the pokemon genesis

di TheSwordmaster
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** l'essere primordiale ***
Capitolo 2: *** Due corpi, un'unica verità (nascità di Mew) ***
Capitolo 3: *** il grande esordio ***



Capitolo 1
*** l'essere primordiale ***


Qualcosa turbò improvvisamente lo specchio d’acqua della quiete del Vuoto, del Nulla. Una quiete vergine e onnipresente, infinita e allo stesso tempo momentanea, inafferrabile alla vista, impercettibile all’udito, inconsistente al tatto, sfuggente al pensiero e che si oblia tra i ricordi, talmente imponente che niente avrebbe potuto corromperla…. Eppure qualcosa alterò bruscamente quell’equilibrio così perfetto, come un rumore graffiante che desta brutalmente un essere vivente durante un sogno piacevole e pacioso, in una maniera devastante e impercettibile contemporaneamente. Una scintilla. Un bagliore. Cosa potrà mai aver innescato quel cambiamento? Qualcosa ora riempiva l’opprimente vuoto che prima regnava sovrano, enorme e microscopica in contemporanea, poiché il Nulla non ha, né ha mai avuto dimensioni calcolabili da una qualsiasi unità di misura. Un Uovo. Una fonte da cui sarebbe nata una forma di vita, voluta dalla volontà del destino stesso, scritto con inchiostro irremovibile che immortala gloriosamente una parola : Inizio. Possibile che la Cosa che si celava sotto quel guscio… avrebbe potuto stabilire un “Inizio”? Nessuno sa se l’incubazione fu lunga o breve. Non esisteva Tempo. Un lieve mugolio, poi una piccola crepa, simile a un sottile graffito, apparve sulla superficie lucida e liscia del guscio dell’ Uovo……un’altra, e un’altra ancora, come i rami secchi di un albero spoglio in inverno. Un lieve tumulto e poi un fascio di luce filtrò attraverso le crepe irraggiandosi all’esterno in uno spettacolo incredibile, frutto dei riflessi di questa “luce” che mai aveva illuminato il tetro Nulla e che mai aveva rivelato il suo reale aspetto, comunque indefinibile, invadendone ogni angolo con il suo calore. Le pareti del guscio cedettero, andando in frantumi. Era successo, la creatura era nata. L’essere si accasciò a terra, stremato per lo sforzo compiuto, come un valoroso guerriero che dopo aver sconfitto il suo nemico, cade sfinito a terra, non per resa o sottomissione, ma per la gioia, per la consapevolezza di essere riuscito con coraggio e volontà, a superare un ostacolo apparentemente impossibile da superare, per il piacevole pensiero che il difficile è passato e ora può godere della gloria e riposo della propria anima. Aprì gli occhi e guardò innanzi a se, ma non riuscì a distinguere un paesaggio rilevante , solo il perpetuo Nulla. Esalò il suo primo respiro e poté avvertire l’aria scorrergli per le vie respiratorie prima entrando e poi uscendo, poté saggiarne l’odore, inclassificabile e inafferrabile. Tese le orecchie, ma non sentì altro che il ronzio del silenzio di tomba che gli opprimeva i timpani. La creatura provò allora ad alzarsi e dopo qualche tentativo fallito, finalmente riuscì a mettersi in piedi, poggiando timidamente sulle quattro zampe ancora barcollanti. Fu allora che si osservò per la prima volta: aveva dei colori chiari e notevoli rispetto al Vuoto dall’aspetto indefinibile che lo circondava: in prevalenza il corpo snello era di un Bianco luminoso; lungo la coda, le zampe e la testa, accese sfumature di Giallo si diramavano in grosse venature che sulla schiena disegnavano due esili ali a protuberanze; Grigi erano l’addome e il volto, sul quale spiccavano due piccoli occhi, luminosi come gemme dall’iride Verde prato e la pupilla Scarlatta come sangue. Volse gli occhi sopra di se con fierezza e con orgoglio , lanciò un potente grido, un grido di vittoria, che per la prima volta rompeva quel silenzio opprimente. Pensò a un nome: “Arceus”. Sì, quel nome era davvero perfetto, imponente e maestoso, che si addiceva perfettamente a lui; l’Essere Primordiale. E dentro di se comprese che quello sarebbe stato l’inizio del cambiamento, della nascita di ogni cosa e che solo lui stesso avrebbe potuto volerlo e realizzarlo. Continua…

