Le Cronache di Narnia: ritorno al passato

di elena22
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Di nuovo insieme ***
Capitolo 2: *** La casa di Susan e Peter ***
Capitolo 3: *** La speranza non muore mai ***
Capitolo 4: *** La festa ***
Capitolo 5: *** Ritorno a Narnia ***
Capitolo 6: *** Cosa è successo? ***
Capitolo 7: *** "Finalmente a Cair Paravel" ***
Capitolo 8: *** Nel bosco ***
Capitolo 9: *** La notte nella grotta ***



Capitolo 1
*** Di nuovo insieme ***


Capitolo 1
“Di nuovo insieme”
Erano seduti uno di fronte all’altra, aspettavano con trepidazione, ansia ed euforia quel momento che avevano aspettato da tanti anni. Proprio così, erano anni che aspettavano di rincontrarsi, quattro lunghi anni che i due fratelli aspettavano di riabbracciare gli altri due. Ed è così che Peter e Susan Pevensie si ritrovarono seduti su una panchina nell’aeroporto di New York, fermi, ad aspettare Edmund e Lucy, i loro fratelli minori. Peter era ormai un ometto sui venticinque anni, alto, biondo, due labbra carnose, e la pelle leggermente abbronzata. Era diventato bellissimo, con due occhioni verdi e un fisico pieno di muscoli un po’ nascosti dalla larga maglia bianca, sormontata da una giacchetta grigia. Susan, che sin da piccola era sempre stata una ragazza dalla singolare bellezza, era seduta composta, la schiena dritta, le braccia sulle gambe e le mani tenevano strette una borsetta. Le gambe non erano accavallate, no, a lei non piaceva, diceva che le sembrava una posizione poco educata e le si bloccava la circolazione, ma erano vicine e strette e i talloni si alzavano in mezza punta per il nervosismo, anzi per l’adrenalina che saliva ogni momento di più. Le 10:00, le 10:15, le 10:30… Quella mezz’ora non sembrava passare mai. I due non si dissero niente. Solo quando sentirono la voce dell’altoparlante dire che l’aereo da Londra era arrivato, Susan sussultò un momento e si alzò, Peter la guardò intensamente con un sorrisone stampato in faccia. Si presero per mano e andarono verso la porta da cui sarebbero usciti Edmund e Lucy.
- Chissà come sono diventati grandi … Eh Pete? -
- Lo scopriremo presto -
- Dici che ci riconosceranno? – Disse un po’ preoccupata.
- Ma Susan!- Le rispose Peter con un tono da fratello maggiore.
Si fermarono circa a una decina di metri perché più vicino non potevano andare, la gente usciva, usciva, ed eccoli finalmente per ultimi, come se l’avessero fatto un po’ apposta, i due fratelli; Lucy precedeva Edmund al quale aveva lasciato tutte le sue valigie per correre tra le braccia di Susan e Peter, Edmund uscì un po’ affaticato e Peter lo aiutò.
- Benarrivato, fratello mio – E si abbracciarono.
- Ora siamo di nuovo tutti insieme – Disse Edmund quasi con un tono speranzoso che Peter colse al volo. Lucy era diventata una ragazza bellissima, avrebbe compiuto diciotto anni il giorno successivo e Susan erano settimane che si occupava di prepararle una festa con i fiocchi, pur conoscendo la semplicità del carattere di sua sorella. I capelli le erano cresciuti tantissimo, erano dei boccoli di un castano color cioccolato che scendevano sulle spalle fin sotto il seno. Il viso era di un pallore docile, aveva ancora due occhietti neri e vispi, e i lineamenti più allungati di come Susan li ricordava. Edmund ormai ventenne, era diventato formato, aveva partecipato agli ultimi mesi della Seconda Guerra Mondiale e quell’esperienza l’aveva fatto maturare molto. I capelli neri erano corti ma non esageratamente, un ciuffo gli copriva metà fronte, il visto era più squadrato e gli occhi di un verde scuro, rapivano ogni sguardo. Era diventato alto quanto Peter e anche la muscolatura sembrava lo stesse per diventare.
I quattro fratelli presero ognuno due valigie e si avviarono fuori dall’aeroporto.
- New York è una città magnifica, credetemi, vi piacerà-
- L’economia va a gonfie vele, Ed, troveremo sicuramente un lavoro per te in breve tempo-
- E io? Guardate che non sono più una bambina, anch’io voglio lavorare!-
- Dovrai prima finire i tuoi studi, Lu! L’anno prossimo toccherà anche a te, vedrai -
I ragazzi sapevano tutto della loro vita privata, si spedivano lettere ogni settimana. Sapevano quindi che Susan era promessa a un giovane capitano della Marina e che Peter era un giornalista di successo e che la sua vita sentimentale, invece, era piuttosto instabile. Susan amava il capitan Grey, glielo si leggeva negli occhi quando lo guardava. Il capitano era fuori l’aeroporto ad aspettare con una macchina di lusso. Susan e Mark Grey si guardarono intensamente e si abbracciarono.
- Mark, lei è la mia sorellina, Lucy! Lucy, lui è Mark Grey, il mio fidanzato-
- E’ un piacere conoscerti! Susan mi parla sempre di te! – Disse Mark.
Lucy lo guardò, lo squadrò, lo fissò. Capì subito perché la sorella se n’era innamorata. Era inconfondibile, innegabile, assolutamente palese la somiglianza con qualcuno che per Susan aveva contato molto negli anni passati. Lucy la conosceva bene quella persona e per questo intuì tutto e prima di rispondere al capitano, guardò Susan come se le stesse dicendo: “Non l’hai mai dimenticato vero?” E Susan scrollò le spalle. Intese ciò che voleva dire. Erano anni che non si vedevano, eppure tra sorelle non poteva svanire l’alchimia che si era creata naturalmente sin dalla nascita. Ora lo sapevano con certezza.
La stessa presentazione toccò ad Edmund e poi salirono tutti e cinque sull’auto di Grey e andarono verso casa di Susan e Peter.

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Capitolo 2
*** La casa di Susan e Peter ***


Capitolo 2
La casa di Susan e Peter”
Susan era stata davvero fortunata:  Grey era un uomo davvero affascinante, forte e anche ricco. Discendeva da una famiglia nobile inglese che si era trasferita negli Stati Uniti prima della Seconda Guerra Mondiale. La casa di Susan e Peter era un regalo dei genitori di Mark ai due fratelli; prima infatti abitavano con gli zii che conoscevano la famiglia Grey e avevano fatto di tutto per far sì che Mark chiedesse la mano di Susan. La casa era una villa in un quartiere nobiliare di New York, era circondata da un giardino di modeste dimensioni, con il prato inglese e una fontana al centro. La bella villa era bianca, con due scalinate che portavano all’ingresso ampio e vetrato che faceva scorgere un salotto ospitale dagli spazi molto grandi. Dava una sensazione di serenità assoluta ed era così luminosa! Per Edmund e Lucy sarebbe stato un vero spasso, come lo era ogni giorno per i fratelli. Mark non viveva con loro, come era giusto che fosse, ma era quasi sempre lì se non quando era impegnato con i marines.
I quattro entrarono in casa mentre il capitano se ne andò. Susan glielo aveva chiesto perché voleva che quel momento fosse il più intimo possibile. Lui non se la prese, anzi la capì, perché Susan lo faceva con le migliori intenzioni ed era una ragazza saggia, Mark lo sapeva. Fecero un rapido giro della casa e alla fine posizionarono le valigie nelle stanze grandi e solari, non come quelle dei loro zii a Londra. Poi fecero una passeggiata nel giardino e giocarono a baseball, dopo di che Lucy si mise a leggere un libro e Susan la seguì mentre i ragazzi si andarono a rinfrescare sotto un gazebo.
Lucy sembrava così eccitata della sua futura vita a New York e Susan era contenta dell’impressione che la città aveva fatto a sua sorella. Si ritrovarono tutte e due sotto un ciliegio e rimasero un po’ in silenzio, la testa di Lucy sulle spalle di Susan e le braccia di quest’ultima, attorno alla schiena della sorella minore, la tenevano stretta proprio come una mamma. A un certo punto Lucy chiuse “Sogno di una notte di mezza estate” e si scrollò dall’abbraccio materno di Susan.
- Ci pensi mai? - Disse Lu.
- A cosa? -
- Lo sai cosa intendo … -
- Ha senso pensarci? –
- Lui mi disse che saremmo tornati “un giorno” -
- Sono passati quattro anni dall’ultima volta che tu ed Ed ci siete stati Lu -.
- Cosa vuoi dire? Che è tardi ormai? -
- Forse-
- Forse … - Un momento di silenzio poi Lucy riprese - … Forse aspettava solo che ci riunissimo, e pensaci un attimo! Ora siamo qui tutti insieme! -
- Lu, quando crescerai piccola mia? Quel giorno lui fu chiaro, non saremmo più tornati e ora siete cresciuti anche voi. No Lu, non succederà anche se lo volessimo, non succederà e ti prego ora non farmi star male.-
- Non hai risposto alla mia domanda Susan. -
- Quale scusa?-
- Tu e Peter ci pensate mai?-
- La nostra vita è qui adesso, e le avventure newyorkesi cominceranno anche per voi, anche se non saranno mai come quella lì … -
- Va bene, ho capito non ne vuoi parlare-
- Perche non lo fai?-
- Mi sento stupida, attaccata al passato, attaccata a una speranza che non esiste, non ha senso avere una speranza se sai che non esiste, capisci?-
- Si anche se è complicato … Ma cosa non lo è riguardo noi quattro e quello che nessuno potrebbe mai immaginare? -
Le due si alzarono e andarono dentro la villa, cenarono assieme ai fratelli e andarono a dormire. Fu una notte tranquilla e la mattina si alzarono con calma e riposati, tranne Susan che era tutta presa dall’organizzazione del compleanno di Lucy.

