the waitress.

di LarryBeliever
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. ***
Capitolo 2: *** 2. ***
Capitolo 3: *** 3. ***



Capitolo 1
*** 1. ***


1.
Stephenie si svegliò turbata nel cuore della notte, come accadeva ormai da un po' di tempo a questa parte.
Andò in bagno a rinfrescarsi e, mentre faceva scorrere l'acqua in attesa che si raffreddasse, alzò lo sguardo sullo specchio.
Quel volto non le apparteneva. Lei non era sempre stata così, un tempo era bella. Non che adesso non lo fosse, ma ora era una bellezza trascurata, inappropriata per la sua età.
Soli diciannove anni.
A quell'età doveva essere sorridente, raggiante, fresca...ma non lo era.
La sua giovinezza le era stata strappata via assieme alla sua famiglia.
Il suo volto era quello che ne aveva risentito di più: guance scavate, occhi infossati e spenti.
Il fisico si era mantenuto per quello che già era, asciutto.
Stephenie sbuffò e tornò nella sua camera da letto.
Riprese in mano la lettera che i suoi genitori avevano spedito a sua zia il giorno della sua nascita e la rilesse:
 
'                                     New York, 15 ottobre 1993
Cara Anne,
Siamo felici di annunciarvi la nascita di un nuovo membro della famiglia Morden: Stephenie.
La piccola ha degli occhi angelici, è nata un mese prima del dovuto, e per questo è molto piccola, Rick riesce a tenerla nel palmo della mano!
Vi alleghiamo una foto.
Speriamo di vedervi presto,
                         Maura, Rick e Stephenie.'
 
Una lacrima solcò il viso della ragazza e fu subito seguita da tante altre.
Si affacciò alla finestra che mostrava tutta Holmes Chapel.
La vista non era delle migliori a quell'ora, per niente, ma Holmes Chapel era forse la più bella cittadina che Stephenie avesse mai visto.
Scese al piano inferiore della piccola villetta di sua zia ed entrò in cucina.
Prese un bicchiere d'acqua, si sedette al tavolo di mogano e iniziò a sorseggiarne il contenuto.
Presto le luci si accesero e suo cugino Harry entrò preoccupato nella stanza.
-Steph, che stai facendo?- 
Stephenie non rispose immediatamente, anzi, si prese qualche istante per osservare bene il suo coetaneo.
I capelli ricci gli scendevano liberi sulla fronte alta, facendo quasi da cornice al suo volto angelico.
Gli occhi rigorosamente verdi, erano meno vivaci rispetto al solito a causa del sonno.
Le labbra sottili erano dischiuse e i suoi lineamenti fini ancora rilassati.
-Nulla Harry, ho preso dell'acqua, tranquillo.- lo rassicurò la ragazza avvicinandosi alla figura alta e slanciata del cugino.
Lei ed Harry si toglievano solo cinque mesi di età, eppure il più piccolo la superava in altezza di molto.
-Torno su a dormire e conviene farlo anche a te.- continuò Stephenie avviandosi verso la porta.
Harry annuì ed uscì assieme a lei.
 
Poche ore dopo Anne Cox faceva il suo ingresso nella camera da letto di Stephenie.
-Steph svegliati, devi andare al lavoro.-
La più giovane mugugnò qualcosa di incomprensibile e si mise a sedere sul letto.
-Buongiorno nipote mia.- le disse sorridendo materna Anne.
Stephenie sorrise di rimando ancora stordita.
-È ora di alzarti, devi lavorare. Harry  è già di sotto che ti aspetta.-
Steph annuì.
Ogni giorno era la stessa routine: si alzava, andava a lavorare, il suo capo le gridava contro e tornava a casa.
'Almeno è una vita tranquilla' si diceva spesso, quasi a consolarsi quando capiva di essere ormai stanca di tutto ciò.
-Zia Anne, non ce la posso fare...- disse Stephenie rivolta a sua zia. Questa la guardò compassionevole -Tesoro, so che è difficile convivere con tutti quei ricordi, ma tu sei la persona più forte che io conosca.-
Stephenie inspirò profondamente, si ravvivò i lunghi capelli neri e si chiuse nel bagno. 
Si spogliò ed accese il getto d'acqua bollente, non voleva pensare.
 
