Nessun posto è come casa

di LUcy__
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Uno ***
Capitolo 2: *** Due ***
Capitolo 3: *** Tre ***
Capitolo 4: *** Quattro ***
Capitolo 5: *** Cinque ***
Capitolo 6: *** Sei ***
Capitolo 7: *** Sette ***



Capitolo 1
*** Uno ***


Prefazione
 
Mi sento immensamente stupida ed emozionata. Vedete, questa storia è la migliore che abbia mai scritto. (Secondo me, poi voi dovete giudicare. E, se necessario, tirarmi qualcosa addosso)
E un progetto che comprenderà questa storia, un sequel, dei missing moments, alcune future!fic e una miniserie in lavorazione.
Detto ciò, vi lascio alla storia, una McGustin  AU che sperò vi piacerà. Le McGustin scarseggiano nel sito, e leggendone una ho deciso di far diventare questa storia, che già mi girava in testa, una di quelle.
Attenzione: questa storia è una slash, ovvero maschietto e maschietto. Se non gradite o siete omofobi andatevene, perché non siete benvenuti.



Uno

 
 
“Ah, la cara vecchia Ava. Era un angelo, dolce, gentile…uno dei migliori capi redattori che abbiamo mai avuto qui. Ma è dovuta andare in pensione! E chi ha lasciato al suo posto? Glory Adams, direttore creativo. Glory! Quella donna è crudele, anche se estremamente capace. Lavorare con lei sarà un impresa!”
Kevin ascoltava con attenzione le parole della receptionist, Jenna. Doveva imparare tutto quello che poteva sul suo possibile capo. E ogni cosa che aveva sentito non era positiva. Miss Adams sembrava la persona più fredda, severa, cattiva e geniale che si fosse mai vista.
“Sei atteso dalla Adams, Kevin. Buona fortuna!”gli augurò la ragazza, con un sorriso sincero sulle labbra. Ne avrebbe avuto bisogno, i colloqui con Glory erano sempre disastrosi e Jenna lo sapeva bene. Ne aveva sentito parlare spessissimo.
Le frasi che si sentivano nei corridoi erano sempre le stesse, dopotutto.
“Santo cielo, sono in ritardo. Glory mi ucciderà stavolta.”
“Se l’articolo non va bene alla Adams, sono fregata. Mi spara.”
“Vorrei tanto andare in ferie… ma se Glory dice no posso anche scordarmelo.”
“Era davvero arrabbiata. E già tanto che non mi abbia tirato il fermacarte…”
E altre cose del genere.
Aprì lentamente la porta dell’ufficio, già intimidito. Il direttore generale di Emme USA lo squadrò appena lo vide.
“Tu saresti?”chiese, con un sorriso falso. Non lo guardò neanche in faccia, continuò a osservare i fogli che aveva sparsi sulla scrivania.
“K-kevin McHale, signora.”si presentò, tremante. Lei gli fece segno di sedersi sulla sedia davanti a lei e lui gli porse il curriculum.
“Credi che una come me abbia bisogno di un curriculum per capire se una persona è giusta per lavorare con me?” domandò, guardandolo dritto negli occhi. “Voglio sapere chi sto per assumere, non cosa sai fare.”
Glory era fatta così. Ti abbatteva con i suoi modi freddi, ti mostrava quando fosse intelligente e superiore.
Veniva considerata un genio anche per questo.
“Non so cosa dovrei dirle, signora.”disse Kevin schietto. Lei sospirò.
“Signorina.”corresse poi. “Perché vuoi lavorare per me?”
“E il miglior giornale di moda di New York. Fare il giornalista qui… sarebbe un sogno.”
“Sei gay, vero?”domandò all’improvviso. Kevin annuì, ma non capì proprio cosa centrasse. Glory soffocò una risatina leggera. “L’avevo intuito da come scrivi. Una sensibilità… encomiabile.” completò poi. Afferrò un foglio e si mise a leggerlo con attenzione. Poi tornò a guardarlo.
“Meglio per te che tu non sia leccapiedi come mi sembri, zuccherino. E spero anche che tu scriva bene, perché cominci domani. Tu non lo sai, ma ho già letto qualcosa su di te. E sei bravo, devo dirlo. Per questo voglio affidarti qualcosa per me veramente importante.”
“Davvero?”fece Kevin, quasi scoppiando di felicità.
“Da tempo dicono che il mio giornale è troppo superficiale. Ho deciso di integrare una rubrica più… vicina alla gente, per quanto sia inusuale. E viste le tue competenze, l’assegnerò a te. Fa un buon lavoro o ti sbatto fuori.”
Kevin non poteva crederci. Sentì un ondata d’adrenalina attraversarlo completamente.
“I-io… non so come ringraziarla… non la deluderò e…”cominciò, non riuscendo a contenere tutta la felicità.
“E… questo ufficio non è un albergo. Esci fuori.”ordinò la donna, severa. Ma, inaspettatamente, mentre il ragazzo usciva, le scappò un minuscolo sorrisetto, che si affrettò a sopprimere, perché Glory Adams non mostrava mai le sue emozioni.
E Kevin quel giorno tornò a casa, non potendo sopprimere il suo, di sorriso.
E ne aveva ben ragione.
Dopotutto era partito da Plano, Texas, in quel giornale di provincia, e ora era a New York, assunto nel giornale di moda più importante di tutti.
Ce l’aveva fatta.
 
