So sweet inside

di redseapearl
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Fragilità ***
Capitolo 2: *** Dono ***
Capitolo 3: *** Capelli ***
Capitolo 4: *** Lettera ***
Capitolo 5: *** Premio ***
Capitolo 6: *** Occhio ***
Capitolo 7: *** Sorriso ***
Capitolo 8: *** Torta ***
Capitolo 9: *** Panna ***



Capitolo 1
*** Fragilità ***


Fragilità

 

 

Il resto dei compagni si era preparato per tornare a casa. Murasakibara, la testa chinata e nascosta dall’asciugamano, non accennava ad alzarsi dalla panchina dello spogliatoio.

“Noi andiamo” annunciò il capitano, rivolto più a Himuro che al centro della loro squadra. “Ci pensi tu?” gli chiese, facendo un cenno del capo in direzione di Atsushi.

“Certo” rispose Himuro, mostrando poi un sorriso rassicurante.

Quando tutti furono usciti, si avvicinò al compagno depresso. Rimase in piedi a pochi centimetri da lui. Murasakibara stava mostrando tutta la sua fragilità ed era strano associare a quella specie di fantoccio inanimato l’immagine del risoluto giocatore che aveva combattuto come una bestia feroce per tutta la partita.

Atsushi.” Nessuna risposta. A stento si poteva percepire il lento movimento della schiena che si alzava ed abbassava al ritmo del respiro. “Atsushi” ripeté e questa volta gli prese il mento tra l’indice e il pollice e lo costrinse ad alzare il capo.

Aveva smesso di piangere, ma i suoi occhi erano ancora velati da una patina di lacrime. “È tutta colpa tua” disse in tono neutro, quasi meccanico.

Tatsuya non sembrò risentire dell’accusa. L’amico continuò il suo sfogo. “Se tu non avessi insistito, ora non starei così. Mi sarei fermato molto prima.”

“E dimmi, saresti stato soddisfatto di te se avessi gettato la spugna prima del fischio finale?”

Murasakibara non rispose. Uno scintillio di colpevolezza gli attraversò gli occhi. Con uno slancio fulmineo abbracciò il compagno. L’asciugamano che aveva tenuto in testa alla stregua di un sudario gli scivolò all’indietro, adagiandosi sulle spalle.

Himuro fu un po’ sorpreso da tanto improvviso affetto. Non era abituato a mostrare i propri sentimenti con gesti plateali, ma in quel caso fece un’eccezione. Gli posò la mano sui capelli e gli lisciò alcune ciocche facendole scivolare tra le dita.

“Volevo farla pagare a Kagami per averti fatto piangere” confessò Murasakibara.

Tatsuya non poté fare a meno di sorridere felice: a volte la puerilità dell’amico era quasi comica. Gli prese delicatamente il viso tra le mani a coppa. I loro sguardi si incrociarono ancora una volta. Sotto l’occhio sinistro di Atsushi vi era ancora il livido che gli aveva procurato in un impeto di rabbia. Gli sfiorò l’ematoma con l’indice e il medio. Le sue dita avevano lo stesso tocco leggero delle zampe di una farfalla. “Mi spiace averti colpito.” Si chinò e gli baciò la palpebra in segno di scuse.

Non aveva mai fatto trasparire così smaccatamente le proprie emozioni e questa era una delle prime cose che Atsushi aveva capito di lui. Di fatti, questi non riuscì a dissimulare la sorpresa mista a meraviglia per quel bacio e non gli venne nulla di sensato da dire.

“Ora vai a casa e riposati” gli suggerì Himuro. “Io devo vedermi con una persona.”

Kagami?”

Tatsuya percepì una nota di gelosia nel modo in cui Atsushi aveva pronunciato il cognome di Taiga. “Ci sentiamo domani” glissò la domanda.

Quando uscì, percepì distintamente sulla nuca lo sguardo perplesso e sospettoso di Murasakibara.

E non poteva negare a sé stesso che tanto interesse nei suoi confronti non gli dispiaceva affatto.

 

 

 

 

Note dell’autrice

Non ho abbandonato le AoKise, assolutamente: loro rimarranno il mio pair preferito di questo fandom ancora per molto (spero).

La coppia MurasakibaraxHimuro mi stuzzicava già da un po’ ed è uno dei rari casi in cui una coppia yaoi non mi ispira p0rn a tutta forza. Mi viene difficile pensare a loro in circostanze più spinte, ma chissà che con un po’ di pratica non arrivi anche a tanto XD

Ho deciso di iniziare questa raccolta di flashfic in maniera molto free: vuol dire che non ci saranno aggiornamenti regolari, ma in base a come mi viene. In ogni caso, ogni capitolo/flash sarà slegato l’uno dall’altro, per cui non ci sarà una vera e propria trama. Al massimo gli episodi descritti seguiranno una linea temporale, ma nulla di più.

Sono molto, ma molto incerta sull’IC. Per precauzione ho scritto nell’introduzione che c’è, ma cercherò di fare del mio meglio per limitarlo: in ogni caso mi rimetto al vostro giudizio. Confrontare la propria visione dell’IC con altre persone è una delle cose più stimolanti che ci possono essere in un fandom, a mio personale avviso.

Ho già in mente un’altra scenetta, ma arriverà dopo Natale! Spero vi sia piaciuto questo capitolo e sappiate che i commenti sono sempre molto graditi e attesi con ansia *w*

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Capitolo 2
*** Dono ***


Dono

 

Entrato nel locale, Tatsuya individuò subito la testa di Atsushi ergersi al di sopra di quelle di tutti gli altri clienti. Sullo sfondo le file di luci di Natale lampeggiavano pigramente in un’alternanza di rosso e oro, incorniciando la figura del compagno come un’aurea.

Tatsuya si avvicinò e, dopo averlo salutato, si accomodò sulla sedia dall’altra parte del tavolino.

Atsushi stava inzuppando un biscotto al burro in una tazza di cioccolata calda con quella sua tipica aria contemplativa e assente al contempo.

“Ne ho ordinata una anche per te” gli disse per poi portarsi il biscotto imbevuto a metà alle labbra.

