo fermò, mettendogli una mano sulle labbra.
- Non prendermi per stupida, non sono una bambina. Ho sentito i discorsi di Ron ed Hermione, ma voglio sapere da te se è vero –
- Si – rispose lui, senza più difese; sapeva benissimo che non avrebbe potuto dire nulla in sua difesa, che Ginny avrebbe capito qualsiasi bugia avesse cercato di rifilargli.
- Voglio venire con te –
- Cosa? NO! – ruggì lui, alzandosi in piedi e prendendole i polsi – Non voglio che tu venga con me! –
Non voleva risultare così acido, e non voleva che lei fraintendesse; semplicemente, non se lo sarebbe perdonato se lei si fosse fatta male o peggio, se fosse morta, per aiutarlo nella sua missione impossibile.
Gli mise una mano sotto il mento e le alzò il viso, in modo da poterla guardare negli occhi.
- Torna ad Hogwarts, Ginny. Ripristina l’ES e ostacola Piton in tutti i modi possibili – entrambi sorrisero e lui le diede un lieve bacio sulle labbra – Organizza una resistenza, la McGranitt e Vitious ti aiuteranno, vedrai –
Un rumore scosse entrambi e lei balzò giù dalla sedia, avvicinandosi alla porta con la bacchetta in mano; Harry guardò dalla finestra e vide i Dursley scendere dalla loro utilitaria ed avvicinarsi alla porta d’ingresso.
- Presto Ginny, vai! – la guardò un’ultima volta mentre girava su se stessa e scompariva davanti a lui.
Che cosa avrebbe dato per poterle dire che l’amava senza sembrare uno stupido.
Che cosa avrebbe dato per starle accanto e costruire un rapporto con lei.
 
Voldemort gli aveva tolto anche quello.
 
*
 
Severus aveva cercato di tirarsi indietro, di non partecipare a quella battaglia, ma Lord Voldemort aveva insistito perché aveva bisogno di lui.
In volo su quella maledetta scopa, Severus lottava contro Lupin cercando di non ferirlo e di non ferire uno dei due gemelli Weasley che portava con lui. Aveva dovuto dire a Colui Che Non Deve Essere Nominato la verità sul trasferimento di Harry, omettendo qualche particolare, altrimenti lui non si sarebbe mai fidato in pieno; quelle erano le disposizioni di Albus Silente e così aveva fatto. Era molto difficile non colpire qualcuno, in aria; non era mai stato bravissimo a giocare a Quidditch, e combattere su una scopa non era così facile. Sapeva che suo figlio era con Hagrid ed era preoccupato; sebbene Albus lo ritenesse un valido aiuto, il guardiacaccia avrebbe potuto combinare qualche guaio.
Successe in un lampo: un Mangiamorte si avvicinò troppo a Weasley e cercò di colpirlo. Severus sfoderò la bacchetta contro di lui ed urlò – Sectumsempra! -; la potenza dell’incantesimo gli fece scivolare il cappuccio e per un attimo lui e Lupin si guardarono intensamente. Un urlo di dolore interruppe la loro guerra silenziosa e con orrore entrambi scoprirono che una parte dell’incantesimo di Piton aveva colpito l’orecchio di George. Fiotti di sangue colavano dal buco che una volta ospitava il lobo del ragazzo, e prima che Lupi potesse pensare di attaccarlo sparì alla velocità della luce. Doveva cercare di sopravvivere, altrimenti il suo piano sarebbe andato in fumo.
Vide un paio di Mangiamorte scendere di quota e decise di seguirli; faceva freddo lassù e gli occhi gli lacrimavano sia per l’aria pungente che per ciò che aveva fatto.
Di certo non aveva bisogno di un motivo in più per essere odiato da Harry.
Una volta a terra, vide qualcosa di strano nella via in cui si trovava: un corpo rannicchiato, come se fosse stato schiacciato da un mezzo pesante. Si avvicinò e scoprì che Malocchio Moody era stato ucciso da, almeno così gli pareva, l’Anatema Che Uccide.
Si chinò e prese il suo occhio magico, stringendolo tra le mani; prima che qualcuno lo potesse vedere si chinò e gli sussurrò nell’orecchio.
- Grazie per aver protetto Harry quando io non ho potuto –
- Severus, che ci fai li rannicchiato? –
Il suono della voce di Lord Voldemort lo spaventò: cominciò a deglutire, per paura di sentire ciò che gli avrebbe detto su suo figlio.
- Mio Signore – tese la mano e gli consegnò l’occhio dell’uomo a terra – Malocchio Moody è stato abbattuto –
- Una buona notizia per noi – l’uomo prese in mano l’occhio e se lo infilò in tasca.
- Avete preso Potter? –
Per un attimo ci fu il silenzio più totale, poi Lord Voldemort spedì un incantesimo verso il Mangiamorte più vicino che si afflosciò a terra.
- No! Quel vile mi è sfuggito di nuovo! Ma ho un nuovo piano! –
Severus chiuse gli occhi per un attimo, grato che Harry fosse ancora salvo.
- Andiamo, Severus. Dobbiamo predisporre il tuo ritorno ad Hogwarts –
Senza dire nulla Severus lo seguì, ma per un attimo guardò il cielo sopra di lui.
 
