Aishiteru, Gaara!

di Cecia chan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una missione per Tenten: a Sunagakure! ***
Capitolo 2: *** Emergency: unforeseen visitors! ***
Capitolo 3: *** Revenge: I'll kill you! ***
Capitolo 4: *** Solitudine: Chi sei veramente, Gaara? ***
Capitolo 5: *** Verwirrung: Was ist dieses Gefühl? ***



Capitolo 1
*** Una missione per Tenten: a Sunagakure! ***


Una missione per Tenten: a Sunagakure!

 

 

“Tenten! Tenten!! TENTEN!!!!”

Lee scrollò pesantemente la compagna di squadra.

“Ehi! Che violenza! Stai calmo!” protestò la ragazza tentando di ricomporsi. I codini erano tutti sfatti e i capelli, lunghi fino alla vita, le cadevano morbidi lungo la schiena; le sue armi giacevano a terra, assieme ai rotoli di evocazione. Parecchi kunai erano conficcati in un albero a pochi metri di distanza. Ciononostante...

“Oh, Kami! Tenten perché devi inscenare questa farsa ogni volta?!” Lee gettò uno sguardo scocciato ai resti dell’allenamento dell’amica.

In realtà i kunai e gli shuriken erano stati posizionati strategicamente in modo che sembrassero stati lanciati e le armi gettate a terra in ordine scrupolosamente confuso... persino i capelli che fuoriuscivano dai codini erano appositamente studiati! Tutto questo teatrino, infatti, doveva dare l’idea che Tenten si fosse allenata per ore e ore; era tutto calcolato con estrema precisione!

“Senti, ora chiedo a Neji di spedirti una sua foto, così magari dopo ti allenerai veramente!” La ragazza arrossì violentemente. In realtà tutta quella scena era stata creata perché lei potesse spiare tranquillamente Neji Hyuuga dietro un cespuglio, senza destare sospetti. Infatti se Gai- sensei lo fosse venuto a sapere l’avrebbe messa in punizione per almeno un mese (e le punizioni di Gai erano paragonabili ai Lager nazisti) e avrebbe detto tutto al suo bellone...e questo non doveva accadere, assolutamente! Tenten era sicura che un giorno si sarebbe confessata...forse. Certo non sarebbe rimasta tutta la vita a guardare Neji che sfasciava alberi a colpi di Juken, però per il momento non si sentiva sicura e -soprattutto- aveva una paura matta che le rispondesse “Veramente ti considero solo un’amica” il che non era vero. Tenten sapeva che in realtà lo Hyuuga l’amava profondamente ma era molto timido e non riusciva a dichiararsi. Sakura, che in quanto a due di picche ne sapeva qualcosa, le ripeteva costantemente che Neji non fingeva di mostrarsi indifferente: lo era e basta. Ma la kunoichi dai codini continuava a non crederci e ad aspettare il momento giusto per fare la grande rivelazione. Nel frattempo fingeva di allenarsi e sbirciava. E non c’era nulla di male, ecco! U.U

Sfortunatamente a Lee non sfuggiva nulla... Beccata! Pensò. Ma non si preoccupò più di tanto: Rock Lee sapeva della sua cotta per Neji da una vita, forse ancora prima che lo scoprisse lei stessa...

“Va bene, giuro che non lo faccio più!”

“Sisì...come non crederti! -.- comunque mi manda l’Hokage in persona! Ti vuole vedere.”

“Me? E perché?”

“Boh? Perché lo chiedi a me?! Che vuoi che sappia io! Comunque penso che sia qualcosa circa le missioni...”

“Ah, beh...allora vado subito.” La ragazza tirò fuori dalla tasca due elastici e sistemò con precisione i capelli in due ordinati codini.

Lee sospirò, seccato. Le aveva detto migliaia di volte che stava meglio con i capelli sciolti, ma Tenten continuava a non ascoltarlo. “Ten...” provò a dire.

La ragazza non lo fece neanche finire (anzi cominciare ^.^) e lo zittì posandogli un dito sulla bocca. “I capelli sono miei e decido io come portarli ^.^ Ci vediamo dopo, ciao!”

 

Tenten si incamminò verso l’ufficio della donna più feroce e temibile di tutta Konoha: Tsunade, la Quinta Hokage, la kunoichi più forte della storia, una dei tre ninja leggendari, i Sennin.

Detta così, sembra quasi inquietante... ma erano pochi coloro che si rivolgevano a Tsunade con timore reverenziale...anzi erano molto più frequenti le pacche cameratesche sulle spalle e i buffetti sulle guance (di quelli stile zia di infinitesimo grado, che dopo ti ritrovi le guance cascanti come un cane e rosse come pomodori). Ciononostante era pur sempre l’Hokage, la carica più alta, quindi era bene affrettarsi per non arrivare in ritardo; Tenten era una ragazza rispettosa con tutti...beh, quasi. Con Neji non utilizzava nessun rispetto, almeno secondo Lee. In realtà non capiva che l’amore che Tenten provava per questi era talmente grande da non fermarsi davanti ad alcun ostacolo! Beh, tranne i muri...le dispiaceva non avere il Byakugan come lui: almeno avrebbe potuto spiarlo anche mentre era in casa, magari sotto la doccia... ^//^

Immersa nelle sue fantasie (?), la ragazza non si era accorta era pressoché arrivata. Bussò alla porta dell’ufficio e aspettò la risposta.

“Vieni subito dentro, razza di idiota! O forse non hai nemmeno il coraggio di aprire quella dannata porta e affrontare il tuo destino come un vero ninja!”

Oh, Kami, che cosa ho combinato?Non sarà forse che Neji si è accorto che lo spio ed è andato a protestare? Timidamente Tenten mise il nasino dentro la stanza...

“Tsunade- sama, mi cercava?”

“Oh, Tenten! Allora sei tu, caruccia! Pensavo che fosse quello scioperato di Jiraiya; gli ho chiesto da più di mezz’ora di portarmi quel rapporto su Orochimaru, ma credo che se la sia svignata...che uomo inutile! E poi Shizune non mi ha ancora consegnato i dati sull’ultimo esame di chuunin...Kami, sono circondata da scansafatiche!”

La vera scansafatiche sarebbe lei...fa sempre fare tutto agli altri! Pensò Tenten mente si avvicinava alla scrivania ingombra di scartoffie e buste di plastica dei colori più svariati...

“Di cosa aveva bisogno, Tsunade?”

“Ah, sì! Dunque...ho una missione da affidarti.”

“A me sola? Non a tutto il team?”

“No, solo te. Questa è una missione di tipo diplomatico, anche se richiede capacità di autodifesa. Comunque ci andrei io, se non avessi tutto questo lavoro da sbrigare...” Tsunade indicò la scrivania. Una mamma procione con il suo seguito di procionini scavalcò un’enorme libro contabile e si accucciò tra un libro di anatomia e un rapporto sulla negligenza dei genin.

“Oh, sì...vedo. -.-”

“Non far caso a Gina e ai suoi figlioli! ^//^ Mi servono per...dei test! Sì, test su...su...il comportamento degli animali nei confronti delle mie lumache!”

“Immagino. Ma perché proprio io? Non ci può andare Sakura?”

“La mia assistente è troppo impegnata in questo momento. Le sto insegnando alcune arti mediche molto difficili e non posso distoglierla dallo studio. E poi mi deve aiutare qui!”

Tenten rabbrividì. Essere allieva di Tsunade voleva dire non solo essere sottoposte ad un durissimo allenamento, ma anche dover svolgere tutti i lavori che Tsunade “fingeva” di dimenticarsi: in poche parole era come essere un chuunin-hokage... doppia carica, doppio lavoro, ma non doppio stipendio -.- La ragazza non riusciva a capacitarsi come Sakura avesse potuto accettare quell’incarico. Eppure era una kunoichi intelligente! Beh...forse dopo che si era ritrovata da sola... Che buffo! Tutti i membri dell’ormai ex-team 7 stavano venendo allenati da Sennin: Sakura si ammazzava di lavoro da Tsunade, Naruto era partito da due anni per seguire un addestramento speciale con Jiraiya e Sasuke era scappato al Villaggio del Suono, da Orochimaru. Che razza di traditore! U.U e inoltre...

“Tenten, non per interrompere le tue riflessioni, ma dovrei darti i dettagli della missione, sai?” La voce potente di Tsunade riscosse la ragazza.

“Sì, Tsunade- sama!”

“Molto bene, ragazzina! Adesso mettiamo da parte le cretinate, questa missione non è delle più semplici, anzi...”

Tenten si fece di colpo più attenta. Anche Tsunade abbandonò la sua solita Faccia-Da-Ragazzina-Troppo-Cresciuta e indossò lo Sguardo-Serioso-E-Apparentemente-Responsabile come si addice ad un Hokage.

