Sogno concreto

di MerMargaret
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una ragazza come le altre ***
Capitolo 2: *** Troppo bello per essere vero ***
Capitolo 3: *** Tu si che puoi capirmi ***
Capitolo 4: *** Meno male che ci sono gli amici ***
Capitolo 5: *** Un tonfo al cuore ***
Capitolo 6: *** Cambiamenti ***



Capitolo 1
*** Una ragazza come le altre ***


Erano le otto e venti di una tiepida mattina di marzo e come sempre ero in ritardo. La scuola mi aveva davvero stancato, fra compiti e interrogazioni. Percorsi il lungo viale alberato che divideva la mia casa da quel triste edificio grigio. Era tardi, ma io me la prendevo con comodo, camminando normalmente. Ad un tratto sentii delle urla echeggiare nel viale -Margaret! Aspettami!-
Era Tom
my, un mio carissimo amico. Lo vedevo affrettarsi con la sua camicia rossa a quadri, pantaloni grigi e i capelli castano chiaro mossi dal vento -Ehilà, Tommy. Hai fatto tardi anche tu?-
-Proprio così. Non ho imparato storia, non so come fare. Se oggi mi chiama non so che scusa inventarmi-
-Cercherò di suggerirti-
-Grazie Mar, sei un’amica!-
Cominciammo a correre per fare presto e per fortuna quando entrammo in classe la professoressa ancora doveva arrivare.
Mi sedetti accanto ad Elizabeth, la mia migliore amica. Una ragazza non molto alta, magra, con i capelli del colore dell’oro e degli occhi azzurri come il mare.
-Ciao Mar!-
-Eli, tutto bene?-
-Dai, non ci lamentiamo. Sai oggi l’ho visto-
Io saltavo di gioia -Lo hai visto? Hai visto Michael?-
-Si…oh no, aspetta. Io intendevo Carl-
Un espressione di delusione apparve immediatamente sul mio viso. Carl era un ragazzo che aveva una cotta per me e non faceva altro che perseguitarmi con messaggi, bigliettini e tant’altro. Ma io non ricambiavo il suo sentimento, non provavo davvero interesse per lui. Invece Michael, Michael era un ragazzo fantastico, l’unico che avrebbe resa realmente felice, Michael era ragazzo di cui ero follemente innamorata, ma lui, credevo che a lui io non interessassi minimamente.
-Oh Margaret, scusami- si affrettò a rispondere Elizabeth -Hai capito male! E’colpa mia, non mi sono spiegata bene-
-Eli, ma figurati! Non ti preoccupare, davvero-
-Comunque ha chiesto di te-
-Tanto per cambiare-
-Mar, dovresti dirglielo, insomma, di lasciarti in pace-
-Sai come sono fatta. Non ne ho il coraggio-
-Lo so, ma puoi farcela-
Volevo un mondo di bene ad Elizabeth. Era l’unica che mi conosceva veramente, che mi leggeva nel cuore e capiva tutto quello che provavo. Ed era l’unica con cui riuscivo ad essere me stessa e aprirmi completamente. Le raccontavo tutto! E lei mi aveva sempre aiutata con i suoi meravigliosi consigli. Ad un tratto squillò il cellulare. Un messaggio, era Carl. Ero davvero stanca! Ogni volta che lo schermo del cellulare si illuminava, speravo sempre che fosse Michael a cercarmi. Quelle poche volte che era lui, i miei occhi si illuminavano come miliardi di stelle in una notte d’estate. Io e Michael eravamo buoni amici, ma era davvero faticoso fingersi amica di una persona che consideravi in tutt'altro modo.
MARGARET, VORREI VEDERTI. QUANDO REALIZZERERAI QUESTO MIO DESIDERIO?
L’ennesimo messaggio di Carl riempiva lo schermo e io mi sentivo sempre peggio.
-Mai!- pensai fra me e me.
Riflettevo continuamente sull'ingiustizia della vita. Perché doveva piacermi lo stronzo che mi faceva soffrire? Era una cosa che mi chiedevo spesso. Credevo che Michael mostrasse interesse per Ashley, un’altra mia carissima amica, che era fidanzata con Edward, un ragazzo dai riccioli neri, alto e magro, molto simpatico. Ecco perché parlavo di ingiustizia. 
Durante la lezione di storia la professoressa spiegò senza interrogare e Tommy dal banco a fianco, mi fece un occhiolino sussurrando:
-Mi è andata bene!-
Al termine delle lezioni, dovetti rimanere per un corso di inglese che facevo ogni giovedì. Salutai Elizabeth e Tommy che si avviarono insieme lungo il solito viale. Corsi a prendere uno snack al mini-market vicino alla scuola e mentre stavo tornando a scuola correndo, andai a sbattere contro qualcuno. Prima ancora di dire “Scusa!”, mi accorsi che quel qualcuno era Michael. Provai una sensazione incredibile. Il cuore mi batteva fortissimo, la gola mi bruciava forte, avevo le mani gelate, le gambe mi tremavano e le mie guancie andavano a fuoco.
-Ahi!-esclamò lui.
-Oh scusami!- esclamai. Ero molto ma molto imbarazzata.
Cominciò a ridere. Quant’era bello quando rideva. Lui era bello sempre, ma quando rideva lo era ancora di più. Il suo sorriso poteva far sentire meglio anche la persona più triste del pianeta.
-Sei sempre la solita imbranata!- e dicendomelo, mi scostò una ciocca di capelli dietro l’orecchio. Mi sentivo in paradiso.
-Chi non muore si rivede- e sorrise.
-Eh già!- ricambiai il sorriso.
-Tutto bene?-
-Si, dai- mentii. Va tutto bene a parte il fatto che ti odio perché mi piaci troppo e tu non te ne rendi nemmeno conto.
-Come mai sei ancora a scuola?-
-Corso di letteratura!- mi affrettai a rispondere.
-Sei sempre la solita secchiona!- disse sorridendomi.
