Una come te

di Ellapink
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il nuovo arrivato ***
Capitolo 2: *** Un risveglio interessante ***
Capitolo 3: *** Attrazione ***
Capitolo 4: *** In vino veritas, in vodka figuramocis. ***
Capitolo 5: *** Inferno e Paradiso ***
Capitolo 6: *** Ossessione ***
Capitolo 7: *** Vienimi a cercare ***
Capitolo 8: *** Quando la passione prende il sopravvento ***
Capitolo 9: *** No feelings ***
Capitolo 10: *** Entrate di scena ***
Capitolo 11: *** Un viaggio per riflettere ***
Capitolo 12: *** Confusione ***
Capitolo 13: *** Inaspettatamente ***
Capitolo 14: *** La dura verità ***
Capitolo 15: *** Odi et amo ***
Capitolo 16: *** Il tango della gelosia ***
Capitolo 17: *** Step by step ***
Capitolo 18: *** Non in questo modo ***
Capitolo 19: *** The loser has to fall ***
Capitolo 20: *** Occhi innocenti ***
Capitolo 21: *** Mentre una lacrima scende ***
Capitolo 22: *** Ce la posso fare ***
Capitolo 23: *** Everybody needs somebody to love ***
Capitolo 24: *** Senza un domani, senza farsi del male. ***
Capitolo 25: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Il nuovo arrivato ***


Osare
Impossibile eh? Forse perché ci hanno sempre insegnato che è più semplice rimanere fermi, piuttosto che tentare di scappare.
Tentare
Non ci proviamo mai, perché è un verbo così irrazionale che ci porta a compiere mosse sbagliate.
Sbagliare
Vorremmo essere perfetti, ma già vivere con la concezione di non commettere nessun errore ci porta ad errare.
Tre semplici verbi che hanno saputo incasinarmi la vita.
Hanno rovesciato ogni mia aspettativa, ogni mia prerogativa che mi ero imposta fin dalla nascita.
Questo perché ho sbagliato nel tentare di osare.
E ora sono ricoperta di colpe, di errori ma non di rimpianti.
Perché ho rischiato, ho lottato e ora a distanza di un anno posso dire di aver amato.
Quindi forse, non ho sbagliato a tentare di osare, perché questo mi ha permesso di arrivare dove sono ora.
Ma è meglio fare un passo indietro, così per schiarirvi le idee.


Capitolo 1.


-Emma!-
-Emma!-
-Emma!-
Queste urla non fanno altro che disturbare il mio sonno. Se la domenica è chiamata giorno del riposo perché non posso dormire nel mio letto tutto il giorno?
La porta della mia camera si apre violentemente e la figura terrificante di mia madre in vestaglia mi appare davanti agli occhi. Dio santo, ma non riesce ad essere più delicata la mattina?
-Cosa c'è?- le domando infastidita ricoprendomi l'intero viso con il lenzuolo. In pochi secondi la luce del sole arriva a colpirmi in pieno volto, segno che quella donna chiamata 'madre' ha deciso di aprire la finestra. Ancora più delicata e graziosa.
-Sei a pranzo da tuo padre, quindi alzati e vestiti velocemente. Ma perché continui a trattare la tua camera come se fosse un porcile?- mi urla come se volesse esaurire tutta la voce che ha in corpo, mentre frenetica inizia a sistemare ogni oggetto presente nella mia stanza.
Mi alzo controvoglia correndo verso il bagno, dove posso sfuggire alla sua presenza incombente . Non che non le voglia bene, certamente. E' lei che mi ha messo al mondo, però ho diciassette anni e non fa altro che trattarmi come se ne avessi dieci.
Non solo perché non ha alcuna fiducia in me e quindi cerca di controllare ogni mia singola mossa , ma sopratutto perché da quando mi sono fidanzata cerca di organizzare la mia vita e pretende di avere la facoltà di decidere per me.
Ah, giusto. Il mio fidanzato.
Ora che ci penso mi starà sicuramente cercando, e conoscendolo mi avrà riempito di messaggi fino alla sfinimento. Esco dal bagno velocemente e noto con piacere che mia madre si è dileguata nel nulla, così posso tranquillamente rispondere alle mille chiamate di Filippo senza dover essere spiata dal suo udito micidiale.
10 chiamate senza risposta.
Ecco avete presente quei fidanzati tranquilli, calmi, poco gelosi e non assurdamente assillanti con la propria ragazza? Scordateli.
Filippo è completamente l'opposto.
Certo ne sono innamorata, per quanto possa esistere l'amore alla mia età, ma certe volte vorrei rinchiuderlo in una torre e buttare la chiave.
Penso che in veste di fidanzata ne abbia tutto il diritto, sopratutto quando inizia a chiamarmi senza sosta, pretendendo che io risponda al primo squillo.
-Pronto- premo il tasto verde del mio cellulare, cercando di fingermi poco scocciata per le infinite chiamate, anche perché non ho voglia di litigare di domenica mattina.
-Emma, mi stavo preoccupando. Tutto bene?-
-Certo, ero sotto la doccia e lì non posso portare il telefono, sai amore? - la mia voce assume un tono abbastanza ironico, cosa che lui subito percepisce scoppiando a ridere.
-Scusami, sai che quando non mi rispondi inizio a pensare alle cose più terribili. Comunque ti ho chiamata per ricordarti di stasera, c'è la cena per il ritorno di mio fratello. Ci sarai, vero?-
Porca miseria.
 Mi ero completamente dimenticata di suo fratello, e di tutta la cena organizzata in suo onore. E chi sa poi a me cosa mi importa di festeggiare una persona che non conosco, e che per di più non ho mai visto in vita mia.
-Sei sicuro che non disturbo?- meglio mettersi sulla difensiva- sai, io e te stiamo insieme da solo sei mesi e tuo fratello è all'estero da un anno, non saprà manco chi sono- lo sento sorridere dal telefono, segno che il mio piano non ha funzionato.
-Quanto sei scema amore. Non disturbi di certo, e poi lo sai che gli ho parlato tantissimo di te. Ti aspetto alle otto- chiude la telefonata prima che io possa replicare.
Bene, il mio fidanzato mi ha teso una trappola più che buona.
Forse è meglio arrendersi fin dal principio, e scegliere cosa indossare stasera.
Ma poi io a questo, cosa gli racconto? E' stato un anno all'estero, sicuro non si ricorderà più l'italiano.
Meglio farci l'abitudine dai, dopotutto è il fratello del mio ragazzo, giusto?




-Emma sei veramente un amore stasera- iniziamo con i complimenti e non sono arrivata neanche da dieci minuti.
Va bene che fa sempre piacere sentirsi apprezzata, ma ogni volta che varco la soglia di casa Molinari, ovvero quella del mio fidanzato, ogni tipo di parente inizia a riservarmi attenzioni speciali facendomi arrossire di continuo.
-Grazie Carla, dove posso prendere da bere?- domando alla madre di Filippo. Una signora sulla cinquantina, terribilmente bella e elegante. Mi indica gentilmente il tavolo dove si trovano tutte le bevande. In pratica come se fossi in un deserto senza acqua, mi avvicino velocemente prendendo un bicchiere di thè, quando sento due braccia cingermi i fianchi e spaventata mi giro di soprassalto rovesciando la bevanda sul vestito bianco che avevo indosso.
Filippo mi guarda con gli occhi divertiti, cercando di prendere qualche tovagliolo, mentre io sto tentando di farmi passare l'istinto di uccidere il mio ragazzo per la situazione imbarazzante che mi ha visto protagonista.
-Emma, non ti agitare-
-Non mi dovrei agitare? Santa pace, sono completamente bagnata e sai quanto odio essere al centro dell'attenzione. Senti di a tuo fratello quando arriverà che mi dispiace ma io me ne torno a casa- faccio qualche passo in avanti quando sento la sua mano afferrarmi il polso saldamente.
-Dai amore, vai pure a farti una doccia in bagno e ti procurerò dei vestiti di mia madre. Ho veramente molto piacere se rimani qui con me- mi lascia un bacio delicato a fior di labbra per poi accompagnarmi verso il bagno.
Decido di sciacquarmi il più velocemente possibile, appoggiando attorno al mio corpo il primo asciugamano che trovo. Ovviamente però, non posso rimettermi il vestito sporco, ma Filippo non è così intelligente da avermi lasciato il cambio pulito già dentro al bagno.
Ecco, mi toccherà uscire in corridoio con solo un pezzo di spugna addosso.
Apro la porta delicatamente controllando che non ci sia nessuno ad osservarmi, così a passo svelto corro verso la camera di Filippo.
Bum.
Ma perché devo sbattere sempre contro qualcosa cazzo. O qualcuno.
-Non pensavo di trovare una così bella accoglienza- una voce profonda e assurdamente roca mi invade la mente. Alzo lo sguardo e noto di trovarmi completamente spalmata sul petto di una figura maschile ancora sconosciuta.
Non riesco a trovare le parole, è come se la salivazione si fosse esaurita tutta d'un tratto.
Secondi che diventano secoli, perché rimarrei ore ad assaporare il profumo che emana il corpo davanti a me.
-Scusami- mi allontano di scatto riprendendo coscienza delle mie azioni, notando sul suo volto nascere un sorriso spontaneo.
-Non ho problemi ad avere addosso una bella ragazza poco vestita- ed eccolo di nuovo parlarmi con quella voce dannatamente eccitante. All'improvviso mi ricordo di essere ancora in asciugamano così cerco di uscire dalla stanza il prima possibile, quando però trovo in corridoio Filippo alquanto sorpreso di trovarmi sull'uscio della sua camera da letto.
-Emma eri sparita- poco dopo vedo il suo volto incupirsi per poi aprirsi in un sorriso spontaneo- vedo che hai conosciuto mio fratello a quanto pare- mi volto di scatto ritrovando il ragazzo di poco fa affianco a me, una volta uscito definitivamente dalla stanza.
Cazzo.
-Tommaso, lei è Emma, la mia ragazza- quest'ultimo mi sorride malizioso tendendo la sua mano verso di me.
-E' un piacere- sottolinea l'ultima parola facendomi arrossire di colpo. Per fortuna Filippo non si accorge della mia reazione, ma il suo amato fratellino sembra invece felice di aver raggiunto il suo obiettivo. Strizza l'occhio nella mia direzione, infiammandomi dentro come non mi era mai successo.
Ecco, ho bisogno di una doccia, fredda magari.
Di nuovo.






Buongiorno, questa è la mia prima storia alla quale sto lavorando da un pò.
E' una storia a cui tengo molto, e per la quale ho in mente un sacco di sorprese.
Spero vi possa piacere, a presto con il prossimo capitolo.
Bea.

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Capitolo 2
*** Un risveglio interessante ***


Capitolo 2



Il resto della serata trascorse tranquillo nonostante il piccolo incidente avuto con il fratello di Filippo, che per il resto della serata si è intrattenuto con i parenti a raccontare le sue grandi imprese americane.
Ogni tanto mi lanciava qualche occhiata in grado di mandarmi in confusione il cervello, ma riuscivo a mascherare il disorientamento provocato dal suo sguardo penetrante.
Dopotutto lo conoscevo da qualche ora, ed era letteralmente impossibile che qualcuno potesse controllare così velocemente le mie sensazioni.
Eppure aveva degli occhi neri così profondi, delle labbra così carnose che non avrei dimenticato facilmente.
Da quel che avevo capito in quelle poche ore durante la cena, Tommaso aveva diciannove anni ed era il fratello minore di Filippo, e aveva deciso di lasciare Roma per affrontare un avventura, che dai suoi racconti, gli aveva letteralmente cambiato letteralmente la vita.
Nella sua voce c'era qualcosa di talmente passionale e tremendamente sexy che rendeva ogni sua singola parola eccitante.
-Rimani a dormire qui?- ormai i parenti avevano lasciato l'abitazione, e in casa eravamo rimasto solo io, Filippo, i genitori e il nuovo arrivato che non faceva altro che squadrarmi appena ne aveva la possibilità.
Le richiesta sussurrata di Filippo mi arrivò dolce all'orecchio, ed io non potei fare altro che annuire per poi dirigermi verso la sua stanza.
-Emma vado a prenderti il cuscino, tu intanto entra pure in camera- feci un cenno con il capo all'indicazione di Filippo, quando poco dopo mi ritrovai di nuovo di fronte a Tommaso che non faceva altro che ridere.
-Che hai?- gli chiesi infastidita dal suo sogghignare così spudoratamente.
-Niente- scrollò le spalle passandomi di fianco per poi fermarsi di colpo- Filippo non ti ha reso giustizia nelle sue descrizioni, sei molto più di carina e graziosa- e in poco tempo si dileguò chiudendosi la porta della sua stanza alle spalle.
Carina e graziosa? Non sapevo se dovermi infastidire di più per il complimento ricevuto dal fratello del mio ragazzo, o sapere che Filippo mi considerava solo carina e graziosa.
Ma porca miseria, una bambina è carina e graziosa, non la tua ragazza. Io per lui dovrei essere bella, cazzo sexy.
Dopotutto io non mi ritenevo così figa, diciamo che ero nella media. Capelli biondi di un riccio ribelle, occhi marroni, abbastanza magra e un seno da far invidia ad una tavola da stiro. Però se mi amava, doveva ritenermi qualcosa di più di carina e graziosa.
Mi adagiai delicatamente al suo letto, indossando solo una canottiera e le mutande, in attesa di vederlo tornare. Appena aprì la porta, sul suo volto comparve un sorriso soddisfatto, ovviamente era  interessante trovare la propria ragazza stesa sul letto. Ah maschi.
In poco tempo mi ritrovai le sua labbra appoggiate alle mie, il cui bacio trasmetteva il desiderio di approfondire un contatto più intimo. Appena notai la sua mano scendere sul mio fianco, appoggiandosi al bordo delle mutande, decisi di afferrarla prontamente.
-Che pensi di fare? Ci sono i tuoi genitori- dissi cercando di mantenere un certo controllo. Lo vidi sbuffare, per poi andare a chiudere la porta a chiave e riposizionarsi in poco tempo su di me.
-Ora puoi stare tranquilla- riprese a baciarmi possessivamente andando ad ispezionare con la lingua la parte di pelle lasciata nuda dalla canottiera.
-Cazzo Filippo, c'è tuo fratello nella stanza accanto- cercai di dimenarmi sotto di lui.
-Ma cosa ti importa di Tommaso- si avvicinò velocemente al mio collo- e poi ha diciannove anni, e sono sicuro che conosce queste cose molto bene- in poco tempo la sua mano era già dentro le mie mutande andando a toccare il punto sensibile della mia femminilità.
Diciamo che il rapporto di sesso tra me e Filippo andava avanti da due mesi,  è con lui infatti che ho deciso di perdere la mia verginità.
Mi fidavo, e mi fido di quello che c'è tra di noi e poi lui mi ha sempre dato prova di quanto tenesse a me. Non ho molta esperienza in questo campo, quindi non so dire quanto possa essere soddisfacente l'approccio puramente fisico, ma non c'è una volta che non mi abbia fatta sentire importante, ed è questo quello che conta.



Odio quando è il sole a dovermi svegliare, sopratutto ora che è estate perché sorge verso le sei del mattino. Adoro dormire, forse è una delle cose più belle che ci sia concesso fare al mondo, ecco perché odio quando vengo svegliata contro la mia volontà.
Mi stavo dimenando nel letto cercando di riprendere sonno, quando la mia attenzione venne rapita da un foglietto bianco lasciato sul cuscino.
Sono andato ad accompagnare mamma al supermercato, spero di trovarti al mio ritorno.
Ti amo, Filippo.
Ps: stanotte è stata favolosa, ormai con te è sempre un sogno.
Certo che  frasi del genere uscivano solo dai Baci Perugina. Sorrisi debolmente, accartocciando il bigliettino cercando la forza di scendere dal letto.
In poco tempo mi ritrovai in cucina intenta a prepararmi il caffè. Conoscevo molto bene casa di Filippo, dopotutto passavo molte notti qui e quindi ero abituata ad occuparmi della colazione. Giusto, perché Filippo ha sempre avuto l'abitudine di svegliarsi molto presto la mattina e di lasciarmi sola per fare chissà quale camminata sperduta nel traffico romano.
-Porca miseria- ah, giusto mi stavo quasi dimenticato di Tommaso. Mi voltai non appena lo vidi entrare in cucina con uno sguardo oltre che assonnato, sorpreso di trovarmi li in mutande e canottiera.
-Ieri sera mi hai accolto in accappatoio, e ora così? Cos'è è un invito esplicito ad andare in camera?- mi disse alludendo con fare malizioso. Ripresi in poco tempo la tazza di caffè dal ripiano, cercando di non cadere e  di non mostrarmi colpita dalle sue affermazioni.
-Pensavo di essere sola, vado a vestirmi- non appena feci qualche passo per uscire, lo vidi farmi segno di sedermi come se non gli importasse.
-Tranquilla, sono abituato.- disse con una certa presunzione alquanto stomachevole- anche se devo ammettere, non ho mai visto ragazze così ben fornite- e scoppiò a ridere soddisfatto delle sue parole. Mi arresi alle sue battutine, decidendo di concludere la mia colazione.
-C'è ancora caffè?- riprese a parlare poco dopo, e così gli passai la caraffa per servirlo. Mi sorrise dolcemente, e dentro di me sentì qualcosa prendere vita.
Nessuno mi aveva sorriso così dolcemente e sensualmente nello stesso momento.
-E così tu e mio fratello state insieme..- affermò cercando di riprendere a parlare, notando una poco partecipazione da parte mia.
-Già, da sei mesi..- mi sembrava scortese non rispondere anche stavolta.
-Se ti faccio un certo tipo di domanda ,ti imbarazzi?- non feci neanche in tempo a rispondere che riprese a parlare- com'è a letto?- subito dopo scoppiò a ridere sorseggiando altro caffè. Che faccia tosta che aveva, riusciva essere eccitante e sbruffone contemporaneamente. E questo riusciva ad affascinarmi sempre più.
-Secondo te dovrei confessare al fratello del mio ragazzo le sue doti sessuali?- sorrisi furba abbuffandomi di biscotti per il nervoso.
-Da come ti ho sentito ieri sera, ecco non è così dotato come dice- alle sue parole non riuscii a contenermi dallo sputare tutti i biscotti sul pavimento.
Cazzo, ci aveva sentiti.
E ora come lo potevo guardare in faccia senza sentirmi in imbarazzo?
Questo ragazzo era tornato per complicarmi la vita, davvero.
Lo vidi alzarsi di fretta come se questa conversazione lo avesse annoiato, prima però decise di affiancarsi a me ,osservandomi a lungo.
-Ehi piccola, quando vuoi sono a tua completa disposizione, basta chiedere- e con queste semplici, ma mirate parole mi lasciò da sola in cucina, accaldata e eccitata.
Ancora.
Dovevo stargli lontana.
Le sue parole avevano su di me un effetto deleterio, e perciò non potevo minimamente pensare cosa potesse causarmi un suo semplice tocco.



Ecco a voi un altro capitolo, sono molto contenta di aver ricevuto delle prime recensioni anche perchè è la mia prima storia, quindi vi ringrazio tantissimo.
Questo è un altro capitolo che vi immergerà nella storia, per le svolte ancora bisogna aspettare ma sono sempre dietro l'angolo.
Grazie di tutto.
Alla prossima.
Bea.

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Capitolo 3
*** Attrazione ***


Capitolo 3


Tommaso POV


-Allora ci rivediamo un giorno di questi?- guardai ancora una volta la ragazza davanti a me come per convincermi se rivederla potesse essere piacevole. Dopotutto era alta, bionda e con una sedere da paura, niente a che fare però  con le americane che mi sono ripassato per un anno intero, anche se almeno con questa sapevo di cosa stessi parlando.
-Ti chiamo io- le lasciai un bacio lievi a fior di labbra vedendola poi sgattaiolare fuori dalla mia macchina.
Dopo averla lasciata di fronte casa, mi diressi nella mia abitazione dove trovai solo mio fratello completamente steso sul divano intento a sconfiggere chissà quale mostro nei videogiochi.
-Non cambi mai eh?- decisi di provocarlo vedendolo così attirato dal televisore. Mi sorrise rapido tornando subito concentrato nel videogioco, così decisi di sedermi affianco a lui per infastidire il suo pomeriggio.
Cose da fratelli.
-Allora la tua piccola fidanzata dove l'hai lasciata? Non mi dire che la lasci sola tutto questo tempo..- vidi il suo sguardo per un attimo scontrarsi con il mio come se volesse rispondere che questi non fossero affari miei, ma poi lasciò perdere concludendo il livello successivo della partita.
-E' a casa a studiare, domani ha un compito di matematica- annui poco convinto. A dirla tutta  quella ragazza aveva attirato la mia attenzione fin dal primo momento in cui l'avevo vista, era come se mi fosse rimasto un pallino fastidioso nel cervello e questo non voleva assolutamente scacciarsi dai miei pensieri.
Non solo era dannatamente sexy anche quando sorseggiava un caffè, ma aveva un qualcosa di eccitante che riusciva a mandarmi in tilt il cervello in pochi secondi.
Non che io fossi il tipo uomo che si prende le cotte e diventa romantico, assolutamente no.
Ma quella Emma ispirava sesso.
-Pensi sia adatta a me?- improvvisamente Filippo arrivò a distrarre i miei pensieri con una delle sue solite domande insicure.
-Cosa?- feci finta di non comprendere quando sapevo assolutamente che viveva di complessi di inferiorità.
-Emma è molto bella, non so ancora perché ha deciso di stare con me..- mi guardò come speranzoso di trovare in me il conforto necessario nelle mie parole.
-Infatti me lo sono chiesto anche io- dissi ridendo cercando di sdrammatizzare. -Magari hai delle doti nascoste- affermai maliziosamente indicando la sua parte bassa dei pantaloni. Filippo non se lo fece ripetere due volte, mi osservò cautamente lanciandomi addosso il primo cuscino sotto mano.
-Sei tu quello che può contare solo sul sesso, io oltre quello so come trattare una donna- mi rispose alzandosi di scatto per avvicinarsi alla cucina. Decisi di seguirlo, sia perché ero particolarmente interessato alla sua vita sessuale , sia perché ero spinto dal desiderio di conoscere altro che riguardasse Emma.
-Sentiamo, visto che sei così sicuro di te in quel campo. Quanto volte riesci a fare venire Emma durante un rapporto?- pronunciai le mie parole con una semplicità che lasciarono per un attimo Filippo sconvolto. Il sorso d'acqua che stava tranquillamente sorseggiando, ora era completamente riversato sulla sua maglietta mentre lui continuava a tossire.
-Non penso siano affari tuoi- stizzito si asciugò con un fazzoletto.
-Dai, come sei noioso. Sono cose tra fratelli, non lo dirò a nessuno- sarebbe servito solo a me per accentuare il mio ego.
-Massimo due- sussurrò in maniera così impercettibile che non sembrava avesse nemmeno aperto bocca.
-Dillo più forte sei hai coraggio, ciccio!- decisi di utilizzare il soprannome che lo irritava tanto, così da stimolarlo ancora di più.
-Non più di due volte, sei contento?- urlò con un certo sfogo che mi fece sorridere soddisfatto.
-Fratellino mio, cosa devo fare con te?- mi alzai di scatto dal divano decidendo di porre fine a questo discorso. Dopotutto mi stavo annoiando, e mi era venuta un improvvisa voglia di dormire.
-Comunque Emma non è una ragazza che tiene a queste cose! Lei mi ama- lo sentii urlare dall'altra stanza quasi disperato di darmi ulteriori conferme.
-Tutte le ragazze amano il sesso come si deve- risposi più che a me che a lui, prima di cadere in un sonno profondo.


-Filippo ti prego io non ci voglio venire!- una voce acuta e strillante mi costrinse ad a prime gli occhi. Decisi di controllare l'ora, e dal momento che avevo dormito più di due ore, mi scaraventai giù dal letto con l'intento di andare a sentire il perché di queste urla.
-Ma Emma, è solo una cena- appena aprii la porta della mia stanza, la voce di Filippo invase il corridoio. Riuscii ad intravedere la figura di Emma davanti al divano che urlava sbracciando contro Filippo disteso, intenzionato a guardare la televisione.
-Ma che cazzo- Emma ormai quasi all'orlo della disperazione scappò in cucina continuando ad urlare, mentre Filippo come se non fosse minimamente toccato continuava nei suoi interessi.
-Cosa succede qui?- decisi di intervenire, dopotutto le loro urla  avevano svegliato il mio sonno di bellezza.
-Donne- rispose lui con una semplice parola- chi le capisce è bravo-
-Complimenti Filippo, nasconditi dietro questi stereotipi che noi donne siamo incomprensibili! Siete voi che siete disumani- Emma tornò alla carica in salotto, squadrandomi dalla testa ai piedi quasi infastidita dalla mia presenza. Non appena i nostri sguardi si incrociarono, ammiccai spudoratamente verso di lei che arrossì imbarazzata.
-Senti Emma è solo una cena con i miei compagni d'università, se ti infastidisce così tanto puoi anche tornare a casa- la risposta di mio fratello non fu particolarmente bene accolta da Emma, la quale abbasso il capo sconsolata.
-E' il nostro anniversario- sussurrò tristemente lei. La guardai per un attimo intenerito da questa situazione, ma poi compresi che non dovevo lasciarmi trasportare dalla situazione. Dopotutto io non credevo nelle relazioni proprio perché bisogna portare avanti stupide questioni come l'anniversario.
-Bè, io stasera resto a casa. Emma può aspettarti qui con me, e dopo che torni dalla cena potete festeggiare- non so perché alla fine parlai, perché credevo fosse giusto provare a risolvere la situazione.
-Vedi Emma, tutto risolto!- Filippo si alzò dal divano scattante e felice come non mai- Che fratellino geniale- mi abbracciò per poi scomparire in camera.
-Non vedevo proprio l'ora di passare il mio anniversario con il fratello del mio ragazzo- commentò Emma indispettita e ironica.
Mi attendeva una bella serata.


-Vuoi ancora pizza?- le domandai gentilmente mentre lei non faceva altro che ignorarmi. Abbiamo trascorso metà della serata attorno ad un tavolino con lei che teneva la testa bassa per non incontrare il mio sguardo, ed io che non facevo nient'altro che cercare argomenti validi per non sentirmi troppo in imbarazzo.
Che poi, non sono in  imbarazzo perché mi trovo con una bella ragazza. Non mi capita mai.
Sono in imbarazzo perché vorrei scoparmi ora, qui sul tavolo della cucina la ragazza di mio fratello.
-Che scuola frequenti?- decisi così d'istinto di intraprendere una conversazione. Improvvisamente i suoi occhi verdi incontrarono i miei, continuandomi a guardare un po' indispettita.
-Il Classico qui a Roma, tu hai finito?- bene, mi aveva fatto una domanda, questo vuol dire che non è così restia a non parlarmi.
-Si, l'anno scorso. Frequento la stessa università di Filippo, solo che lui è più grande di me- appena conclusi il discorso la vidi spalancare gli occhi stupefatta.
-Sul serio? Non pensavo fossi il fratello minore- mi sorrise dolcemente tornando a concentrarsi sulla pizza lasciata sul piatto.
Continuai con il mio sguardo a percorrere il suo corpo minuto e così dannatamente sexy. Al mondo ci sono ragazze molto più ben disposte, ma i suoi capelli ricci mossi sul viso, e il suo naso piccolo e delicato fanno di lei una ragazza assurdamente eccitante. Per non parlare del fondoschiena.
-Sei contento di essere tornato in Italia?- Emma riprese a parlare ormai sciolta nei miei riguardi.
-Si, e anche se  in America mi sono trovato molto bene- ammiccai velocemente verso di lei, che capì subito a cosa mi stessi riferendo-  casa è sempre casa- si alzò di colpo verso il divano mostrandomi in bella vista il suo fondoschiena evidenziato da un paio di leggins.
Decisi di seguirla per non fare lasciare il sospetto che la stessi fissando, e ci sedemmo all'unisono ognuno su un lato del divano.
-Voglio assolutamente vedere un film di uccisioni, sparatorie e infinità di sangue- la osservai sconvolto nel vederla così rapita dalla scelta del film, e scoppiai a ridere d'istinto.
-Note che sei veramente incazzata con mio fratello- forse mi ero spinto un po' oltre con questa affermazione, ma le parole mi uscirono in maniera naturale dalla bocca.
-Già- si accorse che forse stava mostrando troppo i suoi sentimenti e decise interrompere ogni possibilità di dialogo- forse è meglio che torno a casa. Tanto Filippo non tornerà per festeggiare- di colpo prese il cappotto dalla sedia e iniziò a rivestirsi.
-Guarda che se vuoi, possiamo festeggiare io e te- mi alzai velocemente verso di lei, e con una certa sensualità l'aiutai ad indossare la giacca.
-Tommaso - i suoi occhi iniziarono a guardarmi fisso, come se volesse ammonirmi. Continuai però ad accarezzare la sua schiena sopra la giacca, e la vidi sussultare al mio contatto con il suo corpo.
-Non sai quanto vorrei essere Filippo per  potermi infilare io nel letto con te- pronunciai  colpito dal contatto dei nostri corpi.
Come scottata dalle mie parole, si allontanò velocemente afferrando la borsa.
Ero quasi convinto che uscisse di casa senza neanche rivolgermi ancora una parola, ma mi sbagliai, perché il suo commento arrivò poco dopo.
-Per prima cosa sono la ragazza di tuo fratello. E secondo, pensi che finirei nel letto del primo ragazzo che passa? Mi dispiace, ma non sono come le solite ragazze che frequenti.-
Lo so bene Emma, lo so bene.

