Il giocattolo dei bambini

di HawkShy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 23 ***
Capitolo 24: *** Capitolo 24 ***
Capitolo 25: *** Capitolo 25 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Image and video hosting by TinyPic I raggi del sole mattutino si posavano leggeri sui tetti delle case, illuminando il lento scivolare delle foglie cadute dagli alberi. Il colore verde smeraldo stava lasciando spazio al dorato e al rosso.

La città si stava svegliando, in ogni strada un via vai di automobili, autobus e treni davano il buongiorno a una nuova giornata. La gente camminava frenetica sui marciapiedi, parlando ai cellulari o correndo per andare al lavoro. Talvolta qualche giacca veniva scossa da un leggero venticello fresco, segno che ormai l’estate era finita.

Una ragazza si trovava a camminare su un enorme e verdissimo prato, ammirando le alte montagne che si estendevano davanti a lei. Il vento la raggiunse e le scosse i lunghi capelli biondi, ma non arrivò solo quello...

Una musica, anzi no, una canzone, allegra, vivace, movimentata. Iniziò come un mormorio lontano, poi si fece via via più forte e decisa, fino a rimbombare completamente in tutta la valle.

La ragazza sgranò gli occhi quando si trovò una sua identica copia che correva verso di lei in preda al panico urlando:
“SVEGLIAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!!!!!”
 
 

Brittany aprì gli occhi di scatto. Era stato solo un sogno, anche se molto realistico. C’era qualcosa che le faceva credere di non essersi svegliata del tutto, ma non sapeva cosa. Poi capì: c’era ancora quella musica.

Si girò e capì che si trattava della sua sveglia sul comodino, la staccò e richiuse gli occhi, ma l’immagine sul display le riapparve chiara in mente: le 8.30.

-Oh mio Dio!- urlò la giovane alzandosi più velocemente possibile.

-Mamma!- chiamò fiondandosi in bagno. Si spogliò velocemente e fece una rapidissima doccia.

-Mamma!- ripetè a voce ancora più alta una volta uscita fuori dal bagno, già completamente vestita. Restò due minuti contati davanti lo specchio, il tempo di legarsi i capelli in una coda di cavallo scombinata, poi prese lo zaino e si fiondò in corridoio.

-Mamma!-gridò per la terza volta dirigendosi verso la porta d’ingresso.

-Buongiorno signorina Brittany!- la salutò uscendo dal salone una donna di mezza età, con i capelli raccolti dietro una cuffia, mentre spegneva l’aspirapolvere.

-Buongiorno Grace, scusami ma sono in ritardo!- la liquidò velocemente la bionda, sorridendo il più possibile alla cameriera.

Riprese a correre, ma dopo pochi passi andò a sbattere contro qualcuno, finendo a terra. Massaggiandosi la schiena alzò lo sguardo e si ritrovò davanti una donna piuttosto giovane, bionda come lei e altrettanto magra, ma molto più bizzarra. Indossava una vestaglia coloratissima, piena di fiori e di farfalle e si sventolava con un ventaglio completamente bianco, nonostante non facesse per niente caldo.

-Dove vai?- chiese la donna alla ragazza ancora a terra.

-A scuola, mamma!- rispose Brittany con tono di rimprovero –Sono le 8 e mezza passate, perché non mi hai svegliata?

-Ormai sei grande, devi imparare a svegliarti da sola!- disse tranquilla.

-Ma sono in ritardo!- sbottò Brittany alzandosi e fece per superare sua madre, ma questa la bloccò per un braccio e la condusse nella parte opposta del corridoio

–Lasciami andare!

-No, non posso farti uscire di casa senza averti fatto fare prima colazione!- la costrinse a sedersi in cucina e le mise davanti un enorme vassoio pieno di frutta e cornetti.

La ragazza picchiò un pugno sul tavolo. –Devo andare!

-Mangia!- ordinò sua madre, restando calmissima.

Brittany  sbuffò, poi cominciò a prendere quasi tutto ciò che si trovava davanti, finendo in pochissimo tempo. –Ora posso andare?- chiese mandando giù l’ultimo boccone.

-Vai!

La ragazza riprese il suo zaino abbandonato sul pavimento e si precipitò verso la porta d’ingresso. Quasi andò a sbattere di nuovo contro qualcuno, ma si bloccò prima del danno.

Un ragazzo moro, in giacca e papillon, con degli occhiali da sole neri aveva appena aperto la porta, facendo il suo ingresso con una busta di plastica in una mano e un giornale nell’altra.

-Ehi Brit!- la salutò allegro.

-Blaine!- esclamò sollevata abbracciandolo.-Ti prego dammi un passaggio a scuola, sono in ritardissimo!-

-Ma certo, ti accompagno io- accettò subito il ragazzo.

-Andate piano!- si sentì urlare dalla cucina.

-Ciao mamma!- gridò Brittany.

-Buongiorno signora Hollyday!- salutò Blaine, poi seguì la bionda fuori dalla porta ed entrambi camminarono verso l’auto parcheggiata davanti al cancello.

Blaine mise in moto e partì, ma dopo che persino un bambino in bicicletta li superò, Brittany cominciò a spazientirsi.

-Blaine ti prego sono in ritardo! Accelera!

-Mi dispiace ma ho promesso a tua madre che non avrei corso e lei si fida molto di me, non solo come tuo amico ma soprattutto come tuo m….BRITTANY!!!

Non potè finire la frase perché Brittany premette la mano sul ginocchio del ragazzo e di conseguenza l’acceleratore, costrigendolo a una brusca sterzata per non prendere in pieno un cassonetto dell’immondizia.

Le urla del ragazzo si fusero con quelle della ragazza che non accennava a lasciare la presa, mentre i loro timpani venivano torturati dal suono dei mille clacson che si lamentavo della loro guida pericolosa. Blaine si sentiva ad una gara di formula uno, ad ogni curva sterzava in maniera talmente violenta da rischiare un testa coda, ma le sue urla continuavano a non persuadere la folle ragazza accanto a lui.

Dopo aver evitato circa quindici incidenti ed essere riusciti a non prendere in pieno una vecchietta, due bambini, un cane, un gelataio, ogni palo incontrato, un’edicola ambulante, un carro funebre, una scolaresca e una comitiva di giapponesi che scattava fotografie, arrivarono sani e salvi a scuola.

Blaine frenò davanti l’entrata principale e strinse le mani sul volante, mentre col fiatone cercava di riprendersi. Brittany gettò un’occhiata al suo amico che adesso aveva il viso completamente sudato e gli occhi fuori dalle orbite la guardavano in cagnesco.

Sorrise come se nulla fosse e dopo avergli lasciato un bacio sulla guancia, scese dall’auto correndo verso la scuola.

-Brittany!- la chiamò Blaine da lontano, la ragazza si voltò –Non ti dimenticare che dobbiamo essere in studio  alle cinque!

La ragazza alzò i pollici camminando all’indietro, poi finalmente entrò a scuola.

 
 
I corridoi erano completamente deserti, segno che ormai le lezioni della prima ora si stavano per concludere. In qualsiasi altra scuola sarebbe stata una buona notizia, perché nessuno si sarebbe accorto del ritardo, ma il liceo di Brittany era particolare.

Frequentava il McKinley, un liceo normalissimo come altri centinaia di Los Angeles, ma con la particolarità che le classi restavano sempre le stesse per tutte le materie, così erano gli insegnanti a dover cambiare aula e non gli alunni.

A Brittany quell’organizzazione faceva molto comodo (tranne per quando era in ritardo) poiché non dovendo cambiare aula in continuazione, si riusciva a guadagnare molto tempo e le lezioni finivano un’ora prima rispetto alle altre scuole, permettendole di andare a lavoro in orario.

La bionda faceva parte, infatti, del mondo dello spettacolo da quand’era molto piccola e attualmente lavorava in una trasmissione televisiva per adolescenti, dove ballava e recitava. Il programma era una specie di talk show dove ogni giorno il presentatore invitava un ospite e si parlava di problemi giovanili e non.
Dalle elementari alle medie  e persino il suo primo anno di liceo, non aveva mai avuto problemi nel dividersi tra le due vite, riusciva ad impegnarsi sia la mattina sia il
pomeriggio senza particolari sforzi.

Ma adesso si trovava al terzo e ormai da due anni qualcosa era cambiata. In peggio.

Arrivò davanti la porta della sua aula e prese un grande respiro, sapendo già cosa aspettarsi dentro.

Entrò nella stanza e immediatamente si portò le mani alle orecchie per le assordanti urla che gliele fecero tremare. Si guardò intorno e non restò sorpresa alla visione che le si presentava ogni mattina. La maggior parte dei suoi compagni stava ridendo e urlando a squarciagola, saltando sui banchi o lanciando oggetti, alcuni addirittura stavano alle finestre a fumare come se niente fosse e una coppia era appoggiata ad un banco pomiciando tranquillamente.  Il pavimento era completamente coperto da cartacce e altri rifiuti e i banchi erano stati tutti spostati dalle loro file originarie, creando un caos terribile. Brittany era sicura che una tromba d’aria avrebbe fatto meno danno. Aguzzò la vista, cercando le sue poche compagne tranquille lì dentro e le trovò accanto alla cattedra mentre parlavano tra di loro a bassa voce. Due figure vicino il gruppetto erano sedute dietro la cattedra e la bionda intuì che una stava cercando di consolare l’altra.

Brittany raggiunse le ragazze evitando un cancellino destinato al suo viso.

-Dove sei stata? E’ tardissimo!- le chiese un po’ troppo aggressivamente una ragazza bassa mora, con un cerchietto in testa e una gonna scozzese lunga fino al ginocchio, dalla quale partivano due gambaletti bianchi.  

-Ciao Rachel- la salutò Brittany –Non ho sentito la sveglia!

Un’altra ragazza si accorse del suo arrivo e si distaccò dal gruppo, lei però era molto più alta dell’altra, con i capelli biondi e degli enormi occhi verdi. –Sta piangendo di nuovo!-indicò una delle due figure sedute lì vicino – e loro se ne fregano!- continuò con rabbia indicando i suoi compagni, proprio mentre un ragazzo con la cresta sbattè forte una carta sul tavolo urlando  “Uno!!”

Brittany sbuffò e andò dalla ragazza asiatica e dalla donna in lacrime seduta accanto a lei dietro la cattedra. Nascondeva il volto dietro un enorme fazzoletto e non sembrava voler dare retta a nessuno.

-Professoressa Pillsbury..-provò la ragazza. La donna alzò per un attimo la testa e puntò i suoi enormi e umidi occhi marroni in quelli azzurri della ragazza

–Professoressa, per favore, cerchi di reagire! Non può farsi mettere i piedi in testa così!

Per tutta risposta alla donna dai capelli rossi cominciò a tremare il labbro inferiore e una nuova ondata di lacrime la sconvolse, riportandola nel suo nascondiglio dietro il fazzoletto.

-E’ successo poco fa!- sussurrò a Brittany la ragazza asiatica, cercando di non farsi sentire dalla Pillsbury.

-Tina!- la rimproverò Sugar, una ragazza eccentrica ma molto tranquilla, indicando la donna che, a giudicare dalla reazione urlante, aveva sentito benissimo.

Brittany si alzò e chiuse gli occhi invocando la pazienza.

Poi si girò di scatto e guardò il resto dei suoi compagni, anche se “branco di scimmie” sarebbe stata meglio come definizione.

Il ragazzo con la cresta che aveva urlato prima, Noah Puckerman meglio conosciuto come Puck, adesso stava giocando a braccio di ferro con uno spilungone con la faccia più confusa della terra, Finn Hudson.

Accanto a loro un alto ragazzo asiatico, Mike Chang, giocava a calcio con il borsellino di chissà chi, mentre un ragazzo irlandese, Rory Flannagan, stava in porta dandosi il cambio con un enorme ragazza che avrebbe messo paura anche a Lord Voldemort in persona, Lauren Zizes. La coppia che si baciava tranquillamente vicino la finestra erano Mercedes Jones e Shane Robinson, gli unici due ragazzi afroamericani della classe. In un angolo in disparte c’era Artie, un ragazzo su una sedie a rotelle che non assecondava mai le follie dei suoi compagni, ma non osava ribellarsi per via della sua amicizia con il capo di quella banda di pazzi.

Il vero problema, la vera radice di tutti i mali di quella classe.

Capelli lunghi castano scuro, occhi neri e profondi, bellissimi tratti latini, camicia a quadri lasciata aperta a far notare la cannottiera bianca di sotto, jeans chiari strappati, converse malridotte. Brittany puntò lo sguardo verso la ragazza che lo ricambiò solo per qualche istante, mentre poggiava un piede sul banco davanti a lei e si portava le cuffie dell’Ipod alle orecchie, riprendendo a guardare fuori dalla finestra.

Lei e soltanto lei. Santana Lopez.
 




Note

Ciao a tutti!!! :)
Come avevo promesso, sono tornata, ma stavolta con una long! Ho preso in considerazione quest'anime perchè come ho già spiegato è uno dei miei preferiti e mi ha emozionato tantissimo!
Come avrete notato non mi atterrò molto alla storia originale, soprattutto per quanto riguarda l'età, avrei avuto sicuramente difficoltà a inserire i nostri ragazzi alle elementari! :)
Gli appassionati dell'anime avranno notato che ho tagliato il primo episodio in due parti, ma non avevo scelta, sarebbe venuto troppo lungo! :)
Fatemi sapere se vi piace e se vale la pena continuare!
Besos por todo el mundo!
Fede

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Brittany era fuori di sé dalla rabbia. Ma come facevano tutti quei ragazzi, così sicuri di sé, ad ascoltare una ragazza che dava ordine di mettere in soqquadro la scuola, ma nemmeno li considerava?
Stava lì, seduta su un banco, completamente persa nel suo mondo, ignorando il povero Artie che tentava sporadicamente di attirare la sua attenzione.
Per non parlare degli insegnanti che non intervenivano minimamente, soprattutto la professoressa Pillsbury, che non accennava a smettere di piangere come una bambina.
Doveva fare qualcosa, assolutamente, ne andava della sua istruzione e della sua sanità mentale.
-Dov’è il mio banco?- urlò cercando di sovrastare il frastuono. Alcune teste si girarono, ma fu questione di un attimo, poi ognuno riprese la sua attività (o non attività).
Brittany cominciò a farsi largo nell’aula spingendo chiunque le ostacolasse il cammino, causando alcune frasi di protesta.
Dopo aver controllato tutti i banchi, restò solo quello sotto il quale aveva il piede Santana.
Si avvicinò e lo riconobbe subito per l’incisione a forma di unicorno che lei stessa aveva fatto giorni prima. Alzò lo sguardo verso la mora che ricambiò come se la vedesse per la prima volta nella sua vita.
-Leva subito questa zampaccia da qui!- le ordinò. Per tutta  risposta la mora la ignorò totalmente e si voltò di nuovo verso la finestra.
-Sto parlando con te!- insistette Brittany.
-Brittany, forse dovresti lasciar perdere..- provò ad intervenire Artie con una nota di paura nella voce.
-No! Questo è il mio banco e io lo rivoglio, di a questa specie di amica tua di lasciarlo subito!- si pentì subito di aver risposto male ad Artie, ma il nervosismo si faceva sempre più strada dentro di lei. Santana continuava a non interessarsi alla situazione, così Brittany cominciò a gridare ordinandole di levare il piede.
Nel frattempo nella classe era calato un silenzio totale, tutti stavano aspettando un’improvvisa reazione della ragazza con la camicia a quadri, che non tardò ad arrivare.
Quando i rimproveri di Brittany stavano per diventare fastidiosi anche per la padrona stessa, Santana la guardò in cagnesco per un attimo, poi con un calcio spinse via il banco e di conseguenza Brittany.
Le ragazze trattennero il fiato. –Ti sei fatta male?- chiese subito Quinn.
Brittany si voltò verso la professoressa, che fissava immobile la scrivania, come se avesse deciso di ignorare totalmente l’accaduto. La bionda era shoccata, non poteva credere che anche quel gesto di Santana non avrebbe avuto nessuna conseguenza disciplinare!
-No- rispose a Quinn e cercò di tranquillizzare le sue compagne con lo sguardo, poi portò il banco il più lontano possibile da Santana e si posizionò proprio davanti la cattedra. Poi prese il suo zaino e tirò fuori i libri.
-Professoressa!- chiamò. La donna per la prima volta le prestò davvero attenzione. –Non ho capito quest’esercizio di matematica, per favore me lo potrebbe spiegare?
A Quinn, Rachel, Tina e Sugar per poco non cadde la mascella a terra. I ragazzi si alzarono e si avvicinarono tra di loro osservando la scena, alcuni con i volti divertiti.
Gli occhi della Pillsbury furono attraversati da una luce e immediatamente le tornò il sorriso, come presa da una nuova speranza. –Ma certo!- esclamò avvicinandosi alla ragazza.
Nel frattempo nel fondo dell’aula tutti si erano avvicinati a Santana e adesso cominciarono a trafficare intorno a lei nascondendo degli oggetti. Le ragazze li guardavano preoccupate e persino Mercedes e Shane smisero di baciarsi per seguire cosa stava succedendo.
-Te lo spiego alla lavagna- disse la Pillsbury. Prese un gessetto e si preparò a scrivere, ma non appena si voltò, un palloncino pieno d’acqua lanciato alla velocità della luce la raggiunse e le scoppiò sulla testa.
La stanza fu riempita dalle risate dei ragazzi che cominciarono uno dietro l’altro a lanciare palloncini verso la lavagna, creando un pantano micidiale. Le ragazze urlarono e cercarono di spostarsi, ma molte vennero lo stesso prese in pieno e a un certo punto la cosa più difficile da fare era diventata non scivolare.
Brittany che era miracolosamente riuscita a sfuggire ai gavettoni, era nascosta in un angolo della stanza e con la coda dell’occhio video Sugar uscire dall’aula, tornando poco dopo seguita da un uomo con i capelli ricci pieni di gel e gli occhi azzurri, il professor Schuester.
-Cosa sta succedendo qui?- urlò verso i ragazzi che incuranti di tutto continuavano ad urlare e ridere. Lauren e Rory avevano cominciato addirittura a fingere di pattinare, ma l’enorme stazza della ragazza non le permise di stare in equilibrio a lungo, così finì dritta dritta verso il cestino dell’immondizia, rovesciando tutto il suo contenuto a terra che non potette fare a meno di bagnarsi e creare una mini discarica a terra.
-Adesso basta! Smettetela!- continuò a gridare il professore, mentre la Pillsbury in preda al panico si era nascosta dietro di lui. Puck prese l’ultimo gavettone rimasto e colpì Schuester in pieno viso, inzuppandolo completamente. Il viso dell’uomo era trasfigurato dalla rabbia e sbattè un pugno sulla porta. –In presidenza! Subito! Vi faccio sospendere!
Per Brittany fu una scena al rallentatore. Si girò verso i suoi compagni con un sorrisetto soddisfatto ma cambiò immediatamente espressione quando vide Santana alzarsi per la prima volta e mettere una mano nella tasca esterna della camicia, tirando fuori qualcosa che a lei sembrò un foglio piegato, ma non ne mostrò il contenuto, si limitò ad attirare l’attenzione del professore con quel semplice gesto.
La ragazza si voltò verso i due insegnanti che adesso erano sbiancati entrambi, mentre l’uomo aveva perso tutta la sicurezza di poco prima.
Si guardarono un attimo, come se stessero decidendo silenziosamente il da farsi, poi Schuester mormorò “Andiamocene” ed entrambi uscirono dall’aula.
-Ci lasciate soli?!- gridò inutilmente Rachel, mentre in aula riscoppiava il pandemonio.
Brittany era rimasta senza parole, continuava a spostare lo sguardo da Santana, nuovamente seduta con le cuffie alle orecchie, e la porta dalla quale sono spariti i due adulti.
Cos’era successo? Che cos’era quel foglio? Perché si sono spaventati?
 
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Dire che Brittany era nervosa era un eufemismo. Camminava talmente veloce nei corridoi che a stento il povero Blaine riusciva a starle dietro.
-Potresti calmarti un attimo?-chiese il ragazzo, seguendola girando un angolo.
-Come faccio a calmarmi? Ti rendi conto in che situazione sono? E’ stato assurdo ti dico, assurdo!- era talmente arrabbiata che stava andando direttamente in studio prima di prepararsi, ma Blaine riuscì a bloccarla e la condusse nei camerini dove l’aspettava Chandler, il parrucchiere del programma.
-Buonasera Britt!- esclamò quest’ultimo allegro –Ciao Blaine..-continuò melenso. Blaine fece un cenno veloce con la testa, poi quasi spinse Brittany sulla sedia davanti il parrucchiere e cercò di tranquillizzarla.
-Adesso devi concentrarti sul programma, non permettere a quella Santana di distrarti!
La ragazza sbatté forte  un piede a terra, facendo sobbalzare Chandler che cercava di tenerle la testa ferma.
-Solo il suono di quel nome mi fa innervosire! Lo vedi? Tutto questo non fa bene alla mia salute!- esclamò massaggiandosi le tempie.
Blaine sbuffò –Per favore Britt, devi calmarti o rischi di andare in onda con quest’umore che non piacerà per niente al regista e io non ho voglia di farmi rimproverare! E poi pensa ai telespettatori, preferiscono vedere una ragazza sorridente in televisione piuttosto che una imbronciata!
Sorrise a Brittany che ricambiò, poi le si avvicinò e le diede un bacio sulla fronte. –Vado a cercare Jason, lo avviso che ti stai preparando.
-Va bene- rispose la ragazza che si era un po’ calmata, senza abbandonare l’aria imbronciata. Blaine uscì dai camerini  e immediatamente Chandler sospirò. Brittany lo guardò storto.
-Che bravo ragazzo Blaine!- esordì il parrucchiere. La bionda alzò gli occhi al cielo e non rispose.
-E’ un ottimo manager ed anche carino!- continuò quello.
-Lo so benissimo Chandler, è il MIO ottimo manager.- sbottò infastidita.
-Appunto per questo mi chiedevo se…magari…potessi organizzare un’uscita- propose strizzandole l’occhio.
-Scordatelo!- tagliò corto la ragazza.
-Ma..-provò quello.
-Ma un bel niente, non lascerò il mio migliore amico nelle tue manacce da depravato!- concluse la discussione, guardandolo torva.
Chandler sbuffò e riprese a pettinare i capelli a Brittany.
-E spazzolali ogni tanto!- esclamò all’ennesimo nodo.
 
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Il vecchio saggio di Kung Fu Panda aveva davvero ragione: il caso non esiste.
Proprio in uno dei peggiori giorni della carriera scolastica di Brittany, il programma aveva deciso di invitare un sociologo per parlare della dispersione scolastica.
Il presentatore, Jason, un uomo sui trent’anni moro, con delle buffissime basette e degli enormi denti leggermente sporgenti, ascoltava il professore ospite, un uomo pelato notevolmente in sovrappeso, con una barba curata e degli occhialini sul naso. Il suo abito notevolmente elegante e i suoi modi di fare piuttosto altolocati, lasciavano pensare che, nonostante la laurea, quest’uomo non aveva mai visto una scuola pubblica in vita sua.
Brittany ascoltava ad intermittenza, trovando le risposte del professore banali e piene li luoghi comuni, così ad ogni domanda di Jason cercava di darsi una sua personale spiegazione in testa.
-Quindi lei è convinto che il dialogo sia lo strumento migliore per far capire ai ragazzi che non hanno voglia di studiare quanto sia importante l’istruzione?- stava chiedendo Jason.
-Ovviamente- rispose l’uomo con le mani giunte sopra il pancione e annuendo.-Non servono le punizioni, bisogna aprirsi a questi ragazzi. Con le punizioni si usa soltanto violenza senza concludere niente, invece questi piccoli ribelli che non vanno a scuola o che ci vanno solo per disturbare, hanno bisogno di qualcuno che gli apra il cuore. Nessuno si salva da solo.
Brittany, seduta nella prima fila degli spalti insieme ad altri commentatori, fece una piccola risata isterica e ironica ma, quando notò che tutto lo studio si voltò verso di lei, capì che aveva lasciato il microfono acceso. Merda.
-Non è d’accordo signorina?- chiese quasi offeso il professore.
Brittany ripensò alla sua mattinata scolastica e si innervosì ancora una volta.
-No, non lo sono!- esclamò convinta.
Jason lanciò un’occhiata agli autori e si torturò nervosamente il colletto della camicia, mentre Blaine accanto a un cameraman faceva segnali a Brittany di non continuare.
-Quando dei ragazzi passano i limiti a scuola devono essere puniti! Non possono semplicemente essere rimproverati un paio di volte e basta! Non serve a niente il dialogo, a loro non importa niente degli stupidi discorsi moralisti, lo sanno perfettamente che stanno facendo qualcosa di sbagliato, è proprio per quello che lo fanno!
-Ehm…Brittany…-provò Jason guardandola preoccupato. Non si era nemmeno accorta di essersi alzata.
-No! Sono arrabbiata e queste parole mi innervosiscono perché io le provo in prima persona ogni giorno queste situazione, per colpa dei miei stupidi compagni che sono solo dei caproni che vanno dietro ad una menefreghista egoista, una stronza a cui non importa niente di nessuno!
-Ma di cosa stai parlando?- chiese stupefatto Jason, mentre il professore la fissava sconvolto.
-Di cosa? Di chi! Sto parlando di Santana, la più grande stronza che abbia mai conosciuto! Ed è assurdo che nessuno fa niente per metterla al suo posto!- quasi gridò l’ultima frase senza nemmeno rendersene conto. L’aveva rimproverata in pubblico. Aveva detto il suo nome in televisione!
-Bene, dopo questo sfogo di Brittany,che sicuramente sarà molto stanca, mandiamo la pubblicità!- esclamò Jason con un enorme, falso, sorriso verso la telecamera.
 
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Quella sera Brittany era seduta sul divano sorseggiando un’aranciata, mentre accanto a lei sua madre si faceva un solitario inventato da lei, usando sia le carte sia gli scacchi.
Brittany la osservava con la coda dell’occhio, chiedendo come si potesse fare un gioco inventato da sé stessi, con regole che si sarebbero tranquillamente potute infrangere tutte perché tanto non le conosceva nessuno. Mentre pensava a queste cose inutili, Blaine fece il suo ingresso nel salone, con l’aria stanca e il cellulare ancora in mano.
La bionda lo guardò dispiaciuta.
-Ho appena staccato al telefono con Jason- disse Blaine, facendo aumentare il suo senso di colpa –Gli ho chiesto scusa per il tuo insensato discorso di oggi, attribuendo la colpa ai pazzi ormoni adolescenziali e non alla tua completa e totale follia!- la guardò con aria di rimprovero, ma si addolcì immediatamente dopo l’adorabile broncio spuntato sul viso di Brittany.
-Mi dispiace Blaine, so di avervi sconvolto ma quel panzone mi ha fatto uscite dai gangheri, soprattutto dopo la mattinata che avevo appena passato! E’ di nuovo colpa di Santana che si insinua nella mia mente anche quando non dovrebbe! E’ sempre colpa sua!
-A proposito…- fece sua madre, girando una carta e spostando una pedina –Non avresti dovuto.
-Cosa?- chiese la ragazza.
-Fare il suo nome in diretta- rispose ovvia la madre.
-Prima di tutto non ho detto il suo cognome, e poi se lo merita! Ci fa pensare l’inferno a scuola e umilia i professori! Ho fatto una buona azione ad umiliarla in diretta!
-Condivido ogni parola- annuì la donna bionda- Ma lei sicuramente no! E l’hai detto tu stessa che è il capo di quegli idioti dei tuoi compagni, quindi aspettati una sua vendetta!- concluse con un sorrisino allegro, come se le avesse appena annunciato una visita al luna park.
Brittany si voltò terrorizzata verso Blaine.
-Non preoccuparti, ti proteggerò io!- esclamò quest’ultimo, indicandosi fiero. La bionda le saltò al collo, ringraziandolo.
-Anche se hai già 26 anni, sei ugualmente molto più basso della maggior parte di quei ragazzi, quindi ritengo il tuo intervento un po’ inutile- osservò come se niente fosse la signora Holliday, beccandosi un’occhiataccia da entrambi i ragazzi.
-Signora, è arrivato Jacob per il manoscritto.-annunciò Grace, entrando nel salone.
Da dietro di lei comparve un ragazzo con i capelli ricci gonfissimi, gli occhiali e una camicia abbottonata fino al mento. Era un po’ nervoso e leggermente sudaticcio.
-Buonasera, il manoscritto è pronto?- chiese timoroso. Dopo un minuto di silenzio, la madre di Brittany scoppiò in un’enorme risata.
 
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-Quindi mi raccomando, se qualcuno si dovesse avvicinare a te in modo minaccioso, chiuditi in bagno…
-“E chiamami al cellulare”! Si si lo so, Blaine, l’hai già detto.- disse Brittany, aprendo lo sportello dell’auto. Il ragazzo la guardò preoccupato. La bionda sorrise –Stai tranquilla, vedrai che non succederà niente- gli diede un bacio sulla guancia, poi scese e si diresse all’entrata.
Quasi tutti i ragazzi erano entrati, solo qualcuno si trascinava ancora a passo lento, prolungando il momento. Brittany fece in tempo a fare due passi, prima che qualcuno la afferrasse per lo zaino e la trascinasse in un luogo più appartato. Stava per mettersi ad urlare, quando si accorse che si trattava di Rachel e che accanto a loro c’erano tutte le altre ragazze.
-Cosa ci fai qui?- le chiese la moretta.
-Come sarebbe? Sono a scuola!-rispose sorpresa Brittany.
-Ti stanno cercando Brit!-esclamò Quinn- Non saresti dovuta venire oggi! Poco fa Puck e Mike sono entrati nel bagno delle ragazze e hanno aperto tutte le porte per controllare che tu fossi lì.
-Credo si siano leggermente incazzati per quello che hai detto ieri in tv!- annunciò Sugar come se avesse fatto la scoperta del secolo. Tutte la fissarono con in faccia un’espressione molto simile ad un “ma va?”.
-Non vi preoccupate ragazze, mala che vada posso chiamare Blaine e lui in tutti baleno si troverà qui- cerco nella tasca della sua giacca, ma dopo averla trovata vuota nella sua mente si fece spazio l’immagine di lei che posava il cellulare sul cruscotto della macchina.-Porca miseria!- esclamò.
Non ebbe nemmeno il tempo di rispondere alle facce perplesse delle sue amiche, perché l’intero gruppo dei suoi compagni, tranne Santana e Artie, le si parò davanti.
-Guarda chi c’è!- esclamò Puck, mettendo le braccia conserte e guardando Brittany minaccioso.-La nostra piccola premio Oscar. Cosa c’è, non ti consideravano più in quel programma idiota e hai deciso di attirare un po’ l’attenzione?
-Brittany andiamo via- la tirò per una manica Rachel, ma lei si liberò.
-No , questa è una faccenda tra me e loro, non vi preoccupate e andate in classe- rispose la bionda.
Dopo un paio di proteste da parte di Rachel, Quinn capì che non ci sarebbe stato verso di farla smuovere da lì e tirandosi dietro Rachel, le sussurrò “Andiamo a chiamare il professor Schuester”.
Sugar, inizialmente incerta sul da farsi, decise di seguire le due ragazze, lasciando Brittany momentaneamente sola.
-Belle amiche che hai!- esclamò Lauren, facendo ridere gli altri. –Sono scappate via e ti hanno lasciato qui!
-Ho detto io loro di andarsene, o siete anche sordi oltre che pecoroni?
I ragazzi si innervosirono e Rory fece un passo avanti verso Brittany, ma Puck lo bloccò.
-No- disse con un ghigno- comportiamoci da gentiluomini e lasciamo fare alle signore.
A quel punto fu Lauren ad avanzare e prese Brittany per il colletto della camicia, pronta a tirarle un pugno.
La bionda, cercando inutilmente di liberarsi dalla stretta solidissima della gigantessa, chiuse gli occhi e attese il colpo.
-Che sta succedendo qui?- si sentì una voce femminile profonda e roca, arrivare nella loro direzione. Tutti si bloccarono e guardarono Santana avvicinarsi con le sopracciglia aggrottate, seguita da Artie.
-La stiamo punendo Santana!- esclamò Puck trionfante.
-Chi vi ha detto di farlo?- chiese arrabbiata la latina.
I ragazzi rimasero shoccati.
-M..ma lei ha detto quelle cose ieri in tv!- rispose Lauren boccheggiando, tenendo ancora Brittany per il colletto.
Santana guardò un attimo la bionda e per la prima volta i loro sguardi si incrociarono.
Nero nell’azzurro e azzurro nel nero. Gli occhi di Brittany erano limpidi e solari, così come quelli di Santana erano scuri e misteriosi. Alla ballerina parve di vedere un’ombra di qualcosa dietro quello sguardo, ma cosa? Forse…tristezza?
-Lasciala stare, non mi interessa cosa ha detto- disse infine la mora. Lauren lasciò andare Brittany, che si stupì ancora una volta di come tutti si facevano comandare da lei. Tutti la guardarono con sdegno, poi seguirono Santana , che dopo quello scambio di sguardi era tornata ad ignorarla, e Artie, il quale invece la guardava dispiaciuto.
Brittany osservò il gruppo allontanarsi. Perché non l’aveva punita? Cos’era successo stavolta?




Note



Saaaaaalve a tutti!!!!
Ecco qui la seconda parte del primo episodio, anche questo bello lunghino!
Scusatemi se la storia finora è un pò lenta, ma bisogna preparare bene tutto quanto prima di entrare nel vivo!
Spero che questo capitolo vi piaccia, a me sinceramente non tanto, e che mi lasciate qualche bel commentino per farmelo sapere! :)
Non voglio per forza cose positive, anche insulti (ai limiti del legale XD) ma che almeno mi facciano capire se vale la pena continuare e se devo migliorare qualcosa!
Detto questo, alla prossima!
Besos
Fede

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Chiedendosi ancora per quale motivo Santana avesse deciso di salvarla da Lauren, Brittany si diresse in classe.

Era da quando i suoi compagni l’avevano lasciata in cortile che non riusciva a capacitarsi dell’accaduto. I ragazzi erano furibondi con lei per aver parlato male di loro in diretta e, soprattutto, aver fatto il nome della latina. Anche lei era convinta che la mora non avrebbe lasciato passare la cosa, ma allora perché? Perché l’aveva difesa? Sarebbe dovuta essere quella più arrabbiata e invece..

Presa dai propri pensieri, non si accorse di aver superato la porta della sua aula e tornò indietro ma si accorse che c’era qualcosa di strano.

Silenzio.

Troppo silenzio.

Aprì la porta con una strana sensazione, ma restò a bocca aperta quando si accorse chi c’era nell’aula.

O meglio, chi non c’era. Ovvero quasi nessuno.

La professoressa Pillsbury era in piedi con un libro in mano, guardandola sorridente, mentre Quinn, Rachel, Tina, Sugar, Mercedes e Shane erano tutti seduti ai loro posti. Non c’era nessun altro. Guardò perplessa Quinn che ricambiò lo sguardo scuotendo la testa, anche lei confusa per la situazione.

-Brittany!- esclamò la Pillsbury fin troppo allegramente –Non stare lì impalata, siediti al tuo posto!

La bionda la guardò sempre più dubbiosa, mentre la donna non accennava a smettere di sorridere, come se fosse una situazione normalissima.

Brittany prese posto tra Rachel e Tina chiedendo immediatamente –Dove sono tutti?

-Non lo sappiamo!- rispose Rachel –Dopo essere andate a cercare il professore Schuester, non l’abbiamo trovato da nessuna parte, così ci siamo affacciate dalla finestra del corridoio e non vi abbiamo visto più. Abbiamo pensato che sareste venuti in classe, così siamo entrati, ma abbiamo trovato solo Mercedes e Shane e la professoressa.

-Eravamo molto preoccupate-continuò Tina –pensavamo ti stessero facendo qualcosa, volevamo venire a cercarti, ma la Pillsbury ce l’ha impedito.

-Ve l’ha impedito?-chiese shoccata Brittany.

-Si, ha detto di approfittare della situazione per cominciare la lezione!

-Silenzio voi tre!- rimproverò d’un tratto la rossa.-Sto cercando di spiegare!

Brittany la guardò in cagnesco. Ma come si poteva essere tanto ipocriti? Da due anni quella donna veniva umiliata in tutti i modi senza alcuna conseguenza e adesso per una conversazione sussurrata le stava rimproverando?

Ebbe appena il tempo d’indignarsi, quando la porta si aprì di scatto, senza nessuna gentilezza. Puck fece il suo ingresso in aula con un sorriso malefico, seguito da tutti gli altri. L’ultima ad entrare fu Santana, che con le mani in tasca rivolse un occhiata alla Pillsbury, che nel frattempo era sbiancata, dopo di che con un ghigno riprese il suo solito posto in fondo all’aula.

Artie la raggiunse subito e cominciò a sussurrarle qualcosa, in quel che a Brittany parve un tono supplichevole. La mora alzò lo sguardo e cominciò a fissare Brittany, con in volto un’espressione indecifrabile, poi zittì Artie con un gesto e fece un cenno verso Puck.

La bionda si voltò in tempo per osservare i ragazzi disporsi in cerchio intorno alla cattedra. Solo adesso notò che avevano tutti almeno un paio di bicchieri a testa nascosti dietro la schiena.

La Pillsbury li guardò terrorizzata, mormorando un debolissimo “Che cosa volete fare?”, prima che all’unisono i ragazzi svuotarono alcuni bicchieri sulla sua testa. La professoressa urlò travolta da litri di granita di tutti i colori, mentre tutti cominciarono a ridere. Le ragazze si alzarono e cercarono di bloccarli, ma finirono solo con l’essere spinte via. Rachel uscì di corsa dall’aula e tornò poco dopo seguita di nuovo da William Schuester.

Brittany sbuffò, sapeva benissimo come sarebbe andata a finire tutta la scena. Infatti pochi secondi dopo anche il professore si ritrovò gocciolante dalla testa fino ai piedi.

-Adesso basta!- urlò l’uomo con tutto il fiato che aveva in gola –Quel che è troppo è troppo! Emma passami il registo, li sospendo!- continuò strappando la penna dalla mano della
professoressa ancora immobile sulla sedia e prendendo il registro.

-Non credo di aver capito bene.

Tutti si voltarono verso il fondo dell’aula, il luogo dal quale proveniva la voce e videro Santana che si era alzata e adesso avanzava a passo lento verso la cattedra.

-Per caso, ha minacciato di punirci?- chiese con quella voce roca e sensuale che la caratterizzava.

Brittany per la seconda volta la vide infilare la mano  in una tasca ed estrarre leggermente dei fogli ripiegati.

Come il giorno precedente i due insegnati sbiancarono, anche se in quel momento era appena intuibile per via della sostanza colorata di cui erano pieni.

Non poteva restare lì ferma senza far niente, doveva intervenire. Vide Rory guardare la scena con un sorriso idiota, tenendo ancora in mano un bicchiere pieno. Si mosse così velocemente che quasi urtò un banco. Raggiunse l’irlandese che la guardò stupito e gli strappò il bicchiere di mano.

SLASH!
 

La granita arrivò in pieno sul viso di Santana, facendole spalancare la bocca per la sorpresa e serrare gli occhi. Rimise i fogli in tasca e si incurvò leggermente in avanti, cercando di liberarsi dalla sostanza appiccicosa.

Tutti trattennero il fiato come se fossero un’unica persona.

Santana si passò le dita sugli occhi, aprendoli e puntandoli su Brittany. La bionda gelò, non aveva mai visto nessuno così arrabbiato.

Lauren fece un passo in avanti e afferrò Santana. –Vieni, andiamo in bagno. Ti aiuto a pulirti.- Poi guardò in cagnesco Brittany, che si sentì tremare e uscì dall’aula con la latina.
 
-Ti conviene cambiare continente- sussurrò Mercedes a Brittany.
 

°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°

 
Santana si sciacquò il viso più volte, levando via tutta la granita, poi prese il fazzoletto che le porse Lauren e cominciò a levarsi quella che aveva tra i capelli.

Un paio di ragazzine del primo anno che uscirono dai bagni la guardarono imbambolate, sicuramente sorprese di trovarsi davanti Santana Lopez in quelle condizioni.

-Che cazzo volete?- chiese con veleno quest’ultima, facendole scappare fuori. Poco dopo la porta si aprì ed entrò Puck seguito da Artie.

-Devi fargliela pagare!- esclamò sbattendo un pugno su una porta. –Quella puttanella bionda si sente in dovere di poter fare quello che vuole solo perché lavora in televisione!

-Calmati Puck- intervenne debolmente Artie- cercate di non essere precipitosi, non fate cose di cui potreste pentirvi.

-Pentirci?-chiese beffarda Lauren –Io mi sono rotta le palle di quella moralista, non vedo l’ora di spaccarle quel bel culetto!

-Non puoi fare finta di niente Santana- continuò Puck rivolto alla mora.

La ragazza alzò lo sguardo verso lo specchio e non disse niente per qualche secondo. Poi un ghignò si fece spazio sul suo volto e guardò i suoi amici con sguardo malefico.

-Non la passerà liscia.
 

°°°°°°°°°°°°°

 
 Brittany si gettò sul divano del salone esausta. Non doveva andare agli studi quel pomeriggio, così sarebbe potuta rimanere a casa a riposarsi.

Aveva temuto per tutto il resto della giornata una vendetta di Santana per quel suo gesto avventato e folle, ma lei, Lauren e Puck non si erano fatti più vedere dopo essere usciti dall’aula.

Era persino rimasta dentro i cancelli della scuola ad aspettare Blaine, per paura di trovarseli davanti da un momento all’altro, ma non apparve nessuno.

Si portò le mani tra i capelli, decisa a calmarsi. Adesso era al sicuro, a casa sua, non potevano farle niente.

Non ebbe nemmeno il tempo di rilassarsi che qualcuno suono al citofono. Si chiese chi poteva essere a quell’ora, quando i suoni divennero sempre più insistenti.

-La poooortaaaaaaaaaaaa- canticchiò la signora Holliday passando dal corridoio con dei pattini e indossando un kimono che aveva recuperato chissà dove.

Brittany si precipitò all’ingresso e alzando il cordless chiese “Chi è?”

-Brittany! Sono Quinn!- rispose la voce elettronica agitatissima. Brittany riagganciò e uscì velocemente fuori, preoccupata dal tono dell’amica. Davanti al cancello c’erano Quinn e Rachel, visibilmente turbate.

-Cos’è successo?- chiese la bionda aprendo il cancello.

-Hanno preso Tina!-esclamò Rachel quasi in lacrime.

-Hanno preso Tina?-ripetè

Quinn prese il cellulare e mostrò a Brittany il messaggio.

Abbiamo preso l’asiatica. Dì a quella stupida bionda che se vuole che la lasciamo andare, deve trovarci e chiedere scusa a Santana.
Puck.

Brittany rilesse il messaggio, poi restituì il cellulare a Quinn e cominciò a correre, senza sapere dove andare.

Le ragazze la seguirono, facendo fatica  a starle dietro, girarono l’angolo e per poco non finirono sopra Artie.

-Brittany!- esclamò il ragazzo, arrossendo. –E’ un piacere incontrati!

La bionda aggrottò le sopracciglia perplessa per quel commento del tutto fuori luogo.

-Dov’è Tina?- gli chiese ignorando l’ultima frase.

-Oh, giusto!- si riprese il ragazzo tornando serio –Ero venuto ad avvisarvi, seguitemi, l’hanno portata in un magazzino vicino la scuola.
 

°°°°°°°°°°°°
 

Le ragazze seguirono Artie per parecchi minuti, poi finalmente arrivarono in quel magazzino, che era sicuramente abbandonato. Il ragazzo aveva il fiatone, si era sbracciato parecchio per cercare di non essere di peso con la sua lentezza. Le ragazze lo notarono e a turno gli lasciarono un bacio sulla guancia per ringraziarlo.

-Grazie Artie- gli sorrise Brittany, poi senza perdere tempo entrò dentro al magazzino.

Trovarono tutti i ragazzi appoggiati a quello che riconobbero come un container. Li raggiunsero e cominciarono a guardarsi intorno.

Santana si accorse di loro e si avvicinò a Brittany, camminando lenta e puntando i suoi occhi fieri dritti in quelli della ragazza.

-Dov’è Tina?- chiese la bionda furiosa.

-Buonasera Brittany, non si salutà più?- rispose come se niente fosse Santana.

Delle urla e dei colpi violenti squarciarono l’aria. Provenivano da dentro il container.

-E’ lì dentro?- urlò la ballerina fuori di sé dalla rabbia. Santana si limitò a sorridere malefica.

-Fatela uscire immediatamente! Soffre di claustrofobia!- intervenne Quinn, facendo un passo in avanti, ma venne bloccata da Mike.

-Davvero?- chiese Santana –Allora sarà molto più divertente- alzò un sopracciglio divertita.

-Falla uscire!- ordinò Brittany.

-Chiedimi scusa- ringhiò Santana avvicinandosi minacciosamente, ormai erano a un palmo di distanza.

-Non lo farò mai.

-Allora abituati le orecchie alle urla della tua amica.

-Perché devi essere così stronza? Ce l’hai con me, non con Tina!

-Penso che in questo momento ti stia dando molto fastidio la situazione, quindi per me va bene come inizio di punizione.- rispose la latina, marcando la parola “inizio”.

Con uno scatto velocissimo, Brittany spinse Santana a terra, poi raggiunse la porta per aprire la maniglia, ma Puck la afferrò da dietro. Quinn arrivò e morse un braccio al ragazzo, che lasciò andare Brittany con un urlo, permettendole così di liberare Tina.

Immediatamente l’asiatica uscì e si allontanò il più lontano possibile, poi si inginocchiò e cominciò a piangere. Rachel la raggiunse e l’abbracciò forte, per essere raggiunta da Quinn poco dopo.

I ragazzi abbandonarono i loro ghigni e cominciarono a guardarsi. Puck si passò nervosamente una mano tra i capelli.

Brittany capì che stavano cominciando a sentirsi in colpa, poi guardò Santana che invece fissava Tina impassibile.

Accecata dalla rabbia andò da lei e la afferrò per il colletto della giacca, mentre la latina la fissò sbalordita. Cominciò a trascinarla lontano dagli altri, verso l’interno del magazzino.

-Ora noi due parliamo da sole-minacciò Brittany. Alcuni ragazzi fecero dei passi avanti per intervenire, ma si bloccarono a un’occhiata eloquente di Santana.

-Va bene-rispose –ma lasciami.

Brittany la accontentò e riprese a camminare.

Quando furono abbastanza lontani dagli altri, Brittany si voltò per parlare.

-Adesso lasciami dire..-cominciò, ma fu bloccata da Santana che la spinse contro il muro e la immobilizzò con un braccio. La bionda si lamentò per il dolore, ma la mora non ci badò.

-Ora ascoltami bene- sussurrò minacciosa avvicinandosi al suo viso- Mi hai veramente stancata, ti conviene smetterla con questo tuo comportamento ribelle e lasciarmi in pace.

-P…perché f..fai così.-provò a dire Brittany, ma la latina la interruppe di nuovo.

-Non.ti.conviene.metterti.contro.di.me- sibilò ogni parola a denti stretti, poi la lasciò andare, tirò un calcio forte verso uno scatolone e tornò dagli altri, lasciando Brittany a massaggiarsi la gola ancora sotto shock.

 
°°°°°°°

 
Quella sera Brittany si trovava sul suo solito divano, guardando  fissa davanti a sé senza spiaccicare una parola.

Dopo aver raccontato a sua madre e a Blaine l’accaduto, si era chiusa nella sua stanza ed era scesa solo all’ora di cena. Poi tutt’e  tre andarono in salotto e si trovavano ancora lì.

Blaine osservava dal divano nella parte opposta della stanza Brittany, mentre sua madre accanto a lui sfogliava una rivista.

-Signora Holly, credo che dovremmo intervenire in qualche modo- sussurrò Blaine alla donna.

-Oh! Un test per la personalità!-esclamò quella, ignorandolo completamente.

-Vede, credo che sia una situazione molto stressante per Britt e oggi quei ragazzi hanno passato ogni limite.

-“Preferisci mangiare una pizza o un hamburger con patatine?” Mmm…direi pizza, l’hamburger non sazia mai..Quindi A.

-Quella ragazza, Santana, deve avere per forza qualcosa che non va, non è normale reagire in questo modo..

-Questa è senza dubbio B.

-Crede che dovremmo rivolgerci alla polizia?

-C.

-O magari andare a parlare con il preside, non posso credere che nessuno possa fare niente..

-Di nuovo A!

-Oppure posso andare a casa sua e mi occuperò personalmente della faccenda rivolgendomi ai suoi genitori..

-Un’altra B…..C.,…e B! Ecco ho finito!

-Signora Holly?

-“Sei in grado di ascoltare gli altri e sei senza dubbio una persona saggia pronta a dare a chi ha bisogno i tuoi consigli”! Direi che questo test ha azzeccato perfettamente!

Blaine rimase a bocca aperta, mentre guardava la donna alzarsi e raggiungere la figlia.

-Brit?-chiamò dolcemente. La ragazza alzò gli occhi e fissò la madre.-Hai bisogno del consiglio di una persona saggia?- continuò.

Brittany aggrottò le sopracciglia confusa. La donna si inginocchiò per raggiungere l’altezza del suo viso.

-Se vuoi farla pagare a Santana devi scoprire il suo tallone d’Achille…

-Il suo tallone d’Achille?-chiese perplessa Brittany.

-Si! Il suo punto debole, come ha fatto lei con Tina!

La bionda soppesò il peso di quelle parole, poi il suo viso si illuminò e sorrise.

-Hai ragione! Grazie mamma!

Si alzò velocemente e andò a prendere il cellulare, scorrendo velocemente la rubrica. Quando trovò il numero che stava cercando, cliccò sul tasto di chiamata e attese impaziente.

-Pronto?- rispose una voce dall’altro lato.

-Artie! Ho bisogno di un favore!



Note
Eccomi Qui!!!!!!
Inizio ringraziando tutte le fantastiche persone che hanno letto o messo tra le seguite-ricordate o recensito questa storia! :) Grazie mille davvero!
Capitolo un pò più lungo.... A differenza dell'episodio, qui ho sostituito le pistole ad inchiostro con le granite e il laghetto della scuola (che non avrei saputo come inserie O.o) con il container. Probabilmente non ve ne frega niente, ma ho voluto spiegarlo lo stesso xD
Scusate per gli errori che sicuramente ci saranno, ma sono molto stanca e non me la sento di rileggerlo :)
Aspetto le vostre recensioni e i vostri pareri su questa storia, noi autori ne abbiamo davvero bisogno per andare avanti! :)
Un bacione a tutti e alla prossima!
Fede

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Brittany era appoggiata alla colonna di cemento vicino la porta d’entrata e scrutava la folla con aria concentrata.

La sera prima aveva chiesto ad Artie di parlare a quattr’occhi e il ragazzo, dopo essere rimasto sorpreso per la chiamata ricevuta, aveva accettato volentieri. Le era parso persino di sentire un urletto gioioso prima di staccare il telefono, ma non ne era completamente sicura.

Finalmente vide Artie attraversare il cancello principale e si sbracciò per attirare la sua attenzione. Lui le sorrise da lontano e la raggiunse, arrampicandosi con la sedia a rotelle sulla ripidissima rampa che costeggiava le scale.

-Buongiorno!- la salutò allegro.

-Ciao Artie!- ricambiò lei, sorridendo nervosa. Era un po’ agitata, non sapeva fino a che punto quel piano avrebbe potuto funzionare, in fondo non conosceva bene Artie, che in più era il migliore amico di Santana. Ma purtroppo non aveva una vasta scelta, o Artie o uno scimmione della sua classe.

-Volevi dirmi qualcosa?- chiese lui senza abbandonare il sorriso. Sembrava particolarmente felice.

-Ecco…io..si….Veramente ti vorrei parlare di Santana.- rispose incerta.

-Oh-fece lui, abbandonando istantaneamente il sorriso.-Certo….Santana.

-Si….ho bisogno di un favore.

-Cioè?- chiese lui, facendo un mezzo giro con la sedia a rotelle e avviandosi verso l’entrata.

Brittany restò un attimo stupita. Le parve offeso, ma poi decise che non poteva pensare anche a quello in quel momento, aveva poco tempo.

-Ho bisogno di sapere qualcosa in più su di lei…qualcosa da poter usare per…per…- non sapeva neanche lei per cosa. Per attaccarla? Per prenderla in giro? Per minacciarla? Per
difendersi? –Insomma, ho bisogno di sapere il suo punto debole.

Artie fece una risata finta. –Il suo punto debole?- ripetè fermandosi.

Brittany annuì, convinta. Il ragazzo parve pensarci un po’ su, poi la guardò un attimo negli occhi, cercando di studiarla.

-Cosa sai su di lei?- indagò.

La bionda alzò le spalle. –Solo che si chiama Santana Lopez e frequenta il terzo anno con me- “Sfortunatamente”, avrebbe aggiunto.

Artie restò in silenzio un altro po’, poi spinse di nuovo la sedia. –Mi dispiace Brittany, non posso aiutarti.

-Ma..-provò la ragazza.

-Ascolta, sarò sincero con te- disse il ragazzo fermandosi nuovamente e girandosi completamente verso di lei.- Tu…-abbassò lo sguardo imbarazzato- mi piaci…mi piaci molto. Ma
Santana è la mia migliore amica e io non posso tradirla. Non è una persona cattiva come vuol far sembrare e so che spesso esagera e, soprattutto, fa esagerare gli altri. Ma non posso aiutarti, sono dalla sua parte. Scusami.- Si girò di nuovo –Ci vediamo in classe.

Brittany lo guardò allontanarsi. Non si aspettava una confessione da parte di Artie sinceramente, considerando anche che era la prima vera conversazione della loro vita, ma ciò che la lasciò più delusa fu il fatto che aveva fatto un bel buco nell’acqua.

Mentre pensava questo, le arrivò una spallata che la fece quasi cadere a terra, alzò lo sguardo e vide che l’autrice del gesto era Lauren, che la guardava con un sorrisetto perfido, insieme a Puck. Santana, in mezzo tra i due, non la degnò di uno sguardo, limitandosi ad avanzare con sguardo fiero.

La frase di Artie le ritornò in mente. Non è una persona cattiva come vuol far sembrare.

Aveva i suoi dubbi.
 

°°°°°°°°°°°°°°°°

 
La campanella segnò la fine delle lezioni e Brittany si trascinò per il corridoio stanchissima. Non vedeva l’ora di arrivare a casa, aveva passato un’ennesima mattinata urlando e cercando di calmare la Pillsbury.

Quinn, Rachel, Tina e Sugar le si affiancarono.

-Ehi Britt, noi andiamo al centro commerciale. Vuoi venire?-chiese Quinn.

-Grazie ragazze, ma Blaine mi sta aspettando. Dobbiamo andare in studio.

-Va bene, allora ci vediamo domani- le sorrise e si allontanarono, salutandola a turno.

Quando stava per arrivare alle scale del suo piano, si sentì afferrare il braccio da qualcuno molto forte. Quasi non si stupì di trovarsi davanti Lauren.

-Che vuoi?- chiese Brittany, cercando di liberarsi, ma dall’altro lato sopraggiunsero Mike e Rory che la immobilizzarono completamente. –Che state facendo? Lasciatemi!- gridò, ma i corridoio erano già vuoti.

-Stai zitta e vieni con noi- ordinò Mike, trascinandola al piano di sopra, aiutato dagli altri due.

Brittany era sempre più impaurita, soprattutto quando capì che erano diretti alla terrazza dell’ultimo piano. Lì non ci sarebbe stato completamente nessuno.

Continuò ad agitarsi nel tentativo di un cedimento di qualcuno, ma si bloccò quando vide che davanti la porta della terrazza stavano Santana e Puck, entrambi con le braccia incrociate e un ghigno in viso.

Lauren la condusse fino a davanti il viso di Santana, che con un cenno ordinò di liberarla. I ragazzi obbedirono. Nessuno disse niente, le due ragazze rimasero a squadrarsi per un minuto, poi la bionda notò che alle spalle della latina c’era la porta dell’ascensore, così con uno scatto tentò di raggiungerla, ma Puck fu più veloce e la bloccò, sghignazzando.

-Che cosa vuoi da me?- urlò furiosa verso Santana.

La latina le si avvicinò.

-Ieri mi hai buttata a terra- iniziò con la sua tipica voce bassa, guardandola fissa negli occhi.-E mi hai detto tante cose che non mi sono piaciute. Tanti insulti che non penso di meritarmi.

Brittany avrebbe voluto rispondere che invece se li meritava tutti, ma aveva troppa paura.

-E quindi- continuò Santana- adesso cercheremo di far cambiare le tue idee rivoluzionarie… rinfrescandotele!

Senza che la bionda ebbe quasi il tempo di realizzare, Mike aprì la porta di ferro e Puck la spinse fuori. Brittany si sentì colpire il viso dall’aria gelida di fuori e sbarrò gli occhi quando si accorse di essere sul terrazzo. Si girò per scappare, ma avevano già richiuso la porta.

-Fatemi entrare!- urlò, sbattendo i pugni sulla porta, provocandosi solo dolore alle mani. Non si arrese e cominciò a dare calci. Un tuono la fece sobbalzare, alzò lo sguardo e si accorse di enormi nuvoloni neri che si facevano largo nel cielo. Tra un po’ avrebbe piovuto.

-SANTANAAAAAAAAAAAAAAAA!!!!- gridò con quanto più fiato aveva nei polmoni.

Dall’altro lato della porta, Santana era appoggiata alla ringhiera delle scale, di nuovo con le braccia incrociate e lo sguardo fisso davanti a sé. Sul volto un’espressione indecifrabile.

La porta dell’ascensore si aprì ed uscì un agitatissimo Artie. Guardò i presenti che ridacchiavano, tranne la latina, poi Lauren che teneva ancora in mano lo zaino di Brittany e fece due più due.

-Santana!- esclamò furioso.

La ragazza si voltò verso di lui. –Oh ciao Artie, che ci fai quassù?

-Hai imprigionato Brittany in terrazza?- chiese quello sempre più nervoso.

-Calmati!- rispose Santana- tra un po’ la facciamo entrare, ci serve solo per farla calmare un po’.

-Ma fuori sta piovendo!- protestò Artie.

-Ehi quattr’occhi- intervenne Rory –Non preoccuparti, se alla tua biondina viene la febbre puoi sempre usarla come scusa per farle da infermiere!- si mise a ridere imitato da Mike, mentre Artie arrossiva violentemente.

Santana scattò. Prese Rory per il colletto e lo sbattè a muro, guardandolo minacciosa. L’irlandese impallidì e immediatamente tornò serio.

-Non ti permettere mai più a prendere in giro Artie o apro la porta e ti spedisco in cortile da qua sopra! Chiaro?-  minacciò. Il ragazzo annuì disperatamente e la latina lo lasciò andare.
 

Intanto fuori aveva cominciato a piovere e Brittany tentò di ripararsi in qualche modo schiacciandosi contro la porta, ma le tegole sporgevano solo di pochi centimetri. Ormai zuppa e stanca per i calci e le urla contro la parete di ferro, sperò soltanto che quella maledetta pioggia smettesse di cadere.

Una forte vibrazione dalla sua tasca la fece risvegliare e si ricordò in quel momento di aver avuto il suo cellulare sempre con sé e non nello zaino come credeva un attimo prima.

Il cuore sussultò di gioia quando lesse il nome sul display.

-Blaine!- esclamò felice.

-Brittany!- rispose invece quello preoccupato. – Ma dove sei? Ti aspetto qua fuori da dieci minuti, sono già usciti tutti!

-Blaine sono in terrazza! Mi hanno chiusa fuori in terrazza! E’ all’ultimo piano, percorri tutte le rampe di scale!

-Arrivo!- rispose immediatamente chiudendo la chiamata. Chiuse dalla macchina sbattendo lo sportello, senza preoccuparsi di chiudere o estrarre le chiavi. Entrò dentro la scuola alla
velocità della luce, superando un bidello che lo guardava stralunato.

Scalì le scale più velocemente possibile, nonostante il fiatone e l’acido lattico. Quando arrivò in cima vide un gruppo di ragazzi, ne spinse via un paio senza neanche guardare chi fossero e aprì la porta indisturbato, perché erano tutti rimasti sorpresi a vederlo spuntare così.

Si ritrovò davanti Brittany, bagnata dalla testa fino ai piedi, la condusse dentro e l’abbracciò, cercando di riscaldarla.

Poi alzò lo sguardo verso la ragazza che doveva essere Santana, a giudicare dal suo aspetto fisico e dalla descrizione fatta in passato da Brittany. La guardò con odio, ma la latina era
totalmente concentrata a fissare Brittany, che adesso aveva cominciato a tremare dal freddo. Blaine avrebbe voluto vendicarsi immediatamente contro tutti loro, ma doveva riportare
Brittany a casa.

Scese le scale senza dire una parola e senza lasciare la presa sulla ragazza.

Nessuno parlò fino a quando non furono spariti, poi Santana annunciò –Io vado a casa.- ed entrò in ascensore.

Artie era rimasto profondamente perplesso, continuava a spostare lo sguardo dalla porta dell’ascensore al punto in cui erano spariti Blaine e Brittany. Poi silenziosamente premette il pulsante per chiamare anche lui l’ascensore ed attese.
 

°°°°°°°°°°°°

 Brittany era distesa sul suo letto, fissando il soffitto.

Dopo averla salvata, una volta in macchina Blaine aveva chiamato lo studio, chiedendo infinitamente perdono perché Brittany non avrebbe potuto prendere parte alla puntata per un improvviso e spiacevole contrattempo.

Arrivati a casa poi, la bionda si era asciugata immediatamente per evitare che le venisse la febbre, dopo di che si chiuse nella sua stanza.

Era stata arrabbiata fino a pochi minuti, adesso però si era finalmente calmata e il cervello camminava velocemente.

Aveva pensato a quello che le avevano fatto quel giorno, a quello che avevano fatto a Tina il giorno prima e a come si comportavano ogni giorno a scuola. Per quanto si sforzasse, non riusciva a trovare un vero collegamento.

Per quanto riguarda il loro comportamento a scuola, era chiaro come il sole che probabilmente Santana aveva il controllo sulla Pillsbury e su Schuester per via di quegli strani fogli che tirava fuori ogni volta. E nonostante fosse qualcosa di sbagliatissimo, non era certo sorprendente che un gruppo di ragazzi con pochissima voglia di frequentare la scuola, sfruttassero quell’occasione per divertirsi il più possibile in classe.

Quando Brittany aveva fatto il nome di Santana in televisione, erano tutti convinti che l’avrebbe fatta pagare cara alla bionda, invece l’aveva difesa e non aveva permesso che gli altri la toccassero.

Poi per una granita in faccia, se l’era presa con una sua amica e non con la diretta interessata.

E adesso, senza nessun motivo apparente, aveva finalmente deciso di vendicarsi direttamente su di lei.

Cosa frullava nella testa di Santana?

Mentre rimurginava su tutto questo, il cellulare prese a squillare.

-Pronto?- chiese senza leggere il nome.

-Brittany- la voce di Artie- per favore esci fuori da casa tua, voglio parlarti. Ti aspetto qui.

La ragazza fissò il telefono perplessa, poi afferrò una giacca e raggiunse Artie fuori.

Il ragazzo la stava aspettando fuori dal cancello, con lo sguardo basso. Brittany uscì fuori e appoggiò una spalla contro una sbarra, guardandolo seria.

-Dimmi- disse con voce atonale. In fondo era un po’ colpa sua se Santana aveva avuto via libera quella mattina, perché si era rifiutato di aiutarla.

-Andando dritto al sodo- rispose lui-Ho cambiato idea, ho intenzione di aiutarti.

Brittany alzò un sopracciglio. –Perché?

Artie si schiarì la gola e cominciò a guardarsi intorno, cercando le parole giuste.

-Io e Santana ci conosciamo da quando eravamo molto piccoli.-cominciò a spiegare –Io la conosco e conosco quello che ha passato e il dolore che continua a provare ogni giorno.

-Che dolore?-chiese istintivamente la bionda.

-Questo non posso dirtelo- chiarì immediatamente.-So solo che lei è sempre stata una ragazza asociale e ha cercato sempre di respingere gli altri il più possibile. Oltre che con me, non ha mai trattato bene nessuno, ma non ha mai creato veramente problemi. Questo fino a quando al secondo anno non è venuta in possesso di alcune foto.

-Che foto?

-Hai notato che ogni volta che i professori provano a dire qualcosa, lei tira fuori sempre qualcosa fuori dalla tasca?

La ragazza annuì. Artie continuò.

-Questo è perché quelle foto potrebbero causare parecchio danno. In una di queste si vede chiaramente il professor Schuester che fa sesso con la Pillsbury sulla scrivania dell’infermiera della scuola.

A Brittany quasi non cadde la mascella a terra. –E Santana come fa ad averle?- chiese shoccata.

-Quel giorno si era fatta male in palestra ed era stata mandata in infermeria, quando non trovò nessuno, si distese su un lettino e si riposò lì, poco dopo arrivano i due professori, che non l’hanno vista.

-E lei è stata lì tutto il tempo?- chiese la ragazza, schifata.

-Certo che no, ha soltanto scattato le foto e poi è uscita, tanto quei due erano troppo impegnati per accorgersi di lei. Comunque adesso sono terrorizzati che Santana possa svelare il loro segreto. La Pillsbury è sposata con uno dei più ricchi dentisti di Los Angeles ed entrambi i coniugi fanno parte di numerosi club per gente piuttosto altolocata. Sarebbe uno scandalo per loro se si sapesse in giro che il suo amante è un professore.

-E l’altra foto?- chiese Brittany, sempre più sconvolta.

-L’altra non è una foto, è una conversazione registrata. Il foglio che tiene Santana in tasca è la sua trascrizione, ma la cassetta originale è a casa sua. Santana ha messo un registratore sotto la cattedra del preside perché sospettava di lui. E infatti tramite alcune conversazione, ha scoperto che ha accettato alcune bustarelle da parte di impresari vari a cui è stato affidamento il compito di ristrutturare alcune parti della scuola un paio di anni fa.

-E perché non l’ha denunciato?

-Perché fondamentalmente non gliene frega niente, l’unica cosa a cui è interessata è il fatto che il preside non può punirla perché sa che lo denuncerebbe.

Brittany pensò a tutto il discorso fatto da Artie. Aveva capito cosa fare.

-Devo trovare qualcosa con il quale poterla ricattare anch’io. Così perderebbe tutto il suo potere.

-E’ per questo che sono qui io!

La ragazza lo guardò un attimo.-Cosa ti ha fatto cambiare idea?

-Non mi è piaciuto il suo comportamento negli ultimi giorni. Fare i ribelli a scuola va bene, anche se non lo condivido, ma non l’ho mai voluta fermare perché sapevo che era il suo modo di sfogarsi. Ma quello che ha fatto a te e a Tina è imperdonabile. Ho capito che sta cominciando a prendere una brutta piega e qualcuno la deve fermare. E quel qualcuno puoi essere solo tu.

-Perché io?

-Non ti sei chiesta perché ti ha difesa con Lauren?  O perché ha deciso di punire Tina anziché te?

-Certo, ma non ho capito perché.

-Perché lei ti rispetta Brittany. Sei l’unica persona abbastanza coraggiosa da non lasciarsi intimidire. Tutti gli altri si zittiscono e si nascondono alla minima minaccia, tu invece riesci sempre a farti valere. Ti ha sempre ammirato, anche se non l’ha mai ammesso.

Brittany sgranò gli occhi, sbalordita da tutte quelle informazioni.

Artie s’incupì. –Però quando le hai gettato quella granita in faccia, l’hai umiliata. Hai ottenuto tu il controllo per la prima volta dopo due anni e si è arrabbiata. Si è arrabbiata tanto, soprattutto considerando il fatto che quella stessa mattina ti aveva difeso.

A questo Brittany non aveva pensato. –E’ vero….- mormorò.

-Ciò nonostante, decise di prendersela con Tina, per darti una seconda possibilità. Ma ancora una volta tu ti sei ribellata, l’hai spinta, l’hai insultata, poi l’hai persino trascinata via, nessuno si era mai comportata così. Era abbastanza sorpresa per il tuo fegato, ma ha capito che stavi prendendo troppo campo, quindi stamattina si è vendicata.

La bionda era senza parole. Il suo cervello era talmente tanto pieno d’informazioni che le sarebbe potuto scoppiare da un momento all’altro.

-Cosa posso fare?- chiese ad Artie.

-Stasera Santana  uscirà e andrà a bere da qualche parte. Lo fa ogni mercoledì sera, è una sua abitudine ormai.

-In un locale? Ma è minorenne…

-Puck è riuscita a rimediarle un documento falso. Tu stasera andrai a casa sua, la seguirai e al momento opportuno le prenderai quel documento. Userai questo per ricattarla, è una cosa illegale dopotutto.

-Non so dove abita.

-Ti do il suo indirizzo, ma devi promettermi una cosa.- la fissò serissimo.

-Dimmi-rispose Brittany.

-Non devi avvicinarti troppo a casa sua. Non entrare e non suonare, aspettala fuori e poi seguila, cerca di non farti notare fino al locale.

-Perché?

-Promettilo.

La bionda annuì. –Va bene.
 
 


Note
Sto postando molto velocemente in questi giorni perché da domani in poi non avrò molto tempo!
Detto questo…ecco qui! Finalmente abbiamo scoperto per quale motivo nessuno riesce a fermare Santana!
E’ un po’ cattivella in questa storia vero? J Non preoccupatevi, dal prossimo capitolo le cose cominceranno a cambiare!
Un bacione enorme a tutti!
Fede
 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Blaine parcheggiò l’auto e spense il motore. Restarono un minuto in silenzio a guardare la villetta poco più in là. Anche al buio, si poteva lo stesso scorgere il profilo di una casa bianca a due piani, con un piccolo giardino davanti e un cancello in ferro. Non era niente di speciale, ma sembrava accogliente.

Il ragazzo si voltò verso Brittany. –Sei sicura che sia questa?

La bionda parve riscuotersi dai suoi pensieri. –Si- rispose –E’ questo l’indirizzo che mi ha dato Artie.

Tornò a fissare la casa davanti a sé. Stava facendo la cosa giusta? Si stava cacciando in qualche guaio?

Di sicuro, indipendentemente da come sarebbe andata quella serata, Santana si sarebbe arrabbiata tantissimo, sia con lei che con chiunque l’avesse aiutata. Pensò ad Artie.

Non aveva la minima idea di dire a Santana che era stato il ragazzo a svelare il suo segreto, non voleva fargli passare dei guai. Ma non poteva fare a meno di chiedersi perché il ragazzo si fosse spinto a tanto. Era sempre il suo migliore amico in fondo. Poi però si ricordò delle parole usate da lui quel pomeriggio di fronte casa sua. “Non l’ho mai voluta fermare perché sapevo che fosse il suo modo di sfogarsi, ma ora sta prendendo una brutta piega.”

Sfogarsi da cosa? Qual era il misterioso dolore di Santana?

Ad un tratto la luce dell’ingresso si illuminò e Brittany capì che qualcuno stava per uscire di casa.

-Ci siamo- disse a Blaine. Il ragazzo fece per accendere la macchina ma Brittany lo fulminò con lo sguardo.

-Che c’è?- chiese lui.

-Aspetta che esca di casa prima! Vuoi farti beccare subito?- lanciò un’occhiata al portone d’ingresso. -Vieni con me, avviciniamoci- disse ignorando la promessa che aveva fatto ad Artie.

I due ragazzi scesero dall’auto e si nascosero dietro un cespuglio vicino al cancello. Il portone si aprì ed uscì una ragazza che reggeva due sacchetti della spazzatura in mano. Brittany la guardò e capì subito che non si trattava di Santana. Questa aveva i capelli molto più corti della ragazza, era molto più in carne e sembrava avere circa l’età di Blaine. Nonostante il buio però, alla bionda non sfuggì la somiglianza con la sua compagna, infatti anche la donna davanti a lei aveva i tratti latini e la forma del naso era identica a quella di Santana.

