Il Secondo FFI.....Pieno di Sorprese

di BloodGirl
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Nuova Vita ***
Capitolo 2: *** Nell'Inazuma Japan ***
Capitolo 3: *** Il Primo Giorno ***
Capitolo 4: *** Verità - prima parte ***
Capitolo 5: *** Verità - seconda parte ***
Capitolo 6: *** Attaccante Familiare - prima parte ***
Capitolo 7: *** Attaccante Familiare - seconda parte ***
Capitolo 8: *** Un po' di Riposo ***
Capitolo 9: *** Incontro con il Passato - prima parte ***
Capitolo 10: *** Incontro con il Passato - seconda parte ***



Capitolo 1
*** Nuova Vita ***


CAPITOLO 1: NUOVA VITA
Mi sono trasferita da Nayoro, un piccolo paesino nell’Hokkaido. Ora sono qui immobile, davanti alla mia nuova scuola, mentre gli altri studenti mi passano accanto. E’ enorme, imponente, insomma è grandissima. A piccoli passi inizio a dirigermi verso l’interno del cortile. Alla mia destra vedo che ci sono dei campi, ancora vuoti. Mentre a sinistra c’è un edificio molto grande, con tantissime finestre. In alto, verso il tetto, vi si trova una specie di insegna sulla quale c’è scritto ”Dormitorio”. Sto continuando a camminare(certo che c’è un sacco di gente strana). Non indosso l’uniforme della scuola perché non me l’hanno ancora consegnata(infatti quelli che mi passano vicino mi guardano un po’ storto); indosso solo un paio di pantaloni blu lunghi e una maglia azzurra. Salgo le scale dell’entrata e mi dirigo verso l’interno. Una volta dentro rimango a bocca aperta: è bellissimo, e ancora più grande da come sembrerebbe fuori. Tiro la mia valigia color neve verso la segreteria. Mi affaccio allo sportello e una donna sulla trentina mi recita, con un falso sorriso:-Buongiorno, in cosa posso esserle d’aiuto?-
- Sono Aida Hunt, dall’orfanotrofio di Nayoro!- rispondo molto gentilmente e agitata.
-Cortesemente, mi fai vedere il modulo di iscrizione!-
Da una tasca della valigia, estraggo un foglio che è stato compilato dalla mia ex preside. Lo ripongo sul piano e quella signora lo prende. Lo legge velocemente.
-Bene, il preside è stato avvisato del tuo incidente menzionato qui?-
Annuisco tristemente, ma in fondo è un bene che sia stato avvisato prima, così evito spiegazioni inutili. La signora si alza dalla sua sedia girevole e si dirige verso un pannello di legno a cui sono appese delle chiavi numerate. Ritorna da me e me le porge. Su di esse è inciso un numero con uno stile decisamente gotico: il numero nove. Mentre guardo le strane chiavi, la donna ha preso la mia uniforme. È in un celofan a cui è attaccato un cartellino con il mio nome scritto con una calligrafia da nobile. Mi ripone sopra un paio di scarpe nere, tipiche scolaresche. Afferro tutto e, stringendomelo al petto e dopo aver fatto un piccolo inchino, mi dirigo all’esterno. Il cortile è più affollato di prima e vedo parecchi studenti venire sia dal cancello sia dell’edificio con scritto “Dormitorio”. Scendo la scalinata e mi dirigo verso quest’ultimo. Entro e rimango a bocca aperta: è molto grande con studenti che vanno e vengono in continuazione. Prendo le scale a destra, le quali sono indicate con un’insegna che dice “Dormitorio Femminile”, scritto con uno stile simile a quello del numero sulle chiavi. Salgo le scale fino al secondo piano e inizio a percorrere il corridoio alla ricerca della stanza nove. Finalmente la vedo: è quella in fondo. Prima di entrare busso(è sempre meglio farlo quando ti ritrovi in un dormitorio). Una voce femminile, molto decisa, mi risponde di entrare. Aprendo la porta con cautela, entro. A rispondermi è stata una ragazza(che sembra frequenti il terzo anno) dai capelli lilla, e da occhi azzurri. Probabilmente sta per uscire perché indossa già l’uniforme e ha in mano una cartellina grigia. Ma rimane stupefatta e terrorizzata dal mio occhio bendato con una benda bianco panna.
-Ciao! Tu devi essere quella nuova. Sono Camelia Trevis, ma se ti va puoi chiamarmi Cammy!- si presenta facendomi un sorriso a trentadue denti, sempre un po’ impaurita. Le ricambio il sorriso e mi presento:-Sono Aida Hunt, e non ho soprannomi!-
Ci mettiamo tutte e due a ridere. Quando smettiamo inizio a sistemare le mie cose sul letto libero. Sam però non sembra avere intenzione di andare perché si siede sul suo letto pieno di peluche. Sento dal silenzio che si è creato che vuole chiedermi cosa ho fatto all’occhio.
-Non mi sono fatta niente di grave all’occhio, stai tranquilla!- cerco di rassicurarla voltandomi.
-Come fai a sapere che volevo farti quella domanda? Sei per caso una sensitiva?-
-Ah…no! Diciamo che me l’aspettavo!-
-Posso vedere?!-
-Che cosa?-
-Il tuo occhio?-
-Sei sicura che non ti spaventi?!
-Sicura, te lo prometto!-
La guardo ma lei non intende mollare così mi tolgo la benda. Rimane senza parole, letteralmente. Diciamo che è da tantissimo tempo che non la tolgo e quindi ci metto qualche secondo per mettere a fuoco quello che vedo. Non parla, rimane lì a bocca spalancata con gli occhi quasi fuori dalle orbite.
-Ti fa impressione?- chiedo preoccupata, prima che le faccio venire un trauma.
-E’…sei bellissima senza benda. È di vetro?!-
-No, è vero!-
-Quindi vuol dire che ci vedi?-
-Si, ci vedo benissimo!-
Faccio per rimettermi la benda ma:
-Ferma! Perché la rimetti?-
-Vuoi che non la metta? Non ti dà fastidio?-
-Nient’affatto! Anzi ti dà un’aria innocente e dolce!-
Non controbatto e continuo a riordinare i miei vestiti e i miei sopramobili.
-Il professore ci ha detto che vieni dalla regione dell’Hokkaido…e che ti sei già iscritta al club di pallavolo!- continua cambiando argomento.
-Già…aspetta un attimo! Ciò vuol dire che siamo nella stessa classe?!-
-Si. Perché la cosa ti sorprende?-
-Perché sembri molto più grande. Giochi a pallavolo?!-
-No, faccio parte dello staff della squadra di calcio!-
Ci mettiamo di nuovo a ridere, mentre continuo a sistemare la mia valigia.
-Mi parli della gabbia di matti con cui dovrò stare questi due giorni?-
-Con molto piacere!…-risponde ridacchiando un po’-… Nella nostra classe ci sono quasi tutti i giocatori della nazionale giovanile del Giappone. Anche il capitano Mark Evans! Sai chi è, vero? Anche se suppongo che non segui il calcio!-
 -Certo che so chi è! Chi non conosce il capitano dell’Inazuma Japan, che ha vinto il Football Frontier Internetional?!-
-Vedo, che mi sono sbagliata!- e ridiamo ancora(credo che andrò d’accordo con questa tizia pazza, quasi al mio stesso livello).
Cammy tira fuori il suo cellulare e mi dice, guardando probabilmente l’ora:
-Ora devo andare, ho un appuntamento con le nostre compagne. Finisci pure con calma e non preoccuparti a dove si trova la nostra “gabbia di matti”. Te lo dirà il preside dopo averti fatto fare il giro di tutte le classi e ti avrà presentata a tutti!-
Esce dalla stanza con la sua cartellina. Si richiude la porta alle spalle e tiro un sospiro di sollievo: modestamente preferisco rimanere sola anche se mi fa piacere la sua compagni. Finisco di riporre tutti i miei vestiti nell’armadio e mi infilo nel bagno con la divisa. Mi spoglio e la indosso: devo dire che mi sta bene, risalta i miei occhi neri. Esco e, dopo aver frugato in un cassetto, indosso un fiocco rosso. Prendo la mia cartella nera come la pece ed esco anch’io. Appena fuori dall’edificio mi ritrovo Cammy con una coppia di ragazze.
-Cammy!- la chiamo mentre agito la mano. Lei mi vede e mi fa cenno di raggiungerla. Corro verso di lei. Quando le sono vicino dice:-Lei sarà la nostra nuova compagna sia di pallavolo che di classe. Te le presento: sono Nelly Raimon e Sylvia Woods !-
-Piacere, sono Aida Hunt!- mi presento sorridendo e facendo un piccolo inchino.
Me le indica una per uno. Nelly ha capelli castani e occhi del medesimo colore. Mentre Sylvia ha capelli verde scuro. L’unica a sembrare che stona in quel quartetto, sono io: capelli bianchi platino, occhio grigio e pelle chiarissima a causa della mia provenienza.
Ci dirigiamo verso la vera e propria scuola mentre le mie nuove compagne mi tormentano con mille domande di ogni genere: dal colore preferito, al tipo di ragazzo ideale.
Quando entriamo nell’atrio, il preside mi viene incontro. È un signore sulla cinquantina con già il capelli grigi e una barbetta dello stesso colore, piuttosto robusto.
-Devi essere Aida. Piacere sono il preside di questa scuola. Vieni con me ti faccio fare il giro della scuola-
Annuisco e lo seguo dopo aver salutato le mie compagne. Mi porta a fare il giro di tutta la scuola, e mi presenta nelle classi prime. Fortunatamente ce ne sono solo quattro la sezione A, la B, la C e la D, la mia classe.
Nella prima stanno facendo inglese e, quando entro, non sembra che si stanno divertendo, al contrario. Il preside recita la solita battuta che si recita ogni volta che c’è una nuova compagna o compagno. È composta dalla maggior parte da ragazze, che sembrano tutte delle che se la tirano un sacco. Tra i pochi ragazzi riconosco un altro componente dell’Inazuma Japan: Jude Sharp.
Nella seconda classe non c’è nessuno di interessante tranne una noiosissima professoressa di storia.
Nella terza, invece, c’è Axel Blaze che (onestamente) me lo immaginavo diverso, nonostante non l’ho mai visto in una foto.
Infine il preside mi porta, finalmente, nella mia classe, dove sono nel pieno della lezione di scienze.
-Ragazzi e ragazze, lei è Aida Hunt la vostra nuova compagna di classe!- recitò il preside alla perfezione come se fosse stato a provare quella sola battuta per ore. Ho anche riconosciuto Mark, ugualissimo alla foto che avevo visto sul giornale tranne per il fatto che non indossa una tuta. A primo impatto non vedo nessun posto ma mi accorgo che ce ne uno libero vicino a uno stano ragazzo, che sembrerebbe, albino. Mi sembra di averlo già visto, ma ne ho vista tanta di gente.
Mi siedo accanto e appendo la mia cartella al gancio che si trova sotto il banco. Un tizio dall’altra parte della classe mi chiama e mi sussurra:
-Ehi! Cosa hai fatto all’occhio!-
-Dovrei chiedere la stessa cosa ai tuoi capelli!-
Non ho nessun problema a ribattere contro i ragazzi soprattutto se hanno una “cresta” in mezzo alla testa e tutt’intorno rasato, con uno sguardo da maniaco omicida che ti vorrebbe schiacciare tutto il giorno.
Il mio compagno di banco è rivolto verso la finestra. Non sembra essersi accorto di me.
Passano due ore interminabili di scienze che, modestamente, ho passato a farmi un’idea della professoressa e dei diavoletti che sarò costretta a sopportare per il resto della giornata.
Appena suona la campana di fine ora e la prof. se ne va, una folla incredibile e immaginabile si riunisce intorno al mio banco(praticamente tutta la classe è lì).
Tengo lo sguardo basso mentre preparo il libri per l’ora successiva e perciò potete immaginarvi che spavento mi hanno fatto prendere.
-Ciao!- mi saluta Mark.
-Ciao…-faccio io, dando poca importanza a quel saluto e alzandomi.
-Cosa hai fatto a l’occhio?-
-Niente di che...-rispondo svogliatamente. Sento da dietro che un tale sta cercando di avvicinarsi per togliermi la benda. Mi volto di scatto e gli parcheggio cinque dita sulla faccia. Per fortuna all’orfanotrofio ho imparato come difendermi.
In quel momento entra la prof. e fa sedere tutti. Credo che sia l’insegnante di inglese perché ha iniziato a parlare nella lingua che insegna. Mi volto verso il ragazzo che ho colpito prima: ha una  specie di toppa di ferro sul suo occhio dentro e sembra anche che sia fissata con dei bulloni, dei capelli azzurri confetto. Guarda l’unico adulto in classe come se fosse davanti a un film che ha visto talmente tante di quelle volte che conosce le battute a memoria.
Finalmente suona l’intervallo. Esco dall’aula, come fanno tutti, e mi metto a sedere vicino allo stipite della porta(mi piace abbastanza stare sola). Intorno a me se ne vedono di tutti i colori: gente che balla, coppiette innamorate che si baciano, peperine che si vantano…chi più ne ha più ne metta.
La campanella risuona e tutti si affrettano a rientrare nelle proprie classi prima dei professori. Io, invece, mi alzo tranquilla e rientro. Appena varco la soglia, tutti mi fissano(chissà come mai quando c’era l’intervallo ero come invisibile). Mi dirigo, sempre con molta calma, verso il mio posto e mi siedo.
Tutti stanno parlando a gran voce, anche l’albino sta parlando con Mark e un tizio con i capelli rosa molto corti, e dalla carnagione piuttosto scura.
Visto che sono una piuttosto curiosa, mi metto a sentire di cosa stanno parlando e, a quanto pare, la prof di matematica non c’è e c’è una buona probabilità che ci rimandino a casa prima.
Dopo circa un quarto d’ora entra in classe la bidella e dice:
-Preparate le vostre cose e andatevene a casa!-
La classe inizia ad esultare mentre io mi limito ad impacchettare le mie cose e uscire. Accompagnata da Cammy, Sylvia e Nelly ci dirigiamo verso il dormitorio femminile. Saliamo le scale e lì scopro che la camera di Sylvia e Nelly è accanto alla nostra.
Io e la mia compagna entriamo e lancio la mia cartella sul mio letto, mentre Cammy lo adagia delicatamente.
-Posso farti una domanda?-
-Puoi farmene quante ne vuoi!-
-Puoi toglierti la benda?-
-E perché?-
-Perché…vorrei rivedere il tuo occhio!-
E così faccio: tolgo la benda e la ripongo sul comodino. Ancora una volta, lei rimane ipnotizzata. Mi prendo il mio libro preferito, ”Angel”  e inizio a leggerlo comodamente, sdraiata a pancia in giù sul mio letto. Senza che me ne accorga passano due ore. Cammy sta guardando fuori dalla finestra con il vento che le scompiglia i capelli. Chiudo il libro e mi porto accanto a lei.
-Che ne dici, andiamo a mangiare?-
-E’ già così tardi?-
Annuisco e ci dirigiamo verso la mensa(mi guida lei perché nel mio giro turistico non l’ho vista).
Ci aggreghiamo alle altre due e ci sediamo accanto a un tavolo dove vi sono seduti Mark e altri ragazzi compresi l’albino, Axel, Jude, il tizio con i capelli rosa e altri i quali non so i nomi.
Le ragazze parlano, e io mi limito ad ascoltarle.
Finita la pausa mensa corro in camera, mi metto una tuta e scappo al club di pallavolo.
Ad accogliermi vi è un’allenatrice dallo sguardo molto serio ma anche dolce, con capelli a caschetto neri.
-La tua domanda di iscrizione?-
-Ecco! Sono Aida Hunt!- dico tutta emozionata.
-Bene, per oggi non allenarti, limitati a guardare. Domani mattina recati nella hall del dormitorio.- detto questo se ne va. Rimango lì a guardare, ma non riesco a starmene ferma e così prendo l’iniziativa di raccogliere i palloni. Finito l’ ”allenamento” ritorno in camera e ci rimango fino a sera.
Non vado a cenare perché in orfanotrofio mangiavamo due volte al giorno. Così mi addormento molto presto, pensando a domani. 
 

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Capitolo 2
*** Nell'Inazuma Japan ***