 
“Io così non lavoro!”
Kevin alzò gli occhi al cielo. Glory stava cercando di parlargli della sua rubrica, o sarebbe meglio dire che si stava lamentando, come faceva per ogni singola cosa, e l’ennesimo modello era entrato lamentandosi.
Non che Chris fosse antipatico, ma era incontentabile.
“Senti tesoro… è la quinta volta questa settimana, non puoi farmi questo ancora! Qualsiasi capriccio tu abbia stavolta parlane con il tuo assistente, non voglio discutere con te!”esclamò la Adams, con le mani tra i capelli. Si fa per dire, non si sarebbe mai rovinata l’impeccabile look. Quella scena si ripeteva almeno dieci volte alla settimana, ma nove volte su dieci il protagonista era Chris.
“Ma…”provò a contestare l’altro. Poi ci ripensò e incrociò le braccia, perché nessuno contestava Glory senza pagare delle conseguenze. “Sapessi dov’è! E per questo che sono arrabbiato!”
Chris Colfer era uno dei modelli più amati di tutta Emme USA. Era una persona amabile, quando lo conoscevi bene. E Darren era il suo assistente.
Quando Kevin vide per la prima volta Darren, vide un ragazzo sempre attaccato a un telefono che si preoccupava costantemente che Chris stesse bene. Lo prese per pazzo e leggermente fissato.
Alla fine aveva capito che aveva ragione. Darren era pazzo, con tutte le fissazioni che aveva, ma anche dolce, gentile e con una pazienza infinita.
E bisognava essere davvero molto pazienti per essere gli assistenti di Chris.
“Chris!”urlò proprio Darren, entrando di corsa nella stanza. “Sono qui, Grant mi stava parlando e…”
“Grant? Grant? Sul serio, Darren? Ora stai sempre con Grant?” chiese Colfer, fulminandolo con lo sguardo. E il moro capì che aveva fatto un errore a nominarlo.
Lo sapevano tutti della rivalità che c’era fra Grant e Chris, dopotutto. Ma si poteva capire, no?
Erano i modelli più belli della rivista e facevano gara per primeggiare. Era uno scontro tra titani, come dicevano in molti. D’aspetto, non si poteva proprio dire chi fosse il migliore. Erano due tipi di bellezza completamente diversi.
Se Chris aveva quell’aria dolce e indifesa, con quel viso perfetto e angelico, Grant era di una bellezza quasi ipnotica. Non potevi staccargli gli occhi di dosso.
“Vado a prendermi un caffè con Jenna e Amber, ci vediamo!”annunciò il castano offeso, uscendo e sbattendo la porta.
Kevin e Darren si guardarono perplessi, anche se dovevano essere abituati a quei comportamenti. In teoria.
“Allora? Che ci fate ancora qui? Avete preso il mio ufficio per la reception? Fuori!”ordinò Glory, indicando la porta. I due si affrettarono ad uscire e si fermarono alla macchinetta del caffè. E lì vennero raggiunti da Naya, una modella con cui Kevin aveva stretto amicizia, e Grant. Kevin conosceva Grant solo di vista e di fama, ma non ci aveva mai parlato sul serio. Cosa che gli dispiaceva non poco, in fondo.
“Darren, ci rivediamo… e tu devi essere Kevin, quello nuovo…”disse, sorridendo accattivante. Lui deglutì, perché era davvero un ragazzo affascinante. Fin troppo. Annuì lentamente, con un sorriso ebete stampato in faccia. “Sono lieto di fare finalmente la tua conoscenza, davvero. E vorrei sapere perché Darren non è con Chris a rispondergli al telefono al suo posto o a fargli da schiavetto come suo solito.”
“Non gli faccio da schiavetto.”precisò lui, abbassando lo sguardo, quasi afflitto. “Sono il suo assistente, è il mio lavoro.”
“Ti fai sempre mettere i piedi in testa da lui, svegliati!”esclamò, indignato. C’era molta… teatralità nel suo modo di fare. Quasi come se cercasse di stare al centro dell’attenzione.
“Andiamo, tu hai un servizio e io ne approfitto per flirtare con la guardarobiera, Heather”disse Naya, sorridendo e trascinandolo via. Lui la lasciò fare e si allontanò, non prima di aver ammiccato a Kevin.
“Naya è… lesbica? Non lo sapevo.”disse questi, cercando di risvegliarsi dallo stato di trance che aveva assunto con Grant. Che assumeva ogni volta, con Grant nei paraggi.
Effettivamente si accorgeva solo in quel momento che Grant gli faceva uno strano effetto.
“Già. Ora ti starai chiedendo: c’è qualcuno di normale in questo posto?”fece Darren, ridacchiando.
“Oh… no… in realtà pensavo ad altro!”
“Ovvero a Grant. Ho capito che ti piace molto.”
Kevin si sentì quasi sprofondare. Arrossì violentemente, ripetendosi che non avrebbe mai più dovuto assumere l’aria da sciocco davanti a Darren. Era fin troppo perspicace.




The writer is IN
Se ve lo state chiedendo, la risposta è sì, il titolo di questo spazio autrice viene proprio dal fumetto di Snoopy. (Il banco Psychiatric Help di Lucy). 
Ho pubblicato questa storia. L’ho pubblicata, non ci credo ancora.
E la storia a cui tengo di più, ed è anche la prima sul Glee Cast. Chi mi conosce mi conosce di certo per le mie recensioni sconclusionate e le OS deprimenti sui One Direction che solitamente finivano con un suicidio o quei fiumi di lacrime in cui puoi allegramente annegare senza problemi.
Ci tengo subito a dire che gli aggiornamenti non saranno irregolari, ma irregolarissimi. Non so ogni quanto tirerò fuori un nuovo capitolo e non so quando lo metterò. (Ovviamente se la storia non piace non ci sarà neanche un nuovo capitolo.)
And so… vi piace? Lasciatemi una recensione, ve ne prego.
(Se volete contattarmi su Twitter, sono @MaTellMeWhy. E ho una pagina autrice su Facebook.)
 
Anticipazione del prossimo capitolo:
“Dianna, aprimi!”urlò Kevin, bussando alla porta. Dovette aspettare dieci minuti buoni prima che la ragazza gli aprisse.
“Kev! Non pensavo tornassi così presto…”esclamò, sorridendo. Un sorriso tirato, come se stesse nascondendo qualcosa.
“E la solita ora. Cosa stavi facendo?”domandò lui, entrando nell’appartamento.
“Una doccia.”rispose, vaga. Era nervosa, si capiva.
“Con chi?”
 
 -Lu

 

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Capitolo 2
*** Due ***


Due

 
 