-Che spiritoso- dissi con finta aria arrabbiata.
Amavo quando mi prendeva in giro.
-Allora lascio andare via la studentessa modello-
-Sarà meglio! Anche perché ho fatto tardi- mi uscì fuori un tono davvero molto freddo. Mi pentii di aver risposto così.
-Va bene allora. Ci sentiamo più tardi, ciao Margaret- disse con tono deluso.
Mi sentivo un po’ in colpa, a dire il vero. Rientrai a scuola e per tutto il tempo pensai a Michael; come se non lo facessi anche in ogni altra parte del mondo. Quando finì il corso, mi arrivò una chiamata di mio padre William che era venuto a prendermi e tornai a casa ormai sfinita. Quel pomeriggio la mia voglia di studiare era pari a zero, così iniziai a leggere un libro quando mi arrivò un messaggio.
-Sicuramente sarà Carl. Erano circa 20 minuti che non si faceva sentire, strano!- pensai fra me e me. Invece con mia grande sorpresa, era Michael. Un sorriso a 36 denti comparve sul mio viso.
-Allora, per sabato cosa facciamo tutti?-
Usava sempre il plurale, sempre la parola tutti. Sapevo che non avrei mai avuto occasione di trovarmi sola con lui, tranne quelle poche volte che lo incontravo per caso.
-Non lo so, per me va bene tutto- risposi
Squillò il telefono, era lui. Non mi sarei mai aspettata una chiamata da parte sua. Quel giorno avevo anche un gran mal di gola, ma facendomi coraggio e schiarendo la voce, risposi.
-Pronto, Michael?-
-Per te va bene tutto…quindi per te va bene anche se ci buttassimo dalla finestra tutti insieme- e cominciò a ridere.
-Lo sai che non sei simpatico?- risposi. Ma nel frattempo stavo ridendo.
-Beh, sei l’unica a pensarlo. Comunque, perché non andiamo al Luna Park tutti insieme?-
Di nuovo la parola tutti.
-Certo, per me va bene!-
-Chiamo Ashley e tu Elizabeth ok? Gli altri li avverto dopo-
Beh, c’era da aspettarselo. Avrebbe fatto di tutto per sentire la voce di Ashley. E ovviamente, chissà perché, chiedeva sempre a me di chiamare Elizabeth.
-Okay- risposi con aria delusa.
-Ho visto che ci sono delle giostre fantastiche, voglio provarle tutte! Vai su questo sito e le vedrai-
Michael mi dettò il link, ma non appena entrai nel sito vidi una marea di giostre, una più pericolosa dell’altra. Sussultai e pareva che Michael dal telefono mi avesse sentita.
-Ecco! Hai paura delle giostre!- e cominciò a ridere così forte che persino allontanando il telefono si riusciva ad ascoltare la sua dolce risata.
-Non è vero!- mi affrettai a negare.
-Oh si che è vero!- e continuò a ridere.
Sapevo che mi avrebbe presa in giro per la vita, dovevo affrontare questa paura e salire su quelle maledette giostre. Ma poi ad un tratto disse con una voce dolce come il miele:
-Margaret, scherzo. Figurati! Se non ci vuoi andare non è un problema, sceglieremo qualcos’altro-
-No dai. Vedrò che giostre posso fare!-
-Allora rimaniamo così. Credo che siamo…mmm…tu, io, Elizabeth, Ashley, Tommy e poi credo che vengano anche Nicholas e Kate. Ah...ed Edward-
Pronunciò il nome di Ed con una delusione tale che mi veniva da piangere perché ovviamente avevo già capito. Con gli occhi un po’ lucidi risposi:
-Va benissimo. Ci sentiamo allora!- e chiusi la chiamata più in fretta che potevo, prima di buttarmi sul letto con il viso affondato nel cuscino e alcuni fili di capelli bagnati da una lacrimuccia caduta casualmente sulle guance. Per deprimermi ulteriormente, continuai a leggere un romanzo d’amore e mi addormentai sfinita. Sabato arrivò rapidamente. Appena uscita da scuola percorsi il viale con Elizabeth e Tommy, come facevo di solito e lì incontrammo Nicholas, con i suoi capelli rossi scompigliati e una collana con un ciondolo. Ed era molto di fretta.
-Ehilà ragazzi!-
-Ciao Nick!- risposi, ricambiando il saluto.
-Scusate, ma devo scappare. A stasera!-
E si allontanò velocemente sparendo fra gli alberi di pesco.
-Bene ragazze. Scappo anch’io, a dopo!- ci salutò Tommy.
Eravamo rimaste solo io ed Eli.
-Ti ho detto che mi ha chiamata?- le domandai.
-Beh, questa sarà la centesima volta che me lo dici!- e cominciò a ridere.
-Povera me, sono proprio disperata!-
-Puoi dirlo forte amica mia!-
Arrivammo fino casa di Elizabeth e poi proseguii la strada da sola. Dopo alcuni isolati incontrai Edward che camminava sventolando i suoi ricci neri e illuminati dal caldo sole del pomeriggio, con una felpa grigia e delle cuffie bianche alle orecchie. Si fermò e con un cenno mi salutò.
-Ciao Mar!-
-Ed! Come va?-
-Benissimo! Stasera ci divertiremo!-
-Oh si, certo!- dissi con un sorriso non molto convincente.
Poi mi poggiò una mano sulla spalla.
-So a cosa stai pensando. Ti conosco benissimo, Margy. Non capisco come faccia lui a non notarti minimamente e a non lasciar perdere Ashley. Mi dispiace moltissimo di questo, lui è solo un bastardo-
Le sue parole mi risuonarono nel cuore come mille tamburi. E aveva ragione. Purtroppo aveva tremendamente ragione. Ero lì e Michael non mi vedeva, non mi vedeva mai.
-Però promettimi che stasera ti divertirai! A dopo- disse, proseguendo per la stradina a due isolati da casa mia.
-Certo!- dissi sorridendolo e vedendolo correre via.