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Capitolo 2
*** Due corpi, un'unica verità (nascità di Mew) ***


 DUE CORPI, UN’UNICA VERITA’
(Nascita di Mew)

Attimi interminabili  erano passati, da quando Arceus venne alla luce e dopo aver osservato ciò che lo circondava e aver studiato il corpo in cui si ritrovava, incominciò a riflettere, a pensare… per quanto lui potesse essere onnipotente, non aveva ancora la più pallida  idea di come sfruttare le sue immense qualità, o come far valere il suo volere in qualsiasi modo, forse non era neppure a conoscenza del suo grande potenziale: in fondo, era soltanto un cucciolo, appena nato e contemporaneamente vivente da sempre, che osserva con occhi pieni di stupore, innocenza e un po’ di paura tutto ciò che lo circonda e che per lui è nuovo o sconosciuto.
Ma i suoi pensieri dovettero aspettare, perché improvvisamente qualcosa interruppe bruscamente il suo profondo stato di riflessione:

 “grrrrrumble”

Arceus scattò come una molla, stando sul chi va là guardandosi intorno tutto irrequieto scrutando quell’infinito e monotono vuoto che l’avvolgeva, con quei medesimi occhi spauriti e curiosi.

“niente”

Rimase teso come una corda di violino qualche altro istante e proprio quando credette che il suono misterioso fosse scomparso…

“grrrrrumble”

“grrrrrumble”


Il rumore si ripeté altre volte e l’Alpha, sempre più impaurito, si rannicchiò su se stesso, come se ciò sarebbe servito a scacciare il rumorino.

“ma cosa diamine è stato?? Quale diavoleria continua ad emettere questi suoni spaventosi!”

Non riuscì a terminare questo suo pensiero che un altro “grrrrrumble” risuonò nell’aria, vicinissimo alle sue orecchie ed egli fu alquanto sorpreso di scoprire che proveniva proprio dal suo stomaco.

“questo brontolio strano proviene dalla mia pancia?! Com’è possibile? Cosa significa, cosa mi sta succedendo… e perché sento lo stomaco contrarsi fastidiosamente??? Vorrei proprio che questa scocciatura termini una volta per tutte!”

La disperazione lo aveva quasi colto del tutto, quando ad un tratto, un evento inaspettato si verificò innanzi a lui:
un piccolo fascio di luce si accese davanti ai suoi occhi e sparì in un istante e qualcosa nata da quel lampo cadde e rotolò, andandosi a fermare a pochi passi da lui.
Arceus trattenne il fiato e con gli occhi sbarrati scrutò quello strano oggetto con curiosità e diffidenza insieme: era la prima volta che vedeva qualcosa di diverso dal nulla infinito in cui si ritrovava e se stesso.
Era più o meno rotondo, di un color cremisi acceso, dalla superficie lucida e liscia, con una gagliarda fogliolina verde alla sommità.
L’Alpha si avvicinò sempre più incuriosito e quando fu a pochi centimetri dall’oggetto, riuscì a percepire un dolce profumo, alquanto invitante, che lo stesso emanava: era la prima volta in effetti che sentiva un odore qualunque e quello era proprio inebriante e piacevole.

“e questo aggeggio cos’è? Da dov’è saltato fuori? Perché e come mi è apparso davanti?”

Non se lo riusciva proprio a spiegare, sta di fatto che al suo desiderio di far cessare il brontolio dello stomaco, quella “mela” gli è apparsa davanti automaticamente. Non capì come mai, ma dentro di se sentiva che quello era un nome che calzava a pennello a quella stranezza.

“Che possa veramente servire a far cessare questo insopportabile e assillante rumore?”

La conferma gli arrivò in un batter d’occhio dalla sua pancia, con un ennesimo “grrrrrumble” e raccolto un po’ di coraggio, avvicinò timidamente la bocca e addentò il frutto.
Masticò lentamente con gli occhi chiusi, quasi a paura che chissà quale altra anomalia si sarebbe potuta verificare, e infine deglutì.
Riaprì gli occhi sconcertato; che buon sapore che aveva! Arceus  assaporò il dolce aroma che la mela gli aveva lasciato in bocca e senza esitazione alcuna si precipitò sul frutto e rapidamente lo divorò tutto, compreso il torsolo.

