High of a love. Drunk from the hate

di ThePirateSDaughter
(/viewuser.php?uid=76159)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** #1 ***
Capitolo 2: *** #2 ***
Capitolo 3: *** #3 ***
Capitolo 4: *** #4 ***
Capitolo 5: *** #5 ***
Capitolo 6: *** #6 ***
Capitolo 7: *** #7 ***
Capitolo 8: *** #8 ***
Capitolo 9: *** #9 ***
Capitolo 10: *** #10 ***
Capitolo 11: *** #11 ***
Capitolo 12: *** #12 ***
Capitolo 13: *** #13 ***
Capitolo 14: *** #14 ***
Capitolo 15: *** #15 ***
Capitolo 16: *** #16 ***
Capitolo 17: *** #17 ***
Capitolo 18: *** #18 ***
Capitolo 19: *** #19 ***



Capitolo 1
*** #1 ***


High of a love, Drunk from the hate 


1.
Just gonna stand there 
And watch me burn 

But that's alright 
Because I like 
The way it hurts 


È fottutamente sbagliato.
Com’è che il tempo ha deciso di riavvolgersi e rivivere la situazione esattamente al contrario?!
È stato Alejandro a essere gabbato, quella volta. Non Heather.
È stato Alejandro a non ricevere aiuto, quella volta. Non Heather.
È stato Alejandro a prendere fuoco, quella volta. Non Heather.
È stata Heather a guardarlo bruciare. Non Alejandro.
 
 
 
 

E se lei, in quella occasione, era riuscita a rimanere indifferente, lui no.
Mentre il fuoco le distrugge i capelli, deforma la faccia, scioglie la pelle, lui altro non sente nient’altro che l’aria calda che gli brucia la faccia recentemente guarita.
Nient’altro che loro due, in quella stanzetta buia. Loro, il buio, le fiamme, le urla.
Una persona razionale chiamerebbe il 911. O proverebbe orrore, a un simile spettacolo.
E invece lui l’orrore lo sente, ma sente anche un senso di vendetta, di piacere. Ogni cosa andava al suo posto.
Spero che il cuore ti coli fin in fondo all’anima, puttana.
Il suo, nel mentre, si spezza in due.
[109]
 
 

 

Emerito figlio di troia, aiutami!
Non riesce nemmeno a pensare. Tanto, tra poco, il fuoco si prenderà anche il suo cervello e chi si è visto, si è visto.
Una tortura simile non dovrebbe essere nemmeno pensata, nemmeno essere stata creata, perché è troppo.
Come sono arrivati a una cosa del genere? Quando ha cominciato a rotolarsi per terra, cercando di uccidere il morso delle fiamme?
Poi ha cominciato a non vederci più niente. Anche mentalmente, forse. Ma una cosa rimaneva certa, e non servivano gli occhi per accorgersene.
La fissava.
E basta.
Forse perché te lo meriti.
Heather brucia lentamente viva e Alejandro la guarda, interdetto e sta fermo.
[110]
 



 

Giuro che non avrei mai e poi mai e poi mai e poi mai e poi mai pensato di farmi ispirare da Eminem e Rihanna.
SUVVIA. SONO EMINEM E RIHANNA. E io non li reggo!
Ma riscoprire ‘sta canzone, associarla a QUESTA immagine, [http://images4.fanpop.com/image/photos/16900000/Love-the-way-you-lie-Heather-and-Alejandro-tdwts-heatherxalejandro-16947633-700-900.jpgche pur si aveva GIA’ visualizzato e VEDERE la luce dell’Ispirazione… Non ce l’ho fatta, mi spiace XD

Eeee niente. Alura, qualche doFerosa spieghescion (????????? Oddio).

Ho appena concluso una raccolta di Drabbles? Benissimo, ora iniziamo una di Double Drabble.
Come è intuibile, sarà una long Alether <3 . La prima drabble è sotto il POV di Alejandro. La seconda drabble sotto quello di Heather. YAY.
In ogni capitolo vi sarà un pezzo di lyrics di questa canzone, tipo rubrica, tipo per informarvi grossomodo di ciò che avverrà nel detto capitolo. Oddio, cioè, io trovo che questa canzone sia stata tipo SCRITTA per loro! Ogni riga delle lyrics NON E’ perfettamente coincidente con Alejandro, Heather e la loro storia?!
*Perché sto fangirlando questa canzone? D:*

Eeee niente. –w-

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** #2 ***



2.
You swore you've never hit 'em 
Never do nothing to hurt 'em 
Now you're in each other's face 
Spewing venom 

 

Qualche minuto prima.

 

 “… E ora passiamo alla cronaca e al gossip, Alejandro Burromuerto è stato dimesso pochi giorni fa dalla clinica di Santa Fe dove venne urgentemente ricoverato in seguito al tremendo incidente avvenuto durante l’ultima puntata dell’ultima stagione di A tutto Reality, il discusso show patrocinato da Chris McLean. I medici non si sono voluti sbilanciare granché, ma resta certo il fatto che Alejandro Burromuerto abbia ancora dei considerevoli squilibri psichici, che lo porteranno ad essere seguito per qualche tempo…”.
Spense la radio, perché non ce la faceva più, e la stanza sprofondò nel buio più totale.
Avrebbe preferito di gran lunga la televisione, ma lo schifo del condominio dove viveva da sola aveva deciso di sottolineare il concetto del proprio essere ancora una volta, proponendosi in un blackout che durava da un’oretta, ormai. Aveva dovuto anche accendere le candele. Faceva tanto darkettona, in quel soggiorno buio.
Heather ascoltò in silenzio il lontano rombo delle macchine nella notte silenziosa; poi due sonori colpi alla porta la fecero sobbalzare.