La donna gettò i sacchetti in un bidone vicino al cancello, mentre i ragazzi si abbassavano ancora di più per non farsi vedere, poi tornò indietro e si chiuse il portone dietro di sé.

-Falso allarme- mormorò Brittany. –Torniamo in macch..

-CHE COSA STAI FACENDO???????- si sentì urlare da dentro l’abitazione. I ragazzi si bloccarono all’udire quelle parole. Era una voce femminile e anche piuttosto arrabbiata.

-NIENTE!! NON STO FACENDO NIENTE!!!- rispose qualcun altro con lo stesso volume di voce. Brittany riconobbe immediatamente la voce di Santana, anche se non l’aveva mai sentita così forte.

-TI SEMBRA NIENTE QUESTO?!- continuò l’altra voce, che doveva appartenere alla donna uscita poco prima. La bionda sobbalzò quando sentì il rumore di qualcosa di porcellana o una sostanza simile rompersi. Si scambiò un’occhiata di Blaine, prima che il rumore si ripetè ancora una volta, e poi di nuovo, consecutivamente.

-Stanno distruggendo tutti i piatti?- chiese Blaine, spaventato.

-Stanno litigando!- spiegò Brittany.

Blaine la guardò con un sopracciglio alzato, come a chiederle se l’aveva preso per un idiota. Poi il portone si aprì all’improvviso e la persona che stava uscendo lo chiuse violentemente. Istintivamente i due ragazzi si allontanarono e rientrarono in macchina.

Brittany vide Santana attraversare il giardino a testa bassa, poi uscì dal cancello, sbattendolo forte e si appoggiò al muretto, portandosi le mani ai capelli. Sembrava stesse piangendo.

La bionda sentì il cuore stringersi a quella visione. Non aveva idea di cosa fosse successo, ma aveva una grandissima voglia di raggiungerla e abbracciarla forte. Non aveva mai visto

Santana così fragile come appariva in quel momento e dubitò per un attimo che fosse la stessa ragazza che teneva in pugno la scuola.

Un’auto li superò e parcheggiò proprio davanti il cancello della casa di Santana. Scese un uomo con i capelli brizzolati e anche lui i tratti latini. Doveva essere il padre.

Osservò l’uomo chiudere l’auto, fare il giro, fissare un attimo sorpreso la ragazza ancora appoggiata al muretto, poi senza dire neanche una parola, aprì il cancello e camminò verso il portone d’entrata.

-Quello è suo padre?- chiese Blaine sbalordito.

-C..credo di sì- rispose Brittany shoccata per la scena.

-Ma non l’ha neanche considerata!- esclamò infastidito.

Santana si asciugò gli occhi, poi mise le mani in tasca e cominciò a camminare verso la parte opposta alla loro auto.

-Se ne sta andando.- disse Blaine.

-Vado io- esclamò decisa Brittany.-Non possiamo seguirla in macchina, ci vedrebbe subito.

-Vengo con te.

-No, tu resta qui. Tieniti pronto, ti mando un messaggio dicendoti dove siamo e tu ci raggiungi.- aspettò che Santana si allontanasse un po’, poi scese e chiuse lo sportello, cominciando a seguirla.
 

°°°°°°°°°°°°°

 
Dopo un paio di isolati, Santana svoltò a destra e Brittany prontamente la seguì.

Vide delle luci alla fine della strada e sentì della musica. Capì che erano già arrivate e scrisse velocemente un messaggio a Blaine.

Santana si guardò intorno, come se stesse cercando qualcuno, poi entrò.

Brittany superò alcuni gruppi di ragazzi che la guardarono incuriositi ed entrò anche lei.

Il locale era un pub, pieno di tavolini e divanetti. La puzzà di fumo e di alcool investì le sue narici e le sue orecchie protestavano al suono di quella musica orribile sparata a tutto volume.

Vide Santana al centro del locale, che continuava a guardarsi intorno. Si avvicinò ad un tavolino, salutando un paio di ragazzi, poi sembrò chiedere qualcosa. Quelli alzarono le spalle e lei
li risalutò, avvicinandosi al bancone.

-Ehi!- qualcunò salutò Brittany. La bionda si girò e si ritrovo davanti un ragazzo con i capelli pieni di gel e una camicia sbottonata, che aveva tutta l’aria di qualcuno che riuscisse a reggersi a stento in piedi.

-Sei sola?- chiese il tizio. La bionda lo ignorò e continuava a fissare Santana, che si era seduta al bancone e aspettava che il barman le desse retta.

-Sei carina, come ti chiami?- continuò il ragazzo. Nel frattempo il barman si avvicinò a Santana e lei fece la sua ordinazione.

-Scusami- Brittany liquidò il ragazzo e si avvicinò alla latina. Il barman le stava facendo segno di mostrarle qualcosa. La bionda vide la mora infilare una mano in tasca ed estrarre un tesserino. Bingo!

Il barman prese il documento e cominciò ad esaminarlo, guardando scettico Santana.

Brittany in un lampo si portò al fianco di Santana, che sobbalzò quando la vide comparire all’improvviso, poi strappò di mano il documento al barman che la guardò offeso e le urlò qualcosa, ma la bionda non lo sentì perché stava già correndo via.

Uscì fuori dal locale andando a sbattere contro un paio di persone. Si guardò intorno alla ricerca di Blaine e lo vide accanto alla macchina poco più in là. Corse verso di lui e lanciò il documento sul sedile, poi guardò il suo amico e gli ordinò –Va via!

Si voltò e vide Santana correre arrabbiata verso di lei e senza avere il tempo di dire nient’altro a Blaine, cominciò a scappare verso la strada da cui era venuta, seguita dalla latina.

Il suono del locale era sempre più distante e Brittany riusciva solo a sentire i suoi passi e quelli della ragazza che le stava alle calcagna.

Cominciò a prendere strade a caso, nel tentativo di seminarla, ma la mora era molto più veloce di quanto si aspettasse.

Disperata girò a sinistra, ma si bloccò quando si accorse che era entrata in un vicolo. Provò a tornare indietro, ma Santana l’aveva già raggiunta. Si portò in fondo al vicolo, in cerca di una qualche via di fuga, ma non riuscì a trovarne, così si fermo e cercò di riprendere fiato. Sentiva i polmoni lacerati per lo sforzo e il cuore sembrava stare per uscirle dal petto.

Santana, una volta accortasi di averla intrappolata, rallentò e anche lei cominciò a riprendere fiato. Poi si avvicinò sempre di più e puntò i suoi occhi di fuoco dritti in quelli azzurri di Brittany. Si posizionò vicinissima al suo viso.

-Dammelo!- ordinò.

-Cosa?- chiese Brittany, cercando di prendere tempo. Per tutta risposta la mora l’afferrò e ancora una volta la ballerina si ritrovò spinta contro il muro.

-Non farmi arrabbiare- minacciò Santana.

Nonostante la paura, Brittany sorrise, sfidandola.

-Non ce l’ho io- rispose sicura di sé.

-Stai mentendo.-continuò Santana, a un centimetro dal suo viso.

-L’ho dato a Blaine appena fuori dal locale. Se mi farai del male lui immediatamente lo porterà alla polizia. Puoi anche avere il controllo a scuola, ma non penso che tu abbia delle fotografie di tutti i poliziotti di Los Angeles.

Santana spalancò gli occhi. –Come fai a saperlo? Chi te l’ha detto?

Brittany capì che stava perdendo tutta la sua sicurezza, doveva approfittarne.

-Non ha importanza chi me l’ha detto. Ora lasciami andare.

Santana ghignò e abbassò il braccio che aveva sotto la gola di Brittany, ma non la lasciò andare. Infilò una mano in una tasca dei jeans della bionda e cominciò a rovistare.

-Cosa stai facendo?- chiese lei.

-Sto cercando il documento.

-Ti ho già detto che non ce l’ho io.

-Ti sembro una che crede alla prima cosa che le dicono?- sibilò la latina. Sposto la mano nell’altra tasca dei jeans, poi cominciò a controllare il giubbotto. Fissò di nuovo la bionda, dopo aver constatato che fossero tutte vuote.

-Visto?- sorrise soddisfatta Brittany. La latina puntò di nuovo gli occhi nei suoi, poi si abbassò leggermente e cominciò a tastarle le gambe.-Ma che stai…?- iniziò sorpresa, sentendo le mani di Santana scivolare su e giù.

-Ti sto perquisendo!- rispose ovvia la mora. Quando non trovò niente nemmeno lì, infilo la mano sotto la maglietta di Brittany e cominciò a salire lentamente.

-Santana!- esclamò, arrossendo furiosamente, mentre due dita della latina si infilarono sotto il reggiseno, nell’incavo tra i due seni. La bionda perse un battito a quel tocco e cominciò a sentirsi stranamente agitata.

Dal canto suo la mora la guardò, cambiando completamente espressione, divenendo anche lei all’improvviso incerta e scrutando il viso di Brittany come se lo vedesse per la prima volta.

Abbassò la mano, sfiorandole gli addominali lentamente, e andandola a posizionare su un suo fianco, sempre a contatto con la sua pelle. In tutto questo non spostava lo sguardo dal viso dell’altra. Brittany notò che anche lei aveva il fiato corto e per un attimo sembrò entrare in trance.

Aveva dimenticato di trovarsi lì, in un vicolo sporco e abbandonato, imprigionata contro un muro altrettanto sudicio, in compagnia della teppista della sua classe. Teppista che si trovava a un centimetro dalle sue labbra e che non sembrava intenzionata a spostarsi. La bionda imitò l’altra e cominciò anche lei a scrutarle il viso. Non poteva credere di non aver mai notato quanto fosse bella. I suoi tratti latini e i suoi lineamenti la rendevano affascinante da morire, le sue labbra carnose erano come una calamita se restavi a guardarle troppo a lungo e i suoi occhi….i suoi occhi. Neri come il petrolio, sembravano un lago in cui non potevi vedere il fondale, ma erano di sicuro tra gli occhi più espressivi che avesse mai visto nella sua vita. E in quel momento lasciavano trasparire un senso di confusione che stava attraversando l’anima della mora.

Senza quasi accorgersene, socchiuse gli occhi, poi abbassò lo sguardo, notando la mano della latina ancora sul suo fianco.

Lei se ne accorse e immediatamente la ritirò, come se si fosse scottata, poi distolse lo sguardo, puntandolo da qualsiasi altra parte e lasciò andare Brittany.

Per un po’ nessuna delle due parlò.

-Come hai visto- interruppe il silenzio la bionda. –Non ce l’ho io.

Santana ci mise un attimo a riprendere la sua solita espressione arrabbiata, ma quando parlò il suo tono non era per niente sicuro di sé.-Che cosa vuoi?

-Voglio che la smetti di minacciare i professori. Voglio che tu mi consegni le foto di Schuester e della Pillsbury e che poi le distrugga davanti a me. Voglio che la smetti di creare caos in classe e che ti comporti da persona civile, voglio che tu dica a tutti gli scimmioni al tuo seguito di calmarsi e non importunare più nessuno. Inoltre voglio che tu prenda una cassetta vuota e la distrugga davanti al preside, facendogli credere che sia quella originale, poi mi darai quella vera e io lo andrò a denunciare alla polizia.

Santana la guardò fissa.

-Altrimenti?

-Altrimenti, come ti ho già detto, andrò alla polizia, ma a portare il tuo documento falso. E questo vale anche se ti comporterai da bulla ancora una volta con qualcuno o se mancherai di rispetto agli insegnanti.

-Ma perché hai deciso di aprire questa guerra con me? Non potevi semplicemente cambiare classe?- sbottò infastidita.

Brittany sorrise, per la prima volta sinceramente.

-Non sono un tipo che scappa.

A quelle parola Santana s’irrigidì e distolse lo sguardo. Sul suo volto si fece spazio nuovamente un’espressione triste e Brittany si morse un labbro, chiedendosi se avesse detto qualcosa di male. Le tornò in mente l’espressione sconvolta di Santana davanti casa sua e si sentì di nuovo male per lei.

-Domani mattina avrai le tue foto.- annunciò Santana atonale, senza guardarla. Poi si girò ed uscì dal vicolo, senza degnarla di uno sguardo.

Brittany la guardò finchè non fu sparita, poi prese il cellulare e chiamò Blaine.
 
 
-Stai bene?- le chiese, quando la raggiunse in auto.

-Si- rispose piatta Brittany.-Pare abbia funzionato.

-Perfetto!-esclamò Blaine felice, mettendo in moto e partendo.

-Già-rispose distrattamente, guardando fuori dal finestrino. Stranamente non si sentiva libera e soddisfatta, un nuovo pensiero le stava attraversando la mente.

Le lacrime di Santana.
 
 
 






Note
Sono un’incosciente, domani ho un esame e dovrei studiare, invece sono qui a pubblicare! XD Ma non potevo farci niente, avevo l’ispirazione e ho scritto, anche se non sono molto convinta.
Ad ogni modo, aspetto le vostre impressioni su questo capitolo, sono curiosa di vedere cosa ne pensate J
Alla prossima!
Fede

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Eccomi qui! Scusate tanto per il ritardo, ma ho avuto esami e inoltre questo capitolo mi ha portato via un sacco di tempo perché non riuscivo proprio a scriverlo, infatti fa alquanto schifo ._.
Non vi anticipo niente, buona lettura!
 

°°°°°°°°°°°°°°°°°°

Santana rientrò in casa chiudendo piano la porta. Non che le importasse di svegliare qualcuno, ma non aveva molta voglia di parlare.

O di urlare, sussurrò una vocina dentro la sua testa.

Salì le scale lentamente al buio, complice la buona memoria. Sapeva che sua sorella aveva il sonno leggero e sicuramente si sarebbe accorta della luce accesa all’improvviso.

Passò davanti la sua camera e tese l’orecchio, ma per fortuna un intensissimo respiro le fece capire che stava dormendo.

Arrivò in camera sua e si chiuse la porta alle spalle. La stanza era un completo disastro, i vestiti erano ovunque e lo zaino era ancora sul suo letto aperto. Non aveva avuto molto tempo di sistemare quel giorno, era stata fuori tutto il pomeriggio e anche per cena, per evitare di stare troppo nella stessa casa con loro. Poi però al suo ritorno avevano impiegato meno di cinque minuti a litigare.

Sospirò e si gettò sul letto, recuperando il cellulare sul comodino che per la fretta di uscire di casa aveva lasciato lì.

C’era un solo messaggio, di Puck. Lo aprì e lesse

“Ehi Santana! Ho fregato dei fuochi d’artificio al cinese della mia strada! Domani li porto a scuola? J”

Santana prese un lungo respiro e chiuse gli occhi. Aveva ancora davanti l’immagine di Brittany che strappava di mano al barista il documento. Una feroce rabbia si impadronì di lei e le venne voglia di prendere a calci qualcosa.

Poi però si ricordo della bionda in quel vicolo.

Ripensò al suo sguardo sicuro, a quegli occhi così puri e determinati. L’aveva sempre ammirata per quel suo carattere forte, anche se non l’avrebbe mai ammesso ad alta voce.

Ma adesso per colpa sua si ritrovava con le spalle al muro. Non aveva nessuna voglia di finire nei guai, ma allo stesso tempo l’idea di non poter più spadroneggiare in classe le dava un fastidio incredibile.

Si chiese cosa sarebbe potuto succedere se non avesse mantenuto i patti  e avesse continuato a ricattare i professori. Davvero Brittany l’avrebbe denunciata? Non poteva saperlo, non la conosceva così bene…

Non la conosceva.

Una lampadina scattò nella sua testa. Lei non conosceva Brittany, così come Brittany non conosceva lei. E allora che diavolo ci faceva in quel pub? Come faceva a sapere che lei sarebbe stata lì? E soprattutto, come faceva a sapere del suo documento falso?

Qualcuno gliel’aveva detto. Ma chi poteva essere?

Fece un ripasso mentale delle persone che potevano conoscere le sue abitudini. Puck le aveva procurato il documento, ma il ragazzo stesso ne possedeva diversi, quindi si sarebbe gettato la zappa sui piedi da solo. Artie lo sapeva sicuramente, ma era il suo migliore amico, era impossibile fosse stato lui. Lauren una volta era andata a bere con loro, ma la gigantessa odiava la bionda con tutto il suo cuore, quindi non avrebbe avuto un minimo di senso.

Capì che la soluzione era solo una e cioè quella che aveva sempre saputo: non poteva fidarsi di nessuno.

E a maggior ragione di Brittany.

Scrisse un messaggio veloce a Puck.

“Lasciali a casa. Domani si cambia programma”.

La risposta arrivò subito, con un semplicissimo -?- da parte del ragazzo.

La latina non rispose e si spogliò velocemente. Poi si alzò e cercò il pigiama in giro. Ancora in reggiseno e mutande passò davanti lo specchio e, come sempre, osservò la sua immagine.

La sua vita faceva obbiettivamente schifo, ma almeno poteva dirsi fiera del suo corpo. Con un sorriso vanitoso si aggiustò il reggiseno, poi si passò una mano sui fianchi. Il sorriso le sparì di colpo non appena la mano le accarezzò gli addominali.

Senza averne il minimo controllo, la mente le ritornò al momento in cui quella mano stava accarezzando ben altri addominali. Altri perfetti addominali. Come nel vicolo, le si bloccò il respiro al ricordo dell’improvvisa eccitazione che si impadronì del suo corpo quando aveva sfiorato quella pelle bianchissima di quel corpo perfetto.

Si ridestò dai suoi pensieri, dandosi mentalmente dell’idiota per aver provato una cosa del genere. Soprattutto per lei.

Trovato il pigiama, lo indossò e andò a letto, sforzandosi di prendere sonno.
 


°°°°°°°°°°°
 



-AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!!!!!!!!!!!

Blaine lanciò il giornale a terra e corse a più non posso verso la cucina, dalla quale proveniva quell’urlo assordante.

Con il cuore in gola entrò nella stanza, pronto al peggio.

-Signora Holly, cos’è successo?- chiese in preda al panico. Poi osservò le due figure davanti a lui. La donna era in vestaglia e aveva in volto un’espressione shoccata, mentre davanti a lei Brittany la guardava con gli occhi spalancati, già completamente vestita, con un grembiule addosso e una padella in mano.

-Si può sapere perché hai urlato?- chiese infastidita la ragazza.

-Tu chi sei? Dov’è mia figlia? Cosa ne hai fatto? Brittany non si sarebbe mai alzata a quest’ora! Che cosa vuoi da noi?- farfugliò la donna senza senso puntando un dito contro la ragazza, che sbuffò e si girò accendendo il fuoco sotto la padella.

Blaine sospirò rincuorato che non fosse successo niente.

-Che ci fai in piedi così presto?- chiese sorridendo alla ragazza, che si voltò ricambiando il sorriso.

-Stamattina devo arrivare a scuola un po’ prima!- rispose la bionda, un po’ sovrappensiero. Lei e Santana non si erano date un appuntamento specifico per la consegna delle fotografie, ma Brittany sperò che anche la latina arrivasse prima degli altri, così dall’essere lontano da orecchie indiscrete.

-Qui si sta sorvolando sul vero problema!- si intromise Holly. Entrambi la guardarono con aria interrogativa.

-Perché indossi un grembiule?!- chiese spalancando le braccia.

-Per preparavi la colazione!

Dopo un minuto di silenzio la donna sentenziò –Io vado al bar!
 


°°°°°°°°°°°°°°°°

 
Brittany arrivò in classe e aprì la porta. Come si aspettava l’aula era ancora completamente vuota. Andò al suo posto e poggiò lo zaino sul banco, cominciando a cercare i libri per la prima ora.

-Ciao- sentì all’improvviso alle sue spalle, facendo un mezzo salto per lo spavento. Si ritrovò davanti Santana che sorrise istintivamente per la reazione della bionda.

Non l’aveva mai vista sorridere, ed era una sensazione…strana.

-Ciao- rispose Brittany –Non ti ho sentita arrivare.

-Me ne sono accorta- disse abbandonando leggermente il sorriso. Si portò una mano in tasca e tirò fuori le fotografie dei professori, consegnandole in mano a Brittany.-Qua c’è quello che volevi.

La bionda controllò le foto e si sentì arrossire violentemente alla vista dei due professori in quegli atteggiamenti. Adesso non avrebbe mai più potuto guardarli in faccia.

Si sforzò di guardare Santana senza farle capire l’imbarazzo. –Sei sicura che siano tutte le copie che hai?

-Certo. Te l’ho detto!- rispose leggermente infastidita. Dopo di che tese la mano a Brittany, come se dovesse ricevere qualcosa. La bionda la guardò confusa.

-Che vuoi?- le chiese non molto gentilmente.

-Il mio documento!- esclamò ovvia.

Brittany alzò le sopracciglia. –Scordatelo! Quello lo tengo io! Se tu avessi ancora qualche copia di queste- agitò le foto in mano- e io ti riconsegnassi il documento, poi ricomincerà tutto da capo!

-Ti ho già detto che te le ho date tutte!

-Ti sembro una che crede alla prima cosa che le dicono?- le fece il verso Brittany, ripetendo le sue parole della sera prima.

Santana sbuffò. –Ma non hai nessun’altro da torturare?

-Nessun’altro tortura me!

-Io non ti ho mai fatto niente!

-Chiudermi in un terrazzo sotto il diluvio è niente?

-Questa te la sei cercata tu!

-Perché? Perché non stavo a guardare mentre ci rendevi la vita impossibile con i tuoi scimmioni?

Santana non rispose e la guardò un attimo. –A proposito di questo…-cominciò con sguardo minaccioso- Chi diavolo ha fatto la spia?

Brittany non si aspettava quella domanda così a bruciapelo. Deglutì. –Come scusa?- chiese fingendo, e non riuscendoci, innocenza.

-Chi.ha.fatto.la.spia.-ripetè la latina, scandendo bene ogni parola.

-Nessuno! La spia per cosa?- chiese la bionda, cercando di riassumere un po’ di sicurezza. Non doveva cedere, o ne avrebbe pagato le conseguenze Artie.

-Vuoi farmi credere che tu ti trovassi in quel pub per caso? E che per caso avessi notato il mio documento falso a distanza? E che anche Blaine fosse lì per caso? Oh…naturalmente non potresti aver anche saputo “per caso” delle foto dei professori o del preside!- disse tutto d’un fiato, avvicinandosi sempre di più minacciosa a Brittany, che cercava in tutti i modi di elaborare una scusa credibile.

-I…io…- si ritrovò a balbettare.

Santana l’aveva incastrata contro un banco, non sarebbe potuta scappare, a meno che non avesse confessato.

-Sono stato io!- esclamò all’improvviso qualcuno facendole sobbalzare. Entrambe si voltarono e si ritrovarono davanti Artie, con espressione serissima.

Santana si girò lentamente verso il suo amico, con l’aria di una che aveva appena ricevuto uno schiaffo.

-Tu..cosa?- mormorò. In quel momento suonò la campanella e nessuno di loro tre si mosse o parlò.

Uno dietro l’altro, i loro compagni entrarono chiacchierando. Ma restarono fermi sorpresi davanti quella piccola scena.

-Dimmi che stai scherzando.- disse Santana a mezza voce.

-L’ho fatto per te- rispose soltanto Artie. I ragazzi spostarono lo sguardo confusi dall’uno all’altra, mentre Brittany si teneva pronta ad intervenire in caso di un’improvvisa aggressione di Santana.

Quest’ultima guardò con espressione ferita il ragazzo un’ultima volta, prima di uscire dall’aula come una furia, spingendo a terra Rory che si trovava sul suo cammino e dando un pugno alla porta. Arrivata sull’uscio, si voltò verso Puck e gli puntò un indice contro.

-Da oggi abbiamo chiuso! Si torna alla merda quotidiana!- quasi urlò- Se avete domande fatele al quattr’occhi e alla bionda!- dopo di che sparì dalla loro vista.

Nessuno disse niente, fino a quando Lauren interruppe il silenzio.

-Che cosa voleva dire?- chiese ad Artie, che non si era mosso dal centro dell’aula e adesso osservava il vuoto davanti a lui, mentre Brittany poteva leggere nei suoi occhi il dispiacere.

-Quello che ha detto- rispose la bionda per lui. –Ho scoperto tutto, non potete più avere il dominio della classe.

Lauren e Puck spalancarono gli occhi, mentre tutti gli altri ragazzi si guardarono con aria confusa.

-Stai scherzando!- si riprese per primo Puck. Brittany, in una perfetta imitazione di Santana, fece fare capolino dalla sua tasca alle fotografie e vide Finn, Mike e Rory aggiungersi alle espressioni stupite del ragazzo con la cresta e la gigantessa.

-Che succede?- chiese la voce di William Schuester, entrando in aula e scortando una preoccupatissima Emma Pillsbury.

Puck li guardò entrambi un attimo, poi con un’occhiata carica d’odio a Brittany, rispose. –Nulla, cominciamo pure con la lezione.
 


°°°°°°°°°°°°°°°°°°
 


Seduta ai confini del campo da football, Santana diede un ultimo tiro alla sigaretta, prima di lanciarla lontana. Aveva voglia di urlare, di picchiare violentemente qualcuno fino a vederlo sanguinare. Non si era mai sentita più sola e tradita fino a quel momento.

Artie. Non poteva crederci. Il suo migliore amico, l’unico che conosceva davvero la sua vita, l’aveva pugnalata alle spalle in quel modo.

-Ciao- la salutò quest’ultimo arrivando dietro di lei.

Si voltò di scatto e lo fulminò con lo sguardo.

-Vattene via.- sputò acida prima di voltarsi di nuovo.

Artie la ignorò e si avvicinò.

-Non ti sei alzata a picchiarmi, questo è un segno positivo.- provò a scherzare.

-Solo perché sei su una sedie a rotelle. Io non sono una merda, a differenza tua.

Il ragazzo deglutì e abbassò lo sguardo.

-So che in questo momento mi odi e posso capirti. Ma tu non ti rendi conto di quanto tu stia perdendo, San.- disse dolcemente, mentre Santana alzava lo sguardo verso di lui, senza abbandonare la sua espressione furiosa.

-Fatti i cazzi tuoi- rispose con quanta più cattiveria riuscì a raccogliere.

-Fare i ribelli in classe va bene, ma quello che hai fatto a Brittany e soprattutto a Tina, non mi è piaciuto per niente.

Santana si alzò di scatto e lo afferrò per il colletto. Punto il suo sguardo contro quello del ragazzo.

-Non posso credere che tu mi abbia venduta per una cotta idiota! Ti credevo un uomo con le palle!- disse quasi schifata.

-Smettila!- esclamò fermamente Artie.- Non cercare di rigirare la frittata! Se l’ho fatto, è stato solo per te Santana! La mia cotta per Brittany non ha niente a che vedere con tutto questo! Non puoi cominciare a trasferire il tuo dolore sugli altri, così non risolvi niente!

-Non farmi la paternale, schifoso Giuda!

-Ti sto dicendo che l’ho fatto per te, non per aiutare qualcun altro! Ho tentato in tutti i modi di dirti di smetterla, ma tu hai continuato imperterrita! Ti stai comportando da teppista!

-Quindi immagino che sia un caso il fatto che tra tanta gente, hai “chiesto aiuto” alla biondina…-disse ironica la latina.

-Perché? Avresti mai ascoltato qualcun altro?

Santana deglutì e non rispose.

-Se qualsiasi altra persona si fosse presentata da te minacciandoti, probabilmente adesso sarebbe all’ospedale. Ma tu provi per lei l’unica cosa che sei in grado di provare per qualsiasi altro essere umano: rispetto.

La mora lo lasciò andare e cominciò ad allontanarsi.

-Non rivolgermi mai più la parola- ordinò, prima di voltarsi.
 


°°°°°°°°°°°°°°

 
I primi giorni furono di più totale confusione. Puck e Lauren non riuscivano a capire cosa fosse successo, tentarono diverse volte di parlare con la latina, ma lei li liquidava sempre in poche parole e non dava mai spiegazioni. Chiesero anche a Brittany qualche spiegazione, ma lei non sapendo come comportarsi, riusciva solo a dirgli che dovevano ascoltare Santana e stare buoni.

Dopo i primi tentativi di ribellione, prontamente stroncati dalla latina, tutti i suoi “seguaci” cominciarono a calmarsi e in una settimana la classe sembrò tornare in uno stato di semi-pace, interrotto soltanto da qualche battuta o qualche battibecco improvviso, tutto perfettamente nella norma.

La signorina Pillsbury, dopo i primi giorni di shock, si rese conto che la situazione era davvero cambiata e non faceva parte di un selvaggio piano per farla affondare alla fine, così sia lei che il signor Schuester, riuscirono finalmente a fare lezione in tranquillità.

Sembrava il finale felice di un film.

Ma Brittany era preoccupata. Preoccupata per Santana.    

Non era molto sveglia, ma anche lei aveva capito che qualcosa nella ragazza non andava. Dopo il giorno in cui aveva scoperto di Artie ed era uscita dalla classe, non era stata più la stessa.

La latina non era venuta a scuola per due giorni di seguito, poi quando rientrò aveva smesso di salutare e mormorava ogni tanto solamente qualche frase, non parlando mai ad Artie.

Durante le pause, stava sempre per i fatti suoi, ignorando chiunque accanto a lei, nonostante prima fosse sempre circondata da quasi tutta la sua classe. Adesso ogni volta che Puck o Lauren o gli altri ragazzi provavano a parlare con lei, li respingeva in malo modo e andava via.

La cosa più strana era che non dava proprio fastidio a nessuno. Stava seduta in un angolo e gli unici movimenti che faceva erano sedersi la mattina e alzarsi quando era ora di andare via.

Anche durante l’ora di educazione fisica, inventava qualche scusa all’insegnante per stare seduta sugli spalti a guardare gli altri, con la musica alle orecchie, persa in chissà quali pensieri.

Un giorno sentì di non poter continuare a rimurginare tutto nella sua mente e decise di doverne parlare con qualcuno.

Durante la pausa pranzo, osservando Santana mangiare da sola in un tavolo, si voltò verso le sue compagne.

-Non vi sembra strana?- chiese.

Le altre si voltarono confuse.

-Chi?- chiese Quinn.

-Santana.- rispose indicandola con la testa.

L’altra bionda seguì il suo sguardo.

-Oh..beh finalmente si è calmata! Non so cosa tu abbia fatto, ma sei una grande!- rispose entusiasta.

-Dovrebbero farti una statua!- continuò raggiante Rachel, mentre Sugar, Tina e Mercedes ridacchiavano.

-Si..ma…- disse incerta continuando a fissare la latina che non alzava lo sguardo dal piatto e mangiava lentamente.- Non vi sembra troppo…tranquilla? Nel senso…triste?

Le ragazze aggrottarono le sopracciglia, non capendo.

-Si, insomma, prima era sempre in compagnia di tutti gli altri, adesso invece si isola e non parla con nessuno!

-Beh Brittany, non capisco di cosa tu ti stia lamentando! E’ esattamente quello che volevamo tutti!- esclamò Rachel quasi shoccata –Non dirmi che adesso la vuoi più vivace!

La bionda la guardò –Non ci sarebbe niente di male se fosse un po’ più allegra.

-Ma insomma!- sbottò Sugar – Non ti accontenti mai?- chiese quasi esasperata.

Brittany tacque, decisa a non continuare la conversazione. Almeno con loro.
 


°°°°°°°°°°°
 


Cosa diavolo ci faceva lì?

Era la domanda che le frullava in testa da quasi mezz’ora, senza lasciare spazio a nessun’altra frase.

Le si stavano consumando le retine a forza di guardare quelle pareti bianche davanti a lei.

Per l’ennesima volta si ritrovò a fissare la finestra del primo piano e per l’ennesima volta si chiese se fosse quella la camera di Santana.

Istintivamente poggiò una mano sulle sbarre del cancello, non rendendosi nemmeno conto di essersi avvicinata così tanto.

-Chi sei?- le chiese una voce all’improvviso facendole fare un salto di mezzo metro.

Portandosi una mano a petto si ritrovò faccia a faccia con la donna che aveva visto di sfuggita qualche sera prima proprio in quella casa. Adesso che era pomeriggio e c’era la luce del sole, poteva accorgersi di quanto ella somigliasse in modo impressionante a Santana, anche se, come aveva già potuto notare, la corporatura era molto diversa.

-Sei la sorella di Santana?- rispose con un’altra domanda.

-Ti ho chiesto prima io!- disse con tono autoritario l’altra, poi però il suo sguardo indagatore lasciò spazio a uno piacevolmente sorpreso. –Ma io ti conosco!- trillò entusiasta. –Tu sei Brittany Pierce!- sorrise come la mattina di Natale.

-S..si sono io- rispose imbarazzata Brittany.

-E’ fantastico! Seguo sempre il tuo programma! O almeno, cerco di seguirlo quando sono a casa nel fine settimana, sai gli altri giorni lavoro!

Un rumore di passi che pestavano la ghiaia la interruppe e fece voltare entrambe. Santana si dirigeva con gli occhi spalancati e l’espressione più confusa e spaventata che Brittany le avesse mai visto.

-Che ci fai qui?- chiese aprendo il cancello e guardando la bionda in cagnesco.

-Che cavolo vuoi tu? Non vedi che stiamo parlando?- intervenne la sorella, abbandonando il tono dolce di poco prima e rimpiazzandolo con uno cattivissimo.

-E’ una mia compagna!- spiegò la più piccola infastidita.

-Non me ne frega niente! Nessuno ti ha chiesto di intervenire!- continuò la più grande acida- E poi cosa ci fai a casa? Ti ho detto centomila volte che non voglio vederti prima di sera! Mi da fastidio la tua presenza!

-Stavo uscendo infatti!- rispose esasperata la latina.

-Vattene allora, che cazzo aspetti? E trovati qualcosa da mangiare perché io non ho intenzione di cucinare per te!

-Me ne sto andando!- esclamò Santana, allontanandosi dalla casa, con le mani in tasca, a passo svelto, senza salutare nessuno.

Durante lo scambio di battute, Brittany era rimasta a bocca aperta. Quella è sua sorella? Sua sorella che la tratta in quel modo e la butta fuori di casa? E adesso Santana dove sta andando? Cenerà da sola fino a quando non avrà il permesso di rientrare?

-Allora- disse la donna, come se niente fosse –Dov’eravamo rimaste? Ah si, il tuo programma! Non è che potresti farmi avere un autografo da Jason Brins? Sai sono una sua fan!- trillò contenta.

Brittany la fissò. Quella donna sembrava la versione femminile di Dottor Jekyll e Mr Hide. Guardò alle sue spalle e vide Santana, ormai alla fine della strada, girare l’angolo.

-Certo, farò il possibile! Ora scusami ma devo andare- la liquidò velocemente, cominciando a seguire la sua compagne di classe.

-E’ stato un piacere!- salutò entusiasta la donna, entrando a casa.
 


°°°°°°°°°°°°

 
-Aspetta!- gridò la bionda, cercando di farsi sentire. Santana la ignorò e continuò a camminare a passo svelto.

Brittany con uno scatto la raggiunse, la superò e la bloccò.

La latina la guardò sorpresa. –Sei veloce- ammise cercando di superarla.

-Aspetta un attimo, ti prego.- disse dolcemente la ballerina.

La mora si fermò, incrociò le braccia e sbuffò. –Che vuoi? E cosa diavolo ci facevi a casa mia?

-Volevo parlarti- rispose la bionda, con un’alzata di spalle –Mi sembri triste in questo periodo e non ho potuto fare a meno di notare che…-s’interruppe non sapendo come continuare. La mora la guardò in attesa.-….che non vai molto d’accordo con tua sore…

-No Pierce! No!- la interruppe Santana quasi gridando. –Non ci provare! Non ti immischiare nella mia vita! Non sono fatti tuoi! Stanne fuori!- poi si voltò e andò via definitivamente, lasciando la bionda ferma a guardarla preoccupata.

Decise di non seguirla e lasciarle i suoi spazi, così chiamo Blaine per farsi venire a prendere.

Non sapeva cosa poteva fare, ma una cosa l’aveva decisa, ed era una sensazione così sicura e così forte che si chiese se non stesse semplicemente impazzendo.

Voleva aiutarla.
 
 
 
 


Note
 
Eccolo qui, come ho detto, non mi piace molto :S
Fatemi sapere quali sono le vostre impressioni! Mi farebbe molto piacere leggervi, anche se con consigli o critiche! :D
A presto!
Fede
 
 

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Brittany rientrò a casa con il morale sotto le scarpe.

Non si aspettava che la situazione a casa di Santana fosse così pesante. Ricordava lo sguardo ferito della ragazza e le parole dure della sorella. Da quando aveva visto andare via la latina, un senso di angoscia l’aveva tormentata e il viaggio di ritorno in macchina era stato completamente silenzioso.

Si aspettava qualche domanda da Blaine, dato l’assenza della sua solita allegria, ma anche il ragazzo era rimasto perso nel suo mondo e in quel momento Brittany gliene fu grata, anche se di solito avrebbe cercato di scoprirne la causa.

Passò davanti lo studio di sua madre, dove con un’occhiata veloce la vide concentrata a scrivere qualcosa. Era un evento più unico che raro questo. Quelle poche volte che sua madre decideva di compiere i suoi doveri da scrittrice, si rinchiudeva nello studio e non usciva per ore.

Per aver lasciato la porta aperta doveva aver avuto una super ispirazione.

-Brittany- la chiamò sua madre con il capo chino sui fogli.

-Dimmi- disse lei, mettendosi in ascolto.

La donna alzò lo sguardo. –Sto scrivendo un’autobiografia.- annunciò, guardandola seria.

La bionda annuì, in attesa che continuasse.

-Vuoi che ometta qualcosa?- chiese la scrittrice, alzando un sopracciglio. Brittany sorrise.

-No, tranquilla, non omettere niente- le concesse.

-Perfetto!- trillò la madre –Perché tanto avevo già consegnato il manoscritto del capitolo a Jacob!- rise ritornando a scrivere.

La ragazza sorrise scuotendo la testa, chiedendosi chi avesse progettato la personalità di sua madre.

Stendendosi sul letto, la sua mente ritornò automaticamente a Santana. O meglio, alla famiglia di Santana. Si rese conto di non aver ancora visto la madre. Provò ad immaginarla come una versione più anziana di sua sorella e si domandò se anche lei la trattasse in quel modo.

Sbuffò sonoramente e aprì il libro di matematica per cercare di concentrarsi su qualcos’altro. Pessima scelta, finì soltanto con l’innervosirsi.

La cosa che più la straniva era non riuscire a capire perché ci stesse così male. Ovviamente chiunque sarebbe rimasto perplesso per la situazione di Santana, ma lei si sentiva male alla sola idea che la latina potesse soffrire in quel modo. Ma per quale motivo? Insomma, va bene essere solidali, ma è sempre la stessa ragazza che aveva chiuso in un container Tina e aveva lasciato lei in un terrazzo.

Gettò il libro sul letto e decise di andare in camera di Blaine, in attesa che fosse ora di cena.

Bussò due volte e non rispose nessuno. Alla terza volta aprì la porta, chiudendo gli occhi per sicurezza.

-Blaine? Ci sei? Posso entrare?- chiese ad alta voce.

-Britt?- sentì la sua voce incerta. Aprì gli occhi e trovò il ragazzo seduto a terra, con la schiena poggiata al letto e le gambe sulle ginocchia.

Teneva un telefono in mano e aveva l’aria pensierosa.

-Tutto bene?- chiese preoccupata.

Il ragazzo sembrò tornare dal mondo dei sogni. –S..si tutto ok!- si sforzò di sorridere- perché?

-Non lo so..mi sembri un po’ giù e ho bussato tre volte prima di entrare, ma non mi hai risposto- alzò le spalle.

-Oh..io…scusa, non ti ho sentita- disse, abbassando lo sguardo.

Brittany lo guardò, per niente convinta. –Hai parlato al telefono con qualcuno?- chiese indicando il telefono.

Blaine aprì bocca, ma la voce di Grace che li chiamava per andare a tavola gli evitò di rispondere alla domanda.

La cena trascorse in uno strano silenzio da parte di tutti i commensali, fatta ovviamente eccezione per Holly che rispondeva ad ogni domanda del quiz televisivo trasmesso in quel momento.

Brittany alternava i pensieri tra Santana e Blaine, guardando quasi tutto il tempo quest’ultimo che mangiava quasi sforzato.

Dopo cena come al solito si diressero in salotto e ognuno prese posto sui vari divani o poltrone.

Brittany accese la televisione e si sdraiò, provando a tenere la mente a distanza da una certa latina, ma dopo pochi minuti Blaine si sedette accanto a lei.

-Brit, domani pomeriggio devi andare a fare un servizio fotografico.- annunciò tutto d’un fiato.

La bionda sollevò il busto e lo guardò stranita. –Un servizio fotografico? Per cosa?

-E’ per una pubblicità- rispose, un po’ insicuro.-Di abbigliamento. Sarete tu e un altro modello per pubblicizzare dei jeans.

-E te l’hanno detto solo stasera?- chiese Brittany aggrottando le sopracciglia –Con così poco preavviso?

Blaine deglutì e si grattò la nuca.

-In realtà lo so da qualche giorno, ma non avevo ancora confermato perché non sapevo chi sarebbe stato il modello con cui dovevi fare il servizio. Ho dato la sicurezza poco fa.-spiegò, molto nervoso.

Brittany era sempre più sospettosa, quel discorso non la convinceva per niente. –E chi è questo modello?

-Oh..beh..-iniziò il ragazzo –In realtà non è un modello, è un attore anche lui, ma non credo che tu lo conosca. E’ il protagonista di “La voce del silenzio”.

La bionda ci pensò su un istante, cercando di ricordare.

-E’ un horror- la aiutò Blaine.

-Allora non l’ho visto sicuramente!- esclamò convinta –Lo sai che non mi piacciono!

Il ragazzo annuì sorridendo sincero per la prima volta e a Brittany non sfuggì un’occhiata un po’ sollevata.

-Perfetto, allora domani pomeriggio dopo la scuola ti passo a prendere e andiamo a Beverly Hills. E’ lì lo studio del fotografo.- le diede un colpetto sul ginocchio e si alzò, uscendo dal salotto.

Brittany, sempre più dubbiosa si voltò verso sua madre che come al solito leggeva una rivista.

-Qui gatta ci cova!- esclamò la donna senza alzare lo sguardo.

 
°°°°°°°°°°°°°
 

Santana si trascinò per i corridoi, cercando di ritardare il più possibile il momento di entrare in aula. Sentì qualcuno appoggiarle una mano sulla spalla e alzò lo sguardo, incrociando gli occhi scuri di Puck.

-Ehi- la salutò.

-Ciao- rispose senza allegria.

-Ti senti bene oggi? Perché pensavo potessimo divertirci un po’, niente di eccessivo.

Santana sbuffò. –Puck ti ho già detto mille volte che non dobbiamo fare più niente! Cerca di stare buono in classe la mattina e se hai tutta questa voglia repressa di fare il ribelle, sfogati nel pomeriggio!

-Voglia repressa?- chiese il ragazzo.-Ma se negli ultimi due anni eri tu a guidarci in tutto!

-Adesso non è più così!- sbottò, stufa di quel discorso. Sapeva che i suoi compagni stavano morendo di curiosità nel sapere cosa fosse successo, ma non aveva intenzione di dire a tutti che era stata fregata.

-C’entra Brittany vero? Ha scoperto tutto e allora? Perché non possiamo continuare lo stesso? E soprattutto, perché le hai dato le fotografie?

-Puck basta!- ordinò fermandosi e guardandolo dritto negli occhi –Se vuoi rompere le scatole ai professori, fallo pure! Che vuoi che ti dica! Ma sappi che non sei più protetto, possono punirti ora! Fai quello che vuoi!

Detto questo entrò in aula e andò a sedersi al suo posto in fondo.

Era ancora relativamente presto e l’insegnante non era ancora arrivata. Si guardò intorno e si accorse che erano presenti tutti i suoi compagni tranne Brittany. Osservò il suo banco vuoto e si chiese se fosse in ritardo come al solito o se fosse assente. Non sapeva perché, ma una vocina nella sua testa sperava nella prima ipotesi.

L’insegnante entrò e cominciò a fare l’appello.

Santana continuava a fissare il banco di Brittany, come se sperasse di vederla materializzare lì da un momento all’altro.

Ed incredibilmente la porta si aprì ed entrò la bionda, affannata per la corsa. La latina alla vista dei suoi capelli biondi, sentì un piacevole calore crescere dentro di lei.

 –Buongiorno, scusi il ritardo.

Si sedette, ma prima, come sentendosi osservata, si voltò verso la mora e le sorrise.

Cosa fate labbra? Perché vi state incurvando? Perché..

Troppo tardi. Santana aveva ricambiato il sorriso. Si insultò un’infinita di volte in mente e si ordinò di smetterla.

Spostò la vista dalla bionda, cercando di focalizzare la propria attenzione su qualcos’altro.

Vide Artie seduto qualche posto più in là osservarla e mantenne lo sguardo fisso aspettando che lui lo abbassasse. Non si erano ancora parlati dopo la lite di giorni prima e lei non aveva la minima intenzione di perdonarlo. Lui aveva torto, torto marcio.

Ma il ragazzo non la guardava minaccioso, anzi sembrava quasi indagatore. Dopo qualche attimo Artie si girò e le diede le spalle.

La lezione iniziò e Santana infilò le cuffie nelle maniche, così da poter ascoltare la musica in santa pace.
 


°°°°°°°°°°
 

Finalmente la campanella suonò la pausa pranzo e Santana conservò i libri pronta ad uscire dall’aula. Prima che si potesse alzare, Artie la raggiunse e le si parò davanti.

-Sparisci- intimò immediatamente lei.

-Sono qui per te. Voglio farti un favore.-disse tranquillamente lui.

Santana lo guardò a bocca aperta. –Tu hai uno strano modo di considerare “favori” le cose che fai. Cosa c’è? Vuoi darmi un pugno per il mio bene? O magari ti riescono meglio le coltellate?- disse acida.

-Ti concedo cinque minuti per sfogarti. Poi possiamo tornare a non parlarci.

La latina sbattè le ciglia più volte, certa di aver capito male.

-Ehm…sfogarmi?- ripetè.

-Hai bisogno di parlare con qualcuno di quello che stai cominciando a provare e io sono disposto ad ascoltarti dato che sono l’unico a sapere.- spiegò Artie –Anche se va a discapito mio, pensandoci…-riflettè.

-Senti Harry Potter, non ho capito un cavolo di quello che hai cercato di dire, quindi se non ti dispiace fammi passare e lasciami in pace!

-Sto parlando di Brittany- esclamò a bruciapelo. Santana sgranò gli occhi e si bloccò.

-Da un po’ di giorni la guardi in maniera diversa- continuò il ragazzo –E mi sta venendo qualche dubbio sul fatto che adesso…potremmo essere rivali!- disse semidivertito.

Santana lo guardò fisso. –I tuoi dubbi sono tanto idioti quanto lo sei tu e altrettanto irritanti! La prossima volta che ti attraversa la mente un’idiozia simile, tienitela per te!- rispose tagliente, dopo di che lo sorpassò ed uscì dall’aula.
 

°°°°°°°°°°°

 
Brittany aveva praticamente divorato un panino ed era scappata via dalla mensa, lasciando tutti di stucco. Non aveva visto la latina andare a mangiare e adesso si era decisa a parlarle. Sapeva che non si erano praticamente mai scambiate la parola se non per minacciarsi.

Sapeva anche che la latina era un tipo chiuso e riservato. E anche che aveva una lunga lista di motivi per darle un pugno in faccia non appena si fosse fatta i fatti suoi.

Ma si era imposta un obbiettivo e desiderava raggiungerlo, come ogni volta che si metteva in testa una cosa.

Voleva aiutare Santana, voleva capirci di più in quella storia. Aveva riflettuto se fosse il caso di chiedere direttamente ad Artie cosa succedesse in casa della latina, ma poi aveva capito che era un argomento troppo delicato per essere affrontato in quel modo, come un pettegolezzo.

Voleva diventare amica di Santana. Non sapeva neanche perché, ma il suo istinto la faceva avvicinare sempre di più alla mora e lei credeva che l’istinto non si facesse influenzare da niente, per cui era più affidabile della ragione.

La cercò in ogni aula, ma non la trovò da nessuna parte.

Provò come ultima spiaggia il campo da football e la vide seduta sugli spalti a fissare il vuoto.

Le si avvicinò piano e le poggiò una mano sulla spalla. Lei sobbalzò e si girò infastidita, levandosi le cuffie.

Brittany le sorrise e Santana abbassò lo sguardo, riportandolo al campo da football.

-Non mangi?- le chiese, sedendosi accanto a lei.

-Non ho fame- rispose fredda.

La bionda fece una piccola smorfia e cercò di prendere qualche argomento.

-Ti piace la musica?- indicò il lettore mp3 che la latina si rigirava tra le mani.

La mora attese un minuto prima di rispondere –Si- addolcì un po’ il tono –mi aiuta a rilassarmi.

-Sai suonare qualche strumento?

-Ma cos’è, un interrogatorio?- sbottò.

Brittany aggrottò le sopracciglia. –No, volevo solo fare conversazione- disse innocentemente alzando le spalle.

La mora la guardò finalmente in faccia, poi sospirò.

-Non so suonare nessuno strumento- rispose. La bionda annuì. –Però mi piace cantare- continuò.

A Brittany si illuminarono gli occhi. –Sai cantare?- chiese entusiasta.

La latina parve imbarazzarsi all’improvviso. –Non lo so in realtà. Canto sempre da sola, non ho mai permesso a nessuno di sentirmi cantare.

-Nemmeno ad Artie?- chiese la bionda.

Santana s’incupì. –No, nemmeno a lui.

-E….-tentò-la tua famiglia? Non ti sente cantare mai in casa?

La mora rise ironica. –Non stiamo molto tempo in casa insieme. Non so se hai notato il fatto che i rapporti non sono esattamente pacifici.

-Mi dispiace- mormorò la ballerina.

Santana la guardò negli occhi, scrutandola. –E’ tutta una tattica per farmi delle domande su quello che hai visto ieri, vero?- le chiese quasi divertita.

Brittany andò in difficoltà. –Ehm…no ecco io….cioè…-la latina alzò un sopracciglio-in realtà ti ho pensata tutta la notte.

Avrebbe quasi scommesso di aver visto le guance di Santana prendere fuoco per un secondo, ma erano tornate normali immediatamente.

-Non credevo di starti così a cuore- scherzò la latina distogliendo lo sguardo.

-Non lo credevo neanch’io sinceramente- ammise la bionda. Vide l’altra irrigidirsi.-Ma devo dirti la verità, sia la prima volta che la seconda mi è dispiaciuto immensamente vederti stare male.

La mora si voltò velocemente, fissandola interrogativa. –La prima volta?- chiese.

Brittany si morse il labbro, accorgendosi di aver detto troppo. A quel punto non poteva negare.

-Quando ti ho preso il documento al pub, in realtà ti avevo seguita da casa tua.- Santana spalancò gli occhi.

-Non volevo spiarti!- si affrettò a spiegare –In realtà aspettavo che uscissi di casa per vedere dove andavi e poterti prendere il documento, ma poi….- s’interruppe.

-Poi hai assistito alla bella scenetta della famiglia Lopez al completo- concluse funeraria per lei Santana.

-Beh…-provò ad accennare un sorriso- in realtà solo tua sorella e tuo padre.

Santana scosse la testa e conservò il lettore in tasca. –Eravamo al completo invece.

Brittany la guardò, chiedendosi se Santana stesse cercando di dirle quello che stava pensando.

La latina si alzò e cominciò ad andare via, poi si bloccò e si voltò nuovamente a guardarla.

La bionda la fissò in attesa, senza parlare. La più bassa sembrava stare combattendo una battaglia interiore, poi quasi in un sussurò, disse:-Mia madre è morta di parto quando sono nata.

Poi si girò nuovamente e andò via, a passo svelto, con le mani nelle tasche dei jeans.

Brittany sentì un nodo alla bocca dello stomaco e la sua vista fu offuscata per un attimo, poi senza che potesse averne nessun controllo, sentì delle calde lacrime cominciare a scenderle.
 


°°°°°°°°°°°°°°°°°°
 

-Eccoci qui- informò Blaine, spegnendo la macchina. Si voltò verso Brittany, terribilmente silenziosa, con lo sguardo fisso davanti a lei. –Tutto bene?- chiese.

La bionda lo guardò un attimo. Aveva voglia di confidarsi con lui sulla situazione di Santana, ma non era quello il momento. Adesso doveva lavorare.

-Si, oggi è stata solo una giornata stancante a scuola- rispose.

Blaine annuì distrattamente, come se non avesse sentito. Brittany lo osservò. Era davvero molto nervoso e continuava a sudare e bacchettare le dita sul volante.

-Scendiamo?- propose lei.

Il ragazzo annuì ed entrambi entrarono nell’enorme villa davanti a loro.

Furono accolti da una piccola folla di gente che cominciò subito a gironzolare intorno a Brittany.

-Piacere mia cara- la salutò gentilmente il fotografo. –Il tuo collega è già arrivato, ti conviene andare a raggiungerlo nei camerini!

Brittany annuì e si voltò verso Blaine.

-Io ti aspetto qui- esclamò –devo scambiare due parole con un paio di miei colleghi- le disse indicando qualcuno a caso dietro di lui.

La bionda si chiese cosa gli stesse succedendo ed annuì, dirigendosi nei camerini.

Quando aprì la porta si trovò davanti il parrucchiere che finiva di passare la lacca a quello che pensò fosse il suo collega.

Quest’ultimo si accorse di lei e si alzò raggiungendola.

Era un ragazzo con i capelli castano chiaro, tirati su da una quantità industriale di lacca. Era alto, magro e con un paio di fantastici occhi azzurri. Era chiaramente più grande di lei, anche se non riusciva a dargli un’età precisa.

-Ciao!- la salutò –Tu devi essere Brittany!

-Si- rispose sorridente, tendendogli la mano- E’ un piacere conoscerti.

-Piacere mio! Io sono Kurt Hummel.
 
 

 

Note
Buonasera! Prima di tutto grazie mille a tutti quelli che leggono o che hanno messo la storia tra le ricordate/seguite/preferite e un grazie speciale va alle persone che recensiscono!
Finalmente in questo capitolo si scopre qualcosa in più sulla vita di Santana, ma si nota anche un comportamento sospetto di Blaine :) che c’entri qualcosa l’attesissima new entry di questo capitolo? ;)
Per scoprirlo, alla prossima!
Fede
 

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


-Kurt prendila per la vita e guardala negli occhi!- gridò il fotografo.

Il ragazzo obbedì e avvicinò Brittany a sé, che parve un po’ imbarazzata.

-Non preoccuparti, sono gay- le sorrise lui.

-Si, lo so- rispose la bionda tranquillamente.

Kurt alzò un sopracciglio e fece un mezzo sorriso, sospettoso.

-Si vede- disse Brittany con aria furba.

Un flash li sorprese.

-Bell’espressione Kurt!- esclamò il fotografo –Sembra che lei ti stia provocando, ottima inventiva ragazzi!

Mezz’ora più tardi stavano facendo una piccola pausa e Brittany cominciò a cercare Blaine dappertutto, ma non lo trovò da nessuna parte.
Aprì ogni stanza, rischiando anche un paio di brutte figure e cercò persino in bagno, ma il suo manager sembrò essere sparito nel nulla.

-Ehi Britt!- la chiamò Kurt andandole incontro nel corridoio –Stiamo per ricominciare!

-Ok…-rispose lei sovrappensiero –Hai visto il mio manager?

Kurt si guardò in giro e alzò le spalle. –Non saprei, non so neanche chi sia!- rise. Brittany accennò una risata e lo seguì in studio pronta a ricominciare.
 


°°°°°°°°°°°°°°°°

 
Brittany salutò la produzione e prese il cellulare, chiamando Blaine.

-Pronto?

-Si può sapere dove sei? Qui abbiamo finito e dobbiamo andare via!- rispose un po’ innervosita la ragazza.

-Sono qui fuori, ti aspetto in macchina.- riagganciò.

Brittany si appuntò mentalmente che avrebbe dovuto legare Blaine ad una sedia e interrogarlo quella sera stessa per il suo comportamento.

-Kurt!- chiamò, il ragazzo le si avvicinò sorridente. Era uno dei ragazzi più umili che avesse mai incontrato in quell’ambiente ed era anche simpaticissimo. Già l’adorava.

-Vai via?- chiese lui.

-Si, il mio manager mi aspetta qui davanti- rispose –Mi ha fatto piacere lavorare con te!

-Anche a me dolcezza- disse lui abbracciandola- Mi piacerebbe restare in contatto!

Si scambiarono i numeri, dopo di che Brittany uscì fuori, lasciando il portone aperto.

Il sole era già sparito fuori dalla villa e la ragazza aguzzò la vista per trovare la macchina. Vide Blaine sporgersi da un finestrino sbracciandosi e si diresse verso di lui, ma per colpa del buio non vide un sasso davanti a lei e cadde rovinosamente a terra.

-Britt!- gridò Blaine scendendo dalla macchina e andandole incontro. –Ti sei fatta male?

-No- rispose la ragazza alzandosi- Mi brucia solo un po’ il ginocchio, niente di grave.

Blaine le prese un braccio e se lo passò sulle spalle.

-Che stai facendo?- chiese la ragazza alzando un sopracciglio.

-Ti aiuto fino all’auto!- rispose ovvio lui.

-Blaine posso camminare benissimo da sola, inoltre la situazione è strana dato che sei più basso di me!

Il ragazzo le lanciò un’occhiataccia, ma la accompagnò lo stesso fino al sedile dell’auto, aprendole lo sportello e facendola sedere. Poi le alzò la gamba e la scrutò.

-Ti sei graffiata, c’è un po’ di sangue.

-Mi brucia solo un po’, ma sto bene!- rispose la bionda, guardando la gamba illuminata dalla luce del lampione.

-Britt!- sentì chiamare da lontano da una voce conosciuta. Prima che se ne fosse accorta, Kurt li aveva quasi raggiunti e si fermò davanti l’auto.-Tutto ok? Ti ho vista cadere!-chiese preoccupato.

Nel frattempo Blaine si era allontanato velocemente da Brittany e stava facendo il giro dell’auto per salire alla guida.

-Si, non preoccuparti, è solo che Blaine è super apprensivo!- rispose la bionda sorridendo e indicando l’amico.

Kurt cambiò immediatamente espressione e si girò di scatto verso il moro.

-Blaine?- chiese sgranando gli occhi e guardando il ragazzo che adesso sembrava non riuscisse ad aprire il suo sportello e cercava di forzare. –Ti chiami Blaine?- continuò Kurt avvicinandosi.

-Si- rispose secco il manager a testa bassa, continuando a litigare con la maniglia –Questo dannato sportello!

Brittany osservò Kurt avvicinarsi sempre di più, fino a che a pochi passi da Blaine, assunse un’aria stupita e spaventata e si portò una mano alla bocca.

-Blaine!- esclamò, soffocando un singhiozzo.

Ma in quel momento Blaine riuscì finalmente ad aprire lo sportello e si fiondò in macchina, ordinando a Brittany di chiudere il suo. Dopo di che accese la macchina e disse un veloce-
Dobbiamo andare, scusa!- al ragazzo che non si era mosso di un centimetro, sfrecciando via.

Brittany si voltò a guardare la figura di Kurt che si allontanava velocemente dalla sua visuale e fulminò con lo sguardo Blaine.

-Si può sapere che ti è preso?- tuonò –Pensi che sia stata una cosa educata?

-Dobbiamo andare a casa- mormorò Blaine. –Tua madre ti starà aspettando per la cena.

-Blaine cosa sta succedendo?- chiese Brittany, a metà tra il preoccupata e l’arrabbiata.

-Niente! Perché, cosa vedi di strano?- fece il finto tonto, sudando copiosamente.

-Dove sei sparito tutto il pomeriggio?- lo interrogò.

-Da nessuna parte, ho guardato i tuoi scatti tutto il tempo, poi alla pausa sono uscito fuori a prendere una boccata d’aria!- rispose prontamente, ma a Brittany parve più un discorso preparato.

-E perché ti sei fatto trovare fuori?

-Perché mi si era scaricato il cellulare ed ero giù fuori a farlo ricaricare in macchina!

La bionda socchiuse gli occhi, scrutandolo bene in viso e capì che decisamente le stava mentendo, ma capì che in quel momento era inutile continuare e avrebbe fatto meglio a parlarne a casa, magari con l’aiuto di sua madre.
 


°°°°°°°

 
-Assolutamente no!- esclamò Holly, tirando un pugno al sacco da boxe.

-Ma mamma! Con me non vuole parlare!- rispose Brittany, sconsolata.

Holly si voltò verso la figlia, tenendo le braccia in guardia. –E’ un tuo amico, non un mio, devi parlarci tu, io non posso immischiarmi!- si voltò e diede un calcio a rovescio al sacco.

-Potresti smetterla di allenarti mentre cerco di parlarti?- sbuffò la ragazza.

-No!- rispose la donna.

-Hai intenzione di dire no ad ogni mia richiesta?

-No.

-Allora vieni con me!

-No!

Brittany alzò le braccia rassegnata ed uscì dallo studio di sua madre.

Si fermò davanti la camera di Blaine e tese l’orecchio, cercando di capire se fosse sveglio o no. Si fece coraggio e bussò.

Dopo qualche secondo, sentì un debole “avanti” provenire dall’interno.

Aprì la porta e lo trovò coricato a pancia in aria, con le braccia dietro la nuca e lo sguardo perso verso il soffitto.

Si avvicinò al letto e gli si sedette vicino, sorridendogli. Il ragazzo la guardò un attimo e rispose al sorriso.

-Vuoi parlarne?- le chiese dolcemente Brittany.

Blaine sollevò il busto e si appoggiò alla testata del letto, guardando il vuoto.

-Britt, ti ricordi quando ci siamo conosciuti?- chiese d’un tratto.

Brittany lo guardò confusa. –Certo che me lo ricordo, sono passati nove anni ma è difficile dimenticare questo dettaglio!- gli sorrise.

Blaine però non rispose al sorriso e continuò. –E…ti ricordi in che condizioni ero?

La bionda sorrise amara.
 


*Flashback*

9 anni prima

Una piccola bambina bionda stava camminando gustando un gelato alla fragola, tenendo salda la stretta della mano della sua mamma, bionda come lei.

La donna aveva appena firmato un contratto con un’importantissima casa editrice che aveva espressamente chiesto alla scrittrice di cominciare a lavorare per loro, e adesso le due bionde stavano tornando a casa. La bambina, infatti, seguiva sempre la mamma ovunque, non avendo questa un marito o qualcun altro con cui lasciarla e dato che aveva pubblicato pochi romanzi, tra spese di casa e mantenimento della piccola, non poteva permettersi una tata.

Arrivarono alla stazione e Brittany fu attirata da una musica ritmata, ma non capiva da dove proveniva. Lasciò contemporaneamente il gelato cadere a terra e la stretta dalla mano della madre, correndo tra la folla e sparendo dalla vista della donna.

-Brittany!- urlò Holly impaurita. Cominciò a correre spingendo con malagrazia la gente, alla ricerca della figlioletta, ma non riusciva a scorgere la sua testolina bionda da nessuna parte.

-Brittany!- continuò a gridare, nella speranza che nonostante tutta quella confusione, la sentisse.

Disperata, imboccò un tunnel che doveva portare alla metropolitana e li vide un ragazzo seduto a terra che suonava una chitarra malridotta, ma nonostante questo era molto bravo. Si tranquillizzò subito quando vide la bambina davanti il ragazzo che ballava seguendo il ritmo di quella musica. Una piccola folla si era fermata ad osservare la piccola ballerina e sorrideva intenerita.

Holly si avvicinò e osservò il chitarrista seduto a terra. Aveva dei folti capelli ricci e una scura barba incolta.I vestiti avevano tutta l’aria di essere indossati da parecchi giorni e l’odore che emanava non era esattamente paradisiaco. Nonostante questo però, la scrittrice rimase incantata ascoltando la voce di quel ragazzo e la passione che metteva nel suonare la chitarra.

La musica finì e la folla si dileguò con nonchalance, soltanto una signora lasciò pochi spiccioli nella fodera della chitarra vuota.

Il ragazzo sorrise a Brittany, che lo guardava incantata.

-Ciao!- la salutò. Non doveva avere più di 16 o 17 anni. Era davvero molto giovane.

-Ciao!- rispose contenta la bambina. –Mi piace come suoni, sei bravo!

-Grazie, anche tu sei brava a ballare!- rispose lui sorridendo e alzandosi.

-Sei un cantante?- chiese innocentemente.

Il ragazzo scoppiò a ridere e prese la fodera della chitarra, intascando i pochi soldi all’interno.

-Mi piacerebbe, ma purtroppo come vedi- alzò le spalle –Io vivo qui!

Fece per rimettere a posto la chitarra, ma Holly lo bloccò.

-Aspetta!- tirò fuori una banconota da cinquanta dollari e gliela porse. –Tieni!- disse dolcemente.

Il ragazzo restò a bocca aperta e guardò quella banconota, rigirandosela tra le mani. Sembrò pensare a lungo, poi gliela porse. –Non posso accettare signora, grazie, ma sono troppi. E’ stata gentilissima comunque.- fece un mezzo sorriso e si mise la chitarra sulle spalle, salutandole con la mano.

-Dove vai?-gli chiese Brittany, guardandolo triste. Blaine la osservò un attimo confuso.

-Hai mangiato?- intervenne Holiday amorevolmente.

-Beh..ecco….io penso che farò qualche altro giro e appena intasco qualcos’altro mi compro un panino.

Holly lo fissò un attimo, talmente intensamente che il ragazzo intimorito non si mosse.

-Vieni a mangiare a casa nostra!- esclamò alla fine, convinta.

-A casa vostra?- rispose shoccato lui.

-Si, con noi- guardò sorridente la bambina che aveva preso a saltellare battendo le mani.

Il ragazzo boccheggiò un paio di volte, guardando prima l’una e poi l’altra. Doveva essere uno scherzo.

-M..ma siete sicure? Insomma non vorrei disturbare e poi….insomma sono un estraneo!- disse con tono sconcertato, come se stesse rimproverando un figlio che aveva combinato una marachella.

Holly fece un passo avanti e gli tese convinta la mano. –Holly Holiday- si presentò seria.

Il ragazzo fissò la mano per un attimo, poi alzò la sua terribilmente sporca e, indeciso, gliela strinse. –Blaine Anderson- dichiarò.

La bambina trotterellò accanto a lui e annunciò –Io sono Brittany! Brittany Susan Pierce!

-Visto?- chiese sorridente Holly –Adesso nessuno è più un estraneo! Forza, muovi il culo e seguici!- disse facendo l’occhiolino.

-Mamma hai detto la parola con la “c”!- esclamò indignata la bambina.

-Meglio che cominci ad appuntartele, ti serviranno da grande per difenderti dagli idioti!
 
 

Nonostante fosse convinto di stare facendo una pessima figura, Blaine trangugiò tutto il cibo che gli venne presentato davanti. Aveva una fame terribile e quello era il primo pasto decente da mesi.

Quando ebbe finito si stiracchiò sulla sedia e si massaggiò lo stomaco, chiudendo gli occhi beato.

-Era tutto buonissimo!- esclamò rivolto alla donna che lo guardava dall’altra parte del tavolo, mentre Brittany ancora stava finendo di mangiare.

-Grazie- disse Holly –Ci sono volute quasi tre ore, o almeno questo è quello che mi ha detto il ristorante take-away che c’è all’angolo della strada!

Blaine rise, sentendo di adorare già quella donna.

-Adesso-cominciò la scrittrice- vai in bagno e datti una lavata, senza offesa ma stanno appassendo tutte le piante della casa!

Il ragazzo sgranò gli occhi, poi scosse la testa. –No, no signora, grazie mille, ma non posso accettare davvero. E’ stata fin troppo gentile con me e credo che adesso io debba andare, sto abusando troppo della sua ospitalità.

-Guarda che mi fai un favore! Ho messi da parte alcuni vestiti che il mio ex marito ha lasciato qui e voglio assolutamente sbarazzarmene!- sorrise.

Blaine abbassò la testa imbarazzato.-Allora, se insiste, credo che lo farò. Ma mi permetta di ripagarla in qualche modo!

Holly sembrò pensarci su. –Perfetto! Allora appena finisci mi racconti perché stamattina eri a suonare la chitarra in un tunnel di una metropolitana e non eri a scuola con i tuoi coetanei!

Il ragazzo la guardò perplesso –Veramente preferirei darle dei soldi.

-Decido io come voglio essere pagata, ora forza fila di là.- gli fece un occhiolino e il ragazzo obbedì.

-Oh, Blaine!- lo chiamò, lui fece capolino dal corridoio –Nello sportello sotto il lavandino ci sono i rasoi. Per l’amor del cielo usali!
 

Quasi un’ora più tardi, Blaine fece la sua entrata trionfale nel salotto dove si trovavano Brittany e Holly. Adesso era completamente pulito, sbarbato e con dei vestiti sistemati. Finalmente sembrava un normalissimo ragazzo della sua età e Holly lo guardò soddisfatta.

La bimba invece lo fissò piegando la testa. –E tu chi sei?- chiese.

-Sono Blaine- rispose confuso.-Ho levato la barba.

-Oh.

-Non preoccuparti, stai benissimo- si complimentò la donna facendo cenno di sedersi sul divano davanti a lei.

Il ragazzo obbedì e la guardò timoroso. –Immagino che sia ora dell’interrogatorio.- sorrise.

-Bravissimo- annuì la donna.

-Bene. Da dove cominciamo?- si schiarì la voce-Mi chiamo Blaine Anderson, ho 17 anni, vengo da un quartiere benestante di Los Angeles. Mio padre è un imprenditore e mia madre ha un’agenzia di organizzazione matrimoni. Siamo sempre stata una famiglia rispettata e io sono il loro secondogenito. Ho sempre frequentato scuole private, sempre preso parte a dei club per ragazzi ricchi e conosciuto la gente più importante. Naturalmente a me non importava molto di tutto questo, ma i miei genitori ci tenevano tantissimo, specialmente mio padre. Per lui il suo ruolo nella società è tutto ed è disposto a tutto pur di tenerselo. Vede, spesso, quando si pensa alle famiglie ricche, immediatamente vengono in mente gli scandali e i vari tradimenti che si fanno tra di loro, ma a casa mia non era così. Noi eravamo sinceri, i miei genitori si amavano e io e mio fratello eravamo i migliori in qualsiasi cosa facessimo.
Lui era diventato rappresentante degli studenti alla scuola privata Dalton e io, anni dopo, seguendo i suoi passi, lo divenni pure. Era tutto perfetto, fino a quando…- si bloccò e guardò in difficoltà verso Brittany, che ascoltava curiosa.

-Fino a quando?- lo esortò Holly.

-Beh…ecco…io non sono sicura che….lei….-indicò con la testa la bambina, goffamente.

-Ha qualcosa a che fare con sesso, omicidio, droga o prostituzione?- chiese Holly.

-No!- esclamò indignato Blaine - Assolutamente!

-Allora continua!- rispose tranquilla.

-Beh…fino a quando io non scoprì di….ecco…di essere omosessuale.-guardò incerto la donna –E mi innamorai di un ragazzo.

Lei annuì comprensiva.-Immagino che i tuoi non l’abbiano presa bene.

-Direi di no.-ammise con un sorriso amaro.-Mi hanno buttato fuori di casa, anche se mio fratello fece di tutto per difendermi, ma loro erano troppo spaventati dal probabile scandalo che ci avrebbe travolto. Così presi le mie cose e andai a vivere dal mio ragazzo. Per un periodo eravamo felici, la sua famiglia era totalmente diversa dalla mia e mi accettarono con amore. Mi trasferii nella sua scuola, dato che non potevo più permettermi la mia. Poi però lui, che è un anno più grande di me, venne ingaggiato per un lavoro molto importante e io mi sentii sempre più una palla al piede. Così un giorno presi le mie cose e andai via. In poco tempo però persi tutti i miei soldi e mi restò solo la mia chitarra. Così cominciai a vivere per strada.

Concluse e si zittì, abbassando lo sguardo pensieroso.

-Ok, allora ti interesserebbe un lavoro?- chiese Holly, sorridente.

