Somewhere only we know.

di blast__
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologue ***
Capitolo 2: *** I ***
Capitolo 3: *** II ***
Capitolo 4: *** III ***
Capitolo 5: *** IV ***
Capitolo 6: *** V ***



Capitolo 1
*** Prologue ***


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Prologo.

 

“I matrimoni segnano una delle più grandi transizioni che puoi compiere nella vita.
Sono un nuovo inizio, il prossimo passo nell'evoluzione di una persona.
Ma evolvere è una cosa complicata. Non puoi cambiare senza cambiare il mondo intorno a te.
E non tutti riuscirebbero a vedere la tua trasformazione come la vedi tu.
Ma se ci riesci e rinasci sul serio allora, forse ci posso riuscire anche io.
Quindi, a cominciare da oggi il passato è solo un prologo. Tutto comincia qui.”
Gossip Girl.

 
 

Wolverhampton.

 
 
 
Mi accinsi a cercare le chiavi del mini appartamento,dentro la mia vecchia Louis Vuitton regalatami da mio fratello tre anni fa per il mio compleanno.
Dannazione,ma dove erano finite?
-Calmati,Alex- mi sussurrò dolcemente la mia coinquilina,nonché collega,nonché migliore amica,Belle.
-Calma un cazzo!- sbottai,gesticolando. –Ah,grazie a Dio!- sospirai,dopo aver trovato le introvabili chiavi.
Entrammo nell’appartamento,dirigendoci immediatamente nella nostra piccolissima cucina.
Avevamo appena finito l’ultimo esame di medicina per quell’anno universitario,e,invece di congratularci l’una con l’altra,avevamo iniziato a strillare ed a litigare.
Più che altro,stavo litigando da sola,visto che Belle continuava a mordersi le labbra fino a farsi uscire sangue, e Gin,l’altra coinquilina, a masticare la sua gomma con assoluto menefreghismo.
Bene.
Dopo essermi appoggiata al mobile cucina,di fronte alle mie due amiche,iniziai il mio discorso,cercando di essere il più ragionevole possibile.
-Bene,Isabelle. Spiegami,perché Liam dovrebbe partire con noi?- la voce era una di quella che avrebbe iniziato a urlare da un momento all’altro.
-Perché è il mio ragazzo,Alex! Cosa c’è di male a partire con il proprio ragazzo? E’ normale,dannazione!- mi rispose Belle,sedendosi sul bracciolo della poltrona beige.
Cosa c’è di male a partire con il proprio ragazzo?
La domanda avrebbe dovuto essere: Cosa c’è di bene a partire con il proprio ragazzo?
-Doveva essere una vacanza per noi,solo per noi tre. Per me,per te e per Ginevra. L’accordo era niente maschi tra i coglioni,eccetto figoni stile Magic Mike!- risposi con il mio solito tono arrogante,gesticolando a più non posso.
Era da un anno che io e le mie amiche progettavamo quella vacanza a New York,non avevamo fatto altro che risparmiare e studiare per passare gli esami d’università.
E ce l’avevamo fatta,tutte tre passate con grandi risultati,tutte e tre con voti eccellenti,magari i miei non proprio eccellenti,ma passabili.
-Beh,Liam diciamo che ha un so’ che di figone stile Magic Mike…- commentò finalmente Ginevra,che se n’era stata in silenzio a giocare con il suo iphone fino a quel momento.
“Grazie,Gin. Tu si che mi aiuti”
Giustamente,si beccò un’occhiataccia di Belle,gelosissima del suo adorato Liam.
Si erano conosciuti qualche mese prima ad una festa,ed era stato amore a prima vista.
Lui era un amico di mio fratello Nathan,il quale li aveva presentati notando i loro sguardi.
E da quel momento,poof. Bells si era totalmente,incondizionatamente,innamorata di Liam James Payne.
Sicuramente,lei era quella che si innamorava di più fra le tre; era sempre lei che credeva alle fiabe e al principe azzurro,e quella volta,più delle altre,aveva totalmente perso la testa.
Ogni cosa che faceva la faceva per Liam.
“Alex,andiamo a fare la spesa? Devo comprare gli ingredienti per la torta di Liam!”
Oppure: “Alex,andiamo a fare shopping? Ho visto un maglioncino per Liam troppo carino”.
Ginevra, invece è una di quelle ragazze stronze,una di quelle di cui i ragazzi si innamorano. Beata lei.
E poi…e poi ci sono io,la deficiente di turno.
-Tu,brutta traditrice,dovresti stare dalla mia parte!- accusai Gin,puntandole un dito contro.
La castana fece spallucce e tornò con lo sguardo sullo schermo dell’iphone. –Non vedo perché ti preoccupi tanto. Vuole portarsi Liam? Bene,peggio per lei. Ci divertiremo io e te- ammiccò,facendomi l’occhiolino.
Non aveva torto,in fondo la vacanza non era rovinata del tutto,c’era ancora qualche piccola speranza.
–Ecco,Ginny ha ragione!- squittì felice la bionda,battendo le mani.
Fantastico. Tutte contro di me.
Annuii e sospirai profondamente,cercando il pacchetto di sigarette dentro la mia borsa. Ovviamente non riuscivo a trovarle,mi sarei stupita del contrario.
Non sarebbe stato poi così male,infondo.
Belle sarebbe stata con Liam,okay,ma Ginevra sarebbe venuta a ballare ed a divertirsi con me.
Momento,momento,momento. C’era anche da considerare il fatto che Gin fosse stupenda,e che quindi,non mi avrebbe cagato nessuno,nemmeno un piccione con la diarrea. Non avrei scopato nemmeno a New York.
Fantastico.
-Okay,va bene.- sbuffai sonoramente -Ma se per caso,la nostra vacanza dovesse essere rovinata da Liam Payne,giuro che gli stacco le palle!- conclusi,accendendomi la sigaretta e sospirando.
Gin scoppiò a ridere e scosse la testa,masticando rumorosamente la sua masticante,mentre Belle annuì felice,stringendosi le mani.
-Giuro,non ti darà alcun fastidio!- squittì la bionda -E poi perché lo odi così tanto?- chiese,mettendo il broncio.
Un motivo vero e proprio,non esisteva.
Il fatto era che Liam era troppo adorabile,e ciò mi dava ai nervi.
-No,non lo odio affatto. E’ solo che… è troppo perfetto. Le persone perfette mi spaventano,non so bene perché.- mi fermai qualche istante,inspirando il fumo -In fondo,molto infondo,sono felice per te che hai trovato l’amore- borbottai,poco convinta.
Felicissima…
-Hey,Alex,frena l’entusiasmo!- commentò Ginevra,sarcastica,alzando le sopracciglia e facendo un sorrisetto malizioso.
-No…dico davvero,sono felice per Belle.- cercai di convincere le mie amiche,e anche me stessa.
Ovviamente mi faceva piacere vederla felice,ma avevo paura che questo Liam sonoperfetto Payne potesse portala via da me e Ginny.
Era una paura che cresceva sempre più.
Noi tre,in quest’ultimi anni,eravamo diventate un trio perfetto,sempre insieme. Nessun ragazzo si era mai intromesso fra noi,certo,avevamo avuto dei fidanzati,ma erano stati sempre tenuti fuori dal nostro trio.
Poi arriva questo figone di Liam,e pretendere di venire a New York con noi, Belle ne era stra felice,e Ginevra l’appoggiava pure. Mentre io stavo praticamente passando per la strega cattiva.
-Meglio,perché lui è l’uomo della mia vita- affermò la bionda,sorridente,come se stesse dicendo la cosa più ovvia del mondo.
La saliva che stavo ingoiando mi andò di traverso e iniziai a tossire.
“Uomo della mia vita”. Chissà se io avrei mai usato quell’aggettivo per un ragazzo. Ah,ho detto bene. Ho sempre avuto ragazzi,mai uomini.
Anzi,più che ragazzi li definirei “coglioni”.
-Scusa?- mi uscii con una voce stridula.
-Hai capito,lui è l’uomo della mia vita. Ho trovato l’amore perfetto,senza difetti,quello per tutta la vita. Si,è lui. Voglio sposarlo-
Ginevra tossì,mentre io mi limitai a sbiancare.
“Voglio sposarlo…”
Avevamo solo ventiquattro anni,dannazione!
–Il mio migliore amico una volta mi ha detto che non esiste l’amore perfetto-
Ginevra e le sue perle di saggezza.
-Ehm…Ginny…non vorrei ferire i tuoi sentimenti ma…non hai mai avuto un migliore amico- le ricordò tranquilla Belle,sistemandosi una ciocca bionda dietro l’orecchio.
Esattamente.
In realtà non aveva mai avuto un amico del sesso opposto,e il motivo era facile da intuire.
-No?Io mi ricordavo di si! Che mi dite di quel…James?- chiese,spremendosi le meningi.
-James chi?- chiedemmo in coro io e Lily.
-James Cunnigham!- esclamò lei,sicura di se.
La bionda scosse la testa,sconsolata. -Te lo sei portato a letto,Ginny…-
Ma va? Non me lo sarei mai aspettato.
-Ah,giusto. E che mi dite di Dylan?-
-Scopato anche lui-
-Merda. E di Edward? Lui sono sicura di non essermelo scopato!-
-No,ci hai fatto solo petting pesante ad una festa e poi il giorno dopo hai negato davanti a tutti. Non è stata una cosa bella per lui,credo ti sia venuto dietro per mesi.-
-Oh,cazzo,mi dispiace. Forse ce lo aveva piccolo.- affermò,senza il minimo imbarazzo e come se fosse la cosa più normale del mondo -Comunque sarà stato mio padre a dirmelo-
-Non hai mai conosciuto tuo padre-
-Dannazione! Qualcuno me l’avrà pur detta sta minchia di cosa,Belle. Non mi ricordo chi,ma qualcuno di sicuro. –
Mi dissociai da quella stupida discussione e presi il giornale che c’era sulla tavola,leggendo l’articolo in prima pagina.
Si parlava della politica in Inghilterra,argomento pallosissimo. La mia attenzione venne catturata da un piccolo articolo in fondo alla pagina:
“L’ho amato per tanti anni,ma adesso è finita. L’amore perfetto non esiste
Scoppiai a ridere,facendo riecheggiare la risata in tutta la stanza.
-Alex? Perché ridi?-
Lanciai il giornale a Belle,e dopo averlo afferrato,se lo girò tra le mani. Non appena notò l’articolo scoppiò a ridere anche lei,proprio come stavo facendo io.
-Ginevra,la tua memoria è una merda!- esclamai,respirando profondamente per riprendermi dalle risate.
La castana corrugò la fronte,sporgendosi dalla poltrona sulla quale era seduta per dare un’occhiata al giornale.
Poi ecco i suoi occhi illuminarsi.
-Ecco,lo avevo letto da qualche parte!-
-La tua memoria resta comunque una merda- affermai,cercando un po’ di birra fra gli scaffali.
-Merda!-
Ginny si alzò di fretta dalla poltrona e indossò la sua giacca blu notte,che aveva lasciato qualche minuto prima sull’attaccapanni.
-Che succede?- chiesi,vedendola cercare i suoi stivali altissimi che erano sotto il tavolo.
-A proposito di memoria,avevo un appuntamento stasera- si affrettò a dire.
Mi sarei stupita del contrario.
-Dove vai?- le chiese Belle,inclinando lievemente la testa e accigliandosi.
-Da Tyler,non credo di tornare per cena,e nemmeno per colazione domani. Vi raggiungo per pranzo- detto ciò,ci mandò un bacio con la mano e chiuse la porta alle sue spalle.
Io e Belle ci guardammo perplesse. –E adesso chi è sto Tyler?-
Belle scosse la testa e fece spallucce –E che ne so,tanto ne cambia uno ogni sera.-
-Giusto-
Non c’era da stupirsi,Ginevra era fatta così. Ogni ragazzo che la vedeva,finiva con l’innamorarsi di lei. E a lei piaceva farli soffrire,usarli e poi mollarli.
“Non sono una troia,credo solo di essere un ragazzo in un corpo di una ragazza” si giustificava sempre.
Io non vedevo nulla di male in quello che faceva,mentre Belle era totalmente shockata dal comportamento della nostra amica.
Oppure diceva sempre “Se fossi stata un uomo,nessuno mi avrebbe giudicata. Io riscatto solo il genere femminile”
E lo faceva davvero bene.
Magari,se avessi avuto un altro carattere,lo avrei fatto anche io.
Non che io sia un cesso o non so cosa,solo che non me la sentivo di usare i ragazzi in quel modo.
-Liam voleva portarmi a cena stasera… Ma non mi sembra giusto lasciarti sola,visto che Ginny è uscita- Belle mi distrasse dai miei pensieri,mettendosi davanti a me.
Bene,le mie due migliori amiche di sempre con due ragazzi e io da sola,a casa.
Si può chiedere di meglio?
Dovevo farle davvero pena comunque,visto il tono che aveva usato. Avete presente quando si parla ad un cane ammalato?
Esattamente.
-No,vai tranquilla! Stasera tanto Adam mi aveva chiesto di uscire…Adesso lo chiamo e gli dico di si- le risposi sorridente.
Chi minchia era Adam?
-Adam quello della squadra di pallanuoto?- domandò raggiante lei.
Annuii passiva,sperando che non lo conoscesse bene da chiedergli la verità.
-Oh,meraviglioso!Allora chiamo Liam e gli dico di passarmi a prendermi,a dopo!- mi salutò,chiudendosi in camera.
-A dopo…- bisbigliai.
Wow.
Non sarebbe stato poi così male,tanto in tv avrebbero passato step up 3 e quindi un passatempo lo avevo.
Poi in frigo c’era pure del gelato al cioccolato,pensa che culo!
In fondo…avrei solo dovuto aspettare per New York,e poi tutto sarebbe stato magnifico!
Uno studio dice che i ragazzi americani sono stupendi,o magari è solo un’altra balla di Ginny. Si,magari si.
Ma non ha importanza,avrei trovato un ragazzo comunque.
Belle e Liam ormai erano una coppia solida –la bionda prima aveva addirittura accennato al matrimonio- e Ginny di questo passo non ci avrebbe messo molto a trovare quello giusto.
E io…beh,io.
Io sarei rimasta zitella con quaranta gatti. Almeno speravo di trovarmi un posto in ospedale,così da impegnare la mia vita,vuota d’amore.
“I ragazzi non sono il centro del mondo,Alex.”
Giusto,giustissimo.
No,aspetta. Chi è il pirla che mi ha detto questa cazzata?
 