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Capitolo 3
*** La speranza non muore mai ***


Capitolo 3
“La speranza non muore mai”
Doveva essere per fetta anche se Lucy avrebbe tollerato qualsiasi sbaglio, Susan la conosceva. Ma il carattere pignolo della maggiore vinse sulle possibili tolleranze della sorella minore. Così si svegliò alle sette in punto, fece una rapida colazione e scese al piano di sotto per svegliare i domestici. La stanza adibita a festa era il salone d’ingresso, quello visibile dalla porta vetrata. I domestici si diedero da fare per spostare i mobili in modo tale che si lasciasse un enorme spazio libero per ballare. Costruirono anche un piccolo palchetto su cui si sarebbe esibito un gruppetto musicale che avrebbe allietato la serata. Susan si occupò anche di chiudere i sotterranei che non erano presentabili agli ospiti poiché erano stati spostati dei mobili ingombranti del salotto ed erano tutti messi alla rinfusa laggiù. Il regalo che aveva comprato Susan da parte sua e di Peter era un bellissimo flauto traverso che Lucy adorava suonare quando erano in quel mondo. Solo che in questo di mondo, i soldi non bastavano mai per permettersene uno e la famiglia Scrubb era difficile che facesse un sacrificio per la loro nipotina tanto odiata. L’aveva riposto in un comò che un domestico trascinò dal salotto ai sotterranei per fare spazio. Susan non se n’era accorta perché pensava a dare direttive su cosa cucinare e come disporre il cibo sulla tavolata. Nel frattempo si alzarono Edmund e Lucy, mentre Peter dormiva ancora, e raggiunsero la sorella che non si fermava un attimo.
- Buongiorno Lu, buon compleanno! Stasera sarà tutto meraviglioso vedrai!-
- Grazie Su, ma fermati un attimo o a stasera non ci arriverai!-
- Si lo so, hai ragione, ma prima devo ritirare alcune cose in città tra cui il tuo bellissimo vestito, stai tranquilla ti piacerà. Conosco la mia piccola –.  Lucy la guardò con tanta tenerezza che nascondeva un pizzico di preoccupazione, ma si fidava di sua sorella e la lasciò fare.
- Uh! Ecco Mark! Beh allora io vado, tornerò tra un paio d’ore. Preparatevi per il pranzo, mangeranno con noi anche Mark e i suoi genitori. A dopo!- Susan uscì.
Ed e Lucy andarono a svegliare Peter, non poteva dormire tutta la mattina!
- Peter! Peter … Peter insomma vuoi alzarti?!-
- Ti prego Lucy, altri cinque minuti, oggi non devo lavorare … -
- Si, ok, ma ora alzati è tardi sono le 11.30!-
- Cosa dovrei fare di tanto importante stamattina?- Disse alzatosi sbuffando.
- Prima di tutto dovresti farmi gli auguri Pete …  -
- Ah! Porca paletta! Scusami Lu, auguri! Santo cielo, sono proprio un pessimo fratello! – Rispose Peter un po’ mortificato. Lucy lo guardò dolcemente e gli disse: - Non è vero, sei stato un ottimo re, d’altronde, non ci vuole mica tanto impegno ad essere anche ottimi fratelli –sorrise quasi speranzosa. Lui accennò un sorriso un po’ forzato, niente più, poi abbassò lo sguardo.
- Vestiti ora, ti aspettiamo giù in giardino, e non riaddormentarti!-
Ed e Lucy scesero le scale e andarono in giardino. Il tempo era buono: il sole era forte e non era coperto da nuvole fastidiose. Tutto era perfetto quel giorno. I due fratelli si stesero sull’erba fresca e cominciarono a parlare. Non avevano avuto molto tempo da dedicarsi dopo il loro arrivo in città. Così Ed cominciò: - Allora Lu, che te ne pare di New York?-
- Magnifica città! Non vedo l’ora di viverla a pieno-
- Si anch’io … Penso che seguirò il capitan Grey, voglio essere anch’io un marine, l’esperienza del militare mi ha profondamente colpito in guerra-
- Solo in quella guerra ti ha colpito … ?-  Disse Lucy un po’ sconcertata.
- Lucy non combattiamo di certo con spade e archi qui in America … -
- Cosa ti è successo Ed? Tu mi sostenevi fino a due giorni fa! Avevamo deciso che ne avresti parlato con Peter e io con Susan!-
- E l’ho fatto! Ma Peter mi ha fatto aprire gli occhi … Sono fantasticherie … Siamo adulti ormai. Lui ha deciso così. -
- C’eri anche tu quando lui disse “Un giorno” … - Rispose Lucy abbattuta.
- Lu, forse l’aveva detto per rendere meno doloroso il momento … - Tentò Ed.
- Sarà … - Disse Lucy poco convinta, poi si stese con le mani dietro la nuca a fissare il cielo limpido mentre Edmund la guardava un po’ imbambolato. Arrivò Peter.
- Ciao ragazzi, che fate?-  Esordì. Nessuna risposta: Lucy era un po’ arrabbiata per il fatto che nessuno credeva più in ciò che era stato, le sembrava di essere tornata a quel giorno in camera, nella casa del professor Kirke, quando nessuno credeva che ci fosse qualcosa dietro quell’armadio. Edmund, invece, accompagnava il silenzio della sorella perché non riusciva ad essere del tutto felice quanto Peter e quindi preferì rimanere zitto.
- Che succede gente? Qualcosa non va?- Ancora un attimo di silenzio rotto bruscamente da Lucy. –Sai che c’è Pete? C’è che, come al solito, sono io quella che si fa dei film in testa, che riaccende la speranza, spenta da ogni vostra singola parola!- Respirò un attimo poi riprese: - Continuate a comportarvi come se foste dei ragazzi normali, quando normali tutti non siamo e lo sapete anche voi. Ora siamo tutti e quattro insieme, possibile che non vi sia balenato per la mente il pensiero che potrebbe succedere qualcosa? Io non vi capisco, te, Susan, ora anche Ed!- E se ne andò via correndo verso il suo ciliegio. Edmund e Peter si guardarono senza poter dire nulla. Poi rientrarono in casa, Peter aveva deciso che avrebbe chiarito con Lucy, una volta che si fosse calmata.
A pranzo, come detto da Susan, arrivarono i genitori di Mark e tutti mangiarono sotto il gazebo perché il salotto era già pronto per la serata. Fu un pranzo leggero per non appesantirsi, tutto in funzione della festa. Lucy non era per niente felice: era ancora arrabbiata con i fratelli. Peter aveva solo voglia di chiarire con lei ed Edmund cercava di mascherare quell’inquietudine sempre più visibile agli occhi di Susan. Finito il pranzo Susan chiese ad Edmund cosa fosse successo durante la sua assenza, mentre Peter raggiunse Lucy sotto il ciliegio che aveva preso un po’ come il suo posto per pensare e rilassarsi leggendo libri.
- Lucy … - Attaccò Peter.
- Mh?-  Fu la risposta fredda e distaccata della sorella.
- Scusa se non siamo come te, cioè aspetta fammi spiegare, scusa se non abbiamo la speranza viva come la tua. È stato molto difficile per noi dimenticare e accettare che non saremmo più tornati, specialmente per Susan e tu sai perché. Arrivati qui, abbiamo trovato quella forza. E non parliamo più esplicitamente di niente, nemmeno più nominiamo nessuno, è tutto un taboo capisci? Susan non vuole che si parli di Caspian e sinceramente, non parlare di ciò che abbiamo vissuto, è stata la via più semplice per andare avanti e dovreste farlo anche voi. Non abbiamo perso la speranza, semplicemente l’abbiamo dovuta accantonare, metterla in un dimenticatoio. Non vogliamo illuderci per poi star male di nuovo, va bene così, Lui ha voluto così e noi accettiamo con fatica la sua decisione. – Spiegò Peter.
Lucy alzò lo sguardo verso il fratello, lei la speranza non aveva nessuna intenzione di metterla in un dimenticatoio, ma non voleva nemmeno rovinare la giornata discutendo con Peter, perciò non disse niente e lo abbracciò. – Dai, è ora di prepararsi, tra poco arriveranno gli ospiti. – Concluse il ragazzo. E rientrarono in casa mano nella mano.