CAPITOLO 2:  Nella Inazuma Japan!!
La mattina seguente mi alzo verso le sette(sono mattiniera) e , visto che la scuola è finita ieri, mi giro verso il letto di Cammy e rimango in silenzio. C’è solo un piccolo problema: lei non si trova nel suo letto.
Mi metto a sedere e guardo verso la porta del bagno per vedere se la luce è accesa: niente, tutto buio.
Mi alzo dal letto, indosso la benda e vado a   controllare se è sul balcone, visto che le piace, da quel che ho potuto capire ieri. Apro le portefinestre e, aspettandomi di vederla lì, mi spavento perché non c’è.
Così, apro il mio armadio e indosso la mia tuta preferita: una maglia bianca a con una sola manica dalla parte destra,  un paio di pantaloncini blu notte e scaldamuscoli azzurri. Mi infilo le all-star nere e esco dalla camera alla ricerca della mia amica. Scendo le scale e nella hall mi ritrovo Cammy, Sylvia, Nelly , Mark e il resto della squadra che l’anno precedente ha partecipato al  FFI. Mi guardo l’orologio al polso e noto che, per prepararmi, ci ho messo mezz’ora e che alle 7:30 dovevo essere qui(così mi ha detto l’allenatrice ieri).
-Aida, che ci fai qui?- mi domanda Mark. Non rispondo, limitandomi a guardarmi in giro.
-E’ ancora presto!- fece Cammy. Proprio lei dice questo, che se ne è andata via stamattina presto senza dirmi niente.
-Stavo venendo a cercarti! Ma a quanto pare ti ho trovato, prima dell’appuntamento con l’allenatrice di pallavolo!-
-Scusa che appuntamento?- mi chiede Nelly.
-L’allenatrice mi ha detto di venire qui alle sette e mezza, ieri! Ma non so per quale motivo!-
-Mister è lei il nuovo giocatore che stiamo aspettando?- chiese pensieroso Jude.
Il mister, un uomo abbastanza alto con un ciuffo viola che gli ricade sopra ad un occhio, annuisce. Mi si gela il sangue: sono molto confusa e non riesco a capire cosa dovrei fare ( se devo fare qualcosa).
-Io?! Ma io non gioco a calcio!- controbatto cercando di non dare a vedere che sono molto imbarazzata e triste, a tal punto che quasi mi vengono le lacrime agli occhi.
-Giocavi!- a rispondere è stato il preside con in mano la mia iscrizione( quel brutto bastardo). Abbasso lo sguardo e vedo un’ombra venirmi davanti
-So che per te è doloroso ma sei stata scelta come membro dell’Inazuma Japan che parteciperà quest’anno alla seconda edizione del  FFI. Accetti di farne parte?-
Non so cosa rispondere: da un lato mi piacerebbe moltissimo entrare a far parte di una tra le più forti squadre del mondo, dall’altro non voglio perché odio il calcio da quel giorno…
*FLASHBACK*
“Stiamo tornando a casa dopo una partita di calcio, che abbiamo vinto per merito mio, grazie al mio ultimo e strepitoso tiro. In macchina mia sorella sta discutendo con i miei genitori di quanto sia stata brava la sottoscritta. Mia sorella Jennifer, che a volte è insopportabile, ha quattordici anni e gioca a pallavolo ma le piacerebbe giocare a calcio. Per stuzzicarla le dico:
-Visto che mi fai tanti complimenti, ti posso insegnare io a giocare a calcio!!-
Tutti in macchina ci mettiamo a ridere finché papà vede qualcuno in mezzo alla strada. Inizia a suonare il clacson ma il tizio non si sposta. Quest’ultimo tira fuori un pallone da calcio e lo calcia violentemente contro di noi. All’impatto il vetro anteriore si rompe in mille pezzi e papà vira bruscamente dirigendosi verso il burrone. Urlo spaventata mentre mia mamma e mia sorella con un veloce e abile gesto, mi scaraventano fuori dall’auto. Rotolo sul freddo asfalto. Sono piena di graffi e lividi. Mi rialzo e vedo, con gli occhi spalancati e impauriti, la macchina precipitare.
-Nooooooooooo!!!!!!!-urlo con tutto il fiato che ho in corpo. Un attimo dopo sento un botto e un fingo di fumo e fuoco mi appare davanti agli occhi. Corro verso il bordo del burrone e, in fondo tra fuoco e fiamme, vedo i cadaveri della mia famiglia. Inizio a piangere tenendo lo sguardo fisso su quell’orrore. Come per magia, appare accanto a me un’ombra. Alzo lo sguardo e noto che è il tizio in mezzo alla strada e che ha calciato il pallone che ora teneva sotto braccio. Un ragazzo che non sembra provenire da questo mondo: ha capelli verdi-viola e gli occhi dello stesso colore, pieni di orgoglio.
-Non è un bello spettacolo vero?!- mi sussurra con il sorriso sulle labbra. Sono spaventata, impaurita e arrabbiata. Voglio saltargli al collo e strozzarlo ma non posso: sono paralizzata dall’orrore a cui ho appena assistito. Senza dire una parola, estrae dalla tasca dei pantaloni una boccetta di vetro contenente uno strano liquido azzurrastro. Si allontana per un paio di metri e mi lancia addosso quel liquido. Per proteggermi il viso, mi copro con il braccio destro.  Il tempo rallenta. Vedo la sostanza cadere sul mio braccio e qualcosa si avvicina al mio occhio. Sento quest’ultimo congelarsi dall’interno. Faccio per eliminare quel bruciore freddo ma la sostanza è già penetrata. Guardo il braccio con l’altro occhio e noto che si sono formate delle striature azzurre su di esso, che formano uno strano disegno: una rosa-macchia con delle protuberanze che sembrano formare un rogo di spine. L’occhi mi brucia a freddo, come se qualcuno mi avesse scambiato il bulbo oculare con un cubetto di ghiaccio. Inizia a lacrimarmi e cerco di riscaldarlo con il calore delle mani ma sento che qualcosa sta cambiando al suo interno.
-Grazie alla quantità di azoto liquido che ti ho iniettato, ti ritroverò e farai la stessa fine dei tuoi genitori!!-
Sparisce come se non fosse mai stato lì. Da un pezzo di vetro rotto per terra guardo se il mio occhio è grave: appena tolgo la mano, vedo un iride, non grigia come l’altra, ma verde smeraldo.  Sento un dolore atroce venirmi dal petto, dal cuore. Il mio battito rallenta e cado a terra come addormentata.”
*FINE FLASHBACK*
Mi sento gli occhi umidi. Caccio le lacrime indietro e annuisco alzando lo sguardo.
-Bene. Sono molto felice che hai accettato. Sono mister Trevis, il padre di Cammy e ti presento i tuoi compagni di squadra! –
-Questa è per te, Aida! –
Sylvia mi passa un borsone, lo apro e all’interno scopro la mia nuova divisa. Quasi piango dall’emozione e dalla gioia.
-Vai a mettertela e poi vieni qui, che partiamo!- dice Mr. Trevis. Senza dire niente mi precipito ad indossarla.
 
Dopo che è sparita su per le scale, Jude incrocia le braccia e dice con aria pessimista:
-Secondo me,  Mister , ha fatto la scelta sbagliata!-
-Spiegati meglio Sharp!-
-Insomma, non credo che una ex giocatrice ci possa aiutare a vincere anche quest’anno  il titolo dei più forti del mondo!-
-La penso esattamente nello stesso modo!- fa David. Per me invece, non mi crea problemi se entra un’altra giocatrice. E credo che anche altri, e non solo io, la pensano come me.
-Ragazzi, non mi sembra il modo di accogliere una nostra nuova compagna!- esclama Mark
-Approvo!- dico io ma mi sento le guance calde, molto calde. Mr. Trevis fa spallucce e si dirige verso l’esterno. Appena fu fuori Hurley mi viene accanto e, dandomi una gomitata, mi dice:
-Ehi, non è che ti sei preso una bella cotta per quell’albina?-
-No, assolutamente no! Che cosa te lo fa pensare?-
-Sei diventato tutto rosso!-
-Ma se ci ho mai parlato!- rispondo mettendomi sulla difensiva.
-Allora lo ammetti che ti piace?!-
-Non è vero!-
Mentre litigo con Hurley, Aida ritorna con la divisa dell’Inazuma Japan indosso. Deglutisco violentemente, sentendomi ancora le guance andare a fuoco. È bellissima: l’uniforme le sta a pennello, il blu cobalto crea un gioco di colori con la sua pelle candida e i suoi capelli argentei i quali le ricadono su una spalla mettendo ancora più in evidenza il contrasto.  
Usciamo, tutti insieme, all’esterno e con il pullman ci dirigiamo all’aeroporto. Durante tutte e due le parti del viaggio cerco di restarle il più vicino possibile, senza farmi notare. Non so perché, ma in qualche modo sono attratto da lei e la sua compagnia mi fa stare bene.
Quest’anno, per le squadre di calcio under 17, il torneo, si svolge in un arcipelago di cui non ho ben compreso il nome quando il mister ce l’ha riferito. Mi ricordo soltanto che vi è un’isola molto piccola per ogni squadra partecipante che riproduce alla perfezione gli ambienti del luogo d’origine.
Non sappiamo ancora quali Paesi parteciperanno, ma sappiamo per certo che tra quelli ci saremo noi. Finalmente dopo due ore di viaggio (che per Hurley sono durate all’infinito, perché non gli piace volare) atterriamo nell’isola principale, quella di benvenuto.
Il posto è grandissimo e ben organizzato, ma non lo guardo molto perché mi soffermo a guardare Aida, che sembra molto meravigliata.
Prendiamo un traghetto che ci porta fino alla nostra meta finale: una palazzina accanto a un campo da calcio e a soli 500 metri dal mare. Appena siamo nella hall ci dice:
-Ora vi assegnerò le camere. Saranno multiple. Iniziamo: nella camera 112 ci saranno Mark Evans, Nathan Swift e Axel Blaze; nella 204 Hurley Kane e Darren Lachance; nella 138 Xavier Foster e Jordan Greenway; nella 77  Archer Hawkins e Austin Hobbes;  nella 199 Shawn Frost e Aida Hunt…-
Non riesco più a seguire perché non riesco a crederci che sarò in camera proprio con lei, è quasi un sogno che si realizza.
Finita la distribuzione delle stanze ognuno si dirige verso la sua. La nostra si trova al terzo piano (per ognuno di questi vi sono solo due o tre stanze) come quella di Hurley e Darren. Aida apre, con le chiavi, che lei stessa si è preoccupata di ritirare dal mister, la porta della nostra stanza. È enorme: opposta alla porta vi è una porta finestra che da su un piccolo balcone; agli angoli di questa vi sono due enormi armadi ad angolo color betulla ambrato; ai lati della stanza si trovano due letti a una piazza e mezza e al centro della stanza un tappeto a forma di pallone da calcio.
Entriamo. Aida prende il letto sinistro mentre io quello destro. Iniziamo a disfare i bagagli. La continuo a guardare mentre con gesti delicati ripone i suoi indumenti nell’armadio. Quando finalmente finisco mi butto sul letto.
-Non sarai già stanco?- mi chiede con un tono molto scherzoso ma al tempo stesso dolce.
-Stavo solo testando il letto, per vedere se è comodo!- le rispondo mentre mi metto a sedere. Subito scoppiamo in una fragorosa risata ma rimango incantato dalla sua: è limpida e cristallina, come una sirena che nuota nell’acqua dell’oceano; sembra quasi una dolce melodia di un violino.
Il mister ci diede la giornata libera e io ne approfitto per fare il giro dell’isola. Prima di uscire dalla stanza chiesi ad Aida se voleva ispezionare l’isola con ma rifiutò. ci rimasi un po’ male ma non perché mi piace solo che volevo passare del tempo con lei per conoscerla meglio. Mentre esco vedo Mark e Hurley seguirmi a ruota. Quest’ultimo tiene sotto braccio una tavola da surf (ma dove l’aveva nascosta?) mentre l’altro con un pallone in mano e vestito di tutto punto da portiere.
-Ciao Shawn!- mi saluta Hurley. Ricambio con un gesto della mano.
-Dove vai di bello?- mi chiede curioso Mark.
-Perlustro l’isola-
-Ti va di venire con noi in spiaggia?- domanda Hurley. Non è una cattiva in fondo, sempre meglio che andare a zonzo senza una metà. Annuisco e ci dirigiamo tutte e tre verso la spiaggia.
 
Quando il mio compagno di stanza esce, prendo la custodia nera del mio violino(un regalo dei miei genitori per il mio ultimo compleanno passato con loro): quest’ultimo è bianco, come anche l’archetto, con una piccola decorazione floreale argentea.        
Lo posiziono sulla spalla e inizio a suonarlo nel buio più completo della stanza. Mi rilasso totalmente e per alcuni instanti mi sento come se fossi sola al mondo, senza nessuna preoccupazione. Niente calcio, nessun impegno, nessuna responsabilità.
Dopo che ho suonato una dolce melodia che mi ha insegnato mia madre quando era ancora in vita, mi asciugo le lacrime(cosa che mi capita spesso quando suono questa melodia) e, dopo aver riposto nella custodia il violino e quest’ultima sotto il letto, esco dalla stanza e mi dirigo verso la spiaggia che ho notato mentre attraversavamo il breve tratto di mare che divide l’isola giapponese da quella “di benvenuto”.
Percorro un breve tratto di strada cercando di catturare con lo sguardo ogni singolo particolare del paesaggio che costeggio. Appena sul ciglio della spiaggia, dopo aver attraversato un breve percorso di bosco, noto, con mia grande sorpresa che c’è già qualcuno che ha avuto la mia stessa idea.
In mare vedo quel ragazzo con i capelli rosa e gli occhiali da surfista fare surf. Sulla spiaggia invece vi sono Mark e Shawn che stanno giocando con uno pneumatico: il primo lo para con le mani e poi lo rilancia, mentre il secondo lo colpisce con un calcio e lo rilancia(devo dire che ha un colpo molto potente) e si ripete la sequenza. Sono appoggiata ad un albero, lo guardo e decido di salirci sopra. Con molta facilità mi siedo su un ramo abbastanza alto e, stando ben salda, guardo il paesaggio marino e, soprattutto l’albino dal tiro molto potente. Lo trovo carino, anzi bello. Ma Aida, che cosa ti passa per la testa?!
Non hai mai pensato una cosa come questa riferita ad un ragazzo.
Mentre sono assorta nei miei pensieri, non mi accorgo che l’interessato di quest’ultimi si sta avvicinando. Ritorno alla realtà quando mi dice:
-Ciao Aida!! Che fai lassù?!-
Con aria spaesata cado dalle nuvole, nel vero senso dell’espressione: il ramo su cui sono seduta, improvvisamente, si rompe e io finisco nelle braccia di Shawn. Che vergogna!!
-Ti sei fatta male?- mi chiede nel tono più gentile che io abbia mai sentito. Faccio no con la testa e per sbaglio lo guardo negli occhi.
Sento le guance, come il resto della faccia, andare a fuoco. Ma vedo, guardando il mio principe azzurro(?) che anche lui è parecchio rosso. Il più velocemente possibile scendo dalle sue delicate braccia e fingo di ripulirmi gli abiti, con lo sguardo più basso possibile. Interrompo il silenzio cimiteriale che si è fatto sentire, dicendo:
-Cosa stavate facendo tu e Mark?-
-Stavamo facendo il suo allenamento speciale…vuoi unirti a noi?-  domanda come se non fosse successo niente. Annuisco e mi dirigo verso la palma a cui è appeso lo pneumatico , con l’albino che cammina al mio fianco. Per il resto della giornata ci allenammo in quello strano modo però invece che fermare la ruota con un calcio riuscivo a fermarla solo con una mano.  Giuro che dopo quell’episodio sono ritornata più o meno normale.

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Capitolo 3
*** Il Primo Giorno ***


Ciau ^.^(so che ci ho messo parecchio ad aggiornare)... a tutti i miei lettori....devo dire che siete tantini!! Comunque ecco un altro capitolo della mia fic...spero vi piaccia! 
Vi avviso sarà un po' noisetto dato che è un capitolo di passaggio....Buona Lettura....e già che ci siete recensite in TANTI!!
Ora vi lascio....^.^


CAPITOLO 3: IL PRIMO GIORNO
Il giorno seguente mi alzai di buon mattino. C’è un silenzio tombale e la stanza è immersa nelle luce dell’alba, causa per cui mi sono svegliata.
Il mio compagno di stanza dorme ancora. Molto lentamente mi dirigo verso il bagno per vestirmi. Tolgo la mia camicia da notte medievale e indosso la tuta della squadra.
Mentre mi pettino i miei capelli indomabili, mi accorgo di un piccolo particolare: non indosso la benda. Così finito di domare la mia chioma mi reco vicino al mio letto e cerco quella dannata benda. La trovo dopo dieci minuti sul mio comodino che mi guarda come per dire ”Sono stata sempre qui, rincitrullita”.
Scostandomi i capelli la indosso e proprio in quel momento Shawn si gira verso di me.
È dolcissimo quando dorme sembra un cucciolotto di lupo.  Distolgo lo sguardo e, andando a frugare nell’armadio, mi cerco uno dei dieci  libri che ho portato per leggerlo.
Il primo che mi capita sottomano è un vecchio libro su fatti sovrannaturali che sono successi negli ultimi dieci anni. Chiudo le ante ma non mi accorgo di averle chiuse troppo forti e così sveglio il mio compagno di stanza.
-….Sei già sveglia?- mi chiede mentre sbadiglia e si stropiccia gli occhi. Annuisco mentre mi siedo sul letto a gambe incrociate.
-Ma non eri stanca ieri sera?- continuò.
-Si…ma sono una che è abituata a svegliarsi alle quattro del mattino!-
Scosta le coperte ed esce dal letto. Mi sento venir meno: con la coda dell’occhio vedo che indossa solo i boxer e una canotta. Rivolgo tutta la mia possibile attenzione sul libro anche se non mi interessa particolarmente.
Quando è pronto anche lui, scendiamo per fare colazione. Come al mio solito, mangio pochissimo soltanto una tazza di latte e due biscotti. Sono seduta accanto alle uniche altre ragazze che vi sono in questa banda.
Subito dopo il pasto mattutino ci dirigiamo verso il campo d’allenamento davanti alla nostra residenza. Prima di infilarmi nello spogliatoio riservato alle ragazze il mister mi prende da parte e mi dice:
-Per i primi tempi ti limiterai a fare una preparazione atletica. Voglio che alterni cento addominali con dieci giri di corsa e, inoltre, devi anche raccogliere i palloni che vanno fuori campo. Chiaro?-
-Si, mister-.
Appena negli spogliatoi sbuffo e mando un mucchio di maledizioni e parolacce al mister.
Indosso la divisa e mi ammiro all’unico specchio che c’è: devo dire che mi sta davvero bene. Mi lego i capelli in una comoda cosa di cavallo lasciando cadere qualche ciuffo sul davanti perché non arriva all’elastico.
Faccio una giravolta su me stessa e sul retro della maglia ho il numero 3 . Indosso le speciali scarpe da calcio e mi dirigo verso la porta dell’uscita.
Esco dagli spogliatoi contemporaneamente agli altri. Mi fissano, e mi sento osservata.
-Che c’è da guardarmi?-
-Non abbiamo mai visto una ragazza indossare una tenuta da calcio- fa Mark.
Non ci faccio caso e usciamo. Mi posiziono per ultima, subito dopo a Shawn.
 Sul retro della sua divisa c’è il numero nove il triplo del mio.
Iniziamo subito gli allenamenti con un giro di corsa generale ma aimè io dovrò continuare da sola. Dopo il giro gli altri iniziano a esercitare le loro tecniche micidiali.
Ha solo sentito parlare di queste tecniche e anch’io ne avevo una in passato, quando ancora giocavo. Si chiamava “Stella Alpina”: mi posizionavo davanti il pallone e una cascata di questi fiori mi circondavano armoniosamente. Eseguivo una ruota prendendo con i piedi il pallone e, con tutta la mia forza, la scagliavo in rete con la sola forza di un soffio dopo che la palla era schizzata all’altezza del mio volto. Con questo colpo ero la più forte della mia squadra ma non è niente in confronto di quello che mi sta mostrando il mio occhio: delle mosse fortissime, alcune già sentite nominare come la “Mano del Colosso” ma altre mai sentite nominare.
Dopo dieci serie di corsa e dieci di addominali(100 giri di corsa e 1000 addominali) sono distrutta e per fortuna anche gli altri hanno finito. Quando lasciano il campo raccolgo i palloni.
In seguito a una bella doccia rilassante andiamo a pranzo, preparato dalle altre ragazze.
-E’ delizioso! Ottimi questi onigiri!- dico mentre ne assaggio uno.
-Grazie ma te lo meriti. In fondo hai faticato parecchio stamattina!-
-Cammy ha ragione. Non ti abbiamo visto neanche fermarti un attimo!-
-Troppo buona Nelly. Ma credimi non era niente di che. Ho fatto anche di peggio!-
Mi stiracchio un po’ e sento(non solo io ma anche Nelly accanto a me), provenire dalla mia schiena, un “crack” netto che fa male.
-Sicura che non fosse niente di che?!- continuò Nelly.
Ci mettiamo tutte a ridere di gusto.
 
Quel pomeriggi ci recammo all’isola principale per la cerimonia di presentazione delle squadre al torneo. Sappiamo già che ci sarà l’Italia e anche un mio brutto presentimento che ci sarà anche la Russia; non so perché ma mi incute timore.
Dopo che ci siamo cambiati bussiamo ad Aida, che si trova in un piccolo spogliatoio a parte, lei apre e fa:
-Eccomi sono pronta!-
La sua solita benda si trova sul suo occhio destro, come è solito essere così.  Però mi sarebbe piaciuto vederla senza pezza sull’occhio.
Ci dirigiamo verso la porta dalla quale avremmo fatto la nostra apparizione spettacolare. Ci mettiamo in fila: il capitano davanti che tiene la bandiera della squadra, dietro di lui ci sono Nathan e Aida e poi così, in ordine di maglie.
 