 

Londra.

 
-Ragazzi? Mi state ascoltando?- chiesi ai miei amici spaparanzati sulle poltrone di casa mia,mentre stavo spiegando delle cose abbastanza importanti.
Loro annuirono tranquilli,continuando a cazzeggiare con quegli stupidi iphone.
Era chiaro che stessi parlando da solo.
Con un gesto veloce sequestrai i cellulari,mettendoli in mano.
-Ma ti sei fottuto il cervello,Hitler?- mi ringhiò contro Zayn,con uno sguardo per niente amichevole.
-Lou ha ragione,Zayn. Dobbiamo ascoltarlo- mi difese Niall,portando le mani dietro la nuca e mettendosi comodo.
-Avanti fratello,continua pure- si pronunciò Harry,sprofondando nella grande poltrona bordeaux.
-Ok..-
Feci avanti e indietro davanti a loro. Ero nervoso,non era facile parlare di quell’argomento con loro,perché ero perfettamente al corrente delle loro opinioni.
-Sapete che fra poco mi sposo e..- iniziai,poco convinto,prendendo un respiro profondo.
Zayn mi interruppe immediatamente. –Questo dimostra quanto ti sei fottuto il cervello-
Lo fulminai con uno sguardo. Ma perché era così testardo e insistente?
–Ho ventiquattro anni,penso di essere un adulto ormai.- affermai serio,cercando di prendere il controllo della situazione.
-Ma se ancora non sai aprire una bottiglia di birra! ’Zayn,vieni ad aprire la bottiglia?’- mi imitò,prendendomi in giro.
-Ah-ah. Molto divertente- gli risposi acido.
-Anche secondo me è una pazzia questa,Lou- si accodò il biondo.-Una totale pazzia. Lo so che state insieme da tanto ormai,ma…siamo giovani. Dobbiamo fare ancora tutte le cazzate del mondo!-
-Secondo me,tutte le canne e la coca che ci siamo fatti in questi anni stanno iniziando ad avere effetto su di lui. I suoi neuroni sono di meno dei capelli rimasti in testa a Gigi D’Alessio-
-Questa era pesante- commentò il biondo,ridendo.
Guardai Harry,in cerca di un appoggio,ma il riccio scosse la testa e alzò le mani.
Bene.
Anche lui dalla loro parte.
-Non mi importano le vostre opinioni,ragazzi. Vi ho radunati qui per un motivo preciso…Il mio matrimonio sarà a New York,perché come sapete,i genitori e tutta la famiglia di Amber vivono lì,e…- fermai un attimo,sorridendo ad ognuno di loro -Voi tre sarete i miei testimoni!-
-Wow- commentò Niall,sorridendomi felice.
Harry si alzò,venendomi incontro e abbracciandomi forte. –Sono felice per te,Lou-
Niall lo seguì a ruota così come Zayn.
-Mi mancheranno questi momento- sussurrò Harry –Mi mancherai tu,fratello-
-Anche voi,ma non sto andando in guerra,mi sto solo sposando-
-Peggio ancora!- esclamò ironico il moro,facendoci scoppiare in una risata.
-Facci una promessa- si pronunciò Niall.
Annuii,ascoltandolo attentamente e aspettando che iniziasse a parlare.
-Prometti che anche se ti sposi,se avrai figli,un giorno torneremo qui e ci faremo le canne,come se nulla fosse cambiato-
Sorrisi,percependo la sincerità di quelle parole.
-Promesso!-




Look at me!
Salve,bellissime donzelle. Ebbene si,eccomi qui con una nuova storia. "I don't need you tonight" è agli sgoccioli (letmedie) e così ho deciso di iniziare un nuovo percorso!
Allora,che ne pensate? Ovviamente è solo l'inizio,e la trama della storia non è chiarissima,anzi,però giuro che vi stupirò ohoh.
Datemi solo tempo ;)
Questa volta aggiornerò molto più velocemente tutto,perchè ho ispirazione HAHAHAH 
Eh niente,spero vi piaccia e che recensiate.

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Capitolo 2
*** I ***


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I



“Per mia esperienza molti momenti di svolta nella vita non annunciano il loro arrivo.
Al contrario, si avvicinano silenziosamente quando meno ce lo aspettiamo.
E ci costringono a prendere decisioni difficili.”
Gossip Girl.

 
 
 
 

Londra.

 
 
Mi sentivo oppressa dentro la minuscola macchina nella quale ero rinchiusa,probabilmente da un momento all’altro mi sarebbe venuta una crisi claustrofobica.
Io e Gin eravamo sedute sui sedili posteriori,sommerse dalle valigie,mentre Belle e Liam,se ne stavano beatamente comodi sui sedili davanti.
-Vaffanculo!- sbottai,aprendo il finestrino e cercando di inspirare un po’ d’aria pulita. Stavo soffocando.
-Alex!Chiudi quel finestrino,siamo in autostrada!- mi rimproverò Belle,girandosi verso me.
-Senti eh,vaffanculo! Vuoi starci tu qui dietro?- domandai retorica,sbuffando.
-Ti ho detto che faremo a cambio fra dieci minuti,non puoi resistere?- mi chiese,sorridendomi.
Quando Belle sorrideva e faceva quel faccino da cucciola era impossibile resisterle.
Sbuffai sonoramente e incrocia le braccia,come una bambina. –E poi mi spieghi perché cazzo stiamo prendendo questo volo a Londra? Cristo,per cosa esiste Birmingham secondo voi?-
Non aveva assolutamente senso prendere quel volo a Londra quando Birmingham era decisamente più vicina e facile da raggiungere. Era soltanto un suicidio.
Ginevra sorrise fra sé e sé,annuendo. –Questa voglio capirla pure io-
A quel punto si intromise Liam,finalmente deciso a parlare ed a smettere di cantare stupide canzoni country senza senso.
-Perché volevo salutare mia madre che vive lì,prima di partire. Scusate se è stato un disagio- disse con tono dispiaciuto il castano,stringendo la mano della sua Belle.
Ma fammi il piacere…
-Adesso le scuse te le puoi ficcare in culo- borbottai,accendendomi una sigaretta e facendo un finto sorriso.
Belle sgranò gli occhi e mi fulminò con lo sguardo,mentre Gin scoppiò a ridere.
Dallo specchietto retrovisore vidi Liam guardarmi in cagnesco. Allora si era arrabbiato. Allora non era perfetto! Era anche lui umano! Wow!
-Scusala amore,è che…- cercò di giustificarmi la bionda,facendo gli occhi dolci.
Il castano le accarezzò la mano e le sorrise. –Non è niente-
Ptf. Da lì a poco mi sarebbe venuto il diabete.
-Scusate,posso scendere? Mi sta salendo il vomito- dissi acida,scatenando le risate acute di Gin e le lamentele di Belle.
 
 
-Cazzo,il culo mi era diventato quadrato- affermò Ginny,scendendo dalla macchina,o meglio,dalla scatoletta.
-Dio,Liam,se vuoi ti do io i soldi per comprarne una nuova- lo provocai,riferendomi all’auto.
-Molto gentile,come sempre- fu la sua risposta,tranquilla.
Aveva una faccia da prendere a schiaffi.
-Ragazze- si pronunciò lui stesso,ottenendo la nostra attenzione –Io vado da mia madre,ci vediamo tra un’ora qui,va bene? Non allontanatevi,sennò perdiamo il volo- si raccomandò,serio.
Si avvicinò a Belle e la baciò,prima di allontanarsi sotto il cielo grigio di Londra.
La nostra amica tornò verso la nostra direzione,facendo dei saltelli abbastanza ampi,segno della sua euforia.
-Allora?Non è fantastico?- chiese lei,con occhi luccicanti.
-Si,è simpatico- replicò Gin,sorridendole e scompigliandole i capelli.
Nel frattempo quest’ultima si accese una sigaretta,e si strinse nella sua giacchetta nera.
-Tu,Alex? Che ne pensi?- domandò,ansiosa.
“Ricorda,Alex. Non dire niente che possa ferire i suoi sentimenti”. Si,potevo farcela. Potevo mentire per Belle.
-Diciamo che una conversazione con lui equivale a farsi inculare da un cactus- sputai veloce,senza rendermene conto.
Merda.
Forse quella non era la giusta affermazione. Però era vera,dannazione!
Belle fece una faccia sconvolta,e rimase con la bocca semi aperta,mentre io mi coprii istintivamente le labbra con la mano destra.
Gin,forse imbarazzata dal silenzio,prese parola. –Ma chi se ne frega di Liam?! Andiamo a farci le foto sotto il Big Ben,così poi le mettiamo su facebook!-
Ecco Gin e la sua mega fissa per facebook…
Ci prese entrambe per mano,e tra le risate,iniziammo a correre.
 
