E se..

di Fellik92
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1- E se.. se dopo l'aggressione ad anna le cose fossero andate diversamente? ***
Capitolo 2: *** se Anna non avesse perso il bambino? ***



Capitolo 1
*** 1- E se.. se dopo l'aggressione ad anna le cose fossero andate diversamente? ***


per chi non avesse letto nell'introduzione, questa raccolta non è detto che si concluderà o proseguirà, poichè la tematica, a conti fatti è una sola, quindi le shot verrebbero ad essere tutte uguali. L'UNA ESCLUDE L'ALTRA!!! detto ciò, vi lascio la prima, riferimento e alcune scene da: Distretto 7; prima puntata, secondo episodio.  Le altre, se ci saranno, verranno messe mano a mano. 

per Dani <3

                                                     E Se... 

                                Se dopo l'aggressione ad Anna, le cose fossero andate diversamente?

 

 Luca entrò nell’ufficio dove si trovava in quel momento il commissario Fontana, palesemente nervoso e seccato: non aveva ancora ben digerito il fatto che Ruggero, Simone e Federico, il gruppetto della palestra in cui si era infiltrato, lo avessero lasciato solo in quella birreria. La sua preoccupazione derivava dal fatto che temeva potessero aver fermato un’altra ragazza, diversa da quella che avevano puntato e che la polizia stava proteggendo. Inoltre, non vedeva l’ora di arrestare quei tre e chiudere il caso, che sentiva molto personale.
“Non vai a casa anche tu?” domandò Marcello, sorpreso di vederlo ancora lì.
“sì, sto andando, ho lasciato il rapporto nel suo ufficio” rispose, e sospirò.  Il commissario si sentì in dovere di tranquillizzarlo:
“non fare quella faccia, prima o poi li prenderemo! È solo questione di tempo.”
Luca annuì, prima di domandare il tracciato dei tabulati.
“Nell’ultima ora risulta una sola chiamata. Quella che t’ha fatto Federico dal suo telefonino” rispose lui inforcando gli occhiali.
“e da dove è partita?”
“da una zona abbastanza circoscritta, tra via Montagna e Piazza Beltrami ”
Luca spalancò gli occhi, improvvisamente spaventato
“Vicino all’acquedotto?”
“sì, la zona è quella, perché?”  domandò il commissario
“prechè io e Anna abitiamo lì!” Rispose il giovane ispettore prendendo a cercare il cellulare disperso in qualche tasca.
“Prova a chiamarla!” l’ordine del commissario arrivò senza che ce ne fosse bisogno, poiché Luca aveva già il telefonino alla mano.
“è staccato!” disse, chiudendolo.

Anna era legata e imbavagliata nella sua stessa casa.
“A questo punto l’artre se mettevano a piange! E invece te sei ‘na dura! Brava, me piace!” l’aggredì uno dei tre, assicurandosi di toccarla e di farle anche un po’ male. Lei, nel mentre, ansimava, la respirazione resa difficile dal bavaglio che le stringeva la bocca e dalla paura, cercando di difendersi come poteva. Non era una stupida, sapeva cosa sarebbe successo di lì a poco, e non solo perché aveva seguito il caso con Luca. E di certo non ci teneva a ripetere l’esperienza.
“vediamo se è veramente  dura!” disse Ruggero, il leader di quel gruppetto, facendo per mettersi a cavalcioni su di lei. Ma Anna lo colpì, cadendo di lato, sbilanciata dall’equilibrio precario, le mani legate e le braccia tenute nella salda presa di uno dei tre. Quando fu riportata dritta, stava ormai per mettersi a piangere, la speranza che Luca arrivasse a salvarla era ormai scemata, e sapeva perfettamente che i tempi stringevano.
“allora non ci siamo capiti qua!” esclamò Ruggero, estraendo dalla tasca dei jeans un coltellino a serramanico e facendolo scattare.
 
Luca stava guidando la macchina, qualche chilometro sopra il limite consentito, la sirena che strillava la sua urgenza e il cellulare all’orecchio, in barba alle regole della strada. Anna era in pericolo, questo era evidente, e salvarla era la priorità, anche a costo di passare dei guai.
“Dai Anna, rispondi… rispondi a ‘sto telefono, per favore!” implorava. Ma dal momento che la sua preghiera non si esaudiva, cadde la linea, e lui colpì il cruscotto con un pugno, imprecando:
“Cazzo, non risponde!” comunicò al commissario, accanto a lui, che probabilmente aveva capito da solo.
 
Erano agli sgoccioli. Sarebbe successo. L’avrebbero violentata di nuovo, Anna lo sapeva mentre si vedeva aprire la camicetta e guardava i tre che la fissavano con aria famelica, soprattutto Ruggero, che le avvicinava la lama del coltellino al collo intimandole di tacere.
Ma la porta si aprì di scatto e un urlo riempì l’ambiente:
“Polizia, mani in alto!” era il commissario Fontana, la pistola puntata e immediatamente dietro di lui Luca.
“fuori!” urlò ancora lui rivolto a Simone e Federico, che, colti alla sprovvista, avevano alzato le mani arrendendosi. Ma non Ruggero. A lui ci pensò Luca. Le mani vuote, mentre l’altro gli puntava contro quel coltello, che appariva tanto misero davanti alla pistola che il giovane ispettore avrebbe potuto estrarre in ogni istante. Ma Luca non pensò alla pistola: con un calcio colpì la mano dell’altro, facendogli perdere la sua arma. Ora erano pari. Ma nulla avrebbe potuto eguagliare la rabbia di Luca. Rabbia e frustrazione perché lo avevano preso in giro, perché quel caso era affidato a lui e non era riuscito a risolverlo, o almeno così credeva, ma soprattutto perché quei tre avevano toccato la sua preziosissima Anna. Colto da una rabbia cieca cominciò a tempestare di pugni Ruggero, che si era chiuso a riccio su se stesso, offrendo ai colpi la schiena, più resistente dei tessuti molli, o del volto o di qualsiasi altra parte avrebbe potuto essere colpita.
“Luca!” lo chiamarono, l’una dopo l’altro, il commissario ed Anna, lei in lacrime per il calo di tensione.
“Fermati, Luca!” continuava il commissario, mentre Irene e Raffaele entravano nell’appartamento dopo aver portato alle volanti gli altri due aggressori.
“Raffaele bloccalo!” continuava a urlare il commissario
“Basta, sennò lo ammazzi!” disse Raffaele rivolto a Luca, spostandolo quasi di peso. “lascialo a me!” continuò prendendo Ruggero, il volto imbrattato di sangue e le braccia bloccate dietro la schiena. Nel mentre, Irene si era precipitata da Anna, finendo si slegarla e abbracciandola, mentre lei piangeva.
“sei bravo a fa’ o stronzo co le donne, eh? fallo con me adesso!” continuava Raffaele rivolto a Ruggero, mentre lo portava, neanche troppo delicatamente, fuori dalla casa degli amici.
Fu allora che Luca si diresse verso l’amica, che si alzò in piedi e si rifugiò tra le sue braccia, piangendo forse più di prima, mentre tutti gli altri uscivano: sarebbero tornati in commissariato, per portare quei tre, torchiarli un po’ e finire con la burocrazia per poterli arrestare.
 
Erano rimasti in piedi in quel punto un sacco di tempo, con il pianto di Anna che, finalmente, andava diminuendo, mentre Luca continuava a cullarla ed accarezzarla ripetendole che era tutto finito, che era salva e che c’era lui, e che di certo non le avrebbe fatto del male. Quando lei si staccò, aveva gli occhi e il volto arrossati. La camicetta era ancora aperta, e lei stava cominciando a tremare: lo shock dell’aggressione unito ad un aumento di tensione seguito dal brusco calo della stessa, aveva attivato i naturali processi fisiologici del corpo umano, per cui era scossa dai brividi mentre le si alzava una momentanea febbre. Di lì a poco le avrebbero ceduto le gambe, probabilmente.
Guardandola negli occhi perché non fraintendesse le sue intenzioni, Luca le riallacciò la camicetta, e la prese per mano accompagnandola al tavolo prima di dovercela trascinare semi svenuta.
“Vieni, ti preparo qualcosa di caldo” le disse, scostando una sedia perché lei potesse sedersi, senza perderlo di vista. Ma lui fu rapidissimo nei movimenti, preso un pentolino lo infilò sotto il getto d’acqua del lavello e mentre quello si riempiva lui aveva già acceso il fornello e posato un pacco di tovagliolini di carta proprio davanti ad Anna. In breve, le era già seduto davanti prima che lei se ne accorgesse.
“lo stomaco come va?” chiese dolcemente. L’esperienza per casi simili gli diceva chiaramente quanto fosse un successo il fatto che Anna non avesse vomitato tutto ciò che aveva in corpo.
“bene” bisbigliò lei. Era stata la prima parola.
“hai freddo?”  continuò lui, vedendo che continuava a tremare, come quella piccola mano fredda che teneva tra le sue. Lei annuì, e Luca si sfilò la giacca di pelle che indossava per posarla sulle spalle di lei. Sapeva esattamente cosa fare in quei casi: un contatto minino con la vittima, facendole capire che poteva liberarsene in qualsiasi momento qualora lo avesse voluto, una bevanda calda, tanto silenzio e tranquillità. Niente fretta, niente apprensione. Piano piano si sarebbe ripresa da sola.
“erano già qui, io non..” cominciò Anna, ma Luca la zittì
“sshh, non ci pensare! Non è stata colpa tua, anzi!” le baciò la mano che ancora teneva tra le sue. Anna provò ad abbozzare un sorriso e annuì, mentre Luca si alzava per posarle davanti  una tazza fumante.
“Bevi, ti farà bene” le disse, rispondendo al telefono che squillava.
 