“Grazie, ma non amo molto la cioccolata calda.”

“Ok, la berrò io per te.”

Tatsuya non credeva affatto che il compagno lo avesse chiamato proprio il giorno di Natale per incontrarsi al solo scopo di bere qualcosa insieme. “Di cosa vorresti parlarmi?” domandò senza ulteriori indugi. Sul volto, il solito sorriso appena accennato.

“Tu e Kagami siete ancora fratelli?”

Tatsuya, spiazzato dal quesito imprevisto, sbarrò gli occhi. Poi il suo volto si sciolse in quella che Atsushi reputò la massima espressione di tenerezza che l’amico sapesse manifestare. “Per quel che mi riguarda non più, ma ciò non toglie che non ci sia ancora dell’affetto tra noi.”

La parola ‘affetto’ sembrò scatenare un certo fastidio nell’altro. Questi si portò la tazza alle labbra e trangugiò il resto della bevanda fumante.

La cameriera si avvicinò al tavolo e poggiò davanti a Tatsuya la cioccolata ordinata in precedenza, interrompendo quel breve momento di impasse tra i due.

Atsushi le porse la propria tazza ormai vuota e, prima ancora che la ragazza si fosse allontanata, allungò la mano per afferrare quella di Tatsuya.

“E ti manca avere un fratello minore?” indagò ancora Atsushi.

Stanco di quel discorso la cui conclusione sembrava ancora lontana, Tatsuya decise di affrontare la conversazione in modo più diretto. “Dove vuoi andare a parare?

L’amico, ormai messo alle strette e consapevole che prima o poi avrebbe dovuto arrivare al nocciolo della questione, prese dalla tasca della giacca qualcosa e la poggiò al centro del tavolinetto. Aprì la mano e si udì il tintinnio di un oggetto metallico. Quando la ritirò, Tatsuya poté vedere ben due anelli di acciaio che scintillavano nel riverbero delle lucine amaranto attorno a loro.

“Era questo dunque?” chiese retoricamente, afferrando l’anello più piccolo.

“Ho dimenticato però di prendere le catenine” ammise candidamente Atsushi.

“Ti ringrazio per il regalo, ma…” Si interruppe. Indossò l’anello all’anulare e constatò che era leggermente largo, ma non abbastanza da potersi sfilare da solo. “… io non ti voglio come fratello minore.”

Atsushi si pietrificò all’istante. Osservò il volto sereno del compagno e proprio non riusciva a capire cosa di tutta quella situazione lo rendesse tanto contento.

Tatsuya comprese che l’altro non aveva afferrato pienamente il senso nascosto delle sue parole. “Io vorrei essere qualcosa di più di un fratello maggiore per te.” Afferrò l’altro anello rimasto abbandonato sul tavolo sino a quel momento. Prese la mano di Atsushi e gli inanellò l’anulare come uno sposo che infili la fede nuziale al dito della novella moglie.

Atsushi osservò perplesso il gesto. Sollevò la mano e guardò il cerchietto d’acciaio brillare alla luce artificiale del lampadario sopra di sé. Gradualmente il suo viso si sciolse in un’espressione di pura consapevolezza.

Guardò l’altro ragazzo che gli rimandava un sorriso complice. “Oh, questo non lo avevo previsto, però… per me è anche meglio che essere fratelli. Ma adesso cosa dovremmo fare?”

“Prima finisci la cioccolata. Poi paghiamo il conto. Infine usciamo” spiegò Tatsuya, quasi stesse spiegando una tattica di gioco durante una partita.

“Intendevo tra di noi.”

“Be’, non è il caso di fare qualcosa in un locale pubblico. Meglio rimandare a più tardi.”

Atsushi, perplesso, afferrò la tazza di cioccolata con entrambe le mani. Ingurgitò la bevanda in soli tre lunghi sorsi e senza attendere oltre si alzò dal tavolo per andare a pagare il conto.

Era palese ad entrambi che non aveva la minima intenzione di aspettare troppo per ‘fare qualcosa’.

 

 

 

Note dell’autrice

È terribile avere un’idea e non riuscire a metterla per iscritto come si vorrebbe D: Non so come mi siano venuti i personaggi, specialmente Murasakibara: ho puntato molto sul suo lato più infantile, anche se non vorrei aver troppo esagerato. Più che mai in questa fanfic l’IC ha raggiunto il minimo storico.

Questa seconda breve shot partecipa ad un contest e avrei voluto attendere la valutazione (in particolar modo per questo benedetto IC) ma poi Natale passava e si perdeva l’atmosfera!!

Ringrazio immensamente Rota per aver commentato il primo capitolo! ^^

 

Ne approfitto anche per augurare a tutti Buon natale! ^^

 

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Capitolo 3
*** Capelli ***


Capelli

 

 

Sovrastando il rumore dell’acqua scrosciante della doccia, Himuro sentì dall’altra parte del divisorio il suono netto di un oggetto che si rompeva.

“Oh, ca…!” sentì dire da Murasakibara.

“Qualcosa non va, Atsushi?” chiese Tatsuya mentre si lisciava i capelli per lavare via ogni traccia di shampoo.

Mh… niente…” rispose vago il compagno di squadra.

Poco dopo, Himuro lo vide uscire dalle docce con addosso l’accappatoio; nella mano teneva stretto qualcosa. Quando lo raggiunse nello spogliatoio, lo vide intento a rimettere insieme, con scarsi risultati, i due pezzi di un pettine. “Credo che non ci sia molto da fare” fece notare.

“È il terzo che rompo.” Murasakibara non sembrava dispiaciuto più di tanto per il danno. Buttò il pettine ormai inservibile nel borsone e vi immerse le mani per cercare qualcosa. Tirò fuori un secondo pettine bianco. “Mia madre ne ha comprata una scorta e me ne lascia sempre uno di riserva.”