-Ora ecco entrare la Nazionale giapponese, la Inazuma Japan, precedente vittoriosa della coppa del primo FFI. Tu che dici: riusciranno anche quest’anno nell’impresa di arrivare sulla vetta del mondo?-
-Non saprei, dal canto che mi è giunta notizia che non vi sono alcuni giocatori-
-Ehi, non trovi qualcosa di strano, lì in prima fila?-
-Si, una ragazza. Anzi la prima ragazza a mettere piede in un FF. Ma è possibile?-
-Evidentemente si dal canto che anche il regolamento non parla a riguardo. Ma la vera domanda è: questo cambiamento porterà ancora una volta l’Inazuma alla vittoria?!-
-Ora è il turno dell’entrata della Nazionale russa, la Snow Imperium, la favorita del girone!-
-Dicono che i loro giocatori siano stati abituati alle condizioni climatiche più dure!
-Ed ecco comparire la Nazionale di Palladia!-
-Si conosce ben poco di questa squadra, solo una cosa che pare che abbiano lo stesso allenatore dei Piccoli Giganti, l’anno scorso-
 
 
Quando tornammo a casa mi buttai sul letto e mi addormentai di botto. Mi sveglio solo un’ora dopo che mi sembra sia passata in un lampo. Mi alzo dal letto e mi infilo nel bagno per farmi un doccia veloce. Accendo l’acqua e , aspettando che si riscaldi, mi spoglio. Mentre levo la maglia, il mio sguardo cade sul mio braccio, quello danneggiato a causa dell’incidente. Scuoto la testa per cacciarmi dalla mente il ricordo di quel orribile giorno.
Finita di lavarmi, mi stendo sul letto con i capelli ancora umidicci avvolti in un asciugamano.
In quel momento sento qualcuno che apre la porta. Mi volto verso il muro e, prendendo il primo libro che capita (ne ho una pila sul comodino) fingo di leggere in un modo che anche le attrici più esperte mi invidierebbero.
Percepisco il rumore della porta chiudersi e dei passi farsi avanti.  D’un tratto sento dire:
-Oh, sei sveglia!-
-Ah, ciao Shawn!-
- Perché ti sei rivolta verso il muro? Non stai di certo leggendogli una bella storia : lui non ti ascolta!-
-Ahahah! Divertente! No, perché non porto la benda e non vorrei che ti facesse impressione…-
-Sta tranquilla….puoi voltarti!-
-Sicuro?-
-Sicuro! E poi sono curioso anch’io di vedere cosa nascondi!-
Mi metto a sedere sul letto, chiudo il libro e lo guardo dritto nei suoi occhi argentati. Rimane letteralmente a bocca aperta. Ma non riesco a capire se per lo stupore o perché non ne sopporta la vista, così chiedo:
-Ti fa impressione?-
-No…è bellissimo- mi risponde incantato.
-Non è di vetro! È vero- esclamo intuendo la domanda che sta per farmi.
-Come sapevi che l’avrei domandato?!-
-Chiamalo intuito femminile!-
Ritorno ad asciugarmi i capelli  con l’asciugamano. All’improvviso diventa tutto rosso e mi dice:
-Sei……bellissima……senza quel pezzo di stoffa!-
-Grazie ma perché sei diventato paonazzo?-
Non mi rispondete ma si limita solo a arrossire ancora di più. Ma forse ho intuito il motivo: non sarà che si sta innamorando di me? No…come è possibile?! Non sono neanche bella!
Cala su di noi un silenzio tombale, così, per fare un po’ di rumore, accendo l’asciugacapelli e finisco di disidratare quella chioma indomabile. Dopo un po’ si alza dal letto e aprendo la porta del bagno mi dice:
-Io vado a farmi una doccia! Mi presteresti l’asciugacapelli dopo?-
-Certo!-
Appena ho finito gli poso l’oggetto che mi aveva chiesto sul suo letto e mi distendo sul mio . Prendo la scatola che tengo sotto il ad esso, lontana da tentazioni indiscrete, e la apro. Estraggo da essa un libretto dello stesso colore della scatola, bianco avorio: è il mio diario segreto. Prendo anche la mia penna piumata e con le gambe ondeggianti inizio a scrivere:
Caro diario,
oggi è stata una giornataccia, molto faticosa. Mi sono impegnata come una dannata per fare una buona impressione sul mister che manco mi ha notato. Shawn, il numero nove della squadra, mi sembra un tipo a posto. Perché ti parlo di lui?
Semplice perché è in camera con me e devo dire che un po’ mi imbarazza ma in compenso è gentile e simpatico. Credo che ci andrò d’accordo.
Se sono innamorata di lui? Manco morta, non mi sono mai innamorata in vita mia e non intendo iniziare proprio adesso, come se non avessi niente da fare durante le mie giornate che correre dietro a uno che conosco da soli tre giorni.
Ah, stavo quasi per dimenticarmene: nella squadra rivesto il numero 3. Chissà se sarò attaccante, difensore o centrocampista?! Sono molto curiosa…
Un’altra cosa: io detesto il calcio ma non mi ricordo che cos’avevo nella mia testolina bacata quando ho accettato di entrare a far parte della squadra. Ora forse mi ricordo: ho deciso di accettare per riscattare il nome dei miei genitori.
Però non riesco a togliermi dalla testa il volto dell’omicida…anche se è successo molto tempo fa…(5 anni)…
Fantastico sto pure piangendo *si asciuga le lacrime*
Per oggi è tutto…
Ci vediamo!
 
 
Esco dal bagno  vedendo Aida chiudere un libricino e riporlo in una scatola di identico colore. Prendo l’asciugacapelli dal letto e lo inserisco nella presa iniziando a fonarmi i capelli. Mentre sono “concentrato” Aida, guardandomi, inizia a ridacchiare.
-Perché stai ridendo?-
-Sei buffo! Sembra che hai preso la scossa!-
Così mi metto a ridere anch’io. Ancora una volta rimango incantato dalla sua risata cristallina. Intanto che ci calmiamo sentiamo qualcuno bussare qualcuno. ci voltiamo entrambi e diciamo all’unisono “Avanti”. La maniglia prova ad aprire la porta ma invano così battendomi una mano sulla fronte esclamo:
-Ah già…ho chiuso a chiave!-
Lei capisce al volo e, alzandosi, va ad aprire. Solo ora noto la sua camicia da notte, che le arriva al ginocchio, in stile medievale con una sorta di intreccio sul petto e maniche a sbuffo corte. Delicatamente apre la porta e una chioma rosa sbuca da essa: Hurley.
-Hurley cosa ci fai qui?- chiedo subito escludendo Aida dalla conversazione e facendo segno di semi-nascondersi.
-Sono venuto per avvisarvi che domani il mister ha intenzione di fare una gara di velocità fra di noi!-
-Grazie per l’informazione…quindi?-
-Mi chiedo se il qui presente missile della squadra volesse allenarsi questa sera contro di me?-
-No grazie…non ne hai abbastanza per oggi?-
-No…buonanotte io vado a surfare!!- dice sbattendo la porta. Subito Aida mi guarda perplessa.
-Missile della squadra?-
-Si…mi reputano il più veloce della squadra!-
-Vedremo…- dice con sguardo di sfida.
-Perché?-
-Lo vedrai domani…-
Finiamo la nostra simpatica chiacchierata e ci infiliamo sotto le coperte.



*Angolo Autrice*
Allora? Vi è piaciuto anche se è di passaggio?!
Spero di sì....è già un miracolo che stiate leggendo il mio angolino!!
Ci vediamo ....al prossimo Chappy!!

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Capitolo 4
*** Verità - prima parte ***


CAPITOLO 4: VERITA’      
-Ehi…c’è…qualcuno?-
Intorno a me è completamente nero e vuoto. Non vedo niente, solo il buio più assoluto.
Improvvisamente vedo una luce e una figura piuttosto familiare. Mi avvicino per vedere meglio. La figura è…è…mia…madre. I suo capelli lunghi, lisci e biondi e i suoi occhi celesti sembrano che mi stiano chiamando. Mi metto a correre, mentre piango dalla felicità. Apro le braccia come per abbracciarla ma, al momento dell’impatto, le passo attraverso. Ancora incredula mi volto e vedo mia madre dissolversi lentamente. Cerco di prenderla ancora ma invano. Ormai la sua figura è diventata solo un lieve tratto.
Rimango immobile per un tempo che mi pare infinito. Finche un’altra luce che proietta il corpo di mio padre appare. Faccio come per mia madre e ottengo lo stesso risultato: un residuo di fumo.
All’improvviso vedo apparire mia sorella che mi sussurra:
“Vieni da me sorellina!”
Le sue braccia sono rivolte verso di me come quando ero piccola e mi aiutava quando cadevo. Lentamente inizio a camminare, più veloce, ancora più veloce, corro. A pochi centimetri da lei, scompare. Inizio a singhiozzare. Sono sola. Le lacrime scorrono sul mio viso e cadendo leggere sul pavimento oscuro. 
Non lontano da me appare uno specchio. Mi avvicino cautamente.
La mia figura viene riflessa nella lastra di vetro. Con mia grande sorpresa il mio occhio è normale, color argento e sul braccio non riporto nessun segno. Ma, proprio quando inizio ad abituarmi a quella nuova me due mani di fumo escono dallo specchio contemporaneamente. Una si dirige verso il mio occhio e, come conseguenza, indietreggio. Ma la creatura è più veloce di me e riesce a oltrepassarmi l’occhio. Sento un brivido e un freddo provenire da dentro. Mi porto una mano in viso, ma non faccio in tempo perché l’altra mano di fumo mi sfiora lasciandomi delle sfumature azzurrastre sul braccio.
Mi accovaccio a terra e di nuovo, intorno a me, c’è solo buio e vuoto. Percepisco la mancanza del pavimento sotto di me ed inizia a piovere una pioggia di diversi colori. Non capendo dove mi trovo, rimango spaesata. Sono sul ciglio di una strada che da su un precipizio. Sento un rumore di ferro schiantarsi su qualcosa di duro, tipo roccia. E solo ora mi ricordo, il giorno dell’incidente. Lo stesso fungo di fuoco e fumo mi si para davanti agli occhi. Iniziano a lacrimarmi. Sento le lacrime scorrermi lungo le guance e cadere sul freddo asfalto. Quel rumore non lo sopporto, è assordante anche se è minimo. Con la coda dell’occhio scorgo una figura dai capelli viola e verdi avvicinarsi: è…è…l’alieno. Non riesco a muovermi sono paralizzata dalla paura. Non voglio vedere il volto dell’assassino della mia famiglia ma noto terrorizzata cosa tiene in pugno: un pugnale dalla lama affilata e blu. Si avvicina sempre più. Vorrei urlare, gridare aiuto, scappare, ma non riesco. Quando è ormai a un centimetro da me, punta l’arma verso il mio collo……
 
Mi sveglio di soprassalto, buttando di lato le coperte. Ho la gola secca e sono sudata. Respiro a fatica, deglutendo di tanto in tanto. Per fortuna era solo un sogno, un incubo. Mi guardo intorno per verificare che sia effettivamente così. Sono in camera. Mi alzo e mi dirigo verso la finestra. Molto silenziosamente la apro e me la richiudo dietro le spalle. La mia prima azione è quella di guardare il cielo stellato: stasera è notte di plenilunio. Mi accosto alla ringhiera del balconcino e, sedendoci sopra, mi rilasso. Lo so che non è da tutti sedersi dove sono io ma sono fatta così: adoro il limite che separa la vita dalla morte (anche se non si direbbe). Rimango seduta li per tutta la notte, finche non spuntano le prime luci dell’alba. È sempre uno spettacolo da mozzare il fiato: le luci gialle e arancioni che colorano il cielo e le nuvole che sembrano zucchero filato appese come con un filo. Decido di rientrare anche se starei lì ore ed ore a vedere quello spettacolo.
Dopo un’abbondante colazione, iniziamo un altro giorno di allenamento. Come ci disse Hurley la sera prima, oggi avremmo disputato una gara di corsa.
-       Ragazzi, disponetevi lungo la linea di inizio campo! Al suono di fischietto partirete e il primo che arriverà avrà come premio un allenamento speciale con un campione di calcio dei vecchi tempi-
Devo dire che il premio mi elettrizza. È sempre piacevole allenarsi con una leggenda(anche se calcistica). A massa, ci posizioniamo davanti una porta, ipotetica partenza.
Ho accanto ragazzi che non conosco per niente: alla mia destra c’è un ragazzo con dei strani capelli che sembrano riprodurre le corna di un alce; mentre alla mia sinistra si trova un ragazzo abbastanza alto, capelli corti rosa, pelle scura e aria da duro. Intanto che riscaldo le mie gambe facendo esercizi di streching, il ragazzo dai capelli rosa esclama, riferendosi a me:
-       Vediamo cosa sai fare candeggina!-
Candeggina? È la prima volta che mi chiamano così e sono piuttosto irritata. L’ultimo che mi ha offesa è andato a casa con un occhio nero e un polso slogato. Così gli rispondo a tono, ma con una voce gentile e apparentemente educata:
-       Una candeggina dovrai fartela tu quando andrai a casa dalla mammina a piangere come una femminuccia perché ti avrò lasciato alla linea di partenza. Comunque ci vediamo al traguardo…bullo effeminato!-
Avviso per tutti i miei attuali compagni di calcio: non mi offendete o fatemi arrabbiare altrimenti è molto probabile che vi lasci cinque dita stampate sulla faccia. Facendo un sorrisino da s****a, mi preparo per fare uno scatto felino e correre più veloce che posso.
Il Bullo Effeminato assume un’aria incavolata e non lo posso biasimare: è quello che succede facendomi infuriare.
Il fischietto suona e tutti partiamo all’unisono. Subito si crea una profonda distanza tra tre atleti (tra cui io) e gli altri. Corrono a pari passo con me anche Shawn e un altro ragazzo che d’impatto avevo preso per una femmina ma che dopo mi sono ricreduta  sentendo l’appello del mister. Se non sbaglio(e io non sbaglio quasi mai, modestamente) si chiama Nathan. I due corrono davvero veloci ma purtroppo sono già quasi del tutto stanchi, mi sembra di intuire da come respirano(niente domande, grazie). Al centro del campo, circa, io e l’albino passiamo in vantaggio lasciando indietro anche il Turchesino.
-       A noi due!- mi dice Shawn cercando di fare uno scatto e passare avanti, ottenendo scarsi risultati.
Con sguardo furbino, a pochi metri dalla porta opposta da cui siamo partiti, eseguo uno scatto che, per un soffio, mi fa vincere la competizione. Non sono per niente stanca solo un po’ di fiatone ma niente di che, tutto normale.
Tutti rimangono allibiti, letteralmente. Chi a metà campo, chi quasi al traguardo si ferma per lo stupore che una ragazza venuta da chissà dove lì abbia battuti in velocità in meno di due minuti. Lì potevo capire, in fondo, chi si aspetterebbe mai che una come me potesse battere tutti i ragazzi vincitori della coppa del mondo?!
Dopo quell’attimo di stupore anche da parte dell’allenatore, quest’ultimo mi dice:
-Aida, ti allenerai, prima nei tiri in porta con Darren! E poi, se sarai all’altezza eseguirai l’allenamento speciale!-
“Io?! Allenarmi nei tiri in porta?! Non so se riesco…” penso mentre assumo l’espressione più terrorizzata, impaurita, atterrita che potessi mai fare. Shawn, sempre premuroso e gentile da quello che ho potuto vedere, mi domanda, posandomi una mano sulla spalla e guardandomi con quegli occhioni da cucciolo:
-Ehi! Tutto bene?-
Annuisco anche se titubante. Prendo un pallone con il cuore che mi batte a mille e le mani sudate e lo posiziono davanti alla porta, all’inizio dell’area di rigore.
-Sono pronto!- dice Darren mettendosi in posizione. Fisso il pallone a terra e mi blocco: un pallone, la stessa arma della morte della mia famiglia. Non riesco a muovermi anche se vorrei con tutta me stessa. L’unica cosa che voglio evitare più di qualsiasi altra cosa al mondo è piangere davanti a dei ragazzi, cosa che accade proprio ora. Una lacrima calda e al tempo stesso gelida, mi solca il viso e cade a terra. A quel punto mi rassegno e senza mostrarmi in volto, me ne vado correndo dicendo prima:
-       Mi dispiace!-
Sento le ragazze che cercano di ricorrermi dietro ma per mia fortuna, sono più veloce di loro e riesco a seminarle per le vie dell’isola.
Dopo un bel po’ che corro, mi fermo per riprendere fiato e senza farmi vedere ritorno nella mia stanza del dormitorio. Mi metto vestiti normali (un paio di jeans e una maglia color notte che mi arriva fino a metà coscia) e nella più assoluta anonimità esco come sono entrata. Cerco posti i più affollati possibili, anche se lì odio, per evitare di farmi riconoscere in caso che le ragazze mi stessero ancora cercando.
Mi infilo in un posto chiamato “Angelo di Ghiaccio” e mi si para davanti un’enorme pista ghiacciata dove una miriade di persone stanno pattinando.
Noleggio un paio di pattini della mia misura e mi unisco anch’io alla folla. Inizio con qualche giro di pista a una velocità elevatissima. Successivamente, sempre spostandomi, inizio a fare varie figure, tra cui la mia preferita, l’angelo: consiste nell’alzare la gamba di novanta gradi e posizionare il corpo sulla stessa linea immaginaria segnata dalla gamba e lasciarsi trasportare dal ghiaccio. Niente di che, lo ammetto ma è una figura che eseguo sempre prima di iniziare a fare le cose serie. Dopo di che, eseguo un salto e prima di ricadere effettuo tre giravolte su me stessa per poi atterrare sul ghiaccio con delicatezza. Mentre realizzo altre figure e salti acrobatici, non mi accorgo che le persone intorno a me si stanno fermando e allargando per farmi spazio e vedermi. Appena apro gli occhi fermandomi in un inchino profondo, ricevo un fragoroso applauso. Il mio sguardo cade sulle ragazze che sono appena entrate dall’entrata del locale: Sylvia e Cammy.
Immediatamente esco dalla pista e levo i pattini. Avvantaggiata dalla folla che man mano si fittisce sempre più, riesco a uscire senza essere vista da quelle due e mi rimetto a correre. Corro per molto più tempo di prima e quando ritorno sono circa le quattro di pomeriggio!
Prima di dirigermi in cucina, per sgranocchiare qualcosa(non avendo pranzato) controllo che non ci sia nessuno. Come avevo previsto sono tutti fuori ad allenarsi, credo. Appena arrivo davanti al frigorifero, noto un foglietto attaccato ad esso con un magnete a forma di pallone da calcio. Stacco il pezzo di carta e leggo:
Ciao Aida!
Siamo andati a disputare la prima partita del torneo. Ci dispiace averti lasciata da sola alla base ma tu te ne sei andata e non siamo riusciti a trovarti da nessuna parte, nonostante ti abbiamo cercato dappertutto. Spero che ci capirai…
                                                                                         Inazuma Japan
 