 
 
 

Chissà se avrebbe avuto quantomeno i coglioni di aprire la porta.
Oppure diffidava, a ragione, da chiunque bussasse nel bel mezzo della notte?
Sollevò un braccio. Faceva caldo – e di caldo, se ne intendeva - e aveva indossato una canottiera bianca: quindi ogni segno di ustione rimarginata era perfettamente visibile. Pronto per lei.
Un fruscio, secco, impercettibile dietro la porta, gli fece capire che lei l’aveva visto, dallo spioncino. E lo fece andare in bestia.
“Non hai nemmeno il coraggio di aprire, eh?”.
Silenzio.
“Vamonos, Heather! Sono sfigurato, ho i capelli corti, coperto di piaghe, pero soy siempre Alejandro, quello stupido coglione. Dovresti ricordarti di me”.
Ringhiò l’ultima frase e tirò la prima spallata alla porta.
[116]

 

 

Aveva una paura cieca, irrazionale.
Scivolata a terra, dopo aver visto chi era, si continuava a ripetere che non era vero, che era tutta suggestione di quel fottuto telegiornale.
E invece no. Lui era lì, brutalmente reale.
E voleva vendetta. Voleva spiegazioni, voleva essere affrontato, in qualunque maniera. Non c’era spazio per l’acidità. Heather aveva una paura totale.
Chi non l’avrebbe avuta, vedendo l’espressione di Alejandro?
“Apri, mostro che non sei altro. Cos’è, non ti fai problemi a buttarmi da un cazzo di vulcano e poi non vuoi neanche vedere le conseguenze delle tue azioni? Apri!”.
La porta tremava sotto i suoi colpi.

[103]
 
 


 
                Sì, il rating è stato modificato. Dal giallo si è passati all’arancione. Che dire, se si fa una cosa, bisogna farla in grande stile. COMPRENDERETE.
Aww, ehm, nel frattempo RINGRAZIAMO PUCCIOSAMENTE tutte le adorabilissime personcine che si sono fermate a leggere il primo capitolus! Siete l’ammmmmmmmore e vi ringrazio di aver scelto di leggere/seguire la mia storiella E spero di trovarvi anche nei capitoli che seguiranno!
Vi avviso solo che dovrete prepararvi mentalmente ^^”
#sì, genere completamente nuovo
#ma completamente
#oddio.
#ehm, un parerino? Anche chi non si fosse fermato a leggere il primo capitolo è benissimamente (????????????????) accetto! ^^

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** #3 ***


3.
She fucking hates me 
And I love it 




 

Presto la porta si sarebbe sfondata. Oppure un qualche vicino si sarebbe svegliato e avrebbe chiesto cosa diamine stesse succedendo alla tizia dell’appartamento 716, terzo piano, condominio numero tre.
È la ragione per la quale Heather, alla fine, maledicendosi e cercando di mascherare la paura, apre.
“I medici non si sono voluti sbilanciare granché, ma resta certo il fatto che Alejandro Burromuerto abbia ancora dei considerevoli squilibri psichici, che lo porteranno ad essere seguito per qualche tempo…”.
Dove cazzo era il suo medico? Dove cazzo era?!
 


 

Faceva male ad ogni colpo, ma non lo avrebbe mai ammesso.
“Cazzo, Heather, apri, parleremo e basta! Io non sono un assassino come te, sai? No te haré nada” urlava, senza preoccuparsi di tenere bassa la voce.
Poi la porta era aperta improvvisamente e l’espressione orripilata di Heather, celata male da un finto odio, lo aveva reso più felice di quanto quel famoso milioncino non avrebbe fatto. Percorreva ogni centimetro martoriato della sua pelle.
“Allora? Non mi fai nemmeno entrare?”.
La voce, un sibilo.
Qualche mese fa si sarebbe soffermato su quanto il suo sguardo fosse penetrante, o quanto potesse apparire carina anche scarmigliata com’era; ma ora no. Non più.
[110]
 
 

Non era preparata a una visione simile.
L’ultima volta che lo aveva visto stava lontano, sull’isola e non aveva visto la lava abbattersi su di lui e consumarlo.
Ma si poteva sfuggire forse al proprio destino? Eccoli là, i segni di quanto era successo: migliaia di piaghe e orrende bolle sulla pelle bruciata di Alejandro. Non si riconosceva nemmeno dall’espressione: non c’era più quella divertita traccia di calcolo, ma una cinismo totale, una luce che la inquietava oltremisura.
“Allora? Non mi fai nemmeno entrare?”.
“«… considerevoli squilibri psichici, che lo porteranno ad essere seguito…»”.
Si era semplicemente spostata e l’aveva fatto passare, stringendosi nelle spalle e cercando di mostrare indifferenza.
Errore.

[110]


 
Gente pucciosa, stiamo procedendo speditamente ed ecco qua il terzo capitolo *___*
Grazie mille a tutti coloro che si sono fermati a recensire il secondo capitolo, spero di trovarvi anche in questo e nei prossimi!
 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** #4 ***


4.
Wait 
Where you going 
I'm leaving you 
No you ain't 
Come back 



Silenzio iniziale. Una stupida penombra.
 
Avrebbe voluto parlargli e dirgli tutto, dal qualsiasi cosa al niente, tentando di concretizzare la massa confusa di odio e… qualcosa improvvisamente formatasi nel petto.
Ma Alejandro, illuminato malamente dalla luce aranciata di due candele, non sembrava dello stesso avviso.
Le mani scorticate affondate nelle tasche, leggermente chino su di lei, un sorrisetto sghembo sulle labbra e quello sguardo.
Suo malgrado, Heather cominciò ad averne paura.
 