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Capitolo 2
*** Troppo bello per essere vero ***


Si erano fatte le sette di sera ed Elizabeth era venuta a casa mia e mi stava aiutando a decidere cosa mettere. 
-Eli, a dire il vero non ho una grande voglia di uscire. Magari me ne sto a casa e invento che non sto bene-
-Cosa? Stai scherzando? Tu vieni e basta, te lo obbligo- e mi sorrise, illuminando tutta la stanza. Cominciò a cacciare dall’armadio decine di panni di svariati colori e cercava di fare qualche abbinamento osservando attentamente ogni singolo vestito. Mentre io ero occupata a passarmi la piastra, rimediando al disastro dei miei capelli dopo lo shampoo, sentii urlare dalla stanza. 
-Ecco, è perfetto! Vieni Mar- mi affrettai a correre, abbandonando la piastra sulla sedia. Un cardigan nero con una maglia blu molto carina, abbinata a delle ballerine e un jeans stretto. Poteva andare molto bene. 
-Si dai, mi piace- dissi, facendole un occhiolino. Dopo essermi vestita, truccata attentamente e dopo aver passato la piastra, corsi a prendere una tracolla nera e mi affrettai a scendere le scale dove c’era Elizabeth che mi aspettava, attaccata alla tv. 
-Oh ma stai benissimo!- esclamò.
-grazie- risposi, arrossendo lievemente. Si erano fatte le 8 e mezza, e ci affrettammo a uscire. L’appuntamento era all’inizio del solito viale di alberi di pesco. Quella sera l’aria era secca e i capelli non si sarebbero rovinati. C’era un leggero venticello che mi accarezzava il collo e la luna era già alta in cielo. Arrivammo e trovammo Nicholas e Kate accanto ad un lampione, che parlavano e dietro di loro, Michael. Il mio cuore cominciò a battere all’impazzata. 
-Tranquilla!- mi sussurrò Elizabeth avvicinandosi a me e stringendomi la mano. Arrivammo al fianco del lampione e Kate si avvicinò dolcemente per salutarci. 
-Ciao ragazze!- disse poi Nicholas, allungando un braccio dietro al mio collo e un altro dietro al collo di Elizabeth. Quando abbandonò la presa, Michael si avvicinò a me, e quando mi salutò, sentii le sue guance tiepide sfiorare le mie, il suo petto appoggiato al mio e nel frattempo quel suo fantastico e irresistibile profumo, ma si allontanò molto presto. Poi parlando, aspettammo Ashley ed Edward, anche se forse, sarebbe stato meglio che non ci fossero stati. Dopo dieci minuti, si intravidero nel viale tre sagome. Erano Ash, Ed e Tommy che camminavano verso di noi. Ashley era come sempre bellissima. I lunghi capelli biondi le incorniciavano il viso e il suo vestito di un viola chiarissimo le stava molto bene. Purtroppo avrei visto persino da un chilometro gli occhi di Michael illuminarsi. Un tonfo al cuore. Io non sarei mai stata paragonabile ad Ashley, che sembrava una modella. Io ero una semplice ragazza, lei un angelo. Tommy mi salutò abbracciandomi e con uno dei suoi migliori sorrisi, dandomi un pizzicotto sul braccio, mi sussurrò -Stai magnificamente stasera. Non tenere il broncio- Era un amico fantastico e aveva immediatamente capito il motivo per cui il mio viso non esprimeva nessun’emozione ed era perso nel vuoto. Ashley mi diede un dolce bacio sulla guancia, lasciandomi una piccola impronta del suo lucidalabbra alla fragola che mi tolsi strofinandomi la guancia ed Edward salutò tutti con la mano, volgendomi uno sguardo particolarmente fiducioso. Ci incamminammo tutti e otto per il viale, uscendo in una grande piazza dove si trovava il Luna Park. Le giostre erano grandi e non esprimevano affatto un senso di sicurezza. Edward e Ashley, intravedendo una ruota panoramica, con ogni cabina a due posti, si allontanarono subito da noi. La cosa mi avrebbe sollevata se solo non avessi visto l’espressione delusa di Michael che mi fece raggelare. Poi si avvicinò improvvisamente a me. Io stavo quasi tremando. 
-Benissimo, dimmi quale giostra non hai scartato!- disse ridendo.
-Non ne ho scartata nessuna fino ad ora!- dissi con aria di sfida.
-Bene! Allora che ne dici di andare con me a fare quella?- E mi indicò una giostra enorme che mi dava solo un’impressione: pericolo. Ma non appena pronunciò “con me” il mio cuore si sciolse e mi sentii anche pronta a scalare una montagna. 
-Voi volete venire?- disse agli altri. Questo sogno stava finendo prima ancora che fosse iniziato. Ma fortunatamente Elizabeth che già sapeva tutto, si affrettò a rispondere. 
-Io e Tommy abbiamo visto quella giostra laggiù e vogliamo provarla!- e Tommy le rivolse uno sguardo di intesa e poi mi guardò facendomi un occhiolino. Mi scappò un sorriso. Nicholas e Kate dissero di avere sete e che avrebbero preso un drink al bar. Eravamo finalmente soli. Michael mi prese per la mano e mi trascinò in direzione della giostra. Tutta quella contentezza mi aveva fatto dimenticare di quanto avessi paura. Erano delle montagne russe a tre giri mortali. Solo a vederla mi saliva il cuore in gola. Michael andò a pagare il biglietto, e vidi con sorpresa che pagò anche il mio. 
-Michael! Aspetta, io…- 
-Oh no! Non ce n’è bisogno. Questo giro lo offro io– rispose, facendo un occhiolino -E poi sarei disposto a pagare anche i miliardi pur di vederti urlare di paura su di una giostra!- e scoppiò a ridere.
-Sei davvero spietato!- risposi, ridendo anch’io -E comunque, grazie!- 
-Ma ci mancherebbe! Forza, saliamo- 
Occupammo due posti vuoti e dopo aver messo le cinture di sicurezza, mi guardavo attorno spaventata e mi accorsi di quanto fosse alta quella giostra. Michael mi osservava divertito e poi mi prese la mano e si avvicinò a me, sfiorandomi il viso con i folti capelli neri. 
-Se hai paura non lasciarmi la mano- mi sussurrò. Io stavo letteralmente svenendo. Il suo profumo mi stava uccidendo, lo desideravo troppo. Non riuscivo a concretizzare la cosa, non potevo credere che stesse succedendo tutto per davvero, ma invece era proprio così. Le mie mani erano fredde ed umide per l’emozione e mi sentivo un po’ a disagio, ma dopotutto non me ne importava più di tanto. 
-Grazie, sei gentile!- risposi con un sorriso a 36 denti. 
-Approfittane ora. Sai non sono sempre così gentile!- disse ridendo.
-Questo lo so bene!- risposi. Dopo qualche minuto la giostra partì. Ero molto agitata, ma cercai di mantenere la calma. 
-Ce la puoi fare a sopravvivere!- disse Michael dandomi una pacca sulla spalla. Ecco che mi riprendeva in giro! 
-Ne dubito!- risposi con aria preoccupata. 
-Dai non ti preoccupare!- La giostra cominciava a velocizzarsi. Adesso sfrecciava! Il vento scompigliò tutti i miei capelli e mi fece lacrimare gli occhi. Stavo tremando dalla paura, ma stavo avendo una fortissima scarica di adrenalina ed era piacevole. Michael, vedendomi un po’ spaventata mi strinse il braccio. Io attorcigliai il braccio attorno al suo, stringendolo forte. Le mie urla echeggiavano sulla giostra insieme a quelle di Michael e di tutti gli altri. 
-E’ bellissima!- urlò Michael. 
-Aiuto!- fu quello che riuscii a rispondere. Michael iniziò a ridere, e poi io. I nostri sguardi si incrociarono, i miei occhi cercavano i suoi neri e profondi. I capelli al vento, e il battito del mio cuore che aumentava e aumentava. Ad un tratto, la giostra si fermò. Il giro era già finito. Quella magnifica favola finì non appena scendemmo. 
-Wow! E’ stata uno spettacolo!- 
Ancora un po’ frastornata dissi -Era davvero bella!- 
-Visto? Te l’avevo detto che saresti sopravvissuta!- rispose sorridendomi -Forza, andiamo a cercare gli altri- 
La giostra che si era fermata, aveva rotto un momento fantastico. Che delusione. Andammo al bar dove incontrammo Nicholas e Kate che parlavano bevendo due tè alla pesca e affianco, Tommy ed Elizabeth un po’ sudati e sfiniti che bevevano velocemente un bicchiere d’acqua. 
-Eccovi qua!- esclamò Kate -Piaciuta la giostra?-
-Altro che!- rispose Michael. Nel frattempo tornarono anche Ashley ed Edward. Tommy mi prese per la maglia tirandomi a sé e bisbigliando.
-Dopo mi racconti tutto signorina, nei minimi dettagli. Io ed Eli vogliamo sapere!- 
-Certamente! Tutto Tom!- risposi abbozzando un sorrisino dolce. Ad un tratto, Ed incontrò una sua amica e si fermò a parlare con lei e io notai che Michael si stava allontanando con Ashley. Sentii un brivido in tutto il corpo. Tommy mi guardò con occhi preoccupati, Elizabeth si guardava attorno non sapendo che dire. Questo imbarazzante silenzio fu interrotto da Nicholas che si avvicinò a me e disse: 
-Devo parlarti- Cominciai a sbiancare. Mi immaginavo di tutto! 
-Certo, di cosa?- 
-Andiamo da un’altra parte. Non voglio che sentano tutti- Nicholas mi portò dall’altra parte del Luna Park e dopo aver lasciato il mio braccio cominciò il suo discorso. 
-Volevo chiederti una cosa. Sai per caso se Michael ed Ashley si frequentano o altro? Ho quell’impressione- Un peso di mille chili atterrò nel mio cuore con un tonfo, non mi ero mai sentita così male. Trattenevo a stento le lacrime, ma i miei occhi si facevano umidi e bagnati contro la mia volontà. Non avevo un fazzoletto e nulla con cui coprirmi. Il trucco iniziava ad indebolirsi e la mia faccia arrossire per la rabbia. Nicholas non doveva accorgersi di tutto questo, ma purtroppo le mie emozioni avevano avuto la meglio. Le lacrime cominciarono a sgorgare sulle mie guance. Nicholas mi guardava stupito e preoccupato, come se avesse appena annunciato la mia condanna a morte.