“ora va un po’ meglio! Non avrei mai immaginato che mangiare  fosse così piacevole e confortante… e il brontolio si è finalmente affievolito, tuttavia mi piacerebbe tanto mangiarne ancora!...”

Non finì di formulare il pensiero che, con sua somma gioia, immediatamente un’altra mela gli rotolò davanti agli occhi saltata fuori da un altro guizzo di luce.
La Creatura Primordiale allora capì subito che la materializzazione di quella frutta non era avvenuta a caso: se necessitava di qualcosa, anche non necessariamente cibo, essa sarebbe apparsa ai suoi occhi, semplicemente volendolo lui stesso. Felice di questa costatazione, non esitò a mangiarsi tutta la mela e finalmente sazio, cominciò a mettere alla prova le sue qualità, per verificare tutte quelle ipotesi e in men che non si dica decine di mele comparvero in aria dal nulla precedute da vivaci schizzi di luce, roteando ordinatamente e svolazzando ovunque Arceus loro ordinasse.

“Ok, vediamo che altro si può fare…”

Euforico, iniziò a creare e far apparire dal niente ogni sorta di cosa, seguendo il suo umore, soddisfando ogni suo piccolo capriccio.

“vediamo se riesco anche a cambiare un po’ questo posto così infinitamente noioso”

Nel giro di poco, l’Alpha si creò una piccola dimensione fatta su misura, interna al Nulla, che battezzò “Spazio Origine”, un luogo di estrema bellezza e ricco di luce, che le sole parole non potrebbero descrivere. Finalmente soddisfatto del proprio operato, Arceus fece materializzare subito un comodo giaciglio, senza esitare vi si sdraiò sopra insonnolito e si abbandonò al meraviglioso mondo dei sogni.

 

Quando si svegliò, non sapendo quanto tempo fosse passato da quando fu andato a coricarsi, si guardò un momento attorno, gustando ancora una volta quel posto meraviglioso, e non sapendo che altro fare, riprese a svagarsi esercitando i suoi poteri. Così andò avanti per molto, finché, una sensazione mai provata prima si impadronì di lui: non si divertiva più, ormai aveva provato a creare e a far apparire centinaia di oggetti e aggeggi di proporzioni  spropositate o minuscole, dalle forme più bizzarre o originali, oppure inventando nuove dimensioni modellandole a suo piacimento, per poi farle sparire non appena il divertimento finiva… e ora l’Alpha per la prima volta provava cos’è la noia. Si sedette sconsolato e presa una mela, incominciò a farla rotolare, osservandola girare su se stessa finché non si fermasse, per poi rispingerla con un colpetto della zampa. Sembrava una buffa creatura che cammina impacciatamente, che di tanto in tanto si fermava per riposare un po’ per poi riprendere il suo percorso placidamente e goffamente. Arceus ripeté il gesto meccanicamente per un altro po’, finché non fu colto da un disagevole senso di vuoto, come quello che circondava lo Spazio Origine: tristezza, malinconia… si sentiva solo. Ad Arceus il senso di solitudine non piacque per niente e iniziò ad odiarlo peggio persino della fame e dei brontolii allo stomaco che essa gli procurava; avrebbe desiderato molto avere qualcuno, un altro essere vivente, che respirasse, simile a lui, con cui condividere i suoi divertimenti e la sua vita.

“Se con il mio solo volere sono riuscito ad ottenere ogni genere di cibo, oggetto o luogo e a modificarli a piacere, non mi sarà difficile creare altri esseri viventi come me”.