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Capitolo 4
*** In vino veritas, in vodka figuramocis. ***


Capitolo 4



Emma POV

-Catullo nacque a Verona intorno al 84 a.C, ma di lui sono poco le notizie autobiografiche giunte fino a noi oggi- la voce della professoressa di latino appariva alle mie orecchie come una delicata ninna nanna, quasi come quelle che mi venivano raccontate da bambina.
-Oh Emma, svegliati- sentii improvvisamente il braccio strattonarmi, notando la mia compagna di banco particolarmente divertita dalla mia espressione assonnata.
-E' successo qualcosa?- le dissi completamente assente da quello che mi circondava. Vidi Rebecca scoppiare a ridere, scuotendo la testa per poi passarmi un bigliettino sul banco per non farsi accorgere dalla prof.
Come ci arriviamo stasera al Noir?
Guardai il bigliettino abbastanza perplessa non sapendo minimamente a cosa la mia amica si stesse riferendo.
Noir che?
Rebecca mi guardò divertita come se si aspettasse questa mia risposta. Dopotutto ho sempre avuto la testa sulla nuvole.
C'è la festa di quello del 2A, Luca se non sbaglio, mi avevi promesso che mi avresti accompagnata.
Improvvisamente tutto mi sembrò molto più chiaro.
Le festa in discoteca, giusto. Erano settimane che Rebecca me ne parlava, non solo perché si era comprata un vestito da cento euro, ma anche perché a quella festa ci sarebbe stato Francesco, il ragazzo di cui è innamorata dal quarto ginnasio e al quale non ha mai avuto il coraggio di rivolgere la parola.
Posso provare a chiedere a mio padre.
Rebecca mi guardò dubbiosa, così mentre la prof scriveva alla lavagna, si avvicinò al mio orecchio velocemente.
-Non doveva portarci Filippo?- ah giusto, certo se avessi avuto voglia di parlargli di nuovo. Dopo ieri sera, avrebbe dovuto strisciare ai miei piedi per chiedere perdono.
-Abbiamo litigato, anzi io ho litigato con lui, quel deficiente crede che vada tutto a gonfie vele- sorrisi falsamente mostrandomi infastidita a livelli cosmici. Non fece in tempo a rispondermi poiché il suono della campanella aveva segnata la fine di questa pesante giornata scolastica. Presi il mio zaino, e a passo svelto io e Rebecca ci dirigemmo verso l'uscita.
-Ti faccio sapere per stasera? Stai tranquilla, in qualche modo ci arriviamo- le sorrisi debolmente lasciandole un bacio sulla guancia. Stavo per andarmene quando sentii Rebecca emettere un gemito di sorpresa, di solito quando è stupida, o felice, o eccitata.
-Chi cazzo è quello appoggiato sul tuo motorino? Non mi ricordavo che Filippo fosse così bello- non riuscii a comprendere le parole della mia amica fino a che non mi voltai verso l'uscita di scuola e vidi l'ultima persona che mi potessi aspettare sulla faccia della terra.
-Che cazzo ci fa qui lui?- commentai ad alta voce, dando voce ai miei pensieri.
-Lui chi?- curiosa, Rebecca continuava a farmi domande.
-Tommaso, merda- iniziai a velocizzare il passo desiderosa di sentire la spiegazione della sua presenza. Mi voltai al volo verso Rebecca come per tranquillizzarla che non fosse niente di grave- Poi ti racconto- mimai con le labbra prima di avventarmi furiosa sul fratello, insopportabile del mio ragazzo.
Quando arrivai davanti a lui, senti per un secondo il cuore fermarmi e improvvisamente tutto il mio corpo avverti un'ondata di calore.
Bene, Emma, eccitati pure.
Certo che se lui non fosse così dannatamente sexy, tutto risulterebbe più facile.
-Che cazzo ci fai qui?- sbraitai come mio solito, notando la sua espressione del volto farsi sempre più divertita. Bene, vedermi fuori di testa lo divertiva. Non aveva ancora visto il peggio.
-Senti, non pensare che io sia felice di essere qui a farti da maggiordomo. Ma stamattina mio fratello ha interrotto il mio sonno per ordinarmi di passarti a prendera scuola, quindi ora sali sulla mia macchina- mi ordinò Tommaso con la sua voce autoritaria.
-Scusami? Non vedi che ho il motorino?- dissi ovvia.
-Filippo dice che non si fida della tua guida- non appena pronunciò queste parole sentii il sangue ribollirmi al cervello, e improvvisamente la mano mi si strinse a pugno - Ehi, non ti sfogare su di me- disse Tommaso notando la mia irritazione mentre io cercavo di calmarmi, anche se l'impresa mi risultava alquanto difficile.
-Io non ci vengo a casa con te- incrociai le braccia al petto, aspettando la sua reazione.
-Emma- si avvicinò a me, e per paura che si potesse ripetere la situazione dell'altra sera, indietreggiai velocemente- non costringermi a sollevarti di peso. E poi a quel punto dovrei anche  frenare il mio istinto di non toccarti ogni centimetro di pelle-  sussurrò ad un passo dalla mia bocca .Avrebbero dovuto infastidirmi le sue parole, invece non fecero altro che aumentare il calore dentro di me.
-Va bene, verrò con te. Ma ti prego, smettila di fare allusioni sessuali- cercai di mostrarmi infastidita, ma non appena ripresi a parlare le mie parole sembrarono più un invito a continuare che a smettere.
Lui sorrise, e aprendomi la portiera da finto gentiluomo, mi fece salire in macchina.


-E mandi quel cazzone di tuo fratello a prendermi? Filippo da quando è tornato lui dall'America, sembri un altra persona- urlai contro il mio ragazzo cercando di mantenere la mia linea di posizione.
Ero arrabbiata, furiosa.
Non solo mi aveva lasciata sola la sera del nostro anniversario, ma aveva osato farmi venire a prendere a scuola da suo fratello che odiavo terribilmente.
Fastidioso, provocante, eccitante fratello di Filippo.
-Avevo lezione stamattina, e Tommaso non aveva da fare nulla. Lo sai che odio che guidi quell'aggeggio mal funzionante- rispose cercando di difendersi.
-Ti prego, smettila di trattarmi come una bambina. Comunque, ora esci da camera mia che devo prepararmi-
-Dove vai?- o mio dio, giuro che gli avrei lanciato un vaso in faccio in questo momento.
-Te l'ho detto mille volte che ho una festa stasera- cercai di rispondere con un tono normale, e non sopra il livello delle mie corde vocali.
-Pensavo che avremmo passato la serata insieme, volevo recuperare quel festeggiamento lasciato in sospeso- si avvicinò pericolosamente a me, agganciando le sue mani dietro la mia schiena.
-Offerta scaduta. La prossima volta rispetterai i tempi stabiliti.- risposi ironica lasciandomi abbracciare. Dopotutto non riuscivo a fare la dura per più di cinque minuti.
-Ti amo- mi sussurrò dolcemente a due centimetri dal viso lasciandomi un bacio delicato sulle labbra.
-Si, forse anche io. - dissi vaga strappandogli un sorriso. - Ora vattene, che sono in crisi sui vestiti- mi scostai di scatto vedendolo avvicinarsi alla porta soddisfatto.
-Non metterti un vestito troppo scollato, o ti vengo a prendere prima di mezzanotte- lo sentii urlare prima di uscire definitivamente dalla mia stanza.
Certo che certe volte era peggio di mio padre.


-La musica è da sballo!- Rebecca continuava ad urlarmi nelle orecchie a causa della musica assordante e terribilmente coinvolgente. Non ero un tipo da discoteca ogni sabato sera, ma quando ne avevo l'occasione mi divertivo senza limiti.
-Andiamo a bere- la esortai trascinandola al bancone ordinando due angeli azzurri.
-Oh stasera ci andiamo giù pesante- osservò la mia amica notando l'ordinazione. Le sorrisi iniziando a sorseggiare la mia bevuta guardandomi intorno felice di godermi una serata di stacco dalla realtà.
-Devi dirmi chi è il ragazzo assolutamente trombabile spalmato sul tuo motorino oggi- Rebecca aveva tanti pregi, ma il suo difetto più grande era che non si scordava mai niente sopratutto se qualcosa attirava molto la sua attenzione.
-Tommaso, il fratello di Filippo- urlai annuendo maliziosamente.
-Cazzo- imprecò la mia amica cominciando a dondolare a ritmo di musica, o a ritmo d'alcol nelle vene.
-Lo so, però è così fastidioso- mi lamentai con voce cantilenante ormai sciolta dall'effetto della bevuta.
-Fossi in te me lo tromberei, finalmente godi come una dannata! Filippo già è tanto se sa dove deve mettere le mani- scoppiai a ridere seguita da Rebecca ormai completamente su di giri.
Un paio di ore dopo non ci reggevamo neanche più in piedi.
- E io voglio Francesco- Rebecca non smetteva di ripetere questa frase ormai da quando si era tolta le scarpe e continuava a ballare sul cubo affiancata da cinque ragazzi. Era una ragazza molto bella, però particolarmente insicura di se. Capelli mori lunghi in contrapposizione ai miei ricci biondi, e due tette assolutamente da mandare fuori di testa anche un omosessuale.
-Io voglio trombare come si deve- urlai io con il bicchiere alzato e continuando a piroettare al centro della pista. Improvvisamente andai a sbattere contro un qualcuno, il quale non perse tempo e cinse i miei fianchi con le sue mani. Stranamente non mi infastidì.
-Oh, se lo sapesse mio fratello-







Le verità stanno venendo a galla, ed Emma sta ammetendo più a se stessa che a Tommaso il suo evidente interesse sessuale.
L'attrazione fisica è alle stelle.
Ne vedrete delle belle :)
Alla prossima.
Bea.

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Capitolo 5
*** Inferno e Paradiso ***


Capitolo 5


Emma POV

Porca miseria.
Mi sarei aspettata di spalmarmi addosso a qualsiasi ragazzo sulla faccia della terra, qualsiasi.
Tranne lui.
-Ti prego, non gli dire niente- iniziai a piagnucolare svergognatamente ancora incollata al suo viso. Lo vidi sorridere da un lato, dall'altro ero serio cercando di rimproverarmi con lo sguardo.
-Cosa gli dovrei dire?- sapevo a che gioco stava giocando. Voleva farmi ripetere la frase che avevo appena urlato a tutta la discoteca, così da farmi sentire ancora più in imbarazzo.
-Mi gira la testa- cercai di sviare argomento anche se in questo preciso istante vedevo l'intero locale ruotare come le lancette dell'orologio, sempre più velocemente aggiungerei.
-Quanto cavolo hai bevuto?- mi ammonii con tono autoritario. Improvvisamente mi portai le mani alla testa accasciandomi a terra per il dolore. Mi sentivo le gambe molli, e lo stomaco sottosopra.
Avevo bisogno di un bagno ora.
-Francesco, pensa te all'amica- sentii la sua voce suadente rivolgersi ad uno dei suoi amici mentre con il braccio mi cingeva il fianco- io porto lei in bagno- dopo di che ci incamminammo verso la porta sul retro, anzi praticamente era lui a camminare e a trascinarsi dietro me.
-Francesco?- chiesi io incuriosita di sapere con chi avesse lasciato Rebecca.
-Si stai tranquilla, è un bravo ragazzo. Se non sbaglio frequenta l'ultimo anno alla tua scuola- mi rispose Tommaso spalancando la porta del bagno e facendomi passare avanti a tutti.
-Cazzo, quel Francesco- urlai rendendomi conto che Rebecca si trovava in questo momento al fianco del ragazzo di cui era innamorata. Iniziai a saltellare emozionata per lei, senza rendermi conto che questo mio muovermi eccitata mi stava provocando ulteriore senso di nausea.
Di colpo mi ritrovai con la faccia sul water, e pronta a rimettere anche l'anima. Avvertii sui miei capelli la mano di Tommaso, che delicatamente cercava di tenermi per non farmi sporcare.
-Ci conosciamo neanche da tre giorni, e ora ti sto tenendo la testa mentre vomiti- affermò ridacchiando più a se stesso che a me. Mi alzai di scatto sentendomi meglio osservando la figura di Tommaso davanti a me sorridente.
-Cos'hai da ridere?- cercai di mostrarmi infastidita dalla sua presenza, quando in questo momento avrei voluto solo sbatterlo dentro il bagno e toccare ogni centimetro della sua pelle.
Era l'alcol a parlare per me.
-Pensa se mio fratello sapesse come ti sei ridotta- la sua voce cominciava ad infastidirmi sempre di più, nonostante la continuassi a trovare così eccitante. Si avvicino di qualche passo così da trovarsi a due centimetri dal mio viso ora. Accarezzò dolcemente la mia guancia provocandomi una serie di scintille in ogni parte del mio esile corpo.
Non erano le farfalle, questa era pura eccitazione.
-Hai un buon odore- constatai io, continuando a respirare sulla sua spalla a pochi centimetri dal suo collo. Pochi secondi dopo avvertii la sua mano lungo la mia schiena che continuava a disegnare cerchi per poi risalire piano.
Tommaso non emanava un profumo acquistabile nei negozi.
Tommaso sapeva di sesso.
 -Come la mettiamo con il fatto che mio fratello non ti soddisfa? Io saprei come farlo- ammiccò terribilmente vicino al mio orecchio, e impercettibilmente riuscii ad avvertire la sua bocca sopra quest'ultimo.
-Forse sono io il problema. Forse sono io che non riesco a godere fino in fondo- decisi di mostrarmi provocante, e particolarmente sicura di me quando sapevo che erano i residui di alcol a parlare.
-Non credo- sussurrò dolcemente sul mio collo sicura che da li a poco avrei ceduto senza problemi. Alzai il mio sguardo verso di lui, ma poco dopo mi accorsi della distanza che si era venuta a formare tra i nostri corpi e del suo essersi allontanato da me. - E' meglio che ti riporto a casa- disse con voce gelida.
Lo guardai torva, incuriosita dalla sua ultima reazione. Poco dopo mi accorsi che ci stavano dirigendo verso il parcheggio, così decisi di guardarmi intorno nella speranza di incontrare Rebecca.
-Non ti preoccupare, Francesco ha già riaccompagnato la tua amica. Sali- con lo stesso tono autoritario mi ordinò di entrare nella sua macchina per la seconda volta nella stessa giornata.
-Ma io non posso tornare a casa! Tommaso sono ubriaca cazzo, mia madre mi uccide- urlai agitata muovendo le mani come se questo potesse calmarmi.
-Io non ti posso portare a casa mia! Piccolo particolare, abito con mio fratello e non posso tornare in piena notte con la sua ragazza- vidi il suo volto particolarmente preoccupato, dopotutto l'idea spaventava anche me ma non di più dell'immagine di mia madre con un coltello sull'uscio della porta.
-Ti giuro che mi nascondo in camera tua e domani mattina me ne vado prima che si sveglia. Tommaso ti prego, non posso tornare a casa- le ultime parole mi uscirono quasi come un lamento, e osservai il suo volto quasi intenerito di fronte a queste.
-Andata, ma dormi tu sul pavimento-




Tommaso POV

-Non fiatare, Filippo è nella stanza accanto-cercai di controllare Emma che non smetteva di ridere sdraiata sul letto.
Certo che avrei dovuto ricevere un premio Oscar per la stronzata che avevo appena fatto.
Avevo soccorso e lasciato che dormisse nel mio letto la ragazza di mio fratello, di cui ero palesemente attratto.
Ora si trovava completamente stesa sul materasso , con addosso i miei calzoncini e sopra una canottiera di mia madre presa al volo senza farmi accorgere. Non solo doveva rimanere in incognito la sua presenza, ma se lei non smetteva di ridere e di dimenarsi non so come avrei resistito dal non tapparle la bocca con la mia lingua.
-Dai vieni nel letto- continuava ad esortarmi quella tentatrice bionda che ora era passata dal ridere al mordicchiarsi il labbro in maniera eccitante.
-Emma, non posso- stavo cercando di mantenere un certo controllo.
Si è vero, avevo una tale voglia di lei da star male ma era pur sempre la ragazza di mio fratello e non me la sarei mai scopata con lui nella stanza affianco.
-Posso vederti gli addominali? Sono giorni che sogno di vederti senza maglietta- ammise lei con tranquillità, sicuramente sotto ancora effetto dell'alcol. Non era il tipo di ragazza da provarci così spudoratamente.
-Ti prometto che un giorno li vedrai, ma adesso dormi- presi le coperti e gliele portai fino a sotto il mento così da nascondere il suo corpo tentatore.
-Tradiresti tuo fratello portandoti a letto la sua ragazza?- improvvisamente la domanda di Emma mi spiazzò, mentre vidi i suoi occhi scintillare di una particolare curiosità mischiata a paura di sentirsi dire la verità.
Non risposi alla domanda, le sorrisi debolmente prendendo il cuscino e appoggiandomi per terra sul tappeto.
Dopotutto cosa avrei dovuto dirle? Che di Filippo non mi importava tanta era la voglia di assaggiare il suo corpo?
In questi anni avevo avuto molte esperienza sessuali, anzi potevo vantare di essermi portato a letto ogni donna che avevo desiderato.
Sapevo che Emma non era una di quelle ragazze che te la regalano al primo appuntamento, ma sentivo dentro la sensazione che io e lei avremmo fatto scintille insieme.
Il suo corpo era una tentazione continua per me.
Le sue labbra non sarei riuscito a privarmene, una volta assaggiate.
Ma avrei dovuto reprime questo desiderio.
Era meglio per tutti, ma di sicuro non per me.
Improvvisamente però senti qualche passo nel corridoio, terrorizzato decisi di alzarmi dal pavimento e controllare che Emma non stesse già dormendo. Per fortuna anche lei si era accorta dei muoventi fuori dalla stanza, così di scatto si nascose sotto le coperte invitandomi a salire insieme al lei nel letto per non destare sospetti.
-Sali dai, se ti trova a terra capirà che c'è qualcosa di strano- al suono della sua voce  scattai anche io sotto le coperte avvicinandomi al suo corpo caldo.
Sentivo il calore emanato della sue gambe aggrovigliate per cercare di nascondersi meglio. Si stava immergendo del tutto sotto il lenzuolo, quando la porta della mia stanza si spalancò e la figura assonnata di Filippo si presentò davanti ai miei occhi.
-Sei già tornato? Com'è era la festa?- mi chiese tranquillamente senza accendere la luce per mia fortuna. Sentivo il respiro di Emma farsi sempre più pesante , e assieme a questo cresceva anche il mio amico dei piani inferiori. Non è per nulla semplice mantenere il controllo con una ragazza raggomitolata sul tuo petto.
-Normale, solite cose. Sesso, alcol e musica- risposi vago cercando di mostrarmi poco propenso ad una conversazione.
-Ti lascio dormire- e così dicendo chiuse la porta velocemente e poco dopo la figura di Emma riemerse riprendendo a respirare.
-Mi sto sentendo un verme- disse con sincerità guardandomi negli occhi. Scesi dal letto tornando alla mia posizione iniziale, anche perché avevo bisogno di rimanere solo o sarei scoppiato.
-Non lo sei, non hai fatto nulla di male.Non ancora- decisi di sdrammatizzare un po' i toni vedendola tornare a sorridere per poi stendersi su un fianco.
-Grazie Tommaso, per tutto- e detto questo cadde in un sonno profondo.
Oh, non mi ringraziare per averti nascosta a mio fratello.
Non mi ringraziare per averti salvato da tua madre.
Non mi ringraziare per averti tenuto i capelli.
Ringraziami perché ora, con tutto l'autocontrollo possibile, non sono affianco a te nel letto facendoti vivere contemporaneamente l'inferno e il paradiso.

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Capitolo 6
*** Ossessione ***


Capitolo 6



-Sono a casa- lasciai le chiavi in ingresso mentre a passo svelto raggiungevo la cucina, dove trovai mia madre intenta a cucinare il pranzo. Appena mi vide entrare sorrise debolmente per poi tornare a concentrarsi sul sugo.
-Tutto bene tesoro?- mi chiese aspettando che fosse tutto pronto per essere servito. Annui poco convinta abbassando lo sguardo verso il tavolo.
Il rapporto tra me e mia madre non è mai stato così distante.
C'era un tempo che ci raccontavamo ogni cosa, addirittura confidarmi con lei delle volte risultava più confortante che con Rebecca.
Non so però cosa ci abbia portato alla situazione in cui ci troviamo oggi.
Io non mi interesso di quello che le accede, e lei non si preoccupa per me oltre il dovuto.
-Buon appetito- fu la sua voce a riportarmi alla realtà mentre la vidi intenta a posarmi il piatto davanti alla faccia. Poco dopo si sedette anche lei, e continuammo a mangiare senza rivolgerci più neanche una parola.
Non appena terminai quello che aveva preparato, mi alzai come se non fosse nulla rifugiandomi nella mia camera.
Quando papà abitava ancora noi, mamma era una persona diversa. Gioiosa, piena di vita e sempre con qualche idea folle in testa.
La notizia però che papà si era innamorato di una ventenne e nel giro di un mese si era trasferito a Milano, l'ha distrutta completamente e con lei anche il nostro rapporto.
Con mio padre invece le cose proseguono bene , dopotutto mi viene a trovare per le vacanze e io appena posso lo raggiungo al nord. Certo lo vorrei qui, ma nella vita non tutte le cose vanno come vorremmo.
Vieni a farmi compagnia? Abbiamo casa tutta per noi.
Mi sembrava strano che il mio ragazzo ancora non mi avesse scritto, maniaco del controllo com'era.
Anche perché non c'eravamo ancora visti né sentiti da dopo la discoteca, ero fuggita da casa loro appena mi ero resa conto di aver passato la notte nel letto di Tommaso.
Ovviamente il risveglio non è stato così semplice come speravo.

4 ore prima..

-Cazzo- cercai di aprire gli occhi però una lentezza disarmante tanto era il dolore che avevo alle tempie. Mi guardai attorno cercando di ritrovare nella mia mente i ricordi che mi riportassero alla sera prima.
Iniziando dalla camera in cui mi trovavo doveva esserci qualcosa che non andava.
Quindi ricapitolando, avevo dormito in un letto sconosciuto. Indossavo solo una canottiera e dei calzoncini da uomo e mi sono ubriaca completamente.
-Oddio, ho fatto sesso con uno sconosciuto- urlai giungendo a conclusioni affrettate. In quel mentre la porta della camera si spalancò e la figura di Tommaso si fece avanti.
-Per mia sfortuna no- ammiccò maliziosamente stendendosi sul letto come se fosse naturale la condizione in cui ci trovavamo.
-Ho dormito qui? Nel tuo letto? Ti prego dimmi che non c'eri anche tu- cercai disperatamente dei ricordi della sera precedente ma quello di cui avevo la sola certezza era Rebecca su un cubo e io che vomitavo in un bagno.
-Avrei voluto moltissimo esserci, ma no. Ho fatto il bravo ragazzo, e ho dormito per terra- tirai un sospiro di sollievo alzandomi dal letto con l'intento di recuperare i vestiti.
-Fossi in te non uscirei ora- Tommaso riprese a parlare tranquillamente mentre io lo guardavo insospettita dalle sue parole - c'è Filippo che fa colazione. Sai lui pensa che io mi sia divertito stanotte, non vorrei credesse che l'abbia fatto con te- iniziai a preoccuparmi su come riuscire ad uscire dalla situazione in cui mi ero cacciata.
-Io ti odio, perché cavolo hai lasciato che dormissi con te- urlai sottovoce infastidita dalla sua presenza, e dal fatto che da quando l'avevo conosciuto la mia vita si stava trasformando in un inferno. E non solo per il calore che il suo corpo mi provocava dentro.
-Eri ubriaca cazzo, e mi hai pregato più volte di non portarti a casa per paura della reazione di tua madre. Scusami se ti ho aiutata- improvvisamente le sue parole mi provocarono un senso di rimorso dentro.
Mi aveva davvero aiutata, e io lo stavo continuando ad incolpare.
-Scusami, è che sono nervosa ve bene? Mi sono ubriacata solo una volta nella mia vita e non pensavo che la mattina dopo mi sarei ritrovata nel letto del fratello del mio ragazzo. Lo so che hai tenuto le mani apposto, però non so neanche come comportarmi. Non mi ricordo niente di quello che ho fatto ieri sera- continuavo ad agitarmi anche perché il fatto che mi trovavo prigioniera in una stanza quando il mio ragazzo era a pochi passi da me, non mi aiutava affatto.
-Se vuoi saperlo, non hai detto fatto nulla di sconvolgente. Volevi solo palparmi gli addominali- disse con una tranquillità sconvolgente. Lo vedevo li fermo sul letto che sorrideva malizioso, mentre io non riuscivo a credere alla sue parole.
Per fortuna sentii la porta di casa chiudersi, segno che Filippo era uscito. Presi di corsa i miei vestiti, e sperando di potermela cavare senza dare spiegazioni dei miei intenti sessuali dell'altra sera, scappai di corsa verso l'uscita della stanza.
-Bè, ci sentiamo- imbarazza chiusi la porta alle mie spalle e mi allontanai il prima possibile da quella situazione sconveniente.


Tommaso POV


-E quando l'ho riaccompagnata a casa, mi ha baciato- ascoltavo il racconto di Francesco con un certe interesse mentre lui mi rendeva partecipe di quello che era accaduto tra lui e l'amica di Emma l'altra sera.
-E com'è stato?- chiesi sorseggiando un altro po' della mia coca cola.
-La ragazza ci sa fare. Si va bene, era ubriaca e quindi non ho approfittato di lei. Però, penso che le chiederò di uscire uno di questi giorni- Francesco mi sorrise soddisfatto.
-Prendi una donna, trattala male- canticchiai provocandolo dopotutto eravamo maschi e ci piaceva divertirci.
-Lo sai che non sono come te. Per te le donne sono solo sesso- mi rispose il mio amico con aria superiore.
-E mi vorresti contraddire? Come se te ci giocassi a carte-
-Ha parlato quello che vuole portarsi a letto la ragazza del fratello. Ma non ti vergogni un po'?- ecco. Se riuscivo a non pensare ad Emma per qualche ora, nel bene o nel male mi tornava sempre alla mente quel corpo tentatore.
-Cosa ci posso fare se non sono mai stato attratto così da una ragazza?- cercai di difendere la mia posizione.
Dopotutto si sa, i ragazzi a diciannove anni ragionano solo con l'amico ai piani bassi.
-Sai benissimo che per te le ragazze sono solo un divertimento. Filippo non è così, ci tiene ad Emma. Rovineresti il rapporto con tuo fratello per una scopata?- la sua voce era ragionevole, ma io ho sempre amato  seguire l'istinto.
-Sarebbe una grandiosa scopata- risposi pavoneggiandomi. Se c'era una cosa che odiavo, era quando qualcun'altr cercava di dirmi cosa fare.
-Tommi, ragiona. Quella per Emma è solo una tua fissazione. Fatti una bella scopata stasera e vedrai che riuscirai a levartela dalla mente- le parole di Francesco mi sembrarono così vere e così persuasive.
Alla fine era quasi un mese che non mi divertivo sul serio, e tutto perché ero ossessionato dal desiderio di Emma.
Dovevo liberare la mia mente e dare sfogo al mio piacere.
Francesco aveva ragione, dovevo dimenticarmi del suo corpo terribilmente provocante e pensare alla mia vita.
-Dammi il numero di una che sappia farmi dimenticare anche il mio di nome-

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Capitolo 7
*** Vienimi a cercare ***


Capitolo 7



Tommaso POV


-Sono cose che capitano tranquillo- la mora affianco a me nel letto continuava ad accarezzarmi il petto, come se fossi un cucciolo indifeso da consolare.
Io avrei voluto solo dare prova della mia virilità, cazzo.
Invece mi trovavo in un letto steso con una ragazza nuda sopra di me senza poter fare nulla perché il mio amico oggi non aveva  intenzione di collaborare.
-No, cazzo- urlai battendo il pugno sul letto cercando di sfogarmi.
Non mi era mai successo.
-Possiamo riprovarci- disse la ragazza con tono comprensivo. Mi voltai e la fulminai rapidamente con il mio sguardo dal momento che sapeva benissimo anche lei che avevamo ritentato già tre volte.
Mi alzai di scatto dal letto cominciando a muovermi impaziente.
Se fossi diventato impotente? La mia vita sarebbe finita.
Potevo considerarmi un uomo morto, nulla avrebbe più avuto senso per me.
-Posso provare a stimolarlo in un altro modo- la ragazza mora distesa sul letto non voleva proprio arrendersi, peccato che il mio amico dei piani inferiori aveva perso ogni speranza.
-Puoi anche andare- dissi facendo segno con la mano di uscire dalla mia stanza e di allontanarsi dalla mia vista. Più la guardavo, più ripensavo alla morte dell'aggeggio nelle mie mutande.
E se avessero dovuto castrarmi? Va bene, stavo vaneggiando.
Decisi di uscire dalla mia camera per cercare di schiarirmi le idee, quando vidi la figura di Emma uscire in mutande e reggiseno dalla camera di Filippo sgattaiolando verso il bagno e in pochi secondi sparire della mia vista.
Emma.
Il suo corpo coperto solo da qualche centimetro di stoffa.
Il desiderio di lei cresceva sempre più dentro di me, e la cosa fu alquanto evidente dal rigonfiamento dei miei pantaloni.
Funzionava ancora.
Appena compresi quello che stava accadendo, afferrai il telefono dalla tasca e composi velocemente il numero di Francesco.
Poco dopo squilli per fortuna la voce del mio amico comparve alle mie orecchie.
-Se ti sto disturbando, sappi che non me ne frega un cazzo. Ho un problema serio- mi precipitai a riferirgli mentre cercavo di mantenere un tono della voce basso data la presenza sia di Emma che di Filippo nella mia stessa casa.
-Il piano non ha funzionato?- lo sentii sogghignare come se fosse consapevole che le cose sarebbero andate storte.
-Non mi si è alzato con la mora per un' ora e mezza, e una volta uscito dalla camera ho visto Emma poco svestita e mi sono eccitato di colpo- appena conclusi il mio discorso che mi preoccupava particolarmente sentii il mio amico scoppiare a ridere di gusto.
-E c'hai messo così tanto a capire che non ti ha funzionato perché sei ossessionato solo dal desiderio di avere Emma? Tommi avrei voluto essere una mosca per vedere mentre imprecavi contro i piani bassi delle mutande- continuava a ridere prendendosi gioco di me, così esasperato gli chiusi il telefono in faccia senza avvisarlo.


Qualche ora prima..


Emma POV


Filippo continuava a baciarmi passionalmente portando la sua mano dietro la mia schiena. In poco tempo si liberò di gran parte dei miei indumenti lasciandomi solo con l'intimo indosso. Non realizzai chiaramente le sue intenzioni, finché non avvertii la sua mano cercare di entrare nelle mie mutande prepotentemente.
-Non voglio- dissi tirandola fuori dal leggero tessuto che indossavo. Filippo mi guardò incuriosito dal mio comportamento, mettendosi in ginocchio sul letto.
-Va tutto bene Emma?- mi disse sistemandosi i pantaloni. Io annui poco convinta, cercando di non incontrare i suoi occhi.
Non sapevo neanche io realmente cosa mi stesse accadendo.
Quello di cui ero certa era che non sentivo neanche un briciolo di eccitazione. Le mani di Filippo non mi provocavano nessun brividi nel corpo, e avevo paura ad ammettere che questo dipendesse dall'arrivo di Tommaso.
-Emma se stiamo attraversando un periodo di crisi, devi parlarmi! Di solito non ti sei mai opposta quando volevo fare l'amore con te, ma sono quasi due settimane che sei distante. C'è  un altro?- chiese abbastanza titubante e sopratutto spaventato da quelle che potevano essere le mie parole.
Mi alzai di scatto dal letto mostrandomi indispettita dalle sue parole, in realtà avevo solo paura che potesse leggermi dentro.
-Pensi che se la tua ragazza non vuole fare sesso sia perché ha un altro che la soddisfa?- iniziai ad urlare particolarmente agitata dalla situazione in cui mi stavo trovando.
Non solo stavo cercando di nascondere certe sensazioni a me stessa, ma ora dovevo anche farlo con Filippo.
Non volevo che pensasse che ci fosse un altro, sopratutto perché non volevo crederlo io.
-Emma ti prego non urlare-
-Non ti sopporto!- cominciai a gesticolare camminando per i pochi metri della sua camera - Non può essere che non avessi voglia? O devo essere sempre pronta per te?- decisi che restare un altro secondo nella stessa stanza con Filippo sarebbe stato pericoloso, così decisi di allontanarmi da lui.
-Vado a farmi una doccia, da sola- precisai correndo verso il bagno.
Velocemente mi gettai sotto l'acqua calda, riprendendo a respirare.
Dovevo assolutamente calmarmi, anche perché la situazione non poteva andare avanti così. Avrei continuato ad ignorare la sensazioni che il solo tocco di Tommaso mi avevano suscitato, o avrei dovuto cedervi?
Una volta che mi ero sciacquata a sufficienza decisi di uscire dalla doccia avvolgendo il mio corpo nudo nell'asciugamano. Mentre stavo frettolosamente pettinando i miei ricci bagnati, la porta si spalancò di colpo.
-Filippo vattene- urlai infastidita quando avverti però due mani bloccarmi la bocca e una figura avvicinarsi al mio orecchio.
-Shh, non urlare- riconobbi immediatamente quella voce.
Tommaso.
Sentii una serie di brividi percorrere ogni centimetro di pelle. Quanto mi era mancato il calore che la sola sua vicinanza mi provoca dentro.
-Non possiamo- dissi voltandomi verso di lui facendo cozzare i nostri corpi. Piccole gocce d'acqua attraversavano la mia spalla, mentre la sua mano si appoggiava delicatamente sulla mia schiena facendo si che potessi avvertire la sua eccitazione nel basso ventre.
-Emma, io non riesco più a resisterti- soffiò quasi impercettibile sul mio collo. - e so che anche tu provi lo stesso, lo sento- con la mano si avvicinò pericolosamente verso il mio fondoschiena, ma prima che potessi rendermene conto la sua bocca si incollò alla mia.
Rimanemmo per qualche istante fermi, indecisi.
Passarono però pochi secondi che avvertii la sua lingua nella mia bocca che cercava avidamente la mia per iniziare vorticosamente a muoversi insieme.
Brividi.
Scosse.
Il mio stomaco stava festeggiando calorosamente insieme con il mio basso ventre.
Quando realizzai che mi stavo trovando nel bagno di casa del mio ragazzo a pomiciare con il fratello mi staccai di colpo come scottata.
Il volto stupendo di Tommaso mi sorrise accarezzandomi la guancia.
-Io ti voglio- pronunciò queste parole provocando un aumento vertiginoso della mia eccitazione - però, è giusto che tu rifletta su quello che sta accadendo. Emma io sono attratto dal tuo corpo, e non riesco a smettere di pensarci. Se quando ti tocco così- appoggiò la sua mano definitivamente sul mio sedere- provi anche te lo stesso desiderio per cui sto impazzendo, allora vienimi a cercare-
Detto questo, uscii definitivamente dal bagno lasciandomi sola, confusa e eccitata.