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Capitolo 4
*** La festa ***


Capitolo 4
La festa”
I primi ospiti arrivarono puntuali e Susan, Peter e Mark erano sulla scalinata ad accoglierli. Erano specialmente amici dei due fratelli e poi qualche collega di Mark e amici della coppia. Susan aveva un vestito scollato nero, con un bustino tutto brillanti nato e un nastro di raso nero in vita, la gonna damascata del vestito era lunga a coprire i piedi e scendeva libera sulle gambe della bella fanciulla. I ragazzi avevano uno smoking di colore differente, ma modello uguale, con la differenza che Peter odiava le cravatte e quindi era leggermente meno elegante di Mark e suo fratello. E infine Lucy … La bella Lucy, che Susan aveva creato abbinandole un vestito magnifico. Aveva fatto bene a fidarsi di lei. Era un abito rosa antico smanicato che le fasciava il busto e le lasciava scoperta la schiena per via degli incroci che finivano con un fiocco in vita. La gonna dell’abito scendeva libera ed era damascata come quello della sorella. Erano due principesse … O regine?
Quando arrivarono tutti gli invitati, la festa ebbe inizio. Vennero serviti i tavoli e il gruppo cominciò a suonare facendo riempire la pista da ballo. Susan e Mark avevano ballato tutta la serata, Ed e Lucy ballavano assieme mentre Peter preferiva corteggiare le ragazze presenti. A un certo punto Susan si ricordò di prendere il regalo per Lucy e osservando la stanza, notò che il comò dove si trovava il flauto, non era lì. Capì che era stato spostato nei sotterranei e chiese a Peter di recarsi a prenderlo. Nel caos della festa, Lucy riuscì comunque ad accorgersi che suo fratello andava verso i sotterranei e gli si avvicinò.
- Dove vai Pete? Susan li ha chiusi.-
-No, c’è il tuo regalo là sotto chiuso in un comò e ho le chiavi – E gliele ciondolò davanti agli occhi.
- Bene, allora vengo con te, c’è un ragazzo che mi corteggia da quando è iniziata la festa, ma io non ne voglio proprio sapere. Ti prego salvami! – E si avviarono verso i sotterranei.
Non era un posto lugubre come ci si può immaginare dalla parola. E’ quella che noi adesso chiameremmo “tavernetta”. Per loro erano sotterranei. Era tutto in disordine e il comò fu difficile trovarlo, poi Lucy doveva stare attenta a non inciampare con il vestito lungo e questo li rallentò un po’, forse non era stata l’idea migliore quella di seguire Peter. Tutto sommato fu proprio la ragazza a trovarlo per prima. Si, perché ci sbatté contro il muso. Era inciampata, come era prevedibile che accadesse, ma non si spiegava su cosa. Peter la soccorse, per fortuna non si era fatta molto male perché si era aiutata con le mani ad attutire il colpo. Mentre il ragazzo prendeva il regalo, Lucy –ancora a terra- scoprì il pavimento coperto dall’ampia gonna del vestito e vide che era inciampata sul chiodo di una botola mezza aperta. Era una strana botola. C’era inciso il bassorilievo di un leone sul coperchio ed era così somigliante a Lui …
- Aslan!- Esclamò Lucy.
- Cosa dici Lu?- disse Peter un po’ distratto.
- Nulla … Solo che questo leone mi ricorda tanto Aslan … - Disse la sorella malinconica.
- Già, anche a me e Susan ricordava Aslan i primi tempi, ora lo guardiamo come l’incisione del re della Savana. Fine. – Ma mentre Peter parlava, Lucy aveva già aperto la botola e spiava l’interno. Accidentalmente - o forse no?- un orecchino le si staccò dal lobo e cadde nella botola e Lucy si sporse troppo per recuperarlo e, così facendo, perse l’equilibrio e andò nel pozzo assieme all’orecchino.
- LUCY!- Peter l’afferrò per  un braccio appena in tempo, ma non trovò un oggetto al quale appoggiarsi per riportare su la sorella e la presa andò scemando ogni momento di più finché Peter non sentì più le dita della sorella. –NO! PETER!- Gridò disperata Lucy.
Peter si sentiva perso, completamente scioccato, ma non perse la lucidità. Lo faceva per sua sorella. Andò in salotto come un fulmine a cercare Edmund e Susan e tutti e tre corsero con il cuore in gola verso la botola. Una volta arrivati, sentirono qualcosa provenire da là sotto: era la voce di Lucy! Era viva! E tutti si sentirono un po’ sollevati.
- Lucy ora ti riportiamo su, tranquilla! Come ti senti?- Domandò Peter.
- Sto bene! Non era poi così profondo! Mi fa solo male un po’ la gamba destra, ma penso sia per l’impatto-. Rispose la ragazza.
- Perfetto, prendete una corda, mi calo io, così l’aiuto visto che le fa male la gamba. – Disse Peter rivolgendosi ai fratelli. Presero la corda e mentre Peter si calava, Lucy si alzò e si accorse che la poca luce che arrivava da sopra, illuminava a malapena una porta maestosa. C’era qualcosa inciso, era un leone, ancora una volta. “Questa non può essere una coincidenza” pensò.
- Hey Peter! Vieni qui! C’è una porta!- Disse la sorella. – Come una porta?!-
- Hai sentito Ed? Dicono che ci sia una porta laggiù!- Disse Susan riferendosi a Edmund. Poi continuò, rivolta ai fratelli nella botola: - Di che si tratta ragazzi? Lucy? Peter? Mi sentite?-
- Dovrebbero venire anche loro due- Disse Peter, e subito dopo si rivolse a Susan ed Edmund: -Scendete ragazzi, proprio così! C’è una porta!-
- Peter e se … - Cercò di insinuare Lucy.
- Sssh … - La zittì Peter.
Scesero anche Susan ed Edmund. Ora erano pronti ad aprire la porta di marmo. Con un po’ di timore Peter tirò verso di sé la maniglia dorata e una luce accecante colpì i quattro fratelli.  

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Capitolo 5
*** Ritorno a Narnia ***