“Dovresti essere più delicato” gli consigliò l’amico mentre gli porgeva la mano. Atsushi guardò dubbioso il palmo del compagno. “Ti faccio vedere.” Ricevuto il pettine, si posizionò alle spalle del compagno seduto sulla panca. Delicatamente, prese una ciocca e lo fece scorrere sulle punte. Quando i pochi nodi presenti furono sciolti, partì da metà ciocca e ripeté la stessa procedura. Infilò poi i denti del pettine tra le radici dei capelli e lisciò la ciocca verso il basso. “Devi partire dalle punte e risalire man mano. Se inizi subito dalla cima rischi solo di far annodare ancora di più i capelli” spiegò Tatsuya, per poi passare ad un secondo ciuffo.

“Me lo ricorderò” promise Murasakibara, lasciandosi pettinare ancora. Gli piaceva la sensazione che gli procuravano le dita del compagno quando scivolavano tra i capelli o gli sfioravano la nuca.

“È la mia impressione o hai deciso di farteli crescere?” Himuro aveva notato che da un po’ di tempo l’amico si legava spesso i capelli in una coda di cavallo bassa non solo quando giocava o si allenava, ma anche durante il resto della giornata.

“Può essere… Ahi!”

“Suvvia, era un nodo piccolino. E come mai questa decisione?” Era arrivato quasi alla fine: per fortuna, la chioma di Atsushi era così liscia che si lasciava pettinare molto docilmente.

“Così è più facile legarli.”

A quella rivelazione, Tatsuya intuì il fattore scatenante che aveva indotto l’amico a rivoluzionare così il proprio look. Sorrise, un po’ lusingato. “Quindi è perché ti dissi che la coda ti dona molto.”

“No” disse Murasakibara, voltandosi verso l’amico. Lo sguardo di quest’ultimo era sorpreso, curioso e un tantino deluso. “Dicesti che con la coda ti piaccio di più.”

Il viso di Himuro si sciolse in un sorriso dolce e compiaciuto. “Ah, scusa. Non ricordavo le parole esatte.” Gli restituì il pettine. “Vedi? È ancora integro.”

Atsushi osservò l’oggetto in modo quasi analitico, come se volesse testare la veridicità delle parole di Tatsuya. “Mia madre non sarà contenta quando le dirò che ne ho rotto un altro. Forse dovresti pettinarmi sempre tu, Muro-chin.” Reputò la scusa convincente, anche se non era del tutto falsa. In fondo, era vero che sua madre si sarebbe arrabbiata, ma non sarebbe stata la prima volta che lo rimproverava di qualcosa. Avrebbe ascoltato distrattamente la ramanzina e poi si sarebbe diretto in camera sua a dormire come sempre.  

Ogni colpo di pettine era stato simile ad una carezza e Atsushi trovava il tocco delicato di Tatsuya molto rilassante, specie dopo un pomeriggio di allenamenti.

Himuro sospirò: alle volte non sapeva proprio dire di no ad Atsushi. “Va bene, ma non farli crescere ancora molto: questa lunghezza è l’ideale per te.” Ormai aveva capito quali tasti premere per fargli fare (quasi) tutto quello che voleva.

 

 

Note dell’autrice

Ed eccomi con la terza minishot di questa raccolta. Ripeto che le shot hanno tutte trame slegate tra loro, per cui se nella precedente Himuro e Murasakibara si fidanzano, in questa non sono una coppia (non ancora almeno, chissà che tra una pettinata e l’altra non ci scappi un bacio XD).

Detto ciò, mi piaceva l’idea di scrivere qualcosa prendendo come spunto Atsushi con i capelli legati. Devo dire che questa coppia mi ispira abbastanza, anche se si tratta di episodi piccolini per ora, ma ho già altre due ideuzze per i prossimi due capitoli :3

Fatemi sapere cosa ne pensate, please: senza pareri non posso capire se sbaglio qualcosa o meno D:

I commenti sono sempre molto graditi, sia quelli positivi che quelli più critici ;)

 

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Capitolo 4
*** Lettera ***


Lettera

 

 

Da quando la squadra dello Yosen High era stata eliminata dalla Winter Cup, le lettere d’amore indirizzate ad Himuro erano aumentate in maniera vertiginosa. Schiere di ragazze erano pronte a consolare il loro affascinante campione, chi con frasi dolci, chi (con grande sorpresa dello stesso Himuro) in modo molto più esplicito: era sorpreso da quanto le ragazze giapponesi potessero essere intraprendenti.

“Non è giusto!” si lamentò il capitano, vedendo la montagnola di lettere cadute ai piedi di Tatsuya una volta aperto l’armadietto. “Anche io ho perso ed essendo il capitano sono il più bisognoso di consolazione qui!”

Ryu e Fukui non si lasciarono sfuggire l’occasione di irridere Okamura e la sua capacità di suscitare tenerezza nel gentil sesso alla stregua di un cucciolo di gorilla.

Durante questo allegro teatrino, l’attenzione del capitano fu catturata all’improvviso da Atsushi e in particolare dalla sua mano che reggeva una lettera rosa: un terribile sospetto gli fece ghiacciare il sangue nelle vene. “Murasakibara, dimmi che quella l’hai presa dal mucchio di lettere indirizzate a Himuro!”

“Veramente… l’ho trovata nel mio armadietto” rispose l’interpellato senza alcuna particolare enfasi o gioia.

I presenti si impietrirono all’istante. Fu Fukui a rompere l’incredulo silenzio. “Forse una fan di Himuro ha sbagliato ad imbucarla” disse speranzoso, mentre il compagno di squadra apriva svogliatamente la missiva.

“No: è proprio indirizzata a me.”

“Non è possibile!” gridò Okamura in preda allo sconforto. “Persino lui è riuscito a fare colpo, questo non è giusto!” e accompagnato dagli altri due compagni di squadra (anch’essi sconsolati) uscirono dallo spogliatoio.

Tatsuya era rimasto immobile per tutto il tempo. Ricevere lettere d’amore per lui era diventata una prassi giornaliera quasi, ma vedere Atsushi oggetto delle attenzioni di qualche ragazza lo aveva sconvolto più di quanto immaginasse.

Scrutò ogni sua singola espressione facciale mentre questi leggeva la lettera per catturare anche la più minima traccia di interesse. Murasakibara sembrava del tutto disinteressato, come se stesse scorrendo il testo con gli occhi senza intenzione di capirne il senso.