Era passata più di un’ora, e Anna era tornata tranquilla. Si era fatta una doccia, messa una tuta comoda e larga ed era rimasta ad ascoltare Luca di nuovo al telefono con Irene, che lo aveva chiamato per sapere se Anna si fosse ripresa e per aggiornarlo, per poi farsi direttamente passare l’amica. Quando anche lei chiuse la chiamata, Luca le annunciò che sarebbe andato a dormire e che probabilmente anche lei avrebbe dovuto riposarsi.
“puoi dormire con me, stanotte? Ho paura da sola” lo implorò lei. Lui rispose baciandola in fronte.
“doccia al volo, mi cambio e sono da te” disse.
 
*
 
Luca passò velocemente dal sonno leggero ed agitato che l’aveva accompagnato per tutta la notte allo stato cosciente. Ad occhi chiusi si rese perfettamente conto di avere ancora Anna tra le braccia e che quello che stava respirando era niente di meno che il profumo dei sui lunghi capelli. Ancora una volta fu investito dal senso di colpa. Colpa per essere lì, per essersi addormentato, per aver trascinato Anna in quel casino. Lei dormiva ancora, cosa che sollevò, ma solo minimamente, Luca. Sembrava tranquilla, ma sembrava anche una bambina indifesa. Era raggomitolata su se stessa, in posizione fetale o quasi. Una mano chiusa in un pugno lento accanto al viso, l’altra abbandonata sul letto dopo aver stretto a lungo quella dell’amico, che le aveva tenuto compagnia tutta la notte, facendo aderire il proprio corpo al suo, nella speranza di regalarle calore, protezione e sicurezza, nella speranza di farle capire che non l’avrebbe più messa nei guai come la sera precedente.
Anna si svegliò poco più tardi, il braccio di Luca ancora attorno alla sua vita. Si girò e incontrò lo sguardo dell’amico.
“ciao” bisbigliò. Lui si sollevò  di lato, puntellandosi con il gomito e usò la mano che fino a quel momento aveva cinto i fianchi di lei per accarezzarle i capelli.
“come stai?” le chiese, senza curarsi di nascondere l’apprensione.
“sto bene. Adesso è tutto okay, è stato solo ieri che ho avuto un po’ paura che potesse succedere di nuovo..”
Luca strinse la mano in un pugno.
“non potevo permetterlo. L’avrei ucciso quel bastardo”
“beh, ci sei andato vicino” rispose lei, alzandosi. Lui la imitò ed indugiò ancora, ma non ebbe bisogno di dire nulla: Anna aveva già capito. Gli sorrise e fece il giro del letto, per raggiungerlo e sedersi sulle sue gambe.
“Guarda che sto bene davvero. Sei stato meraviglioso! E poi lo sapevo che saresti arrivato a salvarmi!”
“però ho rischiato di arrivare troppo tardi” rispose lui con un sorriso amaro.
“ma non l’hai fatto. Ti prego, è finito tutto e io sto bene, non tormentarti ancora”
Leggermente rincuorato Luca annuì e strinse l’amica in un abbraccio.
“Ieri ho passato la mezz’ora più brutta della mia vita” le confidò in un sussurro.
“Non pensarci più. Pensa solo che si è risolto tutto senza danni. Il mio principe ritardatario è arrivato giusto in tempo!”
“Principe ritardatario?” rise lui.
“sì. Ti conosco, direi, e so che fino a che non ti do un po’ corda continui con ‘sta lagna del ‘e colpa mia’ eccetera, quindi sei il mio principe ritardatario!” concluse lei sorridendo. Lui sembrò pensarci su.
“forse, più che ritardatario, mi si addice meglio ritardato!” concluse, facendo ridere l’amica.
“dai, principe ritardatario ritardato, muoversi! O il commissario ci sgrida!” esclamò lei alzandosi e occupando il bagno.  Più sollevato Luca lasciò la stanza di Anna per andarsi a preparare. Ma non era ancora del tutto tranquillo.
 
*
 
Erano tutti radunati nell’ufficio ispettori, dove si respirava un clima leggero grazie anche alla fine di quel caso abbastanza spinoso.
“commissario, ieri ho messo a repentaglio la vita di una collega, mi dispiace” si scusò Luca mesto, davanti a tutti.
Anna lo guardò sorpresa:
“ma che c’entri tu!? Non si poteva prevedere, quindi..” disse lei, senza finire la frase, lasciandogli chiaramente intendere per la millesima volta che non lo considerava assolutamente responsabile.
“scusate ragazzi, l’importante è che li abbiamo arrestati, no?” intervenne Irene prima che qualcun altro potesse parlare.
“Sono d’accordo con lei! Era un’operazione difficile e l’hai portata a termine con successo, complimenti!” disse il Commissario gesticolando, mentre un sorridente Alessandro si univa a loro e Luca ringraziava.
“Ha chiamato Angela, ha chiesto se sono stati arrestati i suoi aggressori” comunicò Ale.
“beh, chiamala tu personalmente, no?” Anna si rivolse a Luca. Sapeva quanto potesse tenere ad essere lui a comunicarle la lieta notizia, infatti  fu ben felice di accettare la proposta di Anna.
“ah, poi c’è un’altra cosa” esitò lei, scambiandosi occhiate eloquenti con gli altri. Prese un pacchettino blu, mentre i presenti cominciavano a sorridere.
“Aspettavamo l’occasione giusta, e questa mi sembra proprio..” continuò lei porgendo quella scatolina ad un sorpreso Luca.
“che è, uno scherzo? Eh? Ridi, guarda” disse lui, anche per dissimulare l’imbarazzo, mentre tutti, ormai, prendevano a ridacchiare. Aprì il pacco
“Porta distintivo nuovo! Anvedi che bello!” esclamò.
“no no, complimenti! Guarda che i gradi te li sei guadagnati sul campo!” chiocciò Marcello.
“è vero, è vero” finse di darsi delle arie Luca, mentre il telefono prendeva a squillare e Anna si vide costretta a farlo notare a Raffaele, che rispose.
“commissario, era Lombardi. Ha detto che il dottor Corradi è appena arrivato e l’attende nel suo ufficio” comunicò una volta chiuso l’apparecchio.
Marcello uscì complimentandosi per l’ennesima volta con Luca, che gli urlò dietro i suoi ringraziamenti e poi, tornando a parlare con il suo tono di voce normale, si rivolse agli altri:
“aò, a questo punto comunicazione di servizio: tutti a cena fuori! Paga Raffaele!” e mentre loro scoppiavano a ridere e Irene lo abbracciava, Raffaele cominciò a protestare, avvicinandosi a Luca per dargli una bottarella scherzosa sul collo.
“sempre la mano pesante, lui, eh?” rise Luca, mentre tutti si allontanavano. Si passò il nuovo porta distintivo da una mano all’altra, e poi si rivolse all’amica prediletta:
“Agente Gori, Permette?”
“sì, Ispettore?”
Luca le mostrò il dono, chiaro simbolo di autorità a cui ubbidire.
“abbracci subito il suo superiore!” esclamò, facendola ridere. Lei non se lo fece ripetere due volte,  e lo strinse forte a sé.
“Complimenti” gli mormorò all’orecchio.
“grazie, ti voglio bene!” rispose lui stringendola.

Luca rientrò in ufficio, fermandosi sulla soglia per osservare Anna. Era evidente che fosse più serena, ma lui continuava a sentirsi in colpa. Non riusciva a fare a meno di chiedersi se era stata casuale, in  lei, la scelta di quella maglietta grigia e anonima, completamente chiusa e accollata, quasi fosse un inconscio scudo o protezione che si era andata a creare. Chissà se nella sua psiche, per l’avvenimento della sera prima aveva giocato un ruolo importante anche quella camicetta scollata che indossava, si chiese Luca. Camicetta che tra l’altro le stava così bene! Ma, poco ma sicuro, sarebbe passato ancora un po’ di tempo prima di vederla di nuovo addosso all’amica. Luca continuava il suo monologo mentale, quando Anna alzò lo sguardo ed incrociò il suo.
“ehi, che fai lì?”
“nulla, pensavo”
“non ti starai ancora tormentando con ‘sta storia, spero!”
Lui distolse lo sguardo senza parlare, e non poté dare risposta più chiara alla sua migliore amica.
“no eh!” esclamò quella alzandosi per raggiungerlo. “Come dobbiamo dirtelo? Non è colpa tua!”
“Dai Anna, mi conosci! Lo sai che mi ci vorrà un po’ di tempo” si difese lui.
“sei uno zuccone!” protestò l’amica. Ma non riuscì  a rimanere seria e così lo abbracciò “il mio zuccone preferito” bisbigliò.  Luca ridacchiò per poi cambiare argomento.
“prima di metterci a lavorare, che ne dici di farla davvero una bella cena tutti insieme, stasera?tu dove preferisci andare?”
“ristorante di pesce! Se paga Raffaele lo prosciughiamo!” esultò lei, mentre Luca scoppiava a ridere.
 