Avevamo fatto tutte le foto possibili e immaginabili,e un’ora dopo,all’orario prestabilito con Liam,ci eravamo recate al luogo di partenza.
E lui dov’era?
Mistero.
-Che aveva detto,quel coglione?- ci pensai un attimo,passandomi la mano sotto al mento.  -“Non allontanatevi,sennò perdiamo il volo”- pronunciai,imitando il suo vocione e gesticolando come lui.
-E dai,mi ha detto che sta arrivando- lo difese Belle,cercandolo tra la folla,con il cellulare all’orecchio.
Magari era la volta buona che spariva! Si,magari ci saremmo liberate di lui!
-Forse è scappato con una ballerina di lap dance..- borbottai,guardandomi gli stivaletti leggeri beige.
Bells sorrise,vedendolo correre verso di noi.
Sia fatta grazia.
Si fermò davanti a noi,poggiando le mani sulle ginocchia e prendendo fiato.
-S..scusate l’attesa- balbettò,ancora affannato.
-Non ti scusiamo- risposi acida.
Gin,come sempre,non si trattenne dal ridere,e mi abbracciò da dietro.
-Allora,andiamo?Destinazione New York!-
-Woho…- dissi,con finto entusiasmo.
 
Arrivammo all’aeroporto,e scoprimmo che il volo era in ritardo di un’ora,magnifico.
Eravamo seduti al bar,ed io e Gin stavamo bevendo una buona cioccolata calda.
Di colpo,sentii il bisogno di andare in bagno.
-Vado un attimo in bagno,torno subito- annunciai,alzandomi dalla sedia.
Mentre camminavo verso la toilette,sentii il mio cellulare vibrare,così lo presi in mano,intenta a leggere il messaggio di mio fratello.
“Alex,voglio la felpa dell’hard rock,non scordarla! Ah,si,mi..”
Non finii di leggere il messaggio che mi schiantai contro un tizio che camminava alla velocità della luce.
Era bello,però. Occhi azzurri,capelli castano chiaro,sguardo profondo.
L’abbigliamento era strano. Maglietta a righe,e pantaloni da pescatore.
Avevo detto bello?Era bellissimo.
Forse,lui sarebbe diventato il mio ragazzo. Sì,insomma. Come Patty e Matìas. La loro storia d’amore è iniziata in un modo simile.
-Guarda dove cammini,idiota- pronunciò lui,con tono abbastanza schifato,squadrandomi dalla testa ai piedi.
O forse no.
Sbarrai di colpo gli occhi udendo quelle parole e gli rivolsi uno sguardo assassino.
Ero rimasta basita.
-Come hai detto,coglione?- ringhiai,andandogli vicino. Sapeva di fragola.
-Che cafona!- disprezzò lui,con tono saccente.
Ma che cazz..?
-Qual è il tuo problema,coglione?-
Lui portò gli occhi al cielo e scosse la testa veloce. –Nessuno,se non ti dispiace,adesso dovrei andare,non ho tempo da perdere-
Mi scansai,facendolo passare,con una smorfia dipinta in viso.
Assurdo. Che tizio strano.
E io che avevo pure pensato che fosse un bel ragazzo.
Dopo quello strano incontro,andai in bagno facendo i miei bisogni e dopodiché tornai dalle mie amiche,che stavano ancora mangiando al bar dove le avevo lasciate prima.
Notai che Liam stava parlando con tre ragazzi. Tre ragazzi stupendi,direi.
Mi avvicinai di corsa,sistemandomi la sciarpa attorno al collo.
-Ciao!- esclamai con un sorriso in volto.
I tre si illuminarono,ricambiando il saluto.
-Ciao!Sei un’amica di Liam anche tu?- mi chiese quello riccio,con un fisico statuario e un sorriso mozzafiato.
Dio,se era bello.
Forse era il mio giorno fortunato.
Annuii velocemente,prendendo Payne a braccetto. –Siamo migliori amici!- mentii,sorridendo a trentadue denti.
Gin e Bells scoppiarono a ridere,mentre Liam mi lanciò un’occhiata sbalordita.
-Già.- scoccò la lingua al palato -Alex,questi sono Zayn,Niall e Harry,dei miei amici del liceo. Zayn,Niall e Harry,questa è Alex,la mia migliore amica-
Aveva tentennato un po’ nel pronunciare “migliore amica”,ma alla fine aveva fatto il suo dovere.
Li squadrai uno per uno,e non potei fare a meno di notare che erano davvero stupendi.
Niall sembrava un principe azzurro,Harry il classico ragazzo perfetto,e poi Zayn,che sembrava un tipo strano e misterioso,uno di quelli che piacevano a Gin.
Mi spostai nella sua direzione,e non potei fare a meno di notare che se lo stava letteralmente divorando con gli occhi,e lui stava facendo lo stesso!
-Sai Alex,loro prenderanno il nostro stesso volo- esclamò felice Bells,sorridendomi.
Finalmente,un po’ di culo!
-Io voglio sedermi accanto a te!- esclamò Gin,prendendo il moro a braccetto.
Zayn fu un pochino sorpreso dalla sfacciataggine di Ginny,ma le sorrise maliziosamente e annuì.
Io invece sgranai gli occhi,allibita. –E mi abbandoni così?-
No,non poteva abbandonarmi per uno appena conosciuto!
Il biondo mi sorrise,facendomi capire che forse si sarebbe seduto lui con me.
-Ti siederai tu con me?- chiesi,con occhi da cucciolo.
Lui scosse la testa e indicò il riccio accanto a lui. –Devo sedermi con lui,ma tranquilla,abbiamo un altro amico,ti puoi sedere con lui- mi rassicurò,con tono calmo.
Almeno non ero rimasta sola,però avrei scommesso soldi sul fatto che l’amico sarebbe stato un cesso assurdo.
E’ matematicamente impossibile che quattro su quattro siano dei fighi assurdi! Almeno uno deve essere brutto. E’ la legge del calcolo delle probabilità…
E quello brutto a chi toccava?
A me,ovviamente!
-Bene,e quando arriva?- chiesi,ansiosa.
-Eccolo!- lo indicò il biondo,in mezzo alla folla.
Chiusi gli occhi a due fessure,per cercare di individuarlo al meglio.
Verso di noi,stava venendo un viso conosciuto.
Quando fu così vicino da riuscire a vederlo in viso,iniziai a ringhiare e a mettere le braccia conserte.
Non era possibile! Perché proprio lui?
Sul suo viso si dipinse un sorriso felice. –O mio Dio! Non ci credo,Liam Payne in carne ed ossa!- squittì,alzando lo sguardo dal suo iphone di ultima generazione.
Che voce da oca.
-Louis!- lo abbracciò il castano,stringendolo.
Adesso la stronzaggine aveva pure un nome,ed era particolarmente bello.
Louis.
Quando si staccarono,battei rumorosamente il piede a terra,ottenendo l’attenzione di tutti.
Louis mi riconobbe,infatti si mise una mano dietro i capelli,come se fosse in imbarazzo.
-Io non mi ci siedo con questo coglione,sia chiaro!- esclamai,guardandolo negli occhi.
-Alex!- mi rimproverò Belle,fulminandomi con lo sguardo.
-Sedere con me? Ma quando? Ma dove? Ma perché?- chiese lui,in preda al panico.
“Come se ti dispiacesse sederti con me,coglione”
-I tuoi amici,mi hanno rifilato te come compagno di posto!- sbraitai,schifata
-Aspettate,voi vi conoscete?- chiese il riccio,curioso,fissandoci attentamente.
In realtà,l’attenzione si era completamente spostata su di noi,e tutti ci stavano guardando.
-No- rispose lui velocemente. -Si- risposi io nello stesso momento.
Ma che stronzo!
-Bene…- il riccio si passò una mano fra i capelli,confuso.
-Non abbiamo tempo per discutere adesso!- si intromise il biondo –L’aereo sta per partire-
Vaffanculo,che abbia inizio il viaggio più odioso della mia vita!
 
 
 