 

Lei aveva paura. Non avrebbe potuto chiedere di meglio.
Le urla si inseguivano nella sua testa, bruciandogli la mente.
Dille che non ti importa.
Uccidila.
Allora?No me dices nada?”.
Ci aveva messo un po’ prima di rispondere.
“Sai che mi fa schifo lo spagnolo”.
Il sorriso gli si allargò un po’; la pelle attorno al labbro superiore sfrigolò con fastidio. La luce era poca, ma avrebbe giurato di averla vista distogliere lo sguardo.
“Oh, non ti piaccio? Perdone, Heather, forse avrei dovuto mettermi un po’ di trucco”.
Uccidila.
Maledetta troia.
“E allora, come ti va la vita?”.
La sentì deglutire, a fatica. “B… bene”.
Bene? A me no.
Uccidila.
[110]
 
 



 

In quel momento, realizzò che rispettava convenzioni inutili.
Perché, se aveva un ospite in casa, doveva restare con lui?
 Perché, anche se la casa era sua, doveva rimanerci?
Perché non scappare?
Alejandro, fermo davanti a lei, sussurrando, non faceva che terrorizzarla.
Bastardo infame... lui…
Il suo cervello si resettò completamente.
Spiccò una corsa breve verso la porta ancora aperta, ma si sentì afferrare.
Espera. Dove vai?”
“Me ne vado”.
No  che non te ne vai”.
L’ultima frase un ringhio, la presa sul braccio uno strattone.
 “Mi fai male!”.
Poi cos’era successo?
La presa di Alejandro era ancora debole?
L’aveva fatto di proposito?
Fatto stava che era caduta addosso alle candele.
[110]


 

Zanzanzanzaaaaaannnnnnnnnn!!! siamo giunti al clou della storia! Cioè, non il clou. Ma il momento in cui YEAH, sappiamo che accade. ._.
*sì.*
Bene! Ora che cosa accadrà! Stay tuned per scoprirlo! 
Nel frattempo, GRAZIEGRAZIE a tutte le persone strapucciose che mi hanno recensito so far! :D spero che il capitolo non vi deluda! :D

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** #5 ***


5.
I can't tell you what it really is 
I can only tell you what it feels like 
And right now there's a steel knife 
In my windpipe

 
 
 

Una volta in ospedale, aveva smesso di correre dopo poco tempo.
La barella e quell’ammasso carbonizzato di quel che restava di Heather avevano sfrecciato in avanti, sparendo alla vista.
Si era fermato perché le gambe erano ancora deboli dopo l’incidente?
O semplicemente perché non gli fregava niente di quella lurida vacca in fiamme fino a pochi minuti fa?
E, se la seconda opzione si fosse rivelata vera, cos’era quel bruciore in gola che, per la prima volta dopo mesi, nulla aveva a che fare con il fuoco?
 


 

Gli esplodeva letteralmente la testa.
Voleva morire.
Hai fatto bene.
Ma che cazzo hai fatto?!
Si era ripromesso che non avrebbe augurato quel dolore a nessuno, mai, nemmeno al suo peggior nemico. Ma non era quello che aveva fatto?
Ma non sei stato tu.
E allora chi?
Chi diamine aveva spinto Heather nelle fiamme?
Non l’hai spinta.
Ma non aveva nemmeno fatto niente per aiutarla!
Come cazzo erano arrivati in ospedale?
Era stato il vicino a chiamare il 911?
O era stato lui? Perché ricordava di essersi precipitato al telefono…
O era solo la sua testa che proiettava immagini, oltre che voci?
Ma chi cazzo se ne frega di lei.
[110]
 
 


 

Bruciava in ogni punto, anche se le fiamme erano cessate da un pezzo.
Qualche persona che, odio a parte, non avrebbe mai e poi mai smesso di ringraziare aveva avuto la buona pensata di spegnere l’incendio scatenatosi addosso a lei e…
Alejandro.
Era tutto quello che riusciva a pensare.
Finora, realizzò nell’incoscienza, attraverso uno di quei pensieri ovattati e completamente impalpabili tipici della situazione, non aveva mai provato vero odio.
Perché quello che sentiva per Alejandro era così enorme, così schiacciante, così furioso da non poter nemmeno rientrare sotto la definizione stessa di odio.
E faceva male al corpo e al cuore.
[110]


 

Capitolino di transizione, oserei dire, ma ci serve, CI SERVE *-*
Spero che non vi deluda :)

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** #6 ***


6.
I can't breathe 
But I still fight 
While I can fight 

 
Vagava per il corridoio asettico, una mano tra i capelli ancora corti, l’altra in tasca, serrata a pugno. Senza darsi pace.
O forse no. Vagava solo per darsi un contegno e non rimanere fermo, perché dentro di sé non sentiva altro che sana pace.
Nessun orrore.
O forse no. Forse gli importava sapere se sarebbe stata mai di nuovo in grado di vivere o, quantomeno, assomigliare a un essere umano.
Dall’altra parte del reparto, in sala operatoria, i medici sembravano quasi rincorrersi.
 



 
Ironia della sorte, era lo stesso ospedale dove avevano ricoverato lui.
La fretta con cui tutto era successo non lo faceva respirare bene.
Si sarebbe mai ripresa?
Era un fottuto mostro, per la miseria. Come aveva fatto a…? Sarebbe stato là finché Heather non sarebbe uscita. In qualsiasi modo. Avrebbe preferito altri mille vulcani…
Oh, ma perché devi sempre essere tu?
… La voce aveva ragione.
Questa ti ha mandato a fare in culo. Dopo averti sbattuto giù dal vulcano non le sarebbe più importato niente di te.
E aveva ragione.
No, non aveva ragione!!!
Si lasciò scivolare a terra, le mani nei capelli, senza riuscire a reprimere un singhiozzo. 
[110]
 
 

 
Più passava il tempo, più respirare sembrava più difficile.
Avvertiva qualcuno armeggiare sopra di lei, ma era davvero importante?
Al diavolo tutto, era così difficile respirare.
Stare a galla.
Perché non lasciarsi semplicemente…
NO. Non erano pensieri da Heather. Erano pensieri da debole e lei non era debole.
E avrebbe lottato. Anche perché aveva un argentino a cui fare il culo.
E stavolta gliel’avrebbe fatta pagare intenzionalmente, da cima a fondo.
Se prima non aveva idea di come si sentisse a riguardo di Alejandro… ora era anche peggio.
Perché oltre all’odio, sepolte per bene, le lacrime premevano per uscire, ma sarebbe morta, piuttosto.
Perché le aveva fatto questo?
[108]
 
Io e le drabbles ci stiamo volendo bene :3
E SI', questo è un altro capitolo di transizione :3 Non detestatemi, suvvia, ci servono! L'introspezione è sempre bella e pucciosa e... sì, va bene XD
Nel mentre, grazie, grazie, GRAZIE a tutti coloro che seguono questa storia, anche silenziosamente :) ! 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** #7 ***


7.
I love the way you lie 
“Se non mi dice cosa prova, io non la posso aiutare, signor…e”.
La psicologa indugia un attimo, la “r” le vibra sull’arcata postalveolare quei pochi millesimi di secondo in più, prima di aggiungere una “e” ed evitare di pronunciare il suo cognome. *
Lo trova ridicolo, è ovvio. Come trova ridicola tutta la situazione, come trova ridicolo lui, come trova ridicolo il fatto che sia lì con lei.
E come Alejandro trova ridicolo dover sottoporsi alle sedute quotidiane di counselling anche quel giorno, quando solo poche ore prima stava osservando Heather trasformarsi nella Torcia Umana. Dettagli.