-Un lavoro?- ripetè incredulo il ragazzo.

-Si. Mi serve qualcuno che badi a Brittany quando io sono fuori. Adoro stare con lei, ma non posso portarmela sempre dietro.

-Si fiderebbe di me così tanto?- chiese scioccato il ragazzo.

Holly si sporse verso di lui.-Guardami negli occhi- ordinò.

Il ragazzo obbedì e rimasero a guardarsi così per un tempo indefinito. Alla fine la donna gli sorrise ed esclamò –Si, mi fido.


*Fine flashback*
 


-Io ero troppo piccola per capire, ma adesso ripensandoci credo che mia madre sia stata un’irresponsabile a mettere in casa il primo barbone incontrato!-disse scherzosamente Brittany.

Blaine rise. –Io l’ho pensato immediatamente, siete state fortunate a incontrare me e non un malintenzionato!

Brittany l’abbracciò –Già, molto fortunate- disse dolcemente. Poi si staccò e lo guardò –Perché mi hai fatto questa domanda?

Il ragazzo sospirò e chiuse gli occhi, poi si voltò verso di lei guardandola seria. –Il ragazzo che stava con me al liceo- Brittany annuì esortandolo a continuare. –Era Kurt.
 
 

°°°°°°°°°°°

 
 
Santana camminava buttando fuori il fumo della sua sigaretta e intanto si guardava intorno. Camminava intorno alla scuola da dieci minuti abbondanti, guardandosi in giro. Aveva paura ad ammettere a sé stessa che in realtà stava cercando qualcuno, ma non riuscì a mentire al suo cuore quando finalmente la trovò, seduta su una panchina, a fissare il vuoto.

-Ciao- le si avvicinò.

Brittany si voltò e le fece un enorme sorriso. –Ciao- ricambiò.

Santana si sentì arrossire e restò ferma, non sapendo cosa fare. La bionda la guardò e le disse –Siediti- spostandosi per farle spazio.

La latina obbedì e si sedette accanto a lei, cercando di non andare in ebollizione quando il suo profumo le colpì le narici.

-Che fai qui tutta sola?- le chiese- Credevo che durante l’intervallo stessi tutto il tempo con i tuoi amici.

-Stavo solo pensando un po’- spiegò Brittany. –E poi senti chi parla, il lupo solitario della scuola- scherzò.

-A me non piace molto stare con la gente, dovresti averlo capito.- disse Santana mettendosi le mani in tasca, e poggiando la testa sullo schienale.

-Lo so, è una delle cose che mi affascinano di te- rispose con naturalezza Brittany.

La mora sentì la sua temperatura corporea salire spaventosamente a quelle parole e sperò con tutto il cuore di non essere diventata cremisi, altrimenti Brittany se ne sarebbe accorta.

-A che pensavi?- chiese, levandosi dall’imbarazzo.

La bionda si fissò le scarpe.

-Hai presente Blaine?

-Il tuo manager?- chiese pensando a quando l’aveva guardata in cagnesco dopo aver liberato Brittany dal terrazzo. Sentì una fitta alla bocca dello stomaco ricordandosi quell’evento, ma si rifiutò di chiedersi perché.

-Si, lui. Sta attraversando un momento un po’ particolare e credo che ci stia più male di quanto  voglia far credere- spiegò.

Santana la guardò per un po’. –Capiterà mai che ti preoccuperai per qualcosa accaduto a te e non agli altri?- le chiese sorridente.

La bionda rise e la guardò negli occhi, alzando le spalle. –E’ più forte di me, non mi va di vedere la gente triste. Specialmente le persone che amo.

La latina inghiottì a vuoto. –E..tu lo ami?- chiese spaventata dalla risposta.

-Certo, gli voglio un bene dell’anima! È come un fratello maggiore per me, è il mio migliore amico e lo considero una delle persone più importanti della mia vita, insieme a mia madre. È un membro della famiglia!- esclamò tutto d’un fiato.

Santana ebbe una gran voglia di saltellare sul posto, ma si limitò a fare un piccolo sospiro che sperò essere passato inosservato. –Allora cerca di capire se puoi fare qualcosa e falla!- le consigliò. Brittany la guardò.

-Si, insomma- continuò la latina –Non so cosa sia successo, ma se credi che ci sia bisogno di un tuo intervento, intervieni e basta!

La bionda le sorrise e annuì. –Vedrò cosa posso fare- esclamò raggiante.

La mora mise su un espressione ebete a guardarla sorridere.

-Tu invece come stai?- le chiese a tradimento Brittany. Il suo sorriso sparì all’istante, lasciando spazio a un’espressione corrucciata.

-Come al solito- rispose glaciale.

-Sai..-iniziò la ballerina –Ci ho pensato un po’ e non posso fare a meno di chiedermi se…-si morse un labbro titubante –se quella cosa che mi hai detto su tua madre l’altra volta- la latina si irrigidì, distogliendo lo sguardo –c’entri con il modo in cui ti trattano.- concluse guardandola in attesa. Era sicura di aver esagerato e si aspettava che da un momento all’altro Santana la mandasse al diavolo e andasse via. Invece la latina appoggiò nuovamente la testa allo schienale. –Non è solo per questo…-mormorò.

-Quindi è anche per questo?-chiese shoccata –Ma tu non puoi averne colpa!

La latina fece un mezzo sorriso amaro. –Non è una situazione molto semplice, Britt. A volte la vita fa un po’ schifo. E in realtà non mi va molto di parlarne.-concluse.

Brittany restò sorpresa per quel soprannome che Santana non aveva mai pronunciato in vita sua, poi però restò in silenzio per un paio di minuti.

-Ho deciso!- esclamò facendo sobbalzare la mora.-Aiuterò Blaine a venire a capo della sua situazione incasinata, mentre con te- la indicò con l’indice, mentre l’altra la guardava sorpresa
–Sappi che non mi arrenderò finché non ti vedrò sorridere più spesso verso il mondo e non mi dirai che la vita è bella!- esclamò alzandosi in piedi, presa dalla foga. Santana la guardò a bocca aperta, incerta se scoppiare a ridere o restare completamente shoccata.

-Brittany, lascia perdere…

-No!- ribattè convinta –Ho deciso! E io sono anche più testarda di te!- le sorrise genuinamente e l’altra non potè fare a meno di ricambiare.

Il suono della campanella le riportò alla realtà.

-Adesso sarà meglio entrare, ho dimenticato che devo copiare i compiti di matematica!- annunciò, poi si voltò e si diresse a passo svelto verso l’edificio, lasciando un’incredula Santana sulla panchina a fissarla imbambolata.
 
 




Note
Buonsalve!!!!
Capitolo di passaggio, mi scuso per eventuali errori, ma sono le 2 e 30 e mi si chiudono gli occhi soli, però domani vado nella città dove studio e non so quando potrò riaggiornare, quindi ve lo pubblico adesso!
Mi raccomando, aspetto le vostre impressioni sul capitolo! Per qualsiasi dubbio o domanda, non esitate a chiedere, mi farebbe molto piacere!
Bacio a tutti!
Fede P.s. ho appena creato questo account twitter https://twitter.com/HawkShy e mi trovate anche su facebook http://www.facebook.com/alessia.costantini.58?ref=tn_tnmn (nome inventato)

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Scusate il leggero ritardo per la pubblicazione, ma sto preparando un esame e non ho avuto tempo per scrivere!
Inoltre ho avuto dei seri dubbi se continuare o no questa ff perché dalle poche recensioni e le poche visite mi sembra che non sia molto apprezzata :S ringrazio comunque tutti coloro che continuano a seguire e che recensiscono (Wankyglee in particolare!). Questo sarà il mio capitolo “prova”, vedremo cosa ne verrà fuori! (Naturalmente non è una minaccia, è solo per sfogarmi un attimo)
Comunque, basta con le chiacchere, buona lettura!

°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
 
Santana sbattè furiosa la porta di casa e si allontanò il più velocemente possibile. Anche quella sera doveva procurarsi la cena in qualche modo, così andò nella pizzeria più vicina e prese un trancio al volo.

Non aveva per niente voglia di tornare subito tra le grinfie di sua sorella, pronta ad urlarle contro per altre due ore, mentre suo padre se ne stava tranquillo davanti la televisione, ignorando il mondo.

Decise di fare una passeggiata, nonostante il freddo pungente che annunciava l’arrivo dell’inverno. Aveva bisogno di liberare un po’ la mente.

Era troppo immersa nei suoi pensieri per accorgersi dove le sue gambe la stavano portando automaticamente. Si ridestò solo quando si ritrovò davanti quel cancello così familiare.

Alla fine non si stupì più di tanto, per anni era andata automaticamente in quella casa ogni volta che la situazione da lei diventava troppo pesante per continuare a sostenerla da sola.

E, in effetti, quella sera aveva davvero bisogno di sfogarsi con qualcuno.

Alzò lo sguardo verso la finestra illuminata e capì che si trovava in casa. Se non fosse stato per il suo stupido orgoglio, avrebbe suonato il citofono e si sarebbe precipitata in quella stanza, dove probabilmente sarebbe rimasta a parlare tutta la notte.

Sospirò, voltandosi per tornare indietro.

-Santana!- si sentì chiamare.

Si voltò di scatto e vide Artie che spingeva forte la sedia  a rotelle per raggiungere il cancello, che riuscì ad aprire da solo senza alcuna difficoltà.

Non si mosse e non disse niente fino a quando lui non la raggiunse.

-Ti ho vista dalla finestra- esordì il ragazzo. Santana incrociò le braccia e guardò a terra.

-Si, ma me ne stavo andando- disse la latina cercando di restare sulle sue.

-Non devi- rispose Artie guardandola serio –E’ successo qualcosa?

Santana cominciò a guardarsi intorno, evitando accuratamente di incontrare il suo sguardo.

-Il solito- rispose glaciale.

Artie sorrise amaro e si incamminò verso casa.

La mora restò ferma e lo osservò allontanarsi.

-Vieni con me!- gli ordinò gentilmente lui.

La ragazza sembrò pensarci un attimo, poi lo seguì.

Entrò sperando di non incontrare i genitori di Artie, non avrebbe retto un interrogatorio sul perché non si fosse fatta viva per settimane.

Il ragazzo la portò in salotto. Lei restò ferma al centro della stanza, ancora con le braccia incrociate, come se fosse la prima volta che entrasse lì dentro.

Lui lo notò subito.

-Che stai facendo? Siediti!- esclamò.

-Artie non capisco perché mi hai fatta entrare! Lo sai benissimo che non ho intenzione di parlarti!-sbottò nervosa.

-Allora perché sei entrata? Non ti ho mica obbligata!- alzò un sopracciglio soddisfatto. Santana sbuffò e si sedette, sprofondando sul divano, guardando dritto davanti a sé.

-Quindi, cos’è successo?- chiese Artie amichevolmente.

La latina non rispose e non spostò il suo sguardo.

-Santana, quando la smetterai di essere arrabbiata con me? Stai esagerando!- la rimproverò.

La mora alzò le sopracciglia in una finta espressione divertita –Ah, quindi sto esagerando? Questa è bella, adesso la cattiva sono io!

-Non ha senso il fatto che tu non mi abbia ancora perdonato! Insomma adesso sei anche amica di Brittany! Ed è lei il motivo principale per cui ci siamo allontanati!-esclamò agitando le mani.

-Prima di tutto- puntualizzò Santana- Io e Brittany non siamo amiche! Siamo solo….-cercò le parole esatte- …io e Brittany!

Artie aggrottò le sopracciglia.

-E secondo, io non sono arrabbiata con te per il fatto in sé, ma per il gesto! Tu potevi decidere da che parte stare e hai scelto di non stare dalla mia, tutto qui!

-No San, ti stai sbagliando! È esattamente perché sto dalla tua parte che sono andato da lei. E ho fatto più che bene mi pare! Ti sei calmata e hai evitato di cacciarti nei guai!

-Solo perché sono stata minacciata!

-Non è vero! Tu aspettavi solo qualcuno che si accorgesse dell’aiuto disperato che stavi lanciando!

Santana tacque e si fissò i piedi.

-Vorresti farmi credere- continuò Artie più dolcemente- che se adesso Brittany ti riconsegnasse il documento e le foto, ricominceresti di nuovo a fare la teppista?

La latina aprì la bocca per dire qualcosa, ma poi la richiuse. Chiuse gli occhi e sospirò.

-Perché non l’hai fatto tu stesso allora? Invece di chiedere aiuto?- gli chiese quasi in un sussurro.

-Io ti voglio bene Santana- disse il ragazzo –Sei come una sorella per me, sai che ti starò sempre al fianco, come tu ci sei sempre stata per me. Ma credo davvero che tu abbia bisogno di avere altri amici oltre a me, amici veri, non quei pagliacci che, senza offesa, ti leccano il culo per comodità.

La latina lo guardò un secondo. –Cosa ti fa credere che io voglia essere amica di Brittany?

-Non vuoi esserlo? Non ti fidi di lei?- le chiese sorridente, conoscendo già la risposta.

Santana cominciò a torturarsi le mani.

-Qualche giorno fa è venuta a casa mia, non so per quale motivo. So soltanto che ha assistito ad una delle liti tra me e mia sorella. Il giorno dopo è venuta da me per sapere come stessi e io, non so perché, cosa mi ha spinto a farlo, le ho accennato di mia madre.

S’interruppe, mentre Artie le si avvicinò e le poggiò una mano sulla spalla.

-Mi sono sentita- continuò la latina –Non lo so…strana. Non mi faceva domande per pura curiosità o voglia di giudicare. E non è scappata via a gambe levate davanti i metodi poco ortodossi di mia sorella. Io…non riesco nemmeno a spiegarlo..mi sono sentita importante in quel momento. A lei importava davvero di me.

Il ragazzo sorrise e la guardò con affetto, mentre la latina abbassava il capo imbarazzata.

-Credo che sia stata la prima volta in vita mia in cui mi sia sentita così. Tranne che con te ovviamente, ma noi ci conosciamo da sempre, è diverso.

-Quindi, riassumendo, vuoi diventare sua amica?- le chiese Artie, senza abbandonare il sorriso.

-I..io credo di si.

Il ragazzo le prese la mano e la strinse fraternamente.

-E mi perdoni?- le fece uno sguardo da cucciolo e abbassò il labbro inferiore.

Santana scoppiò a ridere e lo spinse via.

-Si, idiota va bene, levati quest’espressione però!

Anche Artie rise e l’abbracciò. –Mi sei mancata- le disse.

-Anche tu- rispose lei chiudendo gli occhi.

Si staccarono e il ragazzo si sistemò gli occhiali, pensieroso.

-Sai, credo di aver fatto un’enorme cazzata!- esclamò.

Santana alzò un sopracciglio, non capendo.

-Adesso ho una rivale! Con molte più possibilità di me tra l’altro!- ghignò divertito.

La latina prese un cuscino e glielo lanciò in viso.

-Idiota!
 

 
°°°°°°°°°°°°°°°
 


Brittany entrò nel ristorante pieno di gente e si guardò intorno, in cerca della persona con cui avrebbe dovuto cenare. Un cameriere le si avvicinò e le chiese il nome.

-Il tavolo è prenotato per Kurt Hummel.

-Oh, il signor Hummel, certo, è già arrivato. Prego, mi segua.

La ragazza seguì il cameriere fino al tavolo, dove un raggiante Kurt l’aspettava, sfogliando distrattamente il menù.

-Ciao Britt! Sei splendida!

-Ciao Kurt, anche tu! Scusami per il ritardo ma sono venuta in taxi e a quest’ora Los Angeles è un delirio!

-Non preoccuparti, non aspetto da molto.

Brittany si guardò intorno. Era un ristorante di lusso, strapieno di gente. Lunghi lampadari cadevano dal soffitto, illuminando la stanza che per via delle tovaglie e dell’argenteria, sembrava splendere di bianco.

Guardando gli altri clienti, le sembrò di riconoscere due attori di una serie televisiva che seguiva sua madre, ma non era davvero il caso di alzarsi e chiedere l’autografo. Capì che non era per niente il suo ambiente.

-Scusami se ho scelto questo posto particolarmente lussuoso- disse Kurt, come se le avesse letto nel pensiero – Ma è uno dei pochi posti in cui puoi mangiare in santa pace senza essere assalito dai paparazzi!

Brittany gli sorrise, mentre il cameriere arrivò per ordinare.

Appena se ne fu andato, Kurt cominciò a grattarsi la nuca, visibilmente nervoso. Brittany sentiva che voleva dire qualcosa, ma sembrava molto combattuto.

-Allora- riuscì a dire alla fine, prendendo il bicchiere e versandosi del vino –Sei venuta in taxi, vero?

-Già- annuì la bionda.

-Il…il tuo manager era….occupato?- chiese agitando il vino nel bicchiere.

-Blaine?- chiese Brittany, inutilmente, ma volendo vedere le reazioni del ragazzo davanti a lui.

Quest’ultimo infatti bevve il vino tutto in un sorso e sbattè il bicchiere sul tavolo un po’ troppo forte.

-Si-rispose- lui.

La ragazza si morse un labbro, indecisa sul da farsi. Non sapeva se fosse il caso che Kurt sapesse che lei sapeva, anche se molto poco in realtà, o fare finta di niente. Optò per la seconda.

-Gli ho dato la serata libera, non mi andava di farlo aspettare che io finissi di cenare.

Kurt annuì e riprese a fissare il bicchiere, ormai vuoto.

-Capisco- sorrise sforzatamente- E’ un gesto carino da parte tua. Voi sembrate particolarmente legati.

-Si, siamo amici. Migliori amici, in realtà.

-Ah si?- chiese Kurt, riempiendosi di nuovo il bicchiere –Da quanto tempo?- si portò il bicchiere alle labbra.

-Da circa nove anni.

Il ragazzo per poco non soffocò e cominciò a tossire furiosamente, attirando l’attenzione delle persona sedute vicino a loro.

-E’ tutto apposto!- esclamò infine, alzando un braccio per tranquillizzare tutti –Sto bene!

Brittany cominciò a torturare il tovagliolo davanti a lei. Non ce la faceva più, aveva bisogno di sapere.

-Senti Kurt- iniziò indecisa.

-Dimmi.

-L’altra sera davanti la villa del fotografo…

-Garçon!- chiamò Kurt interrompendola –Un’altra bottiglia per piacere!

Brittany restò a bocca aperta, non si era accorta che l’aveva già finita.

-Kurt, non dovresti esagerare..

-Oh stai tranquilla! Io reggo bene l’alcool!- le sorrise, quasi strappando di mano la bottiglia al cameriere e versandola velocemente –Dicevi?

-Dicevo, l’altra sera, al parcheggio…mi è sembrato che tu conoscessi Blaine.

Il ragazzo poggiò, stavolta delicatamente, la bottiglia sul tavolo e fissò la tovaglia con espressione impassibile.

Restò in silenzio per alcuni minuti.

-Si. O almeno, lo conoscevo- mormorò. Poi puntò i suoi occhi azzurrissimi in quelli altrettanto chiari della bionda –Lui non ti ha mai parlato di me?- chiese triste.

Brittany boccheggiò un po’, non sapendo come rispondere.

-No, lui non parla mai della sua vita di prima.

Kurt alzò un sopracciglio. –Prima di cosa?- chiese curioso e quasi preoccupato.

La ragazza si morse un labbro. Evidentemente l’attore non sapeva del passato da senza tetto di Blaine e, certamente, non poteva essere lei a dirglielo.

-Prima di conoscerci!- rispose. In effetti non era del tutto falso, dopo il loro primo incontro Blaine raramente aveva raccontato della sua vita passata.

Kurt annuì, credendole, ed apparentemente non molto sorpreso della risposta.

-Ti va di fare una passeggiata? Credo di aver perso almeno due gradi di vista per colpa di tutto questo sbrilluccichio qui dentro!- scherzò la bionda.

-Ok!- esclamò Kurt, alzandosi in piedi. Non era molto stabile, evidentemente il vino stava cominciando a fare effetto.

Dopo una piccola scena su chi dei due doveva pagare, presero i loro cappotti ed uscirono dal retro, per evitare di essere assaliti dai giornalisti.

Chiamarono un taxi e si fecero lasciare al centro, dove potevano passeggiare tranquillamente tra la gente senza essere disturbati.

Quando cominciarono a camminare, però, Brittany si accorse che Kurt era diventato particolarmente rosso e camminava quasi dondolando. Adesso il vino era in pieno circolo.

-Kurt- disse divertita –Sei ubriaco?

-No!- esclamò indignato –Secondo te mi ubriaco alla prima uscita con la mia nuova amica?- la abbracciò, praticamente gettandosi su di lei.

-Si, ok, sei ubriaco- mormorò Brittany più a se stessa che a lui.

Lo condusse su una panchina e lo fece sedere.

-Sai Britt- disse d’un tratto Kurt –noi stavamo insieme.

La bionda lo fissò, intenerita dall’espressione nostalgica del ragazzo e ben consapevole che se fosse stato sobrio non avrebbe detto nulla.

-Tu e Blaine?- chiese inutilmente per l’ennesima volta.

Kurt annuì. –E’ stato il mio primo ragazzo. Il mio primo amore.- mormorò.

Brittany non disse nulla, si limitò a stringergli la mano.

-A volte mi chiedo cosa sarebbe successo se non avessi accettato- continuò Kurt.

La ragazza aggrottò le sopracciglia, questa volta non capendo davvero. –Se non avessi accettato cosa?

-La proposta di lavoro! Stavamo ancora insieme quando ho ottenuto la mia prima particina da attore. Niente di che, ma comunque un modo per cominciare a farsi notare. Credo che quel film l’abbiano visto in dieci, compreso il regista.  Nonostante questo lui si sentiva così inferiore a me.

Si perse nei suoi ricordi e Brittany continuava a guardarlo, non intervenendo mai. Naturalmente ricordava che Blaine avesse accennato a qualcosa del genere. Scrutò il volto di Kurt e quello che vide non le piacque per niente. Nostalgia, tristezza, delusione, rimpianto, rimorso. Le stesse emozioni che aveva visto un paio di giorni prima sul volto di Blaine. Doveva fare qualcosa.

Prese il cellulare senza farsi notare da Kurt e mandò un messaggio.

Quest’ultimo sembrò risvegliarsi e la guardò, cambiando totalmente espressione.

-Ma adesso  basta parlare di queste cose! Dimmi di te, giovane stella nascente! –ridacchiò.

-Non credo proprio, al momento mi limito a fare da spalla ad un conduttore. Non sono famosa come te!

-Si però hai fatto altro in passato.

-Si, ma niente di maestoso. Piccole parti qua e là e molti spettacoli di danza. Ma non importa, non voglio la fama, io voglio solo lavorare facendo ciò che mi piace!

-Questo è un bene, Britt!- esclamò serio –Non farti mai travolgere dal vortice egocentrico che prima o poi risucchia tutti coloro che lavorano nel mondo dello spettacolo. Resta sempre così.

La bionda per l’ennesima volta gli sorrise.

-Adesso spettegoliamo un po’!- esclamò battendo le mani –Ce l’hai un ragazzo?

Brittany rise. –No, direi di no!

-Ma come? Una ragazza come te single?

-Non ho molto tempo per queste cose, sono impegnata tra la scuola  e il lavoro!

-E a scuola non ti interessa nessuno?- chiese malizioso.

La bionda si ritrovò inspiegabilmente senza parole. Fino a qualche tempo prima avrebbe risposto con un “no” secco, ma adesso non riusciva a pronunciarlo. Si sentiva strana, come se negando dicesse una bugia. Ma per quale motivo?

-C’è qualche problema?- chiese Kurt, notando la sua espressione confusa.

-No, o almeno, non credo- rispose Brittany pensierosa.

Kurt alzò un sopracciglio. –Non sai se ti piace qualcuno?

-Non credo che mi piaccia qualcuno, ma mi sento strana. E’ come se avessi una leggera amnesia e mi stessi dimenticando qualcosa.

-Questo forse perché il tuo cuore sa la risposta prima di te- sorrise Kurt.

-Non credo di aver capito.

-Sai, a volte il nostro cervello perde tempo a realizzare qualcosa che, nel frattempo, il cuore ha già realizzato. Forse questo è il tuo caso. Il tuo cuore sa, devi solo aspettare che il cervello capisca!

Brittany soppesò il significato di quelle parole. Ma non poté rispondere niente perché, nel frattempo, arrivò Blaine camminando a passo svelto.

-Britt!- salutò lui. Si bloccò e divenne pallido quando si ritrovò faccia a faccia con Kurt, il quale lo fissò a bocca aperta, completamente stupito.

-Ehi Blaine! Mi sei venuto a prendere!- esclamò raggiante la bionda, alzandosi in piedi.

-S…si- balbettò il manager-Mi è arrivato il tuo messaggio.

Kurt la guardò confuso.

-Gli ho chiesto di venire perché non mi andava di tornare in taxi!- spiegò velocemente –Ok, allora possiamo andare! Kurt- si voltò verso il ragazzo, che era rimasto paralizzato –Vieni con noi?

-Oh, io no no no non c’è bisogno!- si alzò in piedi agitato –Chiamerò un taxi, tranquilla!

-Non dire sciocchezze, a noi non ci costa niente, inoltre sei troppo ubriaco per prendere un taxi, potresti finire nelle grinfie di qualche fan maniaco!

-Non sono ubriaco!- sbottò offeso Kurt.

-Hai bevuto una bottiglia e mezzo di vino!

-Ma sto benissimo!

Blaine aveva seguito il battibecco a bocca aperta, non capendo a che gioco stesse giocando la sua amica. Alla fine sbuffò e decise di intervenire.

-A me non costa nulla- sentenziò, rivolto a Kurt, guardandolo per la prima volta. L’attore si bloccò immediatamente –Se vuoi, possiamo lasciarti a casa.

-Ottimo! Hai visto? Vieni con noi!- esclamò Brittany afferrando Kurt per un braccio e portandolo in macchina.

Partirono nel completo silenzio e nessuno disse una parola fino a quando la bionda non si accorse di essere su una strada vicino al loro quartiere. Doveva approfittarne.

-Blaine!- esclamò come una bambina –Devo andare in bagno!

-Resisti Britt, non hai più cinque anni- rispose glaciale lui.

-Non posso, è alquanto urgente.

-Lasciamo Kurt e poi andiamo a casa, devi solo resistere un po’.

-Ho il ciclo!- inventò sul momento, contenta di poter usare quella scusa con due uomini.

Blaine sospirò rassegnato. –Va bene, ti lascio a casa!

Svoltò a sinistra e imboccò la loro via. Quando la macchina si fermò davanti al cancello, Brittany scoccò un veloce bacio sulla guancia a Kurt.

-Ciao Kurt, grazie della bella serata! A dopo, Blaine!- sorrise senza nessun controllo e scese più velocemente possibile, poi si fiondò dentro casa, prima che uno dei due ragazzi potesse dire qualcosa.
 


Si gettò sul suo letto e sospirò, convinta di aver fatto un buon lavoro. Guardò la sveglia sul comodino e si accorse dell’ora tarda e improvvisamente si sentì stanca.

Fece una doccia veloce e, dopo aver indossato il pigiama, si accoccolò sotto le coperte.

Prima di addormentarsi prese il cellulare e fissò lo schermo per qualche minuto. Poi, quasi in un gesto automatico, scrisse un messaggio.

Buonanotte, ci vediamo domani a scuola : )”

Cliccò “Invia messaggio” e poi “Santana”.

Posò il cellulare sul comodino, cercando di addormentarsi. Ma, per una buona mezz’ora, una fastidiosa domanda non sembrò volerla lasciare in pace.

 Perché l’aveva mandato proprio a lei?
 
 
 


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Note
Buonasera!
Anche questo capitolo è di transizione, ma ho bisogno di preparare bene tutti gli ingredienti prima di cominciare l’impasto! :D (Ok pessima battuta!)
Scusate per gli errori, che sicuramente ci saranno, spero che il capitolo vi sia piaciuto!
Un bacio a tutti!
Fede
 
 

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Sono sempre io! Ho solo cambiato il nickname perché quello di prima l’avevo improvvisato e sinceramente era bruttissimo! XD
Comunque, chiedo immensamente scusa per il ritardo, ma dopo l’episodio orribile per un paio di giorni non ho avuto più ispirazione, poi ho dovuto fare un esame all’università e in seguito ho avuto ospiti a casa mia, sia graditi (amici) sia non graditi (idraulici e muratori perché si è rotto un tubo sul tetto XD).
Ad ogni modo, spero che il capitolo mi faccia perdonare l’attesa!
Buona lettura!
 
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Blaine, a bocca aperta, fissò il portone dietro il quale era appena sparita Brittany. L’avrebbe uccisa al suo ritorno, sicuramente.

Dietro di lui Kurt stava facendo la stessa cosa, domandandosi come avesse fatto a cacciarsi in quella situazione. Si voltò e notò che Blaine tamburellava le dita sullo sterzo. Si chiese cosa stesse aspettando e per quale motivo non avesse ancora messo in moto.

-Sai- disse ad un tratto il manager –Io sono l’autista di Brittany, non il tuo. Sarebbe educato se ti sedessi davanti- sentenziò glaciale.

Kurt deglutì rumorosamente, sicuro che da un momento all’altro sarebbe svenuto. Silenziosamente scese dall’auto e salì nel posto anteriore del passeggero.
Indossò la cintura di sicurezza e chiuse gli occhi per un attimo, respirando profondamente. Poi guardò fisso davanti a sé, non voleva guardare Blaine per nessuna ragione al mondo.
Ma dopo un minuto abbondante in cui il ragazzo accanto a lui non dava segni di vita, dovette voltarsi e lo trovò ad osservarlo con uno sguardo strano.

-Allora?- chiese Blaine spazientito.

Kurt fece una faccia confusa.

-Non so dove abiti!- spiegò l’altro, non riuscendo a nascondere un sorrisetto divertito per l’espressione dell’attore.

-Oh- si tranquillizzò all’istante. –Hai ragione, scusa.

Gli diede le indicazioni e finalmente partirono.

Nessuno dei due fiatò per tutto il viaggio. L’aria era talmente tesa che si sarebbe potuta tagliare con un coltello.

Kurt aveva in mente migliaia di domande da fargli, ma non riusciva a dire niente, così si limitò a seguire l’esempio dell’altro e restare in silenzio.

-Siamo arrivati- disse l’attore infine quando scorse la sua villa.

Blaine fermò la macchina, senza spegnere il motore. Osservò l’altro che non accennava a muoversi, con ancora la cintura di sicurezza allacciata.

-Beh- esordì il moro, cercando di regolare il tono di voce e non farla apparire troppo stridula –Eccoci qui.

-Già- rispose l’altro, puntando per la prima volta gli occhi nei suoi –Eccoci qui!

Stavolta fu Blaine a deglutire, capendo dal tono di voce dell’altro che non aveva voglia di scendere da quell’auto, anzi sembrava deciso a iniziare una discussione.

-Buonanotte, allora.-provò il manager, ma Kurt s’incupì immediatamente.

-Buonanotte?-ripetè incredulo –E’ tutto quello che riesci a dire?

-Cosa dovr..

-Nove anni, Blaine! NOVE ANNI!

-Kurt ti prego non mi sembra il caso di..

-Non ti sembra il caso di cosa, esattamente? Di chiedere spiegazioni? Di sapere che cazzo ci faccio in un auto con te dopo che sei sparito all’improvviso e non ti sei fatto vivo per così tanto tempo? Non sapevo nemmeno se fossi morto!

-Ti ho detto di non preoccuparti!

-Un biglietto, Blaine! Mi hai lasciato un biglietto! Solo quello!- urlò Kurt, paonazzo in viso.

Blaine non sapeva cosa dire o cosa fare. Quella era senza dubbio la situazione più difficile che avesse mai dovuto affrontare, nonostante avesse vissuto per strada alcuni mesi.

-Kurt, io….

-Io! Io! Io! Sai dire sempre solo questo! Io! Non ti importa mai niente di nessun’altro!

-Se mi lasciassi spiegare..

Kurt alzò una mano per zittirlo e chiuse gli occhi, ispirando profondamente.

-E’ meglio non continuare questa conversazione- decise l’attore, riaprendo gli occhi, ma senza guardarlo. Blaine si lasciò andare contro il sedile, passandosi una mano tra i capelli.

-Anzi- continuò Kurt –Voglio continuarla. Dobbiamo continuarla. Ne va della mia salute mentale! Ma non qui, non ora. Sono troppo arrabbiato, nervoso e..e…e incredulo per ascoltarti e per poter continuare una conversazione civile.

Puntò un dito contro Blaine che lo guardava terrorizzato all’idea di doverlo rivedere.

-Blaine Anderson- disse Kurt – dobbiamo parlare. Ci sono molte, moltissime cose che devi spiegarmi. Tieniti pronto in questi giorni ad avere una conversazione con me.

Si sfilò la cintura e scese dall’auto sbattendo lo sportello.

-E non ti permettere a sparire di nuovo!- urlò attraversò il finestrino –Questa volta so come trovarti!

Poi si allontanò verso il cancello della sua villa, lasciando Blaine interdetto a guardarlo dalla macchina.
 


°°°°°°°°°°°°
 

Santana aprì gli occhi e ci mise qualche secondo per riuscire a capire dove si trovasse. Quando finalmente riuscì a collegare il fatto di trovarsi su un divano con gli avvenimenti della sera prima, si stiracchiò rilassandosi.

Ora ricordava di essersi addormentata lì, mentre parlava con Artie di chissà cosa. Il ragazzo l’aveva coperta e le aveva sistemato la testa su un cuscino.

Sentì delle voci provenire dall’ingresso, una delle due un po’ nervosa.

-Mamma è Santana!- stava dicendo Artie cercando di parlare a bassa voce.

-Lo so chi è, Artie! Ma rimane il fatto che quando qualcuno resta a dormire a casa mia, io voglio essere avvisata! Stamattina per poco non mi è preso un colpo quando sono entrata nel salotto!

Santana scattò in piedi e li raggiunse. Quando la madre di Artie la vide, l’espressione di rimprovero le si mutò improvvisamente in una di gioia alla vista della ragazza.

-Santana! Buongiorno e ben svegliata!- le andò incontrò e l’abbracciò con profondo affetto. La latina sorrise, contenta di ritrovarsi in quell’ambiente così diverso dal suo.

-Bene!- esclamò la donna –La colazione è pronta in cucina, io devo scappare a lavoro. Vi accompagna papà a scuola, va bene Arthur? – si rivolse gentilmente al figlio. Il ragazzo annuì, dopo di che la donna uscì di casa rivolgendo un ultimo sorriso ai due.

Guardando fuori dal finestrino dell’auto del padre di Artie, Santana recuperò il cellulare dalla tasca, ricordandosi di averlo completamente ignorato dal giorno prima.

Non si aspettava di trovare il messaggio di Brittany e sorrise arrossendo furiosamente.

-Buone notizie mattutine?- scherzò Artie gettandole un’occhiata divertita. La latina alzò le spalle e non rispose.

Quando arrivò a scuola, naturalmente della bionda non c’era ancora nessuna traccia. Tuttavia trovò i suoi compagni radunati in cerchio a discutere animatamente su qualcosa. Da quando avevano smesso di comportarsi male, l’atmosfera in classe era decisamente migliorata e adesso sembravano andare tutti, più o meno, d’accordo.

Puck si accorse del suo arrivo e le andò immediatamente incontro.

-San! Per te va bene?- le chiese.

-Va bene cosa? Sono appena arrivata!

Rachel s’intrufulò nella conversazione. –Stasera vogliamo andare tutti alla serata karaoke nel locale della famiglia di Tina! Vuoi essere dei nostri?

-Oh..- mormorò Santana guardando in direzione della ragazza asiatica. Quest’ultima la stava osservando, ma immediatamente spostò lo sguardo quando incrociò i suoi occhi. La latina sentì una fastidiosa sensazione alla bocca dello stomaco. Si ricordò di quando quel pomeriggio l’aveva rinchiusa nel container e il suo menefreghismo alla scoperta della sua claustrofobia. Che quella sensazione fosse senso di colpa?

-Allora?- chiese impaziente Puck.

-Ci devo pensare- rispose atonale.

In quel momento arrivò Brittany e Rachel le andò incontrò comunicandole la notizia. Dall’enorme sorriso spuntato in volto alla bionda, Santana capì che aveva accettato.

Non fece in tempo a salutarla, che entrò il professor Schuester e li fece sedere tutti.
 

°°°°°°°°°°°
 

Brittany si stiracchiò passeggiando per i corridoi e controllò per l’ennesima volta il cellulare. Niente di niente.

La sera prima Blaine era rientrato molto tardi e quella mattina era uscito di casa molto presto, così non aveva ancora avuto il tempo di parlare con lui. Inoltre era stata accompagnata in via eccezionale da sua madre (causando non poco scompiglio per le strade), segno che le cose non erano andate molto bene. Solitamente Blaine non sarebbe mai uscito di casa senza aver prima compiuto i suoi doveri, ma Brittany non se la sentiva di essere arrabbiata, in fondo era un po’ colpa sua.
Non aveva molta fame, così si limitò a prendere una merenda dai distributori automatici e poi, quasi automaticamente, si diresse sulla solita panchina in cortile.
Non fu sorpresa di vedere Santana seduta lì, con l’immancabile auricolare all’orecchio, mentre guardava il cellulare. Nonostante ciò sorrise avvicinandosi a lei.

-Ciao- la salutò mettendo una mano sulla sua spalla. La mora sobbalzò e si tolse le cuffie.

-Ciao- rispose sorridendo e facendole posto sulla panchina.

-Fai sempre il lupo solitario?- scherzò la bionda.

-E tu fai sempre il grillo parlante curioso?- ribattè Santana allegramente.

-Stasera vieni?- chiese Brittany. Senza controllo, il suo cervello cominciò a produrre una serie di “Si si si si si si  si” speranzosi.

La mora si rabbuiò un attimo, poi scrollò le spalle e distolse lo sguardo.

-Non lo so, ci devo pensare- ripetè la stessa risposta data ai suoi compagni.

-Perché?- indagò la bionda, poi ci penso su –Qualcosa non va a casa?

Santana scosse la testa –No, non c’entra casa mia stavolta. E’ che…

In quel momento passarono Tina e Sugar chiacchierando tranquillamente. L’asiatica sorrise a Brittany, poi lanciò un’occhiata torva a Santana e riprese il discorso con l’amica, senza fermarsi.

La bionda si voltò verso la mora e notò che aveva cominciato a fissarsi i piedi.

-Non avete ancora chiarito?- chiese e dall’espressione di Santana capì di aver indovinato a pieno.

-Non c’è niente da chiarire-rispose la latina –Col senno di poi, mi sono comportata un po’ male nei suoi confronti.

-Un po’?- domandò Brittany alzando un sopracciglio.

-Ok, mi sono comportata molto male-ammise Santana- E non penso di poter rimediare a questa cosa.

-Certo che puoi! Basta chiederle scusa!

-Non penso di poter concludere niente scusandomi.

-Sottovaluti la forza delle parole, Santana- poi senza cerimonie la prese per un braccio e la condusse verso le sue compagne, che nel frattempo avevano raggiunto il solito gruppetto. La latina tentò inutilmente di protestare e di liberarsi dalla presa salda della bionda, ma quella riuscì a condurla faccia a faccia con le ragazze, che le guardavano confuse.

-Allora- esordì Brittany –Santana ha qualcosa da dirvi. Soprattutto a te, Tina.

La ragazza asiatica corrugò le sopracciglia e fissò la latina che appariva abbastanza infastidita.

-Britt io non credo che..

-Forza!- la esortò.

Santana sbuffò e poi guardò negli occhi Tina. Ci fu un lungo minuto di silenzio durante il quale nessuno disse niente. Quinn, Rachel e Sugar spostavano lo sguardo da Santana a Tina, rivolgendo ogni tanto occhiate interrogative a Brittany.

Finalmente Santana chiuse gli occhi ed esortata da un sorriso della bionda, prese la parola.

-Ti chiedo scusa- disse a bassa voce.

Tina spalancò gli occhi incredula.

-Mi dispiace per come mi sono comportata con te in quel magazzino.

A Rachel per poco non cadde la mascella a terra, mentre Quinn si voltò sorridente verso Brittany, capendo che era tutto merito suo per quel cambiamento drastico della latina.

-E chiedo scusa anche a voi, a che ci siamo- continuò a sorpresa la mora, rivolta alle altre –Per tutti i problemi che vi ho procurato nell’ultimo anno.

-Due anni- la corresse Sugar, ricevendo una gomitata da Quinn.

Santana non rispose e continuò a fissare Tina, che non aveva ancora detto niente.

Dopo qualche secondo di silenzio, l’asiatica finalmente annuì.

-Sembri sincera- disse –Credo che tu non sia venuta qui di tua spontanea volontà-lanciò un’occhiata a Brittany, che abbassò la testa colpevole –Ma penso che sia comunque un enorme passo avanti. Scuse accettate.

Santana sorrise sollevata e Brittany sentì il suo cuore sciogliersi a quella visione. Le faceva una tenerezza incredibile. O forse, semplicemente, aveva il sorriso più bello che avesse mai visto.

-Non ti aspettare, comunque, di diventare mia amica adesso- aggiunse Tina.

-Ci mancherebbe altro!- ribattè Santana, riassumendo per un attimo l’aria da stronza, ma con ancora l’ombra del sorriso di prima sul volto.

La campanella di fine intervallo suonò e tutte cominciarono ad avviarsi verso l’edificio.

Brittany si sentì prendere sottobraccio da qualcuno e si ritrovò il divertito volto di Quinn accanto.

-Bel lavoro Pierce!- esclamò.

-Io non ho fatto niente- rispose tranquilla la più alta –Si sentiva in colpa e l’ho semplicemente aiutata a fare la cosa giusta.

Quinn ridacchiò. –Prima vi odiate e poi tu la porti sulla retta via. Sembrate la Bella e la Bestia.

Brittany si sentì inspiegabilmente arrossire per quel paragone e immaginandosi improvvisamente Quinn con una candela in testa a fare le veci di Lumiere.
 


°°°°°°°°
 

La campanella di fine lezione suonò e Brittany uscì da scuola guardandosi intorno senza molte speranze di vedere Blaine. Invece lo trovò lì, appoggiato all’auto, con l’aria pensierosa e le braccia incrociate.

Gli corse incontro sorridendo e il ragazzo ricambiò forzatamente.

La bionda lo abbracciò e salì in auto, mentre il manager fece lo stesso.

-Tutto ok?- chiese titubante.

Lui annuì distrattamente, ma era chiaro come il sole che stesse mentendo. Decise di non indagare e lasciare che fosse lui a parlare quando ne avrebbe sentito il bisogno.

Pensò alla serata che l’ aspettava e già pregustava il divertimento nel vedere i suoi compagni cimentarsi con il canto, specialmente Puck o Lauren. Chissà se avrebbe finalmente sentito Santana cantare..
Una lampadina si accese nella sua testa, risvegliando un ricordo che aveva completamente accantonato.

-Blaine, andiamo agli studi?

Il ragazzo corrugò le sopracciglia. –Ma oggi non devi andarci.

-Lo so, ma ho bisogno di parlare con Jason.

-E non puoi aspettare domani?- chiese, dirigendosi già verso casa.

-No, è piuttosto urgente, mi serve per stasera.

Blaine la guardò interrogativo, poi si arrese e obbedì.

Lo trovarono in corridoio mentre discuteva con un macchinista sulle ultime questioni prima della diretta.

-Jason!- lo salutò sorridente la bionda.

-Brittany!- rispose quello sorpreso- Che ci fai qui?

-Ho bisogno di un favore!- il presentatore si mise in attesa, curioso –Potresti farmi un autografo?

Gli porse carta e penna e l’uomo li afferrò con la faccia più confusa del suo repertorio.
 


°°°°°°°°°°°°
 


-Quindi non ho capito, qual è il problema?

-E’ che non so se venire o no!

-Ma hai detto che avete chiarito, quindi per lei non sarà un problema se sarai al suo locale!

-Non è questo il punto…è che non mi va di stare con così tanta gente..

-Santana ringrazia il cielo che io non sia lì o ti avrei già investito con la sedia a rotelle!

-Sempre molto dolce, Arthur!

Sentì il citofono suonare.

-Devo andare, c’è qualcuno. Ti mando un messaggio se cambio idea.

-Va bene, aspetto te allora.

Staccò la chiamata e scese ad aprire senza chiedere chi fosse, convinta di trovarsi davanti sua sorella. Invece un paio di occhi azzurri ricambiò il suo sguardo. Spalancò la bocca incredula, non curandosi dell’espressione idiota che aveva sicuramente assunto alla presenza della biondina, che sembrò non notare nulla.

-Ciao!- trillò entusiasta fiondandosi dentro casa.

-C…ciao- rispose ancora sorpresa la latina.

-Non c’è tua sorella?- chiese Brittany guardandosi intorno.

-Ehm..no, non è ancora rientrata- spiegò non riuscendo a capire il motivo di quella visita.

-Perfetto, allora se non ti dispiace posso aspettarla? Ho portato una cosa per lei!

-M..ma certo..- balbettò Santana. Restarono alcuni secondi ferme lì, in un silenzio imbarazzato.

-Non mi fai accomodare?- chiese infine la ballerina.

-Oh si certo- si riprese la mora. Gettò un’occhiata al salotto e notò suo padre seduto sul divano davanti la tv. –Ma non qui, vieni ti faccio salire in camera mia.

Brittany la seguì per le scale ed entrò curiosa nella sua stanza. Non si sorprese quando si trovò davanti una camera molto semplice, con pochi poster delle band preferite della latina e un letto matrimoniale al centro con le lenzuola nere.

-Quindi- iniziò la latina, abbastanza nervosa –Come mai qui?

La bionda alzò le spalle –Quando ho conosciuto tua sorella mi aveva chiesto di farle avere l’autografo di Jason- mostrò il foglio firmato –Purtroppo però non so il nome di tua sorella, quindi ho dovuto farlo dedicare “alla signorina Lopez”- ridacchiò.

Santana corrugò le sopracciglia –Capisco…e non potevi darmelo a scuola?- chiese scettica.

Brittany si morse un labbro. Dopo uno sguardo indagatore della latina, decise di ammettere il vero motivo della sua visita.

-Ok mi arrendo- sollevò le braccia –Volevo convincerti ad uscire con noi stasera!

La latina sospirò, senza riuscire a nascondere un sorriso. –Perché vi siete messi tutti in testa quest’obbiettivo?

-Tutti?- chiese curiosa la bionda.

-Si, sono stata più di mezz’ora al telefono con Artie perché lui..

-Artie?- esclamò raggiante Brittany –Avete fatto pace?

-Si, ieri sera…

La bionda emise un urletto contento e l’abbracciò quasi triturandola.
Santana chiuse gli occhi cercando di far abbassare la sua temperatura corporea che era arrivata a livelli inimmaginabili.
All'improvviso la porta si spalancò ed entrò sua sorella con ancora il cappotto addosso.

-Santana!- chiamò con voce autoritaria.

Brittany si staccò dall’abbraccio e la guardò, indecisa sul da fare. La più grande delle Lopez non la stava nemmeno considerando, era concentrata a fulminare con lo sguardo la sorella.

-Ciao Luz- rispose infastidita Santana, incrociando le braccia. Almeno adesso aveva scoperto il suo nome.

-Cos’è? Adesso ti porti le tue amanti in casa? Siamo a questi livelli?

-La sua cosa?-intervenne Brittany incredula.

Luz sembrò notarla solo in quel momento.

-Oh!- esclamò quasi mortificata –Ciao Brittany, non ti avevo riconosciuto. Perdonami, ma non sai mai cosa puoi aspettarti da lei- indicò con aria schifata la sorella più piccola che aveva abbassato lo sguardo a terra con gli occhi lucidi.

-Di che cosa stai parlando?- ribattè la bionda abbastanza infastidita dal tono che stava usando la donna.

Luz ridacchiò senza allegria. –Ma come? Non ti ha detto di essere una ribelle-sessuale?

-Una che?- esclamò scioccata e confusa la ballerina.

-Che diavolo vuoi?- intervenne Santana furiosa –Chi ti ha detto di entrare in camera mia senza permesso?

-Non fare così- ribattè la sorella con finta aria innocente –Stavo solo avvisando la tua amica dei tuoi problemi, mi sembra giusto informarla.

-Santana non ha nessun problema!- ribattè arrabbiata Brittany, stringendo i pugni. Luz la guardò sorpresa, non si aspettava una reazione del genere. –E se permetti, sono abbastanza in grado di scegliermi gli amici da sola, non ho bisogno del tuo aiuto!

Le porse senza troppe cerimonie il foglio con l’autografo che Luz prese in un gesto automatico, senza abbandonare l’espressione scioccata.

-Noi ci vediamo più tardi!- ordinò a Santana con lo stesso tono autoritario, ma molto più dolcemente. La ragazza annuì sorpresa quanto la sorella. Poi la bionda lasciò la stanza e uscì di casa.
 


°°°°°°°°
 


-Per l’amor di Dio, qualcuno le strappì quel microfono di mano!- esclamò Quinn esasperata indicando Rachel.

-Perché? Alla fine è solo la decima canzone consecutiva di Barbra Streisand che ascoltiamo!- disse ironica Tina sull’orlo di una crisi di nervi.

Brittany rise allo scambio di battute delle sue amiche, continuando a gettare occhiate alla porta d’ingresso in attesa.

Finalmente, dopo un’ora abbondante in cui erano già tutti lì, la latina fece il suo ingresso al locale, guardandosi intorno spaesata. Indossava una semplice t-shirt con una giacca e un paio di jeans, ma ai suoi occhi parve comunque bellissima.

Le andò incontrò sorridente e Santana ricambiò quando si accorse di lei.

-Sei venuta!- esclamò felice.

-Diciamo che qualcuno ha particolarmente insistito- replicò l’altra divertita.

La serata trascorse in maniera piacevole e divertente. Dopo i primi minuti di rigidità, la latina cominciò a sciogliersi e a interagire più o meno con tutti, riuscendo anche a creare una certa piacevole confidenza con Quinn e le altre ragazze.
Brittany non smetteva di sorriderle, contenta che finalmente per una sera la mora riuscisse a distrarsi.
Le venne una sete incredibile e si alzò dirigendosi verso il bancone.

-Volete qualcosa?- chiese gentilmente agli altri. Tutti scossero la testa in negazione e lei andò a prendersi la sua bevanda.

Ma al suo ritorno, qualcuno non proprio educato le passò accanto e con una spallata le fece cadere il bicchiere dalle mani, che si rovesciò con tutto il suo contenuto su Santana. Si creò un piccolo scompiglio generale, contornato dalle migliaia di scuse di Brittany che tentava di asciugare il più possibile con un tovagliolo.

-Brittany, tranquilla non è successo niente!- tentò di consolarla la latina, ma la bionda era mortificata al massimo.

-Vieni in bagno, vediamo di asciugarti in qualche modo.

La prese per mano e la condusse al bagno, mentre la latina di lasciava guidare senza dire niente, troppo concentrata su quella stretta per poter protestare.
In bagno non c’era nessuno  e Brittany fece accomodare Santana su uno sgabello vicino al lavandino.
Prese un po’ di tovaglioli e li bagnò, cominciando a passarlo sulle macchie dei jeans.

-Brittany, davvero, basta una lavata in lavatrice, non c’è bisogno di fare così.

-Ma mi dispiace! Se quell’idiota non mi avesse spinto!

-Infatti tu non hai colpa, rilassati!- le sorrise e Brittany ricambiò, ma continuò comunque ad asciugare il più possibile.

Santana la scrutò attentamente in viso. Con  quella vicinanza poteva specchiarsi perfettamente in quell’azzurro intenso dei suoi occhi e poteva contare ogni singola lentiggine del suo viso.

Ripensò a quella volta in cui l’aveva rinchiusa nel terrazzo, alla serata nel locale quando le aveva fregato il documento, alla prima volta in cui era comparsa a casa sua, alle varie chiacchierate a scuola, fino a ricordarsi il modo in cui l’aveva difesa con sua sorella.

Senza riflettere al fatto che potesse entrare qualcuno, senza pensare alle conseguenze, si sporse in avanti e la baciò.

Nel momento in cui le loro labbra si toccarono, si pentì immediatamente del gesto avventato. La mano di Brittany con i fazzoletti adesso era bloccata a mezz’aria e la latina era pronta a ricevere uno schiaffo da un momento all’altro.

Ma la bionda era completamente immobile, non fece niente di niente, si limitava a lasciarsi baciare, senza respingere né ricambiare.
Quando la latina riaprì gli occhi e si staccò, vide che quelli azzurri dell’altra erano spalancati in un’espressione assolutamente sorpresa.
Nessuna delle due fiatò, poi Santana si alzò e mormorò un “devo andare” prima di fiondarsi fuori dal bagno, lasciando Brittany lì con ancora l’espressione scioccata e il braccio a mezz’aria.
 

°°°°°°°°°°°°°
 
Eccoci qui! Spero che questo capitolo piaccia, fatemi sapere cosa ne pensate : )
A presto!
Fede

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Stavolta sono riuscita ad aggiornare in tempo!
Vi avviso che questo capitolo è di passaggio ed è MOLTO dialogato! Ho dovuto farlo perché ci sono delle cose da chiarire, spero di non annoiarvi!
Buona lettura!

°°°°°°

Brittany si riscosse e si guardò intorno. Era rimasta sola in bagno. Non si era nemmeno accorta della fuga di Santana.

Si sentiva strana, non sapeva se positivamente o negativamente, solo strana. Si guardò allo specchio e notò la sua espressione scioccata. Adesso capiva la latina, anche lei sarebbe fuggita se qualcuno l’avesse guardata in quel modo.

Si sfiorò le labbra con le dita.

Santana l’aveva baciata? Davvero? O se l’era solo immaginato?

No, non l’aveva immaginato. Era realmente successo. Ricordava ancora la sensazione delle morbide labbra della latina sulle sue.

Capì che aveva bisogno d’aria, di schiarirsi le idee. Aprì la porta del bagno e il suono della musica le arrivò forte alle orecchie, scuotendola da quello stato di trance in cui era precipitata.

Camminò molto lentamente verso il tavolo dove erano seduti i suoi compagni, che continuavano a ridere e a scherzare, incuranti della sua tempesta interiore.

Artie la guardò un attimo e gli si spense la risata, mentre prendeva vita sul suo viso un’espressione preoccupata.

-Brittany? Ti senti bene?

La bionda lo guardò e annuì, quasi senza ascoltarlo.

-Sei sicura? Sei un po’ pallida.

Anche Quinn e Tina si voltarono a guardarla, ma lei si sentiva su un altro pianeta. Non vedeva la mora da nessuna parte.

-Dov’è Santana?- chiese ignorando le loro attenzioni.

Gli altri alzarono le spalle, dicendo che non ne avevano idea.

Brittany si allontanò e uscì fuori dal locale. Non sapeva per quale motivo la stesse cercando, non aveva la minima idea di cosa dirle, ma il suo istinto le ordinava di trovarla.

Ma fuori, appoggiato a un lampione, c’era solo Puck intento a fumare una sigaretta e a gettare un’occhiata ad ogni donna che passava da lì.

-Puck- lo chiamò. Il ragazzo si voltò senza risponderle e alzò un sopracciglio. Evidentemente ancora non le andava tanto a genio.

-Hai visto Santana?- gli chiese.

-Si, è passata di fretta un paio di minuti fa.

-Di fretta?

-Si, ha detto che non si sentiva tanto bene e che aveva bisogno di tornare a casa. Mi ha chiesto di avvisare gli altri, ma non sono ancora rientrato per comunicarlo.

-Ma come è andata via? A piedi?

Puck ridacchiò. –Certo che no, è venuta in macchina.

Brittany imprecò sottovoce. Almeno a piedi avrebbe potuto raggiungerla. Tornò dentro e si sedette con aria sconsolata sulla prima sedia libera trovata. Artie le si avvicinò.

-Allora?

-E’ andata via.

Il ragazzo corrugò le sopracciglia.

-Ma cos’è successo?

La bionda lo guardò in difficoltà. Doveva inventarsi qualcosa subito, era troppo agitata e lo sguardo indagatore del compagno di classe non l’aiutava a concentrarsi.

-Artie!- intervenne Tina salvando la bionda. Mise una mano sulla spalla del ragazzo e lo guardò con aria un po’ imbarazzata –Vuoi cantare una canzone con me?

Artie la guardò confuso, ma poi sorrise e accettò. I due si allontanarono verso il karaoke, lasciando Brittany da sola. Allungò la mano verso una birra abbandonata sul tavolo e bevve un sorso.

Quinn si avvicinò al suo orecchio e sussurrò –Finalmente si sta facendo avanti!

Brittany rischiò di soffocare con la birra e tossì forte, mentre l’amica batteva una mano sulla schiena per aiutarla.

-C..Cosa?- chiese terrorizzata. Come diavolo aveva fatto a saperlo?

-Cosa? Vuoi dire chi!- ribattè stranita Quinn.

-Si, cioè, chi?- ripetè la ballerina isterica.

-Tina!- rispose ovvia l’altra.

-T..Tina?- si stava confondendo oltre ogni limite.

-Si, Brittany! Ma sei ubriaca? Sto parlando di Tina! Ha una cotta per Artie da un sacco di tempo, ma non l’ha mai detto a nessuno!

La bionda sospirò sollevata e appoggiò la fronte sul tavolo.

-Mi spieghi che diavolo hai?- continuò Quinn.

Brittany prese il cellulare e mandò un messaggio a Blaine.

-Ho bisogno di andare a casa, non mi sento tanto bene- mentì alzandosi.

Quinn alzò un sopracciglio scettica.

-Comunque- aggiunse la bionda prima di allontanarsi –Se Tina non l’ha mai detto a nessuno, come fai a sapere di Artie?

-Certe cose si capiscono senza bisogno di dirle. Credo che tu sia stata l’unica a non notarlo.

Era sicuramente la sua mente contorta a produrre quel pensiero, ma avrebbe scommesso che la frase di Quinn non si riferisse solo a Tina.
 


°°°°°°°
 

La mattina dopo Brittany e Blaine si trovavano in cucina, seduti uno di fronte all’altra, fissando la loro colazione senza emettere un suono.

Era da parecchi minuti che andava avanti quella situazione, sotto le occhiate dubbiose di Grace che a un certo punto domandò addirittura se avessero preferito mangiare qualcos’altro.
Entrambi scossero la testa e mandarono giù qualche boccone, ma dopo un po’ ripresero la loro posizione catatonica.

Una saltellante Holly fece il suo ingresso nella stanza e si sedette allegramente.

-Buongiooooorno!- canticchiò sorridendo, ma la sua espressione mutò dopo aver visto lo stato degli altri due.

Grace le posò il vassoio davanti e la donna la guardò sospettosa.

-Questo cibo è drogato? Perché non voglio diventare come questi due!- li indicò.

-Ciao mamma- mormorò d’un tratto Brittany.

-Buongiorno signora Holly- disse funereo Blaine.

La donna spostò lo sguardo dall’uno all’altra con espressione indagatrice. Poi però alzò le spalle mormorando “fatti loro” e prese il vassoio da Grace.

Qualche minuto più tardi, i due ragazzi uscirono di casa e salirono in auto. Blaine mise in moto e partì, ma dopo solo un paio di isolati, posteggiò e spense il motore.

Brittany lo guardò confusa.

-Ho un’idea- cominciò lui –Diciamoci cosa non va e sfoghiamoci. Non possiamo continuare così.

-Cosa ti fa credere che qualcosa non vada?- perse tempo Brittany guardandosi intorno.

-Non sento la tua voce da ieri sera, quindi c’è sicuramente qualcosa!

La bionda sospirò. –Va bene, hai ragione. Ma inizia tu.

Blaine si morse un labbro. –Ok- prese un profondo respiro –Oggi mi vedrò con Kurt.

-Davvero?

-Si. Ma non penso sarà un incontro allegro. L’altra sera quando mi hai incastrato- le lanciò un’occhiataccia e lei abbassò lo sguardo –Mi ha fatto una sfuriata e poi è andato via. Credo che oggi voglia continuare la conversazione con interrogatorio annesso.

-Mi dispiace, non volevo metterti nei casini. Avrei dovuto farmi i fatti miei.- si scusò dispiaciuta Brittany abbassando la testa.

Blaine scosse la testa sorridendo tristemente.-Non sono arrabbiato con te. È stato il destino a farci incontrare di nuovo. Tu hai solo forzato la mano, ma prima o poi avrei dovuto fare i conti con il mio passato.

-Cosa gli dirai?

-Non lo so- ammise –E’ difficile. Molto. Ci saranno da chiarire cose che non so nemmeno io.

Restò in silenzio per qualche minuto, durante i quali Brittany non seppe cosa dire. In fondo non essendosi mai trovata nella situazione dell’amico, era impossibile per lei poter dare qualche consiglio.

-Che mi dici di te, invece?- chiese d’un tratto Blaine –Che succede?

La bionda iniziò a torturarsi i bordi della maglietta con entrambe le mani, incerta su come iniziare la spiegazione.

-Ti ricordi quando ieri siamo andati da Jason per l’autografo?

-Certo.

-Era per la sorella di Santana.

Blaine alzò un sopracciglio.

-Mi ha chiesto questo favore il giorno in cui ci siamo conosciute. Ieri mi è venuto in mente e gliel’ho fatto avere.

-E tu mi hai trascinato da un lato all’altro della città solo per fare avere un autografo a una quasi sconosciuta?

Brittany si morse il labbro. –In realtà era una scusa per vedere Santana. Volevo che uscisse con noi, non mi andava che restasse isolata dal mondo per l’ennesima volta. E, prima che tu me lo chieda, non l’ho chiamata al cellulare perché so che sarebbe stato inutile.- aggiunse notando l’amico che apriva la bocca per dire qualcosa.

-Comunque- continuò- mentre ero a casa sua è arrivata sua sorella e ha cominciato ad insultarla davanti a me. Ha fatto un giro di parole molto offensivo, ma in pratica mi ha detto che Santana è lesbica.

-Ed è un problema?

-Certo che no! Infatti le ho risposto a tono. Ma ieri sera al locale lei….

Le morirono le parole in gola. Blaine la esortò a continuare con un cenno del capo.

-Lei..ecco…io le ho versato un cocktail addosso, siamo andate in bagno per pulirla e lei…insomma…mi ha baciata.- concluse arrossendo violentemente.

Il ragazzo spalancò gli occhi –Ti ha baciata?- ripetè.

Brittany annuì imbarazzata.

-Oh- fece il manager –E tu che hai fatto?

-Niente, sono rimasta immobile come un idiota e lei è andata via.

-Capisco- rispose lui –E tu adesso come ti senti? Cosa provi?

-Non lo so, Blaine! Non ne ho la minima idea. È stata una cosa assolutamente improvvisa, mi ha spiazzata! Non avrei mai immaginato che avrebbe potuto fare una cosa del genere.

Si portò le mani ai capelli e sospirò forte.

-Ok, calmati- intervenne il ragazzo –Cerchiamo di capirci qualcosa insieme. Ti è piaciuto il bacio? O avresti voluto allontanarla?

-I..io…-balbettò la bionda imbarazzata –Io non volevo allontanarla..ma non ti so dire se mi è piaciuto o meno.

Blaine corrugò le sopracciglia. –Ok, questo non ha molto senso. Andiamo dritti al punto. Ti piace Santana? Da quel punto di vista?

Stavolta fu Brittany a restare in silenzio per qualche istante, dopo di che alzò le spalle. –Non lo so! Non riesco a capirlo!

-Oh Santo Cielo!- esclamò esasperato Blaine portandosi  una mano alla fronte. –Allora. Dato che non riesci a capire cosa provi, hai solo due possibilità.

La bionda si mise in ascolto come una bambina che aspetta la favola della buonanotte.

-O vi allontanate- iniziò lui –oppure restate amiche e tu cerchi di capirci qualcosa.

Brittany ci rifletté un attimo. –Non voglio allontanarmi da lei- mormorò.

-Perfetto- rispose il manager –Allora restate amiche. Ma prima dovete parlare e tu devi mettere le cose in chiaro. Se lei ti ha baciata, significa che prova qualcosa per te, quindi tu non puoi semplicemente ignorare l’accaduto. Magari le dici che non ricambi i suoi sentimenti, ma potete continuare la vostra amicizia. Solo che dovrai essere pronta a un rifiuto da parte sua, sarebbe più che normale che non lei non voglia.

-Ma io non so cosa provo. Non so se ricambio o non ricambio. E sinceramente, non so nemmeno se lei vada in giro a baciare la gente per sport o se per lei significhi qualcosa di serio. Non so niente!

-Allora parlate e chiarite tutte queste cose! E adesso, direi che possiamo anche andare, è vergognosamente tardi.

Mise in moto e partì.
 

°°°°°°°°°

 
Santana fece zapping con il telecomando per l’ennesima volta. Sbuffò spazientita e spense la tv.

Non era andata a scuola quella mattina. Aveva passato quasi tutta la notte in bianco e non si era sentita di dover affrontare Brittany così presto. Si portò le mani ai capelli e si maledisse, come aveva fatto decine di volte nelle ultime ore.

Ma come le era saltato in mente? Baciare Brittany. Era impazzita?

Sarebbe corsa a casa di Artie subito dopo pranzo, doveva sfogarsi con qualcuno e restare da sola a casa non era stata poi una grande idea. Non riusciva a trovare un modo per distrarsi dai mille pensieri e riuscì soltanto a innervosirsi ancora di più.

Per tutta la mattina non aveva fatto altro che passare dal computer, alla cucina, alla tv, ma niente riuscì ad interessarla un minimo. Non si era mai accorta di quanto scorresse lentamente il tempo.

Arrivò persino a sperare che suo padre o sua sorella tornassero a casa prima, così da poter distrarsi un attimo grazie a qualche lite.

Finalmente verso ora di pranzo, mentre si trovava in cucina a preparare, sentì un mazzo di chiavi e la serratura della porta scattare, segno che finalmente stavano rientrando.

Entrambi fecero il loro ingresso in cucina e restarono sorpresi nel vederla già lì.

-Che ci fai qui?- chiese scontrosa Luz.

-Ciao anche a te- rispose ironica Santana –Sto preparando il pranzo.

-Perché non sei andata a scuola?- la ignorò la più grande infastidita.

-Non mi sentivo molto bene.

-Cos’è? Ieri sera ti sei ubriacata in quella specie di uscita tra compagni?- chiese acida la sorella.

Santana la guardò stupita.

-Un mio collega ti ha vista- intervenne il padre, senza guardarla –E ha pensato bene di dirmelo. Come se me ne potesse importare qualcosa.- ridacchiò sovrappensiero –La gente non riesce a farsi gli affari suoi.

La latina lo guardò in cagnesco. Era forse la prima frase che le rivolgeva da una settimana a quella parte e servì solo per comunicare che non gliene importava niente.

-Non mi sono ubriacata- rispose alla sorella che era ancora in attesa –Ti ho detto che stavo male.

Mise il pranzo già pronto a tavola, sbattendo tutti i piatti e le posate più forte possibile. Poi si levò il grembiule e lo lanciò su una sedia.

-Dove stai andando?- le urlò dietro Luz mentre usciva dalla cucina.

-Non ho fame!

Raggiunse la porta di camera sua e la chiuse violentemente. Poi girò la chiave, così che nessuno sarebbe potuto entrare a tradimento e si distese sul letto.
Si era sbagliata, quella scena in cucina non l’aveva per niente fatta distrarre dal pensiero di Brittany, anzi aveva solo aggiunto altro nervosismo. Prese il suo lettore e lo accese, cercando di calmarsi. Quando partirono le prime note di una canzone, sentì il suo corpo rilassarsi e la tensione sciogliersi. Era incredibile l’effetto che aveva su di lei la musica.

Non ricordò quando di preciso le si chiusero gli occhi, seppe soltanto che a un certo punto li riaprì e si ritrovò coricata su un fianco, con il lettore spento e ancora le cuffie nelle orecchie che le provocarono un gran dolore. Si era addormentata per almeno qualche ora, considerando che il lettore si era scaricato.
Si stiracchiò e si alzò, decidendosi finalmente a levarsi il pigiama e vestirsi.

Sentì il suo stomaco brontolare, così scese le scale e senza dire niente a nessuno uscì di casa.

Ebbe il tempo di fare pochi passi prima che una voce le fece gelare il sangue.

-San…

Si voltò e si ritrovò davanti il viso che da ore la tormentava senza tregua.

-Brittany- rispose. Non era nemmeno tanto stupita di trovarsela lì. Ormai aveva capito che la bionda si sarebbe presentata a casa sua ad ogni minimo problema.

-Stavi andando da qualche parte?- chiese la ballerina imbarazzata. Un brontolio proveniente dallo stomaco di Santana fece arrossire la latina che si portò una mano allo stomaco.

-Per la verità non ho ancora pranzato.

La bionda ridacchiò –Nemmeno io, posso farti compagnia?

Santana la guardò un attimo, poi annuì e si incamminarono.
 

°°°°°°°
 

Brittany gettò la carta che avvolgeva il suo panino nel cestino, poi raggiunse Santana sulla panchina e si sedette accanto a lei.

Erano andate in una panineria lì vicino, poi avevano deciso di mangiare al parco ed era lì che si trovavano da quasi mezz’ora. In completo silenzio.

-Come mai non avevi ancora mangiato?- chiese la latina all’improvviso.

-Perché durante la pausa pranzo a scuola non avevo molta fame, poi all’uscita sono andata agli studi e subito dopo mi sono fatta lasciare davanti casa tua da Blaine.- spiegò Brittany senza guardarla.

Santana annuì- Hai finito presto di lavorare oggi.

-Si, avevo solo un intervento all’inizio della puntata, poi mi hanno fatto andare via perché non sarei servita più.

Restarono in silenzio per un altro po’.

-Ti piace il tuo lavoro?- chiese la mora.

-Si, anche se devo ammettere che questa trasmissione sta cominciando un po’ a stancarmi. Vorrei fare qualcos’altro oltre che stare seduta ad ascoltare tizi che parlano per due ore di seguito.

-Dovresti guardarti intorno e cercare qualcos’altro.

-Si, dovrei.

Restarono in silenzio per un altro po’ di tempo.

-Senti Santana- disse d’un tratto Brittany –Che ne pensi di parlare di quello che è successo e finirla con questi discorsi forzati?

La latina inspirò profondamente e chiuse gli occhi, poi guardò un attimo la bionda.

-Ti chiedo scusa- mormorò.

-Per cosa?- chiese dolcemente la ballerina.

-Per…per quello che ho fatto ieri sera. Sono stata un’idiota impulsiva.-abbassò la testa.

-Non c’è bisogno che ti scusi.- le sorrise –Però ho bisogno di capire. Perché l’hai fatto?

Santana avvampò e fissò intensamente le sue scarpe.

-Non lo so- rispose infine –Credo di essere confusa. Non riesco a capire cosa sento quando sto con te e, ieri, beh..te l’ho detto, sono stata impulsiva. Ti capisco se adesso vuoi allontanarti..

-Non voglio allontanarmi- chiarì immediatamente Brittany –Anch’io sinceramente sono un po’ confusa –ammise.

-Davvero?- chiese sorpresa la latina.

-Si.

Nessuna delle due disse niente per qualche momento.

-Che facciamo allora?- azzardò la mora.

Brittany alzò le spalle. –Penso che dovremmo semplicemente continuare ad essere amiche e prendere tutto per come viene. Quel che sarà, sarà!- le sorrise.

-Va bene, amiche- ricambiò il sorriso Santana, sentendo però una leggera fitta alla bocca dello stomaco.

La bionda si alzò. –Ora devo andare a casa, ogni tanto ricordo di essere una liceale con molti compiti da fare!- ridacchiarono entrambe –Ci vediamo domani a scuola.

-A domani.

Restò sulla panchina a guardarla allontanarsi, poi si appoggiò al sedile sbuffando.

Amiche…Ma chi voleva prendere in giro?
 

°°°°°°°°
 

Blaine prese un profondo respiro e strinse le mani intorno al volante. Osservò per lunghi minuti la facciata dell’enorme villa di Kurt che, per la fretta e il buio, non aveva notato la volta scorsa.

