She called it Love

di SweetTaiga
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. Il mondo in cui vivi tu ***
Capitolo 2: *** 2. Perchè tremi? ***
Capitolo 3: *** 3. Rinnega il tuo nome, rinnegherò il mio. ***
Capitolo 4: *** 4. Menta e caffè ***
Capitolo 5: *** 5. L'inizio dei guai ***
Capitolo 6: *** 6. Troppo cerebrale ***
Capitolo 7: *** 7. Scacco matto ***
Capitolo 8: *** 8. Cuore e ragione ***
Capitolo 9: *** 9. Amicizie pericolose ***
Capitolo 10: *** 10. L'apparenza inganna ***
Capitolo 11: *** 11. Anche le Serpi hanno un cuore ***
Capitolo 12: *** 12. Baci e Schiantesimi ***
Capitolo 13: *** 13. Minacce di morte e promesse d'amore... ***
Capitolo 14: *** 14. ...o minacce d'amore e promesse di morte? ***
Capitolo 15: *** 15. Sette giorni ***
Capitolo 16: *** 16. Odiami, se vuoi ***
Capitolo 17: *** 17. Tra l'Inferno e il Paradiso ***
Capitolo 18: *** 18. La Leonessa ed il Serpente ***
Capitolo 19: *** 19. Un nuovo inizio ***
Capitolo 20: *** 20. Astinenza d'amore ***
Capitolo 21: *** 21. La notte degli imbrogli ***
Capitolo 22: *** 22. M'amò, l'amai ***
Capitolo 23: *** 23. Segreti e bugie ***
Capitolo 24: *** 24. Questione di fiducia ***
Capitolo 25: *** 25. Le Ibride ***
Capitolo 26: *** 26. Ferire per non ferirsi ***
Capitolo 27: *** 27. Disciplina e capelli aruffati ***
Capitolo 28: *** 28. Magie Babbane ***
Capitolo 29: *** 29. Mea culpa ***
Capitolo 30: *** 30. Fiducia e Codardia ***
Capitolo 31: *** 31. Punto di non ritorno ***
Capitolo 32: *** 32. Oggi, amore, stai con me ***
Capitolo 33: *** 33. Una notte come questa ***
Capitolo 34: *** 34. Punti di vista, pezzi di vita ***
Capitolo 35: *** 35. C'è un posto anche per noi? ***
Capitolo 36: *** 36. Quaranta secondi di niente ***
Capitolo 37: *** 37. Tempesta ***
Capitolo 38: *** 38. L'ultima speranza ***
Capitolo 39: *** 39. Solo per lei ***
Capitolo 40: *** 40. Quando noi eravamo qui ***



Capitolo 1
*** 1. Il mondo in cui vivi tu ***



 

1. Il mondo in cui vivi tu


Sono qui ad aspettare un segnale, un rumore; i racconti ed i colori già mi parlano di te.


Che schifo. Io, Draco Lucius Malfoy, purosangue purissimo, nobile erede di una nobile casata, che mi abbasso al livello dei babbani, ascoltando la loro musica ed armeggiando con le loro diavolerie.
Mi faccio schifo da solo.
Sto qui, come un ebete, con quest’infernale lettore mp3 nelle orecchie a sentire un gruppo babbano.
Un gruppo babbano! Io, Draco Lucius Malfoy!

Sento un forte desiderio di incontrare gli occhi tuoi, ma mi basta ricordare il mondo in cui vivi tu.

In realtà, mi faccio schifo perché non provo alcun disgusto ad ascoltare musica così ignobile.
Non me ne frega un cazzo se il sangue che scorre nelle vene del cantante è impuro.
Non me ne frega un cazzo se ci ho messo ore a capire come funzionasse quest’aggeggio rosso fuoco.
E non me ne frega un cazzo, se mio padre considererebbe ignobile sapere che sto qui a pensare ad una sporca Mezzosangue, a dedicarle parole d’amore. A dedicarle una canzone. Babbana, per giunta.

Ma che bella sei, che dolce sei, mi manchi già.

Me l’ha fatta ascoltare lei. Un pomeriggio d’inverno, senza troppe spiegazioni, mi ha fatto chiudere gli occhi ed inserito queste cosiddette cuffie nelle orecchie.
Quant’era bella, con le guance arrossate ( e non solo per il freddo ).
Diamine, quanto sono diventato sdolcinato!
Eppure è così: è bella, la mia Mezzosangue.
Sospiro.

Ma che bella che sei, che dolce che sei, mi manchi già.


Sono ormai due mesi che non la vedo, che non ho sue notizie, ed il lettore mp3 che mi ha infilato nel mantello la notte di Natale è l’unico oggetto che mi ricorda che non è stato tutto un sogno.
Rinchiuso nel mio incubo privato, segregato nella mia stanza a Malfoy Manor, mi aggrappo con tutte le mie forze al suo ricordo.
A lei, l’unica che non mi ha guardato mai come un Mangiamorte, mai come un Malfoy.
Certo, forse come un furetto, a volte, ma prima di tutto come Draco.
Il ragazzino viziato ed arrogante che ho impiegato anni per diventare; anni bui, anni di rabbia contro i miei genitori e contro me stesso, mai all’altezza delle loro aspettative.
Anni pieni di odi e rancori, anni privi di affetto sincero e disinteressato; anni di tirannide, di predominio assoluto su tutti, certo, ma anche di solitudine.
Anni in cui odiavo lei, che era l’opposto di me.
Coraggiosa, leale, amata.
Forse la invidiavo. Non molto, giusto un po’.
Lei, la sorridente, perfetta, so-tutto-io Hermione Jean Granger.
La cocca dei prof, l’elemento più in gamba del Grande Trio, la ragazza più ammirata e temuta di tutta Hogwarts. L’unica ragazza che si è azzardata a darmi un pungo in pieno volto, guarito poi (anche se con anni di ritardo) da baci e dolci carezze. Una ragazza con le palle, insomma.
Il mio incubo ed il mio sogno, la mia condanna e la mia scialuppa di salvataggio.
Se mi avessero detto appena un anno fa che sarei finito segregato nella mia stessa casa per una sporca Mezzosangue, per quella sporca Mezzosangue, sicuramente avrei riso in faccia al povero malcapitato.
Io, Purosangue, con una sporca Mezzosangue. Puah.
Eppure ora sono qui, contro tutto e tutti, solo per difendere qualcosa che lei ha chiamato Amore.
Non so se abbia ragione, non penso che i Malfoy possano provare Amore.
Ma se l’Amore che dice è una stretta al petto dovuta alla sua mancanza, un colpo al cuore ogni volta che mio padre rievoca con disgusto il suo nome, un sorriso ogniqualvolta mi addormento pensando a lei, allora ha ragione.
Forse i Malfoy non provano amore, ma Draco si.
Sospiro ancora.
Devo trovare un modo per vederla.
Per ora, posso solo limitarmi a sognarla, sperando che lei faccia lo stesso.

Sogna, piccola mia, ed io ti ascolterò.



NOTE:
La canzone citata in questo capitolo è “Piccola Mia” di Il Parto delle Nuvole Pesanti.
Questa è la mia prima FanFiction, quindi siate spietati ( ma non troppo ;) ). Accetto volentieri critiche e consigli J. Sempre sperando che qualcuno la legga xD
Baci,SweetTaiga

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Capitolo 2
*** 2. Perchè tremi? ***




2. Perchè tremi?



Agosto è il mese più freddo dell’anno.

Mi sveglio infreddolita nonostante i  40 gradi all’ombra.
Ormai è agosto. Non ho mai tollerato molto i mesi caldi, preferisco il freddo pungente, il fuoco acceso ed una bella coperta poggiata sulle ginocchia ( con sopra un leggero libro di 800 pagine sulla Storia di Hogwarts, ovviamente).
Magari con qualcuno accanto.
Qualcuno a caso, ovviamente.
Qualcuno che abbia casualmente liscissimi capelli biondi e se mai un bel paio di occhi grigi e gelidi.
E perché no, anche con un bel caratterino arrogante, un broncio da bambino viziato ed un sorrisino impertinente che dica esplicitamente “ti sto prendendo per il culo”.
Tutto estremamente casuale, ovviamente.
Sbuffo, consapevole di essere pazza.
Ma chi voglio prendere in giro?
Scalcio via le coperte, e qualcosa mi si inserisce tra le costole.
Oh, il mio lettore mp3.  Dopo averlo dato casualmente ad un ragazzo a caso, ne ho comprato un altro. Verde e argento. Sempre casualmente.

Che freddo che fa, che freddo che fa.

Alzo il volume al massimo, e mi giro verso la finestra. E’ quasi l’alba ed il cielo è limpidissimo, come sempre in questi due mesi.
Sembra prendersi gioco di me, del mio umore nero.
Un umore casualmente nero, ovviamente. Non che sia successo qualcosa di spiacevole in questi mesi, assolutamente.
Non voglio certo insinuare di essere stata separata dal mio bel biondino ossigenato ( un bel biondino ossigenato a caso) perché ho il sangue impuro, certo che no.
Né voglio dire che la sua mancanza mi sta facendo letteralmente saltare i nervi, ovviamente.
Non direi mai una cosa del genere, perché dovrei?
Sto benissimo io.
Una favola. Una meraviglia. Una Pasqua, come si dice tra noi babbani.
Cazzo! Babbani.
Chissà se lui sa cosa sia la Pasqua. Mi sembra che nel mondo magico l’unica cosa conosciuta della tradizione cristiana siano le bestemmie.
Cazzo. Perché è così grande il divario tra i nostri mondi?
Sono stanca, stanca di difendermi, stanca di dimostrare il mio valore, stanca di dovermi impegnare più degli altri solo perché sono una Nata Babbana e non una fottutissima Purosangue.
Cazzo, sto diventando volgare e irascibile.
Stare con lui mi ha contagiata, è ovvio.
Ora però calma, Hermione. Calma.
Lui adesso riderebbe di me. Gli piaceva vedermi arrabbiata, diceva che ero sexy col broncio. Io, sexy. Un po' come dire alla straga di Biancaneve ( nella versione vecchietta-acida-con-mela-avvelenata, ovviamente) che è graziosa ed indifesa.
Che simpatico, bella battuta.
Eppure lui era serio. Lui era sempre serio, quando si trattava di me.
Certo, il caro Draco Lucius Malfoy era sempre arrogante, insopportabile, presuntuoso, bellissimo, odioso.. Cioè, no, non bellissimo. Lo stavo insultando, diamine!
Sei pazza, Hermione. Lo sai che lo sei, mi sussurra la mia coscienza.
Sei pazza perché ti manca, perché sono due mesi che il vostro sangue vi divide, perché sono due mesi che non lo senti, non lo vedi, non lo sfiori; sono due mesi che non senti la sua voce, che non lo senti chiamarti Mezzosangue con quel tono che annulla ogni traccia di offesa.
Sono due mesi che vivete chiusi in due mondi così diversi, così distanti.


Tremo. Per la barba di Merlino, che freddo!
Ma siamo ad Agosto, Hermione, mi ripete la vicina, acida.
So dove vuole farmi arrivare, lo so già. Ma io sto bene, io sto benissimo. E poi le temperature sono notevolmente basse, nonostante sia piena estate. Mi giro verso il mio orologio supertecnologico con tanto di termometro incluso: 38 gradi. Alla faccia delle basse temperature.
Tremo ancora.

Se non è vero che hai paura, non è vero che ti senti sola, non è vero che fa freddo allora perché tremi in questo agosto?

Diamine, ora anche il lettore mp3 ci si mette!
Mi alzo di scatto dal letto.
Al diavolo il sangue, pensiamo all’unisono io e la mia coscienza.
Devo trovare un modo per vederlo, per farmi scaldare da quel paio di occhi gelidi.



NOTE:
La canzone di questo capitolo è “Agosto”, di Perturbazione. Consiglio davvero di sentirla. :)
Metto subito anche il secondo capitolo, almeno per far avere un’idea della storia. Ho notato che molti hanno dato un’occhiata alla fanfiction, e vi ringrazio davvero :) spero vi sia piaciuta!
Un ringraziamento particolare a Lupetta97: grazie mille, sei stata gentile a recensire! Sono felice che la storia ed il mio modo di scrivere ti siano piaciuti, spero che il secondo capitolo non ti abbia delusa :) Eh si, Draco si è lasciato influenzare un po’ da Hermione, e come puoi vedere anche Hermione si è lasciata influenzare dal suo tono intollerante e arrogante, a testimonianza del fatto che hanno passato mooolto tempo insieme :) Ma questo si vedrà più in là.. Spero continuerai a seguire la storia :) A presto!

Baci,SweetTaiga

 

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Capitolo 3
*** 3. Rinnega il tuo nome, rinnegherò il mio. ***


 3. Rinnega il tuo nome, rinnegherò il mio


Mi sento come un topo in gabbia. Un topo in gabbia in casa sua.
Mio padre continua a propormi nobildonne purosangue come future mogli. Al diavolo!
Come potrei guardare una di quelle ragazzette senza cervello dopo essere stato con Hermione Jean Granger? Cioè, diamine, con lei parlavo di Shakespeare, non del nuovo cappellino del cane di una schizzinosa purosangue!
Shakespeare.
Se solo penso che è stato proprio questo insulso babbano a farci avvicinare.. Certo, era un genio, ma pur sempre un babbano.

E’ in un giorno di pioggia che ti ho conosciuta, e il vento dell’ovest rideva gentile.

Erano giorni che la tensione tra noi era arrivata alle stelle. Più del solito, intendo.
Iniziai ad evitarla quando mi accorsi di quanto fosse bella. Spirito di sopravvivenza, probabilmente.
E lei fece lo stesso, per ragioni a me tutt’ora oscure.
Ci evitavamo, e ad ogni incontro la tensione era palpabile. Il principino sopravvissuto ed il re delle mocciose continuavano a provocarmi, ed io mi sfogavo su di loro.
Zabini e Nott, dal canto loro, rispondevano a tono insultando i due giovani eroi del magnifico trio.
Ma non una sola parola uscì dalle mie labbra contro la mezzosangue, né dalle sue una cattiveria gratuita verso di me. Sembrava quasi un tacito accordo. Ci limitavamo a sostenere i nostri compagni, deridendo la casata avversaria, ma mai una parola su di noi.
Quando Blaise me lo fece notare, alzando un sopracciglio in maniera elegantemente fastidiosa, mi limitai a scrollare le spalle.
Quando me lo chiese il tizio sopravvissuto, si, insomma, quello lì, mi girarono le scatole.
«Stai escogitando qualcosa, Malfoy? », mi disse un pomeriggio piombandomi letteralmente addosso dopo l’ora di Trasfigurazione.
«Scusa, Potty?», risposi, guardandolo con sufficienza ( cosa che mi riesce estremamente bene, soprattutto con lui ).
 Mi guardò in cagnesco e poi sibilò tra i denti una risposta insensata. « Stai evitando Hermione. Cosa stai pensando di fare? Stai escogitando qualcosa contro di lei, vero?»
Se non fossi stato completamente allenato ad esibire un’espressione di sfrontata indifferenza, sicuramente la mia faccia sarebbe diventata una maschera di estremo stupore.
« Potty, sei più idiota di quel che pensassi. E fidati, non è una bella cosa. », dissi, calmo, guardandolo negli occhi.
La mia calma gli fece saltare i nervi. Prevedibile, come sempre.
« Non prendermi in giro, Malfoy. Dimmi cosa stai escogitando e perché la eviti. Certo, ci fa piacere, ma sicuramente questa tua sorta di gentilezza non promette nulla di buono. », ripose stringendo i pungi.
Osservai le sue mani diventare bianche; era così divertente vederlo sfiorare un esaurimento nervoso.
Un po’ meno, quando l’esaurimento stava venendo anche a me.
Che diamine potevo saperne io, del perché infastidire quella sporca Mezzosangue non fosse più nella top ten delle mie attività preferite?
Che diamine potevo saperne io, del perché preferivo restare nell’ombra a guardarla studiare tutta sola in biblioteca, piuttosto che andarle vicino e insultarla?
«Ma che diavolo vuoi, Potty? E’ ovvio. Mi sembra inutile sprecare il mio tempo ad insultare un’inutile Sanguesporco.»
Nel dubbio, meglio mettere un po’ di sana cattiveria ( e un bel po’ di stronzate ) nella mia risposta.
Sembrò quasi rilassarsi, Potterino. «Non chiamarla Sanguesporco.», aggiunse. Poi mi voltò le spalle ed andò via. Seguendo la sua ritirata, vidi una figura esile ferma a fissarmi.
«Granger…», dissi a mezza voce.
Non l’avrei mai ammesso in quel momento, ma qualcosa in me si ruppe nel sapere che aveva sentito quella conversazione. Non che le mie parole fossero una novità, sia chiaro. Ma quella volta mi ferii da solo, mi auto distrussi senza esserne cosciente.
La mia mente bacata pensò che sarebbe corsa via piangendo, che mi avrebbe mandato al diavolo, che avrebbe impugnato la bacchetta rispondendo a tono.
Ma la sua, di mente, era più fantasiosa. Imprevedibile.
Alzò appena il mento, con un gesto di stizzita superiorità. Mi guardò negli occhi per un tempo che mi parve infinito, poi, elegantemente, mi voltò le spalle, ed a passo lento sparì.
Prima ancora di rendermene conto, la stavo seguendo.
Non col passo felpato e sicuro di un Malfoy.
Stavo correndo.
Non per continuare a infastidirla.
Per scusarmi.
Non per vederla debole e deriderla.
Per assicurami che non stesse piangendo.
Quando le afferrai il mantello e la vidi voltarsi, mi maledii.
Ma che diamine stavo facendo?
Io, un nobile Purosangue, inseguire una stupida Babbana.
Io, Draco Lucius Malfoy, inseguire niente meno che Hermione Jean Granger.
Lei dovette trovare la situazione assurda quanto me, e la sua espressione stupita me lo confermò.
Fu un attimo, poi riprese quell’odiosa aria da so-tutto-io.
«Che vuoi, Malfoy?», disse tra i denti.
Era arrabbiata, ma non vedevo odio nei suoi occhi.
Sorrisi dentro di me, soddisfatto, prima di rendermi conto della mia mano ancora aggrappata al suo mantello orrendamente Grifondoro.
Guardai la mia mano come si guarda uno scarafaggio camminare sul proprio vestito nuovo.
Lasciai la stoffa come se fosse incandescente, poi alzai gli occhi sul viso di una Granger alquanto confusa.
Immobile, con il sopracciglio destro appena alzato, aspettava una risposta alla sa domanda.
Che non arrivò.
Andai via come un codardo, senza chiedere scusa come voleva Draco, senza deriderla come imponeva Malfoy.
Scappai e basta.
Nei giorni seguenti la evitai come si evita la peste, ma il destino aveva altri progetti per noi.

Ero appena sceso a fare colazione, quando la McGranitt mi chiamò.
«Malfoy… Hai dimenticato di venire a lezione, l’altro giorno. Ed hai avuto la sciagurata fortuna di saltare il compito di Trasfigurazione. Mi auguro che non sia stata un’assenza voluta.»
Merda. Il compito di trasfigurazione! L’avevo completamente rimosso.
Diamine, deve essere stato quando sono andato di nascosto ad Hogsmeade con Blaise perché doveva comprare una dannata ( ed ennesima ) cravatta nuova. Ma non penso che qualcuno ci abbia visti… Non feci in tempo a formulare questo mio ottimistico pensiero, che la professoressa ricominciò a parlare.
«La cravatta di Blaise è senza dubbio meravigliosa, ma mi capirà se decido di darle una breve punizione, signor Malfoy. Giusto?»
Mi limitai ad annuire, e lei sorrise soddisfatta.
«C’è la sezione babbana della biblioteca che ha bisogno di una ripulita. Inizi pure oggi, signor Malfoy. Buon lavoro.».
Detto questo, si voltò lasciando svolazzare imperiosa il mantello nero come la pece.
Diamine, la libreria no!, fu l’unico pensiero che riuscii a concepire.

Come temevo, in libreria c’era lei, china su un libro. Che novità, pensai.
Le passai accanto senza salutarla, e lei non mi degnò di uno sguardo; sembrava non essersi nemmeno accorta che fossi entrato. Iniziai a girare per la libreria, cercando questa fantomatica sezione babbana.
In realtà sapevo esattamente dove fosse, ma non mi andava di mostrarlo troppo apertamente.
Feci accidentalmente cadere un libro di circa 1400 pagine sul pavimento polveroso, ma la Granger non si mosse.
Ne cadderocasualmente molti altri, e solo quando stavo quasi per passare ai segnali di fumo la Granger mi degnò di uno sguardo. Uno sguardo indispettito, odioso, arrogante, ma almeno uno sguardo.
Non che io avessi deliberatamente cercato di ottenere la sua attenzione, sia chiaro.
Ma non mi piaceva essere ignorato.
Non da un’ignobile Mezzosangue, diamine. Non da lei.
A questo pensiero mi sentii stranamente vulnerabili. Difenditi, prima ancora che sia le ad attaccarti.
«Oh, ma allora sei sveglia, Mezzosangue. Pensavo fossi morta. Sai com’è, ero quasi preoccupato: la McGranitt mi sgozzerebbe se la sua prediletta morisse in mia presenza.»; ghignai: ero stato perfetto.
Un perfetto stronzo, pensò una parte del mio cervello.
Lei mi guardò per un altro secondo, poi alzò gli occhi al cielo e tornò a dedicarsi al suo libro.
«Mi dispiace per la profonda ferita che ho arrecato al tuo smisurato ego, furetto. Ma preferisco decisamente Shakespeare a te. », rispose lei, con un lampo di soddisfazione negli occhi.
Ghignai ancora, ma tremai quando mi accorsi che quel ghigno somigliava più ad un.. sorriso.
 «Ma immagino che tu non sappia nemmeno chi sia, Shakespeare, da purosangue ignorante quale sei.», continuò lei con aria di superiorità.
Questa volta fui io ad alzare gli occhi al cielo, e prima di pensarci parlai.
«Le mie mani sono dello stesso colore delle tue, ma mi vergognerei ad avere un cuore così bianco.»
La Granger, questa volta, dedicò a me tutta la sua attenzione.
Diamine, pensai, maledicendomi ancora, ora mi deriderà perché conosco un insulso autore babbano.
Ma la Granger non si comporta mai in maniera prevedibile, non quando si tratta di rispondere a me.
«Quando ho letto quella frase ho pensato subito a te. Lady Macbeth è sicuramente una figura che non mi piace particolarmente, ma quella frase si. Mi sembra perfetta per te.»
Sussultai impercettibilmente. «Oh, la Granger che mi pensa. Domani Paciock diventerà sicuramente l’idolo delle teenagers! E’ un complimento o un’offesa?», dissi, continuando a difendermi da un attacco che in realtà non era mai iniziato.
«Nessuno dei due, furetto. E’ una costatazione. Sembri vergognarti di compiere buone azioni. Non devi sempre sforzarti di essere così stronzo, arrogante, viscido, presuntuoso…»
La bloccai con un gesto della mano. «Ho capito il concetto, Granger.», replicai stizzito.
Come poteva una Mezzosangue rivolgersi a me in quel modo?
Le voltai le spalle e continuai a mettere a posto i libri. Qualsiasi cosa, pur di non pensare a quei dannati occhi.
«Da quando te la prendi per le mie offese, furetto?»
La domanda mi arrivò dritta al petto come una freccia velenosa.
Cazzo.
Non feci in tempo a rispondere, né a pensare di farlo, che lei continuò, con la sua voce fastidiosamente attraente.
«C’è un altro pezzo che mi ricorda te, sai furetto?», disse con finta noncuranza.
Indifferenza, Draco, indifferenza, sussurrava il mio buon senso.
Ma io il buon senso non l’ho mai ascoltato.
«Ah si? Sentiamo, allora.», le risposi, cercando di far sembrare la mia voce più annoiata possibile.
La Granger si schiarì la gola; la sentii sfogliare un po’ di pagine, poi si fermò. Sospirò ed iniziò a leggere.
«Rinnega tuo padre e rifiuta il tuo nome, oppure, se non vuoi, giura che sei mio e smetterò io d'essere una Capuleti.»
La immaginai scorrere un altro rigo con gli occhi, per saltare la risposta di Romeo.
«E’ solo il tuo nome che m'è nemico, e tu sei te stesso anche senza chiamarti Montecchi. Cos'è Montecchi?
Non è una mano, un piede, un braccio, un volto, o qualunque parte di un uomo. Prendi un altro nome! Cos'è un nome? Ciò che chiamiamo rosa, con qualsiasi altro nome avrebbe lo stesso profumo. Così Romeo, se non si chiamasse più Romeo, conserverebbe quella cara perfezione che possiede anche senza quel nome. Romeo, getta via il tuo nome, e al suo posto, che non è parte di te, prendi tutta me stessa.»
Sentii la sua voce spezzarsi sulle ultime quattro parole, ed io tremai. Un brivido mi percorse la schiena, e mi voltai per scostare quel cespuglio di capelli ramati che le copriva il viso, impedendomi di scorgere la sua espressione.
Mi avvicinai al suo orecchio, e pian piano sussurrai le parole che il giovane Romeo dedicava alla sua bella Giulietta.
E che io, Draco Lucius Malfoy, dedicavo alla ragazza arrossita di fronte a me.
«Ti prendo in parola. Chiamami amore e sarà il mio nuovo battesimo: ecco, non mi chiamo più Romeo.»

Le vidi sorridere e arrossire ulteriormente, senza alzare lo sguardo su di me.
«Mi stupisci, Malfoy. Pensavo odiassi i babbani.», disse a mezza voce.
«Potrei fare qualche eccezione», risposi con lo stesso tono, alzandole il viso per guardarla negli occhi.
Lei, per tutta risposta, mi regalò uno di quei sorrisi che solitamente dedicava solo ai suoi amichetti Grifondoro.
Un sorriso che ora era mio.
Mi prese per mano.
La lascia fare.
Mi trascinò con sé.
Non glielo impedii.
Mi innamorai.
Ma non potevo saperlo. Non ancora.
La guardai ridere verso il cielo, e risi con lei. La pioggia che ci bagnò era una fresca benedizione, e le gocce fredde che ci graffiavano il viso ci permisero di capire che non era un altro, misero sogno.                                                        

In un giorno di pioggia ho imparato ad amarti, mi hai preso per mano portandomi via.

Mi costringo a cacciare via questi pensieri che fanno male e bene allo stesso tempo, che mi feriscono il cuore con la loro infinita dolcezza e mi dissetano l’anima ormai inaridita.
Parlerò ancora con mio padre, ci proverò finchè non sarò libero di uscire. Non accetterò di sposare alcuna donna che non sia lei.
La mia insopportabile, odiosa, saccente Giulietta.

In un giorno di pioggia ti rivedrò ancora e potrò consolare i tuoi occhi bagnati.

Guardo il libro di Romeo e Giulietta, stretto tra le mie mani per rafforzare il ricordo di quel primo giorno di felicità. Lo guardo senza vederlo, pensando al suo sorriso. Quando finalmente lo metto a fuoco, con la sua rilegatura in pelle, mi viene un’idea. Perché non c’avevo pensato prima? Che idiota.

In un giorno di pioggia saremo vicini.

E’ una promessa, Hermione.
Non saremo più una Mezzosangue e un Purosangue, una Granger e un Malfoy.
Saremo Draco e Hermione, niente di più.


NOTE:
La canzone di questo capitolo è “In un giorno di pioggia” dei Modena City Ramblers. A volte gli unici pezzi della canzone che valgono per la storia sono quelli citati, come in questo caso : )
Dopo le due introduzioni, probabilmente ora diventeranno più lunghi i capitoli. Spero di non annoiarvi : ) Ringrazio chi ha messo la storia tra le seguite, e spero che questo terzo capitolo vi sia piaciuto!!!
Se volete, lasciatemi un commento, così posso capire cosa ne pensate. Altrimenti, mi basta sapere che qualcuno legge questa storia : )
Ancora una volta, un ringraziamento particolare a Lupetta97, che ha recensito anche il secondo capitolo *-* Visto che belle le canzoni? Penso che ce ne sarà almeno una in ogni capitolo. : ) Sono contenta che ti sia divertita a leggere quel pezzo, perché io mi sono divertita da morire a scriverlo xD Purtroppo ( o per fortuna ) per l’incontro tra Draco e Hermione ci vuole ancora tempo. Per ora Draco è segregato in casa dal suo adorato papino mangiamorte, mentre Hermione è chiusa nella sua casa babbana : ) non so nemmeno io come andrà a finire xD Alla prossima : )

Baci, SweetTaiga


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Capitolo 4
*** 4. Menta e caffè ***


 


4. Menta e caffè


Giorni di vento, senza tempo.

Sono ormai due ore che cerco un piano per arrivare a Malfoy Manor.
Pozione polisucco?
No, banale.
Trasfiguazione?
Se ne accorgerebbero subito.
Deve pur esserci un modo per raggiungere quel presuntuoso ossigenato!
Mi ha lasciato qui, da sola, senza mandarmi una lettera, senza darmi un cenno di vita. Ed io sto qua, come un’idiota, a pensare ancora a lui! E’ impensabile, impossibile, inammissibile.
Giorni nascosti al mondo.

Ma come posso non pensare a quest’anno? Come posso impedire che i brividi mi percorrano la schiena ogni volta che il suo volto attraversa la mia mente?
Il primo periodo passato insieme è stato sicuramente il più difficile: dovevamo nasconderci dai nostri amici e dai nostri nemici, stare attenti che i professori non si accorgessero dei nostri sguardi durante le lezioni.
Eravamo disperati, ma almeno eravamo insieme.
Niente a che vedere con questa lontananza forzata.
Non potrò mai dimenticare la prima volta che mi chiese un “appuntamento”.
Erano passati pochi giorni dal nostro primo incontro ravvicinato in biblioteca, ed ero persino arrivata a pensare di essermi immaginata tutto.
Diavolo, lui era un Malfoy! Ed un Malfoy non poteva passare il suo pomeriggio a parlare di Shakespeare con una Mezzosangue, né tantomeno ridere sotto la pioggia come un’idiota insieme a lei. Giusto?
Sbagliato.
Mi resi conto che era tutto estremamente reale quando trovai un’annotazione sul mio caro volume in lingua originale di Romeo & Juliet.
“Penso che sulle tue labbra sia rimasto qualcosa di mio. Rendimi dunque il mio peccato, Granger. Questa sera a mezzanotte, in guferia.”
Sorrisi come un’ebete, ora meravigliandomi della citazione delle parole di Romeo, ora ricordando quel dolce bacio che un buffo e goffo Malfoy mi posò sulle labbra.

Stavamo ridendo sotto la pioggia, tenendoci per mano.
Ridevamo e basta, come due bambini mentre scartano i regali; era così grande il peso che ci eravamo tolti dal cuore, che la nostra gioia cercava prepotentemente un modo per uscire.
Quando non sentii più la sua risata, mi voltai piano per cercare i suoi occhi; i capelli biondi erano sparsi sul viso, ed il suo naso dritto faceva da trampolino alle gocce di pioggia. Le osservai attraversare la fronte e posarsi sulla punta del naso arrossato dal freddo; senza pensarci, alzai una mano e le raccolsi.
Fu un tocco leggero, con la punta dell’indice gli sfiorai la punta del naso. Tutto qui, ma bastò a farci tremare.
Dal mio viso sparì anche l’ultima traccia della risata precedente, e rimanemmo a fissarci mentre la pioggia continuava ad investirci.
Mi persi in quegli occhi di ghiaccio, meravigliandomi di scoprire tanto calore oltre quello strato di gelo premeditato.
Quante volte quegli occhi avevano finto un’indifferenza forzata?
Quante volte quegli occhi avevano nascosto odio, dolore, passione?
Persino in quel pomeriggio era difficile intravedere le reali emozioni di Draco, e la cosa mi rese nervosa. Abbassai lo sguardo frettolosamente, notando improvvisamente quanto fossero interessanti le scarpe nere del ragazzo in piedi di fronte a me.
Vidi la sua mano muoversi verso di me, poi esitare, poi muoversi ancora. Solo quando, confusa, alzai di nuovo lo sguardo su di lui, la sua mano finalmente sfiorò con dolcezza la mia guancia.
E’ freddo, pensai.
Più freddo della pioggia gelida che ci graffiava il viso, più freddo persino dei suoi occhi.
Coprii la sua mano con la mia, godendomi il contatto del suo palmo sulle mie guance accaldate dall’imbarazzo.
Chiusi gli occhi, e quando li riaprii vidi il suo volto a pochi centimetri dal mio: i suoi occhi cercavano i miei, e le sue labbra socchiuse cercavano un permesso che avevo già accordato da tempo.
Fu la prima volta che vidi un’emozione attraversare quel paio di occhi grigi: timore. Timore di essere rifiutato.
Mi alzai sulle punte per colmare i pochi centimetri che separavano le nostre labbra, e lo stupore e la soddisfazione tinsero nello stesso momento i suoi occhi solitamente spenti, facendoli brillare.
Fu un semplice sfiorarsi di labbra; i nostri nasi si scontrarono, le nostre mani non sapevano dove posarsi ed i nostri corpi tremavano. Fu un momento imbarazzante, e proprio per questo totalmente emozionante.
Quando sentimmo l’orologio della scuola annunciare le nove, ora di cena, dovemmo separarci a malincuore. Mi posò un lieve bacio sulla fronte, e si allontanò con passo lento per raggiungere il dormitorio Serpeverde.
Finì lì, il nostro primo bacio. Nulla di passionale, nulla di avventato, nessuna fretta di strapparsi di dosso i vestiti (quella venne solo dopo). Un solo, semplice bacio, una promessa che suggellasse il nostro silenzioso incontro.

Ovviamente non mi bastò. Passai i giorni seguenti a desiderare quelle labbra fredde, e quando finalmente quell’idiota platinato si decise a darmi un cenno di vita mi stampai un sorriso ebete sul volto e lasciai persino incompiuto il quarto ripasso giornaliero di aritmanzia!
Girai per il dormitorio senza una meta precisa, rileggendo mille e mille volte l’annotazione a penna sul mio libro di Shakespeare.
Diamine, a penna! Mi era costata una fortuna la versione originale di Romeo e Giulietta!
Costrinsi il mio cervello a formulare questo pensiero, ma in realtà pensavo che quella scrittura stretta ed allungata donasse ancora più valore alle pagine sbiadite.
Era come se l’opera di Shakespeare stesse prendendo vita, ed io e Draco ne fossimo i protagonisti.
Speriamo che il finale sia diverso, pensai sospirando.

Quando andai in guferia, la trovai vuota. Mi poggia alla stretta finestra ed osservai il cielo; aveva da poco smesso di piovere, e l’odore dell’erba bagnata arrivava fin lì. Chiusi gli occhi e mi sedetti sulla finestra, godendomi il vento sul viso.

Giorni di vento senza tempo, giorni nascosti al mondo.

Mi accorsi di essermi addormentata solo quando sentii un ghigno soffocato ed un mantello posarsi sul mio petto.
«Oh, ben svegliata Granger.», mi sussurrò Malfoy, esibendo ancora un perfetto ghigno obliquo.
Mi ci vollero alcuni secondi per capire dove mi trovassi, e quando finalmente lo capii la mia espressione dovette essere di gradimento al signorino, che scoppiò a ridere.
«Che diavolo ridi, furetto? », replicai stizzita, aggiustandomi la gonna, senza però staccarmi di dosso il mantello con le iniziali D.L.M.
«Ma come, Granger, ti addormenti al nostro primo appuntamento e poi pretendi pure di fare l’offesa?»
La frase gli morì tra le labbra, ed alle parole “primo appuntamento” ci guardammo negli occhi a disagio, finalmente consapevoli del perché eravamo lì.
Non era per una sfida, non era una brutta coincidenza: era il nostro primo appuntamento.
Cavolo, com’era strano pensare una cosa del genere.
Dopo pochi secondi, Draco si sedette di fronte a me sulla finestra. Era così stretta che dovetti infilare le gambe tre le sue, mentre lui le stese lungo i miei fianchi.
Era così intima quella posizione che dovetti serrare i denti per sopprimere un brivido.
Ci guardammo negli occhi per circa un’ora, avvolti da un silenzio che non aveva  bisogno di parole. Ci stavamo studiando, cercando negli occhi dell’altro la conferma a ciò che stava succedendo.
Fu lui a rompere il silenzio, poggiandomi una mano sulla caviglia coperta dal suo mantello.
«Allora Mezzosangue, vuoi rendermi il mio peccato? Mi manca. »
La sua voce tremò appena sulle ultime parole, e si affrettò subito a completare la frase. «Il mio peccato, intendo.», borbottò a disagio.
Malfoy a disagio! Un sorrisino curvò le mie labbra, e Malfoy si rabbuiò.
«Ti farò sparire quel sorrisino dalla bocca, Granger. Non si ride di un Malfoy, te ne pentirai.»
Così dicendo, tirò indietro le sue gambe. Pensai volesse andare via, ma ben presto lo vidi posare le ginocchia sulla finestra, posare il petto sulle mie ginocchia ed avvicinare il viso al mio.
Il tocco delle sue labbra sul mio naso fu quasi impercettibile. Passò poi alle guance, donando ad ognuna di esse lievi baci. Chiusi gli occhi e mi godetti quel contatto, e le sue labbra sfiorarono le mie palpebre con dolcezza.
Quando i suoi baci sul mio volto si interruppero, aprii di scatto gli occhi, timorosa che fosse andato via.
Me lo trovai a pochi centimetri dal viso, con un ghigno soddisfatto dipinto sul volto.
«Così va meglio, Messosangue.», sussurrò.
Feci per obiettare, ma le sue labbra stroncarono ogni protesta sul nascere.
Altro che bacio casto e pure, altro che leggero sfioramento di labbra.
La sua bocca premette sulla mia, e le sue mani si aggrapparono velocemente ai miei capelli. Distesi le gambe e mi sedetti a cavalcioni sulla finestra, permettendogli di avvicinarsi a me. Il suo mantello, fino a quel momento poggiato sulle mie ginocchia, cadette a terra con un tonfo sordo, ma nessuno di noi sembrò farci caso.
«Se questa è la punizione, vedrò di farti arrabbiare ancora più spesso, furetto.»
«Non impegnarti, Mezzosangue: sei già abbastanza insopportabile.»
L’interruzione durò una manciata di secondi, poi il suo fresco respiro di menta si intrecciò di nuovo al mio, caldo e al caffè.
Che sia questa la ricetta della felicità?, pensai, mentre sapori così diversi si mescolavano tra loro.
Menta e caffè, caldo e freddo, uomo e donna, Purosangue e Mezzosangue, Serpeverde e Grifondoro, Malfoy e Granger.

Ma è così dolce, così strano stringerti il cuore nella mano.

Al diavolo, in quel momento eravamo solo Draco ed Hermione.

Un gufo nero pece mi distrae dalle mie solite fantasticherie.
Diamine, furetto, riesci a distrarmi anche quando non ci sei. Ho un piano da mettere in atto, io!

Apro la finestra al gufo, che mi posa tra le mani un grosso pacco per poi sparire silenzioso com’era arrivato.
Confusa, scarto il pacco.

Le lettere dorate sulla pelle nera mi fecero quasi venire un colpo:

Romeo & Juliet
William Shakespeare

Il libro mi cade dalle mani con un tonfo sordo.
«Hermione, tutto bene?», mi urla mia madre dalla cucina.
«Certo mamma.», rispondo, fingendo una voce ferma e tranquilla.
Ho solo scoperto che uno stupido presuntuoso idiota platinato è ancora vivo. Appena lo vedo, lo ammazzo io.  A mani nude, senza magia.

Il sorriso sul tuo volto fa a pugni con i tuoi pensieri, Granger, sussurra beffarda la mia coscienza.
 
 
NOTE:
La canzone di questo capitolo è “giorni di vento” dei Litfiba : )
Per chi non avesse letto Romeo e Giulietta, Rendimi dunque il mio peccato è la frase detta da Romeo per ricevere un altro bacio da Giulietta (spiegazione mooolto generalizzata, lo so, ma penso che il succo sia questo. Inoltre penso l’opera merita di essere letta,per non parlare del fatto che sarei incapace di spiagarla in maniera decente ) : )
Ora passiamo ai ringraziamenti!
Ben otto persone hanno messo la storia tra le seguite *-*
Quindi ringrazio queste otto persone:
blu24
excel sana
Fe
HailieJade
LyliRose
 matypotter
tykisgirl
 veronic90

Anche questa volta, un ringraziamento particolare a Lupetta97 che continua a recensire questa fan fiction e mi sta dando una mano con le canzoni : )
Ne approfitto per dire che qualunque consiglio su gruppi, canzoni o poeti sarà ben accetto : )
Per concludere un ringraziamento anche a LyliRose… spero che ti sia piaciuto anche questo capitolo : )

baci, SweetTaiga


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Capitolo 5
*** 5. L'inizio dei guai ***


 


5. L'inizio dei guai


Lo vedo arrivare con la sua solita aria di superiorità ( tipica di noi Serpeverde, ovviamente) e concedermi un mezzo sorriso annoiato.
« Draco.», dice, a mo’ di saluto.
« Blaise, da quanto tempo.», rispondo indicandogli una poltrona nella mia camera da letto.
Dopo essersi seduto, mi rivolge uno sguardo tra il divertito e il provocatorio. « Di certo non per colpa mia, Lord Mezzosangue. Sei tu che per colpa di una Grifondoro ti sei fatto chiudere in casa.»
Gli concedo un mezzo ghigno; so che vuole solo provocarmi, lo ha sempre fatto.
Non siamo mai stati esattamente amici. Non prima di quest’anno, intendo.
Non so neanche se lo siamo ora, ma sicuramente insieme a Nott è l’unico a cui inizialmente ho confidato (sotto la minaccia che se avessero riferito la questione ad anima viva li avrei sgozzati con le mie mani, ovviamente) di vedermi con la Mezzosangue.
Questo è l’inizio dei tuoi guai, mi disse a quel tempo Blaise. Ovviamente aveva ragione.

Concentro nuovamente lo sguardo su di lui, dopo aver ordinato ad un elfo domestico due Burrobirre.
Hermione mi ucciderebbe.
Mi esce spontaneamente un ghigno a questo pensiero, e Blaise mi guarda alzando un sopracciglio.
Ha tagliato i capelli neri, ed indossa una camicia bianca che mette in evidenza la sua pelle scura. Mi squadra con i suoi occhi allungati, estremamente divertiti.
«Capisco di essere davvero attraente, ma non starò mai con uno che è andato a letto con una Mezzosangue, Draco.»
Lo vedo ghignare, un ghigno simile al mio, e che tra noi è l’equivalente del sorriso per i Grifondoro.
«Oh, caro Blaise, le tue parole mi feriscono. Ma con profondo rammarico devo dirti che guardavo la tua camicia, ne cercavo una uguale.», risposi a tono, ricambiando il.. “sorriso”.
Non so perché, ma alla Mezzosangue piaccio con la camicia. Bha.
«Provvederò a mandartene una, dato che tu sei segregato nel tuo bel castello.», mi risponde lui. Poi vedo la sua espressione diventare seria.
«Allora, Draco, cosa vuoi? Non è da te chiamarmi così.»
«Ho bisogno di un favore.»
I suoi occhi si fanno curiosi; sta per dire qualcosa, ma con uno sguardo gli faccio capire di fare silenzio.
Prendo il libro sul mio letto, e lo apro verso la metà.
Lo guardo leggere per una manciata di secondi.
Poi ride. «Draco, grazie per la tua dedica d’amore, ma ripeto quello che ti ho detto poco fa: non ci sto con te,non dopo che sei andato a letto con la Granger. Ma devo ammettere che i versi di Romeo e Giulietta che mi hai appena dedicato hanno lasciato un segno profondo sul mio cuore!»
Sghignazza ancora, il bastardo.
Sbuffo vistosamente, e lui ricomincia a ridere.
«Ah, smettila di fare l’idiota. Hai capito benissimo cosa fare. »
Blaise smette di ridere e mi guarda, finalmente serio.
«Sei sicuro, Draco? Potresti metterti nei guai.»
«Più di così? Non credo sia possibile. Segregato in casa mia, con mio padre alla ricerca di una moglie fastidiosa per il figliol prodigo elei lontana a lanciarmi bestemmie da chissà dove.», dico, tra il divertito e l’amareggiato. Certo che suona proprio strana ‘sta storia, raccontata a voce alta.
«Lanciarti bestemmie? Non dovrebbe strappare fiori alle margherite sussurrando m’ama, non m’ama? O almeno aspettare con ansia di rivederti per poter fare quello che facevate spesso nella stanza delle necessità? », mi chiede lui, alzando nuovamente un sopracciglio, con un sorriso malizioso sul viso.
Gli rido letteralmente in faccia. «Oh, no. Non sarebbe da lei. Sta sicuramente cercando un modo per vedermi il prima possibile.»
«Appunto, ed io cosa ho detto? Vuole vederti per riabbracciarti. Si, insomma, quelle cose noiosamente Grifondoro.», dice, accompagnando la sua affermazione con un gesto della mano che sta a significare più o meno “tutte quelle stronzate lì”.
«No, Blaise. Tu non conosci la Granger. Mi vuole vedere al più presto per uccidermi, sicuramente.».
«Il tuo ghigno strafottente sta diventando pericolosamente un sorriso, Lord Mezzosangue.»
Resto un attimo interdetto, poi riprendo velocemente la mia espressione di superiorità.
«Blaise, se ti sentisse mio padre chiamarmi in quel modo chiuderebbe anche te qua dentro.»
Il mio ghigno probabilmente sta diventando sempre più ampio, perché vedo Blaise guardarsi intorno e poi ridere di nuovo.
«E poi chi prenderebbe in custodia Romeo & Juliet? No, Draco, ti servo libero. Non gli permetteresti di prendermi.»
Detto questo, si alza e si avvicina alla porta.
«Avrai presto mie notizie.», mi dice, lanciandomi un’ultima occhiata e nascondendo il libro sotto il mantello.
«Ciao, Blaise.». Lo guardo negli occhi, sperando che capisca che non potrei mai ringraziarlo a voce.
Sarò pure inebetito per colpa di una Sanguesporco, certo, ma resto sempre un Malfoy.
«Prego, Draco.»
Ci scambiamo un ghigno, poi chiude la porta e resto di nuovo solo.
E inevitabilmente ricomincio, anzi, continuo a pensare a lei.
Che diamine mi hai fatto, Mezzosangue?

Ricordo ancora quando pensai che mi avessi dato un filtro d’amore.
Te lo chiesi poco prima della sera di Halloween, ricordo bene; eravamo abbracciati davanti al fuoco nella Stanza delle Necessità. Per essere ottobre faceva decisamente freddo, ed avevamo deciso che forse era meglio non restare in biblioteca, che quel giorno era stranamente piena a causa della ricerca assegnataci da Piton.
Che noi avevamo finito due giorni prima, ovviamente.
Non che io avessi bisogno di fare le ricerche, con Piton: avevo i massimi voti con il minimo sforzo, ed ero realmente portato per pozioni, cosicché nessuno poteva obiettare le mie eccellenze.
Ma studiare con lei non aveva prezzo.
Oddio, studiare.. Guardarla studiare, diciamo.
Non riuscivo a distrarla nemmeno un attimo. Non come speravo, diciamo. La vedevo girarsi verso di me quando pensava che non la stessi guardando, ma in realtà la osservavo sempre; osservavo il suo riflesso sul legno lucido del tavolo, o la sua immagine nella finestra di fronte a noi.
Lei pensava che studiassi davvero. Puah.
Io studiavo lei, se mai.
Ma non potevo mica dirglielo.
Immaginavo spesso di farlo, però.
Sarebbe arrossita? Ci avrebbe scherzato su? Cosa mi avrebbe risposto?
Ho ancora questo terribile dubbio. Forse avrei dovuto dirglielo, che non me ne fregava un cazzo delle ricerche di trasfigurazione e ancora meno di quelle di erbologia.
Forse avrei dovuto dirle che era solo una scusa per vederla, per stare con lei, per sfiorarle casualmente il gomito, per sentire il profumo del suo shampoo quando con la mano muoveva i capelli.
Ma non è mai troppo tardi: le dirò tutto quando ci vedremo.
Sempre che non mi uccida prima di darmi la possibilità di aprire bocca.

Comunque, quando a bassa voce le chiesi se avesse usato un filtro d’amore su di me, lei si immobilizzò per un attimo tra le mie braccia. Quando finalmente si mosse, i suoi capelli solleticarono il mio collo, ed in pochi secondi me la trovai inginocchiata davanti a me, il suo volto all’altezza del mio ed una curva particolare delle sopracciglia accentuava il suo sguardo deciso.
Era quasi buffa, quando faceva così.
Ma vedendo i suoi occhi di fuoco, mi trattenni ( ovviamente ) dal farglielo notare: l’istinto di sopravvivenza non manca nei Serpeverde. Non siamo mica come quegli idioti dei Grifondoro, che rischiano la pelle per niente.
Mi astenni dal dirle anche questo. Ci tenevo alla mia pellaccia da serpe, io.
«Cosa diavolo vorresti insinuare, Malfoy?», disse lei.
«Quello che ho detto.», risposi con aria di sufficienza.
«Pensi che sia così strano stara qui con me avanti al fuoco? Preferiresti essere nel tuo dormitorio a scoparti una di quelle nobilissime purosangue?»
Capii che si era arrabbiata davvero solo quando sentii “scoparti” uscire dalle sue labbra.
Era una parola che odiava, “scopare”.
Quando un giorno, facendomi coraggio, le chiesi il perché, mi rispose che è una parola che “volgarizza l’amore”.
Ma lei non l’aveva mai fatto, l’amore.
E nemmeno io.
Solo qualche “scopata”. Si, scopata, nel senso volgare del termine. Mai un bacio, mai una carezza.
Niente amore, come lo chiama lei.
La pronunciava spesso questa parole, la Granger. Le piaceva proprio.
Io me ne vergognavo un po’; i Malfoy non provano amore.
I Malfoy deridono l’amore.
E’ una cosa da deboli.
Ma io non sono un Malfoy degno del proprio nome: io sono Draco e basta, come diceva lei. Ma io lo capii solo più in là.
«L’impeccabile Granger che usa la parola scopare? Non si fa, Mezzosangue.», le dissi, facendola arrossire vistosamente.
Non solo di rabbia, probabilmente. Era vergine, la mia Mezzosangue.
E la cosa mi dava una certa gioia: sarei stato il primo.
Guardando il suo sguardo dovetti correggere quel pensiero: sarei stato il primo, sempre se non decideva di ammazzarmi.
«Taci, Malfoy.», disse, e si sedette lontano da me, dandomi le spalle.
Quell’immagine mi fece così paura che mi costrinsi ad alzarmi e ad andarle accanto, cingendole le spalle: non potevo permettermi di perderla proprio ora che l’avevo conquistata.
«Preferisco essere qui, Granger, che in qualunque altra parte del castello con qualunque altra ragazza», le sussurrai.
Cosa diavolo avevo detto?
Mi allontanai di scatto: se la paura di perderla era grande, quella di perdere me stesso la superava appena appena.
Non dovevo lasciarmi andare, non potevo.
Mi sedetti di nuovo davanti al fuoco, fissando le fiamme.
Solo quando una manina tiepida mi accarezzò la testa, mi resi conto di essere arrabbiato. Arrabbiato con me stesso, per aver detto quella frase, ed allo stesso tempo per essermene pentito.
«Nessun filtro, furetto. Mi dispiace per te, ma quello che sta succedendo è tutto.. naturale. Forse è un po’ strano, certo, ma.. naturale. Niente filtri d’amore, anche se, ovviamente sarei stata capacissima di prepararne uno. E’ una formula elementare, sai?»
Sorrisi. «Che presuntuosa che sei, Granger. Pensi sempre di saper fare tutto.»
«Ma io so fare tutto!», rispose lei, con una punta di orgoglio nella voce.
«Allora baciami, Mezzosangue. Vediamo se sei così brava in tutto come dici.»
Mi baciò.
L’unica cosa che pensai, prima di perdermi in quelle labbra ed in quegli occhi, fu che era davvero brava in tutto.
Soprattutto a farmi impazzire.

Apro gli occhi e mi trovo il gufo di Blaise a pochi centimetri dal mio naso.
Slaccio il bigliettino legato alla zampa, ed inizio a fissare il vuoto come un cretino. Do un biscotto al gufo ( io, Draco Lucius Malfoy, che do un biscotto a un gufo! Devo aver perso qualche rotella. ) e lo lascio uscire dalla finestra ancora aperta.
Pacco inviato, recita il biglietto. Mi raccomando, voglio un invito scritto per il tuo funerale. In fondo, ho contribuito a farvi incontrare. Me lo merito! B.Z.
Prendo il suo lettore mp3, e dopo aver trafficato un po’ l’accendo.
Quando mia madre entra per augurarmi la buona notte, la vedo guardarmi con aria interrogativa.
«Sei di buon umore, Draco?», mi chiede.
«Oh, diciamo di si. Non sono mai stato così felice di ricevere condoglianze, madre
Deve seriamente pensare che sono diventato pazzo, perché mia madre, Narcissa Black in Malfoy, sorride e va via.
Quando incrocio il mio riflesso nella superficie del vetro della finestra, capisco perché: il ghigno che ho in faccia è una sorta di sorriso.
Puah.
Tutto per colpa di una dannata Mezzosangue.

Porca puttana, mi son proprio innamorato di te.

O forse tutto grazie ad una dannata mezzosangue: dipende dai punti di vista.



NOTE:
La canzone di questo capitolo ( la penultima frase, in pratica :D ) è “Se mi scrivi” di Perturbazione.
Questo capitolo è un po’ contorto, ma spero che non sia difficile da seguire! In fondo, sono i pensieri stessi di Draco ad essere un po’ “affollati”!
Passiamo ai ringraziamenti :D
Grazie alle 12 persone che hanno inserito la storia tra le seguite!
Aleu
blu24
excel sana
Fe
HailieJade
lady_rose
LyliRose  (leggi più giù :D)
matypotter
silvj
tykisgirl
Vale11
veronic90 (anche tu, leggi sotto :D)
LyliRose,sono felice che lo scorso capitolo ti sia piaciuto! Spero che anche questo sia riuscito ad emozionarti.. in fondo, il lato “romantico” di Draco è presente anche qui :D mi fa piacere che ti siano piaciute anche le citazioni su Shakespeare.. io lo adoro xD
veronic90, grazie mille *-* Spero continuerai a seguirmi :D
Lupetta97, come sempre a te un grazie particolare :D:D:D aspetto un tuo parere su questo nuovo capitolo :D Uhuh il nostro Shakespeare non delude mai ;););) hihih a prestoooo :D

Baci , SweetTaiga

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Capitolo 6
*** 6. Troppo cerebrale ***


 


6. Troppo cerebrale


Diamine, un libro. Non ci vediamo da due mesi e mi manda un libro.
Certo, quel libro. Ma sempre un libro è.
Com’era quella famosa frase? Galeotto fu ‘l libro e chi lo scrisse.
Dove l’ho letta?
Dannato furetto, è lui che mi fa perdere la concentrazione.
«Concentrati, Hermione. Non è da te non ricordare il titolo di un libro.» mi ripeto come se fosse una cantilena.
«Ci sono!». Ecco, così va meglio. Divina commedia, Dante Alighieri. Era il quinto canto dell’Inferno, cerchio dei lussuriosi, Paolo e Francesca.
Tiro un sospiro di sollievo: potrei decantarlo a memoria come il grande Benigni, ma mi trattengo. Mi basta sapere che non ho del tutto perso il senno per colpa di quel furetto arrogante.
A pensarci bene, sembriamo un po’ Paolo e Francesca, in particolare perché finiremo tutti e due dritti all’Inferno, dopo quello che è successo. Siamo andati contro tutto e tutti, abbiamo mentito ai nostri amici e alle nostre famiglie, abbiamo rinnegato i nostri cognomi come fecero Romeo e Giulietta.
E per cosa? Per amore.
E’ giusto fare tutto questo per amore?
Andrò sicuramente all’Inferno, perché la mia risposta è si.
Ma quand’è che mi sono innamorata di lui?

Vuoti di memoria, non c'è posto per tenere insieme tutte le puntate di una storia: piccolissimo particolare, ti ho perduto senza cattiveria.

O forse non l’ho perduto, questo ricordo: semplicemente non c’è stato un momento preciso.
Un giorno lo insultavo, poi lo odiavo, il giorno dopo lo evitavo, ed infine lo guardavo di sottecchi al di là delle teste durante il pranzo nella Sala Grande.
Certo, non capii subito che diavolo mi stesse prendendo.
Pensandoci, però, forse c’è un momento in cui mi accorsi di quanto fosse.. diverso da come lo immaginavo. O meglio, da come si mostrava.
Oh, nessuna scena strappalacrime: è pur sempre di Draco Lucius Malfoy che stiamo parlando.
Nessun gesto generoso verso un cagnolino abbandonato sotto la pioggia, nessun aiuto verso una vecchietta che attraversa la strada né alcun gesto d’affetto verso un bambino bisognoso.
Solo un muto, ammirevole orgoglio nei suoi occhi.
Mi venne a cercare un pomeriggio, uno dei primi giorni del nuovo anno ad Hogwarts.
Nulla di personale, ovviamente.
La McGranitt lo aveva gentilmente obbligato a cercarmi per avvisarmi di andare nel suo ufficio subito dopo cena.
E lui, vista l’assenza momentanea di Piton, aveva dovuto educatamente ( per educatamente si intende con imprecazioni mal nascoste e sbuffi evidenti ) acconsentito.
Quando Ginny, la cara, dolce Ginny che in quel momento sembrava voler strangolare il caro, dolce fratellino Ron con le sue stesse mani ( ignoro il motivo: probabilmente era solo uno sfogo per aver dovuto conversare con Malfoy senza staccargli i biondi capelli uno a uno, e chi era la vittima migliore se non il caro, carissimo, caruccio fratellone? ) mi avvisò che una visita non gradita mi aspettava al di là del ritratto della Signora Grassa, pensai subito a Piton.
Quindi tirai un sospiro di sollievo quando mi ritrovai davanti il biondino platinato, abbastanza annoiato e decisamente di cattivo umore.
«Oh, Mezzosangue. Ce l’hai fatta. Potevi fare con comodo, tanto cosa potrei avereIO di meglio da fare se non aspettare i comodi di una sudicia Sanguesporco?», disse con la voce di un serpente pronto ad attaccare.
Di cattivo umore  era sicuramente un eufemismo.
Se gli sguardi potessero uccidere, in quel momento di me non sarebbero rimasti nemmeno un paio di capelli.
«Ciao anche a te, furetto. E’ sempre un immenso piacere vederti. A cosa devo questa gentile, ed immagino spontanea, visita? », dissi, con un sorrisino impertinente che gli fece serrare i pugni.
Era così divertente farlo arrabbiare! Una sorta di soddisfazione personale, diciamo.
Il mio sfogo privato.
«La dolce voce dell’altrettanto dolce professoressa McGranitt», e disse professoressa con lo stesso tono disgustato con cui avrebbe pronunciato scarafaggio, o ancora peggio, Grifondoro «mi ha gentilmente concesso l’onore di venire a riferirti di raggiungerla nel suo ufficio. Ovviamente, ho finito da poco di fare i salti digioia, Mezzosangue.», disse, accompagnando il tutto con un’alzata d’occhi esasperata e decisamente teatrale.
«Oh, vale lo stesso per me, furetto: non posso sopravvivere senza vederti per più di dieci minuti.»
«Allora vedrò di non farmi vedere per molto, Granger: chissà, forse è la volta buona che il Favoloso Trio perde il suo elemento più fastidioso.», rispose lui a tono.

Mettiamoci dei pattini per scivolare meglio sopra l’odio.

«Ma che onore, Malfoy! Pensavo che fosse Harry al primo posto! A cosa devo quest’avanzamento di grado? Sono totalmente onorata.», dissi, simulando perfettamente un’espressione stupita ed estasiata.
Lo vidi ghignare. « Cara Granger », e qui il tono di “cara” era pericolosamente simile alla cadenza vomitevole che utilizzava nel pronunciare Harry Potter « Potter lo ucciderei a mani nude, ma il premio per elemento più fastidioso è sicuramente il tuo. Almeno Potter si tiene a distanza, mentre tu sei sempre davanti ai piedi. Sei davvero fastidiosa, Mezzosangue.»
«Così mi fai emozionare, Malfoy. Non pensavo di essere così costantemente al centro dei tuoi pensieri.», replicai, e dovetti trattenermi dallo scoppiare a ridere quando vidi la sua espressione disgustata.
«Meglio che vada, Mezzosangue. Se continuo a conversare amabilmente con te rischio d’infettarmi.»
«Sei sempre così dolce, Malfoy. Spero di rivederti presto.. Tipo tra cent’anni.»
«E’ lo stesso per me, Granger.», ghignò e se ne andò, con il passo sicuro di chi pensa di essere migliore di tutti.
Forse non se ne accorgeva, ma era davvero buffo.
Mi accorsi però che ero l’unica a pensarlo, perché i pochi Grifondoro che malauguratamente lo incrociarono nel corridoio si schiacciarono contro le pareti pur di non essere sfiorati dal suo mantello.
Stavo per tornare nel mio dormitorio, quando improvvisamente mi accorsi di non sapere a che ora dovevo andare dalla professoressa.
Dannato furetto! Fa solo danni.

Mi misi a correre per il corridoio, e quando finalmente lo raggiunsi lo vidi accerchiato da un gruppo di Corvonero.
Da quando i Corvonero parlavano con Malfoy?
O meglio, da quando Malfoy concedeva la parola ai Corvonero?

Mi avvicinai piano, attenta a non dare nell’occhio.
«Allora, Malfoy, ancora non rinneghi il tuo nome?», disse uno dei ragazzi, avvicinandosi al principe delle serpi.
«Perché dovrei?», rispose lui, sollevando il mento con aria di sfida.
«Oh, non so. Non ti vergogni di essere il figlio di un Mangiamorte? E’ questo che significa Malfoy, no? Schiavetto di Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato.», replicò un altro Corvonero.
Pensai che in quel momento Draco avrebbe perso la pazienza, invece lo vidi ghignare e guardare ad uno ad uno i ragazzi che aveva davanti.
«Si vede che non sapete un cazzo della storia dei Malfoy. Se pensate che la mia famiglia sia nelle mani di un esaltato con manie di grandezza, vi sbagliate. Noi Malfoy non abbiamo bisogno di queste cose, siamo già grandi.»
Disse, ed una saetta di orgoglio attraversò i suoi occhi grigi.
Poi continuò a parlare.
«Io non sono servo di nessuno, né di mio padre, né di quell’esaltato di cui voi temete persino di pronunciare il nome. Voldemort non è il mio sovrano.»
Al sentirgli nominare il signore oscuro con tanto odio e con altrettanta sicurezza, provai un moto di ammirazione: eravamo in pochi a riuscire a nominarlo, nonostante il suo potere si stesse vistosamente indebolendo a causa della morte di numerosi Mangiamorte per mano dell’Ordine della Fenice.
«Io sono servo solo delle mie casate. E porterò onore sia ai Malfoy che ai Black, per cancellare dalla loro storia questa parentesi spiacevole che li vede associati a quei leccapiedi dei Mangiamorte.», concluse Draco, lasciando i Corvonero senza parole.
Se ne andarono senza proferire parola, lasciando Malfoy da solo con la sua vittoria e con il suo orgoglio stretto tra le mani.
Un orgoglio da Lord, sicuramente.
Conoscevo poco la storia dei Black, ancora meno quella dei Malfoy, ma capii solo in quel momento che portare quei nomi doveva essere un grosso peso ed un’immensa responsabilità, soprattutto ora che il loro nome era stato infangato ed accostato al nome di Voldemort.
Mi risvegliai dai miei pensieri solo quando sentii lo sguardo di Malfoy su di me.
«Che vuoi, Mezzosangue? Non avevamo promesso di non vederci per almeno cento anni?», disse, ritrovando il suo ghigno strafottente e cancellando la rabbia dai suoi occhi.
Vidi i suoi pugni rilassarsi, e capii di essere per lui ciò che lui era per me: un’ottima valvola di sfogo.
«Oh, hai ragione Malfoy, ma non ce la facevo più senza il tuo ghigno insopportabile da furetto arrogante.», dissi, sorridendo appena a quell’insolita e rassicurante routine. «Se il principino delle serpi mi concede di sapere l’orario d’incontro con la McGranitt, gliene sarei grata.», continuai, fingendo un mezzo inchino strafottente.
«Oh, mi scusi, Lady Mezzosangue. Subito dopo cena.», disse lui, col ghigno ancora dipinto sul volto ed accennando anch’egli un mezzo inchino.
«La ringrazio. Ciao furetto. », dissi, voltandogli le spalle.
Da quando il nostro odiarci era diventato così rassicurante? Tutto intorno cambiava: io accettavo il mio status di mezzosangue, lui rinnegava il legame della sua famiglia con Voldemort, persino Harry, Ron e Ginny erano cambiati ed i nostri rapporti erano maturati, ma il rapporto tra me e il furetto era sempre lo stesso.
«Ciao, Mezzosangue. Rimandiamo il prossimo incontro a mai più: penso che abbia effetti collaterali respirare la tua stessa aria.», rispose lui, e sentii l’ombra di un sorriso nella sua voce ostentatamente indifferente.
Mi ritrovai a sorridere anch’io, bloccandomi a metà corridoio quando me ne resi conto.

Torre di controllo, aiuto! Sto finendo l’aria dentro il serbatoio!

Nei giorni seguenti, iniziammo ad evitarci davvero, per qualche strana ragione a noi sconosciuta. O meglio, io lo evitavo per non ritrovarmi a sorridere come un’idiota, mentre mi è oscuro il motivo per cui lui evitava me.
Lo sorpresi, a volte, a guardarmi dal buio della biblioteca.
Pensavo sempre che si sarebbe avvicinato, prendendomi in giro, ma non lo fece mai: si limitava a stare lì, nascosto nell’oscurità, a guardarmi studiare.
Né io davo cenno di averlo visto, ovviamente. La sua presenza era rassicurante, e non volevo rischiare di farlo andare via.
Però iniziava a distrarmi.
Un giorno, mi ritrovai in libreria a leggere Romeo e Giulietta.
Feci appena in tempo e legger “Chi sei tu, che avvolto nel manto della notte inciampi nei miei pensieri?”, che il fruscio del suo mantello mi annunciò che era arrivato.
Era una specie di appuntamento silenzioso.
Io andavo lì per studiare, ma lui?
Non capivo il motivo della sua presenza, né del suo nascondersi nel buio, né del suo guardarmi costantemente.

Vorrei ma non posso fidarmi di te, io non ti conosco e in fondo non c’è in quello che dici qualcosa che pensi, sei solo la copia di mille riassunti.

Forse fu in quei giorni, che mi innamorai di lui. Del suo silenzio e dei suoi sguardi, del suo fiero orgoglio e dei suoi gelidi occhi grigi.
Forse fu in quei giorni che l’odio si trasformò in amore.
Tuttavia, quando l’Amore trionfa, l’Odio cerca sempre di ostacolarlo.
E’ l’odio ad avermi trascinata qui, lontana chilometri e chilometri da lui.
L’odio infondato per il sangue impuro; l’odio di suo padre; l’odio verso di me, verso ciò che sono e verso ciò che rappresento: la contaminazione del sangue puro dei Malfoy.
E’ per questo che il padre di Draco ci tiene lontani.
E’ per questo che sono due mesi che non ci vediamo.
E’ per questo che sono due mesi che cerco di ragionare, di non piangere, di mettere a tacere i miei sentimenti riversando su Draco, un Draco lontano e irraggiungibile, la mia rabbia.
E’ per questo che Ginny mi ha detto che sono “troppo cerebrale”.
 
Troppo cerebrale per capire che si può star bene senza calpestare il cuore, ci si passa sopra almeno due o tre volte i piedi come sulle aiuole.

Troppo cerebrale, perché sto qui, chiusa in camera, a pensare cosa di me è così sbagliato.
A rimuginare su quanto sia ingiusta la purezza del sangue.
A pensare che forse abbiamo sbagliato noi.
Prendo il dizionario, non si sa mai.
Cerco “cerebrale”.
----> che riguarda molto la mente e poco i sentimenti.
I libri aiutano sempre.
Mi sto davvero abbassando a questo?
A cercare cause, conseguenze e spiegazioni?
Ha ragione Ginny, devo smetterla.
Dannato cervello, stai zitto. Cuore, ci sei? Fa male tenerti “acceso”, ma ho paura che la razionalità potrebbe allontanarmi da Draco.
Ma se continuo a pensare in modo razionale portò stare meglio.
Zitto, cervello, zitto. Non voglio stare meglio, voglio solo Draco.

Togli la ragione, lasciami sognare, lasciami sognare in pace.


 
NOTE:
La canzone di questo capitolo è abbastanza conosciuta: “Giudizi Universali” di Samuele Bersani.
Devo ammettere che questo capitolo mi piace; è stato bello scriverlo e decisamente divertente immaginare i dialoghi tra Draco e Hermione ancora non innamorati.
In fondo,sono proprio i loro continui scontri ad averli fatti avvicinare.
Se fossero stati indifferenti l’uno all’altra, addio Dramione :D
Spero quindi che piaccia anche a voi :D
Ringrazio le 17 (oddio, 17!!! *-*) persone che hanno inserito la storia tra le seguite:
Aleu
asya
blu24
deathnote92
ericuz
excel sana
Fe
HailieJade
lady_rose
laretta
LyliRose
matypotter
silvj
stopbreathing
tykisgirl
Vale11
veronic90
Passiamo ora a chi ha recensito lo scorso capitolo :D
deathnote92, che dire? Sai che ti adoro e mi ha fatto davvero piacere leggere i tuoi commenti! *-* Non vedo l’ora di sapere il tuo parere su questo nuovo capitolo :D Grazie grazie grazie!!! E’ bello sapere che tra le mie lettrici ci sei sempre tu *-* <3
Ciao ericuz, grazie mille!!! Oltre Romeo e Giulietta, ora li ho paragonati un po’ anche a Paolo e Francesca. Spero ti piaccia anche questo paragone :D spero di ricevere altre recensioni da parte tua :D consigli, critiche o quello che vuoi ;)
Lupetta97, era abbastanza probabile che Draco pensasse a un filtro d’amore.. in fondo, si è ritrovato abbracciato all’ “elemento più fastidioso del Trio” xD come sai ho già letto e recensito la tua fan fiction.. Mi son sentita un po’ presa in causa, e proprio x questo è stato davvero divertentissimo leggerla xD vedrò di inserire anche Silente, che, come hai scritto te, di solito è uno dei protagonisti delle Dramione! xD A presto, spero :D


Inoltre, un piccolo messaggio a  LyliRose, che non ha recensito ma spero continui a seguirmi! Che ne pensi del paragone con Paolo e Francesca? Anche loro sono due personaggi che rappresentano l’amore quasi al pari di Romeo e Giulietta :D
Mi sono accorta che ho alcune tue fan fiction tra le preferite, quindi è ancora di più un onore ricevere i tuoi complimenti. Mi piace troppo il tuo modo di scrivere!

Detto questo, vi saluto, e aspetto i vostri pareri :D
Baci, SweetTaiga ;)

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Capitolo 7
*** 7. Scacco matto ***


 


7. Scacco matto


Sono un idiota.
Non sono un idiota.
Sono un idiota.
Non sono un idiota.
Ma certo che sono un idiota! Mi viene voglia di appendere manifesti per tutta la Londra magica, ed anche per quella babbana già che ci sono: DRACO MALFOY E’ UN IDIOTA.
Le ho mandato un libro. No, le ho mandato una delle prime versioni di Romeo & Juliet (uno dei tanti lati positivi del fare parte di un’antica famiglia purosangue, è l’avere un’antica biblioteca privata).
No, sbagliato ancora: le ho mandato un’antichissima copia di Romeo & Juliet attraverso quell’idiota di Blaise.
E se non le arriva?
E se Blaise ha sbagliato indirizzo?
E se il gufo si è schiantato contro il Big Ben?
E se se lo mangia un’aquila?
Ma le aquile mangiano i gufi?
Ma ci sono aquile a Londra?
E se.. non capisce che sono stato io a mandarle quella copia?

Cazzo. Se credessi in Dio, bestemmierei.
Ma essendo ateo non vale, per le mutande di Merlino!
Ma perché sono così idiota?

Mi sembra di essere tornato ai tempi io ed Hermione ci insultavamo per nascondere quella che a quel tempo chiamai attrazione fisica. ( Cioè ai tempi in cui iniziai a capire di essere un idiota.)
Grande puttanata: se fosse stata pura, semplice ed innocua attrazione fisica ora non sarei qui a trattenermi dal dare testate contro il muro autoproclamandomi idiota.
Che idiota che sono!
Ecco, appunto.

Seduto o non seduto faccio sempre la mia parte, con l’anima in riserva e il cuore che non parte.

Anche quando capii che se la cercavo non era solo per portarmela a letto,mi ci volle un po’ per ammetterlo. Mi mantenevo il solito Malfoy tutto d’un pezzo, e mi costringevo a non tremare quando la sua mano sfiorava per sbaglio ( uno sbaglio tenacemente premeditato ) la mia al di sotto dei mantelli nero pece che ci abbracciavano quando non potevamo farlo tra noi.
Che freddo, lontano dalle sue braccia.
Sarebbe stato tutto più semplice se lei fosse stata una di quelle ragazzine di facili costumi  che si buttano nel tuo letto ad occhi chiusi, o semplicemente una ragazza debole ed indifesa bisognosa di un paio di braccia pronte a proteggerla.
Ma lei non lo era, ovviamente.
Hermione Granger non è mai stata debole, non ha mai avuto bisogno di essere protetta. O forse non l’hai mai ammesso.
Se lei non fosse stata così…Granger (non riesco a trovare nessun’altra parola capace di descriverla) sarebbe stato tutto estremamente più facile: se lei si fosse buttata subito tra le mie braccia, forse avrei facilmente gettato via quella maschera di ostentata indifferenza in sua presenza.
Invece no, se io mi chiudevo lei non invadeva i miei spazi.
Era fin troppo discreta: è entrata nella mia vita in maniera così lieve, in punta di piedi, che mi sono accorto di lei solo quando ormai non potevo più cacciarla via.
Ma se lei fosse stata diversa, sarebbe stato tutto estremamente noioso.
Mi accorsi presto che fare il sostenuto con lei non avrebbe portato a niente. Usava la mia stessa moneta: si apriva quando ero io a farlo, e si richiudeva in sé contemporaneamente a me.
 Ora, razionalmente, posso dire che non penso che lo facesse a posta: probabilmente era solo un modo per proteggere e riscaldare se stessa, dato che le mie braccia erano troppo impacciate e gelide per avvolgerla.

La prima volta che provai a fare quello che allora chiamai sesso, ma che in seguito lei chiamò amore, ricevetti lo stesso trattamentosopraelencato.
Due di Picche, in pratica.
Eravamo nella Stanza delle Necessità, come sempre da un mese a quella parte, e ce ne stavamo tranquilli rannicchiati accanto al fuoco.
Tranquilli in apparenza, almeno.
Era più bella del solito quella notte, con i capelli ancora bagnati per la fretta di venire da me dopo aver fatto la doccia. Il pigiama bianco, fin troppo grande per lei, la rendeva una specie di pupazzo di neve ambulante, e prima che il mio cuore sussurrasse quanto fosse tenera, così vestita, il mio cervello mi costrinse a pensare che era eccitante. Faceva più “figo”, sai com’è.
Comunque, che fosse stato un moto d’affetto o un semplice lampo d’eccitazione, ovviamente non lo diedi a vedere. Il mio volto rimase impassibile, come sempre, e quando mi avvicinai lo feci meccanicamente, come quando ripeti un’azione già mille volte effettuata.
Ed era realmente un’azione mille volte effettuata, ma mai con lei.
Pensai che la dinamica potesse essere la stessa: io Tarzan, tu Jane; io uomo, tu donna.
Che i-d-i-o-t-a.
Ero con la Granger, diamine, mica con la prima sgualdrinella di turno.
Però feci finta di non saperlo, e con movimenti controllati la alzai dal pavimento per portarla sul letto.
La vidi inarcare un sopracciglio, prima felicemente confusa, poi confusamente infastidita: probabilmente vide la monotonia nel mio sguardo, la noia e la freddezza che avevo programmato nei miei occhi.
Indossavo i sentimenti come se fossero lenti a contatto.
Mi scusi, mi dia le lenti a contatto blu. Anzi no, quelle dell’indifferenza, grazie, stanotte voglio spezzare un po’ di cuori
Se le spezzai il cuore, con quei movimenti all’apparenza calcolati, non lo diede a vedere, ovviamente.
In realtà sentivo il cuore scoppiarmi in petto, le mani avrebbero voluto tremare ed il mio basso ventre mandava fitte dolcemente atroci: proprio per questo, spaventato dalla reazione che poteva provocare quel batuffolo bianco, divenni ancora più gelido.
Le tolsi la maglia come si toglie un indumento da una gruccia, e non detti segni di cedimento nello scorgere la sua pelle candida e la biancheria nera, mentre dentro di me gioivo invece di quel contrasto.
Lei continuava a guardarmi, collaborando passivamente.
Mi faceva male vederla così, ma ovviamente lo nascosi.
Le sfilai anche i pantaloni bianchi, lasciando scoperte un paio di gambe quasi di egual colore; mi venne da sorridere nel vedere gli slip a righe colorate, ma ovviamente non lo feci: non un barlume di tenerezza, né di gioia, né di impazienza colorò i miei occhi.
Le feci male, con la mia indifferenza, ma lei non me lo mostrò: era solo una vaga sensazione, un impercettibile tremore nelle sue gambe nude.
Mi chinai meccanicamente su di lei e le baciai le labbra; non erano i nostri soliti baci, ma il semplice bacio pre-sesso compreso in quella serie di movimenti ed azione nel mio manuale mentale.
Quando le diedi le spalle per sfilarmi la camicia ( come ero solito fare con le altre ragazze ), la sentii muoversi sul letto.
Mi sentii mancare, ma fui abile a nascondere la tristezza nei miei occhi.
«Non sprecarti, Malfoy. Sono stanca, vado a dormire.»
Rimasi immobile, e quello fu l’unico cenno di cedimento.
Mi ripresi subito, purtroppo: forse, se avessi mostrato prima il mio dolore nella prospettiva di separami da lei, quella notte avremmo fatto l’amore.
«Buonanotte allora, Granger.»
In quel momento avrei dovuto pensare al suo scappare da me, mi sarei dovuto sentire umiliato per essere stato rifiutato per la prima volta da una donna, da una Mezzosangue, per di più.
Invece quello che faceva più male, era la consapevolezza di averla ferita.
Seduto davanti al fuoco, la sentii rivestirsi e poi andare via. Quando mi voltai, un foglio bianco risaltava sulla seta nera delle lenzuola:

Se tu fossi di ghiaccio ed io fossi di neve, che freddoamore mio, pensaci benea far l’amore.

Per la prima volta, mi sentii sollevato di non aver fatto sesso, e felice per essere stato rifiutato: io non volevo fare sesso con lei, volevo fare l’amore.
Non gliel’avevo detto, ma lei l’aveva capito, andando via per impedirci di fare qualcosa di cui ci saremmo pentiti: finché indossavamo le nostre maschere, non potevamo amarci davvero.

Quella notte, scoprii che Zabini e Nott sapevano di me e della Mezzosangue.
«Hai fatto le ore piccole, Lord Mezzosangue?», esordì Blaise quando mi vide entrare nella nostra stanza.
Mi bloccai, la mano ancora sulla maniglia, e lo guardai.
«Cosa, Zabini?», sibilai con il migliore tra i miei toni omicida.
Ma loro non si erano mai fatti intimidire, dai miei toni omicida.
Nott scoppiò a ridere. «Oh oh, la Granger sta facendo la preziosa col nostro povero Malfoy!»
«Di-cosa-diamine-state-parlando?», risposi io, scandendo bene le parole, quasi stessi parlando con degli idioti.
Mentre l’unico idiota, lì dentro, ero io.
«Dai, Malfoy, davvero pensavi che non ci fossimo accorti di nulla?», continuò Blaise.
Alla mia non-risposta, fu Nott a parlare.
«Era impossibile non accorgersene, Drà: spesso a pranzo sono quasi tentato di pulirti la bava alla bocca quando guardi verso il tavolo dei cari Grifondoro.»
«Ed anche se fosse? Perché pensate che sia proprio quella so-tutto-io della Granger? Quella Mezzosangue? Quell’odiosa saputella? L’amica di Potty e del Re degli Stolti?», risposi io, sfogando la rabbia che avevo verso me stesso per non aver dato il bacio della buonanotte alla ragazza che avevo appena descritto.
Li vidi sghignazzare.
«Perché se ti fossi solamente scopato una di quella casa, Malfoy, ce l’avresti detto. Ma se si tratta della saccente mezzosangue, come la chiami tu, vai su di giri e perdi il tuo amatissimo controllo.»
Guardai di sbieco Theodor, poi Blaise, prima di rispondere, cercando di mantenere la calma. «Cosa vorreste dire, scusate? State dicendo un mucchio di cazzate. Come potrei stare con una sporca, sudicia, Mezzos…»
«Ce ne son tante di Mezzosangue, Malfoy. Ma in qualche modo tu vedi solo lei. Non era difficile, sai?», mi interruppe Blaise, ora serio.
«Te l’hanno mai detto che hai un modo contorto e perverso per dimostrare interesse, Malfoy?», continuò Nott, sghignazzando. «Più o meno come i bambini che tirano i capelli alle mocciose per attirare la loro attenzione.»
«La Granger ti darà filo da torcere, Malfoy. Con lei non potrai essere il solito Purosangue Serpeverde strafottente. Stimo quella donna, lo ammetto: sai che palle sopportarti tutte le notti!»
Era Blaise ad aver ripreso la parola, e mi guardava con sguardo malizioso.

E’ troppo tempo, amore, che noi giochiamo a scacchi: mi dicono che stai vincendo, e ridono da matti.

«O dovrà smettere lei di essere una tenace Mezzosangue Grifondoro.. Ma vedendo la tua faccia, mi sa che quello che sta perdendo potere qui sei tu, caro Lord Mezzosangue!»

Ma io non lo sapevo che era una partita: posso dartela vinta e tenermi la mia vita?

Ora sto mandando a puttane il mio orgoglio, per quella sporca Grifondoro.
Sto rinnegando il mio cognome, per quella sudicia Mezzosangue.
Ho persino smesso di indossare le mie “lenti a contatto”, con la Granger.
Ho fatto per la prima volta l’amore, con Hermione.

Però se un giorno tornerai da queste parti riportami i miei occhi e il tuo fucile.

Scacco matto, Granger: hai vinto tu.
Il premio sono io, ti basta?



NOTE:
La canzone di questo capitolo è meravigliosa: “Niente da capire” di de Gregori.
Come sempre, grazie alle 19 persone che hanno messo questa storia tra le seguite! Vi chiedo scusa se questa volta ho messo il capitolo un po’ in ritardo… Spero che vi piaccia, e che per questo mi perdonerete! :D (si,sono una ruffiana xD)
Aleu
asya
blu24
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ericuz
excel sana
Fe
HailieJade
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LyliRose
matypotter
polly92
ryry
silvj
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tykisgirl
Vale11
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Passiamo ora a chi ha recensito :D
 deathnote92, come sempre grazie di tutto! Sai già ( te l’avrò ripetuto mille volte :P ) che il tuo parere per me è indispensabile, quindi posso solo limitarmi a ringraziarti ancora e ancora e ancora :D
LyliRose, ti avevo già risposto alla recensione, ma ci tenevo a ri-ringraziarti anche “pubblicamente”.. è un piacere sapere che continui a seguirmi! :D
veronic90, sono felice che sia il capitolo precedente che la canzone di Bersani ti siano piaciuti! :D ti consiglio di sentire anche quelle dei capitoli precedenti, se non le conosci! : ) Ne approfitto per dirti che ho iniziato a leggere le tue fan fiction, e mi piacciono molto! Ho letto quella sui gemelli, appena possibile leggerò le altre.. sembrano interessanti!
 Lupetta97, avevo già risposto anche a te, quindi mi limito a ringraziarti: sei stata la prima ad interessarsi a questa fan fiction, ed è sempre bello vedere che continui a seguirmi ( e che continuiamo a sentirci! :D ).
Recensirò presto il secondo capitolo della tua fan fiction, quindi a prestissimo!

Un bacio, SweetTaiga :D

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Capitolo 8
*** 8. Cuore e ragione ***





8. Cuore e ragione



 A Livia, che non piange mai.