 
 
 
Devi dirglielo.
Almeno le voci avrebbero smesso di tormentargli la testa.
Forse stava semplicemente impazzendo. Durante il ricovero, non erano che un mormorio basso nella mente; dopo la visita ad Heather qualcuno aveva alzato di botto il volume.
Devi dirglielo.
Ma come, se non sapeva nemmeno cosa era successo esattamente?
Ecco, era il momento di affrontarsi. Aveva spinto volontariamente Heather sulle candele? O aveva solo perso la presa?
In ogni caso non giustificava… sì che giustificava. Cosa aveva da giustificarsi? Aveva fatto quello che era giusto. Quella troia si meritava il dolore fino all’ultimo.
“Parli, signor… Burromuerto, e ne verremo fuori, con il mio aiuto”.
Quanto lo divertivano quelle bugie.
[110]
 
 

 
Qualcuno sopra di lei aveva borbottato –forse- che il dolore doveva essere diventato troppo –grazie al cazzo- e che urgeva urgentemente della morfina.
Urgeva urgentemente. Chi cazzo aveva dato la licenza elementare a quello lì?
Non ci credeva. Stesa su una barella, con nient’altro che una possibilità di essere stata sfigurata a vita tra le mani e nessuna forza di alzarsi. Aveva pensato che sarebbe scivolata nell’incoscienza, stordita. Non era successo. Non era successo, e questo era anche peggio.
Un ago.
Un progressivo intorpidimento. Eccola l’incoscienza, beata e benedetta.
E invece no.
Sprazzi di un volto ambrato e sorridente, perfido e adorabile.
Quel figlio di puttana.
[106]

 
* = Quanto è dolcioso farsi fAighi e mostrare che si sa la Glottologia *____________*

Sì. Ahem.
Datosi che gli esami mi stanno CIRCONDANDO (ç___ç), vi lascio con questo capitolo -che, tra l'altro, è l'ultimo dei capitoli di transizione (yeee! :D)- a crogiolarvi in una lenta attesa logorante che vi porterà a mangiarvi anche le unghie dei piedi attesa della fine - e perché no, pure del superamento- dei detti esami.
Sì.
Ahem, mi spiace per non aver ancora risposto alle recensioni ma mi rifarò a esami universitari fatti :)
Grazie millissime per continuare a seguirmi / seguirmi punto :D
E adesso, Letteratura Italiana, VIENI A MMMME!

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** #8 ***


8.
And I love it the more that I suffer 
I suffocate 


A distanza di due giorni dall’accaduto non aveva capito niente di quanto era successo, se non di essere uno stronzo.
Perché, a dispetto di tutto, era ancora lì.
Dopo che Heather era stata dimessa dalla sala operatoria e ricoverata immediatamente, la gente si era concentrata su altro. C’era la polizia, lì fuori, che pattugliava la città alla ricerca di un probabile serial killer che incendiava la gente. Un pazzo. Alejandro fu sul punto di stringere la mano –forse avevano ragione- ma si interruppe subito dopo. Per non sentire la pelle, da poco guarita, tirare e per non rischiare di far male a quella di Heather, che stava stringendo piano.


  
 
Aveva smesso di chiedersi se gli importava o meno. Doveva essere lì.
Lei non era mai venuta? Dettagli. Lui non avrebbe perso un giorno.
Lei non provava altro che indifferenza? Pazienza. Sentiva che, se se ne fosse andato da lì, sarebbe soffocato.
Perché la amava? Forse no. Non sentiva assolutamente di poterlo dire e le piaghe facevano ancora un male tremendo, ancora da svegliarlo, in piena notte e farlo gemere.
Ma non riusciva a staccarsi.
Era una mano orrendamente sfigurata. E il corpo di Heather era ancora peggio. E ci aveva messo tanto a far ricrescere i capelli…
Chi rompe, paga, no, Al?
Ora erano simili. Completamente.
[107]
 
 
 
Gli sprazzi non cessavano. Meno male che la morfina garantiva un sonno senza sogni.
Forse era già morta. No?
Alejandro. Facce di Alejandro ovunque, il suo sorriso in ogni angolo. Avrebbe voluto prendere delle pinze arroventate e strappargli via ogni dente, oppure strappargli via i capelli a morsi. Odiava la sua sola vista. E avrebbe voluto spingerlo, baciarlo finché le labbra non avessero chiesto pietà.
RIDICOLO. Quale persona sana di mente amerebbe il proprio aguzzino?
Ma forse non lo aveva nemmeno fatto apposta. Quel bastardo infame. Io lo odio.
… Qualcuno le stava toccando la mano.
[96]
 
LOSOSONOINRITARDO D:
Esami, esami, esami, esami, poi ci sono altri esami ed esami {no, in realtà me ne mancano solo due, ma lasciamo stare ^^"}.
Sì.
E quindi niente, eccoci qua con l'ottavo capitulus! (??) Spero possa incontrare il vostro gradimento e che ne sia valsa la pena di asssspettare ^^
Non so quando riuscirò a pubblicare il capitolo successivo, ma sono fiduciosa che ciò avverrà prima della fine del secolo ^^ *le bad comicality D:*
Ora me va a ripassare Glottologia Tedesca e vi puccioseggia tanto ^^

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** #9 ***


9.
And right before I'm about to drown 
She resuscitates me 

 
 
Giunse alla conclusione, improvvisa e brutale, qualche giorno più tardi.
E si sentì ancora più idiota di prima.
Le lasciò la mano leggermente ma con decisione, quasi fosse stato un serpente velenoso di vetro.