Si fece coraggio e scese dalla macchina, facendo il giro come gli aveva chiesto l’attore. Non doveva entrare dal cancello principale perché i paparazzi erano appostati ovunque, così prese una stradina laterale che apparentemente sembrava allontanarsi dalla casa, ma in realtà lo fece spuntare nell’ingresso secondario.
Una domestica aprì la porta e lui entrò, restando a bocca aperta per il lusso di quell’abitazione.

C’erano grandi lampadari e centinaia di quadri. L’arredamento era un misto tra classico e moderno, ma era tutto abbinato in maniera perfetta. Quella casa urlava “Kurt” da ogni angolo. Non poteva fare a meno di chiedersi quanto fosse diventato ricco per poter permettersi tutto quel ben di Dio.

-Sei venuto- disse una voce alle sue spalle. Blaine si voltò e si ritrovò faccia a faccia con l’attore che indossava una semplice camicia chiara, dei jeans scuri e un paio di converse nuove. Abbigliamento fin troppo semplice che faceva a pugni con l’ambiente circostante.

-Credo che sia la prima volta che ti vedo indossare qualcosa di così semplice- sorrise il manager.

-Voglio stare comodo in casa mia- rispose l’altro senza ricambiare il sorriso.

-Ricordo che tu non hai mai avuto comodo nemmeno il pigiama.

-Sono cambiate molte cose, Blaine- disse glaciale Kurt.

Il moro lo guardò senza sapere cosa rispondere.

-Vieni in veranda, ti offro qualcosa. Per fortuna oggi non fa molto freddo.- continuò l’altro cominciando ad avviarsi verso l’altra stanza. Blaine lo seguì in silenzio sbuffando.
Si sedettero sotto un gazebo e Kurt gli versò una tazza di caffè. Lo guardò un attimo.

-Ti piace ancora il caffè a quest’ora?- gli chiese.

-Si- sorrise Blaine –Ti ricordi bene.

L’attore ricambiò il sorriso sinceramente per la prima volta da quando si erano rivisti. Versò per sé stesso una tazza di cappuccino ancora fumante e bevve un lungo sorso.

-E’ molto bella questa villa- esclamò Blaine –Mi fa piacere che tu possa permetterti tutto questo .

-Sai come sono fatto, ho bisogno di essere circondato da stile!- scherzò l’attore.

-Come stanno i tuoi? Vivono qui con te?

Kurt scosse la testa. –Sono tornati a Lima, il paese originario di mio padre. Non riuscivano più a vivere con il ritmo frenetico di Los Angeles. Loro sono persone umili e tranquille.

-Sono persone meravigliose- disse Blaine guardando l’attore negli occhi. –Non sarò mai abbastanza grato per tutto quello che hanno fatto per me in passato.

-Intendi prima di sparire dalla faccia della terra?- chiese ironico Kurt.

Blaine abbassò lo sguardo. –Sai perché l’ho fatto- mormorò.

-Perché ti sentivi inferiore a me. Lo so e continuò a pensare che sia stata un’enorme e completa stronzata.

-Io ti avrei ostacolato.

-Non è vero! Non puoi sapere cosa sarebbe successo!

-Ero già un peso prima, figurati se fossi entrato in questo mondo! Guardati ora! Hai avuto successo e sei diventato famoso!

-Ho avuto successo solo perché mi sono buttato a capofitto nel lavoro e tu non eri più al mio fianco.

-Appunto!

-Ma questo non significa che io sia felice- concluse Kurt guardandolo intensamente.

Blaine distolse lo sguardo e si passò una mano tra i capelli.

L’aria era di nuovo tesa intorno a loro.

-Raccontami cos’hai fatto in questi anni. Dove sei stato dopo essere andato via?- chiese Kurt, con un tono di voce ora calmo.

Blaine prese un profondo respiro e gli racconto tuttò. Del tentativo di vivere da solo, al fallimento e alla conseguente vita per strada, dell’incontro miracoloso con Holly e la piccola Brittany e di come la scrittrice lo mise sotto la sua ala protettrice.

-Poi dopo circa un anno che ormai vivevo e lavoravo da loro, portammo Brittany ad un provino per una pubblicità per bambini e fu presa. In seguito entrò in questo mondo e io diventai il suo manager.

Kurt annuì e sorrise –Sembrano delle brave persone.

-Sono straordinarie. Sono la mia famiglia. Nonostante non siamo veri parenti, sono accettato e amato da loro come non lo sono mai stato a casa Anderson.- sorrise amaro.

-Hai più sentito i tuoi?- chiese Kurt interessato.

Blaine scosse la testa. –No, so solo che mio fratello è diventato un giornalista. Ho ricevuto l’invito per la sua laurea molti anni fa. Naturalmente i miei non ne sapevano niente e io non ci andai. Spero di riuscire a rivederlo un giorno.

Mezz’ora più tardi, i due ragazzi si trovarono davanti la porta d’ingresso di casa Hummel.

-Allora io vado- salutò Blaine.

-Va bene- disse Kurt, sembrò indeciso se aggiungere qualcosa o meno. –Mi piacerebbe restare in contatto- disse alla fine. –Vorrei che ricominciassimo a sentirci. Come amici.- specificò.

Blaine sorrise e annuì. –Piacerebbe anche a me.- poi si voltò e uscì dalla villa.
 

°°°°°°
 

Ecco qui!
A me, sinceramente, questo capitolo non piace proprio! Spero che voi lo abbiate un minimo apprezzato, ma se così non fosse vi capisco! :D
Vi prometto che il prossimo sarà molto più…movimentato!
Aspetto le vostre impressioni! : )
Fede

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


-Ok grazie a tutti!- esclamò Jason quando le telecamere si spensero.

Brittany balzò in piedi e applaudì insieme agli altri, dirigendosi verso Blaine.

-Stanca?- le chiese il ragazzo.

-No! Solo non vedo l’ora di togliermi questi tacchi. Sono il paio di scarpe più scomodo che abbia mai indossato.

Si diressero verso i camerini e Brittany si cambiò velocemente, poi entrambi uscirono fuori dagli studi e salirono in macchina.

Il cellulare di Blaine squillò per l’ennesima volta e lui lo aprì per leggere il messaggio. Sorrise e rispose velocemente.

-Ma come siamo allegri!- scherzò la ragazza.

Il manager non rispose, limitandosi a lanciarle un’occhiata.

-Chi è?- chiese curiosa.

-Brittany!- rispose Blaine, fingendosi infastidito.

-Dai dai dai dai dai!- insistette come una bambina.

Il ragazzò sbuffò.

-Ok, ma promettimi di non fare urletti strani o battutine!

-Promesso- disse con espressione seria.

Blaine la guardò un attimo esitante. –E’ Kurt, ci sentiamo ogni giorno.

Brittany gridò d’approvazione e lo abbracciò, continuando a ripetere “Lo sapevo!”

-Britt!- urlò cercando di liberarsi dalla stretta soffocante e di non tamponare nessuno nel frattempo –Meno male che avevi promesso!

-Scusami- si ricompose la ragazza –E’ che sono contenta per te! Da quando sei andato a trovarlo la scorsa settimana, sembri molto più rilassato.

Blaine sorrise, ma non disse nulla.

-Tu invece? Come va con Santana?- chiese dopo un po’.

-Bene- rispose convinta Brittany –Posso dire con assoluta certezza che sta nascendo una bella amicizia!
 


°°°°°°°°°°°°°
 


-Una bella amicizia con l’asiatica musona?- chiese Santana versandosi del succo di frutta.

Era a casa del suo migliore amico da quasi tutto il pomeriggio e adesso si stavano concedendo una pausa dallo studio.

-Non chiamarla così!- la rimproverò Artie –E’ solo un po’ timida, ma dopo averla conosciuta meglio è davvero simpatica.

La latina alzò un sopracciglio –E quand’è che l’avresti conosciuta meglio?

Artie arrossì. –Nell’ultima settimana ci siamo avvicinati molto, sai da quando abbiamo cantato insieme al karaoke. Ma naturalmente tu non puoi saperlo perché eri già andata via.

-Infatti- rispose la mora dandogli le spalle per non farsi vedere in viso.

-Sai che ha una bella voce? Non l’avrei mai detto!- continuò il ragazzo sognante.

Santana si voltò nuovamente e lo squadrò. –Quattr’occhi, non mi dirai che ti stai interessando all’asiatica in quel senso!

-Non chiamarla così!

-Rispondi alla domanda.

Artie cercò di prendere tempo versandosi dell’acqua e bevendola molto lentamente, ma lo sguardo indagatore di Santana lo stava mettendo in soggezione, così si arrese.

-Ok, va bene! Può darsi che potrebbe esserci un qualche tipo di interesse che la società odierna definisce comunemente….attrazione!

Santana sorrise a trentadue denti. –E lei ricambia questo tipo di interesse?

-Considerando che ieri mi ha baciato, penso proprio di si- diede quella notizia tutto d’un fiato, nascondendosi il volto dietro il bicchiere. La latina posò il suo e spalancò la bocca, incredula.

-E quando avevi intenzione di dirmelo?!- esclamò.

-Beh..quando sarebbe saltato fuori l’argomento, come adesso!- spiegò ovvio alzando le spalle.

-Non posso crederci! Vi prego non vi accoppiate mai o verranno fuori dei piccoli asiatici musoni con gli occhiali e la fissa per la matematica!

-Grazie tesoro, sei dolce come un limone avariato.

Santana gli fece una linguaccia e il ragazzo cominciò a rincorrerla per tutta la cucina, inseguendola anche nel salotto, dove a causa della sedia fecero un gran caos con i divani e i cuscini. Sembrava fosse passato un uragano.

Dopo svariati minuti i due si fermarono per riprendere fiato.

-Comunque- cominciò Santana –Mettendo da parte le battute sarcastiche, sono contenta per te.

Artie sorrise. –Già, sto molto bene adesso. La cosa migliore è che non ho pensato più neanche un istante a Brittany. Era ora che mi passasse questa cotta ridicola!- rise, ma la latina si irrigidì di colpo –Che c’è?

Santana si prese qualche secondo prima di rispondere- A proposito, devo dirti una cosa…

Il ragazzo la osservò curioso.

-Vedi- iniziò lei senza saper bene cosa dire- c’è un motivo per cui sono fuggita via l’altra sera. E’ successa una cosa.

-In effetti Brittany mi è sembrata un po’ strana, continua.

-Ecco..-prese un grosso respiro –L’ho baciata!

-Cosa hai fatto che cosa???? Quando? Dove?- cominciò a farfugliare diventando paonazzo.

-Artie ricordati che hai la pressione alta!

-Come hai potuto farmi questo?

-Ma tu hai Tina!

-Non lo sapevi fino a un quarto d’ora fa!

-Ti prego, non arrabbiarti! Non è facile per me!- lo supplicò.

Il ragazzo si calmò all’istante notando il viso divenuto triste dell’amica. Gli si sciolse il cuore e decise di non poter essere egoista in quel momento.

-Va bene..scusa.- disse infine –Cos’è successo?

-Niente, l’ho baciata d’istinto e poi sono uscita fuori dal locale. Il giorno dopo è venuta a trovarmi e abbiamo parlato un po’. Abbiamo concordato con il restare amiche al momento.

-E tu cosa ne pensi?

Il suono del citofono interruppe la conversazione e Santana non sapeva se sentirsi seccata o sollevata.

-Continuiamo dopo!- affermò Artie puntandole un indice contro e andando ad aprire. Entrò sua madre con i sacchetti della spesa e l’aria affannata.

-Ciao tesoro!- si accorse della latina –Santana! Resti a cena?

-Ti ringrazio ma adesso devo tornare a casa. Sarà per un’altra volta- rifiutò educatamente la ragazza.

-Come vuoi, copriti bene che fuori c’è freddo!- si raccomandò la donna abbracciandola.

-Grazie e buona serata. Ci vediamo domani a scuola!-aggiunse rivolta ad Artie. Il ragazzo annuì e lo guardò torvo, capendo che quella era solo una fuga per non continuare la discussione.

Santana uscì di casa e si strinse nel cappotto. Nonostante Los Angeles fosse una città in generale calda quell’anno l’inverno era arrivato in anticipo e più freddo del solito. Capì che ancora era presto per cenare e cercò nella sua mente un’alternativa con cui passare il tempo.

Camminava da qualche minuto quando il suo cellulare squillò.

-Ehi- rispose sorridendo istintivamente alla vista del nome che comparve sul display.

-Buonasera!- salutò Brittany dall’altro lato del telefono.

-Come mai questa chiamata?

-Mi chiedevo se ti andasse un caffè!

-Cercavo giusto qualcosa da fare!- rise –dove ci vediamo?

Si misero d’accordo e circa un quarto d’ora dopo Santana raggiunse Brittany al bar concordato. La bionda le si avvicinò e le diede un bacio sulla guancia, provocando un immediato rossore sul viso della latina.

Si sedettero ad un tavolino e cominciarono a chiacchierare del più e del meno.

Dopo aver finito di bere il caffè, decisero di fare una passeggiata.

-Non è che adesso salta fuori qualche paparazzo a fotografarci?- scherzò Santana.

Brittany rise –No, non sono così famosa. Siamo a Los Angeles, ci sono migliaia di altri divi da pedinare e disturbare.

-Peccato! Già mi immaginavo sulle copertine di tutte le riviste famose!

La bionda le si avvicinò e la prese a braccetto, timidamente. Santana strinse la presa e le sorrise, cercando di nascondere l’imbarazzo.

Continuarono a camminare fino a che non arrivarono davanti casa di Brittany.

-Vuoi restare a cena?- le chiese la ballerina, puntando gli occhi nei suoi e restandole vicina.

Santana gettò un’occhiata veloce alla casa. Immaginò sé stessa seduta su una lunghissima tavola con tanti camerieri intorno che le servivano la cena, mentre da un lato del tavolo la madre di Brittany la tormentava con domande da intellettuale e dall’altro lato Blaine la guardava in cagnesco. Si sentì a disagio al solo pensiero.

-E’ meglio che torni a casa mia, non vorrei disturbare.- mentì.

-D’accordo, allora ci vediamo domani a scuola.

Brittany le prese la mano e le diede un intenso bacio sulla guancia, poi le sorrise e si diresse verso il portone d’entrata. Osservò la latina sorriderle e allontanarsi.

Si voltò in cerca delle chiavi per aprire il portone.

Successe tutto in un secondo.

Sentì un forte fischio di freni e poi un impatto forte. Qualcuno strillò.

-Santana!!!


 
°°°°°°°°°°°
 

La prima cosa che vide quando riaprì gli occhi fu l’azzurro. Azzurro intenso.

Piano piano l’immagine si fece più nitida e capì che si trattava di due occhi. Poi comparve anche un viso, dei capelli e un busto. Le labbra si muovevano in continuazione, ma lei non riusciva a distinguere bene le parole. Era tutto confuso, i suoni erano ovattati. Capì che si trattava di Brittany solo dopo qualche secondo che la ragazza cominciò a gridare qualcosa, o almeno immaginava stesse urlando. Accanto a lei comparvero altre figure, ma non riusciva a distinguerle.
Improvvisamente l’udito le tornò perfettamente e tutto si fece ancora più confuso.

Brittany stava gridando preoccupata, mentre le figure intorno a lei le dicevano qualcosa. Alzò la testa e riconobbe Blaine, accanto ad una donna bionda vestita in modo strano. Alle loro spalle c’era l’auto che l’aveva investita e un uomo davanti ad essa stava parlando al cellulare gesticolando molto.

-San! Guardami!- la chiamò la bionda. Santana riportò l’attenzione su di lei e notò il suo sguardo preoccupatissimo. –Come stai?

-I..io..-provò a dire, ma in quel momento si risvegliò anche il dolore. Sentì una forte fitta alla caviglia e al fianco sinistro, in più anche il resto del corpo era abbastanza ammaccato. Emise un lamento di dolore.

-L’avete chiamata quest’ambulanza o no?- gridò esasperata Brittany rivolta a qualcuno dietro le sue spalle. Santana notò solo in quel momento che si era radunata una piccola folla, probabilmente tutti i vicini che avevano sentito la botta.

-Stanno arrivando!- rispose l’uomo che aveva appena finito di parlare al cellulare. Notò che Santana aveva ripreso conoscenza e le si avvicinò –Come ti senti?- chiese pallido. La latina lo fissò. Era un uomo tozzo e pelato, con dei minuscoli occhi acquosi e i baffi non molto curati. Aveva le gote arrossate e non le sembrò molto stabile mentre s’inginocchiava per guardarla meglio.

-Come una persona appena investita!- le rispose secca.

L’uomo annuì e la mora pensò che non l’avesse nemmeno ascoltata.

-Ma non ti fa male male vero? E poi hai visto che te lo sto chiedendo, che non sono andato via? Non dirai alla polizia che è colpa mia, vero? Perché sei spuntata all’improvviso!- farfugliò agitato.

Brittany lo guardò in cagnesco. –Ma cosa sta dicendo? Era lì da almeno cinque minuti! E’ lei che non si è fermato!- lo rimproverò.

-Non è vero! Io l’ho vista alla fine!

-Certo, perché probabilmente l’alcool l’ha accecato! Ma quanto ha bevuto? Si sente la puzza da qui!

-Brittany ora basta!- intervenne Blaine inginocchiandosi accanto a loro. –Penso che sia il caso di chiamare la famiglia di Santana per avvisar…

-No! Sto bene!- sbottò la latina cercando di mettersi in piedi. Una fortissima fitta alla caviglia le fece stringere i denti e gli occhi e fu costretta a riabbassarsi. Solo allora si rese conto di essere stata tutto quel tempo tra le braccia di Brittany.

-San non fare l’idiota- la rimproverò la ragazza.

-Calmati e non alzarti più, sta arrivando l’ambulanza- aggiunse Blaine.

-Ma io sto bene, davvero, è solo una storta!- protestò.

La madre di Brittany si inginocchiò e portò il viso all’altezza di quello degli altri due, fissando la latina.

-Ciao Santana, sono Holly, la mamma di Brittany. Mi dispiace incontrarci così, ma a quanto mi ha raccontato mia figlia con te la vita è sempre un po’ movimentata, quindi direi che non sono sorpresa se quest’incontro non sta avvenendo davanti a una tazza di tè.- disse allegramente.

Santana la guardò confusa, non capendo cosa c’entrasse tutto quel discorso in quel momento.

-Ora, ti chiedo scusa, ma devo fare una cosa per il tuo bene.- senza aggiungere nient’altro fece una leggera pressione sulla caviglia di Santana che sentì un dolore atroce e gettò un grido.

-Ecco- esclamò soddisfatta la donna –Non è rotta, ma c’è una brutta contusione, quindi devi andare in ospedale.

-Ma non c’è bisogno!

-Invece sì, altrimenti mia figlia piangerà per la preoccupazione e tutti gli adulti presenti, me compresa, verranno arrestati per omissione di soccorso. Soprattutto il gentile signore ubriaco che ti ha investito.

-Non sono ubriaco!- si difese l’ometto che era tornato in piedi.

Arrivò l’ambulanza e subito i paramedici valutarono le condizioni della ragazza, dopo di che la caricarono sulla barella. Brittany tentò di salire per tenerle compagnie, ma le fu espressamente vietato.

-Andiamo in auto- si offrì Blaine.

Lui, Brittany e Holly seguirono l’ambulanza fino all’ospedale, dove persero tempo per cercare posteggio.

La ragazza corse per i corridoi, arrivando finalmente al pronto soccorso, dove quasi aggredì un’infermiera che passava da lì.

-Dov’è Santana?- le chiese agitata.

-Chi?- fece quella guardandola incerta.

-Santana Lopez! Diciassette anni, latina, è venuta qui in ambulanza!

-Oh! E’ nella sala col medico, la sta visitando.

Brittany andò davanti la porta indicatale dalla donna e cominciò a passeggiare nervosamente lì davanti.

Dopo un po’ arrivarono Blaine e sua madre e le chiesero con un’occhiata come stesse andando. La bionda sollevò le spalle e riprese a camminare.

Dopo quella che a Brittany sembrò un’eternità, la porta si aprì ed uscì un medico dall’aria stanca.

-Come sta?- gli chiese immediatamente la ragazza.

L’uomo la guardò un attimo sorpreso dalla sua foga, poi rispose tranquillamente –Ha soltanto una distorsione alla caviglia e qualche livido qua e là. Temo che dovrà portare le stampelle per qualche giorno, ma per il resto è tutto ok.- sorrise –Voi immagino non siate suoi parenti- gettò un’occhiata agli altri due.

-No- rispose Brittany –Sono una sua compagna di classe.

-Conosci un numero per contattare la famiglia?

-No, ma posso darvi l’indirizzo di casa così lo troverete più facilmente. Lopez, 125 William Street.

-Ti ringrazio- fece il medico appuntandosi i dati in un foglio, poi si allontanò.

-Posso entrare?- gli gridò dietro Brittany.

-Certo!- rispose sparendo all’angolo.

La bionda aprì la porta ed entrò nella stanza.

Santana se ne stava coricata su un letto, con la gamba sollevata e lo sguardo fisso sul soffitto.

Brittany le si avvicinò e istintivamente l’abbracciò.

-Piano- mormorò l’altra tenendosi  il fianco.

-Scusa!- le disse dispiaciuta –Come stai? Ti fa male?

-E’ solo un livido- rispose l’altra sollevando leggermente la maglietta per farglielo vedere –E anche la gamba a quanto pare non è niente di grave! Nonostante ciò non vogliono farmi tornare a casa se prima non mi viene a prendere mio padre! – sbuffò innervosita.

-Ho dato loro il tuo indirizzo così possono rintracciarlo- ammise la ballerina.

-Cosa? Non voglio che vengano qui!- si lamentò.

-Non puoi andartene senza di loro, sei minorenne!

Santana sbuffò nuovamente, immaginando già la scena della sfuriata di sua sorella, mentre suo padre si sarebbe limitato a guardarla con disprezzo, come al solito.

-Ehi- la chiamò Brittany stringendole la mano. Santana la guardò.

-Non preoccuparti ok? Non è colpa tua! E’ stato un incidente, sarebbe impossibile che loro si arrabbino con te per questo!

La latina non rispose e distolse lo sguardo.

-Loro si arrabbiano con me per tutto- mormorò tristemente –Anche quando non c’è nessun motivo. È il loro modo per sfogarsi e per vendicarsi.

-Vendicarsi di cosa?- chiese Brittany non capendo.

-Di averla uccisa- sussurrò Santana con le lacrime agli occhi.

-Stai parlando di tua madre?- le accarezzò una guancia piano, mentre l’altra strinse la stretta sulla sua mano e annuì. Il cuore della bionda si strinse quando le prime lacrime cominciarono ad uscire dagli occhi della latina.

Si avvicinò e l’abbracciò, cercando di non farle male, ma trasmettendole nel frattempo tutto l’affetto di cui era capace.

Santana poggiò la fronte sulla clavicola di Brittany e le passò le braccia dietro la schiena, cercando riparo in quell’abbraccio. Tentò di non piangere, ma ormai le lacrime silenziose avevano cominciato a scendere, bagnando la maglietta della bionda.

-E’ colpa mia- mormorò Santana con la voce incrinata.

-Non è vero, non dire sciocchezze- sussurrò decisa la bionda.

-Si invece. Se io non fossi nata, lei sarebbe ancora viva.

Brittany cominciò ad accarezzarle la schiena, tentando di confortarla in qualche modo, ma capì che quello era un dolore immenso che la latina si portava dietro da diciassette anni. Dolore per la perdita di una madre che non aveva mai conosciuto e senso di colpa per la consapevolezza che lei era la causa di ciò.
Senso di colpa che le due persone che in teoria avrebbero dovuto amarla di più al mondo non facevano che aumentare di giorno in giorno. Anzi, Brittany era quasi pronta a scommettere che l’avevano creato proprio loro.

Santana si staccò dall’abbraccio e si asciugò le lacrime con il dorso della mano.

Stettero qualche secondo in silenzio, poi la latina cominciò a parlare.

-Mia madre è sempre stata una donna forte di carattere, ma cagionevole di salute. O almeno, questo è quello che mi hanno sempre detto.

-San, non devi parlarne se non te la senti- disse Brittany apprensiva stringendole la mano. La latina ricambiò la stretta e annuì, segno che voleva continuare.

-Dopo la nascita di mia sorella, si indebolì molto, ma riuscì ad andare avanti grazie alle medicine e alla forza di volontà. Mio padre era totalmente innamorato di lei e le rimase accanto ogni secondo della sua vita. Il medico li aveva avvisati che non avrebbe potuto condurre un’altra gravidanza, perché il suo fisico sarebbe stato troppo debole e non avrebbe retto lo sforzo. Così crebbero Luz come loro unica figlia e le dedicarono tutto l’amore possibile.- fece una piccola pausa.

-Poi- continuò-quando Luz compì nove anni, mia madre restò incinta di nuovo, di me. Le sue condizioni peggiorarono drasticamente e mio padre le consigliò di interrompere la gravidanza. Mia madre si oppose, così decisero di andare da un medico. Lui disse che un aborto sarebbe stato rischioso, ma non come il parto. Ma mia madre non voleva farlo, voleva portare avanti la gravidanza fino alla fine. Così per nove mesi strinse i denti e andò avanti, anche se il suo corpo era notevolmente affaticato. Quando finalmente giunse il momento, riuscì a resistere solo poche ore, poi morì.

Brittany sentì le lacrime solcarle il viso in maniera incontrollata. Quella storia era di una tristezza infinita e poteva avvertire il dolore in ogni singola parola della latina.

-Da allora mio padre non fu più lo stesso. Perse la gioia e l’allegria, perché aveva perso l’amore della sua vita. E mia sorella si ritrovò a nove anni senza la mamma e con una sorella più piccola che era stata la causa di tutto.

La voce le si incrinò e ricominciò a piangere. Brittany la strinse di nuovo a sé, asciugandosi con la mano libera le sue lacrime.

-Non devi dirlo neanche per scherzo- mormorò la bionda, accarezzando il capo della latina che aveva cominciato a singhiozzare. –Non pensare neanche un secondo che sia stata colpa tua. Tu non hai scelto di venire al mondo, è stata tua madre, lei l’ha voluto. E l’ha voluto perché ti amava, ti amava come solo una madre è in grado di fare.

Santana strinse la maglietta di Brittany e cominciò a singhiozzare più forte.

-Lei è morta per darti la vita- continuò la bionda piano –Ha sacrificato sé stessa per te. Ha resistito fino alla fine solo per farti nascere, è andata via sapendo di aver dato alla luce il frutto del suo amore. Non può essere arrabbiata con te San, lei ti voleva bene. E sono convinta che anche adesso ti stia guardando da lassù e ti stia amando con tutta sé stessa. Tuo padre e tua sorella sono solo accecati dal dolore e hanno trovato la loro valvola di sfogo in te. È una cosa egoista da fare, ma è l’unico modo che hanno trovato per sopportare tutto. Ma tu non devi ascoltarli, non devi farlo assolutamente.

-Io sono un errore- mormorò la ragazza debolmente.

Brittany la sollevò e la guardò dritta negli occhi. –Tu- iniziò- sei una delle persone migliori che abbia mai conosciuto. Non considerarti mai più un errore, perché non è quello che sei.

Santana le sorrise e si rituffò tra le sue braccia. La bionda chiuse gli occhi e l’accarezzò un altro po’.

Dopo alcuni minuti la porta si aprì ed entrò un’infermiera.

-Scusate- disse gettando un’occhiata ad entrambe che nel frattempo si erano staccate e avevano ancora gli occhi rossi –C’è la tua famiglia, ma prima il medico deve visitarti per poterti dimettere. Devi uscire-aggiunse rivolta a Brittany.

-Va bene- rispose la ragazza –Ci vediamo dopo- sorrise all’amica ed uscì dalla stanza.

Blaine e sua madre erano seduti su una panchina un po’ più in là. Davanti la porta della stanza invece stavano il padre di Santana, con l’aria affannata, e Luz, particolarmente pallida.

Brittany si avvicinò a quest’ultima.

-Come sta?- le chiese la ragazza più grande, guardandosi intorno.

-Ha una distorsione alla caviglia- rispose fredda la bionda.

-Quindi niente di grave? Quindi possiamo andare?- chiese impaziente quella, sempre più pallida.

Suo padre la guardò un momento, poi riprese a fissare la porta.

Brittany si sentì invadere dalla rabbia. –Non può lasciare l’ospedale senza di voi, è minorenne e deve essere prelevata dalla sua famiglia! Che sareste voi Luz, non so se te lo ricordi.

Luz la guardò perplessa. –Che problemi hai?

-Che problemi ho? Non vedi l’ora di andare via! Se non vuoi portarla a casa con te, basta solo che firmiate un foglio e verrà a casa con me!

-Frena Barbie!- sbottò innervosita l’altra –Chi ti ha detto che voglio lasciarla qui? Ho solo un problema con gli ospedali, non mi piacciono, li odio, e non vedo l’ora di andare via! Ma è normale che lei venga con noi, non siamo mica dei mostri!- la rimproverò.

Brittany si sentì immediatamente in colpa e si pentì della sua avventatezza. La porta si aprì ed uscì il medico, chiamando un’altra infermiera nel corridoio che portava una sedia a rotelle.

-Bene- esordì il dottore rivolto al padre di Santana- la accompagneremo con la sedia fino alla vostra macchina. Mi raccomando deve stare a riposo, ma ogni tanto è bene che faccia qualche passo, sempre con le stampelle! Non deve sforzarsi, ma neanche abbandonare la gamba a sé stessa.

-Bene- rispose secco il padre di Santana. La latina uscì sulla sedia, spinta dall’infermiera. Luz si staccò dalla parete alla quale era appoggiata e si allontanò spedita dall’altra parte del corridoio pronta ad andare via. il padre invece guardò la ragazza un attimo.

-Come ti senti?- chiese.

-Così- rispose la latina senza troppe spiegazioni. L’uomo annuì e le fece segno di andare via, seguendo la strada percorsa prima dalla figlia più grande. Al passaggio si fermò davanti Holly e le mormorò un “grazie”.

La donna restò un attimo sorpresa e poi esclamò –Si figuri!

Brittany accompagnò Santana fino alla fine del corridoio, camminandole accanto alla sedia, mentre l’infermiera continuava a spingerla.

-Mandami un messaggio quando arrivi a casa.

-Ok-sorrise la latina.

-E non sforzarti troppo.

-Non lo farò.

-Domani pomeriggio ti vengo a trovare.

-Ti aspetterò.

La bionda le sorrise e si calò per darle un bacio sulla guancia.

-Ciao allora.

-Ciao- rispose Santana, poi le strinse la mano –E grazie.

Brittany e le sorrise e l’infermiera sbuffò.

-Avete finito?- sbottò acida.

-Si, scusi.

Guardò le due allontanarsi fino a quando non svoltarono l’angolo. Restò immobile a fissare il punto in cui erano sparite, fino a quando una mano non le si posò sulla spalla.

-Andiamo?- le chiese Blaine.

Brittany annuì e lo seguì verso il parcheggiò, mentre sua madre le si mise accanto e l’abbracciò.
 



°°°°°°°°°°
 


Le previsioni parlavano di un capitolo movimentato, ma a me è sembrato un po’ deprimente in verità :D
Comunque! Ringrazio tutte le persone che hanno messo questa storia tra le seguite/ricordate/preferite! Siete veramente tante e non me l’aspettavo considerando che questa è la mia prima long!
Ringrazio particolarmente anche coloro i quali recensiscono, mi fate un piacere immenso!
Fatemi sapere cosa ve n’è parso di questo capitolo! Cercherò di postare l’altro il più presto possibile!
Baci
Fede

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


Guardò un’ultima volta i fogli davanti a sé, poi con un sospiro li infilò dentro la busta. Leccò i bordi del triangolo superiore e la sigillò, infilandola in borsa.

Si posizionò davanti lo specchio. Non poteva uscire in quello stato, decisamente non era il caso. Si sfilò il kimono colorato e si tolse la coda da cavallo improvvisata. I lunghi capelli biondi le ricaddero come una cascata sulla schiena. Aprì l’armadio e tirò fuori un tailleur. Indossò un paio di scarpe con i tacchi e concluse l’opera con un foulard. Perfetto, ora andava decisamente meglio.

Prese la borsa e si diresse in salotto, dove la fedele cameriera stava spolverando i mobili.

-Grace- la chiamò e quella s’interruppe guardandola –Sto uscendo per delle commissioni, starò via un paio d’ore.

-Blaine tornerà tra poco, è sicura di non volerlo aspettare?- chiese dolcemente la donna.

-Non ci sarà bisogno, prendo la mia auto!- rispose la bionda sorridendo.

La cameriera spalancò gli occhi, ma non si permise di commentare. –Oh- fece solo –Come desidera. Allora a dopo, signora Holly.

-A dopo!

Uscì dal portone e si diresse verso il garage, che aprì con il telecomando.

Guardò la sua auto, un’Alfa Romeo rossa, e sospirò. Forse doveva cambiarla.

Salì a bordo e sfrecciò per strada, senza preoccuparsi troppo del codice stradale.

Holly era una donna ottimista e allegra. Molto.

Ma sentì che quella mattina aveva bisogno di rilassarsi…di distrarsi.

Accese la radio e aumentò il volume, così tanto che cantò a squarciagola senza quasi sentire la sua voce.

Dopo quasi mezz’ora, parcheggiò di fronte la casa editrice. Era un edificio di dieci piani, color tortora.
L’ingresso principale aveva una grande porta a vetri. Holly l’attraversò e si avvicinò alla reception.

Qui un giovane ragazzo con i capelli rossi e le lentiggini stava lavorando al computer, con espressione concentrata. La scrittrice fece un colpò di tosse per farsi sentire dal ragazzo che non aveva minimamente notato la sua presenza.

-Signora Holliday!- esclamò lui alzando gli occhi e arrossendo quasi quanto i suoi capelli.

-Ciao Brad!

-Veramente sarebbe Bruce, ma per lei posso diventare Brad.

-Bruce!- si corresse senza abbandonare il sorriso –Sai dirmi se Jacob si trova nel suo ufficio?

-Si, signora, è rientrato pochi minuti fa dalla pausa.

-Grazie mille- rispose allontanandosi ed entrando in uno degli ascensori.

Premette il tasto che segnava il numero nove e aspettò paziente che l’ascensore arrivasse al piano giusto.

Si portò una mano alla fronte, ispirando profondamente e abbandonando per un attimo l’aria allegra che donava al resto del mondo.

Andrà bene, pensò, vedrai.

Quando le porte dell’ascensore si spalancarono e lei fu investita dalla luce solare che entrava dalle finestre dei corridoi, si sentì leggermente più rianimata.

DEVE andare tutto bene.

Bussò alla porta dell’ufficio che Jacob condivideva con altre tre persone. Entrò in seguito ad un “avanti” proveniente dall’interno.

Dentro era il caos: oltre Jacob e i quattro colleghi, c’era un via vai di stagisti e segretarie che entravano e uscivano dalla porta laterale collegata con gli altri uffici adiacenti. Un paio di persone stavano urlando al telefono, mentre gli agenti lanciavano ordini ai giovani stagisti che piegavano la testa in sottomissione.

Jacob, che ormai era stato assunto in piena regola e aveva terminato il suo periodo da stagista, stava parlando al telefono con qualcuno, probabilmente un superiore, in tono supplicante.

Quando gli uomini e le donne presenti nella stanza si accorsero che si trattava di Holly Holliday in persona, le reazioni furono diverse. Alcuni si alzarono e cominciarono a salutare cordialmente, altri si guardarono tra di loro, altri ancora si limitarono a spalancare la bocca e a restare in silenzio.

Jacob fu uno di loro.

La donna bionda si avvicinò al ragazzo sorridendogli.

-Buongiorno Jacob!- salutò allegramente.

-S..signora Holliday.-balbettò lui –Cosa ci fa qui?

-Come sarebbe? Sono venuta a portarti l’ultimo capitolo!- spiegò ovvia quella, tirando fuori la busta sigillata dalla borsa.

Jacob aprì ancora di più la bocca. –Ma la scadenza è domani! Lei non ha mai rispettato le scadenze! E per di più è venuta di persona!- recitò incredulo, forse più a sé stesso che a lei.

Holly alzò un sopracciglio. –Se vuoi posso tornare a casa e aspettare che tra un paio di giorni tu arrivi strisciante e supplicante!

-Oh, no no no!- rispose immediatamente il ragazzo, aggiustandosi gli occhiali sul naso. –Va benissimo così.

La donna gli sorrise ancora una volta. –Questo è il capitolo finale del mio libro. Avrò bisogno di parlare con te al telefono in questi giorni per chiarire alcuni dettagli molto importanti.

-Va bene.

Holly si rimise la borsa sulle spalle e alzò una mano in segno di saluto.

-Ci vediamo allora- si voltò verso il resto della gente che continuava a guardarla curiosa –Buona giornata a tutti!

Uscì dall’edificio e mise in moto l’auto il più velocemente possibile. Gettò un’occhiata all’orologio e premette il piede sull’acceleratore.

Quando arrivò vicino al luogo che le interessava, cercò un posteggio per l’auto e quando ne trovò uno ci si infilò senza pensarci due volte. Percorse la distanza che la separava dal posto a piedi e si fermò davanti l’imponente edificio in mattoni. L’insegna recitava “Federal Reserve Bank”.

Entrò e dopo una serie di saluti a un numero imprecisato di impiegati e uomini impomatati, si ritrovò seduta in un elegante ufficio, davanti un uomo con i capelli tirati all’indietro dal gel, in giacca e cravatta, con i pantaloni gessati e un paio di lucidi mocassini scuri.

-Signora Holliday, cosa posso fare per lei?

La donna poggiò i gomiti sulla scrivania di mogano e lo guardò fisso negli occhi.

-Ho bisogno di un prestito.

Un’ora più tardi Holly era in macchina con il volume della radio talmente alto da dare fastidio agli occupanti delle auto più vicine.

Holly era una donna ottimista e allegra. Molto.

Ma non quella mattina.

 

°°°°°°°°°
 

-Come diavolo fai a leggere questi cosi? Sono stampati al contrario! Devi farti ridare i soldi!- si lamentò Brittany, gettando l’oggetto davanti a sé.

-Sono manga, Britt! È normale che siano al contrario, perché in Giappone si leggono così!- rispose Santana allungando il busto e cercando di recuperare il fumetto.

Era coricata sul divano del salotto di casa sua, con la gamba stesa davanti a sé, mentre Brittany era seduta a terra accanto a lei, sfogliando le riviste e i libri che la latina aveva sul tavolino per passare il tempo.

Quella mattina l’arrivo a scuola era stato uno stress per Brittany. La notizia dell’incidente di Santana era arrivata ai suoi compagni e lei aveva passato il primo quarto d’ora a cercare di tranquillizzare tutti, soprattutto Artie. Il ragazzo infatti aveva sentito per telefono la sua amica la sera prima, ma era fermamente convinto che in realtà Santana fosse moribonda e gli avesse raccontato della caviglia solo per non farlo preoccupare. Alla fine aveva dovuto trascinarlo in bagno per chiamare Santana al cellulare e tranquillizzare il ragazzo.

Per il resto della giornata Brittany non fece altro che controllare l’orologio ogni cinque minuti, in attesa che finalmente potesse uscire e andare dritta a casa della mora.

Quando arrivò le fu aperta la porta da una Santana in stampelle, che nonostante fosse ancora un po’ mal ridotta, fu felicissima che la bionda avesse mantenuto la promessa. Ma si pentì quando due minuti dopo Brittany la trascinò quasi di peso sul divano rimproverandola di essere un’irresponsabile.

Adesso si trovavano nel salotto da quasi due ore e Santana stava per diventare isterica a causa del caos combinato da Brittany.

-Mi spieghi- disse a fatica la latina mentre era intenta a recuperare il manga lanciato da Brittany- come faccio a leggerli se tu me li butti via?

La bionda le prese il fumetto e glielo passò. –E’ per quando vado via. Adesso ci sono io, non hai bisogno di altre distrazioni- le sorrise e Santana si voltò cercando di nascondere il leggero imbarazzo.

-Quindi- continuò la bionda- Che hai fatto stamattina?

La latina finse di pensarci su. –Mmmm..vediamo. Mi sono svegliata, su questo divano, ho bevuto il caffè che mia sorella mi ha portato gridandomi che “ci mancava solo questa seccatura”, su questo divano, poi ho guardato la tv, su questo divano, ho dormito, su questo divano, poi è arrivata la madre di Artie (mandata da lui) e ho parlato con lei, su questo divano, che mi ha portato tutte queste riviste e manga e quando se n’è andata li ho letti, su questo divano. Poi sei arrivata tu e mi sono finalmente alzata con una scusa, ma poi tu mi hai di nuovo trascinata…

-Su questo divano!- concluse per lei la bionda.

-Esatto!

-Quindi mattinata interessante!

-Come una riunione di economisti cinesi!

Brittany rise, mentre il suo cellulare squillò. Si alzò per rispondere e si allontanò in cucina.

Santana si mise a sedere e tirò fuori da sotto la coperta un pacchetto di sigarette, se ne portò una alla bocca, accendendola. Recuperò un posacenere dal tavolino e inspirò profondamente. Chiuse gli occhi assaporando quel momento. Quella situazione era davvero una scocciatura. Solitamente restava in casa il tempo necessario per dormire la notte, adesso invece era costretta a restare tutto il giorno chiusa lì.

-Santana!- tuonò Brittany, facendola sobbalzare.

-Cosa?- chiese la latina guardandola mentre si dirigeva a passo deciso verso di lei, con espressione severa in viso.

-Che stai facendo?- chiese incrociando le braccia.

-Niente!- si difese la mora non capendo il problema. Brittany le strappò la sigaretta di mano e la mora la fulminò con lo sguardo. –Queste- indicò la sigaretta –Fanno male! E tu sei in convalescenza!- disse spegnendola.

Santana spalancò la bocca indignata –Ho una distorsione alla caviglia, non mi sono operata a un polmone!

-Non mi interessa!- ribattè la bionda –Non voglio più vederti fumare davanti a me! Ogni sigaretta ti toglie un minuto e mezzo di vita!

-Oh signore, ti prego, non farmi una di quelle prediche moraliste sul fumo!- si lamentò la mora portandosi le mani ai capelli.

-Non te le faccio semplicemente perché devo andare via!- rispose la bionda, recuperando la sua borsa.

La latina la guardò delusa. –Devi già andare via?- le chiese mettendo involontariamente il broncio.

Brittany sorrise intenerita dall’espressione da cucciolo che aveva assunto. Si piegò sulle ginocchia, avvicinandosi per lasciarle un bacio sulla fronte.

-Blaine sta arrivando, mi aspettano per cena. Non preoccuparti- le sussurrò –Stasera ti chiamo e domani dopo scuola torno a trovarti, ok?

-Ok- annuì Santana, guardandola mentre si dirigeva verso la porta e usciva fuori.

Si alzò con l’aiuto delle stampelle e raggiunse a fatica la cucina. Sbirciò dalla finestra e distinse la figura di Brittany mentre saliva in macchina e salutava con un abbraccio Blaine. Si appoggiò al frigorifero e sbuffò.

Quella situazione l’avrebbe uccisa, ne era convinta.

Prese il cellulare e mandò un messaggio ad Artie.

-Domani puoi passare di pomeriggio?

La risposta arrivò quasi immediata –Avevamo deciso che avrei saltato la scuola e sarei stato con te di mattina. Hai cambiato idea?

-Non voglio restare sola con lei per troppo tempo.

-Perché?

-Perché sono cotta.


 
°°°°°°°°
 

Blaine si sistemò il colletto della camicia, poi prese uno dei suoi papillon preferiti e una giacca e indossò entrambi. Guardò la sua figura allo specchio e si ritenne soddisfatto.

-Stai uscendo?- chiese Brittany facendo capolino dalla porta della sua stanza.

Il ragazzo la guardò attraverso lo specchio e sorrise. –Può darsi- si limitò a dirle.

-Che razza di risposta è? O si o no!

Blaine sbuffò, non riuscendo a trattenere un sorrisetto. –Allora si, sto uscendo.

Brittany gli si avvicinò e si posizionò accanto a lui, guardando il suo riflesso.

-Con chi?- chiese curiosa.

-Questi non sono affari tuoi!

-Dai Blaine! E’ Kurt vero?- esclamò come una vecchia pettegola.

-Ma chi sei tu? La sorella minore di Perez Hilton?

-Non hai risposto! Significa che ho indovinato!- disse contenta e voltandosi a guardarlo completamente.

Blaine alzò gli occhi al cielo.-Brittany, credo che ti emozioni un po’ troppo quando c’è di mezzo Kurt. Potrei iniziare ad essere geloso!- scherzò dandole un pizzicotto sulla guancia.

-Di me o di lui?- chiese la ragazza alzando entrambe le sopracciglia e ghignando per la frase involontariamente equivoca del manager.

Quest’ultimo fece un verso spazientito ed uscì dalla stanza senza darle spiegazioni.

-Ci vediamo più tardi!- la salutò soltanto.

-Ti aspetto alzata per sapere i dettagli!- le urlò dietro la ragazza.
 


°°°°°°°°°
 

Due giorni dopo, Brittany si trovava con la fronte appoggiata sul banco di scuola, invocando tutti gli dei perché suonasse quella benedetta campanella della pausa pranzo.

Quella mattina era stata veramente noiosa. In realtà, tutti i giorni le erano sembrati tremendamente noiosi da quando Santana era costretta a restare a casa.

Il pomeriggio precedente era andata a trovarla e lì trovo anche Artie. Passarono un bel pomeriggio insieme e a un certo punto finirono anche per studiare, per aiutare la latina a non restare indietro con gli appunti.

Senza farsi vedere prese il cellulare dallo zaino e cominciò a messaggiare con la ragazza. Non era come averla lì presente, ma quelle semplici frasi scambiate attraverso uno schermo la facevano sentire leggermente meglio.

Finalmente la campanella squillò e lei si precipitò fuori dall’aula, senza quasi salutare l’insegnante. Prese un panino alla mensa e uscì fuori, andando alla solita panchina.

Chiuse gli occhi e immediatamente le immagini di tutte le chiacchierate avute lì con la latina le tornarono alla mente. Sorrise a quei ricordi e si portò un braccio davanti gli occhi, rilassandosi contro lo schienale.

-Britt- si sentì chiamare. Alzò lo sguardo e si trovò davanti Quinn, affiancata da Rachel.

-Ehi- le sorrise.

-Vai da Santana oggi pomeriggio?- le chiese l’amica. Brittany annuì.

-Vorremmo venire anche noi. Pensi che potrebbe darle fastidio?- chiese Rachel titubante.

-Certo che no!- rispose Brittany –Perché dovrebbe? Anzi credo che le farebbe piacere, non vede quasi nessuno costretta a stare a casa!

Le due ragazze sorrisero. –Perfetto! Allora più tardi andiamo insieme?- chiese Quinn.

-Io devo passare da una parte prima, vi mando l’indirizzo e ci vediamo lì, ok?

-Ok- risposero all’unisono le due amiche, prima di allontanarsi e lasciarla sola.

Brittany riportò il braccio sulla fronte, riacquistando la posizione precedente. Era contenta che le sue amiche avessero deciso di andarla a trovare, era decisamente un’azione da apprezzare ed era sicura che a Santana avrebbe fatto bene stare un po’ con loro.

Ma non poteva ignorare una leggera sensazione di fastidio che si faceva strada in lei al pensiero che per il secondo pomeriggio di seguito non sarebbero potute restare sole.

Sbuffò e si portò con il busto in avanti, poggiando i gomiti sulle ginocchia e il mento su una mano, osservando il pavimento davanti a sé.

Aveva un’enorme confusione in testa. Sapeva di tenere a Santana, di quello ne era assolutamente certa. Sapeva anche che era felice quando stava insieme a lei e la pensava quando non c’era.

Ma questo significava avere un debole per lei? Non riusciva a capirlo, non le era mai piaciuta una ragazza ed era difficile definire quello che sentiva per Santana.

Ripensò al momento del bacio e le si formò istintivamente un sorriso. Pensò alla sensazione delle morbide labbra della latina su di lei e alla sua espressione imbarazzata quando era fuggita via.

Decise di fare un piccolo test e immaginò che a baciarla fosse Quinn. No, decisamente non le sarebbe piaciuto. Immaginò Blaine e rabbrividì al solo pensiero. Niente, l’unica persona con cui riusciva a vedersi in quella situazione era Santana.

Questo significava che le piaceva?

Sbuffò spazientita. Perché non poteva essere più semplice?

Si alzò dalla panchina, cercando di convincersi che prima o poi l’avrebbe capito.
 

°°°°°°°°°
 

Santana poggiò le stampelle su una sedia e si diresse saltellando con un piede sul divano. Si distese cercando di non muovere troppo la caviglia. Da quando erano tornati dall’ospedale e l’avevano fatta adagiare su quel divano, Luz e suo padre avevano cominciato a evitare il salotto come se fosse una stanza pericolosa per la loro salute e lei li vedeva solo quando passavano di fretta davanti la porta o aveva bisogno di una mano per fare qualcosa ed era costretta a chiedere aiuto. La maggior parte delle volte doveva chiamarli per molto tempo prima che loro smettessero di far finta di non sentire, ma alla fine l’accontentavano, anche se le facevano pesare ogni singola cosa.

Adesso sua sorella era a lavoro e ben presto anche suo padre sarebbe uscito di casa.

La consolava sapere che da un momento all’altro sarebbe arrivata Brittany a tenerle compagnia, ma allo stesso tempo la cosa la metteva a disagio. Stare accanto alla bionda stava diventando sempre più difficile e aveva paura che prima o poi sarebbe scoppiata e le avrebbe urlato che questa storia dell’essere amiche la stava facendo impazzire. Ma alla fine poteva ritenersi fortunata, meglio essere amiche che non essere niente. O no?

Sbuffò e si portò le cuffie del lettore alle orecchie, scegliendo una canzone. Finalmente trovò una che le piaceva e, chiudendo gli occhi, cominciò a cantare.
 

Regrets collect like old friends

Here to releive your darkest moment

I can see no way, I can see no way

And all of the ghouls come out to play
 


Non si era accorta della ragazza bionda che era entrata nella stanza e che adesso la fissava incantata. Santana aveva una voce bellissima, con un timbro molto particolare che ti entrava nel cuore.

Brittany sentiva la pelle d’oca ascoltando quella voce melodiosa e trovava l’espressione concentrata della latina una delle cose più belle che avesse mai visto.

La ascoltò cantare fino alla fine, non voleva interromperla per nessun motivo al mondo.

Finita la canzone, Santana riaprì gli occhi e sobbalzò non aspettando di trovarsi la ragazza davanti a lei.

-Ehi- la salutò sperando con tutte le sue forze che fosse arrivata in quel momento. Si sfilò le cuffie. –Come sei entrata?

-Mi ha aperto tuo padre prima di scappare via- rispose quella con espressione raggiante –Hai una voce meravigliosa.

Santana arrossì e abbassò lo sguardo. Poi si accorse che Brittany teneva un sacchetto in mano. –Cos’hai lì?

Brittany si riscosse dal suo stato di venerazione e si avvicinò, sedendosi accanto a lei sul divano.

-Ti ho preso un paio di cose.- Tirò fuori dal sacchetto un dvd e glielo porse.

-“Notre Dame de Paris”?- chiese accigliata la latina.

La bionda annuì –E’ un musical italiano famosissimo in tutto il mondo ed è anche uno dei miei preferiti. Ci sono i sottotitoli in inglese, così puoi seguire la storia. Ho pensato che sarebbe piaciuto anche a te dato che ti piace la musica.

Santana le sorrise emozionata. –Grazie.

-E c’è anche questo- aggiunse la bionda tirando fuori dal sacchetto un libro.

La latina si illuminò guardando la copertina –“Pomodori verdi fritti”! Ho visto il film!- esclamò contenta.

-Il libro è molto meglio, o almeno è questo quello che ha detto Blaine, io non amo molto leggere!- spiegò alzando le spalle.

Santana la guardò commossa e l’abbracciò forte. –Grazie mille Britt- mormorò –Sei fantastica- aggiunse facendo arrossire entrambe, ma per fortuna non potevano guardarsi in viso.

Il campanello suonò, facendo accigliare la latina.

-Oh, ho dimenticato di dirtelo- disse Brittany sciogliendosi dall’abbraccio –Hai visite!

Santana la guardò confusa mentre la bionda si alzava e andava ad aprire la porta. Entrarono Quinn e Rachel che seguirono Brittany in salotto e salutarono la latina che era rimasta decisamente sorpresa da quella visita inaspettata.

Dopo un primo momento d’imbarazzo, le ragazze si sciolsero e il pomeriggio passò velocemente in maniera piacevole, tra chiacchiere e risate e Brittany non riuscì per tutto il tempo a staccare gli occhi di dosso a Santana, mentre un’idea le frullava in testa.

Quando, arrivata la sera, Quinn e Rachel andarono via, la bionda si riposizionò accanto a Santana e la guardò negli occhi.

-Voglio farti una proposta- iniziò.

-Spara- disse la latina.

-Che ne pensi se chiedessi a Blaine di organizzare qualche pomeriggio insieme? Lui è molto bravo a suonare la chitarra e tu hai una voce fantastica- Santana spalancò gli occhi alla proposta- Naturalmente aspetteremo che tornerai a scuola e quindi uscire di casa, così potrai venire a casa mia, dove sarete indisturbati. Potreste formare un bel duetto!- propose eccitata.

Santana ci pensò un attimo.

-Non lo so Britt. Tu sei la prima persona che mi abbia mai sentito cantare e io non sapevo nemmeno che fossi lì –alzò le spalle –non so se ci riuscirei davanti a qualcun altro.

-Kafka diceva che la cosa migliore che possa fare un essere umano è sfruttare il dono che la natura gli ha dato- disse solenne la bionda.

Santana alzò un sopracciglio –Non avevi detto che non ti piace leggere?

-Infatti l’ho letto su facebook!- rispose Brittany facendola ridere. –Pensaci, ok?- aggiunse dolcemente stringendole una mano. La latina la guardò negli occhi e annuì, mentre l’altra le sorrise.

-Adesso è meglio che vada, si è fatto tardi- annunciò la bionda avvicinandosi per darle un bacio sulla guancia, ma calcolò male le distanze e le baciò l’angolo della bocca. Santana si sentì avvampare, mentre la bionda non batté ciglio, solo continuò a sorriderle allontanandosi.

-Ci vediamo domani- la salutò, mentre la latina si limitò ad alzare una mano, incapace di emettere alcun suono.

-A domani- mormorò debolmente quando l’altra era già fuori di casa.
 


°°°°°°°°°
 

Buonsalve!
Stavolta ho deciso di aggiornare molto velocemente perché da lunedì in poi sarò molto impegnata e non so quando se ne parlerà!
Scrivere questo capitolo è stato difficilissimo perché nella mia testa c’era una confusione assurda di avvenimenti che volevo inserire e alla fine sono riuscita ad aggiustarlo!
Ringrazio tutti quelli che recensiscono e che hanno messo la storia tra le seguite-ricordate-preferite e a quelle anime pie che recensiscono!
Fatemi sapere cosa vi è sembrato di questo capitolo, magari un po’ di commenti potrebbero convincermi a ritagliarmi un angolo per postare il prima possibile! : )
Non vi tedio ulteriormente!
Al prossimo capitolo!
Fede
 

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


Due avvisi prima di iniziare
1)      La mia professoressa ha gentilmente (?) deciso di annullare le lezioni, quindi sono riuscita a postare nonostante le aspettative pessimiste!
2)      Questo capitolo è di passaggio, ma è molto importante perché il prossimo sarà FONDAMENTALE (If you know what I mean!) quindi pazientate ancora pochissimissimo : )
Buona lettura!

°°°°°°°°°°°
 
Il medico mi ha detto che da domani posso tornare a scuola. Finalmente!”

Era bastato questo semplice messaggio per far spuntare il sorriso più grande del mondo sul volto di Brittany. Rispose velocemente senza nemmeno preoccuparsi di non farsi beccare dall’insegnante.

Evviva! Il ritorno di Santana Lopez! : )”

“Domani voglio spaventare un paio di ragazzini del primo anno come ai vecchi tempi, tanto per sfogarmi! Devi lasciarmelo fare, non essere moralista! : )”

Brittany rise a voce un po’ troppo alta e non si accorse che tutta la classe si voltò a fissarla.

-Signorina Pierce- la chiamò la professoressa Huge, una donna talmente anziana e malandata che gli alunni avevano il dubbio se spiegasse storia o raccontasse la sua infanzia.

-La morte di Hitler la fa ridere?- continuò l’insegnante.

-Oh certo che no- rispose la biondina cercando di riassumere un comportamento adatto –Me ne rammarico!

-Si rammarica per la morte di un dittatore la cui follia ha causato venti milioni di morti nella sola Europa?

-Assolutamente no! Intendevo dire che mi dispiace che non sia morto prima!

La professoressa alzò un sopracciglio, poi decise di lasciar perdere e continuò a spiegare.

Brittany sospirò e si passò una mano tra i capelli. Quel pomeriggio sarebbe dovuta andare agli studi, quindi non avrebbe visto Santana fino all’indomani mattina.

Non vedeva l’ora.
 

°°°°°°°°°°
 

-Quindi domani Santana torna a scuola- disse Blaine parcheggiando l’auto.

-Già!- rispose entusiasta Brittany –Chissà se di pomeriggio potrà venire da noi per provare con te!

-Ti ha detto che per lei va bene?

-No, però sono sicura che lo farà!

-Come puoi esserne sicura?

-Beh- alzò le spalle –Più che altro lo spero. Ha una voce meravigliosa Blaine, te lo giuro! Potreste formare un duo strepitoso voi due! Già vi vedo sui palchi di tutto il mondo con milioni di fans ai vostri piedi!- disse sognante guardando davanti a sé.

-Non ti sembra di correre un po’ troppo?- chiese il manager divertito.

-Certo che no! Ho anche trovato un nome perfetto!

-E sarebbe?

-Blaintana!

-E’ una cagata!

-Ma come? Ci ho messo due ore per sceglierlo!

-Avresti potuto sfruttare il tempo ascoltando le lezioni! Magari finalmente potevi imparare qualcosa!- scherzò il ragazzo scendendo dall’auto.

-Simpatico. Puoi fare il comico.-esclamò ironica Brittany seguendolo.

Entrarono agli studi sorridenti, ma una volta arrivati lì notarono una certa agitazione nei corridoi. Molti uomini dello staff camminavano avanti e indietro tenendosi i capelli, altri scuotevano la testa rassegnati.

Jason era in un angolo agitatissimo, continuava a torturarsi la cravatta e ad insultare i poveri aiutanti che aveva accanto.

Chandler, il parrucchiere, lì vide e si avvicinò a loro, anche lui palesemente nervoso.

-Ciao, che succede?- chiese Blaine guardandosi intorno.

-Max ci ha convocati per una riunione urgente tra quindici minuti. Abbiamo tutti un brutto presentimento.

-Max il regista?- chiese ingenuamente Brittany.

-No, Max il criceto di mio cugino!- sbottò acido quello. La bionda lo guardò male.

-Scusami- continuò il parrucchiere- Non volevo essere scortese, ma la situazione non mi piace. Credo che il peggio si stia avverando. Avevamo tutti questa sensazione da un po’ di tempo, ma adesso che è così probabile non riesco a calmarmi!

La conversazione fu interrotta da uno degli assistenti che li chiamò per condurli nello studio, dove, a telecamere spente, il regista stava seduto su uno sgabello, al centro della sala, con lo sguardo basso e un’espressione affranta in viso.

Solo quando tutti ebbero preso posto alla ben e meglio, decise di alzare la testa e cominciare finalmente a parlare.
 

°°°°°°
 

-Non ci posso credere!- sbottò Blaine entrando in cucina e scaraventando la sciarpa sul tavolo.

Si sedette e si portò le mani ai capelli, sbuffando sonoramente.

Accanto a lui Brittany teneva i gomiti sul tavolo e il viso tra le mani, cercando di non andare nel panico.

C’era rimasta malissimo, non poteva negarlo, ma non poteva abbattersi. Doveva essere ottimista, perché in fondo non era una tragedia.

Entrò Holly, indossando solo un accappatoio e sobbalzò leggermente quando si ritrovò davanti i due ragazzi.

-E voi che ci fate qui?- chiese prendendo un pentolino per preparare una tazza di tè.

I due ragazzi si guardarono un attimo, poi Brittany prese la parola.

-Siamo tornati prima.

-Tesoro mio, credo di essermene accorta da sola- rispose Holly recuperando una tazza dalla dispensa –Intendo, perché?

Blaine sbuffò, torturandosi le mani per trovare le parole giuste.

-Hanno indetto una riunione straordinaria oggi, per una cosa improvvisa che è successa. Non molto piacevole.

-Oddio, è morto qualcuno?- chiese la scrittrice preoccupata.

-No, niente del genere. Ma continua a non essere una buona notizia –Prese un profondo respiro –Hanno cancellato il programma.

Holly si voltò a guardarlo spalancando gli occhi.

-Questo significa che adesso Brittany è senza lavoro- concluse il ragazzo, guardando la ragazza bionda accanto a lui che sorrise malinconica.

CRASH!

La tazza cadde a terra e si ruppe in mille pezzi, mentre il tè bollente si riversava sul pavimento.

-Mamma!-  esclamò Brittany balzando in piedi e raggiungendo la donna.-Ti sei fatta male? Ti sei bruciata?

Holly non rispose, guardando il tè che si estendeva a terra, fino a raggiungere le sue pantofole. Sembrava in uno stato di trance.

-Oddio cos’è successo?- esordì Grace entrando nella stanza.

La donna parve riscuotersi. –Oh non è niente, mi è scivolata la tazza dalle mani- fece una piccola risata che risuonò palesemente falsa –Grace ti dispiace pulire tu? Io vado a vestirmi perché comincio a sentire freddo.

-Certo signora- disse la donna abbassandosi.

Brittany e Blaine seguirono con lo sguardo la scrittrice mentre lasciava la stanza e si scambiarono un’occhiata preoccupata.

La ragazza prese posto accanto a lui e gli strinse la mano.

-Non preoccuparti, troveremo una soluzione- gli disse sorridendo.

Lui ricambiò il sorriso e la guardò affettuosamente. –Come fai a essere sempre così ottimista?

Brittany alzò le spalle. –Non vedo perché buttarci giù. Siamo a Los Angeles, troverò un lavoro in un altro programma in un batti baleno! E poi c’è sempre lo stipendio di mia madre! Ti ricordo che lei è una scrittrice famosa!

Blaine sospirò. –Hai ragione. Tutto andrà per il meglio!

-E poi- inizò Brittany- c’è sempre la tua carriera da chitarrista che inizierà a breve!

Il ragazzo rise e le diede uno scappellotto sulla nuca. –Non sognare ad occhi aperti!

-Vedrai, quando ascolterai Santana cantare sarà lei a farci sognare- rispose raggiante guardando il vuoto davanti a sé.

Blaine alzò un sopracciglio –Wow. Sembri una quattordicenne con una cotta mostruosa – rise.

Fu il turno della ragazza di dargli uno scappellotto. –Non darmi della quattordicenne!- lo rimproverò scherzosamente alzandosi ed uscendo dalla stanza.

-Invece “con una cotta mostruosa” si?- le urlò dietro. Lei si limitò a fargli una linguaccia.
 

°°°°°°°
 

-Chi vi ha insegnato l’educazione? Non si corre nei corridoi!- urlò Puck a due ragazzi che li superarono a gran velocità rischiando di urtarli.

-E’ veramente ipocrita una frase del genere detta da te- osservò Artie.

-Ragazzi, potreste smetterla di farmi da guardia del corpo?- chiese Santana che camminava lentamente tra i due, aiutandosi con una sola stampella –Posso benissimo andare in classe da sola!

-Qualcuno potrebbe spingerti e farti cadere! Non se ne parla!- esclamò premuroso Puck.

-Come mai tutta questa gentilezza?- domandò scettico Artie rivolto al ragazzo.

-Gli ho promesso che oggi avremmo tormentato qualcuno a sua scelta, quindi sta facendo il ruffiano- spiegò la latina.

-Ehi!- esclamò offeso il ragazzo con la cresta, aprendo la porta dell’aula per far entrare la ragazza e senza prendersi il disturbo di lasciarla aperta per Artie.

Quinn e Rachel le vennero incontro chiedendole come stava, mentre Lauren e i ragazzi le diedero piccole pacche sulla spalla in segno di saluto.

Tina raggiunse Artie dandogli un bacio a stampo, poi si girò verso Santana –Come stai?- le chiese un po’ troppo freddamente, ma senza falsità.

-Molto meglio- rispose la latina con lo stesso tono dell’altra.

L’unica a mancare all’appello era ovviamente Brittany e Santana storse il naso quando lo notò, nonostante era consapevole del fatto che fosse una ritardataria cronica.

La Pillsbury arrivò  e fece sedere tutti.

Dopo pochi minuti la porta si spalancò ed entro Brittany, che a malapena salutò l’insegnante, per poi ignorare completamente il suo posto e precipitarsi in fondo all’aula da Santana.

La salutò abbracciandola raggiante come se non si vedessero da anni e cominciò a farle sei milioni di domande sulla caviglia.

-Scusate- le interruppe la professoressa –Vi dispiace ricomporvi? Dovremmo fare lezione! Brittany torna a posto!- la rimproverò.
 

Quando finalmente arrivò la pausa pranzo, Brittany trascinò Santana a mensa perché “assolutamente non poteva pranzare da sola il giorno del suo ritorno”  e la fece sedere al tavolo con gli altri.

-Quindi- le chiese sedendosi accanto a lei –Oggi pomeriggio che fai?

La latina ingoiò prima di rispondere. –Non lo so, ma posso dirti cosa assolutamente non faccio: stare a casa!

-Perfetto! Allora vieni da me?- domandò speranzosa.

Santana scoppiò a ridere –Come faccio a dirti di no con quell’espressione?

Brittany sorrise contenta e la latina spostò lo sguardo, ma incrociò quello di Quinn che la guardava con un sorrisino di chi la sapeva lunga, mentre accanto a lei Artie le faceva un occhiolino.

La mora prese a fissare il suo piatto arrossendo. Da quando erano diventati tutti così impiccioni?
 

°°°°°°°
 

-Quanti poster hai?- chiese Santana a bocca aperta entrando nella stanza di Brittany. La sua camera era l’esatto opposto di quella della latina. Pareti colorate e tappezzate da cima a fondo con poster di cantanti, attori e spettacoli di danza e fotografie di quasi ogni anno della vita della bionda. Il letto a due piazze aveva lenzuola arancioni e tre peluche di sopra.

-Mi piace arredare la mia stanza!- spiegò ovvia Brittany. Si coricò sul letto e invitò Santana a fare lo stesso. La latina la guardò titubante.

-Blaine non è ancora arrivato- disse la bionda intuendo l’imbarazzo dell’altra –Possiamo farci due chiacchiere mentre lo aspettiamo. Prometto che non ti mordo!

La latina obbedì velocemente per evitare che si notasse il rossore sulle guance scaturito dall’ultima frase della bionda.

-Da quanto tempo vi conoscete tu e Artie?- chiese Brittany interrompendo il silenzio.

-Da quando andavamo alla scuola materna- rispose Santana –Sia io che lui eravamo molto timidi e non giocavamo quasi mai con gli altri bambini. Per questo motivo alla fine abbiamo preso confidenza tra di noi e un giorno dopo scuola sono andata a casa sua. Mi ricordo che sua madre fu felicissima e da allora mi invitò quasi ogni giorno. Per mio padre fu una trovata geniale perché lui era sempre al lavoro e gli veniva difficile destreggiarsi tra la mia scuola e quella di mia sorella.

Brittany la guardò confusa. Santana capì i suoi dubbi e si spiegò –Allora i rapporti erano più o meno normali. Di certo non ero viziata e coccolata, ma ero pur sempre una bambina e cercava di trattarmi in maniera quanto meno normale. Poi crescendo le cose hanno cominciato ad inclinarsi sempre più, anche perché a un certo punto mia sorella divenne la donna di casa e fu costretta a badare lei a me. Poi la situazione precipitò totalmente quando…- si bloccò.

-Quando scoprirono che sei lesbica?- l’aiutò Brittany. Santana la guardò un istante, poi annuì.

La bionda osservò la sua espressione e capì che non le andava di continuare su quella linea.

-Quindi quando hai conosciuto Artie ancora camminava?- le domandò per cambiare argomento.

-Si- rispose sovrappensiero –L’incidente è successo più o meno quando avevamo otto anni. Lui era in macchina con i suoi genitori e un’altra auto non si è fermata allo stop. Ricordo quel giorno come uno dei più brutti della mia vita. Restai in ospedale con lui per giorni, fino a quando non lo dimisero.

-E’ fantastico che lui riesca a convivere così bene con questa cosa. Ha una forza incredibile.

-Già.

-Se dovesse succedere a me di perdere l’uso delle gambe non so cosa farei. Sarebbe una tragedia.- disse Brittany appoggiando la testa sulla spalla di Santana.

-Non potresti più ballare. O stare seduta a gambe accavallate ascoltando psichiatri o vip falliti- scherzò la latina.

Brittany rise- Esatto. Anche se ora come ora non potrò farlo più lo stesso. Hanno cancellato il programma.-le annunciò.

-Mi dispiace- rispose mortificata l’altra.

-Non importa, troverò qualcos’altro. Forse anche qualcosa di meglio! – rise sollevando la testa per incrociare lo sguardo della latina.

-Te lo auguro- disse l’altra.

Brittany non disse nulla e continuò ad osservarla. Da quella vicinanza poteva sentire il profumo della mora invaderle le narici. Le scrutò ogni singolo dettaglio del suo viso. Le ritornò alla mente il momento in cui la latina la bloccò in quel vicolo e lei aveva notato per la prima volta quanto fosse bella. Non potè che riconfermare quel pensiero.

Era davvero bella. Molto. E anche dolcissima, nonostante le apparenze. In poco tempo poteva dire di aver conosciuto la vera Santana ed era una versione che le piaceva tantissimo.

La mora ricambiò il suo sguardo, puntando gli occhi nei suoi e non distogliendoli neanche un secondo. Alzò una mano e cominciò ad accarezzarle il viso, sfiorandolo appena con le dita.
Le tracciò i contorni degli zigomi, delle guance, del naso, fino a soffermarsi sulle labbra. Restarono immobili a scrutarsi, fino a quando le loro teste cominciarono ad avvicinarsi sempre più, prese da un’attrazione che non dipendeva dalla loro volontà. Ormai i volti erano a pochi centimetri di distanza.

-Brittany!- si sentì chiamare ad un tratto dal corridoio.

Entrambe sussultarono e si ricomposero, la latina ritirò la mano e la bionda si mise a sedere.

-Blaine! Siamo qui!- rispose la bionda con voce un po’ tremolante.

La porta si aprì ed entrò Blaine con la chitarra in mano seguito a ruota da Kurt.

-Kurt!- esclamò contenta Brittany gettandogli le braccia al collo.

-Ciao tesoro come stai?- la salutò lui ricambiando l’abbraccio.

Santana si alzò dal letto e guardò l’attore imbarazzata.

-Tu devi essere Santana- disse Kurt alla ragazza allungando una mano per presentarsi –Piacere, sono…

-Kurt Hummel- la interruppe lei –Lo so, ho visto i tuoi film. E’… è un piacere!

-Santana non fare la parte della fan timida o si monta la testa!- intervenne scherzosamente Blaine tirando fuori dalla custodia la chitarra.

La latina e Brittany risero mentre Kurt lanciava un’occhiata torva all’altro ragazzo.

-Spero non vi dispiaccia che ci sia anch’io- continuò l’attore –Non sono riuscito a resistere all’idea di rivedere Blaine musicista dopo tutto questo tempo!

-No, figurati!- disse la bionda mentre Santana la guardava confusa convinta che in realtà doveva essere lei a rispondere a quella domanda.

-Che genere ti piace?- chiese Blaine alla latina. Lei alzò le spalle.

-Non saprei, qualsiasi. Non ho un gusto preciso- rispose.

Brittany capì che Santana si trovava in difficoltà e decise di intervenire.

-Facciamo una cosa, inizia tu e poi quando lei vorrà canterà con te!

