Afther That

di Chibi_saru
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. Prompt 07. Superstar ***
Capitolo 2: *** Prompt 06. La differenza tra sogno e realtà ***
Capitolo 3: *** 3. Prompt 10. #10 ***
Capitolo 4: *** Prompt 09. Balzo ***



Capitolo 1
*** 1. Prompt 07. Superstar ***


Titolo del capitolo: Quelle vecchie vesti scomode
Prompt: 07. Superstar
Capitoli: 1/30
Note: Era da tempo che volevo creare una storia post DH e beh, eccola! Ammetto che non era nata così ma non importa. La storia sarà composta da trenta capitoli, tenterò di aggiornare il più regolarmente possibile :3 I capitoli non saranno lunghissimi, tutti i capitoli erano nati come shot legate tra loro, inizialmente :3
Questa storia è nata, essenzialmente, come regalo per una persona meravigliosa :* La mia Lady che fa il compleanno oggi *^*/ Spero che le piaccia e non mi lanci troppi impropri XD
Ti amo!

E, beh, al prossimo capitolo :D

 

 

  Quelle vecchie vesti scomode 

Draco aveva sempre odiato Potter.
Potter era tutto quello che lui avrebbe voluto essere: potente, famoso, ricercato, al centro dell’attenzione di tutti, acclamato e rispettato. Draco era rimasto sempre dietro la sua luce a fare la parte di quello cattivo.
Draco si era sentito messo da parte, si era sentito sminuito e Draco aveva ringhiato; aveva ringhiato a lungo contro Potter, fino a non avere più voce, fino ad andare pure contro se stesso, perché sarebbe andato anche contro Potter.
Aveva capito tutto all’ultimo minuto, poco prima della fine, e si era sentito un po' più libero e un po' meno arrabbiato; che Potter facesse quello che voleva, non era più affar suo.
Aveva lasciato Potter, e tutto quel mondo in cui lui non si piaceva per niente, alle spalle e si era ricostruito una vita.
Aveva una moglie e un figlio, aveva una dignità ed aveva soldi, tanti soldi. Il nome dei Malfoy non era mai stato così potente e si sentiva orgoglioso di se stesso.
Poi aveva accompagnato Scorpius al treno. Si sentiva stupidamente orgoglioso e quindi rimaneva rigido, ancora più del solito, mentre suo figlio, la sua copia, cominciava già a capire come comportarsi.
Gli ricordò tanto com’era lui da ragazzo e pregò perché lui potesse non fare i suoi stessi sbagli, lo amava, dopotutto.
Draco credeva di essersi creato una vita perfetta, una vita meravigliosa e di cui andare fiero; una vita che era solo sua, senza influenze esterne. Una vita che andasse bene per lui.
Ne era convinto, mentre stringeva per i fianchi sua moglie e mentre ghignava verso suo figlio, ne era convinto prima di rivederlo.
Avrebbe riconosciuto quelle dannatissime capigliature rosse ovunque, così maledettamente Weasley, ma ne avrebbe riconosciuta un’altra, ancora più inconfondibile per lui, anche senza vederla per anni.
Harry Potter non era cambiato, era maturato ma aveva ancora quegli occhiali grandi e brutti, quei capelli indomabili e quel corpo mingherlino e nodoso.
Non seppe spiegare la reazione che il suo cuore ebbe alla visione di Harry Potter che parlava con un suo marmocchio, era qualcosa che gli faceva fermare il respiro e lo faceva sentire sedicenne, su una torre troppo alta e con una bacchetta troppo pesante.
Quello era Harry Potter, quella era la famiglia Potter e nessuno riusciva a togliere loro gli occhi di dosso.
Potter abbracciato alla Weasley femmina che rideva con lei e con i loro amici e familiari lietamente, era tutto così dannatamente vissuto che Draco ebbe il bisogno impellente di andare da loro e sibilare minacciosamente “Sfregiato”.
Si fermò, con un piede già in aria, perché Scorpius gli aveva chiesto chi fossero quelle persone e se, davvero, quello fosse Harry Potter. Grandioso, si ci metteva anche suo figlio, ora.
«Sì, Scorpius, quello è Harry Potter e tutti quelli sono Weasley… stagli alla larga, un consiglio spassionato» gli consigliò con fare cospiratorio e Scorpius alzò un sopracciglio.
«Sono inferiori?» gli chiese e Draco lo guardò fiero, perché quello era suo figlio e nessun Harry Potter di questo mondo avrebbe mai potuto cambiare questa cosa.
«Sì e puzzano» gli disse, assumendo quel ghigno che sua moglie aveva definito, tipicamente Draco «potrebbero contagiarti qualche malattia e poi dovremmo bruciarti»
Scorpius fece un faccia disgustata e poi il fischio del treno lasciò che, dalle parole, si passasse agli abbracci e agli avvertimenti. Draco diede una pacca sulla testa del figlio, il massimo che avrebbe ricevuto in pubblico e Scorpius lo guardò senza espressione.
«Stanno cominciando ad esserci un po’ troppi Malfoy…» disse Pansy, sua moglie pensò Draco, chinandosi verso il figlio e carezzandogli la testa teneramente, Scorpius la guardò male, arrossendo un pochino, e si dileguò dentro il treno.
Tutti i genitori rimasero lì, aspettando che il treno scomparisse e fu così anche per Potter, Draco lo guardò rimanere immobile, con la figlia piccola tra le braccia e un sorriso triste mentre la Lenticchia femmina gli si appoggiava al braccio.
Il Draco sedicenne premette di nuovo per uscire, con qualcosa di velenoso e brillante ma Potter e la Lenticchia femmina si baciarono e Draco, sia il Draco di ora che quello di 19 anni prima, vide di nuovo tutte le luci andare da Harry Potter, la superstar.
Sbarrò gli occhi e si girò di botto, andando verso l’uscita, quello era troppo, non era più come ai tempi della scuola, Potter non aveva alcun potere su di lui. Nessuno.
Tentò di convincersene, in ogni modo, ma Weasel non voleva rendergli le cose facili, a quanto pare.
«Oh, guardate chi c’è. Draco Malfoy!» soffiò il rosso acido, ricevendo una gomitata da sua moglie.
La Granger non era cambiata di un millimetro, nemmeno Weasel a dire il vero. Draco alzò gli occhi verso di loro e si costrinse ad un ghigno sarcastico; anche Potter si era voltato verso di lui e la sua mano era ancora sul fianco della lenticchia.
«Weasley, onorato di vedere che le tue buone maniere non aumentano come i componenti della tua famiglia…» rispose, biascicando un po' di più del necessario. Draco non ci si trovava più bene così basso e con una visione del mondo così limitata, essere un sedicenne non gli veniva più bene.
«Tutta invidia, Malfoy… solo perché…» aveva cominciato il rosso prima di essere fermato da un braccio.
Draco inarcò un sopracciglio, mentre sentiva sua moglie sussurrare una “O” sorpresa, e come darle torto? Pansy si ricordava perfettamente com’era ai tempi della scuola.
«Adesso basta, Ron. Scusalo Malfoy, è un po' troppo impulsivo» disse Potter lasciando Draco di stucco, chi diamine era quel nuovo Harry Potter tutto controllato?
Schifosa superstar, mormorò la sua mente ma Draco era davvero troppo impegnato ad essere sorpreso.
«Ma Harry…!» sentì dire al rosso prima che la Granger gli sibilasse “niente ma, Ron”. Draco storse un po' la bocca. «Figurati, Potter» disse in tono freddo mentre Pansy lo prendeva sotto braccio.
Avrebbe dovuto andarsene, ma questo nuovo Potter lo affascinava, per nessun motivo particolare. Sembrava patetico a guardare Potter con quello sguardo allucinato, vero?
Prima di potersi davvero risvegliare dallo stato di apatia in cui era caduto vide la famigliola gigante al completo prepararsi per partire e vide Potter sorridergli imbarazzato(?) mentre andava via.
La sera, guardando nella sua giacca trovò un bigliettino, appallottolato molto poco elegantemente. Lo lesse e rimase di sasso.
Ma già sapeva che avrebbe accettato quello stupido invito a colazione, perché Harry Potter era una superstar e aveva quel dannato fascino che hanno solo le vere superstar.