Harry, sei tutti noi. Anche se non lo sai, io sono con te.
 
*
 
E dopo mesi torno ad aggiornare! Sono pessima, lo so, ma purtroppo l’università mi sta uccidendo e io devo assolutamente laurearmi entro luglio perciò… Enjoy it!
P.s: domani GIURO che risponderò alle vostre recensioni! Ora torno a studiare! 

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Capitolo 30
*** Epilogo - Il Tuo Fantasma ***


Epilogo -  Il tuo fantasma.

 

At the end of the worldor the last thing I see
You are
Never coming home never coming home
Could I? Should I?
And all the things that you never ever told me
And all the smiles that are ever gonna haunt me
Never coming home never coming home
Could I? Should I?
And all the wounds that are ever gonna scar me
For all the ghosts that are never gonna catch me

 
The Ghost Of You, My Chemical Romance.

 
 
Il primo giorno di scuola di Harry, il primo incontro tra Lily e Severus tra le case lerce di Spinner’s End, l’arrivo ad Hogwarts pieni di speranze, la prima volta che suo padre l’aveva visto, quando aveva cercato di proteggerlo.
Harry cercò di fermare tutti quei pensieri anche solo per un attimo.
Il primo natale di Lily ad Hogwarts, come lei lo aveva difeso da James e i suoi amici, l’incontro con Audrey che avrebbe portato Severus al Lato Oscuro. E ancora quando l’aveva guardato da lontano, in infermeria, dopo che Harry aveva battuto per la prima volta Voldemort.
Il ragazzo provò ad uscire da quel posto, ma i pensieri di Severus vorticavano pericolosamente elo ricacciarono indietro.
Il dolore per l’indifferenza e la cattiveria del padre, il primo bacio tra di loro, sempre a Spinner’s End, l’alleanza con Narcissa Malfoy, la speranza che qualcuno lo avesse aiutato, che non fosse solo ed il voler essere a tutti i costi un buon padre.
Harry scosse la testa, non voleva più vedere tutti quei ricordi, era una tortura.
Sapere che Severus l’aveva spiato quando era dai Dursley, per assicurarsi che stesse bene, le lotte con Silente, l’attacco di sua madre ad Halloween, la sensazione di avere sempre Lily accanto, nonostante tutto, la volta in cui Severus aveva cancellato la memoria di Harry dopo avergli rivelato che era suo padre.
E ancora la gelosia di Severus nei confronti di James, il primo vero bacio durante il compleanno di Lily,  il modo in cui l’uomo si era sempre rivolti ad Harry, il modo in cui avrebbe davvero voluto rivolgersi a suo figlio.
Il tempo passato in quel Pensatoio era decisamente troppo: a Potter cominciava a mancare l’aria e vedere suo padre, il suo vero padre, comportarsi in tutti quei modi non lo aiutava di certo.
L’idea di essere uno zerbino ai piedi di Silente, il modo in cui suo padre l’aveva punito per tenerlo lontano dai guai, la sensazione di aver trovato l’amore in un posto senza speranza, il primo Crucio lanciato, l’influenza di quella Audrey su di lui.
Harry pensò che avrebbe vomitato.
L’amicizia di sua madre con Narcissa, l’odio nei confronti di Sirius, il rispetto per Lupin, lo scherzo che i Malandrini gli avevano fatto, la costante presenza del fantasma di Lily accanto a lui.
Harry ebbe, per un momento, pietà di quell’uomo.
La coppa del Mondo di Quidditch, entrambi gli anni in cui Severus ci era stato, le lusinghe di Lucius Malfoy ad un ragazzino di appena quattordici anni, i ricordi felici di Piton, la richiesta di Silente.
Davvero suo padre aveva fatto tutto quello per proteggerlo?
Il momento in cui Severus aveva accarezzato per davvero l’idea di diventare un Mangiamorte, il giorno in cui Lily aveva visto il Marchio sul suo braccio, il dolore dell’aver nascosto la verità alla ragazza, la prima volta che lui aveva ucciso un Babbano.
Il dolore: Harry poteva sentirlo dentro, nonostante quelli non fossero i suoi pensieri.
L’inganno a Voldemort, sempre e solo per proteggerlo, il momento in cui Harry aveva avuto un vero confronto con il suo vero padre, il momento in cui aveva spiato Lily ed il piccolo fuori dalla sua nuova casa.
Harry sentì che una lacrima gli stava bagnando una guancia.
L’assurda richiesta di Voldemort, che aveva dovuto compiacere solo per fargli credere di essere dalla sua parte,  la notte in cui Severus aveva ucciso suo padre e si era aggrappato a Lily, il piano di Silente, che aveva sempre saputo che lui sarebbe morto.
Harry non aveva mai pianto così, nemmeno per la morte di Sirius.
La paura di Severus quando aveva saputo che Bellatrix aveva ucciso Sirius, l’appoggio di Narcissa, il dolore acuto che l’uomo aveva provato quando Lord Voldemort aveva interpretato la profezia, i ricordi dolorosi di quando sua madre l’aveva lasciato.
E lui, Harry, che lo aveva sempre reputato cattivo. Non era forse stato lui il più cattivo tra i due?
Un’altra delle innumerevoli richieste di Silente, in fin di vita, l’Incanto Fidelius per proteggere anche Draco.
Quanto aveva dovuto perdere Severus per poterlo proteggere?
La morte di Lily, il dolore sempre più acuto di Piton, tutta la verità sugli Horcruxes, le bugie di Silente. La cerva che lui gli aveva mandato.
 