-Mi sembra giusto- concordò Blaine. Fece un giro di accordi di prova e cominciò a suonare.  

Kurt guardava Blaine con ammirazione, mentre Brittany ogni tanto canticchiava tra sé e sé. Passarono un paio di canzoni prima che la faccia della latina si illuminò, segno che finalmente aveva trovato qualcosa che le interessava. Il ragazzo cominciò la prima parte della canzone.


Now and then I think of when we were together 
Like when you said you felt so happy you could die 
Told myself that you were right for me 
But felt so lonely in your company 
But that was love and it's an ache I still remember

You can get addicted to a certain kind of sadness 
Like resignation to the end 
Always the end 
So when we found that we could not make sense 
Well you said that we would still be friends 
But I'll admit that I was glad that it was over

But you didn't have to cut me off 
Make out like it never happened 
And that we were nothing 
And I don't even need your love 
But you treat me like a stranger 
And that feels so rough 
You didn't have to stoop so low 
Have your friends collect your records 
And then change your number 
I guess that I don't need that though 
Now you're just somebody that I used to know


Tutti e tre guardarono Santana mentre Blaine suonava il prezzo strumentale. La latina prese un bel respiro.
 

Now and then I think of all the times you screwed me over 
But had me believing it was always something that I'd done 
And I don't wanna live that way 
Reading into every word you say 
You said that you could let it go 
And I wouldn't catch you hung up on somebody that you used to know...


Continuò con l’acuto e facendo poi da sottofondo a Blaine che prese a cantare con più impeto, mentre Brittany la osservava raggiante e Kurt si portava una mano alla bocca per coprire un’espressione piacevolmente stupita.

Somebody…

Blaine concluse e osservò Santana meravigliato.

-Wow!- esclamò.

-Che ti avevo detto?- esclamò Brittany alzandosi e andando ad abbracciare Santana che sorrideva imbarazzata.

-Sei veramente bravissima! Hai mai studiato canto?- chiese curioso il chitarrista.

-No, ho sempre cantato da sola-rispose Santana.

-Che ne pensi Kurt?- chiese il ragazzo all’attore.

Kurt era in piedi e sfogliava il suo cellulare alla chiara ricerca di qualcosa. Alzò lo sguardo e punto l’indice prima su uno e poi sull’altra.

-Siete stati bravissimi. Ma non basta.-disse seriamente. Tutti lo guardarono con espressione delusa.

-Non mi sono spiegato bene- continuò lui. Girò lo schermo del cellulare verso gli altri. –Ho detto che siete stati bravissimi. Ma dovete diventare p-e-r-f-e-t-t-i! Perché sia dia il caso che abbia appena trovato il numero di telefono di un mio amico che ha un locale a Hollywood e ho tutte le intenzioni di farvi inserire in una serata!- esclamò quasi urlando le ultime frasi.

Brittany guardò i due amici eccitata, ma questi erano entrambi pallidi con gli occhi spalancati.

-Stai scherzando?- domandò Blaine in preda al panico –Sono anni che non salgo su un palcoscenico, non posso fare uno spettacolo dal nulla!

-Non sarà uno spettacolo, solo una canzone cantata durante l’intervallo! Basta che vi prepariate bene su quella!- spiegò Kurt.

-Blaine-iniziò Brittany- Negli ultimi nove anni sei stato un amico e un manager fantastico, ma hai completamente abbandonato te stesso per mettere in risalto me. Non è giusto questo, anche tu hai talento e passione e voglio che ti impegni ad assecondarli!

-Mi stai licenziando?- chiese perplesso il ragazzo.

-Certo che no idiota! Ma vorrei che per una volta pensassi a te stesso anziché a me- disse dolcemente sorridendo.

Blaine guardò Kurt un po’ e poi si voltò verso Santana. –Tu che ne pensi?

La latina era rimasta tutto il tempo con la bocca spalancata incapace di emettere qualsiasi suono.

-San- disse Brittany inginocchiandosi davanti a lei prendendole le mani –Ti ricordi la frase di Kafka?

Santana scoppiò a ridere –Si me la ricordo.

-Perfetto. Io penso che sia esattamente quello che devi fare tu.- parlò più piano per non farsi sentire dagli altri, i quali capirono e presero a chiacchierare tra di loro, lasciando un po’ di privacy alle due ragazze.

-Tu vivi ogni giorno lottando contro una situazione pesante ed estenuante, creandoti la maschera di una persona che non sei tu. Io lo capisco che non vuoi lasciarti andare, sul serio lo capisco. Probabilmente anch’io se fossi nelle tue condizioni mi comporterei così. Ma vorrei che per una sola, singola volta, facessi qualcosa che ti piaccia, qualcosa che non sia semplicemente il dover sopportare. Voglio che ti diverta.

La latina le strinse le mani e si morse un labbro.

-Quindi? Che hai deciso?- intervenne Blaine.

-Tu che vuoi fare?- chiese lei.

Il ragazzo alzò le spalle. –Per me va bene.

Tutti e tre guardarono Santana per un minuto infinito.

-Penso che si possa fare- mormorò piano e insicura lei, ma questo bastò a Brittany per lanciarsi addosso a lei, rischiando quasi di farla cadere, stritolandola in un abbraccio.
 


°°°°°°°°°

Non so voi, ma io adoro la Gay Team riunita! XD
Mi rendo conto che sembra tutto un po’ surreale, ma ricordatevi che è sempre una fan fiction!
Come sempre grazie mille a tutti coloro che seguono e apprezzano questa storia, siete davvero fantastici!
Rinnovo l’invito a contattarmi su twitter (@HawkShy)  o su facebook (Hawkshy Costantini) per  qualsiasi cosa!
A presto
Fede

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


Prima di iniziare una piccola informazione di servizio: la canzone che ci sarà nel capitolo, in Glee è stata usata come una pseudo canzone d’amore, stravolgendo del tutto il significato originale. La cantante infatti la dedica al suo defunto padre.
So che molti di voi sapranno già questa cosa, ma ci tenevo  a specificarlo : )
Buona lettura!

°°°°°°°°°°

-Ti dico di si!

-Ti dico di no!

-Invece si!

-Invece no!

-Piantatela!- gridò esasperata Quinn alle due ragazze, le quali la guardarono con aria colpevole –E’ da cinque minuti che litigate per questa cosa idiota…

-Non è una cosa idiota!- la interruppe Brittany –E’ la sua caviglia!

-Me l’ha detto il medico Brittany: M-E-D-I-C-O!- scandì bene Santana –Quando avrai una laurea in Ortopedia allora forse potrai darmi ordini, ma adesso non puoi dire niente!

-La volete smettere? Vi state facendo sentire da tutta la scuola! A noi non interessano le vostre scenate, vogliamo soltanto mangiare in santa pace!

Era passata una settimana da quando Santana aveva ripreso a camminare e lei e Blaine avevano accettato la proposta di Kurt.

Passava tutti i pomeriggi a casa di Brittany, provando e riprovando con il ragazzo e stringendo sempre più con la ragazza.

Ormai si conoscevano perfettamente e per colpa di questa vicinanza, anche i battibecchi erano diventati più frequenti, soprattutto adesso che la data della serata al locale si stava avvicinando.

Brittany infatti sembrava più nervosa di Santana e Blaine messi insieme, come se dovesse essere lei ad esibirsi, in più non faceva che preoccuparsi delle condizioni della latina, nonostante ormai la caviglia fosse quasi del tutto guarita e non ci fosse più bisogno di stampelle o fasce.

-Non dico che non devi camminare, perché quello sarebbe ridicolo. Ma almeno evita di correre! Potresti farti male!- esclamò la bionda ignorando del tutto Quinn.

-Ho il permesso del dottore!- ripeté per la quindicesima volta la mora.

-Quand’è la serata con Blaine a Hollywood?- intervenne Rachel per cambiare disperatamente argomento.

Santana la guardò a bocca aperta –E tu come fai a saperlo?- chiese scioccata.

Rachel alzò le spalle –Me l’ha detto Quinn!- rispose ovvia.

-E a te chi l’ha detto?- si rivolse alla bionda.

Quinn indicò Tina seduta accanto a lei.

Santana guardò interrogativa la ragazza asiatica che rispose senza aspettare la domanda.

-Artie- indicò il ragazzo che teneva lo sguardo fisso sul piatto, facendo finta di essere troppo concentrato a mangiare.

Quando capì che tutti lo guardavano in attesa di una risposta, alzo il viso verso  Santana e chiese impaurito –Non dovevo dirlo?

La latina lo fulminò, mentre Sugar esclamò –Insomma, ero l’unica a non sapere niente?

-Sapere che cosa?- intervenne Mercedes apparendo dal nulla con il vassoio in mano e sedendosi tra Rachel e Sugar.

-Santana canterà con il manager di Brittany in un locale a Hollywood!- spiegò quest’ultima.

La latina lasciò andare la fronte contro il tavolo ed emise un verso esasperato.

-Davvero? E’ fantastico! Mi piacerebbe venire!- disse Mercedes addentando un pezzo di pane.

-Dov’è finito Shane?- chiese Quinn con un sopracciglio alzato.

-L’ho lasciato. Era diventato troppo possessivo.- spiegò brevemente la ragazza afro-americana riportando l’attenzione su Santana. –Allora, questa serata?

La mora sbuffò e si alzò con il vassoio ormai vuoto, allontanandosi innervosita senza salutare nessuno.

-Che ho detto?- chiese Mercedes preoccupata.

-Credo sia nervosa all’idea di cantare davanti a tutta questa gente- rispose Artie guardando il punto in cui Santana era uscita dalla mensa.
 

°°°°°°°°°
 


Brittany entrò in casa seguita da Santana e per poco non venne investita da sua madre che le sfrecciò davanti con i pattini a tutta velocità.

-Pistaaaaaaaaa!- gridò sfiorandola.

-Mamma!- urlò la ragazza mentre si scansava- Stai attenta!

Entrarono in camera della bionda mentre la latina ancora rideva.

-Tua madre è scoppiata!- esclamò togliendosi il giubbotto.

-Lo so! Non riuscirò mai a capire come faccia a spacciarsi per adulta!- sospirò Brittany fingendosi disperata. Si tolse le scarpe e si sedette sul letto, appoggiando la schiena alla testata, mentre Santana faceva lo stesso.

-Vi somigliate molto. Soprattutto fisicamente.- disse la latina.

-Già- sorrise Brittany –E’ una cosa stranissima.

Santana la guardò interrogativa, perplessa da quella frase. –E’ una cosa strana che tu somigli a tua madre?

La bionda ricambiò l’occhiata dell’altra, sorpresa. –Non lo sai?

-Sapere cosa?

-Non è la mia madre biologica. Sono stata adottata.

La latina aprì leggermente la bocca, incamerando l’informazione. –Oh- fece alla fine –No, non lo sapevo.

-L’ho detto diverse volte in tv!- spiegò Brittany.

-Non guardo molta televisione. E tu…insomma…sai chi sono i tuoi veri genitori?-chiese titubante.

La bionda scosse la testa. –No, non ne ho idea. Mia madre mi ha adottata quando avevo pochi mesi di vita. Lei si era appena lasciata con il suo ex marito e decise di prendersi cura di me da sola.

-Quindi siete sempre state solo voi due?

-Esatto. Fino all’arrivo di Blaine. Non ho mai avuto un padre o una figura simile, ma ho una madre straordinaria e un amico che vale più di un fratello. E mi basta questo- sorrise.

Santana avrebbe voluto fare tante altre domande, ma Blaine arrivò e iniziarono le prove.

Dopo quasi un’ora, Brittany guardò l’orologio e si alzò, indossando il cappotto.

-Dove vai?- chiesero in coro gli altri due.

-Devo uscire con Quinn, vuole una mano per comprare un regalo.-spiegò Brittany –Non starò via molto, ci vediamo dopo!

Notò che Santana la guardò leggermente scettica, mentre Blaine prese per buona la risposta e la salutò tranquillamente.

Brittany andò nello studio della madre, la quale era concentrata a scrivere qualcosa su un foglio.

-Mamma, puoi prestarmi la macchina? Devo uscire.

-Va bene- rispose quella senza alzare lo sguardo.

-Tutto bene?- chiese Brittany aggrottando le sopracciglia.

-Certo!- disse allegramente Holly guardandola solo per un secondo, per poi riportare lo sguardo sul foglio.

La ragazza recuperò le chiavi dal cassetto dell’ingresso e uscì fuori di casa.

Guidò per dieci minuti buoni a causa della sua scarsa memoria e del suo terribile senso d’orientamento, poi finalmente arrivò a destinazione.

Naturalmente aveva mentito, non aveva la minima intenzione di vedere Quinn quel pomeriggio, ma non poteva rivelare la sua vera intenzione.

Scese dall’auto e poggiò una mano sul cancello della casa, trovandolo aperto. Percorse il vialetto fino a trovarsi davanti la porta d’entrata e suono il campanello, sicura di sé.

La porta si aprì e la donna dietro di essa restò a bocca aperta non appena si ritrovò davanti Brittany.

-Ciao Luz- la salutò- Posso entrare?

 
°°°°°°°°
 

Brittany bevve il bicchiere d’acqua offertole e ringraziò. Luz prese posto dall’altro lato del tavolo, davanti a lei e incrociò le braccia, scrutandola seriamente.

-A cosa devo il piacere?- chiese la latina con una nota di sarcasmo. Tutta la gentilezza avuta con lei nei primi giorni era gradualmente scomparsa, probabilmente a causa dell’avvicinamento della bionda alla sorella.

-Volevo parlare un attimo con te. Con voi in realtà- spiegò Brittany cercando di essere il più gentile possibile.

-Mio padre non è in casa- si affrettò a chiarire Luz, forse nel tentativo di farla andare via prima.

-Non importa, vorrà dire che lo dirò a te.- rispose la bionda con un sorrisetto –Sai dov’è Santana in questo momento?

-Perché diavolo dovrei saperlo?- chiese bruscamente la donna –Probabilmente a picchiare qualcuno per strada.

-Santana non va in giro a picchiare la gente. È una brava ragazza, nonostante l’idea malsana che hai di lei.- sentenziò Brittany, anche se in realtà non era una cosa corretta da dire dato gli spiacevoli momenti passati in classe a causa della ragazza, ma una voce le suggerì che era colpa della persona che si trovava davanti a lei in quel momento e non di Santana.

-Ok, quindi dov’è? E soprattutto perché dovrebbe interessarmi?- tagliò corto Luz.

-E’ a casa mia- rispose la bionda mentre l’altra alzava un sopracciglio –Sta facendo delle prove con il mio manager per cantare al Vintage.

Si zittì per godersi l’effetto delle parole. Luz spalancò gli occhi, poi boccheggiò tentando di dire qualcosa, ma senza emettere un suono. Guardò scettica Brittany negli occhi, con un’espressione che le ricordò spaventosamente la sua amica. Se non fosse perché doveva mantenere quell’atteggiamento di superiorità, avrebbe sorriso divertita.

-Il Vintage è quel locale….-iniziò Luz titubante.

-Ad Hollywood, si.- l’aiutò la bionda.

-E lei cosa dovrebbe fare esattamente?

-Cantare. Un duetto, con il mio manager.-spiegò pazientemente.

Le labbra di Luz mormorano pianissimo un “cantare” e Brittany capì che evidentemente la donna non aveva idea di questa passione della sorella. Non ne restò per niente sorpresa.

-Stai mentendo- decise infine Luz, riassumendo la sua posizione sicura.

Brittany fece un mezzo sorriso, sapendo che se ne sarebbe uscita con una cosa del genere e tirò fuori dalla borsa un volantino, porgendolo a lei.

La latina lo prese e lo lesse.

-“Owen Romsey Night”- recitò interrogativa.

-E’ una serata di beneficienza. Ci sarà quest’associazione che premierà vari ospiti e durante l’intervallo Santana e Blaine canteranno. Lo puoi leggere in fondo.

La donna obbedì e lesse l’ultimo pezzo del volantino, dove c’era illustrato il programma. Sotto la voce “Intervallo”, con una dimensione di carattere più piccola rispetto al resto, c’era scritto “Intrattenimento musicale ad opera di Blaine Anderson e Santana Lopez”.

Luz spalancò gli occhi e sbiancò, guardando incredula Brittany che non riuscì a trattenere un sorriso.

-Ora mi credi?

La donna si prese un minuto per ricomporsi, per poi riassumere la sua espressione di finta, Brittany lo sapeva bene, indifferenza all’argomento.

-E cosa dovrei farmene io di questa informazione?- chiese acida.

Brittany chiuse gli occhi invocando la pazienza, poi si sforzò di risuonare il più gentile possibile.

-Vorrei che tu e tuo padre veniste a vederla. Lo so- si affrettò a dire notando che l’altra apriva la bocca per contrastarla –che magari a te non te ne frega niente. Ma è tua sorella, che tu lo voglia o no. So che avete problemi e non sono certa venuta qui a farti la predica, anche se sono convinta che ne avresti bisogno di una bella grossa. Ma non è questo il punto. Io sono convinta che sarebbe importante per Santana se per una sola, singola volta, voi foste presenti nella sua vita.- Luz sbuffò alzando gli occhi dal cielo –E’ una cosa importante, Luz. È un locale di Hollywood, che diamine! Ti rendi conto dell’opportunità assurda che ha Santana? Canterà davanti alla gente più ricca di Los Angeles! Perché non vuoi assistere a quest’evento fantastico? Sono sicura che tua madre vorrebbe.

-Non nominare mia madre!- esclamò severa Luz battendo una mano sul tavolo e facendo sobbalzare Brittany. Si guardarono per un secondo, fino a quando la latina non si appoggiò di nuovo sulla sedia incrociando le braccia e guardandola torva.

-Ok, scusami- continuò la bionda abbassando un attimo lo sguardo –Credo però che dovresti parlarne con tuo padre e vedere che ne pensa lui. Sono sicura che la notizia che sua figlia canterà al Vintage non lo lascerà totalmente indifferente.

Si alzò e recuperò la borsa, tirando fuori due buste. –Qui ci sono i biglietti per la serata- disse poggiandoli sul tavolo. Glieli aveva fatti avere due giorni prima Kurt e non ne aveva fatto parola con nessuno.

-La serata sarà questo Venerdì- la informò –Ti suggerisco di rifletterci su. E se non hai intenzione di venire, ti prego di non dire niente a Santana. Le farebbe solo male.-concluse, per poi avviarsi verso la porta di ingresso senza aspettare di essere accompagnata.
 

°°°°°°°°
 

-Pausa?- chiese Blaine stiracchiandosi.

Santana annuì e si lasciò andare su una sedia, bevendo una lunga sorsata d’acqua.

-Continuo a pensare che sia una terribile idea- sentenziò la latina.

-Che cosa?- domandò il ragazzo poggiando la chitarra e bevendo anche lui.

-Farmi cantare da sola- spiegò Santana nervosa.

-Io invece la trovo un’idea fantastica. E sono contenta che Kurt sia riuscito a farci avere lo spazio per due canzoni anziché una.

La latina sbuffò e abbassò lo sguardo.

-Non fare così- sorrise Blaine intenerito –E poi non sarai tutto il tempo sola! “Somebody that I used to know” la facciamo insieme.

-Si ma..

Venne interrotta dalla porta che si apriva annunciando l’entrata di Brittany.

-Ehi- salutò immediatamente la bionda- Come procedono le prove?

-Bene- esclamò il ragazzo, poi il suo cellulare squillò e uscì dalla stanza per rispondere al telefono.

La bionda prese posto accanto alla latina, notando il suo nervosismo.

-Tutto bene?- le chiese posandole una mano sul ginocchio.

-Non proprio- rispose quella a voce bassa –Anzi per niente! Sono in preda all’ansia! Non mi va per niente di fare una canzone da solista davanti a un pubblico! In più mancano ancora solo tre giorni e sono totalmente incerta sulla scelta della seconda canzone.

-Ehi ehi, calmati- disse dolcemente Brittany mettendole due dita sotto il mento per guardarla in viso –Andrà tutto bene ok? Sarai grandiosa-le mise una ciocca di capelli dietro l’orecchio e le sorrise –E la canzone è perfetta.

Santana ricambiò incerta il sorriso. Rientrò Blaine nella stanza.

-Continuiamo?- chiese riprendendo la chitarra.
 

°°°°°°°°
 

-Maledetto gelo di Dicembre!- pensò Brittany battendo le mani e incrociando le braccia. Quella sera il freddo era pungente al massimo e lei si maledisse mille volte per quel vestito corto che aveva scelto.

Finalmente era arrivata la grande serata e la bionda si trovava davanti al locale, nonostante tutti i suoi compagni fossero già dentro. Santana e Blaine si trovavano lì dal pomeriggio per le ultime prove prima dello spettacolo. Kurt era arrivato poco prima e non si era ancora avvicinato a  lei, intrattenuto da tutti i colleghi che aveva incontrato.

Brittany continuava a guardare la folla di gente che arrivava, sperando di veder spuntare dal nulla Luz e suo padre, ma una voce dentro di sé le disse che era totalmente inutile.

Non potendo sopportare oltre quella temperatura così bassa, decise di rientrare.

Il Vintage non era di certo il locale più esclusivo di Hollywood, ma in confronto a qualsiasi altro posto della città sembrava una reggia.

Un’enorme stanza piena di tavoli rotondi, con le luci soffuse e un arredamento moderno erano le principali caratteristiche. Quella sera erano stati messi dei fiori in onore dell’associazione di beneficienza che aveva organizzato l’evento e non c’era un singolo ospite che non dava l’idea di lusso sfrenato.

Solo un tavolo si differenziava dagli altri, in fondo alla sala, un po’ lontano dal palco, cioè dove stavano i suoi compagni. Purtroppo Kurt non poteva avergli fatto avere niente di meglio, in quanto si trattava pur sempre di semplici liceali che non sarebbero stati visti di buon occhio in prima fila. Brittany aveva la possibilità di scegliere un posto migliore, ma decise comunque di restare con i suoi amici.

-Dov’eri finita?- le chiese Quinn mentre la bionda prendeva posto accanto a lei –Sta per cominciare.

-Cercavo un paio di persone, tanto l’intervallo sarà tra un bel po’ di tempo.

Le luci del palco si accesero e salì un uomo brizzolato, in giacca e cravatta, accompagnato da un’elegantissima donna anziana. Probabilmente erano i fondatori dell’associazione.

L’uomo prese la parola ringraziando i vari ospiti e i proprietari del locale, per poi lasciar parlare la donna accanto a lui.

Lei prese il microfono e cominciò a raccontare la storia della nascita dell’associazione, di come lei avesse deciso di fondarla in seguito alla morte di suo marito per colpa della leucemia.

Un applauso rispettoso partì dalla sala, dopo di che la donna continuò il suo discorso, illustrando tutte le opere compiute nell’ultimo anno e facendo partire un filmato con varie testimonianze dei membri dell’associazione.

Brittany continuava per tutto il tempo a lanciare occhiate furtive all’ingresso della sala, restando sempre più delusa man mano che il tempo passava.

Il filmato durò quasi quarantacinque minuti, poi finì e cominciarono a salire sul palco uno dietro l’altro una serie di dottori, infermieri e membri ricchi dell’organizzazione, spiegando al pubblico il loro ruolo all’interno dell’”Owen Romsey”.

Brittany smise di ascoltare dopo il discorso del secondo dottore, troppo impaziente che arrivasse l’intervallo per ascoltare i suoi amici.

Finalmente l’uomo brizzolato dichiarò che ci sarebbe stata una pausa di mezz’ora e Brittany sentì il suo cuore battere a mille.

Dopo qualche minuto in cui gli ospiti ne approfittarono per alzarsi e sgranchirsi le gambe, fecero il loro ingresso sul palco Blaine e Santana. Il ragazzo era in smoking, con un’immancabile papillon nero, mentre la latina portava un lungo abito rosso. Brittany la guardò a bocca aperta, non avendola mai vista così elegante. Era bellissima.

Presero posto sugli sgabelli che si trovavano sul palco e si sistemarono i microfoni. Santana appariva molto agitata e nervosa.

-Buonasera- salutò Blaine quando ebbero sistemato tutto. –Grazie a tutti per essere qui. Vogliamo ringraziare la “Owen Romsey” e la direzione del Vintage per l’opportunità di essere qui questa sera con voi. Penso che siate tutti delle persone splendide e che quello che fate per la gente bisognosa sia grandioso.

Ruffiano” pensò divertita Brittany mentre molta gente tornava a prendere posto.

-Secondo me Santana sviene- mormorò Rachel avvicinandosi a lei e a Quinn. Effettivamente stava diventando molto pallida, segno di una fortissima agitazione.

-Questa sera canteremo due canzoni per voi- continuò Blaine- Speriamo che siano di vostro gradimento. Siamo Blaine Anderson e Santana Lopez.

Partì un applauso di incoraggiamento e Blaine cominciò a suonare.

Brittany sospirò rassegnata guardando l’ingresso, capendo che ormai i Lopez non sarebbero più venuti.

Decise di non pensarci più e si godette la canzone che aveva già ascoltato così tante volte a casa sua che in realtà si sarebbe dovuta stufare, ma ogni volta si emozionava come la prima.

Quando fu il turno di Santana, la ragazza sembrò immediatamente tranquillizzarsi e tutta la sua ansia di poco prima scomparve. Brittany sorrise raggiante e fiera, mentre osservava divertita le reazioni dei suoi compagni alla scoperta del talento della latina.

-Non ve l’aspettavate vero?- chiese a Quinn e Rachel che scossero piano la testa incapaci di proferire parola.

Rise e si voltò involontariamente verso l’entrata, restando a bocca aperta.

Luz e suo padre, entrambi ben vestiti, si stavano facendo strada impacciati all’interno della sala, cercando il proprio tavolo. O meglio, Luz cercava, mentre suo padre teneva lo sguardo basso, imbarazzatissimo.

Brittany alzò un braccio per farsi notare e i due vedendola si diressero in quella direzione aumentando il passo.

Presero posto sulle due sedie che Brittany aveva occupato per loro accanto a lei, nonostante fosse convinta che non sarebbero venuti.

-Hai cambiato idea!- esclamò la bionda raggiante e piacevolmente sorpresa.

-Non farti strane idee- rispose pronta Luz –E’ solo perché non volevo perdermi la possibilità di stare in un posto del genere.

Brittany scosse la testa, credendo che la donna stesse solo mascherando il vero motivo per cui si trovavano lì. Vide il padre osservare Blaine che ringraziava il pubblico dopo aver terminato la canzone.

-Hanno già finito?- chiese l’uomo.

-C’è un’altra canzone- rispose la bionda. Il signor Lopez annuì e osservò curioso la figlia minore che naturalmente dal palco non aveva visto nulla.

-Ascoltala bene- mormorò piano Brittany a Luz che la guardò curiosa.

Blaine cominciò a pizzicare la chitarra, mentre Santana prese un bel respiro e si avvicinò al microfono.

-Questa è per te, mamma.- disse piano.

Il signor Lopez si agitò sulla sedia e guardò sorpreso Luz, che si limitò a corrugare le sopracciglia.
 

I took my love, I took it down
Climbed a mountain and I turned around
and I saw my reflection in the snow covered hills
'Till the landslide brought me down
Oh, mirror in the sky
What is love
Can the child within my heart rise above
Can I sail through the changing ocean tides
Can I handle the seasons of my life

 

-Sono passati diciassette anni, Luz, da quando tua madre è morta- mormorò piano Brittany alla donna latina che guardava incantata la sorella. –Diciassette anni da quando è nata Santana.
 

Well, I've been afraid of changing
'Cause I've built my life around you
But time makes you bolder
Even children get older
And I'm getting older too



-E’ vero sai?- continuo la bionda –Ha costruito la sua vita intorno a lei. Intorno alla mitica figura di una madre che non ha mai conosciuto. Una madre che è scomparsa prematuramente, per quella che pensa sia colpa sua. Perché VOI le avete fatto credere che sia colpa sua.

-Smettila- disse piano Luz asciugandosi le prime lacrime.

-No, Luz, devi capirlo. “I’m getting older too”. Santana sta crescendo. Anzi, è già cresciuta. È ora di smetterla di accusarla di qualcosa che non ha commesso. Non è stata lei a decise di nascere, non è stata lei a uccidere tua madre.

Luz si portò una mano davanti la bocca, cercando di nascondere i singhiozzi. Accanto a lei suo padre fissava Santana con gli occhi lucidi, anche lui con il viso poggiato sulle mani.

-Lei non sta vivendo in questo modo. Non glielo state permettendo. Perché nonostante voglia fare credere al mondo intero che sia forte, non è così. Lei è fragile, è solo una ragazza di diciassette anni che ha bisogno dell’affetto della sua famiglia.

La donna continuava a non rispondere e a non guardarla in faccia, stringendo l’altra mano sulla tovaglia.

-Io non ho mai conosciuto tua madre, ma Santana mi ha raccontato che era malata e nonostante ciò ha scelto di far nascere la sua bambina. È morta per amore di sua figlia, Luz, lo capisci questo? Come credi che si sentirebbe se venisse a scoprire che adesso quella stessa figlia si sente responsabile della sua morte? Perché è così che si sente. Pensa di non meritare di vivere. Ogni singolo giorno della sua vita si maledice per essere venuta al mondo. E questo perché voi l’avete convinta che sia così.

-Smettila!- quasi gridò Luz –Non sono affari tuoi!- esclamò arrabbiata e in lacrime.

-Si invece che lo sono- rispose tranquilla Brittany –Santana…..è affar mio- mormorò più a sé stessa che alla donna, portando lo sguardo sulla latina sul palco. La guardò per un tempo che le parve infinito e sentì crescere dentro di lei un’emozione grandissima. Osservava la ragazza concentrata a cantare e il suo cuore cominciò a battere forte, mentre un enorme sorriso prendeva vita sul suo volto.

“Santana è affar mio” si ripetè in mente. Certo che lo era, lo era da tanto tempo. Come aveva fatto a non arrivarci prima? Come aveva fatto ad essere sorda a quei sentimenti fortissimi che urlavano dentro di lei?

Un rumore di sedie che si muovevano bruscamente la riportò alla realtà e si voltò in tempo per vedere Luz e suo padre percorrere la sala velocemente verso l’uscita.

Brittany si alzò e li seguì, mentre Blaine suonava le ultime note della canzone.

Li raggiunse fuori, quasi vicino al parcheggio davanti al locale.

-Luz- chiamò, ma la donna sembrò ignorarla.

Il padre, invece, si fermò e fece segno alla figlia di fare altrettanto.

-Dove state…?- iniziò la bionda.

-Brittany, giusto?- la interruppe il padre –Ascolta- la guardò un attimo, indeciso su come iniziare il discorso. –Ti ringrazio per averci invitato qui. Penso che tu sia davvero una brava ragazza. Ma penso che per stasera le prediche e i discorsi possano bastare –disse con una calma e tranquillità che Brittany non si aspettò. Aveva ancora gli occhi lucidi e il viso era completamente stravolto. Non sapeva se avesse sentito la conversazione con Luz o se fosse per la performance di Santana, in ogni caso in quel momento alla bionda fece soltanto una tenerezza che non pensava avesse mai potuto provare per lui.

-Adesso noi andiamo- annunciò, mentre Luz dietro di lui continuava a piangere senza dire niente.

-Brittany!- sentirono chiamare.

Si voltarono tutti e tre e videro Santana che li raggiunse correndo e rimase spiazzata davanti quello spettacolo.

-E voi che ci fate qui?- chiese la latina osservando la sorella in lacrime e suo padre con quella strana espressione.

L’uomo fece un passo verso di lei lentamente, mentre Santana lo guardava perplessa. Le poggiò una mano sulla spalla.

-Brava- mormorò soltanto.

Poi si voltò verso Luz e insieme si allontanarono, senza dire più niente.

Santana restò a bocca mezza aperta, sbattendo velocemente le ciglia, completamente incredula.

-Ma cos’è successo?- chiese confusa a Brittany.

La bionda le sorrise, guardandola con occhi scintillanti. Si avvicinò a lei e le cinse la vita con un braccio.

-Sei stata bravissima- mormorò dandole un bacio sulla guancia.

Santana arrossì e ricambiò il sorriso. Brittany si allontanò leggermente dal suo viso e la guardò negli occhi, scavandole dentro con lo sguardo. Poi si avvicinò nuovamente e, annullando totalmente le distanze, la baciò.

La latina spalancò gli occhi, restando un attimo spiazzata, poi li chiuse e ricambiò il bacio, portando le braccia dietro il suo collo, mentre Brittany l’abbracciò e la strinse ancora di più a sé.

-Non posso credere di non averlo capito prima- mormorò la bionda sulle sue labbra.

-Cosa?- chiese Santana. L’altra si limitò a sorriderle e poggiò di nuovo le labbra sulle sue.

 
Kurt arrivò correndo e sorridendo entusiasta, ma si bloccò quando vide da lontano le due ragazze baciarsi.

-Kurt?- chiese Blaine dietro di lui.

-Torniamo dentro!- esclamò squillante l’attore, prendendo il manager per un braccio.

-Ma che cosa…?

-Te lo spiego dopo! Torniamo dentro forza!- ordinò eccitato trascinandolo all’interno.
 

Brittany si staccò leggermente da Santana e la guardò negli occhi.

-Vuoi tornare dentro?- chiese con una punta di malizia.

-Direi di no- sussurrò l’altra con lo stesso tono.

La bionda ridacchiò –Allora andiamo a casa mia- disse attirandola di nuovo a sé.
 

°°°°°°°°°°°
 

E ce l’abbiamo fatta! Prendiamo lo spumante e festeggiamo!
Finalmente Brittany ha capito (forse era l’unica a non averlo ancora fatto XD)!
Scrivere questo capitolo è stato difficilissimo, forse più di tutti gli altri, perché mi sembrava che ogni cosa che inserivo fosse una cagata di scena quindi l’ho aggiustato più volte (anche se ciò non significa che sia migliorato XD)
Aspetto i vostri commenti e le vostre impressioni come al solito!
E grazie sempre a chi segue questa storia e la apprezza, mi rendete felicissima! : )
Alla prossima!
Fede
 



 

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


Vi chiedo scusa immensamente per il ritardo, ma purtroppo ho avuto seri problemi di ispirazione, sia per colpa di tutti gli spoiler che sono usciti, sia per l’ultima puntata che ha seriamente compromesso il mio apprezzamento per questo telefilm.
Comunque questo sarà un capitolo di passaggio, spero possa piacervi!
Buona lettura!

°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
 

-Aspetta- mormorò Santana pensierosa fermando Brittany che era quasi salita in macchina.

La ragazza la guardò interrogativa –Che succede?

-E’ che…..non ho salutato gli altri- disse un po’ imbarazzata guardando verso il locale.

Brittany corrugò le sopracciglia –Gli altri?

-Si, beh, i nostri compagni. Loro sono stati gentili a venire questa sera…e..non che non voglia stare con te, ma non mi sembra giusto andarmene così…Però se vuoi andare va bene, io…

Venne interrotta dalle labbra di Brittany sulle sue, poi la bionda si allontanò sorridendo e Santana ricambiò arrossendo. Non si era ancora abituata a quella situazione.

-Va bene- rispose Brittany prendendola per mano –Torniamo dentro.

Uscirono dal parcheggio e si diressero verso l’entrata del locale. Durante il tragitto, la bionda pensò a quanto fosse cambiata Santana in quei due mesi. All’inizio dell’anno scolastico non le sarebbe importato niente di nessuno, figurarsi dei loro compagni “sfigati”. Non poteva non provare una piccola soddisfazione al pensiero che fosse, in parte, merito suo.

Quando erano quasi giunte all’entrata, videro i loro compagni uscire dal locale e dirigersi verso di loro.

-Ehi, hanno già finito?- chiese Brittany.

-No, ma ci stavamo annoiando.- rispose Quinn guardandole in maniera strana. –Dove siete state?

Le due ragazze si guardarono un attimo in difficoltà.

-Dovevamo prendere una cosa in macchina- inventò la bionda, ma notò che tutti quanti le guardavano con la stessa espressione di Quinn.

Tutti tranne Artie, che sorrideva furbamente alla latina. Solo allora notò che si stavano ancora tenendo per mano. Si sentì avvampare e cercò un modo per uscire da quella situazione.

-Santana!- chiamò qualcuno alle loro spalle, attirando l’attenzione e Brittany si promise di fare un regalo molto costoso a chiunque fosse.

Si voltò e notò che si trattava di Kurt, con un sorriso a trentadue denti, seguito da Blaine.

Sugar, Rachel e Mercedes trattennero un gridolino emozionato alla vista dell’attore.

-Complimenti- disse entusiasta Kurt raggiungendo e abbracciando Santana.

-Grazie- mormorò lei parecchio imbarazzata. Kurt la lasciò andare e fu il turno di Blaine di abbracciarla, dicendole piano –Hai visto che ce l’hai fatta?

La latina si limitò ad annuire e Brittany sorrise intenerita vedendola in difficoltà. Si voltò verso i suoi compagni e notò Quinn, Tina e Artie che la fissavano indagatori.

Ancora una volta fu Kurt a salvarla, abbracciando anche lei per salutarla.

-Allora- si rivolse l’attore al resto del gruppo –Qualcuno ha intenzione di tornare dentro a dormire sui tavoli?

Ci fu una risata generale e Kurt la prese come una risposta palese.

-Perfetto- sorrise –Dolce?
 


°°°°°°°°°°°°°°°°°
 

Non fu facile entrare nella pasticceria preferita di Kurt. Una folla inferocita di fan li sorprese quasi all’entrata, come se si aspettassero di vederlo spuntare lì da un momento all’altro e l’attore fu trattenuto per diversi minuti per firmare una marea di autografi. Poi un paio di paparazzi sbucarono fuori dal nulla e cominciarono a tempestarlo di foto, facendogliene qualcuna anche con Brittany, che nonostante non fosse ancora particolarmente famosa, era pur sempre un personaggio televiso. Blaine, Santana e gli altri aspettarono pazientemente che li lasciassero in pace.

Quando finalmente Kurt, stanco di quell’assalto, prese per un braccio Brittany trascinandola dentro, tutti emisero un sospiro di sollievo.

-Certo che dev’essere una tortura essere sempre così assillato da tutti- commentò Mercedes mettendosi in un fianco a Kurt, mentre si dirigevano verso un tavolo.

-Io invece credo che sia una cosa meravigliosa!- esclamò Rachel affiancandosi a lui dall’altro lato.

L’attore rise. –Avete ragione entrambe. È un po’ una scocciatura a volte, ma sono diventato quello che sono grazie soprattutto ai fan, quindi è giusto che io sopporti queste piccole interruzioni.

Brittany osservava il trio divertita, sapendo che Rachel e Mercedes avevano trovato una buona scusa per restare appiccicate a Kurt. Si sentì tirare per la manica e si ritrovò faccia a faccia con Blaine che le stava sorridendo con l’aria di chi la sapeva lunga. –Dovrai raccontarmi un paio di cosette- le sussurrò all’orecchio, poi si allontanò facendole un occhiolino e prese posto accanto agli altri al tavolo.

-Brittany- la chiamò Artie, facendole segno di avvicinarsi mentre si allontanava un pochino dal resto del gruppo. Si chiese quando tutti l’avrebbero lasciata in pace.

Era convinta che le avrebbe fatto un interrogatorio sul perché si trovasse da sola con Santana mano nella mano, ma l’espressione seria del ragazzo le fece cambiare idea.

-Senti- iniziò lui guardando in direzione della latina che si stava sedendo accanto a Blaine –Prima al locale, mi sembra di aver visto la sorella e il padre di Santana.

Brittany deglutì. –Hai visto bene- confermò.

Artie annuì pensieroso. –Che ci facevano lì?

La bionda capì che il ragazzo sospettava sicuramente qualcosa, dopotutto conosceva i Lopez da molto prima di lei.

-Li ho invitati io- ammise –Volevo parlare con loro.

Artie aggrottò le sopracciglia e stava per ribattere qualcosa, sicuramente contrariato, ma i loro amici li chiamarono e loro li raggiunsero.

L’unico posto vuoto per Brittany era quello accanto a Santana e da un’occhiata divertita tra Quinn e Tina, capì che era stato fatto apposta.

La bionda sbuffò e si sedette, sorridendo alla latina e ignorando lo sguardo di Kurt che le osservava con gli occhi a cuoricino.

-Come mai non ci sono Puck e gli altri?- chiese in un disperato tentativo di distogliere l’attenzione da loro.

Nessuno sapeva il motivo, spiegando che non li avevano sentiti e Brittany guardò Santana dispiaciuta, ma la latina alzò le spalle rassicurandola che non importava.
 

°°°°°°°°°°°°°°°°°
 

Alcune ore e molti dolci più tardi, decisero di tornare a casa.

Kurt accettò il passaggio offertogli da Blaine e i due più Santana e Brittany salirono in macchina, diretti alla villa dell’attore.

Brittany guardava pensierosa fuori dal finestrino e ascoltava distrattamente la conversazione tra Blaine e Kurt.

Era felice di come stessero andando le cose tra i due ragazzi. Pensava di aver combinato un pasticcio quando praticamente li costrinse a rivedersi, invece le cose stavano andando più che bene. Le sembravano più affiatati che mai. Non poteva fare a meno di chiedersi se il loro era un normalissimo rapporto d’amicizia o se stessero ricominciando a conoscersi in quel senso.

Dagli sguardi che si lanciavano era propensa a credere alla seconda ipotesi, ma data la situazione particolare non poteva esserne così sicura. Come al solito avrebbe aspettato che Blaine si sentisse pronto a parlarne.

I suoi pensieri vennero interrotti da un improvviso calore e capì che si trattava della mano di Santana che si era allungata per stringere la sua.

Alzò lo sguardo e incrociò quello dell’altra che la ricambiava dolcemente.

Brittany le sorrise e si avvicinò, poggiando la testa sulla sua spalla e accoccolandosi. Sentì Santana sorridere e appoggiare la testa sulla sua. In quel momento si sentì benissimo.

Arrivarono alla villa di Kurt e Blaine imboccò una stradina laterale. Sia lei che Santana restarono a bocca aperta davanti l’immensità di quella casa.

Kurt salutò entrambe e scese dall’auto, mentre Blaine lo seguì per parlare un po’ distanti da loro.

Brittany li osservò e sbadigliò, non riuscendo a trattenersi. Santana ridacchiò e le accarezzò i capelli.

-Sonno?- le chiese dolcemente.

-Un po’- rispose lei chiudendo gli occhi e riprendendo la posizione di prima. Sentì le labbra di Santana poggiare sulla sua fronte.

Alzò lo sguardo e si ritrovò a un centimetro dal volto di Santana.

Si stavano già baciando prima di rendersene conto. Fu un bacio lento e dolcissimo, senza esagerare. Le loro lingue si sfioravano piano, accarezzandosi. Santana le poggiò una mano sul viso e la attirò piano a sé, stringendola ancora più vicina.

Lo sportello anteriore si aprì e le ragazze si staccarono velocemente, ma non bruscamente, continuando a guardarsi e a sorridersi.

-Andiamo?- chiese Blaine che apparentemente non si era accorto di nulla.
 

°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
 

Entrarono piano dentro casa, cercando di fare più silenziosamente possibile per non svegliare Holly.

Blaine le salutò augurando la buonanotte ed entrò in camera sua.

Brittany e Santana invece entrarono in camera della bionda.

-Oh mio Dio- esclamò la latina. L’altra sgranò gli occhi guardando il suo letto, o per meglio dire l’intero contenuto dell’armadio sul suo letto, che doveva essere da qualche parte sotto quella montagna di vestiti.

-Ops!- fece la bionda prendendo i vestiti e mettendone alcuni a caso dentro l’armadio, altri sulla sedia e altri sulla scrivania. –Scusa per la confusione, ma ho avuto serie difficoltà a scegliere cosa mettere stasera.

Santana rise aiutandola a sistemare. –Io non ho così tanti vestiti! Giusto l’indispensabile per andare a scuola o uscire ogni tanto.

Brittany alzò un sopracciglio –E questo allora?- indicò l’abito rosso che ancora indossava.

La latina fece spallucce –Kurt!- spiegò semplicemente.

-Quel ragazzo è un angelo- rispose la bionda –Ci ha praticamente preso sotto la sua ala protettrice!

-Credo che sia dovuto al fatto che tu sia la migliore amica di un certo moretto con una strana mania per i papillon- scherzò Santana.

-Mmm…probabilmente hai ragione. O semplicemente è il ragazzo più buono del mondo. Comunque, passiamo alle cose serie!- disse solenne aprendo un cassetto.

La mora la guardò confusa.

-Quale vuoi?- chiese Brittany tirando fuori due pigiami dal cassetto. Uno era arancione con immagini di gatti, mentre l’altro era blu con immagini di astronavi. Santana trattenne una risata.

-Per me è lo stesso- rispose semplicemente.

-Dai San! Penso che possiamo anche smetterla con questa timidezza, non credi?- le sorrise.

La latina si sentì avvampare e si ordinò mentalmente di smetterla di comportarsi come un’idiota.

-Ok, allora vada per le astronavi!- decise. Brittany glielo passò e cominciò a spogliarsi per indossare il suo.

Perfetto, quella era decisamente un ottimo motivo per arrossire.

-Britt, posso usare il bagno?- chiese disperatamente, cercando di trattenersi dall’osservare avida quegli addominali e quei due seni perfetti coperti dal reggiseno.

-Certo, è la porta qui accanto.

Santana si levò i tacchi e uscì dalla stanza, cercando di non fare rumore. Entrò in bagno e prese un bel respiro specchiandosi. Era la prima volta che si specchiava da quando era finito lo spettacolo e si stupì nel trovare la sua espressione così….rilassata. Si, era decisamente quella la definizione giusta. Rilassata e contenta. Non le capitava da tantissimi anni, forse da quando aveva cominciato ad essere amica di Artie. Era strano vedersi in quel modo. E sapeva che era tutto merito di quella serata, in particolare di quella biondina che l’aspettava nell’altra stanza.

Solo in quel momento stava realizzando qualcosa di importante. Brittany l’aveva baciata, si erano baciate, tante volte durante quella sera. Questo significava che la bionda ricambiava! Era stata troppo persa sulle nuvole per riuscire ad avere questa consapevolezza, ma adesso che il suo cervello si era riattivato, era ancora più contenta di prima.

Indossò il pigiama e tornò nella stanza. Brittany era già sotto le coperte e l’aspettava.

Si sedette su una punta del letto e la guardò un attimo, prima di farle una domanda che le era venuta in mente all’improvviso.

-Britt, cosa ci facevano Luz e mio padre lì?- non voleva essere scortese, ma doveva capire.

Brittany sollevo il busto, poggiandolo sullo schienale e guardando la latina con aria colpevole.

-Li ho invitati io- ammise, guardandosi le mani.

-Perché?- chiese Santana sorpresa.

-Ecco…. volevo che ti vedessero sul palco. E volevo che ti sentissero, che sapessero quanto tu sia brava. Lo so che non dovevo immischiarmi, ma non mi andava che ti lasciassero sola anche in questa occasione.- spiegò quasi in tono di scusa, senza avere ancora il coraggio di guardarla.

La latina sorrise e allungò una mano per stringere quella di Brittany, che finalmente alzò lo sguardo verso di lei.

-Ma io non ero sola- rispose- C’erano i nostri compagni, Kurt e Blaine, e soprattutto, c’eri tu, che vali per mille.

Questa volta fu il turno di Brittany di arrossire, evento più unico che raro e la mora si allungò per lasciarle un bacio a fior di labbra.

-Quindi non sei arrabbiata con me?- chiese la bionda come una bimba.

-Certo che no- disse la latina, sistemandole i capelli dietro l’orecchio –Capisco perché tu l’abbia fatto. È il tuo animo da donna paladina!

Brittany ridacchiò.

-Comunque non credo che la situazione cambierà mai, è da troppi anni che le cose stanno così. Devo solo aspettare di diventare maggiorenne ed essere autonoma.- continuò la mora.

-Non dire così. Io invece penso che le cose un giorno potranno risolversi. Certo non nel giro di pochi giorni, e sicuramente non perché ti hanno vista cantare, però sono fiduciosa. Spero che prima o poi capiranno di star commettendo un errore madornale.

La latina scosse la testa e sorrise tristemente. –Non credo- disse semplicemente, facendo capire di voler chiudere l’argomento.

Brittany le diede un bacio stampo e sorrise. –Forza smettiamola di parlare di queste cose tristi e andiamo a letto, altrimenti domani ci svegliamo con le borse sotto gli occhi!- esclamò facendola ridere. Si rimise sotto le coperte e fece cenno all’altra di imitarla.  

Santana deglutì quando si coricò e percepì il calore del corpo dell’altra vicino al suo. Non riuscì a resistere e le passò un braccio intorno alla vita, attirandola a se per baciarla. La bionda ricambiò subito, ma quando le loro gambe si incrociarono e il bacio divenne più passionale, entrambe si bloccarono e si separarono lentamente. Si guardarono negli occhi e sorrisero, comunicandosi con lo sguardo quello che pensavano entrambe: era ancora troppo presto, avrebbero avuto tempo per conoscersi meglio in tutti i campi.
Brittany si accoccolò sul petto di Santana e chiuse gli occhi.

-Buonanotte- mormorò.

-Buonanotte- rispose l’altra abbracciandola.

Ma per Santana ci volle molto tempo prima di riuscire a smettere di sorridere e addormentarsi.
 

°°°°°°°°°°°°°°°°°°
 

Blaine sbadigliò passandosi una mano tra i capelli arruffati e prendendo una tazza di caffè dalla cucina.

Camminò nel corridoio trascinando i piedi stancamente, aggiustandosi la vestaglia. Passando dalla stanza di Brittany poggiò l’orecchio sul legno della porta per capire se erano sveglie, ma nessun rumore proveniva dall’interno. Avrebbe voluto aprire la porta per controllare meglio, ma un lato del suo cervello, il più malizioso, gli suggerì di lasciar perdere.

Si allontanò e riprese a camminare, sorseggiando piano il caffè e sbadigliando per l’ennessima volta. Controllo l’orologio e capì che il giornale del sabato doveva essere già arrivato, così uscì fuori dal portone e aprì la buca delle lettere.

Tirò fuori il giornale e una busta cadde a terra. La recuperò e rientro a casa.

Guardò il retro della busta. “Federal Reserve Bank”.

Corrugò le sopracciglia e fissò il pezzo di carta, incerto se aprirla o no. Alla fine la curiosità ebbe il sopravvento e scartò la busta, leggendo la lettera al suo interno.

Man mano che leggeva, la sua bocca si apriva sempre di più, fino ad arrivare all’ultima riga con l’espressione completamente scioccata.

Scattò subito in direzione dello studio di Holly e bussò velocemente, entrando senza neanche aspettare una risposta.

La donna era seduta alla scrivania, anche lei in vestaglia e stava scrivendo qualcosa sul suo portatile.

-Blaine!- lo salutò allegramente –Buongiorno, dal tuo aspetto orribile direi che avete fatto tardi ieri notte!

-Cos’è questa?- tagliò corto il ragazzo mostrandole la lettera innervosito.

Holly perse la sua espressione allegra e sospirò, chiudendo gli occhi e passandosi una mano sulla fronte. Sapeva che prima o poi l’avrebbe scoperto.

-Chiudi la porta, ci sono alcune cose di cui ti devo parlare.
 

°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
 

Non mi uccidete vi prego, so che il capitolo è corto e che finisce in aria, ma come vi ho già spiegato è un capitolo di passaggio!
So che chi di voi ha già visto l’anime avrà senz’altro capito cosa sta succedendo ad Holly, ma spero che tutti gli altri non mi odino!
Come al solito aspetto le vostre impressioni sul capitolo, mi raccomando fatevi leggere : )
Al prossimo (spero più decente) capitolo!
Fede
Ps  vi ricordo che potete trovarmi su twitter @HawkShy

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


-Odio definitivamente il lunedì mattina!- sospirò esasperata Brittany poggiando la testa sul cruscotto dell’auto e chiudendo gli occhi.

-Se fossi andata a letto presto anziché restare alzata fino a tardi con Santana, forse non lo odieresti così tanto!- la rimproverò Blaine guardando l’orologio.

Brittany sorrise sognante.
 

*Flashback della sera prima*

-Continuo a non capire perché non si era accorto di essere morto!- si lamentò Brittany accompagnando Santana all’ingresso.

-Perché loro vedono solo ciò che vogliono vedere Britt! Lo spiega anche il bambino!- rispose la latina per la milionesima volta.

-Boh…sarà. Credo comunque che “Il sesto senso” sia troppo sopravvalutato, a me ha solo fatto impressione!

La mora rise e aprì la porta d’ingresso, uscendo di casa. Brittany mise su un piccolo broncio. –Devi proprio andare?- le chiese attirandola a sé per il giubbotto.

-Direi di si- disse Santana mettendole le braccia intorno al collo –Ho dormito qui venerdì sera e ieri sera, sarebbe anche il caso che io torni a casa.

-Ma ci sei tornata stamattina!

-Si, per prendere le mie cose e venire qui in tempo per il pranzo- le ricordò sorridendo divertita.-E poi domani c’è scuola.

-Ma io non riuscirò a dormire stanotte per colpa di quel film!

-Se non ci riuscirai chiamami.

-Ma non è la stessa cosa! E poi è tardi, non puoi tornare a casa da sola è pericoloso!

-Sono in auto!

-Si, ma..

Ogni protesta venne interrotta dalle labbra di Santana sulle sue. Brittany tentò di finire la frase, ma poi si arrese e la abbracciò forte, baciandola dolcemente.

-Mi lasci andare adesso?- le chiese Santana con un sorrisetto poggiando la fronte sulla sua.

-Se pensavi di convincermi in questo modo, sappi solo che hai ottenuto l’effetto opposto!- esclamò la bionda –Adesso ho solo voglia di farti rientrare, portarti nella mia stanza e…

Si bloccò arrossendo furiosamente, mentre Santana alzò un sopracciglio con un finto ghigno, che serviva solo a nascondere l’imbarazzo.

-Va bene, puoi andare, ci vediamo domani!- tentò di ricomporsi la ballerina.

La mora la guardò dolcemente e le sussurrò –A domani.- baciandola un’ultima volta, poi si incamminò lungo il vialetto. Brittany la osservò finchè non salì in macchina e sparì nell’oscurità.
 

*Fine flashback*
 


-Brittany!- quasi urlò Blaine guardandola innervosito.

-Cosa,c-che c’è?- chiese la bionda cadendo dalle nuvole. Il ragazzo lo fulminò con gli occhi.

-Ti ho detto di tenerti libera oggi pomeriggio, ascoltami quando ti parlo, per favore!- rispose con tono tutt’altro che gentile.

-Scusami- mormorò mortificata non capendo la reazione esagerata dell’amico –Mi ero distratta un attimo. Comunque per oggi avevo già promesso a Santana che…

-Rimanda!

-Come scusa?

-Ho detto di rimandare! Passi ogni minuto libero con Santana e adesso hai bisogno di lavorare.

Brittany lo guardò incredula. Era molto nervoso e continuava a passarsi una mano tra i capelli. Era talmente sconvolta da quello strano atteggiamento che non riuscì nemmeno a chiedergli quale fosse il problema.

Blaine sembrò capirlo. –Senti- continuò addolcendo e abbassando il tono di voce –Non fraintendermi. Lo sai che mi sta molto simpatica la tua ragazza…

-Non è la mia ragazza!- precisò veemente Brittany diventando color cremisi.

-Ma hai bisogno di trovare un altro lavoro!- la ignorò- Quindi oggi pomeriggio ci facciamo un giro per riuscire a trovare qualcosa, ho già fatto un paio di chiamate e…

-Ci facciamo un giro?- lo interruppe accigliata –Cioè dobbiamo andare a bussare porta per porta? Pensavo dovessimo aspettare che qualcuno ci chiamasse!

Blaine si agitò di nuovo e cominciò a muoversi nervosamente sul sedile. –Si, certo, aspettare. Come no! Non puoi aspettare che qualcuno ti chiami, non sei così famosa, dobbiamo cercarcelo noi!

-Ma sei stato tu a dire..

-Lo so cos’ho detto! Ma ora ho cambiato idea!- ribattè istericamente il manager. Brittany lo guardò quasi spaventata.

-Ma Blaine, non capisco questa fretta..

-Devi trovare un lavoro ok?- rispose dopo aver preso un grosso respiro per calmarsi. –Non sappiamo neanche quando uscirà il libro di tua madre!

-Ma perché sei così agitato?- chiese scioccata la bionda.

-Io? Agitato? Ma che stai dicendo?- rise istericamente.

-Ti stai torturando il colletto della camicia, stai sudando e hai gli occhi quasi fuori dalle orbite.- elencò la ragazza.

-Non dire sciocchezze! E adesso scendi che è tardissimo!- la liquidò facendole un gesto con la mano.

Brittany scese guardandolo sempre più sospettosa e lo osservò fino a che non sfrecciò via con l’auto.
 

°°°°°°°°°°°°°°°
 

Sapeva che in classe l’avrebbe sicuramente rivisto, ma se fosse entrata un po’ in ritardo non avrebbe avuto il tempo di parlargli perché la lezione era già cominciata. Aveva ignorato un paio di chiamate negli ultimi due giorni e aveva risposto frettolosamente ad altre tre riagganciando sempre con una scusa. Non che non volesse sentirlo, ma non le andava di reggere un interrogatorio. Sapeva che le avrebbe fatto migliaia di domande alle quale non avrebbe saputo rispondere neanche lei stessa.

Tutto quello che doveva fare era camminare lentamente nei corridoi per perdere tempo, pregando di non incontrarlo.

-Santana!- si sentì chiamare da dietro. Ecco, il piano era sfumato miseramente.

-Buongiorno Artie- cantilenò con un sorriso falso girandosi.

-Perché mi ignori?- tagliò corto lui.

-Ignorarti? Ma che dici, io non ti..

-Santana!

-Ok, ok –si arrese –Non volevo che mi facessi un interrogatorio!

-Ma io non voglio farti un interrogatorio!- si difese l’altro.

Santana incrociò le braccia e alzò un sopracciglio. Si guardarono per qualche istante con aria di sfida.

-Ok lo ammetto- cedette infine Artie –Sono troppo curioso! Racconta!

-Non c’è niente da raccontare.

-Mi vuoi prendere per il culo? Avanti!

La latina sbuffò. –Ok. In breve non ti ho risposto perché sono stata a casa di Brittany.

-Wow- sorrise il ragazzo –E cos’è successo?

-Niente di che…ci siamo baciate-arrossì.

-Caspiterina!-esclamò il ragazzo.

-Negli ultimi tre giorni.- aggiunse la mora.

-Porco cazzo!

-Artie!!!!- lo rimproverò –Cerca di contenerti!

-Ok, scusa, scusa. Mi sono lasciato prendere dallo scoop.- si giustificò aggiustandosi gli occhiali. –Quindi adesso state insieme?- chiese con un sorriso enorme.

-No!- rispose subito Santana –Stiamo solo iniziando a conoscerci meglio. Cioè..intendo..come..come…

-Come coppia?

-Non dire coppia, ok? Noi non siamo una coppia, siamo….io e Brittany!

-Questa l’ho già sentita.

-Si beh, lo sentirai ancora perché è così. Mi piace molto, ok? È questo che vuoi sentirti dire? Avevi ragione, mi piace tantissimo!- esclamò esasperata alzando le braccia, ma mantenendo un tono di voce basso.

Artie la guardò intenerito. –E a quanto pare piaci anche a lei.

Santana fece un mezzo sorriso, abbassando lo sguardo. –A quanto pare si.

-Sono contentissimo di questo- le disse dolcemente.

Non poterono continuare il discorso perché arrivò Quinn che si avvicinò a loro.

-Buongiorno!- li salutò –Andiamo in classe?

Il trio raggiunse l’aula e all’interno trovarono un po’ di caos.

Puck era in piedi che teneva un diario in mano e guardava Rachel con aria di sfida.

-Puck dammi immediatamente quel diario!- gridò Rachel.

Il ragazzo rise e cominciò a sventolarlo –Dici questo?- lo lanciò a Lauren che lo prese a volo. Sugar tentò di strapparglielo di mano, ma la gigantessa la spinse via ridendo, seguita dal ragazzo con la cresta.

Rachel tentò di avvicinarsi a Lauren, ma questa lanciò di nuovo l’oggetto a Puck, facendo esasperare tutta la classe.

-Puck!- intervenne Santana avvicinandosi al ragazzo.

-Oh! Guarda guarda chi c’è- fece ironico il ragazzo. –La signorina Lopez! Devo chiamarti così adesso vero? Perché sei diventata troppo importante per potermi permettere di chiamarti per nome!- disse acido.

Santana si accigliò, non capendo il comportamento del ragazzo.

-Che problemi hai?- chiese innervosita.

-Nessuno! Pensavo solo che adesso che ti sei unita al gruppo dei fighettini non ha più senso fingere di avere confidenza con noi!- rispose arrabbiato avvicinandosi minacciosamente.

-Di che diavolo stai parlando?- ricambiò lo sguardo di sfida la latina.

-Ti sei divertita venerdì sera con i tuoi nuovi amici?- intervenne Lauren affiancandosi a Puck.

Santana rise ironicamente. –E’ questo il problema? Sei geloso perché sono stata con loro anziché con voi? Potevi venire anche tu alla serata invece di stare a casa!

-Non posso permettermi di pagare uno stupido biglietto per una stupida serata di beneficienza!- gracchiò Puck guardandola con odio. –Invece la signorina Fabray e gli altri sì a quanto pare!

-Stai scherzando?- si intromise Quinn –Avresti potuto chiedere, ti avremmo anticipato qualcosa..

-Fatti gli affari tuoi!- gridò Puck –E poi io non chiedo l’elemosina.

-Vi state comportando come due bambini! Ve ne rendete conto? Che cazzo significa questa scenata di gelosia che state facendo?- chiese sbigottita Santana.

-Gelosi di te? Ma fammi il piacere! Sei solo una perdente Lopez! Che fine ha fatto il tuo carattere? Se l’è mangiata quella biondina stupida?- sputò acida Lauren.

-Perché non badi a quello che mangi tu? Come le palle di Puck per esempio!- rispose a tono Santana. Il ragazzo la prese per il colletto.

-Puckerman!- entrò gridando la Pillsbury –Che stai facendo? Lascia stare la tua compagna!

Il ragazzo gettò un’ultima occhiata rabbiosa a Santana e a Quinn, poi si avviò verso l’uscita, seguito da Lauren. Sull’uscio della porta stava Brittany che aveva assistito sbigottita alla scena.

Quando i due le passarono accanto ebbero cura di darle una spallata a testa, prima di andarsene definitivamente.

La latina si avvicinò a Brittany, chiedendole piano –Ti sei fatta male?

-Odio il lunedì.- si limitò a rispondere quella ancora confusa.

-Come?

-Odio il lunedì. Sono tutti strani in questo giorno.
 

°°°°°°°°°°°°°°
 

-Non ci posso credere!- esclamò teatralmente Blaine lasciandosi sprofondare sul divano –Tre volte! Abbiamo dovuto sentire tre volte la frase “Le faremo sapere”! Odio questa città!

Brittany lo raggiunse sul divano e gli accarezzò le spalle, cercando di confortarlo.

-Ehi, cerca di calmarti. Non è la fine del mondo, vedrai che prima o poi troverò qualcosa. Magari posso fare qualche televendita!- scherzò la bionda.

-No! Si guadagna poco con le televendite!- rispose serio Blaine.

Brittany si accigliò cercando di capire cosa volesse dire quella frase, ma entrò sua madre sorridendo, anche se non era difficile intuire quanto fosse falsa quell’espressione.

-La prossima settimana!- annunciò a Blaine.

-Cosa?- chiese perplesso.

-Il libro! Uscirà nelle librerie la prossima settimana!

-Così presto?- si intromise Brittany.

-Ho fatto pressione alla casa editrice per farlo pubblicare il prima possibile- rispose sua madre.

-Perfetto!- esclamò Blaine balzando in piedi.

La ragazza li guardò accigliata. Prima il suo manager le faceva fretta per farle trovare un lavoro, poi sua madre accelerava in maniera assurda i tempi di pubblicazione.

-Che sta succedendo?- domandò stranita.

-Niente!- risposero in coro gli altri due con finta aria innocente.

Il telefono di Blaine squillò, salvandolo.

-Scusatemi è…

-Kurt vero?- scherzò Holly facendogli un occhiolino.

Il ragazzo le lanciò un’occhiataccia e rispose allontanandosi un attimo.

Holly sorrise a Brittany –Io torno nel mio studio.

Perché doveva tornare nel suo studio se il libro era già stato stampato?

-Mamma?- la chiamò.

-Dimmi tesoro.

-Se ci fosse qualcosa che non va me lo diresti vero?

Il sorriso di Holly si incrinò un attimo, ma fu talmente veloce che le sembrò di esserselo immaginata.

-Ma certo!- rispose la donna lasciando la stanza.

Blaine tornò dentro e si avvicinò a Brittany parlando ancora al telefono.

-Ovvio! Sarebbe fantastico!- stava dicendo –Si si certo che va bene. No, non ho bisogno di chiederglielo, accetterà sicuramente!

Brittany lo guardò interrogativa.

-Ok, ci vediamo. Ciao ciao.- il ragazzo staccò la conversazione e la guardò raggiante.

-Stasera si va ad una festa!- annunciò allargando le braccia.

-Cosa?- esclamò Brittany sgranando gli occhi.

-Kurt organizza una festa a casa sua, ha invitato molta gente famosa e ci ha chiesto di andare!

-E tu hai accettato senza chiedermi se per me va bene?- chiese dubbiosa Brittany.

-Semplicemente perché DOBBIAMO andarci! Ci saranno attori, registi, cantanti, conduttori, è la tua occasione per conoscere qualcuno che ti possa notare!

-Ma io sono stanchissima! Oggi a scuola è stata una giornata pesante e con te abbiamo girato mezza Los Angeles! Voglio stare a casa!

-Assolutamente non si discute! Noi ci andremo, Britt, smettila di protestare!

La bionda si portò le mani ai capelli. –Mi annoierò tantissimo.

Blaine ci pensò su un attimo. –Puoi portare Santana se vuoi- acconsentì.

-Davvero?- si illuminò la bionda.

-Si. A patto però che non stiate per i fatti vostri! Voglio vederti interagire con tutti!

Brittany sbuffò e si alzò dal divano, rimettendosi il giubbotto.

-Dove stai andando?- chiese il manager.

-Da Santana! Devo avvisarla, non credi?- uscì dal salotto e recuperò le chiavi dell’auto.
 

°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
 

Suonò il campanello ancora un po’ nervosa per lo strano comportamento di Blaine e di sua madre.

La porta si aprì e si ritrovò faccia a faccia con il padre di Santana.

-B..buonasera- salutò educatamente.

L’uomo la fissò alzando un sopracciglio. –Ciao- rispose in tono piatto.

-Cercavo Santana- disse gentilmente.

-Si, mi sembra ovvio.- continuò a fissarla –Non è in casa al momento. Ma tra poco dovrebbe arrivare.

Continuarono a guardarsi per qualche secondo.

-Posso…entrare?- chiese alla fine Brittany.

L’uomo non rispose, limitandosi a spostarsi per farla passare.

-Luz!- chiamò il padre. Si sentirono dei passi dal piano di sopra e poco dopo apparve la ragazza dalla cima delle scale che rimase un attimo stupita guardando la scena. L’uomo si avvicinò all’attaccapanni e indossò il cappotto.

Luz scese velocemente le scale –Dove vai?- chiese al padre.

-A lavoro. Mi hanno messo il doppio turno. –rispose velocemente l’uomo. –Ci vediamo più tardi. Ciao Tiffany.

-Brittany- lo corresse. Ancora una volta lui non rispose e uscì semplicemente di casa.

Cadde un silenzio imbarazzante tra le due.

-Santana dovrebbe tornare tra poco- disse a un certo punto Luz, guardando a terra. Sembrava si stesse sforzando di essere gentile.

-Si, me l’ha detto tuo padre- rispose la bionda squadrandola.

-Almeno credo, negli ultimi giorni non ha nemmeno dormito a casa.

-E’ stata da me- spiegò Brittany guardandola con sfida.

Luz fece un mezzo sorriso –Ovvio- disse sprezzante dirigendosi in cucina. Brittany la seguì.

-Ti da fastidio?- la provocò.

La donna alzò gli occhi al cielo, ma non rispose, versandosi dell’acqua, senza offrirla a Brittany.

-Pensavo che almeno questo non glielo avresti fatto pesare. Invece la tua mentalità è proprio problematica.

-Io non sono omofoba!- disse Luz senza guardarla.

-Ah certo, la tipica teoria del “non sono omofoba ma i gay non li posso vedere”!- ironizzò.

-Non ho niente contro i gay- insistette.

-Ma se lo è tua sorella è un problema.- la sfidò.

-Dovresti imparare a tenere a freno quella lingua e a farti gli affari tuoi.- ribattè Luz guardandola in faccia per la prima volta.

Furono interrotte dal rumore della porta di casa che si apriva e da un rumore di chiavi.

-Santana!- chiamò velocemente Luz –C’è la tua amica.- sottolineò l’ultima parola sprezzante, guadagnandosi un’occhiataccia dalla bionda.

Santana entrò in cucina accigliata, ma sorrise illuminandosi quando vide Brittany.

-Ehi- la salutò.

-Ehi- rispose lei avvicinandosi e dandole un bacio in guancia.

Luz sbuffò e uscì dalla cucina borbottando qualcosa molto simile a un “Ma fatemi il piacere!”.

Santana alzò gli occhi al cielo, serrando la mascella.

-Scusala- mormorò.

-Non ti preoccupare. È un suo problema- le sorrise.

Santana la prese per mano e la condusse al piano di sopra in camera sua. Ebbe il tempo di chiudere la porta che Brittany le si tuffò sulle labbra.

La latina sorrise nel bacio e la spinse verso il centro della stanza.

-Mi piacciono queste improvvisate a casa mia, devi farle più spesso- scherzò tra un bacio e l’altro.

-A proposito- disse Brittany allontanandosi leggermente. –Sono venuta qui per dirti una cosa.

Santana si mise seduta sul letto, in attesa.

-Siamo invitate ad una festa!- continuò la bionda.

-Siamo?- ripetè la latina.

-In realtà lo siamo io e Blaine, ma mi ha detto che puoi venire anche tu! Sarà a casa di Kurt e ci saranno molte persone famose!

-Oh Signore!- esclamò Santana lasciandosi andare sul materasso.

Brittany si morse un labbro. –Devo prenderlo per un no?

La latina sbuffò e la guardò colpevole. –E’ che odio questo genere di cose! Già l’altra volta è stata una tortura per me stare in mezzo a tutta quella gente ricca, figurati ad una festa!

-Ti prego- la supplicò coricandosi accanto a lei –Anch’io mi annoierò a morte, ma se saremo insieme potremo farci compagnia- tentò di convincerla.

Santana ci pensò su. –E’ che Artie mi aveva chiesto di fare qualcosa insieme stasera dato che è tanto tempo che non riusciamo a vederci. Non si vedrà nemmeno con Tina.

-Oh- fece Brittany dispiaciuta –E non potete venire tutt’e due con me, giusto?

-Penso che se glielo proponessi mi lancerebbe un oggetto molto appuntito!- alzò le spalle.

La bionda sbuffò. –E va bene, vorrà dire che ci andrò da sola.

-Non sarà male, vedrai.- la incoraggiò la mora, circondandole la vita con un braccio.

Brittany sorrise e annullò le distanze baciandola.

L’atmosfera si riscaldò e cominciarono a baciarsi con sempre più passione, fino  a che la bionda non si staccò dalle labbra e si spostò sul collo.

-Britt..-mormorò Santana con gli occhi chiusi.

Il cellulare della bionda squillò e la proprietaria sbuffò, poggiando la fronte sulla clavicola dell’ispanica.

-Scusami- disse alzandosi e recuperandolo dalla borsa.

Santana alzò gli occhi al cielo si mise seduta, guardandola mentre rispondeva.

-Pronto?

-Brittany! Dove diavolo sei finita?

-Blaine! Sono da Santana…

-Vieni immediatamente a casa! Devi prepararti o arriveremo tardissimo!- la rimproverò dall’altro capo del telefono.

