Belle storie per tutti i gusti

di Maja70
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Passioni e nobiltà ***
Capitolo 2: *** La dolce infermiera ***
Capitolo 3: *** Amore ad alta quota ***
Capitolo 4: *** Una notte speciale ***



Capitolo 1
*** Passioni e nobiltà ***


Marcel è un giovane di bell’aspetto, alto e d’indole generosa, che appartiene ad una famiglia ricca e nobile del Casato di Leon, più precisamente è un conte.

Adora passeggiare nell’immenso parco della sua tenuta, coltivare rose nel piccolo giardino segreto, dove si rifugia per restare solo e dipingere.

 

Era una meravigliosa giornata di Primavera, Marcel prende tutto il necessario per dipingere, la tela, il cavalletto e corre al suo giardino.

Niente di meglio che incominciare la giornata dipingendo i suoi adorati fiori. Miriadi di colori, profumi intensi aleggiano nell’aria della piccola serra, un’atmosfera molto rilassante dove lui poteva restare solo, con i suoi pensieri.

Passò tutta la giornata a dipingere e solo verso l’ora di cena ritornò nella sua stanza. Marcel fu immediatamente rimproverato dalla sua governate - che lui chiamava affettuosamente “Nanny”- per il ritardo, rammentandogli che la signora Contessa – sua madre – non ama i ritardatari soprattutto quando c’erano degli ospiti.

Ancora Ospiti! Ultimamente sua madre non faceva che invitare possibili candidate al ruolo di nuora.

Gli aveva già presentato almeno trenta ragazze nobili o di buona famiglia, e si era annoiato con tutte.

Marcel si vestì per la cena di tutto punto e appena entrò nella sala da pranzo, si scusò subito con la madre e con gli altri ospiti per il ritardo. Ci furono le presentazioni di rito: due marchesine, una contessina, una baronessa un po’ avanti con gli anni e infine una ragazza bellissima, che non era nobile, ma era la protetta di un conte, lontano cugino di suo padre. Il maggiordomo – che stimava il nostro giovane conte – aveva fatto in modo che Marcel si sedesse vicino a quest’ultima, ritenendola la più graziosa tra le invitate.

Tra i due nacque subito una reciproca simpatia. Durante tutta la cena conversò amabilmente con la sua ospite scoprendo di avere molte cose in comune, in particolare l’amore per le rose.

Per Marcel fu amore a prima vista.

Dopo quella sera, visto l’interesse che il figlio aveva inequivocabilmente dimostrato per la bella Marianne – questo era il nome della ragazza - la signora Contessa, la invitò spesso nella sua tenuta di campagna, dove la famiglia passava di solito la fine della settimana in primavera.

I due ragazzi così potevano frequentarsi assiduamente, avvicinandosi sempre di più, fino al giorno in cui Marcel decise di dichiararsi per poi chiedere ufficialmente la mano di Marianne al suo tutore.

La ragazza, fu felice di sapere che anche il suo amore era ricambiato e accettò - previa benedizione del tutore - la proposta di matrimonio di Marcel.

Informata la famiglia del giovane – che fu entusiasta della notizia – Inviarono subito una lettera al tutore della ragazza – com’è in uso tra nobili – per annunziare il fidanzamento tra i due giovani, e la prossima richiesta ufficiale, di matrimonio.

Passarono due settimane, e finalmente arrivò la risposta del tutore.

“SONO ONORATO DELL’INTERESSE CHE VOSTRO FIGLIO HA MOSTRATO PER LA MIA PROTETTA, MA DEVO A MALINCUORE RIFIUTARE LA VOSTRA PROPOSTA VISTO CHE MARIANNE E’ STATA GIA’ PROMESSA IN SPOSA”

Nessuno si aspettava una tale risposta. Marianne si sentì molto imbarazzata e tra le lacrime assicurò che il suo tutore non le aveva parlato né di una richiesta né di una promessa di matrimonio.

La lettera finiva con l’invitare la giovane a rientrare nel convento dov’era stata educata fino al giorno del matrimonio che doveva essere ancora concordato.

Tra lo sbigottimento generale e il dolore dei due innamorati, alla piccola Marianne non resta che obbedire al tutore e partire immediatamente per il convento.

Marcel non si dà pace; non può vedere il suo amore partire per non vederla più.

 

Marianne sta per partire. Piove. Il cielo sembra piangere per quest’amore contrastato.

Marcel le chiede di restare, ma lei non può disubbidire al suo tutore.

La carrozza parte, portando via la giovane in lacrime, mentre il suo amore la guarda partire con la morte nel cuore.

Da quel giorno Marcel non ride più, è sempre triste, non cura le sue rose e non fa che ritrarre il volto dell'amata.

Otto lunghe settimane sono passate dalla sua partenza, e niente sembra riportare la luce negli occhi di Marcel. La madre è disperata, ora il figlio si rifiuta di uscire dalla sua stanza, non mangia più ed è diventato lo spettro di se stesso.

 

Il padre, uomo di poche parole ma di profondi valori e di buon cuore, senza che nessuno ne fosse informato, ha chiesto informazioni ad un amico che vive nella stessa città del cugino, sull’identità del fantomatico sposo della ragazza. Alla decima settimana d’agonia per Marcel, atterrito dalla perdita della sua amata, arriva una lettera del marchese Farllen (amico del conte).

Nella lettera, dopo i saluti e i fronzoli di rito, il marchese fa presente al conte che la ragazza in questione Marianne Fleure sotto la protezione del conte Duberry non è mai stata promessa in sposa; il conte ha messo la ragazza in convento, per evitare che qualche nobile la chiedesse in sposa.

Il conte Leon, non sa, come suo figlio possa prendere tale notizia e decide di non dirgli nulla. Scrive un’altra lettera al marchese e lo invita ad informarsi meglio sul perché il conte suo cugino preferisca chiudere in convento la ragazza invece che darla in sposa.

La risposta del marchese non si fa attendere e una settimana dopo arriva la lettera.

Costui spiega che il conte Duberry ha più interesse a chiudere la ragazza in convento, perché così facendo non sarà costretto a trovare i soldi per la dote, poiché degli affari sbagliati lo hanno quasi portato alla bancarotta. Nonostante fosse solo il tutore della ragazza, il conte si è molto affezionato. Nessun nobile la sposerebbe sapendo delle condizioni economiche in cui versa egli versa, e per non umiliarla, preferisce vederla diventare una suora.

Il conte Leon fa chiamare subito il figlio, ma questi si rifiuta di scendere. Il padre, contro tutte le etichette va personalmente a chiamarlo.

Entra nella stanza e gli si stringe il cuore a vedere il suo unico figlio chiuso nel dolore più cupo. Cerca di scuoterlo ma non ottiene niente; così decide di mostrargli la lettera che ha ricevuto. Il ragazzo si rianima, il sangue sembra ritornare a scorrere nelle sue vene e una nuova luce illumina lo sguardo. Senza una parola ma con le lacrime agli occhi, getta le braccia al collo del padre e vi si stringe teneramente.

Corri a prepararti – lo incita il padre- dobbiamo andare a prendere la tua Marianne.

Nell’arco di poco, padre e figlio sono sulla carrozza che li porterà a casa del conte Duberry.