Capitolo 5
Ritorno a Narnia”
Lucy aveva ragione, Lucy aveva capito tutto, sapeva che sarebbe successo ancora una volta. Questi erano i pensieri che accavallavano la testa dei tre fratelli mentre la più piccola si concedeva sorrisini compiaciuti che sembravano voler dire: “Visto? Lo dicevo io!” E così i quattro si ritrovarono un po’ scombussolati, ma euforici, con il cuore che batteva all’impazzata e con otto occhi che brillavano come fossero fanali. Erano a Beruna, Peter si ricordava tutto perfettamente e il suo senso dell’orientamento falliva molto raramente. Gli alberi erano alti e verde smeraldo, il fiume azzurrino, i ciottoli levigati di un grigio smaltato e si sentiva quel profumo nell’aria … Profumo di Narnia, di magico. In quel paesaggio così sereno e pacifico, i ragazzi, per la felicità, cominciarono a rincorrersi come fossero ancora i fanciulli di una volta, a spruzzarsi con l’acqua del fiume e ad arrampicarsi sugli alberi come scimmie. Tra le varie risate e i vari gridolini di felicità, Susan disse finalmente qualcosa di sensato se pur ridendo.
- Dite che qualcuno ha suonato il mio corno?  Ahah -
- Sue, tu scherzi! Magari è vero! – Ribatté Peter sempre divertito.
- Ma se hanno suonato il corno … - Continuò Edmund che si era d’un tratto rannuvolato.
- … Significa che hanno bisogno dei Re e delle Regine di un tempo .- Concluse Lucy seria e leggermente preoccupata.
- Bene ragazzi, allora credo sia arrivato il momento di ritornare a Cair Paravel. Solo quando arriveremo lì, capiremo cosa sta succedendo.- Disse risoluto Peter e tutti seguirono la direzione indicata dal Re Supremo.
- Quanto sarà passato? Anni? Secoli?- Chiese Lucy.
- Secoli!! Ovviamente! Se non addirittura millenni, Lu – Rispose sicuro Peter.
- Potrò giocare ancora con i miei scacchi d’oro ragazzi! Pazzesco no? -
- Ed! Ma con tutto ciò che ci è capitato e che ci capiterà, tu pensi a giocare a scacchi?-
- Ma su Lucy, scherzavo! E invece tu, Susan, a che pensi? Non hai aperto bocca per tutto il viaggio!- Commentò Edmund guardando la sorella pensierosa e malinconica. Si era ammutolita già da un po’, forse da quando Peter aveva pronunciato il nome di “Cair Paravel”. Prima rideva, scherzava con gli altri tre, poi bum. Era diventata una mummia. Come quando ci si risveglia da un bel sogno e ritornando alla realtà si rimane senza parole per la tristezza e lo smarrimento.
- Cosa? Chi … Io? No macché! È solo che non ho niente da dire tutto qui … -
- E invece secondo me è proprio perché hai molto da dire che non riesci a spiccicare parola, sorellina mia- Disse Peter con un fare paterno, mettendole un braccio dietro la schiena.
- Caspian … - Sussurrò Susan-
- L’avevamo capito Sue … - Disse Lucy in maniera dolce da persona comprensiva.
- Per un momento ho pensato che l’avrei rivisto, poi mi sono ricordata che non poteva essere … Ai milletrecento anni in più di lui, bisogna anche aggiungere questi quattro che non ho idea a quanto possano corrispondere.- Disse Susan con un sorrisino amaro.
- Anche lui avrebbe voluto rivederti. – Tentò Peter.
- Sarò comunque io quella a soffrire, non lui. – Concluse la Regina sconsolata.
Continuarono a camminare per circa due ore poi fecero una pausa e mangiarono mele e si dissetarono con l’acqua dei ruscelli frequenti a Narnia. Di tanto in tanto incontravano delle ninfe e altri esseri del bosco che non riconoscevano subito i quattro sovrani, ma vestiti in quel modo sembrava del tutto comprensibile. Solo una si ricordò della bella Lucy e le si avvicinò:- Regina Lucy? Lucy La Valorosa? – Disse incerta la ninfa.
- Oh ciao! Si sono io, sono Lucy! Ci siamo ritrovati qui stamattina, io e i miei fratelli e siamo in viaggio per Cair Paravel.- Rispose la ragazza.
- Sua Maestà! Mi perdoni se non l’ho riconosciuta immediatamente!- Cercò di scusarsi la ninfa.
- E’ tutto apposto. Comprendiamo … Ma, mia cara ninfa, tu sai perché siamo qui? Perché siamo stati chiamati? Qualcosa non va?- Chiese Lucy.
- Temo dovrete tardare il vostro arrivo a Cair Paravel miei cari … - Disse preoccupata la ninfa.
- Perché, cosa succede? Ti prego ninfa, parla!- Insisté Peter.
- Non qui, ma io ora non sono con voi per caso, sapevo di trovarvi qui, ma non ero sicura foste davvero voi. Dovete seguirmi, Vostre Maestà, vi prego, non fatemi domande, lo sapete meglio di me quanto sia pericolosa la foresta in momenti di pericolo. Venite, di qua!- La ninfa allora si avviò davanti ai quattro che erano molto confusi e volevano farle un sacco di domande, ma non osavano farlo perché sapevano bene che quella creatura, in quanto a ciò che aveva detto sulla foresta, aveva perfettamente ragione. Dopo un altro paio d’ore, o forse un po’ di più, la ninfa e i quattro fratelli arrivarono di fronte a una grotta. Vi entrarono. Le pareti erano levigate e su di esse erano incisi dei graffiti raffiguranti molteplici battaglie, molte di esse note a Peter, altre no. “Devono essere venute dopo” pensò. Arrivati a un certo punto, la grotta si biforcava e loro andarono dalla parte sinistra; fatti pochi passi, si ritrovarono di fronte a una botola che a tutti ricordò tantissimo quella della villa in America. La ninfa la aprì. All’interno vi erano camini che avrebbero dovuto avere una canna fumaria molto alta. Tipico dei narniani: serviva ad imbrogliare chiunque avesse cercato di scoprire il posto. In quella stanza c’erano ancora un tavolo di pietra con varie carte, ma i quattro fratelli non capivano cosa ci fosse scritto e poi Susan riconobbe al centro il corno, il suo corno, e capì che una delle persone presenti l’aveva utilizzato.  Attorno al tavolo infatti, c’erano il nano Briscola, il tasso Tartufello, dieci centauri, due minotauri, quattro fauni, un’altra ninfa e il piccolo esercito di Reepicheep con quest’ultimo sulle carte accanto al corno. Lucy voleva prendere in braccio il topino tanto grazioso, ma si dovette fermare ricordando i principi cavallereschi di Reep, così si accontentò di fargli una piccola riverenza. Susan riprese il suo corno seguita dalla ninfa, mentre Peter ed Edmund salutarono tutti i presenti, a nome anche delle sorelle, con un saluto solenne. Dopo queste formalità, che quasi Peter aveva dimenticato, quest’ultimo chiese cosa ci facessero, lui e i suoi fratelli, lì a Narnia ancora una volta. Parlò Briscola:- Sono stato io a chiamarvi Vostre Maestà, c’è nell’aria pericolo … E se Aslan ha permesso che voi veniste qui, ancora una volta, significa che la cosa è seria.-
- Che cosa?- Disse Lucy ormai preoccupatissima.
- Ma io e Susan aveva detto che non saremmo più tornati! E ormai anche Edmund e Lucy avevano completato il loro viaggio. Cos’è cambiato?- 
- E osservazione ancora più importante … - Si intromise Susan con un fare da maestrina – Voi  dovreste essere tutti … Morti … -

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Capitolo 6
*** Cosa è successo? ***