-Morden!- la richiamò il suo capo.
Stephenie alzò velocemente la testa e si voltò verso il signor Jones. 
-Cosa...? Che c'è ora?- domandò quasi infastidita la giovane.
-Tu? Tu osi chiedermi cosa c'è?! C'è che io ti pago per lavorare, non per stare su quel bancone a dormire!- esclamò diventando paonazzo dalla rabbia.
-Mi scusi, non intendevo dire questo...vado subito.-
Stephenie si avviò verso un tavolo dove sedeva un ragazzo apparentemente della sua stessa età.
-E sorridi un po'!- le gridò il signor Jones alle sue spalle.
Steph respirò a fondo, mise su un sorriso falsissimo e andò al tavolo del giovane.
-Buongiorno, vuole ordinare?- fece la ragazza, con lo sguardo rivolto al taccuino.
-Sì grazie, ma puoi darmi del tu.- le sorrise lui -Prendo un cornetto e del cappuccino.-
-Va bene...- iniziò Stephenie appuntando l'ordine sul foglio giallognolo -...vuoi zucchero? O lo porto in bustina e fai tu?- 
-La seconda.-
-Perfetto.- rispose la ragazza e, per la prima vera volta, osservò accuratamente il ragazzo che le era di fronte.
I suoi occhi marroni si scontrarono con quelli verdi della cameriera che arrossì al contatto, ma non distolse lo sguardo a causa della troppa curiosità.
Dei ricci castano chiaro scendevano sui suoi lineamenti dolci e la bocca rossa e carnosa regalava sorrisi carichi di emozioni.
Era magro, alto, un fisico invidiabile, ma il suo sorriso fu ciò che lasciò Steph senza fiato.
Era il più bello che avesse mai visto.
La ragazza scosse la testa imbarazzata e portò il nuovo ordine in cucina.

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Capitolo 2
*** 2. ***


Stephenie si strinse nel suo cappotto mentre il freddo pungente di quella sera di ottobre la avvolgeva completamente.
Era stremata, aveva appena staccato dal lavoro dopo una giornata estenuante.
Iniziò ad avviarsi pensierosamente verso la piccola villetta appartenente a sua zia.
Pensò al ragazzo della mattina, lì al caffè, ai suoi occhi e ai suoi modi gentili.  Sembrava quasi che la stesse prendendo in giro con tutta quella sua accuratezza, come se gli importasse qualcosa di lei, come se conoscesse ciò che aveva passato e lei gli facesse pena.
Nessuno poteva provare pena per Stephenie.
Steph odiava vedere negli occhi delle persone quel sentimento che spesso portava a trattarla in modo diverso solo e soltanto per il suo passato. Ed era proprio per questo che lei aveva allontanato tutti.
Forse la sua più grande paura era proprio che, per i ricordi che portava nel petto, la gente potesse trattarla  diversamente. Lei non era diversa, il suo passato lo era stato, e forse avrebbe dovuto cercare di lasciare tutto alle sue spalle, ma come avrebbe potuto? Tutta la sua vita era stata segnata dal quel tragico avvenimento.
Non aveva un solo ricordo che non fosse stato segnato, marchiato pesantemente.
Certo, ricordava il breve periodo trascorso nella gioia della famiglia newyorchese, ma erano ricordi vaghi, sfumati, come se qualcuno avesse cercato di cancellarli definitivamente dalla memoria della ragazza senza riuscire definitivamente nel suo intento.
Persa nei suoi pensieri, Stephenie non si rese conto di stare andando addosso a qualcuno, finché non ci sbattè contro.
Alzò distrattamente lo sguardo e strascicò un veloce -Scusami, ero sovra pensiero...-
-Stai tranquilla.- la rassicurò dolcemente una voce che lei aveva già udito, anche se non ricordava dove.
Osservò meglio il volto del ragazzo in piedi davanti a lei fino a quando non capì di chi si trattasse e una strana smorfia di stupore e curiosità le si dipinse sul viso.
Era il ragazzo del caffè.
I capelli ricci e quasi biondi erano leggermente coperti da un cappellino di lana, mentre una sciarpa dello stesso materiale gli fasciava bene la bocca. Stephenie odiava quella stoffa che si contrapponeva tra il sorriso di quel giovane e il suo campo visivo. 
Le gote erano arrossate a causa del freddo e mettevano bene in risalto le sue limpide iridi castane. 
Un cappotto grigio a collo alto rivestiva il suo corpo tonico non lasciando minimamente intravedere, però, il fisico scolpito che vi si nascondeva sotto. Ciò che colpì maggiormente Steph, fu il fatto che lui indossasse delle semplici converse bianche di tela nonostante il suo abbigliamento invernale.
-Io...io vado.- disse lei scansandolo e continuando a camminare senza dargli il tempo di dire alcunché.
Non appena voltò l'angolo e si accertò che il giovane ragazzo non potesse più vederla, alzò il passo: improvvisamente aveva un'inspiegabile fretta di tornare a casa.
Pochi istanti dopo Stephenie intravide il cancello della villetta di sua zia e lo spinse senza forza sapendo già che fosse aperto.
Cercò nelle tasche le chiavi ma invano: le aveva dimenticate ancora una volta.
Fece il giro verso il retro del giardino e si aggrappò al grande albero presente nel centro, iniziando a salirci sopra.
Suo padre da piccola le aveva insegnato come arrampicarsi sugli alberi. Amavano andare insieme a Central Park e lui diceva che se un giorno Stephenie fosse riuscita a salire in cima all'albero più alto del parco, allora avrebbe visto quello che, secondo lui, di più bello c'era al mondo: l'intera New York, uno spettacolo mozzafiato.
Purtroppo, però, lei non ce l'aveva mai fatta, e si era ripromessa che un giorno sarebbe tornata lì, a New York, per salire su quell'albero e suo padre sarebbe stato fiero di lei da lassù.
In poco tempo arrivò al ramo che dava sulla finestra della camera di Harry al piano di sopra e vi si affacciò.
Intravide suo cugino piegato sulla scrivania a studiare e bussò al vetro. Harry si guardò attorno per cercare la fonte del rumore che l'aveva distratto e, quando vide Stephenie, sul suo volto si dipinse un magnifico sorriso contornato da due adorabili fossette. Andò ad aprire lasciando spazio alla cugina.
-Steph! Ma che fai?- 
-Ho dimenticato le chiavi...- 
-Come al solito.- disse lui scompigliandole dolcemente i capelli.
La ragazza rise assieme ad Harry e uscì dalla camera dirigendosi in cucina per mangiare qualcosa. 
 