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Capitolo 3
*** Tu si che puoi capirmi ***


-Mar! Va…va tutto bene? Cosa ti è successo?-
Non ce la facevo a parlare, le mie parole erano bloccate dai singhiozzi. Non avevo altra scelta.
-Scusa devo andare-
Corsi via più veloce che potevo, lasciando Nicholas lì, imbambolato come una statua. 
Iniziai a scappare, ma dopo qualche metro sentii un braccio fermarmi, era Edward. I suoi ricci avevano tratti blu sotto il riflesso della luna, aveva un viso triste e ansioso.
-Dove stai scappando?- Mi asciugai le guance umide e mi girai verso di lui.
-Ed, è…è un po’ complicata come cosa-
Come avrei potuto dirgli una cosa del genere? Chissà quale sarebbe stata la sua reazione. Edward prese il mio polso stringendolo forte.
-Dimmi dove stai scappando! Non ti lascio andare finché non me lo dici-
-Va bene, come vuoi- E gli raccontai quello che mi aveva detto Nick. Edward era senza parole, il suo viso era diventato pallido e si notava il netto contrasto fra il nero scuro dei suoi capelli e la carnagione bianca come il latte.
-Cavolo, questa non me l’aspettavo-
-Senti, sai che Michael ha sicuramente interesse per Ashley, ma lei non prova nulla per lui- e dicendo quelle parole, mi sentivo morire.
-Quel bastardo mi sente. Deve lasciarla in pace!- disse urlando -Guarda come ti ha ridotta, stavi piangendo, hai tutto il trucco sbavato. Che razza di persona che è! Mi viene voglia di prenderlo a botte- e dicendo questo prese un fazzoletto di stoffa dalla tasca del suo jeans stretto e me lo strofinò sull’occhio, dove la matita era sbavata.
-Ecco, ora va meglio!- disse, accennando un sorriso.
-Grazie Ed. E mi…mi dispiace molto, credimi-
-Ti dispiace? Oh Mar non dirlo nemmeno, sono io che dovrei dispiacermi per te. Lui non ti merita, è solo un immaturo. Carl invece, è una persona che sa apprezzarti veramente. Dovresti dargli una chance!-
Il consiglio di Edward non era proprio cattivissimo, ma io non riuscivo a levarmi Michael dalla testa, era un chiodo fisso.
-E’ difficile Ed, è difficile dimenticare una persona-
-Lo so bene, pensaci su-
-Lo farò-
Detto questo, ci incamminammo in direzione dell’uscita. Non ne potevo più. Era iniziato tutto magnificamente ed era finita in questo modo, che cosa ingiusta! Non salutai nessuno. Mandai un messaggio ad Eli dicendo di salutarmi tutti. In questo momento non desideravo altro che tornare a casa. Ed si era offerto di accompagnarmi e poi sarebbe ritornato al Luna Park, ma mentre proseguivamo per uscire dal retro, intravedemmo due ombre. Avvicinandoci purtroppo non avemmo una sorpresa piacevole. Quello era Michael con Ashley. Erano più vicini che mai ed ero quasi sicura che lui l’avesse baciata, stringendole il fianco con la mano destra. Era indescrivibile il modo in cui mi sentivo. Brividi cominciarono a salire per tutto il mio corpo,le gambe tremavano e non ero più capace di restare in piedi senza appoggiarmi a qualche albero. Ero impallidita, il mio cuore si fermò per un attimo. Edward, povero ragazzo. Si era ormai accasciato vicino a un tronco, dando a pugni il terreno umido. Fiumi di lacrime cominciarono a fuoriuscire dalle mie guance, mentre Ed si tormentava i suoi ricci e si pizzicava le braccia sperando di sognare. Non so tra i due chi stava peggio.
-M-mar, dimmi che non è vero. Dimmelo- riuscì a pronunciare Ed.
-Come vorrei non lo fosse- risposi con un fil di voce, ancora incredula per quello che avevo visto.
Si erano baciati. E Ashley non aveva opposto resistenza. Mi immaginavo la scena in testa ogni secondo che trascorreva. Le mie mani erano bagnate dalle lacrime che avevo asciugato, Ed che ormai era per terra, con la maglia bianca tutta sporca di terra. Gli tesi la mano per aiutarlo ad alzarsi, lui la strinse forte e si alzò.
-Per stasera ho visto abbastanza. Andiamo a casa Margaret, ti accompagno-
Girandomi per l’ultima volta, rividi quelle due sagome. Non si baciavano, ma erano sempre molto vicine. Non me lo sarei mai aspettato. E poi quanto erano stupidi, non avevano pensato che noi fossimo nei paraggi? Basta, non volevo pensarci. Almeno per cinque minuti. Edward ed io ci incamminammo senza dire una parola e arrivammo sotto casa mia. Di solito c’era tutto il gruppo, ma questa volta solo noi due.
-Buonanotte Mar. E grazie-
-Ed, ce la fai a tornare da solo?-
-Ma si, tranquilla! Ti mando un messaggio appena arrivo. Tanto lo sai che abito poco più lontano di due isolati da qui. Davvero, non preoccuparti! Mi dispiace. E’ tutto quello che posso dire- era davvero sconvolto.
-Ed! Dispiace moltissimo anche a me. E’ la tua ragazza!-
-Era!- rispose con aria arrabbiata -Ora non lo è più. Buonanotte! A domani-