Così si concentrò sulla mela che aveva davanti, che ormai aveva cessato ogni movimento e cominciò a farla rotolare da sola, senza alcuna spinta; Arceus la guardò un attimo, soddisfatto, ma dopo poco capì che il frutto, si muoveva solo secondo la volontà dell’Alpha e non secondo una sua propria e che ripeteva copiosamente sempre la stessa azione. Allora egli lasciò perdere la mela e si concentrò per creare un vero essere vivente dal nulla. Tentò una volta… ma non accadde niente, provò una seconda… ma nulla, si sforzò in ogni modo, sfruttando al massimo ogni briciolo del suo potere, ma tutto fu vano. Frustrato e deluso di non essere riuscito a fare la propria volontà, Arceus, colto dalla rabbia, perse il controllo, con un grido sprigionò una grande aura dorata dall’immenso potere che andò a distruggere senza esclusione di colpi tutto ciò che lui stesso aveva creato e che gli si trovava attorno. Sembrava che niente avrebbe potuto frenare quello scatto di follia… eppure raggiunto l’apice dell’ira, qualcosa fermò Arceus: una potente esplosione, forse per l’eccessivo sovraccarico di energia scaraventò la creatura a terra, stordita; nemmeno lui avrebbe mai immaginato di poter arrivare a sprigionare così tanta forza in un attimo infinito e brevissimo insieme. Tuttavia durante l’esplosione qualcosa di inaspettato accadde: qualcosa di nuovo si separò da Arceus, a insaputa dell’ Essere Primordiale stesso. L’urto violento lo aveva scaraventato a terra e gli aveva fatto perdere i sensi.

 

 Quando riaprì gli occhi, si rimise sulle zampe dolente, e si guardò attorno con orrore: niente era scampato alla sua furia, tutto era distrutto, sbriciolato. Subito si affrettò a rimediare al disastro commesso e ripristinò ogni angolo dello Spazio Origine, facendolo ritornare più splendente e magnifico che mai.

“Ma che cosa mi è preso? Come ho potuto perdere il controllo in quella maniera, per così poco? E quell’esplosione enorme… è stata frutto della mia ira, eppure ho avvertito qualcosa di inaspettato verificarsi in me e adesso lo sento ancora nell’aria…” 

E i suoi sospetti erano ben fondati…
Improvvisamente udì un acuto miagolio librarsi sopra la sua testa.
Impaurito, volse di scatto lo sguardo al cielo, ma non vide nulla.
Un altro miagolio, più forte del precedente, si levò da dietro Arceus, che come un lampo si voltò per individuarne l’arcana fonte… ma niente.
In quel momento l’Alpha si sentì prendere in preda al panico ancora, più persino di quella volta per i “grrrrrumble” del suo stomaco.
Non era più solo.
Percepì il miagolio altre volte senza riuscire a capirne la provenienza, e continuò a cercare e a cercare ancora, finché ad un ultimo tentativo sollevò la testa e vide, sospeso in aria, non tanto distante da dove si trovava, una misteriosa forma rosea indefinita.
Arceus balzò indietro non appena si accorse che la creaturina stava scendendo verso di lui. Agitatissimo attese col cuore in gola trattenendo il fiato, finché la figura non gli fu proprio davanti e gli fu chiaro distinguerne a grandi linee la natura.
Assomigliava molto a un gatto, ma con le zampe posteriori piuttosto lunghe, più simili a quelle di una lepre; aveva una lunga codina smilza e due enormi e dolci occhioni blu zaffiro come le onde dell’oceano, dai variopinti riflessi iridescenti.
Arceus capì subito che quella che aveva davanti era un’altra vera creatura, e fu non poco colpito di realizzare che fosse così diversa da lui.
Le due creature si trovavano silenziose in piedi una davanti all’altra, un silenzio di tomba attorno a loro. Si fissarono negli occhi per attimi che parvero interminabili, uno più curioso e intimorito dell’altro: i piccoli e trafiggenti occhi scarlatti di Arceus fusi a quelli grandi, dolci e  cristallini dell’esserino, molto più minuto in proporzione alla stazza di tre metri abbondanti dell’Alpha, tuttavia fu proprio attraverso a quegli sguardi che i due si scambiarono i loro pensieri, così apparentemente diversi, ma in fondo dalla frequenza simile.

< < Mew? > >

Il micetto ruppe quel pesante silenzio formatosi come un muro di vetro tra i due, con la sua acuta vocina.
Arceus lo squadrò con un’espressione interrogativa.

< < Mew! Mew mew mew! > >

Per la prima volta Arceus ascoltò un suono diverso, che non fosse causato da lui e ne fu deliziato.
Mew mew mew quello continuava a ripetere e nonostante i due si intendessero perfettamente comunicando col pensiero, sembrava non fosse in grado di dire altro, tanto che Arceus decise che il nome più appropriato al micetto fosse proprio Mew, e il nome parve anche piacere al piccoletto, che di risposta cominciò a ripeterlo continuamente, ancora più forte, con estasi.