La mattina successiva Stephenie si svegliò, pronta per affrontare una nuova giornata di lavoro che l'avrebbe, sicuramente, lasciata senza forze.
Si alzò a fatica dal letto e andò a fare una doccia.
Una volta finito scese correndo in cucina, dove trovò sua zia e suo cugino che facevano colazione.
-Steph, dormito bene?- domandò Anne.
La ragazza annuì distrattamente -Harry andiamo?-
-Sì, certo. Non fai colazione?- chiese lui indicando le fette biscottate e la marmellata disposte in modo disordinato sul tavolo. 
-No, sono già in ritardo. Se faccio tardi un'altra volta il signor Jones mi uccide.- 
Questa volta fu Harry ad annuire, prese le chiavi dell'auto e prima di uscire diede un dolce bacio sulla fronte della madre. Stephenie sorrise alla vista di tanto amore e si morse il labbro non appena si rese conto che lei non avrebbe mai potuto fare una cosa del genere con la sua di madre.
Anne, notando l'improvviso cambiamento di umore della nipote, le chiese di avvicinarsi e le scoccò un sonoro bacio sulla guancia.
 -Ehi, tranquilla, tu sei una figlia per me.- le sussurrò poi all'orecchio.
Steph le sorrise grata e l'abbracciò di rimando. Quell'abbraccio non aveva bisogno di spiegazioni, in quel gesto si celavano sentimenti più profondi di quanto le due donne avessero potuto immaginare. 
-Andiamo?- le interruppe Harry -Io sono pronto.- sentenziò successivamente.
La cugina annuì e si avviò con lui verso la porta di casa.
 
Il viaggio in macchina durò poco tempo data la velocità con cui Harry guidava la gip della madre. Una volta al caffè, il signor Jones ordinò a Stephenie di rimanere alla cassa. Questa non si oppose e si avviò alla postazione adibita accanto al banco dei dolci.
Si sedette sullo sgabello e aspettò che qualche cliente di facesse avanti.
 