Tutta la casa sembra illuminarsi. Finalmente il giovane conte è invaso da un barlume di speranza e tutti si danno un gran da fare per il ritorno di Marcel con la ragazza, cui tutti si erano affezionati.

 

Il viaggio è lungo, ma questo da modo a padre e figlio di escogitare qualcosa per togliere Marianne dal convento.

L’unico modo per portarla via dal convento è di convincere il conte, mio cugino, a concederti la mano della sua protetta.

Padre, non me la concederà mai! Nella lettera il marchese affermava che il conte Duberry è caduto in disgrazia e che non ha la dote per sposare Marianne.

Tu certamente non hai bisogno della dote per sposare la tua amata. Mi sembra che tu possieda terreni, vigne, case, palazzi e una rendita mensile molto cospicua. Giusto figliolo?

Padre! Siete un genio. Il conte non potrà negarmi la mano di Marianna se io rinuncio alla dote.

Finalmente siamo arrivati. Mi raccomando, figliolo resta nella carrozza e lascia fare tutto a me.

 

Dopo mezz’ora, il conte Leon esce dalla casa di suo cugino tenendo tra le mani una pergamena.

Salito in carrozza ordina al cocchiere di correre al convento il più velocemente possibile.

Padre che cosa stringi tra le mani?

Il tuo contratto di matrimonio figliolo! Tieni, leggilo!

Marcel finisce di leggere il contratto e la carrozza si ferma davanti al cancello del convento.

Il conte suona una vecchia campanella d’ottone ed una suora apre il cancello.

Chiedono di parlare con la madre Badessa e il conte porge alla suora una lettera con il sigillo del conte Duberry e una con il suo personale sigillo.

La suora porta le lettere alla madre superiora che li riceve non appena finito di leggere le lettere.

Padre cosa c’era scritto nelle lettere? Di chi sono?

Una è del conte, mio cugino, dove invita la madre superiora a consegnarci senza problemi la ragazza, poiché va in sposa, nell’altra, che recava il nostro sigillo, oltre all’anticipato ringraziamento per la sua disponibilità, ho inserito una generosa donazione per il convento a nome tuo e di Marianne.

Marcel guarda il padre con tanta ammirazione e gli occhi pieni di lacrime. Non fa in tempo a ringraziarlo ancora una volta, che da lontano vede la suora uscire da una porticina, e li invita ad entrare.

La madre superiora li riceve con referenza e li fa accomodare nel suo studio dove consegna al conte, tutti i documenti della ragazza e poi li invita ad aspettare qualche minuto per l’arrivo di Marianne. La ragazza non è stata informata sui particolari, le è stato annunciato che la famiglia dello sposo è venuta a prenderla per portarla via ma non sul nome della famiglia, come il conte ha specificato nella sua lettera.

Marianne è portata nell’anticamera dello studio della madre superiora. Aspetta di vedere uscire da quella stanza il suo futuro sposo come si aspetta una condanna a morte.

Il suo cuore non aveva mai cessato d’amare Marcel e chiunque altro non avrebbe mai potuto occupare il suo posto.

La porta si apre, Marianne abbassa la testa per non vedere di chi si tratta, si è ripromessa di rispettare sicuramente il suo futuro marito ma non potrà mai amarlo.

La madre Si rivolge a Marianne, con un fare dolce e garbato, la invita a ad alzare la testa e a salutare come si deve il conte Leon suo futuro suocero e il figlio Marcel, prossimo sposo. A queste parole Il cuore di Marianne accelera, alza gli occhi e incrocia lo sguardo del suo amato in cui si perde per alcuni secondi, prima di scoppiare in lacrime dalla gioia.

Il conte La prende sotto braccio e le dà il benvenuto nella sua nuova famiglia; le assicura che per lui non sarà solo una nuora ma sarà alla stregua di una figlia. Le dà un bacio sulla fronte e porge la sua mano a Marcel che la renderà felice per il resto della vita. QUESTA PERO' E' Un’ ALTRA STORIA.

 

Fine

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Capitolo 2
*** La dolce infermiera ***


Stella è una ragazza come tante, carina, di media statura, occhi verdi, capelli rossi e tante lentiggini che le circondano il viso. D’animo gentile, è sempre allegra, ha una parola buona per tutti. Questa solarità, la facilita molto nel suo lavoro di alleviare le sofferenze dei bambini malati.

La vita dell’infermiera non è tra le più semplici, non solo per i turni stressanti, gli straordinari per poco personale, ma soprattutto per la vista quotidiana di bambini gravemente malati e delle loro sofferenze.

Oggi il turno di Stella inizia alle 06.00 del mattino.

Esce da casa alle 05.15, pimpante e allegra anche a quell’ora, inforca la sua bicicletta e si dirige a lavoro. L’ospedale non è molto lontano, ma andare in bici la tiene in forma e le permette di stare qualche minuto in più al bar per fare colazione. Non è per la colazione, che Stella si avvia più presto del solito, ma per Federico, il barista, n’è innamorata dal primo giorno che ha messo piede in quel bar. Nonostante la sua solarità e l’allegria, Stella è molto timida e non è mai riuscita a rivelare i suoi sentimenti al giovane.

Il bar è situato proprio vicino all’ospedale, apre la mattina presto per ristorare, sia chi va a lavoro, sia chi smonta dal proprio turno.

Entrando nel bar, Stella saluta allegramente e Federico le risponde con lo stesso garbo.

Sei caduta dal letto stamani?

Sono venuta in bici per arrivare presto e fare colazione con tutta calma.

Perfetto! Dato che non è ancora arrivato nessuno, il qui presente, è a tua completa disposizione! Prendi il solito?

Non potrei mai rinunciare alla mia spremuta d’arancia fresca alla tua deliziosa torta di mele e al caffè…

Lungo con panna fresca e quattro cucchiaini di zucchero!

Hai una buona memoria!

Cara, prendi le stesse cose da tre anni a questa parte. Non hai mai cambiato. Poi sei la mia cliente più affezionata.

Federico prepara il tutto con molta cura, spreme le arance, taglia una fetta di torta e la spolvera con lo zucchero a velo, mette tutto sul vassoio insieme con un mazzolino di violette colte prima di venire a lavoro dal suo giardino.

Federico è innamorato della bell’infermiera e anche lui, per colpa della timidezza, non è mai riuscito a dichiararsi.

Accomodati a questo tavolo, giacché hai tempo, devi fare colazione comodamente seduta.

Hai ragione! Stamani potrò fare colazione senza fretta.

Federico poggia il vassoio sul tavolino e serve a Stella la sua spremuta e la fetta di torta.

Questi per chi sono? Stella prende il mazzolino dal vassoio e li odora.

Sono per te! - Risponde timidamente il giovane – Li ho colti nel mio giardino e sapendo che sono i tuoi preferiti te li ho portati!

Grazie! Sono bellissimi, sei stato molto carino.

Entrambi arrossiscono, e nessuno dei due ha il coraggio di portare avanti il discorso.

Stella finisce di mangiare, porta il bicchiere vuoto e il piattino al bancone e aspetta il suo caffè.