 

 

 

 

 

 

 

 

Continua

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Capitolo 2
*** Prompt 06. La differenza tra sogno e realtà ***


Titolo del capitolo: Tutto questo fra noi due
Prompt: 06. La differenza tra sogno e realtà
Capitoli: 2/30
Note: Era da tempo che volevo creare una storia post DH e beh, eccola! Ammetto che non era nata così ma non importa. La storia sarà composta da trenta capitoli, tenterò di aggiornare il più regolarmente possibile :3
Questa storia è nata, essenzialmente, come regalo per una persona meravigliosa :* La mia Lady che fa il compleanno oggi *^*/ Spero che le piaccia e non mi lanci troppi impropri XD
Ti amo!
E, beh, al prossimo capitolo :D


Tutto questo fra noi due



Draco aveva stupidamente passato la serata in bianco ed aveva stupidamente mentito a sua moglie e a tutti i suoi colleghi.
Non sapeva da cosa derivava questa agitazione ma era al terzo bicchiere di vino e non riusciva a smettere. Non gli sarebbe convenuto ubriacarsi prima dell’arrivo di Potter, lo sapeva bene, ma il rosso del vino continuava a sbattergli sugli occhi e Draco prendeva il bicchiere e ne beveva un generoso sorso, sperando che la mano smettesse di tremare.
Non c’era alcuna reale motivazione per essere così nervosi, Dio, era solo Potter. Ma, forse, era proprio Potter il problema, Potter e tutto il passato che si portava dietro; Potter e il se stesso sedicenne che mostrava una stupenda faccia disgustata dietro le sue spalle e ancora, forse, il problema era quello che Potter aveva sempre scatenato in lui.
La prima volta che aveva avuto a che fare con quel deficiente babbanofilo si era ritrovato a piangere in un bagno ed a voltare le spalle alla sua famiglia, questa volta cosa sarebbe successo?
Certo, l’assenza di Signori Oscuri rendeva tutto meno rischioso ma quello era Potter e la sfiga che si portava dietro Potter era qualcosa di risaputo.
Strinse forte il tovagliolo che aveva sulle gambe e fece per alzarsi, aveva aspettato cinque minuti che arrivasse, se avesse voluto trovarlo avrebbe dovuto essere puntuale quel dannato Potter. E sì, gli avrebbe anche fatto pagare quel magnifico vino che aveva bevuto, non che i Malfoy si facciano mai offrire qualcosa, ma quel Potter se lo meritava. Mai e poi mai lasciare un Malfoy ad aspettare.
Ma prima di potersi alzare completamente la porta di ingresso si era spalancata con un sonoro “clack” che risaltò alle orecchie di Draco come un maledetto requiem – che assomigliava terribilmente a una marcia nuziale – e Harry Potter si fece spazio tra la folla.
Draco rimase fermo, mezzo seduto e mezzo alzato, a guardarlo avanzare, e non perché fosse bello ma perché era venuto e Draco si era sentito sollevato di questo.
Uh, gli girava la testa, stupido Potter.
«Oh, Malfoy… scusa il ritardo. Ho dovuto presenziare ad una riunione che…» aveva cominciato Harry prima di essere bloccato da un Draco Malfoy ritornato in se e pronto a mordere, semplicemente perché era quello che gli riusciva meglio di fronte a Potter.
«Già, piccola star, ma ti ricordo che mi hai chiesto tu di venire qui quindi avresti almeno potuto essere puntuale» aveva sputato in faccia all’altro risiedendosi, però, meno stizzito di quanto avrebbe voluto.
Potter aveva sbuffato, sedendosi nel posto di fronte al suo, borbottando un “ma mi sono scusato…” che Draco aveva ignorato impegnato, finalmente, a rendersi conto della situazione.
«Potter, perché mi hai chiesto di uscire?» aveva sibilato, rinvigorendosi, mentre si versava ancora del vino ignorando il bicchiere teso di Potter. Lui, versare del vino a Potter… non sia mai.
«Non ti ho invitato ad uscire…» mormorò il moro arrossendo appena «… è che, ti volevo… parlare»
Draco aveva alzato un sopracciglio e poi aveva ghignato, era da tanto che qualcosa non gli veniva così naturale come, insultare Potter, era sempre stato.
«Oh, hai imparato? Dopo sette anni di scuola e diciannove a girare il mondo mi pare anche ora» aveva detto, biasciando leggermente ma con un non voluto tono di scherzo che, maledetto Potter, l’altro aveva colto perfettamente.