Per lo meno, mi hanno avvisata e sono stati molto gentili a compiere questo gesto. Avendo un bel po’ di tempo libero, corro (come se non ne avessi abbastanza) su per le scale e sbattendo la porta di camera mia dietro di me, mi levo le scarpe e i vestiti. Mi infilo nella doccia e con molta calma mi do una bella rinfrescata. Mentre l’acqua bagna la mia pelle ripenso alla scenata che ho fatto questa mattina: una cosa veramente stupida; potevo semplicemente dire che non ero pronta o che non mi sembra di essere all’altezza, per il momento(è una cosa che faccio spesso ripensare ai vari modi di reazione che potrei aver avuto)
Circa mezz’ora dopo mi distendo sul letto e fisso il soffitto: non è un granché, bianco, muto di certo non un buon compagno di chiacchiere. Piuttosto che rimanere imbambolata come una bambola a guardare il soffitto, mi viene voglia di suonare la mia melodia preferita(che so a memoria) con lo strumento che suono da quando ero piccola come un peluche(forse non così piccola). Così prendo la custodia da sotto il letto, lontano da occhi indiscreti, ed estraggo il mio violino bianco latte. Mi posiziono al centro della stanza facendo in modo che potessi guardare il paesaggio fuori dalla finestra, inizio a suonare “Ice Road” una bellissima canzone, che so anche cantare ma che non sono brava per poterlo fare. Quando sono al centro dell’opera, sento dei rumori. Pian piano che essi si avvicinano riconosco il suono di passi. Subito, immediatamente rimetto il violino al suo posto, e indosso la benda(non si sa mai che entri qualcuno debole di cuore). La porta si spalanca ed entra Shawn, pieno di ferite e di graffi dappertutto. Sento un tuffo al cuore vedendolo così; mi sbrigo ad aiutarlo, chiedendogli:
-       Cosa vi è successo?!-
-       Abbiamo disputato la prima partita contro la nazionale italiana…- è distrutto e non credo che accetterà la mia richiesta che ho pensato sotto la doccia e mentre suonavo.
-       Come è andata?- domanda idiota, si vede benissimo che hanno perso.
-       Abbiamo vinto per pura fortuna, 1-0…- mi devo ricredere. Aida, brutta stupida, come puoi pensare che abbiano perso con un capitato che sa coinvolgerti anche se siete sotto di cinquanta goal, e con dei cannonieri stupendi e fortissimi?!
Mentre si siede sul letto mi dirigo a prendere del disinfettante e dei cerotti(il minimo che posso fare). Mi siedo affianco a lui e, disinfettandogli le ferite inizio a parlare:
-       Erano più forti dell’anno scorso?-
-       Si, molto di più. Ma per fortuna all’ultimo minuto abbiamo segnato…ahi!- per sbaglio, premo troppo il cotone sulla ferita e se ne accorge.
-       Scusa…non sono un’esperta infermiera!- dico per cercare di tirarlo su di morale, riuscendoci e ricevendo una risatina che a mia volta eseguo. Devo dire che mi piace molto di più vederlo sorridere che triste…ma che cavolo penso?!
-       Posso farti una domanda?-
-       Certo!- approvo sperando che non mi chiedesse proprio di quello che è successo stamattina.
-       Stavo pensando a una cosa:  perché hai l’occhio di diverso colore rispetto all’altro?- una domanda meno imbarazzante, no?! Non so cosa rispondergli: non posso dirgli che per colpa di uno stupido alieno e di una fiala con dell’azoto liquido ha ucciso la mia famiglia e mi ha rovinato la vita.

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Capitolo 5
*** Verità - seconda parte ***


In quel momento, per fortuna, bussano alla porta. Finita la medicazione del mio compagno di stanza, mi alzo e vado aprire. Mi ritrovo davanti Nelly con dei fogli in mano.
-       Ciao Aida!-
-       Ciao Nelly…- spero che non mi faccia anche lei qualche domanda imbarazzante.
-       Volevo darti questi!- mi porse dei fogli rilegati. Sembra che siano più di dieci.
-       Cosa sono?- chiedo mentre prendo i fogli e sfogliandoli.
-       Io e le ragazze abbiamo pensato di farti una specie di regalo di benvenuto e ti abbiamo scritto alcune informazioni fondamentali sui tuoi nuovi compagni di squadra!-
-       Grazie mille, davvero!- devo dire che sono veramente molto gentili.
-       Non c’è di che!-
-       Però…mi sento in colpa…anche voi dovreste sapere qualcosa su di me…
-       Stai tranquilla. Non è niente di particolare…-
-       Facciamo che stasera scrivo qualcosa su di me e poi ve lo do, così siamo pari!- ovviamente non intendo scrivere dell’incidente…
-       D’accordo…vi aspettiamo per la cena!- esclama mentre se ne va.
Chiudo la porta e mi siedo sul letto a sfogliare i il libretto.
Apro la prima pagina che fa da copertina e inizio a leggere:


Nome: Mark
Cognome: Evans
Numero maglia: 1(portiere)/15(libero)
Carattere: molto allegro e capace di coinvolgerti in una partita anche soltanto guardandoti
Storia: ha iniziato a giocare sin da quando era piccolo e non ha mai smesso. Inizialmente si pensava che il suo idolo, suo nonno, fosse morto. Proprio l’anno scorso si è scoperto che è ancora vivo e che allena squadre di calcio, per farle scontrare con suo nipote, nei FFI.
“Tipo interessante…chissà se suo nonno è anche quest’anno qui” penso mentre giro la pagina. Non ho molta voglia di leggere ma devo altrimenti non mi integrerò mai nella squadra.


Nome: Nathan
Cognome: Swift
Numero maglia: 2(difensore-centrocampista)
Carattere: generalmente bravo, di ottimo carattere e gentile ma anche abbastanza timido.
Storia: Prima faceva parte della squadra di atletica, poi Mark lo ha convinto a unirsi alla squadra di calcio(notare la sua velocità). È veloce come il vento.
Continuo a leggere e arrivo fino al numero otto, Calleb Stonewall
 
che dalla foto non mi sembra molto simpatico e allegro.
Giro pagina e vedo una foto di Shawn.
 
E’ molto sorridente e si capisce che si stava divertendo. Ma non riesco a continuare perché proprio il soggetto della foto mi distrae chiedendomi:
-       Io vado giù a per la cena. Vieni anche tu?-
-       No, grazie. Non sono abituata a cenare…-
-       Però se vieni puoi sempre chiacchierare con le ragazze- controbatte mentre apre la porta.
-       Non vorrei essere d’intralcio…- dico mentre abbasso lo sguardo per non sembrare imbarazzata.
-       Nessun disturbo e poi…fai parte anche tu della squadra!-
-       Va bene. Mi hai convinta!-
Afferro la benda e uscendo la indosso. Scendiamo e ci ritroviamo gli occhi di tutti puntati.
-Quale onore Aida!- esclama, credo, Hurley(i nomi e i visi lì ho abbastanza memorizzati).
-Perché?- domando anche se posso intuire la risposta.
-Sei stata via tutto il giorno…- mi risponde Axel(lui lo conosco bene).
-Non esattamente…solo questo pomeriggio e metà mattina- replica Jude (sempre perfettino, lui)
-E dai, fratello! Rilassati un po’…comunque ti unirai a noi stasera?-
-Si…Hurley…però non mangerò niente!-
-Come mai?- chiede un ragazzo minuto, con capelli biondo scuro, credo il portiere di riserva.
E ora? Cosa gli rispondo? Non voglio dare informazioni inutili come che sono orfana a persone che non conosco…bene. Così, lì per lì, mi limito a rispondere:
-Tradizioni di famiglia…-
Già….famiglia…
***
Per fortuna ho attirato la sua attenzione giusto in tempo, prima che leggesse il mio profilo. E se ha saltato le parti più noiose perché le sapeva già(tipo nome cognome e numero maglia) e fosse saltata direttamente al carattere o peggio alla storia?! Calma Shawn…non farti inutili paranoie. Ora sei qui e non devi mostrare nessun segno di preoccupazione o debolezza altrimenti arriva subito il capitano. Quindi, ragioniamo: se riesco ad andare in camera prima di lei, finita la cena, ho ottime probabilità che riesca a strappare la pagina con i miei dati.
Per il momento mi siedo a mangiare e mi godo ciò che ha cucinato lo staff. È tutto delizioso ma da fondo del tavolo noto che Aida non sta mangiando niente e mi chiedo come faccia a non avere fame dopo…ah già lei non a disputato la partita! Ma se non sbaglio, non si è vista a pranzo…?
Ad un tratto si alza e dando un’occhiata al suo cellulare se ne va. Cosa?! Se ne va? Noooooo…il mio piano è andato in fumo. La guardo andare via ma distolgo subito lo sguardo a causa di una domanda di Xavier:
-       Ehi, Shawn non ti dispiace che la tua amica se ne sia andata?-
-       Con questo cosa vorresti dire Xavier?-
-       Semplice Mark…voglio dire che da qualche tempo il nostro difensore ha puntato gli occhi su una certa giocatrice…-
-       Xavier, non dire cavolate!- quasi urlo, infastidito dalla sua presa in giro.
-       Bravo…Xavier…dillo anche tu …che Shawn ha una cotta per Aida….ahia!!!- Hurley si becca una randellata in testa, non da me ma da Nelly(anche se vorrei tanto picchiarlo a sangue).
-       Non si parla con la bocca piena maleducato!- dice “la Bulla” al surfista che continua a mangiare tenendosi la testa dal dolore.
-       Scusa…Nelly- altra padellata. Certo che quando Hurley si mette a fare il deficiente ci riesce davvero bene.
-       Facciamo così: se, da solo, batti me e Jude non ti daremo più fastidio con questa storia! Ci stai Frost?-
-       Non mi dire che ti hanno contaminato con questo discorsi, Kevin?...Comunque accetto, così la finite di dire che mi piace Aida…- facciamo per alzarci quando dalla cucina sentiamo Sylvia urlare:
-       Dove pensate di andare?! La cena non è ancora conclusa!!-
-       E allora perché Aida è potuta andare?- domanda Jordan.
-       Perché, secondo le sue tradizioni, non può cenare…- dice rassegnata Cammy dalla cucina.
La cena si concluse tranquillamente. Appena abbiamo finito, io, Jude e Kevin ci posizioniamo alle postazioni del calcetto: io prendo gli omini bianchi e i due quelli blu.
-Però voi siete in due. Non vale!-
-Dovevi pensarci prima, quando ti abbiamo offerto la sfida!- mi ricorda Jude, con la sua solita calma e freddezza.
Kevin lancia la pallina e iniziamo. Subito prendo possesso palla, che lancio verso i miei giocatori davanti alla porta, con un gesto veloce e preciso. Ma Jude, comandante dei giocatori centrali, intercetta la palla e la lancia, con una rullata, in porta. Per fortuna riesco a spostarmi sul portiere e pararla.
Per circa dieci minuti andiamo avanti così, mentre gli altri nostri compagni si accalcano intorno a noi, finché Kevin, con il portiere, riesce a fare un goal valente ben due punti(così sono le regole).
Con un sorriso malefico, Jude segna i punti e ricominciamo. Però, il regista delle nostre partite ha già individuato il mio punto debole(che io non so) e perciò, con la stessa tecnica riescono a vincere.
-Bella partita Frost, ma abbiamo vinto noi!- dice sogghignando Kevin.
-       Tutta fortuna…- dico profondamente offeso.
-       Ma, al contrario di qualcuno, io so perdere!- rivelo, guardando Kevin.
Mi siedo sul divano e , prendendo il telecomando, accendo la televisione su un canale che non mi interessa minimamente.
-       Allora?!- esclama curioso Axel.
-       Cosa?- domando fingendo di non sapere che cosa mi vogliono chiedere.
-       Racconta…-
-       No!- nego interrompendo Nathan.
-       Hai perso una scommessa e ora devi pagare!- dice Austin, giustamente.
Dalla cucina arrivano anche le cuoche, Sylvia, Cammy e Nelly, che sembrano molto incuriosite dal discorso. Ma, visto che non voglio parlare dell’argomento in questione, mi metto a guardare con disinteresse la televisione, mentre cercano di trovare un modo per farmi confessare(cosa che non farò mai perché non è vero).
Rassegnato, mi alzo e mi dirigo verso camera mia. Hurley mi segue, forse credendo di ottenere qualche informazione extra, ma si illude.
-       Ehi, mi dici cos’hai?- mi chiede, mettendomi un braccio sulle spalle. Sembra comprensivo.
-       Non lo so…- in fondo magari mi può aiutare perché non so cosa mi succeda in questo periodo: continuo a pensare alla nuova giocatrice.
-       Perché sei sempre così scontroso? Non mi pare che questo sia il tuo carattere!-
-       Non ne ho idea però,….- mi interrompo perché sento una lieve e dolce musichetta provenire da lontano. Probabilmente anche gli altri la udirono, perché pian piano si avvicinano.
-       Cos’è questa dolce musichetta?- chiede Mark mentre si accosta a noi.
-       Riconoscerei questa melodia ovunque…è “La forza mia” di Marco Carta-.
-       Da quando Sylvia, ascolti musica italiana?- chiede Nathan.
-       Non lo so…-
-       La vera domanda sarebbe: da dove proviene?-
-       Credo da camera mia.- rispondo a Xavier.
Saliamo le scale fino alla mia stanza e ci accostiamo alla porta per sentire meglio. Ora che il suono è più chiaro sembra quello di un violino, suonato divinamente.
-       E se fosse Aida quella che suona?- mi fa notare Jordan. Infatti lei è l’unica che manca all’appello. Improvvisamente sentiamo una pausa e Darren fa all’esperta musicale:
-       Nella canzone, per caso c’è una lunga pausa?-
-       Non mi pare…-
In quel momento la porta si apre e tutti i miei compagni mi cadono addosso(ovviamente).
Cadiamo proprio ai piedi di Aida, che ci guarda con aria interrogativa dicendo:
-       Cosa stavate facendo? Origliando?-
-       Esatto…-dice Nelly, l’unica intelligente che non si appoggiata a peso morto alla porta e di conseguenza non è caduta.
Rialzandoci Axel le chiede:
-       Eri tu che suonavi?-
-       Ehm…si!- afferma piuttosto imbarazzata.
-       Potresti…continuare?!- domanda Sylvia ansiosa di risentire la sua canzone preferita.
-       Ehm….- è molto imbarazzata dalla situazione e per fortuna me ne accorgo.
-       Si è fatto tardi…sarà meglio tornare ognuno nelle proprie stanze…buonanotte!- esclamo fingendomi assonato e sbattendo la porta alle mie spalle(in questo modo evitando altre domande sull’argomento: nuova giocatrice)
Aida rimane un po’ spiazzata dalle mie azioni, come posso capire dal suo sguardo. Si leva la benda e mi guarda con ambi gli occhi. Assume un’aria molto dolce, da cucciola.
-       Grazie mille…!- esclama mentre sto per levarmi la felpa(si muore di caldo in questa stanza).
-       E di che?- anche se sapevo benissimo la causa del ringraziamento.
-       Per aver evitato che io mi esibissi in pubblico…mi vergogno molto…-
-       E di cosa? Suoni divinamente!-
-       Ascolta…vorrei parlarti di quello che è successo stamattina…-
-       Ah, si. Perché te ne sei andata?
-       Avevo paura che mi giudicaste…negativamente intendo…-
Mi avvicino a lei e mettendogli una mano sulla spalla le dico:
-       Non potremmo mai. Siamo tuoi compagni!-
-       Lo so…ma pensavo che mi crediate un’incapace che non sa neanche calciare un pallone…- in quel momento inizia a singhiozzare e non so più come comportarmi : non so se consolarla o chiederle perché pensava questo. Così provo a fare entrambi.
-       Ehi! Non fare così. Te l’ho già detto che non potremmo mai giudicarti così perché…- mi interrompe all’improvviso proseguendo la mia frase.
-       …siete miei compagni di squadra. Ma la verità è che …ho paura della palla!-
-       La palla non può farti del male…!- scherzo cercando di tirarla un po’ su con qualche risata ma ottengo la reazione opposta.
-       E invece si! È colpa di un pallone da calcio che ho perso la mia famiglia!- mi urla in faccia in lacrime.
Rimango spiazzato, totalmente. Non mi aspettavo che reagisse così o che, quanto meno, mi parlasse con parole così crude. Non immaginavo che fosse orfana, non ne ha parlato con nessuno, e che, cosa più strana, fosse stato un pallone a distruggerle la vita.
“Mi dispiace tantissimo e so cosa provi” mi sarebbe piaciuto dirle ma così avrebbe scoperto il mio passato che ho superato, e mi farebbe troppo male ritornare a parlarne. È un amica in difficoltà e io penso solo a me stesso e al mio passato?! Non mi credevo così egoista. Così lascio perdere tutto e provo a consolarla:
-Ehi, non piangere. Il passato è passato e devi guardare al futuro. So cosa provi e mi dispiace tantissimo, ma non ci puoi fare niente-
Continua a singhiozzare. Non so come comportarmi.
-       Vuoi parlarne? Magari dopo ti sentirai meglio…-
Si asciuga le lacrime e mi guarda con quel viso da angelo, annuisce e comincia a raccontare:
-       È successo circa tre anni fa. Un alieno, credo, ci ha tirato contro un pallone mentre stavamo tornando a casa, in macchina. Mio padre, per evitarlo, virò bruscamente verso il burrone. Mia madre e mia sorella mi lanciarono fuori dall’auto e io mi salvai ma loro no. la macchina precipitò e la mia famiglia morì sul colpo. Mentre mi disperavo l’alieno si avvicinò e mi lanciò contro dell’azoto liquido: è a causa di questo che ho l’occhio destro verde e sul braccio destro delle macchie azzurrastre-

***

Dopo avergli raccontato del mio incidente, ripenso, ad alta voce, una cosa che ha detto:
-       Prima, hai detto che sai cosa provo. Non mi dire…che tu…i tuoi genitori…mi dispiace-
-       Non importa. E poi è per evitare che tu sappia del mio passato che prima ti ho distratto dalla lettura del fascicolo che ti ha dato Nelly-
-       Perché?
Mi guarda con aria confusa. Forse non mi sono spiegata bene.
-       Perché non vuoi che io sappia?
-       Per….non lo so. Forse per egoismo o per paura-
-       Di cosa?
-       Di essere giudicato-
Lo vedo molto triste. Così gli propongo di raccontarmi della morte della sua famiglia. Mi  dice tutto: che aveva un fratello, che quando si è unito a Mark e company aveva un doppia personalità(la seconda quella del fratello Hayden).
-       È tutto- conclude alla fine. Frettolosamente prendo il fascicolo che avevo messo sotto il cuscino e leggo velocemente la sua storia: coincide con tutto quello che mi ha detto. Su di noi cala un silenzio tombale. Nessuno dice niente per qualche minuto, finché mi ricordo della mia richiesta.
-       Ascolta…vorrei chiederti…un favore- mi imbarazza tantissimo chiedergli qualcosa e mi sento le guance andare a fuoco.
-       Dimmi pure- la sua voce si è fatta dolce e gentile come me la ricordavo.
-       Mi chiedevo se ….potresti farmi da allenatore, in modo da arrivare al vostro livello-
-       Certo, con piacere. Ma quando ci alleniamo? Durante il giorno siamo presi con le tattiche e gli allenamenti per le partite contro le altre nazionali.-
Mi guardo intorno in cerca di una soluzione. Guardo fuori dalla finestra e mi viene un’idea.
-       E se andiamo adesso?-  
Ci vestiamo con la divisa e andiamo in campo ad allenarci. Mentre Shawn accende le luci di quest’ultimo, io prendo i palloni.
-       Bene. Prima di iniziare vorrei farti una domanda: che tipo di allenatore vuoi che io sia? Buono, medio o cattivo?-
-       Decidi tu. Per me è uguale, basta che mi alleni!-
-       Ok. Io direi di iniziare con dei passaggi frontali…te li ricordi?-
-       Si!-affermo anche se non ricordo bene i nomi specifici delle diverse tecniche e robe varie. Mi concentro solo sul pallone e su quello che devo fare: dovrei essere in grado di passare un pallone. Eseguiamo passaggi per una decina di minuti, in modo da poterci riscaldare.
-       Mi chiedevo se ti andasse di imparare una tecnica micidiale?-
Come?! Sarà da un sacco di tempo che non eseguo un tiro del genere. Annuisco con gli occhi che si illuminano dalla gioia.
Shawn si posiziona davanti alla porta ed esegue una tecnica fortissima: Tormenta Glaciale(anche se era del fratello, come mi ha raccontato).
Rimango stupita: e io dovrei imparare quella tecnica potentissima?!
-       Ora tocca a te!- mi passa il pallone e provo a imitare i suoi movimenti pensando che il pallone è da pallavolo e non da calcio, in modo da evitare di pensare all’incidente. Provo svariate volte, e mi arrendo, non riuscendoci.
-       Non ce la farò mai!-
-       Prova a colpire il pallone con tutta la paura e la rabbia che hai dentro-mi consiglia mettendomi una mano sulla spalla.
Respiro profondamente e, immaginandomi che la palla è l’assassino della mia famiglia, ritento un’altra volta. Prima colpire la palla ghiacciata, urlo, con tutta la voce che ho, “Tormenta Glaciale”. Una potenza mai sentita prima, si sprigiona dentro di me, nell’istante in cui calcio la palla in rete. La sfera entra in porta rompendola e finendo contro la ringhiera che delimita il nostro campo ghiacciandola.  Sono al settimo cielo, nel vero senso delle parole, ma anche sfinita, infatti cado in ginocchio a riprendere fiato e a stupirmi del tiro che ho tirato.
-       Wow!- esclama Shawn.
-       Visto che ci sei riuscita!- continua avvicinandosi a me.
-       Vero, grazie!- lo abbraccio ma mi stacco subito non appena mi rendo conto della mia azione. Credo di essere diventata tutta rossa perché sento molto caldo. Shawn mi guarda ed anche lui è rosso e stupito. Su di noi cala un silenzio tombale.
-       Ehm….credo che stanotte possa bastare…-dice interrompendo il silenzio imbarazzante. Ritorniamo nelle nostra camera ancora stupiti e stanchi. Mi infilo sotto le coperte e mi addormento pensando che:
Questa notte credo che sia nato qualcosa in me, mai provato prima……




*Angolo autrice pazza*
Buongiorno ragazzi/e !!
So che sono in un ritardo mostruoso...e mi scuso tanto
Ma ora vi ho inserito anche l'altro pezzo e così sono più tranquilla
Mi raccomando recensite!!!