La sera Kevin raggiunse il suo appartamento, ma non riuscì ad entrare. Dopo essersi fatto otto rampe di scale, visto che l’ascensore funzionava un giorno no e l’altro pure e se funzionava non si sa per quale miracolo o si rischiava di rimanerci bloccati o era lento in modo esagerato, sperava di poter almeno stendersi sul suo letto e dormire, magari per ore e ore.
Evidentemente Dianna, la sua coinquilina, aveva lasciato la chiave dentro la serratura, come suo solito.
Dianna era una brava ragazza, laureata a pieni voti a Yale. La sua migliore amica. Peccato che lasciasse sempre la chiave dentro. E quando lo faceva, non lo faceva perché se lo dimenticava, ma per un precisissimo motivo: non farlo entrare. Cosa che puntualmente lo irritava e alla fine finivano a discutere, fino a quando uno dei due non corrompeva l’altro con una vaschetta di gelato. Possibilmente alla crema, insieme a un vecchio musical e cioccolata calda, fondente per lei e al cioccolato bianco per lui.
“Dianna, aprimi!” urlò Kevin, bussando alla porta. Dovette aspettare dieci minuti buoni prima che la ragazza gli aprisse.
“Kev! Non pensavo tornassi così presto…”esclamò, sorridendo. Era avvolta solo dal suo accappatoio violetto e i capelli erano raccolti in un turbante con un asciugamani a pois, del set regalatogli da una vecchia prozia. Un sorriso tirato, come se stesse nascondendo qualcosa.
“E la solita ora. Cosa stavi facendo?” domandò lui, entrando nell’appartamento.
“Una doccia.” rispose, vaga. Era nervosa, si capiva.
“Con chi?”
Perché Kevin lo sapeva, sapeva benissimo che Dianna non era sola. Bastava osservare il salotto.
I cuscini del divano non erano in ordine, non era normale. Appeso all’appendiabiti c’erano due cappotti, invece di uno. E lui era certo che se avesse guardato nella camera della bionda avrebbe trovato 
le coperte sfatte.
E comunque, ragionando bene, se non voleva farlo entrare un motivo ci doveva essere, no?
Quando Dianna aprì la bocca per rispondere una moretta uscì fuori dal bagno. Era alta, slanciata dalle decolletè nere che portava ai piedi. Camminava estremamente veloce. Arrivò fino alla ragazza, afferrò la propria giacca, rosa shocking, e baciò dolcemente Dianna sulle labbra.
“Richiamami!”esclamò poi, uscendo dall’appartamento.
“Lo farò!”fece in risposta la bionda, salutandola con la mano. Fu Kevin a chiudere la porta, sconvolto. Fu una piccola e fulminea apparizione che lo lasciò perplesso e incuriosito.
“Da quando tu… richiami le ragazze? Non eri da una botta e via?” domandò, squadrandola. La prima regola di Dianna, e Kevin lo sapeva bene, era “niente impegni sentimentali”. Seguita subito da “se sto mangiando non mi disturbare altrimenti finisci fuori dalla finestra”.
“Ehm… le persone cambiano!”disse lei, sorridendo imbarazzata. “E comunque non sono fatti tuoi!”
“Siamo amici o no? Dimmi chi era quella, insomma!”
 
La ragazza si chiamava Lea e Dianna la frequentava già da una settimana, all’insaputa di Kevin. Era un aspirante attrice e girava per Broadway ogni sera.
Kevin era quasi contento che la sua amica stesse mettendo la testa a posto, anche se avrebbe preferito mille volte di più essere avvertito. Nei giorni seguenti l’aveva vista girare per casa sua e di Dianna di continuo, ma non ci aveva mai parlato faccia a faccia. Pensava sempre al suo lavoro e si levava di mezzo per non disturbare i momenti delle ragazze. E se c’era una cosa che odiava fare era il terzo incomodo.
Cominciò a ritrovarsela nei momenti più strani.
“Lea resta qui stanotte. Non ti dispiace, vero?”
E quando si svegliava non poteva andare in bagno finché entrambe non avevano finito. Già dividere la casa con una donna era difficile, figuriamoci con due!
“Ovvio che non mi dispiace dover tenerla per un ora, no.”
“Tu e il tuo sarcasmo state zitti, magari?”
E Kevin non aveva mai avuto una conversazione con Lea proprio perché temeva di incappare in altra saccenteria femminile, come quella di Dianna. Se gli piacevano gli uomini un perché c’era eccome, oltre al fatto che li trovasse di gran lunga più attraenti.
Era snervante per lui.
Ma un giorno si ritrovò da solo con lei.
“Io esco, vado a fare la spesa.”disse Dianna, tranquilla. Il suo sguardo si scontrò con quello stizzito di Kevin. “Se vi lascio da soli ritroverò tutto com’era? Posso fidarmi?”
Lui annuì, sentendosi sconfitto. Lea, in tenuta da pulizie, abbracciò la sua ragazza, facendo attenzione a non colpirla con il piumino ricolmo di polvere.E quando la porta si richiuse si sentì decisamente in imbarazzo. Non sapeva proprio cosa dire e si limitò a smistare la posta. Bolletta della luce, cartolina di sua zia che era al mare, lettera della banca, volantini pubblicitari, una busta indirizzata a Dianna  e di nuovo d’accapo, senza alzare mai lo sguardo. Il tutto mentre la castana svolazzava intorno a lui, spolverando in giro per il minuscolo salotto.
“Va tutto bene?”domandò questa, saltellando fino a lui. Perché l’esuberante Lea non camminava, saltellava con un enorme sorriso sulla faccia, perennemente allegra. Assomigliava tanto a un folletto. Un folletto esuberante.
Fin troppo esauberante.
“Si, perché?”fece lui, alzando gli occhi dalla pila di lettere.
“Perché è la quinta volta che ti rigiri quelle buste in mano. Credi non me ne sia accorta?”disse lei, sorridendo. Ancora. “Credo di non starti molto simpatica, sai?”
“Non l’ho mai detto!”esclamò lui, indignato. Ma poi capì che, anche senza parlare, l’aveva fatto capire comunque. Aveva dato un impressione sbagliata alla ragazza della sua migliore amica. Abbassò la testa e la sbirciò dall’alto. Il perenne sorriso aveva un aria di tristezza. Era uno di quei sorrisi tirati che si fanno per non cominciare a piangere, anche se si poteva dubitare fortemente che Lea fosse in grado di piangere. Secondo lui lei aveva i condotti lacrimali ostruiti dalla troppa allegria.
“Ok. Scusami.”sussurrò, guardandola negli occhi. Lei alzò la testa e allargò il sorriso, che fu molto contagioso per lui. Si interruppe tutto quando una chiave girò nella serratura e una voce sarcastica, mezza divertita e irritante risuonò nell’appartamento.
“Kevin, stai cercando di rubarmi la ragazza?”
Kevin si voltò, trovandosi davanti Dianna che lo studiava attentamente, con le sopracciglia aggrottate e le braccia incrociate.
“Non preoccuparti, siamo solo amici!”esclamò lui, ridendo.
“Amici? Davvero?”chiese Lea. Il suo sorriso somigliava ormai a quello del gatto del Cheshire.
“Amici.”acconsentì lui, prima di venire soffocato da un abbraccio, di quelli che non riceveva da anni, completamente stretto dalle braccia della mora, che più che altro sembravano volerlo strozzare. Fu avvolto da cotone nero, profumo pungente da donna e piume sintetiche polverose. La stretta era così potente che per un attimo credette che lei volesse davvero farlo fuori…
O era un modo per dimostrare affetto?