Stiamo per avvicinarci al punto di svolta.
Ho deciso di regalarvi due capitoli oggi perchè la prossima settimana non saprò bene quando riuscirò a postare.
Spero vi piaccia, e grazie per le recensioni che sto ricevendo! Mi fanno un immenso piacere
Bea.

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Capitolo 8
*** Quando la passione prende il sopravvento ***


Capitolo 8



Emma POV


Se avessi potuto cancellarmi dalla faccia della terra l'avrei fatto ora, senza ombra di dubbio.
-Vuoi ancora carne tesoro?- la voce gentile e cordiale della madre dei due fratelli che in questo momento mi stavano fissando terribilmente arrivò di colpo alle mie orecchie.
Mi trovavo seduta a capotavola, dal momento che era considerata l'ospite di quella sera, di un piccolo tavolo dove alla mia destra avevo Filippo mentre alla mia sinistra Tommaso.
Entrambi continuavano a non proferire parola, uno perché mortificato per la mia presenza data la discussione avuta poco prima, l'altro che invece non perdeva tempo per lanciarmi occhiate maliziose.
E' facilmente comprensibile chi facesse una cosa e chi l'altra.
-Allora Emma, manca poco alla maturità. Che intenzioni hai per l'università?- mi chiese cordialmente il padre, posto invece dall'altro capo della tavola.
L'università, bene. Si apriva un argomento molto interessante, sopratutto per Filippo con il quale avevo litigato un mese fa a proposito.


-E quando farai l'università, affitteremo un appartamento per noi due- mi disse Filippo circondandomi la vita con entrambe le braccia. Stavamo camminando per il centro di Roma illuminato dalle luci della sera, e come al solito il mio ragazzo coglieva l'occasione per parlare del nostro futuro.
Insieme ovviamente.
-Guarda che se mi prenderanno a Milano, dovrai fare l'abbonamento del treno- gli risposi io ovvia, facendo si che i nostri volti si incontrassero.
-Da quando vuoi andare a Milano? Non era a Roma la tua vita?- mi disse più preoccupato che interessato. Sbuffai, alzando la testa verso il cielo stufa di dover affrontare questo argomento.
-Filippo dai, perché dobbiamo parlare di questo quando stiamo passando una bellissima serata insieme. Poi non è neanche dentro che mi prenderanno a Milano, è solo un ipotesi- risposi lasciandogli un bacio leggero sulla punta del naso.
-Ipotesi che vorrei approfondire amore. Davvero andresti via?- il suo sguardo era talmente perso nel vuoto che mi fece sentire in colpa. Non volevo vederlo così per colpa mia, così lo strinsi forte a me abbracciandolo dolcemente.
-Il nostro amore supererà tutto, vedrai-



Come ero romantica allora, in questo momento non ero neanche sicura che il nostro amore sarebbe riuscito a superare questo pranzo.
Troppe idee vagavano senza  meta nella mia testa, e non riuscivo a trovarne nemmeno una buona.
Tommaso, o non Tommaso.
Cedere, o non cedere.
Fare la cosa giusta per vivere una vita senza rimorsi, o lasciarmi andare senza rimpianti?
La mia vita stava diventando troppo incasinata alla sola età di diciassette anni.
-Vorrei andare a Milano, sempre se supero il test- decisi di rispondere alla domanda di Franco gentilmente. Lui mi sorrise, mentre avvertii lo sguardo di Filippo farsi pesante, mentre quello di Tommaso mi bruciava sulla pelle.
-Un amore a distanza è difficile da mantenere- commentò la madre con una punta di acidità.
-Mamma quando due persone si amano posso affrontare qualunque cosa- rispose Filippo infastidito dalla situazione. Io avevo paura anche solo a muovermi, non avrei mai proferito parola a questo punto.
-Ma non alla vostra giovane età! Ci sono troppe tentazioni a questo mondo una volta che Emma sarà lontana- oddio mio, dove stavamo arrivando.
Sul serio sua madre stava parlando di tentazioni a pranzo davanti a me e suo figlio? Dovevo andarmene da questo tavolo.
-Le tentazioni ci possono essere anche ora, non per forza quando due persone sono distanti- ed ecco la voce del mio più grande problema. Non poteva parlare lui di tentazioni dopo che mi aveva palesemente baciata nel bagno di casa sua, invitandomi a cedere alla passione instabile tra di noi.
-Scusate, ma devo andarmene- mi alzai di scatto dal tavolo spaventata dalla situazione che si era venuta a creare. Vidi gli occhi di tutta la famiglia Molinari puntati su di me, ma non ci feci caso scappando poi verso l'uscita- grazie del pranzo, era tutto buonissimo-
Presi di corsa il cappotto, ma non feci in tempo ad uscire dal palazzo che sentii un brusco movimento al braccio segno che qualcuno mi stava trattenendo.
-Emma, ti prego aspetta- era la voce di Filippo quella dietro di me.
Chissà perché avevo sperato fosse il fratello.
-Filippo è meglio se vado, non mi sento bene. Ciao- mentii allontanandomi dall'appartamento.
Dovevo stare sola.


Tommaso POV


Dovevo sentirla.
Non avrei dovuto lasciare a lei la decisione di farsi sentire, dopotutto incasinata com'era non avrebbe mai preso  l'iniziativa.
E io cazzo, non riuscivo a togliermela dalla testa.
Bagnata, coperta da un solo asciugamano e incollata alle mie labbra.
L'unica cosa da fare era intervenire.
-Filippo- entrai nella stanza di mio fratello senza neanche bussare tanta era la fretta che avevo in questo momento.
-Ora non posso giocare ai videogiochi, ho un esame da preparare- lo odiavo quando saltava da solo alle conclusioni.
-Mi serve il numero di telefono di Emma- pronunciai velocemente mentre lo vidi voltarsi curioso verso il lato della stanza in cui mi trovavo.
-E a cosa ti serve?- disse con un tono di cattiveria. Forse dopo la vicenda di oggi a tavola non era felice di sentir parlare di lei.
-Sai, c'è una sua amica..- pensai alla prima scusa plausibile da dire, e per fortuna mia fratello ci credette.
-Che ti vuoi portare a letto. Tranquillo, te lo do subito. Per un attimo ho pensato volessi farti la mia ragazza- scoppiò a ridere della sua stessa battuta, e io non potei fare altro che farmi contagiare dalla sua risata.
Dovevo andarmene il prima possibile dalla sua stanza, anche perchè avevo un intento da portare a termine.
Così ottenuto quello che volevo, mi precipitai nel mio letto iniziando a comporre il primo messaggio.
Dimmi come sei vestita in questo momento.
Tommaso

Attesi poco tempo che la sua risposta mi comparve velocemente sul display.
Vuoi proprio sembrare un pervertito? Direi più stalker perché non sapevo avessi il mio numero.

Ho le mie fonti. Ritornando al discorso di prima, non sono un pervertito. Solo curioso

Indosso il pigiama dal momento che se non lo sapessi è quasi ora di andare a dormire

Quanto mi eccitava anche solo immaginarla stesa nel letto.

Vorrei essere lì per toglierti ogni misero indumento e poter osservare quello che oggi l'asciugamano mi ha negato.

E perché non sei già qui? Ti sto aspettando.

Emma non mi provocare, sarei capace di essere a casa tua tra cinque minuti.


Ho deciso di scottarmi Tommaso, quindi vieni qui subito e non farmi pentire della mia scelta.

Sto già venendo.
In tutti e due i sensi.

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Capitolo 9
*** No feelings ***


Capitolo 9
 


EMMA POV


Penso che da piccola io abbia sbattuto il cervello da qualche parte perché in questo momento ero completamente fuori di testa.
Sul serio il fratello del mio ragazzo stava venendo a casa mia per fare sesso?
Che poi io non ero tutta questa bomba sexy sotto tutte le coperte, mentre lui era molto più esperto da questo punto di vista. Chissà che figura da bambina avrei fatto.
Dovevo dirgli che ci avevo ripensato.
Dovevo non pensare al suo fisico muscoloso e a quel sorriso malizioso ma allo stesso tempo tremendamente solare.
Emma, ma da quando in qua sei così rincoglionita? Ecco ero arrivata pure a parlare da sola, questi erano i primi segni di pazzia. Ne ero certa.
-Emma io esco, non fare tardi- no mamma ti prego no, non uscire. Apposto ero pure da sola a casa, tutto intorno a me  sembrava  essersi coalizzato per farmi fare sesso stasera.
Panico.
Improvvisamente guardai sotto i pantaloni del pigiama per vedere quali mutande avessi messo stamattina, e per fortuna erano abbastanza presentabili. Certo non sexy e arrapanti come quelli delle pornodive a cui sarà sicuramene abituato, ma potevano avere il loro fascino.
Sono qui fuori. Aprimi
Bastò il messaggio di Tommaso a riportarmi alla realtà e a farmi capire che ormai non avevo più tempo per farmi prendere dalla paura.
Mi avvicinai alla porta, presi un respiro profondo e poco dopo con un semplice scatto l'aprii trovandomi di fronte la figura di Tommaso sorridente.
Nessuno dei due parlava, rimanemmo fermi l'uno di fronte all'altro a guardarci come se non lo avessimo mai fatto prima d'ora.
Era bello, ma non di quelle bellezze che si vedono tutti i giorni  sui cartelli pubblicitari quando esci di casa, o quando accendi la televisione.
Era bello perché aveva fascino, e sapeva come comportarsi con una donna.
Sapeva cosa quest'ultima voleva sentirsi dire, e come farla cedere ai suoi piedi.
E per quanto mi fossi prefissata di resistergli, ero caduta completamente nella sua trappola.
-Mi fai entrare o vuoi farlo qui fuori sulle scale?- disse divertito riportandomi alla realtà. Di colpo però realizzai a cosa stesse facendo riferimento, così mi imbarazzai arrossendo in viso.
-Entra- lo accolsi indicandogli la porta che conduceva alla mia stanza. Decisi di camminare a passo lento, come se questo potesse rallentare un attimo il tempo ,terrorizzata da quello che sarebbe successo da qui a pochi minuti.
Terrorizzata non perché non fosse qualcosa che desideravo.
Lo ero perché lo stavo desiderando troppo.
Quando mi voltai per chiudere la porta, sentii due mani all'apparenza morbide ma allo stesso tempo forti afferrarmi i fianchi per voltarmi. In poco tempo mi trovai completamente spalmata sul petto di Tommaso che non perse un secondo per cominciare a baciarmi il collo passionalmente.
-Aspetta un secondo- dissi nonostante fosse impossibile riuscire a fermarlo. Lui alzò infatti la testa contrariato per poi appoggiare la mano sulla mia schiena risalendo fino al reggiseno.
-Non mi dire che ci hai ripensato perché arrivato a questo punto potrei impazzire- pronunciò queste parole con una certe sofferenza che mi fece avvertire il desiderio che aveva di me. Questo mi eccitò terribilmente facendomi cancellare dalla mente qualsiasi dubbio avessi avuto anche solo per un secondo.
-Non mi tiro indietro, voglio solo mettere in chiaro alcune cose- sembrava che avesse colto solo la prima parte della mia frase perché riprese da dove si era interrotto andando a sganciare il reggiseno da sopra la maglia mentre affondava il volto nello spazio tra i miei due seni ancora coperti dalla canottiera.
Cominciò a leccare la mia pelle con una lentezza snervante ma tremendamente eccitante, e per questo trovavo difficile continuare il mio discorso.
-Stai tranquilla, non mi innamorerò di te. Ma del tuo corpo si- continuò lui abbassandomi i pantaloni velocemente.
-Se è per questo neanche io mi innamorerò di te- dovevo farmi vedere superiore a lui, sopratutto non potevo mostrarmi succube della sua bocca che ormai stava arrivando a baciare uno dei miei seni lasciato scoperto dal reggiseno che aveva lanciato dietro al letto.
-Nessun sentimento- cercai di parlare nonostante fosse impossibile con la sua lingua dappertutto e la mano che palpava prepotentemente il mio sedere lasciato scoperto solo dal mio intimo.
-Ora zitta- detto questo, mi prese di colpo tra le braccia trasportandomi sul letto.
Mi ritrovai sotto di lui ancora completamente vestito, mentre di me rimanevano solo le mutande. Mi guardava estasiato, come se mi volesse mangiare da un momento all'altro.
-Ne avrai viste di ragazze più belle di me, chiudi la bocca che ti esce la bava- stavo tentando di smorzare l'imbarazzo tra di noi così lo vidi sorridere alla mia frase, cosa che mi provocò un brivido in tutto il corpo.
-Forse, ma non eccitanti quanto lo sei tu in questo momento- con la mano stava per liberarmi anche delle mie mutande, ma decisi di fermarlo dopotutto volevo che anche lui fosse nudo.
-Aspetta, non mi sembra giusto che tu sia ancora così vestito- sfoderai uno sguardo malizioso mentre alzavo la sua maglietta osservando i suoi addominali così duri e lisci.
Oddio, sembravo una ninfomane.
-Mi sembra che tu abbia una certa fissazione per il mio petto- scoppiammo a ridere entrambi alla sua affermazione nello stesso tempo in cui infilai la mano dentro i suoi boxer. Lo colsi di sorpresa dato lo sguardo che mi riservò, e poco dopo vidi il suo volto contorcersi dal piacere.
-Continua così- nel vedere le sue espressioni farsi sempre più colme di desiderio, velocizzai il movimento della mano fino a farlo venire. Soddisfatta e completamente eccitata dalla situazione non mi accorsi che si era avvicinato alle mie labbra riprendendole a baciare questa volta con un trasporto che sapeva di sesso.
Avvertii la sua mano farsi spazio all'interno delle mie mutande, e quando riuscii a sentire il calore che proveniva dalla mia intimità si sorprese sospirando sensualmente.
-Potrei venire solo sentendo quanto sei bollente- pronunciò queste parole mentre con le dita aveva preso a stuzzicare il centro della mia femminilità.
O mio dio.
Ci sapeva fare, eccome se ci sapere fare. Non avevo mai ricevuto carezze in vita mia così passionali ma allo stesso tempo delicate da farmi contrarre per gli spasmi di piacere.
Mentre le dita iniziarono a penetrarmi, con l'altra mano non perdeva tempo ad accarezzarmi il seno così da portarmi in poco tempo all'orgasmo.
Mi guardò con uno sguardo ardente di piacere, e in poco tempo scivolò dentro di me aiutato dalla mia evidente eccitazione.
-Ah..- gemetti non appena lo avverti dentro il mio corpo.
-Emma- continuava a ripetere lui mentre ogni spinta si faceva sempre più consistente e appagante.
Una volta arrivati entrambi al limite del piacere, lo vidi accasciarsi sul letto con il sorriso stampato sulle labbra.
-Sei favolosa- pronunciò prima di addormentarsi.



-Reb rispondi cazzo- imprecai a bassa voce chiusa dentro il bagno aspettando che la mia migliore amica mi rispondesse. Aspettai altri due squilli, e proprio quando stavo per riattaccare senti la sua voce in lontananza.
-Emma- disse con voce assonnata, data l'ora in cui la stavo chiamando.
-Reb, scusami se ti disturbo- cominciai a parlare particolarmente agitata.
-Mi chiedi scusa per il disturbo? Ma lo sai che ore sono? Le tre di notte, Emma- urlò infastidita dalla mia telefonata, ma dopotutto mi voleva bene.
-Si lo so, ma non ti avrei chiamato se non fosse un emergenza seria-
-Allora dimmi cosa è successo di tanto grave da svegliarmi nel bel mezzo della notte- pronunciò queste parole con una punta di ironia che mi fece sorridere per un attimo.
-Ho fatto sesso Reb- cercavo di non parlare ad alta voce data la presenza di Tommaso ,poco lontano da me. Sentii la mia amica sbuffare dall'altro capo del telefono.
-E tu mi hai chiamato per dirmi solo questo? Emma è da quasi un anno che non sei più vergine-
-Ho fatto sesso con Tommaso- urlai esasperata come se servisse anche a me per liberarmi.
-Porca merda- rispose di rimando Rebecca particolarmente sorpresa. - Quando è successo? Come è successo? Ma sopratutto, com'è stato?-
-Un'ora fa, perché è eccitante da morire ed è stato qualcosa di inspiegabile. Hai presente quando senti che stai facendo la cosa sbagliata ma non riesci a tornare indietro perché sei felice? Cazzo Reb, non ho neanche un rimorso nei confronti di Filippo. Dovrei sentirmi in colpa, vero?- per il nervoso cominciai a mordermi tutte le unghie di una mano.
-Bè tesoro, questo  ti fa capire che forse non sei così innamorata di Filippo come credi e che fare sesso con Tommaso ti ha aiutato a comprenderlo meglio- le sue parole non fecero altro che incasinarmi di più la mente.
-Reb, ma con Tommaso è e sarà sempre e solo sesso-
-E allora goditi questo sesso stratosferico. Abbiamo quasi diciott'anni amore, se non facciamo ora queste cose ce ne pentiremo tutta la vita. Ora torno a dormire, ci vediamo a scuola- chiusi la telefonata e velocemente rientrai nella mia stanza dove trovai Tommaso intento ad allacciarsi i pantaloni.
-Devo scappare, domani hai scuola e non sarebbe il massimo per tua madre trovarmi nel tuo letto- sorrisi di fronte alle sue parole avvicinandomi poi a lui con passo svelto.
-Buonanotte- gli dissi lasciandogli un bacio sulla guancia, cosa che lui volle approfondire trasformando quel semplice contatto in qualcosa di più passionale.
-A presto- e così uscì definitivamente dalla mia stanza  lasciandomi sempre più confusa ma molto più appagata.





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Capitolo 10
*** Entrate di scena ***


Capitolo 10



Emma POV

-La vuoi smettere di sbattere la testa contro il banco? Se stanotte non avessi fatto le ore piccole a rotolarti tra le lenzuola, ora saresti fresca e riposata-
Era tutta la mattina che Rebecca non faceva altro che rimproverarmi per la mia condizione psico-fisica.
Avevo la faccia completamente segnata da due occhiaie che mi arrivavano quasi ai piedi, e non riuscivo neanche a stare alzata tanto era la stanchezza che sentivo incombermi dentro.
-Smettila di urlare- la fulminai con lo sguardo spiaccicando la mia faccia ancora una volta sul banco.
-Hai bisogno di qualcosa? Un caffè..- disse la mia amica interrompendo per un attimo il suo discorso e quando poi era sicura di aver attirato la mia attenzione riprese a parlare- o magari hai solo bisogno del pise..- di scatto le tappai la bocca con la mano per evitare che tutta la classe sentisse le sue idiozie. Scoppiò a ridere divertita dalla situazione mentre io non sapevo più come gestirla. Da quando aveva saputo di quello che era successo tra me e Tommaso non faceva altro che fare battutine maliziose a riguardo.
-Tra due mesi sei maggiorenne e continui a comportarti come una bambina- risposi io fingendomi offesa e quando stava per darmi un bacio sulla guancia come dimostrazione d'affetto, avvertimmo entrambe la voce del prof dalla cattedra.
-Mancini alla lavagna, così vediamo se la smetti di chiacchierare con la tua compagna di banco- non ci potevo credere. Ieri non avevo aperto libro di matematica, e ovviamente oggi il professore aveva deciso di chiamarmi.
Quando dicono che le sfighe non vengono mai da sole.
Mi alzai di scatto muovendomi con fare lento verso la lavagna che mai come in questo momento mi era apparsa così terrorizzante. Guardai indietro per cercare conforto nello sguardo di Rebecca, che come me non sapeva niente di geometria analitica.
E poi  scegli il classico per non fare matematica, e alla fine è una delle materie che studi di più.
-Allora Mancini, disegni questa retta- fissai attentamente il professore che in questo momento sembrava avere più di cent'anni per come era vestito. Capelli bianchi, e occhiali appoggiati sul naso come neanche mio nonno portava più. Mi voltai lentamente dopo aver preso il gesso nella mano, e nel mentre in cui stavo pregando tutti i santi del paradiso, sentimmo qualcuno bussare alla porta della classe.
Tutti i miei compagni, compreso il professore si voltarono verso il bidello appena entrato, mentre io cercavo disperatamente di farmi suggerire.
-Mancini deve uscire, è venuto suo fratello a prenderla- guardai incuriosita il bidello che aveva appena fatto il mio nome.
Grazie al cielo ero salva.
Un momento però, io non avevo un fratello.
Rivolsi il mio sguardo verso Rebecca che mi osservava anche lei abbastanza stranita dalla situazione. Ma chi cavolo mi era venuto a prendere a scuola?
-Salvata in calcio d'angolo Mancini- commentò acido il professore. Abbozzai un sorriso e velocemente mi dileguai fuori dalla classe.
Non appena feci due passi avvertii una voce alle mie spalle.
-Ciao sorellina-

Tommaso POV


La stavo osservando mentre camminava lentamente nel corridoio ancora sconvolta di trovarmi davanti alla sua classe.
Indossava un paio di pantaloni che le fasciavano quelle gambe lisce che si ritrovava, e una felpa larga che nascondeva invece le sue curve mozzafiato.
Cavolo, riusciva ad essere eccitante anche così. Se fosse per me, l'avrei presa e sbattuta al muro anche ora.
Avevo la testa che rimbombava dei suoi gemiti dell'altra sera. Questa si che era musica per le mie orecchie.
-Che diamine ci fai qui?- si avvicinò a passo svelto così da trovarmela a pochi centimetri di distanza. Decisi di cingerle i fianchi con le mani per assaporare ancora le sue labbra, cosa che non mi permise di fare perché si scansò velocemente.
-Non mi dai un bacino?- dissi fingendomi offeso, ma lei sembrò non ascoltarmi per niente.
-Tu sei completamente fuori di testa. Ti sei finto mio fratello per cosa poi? Mica posso saltare scuola quando mi pare- iniziò a gesticolare particolarmente nervosa così decisi in una frazione di secondo di calmarla.
E che rimedio migliore c'era che zittirla trasportandola in un bacio mozzafiato? Dopo pochi secondi si scattò mostrando sul suo viso un espressione più rilassata.
-Filippo mi ha prestato la macchina e ho pensato che potessimo fare un giro per inaugurarla per bene- appena pronunciai queste parole la vidi scoppiare a ridere per poi afferrarmi la mano e correre insieme a me fuori dalla scuola.
In poco tempo ci trovammo dentro l'auto ed Emma non perse tempo per iniziare a baciarmi con trasporto, senza neanche darmi il tempo di accendere il motore.
-E' da quando ti ho visto nel corridoio che desideravo toglierti ogni misero indumento di dosso- e nel mentre che parlava iniziava con quelle sue dannate mani a slacciare la cintura dei miei pantaloni.
-Mi fai impazzire quando prendi l'iniziativa- le dissi mordicchiandole l'orecchio. La vidi sorridere mentre non perse tempo per infilare la mano nelle mie mutande afferrando la mia erezione che si protese velocemente alle sue carezze. Appoggiai la testa nel sedile indietreggiando un po' per darle lo spazio per  salire sulle mie gambe e baciare sensualmente il mio collo.
Questa ragazza mi avrebbe condotto al manicomio da un giorno all'altro.
-Sai cosa mi eccita ancora di più?- sussurrò Emma improvvisamente velocizzando il movimento della sua mano per farmi raggiungere l'orgasmo.- sapere che ti sto coccolando nella macchina del mio ragazzo..- oh, questa ragazza era una sorpresa continua.
-Che ragazza senza cuore che sei- e feci in tempo a rivolgerle questa parole che venni gemendo sonoramente.
-Ora andiamo in qualche sentiero nascosto così puoi darmi ancora prova delle tue capacità- si spostò di colpo dalle mie gambe tornando a sedere affianco a me. La guardai per un attimo estasiato accendendo il motore.
-Non ne hai avuto abbastanza ieri sera?- mi voltai sfidandola con sguardo malizioso. Si leccò le labbra sensualmente per poi appoggiare la sua mano sulla mia gamba.
-Ma io ti voglio sfruttare ancora per un pò- appena avvertii le sue parole decisi di svoltare il primo angolo della strada per raggiungere un parco isolato dove poter rimanere da soli.
Quando stavo per ribattere così da stuzzicarla ancora una volta, la vidi afferrare dalla tasca il telefono e farmi segno con la mano di tacere.
Doveva essere sicuramente mio fratello.
-Ehi- rispose Emma con una tono particolarmente poco emozionato. - Filippo sono a scuola, ci sentiamo oggi pomeriggio- cercava disperatamente di chiudere la telefonata il prima possibile, ma conoscendo mio fratello questo non era fattibile.
Poco dopo affranta spense la chiamata e si rivolse a me con un sguardo abbastanza amareggiato.
-Devi portarmi tra un'ora da lui, dice che ha bisogno di me per finire un resoconto-
-Io ho bisogno di te per fare sesso, lui ha bisogno di te per uno stupido lavoro da secchione. Ecco la differenza tra di noi- Emma sorrise debolmente di fronte alle mie parole, e per un attimo mi sembrò di vedere uno sguardo di rimorso sul suo viso.
Ma che mi importava a me.
Quello che attirava la mia attenzione ora erano solamente i sessanta minuti in cui l'avrei fatta urlare  di piacere in questa macchina.
Solo questo.



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Capitolo 11
*** Un viaggio per riflettere ***


Capitolo 12



Emma POV


-Sicura di voler portare tutti questi vestiti? Dopotutto sono solo tre giorni- cercava di spiegarmi mia madre mentre io continuavo ad ingozzare la mia valigia di ogni indumento possibile.
-Sono per sicurezza mamma- le risposi con un tono apparentemente scocciato data la sua presenza asfissiante. Erano due ore che si trovava nella mia camera intenta ad osservare ogni mio movimento.
-Ma devi proprio andare a trovare tuo padre? Non stai bene qui con me?- ecco dove voleva andare a parare. Era tutta una questione di insicurezza dovuta alla sua paura che prima o poi potessi abbandonarla.
Mi avvicinai a lei stringendola forte a me come per rassicurarla che non avessi intenzione di andare da nessuna parte.
-Scusami se in questo periodo non sono stata una tua figlia modello- le dissi appoggiando la testa sul suo petto sentendola sospirare di felicità.
-Piccola mia, sono io che devo scusarmi con te. Sono stata assente e ho addossato su di te tutta la mia tristezza. Ma se mi dici che andare a trovare tuo padre a Milano è per il tuo bene in questo momento, non posso fare altro che aiutarti a preparare la valigia. Ma ti prego, torna presto a casa- sentii la sua voce strozzarsi dal pianto e questo mi diede un senso di tranquillità che da molto tempo non provavo.
La mia dolce mamma, così forte ma allo stesso tempo fragile.
-Torno presto, ho solo bisogno di cambiare aria- davanti alle mie parole vidi il volto di mia madre rivelarmi un espressione rilassata lasciandomi poi un bacio sulla fronte.
-Allora ti posso prestare la mia camicia che ti piace tanto, così farai una figura stratosferica a Milano- le sorrisi abbracciandola di nuovo.
-Mamma ti posso fare una domanda?- le dissi guardandola negli occhi. Dopotutto tutte le madri sanno dire la cosa giusta al momento giusto, e io avevo solo bisogno di sentirla affianco a me.
-Quello che vuoi- rispose lei infilando nella mia valigia gli ultimi vestiti mentre io osservavo ogni suo movimento.
La mia mamma era ancora bellissima, nonostante sul suo volto apparissero i primi segni che il tempo stava passando per tutti. I suoi capelli le arrivavano fin sotto le spalle e aveva degli occhi capaci di rapirti tanto era forte il loro azzurro, proprio come il colore del mare.
-Ti eri resa conto che papà aveva un'altra donna?- avvertii subito dalla sua espressione che l'argomento per lei era ancora una ferita aperta, ma non me lo diede a vedere per molto perché cercò subito di mostrarsi forte.
-Sai cucciolo, quando ami una persona ti accorgi molto facilmente se questo tuo sentimento non è più forte come prima. Forse però, per paura che possa finire tutto, si nasconde a se stessi la verità continuando a negare l'evidenza- le parole di mia madre non fecero altro che aprire ancora di più la ferita che portavo dentro di me. Se Filippo avessi capito tutto? Se si era reso conto che non ci fosse solo lui ora nella mia vita? Non avrei sopportato di vederlo soffrire, ma non riuscivo a vedere più me stessa affianco a lui.
-Emma va tutto bene con Filippo?- mi chiese mia madre notando la mia espressione preoccupata che avevo sul volto.
-Credo di si- le mie parole uscirono poco più come un sorriso. Mia madre in un primo momento mi sorrise per confortarmi ma subito poco dopo il suo volto si scurì fissando qualcosa, o meglio qualcuno dietro di me.
-Ciao Filippo, entra pure caro- mi voltai di scatto spaventata e notai Filippo appoggiato alla mia porta con un espressione preoccupata. Sentivo le gambe tramarmi, e non per l'emozione di averlo qui ma per quello che sapevo che sarebbe successo da qui a poco.
Mia madre uscii velocemente dalla stanza lasciandoci soli come da un po' di tempo non accadeva. Avvertivo un certo imbarazzo tra di noi, e non era di certo un buon segno. Non sapevo come comportarmi in sua presenza, non mi sentivo più me stessa.
-Era da un po' che pensavo a cosa avrei potuto dirti una volta soli. La cosa esilarante è che non mi ricordo più nulla- mi disse avvicinandosi di qualche passo verso di me. Più però si muoveva per raggiungermi, più io mi allontanavo.
-Cosa riguardava?-
-Noi- pronunciò questa ultima parola guardando fisso verso di me, come a volermi leggere dentro.
-Parto per Milano stasera- gli risposi prima che lui potesse continuare il suo discorso. Vidi il suo volto improvvisamente assumere un espressione terrorizzata. -no, non per sempre. Solo qualche giorno. Ho bisogno di pensare- le mia voce era ferma e risoluta mentre il mio cuore non faceva altro che battere all'impazzata.
-Hai bisogno di pensare- lo sentii ripetere la mia stessa frase come se volesse capirne il senso- mi stai lasciando quindi?-
Ecco la questione. Ero capace di lasciarlo? Mi sentivo pronta a chiudere ogni cosa con lui per un qualcosa che era un niente?
-No- risposi guardando verso il basso. - ho solo bisogno di una pausa- alzai velocemente gli occhi verso di lui e lo vidi sussultare.
-Se è quello che vuoi, accetterò ogni cosa per far tornare la nostra storia come prima- e mentre parlava mi accarezzava dolcemente la guancia. -ora ti lascio finire la valigia. Fai buon viaggio Emma- e poco dopo percepii la sua bocca sulla mia guancia.
Oh, così Filippo complicavi solo le cose.
Mai come in questo momento speravo di trovarmi lontano dalla mia stanza, volevo evaporare dalla faccia della terra.
Ora.