 

Così i due iniziarono a convivere insieme tenendosi compagnia a ogni istante e condividendo ogni pensiero e emozione, nello Spazio Origine, sperduti in quell’ infinito vuoto e l’Alpha ebbe presto occasione di conoscere le grandiose qualità di quell’esserino, così piccolo e innocente all’apparenza, tanto che nessuno avrebbe mai potuto sospettarne nulla, ne io ne voi, e infatti Mew possedeva potenziali che nemmeno Arceus stesso, l’Essere Primordiale, aveva. Il gattino infatti era dotato di un unico incredibile potere, il potere della vita, egli infatti era in grado di far materializzare dal nulla qualsiasi tipo di creatura vivente inferiore, quando e come voleva, con il minimo sforzo, o far prendere letteralmente vita ad ogni sorta di oggetto inanimato: una volta sotto gli occhi di Arceus, con il semplice tocco dell’indice della zampina anteriore destra, fece animare una mela che a differenza di quello che era riuscito a malapena a realizzare l’Alpha facendola rotolare costantemente e monotonamente, da sola, Mew le fece spuntare un paio di energiche gambine lineiformi e quella immediatamente iniziò a camminare e a correre da sola giocando e scherzando, più viva che mai, con l’animaletto rosa. Addirittura Mew era in grado di mutare se stesso in qualsiasi oggetto o essere vivente che gli capitasse a tiro, qualsiasi fosse la forma. Ma com’è possibile che una creaturina così speciale sia potuta nascere da Arceus, dotata di poteri che perfino lui, il suo creatore non possedeva? Questo perché probabilmente Mew non era proprio “nato” da lui, ma si è invece scisso da lui: egli rappresenta la reincarnazione di un lato nascosto di Arceus, ricco di arcani poteri che l’Alpha non sarebbe mai stato in grado di risvegliare ed utilizzare, e l’unico modo per controllarli era, darli in custodia ad un’altra creatura superiore, che unendo le sue forze con quelle di Arceus avrebbe permesso la nascita e la fioritura di un universo rigoglioso, ricco di vita e di meraviglie. Arceus questo lo comprese presto, sentiva che la sua vita era legata a doppio filo a quella di Mew e che insieme anche se in due corpi distinti, formavano un’unica grande verità. 

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Capitolo 3
*** il grande esordio ***


Prima di iniziare a leggere vorrei consigliarvi queste due canzoni, che a mio modesto parere suonerebbero semplicemente epiche su questo tema (sono già epiche di loro perlopiù, quindi!)
http://www.youtube.com/watch?v=xLKd2U8YLG8
http://www.youtube.com/watch?v=v2bUSSn1YuI
eccole qua, la seconda in particolare crea un'atmosfera da "dal caos all'eternita'" ;) "la prima invece in tema creazione"
buon ascolto e buona lettura!

 



IL GRANDE ESORDIO
 
 
Premessa sulle 18 Lastre del Potere
 
 
Si narra che successivamente alla separazione di Mew da Arceus, verificatasi a causa della violenta ira che scaturì da quest’ultimo, la Creatura Primordiale ricreò lo Spazio Origine, disintegratosi al momento della formidabile esplosione che conseguì tale Grande Scissione. Tuttavia, di questa primeva dimensione, rimasero 18 frammenti, ancora impregnati dell’essenza del potere primordiale di Arceus liberata quand’egli per la prima volta modellò lo Spazio Origine, ed uno ad uno, questi frammenti si ricongiunsero al loro creatore, il quale da ognuno di essi trasse diversi nuovi poteri.
La cosa può suonare bizzarra, poiché queste Lastre del Potere (questo il nome conferito loro da Arceus), erano composte di energia proveniente dall’Essere Primordiale stesso. Eppure, durante la distruzione dello Spazio Origine, la loro natura venne alterata dal nuovo arcano potere che si liberò dalla separazione dell’Alpha nelle due creature e ciò espanse e modificò il potere di cui erano colme. Grazie ad esse, Arceus poteva mutare a piacimento il suo essere, acquisendo caratteristiche e poteri diversi a seconda della lastra di cui stava usufruendo in quel determinato momento. Questi frammenti tuttavia non reagivano in una qualche maniera particolare nei confronti di Mew, il quale ne lasciò il potere sotto il controllo dell’altro, poiché evidentemente nella grande opera della nascita dell’Universo, il suo compito, doveva essere svolto senza ricorrere all’ausilio di altri mezzi esterni.
 
