Ah, e tanto per la cronaca ti amo

di Riri4evar
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1. ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2. ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3. ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4. ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5. ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6. ***
Capitolo 7: *** You are.... Wow ***
Capitolo 8: *** il suo problema era che lei era la sua soluzione ***
Capitolo 9: *** Insegnami a scordarmi di pensare ***
Capitolo 10: *** Hai mai desiderato di non essere mai nato? ***
Capitolo 11: *** Le assenze non si dimenticano, diventano abitudini ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1. ***


 

 
Ah, e tanto per la cronaca ti amo.
 
capitolo 1.
 
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Era una serata calda di giugno, 
il giorno appena trascorso non aveva nulla di diverso dagli altri, 
Semplicemente non era successo nulla di nuovo, 
Le solite storie, i soliti litigi, i soliti lavori e quella atmosfera che da ormai un mese, cioè de quando il ragazzo del futuro era arrivato ad avvertirli del pericolo, aleggiava leggera in quella casa tendendo tutti come corde di violino.
Ma uno in particolare subiva gli effetti di quella strana notizia così appiccicosa da impedirgli di uscire anche da quelli che allo specchio vedeva come due pozzi di pece pieni di lacrime e rimorsi.
Ma perchè? Perchè il principe dei Sayan, valoroso guerriero famoso in tutto l'universo per la sua crudeltà, adesso piangeva davanti allo specchio sul lato opposto al letto?
Forse era solo uno di quelli che lui chiamava "momenti di crollo morale" che fin da piccolo gli tartassavano la mente e lo prendevano portandosdlo fino infondo all'oceano più buio e pultroppo ogni volta era dovuto uscirne da solo, a nessuno era mai interessato venire in suo soccorso a evitare di farlo annegare in quel liquido scuro che ad ogni respiro gli occupava i polmoni e gli congelava il cuore uccidendolo piano piano, poco alla volta, dall'interno costringendo lo ad una macchina vuota.
Una ragazza dagli occhi di cielo quella sera si trascinava a fatica per i corridoi illuminato dalla luna fioca, le borse sotto gli occhi palesavano il lavoro che per tutto il giorno la aveva costretta su una sedia a risolvere equazioni e proporzioni varie aveva lavorato soprattutto per non pensare a Yanko che la aveva tradita.
Ormai era già notte ma nel silenzio che essa inesorabilmente dietro si trascina si potevano udire, se bene si tendevano gli orecchi, dei singhiozzi provenire da quella stanza che l'azzurra non si era mai preoccupata di aprire.
In un primo momento si spaventò, aveva paura che "l'animale" che con lei abitava stesse mietendo qualcuna delle sue vittime senza sapre che la sua unica vittima in quel momento non era altri che se stesso.
"Vegeta??"
Aveva bussato con forza sulla porta di legno,
Dall'interno si era udito un rumore, Vegeta era caduto dal letto, evidentemente sperava che la scienziata dormisse già.
Aveva con tutte le sue forze rigettato indietro le lacrime andando ad aprire la porta.
"Vegeta ma si può sapere chi è che piangeva?!?!"
Il tono severo si era smorzato notando gli occhi rossi e luccicanti del principe che addosso portava una camicia del signor. Brief che gli arrivava fino a metà delle cosce robuste e forti.
Si era strofinato gli occhi in un gesto che tanto lo somigliava ad un bambino.
"stai piangendo?"
"No, mi è entrato qualcosa in un occhio"
"Che cosa?"
"Un ricordo" la risposta era uscita in un soffio prima che il ragazzo fosse costretto a mordere i labbri e stringere i denti per non ricominciare a piangere.
Non era colpa sua, lui cercava in ogni modo di apparire forte, coraggioso, spietato e senza cuore, ma quando nel cuore della notte veniva catturato da questi momenti non riusciva a imporsi di non piangere.
La ragazza lo aveva guardato per una attimo senza sapere cosa dire, a lei fin da quando era nata non era stato fatto mai mancare niente ma a quanto peare quel Sayan, per quanto poco lo conoscesse, non doveva aver avuto la sua sorte.
Lo aveva abbracciato, era l'unica cosa che le era venuta in mente.
Si aspettava di essere cacciata o sgridata ma nulla, anzi, il principe si era avvinghiato a lei stringendo la fino quasi a farle male e ricominciando a piangere, alla fine per quale motivo in quelle due ore della sua vita che ogni tanto capitavano fosse così debole e vulnerabile neanche lui lo sapeva.
"Dai, non piangere, non ti fa onore"
Quelle parole dette quasi scherzando lo avevano effettivamente calmato, gli era bastato davvero poco per sentirsi già molto meglio,
Ed era questa l'unica cosa che gli era servita ma che il destino gli aveva sempre fatto mancare: una persona accanto a lui,
Qualcuno che fosse disposto a mettersi lì con lui, come la scienziata aveva fatto portandolo sul letto della camera e chiudendo si dietro la porta.
Non c'erano secondi fini in quella azione da parte di nessuno dei due,
Adesso c'era solo Vegeta che disteso nella coperte abbracciava la sua Fata turchina odiandosi profondamente per essersi mostrato in quel modo ma nello stesso tempo sperava che non se ne andasse mai, che quel calore che lo avvolgeva mai si spegnesse perchè sapeva che la solitudine è la peggiore delle cose e lui non voleva più rimanere solo nonostante questo non lo avrebbe mai detto, specialmente a lei.
Si era ripromesso che il giorno dopo se ne sarebbe andato prima che si svegliasse, ma quella notte la voleva passare abbracciato a lei.
Puntuale come l più preciso dei killer il sonno li aveva colti entrambi lasciandoli momentaneamente privi di senso accoccolati affianco l'uno all'altro.

 

 

 

 

 

 

 

-------spazio dell'autore depresso--------

mmm....... Non so come mi sia uscita questa storia quindi....... Bho, a voi le critiche, che faccio?? La continuo??

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2. ***


Ah, e tanto per la cronaca ti amo

capitolo 2.

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La mattina successiva Vegeta si era svegliato alle cinque e mezza di mattina ma, non aveva a idea del perchè, non si era alzato,
Forse era stata la paura di rimanere dinuovo solo, di venire colto ancora da quei momenti che erano ormai parte integrante della sua vita senza nessuno accanto, senza quella ragazza che con due parole gli aveva gettato il galleggiante di salvataggio aiutandolo a risalire, aiutandolo a non annegare.
Forse era perchè quel calore lo rilassava e la scienziata che lo abbracciava placava i suoi animi, forse aveva ancora sonno o forse semplicemente non aveva voglia di alzarsi,
In buona sostanza, qualunque fosse stato il motivo, Vegeta non si era alzato accoccolandosi meglio tra le braccia della ragazza ancora un po' spossato dagli incubi che la notte gli aveva portato, riaddormentandosi.
Bulma si era svegliata quattro ore dopo trovandosi, con sua grande sorpresa, il Sayan tra accucciato tra le sue braccia con le ginocchia al petto schiacciando quel corpo piccolo ma potente in una pallina che i capelli a fiamma lo facevano assomigliare ad un riccio.
Glia aveva accarezzato i capelli corvini che alla luce del sole brillavano di un colore quasi castano sulle punte,
Così bello, così dannato.
Chissà come mai la notte prima lo aveva visto piangere, chissà perchè si era mostrato così debole e chissà cosa aveva sognato tutta la notte per sentirlo muoversi come un ossesso sulle lenzuola bianche.
Lo aveva guardato scostando la coperta blu, Era davvero bello.
La luce che entrava dalla finestra faceva diventare trasparente la camicia bianca, che gli stava così grande che ci sarebbe potuto entrare 20 volte, permettendo di intravedere il suo corpo granitico;
L'espressione del volto era stranamente rilassata, le sopracciglia non erano più piegate verso il basso e la bocca era incurvata in quello che, perchè no, si poteva definire un sorriso.
Sotto la camicia si potevano facilmente scorgere i pettorali scolpiti dal migliore degli artisti e solcati da mille cicatrici, forse un ricordo di quel passato che non aveva mai raccontato a nessuno e che custodiva gelosamente nei meandri più bui della mente.
Si scorgevano abbastanza bene gli addominali e le costole che si potevano ben contare visto il fisico esile, dove, più tra tutte, spiccava una cicatrice a forma di fulmine che terminava appena sopra i boxer neri,
Si era persa un attimo a fissare quell'uomo così bello fino a che le guance si tinsero di un delicato rosso quando, una volta provato a toccare quell'essere che quasi le sembrava un dio, lui aveva aperto gli occhi nerissimi ancora lucidi e cerchiati dalle occhiaie per poi sorridergli.
"Buon giorno" la sua voce era calda ed impastata di sonno.
Si era stiracchiato sbadigliando per poi guardare interrogativo le mani della scienziata che ancora si trovavano sul suo petto,
Lei accorgendo si di non averle ancora ritirate arrossì per poi farle scattare in modo meccanico.
Vegeta aveva appoggiato la testa di lato sul cuscino continuando a fissare Bulma che ogni minuto che passava diventava più rossa.
"Emm... B-b-buon giorno Vegeta"
Lui aveva sorriso senza mostrare i denti incurvando solamente le labbra sottili.
sembrava sicuro e rilassato nonostante la presenza della ragazza nel suo letto, come se ci fosse invece di una donna un suo amico o un compagno di chissà quelle guerra che trattava nel più normale dei modi, senza arrossire, senza esitare.
"Brr, ma si può sapere che siamo a giugno e fa un freddo...."
Si era rannicchiato con la testa sotto le coperte che erano state spostate su un lato dal l'azzurra tornando in quella specie di posizione che lo assomigliava ad una pallina,
Bulma, un po' impacciata, lo aveva raggiunto poco dopo sotto le coperte.
"No, ma non è una cosa possibile che faccia così freddo"
"a me non fa freddo"
"tu hai ancora la tuta da lavoro addosso"
"E tu hai solo una camicia"
"La battle swit si è rotta e poi ieri sera faceva un gran caldo"
"Si ma tu sei praticamente nudo"
"Ti da fastidio??" Il suo tono non era malizioso ma semplicemente scherzoso, aveva voglia di giocare e aveva deciso di puntare lei come il suo gomitolo per rilassarsi un po', 
bisognava ammettere che le parole del principe erano tutto forchè caste ma non era quello lo scopo e Bulma lo aveva capito scegliendo così di giocare con lui.
"No affatto, ma a me non fa freddo"
"E se a te non fa freddo non deve fare freddo neanche a me? E poi noi Sayan sentiamo tantissimo le basse temperature"
"Ma quali basse temperature che è giugno??"
"Le basse temperature del tuo cervello"
"Guarda che io sono più intelligente di te"
"Non ci giurerei"
La ragazza aveva fatto per tirargli un pugno sul petto di lui che aveva comunque deciso di scansarsi inciampando nel lenzuolo e cadendo atterra tirandosi dietro l'azzurra che gli era caduta sopra.
"Ecco che la Fata turchina piove del cielo"
Si erano guardati un attimo negli occhi e poi erano scoppiati a ridere,
Aveva osservato i denti del Sayan che per la prima volta gli era concesso di vedere in un sorriso,
Come dentatura non era delle migliori, i denti erano piuttosto gialli e i canini appuntiti e ricurvi erano scheggiati in alcuni punti così che sembravano i denti di un leone addestrato a sbranare le ossa delle sue prede.
Però c'era una domanda che aleggiava nella mente di Bulma e non se ne voleva andare
"Ma cosa avevi ieri sera??"
Di colpo Vegeta aveva smesso di ridere diventando serio, avrebbe voluto sbraitargi contro che non erano affari suoi e che non avrebbe dovuto neanche trattenersi con lei questa mattina, ma finalmente aveva trovato qualcuno con cui ridere, qualcuno a cui piaceva così come era, qualcono con cui giocare e non aveva intenzione di lasciarselo scappare.
"Diciamo che......" Non sapeva cosa dire, non aveva voglia di spiegargli ma non voleva essere brusco
"Che......."
"Vorrei che il mio cervello capisse che la notte mi piace dormire, non pensare ai dubbi esistenziali della vita" quella frase era bastata per farle capire che non aveva voglia di dirgli nulla, o forse non si sentiva ancora pronto per aprirsi con lei.
"Um.... Ti va di fare colazione? Ti vado a preparare qualcosa" aveva detto la ragazza sorridendogli
"Si"
Si era alzata dal ragazzo inciampando rovinosamente sul suo polpaccio facendolo ricominciare a ridere di gusto
"Bhè, che hai da ridere scimmione?"
Ma lui non aveva risposto continuando a contorcersi dalle risate
"Come ti pare, vedi di sbrigarti".
Meno di un quarto d'ora dopo Vegeta era sceso in salotto dove Bulma lo aspettava con la colazione pronta.
I signori Brief non erano in casa e sarebbero tornati tra due settimane così i corridoi sembravano quasi vuoti e riempiti solo dall'odore delle cialde con la marmellata e il rumore dei piedi nudi di Vegeta.
"Vegeta!!"
"Cosa vuoi?"
"Ma perchè sei sceso in boxer" era rossissima in volto alla vista di quel ragazzo così bello
"Te lo ho detto" le sue parole erano calme e rilassate, non era isterico o arrabbiato,
"la battle swit L'ho rotta ieri e non ho altro da mettermi"
"Ma non ti faceva freddo?"
"Ci ho ripensato" aveva sorriso furbo.
"Mmm, dai ti ho preparato le cialde"
"Cialde? Cosa sono?"
"Non sai cosa sono le cialde??"
"Non sono pratico dell'etnia del tuo pianeta"
"Allora facciamo una cosa, dopo ti portò in città così ti compro un po' di vestiti e ti faccio assaggiare un po' di cose"
Il principe non era esattamente entusiasta ma non gli dispiaceva del tutto come idea
"Va bene, basta che non mi avveleni"
"Mi tratterrò dalla tentazione"
Erano di nuovo scoppiati a ridere.
"Ma, dici che ci vengo in mutande a comprarmi i vestiti?"
"Già, papà ha messo tutto l'arma dio in una capsula e non ho nulla da farti mettere..... Vediamo......"
Aveva preso un metro da sarta e aveva misurato le spalle robuste e la vita sottile che misurava pochi centimetri più della sua,
"Che combini donna?"
"Ti misuro"
"Mi misuri??"
"Per vedere se ti stanno i miei vestiti"
Ora che lo guardava da vicino era molto secco, molto più di quanto non apparisse prima da dietro la camicia:
Le costole erano così visibili che quasi ci si poteva suonare lo xilofono sopra, la vita era stretta al contrario delle spalle e la rotula del ginocchio era sporgente e in fuori.
"Non sono come kakaroth io"
"Cosa intendi?"
Aveva sospirato in un mix di emozioni letali toccandosi le costole in fuori
"Anche da piccolo ero secchissimo..... Ma pensa che ho passato momenti peggiori"
Come aveva fatto a leggere i suoi pensieri dio solo lo sapeva ma la sua espressione adesso era piuttosto triste
"Ti chiedo scusa, fanno un po' effetto- si era ancora passato la mano sulle costole- non ci posso fare niente, sono secco di natura e non ho veramente altro da mettermi, non sarei dovuto scendere"
"Scherzi? Sei bellissimo, sei il ragazzo più bello che io abbia mai visto"
"Davvero?"
"Si, insomma, s-s-sei molto bello... Ecco....."
"Grazie"
"Emm.... Dai ti vado a prendere qualcosa da metterti e arrivo"
Aveva salito le scale rapidamente tornando giù in mezzo secondo con in mano una canottiera che gli stava un po' larga e un paio di pantaloni mimetici elasticizzati a cavallo basso.
"Ecco, tieni ti dovrebbero stare"
Aveva sorriso con la bocca piena del nuovo cibo.
La canottiera gli era entrata a pennello ma i pantaloni gli calavano un po' in vita così la ragazza gli aveva legato un cintura semplice e nera per non farli cadere.
"Sei stupendo"
"Lo so"
"Quanta modestia, comunque ora vado a vestirmi io è si va, d'accordo?"
"D'accordo".