Capitolo 6
“Cosa è successo?”
- Non mi interrompete più e forse capirete! Fulmini e saette!- Disse scocciato Briscola. Tutti si guardarono mortificati, poi il nano continuò rivolgendosi alla regina Susan :- Maestà, forse ciò che sentirete riguardo re Caspian, potrebbe turbarvi, ma state tranquilla, il re, con la vostra presenza, si accorgerà dell’enorme sbaglio che ha commesso sei mesi fa or sono … -
- Cosa, Caspian?!- Sbottò Susan tra il terrore, la confusione e la speranza.
- Si Maestà- Disse Briscola risoluto.
- Ascolterò con attenzione mio caro amico- Rispose poco convinta Susan.
Dopo di che il nano continuò il suo discorso rivolgendosi a tutti, ma guardando intensamente soprattutto Peter:- Siete qui, perché il tempo a Narnia è diventato soggettivo, è per questo motivo che, al contrario, noi siamo qui. Noi siamo ciò che ognuno di voi avrebbe voluto vedere, come se fossimo tornati indietro nel tempo, ma le cose sono andate diversamente da come noi le abbiamo vissute in passato. Ciò ha comportato nuovi pericoli. Ha risvegliato vecchi fantasmi che si approfittano di questo dono che Aslan ha voluto fare a voi quattro: i suoi prediletti. Comunque, ritorno mio al racconto. Dopo che la Regina Lucy e il Re Edmund ci hanno lasciato l’ultima volta, il Re è stato costretto a cercar moglie, nessuna gli andava bene, nessuna era alla sua altezza, e poi c’era il suo chiodo fisso nonché la Regina Susan, ma perdonatemi Maestà, noi umili abitanti delle terre di Narnia, ci preoccupavamo che il trono rimanesse senza un successore legittimo alla morte del nostro amato Re. Ma poi arrivò Sharona. La figlia del re di Calormen. Bellisima. Il re la conobbe durante una seduta di caccia che suo padre Tisroc aveva organizzato per concludere trattative di pace con il nostro Caspian. Il Re rimase affascinato dalla sua bellezza e pur non amandola, lo spingemmo noi e le continue corti di lei a sposarla e così, per rinforzare ancora di più la pace tra i due regni, accettò. Non l’avessimo mai fatto! I primi tempi era una Regina adorabile, ma ben presto io e le altre creature qui presenti, ci rendemmo conto che quella che portava era solo una maschera. Era dolce, buona, adatta a regnare, ma dopo il matrimonio avvenuto come dicevo sei mesi fa, è diventata dispotica, aggressiva con chiunque tranne che con il Re. Così ho cominciato ad insospettirmi e un giorno l’ho seguita durante una delle sue passeggiate solitarie. Si addentrò nel bosco e si mise a parlare con un lupo che mai avevo visto prima. Gli abitanti di Calormen non parlano con i lupi. Come poteva essere allora? E poi altro indizio importante è il fatto che abbia un padre scuro di carnagione con i tratti estremamente affini a quelli delle terre del Sud e lei invece è così pallida, con gli occhi di ghiaccio e i capelli lunghi e biondissimi. Non sono esattamente le caratteristiche che ti aspetteresti da una principessa calormeniana. Iniziai così a formulare delle ipotesi dopo aver studiato accuratamente anche altri episodi del genere e altri atteggiamenti alquanto strani. Queste furono tutte confermate dall’ultima inconfutabile prova: la punta dello scettro della Strega Bianca in uno dei suoi cassetti reali, infatti quello era sempre chiuso a chiave. Solo dopo vi ho riportati qui attraverso il corno. E cosa ci faceva, lei cittadina di Calormen, con quell’oggetto così remoto e così spaventoso appartenuto alla malefica e antica sovrana di Narnia? A tratti somiglia in tutto e per tutto a Jadis e così ho pensato: e se avesse a che fare con la Strega?-
Dopo il racconto erano tutti con gli occhi sbarrati, impietriti, non erano capaci di dire nemmeno una parola. Jadis era tornata? Non poteva essere! Il Grande Aslan in persona l’aveva distrutta! E poi aveva trovato tanti modi per tornare in vita, ma tutti risultarono fallimentari. Sarà che anche questo è un modo per riappropriarsi della terra tanto desiderata e bramata? Poi Peter, da Re Supremo qual’era, dovette parlare anche se avrebbe voluto tanto ragionare in silenzio:- Pensi sia una probabile figlia o sorella?-
-Sorelle si sa per certo che non ne ha mai avute, o se pure le avesse avute, le ha di certo uccise tutte pur di rimanerci sola al potere. Ma una figlia … Plasmata direttamente dalle sue arti magiche solo per rimpossessarsi di Narnia è un pensiero che non lascio da parte e ogni giorno si fortifica … - Ragionò Briscola.
-  Bisogna avvisare Caspian!- Disse precipitoso Edmund
- Ma allora non  hai capito Ed! Sharona si comporta dolcemente con Caspian, non ci crederebbe mai!- Disse saggiamente Peter. Poi il fratello maggiore girò il volto verso quello di Susan incrociando i suoi occhi ancora impietriti e li fissò quasi a voler studiare il suo sguardo , per capire cosa passasse per la mente della ragazza: rabbia, gelosia, dolore, tristezza, speranza. Era uno sguardo indecifrabile. Quasi di indifferenza, ma che di certo nascondeva miliardi di dubbi ai quali era troppo presto dare una risoluzione.
-Che cosa propone di fare Sua Maestà?- Chiese un centauro.
- Bene, alla luce degli eventi appena trascorsi nella nostra terra, ritengo più che opportuno un intervento riservato nei confronti della situazione in cui Narnia si trova. Si parla del nostro Re. Dobbiamo essere cauti e non far trasparire alcun timore e preoccupazione. Io e i miei fratelli domani mattina partiremo per Cair Paravel, incontreremo Caspian e vedremo come si comporterà Sharona con noi. Indagheremo e poi sul far della sera invierò Edmund o Susan a informarvi della giornata. Dobbiamo vederci chiaro e ripeto, andarci piano. Cosi è deciso. Obiezioni?- Propose Peter.
Tutti furono d’accordo. Subito dopo i quattro furono accompagnati dalle ninfe in una stanza secondaria dove si sarebbero rifocillati e vestiti adeguatamente, poi ci fu una specie di piccolo cerimoniale di accoglienza in cui i centauri consegnarono a Peter la sua spada e il suo scudo; un fauno diede a Susan il suo arco e il suo corno; Briscola passò ad Edmund la sua spada e Reep consegnò a Lucy il cordiale e il pugnale. Passarono lì la notte. Cair Paravel non distava molto dalla grotta: con i cavalli ci sarebbero arrivati in due ore circa. Si riposarono e il giorno seguente partirono dopo aver salutato tutti a colazione.
Durante il viaggio avvenne qualcosa di strano, di molto strano. Peter e Susan erano avanti a Lucy ed Edmund e avanzavano tutti allo stesso passo, si parlava del più e del meno, di come era cresciuto Reepecheep, e della felicità di rincontrarlo mentre lui doveva essere nella Terra di Aslan. Mentre si scherzava, un lupo attaccò il cavallo di Lucy facendola cadere, poi per fortuna Susan tirò una delle sue frecce ferendo l’animale che si diede alla fuga. Si spaventarono tutti, ma continuarono imperterriti il viaggio per raggiungere Caspian.  Un lupo che aggredisce Sua Maestà? No, non era possibile, ora erano davvero riconoscibili con i vestiti adatti, quindi una svista non poteva essere. I Re e le Regine ora avevano qualche nemico, nonostante fossero sempre stati amati da tutti gli abitanti di Narnia … Tranne che dai seguaci della Strega Bianca. Proprio questo fu il pensiero che portò i quattro a rafforzare le ipotesi di Briscola e a pensare che quel lupo fosse stato mandato da Sharona per scoraggiare i quattro sovrani, ma ottenne l’effetto contrario. Se prima erano incuriositi dalla conoscenza di Sharona, ora fremevano dalla voglia di conoscerla per poter capire chi fosse davvero questa donna.

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Capitolo 7
*** "Finalmente a Cair Paravel" ***