 
-Si,amore,mi manchi anche tu,cucciola. Ma fra poco sarò li,pasticcino. Non vedo l’ora,mon amour. A dopo,miele-
Il demente –perché solo così lo si può definire- accanto a me,aveva appena finito di fare la conversazione più volta stomaco che avessi mai udito.
Che schifo.
La mia espressione era un mix fra lo schifato e lo sbalordito. Ma si può essere così mentecatti?
-Che è quella faccia?- mi domandò,acido,riponendo il suo cellulare dentro la tasca dei pantaloni.
-Ma chi ti caga?- sbuffai,mettendomi le cuffie nelle orecchie.
Lo sentii borbottare qualcosa,ma non ci feci caso.
Feci partire la prima canzone a caso nell’ipod e mi rilassai,sprofondando nel sedile.
Ah,relax..
Mi guardai attorno,cercando le mie amiche.
Belle e Liam erano abbracciati e stavano ascoltando la musica dello stesso ipod,come due piccioncini.
Gin e Zayn stavano chiacchierando e non smettevano di mangiarsi con gli occhi. Da lì a poco sarebbe successo qualcosa,di sicuro.
E poi,c’eravamo io e il tizio strambo e acido. Mi girai ad osservarlo,per vedere ciò che stava facendo.
Guardava fuori dal finestrino,aveva lo sguardo perso e le cuffie alle orecchie.
Dio,se era bello.
Sarei potuta stare ore lì,a guardarlo.
Di colpo si girò,vedendomi intenta ad osservarlo e sbavare per lui. Merda!
Mi guardò malissimo,e io non potei fare a meno di arrossire.
-Cos’hai da guardare?- domandò,levandosi una cuffia dall’orecchio per poter sentire la mia risposta.
Di colpo l’imbarazzo svanì.
-Stavo guardando il paesaggio,coglione-
Lui scoppiò a ridere,sempre con moderazione,e annuì. –Ma siete tutti così bugiardi,voi provinciali?-
Sbaglio,o mi aveva appena dato della provinciale?
-E siete tutti così antipatici,voi gente di città?-
Lui sorrise e si passò una mano tra i capelli. –Touchè-
Cosa?! Tou che?
Voleva farsi il figo usando francesismi? Bene,ci era riuscito. Non volevo fare una brutta figura,quindi non gli chiesi nemmeno il significato di quella parola.
-Cosa vai a fare,a New York?- domandò,vedendo che me ne ero rimasta in silenzio a giocare con le cuffie.
-Vado a fare una vacanza,sai,doveva essere una cosa fra amiche,e…-
Iniziai,ma lui mi interruppe con un sorriso stampato in viso.
-Ma Liam si è messo in mezzo- finì per me,avvicinandosi troppo.
Lo guardai con uno sguardo ambiguo e poi annuii. –E tu? Che ci vai a fare a New York?-
Lo vidi aprire le labbra per rispondere,ma non sentii quello che disse,perché l’aereo aveva iniziato a traballare.
Il battito del mio cuore accelerò.
Che stava succedendo?! Tutto,accanto a noi,tremava.
La luce di colpo se ne andò e restammo al buio,con l’aereo che continuava a traballare.
Senza rendermene conto stavo stringendo la mano di Louis con una forza assurda,e lui stava facendo lo stesso.
Cazzo.
Era tutto quello che riuscivo a pensare.
Cazzo.
-Che succede?- domandai tremante,con gli occhi pieni di lacrime.
Louis scosse la testa,e mi guardò spaventato.
La paura si impossessò di me. Stava per precipitare? Sarei morta da un momento all’altro? Come stavano Belle e Gin?
Cazzo.
“C’è stato un problema di volo,si prega di mantenere la calma”
Sentimmo tutti questa voce provenire dall’altoparlante. Il pilota ci diceva di mantenere la calma.
Ma come diamine era possibile mantenere la calma in quel momento?
Il cuore per poco non mi si fermava in gola.
Sapevo che non avrei dovuto prendere l’aereo,lo sapevo,dannazione!
Tutto continuava a tremare senza sosta,la gente traballava sul proprio sedile e si disperava.
Avevamo tutti una fottuta paura.
Urlai i nomi delle mie amiche,ma non mi sentirono. Era impossibile sentirmi con tutto quel fraustono! Avevo bisogno di sapere se stavano bene,quindi mi slacciai la cintura di sicurezza e mi accinsi ad alzarmi,ma la mano calda di Louis mi afferrò il polso e mi bloccò,trattenendomi.
-Dove stai andando?- mi urlò contro,preso dal panico come me.
-Voglio vedere come stanno Ginny e Belle!- gli risposi,con le lacrime che ricoprivano le guance.
Lui scosse la testa e mi fece risedere,facendo pressione sul polso. –Non ora! Adesso allaccia la cintura,e tutto andrà bene-
“Tutto andrà bene”
Perché quella frase,in quel momento,mi sembrava una bugia?
Mi sedetti accanto a Louis e scoppiai a piangere,senza sosta. Respiravo a mala pena,per colpa della paura.
Era una paura così grande che il mio cuore da un momento all’altro sarebbe scoppiato.
Di colpo l’aereo prese a tremare molto più di prima e la gente iniziò a urlare,creando un caos assurdo.
Si sentivano urla d’aiuto e pianti disperati.
Iniziai a pregare,ed a scusarmi con Dio per tutte le cattive azioni che avevo fatto,magari avrebbe avuto un po’ di pietà di me.
Pregai per Ginny e  Belle,affinché si salvassero,per mio fratello Nathan e per i miei genitori.
Poi,pregai per me. Volevo salvarmi. Quella sarebbe dovuta essere solo una fottuttissima vacanza.
D’un tratto l’aereo si inclinò in avanti,spostando tutto verso la parte che stava andando verso il basso.
O mio Dio. Stava precipitando ad una velocità pazzesca.
Stavo per morire.
Da lì a poco,sarebbe avvenuta la mia morte.
Non riuscii a fare altro che piangere,e stringere la mano di Louis.
In quel momento,quell’estraneo mi sembrava la persona più familiare del mondo. Come se lo conoscessi da sempre.
Tutti i sedili si sganciarono dai loro posti e andarono in avanti,schiantandosi contro la parete frontale dell’aereo.
Il mio sedile e quello di Louis restano attaccati,ma si staccarono comunque dal loro posto,finendo contro un’altra parete.
Sentii una botta assurda.
Ero incastrata. Non riuscivo a muovermi.
Mi toccai con la mano la fronte,e notai che stavo perdendo tantissimo sangue.
Fu tutto velocissimo.
Guardai Louis un’ultima volta negli occhi,e lessi che il suo sguardo era terrorizzato quasi quanto il mio.
Poi,il buio.








Look at me!
Ciao stupendissimeeeeeeeeee eivwonewjo
Allora,sono felicissima per le 22 recensioni che ha avuto il prologo. DAVVERO,SIETE FANTASTICHE! THANK YOU THANK YOU THANK YOUUU!
Grazie anche a tutte le persone che mi hanno fatto i complimenti su twitter,ai 40 che l'hanno messa tra le preferite,ai 61 fra le seguite e alle 4 fra le ricordate.
GRAZIE DAVVERO,perchè siete tutte carinissime con me.
passiamo al capitolo... 
non mi piace come l'ho scritto, ma non volevo farvi aspettare ancora,quindi sorratemi se è un po' scritto banalmente.
Soprattutto la scena finale è stata difficilissima da scrivere per me.
Anywayyyy spero di aggiornare anche l'altra ff al più presto,ho già il capitolo quasi pronto e aggiornerò al più presto,sicuramente prima di Nataleeee :)
ewuofuw fatemi sapere cosa ne pensate!
Ah e comunque quella nella gif dello scorso capitolo era Alex,la protagonista:)
se avete qualcosa da chiedere o da dirmi potete contattarmi su 
twitter 




Alex:
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Capitolo 3
*** II ***


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II




Se riesci a superare i confini, la vita dall'altra parte è meravigliosa.
Grey's Anatomy


 
 
 
Ero viva.
Il buio si era impossessato di me da un tempo indeterminato ormai,ma per alcuni istanti riuscivo ad essere cosciente. Quel poco che il buio mi concedeva.
Era come se fossi schiava dell’oblio. Più cercavo di ribellarmi,di risvegliarmi,più restavo imprigionata.
Nei pochi momenti di libertà e di coscienza,sentivo il sole bruciarmi il viso e il corpo.
Era una sensazione piacevole,anche se con il passare dei minuti i raggi potenti iniziavano a darmi fastidio agli occhi. Se avessi potuto mi sarei riparata con una mano,ma non ne avevo la forza.
Sentivo il vento sfiorarmi la pelle,le braccia,le gambe,il viso,i capelli..
Sentivo gli uccelli cantare e sentivo il rumore delle foglie degli alberi,scosse dal vento.
Restai alcuni istanti a godermi tutto quello,perché sapevo che il buio mi avrebbe ripreso con sé.
Ero viva.
O almeno,così credevo.
Oppure quello era il paradiso? E quella fosse tutta un’illusione della mente?
Cercai di sforzarmi e ricordare,ma tutto quello che avevo in testa era una fitta nebbia.
Più cercavo di guardarci attraverso,più mi faceva male la testa. Così ci rinunciai.
Il buio mi riprese con sé.
Durante il buio,riuscivo a vedere due occhi. Erano azzurri. Limpidi,come il mare.
 
 
Non so per quanto tempo il buio mi tenesse con sé,ma a me sembrava poco. Era come dormire. Un lungo e infinito sonno.
Il buio mi concesse qualche altro istante di libertà,e avvertii di nuovo la brezza sul corpo.
Sentivo l’odore del mare. Immaginai di trovarmi su una spiaggia,sdraiata,a prendere il sole. Quanto avrei voluto alzarmi e correre via. Aprire gli occhi e vedere ciò che avevo attorno. Ma non era possibile,no. Era come se avessi un peso su di me. Era immobilizzata.
Dove mi trovavo? Che diamine mi era successo?
Non ricordavo nulla… Avevo solo un enorme mal di testa.
Avevo bisogno di svegliarmi,e in fretta,perché ero viva. Ne avevo la certezza,perché sentivo delle fitte forti in tutto il corpo.
Ero indolenzita. Ma viva.
Ero viva..
Il buio mi prese di nuovo con sé,questa volta per un tempo più lungo. Non avevo paura del buio,perché sapevo che avrei rivisto quegli occhi.
 
 
Aspettare la morte era una cosa così lunga…La cosa peggiore era stare lì,ad aspettare di morire,senza poter far nulla. Nessuno può combattere contro la morte. E’ buia,fredda. E fa paura. Tanta.
Eppure io in quel momento non avevo paura. Stavo lottando per vivere,e avrei vinto. Non avevo paura. Quegli occhi mi avrebbero aiutata.
 
 
Quella volta percepii che il buio mi avesse tenuta con sé molto più lungo,ma che mi aveva lasciata andare per sempre.
Ero viva.
Ero scampata alla morte.
Ero viva!
Fu come se un macigno enorme mi si fosse tolto di dosso. Ero libera. Respirai a pieni polmoni,prima di aprire gli occhi. Respirando,mi feci male all’altezza dell’addome. Avevo qualche ferita interna,magari vicino alla costola.
Avevo paura per la prima volta in vita mia. In realtà,questa era la mia paura più segreta.
Avevo paura della solitudine. E dell’ignoto.
Non avevo idea di cosa avrei potuto trovare di fronte. Avrebbe potuto esserci la qualunque,poteva pure essere l’inferno. O avrei potuto trovarci il nulla. Il che era ancora più pauroso.
Ma l’inferno ha un odore così buono? Beh,forse sì. Infondo chi è mai tornato dall’inferno per testimoniarne l’odore?
Chi va all’inferno,non torna più. Questo era quello che mio fratello Nate mi diceva quand’ero piccola..
Nate. Quel nome mi fece sussultare.
Cercai di ricordarmi il suo volto,ma non appena ci provai,un forte mal di testa si impossessò di me.
Che dolore!
Avrei provato a ricordare il viso di Nate in un altro momento,ora dovevo guardarmi attorno.
Presi coraggio,e molto lentamente aprii gli occhi. Ero sdraiata completamente a terra,quindi la prima cosa che notai –avendo lo sguardo  rivolto verso l’altro- furono degli alberi altissimi,lasciavano passare qualche raggio di sole,che mi stava riscaldando. Con molta fatica,alzai il busto,tenendo ancora il sedere a terra.
Ero indolenzita,quindi facevo molta attenzione a muovermi.
Mi guardai attorno,smarrita. Era tutto un insieme di alberi. Alberi,alberi dappertutto.
Il panico si impossessò di me. Come ci ero arrivata in quel posto?
Non ricordavo nulla… Nella mia testa c’era ancora la fitta neve bianca…
Domande su domande. Iniziai a chiedermi anche le domande più elementari,sperando di trovare risposta.
“Come mi chiamo?”  mi domandai. Ci pensai su,ma scossi la testa. Avevo in testa due nomi: Isabelle e Ginevra.
Quale dei due era il mio?
Forse Isabelle… Ma che certezze avevo? La nebbia continuava a tormentarmi.
 