 

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3. ***


Ah, e tanto per la cronaca ti amo
 
Capitolo 3.

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La ragazza era scesa tornando in cucina vestita con una minigonna di jeans e una camicia aderente bianca che risaltava le forme morbide e dolci.
"Allora Vegeta andiamo??"
"Ok, andiamo"
Tutti e due si erano incamminati fuori verso la decappottabile rosa shocking.
"Dai Vegta sali"
"Solo se mi prometti di non ti schiantare contro qualcosa"
"Promesso."
Il ragazzo aveva preso posto sul sedile del passeggero di fianco a Bulma che lo guardava ipereccitata all'idea di portarlo in città.
Aveva premuto l'accelleratore e la macchina sfrecciava a 400 all'ora sulle strade della caotica città dell'ovest.
Erano arrivati ad un centro commerciale con le vetrate trasparenti ed un sacco di cose al suo interno con interi scaffali pieni di oggetti colorati con mille negozi differenti, chi vendeva una cosa e chi un'altra.
"Wow Bulma.... Che caos"
"Ci credo, è sabato mattina"
"Mi da un po' fastidio tutta questa gente sai......"
"Su, non puoi mica continuare a fare il sociopatico per l'eternita"
"In teoria l'idea era quella......"
"Vieni"
Lo aveva tirato in un negozio con su scritto "Love style" tutto rosa con milioni di capi d'abbigliamento al suo interno.
"Che dici, come mi sta questo??"
La scienziata era uscita dal camerino con indosso una gonna cortissima di pizzo bianco e un top dello stesso materiale.
"Bho, onestamente mi sembri puffetta"
"Ma tu cosa vuoi saperne di moda scimmione che non sei altro"
"Stavo scherzando sei uno schianto"
"Grazie"
Era divenuta tutta rossa al l'affermazione del principe, non sapeva come mai gli faceva quello strano effetto ma con lui stava bene e questo poteva bastare per il momento aveva bisogno di un amico, uno vero con cui aprirsi, con cui non avere paura di essere se stessa, senza con tenersi per fare la signora, poi che differenza faceva se era uno spietato assassino venuto da chissà dove, a lei piaceva fare la ragazzaccia ma gli era sempre stato detto che era sbagliato e lei ci aveva creduto cercando sempre di essere gentile e fine nei termini e nei modi, ma quel ragazzo tirava fuori la parte "negativa" di lei, quella trasgressiva, a testimoniare ciò c'era la minigonna che aveva indossato per la prima volta quella mattina nonostante fosse nel suo armadio da mesi,
La aveva comprata in un negozio a Satan city ma appena l'amica Chichi la aveva vista gli aveva detto che con quella addosso sarebbe sembrata una facile quindi era rimasta infondo all'armadio fino a che quella mattina aveva deciso di osare, di provare, non aveva paura perchè con lui sembrava tutto lecito e semplice.
Era rientrata nel camerino per togliesi il "vestito" di pizzo bianco che la faceva sentire a disagio, anche se era molto bella aveva sempre avuto paura di mettersi in mostra con maglie scollate, pantaloni aderenti o gonne e con quell'abitino addosso si sentiva nuda.
Si era appena rivestita che Vegeta aveva bussato alla porta del camerino
"Posso entrare?"
"Si"
"Tieni"
Gli aveva passato un paio di pantaloni di jeans a metà coscia aderenti e una camicia a quadri rossa e arancio
"Provateli secondo me starai benissimo"
Aveva guardato timida i pantaloni corti, aveva perso la sicurezza di poco prima ma non voleva mollare.
"Va bene, tu aspettami fuori, e nel frattempo perchè non vai a farti un giro nel negozio qui di fronte?? Magari trovi dei bei vestiti"
"Va bene...."
Il ragazzo era uscito e lei si era provata entrambi gli indumenti,
Oltre ad aver azzeccato la taglia ci aveva visto lungo perchè gli stavano veramente benissimo,
Li aveva tolti e si era rivestita rapidamente per poi andare a pagarli.
Uscita dal negozio si era diretta verso "tokio's my" un negozio di abbigliamento maschile dove Vegeta si stava guardando intorno un po' spaesato.
"Bisogno di una mano Veggy?"
Si era immobilizzata, come minimo per averlo chiamato Veggy avrebbe fatto esplodere il pianeta, ma niente si era limitato a voltarsi come niente fosse.
"Gradirei"
"Emm.... Che genere di vestiti avevi in mente Veggy?"
Aveva provato a chiamarlo con quell'assurdo nomignolo una seconda volta ma lui niente, anzi sembrava divertito, come se infondo gli piacesse.
"Francamente nessuno, mi chiamo combattente non stilista"
"E io che credevo che ti chiamassi Vegeta"
"Anche"
Si era limitato a sorridere appena per poi continuare a guardarsi intorno
"Secondo me questi ti stanno bene"
"Cosa sono?"
"Jeans"
"Va bene...."
"Dai, vieni a provarteli"
Lo aveva trascinato con enfasi nei camerini e si era infilata con lui nel primo che aveva trovato libero
"Dai vediamo se ti stanno"
Lui se li era tolto i suoi e aveva infilalato i jeans titubante
"Mmm..... Ti stanno una forza"
"Se lo dici tu...."
"In effetti però sono un po' larghi in vita ma basta una cintura, rivestiti io vado a pagare i pantaloni e ti cerco un maglia e una cintura"
Aveva annuito guardando la sparire dietro la tendina del camerino.
Quella nuova amica gli piaceva, anche se non era certo fosse davvero sua amica, non sapeva cosa era l'amicizia ma aveva paura di chiederglielo aveva paura che si fosse solo illuso che qualcuno finalmente dopo anni gli avesse voluto bene, se era una illusione preferiva continuare così senza scoprire che non era vero.
Quando uscì la ragazza lo aspettava fuori con una busta nera in mano
"Dai dai, c'è ancora un sacco di posti da vedere"
"Con calma c'è tutto il giorno non mi pare il caso di avere tutta questa furia"
"Um, scusami è che...... Bhè sai io non ho tanti amici e gli unici che ho sono tutti dei combattenti e non hanno mai nessuno tempo di venire a fare compere con me e Yanko non è mai voluto venire, per non parlare di Chichi che non sopporta fare shopping e sai, è buffo ma è la prima volta che qualcuno viene con me in giro"
"Bhè non sarà l'ultima almeno finchè ci sono io, se poi al ritorno decidi di tornare a 400 all'ora come una pazza e ci schiantiamo allora sarà l'ultima davvero"
Aveva sorriso e gli aveva stampato un bacio sulla fronte nel più normale dei modi.
"Poi come ti stavano i vestiti che ti ho fatto vedere??"
"Bene" aveva risposto ancora tutta rossa mostrandogli la busta
"Dai fammi vedere come ti stanno"
"Si"
Si erano diretti verso i bagni dove Bulma si era cambiata ed era uscita fuori
"Che dici"
"Sei una bomba, ma perchè invece della solita tutta non ti metti qualcosa di più bellino, lo vedi come ti stanno bene??"
"È che..... Ho paura di sembrare....... Insomma, hai capito....."
"Si, e ti garantisco, dopo averne viste di tutti i colori e in tutti i modi, che non ci assomigli neanche da lontano"
"Davvero?"
"Si si si si si.... Posso provare a fare una cosa?"
"Mmm..... Se non fai saltare in aria nulla direi di si"
"Spiritosa"
Gli si era avvicinato e aveva cominciato a sbottonare i bottoni neri della camicia.
Per un attimo Bulma era rimasta di pietra, ma cosa diavolo stava combinando?!?!.
Quando li ebbe sbottonati tutti lei era tutta rossa e calda in volto con una paura assurda addosso.
"Trancuilla non ti stupro mica"
Il tono era scherzoso per lasciare posto al sarcastico nella seconda affermazione
"Anche se...."
"Stronzo"
"Dai, davvero, non ti violento, guarda"
Aveva preso gli angoli infondo della camicia legandoli in un nodo così che dalla camicia si poteva vedere bene la pancia piatta e una parte del reggiseno si poteva scorgere.
"Ma sei pazzo, non posso mica andare in giro così"
"Come no? Sei bella da mozzare il fiato, parola di Sayan"
"Così sì che sembrò una escort"
"Uffa quante polemiche sei stupenda e vedi di lasciarti un po' andare dai"
"O-ok.... "
Si erano guardati per un attimo negli occhi
"Sei un amico, grazie"
Si era sentito una stretta allo stomaco, lo aveva chiamato amico, quindi gli voleva davvero bene.... Non ne era ancora certo ma si accontentava con poco.
"Grazie a te"
Lo aveva abbracciato forte quando....
"Brava, adesso ti metti anche a fare la t.roietta con quello scimmione, e pensare che a me non me l'hai neanche data, e ora ti metti vestita così con questo?"
"Sparisci, quello che faccio non è più affar tuo Yanko!"
"Certo, certo, pensavo solo di salutarti prima di tornare dalla mia ragazza" aveva sorriso vittorioso sicuro di averla affondata, sperava di averla ferita dicendogli di averla già rimpiazzata e in effetti gli erano salite le lacrime
"Non dirmi che tu sei ancora sola povera stellina senza cielo"
"No non è vero!!"
"Ah si, e chi sarebbe il tuo ragazzo, sentiamo??"
Era sbiancata guardando si disperatamente intorno in cerca di un appiglio, non sapeva più cosa dire fino a che non aveva preso parola Vegeta
"Io"
Yanko lo aveva guardato con rabbia per poi tornare a guardare lei che con lo sguardo stava ringraziando in 20 lingue diverse Vegeta per averla salvata.
"Si, proprio lui."
"Vuoi dire che mi hai rimpiazzato con questo essere!!"
"Stupido terrestre io ho un nome"
"Non sto parlando con te"
"Ehi voi due basta! Io non ti avrei mollato ma tu mi hai tradita e quindi si, ti ho rimpiazzato con lui!!"
"Brutta troia che non sei altro come hai potuto, sai che avevo anche pensato di chiederti scusa"
"Non basta chiedere scusa!!"
"Stupida oca!!"
"Basta!! Ora sparisci subito se non vuoi che ti atomizzi piccolo terrestre!!"
Voleva rispondergli ma sapeva che il principe era in grado di polverizzarlo davvero quindi preferì non dire nulla e andarsene.
Lei lo aveva abbracciato forte
"Grazie"
"Figurati"
"Sai, avrei preferito che tu lo atomizzassi davvero"
"Basta chiedere"
"Ma sono un persona pacifista"
"Peccato, mi sarei divertito"
Una lacrima era scesa sulla guancia dell'azzura
"Ehi, basta piangere non serve a niente"
Lei si era fregata un occhi con la manica sbavando un po' il mascara che Vegeta aveva rimesso apposto con il dorso della mano
"Quel bastardo mi ha rovinato la vita"
"Nessuno ha il diritto di rovinarti la giornata, figuriamoci la vita"
Aveva sdrammatizzato lui facendola sorridere,
Così la giornata era proseguita fino a che una volta finito di fare compere entrambi stanchissimi avevano preso qualche (qualche per modo di dire) pizza e se la stavano mangiando allegramente sul letto di Bulma.
"Guarda"
La scienziata aveva ritagliato le foto che i due si erano scattati nel pomeriggio tra mille vestiti e accessori vari e le aveva attaccate per tutta la stanza.
"Mmm..... Quella è la più bella"
Aveva indicato una foto dove Vegeta indossava un cappello da cow boy e Bulma aveva indosso un'aureola da angioletto e entrambi facevano delle smorfie buffissime.
"Allora guarda dove la metto"
Aveva aperto un portafoto con la copertina in argento e aveva incollato sul l'ultima pagina vuota la foto scrivendo accanto col pennarello azzurro -My best friend-
"Cosa c'è scritto??"
"Il io migliore amico"
Ancora quella stretta allo stomaco, gli piaceva tantissimo che lei gli dicesse che era suo amico, gli dava la certezza di non essere solo, che qualcuno finalmente gli volesse bene e lo amasse, amore, non conosceva il significato di quella parola che da sempre gli era stata negata ma da quando era sulla terra la aveva sentita pronunciare svariate volte e gli dava un non so che di positivo.
"Bulma?"
"Dimmi"
"Cosa vuol dire amare?"
"Amare?"
"Si, amare, cosa vuol dire?"
"Mmm.... Vediamo..... Amare vuol dire quando una persona vuole tanto bene ad un altra, quando sa Che senza di lei non potrebbe vivere, quando non potrebbe mai fare a meno della sua compagnia, amare è quando ti senti una strana presa allo stomaco e amare è la cosa più bella del mondo anche se non tutti gli amori sono corrisposti"
"Amare è una cosa bella allora??"
"Alle volte è la più bella ma alle volte ti può uccidere, ti può far diventare pazzo"
"E come si capisce che ami una persona"
"Te lo devi sentire dentro, te lo senti qui"
Aveva indicato con un dito il cuore del Sayan
"Qui c'è il cuore"
"Ed è lì che nasce l'amore"
"Ma è impossibile"
"È impossibile se tu non ci credi"
"E come ci si innamora"
"Alle volte è un colpo di fulmine, ti accorgi subito che quella che hai davanti è la tua anima gemella, alle volte ci vuole tempo per capire che una persona la ami"
"Cosa è l'anima gemella?"
"È quella persona con il carattere perfetto per te che ti completa e Con cui stai bene"
"Credi che io mi posso innamorare"
"Certo, possono tutti"
"E credi che qualcuno si innamorerà di me??"
"Dipende, se continui a fare lo scorbutico asociale non credo che ti pioverà la tua ragazza dal cielo, te la devi cercare"
"Ho capito....."
Aveva tirato un sospiro di sconforto, se qualcuno si doveva innamorare del suo carattere quel qualcuno o era pazzo o non esisteva.
"Non ti demoralizzare, sei un ragazzo bellissimo vedrai che troverai anche tu qualcuno disposto ad amarti"
Lo aveva abbracciato forte ed anche lui aveva ricambiato stringendola a se, ma..... Lui non aveva bisogno di cercare l'anima gemella, l'aveva già trovata ed era lì accanto a lui ma aveva paura di diglielo, paura di mandare a p.uttane quel legame che si era creato.
"Tu ti sei mai innamorata?"
"No, perchè ci si innamora davvero una volta sola nella vita e quella persona non si scorda mai"
Grandioso, così anche volendo non se la sarebbe più tolta di testa..... Perfetto......
"E tu?"
"E io cosa?"
"E tu ti sei mia innamorato?"
"No"
"Cel'hai mai avuta una ragazza tu?"
"No, non ho mai avuto tempo per creare legami con le persone e col caratteraccio che mi ritrovo, siamo onesti, non troverò mai qualcuno che mi ami....."
"Non è vero"
"Lo dici tu questo"
"Perchè ne sono Certa"
"Si va bene, come no. Il giorno che trovo qualcuno che mi ama davvero mi faccio tatuare il tuo nume dietro al collo"
"Allora preparati"
"Credici..."
Entrambi scoppiarono a ridere sotto le luci delle stelle.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
-----------angolo dell'autore un po' meno depresso-------------
allora, questo capitolo fa davvero pena ma...... Mi andava di scriverlo lo stesso.
non mi uccidete vi prego
un bacio 
Tarble00
 