Non ho mai pensato di essere sola, nella mia vita.
Ho sempre avuto accanto qualcuno pronto ad amarmi: prima i miei genitori, poi i miei amici babbani, poi Harry e Ron, e da quasi un anno Draco.
Ora però, chiusa in questa stanza, avrei solo bisogno di lei.

E’ partita poco prima della mia separazione forzata da Draco.
Non me la sono sentita di mandarle una lettera, perché lei sarebbe tornata, mandando a puttane il corso di magia curativa che sta tenendo all’estero per venire da me.
Ma ora avrei solo bisogno di un’amica, avrei solo bisogno di Gin.
Gin è una persona forte.
Nonostante sia di poco più piccola di me, è una delle donne che ammiro di più, insieme a Molly Weasley, a mia madre ed alla professoressa McGranitt.
Molly Weasley, per la sua forza d’animo e per il suo amore incondizionato per quegli scalmanati dei figli.
Mia madre, perché senza di lei non sarei diventata ciò che sono.
La McGranitt, per la sua lucidità e la sua razionalità anche nelle situazioni più tragiche.
Ginny, perché non piange mai.

O meglio, Ginny piange solo per le stronzate.
L’ho vista piangere per aver preso una sufficienza invece che un’eccellenza in Trasfigurazione.
L’ho vista piangere quando hanno rischiato di perdere la partita di Quiddich. (che alla fine, oltretutto, avevano anche vinto.)
L’ho vista piangere persino quando mi ha perso il libro di Aritmanzia nei meandri del suo armadio, senza pensare che con un semplice incantesimo di appello il mistero sarebbe stato risolto.
L’ho vista piangere per un sacco di film babbani, da “Titanic” a “Dumbo”.
L’ho vista piangere per un sacco di cose, insomma.
Ma non ha versato una lacrima, e dico una, tutte le volte che Harry è stato ferito nelle nostre poco legali e leggermente pericolose missioni: era sempre lì, al nostro ritorno, armata di uno sguardo dolce, pronta ad abbracciarci.
Non l’ho vista tremare una volta, nelle battaglie contro Voldemort.
Ho visto il terrore nei suoi occhi, la paura di perdere chi ama, la paura di non farcela, la paura di tante cose, ma non ho mai visto una lacrima sgorgare dai suoi occhi.
Non l’ho vista piangere, quando Ron è tornato a casa ferito mortalmente.
Non l’ho vista piangere, quando la responsabilità di avere più sale in zucca dei suoi fratelli le pesava sulle spalle.
Ed ora avrei bisogno di Ginny, di lei che non piange mai.

Invece l’unica persona che mi trovo davanti alla porta di casa in questo afoso pomeriggio d’agosto è Blaise Zabini, in un impeccabile completo bianco con tanto di gilet color carbone.
Sembra un ricco gelataio, ma ho l’accortezza di non farglielo notare: coraggiosa si, ma mica con manie suicida. Combattere contro Voldemort è un conto, ma offendere quel vanitoso di Zabini per quanto riguarda l’estetica è tutt’altra storia!
«Buon pomeriggio, Lady Mezzosangue.»
Blaise Zabini non ha mai fatto caso alle questioni di sangue; a Hogwarts parla con tutti, senza eccezioni. A parte me, Harry e Ron, ovviamente. O almeno fino a quando non ha saputo che frequentassi il suo compagno di casa, Draco Malfoy.
Non li ho mai visti particolarmente legati, lui e il principino delle serpi. Sicuramente, però, si rispettavano grazie a quel muto accordo secondo il quale due Purosangue sono inesorabilmente allo stesso livello.
Draco ovviamente credeva di essere superiore a tutti, e l’indifferenza di Zabini verso il sangue sporco di alcuni soggetti (me compresa) gli sembrava un affronto; tuttavia Blaise, nonostante l’aspetto da idiota-super-figo, ha un’intelligenza sottile e dietro gli occhi scuri ed allungati nasconde uno spiccato senza di osservazione.
Ha iniziato a chiamarmi con quell’odioso nomignolo solo scoprendo che stavo con Malfoy: un modo per tormentarlo, probabilmente, perché un paio di volte mi è sembrato di sentirgli chiamare il mio ragazzo Lord Mezzosangue.
La prima volta che vidi il caro Blaise, col suo faccino da fotomodello e il suo sguardo esuberante, pensai che fosse l’unico Serpeverde con un minimo di sale in zucca.
Poi lo vidi camminare con Malfoy e fare l’idiota con ogni essere umano di sesso femminile che avesse la facoltà di respirare, e le mie speranze crollarono fragorosamente.
Come poteva essere così superficiale qualcuno che portava il nome del grande Pascal?
Di sicuro il celebre Blaise Pascal si rivoltava nella tomba ogni volta che il suo omonimo cercava una qualsiasi superficie riflettente per ammirare il suo splendore.

Mi ci volle tempo per capire che sotto i vestiti firmati si nascondeva (e si nascondeva davvero bene) un ragazzo dotato di cuore e cervello.
Lo capii quando, di malavoglia, fui gentilmente trascinata da Draco a conoscere i suoi amici.
Mi aveva preso per mano mentre parlavo con Ginny, aveva biascicato un mezzo “Te la rubo un attimo” , che nel linguaggio Made in Malfoy voleva dire più o meno “te la riporto domattina..forse” e mi aveva portata con sé, davanti agli sguardi increduli di buona parte della popolazione di Hogwarts.

Adesso c’è che mi sembra strano parlarti mentre ti tendo la mano.

 In un attimo mi ero ritrovata nella sala comune dei Serpeverde, e subito dopo nella spaziosa stanza di Draco; non ebbi tempo di guardarmi attorno, perché il mio sguardo fu attirato da quattro presenze sinistre.
Mi voltai lentamente, come se fossi stata la protagonista di un film dell’orrore.
Tiger e Goyle, seduti su di uno spesso tappeto verde scuro, mi guardavano con fare curioso; la loro espressione vagamente umana durò per circa tre secondi, poi tornarono a dedicarsi a qualcosa di ben più importante di me: varie confezioni di Cioccorane, Zuccotti di Zucca e Api Frizzole erano poggiate accanto a loro, ed evidentemente i due energumeni sopracitati avevano paura di averle offese dedicando a me il loro prezioso tempo, perché si fiondarono su di esse come se non avessero mai visto cibo dalla nascita di Silente ( quindi un periodo decisamente lungo ).
Theodore Nott era seduto a gambe incrociate su un ampio letto con un libro tra le mani; il suo sguardo era controllato, ma un pizzico di curiosità si poteva notare nel modo in cui si sporse oltre il letto per avere una visuale migliore della situazione.
Mi sentiipericolosamente come uno di quei topolini da laboratorio.
Stavo per darmela decisamente a gambe, quando i miei occhi color cioccolato al latte ne incontrarono un paio di cioccolato fondente. Blaise Zabini, al contrario degli altri tre, non sembrava sorpreso dalla mia visita nei sotterranei né dalle mani che Malfoy teneva possessivamente sulle mie spalle.
Mi tranquillizzai un minimo, ed accennai una specie di sorrisino.
«Ehm.. Ciao.», fu la frase più sensata che il mio cervello dotato di un’intelligenza superiore era riuscito a concepire.
Ma era plausibile, in quel momento: per il nervoso persino la mia intelligenza ed il tanto decantato coraggio dei Grifondoro erano partiti di corsa per le Hawaii, lasciandomi da sola con un corpo che non riusciva a muoversi (per scappare, ovviamente) ed una voce che non voleva saperne di uscire.
«Ciao, Lady Mezzosangue.»
Quella fu la prima volta che Blaise Zabini mi chiamò in quel modo. E l’ultima in cui lo considerai un idiota.
Infatti, quando si avvicinò per parlare con me e Draco, aveva un sorriso amichevole sul volto; mi tese la mano e quando la strinsi nella mia si presentò.
Puff, come se non sapessi il suo nome: Gin, per quanto odiasse i Serpeverde, aveva decantato spesso la bellezza del brunetto
«Non dovresti, che ne so, metterti ad urlare verso Draco per ricordargli che sono solo una sporca Mezzosangue e robetta così?», dissi, prima di poter pensare di fermarmi.
Blaise era sicuramente meno fissato dei suoi compagni Serpeverde con la questione del sangue, ma sicuramente oltre che qualche parola gentile non avrebbe spartito altro con persone così diverse da lui.
Tantomeno con una Mezzosangue Grifondoro.
«Mezzosangue o Grifondoro o entrambe le cose non fa differenza. Il mio amico sa di essere nella merda perché sta con la Granger. Il resto è secondario.», disse, più parlando con Draco che rispondendo a me.
Poi posò di nuovo i suoi occhi su di me.
Non capivo i loro discorsi, e non capivo perché Draco in quel momento stesse ridendo apertamente, lasciando andare le mie spalle solo per far scendere le sue mani sui miei fianchi e posarmi al contempo un leggero bacio sul collo.

Adesso c’è che mi sembra inutile non capirti ancora…

«Inoltre, come diceva un mio omonimo, il cuore ha le sue ragioni che la ragione non conosce. O sbaglio, Lady Mezzosangue?», mi disse, sorpendendomi e facendomi sorridere.
«Non pensavo che i Purosangue, in particolare i Purosangue Serpeverde, studiassero la filosofia babbana.», gli risposi, iniziando a provare una vaga sensazione di disagio.
«Oh, ma io ho studiato solo tutti i grandi che hanno avuto l’onore di portare il mio stesso nome. Penso che già nel Rinascimento si decantasse il mio arrivo.», disse, regalando a sé stesso un meraviglioso sorriso nello specchio alla sua destra.
Appunto.
Rimasi allibita e guardai Draco, che sogghignò; sperai di ricevere un minimo di conforto da parte di Nott, ma lui si limitò a scrollare le spalle.
Di Tiger e Goyle non se ne parlava nemmeno, ma pensai per un attimo di buttarmi sulle Cioccorane per affogare i miei dispiaceri nel cibo. Compresi tuttavia, dai volti di Tiger e Goyle, che non avrebbero distinto me dalla mia figurina, o , ancora peggio, da una Cioccorana stessa.
Rimasi al mio posto, sperando che Zabini rimangiasse le sue parole con un allegro “Ma Hermione, stavo scherzando! Ovvio che conosco tutta la filosofia babbana! Anche Hobbes, Pico della Mirandola, Marsilio Ficino…”
Questo però non avvenne, e capii per la prima volta che Blaise non era un idiota: era semplicemente un fottutissimo vanitoso egocentrico. Il cuore gli serviva per amare se stesso, e la ragione per dare ragione al suo cuore.
Sospirai : almeno conosceva quegli spruzzi di storia in cui compariva il suo nome.
Draco mi abbracciò ancora, attirandomi al suo corpo.
«Ora, se non vi spiace, che ne dite di lasciarci la stanza?», sussurrò Draco al mio orecchio, e mi chiesi come avessero fatto a sentirlo gli altri presenti.
Il bacio che mi diede a fior di labbra quando i ragazzi stavano ancora uscendo dalla stanza, era molto più eloquente delle parole non dette in quella mezz’ora, e sicuramente bastavano a soddisfare gli sguardi curiosi di.. Nott. Lo sguardo curioso di Nott, dato che Tiger e Goyle avevano già rimosso dal loro insulso cervelletto la mia presenza.
Draco mi baciò ancora e mi prese per mano. «Ti presento il mio letto, Granger.», disse, un attimo prima di trascinarmi su di esso e continuare a baciarmi.
«Piacere mio.», sussurrai, godendo delle lenzuola di seta e del corpo del ragazzo su di me.

Se potessi far tornare indietro il mondo, farei tornare poi senz’altro te in un attimo di eterno e di profondo dove tutto sembra sempre e niente è.

Ora è seduto davanti a me, quello stesso Blaise Zabini, e mi guarda con la stessa aria spensierata.
«Cosa c’è, Lady Mezzosangue? Ti sei finalmente accorta che sono decisamente più affascinante del tuo biondino platinato?», lo sento dire, ed alzando gli occhi al cielo gli faccio capire che non è aria: ho ancora la gola serrata dall’emozione, e cercare di rispondere a parole mi porterebbe solo a mostrargli la mia agitazione.
Non per lui, ovviamente, ma per ciò che lui rappresenta: il collegamento più stretto tra me e Draco.
«Ok, ok, non guardarmi così: parlo. », acconsente lui, sghignazzando. Poi si passa una mano tra i capelli, in un gesto che mi ricorda fin troppo il furetto.
Distolgo lo sguardo e mi concentro sui classici ordinatamente allineati nella mia libreria.
«Vuoi vedere Draco?»
A quella domanda mi si gela il sangue nelle vene, ed allo stesso tempo sento le guance accaldate per l’emozione. Mi giro verso di lui, ed i nostri occhi si incontrano ancora, come quel primo giorno che sembra ormai lontano millenni.
«Come?», è tutto quello che riesco a dire.
«Non lo so ancora, c’è bisogno di un piano. Nessuno non autorizzato può entrare a Malfoy Manor senza superare accurati controlli. E’ peggio del Ministero nel periodo di maggiore forza del Signore Oscuro.»
Dice, tra l’infastidito ed il divertito: deve sicuramente esserci un lato comico che non ho notato, e non manco certo di farmi spiegare questa sottigliezza.
«Oh, Granger, ti rendi conto che quell’esaltato di Lucius si sta contraddicendo da solo? Tutte queste misure di sicurezza per te! E fortuna che dice che i Mezzosangue sono innocui ed inutili.», dice, iniziando a sghignazzare.
Rimango per un attimo pensierosa, non avevo mai pensato a questo risvolto della storia.
Un sorriso mi curva le labbra, e finalmente la mia voce si decide ad uscire.
«Bè, allora gli dimostrerò quanto una Mezzosangue può diventare pericolosa.»
«Una Mezzosangue Grifondoro.», mi corregge Blaise.
Annuisco. «Una Granger
Blaise scoppia a ridere, e per un momento penso che ce la possiamo fare.
lo guardo negli occhi, che alla luce assumono una strana sfumatura dorata, diventando a tratti simili ai miei.
Cazzo.
«Cazzo!»
Mi accorgo di averlo detto e pensato contemporaneamente, perché ora Blaise ha smesso di ridere e mi guarda con fare interrogativo.
Gli regalo un sorriso a millemila denti. Si, proprio a millemila.
«Hai già trovato una soluzione, Lady Mezzosangue? Diamine, sei snervante: saputella anche in situazioni del genere!», mi provoca lui, ma nel suo tono non trovo alcuna offesa. Solo un immenso… sollievo?
Continuo a ridere come un’idiota, mentre prendo dei fogli per organizzare al meglio il mio piano.

Tenersi stretto stretto in tasca il mondo per poi ridarlo un giorno solo a te, a te che non sei parte dell’immenso, ma è l’immenso che fa parte solo di te.


 
NOTE:
La canzone di questo capitolo è “Immenso” dei Negramaro :D
Spero che questo capitolo vi piacerà nonostante Draco sia presento solo qua e là… Manca anche a me T.T ma c’era l’assoluto bisogno di quest’incontro abbastanza fuori dal comune :D
Oggi sono di ottimo umore, anche perché ben due persone hanno messo la storia tra le preferite!!!!
elenusiaHP
wanda_bella_mel
Grazie davvero, sono senza parole!
Ringrazio poi
Lupetta97
matypotter
per averla inserita tra le ricordate!!
Grazie mille alle 22 persone che continuano a seguirmi! Spero di ricevere dei vostri pareri, ma mi basta anche sapere che continuate a leggere questa storia!
Aleu
ali_smile
asya
blu24
deathnote92
ericuz
excel sana
Fe
FlashDelirium
HailieJade
lady_rose
laretta
LyliRose
matypotter
polly92
ryry
silvj
stopbreathing
tykisgirl
Vale11
veronic90
_Sama_
Passiamo ora a chi ha recensito *-*
asya,ecco qui il nuovo capitolo :D sono felice che ti siano piaciuti sia la canzone che il capitolo, e spero che anche la scelta di questa volta non ti deluda :D
 barbarak, il tuo commento mi ha fatto davvero molto piacere. Sono felice che tu abbia notato questo cambiamento in Draco : ) spero che di capitolo in capitolo si scopra quanto il passaggio sia stato graduale.. di certo Draco non sarà mai uno sdolcinato, ma mi piace vederlo come una sorta di cavaliere innamorato (anche se inconsapevole di esserlo) :D
veronic90, come ho già detto a barbarak, il “processo di addolcimento” (xD) di Draco si vedrà di capitolo in capitolo.. Spero di riuscire a rendere tutte le sfumature del suo carattere e del suo cambiamento nel miglior modo possibile, in modo da rendere la storia più realistica :D Certo, appena leggo le altre storie ti faccio sapere ;) avvisami se ne scrivi di nuove : )
Lupetta97cavolo allora abbiamo gli stessi gusti musicali! *-* Theodore e Blaise li adoro, quindi farò in modo che deridano spesso Draco xD mi diverto troppo a farli “litigare” xD
Grazie mille per tutti i tuoi commenti e per la tua presenza costante : ) Aspetto un tuo parere anche su questo capitolo!
 
A prestissimo :D
Baci, SweetTaiga ;)

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Capitolo 9
*** 9. Amicizie pericolose ***


 


9. Amicizie pericolose

 

 
Dove diamine ho messo lo sciroppo di elleboro?
E la mandragola? Dovrei mettere un po’ d’ordine qui.
Devo anche ricordarmi di andare a caccia di Erumpent. Dovrei scriverlo, forse.
Ma dove ho messo la carta?

Toc toc

Chi diavolo sarà a quest’ora?
Oh, pazienza. Dov’è il tritatore per zanne di serpente?

Toc toc

Se bussano di nuovo cambio pozione: una bella pozione esplodente.
No, diamine: dimenticavo che non ho il fluido delle corna di Erumpent. Devo necessariamente andare a caccia.

Toc toc toc!
Forse però potrei rimpiazzarlo con qualche ingrediente.. O utilizzare direttamente un bell’Avada Kedavra.

«Professor Piton? Sappiamo che è in casa! Apra, è di fondamentale importanza!»

Diamine, Zabini. Se la faccenda di fondamentale importanza di cui parla consiste in una Pozione per Foruncoli giuro sulla barba di Silente che lo strangolo con le mie mani, senza pozioni né incantesimi.
Non faccio in tempo ad aprire la porta, che Zabini e Nott si catapultano in casa mia.
«Oh, ma prego, entrate. Fate come se foste a casa mia.», dico con tono annoiato, ma loro si sono già accomodati sul divanetto rigorosamente verde del mio salotto.
«Stavate preparando una pozione? Quale?», chiede Zabini.
«Una per uccidervi in modo lento e doloroso se non vi muovete a dirmi che diamine volete da me.», sibilo.
«E’ un onore sapere che spendete il vostro tempo nel preparare pozioni per noi, professore!», dice Nott.
Non faccio in tempo a replicare che Blaise inizia a farneticare.
«Professore, abbiamo bisogno del vostro aiuto. Cioè, non noi, ma Draco. Sapete cos’è successo, vero?»
«Innamorarsi della Granger non è stata una scelta saggia. Forse persino una babbana sarebbe stata una scelta migliore.», rispondo io, consapevole della situazione del mio allievo prediletto quanto del tono vomitevole che ha assunto la parola innamorarsi tra le mie labbra.
Innamorarsi. Puah, stupida favola per bambine sciocche. So che dovrei pensare questo, ma forse ciò infangherebbe il nome di Lily Evans.
Scuoto la testa per allontanare i ricordi, concentrandomi sulle espressioni dei due Serpeverde che mi sono piombati in casa.
«Eh, lo sappiamo. Ma sa com’è Draco, quando si mette in testa una cosa è impossibile fargli cambiare idea.», continua Zabini.
Sorrido. A modo mio, ovviamente. So di aver tirato fuori io metà di quella testardaggine, per impedirgli di diventare una pedina nelle mani del padre e di Voldemort. Tutto su richiesta di Narcissa, certo, ma anche come una sorta di rivincita personale. Per dimostrare che non solo chi porta il cognome Potter può fare grandi cose.
Annuisco, facendo cenno al ragazzo di continuare.
«Ecco…», inizia lui, guardandosi intorno «vorremmo farlo uscire un po’. Per farlo divertire, sa. Ma Lucius non si fida pienamente di noi.»
Annuisco ancora. «Cosa ne dite di Magie Sinister, domani alle 18?», dico.
Zabini e Nott si guardano per un attimo, poi annuiscono simultaneamente e si girano verso di me.
«Perfetto. Un’altra cosa, professore… Avete per caso un po’ di Pelle di Girilacco? Sapete la fissazione di Draco per le pozioni.  Almeno ha qualcosa da fare a casa. », continua il moro.
Pelle di Girilacco?
La cosa mi suona strana.
Annuisco ancora. Dove l’avrò messa? Oh, eccola.
«E ora sparite, ho da fare. Ci vediamo domani, e vedete di essere puntuali.», dico, porgendogli la boccetta.
«Grazie, professore: sempredeliziosamente gentile. A domani.»
Fulmino Blaise con lo sguardo, e lui alza le mani in segno di resa, mentre l’amico accanto ride.
Amico.
«Non vi starete facendo contagiare troppo dalle assurde idee di pura amicizia dei Grifondoro?», li provoco.
Blaise si volta appena prima di chiudere la porta e, inaspettatamente, mi guarda negli occhi con una decisione che non gli avevo mai visto. «Oh, certo che no professore. L’amicizia tra noi Serpeverde è decisamente più.. pericolosa.»
Così dicendo, esce dalla porta, lasciandomi finalmente da solo con le mie pozioni.
Pelle di Girilacco, eh?
 
NOTE:
Prima di tutto, ciao a tutti :D Gli ingredienti citati in questo capitolo sono tutti “realmente esistenti” nei libri della Rowling, a parte la pelle di Girillacco che se non sbaglio è presente nel film, mentre nel libro viene usato il Formica Leone (o viceversa :P). Il sito dal quale ho preso informazioni, comunque, è questo : http://www.lumos.it/enciclopedia-pozioni/
Non ho messo alcuna canzone perché non sono riuscita a trovarne una adattabile a Piton. Forse qualcuna di Renato Zero? xD
Se prossimamente ne troverò una adatta, la aggiungerò.
Passiamo ora ai ringraziamenti!
Grazie a:
Ale Skywalker
Aleu
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nausikaa87
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tykisgirl
Vale11
veronic90
_Sama_
che hanno messo la storia tra se seguite :D

Grazie ancora a:
elenusiaHP
wanda_bella_mel
che l’hanno inserita tra le preferite : )

Lupetta97, mi limito a ringraziarti (ancora :P) per le tue recensioni!! Grazie : )
nausikaa87, prima di tuttograzie mille per aver recensito! Sono felice che ti piaccia il modo in cui ho caratterizzato i personaggi.. ho cercato di renderli diversi da quelli della Rowling, più maturi ed aperti alle loro differenze, lasciando però come base l’Hermione Saccente e il Draco Rompi***** della storia originale.. Spero di esserci riuscita :P
Ciao barbarak, sono felice che ti sia piaciuta la descrizione di Blaise! Ho cercato di non renderla la solita descrizione piena di “è bellissimo ma è un idiota” e cose così : ) Speto che il paragone con Pascal non sia stato troppo fuori luogo, ma non sono riuscita a trattenermi :P Per il piano di Hermione.. bè, lo vedrai presto :P
Comunque.. no, Draco per ora non ha ancora ingannato i suoi. Diciamo che ora li imbroglierà, ma in modo del tutto inconsapevole. In fondo non è poi così facile prendere per i fondelli Lucius Malfoy : ) Ma vedrai nel prossimo capitolo ;)
Cosa ne pensate di questo Severus? E’ stato abbastanza difficile cercare di scrivere i meccanismi ed i pensieri di quel cervelletto contorto che si ritrova.
Aspetto i vostri pareri : )

Baci, SweetTaiga : )


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Capitolo 10
*** 10. L'apparenza inganna ***


 


10. L’apparenza inganna.

 

Sono circa due ore che mio padre fa avanti e indietro per il salone.
Mi ha convocato per parlarmi di una questione urgente, ma non ha ancora aperto bocca.
Mia madre ci osserva da una poltrona accanto alla finestra: probabilmente teme che senza la sua presenza rassicurante ci ammazzeremmo a vicenda.
Non sa quanto ha ragione.
Se non ho ancora tentato di lanciare un Avada Kedavra contro mio padre, è solo per la figura esile e sicura di Narcissa Malfoy, che mi segue come un’ombra, difendendomi silenziosamente dall’uomo che odia e che ama con tutta se stessa.
Se non ci fosse stata lei, probabilmente uno di noi due sarebbe già morto e sepolto.
Non è solo per Hermione, ovviamente.
Quella è stata solo “la goccia che ha fatto traboccare il vaso”, come dicono i babbani.
Il vero problema è stato accorgermi della debolezza di mio padre.
Avrei dovuto sentirmi toccato, certo; ciò avrebbe dovuto spingermi a sostenerlo maggiormente, forse.
Purtroppo la mente di un Malfoy è decisamente contorta.
Scoprire che tutto il potere di mio padre non è altro che un giocattolino nelle mani di Voldemort mi ha fatto gelare il mio nobilissimo sangue puro nelle vene.
Lui, che decanta tanto la purezza del sangue, si è fatto sottomettere da ei fu Tom Riddle, un mezzo esaltato con manie di grandezza.
Lui, che si dimostra forte solo con i più deboli, è in realtà poco più di una pecorella al cospetto dell’adorato e temuto Signore Oscuro.
Lui, non io, lui ha portato disonore alla famiglia Malfoy.
Lui, non io, ha fatto perdere la faccia e l’onore ad una famiglia antichissima.
Lui, non io, è diventato il burattino di Voldemort.
Ed io, solo perché mi sono innamorato di una Mezzosangue, devo essere trattato come un rinnegato, come un idiota, al pari di uno prigioniero. Segregato in casa mia.
La sottile differenza tra me e lui mi sfugge: lui può adorare un mezzosangue, mentre io non posso amarne una?
Mia madre non ha espresso la sua opinione né sulla mia né sulla sua situazione; si limita ad osservarci e a tenerci a debita distanza.
Scegliere tra il suo unico figlio e suo marito non deve essere facile, quindi non gliene ho mai fatto una colpa. Narcissa è forse l’unica persona al mondo , oltre Hermione, che mi abbia sempre accettato.
In Hermione rivedo spesso mia madre, ma non lo dirò mai a nessuna delle due: probabilmente mi potrebbero uccidere per un’affermazione del genere.
Mio padre ora è fermo davanti a me.
«Stammi bene a sentire, Draco: Piton mi ha chiesto di poterti portare con sé da Magie Sinister. Sia chiaro: tu starai con Piton e basta.», dice, guardandomi negli occhi.
La tensione è palpabile, e vedo le sue lunghe mani tremare per il nervosismo.
«Non ho bisogno della badante, padre.». Cerco di riassumere in quell’unica parola tutto il mio disgusto, e probabilmente ci riesco, perché Lucius sbianca.
«O esci con Piton o resterai chiuso qui fino all’inizio delle lezioni.», sibila lui in risposta.
Un’uscita mi ci vuole proprio, quindi tiro un lungo respiro e cerco di riprendere la calma. «Ve bene, padre. Starò con Piton.»
«Bene. Verrà alle 18. Preparati. Ci saranno anche Nott e Zabini.»
Questa notizia mi rende un minimo più allegro. Almeno potrò passare il pomeriggio con loro e con Piton.
Ormai il professore ha preso il posto della figura di mio padre, e mi consola poter vedere i suoi capelli unti al posto di quelli biondi di Lucius per almeno una serata.
Annuisco, poi mi giro verso mia madre.
«Madre, vado a cambiarmi. Vuoi che ti porti qualcosa al mio ritorno?», le chiedo, avvicinandomi alla poltrona sulla quale è seduta.
«No, Draco. Pensa solo a divertirti.», mi dice, e mi fa cenno di piegarmi. Mi bacia la fronte, prendendomi la testa tra le mani. Mi specchio per un attimo il quegli occhi, e ringrazio chiunque mi abbia messo accanto la donna forte e determinata che ho davanti.
«Ciao, madre.», dico, uscendo dalla stanza.
Dopo aver chiuso la porta, resto fermo un paio di secondi, giusto il tempo di sentir dire a mio padre dolci parole verso la mia ragazza.
«Se quella sporca Mezzosangue si fa vedere, giuro che la uccido con le mie mani.»
Sento mia madre sbuffare ed alzarsi, e sorrido tra me e me: per essere uno che considera inutili i Mezzosangue, devo ammettere che da fin troppa importanza ad Hermione.
Sto per allontanarmi, quando sento di nuovo la voce di mio padre.
«Se le cose continuano così, Draco non rimetterà mai piede ad Hogwarts.»
Immagino mia madre girarsi verso di lui per rispondergli, ed infatti ben presto sento la sua voce.
«Draco ha i suoi amici ed i suoi insegnanti ad Hogwarts!»
«Ed anche quella Mezzosangue!», urla mio padre di rimando.
«Granger, Lucius! Si chiama Granger!»
A sentire quelle parole, mi si scioglie il cuore. So che mia madre non ama i Mezzosangue, ma probabilmente deve essersi accorta del valore di Hermione. Lei non ha la vista accecata come mio padre.
«Chi se ne frega del nome di quell’inutile essere!»
Sto per entrare a difendere Hermione, quando sento un sonoro schiocco. Spio oltre la vetrata della porta, e vedo mia madre con la mano ancora poggiata sulla guancia di mio padre.
«Smettila, Lucius. Se perderemo nostro figlio non te lo perdonerò mai, e sai che non è una buona cosa mettersi contro una Black. Draco andrà a Hogwarts, e non ti permetterò di impedirglielo.»
La voce di mia madre trema per la rabbia, ma è sicura e ferma.
La ammiro: vorrei essere come lei.
Vedo Lucius indietreggiare un attimo, per poi ergersi in tutta la sua altezza.
«Vedremo, Narcissa.»
Capisco che la discussione è finita, e vado verso la mia camera per prepararmi. Ho bisogno di parlare con Piton.
Lasciare Hogwarts equivarrebbe a lasciare i miei amici. A lasciare il dormitorio. A lasciare Hermione.
Non posso permetterlo, e non posso permettere che mia madre combatta da sola per me.
Devo combattere, per lei e per Hermione. Per le due donne che amo.

E non venirmi vicino se no mi giro di scatto quasi fossi un bambino con la paura che tu possa leggermi in faccia “innamorato di te”.

«Signorino, c’è una visita per lei all’ingresso.»
Annuisco all’elfo domestico; da quando Hermione si è fissata con la difesa degli elfi, cerco di non trattarli in modo troppo crudele, ma di certo non può aspettarsi che gli offra del thè.
Scendo le scale, e Piton mi concede una di quelle smorfie che ho imparato a riconoscere come sorrisi.
«Dove andiamo?», chiedo.
«Magie Sinister. »
Annuisco. L’idea mi piace.
Usciamo di casa, e quando ormai siamo nei pressi del negozio Piton interrompe il silenzio rassicurante che caratterizza i nostri incontri.
«Ti è stata utile la Pelle di Girilacco?», chiede.
Lo guardo senza capire, ma lui non sta guardando me. Così gli faccio capire il mio stupore a parole.
«Cosa?»
Vedo la sua bocca sottile incurvarsi in un’altra smorfia simile a un mezzo sorriso.
«L’avevo immaginato…»
Non faccio in tempo a chiedergli spiegazioni, che Blaise mi salta letteralmente addosso.
«Ehi, Blaise, calmo! Che diamine ti prende?»
Lo scosto da me e lo vedo esibire un sorriso smagliante.
Gli rispondo con un’espressione disgustata.
«Che diamine gli hai fatto fumare, Nott? Lo sai che non regge la roba che ti fumi tu.»
Nott si limita a scrollare le spalle e a sorridermi, aprendo la porta di Magie Sinister.
Inizio a guardarmi intorno, e gli altri mi seguono.
«Dopo passiamo anche in biblioteca? Devo comprare un libro.», dico.
«Che libro?», chiede Blaise incuriosito.
Lo guardo con espressione strana, e lui si morde il labbro.
Nott ride.
Che cazzo ride? Ha fumato anche lui?
«Nulla che riguardi l’estetica, Blaise. Un libro intitolato “La ragazza con l’orecchino di perla”. Dobbiamo andare in una libreria che venda libri babbani, però.», rispondo, voltandomi verso uno scaffale per non far vedere a nessuno la mia espressione.
«Non è il libro che hai bruciato per sbaglio alla Granger?», chiede Nott.
Annuisco. «E’ il suo libro preferito.», sussurro, più a me che a loro.
L’immagine di Hermione infuriata mi fa sorridere ad un aggeggio strano, e mi sento decisamente un idiota.

E poi sei bella, Dio se sei bella, sei tanto bella che neanche tu lo sai.

Sento un mezzo singhiozzo, poi un’altra risata di Nott.
Per distrarmi prendo in mano l’Aggeggio Strano. «Che diamine è questo?», dico.
«Oh, è un giratempo. Serve per viaggiare nel tempo, ma non per viaggi troppo lunghi.»
Avrei annuito e messo a posto l’oggetto senza troppi problemi, se solo non avessi sentito che la risposta mi era arrivata da Blaise.
Mi giro verso di lui, e lo vedo guardare il soffitto in modo distratto.
Severus mi sta letteralmente trafiggendo con gli occhi, e mi chiedo davvero cosa ho fatto questa volta. Sto per chiederglielo, quando Blaise si gira, serio, verso di me.
«Draco, dobbiamo parlare.»
Annuisco. Avevo capito che c’era qualcosa di strano.
Ci chiudiamo nello sgabuzzino di Magie Sinister, e vedo Blaise trafficare per insonorizzare la stanza.
Poi si gira verso di me, gli occhi lucidi e le guance arrossate.
Occhi lucidi e guance arrossate?
Pochi secondi dopo, me lo trovo addosso, le sue labbra avvinghiate alle mie.
Sono troppo scosso per staccarmi, e per un tempo che mi sembra infinto vedo solo i suoi occhi chiusi e le guance rigate dalla lacrime.
Cazzo, è Blaise!
Riprendo coscienza della situazione, e con non poche difficoltà lo stacco da me.
«Diamine, Blaise, si può sapere che cazzo ti prende?», gli dico, e la mia voce raggiunge quasi gli ultrasuoni.
Lui si limita ad arrossire e a passarsi una mano sui capelli.
Poi si posa le dita sulle labbra, facendomi capire di stare in silenzio.
«Pure?! Cazzo, Blaise, mi hai baciato! Diamine, ho una ragazza bellissima e penso che questo basti a dimostrare che non ho certe tendenze! »
Mi metto le mani nei capelli, in preda al panico. Cosa cazzo gli ha fatto fumare Nott? Devo dirgli di cambiare fornitore.
Blaise ora è completamente rosso in viso, e con una mano si copre le labbra per non scoppiare a ridere.
Poi, di slancio, mi abbraccia.
Rimango un attimo inebetito. Lo stacco da me e lo guardo negli occhi scuri.
Oltre il solito colore, tuttavia, c’è qualcosa di diverso.
«Blaise…»
Lui piega il capo, in ascolto.
«Davvero, cosa hai fumato?»
Lui alza gli occhi al cielo e mi abbracci di nuovo.
Poveretto, doveva essere roba forte. Ricambio l’abbraccio, sperando sia un gesto fraterno o dovuto a sostanze non identificate.
«Diamine…»
Cerco di staccarlo ancora da me, inutilmente.
«Blaise, un abbraccio fraterno ok, un bacio per via del fumo va bene.. Ma mi spieghi perché diamine sei eccitato?», gli urlo.
Non è normale, diamine!
Lui finalmente si stacca da me, con espressione meravigliata. Si guarda i pantaloni, poi guarda me e diventa rosso. Poi scoppia a ridere.
Cazzo, ha perso tutte le rotelle.
Mi giro di spalle per dare una testata contro il muro o per trovare qualcosa con cui suicidarmi, ma due braccia muscolose mi cingono i fianchi.
«Blaise, sto perdendo la pazienza! Smettila di scherzare, non è divertente!»
Per tutta risposta, lui mi fa girare su me stesso e mi bacia ancora.
Proprio in quel momento, Piton spalanca la porta.
Con mia sorpresa, non sembra sorpreso.
Cerco di liberarmi per spiegargli la situazione, ma lui parla prima di me.
«Signorina Granger, il padre di Draco sta arrivando. Forse dovrebbe far assumere a Blaise un atteggiamento più consono.»
Granger?
Per tutta risposta, Blaise sorride e si stacca da me, stringendomi però la mano nella sua.
«Come l’ha capito, professore?»
Nella voce di Blaise c’è una punta di divertimento e sincera curiosità.
Guardo lui, poi Piton.
«Qualcuno vuole spiegarmi cosa sta succedendo qui?», chiedo, in preda a una crisi di panico.
«Oh, è stato facile signorina Granger. Prima di tutto, Blaise non chiederebbe mai il titolo di un libro che non parli di lui. In secondo luogo, non mi risulta che il creatore del gira tempo si chiamasse Blaise, quindi dubito che egli conosca il nome né tantomeno la funzione di quest’oggetto. Infine, Zabini e Nott mi hanno chiesto Pelle di Girilacco, ingrediente principale per la Pozione Polisucco.», risponde Piton.
Una mano stringe la mia con maggior forza, e lentamente mi giro verso il corpo accanto a me.
Pozione Polisucco.
«Hermione?», sussurro flebilmente.
Blaise annuisce.
In pochi secondi ci troviamo a terra, io su di lui.. lei… insomma, sì.
«Perché diamine non me l’hai detto prima?», dico, con gli occhi chiusi per immaginare il corpo esile di Hermione anziché quello muscoloso di Blaise.
Lui.. Lei ride, e la sento scrollare le spalle. «Era divertente.»
La guardo. Oltre gli occhi di Blaise, intravedo i suoi: la Pozione Polisucco inizia a perdere potere.
In quegli occhi vedo tutta la sua  forza, in quelle lacrime tutta la sua dolcezza.
«Sei completamente pazza.»

Una donna senza inibizioni, senza fili di padroni. Gli occhi un poco lucidi: sei bella.

Le bacio le labbra, sempre con gli occhi chiusi, e percepisco la forma di un sorriso.
«Qui l’unico pazzo sembri essere tu: disteso sul tuo migliore amico, intento a baciarlo, ed ora anche decisamente eccitato.» risponde lei, con la voce che inizia a perdere profondità.
Un colpo di tosse di Piton ci distrae.
Riprendo possesso delle mie facoltà mentali, le do un bacio a fior di labbra e le indico l’uscita secondaria.
«Mio padre sarà qui a momenti: vai. E non farti vedere da nessuno, lui lo verrebbe a sapere.»
Lei annuisce, e mi stringe la mano prima di correre via.

Pochi secondi dopo, mio padre fa il suo ingresso trionfale.
«Sono passato a vedere cosa facevi, figliolo.»
Alzo gli occhi al cielo, immaginando come dovesse sembrare affettuoso e protettivo ad occhi estranei.
Ma l’apparenza inganna.
E dopo aver rivisto l’Amore vestire i panni del mio migliore amico, torno a casa felice, con un Nott sghignazzante ed un Piton decisamente disgustato.
Ed un padre ignaro di tutto, ovviamente.

Una donna, una donna, una donna così.. Forse ingenua ma bella, mi piace, la voglio, la voglio così.
Perché sei bella, sei bella. Sei bella così! Una donna, e che donna! La voglio così.


Esperienza interessante. Se mai la prossima volta la vorrei nel suo corpo, però.



NOTE:
La canzone di questo capitolo è “Una donna così” di Gianluca Grignani.
Wow, ora siete in 26 a seguire la mia storia! Grazie a tutti!!! :D
Ale Skywalker
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E grazie a simplyme, che insieme a wanda_bella_melelenusiaHPl’ha inserita tra le preferite!

Lupetta97!, spero si capisca la funzione della pelle di Girillacco :D
Sono felice che ti sia piaciuto il “mio” Piton xD Avrei voluto elencare altri modi per uccidere Zabini, ma mi sono trattenuta xD Alla prossima : )

Baci, SweeTaiga : )

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Capitolo 11
*** 11. Anche le Serpi hanno un cuore ***


 

 




A deathnote92, che si è appena patentata
e mi dovrà portare in giro per il mondo!
Auguri Stella!!!


        
   
11. Anche le Serpi hanno un cuore
 

La vedo entrare frettolosamente in camera sua, senza nemmeno accorgersi di me.
Sul volto ha ancora l’ombra di un sorriso, segno, forse, che il piano è andato come avevamo sperato.
Mi ritrovo a sorridere con lei: i suoi capelli arruffati, gli occhi luminosi ed il fiatone per la corsa sono tutto ciò che Draco ama, ed io non posso che essere felice nel vederla sorridere a se stessa al pensiero di quell’arrogante di un Malfoy.
Eppure le piace.
E proprio per questo, a me piace lei.
Non si è ancora accorta della mia presenza.
Indossa ancora i vestiti che le ho prestato, e sembra una bambina avvolta in quegli abiti grandi il doppio di lei.
Si avvicina al semplice armadio spalancandone le ante, e ne tira fuori una tuta verde muschio.
Da quando i Grifoni indossano indumenti verdi?
Da quando si accoppiano con le Serpi, ovviamente.
Sorrido di nuovo come un idiota. In fondo, anche le Serpi hanno un cuore.
Poso di nuovo lo sguardo su di lei, che lentamente si sta sfilando la (mia) maglietta.
Sfilando la magl…?
«Granger! Hai intenzione di regalarmi uno strip privato o davvero non ti sei accorta della mia presenza?»
Sobbalza: non si era davvero accorta della mia presenza.
«Zabini, che diamine ci fai in camera mia?»
«Tento il suicidio. Se Draco sapesse che ho visto solo un centimetro della tua schiena mi sotterrerebbe vivo.», replico, consapevole della sua reazione.
Infatti, senza deludere le mie aspettative, la vedo arrossire. Una persona che arrossisce così poteva essere smistata solo nei Grifondoro: gli altri colori avrebbero stonato decisamente con tutto quel rosso-stile-Weasley sulle guance.
Non mi degna nemmeno di una risposta, la Granger. Così riprendo la parola. «Allora, Granger, com’è andata?», domando, con sincero interesse. «Quante figure di merda mi hai procurato in giro per la strade magiche?». Interesse per me, ovviamente.
La vedo sorridere.
«Vediamo.. Sei saltato addosso a Draco all’entrata di Magie Sinister, l’hai baciato rinchiuso nello sgabuzzino, e sei scappato via senza nemmeno salutare il grande Malfoy Senior. Penso possa bastare per rovinarti la reputazione.», dice lei, senza smettere di sorridere.
«E c’erano un sacco di ragazze ad assistere.»
No, non di sorridere: di ghignare.
La vicinanza con Malfoy deve darle alla testa, se è diventata così sadica.
Sbuffo, e lei continua a sghignazzare. Eppure, per una volta non me ne frega nulla della mia “reputazione”: ciò che mi preme sapere è ben più importante.
«Draco come l’ha presa? Cioè, immagino che vedendosi addosso un figo come me sia diventato gay all’istante…».
Sdrammatizza, Blaise, sdrammatizza.
Hermione ( ora inizio pure a pensare il suo nome?! ) inizia a ridere apertamente, piegata in due.
«Avresti dovuto vederlo!»
Continua a sghignazzare, ed allo stesso tempo inizia a raccontare del pomeriggio appena trascorso.
Dopo due ore di minuziosa descrizione delle espressioni di Draco, mi ritrovo a pensare che è simpatica.
Non avrei mai immaginato di poter accostare le parole “Granger” e “simpatica” nella stessa frase, ma vederla muovere le mani col naso rivolto all’insù in una perfetta imitazione del suo ragazzo, arricciare quello stesso naso per mostrarmi l’espressione di un Severus a dir poco disgustato e dimostrare con gioia la soddisfazione di aver imbrogliato Malfoy Senior, mi ha fatto capire che oltre la so-tutto-io di Hogwarts c’è di più.
Ovviamente non mi trattengo dal farglielo notare, e lei, sollevando il mento con la solita aria saccente, ride.
Ride, la Granger, dicendo che lo sa, e che non le dispiace questa sorta di doppia personalità.
E capisco subito che è questo che piace a Draco, che è questo che gli ha fatto perdere la testa.
L’orgoglio della Grifondoro, la forza della donna, la dolcezza della bambina, la saccenza della Granger e la bellezza di Hermione: in quella risata vidi tutto, e capii.
Capii che forse, grazie a lei, anche Draco sarebbe riuscito ad allontanare gli incubi e ad iniziare a vivere.

Vivere… è passato tanto tempo…

Vivere come quando da bambini ci incontravamo durante le riunioni tra genitori purosangue, chiudendoci in una stanza e raccontandoci storie d’orrore, inconsapevoli che i cattivi erano in realtà i nostri stessi parenti.
Vivere come quando nei dormitori Serpeverde, il primo anno di Hogwarts, il massimo nella disobbedienza ed il più grande divertimento era prendere in giro il rosso dei capelli del Weasley, la cicatrice dello Sfregiato ed i dentoni della Granger, inconsapevoli che disobbedire, in futuro, avrebbe portato solo ad una cosa: la Cruciatus.

Vivere.. è un ricordo senza tempo…

Vivere come quando, appena appena consapevoli del dolore che Voldemort provocava, continuavamo a fingere di non vedere, comportandoci da ragazzini viziati e dando man forte alla Umbridge per scovare chi, al contrario di noi, era dalla parte giusta.
Vivere come quando non c’erano ancora Mangiamorte e Sanguesporco, ma solo Serpeverde e Grifondoro.
Quando Draco era solo Draco, e non ancora, o almeno non del tutto, un Malfoy.

Vivere… anche se sei morto dentro…

O forse nemmeno quella era vita, ma solo l’ombra del vivere.
Eppure, seduto sul letto della Granger, alle due di notte, con lei che ride ancora al ricordo delle espressioni di Malfoy e nasconde le lacrime dovute alla sua mancanza, con una Grifondoro innamorata di un Serpeverde, con una Sanguesporco che non smette di pensare ad un Purosangue, so che tutto può cambiare.

Vivere, senza perdersi d’animo mai e combattere e lottare contro tutto, contro…

Quando poi noto un braccialetto a forma di serpente legato al suo polso, divento finalmente consapevole che la Granger non è l’unica a lottare.
Che alle sue spalle ha i Weasley al completo e Potter.
E che Draco ha noi, me e Nott, e persino altri Serpeverde.
Abbiamo tutta Hogwarts, con noi.
Forse è il momento di andare oltre le Case assegnateci, e di combattere la nostra guerra.
Per stanotte, però, resto un Serpeverde, e come tale devo infastidire necessariamente la Granger.
«Granger, stai facendo finta di niente o davvero non ti sei accorta di cosa hai al polso?»
Sobbalza, di nuovo: non si era davvero accorta di avere qualcosa al polso.
«Blaise.. cos’è questo?»
Per tutta risposta, ora sono io a ghignare.

Vivere… e sorridere dei guai, proprio come non ho fatto mai…

Buoni e cattivi possono davvero collaborare?
Si, mi rispondo.
Combatteremo per il loro amore, per la libertà di Draco e per la nostra stessa vita.

…e sperare che domani sarà sempre meglio!

Per una volta, sento che anche noi Serpeverde siamo dalla parte giusta.





NOTE:
Ciao a tutte :D:D:D Vi chiedo scusa per il ritardo, ma le ultime verifiche non mi hanno dato nemmeno il tempo per respirare!
La canzone di questo capitolo è “vivere” di Vasco Rossi : )
Diciamo che questo capitolo non aggiunge nulla di nuovo alla storia, ma volevo semplicemente mostrare l’amore di Draco da un punto di vista esterno.
Come ho già detto in alcune risposte alle recensioni, voglio far risaltare soprattutto i legami tra i vari personaggi, ed, in questo caso, l’amicizia pure tra due Serpeverde.
Spero che il loro rapporto si sia capito :D

Vado un po’ di fretta, quindi mi limito a ringraziare TUTTI coloro che hanno messo la storia tra le preferite e tra le seguite J GRAZIE DAVVERO!

Inoltre, un grazia particolare a veronic90,  barbarak, FlashDelirium, nausikaa87 e Lupetta97 che hanno recensito il 10° capitolo.. Vi ho già risposto alle recensioni, quindi mi limito a dirvi GRAZIE!

A prestissimo : )
Baci,
SweetTaiga


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Capitolo 12
*** 12. Baci e Schiantesimi ***




 

Alla mia prima "sbronza".
Serata da ricordare e dimenticare insieme.


12. Baci e Schiantesimi



“Qualsiasi opera, di carattere narrativo o meno, che raffiguri l’unione di maghi e Babbani dovrebbe essere bandita dagli scaffali di Hogwarts.
Non desidero che mio figlio, influenzato dalla lettura di storie che incoraggino il matrimonio tra maghi e Babbani, possa rischiare di sporcare  la purezza della propria linea di sangue.”
*1

E’ bastata una misera fiaba di Beda il Bardo a scatenare le ire di mio padre verso Silente.
La Fonte della Buona Sorte è una delle fiabe più famose tra i giovani maghi. Tra i giovani maghi non Purosangue e senza un padre fanatico, ovviamente.
Tutte le storie che ho letto io, invece, sono state totalmente modificate in modo da risultare totalmente Anti-Babbane.
Mio padre ha cercato di difendermi da tutto questo buonismo, da questo lieto fine, dai buoni propositi e dalle buone azione, dagli insegnamenti e dalla morale. Mi ha tenuto lontano dalle fiabe in cui il bene trionfava sul male, e solo adesso che le fiabe non le leggo più ho capito che era perché noi eravamo i cattivi, e lui voleva che fossimo noi a vincere.
Hermione invece faceva e fa ancora parte dei buoni, di quelli cresciuti con le fiabe in cui la strega cattiva viene sconfitta ed il lupo gettato nel fiume. Che fossero babbane o magiche, le fiabe che ha letto lei da piccola le hanno riempito il cervello di stupidaggini quali la collaborazione, l’amicizia, l’amore.
Cose che poi ha insegnato a me.
Mi ha letto tutte le fiabe babbane e tutte quelle magiche, mi ha insegnato a trovarne la morale, ad apprezzarne il lieto fine.
Chissà cosa direbbe mio padre nel sapere che sotto il mio letto, nascosto da mille incantesimi, è custodia gelosamente una copia rilegata di Le Fiabe di Beda il Bardo.
Chissà cosa direbbe se sapesse che ho sorriso nel leggere che Messer Senzafortuna e Amata *2 avrebbero vissuto per sempre felici e contenti, che ho rivisto in loro me ed Hermione, con la nostra ostinazione nel rincorrere un’utopia, e nella necessità di incontrarci per amare la realtà.
E chissà quale delle Maledizioni senza Perdono userebbe se sapesse che il bracciale di fidanzamento dei Malfoy  in questo esatto momento è al polso esile di una sporca Mezzosangue.
Suo figlio, un misero Sguazzafango *3! Puà. Pensandoci, forse dopo avermi ucciso si ucciderebbe a sua volta per la vergogna.
Quasi quasi glielo dico, allora.
Mi trattengo solo per evitare di spezzare il cuore a mia madre e ad Hermione: non me lo perdonerebbero e probabilmente torturerebbero il mio cadavere.
E poi Hermione pensa che sia da vigliacchi suicidarsi e roba varia. E dire a mio padre che è dallo scorso Natale che sogno di chiedere ad una sudicia Sanguesporco di diventare ufficialmente la mia ragazza sarebbe un suicidio con i fiocchi.

Erano un paio di mesi che ci vedevamo, e non avevamo ancora fatto l’amore.
Scandaloso, per un Malfoy.
E non avevo alcuna fretta.
Scandaloso, per un Serpeverde.
Mi bastava guardarla studiare.
Scandaloso, per un uomo.
Mi bastava che lei mi amasse.
Scandaloso, per Draco.
In quel periodo non avevo più molta forza per costringermi a pensare che fosse solo una storia di sesso, una soddisfazione personale, un capriccio infantile.

Mi piaci ma non troppo perché sei simpatica e invadente.

Diamine, come faceva a piacermi la Granger? Quella ficcanaso Grifondoro!
Ogni volte che succedeva qualcosa al castello, lei era irrimediabilmente nei paraggi, con quelle sottospecie di sanguisughe di Potter e Weasley.
Ovviamente, quasi ogni volta che succedeva qualcosa di spiacevole al castello eramerito mio o di qualche altro Serpeverde, quindi anche io ero irrimediabilmente presente.
Un po’ meno ovviamente, ero soddisfatto da questi strani scherzi del destino.
Ghignavo nel vederla affaccendata a rimediare ai danni che nel 99% dei casi ero stato io a provocare.
Come quando caddero accidentalmente tutte le armature di un intero corridoio di Hogwarts.
Casualmente, ripeto.
E lei, che era casualmente nei paraggi, comparve da dietro le mie spalle ed esordì con un soave «Sei sempre in mezzo, Malfoy».
Iniziai a ghignare prima ancora di vedere la sua chioma ribelle superarmi per iniziare a raddrizzare le armature.
Il suo cipiglio estremamente serio mi convinse ad astenermi da ulteriori commenti, e rimasi poggiato con le spalle al muro a guardarla riordinare, in attesa dell’arrivo dei suoi amichetti.
«Oh, Malfoy, non disturbarti: non vorrei mai che le tue femminili manine da fata si rovinassero per lo sforzo di prendere la bacchetta ed aiutarmi.»
Rimasi imbambolato per un interminabile minuto: sentire la Granger fare un battuta non era roba di tutti i giorni! Era raro quasi quanto sentire Tiger mettere un articolo maschile avanti a un nome dello stesso sesso, o quanto vedere Weasley non mangiare.
Pensai che stesse per arrivare l’Apocalisse.
Ma il peggio doveva ancora venire.
«Stai forse insinuando che io sia una donna, Granger?», le chiesi, con un tono divertito che non avevo intenzione di assumere.
«Ottima deduzione, furetto. Arrivi quasi a sembrare un Homo Sapiens, a volte. Tranquillo, non è una malattia grave.»

Mi piaci, ma non troppo, perché giochi a far l’intelligente.

Si accovacciò ai piedi di una statua per riparare un’ammaccatura, ed in quel momento il peggio arrivò.
Mi allontanai dal muro con una spinta delle braccia, e mi accovacciai dietro di lei, distendendo il mio petto sulla sua schiena.
La avvolsi con le braccia, fino a posare le mani sul suo ventre.
Avvicinai la bocca al suo collo, la fronte poggiata sulla sua guancia.
«Non ne sarei così convinto, Granger.»
La strinsi di più a me, spingendo con la mano sul suo ventre, fino a stringerla tra le mie gambe.
Le voltai il viso e la vidi arrossire di botto, quando il mio basso ventre coincise con le sua schiena.
Era così allibita che inizialmente non fiatò, ed io stesso non capivo perché ci stavo spudoratamente provando con quella secchiona saccente.
Alzai una mano fino a posarla pochi centimetri sotto il suo seno, e la sentii sobbalzare tra le mie braccia; «Cosa c’è, Granger? Il Rossiccio non ti ha mai toccata in questo modo? Forse tra me e lui, quello che non è un uomo non sono io. Ricordati chi sono, Mezzosangue.»
Inaspettatamente, sentii le sue mani stringere le mie e lei spingersi ancora di più contro di me.
Bastarono pochi secondi per ritrovarci sdraiati a terra, lei sopra di me, le mani ancora stretta alle mie.
Poi si alzò, ma solo per girarsi e sedersi sul mio ventre; si sporse fino a che il suo seno non sfiorò il mio petto e la sua bocca non fu a pochi centimetri dalla mia.
«E tu ricordati, Malfoy, che io sono una donna, non più una bambina.»
Ma mi piaci…

Diamine, era la Granger!

…ma non troppo!

A quel tempo era ancora facile negare l’attrazione che c’era tra di noi, ma bastarono pochi giorni per arrivare al fatidico giorno in cui tutto cambiò, quel giorno in cui galeotto fu il libro che distrusse la barriera tra di noi. *4
I giorni seguenti furono un insieme di mille sensazioni, di tesi e antitesi, di momenti di euforia e attimi di angoscia, di indecisioni e ripensamenti, ma mai nessun dubbio riuscì ad allontanarmi da lei.

Ma mi piaci…

Le serate passate in biblioteca a guardarla leggere, i pomeriggi passati ad aspettare di vederla, i momenti in cui mi mancava e quelli in cui potevo finalmente tenerla accanto a me.
Guardare la ruga della sua fronte mentre era immersa in tomi e tomi di Aritmanzia non aveva prezzo, ma quando sollevava finalmente lo sguardo al di là della sala grande per cercare (e trovare) i miei occhi era tutt’altra cosa.
«Tu mi distrai, Malfoy»: me lo ripeteva sempre.
Ed io godevo di questa mia capacità, e giravo per i corridoi con un’aria soddisfatta ancora più temibile del mio solito broncio da bambino viziato.
Mi piaceva persino la sua saccenza: era come avere sempre a portata di mano un’ Enciclopedia Treddraghi.

Mi piaci, ma non troppo, perché c’hai ragione quando hai torto.

Stare con la Granger non è certo una passeggiata, però! La mia media, già alta, si è alzata notevolmente grazie a voti migliori in Babbanologia e Trasfigurazione: a furia di sentirla blaterare ho imparato qualcosa in più.
Per non parlare della sua campagna di difesa contro gli Elfi domestici! Una noia mortale, ed uno spreco di tempo, a mio parere. Ma vederla indaffarata era uno dei miei passatempi preferiti, ed un paio di volte la aiutai persino a confezionare le spille pro-Elfi. Di nascosto dal resto del mondo, ovviamente.
Con lei era un alternarsi di battute nei corridoi e di baci negli sbaguzzini, di biglietti nascosti tra le pagine dei libri di Shakespeare e sguardi durante le lezioni, di tremendi dibattiti riguardanti le mie battute sulla McGranitt e le sue su Piton, di abbracci e battibecchi, Schiantesimi urlati e “mi piaci” sussurrati.

Mi piaci ma non troppo.. Prima t’amo e poi non ti sopporto!

Per non parlare delle volte in cui Pansy o Daphne si avvicinavano a me: lì morivo letteralmente di gioia!
Non per la loro vicinanza, sia chiaro, ma per la faccia di Hermione. La vedevo sbiancare violentemente, e subito dopo girava il capo con aria di superiorità, facendo dondolare i capelli sulla schiena che tante volte avevo sfiorato. Poi, prendendo sottobraccio Pottyno o Wisly, andava via.
Ecco, in quel momento la mia felicità si autodistruggeva velocemente, per poi ricrearsi quando, al massimo dieci minuti dopo, la vedevo sbirciare verso di me da sotto il braccio di uno dei suoi amici.
Allora, puntualmente, mi allontanavo senza troppe storie da Daphne e Pansy per nascondermi nell’ombra di uno dei corridoi di Hogwarts.
Tempo tre secondi, e dei passi leggeri mi avvisavano che lei era arrivata.
Ancora rossa in viso, si avvicinava a me e puntava gli occhi nei miei.
Si alzava in punta di piedi e mi posava un lieve bacio sulla guancia; poi si allontanava: voleva che fossi io a fare il resto.
Allora la prendevo tra le braccia e la baciavo, ed entrambi eravamo consapevoli di quanto fosse infondata la nostra gelosia: eravamo e siamo l’uno dell’altra. Nessuna “faccia da carlino” o “sfregiato” avrebbero potuto dividerci.

Mi piaci perché sei orgogliosa, ma non troppo e sei gelosa…

La cosa grave era che non ero l’unico circondato dal sesso opposto: a parte gli inseparabili amici dell’associazione “rischiamo la vita contro Voldy ogni volta che capita”, accanto a lei c’erano anche Neville ed un sacco di altri Grifondoro, Tassorosso e Corvonero pronti a ronzarle intorno.
Era così odiosamente adorabile, diamine.
Fu la presenza di Victor Krum a farmi perdere la pazienza: dovette casualmente tornare a casa per una varicella improvvisa.
Casualmente.
E casualmente Hermione se la prese con me! Come poteva pensare che proprio io avessi fatto una cosa del genere a Krum? Solo perché pochi giorni prima avevamo imparato come curare le malattie contagiose e, quindi, anche come procurarle?
Bha!
Ok, basta con le finte. Ammetto che fu difficile trovare gli ingredienti, ma la cosa più difficile fu sicuramente far calmare Hermione: mi lanciò ben tre Schiantesimi ed un paio di giochetti made in Weasley prima di permettermi di avvicinarmi a lei.

Gira la ruota dell’amore e non la puoi fermare, ma gira pure la mia tesa: starti dietro fa male.

Fu anche grazie a tutto questo che la notte di Natale mi venne la Grande Illuminazione.
La vidi correre verso di me, spalancando la porta degli spogliatoi accanto al campo di Quiddich, saltarmi al collo e baciarmi le guance con le labbra fredde.
«Draco… Fuori nevica!»
«Ti rende così felice la neve?», le chiesi, prendendola in giro come al solito.
Lei scrollò le spalle e distolse lo sguardo.
«E’ la prima neve con te.», sussurrò, prima di fissare di nuovo i suoi occhi caldi nel ghiaccio dei miei.
Fu in quel momento che decisi che sarebbe diventata la mia ragazza, un giorno

Mi piaci..

Diamine, è la Granger!

…e pure troppo.

Ora ha al polso il bracciale di fidanzamento della famiglia Malfoy.
Ora è ufficialmente mia.
Ora sonoufficialmente suo.

«Draco?»
«Si madre?»
«Hai per caso visto il bracciale di fidanzamento dei Malfoy?»

Cazzo.
Ora siamoufficialmente fottuti.


 
NOTE:
Ecco qui il nuovo capitolo e, con un giorno di ritardio, i miei auguri: BUON NATALE! Spero che stiate trascorrendo nel modo migliore queste vacanze : )
Purtroppo non ho molto tempo, quindi passo subito al capitolo (dato che questa volta ci sono molte note : ) )
Partiamo prima di tutto dalla canzone: “Mi piaci ma non troppo” di Pierdavide Carone. A chi non la conosce, consiglio davvero di ascoltarla : )
Passiamo ora alle note.
*1) E’ una frase “reale” tratta da “i commenti del professor Silente” alla favola “La fonte della buona sorte” nel libro della Rowling La Fiabe Di Beda il Bardo. Bellissimo libro : )
*2) Messer Senzafortuna e Amata sono personaggi della storia sovra citata. Lui è un babbano, lei è una strega.
*3) “Sguazzafango” è un altro termine che ho trovato nei “commenti del professor Silente”, questa volta però alla storia “Il Mago e il Pentolone Salterino”. Insieme aLeccacacca e Ciucciafeccia, erano termini utilizzati per definire i filo-babbani. In questo caso mi son presa una sorta di “licenza poetica”, riferendolo a Draco che è più “filo-Hermione”, quindi più “filo-mezzosangue” che filo-babbano. Non so se può essere utilizzato anche in questo caso, ma spero che mi concederete questa piccola libertà : )
*4) Riferimento al capitolo 6 di questa storia : )

Passiamo ora ai ringraziamenti : )
Grazie a tutti coloro che hanno inserito la storia tra le seguite e/o tra le preferite, ne sono davvero felice!
Inoltre, grazie alle quattro persone che hanno recensito il capitolo precedente:
Raven Cullen
deathnote92
nausikaa87

 barbarak
Risponderò singolarmente alle recensioni.. Grazie davvero!

Baci,
SweetTaiga : )

 

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Capitolo 13
*** 13. Minacce di morte e promesse d'amore... ***




 
Alla mia nuova pagina facebook. Olè :D *1

E a ginevra james, che, giustamente,
si chiedeva che fine avessero fatto Ron e Harry.
Eccoli!:D


 

 13. Minacce di morte e promesse d’amore…



Gli amici di sempre, gli abbracci più lunghi…

«Dannatissimo furetto! Ma vuole farsi ammazzare? Se sopravvive al padre, giuro che lo ammazzo con le mie stesse mani!»
Sono state queste le prime soavi parole che abbiamo sentito uscire dalle labbra della nostra dolce Hermione, mentre superavamo la soglia di casa sua dopo mesi di lontananza.
«Dici che dobbiamo salire?»
Ron era sbiancato.
Io.. pure.
Deglutii ed annuii. «Mi sa che ci tocca.»
Salutammo con un cenno la signora Granger, che ci incoraggiò con uno sguardo carico di compassione. Bè, incoraggiare è una parola grossa: sembrava più che altro scaricare su di noi la responsabilità di andare a far calmare la figlia.
E fin qui nulla di strano, se si fosse trattato di una adolescente qualunque alle prese con un brufolo in fronte la sera prima del grande ballo.
Peccato che la ragazza in questione era una giovane strega davvero portata per incantesimi quali Schiantesimi e Trasfigurazioni, e in mancanza di una bacchetta aveva anche una mano abbastanza veloce (basti ricordare il pugno in pieno viso con cui zittì il buon vecchio Draco, attualmente -come sempre- soggetto delle sue ire).
Ron deglutì ancora. «Spero che stando a contatto con Malfoy non abbia imparato anche le maledizioni senza perdono.»
Ci guardammo. Deglutimmo ancora.
Era Hermione Granger, sapeva  necessariamente le formule di quegli incantesimi.
Ci guardammo ancora, un’ultima volta, mentre dalla stanza di Hermione arrivavano le più temibili imprecazioni contro un furetto idiota, un falso biondo ed un bambino viziato.
«Sai.. è la prima volta che mi dispiace quasi per Malfoy.», dissi a Ron.
Annuì, pensieroso. Poi si fece serio. «Preoccupati per noi. Quel biondino è a casa sotto il mantello di papà, mentre noi siamo qui a vedercela faccia a faccia con lei
Sospirammo all’unisono, poi con la bacchetta in mano sussurrai un Protego.
Ron mi guardò, annuendo. «Bravo amico, la prudenza non è mai troppa. Spero non abbia pezzi di carta in giro, non voglio trovarmi uccelli cartacei appiccicati al sedere.»*2

La musica, i libri, aprire i regali, i viaggi lontani che fanno sognare…

E fortuna che ho avuto l’illuminante idea di invocarlo, quell’incantesimo!
Più che da incantesimi, dobbiamo proteggerci dagli oggetti che sta tirando Hermione per tutta la stanza. E dai libri, soprattutto dai libri. Mille e più libri, ovviamente libricini di sole ottocento pagine minimo scagliate contro di noi e contro un Blaise Zabini relativamente calmo.
Tra lo schivare un libro di Aritmanzia ed uno di Antiche Rune, trovo il tempo di chiedergli cordialmente «E tu cosa diavolo ci fai qui?»
Lui alza un sopracciglio e ghigna –mi ricorda stranamente qualcuno.
«Quello che avreste dovuto fare voi amichetti invece di andarvene in vacanza. Tengo compagnia alla Granger.»
Punto sul vivo, smetto di lanciargli occhiate assassine solo perché un grosso tomo di Cura delle Creature Magiche mi colpisce in piena fronte.
Immobilizzato dal dolore cado a terra.
Immobilizzato! Ecco la soluzione!
«Petrificus totalus!»
Lo sguardo di Hermione un attimo prima che l’incantesimo faccia effetto mi fa chiaramente capire che ho fatto una grossa, enorme, colossale stronzata.
«Ti ucciderà, lo sai?», mi dice Zabini, senza alcun intento di nascondere la sua soddisfazione.
Grugnisco un paio di minacce senza senso e torno a guardare Hermione.
«Ora che sei calma, vorrei tanto capire che diamine succede. Che ha fatto quel Mangiamorte fallito? », le chiedo. Poi, ricordando l’incantesimo, mi rivolgo a Zabini. «Vuoi illuminarci tu?»
Zabini, se prima era soddisfatto nella prospettiva della  mia precoce morte, ora gongola decisamente.
«Draco le ha chiesto di sposarla.»
Un tonfo, Ron cade, è svenuto, Zabini ride, Hermione è stesa a terra.
Ed io? Io non ho la più pallida idea di quello che sta succedendo.
Sposare? Draco e Hermione? Quel Draco? La nostra Hermione?
Diamine, l’Apocalisse è in arrivo, se davvero sta succedendo tutto questo!
«E’ impossibile», sussurra Ron, che sta cercando di sollevarsi dal pavimento.
«E’ inammissibile», aggiungo.
«E’ contro natura!», rincarna la dose il ragazzo rossiccio accanto a me.
«E’ una stronzata.», concludo, incrociando le braccia e aspettando che Zabini ammetta che è tutto uno scherzo.
«E’ quello che vogliono loro.», risponde lui.

I film che ti restano impressi nel cuore, gli sguardi e quell'attimo prima di un bacio…

Già. E’ quello che vogliono loro, ma noi non l’avevamo capito. O meglio, io non l’avevo capito.
E’ un mese che Ron mi ripete che forse è arrivato il momento di mettere da parte l’orgoglio ed i pregiudizi e di ammettere che quella di Draco ed Hermione non è solo un’avventura.
E se l’ha capito lui, con la sua sensibilità da cucchiaino, forse sono io quello insensibile.
Forse sono io quello che si ostina a tenere gli occhi chiusi, che non vuole accorgersi che la nostra piccola, saccente Hermione è diventata una donna.
Persino Ron se n’è accorto prima di me, alle prime luci di quel loro amore che poi si è trasformato nuovamente in fraterna amicizia.
Se n’era accorto Krum, che rese giustizia alla sua bellezza facendola volteggiare per la Sala Grande nel suo vestito migliore.
Se n’è accorto Zabini, ora, che non la guarda più con il solito disgusto destinato ad una bambina fastidiosa, ma con lo sguardo di un uomo verso una donna forte, bella ed indipendente.
Se n’è accorto Draco Lucius Malfoy, e questo forse è quello che fa più male.
Hermione, la sorella che non ho mai avuto, è cresciuta dinnanzi ai miei occhi chiusi.
L’ho vista come una madre, come una sorella, come un’amica, come una confidente, come una guerriera, come un’abile strega, come la mente del gruppo… ma solo ora mi accorgo che è anche una donna.
Una donna bellissima, che sta combattendo per il suo amore.
Per la sua vita, e per quella di Draco Malfoy.

La vita rimane la cosa più bella che ho..

E’ la voce di Ron a risvegliarmi dai miei pensieri. «Lucius Malfoy lo sa già? Dite che facciamo in tempo ad evitare una strage?»
Bella domanda.
«Lucius non sa ancora nulla: Draco è idiota, ma non tanto da dirglielo. Però abbiamo bisogno di un piano, non è difficile notare la scomparsa di uno dei più grandi tesori dei Malfoy.», dice Zabini.
Io e Ron annuiamo simultaneamente, poi mi avvicino ad Hermione.
«Ora ti libero dall’incantesimo, ma non saltarmi addosso e stai calma. Dobbiamo salvare quell’idiota del tuo ragazzo.»
Guardo Ron e Zabini in cerca di conforto: il primo annuisce, brandendo la bacchetta, consapevole tuttavia di non aver mai vinto un incontro contro Hermione ai tempi dell’Esercito di Silente; il secondo alza le spalle. «Io non c’entro, sei tu che hai avuto il coraggio - anche conosciuto come idiozia - di pietrificare Hermione Granger
In parole povere, mo so cazzi miei. Bene.
Punto la bacchetta contro la ragazza stesa a terra, e dopo aver sibilato l’incantesimo *3 chiudo gli occhi, in attesa di un colpo che non arriva.
«Harry. Potter. Non ti uccido per mancanza di tempo. Vediamo come salvare il culo a quell’idiota.»
Hermione si rialza, si aggiusta i vestiti, e prende in mano la bacchetta.
Noi, nel frattempo, preghiamo la nostra anima di non abbandonarci per il terrore.
«Dopo aver passato tutti questi anni con lei, capisco perché combattere contro Voldemort per voi è un passatempo rilassante.», sussurra Zabini verso di noi, provocandoci un mezzo sorriso.
«Ti ho sentito, Zabini.»
Lo sento mormorare un “cazzo”, prima di iniziare a guardare intensamente il soffitto.
«Zabini, va da lui, e consegnali questo.», dice lei.
«Non posso. Lucius non è stupido, ha vietato che entrassero biglietti scritti da te, ed ha incantato in qualche modo le penne di Draco in modo che riferissero se le lettere erano indirizzate a te.», replica il Serpeverde.
Vedo Hermione arrossire fino alla punta dei capelli, per qualche oscura ragione.
«Allora scrivi tu.»
Zabini fece apparire un foglio di pergamena ed una penna finemente decorata.
«Quando sua Altezza è più comoda», borbotta verso Hermione, dopo lunghi minuti di silenzio.

Non c'è niente di piu naturale che fermarsi un momento a pensare che le piccole cose son quelle più vere e restano dentro di te…

Hermione tossisce un paio di volte, dandoci le spalle per nascondere il rossore. Vedo Ron sorridere, Zabini ghignare, e perfino io arrivo a pensare che forse va bene così.
«Coraggio, Hermione. Vedrai che ce la faremo. Ma oralui ha bisogno delle tue parole, per non mettersi nei guai. In fondo è sempre un idiota Serpeverde.»
Sono queste le uniche parole di conforto che riesco a dirle, mentre le carezzo i capelli eternamente in disordine – un po’ come i miei.
Allora lei si gira, regalandoci uno di quei sorrisi che ci hanno spinto così tante volte a non arrenderci, che ci hanno spronato a combattere, in cui ci siamo rifugiati nei momenti di sconforto.
Anche quando è lei a soffrire, continua a proteggerci. Perché in fondo, senza di lei, io e Ron non saremmo stati capaci di difendere nemmeno noi stessi.
Le bacio la fronte.
«Su, una Hermione senza parole non è Hermione!»
Ormai non posso più allontanarli, né fingere di non vedere gli occhi della mia migliore amica brillare nel pensare a Malfoy.

Quelle cose che hai dentro le avrai al tuo fianco e non le abbandoni più…

Sul biglietto fa scrivere poche parole, le leggo di sfuggita mentre Zabini piega la pergamena.

Eternamente tua.
Eternamente mio.
Eternamente nostri. *4


Ma vedi di restare vivo, altrimenti deturperò il tuo cadavere.
Non accelerare le cose, tempo al tempo.”


Solo Hermione è capace di scrivere una promessa d’amore eterno ed una minaccia di morte imminente in poche righe, solo lei è capace di risponderepositivamente ad una richiesta di fidanzamento e promettere vendetta alla stessa persona nello stesso momento.
Solo lei può continuare a sperare nonostante tutto.
Solo lei può portare amore in un deserto d’odio.
Solo lei, che non si arrende mai.

E’ bello sognare di vivere meglio, è giusto tentare di farlo sul serio.

«Harry caro, la tua fine è solo posticipata. Non penserai di potermi immobilizzare e passarla liscia, vero?»
Leggendo le minacce dietro il sorrisino tirato di Hermione, spero ardentemente che non riesca dove Voldemort ha fallito.


NOTE:
La canzone di questo capitolo è “E da qui” di Nek : )
*1) Per chi volesse aggiungermi, basta cercare su facebook "SweetTaiga Efp" :) : )
*2) Riferimento alla famosa scena in cui Hermione lancia degli amabili uccellini verso Ron e Lavanda. Deliziosi, non credete anche voi? :P
*3) Chiedo scusa, non ricordo se esiste un contro incantesimo per il Petrificus Totalus o se è necessaria una pozione! Nel caso abbia scritto una stronzata, vi chiedo scusa.. spero mi perdonerete, è fatta in buona fede : )
*4) Da “Lettera all'Immortale Amata di Ludwig Van Beethoven”. Lo ammetto, l’ho sentita oggi in Sex and the City e non ho potuto fare a meno di andare a cercare la poesia ed inserirla qui! *-*

Passiamo ora ai ringraziamenti : )
Grazie a tutti coloro che continuano a seguirmi! Se avete domande, o qualche svista da farmi notare, o qualsiasi altra cosa, non esitate a scrivermi, sia attraverso le recensioni che su facebook che.. insomma, come volete xD i vostri pareri son sempre ben accetti : )

Un grazie speciale, come sempre, va alle recensitrici. (si dice così? :P)
Grazie davvero,
asya
deathnote92
ginevra james
veronic90
barbarak.

Risponderò singolarmente alle recensioni : )

Baci,
SweetTaiga : )


 

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Capitolo 14
*** 14. ...o minacce d'amore e promesse di morte? ***





 14. …o minacce d’amore e promesse di morte?

        

Ad Alby, che oggi compie gli anni.
E al 2011, nella speranza che porti fortuna.
Auguri a tutti! :D
 

         
«Draco?»
Nessuna risposta. Questa volta mi sente.
«Draco?»
«Si madre?», risponde finalmente.
«Hai per caso visto il bracciale di fidanzamento dei Malfoy?»
Entro piano nella stanza e lo vedo sbiancare.
No, diamine, ditemi che non l’ha fatto davvero.
Mio figlio non ha preso il bracciale di famiglia per darlo alla Granger, è impossibile.

Ti sposerò perché mi sai comprendere e nessuna lo sa fare come te.

«Madre. Ho deciso di chiedere ad Hermione di diventare ufficialmente la mia ragazza.», dice, tutto d’un fiato.
«Diamine, Draco, non pensavo fossi idiota come tuo padre. A volte siete così impulsivi! E poi.. chiedere? Da quanto un Malfoy chiede
Draco socchiude appena gli occhi ed arriccia il naso, come fa sempre quando riflette sulle parole da usare. Una delle caratteristiche principali dei Malfoy è non usare mai, e dico mai, parole a caso: l’arte della parola è un dono, e da Lord quali siamo dobbiamo sfruttarlo.
Gli lascio il tempo di organizzare i pensieri e mi accomodo sulla poltrona verde muschio: i Malfoy non hanno mai fretta.
«Bè, chiedere in effetti è una parola grossa. Diciamo che il bracciale è finito accidentalmente al suo polso, e come ben sappiamo è impossibile da sfilare.», sussurra pensieroso, più a sé stesso che a me. «E poi, madre, per quale motivo sarei idiota? E’ un mio diritto scegliere chi sposare. Mio padre può giocare a fare il Mangiamorte ed io non posso scegliere con chi trascorrere la mia vita?», aggiunge poi, questa volta in un bisbiglio serpentino tutt’altro che indeciso.
«E’ questo il vostro problema, figliolo: giungete a conclusioni affrettate. Se tuo padre avesse riflettuto un attimo prima di gettarsi tra le braccia del Signore Oscuro, in questo momento non saremmo miseri burattini nelle sue mani.
Ma tu stai mostrando la sua stessa incoscienza. Ricordi ancora le caratteristiche dei Serpeverde?»
Lo guardo un attimo in volto, le labbra arricciate in una smorfia confusa. Non capisce dove voglio arrivare, allora continuo, catturando nuovamente il suo interesse.
«Spirito di autoconservazione e astuzia, Draco. Non spirito di abnegazione come quegli sciocchi Grifondoro, ma di a-u-t-o-c-o-n-s-e-r-v-a-z-i-o-n-e. Il che vuol dire giocare le proprie carte al momento giusto, fare la mossa vincente, non rischiare mai, fare solo ciò che  può portare un qualche vantaggio alla propria persona.»
Un lampo attraversa il suo sguardo: sta iniziando a capire dove voglio arrivare. Bene, lo sapevo che il mio bambino non è un idiota.
«Quindi.. mi stai dicendo che è stata una mossa affrettata e che non mi porterà nessun vantaggio?», dice lui, sedendosi sulla poltroncina dinnanzi a me.
«Esatto. Che guadagno otterresti nel metterti apertamente contro tuo padre e, di conseguenza, contro il Signore Oscuro? Sai bene che la scelta di sposare Hermione non comporterebbe difficoltà solo in ambito familiare, ma anche sociale.
Sei un Malfoy: tuo padre non accetterebbe una anonima e non benestante Granger.
Sei un Purosangue: la società non accetterebbe una Mezzosangue.
Sei figlio di Mangiamorte: il Signore Oscuro non accetterebbe una delle persone che più tenacemente lo sta affronando.»
«E voi, madre.. voi perché accettate?»
Colpita e affondata.
Come spiegare che mi rivedo in quella ragazzina tutto pepe e con la testa sulle spalle?
Non che mi stia esattamente simpatica, certo che no. Ma merita una certa dose di ammirazione.
Se fosse nata in una nobile famiglia e cresciuta a distanza di sicurezza da Potter e Weasley, sarebbe stata sicuramente nelle mie grazie. E non è certo cosa da tutti i giorni.
Eppure, nonostante sia nata da famiglia babbana, nonostante molte volte abbia avuto la possibilità di scappare, nonostante corra il pericolo più grande di tutti a causa del suo sangue, non l’ho mai vista abbassare lo sguardo.
Quegli occhi impudenti ed orgogliosi mostrano tutta la sua forza e la sua determinazione, e basta scorgere i suoi gesti, i suoi movimenti, per intuirne l’arguzia e l’intelligenza.
Resta sempre una Mezzosangue, certo, ma l’unica Mezzosangue sulla quale valga la pena soffermare la propria attenzione.
E poi, Draco ha bisogno di lei. Di una Mezzosangue Grifondoro terribilmente saccente ed indisponente.

Ti sposerò perché hai del carattere quando parli della vita insieme a me.

«Perché non ti abbandonerebbe mai.», rispondo semplicemente. E solo quando le parole sono ormai uscite da parecchi secondi dalla mie labbra, mi accorgo di quanto sia vero tutto questo.

Mi guarda per un attimo, e poi un ghigno fin troppo simile ad un sorriso gli curva le labbra chiare.
«Io la sposerò. Non ora, non domani, ma un giorno la sposerò.»

Per un tipo come me tu sembri fatta apposta.

Mi limito ad annuire.
Cosa si può dire ad un ragazzo innamorato?
O meglio, ad un Malfoy innamorato. Evento più unico che raro.
L’unico altro Malfoy che ha provato un sentimento del genere è mio marito; abbiamo coltivato il nostro amore nonostante le incomprensioni tra le nostre famiglie, nonostante le incomprensioni tra di noi.
E chi sono io per impedire che mio figlio si innamori di una delle streghe più brillanti del secolo, se non la più brillante?
«Non ora, però. O rovinerai tutto. Se dovesse saperlo tuo padre ti manderebbe a Durmstrang, e da lì sarebbe difficile – se non impossibile – vederla. Ci serve un piano.», gli dico, alzandomi per controllare se Lucius è nei paraggi.
Contro mio marito, contro il Signore Oscuro, contro la società.
Tutto questo per mio figlio.
Per difendere il suo amore.
Sorrido. Se i Malfoy provano raramente amore, i Black ne sono pieni. Pieni di passione, pieni di pazzia.
E passione e pazzia danno vita all’amore, come negarlo?
«Sai, Draco, forse dobbiamo inserire il cognome Black a seguito di quel Malfoy.»
Lui sembra capire, ed annuisce. «Draco Lucius Malfoy Black. Suona bene.»
Rido. «Ma se è orribile!»
«Già.», ride con me.
«Madre?»
Mi volto verso di lui, che ora mi da le spalle e rivolge il viso alla grossa finestra che da sul cortile.
«Grazie.»
Sorrido ancora. Un Malfoy che ringrazia è un altro evento più unico che raro, ma per un Malfoy con sangue Black si potrebbe quasi fare un’eccezione.
«Ti preferivo quasi quando avevi il cuore peloso!»*1, sussurro avvicinandomi a mio figlio.
Lui si volta, fissando i suoi occhi nei miei.
«In questo momento mi sarei già strappato il cuore dal petto,madre. Ringrazia che qualcuno abbia preso a cuore il mio cuore – che strana ripetizione – e l’abbia ripulito. Ringrazia Hermione, che mi ha salvato.», mi risponde lui, senza ombra di imbarazzo.
Il mio ragazzo è ormai diventato un uomo capace di parlare d’amore.
E, mi duole dirlo, grazie a quella che mio marito definisce una sudicia Mezzosangue.

Ti sposerò perché ti piace ridere.