Tommaso POV

-Fratellino cos'è quel muso lungo?- dissi entrando in sala dopo aver notato l'espressione afflitta di Filippo.
-Fatti i cazzi tuoi- rispose lui in maniera acida, cosa non abituale. Decisi così buttarmi sul divano affianco a lui curioso di sapere cosa lo stesse torturando.
-Non essere volgare fratellino. Di solito sei così perché hai preso un brutto voto, dai secchioncello vedrai che recupererai- gli diedi un pugno sulla spalla come per sopportalo ma lui non si mosse nè fece nessuna espressione.
-Lasciami da solo- pronunciò queste tre parole con assoluta durezza che mi fece capire che la situazione fosse più grave del previsto.
Mentre mi alzavo per accontentarlo, sentii la sua voce provenire debole.
-Emma mi ha chiesto una pausa. Lo so, non puoi capire perché per te l'amore non ha senso, non esiste. Ma è come se mi avessero appena pugnalato al cuore-
Merda, una pausa.
E se fosse a causa mia?
Stava sul serio pensando che tra noi potesse esserci qualcosa in più del sesso? Non poteva essere così stupida da crederlo.
E allora perché cavolo aveva lasciato mio fratello.
Mi allontanai a passo svelto da Filippo, come se la sua vicinanza potesse crearmi altri problemi.
Avevo bisogno di andarmene, dovevo passare un po' di tempo solo con me stesso. E stare qui avrebbe fatto altro che complicare la situazione.
Non dovevo sentire nè vedere Emma per un po'.
Afferrai il telefono velocemente e composi il numero verso la salvezza.
-Ehi amico, se salgo sul primo treno tra un'ora, che ne dici di ospitarmi?-

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Capitolo 12
*** Confusione ***


Capitolo 11


Emma POV



-Pensavo sarei impazzito prima o poi- la voce di Tommaso mi accarezzò dolcemente il collo fino a che non avvertii le sue labbra appoggiarsi con irruenza sulla scollatura della maglia.
Il mio respiro si faceva sempre più irregolare mentre le sue mani viaggiavano particolarmente esperte sul mio corpo per liberarmi di ogni indumento. Mi aggrappai alla sua schiena e lo trascinai con me sul letto agganciando le gambe intorno al suo bacino.
-Levati questi vestiti ora- gli ordinai minacciosa cercando di mostrarmi autoritaria e sexy allo stesso tempo. Vidi Tommaso guardarmi con un espressione divertita mentre si liberava del mio reggiseno e ispezionava le mie mutandine.
-Come la mettiamo con il fatto che sei così terribilmente stuzzicante? Emma non sai cosa ti farei- appena pronunciò queste parole mi avvicinai alle sue labbra per fari si che le nostre lingue si intrecciassero ancora una volta.
-Ti prego fammi tutto quello vuoi- dissi con voce strozzata dall'eccitazione. Accolse la mia frase gradevolmente affondando la sua mano dentro le mie mutande raggiungendo il centro che pulsava sempre di più.
Gemetti svergognatamente tirando con le unghie il lenzuolo mentre alla sua mano stuzzicante aveva deciso di sostituire la bocca che si muoveva nella mia intimità con fare esperto e decisamente abile.
-Continua..- con la mano spingevo la sua testa per aumentare il ritmo e portarmi all'orgasmo. Quando il mio corpo mosso dagli spasmi fu la prova che fossi venuta, Tommaso si alzò dalla sua posizione andando a prendere un preservativo dal portafoglio. Stavo Guardando ogni suo movimento, ancora scossa dai brividi di piacere, che non mi accorsi che era tornato affianco a me accarezzandomi la gambe dolcemente.
-Emma..- sospirò come se volesse dire altro ma non glielo permisi perché lo travolsi in un bacio passionale mentre sentivo la sue erezione crescere sulla mia coscia.
In poco tempo si sollevò e dopo essersi posizionato correttamente entrò dentro di me con irruenza e come ormai solo lui poteva fare.
Continuava muoversi con spinte sempre più decise quando presi l'iniziativa e come mai era capitato sotto le coperte, decisi di comandare io.
Così senza perdere tempo mi posizionai sopra di lui lasciando che fossi io ora a dettare il ritmo.
Tommaso mi aveva fatto conoscere il vero piacere.
Con lui ero cresciuta ancora di più e avevo trovavo la mia sicurezza sessuale.
Bastarono qualche altre spinte per farci raggiungeremo insieme l'orgasmo così stanchi e appagati ci accasciammo nel letto ognuno nel suo lato.
-Te l'avevo detto che avremmo fatto scintille insieme- mi disse Tommaso guardandomi appoggiato con il gomito sul letto mentre io mi coprivo con il lenzuolo.
Aveva i capelli tutti arruffati e un sorriso soddisfatto stampato su quel viso da prendere a schiaffi.
-Posso farti una domanda?- in questo momento la curiosità mi stava logorando dentro, quindi decisi di cogliere l'occasione perfetta in cui ci trovavamo. Lo vidi annuire senza proferir parola, mentre io mi preparavo la domanda nella giusta maniera.
Non volevo sbagliare, ne sembrare invadente.
-Hai mai avuto una relazione seria? Cioè, ecco..hai mai provato qualcosa che andasse oltre l'attrazione sessuale?- non sapevo neanche io perché gli stavo facendo questa domanda, forse semplice curiosità o forse il bisogno di conoscerlo meglio.
Dopotutto facevamo sesso, ma di lui sapevo così poco.
-Io non sono Filippo- rispose semplicemente guardandomi negli occhi senza mostrare alcun tipo di emozione. - E' lui il ragazzo che ama, io quello che scopa. - e con questa spiegazione si alzò dal letto e si chiuse nel mio bagno senza dirmi altro.
E proprio nel mentre in cui stavo cercando i miei indumenti per rivestirmi, la porta della mia camera si apri di scatto presentandomi davanti agli occhi la figura di Rebecca.
La mia amica passò i primi secondi a squadrarmi per bene notando la situazione poco equivoca in cui mi trovavo, e poi scoppio a ridere osservando il disastro in cui si presentava la mia stanza.
-Dimmi che in bagno c'è Tommaso- annuii davanti alle sue parole divertite. In quel mentre la porta del bagno si apri e Tommaso a petto nudo si mostrò davanti a noi.
Avrei dovuto avere una macchina fotografica per immortalare l'espressione sul volto di Rebecca.
-Ciao- la salutò con sguardo malizioso mentre prendeva i vestiti da terra. -Emma potevi avvisarmi che volevi fare una cosa a tre- scoppiò a ridere delle sue stesse parole, io invece gli lanciai un cuscino sul viso per farlo smettere.
-Sei un cretino- gli risposi mentre lui continuava a sghignazzare.
-Io me ne vado, ho l'impressione che dovete parlare di cose da donne. Non spifferargli le mie doti sessuali da maestro- detto questo mi passo a fianco lasciandomi un bacio approfondito sulle labbra per poi sparire dalla nostra vista.

-S.O.S- urlò Rebecca appena Tommaso mise piede fuori dalla porta. Io la guardai abbastanza allibita mentre lei aveva un espressione dubbia sul volto. - Abbiamo un problema cara mia-
Intanto io raccoglievo i miei vestiti da terra e mi infilavo al volo una maglietta per poter essere presentabile.
-Sentiamo qual'è la tua prossima cavolata- e con la mano le feci segno di continuare a parlare.
-Il tuo sorriso da ebete quando ti ha baciata- Rebecca aveva la capacità di lanciare un'affermazione del genere come se niente fosse.
-Lo sapevo che era una stronzata- mi alzai dal letto di scatto infastidita dalle sue parole.
-Emma sono la tua migliore amica e so riconoscere un sorriso da ebete. Non sei il tipo che mostra in maniera evidente i suoi sentimenti, ma quando accade lo noterebbe pure un cieco- disse con una punta della sua solita ironia.
-Rebecca non sono coinvolta. E' vero mi piace, perché sennò non ci farei sesso ma da qui a dire che provo qualcosa è eccessivo- sembrava stessi dando voce per la prima volta ai miei pensieri, ma la mia amica sembrava non essere convinta del mio discorso.
-Lo sai benissimo che noi donne non riusciamo a fare sesso senza rimanere coinvolte-
-Ma io amo Filippo- esasperata dalla situazione cominciai ad urlare.
-Stronzate Emma, se ami non tradisci. Ma ti è mai passato per un secondo per la testa che stavi tradendo il tuo ragazzo con suo fratello? Non è una botta e via da quanto vedo, perché ci state prendendo gusto entrambi. Allora devi mettere le cose in chiaro prima con te stessa, e poi con Filippo.- concluse il suo discorso sbattendomi in faccia ,peggio di una secchiate fredda, tutta la realtà.
-Anche se per me non fosse solo sesso, la cosa non vale anche per Tommaso-
-Allora dovete farla finita Emma- disse Rebecca con una certe semplicità mentre io iniziai a mordicchiarmi le dita nervosa.
-Non è così facile-
- Lo so io perché non è facile. Tommaso è per te come un esplosione di cui non eri preparata alle conseguenze. Ti ha fatto conoscere il tuo corpo, e quello che ne può derivare da esso. Ma è questo che vuoi? Fare sesso con una persona che ti considera solo un bel corpicino mentre al tuo fianco c'è un ragazzo che ti ama per tutto quello che sei?- le parole di Rebecca non mi erano mai parse così vere, ma da un parte sapevo che io volevo solo quello che Tommaso poteva darmi.
Un niente che ora per me significava molto.
-Le cose tra me e Filippo non sono più le stesse. E' vero forse che se non fosse arrivato Tommaso avrei impiegato più tempo a capire che non era Filippo che volevo al mio fianco ma alla fine le cose tra di noi sarebbero finite lo stesso- vidi la mia amica alzarsi per abbracciarmi dolcemente come solo lei in questi momenti sapeva fare.
-Perchè tesoro non approfitti per andare a trovare tuo padre a Milano così stai un po' da sola e ti schiarisci le idee? Vedrai che una volta lontana da tutto e da tutti, saprai cosa fare. Confido in te- mi lasciò un bacio sulla fronte e rimanemmo tutto il pomeriggio così abbracciate, senza più dire una parola.

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Capitolo 13
*** Inaspettatamente ***


Capitolo 13

Emma POV



-Papà- esclamai correndo incontro all'uomo più importante della mia vita. Lui e la sua fidanzata Claudia mi stavano attendendo sotto il portone di casa mentre io scaricavo dal taxi l'enorme valigia che mi ero portata con me.
-La mia piccola Emma- mi corse incontro facendomi roteare da terra con ben due giravolte. Per lui non crescevo mai, dopotutto ci vedevamo così di rado che non era in grado di accettare i miei continui cambiamenti.
Mio padre era un uomo molto affascinante per aver quasi raggiunto la cinquantina, aveva i capelli brizzolati accompagnato da un volto solare e rilassato e io vantavo di poter dire che fossimo due gocce d'acqua.
Restai per qualche altro minuto tra le sue braccia, dal momento che mi erano mancati tanti i suoi abbracci capaci di trasmetterti tutto il bene del mondo.
-Oh, Paolo ma non è più una bambina- ci interruppe Claudia, sopraggiunta per aiutarmi con la valigia. Di colpo mi gettai anche su di lei trascinandola in un abbraccio spontaneo che subito contraccambiò. Era una ragazza dolcissima, e sopratutto molto bella. Si notava al primo sguardo che lei e mio padre avessero qualche anno di differenza, ma bastava osservarli meglio per capire che alla fine erano principalmente innamorati. Non l'avevo mai incolpata di avermi portato via il mio papà, perché sapevo che così lui ora era felice, e anche se convivevo ogni giorno con la tristezza di mia madre, avevo la speranza che prima o poi anche lei si sarebbe rifatta una vita.
-Quanto sei cresciuta Emma- mi disse Claudia alla quale ero ancora ancorata. Le sorrisi stringendola forte, per poi incamminarmi con lei dentro l'edificio.
-Scricciolo ti abbiamo preparato le lasagne che ti piacciono tanto, spero di non averle bruciate- sentii la voce di mio padre alle spalle e cominciai a ridacchiare per quello che mi aveva appena detto.
Dopo poco entrammo in casa e decisi di precipitarmi nella mia camera per appoggiare la mia enorme valigia che mi stava pesando terribilmente.
Passammo poi la serata intorno al tavolo a mangiare e chiacchierare serenamente. Le poche volte che riuscivo a vedere mio padre le passavo davvero con felicità, dopotutto non aveva tempo per le cose noiose sull'educazione e sfruttava tutto il tempo con me per divertirsi.
Ad un certo punto lo vidi alzarsi dal tavolo per rispondere al telefono, lasciandomi da sola con Claudia che approfittò per iniziare a sistemare la tavola.
Decisi di aiutarla nel mentre che mio padre entrò in cucina particolarmente agitato.
-Scusatemi, ma devo correre in ospedale. Ho un urgenza al pronto soccorso- disse lasciando un bacio al volo sulle labbra di Claudia per poi abbracciare forte anche me - ti prometto che domani sera ti porto a cena fuori scricciolo, così parliamo un po- e così uscii di casa il più in fretta possibile.
Era un affermato medico qui a Milano, e quando suonava il maledetto telefono delle urgenze doveva lasciare ogni cosa e dedicarsi esclusivamente a quel lavoro che amava ma che gli ritagliava purtroppo molto tempo.
-Allora serata tra donne- affermò Claudia tirando fuori dal frigorifero una scatola di gelato insieme a due cucchiai che mi fecero illuminare il viso all'istante.
-Andata- e così iniziammo ad ingozzarci come se non mangiassimo da secoli.
-Approfittiamo dell'assenza di tuo padre per parlare di ragazzi. Come sta Filippo?- mi chiese leccando un altro po' di gelato dalla confezione. Il mio per un attimo mi andò di traverso sentendo la domanda, ma poi cercai di controllarmi.
-C'è una domanda di riserva?- il mio tono era particolarmente ironico ma si capiva bene che non fosse un argomento che mi andava di affrontare.
-Non mi dire che vi siete lasciati- mi guardò fissamente desiderosa di sapere altre informazioni.
-Posso essere sincera con te Claudia? Sto per dirti una cosa che non mi fa onore, però in un certo senso tu sei l'unica che mi può comprendere- dopotutto era vero, lei aveva iniziato una relazione con mio padre quando ancora lui stava con mamma, quindi forse avrebbe potuto immedesimarmi meglio nella mia situazione.
-Spero di esserti d'aiuto piccola- così sentendo le sue parole di conforto decisi di farmi forza e raccontare ogni cosa per filo e per segno.
-Ecco, io ieri ho chiesto a Filippo una pausa di riflessione. Non sono più sicura di quello che provo, e non sono più la stessa affianco a lui. Non da quando sto facendo sesso con un altro ragazzo- le ultime parole mi uscirono simili ad un sussurro e Claudia mi guardò come se in un certo senso si aspettasse una frase del genere, ma non sapendo allo stesso tempo che dire- ma non è tutto. Questo ragazzo è suo fratello- prevedendo il suo sguardo ammonitore abbassai il volto abbuffandomi di altre cucchiaiate di gelato.
-Ovviamente hai pensato di dirmelo perché pensi di assomigliare a me e a quello che ho fatto?- mi chiese semplicemente come se fosse la cosa più naturale del mondo.
-Mi sento così sporca dentro- le risposi asciugandomi una lacrima che non faceva altro che umiliarmi ancora di più.
-Emma ascoltami- e nel mentre che pronunciava queste parole mi prese la mano- Bisogna dire che il tradimento non è mai una bella faccenda,sia se ne sei vittima sia se ne sei l'artefice. Ma tu piccola, sei così giovane, ed è giusto che vivi quello che ti fa sentire felice. E poi non sei sposata con Filippo, è vero, è il tuo ragazzo ma se sarai sincera con lui vedrai che comprenderà quello che è successo. Però voglio sapere una cosa, sei innamorata di suo fratello?-ecco la domanda del secolo.
-Per lui è solo sesso-
-Non mi importa di lui, ma di quello che tu provi- mi sentivo come chiusa in trappola e per uscirne avrei dovuto scavare dentro di me e tirare fuori i miei sentimenti più nascosti.
-Falso allarme, era solo una semplice influenza. Allora donne, mangiate il gelato da sole?- ad interrompere il nostro discorso fu l'arrivo improvviso di mio padre che non aspettò altro che gustarsi tutto il gelato rimasto, ovviamente poi nessuna delle due ebbe il coraggio di riprendere l'argomento.


Tommaso POV


-Allora dimmi cosa ti porta nella mia bella Milano- urlò il mio amico milanese, Matteo, cercando di sovrastare il chiasso assordante del piccolo ristorante in cui ci trovavamo.
-La voglia di divertirmi, mi sembra ovvio- gli risposi ammiccando verso la barista. Lui scoppiò a ridere versandomi altra birra nel bicchiere.
-Sei sempre il solito donnaiolo- commentò ironico Matteo, sapendo benissimo che non condivideva il mio comportamento. Io e lui c'eravamo conosciuti in America, ed è sempre stato fidanzato con una ragazza che non ho mai avuto opportunità di conoscere.
Ovviamente io non sarei mai stato come lui, e lui mai come me.
-E tu sempre il solito sfigato che sta appresso ad una sola figa- lui sorrise sincero ,dopotutto doveva renderlo felice anche solo sentir parlare della sua ragazza.
-Se vuoi stasera ti posso presentare qualche ragazza qui a Milano- mi rivelò Matteo, mentre la mia attenzione veniva rapita da una chioma bionda che si aggirava tra i tavoli.
Avrei riconosciuto quel sedere ovunque.
Che cazzo ci faceva lei qui?
Doveva essere una mia allucinazione, ne ero così ossessionato che la vedevo ovunque. La certezza però che fosse la realtà mi arrivò dal suono della sua voce che avvisava qualcuno di starsi dirigendo verso il bagno.
Mi alzai di scatto e senza neanche avvisare Matteo, decisi di seguirla fino a dentro la toilette delle signore.
Una volta entrato la vedi appoggiata al lavandino intenta a lavarsi le mani, così sfruttai l'occasione e mi accostai dietro di lei cingendole i fianchi con le mani, appoggiando contemporaneamente la mia bocca sul suo collo.
Spaventata sollevò la testa di scatto così riuscii a scorgere la mia figura dallo specchio davanti a noi. Per un attimo sul suo volto comparve un'espressione sconvolta e spaventata, per poi rivolgermi invece un sorriso spontaneo.
-Ti manco così tanto che mi hai seguita fino a Milano?- ammiccò lei voltandosi verso di me così da lasciarsi abbracciare.
Decisi di annuire, quando in realtà io ero venuto a Milano inconsapevole della sua presenza e sopratutto con l'intento di liberarmi dalla testa il desiderio sessuale continuo che avevo nei suoi confronti.
Il mio segno di consenso però fu per lei motivo di gioia tale che mi sorprese baciandomi senza controllo, come se veramente ora non potesse farlo altro. Intrecciai le mani tra i suoi capelli, facendo cozzare i nostri volti voracemente.
Per respirare però fummo costretti a fermarci, anche se non la vidi intenzionata a lasciarmi andare. Continuava infatti ad accarezzare il mio petto con sensualità.
Non mi controllai, così la presi di scatto da sotto le gambe appoggiandola al ripiano del bagno, questa volta toccando ogni centimetro del suo corpo.
Lei però fermò di scatto le mie mani indagatrici, e riprese a parlare.
-Vieni stasera a casa mia, non voglio farlo in un bagno squallido- più prendeva l'iniziativa e più mi eccitava. Così acconsentii, e dopo avermi lasciato su un foglietto l'indirizzo di casa del padre, ci accordammo di incontrarci tra un'ora.
Dopotutto, era lei che volevo sotto le coperte.

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Capitolo 14
*** La dura verità ***


Capitolo 14





Tommaso Pov


Continuavo a scendere con la bocca sensualmente sul suo ventre piatto, mentre la osservavo appoggiata al cuscino in preda all'eccitazione. I suoi capelli ricci si muovevano insieme alla sua testa che si contorceva dal piacere proprio quando io decisi di liberarmi delle sue mutande affondando il volto nella sua calda intimità.
Gemiti
Emma non perse tempo per affondare le dita tra i miei capelli graffiando la mia schiena non appena i miei movimenti si fecere più passionali
Piacere
Quello che vedevo crescere in me e che sentivo  provenire dalla sua bocca.
Mi staccai da lei andandola a liberare del reggiseno per poi riprendere a toccare ogni centimetro di quel corpo di cui non riuscivo  più a fare a meno.
Ossessione
Mi avvicinai alla sua bocca mordendole il labbro per poi trasportarla in un bacio passionale che racchiudeva tutto il desiderio che avevo di lei.
Improvvisamente però, si alzò dal letto ormai priva di ogni indumento decidendo di dettare lei ogni regola.
Iniziò a percorrere con le dita tutto il mio corpo soffermandosi sui punti più delicati e sensibili al piacere.
Sarei potuto venire anche solo vendendola nuda sopra di me.
E così, dopo averla afferrata per i fianchi e condotta sopra il segno evidente della mia eccitazione, la penetrai con tutta la forza che avevo in corpo.
Passione
Continuava a gridare, urlare presa dagli spasmi di piacere mentre si mordeva il labbro ormai vicina all'orgasmo.
L'avrei raggiunta in poco tempo, bastò infatti un altro suo movimento di bacino che anche io persi ogni senso e mi accasciai al materasso sfinito.
Emma completamente appoggiata sul mio petto riprese a toccarmi i pettorali per poi lasciarmi un semplice bacio sulle labbra. Per la prima volta da quando avevamo iniziato a fare sesso, nessuno dei due se ne andò anzi rimanemmo completamente nudi a scherzare sotto le coperte.
-Certo che in questo momento sei proprio uno schianto- disse lei continuando a lasciarmi baci poco casti in tutto il corpo. Non mi era mai capitato di rimanere nel letto con una ragazza senza fare sesso. Ma dopotutto con Emma era bello anche solo sfiorarsi.
-Dovresti vedere i tuoi capelli e il tuo viso post-orgasmo- le risposi io affondando le mani tra i suoi ricci scomposti. La vidi sorridere completamente abbandonata al mio tocco.
-Guarda che anche tu fai delle espressioni strane quando stai per venire- decise di ribattere lei come infastidita dalla mia affermazione. Scoppiai a ridere mordendole una guancia.
-Tu non sai le tue quanto sono terribilmente eccitanti..- questa volta mi mostrai provocatorio andando per l'appunto a sussurrare queste parole ad un centimetro dal suo viso.
-Mi stai imbarazzando- si nascose sotto le coperte per non rivelare il rossore che le mie parole avevano provocato sul suo volto.
-Dai Emma, non mi sembravi così timida quando eri sopra di me poco fa- continuavo a provocarla dal momento che niente mi sembrava più divertente di questo. La vidi sotterrarsi ancora di più, perciò mi avvicinai a lei con l'intenzione di farla sentire a suo agio. -non sai quanto adoro fare sesso con te-


Emma Pov


Era questo il problema, merda.
Io avevo fatto l'amore, non più del semplice sesso.
E l'avevo capito proprio nel momento in cui aveva sussurrato il mio nome all'orecchio poco prima di venire.
C'era voluto così tanto per reprimere i miei sentimenti, ed era bastato invece così poco tempo per farli emergere.
I brividi continui che il suo tocco mi provoca.
La gioia di sentirlo affianco a me per tutto il tempo.
Le risate quando ci trovavamo insieme.
E il piacere che provavamo sotto le coperte.
Questi erano tutti i dannati fattori a quali non avevo voluto far caso, fino a pochi minuti fa.
Chi volevo prendere in giro. Se avevo deciso di farmi toccare da un altro ragazzo non sarebbe mai stato solo sesso.
Dopotutto noi donne non riusciamo a non rimanerne coinvolte, perché quello che si condivide tra le lenzuola ci entra nel cuore non solo tra le gambe.
Sapevo benissimo però che per lui non sarebbe mai stato lo stesso, ed essendo consapevole di ciò non avrei mai preteso nient'altro.
Mi bastava averlo qui, ora, affianco a me sotto le coperte.
Corpo contro corpo.
Mentre il mio cuore non smetteva di battere.
-Quanto rimani a Milano?- la sua domanda improvvisa mi fece distogliere per un attimo dai miei pensieri, così mi voltai verso di lui che non faceva altro che guardarmi come se mi volesse spogliare con gli occhi.
-Domani riparto, tu invece, sei veramente venuto qua perché sentivi la mia mancanza?- non so con quale coraggio, o perché forse avevo appena preso un colpo in testa ma sentivo l'esigenza di domandarglielo da quando lui mi aveva dato questa impressione nel bagno. Lo vidi per un attimo insospettirsi, come se non stesse capendo a cosa facessi riferimento per poi scoppiare a ridere.
-No, ero solo venuto a trovare un mio amico- disse serio avvicinandosi poi al mio volto- però sono felice di averti trovata, non pensavo avrei resistito per molto- quello di cui però lui stava parlando non era una mancanza sentimentale, ma puramente sessuale.
E faceva sempre più male rendersi conto della realtà.
Improvvisamente si alzò dopo aver sentito il suo telefono iniziare a squillare, e una volta in piedi io avvertii un senso di freddo affianco a me.
-Ehi Matteo- urlò al suo amico dall'altro capo del telefono talmente forte che io lo riuscii a sentire anche se lui era entrato in bagno - no tranquillo non sono sparito, sono ancora a Milano. Già, compare. Si ora sono con una, tra poco vengo da te a riprendere le mie cose. A dopo- non ascoltai il resto della conversazione, dal momento che nella mia testa risuonava solo una parola.
Una.
Io per lui ero solo una, mentre lui per me stava diventando un qualcuno.
Io per lui ero una scopata mentre lui per me stava diventando amore.
Qualcuno avrebbe dovuto portarmi via da questa stanza e sotterrarmi nelle profondità degli abissi.
Volevo rimanere sola.
-Emma, io devo andare- disse lui uscendo dal bagno cominciando ad afferrare i suoi vestiti sparsi sul pavimento. Io non riuscivo neanche più a guardarlo.
Non riuscivo ad osservare le sue mani muoversi, le sue gambe piegarsi e la sua bocca parlare.
Odiavo tutto di lui.
Come il fatto che era riuscito ad entrarmi dentro al cuore. Come una lama tagliente però.
-Io non voglio vederti più- affermai con i denti stretti e con gli occhi gonfi dal pianto che stavo trattenendo.
-Perchè? Non è stato abbastanza soddisfacente per te oggi?- rispose fregandosene delle mie parole.
-Perchè amo Filippo- dissi la prima cosa che mi passò per la testa e che poteva sembrare un motivo valido per chiudere ogni cosa tra di noi.
-E lo hai capito facendo sesso con me? Questo mi ferisce- la sua voce era ironica, assolutamente priva di interesse.
-A me ferisce sapere di essere una- risposi citando la sua frase appena pronunciata al telefono. Il suo volto rimaneva privo di qualsiasi espressione.
-Non ti sarai mica innamorata di me scusa?- si assolutamente si.
-No assolutamente no. Ed è perché che ho capito che l'amore che provo per  Filippo non può essere paragonato a del sesso banale. Quindi per favore, vattene- questa volta la mia voce uscii gelida, fredda e distaccata.
Non mi rispose neanche, afferrò la sua giacca e in poco tempo la sua figura scomparve dalla mia vista.
Passarono pochi secondi che afferrai il telefono componendo il numero di Filippo il prima possibile.
Sto tornando da Milano, mi manchi e voglio sistemare ogni cosa perché quello che provo per te non è mai cambiato.
E così velocemente come ero riuscita ad esternare i miei sentimenti per Tommaso, non persi tempo per cercare di reprimerli in ogni modo.
Dopotutto però non avrei impiegato molto tempo a comprendere che sarebbe stato impossibile.

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Capitolo 15
*** Odi et amo ***


Capitolo 15




Emma Pov



Una settimana dopo..