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Capitolo 6
*** Attaccante Familiare - prima parte ***


Capitolo 5 : ATTACCANTE FAMILIARE


Caro Diario,
sono già passati dieci giorni da quando mi sono unita alla nazionale giapponese. Mi alleno duramente ogni giorno (con il mister) e notte(con Shawn). Ho assistito a diverse partite aiutando le ragazze dello staff a fare il tifo e finora abbiamo sempre vinto. Ma per il momento, il mister non mi ha ancora fatto giocare…
Sono migliorata parecchio. Mi esercito con la squadra che mi ha accettata, ma non mi sento completa. In fondo al mio cuore c’è ancora quella paura che quel ragazzo-alieno possa trovarmi e uccidermi e il timore di fallire e cadere di nuovo nell’orribile mondo grigio di qualche giorno fa, prima del mio primo allenamento notturno. Da quella notte sento una strana sensazione, come se la mia anima non appartenga più a me ma a qualcun altro. Come se non fossi più la stessa persona.  È strano da far capire e difficile, qualcosa che non si può spiegare con le parole.
Durante gli allenamenti provo a cambiare qualche parte della Tormenta Glaciale, insegnatami da Shawn, in modo da raggiungere una mia tecnica personale, ottenendo scarsi risultati come una palla che va contro il palo della porta, un pallone in faccia(no domande) e tante altre conclusioni…
Con Shawn? Siamo diventati molto amici, praticamente inseparabili  come fratello e sorella . È dolce, gentile, premuroso e un ottimo e (talvolta) severo insegnate.
Ora vado…è tardi e domani hanno una partita da giocare, la semifinale contro Palladia. Dovrò fare ancora più tifo!!
Spero di giocar presto…
 
Sto dormendo beata nel mio morbido letto finche una cosa misteriosa, un cuscino, mi viene addosso e sento qualcuno chiamarmi più volte. Mi rigiro e continuo a dormire, pensando che la voce è frutto della mia immaginazione.
Sento sempre quel qualcuno che mi percuote abbastanza violentemente. Apro lentamente, molto lentamente gli occhi e mi volto verso chi ha osato svegliarmi così presto (rimanendo in questa squadra ho imparato a dormire  molto). Mi ritrovo a pochi centimetri dal naso di Shawn, che ha un’aria parecchio seccata.
-          Finalmente ti sei svegliata! – mi esclama mentre si allontana diventando rosso.
-          Che ore sono?- domando mettendomi a sedere e stropicciandomi gli occhi.
-          Sono le 8:20!-
-          Perché tanta fretta se gli allenamenti sono tra circa un’ora?- domando guardandolo con aria assonnata.
-          Non ti ricordi che il mister ci ha detto di andare in “aula conferenze” per discutere di una faccenda importante?!-
Ci penso su un attimo. Shawn mi guarda come per dire qualcosa, ma di fatto non dice niente. Poi d’un tratto mi sbatto la mano sulla fronte e dico, quasi urlando:
-          Ah già! Dammi solo due minuti!-
Mi dirigo velocemente verso il bagno e inizio a prepararmi chiudendo la porta alle mie spalle.
-          Va bene! Io ti aspetto qua…ma non metterci tanto!-
Mettendoci il minor tempo possibile, indosso la divisa dell’Inazuma Japan, mi do una sistemata ed esco. Shawn è già sulla porta ad aspettarmi.
-          Non ti stai dimenticando qualcosa?- mi guarda intensamente negli occhi. Aspetta: occhi? La benda. Ritorno velocemente in camera e la cerco ma la vedo solo all’ultimo momento  sul comodino.
Ci dirigiamo frettolosamente giù per le scale. Per fortuna troviamo i nostri compagni ancora lì che si stanno giusto alzando dal divano e dalle poltrone.
-          Eccovi! Credevamo che vi foste addormentati!- disse Nathan, il primo che ci vede.
-          Veramente lei, fino a cinque minuta fa, era ancora nel letto!- esclama Shawn indicandomi.
-          Non eri quella che si svegliava sempre presto?- mi domanda Jordan.
-          Diciamo che…ero molto stanca- dico molto imbarazzata. Non mi piace molto essere al centro dell’attenzione.

***

Tutta l’Inazuma Japan si riunisce nel luogo imposto dal mister. Si siedono sulle sedie predisposte nella sala e guardano attentamente il mister.
-          Buongiorno ragazzi! Innanzi tutto, vi ho convocati qui per discutere della partita che disputeremo questo pomeriggio. Come ben sapete, la squadra è allenata da David Evans e , per nostra fortuna, sappiamo benissimo come programmerà la partita. La sua squadra, Palladia, imposta le partite sempre nel medesimo modo:  nel primo tempo adottano uno schema base, 4-3-4, ossia quattro attaccanti, tre centro-campisti e quattro difensori; mentre nel secondo tempo, qualunque sia l’avversario, la loro formazione cambia per via del loro miglior attaccante, con una tecnica di livello dieci. Con lui assumono uno schema composto da unico attaccante,  cinque centro-campisti e quattro difensori- spiega il mister mentre indica gli spostamenti sul campo appeso a una lavagna, posta dietro le sue spalle.
-          Ma in questo modo, non c’è maniera di oltrepassare la loro difesa?!- fa notare Jude, il regista della nazionale giapponese.
-          Mi dispiace contraddirti, ma ci sarebbe un modo- controbatte sorprendentemente Aida.
-          Cosa hai pensato Aida?- le domanda il mister.
-          Basterebbe soltanto che un nostro difensore passasse in attacco per marcare a uomo il solo attaccante e che i nostri centro-campisti facessero lo stesso con la difesa in modo da poter segnare facilmente-
-          E i cinque centro-campisti avversari?- domanda Axel all’interessata.
-          Sarebbero circondati e quindi impossibilitati a segnare. D’altro canto, il loro primo goleador è fuorigioco-
-          E come la metti se anche i centro-campisti sapessero segnare con tiri potenti?-
-          Così, mister, la cosa si complica. E poi, il mio schema può funzionare soltanto tre azioni massimo, perché, se il loro allenatore è così bravo come dite, lo noterà subito e si adatterà in modo che non possa funzionare una quarta volta-
-          Però intanto, secondo te, avremmo già segnato tre goal…- la provoca Jude. Ormai la conversazione è basata solo sui tre interlocutori, che rispondo a colpi di logica. All’improvviso cade il silenzio nella stanza. Nessuno sa più cosa rispondere finché il mister dice:
-          Va bene. Durante il secondo tempo adotteremo questo metodo di gioco e vedrò di elaborare uno schema che ce lo permetta. Ora, passiamo alle tecniche da usare per segnare. Oggi dovrete soffermarvi soprattutto sulle tecniche combinate e crearne di nuove, o migliorarle per arrivare a un livello superiore. Aida, Shawn vorrei che voi due creiate un nuovo colpo micidiale!-
-          Cosa?!- esclamarono entrambi prima di diventare rossi come peperoni.
-          Avete capito  bene. Voglio che combiniate le vostre capacità in una tecnica molto potente, capace di spezzare la porta avversaria. Con questo andate ad allenarvi, tutti quanti!-
-          Andiamo ragazzi!!- urla Mark, mentre si dirige verso l’esterno accompagnato dagli esulti dei suoi compagni.

***

Io e Shawn ci dirigiamo verso un campo a parte, non molto lontano da quello dove si allenano gli altri, in modo da poterci concentrare meglio. Mentre eseguiamo qualche tiro in porta per scaldarci l’albino mi chiede:
-          Prima, davvero sapevi di cosa stavi parlando? Intendo, quando hai conversato con Jude…-
-          Veramente, no. Mi sono limitata a esporre un sistema di gioco già visto durante la, se non sbaglio, vostra penultima partita contro…-
-          La Germania?-
-          Si, esatto! Avevano lo stesso modo di giocare che ho esposto. Per questo ho detto che funzionerà solo qualche volta, tenendo in considerazione che cosa ha fatto il mister in quell’occasione- spiego molto brevemente. Infatti, quel modo di giocare mi aveva colpito: non so perché ma era strano e bello.
-          Hai qualche idea per la tecnica combinata?- mi chiede Shawn, facendomi ritornare alla realtà. Faccio di no con la testa dicendo:
-          No, niente. Tu?-
-          Potremmo combinare le nostre due tormente glaciali facendo così un doppia tormenta…ma…no… non può funzionare…no, nessuna idea-
Proviamo a combinare diverse tecniche, anche se non ne ho praticamente nessuna mia. Cerchiamo di fare come ci ha detto il mister: combinare le nostre capacità (che non so minimamente quali sono le mie).
Dopo circa un paio d’ore, vediamo comparire a bordo campo Mark che ci chiama per il pranzo.

***

Dopo aver mangiato un ottimo pranzetto preparato dallo staff, Sylvia, Cammy e Nelly, rimaniamo nella sala svago, ossia il salotto, e ci rilassiamo facendo niente.
Sono seduta sulla poltrona più piccola e rifletto ancora sulla tecnica combinata tra me e Shawn. Penso alle varie combinazioni che abbiamo provato, finché non mi vengono in mente le parole del mister:”  Aida, Shawn vorrei che voi due create un nuovo colpo micidiale!... Voglio che combiniate le vostre capacità in una tecnica molto potente, capace di spezzare la porta avversaria”. Ci ragiono sopra, cercando di capire cosa vuole veramente il mister da noi. Inconsciamente mi ritrovo a pensare che entrambi veniamo da Hokkaido e che possiamo eseguire tecniche glaciali(nel vero senso della parola). Glaciali?! Mi è venuta un’idea!!!
-          Shawn ho trovato!- esclamo. Lui mi guarda come per dire “Di che parli?”
-          Mi è venuta un’idea per la nostra tecnica!- continuo sempre più fermamente convinta della mia trovata. Mi guarda sempre più confuso, non più spiazzato degli altri.
-          Ma non l’avevate già creata?- chiede Mark. Non mi pare di avergli detto niente.
-          No. Perché, chi te l’ha detto?- gli chiedo sempre pensando a quello che mi è venuto in mente.
-          Veramente io. Ma a parte questo, che idea?- confessa e domanda Shawn.
-          Vieni con me!- dico mentre gli prendo il braccio e lo trascino verso il campo da gioco, fuori.

***

Ore 16:30, stadio dell’isola riservata a Palladia. È un’arena enorme, e ci sono già tantissimi spettatori seduti sulle tribune quando arriviamo.
-          Ragazzi, io ho paura…-
-          Jordan ti faccio notare che lo dici ad ogni santa partita che fate- faccio presente a Jordan. Come in ogni partita, anche in questa scommetto che non gioco ma, nonostante ciò, mi cambio lo stesso.
Dopo aver indossato la divisa blu dell’Inazuma Japan, ci dirigiamo in campo dove il mister da le ultime raccomandazioni e spiega le tattiche ai ragazzi. Mentre gli altri si accerchiano intorno al mister, io mi siedo vicino a Cammy e guardandola le dico:
-          Mi raccomando, questa volta tocca anche a te fare il tifo…non mi deludere!-
-          Va bene capitano…solo una cosa: perché non sei ancora entrata in campo?-
-          Non lo so, ma è divertente comunque fare il tifo da qui!-
-          Già, hai ragione!-
Ci mettiamo a ridacchiare finché il l’allenatore Trevis non mi chiama. Chissà per quale motivo: magari si è dimenticato qualcosa nel pullman e vuole che lo vada a prendere o, peggio ancora, nei nostri alloggi!
Comunque, mi avvicino per vedere che vuole.
-          Si, mister?- chiedo con la voce più gentile e meno scocciata che possa fare.
-          Oggi, giocherai al posto di Hobbes, come seconda punta-.
Quasi mi viene da piangere! Sono al settimo cielo: finalmente posso sfoggiare le mie abilità in campo!
L’arbitro fischia il fischio di inizio e tutti noi giocatori entriamo in campo. Sono emozionatissima, non vedo l’ora di toccare palla. Mi posiziono a fianco ad Axel per il calcio iniziale.
Ripongo il mio sguardo verso il pallone a terra. Mi viene in mente l’ultima partita che ho giocato, contro una squadra dell’Hokkaido. In quell’occasione ho segnato ben cinque goal da sola.
Osservo gli avversari e, come aveva previsto il mister, sono posizionati secondo uno schema 4-3-4.
La partita inizia ed il mio compagno mi passa la palla, che passo dietro ai centro-campisti. Mentre essi cercano di oltrepassare i giocatori dell’altra squadra con dei passaggi davvero veloci, noi attaccanti ci portiamo verso la difesa avversaria. Ma non faccio in tempo ad arrivare all’area di rigore che un difensore mi marca a uomo, obbligando Jude(che in questo momento possiede il pallone) ad eseguire un passaggio verso Axel, che è libero. A sorpresa degli avversari, della folla e mia, Jude non la passa ad Axel, ma la calcia indietro, verso  Shawn, che in teoria sarebbe in difesa. Avanza con la palla e si porta accanto a Xavier ed immagino già che cosa vogliono fare: l’Aurora. Infatti ho previsto il giusto. Il pallone sfreccia pieno di energia verso la porta, “distruggendo” la tecnica del portiere.
Alla fine del primo tempo avevamo un vantaggio impressionante: 3-0, per merito dell’Aurora di Shawn e Xavier, l’Avvitamento Esplosivo di Axel e il Fuoco Incrociato di Shawn e Axel. Devo ammettere che viste dal campo, queste tecniche, sono ancor più belle ed emozionanti (e potenti) rispetto alla vista dalla panchina.
Gli avversari non hanno neanche provato ad attaccare perché non oltrepassavano il centro del campo.
Però, Shawn mi sembra strano. Da circa metà della prima parte della partita, ha iniziato a pensare ad altro e non concentrarsi. Che gli sarà preso?

***

Mi sarò preso un abbaglio quando ho guardato distrattamente la panchina di Palladia.
Non può essere lui. Impossibile. Gli assomiglierà parecchio, capita alcune volte. Ho già sentito da qualche parte che, da qualche parte nel mondo, hai una copia identica di te stesso. Quindi è impossibile che sia lui.
-          Shawn!-
È così insensato pensare solo che sia sopravvissuto. I dottori mi hanno assicurato che era davvero morto. Non può essere. Se fosse sopravvissuto non avrei avuto una doppia personalità. Però…
-          Shawn!-
-          Che c’è?!- rispondo infastidito da quella vocina che mi impediva di pensare lucidamente. Ma non mi sarei mai immaginato che quella voce appartenesse ad Aida, che in questo momento è rimasta sbigottita dal modo con cui le ho risposto. Subito mi alzo dalla panchina e mi scuso per averle risposto in malo modo.
-          Non preoccuparti. Piuttosto, che hai? Sembra che stai pensando a tutt’altro invece che concentrarti sulla partita… –
-          Niente, solo che…non riesco a concentrarmi con tutto questo caldo torrido- le butto là. Una bugia davvero stupida perché non fa affatto caldo, anzi sembra che staserà pioverà.
-          Ragazzi venite qua!- chiama il mister. Ci avviciniamo lentamente. Prima di concentrarmi sulle parole del mister, rivolgo un ultimo sguardo verso la panchina avversaria. Mi blocco di colpo: ora lo vedo più chiaramente e sembra davvero lui. Cerco di ritornare con i piedi per terra avvicinandomi agli altri e cercando di capire che cosa sta dicendo il mister.
-          Nel secondo tempo assumerete questo schema. Shawn, tu avrai il compito di bloccare la punta di Palladia, dal canto che sei sia un attaccante si un difensore. Mark, per parare i suoi tiri nel caso in cui superi la difesa, usa la Prata Suprema evoluzione 3, è l’unico modo. Bene, è tutto-
Entriamo in campo e mi posiziono davanti con gli attaccanti. Anche la squadra avversaria si posiziona e non credo ai miei occhi, quando vedo chi è l’attaccante di punta: è………è……..è…..
Non faccio in tempo a formulare la frase nella mia mente che l’arbitro fischia e inizia la partita.
Subito mi fiondo a marcare l’attaccante, ma quest’ultimo è molto veloce e, con il pallone tra i piedi ha raggiunto già la zona dei nostri centro-campisti. Per fortuna, metto da parte i miei pensieri ed eseguendo una scivolata riesco facilmente a togliergli la palla. Più veloce che posso, la passo agli attaccanti. Mentre cercano di segnare ancora, mi limito a marcare a uomo l’attaccante(più facile a dirsi che a farsi). È molto veloce e aggressivo, sembra lui. Nel momento in cui formulo questo pensiero, ne approfitta e, smarcandosi, si fa passare la palla da un difensore che in scivolata ha rubato la palla a David. Più velocemente di quel che si pensa, si posiziona davanti alla porta. La tecnica che esegue è la goccia che fa traboccare il vaso e che mi da conferma che lui è sopravvissuto : la Tormenta Glaciale (grado 10).