Vedremo come fu proprio in merito al sostegno di queste 18 Lastre del Potere che Arceus insieme a Mew compì un ulteriore enorme passo avanti verso il completamento del Disegno della nascita dell’Universo.

 
Fine della premessa sulle Lastre del Potere
 
 
Successivamente all’evento della scissione dei due Esseri Superiori, piano piano Arceus iniziò sempre più a dilettarsi nell’affinare e maneggiare le sue qualità divine con maggiore cura e dedizione ed imparò a controllare i suoi poteri e ad esorcizzare gli attacchi d’ira che gli montavano in petto quando falliva in qualche suo intento. Ora, un po’ come un ragazzo che crescendo, da adolescente tutto pimpante, si trasforma lentamente in una persona adulta e giudiziosa, aveva acquisito molta più maturità e buon senso e nella creazione delle sue opere, gestiva i suoi poteri con la massima serietà, imponendo il suo volere in modo deciso e razionale, evitando di strafare.
Non si poteva dire lo stesso invece per il piccolo Mew. Pestifero e giocoso, continuava a fare uso dei suoi poteri senza giudizio, al puro scopo di divertirsi, spensierato e frivolo come un cucciolo.
 
Accadde così che una volta, Arceus, che stava tranquillamente dedicandosi al perfezionamento delle sue arti come era ormai diventata consuetudine, decise di cimentarsi in un’impresa alternativa rispetto a tutte le altre che aveva deciso d’intraprendere e svolgere con perizia fino a quel momento. Sedeva in silenzio, meditando profondamente, con gli occhi chiusi e il respiro lento e regolare, innanzi a un oggetto indefinibilmente piccolo, microscopico, alimentato continuamente dalle tumultuose acque del suo fiume di pensieri, nel quale stava convogliando anche l’energia delle 18 Lastre, mantenendo questo punto indefinibile stabile e vivo, come un fuoco danzante che viene costantemente alimentato dalla legna, che ne previene l’estinzione e permette alle sue fiamme di continuare ad ardere e a brillare con foga, squarciando l’oscurità.
Senza saperlo, il Primevo stava però facendo affluire e concentrare in quell’inclassificabile minuscola entità, una quantità macroscopica di energia che avrebbe faticato a reprimere  se si fosse malauguratamente liberata, tuttavia Arceus amava molto mettersi alla prova e verificare fino a che punto potesse spingersi lambendo il confine dei propri limiti, che agognava da sempre di espandere passo dopo passo fino ad abbatterli, così da arrivare al punto di non dover avere più nulla da temere di se stesso e delle sue arti. Sarebbe stato sufficiente un solo attimo di distrazione e… tutto sarebbe saltato, ma Arceus continuava con tranquillità e sicurezza la sua opera, sicuro di aver tutto sotto controllo…


<>


Qualcosa interruppe bruscamente quella quiete congelata.
Mew, che già da un po’ stava osservando seduto proprio lì di fronte, incantato e incuriosito, quello su cui l’altra Creatura si stava concentrando, balzò in avanti di scatto gridando, senza preavviso, e con sorriso vivace allungò pericolosamente la zampina verso il punto di materia concentrata, per provare a toccarlo. L’Alpha riscossosi di botta dalla catalessi, sgranò gli occhi per lo stupore di vedere il gattino rosa saltargli addosso in quel modo così inaspettato e irruento e non ebbe tempo di prevenire il disastro: l’indice della zampina destra di Mew sfiorò inesorabilmente il frutto del suo lavoro.
E tutto si svolse in una frazione di secondo.
Un fascio di luce dal candore accecante scaturì dall’atomo e un boato assordante colmò l’aria, fino a un istante prima calma e pacifica, ma contemporaneamente così carica di tensione da poterla tagliare con la lama di un coltello.
Arceus, sebbene colto alla sprovvista, per tutto il tempo aveva tenuto le orecchie dritte, nell’eventualità che qualcosa, mentre stava lavorando, avesse potuto scatenare il peggio e grazie alla scattante prontezza di riflessi riuscì ad innalzare giusto in tempo uno scudo protettivo che riuscisse a proteggere lui e il suo compagno dalla violentissima esplosione e dalla morte. Tuttavia, come previsto, Arceus dovette fare appello a tutte le sue forze per reprimere quell’onda assassina d’energia, con uno sforzo quasi letale perfino per lui, l’Essere Primordiale.
Così come si era innescata, l’esplosione cessò, e nulla scampò alla sua furia devastatrice, neppure la Vacuità; solamente le due Creature e la piccola porzione di Spazio Origine in cui erano situati riuscirono a salvarsi dalla strage. Il piccolo Mew, che durante quegli attimi rapidissimi era rimasto attonito, stretto ad Arceus, protetto dal suo scudo, solo dopo parecchi secondi riaprì con lentezza esasperante gli occhi celesti e con timore di ciò che gli si sarebbe potuto presentare davanti, si azzardò a guardare.
E il paesaggio che gli si mostrò lo lasciò ancora più sbigottito.
Non c’era più l’opprimente e incolore Vuoto, che inghiotte e oblia tutto, oltre ai confini dello Spazio Origine, che ora si era ridotto a pochi metri quadrati d’estensione. Particelle, atomi, perfino qualche principio di polveri finissime che l’Essere della Vita riusciva a percepire grazie all’acutissima ed innata vista, occupavano in modo caotico e disordinato uno spazio infinitamente enorme, del quale non si vedevano i confini.