«Divertente, Malfoy» aveva risposto, senza la rabbia adeguata a quella provocazione «No, è solo che… oh, avanti Malfoy, io non mi sono comportato bene con te…» e Draco aveva sonoramente annuito venendo fulminato da Potter «… come tu con me…» e Harry aveva sorvolato sul “Ti meritavi tutto quanto” di Draco «…e quindi volevo metterci una pietra sopra, diciannove anni fa decisi di mettere una pietra sopra a tutto ma, con te, non ci sono mai riuscito»
Draco inorridì perché, tutto quello, sembrava una di quelle puttanate alla “io non mi sono mai dimenticato di te perché sei stata una parte importantissima della mia vita e bla bla bla” e, quindi, Draco sventolò una mano scandendo le parole «Acqua passata, Potter. Diciannove anni di silenzio cancellano tutto»
Potter aveva sbuffato e poi aveva preso in mano il menù e gli aveva chiesto cosa gli consigliava, Draco si era sentito strano a pensarsi a colazione con Potter, ma non a disagio e si erano, divertiti era una parola grossa, ma era stato molto meno spiacevole di quanto aveva previsto.
I loro occhi si erano incontrati spesso e, Draco, non aveva mai avuto bisogno di assumere quello sguardo freddo ed impersonale che aveva sempre avuto con Potter. Si era sentito bene e il bambino-Draco dietro Potter non si era presentato mai, togliendogli un peso dal cuore.
Erano rimasti a parlare, lui e Potter, fino alle tre e mezza prima che il cellulare del moro suonasse.
Draco si era stupito nel vedere il suo viso incupirsi mentre un “Amore…” gli usciva dalla bocca, quella era la Weasley femmina, perché avrebbe dovuto essere scontenta di sentirla?
Potter aveva riattaccato dopo un poco di “Sì, ok, vengo, sì” e l’aveva guardato imbarazzato.
«Scusa, Malfoy» aveva detto confondendo un po' le lettere «era Ginny, ha un problema devo… andare» e nel pronunciare l’ultima parola la voce di Potter aveva avuto un fremito che Draco non aveva capito.
Avevano chiamato il conto, Draco aveva ovviamente pagato per entrambi – non che Potter non ci avesse provato ma, Draco, aveva minacciato di far esplodere il locale. I Malfoy non si fanno offrire niente, mai – e poi si erano alzati uscendo nell’aria fredda di settembre.
Draco si era infilato le mani dentro la giacca nera ed aveva guardato Potter, senza alcuna espressione specifica.
«Non è stato male, Potter» disse cercando di non esprimere nulla, specialmente quella confusione che non sapeva spiegare « e sì, direi che possiamo buttare tutto alle spalle…» poi aveva sorriso di un sorriso sghembo e posato mormorando «ognuno per la propria strada, eh» Potter aveva alzato lo sguardo su di lui e Draco ci aveva letto delusione e amarezza ma pensò di esserseli immaginati perché, poco dopo, Potter gli aveva sorriso.
«Sì» disse il moro tendendo una mano verso di lui «mi sono divertito, Malfoy. Non l’avrei mai creduto»
Draco aveva guardato la mano dell’altro ed aveva alzato la sua per andare a prendere quella dell’altro ma, poi, aveva sentito una stretta forte al braccio e una bocca – la bocca di Potter – sulla sua ed aveva mugugnato, incredulo e, maledizione, sperando che non finisse mai. La lingua di Potter gli aveva accarezzato le labbra chiedendogli di entrare e forzandolo anche un po' e Draco aveva aperto la bocca contro ogni logica. Erano sposati ed erano entrambi maschi, ma, realizzò, non gli importava poi molto.
«Malfoy?» si sentì chiamare, proprio mentre i denti di Potter stavano facendo un meraviglioso lavoro sulla sua bocca, costringendolo a sbattere le palpebre.
Potter era ancora con la mano tesa e lo guardava confuso, Draco si scoprì con un braccio mezzo alzato e la mano tesa.
Oddio, aveva immaginato Potter che gli infilava la lingua in gola. Aveva spalancato gli occhi e si era affrettato a stringere la mano dell’altro.
«Arrivederci, Potter» aveva detto, ringraziando tutto il self-control dei Malfoy, ed aveva visto Potter sorridergli e voltarsi.
Draco non si era mosso passandosi la lingua sulle labbra e rabbrividendo; aveva pensato a Potter che lo baciava – da Dio, tra l’altro – e, merda, per un attimo avrebbe preferito quel sogno strano alla realtà. Fu in quel minuto che tutto il suo essere si mosse da solo.
«Potter!» aveva urlato, guardando il moro voltarsi sorpreso verso di lui «che fai domani a pranzo?»