«C’è il signor Zabini alla porta.», dice un elfo domestico affacciandosi alla porta.
Io e Draco ci guardiamo. «Fallo entrare», rispondo.
Cosa potrà mai volere Zabini a quest’ora tarda? Che la madre si sia messa di nuovo nei guai?
Lo sento spalancare la porta alle mie spalle, ed iniziare a farneticare in maniera sconnessa.
«Draco, Draco! Ho un biglietto di…»
Si blocca appena scorge i miei capelli, e nascondendo appena un sorriso lo vedo immobilizzarsi.
«Buonasera, signora Malfoy. Chiedo scura per il disturbo.. Devo.. Dovrei.. Parlare con Draco…»
Sento mio figlio ridere. «Parla tranquillamente, mia madre sa tutto.»
Zabini mi rivolge uno sguardo tra il preoccupato e lo scettico.
Annuisco a mia volta, per rassicurarlo, e lui tira un lungo sospiro.
«Tieni. E’ da Hermione. Sono riuscito a portarlo dentro senza problemi, evidentemente tuo padre non aveva previsto che vi avrei aiutato a tenervi in contatto.»
Figurarsi se mio marito avrebbe dato un minimo peso al valore dell’amicizia.
Che ne sa lui di un rapporto che sconfigge i pregiudizi e le ostilità?
Che ne sa lui di quel legame che permette di superare qualsiasi ostacolo?
Lo sapeva, un tempo, quando era un giovane ambizioso ed arrogante, ma pieno di amici. Ora che le Arti Oscure hanno rubato quel barlume di umanità che lo caratterizzava, sembra non riconoscere più amore, amicizia, affetto o compassione.
Sembra non essere più lui.
Ed io combatterò anche per questo: per riavere l’uomo che tanto ho amato, e che tanto ha amato me.
Mi volto verso Draco, copia addolcita del padre.
Vedo sul suo volto la dolcezza che un tempo Lucius dedicava a me, ed una fitta di nostalgia mi colpisce il petto.
Poi qualcos’altro, tenerezza forse, o affetto materno: mio figlio è innamorato.
Questo è il segno che se come moglie ho fallito, come madre no. Se mio marito non prova più sentimenti umani, mio figlio riesce persino a provare amore.
Forse non tutto è perduto, forse c’è ancora speranza.

«Cosa c’è da sorridere, Draco? Cosa ti ha scritto la saccente grifoncina?», chiedo.
Nonostante tutte le mie aspettative, Draco mi sorride e mi porge il biglietto.
Scorro velocemente le righe, per giungere ad una sola conclusione: che ragazza contorta!
«Madre.. non sembra anche a te che sia una minaccia d’amore? Non ti sembra che la morte sia una prospettiva ben più dolce di tutto ciò che questo nostro amore porterà? Non ti sembra, madre, che la promessa di una morte veloce ed indolore sia ben più allettante di una vita di pericoli?»
Resto immobile ad ascoltare quella amare parole pronunciate con una tale dolcezza da far male.
«Ma non pensi, madre, che ne valga la pena? Non pensi che questa minaccia d’amore sia il dono più bello che si possa ricevere?»
Finalmente si volta verso di me, uscendo dallo stato di trance in cui era caduto al pensiero della donna che ama.
«Ha accettato, madre. Nonostante tutto, ha accettato. E mi ha minacciato con la promessa di un per sempre, madre. Per sempre. Sapete cosa vuol dire per sempre? Che non ho altra scelta, madre. Che starò con lei, con lei sola. In eterno.»
Sospira, ed io non so cosa dire. Non si hanno difese contro l’amore, non si hanno parole.
«Un’eternità con la Granger, Draco. Che culo. In bocca al lupo!», dice Zabini, dando una pacca sulla spalla all’amico.
Io resto immobile a guardarli.
«Un’etenità…», sussurra Draco verso il camino spento. «..con la Granger…»
Con il volto trasfigurato dalla gioia e gli occhi lucidi sembra forse ancora più bello, mio figlio.
«Che atroce e meravigliosa condanna.»
Con parole d’amore tra le labbra, lo è di sicuro.

Sono straconvinto che sarà una cosa giusta. Sei un po’ testarda, si, ma quel che conta è onesta.

«C’è una riunione in casa mia e non ne so niente?», dice Lucius, entrando a passi lenti nella sala in cui c’eravamo riuniti.
Draco nasconde il biglietto nei pantaloni, Zabini si avvicina al mobiletto per prendere qualcosa da bene. Io mi limito a guardare mio marito.
«Draco ha deciso di sposarsi.»
Sento due paia di occhi trafiggermi.
Mi volto un attimo verso di Draco: il dolore ha preso il posto della gioia, un velo di tristezza ha reso opachi i suoi occhi.
Torno a guardare Lucius, che invece è rimasto impassibile, se non fosse per il leggero tremito della mano destra sul bastone finemente decorato.
«E con chi, di grazia?»
La cordialità delle sue parole si contrappone alla durezza del suo tono ed alla fermezza del suo sguardo.
Ce la posso fare, ce la devo fare. Per Draco, per me, per Lucius stesso.
Lo guardo negli occhi.
«Pansy Parkinson.»





NOTE:

Ciao a tutti : ) ecco qui il mio regalo per l’anno nuovo, con la speranza che tutti i giovani scrittori di questo meraviglioso sito possano trovare la propria strada.
Non ho mai conosciuto così tante persone piene di talento e passione, e sono davvero felice di essermi decisa ad iscrivermi su Efp. Senza di voi, avrei continuato a pensare di essere l’unica a vivere in un mondo parallelo fatto di lettere e carta e inchiostro e parole e nottate passate alla tastiera di un pc, ma ora so di non essere sola. Quindi grazie, e buon anno nuovo : )

La canzone di questo capitolo è “Ti sposerò perché” di Eros Ramazzotti.


*1) E’ un riferimento alle Fiabe di Beda il Bardo, precisamente alla fiaba “lo stregone dal cuore peloso”, in cui si racconta la storia di un uomo che per difendersi dall’innamoramento e dall’amore incanta il suo cuore, e quando finalmente una donna lo convince a ricominciare ad amare, la pazzia prende il sopravvento. La risposta di Draco allude al fatto che l’uomo viene trovato morto con due cuori in mano: il suo e quello della donna. Il desiderio di avere un cuore nuovo, e l’ostinazione del suo cuore a non andare via, l’avevano portato alla morte.
Il rifiuto dell'amore, quindi, non porta a nulla di buono: )
Consiglio comunque di leggerla, perché è una fiaba davvero bella. E soprattutto perché è difficile da riassumere, quindi non credo di aver reso pienamente il suo valore :P

Ringrazio tutte le persone che hanno aggiunto la storia alle preferite o alle seguite, fa sempre piacere sapere che qualcuno legge ciò che scrivo : ) Come sempre, vi rinnovo l’invito a contattarmi per qualsiasi cosa, che sia una correzione, una critica o un dubbio.
E vi invito ad aggiungermi su facebook cercando “SweetTaiga Efp”.

Un ringraziamento particolare va sempre a chi ha recensito il capitolo precedente:
ginevra james
deathnote92
barbarak
HailieJade

Grazie, davvero : )

Baci, SweetTaiga

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Capitolo 15
*** 15. Sette giorni ***






 15. Sette giorni



Non dimenticare che son poche quelle cose vere che rimangono a brillare mentre corri in strade buie.
 

E’passata una settimana.
Una settimana intera da quando quell’idiota mi ha messo al polso il bracciale di fidanzamento dei Malfoy.
Una settimana intera dall’ultima volta che l’ho visto.
Una settimana dalle ultime notizie che ho di lui.

Quando tutto sembra sbriciolarsi addosso e tu vai a fondo basterà il pensiero per farti volare.

Manca una settimana.
Una settimana all’inizio delle lezioni, all’inizio dei corsi supplementari di Magia applicata e Stregoneria avanzata.
Una settimana e poi lo rivedrò, se il padre gli permetterà ancora di venire ad Hogwarts.
Una settimana e poi sarò certa di non vederlo mai più, se il padre deciderà di mandarlo in un’altra scuola, lontano da me.

Per questo domani ti sposo.

In bilico tra ciò che vorrei e tra ciò che invece temo maggiormente, in bilico tra il desiderio di riabbracciarlo e la paura di perderlo, in bilico tra il sogno di rivederlo ancora e l’incubo di non vederlo mai più.
In bilico, con un unico biglietto di Zabini ad impedirmi di reagire, di disperarmi o di gioire:“Non fate niente. Avrete notizie al più presto, ma non fate niente.”
In bilico tra passato e presente, tra ricordi d’odio e d’amore, tra ricordi del Purosangue Malfoy e del mio Draco.



“Scoprirai che alcune famiglie di maghi sono migliori di altre, Potter.
Non vorrai fare amicizia con le persone sbagliate.
Posso aiutarti io”, e gli tese la mano.
“Sono capace di riconoscere da solo le persone sbagliate”,
rispose Harry.


 

“Essere Malfoy mi aveva fatto sempre ottenere tutto.
Era la prima volta che l’esserlo mi impediva di avere qualcosa.”


 

“Hermione Granger.. Grifondoro”
“Draco Malfoy.. Serpeverde”

 

“Non mi dispiace avere accanto una Grifondoro come te.
Dopo una vita circondato da viscidi e arrivisti Serpeverde come me,
fa bene un po’ di disinteressato affetto e sincerità.”

 

“Ti sei comprato l’entrata in squadra, Malfoy.
Lo sanno tutti.”


 

“Avevo superato davvero le selezioni:
mio padre non seppe nulla fino alla mia ammissione in squadra.
Ma io non ero Potter,
quindi il talento era escluso a prescindere.
Provocava un dolore strano
sapere che ogni mio traguardo appariva corrotto e comprato
agli occhi di tutti.”



 

“Denuncerò a mio padre quella stupida Mezzosangue!”
 

“Quel pugno fece male.
Ora  però mi fa sorridere pensare che hai curato quella ferita con i tuoi baci, Mezzosangue.”

 
“Muori, Mezzosangue.”

“Mezzosangue…Baciami.”


“Harry pensa che Malfoy sia un Mangiamorte.”
 

“Avevo paura di essere un Mangiamorte quanto di non esserlo.
Diventarlo e morire, o non diventarlo e venire ugualmente ucciso?
Seguii per inerzia la strada che avevano giù tracciato per me:
credevo che opporsi avrebbe portato alla stessa fine,

per me.
Se mi fossi messo contro Voldemort, però,
i miei genitori sarebbero stati sicuramente uccisi.
Fallendo o riuscendo nell’impresa, invece,
sarei stato io a subire le conseguenze,
e sarebbe stato facile per mio padre e mia madre sfuggire agli Auror
o ottenere uno sconto di pena, nel peggiore dei casi
Un conto era sopravvivere a Voldemort, ben altro corrompere il Ministero.
Morte per tutti, o morte per me:
la decisione divenne estremamente facile,
vista da questo punto di vista.”


 

“Diciamo che l’anno prossimo non penso che mi vedrete perdere tempo a Incantesimi.”
 

“Sono felice di essere tornato ad Hogwarts.
I soldi aiutano molto, e mio padre è uscito da Azkaban per scontare la pena a casa.
A volte può persino uscire.
Potevo restare con lui, e completare la mia iniziazione come Mangiamorte.
O potevo tornare qui, completare l’ultimo anno e dedicarmi persino alla specialistica.
Ora che so che l’alternativa sei tu,
sono felice di aver scelto la seconda opzione.”

 

“Malfoy non ha ucciso Silente, ma voleva farlo.”
 

“Forse fu la paura a fermarmi, e tu mi stai sopravvalutando.
Forse è stato un minimo di umanità, e tutti mi stanno sottovalutando.
Fatto sta che è successo e basta.
Non volevo ucciderlo e non l’ho fatto
Eppure è morto.
Che sia per capriccio,
  o per  la necessità di liberarmi dei sensi di colpa,
o per un barlume di nobiltà,
vorrei che Silente fosse ancora qui
a riempirci con i suoi discorsi buonisti e illusori sulla pace nel mondo,
a riempire di punti Grifondoro  a caso ogni fine anno,
a ripetere a tutti, e a me, che basta
ricordarsi di accendere la luce.”
 

E vinceremo le vigliaccherie di un mondo che ci vuole sempre uguali.

“Ti odio.”


 

“Ti amo.”

 

Come pezzi di un puzzle, i momenti vissuti con lui si scontrano, combaciano, si incastrano perfettamente per poi allontanarsi come calamite della stessa carica.
I ricordi continuano a confondersi, immagini di Draco contro di me e di Draco con me si susseguono velocemente, per poi fondersi infine nel ragazzo che conosco: l’arrogante, dispettoso Serpeverde che mi ruba le spille per i capelli, quello che non perde occasione di insultare Ron e Harry, quello che a volte ancora mi chiama Mezzosangue, quello che a malapena accetta di utilizzare aggeggi babbani, quello che mi bacia nei corridoi bui, che mi accarezza i capelli, che per ogni spilla rubata me ne regala un’altra minuziosamente scelta, quello che mi guarda studiare in biblioteca.

Vedrai sarà più facile dividere per due, saremo forse gli unici domani.

Il mio fidanzato.
Diamine, come suona strano.
Eppure il bracciale al mio polso, come mi ha spiegato Zabini, non lascia spazio ad incomprensioni.

Hermione Malfoy.

Il cognome che nei primi anni di scuola era il mio incubo, accostato al mio nome diventa un sogno realizzato.
Un sogno che però sta svanendo, sommerso dal timore di non poter più osservare quel ghigno odioso che ho imparato ad amare.

Ci sembrerà più magico il destino.

Una settimana, solo una settimana.
Sette giorni, e saprò se la mia vita diverrà un sogno o un incubo.
Una settimana e, forse, saremo di nuovo insieme.

Troverai un motivo in più per esserci, domani.





NOTE:
Ciao a tutte –perché mi pare di aver capito che son tutte donzelle coloro che seguono la storia-, come state? E’ iniziato bene l’anno nuovo? Mi auguro di si : )
Questa volta ho cambiato un po’ l’impostazione del capitolo: avendo messo i ricordi in corsivo, ho preferito sottolineare il testo della canzone per non confondervi.
A proposito, la canzone è “Domani” degli Otto Ohm. Consiglio a tutte di sentirla perché è assolutamente meravigliosa!
Parte dei ricordi a sinistra, quindi del Draco Purosangue Stronzo eccetera eccetera, sono presi direttamente dai film. Altri li ho citati a memoria, ma il senso c’è :D ovviamente per qualsiasi dubbio basta chiedere.

NOTA IMPORTANTE!
In questo capitolo ho finalmente dato finalmente delle coordinate temporali alla storia.
In teoria siamo tra il SETTIMO LIBRO e ciò che viene dopo. Il settimo anno, a differenza della storia della Rowling, il trio protagonista ed il caro Dracuccio l’hanno trascorso a Hogwarts.
Deciderò in seguito se inserire ugualmente la ricerca degli Horcrux.
Cosa devo aggiungere?
Ah si, Silente è morto. Mi dispiace molto, ma non potevo eliminare un particolare così importante!
Ovviamente Fred è vivo –la sua morte proprio non potevo tollerarla!- poiché avviene nel settimo libro.
La questione degli anni supplementari verrà affrontata meglio negli ultimi capitoli. Quest’ottavo anno è di mia invenzione, una specie di specialistica, diciamo, per gli studenti che decidono di seguire i corsi.
Magia applicata e Stregoneria avanzata: tutto totalmente inventato, ovviamente. Si possono detenere i diritti per una stronzata del genere?
Bè, dubito che qualcuno vorrà usare questa mia idea, e non so se qualcun altro l’ha già usata.
Nel secondo caso, chiedo umilmente scusa!
Nel primo –improbabile- caso, chiedo solo di avvisarmi e citare la fonte : )
Cos’altro c’è da dire? Ah si, come si sarà capito papà Malfoy era stato chiuso ad Azkaban, ma liberato grazie alle monetine che l’egregia famiglia ha sborsato.
Si può dire che è ai domiciliari, ma ovviamente trova spesso modo e occasione per uscire, come abbiamo visto in uno dei capitoli precedenti.
Scriverò al più presto una introduzione decente. Per qualsiasi chiarimento o imprecisione, non esitate a scrivermi : )

Continuo a ringraziare tutte le persone che stanno seguendo la mia storia, e mi fa piacere notare che si sono aggiunte nuove “recensitrici “ : ) Ne sono felice!
Vi invito come sempre a contattarmi in qualsiasi modo, e ad aggiungermi su Facebook cercando “SweetTaiga Efp”.

Un ringraziamento speciale alle ragazze che hanno recensito lo scorso capitolo ( ben sette recensioni!*_* )
deathnote92
 mya95
 nausikaa87
 barbarak
LaCicciSweet

 HailieJade
ginevra james

Aspetto il vostro parere, e chiedo scusa per il ritardo sul mistero “Pansy Parkinson” :P
(ovviamente risponderò singolarmente : ) )

A presto,
SweetTaiga : )

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Capitolo 16
*** 16. Odiami, se vuoi ***


 


16. Odiami, se vuoi.




Ho un vuoto d’aria nella gola e non riesco a dire, e non riesco a dire se quel che manca è la parola.

Binario 9 e ¾.
Ron ed Harry continuano a spiare il mio volto con fare noncurante, ma so che sono preoccupati.
Preoccupati di dovermi consolare, preoccupati di vedermi soffrire.
Perché di solito sono io quella forte, lo so; sono io quella che consola, lo so; ma ora la mia finta indifferenza è totalmente assurda, mentre con i tratti del viso immobilizzati mi guardo intorno cercando una testa biondo platino.
E non la vedo.
E so che sembro una bomba pronta ad esplodere, so che mi sto muovendo a scatti, so che i miei capelli sono più disordinati del solito, so che per la prima volta la mia uniforme non è impeccabile, ma è difficile mantenere l’ordine esteriore mentre dentro regna il caos.
Tra la folla vedo Zabini e Nott, e per un momento il mio sguardo si illumina.
Ora sicuramente quell’armadio di Nott si sposterà e dietro di lui farà capolino Draco.
Lo so, me lo sento, deve essere per forza così.
Nott si gira e.. dietro di lui ci sono solo un paio di ragazzini eccitati per il loro primo anno ad Hogwarts.
Come volevasi dimostrare, nelle predizioni sono sempre stata una schiappa.

Aiutami a capire, aiutami a capire!

«Hermione… Tra poco il treno partirà.», mi sussurra piano Ron, carezzandomi dolcemente la testa.
Annuisco.
«Lo vedrò nel treno, ne sono sicura.»
Lo vedo scambiarsi un’occhiata con Harry. So che sperano che ci sia, ma allo stesso tempo sono sicuri che non verrà.
Attendo ancora.
Il treno emette il primo fischio.
Due minuti alla partenza, solo due minuti.
«Hermione, dobbiamo salire.», dice Harry, più ansioso di me.
Annuisco ancora. «Salite, vi raggiungo subito.»
Harry e Ron annuiscono, prendendo anche i miei bagagli e salendo sul treno.
Sono sola, sola ad aspettare lui.
Vorrei tanto che accadesse come nei film: lui appare tra la folla, mi sorride ed io gli corro incontro, e stiamo insieme per sempre. Entriamo nel vagone tenendoci per mano, e finalmente tutti sanno che stiamo insieme, che è solo mio, che sono solo sua.
Ma qui non è come nei film, non lo è mai stato.
Stringo convulsamente il bracciale al mio polso, nascosto sotto le maniche della camicia: so che non deve essere visto, so che la promessa è tra me e lui, so persino che se qualcuno lo vedesse sarebbe la fine.

E’ un singhiozzo di pensieri che non mi fa parlare, che non mi fa parlare.

Una mano mi stringe la spalla, e la gioia mi pervade: intravedo la pelle chiara mentre mi giro, e sono sicura che è lui, è Malfoy.
Mi volto lentamente, pronta a saltargli al collo, ma ciò che vedo mi gela il sangue nelle vene.
Ho davanti Malfoy, ma non il Malfoy che tanto attendevo di vedere.
Lucius mi sorride, un sorriso sadico che fa concorrenza alla crudeltà del Signore Oscuro.
«Salve, signorina Granger.»
Nonostante la controllata gentilezza nella sua voce, le sue parole riescono ad immobilizzarmi grazie al totale disprezzo che dimostrano.
Resto in silenzio, guardandolo negli occhi così simili a quelli del figlio, eppure così diversi.
Poi un lampo: se c’è lui, c’è sicuramente anche Draco.
Basta questo pensiero a farmi riprendere. «Cosa vuoi Malfoy?»
«Oh, ma come siamo scontrose, signorina. », dice Lucius, ridendomi in faccia. «Voglio solo aggiornarti sulle novità.»
Il suo ghigno non mi fa pensare a nulla di buono, e quando la sua mano si stringe attorno al mio braccio per girarmi malamente, un brivido di orrore mi percorre la schiena.
La scena che mi si presenta davanti è probabilmente la rappresentazione del mio incubo peggiore.
E’ una scena illusoria, sono convinta che Lucius mi sta solo mostrando ciò che pensa che potrebbe farmi male.
Ciò che fa male.

O forse è solo quel che ieri, sai, mi ha strozzato il cuore!

Draco le poggia una mano sulla schiena, sospingendola verso l’ingresso del vagone.
Lei si gira e gli sorride. Sorride, la Parkinson, e sorride al mio Draco.
E’ un incubo, lo so.
Lucius ride alle mie spalle, e la sua risata è così forte che per un attimo penso che raggiungerà Draco, poi lui si girerà, e vedendomi mi correrà incontro per darmi spiegazioni.
Ma ovviamente la mia incapacità in divinazione non permette eccezioni: nulla si avvera, e Draco e la Parkinson salgono insieme sul vagone. Li vedo avanzare lungo i corridoi affollati, l’uno accanto all’altra.
Solo in quel momento mi accorgo che il treno sta per partire, e cercando di trattenere le lacrime tento di sciogliere la presa di Lucius sul mio braccio.
«Si sposeranno a fine anno, è già tutto pronto. Vedi di stare al tuo posto, ragazzina. Non ti perdonerò se ti vedrò una seconda volta gettarti tra le braccia di mio figlio.»
Chiudo gli occhi e sento la stretta di Lucius farsi più flebile. Mi libero dalla sua mano e inizio a correre verso l’entrata, e mentre le porte si chiudono per un pelo alle mie spalle, intravedo la figura di Narcissa Malfoy osservarmi al di là del vetro.



***



 

La vedo passare davanti al mio vagone correndo, e nonostante la distanza scorgo le lacrime che rigano le sue guance.
Mi alzo di scatto, allontanando Pansy da me. Al diavolo la copertura!
Non faccio in tempo ad uscire dalla nostra cabina, che un paio di guardie di mio padre travestite da controllori iniziano ad osservarmi, in attesa di una mia mossa, pronti a riferirla a lui.
Nonostante grazie al finto fidanzamento con Pansy abbia accettato di farmi tornare ad Hogwarts, continua a non fidarsi di Hermione. Sostiene che “una sgualdrina di quel genere” potrebbe farmi cadere di nuovo nella sua trappola.
Non si accorge che della sua “trappola” non mi sono mai liberato, e che non ho alcuna intenzione di farlo.
Né comprende che in questo modo nega i suoi stessi ideali, mobilitando un mare di uomini solo per tenere d’occhio quella che definisce una lurida Mezzosangue.
Piattola Weasley mi passa accanto senza vedermi, con il volto pallido. Sembra preoccupata.
Oh, al diavolo! Sembrerà che io stia solo facendo un giro per il treno.
Mi avvicino con noncuranza al vagone dal quale è uscita la minore dei Weasley, e la scorgo al di là del vetro.
Guarda fuori, con le spalle scosse da lievi fremiti.
Sta piangendo? Sta piangendo per me? A causa mia?
Che mi abbia visto con Pansy?
Diamine, Draco, sei un coglione.
Fortuna che me lo dico da solo.
Calmati, Hermione, calmati, ti prego.
Vorrei andare ad abbracciarla, ma in questo modo salterebbe l’intero piano. Devo resistere, o non potrò vederla più.

Prova almeno a respirare, piano piano amore.

Vedo lo Sfregiato ed il Re scambiarsi un’occhiata complice, poi il rosso si avvicina ad Hermione posandole le mani sulle spalle tremanti. Lei oppone resistenza per un po’, poi si lascia trascinare da braccia più forti di lei, e sembra rifugiarsi in quell’abbraccio.
Vorrei esserci io al posto di quell’idiota.
Ma non è il momento di essere geloso.
Vedendo lo Sfregiato inginocchiarsi dinnanzi a lei e prenderle le mani tra le sue, capisco che va bene così.
Per la prima volta sono felice di vederla tra le braccia di un altro, sono felice al pensiero che i suoi amici la scalderanno e la conforteranno mentre dovrò fingere di allontanarla da me.

Non c’è niente da temere, è solo freddo amore…

Lasciati amare, Hermione, lasciali fare. Lasciati consolare, odiami se ti fa stare meglio.
Aspetterò il momento giusto e tornerò. Non ti costringerò a perdonarmi, ma tornerò da te.
Non ti dimenticherò, veglierò su di te, ma ora che posso proteggerti solo da lontano ed abbracciarti solo con lo sguardo, lascia che siano i tuoi amici storici a riscaldarti con il loro affetto.

E tu lasciati scaldare mentre il mondo cade..

Non avrei mai immaginato di poter pensare una cosa del genere, ma confido in voi, Potter e Weasley. Se riuscirete a farla sorridere, se riuscirete a rimediare al dolore che io le sto provocando, allora sarete degni della mia stima.
La affido a voi, con rammarico e non poco sforzo.

…e mentre cade cado anch’io.

La affido a voi perché non posso spiegare, perché non posso è parlarle, perché non posso stringerla a me come vorrei. Perché devo fingere uno stupido matrimonio fasullo finchè mio padre non si convincerà della mia sincerità, finchè mia madre non riuscirà a fargli cambiare idea sui controlli che mi ruberanno la libertà di vederla.
Dobbiamo avere pazienza, Hermione.
Odiami se vuoi: se dovesse succedere, ti farò innamorare di nuovo di me.
Perché ti amo, anche se ora non puoi saperlo, anche se ora potresti dubitarne.

Senza le parole che vorrei poterti dire.

Ti vedo alzare lo sguardo, con una nuova forza negli occhi.
«Mi fido di lui. Sono sicura che non è come sembra. Lucius non vincerà,non questa volta, non questa guerra.», la sento dire attraverso la porta socchiusa.
Me ne vado dando un pungo al muro: non merito una donna così, non merito la sua fiducia, non merito nulla di lei.
Eppure la voglio accanto: è un pensiero egoistico, lo so.
Ma non posso farne a meno. Sono stanco di nascondermi, sono stanco di mentire, sono stanco di vivere una vita a metà; sono stanco di stare lontano da lei, ma devo resistere.
Devo farcela, per  noi. Per darci una possibilità.

E vorrei poterti dire che son stanco da morire!

Voglio accanto una donna di cui potermi fidare.
Voglio accanto lei.

Non c'è niente da temere...



NOTA:
Eccomi qui : ) Come molte di voi avevano immaginato, Draco è tornato ad Hogwarts insieme a Pansy Parkinson. Ero indecisa se inserire prima il punto di vista di Pansy o l’”incontro” tra Draco ed Hermione, ma alla fine ho deciso di non lasciarvi troppo sulle spine.
Cosa ne pensate?
nessuna scena di sangue tra Pansy ed Hermione – per ora, forse -. Deluse? Cosa ne pensate del comportamento di Malfoy? E del comportamento Hermione?
Aspetto i vostri pareri : )

La canzone di questo capitolo è abbastanza nuova: Singhiozzo dei Negramaro. Avevo intenzione di metterla già da un po’, e ne ho finalmente avuto l’occasione in questo capitolo.

Ben 53 persone hanno inserito la storia tra le seguite!
E 14 tra le preferite!
Che dire? Ringrazio ognuno di voi, sono felice che così tanta gente stia seguendo questa storia.
Sto diventando ripetitiva, ma vi invito a scrivermi per qualsiasi cosa : )

Come sempre vi invito anche ad aggiungermi su Facebook : SweetTaiga Efp

Grazie inoltre a
asya
ginevra james
LaCicciSweet
Sephora
mya95
HailieJade
barbarak

per aver recensito il 15° capitolo! *-*


Ultima cosa.
In molte FF che ho letto, alla fine di ogni capitolo viene consigliata una storia da leggere. Trovo che sia un’idea molto carina, quindi ho deciso che da questo capitolo in poi vi consiglierò le storie che mi sono piaciute di più :D

Il consiglio di oggi è:
Una vita perfetta – Barbarak ( http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=558530&i=1 )
Una Dramione coinvolgente che prende vita nelle strade di Roma, una delle città più romantiche e magiche che il mondo babbano ha la fortuna di poter vantare.
Draco ed Hermione si incontrano proprio lì, e tra le strade di questa splendida città, tra il Colosseo e la fontana di Trevi, tentano di lasciarsi alle spalle l’oscuro passato che li aveva messi l’uno contro l’altra, e che purtroppo continua a bussare troppo spesso alla loro porta.
Dal VI capitolo:---“E’ stupendo riuscire a sapere subito quello che provi. Sei così diversa da me e dalle persone che ho sempre frequentato. Sei così… vera”
C’era una sorta di malinconia e rimpianto nella sua voce. “Che vuoi dire?”.
“Sono cresciuto in una famiglia, dove ogni sorta di affetto era bandita. Mi è stato insegnato che le emozioni sono sintomo di debolezza non adatte al mio rango e al mio nome”. Sospirò, prima di riprendere. “A quanto pare sono stato un buon allievo visto come sono diventato”. Finì la frase con un sorriso amaro sulla faccia.---

A presto,
SweetTaiga : )

 

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Capitolo 17
*** 17. Tra l'Inferno e il Paradiso ***


 

17.  Tra l’Inferno e il Paradiso



Ho sbagliato per sbagliare, non perché lo dite voi, e non mi pento proprio.


Attraversare i cancelli della scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts mi ha fatto dimenticare per un attimo tutti i miei problemi; o meglio, me li ha fatti accantonare per un attimo in un angolino del cervello, permettendomi di assaporare così, per l’ultima volta, l’entrata nel castello in cui h o vissuto la mia adolescenza.
Riesco quasi a sentire il dolore che proverò quando, per l’ultima volta, uscirò da questo stesso cancello e mi immergerò da sola nel caos del mondo.
Non che io non conosca il mondo, anzi: negli ultimi anni ne ho vissute tante, e si può dire che ho visto almeno il doppio di ciò che un mago adulto vede solitamente nel corso della sua intera vita.
Ma nonostante tutto sapevo che sarei tornata qui, a girare per i corridoi di Hogwarts, a ridere con i miei compagni di studi, a passare ore ed ore nella polverosa biblioteca del castello.
Ora invece sta per iniziare il mio ultimo primo giorno di scuola, e la malinconia circonda noi dell’ottavo anno come un caldo mantello, rassicurante ed opprimente al temo stesso.
Rassicurante, perché nonostante tutto è così che ricorderemo Hogwarts: come la nostra seconda casa. E, in un modo o nell’altro, ci mancherà.
Opprimente, perché allo stesso tempo vorremmo scappare via dall’edificio che ci ha portato così tante sofferenze, così tante perdite, così tante lacrime.
A questo pensiero non posso non alzare il volto verso la torre di Astronomia, la quale ormai due anni fa ha fatto da sfondo alla morte di Silente.
Sento ancora un dolore al petto ogni qualvolta il ricordo della sua assenza mi assale: è un dolore sordo, come di qualcosa che si spezza.
Pensare che l’unico uomo che ci ha sempre difeso, l’unico che ha sempre creduto ad Harry, l’unico che ha dato fiducia a Ron, l’unico che ha offerto una possibilità a Draco ora è morto mi riempie di tristezza.
Eppure dobbiamo andare avanti anche per lui.
E’ per questo che ho deciso di rifondare l’Esercito di Silente.
Ora siamo soli, e nelle nostre mani abbiamo il destino dell’intero Mondo Magico.
La stretta di Voldemort sembra essersi affievolita, ma tutti ne sentiamo l’opprimente presenza in ogni nuvola scura, in ogni morte prematura, in ogni brivido di freddo.
Il ricordo del dolore non svanisce, il ricordo della gioia prima del dolore fa ancora più male.
Eppure è proprio questo dolore acuto a non farmi assopire, a tenermi vigile, a non farmi abbassare la guardia.
E’ per questo dolore che  combatterò, e che chiederò agli studenti di Magia applicata e Stregoneria avanzata di unirsi a me.
Non importa se saranno Serpeverde, Mezzigiganti, ippogrifi o quant’altro: è arrivato il momento di fare sul serio, e per farlo dobbiamo essere uniti.
Mi volto per scorgere i volti di Harry e Ron, persi nei loro pensieri.
Un cipiglio triste arriccia le loro sopracciglia, e so esattamente quello che pensano: Hogwarts è dove è cominciato tutto, Hogwarts è il luogo in cui abbiamo vissuto, combattuto, pianto e riso negli ultimi sette anni.
Cosa ci sarà dopo?
Mi avvicino a loro e li abbraccio. L’unica cosa certa, è che saremo insieme. Sempre.

Io ci credo in quel che voglio, e forse voglio farmi male, ma non mi riconosco in quello che conviene.

La voce della McGranitt ci raggiunge nonostante i nostri pensieri ci abbiano portati lontano.
«Tutti gli studenti si dirigano verso la Sala Grande.  Per una questione d’ordine, quest’anno si terrà alla presenza dei soli primini. Appena la cerimonia di smistamento sarà conclusa, potranno entrare anche gli studenti più grandi. I primini seguano il professor Hagrid per procedere con lo smistamento.»
Vediamo Hagrid rivolgerci un grande sorriso, facendoci capire che ci saremmo visti più tardi, per poi iniziare a scortare i primini nella Sala Grande.
«Non è cambiato niente…», sussurra Harry.
«Eppure è cambiato tutto.»
Ci giriamo all’unisono verso la voce che ha pronunciato queste parole.
Draco è fermo a pochi passi da noi, con Zabini e Nott alla sua sinistra e Pansy alla sua destra.
Il silenzio sembra essere calato su tutta la popolazione studentesca, ed in qualche modo capisco che devo essere io a rompere questa sorta d’incantesimo.
«Furetto! Ma che sorpresa! Non pensavo volessi sorbirti per un altro anno la vista di Mezzosangue e Filobabbani.», dico, per far tornare le cose al loro posto.
La guerra la combatteremo insieme, ma per ora le apparenze vanno salvate.
Draco ghigna, dopo un breve attimo di smarrimento che probabilmente sono l’unica a notare.
Mi si avvicina impercettibilmente. «Avevo un ottimo motivo per tornare, Mezzosangue.»

Mi piace scivolarvi fuori da ogni calcolo, per riportarmi in riga servirà un miracolo.

Sfodero un mezzo sorriso, che ad occhi estranei potrebbe sembrare di sfida, ma che in realtà è un sorrisodi gioia.

“«Sei l’unico motivo che ho per tornare, Mezzosangue.» , mi disse, dopo aver fatto l’amore.
«Un buon motivo, direi.», ribattei, gonfia d’orgoglio.
«Ottimo», rispose lui, ridendo e baciandomi la spalla scoperta.”


Al ricordo delle sue parole, per un attimo dimentico che agli occhi degli altri siamo sempre l’arrogante Serpeverde Draco Malfoy e la saccente Grifondoro Hermione Granger.
«Buon per te, Furetto. », rispondo, mettendoci un pizzico di acidità, tanto per rimarcare i confini.
Gli volto le spalle, ma non prima di scorgere un lieve bagliore nei suoi occhi.
A presto, Draco.

Complici e simili da credere alle favole.


«La cerimonia di smistamento è stata conclusa. Gli studenti del secondo al settimo anno possono entrare.», annuncia la McGranitt.
«E noi?», chiede Neville, che ci ha appena raggiunti.
E’cresciuto, Neville. Una leggera barba copre le guance che fino ad un paio di anni fa erano morbide e rosee, ed è molto più alto dell’anno scorso. Non alto quanto Ron o Draco, certo, ma supera di qualche centimetro Harry.
Vorrei vedere ora la faccia di chi lo definiva un povero sfigato, dopo che ha lottato ed è sopravvissuto ai Mangiamorte e dopo che ha dimostrato più volte il suo valore.
Come leggendomi nel pensiero, Neville inciampa, lasciando cadere la scatola di spille che aveva in mano.
Bè, Neville è sempre Neville.
Sorridendogli li tendo una mano.
«Bella prima caduta dell’anno, Paciock. Cosa devi farci con tutte quelle spille? Una nuova sorta di collezione babbana?»
Mi giro verso Draco alzando gli occhi al cielo.
«Certo che non cambi mai, Furetto.»
«Oh, ti sbagli Granger. Sono cambiato molto nell’ultimo anno.»

Questa notte sembra fatta per  noi, che non ci guarderemo indietro mai.

Mi ritrovo a guardarlo negli occhi prima ancora di aver pensato di farlo, e resto intrappolata nel suo sguardo per una manciata di secondi; il silenzio riempie tutto lo spazio attorno a noi, e mi riprendo solo quando Neville si piega per raccogliere le spille. Distogliendo lo sguardo da quello di Draco, scorgo la mano di Pansy appoggiata leggermente al suo braccio.
Salgo su fino al suo volto, ma dalla sua espressione indecifrabile non riesco a scorgere nemmeno un barlume dei suoi pensieri e delle sue emozioni.
Lei invece sembra riuscirci, perché la vedo affievolire ulteriormente la presa attorno al braccio di Draco.
Non per paura. Oh, no: la Parkinson non ha paura.
Ma non riesco lo stesso a trovare un altro motivo per cui debba fare una cosa del genere.
Ricordo improvvisamente di Neville, così mi inginocchio per aiutarlo a raccogliere le spille.
«Sono per me. Neville è stato così gentile da procurarmele. Servono per.. qualcosa di importante.»
Vedo le scarpe lucide di Draco muoversi, con a seguito il resto della compagnia.
Ne approfitto per cercare lo sguardo di Zabini, trovandolo senza troppi problemi: purtroppo anche dai suoi occhi non traspare nulla, ma scorgere il breve e quasi impercettibile sorriso che mi dedica mi fa rasserenare.
C’è sicuramente una spiegazione a tutto.
Sento la voce della Parkinson alle mie spalle mentre chiama alcune compagne della sua casa, ed un attimo dopo un paio di dita fredde sfiorare quasi per caso i miei capelli, privandomi del ferretto che cercava inutilmente di tenerli a bada.
«Sempre in cerca di guai, Granger.», lo sento dire ad alta voce, come a volersi far sentire da tutti in modo da distogliere l’attenzione dalla sua mano che, coperta dal mantello, indugia ancora sulla mia testa.

Forse perché so di avere un diamante tra le mani, un morbido rifugio per tempi meno buoni…

«Che vuoi farci, Malfoy: sono un’amante del pericolo
Per questo amo te.
Non posso vedere il suo sguardo, ma le sue dita sfiorano per un attimo il mio orecchio, in una sorta di rassicurante carezza.
«Ti auguro un anno pieno di.. pericolo, allora.», sussurra.
E capisco che il pericolo che mi auguro di vivere è lui.
«Sfregiato, Wisel.», dice poi con disprezzo, a mo’ di saluto.
Il grugnito di Ron è molto più eloquente di mille parole, ed il silenzio di Harry la dice lunga sulla sua confusione in merito allo scambio di battute che ci siamo appena scambiati io e Draco.
Infatti, appena Draco e la sua compagnia spariscono nel caos del corridoio e Neville riacquista la capacità di reggersi sulle sue gambe, ecco che inizia l’interrogatorio.
«Hermione.. qui c’è qualcosa che non mi torna. Hai visto come stava appiccicata a lui la Parkinson?», sbotta Ron.
Annuisco.
«E tu gli parli come se niente fosse?», continua lui.
Annuisco ancora.
Ron mi guarda esasperato, cercando da Harry un conforto che non ottiene, con mia grande sorpresa.
«Potrebbe essere una copertura.», sussurra Harry, come spaventato dal suo stesso pensiero.
Annuisco ancora.
Prendo un respiro, e li sospingo ad entrare: la McGranitt ha appena avvisato che noi dell’ottavo anno possiamo finalmente prendere posto nella Sala Grande. Una volta che mi hanno dato le spalle, e che quindi non riescono più a vedere il mio viso, inizio a spiegare.
«Il nostro.. Amore, ecco.. è nato dall’odio.. Se l’odio sarà la nostra copertura, allora potremo continuare ad amarci.  E quello che a tutti sembrerà odio, sarà invece amore. Come posso spiegarvi?», dico, sbuffando. E’  così difficile e così imbarazzante parlare di queste cose avanti a Harry, Ron e Neville.
«Semplice. Se tutti penseranno che vi odiate, nessuno vi impedirà di amarvi.», sento dire alle mie spalle.
Solo una persona poteva spiegare una cosa così complicata con parole così semplici..
«Luna! Mi sei mancata!», le dico, ricevendo in cambio uno dei suoi bellissimi sorrisi.
Luna, insieme a Ginny, è l’unica ragazza con la quale mi trovo a mio agio.
L’unica abbastanza strana da poter stare con me, ecco.
Formiamo uno strano trio, noi tre: Ginny, che si comporta come un maschiaccio, gioca a Quiddich ed ha la disinvoltura che solo la sorella minore di un elevato numero di fratelli può avere; Luna, che..  bè, di normale ha poco, una ragazza che teme di essere assalita dai Nargi-cosi e combatte invece a testa alta un branco di Mangiamorte.
E poi ci sono io, la so-tutto-io, la secchiona, quella che cerca ogni soluzione in biblioteca, la perfettina… Io, che nonostante il mio amore per la ragione ed il mio essere Grifondoro nelle vene, mi sono immamorata di un Serpeverde.  Del Serpeverde per eccellenza, aggiungerei.
Bè, diciamo che in quanto a stranezze ne abbiamo in abbondanza, noi tre.
Forse per questo siamo così unite.
A proposito! «Ron, quando torna Ginny?»
Vedo Harry fare il finto indifferente, mentre si avvicina di più a Ron per sentire la risposta.
«Verrà ad Hogwarts tra qualche giorno. Peccato, si perde il banchetto iniziale!»
«Sei il solito ingordo, Ronald!», e la mia faccia schifata deve essere particolarmente divertente, perché vedo Harry e Neville ridere, ed io rido con loro.
Forse non tutto è perduto.
Girandomi, vedo Draco guardarmi di sottecchi e sorridere appena i miei occhi incrociano i suoi; mi accorgo subito che Pansy sta parlando animatamente con Nott, ed accanto a Draco c’è solo uno Zabini assonnato.
Si, c’è ancora qualche speranza.
“Si sposeranno a fine anno, è già tutto pronto.”
Scuoto la testa, per ora non voglio pensarci.
Mi accontento di vederlo sorridermi come se tutto andasse bene, per ora.
Come se tutto fosse perfetto.

E resto senza fiato tra l’Inferno e il Paradiso.

«Sta per iniziare un nuovo anno ad Hogwarts», esordisce la McGranitt, preside dalla morte di Silente, facendo calare il silenzio nella sala. «ed auguro un caloroso benvenuto ai nuovi arrivati ed ovviamente bentornati alle vecchie conoscenze.»
La vedo scorrere con lo sguardo tra i tavoli imbanditi, come a cercare chi intende per “vecchie conoscenze”.
E’ il suo sguardo puntato su Luna, poi su Neville e Ron, ed infine su me ed Harry, accompagnato al resto del suo discorso, a farmi capire che cercava noi: L’Esercito di Silente.
«Ognuno di voi si è dimostrato valoroso, ognuno di voi si è distinto. Anche chi inizialmente non aveva fede, ha dovuto comprendere che l’unione fa la forza.
 Il messaggio che voglio darvi, quest’anno come ogni anno, è di restare uniti.
Sono tempi bui, questi, e chi resta solo è perduto.
Guardatevi intorno, e tendete la mano a coloro che non credono ancora: aiutate chi non ha fede a scoprire che la speranza è racchiusa anche nei cuori più bui, che la forza di volontà e la determinazione possono portare a conseguenze ben più liete del farsi trascinare dagli eventi.
Abbiate fiducia in voi, perché solo così vincerete la battaglia più grande: quella che avviene dentro di voi, la guerra per scegliere da che parte stare.
Anche nei cuori in apparenza più bui può brillare la luce. Anche negli animi più meschini si può scorgere un barlume d’umanità. Cercate questa umanità in voi stessi e negli altri, e restate uniti:una sola luce viene facilmente inghiottita dall’oscurità, ma molte piccole luci insieme possono illuminare il buio più nero.»
Non c’è nessun applauso, per queste parole.
Nessuna parola, nessun respiro; sembra perfino che i cuori abbiano smesso di battere, pur di non disturbare questo silenzio.
«Passiamo ora a notizie più liete e meno apocalittiche.», continua la McGranitt, concedendoci un mezzo sorriso. «Come sapete, questo è il primo anno in cui qui ad Hogwarts esiste un ottavo anno. Vista la necessità, in questi anni scuri, di essere pronti ad ogni evenienze, è stato inserito un nuovo corso al quale possono partecipare gli studenti usciti da Hogwarts da meno di cinque anni. Per ora, a farne parte sono sono gli alunni che l’anno scorso hanno completato il ciclo tradizionale di studi, ma speriamo di ricevere altre visite nei prossimi mesi.
Gli studenti di Magia applicata e Stregoneria avanzata, oltre che seguire corsi specifici riguardanti studi approfonditi delle materie già studiate negli anni precedenti, terranno a turno delle lezioni agli alunni dal primo al settimo anno.
Inoltre, da quest’anno in poi i Caposcuola saranno scelti tra gli studenti dell’ottavo anno, in quanto più capaci di difendere la popolazione studentesca in caso di pericolo.
I nomi dei Caposcuola saranno affissi in bacheca nei prossimi giorni.»
La Sala Grande viene temporaneamente occupata da un brusio. Non si può certo dire che quest’anno manchino le novità! Sguardi confusi si riflettono su ogni volto, ed espressioni ora di paura ora di scetticismo sono dipinte sui volti dei ragazzi del primo anno.
L’essere difesi da ragazzi di qualche anno più grandi di loro non dev’essere rassicurante, per loro.
«Per ultimo, ma non meno importante», continua la McGranitt, «gli studenti dell’ottavo anno, di qualunque casa siano, condivideranno lo stesso dormitorio e la stessa tavolata, alla quale si provvederà dalla colazione di domattina.»
Ron sputa il succo di zucca che stava bevendo addosso ad una ragazzina del terzo anno, Neville fa cadere di nuovo tutte le spille, Harry si da uno schiaffo in fronte così forte da far cadere gli occhiali, la Parkinson divente più pallida di quanto è di solito, Nott e Zabini si lanciano sguardi carichi di disperazione.
Ma le reazioni più clamorose sono tre.
Luna sta chiedendo ai Tassorosso dell’ottavo anno se qualcuno di loro è affetto da sindromi attira-Nargilli. E’ terrorizzata.
Draco sorride.
Io.. pure: io non credo nel destino, ma a quanto pare ci sta dando un’altra possibilità.
Forse il futuro sarà migliore del passato.

Non ci guarderemo indietro MAI!

Nel resto della sala, lontano dalla nostra bolla di felicità, regna il caos.
Ed il lieve brusio si trasforma in boato.


NOTE:
La canzone del capitolo è “non ci guarderemo indietro mai” dei Negrita… un capolavoro!

Forse dovrei fare un piccolo appunto su Neville e Luna. Sono due personaggi che personalmente adoro, quindi ho voluto inserirli in questa storia.
Per quanto riguarda Luna, nonostante appaia spesso nei film insieme ad Harry, Ron ed Hermione, non è mai stato detto che è un’ “amica stretta” di Hermione. Tuttavia, penso che un’amicizia tra loro due e Ginny non sia totalmente improbabile: sono tutte e tre determinate e forti, ognuna a modo suo, e tutte e tre strane in qualche modo. Quindi.. bè, spero che apprezzerete questo piccolo particolare : )
Per quanto riguarda Neville, invece.. bè, ho voluto cambiarlo un po’. In sostanza è sempre l’adorabile, pasticcione Neville, ma come abbiamo visto anche nei libri della Rowling, negli anni è cresciuto molto. Ho voluto sottolineare i suoi cambiamenti, che ovviamente non sono solo fisici, ma soprattutto mentali, e la sua crescita sarà un particolare importante dei prossimi capitoli..
Come ha detto la McGranitt, bisogna essere uniti! E penso che un carattere buono e puro come quello di Neville possa aiutare molto nell’impresa.

Parlando di Neville, ne approfitto per collegarmi al consiglio del giorno.
Pensando a come far “evolvere” questo personaggio, non ho potuto fare a meno di pensare al Seth di Cassie Chan. Qui su Efp, è sicuramente uno dei miei personaggi preferiti.
Uno di quei personaggi che non si può fare a meno di amare, con la sua bontà ed il suo carattere adorabile. La cosa più straordinaria di Seth, è che nonostante sia praticamente perfetto non appare “forzato”: nella vita reale sono rare persone come lui, ma ci sono. E la descrizione di Cassie Chan fa sì che Seth sembri proprio una di quelle rare persone che non sanno cosa sia la cattiveria, la malvagità o gli imbrogli.
Spero che il mio Neville riesca ad avere almeno  un decimo della credibilità di Seth: diciamo che è il mio obiettivo.
Passo ora a consigliarvi questa magnifica storia:
Have a Little Fairy Tale di Cassie Chan: http://www.efpfanfic.net/viewstoryv.php?sid=352423
Cosa succederebbe se Hermione, cercando lavoro nella Londra babbana, si trovasse come capo nientemeno che Draco Malfoy?
E se il suddetto Draco avesse messo da parte la magia e la sua vecchia vita, e cambiato persino il suo nome in Danny Ryan?
Cosa avverebbe se l’arroganza del Serpeverde e l’orgoglio della Grifondoro risorgessero dopo quest’incontro? Sarebbe ancora solo odio, o lontano da Hogwarts e dalle costrizioni di quei tempi potrebbe nascere qualcosa di nuovo?
Tra un amico gay ed estremamente leale, una bambina, il ricordo di un antico amore e vecchi nemici, il rapporto tra Hermione e Draco cambia in maniera impercettibile ma inarrestabile.
E’ sicuramente una della fan fiction più belle che abbia mai letto, e se qualcuno avesse voglia di leggere qualcosa di più della solita storiella sdolcinata e prevedibile.. bè, Have a Little Fairy Tale è il miglior consiglio che posso darvi.
Di certo non manca di colpi di scena : )

Detto questo, passiamo ai ringraziamenti!
Grazie alle 18 (cioè, DICIOTTO!!!) persone che hanno inserito la storia tra le preferite, alle tre che l’hanno inserita tra le ricordate ed alle 55 che l’hanno messa tra le seguite. GRAZIE A TUTTE!
 Un grazie particolare, come ogni volta, a chi ha recensito lo scorso capitolo:
ericuz
 deathnote92
mya95
asya

 nausikaa87
Siu_Mpf
Sephora
ginevra james
barbarak

..so già che non vi ringrazierò mai abbastanza!
Ovviamente vi risponderò singolarmente : )

A presto,
SweetTaiga : )

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Capitolo 18
*** 18. La Leonessa ed il Serpente ***


 

NOTA IMPORTANTE: Dato che a causa della scuola non potrò inserire spesso i capitoli, ho deciso di farmi perdonare inserendo già oggi il 18.
Da questa settimana , aggiornerò ogni sabato : )
In caso di anticipazioni o ritardi, avviserò su facebook.
Per chi volesse aggiungermi, basta cercare
SweetTaiga Efp :D
Spero non sia un problema e che continuerete a seguirmi.
Vi lascio al capitolo, buona lettura ;)



18. La Leonessa ed il Serpente
 

Ho sempre odiato la Granger.
L’ho odiata dal primo momento in cui l’ho vista, da quando ho sentito la sua voce insopportabile e soprattutto dalla prima volta che Draco ha posato gli occhi su di lei.
Con odio, dice lui.
Perché secondo la mente bacata di quell’essere di sesso maschile, è umanamente possibile fissarsi in quel modo su una ragazza solo perché la si disprezza.
Non ha mai pensato, quell’idiota, che forse la stuzzicava per curiosità o per interesse.
Non ha mai pensato che con quelle stupide frecciatine volesse solo attirare la sua attenzione.
Ma in fondo la mente dei maschi è bacata.
Comunque, ho sempre odiato la Granger, con quel tono da so-tutto-io e quei capelli orribili.
Una vera nobildonna deve avere i capelli lisci e curati, non una pagliera indomabile!
Ma in fondo lei non era una nobildonna, nonostante si atteggiasse a tale.
Con quell’aria di superiorità che in realtà non meritava, giudicava ogni essere inferiore a lei, al suo cervello, alla sua astuzia.
Solo perché era stata definita la strega più brillante della sua età.
Cosa poteva avere mai quella ragazza più di me o delle altre ragazze della scuola?
Il massimo dei voti in ogni materia?
Determinazione e coraggio dei Grifondoro?
Intelligenza e ingegno dei Corvonero?
Lealtà e amicizia degne dei Tassorosso?
Un pizzico di astuzia dei Serpeverde?
L’amicizia del bambino che è sopravvissuto?
L’affetto incondizionato del Re Rosso del Quiddich?
La stima di Viktor Krum?
La fiducia di ogni professore, persino di Piton, anche se non lo ammetterebbe mai?
E cosa sarà mai, in fondo, tutto questo?
E’ solo una Mezzosangue, mi ripetevo.
La cosa più grave, a quel tempo, era che mi credevo davvero superiore a lei.
In fondo era normale odiarsi: lei era la spalla di Potter, io la spalla di Malfoy.
Vista la frizzante simpatia tra i due, era inevitabile che anche noi ci odiassimo.
La delusione più grande, però, fu scoprire che lei non mi odiava! Si, insomma, le facevo un po’ schifo per il semplice fatto di appoggiare qualche Mangiamorte a caso, ma non mi odiava: le ero indifferente.
E se c’è una cosa che un Serpeverde odia per natura, quella è l’indifferenza.
Un Serpeverde o di odia o si ama, o si segue o si combatte, o si ammira o si disprezza: lei invece, tutta gonfiata d’orgoglio Grifondoro, mi considerava una specie di aggeggio annesso a Malfoy.
Un allegato in omaggio, diciamo.
I suoi affronti erano sempre verso Malfoy, le sue battute sempre contro di lui, i suoi sguardi d’odio, d’ira, di disprezzo avevano tutti la stessa direzione: Draco.
Se i maschi hanno la mente bacata, anche le ragazze a volte non scherzano.
Le perfettine Grifondoro, in particolare, non ammetterebbero mai di provare interesse per un qualsiasi Serpeverde a caso.
Sarebbe un sacrilegio, no?
Ovviamente con questo non intendo che parte del loro odio non fosse vero, certo che no.
Ma era un odio fasullo, un odio di copertura: diamine, se uno cresce sentendosi ripetere che deve odiare chicchessia, è decisamente improbabile che non finisca per odiarlo almeno in parte!
E Draco, cresciuto con la convinzione della purezza del sangue, con l’orgoglio di essere Serpeverde e con una buona dose di rancore verso Potter, come poteva anche solo pensare di ammettere di apprezzare quella Messosangue Grifondoro migliore amica di Potter?
D’altro canto, come poteva la Grange, perfetta Grifondoro, sostenitrice e fondatrice dell’Esercito di Silente, amica di Potter, accettare di provare interesse verso un arrogante Serpeverde che ha più volte cercato di mettere nei guai Silente e Potter stesso?
Come potevano ammettere di amarsi due persone che per tutti dovevano semplicemente odiarsi?

Quanta distanza credi ci sia tra il cielo e il mare se un orizzonte solo basta a farla sparire?

Eppure, mentre Lucius era ad Azkaban e Silente era ormai passato a miglior vita, mentre Voldemort si godeva la temporanea vittoria e Potter e Weasley si beavano di quei rari attimi di tregua, mentre nessuno li costringeva più ad odiarsi, si sono avvicinati.
Allora quanto era vero quell’odio?
Il disprezzo c’era,  la rabbia pure.. ma l’odio?

Quanta memoria serve per ricordare bene?

Ho odiato la Granger dal più profondo del cuore, l’ho odiate per il sue semplice esistere, eppure ogni volta che Draco tornava nel nostro dormitorio con il volto rilassato ed uno strano sorriso sul volto, sentivo che il mio odio sarebbe potuto crollare.
E’ stato Nott a farmi notare il cambiamento negli atteggiamenti di Draco.
Strano, i maschi sono ottusi, ma Nott.. Nott è diverso. Nott non si limita ad aprire la bocca per far cambiare aria nei polmoni.
Nott osserva, prima di dare giudizi.
Fu durante un’ora di pozioni che me lo fece notare.

«Pansy? Sta a guardare.»
Mi si era seduto accanto, come durante tutte le altre lezioni che avevamo in comune.
«Cosa devo guardare Theo?», chiesi.
«Draco. Guarda Draco.», sussurrò.
Così iniziai a guardare Draco, ma non capivo cosa avesse di strano. Non seguiva, come al solito, e sembrava persino annoiarsi. Scarabocchiava il libro di testo con ghirigori che non avevano un senso preciso.
Quando però una pallina di carta gli passò accanto, andando a posarsi sul banco della Granger, il suo sguardo divenne improvvisamente vigile; la guardò mentre pian piano apriva il biglietto, attenta a non farsi scoprire da Piton – un misero biglietto, per un Grifondoro, e in particolare per uno del Trio, valeva circa 50 punti in meno nell’aula di Pozioni.
Tutto d’un tratto, il volto della Granger divenne scarlatto, e Draco si raddrizzò di scatto sulla sedia, allungando il collo.
«Theo, cosa diavolo sta…?»
Mi mise un dito sulle labbra, facendomi cenno di continuare a guardare.
La Granger si alzò impercettibilmente dalla sedia, mettendo in mostra una minigonna che lasciava ben poco all’immaginazione.
Guardai di nuovo Draco, che era rimasto con la bocca aperta in maniera decisamente poco educata.
La Granger si sedette di scatto, puntando la bacchetta contro la propria gonna e cercando, più o meno inutilmente, di riportarla alla sua lunghezza naturale stile monaca di clausura.
Il pugno che Draco diede al suo banco, il fatto che fece cadere metà delle bottigliette e la sua espressione truce, fecero passare ad un paio di Corvonero la voglia di sbirciare ancora le gambe della Grifoncina.
E fecero capire a me che la Leonessa ed il Serpente si erano finalmente svegliati dal letargo.
Uscendo dalla classe, vidi il biglietto che Theo le aveva lanciato nella spazzatura, spezzettato in triangolino minuscoli.
Un breve incantesimo e mi fu possibile leggerlo:
“Bella gonna. Vedrai che Malfoy apprezzerà”.
Con un sorrisino sadico mi gustai la malvagità che a volte raggiungeva la mente di Nott.
E pensavo ad un modo per ricattare Draco, ovviamente.

 Quanta invece per poter dimenticare?


Col crescere del legame tra Draco e Hermione, mi costrinsi ad ammettere che anche il mio odio era fasullo: misera gelosia travestita da un sentimento ben più grande.
Non gelosa dei suoi successi: non ero mica scema, non avrei mai voluto affrontare tutte quelle “avventure” – disgrazie, le chiamerei.
Ma ero gelosa proprio del suo coraggio nell’affrontarle, quelle imprese.
Ero gelosa della libertà che si era guadagnata nonostante fosse una misera Mezzosangue, degli sguardi di ammirazione che la seguivano ovunque andasse.
Io, da Purosangue, avevo solo la falsa stima di chi mirava a diventare mio marito per accostare il cognome della mia famiglia al suo.
Forse fu per questo che io e Draco diventammo amici: avevamo avuto troppi rapporti che miravano solo al nostro cognome.
Non che ci fosse mai interessato qualcuno in particolare, ma il nostro orgoglio ed il nostro egoismo ci impedivano di farci usare come miseri pupazzi nelle mani dei nostri genitori.
Facemmo un patto, una volta: se non avessimo trovato qualcuno da sposare, saremmo diventati marito e moglie, in modo da poter essere liberi nonostante il vincolo matrimoniale.
In fondo, di tutte le storie che giravano a quel tempo su me e Draco non ne era vera una: non siamo mai stati insieme, non ci siamo mai baciati, non abbiamo neanche mai provato qualcosa di diverso da una sorta di rapporto fraterno.
Strano a dirsi, ma anche i Serpeverde hanno rapporti puri e disinteressati.

Avevamo fatto un patto, comunque.
Ma quando sua madre mi ha chiamato, qualche giorno fa, per firmare il contratto del matrimonio, mi sono sentita morire.
Avevo fatto una promessa, però. Dovevo mantenerla.
L’atmosfera che percepii una volta entrata a Malfoy Manor era completamente diversa da quella che io e Draco avevamo sognato: il nostro matrimonio doveva essere un’ancora di salvezza, un modo per mantenere la nostra autonomia. Uno stratagemma per non finire nelle mani della donna e dell’uomo sbagliati.
Invece era diventata la nostra condanna.
Innamorati di altre persone e costretti a sposarci per salvare le apparenza.
Perché era questo il nostro matrimonio: una toppa per ricucire famiglie ormai perdute, per riconquistare il potere ormai dimenticato.
Un modo per nascondere l’amore dietro l’odio e continuare a vivere da viscidi doppiogiochisti.

«Mi sposo con Draco.», gli sussurrai prima dell’inizio della scuola.
«Quando?», mi disse lui.
«A fine anno.»
«Ed Hermione? Cosa farà Hermione?», chiese, dopo un attimo di silenzio.
«Non lo so…»
I battiti dei nostri cuori erano un rumore assordante, in confronto al silenzio che ci circondava.
«Ed io? Cosa farò io?»
Ancora silenzio. Nemmeno i nostri cuori si sentivano più.


Ora condivido lo stesso dolore della Granger.
Stavo per perdere l’uomo che amo per gli assurdi giochi di potere dei Mangiamorte.
Stavo per rinunciare a tutto, e l’odio avrebbe sconfitto ancora l’amore.

Poi ti ho visto, con il portamento fiero e lo sguardo deciso.
Ti ho visto scherzare con Draco, e per una volta hai guardato anche me senza la solita indifferenza.
Ti ho visto ridere, nonostante Draco mi abbia detto che poco prima piangevi sul treno.
Allora sarò forte anche io, Granger.. Hermione.
Nei tuoi occhi ho letto la risposta che cercavo.

«Ho capito cosa potresti fare.», gli dico, mentre entriamo nel nuovo dormitorio comune.
«Cosa?», risponde lui, girandosi verso di me.
«Aspettarmi, Theo. Solo aspettarmi.»


NOTE:
La canzone di questo capitolo non è molto conosciuta.. è “All’improvviso” dei Cappello a Cilindro : )

Mi sa che devo spendere due paroline per la “mia” Pansy.
In molte fanfic che ho letto, Pansy fa la parte della stronza. Ammetto che anche io la immaginavo così, ma quando, nello scorso capitolo, mi son trovata a scrivere dell’incontro tra lei, Draco e Hermione, è stato spontaneo scrivere che ha ritratto la mano allo sguardo della Grifoncina.
Come spiegare questa cosa?
Bè, con questo capitolo.
In fondo Pansy e Hermione sono un po’ simili. O meglio, si trovano in situazioni parallele, visto la vicinanza dell’una a Malfoy e dell’altra a Harry. Penso sia difficile avere a che fare con due caratterini come i loro : )
Inoltre non so perché, ma per quanto arrogante, altezzosa eccetera eccetera, Pansy l’ho sempre immaginata una ragazza “con le palle”.
Ed una ragazza con le palle non si farebbe certo trattare come un giochino dal primo Draco Malfoy che capita.
Per questo ho immaginato questa sorta di rapporto fraterno: più che amici, ma mai amanti. Un po’ come immagino Harry ed Hermione, ecco.
Bè spero che questa mia versione della cara, fastidiosa Pansy vi piaccia : )
E si, ho deciso il suo teorico amore con Nott in un momento di totale pazzia. Cercherò di farvi apprezzare questa coppia nonostante la sua stranezza : )

Passiamo ora al consiglio del giorno!
Gargoyle - Beneath the Stone di Lhoos.
E’ ambientato, almeno all’inizio, durante la battaglia finale. Hermione si trova, volente o nolente lo vedrete poi, a soccorrere Draco, ma l’intervento di Narcissa darà una sonora svolta ai suoi piani.
Un solo incantesimo, la bacchetta di Narcissa puntata su di lei e poi il vuoto.
Si risveglia poco dopo, o meglio, molto prima: precisamente nel marzo del  1848, nel bel mezzo della Londra magica di quei tempi.
E’ stata Narcissa a mandarla lì?
E Malfoy?
Harry, Ron, la guerrra?
Spaesata e con la bacchetta rotta, con dei vestiti ed una mentalità inadatti a quel secolo, Hermione si troverà di fronte i luoghi in cui ha sempre vissuto, ma si renderà presto conto che tutto è cambiato.
O meglio, tutto deve ancora cambiare.
Il commercio di schiave, ad esempio, è ancora uno dei fenomeni più importanti di quell’epoca, senza le leggi del XX secolo ad ostacolarlo. E se fosse venduta proprio lei come vergine Mezzosangue?
E se a comprarla fosse un altolocato Lord  identico a Malfoy nell’aspetto e nel carattere?
Come ho letto in qualche commento a questa storia, “qui si va ben oltre la semplice fanfiction”: l’ambiente vittoriano, la Londra antica, gli abiti ed i cibi dell’epoca contribuiscono a dare a quest’avventura un che di magico e misterioso, creando un’atmosfera surreale e aristocratica.
Probabilmente ( non solo a mio modesto parere ) una delle Fanfiction migliori qui su Efp : )

Come d’abitudine, ringrazio tutte le persone che hanno inserito la storia tra le seguite, tra le ricordate o tra le preferite :D
In particolare, grazie a
Sephora
nausikaa87
deathnote92
barbarak
Siu_Mpf
SenzaFiato

 mya95
che hanno recensito il 17° capitolo : )

A presto,
SweetTaiga : )

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Capitolo 19
*** 19. Un nuovo inizio ***






 Auguri alla mia Piccola Rosa : )





19. Un nuovo inizio



Ritrovarmi qui e costantemente dirmi che non me ne andrò. L’ottusa vanità che lacrima, rendimi i mali di chi persiste nell’errore.

Sono appena due giorni che condividiamo il dormitorio e la tavolata con le altre Case, e già i Serpeverde si son fatti riconoscere.
Non che noi Grifondoro siamo stati con le mani in mano, sia chiaro: ci siamo dati da fare anche noi.
Ma ora, nell’ufficio della McGranitt, è meglio non sottolineare troppo quest’ultimo particolare.
Potrebbe non accettare la comparsa improvvisa di pasticche vomitevoli all’interno del succo di zucca delle serpi, o la scomparsa accidentale dei loro mantelli proprio ora, con l’imminente arrivo dell’inverno, o l’improvviso e totalmente inaspettato avvampare di un fuoco fatuo proprio quando loro erano accanto al camino – piccolo incidente che ha causato, ma purtroppo non provocato, l’infarto di non pochi Purosangue schizzinosi.
Ovviamente non ci prenderemo il merito di tutto questo. Non finché saremo al cospetto della McGranitt, ovviamente.

Ritrovarmi qui e costantemente dirmi: mi sento come inutile predestinato di ogni tragedia, nobile il mio stare in scena, dignitoso nella mia caduta.

«Potter, cos’è quel sorrisino? Non siamo venuti qui per scherzare.»
Cazzo, sgamato.
«Mi scusi, professoressa.. cioè, preside…», dico,scattando sull’attenti.
Non mi sono ancora abituato alla sua presenza come preside.
A questo pensiero, il mio sguardo scatta automaticamente al quadro di Silente: ci da le spalle e discute amabilmente con gli abitanti dei quadri circostanti, lanciando di tanto in tanto occhiate divertite verso di noi.
«Malfoy, lo stesso vale anche per te. Sono accuse gravi quelle che vi sono state riportate: i Tassorosso ed i Corvonero non possono più sopportare i vostri giochetti infantili.»
Io, Ron, Malfoy, Zabini, Nott, la Parkinson e molti altri Grifondoro e Serpeverde siamo stati accusati di disturbare la quiete pubblica.
Solo per qualche scherzetto innocuo!
«E sono passati appena due giorni! Riuscirete a non distruggere il vostro dormitorio fino a fine anno?»
Ron e Malfoy si scambiano un’occhiata del tipo “quel dormitorio è troppo piccolo per tutti e due”, e comprendo così una verità inconfutabile: no, non possiamo assicurare che il dormitorio resterà integro.
Le saette che passano dagli occhi azzurri di Ron a quelli grigi di Malfoy devono essere visibili a chiunque, perché persino la McGranitt sembra notarle.
«Quando avrete finito di lanciarvi maledizioni non verbali, signor Weasley e signor Malfoy, potrete decidere quando scontare la punizione che vi attende. »
La parola “punizione” fa risvegliare tutti: «Cosa??», gridiamo più o meno in coro.
«Non penserete di passarla liscia dopo tutti i disastri che siete stati capaci di combinare in circa quarantotto ore, mi auguro.», dice la McGranitt, con il tono di chi non ammette repliche.
Ma noi quel tono non lo cogliamo.
«So già che mi pentirò amaramente di quello che sto per dire», sussurro verso Ron e Malfoy.
«Potremmo evitare la punizione  se.. insomma.. smettessimo di disturbare la quiete pubblica?», dico, sperando che usare le sue stesse parole porti qualche punto in più alla mia supplica.
Un sorriso sadico che non avevo mai visto prima si dipinge sul volto della McGranitt.
«Ottima soluzione, Potter.»
Cazzo: era questo il suo piano sin dall’inizio!
«E vi avviso: se un altro, singolo studente si lamenterà a causa delle vostre case, il Dormitorio sarà diviso in due: Grifondoro e Serpeverde da una parte, Tassorosso e Corvonero dall’altra.»
Stupore ed orrore regnano sovrani sui volti di tutti i presenti.
Tranne su quello di Malfoy, noto con la coda dell’occhio, che si sta beatamente facendo i fatti della McGranitt, guardando i libri della biblioteca privata della preside.
«Sono stata chiara?», continua la McGranitt, consapevole di aver toccato un tasto dolente.
Un annuire generale dei volti terrorizzati è una facile conferma che il suo piano funzionerà: tra Serpeverde e Grifondoro regnerà la pace.

Chi sono i miei nemici ora che io non so più scegliere?

Uscendo, Ron da una lieve spinta a Malfoy. «Scusami, Malfoy! Non ti avevo proprio visto!», sibila Ron, mentre il biondino sbatte contro il muro.
«Figurati, Weasley.», risponde a sua volta il Serpeverde, allungando la gamba come per reggersi e mettendo casualmente lo sgambetto a Ron, che si aggrappa letteralmente a un Grifondoro di passaggio.
Certo, tra Serpeverde e Grifondoro regnerà sicuramente una rassicurante e tranquilla pace apparente, penso, prima di chiudere la porta in faccia a Malfoy.
Accidentalmente, è chiaro.

La tua paura è un nuovo inizio.
L’indefinito è un nuovo inizio.
L’imperfezione è un nuovo inizio.
Ed ogni errore è un nuovo inizio!



***

 

La nostra storia è un Inno all’Odio, colpevoli di tacito consenso!
Un Inno all’Odio cantiamo inconsapevoli ogni giorno
ed ogni santo giorno persistiamo nell’errore!


 

***
 

 
Quel dannato di un Weasley mi ha fatto sgualcire l’uniforme nuova, per le mutande di Merlino!
Calma, Draco, calma: è amico di Hermione.
E poi sai oggi si vive in un eterno dubbio, devo pensare a me a costruire una vita dilazionabile nei prossimi trent’anni.

Sfigato di un Potter, mi stava per rompere il naso con questa stramaledettissima porta!
Calma un cazzo! Mo che lo prendo gli faccio passare il naso dall’altra parte della testa!
Apro la porta di scatto, rischiando di sbatterla in faccia a Zabini, che con un mezzo “Fanculo, Draco!” mi fa capire il suo disappunto.
«Fottiti, Blaise: devo uccidere un insulso moscerino. Non posso pensare alla salvaguardia del tuo naso, ora!»
San Potter tra poco passerà a miglior vita, ho deciso.
Poi Hermione mi manderà a fargli compagnia, probabilmente.. ma tanto non posso avere così tanta sfiga da ritrovarmelo pure all’aldilà!
Sto per afferrargli il mantello,quando scorgo una figura incappucciata nel corridoio buio accanto all’ufficio della preside.
Mi blocco di scatto, beandomi delle imprecazioni di qualche Grifondoro che stava inciampando a causa della mia frenata improvvisa. Grifondoro.. anche sul mantello della figura incappucciata mi sembra di vedere lo stemma rosso-oro dei seguaci di Godric.
Oltretutto, è necessariamente dell’ottavo anno, vista la striscia dorata che hanno deciso di affibbiare alle maniche sinistre dei nostri mantelli.
Guardando meglio, probabilmente è una ragazza. Anzi, è necessariamente una ragazza: il suo corpo è troppo esile per essere quello di un ragazzo del nostro anno, ed un paio di ciuffi di capelli lunghi spuntano ai lati del viso all’ombra.
Capelli castani.
Ricci.
E se fosse…?
La conferma mi arriva quando, poggiando la mano sul muro, probabilmente per sporgersi e controllare se il corridoio è ancora pieno di persone, lascia scoperto un piccolo bracciale argentato.
«Hermione…», sussurro.

Idiota se mi chiedo “ma come ho fatto a stare cosi bene?”

Mi guardo intorno: nessuna guardia di mio padre.
«Hermione!», grido.
Cerco di farmi strada tra i ragazzi che ancora devono lasciare il corridoio, ma quando arrivo nel punto in cui l’avevo vista, lei non c’è giù più.
Mi volto, in preda al panico. Devo vederla.
L’ombra di un mantello svolazzante alla mia sinistra mi avvisa che è entrata nello studio della McGranitt.
Cosa deve farci con la McGranitt?
Non era certo per la punizione. Hermione non ha alzato un dito, verso di noi. Anzi, ha cercato di mantenere la pace per i primi dieci minuti, poi ha visto quanto fosse impossibile gestire la situazione ed ha lasciato la sala comune del nostro dormitorio a grandi passi.
Per il resto dei due giorni, non l’ho più vista. Fino ad ora.
Ci sono solo due persone che possono sapere cosa deve fare Hermione dalla McGranitt.
Tirando un lungo sospiro, inizio a correre per il corridoio. Spero che non finirà nel sangue come al solito, non ho voglia di sporcarmi la camicia  nuova: ho già sciupato il mantello.
«Potter!»
Lo vedo girarsi con un’espressione di puro stupore. Mi sembra il mimino: io, se fosse stato lui a chiamare me, avrei controllato minimo dieci volte di non soffrire di allucinazioni.
Io che chiamo Potter! Puah.
E’ per Hermione, Draco. Per Hermione.

Capirai che non è servito a niente lamentarsi… Come per magia la coscienza inverte i ruoli!

«Malfoy, quale onore.», dice Potter con tutto il disgusto di cui è capace.
Ghigno. A volte è come se non fosse cambiato nulla.
«Sapete cosa doveva fare Hermione dalla McGranitt?»
Eppure è cambiato tutto.
«Hermione? Dalla McGranitt?», chiede Weasley.
Mi limito ad annuire per non consigliarli di andare a pulirsi le orecchie. Diamine, è così chiara la mia domanda! Eppure le loro facce sono ancora maschere di stupore.
«L’ho vista entrare nell’ufficio della McGranitt poco fa.»
Potter alza un sopracciglio, scettico.
«Sei sicuro che fosse lei?», mi chiede.

 

«So riconoscere la mia ragazza, San Potter.»
Il silenzio che segue mi fa capire che ho realmente detto ciò che ho pensato.
Cazzo, sono diventato proprio da diabete…
«Pensavamo stessi con la Parkinson, Malfarret.»
Mi guardo intorno. Delle guardie di mio padre nemmeno l’ombra, ma la prudenza non è mai troppa. «Questo non è il luogo più adatto per parlarle. Hermione verrà a sapere ciò che è giusto che sappia.»
Potter sta per ribattere, ma lo blocco.
«Non mi posso beare molto della vostra gradita compagnia.», sibilo. «Sapete o non sapete perché Hermione è andata in quell’ufficio?»
Scuotono la testa all’unisono. «Ultimamente è strana, non ci dice cosa fa né dove va. Pensavamo avesse trovato un modo per vederti, ma a quanto pare non è così…»
Se i Malfoy potessero arrossire, l’avrei fatto. Ma un Malfoy non arrossisce mai.
«Purtroppo ci sono delle.. guardie, ecco. Ma troverò un modo.»
Mi guardano come se avessi delle bolle blu sulla faccia. Deve suonare strano, alle loro orecchie, che io voglio mettermi nei guai per vedere Hermione.
Pazienza, non mi interessa il loro giudizio.
Un paio di ombre mi distolgono dai miei pensieri. «Cazzo. Fatemi sapere se scoprite qualcosa, farò lo stesso.», dico, a bassa voce.

Curiosità è un nuovo inizio.
Il rispetto è un nuovo inizio.
La fantasia è un nuovo inizio.


«Diamine, Potter, Weasley, è insopportabile dovervi vedere di nuovo tutti i giorni. Per fortuna quella sudicia Mezzosangue non è qua. Portatele i miei saluti: spero di non vederla tanto presto.», aggiungo poi ad alta voce.
Con un cenno del capo, indico a Potter e Weasley le figure incappucciate che stanno guardando verso di noi.
Spero che capiscono, questi idioti.
Mi dirigo a passo sicuro verso le figure incappucciate, sentendo a malapena i saluti e le maledizioni sincere che mi lanciano Weasley e Potter.
Almeno con loro l’odio non lo devo fingere: mi viene naturale come respirare.
«Signorino Malfoy, abbiamo una lettera da parte di sua madre.»
Annuisco.
«Le risponderò entro domani.»
Detto questo, con quattro paia di occhi puntati sulla schiena – tutti decisamente poco graditi – mi incammino verso il dormitorio.
Non credo nel destino, ma sembra stia giocando con noi: ci fa prima scontrare, poi incontrare e allontanare a suo piacimento.
Ma lo sconfiggerò, questo destino.

In ogni scelta c’è un nuovo inizio!


NOTE:
Non ci credo, ce l’ho fatta! :P
La canzone del capitolo è “Inno all’Odio” dei Linea 77. Ero davvero in crisi perché non trovavo una canzone adatta, ma penso che questa sia perfetta. Provate a sentirla, è bellissima : )
Spero si capisca il suo valore per il capitolo.

Questo capitolo non è nulla di che, diciamo che è un capitolo di passaggio.  Tra qualche capitolo la trama si farà più complicata, e ci sarà più “azione”, per la gioia di Ginevra James :P

Passiamo quindi ai ringraziamenti :P
Grazie a chi continua a seguire questa storia, spero che continuerete a leggere anche capitoli un po’ piatti come questi. Vi assicuro che ben presto la situazione si farà più “calda”! Ricordate che abbiamo sempre un Lucius in agguato, una Hermione determinata ed un Draco innamorato. Qualcosa di buono ne uscirà, spero ;)

Grazie alle persone che hanno commentato lo scorso capitolo! :D
ericuz
deathnote92
Siu_Mpf
barbarak

 ginevra james
Sephora


Come mai siete diminuite? Lo scorso capitolo era abbastanza strano, lo so. Spero che i prossimi piaceranno di nuovo anche a coloro che hanno commentato gli scorsi capitoli, mi dispiacerebbe “perdere lettrici” : )
Per qualsiasi consiglio o appunto non esitate a scrivermi qui o su Facebook cercando SweetTaiga Efp :D

Passiamo ora al Consiglio del Giorno!
Gli Illuministi di Sonoqui87.

Non l’avete letto?! Bè e che ci fate ancora qui? :P
Prendete una ragazzina dura e sfacciata, Kath, che però ha un cuore d’oro e sacrificherebbe la sua vita per il ragazzo che ama.
Unite a questo una irrimediabile ed innegabile somiglianza con Draco Mafloy, quel ragazzino ossigenato ormai diventato un uomo con un passato da dimenticare, un futuro da evitare ed un presente in bilico.
Uniteli ad un Blaise Zabini modaiolo, ad un Theodore Nott con un cuore più grande di quanto si possa immaginare, e ad una Hermione Granger così coraggiosa da far scomparire i capelli al caro Draco sopracitato.
Mescolate bene, poi aggiungete un pizzico di cattiveria, una buona dose di umorismo ed una setta segreta che mira ad eliminare chiunque sia considerato indegno.
Ecco a voi Gli Illuministi!
Ho pianto fino al mal di testa e riso fino alle lacrime, sono stata in ansia per buona parte dei capitoli e mi sono divertita da morire per tutti i restanti.
La scrittura di Sonoqui87 è semplice e schietta, e forse è proprio questa sua caratteristica a rendere la storia piacevole anche nei momenti di maggiore tristezza.
Ripeto: che ci fate ancora qui? Per chi non l’avesse fatto, consiglio di leggerla : )

A sabato ;)
SweetTaiga :D
 

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Capitolo 20
*** 20. Astinenza d'amore ***





20. Astinenza d’amore


Tutti hanno bisogno d’amore, perché nessuno può fare a meno d’amare.

«Pensate che potrebbe funzionare? Cioè, non fraintendetemi, ma non so se sono all’altezza di questa situazione…», sussurra la Granger tormentandosi le mani.
«Non si preoccupi. So qual è il suo valore, e dovrebbe saperlo anche lei. Non si lasci influenzare da chi la sottovaluta basandosi su pregiudizi infantili.»
Annuisce, così la McGranitt riprende a parlare.
«Un’ultima cosa, Granger.. Massima segretezza.»
«Non posso riferirlo nemmeno ad Harry e Ron?», chiede.
La preside nega col capo: non possono essere coinvolti in questa storia. Ci vuole calma, e se c’è una dote che a loro manca è la pazienza.
«E.. Draco? Non dovrebbe essere messo al corrente dei fatti?»
Non posso negarmi un profondo sospiro, e nel giro di un secondo gli occhi della Granger sono su di me, con un misto di tristezza e curiosità.
«Penso che essere messo al corrente di troppe cose potrebbe nuocere alla sua salute, signorina Granger. E la situazione del signor Malfoy è già abbastanza precaria, a quanto ne sappiamo.», spiega a sua volta la McGranitt.
Un lieve incresparsi della sua fronte mi fa comprendere che ha capito, infatti poco dopo annuisce, convinta.
«Non dico, però, che dovrà fare tutto da sola. Ma si trovi dei degni aiutanti.»
Lo sguardo di Hermione ora appare nuovamente confuso e torna a posarsi sulla figura austera della nuova preside di Hogwarts. «Qualcuno che non sia Harry, Ron o Draco?», chiede.
«Si, signorina Granger. Ci sono molti cuori impavidi ed animi puri nascosti nell’ombra, in questa scuola.»
Annuisce ancora. Mi guarda un attimo, per poi posare il suo sguardo sul ritratto di Silente, che le concede un breve occhiolino ed un sorriso rassicurante.
«Allora vi avviserò della mia scelta. Ora è meglio che vada, si è fatto tardi.»
Si congeda da noi con un lieve ed educato saluto.
Appena si chiude la porta alle sue spalle, mi volto verso la McGranitt.
«Minerva.. Non pensi che sia troppo pericoloso persino per lei?»
«E’ la strega più brillante che abbiamo a disposizione. E, mi dispiacere dirlo, l’unica che rischierebbe tutto per Draco.», risponde a malincuore.
«Non temete. », risponde una voce alle nostre spalle.
«La nostra giovane Hermione sa quello che fa. Chi ha affrontato così spesso la morte, non può non combattere per la vita: sarebbe contro la sua natura.»
Alzo gli occhi all’ennesima perla di saggezza di Silente, ma mi ritrovo ad annuire.
Per una volta sono d’accordo con i buoni.

***

E’ il sentimento più semplice: ti fa sentire unico ma ti rende umile.

***

«Hermione, si può sapere che fine hai fatto? Ti stavamo cercando!», mi dice Ron non appena varco la soglia della Sala Comune.
Due paia di occhi, uno grigio acciaio ed uno di un verde smagliante, si posano su di me, e mi sento pericolosamente denudata.
Calma, Hermione: non possono sapere.
«Cosa c’è di tanto urgente?», dico, esasperata, mentre fingo di non sentire gli occhi di Draco e Harry su di me.
«Oh, bè, scusa tanto se pensavo volessi essere avvisata che Ginny è tornata!», sbotta Ron, incrociando le braccia e sbuffando.
Mi ci vogliono un paio di secondi per rielaborare la frase. Ginny? Tornata?
«Aaaaah!»
L’urlo che lancio fa girare metà dei presenti nella stanza – l’altra metà stava già guardando me e Ron,
probabilmente in attesa che una nuova freccia di Cupido ci colpisse al petto.
Aspettativa vana, mi dico, mentre il caro Cupido spinge invece il mio sguardo fino ad una poltrona dall’altro lato della sala, sulla quale sono incrociate due lunghe gambe coperte da pregiati pantaloni neri.
Draco…
Mi accorgo che lo sto fissando solo quando Ron tossisce rumorosamente per attirare la mia attenzione.
«Oh, giusto! Ginny! Scappo. A dopo.»
E dopo questo brillante saluto corro via, lasciando tutti più o meno a bocca aperta per la mia frettolosa apparizione ed altrettanto frettolosa scomparsa.
Dormitorio Grifondoro.. Dormitorio Grifondoro.. Dormitorio Grifondoro..
Eccolo!
Non faccio in tempo a salutare la Signora Grassa che un uragano dai capelli rossi mi travolge.
«Ginny!»
«Non ora, Hermione, sto venendo da te!», mi grida lei continuando a correre.
Bastano pochi passi per farla bloccare. «Aspetta un attimo..», la sento borbottare, con un tono che somiglia pericolosamente a quello di Ron.
«Hermione!»
Ed è l’ultima parola che sento, prima di ritrovarmi stesa sulle scale con una Weasley decisamente entusiasta addosso.
«Mi sei mancata anche tu, Gin.», sussurro, mentre le risate della mia migliore amica cedono il posto a lacrime calde di gioia e nostalgia.