“Dunque come ben saprai l’Organizzazione altamente criminale Akatsuki sta dando la caccia a molti ninja sia di Konoha che di Suna per prendere i demoni che si trovano nel loro corpo e usarli per i loro loschi piani. Il tuo compito è andare dal Quinto Kazekage, Gaara, per accordarci sul piano d’azione da seguire. Già una volta Kisame e Itachi hanno attaccato alcuni nostri ninja per fregare Naruto...quella volta c’era anche Jiraiya e i ragazzi se la sono cavati abbastanza bene...perlomeno sono rimasti vivi. Ma non conosciamo bene la loro forza: quindi è meglio stringere un’alleanza tra i due Villaggi...così disporremo di un maggior numero di  combattenti. Il tuo compito in tutto questo è molto semplice: tieni. In questo rotolo ci sono tutti i dettagli; fallo firmare dal Kazekage e ritorna qui. Cerca di non farti ammazzare lungo il tragitto.”

“A- ammazzare? È così importante questo rotolo?”

“Sì, perché se non giungesse a Suna, non ci sarebbe alcuna alleanza e quindi poche speranze di battere quei megalomani fissati con i demoni...Non fare quella faccia, piccola, ti darò una scorta! Però non ti aspettare granché... non posso darti jounin e sarebbe meglio fare a meno degli Anbu: servono a guardia del villaggio. Non posso lasciare sguarnita la difesa, inoltre una mobilitazione eccessiva potrebbe creare sospetti. Ti posso concedere due chuunin, ok? Dovrebbero bastare, non credi? Via, partirete domattina, all’alba. E, mi raccomando, non fallire e non morire.”

“Signorsì!”

Le mani di Tenten stringevano sudate il rotolo.

 

 

**********************************

 

Konoha, ore 6,00

La squadra è pronta a partire. Sono tre ninja: Akira, diciassette anni, ninja medico; Ichigo, quattordici anni, appena diplomato chuunin e Tenten, quindici anni, chuunin da due, capo della missione.

 La loro è una missione delicata e della massima importanza; non possono fallire, non è gli concesso morire, almeno non prima di aver consegnato il rotolo al Kazekage di Sunagakure.

L’aria del mattino è tersa. Il sole non è ancora spuntato.

Le condizioni climatiche sono più che ottimali. Non è troppo caldo né troppo freddo.

Una goccia di sudore riga il viso di Ichigo. Non avrebbe voluto accettare questa missione, non è abbastanza preparato per queste situazioni. Ha paura, tanta paura. Non gli costa nulla ammetterlo, cosa vale l’orgoglio di fronte ad un rischio così grande?

Akira si mostra tranquillo. Certo, lui è il più grande, deve dare il buon esempio...però è inquieto. Sente che c’è qualcosa che non quadra, un rotolo non può valere così tanto. Ci deve essere qualcosa sotto.

Una farfalla nera svolazza leggermente sopra le loro teste.

Il dolce cinguettio dei passeri ha il sapore di una menzogna.

Pure il modo rassicurante con cui i sensi li guardano sembra falso.

Tenten china leggermente il capo davanti all’Hokage in segno di saluto. Non una parola. Non c’è niente da dire. Solo Rock Lee, suo compagno di squadra, le dà una leggera pacca sulla spalla e la saluta con un “Torna presto!”; Neji non dice niente: fa un semplice cenno con la testa.

La squadra è pronta a partire. Ma nessuno è veramente pronto.

I tre ninja partono, lasciandosi il villaggio alle spalle. Torneranno sicuramente. Sicuramente.

 

“Aspettami, Neji. Tornerò presto. Lo giuro.”

 

 

 

~Continua nel prossimo capitolo ~

 

 

 

 

Ohayo a tutti!!! Io sono Cecia chan (Oops! C’era scritto anche sopra... ^.^”) e questa fic è nata da una scommessa fatta con Wiwo...

 

Un giorno, dopo che Cecia chan ha finito di leggere lo storyboard dell’ennesimo Hyuugacest di Wiwo, esordisce con un:

“Neesan! Scommetto che non ti riuscirebbe mettere Neji con nessuno che non sia Hinata!”

“Non è vero!”

“Allora scrivimi un paring assurdo come...vediamo...NejiTemari!”

“O_____O E va bene! Però tu scrivi una...mmh...GaaraTen!”

“O_________O  Ok, ci sto!”

 

Però ha vinto lei T.T... ha pubblicato “Il gioco” mooolto prima di me...vabbè, io la mia l’ho pubblicata lo stesso, spero che vi piaccia! ^.^

 

Ciau!!!

 

p.s. il titolo fa veramente pena, lo so... -.-

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Capitolo 2
*** Emergency: unforeseen visitors! ***


Emergency: unforeseen visitors!

 (Emergenza: visitatori inattesi!)

 

 

Ore 21:15 in un’oasi non lontano da Suna.

La squadra speciale decise di fermarsi. Ormai era quasi notte ed era inutile continuare a procedere, c’era il rischio di perdersi: quelle oasi  perse nel deserto erano così intricate...

Ichigo giace a terra, ansante. È la prima volta che si trova a fronteggiare una situazione simile, non è affatto preparato. Potesse, farebbe fagotto e tornerebbe di corsa a casa! Senza contare che, oltre a essere costretto a impegnarsi in una missione così difficile, è stato privato dei suoi compagni di squadra! Da quando erano appena genin lui, Shoko e Hideki hanno sempre affrontato ogni pericolo insieme...ora si ritrova a dover combattere fianco a fianco con due tizi che manco conosce e che, ne è sicuro, nel momento del pericolo gli diranno di scappare via o lo proteggeranno...Uff! Eppure non è così piccolo!

Akira stava in disparte, intento a preparare una specie di accampamento; non era necessario nulla di lussuoso, visto che comunque l’avrebbero dovuto lasciare il giorno dopo; però era sempre meglio che dormire sulle foglie. La missione? Beh, come ninja medico ne aveva passate talmente tante che ormai non si impressionava più di niente... dopo aver partecipato a vari scontri nel villaggio del Suono e all’invasione di Konoha da parte di Orochimaru, si riteneva abbastanza esperto di pericoli. Solo, aveva un po’ di apprensione per quel nanerottolo che si erano portati dietro, Ichigo o qualcosa del genere: era sicuro che, di fronte ad un criminale di livello S, se la sarebbe fatta sotto...uffa, mancava giusto la gita dell’asilo nido a complicargli la vita!

Tenten riposava, appoggiata contro un vecchio tronco. Il rotolo maledetto è nel suo zaino, al sicuro; per ora non hanno incontrato ostacoli e sono quasi arrivati.

Sembra che tutto stia procedendo per il meglio, per fortuna!

Pensa la ragazza socchiudendo gli occhi. Non vede l’ora di finire quella missione e di tornare in fretta a casa, sì a casa.

Nejino...tornerò presto,amoruccio mio, aspetta solo qualche altro giorno e poi... *ç* Spero che durante la mia assenza tu non abbia combinato guai, tipo esserti trovato una ragazza. E se così fosse? Oh, nooo! Neji, perché hai aspettato che io non ci fossi per fidanzarti con quella? T.T E tu che guardi, zo****la? Neji è mio, mio, MIO!!! Leva le tue manacce dalla sua candida e diafana pelle! Non inzozzare il suo sguardo con la tua presenza! Cosa stai facendo? Non provare a baciarlo, no...ti ammazzo!!! Ah, muori, muori! Mwahahahah! Tutti quelli che si frappongono tra me e Neji devono morir...

“Hai fame?” la voce di Akira risvegliò Tenten dagli orrori della sua (fin troppo) fervida fantasia.

“Eh? Oh, beh, sì...un pochino.”

“Ma a che diavolo stavi pensando? Ti agitavi tutta  e borbottavi strane frasi... sembrava che stessi facendo un brutto sogno.”

“Ehm... eheh! ^//^ lasciamo perdere, che è meglio! Piuttosto, che si mangia?”

“Tenten- san, quanto manca a Suna?” la voce infantile di Ichigo si impose nella conversazione. Si era quasi del tutto risvegliato dallo stato di coma in cui era sprofondato e ora si stava trascinando verso i due con lenti passi da bradipo in letargo.

“Mmh, arriveremo domani, verso le sette di sera...più o meno”

“Oh, meno male!  Non ce la faccio più con queste marce...comunque, parlavate di cibo? ^.^ Ho una gran fameeeee! Chissà quali sono le specialità di Suna...magari potremo chiedere al Kazekage se ci invita a cena, dopo tutto quello che abbiamo passato, direi che ce lo deve, no?”

“In realtà no. Ora taci, moccioso, se vuoi mangiare.”

“Akira- san! Lascialo stare, è solo un bambino! È piccolo...”

“IO NON SONO PICCOLOOOO!!! è.é ”

 

*****************************

 

Ore 7,15 Suna

Kankuro del deserto di stava allenando.  Le sue fedeli marionette, Karasu, Kuroari e Sanshou, erano state gravemente danneggiate durante la missione precedente e Kankuro si stava dando un gran daffare per ripararle. Per un marionettista quelle bambole erano tutto: la tua difesa, il tuo attacco, il tuo scudo, la tua arma letale... inserire coltelli, veleno in una marionetta era un’arte; l’arte di creare un precisissima macchina da guerra che si muova senza difficoltà al minimo, impercettibile movimento delle dita.