 

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4. ***


Ah, e tanto per la cronaca ti amo

Capitolo 4.

 

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Correva a per di fiato per i corridoi del castello, tutto intorno a lui sembrava restringersi,
I corridoi erano sempre più stretti, infondo la voce della madre che lo implorava di aiutarla, di salvarla.
Il corridoio era sempre più piccolo e lei sempre più lontana,
Il bambino correva sempre più veloce ma più si avvicinava e più la figura materna compariva sempre più piccola e lontana fino a scomparire del tutto.
Il piccolo bambino continuava a correre e a pregare la donna di non andarsene, ma i corridoi erano sempre più stretti e lui stava piano piano crescendo e da bambino era divenuto adulto costretto a camminare a gattoni.
La parete del soffitto era sempre più stretta,
Stava per soffocare,
Non c'era più ossigeno e l'aria era sempre più irrespirabile
Si divincolava e si dimenava
quando all'improvviso.....

 

 

Vegeta si era svegliato tutto sudato e con le lacrime agli occhi,
Quel sogno, quel l'incubo terribile era lo stesso da anni e anni e non se ne andava mai,
Tornava ogni notte a riaprire le ferite del suo cuore martellandogli l'animo.
Aveva ancora gli occhi chiusi quando sentì chiaramente sulla sua pelle sudata qualcosa di morbido e dolce,
Aveva spalancato le palpebre vedendo bene nel buio che ormai percepiva meglio della luce la scienziata che con uno sguardo dolce gli stava carezzando uno zigomo con la mano smaltata di rosa,
Lo stava vegliando, si era addormentata con lui e non se ne era più andata, bhè d'altronde era nel suo letto e non aveva motivo di andarsene, ma a lui piaceva pensarlo così.
"Che hai Vegeta?"
"Niente, un brutto sogno"
Aveva posto anche lui la mano su la guancia di lei.
"Che hai sognato?"
"Nulla di particolare, credo che non mi ricordo neanche"
"Hahahahahahaha" lei era scoppiata a ridere
"Che hai da ridere??"
"Nulla, è che a mentire sei pessimo"
Gli aveva sorriso dolce accarezzando gli la punta del naso leggermente all'insù per poi continuare
"E questo è un bene sai??"
"Non vedo come potrebbe"
"Bhè, se non sai mentire sei obbligato ad essere sincero, e la sincerità può essere solo apprezzata"
"Se lo dici tu.... Ma se dovessi nasconderti da qualcuno allora ti troverebbe di sicuro"
"Perchè dovresti??"
"Magari scoppia una guerra o, non so, un attacco alieno o un altro super cattivo"
"Come sei pessimista Veggy"
Le aveva regalato un bellissimo sorriso per poi abbracciarla forte
"Mi piace Veggy"
"Allora sarai il mio Veggy"
"Io non sono di nessuno"
"Ti sbagli, sei tutto mio mio mio" lo aveva detto con voce scherzosa scoppiando a ridere ma a Vegeta quelle parole piaccuero davvero tanto.
"Tutto tuo tuo tuo" aveva ripetuto imitando una risata, ma dentro si se era più serio che mai.
"Hahahahaha Veggy Veggy Veggy hahahahaha" la scienziata continuava a ridere e a ridere
"Che ti ridi??"
"Hahahahaha, é che è un nome dolce per uno duro come te"
"Chi ti dice che non sia dolce dentro??"
Le parole gli erano uscite di bocca, tutto rosso si era subito pentito, gli aveva confessato di essere buono davvero....
"Non, non capisco... Spiegati maglio Veggy"
"E-e-ecco.... Io.... C-cioé ho detto che s-s-sono le 5.40 di mattina"
"Non é vero!!"
"Si ché è vero"
"Va bè, se non hai il coraggio di ammettere le tue parole e sei un fifone non importa"
La odiava quando faceva così, si finegeva offesa e sapeva prenderlo alla perfezione
"Ho detto che non puoi sapere se non sono buono dentro!!"
"Allora fammi vedere che non sei tutto corazzato"
"Non mi va!!"
"Daaaaiiiii"
"No"
"Perchè no??"
"Perchè io sono il principe dei Sayan, fiero e orgoglioso combattente, temuto in tutto l'universo"
"Um, secondo me hai solo paura"
"Eh?? Paura di cosa??"
"Tu hai paura di mostrare quello che hai dentro"
'Paura di mostrare quello che hai dentro.....' Quelle parole gli erano risuonate meglio orecchi perchè infondo lo sapeva che era vero, ma in passato ogni volta che aveva esternato i suoi sentimenti a qualcuno li aveva usati contro di lui così era addirittura arrivato a non provare più nulla.
"Io non ho paura di nulla!!"
"Non é vero, hai paura che in qualche modo possa sfruttare contro di te i tuoi sentimenti se me li mostrerai perchè forse è già successo, ma qui nessuno ti vuole male e nessuno giocherà con ciò che provi, non devi avere paura ad essere buono o semplicemente più umano, questo non ti sminuisce, anzi."
Gli aveva letto l'anima, come ci era riuscita un'altra volta proprio non ci arrivava, ma quella donna era capace di capirlo più di chiunque altro.
"Io non ho paura"
"Dimostrarlo"
"Non ho bisogno di dimostrarlo a nessuno, io lo so e questo basta"
"Mmm..... Io sono sicura che lo sai meglio di me che quello che hai detto non è vero"
"..........."
"Devi riuscire a buttarti il passato alle spalle"
"Tu, donna terrestre, cosa ne vuoi sapere di quello che ho passato, tu non te lo puoi immaginare neanche, quello che ho visto io e sentito sulla mia pelle tu non lo hai visto nel peggiore dei tuoi incubi perchè tu hai sempre avuto una bella vita, io non sono mai stato padrone della mia, tu hai avuto una bella casa, la mia è stata distrutta quando ero piccolissimo, tu hai avuto tanti amici, io non ho mai avuto nessuno, tu hai avuto dei genitori che ti hanno voluto bene, i miei mi sono stati strappati, hai sempre potuto decidere per il tuo corpo, il mio è stato sempre nelle mani di altri, hai avuto soldi, amore, fama, fortuna. tu hai avuto tutto e io nulla, cosa ne vuoi sapere? Come puoi pretendere che da oggi a domani possa dimenticare tutto??-Dagli occhi color ebano era scesa timida una lacrima- l'amore è cieco, la fortuna bendata solo la sfiga ci vede benissimo....."
Un singhiozzo era scappato al suo controllo risuonando nella notte silenziosa.
"Scusa Vegeta, non volevo....."
"Lascia stare tanto di me non si è mai preoccupato nessuno"
lo aveva stretto forte ma questa volta lui era rimasto immobile
"Io mi preoccupo di te"
"Grazie, ma adesso non ne ho più bisogno"
Aveva alzato lo sguardo per poterlo guardare negli occhi di notte, si era già ripreso, in un attimo aveva smesso di piangere anche se dietro le pupille nere si vedeva bene che aveva il cuore a pezzi dentro e da sempre aveva cercato disperatamente di ricomporlo ma puntualmente ogni qual volta che ci stava per riuscire lo metteva nelle mani di qualcuno che nuovamente lo fracassava a terra, ma aveva imparato col tempo a non mostrarlo mai a nessuno sfruttando quella compostezza che solo lui era in grado di mostrare.
Tante volte, e forse troppe, aveva aspettato la notte per abbandonarsi alle lacrime per poi svegliarsi la mattina come niente fosse, aveva tempi di recupero straordinari che in un certo senso gli erano stati imposti nel passare degli anni, e più cresceva e più diventava opprimente, più gli veniva chiesto di riprendersi sempre più velocemente.
Si era alzato ed era uscito dalla camera di lei non appena si fu addormentata, era andato nella GR.
Da sempre quando aveva bisogno di distrarsi si allenava, sperava che le immagini del suo passato che la ragazza aveva involontariamente fatto tornare a galla se ne tornassero da dove erano venute insieme a quell'orribile incubo che fin da quando aveva memoria lo tormentava.
 
 
 
 
 
--------angolo dell'autore malato--------
lo so, il capitolo è molto corto ma mi sono beccata le febbre e non sto proprio benissimo.
bhè, ditemi se vi piace e grazie a tutti quelli che con una pazienza immensa leggono la mia storia

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Capitolo 5
*** Capitolo 5. ***


Ah, e tanto per la cronaca ti amo
 
capitolo 5.
 