Lo stomacò mi brontolò. Merda.
Dove…dove avrei potuto trovare cibo,lì,in un posto così desolato?
Da quanto ero sdraiata lì a terra? Quanto tempo avevo lottato contro il buio e la morte? Probabilmente due giorni. Due giorni senza toccar né cibo né acqua. O forse erano anche di più. Infondo, che certezze avevo?
In ogni caso, dovevo darmi una mossa se avessi voluto sopravvivere,e alla svelta.
Non pensai al fatto che fossi sola in quella terra deserta,perché se ci avessi pensato,probabilmente,mi sarei lasciata morire.
Mi alzai,molto lentamente. Avevo dolori dappertutto,per non parlare di lividi e delle cicatrici che si erano formate. Il jeans che indossavo era praticamente finito in brandelli,e la maglia si era strappata a metà,lasciando scoperto l’ombelico.
Sul ginocchio destro avevo un taglio profondissimo,che ormai era stata ricoperto dalla crosta.
Ma come diavolo mi ero fatta tutte quelle cose?
No,non potevo farmi altre domande,sennò la nebbia ne avrebbe approfittato.
Cercai di camminare,ma riuscii ad andare a passi molto lenti,e a zoppicare. Non riuscivo a mettere peso sulla gamba destra. Mi faceva troppo male. Mi passai una mano sul viso,togliendo i capelli lunghi che ricadevano sulla fronte ed erano appiccicati su tutta la faccia.
Iniziai a camminare in direzione della brezza. Mi avrebbe guidato lei. Lì ci sarebbe stato il mare.
Avevo sete,molta. Ma avevo anche bisogno di una rinfrescata e di disinfettare le ferite. Il sale marino avrebbe curato le mie ferite e mi avrebbe evitato la morte per infezione. Si,ne ero sicura.
Ma come sapevo tutte quelle cose?
Dopo aver camminato per un po’,vidi il mare. Sorrisi istintivamente e accelerai il passo,ansiosa di tuffarmi in quelle acque.
La spiaggia era vastissima e la sabbia era bianca e finissima. Era un posto stupendo. Mi diressi sulla battigia e mi feci bagnare i piedi dall’acqua cristallina.
Era calda.
Se volevo avere almeno un minimo di calore durante la notte,ed evitare di morire congelata,avrei dovuto fare il bagno senza vestiti.
Il che non era un gran problema,visto che l’unico essere umano in quel posto sembravo essere io.
Mi svestii velocemente,lasciando il jeans e la maglietta,entrambi rovinati,su un tronco che era sulla spiaggia.
Ero indecisa se togliere anche l’intimo. Ma riflettendoci su, decisi di non toglierlo,poiché subito dopo il bagno mi sarei messa al sole ad asciugarmi.
Entrai lentamente in mare.
Dolore e bruciore ovunque. «Ahi!» urlai istintivamente.
Tutto il sale marino mi stava disinfettando le ferite su tutto il corpo. Presi un bel respiro,e mi immersi completamente sott’acqua.
Risalii,e adesso il bruciore era anche in viso.
Avevo ferite dappertutto.
Dopo aver pazientato,il bruciore si trasformò in piacere. Mi rilassai,abbandonandomi a quel paradiso terreste. Cercai di ricordami qualche cosa,anche la più stupida ed effimera.
“Quanti anni avevo?”
A giudicare dal mio corpo,non dovevo essere vecchia. Mi specchiai nell’acqua cristallina e per la prima volta quel giorno vidi il riflesso del mio viso.
Ero…ero…carina. Sì. E giovane. Decisamente giovane.
Ma ero ferita,molto. Avevo una ferita molto lunga sopra la fronte,ed un occhio era gonfio.
Chi mi aveva ridotta in quel modo?
Di colpo il panico si impossessò di me. Avevo lottato con qualcuno. Magari ero stata rapita. Qualcuno mi teneva in ostaggio in un posto deserto per chiedere riscatto alla mia famiglia,sempre che ne avessi avuta una. Mi avrebbero maltratto e infine,dopo avermi torturato,uccisa. Mi morsi il labbro inferiore,impaurita.
Mi guardai attorno,ma non c’era niente e nessuno. A parte del fumo che proveniva da dentro la foresta.
Fumo. Questo voleva dire che qualcuno aveva accesso un fuoco.
Un fuoco.
Quindi non ero sola. Non ero l’unica umana in quel posto. C’era qualcun altro. E aveva appena acceso un fuoco.
 “Oh,Dio! Forse è stato il mio rapitore!”
Scossi la testa,e mi immersi di nuovo sott’acqua.
 
Dopo essere uscita dall’acqua,mi sdraiai sul tronco dove avevo riposto i vestiti.
Mi stavo asciugando,rilassandomi. Non dovevo più pensare alla faccenda del rapitore… E a tutte le altre cose idiote che avevo pensato.
Il mio stomaco non la smetteva di brontolare e l’acqua salata non aveva fatto altro che aumentare la mia sete.
Se non mi fossi nutrita al più presto,sarei morta. “Mi asciugo e vado subito a cercare acqua e cibo”
«Oh mio Dio!> esclamò una voce che non era la mia. Era acuta,e…sorpresa. Sembrava anche felice.
Il mio respiro si bloccò. Mi irrigidii di colpo e rimasi immobile,con il cuore che batteva all’impazzata.
Aprii gli occhi e mi ritrovai davanti un paio di occhi azzurri. Spalancai la bocca. Ero sorpresa. Quelli…quelli erano gli occhi vedevo durante il buio.
Mi avevano tormentata.
Mi avevano salvata.
“E’ lui,il rapitore”
Mi alzai lentamente dal tronco,indietreggiando,mentre lui si avvicinava sempre più.
Si avvicinò a me e mi guardò attentamente. Io non facevo altro che tenere gli occhi bassi e deglutire rumorosamente.
Scappare sarebbe stato inutile,non avevo le forze necessarie.
Eravamo vicini,molto. Le nostre ginocchia nude si sfioravano. Anche lui,come me,era pieno di ferite. Era a petto nudo,e portava solo dei pantaloni beige strappati.
Il viso era pieno di graffi,così come l’addome.
“Fa che non mi faccia del male”. Non aveva un aspetto poi così cattivo. Anzi,quel ragazzo ispirava fiducia.
In una frazione di secondo,mi abbracciò. “Perché il mio rapitore mi sta abbracciando?”
Rimasi immobile,pietrificata. Odorava di sale. Anche lui aveva fatto il bagno a mare.
Lo scostai,impaurita. Indietreggiai lentamente,mentre lui inclinò la testa e mi guardò con uno sguardo confuso.
«Che ti prende?»
«Non farmi del male» sussurrai,con voce tremante. Era una preghiera. Avevo vinto contro la morte e ora stavo chiedendo a uno sconosciuto di risparmiarmi.
Lui sbarrò gli occhi e scosse la testa. «Non ho intenzione di farti male!»
Era sconvolto,come se avessi appena detto una bestemmia.
“Non ho intenzione di farti male”. I miei castelli in aria stavano crollando,e ne ero felice.
Tirai un sospiro di sollievo. Potevo fidarmi di quel ragazzo dall’aspetto così sbarazzino?
«Allora…perché mi hai rapita?»
Lui sbarrò ancora di più gli occhi e la sua espressione era indecifrabile. Mi scrutava attentamente.
«Io non ti ho rapita. Siamo finiti qui. Nessuno di noi due l’ha voluto,ricordi?»
Lui non mi aveva rapita. Io lo conoscevo. Conoscevo quel ragazzo. Eppure,per quanto mi sforzassi,non riuscivo a ricordarmi di lui. Come si chiamava? Chi era lui per me?
Un fidanzato? Un marito? Un amico?
L’unico nome maschile che riuscissi a ricordare era quello di Nate. Ma lui non era Nate,non poteva essere Nate. Anche se non ricordavo il viso di Nathan,sapevo per certo che quello non era il suo aspetto. Lo sapevo e basta.
Le gambe mi cedettero,e caddi a terra.
Lui si avvicinò di fretta a me e mi tenne la testa. «Stai bene?» mi domandò,preoccupato,spostandomi una ciocca di capelli dalla fronte.
Lo guardai così da vicino e mi persi di nuovo in quegli occhi dello stesso colore del mare.
Annuii distrattamente. «Ho solo un po’ di fame»
Solo un po’?
In realtà,stavo totalmente morendo di fame. Nel vero senso della parola.
«Certo,non hai mangiato per tre giorni. Credevo…io credevo… che fossi morta. Non ti avevo più trovata» mi spiegò,caricandomi in spalla.
Mi sollevò come se fossi una formichina.
«Dove mi porti?» domandai,fidandomi ciecamente di quel tizio.
«Nella foresta ho raccolto delle provviste»
Cibo.
Il mio cuore si allargò.
Potevo fidarmi di lui,si. Ne ero certa.
Durante il tragitto il ragazzo era silenzioso,come me,d’altronde. Troppo stravolta per parlare.
«Hai…hai per caso visto qualcuno mentre andavi in spiaggia? Ginny? Belle?»
Ginny? Belle?
Nomi familiari. Provai a ricordare,ma…niente. Non conoscevo nessuna Ginny e nessuna Belle.
«Ginevra Scott e Isabelle Morton» puntualizzò lui,attendendo una mia risposta.
Ginevra e Isabelle. Quei nomi che credevo fossero miei. Erano nomi di due ragazze che conoscevo.
Non mi chiamavo Ginevra,né Isabelle. Di colpo,fui presa da un senso di sconforto.
«Non ho idea di chi siano» dissi,con molta sincerità.
Il ragazzo si fermò di colpo. Mi posò a terra e mi guardo negli occhi.
«Oh mio Dio…» il suo sguardo era sorpreso,e confuso. «Tu non hai idea di chi sia io,vero?»
Scossi la testa,in senso di approvazione.
«Non ricordi nulla?»
Scossi la testa un’altra volta.
Questa volta ad essere preso dallo sconforto,fu il ragazzo,che si accasciò su un albero.
Mi sentii in colpa per essere la ragione del suo sconforto.
«In realtà» mi schiarii la voce «Mi ricordo qualcosa»
Un barlume di speranza si accese nei suoi occhi vispi. Mi abbassai alla sua altezza e puntai sui suoi occhi.
«I tuoi occhi. Ce li ho impressi in mente.»







Look at me!
Ciaaaaao stupendee jvsdbvdjvwdb
AUGURI A TUTTEEEEEEEEEEEEEEEE :)
buon annooooo *sparge coriandoli*
allora,come state mie ragazzuole?
io bene uu sono mezza soddisfatta del capitolo,anche se non succede niente di che.
Alex si risveglia dopo essere rimasta svenuta per tre giorni,e ha perso la memoria,poverina hahahah
fatemi sapere se questo capitolo vi è piaciuto tramite una recensione uu
l'apprezzerei molto!
E grazie a tutte quelle fantastiche persone che hanno recensito lo scorso capitolo.
I LOVE YOU.


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Capitolo 4
*** III ***


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III



“I will keep you safe,follow me 
you can follow me ,I will protect you” 


 
 