Ogni dettaglio era calcolato al millimetro, ogni singolo particolare minuziosamente studiato, ogni filo di chakra collegato  accuratamente alle mani del marionettista, così da creare una specie di simbiosi tra il ninja e la macchina. Sì, dovevano essere un tutt’uno, per poter funzionare.

Tutto questo Kankuro lo sapeva.

Aveva impiegato anni per perfezionare e modificare le sue marionette: aveva studiato i vari tipi di legno, di armi, di veleno... anni e anni passati in una stanza, tra i libri e le marionette. Con la sola compagnia di se stesso, si rifugiava lontano dalle urla e dall’odio della sua famiglia. Con la perfezione delle macchine, cercava rifugio dal caos che imperava in casa.   

La sua famiglia era un disastro. Sempre stata un vero casino.

Suo padre aveva avuto la bella pensata di impiantare un mostro nel figlio minore, sacrificando così la madre. Che razza di idea! Gaara, così si chiamava il bambino, era diventato emotivamente instabile e aveva la mania di distruggere tutto e tutti. Compresi i sicari che gli inviava il paparino.

Bello, no? Poi per fortuna era morto, Gaara aveva preso la poltrona di Kazekage e tutti vissero felici e contenti.

Beh, non proprio. Gaara non godeva della fiducia di tutti, anzi era ancora piuttosto malvisto... però continuava ad andare avanti lo stesso, sperando di essere accettato, prima o poi. Inoltre adesso aveva una famiglia: Temari, Kankuro,Gaara. I tre fratelli della sabbia. Ognuno di loro aveva messo da parte i propri rancori e si era dato da fare a costruire un...”qualcosa” che assomigliasse ad una famiglia. Una famiglia di orfani, di superstiti... ma che si vogliono bene.

Kankuro da piccolo aveva paura di Gaara: tremava davanti ai suoi occhi di ghiaccio e alla sua sabbia mortale. Ora non più. Ha capito che non è suo fratello il vero mostro, che è solo una povera vittima delle atrocità di qualcun altro, esattamente come lui.

 

Mentre stava rimettendo un braccio a Karasu, vide tre figure che si avvicinavano. Un ragazzo alto dall’aria saputella, un bambino che si guardava smarrito intorno e una ragazza con degli assurdi codini. Portavano il coprifronte di Konoha, alleati dunque.

“Che volete?” chiese.

La ragazza lo guardò con una faccia strana. Evidentemente non riusciva a capire cosa volesse da lei quel tipo con un cappuccio con le orecchie da gatto, truccato di viola e tutto sporco di polvere.

“Scusa, ma tu chi saresti?”

“Ehm, io sono Kankuro, il fratello del Kazekage. Scusate se mi presento conciato così, ma stavo riparando la mia marionetta...”

“Ah, capisco -.- ci potresti portare da lui?”

“Sì, certo. Seguitemi, vi faccio strada.”

 

Il resto della missione fu piuttosto semplice: il Kazekage non c’era, ma bastò la firma del suo segretario -nonché ex maestro- Baki. Poi il trio fu autorizzato a tornare a casa.

“Aah! Finalmente! ^.^ Mi manca tanto il ramen di mamma!”

“Ichigo, che razza di moccioso... -.- ”

Si incamminarono verso Konoha; ci sarebbero voluti circa tre giorni per tornare, era bene mettersi in marcia il prima possibile!

Nejino!!! Adesso arrivo! Appena a casa mi faccio un bella doccia e poi corro subito da te! Sicuramente non mi chiederai come è andata la missione, ma io te lo dirò lo stesso! ^.^ Oh, spero che Lee capisca al volo e mi lasci un po’ sola con lui...magari riesco a fargli la mia benedetta dichiarazione! ^//^ uhuh! Magari, magari...e poi voglio andare con Sakura-chan e Ino-chan a fare un po’ di shopping, mi devo rifare il guardaroba. Magari potrei dare anche una spuntatina ai capelli...nono! Vanno bene così! A Neji piacciono quelle con i capelli lunghi.  E poi devo andare da Gai- sens...

 

Un kunai le sfrecciò accanto, sfiorandole la guancia. Dalla ferita cominciò ad uscire sangue.

Li stavano attacando.

“Tutti a terra!” gridò rivolta verso i due compagni.

Ichigo si guardò intorno, terrorizzato mentre Akira si mise in posizione di battaglia.

Si trovavano dentro ad un’oasi. Una di quelle intricatissime oasi perse in mezzo al deserto: il posto giusto per un agguato.

Dalle alte e impenetrabili fronde cominciarono a cadere alcune foglie.

È lassù. Tenten sfilò un kunai dalla tasca, pronta a lanciarlo al minino movimento.

“Buonaseeera!” un ragazzo biondo scese agilmente da un albero. Tenten provò a lanciare il pugnale ma quello la scansò senza troppa fatica. Aveva un grande tunica con delle nuvole rosse.

Oh, no...l’Akatsuki. Merda!

“Ehi, siamo un po’ nervosetti, sì! Tu che dici, Sasori?”

I tre si girarono di scatto. Dietro di loro c’era quella che sembrava un’enorme marionetta a forma di scorpione. Aveva anche lui una tunica a nuvole rosse.

Roteò la coda e la abbatté su Ichigo, che fu sbattuto contro un albero poco distante e rimase incosciente. Poi lanciò alcuni shuriken in direzione di Akira, che li schivò per un pelo. Tutto questo, senza che il biondo avesse mosso un dito.

Non è possibile. I marionettisti comandano le marionette muovendo le mani, come può questo stare fermo? È così forte da dargli ordini con il semplice pensiero? No, non è possibile, i fili di chakra non si possono omettere. Forse...forse si muove autonomamente? Sì, dev’essere così. Oh, merda! Quindi sono due, non uno solo!

Tenten spiccò un salto per evitare un attacco della marionetta. Che fare? Che fare?

Non posso scappare così...dobbiamo recuperare Ichigo...

“Akira, ascolta! Scappa!”

Akira stava utilizzando invano tutte le sue tecniche mediche... una codata lo fece volare addosso a Tenten.

“S-scappare? Non...non posso...”

“Ahia, ascolta: tu scappa più veloce che puoi, io tenterò di recuperare Ichigo e ti raggiungerò. Non possiamo batterci.”

“Questo è vero. Le mie tecniche non funzionano contro di lui...credo che sia una specie di marionetta umana. Non abbiamo le forze per sconfiggerlo.”

La coda del mostruoso essere stava per attaccarli di nuovo.

Akira fece per scansarla ma la colpì in pieno. Cadde a terra, coperto di sangue misto ad uno strano liquido verdastro, veleno probabilmente. Il ragazzo strabuzzò gli occhi e provò ad alzarsi.

Forse è ancora vivo... ma ora non ho tempo!

Tenten corse verso Ichigo, ma, mentre stava per raggiungerlo, una bomba esplose proprio davanti a lei.

La ragazza alzò la testa. Il ragazzo biondo era appollaiato sopra un ramo, sorridendo.

“Eh, no, cara. Mi dispiace ma non posso farti scappare, no. Tu hai qualcosa che ci interessa!”

Il rotolo?

“Ma non ti preoccupare. Se collaborerai ti risparmieremo la vita: mica posso far male ad una graziosa fanciulla. Su, cara, dammi il rotolo!”

“Mai!”

Tenten lanciò una serie di shuriken contro il ragazzo. Due centrarono il bersaglio e la spalla destra del biondo cominciò a sanguinare.

“Mi hai fatto male, sì! Ora la pagherai!”

Tirò fuori da una sacca una bomba, ma non la lanciò verso di lei. Con orrore, Tenten vide che quell’arnese puntava dritto contro Ichigo, ancora incosciente.

“NOOOOOOO!!!”

La ragazza si scagliò contro l’esplosione ma non riuscì a prendere il bambino. Il fumo l’avvolse e qualcosa le colpì la spalla destra. Forse un kunai. Sentì una voce che la chiamava e un gran dolore alla spalla: il kunai doveva essere avvelenato.

Provò a fare qualche passo ma le gambe cedettero.

Neji...

Due braccia la sostennero.

Fumo dell’esplosione.

Capelli rossi.

Chi...?

E poi il buio.

 

*****************************

 

“..nten- chan? Tenten?”

Luci  bianche.

Rumore di voci concitate.

Tenten aprì la bocca ma non ne uscì alcun suono. Riprovò e stavolta articolò le parole:

“Dove...sono?”

“Oh, Tenten- chan! Sei viva!”

Quella voce...dove l’aveva già sentita? Le pareva familiare...

“Tenten? Stai bene? Riesci a sentirmi?”

Questa voce...Kankuro?

Tenten si alzò a sedere. Si trovava su un lettino, in un ospedale. Attorno a lei c’erano Kankuro, Baki, una ragazza bionda che riconobbe come Temari e...