-Ok, sto arrivando- rispose perplessa.

-Ciao- chiuse la chiamata il ragazzo.

Brittany posò il cellulare e guardò Santana dispiaciuta.

-Devo andare.

-Era arrabbiato?- indagò la latina.

-Oggi è molto nervoso. Da un paio di giorni veramente. Scatta su per qualsiasi cosa.

Santana alzò le spalle. –Magari è solo un periodo!

-Già- rispose la bionda avvicinandosi.

Si chinò su di lei dandole un lunghissimo bacio di saluto.

-Vado a prepararmi per la lunga tortura. Tieni d’occhio il cellulare perché ti manderò messaggi in continuazione!

-Va bene- rise Santana mentre Brittany le mandava un bacio da lontano, chiudendosi la porta alle spalle.
 

°°°°°°°°°°°°°°°°°°
 

-Quindi lei è una ballerina?- chiese l’uomo squadrandola dalla testa ai piedi.

-Si, anche se in realtà non faccio uno spettacolo da molto tempo.

-Capisco. E ha anche doti di attrice?- indagò guardandola in viso e mordendosi un labbro.

Brittany si sentì in difficoltà per quell’atteggiamento.

-S..si.

-Lo sai che io sono un regista famoso vero?- le chiese quello continuando a spogliarla con lo sguardo.

-Si, me l’ha già detto, ma sinceramente io non..

-Brittany!- intervenne Kurt prendendola a braccetto. –Ciao Thomas- salutò l’uomo freddamente.

-Ciao Kurt! Hai valutato la mia proposta?- chiese l’uomo spostando la sua attenzione su di lui.

-Si e la risposta è sempre no!- lo liquidò velocemente, allontanandosi e trascinando Brittany con sé.

-Che stai facendo?- la rimproverò.

-Interagisco! Me l’avete detto voi!

-Quello è un regista di porno Brittany!- esclamò Kurt.

-Oh…ecco perché guardava così. Che ci fa alla tua festa?

-E’ il marito di una collega, dovevo invitarlo per forza.- rispose lui guardandosi intorno –Dov’è Blaine?

Brittany alzò le spalle –Non lo so.

-Vado a cercarlo. Non dare confidenza ai maniaci!- la ammonì allontanandosi.

La bionda alzò gli occhi al cielo e si avvicinò al tavolo dei cockatil. Il suo cellulare squillò segnalando un messaggio di Santana in arrivo. Lo lesse sorridendo e rispose continuando a camminare.

Urtò contro qualcuno e alzò gli occhi mortificata.

Un ragazzo più alto di lei e biondo, di circa vent’anni, cercò di non farsi cadere addosso il bicchiere che teneva in mano e quando ci riuscì la guardò sorridente.

-Scusami!- disse subito Brittany.

-Non preoccuparti, non è successo niente.- sorrise il ragazzo restando un attimo incantato a guardarla.

-Tu sei Brittany Pierce!- la indicò con l’indice.

La bionda lo scrutò un attimo.

-Si…e tu sei?

Lui si accigliò. –Davvero non mi conosci?

-Ehm..no mi dispiace.

-Non guardi “Emotions”?

Brittany trattenne una risata al suono di quel nome che le sembrava tanto il titolo di un telefilm per ragazzine.

-No, mi dispiace, non guardo molta televisione. Anche se ci lavoro quindi dovrei in realtà- aggiunse pensierosa.

-Comunque non importa- continuò lui allungando la mano –Sono Sam Evans.

Brittany gliela strinse educatamente.

-Eccoti qui- arrivò Blaine e la prese a braccetto –Devo presentarti a un paio di persone.

-Ok- rispose Brittany, poi si girò verso il biondo che ancora la guardava.

-E’ stato un piacere Sam!- lo salutò allontanandosi.

-Piacere mio- mormorò lui portandosi il bicchiere alle labbra.
 

°°°°°°°°°°°°°°

Ecco il nuovo capitolo!
Ai recensori l’ardua sentenza!
No, io non odio il Sesto Senso, è uno dei miei film preferiti!
Si, nemmeno io sopporto Sam, tranquille!
Aspetto come sempre le vostre impressioni sul capitolo : )
Vi ricordo che potete trovarmi su Twitter @HawkShy
Alla prossima!
Fede
 
 

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Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***


Santana guardava distrattamente il telegiornale mentre finiva di preparare un panino.

Era passata più di una settimana da quando Brittany era andata a quella festa ed era quasi pronta a scommettere che si trattasse della migliore della sua vita.

Non passava giorno lontano da Brittany, sia a scuola che nel pomeriggio. Nonostante la bionda fosse sempre occupata con Blaine in giro a cercare lavoro, riusciva a ritagliare un po’ di tempo per stare con lei, anche solo pochi minuti dopo la scuola o la sera dopo cena.

Santana si era domandata spesso cosa ci fosse esattamente tra lei e Brittany. Era chiaro come il sole che ormai il confine “amiche” era stato ampiamente superato, ma non avevano ancora affrontato il discorso sentimenti in maniera approfondita.

Si sussurravano spesso parole dolci tra un bacio e l’altro, ma non si spingevano oltre. Era difficile in certe situazioni riuscire a mantenere il controllo, soprattutto per Santana, ma nessuna delle due era pronta a fare il primo passo “oltre”. Era ancora troppo presto, si ripetevano.

Finì di condire il panino e si sedette a tavola, proprio quando alle spalle della giornalista apparve una fotografia della madre di Brittany.

Santana afferrò il telecomando e alzò il volume, corrugando le sopracciglia.

-Uscirà domani “Chiacchiere con me stessa”, l’attesissima biografia di Holly Holiday, la pluripremiata scrittrice californiana.- stava dicendo la donna – Ed è già scandalo alla notizia che Brittany Pierce, la figlia adottiva (proprio per questo porta un cognome diverso) ed aspirante showgirl…

“Showgirl”? Ma che cavolo si inventa?

…sia in realtà figlia biologica di una prostituta.- concluse la giornalista.

Santana spalancò la bocca e lasciò andare il pezzo di panino che teneva tra le mani. Guardò lo schermo sul quale scorrevano diverse immagini di Brittany, dal suo primo provino in televisione quand’era ancora una bambina, a piccoli spettacoli di danza, a più recenti puntate del talk show concluso da poco.

Il giornalista che raccontava la notizia commentava con frasi del calibro “il misterioso segreto della biondina di ‘Jason Truman Show’ è finalmente stato svelato” o “chissà quale sarebbe stato il destino del programma se avessero sfruttato sullo schermo le doti, a quanto pare innate, della ragazza per far alzare gli ascolti? Avrebbe continuato o sarebbe precipitato prima?”.

Santana spense la tv disgustata e accese velocemente il computer.

Non era iscritta in nessun social network, ma aveva visto Artie collegarsi tante volte su Twitter, finendo per imparare a memoria la sua password.

Digitò velocemente ed entrò nel profilo di Brittany. Immediatamente le si aprì una pagina con centinaia di commenti, tutti più o meno offensivi, ma che parlavano dello stesso argomento.

La latina ne lesse alcuni.

Però, dovevo aspettarmelo dal modo in cui muovi quel bel sederino! ;)”

“Ora capisco perché non ti fanno mai intervenire, chissà che discorsi perversi potresti fare!”

“Se ti può consolare anche mia madre è una troia, o era non saprei! Ti sono vicina!”
 

Santana spense il computer e afferrò velocemente il giubbotto e le chiavi della macchina. L’unica consolazione che aveva era che Brittany non entrava mai sui social network perché non sapeva nemmeno come usarli, era stata un’idea di Blaine di iscriverla.

Mise in moto l’auto e partì. Doveva andare da lei.
 

°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
 


Il servizio al telegiornale finì e il silenzio calò nella stanza.

Blaine spense il televisore e guardò le tre donne sedute accanto a lui.

Grace guardava ancora lo schermo nero con espressione affranta, mentre Brittany appoggiata alla parete con le braccia incrociate si scambiava uno sguardo con sua madre, sulla sedia accanto a lei, e le sorrideva amara.

-Oh ma che vadano a farsi fottere!- esclamò Grace a un certo punto alzandosi dalla sua postazione.

-Grace!- l’ammonì Holly, guardandola sopresa –Non mi sembra il caso!

-Mi scusi signora Holliday, ma davvero non capisco come si possano dire delle cattiverie del genere sulla signorina Brittany!- si giustificò la donna guardando con affetto la ragazza.

-E’ una questione di audience, dovevamo aspettarcelo.- commentò Blaine con tono piatto, guardando a terra.

-Ma che motivo c’è di parlarne con tutta questa cattiveria?- continuò la donna, guardando la scrittrice –E poi signora, mi scusi se mi permetto, ma doveva proprio sottolineare quel particolare? In fondo non sapete neanche di chi si tratta!

-Le ho dato io il permesso di farlo- intervenne Brittany, sorridendo dolcemente alla donna –Non mi vergogno di nulla.

Grace tacque e abbassò lo sguardo, scuotendo la testa sconfitta. Brittany provò un moto d’affetto per quella donna che si stava comportando proprio come una nonnina.

-Non preoccuparti Grace, davvero. Domani il libro di mamma uscirà e tutti sapranno la verità, e allora? Io sono tranquilla.- alzò le spalle.

La cameriera la guardò e poi scosse di nuovo la testa –Io torno di là- annunciò uscendo dalla stanza.

Si sentì il campanello suonare e Brittany per istinto capì già chi potesse essere.

-Vado io- si offrì lasciando a sua volta la cucina.

Blaine lanciò un’occhiata a Holly e si avvicinò, parlando a bassa voce.

-Speriamo almeno che con questo servizio la curiosità spinga la gente a comprare il libro.

-E che grazie a questo piccolo scandalo la popolarità di mia figlia cresca un altro po’- rispose la scrittrice, portandosi una mano in fronte.

Il ragazzo corrugò le sopracciglia e la fissò con rimprovero.

-Non guardarmi così- disse la donna debolmente –Sai bene che in un’altra occasione non ci penserei nemmeno.

Blaine prese un respiro profondo e annuì, abbracciando la donna per cercare di confortarla.
 

Brittany guardò dallo spioncino e dopo aver avuto la conferma di aver indovinato chi fosse, aprì la porta.

-Ciao San!- esclamò raggiante.

La latina non rispose e si tuffò immediatamente su di lei, stringendola in un abbraccio stritolatore.

-San così mi soffochi- cercò di dire Brittany.

-Mi dispiace Britt! Mi dispiace tanto! Sono degli stronzi!- rispose invece l’altra.

-Ti dispiace?- ripetè la bionda non capendo –Per cosa?

Santana si staccò e la guardò in faccia, presa da un fortissimo dubbio.

-Non…non hai visto il telegiornale?- indagò.

-Certo che l’ho visto!- rispose sicura la bionda.

-E hai visto…..?

-Il servizio su mia madre? Anzi – si corresse – sulle mie madri? Si l’ho visto!- affermò tranquilla.

La latina la guardò incredula e si decise finalmente ad entrare, chiudendosi la porta d’ingresso dietro.

-E come stai?- le chiese preoccupata. Si aspettava, come minimo, di trovarla in lacrime.

-Bene! Non hanno detto niente che già non sapessi!- scherzò Brittany –Oh- si fece seria all’improvviso –Sei arrabbiata perché non ti ho detto che la mia madre biologica fosse una prostituta?

-Cosa? No no no! Certo che no! Sono solo preoccupata per te!- ribattè velocemente la mora.

-Preoccupata?- rise –Non c’è niente per cui essere preoccupata!

-Ma…ma tu..cioè loro..insomma hanno detto cose orribili! E offensive! E maleducate! E..e…

-San- la tranquillizzò prendendole le mani e guardandola negli occhi, senza abbandonare il sorriso –Sono dei giornalisti, loro VIVONO di questo. Sono sanguisuga, si aggrappano alla minima cosa pur di far notizia! E poi –aggiunse alzando le spalle –devo ammettere che mi hanno fatto un favore! Più pubblicità per il libro! –ridacchiò.

Santana finalmente si rilassò e le rivolse un sorriso sincero, rincuorata che l’avesse presa così bene.

-Quindi non avrai una crisi di pianto isterico?- chiese titubante.

Brittany rise ancora più forte e l’afferrò per i fianchi, avvicinandola a sé.

-Certo che no!- rispose –Ma sei  stata dolcissima a correre qui preoccupata- sussurrò prima di baciarla dolcemente.

Santana chiuse gli occhi e le cinse le braccia intorno al collo, godendosi il bacio.

Un colpo di tosse proveniente dalle loro spalle le interruppe ed entrambe si voltarono verso una Holly con una finta espressione severa, un sopracciglio alzato e le braccia incrociate.

-Mamma!- esclamò Brittany severa –Volevi qualcosa?

-Si beh, ho la strana abitudine di controllare chi viene a casa mia dopo cena e resta nell’ingresso anziché entrare!- rispose divertita nell’osservare il viso di Santana arrossire.

-Mi scusi signora Holliday- mormorò la latina imbarazzatissima –Stavamo..ehm…stavamo parlando.

-Immagino- commentò ironica senza abbandonare l’espressione divertita. –Va bene, io torno di là se mi cercate, anche se non credo che ne sentirete l’esigenza!

Brittany alzò gli occhi al cielo e Holly approfittò del momento di distrazione  della figlia per fare un occhiolino a Santana e alzare il pollice in segno di approvazione. La latina sbarrò gli occhi allibita.

-Mamma!- la rimproverò per l’ennesima volta la ragazza, accorgendosene.

-Vado, vado!- alzò le braccia in segno di resa e si allontanò.

Brittany sospirò e prese Santana per mano, portandola nella sua stanza.

-I giornalisti non hanno capito niente!- esclamò chiudendo la porta –Non è quella biologica la mia vera madre problematica!

La latina rise e si coricò sul letto, aspettando che la bionda la raggiunse. Questa non tardò molto e subito le si avvicinò ricominciando da dove si erano interrotte nell’ingresso.

A un tratto però Brittany si irrigidì e Santana se ne accorse.

-Che succede?- le chiese accarezzandole i capelli.

L’altra la guardò per un lungo istante, prima di dire decisa –Voglio parlartene.

La mora la guardò un attimo confusa –Di tua madre? Quella vera?

-Si…o almeno di quello che so!- rispose.

Santana si sistemò meglio sul cuscino e Brittany poggiò la testa sul suo petto, cingendole la vita con un braccio.

-In realtà non c’è molto da dire. Mia madre Holly era sposata con un uomo nullafacente e irresponsabile, ma entrambi volevano dei figli. Quando si scoprì che lei non poteva averne, lui la fece sentire in colpa, così lei stanca di dovergli fare da badante, lo lasciò. In seguito fece domanda per adozione e dopo molti mesi la chiamarono dall’ospedale per comunicarle che era appena nata una bambina, ma che la madre biologica non era disposta a tenerla. Holly si precipitò all’ospedale e li scoprì come mai fu chiamata dopo poco tempo, mentre spesso queste pratiche sono lunghe anni. La risposta era semplice: la madre naturale era una prostituta quindi nessuno voleva quella bambina. Poteva essere malata o avere qualche problema. Non è impossibile come opzione sai? Se la madre naturale soffre di AIDS, allora anche il feto sarà contagiato automaticamente. Inoltre la vita di una prostituta non è certo un lusso, chissà cosa potrebbe trasmettere indirettamente al bambino. Sta di fatto che Holly non si scoraggiò, lei voleva avere un figlio a tutti i costi. Quando mi mostrarono per la prima volta a lei, avevo una settimana e un nome mi era già stato affibbiato per iscrivermi all’anagrafe, Susan Pierce. Quando Holly mi adottò definitivamente decise di aggiungere Brittany come primo nome.

-E lei non ha mai conosciuto la tua madre naturale?- chiese Santana continuando ad accarezzarle i capelli.

-No, mai. Quella donna ha partorito e poi è andata via. Almeno ha avuto la decenza di non buttarmi in qualche cassonetto.

Santana le diede un bacio tra i capelli, mentre Brittany rafforzava l’abbraccio. –E..tu stavi bene? In salute, intendo.-indagò titubante la mora.

-Si-rispose la bionda –Mamma ha fatto tutti i controlli esistenti ed è venuto fuori che fossi sana come un pesce. Ma io so che lei non mi avrebbe mai abbandonata, anche se fossi stata malata. Lei è la mia mamma.

La latina sorrise intenerita. Brittany si sollevò e la guardò negli occhi –E’ per questo che non te l’ho detto. Perché per me non ha importanza chi fosse quella donna, Holly Holliday è mia madre.

Santana le diede un lieve bacio accarezzandole il viso, mentre Brittany riprendeva posto sul suo petto.

-La tua famiglia è un gruppo di estranei trovati insieme per caso, che però si vuole un bene dell’anima, mentre la mia è unita dallo stesso sangue ma non ci parliamo. –osservò la latina -Strana la vita, eh?

-Già- riflettè la bionda.

Restarono per un attimo in silenzio, cullate dal calore del corpo dell’altra e dai loro respiri.

Santana era talmente rilassata che si stava per addormentare, quando ad un tratto la voce di Brittany la fece trasalire.

-Perché tua sorella non accetta la tua omosessualità?- chiese a bruciapelo.

Santana sussultò, più per la domanda che per il risveglio dallo stato di trance.

-Quando andavo alle medie ho rotto un banco saltandoci sopra e fui convocata dal preside.

-Ovviamente- commentò ironica Brittany, non stupendosi del fatto che anche allora Santana si cacciasse nei guai.

-Fu convocato mio padre, ma era impegnato con il lavoro, così si presentò mia sorella.

-Non mi hai ancora detto che lavoro fanno- la interruppe la bionda.

-Mio padre dirige un ufficio call center di assistenza tecnica, mentre mia sorella ha trovato posto fisso come segretaria in un ufficio- spiegò brevemente –Ora la smetti di interrompermi?- scherzò.

-Scusa- rise Brittany.

-Dicevo, mia sorella si presentò nell’ufficio del preside e fu un disastro. Quella che doveva essere una riunione di avvertimento, diventò invece un elenco di tutti i guai che avevo combinato, ma che fino ad allora non avevano voluto comunicare perché, parole loro, “capivano che la mia era una situazione problematica”. Quando mia sorella ascoltò queste parole andò su tutte le furie, chiedendo cosa intendessero. L’insegnante lì presente tirò fuori dal nulla un oggetto che non mi ero neanche accorta di aver perso: il mio diario. Lo aprì e cominciò a leggere a mia sorella tutto ciò che avevo scritto. Naturalmente io non sono mai stato un tipo da diario segreto, quindi non ci trovarono lunghi poemi, ma abbastanza da capire che stavo cominciando ad avere qualche dubbio sulla mia sessualità. Ricordo la faccia del professore quando sparò quell’enorme cazzata.

-Quale cazzata?

-“Temo che sua sorella stia avendo un disturbo della sessualità per mancanza di una figura materna nella sua vita”.

-Sei seria?

-Te lo giuro. Disse proprio così. Proposero di farmi fare qualche seduta con lo psicologo della scuola, per riuscire ad arginare il problema. Ma mia sorella si rifiutò, dicendo che non le importava niente. In realtà dopo mi disse che dovevo vergognarmi di me stessa, che avevo messo in ridicolo lei e mio padre e che per colpa mia era stato infangato il nome di mia madre.

Brittany sgranò gli occhi. –Ma è terribile! Come può averti detto questo?

Santana alzò le spalle. –Secondo me non lo pensava veramente, ha soltanto trovato una buona scusa per torturami oltre a quanto già non facesse.

-Come fai a saperlo?

-Me lo sento. Altrimenti l’avrebbe raccontato a mio padre.

-Non l’ha detto a lui?

-No. Tutt’ora non sa questa storia. Ma credo che ormai abbia intuito qualcosa, lo capisco da come ti guarda e da come guarda me quando sono con te. Ma tanto a lui non interessa niente a prescindere.

Brittany la fissò intensamente negli occhi. –Lo sai che a me importa di te, vero?- le chiese sottovoce.

Santana la guardò per un lunghissimo minuto, accarezzandole il viso delicatamente. Sapeva già cosa rispondere, le bastava leggere quegli occhi così puri.

-Si, lo so- sussurrò prima di baciarla.
 

°°°°°°°°°°°°°°°°°°°


L’indomani a scuola per Brittany fu una tortura il semplice arrivare in classe. Ogni singolo essere umano sembrava essersi alzato solo per lanciarle occhiate maligne o per ridere alle sue spalle.

Aveva detto che non le importava, ma la verità era che stava cominciando a darle fastidio tutto questo.

Quando finalmente arrivò nel suo corridoio e la salvezza le sembrava vicina, un ragazzo dell’ultimo anno le si parò davanti con un ghigno divertito.

-Potresti farmi passare?- chiese irritata.

-Dovevo sospettare che c’era qualcosa di maniaco in te. Insomma chi indosserebbe quei pantaloncini a Dicembre?- disse divertito.

-Non ho voglia di perdere tempo con un idiota, levati dal mezzo.- ribattè innervosita, cercando di nuovo di evitarlo.

Il ragazzo sghignazzò. –Sono curioso di vedere cosa ne potrebbe pensare di te uno strizzacervelli! Qualcuno che sia stato partorito da una troia, cresciuto con una scrittrice pazza e che passa tutto il giorno con un gay, mi chiedo che razza di persona possa essere!

-L’hai detto tu stesso: una persona- intervenne una voce alle spalle del ragazzo. Entrambi si voltarono e si trovarono davanti Santana con l’espressione più arrabbiata del suo repertorio. –Invece tua madre non sembra essersi impegnata a sufficienza! In nove mesi è riuscita solo a fare un enorme stronzo!- concluse acida.

Il ragazzo scattò in avanti e le diede una spinta, ma la ragazza si riprese subito e rispose con un pugno ben piazzato sul naso.

-Lopez!- gridò dal nulla il professor Schuester a una Santana che non lasciava più andare il ragazzo –Ora basta! Basta ho detto!- riuscì a staccarla dal tizio che ora era rannicchiato a terra spaventato come un bambino e la condusse nel suo ufficio.

Santana si sedette e osservò l’uomo che si passava nervosamente una mano tra i capelli. Entrambi gettarono un’occhiata al corridoio attraverso le finestre trasparenti e notarono Brittany, il ragazzo di prima e il preside che guardavano all’interno.

-Ascoltami bene Lopez- iniziò con tono severo il professore guardando Santana dritta negli occhi –Ora voglio che tu faccia una faccia arrabbiata e che sbatta un pugno sul tavolo!

Santana lo guardò a bocca aperta. –Ma che diavolo sta dicendo?

-Fai quello che ti dico Lopez! In questo momento hai torto e tutti si aspettano che io ti dia una nota di ammonimento, per cui fai una faccia arrabbiata come se ti stessi rimproverando!- disse il professore con aria minacciosa, mentre la indicava con l’indice e alzava le braccia, come a similare una discussione animata.

La latina dopo essersi ripresa obbedì e diede un pugno sul tavolo.

-Quindi lei pensa che io abbia ragione?- chiese cercando di mantenere l’espressione più arrabbiata possibile, ma non era molto facile, più che altro cercava di trattenere una risata.

-Certo che hai ragione!- continuò Schuester mentre prendeva a girare intorno alla ragazza e alla scrivania, come se avesse iniziato una lunga predica. –Ho sentito ciò che ha detto quell’idiota e l’avrei picchiato io stesso se non fossi un insegnante.

-Perfetto!- stette al gioco Santana alzandosi improvvisamente dalla sedia e mettendo le mani sulla scrivania, come se fosse indignata. –Posso andare allora?- urlò.

-Non prima che io faccia finta di scriverti una nota sul registro!- rispose Schuester, aprendo il registro su una pagina a caso e facendo finta di scrivere qualcosa. Lo chiuse con foga e la indicò. –Puoi andare!- esclamò.

-Grazie- rispose con veemenza Santana alzando le braccia al cielo e trattenendo una risata.

Uscì dal suo ufficio e incrociò lo sguardo di Brittany, che la guardava preoccupata, quello del ragazzo che la fissava con un ghigno in faccia e quello del preside che invece sembrava soddisfatto.

-Spero che questo ti serva da lezione Lopez- le disse quest’ultimo prima di allontanarsi.

Santana ignorò tutti e prese per mano Brittany, trascinandola via da lì. Quando fu sicura che nessuno le stesse a sentire, finalmente scoppiò a ridere e le raccontò cos’era realmente accaduto dentro l’ufficio.

 
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Lanciò lo zaino in un angolo della stanza ed emise un sospiro di sollievo.

Si coricò sul letto e chiuse gli occhi, cercando di riposare pochi minuti. Quella giornata a scuola era stata pesante. Dopo che Santana l’aveva difesa da quel ragazzo idiota, aveva passato quasi tutto il tempo rispondendo a curiosità dei suoi compagni ed evitando tutta la gente nei corridoi. Per fortuna Santana e Artie stettero quasi tutto il tempo con lei, così da permetterle di ignorare chiunque altro.

Quando stava per addormentarsi, cominciò a sentire un vocio provenire da sotto la sua finestra. Man mano che passavano i minuti, il volume delle voci diventava sempre più alto, fino a quando decise di alzarsi per controllare cosa stava succedendo.

Restò a bocca aperta quando si accorse che il suo giardino era pieno zeppo di reporter e cameraman che avevano accerchiato la povera Grace e non volevano lasciarla andare.

Si precipitò velocemente e spalancò la porta d’ingresso, mentre Blaine tentava inutilmente di fermarla.

Un flash le colpì gli occhi e si ritrovò accerchiata da decine di microfoni. Tentò di guardare il punto in cui si trovava Grace e si fece spazio tra la folla. Prese per un braccio la donna e tentò di rientrare in casa.

“Brittany, Brittany aspetta! Qualche commento sulla tua presunta malattia venerea?”

-Ma che cavolo state dicendo?

“E’ vero che la signora Holliday ha denunciato l’ufficio adozioni perché non era stata avvisata?”

-No!

“Nulla da dichiarare sul tuo figlio illegittimo?”

“E’ vero che hai incontrato varie volte la tua vera madre?”

“Si dice che il tuo manager sia in realtà un tuo fratello illegittimo! E che voi abbiate un rapporto incestuoso! Confermi?”

Brittany chiuse la porta alle sue spalle con ferocia e si portò le mani ai capelli.

Non ne poteva più di tutta quella situazione e si sentiva una debole. Non erano passati neanche due giorni ma era già stanca di dover sentire tutte quelle assurde accuse.

-Pensavo l’avessi presa bene- mormorò Blaine accanto a lei mettendole una mano sulla spalla. Non l’aveva neanche sentito arrivare.

-Infatti era così, ma oggi mi stanno dicendo tante cose cattive. Se la prendono anche con voi! Voi che non c’entrate niente!

-Neanche tu c’entri niente, Brit. Sono solo dei sanguisuga!- la confortò Blaine abbracciandola.

-Voglio Santana- mormorò la bionda.

-Allora chiamala.- rispose ovvio lui passandole il telefono.
 

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-Cinque minuti e sono lì!- esclamò la latina staccando la chiamata e fiondandosi in macchina. Mise in moto e in pochissimo tempo si trovò davanti casa della ragazza. Restò stupita nel vedere tutta quella folla lì davanti.

-Permesso!- urlò facendosi strada a suon di gomitate –Fatemi passare! Levatevi dal mezzo!- Qualcuno le pestò un piede –Ehi! State attenti idioti sciacalli!

-Ehi!-rispose uno offeso –Guarda che io sto lavorando!

-Gran bel lavoro gongolare sulle vite degli altri! Complimenti, i tuoi figli saranno fieri di te!- ribattè acida facendogli cadere il microfono.

Finalmente arrivò alla porta d’ingresso, la quale si aprì immediatamente. Ne uscì Brittany che si tuffò tra le sue braccia. Senza dire una parola Santana le avvolse un braccio intorno alle spalle e la trascinò di nuovo tra la folla, facendosi strada fino alla macchina. I giornalisti le seguirono, ma lei fu rapida a salire e partire velocemente, rischiando di investirne uno o due.
 


Per tutto il tragitto Brittany non emise nemmeno un suono, facendo preoccupare non poco la latina.

Quando entrarono a casa di Santana, lei la prese per mano e la portò direttamente in camera sua, chiudendo la porta a chiave.

Brittany si sedette in un gesto automatico sul letto e si portò le mani ai capelli. Delle lacrime cominciarono a scenderle lungo il volto.

Santana la raggiunse e l’abbracciò, mentre Brittany portava il viso nell’incavo del suo collo.

-Ehi- mormorò la latina –Calmati Britt. Non è niente, sono solo degli idioti, tutti.

-Lo so- rispose con voce ferma l’altra –Sono solo lacrime di nervosismo. È da stamattina che non mi lasciano in pace e adesso ho solo bisogno di sfogarmi un attimo.

-Ok- mormorò Santana continuando a cullarla. Quando finalmente la bionda si fu calmata, si staccarono e le sorrise. –Meglio?

Brittany annuì e sorrise amara. –Scusa per questa scena patetica, avevo detto che non mi importava invece sono qui a piangerti addosso. Mi dispiace.

-Non dirlo nemmeno per scherzo- ribattè velocemente Santana –Non pensare  nemmeno un secondo di scusarti, ok? Sarei corsa da te anche se ti trovassi in Perù e ti fosse caduto un bicchiere di latte a terra!

La bionda sorrise, finalmente allegramente. –Non penso che arriverò mai a questo punto!

Santana rise –Lo so. – tornò seria –Ma dico davvero. Ogni volta che avrai bisogno di una spalla su cui piangere, chiamami. Chiamami sempre. Io verrò, dovunque mi trovi. Va bene?

Brittany non rispose e la fissò intensamente negli occhi per svariati secondi.

-Dove sei stata finora?- le chiese incurvando le labbra in un sorriso, al quale la latina rispose subito.

-In fondo all’aula ad osservarti mentre urlavi contro tutti!- scherzò, dandole poi finalmente un bacio.

Brittany le circondò il collo con le braccia e approfondì il bacio. Si staccarono per riprendere fiato. La bionda guardò l’orario e vide che ormai era tardi.

-Voglio restare qui stanotte- annunciò sottovoce.

-Va bene- rispose Santana sfiorandole il naso con il suo –Ti vado a prendere il pigiama..

-No!- esclamò decisa Brittany guardandola negli occhi –Voglio restare qui….con te.

La guardò ancora più intensamente e Santana non ebbe bisogno di altre spiegazioni.

Unì di nuovo le labbra con le sue e si lasciò andare sulle lenzuola, tenendola stretta a lei, come se non volesse farla allontanare mai più.
 

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Ancora una volta devo pregarvi di non odiarmi per aver interrotto sul più bello! Ma stavolta ho una giustificazione decente! Il rating di questa storia infatti non è rosso, quindi non posso descrivere la scena che stavate aspettando da tanto tempo! Inoltre non sarei molto brava a descriverlo e rischierei di rovinare il momento, per cui preferisco che siate voi ad immaginarla come volete!
Detto questo, ho scritto la prima parte del capitolo stanotte alle 3 e mezza circa e l’altra questo pomeriggio di corsa, quindi non sono sicura del risultato!
Aspetto come sempre i vostri commenti!! Grazie mille a chiunque apprezzi questa storia!!
Fede

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Capitolo 19
*** Capitolo 19 ***


Buongiorno e scusate il leggero ritardo, ma ho avuto davvero poco tempo per scrivere, però ho deciso di aggiornare perché, dopo aver visto il promo della prossima puntata, ho la sensazione che la mia ispirazione sparirà presto! -.-“  
Wankyglee mi ha fatto un regalo bellissimo, creando due immagini di copertina fantastiche, ma non riesco a inserire l'immagine in nessun modo, quindi per favore qualcuno può gentilmente spiegarmi come fare? :( Comunque..Buona lettura!!

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L’uomo spense la macchina e  assaporò ancora per qualche minuto il tepore all’interno dell’abitacolo.

Si guardò intorno e notò che quella mattina c’era poca gente, probabilmente a causa del freddo mattutino di Dicembre.

Osservò un uomo anziano uscire dal cancello e attraversare a fatica lo spazio che lo separava dalla fermata dell’autobus. Indossava un lungo cappotto invernale e un berretto di lana e in una mano teneva un sacchetto di plastica chiuso. Sospirò immaginandosi nel futuro con l’aspetto di quell’uomo, che usciva da quel cancello quasi ogni mattina da anni.

Anche lui andava ogni volta che gli era possibile, perché si era promesso che sarebbe andato sempre lì, salute permettendo.

Prese la busta che aveva accanto e uscì dall’auto, stringendo di più la sciarpa.

Salutò con un cenno il custode che stava seduto in una piccola stanza accanto al cancello principale e sfogliava distrattamente il giornale.

Continuò a camminare per qualche minuto, finché non arrivò alla sua meta.

Un senso di fastidio prese immediatamente vita alla bocca dello stomaco. Come succedeva sempre, da tanti anni. Sapeva che non si sarebbe mai abituato a quella visione, neanche se fossero passati decenni.

Si inginocchiò piano, spostando i fiori degli altri visitatori che avevano coperto la fotografia.

Passò delicatamente una mano sopra la scritta incisa sulla lapide di marmo, che recitava “Isobel Marie Granero in Lopez”.

-Ciao amore mio- mormorò piano l’uomo osservando il volto sorridente della donna nella fotografia. Aveva lunghi capelli neri, tratti latini e occhi chiari. Nell’immagine era ancora molto giovane e in salute. Era stata scattata più o meno nel periodo in cui si erano conosciuti. Aveva scelto lui stesso quella foto, perché era così che voleva ricordarla: sorridente e felice.

-Questi sono per te- continuò parlando in un tono di voce basso, come se avesse davanti la donna e le stesse sussurrando parole d’amore in segreto. Tirò fuori dalla busta un mazzo di fiori bianchi, i gigli. –Sono i tuoi preferiti. Stamattina dal fioraio mi sono ricordato che non te li compravo da tantissimo tempo, che sbadato che sono!- sorrise amaramente, passandosi una mano sul volto.

-Ieri ho discusso con Luz- la informò, mettendosi a sedere sulla lapide e guardandosi le scarpe –Mi ha rimproverato perché sto sempre al lavoro e le trascuro. Dice che a volte pensa che io voglia più bene ai suoi colleghi che a loro.- osservò divertito il volto della donna, immaginando la sua espressione se fosse stata lì.

-Già, ha usato il plurale. Si riferiva anche alla sorella.- ridacchiò –Se è arrivata addirittura a includerla nel discorso, significa che sono davvero pessimo.- sospirò.

-Sai, hanno dei caratteri molto forti. Tutte e due. Luz è una donna a tutti gli effetti adesso. Si prende cura della casa e lavora. Ha una forza incredibile. Però discutiamo spesso, ma sai anche tu perché. Siamo molto simili, lo dicevi sempre. Siamo due cavernicoli.- rise divertito pensando all’irascibilità della figlia maggiore.

-E Santana…-iniziò, incupendosi di nuovo. –Lei è diventata una giovane donna. È bellissima, Isobel, davvero bellissima. Ogni volta che la guardò penso che ti assomiglia sempre di più. Eccetto per gli occhi. Anche lei ha ereditato le iridi scure dei Lopez. Però il carattere no. Purtroppo non posso dirlo con certezza, perché non la conosco molto bene, ma sono sicura che ci sia tantissimo di te in lei.

Osservò ancora una volta l’immagine della donna sorridente e sentì gli angoli degli occhi cominciare a pizzicargli.

-Hai sentito cos’ho detto?- chiese retoricamente –“Non la conosco molto bene”- ripetè scuotendo la testa amaramente –Un padre che non conosce la figlia diciassettenne. Che cosa assurda… Sono un completo disastro!- una lacrima silenziosa scese sul suo viso, sparendo all’interno della barba leggermente incolta.

-E’ che non ce la faccio- continuò sentendo la voce incrinarsi –Non ci riesco. Ogni volta che la guardo, ho davanti la tua immagine. Ti vedo seduta su quel letto d’ospedale, mentre me la consegni in braccio e mi dici addio.- cominciò a piangere leggermente più forte, ma parlando sempre a voce bassa. –Io lo so che tu mi odierai adesso. Lo so e hai ragione perché è nostra figlia. E io mi sento morire da quando ho visto che ti somiglia così tanto. Perché mi ricorda te e mi ricorda il dolore del non averti più accanto.- si asciugò le lacrime, che ora scendevano abbondanti, con il dorso della mano.

-L’altro giorno è entrata in cucina mentre stavo parlando con Luz. Ha preso una tazza di caffè e l’ha bevuto, odorandolo leggermente prima di poggiare le labbra sulla tazza e socchiudere gli occhi. Io e Luz ci siamo guardati per un istante perché abbiamo pensato tutt’e due la stessa cosa. Quel gesto lo facevi sempre anche tu. È incredibile come lo abbia ereditato da te senza averti mai conosciuta.- ridacchiò amaramente.

-E sai cos’altro ha preso da te? Una cosa che non sapevo neanche la interessasse. Ma non so niente di lei, potrebbero esserci tante altre cose. Le piace cantare, Isobel, le piace la musica. Tu amavi la musica, ricordo quando cantavi a Luz ogni cosa che ti saltasse in mente e lei ti chiedeva di smetterla perché non ne poteva più- rise sinceramente- L’ho scoperto per caso, grazie ad una sua amica. Ma non è come te, amore mio, che riuscivi a mala pena a tenere il tempo. Lei ha davvero una bella voce, quasi straordinaria. Ti ha dedicato una canzone davanti al pubblico, ma sono sicuro che questo lo saprai già. Io ho pensato a te tutto il tempo, ho immaginato come ti sarebbe piaciuto sentirla cantare.- si bloccò un attimo soppesando il peso delle sue stesse parole.

-A Luz invece non credo sia piaciuto molto. Lei era seduta accanto a quella ragazza bionda che gira sempre intorno a casa nostra e credo abbiano discusso. La sera ha pianto per un po’ nella sua stanza, ma non sono entrato a chiedere cosa avesse. Non siamo tipi da confidenze, noi tre. Ognuno di noi nasconde il proprio dolore e non ne parla con gli altri. L’unica differenza è che io e Luz condividiamo lo stesso, mentre Santana ne ha uno tutto suo. So che in parte è colpa mia perché non le do attenzioni, ma mi permetto di dire che credo soffra soprattutto per il modo in cui si comporta Luz. Ma io non la biasimo, non riesco ad intervenire perché in fondo fa comodo anche a me. Sono una persona orribile, amore mio. Vorrei uscire dal guscio del mio egoistico dolore e cercare di salvare questa famiglia. Ma eri tu quella forte, non io.

Si passò una mano sugli occhi lacrimanti un’ultima volta, poi mandò un bacio alla fotografia in segno di saluto e si allontanò.

Percorrendo la strada verso l’uscita del cimitero, si imbatté in una figura familiare. Una donna anziana, dai tratti latini stava camminando lentamente verso di lui.

-Ciao Victor- esordì la donna guardandolo affettuosamente.

-Buongiorno Lola- rispose l’uomo.

-Come stai?- le chiese, interessata.

-Io sto bene, grazie- si sforzò di sorridere alla donna, nonostante fosse sicuro di aver ancora gli occhi lucidi. –Tu?

-Come i vecchi!- scherzò l’anziana signora –Y como estan las chicas? (Come stanno le ragazze?)

-Todo bien. Ahora Luz esta trabajando y Santana creo que esta dormiendo. (Tutto bene. Adesso Luz è a lavoro e Santana credo stia dormendo)

La donna sorrise e lo guardò tristemente. –Mi piacerebbe avervi tutti e tre a casa mia a Natale- propose spiazzandolo.

Victor la guardò per un attimo, non sapendo cosa rispondere. Da anni non passavano più le feste con qualcuno.

-Mi piacerebbe rivedere le mie nipoti- continuò la donna.

L’uomo restò in silenzio un altro po’, osservando gli occhi chiari della donna, così simili a quelli di Isobel. Annuì lentamente, socchiudendo un po’ gli occhi.

La suocera le poggiò una mano sul braccio, in segno di saluto, poi gli sorrise e continuò per la sua strada, in direzione della tomba della figlia.

Victor entrò in auto sospirando, una fastidiosissima sensazione che lo perseguitava. “Stanno bene” aveva risposto, includendo anche Santana. Se sua suocera avesse saputo come trattava la nipote più piccola, probabilmente non l’avrebbe più guardato in faccia.

-Sei stata tu vero?- chiese ironicamente guardando il cielo –L’hai mandata da me per farmi sentire in colpa? Così comincio a cambiare?- sorrise amaramente continuando ad osservare in alto. Dopo alcuni secondi in cui non arrivò nessuna risposta, accese l’auto e partì.
 

°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
 

Santana aprì gli occhi, svegliata dal rumore del portone che si chiudeva. Probabilmente era Luz che stava uscendo di casa per andare a lavoro.

Un buonissimo profumo le colpì le narici e sentì una piacevole sensazione di calore sul suo corpo nudo. Si ricordò solo in quel momento di essere con Brittany.

Aveva le braccia intorno al corpo dell’altra, che aveva la schiena appoggiata contro il suo petto e il viso sul suo braccio.

Sorrise ricordando i momenti della notte appena trascorsa, ancora vividi nella sua mente e sul suo corpo.

Poggiò le labbra sulla spalla di Brittany e le spostò leggermente i capelli biondi, così da avere più spazio. Cominciò a lasciarle piccoli delicati baci sulla spalla, poi salì verso il collo e si fermò sulla nuca. Ispirò forte l’odore della pelle della ragazza, poi riprese la sessione di coccole.

Sentì Brittany muoversi leggermente e capì che si stava svegliando anche lei. Sorrise contro la sua nuca e le diede un piccolo morso, stringendola ancora di più.

La bionda si girò tra le sue braccia, tenendo ancora gli occhi chiusi, con in viso un’espressione beata.

-Buongiorno-  sussurrò Santana, accarezzandole delicatamente il viso e dandole un bacio sulla punta del naso.

-Ciao- rispose Brittany con la voce un po’ roca, sorridente. Aprì gli occhi e li puntò in quelli della latina.

-Come stai?- le chiese la mora continuando ad accarezzarla. La bionda le bloccò la mano, intrecciandola con la sua e portandosela alle labbra per baciarle delicatamente le dita.

-Benissimo- rispose guardandola dolcemente –E’ stata la notte e il risveglio più bello della mia vita- disse sinceramente avvicinandosi ancora di più all’altra.

Santana arrossì e poggiò le labbra sulle sue, baciandola delicatamente. Brittany le cinse la schiena con le braccia e intrecciò le loro gambe, portandosela ancora più vicina. La latina strinse di più la presa intorno alle sue spalle, incollando completamente i loro corpi.

La latina non si era mai sentita così bene. Sarebbe rimasta in quel letto con lei per tutta la vita. Sentì la bionda sorridere nel bacio e le diede un leggero morso al labbro inferiore.

Quando si staccarono, dopo parecchi minuti, Brittany si accoccolò di nuovo contro il suo petto e prese a lasciarle piccoli e delicati baci sulla clavicola.

Santana la strinse a sé e cominciò ad accarezzarle i capelli.

-Dobbiamo andare a scuola?- chiese tristemente d’un tratto la bionda.

-Tu vuoi andare?- chiese seria –Te la senti di affrontare la gente?

Brittany passò un dito sul braccio della ragazza, sfiorandole delicatamente la pelle e provocandole mille brividi. Ci pensò su per un po’ e poi rispose sinceramente –In realtà non mi va di dover rispondere ancora a tutte quelle domande e sentire tutte quelle cose. Non credo le acque si siamo calmate molto da ieri sera. Specialmente dopo il tuo intervento a casa mia. –aggiunse divertita guardando in viso la mora.

Santana ridacchiò –Allora restiamo a casa. Speravo proprio lo dicessi!- scherzò.

-Ehi, guarda che vale per me. Tu se vuoi puoi andare a scuola! Così prendi appunti per entrambe!- propose la bionda.

La latina si allontanò leggermente e la guardò sorpresa, sgranando gli occhi. –Mi faresti andare a scuola da sola?- la rimproverò.

Brittany scoppiò a ridere –Sto scherzando, idiota.- le diede un bacio veloce divertita, mentre Santana la guardava fintamente offesa.

-Ti diverti a prendermi in giro? Bene, allora niente colazione!- incrociò le braccia in segno di sfida e Brittany aprì la bocca indignata.

-Ah si?- senza preavviso iniziò a farle il solletico e Santana tentò di difendersi in tutti i modi, tra le risate di entrambe.

Dopo alcuni minuti, ripresero a baciarsi dolcemente, tenendosi strette.

Brittany si interruppe e poggiò la fronte su quella di Santana, guardandola intensamente.

-Che c’è?- chiese la latina.

La bionda sembrò incerta. –Voglio stare con te- mormorò piano.

Santana sorrise divertita –Britt, non ti facevo così instancabile! Ci siamo addormentate solo un paio d’ore fa e..

-No- la bloccò velocemente la bionda –Non intendevo in quel senso- precisò arrossendo.

Santana corrugò le sopracciglia, non capendo.

-Voglio essere la tua ragazza- concluse Brittany, non distogliendo lo sguardo da quello dell’altra.

La latina sentì il suo cuore battere a mille. Era troppo bello per essere vero.

-La mia ragazza?- le chiese titubante. La bionda annuì.

-Sei sicura?

Brittany rise. –Certo che sono sicura!

-Ma io sono un completo disastro! Sono una continua fonte di guai! Sono sbadata…e asociale…e permalosa….e indisponente..e..- venne interrotta dalle labbra di Brittany sulle sue.

-E mi piaci da morire per tutte queste cose- concluse la bionda sulle sue labbra. –E perché ci sei sempre quando ho bisogno di te. E perché voglio esserci quando hai bisogno di me.

Santana sorrise e annuì.

-E’ un si?- chiese speranzosa la bionda.

-E’ un si- rispose la mora avvicinandosi di nuovo al suo viso.
 

°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
 
 
Luz rientrò in casa e posò le chiavi sul cassetto dell’ingresso. Sentì delle risate divertite e si indirizzò in cucina.

All’interno, Santana e Brittany stavano combinando un macello nel maldestro tentativo di cucinare qualcosa.

Sbuffò spazientita guardando lo stato in cui era ridotta la stanza, ma fu distratta da qualcos’altro.

Osservò il viso della sorella e restò stupita nel notarlo così allegro. Era la prima volta che la vedeva così spensierata. Brittany disse qualcosa e Santana scoppiò a ridere. Luz si sorprese a sentire per la prima volta il suono della sua risata. Sentì una leggera sensazione fastidiosa alla bocca dello stomaco, ma decise di non badarci.

A un tratto Santana si avvicinò alla bionda e le diede un leggero bacio sulle labbra, sorridendo beata.

Qualcosa di strano successe dentro di lei. Non le dava fastidio che stesse baciando una ragazza. E il fatto che non le stesse dando fastidio la irritò.

Entrò in cucina e le ragazze si accorsero di lei.

-Ciao- salutò educatamente Brittany.

-Ciao- rispose freddamente –Che succede qui? Cos’è questo disastro?

Santana si irrigidì vedendola entrare e si grattò la nuca. –Stavamo cucinando il pranzo.- spiegò, abbassando lo sguardo.

-E lo state preparando a terra?- chiese osservando un pomodoro sul pavimento.

-E’ colpa mia- intervenne la bionda –Sono un po’ maldestra. Ma ti prometto che poi pulisco tutto.

-Quindi deduco che, anche se non me l’hai chiesto, resti a mangiare qui.- sentenziò la donna guardando severamente Santana.

-Deduci benissimo- rispose schietta la ragazza, ricambiando l’occhiata della sorella.

Luz annuì. –Perfetto, io sono in camera mia. Quando è pronto chiamate- uscì dalla stanza senza aggiungere nient’altro e salì le scale.

Le due ragazza si guardarono.

-Pensavo che mi avrebbe sbattuto fuori di casa- ammise sinceramente Brittany.

-Se si fosse permessa l’avrei presa a calci!- rispose solennemente la latina, facendo ridere l’altra.

Il cellulare di Brittany squillò e la ragazza rispose. Parlò per un paio di minuti, in un tono allegro e divertito, mentre Santana finiva di cucinare.

-Ok, perfetto! Allora a più tardi, ciao ciao!- concluse la chiamata la bionda e si avvicinò contenta verso la latina.

-Chi era?- chiese questa mentre accendeva il fuoco sotto la padella.

-Era Blaine!- rispose con entusiasmo –Kurt ci ha invitati a casa sua di pomeriggio! Per stare un po’ di tempo insieme!

-Capisco- disse Santana incupendosi un po’ –Ti passa a prendere dopo pranzo?

-Ci passa a prendere!- la corresse la bionda, sorridente- Ha invitato anche te!

-Davvero?-  chiese sorpresa la latina.

-Certo!- squillò entusiasta Brittany dandole un bacio sulla guancia –Kurt ti adora, non l’hai ancora capito?

Santana rise e l’abbracciò.
 

Il pranzo passò nel quasi più totale silenzio. Erano solo loro tre, il padre era rimasto in ufficio e sarebbe rientrato nel pomeriggio.
Intorno alle quattro le ragazze sentirono un clacson suonare e uscirono raggiungendo Blaine in macchina.

Brittany si sedette al suo solito posto accanto all’autista, mentre Santana si posizionò dietro di lei. La bionda e il manager parlarono quasi tutto il tempo, per lo più sugli avvenimenti del giorno prima.

La latina osservava la sua, ormai, ragazza attraverso lo specchietto. Ogni tanto la bionda se ne accorgeva e le sorrideva in risposta.

Arrivarono alla villa di Kurt e lì trovarono l’attore ad accoglierli sorridente nell’ingresso.

Brittany e Santana restarono a bocca aperta davanti tutto quel lusso, mentre Blaine sembrava ormai completamente a suo agio.

-Ragazze!- esclamò Kurt abbracciando prima una e poi l’altra. Era in maniche corte, poiché nonostante fuori ci fosse davvero molto freddo, lì dentro i riscaldamenti erano altissimi.

-Ciao Kurt!- ricambiò l’abbraccio Brittany.

-Fa un caldo terribile qui dentro- osservò Blaine, levandosi la sciarpa.

-C’è il pavimento termo riscaldabile!- rispose Kurt come se fosse la cosa più naturale al mondo. I tre ospiti si scambiarono un’occhiata scioccata e lo seguirono nel salotto.

Presero posto intorno a un tavolo e Kurt versò loro del caffè.

-Si può fumare qui dentro?- chiese Santana dopo aver finito di bere il suo.

Brittany e Kurt risposero contemporaneamente con un “no” e un “si” a testa.

La latina guardò la bionda corrugando le sopracciglia.

-Non devi fumare! Ti fa male!- la rimproverò questa.

-Kurt ha detto che posso!- protestò l’altra.

-Non mi interessa, io non voglio!

-Brittany!

-Santana!

I due ragazzi osservarono divertiti la scena e si scambiarono un’occhiata eloquente.

-Volete vedere il giardino?- propose Kurt –Però dobbiamo coprirci, fuori non è termo riscaldabile!- scherzò.

La proposta bastò per zittire il battibecco tra le due ragazze e far spalancare gli occhi a Brittany.

L’attore la prese come una proposta affermativa e li guidò all’esterno.

Gli occhi di Brittany brillarono come la mattina di Natale. Il giardino era molto grande, circa dieci volte in più di quello di casa sua.

Eccitata prese la mano di Santana e corse verso una grande fontana che si trovava un po’ più in là.

Blaine, che già conosceva quella casa, restò a fianco di Kurt ed entrambi le osservarono sorridenti.

-A quanto pare è nato ufficialmente un nuovo amore, vero?- chiese divertito Kurt.

Il moro guardò le due ragazze. Santana abbracciava Brittany da dietro, mentre entrambe osservavano i pesci rossi all’interno dell’acqua.

-Direi di si- rispose Blaine. Non poteva che essere contento per la sua amica. Anche se per lui quella ragazza restava ancora un mistero, sembrava invece che loro si conoscessero alla perfezione. –Fino a tre mesi fa non l’avrei mai potuto immaginare.

-Non avresti potuto immaginare un sacco di cose- osservò Kurt, guardandolo fisso negli occhi –Come il nostro incontro, per esempio.

-E’ vero- mormorò il manager sostenendo il suo sguardo e sorridendo leggermente.

-Dobbiamo ringraziare Brittany- continuò l’attore.

-O il destino- disse Blaine avvicinandosi leggermente.

Restarono così per un po’, semplicemente guardandosi negli occhi e abbozzando piccoli sorrisi.

-C’è una cosa però, che spero non accadrà.- esordì d’un tratto Blaine, abbassando gli occhi e rabbuiandosi.

-Cosa?

-Una cosa spiacevole che potrebbe succedere alla nostra famiglia.
 
 

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Sono sicura che presto mi ucciderete XD ahahah
Prometto di postare il prima possibile e svelarvi finalmente il grande mistero : )
Scusatemi per il capitolo breve, prometto che il prossimo sarà più lungo : )
Aspetto i vostri commenti e le vostre impressioni come sempre!
Fede

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Capitolo 20
*** Capitolo 20 ***


Questo è il capitolo più lungo che io abbia mai scritto, complice un Sabato sera passato a casa! XD
Spero di essere riuscita ad inserire l’immagine stavolta, ringrazio ancora una volta WankyGlee per averla creata!
Buona lettura!

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21 Dicembre

Santana si appoggiò sulla ringhiera delle scale d’emergenza e accese una sigaretta.

Un soffio di vento la fece rabbrividire e strinse più forte la sciarpa intorno al collo.

Gettò una boccata di fumo e guardò un’insegnante parcheggiare l’auto e scendere parlando al cellulare.

Era talmente assorta ad osservare i movimenti impacciati della donna che non si accorse della porta dietro di lei che si apriva.

-Ti sei ridotta a fumare di nascosto?- chiese una voce alle sue spalle.

Santana sobbalzò e si voltò verso Artie, che la guardava divertito. Gli sorrise e tornò a voltarsi verso il parcheggio.

-Con Brittany abbiamo concordato che avrei fumato solo quando non è con me- spiegò ridacchiando.

-Quindi hai praticamente smesso, dato che state tutto il giorno insieme- osservò Artie affiancandosi a lei.

-Ha parlato il nuovo acquisto della comunità asiatica di Lima!-ribattè la latina, sedendosi su uno scalino.

-Touchè!- si arrese il ragazzo alzando le mani. –Che farai a Natale? Passerai il pomeriggio guardando per la milionesima volta “Il Grinch?”

-Non quest’anno- rispose ermetica Santana distogliendo lo sguardo.

Artie si accigliò –In che senso?

-A quanto pare mia nonna ci ha invitati a casa sua. E mio padre ha accettato.

Al ragazzo per poco non cadde la mascella a terra. –Ha accettato? Victor Lopez ha accettato di passare il Natale come tutte le persone normali?

Santana alzò le spalle, ma non disse niente.

-E tu che ne pensi?- continuò Artie.

La latina si grattò il naso, sovrappensiero.

-Non che la mia opinione conti particolarmente- rispose dopo un po’- Ma mi fa piacere rivedere mia nonna. Non passiamo un po’ di tempo insieme da molto. L’unica scocciatura è che ci sarà la perfetta famiglia di mio zio e non sono psicologicamente pronta ad un loro interrogatorio.- sbuffò.

-Su cosa?

-Su tutto! Sulla scuola, sull’università, su i progetti per il futuro, sul “fidanzatino”- evidenziò l’ultima parola facendo i segni delle virgolette con le dita.

-Ah, beh, quello sarebbe un bell’argomento.- scherzò Artie.

Santana lo guardò torva.

La porta delle scale si aprì nuovamente e uscì Brittany.

-Oh eccovi finalmente!- esclamò raggiante –Vi stavamo cercando per…..Santana!- la fulminò con lo sguardo, mentre la latina cercava di nascondere la sigaretta.

-Che c’è?- chiese quella con finta innocenza.

-Ti ho vista!- la rimproverò incrociando le braccia. Santana sbuffò e spense la sigaretta.

-Avevamo un patto mi pare!- le ricordò la mora avvicinandosi per darle un bacio, ma Brittany la spinse via.

-Non ti bacio, fai una puzza micidiale!

-Ma Britt..-restò a bocca aperta la latina.

-No! Sciacquati la bocca e poi se ne parla!- guardò verso Artie –Comunque dovreste entrare, sta arrivando la professoressa.

Rientrò in corridoio, seguita dagli altri due.

Artie aprì per primo la porta, ma prima che Brittany potesse seguirlo, Santana l’afferrò per la manica e le diede un bacio veloce, ridendo.

La bionda le diede un piccolo schiaffo sul braccio, fintamente offesa.

-Ti avevo detto di no!

-Dai, poi se ne parla oggi pomeriggio e non voglio aspettare così tanto!- la supplicò mettendo su un piccolo broncio.

La bionda rise e non resistendo poggiò le labbra sulle sue, tirandola per la felpa.

In quel momento passò Figgins e le guardò con aria severa.

-Niente smancerie nei corridoi!- le rimproverò. Le ragazze si staccarono e lo guardarono irritate, ma l’uomo si era già allontanato e stava svoltando l’angolo.

-Sai- iniziò Brittany guardando il punto in cui era sparito il preside- Non abbiamo più consegnato quella cassetta alla polizia.

Santana ci pensò su un attimo –E’ proprio necessario?

-E’ una cosa grave, San- osservò la ragazza.

Un rumore di tacchi che annunciò l’arrivo della Professoressa Pillsbury le fece voltare.

-Lo faremo dopo le vacanze- concesse Santana, entrando in classe seguita da Brittany.
 

°°°°°°°°°°°°°°
 

25 Dicembre

Il silenzio in quell’auto era talmente intenso che Santana avrebbe giurato di poter sentire il rumore del suo sangue che scorreva nelle vene.

Suo padre guidava sovrappensiero, mentre Luz guardava distrattamente fuori dal finestrino.

La radio era spenta e Santana canticchiava in testa per cercare di rilassarsi.

Non si trovavano tutt’e tre sulla stessa auto da quando la latina aveva avuto l’incidente ed erano andati a prenderla in ospedale. E non andavano dalla nonna materna da tantissimo tempo.

Non che ci fossero mai stati chissà quali rapporti, ma da quando erano cresciute la vedevano sempre meno e si sentivano solo ogni tanto per telefono.

La nonna abitava in periferia di Los Angeles, quindi la scusa della lontananza era sempre stata perfetta per entrambe le parti.

Non che a Santana dispiacesse stare con la donna anziana. Era molto buona e gentile, ma non avendo sua madre come intermezzo non si era mai creato un vero e proprio rapporto nonna-nipote.

Ogni volta che da piccola andava a trovarla per un paio d’ore, la donna parlava soprattutto con Luz. Suo padre se ne stava sempre seduto in silenzio e attendeva che si facesse ora di tornare a casa.

Santana invece ascoltava la conversazione tra la sorella e la nonna senza mai intervenire, il più delle volte perché non aveva idea di chi o cosa stessero parlando.

Ricordava che ogni tanto giocava con il fratello minore di sua madre, Juan, che all’epoca non era ancora sposato e viveva lì. Adesso lui si era creato una famiglia e aveva due bambini molto più piccoli di lei.

Sospirò ricordando il giorno del suo matrimonio con una donna newyorkese e di come si era dovuta sorbire miliardi di domande da parenti che non sapeva nemmeno esistessero.

Da allora i rapporti con la parentela materna erano cessati quasi del tutto.

Suo padre imboccò una traversa a destra ed entrarono in una via piena di villette a schiera. Riconobbe quella della nonna materna, inconfondibile grazie al giardino curatissimo.

Victor parcheggiò e lanciò uno sguardo veloce alle due figlie, prima di scendere dall’auto.

Santana sistemò il cappotto che aveva indossato per l’occasione e si passò una mano tra i capelli, osservando la casa.

Sentì Luz sbuffare accanto a lei e si voltò a guardarla.

-Spero che non sia arrivato zio Juan- disse l’altra –Non me la sento di cominciare a fare sorrisi idioti da subito.

Santana ridacchiò –Concordo.

-Wow- osservò il padre guardandole un attimo stupefatto –Dobbiamo ringraziare lo spirito del Natale per avervi fatto andare d’accordo per un secondo. O, forse, l’insopportabilità della famiglia di Juan!- commentò ironico, voltandosi verso l’ingresso della casa.

Le due ragazze lo guardarono perplesse, ma nessuno aggiunse altro.

Santana si sentì strana. Avevano appena avuto uno scambio di battute. Loro. I Lopez.

Prese il dolce che avevano comprato per l’occasione e seguì Victor e Luz attraverso il cancelletto del giardino, fino alla porta principale.

Suonarono e attesero in silenzio.

La porta si spalancò e la donna anziana fece la sua comparsa sorridente. –Buongiorno! Benvenuti!

Li fece accomodare e uno ad uno la salutarono emettendo flebili “Auguri” di circostanza.

-Santana!- esclamò meravigliata mentre prendeva tra le mani il dolce che la ragazza le porgeva –Quanto sei cresciuta! Sei bellissima!

La ragazza sorrise nervosamente e si guardò intorno sperando in un cambio d’argomento.

-Sai- continuò la nonna, voltandosi verso Luz –Credo che assomigli a te quando avevi la sua età!- osservò pensierosa.

Luz guardò la sorella in modo scettico, sollevando un sopracciglio. –Direi che è nettamente più magra- commentò senza sbilanciarsi.

La donna non badò neanche alla risposta e li guidò verso la sala da pranzo, dov’era già pronto un lungo tavolo, non ancora apparecchiato.

-Juan non è ancora arrivato?- chiese Victor levandosi il cappotto.

-Saranno qui a momenti- rispose l’anziana prendendo i loro cappotti e portandoli in un’altra stanza.

Il silenzio calò di nuovo tra loro mentre aspettavano il suo ritorno.

Santana si guardò intorno e osservò le varie fotografie appese in giro.

Naturalmente ce n’erano tantissime di sua madre, sia da ragazza che da adulta. Altre ritraevano Juan da piccolo, altre tutta la famiglia al completo.

La nonna rientrò nella stanza e li fece accomodare.

-Hai cambiato un po’ l’arredamento della casa- notò Victor sedendosi.

-Eh si, da quando vivo sola ho molto più tempo per dedicarmi alla casa.- rispose la donna

Cominciarono a parlare del più e del meno, soprattutto dei lavori di Victor e Luz, che era seduta accanto alla sorella, e rivolgendo ogni tanto delle domande a Santana sulla scuola.

La latina rispondeva educatamente, poi le squillò il cellulare e lesse un messaggio di Brittany.  

La nonna la osservò divertita.

-Sei innamorata per caso, Santana?- chiese con un sorriso furbo.

La ragazza si sentì arrossire. –C..cosa? N..no! Perché?- rispose in difficoltà.

-Non saprei. Hai una nuova luce negli occhi- osservò la nonna.

-E un nuovo segno sul collo- sussurrò Luz portandosi un bicchiere alle labbra e facendosi sentire solo dalla sorella.

Santana si portò velocemente una mano sulla zona interessata  e roteò lentamente la testa, fingendo un torcicollo.

Il citofono suonò e la nonna si precipitò ad aprire.

-Potevi dirmelo prima!- sussurrò a Luz, rimproverandola.

-Ma è stato più divertente così- ghignò quella.

Due uragani castani entrarono nella stanza cominciando ad urlare, seguiti da una donna alta e altrettanto castana, con gli occhi chiari, chiaramente non latina.

-Michael! Elizabeth! Datevi una calmata! Perché vi dovete fare riconoscere sempre?- li rimproverò esausta.

Santana osservò i sue due cuginetti. Erano molto cresciuti dall’ultima volta che li aveva visti. Michael, il più grande, era Juan in miniatura, tranne che per gli occhi chiari presi dalla madre. Adesso doveva essere più o meno ai primi anni delle elementari, ma non ricordava la sua età esatta. Elizabeth invece somigliava molto alla madre e non poteva avere più di cinque anni.

Juan fece il suo ingresso in cucina. Era un uomo alto e robusto, sulla quarantina, con un paio d’occhi color nocciola. Non aveva ereditato quelli verdi di Lola.

-Ciao Victor- salutò stringendogli la mano. Poi si avvicinò alle nipoti e abbracciò a lungo entrambe. Santana si sentiva in imbarazzo davanti tutta quella confidenza.

Dopo aver apparecchiato si sedettero a tavola.  Juan si alzò in piedi e osservò tutti.

-Prima di cominciare vorrei dire che sono veramente felice di trovarci tutti qui riuniti in questo giorno di festa. Mi fa un immenso piacere passare questo Natale con voi, Victor- fece un cenno verso l’uomo che ricambiò –Quindi, prima di cominciare a mangiare, direi che una preghiera a Nostro Signore sia d’obbligo, per ringraziarlo di questo cibo e per aver riunito i Lopez e i Granero.

Tutti i commensali si misero in piedi e Santana, in preda al panico, guardò Luz che aveva lo stesso sguardo.

Juan cominciò a recitare una preghiera, seguito a ruota dagli altri, tranne Luz che restò in completo silenzio. Santana non aveva mai fatto niente del genere nella sua vita, così borbottò qualcosa seguendo il tono degli altri. Luz se ne accorse e cercò di trattenere le risate, facendo sorridere anche lei.

Quando finirono di pregare, si sedettero e finalmente iniziarono il pranzo, uno dei più rumorosi della sua vita.

Da un lato Juan intratteneva gli adulti con lunghissimi monologhi su quanto la sapesse lunga su ogni singolo argomento affrontato, dall’altro lato Michael e Elizabeth urlarono tutto il tempo, litigando per qualsiasi cosa.

Santana era stressata e sperava che tutto ciò finisse in fretta.

Circa un’ora dopo posò la forchetta sul piatto ancora sporco di dolce e si lasciò andare sulla sedia, tenendosi lo stomaco che stava per scoppiare.

-Era tutto buonissimo Lola- si complimentò sua zia.

-Grazie, Kathleen- rispose la donna.

Santana si alzò e aiutò a sparecchiare.

Passando accanto ad Elizabeth, notò Juan che si avvicinava con una pillola in mano.

-Forza Elly, è ora.-disse l’uomo prendendo un bicchiere d’acqua.

-Non voglio!- si lamentò la bambina.

-Non fare storie!- ordinò severo lui.

La latina fissò imbambolata la cuginetta mentre in un gesto meccanico ingoiava la pillola e accompagnava la discesa con l’acqua. Sembrava abituata a farlo.

-Come mai prende questa medicina?- chiese allo zio –Influenza?

Per la prima volta un’ombra attraversò il viso di Juan, facendogli perdere per un attimo il sorriso di circostanza.

-Purtroppo no- rispose mentre la bambina si allontanava –Soffre di crisi respiratorie e le medicine servono a tenerle a bada- spiegò amaramente.

-Oh- fece Santana dispiaciuta –Mi dispiace.

-Già- disse l’uomo grattandosi la barba –L’abbiamo scoperto l’anno scorso.

-Non c’è una cura?- indagò la ragazza.

-No, non è ancora stata trovata. Possiamo solo tenerla sotto controllo. Per tutta la vita.

Sorrise amaramente a Santana stringendole la spalla, poi si allontanò aiutando gli altri a ripulire la stanza.

La latina guardò la bambina con una sensazione spiacevole allo stomaco. Così piccola e già malata. Avrebbe voluto far qualcosa, odiava quelle situazioni.

Fu distratta da una fotografia poggiata sul mobile alla sua destra.

Si avvicinò e la prese in mano. Ritraeva suo nonno sorridente. Lei non l’aveva mai conosciuto, era morto parecchi anni prima della sua nascita e nessuno gliene aveva mai parlato in maniera approfondita. Non sapeva quasi niente di tutti i suoi nonni in realtà, l’unica viva era Lola.

-Visto quanto somiglia a Juan?- le chiese proprio quest’ultima sbucando alle sue spalle.

Santana le sorrise in risposta e riprese a guardare l’immagine.

-Anche se in realtà la sua preferita era tua madre- continuò la donna.

La ragazza la guardò accigliata –Davvero?- chiese incuriosita.

-Certo. Avevano un legame speciale loro due. Tu ne sei la prova vivente.- le sorrise.

-In che senso?

-Beh, ti chiami Santana- spiegò come se fosse ovvio.

-E lui Diego- osservò la ragazza, non capendo la connessione.

-Si, ma il suo secondo nome era Santiago- sorrise nuovamente la donna.

Santana rimase spiazzata da quella nuova informazione e riportò gli occhi all’immagine tra le sue mani.

Il suo cellulare cominciò a squillare. Posò la fotografia, si scusò con sua nonna e si allontanò nel corridoio per poter rispondere.

-Ehi- salutò sorridente.

-Ehi San!- rispose Brittany dall’altro capo del telefono. C’era un frastuono di voci incredibile.

-Ciao amore- mormorò la latina sognante.

-Cosa? Non ti sento bene!- gridò la bionda.

-Ho detto: Cos’è questo rumore?- si corresse immediatamente arrossendo.

-C’è un sacco di gente qui. Aspetta che mi sposto.- sentì una serie di rumori, tra cui dei passi e della urla di bambini, poi una porta che si apriva e chiudeva e finalmente silenzio. –Ok, mi sono rinchiusa in cucina. Ogni anno a queste mense di beneficienza c’è sempre più gente.

Santana immaginò Brittany con una cuffia in testa dietro un bancone a servire cibo ai poveri e le venne da ridere.

-Ti stai divertendo?

-Non mi lamento. È un po’ una faticaccia, ma poi torni a casa soddisfatta. Blaine invece sta per avere un esaurimento nervoso.- ridacchiò.

-Pensavo andasse da Kurt.

-No, Kurt è tornato in Ohio dai suoi genitori. Non penso fosse il caso che Blaine lo seguisse.

-Ma si sono rimessi insieme o no?

-Non ne ho la più pallida idea! Comunque, tu come stai? Come va lì?

-Diciamo che mi aspettavo di peggio.- ammise la latina giocando con una ciocca di capelli.

-Stasera quando ci vediamo mi racconti tutto. Ora devo scappare, mia madre mi sta chiamando. Un bacio, San, non vedo l’ora di vederti.

-Anch’io, ciao ciao Britt.

Chiuse la chiamata con un sorriso ebete e tornò nella sala da pranzo. Si sedette a tavola e immediatamente suo zio le dedicò l’attenzione.

-Allora splendore, il fidanzatino?

 
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31 Dicembre

-Come sto?- chiese Blaine a Brittany.

-Bene Blaine! Come stavi bene cinque minuti fa e dieci minuti fa!

-Sicura? Dici che questo papillon rosso sia eccessivo?

-No, la tua insistenza è eccessiva!

Dall’altro lato della stanza, Holly e Santana stavano ridendo osservando la scena.

Erano stati invitati tutti e quattro ad una festa di Capodanno organizzata da Kurt in un locale. Per l’occasione, l’attore aveva esteso l’invito anche ai compagni di Brittany che aveva conosciuto la sera del concerto.

La bionda e Santana indossavano due vestitini stretti, rispettivamente nero e rosso, mentre Holly aveva optato per un vestito un po’ più lungo. Blaine invece aveva uno smoking nero e da circa un quarto d’ora aveva intavolato quella discussione con Brittany per il colore del papillon.

Quando finalmente il manager fu pronto, tutti e quattro scesero in garage per recuperare la macchina.

Blaine aprì la portiera e salì, seguito dalle altre. Solo Brittany esitò un attimo.

-Mamma, dov’è la tua macchina?- chiese corrugando le sopracciglia e guardandosi intorno.

Holly si scambiò un’occhiata perplessa con Blaine.

-L’ho venduta tesoro.- rispose semplicemente.

-Perché?

-Perché non mi piaceva, lo sai, te l’avrò detto un milione di volte!

-Veramente no- osservò Brittany salendo in macchina nel sedile posteriore, accanto a Santana.

-Ah no?- continuò Holly –Mi sarà sfuggito di mente allora.

Blaine mise in moto l’auto e partì, evitando che la discussione continuasse.

Brittany guardò perplessa Santana che alzò le spalle, non sapendo che dire.

La bionda sbuffò e guardò fuori dal finestrino, sicura che la madre le stesse nascondendo qualcosa, ma quando Santana si avvicinò e intrecciò le loro mani, non penso più a niente e decise di godersi semplicemente la serata.