Quando ebbe terminato, guardò Himuro quasi volesse chiedergli consiglio su come comportarsi, ma si accorse subito del turbamento del compagno. “Qualcosa non va?”

Tatsuya si rese conto solo in quel momento di quanto fossero palesi le proprie emozioni e liquidò la domanda con un semplice: “No, niente.” Era come se avesse realizzato solo in quel momento che Atsushi poteva essere la preda ambita da più di una ragazza e il solo pensiero di vederlo passeggiare con una possibile fidanzata gli fece annodare lo stomaco.

Murasakibara non fu per nulla soddisfatto della risposta. “Sicuro?”

“Sì, certo” rispose l’altro e coronò le parole con un bel sorriso.

Mh… pensavo ti desse fastidio.”

Era insolito da parte di Atsushi mostrare tanta perspicacia. Ciò stupì non poco il compagno. “Un po’ sì, è vero” confessò questi.

“Solo un po’?”

Himuro sospirò: certe volte Murasakibara minava seriamente la sua pazienza. “Esattamente cosa vuoi che ti risponda?”

“Non so, sembrava che la cosa ti avesse irritato. Insomma, io non sopporto di vedere tutte quelle lettere che ricevi ogni giorno.”

Tatsuya mostrò sincero stupore per quella confessione inaspettata. “Perché non me lo hai mai detto?”

“Perché non sarebbe cambiato nulla: il fatto che non mi piacciano non impedirà a quelle ragazze di scrivertele.” L’argomentazione di Atsushi era buona e fondata, tuttavia il ragazzo non aveva considerato un dettaglio importante e che Himuro gli fece notare subito.

“Hai ragione, ma, sai, quando si sta con una persona è bello conoscere i suoi sentimenti.”

Mh…” Atsushi scorse velocemente la lettera alla ricerca di qualche frase in particolare, quasi volesse mettere in pratica la lezione sui sentimenti impartitagli dal compagno. “Questa tizia dice che mi ha visto piangere a fine partita e se ne è dispiaciuta tanto. Aggiunge anche che non meritavo di perdere. Sembra che abbia provato pietà per me.” Himuro lo ascoltò con vivo interesse, più che altro curioso di sapere dove l’altro volesse andare a parare. “Comunque, di quello che pensa lei non mi interessa” aggiunse Atsushi e strappò la lettera che aveva ancora in mano, incurante dei sentimenti della sua unica fan. Il nodo allo stomaco di Tatsuya si sciolse dolcemente come un fiocco di seta, ma la questione non era ancora conclusa. “Tatsu-chin*, anche tu hai provato pietà per me quel giorno?”

Tatsuya lo guardò dritto negli occhi. Nelle iridi lilla del compagno vide un vivido interesse per la sua risposta. Capì che la sua era la sola opinione che davvero poteva interessare il centro della Generazione dei Miracoli. “Assolutamente no” rispose con sincerità. Afferrò il ragazzo per la maglia e lo tirò a sé: il bacio a fior di labbra che seguì coronò quelle parole, dissipando ogni dubbio di Atsushi.

 

 

 

*Atsushi nel manga chiama Tatsuya con il nomignolo Muro-chin. Dato che il vezzeggiativo è riferito al cognome, ho pensato che è molto improbabile che Atsushi si riferisca al proprio ‘fidanzato’ per cognome, per cui mi sono presa la libertà di modificare il nomignolo usando il nome proprio di Himuro. È lo stesso principio per cui ritengo che nella coppia AominexKise, se i due dovessero mettersi insieme, non si riferiranno mai l’uno all’altro usando i cognomi: quali fidanzati al mondo si chiamano in questo modo? XD

 

 

 

Note dell’autrice

Sto praticamente racimolando tutti i possibili spunti forniti nel manga per creare situazioni quanto più peculiari per questa coppia: il riferimento alle lettere d’amore che Himuro riceve sempre a scuola non potevo lasciarlo da parte! Di questa shot avevo bene in mente l’inizio, ma la fine quasi per niente. Ho scritto persino due versioni: questa qui, in cui i due sono fidanzati e una in cui non lo erano. Mi son detta “Ma che cavolo: è una raccolta su questa coppia e ancora non si sono scambiati un bacio vero e proprio!”

Alla fine ho fuso le due versioni ed è venuta fuori questa qui. Mi sento abbastanza soddisfatta del lavoro, devo dire (cosa molto rara per me): più che altro mi piace tanto l’aver concluso il tutto con un bacio, anche se molto casto :3

In questa shot c’è un’incongruenza: gli eventi si svolgono subito dopo la sconfitta dello Yosen. Così come per il Touou, è certo che i membri del terzo anno di questa squadra (Okamura e Fukui) non facciano più parte della squadra dopo la partita. Di conseguenza non avrebbero dovuto trovarsi tutti e 5 nello spogliatoio della scuola, però non ho resistito alla tentazione di far deprimere il loro capitano e far scioccare gli altri due alla vista di Murasakibara che riceve una lettera d’amore X°D Vi chiedo di sorvolare su questo dettaglio! ^^””

 

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Capitolo 5
*** Premio ***


Premio

 

 

Atsushi poggiò pesantemente il mento sul libro e disse con tono esausto: “Tatsu-chin, facciamo una pausa.”

Himuro guardò l’orologio appeso alla parete di fronte a lui. Sospirò affranto. “Ne abbiamo fatta una dieci minuti fa.”

“Lo so” ammise Murasakibara senza il minimo risentimento.

 “E un’altra ancora quindici minuti prima.”

“Sì, lo so.”

“Di questo passo non finirai mai i tuoi compiti: dovresti cercare di rimanere concentrato più a lungo.” Era la prima volta che Tatsuya lo rimproverava seriamente per qualcosa. Sapeva che il compagno era un tipo poco incline allo studio e con una soglia temporale di concentrazione molto bassa, ma non avrebbe immaginato fino a questo punto.

“Per te è facile: hai vissuto in America tanti anni. Inglese è difficile!” Di contro, Murasakibara sapeva che Himuro sarebbe stato un insegnante piuttosto severo e intransigente, ma non fino a questo punto (per i suoi standard, almeno).