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"Vegeta, Vegeta, dove sei??"
"Mi stavo allenando"
Aveva detto uscendo dalla gravity room il principe
"Veggy, allora ti sei ripreso?"
"Si, cosa vuoi?"
"Devo dirti due cose suuupeerr"
"Dimmi"
"Allora, la prima è che visto che è mezzogiorno è ora di pranzo e la seconda è che mentre ero a fare la spesa ho trovato un ragazzo gentilissimo che mi ha chiesto di accompagnarlo alla festa più in di tutto l'anno, awwwww!!!! Sono al settimo cielo si terrà stasera in un albergo in centro, e poi sai? Credo di essermi innamorata"
"Ah, ho capito..." Vegeta aveva il cuore in mano, si era innamorata di un ragazzo e non era dicerto lui, lo sapeva che non sarebbe mai successo ma ci aveva sperato così tanto, era arrivato quasi a pensare di piacerle almeno un pochino ma invece niente, 
"Non mi sembri proprio al settimo cielo"
"Solo perchè non ci sarà nessuno a preparami la cena, ricordi? I tuoi sono partiti!!"
"Ho già pensato a pagare un ristorante in città che ti porterà cibo in abbondanza, lo ho prenotato stamani appena prima di tornare a casa"
"Ok..... E..... Lui come è?"aveva domandato sperando di poterci competere almeno
"È uno schianto, il ragazzo più bello di tutto l'universo, bello come non ne ho mai visti, giuro" si cominciava bene...... "ha i capelli biondi, gli occhi azzurrissimi come il cielo d'estate ed è alto alto, quasi due metri, e poi è gentile, espansivo, socievole e buono. È perfetto per essere il mio principe azzurro"
...... Wow, proprio l'opposto del sayan, lui in confronto a quel ragazzo doveva proprio sembrare uno sgorbio, lui che aveva i capelli neri e gli occhi dello stesso colore, era piuttosto basso, non più alto di 1.68 se non meno, era cinico, riservato, veramente poco socievole e arrogante..... Ma almeno era un principe anche lui, ma lui era il principe nero, quello che francamente non voleva nessuno, quello che tutti odiavano e che tremavano di terrore quando lo vedevano, e dicerto nessuno se ne era mai innamorato......
"Mi sembra un ragazzo molto bello...... Sono felice per te"
"E lo è, awwwww!!!!!"
Aveva sospirato triste
"Ma non mi sembri molto felice per me"
"Lo sono, vuoi che faccia i salti di gioia" aveva detto ridendo isterico per mascherare il dolore.
"Emm.... No Vegeta, mi sa che non stai tanto bene, forse è meglio che vai a letto, Xavie mi verrà a prendere alle 21.00"
"C-c-certo è bell-ll-llissimo, d-d-divertiti..." Chiudeva e apriva l'occhio destro in una sorta di Tic isterico
"Mi sa che sei stanco, ti alleni da stamani mattina, va a mangiare e poi riposati, mi sa che ne hai bisogno"
"C-c-come v-v-vuoi"
"Io rientro, tu vatti a sciacquare il viso in camera tua prima di venire giù"
"S-s-s-sssi"
Era schizzato al piano di sopra con le lacrime che gli pizzicavano gli occhi, doveva rimanere forte ed impassibile se voleva almeno mantenere la loro amicizia, lui non aveva avuto il coraggio di dichiararsi e la sua occasione l'aveva bruciata, era giusto che adesso toccasse ad un altro.
Era sceso giù e al tavolo lo aspettava un pranzo enorme degno dello stomaco di un Sayan.
Vegeta si era subito buttato sul cibo affamato come era, invece la scienziata si era seduta davanti a lui e sbocconcellando un insalata si era messa a raccontare di come aveva incontrato Xavie e di quanto era bello.
Ad ogni sua parola il principe sentiva delle forti coltellate al cuore, ma continuava a sorridere isterico ed annuiva energicamente di tanto in tanto quando Bulma gli faceva una domanda fino a che aveva sentito in bocca insieme al sapore dello pollo quello amaro e salato della sua tristezza che copiosa scendeva dagli occhi.
"Vegeta, stai bene?"
Si era asciugato gli occhi rapidamente sorridendo con l'amaro in bocca
"Si, solo non credo di sentirmi bene, tutto qui, sarà bene che vada a dormire, mi fa male la tesa" 'e il cuore....'
Era balzato al piano di sopra chiudendosi in camera sua e buttandosi a peso morto, come un sacco di patate sul letto candido con un mal di testa che lo faceva veramente impazzire, si sentiva caldissimo ma aveva freddo.
Erano passate molte ore e ormai il sole era scomparso nonostante fosse giugno e le giornate sono più lunghe.
Era suonato il campanello della capsule e corp. , era un ragazzo con gli occhi del cielo più bello e i riflessi verdi.
"Ciaooo Xavie"
"Ciao bellissima, allora, sei pronta"
"Aspetta un attimo, vado a dire a Vegeta che andiamo"
"Um..."
Aveva salito le scale di corsa con gli stivali col tacco a spillo neri.
"Vegetaaaaaa"
Era entrata nella camera sbattendo la porta
"Mmm...." Aveva grugnito lui di risposta
"Ehi Vegeta stai bene??"
"Insomma...."
"Che hai??"
Gli si era seduta affianco a lui, girato su un fianco sdraiato sul letto
"Mi fa un po' male la testa, anzi, sembra che stia per implodere e poi ho freddo, ma sono caldissimo"
"Non è che hai un po' di febbre??"
"Cosa è la febbre?"
"Aspetta, prendo il termometro"
Era scesa giù in sala ed aveva preso il termometro
"Ehi Bulma, che sta succedendo?"
"Vegeta ha un po' di febbre"
E non gli aveva dato il tempo di ribattere che lei era già in camera di Vegeta
"Alza il braccio"
Lui aveva eseguito il suo ordine e lei gli aveva sistemato bene il termometro pochi secondi dopo un suono aveva iniziato a ripetersi in un fastidioso bip bip bip
"Ti prego fallo smettere"
"Subito, non ti preoccupare"
Aveva tolto il termometro ed aveva letto ad alta voce il numero sul display
"54.5?!?! Ma è altissima!!!!!!!!!"
"Si?"
"SI!! È GIÀ TANTO SE NON SEI MORTO!!"
"Ma io sono un Sayan"
"Si ma è alta comunque"
"Mmm...."
"Vado a prenderti un bicchiere d'acqua"
"Ok....."
Era tornata già in cucina
"Allora si può sapere cosa sta succedendo Bulma??"
"Vegeta sta molto male"
"Ma insomma si puó sapere chi è questo Vegeta?? Stiamo facendo tardi"
"È il mio migliore amico"
"Vale più di questa festa?? hai una grande occasione, la vuoi buttare così??"
"Io.....non posso lasciarlo qui da solo"
"Bhè, ti stai perdendo davvero la possibilità di farti conoscere, di avere più dei soliti quattro amici"
"Si ma...."
"Lascia fare, vai con lui io sto bene"
Il Sayan si era trascinato fino in cucina e si sorreggeva stanco ad una colonna di marmo color crema
"Ma Vegeta, stai male"
"No, sono un Sayan, un po' di febbre non mi fa nulla, e poi volevo uscire anche io"
Aveva sorriso di un sorriso caldo e buono
"Sei sicuro, dove vuoi andare??"
"Non lo so, andrò al ristorante che avevi prenotato, mi presenterò lì invece di far portare qui tutto"
"Ok, vuoi che ti accomapagamo??"
"Ma che dici Bulma??" Era intervento Xavie
"Sta zitto!!"
"No, ha ragione, sto bene andrò a piedi"
"Sei sicuro??"
"Come non lo sono mai stato"
"Allora posso andare?? Hai bisogno di altro?? Ti lasciò dei soldi qui"
"Grazie, io sto bene, e tu da quanto ho capito sei in ritardo"
"Già Bulma, il tuo amico ha ragione, sbrigati"
"Va bene, va bene, allora ciao Vegeta, divertiti...."
Di tutta risposta lui gli aveva sorriso aggrappandosi maggiormente alla colonna per non cadere sulla moquette rossa.
I due si erano chiusi la porta alle spalle mentre Vegeta si era messo un cappotto che aveva rimediato in giro per la casa ed era uscito.
Il centro città era affollato quella sera e le luci brillavano splendenti come le stelle del cielo, come un cielo capovolto.
Era triste e sconsolato, si sentiva vuoto, tradito. Ma la colpa era solo sua, era solo sua che aveva bramato un essere che non avrebbe mai potuto avere per se, che aveva sperato in un sentimento così puro come l'amore che dicerto non gli si addiceva ora e non avrebbe mai fatto per lui, si era illuso che nella sua vita fatta di odio e rancore potessero brillare altre emozioni, ma niente, queste erano solo le speranze di un principe di un regno inesistente, deprimente come cosa.... Si sentiva quasi inutile.....
Vegeta disperso e disorientato, in preda al suo cuore spezzato ed alla prima delusione d'amore, era infilato quasi senza accorgersene in un pub e si era messo a sedere su uno sgabello rosso vicino al balcone con la testa bassa e gli occhi tristi.
"Ehi giovanotto, vuoi qualcosa"aveva domandato un uomo grassottello con la barba e i capelli bianchicci ma gli occhi simpatici.
"Um?"
"Vuoi da bere??"
"Che cosa??"
"Non lo so, dimmelo tu, vuoi una birra??"
"Perchè dovrei volere una birra??"
"Non lo so, per dimenticare"
"Cosa?"
"Bho, un licenziamento, un amore finito, un cuore spezzato"
"Dici che questa roba può rimettere apposto un cuore spezzao???"
"No, ma ti farrà senza dubbio sentire meglio"
"Allora ne voglio un po', adesso"
"Ok, non avere fretta"
Aveva riempito il boccale una volta e poi un'altra ancora,
Il Sayan sentiva piano piano scendergli in gola la schiuma bianca e il sapore, buono, ma amaro che concretizzava quello che quella giornata gli aveva lasciato in bocca.
Quanti boccali aveva bevuto? Uno? Due? Sette? Dieci? Venti? Bho, forse di più, forse tanti di più.... Forse molti di più.... Ma ogni volta che ne buttava giù uno sentiva la mente appannarsi e anche se un po' gli girava la testa gli sembrava davvero di sentirsi meglio, come se il suo cuore infranto fosse solo un lontano ricordo.
Per una volta nella vita aveva avuto davvero ragione suo padre
'Non innamorarti mai, piuttosto buttati giù da un ponte fa meno male'.
E allora sarebbe ritornato quello di prima, cinico arrogante e bastardo punto e fine non ne voleva più sapere di nessuno adesso esisteva solo se stesso.
Bulma quella sera era tornata a notte inoltrata, erano più o meno le 2.30 di notte, era certa di trovare Vegeta in camera sua a dormire da ore e la mattina dopo non vedeva l'ora di raccontargli tutto.
Con le immagini della festa bene impresse nella mente si era addormentata ma la mattina dopo, quando era andata a svegliare il Sayan elettrizzata e piena di energie, non lo aveva trovato, Vegeta non era stato in camera sua quella notte.
Si era subito allarmata ed era corsa giù dalle scale per andare da Goku quando era suonato il telefono in sala.
"Pronto.... COME??........ CHE COSA GLI È SUCCESSO??....... MA È ANCORA VIVO??"
 
 
 
 
 
-------angolo dell'autore perfido-------
mmm..... Cosa sarà successo a Vegeta?? Sarà stato ubriaco?? si ritroverà nei guai per una degenerazione (oddio che parola lunga....) della febbre?? O ci sarà qualcuno a tenere i fili di tutto questo??
Riuscirà a tornare come prima (la risposta la sappiamo già ma tanto io lo scrivo lo stesso...)??
per saperlo aspettate il prossimo capitolo
recensite,
one kiss.
 
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Capitolo 6
*** Capitolo 6. ***




ah, e tanto per la cronaca ti amo.

capitolo 6.
 
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Si era svegliato con il vento che gli accarezzava dolcemente la testa.
I capelli corvini scaruffati si spargevano per il cuscino morbido, tutto intorno un gran silenzio, o meglio lui non sentiva nulla.
Aveva aperto gli occhi, intorno a lui due ragazzi con una cartellina in mano stavano scrivendo chissà cosa, uno aveva i capelli neri mentre l'altro rossi.
Il primo gli avea detto qualcosa, ma a lui non arrivò nessun suono, vedeva le labbra dei due infermieri muoversi ma non sentiva niente.
Un dei due aveva preso a schioccargli le dita difronte agli orecchi ma lui ancora non sentiva niente, nessun rumore, completo silenzio eppure nella sala c'erano molte altre persone che sembravano parlare allegramente.
Il rosso aveva preso un pezzo di carta e aveva scritto 'mi senti?' Vegeta scosse appena la testa e i due si dissero qualcosa, il ragazzo con i capelli neri gli aveva dato un foglio di carta un po' sgualcita.


'IL PAZIENTE RICOVERATO LA SERA DEL 5/06/13 POICHÈ ENTRATO IN COLLISIONE CON UN TRENO, NON HA RIPORTATO GRAVI FERITE SE NON LA PERDITA TEMPORANEA DELL'UDITO A CAUSA DELLA PRESSIONE ACCUMULATA NELL'IMPATTO, CONSIGLIAMO PERTANTO RIPOSO ASSOLUTO PER ALMENO DUE/TRE SETTIMANE. POICHÈ NON RIPORTA FRATTURE O GRAVI FERITE IL PAZIENTE VIENE DIMESSO IL GIORNO 6/06/13.'


Il ragazzo si era alzato dal letto barcollante, aveva ancora i vestiti del giorno prima addosso quindi, individuata la porta, se ne era andato quel posto non gli piaceva e non ci sarebbe rimasto un secondo di più.
Conosceva bene la strada per tornare a casa di Bulma ma adesso era strano, quasi diverso.
Si sentiva chiuso in una bolla, come se non esistesse realmente, come se fosse tutto un gioco, tutto un inganno, una finzione e lui solo un burattino nelle mani del suo destino abbandonato a se stesso da troppo tempo ormai.....
"EHI TOGLITI DI LÌ!!"
Una ragazza gli si era gattata addosso spingendolo sul marciapiede appena in tempo per non essere investito da un camion, bhè tanto meglio per il camion se lo avesse colpito probabilmente si sarebbe rotto.
"MA COSA TI SALTA IN MENTE!! VOLEVI FARTI AMMAZZARE?!?!"
Vegeta aveva piegato appena la testa su un lato, aveva capito che stava urlando e sembrava arrabbiata ma non aveva capito nulla di quello che aveva detto, così aveva preso un blocchetto e una penna che la ragazza aveva nella borsa caduta atterra e aveva scritto 'non ci sento'.
La ragazza aveva pensato un attimo per poi cogliere il significato della frase.
Vegeta abbozzando una specie di sorriso venuto non male di più se ne era andato tornando ai suoi malinconici pensieri quando aveva notato la ragazza ancora al suo fianco.
"Cosa vuoi?" Aveva domandato sgarbato, che strano, per la prima volta non sentiva la sua voce.
'Ti accompagno a casa' aveva scritto sul blocchetto.
"Non ho bisogno d'aiuto!"
'Se sei sordo invece è molto pericoloso andare in giro per strada da solo'
"E va bene" aveva detto più che altro perchè quella giornata era iniziata male e tanto male era destinata a finire.
Ad osservarla bene non era tanto male, un bel corpo, i capelli rossi arrivavano lisci ai fianchi e gli occhi dorati brillavano alla luce del sole.
Quel sole che lo accompagnava fin dai primi giorni in quel trancuillo pianeta dove aveva incontrato lei, quella donna che gli aveva spezzato il cuore, ma alla fine valeva la pena prendere definitivamente le distanza da lei? Dall'unica persona che lo avesse considerato un amico? Bhè, magari non la odiava, anzi proprio la amava, aveva bisogno di lei, immancabilmente di lei solo di lei e se l'unico modo per stargli accanto era fare finta di nulla, far finta che il suo cuore non si svegliasse tutto insieme ogni volta che la vedeva, allora lo avrebbe fatto, non gli importava più del giudizio di nessuno avrebbero potuto dire quello che volevano lui era il principe dei Sayan e se voleva diventare un buon amico non solo l'avrebbe fatto ma sverrebbe stato il migliore, avrebbe stravolto completamente il suo carattere ma ci sarebbe riuscito, aveva affrontato milioni di battaglie, cosa poteva mai essere quello a confronto?
Ma in tutto il suo piano c'era una pecca grande, quale? Il suo orgoglio,
Eh già, perché per prima cosa doveva riuscire ad accattare quello che sarebbe stato da quel momento il nuovo Vegeta,
Aveva dato una sbirciatina alla ragazza al suo fianco che subito gli aveva sorriso solare, chissà se magari lei poteva aiutarlo a divenire un buon amico per Bulma?
"Ehi"
'Che c'è?' Aveva scritto sul blocchetto, perchè ormai era l'unico modo per intavolare un discorso, lui parlava e lei scriveva.
"Mi devi aiutare a fare una cosa"
'Cosa?'
"Vedi, c'è una ragazza che.... Insomma....."
'Ti piace?'
"Si, ma a lei piace un altro"
'Oh, mi dispiace'
"Fa niente, vorrei però poter essere per lei un buon amico"
'È una bella idea'
"Si ma io no ho mai avuto amici"
'Dici sul serio?'
"Già, e vorrei una mano, tu mi puoi insegnare come essere un buon amico per lei?"
'Certamente, ma oggi sono un po' impegnata, ti lasciò il mio numero, puoi chiamarmi quando vuoi e vedrò di liberarmi'
"Grazie, sei hai daffare non è necessario che mi accompagni"
'Sei sicuro? È molto pericoloso!'
"Non per me"
'Come vuoi' aveva scritto su un pezzo di carta una sequenza di dieci numeri e glielo aveva dato in mano.
Lui timidamente aveva fatto un cenno con la mano per salutarla ma lei aveva scosso la testa.
'Alle ragazze piace essere salutate con un abbaraccio'
Lì per lì Vegeta era rimasto un po' spiazzato poi si era timidamente avvicinato cingendo le la vita in un abbraccio un po' diffidente.
'Comunque mi chiama Caterina'
"Io Vegeta"
Gli aveva sorriso per poi correre di là dalla strada facendogli l'occhiolino.
Era arrivato nel vialetto della casa pronto a stravolgere se stesso, si ci sarebbe riuscito, perchè questo era un nuovo inizio e non erano state le circostanze o chissà chi ma era stato lui, lui e lui soltanto.
angolo del danno vivente
sono un danno lo ammetto non riesco più ad entrare nel l'accaunt da Tarble00 ma nessuno mi farà arrendere quindi per ora mi firmeró Riri4evar

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Capitolo 7
*** You are.... Wow ***


Ah, e tanto per la cronaca ti amo

Capitolo 7.