*
 
I resti della cena giacevano sparpagliati sulla lunga tavolata, numerose caraffe ormai vuote facevano spicco, in ordine sparso, tra i vassoi altrettanto vuoti. Il gruppo seduto lì attorno era allegro e chiassoso. C’erano quasi tutti: giusto il commissario aveva rifiutato l’invito, adducendo come scusa un impegno precedente preso con la famiglia. Ma c’erano Vittoria e Giuseppe, Ugo e Adele, Antonio e Veronica, Alessandro e Irene insieme a Stefano, Raffaele che per tutta la serata non aveva tolto gli occhi di dosso da un’Anna decisamente infastidita e che, forse per questo motivo, era rimasta appiccicata a Luca più del solito. In questo, poteva aver giocato il suo ruolo anche il vino che Luca, dopo un po’, le aveva tolto da davanti nonostante le vive proteste di lei, liquidandola con un “non mi va di passare tutta la notte a vedere che stai male” al quale lei sembrava essersi arresa. Raffaele, nel mentre, aveva fatto di tutto per farsi notare da lei, che però non gli aveva riservato nemmeno una volta particolare confidenza o qualcosa di più di una cordiale ma spazientita attenzione. Il contrario invece succedeva con Luca, dal quale Anna pendeva dalle labbra, sia per davvero sia per finta, di modo da infastidire e far ingelosire Raffaele e, per contro, suscitare tanta tenerezza in Vittoria e Antonio, sempre vigili e pronti a cogliere il primo segnale per tutto quello che riguardava “i loro piccoli e timidi ragazzi”.
Continuarono così a lungo, tutti insieme tra chiacchiere e punzecchiamenti, fino a che Stefano non cominciò a dare segni di cedimento: per Irene si era fatta ora di andare a casa, e, per proprietà transitiva, anche per Alessandro. Fu un po’ per tutti il segnale di fine serata: del resto uscivano da una giornata di lavoro e l’indomani a tutti ne spettava un’altra.
“Allora Raffaè, offri te?” la domanda di Luca arrivò dritta e scherzosa, distraendolo da un sogno ad occhi aperti in cui era coinvolta una collega a caso. Prese e borbottare qualcosa quando le risate di tutti lo raggiunsero informandolo che il giovane Ispettore stesse solo scherzando, ciò era sottolineato dal fatto che tutti si stavano tastando chi le tasche e chi le borse per pagare la propria quota.
Ma se a qualcuno sfuggì il litigio sussurrato in corso tra Anna e Luca perché lui voleva offrirle la cena e lei non voleva, non passò di certo inosservato ai loro personali tre avvoltoi, e fortunatamente Raf ebbe il buon senso di non intromettersi: qualcosa gli diceva che Anna non l’avrebbe presa bene, abbassando le già esigue possibilità di un successo con lei. Senza preoccuparsi di dare nell’occhio, si avvicinò ad Alessandro, un po’ accigliato, un po’ incuriosito:
“Alessà, ma tu sei proprio sicuro che non stanno insieme?” chiese. L’altro sospirò.
“Sì, Raffaè, sono sicuro. E sono sicuro anche che a Luca non piacciano le donne!”
“ma proprio al cento per cento?” incalzò. Ma l’amico si spazientì:
“Senti un po’, sei grande e grosso, adulto e vaccinato. Perché non chiedi direttamente a loro? oppure chiedi ad Anna di uscire, visto che ci tieni tanto, ma smettila di stressare!” sbottò. Ma Raff, ignaro del pericolo, continuò:
“ma se mi dicono che stanno insieme?”
“te ne fai una ragione!”
“e se mi dicono che devo farmi gli affari miei?”
“beh, in tal caso, hanno ragione”
“ma se invece dicono che non stanno insieme e basta?”
“chiedi ad anna di uscire, no?”
“e se mi dice di no?”
“ti arrangi”
“e se mi dice che è lesbica?”
“lasciatelo dire, ma sei proprio sfigato, amico!”
“ e se..” Ma Ale lo interruppe:
“E se mi fai una sola altra domanda mi macchierò d’omicidio, sappilo! C’ho già abbastanza problemi per conto mio senza dover badare a te che fai il tredicenne con l’ormone impazzito!” abbaiò minaccioso. E con suo sommo sollievo, Raffaele smise di fare domande. Di farle a lui almeno, perché non si risparmiò di interrogare chiunque gli capitasse a tiro, fino ad arrivare direttamente a Luca, fingendo un poco convincente fare disinteressato.
“Ciao Lù” iniziò.
“Ciao Raffaè” Luca aveva deciso di assecondarlo, nascondendo un sorrisino divertito. Voleva vedere fino a che punto il nuovo collega si sarebbe spinto.
“Bella soddisfazione, vero? La promozione?” iniziò quello.
“Molto, e pensa che all’inizio nemmeno volevo fare il concorso”
“no? E perché?”
“non era nei miei interessi”
“e poi hai cambiato idea così, di punto in bianco?”
“non proprio, mi ha convinto Anna. Pensa, è rimasta tutto il tempo a studiare insieme a me, alla fine poteva quasi darlo pure lei, solo che non ha voluto” raccontò Luca infilandosi la giacca.
“certo che dovete aver passato proprio tanto tempo insieme.. insomma, studiare per un concorso..” Raf stava già sondando il campo, e Luca decise di lasciarlo fare, almeno fino a che non se ne fosse uscito con una frase tanto infelice quanto fastidiosa.
“Sì, molto tempo infatti. Ma abitando insieme non ci è certo mancato o l’abbiamo dovuto forzare chissà come”
“chiaro! Ma tutto quel tempo così, a studiare soltanto..!?” eccolo. Non si era smentito. E il tono e il modo irritarono Luca:
“Raffaè, dove vuoi arrivare?” ringhiò piano. L’interpellato prese a balbettare imbarazzato per tacere non appena Anna e tutte le altre donne fecero ritorno dal bagno, ove si erano recate in massa.
L’oggetto di interesse lasciò vagare uno sguardo inquisitore da Luca a Raf. Non le ci volle molto a intuire di cosa stessero parlando. Sbuffò impercettibilmente e regalò un sorriso sornione al solo Luca, prendendolo sotto braccio e chiedendogli se potevano andare a casa.
“ma perché non facciamo qualcosa insieme?” propose Raffaele di getto.
Luca distolse lo sguardo: di certo l’invito non era esteso pure a lui!
“No, grazie ma non mi va, sono molto stanca” rifiutò – ci provò - Anna.
“Ma dai, è ancora presto! Non facciamo nulla di impegnativo e viene anche Luca, vero?” insisté Raffaele. Ma prima che lui potesse ribattere, rispose Anna:
“sarà pure presto, ma io sono stanca!”
Luca intervenne schierandosi dalla parte dell’amica:
“sono stanco anch’io, Raffaè! Stanotte non abbiamo dormito molto. Sarà per un’altra volta” disse chiudendo il discorso. Anna esultò silenziosamente dentro di sé: quella spiegazione innocente aveva dato al fastidioso collega tanto materiale su cui riflettere e da interpretare. Non abbiamo dormito molto: lasciava spazio a diverse interpretazioni, una meno ingenua dell’altra, se non fosse che la vicenda della sera prima le influenzava un po’ e giustificavano una notte insonne. Ma la giustificavano per Anna, Luca cosa c’entrava!? Si domandò Raffaele. Non ebbe cuore di indagare più a fondo, e con un vago senso di depressione fu costretto a guardare quei due che si allontanavano insieme, tenendosi a braccetto. Li guardava parlottare e vedeva lei ridere divertita a qualcosa di divertente che doveva aver detto l’amico, per poi posare la testa sulla spalla di lui.
Raf si sentì posare una mano sulla spalla e si voltò verso un sorridente Antonio:
“sono bellissimi, non è vero?” disse l’anziano poliziotto, con un sorriso intenerito sulle labbra e un sacco di affetto nello sguardo. Poteva alludere solo ad Anna e Luca, che stava guardando andare via.
“sì.. sì, so’ proprio carucci” si vide costretto a rispondere Raffaele. Niente da fare: se per qualche strano miracolo Anna avesse deciso di interessarsi a lui, non avrebbero avuto la benedizione di nessuno, forse gli sarebbe toccato qualche castigo. Sospirò. Fortuna che non aveva parlato con la madre! Non sarebbe stato tanto semplice riuscire a ritirare tutti gli inviti alle nozze, la prenotazione al ristorante e alla chiesa e rimandare indietro i vestiti da cerimonia!
 