Era troppo.
 
Con un balzo, Harry Potter si ritrovò nell’ufficio del Preside di Hogwarts; erano passati mesi da quando c’era stato l’ultima volta, la notte in cui Silente era morto. Era tornato, quella notte, per prendere gli ultimi Horcrux e dare così fine a quella guerra che durava da troppo tempo. Un rumore sordo lo spaventò, e si ricordò immediatamente che fuori c’era una battaglia, una battaglia che persone innocenti stavano combattendo per lui.
Per lui, era colpa sua se tutto quello stava avvenendo, era colpa sua se suo padre aveva rischiato tutto pur di proteggerlo. Severus Piton era un grande uomo, un eroe, e lui l’aveva odiato per tutto quel tempo perché Silente aveva preteso che Severus fingesse di essere una persona che non era.
Suo padre si era mostrato a lui, quella sera, attraverso quei ricordi, nel bene e nel male, ed Harry aveva visto in lui quanto amore, quanta luce, quanta speranza aveva. Era sempre andato avanti spinto dall’amore per Lily, dall’amore per suo figlio, dalla volontà di salvarlo in ogni modo.
Ed Harry non aveva fatto altro che ostacolarlo, odiarlo, torturarlo in qualsiasi modo possibile: era forse meglio di James Potter? No, era il suo degno figlioccio.
Strinse tra le mani quella fialetta che aveva trovato sulla scrivania dell’ufficio di Severus, quello del Preside. Si era recato lassù per affrontare suo padre, per dirgli ancora una volta che era un vigliacco, ma l’uomo non c’era. Era una fialetta trasparente e al suo interno Harry aveva visto dei ricordi, di un colore argenteo, ed al suo fianco c’era un pezzo di pergamena, molto semplice. ‘Guardali e capirai tutto’.
Ed ecco che il ragazzo si era ritrovato in pochi minuti ad avere una concezione totalmente diversa di suo padre: provava ammirazione e dolore per lui, perché non doveva essere stato facile fare quello che aveva fatto, mentire a Voldemort e a suo figlio pur di svolgere la sua missione.
La porta si spalancò improvvisamente, e comparve il viso arrossato di Ginny; erano mesi che Harry non la vedeva, e si sorrisero un istante prima che lui la prendesse tra le braccia.
- Ron mi ha detto che eri qui – mormorò lei, la voce spezzata dal fiatone per la corsa – Harry sei vivo! – per un attimo, Ginny incrociò gli occhi scuri in quelli verdi di Harry e gli toccò il viso irto per la barba lunga di qualche giorno, poi lo baciò lievemente e sorrise.
- Non ti avrei mai lasciata – rispose il ragazzo, stringendo la fialetta tra le mani; non avrebbe fatto lo stesso errore di suo padre.
- Harry, Voldemort è nella Stamberga con il serpente! È vicino! –
Potter si mosse velocemente, accarezzando un solo secondo il viso di Ginny, per poi lasciarsela alle spalle dirigendosi verso la porta, ma la ragazza fu più veloce e lo prese per un polso.
- Dove stai andando? –
- Ginny – rispose lui dolcemente – Devo ucciderlo. Solo così potrà finire, e devo essere io e solo io a farlo – la abbracciò un’ultima volta, consapevole in quell’istante che non l’avrebbe rivista mai più. Il piano di Silente si era finalmente compiuto, Harry stava andando a morire come carne da macello. Ma era felice di farlo sapendo che almeno le persone che amava di più sarebbero state al sicuro.
La guardò un’ultima volta, cercando di non apparire spaventato, poi si voltò e se ne andò.
Si sentiva solo, solo come era stato suo padre tutti quegli anni.
In fondo, non erano così diversi.