Federico lo prepara velocemente e lo serve alla ragazza insieme ad un sorriso. Finito anche il caffè, Stella poggia delicatamente il mazzolino di violette sul bancone, e rovista nella borsa in cerca del portamonete.

Oggi offre la casa. – La ferma subito il ragazzo –La tua compagnia è sempre un piacere che in qualche modo voglio ricambiare.

Fortuna che sei il proprietario, altrimenti manderesti in rovina il tuo capo, offrendo la colazione a tutte le infermiere. – ribatte con un po’ d’imbarazzo e scherzando la ragazza.

Non a tutte le infermiere, ma solo a quelle con i capelli rossi e le lentiggini.

Stella arrossisce. Non ci sono altre infermiere con i capelli rossi.

Grazie per la colazione e per le violette Federico e a buon rendere. BUONA GIORNATA

Il barista la saluta con un timido ma dolce sorriso.

 

Prendersi cura dei bambini malati, per Stella è davvero una missione. Si occupa dei bambini con molta attenzione e senza mai stancarsi, sempre con il sorriso sulle labbra e caramelle di zucchero che porta ai suoi piccoli malati.

Nel reparto d’oncologia pediatrica, dove Stella lavora, la ragazza è ben voluta da tutti: i dottori sono soddisfatti del suo lavoro, le colleghe non possono fare a meno di stimarla per la professionalità, il suo impegno e la sua disponibilità verso le altre colleghe e i bambini l’adorano. Tutti si chiedono come Stella riesca sempre ad essere allegra e solare. Niente sembra allontanarla da quell’ottimismo che la contraddistingue. Riesce sempre a trovare qualcosa di buono anche nelle situazioni più disperate.

 

Oggi un piccolo paziente di dieci anni deve iniziare la chemioterapia, ma si rifiuta e scalciando e urlando, allontana la madre. La poverina disperata chiama Stella che è l’unica a saper trattare con il bimbo.

Allora, cosa devono sentire le mie orecchie? Un bambino che caccia via la sua mamma? E' inaudito! – Esordisce scherzando e affabilmente, la nostra infermiera, entrando nella stanza. Ora calmati e dimmi cosa ti succede! – prende la mano del piccolo Thomas e gli asciuga gli occhi pieni di lacrime.

Oggi devo iniziare la terapia, ma non voglio. Lo so che devo farla, ma mi farà cadere tutti i capelli…

Tu scateni un putiferio per così poco? Lo rimprovera dolcemente Stella. Una soluzione ci sarebbe! Aggiunge la ragazza stuzzicando la curiosità del piccolo.

Dimmi, cosa possiamo fare?

Fammi vedere un po’! Stella si alza e inizia a misurare la testa del bimbo che la guarda stupito.

Che cosa stai Facendo Stella?

Controllavo se il mio piano poteva essere messo in pratica!

Quale piano? Forza, racconta sono molto curioso. La incalza Thomas che sembra essersi calmato.

Non vuoi perdere i capelli? C’è un'unica soluzione! – Il bambino pende letteralmente dalle sue labbra – Tagliamoli!

Tagliarli? Si stupisce il piccolo.

In realtà li raseremo, come fanno i ragazzi quando partono per militare, così non li vedrai cadere e quando ricresceranno saranno ancora più belli. Devo ancora aggiungere che la tua testolina è perfetta e sarai bellissimo con questo nuovo taglio.

Il piccolo si convince e si lascia rasare i capelli.

Ecco fatto! Guardati sei carinissimo, se fossi un po’ più grande ti chiederei t’invitarmi fuori.

Dici davvero? Sono carino?

Sei bellissimo Thomas. Avvicinati! Il ragazzo si avvicina a Stella e gli sussurra all’orecchio: vedrai che anche le altre infermiere ti mangeranno con gli occhi.

Thomas le butta le braccia al collo e la bacia sulla guancia.

Grazie! Le sussurra. Sei una vera amica!

Stella Sorride e gli fa una carezza.

Sii forte, mi raccomando. E’ una strada lunga e difficile da percorrere ma lo faremo insieme.

 

Nell’arco di poche ore, questa storia fa il giro di tutto l’ospedale, decantando la maestria della ragazza nel risolvere in concreto qualsiasi problema con i piccoli pazienti.

La notizia giunge anche al direttore generale che non si sorprende più di tanto poiché ha già sentito parlare della brava infermiera. Questa volta, decide di convocarla per congratularsi personalmente con lei per l’ottimo lavoro che svolge.

Uscita dall’ufficio del direttore generale, Stella è raggiante. Non si aspettava tanti complimenti dal direttore, che non era certo un uomo incline a lodare i suoi dipendenti senza un particolare motivo.

Tornando a casa, fa un’altra sosta al bar per rivedere Federico. Entra, e tutti gli astanti le battono le mani e le fanno i complimenti. La ragazza arrossisce e imbarazzata si dirige al bancone, dove Federico l’accoglie con un sorriso d’orgoglio.

Ho saputo ciò che hai fatto per il bambino e dei complimenti del direttore…

Ho fatto solo il mio dovere. Niente di più. Stanno tutti esagerando un po’.

Non credo, Stella! Sei l’unica infermiera che riesce a trattare con quel bambino, i complimenti te li meriti davvero. Devi assolutamente raccontarmi l’incontro con il direttore, ma ora c’è troppa gente. Mi racconterai tutto a cena, se sei d’accordo! – Le chiede Federico, richiamando a se tutto il coraggio di cui dispone –

Devo considerarlo un appuntamento? Chiede quasi meravigliata e col cuore in gola, la ragazza.

Si! Hai forse altri impegni per cena? – incalza il giovane -

No di certo! Accetto volentieri!

Bene! Vengo a prenderti alle 20.00 a casa.

Ci vediamo stasera. Saluta cordialmente gli astati, ed esce dal bar.

Il cuore le batte ancora velocemente, per l’invito ricevuto. Nel tragitto fino a casa, inizia a pensare cosa indossare per quell’occasione. Nessuno dei suoi vestiti le sembra adatto e non può permettersi il lusso di comprarsi un abito che forse indosserà una sola volta. Arrivata a casa, decide di chiedere un consiglio all’amica Giulia, che abita poco distante dalla sua abitazione. Forse lei potrà aiutarla.

Giulia e Stella erano compagne di banco fin dalle scuole elementari e la loro amicizia non era mai cessata, nemmeno quando hanno preso strade diverse dopo aver conseguito il diploma. Stella si è iscritta al corso per infermieri e Giulia ha coltivato la sua passione per il nuoto diventando campionessa regionale.

Giunta a casa dell’amica ancora trepidante per le emozioni di quella giornata, Stella racconta tutto a Giulia e la supplica di aiutarla a prepararsi per il tanto atteso invito a cena.

Giulia La porta in camera sua, apre un grande armadio di legno massello, e la invita a scegliere l’abito che preferisce. C’erano abiti per tutti i gusti e le occasioni e Stella aveva solo l’imbarazzo della scelta. Tra tutti, scelse un abitino verde acqua, a mezze maniche, lungo fino ai piedi con un delizioso ricamo sui lati.

Questo vestito ha bisogno di scarpe con tacco alto ed io scommetto tutte le mie medaglie che tu non ne hai.