-Come non vieni stasera?- ecco, sapevo che la mia risposta avrebbe significato l'esaurimento nervoso di Rebecca. Ci trovavamo appoggiate alla finestra del corridoio davanti alla nostra aula, intente a parlare dell'imminente sabato sera. Le avevo appena rivelato che non avevo alcuna intenzione di venire alla festa in piscina di una ragazza dell'ultimo anno, alla quale ci saremmo dovuto palesemente autoinvintare.
-Reb non ho voglio di intrufolarmi in una qualche festa di sconosciuti- le risposi cercando di non dare adito alla sua faccia alquanto persuasiva.
-Ma è pieno di bei ragazzi! Poi scusa, non è amica di Filippo la festeggiata? Entriamo con lui- le parole di Rebecca erano abbastanza ragionevoli. Dopotutto io ero la sua ragazza, e nessuno si sarebbe accorto di nulla.
-Non mi sembra comunque una buona idea- guardai verso la fine del corridoio come ad assicurarmi che non ci fosse la prof, così da poter rimanere ancora un po' in libertà.
-Guarda che lui non c'è eh- mi voltai di scatto verso Rebecca che sembrava essersi dispiaciuta per la frase appena pronunciata, anche se effettivamente volevo sapere cosa intendesse dire realmente.
-Il mio mondo non gira intorno a lui- risposi secca senza guardare nella direzione della mia amica.
-Ma il tuo cuore si, Emma! E' passata una sola settimana e di lui non si hanno notizie. Vuoi davvero prendermi in giro affermando che in questi sette giorni non hai mai pensato a dove fosse?-il tono della sua voce era aumentato di livelli inimmaginabili, e io la zittii di colpo per non far ascoltare a tutta la scuola le mie questioni personali.
-Sto con Filippo ora- abbassai lo sguardo verso terra, terrorizzata dalla sua reazione.
-Quanto la smetterai di essere così ipocrita con te stessa, sarà troppo tardi- Rebecca mi osservò amareggiata come per sollecitarmi a dire la verità, ma dal momento che io non proferì parola, fece qualche passo per allontanarsi.
-Ho pensato a lui ogni giorno da quando sono tornata. E fa male pensarci. Fa male perché so che questo mio dolore non passerà. Penso a lui quando Filippo mi bacia, penso a lui quando lo vedo sorridere, e sopratutto penso a lui quando il mio ragazzo fa quell'espressione con la bocca in cui gli  si muovono le fossette sotto agli occhi,cosa che anche a Tommaso succede quando è felice. Penso sempre a lui e questo mi riesce facile. Difficile è  accettare che quello che  provo non sarà mai corrisposto- afferrai la mano a Rebecca come per darmi forza nel pronunciare queste parole.
Da quando ero tornata da Milano, la mia vita era tornata ad essere completamente la stessa.
Filippo mi aveva accolto a braccia aperte, addirittura sembrava non fosse mai successo niente tra di noi. E io ci provo a far andare bene le cose, anche se in cuor mio sono consapevole che niente è rimasto lo stesso.
Di Tommaso non si hanno notizie invece.
Nè Filippo, né la sua famiglia è al corrente di quello che sta combinando. Si vocifera che sia ancora a Milano, così come possa essere in chissà quale posto del mondo.
-Emma non dovresti stare con Filippo- mi disse Rebecca con uno sguardo addolcito.
-Ma fa meno male affianco a lui. E' come una barriera, quando Tommaso tornerà sarò protetta dallo scudo della mia relazione con Filippo- affermai abbastanza sicura della mie parole.
-Ma quando tornerà e dovesse riprovarci, tu sei così sicura che non cederesti?- la domanda di Rebecca mi spaventava. Sapevo che non avrei dovuto più abbassarmi al punto tale da permettergli di trattarmi come un gioco, ma se mi ero innamorato di lui, davvero ne avrei avuto la forza?
-Cercherò di stargli lontana, ma siccome adesso non c'è posso ritenermi salva. Dai torniamo in classe- strattonai di forza Rebecca convincendola ad abbandonare il corridoio e a riprendere la nostra abituale mattinata scolastica.



-Siete una coppia davvero meravigliosa- ecco una altra delle bambole tutte truccate che continuvaa falsamente a riversare complimenti su me e Filippo. Non appena abbiamo messo piede alla festa siamo stati sovrastati da ogni possibile commento. Quanto eravamo belli, come facevo a non essere gelosa di una ragazzo così dolce. Alla prossima persona che avrebbe anche solo osato pensare di dirci quanto stavamo bene insieme, gli avrei sputato. Lo giuro.
Alla fine mi sono fatta convincere da Rebecca a venire a questa stupida festa in piscina, quando sarei stata sicuramente molto più felice nel mio letto a dormire.
Sentii la mano di Filippo afferrarmi dolcemente il fianco per avvicinarmi al tavolo delle bevande.
-Vuoi qualcosa da bere amore?- feci segno di no con il capo mentre continuavo a guardarmi intorno con lo sguardo.
Penso che quando sei innamorata di qualcuno, i tuoi occhi non fanno altro che cercarlo tra la folla.
E nonostante il mio corpo fosse affianco a quello di Filippo, la mia mente stava cercando disperatamente Tommaso.
-Io vado un attimo al bagno, torno subito- così liquidai il mio fidanzato muovendomi tra la folla alla ricerca di un po' di tranquillità. Avevo bisogno di liberare per qualche secondo la mente da ogni pensiero, e non ci sarei riuscita con affianco Filippo che pretendeva che fossi perfetta.
Con la testa completamente assorta nei miei problemi, neanche mi accorsi di essere finita contro qualcuno che dolorosamente si massaggiava il ginocchio. Dovevamo aver avuto un bello scontro.
-Mi dispiace- dissi io tutta preoccupata cercando di aiutarlo ad alzarsi, e nel mentre che sollevò il viso per afferrare la mia mano notai che si trattava di Francesco, colui che aveva spezzato il cuore della mia migliore amica, e compagno di avventure di colui che aveva spezzato il mio.
-Oh Emma, ciao- disse lui più in imbarazzo di me. Forse si sentiva in colpa per aver approfittato della mia amica per qualche giorno, e poi essere sparito dalla faccia della terra.
-Scusami, sono di fretta- cercai di allontanarmi da questa situazione abbastanza insopportabile prima che arrivassi a colpirlo in faccia.
-Aspetta, ti prego. Io..ecco- vedevo il suo volto diventare completamente rosso per la vergogna e le sue mani cominciare a sudare- non è che potresti dire a Rebecca che mi dispiace? Sai, io non sono bravo in queste situazioni, lei mi piaceva..anzi mi piace. E' che sono io che non so gestire queste cose- balbettava impaurito continuando a tenere lo sguardo rivolto a terra.
-Dovresti dirglielo tu, è da qualche parte in pista. Adora i balli di gruppo, si starà di certo scatenando- gli dissi sorridendo consapevole che Rebecca, nonostante avesse il cuore in mille pezzi, non aspettava altro che lui glielo ricucisse.
-Grazie Emma, sei fantastica. Se stai cercando Tommaso dovrebbe essere vicino al tavolo delle bevande- detto questo, si allontanò a passo svelto verso il giardino.
Cosa? Tommaso era qui? E se Francesco aveva supposto che io lo stessi cercando, non sapeva che avessimo smesso di fare sesso. Quindi anche lui non lo vedeva da quando era andato a Milano. E ora era qui.
Merda, dovevo assolutamente andarmene.
Non potevo gestire Tommaso e Filippo contemporaneamente. Non ora che avevo capito i miei sentimenti.
L'unica cosa che potevo fare era scappare dalla festa in questo momento, e poi una volta scampato ogni pericolo avrei avvisato Filippo di essermi sentita male.
Stavo camminando spedita verso la porta d'ingresso, quando una voce glaciale ma profonda, che avrei riconosciuto in qualsiasi istante richiamò la mia attenzione.
-Cosa ci fai tu qui?- mi voltai di scatto osservando Tommaso fermo al centro della sala guardarmi con uno sguardo distaccato. Cercai anche io di mantenermi distante, nonostante l'unica cosa di cui avevo bisogno era sentirlo vicino.
-Potrei farti la stessa domanda. Non eri sparito dalla faccia della terra, tu?- risposi mostrando tutta la mia freddezza nei suoi confronti. Ovviamente però domandargli dove fosse stato in questa settimana dimostrava solo quanto mi importasse di lui.
-Ho avuto di meglio da fare- ammiccò squadrandomi per soffermarsi forse troppo a lungo sulle mie gambe lasciate nude dal vestito.
-Se è per questo è stata una settimana molto interessante anche per me- cercai di farmi vedere superiore alle sue continue frecciatine.
-Hai già trovato qualcun'altro con cui intrattenerti o ora ti fai sbattere solo dal mio fratellino?- le sue parole mi arrivano dritte al petto come una coltellata, il cui dolore mi stava lacerando dentro molto lentamente. Cercai di trattenere le lacrime, perché non potevo permettergli di avere questo effetto su di me. Ma sopratutto non potevo mostrarglielo così evidentemente.
-Tu non hai proprio capito niente di me- parlai con assoluta lentezza  e con la rabbia che traspariva da ogni singola parola.
-Oh, questo non è vero- lo vidi avvicinarsi pericolosamente a me per poi arrivare pochi centimetri dal mio viso- so cosa ti piace, e cosa no. So cosa ti fa venire, e cosa no. E so anche che vorresti che fossi io a prenderti in questo momento qui, davanti a tutti e ti facessi urlare fino a farti dimenticare il tuo nome- sputò queste ultime parole con una certa irruenza e sensualità. E quando mi accorsi che stava per affondare le sue labbra sulle mie, mi allontanai di qualche passo indietro appena scorsi Filippo che  ci stava raggiungendo.
-Ti ho cercata dappertutto amore- mi lasciò un bacio veloce sulle labbra per poi accorgersi della presenza di suo fratello.- Tommi, ma che ci fai qui? Sei tornato? Che bello riaverti a casa fratellino- gli lasciò una pacca amichevole sulla spalla mentre io continuavo ad andare a fuoco. Volevo andarmene ora più che mai.
-Filippo mi riporti a casa? Non mi sento molto bene- afferrai la mano d'istinto del mio ragazzo sotto lo sguardo indagatore di Tommaso.
-Andiamo subito. Tommi vuoi un passaggio?- Tommaso scosse la testa sorridendo.
-No, ho ancora voglia di divertirmi. Sai, io non godo mai abbastanza- così dopo aver ammiccato spudoratamente nei miei confronti, si allontanò dalla nostra vista.
Tommaso ti odio.


 


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Capitolo 16
*** Il tango della gelosia ***


Capitolo 16
 

Emma Pov



-Ma davvero mi stai accompagnando a fare shopping?- continuavo a ripetere queste parole a Filippo lungo tutto il tragitto verso il centro commerciale, e  lui ogni volta mi  faceva segno di si con la testa, baciandomi dolcemente.
-Ma tu non sei normale a voler passare un pomeriggio con due donne a caccia di saldi-gli risposi io trascinandolo fino all'entrata.
-Volevo passare un pomeriggio con te, dove siamo non mi importa- le sue parole mi fecero sentire oltre che in imbarazzo, perché comunque non corrispondevo i suoi sentimenti, anche terribilmente in colpa per come mi stavo comportando. Gli sorrisi teneramente, correndo poi incontro a Rebecca che mi guardava sconvolta non aspettandosi di trovare Filippo.
-Cosa ci fa qui il tuo ragazzo? Cosa non capisci della frase "pomeriggio tra ragazze"?- sottolineò lei indispettita cercando di non farsi sentire da Filippo che avanzava verso di noi. L'abbracciai d'istinto così da poterle sussurrare all'orecchio quello che stava accadendo.
-Ha insistito per stare con me, non potevo dirgli di no. Mi sarei sentita ancora più in colpa- le sussurrai velocemente mentre vidi la sua testa scuotersi, segno che non approvava la mia decisione.
-Oh mi sembra giusto. Così permettergli di fare tutto quello che vuole è un modo per non fargli capire che in realtà sei innamorata di suo fratello e inoltre tu ti liberi dai sensi di colpa?- nel mentre che concluse il suo monologo Filippo era già arrivato affianco a me così le feci segno di zittirsi e insieme ci inoltrammo dentro il centro commerciale.
-Ragazze pensavo di andarvi a prendere un gelato mentre voi continuate a cercare qualche vestito- propose Filippo ad entrambe dopo il terzo negozio che assaltavamo. Rebecca lo guardò con aria sognante, sapendo che il gelato l'avrebbe resa più felice che una busta intera di vestiti. Conquistare Rebecca era molto facile, bastava prenderla per la gola.
-Va bene amore, noi ti aspettiamo qua- gli risposi io mentre ricevevo uno sguardo omicida da parte della mia amica per come mi ero rivolta a lui. Filippo però non fece in tempo ad uscire dal negozio che venne assalito letteralmente da una ragazza mora che gli era addirittura saltata addosso. Manco fossimo al circo.
-Filo, non ci posso credere- urlò lei ancora tra le braccia del mio ragazzo. Poco dopo scese dal suo petto, ricomponendosi e guardando nella mia direzione. Era molto piccola di statura, e con dei capelli mori che le scendevano lungo la schiena. Quando si accorse che la stavo squadrando, mi sorrise dolcemente probabilmente sapendo chi io fossi.
-Tu dovresti essere Emma! E' un piacere immenso conoscerti, Filippo mi ha sempre parlato un sacco di te- non feci in tempo a stendere la mia mano per presentarmi che lei mi aveva travolto in un abbraccio come se fossimo amiche da una vita.
-Emma, lei è una mia vecchia compagna di scuola- la presentò Filippo mentre la mora continuava a stringermi tra le sue braccia.
-Mi chiamo Eleonora- disse lei sorridendo dopo essersi staccata da me. Più la guardavo, più mi rendevo conto di quanto fosse bella. Ma di una bellezza naturale più che altro.
-E' un piacere conoscerti- le risposi gentilmente.
-Nora perché non rimani qui con le ragazze mentre io vado a prendervi un gelato, così poi parliamo un po?- vidi Eleonora annuire felice alla proposta di Filippo che velocemente si diresse alla gelateria più vicina.
-Che università frequenti?- decisi di intraprendere una conversazione nell'attesa del ritorno di Filippo.
-Studio medicina a Milano, sono tornata a casa ora perché ho completato una parte degli esami. Voi ancora rinchiuse tra le mure scolastiche?- si rivolse divertita a me e Rebecca ancora sconvolte per l'assoluta bellezza di questa ragazza. Indossava un paio di semplici jeans e sembrava allo stesso tempo una modella di Dolce e Gabbana.
-Purtroppo si, ma già  sto pensando di iscrivermi a Milano per l'università. E' il mio sogno da quando sono bambina-
-Allora quando vieni su a Milano fatti sentire, mi raccomando. Ora sto uscendo con un ragazzo di Roma, quindi non so di preciso quando tornerò su- le sua voce era molto emozionata mentre con le mani gesticolava nervosa.
-Un ragazzo di Roma? Racconta siamo curiose- intervenne Rebecca con la sua vena pettegola.
-Usciamo da tre giorni, non so come si evolverà. Ma mi piace veramente molto- sorridemmo entrambe davanti alla dichiarazione di Eleonora che proprio mentre finiva di parlare, fu interrotta dall'arrivo di Filippo con i gelati.
Rebecca non gli diede neanche il tempo di arrivare che già gli era completamente saltata addosso.
-Grazie amore- afferrai il mio gelato lasciandogli poi un bacio leggero.
-Vedo che avete fatto amicizia. Perché stasera non ceniamo tutti insieme così ci racconti un po' della bella vita milanese?- propose Filippo alla sua amica.
-Stasera dovrei uscire con quel ragazzo- rispose lei imbarazzata guardando nella mia direzione come a volersi scusare.
- Porta anche lui, possiamo fare un' uscita a quattro- affermai io particolarmente emozionata. Eleonora mi sorrise annuendo eccitata per la mia proposta.
-Sei un genio Emma, allora ci sentiamo dopo così ci accordiamo su dove andare. A stasera ragazzi-



-La smetti?- mi lamentai mentre Filippo non faceva altro che lasciarmi una scia di baci lungo tutto il collo. - siamo in un luogo pubblico- cercai di staccarlo da me dal momento che avevamo gli occhi di tutto il ristorante puntati su di noi.
-Quand'è che possiamo passare un po' di tempo da soli?- mi sussurrò lui dolcemente all'orecchio facendomi sentire ancora più sporca, perché principalmente le sue parole non mi provocavano nulla.
-Ma se stiamo sempre insieme- cercai di sviare io l'argomento fingendo di non aver compreso a cosa stesse alludendo.
-Emma, tu sei la mia ragazza e a volte sai essere così terribilmente eccitante, ed io non so se riesco a resisterti- disse guardandomi negli occhi con assoluta sincerità.
Avrei voluto urlargli tutto quello che sentivo e quanto mi faceva male non corrispondere il suo sentimento e desiderio nei miei confronti.
Avrei voluto con tutto il cuore essere innamorata di lui e non di quel bastardo di suo fratello. Ma in amore, non ci sono regole. E non siamo noi a decidere di chi innamorarci, possiamo solo provare ad ignorare questo sentimento fino a che però non ci esplode dentro.
-Certo che la tua amica vince un premio per il ritardo dell'anno! Sono venticinque minuti che la stiamo aspettando- mi lamentai io cambiando completamente argomento. Vidi il volto di Filippo intristirsi perché non avevo dato alcuno segno di eccitazione davanti alla sua frase. Poco dopo però tornò a sorridere stringendomi la mano da sotto il tavolo.
-Ti dispiace così tanto rimanere un po' di più sola con me?- si avvicinò pericolosamente al mio viso, e cercai per un attimo di accontentarlo quando la mia attenzione venne colpita dalla figura di Eleonora all'ingresso, accompagnata da chi non avrei voluto mai vedere in questo momento.
-Porca merda- urlai in faccia a Filippo che in realtà stava bramando un mio bacio e invece ricevette solo una mia esclamazione poco fine - Perché cazzo non mi hai detto che la tua amica usciva con tuo fratello?- urlai completamente fuori di testa mentre Filippo mi osservava sconcertata.
-Non lo sapevo neanche io Emma, e poi è inutile che ti scaldi tanto. Non capisco questo tuo odio nei confronti di mio fratello- oh, lo capiresti eccome.
Sentivo le mani iniziare a sudarmi con prepotenza, mentre Eleonora camminava verso il nostro tavolo accompagnata da Tommaso che non smetteva di avere un sorriso divertito stampato in faccia.
Quell'odioso sorrisetto. E poi cos'erano quelle loro mani intrecciate? Stavano insieme? Le piaceva sul serio quella sfigata mora, bellissima e assurdamente sexy?
Mi sentivo morire dentro, e la rabbia continuava ad impossessarsi di ogni centimetro della mia pelle. Avrei compiuto un omicidio da qui a breve.
Domani su tutti i giornali d'Italia si sarebbe letto in prima pagina " Uccisa coppietta di innamorati al ristorante da una pazza isterica con un coltello da cucina. Movente :  gelosia irrefrenabile.
-Emma, come sei bella stasera- commentò odiosamente Eleonora con quella voce da oca che si ritrovava. Chissà come potevo anche solo aver pensato oggi pomeriggio che poteva essere simpatica.
-Anche tu non sei da meno- risposi falsamente aspettando che la coppietta felice avesse preso posto nel tavolo davanti a noi. Tommaso non smetteva di guardarmi con quella faccia da schiaffi come dirmi "te l'avevo detto che me le trombavo tutte".
-Non sapevo frequentassi quel coglione di mio fratello- commentò ridendo Filippo, completamente ignaro della situazione in cui si era cacciato. Lo sguardo di fuoco che stavo rivolgendo in questo momento alle due persone davanti a me  avrebbe potuto incenerirle con un solo battito di ciglia.
-Ci siamo conosciuti a Milano qualche giorno fa. Lui era venuto a trovare un suo amico, e sai da cosa nasce cosa- troia. Questa era assolutamente una troia.
-Beh, è difficile fare breccia nel cuore di mio fratello. Complimenti Nora- Filippo rivolse l'occhiolino ad entrambi, afferrando poi me per il fianco come a voler condividere con me la sua felicità.
-Già, è alquanto strano per una persona che non crede nell'amore e cazzate simili- questa volta fui io a prendere parola completamente rivolta verso Tommaso che trasformò quel suo odioso sorriso in uno sguardo truce e gelido nei miei confronti.
Eleonora mi fissò particolarmente incuriosita dalle mie parole, ma sopratutto in attesa di una risposta da parte di Tommaso che non arrivò. Anzi quest'ultimo continuava a tenere gli occhi inchiodati su di me.
-Ci si può sempre ricredere vero?- furono queste le parole illuse che Eleonora decise di pronunciare.
Se io non potevo avere Tommaso, bella non lo avresti avuto neanche tu. Se c'era una cosa che questo coglione non era capace di provare erano i sentimenti, anzi non sapeva neanche dove stessero di casa.
Sentivo però dentro l'urgenza di parlargli, di sentire direttamente dalla sua bocca il perché di questa messa in scena. Era ovvio che non gli importava nulla di Eleonora, ma mi doveva una qualche spiegazione. Almeno, mi illudevo di questo.
Tommaso si trovava praticamente di fronte a me nel tavolo, così presi coraggio e calciai con forza la sua gamba con l'intento di attirare la sua attenzione. Lo vidi per un attimo imprecare per il dolore, ma dopo che si accorse che ero io ad averlo chiamato, finse che non fosse accaduto nulla.
-Scusate, mi sta chiamando mio padre. Esco un attimo nel parcheggio- sottolineai le ultime parole per far capire bene a Tommaso dove dovesse raggiungermi.
Mi alzai di scatto e in poco tempo mi ritrovai fuori dal ristorante a respirare l'aria fredda dell'inverno. D'istinto avvolsi le braccia attorno al cappotto come per riscaldarmi ancora di più.
-Cos'è, ti è venuta un improvvisa voglia di fare sesso?- neanche ascoltai la sua domanda che mi voltai di scatto verso di lui con gli occhi gonfi per le lacrime trattenute.
-Ti piace sul serio?- domandai intimidita dalla sua possibile risposta, tenendo lo sguardo basso verso terra.
-Non mi sembra siano affari tuoi. Hai detto più volte che non vuoi avere nulla a che fare con uno stronzo come me- mi rispose con distacco continuando a guardarmi come se non volesse fare altro che farmi soffrire.
-Non eri il tipo che scopa soltanto senza mai provare un briciolo di sentimento?- gli domandai ancora una volta ignorando la sua frase di poco prima. Improvvisamente sul suo volto ricomparve quel suo sorriso terribilmente odioso. Ma quanto lo stavo amando in questo momento.
-Sei gelosa per caso?- colpita e affondata mia cara Emma. Era così palese che di lui mi importava ogni cosa che faceva? Ero così penosa? Strofinai la guancia facendo sparire una lacrime che non voleva smettere di cadere.
-Assolutamente no. E' solo che mi fai schifo. Illudi le persone, le tratti come oggetti. E ora stai spezzando il cuore a quella ragazza, non ti senti in colpa?- cercai di guardarlo con disprezzo, quando in realtà avrei solo voluto baciarlo fino a smettere di respirare.
-E tu non ti senti in colpa per aver tradito il tuo amorevole fidanzato? Non sei così tanto diversa da me, Emma- pronunciò il mio nome con assoluta lentezza.
-E' anche tuo fratello- sottolineai io indispettita dalla piega che stava prendendo la conversazione.
-Ma io sono quello che non prova un briciolo di sentimento. Io tratto le persone come oggetti, le illudo. E ora se non ti dispiace, devo andare a spezzare il cuore a qualche altra ragazza- concluse il suo discorso utilizzando attentamente le parole poco prima pronunciate da me.
-Non farci sesso stasera- sussurrai debolmente più a me stessa che a lui, sperando in realtà che non lo avesse sentito. In realtà avverti perfettamente le mie parole che lo fecero fermare e avanzare verso di me.
-E tu non farlo con mio fratello- disse con assoluta freddezza e allo stesso tempo fragilità. Avevo sentito bene? Era gelosia per caso la sua? Il mio cuore riprese a battere all'improvviso con un ritmo incontrollabile. Sul mio volto comparve un sorriso spontaneo, e appena Tommaso fece caso a quest'ultimo indietreggiò velocemente verso l'ingresso.
-Cosa intendi dire?- incalzai io desiderosa di sentirlo parlare. Ma ormai era troppo lontano, e non era intenzionato a tornare indietro.
Ed ero destinata a soffrire in silenzio, e a nascondere quei sentimenti che non facevano altro che accrescere e divorarmi ogni minuto di più.







 


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Capitolo 17
*** Step by step ***


Capitolo 17



Emma Pov


Adesso ditemi come una ragazza  poteva sopportare di trascorrere del tempo con il ragazzo di cui era innamorata, l'attuale ragazza che si portava a letto e il proprio fidanzato.
Io alla prossima effusione della neo-coppia avrei dato di matto, lo giuro.
-Dove appoggiamo le pizze?- pronunciò sorridendo Eleonora con una serie di cartoni fumanti in mano che emenavano un odore particolarmente invitante.
Il mio geniale fidanzato aveva deciso di organizzare un'altra meravigliosa cena in attesa della partita dell'Inter, da grande tifoso che era. Ovviamente però, non poteva guardarla da solo, doveva avere la compagnia di quel decelebrato di suo fratello e di quell'oca di Eleonora, che più passava il tempo e meno sopportavo.
-Mettile pure sul tavolo, tanto adesso io e Tommaso ci concentriamo solo sulla partita- gli uomini e il pallone. Un po' come la loro fissazione per il sesso.
Avevano due soli neuroni in quel cervello. Uno che si concentrava sul calcio, e l'altro sulle donne. Ovviamente non riuscivano a fare due cose contemporaneamente, quindi quando c'erano le partite si chiudevano in un mondo tutto loro. Ciò implicava che avrei dovuto passare del tempo con Eleonora, la quale non perdeva tempo per raccontarmi ogni minimo dettaglio di quello che Tommaso faceva, le diceva e via discorrendo.
-Allora ieri sera siamo andati al cinema, sembrava tutto così normale. Solo che una volta arrivati sotto il portone di casa mia, mi ha  baciato e ha rifiutato il mio invito a salire. Era abbastanza esplicito che volessi fare sesso? Per te sono stata troppo affrettata?- o santo cielo, davvero mi stava parlando delle sue paranoie mentali sul ragazzo di cui ero innamorata? E mi stava parlando anche di sesso.
-Forse non aveva voglia- abbozzai apparecchiando la tavola mentre i due ragazzi continuavo a fissare concentrati il televisore. Eleonora appena sentii la mia frase, scoppiò a ridere tirando fuori dal frigo le bottiglie di birra.
-Credi davvero che un ragazzo come Tommaso possa non avere voglia?- commentò lei ironica guardandomi negli occhi. Ovvio che non ci credo, forse sei tu cretina che non sai come fargliela venire. Io ci sono sempre riuscita.
 Dentro di me continuavo a pavoneggiarmi, anche se non riuscivo a smettere di pensare a quanto male mi facesse anche solo immaginarli insieme. Cosa più dolorosa però era rendersi conto  che a Tommaso invece non importava nulla di quello io facevo. E io avrei voluto solo che smettesse di vedersi con quest'oca da quattro soldi, così magari sarei riuscita ad addormentarmi la notte senza immaginarmi lei sopra di lui mentre urlava di piacere. Se io non potevo conquistare il cuore di Tommaso, nessun'altra donna avrebbe potuto ottenere questo privilegio.
E forse il mio era un ragionamento egoistico, ma sfido a trovare qualsiasi persona innamorata ,ma non corrisposta, che non pensi lo stesso.
Se non poteva essere mio, non doveva esserlo di nessuno.
-Tu cosa mi consigli di fare?- mi chiese all'improvviso cogliendomi letteralmente alla sprovvista. Non poteva davvero avermi chiesto un consiglio.
-Non credo di essere la persona adatta- risposi mentre tentavo di trovare una via di fuga da questa situazione.
-Non è vero, hai una relazione bellissima da più di sei mesi e conosci anche Tommaso. Qualcosa saprai dirmi di sicuro- mi sorrise aspettando che io prendessi parola.
Nel frattempo che formulavo qualche cavolata da  poterle raccontare, riscaldavo le pizze in forno così da impegnarmi in qualcosa.
-Non credo che Tommaso e le relazioni stabili possano andare d'accordo- le dissi con sincerità, dopotutto era quello che credevo realmente. La vidi guardarmi abbastanza preparata alla mia risposta, come se in un certo senso si aspettasse una frase del genere.
-Cosa te lo fa pensare?-
-Beh, il fatto che da quando lo conosco non ha fatto altro che portarsi a casa una ragazza differente- ecco il mio piano. Avevo capito cosa dovevo fare per allontanare Eleonora da Tommaso. Dovevo renderlo così terribile ai suoi occhi che l'unica cosa che le restava da fare era scappare a gambe levate.
Potevo considerarmi "Emma il genio del male".
-Ma tra voi due non scorre buon sangue, magari questa è solo l'apparenza. All'interno potrebbe essere un ragazzo dolce e sensibile- questa era proprio una povera illusa.
E poi cosa ne sapeva che tra di noi non scorreva buon sangue? Mica ci scannavamo come a degli incontri di lotta libera ogni volta che ci vedevamo. Anzi, era raro che ci rivolgessimo più di un saluto.
-E da cosa deduci che tra di noi non scorre buon sangue scusa?- le domandai abbastanza infastidita dalla sua affermazione.
-Vi ho osservati. Vi scambiate delle occhiate come se volesse uccidervi l'un l'altro- forse era quello che lui aveva intenzione di fare, io avrei voluto solo farci l'amore per tutta la vita. Certo, qualche volta l'avrei anche io sgozzato volentieri.
-Nora mi porti una birra?- la voce insopportabile di Tommaso interruppe il nostro discorso. Vidi Eleonora sbuffare, ma in un certo senso felice che Tommaso le avesse rivolto una maggiore attenzione.
-Alza quel bel sedere che ti ritrovi e prenditela da solo- rispose lei maliziosamente. Io le sorrisi con tutta la falsità possibile, nauseata dalla sua frase da fidanzata eccitata e con gli ormoni in subbuglio. Lo sapevo anche io quanto era bello il sedere di Tommaso, non c'era bisogno che questa oca da quattro soldi me lo ricordasse.
-Se la chiedevo ad Emma, lei di sicuro mi avrebbe accontentato- affermò Tommaso entrando in cucina con la sua solita faccia da schiaffi. Cosa cosa voleva insinuare con quella frase, che ero così persa di lui che avrei fatto qualsiasi cosa per renderlo felice? Ovviamente già solo sentir pronunciare dalla sua bocca il mio nome mi provocò una serie di insulsi brividi in tutto il corpo, aggravati inoltre dalla sua presenza dietro di me.
-Ti donavo particolarmente questi pantaloni- mi sussurrò lui all'orecchio con quel suo tono di voce provocante in grado di mandarmi a fuoco ogni volta. Mi voltai di scatto verso di lui  che con il suo tipico ghigno divertito sul volto tornò a concentrarsi sulla partita.
-Emma sei tutta rossa- constatò divertita Eleonora, la quale di sicuro non starebbe ridendo in questo modo se sapesse cosa ha provocato il mio rossore sulle guance. Dovevo andare al bagno, così da darmi una sciacquata e riprendere il mio colore di pelle normale.