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E folle, I know.
Credo di amare Lea, sapete? E di una tenerezza e di un iperattività adorabile, secondo me. Poi c’è Dianna, che a volte mi assomiglia un casino. E talmente cinica e usa il sarcasmo in un modo che amo.
So che ci ho messo tanto, ma davvero tantissimo ad aggiornare. Il capitolo era praticamente finito, ma l’ho rifinito milioni di volte. Non ero mai, mai, mai soddisfatta.
Poi, ringrazio MetalRockForLife (Vale, che attendeva con ansia il capitolo, fra una sclerata in chat e l’altra.) Forever_Young (Che ho praticamente obbligato a correre qui, ahah.) e theresbritin (che pensa che i McGustin si stiano per shippare da soli e io concordo con lei) e Roby, che non è su EFP ma legge lo stesso.
Ho creato un immagine che teoricamente dovrebbe essere un banner per la storia, è qui.
I miei contatti: Twitter, Tumblr, Facebook.

 
Anticipazione del prossimo capitolo:
“E una cena che facciamo ogni due mesi. A Glory la spacciamo come cena di lavoro, ma l’ultima cosa di cui parliamo è proprio la rivista. Ovviamente se lo scoprisse ci lincerebbe.”
Kevin sorrise, pensando a cosa avrebbe potuto dire il suo capo in quel caso.
“Una stupida cenetta mielosa invece che pensare al giornale? Scordatevelo!”

 
-Lu
 
 

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Capitolo 3
*** Tre ***


Tre

 
 

Le buste bianche, senza indirizzo o francobollo erano motivo d’inquietudine?
Per Kevin sì. L’ultima che si era ritrovato gli aveva dato la più brutta notizia che poteva immaginare. Conteneva infatti il testamento di suo padre. Era apparsa così, un giorno a caso, portata da sua zia. Prese quella che troneggiava in quel momento nella sua scrivania e se la rigirò in mano, fino a intravedere una scritta.
 
Per Kevin, Jenna

Sospirò, quasi sollevato. Come aveva potuto pensare che portasse solo cattive notizie? Magari quello era un modo per parlarsi senza doversi far sentire. Oppure non c’era tempo per telefonare.
La mise da parte, non curandosene in quel momento, aveva del lavoro da fare.
“Ehilà Kevin!”lo salutò Chord, un altro giornalista della rivista, dopo forse dieci minuti che lavorava, entrando a grandi passi nella redazione. “Oh, hai ricevuto l’invito!”esclamò. Per un attimo Kevin non capì di cosa stesse parlando finché non spostò lo sguardo verso la busta, che il biondo indicava. “E una cena che facciamo ogni due mesi. A Glory la spacciamo come cena di lavoro, ma l’ultima cosa di cui parliamo è proprio la rivista. Ovviamente se lo scoprisse ci lincerebbe.”
Kevin sorrise, pensando a cosa avrebbe potuto dire il suo capo in quel caso. Qualcosa di arrabbiato, con una scenata esagerata che la rendeva veramente strana.
“Una stupida cenetta mielosa invece che pensare al giornale? Scordatevelo!”
Rise tra sé, poi ritornò alla conversazione.
“Davvero? Sembra… divertente.”
“Verrai, vero? Credo che a Grant dispiacerebbe se tu non ci fossi…”osservò il biondo, ridacchiando. Poi si avviò alla sua scrivania, a pochi passi da lì, lasciando Kevin leggermente imbarazzato.
Guardando Chord capivi subito che quello non era il suo posto. Lavorava lì, ma sperava di arrivare a giornali di livello più alto, che trattavano di altri argomenti. Puntava al Times, e lavorare per Glory era l’ultimo dei suoi desideri, lui che mai si era interessato alla moda. Ma era l’unico lavoro che aveva trovato, purtroppo per lui. E la Adams glielo rinfacciava spesso, con una pungente cattiveria a cui ormai il ragazzo si era abituato.
A cui tutti, prima o poi, dovevano abituarsi.
Comunque, Kevin era nervoso per l’affermazione di Chord, quella che riguardava Grant. Lo metteva quasi a disagio pensare che il ragazzo, simile a un dio in terra che di certo avrebbe potuto avere chiunque ai suoi piedi, potesse essere interessato a lui e la trovava una cosa abbastanza impossibile.
Perciò smise di pensarci, rimandando quei pensieri a più tardi.

Pausa caffè?
Dieci minuti esatti due volte al giorno, la prima alle dieci in punto, la seconda alle tre e mezza. Due volte perché Glory idolatrava il caffè, illustrandolo sempre come ottimo mezzo per restare svegli, dimenticarsi di ex mariti rompiscatole e ottima abitudine giornaliera. Senza dimenticare il suo secondo marito che era fuggito dall’attico della donna inseguito da una caffettiera volante, in mancanza di fermacarte da tirare.
Kevin se ne stava lì, sguardo perso, seduto a un tavolino accanto alla macchinetta del caffè, mentre Darren e Jenna parlavano del più e del meno. Sentì metà della loro conversazione, forse concentrata sulla cena, perso com’era nei suoi pensieri.
“Verrai alla cena, vero?”
La voce della ragazza lo riportò alla realtà, strappandolo dal flusso indefinito di pensieri. Alzò lo sguardo dal suo bicchierino di plastica e annuì, con un sorriso un po’ debole in volto
“Va tutto bene?”chiese Darren, scrutandolo. La verità era che non aveva smesso di pensare alle parole di Chord. Per quanto potevano benissimo essere una semplice provocazione o battuta, lo avevo turbato in modo non comune.
Alla domanda di Darren annuì di nuovo.
“Mi sembri… un po’ giù di morale.”osservò Jenna. Kevin si limitò ad alzare gli occhi al cielo e a scuotere la testa.
No, non era giù di morale. Stava benissimo. Era pensieroso, quello era vero, ma non si sentiva per nulla triste o cose del genere.
“E che…”
Uno squillò acuto di una suoneria interruppe il ragazzo. Jenna afferrò la borsa, appoggiata a terra, e ne tirò fuori un Blackberry nero, accostandolo poi all’orecchio.
“Harry, ciao!”esclamò, per poi fare un cenno ai due ragazzi ed alzarsi in piedi, allontanandosi da loro.
“Harry?”chiese Kevin, guardando Darren. Lui sorrise.
“Il suo fidanzato… è completamente partita per lui, ne parla come se fosse un dio in terra…”rispose, fissando la ragazza, che parlava al telefono con voce sognante.
Kevin non poté trattenere un sorriso, nel vedere la felicità che sprizzava dal corpo della ragazza.
Doveva essere bello essere tanto innamorati.
Insomma, Kevin non lo era mai stato realmente. Certo, aveva avuto delle storie, ma non sapeva cosa voleva dire avere una persona che ti diceva ti amo, non sapeva com’era vivere con una persona a cui tieni veramente.
La verità è che lui non aveva mai pensato di aver bisogno di qualcuno, non fino a quel momento.