 
Lei lo avrebbe odiato.
La consapevolezza lo colpì come un pugno nello stomaco e avrebbe di gran lunga preferito quello.
E avrebbe potuto tentare di spiegarle qualsiasi cosa – che non era chiara nemmeno a lui, ancora – e nulla sarebbe cambiato. L’avrebbe odiato per sempre.
Così come lui odiava lei?
Guardava come l’aveva ridotto. Istinti omicidi, chissà se effettivamente concretizzatisi, pelle squamosa e screpolata, capelli sfibrati, occhi accesi dall’apprensione.
Guardò com’era ridotta lei. Né più né meno come lui.
E se lo meritava.
Non lo era mai andata a trovare.
Senza dire una parola e decidendo che il ribollire nello stomaco altro non era che genuino odio, si alzò e uscì.
[110]
 
 
 
Si scosse.
Il contatto, ormai familiare, di quella mano sulla sua, era sparito.
E fu quello, fra tutto, a farle aprire gli occhi.
Prima ancora di capire dove si trovava, una consapevolezza le ghiacciò qualcosa nell’anima, dolorosamente; le lacrime che sentì salirsi agli occhi erano sicuramente imputabili al dolore fisico.
Alejandro non c’era.
Dopo quello che era successo, dopo quello che aveva fatto non si era nemmeno fatto vedere per una spiegazione che lei, di sicuro, avrebbe rifiutato.
Si era preso la sua vendetta e basta. Maledetto verme, vigliacco, merdosa carogna in putrefazione.
Mentre anche il più colorito e accorato insulto diventava patetico, l’odio germogliò in Heather, profondo e totale.
[110]

 
Ave, bellissima people!
Sì, sono in ritardissimo >-> Ma ora tutti gli esami sono conclusi e io posso puccioseggiare a manetta e pubblicare capitoli a go-go :3
Ah, e devo anche rispondere a fracche di recensioni, ma dettagli *__*
Spero che le vacanze vi stiano andando bene e che il capitolo ve gusti XD *anche se penso che vi stiate scervellando a manetta / rompendo assai le balle ^_^ *

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** #10 ***


10.
Next time 
There will be no next time 

 
Era da quella mattina che non riusciva a smettere di piangere.
Lacrime nervose, di dolore puro e di genuina ira, sbocciate non appena si era guardata allo specchio.
E aveva realizzato che lui non sarebbe tornato. Che cosa si aspettasse dalla sua presenza – il volerlo uccidere o semplicemente sapere che non l’aveva abbandonata, a dispetto di tutto; vaffanculo- non avrebbe saputo dirlo.
L’unica cosa che la riconduceva a pensare alla lei che era stata, in quel vergognoso ammasso arrossato, piagato e sciolto, erano gli occhi. Ancora grigi, ancora presenti, miracolosamente illesi.
Scintillanti furia.
 


 
Non sapeva perché si stava rifacendo vivo dopo un considerevole lasso di tempo, ma lo stava facendo.
Non aveva tempo o voglia di chiedersi perché, di commiserarsi per la scelta; le voci in testa stavano già facendo del loro meglio e, in ogni modo, sentiva che doveva esserci.
Buffo. Prima si risolveva a non volerla più vedere; giorni dopo, eccolo correre da lei.
I corridoi sfrecciavano.
L’avrebbe mandato al diavolo, senza nessun dubbio.
E lui cosa avrebbe fatto? Aveva ancora diritto di urlarle addosso, dopo quello che era successo?
Irruppe. Lei era sveglia, abbandonata sui cuscini, talmente consumata che si sarebbe riusciti a vederle l’anima.
Negli occhi, chiari istinti omicidi.
[110]
 


 
 
BASTARDO. Aveva avuto il coraggio di mettere piede in quella stanza!
L’ira, accecante con quel primo pensiero, divenne così esorbitante da superarle l’anima; Heather non la sentì quasi più.
Era come se fosse calma.
“Heather”.
“Vai fuori dal cazzo”.
Avanzò qualche passo. La sua espressione, a metà tra l’indecifrabile e il terrificato, sarebbe stata quasi comica. Così come lo stato d’animo di Heather, a metà tra il volerlo il più lontano e il più vicino possibile a sé.
L’amore era decisamente una cosa da cazzoni; si ribellava anche alle cose più logiche.
“Esci da questa fottutissima stanza, lurido bastardo, e che non ti debba vedere più. Vattene. Mi hai distrutto”.
[110]

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** #11 ***


11.
You ever love somebody so much 
You can barely breathe 



 
Lo sapeva. Lo aveva saputo.
Si era preparato, lo sapeva, era colpa sua, non c’entrava niente.
Sei stato coglione anche solo a venire.
Dovevo spiegarle.
La confusione in testa era così orrenda che nemmeno lui aveva percezione esatta della realtà. Del resto: dopo aver sperimentato il rovente abbraccio della lava, poteva ancora dire che una realtà, effettivamente, esistesse?
Il dolore, una mano che gli stringeva, opprimente, il cuore, non era preferibile alle fiamme che lo incendiavano.
E anche le lacrime bruciavano, sulle guance.
 