Hai vinto la scommessa! Non vado a molte feste e non m’invitano ad uscire tutte le sere.

Non preoccuparti! Ti presto anche le scarpe e la borsa. Sono anni che tu aspetti quest’invito e tutto deve essere perfetto.

Sei un’amica unica Giulia, te ne sarò grata eternamente.

Arrivata a casa, poggiò delicatamente il vestito sul letto e corse a farsi un lungo bagno rilassante. Tanta schiuma profumata, sali da bagno all’essenza di pesca e una maschera all’argilla la rinfrancarono dalla stanchezza.

Finito il trattamento di bellezza, si accinge a vestirsi. Indossa l’abito che sembra fatto per lei,

infila le scarpe e non le resta che scegliere il modo di acconciare i capelli. Prova tutti i modi possibili ma poi propende per un semplice fermacapelli, sistemato all’altezza della nuca. Un’ultima occhiata allo specchio ed è pronta per uscire.

Mancano pochi minuti alle 20.00 e tra non molto Federico arriverà. Inizierò a scendere e aspetterò il suo arrivo in strada – pensa la ragazza, prestando attenzione a non inciampare nel lungo vestito scendendo dalle scale-

Esce dal portoncino del palazzo e si accorge che il giovane amico era già lì ad aspettarla.

Sei arrivato da molto? Chiede lei

Sono appena arrivato e stavo per citofonare quando ti ho visto scendere. Sei bellissima da mozzare il fiato! Io… Io… sono senza parole…

Così mi metti in imbarazzo Federico e poi stai benissimo anche tu!

Vogliamo andare! Il ragazzo apre lo sportello della sua auto e fa salire la ragazza, lo richiude e si mette alla guida.

In auto nessuno dei due sa cosa dire. Tacciono, e si sento battere solo i loro cuori.

Durante la cena, i due riescono finalmente a parlare.

Sono contento che tu abbia accettato il mio invito! È da molto tempo che volevo farlo ma non ho mai avuto il coraggio d’invitarti per paura di un tuo rifiuto.

Avrei accettato, invece. Sei un ragazzo simpatico e mi piaci molto! – Rispose la ragazza mettendo da parte la timidezza-

Stai parlando seriamente? Non pensavo di poterti piacere, tu sei così bella, intelligente e interessante, mentre io …

Ero io quella che pensava che un ragazzo bello, simpatico e divertente come te non potesse essere attratto da una qualunque… come me.

Tu, un tipo normale? Sei la ragazza più straordinaria che io conosca.

In pratica, vuoi farmi capire che siamo stati sempre attratti l’uno dall’altra, ma la nostra timidezza ci ha impedito di rendercene conto?

Non avrei saputo spiegarlo meglio!

Non vorrei essere indiscreta, ma da quanto tempo provi questi sentimenti per me?

Dal primo giorno che sei entrata nel mio bar. Nel momento in cui ti ho vista, ho capito che non avrei mai potuto amare nessun’altra. La mia non è retorica ma è amore a prima vista! Tu, invece, quando hai capito di provare qualcosa per me?

La prima volta che sono entrata nel tuo locale e nel darmi il resto le nostre mani, si sono sfiorate.

Stella, ti rendi conto che siamo innamorati da tre anni e che non ce lo siamo mai detto? Mi sembra giunto il momento di rimediare… - Federico prende la mano della ragazza fra le sue – Stella io ti amo e voglio invecchiare accanto a te! Vuoi sposarmi?… Aspetta! Voglio che tu ci rifletta bene! Pensaci con calma!

Stella si scioglie come un cubetto di ghiaccio sotto il sole rovente…

Sicuro, mi servirà del tempo per rifletterci. Questa proposta è alquanto inaspettata!

Prendi tutto il tempo che ti serve, ma non troppo, n’abbiamo sprecato già molto.

Passano alcuni minuti avvolti nel silenzio che Stella interrompe.

Si! Ti amo tantissimo anch'io e voglio sposarti!

Federico balza dalla sedia come se lo avesse morso una tarantola e pieno di gioia e di entusiasmo si rivolge alla ragazza.

E’ meraviglioso! Stupendo! Magnifico! Ti amo e ti renderò felice!

Tutti i clienti del ristorante guardano i ragazzi, attirati dall’euforia di Federico e mettendo in imbarazzo Stella che si sente osservata.

Siediti Federico, non vedi che tutti ci guardano? Ci prenderanno per matti!

Matti? Pazzi, direi! Pazzi d’amore.

Poi rivolgendosi agli altri astanti…

Signori e signore vorrei annunciarvi che io amo questa ragazza con tutto me stesso e lei ha appena accettato di sposarmi, perciò mi scuserete se vi ho recato disturbo.

Tutti applaudono e porgono gli auguri ai giovani fidanzati.

Stella per la vergogna vorrebbe nascondersi. Invita Federico a sedersi e gli fa cenno di avvicinarsi.

Alla faccia della timidezza! Sei stato così sfacciato che morirò per la vergogna.

Tesoro mio! Da quando mi hai detto di "si", tutto è cambiato! Io ti amo e tutti devono saperlo.

Va bene, Federico. Ti prometto che quanto prima affiggeremo dei manifesti, ma ora per favore SIEDITI.

Tutta la sala, compreso Federico scoppiò in una forte risata, Stella non si era accorta che anche gli altri astanti avevano sentito le sue affermazioni.

La ragazza arrossì notevolmente. Federico si avvicinò, la afferrò per mano e la baciò dolcemente.

Chiese il conto ed andarono via.

Dopo pochi mesi Federico e Stella si sposarono, e non passò giorno senza dirsi quanto si amavano.

Fine

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Capitolo 3
*** Amore ad alta quota ***


Siamo arrivate – Gridò Sonia, spegnendo il motore della moto slitta, e rivolgendosi ad Alessandra che le era seduta dietro, indicandole una baita fatta di legno ad un centinaio di metri distante –

In questa baita ci passavo sempre le vacanze con i nonni.

 

Era una vecchia abitazione, tutta di legno - ma tenuta in perfette condizioni da una famiglia del posto - immersa nel verde in estate e tra la neve d’inverno.

Vedrai che in questo luogo meraviglioso ti rimetterai in un baleno! – Puntualizzo sorridendo all’amica –

Alessandra era in convalescenza, sia fisica sia mentale, dopo il trauma per l’abbandono del suo ragazzo.

Sembravano una coppia felice ed affiatata, ma senza che niente di particolare fosse accaduto, il fidanzato d’Ale se n’andò senza spiegazioni e senza lasciare traccia di se. Il dolore per quest’abbandono era stato insopportabile, per la sensibilità e la fragilità d’animo d’Ale, che caduta in una profonda depressione, non riusciva a venirne fuori. I genitori della ragazza, erano seriamente preoccupati, e chiesero alla sua migliore amica (Sonia) di fare il possibile per scuoterla dal torpore mentale in cui Alessandra si era chiusa.

Sonia aveva convinto la sua amica, a seguirla, in montagna non con poche difficoltà.

 

Entrarono nella baita, che a Sonia sembrava molto più piccola di come la ricordava.