 
«Mi stai dicendo che neanche tu hai idea di chi io sia?» chiesi al ragazzo di fronte a me,che stava mangiando una noce di cocco. Sembrava buona dal modo in cui la mangiava.
“Dammene un po’,coglione”
Era passato solo un giorno da quando ci eravamo ritrovati,e in realtà non avevamo parlato poi così tanto visto che eravamo stati impegnati a cercare cibo e un riparo per la notte. E a farci un bagno. Nell’acqua salata. Che schifo. Avevo sempre una sensazione di prurito addosso. Magari con il tempo ci avrei fatto l’abitudine.
Lui scosse la testa,finendo di masticare. «Non proprio. So il tuo nome e quello dei tuoi amici… So di che città sei…Ma non so nient’altro,in realtà»
“Pensa tu,che fortuna”
«Ah» la delusione sul mio volto era evidente. Lui invece continuava a mangiare come se nulla fosse. «E allora…che ci faccio qui con te?Perché non sono con i miei amici? Dove sono loro?»
“Sono vivi?”
Cercavo di immaginarmi i loro visi.. Ma non ci riuscivo. Non appena provavo a farlo,mi provocavo un mal di testa molto forte.
«Mentre…Mentre,l’aereo stava….»
«Precipitando» finii io per lui,vedendo la sua difficoltà nel raccontare quell’evento.
Doveva essere una bella cosa non riuscire a ricordare quello che era successo. Avrei sofferto come lui. Era meglio così.
Forse,se avessi ricordato tutto,sarei morta per la sofferenza.
«Io ti ho abbracciata. Ti ho stretta a me,non volevo che ti succedesse qualcosa di brutto…»
Oh.
Era imbarazzo quello sul suo viso?
Gli sorrisi semplicemente. «Quindi sei innamorato di me?» chiesi,sistemandomi meglio sull’albero su cui ero appoggiata.
Eravamo circondati da una foresta fittissima,fatta da alberi altissimi che almeno ci proteggevano da eventuali piogge o dal sole cocente.
Lui fece una faccia sconvolta,e poi scoppiò a ridere fragorosamente. «In realtà,ti ho odiata dal primo momento che ti ho vista»
“Che gentile”
«Potrei anche offendermi!»
«Giuro,sei una persona così…cafona. Sì,cafona. Sgarbata. Volgare. Indelicata!»
“Gentile è riduttivo”
«Okay,okay. Ho capito! Non c’è bisogno di continuare» dissi,scuotendo le mani in avanti. «Allora perché mi hai salvata,coglione?» domandai,capendo che con lui non dovevo usare le buone maniere.
«Sai com’è,eri l’unica vicino a me,e non mi andava di stare in questa merda di isola sperduta da solo..»
Quindi era tutto fatto per egoismo. Per non restare da solo. Non per me. Non gli importava niente di me,in realtà.
Una parte di me,una molto remota,rimase molto male per quell’affermazione. Ma perché?
«Egoismo puro»
Fece spallucce. «Sei viva grazie a me,dove sono i tuoi ringraziamenti?»
Odioso. Sì,odioso.
«Ah,dovrei pure ringraziarti?!» domandai,alzando il tono della voce. «Allora grazie per avermi fatto vivere senza memoria e in questo posto di merda,sul serio,grazie!»
«La prossima volta ti lascerò morire,se è questo che vuoi» disse pacato lui,finendo la sua noce di cocco.
“Grazie per avermene offerta un po’!”
«Vaffanculo!» esclamai,alzandomi da terra e andando verso la spiaggia. Più stavo lontana da quel tizio,meglio era. Non faceva altro che farmi sentire strana. E indifesa. E strana. E irascibile. E strana. E nervosa. E strana. E confusa. E strana.
Quella situazione,quel luogo,io,lui… Era tutto impossibile. Non potevo reggere tutto quello ancora per molto.
Avevo bisogno di stare da sola,di pensare,di cercare di ricordare,ma…
«Amber,aspetta!» urlò lui,correndomi dietro.
Amber?
Appena sentii quel nome mi irrigidii, e mi fermai di colpo.
Amber? Non aveva detto che mi chiamavo così… Non mi era per niente familiare quel nome.
Non mi apparteneva.
«Come mi hai chiamata?»
Lui mi raggiunse,mettendosi davanti a me. Aveva il fiatone. «S…scusami,ho sbagliato» disse a fatica,riprendendosi dalla corsa.
«Come cazzo mi chiamo?Mi fai confondere!»
Perché mi ero innervosita così tanto? Non aveva fatto nulla di male,infondo.
«Alex. Ti chiami Alex. Ho sbagliato okay? Vorrei tanto che tu fossi Amber ma non lo sei…»
“Vaffanculo”
La delicatezza non era il suo forte,ma era evidente che fosse legato a questa Amber. E io non volevo sapere perché. Non mi importava. Che importanza aveva,in quel momento?
«Ah,grazie. Tu si che sei gentile. Sai come far sentire bene una ragazza» ironizzai,terribilmente offesa dalle sue parole.
«Scusami,sul serio. Non importa,fai finta che non abbia detto nulla» era davvero dispiaciuto. Lo notai dal fatto che i suoi occhi si erano nascosti sotto il suo ciuffo attaccato alla fronte.
«Lo farò,sono già troppo confusa per capire i tuoi ragionamenti pazzi»
L’ultima cosa che volevo,in quel momento,era sapere che lui era innamorato/cotto/fidanzato di una ragazza. Non era gelosia. Era solo…
Volevo badare prima a me.
«Già. Mi aiuti a costruire la casa di legno o vuoi dormire in spiaggia anche stanotte?» domandò,retorico.
“Ti odio”
Sbuffai,incamminandomi di nuovo verso la foresta.
 
 
«Quindi? Che te ne pare?» chiese orgoglioso di sè,indicando la baracca di legno che aveva messo in piedi.
Beh…
«Fa cagare» dissi,sinceramente.
Ero sicura che con il vento sarebbe volata via,ma dovevamo arrangiarci. Non era sicuramente un ragazzo abituato con i lavori manuali. Si vedeva che non aveva idea di come si mettessero insieme due legnetti.
Però,quella “casa”,sarebbe diventata il nostro punto di ritrovo. Il punto in cui saremmo stati sicuri di trovarci.
«Fottiti. E’ sempre meglio di quella cosa a forma di pene che avevi fatto tu!» mi accusò,offeso.
Un'altra cosa da imparare su Louis: è permaloso.
Tanto permaloso.
«Sai com’è,signorino bello,non è che io mi ricordi come sia fatto un pene,quindi è stata una cosa venuta fuori da sé!» mi difesi,sincera.
«Pervertita» scherzò lui,sorridendomi.
Quel sorriso. Ogni volta che veniva fuori,mi sentivo strana. L’odio che provavo per lui,spariva. Ma durava solo per pochi secondi. Così pochi che non mi rendevo nemmeno conto di quello che mi stava accadendo dentro.
«Non sono io quella che si sveglia con un bozzo fra i pantaloni!»
Avvampò,passandosi una mano fra i capelli. «Mi spii l’uccello?»
«No,ma sai com’è… Non c’è una sola persona nel raggio di 100 km,sei l’unico da guardare»
«E quindi mi guardi l’uccello!»
«No! Era lui che guardava me! E poi senti…cazzo…fottiti!»
Lui scoppiò a ridere e scosse la testa.  «Ti denuncerò per molestie sessuali,quando torneremo…»
«Quando torneremo? Sei sicuro che torneremo?»
«No. Però ci spero. Cosa devo fare? Se perdessi la speranza,sarebbe come suicidarmi senza volerlo. Devo sperare. Dobbiamo sperare. E’ l’unica cosa che ci resta»
«Non so se sperarci davvero» pensai ad alta voce,facendo in modo che Louis puntasse i suoi occhi su di me. «Cioè… Non ricordo nulla,cosa potrei fare? Non so chi sono. A che serve la speranza?»
Louis si avvicinò a passi veloci su di me e mi prese la testa fra le mani. «Voglio che tu mi ascolti,Alex.» era serio,e forse non lo avevo mai visto così. «Io ho bisogno che tu regga questa situazione. Ho bisogno che tu abbia speranza. Ho bisogno che tu non mi abbandoni. Solo non ce la faccio. Hai capito,Alex? Ricorderai tutto,e ricorderai anche quanto sono antipatico e quant…»
“Solo non ce la faccio”. Giusto,era solo per egoismo. Me ne dimenticavo spesso.
Lo interruppi all’istante. «Non ho bisogno di riavere la memoria per ricordare quanto tu sia antipatico. Lo so anche adesso»
Lui sorrise e annuì. Dio,perché era così vicino? Perché mi sorrideva a un centimetro dal mio viso?
«Ricorderai tutto,va bene? Te lo assicuro. Già oggi hai avuto miglioramenti» constatò,spostandomi i capelli dalla fronte.
“Se non ti sposti,non riesco a ragionare”
«Davvero?»
«Si! Mentre stavamo litigando,mi hai chiamato per nome!»
“E dove sarebbe il miglioramento?”
Ero delusa. Perché aveva mentito?
«Ma certo,Louis,ovvio che so come ti chiami. Quale sarebbe il miglioramento?»
«Io non ti ho mai detto il mio nome da quando siamo qui,Alex. Te lo sei ricordata da sola!»
Ero sconvolta. E felice. Tanto felice. Quello forse era un segno di speranza. Aveva ragione Louis,dovevo sperare.
Solo la speranza avrebbe potuto salvarci.
Louis.
Non mi ero nemmeno sforzata per ricordarlo. Era come se ce lo avessi inciso in mente,quel nome.
Il suo nome,i suoi occhi…
Forse era lui la chiave per riavere la memoria.
Lui era la medicina.



Look at me.

 SCUSATE

No,davvero. Mi metto in ginocchio. Scusatemi. Vi prego.
Non ho scuse,in realtà haha.
Vi capisco se mi odiate e se mi mandate affanculo. Ve lo lascio fare. Ve lo concedo HAHAHAH
Il problema è che non avevo ispirazione,e  non accendo più il pc,quindi non sapevo come fare. Poi sto pure studiando tanto a scuola e quindi..
So che dopo tutto sto tempo nessuno leggerà più la storia però io ci provo lo stesso #neversaynever
il capitolo è pure PICCOLISSIMO e fa cagare,però voglio far succedere le cose un po' per volta uu
PROMETTO,GIURO,che aggiornerò prestissimo. Domani stesso (spero HAHAHAHAHA)
Adesso che la scuola sta finendo mi verrà tutto più facile! Spero che non mi abbiate abbandonata çç
btw,come state? *parla da sola*
io bene,l'altro giorno una cogliona mi ha plagiato "I DON'T NEED YOU TONIGHT" e mi sono incazzata da morire. Per fortuna l'hanno bannata e ha cancellato la storia,MUAHAHAHAH.
okay,niente,ho finito.
recensite vi prego çç
VI AMO.
PERDONATEMI. çç




 

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Capitolo 5
*** IV ***


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IV




“Quando sto con lui,mi divora.”
The vampire diaries




 