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Era entrato piano, con passo titubante.
Mai quella casa era stata così silenziosa come in quel momento in cui neanche il più forte dei rumori si concretizzava negli orecchi del principe senza regno.
Le luci erano spente, nulla si muoveva, nulla mutava.
Non sembrava esserci alcuna aura a colmare il vuoto che le grandi stanze creavano dentro di lui.
Che strano, si aspettava che Bulma gli corresse in contro sgridandolo o urlandogli contro chissà cosa, come gli mancava la sua voce squillante adesso che non la potevo udire, ma è proprio vero il valore delle cose lo si capisce solo quando le perdiamo.
Niente, non c'era nessuno solo uno strano foglietto scritto con una calligrafia frettolosa penzolava nel suo silenzio attaccato al frigo.
"Vegeta, non c'è nessuno in casa, io sono fuori con Xavie, il pranzo è nel forno gira la manopola su 120 gradi e fallo riscaldare per un po'.
Torneró stasera prima di cena"
Si era rigirato quel piccolo foglietto di carta gialla tra le mani inebriate della sua tristezza.
Si era buttato a peso morto sul divano iniziando a parlare da solo.
"Ehi Vegeta come stai?
Bene non ti preoccupare solo non ci sento 
Oddio ma è terribile
Si ma è solo una cosa temporanea
Allora distenditi e riposati
Si mi sa che è quello che farò grazie per l'interessamento
Oh ma figurati"
Sul volto era scesa una lacrima che piena di tristezza che cadeva scurendo la stoffa azzurra dei cuscini.
Non ci era voluto molto tempo e il Sayan si era assopito abbandonandosi ai sogni che di gran lunga parevano migliori della realtà.
Vuoto dentro solo fuori si sentiva terribilmente..... Così ecco appunto, così bho perchè non c'erano parole per descrivere quel mescolarsi di emozioni, quel muoversi continuo di sentimenti che mai aveva lui assaporato e che tutti assieme lo colpivano come un fulmine.
Voleva qualcuno da abbracciare, qualcuno con cui parlare, qualcuno che lo stringesse senza chiedergli il permesso gridando "mi sei mancato da morire" voleva indietro la sua vita, gli anni passati a rincorrere falsi ideali, voleva indietro l suo cuore, voleva indietro il suo destino per farne qualcosa di migliore.
 
Un qualcosa di duro gli era piombato sulla testa facendolo destare, un dolce gattino nero con gli occhi azzurri se ne stava seduto in mezzo ai cocci rotti di un piatto dipinto che prima stava appeso alla parete sopra il divano.
Si era alzato stiracchiandosi, aveva dormito si e no due tre ore e non di più, Bulma non era ancora tornata, strano.
Aveva raccolto i cocci di porcellana ancora impastato di sonno andandoli ad appoggiare sul tavolo in cucina, si era voltato un'altra volta nella direzione dove prima era poggiato il foglietto.
C'era qualcosa che prima non aveva notato, era un oggetto rettangolare di metallo e plastica nero, su una faccia c'era un grande schermo e sotto una tasto grande e al suo fianco altri due più piccoli con il simbolo di un telefono, uno rosso e uno verde.
Se lo era rigirato tra le mani per un po' notando un post it attaccato sul piano di marmo.
"Ehi Vegeta, i miei genitori mi hanno chiesto di andare urgentemente da loro, quando sono venuta a prendere le valigie volevo svegliarti ma poi ho letto il foglio che avevi in tasca e ho pensato che era meglio se ti lasciavo dormire, comunque visto che non ti ho potuto salutare e non so per quanto starò via ti ho lasciato un cellulare, c'è già il mio numero sulla rubrica più quello di Chichi se ti dovesse servire qualcosa e quello dell'hotel dove sono se dovessi avere bisogno di qualcosa di urgente e non ti posso rispondere al cellulare. Ci si sente quando vuoi basta che mi mandi un messaggio, un bacio, Bulma"
Era rimasto un attimo fermo, era andata via....
Si era girato ancora il cellulare tra le mani, aveva premuto istintivamente il tasto al centro e la schermata si era illuminata, lo sfondo era un panorama toscano con tanti pini e vigneti, sulla destra c'era un ingranaggio con scritto impostazioni, sotto un fumetto con scritto whatsap.p, una icona con un mappamondo con scritto internet, una con una busta chiusa con scritto messaggi e una con un telefono con scritto rubrica, in basso una icona grande diceva menù.
Aveva premuto l'icona dove c'era un fumetto verde e si era subito aperta una schermata bianca con due righe, su una c'era scritto "Bulma ^.^" e su una c'era scritto "Chichi", aveva premuto sulla prima e si era aperta una strana schermata,
Sullo sfondo c'era una sua foto mentre mangiava insieme a Bulma, in basso c'era una barra bianca e, una volta premuta, era comparsa una tastiera, ma non sapeva proprio cosa fare.
Improvvisamente il cellulare aveva vibrato e sullo sfondo era comparsa una scritta
"Ciao Vegeta"
Era rimasto perplesso poi aveva capito, quello strano coso rettangolare serviva a mettere in collegamento più persone, in quel caso lui e Bulma, e la tastiera serviva per scriversi.
"Ciao" aveva risposto lottando con i tasti molto più piccoli delle sue dita.
"Dormito bene?"
"Si"
"Hai già mangiato?"
"No mi sono sveglhjiato ora"
"Hahaha hai sbagliato a scrivere svegliato"
"Si me quedsti tasti sono più pihjccoli delle mie dita"
"Hahahahaha, vedrai che ci prenderai la mano"
"Ma lo spkero"
"Hahahaha"
"Non mi prenderke in gjiro"
"Hahahaha oddio sto morendo dalle risate"
"Io no"
"Dai, che combini?"
"Nulla di che, tu?"
"Devo scegliere come vestirmi"
"Dove vai?"
"Ad una conferenza dobbiamo presentare un oggetto che ho di recente collaudato, vuoi darmi una mano a scegliere cosa mettermi?"
"Non saprei proprio come consigliarti"
"Facciamo così, io ti mandò una foto di come sono ora e tu mi dici se mi sta bene o fa schifo ok?"
"Ok"
Poco dopo era comparsa una immagine, aveva premuto goffamente sopra e si era ingrandita.
La ragazza aveva indosso una maglia bianca che scendeva morbida su i pantaloni neri e un corpi spalle nero, un abbigliamento molto semplice ma che unito ad un leggero trucco la rendeva bellissima.
"You are.... Wow"
"Hahaha grazie, Adesso vado, ci sentiamo dopo?"
"Si, a dopo"
";D"


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------angolo della ritardona-------
Scusate scusate scusta scuuusaaaateee sono in ritardassimo ma sono tornata da poco dall'Austria e poi tra una cosa e un'altra si sa come va a finire ma mi impegneró al massimo non vi preoccupate.
One kiss
A presissimo
Riri4evar
 
 
 
 

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Capitolo 8
*** il suo problema era che lei era la sua soluzione ***


Ah, e tanto per la cronaca ti amo.

Capitolo 8:
 
 
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Si era accasciato a terra, la gravità ancora alta gli comprimeva i polmoni schiacciando l'addome scultoreo.
Eppure non riusciva a concentrarsi perchè ogni volta che provava a sferrare una scarica di ki blast cadeva a terra, e la colpa era solo sua, di lei, che sperava di vedere dalla finestra della cucina che si intravedeva dalla GR.
Basta, era inutile continuare ad ostinarsi a cadere al suolo, tanto quel giorno non sarebbe riuscito a concentrarsi.
Si dirigeva in casa a passo lento e sovrappesiero con il vento di giugno che fresco gli scompigliava i capelli sudati che si sparavano verso l'alto quasi a voler toccare il cielo, si quel cielo, di quel colore che tanto aveva bramato e mai avrebbe smesso di volere, in silenzio, ma avrebbe continuato a pensarlo negli occhi bellissimi di lei che scintillavano come gemme preziose sotto il sole.
Ormai era sera e quella casa illuminata dai lampadari di vetro appariva ancora più silenziosa del dovuto come se anche il silenzio si sentisse solo in quel mare di tristezza che si infrangeva contro gli scogli appuntiti della sua spiaggia.
Aveva salito le scale che portavano al piano superiore con le gambe che tremavano per la stanchezza e che chiedevano solo un po' di riposo.
A piedi nudi era entrato nell'ampio bagno con le mattonelle azzurre, aveva aperto il getto d'acqua della vasca attendendo che si riempisse completamente immergendovisi poi fino al collo chiudendo gli occhi per gustarsi affondo quella situazione di completo relax.
Il cellulare vibrava sul bordo vasca facendo tremare l'acqua, con un gesto rapido aveva afferrato l'oggetto nero aprendo la casella dei messaggi.
 
"Ciao Vegeta"
Subito si era aperto un enorme sorriso sul suo volto e in un attimo si era asciugato le mani per rispondere.
"Ciao Bulma"
"Come va?"
"Va....."
"Che hai combinato mentre non c'ero?"
"Nulla di che, mi sono allenato"
"Ci sei riuscito"
"A fare cosa?"
"A trasformarti"
"No.."
"Mi dispiace ma vedrai che ci riuscirai"
"Lo spero"
 
Già, lo sperava con tutto il cuore, non solo per lui, ma anche per lei, perché non avrebbe mai tollerato che gli accadesse nulla di male, ne a lei ne al suo futuro, lui ci sarebbe riuscito, avrebbe riscritto il destino per lei, 
per lei che avrebbe fatto l'impossibile, per lei che avrebbe attraversato tutto l'universo, per lei che avrebbe sempre voluto vederla sorridere, per lei che era stata l'unica a capirlo, avrebbe salvato il suo tempo e quel ragazzo.... Già.... Quel misterioso super Sayan, chissà da dove spuntava, magari poteva essere un altro figlio di Kakaroth oppure un figlio di Gohan, ci poteva 
stare, oppure... perché no, poteva essere suo figlio, si ma suo e di chi?
 
"Ci sei?"
"Eccomi"
"Che fai?"
"Nulla, mi sto facendo la doccia, tu?"
"Nulla di che, sono appena tornata"
"Come è andata la presentazione?"
"Bene, ha ricevuto un certo successo spero che possa vendere"
"Bene..."
"Qui c'è il sole da te?"
"Grandina"
"A giugno?"
"Sto scherzando ma fa freddo"
"Tu hai sempre freddo, sembri Xavie anche lui ha sempre freddo"
"Come va con Xavie?"
"Apposto, mi piace un sacco è stupendo, semplicemente perfetto"
"Già... Sono felice per te"
"Io... Sai credo si essermi innamorata di lui"
"......."
"Hahahaha, si lo so che non mi potresti consigliare gran che, comunque adesso devo andare nella sala grande per le presentazioni e ringraziamenti"
"Ok, ci sentiamo dopo?"
"Ma certo, ciao"
"Ciao"
 
Aveva riposto il cellulare sul bordo vasca immergendosi fino sopra i capelli trattenendo il respiro.
Non voleva solo scrivergli, lui la voleva lì adesso per poterla stringere forte, per non essere più il solo cinico principe dei Sayan sempre sull'orlo di una crisi morale.
Era riemerso respirano quella sensazione di inutilità che gli riempiva i polmoni, era uscito dalla vasca asciugandosi i capelli e il corpo tornando nella camera da letto.
Se c'era una cosa che odiava di quella casa erano gli specchi, cen'erano ovunque e in camera sua c'era uno dei più grandi che ricopriva tutta la parete antistante il letto ed ogni volta che entrava non poteva far altro che specchiarsi e vedere solo un niente, un burattino nelle mani di se stesso e del suo destino.
 
Era andato a sedersi sul tetto della capsule e corp. Guardava il tramonto che colorava di giallo il cielo, era bellissimo, si sentiva a casa, sentiva quasi come se fosse ancora sul suo pianeta, piccolo guerriero addestrato dalla madre, quanto bene voleva a quella donna, era stata una delle poche persone delle quali si era fidato e che non lo aveva mai tradito, lei c'era stata, sempre, e per lui non aveva mai detto di no, poi venne quel giorno, quel maledettissimo giorno in cui tutto finì per saltare in aria, tutto, la sua casa, il suo popolo, il suo regno, la sua corona ed il suo orgoglio condannato ad una vita di sofferenze per poi trovare la pace in quell'angolo di universo così insignificante nell'enorme carta dello spazio, già perchè i terrestri non erano un grande impero come erano stati i Sayan, loro a stento sapevano che esistessero altre forme di vita oltre a loro, figuriamoci conquistare altri pianeti, eppure in quel luogo c'era un non so che di diverso, di pace, come se ogni elemento si concentrasse in quell'unico insignificante pianeta azzurro, ma senza dubbio la cosa che più amava di quel luogo era il sole che di scarlatto tingeva le candide nuvole facendolo sentire ancora vivo, ancora se stesso, ancora il principe dei Sayan.
Era tornato con un balzo nella camera buttandosi a peso morto sul soffice letto spargendo i capelli d'ebano sul cuscino.
Quanto aveva odiato quel cielo rubicondo ma mai come quando non più lo aveva potuto guardare gli era mancato sognando spesso quel luogo dove la guerra la faceva da padrone nelle notti più felici.  
Era stanco ma non voleva addormentarsi, stringeva forte il cellulare tra le mani, voleva sentire Bulma, voleva parlargli ancora.
 