-Emma amore, puoi andare di sotto in cantina a prendere dell'altra birra?- Filippo urlava dal salotto, così una volta uscita dal bagno decisi di accontentarlo e di dirigermi verso le scale che conducevano nel seminterrato.
Neanche Cenerentola era così indaffarata. Lei almeno il principe azzurro lo aveva trovato, io avevo a che fare con un uomo primitivo in grado di ragionare solo con le parti basse.
Appena giunsi nella cantina di casa Molinari, per prima cosa cercai la luce dal momento che al buio non avrei saputo neanche muovere un passo. Quando però riuscii ad intravedere l'interruttore, nel mentre che mi ingegnai per premerlo, vidi scattare tutta la luce nell'appartamento così da far rimanere non so me al buio  nello scantinato ma anche tutto il resto della casa.
Urlai spaventata mentre sentivo da sopra le voci dei ragazzi animarsi. Bastava  semplicemente che qualcuno mi venisse a salvare, non era poi così  difficile.
-Sono da sola al buio, aiuto. Filippo ti prego, vieni. Lo sai che odio quando non riesco a vedere nulla attorno a me, e poi ho paura- continuavo a parlare freneticamente mentre sentivo qualcuno scendere le scale, segno che mi stavano venendo a salvare.
-Grazie amore, tempo altri due minuti e mi sarei sentita male- saltai completamente addosso alla persona che era appena scesa dalle scale, la quale non perse tempo e si lasciò abbracciare, affondando il volto tra i miei capelli.
Avvertii il profumo di colui che stavo abbracciando, e a meno che Filippo non avesse cambiato pelle, quello che stavo abbracciando era il coglione di suo fratello.
Ma possibile che io e lui ci dovevamo incontrare solo nelle circostanze più anormali?
-Toglimi subito le tue mani di dosso- mi lamentai io continuando a non vedere nulla intorno avvertendo però il respiro di Tommaso sul mio collo.
-Eri così felice di vedermi- constatò lui in maniera ironica, mentre io speravo di potermene andare il prima possibile.
-Credi male, ti ho confuso per Filippo- risposi indispettita, anche se in realtà ero felice che fosse venuto lui. - e come hai fatto a convincerlo a non scendere? Perché sei venuto tu?- iniziai a fargli una serie di domande a raffica come mio solito, e lo sentii ridere di rimando.
-Aveva paura del buio- affermò lui screditando il fratello. Io in risposta lo colpii nel braccio cercando di metterci tutta la forza possibile. - Sei proprio una donna forzuta- commentò lui ironico.
Poco dopo però calò il silenzio tra di noi nelle quattro mura della cantina, e nessuno dei due aveva intenzione di proferir parola. Allo stesso tempo però, sentivo la mano di Tommaso salire sulla mia schiena accarezzandomi dolcemente con quel tocco che solo lui poteva avere.
-Emma- sospirò appoggiando la sua bocca sul mio collo.
-Non faccio sesso con Filippo da quando ho iniziato a farlo con te- rivelai quello che sentivo fosse giusto che lui conoscesse. Doveva sapere in un certo senso quanto avesse significato quello che era accaduto tra di noi. Avvertii un suo sospiro di sollievo, cosa che mi fece capire che dopotutto anche per lui era importante questo particolare.
-Sono gelosa di Eleonora, e di quello che siete- continuai a parlare decisa ormai che forse questa era la situazione migliore per parlare apertamente. Al buio non sarei entrata in contatto con il suo sguardo destabilizzante.
-Non siamo nulla- disse lui fragilmente, come se gli costasse fatica rispondermi.
-Ma lei ha detto..- e nel mentre che stavo per concludere parte importante del mio discorso venni interrotta dal sua bocca che si appoggiò irruentemente sulla mia.
Sembravamo volerci divorare l'un l'altro, dopotutto era passato molto tempo dall'ultima volta. Le nostre lingue intrapresero una danza vertiginosa, non facevano altro che intrecciarsi prepotentemente, ma allo stesso tempo sentivo che qualcosa era cambiato. C'era dolcezza nel suo bacio.
-Non so cosa ti ha raccontato Eleonora, ma fare del sesso occasionale con una persona non vuol dire averci una relazione. Io non voglio avere una storia, perché non è quello che sto cercando. Ma so che non riesco a resisterti Emma, e che il nostro di sesso occasionale è stato il più travolgente di tutta la mia vita- sapevo che da Tommaso non avrei potuto pretendere di più in questo momento, ma era sufficiente sapere di avere un certo ascendente su di lui.
-Non ti sto chiedendo di lasciare Filippo, perché so che sei innamorata di lui. Ti chiedo solo di lasciarti andare con me, ancora una volta- dentro di me mi sentii come morire, dal momento che Tommaso non si era minimamennte reso conto di quello che provavo per lui. Anche se spettava solo a me farglielo capire.
Prima che mi lasciassi trasportare ancora dalle sue labbra, decisi di proporgli una cosa a cui stavo pensando da un pò di tempo
-Aspetta però, domani ti andrebbe di accompagnarmi in un posto?- gli domandai misteriosa mentre lo sentivo aumentare la presa sul mio fianco.
-Non mi porterai in qualche posto smielato come nelle commedie romantiche?- abbozzai un sorriso nel sentire la sua frase.
Oh no, niente del genere.
Voglio solo farti capire quanto sono innamorata di te, e per farlo devi passare del tempo con me.

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Capitolo 18
*** Non in questo modo ***


Capitolo 18


 
Emma POV



-Non ce la posso fare-
E non ce l'avrei fatta davvero.
Tommaso era davanti a me, seduto su un comodo divano rosso che osservava divertito ogni mio movimento e imprecazione. Se avessi saputo che portarlo con me avrebbe significato essere presa in giro a vita, avrei volentieri fatto a meno di lui.
Ovviamente non lo pensavo realmente, perché averlo qui davanti a me era la cosa più bella che potesse capitarmi.
Stavamo trascorrendo del tempo insieme, e non sotto le coperte. E se continuava a guardarmi come se avesse voluto spogliarmi da un momento all'altro, non sarei riuscita a rimanere ferma sulla seggiola a lungo.
-Spiegami perché, se hai paura degli aghi, ti stai per fare un tatuaggio?- affermò lui con quel suo sorriso divertito stampato in faccia. Non riuscii neanche a rispondergli che vidi il tatuatore con in mano l'ago pronto a conficcarmelo sul basso ventre.
-Tu devi solo stare zitto, non infierire ulteriormente- gli risposi terrorizzata mentre mi stavo contorcendo sulla sedia.
-Se non posso parlare, perché mi hai voluto qui?- continuava a provocarmi, cosa che non mi aiutava affatto. Primo perché un ago stava per solcarmi la pelle, secondo perché non era mai facile dare a lui delle spiegazioni.
-Tu hai…ecco- iniziai a balbettare indecisa se dire o meno la verità, ma vidi di colpo il suo volto incuriosirsi così mi decisi a parlare- tu hai un tatuaggio, e avevo bisogno di sostegno morale- lo guardai un attimo come a volerlo sfidare, e intravidi il suo viso farsi ancora più divertito.
- Allora se fai la brava, ti permetterò di vedere il mio tatuaggio ancora una volta- ammiccò lui spudoratamente sapendo benissimo che avrei compreso a cosa stesse alludendo.
Quel tatuaggio lo aveva sopra il sedere.
Era un 'aquila che comprendeva tutta la parte bassa della sua schiena ,muscolosa e terribilmente eccitante.
E mentre continuavo a perdermi nei miei pensieri ricordando il corpo nudo di Tommaso, non mi resi conto che il tatuatore stava già delicatamente disegnando la scritta sulla mia pancia. Non feci neanche in tempo ad urlare, che avevo finito di incidere la scritta che avevo scelto.
Let it be.
Lascia che sia, e vedrai che anche tu troverai la tua strada Emma.
-Hai fatto piagnucolona?- mi distrasse la voce di Tommaso che si era alzato dal divano raggiungendomi per sbirciare il mio tatuaggio. Lo coprii d'istinto, come a volergli fare una sorpresa.
-E' top secret- sorrisi divertita mentre mi alzavo dalla sedia e mi ritrovai subito dopo in piedi affianco a Tommaso che non smetteva un attimo di fissarmi.
-Allora cosa vuoi fare ora?- mi propose mentre uscivamo da queste quattro mura. Per un attimo mi sentii spaesata, dopotutto stavo passando del tempo con Tommaso, e lui non si accorgeva che tutto tra di noi sembrava così naturale.
Stavo ancora riflettendo, anche perché non avevo un piano di riserva. Avrei potuto portarlo al mare, ad un ristorante ma ogni cosa sembrava voler affermare appuntamento.
E io volevo farlo innamorare, non spaventare.
-Se sei indecisa, potremmo appartarci così mi fai vedere il tatuaggio?- affermò lui ridendo come se avesse trovato l'idea del secolo. Io lo guardai tra il divertito e lo sconcertato. Non riusciva proprio a pensare ad altro.
-Hai il pallino fisso eh?- sorrisi avvicinandomi a lui che non sembrò opporre resistenza .
-Sei tu che sei una tentazione continua. Basta guardare come ti sei vestita oggi- constatò circondando i miei fianchi con le mani.
-Indosso dei pantaloni neri- risposi io incredula che  il mio abbigliamento potesse essere così provocante.
Ora si che sembravamo una coppia di fidanzati.
Le sue mani sui miei fianchi, la sua bocca che bramava desiderosa la mia e il mio sguardo sognante mentre mi parlava.
-Pantaloni neri che  mettono in risalto quell'eccitante sedere che ti ritrovi…- pronunciò lui sorridendo e mentre stavo aspettando che la sua bocca si incontrasse con la mia, notai nell'altro lato della strada una persona da me purtroppo conosciuta.
Cavolo, dovevo nascondermi.
-Dobbiamo andarcene, ora- gli dissi gelida cercando di non farmi riconoscere.
-Ti sei eccitata di punto in bianco?- affermò lui divertito avvicinandosi pericolosamente ancora una volta alle mie labbra. Certo che era proprio stupido, non aveva proprio compreso la gravità della situazione.
-Ti prometto che se farai quel che ti dico andremo dritti a casa- gli proposi sapendo che l'unico modo per farlo stare buono era promettergli del sesso.
Ormai avevo compreso come funzionava il suo cervello tardato.
-Che succede?- oh, finalmente aveva azionato i neuroni.
-Quella signora con lo sguardo pietrificante che si sta avvicinando a noi è un amica di mia madre, è  così terribilmente pettegola. Quindi, fingiti il mio fidanzato- dire quella parola associata a lui mi provocò un tremolio alle gambe, ma decisi di non farci caso quando notai il suo sguardo contrariato.
-Io non mi fingo mio fratello- affermò con voce risentita come se fosse una ferita al suo orgoglio. L'avrei certamente ucciso in questo momento.
-Fai come vuoi…- risposi io avvicinandomi a lui sensualmente sapendo che l'unico modo per convincerlo era fare allusioni sessuali. E infatti. - dopo potremmo farlo sulla scrivania di camera tua..- ammiccai io mordendomi il labbro superiore. Vidi il volto di Tommaso per un attimo farsi dubbio, non aspettandosi da me una rivelazione simile.
-Andata- rispose poco dopo, e non passarono neanche cinque secondi che la sua mano finì attorno alla mia spalle, aspettando la vipera di fronte a noi.
-Emmina cara, fatti abbracciare- urlò zia Luisa appena si presentò davanti a noi. Non so neanche il perché io la chiamavo zia, ma penso sia dovuto al fatto che la conoscevo da quando ero piccola. Purtroppo.
-Ciao zia, è bello vederti- sorrisi io falsamente lasciandomi abbracciare. Sentivo intanto la mano di Tommaso ricercare il mio corpo, che prestò raggiunse vittorioso stringendomi a lui.
-Non mi presenti questa adorabile signorina?- alle parole suadenti di Tommaso vidi zia Luisa sciogliersi in un meraviglioso sorriso completamente rapita dallo sguardo del mio finto fidanzato.
-Oh tesoro, chiamami pure zia Luisa. Tu dovresti essere il fantomatico Filippo?- disse lei guardandolo con aria sognante.
-In persona. Sono felice di conoscerla, Emma mi ha sempre parlato benissimo di lei- certo che come sapeva raccontare lui le cavolate, nessuno. Lo fissai un attimo con sguardo truce, e appena si accorse di questo mi lasciò un bacio veloce sulle labbra.
Quanto l'amavo.
-Emma non farti scappare questo bocconcino. E' un ragazzo d'oro, e si vede che ti ama- le parole di zia Luisa per un attimo mi turbarono. Si vedeva che mi amava?
Tommaso non conosceva l'esistenza di questa parola, e l'unica cosa che si vedeva dai suoi occhi era la profonda attrazione che aveva nei miei confronti.
-Mi prenderò cura di lei- questa volta però mi voltai di scatto verso di lui, il quale invece stava salutando mia zia e non aveva intenzione di guardarmi.
Perché le sue parole mi erano sembrate così veritiere?
Perché riusciva a mandarmi sempre di più in confusione?




-Sei sicuro che siamo soli?- cercavo di mantenere un po' di lucidità mentre Tommaso mi stava completamente spalmando sulla scrivania.
Avevo le sue mani lungo tutto il mio corpo, e la sua bocca che ardentemente mi baciava il collo.
-Si, non c'è nessuno per tutto il pomeriggio- sussurrò lui prima di sbottonare la camicetta che indossavo così da dedicarsi al mio seno. Sospirai desiderosa che le sue mani facessero il prima possibile, mentre armeggiavo con la cintura dei suoi pantaloni.
-Merda Emma, si è incastrato- lo osservai imprecare contro il mio bottone che non aveva intenzione di farsi slacciare, così scoppiai a ridere smorzando il momento di assoluta passione.
-Non riesci più a spogliare una ragazza? Perdi colpi- decisi di deriderlo mentre da sola mi liberavo dell'indumento. Una volta rimasta in reggiseno, vidi lo sguardo di Tommaso bramare di desiderio, e poco tempo aveva il volto completamente affondato tra i miei seni.
-Adesso ti faccio vedere io, saputella- non lo avessi mai sfidato.
Ora le sue mani vagavano sul mio corpo con una passione tale che non riuscivo a mantenere più la mente lucida. Appoggiai completamente la schiena sulla scrivania mentre la bocca di Tommaso continuava a lasciare baci su tutto il mio ventre, concentrandosi sulla zona affianco all'ombelico.
Sentivo che si stava liberando anche dei miei pantaloni, infatti poco dopo mi ritrovai in intimo distesa del tutto sulla scrivania. Lo sguardo di Tommaso si faceva sempre più colmo di desiderio, mentre io cercavo invano di svestire anche lui.
-Non è giusto, io sono quasi nuda e tu completamente vestito- mi lamentai io mentre le sue mani risalivano sulle mie gambe nude.
-Voglio dedicarmi a te- sussurrò dolcemente all'altezza delle mie labbra lasciandoci un bacio veloce per poi avvicinarsi pericolosamente al mio orecchio- ora penserò solo al tuo di piacere, che ovviamente è anche il mio- non perse tempo e mi morse il lobo scendendo poi delicatamente con la lingua ,prendendosi cura di ogni singola parte del mio corpo.
Quando mi accorsi però che la sua bocca si trovava vicino al bordo delle mie mutande, sussultai spaventata consapevole di quello che stava per compiere.
-Non devi per forza..- affermai io terrorizzata di quello che aveva intenzione di fare.
Nessuno si era mai preso cura di me in questo modo.
-Non sai la voglia che ho di farlo- detto questo, non ebbi neanche il tempo di riflettere sulla frase, che mi ritrovai a contorcermi dal piacere sulla scrivania lanciando a terra tutto quello che trovavo sopra.
Gemevo spudoratamente ad ogni suo movimento di lingua, al punto tale che arrivai a scordare tutto quello che mi circondava.
Esisteva solo Tommaso.
E il mio amore per lui.
-Io ti..- e proprio prima dell'orgasmo stavo per rivelargli tutto quello che provavo per lui, senza più paura di nascondere i miei sentimenti.
A fermarmi però fu l'inizio della fine.
-Tommi mi sono dimenticato la felpa in camera tua- la porta si spalancò improvvisamente.
Non ci potevo credere.
Tutto ma non Filippo.
Non così.





Ecco il capitolo che cambierà moltissimo le cose.
Scusate il finale, ma non potevo fare altrimenti.
Il prossimo cercherò di postarlo il prima possibile.
Un bacio, e grazie a tutte per le recensioni. Mi rendono molto felice.
Bea.

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Capitolo 19
*** The loser has to fall ***


Capitolo 19



Emma POV


Ci sono momenti nella vita in cui tutto sembra fermarsi.
Attorno a te tutto appare a rallentatore, come se ci fosse qualcuno dall'alto con un telecomando che decide cosa fare.
Pausa.
E inizi a respirare guardando quello che ti circonda con occhi diversi.
Io.
Tommaso.
Filippo.
Un unica stanza piena di respiri, e nessuna parola.
Rallenta
Ad una lentezza allucinante osservai Filippo scagliarsi su Tommaso il quale non preparato finì per terra con il labbro rotto e il naso sanguinante.
Io non riuscivo neanche a muovere un passo.
Sentivo solo il battito del mio cuore che sembrava uscirmi dal petto tanta era l'irruenza.
Start
Ma basta un attimo per ritornare alla realtà.
-Basta così l'ammazzi- urlai io terrorizzata mentre Filippo continuava a colpire in faccia Tommaso, quest'ultimo però riuscii ad alzarsi e a rispondere ai pugni del fratello.
Davanti a me regnava il caos.
Non riuscivo neanche più a distinguere i loro corpi, completamente avvinghiati l'uno sopra l'altro.
-Filippo per l'amore del cielo smettila- questa volta l'elevato tono della mia voce arrivò alle loro orecchie e subito dopo smisero di colpirsi ,così sanguinanti si alzarono da terra. Filippo aveva un occhio arrossato e la mano gonfia per i colpi che aveva provocato sul volto di Tommaso, completamente ricoperto di ferite.
Non sapevo cosa fare.
Mi trovavo ancora solo in intimo, e abbassarmi per cercare i vestiti non mi sembrava il gesto migliore. Nel frattempo però, sentivo lo sguardo di Filippo bruciare su di me e sul mio corpo quasi nudo, così non riuscendo a sopportarlo ancora afferrai velocemente la prima maglietta che trovai a terra indossandola.
-Mi fate schifo- sputò con rabbia infierendo maggiormente su di me. Sapevo che ora toccava a me parlare, con Tommaso si era sfogato come era giusto che facesse.
Ora spettava a me dargli delle spiegazioni.
-Posso spiegarti- tentai di dire io con voce tremante mentre intravidi Tommaso muovere qualche passo verso la porta.
Voleva pure andarsene, complimenti.
-Resta qui- pronunciò gelido Filippo squadrando il fratello che stava tentando di dileguarsi - mi sembra che poco fa ci fossi anche tu sulla scrivania- la sua voce era ironica, e terribilmente ferita.
-Non mi sembra il caso, è meglio che restiate soli- cerco di commentare Tommaso ma lo sguardo di Filippo si fece così truce che solo ora mi resi conto di non averlo mai visto in questo modo.
E solo ora mi resi anche conto del dolore che gli avevo provocato.
-Ho detto resta qui- urlò questa volta preso da un senso di disperazione che intravidi nei suoi occhi scuri - sei mio fratello, santo cielo, voglio sapere da quanto ti sbatti sulla scrivania la mia ragazza- sibilò freddo guardandomi disgustato mentre pronunciava l'ultima parola.
Sentivo una lacrima scendermi sul volto, così con la mano approfittai per asciugarmela mentre mi rendevo conto che era impossibile riuscire a trattenerle.
-E non piangere tu, poco fa non mi sembravi così disperata- commentò Filippo trafiggendomi il cuore con le sue parole.
-Filippo ti prego- lo supplicai di smetterla, mentre il mio volto ormai era invaso dalle lacrime. Un attimo spostai lo sguardo verso Tommaso, il quale non fece nulla per confortarmi.
Per qualche secondo mi era passato per la testa il pensiero che lui potesse difendermi per aiutarmi a gestire quello che stava accadendo. Ma mi sbagliavo.
Era sola.
Come mai lo ero stava nella mia vita.
-Filippo era solo una cosa fisica- la parole che uscirono dalla bocca di Tommaso non fecero altro che aggravare il dolore che navigava dentro di me.
Avevo perso l'unica persona che in vita mia era riuscita ad amarmi, e allo stesso tempo avevo avuto la certezza che non avrei mai avuto colui che amavo .
-E pensi che questo possa farmi sentire meglio? Cazzo, e tu Emma se era solo una questione di sesso perché proprio con mio fratello?- questa volta si rivolse a me, e nei suoi occhi non vidi rabbia.
Solo delusione.
-Io sono innamorata di lui- e per la prima volta pronunciai ad alta voce quello che sentivo dentro ormai da un po' di giorni a questa parte. Abbassai di colpo lo sguardo verso terra, consapevole di non riuscire a reggere il confronto con gli occhi di Filippo, ma sopratutto avevo paura della reazione di Tommaso.
-Credo proprio che vi debba lasciare soli- e detto questo Tommaso uscii dalla stanza, portandosi con se anche un pezzo del mio cuore.
L'altro stava disperatamente morendo per il senso di colpa, che solo ora sembrava aver preso parte in me.
-Da quanto?- sussurrò debole Filippo accasciandosi sul letto, come se avesse perso tutte le forze in corpo. Mi avvicinai a lui ma decisi di mantenere le giuste distanze, non sapendo come potesse reagire alla mia presenza.
-Dopo una settimana dal suo ritorno, abbiamo fatto sesso. Ti giuro che ho provato a non cedergli, ma non sono riuscita a resistere all'attrazione che si era creata tra di noi. Ho sbagliato, avrei dovuto parlarti dicendoti quello che provavo. Mi sento uno schifo, e so che non riuscirò più a guardarti in faccia. Ma avevo il terrore che Tommaso potesse rifiutarmi, e ho pensato che rimanendo con te non avrei sofferto. - continuavo a parlare singhiozzando con lo sguardo basso verso terra, mentre sentivo gli occhi di Filippo addosso. - ma non ho pensato che alla fine l'unica persona che avrebbe sofferto saresti stata tu- ripresi un attimo a respirare abbassandomi a livello di Filippo seduto sul letto. Appoggiai le miei mani sulle sue gambe, sperando di sentirlo parlare.
-Dimmi solo perché. Io ti amo Emma, e penso di avertelo dimostrato in ogni modo, sempre. Lui neanche ti ama, ti considera solo un bel corpo da scopare, perché allora alla fine quello che ha dovuto rimetterci sono io? Dimmi perché Emma. Cosa ho fatto per meritarmi questo dolore? Cosa ti ha dato lui che io non sono riuscito a darti?- Una lama avrebbe fatto meno male di sicuro. Sentire la sua voce rotta dal pianto, non faceva altro che aumentare le mie lacrime che incessabilmente solcavano il mio viso. Non riuscivo neanche a respirare troppo era il dolore.
-Mi dispiace- sussurrai ormai completamente rapita da un pianto disperato che non riuscivo più a trattenere.
Avvertii poco dopo la sua mano sulla mia guancia, e con assoluta dolcezza mi aiutò ad asciugare qualche lacrime.
-Emma non piangere, smettila ti prego- parlò con voce strozzata, mentre cercava di calmarmi.
Era lui quello tradito, e ora passava il tempo a tranquillizzare me.
-Sono un mostro Filippo, non dovresti neanche toccarmi per quanto schifo faccio. Ma la cosa più orribile di tutto è che rifarei ogni cosa, io mi sono innamorata di lui- non riuscivo a mentirgli ancora, e speravo che se non ora, prima o poi sarebbe riuscito a perdonarmi.
-Tommaso è sempre riuscito a portarmi via tutto quello che io desideravo. Dall'ammirazione di nostro padre, alla macchina fino a te- e pronunciando l'ultima parola mi guardò come a volermi trafiggere dentro.
-Non avrei voluto che finisse così- gli dissi con il volto ancora ricoperto dalle lacrime.
-Io non avrei voluto scoprirlo così. Ora è meglio che vado a fare qualche passo, ho bisogno di stare solo- si alzò dal letto velocemente senza neanche guardarmi un'ultima volta.
-Potrai mai perdonarmi?- alle mie parole si voltò di scatto penetrandomi con uno sguardo distrutto dove si riusciva ad intravedere sul volto anche una lacrima.
-Ora no. Spero di riuscirci in futuro, e spero anche che lui si accorga che meravigliosa ragazza sei-





Dieci minuti dopo trascorsi a piangere sul letto disperata, decisi anche io di uscire da quella casa rendendomi conto che avevo solo bisogno di abbracciare la mia mamma, e rimanere sotto le coperte per tutta la vita.
Non volevo vedere nessuno, anche perché nessuno avrebbe voluto avere a che fare con me.
Una volta fuori dalla camera di Tommaso, mi avvicinai a passo svelto verso l'uscita quando fui richiamata dalla voce di quest'ultimo.
-Emma, aspetta- la sua voce per la prima volta da quando lo avevo conosciuto era bassa e assomigliava ad un sussurro.
-Non devo dirti altro Tommaso- risposi io guardandolo addolorata. Sapevo che non mi avrebbe detto che corrispondeva il mio amore, di conseguenza non aveva senso rimanere in questa casa.
-Filippo come l'ha presa?- domanda sbagliata . Non avrei voluto sentir uscire dalla sua bocca quel nome, la ferita era ancora aperta e lui non aveva il diritto di chiedermi di lui.
-Chiediglielo tu. Io ora devo andare- feci qualche passo verso la porta anche se poco dopo venni fermata dalla sua mano che di colpo afferrò il mio braccio strattonandomi verso di lui.
-Dimmi se è vero- sussurrò ad un passo da me. Non riuscivo neanche a guardarlo negli occhi, ma sentivo che era il momento di rivelare ogni cosa.
-Pensi che abbia detto una bugia lì dentro? Cazzo, tu non hai proprio capito nulla di me. Sono innamorata di te, Tommaso. Penso di esserlo dalla prima volta che abbiamo fatto sesso, ma solo pochi giorni fa l'ho capito veramente. Pensi sul serio che mi sarei lasciata toccare dal fratello del mio ragazzo se non sentivo qualcosa di forte dentro? Non sono una puttana, forse una traditrice ,ma non ti ho mai considerato solo sesso. - mi fermai un attimo per respirare mentre vidi le sue labbra muoversi segno che stare per dire qualcosa, ma lo fermai di colpo- non dire niente, per favore. Tanto cosa pensi di poter risolvere? Non capisci quanto fa male tutto questo? E non mi fa male perché ho tradito il mio ragazzo e ora lui ci ha scoperti nel peggior modo possibile, fa male perché io sono innamorata di te mentre tu di me non lo sarai mai. Quindi, siccome non hai niente da dirmi, lasciami andare- strattonai il mio braccio liberandomi della sua presa.
I suoi occhi erano incollati ai miei ma dalla sua bocca non usciva una parola.
Basta, non avrei atteso un altro minuto di più. Mi ero già umiliata abbastanza.
Lo guardai un ultima volta aspettando che fosse lui a fermarmi, ma non arrivò nulla di tutto questo.
Così mi voltai uscendo definitivamente da quella casa infernale.
Ed è in questo momento che le conseguenze delle mie azione si riversarono su di me.
E' proprio vero, capisci il valore di una persona solo quando l'hai persa.
E io avevo perso Filippo, il suo modo di guardarmi e di farmi sentire speciale.
Ma avevo anche perso Tommaso, e con lui tutti i brividi, la passione, il desiderio e il mio sentirmi viva.
Con lui, avevo perso una parte di me.

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Capitolo 20
*** Occhi innocenti ***


Capitolo 20



Tommaso POV



-Sicura di non voler rimanere con me stasera?- le sorrisi dolcemente sfiorandole con la bocca il collo. La vidi  lasciarsi andare per un attimo al mio tocco per poi riprendere la sua quotidiana lucidità.
-Amore ho la cena con i parenti, ti prometto che appena ho fatto mi faccio sentire- mi abbracciò fulminea lasciando la mia camera con la stessa velocità con cui era entrata.
-Elisa ti ricordi che domani è un mese che stiamo insieme?- le ricordai io, non parlando d'altro ormai da una settimana.
Penso che sia abbastanza comprensibile la mia emozione.
Avevo sedici anni ed Elisa era la mia prima ragazza in tutti i sensi.
Avevo completamente perso la testa per lei.
-Tommi non me lo dimenticherei mai- così la vidi sparire dietro la porta in tutta la sua bellezza.
La serata l'avevo trascorsa a casa da solo, e preso dall'eccitazione di riuscire ad organizzarle una sorpresa a mezzanotte, mi recai silenziosamente a casa sua conoscendo dove era nascosta la chiave di riserva.
Non avrei mai dovuto portare avanti quest'idea.
Non avrei mai dovuto aprire la porta della sua stanza.
La ragazza che mi aveva rapito il cuore, con la stessa velocità era riuscita a strapparmelo via dal petto riducendolo in miseri pezzettini.
Il suo corpo che ansimava sopra quello di uno sconosciuto.
I suoi gemiti.
Riuscivo a percepire solo questo.
-Amore, fermati. Posso spiegarti- urlò lei completamente nuda. Non avevo intenzione di ascoltarla però.
E dal quel giorno promisi a me stesso che nessun'altra donna avrebbe potuto ridurmi così.
Nessuna poteva entrare e uscire dal mio cuore a suo piacimento.
Ero io il padrone di me stesso.



Emma mi amava.
Filippo mi odiava.
In queste poche ora avevo conosciuto due sentimenti così opposti, ma che mai come ora mi era sembrati così simili.
Mio fratello aveva assistito alla stessa scena per cui io tre anni fa avevo perso la speranza.
Ero fermamente convinto che non avrei permesso mai più a nessuna donna di trattarmi in quel modo.
Ma Emma si meritava davvero il mio silenzio?
Entrai silenziosamente in cucina cercando di non far rumore, ma per mia sfortuna mi accorsi di non essere solo.
Erano passati due giorni da quando Filippo aveva scoperto ogni cosa, e da quel giorno non ci eravamo scambiati neanche una parola.
Sapevo che questo era il prezzo da pagare, ma comunque da fratello non era facile gestire una situazione del genere.
Lo intravidi vicino al frigorifero intento a prepararsi la colazione, e appena si accorse della mia presenza cercò in tutti i modi possibili di allontanarsi.
-Aspetta, non devi per forza andartene- cercai io di richiamarlo facendo segno di sedersi attorno al tavolo.
Il suo sguardo era pietrificato su di me come se da un momento all'altro volesse colpirmi di nuovo come due giorni fa.
-Non posso rimanere nella stessa stanza con te. Perché se ti guardo ti immagino con la testa tra le gambe di Emma- sibilò in maniera agghiacciante mantenendo lo sguardo fisso su di me.
-Allora me ne vado io- dissi non sapendo come comportarmi.
Rispettavo la sua decisione, dopotutto conoscevo bene la sensazione che aveva provato.
Non potevo lamentarmi, né pretendere che tra di noi le cose si sistemassero con una certa velocità.
Era innamorato di Emma.
Ma lei lo era di me.
Come era potuto succedere? Io non ero quel tipo di ragazzo di cui era così semplice innamorarsi.
-Non farla soffrire- la voce di Filippo interruppe i miei pensieri. Mi voltai di scatto verso di lui che si trovava vicino allo stipite della porta con in mano la tazza di caffè.
-Noi non stiamo insieme- risposi cercando quasi di scrollarmi di dosso la colpa di quello che avevo fatto , giustificandomi in questo modo.
-Ma lei ti ama, non pensi sia una cosa da tenere in considerazione?- non sapevo quale fosse il suo intento, ma la cosa mi infastidiva particolarmente.
Non avrei mai permesso a nessuno di dirmi come comportarmi, anche se ora come ora non potevo mostrarmi indispettito.
La colpa era mia.
-Io non so cosa dovrei fare- affermai sincero.
-Non sai quanto io stia frenando l'istinto in questo momento di spaccarti la faccia. Lei ti dice che ti ama, e tu non sai cosa fare? Merda, io l'ho amata con tutto il mio cuore e non è stato sufficiente. Arrivi tu, con le tue tecniche di seduzione, la tratti come un oggetto e lei si innamora di te- le parole di Filippo erano così colme di delusione che abbassai lo sguardo a terra intimorito.
-Non l'ho mai trattata come un oggetto- affermai con voce dura, infastidito che si pensasse questo di me.
E' vero facevamo sesso, ma lei era sempre consenziente e non l'ho mai considerata una bambola su cui sfogare i miei istinti.
-Non lo dovresti dire a me questo. Non sai quanto mi faccia schifo anche solo immaginare più di quanto abbia già visto. Devi per una volta nella vita metterti a nudo, e anche se non sei innamorato, parla con lei. Ma se invece non ti importa nulla di Emma, e lei era sola una delle tante che ti sei portato a letto, beh dopo che ti avrò ancora una volta spaccato la faccia, devi lasciarla in pace. - detto questo si allontanò dalla cucina a passo svelto, lasciandomi solo.
E in questo momento la solitudine mi faceva paura.