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Capitolo 3
*** 3. Prompt 10. #10 ***


Titolo del capitolo: La decima parte di noi

Prompt: 010. 10#

Capitoli: 3/30

Note: Era da tempo che volevo creare una storia post DH e beh, eccola! Ammetto che non era nata così ma non importa. La storia sarà composta da trenta capitoli, tenterò di aggiornare il più regolarmente possibile :3

Questa storia è nata, essenzialmente, come regalo per una persona meravigliosa :* La mia Lady *^*/ Spero che le piaccia e non mi lanci troppi impropri XD

Ti amo!

E, beh, al prossimo capitolo :D

La decima parte di noi

«Che hai da sogghignare, Potter?» disse Draco, bevendo un altro sorso di vino. In queste tre settimane ha bevuto più che in un anno intero, quante altre prove gli servivano per capire che Potter gli faceva male?

«Niente…» gli rispose Potter, continuando a sbocconcellare un pezzo di pane – Draco era ormai stanco di tentare di insegnargli le buone maniere – e guardandolo di sottecchi; Draco però lo vedeva, quello stupido sorrisetto idiota era ancora lì.

«Sputa il rospo, Potter, o giuro che avrai un buon motivo per smetterla di ridere» gli intimò il biondo inorridendo quando, il sorriso del cretino, si allargò ancora di più. Da quando aveva perso tutto il meraviglioso timore che si portava dietro? Ecco un altro dei motivi per odiare Potter.