Capitolo 7
“Finalmente a Cair Paravel”
Non sapeva come avrebbe reagito alla sua vista, non ne era affatto sicura. Rabbia? Dolore? Felicità? Non lo sapeva … In quel momento un turbine di sensazioni accavallavano la sua mente e si estendevano pian piano per tutto il suo corpo. Rabbrividiva al pensiero del Re, sentiva quei brividi che si provano quando ti viene nostalgia di qualcosa o qualcuno e ci pensi, ci pensi così fortemente che la scena si propaga intorno a te, oltre che nella tua mente, e appena si materializza hai quasi paura di quella concretizzazione che la elimini bruscamente con un brivido.
Arrivarono senza altre difficoltà a Cair Paravel. Peter era estasiato alla vista del castello fatto ristrutturare da Caspian, la gente a Narnia viveva felice e il Re Supremo notò subito le capacità governative del suo successore. Gli abitanti guardavano i fratelli incuriositi e soprattutto stupefatti, non credevano ai loro occhi, ma capendo chi fossero, si inchinavano al loro passaggio. Si fermarono davanti il grosso ponte levatoio e un piccolo fauno adibito a paggetto venne incontro ai quattro sovrani. Peter chiese udienza a Caspian e il paggetto andò subito a riferire.
Caspian non sedeva mai sul trono, era sempre stato umile, si era sempre messo al pari con gli altri per quanto potesse farlo. Era in una stanza adiacente alla Sala del trono con i suoi consiglieri e parlavano di questioni economiche. Entrò il piccolo fauno.
- Vostra Maestà, vorrete scusare la mia intrusione, ma c’è una cosa che devo dirvi immediatamente. Non mi sarei mai permesso di disturbarvi se non fosse davvero così importante e urgente quanto stupefacente.- Così esordì il paggetto ancora con gli occhi lucenti.
Caspian era ancora girato di spalle nonostante ascoltasse attentamente le parole del  piccolo paggio. Fissava un punto sui registri reali poggiati sul banco di pietra e ad esso appoggiava il peso del suo corpo leggermente proteso in avanti attraverso le sue braccia stese e forti. Dopo che il fauno parlò, fece cenno ai suoi consiglieri di lasciarlo solo con il paggio e così fecero. Senza girarsi disse al fauno di spiegargli cosa avesse di tanto importante da dirgli.
- Mio signore, nella sala del trono ci sono delle persone … Beh, io non sono sicuro di chi siano, ma sembra che si tratti dei Re e delle Regine di un tempo … - Concluse il fauno senza molta convinzione.
Caspian si illuminò. Alzò il viso ancora fisso su un punto della tavola con gli occhi quasi pieni di lacrime e si girò finalmente verso il paggetto. – Sei sicuro?- Seppe solo dire il Re. – Ma certo mio signore. – Dopo un attimo di illuminazione e di eccitazione si ricompose subito. – E bene, che sia data loro udienza nella sala del trono-. E li raggiunse lasciando dietro di sé il fauno.
- Chissà lei dov’è … - Bisbigliava nella sala del trono Susan a Lucy. –Che c’è Sue? Sei gelosa?-. Farfugliò la sorella minore scherzando. – Assolutamente no!- Ribatté con un pizzico di stizza Susan guardandosi attorno. Era tutto come tanti secoli prima, Caspian aveva fatto ricostruire il castello tale e quale con una stanza in più. C’erano, infatti, due Sale del trono: quella  in onore dei quattro sovrani e una per il Re Caspian e per la Regina Sharona. In quel momento, i quattro erano in quella ricostruita in loro ricordo. Il tetto di vetro altissimo, trasparente, sembrava non ci fosse, le colonne che dividevano la sala in tre navate sembravano dare una sensazione di infinito e tutto era di marmo bianco e beige. Al di sopra delle colonne c’erano delle trabeazioni con rifiniture in oro e bassorilievi che raccontavano una parte della storia dei quattro sovrani di Narnia. Mettendosi di spalle al grosso portone di legno di ciliegio placcato in oro, si poteva ammirare il piccolo altarino in fondo alla sala che custodiva i quattro troni dei Re e delle Regine e infine la stanza si chiudeva con un abside di vetro che dava sul mare che in quel momento era coperto dalle tende rosse che facevano trapelare i raggi di sole rendendo l’atmosfera più accogliente e familiare e meno  solenne e distaccata. Mentre Susan e gli altri tre fratelli si perdevano nella magnificenza e nella nostalgia che recava loro quella sala, entrò Caspian seguito dal fauno. Lui composto, si comportò da vero Re, spalle in fuori e sorriso smagliante che ricopriva una serie di emozioni che non potevano essere descritte. Peter gli andò incontro si abbracciarono mantenendo sempre uno schema regale e così fu per Edmund, diverso per Lucy che si buttò al suo collo e Caspian la prese in braccio facendole fare una giravolta. Poi, dietro Lucy sbucò Susan. Bellissima, era diventata più bella di come se la ricordava … L’aveva sognata tante volte, con il vestito azzurro e gli intarsi d’oro … Ma anche con quel vestito verde smeraldo era splendida e anzi, risaltava ancor di più la sua bellezza. Trasalì.
Susan gli si avvicinò, gli fece una riverenza molto formale, quasi non le sembrava vero e forse nemmeno a lui. Era imbarazzata, non sapeva come comportarsi. “Ricordati che è sposato” si disse. Era così bello però, che per lei fu una sofferenza non potergli buttare le braccia al collo e baciare le sue labbra così rosee. Era un uomo ormai. I capelli mori portati come sempre al vento e la muscolatura così ben scolpita in quel fisico per lei perfetto. Era la sua scultura. Un momento, non era più suo …
Si rialzò e si guardarono per un momento, sguardi indecifrabili, di frustrazione forse, dopo essersi resi conto di essersi ritrovati, ma comunque persi.
Arrivò Sharona con un aspetto più altezzoso di come se lo potessero immaginare. Entrò dal grosso portone, proprio quasi a voler interrompere quelli sguardi in codice tra i due ragazzi. Vestito bianco con una gonna amplissima fatta di piume e un corpetto bianco latte come la sua pelle; i capelli mossi le scendevano sulla spalla destra biondissimi. Una collana argentata con decorazioni molto simili a delle stalattiti le decoravano il decolleté e una corona fatta allo stesso modo poggiava sul suo capo. I suoi occhi si posero immediatamente su Susan che si sentì piccola piccola a fissare il ghiaccio delle sue iridi, ma riuscì a mantenere una certa regalità anche lei. In fondo era stata anche lei una Regina di Narnia e non c’era motivo di sentirsi inferiore. Oltre per il fatto che avesse sposato l’uomo della sua vita. Beh, si forse per quello un po’.
- Regina Sharona, sono ... -
- So perfettamente chi siete Re Peter-  Lo interruppe Sharona.
- Non essere così brusca con i nostri ospiti, Shar – Cercò di calmare le acque Caspian.
“Shar, da quando i sovrani si danno soprannomi teneri?” pensò infastidita (o ingelosita?) Susan.
Sharona spalancò un sorriso sforzato.
- Benvenuti nella nostra umile dimora, Sovrani di Narnia, potrete rimanerci quanto preferite, per tutta la durata del vostro soggiorno. Si dice che i Sovrani vengano chiamati a Narnia quando si avverte pericolo. È il caso che la sua Regina si debba preoccupare?-
- In verità non lo sappiamo il motivo per il quale siamo qui, lo scopriremo pian piano con l’aiuto del Re.- Salvò la situazione Edmund.
- Siamo arrivati ieri mattina e ci siamo subito messi in viaggio per Cair Paravel. Cerchiamo risposte qui.- Concluse Lucy. 
- Sarò ben felice di poter aiutare i Re e le Regine di un tempo nel loro nuovo viaggio nella nostra terra. È quasi ora di pranzo, vi pregherei di seguirmi nella sala dei banchetti, da questa parte.-
“Conosciamo la strada, l’abbiamo fatta più volte della tua stessa vita, mia bella Shar” pensò con un tono cantilenante Susan. 
 Tutti seguirono la Regina e il Re nella sala da pranzo attraversando stanze, scale e corridoi pieni di luce. Si sentivano a casa finalmente, se non fosse per l’incombente presenza di Sharona. Pranzarono tutti insieme Caspian di fronte a Susan e accanto a Sharona si sentiva in un imbarazzo irreale, lo stesso Susan, mentre Sharona manteneva la situazione in pugno con grande maestria. Dopo una serie di portate, si passò nei giardini reali dove passeggiarono tutti insieme per raccontarsi le vicende che erano accadute nell’altro mondo. Peter approfittò della momentanea assenza di Sharona per poter avvisare Caspian – Ho bisogno di parlarti. Da solo, senza tua moglie, credi sia possibile? Fa di tutto per non lasciarci soli, a mio parere.-
- Si può fare- disse Caspian.
-Possibilmente fuori dalle mura di questo castello- concluse in tempo Peter perché Sharona era tornata munita di arco e frecce.
- Regina Susan, siete famosa per la vostra abilità nel tirare con l’arco, vi prego di potermi mostrare la vostra bravura nella parte retrostante del giardino dove si allenano gli arcieri; oh! Caspian, mio caro, perché non fai vedere quanto sei diventato bravo anche tu a tirare, fai soddisfatta la tua maestra! – e gli porse le armi che aveva appena portato.
Susan lo guardò un po’ distorta.
-Beh, si, Shar mi ha insegnato ad utilizzare al meglio l’arco, gliel’ho chiesto io- disse imbarazzato Caspian rivolgendosi a tutti ma soprattutto allo sguardo precedente di Susan.
“Te l’avevo insegnato anche io se ti  fossi dimenticato” pensò La Dolce.
 -Secondo me siete anche in grado di fare una gara, suvvia! Ci sarà da divertirsi!- disse con un tono pieno di scherno Sharona.
Lucy, Peter ed Edmund la guardarono, ma lei non li degnò di uno sguardo e continuava a battere le mani da far salire il nervoso al resto del gruppo. Così Caspian e Susan si ritrovarono a dare spettacolo e a gareggiare a tiro con l’arco come fecero già una volta puntando verso una pigna. E il ricordo di quell’incontro fu inevitabile per tutti e due e si scambiarono sguardi complici. Fecero dieci tiri a testa. Susan non sbagliò nemmeno uno, Caspian l’ultimo, forse perché i gridolini di Sharona lo avevano alterato fin troppo. Così vinse Susan, per un tiro. Le scappò un sorrisino e anche a lui. Il comportamento di Sharona era stato molto chiaro quel pomeriggio. Avrebbe voluto metterli l’uno contro l’altro, invece, forse, aveva ottenuto l’effetto contrario, anche se per il resto della giornata i due non si sfiorarono e non si parlarono neppure.
Prima di cena successe qualcosa di strano che forse Sharona non aveva potuto mettere in conto nella sua commediola della Regina buona e moglie felice. È usanza infatti che prima di cena si beva del tè in tazze di porcellana finissima in una sala di dimensioni più piccole accanto a quella dei banchetti. Mentre i servi infatti portavano il tè alle Regine, Sharona si alzò di scatto e li spodestò prendendo in mano il vassoio di vetro con il quale si tagliò per il movimento troppo brusco e troppo poco controllato. Lasciò cadere a terra il vassoio e il tappeto si sporcò di tè, ma la Regina di ghiaccio sembrava più preoccupata di nascondere la mano ferita che della ferita stessa. Lucy cacciò subito il suo cordiale e andò incontro a Sharona che reagì molto bruscamente all’avvicinamento della ragazza. Ma Lucy fece in tempo a guardare la mano: il graffio c’era e il pezzo di vetro era anche conficcato ancora nella pelle, ma non trapelava alcuna goccia di sangue.
-No!- Gridò Sharona. –E’ meglio che lo si usi in occasioni più tragiche che per uno stupido taglio che posso anche curare da sola- E sorrise dolcemente. Edmund si sporse indietro dalla sedia che quasi cadde. A lui quell’espressione gli ricordò i brutti giorni passati assieme alla Strega Bianca e in effetti, era quella l’impressione che Sharona aveva dato in quel momento. Lucy tornò più insospettita che sconsolata sulla sua poltrona mentre Sharona ordinò che fosse servita la cena e tutti, quindi, presero posto a nella sala dei banchetti. Cenarono e poi si divisero nelle stanze da letto. Peter fece cenno a Susan di andare ad avvisare gli altri nella grotta e lei ordinò. Così si rivolse al resto del gruppo e in particolare a Sharona.
-Perdonerete di certo le mie vecchie quanto inusuali abitudini, signora, ma io andrei a fare una cavalcata nel bosco prima di dormire; perciò non vi seguirò negli appartamenti privati ma vado nella scuderia a prendere il mio cavallo. Ci vediamo domani mattina, buonanotte a tutti.-
Li lasciò tutti lì mentre lei si affrettò  a raggiungere la scuderia e, sellato il cavallo, partì nel cuore della notte armata di arco e frecce.