Spazio


Col passare del tempo queste componenti microscopiche andarono sempre più espandendosi ed allontanandosi dal punto dell’esplosione, aggregandosi in composti più densi e grandi e lo spazio andava divenendo sempre più inconcepibilmente vasto.


Tempo


Mew, sempre più a bocca aperta, continuava a rimirare quello spettacolo dalla bellezza indescrivibile con gli occhioni cerulei sbarrati e adoranti, e quella vista lo prese in tal modo che per un attimo quasi si dimenticò del suo compagno che giaceva accanto a lui. Nonostante durò poco più di un secondo, lo sforzo che Arceus compì nell’atto di proteggere entrambi fu tale, che lo lasciò totalmente svuotato di ogni energia e incapace persino di reggersi sulle zampe, ma almeno era ancora vivo.
Il piccolo Mew si costrinse a scollare lo sguardo dal paesaggio che li circondava e si chinò, visibilmente preoccupato, verso il compagno a terra vicino a lui e gli chiese perdono per l’atto di pura incoscienza che non aveva saputo reprimere che aveva compiuto e per tutto ciò che ne conseguì, che stravolse completamente la loro dimensione, che l’Alpha aveva creato con tanta dedizione. Arceus tuttavia non pareva arrabbiato, al contrario, sorrideva al compagno, che si affrettò a rincuorare. Egli, infatti, lungi andava progettando e disegnando nella sua mente quel momento, quell’agognato attimo che precedeva ogni evento e che avrebbe stabilito il grande esordio della creazione della sua magnifica Opera, l’Universo, inaugurato dall’iniziare dello scorrer del Tempo e dall’espandersi dello Spazio, due componenti che si sarebbero rivelate di trascendentale importanza per mantenere l’equilibrio tra le miriadi di mondi che da lì in avanti sarebbero lentamente andati sviluppandosi fino ad arrivare a costituire un’unica grande entità. Per questo infatti ringraziò Mew di cuore, perché senza il suo, sebbene inaspettato, intervento, tutto quello non si sarebbe mai verificato, poiché nemmeno l’Alpha stesso era a coscienza dell’ingrediente che avrebbe innescato il fenomeno d’esplosione primordiale, anche se da subito aveva saputo che in qualche modo da quel piccolo granello d’energia  sarebbe dipesa ogni cosa. E a quanto pare quell’ingrediente mancante consisteva proprio nel mistico tocco del piccolo Mew stesso, e questo l’Alpha avrebbe dovuto prevederlo, essendo loro due pur sempre un’unica verità separata in due corpi differenti.
Ma adesso Arceus era esausto e anche i suoi poteri si erano drasticamente indeboliti e sentiva che non sarebbe stato in grado di continuare a coltivare la sua opera e certamente tale compito sarebbe risultato troppo oneroso e gravoso per Mew da solo, così la sua mente, elaborò un nuovo disegno, assolutamente inaspettato, e impose ancora una volta il suo volere, quest’ultimo rimasto quello di sempre, ferreo e onnipotente. Ed Egli disse a Mew:


“La mia mente e il mio corpo sono stati duramente messi alla prova , i miei limiti valicati, e ciò mi rende incapace, mio malgrado, di completare e custodire questo nuovo Universo come avevo nei miei pensieri programmato, e tu nemmeno, anche se disponi del pieno delle tue forze, puoi coltivarne la crescita da solo, creatura Mew, tuttavia la mia volontà non è stata scalfita e la farò valere un’ultima volta prima di cadere nel profondo sonno che ripristinerà le mie forze e il mio potere, donando nuovo vigore alla mia mente e alle mie membra, e dal quale mi desterò alla fine dei giorni per mettere conclusione alla mia Opera di Creazione. Decido perciò di affidare il controllo dello Spazio e del Tempo a due nuove creature, che al mio posto ne saranno eterni guardiani, che s’aiuteranno vicendevolmente per mantenere in equilibrio l’Universo e permettere a quest’ultimo di svilupparsi e prosperare nella pace, fino a che questi non diventerà vastissimo e sempre più rigoglioso e splendente giorno dopo giorno.”


Pronunciate queste ultime parole con solennità, Mew sollevato e con la pace nuovamente nel cuore disse:


“Così sia fatto.”


Allora Arceus, rimessosi con fatica sulle quattro zampe, prese una roccia ferrosa e un frammento di ghiaccio e li pose innanzi a se, tra lui e l’altro Essere Superiore, che con espressione solenne stava attendendo in posizione.
E le loro menti si fusero, vigorose e accese, rilucendo dell’indescrivibile essenza della primordiale realtà che erano, e lo spazio tutt’attorno ne fu colmato, riecheggiando di tale frequenza, che trascende l’udito, baluginando di tale luce, fiamma perpetua che adombra qualsiasi altro lume; i secondi scanditi dallo scorrere incessante del tempo parvero alternarsi fra loro tremando.
Durante il processo, Arceus fece appello a tutte le energie che gli erano rimaste in corpo, traendo ulteriore sostegno dalle 18 Lastre del Potere e tra queste, in particolare, ne sollecitò una in modo più intenso, quella che oggi noi comunemente chiamiamo Lastradrakon, il cui grande potere affluì nella roccia e nel ghiaccio, che investite da tanta energia, si alterarono, divenendo rispettivamente acciaio e acqua.
Dopo quella che parve un’infinità, le menti dei due Esseri Superiori si prepararono finalmente per disgiungersi di nuovo; mancava solo un ultimo requisito per terminare la nascita dei due futuri Guardiani: il tocco di Mew. Il gattino rosa allora riaprì gli occhi e magistralmente sollevò entrambe le zampine anteriori e senza troppe formalità le posò sui due materiali. Questi, al contatto, irradiarono immediatamente un tenue bagliore roseo e blu, che con un boato divenne luce accecante. A quel punto anche il Primevo aprì gli occhi e con un imponente colpo della zampa sinistra fece cessare all’istante il flusso d’energia primordiale, separando definitivamente la sua mente da quella di Mew, e lo spazio tutt’intorno, ritornò spettralmente silenzioso e quieto.
Due uova, due uova uguali a quello da cui nacque lui, stavano sospese in aria di fronte ad egli e a l’altra Creatura, calde e pulsanti di vita, dalle quali sarebbero presto nati i suoi successori, continuatori della sua Opera,
i suoi figli.



Salve a tutti lettori!!! so che nei capitoli precedenti non avevo mai lasciato spazio per l'angolo dell'autore, ma stavolta ho deciso di dedicarvi qualche riga! (in realtà andavo sempre di fretta e finivo per dimenticarmi XD [non che adesso sia da meno]). Anzi tutto spero tanto che il capitolo vi sia piaciuto, anche perché in alcune parti non mi convince molto, e che continuerete a seguirmi, magari facendomi sapere anche il vostro parere a riguardo lasciando una piccola recensione
:)
(e se siete stati così folli da leggere ascoltando contemporaneamente anche una delle due canzoni che ho linkato in cima al capitolo, beh avete tutta la mia stima! XD).
Comunque tenetevi saldi, perché nel prossimo capitolo ci sarà un sacco di movimento ;)
Abbraccione a tutti voi!
-TheSwordmaster


   

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