«Oh avanti, Malfoy, non ti agitare» disse l’altro aggiustandosi un po' gli occhiali sul naso «è solo che stavo pensando»

Draco fece un ghigno sarcastico e Potter lo guardò male, stava diventato ricettivo ai suoi sorrisetti, il wonder boy.

«Tu, che pensi?» gli disse infatti il biondo, poco dopo, cercando di infilare in tre parole tutto il sarcasmo possibile.

Harry sbuffò infastidito e piegò la faccia in una smorfia «Ma non ti stanchi proprio mai, tu?» gli chiese guardandolo negli occhi. Draco continuò a fissarlo, sfoggiando il suo migliore sorriso strafottente, ed Harry alzò gli occhi al cielo esasperato.

«Lascia perdere, Malfoy, lascia perdere» gli disse pacato e Draco si trattenne dal ridere. Sì, recentemente rideva, e non aveva ancora capito se era un qualcosa che avrebbe dovuto fargli odiare Potter.

«Comunque, mi dici cosa stavi uhm… brucando?» gli chiese – non perché fosse curioso, i Malfoy non sono mai curiosi, ma solo perché lui doveva sapere sempre tutto.

Potter aveva alzato le spalle e poi aveva abbassato lo sguardo verso le molliche di pane, arrossendo. Draco si meravigliava ancora della facilità con cui Potter arrossiva, sembrava quasi che le sue guance avessero scorte di sangue personali.

«E’ che…» cominciò il moro guardandolo di sottecchi «è la decima volta che usciamo, mi stavo chiedendo come avessimo fatto a non picchiarci nemmeno una volta»

Draco si bloccò e alzò lo sguardo, inorridito. Potter stava ridacchiando, che cosa ci trovasse di così divertente gli sfuggiva, ma ridacchiava e, Draco, non aveva alcuna voglia di picchiarlo o insultarlo o nient’altro.

Uscivano da tre settimane, tre, e si erano visti per dieci volte – nove pranzi, rubati da riunioni e momenti liberi, e una cena, quella, nata non si sa come – e Draco non l’aveva mai picchiato.

Oddio, Draco si alzò da tavolo, con un solo colpo di reni e si diresse, senza nemmeno badare ai camerieri, che lo guardavano inorriditi, all’uscita. Veloce, non abbastanza.

Aveva già la mano alla maniglia quando il braccio di Potter l’aveva afferrato per il gomito. Draco avrebbe voluto divincolarsi, perché non era ancora pronto ad affrontare tutto quello, ma la presa del moro era forte e calda.

«Malfoy, ma che cazzo ti prende?» disse Potter, guardandolo negli occhi, e Draco sapeva di avere una faccia orribile e scandalizzata, ma aveva la nausea e tutto quello era così sbagliato.

Non era come quella sensazione di bello e sbagliato del primo giorno, c’erano solo tanti tanti sbagli uno sopra l’altro che formavano un cumulo di sbagli insormontabile e Draco non ce l’avrebbe mai fatta a scalarli, doveva aggirarli e, per farlo, doveva allontanare Potter.

«Nulla che ti riguarda, Potter» sputò acido e Harry corrugò le sopracciglia dissentendo.

«Se decidi di fare il furetto isterico quando sei da solo non ho problemi ma mi stavi lasciando, da solo, al tavolo» gli disse, alterato, ma Draco non abbassò lo sguardo, che rimaneva grande e spaesato su di lui «quindi mi riguarda, che cosa ti è preso?»

Come faceva a spiegare a Potter che, il problema, era proprio quella loro strana amicizia e quello strano sogno della prima volta? Che in quelle dieci volte in cui erano usciti insieme il loro mondo si era assottigliato tanto, incontrandosi così spesso, che Draco aveva paura di non sapere più distinguere il suo da quello del moro?

Draco era un codardo, non era uno stupido Grifondoro pronto ad affrontare qualsiasi ostacolo, non lo era per nulla. Tutto quello lo spaventava, enormemente, perché stavano sconvolgendo tutte le regole.

Potter avrebbe dovuto essere quello da odiare e lui quello da disprezzare, era così che erano andati i giochi fino a quel minuto e ora invece si rendeva conto che non era più così, e che lui non sopportava le cose incerte.

Sentì la rabbia della frustrazione montare dentro di lui mentre Potter lo guardava preoccupato – Potter, preoccupato per lui – e mandava tutto a puttane. Tutto il suo autocontrollo, tutte quelle possibilità di fingere; stavano andando troppo in là e, questo troppo in là, non li avrebbe portati da nessuna parte.

«Credi che possiamo divertirci a fare gli amiconi, Potter?» disse acido e sarcastico, tentando di ferire e di graffiare e di indebolire la presa dell’altro sul suo gomito «Non si può, non dopo tutto…»

«Ma avevamo detto che avevamo superato e…» lo aveva interrotto Potter e Draco l’aveva guardato, con odio.