Emma POV


-No Emma, no- e invece agivo senza dare ascolto alle parole ammonitrici di Rebecca. Quindi sorseggiavo a più non posso la bevanda dal bancone, mentre lei mi sorreggeva sullo sgabello così scivoloso che non faceva altro che buttarmi a terra.
-Ti prego, non le dare ancora da bere. Non reggerebbe nient'altro- vedevo Rebecca muovere la bocca segno quindi che stava parlando con il barista. Magari aveva fatto conquiste.
Beata lei.
Io volevo essere nata uomo.
Sarebbe stato meraviglioso, niente problemi di cuore, nessuno bisogno di truccarsi la mattina per sembrare presentabile, nessun soldo speso in vestiti che poi non avrei  indossato.
-Io voglio essere un maschio- esordii catturando l'attenzione di Rebecca che ormai non sapeva più come gestirmi.
-E io vorrei essere così forte da poterti portare in giro per tutto il locale senza farti cadere. Emma, non potevi bere di meno?- mi ammonii lei guardandomi quasi come a volermi supplicare.
-Io amo Tommaso, ma Filippo aveva un'espressione così dolce..- iniziai a parlare senza neanche ascoltare quello che Rebecca mi stava dicendo. In poco tempo ci trovammo fuori dalla discoteca nel parcheggio, quindi avevo l'impressione che ce ne stessimo per andare.
-Reb che facciamo ora? Dove vai? Io devo vedere Tommaso, devo fare l'amore con lui- lo sguardo di Rebecca era tutto un programma. Non sapeva neanche più come comportarsi. Avvertii la sua mano sul mio fianco appoggiandomi dolcemente vicino all'entrata, segno che stavamo aspettando qualcuno.
-Tra poco arriva mio padre, tu aspetta ferma qui. Io vado a riprendere i nostri cappotti. Emma, non farmi arrabbiare- io annuii spaventata dalla sua voce mentre la intravedevo rientrare nel locale.
-Si capo- urlai di rimando sperando che mi avesse sentito. Nel frangente frugai nella borsetta cercando desiderosa il mio cellulare, e dopo averlo afferrato, rimasi un attimo a fissarlo dubbiosa.
Non mi ricordavo neanche più cosa ci volessi fare.
E poi riebbi l'illuminazione.
-Sei uno stronzo- urlai alla persona all'altro capo del telefono. Non mi resi neanche conto di quanto la mia voce fosse svergognatamente alta.
-Emma?- faceva anche il finto tonto. Lo avrei riempito di botte prima o poi.
-Si Emma, quella che ti scopavi fino all'altro giorno e che ora fingi pure di non riconoscere- sentii Tommaso sospirare segno che la situazione per lui non fosse delle migliori.
-Sei ubriaca?- mi domandò allarmato, anche se non aveva motivo di esserlo.
-Non ti dovrebbe importare, non sei il mio ragazzo né un mio amico-
-Perchè mi hai chiamato?- la sua voce era così terribilmente calma e dolce che per un attimo mi fece scordare tutto l'odio che sentivo bollirmi dentro.
-La smetti di farmi delle stupide domande? Non lo so perché ti ho chiamato, forse perché sono innamorata di te e non riuscivo a smettere di pensarti. O forse perché volevo dirti che ti odio per avermi lasciata andare- la mia voce usciva impastata, segno del troppo alcol che avevo ingerito.
-Emma dove cazzo sei? Quando sei ubriaca non ragioni, devo venirti a prendere subito. Sei da sola? Porca miseria- lo sentii urlare così forte che dovetti allontanarmi il telefono dall'orecchio.
-Tu non devi proprio fare nulla, non hai questo diritto su di me-
-Per favore, dimmi dove sei così posso riportarti a casa-
-Non ha importanza, qui davanti a me c'è un bel ragazzo. Chiederò a lui un passaggio- detto questo, spensi la telefonata e mi alzai avvicinandomi al ragazzo che camminava di fronte a me. Ovviamente questo era il mio intento, ma non appena mi alzai da terra ripresi a barcollare e in poco tempo mi ritrovai con il sedere sull'asfalto.
-Ehi, tutto bene?- il ragazzo sconosciuto si stava rivelando molto gentile, infatti mi stava porgendo la mano per aiutare ad alzarmi.
-Si, credo- dissi io massaggiandomi il fianco dolorante. Lui mi sorrise, e solo ora mi resi conto che oltre ad essere gentile aveva anche dei bellissimi occhi.
Occhi innocenti, non maledetti come Tommaso.
-Io sono Federico, piacere- continuava a stringermi la mano e per un attimo mi persi nel suo sguardo.
Perché mi ero innamorata di uno stronzo, e non di un ragazzo dolce che mi guardava come se fossi l'unica donna sulla terra?
-Emma- risposi pensando qualche minuto al mio nome, evidentemente non avevo ancora smaltito l'alcol.
-Hai bisogno di un passaggio? Stavo giusto prendendo la macchina..- mi propose lui ma io iniziai a preoccuparmi di non ritrovare Rebecca.
-Non che non mi fidi, oddio non salirei mai sulla macchina di uno sconosciuto per di più ubriaca, ma non trovo la mia amica- cominciai ad agitarmi cercando da ogni parte nel parcheggio.
Quando però di scatto iniziai a camminare, sentii tutto intorno a me cominciare a girare così decisi di fermarmi e per fortuna finì tra le braccia dello sconosciuto.
Sentivo il suo odore, e la cosa mi provocava dentro una sensazione strana.
Non era sgradevole averlo così vicino, ma non riuscivo a tollerare un minuto di più tra le sue braccia. Perciò cercai di ricompormi, e per mia fortuna riuscii ad intravedere la figura di Rebecca avanzare verso di me.
-Reb, dove era finita?- mi allontanai dal ragazzo correndo incontro alla mia amica.
-Degli idioti là dentro avevano perso la mia borsa, invece tu che ci facevi spalmata su un ragazzo?- commentò lei ironica osservando truce Federico.
-Piacere Federico- si presentò lui educatamente, ma Rebecca nemmeno lo ascoltò trascinandomi via verso la macchina del padre parcheggiata davanti a noi.
-Scusami- mimai con le labbra dispiaciuta di essermene andata via in questo modo e lo vidi sorridermi dolcemente.
Azzarderei dire che questa era una serata da dimenticare.
Tanto la mattina non mi sarei ricordata nulla.

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Capitolo 21
*** Mentre una lacrima scende ***


Capitolo 21




Emma POV



-Emma vai tu alla porta- ma certo, mamma. Come sei gentile a buttarmi giù dal letto alle nove del mattino quando la sera prima solo Dio sa a che ora sono tornata.
-Ma alzati tu- replicai io buttandomi ancora sotto le coperte. Avvertii mia madre replicare dal piano di sotto, ma dopo qualche secondo regnò di nuovo il silenzio assoluto nella mia camera.
Distesi il braccio verso il comodino afferrando il cellulare, con la speranza inconsciamente di  aver ricevuto un messaggio da parte sua.
Avevo qualche ricordo della serata precedente, per lo meno Rebecca mi aveva raccontato tutto quello che avevo fatto, compresa la telefonata. E se davvero era così preoccupato per me, avrebbe potuto chiedermi come stavo.
Invece mi illudevo solamente.
L'unico messaggio ricevuto era da parte di mio padre che mi ricordava che quel weekend mi avrebbe aspettato a Milano per il mio test all'università.
Certo, ci mancava solo questo per completare il  mio quadro di " vita incasinata".
-Emma è per te, alza il tuo sedere velocemente- ecco mia madre con la  sua continua gentilezza di prima mattina.
Cercai al volo di sistemarmi, rimanendo lo stesso tempo in pigiama mentre i miei capelli potevano mostrarsi dopotutto presentabili.
Scesi le scale di corsa, come se stessi partecipando a qualche maratona, ma appena mi resi conto della persona ferma sulla soglia della mia porta mi paralizzai.
Oh mio Dio.
-E' un sogno?- dissi io dando voce ai miei pensieri e vidi il ragazzo davanti a me ridacchiare.
-Se tu di solito sogni di lasciare il tesserino scolastico nel parcheggio della discoteca, e il ragazzo che hai conosciuto il giorno dopo si presenta davanti al  tuo portone di casa per restituirtelo, allora si stai sognando- scoppiai a ridere davanti alle parole di Federico. Davvero era venuto qui per riportarmi un misero tesserino scolastico?
Mi avvicinai verso di lui sorridendogli.
Ora che lo osservavo con attenzione, e senza tutto l'alcol che mi scorreva nelle vene, notavo un bellissimo ragazzo. Alto, con i capelli mossi che gli ricadevano ribelli sul viso e quei suoi occhi innocenti, chissà perché erano l'unica cosa che ricordavo.
-Entra pure- gli feci spazio nel mio ingresso facendolo accomodare sul divano, accorgendomi però che lo stavo invitando in casa mia in pigiama.
Mi guardai di colpo terrorizzata, cercando di nascondermi o trovare un modo per fuggire in camera.
-Io, ecco dovrei andare a cambiarmi- tentai di dire imbarazzata mentre lo vidi scoppiare a ridere indugiando con lo sguardo sul mio abbigliamento.
-Sei bella anche così- disse sinceramente ma non appena si rese conto di essersi lasciato andare eccessivamente riprese a parlare- cioè, stai bene, non ci sono problemi. Davvero, non sembra un pigiama vero, anche io lo ho simile- cercava disperatamente di trovare argomenti a suo favore ma quando si accorse che il mio pigiama era con le papere, scoppiò a ridere seguito da me. - ecco magari non lo ho proprio così-
Mi sedetti anche io sul divano felice per un attimo di trovarmi in compagnia di qualcuno che mi facesse distogliere la mente dai miei soliti pensieri.
Tommaso.
Dov'è?
Cosa fa?
Devo dimenticarlo.
Ma non voglio.
Io lo amo.

Ero stanca di tutto questo, e Federico sembrava il ragazzo perfetto per poter divagare.
-Che scuola fai?- domandai io tentando di intraprendere una conversazione.
-Sono all'ultimo anno dello scientifico-
-Ah, troppa matematica- commentai io divertita, mentre vedevo un sorriso apparire anche sul suo volto. Doveva essere sicuramente un ragazzo dolce, uno di quelli in grado di regalarti anche la luna.
Ma non era Tommaso.
-Io ti avevo già visto da queste parti- riprese a parlare Federico, e senza dare troppo nell'occhio si avvicinò di qualche centimetro a me. Io cercai di mostrarmi indifferente riprendendo la conversazione.
-Davvero? Strano, non sono una ragazza che va molto in giro- iniziai nervosa a giocherellare con i capelli dato che la situazione stava diventando imbarazzante.
-Si, una sera in discoteca. Ballavi con un ragazzo, ho pensato fossi fidanzata- sentii un brivido percorrermi la schiena.
Era Tommaso quel ragazzo.
-Si ecco, ero fidanzata- specificai intimorita, temendo che questo potesse essere un argomento delicato. Come potevo spiegargli che non ero fidanzata, ma il mio cuore era occupato da un'altra persona, quella con cui mi aveva vista in discoteca, fratello del mio ex fidanzato?
Era troppo complicato, e lui si stava avvicinando terribilmente al mio viso.
No, allontanati.
Fortunatamente avvertii il mio telefono cominciare a vibrare, e con la scusa di questo mi alzai dal divano andando a vedere chi mi stesse cercando.
Non uscire di casa. E' importante.
Il messaggio proveniva da Filippo. Che cosa intendeva dire con questo? E perché aveva deciso di scrivermi?
Cosa stava succedendo?
-Emma- mi richiamò Federico mentre io ero immersa nei miei più complicati pensieri. Lo guardai con un espressione dubbia sul volto dovuta al messaggio di Filippo, mentre gli facevo segno di continuare a parlare - hanno suonato alla porta-
E ora chi era?



Tommaso POV



-Che diamine ci fai qui?- mi urlò Emma dopo avermi aperto la porta. Io rimasi un attimo contrariato di aver ricevuto un'accoglienza simile.
Devo ammettere che non ci eravamo lasciati nel migliore dei modi, ma così inferocita non l'avevo mai vista.
-Sei in pigiama?- la stuzzicai io scoppiando a ridere, mentre la vidi imbarazzarsi di colpo per la mia affermazione.
-Si, hai qualche problema? E' mattina, e sai la gente dorme con addosso il pigiama- rispose lei ancora con tono arrabbiato senza neanche invitarmi ad entrare.
-Ti preferivo quando ti addormentavi nuda sul mio petto con ancora il respiro affannato- affermai desideroso di sapere cosa avrebbero provocato in lei le mie parole.
La osservai deglutire ansiosamente, senza distogliere neanche per un secondo gli occhi dal mio viso.
-Mi spieghi cosa cavolo sei venuto a fare qui? Pensavi che ora che non avevo più il fidanzato, potevamo scopare con più tranquillità?- la sua voce era ironica e ferita. Sentivo che ciò che pronunciava era solo la conseguenza di quello che era accaduto tra di noi.
-Emma, volevo solo parlare- le rivelai sincero, e per un attimo vidi il suo volto calmarsi. Questa pace non durò a lungo, perché poco dopo notai la figura di un ragazzo dietro Emma che ci fissava curioso. - ma vedo che ti sei consolata in fretta- spostai il corpo gracile di Emma con forza, entrando in casa per vedere meglio il coglione a pochi passi da me.
-Chi cazzo è?- urlai cercando una risposta.
-Non saltare a conclusioni azzardate Tommaso, è un ragazzo che ho conosciuto ieri sera. Non vado a letto anche con lui- mi sputò in faccia avvicinandosi al mio viso, come a volermi sfidare.
-Ah, ieri sera quando eri ubriaca e delirante. Chissà che non abbia anche approfittato di te- fulminai con lo sguardo il coglione che appena si rese conto di essere stato chiamato in causa, si avvicinò a me con fare minaccioso.
-Cosa stai insinuando?- intervenne quest'ultimo scontrandosi contro il mio petto. Gli avrei volentieri spaccato la faccia, se non fosse stato per l'intervento di Emma, che provava disperatamente a separarci.
-Smettetela vi prego. Non voglio vedere scontri in casa mia. Federico ti dispiace andare? E' una questione privata- gli disse Emma gentilmente mentre a me continuavano a prudere le mani dal desiderio di sferrargli un pugno.
-Ecco bravo vai, sono cose nostre- risposi io sempre con lo stesso sguardo ammonitore. In poco tempo il coglione ebbe l'intelligenza di andarsene e di lasciarci soli.
-Ora possiamo parlare in pace- affermai io incamminandomi verso il salotto dove Emma agitata si muoveva con le mani nei capelli.
-Io e te non abbiamo nulla da dirci- rispose fredda e distaccata.
-Prima mi accusi di non parlarti, di volere da me delle spiegazioni e quando mi presento non hai nulla da dirmi? Senti, io ho già perso molto del mio tempo. Cosa diamine ci facevi con quel coglione nel tuo salotto?- urlai esasperato da quello che mi stava succedendo.
Sentivo sotto la pelle uno strano formicolio, e delle sensazioni strane tra le quali a dominare era solo il desiderio di spaccare la faccia a quel Federico.
-Io non ho fatto niente, e mai avrei pensato di fare qualcosa con Federico. Cavolo, sono innamorata di te Tommaso. Lo capisci?- ancora una volta quella parola.
Innamorata.
E ogni volta che sentivo la sua bocca pronunciarla, io non sapevo che fare.
Rimasi in silenzio, riuscendo a percepire solo il battito tremendamente forte del mio cuore.
-Lo vuoi capire che è solo da te che vorrei essere toccata? Non riesco neanche a pensare di sfiorare un'altra persona. Ma tu non puoi dire di non provare le stesse cose per me e poi venire qui comportandoti in questo modo. Mi illudi e alla fine penso che ti possa importare davvero qualcosa di me- non riuscivo neanche a guardarla in viso dopo aver sentito le sue parole.
Lei continuava a parlarmi di amore, ed io non riuscivo proprio a farmelo entrare in testa.
Avevo paura che lei nel mio cuore ci fosse già entrata.
-Emma io non so, non so davvero che devo fare- le rivelai sinceramente consapevole che a lei non sarebbero state sufficienti le mie parole.
-Non mi importa più Tommaso. Non posso inseguire qualcuno che non vuole essere rincorso. Quindi per favore, smettila di farmi del male-
Sapevo che ora qualsiasi parole sarebbe stata vana.
E così, dopo aver visto una lacrima scendere sul suo viso, chiuse il portone lasciandomi fuori dalla sua vita.

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Capitolo 22
*** Ce la posso fare ***


Capitolo 22



Emma POV



-Perchè hai voluto che ci incontrassimo?- mi domandò Filippo guardandomi intensamente, mentre i nostri piedi continuavano a dondolare sul muretto davanti al mare.
-Ho bisogno che tu mi dia delle spiegazioni- gli risposi sinceramente. L'altro giorno mi aveva inviato un messaggio, invitandomi in maniera esplicita a rimanere in casa, segno che voleva aiutare Tommaso.
E la domanda che mi riproponevo da quel giorno era, perché?
-Non hai pensato nemmeno un secondo al fatto che forse io non voglia vederti?- mi sfidò con un espressione intimidatoria.
-E perché allora avresti voluto aiutare Tommaso? Se mi odi..- non feci in tempo a continuare il mio discorso che sentii la sua mano afferrare il mio braccio dolcemente come a volermi fermare.
-Io non ti odio. Come potrei anche solo pensarlo? Sei il primo amore, e quello non si scorda mai- mi disse con voce tremante. Per un attimo il mio cuore sembrò fermarsi, ma fu un soffio di vento a riportarmi alla realtà.
-Anche tu sei stato il mio- gli risposi dolcemente, mentre lo vidi sorridendo scuotere la testa.
-Non sono io il tuo primo amore Emma, fidati- affermò con sicurezza lasciando che i suoi occhi mi scrutassero come non avevano mai fatto in tutto questo tempo.
-Quello con Tommaso non è amore. Almeno, non il suo- era amore solo per me. Era amore fin dalla prima volta che i nostri corpi si erano intrecciati.
-Lui ancora non lo sa. Ecco perché ho voluto aiutarlo- mi voltai di scatto sentendo le sue parole. Non riuscivo a credere a quello che avevo appena sentito.
La sua bontà mi colpiva dentro.
Non mi sarei mai perdonata il male che gli avevo inflitto.
-Perchè?-
-E' mio fratello Emma. Per quanto io non lo voglia vedere, per quanto quando mi addormento penso a voi due insieme e per quanto mi sia sentito tradito, lui è la mia famiglia- d'istinto l'abbracciai colpito dall'immensità del suo amore.
Filippo era così, in tutti i suoi pregi e difetti, amava.
-Io non mi riuscirei a perdonare- affermai sincera che nella sua stessa situazione non avrei avuto il coraggio di comportarmi come lui, e questo mi faceva sentire ancora più schifosa.
-Ma questo non vuol dire che vi abbia perdonato. Davvero mi consideri così stupido?- scoppiamo a ridere all'unisono- Ma meriti di essere felice Emma, e se solo lui può farlo, deve svegliarsi- ma non l'avrebbe fatto.
Di possibilità ne aveva avute fin troppe.
-Credi che Tommaso riuscirà mai ad essere come te? Riuscirà mai ad amare?- domandai più a me stessa che a lui, il quale rimase interdetto per un attimo dalla mia domanda.
-Se ti sei innamorata di lui, non credi che in qualche maniera lui ti abbia amato? E' solo che lui non lo chiama così. Se non sa cosa significa amare, non credere che non sappia farlo. Tu credi che si presenterà da te urlandoti che ti ama, ma non è nel suo stile Emma. Quella è una cosa che farei io, ma se hai scelto lui, penso che un motivo ci sia. E tu lo conosci meglio di me- mi sorrise dolcemente asciugandomi la lacrima che di nascosto stava scendendo sul mio volto.
-Sai perché ti ho chiesto di incontrarci qui?- gli domandai io cercando di sviare un attimo l'argomento. Lui abbozzò un sorriso amareggiato, continuando a fissare il mare.
-Il nostro primo bacio-
-Voglio che tu abbia questo ricordo della nostra storia- mi avvicinai lasciandogli un lieve bacio sulla guancia.
-Ci proverò- rispose ridendo per poi alzarsi dal muretto fino a raggiungere la macchina. Dopo qualche secondo però, si voltò per guardarmi ancora una volta.
Aveva gli occhi arrossati, ma il sorriso sempre stampato sul volto.
-Emma, una cosa- disse lui prima di andarsene - non vederti più con quel Federico. Non vorrei dover andare a trovare mio fratello in carcere- e mi guardò sorridendo.
-Non credo mi voglia più neanche sentire nominare dopo la scenata di Tommaso- commentai io ridendo, ma vidi il volto di Filippo incupirsi.
-Puoi biasimarlo? Era evidente che fosse geloso-
-Ma essere gelosi non basta. Almeno per me non è sufficiente - abbassai lo sguardo mentre pronunciavo queste parole, e sentii la mano di Filippo appoggiarsi sulla mia spalla.
-Ogni cosa a suo tempo. Ognuno accetta l'amore solo quando è pronto, e Tommaso non crede neanche di meritarlo- abbozzai lievemente un sorriso.
Sentivo che pronunciare queste parole per lui era doloroso, lo percepivo da ogni sua singola espressione.
-Ma aspettare Tommaso è come attendere la neve d'estate. Non arriverà mai- mi voltai verso di lui e lo vidi guardare attentamente verso il mare - ora devo andare, ho il treno per Milano. Domani mattina ho un test per l'università- Filippo sogghignò divertito, sapevo che l'argomento gli avrebbe riportato alla mente dei momenti particolari.
-Spero che tu possa realizzare tutti i tuoi sogni. Stammi bene Emma-



Tommaso POV



Il freddo milanese stava invadendo ogni centimetro del mio corpo.
-Tu chi sei?- un signore sulla cinquantina con i capelli brizzolati si presentò davanti alla porta. - Claudia, per caso avevi ordinato qualcosa?- senza neanche guardarmi, parlò ad una donna giovane che in poco tempo si avvicinò a lui.
In che situazione mi stavo cacciando. Ero sicuro di quello che stavo facendo?
No per niente, ma era l'unica possibilità che avevo.
-Lei è il signor Mancini? Il padre di Emma?- domandai imbarazzato mentre lui mi scrutava dalla testa ai piedi.
-Si, sono io. E tu chi saresti?- mi chiese minaccioso, preoccupato della mia presenza.
-Sono Tommaso, un suo amico- nel affermare l'ultima parola rimasi per qualche istante titubante, perché io e lei amici non lo eravamo mai stati.
Ma presentarmi dicendo " Salve, sono il fratello del suo ex ragazzo con il quale ha fatto sesso per settimane e ora è chi per chiederle perdono", non mi sembrava il caso.
-Beh ragazzo, Emma non è in casa- mi disse con ovvietà, guardandomi abbastanza fissamente. Spostai lo sguardo verso la donna affianco a lui, la quale mi osservava sorridendo. E se Emma le avesse raccontato qualcosa?
-Come non è in casa? Non doveva essere a Milano per il test?- domandai abbastanza preoccupato che non fosse lì.
-Tesoro, perché non lo fai entrare?- gli propose la donna dolcemente. Vidi il padre di Emma riflettere per poi farmi segno di accomodarmi all'interno.
Mi incamminai verso l'interno del luminoso appartamento particolarmente agitato. Perché Emma non era ancora arrivata? E se lo fosse successo qualcosa e noi non la stessimo cercando?
La fidanzata del padre, presumo, mi fece accomodare sul divano del salotto mentre loro presero posizione davanti a me continuando a scrutarmi come se fossi chissà quale criminale.
-Perchè Emma non è qui? Mio fratello mi aveva avvisato che avrebbe preso il treno da Roma dopo pranzo- constatai io preoccupato, mentre loro mi fissavano dubbiosi.
-Ha perso quel treno. Arriverà dopo cena- mi rispose il padre sempre con la stessa espressione corrucciata.
-Aspetta un secondo, tu sei il fratello di Filippo? Quel Tommaso?- questa volta a parlare fu la donna che a pronunciare la domanda aveva una qualche luce di stupore nello sguardo.
-Ehm si, sono io. Ma come mi conosce?- chiesi preoccupato di tutta questa sua conoscenza.
-Penso che tu ed Emma abbiate molto da dirvi- disse lei maliziosa sotto lo sguardo minaccioso del fidanzato.
-Questa volta sono io a doverle parlare. E' un problema per voi se l'aspetto qui?-
-Puoi rimanere qui quanto vuoi. Vado ad apparecchiare anche per te- e così la donna si alzò dal divano lasciandomi solo con l'uomo dallo sguardo assassino.
Riusciva a mettermi in soggezione come nessuno mai era riuscito a fare. Quando tempo sarei dovuto rimanere qui seduto a farmi scrutare?
-Tu non sei Filippo- affermò lui confuso.
-No, così pare- dissi sorridendo cercando di coinvolgere anche lui che invece rimase con gli occhi fissi su di me.
-Ma sei suo fratello. E perché la mia piccola figlia ha a che fare con il fratello del suo ragazzo?- ecco, la risposta era molto facile.
Ma ero sicura che suo padre non volesse sapere i dettagli intimi della sua piccola figlia.
-Lei e Filippo non stanno più insieme- gli rivelai io mentre lui sgranò gli occhi stupito.
-Ed è fidanzata con te ora?- cosa avrei potuto rispondergli ora? Che nel mio subconscio volevo questo, ma lei non avrebbe più voluto ascoltarmi?
-Tesoro, il taxi di Emma è appena arrivato-
Eccolo il momento della verità.
Posso farcela.
Dovevo farcela.

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Capitolo 23
*** Everybody needs somebody to love ***


Capitolo 23



Emma POV



Già sentivo l'aria cambiata. Possibile che a Milano facesse così freddo? E io mi ero portata un cappotto fin troppo leggero, sicuro avrei preso una qualche influenza terribile da farmi stare in quarantena per mesi.
Meglio, tanto non avevo nessuno con cui stare.
Sapevo che scappare dalle situazioni non era la migliore tattica. Sembrava d'altronde che ogni volta che qualcosa non andava come desideravo, scappassi.
Ma questa volta era diverso.
Non avevo nessuno che mi rincorreva.
Osservai mio padre insieme a Claudia davanti al portone di casa, quasi in adorazione. Sapevo benissimo che per mio padre ogni volta che venivo a trovarlo a Milano era come un giorno di festa.
Ci vedevamo talmente poco, che anche un giorno per noi era prezioso.
Mentre camminavo verso di loro però notai che Claudia non faceva altro che rivolgermi occhiate maliziose. Per caso avevo qualcosa di strano addosso? Un cartello con scritto qualcosa di imbarazzante?
Per un attimo mi sentii a disagio, ma appena arrivai davanti a loro lei cessò di guardarmi in quel modo facendomi entrare in casa.
-Vi prego ditemi che è pronta la cena che sarei in grado di mangiarmi un elefante intero- commentai ironica appoggiando in ingresso la valigia, sotto lo sguardo incuriosito di Claudia e silenzioso di mio padre.
-Ma il gatto vi ha mangiato la lingua?- dissi io constatando che nessuno dei due aveva proferito parola da quando avevo messo piede in casa. Di solito mio padre mi rimbambiva di così tante domande da farmi venire il mal di testa, e Claudia voleva sapere ogni minimo particolare della mia vita privata.
Questo silenzio era sospetto.
Non è che c'era un segreto che mi stavano nascondendo? Oh dio, magari Claudia era incinta e cercavano il momento migliore per dirmelo.
Agitata osservai la pancia di Claudia speranzosa di trovare qualche indizio. Ma niente, era più piatta di una tavola da stiro.
E se fosse qualcosa di grave invece? Una malattia? O santo cielo, dovevo sedermi.
-E' tutto apposto per caso?- domandai terribilmente preoccupata mentre i due non facevano altro che guardarsi negli occhi in maniera poco esplicita.
-Ma qualcuno vuole parlare in questa casa per favore!- questa volta urlai esasperata dalla situazione. Mi stavo sentendo male, avevo paura di quello che potevano dirmi una volta che avrebbero ripreso a parlare.
-Scusate, sapete dirmi dove sono gli asciugamani?- finalmente qualcuno aveva parlato. Un attimo però, nessuno dei aveva mosso le labbra, per cui c'era qualcun altro in casa, precisamente dietro di me.
Per un attimo ebbi paura a voltarmi, ma presa dalla curiosità scattai verso quella voce.
-O cielo! Che diamine ci fai in casa mia a Milano?- cominciai ad urlare e a saltare completamente presa da un esaurimento nervoso.
Questo era un incubo.
Avvertii sul mio fianco una qualche presenza, e cominciai ad urlare ancora di più. Per fortuna poco dopo mi accorsi che era il braccio di mio padre così riuscii a calmarmi ,anche se con una certa difficoltà.
-Emma è venuto qui per parlarti- mi disse dolcemente Claudia. Avevo il viso completamente arrossato e il fiato irregolare.
Non solo mi aveva spezzato il cuore questo essere qui di fronte a me, ora attentava anche alla mia salute fisica.
-Io non ci parlo con certe persone- la mia voce era ferma e decisa. Questa era la decisione che avevo preso e nulla mi avrebbe fatto cambiare idea.
-Sono io a volere parlare con te, Emma- affermò Tommaso muovendosi di qualche passo verso di me, mentre io d'istinto indietreggiai per evitare ogni possibile contatto.
-No, no, no, no- ripetei categorica fermamente convinta di non voler sentire altro uscire dalla sua bocca. Come poteva pensare ancora di volermi fare del male?
-Basta- a parlare fu mio padre con voce ferma e risoluta, forse stanco della situazione presente- Ora ho fame, e quando lo stomaco del padrone di casa Mancini chiama ogni questione- e pronunciando questa parola guardò attentamente sia me che Tommaso - deve essere sospesa. Potrete parlare anche dopo- così si incamminò a passo svelto verso la cucina.
-Ma io non ci parlo con lui- urlai di rimando in preda ad un altro attacco.
-Non fare la bambina Emma- mi rispose mio padre sedendosi a capo tavola. Io intimorita mi sedetti al mio solito posto, notando fortunatamente di non avere così vicino Tommaso, o il suo profumo mi avrebbe mandato il cervello ancora più in confusione.
-Ecco a voi! Un bel piatto di spaghetti alla carbonara- esordi Claudia lasciando sul tavolo il piatto fumante. D'istinto allungai la mano per servirmi incontrando però quella di Tommaso. I nostri sguardi si incrociarono e le nostre mani si allontanarono come scottate.
Stupide, maledette, farfalle nello stomaco. E ora chi mangiava più?
-Ti piace Tommaso?- domandò Claudia. Lui sorrise felice, divorando con piacere il piatto di pasta.
Dio, come era bello.
Più lo guardavo più mi rendevo conto che non sarei riuscita facilmente a dimenticarmi di lui.
E' come se dentro di me fosse scattato qualcosa che mi diceva che ora come ora esisteva solo lui.
Non avrei voluto ricevere un sorriso da nessun altro.
Non avrei voluto incontrare le labbra di nessun altro.
Non avrei voluto tenere la mano a nessun altro.
Ma sopratutto non avrei voluto fare l'amore con nessun altro.
A meno che non fosse lui.
-Mettiamo in chiaro una cosa- cominciò mio padre con fare autoritario- non so cosa stia succedendo tra di voi, ma per qualunque motivo tu ragazzo dormirai in salotto, in modo da essere due piani distante dalla mia bambina- avrei voluto sprofondare in questo momento.
Davvero mio padre stava facendo un discorso del genere?
-Non credi di esagerare? Addirittura due piani?- disse Claudia divertita, coinvolgendo anche me con la sua risata.
Certo, il solo pensiero di dormire con Tommaso mi aveva mandato a fuoco tutto il corpo, ma vedere mio padre così terrorizzato era esilarante.
-So che mia figlia non è più una bambina in quel senso- alle parole di mio padre sentii tutte le guance arrossarsi cosa che peggiorò quando Tommaso iniziò a guardarmi con quel suo solito ghigno sul volto - e sopratutto immagino che Tommaso non sia un semplice amico, e dalla faccia che ha ogni volta che la guarda, non si deve avvicinare alla mia piccola senza il mio permesso- aspettate un attimo, come mi guardava perché?
Tommaso si sentii come smascherato, infatti abbassò di colpo lo sguardo intimorito.
-Tesoro, credo che adesso dovremmo lasciarli soli- disse Claudia cercando di convincere mio padre. Io d'istinto mi alzai dal tavolo, assolutamente contraria a quello che stavano architettando.
-Mi è venuto un sonno improvviso! Sapete il viaggio, il treno, il fuso orario- cominciai a blaterare nervosa, sotto lo sguardo divertito dei presenti.
-Emma, non c'è fuso tra Milano e Roma- scoppiò a ridere Claudia facendomi imbarazzare maggiormente.
Salutai tutti velocemente scappando da quello che si poteva verificare.
Appena misi un piedi sulle scale, sentii tirarmi il polso. Sapevo benissimo che cosa stesse facendo.
-Lasciami andare, ho sonno- quasi urlai a denti stretti. Lo vidi guardarmi dolcemente, allentando la presa del mio braccio.
-Devo parlarti, ti prego-
-Risparmia il fiato- così mi allontanai definitivamente.