“Gaara ti ha trovato in mezzo ad un esplosione. Oh, Kami! Che cretini siamo stati! Non avevamo pensato che l’Akatsuki vi avrebbe potuto attaccare durante il viaggio di ritorno. Avremmo dovuto darvi una scorta...era il minimo. Ci dispiace, ci dispiace veramente!  

Gaara...allora il tizio con i capelli rossi che aveva visto prima di svenire era lui?L’aveva...salvata?

Il ragazzo stava in disparte, osservando con uno sguardo vacuo la scena. Era cresciuto dall’ultima volta che Tenten l’aveva visto; non sembrava più il mostro senz’anima che aveva visto combattere contro Sasuke, tre anni fa, e anche l’atteggiamento, seppur sempre freddo e distaccato, sembrava diverso.

“Un momento!” un pensiero passò fulmineo nella mente di Tenten. Akira e Ichigo! Se Gaara aveva trovato lei, allora doveva aver salvato pure loro...

“Dove sono i  miei compagni? Stanno bene?”

Tutti i presenti abbassarono la testa.

Tenten si voltò; a destra c’erano due lettini: le due figure che lì giacevano, avevano le coperte tirate fin sopra la testa e stavano immobili. Immobili.

No...

“No...”

“Purtroppo, non siamo riusciti a salvare i tuoi compagni. Vedi, Akira la coda di quella marionetta era completamente imbevuta di veleno e il colpo è stato mortale. Per quanto riguarda Ichigo...beh, lui non ha sentito nulla: la bomba è esplosa mentre lui era ancora svenuto... “

Gli occhi di Tenten si inumidirono. Le lacrime le rigarono le gote e il suo corpo esausto fu percosso da singhiozzi disperati.

Perché, perché? Eppure ti avevo detto di scappare, Akira, almeno tu saresti stato salvo! Adesso chi guarirà i ninja di Konoha, chi? E tu Ichigo, o piccolo Ichigo, temo...temo che non potrai più assaggiare il ramen della tua mamma! Kami, ma eri solo un bambino! Maledetti quei bastardi  che vi hanno ammazzato... Non è giusto, non è giusto! Erano così buoni...erano ninja veramente in gamba! Non è giusto...

“Come si chiamano?”

“Come?”

“Come si chiamano quelli che ci hanno attaccato?”

“Vuoi sapere i loro nomi?” tutti si voltarono. A parlare era stato Gaara. “Va bene: uno è Deidara e l’altro Sasori. Sono due criminali ricercati di livello S e fanno parte dell’Akatsuki. Cosa ci vuoi fare?”

Gli occhi di Tenten brillavano di una luce maligna, omicida. La rabbia e il rancore si erano impossessati di lei.

“Voglio vendicare i miei amici. Quei bastardi me li hanno ammazzati e devono morire! Devono crepare!!”

Lo sguardo di Gaara si indurì.

“Non commettere il mio stesso errore.”

 

 

 

~Continua nel prossimo capitolo~

 

 

 

Minuto di silenzio per Ichigo e Akira.

Vi confesso che mi è dispiaciuto moltissimo farli morire...sniff... T.T

 
Comunque, così va la vita! (by Kurt Vonnegut) ringrazio tantissimo:  _TaKiKo_, WinryRockbelltheQueen, bambi88, Mina, annasukasuperfan, Wiwo, gollum93 grazie millissime per le vostre recensioni!

 
Ah, come Wiwo mi ha fatto notare, non tutti capiscono il giapponese (nemmeno io, in realtà) e quindi il titolo risultava leggermente incomprensibile... tranquilli, non è nulla di spaventoso -anche se può sembrare- “aishiteru” significa semplicemente “ti amo”...l’ho messo in giapponese per mascherare la sua insulsaggine: “Ti amo, Gaara” suonava troppo patetico...

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Capitolo 3
*** Revenge: I'll kill you! ***


Revenge: I’ll kill you!

 

Ore 6:05, ospedale di Suna

Sangue...

È tutto rosso...

“I -ichigo?”

Un cadavere bianco.

I suoi occhi vacui la fissano con rimprovero.

Le sue labbra bianche si schiudono in un sussurro carico di rancore:

“Tenten, tu...sei viva.”

La  fissa. Il suo sguardo è insopportabile.

Tenten si para gli occhi con le mani. Ma si accorge di non riuscire a muoverle. È legata.

Prova a divincolarsi.

Un'altra ombra spettrale le si avvicina.

Ha lo stesso sguardo vuoto e pieno allo stesso tempo. Vuoto di vita, pieno di odio.

Due cadaveri bianchi che le danzano intorno.

La macabra danza dei morti.

Ce l’hanno con lei.

Perché lei è viva, è sopravvissuta.

E la vogliono portare via, via con loro. In quell’ abisso nero chiamato inferno.

E poi lui.

È lassù, scuote i capelli biondi.  Accanto a lui c’è la marionetta a forma di scorpione.

Lei gli grida contro, lo maledice. Vorrebbe che le fiamme che la stanno consumando bruciassero il suo sguardo strafottente.

E lui la guarda e ride.

Ride, ride, ride , ride...

 

Tenten si sveglia si soprassalto. Un incubo...un altro.  Sospira. Da quando è stata ricoverata non fa altro che rivivere quella scena nei sogni. Perché? Ichigo e Akira ce l’hanno davvero con lei? Perché lei è viva e loro no? Vogliono davvero trascinarla nelle tenebre con loro?

O forse no...forse vogliono che lei resti viva per poterli vendicare.

Sì, dare pace alle loro anime con il sangue di quei due bastardi.

Il solo pensiero di quei due assassini bastava per farle ribollire il sangue nelle vene.

Vi vendicherò, ve lo prometto!

Doveva sbrigarsi a guarire, però. E doveva allenarsi duramente se voleva pensare di sconfiggerli.

E l’avrebbe fatto, eccome! Anche se...

 

“Non commettere il mio stesso errore”

 

Quella frase continuava a rimbombargli nel cervello, senza pietà.

Ogni volta che si ritrovava a pensare alla vendetta, ogni volta che il suo cuore ferito trovava un po’ di pace nelle crude immagini di morte, ogni volta  rivedeva il volto cupo del Kazekage e quegli occhi di ghiaccio che la fissavano con aria di rimprovero.

“Non commettere il mio stesso errore”

Cosa voleva dire, poi? Che errore aveva commesso Gaara e che rischiava di commettere anche lei? Mica era posseduta da un demone, lei. E non c’era nulla di male a provare odio nei confronti di esseri disgustosi come quei due!

Eppure...una parte razionale di lei sussurrava che forse Gaara aveva ragione, che avrebbe commesso un grande sbaglio a uccidere: cosa avrebbe ottenuto, dopo? La morte degli assassini non poteva restituire la vita alle vittime e lei da preda si sarebbe trasformata in carnefice, le sue mani bianche si sarebbero tinte di rosso... ma nient’altro. Ne valeva davvero la pena? Valeva la pena diventare un mostro per distruggere altri mostri?

 

Però...però...Ichigo e Akira...

 
Lacrime calde le rigarono le gote.
No, li avrebbe vendicati. A costo di diventare ella stessa un mostro.

 

 

“Tenten- chan? Posso entrare?”

I quattro codini di Temari fecero capolino dalla porta. Tenten si asciugò in fretta le lacrime e sorrise alla kunoichi.
Da quando era stata costretta a letto, Temari era venuta tutti i giorni a farle visita, cercando di tirarla su raccontandole buffe storie di Kankuro da piccolo, della sua cotta segreta per Shikamaru Nara e altri gossip su più o meno tutti i ninja sia di Konoha che di Suna.

Come farà ad essere così informata? Si era chiesta più volte Tenten.

In poche parole erano diventate amiche. L’unica vera amica che Tenten avesse mai avuto. Ino e Sakura erano simpatiche, ma ogni volta che usciva con loro, il discorso finiva sempre, inesorabilmente su Sasuke Uchiha (che Tenten non poteva soffrire); Rock Lee era un carissimo amico, quasi un fratello...ma non poteva certo capire molti dei sentimenti puramente femminili che provava.  Inoltre l’aveva sempre presa in giro per la sua cotta per Neji e non condivideva la sua passione per i vestiti e gli oggettini inutili... comprensibile, dopotutto era un ragazzo. Però con Temari, Tenten poteva parlare tranquillamente di tutto e sentire i suoi pareri con la sicurezza che non fossero frasi di circostanza. Era bello avere un’amica.

“Allora, come stai oggi?”
“Beh, meglio. Il dottore dice che domani potrò alzarmi.”
“Davvero? Che bello! Così posso farti fare il giro turistico di Suna, compresi tutti i vari negozietti!”

Tenten sorrise. In quanto a shopping, nessuno batteva Temari.