Anna e Luca erano in macchina, sulla via del ritorno a casa.
“sei davvero tanto stanca?” chiese lui un po’ ingenuamente ingranando la marcia per ripartire al verde di un semaforo.
“no, ma non sapevo come scaricarlo” ridacchiò Anna facendo ridere anche l’amico.
“Povero piccolo Raffaele!” commentò.
“ma che povero!!! È solo un rompiscatole e inoltre mi angoscia. Non hai visto? Non ha fatto altro che guardarmi tutta la sera, cosa che fa di continuo, anche a lavoro e mi mette ansia! Inoltre non l’ho mai visto una volta farsi i fatti suoi, Ire mi ha detto che ha praticamente fatto un interrogatorio ad Ale per scoprire tutti i fatti miei!” disse lei infervorata, divertendo l’amico che si sforzava di non ridere.
“non solo ad Ale” commentò lui senza il coraggio di guardarla.
“cosa sai tu che io non so? Che ha chiesto?” chiese lei a bruciapelo, con una nota minacciosa nella voce. Luca la conosceva abbastanza bene da sapere che non era proprio il caso di lasciare cadere l’argomento o di mentire: Anna esigeva delle risposte, e sarebbe stata in grado di captare la più piccola delle bugie. Inoltre, visto che era direttamente coinvolta nell’argomento, aveva anche il diritto di sapere la verità.
“beh, sai.. all’inizio ha cercato semplicemente di capire se stessimo insieme, poi quando ha saputo della convivenza l’ha dato per scontato.. ma dopo qualcuno –e ti giuro che non so chi sia- gli ha detto che in realtà siamo solo amici” spiegò lui. Anna sbuffò e lui riprese il discorso, ma molto più incerto:
“poi, ecco, ha cercato di scpecstatotroi” concluse in fretta mentre il tono si affievoliva, ma ovviamente Anna, non afferrando l’ultima parte, gli chiese di ripetere.
“se te lo dico lo ammazzi?”
“no” mentì la donna.
“facciamo che ha cercato di capire se, cosa, quanto e quando c’è stato qualcosa fra noi. Ma ti giuro che non gli ho detto niente!” disse in fretta, senza mai prendere il respiro.
“non gli hai detto nemmeno di farsi gli affari suoi?” mugugnò l’altra.
“beh, no, alla fine sarebbe stata una conferma dei suoi pensieri, non pensi? Comunque dovrebbe aver capito quanto fastidio mi abbiano dato certe domande”
“ne dubito. Insomma, però qualcosa te lo potevi inventare, no?” Anna stava scendendo dalla macchina e, contemporaneamente, cercando le chiavi di casa nel casino della sua borsetta.
“qualcosa di che tipo?” chiese Luca interessato.
“ma non lo so.. che ci dobbiamo sposare, che stiamo gettando le basi per una relazione, che avremo un bambino, che siamo sotto copertura.. inventiva caro! La verità no.. di certo dirgli che c’è stato giusto un bacio una volta non lo ferma né convince” Anna concluse il suo monologo riprendendosi le cose che aveva piazzato nelle mani di Luca vuotando la borsa, senza però il coraggio di guardarlo in faccia, e anche lui, imbarazzato, preferì evitare commenti e cambiare argomento:
“senti, visto che è effettivamente presto, prima di salire in casa vuoi fare qualcosa?” chiese.
“mi farebbe piacere, ma c’è ancora il film che ho preso ieri e tutto il casino che hanno fatto quelli da sistemare, se non metto a posto ora non lo farò più. Anzi, se mi aiuti non è che  mi faccia così schifo!”
“agli ordini, capo! Pulire casa è proprio il mio ideale di serata divertente o romantica” ridacchiò Luca.
“Anche il mio: io me ne sto seduta a rilassarmi e il lui in questione lustra tutto, una volta finito mi fa coccole e massaggi”lo schernì Anna.
“pure!? Beh, ci sto alle coccole e i massaggi, ma puliamo insieme”commentò Luca ridendo, cominciando già a raccogliere la roba sparpagliata a terra.
 
*
 
Anna si lasciò cadere sul divano con uno sbuffo. Insieme ci avevano messo un paio d’ore a sistemare e il giorno dopo avrebbero pensato alla rimanenza delle pulizie, per il momento si accontentavano di aver restituito alla casa un aspetto più umano. Luca le si era seduto accanto dopo aver abbandonato all’ingresso un sacco della spazzatura con i cocci e i resti di quello che la sera prima era andato distrutto.
“Non voglio mai più un casino simile, mai più!” esclamò lei.
“ma su, è stato divertente” la schernì Luca guadagnandosi un’occhiataccia a cui rispose ridacchiando e sporgendosi per posare un delicato bacio sulla guancia all’amica. Guancia, sì, ma non poi così lontano dalle labbra. Lei lo guardò un po’ stupita:
“questo era per?” chiese.
“per.. farmi perdonare e perché mi andava?”
“me lo chiedi?”
“no, lo affermo. Ma perché, ti dispiace?”
Lei sorrise e scosse la testa in segno di diniego. “affatto!” disse, per sottolineare la sua risposta, e gettò le braccia al collo dell’amico. Quand’egli ricambiò l’abbraccio, lei lo interpretò come segnale di via libera per poterglisi arrampicare addosso, cosa che fece, facendolo ridere.
“comodo il mio koala?” domandò.
“comodissima!” Anna aveva posato il volto sul petto dell’amico, e non accennava a volersi togliere da lì. Non che a lui dispiacesse, ma qualcosa gli diceva che la situazione era potenzialmente rischiosa: ultimamente, quando si trovava molto vicino a lei, si era accorto di provare strani impulsi, e si era sorpreso da solo nel ritrovarsi a fantasticare sull’amica. Non potendo fare altro, prese ad accarezzarle la schiena ed i capelli, e gli sfuggì un sorrisino tra l’intenerito e il divertito nel constatare quanto lei si stesse rilassando sotto il suo tocco. Da un lato, tutto ciò, lo lusingava anche: riconosceva quanto fosse importante che Anna, date le sue esperienze e le sue paure, si sentisse tanto al sicuro insieme a lui.
Dopo qualche minuto passato così, Anna posò la guancia sopra la spalla di Luca, rivolta verso di lui. Sentiva il suo respiro caldo. Ed era vagamente consapevole del proprio che finiva con il solleticargli il collo. E il cuore che martellava furiosamente sotto le sue dita le diceva chiaramente che nemmeno a lui era del tutto indifferente quella situazione. La tentazione di non muovere un muscolo per vedere come si sarebbe risolta la situazione e come avrebbe reagito lui era forte, ma alla fine decise, seppure riluttante, di tornare a sedersi al fianco dell’amico. Le parve di sentire un lieve sospiro quando lo fece, ma non seppe dire se era di sollievo o di delusione.
“che facciamo?” chiese lei guardandosi attorno in cerca d’ispirazione.
“non lo so. Tu cosa vuoi fare?”
Anna guardò male l’amico: quella scena da cartone disney si ripeteva spesso e volentieri e, lo sapevano entrambi, se Luca non avesse smesso, prima o poi lei gli avrebbe tirato addosso qualcosa.
Capendo al volo lui si alzò ridacchiando per sparire in cucina, e ricomparve pochissimi istanti dopo con una mezza bottiglia di vino in mano e due calici.
“se non sbaglio ti ho promesso un massaggio. E intanto c’è questa, è la bottiglia che abbiamo iniziato due sere fa” disse, versando il vino.
“cin cin!” disse pochi secondi dopo, porgendo un bicchiere all’amica.
“a cosa brindiamo?” chiese lei. Lui parve pensarci un momento, poi sorrise:
“a noi due e alla nostra amicizia. Che possa durare!”
Lei rispose con il più bello dei sorrisi e fece tintinnare il vetro del suo bicchiere con quello di lui prima di berne un sorsino. E la serata così passò rapida, tra chiacchiere e risate, con la bottiglia che diventava sempre più vuota e loro sempre più allegri, ma mai meno lucidi: erano entrambi in sé, ben lontani anche dalla più leggera delle sbronze.
Fu forse per quello, o forse no, che presero a beccarsi e stuzzicarsi con più insistenza del loro solito, alternando anche momenti in cui si scambiavano coccole e tenerezze. Ed era in uno di questi momenti che lei, abbandonata nell’abbraccio di Luca, prese a schioccargli dei baci nelle orecchie, con il chiaro intento di dargli fastidio e ridacchiando divertita alle sue ammonizioni:
“ti faccio il solletico se ci provi di nuovo!” la minacciò lui, ben sapendo quando l’amica lo soffrisse. Ma lei, per sfida o altro, gli schioccò un altro bacio, ridendo. Risate che negli attimi successivi si trasformarono in urletti, mentre tentava di difendersi e allontanare le mani di lui già pronte per la tortura che l’aspettava. Nel disperato tentativo di sfuggirgli, Anna si divincolò nella sua presa per correre via a rifugiarsi nella propria stanza, aumentando le risate quando si rese conto che lui le fosse dietro. Provò a chiuderlo fuori dalla camera, ma Luca era troppo forte per lei e riuscì subito a spalancare quella porta che Anna stava cercando di chiudere. Lei come unica via di fuga trovò il letto e vi si buttò sopra cercando di raggomitolarsi e, allo stesso tempo, tenendo Luca sotto tiro di pugni e calci. Ma Luca non si sarebbe certo arreso davanti a così poco, soprattutto sapendo che l’amica non gli avrebbe mai voluto fare male. In un attimo le fu sopra, il bacino immediatamente sotto quello di lei in modo da impedirle di piegare le gambe e poterlo colpire con potenziali ginocchiate. Era in corso una lotta tutta di schiaffetti e manate: Anna cercava di difendersi e attaccarlo insieme, Luca invece cercava di bloccarla e farle il solletico. Per un po’ ebbe la meglio lui, riuscendo con una mano sola a bloccare entrambe quelle di Anna e con l’altra a tormentarla. Ma lei si contorceva sotto di lui, riuscendo così, con qualche sforzo, a liberare una mano che usò per difendersi prendendo a tempestare di pugni il petto dell’amico, ancora sopra di lei. Pochi colpi più tardi Luca le riprese il polso, bloccandoglieli entrambi sopra la testa, contro il materasso. Si ritrovarono terribilmente vicini, il respiro affannato per la corsa e la lotta. Si bloccarono guardandosi in silenzio. Era la prima volta che capitava loro di ritrovarsi in una situazione simile, e pur essendo abituati a stare sempre molto vicini, sperimentarono un imbarazzo assolutamente inusuale per loro, provato forse solo quando si erano baciati. E qualcosa diceva loro che anche questa volta non ci sarebbero andati molto lontano. Luca deglutì a vuoto guardando l’amica. Era immobile sotto di lui, se non fosse per il petto che si sollevava e abbassava ritmicamente, seguendo il suo respiro leggermente affannato. Le labbra erano dischiuse. Negli occhi le si leggeva una vaga apprensione, che Luca attribuì a quell’immobilità che prolungava a dismisura ogni secondo, incrementando ansie, pensieri e voglie. Forse Anna voleva qualcosa, forse voleva lui, ma non voleva essere lei a dover prendere l’iniziativa. Con esasperante lentezza Luca si avvicinò sempre di più al volto di lei, fino a coinvolgerla in un bacio che, piano piano, si fece sempre più audace e, senza volerlo, si ritrovò a stringere con più forza i polsi di Anna. Ma un basso mugolio come spaventato lo fecero ritrarre subito, quasi si fosse scottato, e senza capire guardò l’amica. Nei suo occhi leggeva ora un po’ di vergogna, oltre la paura.
“Puoi lasciarmi i polsi?” bisbigliò piano. Dandosi mentalmente dello stupido Luca la lasciò andare subito: come aveva fatto a non pensarci prima? Né  a rendersi conto che la paura che percepiva in lei era esattamente per quel motivo? Era ovvio che ritrovarsi con gli arti bloccati, in quella situazione, le poteva ricordare le sue brutte esperienze pregresse più di qualsiasi altra cosa, non c’era da stupirsi, poi, se fosse tornata a chiudersi come un riccio.
Balbettando delle scuse imbarazzate, Luca fece per togliersi di dosso dall’amica, ma lei lo bloccò circondandogli il collo con le braccia finalmente libere, quasi tirandoselo sopra.
“no, non andare.. bastava lasciarmi libere le mani” soffiò prima di posargli un incerto bacio a fior di labbra.
“Anna, io.. più andiamo avanti e meno sarò in grado di fermarmi” l’avvertì Luca, ansioso. Non voleva spaventarla, non voleva farle del male, fisico o mentale che fosse.
“nessuno ti dice di fermarti” rispose lei, piantando gli occhi in quelli del giovane Ispettore. Luca esitò: vedeva ancora una traccia di paura, ma vedeva anche una certa determinazione.. e molto di più. Le accarezzò il volto con una mano, poi lasciandola ferma sulla guancia per sfiorarla con il pollice il labbro inferiore nella sua lunghezza. Sospirò.
“Sei sicura?” le chiese. Voleva essere lui ad essere rassicurato.
“sì che lo sono.. con te sì”.
Un ultimo sorriso, un bacio che diventava sempre più profondo e poi tutto andò da sé, con la paura che, mano a mano, li abbandonava.
 