La monotonia della giornata di lavoro fu confermata dal consueto tintinnio del campanello appeso alla porta. Stephenie tenne il capo chino mentre cercava di dare il resto alla signora che aspettava davanti a lei.
-Steph, quel ragazzo vuole essere servito da te...- le venne vicino sussurrando il suo collega, George.
-Chi?- domandò confusa.
-Lui.- continuò indicando un ragazzo ormai familiare a Stephenie.
Era lo stesso del giorno precedente, quello contro cui era poi andata a sbattere.
Steph alzò gli occhi al cielo e si avviò verso il tavolo dove era richiesta.
-Buongiorno.- salutò lei tentando di essere cordiale.
-Ciao.- la salutò lui più schietto.
-Vuoi...emh, ordinare?- 
-Sì, lo stesso dell'altro giorno.-
Stephenie si infastidì leggermente nel sentire il pretendere che lei si ricordasse l'ordinazione del giorno precedente con tutti i clienti che aveva avuto.
La ragazza lo guardò interrogativa e lui precisò sorridendo -Un cornetto e una tazza di cappuccino.- 
-Va bene, arriva subito.- sentenziò Steph voltandosi per andare in cucina.
-E comunque io sono Liam!- le gridò lui.
La ragazza si girò nuovamente e gli rispose -Io sono Stephenie.- portando imbarazzata una ciocca dii capelli dietro l'orecchio.
Dopo aver servito altri clienti, Steph prese l'ordine ormai pronto e lo portò al tavolo del ragazzo.
-Ecco a te.- gli disse poggiando la tazza contenente il cappuccino e il cornetto sul basso tavolino.
-Grazie.- rispose Liam, poi continuò -Sai, ieri mi è sembrato avessi quasi paura? Sì, paura di me...-
-Io? Paura di te?!- esclamò quasi gridando Stephenie -Andavo di fretta, e poi non sapevo nemmeno chi tu fossi!- ribattè successivamente.
Liam la guardò con sguardo retorico quindi lei, sempre più nervosa, tornò indietro verso il bancone.


Hi everyone!
Okay, inzio col dire che vi amo, dio 15 recensioni! Giuro che sono contentissima :)
Ebbene sì, il ragazzo è la vecchia versione di LIam, ma ormai tutte l'avevano capito lol
Mi scuso per il ritardo, ma non sono stata bene ho avuto la febbre alta e ancora adesso ho decimi e un po' di placche (di fatti la mia gola va a fuoco).
Nient'altro da dire, solo che siete fantastiche e che vi amo.
Lasciate una piccola recensione anche qui? Positiva o negativa che sia voglio avere i vostri pareri :)
Bacioni xx
Una Fra molto contenta :)

 
 
 
 

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Capitolo 3
*** 3. ***


3.
-Harry!- chiamò il cugino Stephenie dal piano superiore.
-Steph, sono qui in cucina.- gridò di rimando il giovane ragazzo riccio.
Stephenie si avviò verso il tavolo dell'anonima cucina di casa Cox dove Harry era bellamente seduto sorseggiando del tè. Sbadigliò con fare assonnato.
-Ne vuoi un po'?- domandò lui indicando la tazza che era posta davanti a lui.
-Se ce ne è, con piacere, grazie.- 
Harry si alzò e andò a prendere la teiera ed una tazza.
-Allora, come stai?- domandò il ragazzo mentre trafficava davanti al lavandino.
-Come al solito.- rispose Stephenie sistemandosi una piega del pigiama.
Questa non si sbilanciò troppo nel rispondere, era di poche parole.
Harry annuì abituato ormai alle risposte secche della cugina -Come è andata al lavoro ieri?- domandò in seguito.
-Bene.- 
-Stephenie...- 
-Si..?
-Nulla.- sospirò lui.
Steph afferrò la tazza che il cugino le stava offrendo piena di tè.
-Ora che finisci andiamo?- 
Lei annuì -Fammi solo cambiare.- 
 
Poco tempo dopo Stephenie scendeva le scale diretta verso la porta dove Harry l'aspettava. Uscirono assieme di casa ed entrarono nell'auto del più piccolo.
-A che ora stacchi oggi?- domandò Harry.
-Solito, le sette.- 
Rimasero in silenzio per il resto del viaggio, fino a quando non arrivarono al caffè.
-Sono arrivata, ciao.- salutò il cugino con un bacio sulla guancia.
-Ciao Steph.- disse di rimando Harry.
Non appena scese dall'auto il freddo pungente di quella mattina la avvolse completamente.
Spinse la porta del caffè causando il solito tintinnio dovuto ai campanelli appesi ad essa.
-'Giorno Stephanie.- la salutò George.
-Ehi ciao.- 
-Sai, è passato il ragazzo di ieri...-
-Liam?- domandò la ragazza sorpresa.
-Sì, lui. Ha chiesto di te e dato che non c'eri se ne è andato dicendo che torna più tardi.-
Lei lo guardò stranita, poi alzò le spalle e andò ad indossare il grembiule immacolato.
Si avviò verso la cassa, ma il signor Jonson le disse che quel giorno avrebbe solamente dovuto servire ai tavoli.
Stephenie, convinta che il mondo stesse girando male per lei, andò a servire un cliente.
 