«E’ qui il problema, Potter. Abbiamo messo una pietra sopra a tutto ma non possiamo comportarci come amici di vecchia data» si fermò, squadrandolo e stringendo gli occhi «io non voglio essere un tuo amico» concluse, non capendo più quale fosse la menzogna e quella la verità, almeno fino a che il pugno di Potter non lo colpì in pieno viso.

Fu un pugno forte, sordo, che lo fece cadere col culo sulla strada ghiacciata e Draco digrignò i denti, a quello sapeva reagire.

Potter si stava avventando su di lui ma Draco spinse in avanti il pugno colpendolo alla mandibola, Potter ricadde a terra mentre Draco si alzava ma, il bastardo, attanagliò le sue stupide gambe nodose sulle sue e lo fece cadere, di nuovo.

Potter salì a cavalcioni su di lui, colpendolo quattro o cinque volte, sempre più forte, prima che Draco invertisse le posizioni e infierisse sull’altro.

Il sangue gli imbrattava la bocca e le mani e il sangue di Potter gli riempiva le narici, si sentiva semplicemente meglio e quel senso di orrore era sparito. Era uscito dieci volte con Potter ma sapeva ancora prenderlo a pugni e fargli sputare sangue, erano ancora Draco Malfoy ed Harry Potter, potevano esserlo se volevano.

Gli sembrava, ora, di vedere tanti punti di discontinuità in quello strano mondo che si stavano creando e, ora come ora, pensava che, la presenza dell’ameba, non era poi così insopportabile.

Smise di picchiarlo e si alzò dall’altro tendendogli una mano. Potter lo guardò un minuto, squadrandolo sospettoso, prima di ghignare ed accettare l’aiuto.

«Devo stare attento a quello che dico» disse, il moro, togliendosi un rivolo di sangue dal mento «se arriviamo a questo ogni volta…»

«E’ che porti sfiga, Potter, avresti dovuto capirlo un po' di tempo fa…» gli rispose Draco, curvando le labbra in un sorrisetto divertito e si accorse, in un lampo di lucidità, che a forza di pugni si erano infilati in una stradina, stretta e vuota.

Se n’era accorto anche Potter, evidentemente, sembrava nervoso e continuava a saltellare da un piede all’altro, strano comportamento.

«Beh, Potter, direi che abbiamo festeggiato la nostra decima uscita insieme in maniera classica» disse, sorridendo sghembo e Potter rispose al sorriso, con le guance rosse d’imbarazzo.

Poi, veramente, Draco non ci aveva capito più nulla. Si era ritrovato sulle labbra di Potter prima di rendersene conto; con le mani di Potter sul culo, e le sue dentro la maglietta dell’altro e non ci aveva trovato niente di sbagliato.

Mentre smaterializzava entrambi nella sua casa vuota – sua moglie era partita quel giorno stesso – pensò, in un barlume di coscienza, che il numero dieci gli portava evidentemente sfiga.

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Capitolo 4
*** Prompt 09. Balzo ***


Titolo del capitolo: La decima parte di noi

Prompt: 09. Balzo

Capitoli: 4/30

Note: Primo capitolo

Deviazioni

Draco si svegliò ad un orario imprecisato, sapeva solo he era molto tardi e che Pansy lo stava soffocando con un gomito nel costato – il che era strano, Pansy non aveva mai invaso la sua parte di letto, mai.

Quando tutto quello che aveva in testa, quei frammenti sconnessi e strani, si ricomposero, allora, Draco si rese conto di cosa stesse succedendo.

Non c’era mai molto tempo per pensare, quando si trattava di Harry Potter – a volte Draco pensava che, quell’idiota, avesse così tanto spirito Grifondoro da contagiare anche chi gli stava intorno – e, per questo, Draco aveva deciso di rimanere, il più possibile, fuori dall’orbita grifondoro dell’altro; evidentemente aveva avuto poco successo, ed era assolutamente colpa di Potter.

Chi avesse cominciato, chi avesse spinto le labbra su quelle dell’altro – in un vicolo, oddio, in uno squallido vicolo – non lo sapeva, ricordava solo la sensazione del sangue sulle sue mani e poi sulla sua lingua, il corpo di Potter premuto sotto il suo e la sensazione fredda delle coperte.

Draco avrebbe voluto poter giurare che fosse stato Potter ad iniziare – era una cosa così dannatamente idiota che il suo io Serpeverde continuava ad inorridire a intervalli regolari – ma, sapeva, non tutto avrebbe potuto avere un taglio così nitido.

Se anche Potter l’avesse baciato, come spiegare il dopo? Era a quel punto che quella dannata coscienza Serpeverde lo guardava e scuoteva la testa, delusa.