L’improvvisato maestro d’inglese prese un bel respiro. “A quanto pare non ho altra scelta” disse più a sé stesso che all’altro. Andò verso il proprio armadio, aprì l’anta destra e si chinò per prendere qualcosa.

L’inconfondibile suono di una busta di plastica ridiede nuova vita ad un Atsushi che sembrava sul punto di crollare per la stanchezza solo qualche secondo prima.

Himuro prese dal sacchetto un paio di snack al cioccolato, di quelli che tanto piacevano al suo compagno. Da quel po’ che Murasakibara era riuscito ad intravedere, lì dentro c’era una vera e propria scorta di dolciumi: un autentico tesoro.

“Facciamo un accordo: ti concedo una pausa ogni mezz’ora. Se rimarrai concentrato per tutto questo tempo, ti darò uno snack ogni volta.”

Gli occhi di Atsushi parvero illuminarsi di nuova vita. Himuro lo conosceva proprio bene, e si compiacque di sé nel vedere l’altro approvare mutamente questo metodo d’insegnamento.

Tuttavia, un’ombra di perplessità oscurò il volto di Murasakibara subito dopo. “Questo metodo non è lo stesso che si usa per addestrare i cani?” chiese, piuttosto offeso.

“Mi credi così maligno? Ti sto solo offrendo un incentivo in più a studiare, visto che la prospettiva di prendere un bel voto al prossimo compito di inglese non ti interessa.”

Murasakibara non sembrò del tutto convinto da quella spiegazione. Comunque, il richiamo dei dolci era molto allettante. In ogni caso, Tatsuya non lo avrebbe fatto andare via fino a che non avesse completato tutti gli esercizi di grammatica e lui già sentiva di stare andando in crisi ipoglicemica.

“Ah, quasi dimenticavo!” aggiunse Himuro col tono di voce di chi si appresti ad annunciare il gran finale. “I miei genitori rientreranno alle nove. Se riusciamo a finire entro un paio di ore, ce ne rimarrà una libera prima che arrivino.”

“Libera?”

L’ingenuità di Atsushi a volte rasentava il comico per Tatsuya. Si sporse verso di lui e gli sussurrò qualcosa all’orecchio. “Consideralo come il gran premio finale.”

Murasakibara sbarrò gli occhi. Abbassò le pupille verso il libro che ancora fungeva da poggia-mento, guardandolo come se fosse un avversario da battere ad ogni costo. Si raddrizzò sulla schiena di scatto. L’espressione era concentrata al massimo: non aveva intenzione di perdere neanche un singolo minuto in più. “Allora, com’era questa regola del past perfect?”

 

 

Note dell’autrice

Alle volte ho il terrore di ripetere le stesse cose ^^”” In questo caso, la capacità di Himuro di saper convincere Atsushi a fare tutto ciò che vuole, anche se nell’altra shot in cui è presente questo tema (Capelli) è solo accennato.

Mi fa morire il fatto che Tatsuya riesca a manipolare Atsushi usando dei dolci XD Ispirante per questo è stata la vignetta del chap 175!

E siamo a quota 5 capitoli! Il mio obiettivo è scriverne 10, perché mi piacciono le cifre tonde e perché dubito di sfornare più di una decina di idee diverse :S Considerato che, il prossimo capitolo è già scritto (ma partecipa ad un contest e quindi devo aspettare i risultati) e l’idea per l’ultimo già ce l’ho, devo solo idearne altri 3 D:  Sì, dai, ce la posso fare!

Ringrazio chi segue questa storia e in particolar maniera Rota, che si è prodigata a recensirmi tutti i capitoli! :*

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Capitolo 6
*** Occhio ***


Occhio

 

 

Quando Murasakibara si fissava su qualcosa, diventava ossessionato e ossessionante. Quella volta la vittima delle sue continue insistenze fu Himuro.

In particolare, Atsushi si era convinto che il compagno portasse un’acconciatura che gli coprisse con il ciuffo l’occhio sinistro perché voleva nascondere qualcosa. Le ipotesi erano svariate: poteva trattarsi di una cicatrice; o magari di strabismo; o chissà cos’altro. Ogni volta che Atsushi sparava una delle sue fantasiose idee, Himuro si limitava a dirgli ‘No. Mi piace semplicemente portarli così’.

Ma Murasakibara rimaneva sempre scontento da quella risposta. Decise, quindi, di passare ai fatti: se Tatsuya non voleva svelargli il suo segreto, allora lo avrebbe scoperto da solo. Bastava scostargli il ciuffo di capelli corvini e così avrebbe visto con i propri occhi la verità.

Dato che non aveva abbastanza pazienza da aspettare che l’occasione propizia si presentasse spontaneamente, decise di crearla lui stesso. Gli chiese se volesse rimanere a dormire da lui per quella notte. Himuro acconsentì senza sospettare nulla. Per i genitori di Atsushi, Tatsuya era semplicemente un amico, nonché compagno di squadra, con il quale il figlio aveva stretto un solido legame. Non sospettavano minimamente della relazione più intima che univa i due giovani e di certo questi non volevano farsi scoprire.

Per quella sera, quindi, dovettero limitarsi a un limitato scambio di effusioni per non fare rumori molesti e sospetti. Arrivato il momento di dormire, Murasakibara lottò strenuamente per non farsi ghermire dal sonno prima di Tatsuya: cosa non facile da parte sua, visto che dormire era una delle sue grandi passioni (dopo il basket e il cibo). Fece molta attenzione nell’ascoltare il respiro di Himuro. Quando lo avvertì divenire regolare, profondo e cadenzato capì che si era assopito.

Lentamente si sporse dal suo letto alla occidentale per guardare il compagno disteso sul futon di riserva che usava per ospitarlo. Dalla finestra penetrava una lama di luce lunare che gli permetteva di scorgere il volto dormiente di Tatsuya. La folta ciocca di capelli nera era sempre al suo posto: una curiosa infrazione delle leggi della fisica a cui Atsushi prestò poca attenzione.