The writer is IN

So perfettamente di essere in un ritardo MOSTRUOSO, ma giuro che non volevo. Ho avuto la scuola, lo spettacolo a teatro e il finire la vecchia long. Tra l’altro è un capitolo di passaggio, e io li odio. Odio scriverli, perché faccio una fatica assurda.
Non dovrei metterci mai più così tanto tempo, visto che gli altri capitoli li ho pronti, scritti per lo più su fogli sparsi di un quaderno.
Comunque, mi dispiace per il capitolo, che non è uno dei migliori. E di passaggio, come ho già detto, e non è esattamente il massimo.
Il prossimo sarà quello della famosa cena, e succederà qualcosa di molto importante per i McGustin.
Anyway, potete contattarmi su  Twitter, Tumblr e Ask.
PostScriptum: Al Comic Con una persona disse a Kevin: "I love you." CHI ERA, GRANT GUSTIN IN INCOGNITO?
 
Anticipazione del prossimo capitolo:

“Ci sarà anche Grant?”continuò lei, incalzante. Lui annuì, alzando gli occhi al cielo per l’invadenza, forse anche troppa, dell’amica.. “Usate i profilattici!”esclamò allora lei, scoppiando a ridere.
“Dianna!” la rimproverò, fulminandola con lo sguardo.
Possibile che si vedesse così tanto l’attrazione che provava per il modello?
“Ti passa a prendere lui, magari?”chiese ancora, con un sorrisetto strafottente sul volto.

 
-Lu

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Capitolo 4
*** Quattro ***




Quattro
 

Il pomeriggio prima della cena “di lavoro” Kevin uscì un’ ora prima dal lavoro. Ci aveva messo due ore buone per convincere Glory, promettendo poi che avrebbe fatto degli straordinari per recuperare le ore di lavoro, ma alla fine c’era riuscito.
Lo sapeva che non era un appuntamento, ma non riusciva a togliersi dalla testa le parole di Chord. Gli rimbombavano in testa di continuo, ripetendosi instancabili.
Con calma scelse i vestiti per la sera, preoccupato. Optò per semplici pantaloni neri, una camicia bianca e un gilet grigio, con la cravatta intonata.

“E dove vai così ben vestito?”chiese Dianna, entrando nella sua stanza. Senza bussare, ovviamente. Ma, dopotutto, quando mai in quella casa si usava bussare?
Kevin si osservò allo specchio, riflettendo. Certo, non era da lui tutta quell’attenzione nello scegliere i vestiti, ma non era poi così elegante.
“Esco. Una cena con i colleghi.”rispose, sistemandosi la cravatta per l’ ennesima volta.
“Ci sarà anche Grant?”continuò lei, incalzante. Probabilmente quella sera era dell’umore di stuzzicarlo fino all’esasperazione. Lui annuì, alzando gli occhi al cielo per l’invadenza, forse anche troppa, dell’amica. “Usate i profilattici!”esclamò allora lei, scoppiando a ridere.
“Dianna!” la rimproverò, fulminandola con lo sguardo. Non la fece smettere però di ridere.
Possibile che si vedesse così tanto l’attrazione che provava per il modello?
“Ti passa a prendere lui, magari?”chiese ancora, con un sorrisetto strafottente sul volto, quando si fu ripresa dalla gran risata.
“No, passa Darren.”corresse lui, guardandola male. “E tu cosa fai?”
“Sto con Lea.”
“Voglio la casa in ordine, mi raccomando!”disse lui, ridendo come un cretino. Alla fine si prese una sberla amichevole dalla bionda.
“Andiamo al cinema!”esclamò, quasi indignata. “Non devi uscire? Esci.”ordinò, sedendosi sul suo letto sbuffando. Kevin smise di ridere e si accomodò accanto a lei.
“Devo aspettare che mi vengano a prendere.”fece calmo  lui, scompigliandole i capelli dolcemente, sapendo perfettamente che era una cosa che lei odiava con tutto il suo cuore. Appena finì la frase sentì il campanello suonare. Dianna esultò e lui alzò gli occhi al cielo.
“Allora, vado…”disse. Andò nell’entrata, si infilò il cappotto e si girò, sorridendo all’amica.
“Esci! Ora! Ciao!”fece lei, liquidandolo, spingendolo verso la porta, cosa che provocò moltissime risate da parte del ragazzo. Lei sbuffò e si lasciò scappare un “Ti voglio bene!”

“Voglio proporre un brindisi!”annunciò Chord, alzando il bicchiere.
Ancora.
“Al povero Paul, costretto da Glory a  fare gli straordinari perché ha fatto una battuta sul fatto che lei ama tirare fermacarte!”esclamò poi, facendo ridere tutti.
“Ok, dopo questa possiamo anche andare a casa.”affermò Naya, poco divertita.
“Ma è un peccato esserci persi lui e Heather che pomiciano!”protestò il biondo, incrociando le braccia. La ragazza accantò a lui rise, ma la mora non fu della stessa opinione. Kevin ricordò bene che Naya aveva una cotta enorme per la bionda.
Forse non era una buona idea parlare di Paul in quel momento.
Uscirono dal locale e Kevin fece per andare verso la macchina di Darren, ma una voce lo interruppe.
“Mi permetti di offrirti un passaggio?”chiese Grant, sorridendogli. Un bel sorriso. Forse troppo bello.
“Oh certo!”esclamò Kevin, senza neanche starci a pensare. “Grazie.” fece poi, in tono più pacato, temendo di aver fatto una brutta figura con quel suo troppo entusiasmo.
“Ok, ok, ho capito. Vado a casa con Heather…”brontolò Naya, infilandosi nell’auto della bionda. Non sembrava tanto delusa da quella cosa, anzi. 
“Ottimo…”fece allora Grant. L’espressione che accompagnò quella parola era decisamente strana. “La sua carrozza, My Lord.”disse, facendo un piccolo inchino ed aprendogli la portiera. L’altro arrossì, davanti a tanta galanteria.
Semplicemente non ci era proprio abituato.
Scivolò con facilità nella macchina, sistemò la cintura e attese che l’altro salisse.
“Abito dall’altra parte di Manhattan, il tragitto è lungo.”avvertì. Grant sorrise e mise in moto l’auto.
“Non è un problema, anzi.”disse semplicemente. “Passo più tempo con te…”sussurrò, senza staccare gli occhi dalla strada, pochi secondi dopo, a un tono di voce molto basso. Quasi impercettibile, arrivando alle orecchie di McHale molto flebile.
“C-cosa?”domandò Kevin, pensando di aver sentito male. Perché no, Grant non poteva aver pronunciato quelle parole, non in quella combinazione e non…
No, no, no, se l’era sognato.
“Nulla, nulla.”rispose Grant. Sorrise ancora, ma non disse altro.
Non parlarono per il resto del tragitto. Kevin si limitava a fissare fuori dal finestrino, leggermente spaventato dalla velocità con cui il castano guidava.
Fu quando la macchina si fermò che accadde qualcosa di veramente importante.
Ora, Kevin l’alcool lo reggeva perfettamente, ma quella sera Chord continuava a imporre brindisi per questo o per quello, quindi perfino lui era abbastanza alticcio.
Per questo, quando la macchina si fermò, quella mano che si appoggiava alla sua gamba e quelle due labbra che si avvicinavano alle sue pensò di stare già sognando, in preda a deliri alcolici, e di essere già nel suo letto, magari con una faccia ebete che Dianna poi avrebbe immortalato e usato contro di lui.
Ma non era assolutamente così, oh no.
Grant lo stava baciando.
Lo stava baciando sul serio.