“Ah, se non ce la fai a camminare, obbligo Kankuro a portarti in braccio, ok?”
“Ma poverino!”
“Macché poverino! Gli fa bene! E poi non ha mai un briciolo di tempo da dedicare alla sua sorellina... è l’ora che si dedichi ad un po’ di sana tortura chiamata ‘shopping estremo’, non credi anche tu?”
“Gaara non viene?”
“Sì, quello! Sta tutto il giorno rintanato nel suo ufficio come un uccellino in gabbia! Un giorno si ammalerà di troppo lavoro!”
“È cambiato. Sembra che stia meglio”

Il viso di Temari si illuminò in un sorriso splendido. Amava molto il suo fratellino e si sentiva molto protettiva con lui, anche se Gaara non aveva mai voluto la sua protezione e il suo affetto. Almeno fino a pochi anni fa.
Quando il bambino triste e solo era cresciuto ed era diventato un uomo forte e tranquillo.

Quando il mostro dentro di lui, sconfitto dalla volontà, aveva smesso di tormentarlo.

Quando l’odio e il rifiuto di tutti si era trasformato in un abbraccio titubante, ma caldo.

Quando il villaggio lo aveva riconosciuto come Kazekage.

Temari impazziva per ogni singola parola che marcasse il cambiamento di Gaara. Voleva solo vederlo felice e lui avrebbe ottenuto la pace solo attraverso i sorrisi degli altri.

“Lo pensi davvero?”

“Ma certo! Quando l’ho conosciuto sembrava nient’altro che una macchina da guerra, senza emozioni...ora mi è parso più maturo e responsabile...sembra un’altra persona.”

Mi ha anche salvato.

Lo avrebbe mai fatto due anni fa?

Probabilmente no. Mi avrebbe lasciato a terra, sarebbe passato avanti.

Invece ora...

Senza sapere perché Tenten arrossì.
Non ci aveva pensato. Gaara aveva fatto più di raccoglierla da terra.
Le aveva salvato la vita.
Forse avrebbe fatto meglio a ringraziarlo. Dopotutto, ora era in debito con lui...

*************************************** 

Gaara era nel suo ufficio. “Come al solito, non ti concedi un secondo di riposo! Ti ammalerai di stress!” avrebbe detto Temari.
Kami... Ma perché quella ragazza non sa pensare che a cose futili? Non vede al di là delle sicure mura del suo palazzo perso in mezzo al deserto! Non posso certo pensare a riposarmi ora: l’alleanza con Konoha deve essere rafforzata. Le sorti della battaglia contro l’Akatsuki risiedono nella collaborazione. È necessario un alto numero di ninja per poter anche solo respingere un loro attacco...inoltre, devo controllare l’addestramento dei genin e dei chuunin e...

 

“Ehm...Gaara-san?”
Il Kazekage si voltò. Sulla porta, pallida e provata, c’era la ragazza che aveva salvato qualche giorno fa. Tenten.
La ragazza fissò stupita l’ufficio di Gaara. Era molto diverso da quello di Tsunade: era ugualmente grande, ma sembrava enorme: non c’era alcuna scartoffia volante,  tutte le pratiche erano disposte ordinatamente in un archivio e dalla scrivania lucida non spuntava alcun procione.

Alle pareti erano appesi i quadri dei Kazekage che avevano occupato quell’ufficio. Avevano tutti uno sguardo fiero, serio. Solo due contrastavano con l’aria di gravità che emanavano i volti impressi nella tela: Yondaime e Godaime. Il Quarto Kazekage aveva uno sguardo autoritario e rigido, che ispirava timore e sottomissione ma certamente non rispetto e fiducia. Tenten fece una smorfia: quell’uomo era conosciuto in tutto il mondo per la sua crudeltà; infatti era stato capace di sacrificare la moglie e il figlio per ottenere un’arma perfetta. Poi era stato ucciso da un individuo altrettanto spregevole, Orochimaru, e il suo posto era stato preso proprio da quel figlio che aveva trasformato in mostro.
Gaara.
Anche il suo ritratto era un po’ discordante. I suoi occhi non esprimevano forza e autorevolezza, ma malinconia e timidezza. Più che il ninja più forte del villaggio sembrava un amico fragile che si era accollato una responsabilità troppo grossa ma continua ad andare avanti.  Era un ritratto molto bello.

 
“Ah, sei tu, Tenten. Come stai?”

“Meglio, grazie. L’antidoto che mi ha dato Kankuro funziona bene.”

“Ne sono lieto. Mio fratello è il massimo esperto di veleni di tutto il villaggio. Scommetto che ti ha tenuto una conferenza su le proprietà di tutte erbe finora conosciute.”

“In effetti sì. È stata un’impresa riuscire a zittirlo...però è simpatico e poi fa piacere ascoltarlo”

“Non la penseresti così se abitaste sotto lo stesso tetto. Volevi dirmi qualcosa?”

“Io...sì! Volevo ringraziarti per quanto hai fatto nella foresta. Ti devo la vita.”

“Lascia stare. Era mio dovere, dopotutto siamo alleati...”

“Eh, no! Io sono in debito con te e ripagherò quanto hai fatto! Fa parte del mio credo di ninja!”

“Credo di ninja? Sembri Uzumaki. Comunque se preferisci così...”

 

Tenten annuì e fece per andarsene  ma una fitta alla spalla la fece crollare a terra. Gaara la fissò preoccupato e la aiutò ad alzarsi.

“Stai bene?”

“Più... o meno...”

Gaara osservò la spalla della ragazza. La garza si era macchiata di verde, segno che l’antidoto aveva finito il suo effetto. Occorreva somministrarle subito un’altra dose.

Gaara mandò un ragazzo a cercare Kankuro e prese in braccio la ragazza.

“Non ti preoccupare,  ti porto subito in infermeria. Secondo i medici per questo tipo di veleno la convalescenza sarà piuttosto lunga... cerca di non sforzarti troppo o potresti anche avere una ricaduta.”

Tenten sentì che la vista le si appannava. Avrebbero pagato anche questo, eccome! Avrebbero pagato tutto quanto...

Sentì che Gaara la adagiava su un lettino. Le tornò in mente quando si era svegliata in infermeria dopo che l’aveva salvata da Deidara e Sasori.

 

“G...gaara-san?  Cosa...cosa significava quello che mi hai detto qualche giorno fa? Di...non commettere il tuo stesso errore...” Tenten ansimava. Il dolore era sempre più forte.

“Era un consiglio”

“Ma...ma per cosa?” Le girava la testa. Probabilmente tra poco sarebbe svenuta.

Gaara la fissò con serietà. I suoi occhi di ghiaccio la spaventarono.

“Li vorresti uccidere, vero? Quei due che ti hanno ridotto in questo stato e che hanno ammazzato i tuoi amici. Li sogni tutte le notti, rivedi i volti i Ichigo e Akira, ti senti colpevole della loro morte e sei sicura che se  sparissero dalla faccia della terra tutto cambierebbe, vero?”

Tenten si sentiva svuotata, messa a nudo. Forse quegli occhi avevano il potere di leggerle dentro?  Del resto il suo sguardo era così penetrante che l’ipotesi non era così assurda. Rispose in un sussurro.

“Sì...”

Questo è l’errore.”

Questo è l’errore? Ma allora...

Tenten sentì che le forze l’abbandonavano. Tutto intorno a lei divenne bianco e abbandonò il corpo stanco alla pace del sonno.

Gaara fissò quel viso pallido e ne provò pietà.

Non è con il sangue che si ripagano le ingiustizie. Non c’è alcuna pace nell’omicidio e nel desiderio di sangue, am solo un altro abisso, ancora più profondo. I mostri dentro di noi vanno combattuti, non assecondati...questo l’ho imparato a mie spese.

Non permetterò che accada anche a te. Nessuno merita questo destino.

Ti aiuterò, Tenten. Non sarai sola.

 

 

 

 

 

*Cecia chan striscia a terra, vestita di sacco e col capo cosparso di cenere*

 Perdonooooooooooooooooooooooo!!!! Scusate se non ho più aggiornato!!! Potete fucilarmi, se volete, oppure sguinzagliarmi contro l’intero villaggio del Suono...potete anche lapidarmi nelle recensioni...me lo merito! T_____________________T

 
Ringrazio i miei immeritati lettori, in particolare: Wiwo, camelia90, annasukasuperfan, gollum93, bambi88, giulychan, Dastrea

 


 

Alla prossima! Ne vedrete delle belle!

 

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Capitolo 4
*** Solitudine: Chi sei veramente, Gaara? ***


Solitudine: Chi sei veramente, Gaara?

 

Quanta sabbia...