Allungò il braccio delicatamente. Sapeva che Himuro aveva un sonno leggero e il minimo scricchiolio avrebbe potuto destarlo. Quando Murasakibara aveva un obiettivo che voleva realizzare a tutti i costi, era capace di mettere da parte tutta la sua pigrizia, tutta la sua famelicità o tutta la sua impazienza.

Con la punta dell’indice agganciò il ciuffo di Tatsuya, facendo molta attenzione a non sfiorargli il naso. Ritirò il dito piano, scoprendo un millimetro alla volta quella parte del viso del compagno perennemente nascosta. Comparvero le prime ciglia, ma non c’era ancora traccia di qualche stranezza. Continuò imperterrito fino a metà del percorso.

Infine, dopo un tempo indefinito, riuscì ad ammirare il volto di Himuro nella sua interezza.

Perfetto. Non c’era proprio niente di anomalo da dover celare al mondo.

Atsushi si avvicinò ancora per studiarlo meglio, ma non trovò nessun difetto, neanche minimo. Sbuffò sonoramente: aveva fatto tutta quella fatica per niente.

“Sei soddisfatto, Atsushi?” disse Tatsuya all’improvviso.

“Da quando sei sveglio?” Murasakibara non mostrò il minimo imbarazzo o senso di colpa per essere stato beccato in flagrante.

“Dall’inizio.” Himuro aprì gli occhi e osservò la faccia del compagno, il ritratto della delusione. “Avresti preferito che avessi un qualche tipo di deturpazione?”

“Certo che no, però…” Atsushi si ridistese sul proprio materasso ed emise un secondo sospiro di insoddisfazione. “È scocciante scoprire di essersi sbagliato.” Si girò dall’altra parte, quasi si fosse offeso.

Himuro, sorridendo, si sollevò e lo raggiunse sul suo letto abbastanza largo per ospitarli entrambi, ma insufficiente per dormire insieme comodamente. Tuttavia, per quella sera, visto che Atsushi sembrava bisognoso di consolazione, si poteva sorvolare su quest’ultimo inconveniente.  

 

 

 

Note dell’autrice

Rieccoci qua! Questo aggiornamento è arrivato più tardi perché speravo che uscissero prima i risultati del contest al quale sta partecipando l’altra shot, ma a quanto pare ci vorrà ancora un po’. Per cui, mi sono rimboccata le maniche e ho scritto questo!

All’inizio avevo persino pensato di descrivere davvero un leggero strabismo di Himuro, poi ci ho ripensato e sinceramente sono abbastanza contenta del risultato finale ^^ L’ispirazione su questa coppia non mi ha ancora abbandonata, ma ho avuto un’idea un po’ malsana per una delle future shot e devo convincermi se scriverla davvero o lasciare che certe assurdità sprofondino nei più oscuri abissi della mia mente :S

Ringrazio immensamente chi sta seguendo questa raccolta e soprattutto chi la commenta dandomi così la forza di continuarla con tanto entusiasmo!

 

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Capitolo 7
*** Sorriso ***


Sorriso

 

La vittoria dello Yosen era stata schiacciante come sempre. Gli avversari non erano stati in grado di realizzare neanche un punto, e tutto per merito dello straordinario talento del loro centro, Murasakibara.

Anche la gioia che ne conseguì era la stessa di tutte le volte precedenti. Atsushi cercò con lo sguardo l’unico sorriso che gli interessava davvero: quello di Tatsu-chin. Lo vide e il suo volto sudato esprimeva felicità e compiacimento.

Tuttavia, qualcosa non andava. Aveva subito un brutto fallo da parte del power forward avversario, ma il ragazzo si era alzato due secondi dopo come se nulla fosse. Per il resto della partita, Atsushi non aveva smesso di tenerlo d’occhio. Himuro lo aveva mascherato bene dietro i suoi sorrisi serafici, tanto che persino la coach non lo aveva notato, ma si era infortunato.

Murasakibara lo aveva capito dal fatto che non faceva mai un passo più dello stretto necessario; quando restava fermo, in piedi, spostava tutto il peso del corpo sulla gamba sinistra, piegando leggermente la destra per non sforzarla; durante l’intervallo e i time out era sempre stato il primo a sedersi e l’ultimo ad alzarsi. Taciti messaggi attraverso cui il suo corpo gridava sofferenza.

Atsushi gli si avvicinò e Tatsuya non mancò di complimentarsi con lui per l’eccellente partita svolta, regalandogli poi uno delle sue espressioni più dolci. “Tatsu-chin, è meglio che ti porti in infermeria” e detto ciò, senza lasciare all’altro il tempo di ribattere, lo prese in braccio come una sposa. Si avviarono insieme sotto gli sguardi esterrefatti di tutti: vedere Murasakibara compiere uno sforzo fisico al di fuori di una partita di basket era un evento unico nel suo genere.

Atsushi, questo non è molto virile, sai?”

Mh? Cosa c’è di poco virile nel portarti in braccio?”

“Veramente non mi riferivo a te, ma…” si interruppe Tatsuya notando lo sguardo perplesso dell’amico. “Non importa: ti ringrazio per la premura.”

Arrivati in infermeria, il dottore visitò subito l’infortunato. La diagnosi non fu nulla di allarmante: solo una distorsione alla caviglia che sarebbe guarita con qualche giorno di riposo. Himuro temette che Atsushi volesse portarlo in braccio fino a casa, ma a quanto parve la sua innata pigrizia tornò a impossessarsi di lui.

Tatsu-chin, mi spieghi perché hai continuato a sorridere nonostante ti facesse male la caviglia?” domandò Murasakibara, mentre accompagnava l’amico fin sotto il portone di casa sua.

“Ricordi quando piansi durante la partita contro il Seirin, l’anno scorso? Nello spogliatoio mi dicesti che non avresti più voluto vedermi in un simile stato e desiderasti che io fossi sempre sorridente, anche nei momenti più tristi.”

“Sì, ero abbastanza sconvolto da quella sconfitta” si giustificò Atsushi, come se risentire le sue stesse parole a distanza di tempo gli avesse fatto notare quanto era stato egoista.