Ale fu alquanto sorpresa vedendo l’interno della baita in perfetto ordine e perfettamente pulita.Chiese spiegazioni, e Sonia le svelò il segreto.Giù al villaggio una coppia d’amici dei nonni, una volta a settimana sistemavano la casa. Sapendo del loro arrivo avevano anche acceso il camino.

E’ molto accogliente, mi da una sensazione di sicurezza, proprio come d’uccellini nel nido.

E’ vero! A me ha dato questa sensazione, fin dalla più tenera età. – Aggiunse Sonia prendendo sotto braccio l’amica e stringendola a se.

 

Le due amiche, iniziarono a disfare i bagagli e a sistemarsi nelle loro stanze, ognuna comoda e accogliente con un proprio bagno.

Sonia prese la camera rosa – per il colore della tappezzeria – che era da sempre la sua stanza, mentre Ale scelse la camera blu, perché sosteneva che quel colore le dava serenità.

Finito di sistemarsi, scesero al piano inferiore dove c’era un gran salone con il camino e sulla destra una porta che permetteva di entrare nella cucina. Questa stanza era ben attrezzata, accogliente e fornita di tutte le comodità.

Prepararono una cenetta deliziosa, grazie alla premura che Rudolf (amico del nonno) aveva avuto di riempire la dispensa.

Ale, che ne dici se dopo cena, scendiamo in paese e andiamo a trovare Rudolf e la sua famiglia, così te li presento? Sono delle persone dolci ed adorabili!

Per me va bene. Basta che non facciamo tardi, sono un pò spossata dal viaggio e la montagna mi fa paura di notte.

Tranquilla! Io qui ci sono cresciuta in pratica e potrei ritrovare la strada di casa ad occhi chiusi. In ogni modo prometto che non faremo tardi, anche perché qui fanno una vita dura e la mattina si svegliano di buon’ora.

Finito di cenare, Ale e Sonia si preparano per uscire.

Copriti bene! Qui la sera d’inverno è più rigida del giorno e io non vorrei passare tutta la settimana a farti da infermiera. Siamo venute qua per divertirci non per ammalarci.

A quelle parole dette con un tono buffo, Ale sorride di cuore e Sonia orgogliosa di aver strappato un sorriso al viso ormai triste dell'amica gioisce in cuor suo.

Tieniti stretta! Non voglio perderti per la strada!

Non ci tengo a restare da sola in mezzo alla montagna. Ti prego guida più prudentemente e non correre.

Ale, questa è una moto slitta, ed è fatta per correre! Vaiiiiiiiiiiii!

Arrivate in paese, Ale scende dalla moto con il viso bianco per la paura, ma subito si riprende, affascinata dall’aria quasi magica che circondava il grazioso paesino, mentre Sonia si era divertita moltissimo a fare lo slalom tra gli alberi che segnavano il sentiero.

Rudolf e sua moglie Greta le aspettano sull’uscio di casa e le invitano ad entrare in fretta, vista la bassa temperatura.

La serata trascorre amabilmente e serenamente, chiacchierando, ma per lo più è Sonia a parlare ricordando con Greta le estati che veniva a passare con in nonni.

Sapete ragazze, domani inizia la festa del paese e ci farebbe piacere se veniste anche voi.

Volentieri, amico mio, siamo venute per divertirci vero Ale?

Va bene! Ci verremo volentieri.

Greta, pensi che Hans e Victor siano disponibili per portare le ragazze alla festa?

Sicuramente! Saranno felicissimi di scortare due belle ragazze.

Me lo ricordo bene vostro figlio Hans e quel dispettoso del suo amico, Victor. Mi facevano sempre i dispetti e mi nascondevano la mia bambola preferita nel cavo di un tronco.

Piccola mia, Hans e Victor non sono più dei bambini da un bel po’! Sono cresciuti anche loro e sono diventati dei ragazzoni alti e robusti che fanno i taglialegna sull’altro versante della montagna. Tornano in paese una sola volta in un mese, ma non si perderebbero la nostra festa, nemmeno se c’è una bufera.

Ale, al pensiero di dover andare a questa festa in compagnia di un ragazzo quasi sobbalzò dalla sedia, ma per non offendere i padroni di casa rimase in silenzio e si limitò ad annuire.

Giunta l’ora di rientrare alla baita, le ragazze salutarono e ringraziarono per l’ospitalità avuta, salirono sulla slitta e Sonia partì a razzo. Per tutto il tragitto Ale non disse nulla, ma l’amica intuisce che qualcosa la turba.

Entrate nel caldo salone, Ale si rivolge all’amica in tono particolarmente alterato.

Va bene venire qua, va bene passare l’estate a svagarsi, va bene persino la festa di paese, ma questi ragazzi da dove escono? Non mi avevi mai parlato di ragazzi in questo paese…

Calmati! – la interrompe bruscamente Sonia – come potevo parlarti di loro se me li ricordavo come i due bambini che m’indispettivano sempre, non ho pensato che fossero cresciuti anche loro, e poi è stato Rudolf a metterci in questa situazione, io cosa centro?!

Scusa Sonia, ma il pensiero di uscire con un ragazzo mi fa stare ancora male.

Dai! Devono solo farci da cavalieri a questa festa. Ti prometto che ti divertirai.

Hai ragione! Ci devono solo portare alla festa, non dobbiamo mica sposarli…

Le ragazze si guardano si fanno una boccaccia e si mettono a ridere.

Sedute davanti al camino, programmano l’indomani.

Ale, dovremmo procurarci dei vestiti per la festa!

Vestiti?! N’abbiamo portato tanti.

Sì lo so, ma vedi per questa festa ci serviranno degli abiti tradizionali. Domani scenderemo in paese e chiederemo a Greta dove possiamo procurarceli. Ora però sarà meglio andare a dormire, domani ci aspetta una gran giornata e dobbiamo essere in perfetta forma.

La mattina successiva Ale e Sonia si svegliano rilassate grazie all’aria dolce di montagna e una lunga dormita. Colazione abbondante e le ragazze sono pronte per tornare in paese. Qualcuno bussa alla porta! Sonia va ad aprire e si trova davanti un ragazzone bello come il sole, alto, robusto e meravigliosamente abbronzato.

Ciao Sonia! Ti ricordi di me?

Al suono di quella voce, Sonia trasale!

Sei tu Hans?

Il ragazzo risponde con un sorriso.

Santo cielo ragazzo, sei proprio cresciuto. Non avrai intenzione di farmi ancora dei dispetti?

Sono troppo grande perché nasconda la bambola nel tronco vuoto e poi suppongo che tu non vada più in giro con la tua bambolina!

E’ bellissimo rivederti! Entra che ti presento un’amica. Hans ti presento Alessandra ma puoi chiamarla Ale. Ale ti presento Hans, il bambino dispettoso di cui ti ho parlato.

Molto piacere di conoscerti!

Mi creda, signorina, il piacere è tutto mio!

Quante formalità! Datevi del tu e fatela finita.

Sonia ad un certo punto, nota che tra i due è scoccato qualcosa…Si guardano con occhi languidi e arrossiscono quando i loro sguardi s’incrociano.

Dimmi Hans come mai da queste parti? Greta ci ha assicurato che saresti venuto per la festa ma non pensavo che saresti venuto addirittura a trovarmi.