 
Ormai il colore della mia pelle era cambiato notevolmente. Da bianco latte,era diventato bronzeo.
E anche i capelli erano schiariti,adesso avevano qualche riflesso biondo.
Forse avevo anche preso qualche chilo,visto che il cibo scarseggiava ultimamente.
Il mio corpo stava cambiando.
Quel giorno,uno tra i tanti che stavo trascorrendo sull’isola,me ne stavo tranquilla,a galleggiare nell’acqua cristallina. Mi piaceva essere riscaldata dai raggi del sole,mentre l’acqua mi cullava dolcemente.
Cercai di non pensare a nulla a quel momento,se non a quanto fosse piacevole quella sensazione. Volevo solo cercare di allontanarmi dai miei pensieri e dai miei problemi che continuavano a perseguitarmi.
Potevo anche essere tranquilla,se non fosse stato per l’unico pensiero che continuava a ronzarmi in mente.
Louis.
Se non fosse per lui,sarei stata felice.
Alla fine,quello stile di vita non mi stava pesando più di tanto,visto che non ricordavo com’era la mia vita prima dell’incidente. Per me,quella era diventata la normalità,anche se di normale aveva ben poco.
Era normalealzarsi al mattino vedendo Louis qualche metro più in là,dormire con il viso corrucciato e pervaso da mille pensieri. Se ne stava aggrovigliato su sé stesso,come se avesse bisogno che qualcuno lo abbracciasse. Io non avevo mai il coraggio di farlo.
Era normalecercare del cibo,almeno per assicurarsi di poter vivere quel giorno.
Era normalelitigare con Louis almeno una volta al giorno, anche per la più grande cavolata. E poi era normale farci pace.
Ovviamente,ero io a chiedere scusa.
Era normale,la notte,ascoltare le storie di Louis sulla sua vita a Londra. Avevo imparato a conoscerlo.
Era normale condividere con Louis la maggior parte della giornata,perché lui era tutto quello che mi restava.
Le nostre giornate erano piene e non avevamo nemmeno il tempo di riposarci.
Però,Louis da un po’di giorni era distante,freddo. E in tutta sincerità, non capivo il perché. E’ vero,ultimamente avevamo discusso parecchio,ma non aveva nessun motivo di starmi così tanto alla larga. Avevamo sempre fatto pace.
In fondo,io ero l’unica persona con cui poteva parlare. L’unica. Ero davvero così pessima da preferire la solitudine a me?
Non capivo.
Forse avevo detto qualcosa di sbagliato.. O forse no. Forse si era solo stancato di avermi fra i piedi,il che era anche molto probabile.
Sentivo la sua mancanza. E questo mi dava fastidio,perché evidentemente lui non sentiva la mia.
Perché mi importava così tanto di lui?Più cercavo di non pensarlo,più mi tornava in mente. Più provavo a stargli lontana,più non ci riuscivo. Era stressante.
D’un tratto,degli schizzi d’acqua mi arrivarono sul viso,facendomi tornare alla realtà.
“Parli del diavolo…”
Era stato Louis che si era tuffato in acqua.
«Grazie eh! Sei così delicato» lo rimproverai scherzosamente,guardandolo.
Era riemerso dall’acqua,e stava portando il ciuffo indietro. Ma perché doveva essere così bello? Tutto ciò non era giusto.
Avevamo trovato qualche vestito sparso qua e là,e lui stava indossando un costume che aveva detto essere del suo amico Zayn. Da quando aveva trovato quei vestiti,non se ne era più staccato.
«Prego» rispose freddamente. I suoi occhi gelidi fissarono i miei per qualche istante,concedendomi uno sguardo glaciale. Poi tornò a fissare l’acqua.
Fece per uscire dall’acqua,ma aiutata da un po’ di coraggio,lo afferrai per il polso e lo bloccai.
Un nodo mi si formò in gola. Che sensazione strana. La paura.
«Dobbiamo parlare,Lou» cercai di essere il più calma possibile,ma non ci riuscii molto. Era impossibile esserlo.
«Questa è una frase che di solito si dice prima di mollare qualcuno» sorrise sarcastico. «Mi stai mollando per caso?» domandò,alzando il sopracciglio destro.
“Come potrei?”
«Tu hai mollato me» sussurrai,puntando nei suoi occhi. Mi sentii davvero patetica in quel momento. Era da stupidi aprirsi in quel modo,ma era,allo stesso modo, inutile continuare a nascondere la cosa.
Lo vidi cambiare espressione. Si rilassò,abbandonando quello sguardo gelido e distaccato. Mollai la presa e lui stesso si immerse fino alle spalle in acqua.
«Perché pensi una cosa del genere?» domandò,piegando lievemente la testa. Sembrava stesse recitando.
«Io…non lo so. Sei così distante»
«Sono a venti centimetri da te» scherzò,come sempre,sorridendo.
Ridacchiai un po’. «E dai scemo,hai capito quello che intendo!»
Scosse la testa. «E invece no. Non ho idea a cosa tu ti riferisca» mentì spudoratamente. Lui aveva capito. Aveva capito benissimo. Perché stava fingendo? «Scusami tanto se sono impegnato a cercare cibo per tenerci in vita (anche se non so a cosa serva),e a cercare di trovare i nostri amici»
Notai una punta di cattiveria nelle sue parole,ma lasciai correre. Litigare con lui era l’ultima cosa di cui avevo bisogno.
«No,non mi riferivo a questo…Cioè,anche. Magari potrei venire con te a cercarli…non trovi?» domandai,cercando di farlo addolcire.
«No. Ho bisogno di stare da solo.» rispose secco.  «Sei l’unica persona che vedo da un mese a questa parte, e onestamente eviterei anche di vederci così spesso visto che passiamo ventiquattro ore su ventiquattro insieme. Sono stanco,credo lo sia anche tu dopotutto»
“No,non lo sono. Per niente”
Quella risposta era la peggiore che avesse mai potuto darmi. Lui aveva capito che non mi era indifferente,allora perché ferirmi così? Perché farmi così male?
Perché essere così diretto?
Faceva male sapere che per una persona che per me era diventata vitale,non contavo nulla.
Restai in silenzio qualche secondo,spiazzata.«..Okay.. Se è questo che vuoi,va bene.»
Continuò il discorso,come se non avesse sentito le mie parole. «Sai com’è,per me non è tanto semplice non pensare alla mia vita e ai miei amici anche per un solo secondo. Voglio andarmene da qui,mi sono rotto il cazzo. Ho anche fame»
Restai in silenzio,senza sapere cosa dire. Provai a calmarmi,cercando di capire il suo dolore. Mi immaginai Louis,nella sua grande casa a Londra,ridere e scherzare con i suoi amici. Un Louis spensierato,che non avevo ancora conosciuto.
«Per te è tutto così facile,e ti invidio. Vorrei non ricordare anche io. Ma ricordo tutto. Ogni minimo particolare.»
Era come se me ne facesse una colpa. Come se fosse colpa mia.
«Basta Louis,ho capito..» mi schiarii la voce. «Hai bisogno dei tuoi spazi,e lo capisco. Da oggi in poi le cose cambieranno,non devi preoccuparti.»
Ero stata decisa. Non si era notato nemmeno il minimo segno di sofferenza nella mia voce. Ma avevo mentito. Non avevo capito il perché volesse escludermi così tanto,né perché fosse cambiato così nettamente nei miei confronti.
«Non innamorarti di me.» disse,deciso. «Non farlo. Non voglio che tu lo faccia»
In quel momento,dentro di me,si formarono una miriade di emozioni,una dietro l’altra.
Tristezza,paura,delusione,ansia,e di nuovo paura.
«Perché?» domandai,cercando di far tornare la salivazione alla normalità.
«Perché non voglio. E’ tanto difficile?»
Mi stava distruggendo,e lui lo sapeva. Lo sapeva. Sapevo tutto,perché aveva imparato a conoscermi. Aveva rovinato tutto.
«Sei un coglione.» Ero arrabbiata. Ferita. Delusa. «Non ho la minima intenzione di innamorarmi di un demente snob e montato come te. Sai cosa? Non vedo l’ora che tu possa tornare a fare il riccone sapientone a Londra,così non avrai più nulla a che fare con me. Sei un cretino presuntuoso,non mi piaci nemmeno. E scusa se ti sto sempre intorno,ma sei l’unica persona che ho vicino in questo posto. Sei l’unica persona di cui mi ricordi. Ma tranquillo,te l’ho detto,da oggi in poi le cose cambieranno.» Detto ciò,uscii dall’acqua e mi diressi verso la foresta. Non volevo nemmeno più guardarlo in faccia,nemmeno per vedere la sua reazione.
«Perfetto» lo sentii sussurrare da dietro.
 
 
 
 
Se qualche giorno prima avevo pensato che lui fosse la soluzione al mio problema,la mia medicina,mi ero sbagliata di grosso. Lui era la malattia. La causa del mio malessere,dei miei tormenti. Avevo passato metà della giornata a piangere e a cercare di trattenermi dal farlo. Non volevo stare male per lui. Non lo meritavo. Più ci pensavo,più mi si formava un nodo allo stomaco e più stavo male. Ma non potevo far nulla per impedirlo. Nulla. Dovevo solo soffrire,aspettando che passasse. Aspettando che qualcuno mi avrebbe portata via da lì.
Dovevo stare lontana da lui,aveva ragione. E lo avrei fatto. Non mi avrebbe più visto,me l’ero giurato.
La notte era arrivata,e non avevo intenzione di dormire accanto a lui. Non più. Ero dentro la nostra capannina,e stavo portando via le mie cose e i pochi vestiti che avevamo recuperato.
Forse non si sarebbe nemmeno accorto della mia assenza.
«Alex?» sentii la sua voce chiamarmi. Era sorpreso. Mi voltai a guardarlo,e per poco non mi buttai fra le sue braccia. Era bellissimo. Di una bellezza insolita. I capelli gli ricadevano sulla fronte alta,e gli occhi risplendevano facendo contrasto con quella pelle abbronzata.
Non risposi.
«Che stai facendo?» domandò,strappandomi le cose dalle mani e mettendole al loro posto.
«Non vedi?Me ne vado!» risposi,con un tono di voce più alto del suo.
Piegò leggermente la testa e mi guardò,aggrottando le sopracciglia. «Ma dove?»
«Che cazzo ne so,Louis. Qualsiasi posto lontano da te va bene!»
Non sapevo nemmeno come ero riuscita a dire quelle parole. Ero orgogliosa di me.
Storse le labbra e scosse la testa. Non approvava.
Si avvicinò notevolmente,fino ad arrivare a pochi centimetri dal mio viso e mi accarezzò la guancia con un tocco estremamente delicato.
Di colpo le mie guance si colorarono di rosso.
«Senti,Alex… Poco fa,io…Ho esagerato,ecco. Non pensavo quelle cose. E’ che sono solo un po’ stanco. Ma non andartene,per favore. Te lo sto chiedendo per favore.» Il suo tono di voce era basso. Supplichevole quasi.
«No. Avevi ragione,è meglio se stiamo lontani»
“Davvero Alex,davvero?”
«Ma…» fece per dire lui,ma lo bloccai immediatamente.
Ogni parola in più,mi avrebbe fatto male.
«No,Louis. Va bene così.» lo rassicurai,fingendo palesemente.
«Lascia almeno che sia io ad andarmene,non ti farò uscire in questa foresta da sola. Fai andare via me.»
«Cazzo Louis,adesso fai anche il galantuomo? Sono stanca dei tuoi cambiamenti d’umore. Voglio andare via e basta» conclusi,scansandolo e passando avanti. Ma non riuscii ad uscire perché lui mi blocco con forza il polso.
«Tu non andrai proprio da nessuna parte» disse,serrando la mascella.
«Puoi impedirlo?» domandai,sfidandolo.
Con un movimento veloce mi attirò a sé. Ero stretta al suo petto.
«Si.» sussurrò,a un centimetro dal mio viso.
«Ah davvero? E come faresti?» sussurrai,a un centimetro dalle sue labbra. Le avevo anche sfiorate.
“Baciami. Ti prego. Fallo”
Si avvicinò a me lentamente,puntando verso le mie labbra. Chiusi gli occhi e misi la mano sulla sua nuca. Aspettai per qualche secondo,ma non sentii nulla sfiorare le mie labbra.
«Io…»
Riaprii gli occhi. Non mi aveva baciata.
Era rimasto fermo. A fissarmi. Immobile. Mentre io come un’idiota aspettavo le sue labbra morbide. Ad occhi chiusi.
Mi maledissi. Mi odiai.
«Io… non posso farlo…Alex,ti prego…»
Il mondo mi cadde addosso. Non riuscii nemmeno a capire le emozioni che stavano trafiggendo il mio corpo.
In quel momento,le lacrime si impossessarono di me,senza pietà,continuavano a scendere lungo le mie guance. Lui non avrebbe dovuto vedermi in quel modo. Fragile.
Scappai via,il più lontano possibile da Louis Tomlinson.
Lui era la malattia. 







Look at me
Ciao bellissimeee!
Si,ho aggiornato una settimana dopo. Sono fiera di me. HAHAHAH 
L'ho iniziato a scrivere stamattina e l'ho finito poco fa,che ne pensate?
A me piace un po':)
Secondo voi perchè Louis si è comportato così? 
Più avanti capirete :D
E avete visto la povera Alex? E' proprio cotta hahah ma chi non lo sarebbe?
comunque grazie alle ragazze che hanno recensito lo scorso capitolo,grazie davvero :')
spero che continuiate a supportarmi e a recensire. Al prossimo capitolo bellissime,un bacioooone!