Questo era stato il primo pensiero di Tenten alla vista del deserto che circondava Suna. Finalmente era riuscita ad alzarsi e camminava quasi normalmente, con l’aiuto delle stampelle. Il medico aveva detto che era necessario fare un po’ di movimento, per rimettere in sesto i muscoli...e lei non chiedeva di meglio: stare sdraiata nel lettino di un ospedale non faceva parte della sua natura energica e vivace, dopotutto era allieva di Gai Maito. Di solito, nelle brevi passeggiate di riabilitazione veniva accompagnata da Temari  che  Tenten aveva cominciato ad adorare dopo che la giovane kunoichi era venuta tutti i giorni a trovarla quando era costretta a letto  e che le aveva risollevato il morale (che in quel momento era circa a sette metri sotto terra) raccontandole aneddoti buffi sulla sua famiglia. A dire il vero, la famiglia Sabaku non aveva avuto molti momenti felici, ma Temari aveva scavato in tutta la sua infanzia per cercare storielline divertenti da raccontare all’amica. La morte dei due compagni di squadra aveva profondamente ferito Tenten e il dolore della loro perdita era ancora più forte delle numerose ferite che i due criminali le avevano inflitto.

Temari aveva sempre avuto uno spiccato senso materno ed era molto protettiva, perciò si era subito affezionata alla ragazza e cercava in ogni modo di aiutarla a rimettersi. Inoltre era felice di poter finalmente godere di una compagnia femminile: parlare di vestiti e accessori con Kankuro non era proprio il massimo.

Tuttavia quel giorno la kunoichi aveva un’importante missione da svolgere e non poteva assistere l’amica.

“Chiederò a Kankuro o a Baki di accompagnarti...oppure ad un ninja medico...”

“Dai, Temari-chan, non c’è bisogno; posso andare benissimo da sola! E poi sia Kankuro che Baki vengono in missione con te, nel caso te lo fossi scordato -.- ”

“È vero ^//^ lo avevo rimosso...comunque sei sicura? E se poi ti succede qualcosa? Se hai una ricaduta?”

“Kami, sembri mia madre!”

“Ehi, mi preoccupo per te, baka!”

“Ihih! ^.^ dai scherzavo! Comunque farò una passeggiatina breve breve.”

“Dentro il palazzo, come al solito?”

“No, voglio provare ad uscire fuori”

“Fuori?”

“Fuori.”

Così Tenten aveva preso le stampelle e si era arrampicata sulle ripide scale che portavano al terrazzo del palazzo (alla fine Temari era riuscita a convincerla a non varcare l’uscita -.-)  e aveva ammirato, sbalordita, lo spettacolo meraviglioso che offriva il deserto:

Quanta sabbia...non si vede altro. È così bello: c’è un’atmosfera calda e rassicurante. Mi piace! E poi le case...come sono carine! Sono diverse da quelle di Konoha: non hanno il tetto ma hanno un terrazzo e poi sono tutte fatte con mattoni chiari...dev’essere per il caldo...

Oh, guarda! Che buffo quel bimbo! Cerca di disturbare la mamma che stende i panni... che tipetto... e insiste! Chissà cosa vuole...probabilmente dolcetti. Del resto anche io da piccola stressavo mia mamma perché mi desse un biscotto. Come mi piacevano i biscotti che faceva lei! Quando li preparava era sempre una festa: io e mio padre, spinti dalla golosità, ci gettavamo sulla teglia appena uscita dal forno e ci ritrovavamo a boccheggiare come pesci...e mamma che rideva e ci versava dell’acqua.

Una volta venne anche Lee a mangiare i biscotti a casa mia. Oh, me lo ricordo bene! Se ne infilò in bocca uno intero, senza ascoltare le mie raccomandazioni,  e la faccia gli diventò tutta rossa come un peperone... “Acquaaaaaaa!!!!”  “Te l’avevo detto, baka!” gli dissi ridendo come una matta. Mi pare ci fosse anche Neji...sì! Aveva preso un biscotto in mano, ma dopo aver visto la fine di Lee,lo posò su un tovagliolo e disse “Magari dopo” che bei tempi che erano quelli, senza pensieri, senza preoccupazioni...senza rancore né odio...

 

Tenten si appoggiò al parapetto. Perché? Perché le tornava sempre in mente l’immagine di quel giorno? Qualsiasi cosa stesse facendo, che stesse ridendo con Temari o chiacchierando con Baki, quel pensiero l’assaliva senza pietà...senza contare la notte, quando incubi spaventosi popolavano la sua mente.

Perché...?

 

“Buongiorno, Tenten-san”

Tenten si voltò. Gaara, in tenuta da Kazekage, fece capolino dalla porta.

“Buongiorno anche a te, Gaara-san.  Anche tu qui?”

“Sì, vengo spesso su questo terrazzo...mi piace godere della vista dell’intero villaggio.”

“Già, è veramente bellissima...”

“Trovi? Io l’adoro. Appena ho un poco di tempo vengo quassù a rilassarmi e a riflettere.”

“E su cosa rifletti?”

“Su molte cose: principalmente sui miei doveri da Kazekage...”

“Oh, Kami! Ma ha ragione Temari: prendi troppo sul serio il tuo lavoro! Anche nel tempo libero ci pensi!”

 “È molto importante per me. È l’unico modo di cui dispongo per essere accettato dal villaggio”

Brava Tenten, hai toppato alla grande! Proprio la frase giusta alla persona giusta! Meglio cambiare argomento...

“A parte il lavoro, cosa fai nella vita?”

“Nulla.”

“Nulla? Nemmeno un passatempo, un hobby o qualcosa del genere?”

“No.”

“Che vita noiosa...”

“Non è esaltante, ma è una vita quasi normale.”

Gaara si voltò ad osservare il paesaggio. Il suo viso era serio, senza neanche l’ombra di un sorriso, eppure non sembrava triste. Aveva gli occhi di un bambino che è cresciuto troppo in fretta, a cui la cruda realtà aveva rubato l’innocenza dell’infanzia. Ma non c’era più rabbia dentro di lui, solo rassegnazione...niente più disperazione, solo malinconia.

“Gaara-san, ora che sei Kazekage, ti senti più solo?” era una domanda molto indelicata e Tenten lo sapeva. Per questo si morse il labbro non appena l’ebbe pronunciata.

Cavolo Tenten! Oggi è la giornata mondiale della rana dalla bocca larga? Mi sembro Ino che non sta mai stare zitta, nemmeno se le cuci la labbra insieme col filo di ferro...oh, Kami, adesso starà pensando che sono una stupida ficcanaso... che gaffe ho fatto...perché sono così sbadata? Perché non collego il cervello alla lingua di tanto in tanto?

Ma Gaara non sembrava infastidito dalla domanda, solo un po’ confuso. Ci pensò un po’, guardando il cielo con aria perplessa.

“Solo, dici? Non saprei.”

Tenten sospirò. 

“Non  è che mi senta solo, ma con molte delle persone che mi circondano non sono in rapporto confidenziale, sono solo sottoposti e pertanto mi si rivolgono con distacco e deferenza...sono un numero davvero esiguo quelli che usano un tono colloquiale parlando con me. Forse solo Baki. Ma a volte nemmeno lui.”

“E non hai amici?”

“Pochi. Anzi, uno solo: Naruto Uzumaki. Sì, lui è l’unico che possa veramente considerare un amico... gli altri sono conoscenti o subordinati.”

 “Nemmeno io ho molti amici. Il mio migliore amico è Rock Lee, lo conosci vero?”

Al sentir il nome del nostro esaltato alieno verde preferito, Gaara sbuffò amichevolmente.

“Beh sì, gli ho fracassato una gamba durante il primo esame di selezione dei chuunin...spero non sia ancora incavolato con me...”

Tenten rise. Era strano sentire espressioni di strada uscire dalla bocca di Gaara che di solito parlava così forbito e ammodino... creavano una tale dissonanza che non poteva non farti sorridere.

“Naah! Lee non è un tipo da portare rancore! Il giorno dopo gli era già passata, figurati! E io lo conosco mooolto bene...purtroppo. ha cominciato a intontirmi con i suoi discorsi sulla giovinezza fin dall’asilo, fa’ un po’ te...”

Gaara sorrise timidamente. Non era un vero e proprio sorriso, perché gli angoli della bocca non si erano sollevati, ma Tenten si accorse che stava sorridendo dagli occhi: avevano avuto un guizzo, si erano illuminati e da quell’inquietante blu ghiaccio si erano trasformati in un allegro azzurro cielo. I suoi capelli, che alla luce pallida dell’infermeria le erano parsi rosso cupo, color sangue adesso risplendevano al caldo sole di mezzogiorno.

Ad un tratto, con grande sorpresa di Tenten, il ragazzo si mise a ridere: una risata posata, calma ma che aveva un timbro cristallino che ricordava il riso di un bimbo.

“La giovinezza! Me l’ero quasi dimenticato! Ahah! Ma non gli è ancora passata la fissa?”

Tenten lo guardò un attimo, sorpresa. Poi si mise istintivamente  a ridere anche lei.