Sono arrivato stamattina molto presto e la mamma mi ha annunciato che tu e la tua amica eravate alla baita. Così mi ha mandato da voi per salutarvi e per portarvi i vestiti per la festa. Sono i suoi vestiti di qualche anno fa e dovrebbero andarvi bene.

Fantastico! Tua madre prevede e provvede sempre a tutto. Guarda Ale, non sono stupendi? Sei la mia migliore amica e ti cedo l’onore di scegliere il vestito per prima.

Prenderò…

Quell’azzurro vero? E’ il tuo colore preferito! Affare fatto! Io prenderò quello rosso che si addice ad un temperamento caldo come il mio, non trovate? Manca qualcosa però, non vi pare?

Di cosa parli? – esclamano all’unisono Ale e Hans.

Naturalmente manca Victor! Il secondo dispettoso dell’infanzia. Non è venuto anche lui?

Victor è rimasto in paese, si vergognava di venire qua. In confidenza mi ha ricordato che fin da piccolo aveva una cotta per te. Per questo ti faceva tutti quei dispetti, io lo assecondavo solamente.Ma se sostieni che ti ho rivelato questo segreto… ti lego come un salame e ti appendo in cantina.

Le ragazze si mettono a ridere.

Bene bene. Senti che bella notizia. Ora sì che la vacanza si fa interessante. Spero che a voi due non dispiaccia fare coppia al ballo, poiché ho una cosa da risolvere con il mio Victor.

Io sarei onorato di accompagnarti al ballo Ale se a te fa piacere.

Va bene anche per me! Quando Sonia si mette qualcosa in testa non la ferma più nessuno e non sarò certo io a sconvolgere i suoi piani.

Tutti e tre si siedono davanti al camino a chiacchierare e ci restano per molte ore.

 

Scusate ragazze ma bisogna che vada. Devo prepararmi anch’io per la festa e informare Victor della vostra bellezza. Mi raccomando Pronte per le 20.00, Victor ed Io verremo a prendervi con le moto slitte.

A più tardi Hans. Risposero le ragazze in coro

Ale non credi che Hans sia molto carino e molto gentile?

Si! Sembra essere un caro ragazzo ma non m’interessa capito!

Calmati! Stavo solo scherzando! Ci devi solo andare alla festa, pensi di reggerlo per una sera?

Dai non fare così! Non mi è antipatico e solo che per me è presto… capisci…

Lasciamo stare questo discorso e sbrighiamoci a vestirci perché i ragazzi qui in montagna sono molto puntuali.

Ale e Sonia entrano nelle rispettive stanze e n’escono dopo un po’ vestite per la festa. Sono uno spettacolo!

Sei bellissima Ale! Questo vestito mette in risalto i tuoi occhi.

Grazie. Sei stupenda anche tu e il rosso ti dona moltissimo, mette in risalto la tua carnagione.

Dopo questo scambio di complimenti, posso affermare che siamo pronte. Non ci resta che aspettare i ragazzi.

Detto fatto! Bussano alla porta!

Ale apri tu per favore? Ho dimenticato i guanti di sopra. Scendo subito.

La ragazza un po’ imbarazzata apre la porta e resta qualche secondo a fissare Hans e il suo amico.

Prego accomodatevi!

Ale ti presento il mio miglior amico: Victor!

Lieto di conoscerti! Hans mi aveva avvertito che eri bella ma non così.

Ale arrossisce e ricambia con un timido sorriso.

Hans interviene subito come colto da un attacco di gelosia…

- La signorina è con me questa sera, se non ti dispiace…

Nessun problema amico mio. Apprezzavo solo la bellezza di questa meravigliosa ragazza.

Spero che qualche complimento ti sia rimasto per me! – Aggiunge Sonia scendendo dalle scale-

Per tutti i folletti del bosco! Tu saresti la piccola Sonia? Mi venga un colpo se non sei diventata uno splendore!

Così va meglio! Pensavo che voleste lasciarmi a casa e portare entrambi Ale al ballo.

Ho già detto al mio CARO AMICO, che stavo solo apprezzando e non pensavo di scatenare una faida.

Va bene! Ma ora sbrighiamoci non voglio perdermi nemmeno un ballo!

Salgono sulle slitte. Sonia dietro a Victor e Ale dietro a Hans.

Mi raccomando, stringiti forte a me, così non sentirai troppo freddo, e non rischierai di cadere.

Ale si sente un po’ a disagio a stringerlo tra le braccia, ma dopo averlo fatto è investita da una raffica d’emozioni che ormai non provava più da qualche tempo.

 

La festa è stupenda! Mille piccole fiaccole circondano la piazza centrale illuminandola a giorno, i bambini si divertono a fare pupazzi di neve, e tutti sembrano divertirsi ballando e cantando.

Arrivati in paese, i ragazzi invitano subito le rispettive dame a danzare e andranno avanti per tutta la notte.

Tutto questo girare, saltare e volteggiare mi fa venire il capogiro. Ti dispiace se ci fermiamo un momento Hans?

Certo che no! Sono un po’ stanco anch’io. Parlami di te, di cosa ti piace, di cosa vuoi… insomma, io voglio conoscerti meglio.

Hans, ascolta. Sei un caro ragazzo ma sono ancora turbata da una brutta relazione e non mi sento ancora pronta per affrontare anche una semplice amicizia…

Devi sapere che noi ragazzi di montagna, siamo delle persone pazienti… aspetterò che sia tu a cercarmi per parlare, sei d’accordo?

Mi sembra una soluzione accettabile. Non vorrei che ci rimanessi male o pensassi male di me, ho voglia di conoscerti anch’io ma non mi sembra il momento giusto, tutto qua.

Aspetterò il tempo necessario!

Dopo questo chiarimento i due ragazzi si rimettono a ballare divertendosi molto e passando ore liete e felici.

La festa finisce al sorgere del sole e tutti ritornano stanchi ma divertiti alle proprie abitazioni. Ale e Sonia sono riportate a casa dai loro cavalieri e dopo un veloce saluto i ragazzi ripartono.

Le ragazze si svegliano, che è ormai sera inoltrata. Sonia prepara uno spuntino e Ale cerca di riattizzare le braci nel camino. Passano la serata e quasi tutta la notte accovacciate davanti al camino a parlare della festa e dei loro cavalieri.

Ale si sveglia baciata da un raggio di sole entrato dalla finestra, chiama l’amica e prepara la colazione.

Dopo qualche minuto bussano alla porta. Rudolf era venuto a controllare che le ragazze stessero bene ed ad accertarsi che non avessero bisogno di niente.

Bella festa, vi è piaciuta? Vi siete divertite? Spero che i ragazzi si siano comportati a dovere!

Certo, certo! Ti assicuro che sono stati dei perfetti cavalieri, e ci siamo divertite moltissimo. I ragazzi sono a casa? Scommetto che dormono ancora!

Veramente, Hans e Victor sono partiti stamani presto!

Partiti? Ci avevi assicurato che sarebbero stati qui per la festa che dura un’intera settimana.

Di solito è così, ma questa volta sono tornati sull’altro versante, dove lavorano e vivono, dopo un solo giorno di festa. Sono venuto anche per questo. Per chiedervi se era successo qualcosa che avesse indotto Hans ad andare via così presto. Veramente Victor voleva restare, ma poi ha deciso di andare via con Hans.