-Notte Ed- Ero distrutta, in particolar modo per lui. Era mezzanotte inoltrata. Lo vidi percorrere il viale barcollando, doveva essere sfinito. Entrai in casa, accorgendomi che i miei non erano ancora tornati. Dopo aver sbattuto violentemente la porta mi buttai sul divano, premendomi le tempie con l’indice come per cercare di cancellare ogni ricordo di mezz’ora prima.Passò un po’ di tempo ma il messaggio di Edward non arrivava. Era strano. Casa sua non era poi così lontana dalla mia. Forse si era dimenticato, così provai a chiamarlo sul cellulare. Non mi rispose nessuno. La mia preoccupazione era aumentata e decisi di chiamare a casa. Rispose sua sorella Emily dicendo che non era ancora tornato. Non riuscivo a capire dove fosse mai andato! Riprovai a chiamare due o tre volte, ma niente. Ora ero preoccupata sul serio. Uscii di casa correndo velocemente per le buie stradine del viale, con il cuore il gola. Avevo paura sia per Ed, sia per quell’oscurità che mi avvolgeva. Ad un tratto notai un laghetto che si trovava in una stradina un po’ distante dal centro del viale e le sue abitazioni, e notai degli schizzi. Mi avvicinai con cautela e vidi un ragazzo alto e magro, a torso nudo. Facendo altri due passi mi accorsi dai ricci bagnati che quello era Edward. Era impazzito. Toccai l’acqua con un dito ed era gelata!
-Ed! Ma cosa ti è saltato in mente? Prenderai una bronchite. Asciugati immediatamente!-
-Che ci fai qui? Lasciami in pace!- urlò -Vattene da qui!-
-Non me ne vado finché non esci da quell’acqua ghiacciata-
-Ho bisogno di aria fresca. Voglio stare qui!-
-Edward, ascoltami. Esci, prenditi un asciugamano e asciugati per bene. Stai rischiando l’ipotermia!-
-No!-
-Esci o ti tiro con la forza!-
Dopo qualche minuto finalmente decise di ascoltarmi. A passi lenti tornò sul terriccio umido e prese violentemente l’asciugamano dalle mie mani. Le sue labbra tremavano e lui era un pezzo di ghiaccio. Il suo petto gocciolava bagnandomi le scarpe. Poi ad un tratto si avvicinò a me abbracciandomi.
-Non ce la faccio più Margaret!- sussurrò -Aiutami-
Le sue parole mi arrivarono al cuore dritte come una freccia. Era proprio ridotto male e dovevo fare qualcosa per aiutarlo. Il suo corpo freddo mi inumidiva la maglia e le spalle nude mi bagnavano il collo. Devo ammettere che era una sensazione alquanto piacevole, però frenai questo pensiero. Dopotutto era Edward! Mi sciolsi dall’abbraccio e raccolsi tutti i suoi vestiti.
-Grazie per quello che fai. So che posso sempre contare su di te!- mi disse dolcemente.
-Non lo dire nemmeno!- risposi sorridendo -Ora vestiti e andiamo a casa e questa volta mi accerto che tu ci torna veramente-
-E tu? Non posso farti andare sola-
Mi ero completamente dimenticata che ormai era l’una di notte e non sarei mai potuta tornare a casa da sola. Avevo lasciato il cellulare silenzioso e non appena lo presi dalla tasca, trovai 10 chiamate senza risposta. Erano i miei genitori! Oh povera me. Dovevano essere furiosi.
-Muoviti Ed! Dobbiamo scappare a casa mia. I miei mi uccideranno!- dissi tutta preoccupata.
-Non ti preoccupare. Mi inventerò qualcosa dicendo che è stata colpa mia-
Io e lui cominciammo a correre sfidando la notte che si faceva sempre più scura. I ricci di Edward combattevano contro il vento e ormai erano quasi asciutti. Non appena arrivammo sotto casa mia, con l’affanno bussammo alla porta. Aprì mio padre con una faccia a dir poco arrabbiatissima.
-Papà ti chiedo scusa! E’ solo che…-
-Niente scuse! Dimmi dove sei stata fino ad ora!-
-Signor Stevens, deve scusarmi. E’ stata tutta colpa mia- si intromise Ed.
-Edward Smith? Cosa ci fai con mia figlia?-
-Nulla signor Stevens, io…io…sua figlia non si sentiva bene! Allora mi sono offerto di accompagnarla personalmente a casa, ma durante il tragitto sono caduto e quindi ci siamo fermati- rispose, mostrando a mio padre un graffio sanguinante sulla caviglia che probabilmente si era fatto al laghetto, vicino ad un sassolino tagliente, quando si era tuffato.
Fortunatamente Ed era stato convincente e mio padre credette alla storia.
-E va bene. Vuoi un po’ acqua per pulire il graffio?-
-Oh no signore, grazie. Vado a casa ora-
-Lascia che ti accompagni. E’ tardi e persino per un ragazzo come te questo viale a quest’ora è pericoloso! Su andiamo-
-Non so davvero come ringraziarla!- rispose -Mar, ci sentiamo domani ok?- E mi sorrise.
-Certo Ed! Mi raccomando- risposi all’uscio della porta. La macchina si allontanò velocemente, sparendo nel buio. Richiudendo la porta trovai mia madre sul divano a guardare la tv.
-Margaret, quante volte ti ho detto che non devi tenere il silenzioso? Mi hai fatta preoccupare moltissimo-
-Scusami mamma-
-Ora vai dormire. Sono le due di notte. A domani!-
-Va bene. Buonanotte mamma!-
Era stata davvero una serata intensa. Ebbi solo la forza di prendere il dentifricio e lo spazzolino, lavarmi i denti e poi buttarmi sul letto, addormentandomi immediatamente. Ero sfinita anch’io.