 
 
La consapevolezza di aver distrutto tutto.
L’ira di pensarlo – non era colpa sua! Perché doveva essere lui a pagare? Era lei che l’aveva rovinato, lei che l’aveva ignorato e lasciato nel fuoco!
E, nonostante tutto, non riusciva a fare a meno di lei.
Allora perché l’aveva spinta?
Non sono stato io…
Senza più riserve, portò la mano agli occhi, completamente spezzato; le lacrime fecero il resto.
Heather. La loro unione, i loro sentimenti, completamente irrazionali, un legame spasmodico che si nutriva della propria morte. Non ci riusciva. Aveva bisogno di lei.
[91]
 
 
 
Era sempre stata convinta che in ogni essere umano ci fosse una percentuale di stupidità.
Qualcosa che riusciva a occupare il cervello, creando una massa di beoti piagnucolosi e mollaccioni.
Lei si era sempre distinta. Fredda, calcolatrice, guardava tutti da sotto in su, giocando con la loro debolezza, calpestandoli.
E non aveva mai creduto che, un giorno, si sarebbe auto calpestata.
Le lacrime scorrevano senza riserve. Aveva fatto la cosa giusta, perché mandarlo via era la cosa giusta. E comunque, non riusciva a smettere di piangere, così come non riusciva a smettere di volerlo lì accanto.
Era irrazionale, completamente insensato, era stupido! ERA DA DEBOLI!
Forse era sempre stata debole, allora.
[110]

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** #12 ***


12.
So they say it's best 
To go your separate ways 

 
 
La cosa aveva del ridicolo.
Aveva ancora in testa la voce dell’infermiera e del chirurgo.
“Sarebbe meglio se lei non si facesse più vedere, signor Burromuerto. Non abbiamo capito perché, ma la signorina Wilson non ha piacere di vederla”.
Non l’aveva detto a nessuno dei medici.
Perché non l’aveva detto a nessuno dei medici?
Era stato lui!
NON SONO STATO IO!
Perché Heather non l’aveva detto a nessuno?!


 
Ed era tornato da lei.
Così distrutta, la pelle squamosa, ridotta a un relitto di quello che era. Gli fece tenerezza e il pizzicore agli occhi doveva essere sicuramente uno spasmo delle ghiandole lacrimali. Le ghiandole lacrimali avevano spasmi?
Mani nelle tasche, aveva aspettato che finisse di urlare. C’era voluto poco.
“Dicono che è meglio se non ci vediamo più”.
“E allora vai fuori dal cazzo!”
Una torcia accesa di puro odio passò rasente alla sua anima.
Che maledetta strega.
Era davanti a lui. Qualche passo, allungare le mani, stringergliele attorno al collo, il cervello un ammasso di lampi rossi e fuoco…
Rabbrividì e si sentì mancare il respiro.
Cosa?!
[110]
 
 
Ma perché cazzo era tornato ancora?
Non capiva che era sbagliato?
Non capiva che, ormai, tutta la storia era precipitata su se stessa, sfaldandosi da sola, morendo in un incendio di sbagli e stupido orgoglio?
“Dicono che è meglio se non ci vediamo più”.
E non capiva che la situazione era talmente disperata da non lasciare nemmeno lo spazio alla razionalità?
Perché, nonostante quanto era successo, lei sentiva di non volerlo più lasciarlo andare. Non vedersi più?
Stupido amore.
“E allora vai fuori dal cazzo!”
Me lo merito. E se lo merita anche lui. Me lo merito ed odio saperlo.
Nemmeno due secondi dopo, Alejandro era uscito dalla stanza.
[109]



 
ahem, ehm, bonjour/bonsUAr a tutti/e, gente pucciosa... sì, stiamo aggiornando praticamente a velocità maXima, dacché diciamo che voglio proprio levarmi dalle balle sta storia desidero concluderla per poi pubblicare tanterrimi altri aggiornamenti a manettissima. Sì.
Nel mentre, graSSie a chi continua a seguirmi, anche silenziosamente e... niente, spero che il capitolo vi piaccia ^^"

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** #13 ***


13.
Now I know we said things 
Did things 
That we didn't mean 
And we fall back 
Into the same patterns 
Same routine 

 
 
E, nemmeno altri due secondi dopo, era rientrato.
In lacrime.
E trovandola in lacrime.



 
“Ch… chica, non sono stato io…”
Sì che sei stato tu, stronzo.
Si portò una mano alla testa, stordito.
I resti di Heather lo fissavano con un odio che superava qualsiasi immaginazione; aprì la bocca per parlare, ma lui l’anticipò.
“Abbiamo fatto un sacco di stronzate, va bene! Fatto cose di cui non andiamo fieri, ci siamo urlati contro i peggiori insulti e le frecciate più velenose, fino ad arrivare al vulcano, fino ad arrivare a oggi…”
Cosa diamine vai blaterando, coglione? Non se lo merita, esci da questa stanza!
“Era la nostra routine, Heather, eravamo noi, siamo noi. Non possiamo non vederci più. Ricominceremo tutto”
[106]

 
 
Forse aveva la ferma intenzione di farle perdere il senno.
Era rientrato, aveva cominciato a parlare ed ogni sillaba le si era marchiata a fuoco nel cuore.
Quello stupido cuore.
Aveva ragione, erano loro. Ma come potersi fidare ancora?
Come arrendersi alla giusta – maledizione! - consapevolezza che era amore perché entrambi lo sentivano, sapendo che quello stesso amore si era macchiato di quegli incidenti?
Nessuno con un cervello a posto si sarebbe buttato di nuovo in una storia simile, avendo vissuto quel che avevano vissuto loro. Perché lui lo voleva fare?
Perché anche lei sentiva – vaffanculo, fanculo tutto!- lo stesso?
Inghiottì a fatica.
“Hai finito di parlare? ADESSO ESCI!”
[109]
 


 
Tesorucci (?) siamo quasi alla fine!
La long conta diciannove capitoli e siamo al tredicesimo!
Ne mancano, indi –attenzione, ora la Pirats vi dimostrerà che SA la matematica!- ben SEI –yeee, brava Pirats!- per giungere alla conclusione!
E che accadrà?
Mmmh.
 
Ah, ecco, potreste aver notato che le parole di Alejandro ricalcano quasi perfettamente le lyric di “Love the way you lie” perché SI’, l’ho detto a inizio fan fiction che E’ la loro caspita di canzone, cheddiamine e sarà così anche nel prossimo capitolo e anche in quello dopo, ecco.

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** #14 ***


 

14.
But your temper's just as bad 
As mine is 
You're the same as me 
But when it comes to love 
You're just as blinded 

 

“L… lasciami spiegare”
Vattene!
“Non voglio ascoltare!”
CHE CAZZO FAI ANCORA QUI!?
“Heather, io…”
UCCIDILA!
 