***

Senza amore non si può vivere, niente ha valore, non riesci più a sorridere!

***

Vedere Hermione ancora piena di forze dopo che Harry mi ha raccontato a grandi linee la sua entusiasmante estate lontana dal furetto mi ha tranquillizzata.
Almeno finché, dopo i primi abbracci, saluti, bacetti e varie, non ha assunto la sua solita aria da so-tutto-io e, incrociando le braccia al petto ed alzando il mento, non ha dichiarato: «Aspettavo solo te. Ora possiamo iniziare. Vieni, ci serve Neville.»
Mi ha letteralmente trascinata nella loro sala comune, in cui sguardi confusi e qualche sorriso hanno accolto la nostra entrate trionfale.
Non ho potuto fare a meno di notare che lo sguardo di Malfoy non si è staccato da noi – da lei – nemmeno un attimo, fino a quando non siamo spariti nel dormitorio maschile, trovando un povero sventurato intento a sfilarsi i pantaloni.
Hermione ovviamente non ha fatto una piega, sedendosi compostamente su uno dei letti vicini.
«Neville, è arrivato il momento.», annuncia.
Neville? Quando il ragazzo-coi-pantaloni-al-ginocchio si gira verso di noi, scopro con stupore lo sguardo confuso e imbarazzato di Neville.
«Per tutti i capelli unti di Piton! Neville, sei davvero tu?»
Dico, osservando i notevoli centimetri d’altezza in più e gli zigomi pronunciati.
Dopo questa mia brillante allusione all’uomo più coraggioso del secolo, riesco a strappare un sorrisino compiaciuto ad Hermione ed uno imbarazzato al bel ragazzo che, diamine!, è proprio Neville.
Ho l’assoluta certezza che sia lui quando, cercando di fare un passo per venire a salutarmi, non inciampa nei suoi stessi jeans, ancora calati fino al ginocchio.
Sento Hermione ridacchiare alle mie spalle. «E’ rassicurante sapere che certe cose non cambiano.»
Poi, con finta indifferenza, inizia a girovagare per il dormitorio maschile.
«Anche Malfoy dorme qui?», domanda poco dopo, osservando un letto dalle coperte immacolate e perfettamente rimboccate.
«Si, Herm. Quello davanti a te è il suo letto.», risponde Neville, come se avesse appena posto la domanda più ovvia del mondo.
Io, invece, non ho intenzione di farla passare liscia alla mia amica.
«Come hai fatto ad indovinare, Hermione?», le chiedo, consapevole di provocarle un certo imbarazzo.
Infatti appena le mia parole la raggiungono la vedo arrossire e girare il capo; poi, appena un sussurro di risposta. «Sento il suo odore.»
«Oddio, Herm è diventata un segugio!», dico con esagerata teatralità.
«Potrebbe dare la caccia ai furetti, come lavoro part-time.»
Sorrido, prima di rendermi conto che non è stata la voce di Neville né tantomeno quella della mia amica a pronunciare quella parole.
«Harry.»
Una parola, una conferma, un colpo al cuore.
E’ da quando ero bambina che il solo pronunciare il suo nome infonde in me uno strano senso di tranquillità e sicurezza. Ma crescendo ho capito qual è la cosa più importante: lui non deve saperlo.
O inizierebbe a giustificarsi, a dire di non poter stare con me per proteggermi ed un sacco di altre stronzate.
Cosa ne sa lui di cosa è meglio per me?
Stupido, testardo, cocciuto Potter.
Al diavolo! Come sempre, dopo la tranquillità, mi fa salire il sangue al cervello.
Ed una Weasley arrabbiata non è mai cosa buona e giusta.
Mi giro verso Hermione, cercando di far sbollire un po’ la rabbia.
«Allora, qual è il piano?», chiedo.
Smettendo a malincuore di osservare il letto di Malfoy e di eliminare pieghe inesistenti con lenti gesti della mano, si gira verso di noi, regalandoci un sorriso.
No, un ghigno.
«Hermione è posseduta! Hermione è posseduta! Chiamate un esorcista anti-furetto, Hermione sta ghignando!»
Sento la risata roca di Ron e quella di Harry coprire la mia voce, e vedo spuntare sul volto cresciuto di Neville un sorriso timido.
Hermione alza gli occhi al cielo, poi inizia a ridere con noi.
«Ok, ok. Ora smettetela, abbiamo un Esercito da riformare.»
Il silenzio cala subito nella stanza. Harry serra le finestre, io mi occupo di rendere la stanza insonorizzata, Neville controlla che non vi sia nessun essere in vita tra le quattro mura e Ron chiude la porta con un colpo di bacchetta.
L’Esercito di Silente è risorto dalle sue ceneri.

***

Sai dove arriverà la tua felicità se liberi il cuore e mi riempi d’amore?

***

Cosa diavolo staranno facendo quegli stupidi Grifondoro di sopra?
«Che palle. Pensate che abbiano finito nel dormitorio maschile? E’ l’una passata, per mantenere la pelle setosa ho bisogno di molte ore di sonno, e quegli idioti mi stanno facendo perdere tempo prezioso.», borbotta Blaise, quasi leggendomi nel pensiero.
A parte per il fatto della pelle setosa, ovviamente.
Il mio problema è ben diverso. Ha una pagliera indomabile, occhi del colore della terra bagnata e la pelle candida, il mio problema. E tanti, troppi segreti.
«Non lo so, Blaise. Ma tra poco vado a sfondare la porta.», rispondo con tono più acido del dovuto.
Blaise, Nott e Pansy sghignazzano.
«Qualche problema?», chiedo, alzando un sopracciglio e guardandoli in modo truce.
Ma con loro non funziona. I casi sono due: o mi sono troppo amici, o sono troppo idioti per temermi.
Probabilmente tutte e due le cose.
«Il piccolo Draco è in astinenza!», scimmiotta Nott, divertito.
«In astinenza da cosa, idioti?», chiedo a mia volta, stizzito.
«Di sesso?, domanda Blaise.
«Di coccole?», aggiunge Nott, mimando l’espressione di un cane bastonato.
«Di libri in testa?», continua il primo, procurandosi uno sguardo scettico da parte di Theo. «Che vuoi , con la Granger tutto è possibile!»
Altri ghigni, altre risate, poi il gioco continua, e non posso fare a meno di ridere con loro.
Almeno fino a quando, con gli occhi puntati su Nott, Pansy non mette fine al divertimento.
«O forse è astinenza d’amore.», sussurra, forse più a se stessa che a noi.
Il suo sguardo incontra quello di Nott, Zabini abbassa gli occhi.
«Oh, al diavolo.», impreco, per poi alzarmi, con la precisa intenzione di sfondare quella cazzo di porta e baciare Hermione.

***

Ne ho sempre bisogno ogni giorno, è ciò che riempie la mia vita, mi fa vivere un sogno.

***

«Neville, prendi le spille.»
«Sono dietro di te, Hermione. Nella scatoletta di legno.», mi risponde lui, indicando un piccolo contenitore alle mie spalle.
«Ecco. Queste serviranno per metterci in contatto.»
Harry, Ron, Ginny e Neville annuiscono.
«Le ho già incantate. Quando si illumina di bianco, sussurrate “secreta proferre “ e la spilla si attiverà. Pronunciate poi “ secreta continere “ per disattivarla..», spiego loro.
«E se qualcuno dovesse venire in possesso della spilla e della parola d’ordine?»
Sorrido. «Ho già risolto il problema, Harry.»
Qualche secondo di suspense, tanto per nutrire la loro curiosità, e poi inizio a spiegare loro il mio piano.
«Le spille sono elementi unici e privati. Dopo aver attivato la spilla con la parola d’ordine, dovrete scegliere una parola che sarete gli unici a sapere. Nessuno di noi saprà la parola scelta dell’altro. Inoltre la spilla riconosce la voce del proprietario, e solo la combinazione della giusta voce con la parola d’ordine esatta permetterà di leggere luogo e orario. I termini che vi ho detto poco fa servono solo ad attivare e disattivare le spille, ma non bastano per ottenere informazioni sull’Esercito.»
Li vedo spalancare gli occhi e sorrido, soddisfatta dal mio lavoro.
«In caso di necessità, possono anche essere mandati brevi messaggi. Ovviamente per motivi di sicurezza l’Esercito di Silente non potrà continuare a chiamarsi in questo modo, quindi ognuno di voi pensi ad un nome.»
Dopo di me, è Ginny a prendere la parola. «Dobbiamo inoltre contattare nuovi volontari. Bisogna interrogarli, comprendere quali sono le loro motivazioni e se possiamo essere sicuri che non tradiranno l’Esercito.»
Annuisco, ed i ragazzi concordano con brevi cenni d’assenso.
«Volontari di tutte le case, ovviamente.», annuncio, scandendo bene le parole.
Ai loro sguardi confusi e inorriditi, continuo. «Così voleva Silente. Così vuole la McGranitt. Ma soprattutto, così non vuole Voldemort. Solo uniti possiamo vincere.»
Harry apre la bocca per rispondere, ma un bussare insistente lo interrompe.
«Stupidi Grifondoro, non avete un luogo migliore per chiacchierare? Vorremmo dormire nei nostri letti, se permettete.»
La voce di Draco mi scalda il cuore e lo congela al tempo stesso.
Un breve scambio di sguardi con Ginny, che prontamente parla al posto mio.
«Dai ragazzi, continuiamo domani. Si è fatto davvero tardi.»
Ci troviamo tutti d’accordo, e velocemente annulliamo i vari incantesimi e apriamo la porta, trovandoci davanti un Malfoy con i capelli arruffati, le braccia conserte ed un broncio adorabile.
Le labbra mi si increspano involontariamente in un sorriso, e prima che possa rendermene conto rimaniamo soli nel dormitorio maschile.
Muovo un passo per andarmene, ma Draco allunga una mano e mi stringe il braccio.
«Non così in fretta, Granger.», sibila.
Con un colpo di bacchetta chiude la porta a chiave, e con un gesto fulmineo mi spinge contro il muro.
«Baciami.»
L’urgenza, la necessità nella sua voce, le sue mani che stringono forte i miei polsi sulle nostre teste, la sua fronte appoggiata alla mia, i suoi occhi ed il suo respiro: è tutto questo a convincermi a farlo, tutto questo e molto di più.
Scontro di labbra, di nasi, il rincorrersi delle nostre mani e gli occhi chiusi.
Come animali, come bestie, come amanti.
Baci famelici e traboccanti di desiderio, sapori che si rincontrano, i nostri corpi che finalmente tornano ad incastrarsi perfettamente, come se fossero stati creati per stare così vicini.
Desiderio e passione, un pizzico d’amore.
Sento il cuore esplodermi nel petto, quando con dolorosa gioia finalmente capisco: siamo di nuovo insieme.
Mi aggrappo al suo collo, e per poco non cadiamo sul pavimento.
«Piano, Granger, piano..», ghigna Draco. Poi, avvicinando le labbra al mio orecchio, sussurra. «Ora sono qui con te.»
Sorrisi e lacrime si contendono il mio volto, e vorrei urlare ma non voglio rovinare il silenzio, e vorrei abbracciarlo e allontanarlo per guardarlo meglio, baciarlo fino all’alba ed allo stesso tempo dirgli tutto ciò che sento.
Mi limito ad annuire, e a nascondere il volto nell’incavo del suo collo, inebriandomi dell’odore che riconoscerei tra mille.
«Finalmente hai smesso di scappare.», sussurra piano Draco.
Cerco i suoi occhi, ma non vi vedo rabbia. Solo una profonda, immensa tristezza coperta da un velo di sollievo.
«Non scappavo da te.», sussurro, consapevole di non poter dare altre spiegazione.
Annuisce. «Lo so.»
Ci guardiamo negli occhi, riscoprendo tutti i particolari che la memoria aveva malignamente cancellato.
«Cosa vuole da te la McGranitt?», chiede all’improvviso.
«Non posso dirlo.»
«Sta succedendo qualcosa?», ritenta lui.
«Non posso dirlo.»
Sbuffa, e con delicata violenza mi spinge contro il muro, posandomi la mano dietro il capo affinché non sbatta la testa.
«Or chiudi la bocca,
che a difendere la bugia
non volli prender mai
spada né scudi.»*
Alle sue parole, non posso trattenere un sorriso. «Bugiardo. Sei un Serpeverde, mentire è il tuo hobby preferito.»
Sorride anche lui. «Allora i nostri ruoli si stanno invertendo. Ora gli orgogliosi Grifondoro mentono, e le viscide Serpi amano.»
Non posso fare a meno di arrossire e di posargli un lieve bacio sulle labbra, prima di rispondere.
«Io non mento, ometto. E’ diverso.», sussurro.
Draco ghigna e mi cinge i fianchi.
«Abbiamo molto ancora di cui parlare ma non ora, non stanotte, non qui.», bisbiglia al mio orecchio, per poi cominciare a baciarmi lentamente il collo scoperto.

***

Lo cerco nel tuo sguardo…

***

«Zabini! Corri, stanno arrivando!», urla Potter.
«Diamine! Questa volta Draco mi uccide, me lo sento.», sibila Blaise, arricchendo la frase con poco raffinate imprecazione.
Tutto diventa un caos: la sala comune, fino a poco prima silenziosa come per incanto, si rianima.
Difendere Hermione e Draco è diventata la priorità di tutti, Serpeverde o Grifondoro che siano.
Sento Blaise salire rumorosamente le scale e bussare ripetutamente alla porta del dormitorio maschile.
Una serie di imprecazioni di Blaise, poi un attimo di silenzio e lo scatto della serratura.
«Le guardie sono quasi arrivate. Ma controllano Malfoy pure nelle mutande?», grugnisce Weasley.
«Se Lucius glielo ordinasse probabilmente lo farebbero.», risponde Pansy, seduta accanto a me.
«Ehi Theo, pensi che riusciranno ad inventarsi qualcosa? Ormai Hermione non può scendere senza essere vista dalle guardie.», sussurra poi verso di me.
«Si, vedrai che andrà bene. Ora vai nel dormitorio femminile, non è il caso che ti vedano qui senza Draco. Corri!»
La vedo salire frettolosamente le scale per il suo dormitorio, e girarsi appena per lanciarmi uno sguardo carico d’emozione.
Gli scagnozzi di Malfoy entrano a testa alta, e non posso fare a meno di odiare loro quanto chi li ha mandati.
Troppi segreti, troppi misteri, troppi amori soffocati e troppe emozioni nascoste.
Voglio che tutto questo finisca, e se perché ciò avvenga dovrò collaborare con i Grifondoro, lo farò senza alcuna esitazione.
Altrimenti quest’astinenza d’amore ci ucciderà tutti.

Tutti hanno bisogno d’amore, perché nessuno può fare a meno d’amare.



NOTE:
Ciao a tutte :D Avete passato una settimana interessante? : )
La canzone del capitolo è “Bisogno d’amore” dei Sud Sound System.  Una meraviglia *-*
Per questa volta non ho molte note. Forse devo solo sottolineare che la parola d’ordine della spilla è rigorosamente presa dal dizionario di latino e vuole dire “svelare i segreti”, mentre quella di chiusura vuol dire “custodire un segreto”. Inoltre la frase seguita da "*" è tratta dalla Satira III di Ariosto ;)

Grazie alle venti persone che hanno aggiunto la storia tra le preferite, e a chiunque sta continuando a seguirla!

Grazie inoltre a chi ha recensito lo scorso capitolo:
zuzallove
 mya95
deathnote92
asya
barbarak
ericuz
SenzaFiato
Sephora
ginevra james
Entro questa sera risponderò a tutte le recensioni!

Che errore imperdonabile!!! Avevo dimenticato di inserire il consiglio del giorno :) Poichè non ho molto tempo, non scriverò la mia solita recensione lunga due chilometri. Ehi, smettetela di gioire! xD La storia che vi consiglio oggi è "Grandi si diventa, bambini si ritorna!" di Nemy1990, un racconto dolce su Draco ed Hermione e su ciò che sarebbe potuto succedere se da bambini, incuranti dell'odio e del sangue, si fossero incontrati. Leggetela, è breve ed intensa :) Non ve ne pentirete!

A presto, SweetTaiga : )

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Capitolo 21
*** 21. La notte degli imbrogli ***





Ai miei libri, ai miei sogni,
alla mia musica e ai miei disegni,
alle mie sorelle.
Perché anche io sono gelosa di ciò che è mio.
Estremamente gelosa.


 
21. La notte degli imbrogli

Mi sento un uomo che vivrà nel dolore, nel suo dolore, solo nel suo dolore ormai.

«Draco, apri questa cazzo di porta!», urla Zabini.
«Fottiti, Blaise. Non ora.», ringhio, immergendo di nuovo il volto nei capelli di Hermione.
«Coglione, stanno arrivando le guardie.»
Mi irrigidisco, e sento Hermione stringere più forte la mia camicia.
Ci allontaniamo dal muro, aggiustandoci frettolosamente i vestiti scomposti, ma restiamo a pochi centimetri di distanza, il suo gomito che sfiora il mio braccio.
Apro frettolosamente la porta, e Blaise entra chiudendola silenziosamente alle sue spalle.
«Sono già qui?», chiedo.
«No, ma arriveranno a momenti.»
Hermione si muove verso la porta, accennando ad andarsene, ma Zabini le afferra il polso. Reprimo a stento una fitta di gelosia insensata e lo guardo in cerca di una spiegazione.
«Non farebbe in tempo, la vedrebbero. Dobbiamo trovare un modo per nascondere Hermione.»
Una risata roca parte dalle labbra che poco prima stavano baciando il mio collo. «Credete che maghi addestrati da Mangiamorte non setaccerebbero la stanza?»
Zabini annuisce gravemente, e se la situazione non fosse così fottutamente pericolosa mi verrebbe quasi da sorridere. I sottili equilibri d’odio stanno crollando man mano, e la cosa più bizzarra è che nessuno di noi si sta opponendo.
Il caos proveniente dalla Sala Comune ci avvisa che stanno arrivando.
Abbiamo bisogno di un piano, ed in fretta.
Vedo Hermione giocherellare con i bottoni della sua camicia e Blaise guardarsi intorno in cerca di un appiglio, di una speranza, di qualsiasi cosa possa essere utile.
«Ti sei messo in un guaio più grande di te, idiota.», ghigno, cercando di sdrammatizzare mentre estraggo la mia bacchetta dai pantaloni, pronto a difendere il mio amico e la mia donna a costo della mia vita.
Peccato che non me lo perdonerebbero mai.
Me ne rendo conto mentre Hermione afferra la sua bacchetta, posizionandosi inconsapevolmente tra me e la porta, e Blaise sfodera uno dei suoi sorrisi migliori, mettendosi nella stessa posizione.
«Gli amici condividono tutto, anche i guai. Soprattutto i guai.», afferma, prima di voltarmi le spalle ed estrarre a sua volta la bacchetta.
«Ecco la soluzione!», esclama Hermione, battendosi la mano sulla fronte.
Blaise si gira lentamente verso di me, con un sopracciglio alzato che la dice lunga sul suo parere in merito.
In un attimo, vedo Hermione afferrare la mano di Zabini e stringersi al suo braccio.
Sento la rabbia crescere ed il sangue salirmi al cervello, ma prima di poter reagire in qualche modo a quel contatto poco gradito vengo interrotto da Hermione, che alza una mano in mia direzione.
«Fermo, Draco. Trasfigurami i capelli, gli occhi.. Insomma, rendimi diversa da come sono. Da questo momento sono la.. ragazza di Blaise.»

Eppur mi sento forte, sai?

***

Amica mia, quanto costa una bugia?

La piccola mano della Granger si stringe alla mia, ed in un solo momento capisco di essere ufficialmente morto.
Nello stesso momento in cui il suo petto sfiora il mio braccio, sento lo sguardo di Draco perforarmi il cervello.
So che dovrei fare qualcosa, che dovrei muovermi, ma il contatto con la strega al mio fianco ed allo stesso tempo lo sguardo d’odio e gelosia di Draco mi immobilizzano, impedendomi di difendermi o di allontanarmi.
Mettersi in mezzo a questi due non è assolutamente raccomandabile, ma ultimamente sembra quasi che ci provi gusto a mettermi nei casini.
Sospiro.
Vedo i pungi di Draco irrigidirsi e le nocche diventare bianche, e nello stesso momento la mano candida di Hermione alzarsi verso di lui, come a bloccarlo con un solo gesto.
E, con mia somma sorpresa, Draco Lucius Malfoy si ferma, le mani riprendono colore e gli occhi, intrecciandosi con quelli della ragazza accanto a me, perdono parte dell’ombra che li aveva offuscati.
«Fermo, Draco. Trasfigurami i capelli, gli occhi.. Insomma, rendimi diversa da come sono. Da questo momento sono la.. ragazza di Blaise.», dice la Granger.
Un ordine insolito, ma che ci illumina sulle sue intenzioni.
La rabbia scompare quasi completamente dai tratti di Draco, ma la gelosia continua ad infuocare i suoi occhi solitamente freddi come il ghiaccio.
Annuisce lentamente, per poi puntare la bacchetta verso la ragazza.
Mentre cerca di trasfigurarle la chioma castana, vedo pian piano i suoi occhi ridursi a due fessure.
«Per le Mutande di Merlino! Potete staccarvi almeno un attimo, diamine?»
Sento la presa di Hermione annullarsi all’istante, e girandomi vedo un lieve sorriso colpevole incurvarle le labbra. «Scusa, Draco..»
Le spalle del Principe delle Serpi si rilassano immediatamente, e mi viene da ridere al pensiero che lui, il gelido, austero, indifferente erede dei Malfoy si faccia influenzare dal bel faccino di una Grifondoro.
«Geloso, eh?», ghigno verso di lui, non riuscendo a trattenere una risata bassa nonostante la drammaticità della situazione.
«Vedi di toccarla il minimo indispensabile, o ti faccio ingoiare entrambe le mani e poi ti Crucio.», sibila Draco, per poi concentrarsi nuovamente sulla Granger.
«Penso possa andare.», sussurra poi.
Mi volto piano verso la Granger, o meglio, verso quella che dovrebbe essere la Granger.
I capelli, solitamente crespi e di un castano rossiccio, sono ora lisci e neri, lunghi fino alle spalle.
Gli occhi, ora azzurri, sono sovrastati da sopracciglia sottili, e le labbra, piccole e pallide, non somigliano neanche vagamente a quelle piene e rosee della ragazzina saccente di poco prima.
«La prossima volta che non riuscirò a domare la mia criniera, ti chiamerò, Malfoy.», sussurra la Granger, portando una mano tra le ciocche corvine.
Draco le si avvicina lentamente , posandole la mano sul collo e curvandosi in una posizione così intima che quasi mi sento a disagio. Eppure non è niente, è una mano sul collo, sono distanti, non si stanno baciando.
Ma il loro guardarsi negli occhi, per quanto è intenso, fa male al cuore.
Mi volto, lasciandoli nel loro angolo di paradiso, ma riesco comunque a sentire il sussurro di Draco.
«Sei una Leonessa, la criniera ti dona di più.»
Un leggero schiocco mi avvisa del lieve bacio che le ha posato sul viso, ma questo dolce suono viene subito nascosto da un rumore di passi.
Pochi scambi di sguardi, poi mi avvicino ad Hermione e la tiro con me verso il mio letto.
«Togliti le scarpe e la camicia.», le ordino.
Lei mi rivolge uno sguardo confuso, e nello stesso momento gli occhi di Draco tornano a perforarmi la nuca.
«Che ci sei salita a fare nel mio dormitorio, una partita a poker?», dico, aprendo le braccia e alzando gli occhi al cielo.
Quando riabbasso lo sguardo su di lei, è già sotto le coperte, con la camicia malamente abbandonata a terra.
Con un gesto veloce sfilo il maglioncino e mi stendo accanto a lei, facendola posizionare nel lato del letto più lontano dall’unica entrata della nostra stanza nel dormitorio maschile.
Le cingo i fianchi e la sento rabbrividire al contatto delle mie mani fredde, per poi irrigidirsi subito dopo al contatto col mio petto.
«Stai tranquilla, non farò niente.», le sussurro, vedendola arrossire per l’imbarazzo.
Lei alza lo sguardo, e nei suoi occhi intravedo la sua solita fierezza. Annuisce, decisa, e tiro le lenzuola fin sopra le nostre teste.
Nell’intimità di quelle lenzuola, stretti in un finto ma rassicurante abbraccio, aspettiamo l’arrivo delle guardie che ci stanno rovinando la vita. Tutto per lui, per Draco.
I capelli della Granger mi solleticano il collo, e per non farli muovere mi avvicino di più a lei, coprendoli col mento.
I passi sono sempre più vicini, il cuore di Hermione batte sempre più forte. Il mio penso si sia inceppato.
«Cazzo, Zabini, non puoi fare sempre quello che vuoi! Se ci tieni tanto a scopare non puoi farlo in un altro posto?»
Ecco che ha inizio lo spettacolo.
«Fammi capire, il Principino delle Serpi può scopare con la Parkinson quanto gli pare ed io non posso occupare la stanza per una notte? Sei un fottuto egoista!»
Sento Hermione tramare aggrappata al mio petto. Mi dispiace, Hermione.  Devo farlo.

Un dolore che dividiamo in due tra noi.

***

La gelosia, più la scacci e più l’avrai.

Mi sembra di far parte di una di quelle scadenti telenovela che davano in televisione quando ero bambina.
Chiudo gli occhi, aggrappandomi solo al vago sensore del lento battito del cuore di Zabini.
Non voglio sentire altro, voglio solo che vada tutto bene.
La sua mano si stringe intorno alla mia spalla, in una sorta di silenziosa rassicurazione.
Poi mi poggia il mento sulla testa, ed arrivo quasi a sfiorarne il collo con il naso.
Mentre noi siamo al caldo sotto queste candide lenzuola, Draco sta lì fuori, lontano dal letto e troppo vicino alla porta. Troppo, troppo vicino.
Stringo la bacchetta che ho lasciato nella tasta posteriore della gonna.
Sono pronta ad usarla.
Poi sento le urla di Draco, e capisco che la commedia è iniziata.
Mi concentro sul battito di Zabini per evitare di afferrare il senso del loro scambio di battute.
Che mossa idiota: sento la frase pronunciata da Zabini rimbombare nel suo petto, amplificandone il volume e la pesantezza.
«Fammi capire, il Principino delle Serpi può scopare con la Parkinson quanto gli pare ed io non posso occupare la stanza per una notte? Sei un fottuto egoista!»
Mi accorgo di stare tremando solo quando Zabini mi stringe di più a sé, sfiorandomi il capo con la sua mano ampia.
Prima che Draco possa replicare, un tonfo secco mi avvisa che la porta si sta aprendo.
Capisco di dover uscire dal tepore delle lenzuola per mostrare il mio viso.
Per mostrare che non sono chi in realtà so di essere.
«Sono un Malfoy, me lo posso permettere!», urla Draco, consapevole delle figure alle sue spalle.
«Ci sono problemi, signorino Malfoy?», chiede uno degli scagnozzi di Lucius.
«Il caro Zabini ha deciso di portarsi una delle sue puttanelle nel nostro dormitorio, niente di importante.», afferma Draco, fingendo una nota di stupore per l’arrivo delle guardie.
«A cosa devo questa visita?», chiede.
«Vostro padre vuole vedervi.»
«Aspettatemi ai cancelli. Vi raggiungerò dopo aver avvisato la preside.»
Li vedo abbozzare un mezzo inchino di circostanza, poi uno di loro si volta verso me e Blaise.
Per un attimo temo il peggio, ma Zabini ha più freddezza e controllo di me, e si gira a baciarmi la fronte e cingermi le spalle, abbracciandomi.
La guardia ghigna verso di noi, e con un velo pesante di malizia sul volto varca la soglia.
Non appena i passi degli scagnozzi del padre sono solo un ricordo lontano, Zabini si allontana da me, stendendosi sotto le lenzuola con un lungo sospiro,  e Draco si siede pesantemente sul letto.
Velocemente mi libero dalle coperte e vado verso di lui, sedendomi alle sue spalle ed abbracciandolo.
Le sue dita si intrecciano alle mie, e finalmente sento anche lui emettere un sospiro di sollievo.
Mi accorgo di essere ancora svestita solo quando Zabini mi posa la camicia sulle spalle.
Mi volto verso di lui, che mi regala un sorriso sbilenco.
«Grazie», mimo con le labbra.
Un cenno del capo ed e si dirige verso i bagni del dormitorio maschile.
«Draco, non fare aspettare tuo padre. Hermione, forse dovresti andare a dormire, è tardi.»
Come un genitore premuroso, ci guarda con affetto prima di sparire oltre la porta in legno.
«E’ un ottimo amico.», sussurro all’orecchio di Draco.
Annuisce. «E’ il migliore amico che abbia mai avuto, ma se ti avesse sfiorato ancora avrei potuto ucciderlo.», risponde lui, nascondendo il volto tra le mani.
Gli carezzo i capelli biondi, cercando di farlo calmare. «Non l’avresti fatto..»
«Probabilmente no. Ma avrei potuto sfidarlo a duello.», sussurra ancora lui, con voce roca.
Non posso fare a meno di sorridere. Draco geloso è un evento più unico che raro.
«Se non ci fosse stato lui, ora saremmo di nuovo lontani.»
«Lo so. Per questo avrei ferito me stesso, subito dopo aver ferito lui.»
Lo vedo rasserenarsi e permettermi finalmente di guardarlo in viso.
«Ora vestiti, Mezzosangue, altrimenti mio padre rischierebbe di aspettarmi per tutta la notte a causa tua.»
Con un sorriso mi bacia la spalla, per poi guardarmi negli occhi.
«Sei mia.»
Un ordine o una richiesta? E’ un’affermazione o vuole essere rassicurato? Possesso o amore?
Qualsiasi cosa sia, non mi dispiace affatto.
«Non l’ho mai messo in dubbio, stupido Serpeverde.»
Col sorriso sul volto, esce dal dormitorio maschile, pronto ad incontrare suo padre.
Simultaneamente, Zabini esce dal bagno. «Ancora qui, Granger?», dice, ma dalla sua voce non trapela alcun segno di fastidio.
«Si, Draco è appena andato via.», rispondo, coprendomi il seno con la camicia che ancora non ho indossato.
Per un attimo restiamo in silenzio, ognuno immerso nei suoi pensieri.
«Ora vado a letto. Vestiti, non mi girerò. Ho già rischiato abbastanza a causa del tuo corpo, Granger.»
«Aspetta! Potresti prima aiutarmi a tornare.. me?», chiedo, rendendomi improvvisamente conto dei setosi capelli neri che mi sfiorano le spalle nude.
Annuisce. «Ma prima vestiti.»

***

Sincerità: che fortuna chi ce l’ha!

Volto le spalle alla Granger e la sento armeggiare con i bottoni della camicia.
«Son pronta.», dice.
Mi giro verso di lei, e non posso fare a meno di notare quanto, nonostante il suo aspetto sia diverso, si noti perfettamente che è Hermione Jane Granger: le spalle dritte, il petto all’infuori, il mento alzato e gli occhi che, sebbene siano azzurri e non marroni, lanciano lampi d’orgoglio e sicurezza.
So bene cosa ci vede Draco in lei, l’ho sempre saputo, ma era difficile ammettere che al mondo esistessero ragazze così.
Nell’ambiente aristocratico e benestante del mondo magico, in particolare negli ambienti frequentati da mia madre, le donne son frivole creature desiderose di ottenere l’attenzione di pargoli benestanti.
Ma lei, lei no, diamine!
Lei l’attenzione l’ottiene, non la richiede.
Mentre mi avvicino piano a lei e le punto la bacchetta verso i capelli corvini, mi rendo conto di aver provato una fitta d’invidia quando scoprii della sua relazione con Draco.
Non perché era la Granger, ovvio, ma semplicemente perché era così diversa dalle donne che io e il mio amico siamo soliti incontrare!
Avevo sempre pensato che saremmo stati costretti a sposare donne ricche d’oro e povere di cervello, io, Draco e Nott.
Ho sempre immaginato la nostra vita da mariti insoddisfatti, ottimi amanti e uomini d’alto rango.
Eravamo rassegnati a quest’eventualità, quasi rassicurati: era semplice non scegliere.
Poi invece arriva lei, la paladina del Mondo Magico, la Grifondoro per eccellenza, che ci costringe a rivalutare i nostri obiettivi.
Ci ha praticamente costretti ad aprire gli occhi, con la sua determinazione e la sua nauseante lealtà.
C’ha sbattuto in faccia gli errori dei nostri genitori, gli errori dei Mangiamorte, gli errori dell’aristocrazia magica, e tutto ciò semplicemente stringendo la mano di Draco.
Ha reso tutto più difficile.
I capelli corvini riprendono pian piano la forma di una chioma disordinata, del colore della terra.
E mi accorgo che aveva ragione Draco: questa donna è una leonessa.
«Ecco, sei tornata irrimediabilmente disordinata.», annuncio, con finto disgusto.
«Grazie, Zabini.», esclama, guardandomi dritto negli occhi.
«Figurati, sono un genio in Trasfigurazione.»
Scuote la testa, ed i boccoli si intrecciano tra loro, aumentando il caos della sua chioma. «Parlavo di tutto il resto.», sussurra, per poi uscire dalla stanza dopo avermi regalato uno dei suoi sorrisi più radiosi.
Se una Grifondoro sorride così ad un Serpeverde, deve esserci per forza qualcosa di diverso.
Ha reso tutto più bello.

***

«Figliolo, ben arrivato.»
«Ciao, madre. Come mai mi avete fatto venire qui?», risponde lui.
Respiro profondamente, per cercare di allontanare il tremore dalla mia voce. «Il Signore Oscuro vuole vederti.»
Annuisce. Non lo vedo tremare, non vedo alcuna tristezza, dolore o paura nei suoi occhi.
Il mio bambino è ormai diventato un uomo, e so che l’artefice di tutto questo è una semplice ragazzina.
«Aspettami, entro con te.»
«No, madre. Aspettatemi qui.»
Mi sfiora la guancia con la mano e si accinge poi ad entrare nel salone di Malfoy Manor.
Pronto ad affrontare Voldemort, da solo.

***

Ecco, il serpente è arrivato: è qui seduto in mezzo a noi.

Il salone è semivuoto. Solo un lungo tavolo occupa parte della sala, e mio padre ed il Signore Oscuro sono seduti all’estremità di esso come due vecchi amici.
Solo avanzando ulteriormente noto il volto pallido di mio padre e la paura nei suoi occhi, e capisco subito che questa non sarà una visita di piacere.
«Caro Draco.», sibila il Signore Oscuro con la sua voce melliflua e fastidiosa. «E’ un piacere vederti.»
Schifoso bugiardo. «Tuo padre mi ha avvisato del tuo fidanzamento con la giovane Parkinson. Che lieta novella.»
Comincia a girarmi intorno, con le dita ossute puntate verso di me, a sfiorarmi ora gli abiti, ora il viso.
Come se mi stesse graffiando l’anima, come se potesse arrivare oltre la stoffa e ferirmi direttamente il cuore.
«Ho saputo anche di una tua vecchia fiamma. La cara signorina Granger.», dice poi, avvicinandosi pericolosamente a me.
Le sue parole fanno più male di una maledizione senza perdono, ma cerco di rimanere impassibile alle sue provocazioni. Devo farlo per Hermione, per Blaise. Devo farlo per me.
Non mi perdonerebbero mai se mi lasciassi uccidere così.
«E’ stato un divertente passatempo, nulla di costruttivo.», rispondo, e quasi mi meraviglio per il tono convincente con il quale ho pronunciato questa frase.
Avevo quasi dimenticato che gli anni trascorsi a Malfoy Manor mi hanno insegnato a mentire alla perfezione.
Un sorriso sadico si dipinge sul volto del Mago più temuto dell’epoca.
«Allora potresti… spiare le mosse del Trio, approfittando delle tue vecchie conoscenze. E soprattutto svelarci i punti deboli della Mezzosangue.»

Lui ti mangia il cuore.

Tradire Hermione? Non potrei mai farlo. Preferirei morire, ma non posso. Non devo. Per il nostro amore io devo sopravvivere.
«Mi dispiace, non conosco i suoi punti deboli. E’ stata una scappatella frettolosa e superficiale, non ci siamo mai soffermati a parlare.»
Un altro sorriso, un altro dolore al petto.
Non tradirò Hermione.
Qualunque cosa succeda, io non lo farò.
«Sono sicuro che questo ti rinfrescherà la memoria.»
Lo guardai per un attimo senza capire, e con la coda dell’occhio scorsi mio padre scattare in piedi.

***

Mio figlio non gridò.
Mentre la Maledizione Cruciatus lo colpiva in pieno petto, rimase in silenzio, aggrappandosi con gli occhi e con la mente a chissà quale appiglio.
Durò pochi secondo, ma bastò a farlo cadere a terra, privo di sensi.
«Vedi di far parlare tuo figlio, altrimenti userò i miei mezzi per rinfrescargli la memoria.», mi ha sussurrato il Signore Oscuro prima di scomparire nel nulla.
Narcissa è entrata nel salone subito dopo, e con le guance rigate da calde lacrime ha sorretto nostro figlio, ormai ben più alto di lei, e l’ha trascinato lentamente nella sua stanza.
Non ho avuto la forza di alzarmi per proteggerlo dalla Maledizione.
Non ho avuto la forza di alzarmi per portarlo in camera sua a riposare.
Non ho avuto la forza di proteggerlo, mai.
«Lucius, Draco sta bene.»
Annuisco, voltandomi appena verso mia moglie.
«Dobbiamo fare qualcosa…», sussurra poi Narcissa, avvicinandosi a me.
«E cosa hai intenzione di fare? Noi non possiamo niente contro il Signore Oscuro. Ci ucciderà, ci ucciderà tutti se ci opporremo. Dobbiamo costringere Draco a parlare.»
Vedo gli occhi di mia moglie ridursi a due fessure.
«Mio figlio non parlerà. Ed io combatterò per lui, Lucius. Con o senza di te.»
Esce fulminea dalla stanza, probabilmente per tornare da nostro figlio.
Quand’è che è iniziato tutto questo dolore?
Quand’è che la nostra famiglia s’è sfaldata?
Quando hanno iniziato a guardarmi con odio, mia moglie e mio figlio?

Complicità.. ma che gran valore ha.

Invidio quasi i buoni.
Quelli che se ammazzano lo fanno per difendersi.
Quelli che hanno sempre un alibi.
Quelli che qualunque azione compiano vengono perdonati, perché “erano in buona fede”.
Quelli che tornano a casa e baciano la moglie, quelli che sorridono ai figli.
Sono geloso di chi non ha il mio sangue, di chi non ha le mie responsabilità.
Ma pur di non ammetterlo mi farei uccidere.
O meglio, pur di non ammetterlo ucciderei.





NOTE:
La canzone di questo capitolo è “La gelosia” di Adriano Celentano.
Il titolo è un tributo ai Promessi Sposi di Manzoni. La scelta mi sembra ovvia :P

Grazie, come sempre, a chiunque segua questa storia!!!

Grazie a
mya95
ginevra james
 Siu_Mpf
barbarak
 alialiali
 annam00n
deathnote92
 SenzaFiato
Raven Cullen
 Sephora
 ericuz
per aver recensito il capitolo 20! Vi risponderò nel pomeriggio, promesso :D


Consiglio del giorno: My skin di Vale11
Perché non reagisce?
E’ questo che si chiede Hermione, vedendo il Serpeverde che tanto ha odiato restare impassibile a spintoni e provocazione.
Altri due lividi.
Porta il conto delle sue ferite, Hermione. Lo vede cadere, alzarsi e poi essere spinto nuovamente a terra.
Lo vede restare in silenzio mentre gli altri lo deridono, lo accusano.
Interrompe la lite, l’ennesima lite, l’ennesimo sfogo contro quel ragazzo biondo ed estremamente solo.
Non era da lui non reagire, Hermione lo sapeva. Ma sapeva anche che la guerra aveva cambiato molte cose, molte persone. La guerra aveva cambiato anche loro: la Grifondoro e il Serpeverde per eccellenza si scambiarono uno sguardo silenzioso, mentre il caos della rissa si acquietava.
Hermione lo vide alzarsi, dolorante, e andare via.
Non lo vide mai abbassare gli occhi.
Molte cosa sono cambiate ad Hogwarts, ma Vale11 è riuscita a creare una nuova atmosfera, un nuovo equilibrio.
E’ una Dramione appassionante, che fa davvero emozionare : )
Vi consiglio di leggerla!

A sabato,
SweetTaiga : )

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Capitolo 22
*** 22. M'amò, l'amai ***










Prima di questo capitolo posso farmi pubblicità da sola? xD Ho inserito una One-Shot, per chi volesse leggerla :D Ecco qui il link: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=652074&i=1
Non vi svelo nulla, ma mi farebbe piacere ricevere il vostro parere :P


A Jerry93, grazie al quale ho ritrovato l’ispirazione.
E a Ericuz, che ha recensito il 21° un secondo prima che inserissi questo capitolo :P
Che  tempismo! xD
Piccola modifica: questo capitolo è anche per la mia nuova lettrice,LadyViolet93.. Grazie!




22. M'amò, l'amai.




«Oh, guarda lì Luna! Hanno finalmente scelto i prefetti. C’è anche il tuo nome, mi pare.», mi sussurra una ragazzina del primo anno dai capelli arruffati.
Non ne ricordo il nome, non ricordo mai i nomi.
Le sorrido e mi avvicino alla bacheca: probabilmente ha sbagliato. Sono troppo impegnata nella ricerca dei Gorgosprizzi per potermi occupare di questo compito.
«Oh, per tutte le Pluffole rosa!», esclamo, leggendo il mio nome nella tanto attesa lista.
Devo avvisare Hermione. Devo decisamente avvisare Hermione.

***

Sembra facile ma intanto è così difficile parlar di noi due con la tua testa tra le gambe.

Non potrò mai dimenticare il giorno in cui capii che Hermione aveva smesso d’amarmi.
Lo capii nell’istante stesso in cui capii d’amarla, e contemporaneamente vidi che anche lei m’aveva amato.
Ero stato così cieco, a quel tempo.
O forse non volevo vedere. Ammettere d’amarla sarebbe stato un cambiamento troppo grande, una scelta che avrebbe stravolto radicalmente le nostre vite.
Osservarla durante le lezioni, sfiorarle la mano, ridere con lei era lecito, ma non lo era ammettere che tra noi v’era di più di una semplice amicizia.
Eravamo sempre stati un trio, io, lei ed Harry.
Diventare improvvisamente un duo mi sembrava un tradimento nei confronti del mio amico; a volte mi sentivo in colpa persino quando pensavo ad Hermione, quando godevo della sua presenza.
Eravamo tutti in pericolo di vita ed io pensavo a qualcosa di futile come l’amore.
Ero un idiota, ma a quel tempo non potevo saperlo.
Pensai che fosse la cosa giusta, stare con Lavanda.
Pensai che fosse la cosa giusta, guardare le altre ragazze.
Pensai che fosse la cosa giusta, non pensare ad Hermione.
Mi auto convinsi di non amarla, ripetei fino alla nausea che era come una sorella per me, mi costringevo a non specchiarmi nei suoi occhi per non scorgere in essi la verità.

Così stanchi di noi due che non abbiamo voglia di noi due, che non sappiamo più volare.

Ciò che feci per salvaguardare il trio, rovinò tutto.
Ben presto Hermione si accorse della mia freddezza, e smise di cercarmi. Regnava una cordiale indifferenza, troppo ricca di aspettative, di frasi non dette, di rancore e di dolore.
La sentii piangere per la prima volta all’inizio delle vacanze, in un’afosa notte d’estate.
Avevamo deciso di trascorrere le vacanze alla Tana: l’idea di separarci ci spaventava, perdere uno di noi sarebbe stato come perdere noi stessi.
Harry dormiva accanto a me,  ma io mi sentivo troppo inquieto per prendere sonno.
Mi alzai dal letto, e prima che il mio cervello realizzasse ciò che stavo facendo mi ritrovai dinnanzi la porta della stanza di Hermione.
Stavo quasi per bussare, ma l’idiozia che mi aveva accompagnato in quel periodo di dolorosa lontananza forzata tornò a farmi visita: Harry dormiva a pochi passi da noi, non potevo farlo, non dovevo farlo.
Mossi un passo per andare in cucina, ma un lieve rumore mi fece bloccare all’istante: singhiozzi soffocati, lenzuola mosse, leggeri tonfi sul cuscino.
Il mio udito distinse ogni suono, ogni movimento di Hermione, chiusa da sola nella sua piccola stanza arrangiata.
Sentivo tutto, ma non capivo. Come sempre non volevo capire, come sempre cercai di andare via.
Per la prima volta, però, mi fermai.
Quando il timore di essere la causa del suo dolore mi attraversò i pensieri, ammisi a me stesso di non poter più fingere. Con un sospiro aprii la porta, e trovai Hermione così come non l’avevo mai immaginata: accovacciata sul letto ed avvolta nelle lenzuola, con le mani strette attorno alle caviglie ed il capo chiuso tra le gambe pallide.
Una stretta al cuore, un attimo di esitazione, e poi l’ennesimo singhiozzo mi costrinse ad entrare.
«Mione..»

Il tuo dolore sull’orlo delle cose che io sento.

Fu solo un sussurro, ma bastò a farle sollevare il volto si scatto.
Si asciugò velocemente il volto ricoperto di lacrime e mi guardò, senza alcuna espressione dipinta sul volto.
«Che succede, Mione?», chiesi, avvicinandomi a lei.
Quando fui abbastanza vicino da sfiorarle il volto con la mano, lei distolse lo sguardo, scostando il viso dal mio tocco.
Mi sedetti sul letto, e notai finalmente le occhiaie che incorniciavano i suoi occhi scuri.
Quanto aveva pianto, in quelle notti?
Troppo occupato a non guardare la donna che amavo, avevo smesso persino di osservare la mia amica.
Mi sentii morire, quando con voce sicura parlò.
«Bravo Ronald, è una settimana che sono qui alla Tana e finalmente ti sei accorto della mia presenza.»
Non sapevo cosa dire.
Era vero, l’avevo evitata sin dal suo arrivo, ed aveva tutto il diritto di essere arrabbiata con me.
Ma avrei voluto che gridasse, che mi lanciasse addosso tutti i suoi pesantissimi tomi di magia, che mi scagliasse fatture ed incantesimi, che cercasse di ferirmi: avrei accettato qualunque cosa, pur di cancellare quel dolore dai suoi occhi, pur di non udire la sua voce priva d’emozioni, pur di non vedere le sue unghie conficcate nelle esili caviglie.
Cercai di prenderle le mani ed allentare la loro stretta, ma ogni mio tentativo fu vano.
«Mione, io…»
«Non parlare, Ronald. Non parlare. Lo so, so cosa pensi, so cosa provi. Quindi, ti prego, non parlare.», sussurrò lei, con voce stanca e rassegnata.
Era un’Hermione diversa, era.. vuota.
Ed era tutto per colpa mia.
«No, Hermione, ascoltami, io ti…»
Mi si scagliò contro, coprendomi le labbra con le sue mani gelide.
«Non dirlo, Ronald. Non osare dirlo. Non ora. Se tu parlassi, non sarei più capace di rinunciare a te.»
Finalmente, o purtroppo, la sua voce tremò.
Felice per aver riscoperto in lei una sorta d’emozione, tremai di rabbia quando mi accorsi che quel fremito di voce altro non era che dolore, solo dolore.
Le presi i polsi, liberandomi le labbra. Senza darle il tempo di parlare ancora, mi spinsi su di lei. Scansò più e più volte il volto per evitare il mio, ma dopo un lungo scontro che mi procurò non pochi lividi riuscii a lambirle le labbra.
Fu nell’istante in cui sentii il caldo delle sue lacrime che mi staccai, rendendomi conto di ciò che avevo appena fatto.
Il mio pensiero, per una volta, non andò al tradimento verso Harry.
L’unico mio desiderio era sfiorare ancora quelle labbra, ed allo stesso tempo  volevo asciugare le nuove lacrime sgorgate dagli occhi di Hermione.
Tentai di avvicinarmi ancora, ma lei fu più veloce di me, ed alzandosi brandì la bacchetta.
«Avvicinati di nuovo e ti crucio.»
La durezza delle sue parole venne completamente annientata dalla dolcezza del so viso, dai capelli arruffati e dalle lacrime che continuavano a rigarle le guance arrossate.

La distrazione sta nelle cose, il tuo dolore sull’orlo delle cose che io sento.

Mi alzai, e senza curarmi della sua bacchetta le andai di fronte.
«Ti ho detto di stare lontano.»
«Ho sentito.», risposi.
«Se continui ad avvicinarti ti crucio.»
«Hai già detto anche questo.»
«Allora perché non te ne vai, diamine?!», urlò lei, con i lineamenti del volto stravolti dallo sforzo di trattenere il pianto.
«Perché i tuoi occhi mi stanno chiedendo di restare.»
Restò interdetta per un attimo; quel breve istante mi bastò per avvicinarmi a lei, abbracciandola.
«Te ne sei accorto tardi, stupido Weasley.», mi sussurrò all’orecchio.
Ricordo che annuii. «Scusami, ero distratto.», fu tutto ciò che riuscii a dire, mentre sfogavamo in quell’abbraccio tutta l’ansia ed il dolore.

Non abbiamo idea di noi due, e non sappiamo camminare e respirare.

Quando ci allontanammo, le sue guance avevano finalmente ripreso colore ed i suoi occhi tutta la forza che  li caratterizza tutt’ora.
«Mione, io ti…»
Mi posò un dito sulle labbra, questa volta con dolcezza.
«Lo so, anch’io.»
La mia espressione dovette essere davvero buffa, perché lei finalmente sorrise.
Adoravo la mia goffaggine quando mi permetteva di farla ridere, di farla stare bene.
Ricambiai il sorriso, prendendole la mano, e lei riprese a parlare.
«Non possiamo andare avanti così. Stiamo dimenticando come si fa ad essere felici, stiamo perdendo sia l’Amicizia che l’Amore.»

E non sappiamo più volare, con le ali così stanche, la tua testa tra le gambe.

Ascoltati come incantato le sue parole, meravigliati di quanto rispecchiassero perfettamente i miei pensieri.
«Per Harry…», provai a dire io, ma lei mi interruppe ancora.
«Harry è solo una scusa. Non siamo pronti, Ronald, altrimenti Harry non sarebbe stato un problema. Anche io mi sentirei in colpa nei suoi confronti. Oh, non fare quella faccia, Ron, credi che non vedessi ogni tua minima esitazione ed insicurezza?», esclamò con la sua solita aria da so-tutto-io, quando le rivolsi un ennesimo sguardo meravigliato e confuso.
Sorrise, e poi riprese a parlare. «Se il nostro amore fosse stato maturo, se noi fossimo stati pronti, Harry non sarebbe stato un problema. Gliene avremmo parlato, e lui avrebbe capito. Ma noi non siamo pronti per amarci, come non lo siamo per perderci.»
Rabbrividii al solo sentir pronunciare quella parola. Lei mi prese il volto tra le mani, alzandosi sulle punte per raggiungere i miei occhi. «Io non voglio perderti.», le sussurrai.
«Non mi perderai. Sarò sempre accanto a te, in un modo o nell’altro.»
Mi baciò la guancia, per poi sedersi sul letto.
«Quando saremo pronti a giocarci tutto per stare insieme, allora potremo farlo. Per ora, resteremo solo i due aiutanti del Magico Trio. E’ troppo presto per l’amore.»
Uscii dalla mia stanza con il suo sorriso nel cuore e le sue parole nella testa.
Non eravamo pronti, è vero.
Ma l’amavo, diamine se l’amavo.
Ed anche lei m’amava, lo lessi quella sera nei suoi occhi.
Scoprire quello stesso amore nei suoi occhi quando parlava di Malfoy mi ferì profondamente, ma allo stesso tempo mi rese felice.
E’ pronta, pensai. E’ pronta per essere felice.
Mentre la parte di me innamorata di lei si spezzava, il me stesso che le era stato accanto in tutti quegli anni gioiva: ritrovare la determinazione nei suoi occhi, quella passione che poche cose riuscivano ad accendere, era ciò che di più bello le si potesse augurare.
M’amò, l’amai.
Ma ora lei ama un altro, ed io continuerò a starle accanto, sperando, un giorno, di ottenere un’altra possibilità.

Sembra facile, ma intanto è così!

Ancora perso nei miei pensieri, sbatto contro qualcuno. «Ops, scusam…»
Le parole mi muoiono tra le labbra quando, ancora massaggiandomi il braccio sinistro, scorgo una chioma bionda seduta sul pavimento.
«Ehi, Stupido Serpeverde, guarda dove vai!»
Malfoy alza lo sguardo su di me, mostrando un perfetto ghigno da stronzo.
Dopo aver pensato ad Hermione per metà della mia giornata, Malfoy non può certo ritenersi fortunato per avermi incontrato. Potrei ucciderlo con le mie mani, se solo non avessi la certezza che dopo Hermione ucciderebbe me.
«Sempre il solito imbranato, Weasley.»
Almeno ora sa pronunciare il mio cognome, pensai, prima di sbuffare sonoramente.
«Guarda che l’idiota seduto di culo per terra sei tu, mica io.», rispondo, senza nemmeno fare finta di tendergli la mano.
«Ah ah, che simpatico.», replica lui, alzandosi. «Ma non vantarti, sei sempre il solito straccione.»
Senza riuscire più a trattenermi, mi fiondo su di lui, strattonandolo per il colletto della camicia con tutte le mie forze.
Sei capitato decisamente nel momento sbagliato, Malfoy.
Un Weasley in preda al rimorso ed al rimpianto non si augura a nessuno.

***

«Hai visto Draco?», sussurro ad Hermione, sedendomi accanto a lei in biblioteca.
Scuote la testa, per poi alzare lo sguardo su di me. I suoi occhi sono arrossati, ma allo stesso tempo pieni di forza e determinazione. Caratteristiche che ho imparato ad associare automaticamente alla giovane Grifondoro sin dal primo anno ad Hogwarts, quando ancora non sapevo che non avrei potuto parlarle, né che avrebbe odiato e poi amato il mio migliore amico.
«E tu, Blaise?»
Automaticamente il mio pensiero va a questa mattina. O meglio, a questa notte.
Erano le 5 quanto ho aperto gli occhi, e lo stupore di trovare anche Nott completamente sveglio mi spaventò.
Parlammo piano, per non svegliare Paciock ed un paio di Corvonero che dormono nella nostra stessa stanza.
«Non è ancora tornato.», sussurrai meccanicamente, senza bisogno di formulare una domanda.
Nott scosse la testa, dando conferma ai miei timori.
«Dovremmo andare?», chiese poi.
Questa volta fui io a negare. «Se non è successo niente, potremmo destare dei sospetti. Se invece è successo qualcosa, non saremmo comunque di nessun aiuto.»
«Dobbiamo avvisare Hermione?». Sorrisi, sentendo il particolare suono che assumeva quel nome pronunciato dalle labbra di noi Serpeverde.
«Aspettiamo fino a questa sera. Se non torna, andrò a parlare io stesso con lei.», risposi.
Nott annuì, fingendo una calma che nessuno di noi possedeva. Restammo svegli fino all’ora della colazione. Da quel momento in poi, ho perso di vista anche lui.
«Blaise? Blaise»
Sentendo la voce di Hermione, scuoto la testa per allontanare ogni mio pensiero.
«Scusa, Hermione. No, non l’ho visto nemmeno io.», le rispondo, accennando un mezzo sorriso per non far trapelare la mia preoccupazione.
«Non preoccuparti, andrà tutto bene. Draco sa quello che fa.», mi sussurra, poggiandomi la mano sulla spalla.
Una risata sgorga spontanea dalle mie labbra. «Perché ridi?», mi chiede lei, alzando un sopracciglio in segno di disappunto.
Scuoto la testa e mi alzo.
Non posso certo dirle che ero andato lì per consolarla.
Non posso certo dirle che invece è stata lei a rincuorare me.
Non posso certo dirle che è la prima volta che qualcuno cerca di consolarmi.
«Ci si vede, Granger. Ti faccio sapere se ho delle notizie.»
Non posso dirlo, e non posso - non devo! - ammetterlo nemmeno a me stesso.

***

Mentre Blaise sta per uscire, Ginny entra frettolosamente in biblioteca.
Vedendola così scossa, io e Zabini ci scambiamo uno sguardo preoccupato. «Che succede, Ginny?»
Prende fiato per un momento che mi sembra infinito. «Draco e Ron.. Ho sentito che nell’Ala Est ci sono Draco e Ron.»
«E qual è il problema?», dice Zabini, riflettendo perfettamente i miei pensieri.
«Il problema è che sono soli, diamine!», urla Ginny, per poi tornare a respirare lentamente per riprendersi dalla corsa.
«Oh cazzo.»
Ancora una volta Blaise da voce ai miei pensieri, in maniera meno delicata ma più efficace di quanto avrei fatto io.
Senza nemmeno parlare, iniziamo a correre.
Non possiamo certo permettere che l’Ala Est crolli per colpa di quei due idioti, diamine!

***

«Da quando sei diventato così debole, stupido Serpeverde?», sibila Weasley, continuando a trattenermi per il colletto.
«Non ho voglia di fare storie con te, Ciufforosso.», rispondo, cercando di prendere fiato.
«Che c’è, hai paura che Hermione ti sgridi? Stupido vigliacco! Io non sono Hermione, non ti aspettare che cambi il mio comportamento nei tuoi confronti.», grugnisce lui, e per un attimo mi fa quasi paura.
Quasi.
«E tu non aspettarti che non ti romperò il naso solo perché sei il migliore amico della mia ragazza, idiota!»
Capisco di aver toccato un tasto dolente, e da degno Serpeverde quale solo rigiro ben bene il coltello nella ferita. «Ops, ma forse avresti preferito essere tu al mio posto. O sbaglio, straccione? »
Mi rendo conto di aver fatto incazzare il pargolo Weasley solo quando mi sbatte violentemente contro il muro; tento di liberarmi dalla stretta, ma il dolore provocato dalla maledizione Cruciatus continua a rendermi difficile ogni movimento.
«Te lo chiedo un’altra volta, razza di idiota. Da quando sei così debole?»
Alzo il mento, per non dargli alcuna soddisfazione.
Per un attimo l’idea di sbattergli in faccia il mio dolore mi attrae, ma la allontano subito con disgusto.
La pietà di un misero Weasley è l’ultima cosa che voglio.
Cazzo, ho ancora un minimo d’orgoglio!
Eppure il tonto che ho davanti sembra capire per la prima volta qualcosa nella sua vita.
«Sei stato a Malfoy Manor questa notte?»
Annuisco, troppo meravigliato per dire altro.
Mi lascia cedere quasi con grazia, smettendo di spingermi con forza contro la pietra fredda del castello.
«Capisco. Al paparino non devono essere piaciute le notizie che gli hai portato.»
Evito la sua domanda indiretta. Non gli dirò cos’è successo, non ammetterò la mia debolezza, non svelerò il mio dolore. «Hermione non deve sapere nulla.», sibilo invece.
«Perché?», mi chiede.
Una sola parola che mi confonde.
«Perché voglio difenderla.»
E’ una risposta così ovvia, ma non posso aspettarmi che un Weasley capisca.
Una risata roca mi raggiunge, ed alzo lentamente lo sguardo su di lui. «Sei ancora convinto che quella che ha bisogno di protezione sia Hermione? E’ stato uno dei miei errori, non ripeterlo anche tu.»
Lo vedo aspettare invano una mia risposta, per poi riprendere a parlare.
«Sei tu la damigella in pericolo. E’ Hermione che ti sta difendendo, è lei che ti ha salvato, non il contrario. Non dimenticarlo, Malfoy.»
Le sue parole mi colpiscono come un pugno in pieno stomaco. Lo so, lo sapevo, l’ho sempre saputo, ma l’orgoglio di un Malfoy non permette certe ammissioni.
Eppure, davanti a quello che credevo uno dei miei nemici peggiori, annuisco. «Non lo dimentico mai.»
Annuisce, e mi da una pacca sulla spalla. Come se fossimo amici.
Puah!
«Non  lo dirò ad Hermione.», sussurra, complice.
Questo è troppo. «Da quanto mi fai dei favori, stupido pezzente? Non voglio la tua compassione.»
Le mie parole sono puro veleno, che però sembrano scorrere come acqua su Weasley, che non mostra alcun segno di risentimento.
«Lo faccio per Hermione, non per te, razza di egocentrico viziato.», risponde lui, con un lieve divertimento nella voce.
Tutto chiaro.
Per Hermione.
Tutti stiamo combattendo per lei.
Poi ripenso alle parole di Weasley, alle assenze frequenti di Hermione, al mistero celato nelle sue parole, e finalmente capisco.
E’ lei che sta combattendo per noi.

***

«Hermione sta arrivando.», dico, rivolto ai due idioti in piedi a pochi passi da me.
Si voltano contemporaneamente, cercando di distinguere i miei lineamenti nel buio.
«Theodore? Che ci fai qui? Che vuol dire che sta arrivando Hermione?», mi chiede Draco, con una nota di panico nella voce.
Non posso fare a meno di sorridere. L’idea di una Hermione arrabbiata terrorizza persino il Principe delle Serpi.
«Dovreste ricordare che anche i muri hanno le orecchie, qui ad Hogwarts, la prossima volta che vorrete urlare per i corridoi.», rispondo io, con fare ovvio.
Weasley e Draco si guardano, sbiancando.
«Non penso che qualcuno sia riuscito a decifrare i vostri grugniti, tranquilli. Si pensava ad una semplice rissa tra due nemici fidati.»
Entrambi esalano un sospiro di sollievo, ma la quiete dura pochi attimi.
«Ronald Bilius Weasley e Draco Lucius Malfoy. Si può sapere cosa diamine state combinando?»
Non appena la voce di Hermione li raggiunge, sia Draco che il Rosso si immobilizzano. Alle spalle di Hermione scorgo Blaise, impegnato come me a cercare di non ridere.
Ogni preoccupazione, ogni ansia, ogni timore scompare nell’assistere alla buffa scena che ci si presenta davanti: il Re dei Grifondoro ed il Principe delle Serpi  intimoriti e obbedienti al cospetto di una giovane donna dai capelli arruffati.
Pronto a pregustarmi lo spettacolo, rimango quasi deluso quando una liscia chioma bionda interrompe quello che poteva passare alla storia come il miglior duello avvenuto ad Hogwarts.

***

«Hermione! Ho una notizia assurda da darti.»
Luna Lunatica Lovegood sarà il mio mito per il resto della vita, lo giuro.
Pregherò per ogni evenienza, innalzerò un tempio dedicato a lei ed immolerò dei sacrifici in suo onore.
Potrei immolare Malfoy, ad esempio…
Scuoto la testa. Già è un miracolo che mi sono salvato ora, meglio non sfidare troppo la sorte: noi Weasley non siamo poi molto fortunati.
«Non ora, Luna. Devo uccidere questi due idioti.»
Le parole di Hermione fanno diventare Malfoy ancora più pallido del solito, e penso che il mio volto ora sia di un colore molto simile al rosso dei miei capelli.
«No, Hermione, è importante!», insiste Luna, ed io ricomincio ad inventare brani sacri in suo onore.
Hermione sbuffa e finalmente si volta verso la biondina alla sua destra.
«Che c’è, Luna?», esclama Hermione, sull’orlo di una crisi di nervi.
«Neville è stato scelto come prefetto dei Grifondoro.», annuncia Luna.
Hermione alza un  sopracciglio, come tutti noi.
«E qual è il problema?», dice a sua volta la mia compagna di Casa.
«Può esserci solo un Prefetto per Casa.», continua la biondina.
Un solo prefetto per casa..  Oh cazzo. Per le mutande di Merlino!
Mi volto piano verso gli altri presenti, e noto con terrore che persino Nott e Zabini, che fino a poco prima sghignazzavano beatamente, ora sono due maschere di orrore.
Poso di nuovo il mio sguardo su Luna, che finalmente completa la frase.
«Tu non sei tra i Prefetti, Hermione.»
Le sue parole riempiono completamente il silenzio della stanza.
Attendiamo pazientemente l’urlo di dolore di Hermione, la sua disperazione, la sua corsa inarrestabile verso l’ufficio della McGranitt per chiedere spiegazione.
Restiamo immobili aspettando il peggio, ma quando il peggio finalmente arriva siamo letteralmente paralizzati dal terrore.
Hermione, con noncuranza, solleva le spalle.
Con indifferenza si porta i capelli ribelli dietro le orecchie.
Senza alcun cenno di sofferenza pronuncia le due parole che mai nessuno si sarebbe aspettato.
«Lo so.»
Ricapitoliamo.
Neville è tra i Prefetti.
Hermione no.
Ad Hermione non frega assolutamente nulla di non essere stata scelta.
Qui c’è decisamente qualcosa che non va.
C’è solo una spiegazione a tutto questo…
«Oh cazzo, la fine del mondo è vicina!», esclama Draco accanto a me.
Per la prima volta nella mia vita, sono d’accordo con lui.
Oh si, la fine del mondo è davvero in arrivo, penso, disgustato dall’aver condiviso un pensiero con questa viscida Serpe.


NOTE:
Ce l’ho fatta, ce l’ho fatta, ce l’ho fatta! Ancora non ci credo! Ecco qui il nuovo capitolo, chiedo di nuovo immensamente scusa per il ritardo!
Allora, non vi faccio aspettare oltre e passo subito al capitolo.
La frase “M’amò, l’amai” è tratta da Cavalleria Rusticana. Ammetto di non aver mai letto quest’opera, ma la frase mi aveva colpito molto :D
La canzone è “La Distrazione” dei Negramaro :D

Passo subito a ringraziare tutti coloro che seguono la storia!
In particolare
ericuz (che ha recensito giusto in tempo per essere inserita :P)
mya95
zuzallove
nausikaa87
Sephora
deathnote92
barbarak
che hanno recensito lo scorso capitolo :D

Consiglio del giorno!
Oggi vi consiglio una bella Dramione appena sfornata dalla mia carissima Sephora :D
 Full moon è ambientata nel VII libro, precisamente nel momento in cui Ron va via, lasciando Hermione ed Harry da soli.
E se Hermione si sacrificasse per Harry?
Se lui scappasse e lei restasse invece nelle grinfie di una Bellatrix pronta ad ucciderla in nome del Signore Oscuro?
Qualcuno salverebbe la coraggiosa ragazza, oppure lei morirebbe invano, in nome di una guerra inutile fondata sull’odio e sul pregiudizio?
Avvincente già dal primo capitolo, è una storia veloce e scorrevole, in cui i sentimenti dei personaggi sono difficili da comprendere. Le azioni parlano per loro, ma è davvero complicato cercare di indovinare come proseguiranno le vicende. Una storia che merita davvero di essere letta : )


Ora corro a pubblicare, non oso farvi aspettare oltre xD

Baci,
SweetTaiga : )

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Capitolo 23
*** 23. Segreti e bugie ***





23. Segreti e bugie.




Ad Adam Zborowski,
il protagonista della mia prossima storia originale.
(che pubblicherò il 20 febbraio)
Mi sono innamorata di lui, che ci posso fare?





«Minerva, ho appena completato di trascrivere la lista dei giovani insegnanti dell’ottavo anno.»
Abbasso lo sguardo sul professor Vitious, sorridendogli per la disponibilità. «Grazie infinite, Filius. Speriamo che queste lezioni non si tramutino in un fallimento.»
Con un sospiro, ricomincio a scrivere una missiva per il caro Lucius Malfoy. Le sue stupide guardie incutono timore ai miei allievi, e molto probabilmente non sono altro che Mangiamorte falliti che sperano in favori economici da parte della sua famiglia.
Un altro sospiro, ed il professor Vitious attira la mia attenzione con un colpo di tosse.
«Perché sospirate, cara Minerva? Ci sono problemi?», mi chiede.
Indecisa se parlarne o meno, alla fine opto per la prima scelta. «Sono le guardie di Malfoy il problema. Non riusciamo a convincerlo a ritirarle, e la loro presenza rende inquieti gli alunni. I pochi giorni di controlli che aveva chiesto son diventati quasi un mese! Non posso tollerare oltre.«
Portandosi la mano ai baffi, Filius inizia a camminare avanti e indietro per il mio ufficio. «Non si potrebbe parlare con il Ministero? In fondo Lucius è pur sempre ai domiciliari, nonostante finga d’essere ancora il padrone del mondo. Probabilmente perfino Voldemort lo considera inutile, rinchiuso com’è nella sua stessa dimora.»
Scuoto la testa. «Non è così semplice, purtroppo. Il Ministero ormai è oltremodo corrotto: finché non salirà al potere un nuovo ministro della magia, non potremo contare sulla comunità magica. Siamo soli, Vitious. Mentre Malfoy ha ancora l’appoggio di Voldemort.»
«Posso chiedere come ne siete così sicura, Minerva?», domanda lui, incuriosito.
«Ogni cosa a suo tempo, Filius. Ora è meglio che vada ad appendere gli orari delle lezioni degli studenti dell’ottavo anno: quasi un mese penso possa bastare per farli ambientare.»
Filius si sposta per permettermi di passare, ma prima che io possa uscire dal mio ufficio una voce ci fa voltare entrambi.
«Minerva, e per quella piccola festicciola?»
Guardo il ritratto di Silente come si guarda un evaso dal manicomio.
«Oh, su, quella cosina per Halloween. Lo sai che non c’è modo migliore che una festa per far rasserenare la gioventù.», continua lui.
L’ennesimo sospiro mi sfugge dalle labbra. «Va bene, vedrò di preparare un avviso.»
Un colpo di tosse del professor Vitious mi costringe a cambiare il soggetto del mio sguardo. «Si?»
«Mi sono permesso di prepararli io, Minerva. Ecco.», afferma, porgendomi alcuni avvisi.
Dalla risatina di Silente e dallo sguardo speranzoso di Vitious, capisco che non ho altra scelta.
«Va bene, va bene. Li appenderò insieme agli avvisi della lezione.»
Leggo la soddisfazione nei loro occhi, e per un attimo dimentico la mia rigidità.
Forse una festa farà davvero bene a questi poveri ragazzi, ma prima devo cacciare i leccapiedi di Malfoy.

***

Mentre le ideologie si estinguono e le coscienze si disperdono, insieme ai muri crollano le verità di comodo.

Sono ormai dieci minuti che stiamo in silenzio.
Con un colpo di tosse, cerco di attirare l’attenzione di tutti, ma solo la Granger mi degna di uno sguardo.
«Nott?», dice semplicemente, alzando un sopracciglio in un gesto di muta domanda.
«Vogliamo restare qui e diventare decorazioni del castello o facciamo qualcosa di costruttivo?», chiedo.
«Qualcosa di costruttivo?», replica lei, incrociando le braccia.
«Si, qualsiasi cosa! Tornare nei dormitori, andare a fare razzie nelle cucine, infastidire Pix, dare testate contro il muro.. Qualsiasi cosa è più costruttiva dello stare qui immobili a scrutarci!»
La mia proverbiale calma è andata a farsi fottere, lo so, ma il discorso con Pansy mi ha fatto perdere lucidità.
Subito dopo la colazione, avendo notato con Blaise che Draco non era ancora tornato, sono andato a controllare che Pansy stesse bene. Non si sa mai.
Dopo averla cercata per tutto il castello, l’ho trovata nel  bagno femminile in compagnia di una Mirtilla Malcontenta più malcontenta del solito.
«Che succede, Pansy?», chiesi, entrando nel bagno.
«Sei un maschio! Non si entra così nel bagno delle signorine!», ha urlato lamentosamente Mirtilla.
«Tanto mi sembra che a tutto serva tranne che ai bisogni femminili, questo bagno. Potremmo usarlo al posto della Sala Grande, per quanto è trafficato ed affollato.», ho risposto a mia volta, alzando gli occhi al cielo.
Erano ormai otto anni che entravo il quel bagno senza alcun pudore né minima preoccupazione. Avevo visto di tutto: ragazze che fumavano sigarette babbane di nascosto, studenti di ambo i sessi e d’ogni età che copiavano compiti, s’è persino detto che nascosta qui dentro c’è la camera dei segreti.
Ma mai una volta, mai ho visto una ragazza fare ciò che di solito si fa in un bagno.
Almeno, però, ho sempre potuto incontrare Pansy indisturbato.
«Che succede, Pansy?», ripetei, senza tener conto delle urla di Mirtilla Malcontenta.
Almeno fino a quando, trapassandomi con il suo corpo inconsistente, non ha urlato ai sette venti: «Ha il bracciale dei Malfoy! E’ fidanzata con Draco! Con Draco!»
Prima che un velo di malinconia mi coprisse gli occhi, non ho potuto fare a meno di ghignare. Draco e Potter hanno sempre avuto un’ammiratrice in comune, a quanto si dice nei corridoi.
L’attimo di gioia durò davvero poco, perché Pansy s’alzò di scatto e mi abbracciò.
«Non voglio sentirmelo ripetere ancora. Tutti mi chiedono dei miei progetti con Draco per il futuro, ma al diavolo! Non potrò resistere a lungo, Theo. Sono brava a mentire, ma sento che potrei tradirmi. Tutti mormorano al mio passaggio, tutti hanno qualcosa da dire sul matrimonio dell’anno. Non posso farcela, Theo. Preferivo essere invisibile.»
La strinsi a me e portai una mano sulla sua guancia per controllare se fosse bagnata di lacrime.
Ovviamente no: Pansy non piangeva mai.
L’avevo sentita lamentarsi spesso, per qualunque sciocchezza, ma mai piangere per i problemi seri.
E questo, devo ammetterlo, è un problema serio anche per me.
«Theo?», mi chiese, aggrappandosi alla camicia.
«Dimmi, sono qui.»
«Quando tutto finirà, mi chiederai di sposarti?», sussurrò, in maniera appena udibile.
Per risposta l’ho stretta a me  con tutte le mie forze.
Come vorrei poter mantenere questa promessa, come vorrei che tutto finisse.
«Cosa c’è qui, una riunione?»
Ci voltiamo simultaneamente verso la voce, con il terrore sul volto.
«Professoressa McGranitt.. Noi, ecco.. Stavamo giusto andando nel dormitorio comune, si.», risponde Hermione, cercando il nostro sostegno con lo sguardo.
«Infatti!», le da man forte Zabini, e con mia somma sorpresa le si avvicina.
«Oh, Zabini. E’ un piacere vederla d’accordo con la Granger.», annuncia la McGranitt, lanciando uno sguardo indagatore a tutti i presenti.
«Giacché siete qui a trastullarvi allegramente, cosa ne dite di andare ad appendere questi fogli in bacheca?», chiede la professoressa.
«Certo, andiamo subito.», risponde prontamente Hermione.
«E dopo di corsa nei dormitori. Non voglio vedervi di nuovo in giro, o toglierò minimo 50 punti a testa.»
Detto questo, si gira e se ne va, lasciandoci decisamente perplessi.
Noto un lieve sguardo tra Draco, Hermione e Ron, e le labbra della ragazza incurvarsi mimando un’unica parola: “idioti”.
Subito dopo scompare anche lei, seguita a grandi falcate da Luna.
Un basso grugnito di Draco mi rende partecipe del fatto che non ha apprezzato l’uscita di scena della sua ragazza.
Sorridendo tra me e me, me ne vado verso il dormitorio.
Vedere Draco messo a tacere dalla Granger è ogni volta un’esperienza esilarante.

***
Non devo chiedere, devo far da me.

La verità è dura da accettare, ma prima di tutto è dura da capire.
Stanno succedendo così tante cose che ormai ho perso il conto.
Draco si è innamorato.
Theodore è finalmente riuscito a mettere da parte la sua solita indifferenza.
Persino Pansy ha messo da parte un minimo della sua solita acidità.
Ed i Grifondoro collaborano con noi.
Queste si che sono novità.
Ed io? Io cosa sto facendo? Io sono sempre lo stesso idiota. La cosa più importante che ho fatto questa settimana è stato comprare una nuova cravatta.
«Blaise, un’altra?», è stato tutto ciò che mi ha detto Draco, prima di sorridere e scuotere la testa.
Solo un’altra cosa futile da aggiungere alla collezione, solo qualcosa di stupido e costoso per coprire il vuoto che ho dentro.
Non posso parlarne con nessuno, perché non capirebbero.
Draco si arrabbierebbe. Oh, eccome se si arrabbierebbe.
Hermione.. nemmeno a parlarne, non potrei mai parlarne proprio con lei.
Pansy e Theodore sono da escludere, non è il caso di coinvolgerli.
Per una volta, dovrò cavarmela da solo.
Allora che il gioco abbia inizio, caro destino.

***

Ti capisco quando dici che rivorresti le tue bambole.

«Hermione, perché non sarai prefetto quest’anno?», mi chiede improvvisamente Luna.
«Oh, bé.. sai com’è, con lo studio.», cerco di rispondere, arrampicandomi sugli specchi.
«Oh, non prendiamoci in giro, Hermione. Hai salvato più volte il Mondo Magico senza mai trascurato lo studio. Hai sempre aiutato i professori senza mai saltare le lezioni. Hai persino usato una Giratempo, per seguire tutti i corsi!», sto per rispondere, quando improvvisamente mi rendo conto che non è stata Luna a parlare.
«Ginny? Che ci fai qui?», chiedo, oltremodo meravigliata.
«Ho seguito te e Zabini, ovviamente. Ma sono arrivata giusto in tempo per sentire il tuo discorso con Luna.», risponde lei, avvicinandosi alla bacheca a cui sto affiggendo gli avvisi.
«Cosa sono?», domanda, cambiando argomento con mio sommo piacere.
«Gli avvisi per le lezioni che dobbiamo tenere noi dell’ottavo anno.»
«E tu cosa insegnerai, professoressa Granger?», chiede con un sorriso, sporgendosi per leggere oltre la mia spalla.
«Difesa contro le Arti Oscure e Trasfigurazione.», rispondo, consapevole delle domande che mi sarebbero arrivate di lì a poco.
«Difesa contro le Arti Oscure? », mi fa eco Luna.
«Si, insieme ad Harry.»
«Perché tu?», chiede a sua volta Ginny.
Perché conosco la magia oscura quasi al pari di un Mangiamorte?
«Perché Harry è una frana in teoria, suppongo, e dovrò aiutarlo.»
Con un sorriso cerco di sminuire l’importanza di questa decisione della McGranitt di assegnarmi una delle cattedre più impegnative del corso, ma Luna e Ginny non sembrano crederci molto.
Improvvisamente, un ricordo mi invade la mente.
«Ragazze, che ore sono?», domando frettolosamente.
«Le nove meno un quarto, più o meno. Perché?» , dice Ginny.
«Scusatemi, devo andare.. in biblioteca!», urlo, iniziando a correre, senza dare loro tempo di replicare.
Diamine, come vorrei tornare bambina.
Vorrei ricominciare a giocare con le bambole: i giochi degli adulti sono troppo impegnativi e pericolosi per i miei gusti.
Ma in fondo sono io che ho scelto questa vita.
«Hermione, sei in ritardo! Dobbiamo sbrigarci, prima che la McGranitt riattivi gli allarmi magici del castello.», sussurra Neville, prima di iniziare a correre avanti a me.
Varchiamo i cancelli di Hogwarts giusto in tempo, e pochi secondi dopo una scintilla ci avvisa che gli allarmi sono stari riattivati.
«Bene. Ora inizia la parte difficile.», affermo sottovoce.
Neville mi guarda ed annuisce, infondendomi coraggio.
«Allora andiamo.», sussurra a sua volta, per poi farmi cenno di mostrargli la strada.

***

Mi  hanno sempre fatto credere che nell’incertezza è meglio prendere. Ma se io prendo chi è che da?

Mi siedo sul letto, cercando di non poggiarmi sui miei stessi lividi.
Per fortuna i casini successi questa sera hanno impedito a chiunque di pormi domande a cui non avrei voluto rispondere. A parte Weasley, che s’è fatto una bella cucchiaiata di fatti miei.
Ma finché la voce non arriva ad Hermione va tutto bene.
Sorrido a mio malgrado pensando a quante cose stanno cambiando.
Inizio a vedere con lucidità ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, e sento di essere pronto per fare la mia scelta.
Non dipende solo da Hermione: lei mi ha semplicemente fatto aprire gli occhi.
Ma ora comprendo davvero il male che il Signore Oscuro ha inflitto, ciò che mio padre ha fatto.
Mio padre.. tutte le stronzate che mi ha inserito nel cervello mi hanno fatto diventare una marionetta nelle mani di un burattino.
Perché ora so che ogni Mangiamorte, ogni seguace di Voldemort, è solo una pedina nelle sue mani, niente di più. Non dividerà la sua gloria con nessuno, se dovesse vincere questa guerra.
Se i buoni dovessero perdere, l’unico vincitore sarebbe Voldemort.
Né i suoi scagnozzi, né mio padre, né Bellatrix.
Ed io, da buon Malfoy, non posso tollerare di non vincere.
Inoltre, sto iniziando ad apprezzare la vita. E se avessi continuato ad essere un Mangiamorte, la vita non avrei mai saputo cosa fosse.
Questo non vuol dire che diventerò uno stupido Grifondoro pieno di coraggio e belle parole.
Ma l’omicidio e la tortura smetteranno d’essere i miei mezzi di conquista.
L’astuzia batte la violenza, in fondo.
Ed io sono un astuto Serpeverde, non uno schifoso Mangiamorte.

***

«Hagrid, hai per caso visto Hermione?»
Girandosi verso me e Ron, ci dona un immenso sorriso. « No di sicuro, io stavo cercando cibo per l’Ippogrifo. Sapete, mangia molto con questo brutto freddo.», dice, facendoci l’occhiolino. Poi, probabilmente leggendo la preoccupazione nei nostri occhi, ci si avvicina ulteriormente. «Harry, perché mi chiedete di Hermione?»
Ron ed io ci scambiamo uno sguardo eloquente. «Niente, pensavamo fosse venuta da te, ma probabilmente sarà nel dormitorio.»
Hagrid non sembra averla bevuta, ma finge ugualmente di crederci. «Va bene, ma ora uscite dalla serra e andate voi pure nel dormitorio. E’ pericoloso stare qui.»
Ci allontaniamo con un breve cenno di saluto, ed iniziamo a correre verso la nostra Sala Comune.
«Forse è nel dormitorio femminile.», ipotizza Ron.
«Abbiamo chiesto ad ogni studentessa del nostro anno.. Non può essere diventata invisibile all’improvviso.»
In un attimo, io e Ron ci immobilizziamo.
«Il mantello dell’invisibilità!», esclamiamo all’unisono. «Quando è venuta in camera questa mattina non era di certo per darci il buongiorno!», sussurro io, in preda all’ansia.
«Miseriaccia!», esclama Ron. «Lo sentivo che qualcosa non andava, l’ho capito dallo sguardo che ha scambiato con la McGranitt.»
«Spero tanto che ci stiamo sbagliando, Ron.», dico, iniziando a correre verso il nostro dormitorio.
«Lo spero anche io, amico.»
Per Merlino, spero che tutto questo sia solo un brutto scherzo della nostra immaginazione.
Spero che il mantello sia ancora piegato nel baule.
Spero vivamente che Hermione non si stia mettendo nei guai.

***

La verità sta dentro a un nylon, dimenticata in qualche oceano.

«Ginny?», mi chiama Luna, alcuni secondo dopo che il mantello di Hermione è sparito oltre lo stretto corridoio che porta verso le mura esterne di Hogwarts.
Mi giro verso di lei. «La biblioteca è chiusa a quest’ora.», dice, confermando ogni mio timore.
«Lo so, Luna, lo so.»
Tale è la preoccupazione, che passiamo persino indifferenti davanti ad un avviso che riporta a lettere cubitali “Festa di Halloween”.
Abbiamo qualcosa di più importante a cui pensare.
Hermione.. cosa ci stai nascondendo?