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Capitolo 8
*** Nel bosco ***


Capitolo 8
“Nel bosco”

La luna così pallida dava all’atmosfera un’aria abbastanza inquietante, e Susan, malgrado ciò che avesse detto, non era abituata a viaggiare di notte, per giunta da sola. Da Cair Paravel alla grotta, cavalcando così velocemente, ci avrebbe messo un’ora abbondante e aveva paura dei lupi che avevano aggredito sua sorella e il pensiero fisso di quegli animali non le lasciava la mente libera. L’arco e le frecce erano pronti sulle sue spalle ma se non avesse sentito il loro arrivo? Come avrebbe fatto a prendere le sue armi così in fretta? Così decise di andare a trotto per poter fare meno rumore e sentire il silenzio del bosco. A un certo punto sentì un rumore sospetto.  Il cuore in gola, la testa che batteva ad ogni passo del suo cavallo che affondava gli zoccoli nel terreno pieno di foglie secche, le mani rigide a tenere le redini ma comunque pronte a sfilare una freccia dalla faretra. Fece fermare il cavallo. Il tempo di scorgere una figura nell’ombra del pallore lunare e cominciò a cavalcare più forte che poteva. Correva, correva, non sapeva che fare, l’ansia le saliva sempre di più, ma non aveva il tempo di fermarsi a tirare una freccia e in più era sola. Come avrebbe fatto? Si sentiva braccata. Intanto l’inseguitore continuava a cavalcare ed era sempre più vicino al suo cavallo. I due si rincorrevano, Susan aveva paura di sbattere a qualche ramo e quindi si piegò sulla folta criniera del cavallo. L’inseguitore sembrò allontanarsi e Susan tirò un piccolo sospiro di sollievo. Ricominciò a trottare ma rimanendo sempre all’erta. In una mano teneva una freccia, pronta per essere scoccata con l’arco; sapeva che era lì da qualche parte il suo nemico, ma voleva dargli l’impressione di essere calma e rassicurata. Come aveva previsto, sentì poi dei rumori venire verso di sé. Si girò e con uno scatto si preparò a scoccare la freccia, ma quando riconobbe in viso chi era la persona dietro di lei, la tirò storta per l’emozione. E per fortuna. Continuarono a girarsi intorno quasi fossero sull’attenti. Non sapevano come comportarsi di certo. Si studiavano con gli occhi e con il loro movimento circolare sui propri cavalli, disegnavano un cerchio a terra.
- C-Caspian cosa ci fai tu qui?-
-Potrei farti la stessa domanda-
-Sono affari che devi discutere con Peter-
-Ti ha mandato Peter a quest’ora nel bosco?-
-Si, ma fa parte del piano-
-Cosa state combinando? Fa parte del piano? Sono il Re! Vorrei anch’essere avvisato!-
-Ci sei dentro fino al collo e con te dobbiamo andarci con cautela, visto che sei tanto preso dalla tua bella Shar.- Fece un attimo di pausa, forse per la stizza che le era presa nel pronunciare il nome della sposa di Caspian, poi ricominciò più agguerrita che mai.- E non ti accorgi di avere accanto a te un’approfittatrice, una Regina che non ti ama, che vuole solo il tuo regno per poterlo dare nelle mani di chi ha governato molto tempo fa Narnia! No! Ma tu sei troppo preso! Tu ti sei innamorato e la guardi con gli occhi dell’amore, non capsici il pericolo che corre la tua gente, pensi solo alla tua felicità matrimoniale che è falsa dalla testa ai piedi e io non capisco come tu possa essere stato così stupido da non accorgertene!- Respirò profondamente perché si accorse di aver detto tutto troppo velocemente e non sapeva dire se Caspian avesse capito o meno le sue parole. Ci fu un momento di silenzio e Caspian abbassò la testa e farfugliò qualcosa.
-C-come?- Disse sconcertata Susan.
-Si Sue, so il pericolo che corro. So di Briscola che vi ha chiamati e sapevo che sareste tornati. Ho semplicemente fatto il bene del MIO popolo, mi sono accorto delle sue stranezze, ma ho coperto i miei dubbi sino al vostro arrivo.-
- Capisco, ma sei solo uno stolto! Lo so che ti fa male perché è la tua sposa ed è la persona di cui ti sei innamorato e la ami così tanto, ma per Aslan! Come hai fatto ad essere così stolto! Come hai fatto a sposarti con lei! Non può essere, no!-
-IO NON LA AMO dal momento in cui ti ho rivista Susan. Sei mesi fa, non sapevo che sareste tornati! Non ci ho mai pensato! Mi ero arreso all’idea che te ne fossi andata, mi avevi abbandonato! E mi sono buttato nelle braccia di un’altra donna che a quanto pare non amo veramente, dal momento che  appena ti ho rivista, ho capito di amarti come mai l’ho fatto prima in vita mia.-
- E se mi ami come dici, perché mi hai dimenticata?-
-Tu nel tuo mondo mi hai aspettato?-
-Beh … Non sapevo che sarei tornata visto ciò che aveva detto Aslan!-
- Non – giudicare –me – allora.- Disse scandito Caspian.
- Io non mi sono ancora sposata con lui, almeno, non per ora.-
-Tu non sei una Regina nel tuo mondo.-
-Non riesco ad immaginarti al fianco della tua nuova Regina però-
-Non riesco ad immaginarti al fianco di un altro uomo all’infuori di me. - 
-Sei sposato.-
-Sei fidanzata ufficialmente.-
-E’ buffo sai? Ritrovarsi e perdersi contemporaneamente. Sarà destino?-
-Sarà invece che dobbiamo lottare come non abbiamo fatto la volta scorsa e sarà che il destino ci sta dando un’altra possibilità.-
-Non la voglio una possibilità con chi mi dimentica-
-Io la voglio una possibilità con chi mi abbandona-
-Non dovresti, non funzionerebbe mai-
-Perché no?-
-Siamo di altre persone e non mi metto in mezzo a matrimoni io-
-Mi ami?-
-Oh ti prego Caspian … -
-No, rispondimi.-
-Non ti amo-
-Non ti credo-
-Credimi invece, vai da tua moglie, io sono il passato e il passato non torna.-
-Non c’è stato tempo per noi- Disse Caspian scendendo dal cavallo.
-Non mi hai dato il tempo di tornare-
-Non mi hai avvisato del tuo ritorno- Disse il Re porgendo una mano a Susan.
-Chi può dirlo quando torniamo- Disse la Regina smontando dal suo cavallo.
-Ora ci sei e non ti lascio più andare via-
- Caspian allontanati, sarebbe una sofferenza inutile- E Susan si voltò cercando di risalire sul cavallo, ma Caspian le cinse i fianchi e la girò verso di sé provando a baciarla, ma Susan lo colpì nello stomaco senza fargli troppo male e il Re mollò la presa.
-Torna a casa da tua moglie, mio Re, perché l’adulterio a Narnia è peccato quanto un omicidio, stai uccidendo il cuore della tua donna, nonostante ella non ti meriti. E’ la Regina Susan che te lo ordina e te lo ribadisce.- E con queste parole così formali quanto fredde, risalì sul suo cavallo andando verso la grotta e lasciando Caspian chino su se stesso mezzo dolorante.
Volava via, il vento le accarezzava i capelli e glieli portava indietro, il cavallo cavalcava non troppo veloce, ma quanto bastava per lasciare Caspian il più lontano possibile. Le lacrime intanto le bagnavano le guance e la pelle le assorbiva e sembrava che non finissero mai, che si rigenerassero continuamente. Quelle parole così fredde, così formali che aveva pronunciato nei confronti della persona che più amava, le facevano  male dentro di lei. Continuava a ripetersi che non poteva fare altrimenti, che era giusto il suo comportamento, che doveva mettere davanti a tutta se stessa  la pace di Narnia e poi la sua. Il popolo aveva bisogno di serenità non di questioni che avrebbero potuto infangare la sua Regina e poi tutto il regno. Scuoteva la testa al pensiero di Caspian chino su se stesso, con il dolore addosso non per il pugno, ma per il suo rifiuto. Gli aveva mentito, lo amava, eccome se lo amava. Non l’aveva mai dimenticato, tanto da trovarsi un suo simile nel suo mondo. Ma niente era come lui. Come il vero Caspian. L’amore che lei provava per lui era uno di quelli che si ha solo una volta nella vita, che non tutti gli individui conoscono e che si ha con una sola persona. Lei l’aveva conosciuta quella persona, e il pensiero di non poterla mai più avere per sé le faceva male. Avrebbe voluto trascorrere con lui il suo periodo a Narnia. Ma una volta incastrata Sharona, per loro non ci sarebbe stato comunque tempo perché lei sarebbe dovuta tornare nel suo mondo. Mentre era tanto presa dai suoi pensieri, un serpente spaventò il cavallo e Susan perse il controllo, così cadde dall’animale che scappò. Lei rimase a terra. E stanca e abbattuta per l’incontro con Caspian, si addormentò.
Intanto nella grotta Briscola e il resto del gruppo erano sempre più impazienti. I Re e le Regine non potevano essersi dimenticati, oppure, pensò il nano, era successo qualcosa durante il viaggio verso la grotta! Così Briscola mandò un centauro verso Cair Paravel per riferire un messaggio a Re Peter, o per andare incontro a uno dei quattro sovrani che sarebbe dovuto venire. Ma non servì che il centauro uscisse dalla grotta perché dalla botola si sentì bussare. La ninfa andò ad aprire ed emise un gridolino spaventato. Era Caspian con Susan tra le sue braccia.
-Mio Re!- Seppe solo dire Briscola.
-So tutto Briscola, stai tranquillo. So tutto da molto tempo. Avevo notato anche io delle stranezze, ma non le facevo evidenziare per paura che la situazione si potesse ritorcere contro il popolo. Così ho aspettato che qualcuno se ne accorgesse al posto mio e che chiamasse i Re e le Regine di Narnia, ne ero certo che l’avreste fatto voi, in caso contrario l’avrei fatto io-.  
- Ciò mi rincuora vostra Maestà, perché beh ecco, noi non sapevamo come potesse essere la vostra reazione e aspettavamo i Re e le Regine per potervelo riferire. A quanto pare Re Peter ha voluto portare la Regina Susan fino a noi, ma cosa le è successo?-
- Beh, noi … Emh, cioè la Regina l’ho ritrovata per terra addormentata e senza forze quasi vicino la vostra grotta, ecco perché è stato facile trovarvi.-
-E scusate l’intromissione mio signore, ma voi cosa ci facevate in giro a quest’ora della notte?-
-Beh, io … Passeggiavo! Non riuscivo a prendere sonno e ho fatto una passeggiata, ecco tutto .- E sorrise sollevato.
Briscola fece finta di credergli. Aveva capito l’amore che c’era negli occhi di Caspian per Susan, lo vedeva nel modo in cui la guardava:  uno sguardo tenero e preoccupato nello stesso momento …
- Va bene – Disse solo Briscola.
Poi Caspian ordinò:- Fate riposare la Regina. Vi racconterò io cosa è successo oggi. E insieme troveremo il modo di andare avanti. Per Narnia, per Aslan.-