The writer is IN
Salve!
Allora, prima che voi mi invadiate di “Oddio, oddio, si son baciati, santo cielo, mamma mia svengo!” o altre cose fluffosissime, voglio prima SPOSTARE L’ATTENZIONE sul fatto che “oh wow c’è un BANNER!” perché mi sento fiera di me stessa nel vedere che “uiii sono diventata capace di farli, lalala!”.
Ho ancora qualcosa da dire, wait…
1.       Paul è questo bel tipetto qua
2.       Ditemi che avete notato l’Heya che ci sta sotto, perché ci sarà un Missing Moment apposta.
3.       La cosa “Glory ama tirare fermacarte” va creditata a Val, perché
Ok, adesso voglio tanti scleri per il bacio McGustin. Now. Mandatemi hate, love, quello che volete via recensione, thanks!
PostScriptum: mi trovate su Twitter, Tumblr e Ask.
 
Anticipazione del prossimo capitolo:

“Qualsiasi cosa ti abbia detto su di me dubito che sia vera.”disse, interrompendola e soffocando uno sbadiglio, coprendosi la bocca con la mano. Si era completamente dimenticato che indossava solo i boxer, che Grant stava fissando trattenendo a stento un sorriso. “Oppure avrà esagerato, come sempre.”
 
-Lu

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Capitolo 5
*** Cinque ***




Cinque
 

Quando Kevin si svegliò, aveva ricordi ben poco nitidi della notte precedente. Si alzò, confuso e si ritrovò senza neanche un indumento. Guardandosi intorno, adocchiò i suoi boxer e li indossò. Sentì le sue guance tingersi di rosso. Un mormorio sommesso proveniva dalla cucina. Guardò l’orologio, aveva dormito fino alle sette e mezza, insolito per lui che doveva essere al lavoro alle otto in punto. Camminò fino a raggiungere la fonte delle voci, la cucina.
“Oh Kevin!”lo salutò Dianna, seduta su una sedia accanto al tavolo. E accanto a lei c’erano Lea e Grant. “Stavamo chiacchierando e…”
“Qualsiasi cosa ti abbia detto su di me dubito che sia vera.”disse rivolto al ragazzo, interrompendola e soffocando uno sbadiglio, coprendosi la bocca con la mano. Si era completamente dimenticato che indossava solo i boxer, che Grant stava fissando trattenendo a stento un sorriso. “Oppure avrà esagerato, come sempre.”
E in quel momento si accorse che c’era qualcosa che non andava. Voglio dire, normalmente, di mattina, erano lui e Dianna. Fin troppo occasionalmente anche Lea.
Ma in quel momento c’era qualcuno di troppo.
“Aspetta, cosa ci fai tu qui?”esclamò, indicando Grant.
“Ma quanto l’avete fatto bere ieri sera?”chiese Dianna. Lea sembrava sul punto di scoppiare a ridere e buttarsi a terra, ma si stava tenendo una mano sulla bocca per non farlo. “E soprattutto… cosa?”continuò. Lea smise di trattenersi e lascio che la sua risata si propagasse per la stanza.
E Kevin si ricordò ogni singolo particolare della notte precedente. Fu come una scarica elettrica buttata addosso di forza. Desiderò di poter essere inghiottito dal pavimento e di restarci fino a quando quella storia non fosse stata dimenticata.
Ovvero mai, conoscendo Dianna.
“Dici tanto a noi due ma anche tu non scherzi!”disse la bionda, cercando di coprire le risate della sua ragazza, inutilmente. “E stata un impresa dormire stanotte!”
Kevin arrossì di botto e biascicò parole insensate, per poi lasciarsi cadere a peso morto su una sedia lì accanto. Non poteva credere di aver fatto quel che aveva fatto con Grant. 
E per fortuna c’era anche lui in quel momento, perché da solo non sarebbe mai riuscito a gestire quelle due.
“Dai…”cominciò, alzandosi. “Vestiti, ti porto io al lavoro.”
“Ah, lo porta a lui al lavoro…”ripetè Dianna, con un sorriso calmo sulla faccia. Sembrava non avere paura della reazione che l’amico avrebbe potuto avere. Lea non aveva ancora smesso di ridere. Poi la prese per mano e la tirò via, sparendo dalla stanza.
“Solitamente prendo la… metropolitana…”biascicò McHale, guardando negli occhi il modello.
“Vorrà dire che oggi ti risparmierò la calca che c’è là.”
Dopo questa frase, gli sorrise ancora.
Kevin cercò di focalizzare bene la situazione mentre correva nella sua stanza e si vestiva in fretta.
Non ci riuscì.
Era completamente scosso. Si era da poco reso veramente conto di cosa era appena accaduto.
Ritornò verso l’ingresso della casa e trovò Grant appoggiato alla porta, con in mano le chiavi della macchina. Gli rivolse un sorriso imbarazzato e afferrò il cappotto, per poi seguirlo fuori dall’appartamento.
 