Porco cazzo, lo so anche io che ho appena fatto una stronzata le disse ma quella continuò a guardarlo severamente e Draco decise che era anche ora di smetterla.

Il gomito di Potter continuava a premere tra le sue costole e i piedi dell’altro erano incastrati tra le sue gambe, si sentiva in gabbia e il peso di quello che aveva – avevano – fatto lo stava soffocando.

Era una sensazione nuova, per Draco. Non era mai stato abituato a sentirsi in colpa, non era la prima volta che tradiva Pansy, come Pansy non gli era stata sempre fedele, non si erano mai fatti problemi. Draco spostò, con poca delicatezza, il gomito di Potter dal suo costato e districò le gambe dalla presa ferrea dell’altro, si alzò in fretta, raccogliendo dalla poltrona la vestaglia e chiudendosela addosso.

Si voltò, per la prima volta, a guardare l’altro – sentì, distintamente, una parte di lui sputare acidamente un ‘amante’ – e realizzò, un attimo prima che gli occhi di Potter si spalancassero, che quello era Potter e già il fatto di esserci uscito a pranzo era un tradimento verso Pansy, i Serpeverde e tutto quello in cui aveva creduto. Come aveva potuto andarci a letto?

«Ginny?» mugolò Potter, evidentemente ancora assonnato. Draco sentì la rabbia – verso se stesso, verso Potter, verso tutti – esplodere dentro di lui.

«No, Potter» sibilò, arrischiando un ghigno tirato che morì poco dopo «Decisamente non sono un Lenticchia e, in ogni caso, non sono la lenticchia-femmina»

Potter avrebbe dovuto soffrire, avrebbe dovuto farlo sentire in colpa, fino alla morte. Avrebbe dovuto capire cosa aveva fatto alla sua meravigliosa e felice famigliola e pentirsi, sentirsi un verme e scappare, lontano da lui. Una volta per tutte.

Potter era il tipico papà/marito che non prenderebbero mai in considerazione l’idea di tradire l’altra. Potter sarebbe morto all’idea di quello che avevano fatto – e Draco sperava che sarebbe morto nel senso letterale del termine.

«Draco…?» mormorò Harry stupito, mentre Draco si avviava verso l’armadio.

«Malfoy, per te» sputò «anzi, facciamo che non mi chiami più e basta»

Draco si piegò a prendere dei boxer puliti; terzo cassetto, sorrise nel vedere uno dei tanga di Pansy che faceva bella mostra di se. Draco amava Pansy, rispetto a tutto quello che gli stava intorno Draco amava sicuramente Pansy, per questo non erano mai contate le loro scappatelle, i Serpeverde, o forse solo loro, erano fatti così.

Unioni a convenienza le chiamavano, lui li chiamava solo ‘rapporti intelligenti’. Potter non era altro che una di quelle volte, quegli sbandamenti che capitano.

«Oddio, Malfoy…» mormorò Potter e la sua voce ebbe un piccolo tremito di disperazione che fece vibrare Draco. Com’era il piano? Oh, sì. Farlo soffrire.

«Che ti succede, Potter?» disse Draco, con il miglior tono di scherno che riusciva a creare «ti trema la voce»

Potter non rispose, Draco vide la sua ombra – che lì, seduta sul suo letto, sembrava così sbagliata – agitarsi un po'. Chissà quale parte stava rivivendo, quel Potter e quali nuovi e incredibili sensi di colpa si stava creando. Potter era una creatura affascinante, per certi versi.

La sua stupidità avrebbe dovuto essere studiata e poi messa ad exemplum; Potter avrebbe dovuto essere in un museo con il cartellino “Attenzione, potrebbe creare danni alle persone sensibili – e anche a quelle dotate di senso estetico”.

Chiuse l’armadio, lentamente, coperto finalmente anche dai boxer e decise che era ora di finirla lì, voleva stare da solo e magari prendersi qualche bicchiere di tequila. Con Potter sarebbe dovuto finire tutto, in quello stesso istante.

Draco era bravo a mentire agli altri, ma lo era meno, molto meno, a mentire a se stesso, non ne aveva mai avuto bisogno – quando impari a non fidarti di nessun altro cominci a porre fiducia totale in te stesso – quindi si meravigliò di sapere che, alla fin fine, magari quel Potter che aveva conosciuto nelle ultime settimane, gli sarebbe mancato.

Quello stupido Potter che arrossiva, per qualsiasi ragione, per qualsiasi battuta sconcia, quel Potter che beveva sempre un sorso di vino prima di bere un po' d’acqua – Draco non aveva mai capito perché – quel Potter che sembrava anche una persona quasi simpatica.