La sveglia suonava insistente con il suo trillare allegro, ma fu messa a tacere dopo qualche sbuffo e manata dopo. Anna si stropicciò gli occhi reprimendo uno sbadiglio.
“buongiorno” disse una voce accanto a lei. Luca, ancora sdraiato al suo fianco, le sorrideva.
“ ‘giorno” borbottò lei una volta tiratasi su a sedere,tormentandosi le lenzuola in grembo.
“c’è qualcosa che non va?” l’uomo era sospettoso. Conosceva bene l’amica.
“beh, ecco.. diciamo che non sono abituata a svegliarmi accanto a qualcuno, ancora meno dopo.. quello.. cosa si dovrebbe fare?”
Ma Luca scoppiò a ridere e in un attimo l’aveva stesa:
“Diciamo che se ti svegli che quel qualcuno è ancora insieme a te nel letto, lo puoi considerare un bel successo” sorrise beffardo. Continuò con uno scintillio nello sguardo:
“e se ti bacia..” si interruppe per un lungo bacio che Anna, pur sentendosi stupida, fu ben lieta di ricambiare  “..è ancora meglio. E  se fa così, beh, di che ti lamenti? La nuova giornata comincerà esattamente come hai concluso la precedente. E a tutti gli effetti direi che c’hai l’uomo.” concluse Luca ridacchiando, mentre infilava la mano sotto la maglietta che Anna si era infilata prima di mettersi a dormire.
“sì, e se ci proviamo non oso immaginare quanto ritardo facciamo al commissariato!” rispose Anna alzandosi controvoglia. Luca sbuffò e si alzò pure lui:
“possiamo sempre dire che ci siamo trattenuti a letto. Se capiscono come, c’è chi ne sarà bene felice.. e chi invece si dispererà!”
Anna lo guardò con sufficienza:
se capiscono come? In quel covo di maliziosi, figurati! Mi sorprenderei se andassero a pensare che ci siamo riaddormentati!”
“errore cara!” Luca le sventolava davanti un dito. “stiamo parlando di noi due! Non penseranno mai a quello che è effettivamente successo” disse, seguendola fino davanti la porta del bagno. Ma quando lei si mise davanti allo specchio, lui si accorse prima di un dettaglio che normalmente non c’era.
Ops, invece mi sa che lo capiscono subito!
Pure il suo pensiero ridacchiava divertito, per poi trasformarsi in un urlo spaventato quando anche Anna notò quella macchiolina scura sul collo e prese a inveire contro di lui, ribaltando la situazione della sera precedente: ora era Luca a scappare e lei ad inseguirlo. Ma quando si ritrovarono di nuovo in camera da letto, Anna seppe che, se non avesse deposto le armi, sarebbe finita esattamente nello stesso modo, e data l’evidenza dell’accaduto non se la sentiva di dare al commissario e al commissariato una scusa per il loro primo, inevitabile, grosso ritardo. Sotto lo sguardo incredulo di Luca si arrese e tornò a prepararsi per la giornata di lavoro che li aspettava, sorprendendolo ulteriormente rispondendo con un diniego quando lui, per farsi perdonare, le chiese se dovesse portarle il fondotinta per coprire il succhiotto.
Davanti allo sguardo sorpreso e confuso del giovane Ispettore, Anna rispose con un allegro e, in qualche modo, maligno “non vedo l’ora di vedere la reazione di Raffaele!”
Luca scosse la testa, divertito: “poi quelli stronzi sono gli uomini!” commentò.
“zitto tu!” rispose l’altra, usando il suo nuovo metodo per assicurarsi che lui le obbedisse: un bacio. Uno di quelli che, dalla sera precedente, non avrebbe più smesso di dare. E sapeva che per Luca era la stessa cosa. Lui sospirò:
“Annì, lo sai che se facciamo così ci scoprono subito, sì?”
“che lo scoprano” disse lei. “Non facciamo mica niente di male! Perché nasconderci?”
Un sorriso, un buffetto, ed Anna stava già prendendo le chiavi della macchina prima di uscire dall’appartamento, con Luca immediatamente dietro di lei. Infondo, non era cambiato molto, no? Erano sempre loro, Anna e Luca. Amici, colleghi e, da quel momento, molto di più.  

 

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Capitolo 2
*** se Anna non avesse perso il bambino? ***


fine distretto 7, gravidanza non proprio gradita di Anna. Nessun episodio particolare, solo la prima frase è dall'ultimo della suddetta serie. 


se.. se Anna non avesse perso il bambino?

“Oh, qualsiasi cosa tu deciderai di fare - qualsiasi! - io ci sarò! capito?” Le parole di Luca, per quanto fossero di circostanza, erano ben più che sincere, Anna lo sapeva bene. E l’avevano accompagnata sempre,  da quando gliele aveva dette dopo essersi ripreso dal leggero shock che la sua confidenza gli aveva causato. Certo se lo aspettava: era ovvio che quella gravidanza fosse una sorpresa, e nemmeno molto gradita date le circostanze. Ma era successo, e lei sapeva bene che sarebbe bastata poca attenzione in più per evitare ogni problema, e si ritrovava a pensarci sempre, pure con un vago senso di colpa nei confronti di Vittoria. Era con aria di scuse che la guardava, senza in realtà vederla, in quel letto d’ospedale dopo la minaccia di aborto:  lei che con Giuseppe desiderava più di qualsiasi altra cosa avere un figlio, rischiava di perdere quella creaturina innocente che quasi per miracolo portava in grembo, e lo faceva con enorme gioia. Mentre per anna quella pancia ancora piatta pesava come un grande fardello, un segreto sporco e inconfessabile.