 

“Heather, ti prego, non hai idea di quanto mi pesi dirlo, ma lo sai anche tu! Siamo uguali e… è stato un incidente! So che non dovrei dirlo adesso, dopo quel che è successo, ma se io sono passato sopra quel che mi hai fatto…”
Ah davvero?
No, non ci sono passato sopra! Sì, invece, la posso perdonare, è lei!
“È il nostro stupido carattere, Heather! Che non ci ha fatto riconoscere l’amore, accecandoci, con questo cazzo di orgoglio, con quello stupido milione…”
“Puoi star qui a parlare di stronzate quanto vuoi, non cambierà niente! Adesso vattene, prima che chiami assistenza!”

Lurida troia perché non vuoi ascoltarmi!? Uccidila, uccidila!
[109]
 
 
Non seppe come, ma se ne accorse.
L’aveva già visto secoli fa, nello sguardo di Alejandro, quando gli aveva aperto la porta di casa.
C’era qualcosa, in quegli occhi.
Ai tempi le sembrava solo ira. Ma ora lo vedeva chiaramente, c’era altro.
Era come… follia. Ma una follia più seria.
Una pazzia di quelle che ti fanno morire di paura, una di quelle che paralizza sul posto. Appariva e spariva ed era come se ci fossero due Alejandro diversi.
In quella non sentì altro che orrore e non voleva altro che se ne andasse. Poteva sempre chiamare un’infermiera. Perché allora non aveva ancora premuto il pulsante?
“Vattene, Alejandro. VATTENE!”
[109]

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** #15 ***


15.
Don't you hear sincerity 
In my voice when I talk 
Told you this is my fault 



 
Forse era stato il sentire il suo nome, pronunciato con tutto quell’odio, con tutto quell’amore.
 
Forse era stata la situazione, troppo enorme da sopportare, da capire, da metabolizzare.
 
Forse era stato il punto critico.
 
Forse era stata quella goccia, quella maledetta goccia che era finalmente caduta, facendo traboccare il vaso.
 
 
 
 
Col senno di poi, si disse che avrebbe dovuto parlarne con qualcuno.
“Dottoressa, io mi sento strano”
“Dottoressa, è da che è successo il fatto del vulcano che non mi sento più completamente normale”
“Dottoressa, ho poca stima di lei, ma ho paura. Mi deve aiutare”
“Dottoressa, che cazzo sta succedendo nella mia testa? A volte mi sento normale, altre volte vorrei solo distruggere tutto e tutti”
“Dottoressa, a volte mi faccio paura da solo”
“Dottoressa, che cazzo devo fare?”
 
 
 
Forse era stato sentire il suo nome.
 

 
“Vattene, Alejandro! Vattene!”
Gli riecheggiava in testa.
E si sentì esplodere.
“Heather, ti prego…”
UCCIDILA!
“VATTENE, CAZZO! VAI VIA PER SEMPRE!”
LO ODIAVA. Dio, quegli occhi, come non vedere tutto quell’odio, che era solo per lui!?
“VATTENE!”
“PERCHÈ CAZZO NON MI ASCOLTI!?”
La voce e la gola gli esplosero in una miriade di scintille; avvertì Heather sobbalzare, ma non se ne preoccupò più di tanto: il suo cervello era ufficialmente scoppiato in una mistura rossa di ira, una furia cieca e irrazionale, che spaventava lui in primis. E qualcosa bruciava, ancora, in sottofondo.
“NON RIESCI A CAPIRE CHE MI DISPIACE? PERCHÉ NON RIESCI A CAPIRLO, HEATHER!?”
Scattò in avanti.
[109]
 
“VATTENE, CAZZO! VAI VIA PER SEMPRE!”
E che tutto potesse poi finire. La sofferenza irrazionale, il bisogno sbagliato che aveva di lui.
Forse, invece, avrebbe solo abbassato la voce e lo avrebbe richiamato.
Invece, quando alzò la testa, lo vide semplicemente impazzire.
Gli occhi sgranati, persi nella follia più totale, quella dalla quale non c’era ritorno.
Boccheggiando terrorizzata, avvertì la propria mano brancolare nel vuoto, alla vana ricerca del pulsante per chiamare assistenza.
Poi le mani di lui le si chiusero sul collo.
Il terrore sembrò quasi cancellare tutto ciò che seguì.

Poi il buio.
[96]

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** #16 ***


 
16.
As long as the wrong feels right 
It's like I'm in flight 
High of a love 
Drunk from the hate 


 
L’orrore che sentiva per se stesso non era minimamente spiegabile o immaginabile.
 
 
Non voleva farlo davvero, no!
Come cazzo aveva fatto la situazione a precipitare?!
Aveva misurato quel maledetto corridoio centinaia di migliaia di volte negli ultimi minuti, in preda a un furioso panico, le mani tra i capelli, l’ossigeno che gli bruciava dentro ad ogni respiro, mentre i medici facevano chissà cosa a Heather.
Era ridicolo. Tutta quella situazione era troppo ridicola per essere vera e si sarebbe risolta, perché non era possibile. Ed era quello che il medico gli sarebbe venuto a dire, realizzò, vedendosene arrivare uno incontro. Quanto tempo era passato?
 
Della conversazione che seguì, ricordò solo pochi, dolorosissimi stralci.
“… irreversibile…
… possibile morte cerebrale…
… Mi dispiace”.
 
[110]

 

[0]

 
FAQs
1) PIRATESSA, DOVE CA**O ERI FINITA?
2) MA SEI STUPIDA?
3) MA CE LA FAI?