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Capitolo 7
*** Attaccante Familiare - seconda parte ***


Il secondo tempo è ormai agli sgoccioli. Siamo fermi sul 3-3, goal eseguiti dall’attaccante di punta di Palladia con la stessa tecnica. Nonostante tutti gli sforzi di Mark, quel giocatore ha, per tre volte di fila, con una distanza di pochi minuti, continuato a segnare.
In questo momento possiedo il pallone che proteggo gelosamente da tutti i tentativi di difesa avversaria.
Quando supero la linea di centro campo, mi affianca Shawn.
-          Ci proviamo?- chiedo, sottintendendo la nostra tecnica combinata ancora incompleta.
-          Ma non è ancora pronta!-
-          Tentar non nuoce!- dicendo questo gli passo la palla. Tutto il campo si ricopre di ghiaccio e neve e un vento gelido inizia a soffiare. Lancia in alto il pallone, molto in alto. Poi si inginocchia e da dietro, gli salto sulla schiena appoggiando le mie mani sulle spalle. Da qui mi do lo slancio per andare alla stessa altezza della palla. Eseguendo due avvitamenti su me stessa, la colpisco di rovesciata. La palla sfreccia ad una velocità impressionante, ma non verso la porta, bensì verso Shawn che si è portato al limite dell’area di rigore. Facendo gli stessi movimenti finali della Tormenta Glaciale, la colpisce ghiacciandola e facendola andare in porta con una potenza inimmaginabile.
-          Goal!!! L’Inazuma Japan si porta in vantaggio!!!- esclama il telecronista. Guardo i miei compagni: sono letteralmente sorpresi, come vale per me. Non credevo che una mia idea funzionasse.
Shawn mi raggiunge e ci battiamo il cinque. In questo preciso momento l’arbitro suona il fischio finale. La partita è finita ed abbiamo vinto. Sono felicissima. Talmente tanto che quasi mi viene da piangere. Ci rechiamo negli spogliatoi esultando e ridendo. Visto che in questo stadio ognuno di essi è privo di un’infermeria, ho dovuto cambiarmi con gli altri e non vi dico che imbarazzo. Ma per fortuna sono dei ragazzi per bene. Così mi è sembrato.
I ragazzi ridono e scherzano, e ogni tanto, sentendo le loro battute, ridacchio anch’io e mi chiedo se la stupidità umana ha un confine.
Quando mi sono rimessa la tuta, i ragazzi mi chiamano.
-          Aida, puoi venire qui per favore?-
-          Certo. Ditemi?- notare le mie guance quasi bordeaux per l’imbarazzo ( qualcuno è a dorso nudo, senza maglia).
-          Shawn non risponde, sembra…privo di emozioni!- mi spiega Xavier. La cosa mi puzza. Credo che si colleghi alla faccenda della concentrazione in campo.
-          Magari, sta ripensando agli errori che ha fatto in campo. Alcune volte capita di rimuginare sui propri sbagli- ipotizzo anche se credo che c’è qualcosa di molto più importante.
-          Non credo. L’ultima volta che l’abbiamo visto così è quando…possedeva una doppia personalità!- specifica Jude e forse ha intuito anche lui che c’è qualcosa di strano. Notando bene l’espressione affranta e preoccupata sul viso di Shawn, si capisce, in effetti,  che c’è qualcosa o, credo, qualcuno che lo turba.
-          Già…-approvo io.
-          Come fai a saperlo?- mi chiede sorpreso Nathan.
-          Ovvio. Me l’ha detto. Comunque…provo a parlargli…-
Mi dirigo verso di lui, in una zona piuttosto isolata della stanza.  È seduto e inespressivo. Fa quasi paura.
-          Ehi! Shawn!- lo chiamo non tanto forte ma abbastanza da farmi sentire solo da lui. Alza lo sguardo e gli faccio segno di seguirmi. Usciamo dallo spogliatoio e iniziamo a parlare.
-          Posso sapere cosa ti turba?-
-          Niente…solo che…-
-          Non provare a inventare scuse. Ti conosco troppo bene e capisco quando menti-
-          Ok…credo che…il capitano di Palladia…nonché prima punta della squadra…è…è Hayden…-
-          Cosa?! Ma non era morto?!-
-          Non urlare…si lo so…però…la somiglianza è notevole…-
-          Infatti ho notato una certa somiglianza tra te e lui, ma non ci ho fatto caso-
-          Mi chiedevo…se potresti…accertartene-
-          Va bene. Ma non dire una parola con gli altri!- gli raccomando. Non voglio che si facciano false speranze.
-          Grazie mille. Sei una vera amica!- dicendo questo mi abbraccia e io rimango di sasso. Non me l’aspettavo. Quando mi sciolsi da lui gli dissi, prima di andare:
-          Stai tranquillo!- lui annuisce e il sorriso gli ritorna in viso. Ritorna dentro con gli altri che, sono sicura, hanno origliato l’intera conversazione. Mi dirigo verso gli spogliatoi avversari e devo dire che ci ho messo un po’ di tempo prima di trovarli. Busso alla porta e, aprendola, mi risponde una ragazzo con i capelli viola -neri e gli occhi gialli che se non sbaglio era un difensore.
-          Cosa vuoi?!- devo precisare anche che è molto scorbutico.
-          Vorrei parlare con il capitano!- dico decisa, quasi mettendomi sull’attenti.
-          Ehi boss! C’è qui la ragazzina dell’Inazuma Japan che vuole parlare con te!-
-          Arrivo, non c’è bisogno di urlare- sono costretta ad ammettere che ha una voce molto aggressiva ma anche profonda. L’altro ragazzo si scosta dalla porta  e si vede sbucare il capitano. In effetti, ora che lo guardo più da vicino corrisponde alla descrizione dettami da Shawn qualche tempo fa. Ha dei capelli color corallo sparati in aria e, tralasciando questo piccolo particolare, è esattamente uguale al fratello.
-          Sono Aida Hunt, numero tre dell’Inazuma Japan. Vorrei farti alcune domande: posso?-
-          Fai pure. Basta che non mi chiedi anche il numero di telefono e l’indirizzo- dice con un sorriso malizioso. Vedo anche che è un tipo a cui piace scherzare.
-          Vorrei sapere come ti chiami?-
-          Vuoi il nome e cognome o solo il primo?-
-          Entrambi!-
-          Sono Hayden Frost…altro?-
-          Avevi per caso un fratello?-
-          Si…ma è morto travolto da una valanga- queste informazioni mi bastano.
-          Vieni con me!- esclamo mentre lo prendo per un braccio e lo strattono verso il nostro spogliatoio. Busso e chiedo di Shawn. Lui viene fuori subito e rimane impietrito quando vede Hayden davanti a lui. Detto questo tolgo il disturbo senza dire una parola. Quando entro con gli altri, essi mi fissano con sguardo interrogativo.
-          Che c’è?- dico, sentendomi a disagio.
-          Che ci fa il capitano di Palladia, fuori con Shawn?- domanda Nathan.
-          Lo scoprirete voi da soli- detto questo mi accosto di schiena sulla porta in modo che quei furbastri non vadano ad origliare.

***

Non so che dire. Non so neanche se arrabbiarmi con Aida per averlo portato qui, davanti a me o ringraziarla con tutto il cuore. Il silenzio tra noi è pieno di ansia e speranze. Spero con tutto il cuore che sia lui. Non posso saperlo fino a quando uno dei due non apre bocca.
Non riesco a capacitarmi che sia davvero lui, anche se ora è qui davanti a me.
-          Ciao fratello!- mi dice.
Non riesco più a trattenere le lacrime. Lo abbraccio forte e inizio a singhiozzare. Non ci posso credere, è vivo. HAYDEN è VIVO.
Ci stacchiamo da quell’abbraccio fraterno che è durato tanto e vedo che anche lui ha il viso rigato dalle lacrime. Piango ancora per la felicità ma non intensamente come prima.
-          Come al solito sei tu il più sensibile tra i due- dice lui per scherzare. Io ridacchio un po’.
-          Come…come sei sopravvissuto?- domando tra le lacrime.
-          Non lo so…però credo di esser riuscito a sopravvivere tra la neve…e poi…credevo anch’io che tu fossi morto!-
-          Io credevo lo fossi tu. E non sai cosa ho passato…-mi faccio triste al sol pensiero del periodo in cui sentivo dentro di me il suo spirito.
-          Cosa?-
-          È troppo doloroso parlarne…-
-          Sono tuo fratello dopo tutto, i tuoi problemi sono anche i miei-
-          Qualche tempo fa….possedevo una doppia personalità…e  la seconda apparteneva a te…- si stupisce molto quando pronuncio ciò che ho detto.
-          Anch’io possedevo una doppia personalità! E la seconda era tua, fratellino!- esclama. Non ci sto capendo niente: vuol dire che quando prendeva il sopravvento su di me Hayden, su di lui aveva l’effetto contrario, cioè diventava me?!
-          Mi sembra assurdo…- penso ad alta voce.
-          Anche a me…sono molto felice che tu sia vivo!-
-          Anch’io…e non sai quanto!!- ci abbracciamo ancora ma questa volta nessuno dei due pianse.

***

-          Ti prego Aida, facci origliare?!-
-          Assolutamente no, Kevin!-
I ragazzi stanno cercando in tutti i modi di origliare la conversazione privata tra Shawn e suo fratello. Hanno provato di tutto, anche minacciarmi di venir presa a sberle( ma purtroppo per loro sono cintura blu di karate). Ora stanno cercando la mia compassione, usando parole dolci. Ormai non li ascolto neanche più e continuo a dire di no.
Finché non sento bussare e così mi sposto e apro la porta. Dal sorriso che ha Shawn, capisco che aveva ragione. Hayden è ancora vivo.
-          Shawn!!- esclamano tutti.
-          Come stai?- gli chiede Mark.
-           Bene!-
-          Infatti, mi sembri stranamente felice…- commento io, anche se so già il motivo.
-          Vorrei presentarvi una persona che qualcuno conosce…entra pure Hayden!- quest’ultimo entra spalancando la porta e salutando con un sorriso.
Tutti (tranne me e Shawn) rimangono a bocca aperta.
Dopo circa un quarto d’ora, finite le presentazioni e le spiegazioni, salutiamo Hayden e ritorniamo sulla nostra isoletta. Dopo aver cenato tutti (compresa me) ci dirigiamo verso le nostre stanze. Sono distrutta dalla partita. Le mie gambe non mi reggono più in piedi e tutti i miei muscoli sono andati in fonduta.
Dopo aver indossato la mia camicia da notte medievale con tanto di maniche a sbuffo, mi butto sul letto con un grande sospiro(ovviamente ho tolto la benda, non sapete che caldo che avevo in faccia).
-          Sei stanca?- mi domanda Shawn mentre si siede anche lui sul suo letto.
-          Tu che dici?-
-          Direi…di si. E dico anche che stasera possiamo saltare gli allenamenti notturni!-
-          Già…grazie mister!- ringrazio mettendomi su un lato e guardandolo. È molto felice.
-          Sei felice?-
-          Certamente!-
Detto questo i miei occhi iniziano lentamente a chiudersi. In pochi secondi mi addormento profondamente.

***

È circa mezzanotte quando vibra il mio cellulare sotto il cuscino. Apro gli occhi e di malavoglia guardo il display: mi è arrivato un messaggio. Lo apro e il mittente è Hurley. C’è scritto:

Vieni subito in camera mia. Ti devo parlare con urgenza. E se te lo stessi chiedendo, non posso aspettare fino a domani.

Nonostante sia un suo amico, alcune volte vorrei prenderlo a sberle.  Come gli viene in mente di svegliarmi in piana notte solo per dirmi una cosa?!
Mi alzo ancora mezzo addormentato, indosso le prime cose che trovo nell’armadio (un paio di jeans e una maglia blu) ed esco facendo il minimo rumore per non svegliare Aida.
Dopo aver salito le scale fino al quinto piano, busso alla porta della stanza del mio amico. Nessuna risposta. Girando lentamente la maniglia, apro l’uscio. All’interno è tutto buio e non riesco a vedere niente neanche con l’aiuto della luce che proviene dal corridoio. Socchiudo la porta alle mie spalle e chiedo con voce velata:
-          C’è nessuno?-
All’improvviso sento la porta sbattere dietro di me e una chiave che fa scattare la serratura. Sono in trappola. Di scatto si accende la luce e una voce pronuncia:
-          Buonasera Shawn!-
Per via dei miei occhi non abituati alla luce, non riesco a capire chi sono le persone che mi stanno attorno e neanche chi ha detto quella frase. Ma quando metto a fuoco, rimango scioccato: tutta la squadra mi circonda e davanti a me si trovano le ragazze(tranne Aida) sedute in poltrona.
-          Ma che scherzo è mai questo?- chiedo incredulo. Se qualcuno voleva farmi spaventare non ci è riuscito, o quasi.
-          Dobbiamo parlarti!- dice impassibile Cammy. Non so se essere preoccupato seriamente o per quello che potrebbero farmi.
-          A proposito di che cosa?- domando, giusto per non temere la marmaglia di persone che ho intorno (alcune volte possono essere davvero incorreggibili).
-          Della tua scommessa persa!- esclama Darren.
-          Ancora con quella storia? Non vi sembra di esagerare un pochino? E poi vi ho già detto tutto…- se non la finiscono, non sono responsabile delle mie azioni.
-          Io non  credo. Puoi uscire allo scoperto!- afferma ed esclama Nelly, rivolta verso un punto non definito  della schiera dei miei compagni.  In essa si forma una specie di spaccatura e da qui sbuca…HAYDEN?!
-          Che cosa ci fa lui, qui?-
-          Che c’è fratello, non sei felice di rivedermi?-
-          Si però…non mi aspettavo di trovarti qui…- sono molto confuso.
-          Vedi, Shawn, visto che non ci dici la verità…abbiamo pensato che tuo fratello potrebbe costringerti a rivelare i tuoi veri sentimenti- spiega dettagliatamente Sylvia. Immaginavo che doveva esserci per forza qualcosa sotto.
-          E io mi ricordo ancora che cosa potrebbe obbligarti a sputare il rospo!- esclama Hayden con un ghigno malandrino, che non promette nulla di buono. Cercando nei più profondi angoli della mia mente, trovo ciò che intende mio fratello: il solletico, il mio unico punto debole è il solletico. Ma, tenendo conto che sono passati molti anni, dico:
-          Non credi che sia un po’ cresciuto per soffrire ancora il solletico?-
Lui scuote la testa convinto e si avvicina di un passo. L’ultima cosa che voglio è morire dal ridere, quindi provo ad arretrare ma vado a sbattere contro a Kevin che, a mo’ di body-guard è fisso davanti alla porta e non credo che abbia intenzione di lasciarmi fuggire. Così decido di dire qualcosa:
-          E va bene…c’è una ragazza che mi sta molto simpatica-
Hayden si avvicina ancora di più. E Nelly chiede maliziosa:
-          Sei sicuro che sia una semplice amica per te?-
-          …ehm…-guardo mio fratello, che avanza ancora verso di me, e proseguo:
-          Diciamo che è la mia migliore amica…-
-          Sicuro?- chiede Cammy, facendomi diventare imbarazzato e rosso in viso.
Non le rispondo ma mi limito ad osservare Hayden che avanza, o meglio è a poca distanza da me.
-          Veramente…questa ragazza…mi piace e molto, ma non saprete mai il suo nome!- esclamo, quasi urlando. Hayden si avvicina e mi mette una mano sulla spalla, guardandomi furbamente. Non mi resta che confessare:
-          …mi piace…Aida...-
-          Scusa, non ho sentito bene, potresti ripetere?!- mi fa mio fratello.
-          MI PIACE AIDA!- mi rendo conto solo dopo conto di quello che ho detto, o meglio, di quello che mi hanno costretto a confessare. Tutti intorno assumono un’aria soddisfatta. Di scatto Nelly (quella che probabilmente ha organizzato tutto) si alza ed esclama:
-          L’ho sapevo! –
-          Hai capito il nostro lupo dei ghiacci?! Si è innamorato dell’albina che dorme in camera con lui!- dice Hurley con tono alquanto malizioso e divertito (mi verrebbe voglia di prenderlo a pallonate).
-          Bene, ora possiamo dare il via all’operazioneAlphaTau39!- urla Sylvia.
-          Che cosa sarebbe?- chiedo anche se ho paura della risposta.
-          Faremo in modo che tu e Aida vi mettiate insieme!- spiega Cammy.
-          Che cosa?- davvero hanno intenzione di farmi fidanzare con Aida?! Sono pazzi, cioè mi piacerebbe molto però…non mi convince il fatto che siano loro ad aiutarmi.
-          Fidati di noi, o meglio di loro tre e vedrai che prima della fine del FFI non sarai più single- dice Axel, cercando di incoraggiarmi a fidarmi di loro. Ma io non mi fido…





*Angolo della ritardataria*
Scusate immensamente per l'orribile ritardio!!
Aida: secondo me, non accettano le tue scuse...
Tu zitta e ritorna a dormire...comunque spero che vi sia piaciuto!!
Al prossimo Chappy

PS: Aida: mi dispiace per voi ma ci sarà almeno un altro capitolo di questa pazza scellerata...alla prossima!!

PPS: il nome del piano non l'ho messo a caso...AlphaTau39 è collegato in qualche modo...se sapete che collegamento c'è con questo nome ed Aida e Shawn...scrivetelo in una recensione!