Non l’avevo mai visto così...era sempre stato una figura inavvicinabile, cacchio, Il Kazekage! Invece non è altro che un normalissimo ragazzo di quindici anni, esattamente come me...anzi, è dieci volte più timido della maggior parte dei ragazzi che conosco: sono quasi due settimane che mi trovo qui e solo adesso mi rivolge la parola da pari, prima vi aveva sempre trattato con il cortese distacco che si riserva agli sconosciuti. Che carino! Ehi, aspetta...ho detto “Che carino”? In effetti è vero: con quegli occhioni azzurri e quel suo fare così calmo...è proprio figooooo!!! *________________*  cacchio, non me n’ero mai accorta, ma ha stile quanto Neji e Sasuke...in più ha il fascino del maledetto, da angelo caduto. Ecco sì, somiglia proprio ad un angelo che è piombato giù dal paradiso...Kamisama!!!!

Mentre Tenten era immersa in questi (non molto sani) pensieri, Gaara stava raccontandole che Lee era la prima persona che aveva conosciuto che non stese mai fermo in quella maniera...la ragazza annuiva, compiacente. In quel momento si sarebbe trovata d’accordo con qualsiasi cosa avesse detto; la sua attenzione era completamente rapita dall’ondeggiare dei capelli rossi di Gaara e dai suoi occhi che fissavano il paesaggio arido e caldo, quasi a far contrasto con il gelo del suo sguardo.

“Così mia sorella ti ha lasciato sola?”

“Cos..ah, sì!”

“Le ho affidato una missione a Konoha. L’ho mandata a dire a Tsunade-san che sei sana e salva sotto la nostra protezione.”

“Ah.”

“Perché non sperare che ti permetteremo di ritornare al tuo Villaggio prima di esserti completamente rimessa. Non vogliono assolutamente che pensino che sono un incosciente e che non accolgo gli alleati feriti.”

“Ahah! Non ti preoccupare! Non scapperò!”

“Lo spero proprio”

 “Però finché non torna Temchan non so cosa fare... =.= ”

“Perché?”

“Beh, non so con chi passeggiare o chiacchierare. Le infermiere sono noiosissime: non fanno altro che dirmi che non devo fare troppi sforzi e che dovrei riposare ancora un po’. Io invece vorrei ricominciare a fare qualche allenamento semplice, per non impigrirmi...ma se Temari, Kankuro-kun e Baki-san sono in missione io non so con chi. Non ho avuto modo di conoscere nessun altro”

 “Conosci me, ad esempio. Perché nessuno mi considera mai?”

“Tu?”

“Guarda che non sono così oberato di lavoro come credi, Tenten-san. Se ti senti sola posso farti io compagnia e se ti vuoi allenare...io sono il ninja più forte del villaggio.”

“Quindi tu potresti...”

“Certo che potrei!  Sono maledetto, non idiota!”

I due si misero a ridere, con grande sorpresa di Gaara. Non gli era mai successo di ridere e di scherzare così tanto con una persona. Quella ragazza era veramente interessante.

“Ahah! Va bene, accetto la proposta! Ma a una condizione.”

“Quale, Tenten-san?”

“Smetti di chiamarmi Tenten-san! Mi fai sentire vecchia!”

“...Va bene, Tenten”

 

 

 

Rieccomi!!!!!!!!!!!! Le vostre recensioni mi hanno fatto tornare voglia di scrivere, anche se sono abbastanza incasinata con la scuola ^.^”

Spero che questo chappy vi sia piaciuto. La storia si sta sviluppando: Tenten trova Gaara carino e il nostro sadico preferito ha un qualche interesse per la giovane kunoichi (che tipo di interesse non è chiaro nemmeno all’autrice) ...recensite numerosi!!!

Un bacio da Checchan

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Capitolo 5
*** Verwirrung: Was ist dieses Gefühl? ***


Verwirrung: Was ist dieses Gefühl?

(Confusione: Che cos’è questo sentimento?)

 

 

Tenten osservò pensosa le nuvolette di vapore che fuoriuscivano dall’acqua nella quale era immersa.

Sin da piccola aveva l’abitudine di fare il bagno in acqua molto calda, dicendo che l’aiutava a rilassarsi: dopo ogni allenamento, mentre Lee e Gai optavano per una tonificante doccia fredda, lei si metteva a mollo in una vasca traboccante di liquido bollente arricchito con sali fino a far appannare il vetro dello specchio e qualsiasi altro oggetto si trovasse nel bagno. Lee aveva sempre odiato questa sua abitudine; “Sembri una patata messa a lessare” le diceva. Gai aveva cercato in tutti i modi di convincerla che l’acqua fredda tonifica la pelle, mentre Neji...beh, fuori dall’allenamento Neji non le diceva mai nulla.

Ma niente e nessuno avevano mai vinto la cocciutaggine della kunoichi: da quindici anni aveva continuato imperterrita a bollire nella sua vasca.

E anche a Suna non aveva intenzione di cambiare abitudini.

Il bagno della camera che le era stata assegnata era molto grande, piastrellato con le sfumature del blu e del verde. Sul bordo della vasca spiccava una grande varietà di flaconi di lozioni per pelle e capelli: un acquisto così spropositato non poteva che essere opera di Temari...del resto era anche l’unica donna della famiglia, pur non essendo particolarmente femminile.

Al pensiero dell’amica, Tenten sorrise teneramente. Era la prima volta che le capitava di stringere un’amicizia tanto profonda e sincera in così poco tempo. Forse le circostanze, la situazione tragica, la perdita di due compagni...

La ragazza scosse la testa e fermò il flusso di pensieri che sarebbe altrimenti naufragato inesorabilmente sul suo atroce desiderio di vendetta.

Meglio pensare ad altro, quindi.

Tenten arrossì terribilmente quando si rese conto che, appena provava a pensare ad altro, le veniva in mente solo Gaara.

Gaara.

Il Kazekage.

L’assassino, il mostro.

Forse si era fatta un’idea sbagliata?

Beh, dalla conversazione che abbiamo avuto ieri pomeriggio non sembrava proprio l’insensibile mostro che mi ricordavo. Anzi, mi ha fatto tanta tristezza...chissà che solitudine deve aver provato per tutti questi anni! In effetti deve essere ridotto parecchio male se il suo migliore amico è Naruto Uzumaki! Kamisama, quello un pazzo esagitato ancora peggiore di Lee...già, Rock Lee..chissà che starà facendo ora. Credo sia preoccupato a morte per me, lui che è sempre così caro...se non mi avesse declamato almeno cento volte il suo amore per Sakura, direi quasi che sia innamorato di me! E Neji? Il mio Nejino? Mio...ho una bella faccia tosta a dire mio...quando mai si è preoccupato di me? Non mi ha mai rivolto la parola, a meno che non si trattasse di qualcosa riferito agli allenamenti. Non che sia maleducato, è solo che per lui non sono altro che Tenten-SAN, la compagna di squadra: al di fuori del team Gai io non sono nulla per lui...Snif! Che amarezza...

 

“Ah - ehm, Tenten-chan, sei lì dentro?”

Tenten trasalì.

 Cosa? Oh, cavolo....

“GAARA?”

Ancora una volta la sua voce  calma aveva interrotto i suoi pensieri. Ma questa volta non erano esattamente sulla torre: lei era in bagno e era...beh, nuda.

“Sì, sono io, non occorre urlare...”

“NON ENTRARE!”

“Mi hai forse preso per un maniaco? Ti aspetto qui in camera...”

Tenten uscì precipitosamente dalla vasca, scivolando sulle nuvole di vapore condensato e cercando  febbrilmente la maglietta azzurra presa in prestito a Temari –la biancheria- e un paio di pantaloni aderenti che si era portata da casa. Ma si ricordò che aveva lasciato i vestiti nella camera, certa che nessuno l’avrebbe disturbata. Non perse tempo ad angosciarsi e agguantò un accappatoio blu che le Temari le aveva dato, annodando la cintura più stretta possibile; neanche a farlo apposta le andava un po’ grande e la spalla tendeva a scoprirsi. Non ebbe il tempo di rifarsi le codine e nemmeno di asciugarsi i capelli, che le scendevano grondanti fino in fondo alla schiena.

“E-eccomi”

Mormorò imbarazzatissima, riemergendo dal bagno, seguita da una nuvola di vapore.

Gaara era in piedi davanti alla finestra. Le dava le spalle apposta, perché non vedesse che le sue guance si erano leggermente arrossate; era oltremodo imbarazzato. Era la prima volta che aveva un incontro ravvicinato con una ragazza e...gli capitava questo! Non era affatto abituato a fronteggiare simili situazioni: l’unica ragazza con cui avesse mai avuto a che fare era Temari, che certo non si era mai fatta scrupoli a mostrarsi ai fratellini senza vestiti e anzi aveva fatto il bagno insieme a loro tante volte...ma era sua sorella!

“Gaara...”

Il ragazzo si girò lentamente, cercando di mostrarsi più freddo e distaccato del solito, riuscendo grandiosamente nell’intento. Almeno, sperava. Vedendo l’esile figura della kunoichi, avvolta solo in un accappatoio, fra l’altro troppo grande, la sua determinazione vacillò un poco e, osservando con più attenzione la pelle candida e i capelli che ricadevano morbidi sulle spalle, rischiò di svanire del tutto. Sospirò e volse lo sguardo verso la finestra, verso le molto meno sensuali casupole bianche e senza tetto.