E la frase di Luca l’aveva confusa ancora di più: che cos’era giusto fare? Che poteva fare?  Le tre soluzioni trovate le vorticavano in testa continuamente:  tenerlo, abortire o darlo in adozione? Doveva decidere alla svelta, anche perché presto le alternative si sarebbero ridotte a due automaticamente. Sdraiata sul letto, con un cuscino stretto sulla pancia, ci pensava senza però riuscire a prendere una decisione: tutto le sembrava giusto e sbagliato al contempo. Tenerlo le avrebbe fatto male, non sarebbe mai stata in grado di dargli tutto l’amore di cui avrebbe avuto bisogno. Ma separarsi da lui (o lei) dopo 9 mesi che l’aveva tenuto dentro di sé le sembrava ancora più tremendo, non sarebbe certo riuscita a separarsene, lo sapeva bene.  Non le restava che abortire. Eppure le sembrava così sbagliato! Non era mica stato il piccolo a chiederle di venire al mondo, e lei sapeva benissimo che non le ci sarebbe voluto molto per evitare quella situazione. E pure le parole che Luca le aveva rivolto la sera a casa avevano avuto il potere di farla sembrare stupida, benché lui non ne avesse avuto l’intenzione:“eppure vi conoscevate da poco! Pensavo che prendeste precauzioni! Sei giovanissima, è ovvio che le probabilità che succedesse fossero altissime”
“Oh, Luca, lo so!! E infatti è sempre stato così, ma lui.. insomma, non sempre.. e poi ci sono gli incidenti di percorso, lo sai!”
“e appunto per questo potevi pensare a prendere qualcosa tu, che è pure più sicuro”
“a pensarci dopo è facile. TI prego, non parliamone più, già mi sento una stupida, adesso non è che possa tornare indietro”
E lui si era scusato, abbracciandola e cullandola piano, mentre lei piangeva.
Un bussare leggero interruppe il flusso dei suoi pensieri, riscuotendola dal torpore nella quale era caduta. Alzò appena il volto per invitare Luca ad entrare.
“pensieri?” domandò lui sedendosi accanto.
“già. Più ci penso e più non so cosa fare” sbuffò Anna mettendosi seduta. Non era la prima volta che ne parlavano, e finivano sempre con il dire le stesse identiche cose, per cui Luca sospirò:
“senti, leggevo delle cose al computer.. sai, erbe e cose simili con proprietà particolari.. ce ne sono alcune che aiutano e favoriscono il ciclo, e sono controindicate in gravidanza, in quanto in grado di provocare un aborto spontaneo.. se il tuo problema è l’aborto terapeutico, insomma..” lasciò la frase sospesa: per quanto non condividesse l’idea dell’aborto in generale, non era una scelta sua.
“Erbe di che tipo?”
“non so, l’unica che ricordo è il prezzemolo, le altre avevano nomi strani. Ma se vai in erboristeria e chiedi qualche cosa che favorisca il ciclo e cose simili sapranno certamente aiutarti. Però, se vuoi, mi informo meglio” “ma no! È terribile! È esattamente come un aborto terapeutico, così lo ammazzi proprio!” Anna era scandalizzata: come poteva farle una proposta del genere? Proprio Luca, poi? Però lui le sorrise:
“beh, se reagisci così hai già scelto, no?” commentò. Lei aprì la bocca per ribattere, ma la richiuse subito senza dire nulla: rifletteva sulle parole dell’amico. Effettivamente Luca aveva ragione: se di abortire non se ne parlava e di darlo in adozione non se la sentiva, l’unica era tenerlo. E poi lei li aveva sempre amati, i bambini! Senza parlare, assorta nei suoi pensieri, aveva portato la mano ad accarezzare il ventre ancora piatto mentre Luca la osservava. Alzò lo sguardo per fissarlo in quello dell’amico:
“Ma se lo tengo tu mi aiuterai?” domandò quasi implorante.
“Che domande sono? Certo che ti aiuterò, Annì! Vedrai, saremo dei genitori perfetti!” ma si rese conto troppo tardi della gaffe, e fu con un certo imbarazzo che provò a porvi rimedio: “voglio dire, insomma.. Tu sarai una madre favolosa, e io non è che gli farò da padre, ecco, però..” ma Anna ridacchiò e lo zittì con un abbraccio:
“non sarai il padre di sangue, forse, ma sicuramente quella è la figura che verrai ad essere per lui.. o per lei!”
Anche Luca sorrise, e la strinse forte, ma solo per un attimo:
“dai, vieni di là che è pronta la cena! E tu devi mangiare per due!”
*
“Dai Anna ti vuoi muovere!?”
“Arrivo, arrivo!! Che ansia, ci tieni più tu di me a quest’ecografia!”
Luca rise: effettivamente sembrava proprio così, non sarebbe mai potuto essere più esaltato nemmeno se fosse stato figlio suo. Però è come se fosse tuo figlio, diceva una vocina dentro di lui. E a conti fatti tu sarai veramente il suo papà, continuava la stessa voce. E anche Anna gli ripeteva la setessa cosa. In fondo sapevano esattamente che sarebbe stato proprio così: Luca avrebbe amato quel bambino più di qualsiasi cosa e ne avrebbe avuto una cura straordinaria. Anna sapeva benissimo (e glielo ripeteva sempre per scherzare) che se fosse stato possibile, sarebbe stato proprio Luca a portare avanti la gravidanza, partorire ed allattare.
Quel giorno a lavoro si erano presi entrambi un paio d’ore di permesso, sperando bastassero. Più che altro per Luca e per i suoi doveri di commissario, perché Anna era stata obbligata all’ufficio denunce da quando aveva comunicato il suo stato di gestante, e a dire il vero Luca continuava a premere perché rimanesse a casa a fare la maglia, prendendosi la maternità che le spettava. Ma ovviamente Anna non voleva sentire ragioni e lavorare finchè le fosse stato possibile.
Prima di loro in ospedale c’erano solo un paio di persone: se la sarebbero sbrigata relativamente alla svelta. “oggi allora scopriamo che cos’è!” esclamò allegramente Luca, era retorico, ovviamente: lo sapevano benissimo Ed erano decisamente agitati entrambi. Non avevano preferenze, l’unica cose ara che non vedevano l’ora, Luca soprattutto, di poter cominciare a comprare vestitini, arredare la cameretta, comprare giocattoli e quant’altro, nonostante Anna cercasse di opporsi un po’ : non voleva un figlio o figlia super viziato! Ma l’amore incondizionato che Luca mostrava per quella creaturina la riempiva di gioia: sarebbe decisamente stato facile e bello crescere insieme quel piccolo. Anche se certo sarebbero sorti non pochi problemi quando lei avrebbe trovato un uomo disposto ad accettare lei e il figlio. Dopotutto aveva solo 25 anni! Non poteva pensare di rimanere sola per una vita intera. Comunque, ci avrebbe pensato quando sarebbe stato il momento.
La porta si aprì, e dietro una coppietta felice che usciva intravidero il dottor Fiorentini. Luca mugugnò qualcosa di indistinto: on gli piaceva molto quel dottore per il semplice fatto che, sapendo che lui non era né il padre del piccolo né tanto meno il fidanzato di Anna, si prendeva la libertà di provarci spudoratamente con lei. Anna ridacchiò al lamento dell’amico e gli fece una leggera carezza:
“dai, lo sapevi benissimo che ci sarebbe stato lui”
“Ma la volta scorsa c’era la sua collega. Perché non possiamo fare con lei anche questa volta? Lui non piace, cambiamo dottore!!”
“si può sapere che problemi hai con lui?”
“che ci prova con te!!”
“eh, e allora? Che fastidio ti dà?”
“tu sarai madre e … e lui non va bene, ecco!” stava iniziando ad innervosirsi, e Anna decise i lasciare cadere il discorso, quindi tacque e gli posò la testa sulla spalla. Lui, per tutta risposta, le prese la mano, e rimasero così fino al loro turno.
“ma chi abbiamo qui!! Buongiorno Anna” esclamò il dottore non appena Luca si fu chiuso la porta alle spalle. Lei ricambiò il saluto lanciando un’occhiata ammonitrice all’amico.
“tutto a posto? Nausee? Fastidi?” continuò il dottore mentre cambiava la carta al lettino.
“le nausee sì, ma si stanno un po’ attenuando. Non ho avuto fastidi particolari, se escludiamo le voglie più strane ad orari improponibili”
“tipo?”
“tipo mais tostato alle 4 di notte”
“complimenti, questo è ancora più strano degli involtini primavera che mi sono capitati una volta!” commentò il dottore. Poi addolcì il tono: “per il resto? Anche fuori dalla gravidanza?”
Ma luca si schiarì rumorosamente la gola, scoccandogli un’occhiata minacciosa e, al contempo, rendendo una mano di Anna tra le sue, con fare vagamente possessivo.