Quando arrivarono al locale, diedero i loro nomi al ragazzo che scorreva l’elenco ed entrarono.

C’era una folle incredibile, Kurt aveva fatto proprio le cose in grande.

-Sarah!- esclamò quasi immediatamente Holly andando incontro ad una donna e insieme sparirono nella folla.

-Fuori una- commentò Brittany.

-Vado a cercare Kurt!- le informò Blaine allontanandosi anche lui.

-Fuori due!- esclamò Santana ed entrambe scoppiarono a ridere.

Si addentrarono un po’ di più nel locale, facendosi largo tra la folla.

-Sto morendo di fame- disse Brittany prendendola per mano e dirigendosi verso il banco del buffet.

Lì trovarono finalmente Artie, accompagnato da Tina.

-Ehi ragazze!- salutò quest’ultima.

-Ciao Tina, stai benissimo- salutò Brittany osservando il suo vestito azzurro.

-Sembri un damerino- commentò invece Santana rivolto ad Artie che indossava un gilet.

-Tu invece hai strappato una tenda e te la sei messa addosso?- ribattè divertito il ragazzo. Entrambi scoppiarono a ridere e si abbracciarono.

-Le altre non vengono?- chiese Brittany.

-Rachel e Sugar avevano un impegno, Quinn e Mercedes invece stanno arrivando- rispose Tina.

I ragazzi riempirono i piatti e andarono a sedersi ad un tavolo, iniziando a mangiare.

Dopo un po’ di tempo arrivarono anche Quinn e Mercedes e si unirono a loro.

Ad un tratto il tavolo del buffet fu sparecchiato e un dj prese in mano il microfono, annunciando l’inizio ufficiale della serata.

Partì la musica e immediatamente la pista si riempì.

-Vieni a ballare?- chiese Brittany a Santana prendendola per mano. La latina la guardò incerta e chiese aiuto con lo sguardo ad Artie.

-Io non mi muovo da qui!- disse deciso quello, mentre Tina gli si metteva in braccio.

Santana riportò l’attenzione verso Brittany che la osservava raggiante e non seppe dirle di no.

-Ok- sbuffò, ma la bionda era troppo eccitata per farci caso.

La trascinò tra la gente e cominciò a muoversi con energia, mentre la latina invece era piuttosto impacciata.

-Non essere così rigida, sciogliti un po’- le gridò Brittany sovrastando la musica.

-Non ho mai ballato finora!- rispose l’altra urlando a sua volta.

-E’ facile, devi solo lasciarti andare- le prese le mani e cercò di guidarla nei movimenti, ridendo per il suo modo di muoversi.

-Ehi! Non prendermi in giro!- la rimbeccò la latina.

Brittany rise e le fece fare un mezzo giro con le braccia, divertendosi come non mai alla vista di Santana così in difficoltà.

Dopo alcuni minuti la mora finalmente si sciolse e seguì il ritmo della sua ragazza, che si stava scatenando sempre di più.

-Visto? Sei anche brava!- le sussurrò in un orecchio, lasciandole poi un bacio sulla guancia.

-Ho una brava insegnante- le rispose guardandola maliziosa e avvicinandosi a lei.

Brittany ricambiò l’occhiata e le mise le braccia intorno al collo, strusciandosi leggermente.

-Britt, siamo in pubblico- la rimproverò Santana.

-E’ la vigilia di Capodanno, a quei pochi che non hanno ancora bevuto niente possiamo dire di essere ubriache!- alzò le spalle e si girò di schiena, portandosi le mani della latina sulla vita.

Santana rise ma fu spinta da qualcuno dietro di lei ed entrambe finirono addosso ad un ragazzo che stava passando.

-Ehi!- esclamò quello, voltandosi.

-Kurt!- rise la bionda accorgendosi di chi si trattava.

-Ragazze! Finalmente vi ho trovate!- abbracciò entrambe e iniziò a ballare con loro.

-Io vado a sedermi un attimo- disse Santana a Brittany, la ragazza annuì e continuò a ballare.

La latina raggiunse il tavolo dove stavano ancora Artie e Tina e si lasciò andare su una sedia.

La ragazza asiatica guardò un attimo Artie.

-Posso andare a ballare un po’?- gli chiese.

-Certo tesoro- rispose lui dandole un bacio a stampo.

La ragazza si allontanò e li lasciò soli.

-Allora, come sta andando?- chiese il ragazzo alla sua amica.

-Odio definitivamente le feste di Capodanno.- rispose la ragazza, versandosi un po’ d’acqua –Troppa confusione.

-Intendevo come vanno le cose con Brittany- chiarì lui.

-Ah. Benissimo- un enorme sorriso le spuntò sulle labbra, mentre portava lo sguardo verso la bionda che si scatenava al centro della pista.

-Hai già chiesto la mano a sua madre?- scherzò il ragazzo.

Santana lo guardò torva. –Piantala.

-Pensi di essere innamorata?- le chiese più seriamente.

La latina deglutì e non rispose. Ancora una volta osservò Brittany che in quel momento stava ridendo per una qualche battuta di Quinn che si era appena avvicinata con Mercedes.

-Si- rispose sinceramente Santana.

Artie spalancò la bocca. –Wow, non pensavo lo ammettessi così facilmente.

La ragazza alzò le spalle. –Non avrebbe senso negartelo. Anche se non mi era mai successo prima, so per certo che è così e basta.

Artie sorrise e poggiò il mento su una mano. –E lei che ha detto?

-Quando?

-Quando le hai detto ‘ti amo’!

Santana arrossì e distolse lo sguardo.

-Non l’ho ancora fatto.

-Perché?

-Perché..perchè non c’è stata occasione!- si giustificò.

-O perché hai paura che lei non possa ricambiare?

-Che sciocchezze!- sbottò la latina. Restarono un attimo in silenzio, durante il quale Artie non smise di guardarla scettico nemmeno per un secondo. –Ok, mi arrendo, hai ragione! Dios! Perché mi conosci così bene?

Artie rise di gusto. –Perché sono il fratello che non hai mai avuto, semplice!

Santana gli sorrise e si avvicinò per abbracciarlo.

-Promettimi che glielo dirai. E non ti lascerai sopraffare dalle tue mille seghe mentali inutili.- le disse serio.

La latina non rispose e ci pensò su. –Non posso prometterti qualcosa che non sono sicura di poter mantenere.

-Allora promettimi che ci proverai.

Dopo un altro minuto di silenzio, Santana annuì.

Artie le diede un pizzicotto sulla guancia. –Brava bambina!- esclamò, beccandosi un pugno dalla latina.

 
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3 Gennaio
 

Brittany si stiracchiò e andò in cucina. Lì trovo sua madre e Blaine seduti intorno al tavolo, già completamente vestiti.

-Buongiorno!- esclamò contenta, versandosi una tazza di caffè e afferrando una brioche vuota.

-Brittany- la chiamò sua madre- siediti. Dobbiamo parlare.- continuò seria.

La ragazza si preoccupò e obbedì sedendosi di fronte ai due.

-Cos’è successo?- chiese guardando prima Holly e poi Blaine. Entrambi si scambiarono un’occhiata e dopo un po’ finalmente il manager si decise a parlare.

-Prepara tutto quello che puoi e che vuoi tenerti e mettilo in una valigia o in degli scatoloni.- ordinò gentilmente.

Brittany aggrottò le sopracciglia.

-Non capisco.

Holly chiuse gli occhi e prese un profondo respiro.

-Siamo in bancarotta.
 

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Finalmente mistero svelato! : ) Certo, ancora non ci starete capendo molto, nel prossimo capitolo vi chiarirò come ha fatto Holly a cacciarsi in questo guaio!
Ad ogni modo, spero che questo capitolo vi sia piaciuto, così come è piaciuto a me scriverlo, anche se rileggendolo mi sono accorta che non è questo granchè XD
Un bacio a tutti e grazie a chi recensisce!
Fede
 
 
 

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Capitolo 21
*** Capitolo 21 ***


Mi sono accorta che nel capitolo precedente, durante uno scambio di battute tra Artie e Santana, ho scritto “Lima” anziché “Los Angeles”. Scusate, è l’abitudine! XD
Detto questo, buona lettura (e scusate per il leggero ritardo)!

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Avete presente quando siete in un momento assolutamente tranquillo, vi state per sedere, ma qualcuno all’improvviso leva la sedia dietro di voi e vi trovate a terra? In quell’istante, la cosa che per prima vi colpisce non è il dolore alla schiena, ma la sorpresa. Venite presi alla sprovvista.

Era così che si sentiva Brittany in quel momento.

“Siamo in bancarotta” aveva detto sua madre.

La guardò dritta negli occhi per assicurarsi di non essersi immaginata quelle parole, ma lo sguardo sconfitto della donna e il capo chino sul tavolo di Blaine, confermarono ogni cosa.

-E questo cosa significa?- chiese debolmente, rifiutandosi di ragionare.

-Significa che abbiamo perso tutto- intervenne il ragazzo, sospirando.

Brittany si alzò in piedi e cominciò a camminare nervosamente, facendo avanti e indietro e passandosi le mani tra i capelli.

-Non riesco a capire, non capisco..-mormorava sotto voce.

-Domani mattina due impiegati della banca verranno  a farci una visita..-continuò Blaine- E a prendere la nostra casa.- aggiunse amaramente.

La ragazza si fermò di scatto e lo guardò come se fosse impazzito.

-Prendere la nostra casa? Che significa? E le nostre cose? E noi che faremo? Dove andremo?- cominciò a farneticare in preda ad un attacco di panico.

-Sequestreranno tutto. Anche le nostre cose. Per questo dobbiamo sbrigarci e prendere tutto ciò che possiamo.- rispose Blaine cercando di mantenere un tono piatto e calmo.

Nella testa di Brittany, quelle parole risuonarono come uno schiaffo. Guardò sua madre che teneva lo sguardo puntato su di lei, con un’espressione indecifrabile.

-Qualcuno di voi due- sibilò a denti stretti –potrebbe avere la decenza di spiegarmi come diavolo è successo? E, soprattutto, perché lo sto sapendo solo adesso?

Holly prese un profondo respiro e poggiò le mani sul tavolo.

-Siediti, ti spiegherò tutto- sospirò, passandosi una mano sulla fronte.

Brittany obbedì, senza abbandonare l’espressione incredula e confusa.

Holly chiuse gli occhi e prese l’ennesimo sospiro. Sembrava avesse dimenticato come respirare.

-Ti ricordi di Alan?- le chiese.

La ragazza corrugò le sopracciglia confusa e guardò Blaine, il quale fissava la superficie di legno davanti a lui, serrando la mascella.

-Si, mi ricordo- rispose- era un animaletto carino, peccato per quell’indigestione di patatine fritte..

Holly ci mise qualche secondo ad immagazzinare l’informazione, poi scosse la testa decisa.

-No, no, tesoro. Non mi riferisco al porcellino d’india di zia Margaret, sto parlando del mio ex fidanzato- le disse un po’ più dolcemente.

-Oh- fece Brittany.

Definire Alan un “ex fidanzato” era una parola molto grossa. Brittany ricordava di averlo visto solo un paio di volte durante quei due mesi in cui lui e sua madre si frequentavano.

Era successo durante l’estate e ricordava solo quest’uomo alto, affascinante, con un sorriso che non si estendeva mai agli occhi. Non le aveva mai fatto una buona impressione, soprattutto per il fatto che non aveva mai azzeccato il suo nome. Sua madre passava quasi ogni giorno con lui, andando a mare o facendo escursioni di un giorno praticamente in tutta la California.

Poi un giorno, tutto svanì. Alan non si fece più vivo e, ad una sua domanda su cosa fosse successo, Holly si limitò a rispondere che “gli uomini preferiscono le more”. Decise, quindi, di non fare più domande.

Riportò lo sguardo su sua madre e annuì, convinta.

-Era il tipo che vendeva le borse?- chiese.

-No, tesoro. Non vendeva le borse, era un agente di borsa- la corresse pazientemente la donna.

-Quindi le arrestava?

-No. Significa che lavorava in banca- rispose.

Blaine alzò un attimo lo sguardo verso Holly, poi incrociò le braccia e torno a guardare il tavolo. Brittany poteva sentire il suo nervosismo da quella distanza.

-Ok. E cosa c’entra lui?- continuò rivolta a sua madre.

Holly si passò una mano tra i capelli.

-In parole povere…-iniziò.

-In parole povere ha fottuto tua madre!- intervenne Blaine veementemente.

-Blaine, per piacere!- ribattè la scrittrice chiudendo gli occhi –Lascia spiegare a me!

Il ragazzo tacque infastidito e riprese a guardare nel vuoto davanti a sé.

-Sai cosa sono le azioni?- chiese Holly alla figlia.

-Più o meno- rispose confusa la ragazza- So che sono una specie di investimento.

-Esatto- continuò la donna- E’ un po’ come quando scommetti in una gara di cavalli. Se il cavallo che hai scelto vince, vinci anche tu, se invece perde, perdi i soldi che hai scommesso. Con le azioni funziona allo stesso modo. Solo che anziché di cavalli, si sta parlando (per la maggior parte dei casi) di aziende.

-Quindi praticamente si investono i soldi in un’azienda e se questa fallisce, ci rimette anche chi ha puntato su di lei?

-Bravissima!- esclamò contenta Holly.

-E cosa c’entra tutta questa storia?- chiese Brittany sempre più confusa.

Sua madre si passò una mano tra i capelli e continuò il discorso.

-Come ti dicevo Alan è un agente di borsa. Era molto bravo nel suo lavoro e guadagnava anche bene. Immagino avrai potuto notarlo da tutti i piccoli viaggetti che facevamo insieme.

La ragazza annuì, esortandola a continuare.

-Ecco..lui…- esitò un attimo –Mi ha convinto a fare un investimento. A “giocare un po’ in borsa”, come gli piaceva dire.

-Che genere di investimento?-indagò Brittany.

-Mi ha fatto investire su un’azienda sudamericana.

A quel punto Blaine alzò gli occhi al cielo e coprì il viso con una mano, come se stesse invocando  la pazienza.

-Un’azienda sudamericana?- ripetè la ragazza.

-Si. Un’azienda che si occupava di…- sembrava leggermente imbarazzata- scovare pozzi petroliferi in Sud America.

Blaine scoppiò in una risata isterica e scosse la testa incredulo.

Brittany aggrottò le sopracciglia –Ma non ci sono pozzi petroliferi in Sud America!- esclamò confusa.

-Lo sa persino lei!- intervenne il ragazzo nervoso –Senza offesa, Britt.

-So che non è una giustificazione, ma posso dire che è stato molto convincente. Mi ha detto che lui stesso aveva puntato su quest’azienda- rispose Holly tentando in tutti i modi di difendersi.

-E cos’è successo?- chiese la ragazza, anche se la risposta era piuttosto ovvia.

-L’azienda ha fallito miseramente e ha chiuso- rispose piatta Holly.

Blaine si alzò in piedi e cominciò a camminare avanti e indietro, passandosi una mano tra i capelli pieni di gel.

-E quanto avresti investito in questa cosa?- domandò Brittany, sentendo la sua stessa voce che cominciava ad alterarsi.

Holly prese l’ennesimo, grosso sospiro, e poi rispose, praticamente sussurrando –Tutto quanto.

Brittany spalancò gli occhi e si passò entrambi le mani sul viso.

-In questi ultimi mesi sono andata avanti con i prestiti. Quando tu hai perso il lavoro mi sono sentita morire perché sapevo che ormai non avevamo più entrate. Ho anticipato i tempi di pubblicazione del libro perché speravo che gli incassi ci avessero aiutato a risollevarci un po’, ma, nonostante lo scandalo, sono state vendute pochissime copie, o, almeno, non sufficienti per ripagare tutti i debiti che avevo accumulato nel frattempo. Sono stata costretta a vendere la mia macchina per coprire le rate dell’ultimo prestito della banca, ma non ha coperto tutte le spese. – spiegò Holly, tenendo il capo chino e una mano poggiata sulla fronte.

-Quindi tu mi stai dicendo che hai investito tutti i nostri soldi in un’azienda sudamericana che cerca pozzi petroliferi?- sbottò scioccata Brittany –Ma non lo senti quanto suona tarocco? È come puntare su un cavallo zoppo ubriaco!

-Non essere così dura con me- replicò debolmente sua madre.

-E come dovrei comportarmi?- quasi urlò la ragazza.

-Non volevo provocare tutto questo danno- mormorò dispiaciuta.

-Non volevi, ma l’hai fatto. Hai dato ascolto ad un uomo che ti ha piantata in asso subito dopo e ci siamo andati di mezzo tutti!

-Ma..

Brittany alzò una mano per zittirla. Stava già cominciando a sentirsi in colpa per aver alzato la voce.

-Mamma ti prego, io ti voglio bene e ti adoro, lo sai. Ma questa cosa è gravissima e ti chiedo per favore di non parlarmi fino a quando non mi sarò calmata, altrimenti, per la prima volta nella mia vita, ti mancherei di rispetto- disse con voce più calma, guardandola intensamente. Poi si voltò verso Blaine.

-Dove andremo adesso?- gli chiese.

-Ho trovato un appartamento con l’affitto a bassissimo prezzo. Useremo i miei soldi fino a che non riusciremo a racimolare qualcos’altro. Per fortuna la mia macchina è intestata a me, quindi quella non l’abbiamo persa- rispose lui.

Brittany le sorrise dolcemente –Ti ringrazio infinitamente.

-Non devi- ribattè severo lui –Siamo una famiglia. Siamo tutti sulla stessa barca.

La ragazza si alzò e lo raggiunse, abbracciandolo forte.

-Cominciamo a sistemare le nostre cose- continuò Blaine –Raggruppiamo quanto più possibile e di pomeriggio porteremo tutto nel nuovo appartamento. Quando domani verranno gli uomini della banca si prenderanno tutto e noi non potremo più fermarli.

Sia Brittany che sua madre annuirono.
 

°°°°°°°°°°°°°
 

Santana chiuse il libro che teneva tra le mani e lo posò sulla scrivania, guardando un’ultima volta la copertina. Il titolo recitava “Anatomia del corpo umano” e sotto di esso vi erano raffigurati due scheletri e alcuni organi stilizzati.

Da quando suo zio Juan le aveva parlato della malattia della piccola Elizabeth, quel pensiero non l’aveva abbandonata più.

Sapeva che non poteva fare niente in tal proposito, ma, nonostante ciò, aveva cominciato a fare tante ricerche su quelle malattia e ogni volta che si imbatteva in termini a lei sconosciuti, apriva manuali su manuali cercandone il significato e studiandoli.

Scoprì in quella nuova attività un piacevole passatempo. Ogni volta che apriva un libro di biologia o di anatomia, le ore passavano senza che lei se ne accorgesse. Non era mai successo questo con nient’altro prima, a parte che con Brittany, ovviamente.

Si ridestò dai suoi pensieri e guardò il cellulare, per controllare se quest’ultima avesse risposto. Niente.

Erano le cinque del pomeriggio e la sua ragazza non si era ancora fatta sentire. La cosa non l’aveva turbata fino all’ora di pranzo, sapendo che Brittany durante le vacanza di svegliava molto tardi, ma adesso iniziava a preoccuparsi.

“Che fine hai fatto?” scrisse velocemente.

Si sforzò di non preoccuparsi più del dovuto e, per tentare di distrarsi, accese il computer e inserì il dvd di “Notre Dame de Paris”, anche se sapeva già il musical a memoria.

Si coricò sul letto, guardando lo schermo del computer e canticchiando tutte le canzoni, ma continuava a controllare il cellulare in media ogni cinque minuti.

Quando arrivò la sua canzone preferita, però, non resistette e cominciò a cantarla a voce più alta, con un improbabile accento italiano.

“Noi shiamo gli stranjeri, i clandestini. Noi uomini e dooooonne in povertaaaaaa
O Notre-dame che noi ti doandiamo siloooo siloooo”

Balzò in piedi sul letto e utilizzò il cellulare come microfono, cantando sempre più forte.

“Noi shiamo fommicaaario, laggiù nela shittaaaaaa. Tu uomo dowe seeeeei..”

Continuò così finchè la canzone non finì e fece un piccolo inchino avanti a sé, sorridendo soddisfatta.

Un colpo di tosse alla sue spalle la fece sobbalzare e si voltò di scatto verso la porta, portando una mano al petto.

Appoggiata allo stipite stava Luz con gli occhi spalancati e un sopracciglio alzato. Accanto a lei, Brittany aveva la stessa espressione.

Santana diventò bordeaux e si sentì morire si vergogna.

-Che stai facendo?-chiese Luz, continuando a guardarla come se fosse una pazza.

-Non si usa più bussare?- replicò infastidita lei, andando a staccare immediatamente il dvd.

-Veramente la porta era aperta- replicò Luz –E comunque avresti una visita- indicò la bionda accanto a sé –La prossima volta la lascio fuori se non vuoi essere disturbata!- la schernì e se ne andò lasciandole sole.

Brittany ridacchiò, chiudendo la porta e dirigendosi verso la ragazza.

-A mia difesa- iniziò Santana imbarazzata- E’ un musical molto coinvolgente.

La bionda non rispose, portandole le braccia al collo e baciandola dolcemente.

-Ciao- mormorò.

-Ciao- sorrise Santana, ma notò un’ombra sul viso di Brittany –Che succede? Come mai non hai risposto ai messaggi?

La bionda non rispose e le prese la mano, guidandola fino al letto e facendola sedere accanto a lei.

-E’ successa una cosa.

Le raccontò tutto. La conversazione avuta con sua madre quella mattina, il modo in cui aveva scoperto di aver perso tutto, la fatica che aveva fatto a scegliere quali cose portarsi e quali lasciare, la mente lucida di Blaine che era riuscito a stare calmo e da solo aveva fatto tutti i viaggi in macchina fino al nuovo appartamento, mentre loro impacchettavano tutto a casa.

Quando finì sentì una lacrima sfuggire al suo controllo e prontamente Santana la raccolse con il pollice, accarezzandola delicatamente.

Brittany sentì tutta la tensione accumulata nelle ultime ore e si lasciò andare tra le braccia di Santana, che la strinse con forza.

Chiuse gli occhi e ispirò forte il profumo della latina, cercando di non piangere.

-Mi dispiace tanto Britt- mormorò questa, accarezzandole la schiena –Vedrai che andrà tutto bene. Riuscirete a risolvere tutto quanto- tentò di rassicurarla.

-Non lo so San, è un casino enorme- sussurrò la bionda con la voce incrinata.

-Com’è l’appartamento dove andrete a vivere?- chiese dolcemente Santana.

-Non l’ho ancora visto. Ma credo sia piccolo, non possiamo permetterci nient’altro.

-Allora ti trasferirai qui da me!- esclamò la mora convinta.

Brittany si staccò un attimo e le sorrise, guardandola negli occhi.

-Sapevo che avresti detto una cosa del genere. Ti ringrazio infinitamente, ma non posso abbandonare mia madre e Blaine. Hanno bisogno di me.- rispose.

Santana le posò una mano sulla guancia e ricambiò il sorriso –E io sapevo anche che tu avresti risposto così- alzò le spalle –Non importa, ci ho provato.

La bionda le si avvicinò e la baciò intensamente.

-Grazie per esserci sempre- le mormorò staccandosi e riportando il volto sul suo collo.

Santana la strinse a sé e chiuse gli occhi. Poteva percepire il suo stesso cuore che stava per esplodere nel petto.

Avrebbe tanto voluto avere il coraggio di dirle quello che aveva confessato ad Artie qualche giorno prima. Ma aveva paura e sapeva che non era la situazione più adatta. Avrebbe aspettato che le acque si fossero calmate.
 

°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
 

Quella notte né Brittany, né Blaine, né Holly riuscirono a chiudere occhio.

La ragazza si alzò intorno alle due e li trovò in cucina a parlare a bassa voce.

Blaine si accorse di lei e le sorrise.

-Non riuscite a dormire neanche voi?- chiese, prendendo posto accanto a sua madre.

-No- sospirò affranto il ragazzo.

-E’ difficile prendere sonno quando sai che questa è l’ultima notte che passerai a casa tua- osservò Brittany.

Holly tirò su col naso e si passò una mano sugli occhi, cercando di nascondere le lacrime che stavano ormai fuoriuscendo.

-M..mi dispiace. È tutta colpa mia. Vi prego, scusatemi- mormorò afflitta.

A Brittany si spezzò il cuore. Era una delle rarissime volte nella sua vita in cui vedeva sua madre piangere. Le strinse forte una mano.

-Mamma- la chiamò –Ti prego non dire così. Scusami se oggi ti ho risposto male e ti ho fatto sentire in colpa, non volevo essere così dura, ma ti prego smetti di piangere.

-Avevi ragione Britt- continuò la donna in lacrime –Sono un disastro, mi sono fatta infinocchiare come un’idiota e adesso per colpa mia siamo in questa situazione.

Anche Blaine poggiò la sua mano su quelle già unite di Holly e Brittany e sorrise dolcemente alla donna.

-Holly, a questo punto è inutile dare la colpa a qualcuno. Quel che è stato è stato, lasciando stare chi si è fatto fregare da chi, adesso siamo tutti e tre insieme. E ne usciremo, te lo prometto. Riusciremo ad andare avanti e a ricominciare da capo. Siamo una famiglia e saremo uniti per sempre.

Strinse ancora di più la presa sulle mani, mentre Brittany asciugava le lacrime dal viso della madre.

Holly guardò prima l’uno, poi l’altra e ricambiò i loro sorrisi.

-Grazie ragazzi- mormorò –Siete fantastici.

-Ci hai cresciuti tu!- esclamò Blaine, facendo scoppiare a ridere le altre due.

Passarono il resto della notte a parlare, raccontandosi aneddoti legati a quella casa, come se stessero facendo un piccolo rituale d’addio.

Nessuno andò a dormire, stettero semplicemente lì seduti, godendosi le poche ore che rimanevano in quell’ambiente domestico.

All’alba decisero comunque di vestirsi e aspettare che arrivasse Grace per salutarla.

Per Brittany fu una scena toccante il momento in cui Holly e la dolce cameriera si abbracciarono, salutandosi dopo tutti quegli anni di servizio e, ormai, amicizia.

Intorno alle dieci, sentirono il citofono suonare e tutti e tre si guardarono negli occhi, stringendosi le mani per darsi forza.

Holly aprì la porta e si ritrovarono davanti due uomini in giacca e cravatta, entrambi con occhiali scuri. Sembravano un misto tra i Blues Brothers e Men In Black.

-La signora Holly Holliday?- chiese il più alto dei due.

Holly annuì e lasciò passare i due uomini, seguiti da tanti altri incaricati di prendere gli oggetti e mettere la casa sotto sequestro.

La donna si avvicinò ai due ragazzi.

-Possiamo andare per favore? Non me la sento di restare a guardare mentre ci portano via la casa- chiese debolmente.

I due acconsentirono e tutt’e tre uscirono silenziosamente dalla porta.

Prima di salire in macchina osservarono per l’ultima volta quella che ormai era stata la loro casa, la loro ancora, il loro rifugio, in tutti questi anni.

Brittany salì in macchina con un grande vuoto dentro, sentendo un profondo senso di inquietudine e di insicurezza per tutto ciò che sarebbe successo da quel momento in poi.
 


Blaine parcheggiò davanti il palazzo del nuovo appartamento e spense il motore.

Brittany scese dall’auto e alzò lo sguardò con curiosità. L’edificio sembrava molto vecchio. I muri in mattone sicuramente un tempo erano in condizioni migliori, ma adesso erano anneriti dallo smog e, a tratti, sudici.

Il grande e pesante portone in legno era graffiato e pieno di scritte, mentre nelle pareti accanto ad esso un paio di murales occupavano lo spazio, coprendo anche una saracinesca.

La bionda si voltò titubante verso gli altri due e notò Holly con un sopracciglio alzato e un’espressione dubbiosa in viso.

-Entriamo?- propose Blaine.

Le due donne lo seguirono all’interno e il ragazzo si diresse direttamente verso le scale.

-Non c’è l’ascensore?- chiese Brittany.

-No- rispose lui.

-A che piano siamo?

-Quinto.

Brittany spalancò gli occhi, ma non disse niente, non era il momento di fare gli schizzinosi.

Finalmente arrivarono con il fiatone al loro piano e Blaine le guidò fino alla loro porta, dove era inciso il numero .

Girò le chiavi nella toppa e aprì.

Brittany si portò immediatamente le mani al naso per la puzza di chiuso che la investì, mentre Blaine si precipitò ad aprire la serranda.

-E’ stato chiuso per molto tempo, basterà fare cambiare un po’ l’aria- provò a rassicurarle.

La ragazza si guardò intorno. L’ “appartamento” consisteva soltanto in una stanza, mediamente grande, dove all’interno c’era tutto, sia la cucina con un tavolo dalla dubbia stabilità, sia i tre letti, posizionati uno accanto all’altro. Le cose che erano riusciti a portare via, tra cui i loro vestiti e i libri di scuola di Brittany, occupavano praticamente metà stanza, nonostante la maggior parte fosse stata sistemata ai piedi dei letti. Una porta bianca si trovava accanto ad uno di loro e Brittany l’aprì, scoprendone il bagno, che era grande praticamente quanto la doccia della sua vecchia casa. All’interno c’era un gabinetto quasi incastrato in un angolo, un lavandino con una specchiera piccolissima e una doccia con scarico a terra.

Chiuse la porta perplessa e guardò sua madre che invece si era affacciata dal piccolo balconcino che dava sulla strada.

-So che è piccolissimo e che non ricorderemo più neanche cosa sia la privacy, ma purtroppo non sono riuscito a trovare niente di meglio- si giustificò Blaine imbarazzato guardando a terra e passandosi una mano tra i capelli.

-E’ perfetto- intervenne Holly rientrando –Non preoccuparti Blaine, davvero. A noi va benissimo così.

Brittany sorrise e annuì assecondando le parole della madre.

-E poi è solo una questione momentanea- continuò la donna –Ne verremo fuori e in men che non si dica riavremo una casa grande. Basterà tenere duro.

Il cellulare di Blaine squillò e lui perse un po’ di tempo per decidere se avesse avuto più privacy in bagno o fuori in balcone e alla fine optò per quest’ultimo, nonostante il freddo.

Brittany si avvicinò al letto e passò un dito sopra il materasso, sporcandosi di polvere. Guardando in giro capì che quella casa aveva senza dubbio bisogno di una bella dose di pulizie.

Sentì Blaine discutere animatamente al telefono con chiunque fosse l’interlocutore e, una volta rientrato dentro, era quasi sicura che gli avesse staccato il telefono in faccia.

-Allora- iniziò lui battendo le mani –Cominciamo con le pulizie?
 

La sera, dopo aver finito di mangiare una pizza al taglio presa al locale all’angolo della strada, sentirono qualcuno bussare violentemente alla porta.

Si guardarono spaventati, poi Blaine si alzò e si avvicinò alla porta con cautela.

-Chi è?- chiese senza aprire.

-Blaine!- Brittany riconobbe immediatamente la voce di Kurt.

-Che ci fai qui?- rispose il manager infastidito.

-Fammi entrare SUBITO!- ordinò l’attore.

Il moro si arrese ed aprì la porta, scansandosi per farlo passare.

Kurt entrò con ancora il fiatone e i capelli scombinati, guardando Blaine in cagnesco. Quest’ultimo chiuse la porta e sospirò con aria sconfitta.

L’attore salutò semplicemente con un cenno Holly e Brittany, che capì che non era realmente arrabbiato con loro, poi cominciò a guardarsi intorno, camminando lentamente e scrutando ogni minimo particolare.

Quando ebbe finito la perlustrazione, si voltò furioso verso Blaine.

-E’ questa?- chiese indicando la stanza –E’ questa la tua fantastica soluzione?

Il ragazzo non rispose e abbassò la testa.

-E lei ha accettato signora Holliday?- chiese molto più gentilmente alla donna.

Holly alzò le spalle –Cosa avrei dovuto fare? Non mi sembra che avessimo molte alternative.

Kurt si voltò nuovamente di scatto verso Blaine –Non le hai parlato della mia proposta?

-Quale proposta?- ripetè Holly corrugando le sopracciglia.

-Ti ho già detto che non possiamo accettare Kurt- parlò per la prima volta Blaine –Ti ringrazio dell’offerta, ma dobbiamo cavarcela da soli.

-Smettila con questo orgoglio idiota!- lo rimproverò l’attore-Non è il momento di dimostrare niente a nessuno!

-Io non voglio l’elemosina- rispose a tono Blaine.

-Nessuno ti sta facendo l’elemosina!- esclamò Kurt quasi gridando.

-Qualcuno potrebbe spiegarci di che cavolo state parlando?- si intromise Brittany.

Kurt si voltò verso le due e si avvicinò a Holly.

-Signora Holliday, vorrei che lei e la sua famiglia accettaste di venire a stare a casa mia, fino a che non abbiate trovato una soluzione.

-Assolutamente no!- rispose convinta Holly –Non posso accettare, non voglio disturbare nessuno per un errore mio. È già sufficiente il fatto che debbano rimetterci Blaine e Brittany.

-Allora vivrete nella dependance della piscina. C’è abbastanza spazio per tutti e tre.

Holly parve rifletterci un attimo, poi scosse la testa.

-No Kurt, è sempre casa tua e non voglio pesare su di te.

-Ma non sarebbe per niente un peso!- insistette l’attore.

-No, ti ringrazio, ma no. Questo appartamento è molto piccolo, è vero, ma almeno lo stiamo pagando e non siamo mantenuti da nessuno.

Kurt prese un profondo respiro, poi guardò per un attimo Brittany che guardava la scena senza intervenire.

-Allora pagherete- disse Kurt all’improvviso, dopo un lungo minuto di silenzio. Holly si scambiò un’occhiata perplessa con Blaine.

-Mi darete la stessa cifra che paghereste qui, né un centesimo in più, né un centesimo in meno. Vi procurerete da mangiare da soli e dovrete cercare di trovare una soluzione per risolvere i vostri problemi. Sarà come se foste in una casa in affitto, solo che non rischierete di trovare topi in bagno e avrete lo spazio adatto per dormire in qualcosa che si può definire letto.- finì di parlare e guardò a turno prima Blaine, poi Brittany e infine Holly, che si stava mordendo un labbro senza rispondere.

-Signora Holly- aggiunse poi dolcemente –La prego. Non posso accettare di vedervi in queste condizioni. Lo faccia per sua figlia.-indicò Brittany –Non è umiliante, sa? Non dovrà vivere a mie spese, sarete del tutto autonomi.

La donna si portò una mano davanti agli occhi e restò così per un bel po’ di tempo. Tutti aspettarono con il fiato sospeso una sua risposta.

-Accetto- disse finalmente.

Kurt distese le labbra in un enorme sorriso e, d’istinto, abbracciò Holly che, dopo un attimo di sorpresa, ricambiò la stretta. Poi l’attore si gettò addosso a Brittany e stettero stretti a lungo.

-Grazie infinite Kurt. Grazie.-sussurrò la ragazza.

-Non c’è bisogno di ringraziarmi- rispose piano Kurt al suo orecchio –Tu mi hai fatto rincontrare Blaine. Siamo pari.

Si staccarono e l’attore gli dedicò un ultimo sguardo, prima di voltarsi verso Blaine. Quest’ultimo si avvicinò con un mezzo sorriso, dopo di che lo abbracciò forte, quasi stritolandolo.

-Ci vediamo domani a casa mia- salutò Kurt –Farò arrivare un furgoncino per portare le vostre cose, così non ci sarà bisogno che facciate più viaggi. A domani.

Tutti e tre gli augurarono la buonanotte, dopo di che richiusero la porta alle sue spalle.

-Beh- intervenne Brittany interrompendo il silenzio –Due traslochi in due giorni. Nessuno può dire che siamo persone noiose!
 

°°°°°°°°°°°°°
 

Sono riuscita a finire questo capitolo, nonostante la poca ispirazione!
Grazie mille a tutti per apprezzare questa storia, sia a chi recensisce che a chi l’ha inserita tra le preferite-ricordate-seguite!
Ci vediamo al prossimo capitolo con questa nuova convivenza Hummel-Anderson-Pierce-Holliday!
A presto
Fede
 
 
 
 
 

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Capitolo 22
*** Capitolo 22 ***


Scusate scusate scusate per l’immenso ritardo, ma non ho avuto completamente ispirazione! Spero di farmi perdonare con questo capitolo appena concluso (dopo una lunga agonia!) : )
Buona lettura!


°°°°°°°°°


Santana si staccò dolcemente dalle labbra di Brittany e si lasciò andare sul materasso, cercando di recuperare fiato, mentre la bionda accanto a lei stava facendo lo stesso.

Dopo essersi ripresa, Brittany le cinse la vita con un braccio e poggiò la testa sulla sua spalla, lasciandole piccoli e delicati baci sul collo, stringendola a sé.

Santana sorrise e si voltò, premendo le labbra contro le sue.

-Avere una dependance tutta per noi ha i suoi vantaggi- scherzò la latina, guardando il soffitto.

-In realtà sarà tutta per noi ancora per poco- rispose divertita Brittany –Tra mezz’ora dovrebbero tornare mia madre e Blaine.

Erano passati un paio di giorni dal trasferimento a casa Hummel. Nonostante fossero costretti a vivere in un ambiente unico, quella dependance era grande quasi quanto la loro vecchia casa, perciò le comodità non mancavano di certo.

Kurt aveva mantenuto la promessa e aveva lasciato che Blaine pagasse l’affitto e che fossero loro stessi a occuparsi della spesa. Ma, più che un padrone di casa, ormai l’attore sembrava essere diventato un altro membro della famiglia. Per quanto fosse impegnato tutto il giorno, passava più tempo possibile con loro nella dependance o lì invitava in casa.

All’inizio Holly si era alquanto preoccupata che la notizia arrivasse ai giornalisti, riaccendendo gli animi dei paparazzi, spenti da poco dopo lo scandalo del suo libro. Ma, per fortuna, Kurt aveva diverse conoscenze ed era riuscito a tenere il trasloco in gran segreto, assicurandosi anche il silenzio stampa.

Blaine, dal canto suo, non si era fermato un attimo. Usciva la mattina e rientrava a casa solo per il pranzo e la cena. Brittany sapeva che stava continuando a cercare imperterrito un lavoro per lei, ma la ragazza ormai si era rassegnata. Non che non volesse collaborare, ma era profondamente convinta che al momento non potesse permettersi di fare la schizzinosa.

-Pensavo di prendere l’autobus per Long Beach domani e farmi un giro dei bar- annunciò a Santana.

La latina la guardò accigliata –Hai deciso di darti all’alcolismo?- chiese perplessa.

Brittany ridacchiò –Certo che no. Voglio trovare un lavoro.

-E lo vuoi trovare come cameriera?- continuò facendo una smorfia.

-E’ un lavoro onesto e pagato, non mi sembra il caso di essere snob!- ribattè Brittany scaldandosi un po’.

Santana alzò gli occhi al cielo –Non intendevo questo, lo sai! È solo che non ti ci vedo dietro un bancone! Tu sei…un’artista!

Brittany scattò a sedere e osservò l’altra con un sopracciglio alzato.

-Un’artista?- ripetè.

-Si!- anche lei si sedette.

-Io?

-Certo! Ballerina, attrice…cose così!

-Al momento sono solo una disoccupata quasi senzatetto!-le fece notare la bionda –E ho davvero bisogno di soldi.

-Si, ma io sinceramente non ti ci vedo in un bar!- si scaldò la mora –In quell’ambiente con…alcool…e…puzza…e…uomini ubriachi che…

-San?- la interruppe divertita la bionda, capendo tutto.

-Cosa?

-Sei gelosa?- ridacchiò, avvicinandosi a lei.

-Cos…gelosa? No! Che c’entra!

-Non ti va l’idea che io sia in un posto pieno di uomini ubriachi!

Santana fece un gesto di disappunto con la mano.

-Britt, siamo nel ventunesimo secolo e stiamo parlando di Long Beach! Non ci saranno solo alcolizzati..

-Ma anche turisti- continuò sempre più divertita Brittany.

-Esatto, giovani..

-Abbronzati..

-Carini..

-Stranieri..

-Uomini..

-Donne…

-Basta! Che cavolo!- scoppiò alla fine la latina –Si, sono gelosa ok? Non voglio che nessuno metta le sue manacce addosso alla mia ragazza! Lo sai come sono i bar, molti clienti non hanno rispetto per…

Le labbra di Brittany interruppero quel monologo. Santana sentì la bionda sorridere nel bacio.

-Non avevo ancora avuto l’onore di assistere alla tua versione gelosa- mormorò Brittany, staccandosi delicatamente.

Santana aprì la bocca indignata. –L’hai fatto apposta?

La bionda ridacchiò, spostando le lenzuola per alzarsi.

-L’hai fatto apposta?- ripetè incredula l’ispanica.

-Diciamo..-iniziò Brittany, cominciando a rivestirsi –….che ho esagerato un pochino giusto per divertirmi!- rise più forte.

-Tu..piccola…stronza!- sbottò Santana, alzandosi a sua volta.

La bionda si avvicinò e l’abbracciò da dietro. Sentì Santana irrigidirsi tra le sue braccia, segno che probabilmente si era innervosita davvero.

-Era uno scherzo, non mettere il broncio- le sussurrò, dandole un bacio tra i capelli.

La latina prese un profondo sospiro e si rilassò, ricambiando l’abbraccio e poggiando la testa sulla spalla della più alta.

-Sei una stronza- ribadì, cercando di restare seria.

Brittany sorrise e le lasciò un dolcissimo bacio sulla guancia.

-Rivestiti, stanno tornando- le disse, cominciando a sciogliere l’abbraccio.

Santana si voltò e le posò le mani sui fianchi, avvicinandola di nuovo.

-Non c’è la possibilità che ritardino?- chiese maliziosa.

-Purtroppo no- rispose la bionda dandole un bacio veloce- Anzi, c’è la possibilità che anticipino!- rise, staccandosi definitivamente.

Santana sbuffò e iniziò a rivestirsi, cercando la sua maglietta da qualche parte nella stanza.

-Comunque- iniziò Brittany, passandogliela –Su una cosa non scherzavo poco fa, devo trovare un lavoro necessariamente.

La latina la guardò seria, annuendo lentamente.

-Però non voglio che tu ceda a compromessi squallidi.

La bionda la osservò inclinando leggermente la testa, non riuscendo a capire cosa intendesse dire. Ma prima di aver il tempo di chiedere altro, la porta si aprì, annunciando l’arrivo di Holly e Blaine.

-Ehi!- salutò il ragazzo, posando una serie di sacchetti sul tavolo in legno.

-Santana! È un piacere vederti!- Holly salutò la ragazza.

-Anche per me signora Holliday- rispose educatamente.

-Resti a pranzo? Credo che si unirà a noi anche Kurt!- propose Blaine.

-Davvero?- intervenne Brittany incuriosita.

-Si, a quanto pare deve parlarci- la informò il ragazzo –Allora Santana, resti?

-Grazie, ma devo proprio tornare a casa- mentì la latina, che in realtà sarebbe voluta rimanere, ma non se la sentiva di disturbare così tanto, considerando i loro problemi economici.

La bionda l’accompagnò fino al cancello che dava sulla strada laterale, dove i paparazzi non potevano arrivare.

-Voglio continuare la conversazione di prima- le disse decisa –Più tardi prendo l’autobus e vengo a casa tua.

Santana fece un mezzo sorriso –Se vuoi posso passare a prenderti- propose.

Brittany alzò gli occhi al cielo –Posso prendere un autobus, San. Lo fanno milioni di persone ogni giorno!

-Ok, non c’è bisogno di arrabbiarsi!- esclamò la latina alzando le braccia in segno di resa –Ci vediamo più tardi- le diede un lungo bacio, prima di voltarsi e dirigersi in macchina.
 

°°°°°°°°°°°°°°°
 

-Allora Kurt- iniziò Blaine, posando l’ultimo piatto sporco nella vasca del lavandino –Di cosa volevi parlarci?

Kurt, che stava chiacchierando tranquillamente con Holly, si voltò a guardarlo e sorrise divertito.

-Quanta fretta Blaine!- ridacchiò, facendo l’occhiolino a Brittany. La ragazza sentì aumentare la sua curiosità. Dall’atteggiamento dell’attore, doveva essere una notizia positiva.

Holly prese a sfogliare il suo giornale distrattamente, gettando un’occhiata veloce ai tre, per poi ritornare sulla sua lettura. Era abbastanza palese che fosse molto più interessata alla conversazione che al quotidiano, ma, come al solito, non voleva dare soddisfazioni.

-Dunque- iniziò Kurt, poggiando una mano sul mento –Britt, vorrei sapere come te la cavi con la danza- disse a bruciapelo.

La ragazza restò un attimo spiazzata, non aspettandosi quella domanda.

-Beh, mi piace molto- rispose alzando le spalle.

-Si, siamo d’accordo. Ma vorrei sapere qual è il tuo livello.

Brittany guardò Blaine che ascoltava attento senza intervenire, poi ci pensò su.

-Ho preso lezioni fino a un paio di anni fa, facendo qualche spettacolo in giro, ma da quando ho cominciato a lavorare per la televisione mi sono fermata. Ogni tanto ballo sola, ma credo di essere un po’ arrugginita.

Kurt annuì, grattandosi il mento sovrappensiero.

-Perché?- chiese Blaine.

-E come sei messa con la recitazione?- indagò ancora l’attore, ignorando il manager.

Brittany si morse un labbro.

-Fare la parte di una bambina che si sporca la maglietta con la cioccolata per una pubblicità di detersivi vale?- tentò.

Kurt ridacchiò. –E’ sempre qualcosa da inserire nel curriculum. Comunque non credo che sia molto importante, prenderai qualche lezione di recitazione, ma saper ballare è la priorità.

-Kurt, scusa se ti interrompo, ma potresti spiegarci di che stai parlando?- si intromise Blaine esasperato.

-Ok- concesse l’attore, prendendo un respiro intenso, dopo di che congiunse le mani come se si stesse preparando a un discorso solenne. –Ti ho pseudo trovato un provino!- annunciò entusiasta.

Sia Blaine che Brittany aggrottarono le sopracciglia confusi.

-Pseudo trovato?- chiesero all’unisono.

-Si, beh, non è che l’abbia proprio cercato io, mi è stata proposta una parte in questo film e ho saputo che cercano ancora alcuni personaggi, quindi ve lo sto proponendo..-inizò a spiegare con un po’ di confusione.

-Aspetta, aspetta, aspetta!- si agitò Blaine balzando in piedi –Di che stai parlando? Quale film?

-Un film che devono iniziare a girare e stanno facendo i provini per alcuni personaggi!- rispiegò Kurt.

-Ma è fantastico!- esclamò il manager guardando sorridente una Brittany poco convinta.

-E di che parla questo film?- chiese la ragazza.

-Credo che parli di una scuola di danza o qualcosa del genere- alzò le spalle Kurt –Il mio manager deve ancora spiegarmi i dettagli.

Blaine si bloccò un attimo –Il tuo manager? Che fine ha fatto Jennifer?- chiese accigliandosi.

-Maternità- rispose velocemente Kurt.

-E come si chiama questo nuovo tizio?- indagò acido l’altro, incrociando le braccia sul petto.

-Paul- sorrise l’attore alzando gli occhi al cielo.

-Paul?- ripetè Blaine con una smorfia. Brittany e Holly si scambiarono un’occhiata divertita, avvertendo il tono geloso del loro amico.

-Perché non me l’hai detto?- indagò infatti lui.

-Non sapevo fossi diventato il mio diario!- esclamò Kurt allargando le braccia esasperato, ma a Brittany non sfuggì il suo tentativo di nascondere una risata.

Per quanto, però, quella scena fosse esaltante, aveva bisogno di continuare il discorso precedente.

-E cosa dovrei fare per questo provino?- si informò.

-Ovviamente ballare!- rispose Kurt.

-E’ un musical?

-No no, assolutamente. Credo che sia qualcosa sul genere di Save the Last Dance, Step Up e quant’altro.

-Ah- fece Brittany, delusa –Uno di quei film con il finale intuibile dopo cinque minuti dall’inizio?

-Probabilmente- annuì Kurt alzando le spalle –Ma il regista è Sebastian Smythe.

-Sebastian Smythe?- ripetè Blaine sbarrando gli occhi.

-Non ho idea di chi sia- ammise la ragazza.

-E’ un giovane regista uscito fuori negli ultimi anni. E’ praticamente un genio, ha vinto tantissimi premi importanti in pochissimo tempo.- spiegò Blaine.

-Non lo definirei per niente un genio- rispose Kurt, scettico –Semplicemente sa cosa vuole il pubblico e produce film commerciali che fanno impazzire i botteghini.

-Appunto!- esclamò Blaine, come se il concetto fosse palese –E’ un genio del marketing!

Kurt alzò gli occhi al cielo –Tu hai uno spirito troppo materialista!

-No, io ho lo spirito di qualcuno che si è trovato in mezzo a una strada per ben due volte nella sua vita e sa quanto siano importanti i soldi!- ribattè veemente.

Si scambiarono un’occhiata gelida, per poi rivolgersi nuovamente a Brittany.

-Allora- continuò Kurt –Che ne pensi?

La ragazza si morse un labbro, pensandoci su.

-Mi piacerebbe sapere di cosa parla il film, così anche da capire su cosa dovrei prepararmi, ma sì, vorrei tentare!- sorrise, contagiando anche gli altri tre. Holly chiuse definitivamente il giornale e guardò raggiante la figlia.

-Resta comunque il fatto che io sia ferma da due anni- ribadì la ragazza –Devo ricominciare.

-Prenderai delle lezioni con me- propose immediatamente l’attore –Il provino è tra un mese, un insegnante privato viene nella mia palestra tre volte a settimana, hai tutto il tempo di tornare in forma.

Brittany sorrise e annuì.
 

°°°°°°°°°°
 

Blaine osservò una foglia cadere da un ramo e scivolare densa fino a posizionarsi sulla superficie limpida della piscina.

La osservò muoversi lentamente, creando dei debolissimi cerchi intorno a sé, mentre la sua mente era lontana anni luce da lì.

Ricordò la prima volta in cui si era trovato all’improvviso senza soldi e senza un tetto dove ripararsi. La paura costante di restare senza cibo, di finire in qualche guaio. L’adrenalina nell’essere pronto in qualsiasi minuto a scappare. Essere tutto il giorno all’erta, non poter rilassarsi nemmeno durante la notte.

Poi due angeli biondi entrarono nella sua vita, salvandolo, e lui si promise che non avrebbe mai dimenticato quel gesto, che gliene sarebbe stato grato a vita.

Ma ancora una volta il destino decise di colpirlo, rischiando di riportarlo giù nel baratro e con lui Holly e Brittany, ma un altro angelo era arrivato a tendergli la mano prima che fosse troppo tardi.

Ricordò la prima volta che aveva rivisto Kurt dopo tutti quegli anni.

Quando era stato avvisato della sua presenza al servizio fotografico, aveva rischiato di sentirsi male. Il senso di colpa per averlo lasciato, che non si era mai spento in tutti quegli anni, si era riaffacciato prepotentemente, affiancato dalla paura della sua reazione.

Ma quando, nascosto tra le telecamere e i macchinisti in quella villa a Beverly Hills, l’aveva visto accanto a Brittany, in posa per essere fotografato, il suo stomaco fece un’infinita di capriole e un sorriso nacque spontaneo sul suo viso, dopo aver individuato ancora una volta quel paio di occhi azzurri che continuavano tutt’ora a comparirgli in sogno.

-Ehi- fece una voce alla sue spalle. Non ebbe bisogno di girarsi per capire che apparteneva proprio a lui.

Si voltò per incrociare il suo volto, che sorrideva incerto, mentre stava a qualche passo di distanza. Si limitò a sorridergli e tornare a guardare davanti a sé.

Kurt si avvicinò e si mise al suo fianco, mettendo le mani in tasca.

-Scusa, per prima, non volevo darti del materialista. So che i soldi sono un argomento molto delicato per te.- mormorò piano, senza guardarlo.

-Si, molto delicato.- rispose freddo, facendo abbassare lo sguardo a Kurt.

-E immagino che un attore che naviga nel lusso, ai tuoi occhi sia un’offesa alla società, giusto?- chiese ironico Kurt.

Blaine lo guardò negli occhi intensamente. –In generale, potrebbe esserlo. Ma con te non vale. Tu ci hai salvato. E, nel mio caso, è la seconda volta.

-La seconda?- chiese Kurt alzando un sopracciglio.

Il manager si avvicinò piano, continuando a guardarlo intensamente.

-La prima è stata quando, per la prima volta, mi hai fatto innamorare di te- sussurrò, posandogli delicatamente una mano sul viso.

-Allora devo ringraziarti anch’io- rispose deciso Kurt.

-Perché?

-Perché mi salvi ogni giorno- soffiò, prima di baciarlo intensamente.
 

°°°°°°°°°°
 

Brittany scese dall’autobus, evitando accuratamente un paio di persone che si fiondarono dentro, mentre le porte si stavano già richiudendo.

Prese un grosso respiro, assaporando l’aria pulita (per così dire) fuori dal mezzo di trasporto, dopo di che si incamminò verso la strada di Santana.

Anche se cercava di non illudersi più di tanto, era particolarmente euforica per la notizia del provino datale da Kurt e non vedeva l’ora di condividerla con lei.

La sua mente cominciò a volare con la fantasia e si immaginò in una sala da ballo, mentre faceva piroette e capriole e una commissione di esperti applaudiva entusiasta.

Arrivò davanti casa della latina con un sorriso enorme sulle labbra. Il cancello era chiuso, così suono il citofono esterno e, dopo che Santana le ebbe aperto, percorse velocemente il sentiero fino al portone. Trovandolo aperto, entrò nell’ingresso, ma la sua ragazza non era lì ad attenderla.

-Britt, sono in cucina- la chiamò.

Brittany andò velocemente nella stanza e la vide davanti il lavandino, intenta a sciacquare un bicchiere. Le si lanciò praticamente addosso.

-Britt!- esclamò stupita Santana, sentendosi avvolta dalle braccia della bionda, la quale non rispose e cominciò a baciarla intensamente.

-Britt, aspetta- provò la latina, tentando di sganciarsi, ma le labbra della ragazza erano già sul suo collo.

-Britt- ripetè per l’ennesima volta Santana, allontanandola in maniera più sicura.

La ragazza la guardò perplessa. –Che c’è?- chiese.

-C’è mio padre!- rispose allarmata la latina.

-Dove?

Santana fece un cenno imbarazzato con la testa. Brittany spalancò gli occhi e, girandosi verso il tavolo, si sentì impallidire.

Il signor Lopez stava seduto, con il giornale aperto davanti e una tazza di caffè tra le mani. La osservava con un sopracciglio alzato e un’espressione a metà tra lo scioccato e il divertito.

-B-b-b-b-Buonasera!- balbettò Brittany con voce un po’ troppo acuta, mentre il suo viso passava dal pallido al rosso intenso.

Victor non rispose, limitandosi a bere un altro po’ dalla sua tazza, continuando a osservarla con la stessa espressione.

-Ok, direi che noi saliamo- decise Santana, afferrandola per un braccio e trascinandola in camera sua.

Quando chiuse la porta, si voltò trovando Brittany ferma in mezzo alla stanza, con gli occhi spalancati e le mani tra i capelli.

-Che succede?- chiese perplessa.

-Ho appena fatto una figura di merda con tuo padre!- esclamò disperata gettandosi sul letto.

Santana rise e la raggiunse.

-Non preoccuparti, se ne sarà già dimenticato.

Brittany la guardò male e mise il broncio. –Non prendermi in giro!

-D’accordo non se n’è dimenticato, ma non mi è mai interessata particolarmente la sua opinione, quindi non preoccuparti!- la abbracciò e poso le labbra sul suo collo, lasciandole tanti piccoli baci.

-Aspetta- la fermò Brittany, esasperando l’altra.

-Che succede? Sembravi particolarmente impaziente prima!- scherzò maliziosa, facendola arrossire.

La bionda le diede un piccolo schiaffo sul braccio –Non mi ci fare pensare! Comunque devo dirti una cosa!

-Sentiamo- rispose Santana sedendosi meglio.

Brittany sorrise raggiante.

-Ho un provino!- dichiarò entusiasta.

-Un provino?- ripetè perplessa l’altra.

-Si! Per un film! Me ne ha parlato Kurt e credo proprio che ci proverò!

-Wow!- esclamò contenta la latina –E di che parla questo film?

-Non ne ho idea!- ammise la bionda –Aspetto che Kurt mi faccia sapere qualcosa, ma so che comunque c’entra la danza!

Santana annuì sovrappensiero. –E il regista chi è?

-Mi pare si chiami Sebastian Smythe.

-Oh no ti prego, detesto i suoi film!- disse delusa.

-Beh, sinceramente non me ne importa niente, al momento la cosa importante è che io ottenga la parte!- rispose decisa Brittany.

Santana la guardò e sorrise intenerita. –Hai ragione- mormorò, dandole un bacio leggero.

-Invece- iniziò la bionda cambiando argomento –Vuoi dirmi cos’è questo?- prese un pesante libro posato sul letto e lo mostrò alla latina.

-Oh- fece l’altra –E’ un libro di anatomia.

Brittany corrugò le sopracciglia e osservò la copertina, poi lo aprì e sfogliò qualche pagina a caso.

-E come mai lo stai leggendo?- le chiese curiosa.

-Beh..-iniziò imbarazzata la latina –Hai presente quando ti ho parlato di mia cugina? La figlia di mio zio?

-La bambina che ha quel problema con il respirare?

-Esatto. Ho cominciato a fare qualche ricerca per curiosità e poi piano piano mi sono interessata sempre più all’argomento.

La bionda piegò la testa di lato e la scrutò un attimo, poi le sorrise dolcemente.

-Vuoi diventare medico?- le chiese spiazzandola.

-Cosa? Medico?- alzò le spalle –Non lo so! Non ci avevo mai riflettuto prima! E’ solo un interesse passeggero, può anche darsi che tra un mese ne sia già stufa. E poi siamo ancora al penultimo anno di liceo, è presto per fare progetti!- esclamò tutto d’un fiato.

Brittany richiuse il libro e lo poggiò sul comodino vicino. Poi si avvicinò a Santana e la guardò dritta negli occhi, sfiorandole il naso con il suo, delicatamente.

-Sappi solo che qualunque scelta farai, io sarò sempre fiera di te- le mormorò dolcemente sulle labbra, prima di baciarla, gettarle le braccia al collo e farla distendere con lei.
 

°°°°°°°°°°°°°°°°°°°

Ok, forse non era tutto questo granché di capitolo, ma spero che dal prossimo la mia ispirazione si aggiusti! Comunque, non so da dove sia uscita fuori la parte Klaine, l’ho totalmente improvvisata mentre scrivevo, in realtà era programmata per essere inserita un po’ più in là, invece hanno deciso così! XD
Scusate se ci sono errori, sono un po’ stanchina!
Aspetto come sempre i vostri commenti, lo sapete che mi rendono felicissima : )
A presto!
Fede

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Capitolo 23
*** Capitolo 23 ***


Scusate per il leggero ritardo, buona lettura!
Scusate per i probabili errori, ma vado di fretta!

°°°°°°°°°°°°°°°
-Uno, due, tre!- esclamò per l’ennesima volta John, l’insegnante di ballo, facendo partire la musica con il telecomando.

Kurt e Brittany ripresero ad imitare i suoi passi, stando attenti al ritmo veloce del ballerino.

Era uno dei migliori coreografi in circolazione, alto, muscoloso e preparatissimo. Ed esigente, molto esigente.

-Così, dai! Uno, due, tre! Uno, due, tre! Diamine-Brittany-che-cos’è!- la rimproverò creando anche una rima.

La ragazza si scusò con Kurt, che aveva urtato involontariamente nel tentativo di recuperare il passo sbagliato.

-Scusa John- disse affaticata, mentre l’istruttore staccava la musica e la guardava con aria severa.

-Sono un po’ stanca- ammise con il fiatone.

-Credo che lo siamo tutti- intervenne Kurt, recuperando una bottiglietta d’acqua e bevendo avidamente.

John sbuffò spazientito e prese la sua asciugamano posata su una sedia poco distante.

-Va bene, allora dato che siete così stanchi, per oggi abbiamo già finito!- proclamò, quasi offeso.

-Ma ci stiamo esercitando da tre ore!- protestò Brittany, infastidita dalla reazione dell’uomo.

-Ci vediamo dopodomani!- li salutò, per modo di dire, uscendo velocemente dalla palestra.

Brittany osservò Kurt dispiaciuta e  si morse un labbro.

-Scusa, è colpa mia- mormorò, sedendosi a terra, stanca.

-Non è vero Britt. È lui troppo permaloso.- la consolò Kurt, passandole l’acqua.

La ragazza si distese sul parquet, portandosi un braccio davanti gli occhi. Riprendere a ballare con questi ritmi era più difficile di quanto pensasse, ma doveva tenere duro, sia per lei che, soprattutto, per Blaine e sua madre.

-Stai avendo difficoltà?- le chiese amorevolmente il ragazzo, sedendosi accanto a lei.

-No, non proprio- rispose, portando le braccia dietro la nuca e osservando il soffitto sovrappensiero –Ballare mi piace da morire, è una delle mie passioni. Solo che non sono più abituata e devo recuperare- concluse, alzando le spalle.

-Ce la farai, sei molto più brava di me!- ridacchiò lui, alzandosi e porgendole una mano per fare lo stesso.

Qualcuno bussò alla porta ed entrambi si voltarono.

-Blaine!- si illuminò Kurt.

-Avete finito?- chiese lui con un sorriso luminoso, entrando nella stanza. Brittany prese le sue cose e lo superò, accarezzandogli il braccio per salutarlo.

-Vado a farmi una doccia- annunciò, lasciando la palestra. Mentre attraversava il corridoio, notò di aver dimenticato il cellulare e tornò indietro per recuperarlo.

Aprì la porta senza bussare.

-Ho dimenticato il cell…Oh! Scusate!- esclamò in fretta, mentre Blaine e Kurt fecero entrambi un salto di mezzo metro e si allontanarono di scatto.

-Britt!- esclamò con voce acuta Kurt, rosso in viso.

 -Ho dimenticato il cellulare- finì la frase Brittany, con un sorrisino divertito, guardando prima l’attore e poi Blaine, che aveva una mano sulla nuca e guardava in qualsiasi punto della stanza, tranne che verso di lei.

Decise di non indugiare oltre, prese l’apparecchio lasciato su uno sgabello ed uscì, salutandoli con la mano, avendo cura di fare un occhiolino a Blaine che si era finalmente deciso a guardarla.

Chiuse nuovamente la porta e si avviò verso la dependance, preparandosi per una doccia rigenerante.

Quando uscì dal bagno, sentì il suo cellulare squillare. Lesse il nome sul display e sorrise automaticamente.

-Ehi- rispose dolcemente.

-Buongiorno!- esclamò Santana con la voce un po’ impastata.

-Ti sei appena svegliata?- ridacchiò Brittany.

-Non proprio. Sono sveglia da dieci minuti.- rise anche lei –E’ l’ultimo giorno di vacanza, quindi l’ultima possibilità di dormire fino a tardi!

-Beata te- sospirò la bionda –Io mi sono svegliata alle sette e mi sono esercitata con Kurt dalle 8 alle 11!

-Ma non ballate nel pomeriggio di solito?

-Si, ma oggi John poteva venire solo di mattina.

-Capisco. Ascolta, ti va di venire a pranzo da me?

Brittany esitò a rispondere e Santana se ne accorse.

-Britt?

-Ci sarà tuo padre?- chiese terrorizzata. Non aveva dimenticato la terribile figura fatta con lui pochi giorni prima.

Sentì Santana dall’altra parte del telefono ridere di gusto.

-No, non preoccuparti, sta andando a lavoro.

-Meno male- sospirò di sollievo –Allora volentieri!

-Perfetto! Allora ti aspetto! A dopo Britt!

-A dopo San!- sorrise e riattaccò.

Raggiunse sua madre nella zona giorno e la trovò intenta a scrivere. Sentì le labbra incurvarsi in un sorriso. Vedere sua madre ritornare a fare ciò che amava di più non poteva che essere una nota positiva in tutto quel trambusto.

-Mamma, vado a pranzo da Santana- annunciò, dandole un bacio sulla guancia.

-Vai in autobus?- chiese distrattamente la donna.

-No, prendo in prestito l’auto di Blaine- ridacchiò, prendendo le chiavi sopra il cassetto vicino la porta.

-Sei sicura che non serva a lui?

-Non penso. Era abbastanza occupato.-sorrise maliziosa, uscendo e lasciando una perplessa Holly ad osservarla.
 

°°°°°°°°°°°°°°°°
 

Santana chiuse la chiamata e poggiò il cellulare sul comodino, sorridente.

Prese i suoi vestiti e con la stessa espressione si diresse in bagno. Quasi si scontrò con Luz che stava uscendo fuori da lì.

-Dove stai andando con quell’espressione ebete?- le chiese indisponente, sistemandosi i capelli.

Santana la osservò da capo a piedi. Era truccata, con i capelli in ordine, una camicia, jeans stretti e scarpe con i tacchi.

-E tu dove stai andando vestita come una vera donna?- le domandò con un sopracciglio alzato.

-Non sono affari tuoi!- sbottò scocciata, arrossendo lievemente. Particolare che non sfuggì alla sorella minore.

-Hai un appuntamento?- chiese divertita.

Luz non rispose e se ne andò dandole le spalle.

Quando ebbe finito di sistemarsi, Santana scese in cucina, dove trovò suo padre seduto a tavola, intento a leggere alcuni documenti, mentre Luz si versava dell’acqua.

-Oh Santana, cercavo te- le disse suo padre con tono insolitamente tranquillo, riponendo i fogli in una valigetta.

La ragazza alzò un sopracciglio –Mi cercavi in mezzo ai fogli?- le chiese ironica.

-Volevo sapere…ecco…-esitò un attimo –Quella ragazza, Brittany…

-Si, ho presente chi è- tagliò corto Santana, lanciando un’occhiata a Luz che osservava interessata la conversazione, mentre sciacquava il bicchiere nel lavandino.

-Sembravate molto..intime…l’altro giorno- continuò suo padre esitante. Non aveva un tono severo, sembrava più imbarazzato di lei. Ciò non impedì al suo viso di divenire cremisi.

-Qual è la domanda precisamente?- domandò la ragazza, cercando di controllare il tono della voce.

-Uscite..insieme? O, qualcosa del genere?- arrivò al dunque.

A Santana si bloccò per un attimo il respiro. Non pensava che avrebbe mai avuto una conversazione del genere con suo padre. Non che i rapporti siano mai stati dei più rosei, ma temette di peggiorare ancora di più la sua situazione se avesse detto a chiare lettere di preferire le ragazze. Non sapeva quali fossero le idee di suo padre, se fosse contrario o favorevole.

Si sentiva come in quei film assurdi dove alla fine il protagonista deve disinnescare una bomba e ha la scelta tra il filo giallo e il filo rosso. Solo che, nel suo caso, il filo era solo uno. Perché, a prescindere da come sarebbe andata, non gli avrebbe mentito.  Doveva solo sperare che quella risposta non avrebbe attivato la bomba.

Nel frattempo, Luz osservava la scena con occhi spalancati, sciacquando lo stesso bicchiere da cinque minuti buoni.

-Si- rispose. Aveva il fiatone come se avesse scalato una montagna.

Victor la guardò per un lungo, interminabile, minuto. Dopo di che sospirò e si passò una mano sulla fronte.

-Penso che ormai sia troppo tardi perché io possa dirti cosa ne pensi- dichiarò enigmatico –Non credo di poter interferire nella tua vita- alzò le spalle-Fai quello che vuoi- concluse infine, prendendo la valigetta e alzandosi.

Lasciò la stanza e uscì da casa.

La mascella di Luz stava sfiorando il pavimento, mentre ancora osservava il punto in cui suo padre era sparito.

-Significa che non gliene frega niente?- chiese allibita a Santana.

-E lo chiedi a me?- sbottò irritata –Sei tu quella che lo capisce, non io!

Luz posò finalmente il bicchiere e prese la sua borsa.

-Io esco- dichiarò, senza darle il tempo di rispondere.

Pochi minuti dopo il campanello di casa suonò. Santana, convinta che fosse Luz, andò ad aprire, ma quando si ritrovò addosso una cascata di capelli biondi e il sapore delle labbra di Brittany sulle sue, capì che decisamente non era lei.

-Ho visto tua sorella prima- le disse sorridente, staccandosi. –Sembrava nervosa. Cioè, più del solito- specificò.

Santana la prese per mano e la fece entrare dentro casa, chiudendo la porta.

-Si, mio padre ha scoperto che stiamo insieme e non gliene frega niente. Credo che l’abbia turbata.- ridacchiò, portando le braccia al collo di Brittany.

-Aspetta un attimo. Non gliene frega niente?- ripetè sbalordita la bionda. –Niente storie, niente battute acide? Niente di ciò che fa Luz?

-Niente di niente!- rispose sorridente Santana,               mordendole giocosa il labbro inferiore, facendo sorridere anche l’altra. Posò le labbra sulle sue, trascinandola in un bacio dapprima dolce, poi sempre più passionale, fino a quando non si staccarono e scese a baciarle il collo.

-San- la interruppe Brittany –Ho fame- ammise imbarazzata. Santana ridacchiò.

-D’accordo, andiamo a cucinare.

-Hai programmi per il pomeriggio?- chiese Brittany.

-Dovrei studiare. Quindi no- scherzò Santana, prendendo i piatti.

-Ti va di fare una passeggiata?

-Certo, dove?- chiese curiosa.

-Al commissariato.
 

°°°°°°°°°°°°°°
 

Le ragazze uscirono dal pesante portone in legno, con uno strano senso di angoscia nel petto.

-Dici che abbiamo fatto bene?- chiese esitante Santana.

-Certo che abbiamo fatto bene- rispose Brittany, prendendole la mano per tranquillizzarla –Figgins ha fatto una cosa grave e verrà punito.

La latina rafforzò la sua presa e si tranquillizzò.

-Pensi che verrà licenziato?

-Come minimo! Credo che lo arresteranno.

-Mmm…Speriamo che il suo sostituto sia un preside un po’ più decente- disse Santana, avviandosi con lei verso l’auto.

Salirono e Brittany mise in moto.

-Ti va un gelato?

-Perché no?

La bionda partì e in poco tempo si ritrovarono davanti la sua gelateria preferita.

Scesero dall’auto e Santana si guardò intorno.

-Mia sorella lavora qui vicino- la informò.

Ordinarono i due gelati e dopo averli consumati decisero di fare una passeggiata lungo il viale alberato.

-Ehi, ma quella non è Luz?- chiese sbalordita Brittany indicando con la testa una panchina.

Santana guardò verso quella direzione e restò a bocca aperta. Era proprio Luz. Avvinghiata a un uomo.

-Non sapevo si stesse frequentando con qualcuno- disse la bionda con curiosità.

-Nemmeno io- rispose scettica Santana –Forza, allontaniamoci prima che ci veda.

Troppo tardi. Luz si staccò dall’uomo e, quasi attirata dalla loro presenza, si voltò verso di loro e corrugò immediatamente le sopracciglia. Disse qualcosa all’uomo accanto a lei, che a Santana parve più o meno della sua età, poi si alzò e le raggiunse a passo di marcia.

-Che diavolo ci fate qui?- sbottò irritata.

-Stiamo passeggiando, mi sembra ovvio-rispose Santana innervosita dall’attacco senza motivo.

-Mi stavate spiando?- le accusò, guardandole in cagnesco.

-Certo che no!- esclamò Brittany.

-Abbiamo una vita nostra a cui pensare, sai?- aggiunse Santana.

-Bene! Allora pensate a quella e state fuori dalla mia!- ordinò stringendo i pugni –Sparite!- aggiunse allontanandosi di nuovo e tornando dall’uomo sulla panchina.

-Come può pensare una cosa del genere?- chiese Brittany, fissando sorpresa Santana.

-Nella mia famiglia sono tutti pazzi- rispose lei semplicemente, riprendendo la mano della sua ragazza e allontanandosi da lì.
 