“Ero venuto ad avvertirti dell’allenamento.”

“Oh.”

“Oggi alle tre va bene?”

“Beh, sì, ma non riesco ancora a camminare bene...”

“Non occorrerà camminare. Faremo esercizi col chakra.”

“Allora è ok, Gaara-kun.”

“Lascia perdere le formalità, oltretutto sono più piccolo di te. Chiamami semplicemente Gaara”

Detto questo si voltò nuovamente verso la ragazza, dandosi dello stupido per lasciarsi prendere così dai sentimenti. Era Kazekage, il ninja più forte del villaggio e si faceva problemi per una ragazza? Era un uomo o no? Ma forse era proprio perché era effettivamente un uomo che la vista della kunoichi gli annebbiò di nuovo la mente.

Le labbra rosa di Tenten si schiusero in un sorriso e batté le mani, dicendo qualcosa circa il fatto che lui era Kazekage e doveva portargli rispetto, ma Gaara non riusciva a seguire una parola del suo discorso. Il collo sottile di Tenten (era davvero così sottile?) l’attirava in maniera spaventosa e i lunghi capelli (erano davvero così lunghi?) lo incantavano con i loro lenti movimenti. Per anni Gaara aveva vissuto nella più completa solitudine, ignorando l’amicizia e l’amore: per questo si era sentito rinascere quando Naruto lo aveva definito suo amico e aveva abbandonato la maschera dell’insensibilità, cercando di essere un po’ più aperto e socievole.

Ma mai si sarebbe aspettato che una ragazza potesse fargli un tale effetto.

Il modo in cui parlava, così fresco e gentile.

Il modo in cui si muoveva, fiera e sensuale come un felino.

La sua pelle bianca, il suo profumo dolce e il suo sorriso spensierato.

Cos’era quella sensazione di farfalle nello stomaco?

Cosa significa?

Perché di colpo Tenten gli sembra così diversa?

Eppure guardandola sembrava non fosse cambiato niente. Era sempre la solita ragazza ancora un po’ acerba, che aveva conservato lo sguardo e gli atteggiamenti infantili, pur avendo cambiato ormai la fisionomia del corpo. Un corpo da adulta su un viso da bambina.

E di colpo Gaara capì che non era lei a sembrare diversa, ma lui che era cambiato. O meglio, erano cambiati gli occhi con cui la vedeva.

 

Tenten continuava a parlare, parlare, parlare.

Non sapeva più nemmeno quello che diceva. Le parole le uscivano dalla bocca senza che nemmeno le avesse pensate.

Sentiva lo sguardo di Gaara su di sé e le sembrava che la sua faccia stesse prendendo fuoco.

E continuava a parlare, parlare, parlare.

Fissava gli occhi di ghiaccio che stavano fissando lei. Non riusciva a staccare lo sguardo da quei pozzi gelati che la stavano esplorando.

Voleva che non smettessero mai, che continuassero a osservarla al ritmo di quella lenta litania senza senso che stava pronunciando. E allo stesso tempo voleva che smettessero, che la lasciassero in pace.

Perché mi guardi, Gaara? Nessuno mi ha mai guardato così... 

Non staccare gli occhi, Gaara.

Vattene via, Gaara.

E continuava a parlare, parlare, parlare.

Ma a un tratto si fermò improvvisamente.

Gaara si stava avvicinando sempre di più.

Sempre più vicino...

Sempre più vicino...

 

I loro volti quasi si toccavano.

Tenten vide quegli occhi di ghiaccio osservarla ancora una volta e poi chiudersi lentamente, mentre una mano di Gaara le cingeva i fianchi, stringendola più vicina a sé e le sue labbra cercavano con dolcezza le sue. Il suo profumo dolciastro circondò come una nuvola di vapore Tenten che cercava di rimanere razionale e si sforzava di trovare la forza di respingere il ragazzo.

No

Gaara, smettila

Ti prego

Non...

 

...Ma al diavolo!

Tenten avvolse le sue braccia attorno al collo del rosso, ricambiando al bacio con passione. Gaara la strinse ancora di più a sé, accarezzando i lunghi capelli della ragazza.

Poi le sue mani, come se avessero una propria volontà, cominciarono ad esplorare il suo corpo. Tenten lo lasciò fare e a sentire il tocco fresco di Gaara sulla sua pelle perse quel poco di coscienza che le rimaneva e si abbandonò completamente al volere del ragazzo. Affondò le mani nei suoi capelli rossi, inspirando quel profumo inebriante e decise di dimenticarsi completamente del mondo e dei suoi problemi.

Voleva solamente che quel momento durasse per sempre.

 

 

Gaara stava cominciando a slacciare lentamente l’accappatoio di Tenten quando qualcuno bussò alla porta. Tutti e due sussultarono e si svegliarono improvvisamente da quella trance in cui erano caduti.

Tenten fece un salto all’indietro e si risistemò, cercando di calmare il fiatone e di far sparire il rossore che le colorava le guance .

Gaara non rimase fermo come uno stoccafisso per molto, ma capì che era meglio non farsi trovare in quelle condizioni e si nascose nel bagno.

Tenten aprì lentamente la porta. Era un domestico che le aveva riportato i vestiti puliti.

“Grazie mille”

“Si figuri Tenten-sama. Ma...va tutto bene?”

“Sì, certo. Perché?”

“Ha la faccia di chi ha visto un fantasma..”

“No, sono solo un po’ stanca. Arrivederci”

Detto questo gli sbatté letteralmente la porta in faccia con ben poca grazia.

Gaara uscì dal suo nascondiglio e mormorò qualcosa che suonava come “Mi dispiace”. Non la guardava in faccia, non voleva ricadere in quell’incantesimo, aveva paura, una tremenda paura di perdere di nuovo il controllo.

Tenten, dal canto suo, non  riusciva a dire nulla. Aveva la testa completamente vuota.

Scosse leggermente la testa e i suoi occhi si riempirono di lacrime. Abbassò la testa: non voleva che Gaara la vedesse piangere.

“Vattene.”

“Ma...”

“Per favore.”

“D’accordo, scusami.”

 

 

Mentre la porta si richiudeva, Tenten si buttò sul letto. Sentiva ancora quell’odore dolciastro e la pelle, nei punti dove Gaara l’aveva toccata, bruciava.

Il suo cuore continuava a battere a ritmo accelerato.

Non aveva mai provato simili sensazioni, mai!

Eppure a me piace Neji.  Neji Hyuga, il genio di Konoha. Il mio compagno di squadra...lui, lui, lui! SOLO LUI! Io non amo Gaara, non lo amo! È solo un ragazzo un po’ carino, dolce e simpatico! È solo...solo il mio ragazzo ideale...

Ma no! Non ci devo pensare! Non dopo quello che stava cercando di fare! Ma...se mi dava così fastidio, perché non l’ho fermato? Perché ho lasciato che mi baciasse? Cosa sarebbe successo se quel tizio non avesse bussato? Forse ci sarei anche andata a lett...OH, NO!! Ma cosa stavo facendo??? Kamisama, cosa stavo facendo??

Anzi, Gaara cosa MI stai facendo? Perché tutta la mia determinazione fa a farsi fottere quando sto con te? Perché mi brucia tanto il viso quando mi guardi? Perché mi stai facendo dimenticare Neji??

LASCIAMI IN PACE!!

La ragazza, confusa e spaventata, rimase distesa sul letto mentre le lacrime le rigavano le guance arrossate e i singhiozzi scuotevano il suo corpo esile.

Gaara era sempre lì, appoggiato alla porta della camera di Tenten, incapace di alzarsi e andare in camera, incapace di pensare, incapace di rendersi conto di ciò che accadeva intorno a lui. Un sottile velo lo divideva dal mondo reale e lui osservava il vuoto con gli occhi spalancati e una mano sulla bocca.

E  un unico pensiero in testa.

Ma cosa cazzo ho fatto?

 

 

 

 

 

Lo so che volevate chiamare “Chi l’ha visto”, lo so che credevate che fossi morta e so anche che mi avete mandato i peggiori accidenti del mondo (è un miracolo che sia ancora viva)...ma avevo un buon motivo per non aggiornare: sono stata cinque mesi in Cambogia a fare volontariato per Emergency e lì non c’erano –ovviamente- computer.

...Non l’avete bevuta, eh?

Allora sentite questa: MI HANNO RAPITO I MARZIANI!

...No, eh?

Sono morta e poi successivamente risorta!

...

Ok, avevo perso l’ispirazione.

...

Ok, non avevo voglia di ritrovare l’ispirazione! Soddisfatti adesso??

Non ho parole per scusarmi, le ho usate tutte per scrivere questo capitolo...dedicato a chi voleva che tra i due succedesse qualcosa! Ho in mente altre belle ideuzze sadiche...ihih! ^^

E no. Non farò passare altri cinque mesi prima di aggiornare di nuovo. Lo giuro (seee)

 

Un bacio dalla vostra umile Checchan

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