 
*****

 
- Non ci pensare nemmeno, Harry! –
Hermione e Ron stavano seguendo il Prescelto su per la collina che portava al Platano Picchiatore; Harry li aveva incontrati appena uscito dallo studio di Piton e avevano cominciato a tartassarlo di domande. Per qualche strana ragione, lui non se l’era sentita di raccontare loro ciò che aveva scoperto, quindi si era limitato a fare qualche cenno e a dire che sarebbe andato da solo a cercare Voldemort, ma nessuno dei due gliel’aveva permesso e l’avevano seguito.
- Vi ho detto che dovete andare al castello e uccidere il serpente! –
- Harry, non essere sciocco! – Hermione tirò fuori la bacchetta e colpì con un incantesimo il nodo legnoso che permetteva all’albero di fermarsi – Tu Sai Chi avrà con se Nagini, non la lascerebbe mai sola ora che sa che quasi tutti i suoi Horcruxes sono andati perduti! Hai bisogno di noi! –
Harry alzò gli occhi al cielo e si infilò nel piccolo buco che parecchi anni prima lo aveva portato da Sirius; sembravano passati secoli da quel giorno e lui si sentiva più vecchio di almeno cento anni. Era giusto che alcune persone soffrissero così, che avessero un tale fardello da portare?
Il tunnel era stretto ed i ragazzi ci passavano a malapena; tuttavia, riuscirono a scorgere una luce in fondo, ed Harry, una volta fuori dalla porta della Stamberga, coprì tutti e tre con il Mantello dell’invisibilità, per evitare di essere visti e scoperti. Avrebbe giocato a suo vantaggio, visto che le speranze di uscirne vivi era praticamente nulla.
Sentiva il serpente strisciare lungo il pavimento polveroso, ed improvvisamente la voce di Voldemort lo colpì allo stomaco, così tanto da sentirsi male.
- Sei stato un servo fedele, Severus –
Suo padre era con quell’uomo, ed Harry provò l’impulso di correre da lui.
- Ne sono lieto, mio signore – la voce di Severus era tranquilla, ma Potter notò una nota di paura nel tono, una nota che non aveva mai sentito.
- Tuttavia, Severus, non sono soddisfatto della Bacchetta di Sambuco. Vedi, la Bacchetta di Sambuco non può servirmi adeguatamente perché... Io non sono il suo vero padrone: essa appartiene al mago che ha ucciso il suo ultimo proprietario. Tu hai ucciso Silente, Severus. Finché vivi la Bacchetta di Sambuco non può essere veramente mia. Sei stato un servo bravo e fedele, Severus. Ma solo io posso vivere per l'eternità –
Harry non capì davvero quello che era successo fin quando non vide Severus accasciato a terra, con le mani alla gola ed il sangue che sgorgava dalla sua pelle giallastra, e Voldemort scomparire.
Immediatamente, con un urlo straziante, Harry uscì fuori dal nascondiglio e raggiunse suo padre, cercando di mantenere la calma ma sentendosi malissimo. Non poteva perdere anche lui, non in quel modo, non ora che sapeva tutta la verità.
- No, no… Ferula
L’incantesimo non funzionò e Severus scosse la testa, con una lacrima che scendeva sulla guancia.
Harry guardò Severus in volto; sentiva le lacrime bagnargli le guance mentre l'uomo che lo aveva amato per tutta la vita tremava tra le sue braccia, pallido come un fantasma, mentre esalava gli ultimi respiri. Era suo padre, e Harry gli voleva bene.
- Ho visto i tuoi pensieri nel Pensatoio, so tutto. Ti prego, resisti –
Severus riuscì a sorridere un’ultima volta, ed allungò la mano come per volerlo confortare. Tutte le cose non dette, tutti i momenti passati lontani, le incomprensioni, non contava più nulla. In quel momento c’erano solo un padre ed un figlio. E Severus sapeva che non avrebbe potuto stargli accanto come voleva.
-Sc…scusa –
Ma Harry scosse la testa, singhiozzando più forte.
- Papà - mormorò mentre cercava di trattenere le lacrime, senza riuscirci - Papà andrà tutto bene -
- Guar...da...mi... - 
Harry lo guardò, e gli occhi verdi, così simili a quelli di Lily, incrociarono quelli dell'uomo, neri come la pece, profondi come la notte. Severus vide per l'ultima volta suo figlio e capì che lo aveva perdonato per tutto quello che aveva fatto. Cercò di sorridere ma sentì la vita abbandonarlo, mentre Harry si accasciava sul suo petto singhiozzando. Ancora una volta, forse per l’ultima volta, Severus sentì il fantasma di Lily accanto a lui, e si lasciò andare.
- Ti voglio bene, papà –