°°°°°°°°°°°°°°°°
 

L’indomani mattina Brittany si alzò di buon’ora per andare a scuola. Casa di Kurt era molto più lontana, per cui lei e Blaine sarebbero dovuti partire prima per poter arrivare in tempo.

Lungo la strada, Blaine parlò meno del solito. Brittany capì che probabilmente si trovava in imbarazzo per il fatto successo il giorno prima e che probabilmente non era ancora pronto a parlarne, per cui decise di non chiedere niente. Era sempre così tra loro, niente domande, solo risposte al momento giusto.

Parcheggiarono davanti la scuola e la bionda scorse immediatamente Santana che la aspettava davanti ai cancelli.

Salutò Blaine e scese dall’auto, dirigendosi verso Santana. Quando arrivò davanti a lei, si sorrisero e la latina le diede un bacio a stampo, per poi entrare a scuola.

Fecero pochi passi e il cellulare di Brittany squillò.

-Blaine!- rispose sorpresa.

-Brittany!- il suo tono era severo –Hai dato un bacio a Santana davanti a tutti?

-Ehm, si la stavo salutando- disse senza capire dove voleva andare a parare, mentre Santana la guardava confusa.

-Era proprio necessario? Non potevi aspettare di essere sole?- continuò Blaine con tono duro.

-Ma che stai dicendo? Perché dovremmo nasconderci? Siamo a Los Angeles, Blaine!

-Io penso che sia meglio che non si sappia al momento della tua sessualità- sentenziò il manager –Voglio ricordarti che avrai un provino importante tra poco tempo ed è meglio non presentarsi già con un’etichetta.

-Ti sei fatto di crack?- sbottò irritata la bionda.

-So quello che sto dicendo, è il mio lavoro, lo faccio per te. Evitate le effusioni in pubblico. A meno che tu non voglia parti di serie b per tutta la vita.

-Che succede?- si intromise Santana, notando la perplessità di Brittany.

-Non mi sta piacendo per niente questo discorso- disse la bionda con tono duro –A casa ne parleremo meglio!

-Rifletti su quello che ti ho detto. Non ti mettere in mostra- concluse Blaine, staccando la conversazione.

-Britt?- chiese Santana.

La bionda sbuffò innervosita e guardò la sua ragazza che attendeva ancora una risposta.

-Non vuole che ci baciamo in pubblico- disse, abbassando la voce.

-Oh- fece semplicemente Santana, abbassando un attimo lo sguardo. Poi lo rialzo verso di lei e alzò le spalle con un mezzo sorriso.

-Che c’è? Sei d’accordo con lui?- chiese Brittany sorpresa.

-Beh- iniziò titubante –Tu sei in un campo un po’ particolare…

-Ci sono centinaia di persone del mondo dello spettacolo che sono dichiaratamente gay- si affrettò a precisare la bionda.

-Si, certo- annuì –Ma sono persone già affermate. Hanno una loro carriera avviata e sono conosciute. La maggior parte di loro ha vissuto per anni nascondendosi, per poi fare coming out quando ormai non si sentivano più in rischio.

-Cosa stai cercando di dire?- indagò Brittany.

-Sto cercando di dire che Hollywood o questo mondo in generale può essere spesso molto superficiale. Si basa tutto sull’immagine, per questo in un film è più facile trovare un sex simbol piuttosto che un attore un po’ più brutto. E’ meglio conservare la tua immagine più pulita possibile per un eventuale futuro da cinema.- le sorrise dolcemente, stringendole di più la mano.

-Ma siamo a Los Angeles! E’ una delle città più moderne del mondo!

-Hai dimenticato tutto il trambusto successo quando hanno scoperto della tua madre naturale?- le chiese ovvia.

Brittany spalancò la bocca per dire qualcosa, per poi richiuderla, arrendendosi. Avevano ragione, purtroppo. Se avesse avuto successo a quel provino, avrebbe iniziato un percorso importante, dove avrebbe dovuto fare molta attenzione al suo biglietto da visita.

-Ma io voglio baciarti…- protestò debolmente, mettendo il broncio.

Santana ridacchiò e si guardò intorno. I corridoi erano ormai quasi del tutto deserti.

-Beh, potremmo seguire il consiglio di Blaine e nasconderci-disse maliziosa-Cosa abbiamo alla prima ora?

-Matematica.

-Non è assolutamente importante.- dichiarò, prendendola per mano e trascinandola verso il bagno, mentre l’altra ridacchiava.
 

°°°°°°°°°°°
 

Brittany si sistemò i capelli, osservandosi allo specchio del bagno, mentre Santana accanto a lei rimetteva a posto la giacca. Il loro sguardo si incrociò ed entrambe si sorrisero. La latina si avvicinò e la abbraccio da dietro, lasciandole un bacio sul collo.

La bionda si rigirò nell’abbraccio e unì le labbra con quelle della mora, che la spinse delicatamente contro i lavandini.

-Se continuiamo così salteremo anche la seconda ora- sussurrò sensuale Brittany sulle sue labbra.

-Non mi dispiacerebbe- rispose maliziosamente l’altra, azzerando di nuovo la distanza.

Dopo un po’ Brittany si staccò, riprendendo fiato.

-San, adesso dovremmo proprio andare- disse dispiaciuta, mentre l’altra le mordicchiava il collo.

-Uff..e va bene- sbottò contrariata.

Uscirono dal bagno e si lasciarono la mano.

-Io vado a fumarmi una sigaretta, ci vediamo alla seconda ora in classe- annunciò Santana.

Brittany alzò gli occhi al cielo –Devi proprio?

-Si- sorrise, lasciandole un bacio sulla guancia e allontanandosi.

Svoltò l’angolo e si ritrovò davanti Puck e Lauren che parlavano a bassa voce tra di loro.

-Ma guarda chi c’è- esclamò immediatamente lui con un ghigno.

-Levati dalle palle, Puck- ordinò acida superandoli. Si sentì prendere il braccio e si ritrovò sbattuta al muro con malagrazia.

-Che modi sono, Lopez?- ringhiò Puck contro il suo viso.

-Da quando mi chiami Lopez?- mantenne la calma Santana.

-Da quando sei diventata una fighetta rompi scatole- intervenne Lauren, affiancandosi a Puck.

-Che cavolo di problemi avete voi due, si può sapere?- chiese arrabbiata.

Puck la spinse più forte contro il muro e la bloccò con un braccio sulla gola.

-Parlami con rispetto, Lopez- sussurrò maligno. Santana cercò di liberarsi dalla stretta che stava cominciando a farle male, ma il ragazzo era più forte di lei.

-Cosa vuoi da me?

-Per colpa tua adesso non possiamo più permetterci nemmeno di gettare la carta a terra senza essere sgridati da quel coglione di Schuester. E questo perché tu ti sei cagata addosso della biondina e ci hai bloccato tutto il divertimento- esclamò aspro.

-Vuoi dire che per colpa mia vi state finalmente comportando come persone civili?- chiese ironica la latina, tentando ancora di liberarsi. Puck aumentò la stretta.

-Non prendermi per il culo!

-Puck, non esagerare- si intromise Lauren, osservando incerta l’espressione sofferente di Santana.

-Chiedimi scusa- continuò imperterrito lui, non accennando ad alleggerire la presa.

La latina non rispose, stringendo la mascella.

-Puck le stai facendo male- si preoccupò Lauren.

-Non mi importa.

-Puck!- ordinò lei, tirandogli il braccio. Il ragazzo ritirò il braccio arrabbiato e osservò la latina con sguardo furioso.

-Ci vediamo in giro, Lopez. Non ho finito con te.- la minacciò, allontanandosi velocemente, seguita da Lauren che gettò un’ultima occhiata preoccupata a Santana, prima di sparire con lui.

La latina si accarezzò la gola, cercando di riprendere fiato.

Camminò a passi lenti, pensando che quel rientro delle vacanze era decisamente più movimentato di quanto si aspettasse. Ma non aveva ancora visto tutto.

Quando fu quasi alle scale di emergenza, si sentì chiamare.

-Ehi tu!- gridò una sconosciuta voce severa.

Santana si voltò e si ritrovò davanti una donna alta, magra, con corti capelli biondi e un’espressione corrucciata.

Si avvicinò a passi decisi verso la ragazza e le si parò davanti.

-Dove credi di andare? Dovresti essere in classe, signorina Lopez.- le disse, socchiudendo gli occhi.

Santana restò sorpresa –Come fa a sapere il mio nome?

-Santana Lopez, diciassette anni, Junior year. Figlia di Victor Josè  Lopez e fu Isabelle Marie Navarro in Lopez. Gruppo sanguigno 0 positivo.

La latina restò a bocca spalancata. –Perché sa tutte queste cose su di me?

-Perché ho letto tutto il tuo fascicolo- rispose ovvia quella.

-E perché lo avrebbe fatto?

-Perché quando sono arrivata qui ho chiesto al consiglio docente quali fossero gli studenti ad aver dato più problemi negli anni passati e il tuo nome è saltato fuori più volte.

-Mi scusi, ma chi è lei?- chiese la ragazza.

-Io sono Sue Sylvester, la nuova preside. E ti terrò d’occhio ogni singolo istante della tua vita.
 

 
°°°°°°°°°°°°°°°
 

E niente, questo è tutto per oggi!
Nel prossimo capitolo succederanno tantissime cose, quindi preparatevi : )
Fatemi sapere cosa ne pensate!
Alla prossima
Fede
 

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Capitolo 24
*** Capitolo 24 ***


Prima di iniziare è doveroso dirvi due cose importanti:
1)      Chiedo infinitamente scusa a tutti per il ritardo. So di non aggiornare da tre mesi ma il motivo è puramente materiale: mi hanno rubato il pc. Per cui non solo ho dovuto riscaricare tutta la fanfiction da internet, ma non avevo neanche la possibilità di scrivere da qualche parte. Adesso, però, sono tornata!
2)      L’idea di questa fanfiction mi è venuta quest’estate e con essa il ruolo di tutti i personaggi, per cui parliamo di un periodo PRIMA dell’inizio della quarta stagione. Ci tengo a specificarlo perché non voglio che si pensi che io mi sia ispirata a ciò che è successo in quell’obrobrio di serie che a me personalmente sta facendo abbastanza schifo per tutta una serie di motivi che non sono difficili da immaginare.
 
Detto questo, vi lascio al nuovo capitolo che spero sia di vostro gradimento, vi saluto alla fine!


°°°°°°°°°

Brittany parcheggiò l’auto quasi a rallentatore. Spense il motore fissando il portone di casa di Santana, sperando quasi che quei momenti prima di entrare non finissero mai.

Poggiò la fronte sullo sterzo e prese un gran respiro. Sentiva il cuore battere forte e tentò di calmarsi, ripetendo a mezza voce che probabilmente stava esagerando.

Ma la sua mente e il suo cuore sapevano che non stava esagerando. Perché lei Santana la conosceva come le sue tasche.
 

°°°°°°°°

Santana quella mattina si svegliò inquieta.

Non sapeva spiegarsi neanche lei il motivo, ma sicuramente c’entrava con il fatto che quel giorno Brittany avrebbe avuto il provino.

Non era neanche riuscita a fare colazione e si era diretta a scuola a piedi per tentare di schiarirsi le idee.

Lungo il tragitto aveva ricevuto un messaggio dalla ragazza: “Siamo appena arrivati, c’è un mare di gente. Non ho ancora visto Kurt. Ci sentiamo più tardi perché il cellulare non prende! Ti faccio sapere. Bacio.”

E invece non aveva fatto sapere nulla.

La giornata a scuola era stata lunga e infinitamente pesante.

Puck non si era fatto vivo quel giorno e Lauren sembrava aver promesso a sé stessa di impegnarsi il più possibile per guardare male Santana. Ma, a lei, non importava proprio un bel niente.

Era abbastanza infastidita, invece, dal comportamento della nuova preside, Sue Sylvester.

Alla prima ora aveva tenuto un’assemblea straordinaria per presentarsi ufficialmente agli studenti. Il suo discorso di presentazione era iniziato subito dopo aver dichiarato il suo nome e cognome, senza aggiungere un “Buongiorno” o un “Piacere di conoscervi”.

Per tutto il tempo in cui parlò, la sua espressione facciale non cedette nemmeno un secondo ad un sorriso, anzi si interrompeva solamente per lanciare qualche sguardo in cagnesco a uno studente troppo chiacchierone o, nella maggior parte dei casi, a Santana.

La ragazza non aveva dato molto peso alla minaccia della preside, ma adesso che continuava a incrociare quello sguardo freddo e severo, alternato a quelli interrogativi dei suoi compagni di classe che, pian piano, notarono tutti i riferimenti neanche troppo velati della preside a “studenti particolarmente ribelli”, desiderava soltanto avere Brittany al suo fianco.

Già, Brittany, chissà cosa stava facendo in quel momento.

Dopo la fine dell’assemblea, Santana controllò per l’ennesima volta il cellulare, ma naturalmente la casella dei messaggi continuava ad essere vuota.

Si ritrovò per caso davanti la Sylvester che socchiuse gli occhi e la squadrò dalla testa ai piedi, come se si aspettasse di trovare una pistola al suo cinturino.

La latina pensò di stare diventando psicopatica, ma la sua teoria venne confermata durante il corso della giornata. Ogni volta che andava in bagno, durante la pausa pranzo e all’uscita della scuola, si ritrovava sempre la donna in agguato ad osservarla da lontano.

Santana si ripeté in mente la frase che la Sylvester aveva usato come biglietto da visita: “Ti terrò d’occhio in ogni singolo istante della tua vita”.

Non scherzava di certo.

Quando finalmente la campanella suonò, alla latina sembrò quasi di udire un coro di voci angeliche.

Con velocità quasi da record, prese il suo zaino e si fiondò fuori dall’aula, ma Artie, pur sulla sedia a rotelle, riuscì inspiegabilmente a raggiungerla.

-Ehi San- la salutò.

-Artie- rispose lei senza enfasi, infastidita dal fatto che la sua fuga fosse stata interrotta.

-Non ho potuto fare a meno di notare che la nuova preside non sembra provare particolare simpatia nei tuoi confronti- continuò il ragazzo.

-Ma guarda un po’! Da oggi in poi ti chiamerò “Occhio di Falco”- ironizzò la mora, riprendendo a camminare, ma Artie la seguì.

-Sei un po’ nervosa?- indagò lui.

-Voglio solo andare a casa- tagliò corto lei.

-Il provino di Brittany era oggi vero? Come sta andando?- la ignorò.

Santana prese un enorme respiro. –Non lo so- rispose sinceramente, massaggiandosi una tempia –Non mi ha ancora fatto sapere niente.

-Oh andrà bene!- la tranquillizzò l’amico –Lei ha talento per ballare! Ha iniziato a prendere lezioni di danza a 5 anni, poi a 7 ha fatto i suoi primi spettacoli per delle compagnie teatrali, ottenendo piccoli ruoli nei musical, a 10 ha preso parte a diverse pubblicità che sponsorizzavano marche sportive famose e a 14 ha partecipato ad uno stage a San Francisco con uno dei migliori coreografi al mondo. Poi però ha smesso quando ha iniziato a lavorare per la televisione perché aveva troppi impegni…

Si interruppe quando Santana smise bruscamente di camminare per penetrarlo con lo sguardo e alzare un sopracciglio.

-Ti ricordo che avevo una cotta per lei, sono informato!- si giustificò il ragazzo.

La latina aprì la bocca per dire qualcosa, poi però la richiuse e decise di lasciar perdere scuotendo la testa.

-Non è questo- disse la ragazza, posizionandosi dietro il ragazzo per aiutarlo nella ripida discesa all’uscita della scuola. –So che andrà bene, me lo sento. Ma ho una strana sensazione.

-Una strana sensazione?- ripeté lui.

-Si.

-Su cosa?

-Non lo so! È da quando mi sono svegliata che ho un blocco sul petto, ma non capisco il motivo!

Artie si grattò il mento, sovrappensiero.

-Forse non hai digerito qualcosa!- ipotizzò.

Santana lo guardò male.

-Le hai detto che la ami?- chiese il ragazzo a bruciapelo.

-Shhh!!!- esclamò Santana, guardandosi intorno e diventando rossa. –Sei impazzito?

-Era solo una domanda!- rispose lui alzando le spalle.

-Una domanda che si dovrebbe fare a bassa voce!- sbottò lei. Si fermò quando notò il padre di Artie che lo attendeva accanto all’auto dall’altra parte della strada. –No comunque.

-E cosa aspetti?- chiese lui, facendo un segno al padre per indicargli che l’aveva visto.

-Ne parliamo un’altra volta, devi andare- chiuse il discorso la latina.

-Non ho fretta!- insistette lui.

-Allora devo andare io- gli diede una pacca sulla spalla e si allontanò velocemente, fuggendo letteralmente dalla conversazione.

Quando arrivò a casa, lanciò lo zaino da qualche parte nell’ingresso e salì le scale. Passando davanti camera di Luz, la sentì distintamente parlare al telefono con un tono di voce sognante e tendente all’ocheggiamento, ma sua sorella dovette aver sentito i suoi passi, perché si ritrovo la porta della sua stanza sbattuta in faccia.

Chiedendosi come diavolo Luz potesse pensare che lei fosse minimamente interessata alle sue conversazioni, entrò in camera sua e si lasciò andare sul letto.

Le immagini della mattina continuavano ad affollare la sua mente, ma quella che insisteva più di tutti era Artie che le chiedeva se avesse detto “ti amo” a Brittany.

Certo che non l’aveva fatto. Perché avrebbe dovuto? Non lo dimostrava forse tutti i giorni quando stavano insieme?

E poi che significa “ti amo”? Sono solo due stupide parole usate dai cantanti per riempire i testi delle canzoni che altrimenti sarebbero vuoti e senza senso. Perché Brittany avrebbe voluto sentirsele dire? Non traspariva forse dai suoi occhi che era totalmente innamorata di quella ragazza bionda e stravagante?

E, soprattutto, se Brittany non avesse ricambiato? Se lei le avesse detto “ti amo” e l’altra fosse rimasta a guardarla senza rispondere? O, peggio, se si fosse limitata a dire “Grazie”?

Le immagini di Blaine che rideva con le lacrime mentre assisteva alla scena della sua umiliazione nascosto dietro una pianta presero immediatamente vita nelle sue fantasie.

Decise di smetterla con quelle inutili pippe mentali e poggiò la guancia sul cuscino dove di solito dormiva Brittany. Quel gesto, che solitamente la calmava, adesso contribuiva solamente ad aumentare la sua ansia.

Quando si rese conto che ad un occhio esterno in quel momento sarebbe sembrata più patetica di Bella Swan che aspetta il suo ragazzo vampiro stando davanti ad una finestra come un’inquietante bambola di porcellana, si alzò e recuperò il cellulare per chiamare Brittany e cercare di capire che fine avesse fatto.

Non dovette neanche fare lo sforzo di digitare il suo numero, perché il suono del citofono la precedette.

°°°°°°°°°

Brittany aveva attraversato il vialetto del giardino di casa Lopez quasi trattenendo il fiato, e dopo aver suonato il campanello aveva preso a camminare avanti e indietro davanti al portone nervosamente, in attesa che qualcuno venisse ad aprire.

Sentì dei pesanti rumori di passi provenire dall’interno, come se un elefante stesse scendendo le scale, e quasi due secondi dopo, con un po’ di fiatone e uno smagliante sorriso, Santana aprì la porta.

Per la prima volta da quando si erano conosciute, Brittany non avrebbe voluto trovare quel sorriso sul viso della sua ragazza. Egoisticamente avrebbe voluto trovarla già corrucciata, già consapevole che dovesse darle una notizia che non le avrebbe fatto piacere. Perché, la bionda lo sapeva, non sarebbe stata per niente contenta.

Invece quel sorriso le faceva pesare ancora di più la situazione, perché da lì a qualche minuto sapeva che sarebbe scomparso e sapeva che sarebbe successo per colpa sua.

-Ehi!- esclamò Santana prendendola per mano e chiudendo la porta d’ingresso alle loro spalle. Se Brittany fosse stata attenta, avrebbe notato anche il suo di nervosismo.

-Ciao- rispose invece la bionda, tentando di fare un sorriso che assomigliava più ad una smorfia, ma riuscì a non farlo notare baciandola velocemente.

-Non mi hai fatto sapere più niente- la rimproverò scherzosamente la latina. –Come è andata?

Per tutta risposta Brittany le diede un altro bacio, ma questa volta Santana si accorse che qualcosa non andava e la allontanò delicatamente.

-Che succede Britt?- chiese preoccupata –Che hai?

La bionda prese un profondo respiro e finalmente la guardò negli occhi. –Andiamo di là, devo parlarti.- rispose enigmatica.

La mora corrugò le sopracciglia e la guidò in salotto, sedendosi sul divano mentre osservava l’altra fare lo stesso accanto a lei.

Per un po’ nessuna delle sue parlò. Brittany si torturava le mani e ogni tanto si grattava una guancia nervosamente. Sembrava stesse cercando le parole esatte da dire.

Santana la guardava in attesa, ma quella assurda situazione la stava facendo impazzire.

-Non è andata bene? Non ti hanno presa?- chiese a un certo punto.

-No…cioè sì, è andata… è andata bene. Cioè, non è andata male…- farfugliò la bionda in risposta.

-Non ho capito- ammise la latina.

Brittany sospirò per l’ennesima volta. –Mi hanno presa- annunciò tetra.

-Ma è fantastico!- esclamò Santana contenta.

La ballerina si passò una mano tra i capelli, socchiudendo gli occhi. –No, non è fantastico.

A quel punto, Santana era veramente confusa.

-Non riesco a seguirti.

Brittany si voltò totalmente verso di lei, prendendole le mani.

-San, mi hanno presa- puntò i suoi occhi in quelli dell’altra –Ma c’è una cosa che devo dirti.
 

*Flashback*
 
Brittany non aveva quasi chiuso occhio tutta la notte. In quei pochi minuti in cui riusciva a rilassarsi, immagini di un uomo senza volto che la buttava fuori dalla stanza in cui si tenevano i provini la assillavano e le mettevano ansia.

Quando la sveglia finalmente suonò, uscì dalla dependance ancora in pigiama per prendere una boccata d’aria.

Quella mattina avrebbe avuto finalmente il tanto atteso provino per cui si era duramente preparata con Kurt.

Il ragazzo le era stata accanto tutto il tempo, cercando di infonderle coraggio e aiutandola nei suoi momenti di panico durante le prove nella sua palestra.

Era indispensabile per lei ottenere quel ruolo, non per una gloria personale, di quello non le importava niente, ma per poter finalmente sistemare la situazione economica della sua famiglia e ricambiare gli sforzi di Blaine e di sua madre.

Con questi pensieri consumò, per così dire, la sua colazione, mentre il manager e Holly tentavano di fare conversazione per tirarla su di morale, ma lei non ascoltò neanche una parola.

Salì in auto con Blaine e subito il manager mise in moto e partì.

-Non aspettiamo Kurt?- chiese la ragazza.

-Non possiamo arrivare insieme al provino!- rispose il moro come se fosse la domanda più stupida del mondo. -Kurt è praticamente una star, non ha senso andare con lui.

-Chissà se anche lui è nervoso- domandò Brittany curiosa.

-Lui ha già la parte, non ha motivo di esserlo.- spiegò Blaine.

La ragazza sgranò gli occhi –Come sarebbe ha già la parte? Perché si è preparato così tanto allora?

-L’ha fatto solo per aiutare te, Britt. Ti serviva un appoggio.

Brittany boccheggiò, stupendosi della sua inesistente perspicacia e chiedendosi come avesse fatto a non notarlo. Ma adesso era tutto dannatamente logico e scontato.

-E poi- continuò Blaine, con un sorrisetto furbo –Gli ha fatto bene allenarsi, adesso è più in forma che mai- concluse con una palese malizia.

-Blaine!- esclamò Brittany ridendo e dandogli uno scherzoso scappellotto.

Scambiarono qualche altra battuta che aiutò la ragazza a rilassarsi leggermente, ma quando arrivarono davanti gli studio dove si sarebbe tenuto il provino, la tensione tornò.

Chiesero al portiere dove si sarebbero dovuti dirigere e dopo aver salito un paio di piani e aver attraversato quella che a Brittany parve un’infinità di corridoi, arrivarono finalmente in un enorme corridoio affollatissimo.

La prima impressione di Brittany fu quella di aver sbagliato e di essere capitata  all’audizione per Miss America. C’erano centinaia di ragazze, tutte alte, magre e bellissime, che parlavano tra di loro o con i propri manager con un tono di voce basso, ma tutte le conversazioni fuse insieme provocavano un gran baccano.

Brittany riconobbe un paio di ragazze con cui aveva lavorato anni prima per uno spot pubblicitario e un’altra che era stata ospite al programma l’anno prima, ma tutte distolsero lo sguardo e non si disturbarono a salutarla.

Un uomo quasi calvo, con un paio di occhiali da vista poggiati sul naso, stava seduto dietro un banchetto davanti quella che doveva essere la porta della stanza dove si teneva il provino.

Blaine disse che andava ad annunciare la loro presenza e si avvicinò all’uomo, lasciandola lì da sola con tutti quegli sguardi velenosi addosso.

Prese il cellulare e si avvicinò ad una finestra per mandare un messaggio a Santana, perché in quel posto la linea prendeva veramente male.

Blaine tornò annunciandole che era tutto apposto e si sedettero in attesa che fosse fatto il loro nome.

Nelle successive quattro ore, non videro né Kurt né il famoso Sebastian Smythe e Brittany realizzò solo in quel momento  che non aveva nemmeno idea di come fosse fatto. Era stata talmente presa dal provino in sé che non si era neanche documentata sul regista. Quella era l’ennesima prova di quanto lei non si sentisse parte in tutto e per tutto di quel mondo. Sicuramente tutte quelle aspiranti attrici conoscevano persino il numero di scarpe della zia di Smythe.

Una dopo l’altra, le ragazze entravano dopo aver sentito il loro nome  e uscivano completamente scoraggiate, alcune anche piangendo. Particolare che non sfuggì ad una nervosissima Brittany.

Mentre stava ripassando in mente per la centesima volta i passi della coreografia che aveva preparato, accadde qualcosa di strano.

Qualcuno entrò dalla porta d’ingresso all’inizio del corridoio, ma Brittany riuscì a vedere solo l’uomo in giacca e cravatta che affiancava la figura misteriosa perché all’improvviso si ritrovò una folla di ragazze urlanti che le coprirono la visuale.

-Che sta succedendo?- chiese a Blaine mentre veniva spinta contro la parete dalle altre.

-Credo sia arrivato l’attore principale!- rispose lui a fatica allontanando una ragazza –Un po’ di dignità per la miseria!- si lamentò.

Brittany allungò il collo tentando di capire di chi si trattasse, ma lo sforzo fu inutile.

Due ragazze si voltarono e urlarono contemporaneamente “E’ Sam Evans!”, ridacchiando come delle ragazzine assatanate.

-Chi è Sam Evans?- chiese Brittany a Blaine, mentre cercava di capire perché quel nome le risultasse così familiare.

Una donna (probabilmente una manager di qualcuno), sentì la sua domanda e si voltò a guardarla con occhi sgranati, poi scosse la testa e la fissò con pietà, come se avesse davanti una povera ignorante.

L’attore e il suo manager riuscirono a raggiungere la sala del provino e scomparvero all’interno. La folla finalmente si placò e tutti tornarono ai loro posti, molti eccitatissimi alla scoperta di chi ci fosse nel cast.

Brittany continuava a ripetersi quel nome in testa, ma proprio non riusciva a ricordare dove l’avesse già sentito.

Dopo più di mezz’ora e un’ennesima ragazza andata via in lacrime, l’uomo dietro il banco urlò “Pierce, Brittany Susan” a chiare lettere.

La ragazza si alzò e si diresse verso la sala, con lo sguardo indagatore di tutti addosso. L’uomo cancellò il suo nome dall’elenco e la fece entrare seguita da Blaine.

Si ritrovarono in una piccola anticamera e prima di oltrepassare l’ultima porta, Blaine la trattenne per abbracciarla forte, sorprendendola.

-Buona fortuna- le mormorò sincero.

Brittany si limitò a sorridere prima di aprire la porta ed entrare.

La prima cosa che la colpì fu la luce. La parete alla sua sinistra era quasi interamente attraversata da un’enorme finestra che lasciava entrare i raggi del sole, che a loro volta si riflettevano sull’altra parete, completamente coperta da specchi e interrotta soltanto da delle enormi casse. Il pavimento era parquet, segno che si trovava in una vera e propria sala da ballo. Nella parte opposta alla sua, dietro una lunga fila di banchi, sedevano le persone che la dovevano giudicare.

Dopo essersi abituata alla luce, Brittany si avvicinò e notò immediatamente Kurt seduto all’estremità sinistra che le rivolse un enorme sorriso. Lei lo salutò con la mano, ricambiando. Accanto a Kurt stava seduto un ragazzo con una massa di capelli ricci e degli occhiali spessi. Dall’altro lato invece c’erano una giovane donna in tailleur e un uomo con una coda di cavallo e il pizzetto. Tra quest’ultimo e il ragazzo riccio c’era una sedia vuota che Brittany dedusse appartenesse all’altro ragazzo alzato che in quel momento le dava le spalle per cercare qualcosa nella borsa.

-Brittany!- esclamò contento Kurt –Come stai?

-Bene- mentì esitante guardando il resto della commissione. Notò l’uomo con la coda di cavallo osservarla distrattamente.

-E’ un piacere conoscerla Signor Smythe!- esclamò educatamente, ma capì immediatamente di aver commesso una gaffe quando tutti, compreso Blaine, sgranarono gli occhi.

-In realtà- fece divertito il ragazzo in piedi –Sarei io Sebastian Smythe- concluse girandosi e sorridendo.

Brittany non seppe  con esattezza se diventò rossa o molto pallida per la brutta figura commessa. Si portò una mano sul viso, mortificata, mentre il ragazzo in piedi ridacchiò. Era alto, con i capelli castani e gli occhi verdi. Il suo sorriso era a metà tra un sorriso sincero e un ghigno malefico, per cui Brittany non capì se si stesse divertendo semplicemente o se fosse pronto a distruggerla.

Sentì all’improvviso una risata molto più sincera provenire dalla sua destra. Si voltò e quasi sobbalzò quando notò un ragazzo biondo che prima non aveva assolutamente visto, appoggiato ad uno degli specchi. L’unica spiegazione logica che si seppe dare e che con quei capelli così accesi si era sicuramente mischiato con la luce.

-Lui è Sam Evans invece- la informò Smythe con tono scherzoso –Ma spero che almeno lui rientri tra le tue conoscenze!

-Si, ci conosciamo già- rispose Sam, salvandola da un’ennesima figuraccia. Brittany lo osservò corrucciata. Ora che quel nome aveva un volto, era ancora più convinta di averlo visto da qualche parte, ma non ricordava assolutamente dove.

Si voltò verso Kurt e notò che il suo amico indicava sé stesso.

Ma certo! Era il ragazzo a cui aveva versato addosso un drink durante la festa di Kurt!

Sorrise a Sam per fargli capire di aver ricordato e lui ricambiò con un occhiolino un po’ esagerato che a Brittany parve fuori luogo.

-Perfetto, ora se vuoi dirci il tuo nome e iniziare il provino, sarebbe cosa gradita- intervenne il ragazzo riccio, con tono un po’ aspro.

-Rilassati Thomas- lo rimproverò Smythe con quel suo solito sorriso. –Lui è Thomas Gray e se passerai il provino sarà il tuo coreografo- la informò –Ora puoi iniziare pure.

Brittany sospirò e si posizionò al centro della sala. Con la coda dell’occhio vide Blaine indietreggiare fino alla cassa e inserire il cd.

-Mi chiamo Brittany Pierce- si presentò ufficialmente –E ballerò per voi “Some nights” dei Fun.

Aveva scelto quella canzone con Kurt perché le dava la possibilità di danzare sia su una parte lenta, sia su qualcosa di più movimentato.

Quando la musica partì cerco di liberarsi la mente dalla tensione che l’assaliva e concentrarsi solo sulla coreografia.

All’inizio ci riuscì, ma in seguito non poté fare a meno di notare lo sguardo di Sam fisso totalmente e inquietantemente su di lei e quello di Smythe che invece oscillava tra lei e l’attore con l’inseparabile ghigno.

Finalmente la coreografia finì, pur con qualche piccola imperfezione, e lei si bloccò esattamente davanti i la commissione.

Alzò lo sguardo con il fiatone e notò Thomas, il coreografo prendere appunti, mentre gli altri la guardavano impassibili e Kurt le sorrideva incoraggiante. Evitò di voltarsi verso Sam, ma poteva sentire il suo sguardo puntato su di sé.

-Va bene Brittany- iniziò Thomas –Ti faremo sap..

-Aspetta!- lo interruppe Smythe.

Posò i gomiti sul tavolo e iniziò a grattarsi il mento sovrappensiero. Tutti lo osservavano incuriositi e in attesa di un suo giudizio.

-Potreste lasciarci soli per favore?- chiese d’un tratto il regista, a sorpresa.

La faccia offesa di Thomas avrebbe vinto un concorso, mentre l’uomo con la coda e la donna si osservarono sconvolti.

-Certo- disse la donna, alzandosi e seguita da tutti gli altri.

-Tranne Kurt, Sam e il manager di Brittany- specificò Smythe.

Kurt si risedette corrucciato, mentre Sam e Blaine si avvicinarono e gli altri lasciarono la stanza.

Quando la porta si chiuse, Smythe puntò lo sguardo su quello della ragazza.

-Siediti Brittany- la invitò con una strana gentilezza.

La bionda prese una sedia lasciata vuota e la posizionò esattamente davanti a Smythe.

-Da quanto tempo balli?- indagò lui, ma apparentemente non sembrava molto interessato alla risposta.

-Ho iniziato quand’ero piccola, ma ho smesso qualche anno fa.- rispose lei nervosamente. Lui annuì distrattamente e incrociò le braccia.

-Conosci la trama del film?- chiese.

Brittany scosse la testa negando.

-Il film è ambientato in una scuola di danza a New York e parla di due ragazzi che provano ad avere successo e di un maestro giovane, ma molto severo, che fa di tutto per impedirlo.

La ragazza annuì, mentre la sua ipotesi su quanto quel film fosse scontato e banale veniva confermata.

-Ora, il maestro in questione è il qui presente Kurt Hummel- lo indicò con un cenno del capo –Mentre il protagonista maschile, avrai intuito, è il nostro Sam.

Ancora una volta, lei annuì.

-Vedi, in realtà, quando Kurt mi ha parlato del tuo provino, avevamo concordato che si trattasse di una prova per farti ottenere una parte secondaria nel film, magari una compagna di classe dei protagonisti o qualcosa del genere.- continuò il regista –Ma, adesso che ti ho vista di presenza, ho cambiato idea.

Brittany si chiese perché stesse montando tutta quella scena e stesse usando tutti quei giri di parole semplicemente per comunicarle che aveva fatto schifo e non sarebbe stato in grado neanche di stare sullo sfondo. Perché, era sicura, non aveva ballato al massimo.

-Sai, Brittany, il mondo del cinema è strano.- disse Smythe, cambiando totalmente argomento.- Un regista può impegnarsi quanto vuole per creare un film che sia profondo e significativo e che lasci qualcosa agli spettatori. Ma, alla fine, quello che conta, sono gli incassi. E, per quanto potremmo pure fare finta che non sia così, è il giovane pubblico la fonte primaria dei nostri guadagni. Ecco perché attori giovani e belli vanno avanti e fanno carriera, perché il regista che li chiama SA di attirare pubblico semplicemente inserendo un volto noto nel cast. Naturalmente non mi sto riferendo a te Sam, tu sei bello, ma sei anche bravo. –aggiunse l’ultima battuta riferita all’attore.

-Grazie Seb- rispose sorridente Sam.

-Il giovane pubblico di cui ti parlavo prima- continuò rivolgendosi nuovamente a Brittany –E’ composto, è inutile negarlo, per il 70% da ragazze. Le famose, correggetemi se sbaglio, “fangirl”. Il nostro Sam, come tu stessa saprai, ha veramente tante ragazze che impazziscono per lui e che probabilmente sapranno già che lui si trova qui oggi, seduto su questa sedia.

Kurt corrucciò ancora di più le sopracciglia e osservò per un attimo Brittany, confuso quanto lei per quel discorso.

-Ma tu sai cos’è quella cosa che il pubblico ama più del suo idolo?- chiese Smythe.

-No- rispose Brittany.

-Il gossip legato al suo idolo- spiegò Smythe, con il ghigno tornato a solcare il suo viso.

Brittany non stava sul serio capendo dove volesse andare a parare il regista, ma era certa che quel discorso non le stava piacendo per niente.

-Tu saprai che in questo momento Sam è single- cambiò nuovamente argomento Smythe, posando una mano sulla spalla del ragazzo.

Brittany notò Kurt spalancare gli occhi, come se avesse finalmente capito cosa stesse cercando di fare Smythe.

-Ti piacerebbe avere il ruolo della protagonista, Brittany?- chiese Smythe a bruciapelo.

La bionda restò a bocca aperta. Protagonista? Lei?

Si voltò in difficoltà verso Blaine, che aveva l’espressione più scioccata della sua.

-Certo che la vuole!- intervenne il manager.

-Mi scusi, ma la domanda era rivolta alla ragazza- lo rimproverò il regista.

Brittany ci pensò su un attimo. Anche se non c’era davvero niente su cui riflettere.

-Si- mormorò insicura.

-Bene, la parte è tua se la vuoi.- esclamò Smythe, ma diventò d’un tratto serio. –Ma c’è una condizione. Una condizione importante e fondamentale.

Nessuno fiatò, aspettando che continuasse.

-Io non faccio film per perdere tempo.-spiegò, più serio che mai, Smythe. –Non voglio sprecare tempo ed energia per qualcosa che non interesserà a nessuno. Io voglio dare al pubblico ciò che il pubblico vuole. Voglio dare a loro la storia dietro la storia.

Anche Sam, rimasto incuriosito fino a quel momento, adesso aprì la bocca emettendo un silenzioso “Oh” di comprensione.

-Io voglio dare loro il gossip che si aspettano. Voglio che il loro idolo- guardò Sam- abbia una storia d’amore con la protagonista del film- riportò gli occhi su di lei.

Finalmente, anche Brittany capì.

-Vuole che io faccia finta di essere la ragazza di Sam?- chiese per conferma.

Di nuovo, ma stavolta senza equivoci, il maligno ghigno di Smythe.

-Bella, brava..e anche intelligente!- commentò alzando un sopracciglio.

Brittany si sentì crollare il mondo addosso.

La ragazza di Sam Evans? Sul serio? Doveva fare finta di stare insieme a qualcuno che non conosceva?

Immaginò una foto sua e di Sam sulla copertina di una qualche rivista gossip e la sola idea le dava la nausea.

E Santana. Cosa avrebbe detto lei? Avrebbe sopportato il peso di vedere la sua ragazza abbracciata in pubblico ad un altro? E lei avrebbe accettato di stringere la mano di Sam di giorno, per poi rifugiarsi tra le braccia di Santana la notte?

Chiaramente no. Non ne aveva la minima intenzione.

-Il film verrà girato a New York- la informò Smythe –Più o meno impiegheremo tre mesi.

Tre mesi a New York. Tre mesi lontano da Santana. Tre mesi lontano da sua madre. Tre mesi a fare finta di stare con qualcuno che non era la sua ragazza.

Stava per rispondere con un secco “no”, quando Blaine la precedette.

-Possiamo parlarne per un attimo in privato?- chiese educatamente.

-Ma certo- concesse Smythe.

Blaine e Brittany si alzarono e uscirono dalla sala, fermandosi nell’anticamera, per fortuna vuota.

Brittany prese un enorme respiro, finalmente lontana da quegli sguardi perforanti.

Stava per esporre la sua idea di quanto fosse ridicola quella proposta, ma Blaine ancora una volta la precedette.

-Devi accettare.- ordinò serio.

La ragazza spalancò la bocca, del tutto scioccata da quella frase.

-Cosa?- chiese incredula.

-E’ un’occasione d’oro Brittany!- esclamò lui –Hai ottenuto il ruolo da protagonista! Ti rendi conto? È andata dieci volte meglio di quanto ci aspettassimo!

-Non ho ottenuto un bel niente Blaine!- gli fece notare –Mi sta proponendo un compromesso! Mi sta ricattando!- abbassò la voce e indicò la porta, quasi arrabbiata.

-Non dire sciocchezze! Non è un ricatto! È un patto!- rispose veemente il manager.

-Dovrò fare finta di stare con qualcuno che neanche conosco!- disse indignata –Riesci a capire cosa significa? Senza contare il fatto che io sto GIA’ con qualcuno!

-Vuoi restare nella dependance di Kurt per sempre?- chiese furioso Blaine.

La porta della sala si aprì e ne uscì un nervoso Kurt, che si precipitò al fianco della ragazza.

-Britt, a Sam sta bene- la informò –Ma non c’erano dubbi su questo, ti ha mangiata con gli occhi per tutto il tempo. Tu, invece, non devi farlo assolutamente- ordinò lui, contrapponendosi al manager.

-Cosa stai dicendo, Kurt?- intervenne infatti l’altro.-E’ una grande occasione!

-Non lo è per niente!- sbottò l’attore- Può fare altri provini, non c’è bisogno di sottostare ai capricci di un regista megalomane!

-Non ci sono altri provini, Kurt, c’è solo questo! È da mesi che giro alla ricerca di qualcosa e non ho intenzione di chiedere aiuto a te per tutto la vita!

-Non metterla sul personale!- minacciò l’attore. –Lei- la indicò –non vuole farlo!

-Si che vuole!- insistette Blaine.

-Non voglio!- si oppose Brittany. –Non voglio essere un pupazzo tra le mani delle fancomesichiamano di quel Sam e non voglio fare questo a Santana!

-Smettila di pensare a Santana per una volta nella vita, cavolo!- quasi urlò il moro.

-Non può smettere Blaine, perché sai? È così che ci si comporta in una coppia: si tiene in considerazione l’altro- la difese Kurt.

-Adesso sei tu a metterla sul personale- commentò Blaine.

-Blaine io…- iniziò Brittany.

-No, ascoltami bene Britt- la interruppe il manager –Non devi pensare a te in questo momento. Rifletti sulle nostre condizioni. Rifletti sul luogo in cui viviamo, sul morale di tua madre, sulla nostra precarietà e pensa a quanto un ruolo da protagonista in un film di Sebastian Smythe, fianco a fianco con Sam Evans e Kurt Hummel, possa cambiare tutto questo.- concluse guardandola intensamente negli occhi.

E Brittany ci pensò. Immaginò lei, Blaine e Holly di nuovo in una casa che apparteneva solo ed esclusivamente a loro. Immaginò sua madre di nuovo allegra e spensierata. E poi pensò al ghigno di Smythe e all’occhiolino di Sam. E a Santana, che aspettava sue notizie a casa.

-Pierce!- sentirono gridare da dentro la sala l’inconfondibile voce di Smythe –Non abbiamo tutto il giorno!

Brittany gettò un’ultima occhiata ai suoi amici, prima di rientrare in sala.

*fine flashback*
 

-E tu cos’hai risposto?- chiese Santana, agitata.

Brittany abbassò lo sguardo e cercò di trattenere le lacrime di tensione per l’intera giornata.

-Cos’hai risposto?- ripetè la latina, rafforzando la stretta sulle sue mani.
 

°°°°°°°°°°°°
Tadà!!!
Sono una stronza? Mi rispondo da sola: sì, sono una stronza XD
Sapete che nel XVIII secolo, quando è nato il romanzo come genere letterario, gli scrittori pubblicavano su dei giornali mensili ogni capitolo e usavano la suspence per invogliare i lettori a comprare il numero successivo? Beh, io uso la stessa tecnica! XD
Scherzo, in realtà ho dovuto per forza lasciare il capitolo in questo modo per non rovinare l’inizio dell’altro  : )
Ad ogni modo, il capitolo alla fine non è stato tutto questo granchè, ma mi auguro che lo abbiate apprezzato lo stesso!
Grazie mille a chiunque continuerà a seguire questa storia, nonostante la lunga pausa che c’è stata!
Il prossimo arriverà presto!
Baci, Fede!
 
 

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Capitolo 25
*** Capitolo 25 ***


A quanto pare sono di nuovo in ritardo.. Non posso che chiedervi scusa, ma non ho avuto molta ispirazione e sinceramente preferisco scrivere qualcosa di decente anziché darvi un capitolo orribile solo per il gusto di pubblicare in fretta!
Ma non parliamo troppo, vediamo come vi sembra questo! : )
Buona lettura!

°°°°°°°°°°°°°°°°°°°


Brittany sussurrò quelle parole con la stessa fatica che avrebbe impiegato per urlarle.

-Ho accettato.

Santana chiuse gli occhi e prese un lungo respiro. Sembrava avesse appena ricevuto un pugno in faccia e stesse cercando di non urlare per il dolore.

-Hai accettato?- ripeté, inutilmente, per confermare.

-Si- rispose la bionda trattenendo il fiato.

La latina lasciò andare le sue mani e si alzò in piedi, massaggiandosi le tempie come per calmarsi.

Brittany non sapeva cosa fare. Percepiva l’agitazione dell’altra e si sentì maledettamente in colpa.

-Santana..- iniziò, ma fu bruscamente interrotta dall’altra.

-No!- esclamò con veemenza alzando una mano per zittirla –Santana niente! Dammi almeno il tempo di incassare il colpo!

Iniziò a camminare avanti e indietro per la stanza, torturandosi i capelli e il viso con le mani, come se non volesse credere alla notizia, come se volesse cancellarla.

-Quindi- disse dopo un’infinità di minuti di silenzio, durante i quali Brittany dovette fare appello a tutte le sue forze per non alzarsi e raggiungerla –Tu hai accettato di far finta di stare con un coglione che nemmeno conosci per una parte di merda in un film del cazzo?- chiese con rabbia e, per un attimo, la bionda rivide davanti a lei la vecchia Santana, quella che era prima di mettersi insieme.

-E’ la parte della protagonista, San! E’ un’occasione importante!- rispose la bionda, tentando di farla ragionare.

-Più importante di me? Più importante di quello che penso io?- ribatté la mora, alzando il tono di voce.

-Non avevo scelta! Se avessi rifiutato non avrei ottenuto niente!- spiegò Brittany, alzandosi e raggiungendola.

-Non potevi chiedere di pensarci su?- gridò la latina.

-No che non potevo! Non sono stata la migliore della giornata, mi avrebbero mandata via!

-E allora perché cavolo di motivo hanno proposto a te questa stronzata e non a qualcun altro?- chiese Santana più arrabbiata che mai.

-Non lo so, io..- si bloccò un attimo, ripensando alle parole di Kurt –Credo..-esitò, abbassando lo sguardo –Credo che Sam abbia influito sulla scelta, Kurt pensa che io gli sia piaciuta..

-Oh, ci scommetto che tu gli sia piaciuta- la interruppe Santana –E come se gli sei piaciuta! E tu hai anche accettato! Ha fatto un bell’affare quello stronzo!- concluse con rabbia.

-Santana, ti prego calmati- disse Brittany, prendendole le mani, ma Santana la scansò nervosa.

-Non dirmi di calmarmi!- abbassò il volume, ma il tono rimase di ghiaccio.

-Ascolta, a me non importa assolutamente niente di questo tizio e se proprio vuoi saperlo non mi interessava neanche la parte da protagonista..- iniziò disperata, ma Santana la interruppe con una risata finta.

-Non ti interessava? Devo pure sentirmi dire queste cose..- si passò una mano tra i capelli per l’ennesima volta.

-E’ la verità San! Io ho fatto questo provino solo per aiutare la mia famiglia! Stavo anche rifiutando, poi Blaine ha detto..

-Blaine? Ti ha detto lui di accettare?- chiese di getto Santana, arrabbiandosi ancora di più.

-L’ha fatto per noi!- lo difese Brittany.

-Non può dettare legge su qualcosa che non riguarda la sua vita! E tu non puoi prendere ordini da chiunque su delle scelte così importanti!

-Non è chiunque!- ribatté la bionda innervosendosi a sua volta –Lui fa parte della mia famiglia! Lo vuoi capire questo? Loro sono le persone a cui voglio bene, sono le persone per me più importanti…

-Tu sei la persona per me più importante!- urlò Santana.

La bionda tacque immediatamente, sgranando gli occhi e guardandola completamente sbalordita. Santana aveva gli occhi lucidi, i pugni stretti lungo i fianchi e tremava di nervosismo.

Brittany la guardò negli occhi, incapace di dire qualsiasi cosa. Per un tempo indefinito, gli unici rumori presenti erano i loro respiri affannati per la discussione.

-E io che cosa sono per te?- chiese alla fine Santana, con il volume della voce tornato alla normalità e il tono finalmente calmo, ma ancora più afflitto.

-Tu per me sei importante quanto loro- rispose Brittany decisa.

La latina abbassò lo sguardo e negò con la testa, come se stesse combattendo una lotta interiore.

Prese un ennesimo, profondo, respiro e la guardò dritta negli occhi, talmente intensamente che Brittany si sentì quasi tremare sotto la potenza di quello sguardo.

-Io lo so che le cose da voi sono difficili al momento- spiegò Santana, cambiando completamente tono –Lo so che siete nei casini e che tu senti tutta questa responsabilità addosso. Mi rendo perfettamente conto che tu ti sia sentita con le spalle al muro, ma il punto è..

Le si incrinò la voce e fece una piccola pausa prima di proseguire. Brittany avrebbe voluto abbracciarla più di ogni altra cosa, ma sapeva che doveva lasciarla parlare.

-Il punto è che per tutta la mia vita, io ho avuto la sensazione di essere di troppo. Ho sempre pensato che la mia nascita fosse stata solo una sciagura del destino, che avrei risparmiato tante sofferenze a tante persone. Mia madre sarebbe ancora viva e mio padre e mia sorella sarebbero felici. Non ho mai avuto un sogno, non mi sono mai fissata un obiettivo, non mi sono mai sentita parte di un gruppo, di un qualcosa, mai. Questo perché io ero convinta di essere un pezzo in più nel mondo, un difetto di fabbrica. Questo, prima che arrivassi tu.

Brittany si sentì mancare il respiro e avvertì le lacrime cominciare ad uscire lentamente.

Santana continuò –Da quando tu sei entrata nella mia vita, per la prima volta dopo 17 anni mi sono sentita…giusta. Al posto giusto. Quando mi sorridi, quando mi baci, quando mi abbracci, io non mi sento più di troppo, mi sento accettata. Mi sento voluta.

La bionda, ormai in lacrime silenziose, si avvicinò a lei e si fermò a pochi centimetri.

-Quando abbiamo fatto l’amore per la prima volta- continuò la latina, prendendole le mani –Io ho capito cosa significa “sentirsi completi”. L’ho capito perché era così che mi sentivo. Ero e sono felice, io che ho sempre pensato di non meritarmelo.

Brittany le poggiò una mano sulla guancia per accarezzarla, mentre Santana chiuse gli occhi per un attimo, baciandole  le dita.

Le sorrise e si avvicinò al suo viso, ma la latina la fermò, abbassandole delicatamente la mano.

-E’ per questo che non posso accettare questa situazione- sentenziò duramente –Tu sei la miglior cosa che sia mai stata mia, anzi sei l’unica. Io non posso dividerti con qualcun altro, anche se solo per finta. Non posso, non ce la faccio.- concluse, mentre una lacrima scendeva lenta sulla sua guancia.

Brittany sentì un forte dolore al petto, sia perché per la prima volta la stava vedendo piangere, sia perché sapeva cosa stava per succedere.

-San, io non ho scelta, devi capirlo- le disse tra le lacrime –Il fatto che io abbia accettato non sminuisce quello che provo per te. I miei sentimenti resteranno sempre gli stessi, non ti lascerò mai.

Santana scosse la testa, mentre Brittany poggiò la fronte sulla sua.

-Sono solo tre mesi. Tre mesi in cui dovrò solo fare finta. Appena finiranno tornerò da te, perché è con te che voglio stare- ribadì.

-Lui dirà a tutti che state insieme? Ti stringerà la mano, ti abbraccerà, riderà con te, magari ti bacerà anche?- chiese Santana, chiudendo gli occhi.

-E’ così che deve andare..

-No! Non è così che deve andare!- rispose la latina, piangendo anche lei –Dovrei essere io a fare queste cose con te! Dovrei averlo io questo diritto!

-San..

-No!- si staccò bruscamente, spiazzando l’altra. –Devi scegliere. Adesso.

-Cosa?- chiese scioccata Brittany.

-O questo stupido patto o me.- ordinò Santana, mentre la tristezza veniva spazzata via dalla rabbia.

-San, io…

-Scegli!- gridò Santana.

Brittany sgranò gli occhi. In quel momento non era la sua Santana. Era la Santana di quel pomeriggio in quel magazzino, quella arrabbiata, ferita e istintiva. Aveva paura. Aveva paura di perderla.

-San- disse piano, tentando di avvicinarsi di nuovo. Per fortuna la latina glielo permise. –Io ho firmato un contratto, non posso tirarmi indietro. Non posso fare questo a mia madre.

-Però puoi fare questo a me- sentenziò la latina glaciale.

Brittany abbassò lo sguardo, incapace di rispondere.

Santana si allontanò, annuendo lentamente. Era ferita.

-Se le cose stanno così, forse è meglio che tu ti concentra solo sulla tua carriera…

-No San..

-E che ti dimentichi di me.

Brittany sentì le lacrime tornare alla carica e stavolta non fece nulla per fermarle.

-Mi stai lasciando?- chiese con la voce rotta dal pianto.

-Se vuoi fare finta che sia io a lasciare te per sentirti meglio, fai pure- rispose la latina con un mezzo sorriso ironico.

-San, ti rendi conto di quello che mi stai chiedendo?- gridò la bionda –Mi stai chiedendo di rinunciare all’occasione per aiutare la mia famiglia per la tua gelosia!

-Non ti sto chiedendo questo!- urlò Santana, furiosa.

-A me sembra proprio così invece!- rispose Brittany.

Si guardarono per un lunghissimo istante, entrambe consapevoli di cosa stava, inevitabilmente, per accadere.

-E’ finita vero?- sussurrò la bionda, abbassando lo sguardo a terra.

Stavolta fu il turno di Santana di restare in silenzio e anche lei abbassò lo sguardo.

Brittany ricacciò indietro le ultime lacrime e si avvicinò a lei. Stava per darle un bacio in guancia, ma poi si trattenne e le accarezzò semplicemente il braccio, prima di lasciare la stanza.

Santana restò immobile mentre la sentiva uscire di casa.

Mentre la sentiva uscire dalla sua vita.
 

°°°°°°°°°°°°°°°°°
 

Se qualcuno avesse avuto una telecamera, non avrebbe resistito all’impulso di filmare le facce di tutti gli studenti che incrociavano il suo sguardo.

Brittany era pallida, con le occhiaie e con una coda mal legata.

Non aveva dormito tutta la notte ed era quasi sicura di aver esaurito tutta l’acqua nel suo corpo per le lacrime che aveva versato.

Dopo aver lasciato casa di Santana era tornata a piedi alla dependance di Kurt, impiegandoci quasi un’ora. Non aveva intenzione di prendere l’autobus, la sola idea di stare con altra gente le faceva venire voglia di vomitare.

Holly e Blaine avevano capito che qualcosa non andava quando si era rifiutata di cenare ed era rimasta tutta la sera seduta al bordo piscina, persa nei suoi pensieri. Ma per fortuna non avevano fatto domande e lei li aveva ringraziati mentalmente. Non ce l’avrebbe fatta a spiegare cos’era successo.

In fondo, come puoi spiegare cosa si prova quando ti colpisce un fulmine? Il dolore si può immaginare, ma devi averlo provato per capirlo.

Trascinandosi i piedi, anziché camminare normalmente, arrivò in classe, molto in anticipo rispetto al suo standard. Non era ancora arrivata nemmeno la professoressa.

Diverse teste si voltarono  alla sua entrata, tutte stupite.

-Brittany?- chiese Rachel avvicinandosi e guardandola preoccupata –Ti senti bene?

La bionda annuì senza aver davvero sentito la sua domanda e si sedette incrociando le braccia sul banco e poggiando la testa sopra di esse.

-Cos’è successo?- intervenne la voce di Sugar. Brittany alzò il capo un secondo e si ritrovò davanti Sugar, Rachel, Tina, Artie, Quinn e Mercedes a fissarla.

-Lasciatemi in pace- rispose un po’ bruscamente.

Quinn intuì che qualcosa non andava e esortò gli altri ad andare a sedersi. Prima di allontanarsi però, si avvicinò all’orecchio di Brittany.

-Se vuoi parlarne ti aspetto all’ora di pranzo- le sussurrò piano.

Brittany respirò a fondo, pentendosi di non essere rimasta a casa. Alzò lo sguardo verso il banco di Santana, ancora vuoto.

Sapeva che non sarebbe venuta. Non avrebbe sopportato di ritrovarsi faccia a faccia con lei così presto.

Il dolore al petto tornò prepotente e dovette fare appello a tutte le sue forze per non piangere.

La porta dell’aula si aprì ed entrò la professoressa Pillsbury, seguita da una ragazza che non aveva mai visto.

Tutti fecero immediatamente silenzio, incuriositi dalla nuova presenza. Era una ragazza magra, di media altezza, con i capelli castani, gli occhi verdi e qualche lentiggine sparsa sul viso. Era molto bella.

-Buongiorno a tutti- esordì con un sorriso la professoressa –Voglio presentarvi Gwen, sarà una vostra nuova compagna. Puoi presentarti alla classe- si rivolse alla ragazza.

Lei fece un sorriso timido e iniziò a parlare.

-Ciao a tutti. Mi chiamo Gwen Winchester.- disse con uno strano accento –So che sembra strano che io arrivi a questo punto dell’anno, ma ci siamo appena trasferiti con i miei.

-Da dove vieni?- gridò Finn in fondo all’aula.

-New York- sorrise lei.

-Oh, Newyorkese!- esclamò Finn facendo l’occhiolino a Puck e scambiandosi un cinque con Mike.

“Pervertiti” pensò Brittany.

-Hudson!- lo riprese infatti la Pillsbury –Bene cara- sorrise a Gwen –Puoi sederti dietro Rachel.

Indicò il banco, che era anche quello alla destra di Brittany.

Gwen stava per sedersi, quando la porta si spalancò di nuovo. Entrò Santana, senza neanche degnare di uno sguardo la professoressa.

Aveva i capelli spettinati, una lattina aperta di Diet Coke in mano, gli occhiali da sole indossati e una borsa a tracolla, non scolastica.

Tutti la guardarono sbalorditi, mentre si avviava verso il suo posto.

-Santana!- la riprese la professoressa.

-Si?- chiese lei con strafottenza.

Brittany si morse il labbro e distolse lo sguardo. Si stava comportando come prima, ed era tutta colpa sua.

-Prima di tutto togliti quegli occhiali da sole- ordinò la professoressa.

-Fatto- rispose Santana levandoli con un ghigno.

-Ora butta quella lattina.

-Un attimo- disse la latina, finendo la bevanda e lanciandola nel cestino a volo. –Fatto- alzò le spalle.

-E saluta la tua nuova compagna!- indicò Gwen, che era rimasta imbambolata a fissare Santana.

Brittany se ne accorse e alzò un sopracciglio sospettosa.

-Ciao- disse Santana con noncuranza fissandosi le unghia.

La Pillsbury sospirò esasperata.

-Puoi sederti Gwen, scusala.- disse dolcemente alla ragazza.

Lei si andò a sedere, girandosi quasi subito per gettare uno sguardo a Santana. Quando si voltò, trovo Brittany a scrutarla e le sorrise.

La bionda ricambiò il sorriso forzatamente.


°°°°°°°°°

Resistere tutte quelle ore in classe era stata una sofferenza.

Quella mattina era stata sul punto di non andare a scuola. Stava male e non voleva lasciare il letto per nessuna ragione al mondo.

Poi però pensò che, nonostante avrebbe fatto male, aveva voglia di vederla.

I sentimenti non potevano scomparire da un giorno all’altro e i suoi c’erano ancora. Vivissimi.

Ma, come ogni volta che aveva bisogno di nascondere il dolore, il suo lato stronzo era tornato prepotente a proteggerla.

Aveva fatto male vederla e, ancora di più, aveva fatto male vederla distogliere lo sguardo.

In quel momento aveva sentito i suoi occhi bruciare e aveva nascosto tutto con un sonoro sbadiglio. Ma per le ore successive, l’unica cosa che aveva guardato era la chioma bionda di Brittany davanti a lei.

Non era ancora riuscita a realizzare che era tutto finito, dopo così poco tempo.

Tante volte quella notte aveva pensato di lasciar perdere, di correre da lei e dirle che l’avrebbe perdonata, che avrebbe accettato tutto, basta che restavano insieme.

Ma poi la sua mente partoriva immagini di video su youtube dove Brittany parlava del suo ragazzo famoso, immagini di riviste con una loro foto mano nella mano, servizi di gossip che parlavano della
nuova coppia. E avrebbe dovuto sopportare tutto questo per tre mesi, lontana da lei.

No, non era in grado di sopportare questa cosa. Non lo sarebbe mai stata.

Quando la campanella del pranzo suonò, si fiondò fuori dall’aula, ignorando tutti.

Mentre camminava nei corridoi, sentì dei passi frettolosi dietro di lei e seppe chi era ancora prima di sentire la sua voce.

-San.

Si voltò lentamente per incrociare gli occhi chiari di Brittany.

-Possiamo parlare?- le chiese debolmente.

-Hai strappato il contratto con quel regista?- chiese a bruciapelo.

-No!- rispose di getto la bionda.

-Allora non abbiamo niente da dirci- sentenziò glaciale la latina, voltandosi nuovamente per andare via.

-San ti prego!- la implorò Brittany, ma lei si era già allontanata, sparendo tra la folla.

La bionda sentì le lacrime uscire fuori prepotenti, ma stavolta non riuscì a trattenerle. Portò una mano al viso per cercare di cacciarle via, ma le sfuggì un singhiozzo.

Una mano si posò sulla sua spalla e si ritrovò Quinn accanto.

-Tutto bene?- le chiese preoccupata.

-No- rispose sinceramente –Non va bene per niente.

-Vieni- le mise un braccio intorno alle spalle –Andiamo in bagno così ti sciacqui la faccia e parliamo un po’.
 

°°°°°°°°°°°°°°°
 

Santana aspirò la sigaretta e poggiò la testa sullo schienale della panchina, buttando fuori il fumo.

Si sentiva uno schifo. Non ricordava di essere mai stata peggio nella sua vita.

Chiuse gli occhi e cercò di calmarsi, prendendo profondi respiri .

-Sei un po’ nervosa stamattina- sentì una voce accanto a lei.

Alzò lo sguardo e si ritrovò davanti una ragazza con i capelli castani e gli occhi verdi.

-E tu chi cazzo sei?- le chiese bruscamente.

Lei, per tutta risposta, sorrise.

-Sono Gwen, la ragazza nuova. Ci siamo salutate stamattina.

-Ah già- rispose lei ricordandoselo improvvisamente. Poggiò di nuovo la testa sullo schienale, decisa ad ignorarla.

-Posso sedermi?- le chiese l’altra.

-No- sbottò.

Gwen sembrò non sentirla e prese posto accanto a lei. La latina la guardò in cagnesco.

-Quindi, sei nervosa…Santana?- le chiese sempre sorridente.

-Non penso che siano fatti tuoi- tagliò corto la latina.

-Sei sempre così scontrosa?

-Sei sempre così rompipalle?- esclamò cominciando a innervosirsi.

-Si, è sempre così scontrosa- intervenne Artie spuntando dal nulla. Porse la mano a Gwen –Io sono Artie comunque.

-Piacere- rispose la ragazza, ricambiando la stretta di mano.

-Scusami Gwen, potrò sembrarti scortese, ma potresti lasciarci soli? Dobbiamo parlare.

-Si certo, scusate per l’intrusione- disse gentilmente –Ci vediamo dopo, Santana.- rimarcò continuando con quell’irritante sorriso, mentre si allontanava da loro.

La latina sbuffò, massaggiandosi le tempie.

-Ci stava provando con te?- chiese Artie curioso.

-Non me ne frega niente- disse Santana nervosa.

Il ragazzo la guardò serio. –Mi spieghi cos’è successo?

La mora lo guardò per un lungo attimo. Poi gli raccontò tutto.
 

°°°°°°°°°°
 

La settimana che seguì fu delle più difficili in assoluto per entrambe. In classe praticamente si ignoravano, limitandosi a qualche saluto fugace la mattina e il pomeriggio lasciando la scuola.

Ma la cosa più pesante era non sentirsi più durante il resto del giorno. Loro che erano abituate a vedersi di continuo, a raccontarsi tutto. Adesso erano entrambe sole a metà.

Dopo una delle tante notti insonni passate in quei giorni, Santana stava camminando svogliatamente verso l’aula, quando venne bloccata da Brittany.

-Ciao- esordì la bionda.

Santana si sentì mozzare il fiato. Non erano così vicine da tanto tempo e la sua bellezza la colpì come se fosse la prima volta, accompagnata dal solito peso sullo stomaco.

-Ciao- rispose debolmente.

-Devo dirti una cosa importante- disse la bionda, abbassando lo sguardo. Qualsiasi cosa fosse, non erano buone notizie.

Santana restò in attesa.

-Sono appena stata dalla preside Sylvester per discutere dei miei tre mesi lontani da scuola. Dice che i miei voti sono abbastanza buoni e non ci sono problemi, l’importante è tornare in tempo per gli esami finali.

La latina si accigliò.

-Ma se parti ad Aprile, non riuscirai ad essere qui in tempo.- osservò.

-E’ questo il punto- continuò Brittany, guardandola dritta negli occhi –Hanno anticipato la partenza. Parto Mercoledì prossimo.

Santana sbarrò gli occhi. Si sentì mancare l’aria.

-M…Mercoledì prossimo?- ripeté come se non avesse afferrato.

-Sì- rispose semplicemente Brittany, guardandola dispiaciuta.

-Quindi…. Quindi tra poco andrai via.- commentò Santana con voce spezzata.

-Io voglio ancora stare con te San- dichiarò a bruciapelo la bionda, lasciando la latina un attimo spiazzata –I miei sentimenti nei tuoi confronti non sono cambiati nemmeno di una virgola.

-Nemmeno i miei- specificò Santana –Ma continuo a non poter accettare questa cosa.

Brittany annuì lentamente, sentendo un grande macigno sulle spalle.

-Lo so- rispose –Ma vorrei ugualmente poterti salutare prima di andare via. Parto di pomeriggio. Ci sarai?- chiese speranzosa.

Santana la guardò per un lungo istante, prima di annuire. –Certo che ci sarò- sussurrò.

La bionda non resistette e, dopo aver controllato che non ci fosse nessuno, si avvicinò a lei e le diede un lieve bacio sulle labbra.

La latina la guardò con uno sguardo indecifrabile. Brittany le accarezzò piano una guancia, prima di allontanarsi da lei.

 
°°°°°°°°°°°°°°°°°
 

E’ assurdo come il tempo passi velocemente quando tutto ciò che vorresti è bloccare l’orologio per sempre.

Il Mercoledì successivo arrivò prima che chiunque se ne potesse rendere conto.

I preparativi per la partenza avevano impiegato quasi tutto il tempo di Brittany, distraendola, in parte dal pensiero fisso di Santana.

Ma quando la latina non comparve alla sua porta quel pomeriggio, tutta la tristezza tornò in un sol colpo, bloccando qualsiasi altra emozione.

Blaine non aveva mai fatto nessuna domanda su quel suo comportamento, aspettando come sempre che fosse lei a parlarne. Ma che avesse intuito qualcosa era sicuro, poiché non nominò nemmeno una volta Santana durante quella settimana, così come Holly che però l’aveva guardata preoccupata tutto il tempo.

Kurt li aveva salutati il giorno prima, dicendo che avrebbe dovuto raggiungere New York per un impegno improrogabile, sul quale però non aveva lasciato nessuna spiegazione.

Adesso Brittany e Blaine si trovavano davanti il cancello della casa di Kurt, pronti a salutare Holly.

-Sei proprio sicura che non vuoi raggiungerci a New York?- chiese Blaine apprensivo.

-Blaine, te l’ho detto, devo lavorare.- spiegò per l’ennesima volta Holly.

-Non mi piace l’idea che tu resti sola qui- intervenne Brittany.

-Non sarò sola, Kurt ha lasciato un paio di domestici di fiducia a casa sua, ve l’ho già detto mille volte!- esclamò esasperata.

Arrivò il taxi e Brittany guardò per l’ennesima volta la strada, ma di Santana nemmeno l’ombra.

Si voltò per salutare sua madre con un forte abbraccio, dopo di che, con il cuore a pezzi, salì sul taxi, presto raggiunta da Blaine.

La macchina era appena partita, quando si sentì qualcuno urlare da lontano.

-Brittany!

La bionda spalancò gli occhi, riconoscendo la voce di Santana e, voltandosi, la vide in lontananza, correre a tutta velocità verso di loro.

-Si fermi!- ordinò all’autista che inchiodò spaventato, non capendo cosa stesse succedendo.

Brittany scese dall’auto e andò incontrò a Santana, che si fermò direttamente tra le sue braccia.

La abbracciò stretta, mentre la latina faceva lo stesso, cercando anche di riprendere fiato.

-Pensavo che non venissi più- sussurrò Brittany sulla sua spalla.

-Mi dispiace, ho litigato con Luz e ho fatto tardi.- si giustificò.

-Credevo che non mi avresti salutata- piagnucolò.

-Non avrei mai potuto farlo- rispose Santana, stringendo di più la presa.

Si staccarono dopo un tempo indefinito, nonostante fosse già molto tardi.

-Non voglio andarmene così- disse Brittany, guardandola fissa negli occhi –Non voglio lasciarti sapendo che non stiamo più insieme.

Santana le accarezzò una guancia, ricambiando lo sguardo. –Anch’io vorrei restare con te Britt. Lo vorrei tanto.

-E allora perché non la smettiamo?

-Perché non è possibile. Perché ci ostacoleremmo a vicenda. Io metterei i bastoni tra le ruote a te e alla tua famiglia e tu mi faresti del male dividendoti con qualcun altro.

Brittany negò con la testa e la abbracciò nuovamente.

-Mi mancherai tanto, San.

-Anche tu.

-Brittany è tardi!- urlò Blaine dall’auto.

Le ragazze si guardarono per un attimo, prima di scambiarsi un ultimo, intenso bacio.

-Ciao San- la salutò con la voce spezzata.

-Ciao Britt- rispose lei con lo stesso tono.

-Promettimi che resteremo in contatto. Ti prego, almeno questo.

-Lo prometto.

Brittany si allontanò lentamente, camminando all’indietro per non spezzare il contatto visivo, fino a quando non fu costretta a salire in macchina. Quando l’autista la riaccese, si fece forza per non girarsi a guardare Santana, o non sarebbe partita mai più.

La latina restò lì pietrificata, fino a quando la macchina non sparì all’orizzonte.

-Ciao, amore mio- sussurrò piano al vento.
 

°°°°°°°°°°°°

Allora, questo capitolo è il più difficile in assoluto che abbia mai scritto.
Prima di tutto perché non sono brava a descrivere gli stati d’animo, specialmente quelli tristi e, secondo, perché un capitolo del genere nel periodo più brutto per le Brittana shippers non è proprio il massimo!
Avete notato il personaggio nuovo? Bene, chi ha visto (e ricorda) Rossana, avrà sicuramente capito chi è! Per tutti gli altri, lo scoprirete presto! : )
Comunque, ho notato che nonostante il tutto, il capitolo è venuto fuori uno schifo, quindi la scusa del ritardo non funziona più! XD
Scusate per gli errori che sicuramente ci saranno, ma sono stanchissima e gli occhi mi si chiudono soli.
Aspetto i vostri insult…ehm commenti!
A presto!
E ricordatevi che “leggere aiuta ad apprezzare la vita” (non leggere me magari, in generale! XD)
Fede
 

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