Ale intuisce il comportamento di Hans, è andato via per non farle pressioni, era solo sua la colpa se i due ragazzi erano ripartiti così presto.

Assicuratosi che nulla di grave ha spinto i ragazzi a ripartire frettolosamente, Rudolf ritorna in paese per tranquillizzare Greta.

Ora mi spieghi cosa avresti detto a Hans per farlo scappare via? Ti rendi conto che si è portato via anche il mio Victor?

Ale scoppia in lacrime e chiede scusa all’amica. Sonia le assicura che stava solo scherzano, e si fa raccontare quello che lei ed Hans si sono detti.

Meno male! Pensavo che lo avessi cacciato via, invece è stato solo un gesto che lui ha fatto per non sottoporti a pressioni.

Io però mi sento maledettamente in colpa anche verso i suoi genitori che già lo vedono di rado. Ho deciso, scendo in paese e vado a parlare con Greta, non voglio che mi ritenga troppo responsabile di questa situazione.

Aspetta dove vai! Ti ci porto io in paese.

Passata mezz’ora le ragazze sono già davanti la porta di Greta, bussano e la donna le fa accomodare. Ale spiega e racconta cosa ha detto a suo figlio e ciò che l’ ha portata a dirgli quelle parole. Gli occhi di Greta s’inumidiscono pensando a quanta sofferenza questa giovane ragazza ha già sopportato.

Prendi un po’ di the, ti farà sentire meglio in un momento.

Solo dopo che è partito ho capito che per me Hans è più importante di quanto volessi ammettere. Devo assolutamente raggiungerlo per farlo tornare, devo andare da lui, parlargli, spiegargli che non volevo che andasse via.

Piccola mia, non è un viaggio per una ragazza delicata come te. Bisogna risalire la montagna per poi ridiscenderla dall’altro lato ed è un viaggio pesante perfino per un uomo.

Non m’importa, io devo andare da lui.

Non essere cocciuta Ale, se Greta ti ha assicurato che è pericoloso, non puoi andare. Vedrai che tra qualche giorno ritorneranno.

Non posso attender ancora! La mia vita non deve essere più fatta d’attese inutili e non voglio più sprecare un solo attimo per la mia stupida paura di soffrire. Credetemi, ho più paura di perdere Hans.

Se ne sei convinta, ti ci porto io!

Ti ringrazio Rudolf, ma è una cosa che devo fare da sola.

Non conosci la strada potresti perderti… ti accompagno io non essere testarda figliola.

Hai ragione! Ti ringrazio molto per la tua gentilezza Rudolf, non lo dimenticherò mai.

Con queste parole, la ragazza abbracciò calorosamente il suo nuovo amico che la cinse in un abbraccio paterno.

Il mattino dopo Sonia ed Ale erano pronte per partire scortate da Rudolf. Salirono sul “gatto delle nevi” che era l’unico mezzo per arrivare dai ragazzi, e dopo le raccomandazioni e un’abbondante colazione a sacco preparata da Greta i tre partirono.

Giunsero nei pressi della baita dove vivevano i ragazzi che era già sera inoltrata. Ale, chiese di non avvicinarsi troppo all’abitazione – per evitare che li sentissero arrivare – Rudolf fermò il mezzo, a circa cinquanta metri dalla casa. Ale ne scese e si diresse alla baita.

Davanti alla porta ebbe un attimo d’esitazione, s’ispirò coraggio e bussò!

Per mille folletti dei boschi! Tu cosa ci fai qui? Stai bene? Devi essere impazzita per arrivare fin qui con questo tempo. Entra!

Victor la fece entrare e la rifocillò con una tazza di caffè caldo davanti al camino.

Ora mi fai capire come saresti arrivata? Non puoi essere venuta sola!

Sono venuta per Hans!

Non lo avevo capito!

Mi ci ha accompagnato Rudolf e c’è anche Sonia! Sono fuori che aspettano.

Victor esce e fa un cenno ai due che erano poco distanti sul mezzo da neve.

Entrate che fuori si gela.

Fatti accomodare tutti, Victor chiede spiegazioni su quest’inaspettata visita.

Lo so che siete ritornati qui per colpa mia.

Non esagerare! Hans mi ha riferito che voleva tornare per non metterti fretta, perché se fosse rimasto avrebbe voluto vederti tutti i giorni.

Non lo vedo dov’è? – Chiese il padre –

E’ alla baita di Kurt per aiutarlo a sistemare delle assi, vedrete che tra poco sarà qui.

Sonia, tu e Victor fate in modo che i ragazzi possano parlare tranquillamente, io prenderò il gatto delle nevi e scenderò in paese. Quando Hans arriverà deve aver la possibilità di chiarirsi a tu per tu con Ale.

D’accordo Rudolf! Lasceremo i due piccioncini da soli.

Poco dopo la partenza di Rudolf, i ragazzi sentirono arrivare la moto slitta di Hans. Victor mandò Sonia in una stanza al piano superiore e fece nascondere Ale in cucina.

Fuori ci sono almeno Dieci gradi sotto zero! Era una questione urgente altrimenti non sarei mai uscito!

Hans si siede vicino al fuoco e chiede a Victor di preparargli un caffè.

Mi dispiace amico, ma il caffè è finito ed io vado a dormire. BUONA NOTTE!|

Il caffè è finito? Te ne vai a dormire? Hai preso una botta in testa per caso? Solo tre settimane fa ho comprato dieci chili di caffè!

Guarda in cucina allora! Io non l’ ho trovato! Notte!

Guarda se Victor mi debba far impazzire così! Borbottò fra se e se il ragazzo. Sicuramente, non ha guardato in dispensa – apre gli sportelli del mobile e continua a borbottare - da quando siamo tornati ha la testa fra le nuvole. Forse non dovevo farlo tornare con me.

Forse non dovevi partire nemmeno tu!

Al suono di quella voce rotta dai singhiozzi del pianto, Hans si girò di scatto. Era proprio LEI! Era seduta nella sua cucina e stava piangendo. Corre verso di lei e la stringe a se.

Non posso crederci! Sei arrivata qua da sola o con qualcuno? Non importa, sei qui, ora!

Io non volevo che andassi via… ma dopo la tua partenza ho capito che eri molto importante per me e non volevo aspettare per dirtelo.

E’ meraviglioso! Sono tornato a casa perché io sapevo già quanto tu fossi importante per me, ma non volevo condizionarti, dovevi capirlo da sola e lo hai fatto.

Sono felice di essere qui!

Io di Più!

Si stinsero in un caldo abbraccio e si baciarono appassionatamente. Niente più separò i nostri due innamorati, che passarono il resto della vita, ad essere felici.

 

 

 

Fine

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Capitolo 4
*** Una notte speciale ***


Simon torna a casa dopo una giornata di lavoro, carica di spesa, stanca e affamata.

Nella cassetta della posta, una lettera…

E’ un invito del club “Separati uniamoci” ad una festa sabato sera.

Un panino a pranzo e si torna a lavoro.

Tutti i giorni lo stesso andazzo, questa festa spezzerà la routine.

Sabato mattina.