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Capitolo 4
*** Meno male che ci sono gli amici ***


Quella mattina mi svegliai molto tardi. Non avevo voglia di vedere nessuno. Presi il cellulare e notai che mi erano arrivati 3 messaggi. Uno era di Edward, delle 2:45, dove mi ringraziava ancora una volta. Un altro era il suo buongiorno e poi un messaggio di Michael con scritto:
“Che fine hai fatto ieri?”
Non lo risposi.
Scesi a fare colazione, con i capelli scompigliati e gli occhi anneriti dalla matita del giorno prima. Ero sola a casa. Notai un biglietto lasciato dai miei:
Ci hanno invitati dalla zia. Restiamo a pranzo lì. Quando vuoi mangiare è tutto pronto nel forno, devi solo riscaldare. A stasera! 

Meglio così, perché avevo proprio voglia di restare da sola. Andai a lavarmi e vestirmi, pettinandomi i capelli confusi e struccandomi attentamente. Ad un tratto qualcuno bussò alla porta. Edward.
-Ed ciao! Che ci fai qui?-
-Ehi ciao Margaret. Sono venuto a trovarti. Come va?-
-Un po’ meglio grazie. A te?-
-Insomma. Sto male, ma si deve pur sempre andare avanti no? Ashley mi ha chiamato parecchie volte e riempito di messaggi ma non ho risposto-
-Si, anche Michael me ne ha inviato uno. Nemmeno io ho risposto-
-Sembrerà che ci siamo messi d’accordo!- e sorrise. Ricambiai il suo sorriso, e ci sedemmo sul divano. Ma poi notai che mi guardava intensamente. A dire il vero ero un po’ in imbarazzo e dopo qualche momento dissi:
-Ed, va tutto bene?-
-Si certo-
-E perché continui a fissarmi come un ebete?-
-Perché…sei bellissima-
Un tonfo al cuore. Le mie guance si colorarono di un rosa leggero e non ebbi il coraggio di guardarlo negli occhi. Lui mi alzo il mento con due dita e si avvicinò a me. Stava per baciarmi! Ritornai per un momento alla realtà e mi scostai.
-Edward…che significa questo?- Lui era un po’ deluso.
-Significa quello che credi-
-No. Non mi faccio baciare da te solo perché sei deluso e arrabbiato perché la ragazza ti ha tradito ok?!- Edward mi guardò pietrificato. Le parole uscirono così dure e forti dalla mia bocca che da una parte mi pentii. Non volevo essere così stronza perché sapevo che alla fine lui stava molto male.
-Scusami…non volevo dirti così-
-No beh, hai ragione. Scusami tu! Forse ho sbagliato a venire Margaret. Ho sbagliato alla grande. Ci vediamo!-
Prese il giaccone lasciato sul bordo del divano e corse alla porta, aprendola e poi sbattendola violentemente. Mi arrivò un altro messaggio, era Elizabeth.
-Marg, sei morta? Chiamami immediatamente- 
La chiamai un minuto dopo.
-Pronto Eli?-
-Margaret! Che fine hai fatto? Ieri sera sei sparita!-
-Non sai cosa è successo. Sono distrutta e, non sono l’unica ad esserlo-
-Racconta tutto subito!-
-E’ abbastanza lungo. Non potremmo vederci per un caffè?-
-Ovvio tesoro. A mezzogiorno all’inizio del viale-
-Perfetto, a dopo-
Mezzogiorno arrivò in fretta. Trovai Elizabeth appoggiata ad un lampione che mi aspettava, tormentandosi una ciocca di capelli.
-Eccomi Eli!- Lei si girò di scatto.
-Margaret, mi ha inviato un messaggio Michael e mi ha chiesto che fine avessi fatto. Devi proprio dirmi che succede-
Era molto meravigliata, e anche io lo ero. Michael non si era mai preoccupato così tanto per me.
-Già. Devo raccontarti. E tu che gli hai risposto?-
-Visto che ti avevo già sentita, ho detto che avevo parlato con te poco prima, non sapevo nulla. Scusa!-
-No ma figurati! E lui?-
-Non mi ha risposta! Comunque racconta-
-La storia comincia da ieri sera quando Edward ed io abbiamo visto Ashley e Michael insieme e…- e le raccontai tutto nei minimi dettagli, scolandomi 3 tazze di caffè.
-Oh mio dio- fu quello che Elizabeth riuscì a dire.
-Tremendo eh?-
-Troppo. E’ bruttissimo. Come stai tesoro?-
-Come dovrei stare? Molto male-
-Ma poi, Edward che voleva baciarti! Da non credere-
-Sai, non ci credo nemmeno io. Ora non mi resta che andare avanti e credo che anche Edward dovrebbe farlo-
-Eh sì. Mi sembra l’unica soluzione. Ma sappi che ci sono sempre io con te-
-E anche io…-
Una voce maschile si aggiunse alle nostre. Era Tommy. Forse era arrivato da due o tre minuti. Aveva sentito sicuramente qualcosa!
-Ehi Tommy!- esclamò Eli.
-Ciao Tom!- lo salutai.
-Ragazze!- e si avvicinò a noi abbracciandoci -Vi voglio bene-
Si, loro erano i miei migliori amici, i migliori del mondo. E non potevo desiderare di meglio. 