“Non dire così. Le tue parole furono molto gentili. Per questo ho deciso che, qualsiasi cosa fosse successa, non mi sarei mai più fatto vedere da te senza sorridere.” Atsushi prese fiato per ribattere, ma Tatsuya sollevò il braccio fino ad afferrargli la nuca per attirarlo a sé e soffocare qualunque tentativo di risposta con un bacio. “A parte questo, sono felice che ti sia reso conto che avevo bisogno di un aiuto.”

Mh…”

“Qualcosa non va?” La domanda fu coronata da un’occhiata velata di malizia.

“Casa tua ha due piani” affermò Murasakibara.

“Sì.”

“E i tuoi genitori hai detto che sono andati due settimane in America per lavoro.” Himuro non riusciva proprio a comprendere come mai il compagno stesse facendo notare tutti quei dettagli, anche se un’idea per nulla spiacevole cominciò a disegnarsi nella sua mente.

“Il dottore ha detto che non devi fare sforzi, quindi immagino che dovrò accompagnarti fino in camera tua, al secondo piano.”

Fu proprio ciò che Tatsuya aveva sospettato, anche se non capiva perché Atsushi dovesse compiere tali girotondi concettuali quando avrebbe potuto semplicemente dirgli che voleva passare il pomeriggio con lui.  

 

 

Note dell’autrice

Questa volta sono in ritardissimo con l’aggiornamento, ma purtroppo causa stress da ultimo esame e preparazione tesi non ho molto tempo/voglia/ispirazione per riuscire a scrivere qualcosa di quantomeno decente. Questo capitolo era pronto da un pezzo ma ho dovuto aspettare i risultati del contest a cui partecipava per poterlo postare, e nel frattempo non sono riuscita a mettere per iscritto niente di nuovo >.<

Spero che una volta superato questo scoglio universitario troverò la giusta ispirazione per il prossimo capitolo!

Non ho molto da aggiungere in verità, se non che spero che questo chap vi sia piaciuto! Sono sempre più felice di vedere il numero delle fan di questa coppia aumentare di giorno in giorno :3

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Capitolo 8
*** Torta ***


Torta

 

Appena varcata la soglia della mensa, Himuro cercò con lo sguardo l’imponente figura di Atsushi. Di solito, data la sua altezza fuori dalla norma, gli bastavano appena due secondi per individuarlo. Quella volta scorse con gli occhi tutta la sala più volte, sino a che non dovette arrendersi all’assurda realtà: il compagno non c’era.

Da quando lo conosceva non era mai capitato una singola volta che Tatsuya arrivasse per primo in mensa all’ora di pranzo. Dire che la cosa era sospetta era solo un eufemismo. Ad accrescere la sua perplessità c’era anche un altro fattore: quel giorno era il 30 Ottobre, il suo compleanno.

Che le due cose fossero collegate? Quando si trattava di Atsushi non si poteva mai essere del tutto certi di qualcosa. C’era una sola certezza, però: prima o poi sarebbe arrivato.

Himuro, dopo aver riempito un vassoio con le pietanze che quel giorno la cucina della scuola offriva, si accomodò ad un tavolo vuoto. Non appena si fu seduto, una voce femminile e pudica richiamò la sua attenzione.

Himuro-san, perdonaci se ti disturbiamo.”

Il ragazzo sollevò la testa e si trovò davanti cinque studentesse sorridenti. “Non mi disturbate affatto” disse, regalando loro il suo miglior sorriso di cortesia.

Il quintetto parve sciogliersi dinanzi tanta galanteria. Tre di loro avanzarono verso il suo tavolo con in mano ciascuna una scatola quadrata. “Volevamo augurarti buon compleanno, e per l’occasione abbiamo cucinato per te queste torte. Spero ti piacciano.”

Le ragazze posarono i dolci sul tavolo in modo quasi reverenziale. Tatsuya osservò i loro volti pieni di aspettativa. Era chiaro che attendevano trepidanti di ricevere in cambio qualche dolce parola.

Himuro non deluse le loro aspettative. “Siete state molto premurose, vi ringrazio immensamente.”

“Ah, Himuro-san, è stato un piacere per noi” e quasi squittendo andarono via estasiate dalle telegrafiche frasi ricevute dal loro campione.

Nella testa di Tatsuya albergava un unico quesito: cosa avrebbe dovuto farne di tutte quelle torte? Nessuna di esse era del suo gusto preferito e in generale non era mai stato un grande amante dei dolci, come qualcuno di sua intima conoscenza.

“Torta al limone” disse una voce davanti a lui, questa volta decisamente maschile.

Himuro alzò la testa sino ad incrociare lo sguardo assonnato di Murasakibara. Era la prima volta che veniva colto alla sprovvista dal compagno. “Come hai detto?”

“Torta al limone. È la tua preferita, no?” Atsushi poggiò anche lui una scatola quadrata sul tavolo.

 “L’hai fatta tu?”

“Ho sentito delle mie compagne di classe parlare del tuo compleanno durante l’ora di economia domestica. Avevano deciso di prepararti una torta, ma io sapevo quale ti piaceva di più e così ne ho fatta una anche io.” Si sedette e notò che oltre al suo dolce, ce ne erano altri tre ancora integri.

A Himuro non sfuggì lo sguardo carico di desiderio del compagno. Inoltre, ora gli era chiaro perché avesse tardato ad arrivare. “A me queste torte non piacciono. Se per  te va bene, potresti…”

“Non c’è problema!” confermò Atsushi, tirando verso di sé le tre scatole.

A quanto pare, il regalo più gradito lo aveva ricevuto Murasakibara piuttosto che il vero festeggiato.

Curioso, Tatsuya sollevò il coperchio che celava la torta preparata da Atsushi. Quando ne vide il contenuto, dilatò gli occhi per la sorpresa.

Atsushi…”

“Sì?” disse questi, già gustando la prima delle tre torte rivali, compiacendosi intimamente del fatto che non era un granché, specie se paragonata alla propria.

“Come mai manca quasi un quarto della torta che mi hai preparato?”

“Be’, dovevo pur assaggiarla per assicurarmi che fosse buona” spiegò l’interrogato, come se fosse la cosa più ovvia e naturale del mondo.