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Capitolo 8
*** Un po' di Riposo ***


CAPITOLO 6: UN PO’ DI RIPOSO…


Sono già passati due giorni dalla semifinale contro Palladia ed oggi è la giornata in cui si deciderà la squadra migliore del mondo. Stamani mi sono svegliata abbastanza presto, sia per l’ansia sia per quell’incubo che continuo a fare. Sono sul balconcino della mia stanza e guardo il sole sorgere mentre ripenso alla decisione che ho preso, anche se mi inquieta un po’: non indosserò più la benda. Lo so che questa scelta potrebbe essere banale ma per migliorare, per il bene della squadra, devo ampliare ancora di più le mie potenzialità. Infatti, dopo aver indossato la divisa, l’ho riposta in valigia, in una tasca abbastanza nascosta in modo da non poterla prendere più.
Rientro e guardo l’ora sul mio cellulare: sono ancora le sette e mezza, così decido di scendere. Per l’allenamento manca ancora un’ora e mezza. Dopo che ho raggiunto la cucina mi accorgo che è deserta, cosa molto strana perché, di solito, le ragazze dello staff scendono piuttosto presto per preparare la colazione. Così decido di prepararla io. Dopo la mia, ovviamente, la preparo anche al resto della comitiva. Il primo che scende è Axel, insieme ai suoi compagni di stanza, Mark e Nathan. Non si accorgono di me.
-          Buongiorno ragazzi!- esclamo con lo sguardo chino sui fornelli.
-          Buongiorno Aida…come mai sei tu a prepararci la colazione?- mi chiede Mark perplesso.
-          Sylvia, Cammy e Nelly non si sono ancora svegliate, credo- gli rispondo.
Si siedono e cominciano a parlare piano, così che non possa sentirli. Chissà cosa dovranno da  dirsi di così importante. Gli servo la colazione e senza smettere di chiacchierare mi ringraziano in un modo alquanto distaccato. Dopo qualche minuto arrivano anche le ragazze che si precipitano in cucina, dopo essersi insospettite a veder i ragazzi mangiare.
-          Aida! Che ci fai tu qui?- mi fa Nelly.
-          Io veramente mi aspettavo un buongiorno. Comunque, ho pensato di preparare la colazione  e farvi riposare un po’- spiego. Alzo lo sguardo verso di loro e rimangono di sasso. Cammy, l’unica tra le ragazze a conoscenza del mio precedente segreto , si avvicina e mi chiede sottovoce:
-          Che fine ha fatto la tua benda?-
-          Diciamo che l’ho nascosta e non la rimetterò più-
-          Sul serio?-
Io annuisco e guardo le altre totalmente spiazzate. Le rassicuro dicendo che non è un occhio finto, di vetro e loro, sembra, che siano più sollevate. Si avvicinano e mi aiutano a preparare la colazione. Dopo qualche secondo che ci siamo messe ai fornelli arrivano anche i ragazzi, che si trovavano dall’altra parte a fare colazione.
-          Ragazze che succede?-
-          Niente Nathan, perché?- rispondo, con lo sguardo chino,  a Nathan davanti ai due.
-          Abbiamo sentito Nelly, prima…-
-          Non è successo niente, solo che Aida vuole preparare la colazione. Ma ora se ne deve andare perché ci pensiamo noi qui!-  disse Sylvia con uno sguardo di intesa con le altre due, spingendomi fuori dalla cucina.
Con fare annoiato, mi dirigo verso la sala da pranzo divisa dalla cucina da un muro in cui vi compare un’apertura che permette alle cuoche di vedere la sala. Mi siedo su una delle sedie del tavolo e lo fisso pensando alla partita di questo tardo pomeriggio. Quando finalmente distolgo il mio sguardo dalla tavola di legno è solo perché il resto della squadra è arrivata e anche il mio compagno di stanza. Non dico niente però i nuovi arrivati ( e soprattutto l’unico che già conosce l’aspetto del mio occhio precedentemente bendato)  si accorgono del piccolo dettaglio  che ora mi contraddistingue e si sorprendono non poco. Shawn si siede accanto a me e mi chiede preoccupato:
-          Te ne sei accorta, vero, che non indossi la benda?-
-          Stai tranquillo. Non la indosso per scelta-
-          Come mai?-
-          È per esservi più utile durante la partita di oggi-
Infatti nella partita precedente e nelle partite amichevoli che abbiamo disputato con Palladia, ho avuto parecchie difficoltà a ricevere i passaggi dei miei compagni. L’occhio bendato mi impediva di calcolare correttamente le distanze e la profondità. Shawn rimane un po’ perplesso, ma poi scuote le spalle e inizia a mangiare la sua colazione. Dopo qualche istante, Hurley, dal fondo del tavolo mi chiede,  attirando l’attenzione di tutti i presenti (anche delle cuoche):
-          Aida, che cosa ti sei fatta all’occhio destro?-
E ora? Non ho certo voglia di ricadere in quel baratro di tristezza che mi differenziava quando giravo nelle diverse scuole e orfanotrofi, ricordando quel fatto!
Ma non posso neanche rimanere in silenzio altrimenti si insospettirebbero, soprattutto il regista della squadra ,dall’infallibile intuito.  Tutti mi fissano incuriositi e con la coda dell’occhio cerco un disperato aiuto da Shawn, l’unico che conosce veramente le cose ma anche lui sembra spiazzato.
Per fortuna, durante questo silenzio così imbarazzante, entra il mister che sorprendentemente (e per dispiacere di Mark) esclama per poi andarsene in un batter di ciglio:
-          Gli allenamenti di questa mattina sono annullati. Avete bisogno di riposo prima della finale…ci alleneremo questo pomeriggio subito dopo pranzo. È tutto!-
Io non ci posso credere: oggi avevo deciso di lavorare su tutto quello che ho imparato in questa squadra e perfezionarlo rendendolo impeccabile, o almeno accettabile per la finale, e il mister elimina l’allenamento mattutino per un po’ di insulso riposo?! Non essendo d’accordo cerco di controbattere ma l’allenatore ha già lasciato la stanza. Tutti si alzano molto felici di avere un po’ di tempo libero e si avviano da tutte le parti: chi verso le stanze per sonnecchiare, chi in sala per vedere la TV e chi fuori per allenarsi(ossia solo io).
Giunta in campo, prendo un pallone e inizio a correre con quest’ultimo ai piedi per riscaldarmi. Gli altri non so dove siano andati ma intuisco che siano andati in qualunque posto che non abbia a che fare con il calcio. Mentre avanzo con palla ai piedi penso alla squadra che dobbiamo affrontare per diventare i migliori: la Snow Empire, la nazionale russa. Sono i favoriti del girone e si dice che durante la fase di qualificazione abbiano battuto tutti gli avversari a un risultato di 4-0. Sono anche molto resistenti alle diverse condizioni climatiche e hanno dei tiri potentissimi, quindi noi non possiamo essere da meno.
Finito il momento del riscaldamento , inizio a perfezionare il dribling, la tecnica in cui faccio pena. Prendo dei coni e li dispongo sparsi per il campo e inizio a driblare i finti avversari. Eseguo questo allenamento per un’ora finché non stramazzo a terra dalla fatica, non avvantaggiata dal caldo afoso di oggi. Per rinfrescarmi vado a una fontanella immurata  vicino al campo, non molto distante dall’entrata degli spogliatoi. Mentre l’acqua fresca bagna il mio viso percepisco qualcuno avvicinarsi. In quel momento non ci faccio caso a causa del rumore dell’acqua che sgorga.
Dopo che mi sono ripresa, pronta per riprendere l’allenamento intensivo, alzo lo sguardo e vedo Shawn che mi guarda appoggiato alla muro. Non avendolo mai visto in vesti quotidiane, mi sorprendo un po’: indossa una maglia azzurro cenere, un gilet blu mare aperto con le maniche arrotolate fino al gomito e un paio di pantaloni corti verde fondale.  Mi avvicino a lui, chiedendogli:
-          Che ci fai qui? Credevo fossi andato con gli altri in giro per l’isola…-
-          Infatti è così. Ma mi sono dimenticato di prendere il cellulare e sono dovuto tornare…-
-          Alcune volte mi chiedo dove tu abbia la testa…-lo interrompo sospirando, con un non so che di divertito.
-          Perché ti alleni tutta sola?-
-          Perché vorrei migliorare ancora di più-
-          Ma troppo allenamento non fa bene. Dovresti saperlo. Che ne dici di venire…con noi? Ti divertirai molto di più che stare qui sola!- mi propone arrossendo e sorridendo.
-          Non so…- ci penso su un attimo ma poi annuisco convinta- Va bene! Però prima mi cambio: non posso di certo venire con la divisa!-
Mi dirigo verso il l’interno dei nostri alloggi seguita da Shawn (che deve prendere il cellulare). Entro in camera, spalanco il mio armadio e afferro le prime cose che capitano. Entro in bagno e indosso una maglia ,  a righe orizzontali blu e bianche, con le maniche a pipistrello, fino ai gomiti e scollatura a barca e un paio di pantaloncini  bianco panna abbinati alle ballerine blu ed a un paio di scaldamuscoli anch’essi dello stesso colore delle scarpe. Esco dal bagno e, con Shawn, ci rechiamo nel luogo misterioso dove si trova anche il resto della squadra.
Dopo circa dieci minuti da quando siamo partiti, stiamo camminando in una zona a me familiare, ma non ricordo quando ho già visto questo quartiere. Mentre penso, Shawn lo nota e mi chiede:
-          A cosa stai pensando?-
-          Ci sono già passata qui una volta ma non ricordo quando. Dove stiamo andando precisamente?-
-          Percorrendo lungo questa strada abbiamo trovato un pala-ghiaccio e così ci siamo fermati lì-
-          E come si chiama?- chiedo avendo uno strano presentimento riguardante questo luogo.
-          Se non ricordo male…”Angelo di Ghiaccio”…ho qualcosa di simile-
Ora mi ricordo perfettamente  dove ho già visto questa strada: era il giorno in cui sono scappata e così ho saltato la partita contro l’Italia. Mi si illumina il volto al solo pensiero di scivolare sul ghiaccio e lasciarmi trasportare dai sogni e dalle emozioni che provo pattinando.
Arrivati finalmente a destinazione, entriamo ed è come me lo ricordavo: l’enorme distesa di ghiaccio al centro, circondata da una ringhiera blu e un piccolo bar alla sinistra della pista.
I nostri compagni sono già a pattinare e per poco non li riconosco essendo anche loro vestiti normalmente. Evitando di cadere, si avvicinano al muretto blu del bordo pista, dove vi siamo noi  affacciati.
-          Vi unite anche voi alla gara di cadute?- ci chiese Xavier e dopo un secondo dalla sue parole caddero insieme Sylvia e Hurley, in perfetta sincronia e anche Jordan rischia un bellissimo capitombolo se non si trova un appiglio saldo.
In risposta alla domanda di Xavier, annuiamo e insieme, io e Shawn, andiamo a noleggiare i pattini (io bianchi e lui neri). Li indossiamo ed entriamo in pista pattinando perfettamente (si vede che veniamo da Hokkaido). Con questo caldo è bellissimo stare a contatto con il ghiaccio ( provatelo a chiedere a Sylvia e Hurley). Subito Sylvia si aggrappa a me e mi chiede:
-          Mi insegni a pattinare?-
Ci penso un po’ e, quando sono sul punto di dirle di no perché non è che sia tanto brava a insegnare, mi fa cambiare idea guardandomi con occhi dolci e mi fa tenerezza.   

***

Dopo che ebbe insegnato a Sylvia a, per lo meno, stare in piedi sul ghiaccio, Aida iniziò a pattinare molto veloce lungo tutto il perimetro della pista. Non mi spiego quale ragione l’ha portata a pattinare così, ma , si da il caso, che sembra un angelo. Il capelli volano accompagnando il corpo che esegue dolci movimenti. Mentre sono ipnotizzato a guardarla, Hurley e Axel mi si avvicinano e, riportandomi alla realtà, il primo mi chiede:
-          Perché non fate un duetto?-
-          Già…potremmo chiedere agli addetti alla pista di mettere una canzone romantica, o che vi piace- aggiunge Axel, incoraggiandomi. Hanno uno sguardo furbo questi due e questa cosa non mi piace.  Per mia grande sfortuna anche Nelly e Cammy hanno sentito le parole dei due e si avvicinarono chiedendomi:
-          Che canzone ti piace?-
-          Per favore ragazzi, un attimo. Non so neanche se ad Aida va bene! E poi io non ho mai pattinato in coppia!- esclamo a disagio. Mi va benissimo pattinare insieme ad Aida ma non so se ha lei va bene e, sinceramente, non so neanch’io che fare. Ma la fortuna volle che in questo istante si ferma davanti a noi Aida che ha sentito le mie ultime parole, probabilmente.
-          Chi deve pattinare in coppia?- chiede, come avevo intuito.
-          Tu e Shawn. Ti va?- le domanda Nelly.
Ci pensa un attimo e annuisce. Mentre gli altri si dirigono fuori pista per scegliere la canzone, Aida mi dice, intanto che pattiniamo per raggiungere il centro della pista:
-          Ti avviso che non ho mai pattinato in coppia, questa è la prima volta…-
-          Allora siamo in due!- esclamo per poi scoppiare entrambi in una risata.
Mentre danziamo sul ghiaccio, in perfetta sincronia, come se avessimo provato questa danza un centinaio di volte, i nostri compagni sono tutti schierati lungo il perimetro e ci fissano. Lo stesso vale per le altre persone che pattinavano. È da tanto che non metto piede sul ghiaccio e non mi ricordavo le emozioni, il senso di libertà che si prova: una sensazione bellissima che non è paragonabile a nessuna parola se non a “libertà”.
Dopo aver finito la coreografia con una specie di inchino, con Aida tra le mie braccia, come in un casqué, si innalza un fragoroso applauso che dura anche per un po’.
Ci avviciniamo agli altri che subito aumentano il volume dell’applauso.
-          Dovreste andare ai campionati mondiali di pattinaggio! Sono sicuro che vincereste il primo premio!- esclama entusiasta Mark ma subito lo smentico sottolineando un piccolo particolare:
-          Lì sono ad altri livelli!-
-          Però sarebbe bellissimo! Immaginatevi il titolo in prima pagina: Aida e Shawn i più giovani campioni di pattinaggio!- vaga con la fantasia Sylvia, con uno sguardo sognate per poi muovere le labbra in un “Che romantico!”.
-          Vero sarebbe bello…- approva Aida, diventando leggermente rossa e anch’io non sono da meno.
Dopo una manciata di minuti Cammy si accorge dell’ora e decidiamo di tornare a casa per il pranzo.

***

Mentre camminiamo per tornare a casa, io e le ragazze rimaniamo un po’ indietro rispetto ai ragazzi e così ne approfittano.
-          Aida, posso farti una domanda?-
-          Certo Cammy…dimmi!-
-          Chi ti piace?-
Rimango totalmente spiazzata da questa domanda. Non me l’aspettavo.
Sento le guance andarmi a fuoco e, improvvisamente, divento timida.
-          …P-perché lo v-vuoi s-sapere?-
-          Così, per curiosità!- ma anche le altre sono molto interessate a questa conversazione tra me e Cammy (e molto è dir poco).
Mi guardo intorno , soprattutto davanti, per assicurarmi che nessuno mi senta e, dopo aver preso un bel respiro, dico tutto d’un fiato:
-          Mi piace Shawn!-
Sul volto delle ragazze spunta uno strano sorrisetto furbo, che mi dice che stanno tramando qualcosa. Qualcosa che non saprei dire con certezza…




*Note D'Autrice*
Spero che possiate perdonarmi del ritardo...è colpa dll'ispirazione che si è fatta una vacanza
Spero anche che vi sia piaciuto questo capitolo anche se è di passaggio
In origine doveva essere la prima parte dell'ultimo capitolo ma mi sono detta: " Perchè non lo divido? E' molto più semplice e poi altrimenti diventa troppo lungo l'ultimo chappy!"
Detto fatto!!
Spero (continuo a sperare perchè l speranza è l'ultima a morire) che continuerete a seguire la fic fino all'ultimo capitolo!!
Alla Prossima!!!

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Capitolo 9
*** Incontro con il Passato - prima parte ***


CAPITOLO 7: INCONTRO CON IL PASSATO

Dopo un buon pranzo sostanzioso e un po’ di allenamento non troppo stancante, ci rechiamo allo stadio in cui si svolgerà la finale. È stato un buon risultato arrivare fin qui e, anche se perdiamo, sarò comunque felice. Ma cosa sto dicendo?!
Dobbiamo vincere ad ogni costo, altrimenti gli sforzi per arrivare a questa partita finale non saranno serviti  a niente!
Per fortuna, questa volta, accanto agli spogliatoi maschili ci sono anche quelli femminili. Entro e mi ritrovo davanti una piccola stanzetta di quattro mura bianche tappezzate da piastrelle azzurre e rosa con due panche al centro, tre misere docce e degli attacca-panni sulla parete destra.
Deposito la borsa sulle panche e inizio a cambiarmi in solitudine (non che mi dispiaccia). Dopo aver indossato la divisa della squadra mi accorgo di un piccolo particolare: ho i capelli sciolti e sono sicura che morirò di caldo.
Così, esco dalla stanzetta  e busso ai ragazzi, che fanno un baccano infernale, invidiabile da una discoteca (tranne per il piccolo particolare che non c’è la musica).
-          Posso entrare? Sono Aida!- è sempre meglio chiedere prima che mi ritrovi qualcuno in mutande (e non ci tengo).
-          Entra pure!- la voce è quella di Shawn. Mi affaccio alla soglia della porta color mogano e chiedo:
-          Ragazzi, qualcuno ha un elastico?-
Ma solo dopo aver rivolto la domanda mi rendo conto della cavolata che ho detto. Come possono dei ragazzi avere un elastico per capelli?! Ormai sono qui e tanto vale restare per sentire la risposta che è scontata. Ma non ottengo il risultato che mi aspettavo
-          Dovresti provare a chiedere a Nathan, Jude o Jordan…- dopo la divertente risposta di Axel ci mettiamo a ridere a crepapelle, quasi fino allo sfinimento. So che non è questo il clima per affrontare una finale ma cosa posso fare?!
Questa squadra è fatta così!

***

Dopo questa piccola parentesi che ha rivitalizzato l’umore della squadra, ci dirigiamo all’interno dello stadio. È enorme , circolare e stracolmo di persone. Tra le tribune noto anche la presenza delle diverse squadre che si sono scontrate contro di noi. Vedo le maglie nere, gialle e rosse tedesche, il tricolore italiano e i giocatori di Palladia, tra cui Hayden che ha un mano uno di quei aggeggi per fare più tifo possibile.
Ci disponiamo in mezzo al campo per il saluto iniziale mentre il telecronista dice:
-          Benvenuti signori e signore, grandi e piccoli, a questa finale della seconda edizione del Football Frontier Internetional! Oggi, per voi, si sfideranno la Inazuma Japan, la nazionale giapponese e la Snow Empire, la nazionale russa!!-
Davanti a noi si sono piazzati tutti i giocatori avversari dalle divise bianche come la neve, con piccolissimi particolari rossi e blu, i colori della bandiera russa. Sono tutti biondi con occhi azzurri come il ghiaccio fatta eccezione per il capitano, credo, nonché portiere della squadra: ha capelli verdi con delle sfumature sul viola e gli occhi dei medesimi colori danno lo stesso effetto soffuso. È un tipo strano molto strano…ma mi sembra di aver già sentito parlare di lui. Non mi ricordo da chi, ma sono sicuro di conoscerlo  più di quanto penso.
In seguito ad aver stretto la mano all’intera nazionale avversaria, ritorniamo dal mister per le ultime istruzioni.  Aida mi sembra un po’ strana. Sarà per la mancanza della sua familiare benda o per qualcos’altro? La guardo affianco a me mentre l’allenatore Trevis parla: non l’ho mai vista così, freme tutta, la sua espressione sul viso è cambiata radicalmente da qualche istante fa, è più triste e pensierosa di quando l’avevo conosciuta.
Così, la prendo in disparte, distanziandoci un po’ dalla squadra e le chiedo preoccupato:
-          Aida, c’è qualcosa che non va?-
-          No…solo che… credo di…- la sua voce è molto instabile e timida, come se fosse con il mirino di una pistola puntato su di lei. Non continua la frase ma indica il tipo strano della nazionale russa. Guardo il suo viso: è molto spaventata, impaurita e fragile, come una foglia in autunno in balia del vento e delle intemperie.
-          Solo che credo di conoscere quel tipo…- esclama tutto d’un fiato. Ritorna verso gli altri e non mi sembra intenzionata  a darmi spiegazioni.
 Fino a quando entriamo in campo si comporta come se non fosse successo niente, ma appena varca la linea del fallo laterale  si comporta in tutt’altro modo. Io, come la maggior parte delle volte, mi dirigo verso la porta dato che la mia postazione è la difesa. Do uno sguardo alla Snow Empire: la maggior parte dei giocatori sono posizionati in attacco e a centro campo, c’è solo un difensore prima del portiere. Poi la mia attenzione si concentra su Aida che, guardandola attentamente, è parecchio a disagio.
L’arbitro fischia e uno degli attaccanti avversari esegue il calcio d’inizio. Passa la palla al compagno affianco che la fa retrocedere verso un giocatore dagli occhi verdi. Nathan scatta in avanti e ruba la sfera facilmente e così, di impatto, penso che non siano degni  di questa finale. Subito mi ricredo quando vedo che un avversario precedere i movimenti di Axel e gli ruba la palla con una tecnica potentissima e quasi letale chiamata “Saetta Glaciale”. Noi, della difesa, avanziamo cercando di impossessarci del pallone. I tentativi di Archer e Hurley sono inutili, e anche la mia “Lastra di Ghiaccio” viene aggirata abilmente. Ma grazie a un loro errore riesco a far uscire dal campo il pallone. Tocca a me rinviare. Cerco di passarlo a Nathan , il più vicino e smarcato, ma il tiro viene intercettato da un centro-campista russo , che con un abile colpo di testa passa la palla verso la nostra area di rigore.
 La palla arriva ai piedi delle due punte avversarie. Senza nessuna fatica uno dei due calcia il pallone, dando un certo effetto a quest’ultimo, verso la porta. Mark la para, o, per meglio dire, la respinge ma facendo ciò sbatte la spalla contro la traversa. Non sembra essersi fatto male.
Secondo il mio parere, più che fare goal hanno cercato di far male al portiere ma forse è stato solo un incidente involontario.
Dopo che Mark rinvia la palla, essa arriva ai piedi di Aida e dopo che mi ha rivolto uno sguardo veloce, capisco che piani ha in mente. Così scatto veloce verso di lei per eseguire la nostra mossa ma, proprio quando ci mettiamo in posizione per tirare, l’unico difensore avversario entra in scivolata su Aida e gli tira via la palla. Invece di proseguire, Aida si accascia al suolo stringendosi la caviglia. Vado subito assisterla e con il mio aiuto riesce a rialzarsi. Per fortuna non sembra grave ma l’allenatore decide di farla sostituire. Al suo posto entra Xavier.