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Capitolo 5
*** Un tonfo al cuore ***


-Edward! Edward! Cazzo Edward! Rispondi!-
Edward guardava il cellulare con i messaggi di Ashley, ma il suo sguardo era perso nel vuoto. Alla fine decise di risponderla.
-Vediamoci fra un’ora al lago-
Ashley lo incontrò. Il viso di Edward era infiammato dalla rabbia, le mani chiuse a pugno tremavano insieme alle ginocchia, e tre parole strazianti uscirono dalla sua bocca insicura.
-Mi hai tradito- riuscì a pronunciare.
Ashley sbiancò. Non sapeva cosa dire. Ormai era convinta che l’avesse vista con Michael.
-Edward, lasciami spiegare, ti prego!-
-Ma cosa cazzo vuoi spiegare? Cosa? Vattene!-
-Edward…ti prego!-
-Vattene ho detto! Non voglio vederti più. Sono venuto solo per dirti questo-
-Ma se solo mi lasciassi parlare!-
-Non hai capito allora? Vattene!-
-Non so cosa hai visto, ma hai capito male!-
-Ah ho capito male? Ma smettila. E pensare che mi fidavo di te. Pensare che dicevo a Margaret di lasciar perdere Michael, perché gli piaceva una ragazza fidanzata che amava il suo ragazzo! Evidentemente mi sbagliavo. Evidentemente anche tu ricambi-
-No Edward. Ti sbagli!-
-Vattene- Le parole di Edward risuonarono decise.
Ashley, si arrese e scappò via piangendo. Edward diede un pugno ad un tronco e le nocche delle sue mani cominciarono a sanguinare. Poi si accasciò e cominciò a piangere, a piangere come un bambino. 
Ormai si era fatto pomeriggio inoltrato. Io non avevo nemmeno pranzato, non avevo fame. Restai tutto il pomeriggio con Tommy ed Elizabeth, che mi fecero compagnia. Mentre tornavo a casa vidi l’ultima persona che volevo incontrare, Michael.
-Margaret! Finalmente!-
Cercai di trattenere le lacrime che già chiedevano di uscire.
-Ciao- Riuscii a dire fra un singhiozzo trattenuto.
-Stai bene?- Ero proprio stanca di mentire e comunque peggio di così non potevo stare, quindi decisi di dirgli la verità.
-No! Sto male, molto male!- urlai.
Lui mi guardò, sbarrando gli occhi neri come la pece.
-Se hai qualche problema, dimmelo pure!-
Mi faceva proprio ridere.
-Sai qual è il problema? Sei tu il problema!-
Il suoi occhi erano sempre più aperti e il suo viso sempre più confuso e preoccupato.
-Sono io?-
-Si sei tu. Ah comunque bravo, baciare una ragazza fidanzata è un colpo grosso. I miei complimenti!-
Lui raggelò.
-Ci hai visti?- riuscii a sussurrare.
Non sapevo fino a quando avrei potuto resistere, anzi, già mi stavo chiedendo come facevo in quel momento ad essere ancora così forte.
-Sì. E non sono l’unica. C’era anche Edward con me-
Ora era diventato un fantasma in viso.
-Ehm, io...-
“Non dire niente. Hai già causato abbastanza danni.”
-Quale danno? Far soffrire Edward?-
-Non solo lui-
-E chi altro?-
Questa era una domanda pesante, ma ebbi la forza di rispondere.
-Me-
-Te?- chiese meravigliato.
-Proprio così. E’ stata una cosa straziante vedere il ragazzo che mi piace baciare un’altra-
Le parole mi scivolarono da bocca con leggerezza. Forse quello era proprio il momento giusto per confessare i miei sentimenti.
-C-cosa?-
-Beh sì. Hai capito bene, Michael. Ma quello che hai fatto è imperdonabile. Ovviamente non parlo di me, ma di Edward, perché io non sono la tua ragazza, io non sono nessuno, però quello che hai fatto a lui è davvero orribile-
-Oh Margaret, davvero, in questo momento non trovo proprio le parole giuste. Ma posso solo dire che mi dispiace tanto. Sia per Edward che per te- rispose, senza sapere quello che diceva.
-Ti dispiace per me? E perché dovrebbe dispiacerti? Avere una cotta per una persona non è una decisione. Non lo decidiamo noi. E’ una cosa che ci viene dal cuore, non credi?-
-Si, lo credo-
Ora però stavo proprio cedendo. Questa era la sana dimostrazione che Michael non provava il minimo sentimento per me. Prima di scoppiare a piangere davanti a lui, scappai via. Lui non mi fermò, mi lasciò andare. Prevedibile. Non ero io quella che gli interessava, e non lo sarei stata mai.