***

Sono una bugiarda. Una bugiarda ladra, dopo aver rubato il mantello dell’invisibilità di Harry.
Diamine, spero solo che non se ne accorga.
«Hermione, è il momento.»
Neville mi sfiora la spalla per infondermi quel coraggio che non ho.
Poi tre colpi secchi al muro, ed una figura incappucciata si affaccia alla minuscola fessura tra i mattoni.
Quando questa scompare, un piccolo varco si apre sotto i nostri piedi.
«Aspetta qui, Neville. Se entro un’ora  non sono tornata, scappa.»
Non aspetto neanche una risposta, e mi immergo nel buio dei sotterranei.
Accarezzando il bracciale di Draco ritrovo un briciolo di coraggio.
Ce la posso fare, dico a me stessa.





NOTE:
Ciao a tutte, lettrici : )

Ho una domanda da porvi: che ne dite se creo un gruppo su facebook per aggiornamenti, spoiler e varie?
Sono un po’ indecisa, vorrei sapere il vostro parere.


Sono felice di essere riuscita a finire questo capitolo, temevo davvero di non farcela.
La canzone è “Bambole” dei Negrita.

Passo subito ai ringraziamenti, in modo da pubblicare il prima possibile  : )
Grazie a tutte voi – parlo al femminile perché non penso vi siano ragazzi tra chi mi segue – per la pazienza che avete nel leggere ogni volta questa mia pazzia : )
Grazie inoltre a chi ha recensito lo scorso capitolo:
 libera_di_sognare
ginevra james
 LadyViolet93
 Lizzy Dreamy 93
 ericuz
 Sephora 
 barbarak
Vi risponderò entro questa sera, al massimo domani mattina : )

PER LE NUOVE ARRIVATE:
Prima di tutto, benvenute :D
Se volete aggiungermi su Facebook, basta cercare “SweetTaiga Efp” : )
E per qualsiasi dubbio scrivetemi pure!

A presto,
SweetTaiga

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Capitolo 24
*** 24. Questione di fiducia ***




Prima di lasciarvi liberi di leggere, imploro perdono per il ritardo! : )
Probabilmente da oggi in poi l’aggiornamento avverrà di DOMENICA – tutta colpa del liceo! : (
Buona  lettura ; )

 

24. Questione di fiducia.


A Benigni,
perché “se qualche volta la felicità si dimentica di noi,
noi non dimentichiamoci mai della felicità!
Ed alla mia prima storia originale,
Miracles Theatre,
che potete trovare qui:
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=657135&i=1


 
E’ passata un’ora e mezza da quando Hermione mi ha lasciato qui da solo.
Sarei dovuto andare via mezz’ora fa, lo so, ma la preoccupazione è troppa: non posso lasciarla sola nel covo dei nemici.
Continua a rigirarmi la spilla del Nuovo Esercito di Silente – ancora sprovvisto di un nome – sperando in una qualsiasi notizia. L’ansia mi sta opprimendo il petto, e la luna piena da al giardino di rovi un’aria spettrale.
D’un tratto la spilla si illumina; un breve messaggio di Harry: “Guferia. Tra un’ora.”
Cosa dovrei fare?
Potrei fingere di non aver letto il messaggio, ma se sia io che Hermione non ci presentassimo potrebbero sorgere dei sospetti. Cavolo, in che guaio che mi sono cacciato!
Eppure quando Hermione mi chiese d’aiutarla accettai con gioia. Non sono mai stato un eroe, ho combattuto solo facendo leva sulla  mia forza di volontà, non ho particolari capacità, eppure quando le ho fatto notare i miei difetti lei mi ha sorriso.
«Ma sei l’amico più affidabile e buono che conosca, Neville.»
Così mi rispose, quella notte di poco tempo fa, quando la vidi uscire con i capelli arruffati ed il volto stanco dalla stanza della McGranitt.
Erano molte notti che usciva di nascosto dal dormitorio, e sapevo che tutte le volte si dirigeva lì.
«Devi mantenere il segreto.», mi disse, implorandomi con gli occhi.
Un segreto. Un segreto da custodire, così oscuro e così importante da non poter essere svelato ad anima viva. Avrei potuto rifiutare, avrei potuto usare una qualunque scusa, eppure il semplice fatto che Hermione si fidasse di me mi diede coraggio.
Per coprire le sue uscite notturne ho anche accettato di diventare Prefetto. Io, che non metto paura neppure ad un bambino e non sono capace di dare ordine alla gente, un Prefetto!
Ma, come Hermione si è sacrificata rinunciando al ruolo che le spettava di diritto, io mi son dovuto fare coraggio ed accettare.
Accettare. E’ l’unica cosa che sto facendo ultimamente.
Ma non c’è tempo per pensare, è tempo di agire. E se aiutare Hermione porterà alla fine di questa insensata guerra, le coprirò le spalle a costo della mia stessa vita.
Perché è una mia amica. La mia prima amica.
Finalmente prendo una decisione: mi ha chiesto di coprirla, ed è quello che farò.
Andrò da Harry ed inventerò una scusa, è l’unica cosa che posso fare per lei in questo momento.

***

«Cosa fai ancora in piedi, Luna?»
Varcando la soglia del dormitorio dei Corvonero, la trovo accovacciata su una poltrona accanto al fuoco, con il Cavillo posato sulle gambe ed una buffa penna tra le dita.
«Ciao, Ginny. Penso.», mi risponde.
Non posso fare a meno di sorridere: le risposte di Luna sono sempre alquanto bizzarre.
«A cosa pensi?», domando, sedendomi sul pavimento, accanto alla sua poltrona.
«Sono un Prefetto.»
Annuisco. «E’ strano, vero?», domanda lei.
«Si, lo è. Ma penso che non sia il caso di preoccuparsi così tanto. Nonostante tu non frequenti l’ottavo anno, sei comunque tra le persone che più hanno combattuto per questa scuola. Penso sia normale che la McGranitt abbia affidato ad una persona come te un compito del genere.»
Luna inizia a giocare con i suoi capelli, attorcigliandoli intorno ad un indice candido, riflettendo sulle mie parole.
«Penso che non sia l’unico motivo.»
«Cosa intendi?», domando, incuriosita dalla sua espressione insolitamente corrucciata.
«La McGranitt mi ha detto qualcosa di strano… “Presto dovrai infrangere le regole per far vincere la giustizia.”. Cosa pensi che voglia dire, Ginny?», sussurra, fissando gli occhi nei miei.
«Non lo so, Luna. So solo che sta succedendo qualcosa di grosso, ed Hermione ne è al corrente.»
Ci interrompe il lieve bagliore delle nostre spille.
“Guferia. Tra un’ora.”
Simultaneamente ci alziamo.
«L’Esercito si riattiva, finalmente.», affermo, e vedo Luna annuire.
«Ci vediamo tra un’ora alla Guferia. Per ora, cerchiamo di scoprire qualcosa in più.»
Senza darle il tempo di aggiungere altro, esco dal suo dormitorio, girovagando senza una meta per i bui corridoi di Hogwarts.

***

«Hermione non è ancora tornata.», ripete per l’ennesima volta Ron.
«Già.»
E’ più di un’ora che non facciamo altro che ripetere a turno la stessa domanda, ma la risposta non cambia.
«Perché ci sta tenendo all’oscuro di tutto?», mi domanda lui, esasperato.
«Non lo so, Ron.»
Che grande menzogna. Lo so eccome.
O meglio, capisco Hermione: quante volte ho cercato di proteggere i miei amici nascondendo loro la verità?
Ma eravamo giunti ad un patto, avevamo giurato che ci saremmo aiutati a vicenda, che non ci sarebbero stati segreti tra di noi.
Forse è solo rabbia, quella che mi attanaglia il cuore: rabbia per una promessa non mantenuta.
Proprio lei, che ci spronava a rimanere uniti, a combattere fianco a fianco, ora sta combattendo da sola.
E’ dolore, questo?
E’ come se un macigno mi premesse sui polmoni, come se mi mancasse l’aria.
«Harry…»
Alzo lo sguardo verso di Ron, che finalmente ha smesso di misurare a grandi passi la Stanza delle Necessità.
«Siamo ancora un trio, vero?»
Non avevo avuto il coraggio di formulare questo pensiero, ma ora che Ron gli ha dato finalmente forma sento che è questa la mia più grande paura.
«Certo che lo siete, razza di idioti.»
Ci giriamo contemporaneamente verso la porta spalancata, ed una chioma rossa saetta verso di noi come una furia.
Ginny…


***

E’ come se la voglia di rimanere qui fosse solo mia.

Vedo entrambi alzare confusamente lo sguardo su di me.
Alzo le spalle. «La porta era aperta.», spiego velocemente.
«Ora, tornando al vostro bel discorso, come potete essere così idioti, infantili, e…»
Sono talmente infuriata che non mi vengono le parole!
«Come potete credere che dopo tutto questo tempo abbiate improvvisamente smesso di essere un trio? Se voi soffrite per la verità che Hermione vi sta nascondendo, riuscite almeno lontanamente ad immaginare quanto debba essere difficile per lei?», urlo ad occhi chiusi e pugni stretti, per evitare di saltare al collo di queste sottospecie di bipedi mediamente intelligenti.
«Harry, come puoi credere che rinunciare a te sia facile?». Mi blocco immediatamente, cercando di ricompormi. «Per Hermione, intendo. Dev’essere una tortura per lei fare tutto da sola, ecco.»
Sento la mia forza vacillare per un momento, quando Harry fissa i suoi occhi nei miei.
Per fortuna vengo distratta dai movimenti di mio fratello.
«Ronald Weasley! Dove stai cercando di andare? Non ho ancora finito!», gli urlo contro.
Con tutta la calma del mondo, lui si gira verso di me.
«Penso che non sia io quello contro cui vuoi urlare, per una volta.»
Poi, con un sorriso malinconico, si volta verso l’uscita della Stanza delle Necessità. «Sembri Hermione quando fai così.»
Il nome della mia – della nostra – migliore amica riempie la stanza, e perdendoci nei nostri pensieri ci accorgiamo a malapena dell’uscita di scena di Ron.
Quando mi rendo conto di essere rimasta sola con Harry, sento improvvisamente il desiderio di andare via.
«Bè, allora vado.», affermo ad alta voce, iniziando a camminare a passo deciso.
Per la prima volta da quando ci conosciamo, Harry mi trattiene cingendomi il polso con la sua mano.
«Stavi parlando di te, non di Hermione.», sussurra Harry, alzandosi ed avvicinandosi a me.
«Non dire stronzate.», dico, cercando di liberarmi dalla sua presa.
«Resta qui.»
Una supplica.

Ora che ci sei non andare via, e la paura si farà malinconia.

Non posso fare a meno di incurvare le labbra in un sorriso sadico.
«Non ho un buon motivo per farlo.»
Al contrario di quanto mi aspettassi, la sua presa si fa più ferrea attorno al mio polso.
«L’ho fatto per il tuo bene.», ripete per l’ennesima volta, quasi con rabbia.
Mi giro verso di lui, alzando appena il capo per poterlo guardare negli occhi.
«Allora dovresti imparare a farti gli affari tuoi, Potter.»
Posso quasi sentire il suo cuore spezzarsi, quando la mia freddezza lo raggiunge.
Vorrei abbracciarlo, dirgli che so che l’ha fatto per me, consolarlo e sussurrargli che lo sto aspettando, ma sarebbe un nuovo colpo per il mio, di cuore, che s’è spezzato così tante volte che mi meraviglio nel sentirlo battere ancora.
«L’ho fatto per te.», sussurra ancora.
«Hai fatto male.»
Vedo il suo sguardo incupirsi in un attimo; lascia istantaneamente il mio polso, posando con forza entrambe le mani sulle  mie spalle, come per scuotermi e svegliarmi da un brutto sogno. Dovrei dirgli che mi sta facendo male, ma questo dolore mi aiuta a concentrarmi.
Perché devo resistere, non posso cascarci ancora.
«Lo faccio per te, Ginny. L’ho fatto solo per te. Credi che sia felice di starti lontano?», sibila con la voce roca.
«E pensi che a me faccia bene, invece?», urlo a mia volta, mandando al diavolo ogni proposito di mantenere la calma. «Pensi che sia bello essere lasciata dal Ragazzo che è Sopravvissuto per il mio bene? Pensi sia divertente essere considerata da tutti la povera fanciulla in pericolo salvata dal sacrificio del Grande Principe? Pensi questo, Harry? E soprattutto, pensi davvero che stando con te potrei soffrire di più di quando sto soffrendo ora standoti lontano?»
Se aprissi gli occhi, forse vedrei un’espressione dura, o confusa, o arrabbiata dipinta sul suo volto.
Ma i miei occhi sono ben chiusi, per cercare di trattenere le lacrime che premono per uscire.
Ma non piangerò. Oh no, caro Harry, non lo farò.
Ho smesso da tempo di essere la ragazzina debole ed indifesa che conoscevi.
Ho combattuto, sono caduta, mi sono rialzata da sola.
Non sono più una bambina da salvare, ma qualcuno che potrebbe combattere al tuo fianco, se solo tu te ne accorgessi e facessi funzionare quel cervello da gallina che ti ritrovi.
Passano alcuni minuti, e sento le mani di Harry lasciare a poco a poco la presa.
Quando lasciano del tutto libere  le mie spalle, uno strano freddo mi riempie il cuore. Cosa mi aspettavo? Che mi dicesse di dimenticare tutto? Che mi concedesse un’altra possibilità? Che accettasse di combattere insieme, anziché limitarsi a proteggermi?
Apro gli occhi, ed invece di vedere il suo viso vedo le sue spalle.
Ha la schiena rivolta verso di me, le mani in tasca, il volto verso l’alto.
Ed in un momento del genere non posso fare altro che volargli le spalle a mia volta ed andare via: mi sembra di essere l’unica a combattere qui.
Ed io non sono Hermione, io da sola non so combattere. Non se gli altri non mi danno un motivo per farlo.
Uscendo dalla Stanza delle Necessità, vedo Ron accovacciato a terra con la testa fra le gambe.
Fratello, siamo proprio sfortunati in amore.
Mi siedo accanto a lui, e poggiandogli  la testa sulla spalla lascio finalmente libera una lacrima solitaria.
Ron alza lo sguardo su di me, e con un mezzo sorriso mi bacia la fronte. «Non è ottuso come sembra. Capirà.»
Un sorriso spontaneo fa incurvare le mie labbra. «Se fosse così, mi stupirei.»

Valeva la pena di perdere e l’ho fatto.

Vedo il volto di Ron illuminarsi improvvisamente, ed un rumore di passi ci avvisa dell’arrivo di qualcuno.
Mi immobilizzo al mio posto, consapevole del cuore impazzito nel mio petto.

***

«Ci sono notizie dalla Granger?», domando.
«Nessuna. Sto iniziando a preoccuparmi.», mi risponde Minerva, torturandosi le mani nodose.
«Non pensavo che l’avrei mai detto, ma quella saccente Grifondoro sa quello che fa.»
Vedo la preside sorridere. «Per forza, è dellamia Casa.»
Il mio sonoro sbuffo fa voltare i dipinti dei vecchi presidi di Hogwarts. «Certo, certo. Ma prepariamoci ad intervenire.»

***

E c’è che mi ritrovo qua, aspettando un po’ quello che farai.

«Draco, penso che dovresti dare un’occhiata a queste lettere.»
«Quali, Blaise?», domando, avvicinandomi a lui.
E’ più di un’ora che siamo chiusi in guferia, cercando lettere ed indizi; qualche notte fa, dopo un entusiasmante incontro con Potter e Weasley*1, mia madre mi ha avvisato che Voldemort sta mantenendo dei contatti con qualcuno all’interno della scuola.
Così quasi ogni notte veniamo qui, rischiando ovviamente di essere espulsi.
Abbiamo scoperto alcuni incantesimi per poter leggere lettere indirizzate ad altri: i Gufi non sono per niente stupidi, ma un paio di trucchetti possono farli confondere per alcuni minuti, giusto il tempo di leggere la lettera e richiudere la busta.
Per ora, non avendo sospetti per qualcuno in particolare, stiamo aprendo solo le lettere senza destinatario.
«Qual è il problema?», chiedo, e Blaise mi porge una delle due lettere che ha in mano.
Una sola parola, abbozzata con una scrittura frettolosa e minuta.
“Mezzosangue”.

E la paura si fa malinconia.

***

«Scappa!», le sussurro, cercando di coprirla col mio mantello.
«Dove? Dove devo andare?», mi domanda lei, con una calma del tutto innaturale.
So che ha paura, come potrebbe non averne?
«Dai tre colpi al muro, attraversa il giardino posteriore. Corri!»
La sento correre via, ed appena un secondo dopo che è sparita nel buio vedo aprirsi il portone del salotto.
Corri, Granger, corri.

Gioco tutto, vinco o perdo.


***

E basta coi ricordi!

«Ragazzi, sono arrivato in tempo per la riunione?»
Lo sguardo di Ginny si incupisce improvvisamente. «Aspettavate qualcun altro?»
Scuote la testa. «No, Neville, entriamo.»
Varcando il portone della Stanza delle Necessità, troviamo Harry accasciato su una sedia, con la testa tra le mani e lo sguardo perso.
«Harry?», chiamo debolmente.
Lui si scuote, alzandosi frettolosamente e regalandoci un sorriso imbarazzato.
«Neville! Scusami, ero sovrappensiero.», risponde. Con un colpo di tosse si schiarisce la voce. «Prima che arrivino gli altri ho bisogno di parlare con voi.»
Ci sediamo attorno ad un lungo tavolo di mogano, e solo in quel momento mi accorgo della presenza di Luna, che mi saluta con un sorriso. «Quando sei arrivata?», domando sottovoce.
«Pochi secondi prima di voi.»
Harry si schiarisce nuovamente la voce, guardandoci uno ad uno.
«Ho contattato i vecchi membri dell’Esercito, ed ho consegnato loro le spille. Siamo ancora pochi, i più fidati, ma come ha detto Hermione abbiamo bisogno di crescere. Dobbiamo capire di chi possiamo fidarci, quindi ognuno di noi dovrà tenere d’occhio i nuovi iscritti, e riferire ogni loro passo falso.»
Su questo punto siamo tutti d’accordo: non possiamo permettere che i nostri piani vadano in fumo, non ora che ogni azione potrebbe costarci la vita.
«Riguardo a questo.. c’è anche un’altra persona che dobbiamo tenere d’occhio. Uno di noi.»
Il silenzio rassicurante e attento che regnava poco prima, diventa agitato e pesante.
«Ci ho pensato a lungo, ma purtroppo non abbiamo altra scelta. Dobbiamo pedinare Hermione: solo così potremo sapere cosa sta succedendo. Non l’ho avvisata di questa riunione proprio per metterci d’accordo sulla situazione.»
Pedinare Hermione?
«Harry, non penso sia il caso..», tenta di dire Ron.
«Non abbiamo altra scelta, Ron!», risponde lui, battendo il pugno sul tavolo.
L’eco delle sue parole vaga nella stanza per alcuni minuti.
Non s’è ancora spento, che Ginny si alza di scatto, posando pesantemente entrambe le mani sul mogano scuro. «La fiducia non è contemplabile tra le scelte, giusto? Non potresti, per una volta, evitare di fare l’eroe e lasciare che anche gli altri abbiano i loro segreti e combattano le loro battaglie?», urla, trafiggendo Harry con gli occhi.
Lui si alza a sua volta, ricambiando lo sguardo duro.
«Vorresti abbandonarla, quindi?», sussurra con una voce gelida che non gli appartiene.
«No, voglio solo che sia lei a coinvolgerci quando lo riterrà necessario! Non puoi decidere tu la vita degli altri, Harry!»
Detto questo, Ginny si alza e con passo svelto lascia la Stanza delle Necessità, senza dare ad Harry la possibilità di replicare.
Lui si volta verso di noi, per poi lasciarsi cadere pesantemente «Lo facciamo anche per lei! Non può farcela da sola!», si giustifica, con tono esasperato.
«Non sottovalutare Hermione: siamo noi che non possiamo farcela senza di lei, non il contrario.»
Vorrei dire qualcosa per sostenere la frase di Luna, ma vedo di sbieco la mia spilla illuminarsi.
“Piton. Pozione Rosaspina*2. Tra mezz’ora da Hagrid.”
Piton? Perché mai Hermione vuole che vada dall’assassino di Silente?
Mi alzo frettolosamente, attirando su di me lo sguardo di tutti i presenti. «Dove vai?», domanda Harry.
Inventa una scusa, inventa una scusa!
«A cercare Ginny.»
Vedo Harry stringere i pugni, per poi annuire. «Ok, puoi andare.»
Una strana rabbia si fa strada in me.
«Non ho chiesto il tuo consenso.»
Sotto lo sguardo allibito di Ron, quello orgoglioso di Luna e quello irato di Harry, corro a cercare l’uomo che ho sempre temuto, sperando che Hermione sappia quello che fa.

E non ci sono le parole per dirti che ci credo veramente.



 
NOTE:
La canzone del capitolo è “Ora che ci sei” degli Zero Assoluto : )

1) Riferimento al capitolo 19.
2) Pozione inventata, vedrete nei prossimi capitoli la sua utilità : )

Ringrazio tutti coloro che continuano a seguire questa storia, ed il particolare il MIO PRIMO (DICHIARATO) LETTORE DI SESSO MASCHILE, Jerry93: spero di non averti deluso :D

Grazie inoltre a chi ha recensito lo scorso capitolo:
barbarak
 Jerry93
libera_di_sognare
Raven Cullen
Sephora
ericuz 
deathnote92 

Mi scuso se ho smesso di inserire i “consigli del giorno” ma a causa dello studio sto leggendo davvero poco : (
Spero di poter ricominciare presto ad inserire qualche recensione :D

A presto,
SweetTaiga : )

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Capitolo 25
*** 25. Le Ibride ***



A Jerry93.
Perché grazie a lui “She Called It Love” fa parte delle Storie Scelte.
Grazie!

 
25. Le Ibride



Perché la prima volta che t’ho visto non è stato niente di speciale.

«Pensi davvero che io desideri questo per mio figlio, Narcissa?», urla Lucius.
«A questo punto inizio a pensarlo, si.», rispondo, alzando lo sguardo per fronteggiare mio marito.
Sono stanca di vedere mio figlio tornare nella propria stanza senza riuscire a reggersi in piedi, pieni di lividi e ricoperto di sangue.
Sono stanca di essere usata come un burattino, sono stanca si sentire mio marito più vicino al Signore Oscuro che a me, sono stanca di questa guerra.
Sto per continuare il mio discorso, ma Lucius alza un dito, posandoselo sulle labbra.
«Ho sentito un rumore.», sussurra, avvicinandosi alle ampie finestre decorate da un tendaggio verde muschio.
«Sarà stata la tua immaginazione.», cerco di distrarlo.
«Io non immagino niente, Narcissa. Qui dentro c’è qualcuno.»
Prima che possa alzare la bacchetta, il silenzio cala nuovamente nella stanza.
«Chiunque sia entrato, morirà nel tentativo di scappare.», sibila allora Lucius, lanciando uno sguardo d’odio all’intera stanza.

***

Sarà che è stato tutto all’improvviso, neanche me ne sono reso conto.

Sono ormai passate due settimane dal mio litigio con Harry, due settimane dal primo incontro ( decisamente deludente ) dell’Esercito di Silente,  due settimane dalla notte in cui Hermione scappò senza darci alcuna spiegazione.
E’ tornata questa mattina, con il sorriso sulle labbra, il volto stanco ed una scusa decisamente banale.
«Sono stata raffreddata, mi dispiace avervi fatto preoccupare.»
Nonostante ognuno di noi abbia finto di credere alla sua bugia, ciascuno dentro sé serbava sentimenti diversi.
Si poteva scorgere dolore e preoccupazione in ogni movimento di Ron, un grande stato d’ansia persino in Luna.
Ma ciò che più ha reso timorosa è stato lo sguardo assente che le ha rivolto Harry quando lei si è avvicinata per salutarlo.
Non un sorriso, non un gesto di conforto, non ha nemmeno finto di essere felice di vederla. Eppure Hermione, senza abbassare lo sguardo nemmeno per un secondo, ha finto che tutto andasse bene, che l’aria non fosse tesa, che non aleggiasse tra di noi un alone di tristezza.
Neville è entrato nella Sala Comune pochi minuti dopo di lei, con il volto pallido quasi al pari di Hermione.
Nelle ultime settimane ho visto i suoi occhi cambiare, io suo sguardo spegnersi, ma ora, con Hermione di nuovo tra di noi, sembra aver riacquistato un po’ della sua vitalità.
Penso che lui sappia qualcosa, ma gli svariati tentativi di ottenere informazioni si sono rivelati del tutto vani: se davvero sa qualcosa su Hermione, sono sicura che morirebbe pur di non rivelarla.
Se Harry e Neville si comportano in modo strano, è Malfoy quello che mi preoccupa di più.
Immagino sia stato un grande dolore per lui non ottenere notizie di Hermione per così tanto tempo.
La sua pelle è più pallina del solito e, nonostante lo sguardo alto e l’aria altezzosa, il suo passo vacilla spesso e potrei giurare di aver visto le sue mani tremare.
Strano come una sola persona possa causare tutto questo dolore.
Strano comprendere quanto Hermione sia importante per noi.
L’abbiamo sempre considerata una costante delle nostre vita, l’unico punto fermo, colei che avrebbe combattuto al nostro fianco fino alla morte.
Ora invece un macigno di solitudine ci pesa sul cuore, impedendoci quasi di respirare.
Anche ora, nonostante Hermione sia seduta tra di noi nell’atrio del dormitorio dei ragazzi dell’ottavo anno, la sentiamo distante.
Ogni sguardo si concentra periodicamente su lei, ogni suo movimento cattura la nostra attenzione.
Solo uno sguardo non si spreca neanche a fingere di non fissarla: Draco, da quando Hermione è tornata questa mattina, non le ha tolto un attimo gli occhi di dosso.

***

Sono contento di averti accanto, nel bene e nel male.

Due settimane.
Due settimane di tortura.
E non parlo degli incantesimi che mi ha inflitto Voldemort, no: parlo della lontananza da Hermione.
Il non sapere dove fosse, se stesse bene o meno, quando sarebbe tornata mi ha fatto perdere quel briciolo di lucidità che serbavo faticosamente.
«Draco, Hermione è tornata.»
Le parole di Blaise di questa mattina mi hanno colpito dritte al petto, e mi ci è voluto un grande sforzo per trattenermi dal correrle incontro mentre varcava la soglia della Sala Comune.
Mi sono avvicinato lentamente e celando con maestria ogni emozione, mentre il sangue mi ribolliva nelle vene.
Tutta la mia rabbia si spense quando si voltò: il suo viso era bianco, occhiaie scure le cerchiavano gli occhi e faceva fatica a stare in piedi.
La vidi sorridere e sussurrare appena: «Sono stata raffreddata, mi dispiace avervi fatto preoccupare.»
Pensai che Potter le avrebbe urlato contro, che Weasley l’avrebbe scossa per risvegliarla.. Ma quando persino Piattola Weasley annuì, fingendo che andasse tutto bene, avrei voluto urlare.
Se non ci fosse stato Blaise a consigliarmi di andare via, avrei urlato.
Se non ci fosse stato Nott a trascinarmi fuori dalla Sala Grande, avrei urlato.
Se avessi avuto un po’ più coraggio, se avessi avuto un po’ meno paura, se fossi stato un po’ meno Malfoy, non avrei usato loro come scusa per scappare.
Perché in fondo era l’unica cosa che volevo: scappare da quella donna che sembrava solo l’ombra di Hermione.

***

Ogni volta che ci penso qualche Dio ringrazierò.

Ho avuto paura.
Non volevo cercare il professor Piton, non volevo farlo.
L’assassino di Silente, il seguace del Signore Oscuro, colui che si è sempre opposto a noi Grifondoro.
Non volevo, avevo paura.
Non potevo, mi sembrava un tradimento.
Dovevo: Hermione era stata chiara.
Lo cercai per tutto il castello, senza sapere esattamente dove andare.
Pensavo fosse stato cacciato, ero convinto che non l’avrei più visto.
Credevo fosse nascosto dietro il mantello di Voldemort, fedele alle sue parole ed obbediente ai suoi comandi.
Perché Hermione aveva ancora contatti con lui?
Cosa stava succedendo?
Erano così tante le domande che mi affollavano la testa, così tante e così rumorose che mi impedivano di pensare lucidamente.
Con la mente annebbiata mi ritrovai dinnanzi allo studio della preside.
Fu come un lampo: cercai frettolosamente di ricordare la parola d’ordine che mi aveva svelato Hermione pochi giorni prima, ed in un attimo mi ritrovai di fronte la professoressa McGranitt.
«Paciock, che succede? Dov’è la Granger?», chiese, con un velo di panico nella voce.
«Piton… Rosaspina… da Hagrid…», fu tutto ciò che riuscii a dire prima di perdere i sensi.

***

«Pensi sia stato prudente lasciarla uscire, Severus?», mi domanda la McGranitt.
«Si. I suoi amichetti erano intrattabili. Se non l’avessimo lasciata andare, in pochi giorni avrebbero messo a soqquadro il castello pur di trovarla.»
E’ stata una mossa affrettata, ma non potevo permettermi altro.
«Inoltre, tra poco ci sarà la festa di Halloween, penso potrebbe aiutare i ragazzi a rilassarsi.», esclama improvvisamente Silente dal suo ritratto, interrompendo i miei pensieri.
Io e Minerva alziamo contemporaneamente gli occhi al cielo: se c’è una cosa che condividiamo, è il leggero fastidio per il costante ottimismo dell’ex preside.
«Cosa pensi che faranno, ora?», domando, rivolgendomi alla McGranitt.
«Vorranno sapere la verità.»
«E la Granger la svelerà?»
Scuote la testa, per poi rivolgere lo sguardo verso la finestra . «Non lo farà. Vuole difenderli.»
«Difenderli? Ma se si stava facendo ammazzare, diamine!», sibilo, senza riuscire a mantenere la mia solita compostezza.
Un sorriso malinconico appare sul volto della preside. «Ti stai preoccupando per la signorina Granger, Severus?»
«Certo che no! Spero solo che non spifferi il mio segreto, tutto qui.», rispondo a tono, senza farmi intimidire dal paio di occhi che mi scrutano come se volessero vedermi l’anima.
Mi rivedo molto nella Granger, questo è vero.
Una ragazza intelligente e studiosa, una Mezzosangue che ha dovuto lottare più degli altri per ottenere ottimi risultati.
Inizialmente c’era un abisso, tra di noi: avevamo compiuto scelte diverse. Lei combatteva a testa alta, con quell’aria da saputella, mentre io lottavo nel buio, senza che nessuno fosse a conoscenza del mio vero ruolo nella battaglia.
Lei si mostrava come l’eroina Mezzosangue, io rimanevo il Principe Mezzosangue temuto e criticato.
Pensai spesso che era fin troppo facile combattere con il sostegno degli altri.
Ben più difficile era il mio ruolo: combattere per chi mi odiava, combattere per chi io stesso odiavo.
Lottare per gli occhi di Lily, lottare per il volto di quell’idiota di James. Lottare per Harry Potter.
Eppure combattevo, ed era difficile.
La saccente Granger, invece, aveva il mondo magico dalla sua parte. Pensavo che le cose fossero fin troppo facili per lei, pensavo che il suo essere una Mezzosangue avesse improvvisamente smesso di essere un ostacolo.
Pensavo che fosse meno forte, meno brillante, meno astuta di quanto dicessero i miei colleghi.
In realtà avevo paura, paura di rivedere me stesso in quella ragazzina fastidiosa.
Paura di ricordare ogni difficoltà, ogni notte passata sui libri, ogni timore di non essere accettato.
Paura di rivedere in lei il ragazzino insicuro che ero un tempo, di rivivere ogni scherzo idiota ed ogni parola crudele.
Ma lei non abbassava lo sguardo, non restava in silenzio come facevo io.
Rispondeva a tono, e pian piano ha ottenuto il rispetto di tutti, persino di alcuni Serpeverde.
E l’odiavo per questo, odiavo vedere che una ragazzina del genere era riuscita a cavarsela laddove io avevo miseramente fallito.
Dopo la morte di Silente, però, tutto cambiò.
Fu la McGranitt a farci incontrare di nascosto. Ero titubante, non volevo che quella ragazzina sapesse che ero vivo, che vivevo nel castello.
Eppure lei ascoltò la mia storia senza batter ciglio, allontanando da sé ogni pregiudizio.
In breve seppe del mio amore per Lily, del mio odio per i Malandrini, del patto con Silente e del mio doppiogioco con Voldemort.
Quando le svelai che Silente mi aveva chiesto di ucciderlo per non macchiare di sangue l’anima di Draco, annuì, e senza dire altro accettò di collaborare.
Successe tutto molto velocemente: in breve iniziai a darle lezioni di Magia Oscura, e con mio sommo stupore imparò in fretta.
Potrei quasi giurare di aver scorto un briciolo di ammirazione nei suoi occhi, durante un paio di incantesimi, ma forse è solo il mio ego a farsi sentire.
Ho iniziato quasi a comprendere la ragazzina altezzosa che alzava sempre la mano durante le mie lezioni, ed ho capito che forse dovevo solo darle fiducia: sarebbe sicuramente riuscita a portare a termine la sua missione, anche da sola.
Poi due settimane fa Minerva e Paciok sono improvvisamente entrati nel mio studio, dietro la presidenza, dicendomi che la Granger chiedeva di me.
Mi dissero di preparare la pozione Rosaspina, e non potei fare a meno di sentirmi soddisfatto: la Granger mi aveva chiesto di prepararla insieme ad un altro paio di antidoti contro la Magia Nera  ancor prima di partire, e questo dimostrava che stava iniziando a comprendere l’importanza dell’ingegno e del tempismo in questa terribile battaglia.
Dopo aver preso la boccetta ci dirigemmo di corsa a casa di Hagrid, e quando lei arrivò per un attimo pensai che era troppo tardi, che stesse morendo.
Cadde a pochi passi da noi, priva di sensi.
Hagrid rimase in silenzio per tutto il tempo, dopo averla poggiata sul suo enorme letto, e persino la McGranitt e Paciock sembravano immobilizzati dal terrore.
Ero da solo, e dovevo darmi da fare se volevo salvarla.
Iniziai a bendarle i graffi che aveva sulle braccia e sul volto e a farle bere a piccoli sorsi la pozione.
«Cosa è successo, professore?»
Mi meravigliai nel sentire la voce di Paciock così profonda, e pensai che erano passati ben due anni dall’ultima battaglia.
Due anni di fughe, bugie e segreti, due anni di solitudine durante i quali pochi sapevano che ero ancora in vita, e solo tre persone erano a conoscenza del mio reale ruolo.
La McGranitt.
La Granger.
E..
«Professore, ha aperto gli occhi! Professore!», urlò improvvisamente Paciock.
Vidi per un attimo lo sguardo annebbiato della Granger, prima che cadesse nuovamente in un sonno profondo.
«Mi spiegate cosa diavolo sta succedendo?», continuò, e potei quasi sentire il dolore tagliargli la gola.
«Scappare da Malfoy Manor non è un’impresa facile.», sussurrò la McGranitt con un sospiro.
«Ma quando siamo arrivati non vi era alcun ostacolo… Non c’erano nemmeno maghi di guardia…», continuò il ragazzo.
«E’ questo il pericolo più grande: ciò che è nocivo non  si vede. Tutto sembra perfetto ed innocuo, ma tutto è letale.», risposi, stringendo una benda attorno al polso della Granger.
«C’erano delle rose, signor Paciock?», domandò la McGranitt, e capii che voleva arrivare velocemente al punto della questione.
«Si, erano bianche con alcune macchie rosse. Hermione mi ha detto di evitarle, abbiamo seguito un sentiero più scoperto pur di non passare accanto ad esse. Avevamo il mantello dell’invisibilità, quindi andava bene, ma al ritorno il mantello lo avevo io, quindi Hermione…»
Si interruppe improvvisamente, ed un lampo gli attraversò gli occhi.
«..è necessariamente passata accanto alle rose..», completò, con gli occhi sgranati.
«Quelle rose, le Ibride, sono stregate, Paciock. Le macchie rosse che hai notato sono il sangue che hanno rubato a chi ha osato entrare nei confini di Malfoy Manor. Più ferite provocano, più si tingono di rosso. Quando hanno perso completamente il loro candore, appassiscono.», sussurrò la McGranitt, con un lieve tremore nella voce.
«E cosa succede a chi si graffia con queste rose?», domandò il giovane, accasciandosi al terreno.
La McGranitt sospirò ancora. «Paciock, devi sapere che è magia potente.. Solo la Pozione Rosaspina può tenerne a bada gli effetti.. Di solito il veleno porta.. »
«Alla morte, Paciock. Di solito il veleno delle  Ibride porta alla morte.», conclusi, stanco dei giri di parole e avido di silenzio per poter finalmente curare la Granger.

***

Sarà tutto un altro mondo e spero tornerai con me.

Nonostante la stanchezza, sento di dover rimanere qui.
Sono sparita per due settimane senza dare mie notizie, sarebbe da egoisti sparire di nuovo solo per un po’ di debolezza.
Eppure mi sembra di aver dormito per un’intera vita. Sentivo solo la voce di Piton ed a volte quella di Neville, ma tutto era opaco. Il dolore arrivò solo al mio risveglio, un paio di giorni fa.
Sentivo le braccia bruciare e le gambe tutt’ora non riescono a sopportare il mio peso.
Ora però sono qui, e non posso andare via.
Mi allungo per prendere la borsa, tirandone fuori un libro che mi regalò Silente pochi mesi prima di morire.
Leggende del Mondo Magico, una raccolta di ciò che nel mondo babbano sarebbero semplici fantasie, mentre qui ad Hogwarts sono fatti di cronaca reale. I grandi maghi, le streghe più famose, le loro gesta: tutto questo raccolto in circa trecento pagine, che ovviamente ho già riletto circa venti volte.
Sfoglio lentamente le pagine, godendomi l’odore di pergamena antica.
Sento gli sguardi di tutti su di me, ma non alzo lo sguardo: li lascio fare. Hanno il diritto di temere, di giudicare, persino di odiarmi.
Ma nonostante questo non dirò loro la verità: è troppo presto.
Improvvisamente sento il rumore di una poltrona spostata bruscamente, e non faccio in tempo ad alzare lo sguardo che Draco è a pochi passi da me.
«Diamine, Granger, sparisci per due settimane ed al tuo ritorno tutto ciò che sei capace di fare è leggere uno stupido libro?», sibila, con l’odio negli occhi.
Mi giro in torno, timorosa che qualcuno possa averlo sentito.
Attorno a noi, però, ci sono solo Harry, Ron, Ginny, Luna, Neville, Blaise e Nott, quindi la copertura non è saltata.
Tiro un sospiro di sollievo, tornando a guardare Draco negli occhi.
«Ho solo avuto influenza, non penso ci sia molto di cui parlare.», dico, cercando di mantenere un tono solare.
«Smettila di dire stronzate!», urla lui.
«Non me ne frega niente se i tuoi amici vogliono continuare a fingere, ma io voglio sapere cosa è successo! Perché sei così pallida? Cos’è il graffio sulla tua guancia? Perché non ci hanno permesso di vederti?»
Chiudo gli occhi, ed un tonfo sordo, probabilmente causato da un pugno al muro, mi fa tremare: cosa posso dire? Non posso svelare tutto, non posso farlo. E’ giusto che sia arrabbiato, è meglio così, rende tutto più facile.
«Bè, è semplice, vi sareste ammalati anche voi!»
Continuare a mentire non mi salverà, non impedirà a Draco di arrabbiarsi, non impedirà ai miei amici di odiarmi, ma almeno sarà più semplice proteggerli.
«Smettila!»
L’urlo di Draco mi immobilizza completamente al mio posto, e riesco muovermi solo quando tende la mano per strapparmi il libro di Silente dalla braccia.
Afferro velocemente la copertina, ma la mia forza è poca , e la sua rabbia è troppa.
Mentre perdo lentamente la presa, sento la copertina del libro strapparsi, e lo sguardo di Draco incupirsi in un lampo.
Cado sulla poltrona con un leggero tonfo, ma il mio sguardo rimane stabile sul volto di Malfoy. «Draco, che succede?»
«Una lettera.», risponde in un soffio.
Ci scambiamo uno sguardo confuso, ed in un attimo tutta la rabbia, tutto il dolore, tutta la frustrazione, scompaiono nel vedere una scrittura così familiare.
Silente.


NOTE:
Oh, finalmente ecco a voi il nuovo capitolo : )
Penso di avervi svelato molto, che ne dite? Qualche opinione? : )
La canzone è “Sono contento” di Alex Britti, malinconica e romantica al punto giusto : )
Anche questa volta non riesco a consigliarvi alcuna storia.. Purtroppo non ho molto tempo per leggere, quindi sarà per la prossima! :D
Grazie infinite a chi ha recensito lo scorso capitolo, cercherò di rispondervi entro questa sera!! :)

A presto,
SweetTaiga : )

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Capitolo 26
*** 26. Ferire per non ferirsi ***




A Miracles Theatre,
che ha riscosso più successo di quanto sperassi.
E che aggiornerò presto, promesso :D



26. Ferire per non ferirsi

Non c’è più tempo, no, per tornare indietro.. No, io non lo farò mai più.

Ricordi quando mio padre ci scoprì, Hermione?
Ricordi quella notte?
Erano gli ultimi giorni di scuola, correvamo per i corridoi bui, mano nella mano.
Ridevi di qualcosa che avevo detto, o forse ridevi di me, ma poco importa ora.
Ridevamo e tutto era perfetto. Sembrava una di quelle scene dei film, in cui il regista fa un bel primo piano ai protagonisti e questi ultimi si guardano negli occhi, muovendosi a rallentatore.
Noi, sempre attenti e vigili, sempre concentrati su ciò che accadeva e con le orecchie tese ad ogni scricchiolio sospetto, avevamo abbassato la guardia.
Non ci guardammo intorno prima di stringerci con la forza della passione, né ascoltammo alcun suono mentre ci accasciavamo contro la fredda pietra delle mura di Hogwarts.
Eppure fu quella notte che il sogno di trasformò in incubo.
Ci accorgemmo troppo tardi dei passi che si avvicinavano, del vocio sommesso che copriva il suono dei nostri respiri.
Alzammo lo sguardo contemporaneamente, trovandoci davanti lui che ci fissava con sguardo disgustato.
Pensai molte cose, in quel momento.
Pensai che ci avrebbe uccisi all’istante.
Che ci avrebbe torturati.
Temetti che avrebbe torturato solo te.
Ma il lampo di rabbia nei suoi occhi morì in breve tempo, lasciando il posto ad un qualcosa che inizialmente non riuscii a comprendere.
Ricordo che ci alzammo, lentamente, disponendoci fianco a fianco e fronteggiandolo con gli sguardi fieri ed i cuori impazziti.
Sotto il mantello mi prendesti la mano; ricambiai la stretta quasi automaticamente, e solo in quel momento mi accorsi che non avevo paura. Ero stanco delle bugie, ero stanco di mentire, ero stanco di fingere di odiare te ed il tuo mondo.
Mi girai impercettibilmente verso di te, e vidi i tuoi occhi fissi in quelli di mio padre, che ricambiava il contatto visivo con una smorfia di divertimento.
Quando finalmente tornò a guardare me, una risata fragorosa fece tremare le mura.
«Il tuo amato padre esce da Azkaban apposta per salutarti, e tu ti fai trovare in giro con una sudicia Mezzosangue?», tuonò, con l’eco della risata ancora udibile nella voce roca.
Stavo per rispondere, ma lui fu più veloce e, posandomi una mano sulla spalla, disse qualcosa che mi fece più male di quanto mi aspettassi.
«Ok, Draco, ti sei divertito. Ma se vuoi una servetta Mezzosangue con cui sfogare i tuoi istinti possiamo avere di meglio, fidati. Puoi avere tutte le puttanelle che vuoi, ed ognuna di loro sarà certamente migliore della Granger.»
Non ebbi il coraggio di guardare il tuo volto, ed ancora oggi mi chiedo quanto sforzo facesti per trattenerti dallo sputare in faccia a mio padre.
«Draco, è entrata.»
Blaise mi salva dai ricordi dolorosi, ed ecco ch ti vedo entrare, con il volto ancora pallido ed il graffio sulla guancia sempre più arrossato.
Mi lanci uno sguardo fugace, per poi sederti accanto al fuoco.
Vorrei fare molte cose, ma mi trattengo.
Vorrei alzarmi ed abbracciarti, davanti a tutti.
Vorrei prenderti per mano e trascinarti via da qui.
Vorrei puntarti la bacchetta alla gola e costringerti a svelarmi la verità.
Perché se i tuoi amici accettano di rimanere all’oscuro, io non posso tollerarlo.
Con mano tremante ti vedo estrarre un libro dalla borsa, e istantaneamente la mia maschera di composta indifferenza si frantuma, mentre posi il tuo sguardo sulle scritte fitte.
Non saprei dire come, ma in un attimo sono accanto a te, a litigare come anni fa, ad urlarti in faccia la mia rabbia ed il mio dolore.
Mi sento una stupido, ma non riesco a fermarmi: la scenata va avanti, e mi lasci sfogare, osservando i miei movimenti con il tuo sguardo vigile ed attento.
Non sopporto la tua calma apparente, Hermione. Non la sopporto.
Vorrei che la smettessi di fingere che va tutto bene, vorrei che urlassi e che piangessi, vorrei che mi mandassi al diavolo e che mi dicessi di farmi gli affaracci miei, vorrei che mi colpissi ancora con un pugno, che mi lanciassi un incantesimo.
Qualunque cosa, pur di non vedere i tuoi occhi turbati intrappolati in un colpo forzatamente calmo.
Non devi fingere con me, Hermione.
Scatto in avanti, e senza riuscire a controllarmi tiro il libro con forza, ottenendo finalmente una tua reazione.
Restiamo così per svariati minuti, sotto gli sguardi increduli dei nostri compagni, fin quando non accade qualcosa di meraviglioso e terrificante al tempo stesso.
Uno strappo, un piccolo strappo alla rilegatura del libro, ed ecco il bordo di una lettera.
Ci guardiamo negli occhi, notando una scrittura estremamente familiare.
Silente.
***

Per tutto quello che ho cercato e non  ho mai trovato…

«Severus, penso che qualcuno abbia intercettato le sue lettere.», esclamo, entrando nella sua stanza.
«Buonasera anche a te, Minerva, è sempre un piacere vederti irrompere senza riguardo nel mio alloggio.», sibila, lanciandomi però uno sguardo preoccupato.
«Quali lettere?», domanda infatti.
«Quelle per la Granger.», rispondo, e lo vedo sorridere impercettibilmente.
«E’ impossibile che le abbiano aperte. Possono aver letto il destinatario, ma nient’altro. Lei non è stupida.», afferma Piton, rilassandosi e facendomi cenno di accomodarmi su una poltrona nera.
«Il problema non è cosa hanno letto, ma chi ha intercettato la busta.», dico allora, dopo essermi seduta.
Severus fissa gli occhi nei miei, in una tacita domanda.
«Draco.»
Un lampo di timore gli attraversa gli occhi, e lo vedo stringere i pugni fino a che le nocche non diventano ancor più pallide.
«Dobbiamo avvisarla.», esclama all’improvviso. «Altrimenti si farà scoprire.»
Si alza frettolosamente, indossando il mantello.
«Non ti permetterò di andare, Severus. Potrebbero impedirti di tornare, o scoprire qualcosa su di noi», gli faccio notare, bloccando l’unica uscita.
«Ma in qualche modo dobbiamo avvisarla. E comunque conosci la mia abilità in legilimanzia, nessuno sarebbe capace di estorcermi alcuna informazione.», sibila con aria di sfida.
«Ci penserò io ad avvisarla. Tu resta qui, meglio non rischiare.»
Scorgendo un lampo di comprensione nei suoi occhi, esco velocemente dalla sua stanza, sperando di trovare una scusa plausibile per convocarla ad Hogwarts.

***

Per tutto quello che ho sognato e non si è mai avverato…

«Silente.», esclamano all’unisono Draco ed Hermione, smettendo finalmente di litigare e ottenendo la nostra totale attenzione.
Hermione si impossessa del volume, e sfilando con cura la copertina tira fuori una lettera ingiallita.
«Leggila ad alta voce.», sussurra Ron.
«Neville, accendi la luce, per favore.», mi dice lei, un attimo prima di rituffare lo sguardo sulla scrittura minuta del preside.


Giovane Hermione,
mi auguro che tu abbia trovato questa lettera in un momento propizio ed adatto, e che le mie parole ti portino consiglio e conforto.
Probabilmente quando leggerai queste righe io non sarò presente, ma vorrei che in esse vedessi tutta la fiducia che ripongo in te, in Harry, in Ron ed in ogni studente di Hogwarts.
Scrivo a te, perché Harry non accetterebbe questi consigli, ed il giovane Ron probabilmente perderebbe la lettera senza nemmeno sapere della sua esistenza.
Penso invece che tu, signorina Granger, saprai comprendere appieno la mia richiesta, e portarla a termine con successo. Le tua capacità di persuasione sono sicuramente molto sviluppate.
Dopo questo breve giro di parole, passo alla mia altrettanto breve richiesta.
Come ho ripetuto ogni anno, la forza della scuola sta nell’unione delle Case.
Non chiudetevi a ricco. Non siete in tre, siete in tanti.
Contate sul supporto dei professori, ma se lo credete opportuno alleatevi di nascosto.
Fate ciò che ritenete più giusto: infrangete le regole, saltate persino le lezioni, ma ricordate la cosa più importante.
Dovete rimanere uniti.
Altrimenti ogni azione verrà persa, ogni nobile sentimento sprecato, ed ogni speranza di vittoria annullata completamente.
Pensate oltre gli schemi, sorprendetevi.
Non fermatevi solo perché qualcosa è “impossibile”: impossibile è solo una parola, ma se siete uniti tutto sarà lecito, tutto sarà reale, tutto sarà fattibile.
Siate folli, Hermione. La vita non si impara su libri, e penso che tu più degli altri lo abbia imparato a tue spese.
Come scrisse il grande Erasmo da Rotterdam, se gli uomini rifiutassero ogni rapporto con la saggezza, la vecchiaia neppure ci sarebbe.
Quindi non crescete, ragazzi. Non pensate da adulti, perché gli adulti pensano troppo.
“Vedo che aspettate una conclusione: ma siete proprio scemi, se credete che dopo essermi abbandonato ad un simile profluvio di chiacchiere, io mi ricordi ancora di ciò che ho detto. (..) Perciò addio! Applaudite, bevete, vivete, famosissimi iniziati alla Follia.”
Concludo con un piccolo consiglio, signorina Granger: anche i reparti di Letteratura Babbana nascondono i loro misteri, se solo si ha la pazienza di osservare con cura.

Un qualcosa mi colpisce il cuore, e piangerei, se non temessi d’esser preso per scemo.
Luna si fa avanti, fermandosi accanto a me.
«L’EF. L’Esercito dei Folli.», afferma con sicurezza, rompendo il silenzio emozionato e pieno d’aspettative.
Ci ritroviamo ad annuire come ebeti, consapevoli che la Rinascita dell’Esercito è appena iniziata.

***

Per tutto quello che ho avuto e mi son giocato…

Il portone nero incute timore, ma con il cuore che batte all’impazzata mi faccio coraggio, e dopo un lieve bussare ecco che si apre, mostrandomi il salone di Malfoy Manor così come lo ricordavo.
«Pansy, cara, mi dispiace averti fatto venire qui così di corsa.»
La signora Malfoy mi sorride, facendomi cenno di accomodarmi.
«Non si preoccupi, è sempre un piacere tornare in questa casa.»
Con un sospiro, mi rendo conto che questa non è una bugia.
In fondo è il luogo in cui ho trascorso gran parte della mia infanzia, giocando con Draco e con gli altri ragazzini altolocati della Londra Magica.
«Perché sospiri, cara?», mi domanda Narcissa, versando del the inglese nelle tazzine finemente decorate.
«Vecchie immagini che riaffiorano, nulla di particolare. Di cosa volevate parlarmi?», chiedo a mia volta, cercando di allontanare i ricordi di quel Theodore bambino che rifiutava la nostra compagnia.
«Vorrei che mi raccontassi cosa sta succedendo ad Hogwarts, cara. Ho bisogno di un parere.. esterno.»
Il suo sguardo si fa improvvisamente serio, e per un attimo mi ritrovo a chiedermi cosa voglia dire con “parere esterno”.
I miei ricordi  d’infanzia però tornano ben presto ad assalirmi.
lo sguardo duro di Theodore, le risate delle bambine, Draco che, in disparte, cerca di non ascoltare i discorsi dei genitori.
Pur di dimenticare, pur di non ricordare, inizio a raccontare frettolosamente delle nostre giornata ad Hogwarts, indecisa sui particolari da nascondere.
«Vai pure con calma, cara. Parti dall’inizio. E mi raccomando, ho bisogno di sapere ogni particolare.. dettaglio scoperto da Draco.»
Dettagli. Mi concentro sui dettagli, mentre con il pensiero tento di allontanare il ricordo della mano di Theodore tesa verso di me, e di quella di mio padre che lo allontana bruscamente.

***
Per tutto quello…

«Esercito dei Folli?», domanda Blaise, con lo sguardo confuso. «E cosa sarebbe ‘sta cosa?»
Sospiro, e la mano di Harry si posa velocemente sulla mia spalla, infondendomi coraggio.
«Non so se è il caso.. Pensaci bene, Hermione..», mi sussurra, stringendo la presa.
Vedo lo sguardo di Draco affilarsi, e mi allontano lentamente dalla mano del mio migliore amico: una rissa in questo momento renderebbe tutto più difficile.
«Ricordate l’anno della Umbridge, ragazzi?», sussurro, in direzione di Draco, Blaise e Theodore.
Annuiscono simultaneamente, in attesa di spiegazioni.
«A quel tempo formammo un Esercito, l’Esercito di Silente. Per causa di quest’Esercito, però, Silente passò non pochi guai, quindi è necessario usare un nome che non riporti in alcun modo alla Scuola.», spiego velocemente.
«Ok, ma a cosa serve quest’Esercito? E perché noi non ne eravamo a conoscenza?», domanda Draco, guardando ad uno ad uno i miei compagni.
«Perché siete figli di Mangiamorte, Malfoy.»
La frase pronunciata da Harry resta sospesa a mezz’aria, come un muro tra due fazioni opposte.
Ma noi non siamo nemici.
Faccio un passo in avanti, afferrando la mano fredda di Draco.
Mi rilasso al contatto con la sua pelle, ed in un attimo vedo i suoi occhi farsi più quieti.
«Ma loro non sono Mangiamorte, ragazzi. Ora lo sappiamo.», affermo, guardando Harry negli occhi.
«Sarebbe un pericolo inutile! E se cambiassero idea? E se fosse tutto un complotto?», continua lui, imperterrito.
«Diamine, Harry, l’intero mondo non sta organizzando un complotto contro di te! Svegliati, è ora di guardare in faccia la realtà!», urlo senza neanche accorgermene.
Mi allontano leggermente da Draco, e sento la sua stretta farsi più forte attorno alla mia mano.
Tranquillo, non vado via.
«Siamo tutti ragazzi, e siamo tutti stanchi di questa inutile guerra. I nostri genitori non c’entrano nulla con noi. I miei sono Babbani, eppure io sono una strega, giusto? Allora perché il figlio di un Mangiamorte non dovrebbe avere la possibilità di dimostrare quanto vale?»
Harry resta in silenzio, e compiendo un passo indietro sembra accettare le mie parole.
Ci sarà tempo di discutere, ma non ora.
«Cosa ne sai tu?»
Mi guardo intorno spaesata, senza riuscire a capire da che parte provenisse la voce.
«Cosa ne sai, Hermione?»
Mi volto verso Draco che, tremante, tiene lo sguardo basso.
«Non è facile rinnegare la propria natura, lo sai? Forse non dovreste renderci partecipi di qualcosa di così importante.. Perché l’Esercito è importante, no? E’ la vostra sola speranza. Se per noi speranza non ce n’è, voi potete ancora farcela. Noi moriremo comunque. Non importa chi vincerà: noi perderemo.»
 Con un gesto quasi automatico, afferro anche l’altra mano, come se temessi che qualcuno potesse tentare di portarmelo via da un momento all’altro.
Ed io so che l’unico che potrebbe portarmi via Draco è Draco stesso.
Il suo timore, la sua insicurezza, il suo lato oscuro.
Ma io ho visto che c’è qualcosa di più, oltre l’uomo che hanno creato anni di insegnamenti contorti.
«Cosa diavolo stai dicendo, Draco?»
Un sorriso sadico si dipinge sul suo volto, e sento che il mio cuore potrebbe non farcela a sostenere gli sguardi d’odio che mi sta lanciando.
«Pensi davvero, Hermione, che il Mondo Magico, dopo un’ipotetica vittoria, risparmierà i figli dei Mangiamorte? E pensi davvero che Voldemort non ci ucciderà, se la vittoria sarà sua?», ripete, avvicinandosi pericolosamente al mio viso.
«Stai lontano da lei!»
La voce di Harry è lontana, ma con un cenno del viso gli dico di restare al suo posto, ovunque sia.
«Penso che avrete un’altra possibilità dal Mondo Magico, si. Ma penso anche che per vincere abbiamo bisogno di restare uniti. E penso soprattutto che sia inutile piangersi addosso, Draco.»
Gli lascio libera la mano destra, solo per tendere la mia verso il suo viso.
Non rifiuta il contatto, ma lo sento rabbrividire sotto il palmo.
Chiude gli occhi, e dopo un sospiro ricomincia a parlare.
«Io sono il figlio di uno dei servi più devoti di Voldemort, Hermione. Pensaci bene. Che futuro avresti con uno come me?», domanda.
«Pensavo stessimo parlando dell’Esercito,non dei tuoi problemi di cuore, Malfoy.»
«Harry. Chiudi. Quella. Bocca. », sibilo. Mi sembra così strano ritrovarmi ad inveire contro il mio migliore amico, ma non riconosco l’odio nei suoi occhi.
Il ragazzo puro e gentile che conoscevo sembra essere scomparso.
Torno momentaneamente a rivolgermi a Draco, appuntando mentalmente di chiedere scusa ad Harry per i miei toni rudi. «Di questo abbiamo già parlato, Draco. Quindi qual è il reale problema?»
La sua risata riempie l’intera sala.
«Qual è il problema, Hermione? Mi chiedi qual è il problema? Ti facevo più sveglia, signorina Granger.»
Rivedo d’un tratto il bambino dispettoso dei primi anni di Hogwarts, quello che godeva nel vedermi soffrire.
Ma io non sono più una bambina, ed i tuoi giochetti non funzionano più, Draco.
Nascondere il dolore ferendo gli altri è una mossa vecchia e scontata.
«Continua pure, Furetto.», sibilo con tono gelido.
«Continuo eccome, Granger. Il vostro compito è quello di sconfiggere Voldemort, il nostro è quello di stare nascosti e goderci ogni comfort in attesa della vittoria di una delle due fazioni. E vuoi sapere cosa accadrà in futuro? Se Voldemort vincerà, moriremo tutti e amen. Se vincerete voi, noi scapperemo. E vuoi sapere cosa ne sarà degli Eroi del Mondo Magico? Tu ti ritroverai a casa, con troppo marmocchi e quell’idiota di Weasley come marito, mentre il grande, onnipotente Harry Potter diventerà una sorta di celebrità. Sei contenta, Granger? »
Un sonoro schiocco rende abbastanza esplicita la mia risposta.
Con la mano ancora sul viso di Draco, inizio finalmente a rinascere dalle mie ceneri.
Mi sento di nuovo viva, come se lo schiaffo che ho dato a lui avesse risvegliato anche me.
«Adesso ascoltami bene, stupido pallone gonfiato. Io deciderò chi sposare, e rassegnati, perché il candidato ora sei tu. Io deciderò se avere delle pesti che girano per casa. Io deciderò della mia vita. Non credo nella preveggenza, dovresti saperlo, razza di arrogante vigliacco.»
Tiro un lungo sospiro, prima di puntargli l’indice proprio in mezzo agli occhi, che mi osservano con una strana nota di divertimento e orgoglio.
«Noi combatteremo,Malfoy. Anche solo per permettere ad un verme come te di scappare, ma combatteremo. Se l’alternativa è morire, fareste meglio a combattere anche voi.»
Inizio a camminare a passo svelto verso l’entrata del dormitorio femminile, e poco prima di sbattere la porta alle mie spalle sento la sua voce, colma del divertimento che avevo intuito poco prima.
«Buongiorno, signorina Granger. Finalmente ti sei svegliata.»

***

E per te…

«Weasley.. Io e Nott siamo nell’Esercito. Considerateci dei vostri.», bisbiglia Zabini prima di uscire.
Mi limito ad annuire, e velocemente gli porgo due spille identiche.
«Benvenuti nell’Esercito dei Folli.»
Blaise sorride. «Folli lo siete di sicuro. Vedremo se anche il sostantivo “Esercito” vi si addice, o se siete solo un branco di femminucce.»
Per la prima volta nella mia vita, penso che potrei quasi andare d’accordo con un Serpeverde.
«Affare fatto, Zabini. Vi dimostreremo ciò di cui siamo capaci.»
Riesco quasi a dimenticare per un attimo il volto di Hermione, mentre con un pugno amichevole saluto i nostri nuovi alleati.
Quasi.
 
NOTE:
Ciao a tutti : )
Come al solito vado di frettissima : (
La canzone del capitolo è “Ascoltami” del Melody Fall. Non abbiate pregiudizi ed ascoltatela, merita : )
Ho due piccole cose da far notare.
-La prima riguarda questo capitolo: le parole tra virgolette nella lettera di Silente sono tratte da “Elogio della Follia” di Erasmo da Rotterdam.
-La seconda riguarda lo scorso capitolo. Ginevra James mi ha fatto notare un piccolo errore. Severus Piton afferma che solo tre persone (in seguito 4 con Neville) sanno della  sua esistenza. Bè, non è così, sono stata imprecisa: intendevo che solo queste tre persone sanno della sua vita REALE, del suo ruolo nella battaglia. Tanto per capirci, anche Lucius Malfoy sa che Severus è vivo, ma non sa del suo alloggio al castello né dei suoi contatti con la McGranitt.
Ho già modificato : ) Spero di aver corretto ogni malinteso.
Detto questo, ringrazio tutti coloro che seguono la storia ed in particolare chi ha la pazienza di recensire : )
Speravo di festeggiare le 100 anime pie che hanno inserito la storia tra le seguite, ma purtroppo una persona l’ha eliminata : (
Spero di poter festeggiare in futuro questo grande traguardo :D

Vi consiglio una storia che ho iniziato a leggere da poco ma che mi ha già appassionata:
You and Me
di Jerry93
E’ una dramione meravigliosa e molto realistica, davvero diversa dalle storie che circolano ultimamente.
Hermione, finalmente, non è una fanciulla in pericolo e Draco non  è il famosissimo Dio del sesso: lei è una giovane forte, la strega che abbiamo imparato ad amare nei libri della Rowling, la Grifondoro per eccellenza, con il cuore puro e tanto coraggio; lui è lo spocchioso, arrogante, insopportabile Malfoy che abbiamo imparato ad odiare.
Ed è soprattutto un bugiardo, Draco, perché continua a ferire per non ferirsi, tanto per ricollegarci al mio capitolo, nascondendo i suoi veri sentimenti dietro sguardi d’odio e parole crudeli.
Una storia frizzante, un nuovo professore, molti misteri e sfide importanti: un mix esplosivo che fa da sfondo a due protagonisti “vecchi”  (inteso come fedeli ai libri della Rowling) immersi in situazioni totalmente nuove.
Io stessa non ho finito di leggere questa meraviglio storia, ma sono sicura di non commettere alcun errore consigliandovela con tanto entusiasmo.
(E con tanto affetto, anche.)
Mi scuso con Jerry per il riassunto troppo breve, ma lo studio chiama: ci tenevo però a consigliare la tua storia.
Una Hermione così è assolutamente da.. leggere!


A presto,
SweetTaiga

 
 

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Capitolo 27
*** 27. Disciplina e capelli aruffati ***





Col cuore vicino al Giappone.
Non ho altro da aggiungere.

 



27. Disciplina e capelli arruffati

Lo so di aver sbagliato, e so cosa dirai.

«Complimenti per la recita, Draco.», gli dico, vedendolo finalmente entrare nel dormitorio maschile.
Lo sento sospirare, ed alzandomi vedo sul suo volto un mezzo sorriso.
«Grazie, Blaise.»
«Forse però hai esagerato. Non potevi sapere come avrebbe reagito Hermione.», rispondo, guardandolo infilarsi nel letto.
«In parte ho solo detto la verità. E comunque qualunque reazione sarebbe stata meglio di quella fottuta apatia.», replica lui, con una smorfia di rabbia dipinta sul volto.
«Cosa c’era di vero in quel mucchio di stronzate?»,domando allora, sporgendomi oltre il letto come se dovesse confidarmi un segreto di massima importanza.
«Che, seguendo il corso naturale degli eventi, Hermione dovrebbe finire tra le braccia di Weasley. E fa male pensarlo.»


***

Posso resistere a tutto ma alle tentazioni no.

E’ ormai un’ora che sostiamo davanti ai cancelli di Hogwarts, indecisi sul da farsi.
«Fred, cosa ne pensi di entrare?», domando, dopo una quantità di tempo che mi sembra infinita.
Mio fratello si porta la mano al mento, giocando con il suo pizzetto inesistente.
E’ ancora convinto che gli crescerà, un giorno: vorrebbe diventare figo come quell’attore in quel film babbano, I Pirati dei Caraibi. Johnny Depp, o qualcosa del genere.
Oddio, guardandolo bene la faccia da schiaffi giusta ce l’ha.
«Che diamine sghignazzi, George?», mi domanda lui, guardandomi di sottecchi. «Comunque non lo so, fratello. Prima scappiamo e poi torniamo qui volontariamente
«Ma prima c’era la Umbridge, Fred.», dico a mia volta, compiacendomi per la mia risposta brillante e sensata. Senza la Umbridge la scuola sarà sicuramente uno spasso.
«George…», sussurra mio fratello.
«Dimmi, Fred.», esclamo, cercando di comprendere per quale motivo il suo volto sia diventato improvvisamente serio.
«Sai chi è la preside di quest’anno, George?»
Improvvisamente mi faccio piccolo piccolo, e con una vocina flebile sussurrò «La McGranitt…»
«E sai che le ragazze più in gamba dell’ottavo insegneranno, quest’anno?», sussurra ancora lui, sottolineando con la voce quel “ragazze”.
Ragazze, non ragazzi. O meglio, anche i ragazzi, ma il problema sono le ragazze.
O meglio ancora, il problema non sono le ragazze, ma LA ragazza.
Hermione.
«Miseriaccia, fratello, mi sa che quest’anno la disciplina sarà pane quotidiano ad Hogwarts.», sibilo, utilizzando appositamente il termine tragico preferito dal nostro fratello minore.
Rabbrividiamo entrambi.
Disciplina.
Che brutta parola.

***

Lo so di aver tradito, ma tradire poi cos’è?

“Coniugi Malfoy,
mi aggrada che abbiate finalmente ritirato le vostre guardie.
Gradirei parlarvi, tuttavia, degli studi di vostro figlio Draco.
Cordiali saluti,

la preside di Hogwarts
Minerva McGranitt.”

«Dici che funzionerà, Minerva?», domando, mentre, dopo aver letto la lettera, la lego la lettera alla zampa di un gufo candido.
«Lo spero, Severus.», risponde con un sospiro. L’ennesimo.
«E se, al contrario dei tuoi piani, dovesse presentarsi Lucius anziché Narcissa?»
«In quel caso servirà la tua pozione.», afferma con sicurezza, fissandomi negli occhi.
«Quale pozione, Minerva?», domando, fingendo di non sapere.
Sospiro. Altro sospiro. «Quella che preparasti ad agosto. Ricordi, Severus? Quella che ti commissionò Lucius, e che ha cercato di affidare a Draco per avvelenarmi.»
Ricordo, ricordo. Il giorno in qui quegli idioti di Blaise e Nott si sono catapultati in casa mia chiedendomi gli ingredienti per la pozione Polisucco.
Tornai nella mia vecchia abitazione per non destare sospetti a Lucius, e lui ne approfittò per commissionarmi un potente veleno.
Ovviamente, fidandomi di Draco, glielo preparai senza esitazione, ma non pensavo che ne avrei ancora sentito parlare.
«Come ne sei venuta a conoscenza, Minerva?», domando a ma volta.
«Oh, Draco è venuto nel mio ufficio svelandomi tutto. So che l’hai fatto senza secondi fini, Severus: dovevi salvare le apparenze. Ora però possiamo approfittarne.»
La guardo senza capire, scorgendo nei suoi occhi un barlume di orgoglio. «Se verrà Lucius, dirò di aver trovato una fiala di veleno in camera di suo figlio. Mi sembra un ottimo motivo per convocare un genitore Mangiamorte, no? Nessuno sospetterà che è tutta una messa in scena.»
Sorrido, mio malgrado. «Minerva, stare a contatto con un Serpeverde come me ti sta portando sulla brutta strada.»
«Oh, anche lo stare in mezzo a Grifondoro come me e la Granger sembra aver influito sul tuo carattere, Severus: sbaglio o  hai il cuore un po’ meno peloso?», esclama lei, ridendo.
Con un sonoro sbuffo esco dal suo ufficio.
Non può certo rinfacciarmi qualcosa di così estremamente… assurdo, ecco.

***

E chiamerai il mio nome, lo so che lo farai.

«Buongiorno, Pansy. », esclamo, vedendola entrare di prima mattina nella Sala Comune.
«Buongiorno Nott..», bisbiglia lei, accompagnando la frase con un sonoro sbadiglio.
Solo in questo momento mi accorgo delle sue occhiaie profonde.
«Che succede Pansy, non hai dormito?», domando, facendole cenno di sedersi sulla poltrona accanto a me.
«Oh, nulla di particolare…», sussurra, sedendosi compostamente a pochi centimetri dal mio corpo.
Un altro sbadiglio.
So che mi nasconde qualcosa, ma sono troppo preso dalle sue labbra per aver tempo di preoccuparmene.
La tiro dolcemente verso di me, e dopo una manciata di secondo di finta e debole resistenza si abbandona finalmente sulla mia spalla, addormentandosi quasi immediatamente.
Pansy…

***

Non c’è nessun altro al mondo così vicino a te, e così uguale a me.

Diamine, il mio primo giorno di lezione.
Devo stare calma, devo stare calma, devo stare calma.
Guardo per l’ennesima volta la mia immagine riflessa nello specchio: scarpe lucide, gonna perfetta, cravatta impeccabile, camicia e giacca appena stirate, capelli..
Per la barba di Merlino, nessuno mi prenderà mai sul serio con questi capelli!
Sembro un leone che si è appena svegliato dopo un pisolino lungo duecento anni!
Calma, Hermione, calma.
«Hermione, che ci fai ancora qui? Non dovresti essere a lezione?», domanda Ron, affacciandosi nella mia stanza.
«Oh, si, certo, sto solo cercando di…», balbetto, cercando di non far notare che la mia futile preoccupazione sono i miei capelli ribelli.
«Sei bellissima, non preoccuparti..», afferma, annuendo tra sé e sé.

E un’altra possibilità io la voglio.

«Stupido, come se mi interessasse come sto! Sono preoccupata per la lezione, ecco.», cerco di difendermi, alterandomi in modo eccessivo.
Infatti Ron ride, e si avvicina lentamente a me.
«Tranquilla. Andrà tutto bene. Sei o non sei la strega più brillante di Hogwarts?», dice, accarezzandomi i capelli con la mano calda.
Sorrido. Posso farcela.
«Hai ragione, andrà tutto bene.», esclamo, dirigendomi frettolosamente verso la porta.
«Hermione?»
«Si, Ron?», dico, tornando indietro in tutta fretta e correndo sul posto per illudermi di non arrivare in ritardo.
«I libri…», sussurra, ancora sorridendo, porgendomi la mia borsa.
«Oh, grazie Ron!», esclamo afferrando la borsa.
Mi immobilizzo completamente, smettendo di fingere che la corsa sul posto mi farà arrivare più velocemente all’aula.
Calma, Hermione. A lui puoi chiederlo.
«Dici che mi prenderanno sul serio con questi capelli?», bisbiglio.
Per tutta risposta, Ron scoppia a ridere. «Non vedranno nemmeno i tuoi capelli, Hermione: quei poveretti staranno già tremando. La tua fama ti precede, professoressa Granger!»
Rincuorata, e con un po’ di paura in meno, mando un bacio al volo a Ron e corro verso la mia classe.
A pochi passi dalla porta, cerco di darmi un contegno, lisciando per l’ennesima volta la gonna perfettamente liscia.
La mia prima lezione.
Guardandomi intorno, scorgo la figura di Draco dall’altro lato del corridoio.
Mi sorride lievemente, per poi fermarsi davanti ad un altro portone.
Anche lui oggi ha la sua prima lezione.
Ricambio il sorriso, e dopo un ultimo sguardo complice entriamo ognuno nella propria classe.
«Buongiorno, ragazzi. Sono la vostra nuova insegnante, la professoressa Granger.»

Non posso fare a meno del tuo amore: impazzirei.



NOTE:
Ciao ragazze e ragazzO (si, Jerry, mi riferisco a te xD).
Questo capitolo è molto breve, ma aggiungere altre informazioni sarebbe stato inutile e totalmente da stronza.
Iniziano a svelarsi un po’ di altarini, cosa ne dite?
Ora sapete anche perché Piton, che attualmente abita tra le mura di Hogwarts, si trovasse nella sua vecchia abitazione.
E sapete anche qualcos’altro, che però io non vi farò notare :D
La canzone di questo capitolo è “Io confesso”, La Crus.

Rubo qualche rigo per autopubblicizzarmi. Ieri sono usciti i risultati di due contest, e mi piacerebbe sapere cosa ne pensate voi di queste due One-Shot.

-Qualcosa in Lui, One-Shot su Lucius e Narcissa. Prima classificata al Disney Song-fic contest.
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=673478&i=1

-Il figlio della Luna, One-shot originale, la storia d’amore tra un giovane poeta polacco e la bella Ivanoe. Quarta classificata al contest sui Baustelle.
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=673762&i=1

Quasi dimenticavo.. In settimana aggiornerò anche Miracles Theatre: mi scuso immensamente per il ritardo! : P
 
Detto questo, vi saluto :D
A presto,
SweetTaiga : )

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Capitolo 28
*** 28. Magie Babbane ***




La canzone di questo capitolo è “Eden” dei  Subsonica.
Vi consiglio di ascoltarla durante la lettura.
Scusatemi se per questa volta non ci saranno "note".
Ringrazrio tutti voi che mi seguite, e vi dedico questo capitolo!
A presto : )

 
28. Magie Babbane

Il tuo sguardo dice “ti aspetto”.

Ci sono momenti in cui il mondo potrebbe scomparire senza che io me ne accorga.
Sarebbe una lieve sensazione, forse un breve bruciore, ma dopo il caos ritornerei al mio amato Nulla.
Perché Nulla è ciò che mi circonda, il Niente mi alimenta, il Vuoto mi abbraccia con straziante sensualità.
Quand’è che il dolore è tornato a squarciare il mio petto?
Quando hai visto il suo sguardo.
Quand’è che il mio cuore ha finalmente ripreso a battere?
Nello stesso momento, caro Blaise.
Non sapevo che il cuore potesse morire e rinascere nello stesso momento.
Non lo sapevo, eppure è così: basta uno sguardo, un’occhiata fugace, e tutto cambia. Nulla è più come prima, eppure tutto è sempre lo stesso.
Perché lo sguardo da sono non basta, non basta più.
E nell’attesa di qualcosa di più, mi ritrovo da solo a parlare con me stesso, come un pagliaccio impazzito che recita per un pubblico inesistente.
Un attore solitario che si limita a ripetere la sua parte all’infinito, incurante del fatto che lo spettacolo sia andato avanti senza di lui.
Tutte le pedine continuano a muoversi.
Lei, Hermione, la Regina, continua a combattere, incurante di tutto ciò che non riguardi la tanto attesa pace.
Lui, Draco, il Re, resta in attesa. Aspetta, e aspetta ancora. E mentre il padre lo ferisce, mentre il Signore Oscuro lo minaccia, lui continua ad aspettare.
Aspettare e combattere. Combattere e aspettare.
Ci vuole fede per entrambe le cose.
Per questo io sono un misero pedone, cacciato tempo fa dalla scacchiera perché incapace di aspettare e di combattere.
Fermo ed inerme, con l’anima sporca di un delitto mai confessato.
Se solo lei sapesse…
Fremo per combattere, ma ho timore di muovermi.
Guardo il cielo aspettando, ma la mia pazienza è scarsa.
E allora cosa diamine voglio?
Mentre ogni singolo pezzo della scacchiera continua la sua partita, io resto fermo.
Aspetto quegli occhi, forse sperando di non rivederli mai più.

***

Oggi che ogni gesto ritrova il suo senso…

«Secondo me quest’idea del ballo è una grossa, immensa, colossale stronzata.», borbotta Hermione per l’ennesima volta, mentre le lego stretto il corpetto nero.
«Dai, Herm, sarà divertente!», ribatto a mia volta.
Sbuffa ancora, ma pazientemente mi lascia domare la sua chioma ribelle.
«Allora, com’è andata la prima lezione? Ho sentito alcuni ragazzini del primo anno parlare di una nuova professoressa molto severa. Chissà chi sarà mai…», dico con noncuranza, cercando di dissimulare una risata con un colpo di tosse.
«Oh, hanno detto che sono severa, Ginny? Che meraviglia, non mi aspettavo questo genere di complimenti già alla prima lezione!»
Sta scherzando. Sono sicura che sta scherzando.
Mi sporgo oltre i ricci ribelli e, scorgendo il suo volto beato, capisco che era irrimediabilmente seria.
Il carattere di Hermione continua a sorprendermi anche dopo tutti questi anni di scuola: ciò che per gli altri è un insulto, diventa velocemente un suo punto di forza; ciò che gli altri ritengono impossibile, è solo un ostacolo un po’ più alto da superare con un balzo.
Bé, c’era da aspettarselo da colei che è riuscita ad ottenere il rispetto di tutta Hogwarts pur essendo una Mezzosangue..
Qualcun altro, nella sua stessa situazione, avrebbe cercato di non farsi notare, di restare invisibile.
Lei invece cammina impettita per i corridoi, orgogliosa del suo sangue e dei suoi obiettivi.
«Eh si.. Sei già diventata famosa, professoressa Granger.»
Ci voltiamo simultaneamente, e nel vedere Harry appoggiato bellamente alla porta della mia stanza ho una paura improvvisa: se lo uccidessi ora, potrei rovinarmi il vestito!
Cerco di calmarmi, riprendendo coscienza di ogni mia facoltà e facendo appello a tutto il mio buon senso.
«Che c’è, Harry?», domanda Hermione, fingendo di non aver notato la mia presa fin troppo salda sulla spazzola.
«Dopo dobbiamo parlare, tesoro. Ci vediamo alla Guferia a mezzanotte.», sussurra lui, ed avvicinandosi lentamente posa un bacio leggero sulla fronte di Hermione, senza degnarmi nemmeno di uno sguardo.
Non appena Harry chiude la porta alle sue spalle, rivedo negli occhi di Hermione tutta la mia confusione.
«Tesoro?!», urliamo simultaneamente, con gli occhi spalancati per lo stupore.
«Oh, Merlino! Harry deve essersi bevuto il cervello!», esclama lei.
A quest’affermazione così ingenua e genuina non posso fare a meno di ridere: nonostante il dolore al petto, non ammetterò mai che quel bacio leggero mi ha ferita profondamente.

***

Un passo sui bordi del tempo…

«Draco, sei pronto?», mi domanda Nott, bussando per la quindicesima volta alla porta.
«Bé, si… Diciamo di si…», affermo, cercando di darmi un certo contegno.
«E allora esci, cavolo! Siamo già in ritardo.», ripete ancora.
Sentire Nott agitato mi fa sorridere. No, mi fa ghignare. Perché ora so di non essere l’unico a cui tremano le gambe e che si sente ridicolo.
Come reagirà Hermione?
E Pansy?
Esco velocemente dal bagno, ansioso di vedere le loro espressioni.
Mi trovo davanti Nott, con un’espressione che è sicuramente la copia della mia: tratteniamo a stento una risata, e con un gesto di pura disperazione ci infiliamo le maschere.
Il ballo ci attende.

***

Il riscatto di un sogno protetto…

La Sala Comune non è mai stata così bella: dal cielo – di solito stellato – arrivano lampi intermittenti che illuminano i volti sorridenti degli studenti, pipistrelli e fantasmi volano sulle nostre teste e zucche incantate galleggiano nell’aria.
Hogwarts è sicuramente il posto migliore per organizzare una festa di Halloween.
«Ehi, George, cosa ne pensi?», domando al vampiro al mio fianco, perfettamente identico a me.
«Meraviglioso, Fred. Potremo testare tutti i nostri nuovi scherzi questa notte!»
Mi aspettavo una risposta del genere, ma non credevo certo che sarebbe stata la McGranitt in persona a fermare tempestivamente le nostre risate.
«Non crederete davvero che vi permetterò di spaventare i miei alunni, vero?»
Ci giriamo simultaneamente, ma ciò che ci troviamo davanti, anziché uno sguardo truce, è un sorriso splendente che pensavamo di non vedere mai sul volto della Preside.
«Bentornati a casa, ragazzi. Divertitevi, ma non esagerate: questa festa serve per far rilassare gli studenti, non per traumatizzarli a vita.»
Casa.
Al sentire questa parole un brivido mi percorre la schiena.
«Siamo davvero tornati…», sussurro, e so che George sa cosa intendo.
«Già, siamo a casa.», mi risponde infatti, regalandomi uno di quei suoi sorrisi a mille denti.
«Ma come, i miei fratelli tornano a Hogwarts e non vengo nemmeno avvisato?»
Voltandomi appena, scorgo la figura di Ron farsi strada tra la folla.
«Per Merlino! Sei diventato un armadio, fratellino.», esclama George, e non posso fare a meno di annuire: le sue spalle sono ampie quanto quelle mie e di George messe insieme!
«Ehi, ragazzi.. Ma chi è il moretto che si sta avvicinando ad Hermione?»
Seguendo lo sguardo di George, sia io che Ron vediamo un ragazzo in smoking dai capelli neri avvicinarsi ad una ragazza.
«Hermione? Ma dai, fratello, è impossibile che quella sia…»
Come in un vecchio cartone animato babbano, la mia mascella raggiunge il pavimento per poi riarrotolarsi autonomamente: Hermione si è girata verso di noi, e non posso fare a meno di notare che, avvolta in un abito nero lungo fino ai piedi ed i capelli raccolti, sembra davvero un’altra persona.
«Hermione ha scoperto i trucchi. E cosa succederà domani? Una Puffola Pigmea sconfiggerà un Ippogrifo? L’Apocalisse? Oppure…  Il Professore Piton si laverà i capelli?», dico,portandomi le mani ai capelli con fare teatrale.