“tutto bene, grazie, ma potremmo cominciare, dottore? Sa, avrei bisogno di finire alla svelta..” disse anna frettolosamente. Non voleva che Luca si irritasse, poi l’avrebbe dovuto sopportare lei e non era certa di poterlo sopportare, anche se le attenzioni del dottore la lusingavano. Assecondandola, il dottor Fiorentini le fece cenno di accomodarsi sul lettino e scoprirsi la pancia. Rabbrividì appena quando le versò il gel freddo.
“Se è ben girato, oggi dovremmo riuscire a vedere il sesso. Lo vuoi sapere o preferisci la sorpresa?” chiese ancora il medico rivolto alla sola Anna. Ma fu Luca a rispondere:
“Lo vogliamo sapere, grazie”, assicurandosi di calcare bene quel plurale. Ogni mese gli sembrava sempre più difficile riuscire a soffocare un po’ quelle fastidiose attenzioni che il dottor Fiorentini dedicava ad Anna, e ancora di più lo inquietava ed  innervosiva il fatto che la  sua Anna sembrava fin troppo attratta, come una falena dalla luce. Possibile che si ritrovasse quasi a livello preadolescenziale, mi piace perché è carino, mi tratta bene, io piaccio a lui e me lo fa capire ? certo, comprendeva che quella fosse una sfera e una serie di fasi che lei, con il suo passato, aveva saltato e ora si ritrovava a dover recuperare, ma pensava che la batosta di Giorgio e la notizia della gravidanza la tenessero buona per un po’. Invece, a quanto pareva, non vedeva l’ora di recuperare quegli anni persi in fatto di storie, compagni e quant’altro. E certo stava recuperando nel peggiore dei modi.  Si riscosse dai suoi pensieri piuttosto rapidamente, non appena il dottore posò il joy-stick  sul crescente pancione di Anna e sul monitor comparve il piccolo, accompagnato da un suono attutito che, ormai lo sapevano, corrispondeva al battito cardiaco del feto.  Il sorriso di Anna e Luca si allargò e si scambiarono uno sguardo rapido ed emozionato prima di tornare a riempirsi gli occhi di quell’immagine  nemmeno poi così chiara.
“ve lo dico subito o dopo?” domandò Carlo, lasciando vagare lo sguardo tra i due che esclamarono, contemporaneamente, un impaziente “subito!”
“è una bambina!” comunicò. “e sta crescendo molto bene! Certo, da qui mi sembra un po’ piccola, però sono assolutamente convinto che sia solo costituzione: è nella norma esatta del quarto mese. In ogni caso, se volete stare più tranquilli possiamo fare la conta dei cromosomi e qualche altro esame, ma per quello che penso io sarebbe superfluo.”
Anna e Luca si guardarono e lui, lasciando cadere ogni barriera ed ostilità, si rivolse al dottore con una punta d’ansia nella voce:
“perché dottore? C’è qualcosa che non va? la bimba potrebbe avere dei problemi o qualcosa di strano? Malattie, malformazioni?”
“non posso assicurarvi che sia completamente sana, questo dall’ecografia non si vede, ma vi dico una cosa: se il feto sviluppa delle difficoltà o incontra dei problemi che gli impediranno di vivere allora non nasce e si ha un aborto spontaneo. Ora, siamo al quarto mese ed è difficile che avvenga tanto facilmente.  Però se dobbiamo parlare di malattie come trisomia 21 o altre genetiche, questo non lo si può sapere, c’è l’amniocentesi, qualche altro esame oppure la nascita.”
“che dici, lo vuoi fare?” chiese Luca ad Anna.
“beh, penso di sì.. insomma, se ci fosse qualcosa che non va, saperlo prima potrebbe essere utile” finì lentamente lei.
“è un esame invasivo? L’amniocentesi?” probabilmente, se lo fosse stato, Luca non le avrebbe permesso di farlo. Ma il dottore li tranquillizzò subito:
“affatto. Con l’ecografo valutiamo la posizione del feto e del sacco amniotico, e con una siringa si procederà ad un piccolo prelievo, 20 cl, di liquido amniotico, che poi sarà analizzato. In pochi giorni avrete i risultati e si può valutare la presenza o meno delle malattie genetiche”
“si, facciamolo! Voglio essere sicura e, in caso, prepararmi prima” disse Anna.
“D’accordo. Rivestiti pure, io vedo quando c’è posto per  fare l’esame. Dovrai venire sempre qui da me, ce la caveremo velocemente. Però mi raccomando, dopo l’esame riposo assoluto per due giorni! E per altri 5 non affaticarti troppo! Niente viaggi, passeggiate, pesi, faccende e cose simili, chiaro?”
E mentre Luca aiutava Anna a pulirsi dal gel, il dottor fiorentini aveva già fissato sia l’appuntamento per l’esame che per l’ecografia il mese successivo, rassicurando ancora una volta i due. Qualche minuto dopo, Anna e Luca erano già in macchina, diretti al commissariato. Non parlavano molto.
“pensi abbia qualche problema? Nel senso.. sarà sana oppure no?” domandò lei accarezzandosi il ventre.
“non lo so, Anna.. il tipo dice che secondo lui non c’è da preoccuparsi. È il suo lavoro, lo dovrebbe sapere, no?”
“ma tu non ti fidi molto di lui, però..”
“solo perché non mi piace. E non mi piace perché ci prova con te, non per altro.. professionalmente dovrebbe essere capace, no? Altrimenti come fa ad essere lì?”
“ha detto che è piccola..”
“ma che risulta comunque nella norma. Dai, stai tranquilla! Sarà bellissima e sanissima! Vedrai, l’esame ce lo confermerà”.
Anna continuava a non sembrare particolarmente convinta, ma decise di rimandare le paranoie.
*
Il pancione di 8 mesi le limitava tremendamente i movimenti, e se anche le piaceva essere coccolata e viziata da Luca, non era proprio il tipo di persona in grado di stare ferma molto a lungo. La sera, però, era talmente distrutta da accettare di buon grado di essere spedita a letto o sul divano: gambe e schiena doloranti e piedi gonfi la perseguitavano, quello era comunque uno dei prezzi da pagare. In ogni caso sapeva benissimo che qualsiasi sofferenza sarebbe stata ripagata dalla nascita della piccola. Non la spaventava per niente la prospettiva delle notti in bianco, dei pannolini, pappe, pianti, ciucci… sapeva benissimo quanta felicità le avrebbe portato quel fagottino, e se per caso le fosse sorto un qualche dubbio, le sarebbe bastato vedere Giuseppe e Vittoria e la loro piccola Nina, già di qualche mese e già mascotte del commissariato.
Un bussare leggero la riscosse e Luca, sorridendo, entrò nella camera con una tazza fumante in mano.
“non mi starai viziando un po’ troppo?”  sorrise Anna accoccolandosi contro di lui.
“Ma io sto viziando la piccoletta, non te!” esclamò Luca, accarezzandole il pancione. Non vedeva l’ora che nascesse, era evidente anche senza bisogno che lo ripetesse ogni mezz’ora. Aveva già comprato tanti vestitini e scarpine, aveva già verniciato di un tenue rosa la stanza che fino ad allora era stata adibita a studio e ripostiglio e da quel momento destinata alla piccola, aveva montato diverse mensole e riempite con animali di pezza, sul pavimento era già stato sistemato un grande e morbido tappeto lilla, un carillon e una lampada erano posati su un cassettone già pieno di creme, pannoloni e cose varie. Insomma, mancava soltanto il fasciatoio, il lettino e davvero poco altro, ma avevano già in programma di andare a comprare tutto il giorno successivo.
“l’unica cosa che le manca ormai è il nome, sai?” disse Luca. sapeva che teoricamente doveva essere una scelta della sola Anna, ma lei aveva voluto coinvolgerlo. Si erano letti già un’infinità di libri, ma ancora non erano riusciti a decidersi.
“lo so, puntavo a farcela entro la nascita. Comunque non capisco che hai contro il nome Lucia!”
“ho che conosco una Lucia insopportabile!”
“e io ne conosco una adorabile! E poi che cosa vuol dire? Il nome non fa affatto la personalità!”
“non si sa mai! Per esempio, conosco un sacco di persone che si chiamano Giulia e che sono..”
“.. tutte uguali e tutte troie, oche e stupide, e il fatto che siano tante e non una fa una prova, lo so, me l’hai già detto! non sono per niente d’accordo, ma fa lo stesso. Non la voglio chiamare Giulia. Nessun nome con la g!”
“aspetta, hai sentito?” disse Luca di colpo. Si sciolse dall’abbraccio  e si spostò per poggiare delicatamente un orecchio sul pancione di Anna:
“che devo dire alla mamma?.. sei sicura?.. va bene, sentiamo che dice!” si rialzò e si rivolse all’amica:
“dice che le piacciono tanto i nomi dei fiori” comunicò. Ma Anna alzò un sopracciglio:
“oh, ma certo. Mughetto? Tulipano? Primula? Non ti scordar di me? Calla? Ma perché non Ibisco! O Pasqualotto!” Luca ridacchiò e poi si rivolse al pancione:
“in affetti, amore di zio, se sono nomi di fiori e non di persone c’è un motivo!” rimasero in silenzio qualche istante, poi Anna parlò:
“che ne dici di Silvia?”