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Capitolo 6
*** Cambiamenti ***


Tutto sommato mi ero tolta un grande peso. Potevo addirittura affermare di sentirmi meglio. Una parte del mio cuore oppressa da mesi con questo fardello, era finalmente libera. Non avevo più pesanti segreti da nascondere che mi premevano il cuore. Ero libera.
Questo ovviamente, mi faceva molto male, ma dovevo trovare un modo per andare avanti. Il giorno seguente non andai a scuola. Inventai una scusa e dissi ai miei che non mi sentivo bene, ma in realtà non avevo voglia di vedere Ashley e nemmeno Michael che ogni mattina passava per la mia scuola. Non avrei saputo cosa dire. Li avrei affrontati l’indomani. Il pomeriggio andai dal parrucchiere e mi tagliai i capelli corti fino al collo, mentre prima mi arrivavano più giù del petto. Nuovo taglio, nuova vita. 
Il giorno dopo tornai a scuola. Nel cortile, notai che tutti mi fissavano per il taglio di capelli. Vidi Michael, il mio cuore iniziò a battere, ma non era il solito battito innamorato, era un battito di imbarazzo. Si fermò per un attimo. I nostri sguardi si incrociarono, ma non ci salutammo. Notai i suoi occhi pentiti guardarmi profondamente. Io girai il viso e mi affrettai ad entrare in classe. Trovai Ashley che mi salutò con una mano e con un viso preoccupato. Per evitare ulteriori discussioni, ricambiai il saluto ma con noncuranza. Quel giorno Elizabeth era assente perché aveva la febbre e Tommy uscì prima per una visita dal medico. Mi sentivo troppo sola ed ero quasi sicura che se Ashley non mi avesse vista allontanare la scuola con i miei due migliori amici, sarebbe corsa a parlarmi. Infatti fu proprio così. Appena uscii fuori dal cortile, Ashley mi raggiunse, posando una mano sulla mia spalla.
-Margaret, aspetta-
-Che c’è?- risposi freddamente.
-Edward non vuole ascoltarmi!-
-E cosa pretendi? Che ti ascolti dopo quello che hai fatto?-
-Lo so che sei arrabbiata però…-
-No aspetta. A me può dispiacere perché sono innamorata di Michael, e tu lo sapevi, ma l’unico ad essere arrabbiato è solo Edward-
-Non so cosa mi sia saltato in mente, ma quel bacio non è significato nulla per me! Avevo anche bevuto un po’ perché dopo essere scesa dalla ruota panoramica, Edward ed io abbiamo avuto una piccola discussione, tanto per cambiare…quindi non me ne sono resa conto del tutto, e comunque sono molto ma molto pentita, perché…io amo Edward, con tutto il cuore-
Ashley sembrava così sincera. Le sue parole mi fecero riflettere molto. Sicuramente era stato un terribile sbaglio, ma lei amava Edward, e lo avrebbe sempre amato.
-Va a parlargli allora-
-Non mi ascolta!-
-Gli parlerò io-
Però poi mi ricordai dell’ultima volta che lo avevo visto e di come aveva sbattuto la porta e se n’era andato senza degnarsi di un saluto, solo perché gli avevo detto quelle parole dopo il bacio che aveva cercato di darmi e che io avevo rifiutato. Un brivido attraversò tutto il mio corpo.
-Davvero Margaret? Oh grazie! Ti devo un favore- E mi abbracciò, stringendomi il collo.
Mi sentii malissimo. Come dovevo fare ora? Edward doveva assolutamente parlarmi, che gli fosse piaciuto oppure no.
-Ti chiedo scusa…- continuò lei.
-Mi chiedi scusa?-
-Ma è ovvio. Sai quanto ci stai male tu, e sempre per colpa mia-
-Cose che capitano- Risposi con durezza, ma in realtà stavo morendo dentro.
-Ti piace Michael vero?-
-Sì, non immagini quanto!- urlai.
Le scese una lacrima che le rigò la guancia. La guardai pietrificata e lei ricambiò il mio sguardo. I grandi occhi color nocciola mi fissavano come se avessero appena squarciato gran parte del mio cuore. E dopotutto era proprio così. Silenzio. Nessuna delle due parlava. Decisi di correre via, quando mi fermò per un braccio.
-Scusa, davvero. Non so cosa dirti! Mi dispiace troppo. Sono solo una grande stronza. Scusa Margaret-
-Le scuse servono a ben poco, credimi-
-E’ l’unica cosa che posso dire-
-Ah beh certo. E Michael l’hai sentito?-
-Da sabato? Si ma ho detto che era stato tutto un grande sbaglio-
-Ah poverino, chissà quanto starà male- risposi in modo ironico.
Lei era senza parole. Cercò di cambiare argomento.
-Parlerai con Ed?-
-Sì-
-So che alla fine ci avete visti entrambi, quindi suppongo ti abbia accompagnata a casa-
-Sì, infatti-
Sicuramente non le avrei detto niente di Edward: del suo tuffo al lago, del suo abbraccio dopo essere uscito dall’acqua, un abbraccio così protettivo e sicuro, ma che in realtà era solo in cerca di sicurezza; la corsa che abbiamo fatto per arrivare a casa mia in tempo e soprattutto il bacio che aveva provato a darmi. Ma comunque non aveva questa grande importanza. Edward lo aveva fatto solo per ripicca, per rabbia e senza pensarci. Giusto?!

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