"Cieeo"
Il cellulare era vibrato
"Ciao Bulma"
"Non sei stanco Veggy? da te sono le 12.00"
"Un po', vedi è che ho un sonno tremendo ma un messaggio da te lo aspetterei tutta la notte"
"Ooohhh, come sei dolce"
"Io dolce? Hahahahahahahahahahahaha no."
"Hahahahaha va bhè, io vado buonanotteee"
"Notte Bumma"
"Hai sbagliato a scrivere il mio nome"
"No, l'ho scritto così di proposito"
"Allora a domani Veggy"
"A domani Bumma"
Aveva lasciato cadere la testa sul cuscino latteo per poi chiudere gli occhi perdendo coscienza e ricomparendo nei suoi incubi.
 
Correva a per di fiato per i corridoi del castello, tutto intorno a lui sembrava restringersi,
I corridoi erano sempre più stretti, infondo la voce della madre che lo implorava di aiutarla, di salvarla.
Il corridoio era sempre più piccolo e lei sempre più lontana,
Il bambino correva sempre più veloce ma più si avvicinava e più la figura materna compariva sempre più minuta e lontana fino a scomparire del tutto.
Il piccolo bambino continuava a correre e a pregare la donna di non andarsene, ma i corridoi erano sempre più stretti e lui stava piano piano crescendo e da bambino era divenuto adulto costretto a camminare a gattoni.
La parete del soffitto era sempre più stretta,
Stava per soffocare,
Non c'era più ossigeno e l'aria era sempre più irrespirabile
Si divincolava e si dimenava, in lontananza una figura mossa, sfocata, quasi azzurra.
quando all'improvviso.....
 

Si era svegliato tra le lacrime, ancora quel sogno, quel dannato sogno che ogni notte bussava alla sua porta.

Il mattino ha l'oro in bocca ma lui quella mattina aveva in bocca solo il sapore amaro della sconfitta e della determinazione che tutti i giorni andava e veniva dal suo preziosissimo orgoglio ormai intagliato delle ferite più interiori che lo scavavano nell'anmio di diamante che neanche gli anni avevano saputo abbattere, ma la sua vita in fondo non era stata mia così lunga, era giovane, 20 anni appena compiuti, un ragazzo ma ne aveva passate tante, così tante che ormai dentro dimostrava più del triplo dei suoi anni.
Si era soffermato un attimo a guardarsi sull'enorme specchio a parete, come si era ridotto... Non sembrava neanche lui.
Era caduto in ginocchio sfinito e ancora assonnato, 
gli occhi arrossati erano cerchiati dalle occhiaie cineree, il viso era stanco e provato dai duri allenamenti, come il resto del corpo d'altra parte, era dimagrito come minimo una decina di kili così che ora non sembrava neanche più lui, i capelli avevano perso lucentezza e adesso dei ciuffi più corti ricadevano senza una forma esatta sul volto spento dalle lacrime.
NO. Il mattino all'oro in bocca e lui l'oro lo voleva fin sopra i capelli quindi non poteva dicerto fare così,  non era questo il modo, ne aveva passate tante, ne aveva passate di peggio ma era sempre sopravvissuto e cel'avrebbe fatta adesso come tutte le altre volte.
Si era vestito animato solo dalla speranza di esistere come un burattino che privo di volontà si muove libero ma pur sempre costretto nel suo piccolo palco scenico.
Era il suo motto da tutta la vita, ecco come aveva fatto a superare tutto, semplicemente era andato avanti senza guardarsi più in dietro, aveva tirato avanti cercando solo di non far spegnere la sua piccola fiamma.
Scendeva le scale circondato da un silenzio innaturale che lo opprimeva scavandolo fin dentro le ossa.
Si era disteso sul divano, doveva dosare le ore di allenamento e così aveva deciso di non allenarsi la mattina.
Dallo stomaco si era levato uno strano rumore, in effetti era dal giorno precedente che non mangiava.
Aveva riscaldato quello che doveva essere il pranzo del giorno prima divorandolo in pochi secondi.
Era tornato sul divano, che strano, c'era una cosa che non gli tornava.
Ogni sera che quell'incubo tornava a tartassarlo era sempre lo stesso, nulla di diverso, mai, ma quella sera aveva visto un qualcosa di strano, una figura azzurra assieme a lui, ma era sfocata, non facilmente distinguibile e non era riuscito a capire chi o cosa fosse.
per una attimo, solo per una attimo, gli era sembrato quasi che fosse Bulma ed il suo problema era che lei era la sua soluzione.

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--------angolo del nonmivieneilnome-------
allora, ho fatto il più presto possile, ho anche cercato di allungare un po' il capitolo ma non so quanto mi sia potuto venire bene, insomma, ditemi voi, critiche costruttive e consigli sono sempre bene accetti, chiedo scusa per la grammatica, veramente, sono una frana, se notate errori vi prego ditemelo, io non riesco a vederli tutti.
one kiss,
alla prossima
riri4evar

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Capitolo 9
*** Insegnami a scordarmi di pensare ***


Ah, e tanto per la cronaca ti amo

capitolo 9


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Se ne stava seduto sul divano da ore, sembrava che l'orologio si fosse rotto da quanto quei minuti passarono lentamente.
Non aveva proprio un bel niente da fare se non rassegnarsi ai suoi pensieri che più dolorosi di una lama lo trafiggevano fin nel profondo.
La paura di riflettettere su ciò che era accaduto era quasi peggiore della voglia di darci un taglio e mettere la parola fine a quella così insignificante vita, così scoscesa, incostante che mai aveva vinto.
Le lacrime bagnavano quel volto perfetto scolpito nel dolore come un mare che in tempesta con se stesso sbatte senza tregua contro gli scogli.
Il campanello era suonato destando lo dai suoi pensieri.
Si era alzato placidamente, con una calma che non gli era mai appartenuta aveva percorso la distanza dal divano alla porta aprendo piano.
No, ecco l'ultima persona sulla faccia della terra che avrebbe voluto vedere in quel momento.
"Ciao Kakaroth"
'Ciao Vegeta' aveva scritto su un pezzo di carta saltato fuori da chissà dove.
"Come lo sai?"
'Me lo ha detto Chichi'
"Donnaccia malefica mai che si facesse gli affari suoi"
'Veramente glielo ha detto Bulma'
''pettegole...''
'Sai avevo pensato di farti compagnia'
"Non ne ho bisogno"
'Dai'
"Vattene!"
Solo in quel momento Goku aveva notato gli occhi arrossati di Vegeta, sembrava triste, sconsolato, come se gli fosse caduto il mondo addosso.
'Che hai Vegeta?'
"Nulla terza classe"
'Non è vero hai pianto'
"Ti sbagli il principe dei sayan non piange mai"
'Puoi darla a bere a gli altri la storia del principe senza cuore, io non me la bevo'
"Tze"
'Che è successo'
"Affari miei"
'Il guaio è che sei troppo orgoglioso per ammettere che stai male'
"E ne vado fiero"
'Perfavore prova a tirare fuori le palle e mettere da parte l'orgoglio, non puoi nasconderti tutta la vita dietro un titolo insignificante e un'immagine di te più falsa degli occhiali da sole che compri sulla spiaggia! Non lo capisci che così non otterrai nulla se non rimanere solo?! E adesso non provare a dirmi che è quello che vuoi perchè sappiamo entrambi quanto faccia male la solitudine. Apri gli occhi Vegeta se ti vuoi nascondere tutta la vita dietro una maschera fa pure ma se non sei un codardo toglila. Ricordati che ci vuole più coraggio a piangere che a rimanere impassibili'
Era senza parole, un discorso del genere da Goku non se lo sarebbe mai aspettato, anzi, era convinto che quel beota avesse cervello sufficiente per far diventare anoressico uno zombie... E invece c'era ancora qualche neurone a popolare quella zucca vuota che infondo aveva ragione.
Lui si era sempre nascosto dietro la sua ombra, dietro un'immagine oscura ed imprecisa di se che lo faceva sentire sicuro, mentre invece si sentiva senza la terra sotto i piedi quando si mostrava per come era veramente dentro.
Il problema del suo continuo nascondersi è che le ombre vivono solo di notte, quando arriva il giorno tutto scompare e viene il momento di mostrarsi per ciò che siamo.
'Perchè hai pianto?'
"Bulma..." Era tutto quello che come un soffio era uscito dalla sua bocca
'Perchè? Forse non andate d'accordo?'
"No... Siamo amici"
'Allora perchè piangi'
"Io non voglio essere solo suo amico"
Goku non sapeva che dire, infondo lui sapeva come si sarebbe conclusa quella storia e non poteva dunque far altro che accertarsi un giusto finale per quella trama tanto buffa quno triste.
'E lei lo sa?'
"No"
'Perchè non glielo dici?'
"È andata via per lavoro non è a casa"
'Mandagli un SMS, Chichi mi ha detto che Bulma ti ha lasciato un cellulare'
"Che gli scrivo?"
'Non so, quello che provi'
"E se va male?"
'E se va male ci avrai provato'
"... E va bene, stasera glielo dirò"
'Sembri triste'
"Lo sono"
'Sai, alle volte tu pensi troppo'
"Tu non pensi affatto"
'Alle volte è meglio così
"E allora insegnami a scordarmi di pensare"
'Ma tu parla con Bulma'
"Va bene..."
'Bene, adesso che dici se andiamo ad allenarci?'
Aveva dato un'occhiata all'orologio sopra il divano, in effetti era più o meno l'ora giusta
"Ok, vado a cambiarmi"
In un attimo il principe si era ripresentato cn addosso non più il maglione e i pantaloni larghi della tuta ma con la battle swit nera.
La prima cosa che saltó agli occhi di Goku fu che Vegeta era dimagrito tantissimo, era anocra più secco di come se lo ricordava nonostante il fisico fosse ancora bello e tonico.
'Vegeta quanto pesi?'
"Sono affari miei"
'Dimmelo'
"No!"
'Su, io peso 74 kg tu?'
Vegeta era rimasto un attimo zitto per poi rispondere in un sibilo quasi impercettibile.
"49"
... A conti fatti, Vegeta era alto 1.80 e quindi era più che sotto peso.
'Ma non hai fame?'
"No io non sono come te Goku"
'Come mi hai chiamato?'
"Kakaroth, basta cominciamo questi maledettissimi allenamenti."
Ed il resto della giornata era passato tra calci, pugni e ossa rotte con solo una piccola pausa per mangiare dove Goku aveva svuotato la dispensa della capsule e corp. mentre Vegeta aveva morso una fetta di pane mangindone un quantitativo talmente basso che non sarebbe bastato ad una formica.
I due ragazzi erano ora distesi sul parto imperlato della condensa con il tramonto che torreggiava sulle loro teste.
'Sai Vegeta mi sarebbe piaciuto ricordare il nostro pianeta'
"No, non ti sarebbe piaciuto fidati"
'Perchè no?'
"Perchè lì ti non saresti durato un attimo buono come sei"
'Mmm... Credo che sia bene andare o sai come è fatta Chichi è bene che non si arrabbi' e detto ciò se ne era andato volando via in una aura quasi trasparente che quel giorno aveva fatto trasparire le emozioni del sayan.
Era giunto il momento, doveva farsi coraggio e dire a Bulma quello che provava o sarebbe impazzito, si ma impazzito per davvero.
Aveva preso subito il telefono riaprendo la loro precedente conversazione.
"Ciao Bulma"
"Ciaooo Vegetaaaa " lo aveva salutato lei con centomila smile
"Allora, come va?"
"Non bene, qua è un bel casino ;D"
"Avete tanto da fare?"
"Si, moltissimo"
"Quando torni?"
"Credo tra due mesi"
"Sono tanti ma purtroppo è necessario nel lavoro di uno scenziato"
"Ah, Ti disturbo?"
"No affatto sono in pausa"
"Devo dirti una cosa"
"Anche io Vegeta"
"Dimmi prima tu allora"
"Va bene, tra tre mesi mi sposo"
Era rimasto di ghiaccio, era ormai una statua di pietra senza più che un cuore rotto. Era una statua immortale, una statua senza vita perchè che senso aveva vivere senza di lei?
"Sei felice Vegeta?"
"Tantissimo" aveva risposto lui ormai tra le lacrime che ancora una volta bagnavano gli zigomi e tristi accarezzavano con la dolcezza di uno schiaffo le guance morbide.
"Che bello, vorresti fare da testimone?"
"Va bene..."
"Ok, lo dico a Xavie"
"Scusa ma adesso devo proprio andare sono stanchissimo"
"Ok, buona notte Vegeta"
"Notte.."


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-------angolo dell'autore demoralizzato------
allora, diciamo che ho avuto un po' di esami, chi li ha fatti la di che parlo, e non é stato piacevole.
poi domani parto e torno tra una settimana quindi non so quanto tempo avrò x scrivere.
comunque riguardo alla storia qualunque somiglianza con una storia vera, la mia storia vera é totalmente casuale... Più o meno....
one kiss
a presto
riri4evar

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Capitolo 10
*** Hai mai desiderato di non essere mai nato? ***


Ah, e tanto per la cronaca ti amo
Capitolo 10

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Due mesi erano passati, due lunghi mesi che per Vegeta non ebbero altro che un effetto distruttivo, in tutti i sensi e su tutti i fronti.
Quella notizia si era aggiunta alla sua lista di pressioni, dove sentiva la testa traboccare in un mare di disperazione dove troppe volte era affogato raccontandosi così spesso di esser sempre rimasto a galla.
Non era una persona fragile, proprio no, ma non era infrangibile ed ogni giorno si sentiva più oppresso da una morsa invisibile e chiuso in una gabbia di pensieri non riusciva ad essere quello che voleva, non riusciva ad essere duro, freddo, apatico e cinico come sempre si era detto di essere.
Una grande bugia questa, perchè lui non lo era mai stato, il tempo e le persone lo avevano cambiato fin nel profondo facendolo divenire quello che tutti sapevano.
Si ricordava tristemente, mentre la sua immagine si infrangeva nello specchio, i primi periodi sotto Freezer, le prime volte che aveva visto la morte, le prime volte che aveva dovuto contare solo su se stesso, le prime volte che avevano abusato di lui, si ricordava tutto, ogni cosa e più andava avanti più riconosceva che alle spalle aveva troppo, troppo di tutto, troppo di niente, troppe delusioni, troppe botte, troppe lacrime nascoste e troppe cadute.
Puntava le iridi nere su se stesso, su quel riflesso alterato dalla sua mente.
Si vedeva brutto, basso, grasso, quando in realtà era un ragazzo bellissimo, ma niente... Proprio non riusciva a vedersi meglio di una sasso.