“Ci vediamo dopo, meraviglia.”
Oh.
Kevin arrossì per la milionesima volta in quella giornata. Grant sfoderò uno sguardo adorabilmente sexy e  gli lasciò un leggero bacio sulla guancia.
Le porte dell’ascensore si aprirono e il modello, sorridendogli, sgusciò fuori, in fretta.
Ma quando entrò nel suo ufficio ebbe una sorpresa.
La sua scrivania era impraticabile, perché Naya ci si era seduta sopra, occupando tutto il minimo spazio.
Kevin aveva imparato presto che in quella redazione era impossibile vivere una giornata di lavoro normale senza che succedesse qualcosa, ma trovarsi una modella seduta a gambe incrociate sulla propria scrivania, che spargeva ovunque i fogli così bene ordinati la sera prima era anche fin troppo.
Tuttavia Kevin mantenne la calma, Si avvicinò alla postazione di lavoro e decise di non cacciarla via incazzato, come avrebbe voluto fare invece.
“Sei seduta sulla Settimana della Moda dell’anno scorso.”la avvertì, tentando di essere gentile. Lei lo guardò interrogativa, fino a quando lui non aggiunse la spiegazione. “L’articolo di Chord.”borbottò, sedendosi sulla sua sedia, esattamente davanti a lei. “Ti serve qualcosa?”
“Grant non è tornato a casa ieri sera.”
Kevin si irrigidì, perché lei sapeva tutto. Era fregato.
Ma, ripensandoci…perché? Ok, ci era andato a letto, ma che male c’era?
“So che era con te.” continuò lei, secca. Incrociò le braccia e mosse i capelli scuri con un leggero movimento della testa. Lo guardava con aria superiore e aveva un sorriso strano sul volto.
“E… quindi?”domandò lui, perplesso. La maggior parte delle volte quella donna non la capiva mai.
“E quindi niente.”fece lei, scendendo finalmente dalla scrivania, sparpagliando però molti fogli, e sparendo dalla sua vista.
Lasciando, ovviamente, Kevin nella confusione più assurda.




The writer is IN
Ehilà!
 
Visto che questo capitolo è orrendamente in ritardo e che è anche pieno di demenzialissimi particolari, a questo punto non so se c’è ancora qualcuno che segue ‘sta cosa.
Se c’è, è ancora vivo?
 
1.       La scena iniziale. Le Achele sono una coppia micidiale, se vogliono mettere in imbarazzo. Mh, un po’ tanto.
2.       Naya non è così misteriosa a caso.
3.       Dovevo aggiornare prima, ma continuavo a rivedere il capitolo. Attualmente, l’ho riguardato come minimo cento volte. Poi mi son detta “Fottitene e mettilo, che altrimenti ti linciano!” E quindi… vabbè, l’ho messo anche se fa cagare.
 
Anyway, lasciate una recensione se vi va! {Ed è meglio per voi che vi vada, lol.}
Trovatemi su Twitter, Tumblre Ask. Per altri contatti stalkerate la mia presentazione nuova di efp. {Nuovissimaaaa.}
 
Anticipazione del prossimo capitolo:

 
“Ma non capisco perché adesso tutti mi guardino come se fossi un alieno! Sono solo stato a letto con Grant, non vedo dove sia il problema!”
 
-Lu

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Capitolo 6
*** Sei ***




Sei
 

“Tu, inutile cocco di papà, non venirmi a dire come devo fare il mio lavoro!”
La voce di Glory, forse più arrabbiata del solito, arrivò alle orecchie di Kevin, facendolo sobbalzare sul posto.
“Ci risiamo…”borbottò Chord, il quale non si scomodò più che tanto. Kevin invece si sporse dalla scrivania per osservare dentro l’ufficio della donna.
A gridare era stata Glory, certo. Ma gridava contro un ragazzo, forse della sua età, che si grattava la testa, confuso. Accanto a lui stava una ragazza di colore, stretta in un tailleur grigio di classe, che si guardava intorno sbuffando, come se quella scena non la toccasse minimamente.
“Ma… io…”balbettò il ragazzo. Glory non gli lasciò neanche il tempo di completare la frase.
“Quando ho accettato che tuo padre ti lasciasse scorrazzare per la mia rivista cosa pensavo? Ho smesso di fumare marijuana a trent’anni, insomma!”esclamò. Chord si mise a ridere e nascose la faccia dietro un vecchio numero del Times. “Ti ho perfino affidato a Amber, dovevo essere impazzita!”continuò. Il ragazzo indietreggiò, perplesso. “Ringrazia che sei il figlio del grande capo o ti avrei già buttato fuori dalla finestra.”e la faccia del giovane mutò da perplessa a spaventata. “E ora fuori dal mio ufficio!”ordinò. Lui si scagliò fuori e Kevin tornò al suo lavoro. 
Dopo poco si sentì picchiettare sulla spalla e quando si girò si trovò davanti la ragazza di colore di prima.
“Kevin McHale?”domandò lei. Lui annuì. “Amber Riley, ex assistente di Glory e adesso… educatrice personale di Mark Salling, per mettere un po’ di stile e un po’ di buon senso in quella zucca vuota, per citare Glory.”si presentò, tendendogli la mano. Lui la strinse, soffocando una risatina per il “nome” della mansione della ragazza. “Ti dovrei parlare, quando fai la pausa caffè?”
 
Amber lo portò in un bar vicino al molo, il Silver Cafè, recitava l’insegna. A quanto pare ci lavorava un amico di Harry, Cory, ed era il luogo di incontro di tutta la redazione.
“Ehi Cory, il solito!”esclamò lei, non appena si accomodò al bancone. L’interpellato, un ragazzone altissimo, molto più di lui, sorrise e si mise al lavoro. “E tu cosa prendi Kevin?”
“Un caffè decaffeinato, grazie.”rispose lui.
“Cory ci chiama con il nome di quello prendiamo, per ricordarsele tutte. Per esempio Heather…”iniziò lei.
“Latte con cioccolato. Naya è thè alla pesca, Grant caffè semplice, più amaro del normale.”completò Cory, portando le loro ordinazioni. 
Kevin studiò il locale, innervosito. Osservò bene gli interni del posto, le pareti bianche e arancioni, il parquet di legno scuro e i tavolini di vimini bianco. Sembrava un posto tranquillo e dalla terrazza fuori si vedeva il mare.
“Sai…”fece Amber, riportandolo alla realtà. “Mi è stato raccontato cosa è successo tra te e Grant. Naya l’ha detto a Heather che l’ha detto a Chris che l’ha detto a Darren, il quale l’ha detto a Chord che è andato subito a dirlo a Mark che l’ha detto a me.”
Snocciolò tutto d’un fiato quell’eterna catena di azioni guardandolo negli occhi.
“Quindi lo sanno tutti. Bene, che problema c’è?”chiese lui. Lei bevve un po’ del contenuto della sua tazza prima di rispondere.
“Brutto soggetto. Stai attento.”
Disse questo e non aggiunse altro sulla questione.