Non riuscivo a dormire.
Fissavo il soffitto intensamente, aspettando di riuscire ad addormentarmi. Cosa che però, ormai da quattro ore non accadeva.
La sveglia sul comodino segnava le tre, quindi mi stavo rotolando nel letto ormai da troppo tempo.
Ma come facevo a dormire sapendo che Tommaso era poco distante da me desideroso di parlarmi?
Dannazione, ero così curiosa di sapere cosa volesse dirmi..
Ma non potevo.
Mi avrebbe fatto del male ulteriore, e ora dovevo volere bene più a me stessa che a lui.
Forse prendere un sonnifero dalla scatola delle medicine di papà mi avrebbe potuto aiutare. Almeno lo speravo.
Così di colpo, cercando di fare il meno rumore possibile mi incamminai verso la cucina.
Percorrevo i due piani di scale lentamente, attenta proprio a non svegliare nessuno. Sopratutto lui.
Ovviamente al buio non potevo muovermi al meglio, neanche fossi Eva Kent. Infatti andai completamente a sbattere con il mobile in ingresso riuscendo anche a far cadere una mia foto da piccola sul pavimento.
Complimenti Emma, vinci il premio per migliore ladro furtivo dell'anno.
Per mia fortuna nessuno si accorse del piccolo incidente, così riuscii ad arrivare in cucina compiendo la mia missione. E proprio mentre stavo sbirciando tra le varie mensole, la luce si accese e io persi dieci anni di vita per lo spavento.
-Mi vuoi uccidere?- dissi ancora terrorizzata e con il fiato corto. Tommaso scoppiò a ridere avvicinandosi al frigorifero sorseggiando un po' di acqua fredda.
-Scusa, avevo sete- mi sorrise divertito, avvicinandosi lentamente a me.
Sapevo di essere in trappola.
-Comunque credo che anche tu mi voglia uccidere. Ti pare normale dormire in mutande e canottiera?- improvvisamente mi osservai e notai che aveva ragione.
Per la prima volta però non mi imbarazzai di trovarmi così davanti a lui.
Dopotutto, doveva soffrire un po'.
-Abitudine. Comunque meglio che vada sotto le coperte, o prenderò freddo- mentii spudoratamente ma consapevole che poteva essere la scusa più plausibile.
Stavo per fare qualche passo in avanti, quando lui chiuse la porta di colpo incastrandomi tra le sua figura e il muro.
-Che stai facendo?- domandai con voce tremante a causa della sua vicinanza. Ancora non riuscivo a controllarmi quando era così vicino a me.
-Voglio solo parlare- disse autoritario avvicinandosi sempre più a me.
-E palparmi il sedere è incluso nella nostra chiacchierata?- affermai io avvertendo la sua mano che era scesa sul mio fondoschiena mentre lui sorrideva soddisfatto.
-No, quello era perché mi mancava- ovviamente l'unica cosa di cui poteva sentire la mancanza era il mio corpo. Per un attimo avevo avuto la speranza che fosse cambiato, che fosse venuto fin qui per dirmi quello che volevo sentire, ma era solo una delle mie solite illusione.
-E' ovvio, è il mio corpo che vuoi- lo sfidai guardandolo negli occhi proprio con l'intenzione di metterlo alle strette.
-Smettila- soffiò a qualche centimetro dalla mia bocca.
-No smettila tu, sono stufa Tommaso. Che cosa sei venuto a fare qua? Pensavo di averti fatto capire in ogni modo possibile che non voglio essere la tua sgualdrina. Dannazione, non lo vuoi proprio capire che continui solo a farmi del male? Potrei riuscirci prima o poi a dimenticarti, a fissare nella mia illusa mente che tu non corrispondi i miei sentimenti. Ma ti prego, smettila di giocare- mi liberai del peso enorme che sentivo dentro.
-Non sto giocando- sibilò freddo.
-E allora che vuoi?-
-Te- avevo sentito bene? Non è che anche questo era uno dei miei soliti sogni in cui finalmente lui avrebbe deciso di dichiararsi? Sentii le gambe improvvisamente cedere, ma per fortuna venni sorretta dalle sue braccia che circondarono il mio corpo dolcemente, e dalla sua bocca che si impossessava rapida della mia.
-Aspetta- lo staccai contro la mia volontà perchè avevo bisogno di ulteriori spiegazioni. - pensi che basti dirmi una frase sdolcinata per farmi cadere tra le tue braccia?- commentai con una punta d'acidità, anche se in questo momento mi sentivo la donna più felice sulla faccia della terra.
-Tecnicamente sei già caduta tra le mie braccia- rispose lui ironico facendo sorridere anche me- e comunque so di non essermi comportato molto bene con te- lo guardai storto colpendogli il braccio- va bene, sono stato un vero stronzo. Ma, anche se va contro ogni mia prerogativa, io voglio solo te adesso. E quindi sono qui a chiederti di potermi perdonare- Dio mio, avrei voluto fare l'amore con lui ora qui sul tavolo della cucina di mio padre.
-Mi hai spezzato il cuore- gli risposi seriamente ferita per quello che mi aveva fatto passare.
-Lo hanno spezzato anche a me, fidati si può ricostruire- si avvicinò dolcemente al mio viso lasciandomi un dolce bacio sul naso.
-Vuoi aiutarmi tu?- chiesi speranzosa intrecciando la mia mano con la sua. Il nostro primo contatto.
-Se me lo permetterai- non lasciai finire la sua frase che lo trasportai in un bacio che sapeva di speranza.
Speranza che finalmente le cose sarebbero andate per il verso giusto.
Sentivo le sue mani percorre il mio corpo, mentre io accarezzavo la sua schiena da sotto il pigiama.
Questo era il bacio più passionale, ma allo stesso tempo dolce che c'era mai stato tra di noi.
-Se ti dicessi ora che ho una voglia pazzesca di prenderti su questo tavolo, penserai che di te voglio solo il corpo?-sussurrò dolcemente sulle mia labbra. Questa volta scossi la testa sorridendo.
-No, perché è la stessa voglia che ho io da quando sei entrato- scoppiamo a ridere insieme decidendo però alla fine di nasconderci nel mio letto.
Alla fine sarebbe stato più facile, e più comodo,  sgattaiolare l'indomani mattina dalla mia camera, che dal pavimento della cucina.
-Emma- mi richiamò lui quando eravamo ormai quasi vicini alla porta della camera da letto. Lo guardai sorridendo invitandolo a continuare a parlare- Credo di poter corrispondere i tuoi sentimenti- il battito del mio cuore improvvisamente si velocizzò, come a volermi ricordare che da un momento all'altro sarebbe scoppiato.
Allungai la mia mano verso di lui, conducendolo definitivamente dentro la stanza e dentro il mio cuore.
Ma da quest'ultimo non se ne sarebbe mai andato.

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Capitolo 24
*** Senza un domani, senza farsi del male. ***


Capitolo 24



Emma POV



Se qualche ora fa non riuscivo a prendere sonno per la presenza di Tommaso al piano di sotto, ora non riuscivo proprio a chiudere occhio con le sue gambe intrecciate alle mie e la sua testa appoggiata dolcemente al mio petto.
Avevamo appena fatto l'amore, cercando ovviamente di fare il minor rumore possibile visto che la mia stanza coincideva con quella di mio padre e Claudia.
Le ultime due ore della mia vita erano state un cambiamento continuo. Positivo certo, ma continuava ad apparirmi strano il dormire con Tommaso, il baciarlo quando e come volevo, e il sapere che corrispondeva i miei sentimenti.
Non avevo bene riflettuto su questa frase, anche perché i minuti successivi li avevamo trascorsi sotto le coperte e avevo avuto altro per la mente.
Ma finalmente era riuscito a dire qualcosa che andasse oltre un apprezzamento sessuale, si era messo a nudo in tutti i sensi.
"Credo di poter corrispondere i tuoi sentimenti" Questa frase continuava a viaggiare libera nella mia mente, impreparata ad una rivelazione simile.
Avrei voluto svegliarlo dal suo sonno per costringerlo a ripetermela così tante volte da farmela imprimere nella mente, e nel cuore.
Quello che però non riuscivo a capire era ciò che eravamo ora. Mi aveva rivelato i suoi sentimenti, avevamo fatto l'amore, mi continuava a stringere forte mentre dormiva, ma domani mattina cosa sarebbe successo?
La paura che tutto questo potesse finire da un momento all'altro regnava dentro di me e mi impediva di prendere sonno. Mi voltai di scatto verso di lui, e dolcemente iniziai ad accarezzargli il volto, felice di vederlo dormire così rilassato.
-Sapevo che non avresti chiuso occhio- pronunciò lui con voce assonnata mentre si beava delle mie continue carezze.
-Non volevo svegliarti, scusa- risposi imbarazzata togliendo di scatto la mano dal suo viso, preoccupata di come potesse reagire alle mie attenzioni.
-Non mi davi fastidio Emma- constatò lui alzandosi poi dal cuscino così da porsi allo stesso mio livello. Mi guardava dritto negli occhi come a voler capire ogni mio pensiero scuotendo poi la testa divertito. - Scommetto che non riuscivi a dormire perché ti stavi facendo mille pensieri su di noi- sentirlo pronunciare quell'ultima parola mi provocò un sussulto dentro.
-Non so come comportarmi - sussurrai debolmente, così imbarazzata che dovetti abbassare lo sguardo verso il basso. Sentii la sua mano sul mio volto decisa a riportare i miei occhi davanti ai suoi, e proprio mentre mi aspettavo che riprendesse a parlare mi baciò con trasporto provocandomi mille brividi in tutto il corpo.
- Vedi, dobbiamo fare quello che ci viene spontaneo. Avevo voglia di baciarti? L'ho fatto. Avevi voglia di accarezzarmi? L' hai fatto. Non dobbiamo seguire degli schemi Emma, è questo quello che mi piace di te, il tuo essere sempre naturale- la mia mente si era palesemente fermata dopo quel " mi piace di te". Non ero pronta a ricevere tutte queste conferme.
-Quindi, ti piaccio?- gli domandai io ancora confusa da quello che stava accadendo.
-Su questo non c'erano dubbi, non trovi? Mi sei sempre piaciuta. E' solo che adesso ho capito che mi piaci sempre, non solo sotto le coperte- sorrise malizioso lasciandomi un bacio delicato sulla spalla nuda.
Più lo guardavo, meno riuscivo a capacitarmi di quello che mi stesse dicendo.
-Ora sono io ad avere paura- gli rivelai abbassando lo sguardo. Lo sentii ridere della mia frase, perciò alzai gli occhi per vedere cosa stesse facendo. Con la bocca si stava avvicinando alla mia dolcemente ma io mi scansai di getto - dovresti tranquillizzarmi, non baciarmi- risposi fingendosi offesa, in realtà bramavo quanto lui quel contatto.
-Pensavo fossimo d'accordo sul fare quello che ci viene spontaneo- disse allusivo con la bocca a pochi centimetri dalla mia - però, anche se non è nel mio stile, proverò a farti essere più tranquilla. Queste cose non le ripeterò va bene?- sorrisi annuendo sapendo lo sforzo colossale che stava facendo in questo momento.
-Parla pure, ti ascolto-
-Quando mi avevi chiesto se avevo mai avuto una relazione seria, ho mentito. Non è vero che non ho mai provato qualcosa di forte per una ragazza, è solo che ammetterlo mi avrebbe riportato alla mente dei ricordi poco piacevoli- iniziò a parlare con sincerità anche se il suo discorso non faceva che provocarmi un senso di rabbia e gelosia mescolato, tanto forte che lo stesso Tommaso si accorse del mio fastidio- piccola, lei era una stronza- cercò di tranquillizzarmi cosa che non gli riuscii però.
-Anche tu sei uno stronzo- lo accusai spazientita sentendolo ridere.
-E' vero lo sono, ma per colpa sua. Lei è riuscita a farmi credere che l'amore fosse qualcosa per deboli, un sentimento da evitare ad ogni costo. Emma l'amore ti fotte, capisci? E io non volevo che questo avesse su di me un qualche potere, dovevo essere io a comandare. Questo sarebbe stato l'atteggiamento perfetto da seguire, nessun legame, nessuna sofferenza, solo potere. Finché non sei arrivata tu-  d'istinto sorrisi afferrandogli la mano- tu, Emma mi hai completamente fottuto. Mi sono reso conto che se volevo te, avrei dovuto cambiare le mie prerogative. Così sono qui ora a dirti che non ho più intenzione di lasciarti andare- una lacrima stava attraversando la mia guancia, dopotutto non ero pronta a parole del genere, sopratutto se era lui a pronunciarle.
-Tu sei matto- detto questo, lo trasportai in un bacio passionale facendolo cadere sotto di me. Iniziai a leccare ogni parte del suo corpo nudo, ormai completamente drogata della sua pelle.
-Se è questa la reazione che hai dopo un discorso romantico, non smetterò mai di farteli - affermò lui gemendo per i miei continui baci lungo ogni parte del suo petto, collo e dove l'eccitazione era ormai evidente.
E continuammo così per ore, fino a che la luce del sole ci costrinse a scendere dal letto.


Tommaso POV



L'acqua della doccia scendeva veloce sul mio corpo completamente rilassato, cosa che non poteva dirsi della mia mente.
Sapevo che quello che era successo stanotte aveva cambiato ogni cosa, ma ancora dovevo abituarmi al pensiero che ora eravamo in due.
Ora dovevo prendermi cura di un'altra persona, non solo di me stesso.
Per quanto la cosa fosse strana, apparentemente sconvolgente, non aveva smesso di farmi sorridere da stamattina.
Svegliarmi con il volto di Emma completamente appoggiato al mio petto, e la sua guancia segnata dalle pieghe del cuscino mi avevano fatto sentire in pace con me stesso.
Era tutto così dannatamente naturale. Perciò non avevo più paura di nulla.
-Sei sotto la doccia da venticinque minuti precisi, devo chiamare i pompieri? Sei svenuto?- la sua voce pimpante alle nove di mattina mi arrivò dritta all'orecchie.
-Se una biondina volesse raggiungermi sono sicuro che riuscirebbe a risvegliare i miei sensi- le proposi malizioso mentre sentivo l'acqua del lavandino scorrere.
-Mio padre e Claudia si sono raccomandati che dobbiamo essere pronti tra venti minuti, puoi gentilmente uscire Tommaso?- calzò con la voce sul mio nome, ma io deciso di non rispondere sicuro che tra neanche due secondi lei avrebbe messo piede sotto la doccia furiosa.
Detto fatto.
-Vuoi uscire? Tu non puoi capire che mio padre potrebbe davvero arrabbiarsi, e non voglio fargli credere di essere ancora una bambina solo perché il mio ragazzo è un ritardatario e menefreghista- urlò con tutta la voce che aveva dentro il suo corpo, rendendosi subito conto della parolina che aveva pronunciato.
Con il braccio l'afferrai velocemente trasportandola con me sotto la doccia ma prima di vederla infuriare perché le stavo bagnando i vestiti, mi ancorai alle sue labbra assaporandone quel dolce sapore di cui già sentivo la mancanza.
-In quanto tuo ragazzo ti dico che non c'è bisogno di preoccuparsi. Tra due minuti saremo fuori dalla doccia e tuo padre non avrà motivo di arrabbiarsi. Ora lasciati baciare per i restanti centoventi secondi- la vidi sorridere ma non riuscii ad appoggiare le mia bocca alla sua perché lei si era già scansata.
-Quindi ti va bene?- mi chiese riguardo la parola che le era sfuggita prima e preoccupata giocherellava con le ciocche bagnate dei suoi capelli.
-Non mi sembra di essermi lamentato- le sorrisi dolcemente vedendola molto più tranquilla ora. Appoggiai allora la mano sul suo fianco iniziando a mordicchiarle il collo sensualmente. Sentivo il suo respiro farsi irregolare, ed ero ben consapevole che ora non sarei riuscito a staccarmi da lei.
-Emma sei qua dentro?- improvvisamente la porta del bagno si spalancò ed entrambi avvertimmo la voce di Claudia. Emma mi fece segno di rimanere in silenzio per poi riprendere a parlare.
-Si Claudia, mi finisco di lavare e scendo di sotto- scoppiai a ridere nel vederla così in difficoltà a pronunciare una piccola bugia, così lei d'istinto mise la sua mano sulla mia bocca per evitare che ci scoprissero.
-Va bene tesoro- disse lei tranquillamente e sia io che Emma potemmo tirare un sospiro di sollievo - ah, buongiorno Tommaso. Cosa ti andrebbe di colazione?- purtroppo Claudia era stata più abile di noi nello scoprirci.
-Un caffè, grazie- dissi in imbarazzo mentre questa volta a ridere fu Emma, e per un attimo mi lasciai incantare dal suo sorriso spontaneo.
Velocemente uscii dalla doccia, mentre io non riuscivo a staccarle gli occhi di dosso. Ero completamente rapito da ogni suo movimento.
Sentivo il desiderio irrefrenabile di baciarla, di stringerla a me e di farla sorridere ancora, e ancora.
La guardavo attentamente mentre lei si stava lavando i denti abbastanza imbarazzata per la mia presenza, e per lo stare condividendo momenti intimi insieme.
-Ti sei incantato? Non vorrei essere una rompiscatole ma già Claudia ci ha scoperti in bagno insieme, se ora ritardiamo mio padre è in grade di salire qui e di conseguenza avrebbe la certezza di quello che è il suo incubo peggiore. Quindi, vatti ad asciugare- mi disse dolcemente con ancora lo spazzolino in bocca e le labbra sporche di dentifricio.
Ed era bella, sopratutto in questi momenti così particolari.
E la realtà mi sembrò così ovvia in questo momento.
Tutte le domande sembravano aver trovato le loro risposte.
-Emma- la richiamai io d'istinto mentre lei si voltava curiosa e sorridente.
-Sei ancora qui? Dai Tommi, so che sei lento a prepararti, devo passare ai ricatti? Sono capace di non dartela per due settimane se non ti vai a vestire ora- parlò lei anche se io ormai non stavo più ascoltando le sue parole.
Perché avevo capito cosa mi stesse confondendo da stamattina.
Ma ora avevo fatto chiarezza.
-Emma io sono innamorato di te- nel pronunciare queste sei difficili parole sentii la voce iniziare a tremare visibilmente emozionato. Emma si girò d'istinto ancora ricoperta di dentifricio e con gli occhi colmi di lacrime che cercava di trattenere per mostrarsi forte.
Poco dopo quell'emozione si trasformò in un sorriso meraviglioso che le illuminò il viso.
E io avrei combattuto con tutte le mie forze per non farglielo mai spegnere.









Scusate il ritardo, ritardissimo!!
Questo è il penultimo capitolo, il prossimo sarà l'epilogo per vedere un pò che fine avranno fatto Emma e Tommaso.
Spero di aggiornare il prima possibile, grazie a tutte per i commenti!
Siete favolose!
Bea.







 

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Capitolo 25
*** Epilogo ***


 

Epilogo

Una come te


Passano gli anni e la vita non fa altro che regalarti sorprese continue, oserei dire inaspettate.
Quando il calendario segna la fine di un altro giorno hai sempre il timore che qualcosa in quel domani possa cambiare.
E' vero, le cose cambiano. Non restano mai le stesse, ed è per questo che delle volte ti puoi trovare di fronte a delle difficoltà che non sei pronto a gestire, sei costretto a compiere delle scelte.
Ma non è detto che il cambiamento sia sempre negativo.
Si, il nuovo spaventa sempre perché non sappiamo mai cosa aspettarci.
Ma se hai affianco a te delle persone che ti tengono la mano allora niente potrà più spaventarti. Perché le cose cambiano,  ma gli affetti, quelli veri, no.
E la mia vita è stata un cambiamento continuo, mai una volta che qualcosa fosse andato come avevo predetto.
Ma ho sempre avuto chi mi ha stretto la mano nei momenti più difficili e mi ha sorriso permettendomi di andare avanti.
Ah, l'amore.
Quello non cambia mai.



-La smetti di mettere in bocca ogni cosa?- ormai potevo considerarmi esausta.
Correre tutto il giorno dietro una bambina, meglio la mia bambina, di appena tre anni si stava rivelando il lavoro più arduo che esisteva.
Eppure ero un avvocato e conoscevo cosa volesse dire faticare, studiare e spendere energie.
Tuttavia quella piccola peste riccia era la reincarnazione di un piccolo diavolo.
-Beatrice ti prego, è ora di fare la pappa!- urlai disperata cercando di attirare l'attenzione di mia figlia mentre le sventolavo davanti il piatto con la minestrina fumante. Sapevo che era una grande mangiona, ma neanche questo servi per farla smettere di smontare casa.
-Fai come vuoi, quando arriverà tuo padre sarà molto arrabbiato- cercai di utilizzare un tono di voce duro, consapevole che se nominavo il padre lei avrebbe iniziato a calcolarmi.
E così face, mi guardò con quei suoi occhi profondi come se stesse aspettando che da un momento all'altro il padre comparisse.
E per fortuna fu così.
Sentii la porta di casa sbattere, e mi voltai osservando Tommaso camminare veloce verso il salotto ancora con il telefono in mano segno che ancora stava lavorando.
-Papà- pronunciò Beatrice completamente rapita dalla visione di Tommaso. Papà è stata anche la sua prima parola, già il mio ego venne distrutto completamente perché mamma lo pronunciò solamente qualche mese dopo.
Ma dopotutto, come io ero del tutto innamorata di Tommaso, lo era anche nostra figlia. Tale madre, tale figlia no?
-Domani passo in ufficio a firmare queste carte, va bene. Stai tranquillo, ora vado che le mie donne mi reclamano- chiuse il telefono avvicinandosi alla figlia che con le braccia ancora aperte lo aspettava.
-Scricciolo diventi sempre più bella ogni ora che passa- la sollevò da terra facendola roteare mentre Beatrice non smetteva di ridere.
Il potere di Tommaso.
-Non ha ancora cenato, né fatto il bagno. Sono quasi le nove e non so se riuscirò a fare tutto. Devo anche assolutamente finire una pratica perché sennò mi sbattono fuori dall'ufficio domani, e mi viene solo da piangere- mi lamentai io dando voce ai miei pensieri.
Tra il lavoro e la bambina rischiavo di impazzire, sopratutto perché fortunatamente anche Tommaso lavorava, e quindi mi occupavo spesso da sola della casa. E mi sentivo sempre più un peso addosso.
-Ehi piccola, perché non vai a finire quel lavoro? A Beatrice ci penso io, preparo la cena anche per noi due e una volta che sarà a letto potremmo stare un po' insieme che ne dici?- si avvicinò a me dolcemente lasciandomi un bacio leggero sul collo che mi tranquillizzò all'istante.
Alle volte avevo paura che tutto questo stress potesse infierire anche su di noi.
Di problemi ne avevamo avuti eccome, ed è per questo che mi dimenticavo spesso di quanto eravamo forti e di quanto ci amavamo.
-Ti amo- sussurrai sorridendo mentre lo vedevo allontanarsi verso la cucina con Beatrice che giocherellava con i suoi capelli.
La nostra vita è stata un'aventura continua.
Dopo qualche mese che stavamo insieme, due giovani e spensierati innamorati, siamo stati sottoposti ad una difficile relazione a distanza.
Io ero riuscita ad entrare all'università di Milano, e così iniziai giurisprudenza mentre Tommaso rimase a Roma, contro ogni nostra aspettativa.
Avevamo già programmato ogni cosa per la nostra vita insieme, quando arrivò la notizia che non era stato preso alla facoltà di architettura così dovette rimanere a Roma dando inizio ai cinque anni più difficili della nostra storia.
Ci siamo lasciati più volte di quante siamo stati insieme. Era un continuo litigio tra le mie ansie e paure, conoscendo bene come Tommaso conduceva prima di me la sua vita, e i suoi attacchi di gelosia che delle volte non facevano altro che soffocarmi e aumentare la tensione tra di noi.
Nonostante tutti questi problemi, noi ci amavamo. E' vero che non sempre l'amore è sufficiente, ci vuole fiducia, desiderio e tanta forza, ma per due giovani ventenni distanti cinquecento chilometri, l'amore è stata l'ancora di salvezza.
Dopo aver concluso i miei cinque anni, sapendo che non saremmo riusciti a stare lontani ancora per molto, decisi di prendere la specializzazione e a trasferirmi a Roma.
Una volta insieme, le cose riuscirono ad andare per il verso giusto nonostante piccoli litigi ed incomprensioni.
La più grande incomprensione durò un anno. Anno in cui ci lasciammo, e la mia vita non fu più la stessa.
Il motivo per cui questo accadde è difficile da spiegare. Stavamo insieme ormai da quasi sei anni, senza contare le varie crisi, e bastò qualche piccola parola di troppo a far capitolare la nostra relazione.
Seppi che in quell'anno Tommaso ebbe varie relazioni, le sue famose notti di fuoco mentre io mi concentrai nella mia specializzazione d'avvocato riuscendo a trovare lavoro in uno studio in cui oggi ho una scrivania tutta per me.
Il mio cuore, il mio cervello erano sempre rivolti verso di lui, non riuscivo a pensare che fosse finita per davvero.
Una sera Rebecca, che in tutti questi anni non mi ha mai abbandonata, mi accompagnò in un locale con l'intento di farmi divagare.
Ora non so ancora se quello fosse un suo piano, fatto sta che lì rincontrai Tommaso e ci ritrovammo a fare l'amore nel bagno del locale come ai vecchi tempi.
Quella sera cambiò completamente e letteralmente la nostra vita.
Tre mesi dopo mi ritrovai seduta di fronte la scrivania del ginecologo che pronunciava con una calma inimmaginabile la frase-
" Signora, lei è incinta."
A soli ventisei anni io Emma Mancini ero incinta.
Incinta di un ragazzino che non era pronto ad aver un bambino, ma che quest'ultimo lo trasformò in un uomo.
Nove mesi dopo arrivò Beatrice, e capì che tutto quello che mi era successo nella vita, tutte le difficoltà che avevo incontrato, ora avevano un senso.
E il mio senso era mia figlia.
Io e Tommaso alla fine non ci siamo sposati, per meglio dire questa fu un opzione che non ci è mai passata per la mente.
Abbiamo trovato così il nostro equilibrio, nella nostra piccola casa, con i nostri lavori e nostra figlia.
Forse un giorno il desiderio di ufficializzare il nostro amore arriverà, ma per ora va bene così.
-Dorme amore- la voce di Tommaso mi fece sobbalzare distogliendomi dai miei pensieri. Ero rimasta con il viso incollato al computer assorta nei miei soliti viaggi mentali, mentre ora la mano di Tommaso attraversava dolcemente la mia schiena da sotto la maglietta.
-Beatrice ti ama, come farei senza di te?- mi voltai verso di lui alzandomi dalla sedia per accoccolarmi tra le sue braccia accoglienti.
-Sono l'uomo perfetto- disse ridendo mentre io gli lasciavo un colpo sul braccio.
-Uomo perfetto, che ne dici di andare a dormire? E' stata una giornata pesante- lo baciai dolcemente pronunciando questa frase.
-Prima ho un regalo per te- lo guardai interrogativa non sapendo bene cosa aspettarmi. Davanti a me trovai un piccolo pacchetto e quando notai con la coda dell'occhio il nome del negozio capii dove voleva andare a parare.
Mi aveva regalato un tanga nero di pizzo.
-Sei sempre il solito- scoppiammo a ridere insieme mentre ci avvicinavamo alla camera da letto.
-Perchè non ti piace?- commentò lui ironico togliendomi la maglietta.
- Le tue tecniche persuasive non cambiano mai amore-
-Beh, se funzionano ancora perché dovrei farlo?- dopo poco ci infilammo nel letto rimanendo stretti completamente avvinghiati.
Respiravo il suo profumo, la sua pelle, il mio odore addosso a lui.
-Pensavo..- disse guardandomi negli occhi con quello sguardo malizioso che ormai lo contraddistingueva. - potremmo pensare ad un fratellino per Beatrice..- scoppiai a ridere nel vederlo così concentrato e convinto.
-Amore, non ne hai avuto abbastanza di pannolini e biberon?- scherzai lasciandogli un bacio nel petto.
-Non potrei averne mai abbastanza di noi, e della nostra famiglia- sussurrò dolce facendomi sorridere d'istinto.
Le sue parole riuscivano sempre a farmi sentire  più leggera.
-Potremmo iniziare a provarci allora- dissi prendendo l'iniziativa e cominciando a percorrere con la mano sensualmente tutto il suo corpo.
-Amore lo sai però- rispose lui togliendomi il reggiseno mentre con la bocca esplorava avido il mio collo - io faccio centro al primo colpo-










Questa è la mia prima storia e per questo ci sono molto affezionata, ecco perché mi dispiace molto che sia arrivata alla fine.
Ma era giusto darle un lieto fine, perché io sono un inguaribile romantica e non potevo regalare a Tommaso ed Emma un finale diverso.
Spero di avervi appassionato quanto avrei voluto, e che questa mia storia vi sia piaciuta.
Forse tornerò con un'altra, chi lo sa!
Però ci tengo a ringraziare con tutto il cuore tutte le persone che hanno commentato, letto e che con le loro parole mi hanno fatta sentire in qualche modo speciale.
Vi ringrazio tantissimo.
Alla prossima.
Bea.

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