Da quando Bulma era tornata le cose non erano migliorate, anzi, il loro rapporto si era ridotto a meno di zero.
Lei non si fermava un attimo, era sempre indaffarata ad organizzare il suo grande giorno nei minimi dettagli, dal colore delle bomboniere al vestito da sposa al quale avevano provveduto le sue amiche prendendo in prestito almeno una ventina di vestiti ogni giorno da negozi sempre diversi, ma niente, Bulma li provava e li riprovava ma proprio non gli ne piaceva mai nemmeno uno e passava i pomeriggi in mezzo alle amiche in salotto.
Più la vedeva con quei vestiti bianchi e più lui si sentiva morire, odiava quella situazione, e ad aggravare tutto c'era anche il fatto che Bulma era nervosissima, le sue amiche lo odiavano e il suo futuro sposo era gelosissimo di lei soprattutto se scambiava due parole con quel poveretto che vagava come un'anima in cattività per quella casa, più invisibile di un fantasma nessuno sembrava notarlo, o più semplicemente nessuno aveva il tempo e la voglia di notarlo, di dirgli anche un solo "Ehi, ciao Vegeta". Ma niente, nessuno lo degnava di uno sguardo, così ogni giorno si metteva seduto nell'angolo tra la porta e la parete a fianco nella mansarda, con le gambe al petto e gli occhi umidi la guardava provarsi tutti quei vestiti.
Qualche volta Chichi lo aveva sgridato dicendogli che non era buona educazione non fare nulla per aiutarla, la verità è che lui ci provava a rendersi utile ma più ci si metteva d'impegno e più riusciva a rovinare tutto, ogni volta.

Passava le sere disteso sul tetto di casa a guardare le stelle cercando tra esse Avigail.
Avigail, come gli mancava.... Lei avrebbe saputo cosa fare, lei lo sapeva sempre.
Quando ancora non erano che bambini assieme terrorizzavano lo spazio e la loro fama di mercenari spietati e crudeli li precedeva ovunque in tutte le sette galassie di Idron, loro erano inseparabili, lo erano sempre stati, fino  a che a separarli non arrivò una cosa che molti chiamano morte.
Lei morì per mano di Freezer, la sua unica colonna d'appoggio, una ragazza che per lui era sempre valuta più di ogni altra cosa.... Si ricordava ancora bene quel giorno quando, di ritorno da una missione su K-0, non la aveva più trovata, era piccolo, aveva 13 anni appena compiuti e quella voragine che lo aveva tagliato in due non si era mai più riempita lasciandolo vuoto, privo di ogni cosa.
Si immergeva nei rimpianti e sfinito si abbandonava a Morfeo che come il suo solo riparo gli sollevava le sue pressioni per quelle poche ore nelle quali riusciva a dormire.
Non accadeva nulla, non succedeva nulla, non c'era nulla da dire, nulla da raccontare.
Lui era lui, punto e basta, ma in quelle settimane dal ritorno di Bulma era emotivamente crollato.
Si sentiva completamente inutile, come se la sua presenza non fosse richiesta, così si chiudeva nella sua camera guardando quel corpo alto un metro e uno sputo con disprezzo, ma perchè non era anche lui uno di quei ragazzi con i capelli biondi e gli occhi azzurri alti due metri e passa con un carattere d'oro?
No, lui doveva essere nato con i colori della notte più buia che incutevano terrore a chiunque, con un carattere che spesso e volentieri lui stesso odiava.
Si odiava per tutto, per essere quello che era, per essere coì indisponente e imbranato.
La cosa che più lo feriva però è che addirittura Bulma lo ignorava, lei che più di tutti sapeva cosa provava lo ignorava completamente.

Come tutti i giorni si era svegliato di buon ora andando a correre per il parco, un'abitudine che aveva preso quando la mattina non sapeva che fare e non si poteva allenare. Era stata Bulma a consigliargli, all'inizio era stato un po'titubante, anzi, si era direttamente rifiutato di abbassarsi a tanto ma adesso non ne faceva più a meno, era un rituale per scaricare le pressioni che i brutti sogni gli avevano accumulato la notte nelle poche ore di sonno che si concedeva.
La cosa più snervante erano le ragazzine che lo rincorrevano facendo finta di non guardarlo, gli dava veramente fastidio ma d'altronde non poteva certo ucciderlo tutte, ci aveva pensato ma non gli era sembrata una buona mossa.
Tornato a casa si era buttato sotto una doccia ghiacciata, il caldo dell'estate si faceva sentire e i sayan con il caldo non ci sono mai andati d'accordo se mai fossero andati d'accordo con qualcosa.
Finita la doccia aveva messo un paio di pantaloni mimetici al ginocchio e una canottiera bianca che gli fasciava il torace.
Era sceso al piano di sotto e come tutti i giorni si era seduto con le ginocchia al petto in un angolo guardando la ragazza scegliere agitata tipo e colore di fiori e altre centomila cose.

"Di che colori i fiori all'esterno?"
Aveva domandato Chichi
"Mi piacevano delle rose azzurre"
"Bene, e all'altare?"
"Io... Non so, volevo un fiore fresco ma non banale, ecco io non saprei proprio"
"Va bene, allora io vado a chiedere delle rose"
Appena Chichi era sparita dietro la porta Bulma si era lasciata cadere sul letto ormai sfinita, non ne poteva proprio più, ancora un po' e sarebbe esplosa. Aveva distrattamente buttato l'occhio sulla porta notando alla base una figura familiare rintanata in un angolino.
"Vegeta" lo aveva chiamato.
Si era guardato intorno cercando di capire chi, dopo tutto quel silenzio, lo avesse finalmente interpellato
"Che ci fai seduto lì?"
"Io?" Aveva domandato quasi incredulo che si riferisse a lui
"Si tu, ci siamo solo io e te"
"Giusto..."
"Allora, che ci fai seduto lì?"
"Umpf, affari miei"
"E dai dimmelo"
"Bho, ti guardo"
"Mi guardi?"
"... Si, forse..."aveva detto cercando di non scoppiare di gioia
"E perchè mi guardi?"
"Non lo so, non ho di meglio da fare" falso
"Potresti allenarti" vero
"Non mi va" falso
Sorridendo finalmente Bulma era andata a sedersi sulle ginocchia di Vegeta fingendo di misurargli la febbre
"Mmm... Mi sa che stai proprio male" vero
"Hahaha.... Mi sa" altra verità
"Ehi, dopo ti va di venire con me?"
Il sayan aveva finto una specie di broncio arrogante per poi sorridergli
"Si, dove andiamo?"
"In città, devo prenotare il ristorante"
"Figo.." Falso
"Insomma" vero
"Insomma? Perchè non sei felice?"
"Ecco... Io non lo so... Forse dovrei ma.... Niente"
Aveva detto solo stringendolo forte come se tra le braccia di quell'uomo dalla fredda corazza non le sarebbe mai potuto accadere niente.
"Che hai?"
"Sai, io credevo che questa scelta sarebbe stata la cosa migliore della mia vita ma sta diventando un vero e proprio incubo e Xavie si è rifiutato di aiutarmi"
"Perchè?"
"È partito per lavoro, o così almeno mi ha detto.." falsissimo
Si stringeva sempre di più al petto caldo di lui sentendo forte il suono del suo cuore. Quante vite aveva distrutto e devastato con quelle braccia che adesso le cingevano la vita piú dolci di una carezza.
"Bulmaaa!"
Dalla porta era entrata Chichi
"Ho ordinato i fiori arriveranno...... Ho interrotto??"
"No no, stavo solo chiedendo a Vegeta se mi accompagnava in un posto" beccata..
"Ok.... Dai, adesso andiamo o faremo tardi in pasticceria, anzi, è già tardi" triste verità (la pianti non gli interessa a nessuno se sia vero o falso nd tutti)
"Noooo" aveva detto lei con le mani nei capelli
"Scimmia, perchè non ti rendi utile e accompagni in volo Bulma, arriverete prima"
"Come mi hai chiamato?!?!" Aveva detto lui alzandosi di scatto, infondo aveva pur sempre una dignità da difendere lui
"Scimmia"
"Racchia"
"Ora basta, finitela voi due!! Allora mi accompagni??"
"Si.." Aveva detto sbuffando e mostrandosi offeso
"Andiamo"

*******
Si muovevano cercando di evitare le numerose persone che si affollavano per il centro il sabato mattina come fosse un percorso ad ostacoli.
Bulma camminava veloce e dritta in mezzo alla folla come se quel caos quasi fosse casa sua, mentre Vegeta meno abituato a vedere tutte quelle persone assieme faceva lo slalom tra impiegati con la valigetta nera e ragazze arrabbiate che litigavano al telefono con chissà chi cercando di rimanere a fianco di Bulma che gli illustrava il piano della giornata ignorando che il sayan afferrasse si e no due parole su cento.
" e poi andremo in profumeria e dal parrucchiere" Bulma disse qualcosa che le orecchie del sayan non afferrarono per poi riprendere "allora vuoi anche tu?"
"A me basta che non ci sia tutta questa gente" rispose un po' scocciato
"Hahaha dai Veggy ci farai l'abitudine"
D'un tratto si sentì qualcosa all'altezza del petto, sulla sinistra e il cipiglio corrucciato mutò in un piccolo sorriso che non faceva troppo uso delle labbra. Era felicissimo che finalmente non fosse più ignorato da tutti ma era pur sempre il principe dei sayan lui, non poteva certo mostrarsi troppo felice... Chissà che risate si stava facendo sua madre se da lassù dove era lo poteva vedere, se la ricordava ancora nelle notti d'inverno quando lui se ne stava da solo davanti al caminetto, sfinito dagli allenamenti e lei si metteva a fianco di lui a fantasticare sul significato dell'amore che non aveva mai avuto e lui si ostentava a ripetre come una radiolina che il vero amore non esiste, e nemmeno quello falso. Ed eccolo lì a zigzagare tra milioni di persone di cui non gli importava un accidente il bambino scettico che per conseguenza degli eventi si era ridotto non solo a credere nell'amore, anche a sperarci con ogni fibra del suo corpo.

Dopo aver percorso varie strade Bulma trascinò Vegeta in una pasticceria all'angolo tra la sesta e Tamase street.
All'interno le pareti erano dipinte di un rosa pallido e accogliente che gli dava un senso di pace. Sui lati della parete erano posti dei mobili bianchi ricolmi di ogni tipo di dolce il cui nome era scritto con una calligrafia tondeggiante su carta da zucchero blu cielo.
"Scusi, noi saremmo qui per ritirare i dolci a nome Brief" aveva detto Bulma rivolgendosi ad una signora paffutella con le guancione da criceto e lo sguardo simpatico ed affettuoso
"Oh ma certo, arrivano subito"
Ed in un attimo era spedita dietro ad una porticina color crema con dei lecca lecca disegnati sopra per poi ricomparire dopo a seguito di tre ragazzi che tenevano cinque vassoi coperti di dolci a testa.
"Li dia pure a lui" disse indicando Vegeta che roteando gli occhi e sbuffando si caricò i vassoi.
"Sono pesanti stia attento"
"Non si preoccupi Vegeta non li farà cadere... O almeno lo spero per lui" aveva detto lanciando gli un'occhiata tipo "falli cadere e io ti staccò a morsi la testa" per poi schioccargli un bacio su una gauncia lasciando l'impronta del rossetto color prugna.
"Va bene, ecco questo è il resto"
"Grazie"
"Grazie a lei signorina Brief"
Usciti dal negozio Bulma aprì una capsula a forma di una grande scatola di metallo e lì gli fece posare i dolci.
"Andiamo, abbiamo appena cominciato" glia aveva detto affettando lo per un polso.
La guancia, gli sembrava che stesse prendendo fuoco... Era stato.... Bellissimo, come se fosse quello che aspettasse da una vita.... Ma... Non era a lui che il destino lo aveva assegnato.
"Vieni"
Gli aveva detto prendendolo sotto braccio ed entrando in una bottega che recava il nome "profumi dal mondo". Appena entrato un odore dolcissimo gli era entrato nelle narici facendolo starnutire, una, due, tre volte.
"Salute"
"Grazie..."
Si era girato intorno, era un posticino molto piccolo dalle pareti color pesca e piccoli ripiani su cui erano appoggiate bottigliette di profumo con nomi di fiori dai colori caldi ed estivi. Si era avvicinato ad una piccola mensola tirandone fuori un profumo in una boccetta a color crema tendente allo scuro. Quel profumo.... Quel profumo.... Se lo ricordava fin troppo bene.. Si ma.. Non riusciva a collocarlo, lo sentiva di averlo già sentito, sentiva qualcosa dentro che lo riconosceva ma non riusciva a capire chi gli ricordasse. Poi, un flasch, Avigail, si ne era sicuro, quello era il profumo di Avigail... Già, chissà adesso dove era, e chissà cosa gli avrebbe detto se lo avesse visto adesso a fare da balia ad una terrestre. Gli mancava così tanto la sua compagna di spedizioni, la ragazza con cui aveva scoperto il mondo e con lei aveva condiviso di tutto, primo bacio, prima sbronza, prima sconfitta, prima volta. Di tutto. Lei era semplicemente speciale ed era stata tutto, una grande amica e forse l'unica di cui si fosse mai completamente fidato. Chissà se forse un giorno la avrebbe rivista, forse per gioco, forse per sbaglio. Come gli mancavano adesso le sue frecciatine, il suo profumo dole. Come gli mancavano quei capelli nerissimi come l'ebano che lunghi cadevano sulla schiena e quegli occhi azzurri che solo lei vantava.... Già, quegli occhi, quegli stessi occhi che si riflettevano sulla ragazza al suo fianco.....
"Vegeta, Vegeta!" La voce cristallina di lei lo aveva riportato alla realtà
"Emm.. Si?"
"Ho fatto, possimo andare"
"Okkey.."
La giornata si era divisa tra commissioni varie prove di acconciature e fiori d'oggi tipo e genere e alla fine sia Bulma che Vegeta erano stanchissimi, l'ultimo fortemente provato dalla confusione della città a cui non era abituato si era subito rintanato in camera finalmente felice che le cose tra loro si fossero aggiustate, forse c'era ancora una piccola speranza per quel loro che tanto aveva sperato e sorridendo era scivolato sotto le coperte ignorando quel che di lì a pochi mesi sarebbe accaduto.......