Quel Potter che sapeva come baciarlo e come toccarlo. Sì, magari avrebbe potuto mancargli anche quel Potter, se fosse solo perché quella era la sua prima esperienza con un uomo, o perché fosse proprio Potter bravo, non lo sapeva, ma aveva fatto un cazzo di sesso splendido. A parte il dolore lancinante al fondoschiena.

«Senti, Potter» mormorò, assonnato e stanco «chiudiamola qui, abbiamo sbagliato, niente di preoccupante. Se sei preoccupato per la tua lenticchia-femmina basta che non le dici nulla – non sono molto bravi con la leggilimanzia, vero? – l’unico problema potrebbe essere la Granger ma, beh, cavatela un po' tu. Le nostre strade si dividono qui, ora»

La sua voce riecheggiava nelle pareti bianche e Draco vide la sagoma di Potter muoversi, velocemente. Draco pensava che se ne sarebbe andato, che avrebbero finito tutta quell’assurda tragicommedia sul ‘Malfoy e Potter, nemici ritrovati’ e che, finalmente, avrebbe potuto pensare solo al suo lavoro, ai suoi affari, a sua moglie, a qualsiasi cosa non avesse una cicatrice a forma di saetta.

Lo pensava, ne era praticamente certo. Ma Potter era la valvola impazzita di ogni sua previsione e Draco sentì delle braccia stringersi intorno alle sue spalle e quel sapore acre che gridava “Potter”.

«Po…?» chiese, sorpreso, sentendo l’altro irrigidirsi contro di lui.

«No» disse l’altro con voce tremante e Draco si chiese cosa stesse succedendo, non doveva andare così. Potter avrebbe dovuto andarsene, pieno di sensi di colpa e felice di lasciarsi tutto alle spalle e Draco si sarebbe ubriacato, con qualsiasi alcolico avesse avuto in casa e l’indomani avrebbe accolto Pansy con una scappatella in più sul conto. Tutto qui.

La consapevolezza di quello che quell’abbraccio comportava, di cosa quello stupido coraggio Grifondoro portava con se arrivò poco dopo, mentre Potter mormorava sul suo collo «Non lo so cosa mi sta succedendo, non lo so… ma… continuiamo a vederci continuiamo questa cosa»

«Cosa, Potter? Vuoi tornare a letto con me?» gli chiese, sprezzante, sicuro che Potter sarebbe arrossito e l’avrebbe lasciato andare per negare con veemenza.

«No… sì… non, non lo so» disse, la voce più acuta del normale e Draco capì che Potter era spaventato, spaventato da tante di quelle cose che Draco seppe per certo di averne comprese solo poche.

Potter aveva paura di tutto quello, aveva paura di cambiare le cose, aveva paura di Ginny, aveva paura anche di lui, probabilmente, ma c’erano altre mille cose, che Draco non poteva capire, che lo spaventavano ancora di più e lo facevano stare lì, abbracciato a Draco Malfoy, chiedendo qualcosa che non poteva esistere.

Draco Malfoy, per la seconda volta nella sua vita, vacillò. Aveva cambiato strada tante volte, nella sua vita – come dimenticare quel piccolo cambio di schieramento – ma non era mai stato qualcuno insicuro.

L’unica volta in cui lo era stato, l’unica volta in cui era rimasto fermo cercando di capire cosa fare, Draco l’aveva registrato come il momento di cambiamento totale.

«Potter…» disse, confuso e, magari, un poco spaventato. Non che lo avrebbe mai ammesso, naturalmente, ma non sentiva la terra sotto di se e d’un tratto le braccia di Potter erano diventate esattamente quello di cui aveva bisogno.

Fu allora che, alzandosi un poco sulle punte dei piedi, Draco poggiò la sua bocca su quella dell’altro.

“Cosa stai facendo?” si disse, in un attimo di esitazione, prima di sentire la terra che sbatteva di nuovo sotto i suoi piedi.

Aveva fatto un salto, un salto lungo e faticoso. Avrebbe potuto saltare di nuovo, tornare dalla parte sicura del dirupo ma non voleva farlo. Non in quel minuto, più avanti sì, avrebbe lasciato il dirupo-Potter e sarebbe tornato indietro.

Poteva farlo quando voleva, ne era convinto.

Per questo avrebbe accolto Pansy senza problemi, l’avrebbe abbracciata e poi sarebbero andati a fare sesso; Potter non era che un’altra di quelle deviazioni di percorso, poco importanti e poco significative. Era un balzo che avrebbe potuto fare anche al contrario, pensava, mentre la bocca di Potter si richiudeva sulla sua.



Note: Beh, in realtà oggi non avrei dovuto postare questo, ma sno rimasta indietro e... Beh, accontentatevi >.< BUON NATALE A TUTTI <3 grazie per continuarmi a seguire _O_

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