La parrucchiera mi ha fatto un’acconciatura alta in modo da mostrare il viso e gli occhi. Un trucco leggero, un lucidalabbra rosa e il gioco è fatto.

Arrivata alla festa, una signorina mi porta in un camerino per scegliere un vestito! Una festa in maschera…!

Hanno organizzato in modo che ogni partecipante scegliendo un costume, automaticamente scegliesse il proprio partner.

Che cosa indossare, sono tutti bei vestiti ma io devo scegliere d’istinto come mi hanno detto!

Eccolo! Tra tanti i miei occhi vedono solo lui. Un abito di seta azzurro e bianco… ma è quello di Cenerentola! Niente di più adatto. Una ragazza semplice e sfortunata, come me, che vive una notte da sogno e poi ritorna alla realtà. E’ vero che poi il principe, la cercherà e la troverà ma succede solo nelle favole.

Entro nella sala. Una vecchia palestra addobbata con festoni e palloncini, ma molto carina.

Mi guardo in giro per cercare il mio principe azzurro… ancora non sì vede… ma qualcuno avrà scelto il vestito da principe? Al tavolo dove sono servite le bibite, chiedo un succo e mi sistemo la maschera che obbligatoriamente deve essere portata fino a mezzanotte, per poi essere tolta. Riguardo nella sala, per vedere se il principe è arrivato, girandomi urto un ragazzo e gli verso il succo sul vestito.

Oops! Scusami,

Non preoccuparti. – mi risponde lui facendomi un gran sorriso e mi rendo conto che è proprio il mio principe

Finalmente ti ho trovato! Gli dico, cercando d’immaginare il suo viso coperto dalla maschera.

Mi stavi cercando? Ci conosciamo forse?

Ti cercavo perché il tuo costume è quello del principe azzurro!

Ecco da cosa sono mascherato!

Hai scelto il vestito e non sai di chi è?

Non mi hanno raccontato molte favole da piccolo.

Io so tutto, posso raccontarti, quello che vuoi sapere.

Bene, inizia a dirmi chi sarebbe questa deliziosa ragazza che dovrebbe essere la mia dama.

Mi presento: vostra Maestà, il mio nome è Cenerentola.

Onorato di fare la vostra conoscenza madame, mi concede questo ballo?

Con molto piacere.

Abbiamo ballato tutta la sera e ha voluto sapere ogni cosa sulle favole e sulla storia di cenerentola. Non so se il mio principe mi stava prendendo in giro o non conosceva davvero le favole, ma mi ha ascoltato con attenzione e mi ha fatto promettere di non scappare come nella fiaba.

Mi sembrava di conoscerlo da sempre, e anche lui ha avuto la stessa sensazione. Tutto era perfetto! Il Ballo, la festa, il mio cavaliere. Avrei voluto che non finisse mai, non mi sentivo così bene da tanto tempo.

Mezzanotte meno cinque…

Il fatidico momento sta per arrivare… Togliersi la maschera… ma se poi io non gli piaccio? Non potrei sopportare una cosa del genere…

Ecco il momento è giunto. Meno cinque.. quattro.. tre.. due.. uno.. Lui si toglie la maschera e…

Non è possibile! Non può essere! Il mio più caro amico! Mille domande mi frullano in testa! Lui non può essere qui. Io non posso farmi vedere. Che cosa penserebbe di me! La situazione è troppo imbarazzante!

Nell’arco di pochi secondi, mi sono girata e ho incominciato a correre.

Quelle maledette scarpe col tacco m’impedivano di correre più veloce e come da tradizione, rivista e aggiornata, ho tolto le scarpe e sono scappata.

Lui è rimasto lì, attonito e con tutte e due le scarpette.

Nel camerino non riuscivo a trovare i miei vestiti e avevo paura che lui stesse ad aspettarmi fuori per avere delle spiegazioni!

Trovati! Mi vesto in fretta, corro Fuori, monto in macchina e parto a razzo.

A casa finalmente! Una situazione davvero imbarazzante! Io non l' ho riconosciuto, con la maschera e forse, non mi ha riconosciuto nemmeno lui.

La notte sembra essere senza fine, ma finalmente il sonno giunge, portando la ragazza nel mondo dei sogni. E’ domenica mattina. Per non pensare inizio a sistemare il mio armadio. Un lavoro inutile perché tra due giorni sarà di nuovo in disordine, ma questo mi terrà occupata per l’intera giornata.

Arriva di nuovo il lunedì.

Tutto riprende come il solito, casa e lavoro. Sembra essere stato tutto un sogno, forse l’ ho sognato davvero.

Una settimana è passata velocemente, riecco il sabato tanto atteso per un po’ di riposo e tanto odiato perché non so mai cosa fare.

Torno dal super mercato carica come al solito… e mi chiedo sempre perché mi riduco di sabato per fare la spesa, e poi mi tocca portare una miriade di borse.

Apro il portoncino di casa, con non poche difficoltà e l’occhio mi cade subito sulla cassetta della posta. Un’altra lettera, lo stesso colore, un nuovo invito.

No! Non ne voglio più sapere! Poggio tutto per terra, apro la cassetta mi accerto che sia proprio l’invito e lo strappo in mille pezzetti. Intenta a strappare non mi accorgo che dietro di me è entrato qualcuno e un paio di scarpine, all’improvviso, mi spuntano dai due lati del viso.

Le scarpine di cenerentola! Il cuore mi si ferma! Mi ha trovato! Resto impietrita e lui mi dice:

Avevi promesso di non scappare!

Lo so ma non mi aspettavo una sorpresa del genere!

Sarei voluto essere sorpreso anch’io, ma non me lo hai permesso.

Ho avuto paura, ma non so di cosa. Dimmi come hai capito che ero io?

L’ ho capito quando per scappare ti sei tolta le scarpe… dopo tanto tempo ancora non hai imparato a camminare sui tacchi?

Purtroppo non ci sono mai riuscita, i tacchi, non sono una cosa per me! In che modo mi hai trovato? Da anni non ci vediamo ed io qui ci abito da poco.

Ho fatto un appostamento all’ufficio della segretaria del club per una settimana, perché, la signora era malata ma era l’unica che poteva darmi il tuo indirizzo. Una fatica immane. Logicamente non voleva darmelo ma si è ricordata di me abbandonato con le scarpette in mano, le ho raccontato per sommi capi la nostra amicizia e si è convinta. Mi ha persino regalato le scarpette, perché le sembrava una storia molto romantica. Ti farai perdonare invitandomi a pranzo!

Molto volentieri! Accetti a tuo rischio e pericolo.

Saliamo al primo piano dove c’è il mio appartamento, piccolo ma accogliente.

Metto la spesa a posto e preparo subito da mangiare. Preferisci qualcosa in particolare?

Si! Parlare con te! Il pranzo era solo una scusa, per fare quattro chiacchiere e saper tutto di questi ultimi anni…

Abbiamo parlato della nostra giovinezza, della lunga amicizia che ci lega, e ci siamo fatti un breve resoconto degli ultimi anni trascorsi.

Cari amici è così che la nostra grand’amicizia si è trasformata, in seguito, in un grande amore, proprio come in una favola, e questa favola dura ancora oggi.

 

 

 

Fine

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