***

Nella luce di un giorno perfetto…

«Hermione, andiamo in pista, dai!», ripeto, convincendo finalmente la mia amica a seguirmi.
«Devo prima trovare Draco, lo sai.. Se starò troppo in mostra non potrà parlarmi…», replica lei, mettendo il broncio come una bambina.
«Aspetta qualcuno, signorina?»
Ci giriamo simultaneamente, trovandoci davanti un ragazzo dai capelli neri con uno smoking impeccabile ed una maschera scura sul volto.
Hermione non perde nemmeno tempo a rispondergli, voltandosi da un’altra parte in cerca di Draco.
«Ehi, Herm, potresti almeno parlargli.. Non sembra affatto male.», dico maliziosamente, dando uno sguardo fugace al sedere del ragazzo, che si è voltato per parlare con un biondino vestito come lui.
«Ginny!», urla lei, fingendosi scandalizzata.
La vedo trattenere a stento una risata divertita, per poi ricominciare a cercare la sua Serpe.
«Ah, l’amore…», sussurro, prima di seguirla tra la folla.
Non facciamo in tempo a compiere una decina di passi, che il moretto di prima torna all’attacco.
«Non vuole concedermi nemmeno un ballo, signorina?», domanda, prendendo la mano di Hermione.
Non vorrei essere nei suoi panni in questo momento.
Vedo Hermione girarsi a rallentatore, con gli occhi iniettati di sangue ed un sorriso folle sul volto.
«Faccio volentieri a meno della tua compagnia. Ed ora, se vuoi scusarmi..»
Chiunque sarebbe scappato a gambe levate, eppure il giovane sembra non aver fatto troppo caso alle parole della mia amica, troppo occupato a sghignazzare non molto sommessamente.
«Che hai da ridere?», domanda infatti lei, prima di liberare violentemente la mano dalla presa ferrea del ragazzo. «Anzi, non dirmelo, tanto non mi interessa.»
Nuovamente, non fa in tempo a incamminarsi che il giovane mago le circonda i fianchi con le braccia, impedendole ogni movimento.
«Ma che…!»
Vorrei intervenire, vorrei fare qualcosa, vorrei rompere il muso a quest’insolente.
Ma mentre penso ad un modo per libere Hermione dalla sua stretta, ecco che vedo la mia migliore amica rilassarsi.
«E va bene, ma solo un ballo.»
Tra lo stupore mio e del ragazzo, vedo Hermione voltarsi lentamente, finalmente libera dalle sue braccia.
Forse dovrei lasciarli ballare in pace.. In fondo, per quanto sia strano, se lei ha deciso di ballare con questo tizio non penso ci sia nulla di male..
Mi volto, lasciando loro campo libero.
D’un tratto, però, un sonoro tonfo mi costringe a tornare indietro.
«Hermione, cosa è..?»
Non c’è bisogno di particolari spiegazioni: il ragazzo è a terra, intento a massaggiarsi il labbro ferito, ed Hermione non ha ancora abbassato il pugno, mantenendo il braccio rigido e posizionandosi per scattare di nuovo in caso di necessità.
Sul suo volto, un sorriso soddisfatto mi fa comprendere che si è rilassata.
«Diamine, Hermione, sei migliorata in questi anni. L’ultima volta che mi hai dato un pugno non eri così forte.», sibila il ragazzo, con uno strano tono divertito nella voce.
Solo in quel momento mi accorgo che quella voce…
«Draco?!», esclama Hermione, venendo subito azzittita da un gesto del ragazzo.
«Zitta, stupida, altrimenti qui salta tutta la copertura!», ribatte lui.
Ora, qualsiasi altra ragazza sarebbe corsa a vedere come stava il suo ragazzo.
Qualsiasi ragazza avrebbe chiesto scusa per il pugno.
Qualsiasi ragazza, certo, ma non Hermione.
«Si può sapere che diamine ti è preso? E perché ti sei tinto i capelli? Non potevi avvisarmi, razza di idiota?!», esclama infatti, dopo un primo momento di sincera meraviglia.
«Bé.. La Pozione Polisucco sarebbe stata scomoda. Sai com’è, controllare ogni ora quale sia il mio aspetto è stancante.. Così abbiamo pensato ai metodi babbani…»
«Avete!? Tu e chi?», continua lei, imperturbabile, con le braccia strette al petto e il mento alto.
«Se mi fai l’onore di seguirmi ti spiego tutto.», risponde Draco, tra l’offeso e il divertito.
Spariscono così, nella folla, e mentre li vedo allontanarsi mi ritrovo a pensare che forse Hermione dimenticherà l’appuntamento con Harry.
O meglio, mi ritrovo a sperare che questo accada.

***

Per imparare ad affrontare il tempo noi, in un mondo diverso…

«Allora, mi spieghi che sta succedendo?», domando, subito dopo essere entrata nello sgabuzzino che Draco mi ha mostrato.
«Io e Theodore abbiamo deciso di tingerci i capelli in modo da stare con te e Pansy. Così sembrerà che io stia con lei, e un moretto anonimo balli con te.», replica lui, togliendosi la maschera.
Resto per un attimo a bocca aperta,notando il contrasto assurdo tra i capelli neri e la pelle candida.
«Non azzardarti a ridere, piccola saputella..», sibila, vedendomi fissare il suo nuovo look.
«Ti donano, sai? Ti fanno quasi perdere quell’aria da arrogante viziato che ti ritrovi.», rispondo, pensando a quanto cambi una persona con un diverso colore di capelli.
Inutile, le invenzioni babbane fanno più miracoli degli incantesimi, a volte.
«Ma se non fossi quell’arrogante viziato smetterei di piacerti, no?», sussurra lui, avvicinandosi alle mie labbra con fare sensuale.
«Bé, non so.. Potrei anche innamorarmi di un tipo come Nott.. O come Blaise..», replico, fingendo disinteresse.
Un sonoro sbuffo rischia di farmi scoppiare a ridere, ma cerco di trattenermi.
«Anche loro sono viziati.», risponde Draco, mettendo il broncio come un bambino.
«Ma non sono arroganti. Loro.», rispondo, notando il leggero incrinarsi delle labbra di Draco: lo sto facendo arrabbiare. E mi diverto un mondo, diamine!
«Bé, Blaise è un vanitoso senza cervello e Theodore è un asociale. Quindi accontentati di me, Mezzosangue.», dice lui.
Lo immagino quasi battere i piedi per terra e fare i capricci, guardando il suo volto imbronciato.
«Mi accontento, mi accontento…», sussurro, avvicinandomi a lui ed annullando la distanza tra le nostre labbra.
Istantaneamente lo sento sorridere, e pochi attimi dopo le sue braccia mi cingono i fianchi, questa volta senza nessun rifiuto da parte mia.
E’ così strano.. E’ come se non ci fossimo mai allontanati, come se fossimo stati sempre insieme, come se tutte le difficoltà di questi mesi fossero sparite come per magia..
E’ questo il potere oscuro che Draco esercita su di me.
Mi fa perdere la mia capacità di comprendere, annulla la mia razionalità.

***

Per diventare adulti come nuovi Dei di un vecchio universo…

«Ron, hai visto Harry?», mi domanda Neville, guardandosi intorno per l’ennesima volta.
«No, in questi giorni è decisamente sfuggente. Credi stia tramando qualcosa?», chiedo, rendendomi improvvisamente conto dello strano comportamento del mio migliore amico.
«Non lo so.. Ma sicuramente sta succedendo qualcosa… O meglio, qualcos’altro..»
Già. Qualcos’altro.
Prima Hermione, ora Harry. Credo nel Trio, credo in noi, ma come fanno a non rendersi conto che combattere da soli è inutile?
Hanno un esercito a disposizione, eppure continuano a fare di testa loro, troppo occupati a cercare di proteggerci per rendersi conto che anche loro hanno bisogno di protezione.
Che idioti.
«Sono strani, Harry e Hermione, vero ragazzi?», domanda una voce alle nostre spalle.
Girandoci, ci troviamo davanti Luna, avvolta – per la prima volta da quando la conosciamo – in un semplice abito azzurro cielo e con il volto parzialmente coperto da una maschera candida.
«Hai ragione, Luna.», rispondo, sorridendole.
«Come hai fatto a riconoscermi?», mi domanda, piegando leggermente il volto verso sinistra.
«Bé, era facile, ecco.. Ti riconoscerei ovunque…»
Mi basta poco per rendermi contro della frase ambigua che ho appena pronunciato.
Guardo di sottecchi la ragazza, e con un sospiro di sollievo mi rendo conto che non ci ha fatto nemmeno caso.
«La prossima volta mi impegnerò di più, allora. Anche se è bello essere riconosciuta dai propri amici.», sussurra, prima di allontanarsi silenziosa com’era arrivata.
«Bé, se è lei a dire che Harry ed Hermione sono strani c’è da preoccuparsi davvero..», affermo, annuendo autonomamente alla mia stessa frase.
«Perché?», mi domanda Neville con tutta la sua ingenuità.
«Ecco.. perché lei è il massimo della stranezza, no?», dico con semplicità, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
«Su, Ron, non essere così cattivo…», replica lui.
«Non ho mai detto che questo sia un difetto.», affermo, seguendo la sua chioma bionda tra la folla.

***

Le campane rintoccano per la dodicesima volta.
Improvvisamente, come richiamata da una voce inesistente, Hermione alza lo sguardo.
«E’ mezzanotte?», domanda, con le guance arrossate e le labbra gonfie di baci.
Annuisco, cercando con lo sguardo cosa ha potuto distrarla.
«Scusami, Draco, devo andare.. Ho promesso.. Ecco, devo andare!», dice lei, senza però allontanarsi da me.
«Che succede, Hermione?», domando, preoccupato dal suo sguardo.
«Bè.. hai notato anche tu che Harry è strano, vero?», mi dice, guardandomi finalmente negli occhi.
Annuisco ancora. «Già, lo tollero ancora meno del solito.», affermo, con un sonoro sbuffo.
Riesco a farla ridere per un attimo, e per un breve momento la preoccupazione abbandona i suoi occhi.
«Mi ha chiesto di vederci a mezzanotte. Devo andare, voglio capire cosa sta succedendo.»
Per la terza volta, mi trovo ad annuire, senza alcuna capacità di reagire al vortice di pensieri e di emozioni che porta con sé Hermione.
«Però quando hai finito vieni nel nostro dormitorio. Oggi possiamo approfittare della confusione per stare insieme.», replico, cercando di non mostrare la mia gelosia.
E’ il suo migliore amico. Ha il diritto di andare.
E’ il suo migliore amico.
E’ il suo migliore amico.
«E poi dobbiamo anche approfittare pienamente della tua nuova tinta, no? Potremo girare indisturbati per i corridoi fino a domani mattina.», sussurra con un sorriso.
«E chi ha detto che voglio girare per i corridoi?»
La risata di Hermione riempie la stanza, e dopo avermi dato un leggero pugno sul petto ed avermi posato un lieve bacio sulle labbra va via, lasciandomi da solo con il suo profumo sulla pelle.

***
Il tuo passo che non è più incerto…

«Blaise? Blaise?»
Finalmente si gira verso di me, e con lo sguardo ancora assente cerca di riprendere possesso di sé.
«Che diavolo hai combinato?», domando, sollevandogli il capo.
«Non posso dimenticarla, Theo.», sussurra ad occhi chiusi.
«Lo sai che sarebbe un suicidio..Non è il caso pensare a lei..»
«Ma lo sai che è l’unica!», replica, stringendo i pugni tanto da far sbiancare le nocche.
«Ma è occupata, Blaise!», urlo a mia volta, in preda all’esasperazione.
Un ghigno strano si dipinge sul suo volto.
«Non me ne frega un cazzo, Theo. Me ne son stato zitto e fermo fino ad ora, ma adesso sono stanco. E’ ora di entrare in scena. Non posso lasciarla nelle mani di un altro, chiunque esso sia. Lo so che potrei farla felice, mentre lui cosa potrebbe darle? Una vita di complotti e nascondigli? Una vita di menzogne? Lui non è capace d’amare, lo sappiamo entrambi.»
In quel momento un portone si apre.
«Draco.»
Sbatte la porta alle sue spalle, e con i pugni stretti si ferma dinnanzi a noi.
«Penso sia arrivato il momento di parlare.», sibila.
«Che ci fai tu qua?», domando, con sincera curiosità. «Non eri con Hermione?»
Un ghigno fin troppo simile a quello di Blaise si dipinge sul suo volto.
Rabbia, frustrazione, gelosia.
«E’ con Harry.»
Improvvisamente, Blaise si alza dal letto, e con gli occhi spalancati inizia a cercare la bacchetta.
«Non posso permetterlo. Non posso. », urla, prima di scappare via, con me ed un Draco evidentemente confuso al seguito.
Mi sa tanto che il ragazzo che è sopravvissuto, questa notte non sopravvivrà.

E se alla fine riusciremo a credere nelle nostre promesse avremo pace e le risposte incognite, da sempre le stesse.



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Capitolo 29
*** 29. Mea culpa ***



 

A chi segue questa storia, 
per farmi perdonare dell'immenso ritardo.


29. Mea culpa

E’ colpa mia se siamo diventati indifferenti, più poveri, più tristi e meno intelligenti.

«Blaise, dove diamine stai andando?», urla per l’ennesima volta Draco.
Ma io non rispondo, continuo a correre, continuo senza fermarmi.
Non sento stanchezza né dolore, inciampo e mi rialzo velocemente.
Un unico pensiero assale la mia mente.
Devo salvarla, devo fermarla.
Ho sperato che non accadesse, ho pregato che niente cambiasse.
In fondo stavo bene nella mia solitaria agonia, il dolore mi faceva sentire che ero vivo. Era comodo fingere di non poter fare nulla, era così semplice chiudere gli occhi e dimenticare.
Ora la realtà è venuta a prendermi, incazzata perché non ho pagato il mio debito.
E non posso chiudere gli occhi, non posso più fingere, non posso più voltarmi e sostenere che sia stato solo un brutto sogno.
Non posso più autoconvincermi che andrà tutto bene, che starà bene anche senza di me.
Io stesso non ho mai creduto alle mie parole, e speravo che invece lei mi ascoltasse.
Le inculcavo le mie scuse e le mie idee, e per inerzia accettavo qualunque situazione il destino mi mettesse davanti.
Ma ora non posso più, ora devo correre.
Ora devo andare avanti, passo dopo passo.
Devo fermarla, devo salvarla.
E’ colpa mia.

***
E’ colpa mia, è colpa mia che non mi curo delle tue speranze. Forse perché delle idee non so più che farne.

Il tempo s’è fermato quella notte.
Mi sembra ancora d’essere tra le sue braccia, quando senza guardarmi negli occhi accettava senza repliche la mia scelta forzata di andare via.
La sua era una fuga. Gli leggevo negli occhi il dolore, la paura, la voglia di fermarmi.
Eppure come sempre rimase silenzioso, come ogni qualvolta c’era in gioco il mio futuro.
Lo odiavo, lo odiavo davvero.
Volevo andare via per questo: perché non mi fidavo più, perché lui stesso non si fidava più.
Odio, solo odio. Era rimasto solo questo.
Eppure la cosa che odiai di più fu il suo lasciarmi andare.
Tutto ciò che avevamo faticosamente costruito nell’ombra delle mura di Hogwarts stava per essere distrutto.
Lasciai il dormitorio maschile a passo lento, sperando in un colpo di scena.
Il colpo di scena non arrivò.
Varcai la soglia e mi chiusi la porta alle spalle, lasciando indietro il mio passato, andando incontro ad un futuro del quale non volevo fare parte.
«Daphne, è ora di andare.»
Furono le uniche parole che mi rivolse mia sorella Astoria, prima di precedermi e raggiungere i nostri genitori.
A quel tempo non sapevo, non conoscevo la verità, ed in quell’attimo di solitudine, in un lampo di debolezza, mi accasciai su di lei, piangendo per la prima volta nella mia vita.
Piangere per Blaise, per l’unico al quale avessi mai aperto il mio cuore.
Che spreco di tempo e forze.
Piangere sulla spalla di mia sorella, mentre la sua mano mi accarezzava delicatamente i capelli.
Che grande presa per culo.
Tutte le belle parole, tutte le promesse, si susseguono nella mia mente come sfuocate sequenze di lettere, raccolte in un libro che non mi appartiene più.
“E’ per il tuo bene”.
Non c’è frase che può ferire più di questa.
Non mi ha fatto combattere al suo fianco, quell’idiota di Blaise.
Non si è fidato delle  mie parole.
“Spero di sbagliarmi, ma per ora la realtà è questa.”, mi disse quella notte.
Ti sbagliavi.
Non fui io a tradire Draco e la Granger.
Non fui io, eppure la colpa ricadde su di me.

***

E’ colpa mia, non c’avevo mai pensato.

La Guferia è ancora lontana, ma non ho voglia di correre.
Nei corridoi vuoti rimbomba il dodicesimo rintocco delle campane, ma continuo a camminare lentamente, per la prima volta in ritardo ad un appuntamento.
Continuo a pensare ad Harry, a quanto sia stato strano il suo comportamento negli ultimo giorni, e non ho il coraggio di affrontarlo.
Una Grifondoro senza coraggio.. Se lo sapesse Draco me lo rinfaccerebbe a vita.
Draco.. a volte vorrei essere come lui.
Lui che  sa quando fermarsi, lui che sa come evitare i guai, che sa stare al suo posto.
Io invece non riesco più a farmi guidare dalla razionalità.
L’istinto prende il sopravvento, ed il mio istinto non è mai stato molto sveglio.
Per questo ho sempre cercato di essere fredda e razionale, di calcolare bene le distanze e di studiare in modo approfondito amici e nemici, oggetti e situazioni.
Per questo sono diventata ciò che sono ora, ma pian piano le emozioni hanno preso il sopravvento.
E’ colpa di Harry, è colpa di Ron.
Sono stati loro, con la loro ingenua spontaneità, a far riaffiorare le emozioni che avevo accuratamente nascosto.
E’ colpa di Draco.
E’ stato lui, solo lui, a farmi risvegliare, a creare in me prima rabbia e frustrazione, adesso passione e tenerezza, a scavare uno squarcio nella mia calma apparente.
 O forse è solo colpa mia.
Avrei potuto andare via, nessuno mi costringeva a stare accanto al Bambino che è Sopravvissuto.
Avrei potuto creare una barriera tra me e Ron, non era una prescrizione del medico godere del suo sorriso.
Potrei allontanarmi da Draco. Nessun manuale mi ordina di stargli accanto, di ridere, di parlare e bisticciare con lui.
Nessuno mi costringe ad essere come sono.
La parte razionale di me e quella istintiva continuano ad essere in eterno conflitto.
Ed io, che col mio istinto sono arrivata solo a cacciarmi nei guai, azzittisco la razionalità e sfido per l’ennesima volta il Destino, varcando silenziosamente la soglia della Guferia.
E’ colpa mia: se avessi seguito la ragione, in questo momento non sarei coinvolta nella lotta contro Voldemort, non sarei stata parte del Trio, non avrei avuto nessun  rapporto con Draco.
Se avessi seguito la ragione la mia vita sarebbe stata estremamente noiosa.
«Harry?», sussurro debolmente verso la figura di spalle accanto alla finestra.
«Sei arrivata, finalmente.»
Lo vedo girarsi lentamente, ma se non avessi visto le sue labbra muoversi non avrei mai pensato che fosse stato lui a parlare.
Una voce suadente, quasi femminile, ma tagliente e malinconica.
Non il suono rassicurante e amichevole che ho imperato a conoscere negli anni, ma qualcosa di pungente che ferisce il cuore.
Solo allora me ne rendo conto.
Ciocche bionde tra i capelli neri, il verde cupo degli occhi macchiato da chiari bagliori.
«Harry?»
Questa volta non un’affermazione, ma una domanda.

***

E’ colpa mia, non presto mai troppa attenzione.
Corriamo, corriamo ancora senza fermarci, seguendo Blaise che sembra impazzito.
«Ricordi cosa fece Daphne?», domanda lui all’improvviso, parlando affannosamente.
«Ricordi, Draco?»
Il volto di Daphne, nonostante la sua lontananza, non è sbiadito minimamente.
Ricordo ancora le giornate passate insieme, le risate e i pungenti dibattiti, la sua austera figura e la sua acuta intelligenza.
Una delle poche donne che ho mai ritenuto alla mia altezza.
Fino a quel momento, almeno.
La notte in cui mio padre mi vide con Hermione, la notte in cui tutto il caos ebbe inizio.
La notte in cui sentii parlare sommessamente i miei genitori, accovacciato davanti alla porta del salone di Malfoy Manor.
“Ovviamente la Greengrass merita una ricompensa per averci svelato le.. attività compromettenti di tuo figlio, Narcissa.”, sibilò mio padre.
“Nostro figlio, Lucius. Nostro figlio.”, cercò di dire mia madre.
“Non sarà mio figlio finchè non smetterà di tradire il suo sangue:”
Ricordo che scappai, come sempre.
Ma per una volta la mia fuga non fu dettata dalla paura: era una rabbia cieca a guidarmi, una rabbia che raramente avevo provato.
In breve fui di nuovo ad Hogwarts, diretto a passi svelti verso la stanza di Blaise.
“Nel nome della nostra amicizia, allontana quella sporca doppiogiochista da noi.”
Fu la prima volta che litigai con Blaise.
Eppure, dopo aver ascoltato il perché della mia rabbia, dopo aver valutato la situazione, Blaise si sedette sul letto strinse i pugni.
“Comunque non devi preoccuparti. Daphne sposerà un ricco mago aristocratico.”, sussurrò. Ma non feci caso alla sua voce rotta dal pianto.
Invece risi, risi di un ghigno amaro che m’uscì dalle viscere.
Risi in faccia al mio migliore amico, risi in faccia al dolore che non riuscivo a notare.
Se potessi tornare indietro, piangerei con lui.
“Benissimo, finalmente ci libereremo di quella traditrice!”, sibilai, rigirando il coltello nella piaga.
Blaise strinse ancora i pugni.
“Non la fermerò…”, sussurrò lui, prima di andare via.
“E’ ovvio che non lo farai, che motivo ne avresti?”, gli urlai alle spalle, con una risata amara nella voce.
I motivi li scoprii mesi dopo, quando per la prima volta vidi Blaise piangere.
La comunicazione del matrimonio di Daphne era ufficiale.

***
E colpa mia perché non prendo posizione.

Avrei potuto fare qualcosa, quella notte.
Mentre Blaise e Draco litigavano, avrei potuto fare qualcosa.
Avrei potuto dire a Draco di smetterla, di ragionare, di guardare con lucidità la situazione.
Avrei potuto abbracciare Blaise, dirgli di fare qualcosa, di correre da Daphne e impedirle di andare via.
Ma soprattutto sarei potuto andare da lei, dall’amica che per tanti anni mi era stata silenziosamente vicino.
Non credevo alla sua colpevolezza, a non avevo prove della sua innocenza.
Pensavo che Draco stesse esagerando, ma riuscivo a capire la sua rabbia.
Vedevo il dolore di Blaise, ma non fui capace di avvicinarmi a lui.
Avrei potuto fare molte cose quella notte, ma prima che potessi alzarmi, Blaise era andato via, a dire addio alla donna che amava.
Alla donna che ama.
E Draco, povero, ignaro Draco, continuava a crogiolarsi nel suo egoismo, senza accorgersi nemmeno per sbaglio del dolore che aveva procurato a colui che definiva il suo migliore amico.
E’ colpa mia.
Se avessi fatto qualcosa, forse tutto sarebbe andato diversamente.

***

E’ colpa mia, mi crolla il mondo addosso e se ci penso.. non me ne frega niente.

La cara signorina Granger mi guarda con occhi vigili ma confusi, senza comprendere bene perché il suo migliore amico abbia improvvisamente i capelli biondi.
«Sei sorpresa, Granger? Pensavo sapessi riconoscere una Pozione Polisucco.», sibilo.
«Dov’è Harry?», domanda, guardandosi intorno in preda al panico.
Sbuffo sonoramente, alzando gli occhi al cielo. «Come sei prevedibile, Mezzosangue. Avrei scommesso la mia bacchetta che mi avresti fatto questa domanda. Il tuo amichetto sta bene, impegnato com’è nella ricerca di un Horcrux.», rispondo, godendomi il suo sguardo preoccupato.
«In fondo è l’eroe del Mondo Magico. Sconfiggere i cattivi è un po’ come andare al Luna Park per lui, o sbaglio?», continuo, consapevole di averla in pugno.
«Oh, non ti aveva avvisata della gita, il tuo amichetto? Che egoista, godersi tutto il divertimento da solo. Forse ho accidentalmente trovato un biglietto indirizzato a te e a Testa di Carota. E forse l’ho accidentalmente bruciato. Ops!»
Il suo volto ormai è livido di rabbia, ma nei suoi occhi leggo ancora la preoccupazione per il suo amichetto.
«Cosa vuoi da me, Greengrass?», mi domanda, scandendo lentamente le parole.
«Punire Draco, ovviamente.»
Tutto il mio dolore, tutta la mia frustrazione, tutto questo dipende da lui.
Il mio imminente matrimonio con un vecchio mago dipende da lui.
La mia separazione da Blaise dipende da lui.
Il tradimento di mia sorella dipende da lui.
E tutto per questa ragazzetta insignificante.
Vorrei urlargli in faccia che non fui io a tradire la sua fiducia; che fu Astoria, per gelosia, a svelare tutto ai suoi genitori.
Ma il tempo delle parole è finito.
Ora l’unica arma lecita è la vendetta.
Perché se a quel tempo mi avesse ascoltata, se a qual tempo avesse creduto in me come dovrebbe fare un amico, in questo momento la sua adorata Mezzosangue non sarebbe in pericolo di vita.
Ed io sarei tra le braccia di Blaise.

***

E’ colpa mia, ho aperto gli occhi all’improvviso e ho visto te.

«Ricordi, vero Draco?», domando ancora.
«Si, me lo ricordo, Blaise.», risponde lui con tono piatto.
«Ecco, dimenticalo. Non fu lei a tradirti, ma Astoria.», replico, togliendomi finalmente un peso dal cuore.
Avevamo sbagliato.
Avevamo dato per scontato che la Greengrass di cui parlavano i suoi genitori fosse Daphne, senza pensare a sua sorella.
«Cosa ne sai tu?», mi domanda lui, con una nota di amarezza nella voce.
«L’ho incontrata. Me l’ha detto lei.»
Era l’ultima persona che avrei pensato di vedere nella Foresta Proibita.
Seduto sull’erba, con le spalle appoggiate al tronco di una vecchia quercia, stavo pensando a lei.
L’ingresso della foresta è il luogo migliore per pensare.
Abbastanza vicino al pericolo da avere la certezza di essere solo, abbastanza lontano da esso per assicurarsi l’incolumità.
Probabilmente mi addormentai, perché quando riaprii gli occhi era già buio.
Iniziai a camminare verso il castello, ma un rumore di passi mi distrasse.
Voltai lo sguardo e c’era lei, Daphne, avvolta in un mantello nero come la pece.
“Io e te dobbiamo parlare.”, mi disse.
E capii, dopo averla ascoltata finalmente capii.
Capii che era tutta colpa mia.
Non di Draco, che l’aveva accusata ingiustamente.
Non di Nott, che non era intervenuto.
Non del grande Trio, per una volta.
Era solo colpa mia, perché il mio amore non era forte come credevo, se avevo permesso alla ragazza che amavo – che amo – di andare via da me.







NOTE:
Ciao a tutti, ragazze e ragazzi : )
Vi chiedo scusa per il ritardo assurdo di questo capitolo.
Spero che per voi sia valsa la pena di aspettare : )
La canzone di questo capitolo è “E’ colpa mia” di Il Teatro degli Orrori.
Ringrazio tutti coloro che hanno atteso pazientemente questo capitolo, e tutte le nuove lettrici :D




CONSIGLI DEL GIORNO

 A bad day di Hyperviolet Pixie  (one-shot)
Che Hermione fosse odiosa, saputella e a volte molto fastidiosa lo sapevamo.
Che Draco fosse un moccioso viziato e decisamente vendicativo.. pure.
Ma che Faccia da Carlino, l’odiosa Pansy Parkinson, potesse avere una sorta di capacità nell’attrarre giovani Serpeverde ricchi sfondati.. Bè, questa mi è nuova!
In maniera spontanea, Draco ed Hermione si avvicineranno.
Niente di smielato, nessuna dichiarazione a cuore aperto.
Solo un po’ di sano interesse verso il proprio acerrimo nemico.

Just Us di Moonlight___xX (one-shot)
Un diario. Ecco ciò che rimane di lei.
Gli occhi di Draco, vuoti e gelidi, trasmettono tutto il suo dolore, tutta la sua rabbia.
Ma il suo sorriso: è il suo sorriso che fa più paura.
Il sorriso di chi è capace di tutto, dopo aver perso la cosa più preziosa che aveva.
Una one-shot dal sapore agro-dolce, in cui è raccolto tutto ciò che non poteva essere detto.
Perché, si sa, l’amore tra Draco ed Hermione doveva rimanere un segreto.
Sempre, per sempre, anche dopo la morte.

A presto,
SweetTaiga : )

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Capitolo 30
*** 30. Fiducia e Codardia ***








30. Fiducia e codardia



Al mio Romeo.
Perché avrei dovuto - voluto -  dirgli “stai con me”.
O forse un “vaffanculo” suonava meglio?


 
 
 
Vendetta.
La parola mi lampeggia nella mente a caratteri cubitali.
Hermione.
Devo salvarla, devo correre da lei. Devo..
Daphne.
La mia vita in cambio di quella di Hermione. La pregherò in ginocchio, se necessario.
Blaise.
Ho sbagliato tutto. Avrei dovuto vedere i suoi occhi arrossati.
Nott.
Lui, in silenzio, aveva capito.
«Draco, le scale!», urla all’improvviso Blaise.
Alzo lo sguardo, e sento che con uno scossone le scale si stanno muovendo sotto i miei piedi. Tento di correre, di aggrapparmi alla mano di Blaise, ma in pochi secondi mi trovo due piani più in basso, senza la possibilità di raggiungerlo.
«Corri, Blaise, salva Hermione.», urlo. «Salva Daphne.», aggiungo poi, in un barlume di consapevolezza.
In uno scontro diretto tra una serpe e un grifone, è impossibile determinare con sicurezza un vincitore.

Per quel che ne so io non mi capisco: a volte ti voglio e altre volte no.

Ricomincio a correre, lasciandomi Draco alle spalle. La Guferia ormai è vicina, e le mie gambe si muovono senza la necessità di essere guidate dal pensiero.
Un unico scopo, un’unica meta.
E mi pento, mi maledico, ed il male al petto è la giusta punizione, il dolore al fianco è solo solletico.
Avrei dovuto dirglielo, avrei dovuto urlarle di restare. Bastavano due parole, due misere parole, ma io sono stato troppo codardo per pronunciarle.
Stai con me.
E l’ho lasciata andare via, gettandola tra le braccia di un altro.
Tutto ciò che è stato è ormai perduto.
Tutto ciò che sarà dipende solo da quanto le mie gambe saranno resistenti, da quanto la sua mano sarà veloce, da quanto Hermione sarà forte, da quanto Draco sarà svelto a raggiungerci.
E’ quasi ridicolo, fa ridere, come quattro destini apparentemente impossibili da conciliare siano ora legati da un filo rosso sangue.
Tutti verso lo stesso luogo, tutti con lo stesso obiettivo: salvarci, salvare.
Draco che, imperterrito e deciso, vuole salvare Hermione.
Io che, finalmente consapevole dei miei sentimenti, voglio salvare Daphne.
E loro che, nella loro forza, sanno salvarsi da sole.
Ma noi non lo accetteremo mai, e continuiamo a correre.
Avrei dovuto salvarla quando era il momento. Ormai ha imparato a camminare da sola, non ha più bisogno di un principe valoroso che accorra in suo aiuto.
Anzi, so che lei è sempre stata più forte di me.
Me ne sono accorto quando, sotto la pioggia gelida, mi prese per mano e mi trascinò con sé, incurante degli sguardi esterrefatti degli studenti di Hogwarts, mentre io la guardavo in silenzio, facendomi trascinare.
Lo capii quando dolcemente mi prese la testa tra le mani e mi baciò la fronte, nel momento in cui scoprii l’ennesimo tradimento di mia madre, l’ennesima macchia sulla famiglia Zabini.
Lo vedevo quando, durante un litigio, le sue mani tremavano, ma i suoi occhi erano fermi, immobili, fissi nei miei.
E quando il cielo era buio, quando la scuola era un inferno, quando gli amici erano troppo presi dalle loro vite, quando il tempo sembrava troppo lento, quando la nostalgia di qualcosa che non avevo mai avuto tornava a farsi sentire, quando le domande sul mio passato ricominciavano ad urlare, quando maledivo mia madre ed imploravo la presenza di un padre, quando tutto ciò accadeva c’era lei, che col suo passo lento mi veniva incontro, e senza farmi domande di alcun genere mi cullava.
Ed io mi rifugiavo in quell’abbraccio, senza timore di sembrare infantile, senza paura di essere giudicato, e mi sentivo finalmente libero di mostrare le mie debolezze, quelle sofferenze che nemmeno a Draco avrei mai svelato.
E ora so, so che il sesso forte era lei.
So che era lei a tenermi ancorato alla realtà, so che era lei a farmi risvegliare dai miei incubi.
Ed io, misero uomo senza alcuna dignità, le avevo voltato le spalle nell’unico momento in cui i suoi occhi mi avevano implorato fiducia.
“Credimi, Blaise.”
La mandai via.
E con lei andò via quella parte di me capace di sognare, di sperare in un futuro migliore, di ridere senza timore. Quella parte che ora sto andando a riprendere, di corsa, col fiatone, con la gola in fiamme e le gambe dolenti.
Sperando che non sia troppo tardi.

Ma tu sei sempre qui e non te ne vai, perché stringi i denti e resti accanto a me.

«Punirlo. », ripeto tra me e me.
Ripenso a tutte le volte in cui, per pura curiosità, chiedevo che fine avesse fatto l’austera regina dell’arroganza.
Ogni volta che nominavo Daphne, le labbra di Draco si stringevano in un ringhio rabbioso, mentre lo sguardo di Blaise inseguiva qualcosa che io non riuscivo a vedere.
Mi sono sempre chiesta perché il suo nome fosse una sorta di argomento tabù.
Lo scoprii quando, in anticipo ad un appuntamento, sentii Nott e Draco discutere silenziosamente in libreria.
Parlavano di un matrimonio, di un uomo ricco ed anziano a cui era stata praticamente venduta la loro compagna di Casa.
E di un tradimento, un tradimento che aveva disintegrato la loro amicizia nel giro di poche ore.
Un tradimento che, a detta di Draco, era peggio di un pugnale conficcato nelle spalle.
Avrei voluto sapere di più di quella storia, ma quando Nott mi scorse nell’ombra degli scaffali si affrettò a far tacere Draco, indicandogli la mia posizione.
Si girò sorridendomi, ma la rabbia nei suoi occhi non si era ancora spenta.
Capii di non poter ricevere spiegazioni quando, per la prima volta dopo molto tempo, vidi nel suo sguardo la nota d’odio che tanto ardentemente avevo cercato di estirpare.
“Una traditrice non merita così tanto interesse, Granger.”, sibilò come risposta alle mie domande, prima di cambiare argomento.
Ora quella stessa rabbia la scorgo negli occhi di Daphne.
Perché è tornata?
Perché ora?
Perché vuole me?
Resto sull’attenti, muovendo lentamente la mano verso la bacchetta.
«Non provarci, Granger.», sibila tra i denti, seguendo i miei movimenti con lo sguardo.
«So che i Serpeverde sono dei vigliacchi, ma non puoi pretendere che non tenti di difendermi. Affrontami in un duello leale, se ne hai il coraggio.», rispondo a tono, ripesando ai motivi che potrebbero aver spinto Daphne a tradire i suoi migliori amici.
Una risata roca fuoriesce dalle sue labbra,mentre con un gesto di stizza butta a terra gli occhiali così simili a quelli di Harry.
Slaccia lentamente la cravatta Grifondoro, liberandosi poco dopo del mantello.
Il suo corpo assume lentamente le sembianze sottili di una donna, le spalle larghe di Harry vengono ben presto rimpiazzate da lineamenti esili, tanto che la camicia candida inizia ad essere troppo grande e spaziosa.
«Un duello leale, dici?», mi fa eco lei.
«Non hai il diritto di chiedere una cosa del genere, quando il tuo caro amante da quattro soldi non ha mai saputo cosa significasse la lealtà.»
Iniziamo a fronteggiarci, girandoci intorno come animali famelici, aspettando il momento giusto per attaccare.
«E poi, stupida ragazzina, pensi davvero di potermi battere?», aggiunge poi, con voce stridula.
«Pensi di poter duellare contro chi nell’ultimo anno ha dovuto difendersi da un lurido, schifoso marito Mangiamorte? Pensi davvero di poter fare qualcosa tu, che resti al sicuro tra le mura di Hogwarts?»
Una risata isterica riempie l’intera Guferia, mentre nei suoi occhi scorgo un lampo di tristezza e follia.
«Bella vita la tua, Granger. Con i Serpeverde al tuo fianco ed i Grifondoro a coprirti le spalle. Nessuno ti accuserebbe di tradimento. Come potrebbe la giovane, promettente perla dei Grifondoro mentire, o addirittura tradire?», domanda con finta innocenza, imitando una voce da bambina. «Tra i Serpeverde i rapporti sono diversi, Granger. Da noi non esistono le favole. L’amicizia dura finché l’opportunismo regna. Non ci sono gesta eroiche, nessuno ti salva il culo, Granger. Nessun Potter sarebbe pronto a rischiare la vita, nessun Weasley combatterebbe per te, se tu fossi una serpe come me. Nessuno ti crederebbe, se con le lacrime agli occhi urlassi di essere innocente. Nessuno! »
Cerco lentamente di mettere insieme tutti i pezzi di un puzzle, ma ne mancano troppi per ricreare la storia della ragazza che, cieca di rabbia e dolore, mi punta contro la bacchetta con mano ferma.
«Bella vita la tua, Granger.», ripete ancora.
«Bella vita, dici?», sussurro.
«Bella vita, certo. Non so cosa sia successo tra te e Draco, ma la mia vita è tutt’altro che bella.
Ho dovuto lottare contro il mio orgoglio per ammettere i miei sentimenti verso Draco, ho dovuto svelare ai miei migliori amici di avere una storia con il loro peggiore nemico, senza contare che uno di loro due è anche il mio ex ragazzo, ho fatto i salti mortali per farmi accettare dalla ristretta cerchia di amici di Draco, ho dovuto sopportare le urla strazianti di Ginny, che con gentilezza mi dava dell’idiota, ho dovuto superare mille difficoltà, ho Voldemort alle calcagna per essere un’amica del Bambino che è Sopravvissuto, i Mangiamorte pensano che io sia una qualche strana varietà di caramella, ho i Malfoy contro per il mio sangue impuro e per aver violato l’innocenza e la purezza del loro amato figliuolo.. Tutto questo per difendere un ragazzo con le manie da eroe, un Weasley impacciato ed un Serpeverde egoista. La mia vita è tutt’altro che bella: la mia vita è meravigliosa, perché ho qualcosa per cui lottare. Se tu ti sei arresa non prendertela con me.», concludo rabbiosamente, prendendo velocemente la bacchetta dalla tasca della gonna.
«La tua aria da saputella non funziona con me, Granger. Non sono così disperata da stare a sentire le tue prediche.», sibila, ed allunga il collo come un serpente pronto all’attacco.
I suoi capelli biondi si muovono con lei, ed improvvisamente, nel giro di mezzo secondo, mi ritrovo a fronteggiarla.
«Che c’è, ho toccato un tasto dolente, Greengrass? Credevo che le Serpi avessero più autocontrollo.», le urlo, mantenendo la concentrazione sull’esercito scudo che ho creato.
«E io pensavo che i Grifoni fossero meno ficcanaso, Granger.»
Ci sorridiamo sarcasticamente, bloccando per un attimo l’attacco e la difesa.
«Davvero il pargoletto dei Malfoy non ha spifferato nulla? Non è corso a piangere attaccato alla tua gonna?», dice, con le labbra tirate malignamente all’insù.
«Penso di sapere con che Draco tu abbia avuto a che fare, ma non è più così. Il tuo nome non è mai uscito dalle sue labbra.», replico, sempre più curiosa di sapere la verità.
«Pensi di conoscerlo così bene? Eppure non ti ha parlato di una cosa così importante. Strano, no? Draco è un guscio chiuso. Puoi anche pensare di aver aperto il suo cuore, ma il suo cervello è ben sigillato. E’ un calcolatore. Quindi smettila di illuderti, Granger: Draco non è il principe azzurro dei tuoi sogni.», bisbiglia, in un sussurro appena udibile.
«Se avessi voluto un principe azzurro, forse la mia vita sarebbe stata più semplice. Ma innamorandomi di Draco ho compreso quali fossero i rischi, ho valutato ogni possibilità. Credi che non avessi voglia di scappare, all’inizio? Di sotterrare i miei sentimenti e continuare ad essere la ragazza di sempre? Bè, non so che razza di cuore gelido tu abbia, Greengrass, ma i miei sentimenti sono stati più forti del mio cervello. Difenderò Draco a mani nude, se necessario. Non ho bisogno di un principe azzurro, non ho bisogno di essere salvata: ho bisogno di Draco.»
Vedo i suoi occhi diventare due fessure sottili, eppure per un attimo ho intravisto un lampo di meravigliosa.
Povera illusa, credeva davvero che fossi una stupida ragazzina che gioca a fare la principessa?
«Mi fai pena!», urla, dopo un lasso di tempo che mi sembra infinito.
Compie un paio di passi verso di me, come a volermi svelare un segreto imbarazzante. «Tutte queste storielle sull’amore, sulla fiducia, sulla vita felice, sul bisogno dell’altro.. Sono tutte stronzate, non lo capisci? Mi fai pena!»
«Sei tu a farmi pena, se dopo tutti questi anni non hai capito che l’odio porta solo morte e distruzione. L’amore può salvarci tutti. L’amore rende migliori.»
Avrei voluto abbassare lo sguardo nell’ammettere quando l’amore mi rendesse debole e forte al tempo stesso, ma piantai gli occhi nei suoi, nonostante il lieve rossore sulle mie guance.
In qualche modo so che capirà. So che è come me.
Lo vedo nei suoi occhi, lo vedo nei pugni stretti per contenere la rabbia, lo vedo nel modo in cui tenta di convincersi dell’inutilità di quell’amore che anche lei – si vede – ha provato.
Perché solo chi ha amato e sofferto può essere così arrabbiata col mondo da rinnegare l’amore stesso.
«Eppure il tuo Draco non ti ha svelato il suo segreto.», ripete lei, toccando l’unico tasto dolente della conversazione.
«Cosa avrebbe dovuto dirmi? Sentiamo. Se vuoi tentare di ferirmi, sbrigati: odio i tuoi giochetti.», sibilo, stringendo saldamente la bacchetta.
«Fu mia sorella a tradirvi. La dolce, cara Astoria.»
Se non avessi visto le sue labbra muoversi, avrei creduto che fossero stati i muri a parlare.
Fu un sussurro così flebile che dovetti impegnarmi per udirlo.
«Cosa?», domando, ma nel cuore ho già capito.
«E Draco accusò me.»

Stai con me, stai con me, stai con me, stai con me.

Entro affannosamente in Guferia.
Mi aspetto di trovarmi davanti due figure affannate e con le bacchette pronte, invece Hermione e Daphne hanno la braccia abbandonate contro i fianchi e sguardi afflitti e confusi.
«E’ stata lei…», sussurra Hermione.
«Non sono stata io…», sibila Daphne.
Ed in un momento comprendo che ciò che è successo è ben peggio di quel che io e Draco avessimo immaginato: nessun combattimento all’ultimo sangue, nessun rischio di morte, nessuna maledizione.. Solo parole. E, si sa, le parole a volte sono l’arma più tagliente.
Si fronteggiano silenziose, l’innocente e la vittima.
Il colpevole dov’è?
E’ ben lontano.
Da tempo ormai non si hanno notizie di Astoria.
E’ andata via, premiata dal padre di Draco, lasciando dietro di sé quattro cuori infranti.
Quello di Hermione, che finalmente comprende l’accaduto.
Quello di Draco, che ha dovuto tacere, tenendo per sé la rabbia e comprendendo troppo grande il suo enorme errore.
Quello di Daphne, che ha visto i suoi amici voltarle le spalle, ed è stata costretta a sposare un uomo che non ama.
Ed il mio.
Io, che ho nascosto la verità ad Hermione.
Io, che non ho saputo contraddire Draco.
Io, che non ho dato ascolto a Daphne.
E sento come se in questa storia i colpevoli sono in realtà due: Astoria, che ha programmato, ed io, che senza volerlo l’ho assecondata.
Una strana sensazione mi risveglia dal mare di pensieri in cui ero sprofondato: due paia di occhi mi guardano, gli uni con curiosità e gli altri con rabbia.
«Cosa fai qui, Zabini?», mi domanda Hermione.
Forse non sa tutto.
«Vai al diavolo, codardo.», esclama invece Daphne, alzando il mento con fare altezzoso.
E la vedo, in tutta la sua bellezza.
E la amo, nonostante indossi gli abiti sgualciti di Harry, nonostante il volto imbronciato, nonostante la rabbia che brilla nei suoi occhi.
E la capisco, e mi odio.
«Ciao, Daphne.», sussurro, dopo aver donato un mezzo sorriso ad Hermione.
«C’è qualcos’altro che dovrei sapere?», bisbiglia la Grifondoro, ed è come se fossero amiche.
Potrei crederci, se non sapessi di chi sto parlando.
Se Draco ed Hermione sono una coppia particolare, allora Hermione e Daphne sono totalmente incompatibili.
«Ricordi tutto il discorso sulla fiducia di poco fa?», domanda la bionda, guardando Hermione dritto negli occhi.
Lei annuisce, e Daphne sospira.
«Amavo Blaise.», sussurra.
Il verbo al passato fa male, ma il verbo amare che lega i nostri nomi mi da un senso di sicurezza e calore.
«Nemmeno lui si fidò di me. Ascoltò Draco. Io fui costretta ad andare via per sposare un Mangiamorte. Fine della favola: l’amore e la fiducia non sono citati nemmeno nei titoli di coda.»
E finalmente capisco.
Una cosa in comune ce l’hanno: il dolore.
Improvvisamente il colore dei loro capelli non mi sembra così diverso, i loro occhi non hanno una forma così divergente, i loro caratteri appaiono quasi compatibili.
E vedo sovrapporsi tutto ciò che le accomuna: dal desiderio di autonomia al bisogno d’amore, dalla forza immensa all’aria altezzosa.
Ed improvvisamente scopro ciò che più di tutto le rende simili: me e Draco. Due ragazzi idioti, ciechi e codardi.
Non impavidi cavalieri, ma principi da salvare.
Perché sono sempre loro a salvare noi.
«Levati di mezzo, Zabini.», sibila Hermione.
Poi a passi svelti si allontana. «Non vi lascerò uscire finché uno di voi due non sarà morto.. o finché entrambi non avrete ammesso la verità. Codardi.»

Per quel che ne so tu sei come me, ci siamo trovati e poi lasciati e poi…

Riesco finalmente a raggiungere la Guferia, e me la trovo davanti, con i capelli scompigliati e la bacchetta ancora in mano.
Scuote la testa con fare rassegnato.
«Hermione?», domando, incerto.
Lei alza lo sguardo su di me e si posa un indice candido sulle labbra.
Mi avvicino lentamente, senza fare rumore, e con gli occhi gli chiedo cosa stia succedendo.
«Draco, aiutami ad insonorizzare la Guferia: Daphne e Blaise hanno bisogno di un po’ di.. privacy, ecco.», mi dice a bassa voce, voltandosi di spalle e puntando la bacchetta verso un punto indefinito.
Un attimo prima che lo scudo sonoro sia completo, sentiamo l’urlo di Daphne:
«Non mi interessa se sarà infinito, mi basta che sia vero

Per quel che ne so ti voglio con me anche se non so quanto durerà
Stai con me.








NOTE:
Eccolo qui, fresco fresco. Finalmente!
Vi chiedo scusa, ma tra la scuola ed il lavoro non ho avuto molto tempo. Spero che sia valsa la pena di aspettare :D
Ma bando alle ciance e ciancio alle bande!
La canzone del capitolo è:
Stai con me – Moravagine
http://www.youtube.com/watch?v=29MGHKUKvqI&feature=player_embedded
A chi fosse interessato, ho creato un gruppo per gli eventuali aggiornamenti di She Called it Love : )
Per chi volesse aggiungermi su Facebook, basta cercare SweetTaiga Efp :D

La smetto di blaterare e pubblico, prima di essere linciata dal mio adorato Jerry :P

Un abbraccio a tutte le ragazze e ai pochi ragazzi : )
Fatemi sapere cosa ne pensate di questo nuovo, ATTESISSIMO ( :P ) capitolo!

Ah, ultima cosa.. Ho riletto molte volte il capitolo, ma sono abbastanza stanca, quindi mi scuso per eventuali errori e vi prometto di rileggerlo appena possibile! Non dovrebbe esserci nessun ORRORE, comunque :P

A presto,
SweetTaiga : )

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Capitolo 31
*** 31. Punto di non ritorno ***





A Grace,
che domani ha un esame importante.
In bocca al drago!
E a Sephora,
che come sempre ha una pazienza sovraumana!



 
31. Punto di non ritorno



Cade la pioggia e tutto lava, cancella le mie stesse ossa.


Silente, chiuso nel suo ritratto, riposa beato.
Vorrei che fosse ancora qui, che mi aiutasse a controllare la situazione che da troppo tempo mi sta sfuggendo di mano.
« Tu sapresti cosa fare, vero, Albus? », sussurro, e mi sento un’idiota.
Il camino si illumina improvvisamente ed una testa nera sbuca tra le fiamme.
« Minerva, è urgente », sibila una voce che ormai ho imparato a riconoscere.
« Per Merlino! Cosa diavolo stai facendo? E’ pericoloso, non dovresti farti vedere qui! Se qualcuno ti scoprisse? », sibilo agitata, guardandomi intorno alla ricerca di eventuali intrusi. Chiudo con un colpo di bacchetta la porta ed insonorizzo la stanza.
Vedo la testa nera scuotersi.
« E’ urgente, Minerva. Lucius sospetta qualcosa, sospetta dilei », sussurra, scandendo lentamente ogni parola. « Sta mettendo in agitazione gli elfi domestici per scoprire la verità. Bisogna fare qualcosa. Bisogna trovare un altro modo per entrare », aggiunge.
Non posso fare a meno di sospirare.
« Si, avevo già pensato a questo. Dobbiamo stare calmi. Di certo Lucius non arriverà ad avvisare Tu-Sai-Chi senza prove, se si tratta di lei », replico, ma dubito io stessa delle mie parole.
Cosa sarà disposto a fare Malfoy per riottenere l’antico splendore, i vecchi privilegi?
« Potrei provare a depistarlo… », sussurra allora il mio ospite.
« Depistarlo vorrebbe dire incolpare qualcun altro. Non possiamo permetterci di mettere in pericolo altre vite innocenti… », esclamo, indignata.
« Bè.. io non sono esattamente innocente », lo sento dire.
Non faccio in tempo a replicare che qualcuno bussa alla porta.
« Vai via, subito! E non fare mosse azzardate! », sussurro. Quando la testa nera scompare oltre le fiamme, ricordo improvvisamente dell’appuntamento.
« Entrate pure », dico, annullando gli incantesimi di protezione.
Luna Lovegood e Neville Paciock entrano nel mio ufficio con aria titubante. « Non preoccupatevi. Ho solo un compito per l’EF », li rassicuro.
Al sentir nominare il loro Esercito entrambi alzano lo sguardo.
« Perché proprio noi? E’ successo qualcosa agli altri? », domanda Paciock.
Gli sorrido. « No, no. Perché la Granger, Potter e Weasley domani saranno occupati. E perché è tempo di far allenare nuovi eroi, no? », esclamo, e vedo lentamente i loro tratti distendersi.
In realtà non ho notizie di Potter da tempo,ma ho deciso di fidarmi di lui e di dargli ancora una notte di tempo prima di andare a cercarlo personalmente, nonostante la promessa fatta a Silente di non intromettermi nella sua misteriosa ricerca.
« Faremo qualunque cosa, professoressa », conferma la signorina Lovegood e Paciock la segue annuendo con vigore.
«Dovrete trovare delle erbe. E preparare la Pozione Polisucco. Inoltre dovrete cercare un modo per entrare a Malfoy Manor… », confido, sedendomi dietro la scrivania. Scorgo con la coda dell’occhi le figure dei presidi farsi attente, risvegliarsi dal torpore del sonno.
« Per le erbe non ci sono problemi ma… per la pozione… », tenta di dire Neville, consapevole dei suoi disastri in presenza di Piton ed ignorando inconsapevolmente l’ultima parte della missione.
Lo azzittisco con un gesto veloce della mano. « Per ora dovrete solo procurarvi gli ingredienti. Sono sicura che il signor Malfoy sarà lieto di aiutarvi »
Vedo entrambi storcere la bocca, ma annuire poco dopo.
« Bene. Questa è la lista. Mi raccomando, la Granger deve restarne all’oscuro fino a che non sarà pronta la pozione », aggiungo, facendo loro cenno di uscire.
Questo è il mio regalo per te, Granger: un altro mese di tranquillità, prima della svolta decisiva.
« Ah, professoressa… Per quale motivo dobbiamo cercare un altro modo per entrare a Malfoy Manor? La vecchia entrata non può essere utilizzata? », domanda Neville quasi in un sussurro, sotto lo sguardo curioso di Luna.
« No, sospettano della nostra spia, non possiamo più fare affidamento sul suo aiuto. Questa notte Lucius Malfoy non sarà in casa. State attenti ».
Annuiscono con decisione, ma vedo distintamente i loro visi diventare un po’ più pallidi e le mani di Luna tramare per un attimo.
Escono a testa alta, consapevoli dell’importanza della loro missione.
« Non so mai se faccio la cosa giusta, con loro », dico, passandomi stancamente le mani sul volto.
I ritratti intorno a me rimangono in silenzio, ognuno perso nei suoi pensieri.
Silente continua a dormire.
Mi siedo alla scrivania, e con una sorta di brivido capisco ciò che sta succedendo: la battaglia finale è vicina.


Cade la pioggia e tutto casca, scivolo sull’acqua sporca.


E’ ormai notte fonda quando io ed Hermione torniamo nei nostri dormitori.
Completamente assorta nei suoi pensieri, ha continuato ad ignorarmi per tutto il tempo.
Abbiamo atteso invano che Blaise e Daphne uscissero dalla Guferia, fin quando la stanchezza non ha preso il sopravvento su entrambi.
« Andiamo a dormire. Domani è un giorno importante », le ho detto, e lei si è limitata ad annuire e a precedermi lungo i corridoi.
Correndole dietro le ho preso la mano, costringendola a guardarmi negli occhi.
« Hermione, parlami », ho cercato di dirle con tono autoritario, ma dalle mie labbra è uscita solo una specie di supplica.
Alzando lo sguardo mi ha sorriso lievemente. « Andrà tutto bene, Draco. Risolverò tutto », ha sussurrato accarezzandomi la guancia.
Mi aspettavo una scenata, un mutismo di rabbia e rancore, e sono rimasto a bocca aperta nel sentirle pronunciare queste parole.
Alzandosi in punta di piedi mi ha baciato le labbra, e l’ho osservata scomparire nel buio delle scale che portano al suo dormitorio.
Disteso sul letto, confuso e un po’ spaventato, ora aspetto il ritorno di Blaise. Ho bisogno di scusarmi, di avere spiegazioni, di fargli capire che sono stato un vero idiota e che me ne pento, che mi odio per avergli rovinato la vita. Ma ormai è troppo tardi per essere perdonato.
La porta si apre cigolando. « Blaise? », domando speranzoso, alzandomi in piedi.
Nott si avvicina lentamente a me, scuotendo la testa. « Mi dispiace, sono solo io », risponde.
Si siede sul mio letto, facendomi cenno di imitarlo. E’ strano che Nott abbia voglia di parlare. « E’ con Daphne? », domanda.
Annuisco.
« Bè, ormai non c’è nulla da fare. O fanno pace o saremo costretti a portarlo al San Mungo », esclama, alzando le spalle.
E c’è una tale leggerezza nelle sue parole che per un attimo mi sento un po’ più allegro.
« Cosa pensi che succederà? », gli chiedo, non riuscendo ad interpretare la sua espressione.
« A giudicare dai suoni che provengono dalla Guferia… »
Oh cazzo, gli incantesimi si saranno affievoliti quando ci siamo allontanati!, penso, dandomi un pugno in testa.
« … finiranno le orge notturne ed i  festini  clandestini, ma saremo costretti ugualmente a lasciare la stanza libera una notte sì e l’altra pure. Sai bene quanto me che brutto effetto fa l’astinenza… », esclama, e ridendo si alza per poi buttarsi sul suo letto.
Nello stesso momento, Blaise entra nella stanza con una guancia gonfia, il labbro sanguinante ed un sorriso da ebete stampato in volto.
« Non abbiamo ancora fatto pace, ma… Siamo a buon punto, lo sento! », esclama, e mentre si avvicina al letto notiamo che zoppica.
Dopo tutta quell’ansia non posso fare a meno di scoppiare a ridere.
« Bè, sì, direi che l’essere ancora vivo è già un buon traguardo », ghigno, ricevendo per tutta risposta un cuscino in piena faccia.


Dimmi a che serve restare lontano in silenzio a guardare la nostra passione che muore in un angolo e non sa di noi.


Hermione, seduta nella Sala Comune, non fa altro che sfogliare febbrilmente un libro, sotto lo sguardo attonito dei ragazzi delle altre Case.
Una Tassorosso di cui non ricordo il nome le si avvicina cautamente. « Hermione, tutto bene? », domanda, interrompendo per un attimo i suoi movimenti meccanici.
Hermione alza lo sguardo, stupita di trovarsi ancora in Sala Grande, e soprattutto meravigliata dall’elevato numero di persone ancora sveglie.
« Tutto bene, sono solo preoccupata per domani », risponde sorridendole. Poi, guardando l’orologio, la sua faccia si rabbuia istantaneamente. « Meglio dire che sono preoccupata per oggi, vista l’ora », borbotta.
Sorrido inconsapevolmente. Ho sempre adorato il broncio di Hermione.
Prima ero così fortunato da poterlo distendere con un bacio, ma ora…
« Pensandoci bene, che ci fa tutta questa gente sveglia? », domanda Hermione, alzando un sopracciglio.
La Tassorosso scrollò le spalle. « E’ una bella serata. E siamo tutti un po’ ansiosi per domani, in fondo alcuni di noi terranno la loro prima lezione ».
Hermione si guarda intorno, rassegnata. Quasi per sbaglio incontra i miei occhi e dopo alcuni secondi di immobilità completa mi sorride.
« Ehi, Ron », dice, avvicinandosi lentamente a me e sedendosi ai piedi della mia poltrona.
Gioca per un po’ con i suoi capelli indomabili, mordicchiandosi il labbro per il nervosismo.
« So che è tardi, ma dato che siamo tutti svegli… Penso di doverti svelare un paio di segreti », aggiunge poi, prendendomi per mano.
Mi trascina verso il suo dormitorio, senza curarsi degli sguardi curiosi che ci seguono.
« Hermione, sai che quella serpe del tuo ragazzo mi ucciderà? », domando, più per il gusto di stuzzicarla che per paura.
Non ho mai temuto quel biondino, né lo temo ora. Anzi, lo ammiro quasi, perché per essere riuscito a conquistare il cuore di Hermione deve sicuramente avere qualche capacità nascosta. Molto nascosta.
« Oh, tranquillo. Oggi è meglio per Draco se non si lamenta di nulla », sussurra lei, assorta nei suoi pensieri.
« Avete litigato di nuovo? », domando, preparandomi ad uccidere quell’idiota.
« Uhm… avremmo potuto farlo. Il problema è che non sono arrabbiata. Temo di poter scoppiare da un momento all’altro, però », aggiunge, fermandosi di scatto e girandosi verso di me.
Sembra che stia per dire qualcosa, ma poi lentamente scuote la testa e ricomincia a camminare. « Ogni cosa a suo tempo », si giustifica, continuando a trascinarmi verso la sua stanza.
Annuisco e la seguo docilmente. Finalmente mi spiegherà cosa diamine sta succedendo.
Una volta nella sua stanza, chiude porte e finestre ed insonorizza i muri.
« Forse è il momento di coinvolgere anche gli altri…  », sussurra. Poi alza lo sguardo su di me in una muta domanda.
Annuisco, ed imitandola tiro fuori dalla tasca la spilla dell’Esercito dei Folli.
Una scarica di adrenalina mi percorre la schiena: finalmente si entra in azione.
« Hai scelto la password? Hai attivato la spilla? », mi domanda Hermione, apprensiva.
Annuisco ancora. Chissà cosa direbbe se sapesse che parola ho scelto, chissà se ricorda, mi chiedo.
Oppugno.
Tento di sbirciare verso di lei, cercando di capire quale sia la sua password, ma è del tutto inutile. Ormai Hermione mi da le spalle, guardando assorta il muro della stanza. Poi, con un leggero tonfo, si siede sul letto.
« Penso che per ora sia meglio parlare solo con Neville e Ginny », sussurra. « Fred e George si trovano ancora ad Hogwarts? », domanda.
« Si, sono in una stanza nei sotterranei a provare nuovi incantesimi. Hanno chiesto l’aiuto di qualche docente per perfezionare gli scherzi, quindi rimarranno qui per un po’ », rispondo, osservando un barlume di gioia nei suoi occhi.
Hermione si è sempre fidata fin troppo di quegli scalmanati, eppure capisco la sua felicità: avere quei due attorno mette di buon umore, ed in questo periodo di terrore è sempre bello poter ridere.
« Dobbiamo chiamare anche loro », dice infatti. « Vado io, aspettami qui. Avvisa Ginny e Neville con la spilla, così vediamo se funziona », aggiunge poi.
« Hermione? », dico, fermandola appena in tempo. Lei si gira verso di me, aspettando che parli. « E.. avvisiamo anche Luna? », domando, titubante.
La vedo aprirsi in un sorriso, che cerca subito di dissimulare con un colpo di tosse.
Cosa diamine ci sarà poi da ridere non lo so…
« Sì, avvisala con la spilla. Ci vediamo qui tra poco », esclama, uscendo come un fulmine dalla porta.
« Hermione! », tento di richiamarla.
« Ed io cosa diavolo faccio se mi beccano qua dentro? », borbotto tra me e me.
Quella Hermione mi farà mettere nei guai, a volte è peggio di Harry!
Fuori dalle finestre inizia a piovere. Una strana, sinistra quiete avvolge il castello.


Cade la pioggia e tutto tace, lo vedi sento anche io la pace.


« Luna, Luna? », cerco di chiamare, dopo essermi intrufolata nel dormitorio di Corvonero.
« Si, Ginny? », mi risponde lei, con la sua solita voce calma e strascicata.
« Hai visto la spilla? L’hai vista? Dobbiamo andare. Che emozione! », dico, tentando di raggiungerla senza fare eccessivo rumore.
Tuttavia da parte sua non ricevo nessuna risposta.
« Luna? », insisto ancora.
« Mi dispiace Ginny, ma non posso venire questa sera », sussurra, e nel suo tono intuisco una nota che non avevo mai udito prima.
Paura? Rimpianto? Senso di colpa?
Prima che possa dire qualsiasi altra cosa, Luna mi prende le mani.
« Io e Neville non possiamo. Non farmi domande, sai che non potrei rispondere. Siamo tutti coinvolti in qualcosa più grande di noi, ci stanno costringendo a mentirci a vicenda ed a nascondere la verità. Ma va bene così, è per il nostro bene. Quindi fidatevi di noi », sussurra, e scopro di fidarmi ciecamente della ragazza strana che mi stringe forte le mani con un vigore che non avevo mai sentito prima.
Annuisco nel buio.
« Mi fido di te », sussurro.
Nel buio della stanza la immagino sorridere.
Poi, mano nella mano, usciamo dal dormitorio.
« Tenetemi aggiornata », sussurra Luna, dandomi le spalle.
« In bocca al drago », esclamo di rimando.
Lei si volta impercettibilmente e scorgo il suo sorriso.
« Sarò con Neville, non potrà succedermi nulla di male », sussurra, e capisco che ha ragione. Neville da bambino impaurito si è trasformato in eroe.
Che strana coppia, mi dico.
Poi, riprendendomi dall’iniziale stupore, inizio a correre verso il dormitorio dei ragazzi dell’ultimo anno.
L’Esercito dei Folli sta per entrare in azione.


Cade la pioggia e questa pace è solo acqua sporca e brace.


« Hermione, fare le cose a tre non è carino. E poi a quest’ora di notte! », mormora Fred sbadigliando mentre lei ci trascina verso il suo dormitorio.
« Infatti, Hermione. Almeno facciamo due alla volta. Mi offro io per primo », aggiungo io, vedendo le orecchie della nostra cara amica diventare scarlatte.
« Smettetela di fare gli idioti », borbotta, continuando a tirarci con forza.
Vedo Fred stringerle di più la mano.
Quando si accorge del mio sguardo mi sorride, facendomi l’occhiolino.
Anche io stringo di più la piccola mano della ragazza che ci sta letteralmente trascinando con sé.
Entriamo nel dormitorio che la sua faccia è completamente rossa, eppure non lascia la presa.
« Temi che potremmo scappare, Herm? », domando.
«Tranquilla Herm, nessuno rifiuterebbe una eccitante nottata con te », sghignazza Fred, e sento le unghie di Hermione affondarsi nella carne.
« Se non la smettere mi eserciterò con qualche maledizione sui vostri corpi », esclama Hermione, i cui capelli si stanno drizzando per la rabbia.
« Oh, questa è quella cosa babbana.. Aspetta.. Sadomaso, ecco! Eccitante! », esclama Fred, spalancando gli occhi di finto stupore.
E’ un millesimo di secondo, non capiamo nemmeno come, che siamo stesi a terra, con la bacchetta di Hermione che si sposta lentamente dal mio viso a quello di Fred.
« Un’altra battutina e vi farà pentire di essere nati », sibila Hermione, ricordando pericolosamente una serpe di nostra conoscenza.
Poi però, con nostra somma sorpresa, scoppia a ridere.
Ci tende le mani per aiutarci ad alzare. « Su, muoviamoci », dice.
Afferrandole il polso per tirarmi su, accarezzo qualcosa di liscio e freddo sotto la camicia.
« Cos’è, Herm, un nuovo bracciale? », domando.
« Bracciale? Ma sei scemo? Hermione non ha mai indossato bracciali », esclama Fred, questa volta con stupore genuino.
Hermione lascia improvvisamente le nostra mani, facendoci ricadere a terra con un tonfo.
Si accarezza il polso con la mano, come se custodisse un tesoro prezioso.
Mi scambio un veloce sguardo con Fred, e silenziosamente ci ripromettiamo di scoprire qualcosa su quel misterioso bracciale.
« Su, andiamo ragazzi », esclama Hermione, sorridendoci.
Ha le guance lievemente arrossate. Strano, penso. Ora stranamente non abbiamo fatto alcuna battuta.
Afferrandoci di nuovo i polsi ci trascina con sé, ma si blocca non appena una testa bionda appare dal dormitorio maschile.
Penso istantaneamente all’inferno, schiantesimi ed una lotta all’ultimo sangue tra noi due e il pargolo Malfoy.
Invece, nonostante lo sguardo contrariato di Draco, nessuno è costretto a tirar fuori la bacchetta.
Vedo Hermione guardarsi in torno con circospezione, per poi lasciarci i polsi.
Si avvicina lentamente al biondino e, in punta di piedi, gli posa un bacio sulle labbra.
« Tenete le spille a portata di mano », la sento sussurrare.
Come un docile animaletto, Draco annuisce.
Io a Fred rimaniamo a bocca aperta. Sto quasi per chiedergli come mai si sia rammollito in questo modo, che lui torna in sé.
Mentre Hermione sta per raggiungerci la tira per un braccio, baciandola davanti a noi.
« Non fate brutti scherzi, Weasley », sibila, con un ghigno fin troppo conosciuto sul volto. « Con lei non si gioca ».
Una risata cristallina riempie la stanza. « Grazie, Malfoy, ma so cavarmela da sola », esclama Hermione, con l’orgoglio che le brilla negli occhi ed un ghigno fin troppo simile a quello di Draco sul volto.
« Lo so, Mezzosangue ».
Tempo fa tutto ciò si sarebbe trasformato in una carneficina. Invece Hermione si gira lentamente verso di lui. « A dopo », sussurra sorridendo.
Draco ricambia il sorriso, e dopo averci rivolto un breve cenno con la testa sparisce nel buio del suo dormitorio.
Sentiamo Hermione sospirare, ma prima di poter dire qualsiasi cosa per farla arrabbiare veniamo di nuovo trascinati.
« Muovetevi! », urla, e sembra già aver dimenticato ogni dispiacere.
« Hai capito il biondino… », borbotto verso Fred, che è stranamente pensieroso.
Annuisce soltanto, lasciandosi trascinare da quella furia coi capelli castani.
Hogwarts è più strana del solito, mi dico.
Ma, entrando nel dormitorio, mi accorgo di non aver ancora visto nulla.


Tu dimmi poi che senso ha ora piangere, piangere addosso a te che non so difendere.


« Ginny, cosa diamine stai facendo in piedi sul mio letto? », domanda Hermione con sguardo omicida.
« Ehm, colpa mia… », borbotta Ron. « Mi sono arrabbiato, ho provato a fare un incantesimo e le ho fatto volare le scarpe sul soffitto… Non riusciamo più a farle scendere! »
Dopo un secondo di silenzio, Fred e George si buttano a terra in preda a risate convulse, mentre Ginny continua a saltellare.
Alzo gli occhi al cielo, senza riuscire a trattenere un sorriso. A volte per l’ansia si perdono davvero in un bicchiere di Burrobirra.
« Accio Scarpe », dico semplicemente, e le ballerina nere di Ginny scivolano velocemente nelle mie mani.
« Stavo per farlo anche io », mormora Ron, diventando rosso fino alla punta delle orecchie.
Scuoto la testa, tornando a guardare Ginny che, leggermente contrariata per non averci pensato prima, sta cercando di regolarizzare il fiato.
« Allora, fratellino, cos’è che ti ha fatto arrabbiare così tanto? », domanda George, dando una pacca sulla spalla a Ron. 
II rosso delle sue orecchie diventa ancora più acceso, tanto da far concorrenza ai suoi capelli. Spinta da un irrefrenabile moto di tenerezza, decido di dargli una mano a sfuggire da una situazione che a quanto pare lo imbarazza molto. « Basta così ragazzi, abbiamo altre cose a cui pensare », mi guardo intorno, osservando i presenti uno ad uno.
Ginny mi osserva con sguardo serio, in attesa; Ron si passa una mano tra i capelli, tirando un sospiro di sollievo; Fred e George gonfiano il petto con orgoglio, ma le loro labbra tradiscono un sorriso quasi divertito.
« Ragazzi, ma dove sono Neville e Luna? », domando ingenuamente, guardando ora Ginny ed ora Ron.
Quest’ultimo sembra paurosamente sul punto di affogarsi, ed ora i suoi capelli sembrano decisamente pallidi in confronto al resto del viso.
Ginny gli batte una mano sulla spalla. « Neville e Luna avevano da fare questa notte, hanno detto di tenerli aggiornati attraverso le spille ».
Ron sbuffa sonoramente.
Improvvisamente capisco cos’è che l’ha fatto arrabbiare così tanto e solo grazie ad un immane sforzo di autocontrollo riesco a non sorridere.
Decido di sorvolare su questa spiacevole situazione, lasciando Ron con i suoi pensieri.
Mi schiarisco la voce. « Allora, il primo argomento di questa sera è Harry. Come sappiamo, Harry è… »


Tu non difendermi adesso, piuttosto torna fango, sì, ma torna!


« Morto! Potter è morto! Malfoy l’ha ucciso! », urla una voce decisamente familiare al di là della porta chiusa a chiave.
Il silenzio regna nella stanza.
Poi, con un movimento improvviso, tutti iniziamo a correre verso l’uscita.


Scrivi tu la fine, io sono pronto.



NOTE:
Ecco qui finalmente il nuovo capitolo, come al solito con un immenso ritardo… Chiedo perdono! Lo so, lo so, vi avevo promesso misteri svelati ed invece i misteri si sono moltiplicati ma… Scoprirete tutto nel prossimo capitolo.
Scrivendo mi sono accorta che manca poco alla fine, ma prima di scrivere l’ultimo capitolo vi mostrerò tutte le coppie e tutti i personaggi al meglio delle loro possibilità.
La canzone del capitolo è “Cade la pioggia” dei Negramaro : )
Sono indecisa se inserire il nuovo capitolo mercoledì o sabato. Fatemi sapere cosa ne pensate, se mai dato che ci avviciniamo alla fine potrei aggiornare di nuovo ogni sabato : )

A presto,
SweetTaiga



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Capitolo 32
*** 32. Oggi, amore, stai con me ***








To Mei,
my adorable Japanese penfriend.
I hope to see you soon in Italy : )


 


32. Oggi, amore, stai con me

 
Un giorno diranno “Tanti anni fa com’era messa male l’umanità”.


In pochi questa notte sono tornati nel dormitorio. Persino Paciock è rimasto fuori e sento che anche io non dovrei essere qui.
Scalcio via le coperte e, stringendo la spilla dell’EF che mi ha dato Hermione, mi avvicino alla finestra. E’ strano poter guardare il cielo anziché il mare scuro che osservavamo dal dormitorio Serpeverde.
Una pioggia fitta rende il cielo nero ed inquietante. Un lampo attraversa la notte.
Per un attimo mi sembra di scorgere qualcuno al limitare della foresta proibita.
Scuoto la testa: chi mai sarebbe così idiota da uscire con un tempaccio del genere?
Continua a fissare quel punto come se mi aspettassi da un momento all’altro di vedere  brillare una bacchetta in richiesta di aiuto. Un altro tuono, altra luce nel buio.
« Per le mutande di Merlino! », borbotto, accendendo la bacchetta e precipitandomi ad infilarmi i pantaloni.
« Drà, che diavolo hai da urlare a notte fonda? », domanda Blaise dopo avermi lanciato svariate maledizioni.
«C’è qualcuno! Vicino la Foresta, sembra svenuto! », urlo, riuscendo a stento a trattenere un brivido di paura.
Sento che qualcosa di terribile sta per succedere, sento che quel corpo inerme sarà l’inizio di una disgrazia.
Vedo Blaise e Nott alzarsi contemporaneamente e vestirsi senza pormi altre domande. Esco di fretta dal dormitorio e pochi secondo dopo sento i loro passi alle mie spalle.
Scendo nella Sala Comune. Ormai è deserta.
Per un attimo mi chiedo come stia andando la riunione di Hermione e sorrido immaginandola mentre si infervora e, con tenacia, spiega il suo punto di vista.
Continuo a correre senza fermarmi. Non ho bisogno di voltarmi, so che alle mie spalle Blaise e Nott mi seguono fidandosi ciecamente dei miei passi.
« Perché diamine succede tutto in questa scuola? », sento imprecare Blaise.
Lo capisco perfettamente. Dopo anni di pace ecco che il dolore brilla di nuovo negli occhi di ogni mago e babbano, l’ansia di perdere qualcuno è sempre in agguato anche se da tempo non si hanno notizie di Voldemort. O forse proprio per questo.
L’attesa ci ammazzerà tutti, tremiamo aspettando qualcosa che accadrà, prima o poi.
La guerra è vicina, lo sentiamo in ogni passo, in ogni sussurro, in ogni abbraccio, in ogni arrivederci che sa tremendamente di addio.
Mi guardo intorno. Il castello sembra deserto, nemmeno i fantasmi vagano per la loro passeggiata notturna.
« Non preoccuparti e corri, ti copriamo noi le spalle », mi sussurra Nott sfoderando la bacchetta e strizzando gli occhi per abituarsi al buio.
Annuisco e continuo a correre, senza fermarmi, senza parlare.
Che situazione strana, mi ritrovo a pensare.
Un tempo non saremmo corsi fuori per salvare uno sconosciuto, queste idiozie sono cosa da Grifondoro egocentrici con manie di protagonismo.
Eppure ci troviamo qui, a sostenerci a vicenda per accertarci che vada tutto bene.
Nemmeno per un attimo ho visto i miei amici dubitare, mentre un tempo si sarebbero semplicemente girati dall’altro lato del letto.
Ma ciò che più mi stupisce è la mia fretta di raggiungere quel corpo, di accertarmi che non sia nessuno che conosco, di aiutare quella figura scura anche se dovesse trattarsi di un volto non noto.
Il vecchio Draco Malfoy avrebbe ghignato, sperando che si trattasse di un suo nemico.
Il nuovo Draco sta correndo. Sto correndo, corro ancora.
Il portone del castello è vicino. Lo spalanco fiondandomi all’aria aperta e la pioggia fredda mi frusta il viso.
Da che parte devo andare?, penso per un attimo.
Mi fermo, guardandomi intorno. Blaise e Nott, alle mie spalle, restano immobili di guardia.
« Aspettatemi qui », esclamo, e prima che possano replicare mi dirigo verso il limitare della Foresta Proibita.
Una volta arrivato, sono costretto ad aguzzare al massimo la vista per scorgere quel mantello nero.
Per un attimo penso di aver immaginato tutto.
Poi un lampo viene in mio soccorso ed eccolo lì, rannicchiato su un masso.
Mi avvicino velocemente, cercando di voltarlo per scoprirne il volto.
Una cicatrice attira la mia attenzione. Un paio di occhiali neri da secchione.
« Potter », sussurro.
E mi meraviglio quando, con un gesto inaspettato persino per me stesso, me lo carico in spalla.
Un tempo, dal caldo del mio dormitorio, avrei sperato che quel corpo fosse Potter e l’avrei lasciato morire.
Ora invece ho corso fino a qui, ho scoperto che quell’ammasso informe e scuro è davvero lui, e lo sto salvando.
Devo essere impazzito, penso.
Senza fermarmi oltre a riflettere, ricomincio a correre verso il castello.
Blaise e Nott si spostano per farmi entrare. « E’ Potter », dico semplicemente.
Mi dirigo senza alcun indugio verso la nostra Sala Comune, verso il dormitorio femminile, verso la camera di Hermione.
Per fortuna hanno eliminato quegli incantesimi idioti contro i maschi, penso, benedicendo la fiducia che i docenti hanno verso noi dell’ultimo anno.
Salendo le scale, però, qualcosa va storto.
Lavanda Brown ed altre ragazze sono ferme davanti alla loro camera, in compagnia di alcuni Corvonero.
« Merlino! », impreca, spostando lo sguardo dai miei occhi alla testa che ciondola sulla mia spalla.
« Harry! Harry Potter! », urla una ragazzina lentigginosa.
Mi guardo intorno, cercando le parole per spiegare. Blaise e Nott, alle mie spalle, sono immobili e senza nulla da dire quanto me.
« Morto! Potter è morto! Malfoy l’ha ucciso! », urla la Brown, portandosi le mani alla bocca.
Il silenzio cala sui presenti.
Poi, improvvisamente, riprendo coscienza di me come se qualcuno mi avesse buttato dell’acqua fredda in testa.
« Razza d’idiota, se l’avessi davvero ucciso pensi che sarei qui a cercare di salvargli il culo? Accendi il cervello, benedetta gallina! », sbotto.
Mi avvicino alla stanza di Hermione e sto per bussare, quando improvvisamente la porta si apre, mostrandomi una Ginny Weasley completamente sbiancata.


La gente era strana, non sorrideva, piangeva e correva di qua e di là.


« Cosa diavolo hai fatto a Harry? », urla Ginny, ed improvvisamente vedo Hermione scattare avanti e porsi tra lei e Draco Malfoy.
« Calmati, Ginny. Draco non ha fatto proprio nulla. Entra », la sento aggiungere verso il ragazzo che, con il fiatone, trasporta Harry sulle spalle.
« Cosa diavolo ne sai? Guarda Harry! Sta male! Fino ad oggi stava benissimo, ed ora sembra quasi morto! E’ stato Malfoy, l’ha fatto sicuramente perché ultimamente Harry ti stava sempre intorno! », urla ancora mia sorella.
Guardo Fred e George che lentamente stanno aiutando Draco a trascinare Harry nella stanza. « Ron, prendi un altro cuscino », mi dice Hermione, mentre con cautela il nostro migliore amico viene adagiato sul suo letto.
« Smettila di ignorarmi e fingerti superiore! Ti sto dicendo che quel dannato Serpeverde ha ferito Harry! », continua a strillare Ginny.
Vedo Hermione voltarsi con una calma innaturale dopo aver sbattuto con forza la porta in faccia agli sguardi curiosi di Lavanda e delle sue amiche.
« Ora vedi di darti una calmata, Ginevra. Non ho fatto in tempo a spiegarvi ciò che volevo, altrimenti non faresti questa scenata. E smettila di accusare Draco, io mi fidociecamente di lui », sussurra Hermione, ma è come se avesse urlato anche lei.
Ginny si immobilizza, comprendendo solo in quel momento di avere esagerato.
Annuisce e, lentamente, si avvicina ad Harry prendendogli la mano.
Nei suoi occhi, tuttavia, brilla ancora un lampo di odio.
« Allora mi dirai che tra te e Harry non è successo niente, vero? E che Malfoy è innocente, nonostante tutti sappiamo quanto odi Harry? », aggiunge infatti, senza distogliere lo sguardo dagli occhi del mio migliore amico.
« E’ proprio quello che voglio dire, sì. Perché… », sento Hermione bloccarsi e mi volto verso di lei giusto in tempo per vederla scambiarsi uno sguardo eloquente con Zabini il quale, seguito da Nott, è entrato nella stanza poco dopo Draco ed Harry.
Hermione sospira e Zabini prende la parola. « Perché Harry non era Harry. Era Daphne, ed era qui per me, per vendicarsi ».
« Nessuno ha chiesto nulla sulla tua vita sentimentale », sibila Ginny.
« Adesso smettila di fare la bambina! », urla improvvisamente Hermione, fissando gli occhi in quelli di Ginny che, lentamente, alza lo sguardo su di lei.
« Ascoltaci, dannazione. Ilvero Harry, quello che adesso è sdraiato sul mio letto, era andato alla ricerca di un Horcrux. Draco non c’entra nulla, nemmeno Blaise e Nott. Quindi ora smettila di comportarti come una stupida, Ginny, perché non lo sei. Siamo tutti preoccupati per Harry », aggiunge poi, sedendosi sul letto.
Ginny sembra aver intenzione di ribattere, poi però annuisce, chiudendosi in un ostinato silenzio.
« Ora dobbiamo solo aiutare Harry a guarire. Per favore, lasciate me e Ginny da sole con lui », aggiunge Hermione.
Io, Fred e George usciamo. Di sfuggita, la vedo avvicinarsi a Draco e sussurrargli qualcosa.
Mi giro appena.
Le braccia di Malfoy si stringono attorno alle spalle di Hermione, ed allo stesso modo si stringe il mio cuore.
Mi accorgo però che il dolore è diminuito e, mentre Hermione si alza appena appena in punta di piedi per baciargli la guancia, mi trovo quasi a sorridere.
Poi, lentamente, si allontanano.
Usciamo insieme dalla camera. « Venite con me », dice Malfoy, guidandoci verso un’altra stanza stranamente vuota.


La gente era matta perché aveva il terrore di amare e provare un po’ di felicità.