Perdonatemi, miei diletti e mie dilette, perdonatemi davvero. Quando stendo una long, di solito, tendo a scrivere tutti i capitoli PRIMA di postare la storia, onde evitare di lasciare i lettori appesi nel caso non mi andasse più di completare la storia. E questa me l'ero scritta tutta, ma proprio tutta! E COSA SUCCEDE? Il computer mi si spacca e, nel detto computer, c'erano i tre capitoli finali di questa storia. Shit happens >.>
Ne consegue che ho dovuto riscrivere i tre detti capitoli e mi ci volle un po', causa scarsa ispirazione / non mi ricordavo precisely quanto avevo scritto nella prima versione / speravo di recuperare la prima versione. E quindi nada, vi porgo questo capitolo con enorme ritardo, ma sperando che continuiate a seguirmi ^^
*i primi pomodori cominciano ad abbattersi su di lei*

 

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** #17 ***


17.
Baby please come back 
It wasn't you 
Baby it was me 
Maybe our relationship 
Isn't as crazy as it seems 
Maybe is what happens when a volcano

Meets a tornado
All I know is
I love you too much
 
 
A posteriori – quei pochi che seguirono – avrebbe ricordato il silenzio.
Silenzio mentre stava in camera di Heather, vicino al suo letto; il silenzio suo e del mondo esterno, come se la gente scegliesse apposta di non farsi né vedere né sentire in quel punto dell’ospedale. O come se lui non li volesse sentire.
Silenzio da parte di Heather, che era come una lama in testa.
Silenzio, appunto, nella sua testa. Senza più voci assassine. Senza più contraddizioni, senza più odio, solo una cosa tacita a cui aggrapparsi, disperatamente, senza scelta. Speranza.
 
 
Mi dispiace, non sai quanto.
È stata colpa mia, tutta colpa mia, non tua. Ti prego, per favore, svegliati.
Ricominceremo tutto da capo, te lo giuro. Non ci sarà reality, non ci sarà competizione, solo Heather e Alejandro, due tizi completamente uguali, orgogliosi, stupidi, che non sanno stare lontani, nonostante tutto. Ma ti devi svegliare, hai capito?
Ti sveglierai, Heather, lo so e io ti saprò spiegare tutto. Ti sveglierai.
Ti sveglierai e cancelleremo queste ultime settimane. Ripartiremo. Abbiamo solo una relazione complicata, chi non ce l’ha? Ok, la nostra è stata omicida, ma ricominceremo. Da capo, tutto da capo.
Ti prego, dimmi che hai sentito. Ti prego.
 
[108]
 
 
 
 
 
 

[0]

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** #18 ***


18.
Even though I know it's lies 
I'm tired of the games 
I just want her back 
 
Qualche giorno dopo i medici dichiararono la morte cerebrale di Heather.
 


“NON MI IMPORTA!” urlò, la gola che gli esplodeva in scintille. Afferrò la cartella clinica e la sbatté sul pavimento; fogli di ogni foggia si sparpagliarono dappertutto “Non me ne frega un cazzo, maledetto figlio di troia, non mi importa! Non me la potete portare via, non potete!”.
Prima ancora di sapere cosa stava facendo, era saltato addosso al dottore, colpendolo con una selva di pugni che facevano male soprattutto a lui. La pelle delle nocche, ancora debole, si scorticò prestissimo, mentre il dottore cercava di proteggersi, un leggero rivolo di sangue che gli scorreva dalla narice sinistra.
Sulle guance di Alejandro, invece, scorrevano le lacrime.
 
[106]
 

[0]

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** #19 ***


19.
 
 
 
L’avrebbero rinchiuso. Non c’era altra scelta.
O, alla meno peggio, sarebbe diventato un caso mediatico, scortato da sua madre ai processi, visitato dai fratelli nel parlatoio di qualche carcere di massima sicurezza. O di un ospedale psichiatrico.
Sentiva di non poterlo tollerare. Non in presenza della sua assenza.


Presto o tardi sarebbe successo. Non per quanto aveva fatto: Heather non l’aveva detto a nessuno e il medico aveva scelto di non sporgere denuncia per le percosse, attribuendo il raptus alla follia del dolore. Ma sarebbe successo.


Dolore. Cose che passano, si dice.
Chiunque fosse ad impersonare il “si”, non sapeva un cazzo.
 
 
 
Nel silenzio della camera dove tutto era successo, alzò lo sguardo su di lei un’ultima volta.
Era a malapena illuminata dalla luce verdastra dell’oscurità notturna ed era ferma, maledettamente immobile.
“Mi dispiace” erano due parole che non avrebbero mai e poi mai espresso il dolore e il rammarico che sentiva dentro.
Nulla ci sarebbe mai riuscito.
 
Alejandro.
[1]
 

L’odore era acre, realizzò, tappando la bottiglietta. Improvvisamente, come un idiota. Quale era.
Fece scattare l’accendino. Era così che tutto era iniziato, così che era perfidamente proseguito ed era l’unica maniera in cui avrebbe potuto trovare pace.
Il fuoco divampò un ultima volta, purificatore.
[100]

 
Just gonna stand there and watch me burn.
But that’s all right because I love the way it hurts.


 
... Sì, voi vi siete fatti tutta 'sta strada per giungere a un FINALE APERTO! ^____^
*frutta marcia le piove addosso*.
...
...
... Cioè, ho finito un'altra long Aleheather!
Sì, DARLINGHI (?). Questo era l'ultimo capitolo! :) Come avete potuto evincere, ho voluto scrivere qualcosa di brutale, di completamente diverso dal solito, distruttivo, provarmi su nuovi generi e leggere le vostre recensioni contente, ansiose e curiose ad ogni capitolo mi ha fatto capire di essere riuscita a produrre un lavoro pressoché buono, indi grazie grazie e grazie ancora per avermi seguito fin qui :)
[Però, seriously, ho scritto qualcosa di tremendo D: HEATHEEEEEER! ALEJANDRO!!! *corre ad abbracciare*]
Ragion per cui, sappiate che, dopo questa, ho tonnellate di altre Aleheather in cantiere; alcune sono già pronte e DECISAMENTE più allegre e pucciose di questa :)
Eee niente. Ringrazio chiunque abbia seguito la storia, chi l'abbia solo letta, chi l'ha inserita tra preferiteseguitericordate e chi ha recensito! Siete stati l'ammmore e la dolcezza :D


 
Oh, e giusto per spammarsi un po': presto tornerò alla carica con una Aleheather quattromani scritta con... Sorpresa :D
Sappiate solo che è una scrittrice di Aleheather BRAVISSIMA e adorabile^^
Stay tuned to find out!
E a presto :)
Pirats

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1816105