***

Dopo che con l’aiuto di Shawn sono uscita e mi sono seduta sulla panca. Le ragazze hanno preso ghiaccio e bende e mi hanno curato la caviglia. Per fortuna che quella scivolata l’ho subita di striscio. Se avessi preso in pieno potevo dire addio al calcio e al pattinaggio. Non mi fa male, è solo il colpo che al momento era molto forte, come se qualcuno mi avesse colpito con un martello.
Mi metto a guardare la partita attentamente perché ho notato un comportamento un po’ strano da parte dei russi.
Mentre ero in campo ho osservato molto il portiere, ed è un bene che sia uscita sia per poterlo controllare sia per sfuggire da tutti i miei pensieri. Dava ai suoi compagni istruzioni precise con dei comandi delle mani. È strano che Jude non l’abbia notato ma forse non guarda il capitano avversario come lo guardo io. Più che a vincere i russi sono determinati a distruggerci e immobilizzarci.
Infatti da quel primo goal non hanno più provato a segnare neanche quando ne avevano la possibilità.
Con il doppio fischio dell’arbitro finisce il primo tempo con un risultato di 1-0 per la nazionale russa. I ragazzi sono molto stanchi e anch’io, se non fossi uscita prima, sarei ridotta come loro. Aiuto lo staff a distribuire le bottiglie d’acqua. Quando la passo a Shawn mi chiede:
-          Va meglio la caviglia?-
-          Si, non è nulla di grave e penso che per  il secondo tempo potrò giocare!- dico con il sorriso sulle labbra. Poi rivolgo lo sguardo verso gli avversari e vedo che il capitano non indossa più la maglia da portiere ma da un giocatore in campo. Non è un buon segno soprattutto se penso che quel ragazzo sia quel ragazzo che penso e di cui ho tanta paura.
Il mister ci chiama a raccolta e dopo che ci siamo radunati attorno a lui dice:
-          Per il secondo tempo schiererò Aida come unica punta, è tutto!-
Rimaniamo tutti sorpresi compresa io. Come può pensare di mettermi come sola attaccante, soprattutto oggi che non sono, diciamo, in forma e concentrata al massimo.
-          Come faremo a segnare?- domando io che ho una scarsissima autostima.
-          Credo che l’unico modo sia che voi eseguiate la vostra “Forza dei Poli”- conclude Willy, il consulente tattico della squadra anche se io l’ho sempre reputato un ficcanaso.
La squadra guarda spaesata quest’ultimo , come se stesse parlando in marziano.
-          È il nome con cui ho chiamato la tecnica combinata di Aida e Shawn-  si ostina a spiegare e tutti noi capiamo che cosa intende. Per qualche ragione a me sconosciuta sento le guance andare a fuco quando vedo lo sguardo fisso dei componenti della squadra su di me e Shawn. Sento che anche lui è a disagio e per fortuna è il momento di entrare in campo.
Appena prendo la mia posizione come punta mi accorgo che nell’altra squadra è cambiato qualcosa che non promette niente di buono: il capitano, da portiere è passato in attacco.

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Capitolo 10
*** Incontro con il Passato - seconda parte ***


L’arbitro fischia e passo la palla di fianco, ad Axel. Il capitano avversario gliela ruba come se fosse la cosa più semplice del mondo. Dopo di che, con un solo movimento, lancia la palla da centro campo fino al difensore di destra, Hurley centrandolo in pieno. L’intera squadra lo soccorre tranne me. Non perché sono egoista, ma perché sento lo sguardo di quello strano tipo addosso e non riesco a muovermi, come se fossi paralizzata. Lui si avvicina a me e dice:
-          Ciao. E così ci rincontriamo!-
Proprio non riesco a capire che cosa vuole dire con queste parole. Non mi ricordo di esserci già incontrati. Forse centra quella sensazione di averlo già visto, in una situazione non molto bella, anzi traumatica…
No… non può essere davvero lui. La persona che ha distrutto la mia vita qualche anno fa, quella persona in mezzo alla strada, quel ragazzo- alieno che ha fatto sterzare bruscamente mio padre con un pallone nero, non può essere in questo momento qui di fronte a me.
La partita prosegue ma io sono quasi assente. La testa mi pulsa per gli orribili ricordi che mi vengono i mente, per tutte le sofferenze che ho dovuto subire.
Il pallone rotola verso di me e, come se fosse un gesto automatico, per un piccolo istante, guardo Shawn che scatta verso di me.
Eseguiamo la nostra mossa, ma quando sono in aria, finalmente mi sveglio dal mio stato di shock, e sfogo tutta la mia rabbia sul pallone che sfreccia ancora più velocemente e con maggiore potenza. Abbiamo eseguito un potente goal, spazzando via letteralmente il portiere e portandoci in pareggio.
Mentre ricado a terra qualcosa dentro di me si risveglia e così divento ancor più combattiva. Non saprei dirlo a parole ma è come se gli ingranaggi di un orologio fermo per troppo tempo abbiano preso vita e iniziato ad andare.
Ma ciò che mi aspetta in seguito non è così piacevole.
La squadra russa e il ragazzo-alieno iniziano a colpire senza sosta i componenti della mia squadra, con una potenza tale da distruggere un palazzo, senza sfiorarmi. Fortunatamente i miei compagni non sono tipi che si arrendono tanto facilmente, anzi la parola arrendersi non esiste nel vocabolario di questa squadra.
Questa minima speranza di continuare la partita e vincere si spegne del tutto quando colpiscono tanto forte Mark, l’incoraggiatore della squadra, da accasciarsi al suolo e non muoversi più.
Gli altri componenti cercano in tutti i modi di non far recare altri danni a Mark, parando con i loro stessi corpi i tiri inumani della Russia.
-          Bene e ora tocca a te!-
Dice l’alieno che, dopo essermi girata per vedere lui e i miei compagni accasciati a terra, mi calcia addosso il pallone. Esso sfreccia verso di me e senza lasciarmi il tempo per spostarmi, mi colpisce facendomi cadere.
Sento una fitta allucinante alla spalla ma nonostante questo mi alzo e cerco di tirare via il pallone a un giocatore avversario. Questo mi fa stancare per qualche minuto e poi mi da il colpo di grazia. Mi colpisce alla spalla dolorante ma non mi do per vinta finché il capitano avversario non prende il pallone e calciandolo con forza, esso arriva a me dritto in viso, più precisamente verso l’occhio verde smeraldo.
Mi accascio a terra. Non riesco a muovere un muscolo. Sento i miei compagni che urlano il mio nome. Riesco solo ad aprire gli occhi, nient’altro.
Con le ultime forze alzo il viso e vedo il ragazzo-alieno con il pallone tra i piedi e sul suo volto compare un sorrisetto maligno. Lo stesso che aveva quel fatidico giorno.
Alle sue spalle scorgo i miei compagni e Shawn doloranti e mi chiedo se sia giusto.
Aver sprecato delle intere giornate ad allenarci per ottenere questo?
No. I miei compagni ce l’hanno messa tutta per riuscire a vincere questa finale e io non posso essere da meno.
-          Non te la farò passare liscia…- esclamo con un accento vendicativo rivolta all’assassino dei miei genitori. Lui scoppia in una grossa e malvagia risata.
-          E cosa vuoi fare? Buttarmi giù da un burrone?-
Continua a ridere. Il suo ghigno crudele mi riempie di una nuova forza che è stata soppressa dentro di me per tutti questi anni. Una potenza a me sconosciuta. Quell’individuo fa rotolare la palla verso di me dicendo, prendendomi in giro e continuando a ridacchiare:
-          Se ti senti così potente, forza. Fai l’ultimo goal!-
Improvvisamente inizia a nevicare. Le facce sorprese di tutte affollano lo stadio. Intorno a me si forma una crisalide di candidi fiocchi di neve e morbide piume bianche. Non riesco più a vedere niente, il bianco mi acceca. Riesco a rialzarmi piena di forza. Il pallone è davanti a me racchiuso in una barriera verde smeraldo piena di energia dello stesso colore. Esce dalla crisalide ma vedo chiaramente i suoi movimenti: rotea intorno a me tracciando delle linee leggere color verde brillante. La ninfa si divide, aprendosi e formando un paio di splendide ed enormi ali. n to con stupore che sono sospesa in aria e la palla continua a orbitare intorno a me finché non si ferma a poca distanza da me. Quasi automaticamente, facendo un gesto diagonale con il braccio e il polso, che parte dal basso e va verso l’alto, la palla sfreccia piena di energia bianca e verde verso la porta. Il portiere cerca di parare questo tiro ma un tentativo invano perché la palla segna il goal che ci fa recuperare. Lentamente ricado a terra e il sole ritorna a risplendere e non c’è nessun segno della nevicata di prima. 
Il ragazzo-alieno è impietrito di fronte alla mia potenza. Mi avvicino a lui ed esclamo:
-          Questo è “L’Angelo di Neve” che è rimasto rinchiuso dentro di me per anni!-
Lui mi guarda incredulo e un po’ spaventato. Sembra che non si aspettasse un’azione vendicativa ma la parte più difficile è il perdono e io l’ho perdonato per quello che ha fatto ai miei genitori. È sbagliato pensare di ricorrere alla violenza. Per quanto possa essere dolorosa la perdita di una persona cara bisogna guardare al futuro.
Solo al triplice fischio dell’arbitro, che segna la fine del secondo tempo e della partita, mi rendo conto di aver segnato l’ultimo goal e di aver vinto questa finale. Lo stadio per qualche secondo rimane in silenzio e anche i miei compagni, che nel frattempo hanno recuperato le forze, fanno lo stesso.
Finché il capitano esulta esclamando:
-          Abbiamo vinto!!-
I tifosi giapponesi esultano e vengono sparati dei coriandoli. Tutti noi abbracciamo il capitano dalla gioia. Quasi mi vengono le lacrime agli occhi dalla felicità e dall’emozione.
Consegnano a Mark la coppa di campioni del mondo ma lui la mette nelle mie mani dicendo:
-          Penso che questa dovresti tenerla tu. È grazie a te e alla tua presenza se siamo riusciti, di nuovo, ad arrivare fin qui!-
Io ancora incredula guardo quel trofeo: è color oro lucente, mi ci posso quasi specchiare. I mio occhi si riempiono di gocce di pianto. Infine tutta la squadra mi alza in aria e io alzo il premio che abbiamo guadagnato can tanta fatica.
Dopo i vari festeggiamenti sia in campo che negli spogliatoi, ci dirigiamo stanchi ma felici verso l’autobus Inazuma.
Stranamente non ho voglia di festeggiare con gli altri, così mi siedo nei posti in fondo, vicino al finestrino.
L’ultimo a salire è Shawn che si avvicina a me ma viene rapito da Axel, seduto un po’ più avanti.
Per tutta la durata del viaggio guardo fuori dal finestrino e l’unica cosa che sento è il suono dei miei pensieri riguardanti a tante cose diverse ma che hanno un punto in comune.
Dopo mezz’ora di viaggio, siamo ritornati agli alloggi. Mentre scendo con lo sguardo fisso a terra Cammy mi chiede:
-          Aida, ci aiuti ad apparecchiare la tavola? Vorremmo che stasera cenassi con noi-
Solo ora mi accorgo che è già sera e il mio orologio sul cellulare segna le sette e trenta. Così annuisco e mi dirigo verso la cucina con loro. Dopo aver apparecchiato però vorrei rimanere da sola per riflettere su varie cose e preoccupazioni.
-          Ragazze, scusate. Non mi sento molto bene, vado su a distendermi. Forse ritorno per il dolce…-
-          Va bene Aida, non preoccuparti!- mi risponde Nelly, con un tono comprensivo quasi come una madre.
In effetti è vero che non sto tanto bene perché sono tormentata da mille pensieri. Mi avvio su per le scale, non notando i ragazzi che mi seguono con lo sguardo. Quando entro in camera la prima cosa che faccio è tirare fuori dalle pagine del mio diario e osservare una vecchia foto della mia famiglia, scattata prima dell’incidente. Allora portavo i capelli più corti, quasi a caschetto, e la mia solita benda che ora ho seppellito nei ricordi.
Dopo aver ricordato l’odore di vaniglia che emanavano i capelli biondi di mia madre, le battute senza senso di mio padre e le varie pazzie di mia sorella Jennifer, mi ricordo di aver qualcosa di ancora più importante che una semplice foto per pensare a mia madre: un magnifico e semplice abito color blu notte di morbida seta con una cintura bianca in vita che terminava dietro con un dolce fiocco. Questo vestito l’ha fabbricato direttamente lei, subito dopo che mi ha spiegato la mia malattia, l’albinismo, con cui ora ho imparato a convivere.
Indosso quel pezzo di stoffa impregnato dei miei ricordi e senza farmi sentire o vedere esco e mi dirigo in spiaggia.
L’aria è impregnata da un dolce odore salmastro, tipico delle zone di mare. Mi siedo sulla sabbia ancora un po’ calda dal giorno, al limite del bagnasciuga. Stringo le gambe al petto e rimango lì trasportata da una dolce brezza che mi scompiglia i capelli.

***

Dopo aver cenato con pizza e coca cola, perché la dispensa è rimasta vuota e a quest’ora i supermercati sono chiusi, la squadra ed io ci rilassiamo davanti alla televisione. Sylvia, Cammy e Nelly ci hanno detto per quale motivo Aida è assente e devo dire che sono un po’ preoccupato.
In seguito all’introduzione di un film che ci è venuto in mente di vedere, le ragazze escono dalla cucina e si mettono davanti alla televisione impedendoci di vedere. Nelly strappa il telecomando a Austin e spegna la scatola delle immagini. Sui volti dei miei compagni compare una faccia perplessa ma subito indossano un ghigno malizioso quando Sylvia dice:
-          Shawn Frost ora tu ti dichiarerai ad Aida!-
Dopo di che alcuni miei compagni mi prendono di peso e seguono lo staff che si dirige verso l’esterno, più precisamente in direzione della spiaggia.
Ci appostiamo dietro a dei cespugli del bosco che si affaccia sulla spiaggia.
-          Bene, ora o mai più!- mi incita Hurley.
-          Veramente io…- cerco di spiegare anche se è inutile.
-          Niente ma. Ora vai e conquisti Aida!- mi ordina Cammy, anche se non è il tipo che da ordini.
-          E se non ricambia?-
-          Io sono sicura che ricambia- mi rassicura Sylvia, mettendomi una mano sulla spalla per poi spingermi insieme agli altri fuori dai cespugli.
Inspiro ed espiro profondamente mentre il mio cuore batte all’impazzata nel mio petto e ho quasi il timore che venga fuori. Mi avvicino e mi siedo accanto ad Aida, intenta ad osservare il mare e il cielo stellato.
-          Ciao Aida. Che ci fai qui tutta sola?- cerco di conversare anche se sono molto imbarazzato.
-          Sto pensando. Sai, ti devo ringraziare-
-          Per cosa?- mi viene automatico chiederle.
-          Grazie a te mi sono risvegliata dal baratro oscuro e triste in cui ero immersa. Ho imparato a lasciare indietro le preoccupazione e le difficolta del passato e guardare al futuro. Dal giorno in cui ti ho incontrato è come se fossi rinata a nuova vita. Mi hai aperto gli occhi e per questo ti sarò sempre debitrice. Sei un vero amico, il migliore che ci possa essere…-
Il suo viso è rivolto verso le stelle e la luna piena. Il mare è calmo e il suono delle sue onde si sente di sottofondo come una dolce melodia. Cerco di farmi coraggio e con le guance in fiamme preciso:
-          Aida, io verrei essere più di un amico…-
Non dice niente ma si limita a guardarmi e anche lei ha un po’ di rossore in viso, che si abbina dolcemente ai suoi occhi. Le scosto una ciocca dei suoi capelli argentei dal viso.
Mi avvicino a lei lentamente prendendole delicatamente il viso tra le mani… la bacio dolcemente.
Per un tempo che a me pare infinito le nostre labbra si uniscono in quella dolce e armoniosa danza chiamata bacio mentre una stella cadente solca il cielo con la sua scia luminosa.
Quando le nostre ci dividiamo le sussurro mentre ci uniamo in un abbraccio:
-          Ti amo Aida!-
-          Anch’io ti amo, Shawn!-





*Angolo dell'autrice fiera di se*
Salve a tutti!!
Finalmente sono riuscita a scrivere una fic di più capitoli!!!*_*
A parte gli scherzi spero che vi sia piaciuta anche se il finale è scontato!!
Un'altra cosa prima di lasciarvi
Ora vi svelerò che caspita significa il piano AlphaTau39
secondo me la risposta è molto semplice...

1) la lettera greca Alpha è la lettere corrispondende alla lettere italiana A e Aida inizia per A

2) la lettera greca Tau è la lettera corrispondente alla lettera italiana S e Shawn inizia per S

3) il numero 3 corrisponde al numero di maglia di Aida e il 9 a quello di Shawn

Semplice...o forse no?

Spero che mi verrà in mente il seguito e chissà che accadrà...

Alla prossima estate!!!!!!!

Saluti e Buone vacanze (per chi ancora non le avesse fatte)

da BloodGirl

*passo e chiudo*

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