“Silvia? Mmm.. ne conosco una un po’ zoccola, ma altre invece che sono davvero delle buonissime persone. Mi piace come nome. E a te piace, piccoletta?” E la piccola scelse proprio quel momento per assestare due calcetti , facendo ridere entrambi.
“direi che è d’accordo pure lei! Silvia, aggiudicato!” esclamò Anna mentre Luca tornava a prenderla tra le braccia.
“Senti, io pensavo ad una cosa” cominciò serio Luca poco più tardi. Lei non disse nulla e aspettò che riprendesse e finisse il discorso. “che ne dici se la riconosco? Insomma, a me non dispiacerebbe affatto e.. beh, già la sento come se fosse mia.. lo so che non sono il vero padre e non lo sarò, però non penso che sia rilevante, ecco.. tutti adottano, oggi. E sì, insomma, io sarei contento, ecco..”
“Oh, Luca, io non è che non voglia! Credimi, è una cosa dolcissima, ma ci hai pensato bene? Così diventeresti padre a tutti gli effetti, legalmente parlando, anche. Potrebbe precludere qualsiasi futura relazione sia a me che a te. E poi, quando sarà grandina e chiederà perché ti chiama zio e non papà anche se avete lo stesso cognome? Oppure, assumendo che ti chiamerà papà, quando chiederà perché io e te non dormiamo insieme? O perché non la facciamo un fratellino?”
“sì, Anna, io ci ho pensato.. e ho pensato che a questa piccoletta vorrò un bene assurdo, e che per me sarà comunque una figlia, anche se biologicamente non lo è, anche se non porta il mio cognome, e non mi importa se mi preclude qualsiasi relazione futura perché ho lei e ho te, io voglio stare solo con voi. Ma certo capisco che per te possa essere problematico quando.. quando troverai qualcuno, se legalmente io risulto il padre di tua figlia.” Aveva un’espressione tanto triste, mentre diceva l’ultima parte, che Anna si sciolse e gli prese una mano tra le sue.
“senti, ci penseremo, ok? Decideremo con tranquillità, ci ragioniamo sopra per bene e poi vediamo! Ok?” Luca si dichiarò d’accordo, ma nessuno dei due aggiunse nient’altro, ancora per un po’. Poi parlò anna:
“tornando al discorso nomi.. com’è che conosci così tante ragazze? Zoccole, per giunta? Guarda che io e Silvia siamo gelose, eh!” ma lui scoppiò a ridere e, per tutta risposta, le mise in mano la tazza con la camomilla, ormai non troppo calda, dicendole di bere. E mentre lei eseguiva, si rese perfettamente conto di tutta la verità che c’era dietro le sue parole, seppure dette in tono scherzoso: era tremendamente gelosa!! Dopotutto, forse, l’idea di Luca non era poi così male.
*
“dai Anna spingi!! Spingi! Manca poco, su!” la incoraggiavano l’ostetrica, le infermiere e il dottore. Ma lei era stremata, sudatissima e si sentiva quasi svenire dal dolore. Luca, lì accanto, soffriva quasi quanto lei: vederla stare così male e non potere fare nulla per aiutarla era tremendo.
“Dai Anna, sta per arrivare la contrazione! Spingi fortissimo!”
Ma lei non ne poteva più. Luca le tamponò la fronte con un fazzolettino tenuto nell’unica mano libera: all’altra era saldamente aggrappata Anna.
“lo so che fa male” le bisbigliò. “Ma fallo per Silvia! Ha bisogno di te adesso. Sforzati ancora un pochino!”
“Anna, la testa già si vede. Con una bella spinta quando c’è la contrazione è fuori. Dai che poi è finita! Un ultimo sforzo, Sei pronta? Al 3!” le disse l’ostetrica. Anna annuì e strinse i denti. Spinse più di quanto glielo poterono permettere le forze che ormai non aveva più, e proprio quando stava per mollare un vagito risuonò nell’aria.  Anna e Luca fecero appena in tempo a vedere un piccolo corpicino che subito la bimba fu avvolta in una copertina e, poco dopo, messa sul petto di Anna. Lei rideva e piangeva insieme, mentre guardava quel visetto, pure Luca era commosso. Non aveva voluto essere lui a tagliare il cordone ombelicale, l’aveva detto da subito, ma avevano deciso di conservarlo in caso di futura necessità.
“è bellissima!” disse emozionato, rivolto ad Anna. “è una piccola meraviglia!”
“ve la porto via qualche istante” disse l’infermiera avvicinandosi. “La laviamo, pesiamo, facciamo i primi esami e poi vediamo se si attacca al seno! Tra poco sarà tutta vostra”
Anna, riluttante, le porse quel fagottino.
“Non c’è bisogno di fare quella faccia, tra poco ve la portiamo pulita e profumata e ve la lasciamo! Avrete anni e anni per godervela!” rise l’infermiera prendendo la piccola Silvia. E mentre loro due sparivano, Anna fu riportata nella sua stanza.
*
“ecco qua la scricciola! 2 kg e 850 g di perfetta meraviglia!” disse l’infermiera entrando nella stanza di Anna con la bimba tra le braccia. Lei era sdraiata sul letto, esausta e spossata, ma con un’aria incredibilmente felice. Luca le stava accanto, altrettanto felice.
“2 kg e 8? Ma è piccolissima!” esclamò preoccupato
“sì, è molto piccola. La tutina le sta enorme, infatti. Però non ha nulla che non vada, e sono cose che capitano.. possiamo avere neonati di 5 kg come dei bimbi prematuri di due etti, ed entrambi  vivono serenamente. Ora, vogliamo vedere se questa piccolina mangia?” La bimba era già in braccio ad Anna, che si era scoperta un seno mentre Luca guardava in giro con lieve imbarazzo.
“tienila così.. ecco.. avviciniamola.. dovrebbe attaccarsi, ora… ecco, infatti”
La piccola Silvia stava poppando serenamente, tenuta delicatamente tra le braccia della sua mamma.
“Ora vi lascio soli. Dopo fatele fare il ruttino e.. beh, godetevela! Tornerò più tardi per cambiarla. E congratulazioni, è una bimba stupenda!”
Vittoria, Giuseppe, Ugo, Raff, Ale, Ire, Antonio ed Elena, la nuova arrivata, erano tutti nel corridoio davanti la stanza di Anna. Erano un po’ troppi, lo sapevano, ma non vedevano l’ora di vedere la piccola! Ale spingeva una carrozzina con un enorme fiocco sopra: era l’unica cosa che Anna e Luca non avevano ancora comprato, e questo perché Vittoria aveva detto loro esplicitamente che ci volevano pensare loro, altrimenti non rimaneva più nulla da regalare! Ugo bussò:
“possiamo?” chiese allegro
Sorridendo, Anna e Luca li invitarono ad entrare. La piccola aveva finito da poco la sua pappa, ed era in braccio ad Anna, stranamente quieta, anche se sveglia.
“vediamo un po’ questa piccola Silvia Gori!” esclamò Antonio.
Anna e Luca si scambiarono uno sguardo rapido e sfuggente.
“Gori? Qui non c’è nessuna Silvia Gori! Qui c’è una piccola, meravigliosa Silvia Benvenuto.. fa lo stesso?” rispose l’uomo con l’ombra di un sorriso. Gli altri rimasero di sasso. Guardavano confusi la piccola e loro due.
“Luca l’ha riconosciuta, anche se tecnicamente non è figlia sua. Sappiamo benissimo tutti che è come se lo fosse. Lui mi aiuterà a crescerla come un vero papà, e questa sarà la figura che verrà ad essere per Silvia. Beh, abbiamo deciso di darle un padre a tutti gli effetti. Vi presento nostra figlia” spiegò Anna. Aveva gli occhi lucidi, e come lei anche Luca.
“è da un po’ che ci pensavamo, poi abbiamo deciso definitivamente qualche giorno fa. Quando sarà sufficientemente grande da capire le diremo tutto. E.. beh, la nostra vita da scapoli è finita!” concluse Luca ridacchiando imbarazzato.
“Oh, ragazzi, non potete capire che gioia mi date!” proruppe Antonio abbracciando di getto Luca. Anche gli altri si riscossero e presero ad abbracciarli e congratularsi con loro. Pure Raffaele. Certo, questo metteva il fermo definitivo alle sue speranza con Anna, ma avrebbe digerito la delusione. Vittoria ed Elena erano commosse.
“sentite, ma ce la fate vedere la nostra nipotina?” chiese invece Ale. Tutti risero, Anna e Luca si guardarono, poi lui tese le braccia per prendere la bimba:
“vieni qui, Silvia, ti presentiamo gli zii! Eccoli qua.. amore di papà!”
Anna sorrise, mentre tutti si lasciavano andare in esclamazioni e versetti, sciolti davanti a quella piccola creatura, avvolta in una tutina rosa e bianca troppo grande per lei. Come avevano potuto pensare a non darle il nome di Luca perché “avrebbe precluso qualsiasi futura relazione”? si chiese. Sapeva che poi erano stata parole sue, ma a poco tempo di distanza le trovava incredibilmente stupide. Non ci sarebbe stata più nessuna futura relazione. Futura. Quella importante, era quella presente.
“Luca Benvenuto è innamorato della qui presente Anna Gori?”
“sì.” 

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