-Ehi Stephenie!- la salutò il solito ragazzo riccio sedendo al solito tavolo da lui occupato.
-Buongiorno.- ricambiò con tono formale la ragazza.
Lei si avvicinò al tavolo e lui le sorrise.
-Il solito?- domandò Steph.
Liam annuì -Poi vorrei chiederti una cosa...-
-Va bene, torno tra poco.-
Stephenie si allontanò e, una volta che l'ordine fu pronto, ritornò al tavolo del moretto.
-Ecco a te.- disse lei porgendogli il vassoio.
-Grazie. Puoi sederti?- domandò Liam.
Steph annuì e si sedette alla sedia di fronte  a lui. Lo guardò con aria interrogativa e lui disse con nonchalance -Devo intervistarti, se ti va...- 
-I...Intervistarmi?- chiese la ragazza confusa.
Liam annuì addentando il suo cornetto e un po' di cioccolato gli finì ad un angolo della bocca.
-Sei emh, sporco.- disse Stephenie sorridendo.
-Dove?- fece il ragazzo sorridendo anch'egli.
-Sul labbro.- 
-Qui?- chiese Liam indicando una parte del labbro inferiore completamente pulita.
-No,- rise Steph -sull'angolo, al lato.-
Lui indicò il lato opposto rispetto a ciò che lei intendeva.
-No, lascia fare.- sentenziò Stepenie ridendo e prendendo un tovagliolo per sporgersi verso Liam.
Avvicinò la stoffa alla bocca di lui pulendolo.
-Ecco, fatto.- sorrise Steph.
-Grazie.- replicò Liam scoppiando a ridere.
-Allora...dicevi di dovermi intervistare?-
-Sì, hai tempo ora o ci vediamo quando finisci?- 
La ragazza s'irrigidì, Liam era pur sempre uno sconosciuto per lei.
-Sì, so che non ci conosciamo molto bene...-
Stephenie non lo lasciò continuare -Va bene.- 
In quel momento non pensava a nulla, solo che quello sconosciuto avrebbe potuto spezzare la monotona catena che caratterizzava le sue mattine già da un po'.
-Sul serio?- chiese il ragazzo illuminandosi.
- Ah-Ah - annuì Steph.
-Grazie mille Stephenie, ti passo a prendere io quando finisci.-
-Okay.- sentenziò sorridendogli.
 
Stephenie guardò impaziente l'orologio posto sopra la porta del negozio aspettando l'ingresso di Liam nel caffè. Sbuffò spazientita e George la guardò compassionevole.
-Siamo così, il ritardo fa effetto.-
Lei lo guardò interrogativa e lui precisò -A noi uomini piace fare ritardo.- alzando le spalle.
Stephenie accennò un sorriso e si concentrò sulla porta, come se in questo modo potesse fare alzare il passo a Liam.
Per la sua infelicità, Stephenie dovette aspettare dieci minuti prima che la figura alta e slanciata di Liam facesse la sua apparizione nel caffè.
-Ehi, scusa il ritardo.- si imbarazzò Liam mettendo una mano dietro alla nuca.
-Tranquillo, stavo rifinendo un paio di cosette.- mentì lei.
Al sentire le sue parole George trattenne a stento una risata.
Dopo aver fulminato quest'ultimo con lo sguardo, Steph domandò -Andiamo?- 
-Certo.- le sorrise lui.
 
Hi everyone!
Mi scuso per l'abnorme ritardo e se mi tirerete addosso dei pomodori vi capisco perfettamente, sono tornata con questo schifo di capitolo in cui non succede nulla, assolutamente nulla D:
Sì, Liam e Stephenie parlano un po' di più ma niente di che.
Il fatto è che non riuscivo a tagliare la parte iniziale con Harry perché, per quanto sia noiosa, mostra quanto lui tenga a Steph.
Nulla, mi scuso ancora per il ritardo e ci tengo a giustificarmi dicendo che oggi ho fatto la prima parte degli esami del PET e che il 13 mi iniziano gli esami di terza media, una mano su cosa portare? sono disperata lol.
Vi sarei grata se mi lasciaste una recensione, ho bisogno di sapere cosa ne pensate :)
Accetto critiche, so di non essere la Rowling o la Collins e ci terrei davvero molto a migliorare.
Un bacione x
Fra ;)
 
ps. VI AMO, GRAZIE PER LE NOVE RECENSIONI!

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