« Pensi che qui vada bene? », domanda Neville.
Mi ritrovo ad annuire. Ormai abbiamo tentato di percorrere qualunque vicolo attorno a Malfoy Manor, ma incantesimi potenti e maledizioni circondano l’intera periferia dell’abitazione.
« Luna, tu sai perché Hermione viene così spesso qui? », mi chiede mentre pulisce i pantaloni sporchi di terra.
« Credo di avere un’idea, sì », rispondo dopo averci pensato qualche secondo.
Non sarebbe prudente svelargli ciò che ho scoperto.
« Temo che stia rischiando troppo. Insomma, credo che stia facendo tutto questo per proteggere Draco Malfoy, però… So che sa quello che fa, ma insomma.. E’ pericoloso, non trovi? Venire a Malfoy Manor da sola ». Un brivido gli attraversa la schiena e, nonostante il buio, vedo le sue mani tremare. « Una volta sono venuto con lei. E’ stato terribile, avevo una paura tremenda ».
Non posso fare a meno di sorridere. Gli poso una mano sulla spalla per confortarlo.
« Hermione sa quello che fa », sussurro, e sento i suoi muscoli rilassarsi appena sotto il mio tocco.
D’un tratto ricordo quella notte. Dovevo parlare con la McGranitt, il bagno dei Prefetti era di nuovo otturato a causa di alcuni scherzi dei Weasley.
La porta era socchiusa, così mi avvicinai senza bussare.
Vidi subito la chioma cespugliosa di Hermione ma, quando stavo per chiamarla, sentii una voce odiosamente familiare.
« Signorina Granger », sibilò l’uomo.
« Professor Piton », rispose lei.
Dopo un attimo di tensione, vidi le sue spalle rilassarsi. « Ci sono novità? », domandò Hermione.
Potevo scorgere solo un braccio di Piton, circondato dal mantello nero, ma la sua voce arrivò forte e chiara alle mie orecchie.
« La situazione dei Malfoy è sempre più precaria. Sono abbastanza convinto di poter affermare che la punizione di Lucius Malfoy sarà.. la morte di Draco », sussurrò, iniziando a camminare lungo l’ufficio della McGranitt.
« Inoltre ci aspettiamo un attacco diretto al castello da un momento all’altro. Senza Silente Hogwarts non è più un posto sicuro », aggiunse.
Un colpo di tosse fece voltare Hermione. Cercai di seguire il suo sguardo.
Silente, dal suo ritratto, sorrideva benevolo. « Severus, le tue parole mi lusingano. Ma il castello ha più protezione ora di quanta ne abbia mai avuta sotto il mio lungo naso », replicò con voce calma e con un accenno di allegria.
« Di cosa parla, professor Silente? Ci sono nuove armi nel castello? Ci sono degli Auror? », domandò, e udii distintamente la nota di entusiasmo nelle sue parole.
Silente rise di una risata bassa, roca. « Oh no, signorina Granger. Temo che gli Auror che correrebbero ad aiutarci non sono molti, ormai. C’è una cosa più importante, una cosa più forte che protegge questo castello ».
Piton si mosse e vidi chiaramente la sua espressione disgustata. « Lasciatemi indovinare », disse. « L’unione e lacollaborazione tra studenti di Case diverse ».
Silente annuì. « Vedo che stai iniziando a capire, Severus ».
Hermione si passò una mano tra i capelli, rendendoli ancora più disordinati. « Professore, mi dispiace, ma non riesco a capire. Cosa possiamo fare noi contro Voldemort? Cosa posso fareio contro Voldemort? Andrò a Malfoy Manor per assistere ad ogni incontro, d’accordo, ma… Ora ci sono i Mangiamorte dalla sua parte, e non abbiamo nessun contatto all’interno e… ».
Silente alzò una mano, arrestando quel fiume di parole.
« Per quanto riguarda le tue perplessità… Qualcuno di importante ci aiuterà, sarà un contributo prezioso », disse. « Qualcuno che è vicino tanto al male quanto al bene, tanto al carnefice quanto alla vittima ».
Un lampo di comprensione attraversò gli occhi di Hermione.
« No, vi prego, Narcissa no. Non posso permetterlo, se lo sapesse Draco! », esclamò allora, guardando Piton in cerca di appoggio.
Quella notte la professoressa McGranitt mi vide accanto al suo studio, immobile.
« Signorina Lovegood. Non posso chiederle di dimenticare, ma devo ordinarle di tacere. In particolare, Piton non è masi stato in questo castello, e il nome di Narcissa Black in Malfoy non è mai stato pronunciato. Venga », mi disse.
Nessun rimprovero, nessuna punizione. Non feci domande, mi limitai a seguirla.
Mi accompagnò fino al mio dormitorio. Poi, sottovoce, mi disse che sarebbe stato necessario anche il mio aiuto.
« Luna? Luna? Dobbiamo andare, svelta », dice Neville strattonandomi e riportandomi alla realtà.
« Sì, andiamo. Forse riusciremo a partecipare all’ultima parte della riunione », dissi.
Uscendo da Malfoy Manor, non posso non pensare a quello che abbiamo appena fatto.
A pochi passi da noi, Voldemort sta probabilmente programmando un nuovo omicidio.
Abbiamo rischiato di morire. Tuttavia siamo riusciti a compiere la nostra missione: abbiamo trovato un nuovo accesso, un nuovo sentiero.
Ora Narcissa non dovrà più aiutarci.
Ora Hermione non avrà più alcuna protezione, aggiunge quella parte del mio pensiero che ho cercato inutilmente di mettere a tacere.
 

E’ vero che nessuno è pronto a rinunciare a ciò che ha.

 
« Allora, Malfoy, cosa sta succedendo? », mi domanda uno dei gemelli Weasley e sento una strana nota di aggressività nella sua voce.
« Calmo, Fred. Se Hermione si fida di lui dobbiamo farlo anche noi », dice l’altro gemello.
Dopo un sospiro profondo, inizio a cercare le parole per spiegare tutto ciò che è successo.
O almeno tutto quello che so, mi correggo mentalmente con amarezza.
Decido di essere sincero. « Non ho idea di cosa stia succedendo », comincio.
Fred – o George? – fa un passo avanti verso di me. Alzo le mani in segno di resa. « Ma », continuo, prima di essere seppellito vivo dalla famiglia Weasley al completo « Hermione mi sta nascondendo qualcosa. Anzi, sta nascondendo qualcosa a tutti, a giudicare dalle vostre facce », aggiungo con un ghigno.
Mossa sbagliata, penso, mentre le facce dei presenti diventano scure.
« Ascoltami bene, razza di furetto rimbalzante. Se non vuoi tornare ad essere un animale a quattro zampe cerca di essere meno spiritoso. Per me Hermione è… », inizia a dire George – o Fred? -.
« E’cosa? », domando, iniziando ad infastidirmi per queste pause ad effetto.
« Finché stava con mio fratello potevo accettarlo. Lui la trattava bene e… Ma con uno come te non so se posso. Hermione per me è come.. è come una sorella. Quindi qualsiasi cosa le succeda giuro che ti riterrò responsabile e ti ficcherò una Caccabbomba su per il c… »
« Fred, smettila, dai. Ascoltiamo ciò che ha da dire », esclama l’altro gemello, prendendolo per le spalle e portandolo lontano da me.
Come una sorella, eh?, mi ripeto con amarezza ed un pizzico di fastidio.
Fred è quello con qualche rotella fuori posto,mi appunto mentalmente. Così la prossima volta saprò chi colpire accidentalmente con qualsiasi cosa mi capiterà in mano.
Respiro profondamente.
Poi ricomincio a parlare. « Stavo dicendo, prima di venire inutilmente interrotto da… »
« Draco, smettila di provocarlo », mi ammonisce Nott, e vedo Blaise annuire alle sue spalle.
« Sì, ok, va bene, mamma », sbuffo, e per un attimo mi sento davvero infantile. Scuoto la testa per allontanare questo pensiero. « Insomma. Hermione ci sta nascondendo qualcosa. Non sappiamo cosa, non sappiamo perché. Tu e Potter ne sapete qualcosa? », domando, rivolgendomi all’unico dei tre Weasley presenti che non ha ancora aperto bocca.
« No, non ci ha detto niente », sussurra Ron con un filo di voce. Riesco a distinguere perfettamente l’amarezza ed il dolore che gli provoca questa confessione.
« Finché non sarà lei a riferirlo sarà inutile indagare o fare domande », dice Blaise. « Ormai penso di aver imparato a conoscerla almeno un po’ », aggiunge scrollando le spalle per rispondere agli sguardi scettici dei Weasley.
« Penso che su questo siamo tutti d’accordo. Ora, andiamo avanti », continuo io. « Negli ultimi giorni – non sappiamo esattamente da quanto tempo – Daphne ha preso il posto del vero Harry Potter. Ha tentato di avvicinare Hermione per vendicarsi di me e… ».
Sento di aver detto troppo quando tre sguardi carichi d’odio mi perforano il cervello.
« Ehi, calmi, ok? L’ultima cosa che volevo era coinvolgere Hermione », esclamo, iniziando a perdere la pazienza.
Non ricevendo alcuna risposta ricomincio a parlare. « Comunque, io e Blaise abbiamo scoperto che si trattava di lei e siamo riusciti a fermarla in tempo. Ora sappiamo solo che Potter era uscito, di certo non per fare una vacanza vista la sua faccialievemente gonfia. Ed io l’ho solo visto per caso dalla finestra della mia stanza. Morale della favola: non sono stato io », concludo, soddisfatto dal mio riassunto estremamente riassuntivo.
« No, la morale della favola è che non possiamo fare nulla finché Hermione non ci spiegherà cosa diamine sta succedendo », sbotta il più giovane dei Weasley.
Per una volta mi trovo ad essere d’accordo con lui.
D’un tratto un lieve rumore ci costringe a voltarci verso la finestra. Un gufo dal piumaggio scuro continua a sbattere il becco contro il vetro.
Intravedo attorno alla sua zampa il simbolo dei Malfoy e corro ad aprire le ante.
Il silenzio cala sulla stanza.
Dopo aver congedato la civetta con una carezza sul capo – tutta colpa dell’influenza di Hermione – leggo velocemente il biglietto.
Sono costretto ad accasciarmi sul letto per non cadere.
« Che succede, Drà? », domanda Blaise, avvicinandosi a me.
« Cattive notizie, Blaise. Pessime notizie ».
Un unico, ossessivo pensiero mi affolla la mente: Hermione.
Ignorando le vertigini mi alzo e, senza pensarci oltre, corro verso la sua stanza.


Oggi amore stai con me, fuori no, non ci si va.






 
 
 
NOTE:
Ciao a tutti: ) Ho aspettato un po’ per pubblicare in modo da dare il tempo a tutti di leggere lo scorso capitolo.
Questa volta vi ho fatto scoprire un po’ di cose : ) Ormai, ripeto, la storia è agli sgoccioli, quindi pian piano vedrete che tutti gli altarini verranno scoperti..  O quasi.
“Quasi” perché, ora posso svelarvelo, probabilmente scriverò un seguito. Non prometto nulla, ma l’idea c’è.
Tornando al capitolo, la canzone è “Tanti anni fa” di Brusco: vi consiglio di ascoltarla.

Mi faccio anche un po’ di pubblicità: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=815104&i=1
Questa è una one-shot (  Dramione, ovviamente ) che ho scritto per un contest ( Premio MIGLIOR DRACO, che emozione! ).
Mi farebbe davvero piacere sapere cosa ne pensate!

Un abbraccio a tutti,
SweetTaiga : )






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Capitolo 33
*** 33. Una notte come questa ***




A tutti coloro che nel 2011 mi hanno donato un sorriso,
grazie.



Una notte come questa

 
“Gli scagnozzi di tuo padre ti hanno visto aiutare Potter.
Attento.”

Draco ha lasciato cadere il biglietto accartocciato sul letto,  catapultandosi verso il dormitorio di Hermione, in cui probabilmente Harry giace ancora inerme, inconsapevole dei guai che – ancora una volta – ha provocato al mio migliore amico.
Guardo Theodore. Anche lui, immobile, fissa allibito la scrittura sottile di Narcissa, più inclinata del solito, probabilmente a causa della fretta di avvisare il figlio.
Non riesco ad immaginare la fine di questa storia, non riesco a vedere un futuro oltre questa lettera.
Fuori dalla finestra  il vento soffia forte, senza però riuscire ad azzittire i pensieri che urlano nella mia mente.
Cosa succederà ora?
Cosa ne sarà di Hermione?
Cosa faranno a Draco?
E noi?
Il mio pensiero corre a Daphne, completamente ignara della bufera che sta per stravolgere le nostre vite.
Inizio a pensare che la felicità non voglia avere nulla a che fare con noi, che la fortuna ci abbia voltato le spalle ormai da tempo.
Se esiste un Dio, si sta prendendo gioco di noi.
Se esiste, voglio sfidarlo ora, guardarlo negli occhi e chiedergli perché.
Perché tutto questo?
Perché proprio noi, perché non qualcun altro? Perché tutto questo dolore, perché questa sofferenza? Ma soprattutto, perché concederci l’illusione di una vana felicità, se non possiamo goderne appieno?
Perché far entrare silenziosamente Daphne nella mia vita, se domani probabilmente perderò il mio migliore amico?
Perché permettere a Draco di innamorarsi di Hermione, perché permetterle di entrare nel suo cuore gelido, se quello stesso cuore ora sentirà amplificarsi il dolore, rallentare i battiti?
Mi chiedo se ne sia valsa davvero la pena. Mi chiedo se, tornando indietro, loro farebbero di nuovo le stesse scelte. Mi chiedo se avrebbero il coraggio di rischiare.
Mi chiedo se Draco, sapendo i pericoli a cui va incontro, tornerebbe a baciare Hermione sotto la pioggia. Mi chiedo se Hermione, comprendendo finalmente quali siano i veri rischi dello stare con Draco, non rinuncerebbe ad accarezzargli i capelli.
Mi chiedo se tutto questo non sia stato inutile.
Poi penso a Daphne, alla gioia di stringerla di nuovo tra le mie braccia, ai battiti del cuore che aumentavano nel vederla trattenere a stento l’entusiasmo, alla passione che ho provato quando finalmente mi ha permesso di baciarla.
Penso ad Hermione, alla forza con cui l’ho vista combattere, al suo sguardo fiero, al modo in cui segue Draco con gli occhi.
Penso a Draco, a come la guardi di nascosto, al suo essersi rialzato ed aver trovato finalmente il coraggio di reagire ad un destino infausto.
Penso a tutto questo, e correndo incontro a Draco, al nostro destino, a tutto ciò che potrebbe succedere, capisco che sì, ne vale la pena.
Ne varrebbe la pena anche se dovessimo morire oggi, anche se dovessi morire ora.


Ti regalo le mie scarpe, sono nuove. Prendi anche qualche libro, può servire. Saprò alzarmi in volo e vedere dove sei.


Blaise improvvisamente inizia a correre, seguendo Draco.
Senza fermarmi a riflettere, inizio a seguirlo anche io. Eppure ciò che vediamo una volta raggiunti i Grifondoro ci appare irreale.
Draco, con un sorriso sul volto ed il petto in fuori, parla amabilmente con Hermione.
Harry, ancora incosciente ma con un colorito decisamente più salutare, è disteso sul letto. La Weasley, accanto a lui, gli stringe la mano con il capo poggiato sul bordo del letto, muovendo le labbra in preghiere silenziose.
Io e Blaise ci guardiamo, senza capire cosa stia succedendo.
Accanto a noi, Ron Weasley sembra aver perso completamente il dono della parola ed uno dei gemelli, non saprei dire quale, stringe in pugno il biglietto inviato da Narcissa.
Contemporaneamente, come guidati da una mano invisibile, tutti voltiamo il capo verso Draco, appena in tempo per vederlo posarsi un indice sulle labbra e intimarci il silenzio.
« Hermione, ora che Quattrocchi sta meglio puoi venire con me? », domanda, ostentando sicurezza.
Eppure, noto dopo un attimo, le sue mani stringono convulsamente le tasche dei pantaloni.
Hermione sembra sospettosa, eppure annuisce e lo segue senza obiettare.
Poco prima di uscire dalla porta, si ferma improvvisamente. « Non sarà pericoloso? Se qualcuno ci vedesse? », domanda.
Vedo la schiena di Draco irrigidirsi appena, in maniera quasi impercettibile.
Lancio uno sguardo d’intesa a Blaise. Nei suoi occhi leggo che neanche lui ha idea di cosa abbia in mente Draco, ma, come me, lo sosterrà fino alla fine.
« Non c’è nessuno in giro, abbiamo già controllato », esclama infatti con noncuranza, accennando anche un breve occhiolino ad Hermione.
La ragazza sembra tranquillizzarsi, e vedo persino la sua mano sfiorare il braccio di Draco prima di chiudersi la porta alle spalle.
Sentiamo i loro passi allontanarsi.
« Cos’ha in mente il vostro amico? », domanda il gemello che poco prima stava stringendo il biglietto.
« Stai calmo, Fred », sento sussurrare il fratello.
« Avrà sicuramente un piano », afferma Blaise con sicurezza.
Vedo Ron Weasley alzare un sopracciglio, scettico. « Che razza di piano è? », domanda.
Sia io che Blaise scrolliamo le spalle. Questa volta sono io a rispondere. « Non ne ho idea », ammetto con riluttanza.
Sentiamo dei passi leggeri avvicinarsi a noi. La Weasley ci sta squadrando con occhi indagatori.
« Mi dite cosa diavolo sta succedendo? »
Il fratello, che ormai ho capito essere Fred, le porge il biglietto.
Pochi secondi dopo, la ragazza si porta le mani alla bocca, lasciandolo cadere come se si fosse scottata.
« E adesso? », domanda, dando voce ai timori di ognuno di noi.


Ti regalo la mia giacca, ti sta bene. Ti lascio la valigia da riempire. Ti lascio anche il mio numero, perché non si sa mai.


Vedo Hermione uscire dalla stanza. Segue Draco lentamente, lo scruta con quei suoi occhi che per tanto tempo ho amato. Mentre Ginny legge il biglietto, sento la mia mente annebbiarsi.
Vorrei fermarla, urlarle “Aspetta!”. Dirle la verità, mostrarle il pericolo, metterla in guardia. Dirle di non fidarsi, di scappare da lui. Invece resto qui, perché so che in fondo è la cosa giusta da fare.
Perché io non potrei mai avere la loro forza, perché le cose difficili mi spaventano.
Voglio un amore semplice, un amore dolce.
Potrei combattere, potrei lottare. Ma sono uno che si stanca subito.
O forse semplicemente Hermione non è la donna per me.
L’ho amata, l’ho amata molto.
Però solo ora mi accorgo che potrei combattere per la mia amica Hermione, per il sorriso di Hermione, per gli abbracci impacciati ed impetuosi di Hermione, ma non per l’Hermione che ho amato.
Forse sono un codardo.
Forse non sono adatto alla Casa dei Grifondoro.
Forse l’ardore ed il coraggio mi mancano, forse li ho persi, forse il Cappello si è sbagliato.
Sento il cigolio della porta.
Una chioma bionda appare lentamente. Seguo la linea bianca della fronte, incontro gli occhi di Luna.
C’è un graffio sul suo volto, una rabbia cieca invade il mio cuore.
Mentre mi avvicino a lei e l’abbraccio, mi accorgo che in fondo non sono un codardo.
Combatterei per Hermione, l’amica più importante che io abbia mai avuto.
Combatterei per Harry, l’unico dei miei fratelli a non avere i capelli rossi.
E, soprattutto, combatterei per Luna. Per la ragazza che sento di voler proteggere.
« Ron », la sento sussurrare. « Hai per caso ingoiato Gorgosprizzi? ».
Nella sua voce scopro una nota nuova. Pochi attimi dopo, ricambia in mio abbraccio, stringendo con le sue mani pallide il mio maglione.


Ti lascio una parola: Goodbye.


Non ho mai perso alcun ricordo. Posso ripercorrere con la mente ogni istante della mia vita, dalla mia infanzia all’arrivo ad Hogwarts, dai momenti più gioiosi a quelli che preferirei riuscire a rimuovere.
Ricordo ogni ruga che col tempo si è delineata sul viso di mia madre, ogni vago accenno di occhiaie sotto gli occhi di mio padre. Ricordo tutti quelli che mi hanno lasciato, abbandonato, sfruttato.
Ricordo ogni espressione del volto di mia zia Bellatrix, il suo sguardo crudele. Ricordo che un tempo la apprezzavo, ora la disprezzo.
Ricordo chi è andato via. Ricordo Astoria, il suo sorriso, ricordo le sere in cui si accovacciava accanto a me parlandomi della sua giornata.
Ricordo gli sguardi che lanciava ad Hermione, carichi di disprezzo. Avrei voluto interpretare in tempo quei segnali.
Ricordo Daphne, la Daphne di un tempo. Ricordo le nottate in piedi a giocare a scacchi magici, ricordo le uscite furtive nei corridoi bui. Ricordo la sua mano che sfiorava spesso quella di Blaise. Avrei voluto scoprire in tempo cosa rappresentavano quei sorrisi appena accennati.
Ricordo Pansy, la sua mano sul mio braccio quando tentava di calmarmi. Ricordo Theodore, i suoi occhi puntati su quella mano. Avrei voluto capire prima i suoi sentimenti.
Ricordo Potter e Weasley, i loro volti rossi di rabbia, le loro maledizioni sussurrate. Avrei voluto capire in tempo quali fossero i veri nemici.
Ricordo il volto di Voldemort, così vicino al mio. “Dipende tutto da te, Draco”, continuava a sussurrarmi. Prometteva sogni di gloria. Ricordo lo sguardo di mio padre a quelle parole. Adorante.
Avrei dovuto soffermarmi sulla mano di mia madre che, impercettibilmente, tremava.
Ricordo ancora il volto di Silente.
Quelle sue frasi enigmatiche da svitato, quel buonismo ostentato fino all’esagerazione, quel suo disgustoso credere nelle capacità di tutti.
Ricordo il suo fastidioso vizio di credere persino in me.
Avrei potuto credergli.
Avrei potuto credere in me.
Avrei voluto farlo, davvero.
Ricordo Piton, ricordo il suo volto impassibile, ricordo il movimento impercettibile delle sopracciglia nei momenti in cui era assorto nei suoi pensieri. Ricordo le volte in cui mi ha difeso, e sento che prima o poi mi sdebiterò.
Il ricordo più nitido, però, riguarda la ragazza – la donna – che sta camminando a pochi passi da me, sta stringendo stretta la mia mano, sta trattenendo il respiro.
Come potrei dimenticare quella notte?
La neve scendeva fitta, il mondo sembrava essersi fermato. Una pace ovattata regnava nel castello.
Come questa notte, anche quella volta la trascinai lungo i corridoi.
Come questa notte, anche quella volta la portai con me.
Abbracciati nel buio di una vecchia classe abbandonata, quella notte, come questa notte, lasciai cadere lentamente la sua camicia ai nostri piedi.


Goodbay, my friend goodbye.


Non facciamo in tempo ad entrare, che Ron corre incontro a Luna, stringendola in un abbraccio.
Avrei potuto pensarci io, avrei potuto afferrare quelle mani candide.
Eppure, mentre scappavamo da Malfoy Manor, non ho mai pensato a Luna in quel modo.
Ammetto di aver sperato, o forse di aver temuto, di potermi innamorare di lei. Ma l’amore è ancora lontano, dovrò imparare a fidarmi di me stesso prima di poter affidare la mia vita nelle mani di un’altra persona.
Mi sembra di aver cominciato a crescere solo oggi.
Mi sembra di sentire addosso il peso di mille anni, sento persino che, se mi sfiorassi il viso con le mani, vi troverei rughe profonde.
Non ho mai corso come questa notte. L’adrenalina scorreva nelle mie vene, la sento ancora attraversare il mio corpo: scarica elettrica di terrore, di libertà, di paura, di emozione.
Per la prima volta, non c’era Harry a salvare il mondo, non c’era Ron pronto a sdrammatizzare, non c’era il cervello di Hermione a tirarmi fuori dai guai. Ero io, Neville. Solo io. Io e Luna.
Questa notte l’eroe ero io.
Ci siamo avvicinati di soppiatto a Malfoy Manor, percorrendo il sentiero che Narcissa aveva indicato tempo fa a me e Hermione. Strisciando sul terreno freddo e umido, abbiamo raggiunto una fognatura. Imitando i movimenti che avevo visto compiere così spesso a Hermione, ho provato ad aprirla. Ho ripetuto più volte incantesimi su incantesimi, ma i nostri timori erano fondati: il nostro unico accesso alla dimora era stato bloccato.
Nascondendoci tra i cespugli, iniziammo a percorrere in lungo e in largo le mura del castello, alla ricerca di una zona adatta ad un’eventuale intervento.
Hermione ha continuato a spiare Voldemort per tutto questo tempo, trattenendo il respiro per non fare rumore, trattenendo il cuore per non scappare. Ha fatto tutto questo per Draco e per noi.
Narcissa, nonostante non potesse parlare dei piani del Signore Oscuro a causa di un Voto Infrangibile, ha acconsentito ad aiutarla nell’impresa. Ogni notte, Hermione usciva di soppiatto dal castello. Assisteva ad ogni riunione, chiusa in un vecchio armadio stregato.
Mi ha raccontato che, una volta, le è sembrato di sentire gli occhi di Voldemort su di lei.
Ha temuto di morire, ha detto. Non faccio fatica a crederle.
Ha scoperto di una congiura ai danni del castello, ha scoperto i tentativi dei Mangiamorte di attaccare gli Auror, ha permesso di sabotare ogni loro tentativo di sovvertire l’ordine del Mondo Magico.
Ma soprattutto ha atteso pazientemente di scoprire quale fosse l’ultima, folle impresa che Voldemort vuole affidare a Draco, per liberarsi una volta per sempre della casata dei Malfoy.
Scoprì di quest’impresa quasi per caso quando una notte, dopo l’ennesima riunione degli scagnozzi di Voldemort, quest’ultimo si era attardato a parlare con Bellatrix. In altre situazioni sarebbe scappata, ma mi ha raccontato che proprio in quel momento il suo mantello si è impigliato in una fessura nel legno del vecchio armadio. E’ stato in quel momento che ha scoperto uno dei punti cardine di Voldemort: eliminare i Purosangue che nel corso degli anni hanno mostrato anche solo di tollerare i Sanguesporco.
Primo tra tutti, Draco.
Hermione mi ha confidato che, a suo parere, Voldemort teme la grandezza di una casata nobile e antica come quella dei Malfoy, e che punta ad indebolirla e distruggerla prima che Lucius si renda conto del potenziale pericolo che potrebbero rappresentare le sue testimonianze dirette ed il suo aiuto contro la grandezza del Signore Oscuro stesso.
“Voldemort teme il tradimento”, ha sussurrato, guardandomi negli occhi. “E se il padre di Draco divenisse consapevole della potenza del suo nome e dell’aiuto che potrebbe fornirci, se notasse i benefici che potrebbe ottenere, sarebbe la fine di Voldemort”.
La mano di Luna mi strattonò con forza. « Che succede? », domandai, svegliandomi finalmente da quei dolorosi ricordi.
Improvvisamente, mi accorsi di ciò che l’aveva spaventata: un mucchio di Mangiamorte si stava dirigento verso di noi. Nonostante il mantello invisibile, nonostante gli incantesimi di protezione, sentivo gli occhi di Malfoy puntati su di me. Occhi rossi di rabbia, brucianti: non avevo mai visto quello sguardo sul suo volto pallido. Poi mi accorsi della mano rugosa che gli tratteneva il polso.
“Tuo figlio ha rovinato i miei piani”, sussurrò una voce.
“Tuo figlio ha salvato Potter”. Le mani di Lucius tremavano. Vidi il volto di Narcissa affacciarsi ad una finestra polverosa. La vidi posarsi una mano sulle labbra, forse per timore di urlare.
“Tuo figlio deve morire”.
Qualcuno urlò. Non saprei dire se fu Luna, accovacciata accanto a me, oppure Narcissa, nascosta dietro il vetro spesso della finestra.
So solo che quell’urlo fu l’inizio della nostra fuga.
Afferrai la mano di Luna e la trascinai con me. Dietro di noi, il silenzio surreale era peggio degli scoppi di un qualsiasi combattimento magico.
Abbiamo corso fino a raggiungere il castello, senza mai voltarci. Solo un pensiero ha affollato la mia mente: è la fine. Ed ora, leggendo il biglietto di Narcissa, capisco con un tremito che per la prima volta nella mia avita ho avuto ragione.


E andare contro il vento non è difficile, lo sai? Lo è senza un saluto, caso mai.


Le bacio la spalla candida, accarezzandole i capelli. Le sue guance arrossate mi spingono a temere di non farcela, di non riuscire a lasciarla andare. Temo che i suoi occhi possano stregarmi ancora, impedirmi di partire, di salvarla.
Non ho paura, continuo a ripetermi.
Lo faccio per lei, per il suo bene, mi dico.
Ma più di una volta Hermione si è dimostrata più sveglia e pronta di me a comprendere quale fosse la cosa giusta da fare. La sento stringersi di più a me, inarcare la schiena per il piacere, accarezzarmi i capelli con le mani candide. Devo andare, penso. Ma resto fermo, immobile, in balia della tristezza e della passione.
Mio padre arriverà presto, verranno a prendermi. Non voglio causare una guerra. Non voglio più stare dalla parte sbagliata. Voglio fare la cosa giusta, per una volta. Eppure non riesco a staccare le mie mani dai suoi seni, le mie labbra sembrano incapaci di abbandonare le sue, i miei occhi continuano a catturare ogni rossore, ogni suoi sguardo, ogni centimetro della sua pelle.
Sento che andare via è la scelta giusta, spero che lo sia.
Il silenzio è sicuramente la scelta migliore. Sparirò dalla sua vita per sempre, non saprà mai cosa mi succederà, non avrà più contatti con la mia famiglia. Continuerà la sua lotta, correrà dei pericoli, certo, ma non voglio essere la causa del suo dolore.
Quando mio padre arriverà, andrò via senza opporre resistenza. Mi mostrerò pentito, mi lascerò punire.
Ti lascerai uccidere?, domanda una voce nella mia testa.
Sì, se ciò potrà salvarla.
Trascorrono lentamente minuti infiniti, troppo pieni di emozioni per poter essere descritti o ricordati con precisione. So già che ogni notte penserò a queste sue mani, al suo profumo. Sento però che tutti i miei sogni non potranno mai eguagliare la realtà del suo corpo, che la mia mente non potrà mai riprodurre con fedeltà la sua voce che timidamente mi sussurra “Ti amo”.
La allontano da me, mi sorride.
«Si è fatto tardi, sarà meglio andare», le sussurro a malincuore, sfiorandole le labbra con un sospiro.
Si limita ad annuire, porgendomi lentamente la camicia ed abbottonandola con dolcezza.
Si riveste pian piano, mentre io resto a guardarla, rapito.
Lo faccio per te, vorrei dirle.
Mi mancherai, vorrei urlare.
Troverai un uomo che ti amerà più di me, vorrei sussurrarle, consapevole di mentire.
Invece resto fermo a guardarla, disegnando con gli occhi il profilo delle sue labbra, del suo naso, della sua fronte pallida. Lo sguardo mi cade sul suo polso scoperto. Il bracciale sembra la morsa di un serpente, letale e asfissiante.
Hermione segue il mio sguardo. Non rispondo alla sua silenziosa domanda.
Le prendo la mano, facendole strada nei corridoi bui.
Dille tutto, Draco: saprà salvarti, mi consiglia la mente.
Salvala!, urla il mio cuore.
Ho smesso di essere un calcolatore tempo fa, quando Hermione per la prima volta ha sfiorato le mie labbra con un bacio. Ora è tempo di riprendere in mano la mia vita. Questa volta, però, farò la cosa giusta per lei, non più per me.
Mi fermo a pochi passi dal dormitorio.
« Vai avanti », le dico, baciandole la fronte. Per un momento restiamo fermi, in silenzio. Poi mi faccio coraggio. « Ti amo », le dico. E’ solo un sussurro, ma lei mi sorride raggiante.
Inizia a camminare lentamente. Dopo pochi passi, però, si volta verso di me. Alza un sopracciglio, e per poco non scoppio a ridere. Rivedo in quello sguardo quell’aria da maestrina che per tanto tempo ho odiato, e che da ora in poi mi mancherà da morire.
« Ci vediamo dopo? », domanda. Sento che dietro quelle parole ce ne sono altre, pensieri nascosti che teme di dire ad alta voce perché sa – lo sente – che potrebbero avverarsi.
Sorrido ancora.
« Ciao », rispondo solo, prima di scomparire nel buio dei corridoi deserti.
Potrei giurare di aver sentito il suono di un pianto sommesso.
Mi chiedo se quel pianto è il suo. Oppure, mi accorgo sfiorandomi la guancia bagnata, forse era solo il mio.


Goodbye, my friend goodbay. Goodbay, goodbye, my friend…


Mi sveglio nella notte, spalanco gli occhi nel buio e tento invano di placare il respiro.
Tra le mie mani scopro un pezzo di pergamena accartocciato. Lo apro, temendo il suo contenuto ancor prima di leggerlo.
“E di più vi dico francamente ch’io non mi sottometto alla mia infelicità, né piego il capo al destino, o vengo seco a patti, come fanno gli altri uomini”.(1)
Non arrivo nemmeno a leggere la fine del biglietto, che le mie guance si ritrovano bagnate di lacrime amare. Non riesco ad evitare di urlare.
Harry, accanto a me, si sveglia di botto. Il suo volto pieno di lividi si tinge di paura. « Che succede, Hermione? ».
Ma i singhiozzi sono così forti che non riesco a rispondere.


Goodbye.





NOTE:
Prima di tutto, ciao a tutti! Finalmente ecco qui il nuovo capitolo, dopo un lungo periodo di attesa. La storia è già nella mia mente, alcuni accenni di capitoli sono già scritti, ma renderli in maniera decente si sta rivelando un’impresa più difficile del previsto.
Spero che avrete la pazienza di aspettare, e che continuerete a seguire la storia nonostante i miei imperdonabili ritardi.
La canzone del giorno è “Ti lascio una parola” dei Nomadi.
Non voglio dilungarmi troppo in convenevoli, così concludo qui questa breve nota, augurandomi che il capitolo vi piaccia.

(1) Frase tratta da “Il dialogo di Tristano e un amico” di Leopardi. Per chi non l’ha letto, capirà nel prossimo capitolo J Per ora basti sapere che è un biglietto d’addio.


Anche se in ritardo, BUON NATALE E BUON ANNO NUOVO A TUTTI!


Un abbraccio a tutti coloro che continuano a seguire questa storia: mi rendete davvero felice.

SweetTaiga : )






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Capitolo 34
*** 34. Punti di vista, pezzi di vita ***






34. Punti di vista, pezzi di vita


Questo capitolo è interamente dedicato a voi,
che mi avete seguita fin qui.

 

 
When you try your best but you don’t succeed
[ Quando fai del tuo meglio ma non hai successo... ]



Taci, *
le dissi, all’ombra del salice piangente.
La abbracciai dolcemente, cingendole le spalle. Fu un giorno di grandi promesse, di immense speranze. Salendo sul primo treno per Bruxelles continuavo a ripensare alla sua pelle candida, al suo sorriso. I mezzi babbani, in qualche modo, mettono in moto i ricordi.
Ascolta. Piove dalle nuvole sparse. *
Il cielo piangeva lacrime minuscole e gelide, vedendo il finale che noi non eravamo capaci di intuire. O che, magari, rifiutavamo di accettare.
La cravatta rossa dei Grifondoro brillava sul suo petto;  intrecciata alla mia, color verde smeraldo, sembrava rispecchiare la nostra situazione: due colori contrapposti, due tonalità inaccostabili, due entità destinate ad odiarsi ma ostinate ad amarsi.
Piove sui nostri volti silvani, piove sulle nostre mani ignude.  *
Le nostre pelli, fresche e umide, continuavano a sfiorarsi; rimanemmo in silenzio ad ascoltare il vento. Per lunghe ore non proferimmo parola. Quando giunse il tramonto, ci trovò abbracciati, distesi sull’erba bagnata, con le vesti sporche ed i cuori leggeri.
..su la favola bella che ieri t’illuse, che oggi m’illude, o Ermione. *
E mi chiedo se ho fatto davvero del mio meglio, se ho davvero dato tutto per lei, se l’ho protetta in maniera adeguata, se magari la vita non sarebbe stata più semplice per lei se io non fossi stato così ottuso ed egoista da volerle rimanere accanto. Mi chiedo se non sarebbe stato meglio non averla guardata studiare fino a tarda notte in biblioteca, osservarla sorridere ai suoi amici, seguire con gli occhi i suoi movimenti nervosi e austeri.
Mi chiedo se capirà il biglietto che le ho lasciato, mi chiedo se non sarei dovuto essere più esplicito con lei, sia nell’accoglierla nella mia vita che nel lasciarla sola.
Mi chiedo se Voldermort sia già sulle mie tracce.
Mi chiedo se mia madre sta bene, se mio padre ha scelto da che parte stare.
Mi chiedo se in fondo la scelta di andare via sia stata giusta.
Mi chiedo come sarebbe ora la mia vita se non avessi mai incrociato gli occhi di Hermione.
Me lo chiedo fin dal nostro primo bacio, e la risposta è sempre la stessa: non sarebbe stato meglio. Sarebbe stato solo più facile.



When you get what you want but not what you need…
[ Quando ottieni quello che vuoi ma non ciò di cui hai bisogno… ]




Entrando nella stanza trovo Hermione in lacrime ed Harry che, sconvolto, le accarezza la testa. Quando alza lo sguardo su di me gli rivolgo un’occhiata interrogativa; lui mi fa cenno di avvicinarmi, mimando con le labbra la parola “Malfoy”.
Mi siedo sul suo letto e Hermione finalmente alza la testa. « Ron… », dice, e poco dopo tenta con imbarazzo di asciugarsi gli occhi ancora pieni di lacrime.
Non faccio in tempo a chiedere cosa diavolo stia succedendo che mi porge un biglietto. Riconosco vagamente la scrittura di Malfoy e, nonostante non abbia la minima idea di chi sia questo Leopardi, capisco che quelle sono parole d’addio. Pensando al biglietto di Narcissa capisco finalmente cosa è successo.
Io e Harry abbiamo pregato per giorni interi affinché si lasciassero, in modo che tutto tornasse finalmente alla normalità: nessun Serpeverde in giro, Hermione tutta per noi, nessun rischio di uccidere il ragazzo della propria migliore amica. Eppure non lo volevamo davvero: ora, con Hermione al limite della disperazione, vorrei andare a prendere quell’idiota per quei quattro capelli ossigenati che si ritrova e trascinarlo qui.
Sarebbe stato troppo da uomo maturo parlarle faccia a faccia?
Ma in fondo lo capisco. So che Hermione gli avrebbe impedito di andare via, so che l’avrebbe trattenuto, so che nella peggiore delle ipotesi l’avrebbe seguito. Resta però una domanda: sarà d’aiuto ciò che ha fatto? Davvero pensa che Voldemort  ci lascerà in pace? Abbiamo combattuto contro di lui prima che quel biondino ossigenato capisse come impugnare la bacchetta, continueremo a farlo anche senza di lui. Quindi a cosa è servito tutto questo? Davvero vale la pena far piangere Hermione?
La guardo contorcersi in singhiozzi silenziosi, la mano stretta in quelle di Harry, il volto nascosto dalle maniche nere del mantello. E capisco. Capisco che Malfoy ci ha concesso del tempo, che è andato via per permetterci di organizzarci, che se fosse rimasto qui probabilmente ora staremmo già affrontando uno sciame di fastidiosi Mangiamorte.
E forse è la cosa giusta. Forse è ciò che noi volevamo, magari non ciò di cui Hermione ha bisogno, ma quasi sicuramente è la scelta giusta. E comprendo anche quanto debba essergli costata questa scelta: abbandonare Hermione, lasciarla sola, arrabbiata. Chissà se ha pensato che lei avrebbe pianto per la sua partenza. Chissà lui dov’è ora.
La mia migliore amica alza lo sguardo su di me: gli occhi arrossati, le labbra gonfie, le mani tremanti.
Mi trovo improvvisamente a pormi la domanda più importante: tornerà?
Un lampo, subito seguito da un rombo lugubre di tuono, squarcia l’aria.
E noi? Noi ci saremo ancora, nel caso in cui dovesse tornare?
Smetto di pensare e mi avvicino a lei. Le stringo l’altra mano, quella che non è custodita tra le dita di Harry. Mi sembra di tornare in un attimo indietro nel tempo. I primi giorni a Hogwarts, i battibecchi, poi i sorrisi, il coraggio, le avventure, la Pozione Polisucco, l’andare contro le regole, le partite a scacchi magici fino a tarda notte, i pomeriggi passati a studiare e le sere in cui Hermione, preoccupata per noi, ci lasciava copiare i compiti. Sembra tutto così lontano, eppure al solo pensiero il cuore mi batte all’impazzata.
Hermione si alza di scatto ed in un attimo ci ritrovo abbracciati, tutti e tre, indivisibili.
E nella sfortuna, nelle catastrofi che ci perseguitano, nei guai in cui continuiamo a infilarci, nell’eterna lotta contro il male, mi accorgo di essere fortunato.
Siamo in tre.
Siamo ciò che voglio, ciò di cui ho bisogno.



When you feel so tired but you can’t sleep… Stuck in reverse…
[ Quando ti senti così stanco ma non puoi dormire… bloccata nel contrario… ]




Ho lasciato Harry e Hermione da soli, non potevo sostenere il dolore nascosto malamente in quel silenzio. Solo ora mi rendo conto di essermi comportata come una bambina: come ho potuto urlare in quel modo contro Hermione? Se qualcuno ha il diritto di soffrire e di stare accanto a Harry, quella è lei. Lei che c’è sempre stata e sempre ci sarà. E chi sono io per mettermi contro Malfoy? Per una volta che quell’inutile essere si è rivelato utile.
Se non fosse per loro due probabilmente in questo momento staremmo già combattendo.
Ho finto di non sapere nulla delle visite notturne di Hermione presso Villa Malfoy, ma in realtà era ormai da tempo che sospettavo stesse accadendo qualcosa di grosso. Qualcosa che va oltre tutti noi, che va persino oltre l’ES, che va oltre Harry, che va oltre me, oltre Silente, oltre Malfoy: qualcosa da cui Hermione vuole tenerci distanti.
Lei ci ha sempre difesi. Senza di lei Harry avrebbe perso la sua battaglia molto tempo fa, senza di lei Ron non avrebbe mai imparato ad amare, senza di lei Malfoy non sarebbe mai cambiato, senza di lei anche io non sarei la stessa persona.
Senza di lei sarei rimasta la timida, impaurita, impacciata Ginny.
Magari ho esagerato.  Sicuramente ho esagerato.
Persino quel buono a nulla di Malfoy ci ha salvati. Magari senza saperlo, magari solo per Hermione, ma ha coinvolto anche noi. Penso che ognuno dei presenti, questa sera, abbia compreso il gesto di Malfoy. Immaginavo che sarebbe scappato, ma non credevo che questa sua fuga ci avrebbe concesso del tempo.
Quando l’ho capito è stata come un’illuminazione. Tempo. E’ tutto ciò che serve, e lui ce l’ha fornito. Non so se sarà un giorno o un mese, ma ogni minuto in più è come una benedizione.
Voldemort lo seguirà per vendicare il tradimento.
Noi avremo tempo per organizzarci, per decidere come agire, per avvisare i professori e quei pochi Auror che ancora ci sostengono. Magari potremmo persino mettere in allerta il Ministero, sempre che non sia già sotto il controllo di Voldemort. E anche Hermione avrà tempo, tempo per capire, tempo per accettare: è sempre stata più sveglia di noi. Saprà sicuramente cosa fare, come reagire.
Luna si avvicina a me lentamente. Siamo sedute sul mio letto, senza parlare. Ci limitiamo a guardare davanti a noi, come sperando di intravedere la fine di questa storia strampalata.
Bussano alla porta.
« Avanti », mi precede Luna.
Il volto arrossato di Neville fa capolino dall’ingresso. « Posso? », chiede timidamente. E, nonostante tutto sia cambiato, nonostante abbia più volte dimostrato il suo coraggio, nonostante il suo corpo non sia più quello di un bambino ed il suo volto non sia più simile a quello di un bambolotto babbano, rivedo nei suoi occhi il ragazzino impacciato di qualche anno fa.
Sorrido a quel ragazzino e all’uomo che è diventato, facendogli cenno di sedersi accanto a noi.
« Penso che... Tutti noi abbiamo nascosto qualcosa. Penso… sia ora di svelare tutto, nonostante le promesse che abbiamo fatto », afferma in un sussurro, tormentandosi le mani. Eppure quando alza lo sguardo non vi è traccia di incertezza nei suoi occhi.
Io e Luna compiamo un muto cenno di assenso.
Sapevamo che sarebbe arrivato questo momento. In qualche modo ognuno di noi sa che l’altro ha scoperto qualcosa, qualcosa di oscuro, segreto e misterioso che non può rivelare. Ognuno di noi conosce una parte della storia.
E’ ora di rimettere in ordine i pezzi del puzzle.
« Comincio io », afferma Luna.
Gli occhi mi si chiudono dal sonno ma tento di restare concentrata. Ci posizioniamo comodamene sul mio letto e, a turno, sveliamo ciò che gli adulti avevano cercato di tenerci nascosto in attesa che fossimo pronti a scoprire autonomamente la verità.
« Credo ci abbiano messi alla prova », continua Luna, leggendomi nel pensiero. « Credo che abbiamo continuato a fornirci indizi per arrivare da soli ad una soluzione nel momento in cui saremmo stati pronti ».
Vedo Neville annuire. « Ora lo siamo. Racconta », dice poco dopo, con voce bassa e rassicurante.
Così Luna inizia a parlare, regalando a me e Neville i pezzi mancanti di una storia che stiamo contribuendo a creare.



And the tears come streaming down your face
When you lose something you can’t replace
When you love someone but it goes to waste…
Could it be worse?
[ E le lacrime scendono sul tuo viso
quando perdi qualcosa che non puoi sostituire
quando ami qualcuno ma tutto va a rotoli…
potrebbe andar peggio? ]



Hermione, stretta tra me e Ron, ha finalmente smesso di piangere.
Prendo un bicchiere d’acqua dal mio comodino e glielo porgo, convincendola a bere qualche sorso. « Allora… Cosa sta succedendo qui? Puoi spiegarci quel biglietto? », dico, dopo aver tirato un lungo sospiro. Per un attimo le labbra di Hermione si deformano in una smorfia di dolore e temo di aver causato un’altra crisi di pianto. Lei però si siede compostamene sulla sedia accanto al mio letto, raddrizza le spalle e inizia a raccontare.
« E’ una frase di un famoso poeta babbano, Leopardi. E’ praticamente un inno al suicidio », ammette, e avverto una nota stridula nella sua voce.
« Ha intenzione di uccidersi? », domanda Ron, stranamente preoccupato. In realtà lo sono anche io – non tanto per la prematura morte di Malfoy quanto per la reazione che ciò provocherebbe in Hermione.
Lei però scuote la testa. « Scusate, devo essermi espressa male… ». Si porta le mani nei capelli, cercando nella sua mentre le parole adatte per spiegarci qualcosa che, a quanto pare, è molto più complesso di quanto sembra. E’ la prima volta che Hermione non trova le parole – di solito ne ha sempre avute in abbondanza.
« Ecco… », continua. « Più che un inno al suicidio è un’accettazione della morte », aggiunge. « Ma non so per quale motivo sia dovuto andare via », conclude.
Sento la testa scoppiare; e non penso che la confusione sia dovuta solo alla botta in testa che ho preso atterrando vicino alla Foresta Proibita.
« Forse… », sussurra Ron. Nel giro di un nanosecondo gli occhi di Hermione sono puntati su di lui, pronti a scandagliargli l’anima. « Ronald.. c’è qualcosa che dovrei sapere? ».
Ron non ha il tempo di rispondere che la porta di spalanca. Vediamo entrare come in un film a rallentatore i nostri compagni d’avventura più quattro intrusi.
Ginny, Luna, Neville, Fred, George, Zabini, Nott, Parkinson e Greengass entrano come se fosse normale, come se avessero trascorso gli ultimi anni fianco a fianco. Nei loro occhi la stessa luce.
E’ Ginny a parlare e, vedendola, mi si stringe il cuore.
« E’ arrivato il momento di mettere insieme i pezzi. Vogliamo la verità. Ora ».
Penso che si stia rivolgendo a me, ma con mia grande sorpresa noto che i suoi occhi scrutano quelli di Hermione.
Lei, di tutta risposta, guarda prima Ron e poi me.
« Penso che molti di noi avranno qualcosa da svelare », afferma dopo un profondo respiro. Asciuga una lacrima superstite con la manica del mantello e poi si schiarisce la voce.
« Chi vuole cominciare? », domanda.
Oltre le finestre esplode l’alba; dopo la pioggia, dopo i misteri, sembra che qualcosa di nuovo stia per iniziare. E sento scorrere nelle vene l’adrenalina di un nuovo inizio, o magari della tanto attesa fine. Prendo la mano di Hermione e la stringo nella mia.
« Comincio io », annuncio, cercando nei suoi occhi e in quelli di Ron la forza per andare avanti.



Lights will guide you home
And ignite your bones
And I will try to fix you

[ Le luci ti guideranno verso casa
e riscalderanno le tue ossa
e io cercherò di curarti ]




E immensinoi siam nello spiritosilvestre,d'arborea vita viventi; *
Mi strinse forte baciandomi le labbra. Chiese se fossi felice: non fu necessario risponderle. Il sole iniziava a scomparire oltre le montagne, il momento di dirsi addio – non per sempre!, continuavamo a ripeterci – per andare a dormire era sempre più vicino. Temevamo di salutarci, l’abbiamo temuto ogni giorno trascorso insieme.
E se non dovessimo incontrarci? E se Voldemort questa notte attaccasse il castello? E se ci dividessero?
Ogni ipotesi sembrava orribilmente plausibile, troppo vicina alla realtà. 
…il tuo volto ebro è molle di pioggia come una foglia e le  tue chiome auliscono come le chiare ginestre…
Ogni giorno mi guardava come se fossi l’ultimo. E poco tempo fa, che l’ultimo giorno lo era davvero, non le ho permesso di farlo. L’ho osservata in silenzio e sono andato via.
Come un ladro, come un codardo. Ma per la prima volta nella mia vita ho fatto qualcosa di utile.
Non le ho donato la libertà, ma le ho fornito più tempo. Come diceva quel grande mago secoli fa, il tempo è un bene troppo prezioso per essere sprecato.  **
Chiuso in questo squallido albergo di Bruxelles mi chiedo ancora una volta se ho fatto davvero bene ad andare via, a lasciarla sola. Dei Mangiamorte ancora nessuna traccia, mentre la nostalgia comincia già a farsi sentire. Fuori, come quel giorno, piove.
… piove (…) su la favola bella che ieri m’illuse, che oggi t’illude, o Ermione. *
Io invece ho smesso di illudermi. Tu continui a crederci, ma io non posso. Ho guardato in faccia la realtà. Ma posso davvero vivere senza l’illusione del nostro amore?
Mi chiedo cosa ne sarà di noi.
Quale sarà la prossima mossa di Voldemort?
Verranno a cercarmi?
O rimanderanno la mia punizione ed attaccheranno Hogwarts?
Che ne sarà stato di mia madre?
E mio padre, adesso, da che parte sta?
Mi sembra di vederlo, appoggiato alla poltrona di pelle nera, con un la bacchetta stretta in pugno e la testa rivolta verso il soffitto. Cosa starà pensando? Mi difenderà? Aiuterà le forze oscure a rintracciarmi?
Qualunque cosa accada, spero solo che vengano da me. Sono pronto ad affrontare Voldemort in persona se ciò significherà dare ad Hermione e all’Esercito il tempo di organizzarsi.
Improvvisamente mi accorgo di qualcosa che non avrei mai voluto ammettere.
Hogwarts è diventata la mia casa.
E vorrei davvero essere lì.
« E allora vai », dice una voce alle mie spalle, rispondendo ad un’affermazione che ha preso forma solo ed unicamente nella mia testa. Voltandomi non riesco a credere ai miei occhi.
Che stia iniziando ad avere le allucinazioni?


 
(…) When you’re too in love to let it go…
[  (…) quando sei troppo innamorato per lasciar andare…]

 



* Frasi tratte da “la pioggia nel pineto” di D’Annunzio
** Ovviamente mi riferisco al De Brevitate Vitae di Seneca. Una lettura che consiglio assolutamente!




NOTE:
Finalmente eccomi qui. L’esame di maturità è solo un ricordo, l’estate è arrivata ed io sono libera di scrivere quanto mi pare! : )
Non posso fare altro che chiedervi scusa per il ritardo, ma penso (spero) che mi capirete. Ho dovuto mettere lo studio al primo posto e – fidatevi – è stato davvero difficile stare lontana da Efp per così tanto tempo.
Non voglio blaterare troppo, quindi mi limito a dirvi che la canzone di questo capitolo è “Fix you, Coldplay”.

Grazia a voi che mi seguite.
E grazie a Jerry, così, senza un motivo preciso.



SweetTaiga



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Capitolo 35
*** 35. C'è un posto anche per noi? ***





35. C’è un posto anche per noi?



 

E adesso dove sei? Non ci incontriamo mai. Sei un graffio in questo cielo come me.



«Forse non tutti sapete cosa sia un Horcrux », esordii guardandomi intorno e soffermandomi per un attimo sui volti dei Serpeverde.
Io, Hermione e Ron abbiamo ritenuto saggio accennare ai nostri compagni di casa e a Luna della loro esistenza; siamo andati contro i desideri di Silente, eppure sento di aver fatto la cosa giusta.
Stiamo combattendo insieme questa guerra, ed è loro diritto sapere per cosa stanno rischiando la loro vita.
Abbiamo cercato, tuttavia, di non spiegare loro a cosa servissero esattamente gli Horcrux, e loro hanno evitato di porre domande indiscrete.
Sanno che li sto cercando, sanno dei miei viaggi, ma non sanno cosa tali oggetti rappresentino.
Forse l’abbiamo fatto per proteggerli, o magari solo per proteggere noi stessi dai loro sguardi timorosi e preoccupati.
Andare a caccia di frammenti dell’anima dannata di Voldemort non è esattamente ciò che si augurerebbe ad un amico.
Colgo per caso l’espressione interrogativa di Hermione, e seguendo il suo sguardo vedo Daphne abbassare gli occhi. Sento la mia amica intervenire nella discussione, prendendo subito in mano la situazione. « Daphne, c’è qualcosa che dovremmo sapere? », le chiede, attirando l’attenzione dei presento.
Tutti si voltano automaticamente verso di lei.
Quando alza lo sguardo su Hermione, gli occhi di Daphne sono completamente vuoti, come se i ricordi di cui sta per parlarci non appartengano a lei. « Una notte il Signore Oscuro venne a casa… nostra. Mio marito stava tentando ancora una volta di convincermi a farmi imprimere il Marchio Nero, ma appena il suo iniziò a bruciare si allontanò in fretta dalla camera da letto, minacciandomi di morte istantanea nel caso in cui avessi abbandonato la stanza per origliare.
Le sue minacce non fecero molto effetto. Ho smesso ti temere la morte nel momento in cui ho capito quale sarebbe stata la mia vita futura accanto a quell’uomo. In ogni caso, per alcune ore rimasi in silenzio a godermi la tanto desiderata solitudine. Mi sembrava di essere tornata libera, seppur chiusa in una camera tetra e spartana. Non avrei mai pensato che l’arrivo di Lord Voldemort potesse rappresentare una salvezza, una fonte di consolazione, eppure è ciò che provai in quelle poche ore.
Poi divenni improvvisamente consapevole della gravità della situazione. Se il Signore Oscuro si era presentato con tale foga nel bel mezzo della notte, doveva sicuramente essere successo qualcosa di importante.
Scesi le scale lentamente, attenta a non emettere alcun rumore. Una volta arrivata nei pressi del salotto, dovetti sforzarmi per ascoltare la voce sibilante e melliflua del Signore Oscuro e per comprendere il discorso. Parlava di qualcosa da proteggere, di qualcuno da fermare, di un posto in cui dirigersi », disse.
Il respiro dei presenti è completamente azzerato. Tutti la osserviamo corrucciare le sopracciglia in una smorfia di dolore, nel tentativo di ricordare con esattezza le parole di Voldemort.
Sento Hermione muoversi nervosamente a pochi centimetri da me, immagino Ron mentre si tormenta le mani per l’ansia crescente. Intercetto lo sguardo di Ginny che, con mia sorpresa, mi concede un sorriso rassicurante.
Siamo uno strano quadretto, tutti riuniti in questa stanza ad ascoltare qualcuno che credevamo scomparso, insieme a persone che non avremmo mai voluto frequentare, a parlare di qualcosa che avremmo preferito non sapere. Ma siamo tutti coinvolti. E, in qualche modo, Hermione e Draco sono stati gli elementi principali di questa momentanea resa.
Daphne si guarda per un attimo le mani prima di emettere un profondo sospiro e ricominciare a parlare. So già dove vuole arrivare, ma sentirlo dire ad alta voce conferisce maggiore veridicità e credibilità alla realtà stessa.
« Mio marito soppresse un urlo di terrore al sentir nominare ciò che doveva nascondere da occhi indiscreti: Horcrux. Non conoscevo il significato di tale parola, eppure leggere la paura negli occhi di uno dei più temibili mangiamorte della nostra era fu un motivo sufficiente per salire in fretta le scale e abbandonare definitivamente ogni tentativo di origliare quella conversazione.
Quella notte non tornò in camera da letto. Eppure la serenità che avevo provato poche ore prima svanì con la consapevolezza che stava succedendo qualcosa di tremendo, capace di spaventare persino i seguaci di Voldemort. Quando vidi la mano di quell’uomo tremare impercettibilmente mi convinsi a chiedergli spiegazioni. Domandai cosa fosse un Horcrux, e quale missione gli aveva affidato il Signore Oscuro.
Mi aspettavo una punizione esemplare per tale atto di sconsiderata curiosità. Invece lui rise di una risata glaciale e fissò i suoi occhi piccoli e vuoti nei miei. “E’ qualcosa che una mente insignificante come la tua non può immaginare”, disse. “E’ ciò che rende invincibile e al tempo stesso invulnerabile il mio Signore”. Poi disse che sarebbe partito, che prima o poi, forse, sarebbe tornato. Dopo che si fu smaterializzato decisi di scappare. Sapevo che non mi avrebbe cercata, non quella volta: aveva una missione ben più importante di una moglie infedele da portare a termine ».
Tutti, all’unisono, tratteniamo il fiato.
E’ con un moto di triste consapevolezza che do voce alla domanda di cui tutti vogliono conoscere la risposta.
« Qual era questa missione? », chiedo, aggiustandomi con finta tranquillità gli occhiali sul naso.
« Fermare te, Harry. E, se necessario, ucciderti »



E adesso come stai? Sei sola come sei? Dai i calci alle tue sere come me?



« Cosa ci fa lei qui? ». domando per l’ennesima volta, ancora incredulo.
Sono più di due ore che ci guardiamo senza proferire parola, seduti ai lati opposti del mio letto scomodo e malmesso. Ogni tentativo di iniziare una conversazione è stato annientato dalla nostra testardaggine nel non voler rispondere in alcun modo a nessuna domanda sul come e sul perché fossimo entrambi in quello sciatto albergo babbano.
« Ovviamente sono venuto a prenderti, Draco », risponde.
« Ti ha mandato Voldemort? »
Nonostante io sappia che non è devoto a Voldemort, non posso fare a meno di considerare tale eventualità. In fondo ha finto di obbedirgli per molti anni, portando a termine innumerevoli missioni. Trovarmi e uccidermi potrebbe essere una di queste.
Un senso di diniego con capo è l’unica risposta che mi concede.
« Tua madre è preoccupata », aggiunge poco dopo.
« E’ stata lei ad avvisarmi. Doveva immaginare che, codardo come sono, sarei scappato », rispondo, senza lasciar trasparire alcun barlume di emozione. Nostalgia, rabbia, impotenza: metto a tacere tutto ciò che provo, di nuovo, come quando ero bambino, come facevo prima di conoscere Hermione.
Come leggendomi nel pensiero, lui scuote la testa esibendo ciò che in teoria dovrebbe essere un mezzo sorriso.
« Sa  che sei scappato, certo. Ma non per i motivi che vuoi far credere a tutti ».
Improvvisamente ricordo chi ho davanti. L’uomo che mi ha visto crescere, che mi ha difeso, che mi ha osservato in silenzio, che spesso ha preso il posto di quel padre che così tante volte non si è meritato tale appellativo.
Severus Piton mi guarda come sempre, come se non fossi mai cambiato, come se fossimo nel suo studio a Hogwarts, a discutere del mio voto in pozioni o dell’imminente partita di Quidditch contro Grifondoro.
« Torna a casa, Draco », mi dice ancora una volta.
Solo una domanda affolla la mia mente: « Perché? ».
Lui sospira, e improvvisamente mi appare molto più vecchio, molto più stanco, molto più simile a Silente.
Lui, Piton, l’uomo imperturbabile e indistruttibile capace di guardare il mondo con indifferenza. Lui che ha sempre rigato dritto per la sua strada, incurante di ciò che la gente pensasse dei suoi comportamenti. Lui che mi ha dato il coraggio di voltare pagina, di comprendere quale fosse la parte dei buoni. Lui che pur fingendo di sostenere il Signore Oscuro ha sempre sostenuto Silente e le sue stravaganti idee di pace e amore.
Lui che dietro l’odio custodiva gelosamente l’amore.
Lui, a cui io assomiglio molto più di quanto pensassi.
« Ti ho già raccontato la mia storia », sussurra lentamente.
Io mi limito ad annuire. Lily Potter, quel tonto di James, il loro sacrificio, e poi Potter, il Bambino-che-è-sopravvissuto, tutte quelle stronzate sulla forza dell’amore.
Eppure ora ci credo. Sono cambiato e credo nell’amore.
« Io ho dovuto difendere suo figlio perché non ho avuto la forza necessaria per amarla alla luce del sole e per salvarla », aggiunge con un tremito nella voce rauca. Poi fissa gli occhi nei miei. « Non fare il mio stesso errore. Vai lì e proteggila. Non sperare di poterla salvare da lontano, non gettarla tra le braccia di altri che sicuramente la difenderanno, ma non potranno mai amarla come la ami tu ».
Rivedo nei suoi occhi tristi la storia della sua vita.
Tremo, ma non è per il freddo, né per la paura.
Poi Piton si alza e mi guarda per l’ultima volta, prima di darmi le spalle.
« Andiamo », dice con voce autoritaria. Ma questa volta non è un ordine né un consiglio.
Ha solo dato voce a ciò che volevo fare sin dal momento in cui ho deciso di partire: tornare.
Ma proprio mentre sto per compiere quel passo decisivo verso Piton, verso il futuro, verso Hermione, qualcosa attira la nostra attenzione.
Voci, passi, schianti, incantesimi, urla.
Poco tempo dopo un uomo coperto da un mantello nero e da una maschera inquietante irrompe nella stanza.
Faccio appena in tempo a scorgere le labbra di Piton che mimano qualcosa che somiglia a un “ti salverò”, prima che scompaia nel nulla.
Senza opporre resistenza mi lascio trascinare via dai Mangiamorte.
Mi sono appena giocato ogni speranza di salvezza. E tu, Hermione? Tu sei salva?



E oggi cosa fai? Ti muovi poco e stai con tanti dubbi intorno, come me.



« Tu lo sapevi!  E non hai fatto nulla per fermarlo! Stronza, traditrice! »
Mentre certo di trattenere Ginny che, imbizzarrita, tenta di uccidere Daphne, riesco pian piano a mettere insieme tutti i pezzi di questa storia.
Nella stanza, se non fosse per le urla della mia migliore amica, regna un silenzio carico di significati appena afferrati e consapevolezze appena acquisite. « Ginny, calmati. Anche volendo cosa avrebbe potuto fare? », cerco di dirle.
« Hermione! », mi urla lei di rimando.  « Osi difenderla? Harry è quasi morto! Per colpa sua! Avrebbe dovuto uccidere quel mangia morte schifoso prima che potesse partire e far del male a Harry! ».
Daphne, immobile a pochi passi da noi, non ha ancora pronunciato una sola parola.
« Smettila », dice semplicemente.
La sua voce lugubre, carica di sofferenza e dolore, costringe persino Ginny a smettere di dimenarsi.
« Pensi che non avrei voluto ucciderlo? Pensi che non avrei desiderato liberarmi di lui? E poi traditrice di cosa? Non siamo mai stati amici, non ho mai sognato di sacrificarmi per salvare il grande Potter. Siamo serpi, ricordi? Non siamo Grifondoro impavidi che accorrono a salvare il culo di ogni malcapitato. Non siamo come voi. A volte vorrei esserlo, ma non lo sono.
Non so andare incontro al pericolo con sangue freddo: se posso scappare, scappo. Se posso nascondermi, mi nascondo. Se posso evitare di farmi uccidere per salvare qualcuno che comunque non ha bisogno del mio aiuto, evito di immischiarmi.
Se tu ragionassi un attimo, capiresti che è impossibile che un misero Mangiamorte di mezza età abbia potuto conciare in questo modo colui che più di una volta ha sconfitto il Signore Oscuro.
Harry poteva farcela contro di lui.
Io no, cara Ginny. Io non ho la sua forza, non so padroneggiare gli incantesimi come fate voi, non ho partecipato a nessun Esercito perché negli ultimi tempi ho dovuto fare i conti con branchi di mangiamorte che con un sorriso tirato e la bacchetta in pugno si congratulavano per il mio matrimonio con uno di loro. Ma cosa ne sai tu? I Grifondoro seguono sempre il cuore. Voi non provate rimpianti, rimorsi, nostalgia per ciò che non avete potuto avere. Voi avete tutto e subito. Se amate, lo dite. Se odiate, attaccate.
Tra noi non è così, piccola stupida.
Se ti trovi dalla parte sbagliata della battaglia, o obbedisci o vieni ucciso.
Non abbiamo vie di mezzo.
Quindi smettila di accusarmi, insulsa ragazzina ».
Vedo Fred, George e Ron muoversi verso Daphne, probabilmente per difendere la sorella da quegli aggettivi poco decorosi.
Io mi limito a liberare Ginny dalla mia stretta. Non ho pensato neanche un secondo al fatto che Daphne avrebbe potuto salvare Harry: Harry si salva da solo.
Prima che possa scoppiare un nuovo litigio tento di riprendere in mano la situazione.
« State calmi, ora. Harry non ha finito di raccontare cosa gli è successo », affermo a voce alta.
Per una volta ringrazio il mio tono autoritario, e soprattutto l’essere l’unica persona armata nella stanza.
Mettendo bene in mostra la bacchetta, in modo che serva da monito per chiunque volesse intervenire, mi siedo di nuovo accanto a Harry.
Non siamo qui per ucciderci a vicenda.
Harry tossisce un paio di volte. « Ehm.. Daphne, tuo marito è morto. Era un mago alquanto mediocre, nonostante la faccia da bruto. Ma sono felice che tu non sia intervenuta: è stata la sua morte a darmi la possibilità di fuggire. I Dissennatori si sono fiondati su di lui ».
Percepisco chiaramente il sospiro di sollievo di Daphne e Blaise, ma al tempo stesso non posso che allarmarmi per le parole di Harry.
« Dissennatori? », domandiamo in coro io e Ron, avvicinandoci di più a lui.
« Sì. Sono spuntati dal nulla mentre stavo affrontando un drago », spiega Harry. Prima che la presenza nella storia di un drago scateni nuove domande, si affretta a continuare.
« Stavo cercando un Horcrux. Ormai penso abbiate capito tutti di cosa si tratta. Seguivo una pista, ho cercato di scavare nel passato di Voldemort…  Ma ho dato retta agli indizi sbagliati. L’arrivo dei Mangiamorte mi ha distratto dal combattimento col drago, che non ha esitato ad attacarmi ». Harry accompagna le parole ad un gesto della mano, con cui scopre un profondo graffio sul braccio.
« Poi, ovviamente, ha iniziato a sputare fuoco ». Questa volta non ha bisogno di mostrarci altro: la sua guancia sinistra è gravemente ustionata, ma guarisce in fretta grazie alle erbe mediche che io e Ginny vi abbiamo applicato.
« Io mi sono salvato, ma alcuni Mangiamorte, presi alla sprovvista, sono stati carbonizzati. Erano rimasti solo in tre: non so chi di loro abbia chiamato i Dissenatori, ma poco dopo persino il drago ha smesso di dimenarsi.
Le nostre forze venivano lentamente prosciugate, ogni barlume di gioia spazzato via. E’ stato in quel momento che ho avuto un’illuminazione: ho lanciato una maledizione verso uno dei Mangiamorte – tuo marito, Daphne – ed il suo dolore ha attirato i Dissennatori, permettendomi di allontanarmi quanto bastava per evocare un Patronus e materializzarmi a Hogwarts. Il resto della storia lo conoscete », conclude Harry con un sospiro stanco.
Prima di continuare la nostra riunione mi avvicino a lui. « La prossima volta che vai alla ricerca di un Horcrux da solo, se torni vivo ti uccido io », gli sussurro.
Faccio appena in tempo a percepire la risata di Blaise, che Luna si schiarisce la voce.
« Anche noi abbiamo qualche novità di cui forse nemmeno tu, Hermione, sei aggiornata », dice sottovoce. Dopo una lunga pausa, è Neville a intervenire. « Voldemort sospetta di Narcissa ».
Tutti capiamo perfettamente la gravità della cosa, tranne i Serpeverde.
Prima che possano pormi qualsiasi domanda alzo una mano per fermarli.
« Penso che ora tocchi a me », dico semplicemente.
Anche questa volta il silenzio cala sulla stanza.
Devo far luce su tutto ciò che è accaduto, mostrare i miei sentimenti e i miei dubbi, condividere con loro tutto ciò che ho appreso durante le mie visite notturne.
E tu, Draco? Tu puoi condividere con qualcuno il tuo dolore?



E non ti accorgi mai, non ci accorgiamo mai, di quanto amore brucia, come noi.
C’è un posto anche per noi, anche per noi, in questo angolo di mondo strano.

 
 




NOTE:

Come promesso ecco il nuovo capitolo. Mi sono resa conto che la storia è ormai quasi giunta alla fine. Cercherò di arrivare ai 40 capitoli, giusto per arrotondare, ma dipenderà tutto dall’ispirazione.
Spero che la storia continui a piacervi.
Di solito non faccio troppo caso al numero di recensioni ( il fatto che continuate a leggere e che mi seguite con affetto è già molto per me, e anche se lasciate solo una recensione in tutta la storia mi fa piacere ugualmente ), ma spero che il basso numero di recensioni del capitolo precedente non voglia dire che nessuno l’abbia letto.
Mi dispiacerebbe andare troppo avanti con la storia e lasciare indietro coloro che per tutto questo tempo mi hanno seguita e sostenuta ( e aspettata! ).
Quindi, nulla.. Aggiornerò giovedì, ma spero che riusciranno a leggere anche coloro che fino ad ora non hanno potuto.
La storia è qui per voi, e senza di voi non è nulla : )

Un abbraccio,
la vostra SweetTaiga ( oggi particolarmente sentimentale! )

Quasi dimenticavo: la canzone del capitolo è “Un graffio, Baustelle”.
Altra comunicazione di servizio: ho creato una pagina Facebook su She Called it Love ( omonima, ovviamente ) .  Se vorrete seguirla sarete i/le benvenuti/e.
Inoltre chiedo scusa nel caso in cui dovessero esserci errori in questo capitolo. E’ stata una giornata un po’ movimentata, ma volevo rispettare i tempi. Per cui lo rileggerò appena possibile. Per ora, buona lettura : )
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 36
*** 36. Quaranta secondi di niente ***





36. Quaranta secondi di niente




Dedico questo capitolo al mio primo anno di università.
 






Magari toccasse a me prendermi cura dei giorni tuoi, svegliarti con un caffè, dirti che non invecchi mai… magari!



« Ho passato molto tempo a Malfoy Manor, negli ultimi mesi. Con l’aiuto di Narcissa sono riuscita a far saltare gran parte dei piani di Voldemort assistendo alle sue riunioni con i Mangiamorte. Neville è stato un prezioso aiuto, in alcuni casi… »
Lancio uno sguardo verso di lui, vedendolo arrossire violentemente. Le prime domande sorgono sulle labbra dei presenti.
E’ Nott il primo a parlare. « Come hai fatto ad assistervi senza essere scoperta? Non è cosa semplice ingannare una mandria di Mangiamorte » sottolinea, corrucciando la fronte.
« Mi hanno aiutata Piton e la McGranitt. Nel salone dei Malfoy vi è un armadio incantato; grazie a molti incantesimi di protezione e, quando non serviva ad Harry, ad un mantello dell’invisibilità, era relativamente semplice nascondermi al suo interno prima che la riunione iniziasse ed uscirne quanto tutti si erano ormai smaterializzati ». I loro sguardi lasciano ancora trapelare dubbi e paure, ma continuano ad ascoltarmi in silenzio. « A volta ho avuto l’impressione che Voldemort mi guardasse dritto negli occhi, ma era totalmente impossibile ». In realtà, ogni incantesimo di cui era dotato l’armadio sarebbe scomparso non appena fossero state aperte le ante di legno. Per questo portavo spesso con me il mantello dell’invisibilità di Harry.
Questo, però, è un dettaglio inutile da rivelare.
« Cosa hai scoperto? », mi chiede Ginny.
Resto per un attimo immobile, riordinando i pensieri. « Molte cose, a dire la verità. Hanno programmato più volte di attaccare direttamente Hogwarts, ma sono riuscita ad avvisare in tempo gli Auror. Molti Mangiamorte sono stati catturati e segregati a vita ad Azkaban, in quelle occasioni »
Con un gesto quasi involontario alzo il mento. Raccontandolo a voce alta mi rendo finalmente conto di ciò che ho davvero fatto. E, se da un lato la paura per ciò che sarebbe potuto accadere bussa alla mia mente, il mio cuore è colmo di orgoglio e soddisfazione.
« Ma in realtà non era questa la tua missione principale, vero? », chiede Luna.
Ho l’impressione che lei sappia più degli altri. Me lo conferma il suo sguardo attendo, pronto a svelare ogni mio tentativo di nascondere anche solo parzialmente la verità.
Scuoto la testa. Ho promesso di raccontare tutto ed ho inttenzione di farlo.
« La preoccupazione maggiore della McGranitt era Draco, in realtà », ammetto dopo aver guardato negli occhi ognuno dei presenti.
Vedo Blaise e Nott sussultare, Daphne socchiude gli occhi. Gli sguardi degli altri si fanno più attenti. Harry, accanto a me, mi accarezza il braccio. « Vai avanti », mi sussurra per incoraggiarmi.
« Molti Mangiamorte hanno iniziato a rendersi conto dei… vantaggiche potrebbero ottenere aiutando gli Auror e il Ministero della Magia ad isolare il Signore Oscuro. Si sono accorti che, pur essendo un mago oscuro dalle innegabili doti magiche e con una eccelsa padronanza delle arti oscure, non sarebbe mai arrivato all’apice della sua potenza senza di loro. Quindi, senza di loro, sarebbe più facile sconfiggerlo ».
Scorgo la confusione nei loro occhi. « Cerco di spiegarmi meglio… Guardate noi. Nessuno di noi, da solo, potrebbe affrontare Voldemort. Noi ne siamo consapevoli, ed è questa la nostra vera forza. I Mangiamorte stanno iniziando a comprendere la stessa cosa. Al contrario di noi, tuttavia, molti di loro non godrebbero di alcun beneficio per un’ipotetica vittoria del Signore Oscuro. Sono pochi i suoi veri seguaci, i suoi fedeli. Gli altri, un tempo attratti dalla prospettiva di arricchirsi e conquistare sempre maggiore potere, vedoro ora la realtà dietro le vane promesse di Voldemort: una vita di sottomissione.
Finchè sono i piccoli Mangiamorte a rendersene conto e a voltargli le spalle per ottenere uno sconto di pena e una piccola ricompensa da parte del Ministero, non c’è alcun problema per Voldemort. Lui non sa di aver bisogno di seguaci per vincere ».
Vedo gli occhi di Harry, Blaise e Daphne accendersi. Hanno capito dove voglio arrivare.
« Ma pensate a cosa succederebbe se i Malfoy, una delle famiglie magiche più antiche, nobili e potenti nella storia dei Purosangue, abbandonassero il Signore Oscuro e comprendessero le proprie possibilità sia economiche che sociali. Quanti Mangiamorte trascinerebbero con sé? Quante famiglie sono strettamente legate alle loro ricchezze? Quanti giovani maghi purosangue sono cresciuti seguendo la fama di Lucius Malfoy? Quante nobildonne hanno osservato con invidia e ammirazione ogni azione di Narcissa Black? »
« Sarebbe la fine per Voldemort. Se Lucius Malfoy passasse dalla nostra parte, attirerebbe inevitabilmente molti altri maghi », sottolinea Nott, facendo il punto della situazione.
« Probabilmente ogni famiglia purosangue di Hogwarts seguirebbe il loro esempio », aggiunge Daphne.
« Con Malfoy come garante di protezione, il Ministero alle spalle e gli Auror all’attacco, sarebbe molto più semplice voltare le spalle a Voldemort », annuisce tra sé e sé Ginny.
« Cosa c’entra esattamente Draco con tutto questo? », chiede Neville, dando voce alla domanda che aleggia nell’aria.
Non faccio in tempo ad aprire la bocca che è Harry a prendere in mano la situazione.
« Qual è, secondo voi, l’unico modo per tenere Lucius e Narcissa al guinzaglio? »
Non sarei mai riuscita a trovare una frase più esplicativa.
Per alcuni secondi rimaniamo tutti in silenzio.
« Temevamo che, se Lucius si fosse reso conto dell’influenza che può avere sull’intera comunità magica, Voldemort avrebbe ucciso Draco, o avrebbe minacciato di farlo », sussurrai in fine, spazzando via ogni sorta di dubbio.
« Decidere di indagare per proteggerlo – per proteggere tutti voi – è stato un gesto naturale », concludo. « Ho fatto solo ciò che anche ognuno di voi avrebbe fatto e sta facendo: ho lottato per proteggere il futuro ».
Il nostro futuro, il futuro di tutti noi.
Per un secondo decido di mettere da parte ogni inibizione, ogni forma di razionalità, ed essere completamente sincera. « Sognare un futuro con Draco è  una delle due cose che mi fa alzare ogni mattina, impugnare la bacchetta e combattere ».
Ginny sorride, voltandosi involontariamente verso Harry. « E qual è l’altra? », domanda Luna.
« Siete voi ».


Puoi fidarti a lasciarmi il cuore, nessun dolore lo sfiorirà… magari…


Un fruscio di vesti e il rumore violento della porta che sbatte mi costringono a voltarmi; Severus, in piedi davanti a me, ha il fiato corto ed il volto più pallido del solito.
« Che succede? L’hai trovato? », domando, invitandolo a sedersi sulla poltrona dinnanzi alla mia scrivania, ingombra dei piani che abbiamo progettato in tutti questi mesi. Dall’alto delle pareti, i vecchi presidi di Hogwarts ci guardano con malcelata curiosità mista a rancore. Solo una cornice è vuota: quella di Silente.
« Temo il peggio », si limita a rispondere Piton, stringendo convulsamente la bacchetta.
« Racconta », lo sprono.
« Hanno trovato Draco. Lo hanno portato a Malfoy Manor. Sono riuscito a Smaterializzarmi oltre i cancelli di Hogwarts prima che mi vedessero; l’ho dovuto lasciare solo! », sussurra d’un soffio, posandosi una mano sugli occhi, come a voler nascondere l’orrore che – lo sappiamo entrambi – seguirà questi eventi.
« Hai fatto la scelta giusta, Severus. Dovevi venire ad avvisarmi, altrimenti non avremmo avuto modo di salvarlo ». Gli poso una mano sulla spalla, cercando con lo sguardo gli occhi di Silente.
« Non è ancora tornato », mi lascio sfuggire.
Piton alza la testa e segue il mio sguardo. « Quell’uomo ha la capacità si svanire nei momenti meno opportuni », sibila, ma non percepisco odio nella sua voce. Solo una profonda, immensa ansia.
« E’ sempre un buon momento per sparire, se poi si ha il buon senso di tornare con una soluzione, caro Severus ».
Guardiamo entrambi Silente che, a passi piccoli e svelti, ci viene incontro dalla sua cornice. Arrivato al limitare di essa, si ferma.
« Minerva cara », inizia, guardandomi negli occhi e rivolgendomi  un piccolo sorriso. « Credo che sarà necessario del tempo ».
Dopo un attimo di smarrimento, mi limito ad annuire.
« Severus », aggiunge poi. « Sarai tu a custodirlo. Sarai il custode del tempo, per questa volta. Medita bene su come usarlo, ogni secondo è prezioso ».
Lo sguardo di Severus è opaco, incerto; « Ti spiegherò tutto tra poco », gli sussurro.
« Come saprà quando sarà il momento giusto? », domando a Silente.
« Quando qualcuno chiederà, Minerva », mi risponde semplicemente. « Ricorda: a Hogwarts chi chiede aiuto lo troverà sempre ».
Detto questo, è sparito nel buio del suo dipinto.
« Ti spiego strada facendo, Severus. Bisogna avvisare la signorina Granger e l’Eservito. A breve Hogwarts non sarà un posto sicuro ».


Magari toccasse a me un po’ di quella felicità!


Cerco lentamente di mettere insieme tutti i pezzi del puzzle, ma c’è qualcosa che ancora non mi convince.
« Hermione…  », esclamo senza pensarci ulteriormente.
Lei si gira verso di me, distogliendo lo sguardo da Harry e Ron. « Mi dispiace interrompere il vostro momento di intimità, ma… Piton? Piton ti ha aiutata? », chiedo.
« Sì, Daphne », risponde semplicemente. Poi la vedo imbronciarsi per un attimo. « A proposito… Com’è che Daphne è l’unica a meravigliarsi per questa notizia? Voi non dovreste credere che ha ucciso Silente perché è un seguace di Voldemort? », si lascia sfuggire tutto d’un fiato, sorpesa ma apparentemente sollevata.
« E’ stata la McGranitt a spiegarmi la situazione. All’inizio non volevo crederci, ma poi ho dovuto ricredermi. Non che ora siamo diventati migliori amici, anzi… mi tratta esattamente come prima, se non peggio. Ma mi fido di lui, almeno per quanto riguarda le mie missioni. E’ stato un prezioso aiuto », amette Harry.
« Noi ci siamo sempre fidati di Piton, da qualunque parte si trovasse », ammette Blaise, mentre Nott accanto a lui annuisce. Non che ciò mi meravigli. Anche per me Piton è sempre stato un punto di riferimento.
« Mi ha dato una mano con alcune delle pozioni di difesa che ti ho consegnato, Hermione », ammette timidamente Neville.
« Ora è tutto chiaro… Ecco perché erano così perfette… Senza offesa, Neville! », esclama Hermione, portandosi timidamente una mano alla bocca.
Non posso fare a meno di ridere. Li hanno utilizzati come dei pupazzi. Hanno continuato a celare tra di loro segreti di cui tutti erano a conoscenza.
« Ha aiutato anche noi, alcune volta. Avevamo bisogno di nuovi incantesimi per l’Esercito e la McGranitt ci ha consigliato di rivolgerci a lui », ammette Ron.
« A quanto pare ha aiutato tutti », conclude Luna.
Ho altre domande da fare, ma improvvisamente un suono acuto, simile a un urlo, ci fa voltare tutti.
Accovacciati accando alla porta, con uno strano aggeggo che emette scintille tra le mani, ci sono i gemelli Weasley. Avevo praticamente dimenticato che ci fossero anche loro, nonostante di solito facciano di tutti per essere al centro dell’attenzione.
« Ragazzi! Cosa state facendo? », domanda Hermione, avvicinandosi a loro.
« Oh, ti sei ricordata di noi! », borbotta Fred, ricevendo una gomitata tra le costole da parte di George.
« Ci è arrivato un segnale dalla McGranitt, ma non riusciamo a decifrarlo. Sembra ci sia un’emergenze », spiega quest’ultimo.
Hermione si porta le mani alle labbra per soffocare un urlo. Vedo i suoi capelli rizzarsi e il suo volto diventare rosso per l’agitazione. « E, precisamente, quando vi è arrivato quest’avviso? », domanda con voce acuta.
« Più o meno nel momento in cui hai ammesso il tuo amore immenso per tutti noi », sogghigna per un attimo Fred, prima di tornare a concentrarsi su quell’affare.
« Ce l’ho fatta! », urla poco dopo, senza dare ad Hermione il tempo di rispondere.
La voce della McGranitt, roca e stanca, riempie la stanza.
“Hermione a Malfoy Manor. Gli altri pronti alla difesa. Mangiamorte a Hogwarts”
Quaranta secondi di niente
. Poi Hermione scompare, e noi corriamo verso i cancelli di Hogwarts.


Saprò aspettare te domani e poi domani e poi… domani…


Basta una Smaterializzazione e ci ritroviamo ai piedi del cancello di Mallfoy Manor.
Quasi non riconosco la mia stessa casa. E’ come se una nube ci cenere e dolore avesse ghermito le sue mura, appannato le finestre, annerito gli intarsi preziosi. Le piante sono appassite: non v’è più nemmeno l’ombra del giardino sontuoso che mia madre amava ammirare.
Mia madre! Sarà ancora qui? Forse la morte non sarà così terribile se avrò l’occasione di vedere per l’ultima volta i suoi occhi.
Un uomo, probabilmente un tempo amico di mio padre, mi trascina per un braccio. Non che sia necessario. Continuo a seguirlo inerme, senza tentare di combattere, di scappare. Non riesco a trovare la forza, la mia mente è offuscata. Paura? Forse no. Una sorta di dolore acuto nel petto, che si fa più acuto ad ogni battito. Rabbia, forse. Rabbia per non essere andato via prima. Ora è troppo tardi, non posso combattere da solo contro di lui.
« Ho saputo cose spiacevoli, Draco », sibila il Signore Oscuro mentre vengo spinto dentro la sala che un tempo era un sontuoso salotto finemente arredato.
Voci e sguardi pieni di sangue intorno a me. In fondo alla stanza, all’ombra, scorgo i miei genitori. Si contorcono, tentando di liberarsi da catene invisibili. Gli occhi di mia madre incontrano i miei. Poco dopo anche quelli di mio padre si soffermano sul mio viso. In un attimo mille frasi non dette scorrono tra noi. Scusami, perdonami, figlio mio, padre, almeno siamo insieme.
« Pensavi davvero che ti avremmo lasciato vivere indisturbato mentre fraternizzavi con il nemico? Ci hanno impedito di entrare ad Hogwarts, ci hanno ostacolato continuamente, ma noi possiamo ancora avvalerci di spie capaci. Proprio in questo momento, mentre noi parliamo, Hogwarts sta per essere distrutta. Stavolta non c’è la tua Mezzosangue a svelare i nostri piani, e nemmeno il grande Potter è in grado di fronteggiare i miei uomini, viste le sue condizioni... I tuoi amici stanno per soccombere. E tu, tu che ci hai traditi, morirai con loro », aggiunge passandomi un’unghia affilata sulla guancia.
« Non so davvero di cosa sta parlando », dico, tentando di sembrare sicuro di me. Cosa c’entra Hermione? Cosa vuol dire che ha svelato i suoi piani? Hogwarts è davvero in pericolo o sta solo cercando di spaventarmi?
Una risata fastidiosa esce dalle sue labbra. « Potter era vicino così alla morte », spiega in un sussurro appena udibile, mostrandomi con il pollice e l’indice una minuscola distanza. « Era vicino così, e tu l’hai salvato! », conclude urlando a pochi centimetri dal mio orecchio sinistro.
Mi gira intorno, squadrandomi.
« E, non contento, l’hai portato da quella sudicia Mezzosangue, la ragazzina insulsa che ti ha fatto scoprire l’amore », esclama confare teatrale, esibendo un’espressione disgustata.
« E lei l’ha salvato, ovviamente. Quella sudicia mocciosa l’ha salvato. Pagherà per questo, pagherà. Ma il primo a pagare sarai tu. Nemmeno l’amore può salvarti, sai? Tu non sei Potter. Tu non puoi essere amato come lui. Tu sei un perdente, sei nato e cresciuto dalla parte sbagliata. Non ci sono seconde occasioni per quelli come te. Ti farò un dono: potrai morire nel luogo in cui sei nato. Tra il dolore e la desolazione. Ti spegnerai all’alba nella mia vittoria. Addio », aggiunge, alzando la bacchetta.
Socchiudo gli occhi. E’ la fine.