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Capitolo 9
*** La notte nella grotta ***


Capitolo 9
La notte nella grotta
Alcuni nani portarono la Regina Susan in una stanza accanto a quella principale dove, seduti intorno al grande tavolo di pietra, c’erano Caspian e Briscola, assieme al resto del gruppo.
-L’ho sposata per motivi politici, l’ho amata si, mi sono affezionato, ed è stato un duro colpo avere dubbi su di lei. Poche notti dormiamo insieme perché lei ha voluto una stanza tutta per sé, ma quando succede è sempre lei a volerlo e, se glielo chiedo io, non accetta mai. Una notte ho voluto farle una sorpresa, volevo dormire accanto a lei perché mi sentivo solo nel mio letto matrimoniale e mi mancava una donna da stringere accanto a me e così la raggiunsi. Era fredda. Gelida. Sembrava morta, mi spaventai e la svegliai, lei aprì i suoi occhi di ghiaccio e mi portò una mano al collo cercando di strozzarmi. Sembrava non capisse ciò che stesse facendo, poi mi liberai dalla sua stretta e lei si riaddormentò quasi non fosse successo nulla. Iniziai ad insospettirmi ma senza darlo a vedere. La mattina dopo mi disse:-Sai, ho sognato che ti uccidevo stanotte, un incubo orribile-. Ma io l’avevo vista che era abbastanza cosciente. Era sveglia, le sue mani erano lì sul mio collo e stringevano gelide, mi sentivo avvampare. La diffidenza divenne tale che iniziai a seguirla ovunque e notai certi suoi atteggiamenti dispotici che i primi mesi non aveva. Forse non me n’ero mai accorto. Forse era troppo brava a nasconderli. Mi sembrava la donna adatta dopo che la Regina Susan mi aveva abbandonato, ora mi accorgo di quanto questo mio pensiero possa essere stato errato. Mi scuserei con tutto il mio amato popolo se solo sapesse ciò che sta succedendo internamente.- Disse il Re con un tono di rammarico.
- E invece io dico che un buon passo l’abbiamo fatto senza troppi sforzi. Non immaginavamo che Voi sapeste del pericolo di Narnia, con Voi, mio signore, dalla nostra parte sin dal principio della nostra opera di salvezza, sarà tutto più semplice … Se di semplicità si può parlare.- Cercò di “tranquillizzarlo” il suo consigliere Briscola.
- Una domanda avrei ancora da porti, mio caro amico … Come faccio io a poter ancora passar del tempo con i Re e le Regine del tempo? Quella volta a Telmar con Aslan, sarebbe dovuta essere l’ultima … -
- Il tempo a Narnia è diventato soggettivo. Lo stesso Aslan in persona si è rivelato a me in sogno per avvisarmi che avrebbe riportato qui i nostri Re e Regine di un tempo poiché nell’altro mondo desideravano molto ardentemente ritornare nelle nostre terre e ognuno di loro sognava di rincontrare noi: le ultime persone che avevano visto dopo i loro vari addii, le ultime persone ad aver amato. Così, ha voluto far loro un regalo riportandoli qui una volta che si fossero ricongiunti tutti e quattro in famiglia e che ci fosse stato bisogno del loro aiuto nel nostro regno. Il motivo del pericolo non me lo disse, tutte le mie supposizioni e tutti i miei riscontri sono solo ed esclusivamente opera mia. Questo è quanto, mio signore.-
Caspian ascoltava con la testa china sul tavolo fissa sulle cartine che rappresentavano i vari regni e possedimenti di Narnia, attento alle parole del nano, poi raccontò della giornata trascorsa con gli altri sovrani e degli ulteriori comportamenti strani di Sharona.
- Il nostro signore Aslan è sempre pieno di sorprese e di magnanimità. Ora se non vi dispiace, mi recherei personalmente nella camera che ospita la Regina Susan per informarmi riguardo le sue condizioni fisiche.- Detto questo, il Re si alzò dal suo posto e raggiunse la stanza della Dolce.
La fissava mentre dormiva. I capelli ordinati, il viso era segnato da qualche leggera ruga sulla fronte, forse per lo spavento dovuto alla caduta; le labbra rosse davano un senso di morbidezza che Caspian avrebbe voluto provare appoggiando su di esse le sue. Dormiva serenamente, composta come se anche il semplice dormire dovesse essere fatto con la grazia che una Regina dovrebbe avere durante il giorno. Avrebbe voluto dirle mille cose, avrebbe voluto scusarsi di non aver avuto fiducia in Aslan, avrebbe voluto dirle quanto era bella, baciarla, tenerla stretta, avrebbe voluto prometterle che non l’avrebbe mai lasciata andare, che gli apparteneva troppo, ma più che a lui, lei apparteneva ad un altro mondo in cui c’era un altro uomo e lui non poteva mantenere la promessa pur volendo, perciò non disse nulla, anche per paura di svegliarla. Tra tutti questi pensieri , finì per addormentarsi seduto sulla grande poltrona accanto al letto mentre teneva dolcemente la mano di Susan sul cuscino dopo che lei si era voltata nel sonno verso di lui.
La mattina seguente, i raggi del sole filtrarono delicatamente dalle piccole finestre. La camera era posta più in alto rispetto all’entrata dalla botola e questo permise la costruzione di un punto luce per non rimanere  al buio con la sola luminosità del fuoco, anche di giorno. Uno di quei raggi colpì il viso di Susan che si svegliò notando Caspian accanto a sé che ancora dormiva tenendogli la mano. Si slegò piano dalla stretta  per non svegliarlo. Doveva partire prima di lui. Infatti, se la gente, o peggio, Sharona avessero visto  i due sovrani tornare insieme, si sarebbero creati troppi sospetti. Si diede un’acconciata e, salutati gli altri partì alla volta di Cair Paravel. Briscola le disse che cavalcando, avrebbe raggiunto la città in un’ora e mezza e sarebbe potuta entrare nel castello senza destare dubbi. Così fece. Riuscì ad entrare, a deporre il cavallo nelle scuderie e a tornare negli appartamenti indisturbata. Si mise a letto e fece finta di dormire finché non fosse arrivato qualcuno a “svegliarla”.
Caspian si svegliò una mezz’ora dopo che Susan era partita. Al suo risveglio si sentì un po’ scombussolato dall’assenza della Regina, ma capì il suo intento e quindi non si disturbò a fermarsi un’altra mezz’ora assieme al gruppo nella grotta. Fece colazione, parlarono di quello che avrebbero dovuto fare tutti durante quella giornata e poi partì anche lui per tornare a casa.
 

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