'Ti voglio bene, Harry'
 
 

*****

 
Bianco.
Era tutto bianco, di un bianco accecante, limpido, un colore che avrebbe potuto identificare solo con la sua Lily; Severus si toccò il collo, ma la ferita non c’era più. Il suo mantello nero ondeggiava scomposto e faceva a pugni con tutto quel candore. Non sapeva dove si trovava, ma la sentiva.
Continuò a camminare per un po’, fino a quando un puntino rosso non illuminò il bianco, e lui capì che lei era li.
Accelerò, e dopo pochi secondi la vide: era di spalle, con i lunghi capelli rossi, la stessa Lily che a vent’anni era stata brutalmente uccisa da Lord Voldemort. Indossava un vestito color panna ed anche senza riuscire a vedere i suoi occhi, Severus sapeva che era bellissima.
Era seduta su una panchina, che l’uomo aggirò per poi sedersi accanto a lei, ed insieme guardarono oltre il bianco, che pian piano svanì lasciando posto ad una radura, la loro radura, molto più bella di come se la ricordava.
- Harry ce la farà? – fu la sua prima domanda; Lily si voltò verso di lui e sgranò gli enormi occhi verdi, sorridendo. Mise una mano su quella di Severus e parlò. Erano anni che non sentiva la sua voce, e fu un’emozione incredibile.
- Ha vinto, Severus, l’ha sconfitto. Ce l’hai fatta, l’hai protetto, hai salvato tuo figlio –
- Ti sentivo dentro di me, Lily. Ti sentivo come se fossi viva! –
- Perché io c’ero, per tutto questo tempo ti sono stata accanto – la ragazza alzò una mano ed accarezzo la fronte piena di rughe dell’uomo – Tu non sei mai stato solo, Severus, i tuoi affanni sono stati anche i miei –
Severus sorrise appena. Non poteva crederci, stava davvero parlando di nuovo con Lily.
- Mi hai perdonato, Lils? Sono stato un uomo cattivo –
- Le tue azioni ti hanno reso un uomo eroico, Severus. Guarda tu stesso –
Lei gli tirò su la manica della veste dalla parte dell’avambraccio sinistro, e dove avrebbe dovuto esserci il Marchio Nero non c’era nient’altro che pelle liscia e giallastra.
- Ti ho perdonato nell’istante in cui ti ho visto, al mio matrimonio. Non ho mai smesso di amarti, Severus –
Lily si alzò, bellissima come se la ricordava, e porse la mano all’amore della sua vita.
- E adesso cosa succede? –
-Vieni con me. Insieme veglieremo su nostro figlio –
Severus sorrise e la prese per mano, poi insieme si avviarono verso il fondo della radura.
 
Si sentiva finalmente felice.
 

*****
 
E con questo capitolo finisce un’avventura durata un anno e mezzo, un’avventura che mi ha dato tanto, mi ha fatto conoscere persone meravigliose e storie bellissime. Ho dato un finale del genere alla mia storia, perché non volevo si concludesse male; non nascondo che questa è senza dubbio la storia che ho amato di più scrivere e ho tentennato parecchio prima di decidermi a pubblicare il capitolo.
Con emozione vi ringrazio per il sostegno che mi avete sempre dato. Grazie di cuore, è stato importante per me. Spero di tornare prima o poi con una nuova Severus/Lily e di emozionarmi (e spero emozionarvi) come per Il Tuo Fantasma.
 
Ghost.

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