“Ma non capisco perché adesso tutti mi guardino come se fossi un alieno! Sono solo stato a letto con Grant, non vedo dove sia il problema!”
Occupata a preparare al ragazzo un thè, Dianna alzò gli occhi al cielo, implorando di far finire presto quella tortura. Kevin si lamentava da soli cinque minuti, ma era già troppo per i suoi poveri nervi. Lui ignorò il comportamento menefreghista dell’amica e andò avanti.
“Ah, ho capito qual è il problema! Pensano che io non sia abbastanza per lui.”proclamò, aggrottando le sopracciglia.
“No…”iniziò lei, sospirando. Prese le tazze e ci mise le bustine, evitando di dire altro, visto che Kevin sembrava piuttosto nervoso.
“So che non sono alto, bello, biondo, muscoloso…”
“No, non lo sei.”lo interruppe Lea, non staccando gli occhi dal suo cellulare. Lui la fulminò con lo sguardo e andò avanti.
“Però non posso essere fortunato da avere un ragazzo, un bel ragazzo, che mi viene dietro?”
“No, non puoi.”
Alla seconda interruzione della bruna Kevin perse totalmente la pazienza, già ridotta al minimo.
“Dianna, zittisci la tua ragazza!”urlò, in preda allo stress.
“Lea…”disse tranquilla allora Dianna, cercando di accontentare l’amico ormai preso dall’isteria.
“Ma che c’è? Gli sto solo dando ragione!”esclamò allora la sua ragazza, imbronciandosi.
“Questo non è darmi ragione!”
“Kevin, smettila di farti paranoie inutili!”ordinò la bionda, girandosi di scatto. “Senti, tu sei perfetto, adorabile, simpatico e dolce e perfettamente all’altezza di Grant.”
E Kevin voleva davvero ribattere, ma qualcosa nello sguardo deciso della bionda lo dissuase.




The writer is IN
 
Meh, e menomale che questo lo avevo pronto da quando ho messo l’altro e dovevo fare prima ad aggiornare.
 
1.       Sono arrivati altri tre personaggi, e chiunque sconsiglia a Kevin di stare con Grant. Tutto questo mistero, però, fa ignorare gli avvertimenti a Kevin.
2.       No, Grant non è un vampiro.
3.       E nemmeno un terrorista. E nemmeno un messicano.
4.       Ma non sono carini Lea e Kevin che battibeccano?
5.       Forse nel prossimo capitolo c’è la CrissColfer, mmm.
 
Ok, se avete letto e vi è piaciuto, recensite? Thaaaanks. Grazie anche a chi ha recensito lo scorso capitolo, i love you.
Spero che anche questo vi sia piaciuto. I miei contatti sono nella bio di EFP.
Alla prossima,
.Lu

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Capitolo 7
*** Sette ***




Sette
 

“Dicono che tu sei pericoloso per me.”
Kevin si pentì di quello che aveva appena detto nell’esatto momento in cui Grant si voltò a guardarlo in modo strano, inarcando un sopracciglio.
“Stupido Kevin, stupido.”pensò il giornalista. Ebbe anche l’idea di sbattere la testa contro il portellone dell’ascensore che entrambi stavano aspettando, ma decise che in quei due minuti aveva già fatto abbastanza figuracce.
“Ok, dimentica cosa ho appena detto..”sospirò subito dopo, evitando lo sguardo del modello.
“No, no… è lecito che tu.. voglia spiegazioni.”disse lui, sorridendogli; sebbene sembrasse leggermente giù di morale, era abbastanza rilassato. “Un tempo, Kevin, non ero proprio una persona perfetta, e la memoria di questo posto è molto lunga.”fece, passandosi una mano tra i capelli, ravvivandoli. “Possibile che sembri sexy con ogni minimo movimento che fa?” pensò il giornalista. “Ma sono cambiato, davvero. Lo giuro. Tu mi interessi veramente, sai?”
Oh, la confessione di Grant fece andare Kevin in puro imbarazzo, perché lui era troppo bello, troppo dolce, troppo perfetto ed era così surreale che uno come lui si interessasse a una nullità, come si considerava.
“Beh…”iniziò, anche se non sapeva effettivamente cosa dire.
“Oh.. troppo affrettato? Ecco, lo sapevo. Sono veramente stupido a volte, io…”
Kevin in quel momento capì che doveva farsi coraggio e prendere in mano la situazione, per una volta nella sua vita. Si girò verso l’altro ragazzo e lo afferrò per la giacca, tirandolo a sé e facendo congiungere le loro labbra. All’inizio era solo un bacio a stampo, nulla di che. Ma in pochi secondi divenne tutt’altro.
Ogni sensazione era offuscata, riusciva solo a pensare cose confuse quali “Grant”, “bacio”, “oddio” e“wow”.
E quando il contatto finì, si sentiva senza fiato. Era meglio del bacio che avevano avuto due sere prima, era perfetto stavolta. E questo se lo sarebbe ricordato mille volte meglio, sempre che non si fosse preso un trauma cranico.
“Grant… fidati che non era per niente troppo affrettata, come cosa.”
 
Doveva dirlo a qualcuno, e l’unica persona lì dentro che non aveva ancora espresso cattivi giudizi su Grant lì dentro era Darren, per questo alla pausa caffè lo aveva tirato praticamente di forza al Silver. Peccato che lui fosse totalmente in un altro mondo.
“E allora… ehi, ma mi stai ascoltando? Si può sapere a cosa stai pensando?”
“Eh?”
Il volto del ragazzo, in quel momento, si poteva ricollegare solo a una cosa. Si era preso una cotta per qualcuno. E quel qualcuno, pensando a tutte le persone probabili era…
“Chris Colfer. Oh, ma non suona così bene come nome? E poi lui è così… così…”disse, con un espressione sognante.
Kevin alzò gli occhi al cielo, prima di chiedergli “Cosa è successo?”, preparandosi psicologicamente a molti, molti dettagli su qualsiasi avvenimento avesse fatto rincretinire talmente Darren.
“Mi ha baciato.”confessò, sorridendo ebete. “Ha le labbra così morbide… è stato solo un attimo, ma.. wow. Veramente meraviglioso.”
“Come.. come è successo?”
“Oh… eravamo vicini, poi lui mi ha preso, mi ha baciato e se n’è andato…”spiegò, la voce esaltatissima.
Sembrava estasiato a quel ricordo, e Kevin veramente non se la sentiva di rovinargli il suo momento di gloria. Dopotutto si vedeva molto bene che era cotto di Chris, e forse anche da anni.
“Darren, forse dovresti chiamarlo, non credi?”




The writer is IN
Ok, salve, ciao, hello.
Vi prego, non picchiatemi.  So bene che è corto, fa schifo e bla bla, solo che…
 
1.       È il Massimo di Crisscolfer che riuscirete ad avere da me. La storia è Kevin!POV, ma credo che riuscirò a farci un Missing Moment…
2.       Sono stata in un periodo di secca di ispirazione, ho fatto fatiche immense a scrivere.
3.       McGustin feels.
4.       Il nuovo banner è una figata vero?
5.       Non ho idea di quando aggiornerò, perché tra due settimane vado in gita. Quindi a fine Maggio/ Giugno.
 
Vorrei avere qualcosa di intelligente da dire, ma non ce l’ho…
Buh, alla prossima,
.Lu

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