Non mi spaventa niente tranne competere con l’amore. Ma stavolta dovrò riuscirci…




NOTE:
Ciao a tutti coloro che sono ancora qui : )
Prima di tutto vorrei dire che il titolo del capitolo, “quaranta secondi di niente”, l’ho preso in prestito da una canzone dei Verdena. Mi sembrava giusto per descrivere l’ansia del momento, la quiete prima della tempesta.
Come avrete capito, ci stiamo avvicinando alla fine.
Spero non rimarrete delusi.
La canzone del capitolo è “Magari” di Renato Zero.
Penso che pubblicherò il prossimo capiolo tra domani e dopodomani.
Come sempre vi chiedo scusa per il ritardo: ho avuto qualche problema negli ultimi mesi e l'ispirazione era pari a zero. 
A presto : )
SweetTaiga


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Capitolo 37
*** 37. Tempesta ***





37. Tempesta
( After the Storm, Mumford & Sons )




And after the storm, I run and run as the rains come…
(E dopo la tempesta, io corro e corro mentre arriva la pioggia…)




«Non osare toccarlo!», esclama una voce familiare, e non sono sicuro se sia reale o se ci sia stata solo nella mia mente.
A queste parole il Signore Oscuro si gira lentamente.
« Hermione Granger », sibila, quasi assaporando queste parole. « Quale onore! »
Hermione si limita ad alzare il mento, in un evidente gesto di sfida. Cosa poteva mai farci lei a casa mia?
« La bambina ha voglia di giocare! Che tenerezza! », grida Bellatrix, puntandole la bacchetta contro.
Hermione, con un movimento fulmineo, prende in mano la sua, puntandola verso mia zia.
« Abbassate le bacchette, entrambe ». Bellatrix obbedisce, Hermione si limita a spostare il suo sguardo verso Voldemort. Un ghigno fastidioso incurva la labbra del Signore Oscuro. «Forse quest’incontro è dettato dal destino. Nonostante il nostro caro Draco non abbia voluto tradirti, forse c’è ancora una speranza per voi ».
«Mi dispiace, non credo nel destino. Credo nelle scelte ».
Un altro sorriso truce sul volto sfigurato di Voldemort, un altro bagliore di determinazione negli occhi di Hermione.
 «Hai un’ intelligenza acuta e molta furbizia, per non parlare di una perspicacia decisamente rara. Penso tu sia sprecata accanto a Potter ».
Si avvicina ad Hermione guardandola negli occhi, e quando la sua viscida mano arriva a cingere il suo mento è solo la stretta ferrea di mia madre, appena arrivata accanto a me dopo essersi finalmente liberata dalle catene magiche, ad impedirmi di saltargli addosso.
«Sei solo una Mezzosangue, ma potrei fare un’eccezione con te e permetterti di servirmi.»
«Ma è solo una bambinetta insolente!», sbotta Bellatrix indignata. «Sono ben altre le persone capaci di servirvi!»
Voldemort la fulmina con il solo sguardo. «Sono io a decidere chi è degno di interesse ».
Una risata isterica sfugge dalle labbra di Hermione, attirando nuovamente lo sguardo del Signore Oscuro e quello di tutti i presenti.
«Oh, vi prego, non litigate per me.», dice lei, con ancora uno strano ghigno dipinto sul volto. «Tanto non ho alcuna intenzione di passare al lato sbagliato
Uno strano gelo percorre l’intera stanza mentre l’eco delle sue parole si spegne.
Tutti i presenti sembrano immobilizzati, quasi avesse appena pronunciato un potente Petrificus Totalus: mia madre guarda me, terrorizzata; mio padre, anch’esso finalmente libero, guarda Hermione soppesando la frase che ha appena pronunciato; Bellatrix guarda il suo adorato Signore Oscuro, aspettando una sua reazione e pregustando il dolore che immaginava avrebbe procurato a quella bambinetta insolente.
Lui guarda Hermione, con il volto paralizzato. Nessuna espressione smuove i suoi lineamenti, né un segno di rabbia colora i suoi occhi. Niente. Incute più timore del solito, questa sua immobilità.
Ma ciò che incute più terrore è lo sguardo di Hermione, fisso negli occhi del mago più temibile di tutti i tempi.
Non ho mai visto tanta decisione, tanto terrore ed allo stesso tempo tanto  coraggio riassunti nella stessa persona.
Non l’ho mai vista così bella come in questo momento, mentre combatte per i suoi ideali, consapevole del pericolo ma incurante di esso.
Degna erede di Godric Grifondoro.
Sembra che il tempo si sia fermato, i rintocchi dell’orologio d’antica fattura continuano a riempire il silenzio, scandendo pian piano i nostri respiri, coprendo il rimbombo del mio cuore.
Sta per balzarmi fuori dal petto, troppo pieno di timore nel vedere la donna che amo fronteggiare l’uomo –il mostro- capace solo di odiare.
Per un attimo un pensiero mi saetta nella testa: Accetta, Hermione. Accetta.
Ma poi ripenso alle sue parole di appena un anno fa.
“A che serve difendersi, a che serve sopravvivere, se questa vita consiste solo nella morte?
A cosa serve nascondersi da essa, se sarà presente negli occhi di ogni persona che sarai costretto a uccidere?
Smettila di fuggire, Draco.
Non c’è vita nel causare morte.”



And I look up, I look up, on my knees and out of luck,I look up 
(E guardo in alto, guardo in alto, in ginocchio e sfortunato, guardo in alto)




Come in uno di quei film babbani, vedo gli occhi di Voldemort tremare per un attimo, ed allora capisco: è la fine.
La risata del Signore Oscuro riempie tutta la sala, ed è più pericolosa di un oceano di sguardi truci.
Bellatrix si unisce alla sua risata, da Mangiamorte degna di tale nome.
Mio padre e mia madre ora hanno posato entrambi lo sguardo su quel pazzoide che definiscono il loro signore, ma non ridono, loro.
Non ridono.
Non più.
Un’altra voce si aggiunge a quel coro.
Un’altra voce, e vorrei morire.
Un’altra voce: Hermione.
Sul suo volto ancora il coraggio di un grifone, le brucia negli occhi il fuoco eterno della fenice, e mi sembra di sentire il battito accelerato del suo cuore.
Lei e Voldemort iniziano a fronteggiarsi, descrivendo a passi lenti un immaginario cerchio.
«Saresti stata un’ottima Mangiamorte, è un peccato.», sussurra lui.
«Un peccato mortale.», continua.
Un’altra risata. No, due risate.
Bellatrix ride, pregustando lo spettacolo della morte di Hermione.
Hermione ride, ride in faccia alla morte.
Ride, lei.
Io vorrei morire, e lei ride. Lei sta per morire, e ride.
Poi la guardo meglio: un breve scintillio agli angoli degli occhi spalancati dalle risa.
Lacrime, lacrime trattenute.
Lei sa. Sa che è la fine. E lo so anche io, ma non posso fermarla, non posso fermare la morte, non posso fermare Voldemort. Non io, non da solo.



Night has always pushed up day, you must know life to see decay, but I won’t rot, I won’t rot,not this mind and not this heart, I won’t rot.
(La notte ha sempre spinto via il giorno, devi conoscere la vita per capire la decadenza. Ma non marcirò, non marcirò, non questa mente e non questo cuore, non marcirò.)



Continuano a fronteggiarsi, senza dire una parola, le labbra di entrambi curvate in ghigni sinistri.
« Ho un’offerta, un’offerta allettante che non potrà essere rifiutata », bisbiglia il Signore Oscuro voltandosi appena verso di me.
« Draco, caro Draco. La tua famiglia mi ha sempre servito egregiamente. Ho una via d’uscita per te. La morte di questa sudicia donna sarà la tua salvezza. Uccidila, ed io risparmierò te », sibila.
Il silenzio cala di nuovo nella sala.
« Uccidila, diamine », sussurra mio padre, e nei suoi occhi scorgo il panico.
Mia madre mi stringe il braccio, ma non pronuncia alcuna parola.
Hermione sembra implorarmi con gli occhi, implorarmi di ucciderla, implorarmi di salvarmi.
Scuoto la testa e rido. « Mai », è l’unica parola che riesco a pronunciare.
Il Signore Oscuro ride di una risata spettrale. Poi, improvvisamente, fissa gli occhi nei miei . « Allora morirete entrambi ».
Vorrei urlargli che preferirei mille volte morire con lei anziché vivere senza.
«Sai quanto è dolce la tortura, cara Hermione?», sussurra Voldemort allontanando la sua attenzione da me.
Lei non risponde, continuando a camminare a piccoli passi, in una strana danza tra lei ed il suo, il nostro nemico.
«Bellatrix, che ne dici di mostrarglielo?»
Una sola risata squarcia l’aria, e questa volta Hermione non si aggiunge ad essa.
Bellatrix si inserisce in quel ballo letale, misurando i passi e osservando Hermione.
«Piccolina! Povera piccola Hermione! », dice quella che dovrebbe essere mia zia, con un finto broncio sul volto a coprire il suo sorriso soddisfatto.
«Poverina, poverina.», continua, scuotendo la testa. «Non preoccuparti, tesoro. Ora che siamo quasi parenti grazie al tuo stranolegame con il mio caro nipotino Draco ti tratterò bene ».
Lo sguardo di entrambe si posa per un attimo su di me. Odio e amore nello stesso momento, uno sguardo caldo come il sole ed uno di un gelo pungente mi trafiggono simultaneamente.
«Durerà poco, te lo prometto. Una scarica più forte e vedrai che crollerai in fretta. E questa volta nessuno dei tuoi amichetti verrà a salvarti, sei sola.»
Un’altra risata, l’ennesima.
Sei sola.
E’ davvero sola?
Si, perché sono un misero vigliacco.
Ma non continuerò ad essere così pusillanime: dato che non posso salvarla, morirò con lei.
“Draco, promettimi che qualunque cosa accadrà tu continuerai a vivere. Promettimelo.”
No Hermione, non posso. Infondo sono un Serpeverde, non è da me mantenere le promesse.
“Hermione, ti amerò per sempre.”
Bè, per questa promessa ho fatto un’eccezione.
Ti amo e ti amerò Hermione. E morirò con te.



And I took you by the hand,and we stood tall, and remembered our own land, what we lived for.
(E ti ho presa per mano, esiamo rimasti in piedi, eabbiamo ricordato la nostra terra, quello per cui vivevamo.)



«La tua gentilezza mi commuove», sento rispondere Hermione.
Diamine, perché continua ad istigarli?
Un urlo, e nessuna risata questa volta.
«Adesso basta, stupida ragazzina. Come osi prenderti gioco di me? E come osi sfidare il mio signore?  Penso tu stia parlando troppo! Forse se ti cucissi la bocca impareresti a stare al tuo posto!»
Dalla bacchetta di mia zia, una frusta argentea si schianta con fragore contro le labbra di Hermione, creando un graffio profondo che va dalla guancia destra allo zigomo sinistro.
Hermione chiude gli occhi e trattiene le lacrime, alzando lo sguardo sul volto di mia zia con aria di sfida.
«Non hai ancora capito chi comanda? Vediamo se questo ti rinfresca la memoria! CRUCIO!»
Le parole di Bellatrix rimbombano alcuni minuti, coperte solo in seguito dall’urlo lancinante lanciato da Hermione nel momento stesso in cui poso lo sguardo su di lei.
Non avrei dovuto guardarla, non avrei voluto, non posso, non ce la faccio.
Il volto che tante volte ho baciato ora è stravolto dal dolore, ed è tutta colpa mia.
Se solo non l’avessi guardata, se solo non l’avessi cercata, se solo l’odio non si fosse trasformato in amore, se solo fosse stato solo sesso, se solo non ci fosse stato neanche quello.
Se solo non avessi smesso di rivolgerle parole d’odio per dedicarle parole d’amore, se solo non avesse curato ogni mia ferita, se solo non si fosse innamorata di me, se solo non mi fossi innamorato di lei.
Se solo potessi fare qualcosa…



And there will come a time, you’ll see, with no more tears.
And love will not break your heart, but dismiss your fears.
Get over your hill and see what you find there, with grace in your heart and flowers in your hair.
(E verrà un tempo, vedrai, senza più lacrime.
E l’amore non ti spezzerà il cuore, ma scaccerà le tue paure.
Sali sulla tua collina e vedi cosa trovi li, con la grazia nel cuore e i fiori tra i capelli.)




E’ un attimo, poi mi lancio su Bellatrix.
Non ho il tempo di pensare, non penso, non so cosa sto facendo.
Sono su di lei e le tiro i capelli, cerco di pensare ad un incantesimo ma non penso, non posso pensare, se penso ricordo e fa male.
Devo salvarla, devo solo salvarla.
Hermione, Hermione, Hermione.
Continuo a ripetere solo questa parola, solo questa, l’unica importante, l’unica che valga la pena ricordare.
«Incendio!»
I capelli di Bellatrix prendono fuoco sotto le mie mani.
Mi sento così babbano in questo momento, così rozzo: attaccato ai capelli in fiamme di mia zia.
Ma devo salvarla.
Scappa Hermione, scappa.
Lo riaffronterai, lo so che lo farai, e forse vendicherai persino la mia morte.
Ma ora scappa, combatterai ancora con i tuoi amici accanto, con Potter e Weasley che al contrario di me sapranno proteggerti.
La Cruciatus è interrotta, ti vedo alzare traballante e correre via, oltre la porta.
Scappa Hermione, scappa.



And now I cling to what I knew
I saw exactly what was true
but oh no more.
That’s why I hold…
(Ed ora mi aggrappo a quello che conoscevo
ho visto esattamente cosa era vero
ma nient’altro.
Ecco perché tengo duro…)



In uno sventolio di mantelli, vedo Voldemort seguirti e mio padre avvicinarsi a me.
Le urla di Bellatrix mi perforano i timpani, il silenzio di mia madre ancora di più. Incrocio il suo sguardo, sperando che capisca la mia preghiera.
Salva Hermione. Salvala. Salva Hermione.
Una lacrima riga il suo viso, e la vedo alzare la bacchetta su di me, su di noi.
«Stupeficium!»
Vengo schiantato contro il muro alle spalle di Bellatrix; nonostante le fitte lancinanti riesco a vedere mia madre avvicinarsi a lei.
«Come hai osato! Tu, lurida traditrice!»
Capisco cosa sta succedendo solo quando catene dorate iniziano ad attorcigliarsi attorno al corpo esile di mia zia: mia madre la sta affrontando.
Mio padre mi si avvicina lentamente, distraendomi dallo scontro tra sorelle.
Lo sento mormorare incantesimi di guarigione e, quando finalmente riapro gli occhi, la situazione è cambiata.
Mia madre e mia zia sembrano imitare la danza tenuta poco prima da Voldemort ed Hermione, squadrandosi con fare minaccioso.
«Hermione! Devo salvare Hermione!»
Mio padre mi tiene ferme le braccia, impedendomi di muovermi.
«Mi dispiace, figlio mio. Devo farlo »
Catene simili a quelle che poco prima si stavano avvolgendo attorno a Bellatrix, ora iniziano a cingere il mio corpo.
«No, padre! Hermione! Voldemort.. Dov’è Voldemort? Dov’è Hermione? Devo salvarla!», continuo a ripetergli.
«Sai, Draco. Se c’è una cosa che ho capito di quella ragazza, è che non vuole essere salvata da nessuno. Ma se è questo che devo fare per riconquistare la tua fiducia, andrò a cercarla ».
Mio padre scompare in meno di due secondi, lasciandomi dinnanzi allo spettacolo di due meravigliose e temibili donne impegnate in un duello all’ultimo sangue.



That’s why I hold with all I have.
(Ecco perché tengo duro con tutto quello che ho.)




«Incarceramus!», urla Bellatrix, ma mia madre è più veloce.
«Non provarci, sorellina.  Stifling!»
Un Finitus Incantem mi avvisa che anche mia zia è capace di difendersi, purtroppo.
«Sectums…»
«Incarceramus!»
Questa volta l’incantesimo di mia madre va a segno e mia zia è bloccata come me, solo che nel suo caso le catene stanno lasciando profondi solchi nella pelle.
«Non permetterti di usare gli incantesimi di Severus contro di me, Bellatrix. Non permetterti di toccare mio figlio, non permetterti di toccare la mia famiglia. Non permetterti di toccare Hermione!»
«Io sono la tua famiglia, sorellina. Non quel fantoccio che hai come marito o quella sporca Mezzosangue, e nemmeno quest’insulso essere che chiami figlio», afferma con finta allegria mia zia.
«Zitta! Stai zitta! La tua fiducia verso il Signore Oscuro ha fatto scomparire ogni altro sentimento, persino l’amore fraterno. Non osare definirti mia sorella. Mia sorella è morta quando è passata dalla parte di Voldemort!»
Un applauso ci fa voltare verso la porta d’accesso alla sala.
Voldemort cammina trionfante, un ghigno terribile sul volto e gli occhi accesi d’ira.
«Ma che brava, Cissy. Davvero un ottimo discorso.», dice.
«Dov’è mio marito? Dove’è Hermione?», chiede mia madre, puntando la bacchetta ora su Bellatrix e ora su Voldemort.
«Oh, mi dispiace. Il caro Lucius vi ha traditi, ormai è fedele solo a me.»
Mi concede un breve sguardo carico d’odio ed ilarità, prima di tornare a fissare mia madre.
«L’ho lasciato in cortile a torturare la giovane Granger. Si stava divertendo da morire
Un tonfo, una luce.
«Vedo che sei in vena di battute oggi, Voldy. Spero vorrai far divertire anche gli Auror che arriveranno qui a momenti.»
La voce di Hermione è musica per le mie orecchie, e di scatto mi volto verso la porta.
Il suo Patronus sta tornando da lei, probabilmente dopo aver dato l’avviso agli Auror del Minstero.
Appena la luce si affievolisce, tuttavia, vedo Hermione poggiata malamente sulla spalla di mio padre, col volto tumefatto ed i vestiti impregnati di sangue.
Il suo sangue.
Vedo Voldemort guardarsi intorno, per poi fissare lo sguardo su mia madre.
Alza la bacchetta, muovendo appena le labbra, per poi scomparire nel nulla, portando con sè Bellatrix ancora incatenata.
Un secondo dopo la scomparsa delle loro ombre, l’urlo di mia madre riempie l’intero palazzo.
Un secondo dopo, libero dalle catene, mi fiondo letteralmente su di lei.
Sento i passi di Hermione e di mio padre, e quando percepisco la loro presenza accanto a me mi decido finalmente a parlare.
«Cosa le ha fatto? Sta morendo?»
Le mie parole sono solo un soffio, ma in qualche modo Hermione le sente e mi risponde.
«Penso sia una Maledizione che colpisce gli organi interni.»
«Non c’è modo di curarla? Di bloccarla in qualche modo?», chiedo, in preda al panico, per poi tornare a carezzare il volto pallido di mia madre.



And there will come a time, you’ll see, with no more tears.
(E verrà un tempo, vedrai, senza più lacrime.)




«Sì. Spostatevi»



And love will not break your heart, but dismiss your fears.
(E l’amore non ti spezzerà il cuore, ma scaccerà le tue paure.)


Io e mio padre guardiamo una Hermione moribonda inginocchiarsi accanto al corpo in preda agli spasmi di mia madre e cacciare una boccetta di vetro dalla tasca interna della felpa.
«Cos’è?», chiediamo io e mio padre.
«Una pozione che ho chiesto a Piton. Sapevo che prima o poi qualcosa sarebbe andato storto, ma pensavo che la vittima saresti stato tu. O io. Ma sapevo che una persona avrebbe rischiato la morte ».
Silenzio.
Un silenzio assordante ci investì.
Sapeva, lei sapeva, ed aveva rischiato tutto.



I will die alone and be left there.
Well I guess I’ll just go home,
Oh God knows where!
(Morirò solo e verrò lasciato lì.
Bene, credo che me ne andrò semplicemente a casa,
Oh, Dio sa dove!)




Mentre sta per svitare il tappo della boccetta, la sento tossire. Distolgo lo sguardo da mia madre per guardarla, e sulla mano che aveva posato dinnanzi alla bocca vedo una macchia rossa e informe.
«Diamine, Hermione, stai tossendo sangue!», urlo.
«Lo scontro contro Voldemort è stato…duro», aggiunge mio padre.
Hermione annuisce. «Grazie, se non foste arrivato sarei morta troppo presto e non avrei fatto in tempo a curare Narcissa », sussurra lei, mentre versa il contenuto della boccetta tra le labbra di mia madre.
«Poche gocce alla volta…», la sento sussurrare, ma la mia mente è lontana.
Non avrei fatto in tempo…
Morta troppo presto..
Lo scontro è stato duro..
La Cruciatus…
Sangue dalla sua bocca…
«Hermione »
Nessuna risposta.
«Hermione, guardami, diamine!»
«Draco, non distrarmi, altrimenti sbaglio tutto! Va versata una goccia per volta!», mi risponde, nascondendo lo sguardo oltre i capelli arruffati.
«Hermione, basterà anche per te? Cura qualsiasi ferita vero? Basterà per due?»
Silenzio.
Poi si gira verso di me. «Certo Draco, stai tranquillo ». Mi sorride, poi torna a versare gocce nella gola di mia madre, ora immobile e con un colorito leggermente più roseo.
Mio padre mi sfila accanto, prendendo la mano di mia madre.
Ma non guarda lei, guarda Hermione, solo Hermione.
«Qualcosa non va padre?»
Si gira verso di me e scuote la testa.
«No. Pensavo solo che il bracciale di famiglia sta bene al polso di Hermione»
Lei alza lo sguardo, rossa in viso, e sorride.
Hermione che sorride a mio padre?
Mio padre che la chiama Hermione?
Sorrido anche io.



Because death is just so full and man so small…
(Perché la morte è così grande e l’uomo così piccolo…)



Un attimo dopo, la mano di Hermione attira il mio sguardo.
La guardo versare leultime gocce di pozione tra le labbra di mia madre, che lentamente apre gli occhi, ancora confusa e dolorante, ma viva.
Poi mi volto verso Hermione.
«Hermione, la pozione è finita »
Mi sorride, fissando gli occhi nei miei.
«Hermione, è finita »
Si avvicina a me.
«E’ finita, Hermione. La pozione »
Mi bacia.
«Non c’è più.. La pozione è…»
«Finita », completa lei per me.
«E’ finita», ripete, ma dal modo in cui mi stringe capisco che non si tratta della pozione.
Si stacca da me e tossisce forte, altro sangue dalle sue labbra.
Mi avvicino a lei e la bacio, macchiandomi le labbra con quel sangue che credevo impuro.
«Draco »
«Non voglio ascoltarti »
«Draco…»
«Zitta!»
«Draco… »
Questa volta non posso replicare perché le sue mani mi coprono le labbra.
«Ti amo», sussurra piano, prima di tossire ancora.
Altro sangue, altre lacrime che si affacciano ai suoi occhi.
«Hermione…»
«Ssh. Va tutto bene, Draco. Va tutto bene. Ascoltami, Draco, guardami »
Mi giro verso di lei, che mi tiene il volto stretto tra le mani.
«Hai mai amato qualcuno prima di me?»
«Nessuno»
«E dopo di me?»
«Nessuno»
*
Tossisce ancora, poi torna a guardarmi negli occhio, scuotendo la testa.
«Risposta sbagliata, amore. Devi amare, devi farlo. Ama dopo di me, ama più che puoi. Ama, e la nostra battaglia non sarà stata vana. Non permettere che le tenebre tornino ad occupare il tuo cuore. Amerai, Draco? Amerai ancora? Promettimi che lo farai»
Scuoto la testa, incapace di parlare, incapace di rispondere, incapace di capire.
«Draco, promettimelo. Draco...»
Ma cosa sto dicendo? Certo che amerò ancora. Come potrei smettere? Annuisco.
Sorridendo si accascia a terra, ricominciando a sputare sangue.
«Hermione…»
Si gira dandomi la schiena, e vedo le sue spalle alzarsi e abbassarsi nello sforzo di respirare.
«Hermione, la pozione... perché?»
Finalmente si gira, il volto incredibilmente pallido e gli occhi spenti.
« Narcissa mi ha aiutato molto, è come una seconda madre per me. E poi… non si può rovinare un’intera famiglia per inseguire un amore. Vivi, Draco. Vivi », aggiunge, regalando un breve sorriso a mio padre e poi tornando a guardare me.
Con le parole di mio padre sulle labbra e strappandomi una promessa col suo ultimo sospiro, la vedo tossire un’ultima volta, per poi cadere con un tonfo leggero.
Nessun urlo, nessun grido, solo tanto, troppo silenzio.
E’ finita.
Tra le lacrime sussurro la promessa che non sono riuscito a dirle.
«Continuerò ad amare, Mezzosangue, lo prometto. Amerò te »
Mentre le lacrime continuano a scorrere, sento mio padre alzarsi.
Pronuncia solo una parola.
« Piton »
Scorgo con la coda dell’occhio una figura conosciuta, sicuramente qualcuno della scuola.
Poi sento i suoi passi, lo sento correre via.
Bacio ancora una volta le labbra di Hermione, rosse come il sangue, rosse di sangue. Se solo potessi…
Poi è un attimo, un barlume di consapevolezza. Inseguo Piton, lasciando la donna che amo tra le braccia di mio padre.



Well I’m scared of what’s behind and what’s before.
(Beh, ho paura di cosa c’è dopo e di cosa c’è prima.)



Un ultimo tentativo…
Un’ultima speranza prima che cali il sipario.
Continueremo a vivere insieme, oppure la triste sorte di Romeo e Giulietta si ripeterà in noi.






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Capitolo 38
*** 38. L'ultima speranza ***






38. L’ultima speranza
Parachute, She is Love


Alle persone che, pazientemente, stanno aspettando il finale di questa storia.


 

«Hermione», sussurro.
Ginny si avvicina a me, schiantando un Mangiamorte alle mia spalle. « Harry? », mi chiama, più e più volte.
Mi sento come se qualcuno avesse preso il mio cuore e lo stesse stringendo in una morsa letale.
« Harry? Cosa stai dicendo? Perché continui a chiamare Hermione?»
Un presentimento lontano, un vuoto. L’impressione di cadere nel buio, di non poter più risalire.
Ho sempre pensato che l’amore fosse un filo resistente ed elastico che lega i cuori delle persone. Ma se una di queste persone viene a mancare, cosa succede al filo? E cosa succede al cuore?
Credo che, al contrario di ciò che pensano tutti, il filo non si spezzi, anzi: si fa sempre più resistente, sempre più pesante, e tira il cuore ancora in vita giù, nel baratro, nel vuoto, nel silenzio, insieme a quello che ormai non batte più.
Quando sento uno strattone forte al cuore capisco.
E’ successo qualcosa ad Hermione. E, se non la salvo, il mio cuore cadrà nel baratro con lei.



I've been beaten down, I've been kicked around,
But she takes it all for me.
(Sono stato picchiato, sono stato preso a calci
Ma lei li prende per me)




Con mia grande sorpresa, trovo Piton fermo a pochi passi dalla porta. Credevo fosse corso via, invece è come se mi stesse aspettando.
« Professore, ho bisogno del suo aiuto », gli dico, correndogli incontro.
« Hermione… Hermione è… Hermione sta per… »
« Silente mi ha chiesto di recapitarti un messaggio », risponde lui sottovoce, scavando nei miei occhi come a volermi analizzare l’anima.
«A Hogwarts chi chiede aiuto lo riceve sempre »
Ho sentito spesso questa frase, ma non avevo mai pensato che potesse essere applicata anche a me, figlio di un Mangiamorte, un mezzo assassino. In fondo, Silente è morto a causa mia. Ed ora, se non trovo una soluzione in fretta, avrò anche un’altra vita sulla coscienza. La sua vita. Hermione.
La mia mente è affollata da mille pensieri; mi ci vuole qualche secondo per riprendere fiato e ricominciare a parlare. Metto da parte lo stupore, alla ricerca disperata di una soluzione.
« Cosa intende dire? Può aiutarmi? Mi dica cosa devo fare! » Io stesso percepisco la nota isterica nella mia voce, l’urgenza nelle mie parole.
Quand’è che ho cominciato ad amarla così intensamente?
« Posso », comincia a dire. Resto a guardarlo per alcuni secondi; dopo un lungo sospiro infila una mano nella tasca del mantello.
« E’ molto pericoloso »,  sussurra.
Il suo sguardo sembra intento a cercare di carpire i miei sentimenti, di catturarli.
Posso farcela, mi dico.
Non c’è bisogno di altre parole.
Mi guarda intensamente e poi annuisce, muovendo la mano pallida sotto il mantello nero. Ne estrae qualcosa di piccolo e dorato, di cui inizialmente non riesco a riconoscere i tratti. A pugno chiuso mi porge l’oggetto quasi con riluttanza, come se fosse un tesoro prezioso e letale al tempo stesso, una bomba pronta ad innescarsi al mio tocco.
« Quindici giri », aggiunge senza altre spiegazioni, prima di voltarsi e darmi le spalle.



And I lost my faith, in my darkest days,
But she makes me want to believe.
(E ho perso la mia fede, nei miei giorni più bui
Ma lei mi fa ancora credere)




Vedo Harry correre via senza degnarci di uno sguardo.
Do un’occhiata veloce in giro per capire meglio la situazione; i Mangiamorte sono in minoranza, ormai hanno perso. Ci siamo preparati a questa battaglia per così tanto tempo che, quando infine è scoppiata, è staco come tirare un sospiro di sollievo. L’ansia di non sapere quando potesse succedere ci feriva più degli attacchi fulminei dei Mangiamorte, più di tutte le maledizioni; la paura riempiva le nostre notti, gli incubi erano più cupi e fetiscenti del sangue che ricopre i nostri vestiti sgualciti.
Intravedo Luna tra la folla, intenta a controllare lo stato di salute di alcuni malcapitati del primo anno.
Poi un corpo familiare ed una massa di capelli rossi alle sue spalle. « Ginny! », urlo al di sopra del frastuono degli Schiantesimi. « Dove sta andando Harry? ».
Un gruppo di Mangiamorte ci divide, allontanandoci di alcuni metri. Dopo interminabili minuti di combattimenti la vedo corrermi incontro. « Ron », sussurra, stanca e affaticata. « Ha detto qualcosa su Hemione ed è corso via ».
Alle sua spalle compare Neville. «Vai con lui. Qui ci pensiamo noi ».
Dopo un iniziale momento di indecisione annuisco, correndo verso Harry.
Non appena le urla si fanno lontane, capisco cos’è che lo ha spinto ad abbandonare la battaglia: sento un dolore forte al petto, come se un pezzo fosse stato strappato via.
Harry si volta, sicuro di trovarmi alle sue spalle.
« Hermione è in pericolo. Lo sento ».
Mi limito a fare un cenno d’assenso. Non c’è bisogno di parole.



Well I had my ways, they were all in vain,
And she waited patiently.
(Ho preso le mie decisioni, sono state tutte vane
E lei ha aspettato pazientemente)



Quindici giri…
Osservo la giratempo, poi lentamente ruoto la clessidra.
Mi ritrovo improvvisamente da Magie Sinister, senza sapere bene cosa fare, ma ben conscio del mio scopo.
Mi avvicino all’uscita secondaria, nascondendomi appena in tempo al rumore della porta che si apre.
Una massa  di capelli crespi si guarda intorno con fare indeciso, per poi correre via nella penombra. All’incrocio si gira appena e scorgo il suo profilo: Hermione.
Mi trattengo a stento dal rincorrerla.
E’ ancora viva! L’idea di poterla salvare mi provoca una scossa di adrenalina su per la spina dorsale.
In che periodo sono?
Perché Piton ha voluto che venissi proprio qui? Proprio ora?
Mi avvicino alla porta, aprendola appena.
Ecco!
Vedo entrare mio padre con movenze teatrali; lo vedo guardarmi con attenzione, e scorgo nel suo sguardo una nota che quel giorno non avevo percepito: preoccupazione.
«Sono passato a vedere cosa facevi, figliolo», lo sento dire al me stesso del passato.
Quel giorno Hermione si travestì da Blaise pur di riabbracciarmi: ricordo ancora il mio stupore – e il mio disgusto – nel vedere il mio migliore amico saltarmi al collo per baciarmi.
E ricordo poi i suoi occhi, gli occhi di Hermione, guardarmi attraverso quelli di Blaise, con un misto di gioia e melanconia a tingerne le iridi.
Oltre quel corpo c’era la mia Hermione.
Risvegliandomi dai ricordi, guardo mio padre uscire da Magie Sinister. Io e Nott lo seguiamo, lui sghignazzante, io decisamente su di giri. Piton, invece, si attarda ancora.
Lo vedo voltarsi verso di me ed alzare un sopracciglio.
Si avvicina lentamente; incapace di muovemi, resto inerme a fissarlo dalla penombra della porta secondaria, indeciso se chiuderla definitivamente e scappare o sperare in un miracolo.
Il miracolo si presenta nelle vesti del commesso.
« Piton », bisbiglia, con un misto di timore e accondiscendenza.
Lui, dopo aver lanciato un’altra occhiata a vuoto nel punto in cui mi trovo, lo guarda con sufficienza.
« Ecco gli ingredienti che mi hai chiesto. Ma attento, bastano per una sola pozione: se vorrai crearne un'altra non avrai tempo ».
« Devo preparare una sola pozione. Il Signore Oscuro vuole qualcosa in grado di salvare una sola vita: la sua ».
Dopo anni e anni passati al suo fianco, riesco a scorgere la menzogna al di là del suo sguardo impassibile, della sua voce piatta e monotona: quelli sono gli ingredienti della pozione che aveva Hermione!
Perché sta acquistando gli ingredienti per una sola pozione? Non può farne due? Come avendomi letto nel pensiero, Piton riprende a parlare.
« E’ una pozione troppo complessa. Una sola persona non può farne più di una boccetta contemporaneamente, ed il tempo ormai scarseggia ».
Rimane in silenzio per un attimo, ed ho come l’impressione che con la coda dell’occhio stia guardando di nuovo verso di me.
« E poi sarebbe un vero… peccato acquistare tutti questi ingredienti. Magari potrebbero servire a qualcun altro. Peccato che la ricetta si trovi solo nel Libro Bianco di Silente ».
Il commesso di Magie Sinister lo guarda con aria avida di soldi ma indifferente alle parole. Io, invece, sto appuntando mentalmente ogni sua frase: è come se mi stesse lasciando degli indizi, come le briciole di pane di quella favola babbana.
Piton prende alcune monete dal mantello; gli occhi del commeso si illuminano.
Poco prima di uscire, il professore si ferma nuovamente.
« Attrezzo interessante, quella Giratempo. Non ne ho una, ormai è così raro trovarla. Potrebbe essere davvero  utile in futuro ».
 In un attimo di consapevolezza, afferro la Giratempo nascosta sotto il mio maglione: è identica a quella che avevo visto con Hermione da Magie Sinister!
Oraso cosa fare.
Piton finalmente volta le spalle a me e al commesso ed esce dalla porta principale, lasciandomi libero di agire.



It was all the same, all my pride and shame,
And she put me on my feet.
(E’ stato tutto lo stesso, il mio orgoglio e la mia vergogna
E mi ha rimesso in piedi)



Aspetto che Piton chiuda la porta alle sue spalle e che il commesso si incammini oltre il bancone, verso l’altra sala; lascio passare alcuni secondi, poi entro lentamente nella stanza. Potrei comprare la giratempo, ma se venisse a saperlo mio padre?
Rifletto per una manciata di minuti, indeciso. E’ impossibile rubare qualcosa da Magie Sinister.
Rassegnato, emetto due sonori colpo di tosse per attirare l’attenzione. Vedo arrivare il commesso all’istante.
« Signorino Malfoy, ha dimenticato qualcosa? »
« Sì, il professor Piton ha cambaito idea: mi ha chiesto di acquistare per lui il doppio degli ingredienti per la pozione di cui gli aveva parlato. E… » indico verso il mobile in legno scuro. « …quella Giratempo ».
« Cosa se ne fa il professore Piton di una Giratempo? », mi domanda, incuriosito.
«Non credo che il professore debba dare conto a lei dei suoi piani », replico alzando il mento, con un gesto di sfida e sdegno degno di un vero Malfoy.
Essere cresciuto in una famiglia temuta ed ammirata ha i suoi lati positivi, ed essere figlio di mio padre concede il privilegio di non dover mai dare spiegazioni.
Il commesso, infatti, indietreggia, quasi impaurito.
« Assolutamente, assolutamente… », borbotta, prima di sparire per alcuni secondi.
Riemerge dal buio pochi minuti dopo, con un sacchetto identico a quello che aveva fornito al professore.
« Per quanto riguarda la Giratempo.. Ho un altro modello, più nuovo, più funzionante… »
Mi sembra quasi di udire il sottinteso nelle sue parole.Più costoso.
« No », replico. « Deve essere quello ». Accorgendomi della foga delle mie parole, mi affretto ad aggiungere «Piton ha chiesto esplicitamente di quella Giratempo ».



They call her love, love, love, love, love.
They call her love, love, love, love, love.
They call her love,
love, love, love, love.
She is love, and she is all I need.

(Loro la chiamano amore, amore, amore, amore, amore.
Lei è amore, ed è ciò di cui ho bisgono)


La battaglia sembra un foco fatuo: si sta affievolendo sempre di più, gli incantesimi si fanno meno precisi, gli sguardi meno attenti. Ormai abbiamo vinto; i Mangiamorte, un po’ alla volta, spariscono nel buio. Alcuni sono feriti, altri solo infuriati; alcuni non ce l’hanno fatta. Giacciono a terra, inermi.
E’ osservando quei corpi immobili che noto una massa di capelli biondi, così simili a quelli di Daphne.
Per un attimo temo sia lei: le braccia scomposte sul pavimento, il capo piegato in una posizione innaturale, il petto rivolto verso il basso e le gambe distese.
Poi poso lo sguardo sui suoi vestiti: abiti neri come la pece, squarciati in più punti e, a pochi passi dal corpo, una maschera inquietante.
Allarmato ed incapace di voltare quel corpo per scorgerne i lineamenti, cerco Theodore con lo sguardo.
Incontro i suoi occhi solo alcuni secondi dopo, mentre respirando a fatica alza il suo sguardo dal Mangiamorte che ha appena Schiantato.
Cosa ci facciamo qui? Ci siamo ritrovati a combattere senza neanche accorgercene. Noi, che abbiamo sempre cercato di tenerci a distanza di sicurezza dalle battaglie, abbiamo combattuto per la prima volta dalla parte giusta. E’ stato eccitante.
Ho sentito l’adrenalina attraversarmi il corpo, ho percepito con nitidezza lo stupore negli occhi dei Mangiamorte che mi hanno visto crescere mentre gli lanciavo contro maledizioni, ho visto il sorriso tirato di Daphne mentre, raccogliendo tutte le sue forze, si ribellava a quello che, in un altro epilogo, sarebbe potuto diventare il suo destino.
Ho visto le persone accanto a me proteggermi da eventuali pericoli – persone alle quali fino a poco tempo fa non avrei affidato neanche il mio amico immaginario - ; ho visto la piccola e tenace Ginny Weasley parare una maledizione che stava per colpirmi alle spalle; ho sentito Neville Paciock urlarmi di abbassare la testa, mentre con un Incantesimo Scudo bloccava l’ennesimo attacco di un Mangiamorte instancabile; ho seguito il ritmo di quella danza di morte, passo per passo, attento a non inciampare, finalmente capace di seguire anche i movimenti delle persone che mi circondavano.
Con la coda dell’occhio tenevo sotto controllo la situazione, sorprendendomi persino a difendere Ronald Weasley da un attacco alle spalle.
Ora che la battaglia è finita, però, l’adrenalina ha smesso di darmi quella sensazione di invulnerabilità, quella forza sovraumana, quel coraggio quasi innaturale.
Mi fermo e, dinnanzi a quel corpo apparentemente senza vita, sento tremare le gambe.
Ma per fortuna gli occhi di Theodore mi hanno seguito passo dopo passo.
Lo vedo avvicinarsi a lei e, con delicatezza, voltarne il corpo.
Astoria giace inerme a pochi passi da me.
Non faccio in tempo a schiudere le labbra per emettere alcun suono, che Daphne è già accanto a lei. Dopo minuti che mi sembrano lunghi come anni, si volta verso di me.
Sul volto un’espressione incomprensibile.
In mano, una lettera macchiata di sangue.



Cause when that world slows down, dear.
And when those stars burn out, here.
Oh she'll be here, yes she'll be here,
(Perché quando quel mondo rallenta, caro
E quando quelle stelle bruciano, qui
Oh lei sarà qui, si lei sarà qui)








 

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Capitolo 39
*** 39. Solo per lei ***






39. Solo per lei
Damien Rice, The Blower’s daughter





And so it is just like you said it would be.
(Ed è così, proprio come hai detto che sarebbe stato.)


«Chi le ha fatto questo? », domanda sottovoce Pansy, avvicinandosi lentamente.
« Chi diavolo le ha fatto questo? », le fa eco Daphne, urlando invano contro il cielo.
Un ragazzino smilzo, con gli occhi sbarrati per il terrore, alza la mano tremante verso un Mangiamorte con la barba rosso fuoco, intento a schiantare l’ennesimo studente. Lo sguardo di Daphne diventa di fuoco in un lampo: non facciamo in tempo a memorizzare quel volto che è già sfigurato dalla Cruciatus.
Pochi secondi di urla, poi di nuovo il silenzio di una battaglia ormai giunta alla fine.
Ci accasciamo senza forza attorno al corpo di Astoria.
« Blaise… » Daphne, chiamandomi con voce roca, mi porge lentamente la busta ed io, obbediente, la apro.
Dicono che le scuse non bastano mai, che serve ben altro.
Eppure, guardando il suo corpo inerme e il volto stravolto dal dolore di Daphne, capisco che l’abbiamo già perdonata. Tempo fa, quando per la prima volta ci siamo guardati negli occhi con coraggio ed abbiamo ammesso che la colpa era solo nostra.
Di Draco, per non aver creduto alla sua migliore amica.
Di Daphne, per non aver combattuto abbastanza.
Di Theodore, per aver taciuto.
E mia, per non esser stato abbastanza forte.
“Se in questa battaglia dovessi pagare con la mia stessa vita gli errori commessi in passato, sappiate che non proverò rimorsi, poiché so che voi vi siete perdonati. Che siete insieme. Nonostante tutto, nonostante me.
Ho seguito i vostri passi nell’ombra.
So che siete felici, e so che lo sarete. Perché voi, al contrario di me, lo meritate.
Vi prego di ricordarmi come la ragazzina che vi girava in torno in cerca di attenzioni, non come il mostro che l’invidia e l’avidità hanno plasmato.
Mia adorata sorella, è proprio come avevi detto tu: l’amore è l’unica salvezza. Avrei voluto capirlo prima.”

Una lacrima solitaria scorre sulla mia guancia a tali parole.
Guardiamo per un’ultima volta quel volto senza vita, riconoscendolo finalmente come la bambina che conoscevamo così bene.
« Non ti perdonerò mai… per avermi lasciata da sola », sussurra Daphne. Ma nei suoi occhi vi è solo un’immensa, sofferente tenerezza.



Life goes easy on my, most of the time.
(La vita è facile per me, la maggior parte del tempo.)



Mi piacerebbe tornare a quei giorni spensierati in cui infastidire il Trio era il mio unico problema, seguire le orme di mio padre il mio unico sogno e deludere mia madre la mia unica paura.
A quel tempo la vita era così semplice! Trascorrevo il mio tempo a ridere dei problemi altrui, ignorando le vere difficoltà che mi circondavano. Ora, invece, percepisco con snervante nitidezza il peso di mille responsabilità.
Il me stesso di allora avrebbe scrollato le spalle, lasciandole cadere sul dorso di qualcun altro. Il me stesso di adesso, invece, sa già cosa deve fare.
Stringo al petto la Giratempo e capisco di dovermi sbrigare: il tempo necessario a preparare la pozione è troppo, e quello a mia disposizione troppo poco.
Afferro un vecchio mantello logoro dal balcone di una vecchia strega e corro via, sperando di trovare in fretta un passaggio per raggiungere Hogwarts velocemente.
Ho gli ingredienti, ho la Giratempo. Devo solo recuperare il Libro Bianco nell’ufficio di Silente.
Il mio inaspettato miracolo personale arriva ricoperto di polvere magica e scherzi – a mio parere - più pericolosi che divertenti: il camioncino dei fratelli Weasley, stracolmo di leccornie per avere un mal di pancia istantaneo e piume che spruzzavano inchiostro indelebile, mi passa davanti con lentezza irreale, come se mi stesse dicendo “Sali! Sali!”.
Ed io salgo.
Mi nascondo per bene tra uno scatolo di dolcetti al peperoncino ed uno di Pasticche Vomitose, buttandomi sulla testa un mantello arcobaleno di cui non conosco – e non voglio conoscere – l’utilità.
So per certo che il camioncino sia diretto ad Hogwarts quando uno dei fattorini esclama: “Sai che anche gli inventori di questi giocattoli hanno frequentato Hogwarts? Credo sia per questo che lì gli affari vanno così bene. Chissà se riusciremo di nuovo ad imbrogliare sui prezzi i ragazzini del primo. Che babbei!”
“Certo che sì! Come possono sapere che abbiamo cambiato tutti i prezzi?!”, risponde l’altro. “Per fortuna in questo periodo i Weasley sono così impegnati da non poter portare questi scherzetti personalmente. Così possiamo guadagnare un po’ di più senza dover pulire il pavimento del negozio!”
Provo quasi pena per questi due ragazzi.
I Weasley si accorgonosempre di tutto.



And so it is the shorter story: no love no glory, no hero in her sky.
(Ed è così la storia più corta: niente amore né gloria, nessun eroe nel suo cielo.)



Ci fiondiamo senza ritegno nell’ufficio della preside, trovandola col volto tra le mani rugose.
« Potter, Weasley », sussurra con voce stanca.
Lentamente la vediamo alzare lo sguardo su di noi; nei suoi occhi non c’è ombra del solito bagliore. Sono spenti, quasi vuoti. I suoi capelli,solitamente raccolti in maniera maniacalmente ordinata, sono ora sconvolti. Sulle sue guance, le rughe sembrano essersi moltiplicate.
Le sopracciglia, contratte, creano un profondo solco sulla sua fronte.
« Mi aspettavo una vostra visita. Sedete »
Restiamo immobili nelle nostre posizioni; Ron, alle mie spalle, è ancora per metà fuori dalla stanza.
Scuoto la testa. Per la prima volta mi trovo a contraddire la McGranitt.
Lei non si scompone particolarmente e, come se la nostra presenza in quella stanza fosse normale, cammina con passi silenziosi lungo l’ufficio. Poi si ferma, per un attimo incerta, e rivolge uno sguardo al ritratto di Silente.
Solo in quel momento notiamo che sulla poltrona vuota è appeso un biglietto; riconosco subito la scrittura sottile e obliqua di Silente e, con il cuore in gola, mi avvicino per leggere.

“L’aiuto richiesto è stato concesso; ora il tempo è nelle mani di chi ha la forza di domarlo.
Tutti gli altri dovranno aspettare.”

Girandomi incontro gli occhi di Ron, e posso leggervi all’interno la mia stessa frustrazione. Enigmi, ancora enigmi.
« Perché nessuno ci dice mai apertamente cosa succede? »,  borbotta infatti a labbra strette.
La McGranitt sembra darci il tempo per assimilare lo stupore, poi avanza verso di noi.
« Non potete fare niente »
« Cosa? », chiediamo all’unisono.
« Siete qui per la signorina Granger, immagino. Ma non potete fare nulla per lei. Il suo Destino è in mano di altre mani, al momento »
La calma apparente che aveva regnato nella stanza fino a quel momento viene infranta dall’urlo di Ron.
Mi volto e lo vedo impugnare la bacchetta.
« La smetta di cambiare argomento! Se sa perché siamo qui, perché non ci dice dov’è Hermione? Il tempo passa e ogni secondo la sento sempre più lontana! Se non ci muoviamo, sarà… »
« Troppo tardi. Esatto »
Il volto di Ron sbianca in un lampo. La voce di Silente, alle mie spalle, sembra congelarci il sangue nelle vene.
« Albus… », sussurra la McGranitt. Percepisco una nota di sollievo nella sua voce. « Buone nuove? »
Ancora una volta la professoressa viene interrotta da Ron. « Cosa vuol dire “esatto”? Dov’è Hermione? »
« La pazienza è una virtù, signor Weasley »
« Non si prenda gioco di me! Abbiamo sopportato indovinelli ed enigmi per tutti questi anni. Mai una volta che qualcuno abbia detto chiaramente cosa voleva che facessimo o cosa stesse succedendo. Mi andava anche  bene, ma adesso no! Adesso Hermione è in pericolo ed ha bisogno di noi, non c’è tempo per la suspance ».
Ancora fermo al mio posto, sento scorrere nelle vene la stessa rabbia di Ron.
Ma è una rabbia lieve, pacata, controllata.
La mia non è una rabbia che esplode.
Continuo a fissare a tratti prima Ron, poi la McGranitt, poi Silente.
Una tristezza infinita e una nuova consapevolezza prendono il posto della rabbia; un nuovo dolore.
« Non saremo noi a salvarla. Non questa volta »
Lascio andare le mie mani, fino a quel momento strette in pugni serrati.
Poi alzo lo sguardo su di Ron.  Ma ciò non vuol dire che non le staremo accanto ».
Corro fuori dalla porta trascinando Ron con me, incurante della voce della McGranitt che urla il mio nome.
« Cercavano solo di prendere tempo », grido verso Ron.
« Non so cosa sta succedendo, ma se loro non vogliono dircelo lo scopriremo da soli ».
Al mio fianco, Ron annuisce. La sua rabbia diventa determinazione.
 « Parlavi di Malfoy? »
Mentre rispondo, rallento impercettibilmente il passo.
« Sì », ammetto. « Se noi non dovessimo arrivare in tempo, lui la salverà ».
« E dove andiamo? »
« A Malfoy Manor, ovviamente »



I can’t take my eyes off you…
(Non posso smettere di guardarti…)



Sento il camioncino fermarsi; cerco di scendere nel modo più silenzioso possibile; ci troviamo ancora fuori dai confini del castello, probabilmente a causa degli incantesimi di difesa.
Aspetto nell’ombra che i due ragazzi abbiamo finito di svuotare il furgoncino, raccogliendo tutto il materiale in una pila più o meno traballante. Dopo aver recitato un paio di scarsi incantesimi per nasconderli ad occhi indiscreti, si fermano compiaciuti ad osservare il castello.
«Ricordi gli anni della scuola?», domanda uno dei due.
«No»
Il primo che ha parlato ride. «Bugiardo»
«Ti manca?», aggiunge, dopo qualche secondo di silenzio.
«Torniamo, s’è fatto tardi…»
Lo vedo avvicinarsi al camioncino; prima di aprire la portiera, però, si volta di nuovo verso il luogo che tutti noi, almeno una volta, abbiamo chiamato casa.
«Mi chiedo se a quei tempi abbiamo fatto davvero tutto ciò che era in nostro potere», sussurra d’un tratto,più a se stesso che al collega.
«Che cosa intendi?»
Il ragazzo alza le spalle.
«Magari avremmo potuto essere migliori. Fare grandi cose. Aprire un negozio di scherzi, invece di fare i fattorini»
L’altro scoppia in una risata. «Le merendine dei Weasley ti hanno fatto un brutto effetto! Andiamo, dai, prima che qualcuno noti la nostra presenza»
Prima di salire sul camioncino, però, passa accanto all’amico; lo guarda negli occhi e con leggerezza gli da una pacca sulla spalla,come a dire “siamo qui, siamo noi, va tutto bene”.
Nell’ombra, sorrido.
Mentivo quando dicevo a me stesso che odiavo Hogwarts, che non vedevo l’ora di uscirne, di farmi una vita vera oltre quelle mura. Mentivo e ne ero pienamente consapevole. Ascoltando i discorsi di coloro che non possono più respirare l’odore di quelle aule, ascoltare i passi nei corridoi, guardare il Platano muoversi come se fosse impazzito, divento improvvisamente consapevole di ciò che non voglio perdere.
Il posto che così spesso mi son trovato a maledire, è lo stesso luogo che ora posso finalmente chiamare casa.
E quella casa non sarebbe la stessa senza Hermione.
Quante bugie ho urlato tra quelle pareti? Ho detto che la odiavo, che la disprezzavo, che non mi sarei mai avvicinato a lei. Invece adesso sono qui, a rischiare il mio nobile sangue per salvare il suo.
Mentivo.
E mentirei anche adesso, se dicessi che da solo ce l’avrei fatta ugualmente.
Lancio un ultimo sguardo a quei due strani ragazzi; aspetto che si allontanino con il loro furgoncino e poi inizio a cercare un modo per entrare nel castello.
Secondo i miei calcoli, la scuola dovrebbe ancora essere semivuota, salvo che qualche studente non sia rientrato prima dalle vacanze. Per fortuna, le mie flebili speranze vengono riaccese dopo un’ora di  tentativi andati in fumo: aguzzando la vista, noto una figura incappucciata che sta uscendo di soppiatto da una porta secondaria del castello; lo vedo guardarsi intorno e poi fare un cenno alle sue spalle.
In pochi secondi, quattro o cinque ragazzi che riconosco come grifondoro dell’ultimo anno si avvicinano al luogo in cui mi trovo. Uno di loro, quello che sembra più a suo agio, inizia a sussurrare una serie di incantesimi. In poco tempo, la pila di scherzi inizia a fluttuare nell’aria.
Ecco il mio passaggio per entrare nel castello!
M’infilo in fretta in un’enorme scatola contenente bizzarri pupazzi e, con pazienza, attendo la mia fermata.



Did I say that I lohate you? Did I say that I want leave it all behind?
(Ti ho detto che ti disprezzo? Ti ho detto che voglio lasciarmi tutto alle spalle?)



Capisco che siamo arrivati nel luogo prestabilito quando lo scatolo in cui mi sono nascosto viene lanciato malamente sul pavimento.
«Attento, idiota, altrimenti i Weasley ci uccidono! », sento sussurrare a pochi passi da me.
«Scusami…devo controllare se si è rotto qualcosa?», esclama una voce flebile e tremante.
«Lascia stare. Andiamocene, mi è sembrato di vedere Gazza nel corridoio vicino. Passeremo a prendere gli scherzi più tardi».
Tiro un sospiro di sollievo e ringrazio mentalmente il vecchio custode.
Non appena smetto di udire i passi dei ragazzi, decido che è arrivato il momento di recuperare quel maledetto Libro Bianco. Tentando di fare meno rumore possibile, attraverso i corridoi fino raggiungere le scale. I dipinti mi osservano passo dopo passo, e mi chiedo se ciò non sia contro le leggi della Giratempo.
Scuoto la testa e decido di rimandare le mie perplessità a un momento meno cruciale.
Riesco ad arrivare davanti all’ingresso dell’ufficio della Preside senza troppi intoppi, ma un problema ben più grande mi si innalza davanti agli occhi: la parola d’ordine.
Provo tutti gli accoppiamenti possibili, dalle caramelle più indigeste ai nomi più assurdi di animali fantastici e magari persino inesistenti; quando sto ormai per arrendermi all’ipotesi di far saltare in aria la statua con un incantesimo, sento dei passi avvicinarsi in fretta. Dal ticchettio frenetico e preciso sul pavimento, intuisco che si tratti della McGranitt. Percepisco poi dei passettipiù ovattati e imprecisi alle sue spalle. Mi affaccio leggermente oltre la statua e, trotterellante dietro la preside, vedo il professor Vitious.
« Attendi un attimo, Filius. Devo recuperare la pergamena con i nominativi dei nuovi studenti », afferma la professoressa.
In cuor mionon posso evitare digioire. E’ come se qualcuno avesse calcolato con precisione ogni mio spostamento, in modo che non avessi particolari difficoltà nel trovare il Libro.
« Omnia munda mundis*», sussurra la McGranitt.
Mi impegno  così tanto per non dimenticare la parola d’ordine, che mi ci vogliono alcuni minuti per realizzare che ormai I professori sono già lontani. Ripeto esattamente ciò che ha pronunciato ed il gargoyle di pietra si smuove all’istante, facendo apparire davanti ai miei occhi la scala a chiocciola.
Pochi secondi dopo, sto già rovistando nella libreria, tentando di analizzare i titoli di tutti i libri bianchi che mi trovo davanti.
Dopo un gran numero di vani tentativi, inizio a calmare la mia foga e a ragionare. Essendo una copia unica, deve necessariamente essere un libro molto importante. Se è davvero un libro così importante, dove può essere nascosto? E’ in bella vista, in modo che non venga notato? Oppure in qualche scaffale segreto, così che non si sappia neanche dove cercare?
Tutte le mie ipotesi vengono interrotte da un paio  di rochi colpi di tosse.
Spaventato, tento di nascondermi in un piccolo armadio in legno. Una breve risata è l’unica risposta che arriva dopo la mia goffa reazione.
Incuriosito, mi affaccio oltre le ante; al contrario di quanto immaginassi, la stanza è ancora vuota.
« Sarà stata la mia immaginazione », sussurro scrollando le spalle.
« Mi stai per caso accusando di non essere abbastanza reale, Draco? Non è molto educato da parte tua »
Riconosco all’istante quella voce e,come guidato da una mano invisibile, mi volto a guardare verso i ritratti.
Al centro della stanza, sopra la scrivania della preside, il professore Albus Silente mi sorride bonario.
«Ben arrivato. Le coordinate erano giuste, allora», esclama, complimentandosi con se stesso.
Confuso, tento di aprire la bocca per chiedere spiegazioni. Tuttavia, il vecchio preside mi blocca col cenno di una mano annerita.
«Sto parlando esattamente di ciò che pensi. E, riguardo alla domanda che vorresti pormi, sì, ho seguito il tuo percorso lungo il castello. Anche prima, in effetti », afferma, fermandosi per una breve risata compiaciuta. «Sono felice di vedere che hai seguito il mio percorso senza porti troppe questioni ».
Vorrei dire molte cose, ma è come se il mio compito in questo momento fosse quello di ascoltare, senza pensare, senza muovermi, senza interferire in alcun modo. E’ una sensazione rilassante e snervante al tempo stesso. Mi accorgo di non poter fare ciò che voglio, e subito dopo so che tutto ciò che voglio fare è ascoltare.
« Tornando al presente – o al passato », Silente emette un’altra risata. « Non troverai ciò che cerchi »
bastano queste cinque parole arisvegliarmi. « Cosa? Ma non c’è tempo! Ne ho bisogno! »
« Calmo, ragazzo. Calmo. Ho detto che non troverai ciò che cerchi, non ciò di cui hai bisogno »
Ancora una volta, resto fermo ad ascoltare, a cercare di carpire il significato delle parole dell’uomo che per anni ho considerato pazzo – e che, dopo questa conversazione, credo continuerò a definire tale.
« Cosa cerchi, Draco? »
« Il Libro Bianco », rispondo in automatico.
« Non esiste nessun Libro Bianco. Non è mai esistito»
Non perdo neanche tempo a cercare di trovare una spiegazione, ed attendo pazientemente che il preside finisca il suo discorso contorto.
«IO sono il Libro Bianco », esclama dopo alcuni momenti di silenzio.
« Quindi, se vorrai seguirmi – o meglio, precedermi – nella Stanza Delle Necessità, sarò io a guidarti nella preparazione della pozione ».
Inebetito, mi limito ad annuire.  Silente sta già sparendo oltre la cornice del riratto, quando improvvisamente ho ripreso coscienza di me stesso. « Cosa  dovrò chiedere alla Stanza? », domando appena in tempo.
« Di un posto tranquillo in cui sia presente una cornice comoda, se non ti spiace. E’ così difficile trovarne di accoglienti, al giorno d’oggi… »
Mi lascia così, sparendo nello sfondo del dipinto.
Sorrido. Sarà pure un folle, ma è stato lui a guidarmi fin qui. Con il suo aiuto riuscirò sicuramente a salvare Hermione.



And so it is just like you said it would be.
(Ed è così, proprio come hai detto che sarebbe stato.)



I giorni passano velocemente; ora dopo ora, la pozione cambia colore e consistenza. L’orologio enorme posto al centro della stanza segna le ore che mancano al mio ritorno al presente. Il suo incessante ticchettio scandisce i battiti nel mio petto.
Silente mi osserva dal suo nuovo dipinto – molto comodo, a quanto mi ha detto -, guidando i miei movimenti e sparendo di tanto in tanto per questioni urgenti.
Quando ormai manca appena un’ora al momento in cui avevo lasciato Piton all’interno di Manor, la pozione emana una nuvola di fumo rosso sangue: è pronta.
La infilo con cura in una boccetta, poi rivolgo uno sguardo a Silente.
Lui mi osserva per un secondo da sopra gli occhiali a mezzaluna, poi sorride.
« Grazie », sussurro piano. Per un attimo sono quasi sicuro che non mi abbia sentito, poi però si alza dalla sua poltrona. « Ad Hogwarts chi chiede aiuto lo riceve sempre ».
Poi si congeda, scomparendo oltre la cornice dorata.



I can’t take my mind off you…
(Non posso smettere di pensare a te…)



La Giratempo continua a contare i secondi che mi mancano; sono ormai alle porte di Malfoy Manor.
Trovo le protezioni completamente azzerate. Entro; il silenzio è spettrale. Avanzo senza fermarmi fino ad una grande porta nera. La apro e vedo Piton parlarecon me steso che, appena un secondo dopo, scompare.
Il professore, come in una scena di quei vecchi film babbani, si gira lentamente verso di me.
Senza proferire parola, senza fare domande, senza lasciar trapelare alcuna emozione, mi fa cenno di entrare.
Spalanco il portone e corro verso di lei, verso Hermione, con Piton a pochi passi da me, ignorando lo stupore sul volto di mio padre, ignorando persino il volto appena appena più roseo di mia madre. Corro verso di lei e le verso il liquido sulla bocca semiaperta, goccia per goccia.
Sento un battito, un battito lieve.
Mentre avvicino le labbra alle sue, un breve respiro, un sottile alito di vento.
« Draco, spostati »
Due parole, un ordine, una preghiera.
Piton, ancora con il fiatone, si china su Hermione. « Resisti », sussurra, prima di mormorare levilcorpus e portarla via con sé.
Mentre sta per varcare il portone, vedo arrivare Potter eWeasley.
Il primo, dopo aver lanciato uno sguardo intenso su Piton e Hermione, cerca i miei occhi.
Per un attimo temo che voglia urlarmi contro. Invece, con mia grande sorpresa, i suoi lineamenti si fanno meno tesi. « Ce l’hai fatta? L’hai salvata? »
Annuisco.
Per questa notte non ci saranno altri stupidi conflitti. Siamo uniti, ancora una volta, solo per lei.



I can’t take my mind off you…
(Non posso smettere di pensare a te…)



Qualche babbano disse che le cose più belle della vita sono quelle che ti sconvolgono i capelli, che ci infili le mani dentro e non riesci più a staccarle.
Tu la vita l’hai vissuta così, spettina, disordinata, incasinata.
Voglio che continui così per sempre.
Tu, che spettinata vivi la tua vita.
Ed io, che affondo le mani nei tuoi capelli, seguendoti, incapace di allontanarmi da te.












NOTE:
Spero che i salti temporali non vi abbiano confuso. Ovviamente Harry e Ron si trovano nel presente, mentre Draco nel passato (è tornato al capitolo 9, più o meno), almeno fino al capitolo in cui torna a Malfoy Manor.
Non so se per i ritratti valgano i principi della Giratempo, secondo cui non bisogna interferire col passato. In fondo, i ritratti stessi vanno contro la linearità del tempo, per cui ho approfittato di questo punto interrogativo per dare un piccolo aiuto a Draco.
Ne approfitto per ringraziare ancora una volta coloro che sin dall’inizio hanno seguito questa storia, coloro che l’hanno iniziata ma non finita, coloro che l’hanno appena scoperta. Grazie.

SweetTaiga







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Capitolo 40
*** 40. Quando noi eravamo qui ***








40. Quando noi eravamo qui



Eccoci qui. Finalmente siamo arrivati al capitolo finale.
“Siamo”. Noi.
Sembrerà una di quelle frasi fatte, ma credetemi se dico che senza di voi non sarei riuscita a finire questa storia.
Ho iniziato a scriverla un po’ per gioco, un po’ per sfidare me stessa, per mettermi alla prova.

Senza i vostri consigli e il vostro sostegno, avrei sicuramente perso. Mi sarei arresa. E invece no…
She Called it Love mi ha accompagnata in molti momenti importanti della mia vita; è triste concluderla, ma al tempo stesso sono sollevata.
Spero di trovare il tempo, un giorno, per rileggerla tutta e correggere eventuali errori o imprecisioni.
Non avevo un’idea precisa per la trama; sono andata avanti di capitolo in capitolo, di scena in scena.

Mi auguro che il risultato non vi deluda.
Grazie per avermi seguita fin qui.
Grazie a chi ha recensito, grazie a chi ha seguito la storia in silenzio, grazie a chi mi ha contattata privatamente.
Vi chiedo ancora scusa per avervi fatto aspettare così tanto per gli ultimi capitoli.

Da lettrice, so quando sia snervante l’attesa.
Da scrittrice, non avrei potuto desiderare dei lettori più pazienti e meravigliosi di voi.
La canzone di questo capitolo è anche per voi: “If it has to end I’m glad you have been my friend in the time of our lives”.
Grazie.

E, per l’ultima volta ( almeno per questa storia! ), buona lettura!





 
This is where the chapter ends
and new one out begins
time has come for letting go
the hardest part is when you know

All of these years when we were here are ending
but I'll always remember

We have had the time of our lives
and now the page is turned
the stories we will write
[Qui è dove un capitolo si chiude
ed uno nuovo inizia,
è arrivato il momento di larciarsi andare…
la parte più difficile è quando capisci che
tutti questi anni in cui noi eravamo qui stanno per finire
ma io ricorderò per sempre..
Noi abbiamo vissuto le nostre vite
ed ora la pagina è stata girata…
le storie che noi scriveremo…]






Nuvole nere all’orizzonte; è ormai mattina inoltrata, ma è come se fosse già sera.
Il castello è  una macchia scura alle nostre spalle.
Persino il campo da Quiddictch è deserto, neanche uno studente annoiato sugli spalti; qualche uccello solitario attraversa il cielo, silenzioso, rispettoso, in attesa come tutti noi.
Il funerale sta per iniziare.
Due lunghe file di panche in legno pregiato sono state poste accanto al lago, e ogni studente sta lentamente prendendo posto, con il volto basso e gli occhi gonfi.
Il fatto che ci siano state meno perdite di quanto tutti ci aspettassimo non rende meno pesante il fardello che portiamo sul petto.
Amici, compagni, conoscenti… morti per la follia di un’unica anima corrosa dall’odio.
Avremmo potuto fare di più, avremmo dovuto farlo, ma soprattutto avremmo voluto.
I sensi di colpa albergano in ognuno di noi: se avessi scagliato prima quell’incantesimo, se mi fossi spostato, se l’avessi ucciso, se fossi riuscito a salvarlo. Subito dopo una vocina interioriore inizia a parlare, prima piano, quasi sussurrando, poi più forte, fino ad urlare: perché lui? Perché lei? Ma soprattutto: perché non io?
Che diritto abbiamo noi di essere qui riuniti a piangere giovani uomini e donne come noi?
Che diritto abbiamo noi di essere sopravvissuti?
Poi lacrime, mani tese, abbracci.
Messo da parte l’odio, la concorrenza, la voglia di emergere, il bisogno di sentirsi diversi, l’ambizione, l’onore, la competizione, siamo tutti uguali.
Quattro casate diverse, decine e decine di persone diverse, unite come solo il dolore sa unire.
L’anno scolastico è ormai giunto al termine. Quest’anno non ci saranno festeggiamenti, non ci saranno saluti gioiosi, non si sente nell’aria la fremente eccitazione per il ritorno a casa, per le vacanze, per il mare, per il sole, per i genitori.
Vorremmo restare solo qui, immobili, insieme agli amici che non ci sono più e a quelli che grazie a un misterioso ed inaspettato miracolo ci sono ancora accanto.
Accanto alei che, come schiuma portata via dal mare, è andata via.
Ci voltiamo; librando nell’aria, guidati dai professori, avanzano lentamente le bare dei nostri compagni.
La sua, piccola e splendente, chiude la fila.
Stringo la mano a Ginny, alla mia destra. Ron, al mio fianco, ha gli occhi arrossati per l’emozione.
Daphe singhiozza alle nostre spalle; Blaise, Theodore e Pansy sono immobili, con gli occhi persi nel vuoto.
Neville e Luna, a turno, posano fiori candidi accanto ad ogni lapide.
Anche tutti noi, così diversi, siamo persi nello stesso dolore.
Insieme abbiamo conosciuto l’ansia, l’attesa, la speranza, l’amore, la voglia di riscatto, la vendetta; come fratelli e sorelle legati dallo stesso sangue, abbiamo tessuto rapporti inscindibili.
Mi chiedo cosa si provi a perdere una sorella, e improvvisamente mi accorgo di saperlo. Una lacrima solitaria mi riga il viso, poi un sorriso.
« Harry », mi sussurra Ginny, tirandomi verso di sé. Solo allora mi accorgo che la cerimonia è ormai finita, che i singhiozzi attorno a noi sono diventati più forti, che le mani tremano e gli occhi sono gonfi.
Mi guardo intorno; tutti insieme, serpi e grifoni ci avviciniamo alla sua tomba.
Incise nella pietra vi sono le parole che Daphne ha scelto:

“A Astoria:
alla bambina che è stata
e alla donna meravigliosa che sarebbe potuta diventare.”

Mi chiedo come sarebbe perdere una sorella.
E, pur condividendo il dolore per le perdite che tutta la scuola ha subito: Hermione è viva.
La sorella che non ho mai avuto è salva.
Cerco con gli occhi la finestra dell’infermeria; dietro una di quelle finestre giace la giovane donna che abbiamo rischiato di perdere.
Dietro una di quelle finestre, veglia su di lei il giovane uomo che è riuscito a tenerla tra noi.

 






We have had the time of our lives
and I will not forget the faces left behind
it's hard to walk away from the best of days
but if it has to end, I'm glad you have been my friend
in the time of our lives

[Abbiamo vissuto insieme i nostri giorni migliori
e io non dimenticherò mai i volti lasciati indietro.
E’ difficile andara via dai giorni migliori
ma se questo deve finire, sono grato che tu sia stato mio amico
nei momenti più belli della nostra vita]





Ho deciso di restare all’interno del castello, tra queste mura rassicuranti, accanto al suo letto.
Le accarezzo lentamente i capelli; ciuffi ribelli si avvinghiano alle mie dita.
Non posso smettere di piangere.
Ciò che ho perduto – ciò che tutti abbiamo perduto – va ben oltre la nostra comprensione. Nessuno di noi riuscirà mai ad accettarlo. Guardo da lontano la cerimonia funebre a cui non ho avuto il coraggio di partecipare.
Mi chiedo come sia possibile che una vita – molte vite, in realtà - sia spezzata con tanta facilità; tempo fa, mesi fa, forse non avrei pianto così sfacciatamente. Tempo fa, forse, la morte non mi avrebbe neanche sfiorato. Forse non avrei provato sentimenti, o almeno sarei riuscito a opprimerli, a ricacciarli nel mio cuore, a chiuderli con un lucchetto e a buttare la chiave.
Ora invece no. Ora sono diverso.
Ora piango per la morte di Astoria, dell’ombra che per tanti anni mi ha seguito con ammirazione e devozione, della sorella che non ho mai avuto, della moglie che probabilmente sarebbe diventata per me, se non avessi conosciuto Hermione.
Ho ripensato spesso a lei, dopo la battaglia. Alla sua fragilità ed al suo bisogno di emergere.
E continuo a piangere, perché ha trovato il modo sbagliato: è andata contro i suoi stessi principi, contro la sua stessa natura, contro la sua sottile dolcezza che così tenacemente tentava di nascondere.
Ci ha traditi, è vero, ma prima ancora di tradire noi ha tradito se stessa.
E non posso odiarla per questo.
Mi chiedo se anch’io avrei fatto la sua stessa fine, se Hermione non mi avesse preso per mano e portato dalla parte giusta, dalla parte dei buoni.
Mi chiedo se qualcuno avrebbe pianto per me.
Qualcuno sarebbe stato mosso a compassione nel vedere il mio cadavere inerme, i capelli scomposti sul volto, la bacchetta ormai lontana dalla mia mano, gli occhi vuoti?
Qualcuno avrebbe cercato di salvarmi, avrebbe controllato se il mio cuore batteva ancora, se c’era una speranza? O si sarebbe limitato ad infliggermi un’altra maledizione, per assicurarsi che fossi morto?
Un Mangiamorte in meno: ecco cosa avrebbero pensato.
Ed io li avrei capiti.
Avrei capito il loro odio, la loro rabbia verso di me, ma non li avrei perdonati, perché un Malfoy non perdona.
E poi, perdono o meno, sarei morto. Da solo.
Piango. Piango e per l’ennesima volta in questi mesi mi trovo ad ammettere di avere paura.
Non paura di morire: non è ciò che temo.
Ciò che mi spaventa, ciò che ora davvero mi preoccupa, è di morire da solo.
Piango e sono felice, perché Astoria ha qualcuno a cui mancherà, perché ha tutti noi. E vivere nel cuore di chi continua a vivere è come non morire, no?
Bramo questo tipo di immortalità.
Bramo una vita che non mi faccia temere la morte, ma la solitudine.
Asciugo gli occhi con la manica della camicia e guardo fuori, cercando di mettere a fuoco il panorama. La cerimonia è ormai giunta al termine; vedo i professori alzare le bacchette verso il cielo, seguiti dai miei compagni.
Intravedo Potter e Weasley tra le file, a capo chino.
Posso immaginare cosa stiano pensando. E se fosse stata Hermione? Se tra quelle pareti di legno ci fosse stato il suo corpo inerme?
Astoria ha rappresentato per noi ciò che Hermione è per loro: una sorella, un’amica, una speranza.
Hermione è stata così vicina alla morte che ancora non riesco a credere di non avela persa.
Eppure è proprio qui, distesa sul letto, accanto a me; il suo respiro è flebile, ma il suo cuore batte.
Stringo le sue mani fredde tra le mie.
Le lacrime continuano a scendere, ma questa volta sono di sollievo.
Hermione è ancora qui con me.
Non è andata via.
E’ qui.




It’s hard to walk away from the best of days
but if it has to end, I’m glad you have been my friend
in the time of our lives
[E’ difficile andare via dai giorni migliori
ma se questo deve finire, ti sono grato per essere stato mio amico
nei momenti più belli della nostra vita]





Avrei dovuto ascoltarla.
Avrei potuto ascoltarla.
Avrei potuto fare di più.
Avrei potuto semplicemente fare qualcosa. Qualsiasi cosa.
Avrei potuto giudicare di meno.
Avrei potuto proteggerla, salvarla, aiutarla, sorreggerla.
Avrei potuto stringerle la mano e dirle che tutto sarebbe andato bene, che non doveva preoccuparsi, che non era sola.
Ma ora è troppo tardi. Ora la sua mano è fredda e immobile, i suoi occhi non si specchiano più nei miei.
E’ stato facile odiarla, dare la colpa a lei, desiderare che non fosse mai esistita; è difficile ammettere di averla persa, comprendere che nonostante tutto vorrei che fosse qui, a seguirmi come un cucciolo sperduto, a fingere di essere forte per poi baciarmi la guancia prima di andare a dormire.
Magari avrei dovuto seguirla.
Andare con lei, dirle di fermarsi, di restare qui. Di restare con me.
Avrei potuto, voluto, dovuto…
Tutto ciò che posso fare è rimpiangere il passato.
Mi piacerebbe poter dire “Farò ciò che posso, ciò che voglio, ciò che devo, pur di proteggerti”.
Ma non posso promettere nulla, non ora, non adesso. E’ troppo tardi.
Sento voci attorno a me, ma non voglio ascoltare.
Qualcuno mi afferra per le spalle, scuotendomi.
Non voglio vedere. Lasciatemi sola. Lasciatemi qui.
« Daphne! Daphne! »
Sì, Daphne è il mio nome. Lo so. Ma non voglio rispondere, non voglio parlare. Non con loro, non con te.
« Daphne! »
Astoria, dove sei?
Perché non sei qui?
Perché io sono viva?
Perché non tu?
Così giovane.
Così bella.
Dovresi essere qui.
« Pansy, spostati », dice qualcuno.
Le mani che mi avevano afferrato lasciano andare le mie spalle. Finalmente.
Sono sola.
Sono sola?
Ora sono davvero sola?
Aspettate.
Ma io non voglio restare sola.
« Non lasciatemi sola! », mi ritrovo ad urlare, senza alcun motivo apparente.
Lentamente i miei occhi ricominciano a vedere ciò che mi circonda; i miei sensi si riattivano. Ormai è notte fonda. Quanto tempo è passato? Ha iniziato a piovere. L’acqua fresca mi scorre sul viso, svegliandomi.
Metto a fuoco. Il volto di Blaise è a pochi centimetri dal mio.
« Non sei sola, ok? Non lo sarai mai »
Annuisco, incapace di emettere alcun suono. Ho la gola secca. Mi guardo intorno. Oltre le panche di legno vedo due figure; si avvicinano.
Solo quando sono a pochi passi da me riesco a riconoscerne i volti.
Hermione, pallida in viso, cammina aggrappandosi a Draco.
Solo in quel momento realizzo ciò che sta succedendo: nel dolore in cui ero caduta, nella disperazione che aveva assalito il mio cuore, ritrovo un barlume di gioia.
« Sei viva! », affermo, come se averla davanti a me non bastasse.
Cerco lo sguardo di Blaise.
Noto la presenza di Potter, Weasley, Pansy e Theodore.
« E’ viva », dico loro, come se non potessero vederla.
Tra le nostre lacrime sorge un sorriso.
Hermione è viva. Draco è felice. Noi siamo insieme.
« Va tutto bene », mi dice Hermione. « Andrà tutto bene ».
Annuisco.
Saremo felici, Astoria. Te lo prometto.




We say goodbye, we hold on tight
to these memories that never die
We say goodbye, we hold on tight
to these memories that never die
[Ci salutiamo, ci aggrappiamo
a questi ricordi che non moriranno mai.
Ci salutiamo, ci aggrappiamo
a questi ricordi che non moriranno mai. ]






Sono passati tre anni dall’ultima volta che ho varcato l’ingresso di Hogwarts.
Il cuore perde un paio di battiti; stringo la mano di Draco che, al mio fianco, sembra perso nei suoi pensieri.
« C’è qualche problema? », domando, cercando di incrociare il suo sguardo.
Lo vedo scuotere la testa.
« Stavo solo pensando », risponde.
« Fin qui c’ero arrivata », borbotto senza pensarci.
Lo sento ridere; una risata bassa, rilassata. Sorrido anche io. « Allora?», insisto.
Lascia andare un sospiro rassegnato, poi mi guarda per un attimo negli occhi.
« Nulla, pensavo a quando eravamo qui »
Aspetto per qualche secondo che continui a parlare; poi, snervata, lo incito di nuovo. « E…? »
Una risata alle nostre spalle ci fa voltare, senza dargli modo di rispondermi.
« Certo che sei sempre la solita, eh Granger? », esclama Blaise.
« Infatti, dai un attimo di tregua al povero Draco! », dice poi Daphne.
« O magari è il furetto che dovrebbe cambiare atteggiamento. Non ti farebbe male essere un po’ più esplicito, Malfoy! »
Nel sentire la voce di Harry, la mia mente torna ai primi, spensierati, anni di scuola. Alle sue spalle intravedo Ron, che mi saluta con un sorriso sincero.
« Avete sempre qualcosa da ridire! Ma state un po’ zitti! »
Ginny si fa strada tra i Serpeverde per venirmi incontro. « Ciao, Herm! », dice, abbracciandomi. Poi si volta verso Draco. « Malfoy», esclama.
Con la sua solita arroganza, lui le concede un impercettibile cenno del capo, ma tutti riusciamo ad intravedere il divertimento nei suoi occhi.
« Ci siamo tutti? », domando, tentando di mettere fine ai battibecchi di circostanza.
Pansy, stretta al braccio di Theodore, si guarda intorno. « Non manca Lunatica? »
« Luna », la correggo, ma non posso non sorridere. « Hai ragione, manca anche Neville »
Un colpo di tosse ci fa voltare.
« Siamo qui, ragazzi »
Neville e Luna fanno capolino dalle scale che portano alla Sala Grande.
« Andiamo, allora », afferma Harry, superandoci e facendoci da guida.
« Ancora problemi con le manie di protagonismo, Potter? », sibila Draco.
« Attento, Malfoy. Conosco un paio di incantesimi che ti farebbero passare la voglia di scherzare »
« Sono ansioso di scoprirli, Sfregiato »
Non faccio in tempo ad intervenire, che sento Harry ridere.
« Andiamo ai Tre Manici di Scopa dopo la cerimonia? », domanda.
Vedo Draco annuire. « Questa volta però la Burrobirra la offri tu »
Scuoto la testa.
Ed improvvisamente intuisco i pensieri che affollavano la mente del ragazzo biondo al mio fianco.
« Grazie », gli sussurro piano, in modo che gli altri non sentano.
« Per cosa? », domanda, alzando un sopracciglio e guardandomi negli occhi.
« Per avermi salvato, quella volta »
Per qualche secondo mi osserva in silenzio. Ci fermiamo in mezzo al corridoio; gli altri sono costretti a superarci per raggiungere la Sala Grande, lasciandoci soli. La cerimonia di inizio anno sta per cominciare; la McGranitt ci ha dato la possibilità di assistervi, di parlare con i nuovi allievi, di raccontare le nostre esperienze, di invogliarli a dare il meglio, sempre.
Invece siamo qui, immobili, al centro di un corridoio deserto.
« Grazie a te », mi sussurra, chinandosi verso di me.
« Per cosa? », domando.
« Per avermi salvato… molte volte ».
Ed ora sorriderebbe, se gli dicessi che questo è il corridoio in cui ci siamo scambiati il nostro primo bacio.
Ma non c’è bisogno di dirlo: lo sa già.
E sorride, e mi bacia, e come me pensa ancora ai momenti che abbiamo trascorso qui, tra queste mura.
Il periodo più bello della nostra vita.
Almeno fino ad ora.




It's hard to walk away from the best of days
but if it has to end, I'm glad you have been my friend
in the time of our lives

[E’ difficile andare via dai giorni migliori
ma se questo deve finire, ti sono grato per essere stato mio amico
nei momenti più belli della nostra vita]









NOTE:
La canzone di quest’ultimo capitolo è “Time of our life”  di Tyrone Wells.
Chiedo scusa se la traduzione non è completamente fedele al testo originale; non avendo trovato traduzioni decenti l’ho tradotta io. Nel caso in cui dovessero esserci delle imprecisioni, non esitate a farmelo notare.
Nel complesso, comunque, credo di aver colto il senso del testo.



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