 

 

 

Note dell’autrice

Credo di aver perso il conto di tutte le versioni che ho fatto di questa shot D: Stavo persino pensando di concludere la raccolta con meno di 10 capitoli >.< Be’, bisogna vedere se riuscirò a scrivere la nona shot, per la quale non ho uno straccio di idea!

In compenso sono sempre più felice di vedere nuove fan di questa coppia! Non oso immaginare quando usciranno nell’anime *w* Ho già la bava alla bocca *si asciuga un indecoroso rivolo di saliva*

Alla prossima shot, la penultima!! E mi raccomando fatemi sapere cosa ne pensate :3

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Capitolo 9
*** Panna ***


ATTENZIONE: ultimo capitolo! Rating Arancione!

 

 

Panna

 

 

Ad Atsushi il sesso piaceva, ma non aveva mai trovato particolarmente interessanti i preliminari. Se fosse dipeso da lui, sarebbe passato subito al momento cruciale senza eccessivi preamboli. Tuttavia, non disdegnava il fatto che Tatsuya gli dedicasse qualche particolare attenzione prima dell’unione vera e propria.

Dal canto suo, anche Himuro avrebbe gradito essere vezzeggiato qualche volta dal compagno, ma questi non si era mai interessato più di tanto a quella pratica e chiederglielo in modo esplicito avrebbe estinto brutalmente l’erotismo della situazione.

La soluzione si era presentata sotto forma di cilindro metallico, tanto semplice ed economica quanto efficace.

“Chiudi gli occhi e apri la bocca” sussurrò Tatsuya, nascondendo qualcosa dietro la schiena nuda.

Murasakibara lo guardò perplesso, ma decise di obbedire. Poco dopo sentì posarsi sulla lingua una soffice e dolce nuvoletta. Si sciolse subito e la deglutì con sorpresa e delizia.

“Ne vuoi ancora?” disse provocante Himuro.

Il fidanzato annuì energicamente, già smanioso di assaggiare di nuovo quella bontà zuccherina.

Tatsuya si distese sul letto, girò la testa leggermente di lato e si spruzzò sul collo una breve scia di panna.

Senza dire nulla, Atsushi si chinò su di lui e iniziò a lappare quella delizia dal basso verso l’alto. Flebili sospiri di piacere da parte di Himuro si sovrapposero al suono umido della lingua dell’amante. Quando il collo fu completamente ripulito, Murasakibara si sollevò in attesa della successiva mossa dell’altro.

Tatsuya disegnò una striscia bianca dal petto all’ombelico. Questa volta, il compagno partì dall’alto per poi scendere a velocità moderata verso l’addome, attento a non lasciarsi indietro neanche un candido rimasuglio.

La vista della sua lingua rossa e famelica era uno spettacolo davvero eccitante.  

Quando finì di ripulire Himuro e si sollevò di nuovo, Atsushi aveva il mento un po’ sporco. Sorridendo, il compagno lo attirò a sé e leccò via quel residuo latteo. Si slacciò i pantaloni e, con l’aiuto dell’altro, li sfilò assieme alla biancheria intima.

Divaricò le gambe senza un briciolo di imbarazzo, offrendo la vista della propria nudità agli occhi colmi di desiderio di Murasakibara. Questa volta tracciò una linea eburnea lungo l’interno coscia, partendo dal ginocchio e interrompendola al limitare dell’inguine.

Atsushi, ormai assuefatto a quel sapore zuccherino misto a quello più indefinito della pelle dell’amante, si avventò sulla gamba leccandola, baciandola e persino mordicchiandola di tanto in tanto.

Tatsuya rimase sorpreso davanti a tanta voracità. Si compiacque intimamente per aver trovato il giusto compromesso tra i suoi desideri e quelli del fidanzato. Sussultò quando la lingua di Atsushi arrivò all’inguine, così vicina al centro pulsante del proprio piacere eppure ancora così lontana. Notò che l’altro si era soffermato un po’ più del solito in quel punto tanto sensibile, nonostante la panna fosse ormai finita. Era chiaro che Murasakibara era finalmente entrato nel ruolo dell’amante attento ai preliminari.

Quando sollevò la testa si scambiarono uno sguardo di intima complicità. Atsushi prese la bomboletta direttamente dalla mano di Himuro. D’istinto, questi aprì di più le gambe.

Fedele alla sua golosità, Murasakibara spruzzò al centro esatto di esse una dose molto generosa di panna; avrebbe impiegato un bel po’ di tempo prima di leccarla via tutta.

Tatsuya lasciò andare la testa all’indietro. Dalle labbra si librarono verso il soffitto gemiti da principio flebili, quasi composti, per poi divenire sempre più altisonanti, in perfetta sincronia con la voracità di Atsushi che aumentava ad ogni secondo. Quando la panna finì, era convinto che sarebbero passati alla fase successiva.

Spalancò gli occhi di meraviglia nel vedere il fidanzato prendere di nuovo il cilindro di metallo e ripetere la medesima operazione di prima. Un sorriso malizioso gli incresperò le labbra quando capì che Atsushi non si sarebbe fermato finché nella bomboletta non si fosse esaurita tutta la panna.

 

 

Note dell’autrice

Lo so che nel capitolo precedente avevo detto che questa sarebbe stata la penultima shot, ma credo di aver un po’ sopravvalutato la mia fantasia. Fin dall’inizio della raccolta avevo in mente questa shot, ma l’avevo riserbata all’ultimo per il finale. Purtroppo, non mi sono venute idee da scrivere per il nono capitolo e piuttosto che tenere questa raccolta in sospeso per chissà quanto tempo, ho preferito concluderla, anche se con un capitolo in meno rispetto al programma.

Mi detesto profondamente per questo, ma non ho avuto altre scelte! Spero che il contenuto più hot di questo capitolo abbia compensato la mia mancanza ^^

Ringrazio tutti coloro che hanno inserito tra i preferiti, le ricordate e le seguite, con la speranza che, ora che la raccolta è conclusa, chi non si è mai fatto sentire mi faccia sapere il suo parere :3 E ovviamente ringrazio con tutto il cuore chi ha recensito questa raccolta con tanto entusiasmo: siete stati tutti gentilissimi X3

Alla prossima storia, allora!

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