-------angolo dell'autore terribilmente in ritardo------
Bhè, so che ho aggiornato tardissimo ma stavo facendo terribilmente confusione, mi sono presa una pausa per riordinare intanto me stessa, infondo non è semplicissimo raccontare una storia d'amore quando a stento si riesce a vivere la propria.
Avevo bisogno di riordinare tutto ma come ogni volta non ci sono riuscita, difatti ecco che spunta fuori Avigail (ogni riferimento volontario a persone realmente esistite è puramente casuale ;D) una frizzante sayan con gli occhi di cielo, quegli stessi occhi.
Poi un grazie non grande ma di più a tutti quelli che fin ora hanno letto la mia storia, sia chi lo ha fatto in silenzio, sia chi ci ha lasciato una recensione, grazie a chi mi ha lascito una critica e un complimento perchè è grazie a voi che sono riuscita a correggermi (no scherzo sono un caso perso.... :D) e grazie a chi me ne ha dette di cotte e di crude insultandomi in non so quante lingue diverse è grazie a voi che non mollerò mai e se state leggendo, bhè credo che la mia storia non sia così stupida come voi avete detto, infondo avete bisogno di un po'di compassione se perdete tempo a insultare una storia come questa la vostra vita non deve essere particolarmente eccitante. ma ci sarà tempo più avanti per ringraziare tutti.
Per ora vi saluto, ditemi cosa ne pensate o se notate qualcosa che (come al solito) io non ho visto.
One kiss
Riri4evar

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Capitolo 11
*** Le assenze non si dimenticano, diventano abitudini ***




ah, e tanto per la cronaca ti amo.

capitolo 11.


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Le settimane erano passate, una dietro l'altra, senza lasciare troppo il segno, passavano con la solita indifferenza con cui veniva girato il foglio del calendario.

La monotonia l'aveva fatta da padrone, Vegeta aveva ripreso ad allenarsi, si svegliava alle 5.30, andava a correre, tornava a casa e si allenava fino all'ora di pranzo. Subito dopo riprendeva gli allenamenti nella GR fino a tarda serata e cenava da solo. Poi andava a dormire e via tutto da capo.

Bulma invece tutte le mattine provava quell'odioso vestito con un oggetto nuovo, una borsa, un diadema, un ciondolo, una collana, uno strascico. Poi puntualmente tornava nel solito negozio a comprare oggetti come profumi, trucchi, maglie e qualunque cosa servisse a farla distrarre. Pranzava e si chiudeva in laboratorio fino all'ora di cena e si coricava molto presto.

La casa era tutta un via vai di persone che si muovevano come le formiche.

Uno portava i fiori, l'altro mostrava cataloghi, e un'altro ancora porgeva assaggi di varie torte diverse.

Era raro che Bulma e Vegeta si incontrassero, ma ad entrambi andava bene così. Vegeta si era finalmente ripreso grazie all'aiuto di Caterina, la aveva incontrata una mattina al parco: all'inizio non lo aveva riconosciuto ma poi quando le si era avvicinato si era ricordata buttandogli le braccia al collo e dicendo "Tu sei il tipo che stava per essere messo sotto!".

Così si erano diretti in un piccolo bar del centro dove Caterina aveva fatto assaggiare a Vegeta il magico aroma del caffè, visto che il povero sayan stava letteralmente dormendo in piedi, cosa abbastanza ovvia visto che non dormiva da quasi una settimana.

Erano rimasti lì a parlare per un po' di tempo poi Vegeta si era offerto di caricarsi la ragazza e di portarla in volo fino alla sede del giornale in cui lavorava come presentatrice. Finito il programma avevano deciso di andare a fare compere e tra un paio di jeans e l'altro Vegeta aveva l'aspetto di un perfetto umano mentre le piaghe del suo cuore sembravano piano piano alleviarsi, adesso capiva come mai a Bulma piacesse tanto fare shopping.

A fine giornata Vegeta si era buttato sul letto ancora ridacchiando di quella stravagante giornata, infondo gli esseri umani non se la passavano poi così male.

Aveva chiuso una piccola foto tessera che lo ritraeva insieme a Bulma nel portafogli che Caterina gli aveva regalato, si, forse non sarebbe mai riuscito a spostare quel segnalibro da lei ma per il momento poteva girare pagina. E mente gli incubi lo divoravano ancora lui si crogiolava tra le braccia di Morfeo.


Correva a perdifiato per i corridoi del castello, tutto intorno a lui sembrava restringersi,

I corridoi erano sempre più stretti, infondo la voce della madre che lo implorava di aiutarla, di salvarla.

Il corridoio era sempre più piccolo e lei sempre più lontana,

Il bambino correva sempre più veloce ma più si avvicinava e più la figura materna compariva sempre più piccola e lontana fino a scomparire del tutto.

Il piccolo bambino continuava a correre e a pregare la donna di non andarsene, ma i corridoi erano sempre piùstretti e lui stava piano piano crescendo e da bambino era divenuto adulto costretto a camminare a gattoni.

La parete del soffitto era sempre più stretta,

Stava per soffocare,

Non c'era più ossigeno e l'aria era sempre più irrespirabile

Si divincolava e si dimenava

quando all'improvviso.....


no, no, no ,no. Ancora no!! Non ne poteva veramente più. Era tutta la vita che aveva quel dannatissimo incubo, tutta la vita che si svegliava sudato e con i muscoli contratti. Tutta la vita che si svegliava con una lacrima su un occhio e il profumo della madre addosso come un triste e rubicondo ricordo di quello che era stato.

Aveva scosso la testa nelle tenebre infrante dallo specchio della luna che gli illuminava i capelli corvini.

Aveva spostato un una mano le ciocche di capelli che si erano afflosciate sulla fronte asciugando il sudore che adesso gli imperlava le mani.

Basta. Era venuto il momento di darci un taglio, di riprendere veramente in mano la sua vita. Perché adesso poteva, aveva il pieno controllo su di se, ed era stata questa novità che forse lo aveva spinto a mettersi nelle mani di qualcun altro, perché forse non lo avrebbe mai ammasso ma Vegeta era talmente abituato ad essere prigioniero che non era capace di sentirsi libero. Perché col tempo aveva dimenticato cosa volesse dire essere libero. Infondo è semplice sciogliere il collare di un pitbull addestrato a combattere, quello che più è difficile è insegnargli a correre lontano anziché dentro ad una arena.

Così era Vegeta, era stato addestrato a combattere, ad uccidere, non  lo aveva scelto lui, ci era nato.


Scrollando nuovamente la testa si era alzato dal letto e nel tepore della notte aveva sceso le scale scandendo sui gradini di marmo bianco il rumore del suo cuore spezzato.

Arrivato ai fornelli aveva arrangiato un mezzo caffè che si era poi versato in una vecchia tazza rimediata in giro.

Con passo barcollante era andato verso il divano sul quale si era accasciato prendendo un sorso di quella bevanda scura.

Caterina aveva ragione, era un bel ragazzo infondo, doveva solo accettare la vita, la libertà.

Doveva imparare a camminare, ancora una volta, da zero come fosse un bambino, con la differenza che questa volta intorno a lui non aveva più il nulla, ma moltissime persone che lo avrebbero aiutato. Ma poteva lui, cinico sicario, accettare quel calore che gli attanagliava il cuore?

Quello era il suo chiodo fisso, il suo orgoglio mai spento non sarebbe mai riuscito ad accettare tutto quello.

Ma non importava, aveva lopportunità di andare dove voleva, di seguire il suo istinto senza dover sottostare agli ordini di nessuno, sembrava strano ma per la prima volta nella sua vita era veramente libero. Libero da ogni vincolo, da ogni paura. Libero di scegliere, e allora voleva scegliere di essere felice anche lui, ne aveva diritto.

Non era un essere umano, non lo sarebbe mai stato e non aveva intenzione di divenirlo, ma anche lui aveva diritto ad una vita felice sulla terra.

Si, avrebbe finalmente preso in mano le redini della sua vita, perché lui era un conquistatore e la felicità era  un bottino fin troppo appetibile.

Come prima cosa doveva andarsene da quella casa, il più presto possibile, ma per trasferirsi serviva una cosa che lui non aveva: soldi. Quindi il primo passo era procurarsene, di chiederli a qualcuno non se ne parlava, però aveva sentito che le persone se ne procuravano lavorando, poteva farlo anche lui, se ci riusciva un terrestre infondo non doveva essere difficile. Il problema però era che lui, a parte combattere, non sapeva fare altro e vista la sua più che ovvia superiorità fisica non era il caso di intraprendere una carriera sportiva.

Avrebbe pensato domani a cosa fare, così, pieno di buoni propositi aveva terminato il caffè per poi tornare in camera sua lasciandosi avvolgere ancora una volta dalla coltre cinerea di ricordi e rancori.


Così aveva fatto, quando Vegeta decideva di fare una cosa la faceva, e la portava fino in fondo anche a costo di ammazzarsi. 

Così nel giro di pochi giorni le occhiaie erano ,quasi, sparite, le ferite sui polsi si erano, quasi, richiuse e lui aveva levato le tende dalla capsule e cop. riprendendo vitalità e forza.

Usciva di casa solo per recarsi allo studio fotografico dove lavorava o per allenarsi a giornate intere sotto il sole del deserto, non andava più al parco la mattina, anche se gli mancava lodore dellaria pulita e dei numerosi pini, era divenuta una cosa insostenibile: non riusciva a fare due metri che una ventina di ragazze lo fermavano chiedendo se potevano farsi una foto col tipo che stava sdraiato sulla sabbia caraibica sulla copertina di una delle riviste più vendute.

Infondo gli erano serviti un bel po di soldi per comperare una mini villa sulla riva del mare in una zona pacifica e silenziosa che pochi conoscevano.

Amava il silenzio, interrotto solo dal dolce suono delle onde che si infrangevano sulla spiaggia.

Eppure, nonostante odiasse stare in mezzo alla gente, gli tornavano in mente i momenti trascorsi con Bulma tra un negozio e laltro e tra lo smog e il chiasso assordante della città e: con lei ci sarebbe tornato ogni giorno della sua vita.

Lei.. con quei suoi occhi color delloceano dove ogni volta annegava risvegliandosi su una nuova parte di se che solo lei faceva uscire.

Quei capelli che sapevano di vaniglia e sembrava fossero stati usati per colorare il cielo.

Quella voce quasi odiosa che gli avvolgeva i timpani.

Quel carattere forte di una guerriera mancata. 

Quel sorriso gioviale, quellottimismo infinito, quella voglia di vivere, quellodore di tabacco.

Quel doloroso ricordo..


Una lacrima era scesa da un occhio accarezzandogli una guancia e scendendo sul mento fino a toccare le coperte nivee del letto.

Sne era andato per non pesare più a lei, ma ogni dannato tentativo di cancellarla era invano.

Mnon che la volesse completamente oscurare, non voleva piazzare tra di loro la parola fine, che in quattro letterene esprime trecentosolo un tacito arrivederci alla prossima puntata di questa pazza, folle vita.

O probabilmente si sarebbero rivisti al suo matrimonio, mancavano pochi giorni ormai, e Vegeta si era rassegnato a sperare per lei il meglio, sperare che potesse vivere una vita felice con il principe azzurro delle favole sul bianco destriero.

Lsperava davvero, con tutto se stesso, anche se vederla sorridere tra le braccia di un ragazzo che non era lui lo tagliava in due, così: di netto.

Mlo sperava, perché la sua vita non era mai stata una favola, e sapeva cosa vuol dire soffrire, piangere nella notte, mostrarsi forti quando si è fin troppo fragili.

Lui lo sapeva, lo sapeva fin troppo bene e per questo a lei augurava tutto il bene di quellassurdo mondo che aveva fatto uscire una parte di se che credeva aver dimenticato da tempo in un angolo dei suoi occhi donice.

Aveva buttato uno sguardo alla foto che si nascondeva nella tasca del portafogli e si era alzato dal letto aprendo lepersiane e lasciando che la luce penetrasse nella camera: quello era un nuovo giorno.

Inspirava ogni giorno lodore del mattino prima di uscire dal balcone per poi spiccare il volo verso chissà dove mentre la città si riempiva di riviste con le sue foto ovunque.

Tra tutte però, doveva ammetterlo, una gli piaceva davvero, non si era nemmeno reso conto di quando gliela avevano scattata e non era mai stata pubblicata. Non aveva sulle labbra quel sorriso bastardo e provocante, solo un dolce sorriso da bambino che ingenuo come mai se ne stava seduto sulla sabbia con un costume rosso che gli sarebbe entrato venti volte osservando una nuvola dalla forma bizzarra.

Lcustodiva in uno dei cassetti del piccolo mobile che si incastrava in un angolo tra il letto e la parete, se la teneva lì, per se. 

Quel sorriso valeva troppo per poterlo mostrare così, per far soldi, ad un migliaio di persone che ci sbavavano sopra senza sapere che, forse, se lo avessero conosciuto dopo cinque minuti di conversazione, col carattere che siritrovava, lo avrebbero odiato.


Mentre tagliava rapido il vento la sua mente girava libera tra i percorsi più contorti del suo cervello

Era quasi convinto di aver fatto la scelta giusta.. quasi.

Si, appunto, quasi, perché in realtà quando si mette quasi alla fine di una frase si intende tutto il contrario. Caveva fatto caso. 

Non sapeva cosa faceva, dove andava, e perché. Sapeva solo che per lui quello era un nuovo inizio.. quasi..





-----angolo della sottoscritta-----

chissà perchè si dice sottoscritta, io sotto non ci scrivo il mio nome...

emm..comunque, tornando alle cose serie (serie, si fa per dire ;D ).

scusatemi davvero per il ritardo ma la trama di questo... Affare... Inizia a richiedere parecchio tempo.

comunque la storia sta giungendo al termine, mancano ancora pochi capitoli.

bhè vi lascio con un Vegeta in versione "modello da riviste" (non ho idea da dove mi sia venuta questa..)

one kiss

A+

riri4evar


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