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Capitolo 6
*** V ***


 

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V









“Il sesto senso femminile quello che non si sbaglia mai,
quello che sentiamo ogni volta che qualcosa non ci convince.”

 
 
Correvo da così tanto tempo che ormai avevo anche smesso di chiedermi quanta strada avessi fatto, o quanto mi fossi allontanata. Da lui.
Ormai non aveva più importanza, comunque. Avevo scelto,e la mia scelta era stare il più lontano possibile da Louis Tomlinson. Avrebbe fatto bene ad entrambi.
Mi fermai qualche secondo, sotto i raggi cocenti del sole, cercando un’ombra di un albero sotto cui ripararmi. Mi sedetti,asciugandomi il sudore dalla fronte.
Ripresi fiato, e con calma, mi concentrai su me stessa. Provai a ricordare qualcosa, qualcosa che fosse diverso da lui, dalla sua faccia,o dalla sua voce, qualcosa che appartenesse alla mia vita passata. Provai a immaginare la mia casa,a Wolverhampton. Louis aveva detto che non sapeva niente sulla mia casa, se non che la condividessi con le mie amiche. Aveva detto che ero amica di un certo Liam,e che studiavo all’università e facevo medicina. Ero prossima alla laurea.
“Però, che genio!” mi ritrovai a pensare,fiera di me. Subito dopo, però, un senso di sconforto mi accolse. Era inutile sapere, non aveva senso. In ogni caso, non potevo fare nulla, ero bloccata in quell’isola, ed ero da sola.
Da sola.
Per la mia prima, dopo ventiquattro ore di distanza da Louis, avevo capito che ero totalmente rimasta da sola. Avevo paura? Sì. Ma di cosa, poi? Non doveva essere una sofferenza, per me, sentirmi sola, o almeno, così diceva Louis. Per me era facile, perché non avevo nessuno che mi mancasse davvero. Invece si sbagliava, io sentivo, io sapevo, che qualcosa mancasse, che qualcuno mancasse. Sentivo l’assenza delle mie amiche, della mia città, della mia famiglia, anche se non avevo nessun ricordo di loro. Ma li sentivo. E inoltre, avevo capito bene cosa intendesse Louis con il concetto “mancare”. Perché in quel momento, lui mi mancava. E anche tanto.
Mi rialzai, cacciando via quei pensieri sbagliati, e andando a cercare dell’acqua o del cibo da qualche parte. Ma come avrei fatto? Era stato Louis che fino a quel momento si era occupato di quelle faccende, io lo avevo solo aiutato. Senza lui non avevo speranza. Ma a che serviva, ormai, pensarci? Non sarei potuta tornare indietro da lui. Non volevo, anche se sapevo che lui mi avrebbe accettata.
Sbuffai lievemente, e guardai i miei vestiti malmessi. Indossavo un pantaloncino bianco, che ormai non era più tanto bianco  –trovato tra i pochi vestiti trovati qua e là- e una canotta gialla, che faceva contrasto con la mia pelle scura. Chissà di chi erano quegli abiti, chissà se erano delle mie amiche, o di gente sconosciuta che si trovava in quell’aereo, o persino i miei. Improvvisamente, per la prima volta, mi ritrovai a pensare che fine avessero fatto Isabelle, Ginevra, Liam, e gli amici di Louis.
Louis era ossessionato dal loro ricordo, non faceva altro che parlare di loro, di come fossero legati come fratelli. Lo sentivo sussurrare nel sonno i loro nomi, e subito dopo lo sentivo singhiozzare. Avrei voluto dirgli qualcosa, dargli qualche parola di conforto, ma cosa avrei potuto dire? Io non lo capivo, e mi sentivo terribilmente sbagliata per ciò. Forse quella era la mia colpa per non riuscire a ricordare.
Chissà se erano vivi. Chissà che fine avevano fatto.  Mi ritrovai a sperare, a pregare, per loro. Per Louis. Perché una parte di me, sapeva, che il vero Louis non era quello che avevo conosciuto io in quell’isola. Avevo qualche ricordo di lui, prima dell’incidente. E ricordavo che aveva uno strano scintillio negli occhi, che adesso, non aveva più.
 
 
Mi sciacquai il viso con l’acqua salata, e per poco, non ebbi l’istinto di farmi un tuffo dentro, ma quello non era il momento, perché stavo letteralmente morendo di fame. Era da più di un giorno che non mettevo nulla in bocca, e se non l’avessi fatto entro pochi minuti, mi sarei sicuramente sentita male.
“Stupida Alex”  mi rimbombò una voce in testa, che però non era la mia. Forse quella della coscienza? “Non dovevi andare via da lui” continuò, impertinente. La mia coscienza aveva la voce di un uomo. Un uomo possente. Una voce che mi suonava familiare, e che non era quella di Louis. Forse quella di Liam, effettivamente, Louis aveva sempre detto che io e quel Liam fossimo molto legati.
« Non so come Liam abbia fatto a sopportarti, Alex» si era lamentato, durante una delle nostre litigate.
Tutti quei pensieri furono interrotti da una visione che mi lasciò senza fiato.
Non potevo credere a quello che stavo vedendo.
Il panico si impossessò di me.
Fumo. C’era fumo. E proveniva dalla foresta. Non era un fumo da incendio, perché era troppo piccolo.
Era stato accesso da qualcuno.
C’era qualcun altro lì, oltre me e Louis. Adesso lo sapevo per certo.
Sarebbe stata una buona idea andare a vedere?
“Non andare, Alex”
Di nuovo quella voce. Scossi la testa, e non l’ascoltai, andando verso la foresta. Cosa avevo da perdere, d’altronde?
Quando non hai niente, non hai niente da perdere. E io in quel momento non avevo niente, quindi perché non provare?
Magari erano i miei amici. Sì. Dovevano essere loro. Chi altro sennò? Quella era un’isola deserta, non c’era nessuno. Dovevano essere loro.
Più mi avvicinavo al fumo, più un senso di gioia si faceva spazio dentro di me.
Ero felice. Felice perché le cose sarebbero potute cambiare, sarebbero potute andare meglio. Magari, insieme a loro, sarei tornata la vecchia Alex. Mi avrebbero aiutata, sarei stata bene.
Ad ogni passo mi sentivo più leggera e avvertivo sempre meno la terra sotto i piedi.
Quello era un punto di partenza, avremmo potuto tutti ricominciare da lì.
Un nuovo inizio.
 
Lacrime. Solo quelle potevano colmare il vuoto che immediatamente si era incentrato dentro me. Tutto quel dolore… era insostenibile. Non l’avrei retto da sola, non ancora per molto.
Non riuscivo a smettere di piangere, ormai i miei singhiozzi erano udibili anche a chilometri di distanza.
“Andrà tutto bene, Alex” mi ripeté dolcemente quella voce, che continuava a rassicurarmi. “Vaffanculo”, ricambiai.
Come poteva andare tutto bene? Come? Anche il mio cervello si prendeva gioco di me!
Lacrime.
Accanto a quel fuocherello, non c’era nessuno. Anzi, quel fuoco non c’era proprio. Era come se fosse sparito. Via. Mai esistito. Forse me lo ero solo immaginato, avevo avuto le allucinazioni. Sì, doveva essere così, infondo la fame faceva questi scherzi. Avevo sperato inutilmente. Louis aveva ragione, la speranza non serviva a nulla. Era da sciocchi sperare. 
Magari se lui fosse stato accanto a me, magari se…
Mi immobilizzai di colpo, di fronte a quello che avevo davanti.
Un uomo. Ben vestito. Pulito. Sui trent’anni. Mi stava fissando, mi stava studiando.
Mi mancò l’aria. Non ebbi nemmeno il tempo di pensare qualcosa. Le mie guance erano diventate di un colore violaceo. D’istinto, indietreggiai.
« …Ciao» disse, sorridendo. Come se quella fosse la cosa più normale del mondo.
Non risposi, mi limitai a guardarlo, impaurita.
“Non fidarti”per quella volta, ero d’accordo con la mia voce.
« Parli la mia lingua?» chiese, piegando la testa leggermente. Annuii flebilmente, spostando il mio sguardo da tutt’altra parte.
« Allora perché non parli?»
Scossi le spalle, e feci una smorfia. Il perché non lo sapevo neanche io.
« Bene - sospirò lui – Io sono Peter, piacere»
Sembrava così strano parlare con qualcun altro che non si chiamasse Louis Tomlinson. « Io sono Alex» “Per quel che ne so” mi ritrovai a pensare, scettica.
« Sei impaurita – constatò, sedendosi accanto a me – Non avere paura di me. Non ti farò del male»
“Non ti farò del male”. Quelle parole. Le stesse che aveva usato Louis.
Mi sentii parecchio rassicurata da quella frase, e rilassai i muscoli che erano stati tesi fin da quando avevo visto quell’uomo.
« Va bene – risposi, schiarendomi la voce che non mi era mai sembrava così ridicola – Io… avrei così tante cose da chiederti»
Lui sorrise dolcemente, e si sedette accanto a me. « Allora fallo pure, perché anche io sono molto curioso. Sai com’è, non parlo con nessuno da un bel po’. Non passa molta gente da qui» disse, ironico.
Era così spigliato…
« …D’accordo,Peter. Come sei finito qui?»
« Incidente aereo. Circa un mese fa,credo. Non ho molta cognizione del tempo, da quando sono qui. Strano però,che tu non ricordi nulla. Io mi ricordo di te» ammise, sincero.
Quindi, lui era finito lì per il mio stesso motivo. Era sul mio stesso aereo, quel giorno. Mi aveva vista.  Di nuovo quel senso di gioia s’impadronii di me. La speranza.
Non ero sola, non più.
« Io… ho perso la memoria. – non appena pronunciai quelle parole, la sua espressione cambiò. Stava provando pena per me. - Ho qualche ricordo, ma è molto confuso. Noi…. Ci conoscevamo?» chiesi,titubante.
Lui scosse la testa,e mi sorrise. E ne rimasi affascinata.
« No, non ci conoscevamo. – ammise, di nuovo sincero – Ma non è difficile notarti»
Davanti a quelle parole non potei fare a meno di arrossire e togliergli subito lo sguardo di dosso. Dio, che imbarazzo!
Lui rise di gusto, divertito dalla mia reazione.
« Mi ricordo benissimo di te. –scandì bene le parole,attento a non levarmi gli occhi di dosso. – Eri particolarmente bella, quel giorno. E felice. Avevi dei jeans lunghi, aderenti. E una magliettina degli ACDC. Ricordo di aver pensato che tu fossi una ragazza forte, e bella. Molto bella»
Mentre lo ascoltavo, pendendo dalle sue labbra, non potei far altro che pensare che fosse una persona attenta. E senza peli sulla lingua. Come faceva a ricordare tutti quei particolari?
« Ti ho guardata per tutto il viaggio, ero come… incantato. Ho studiato ogni tuo movimento, ogni tua azione. Tu, però, eri incantata da qualcun altro»
Diventai nuovamente rossa per l’imbarazzo e per il suo modo esplicito di dire le cose.
« Da chi?» mi uscii di getto, curiosa.
« Dal tuo vicino di posto, un coglioncello con gli occhi chiari, niente di che. Da come lo guardavi ho pensato fosse il tuo ragazzo, lo era?»
Quell’uomo continuava a mettermi paura. Faceva certe domande come se ci conoscessimo da una vita, e come se avesse il diritto di farle.
Ero incantata da Louis, e la cosa, chissà come mai, non mi stupii.
« No, lui… no, non è il mio ragazzo» ammisi, flebile.
Lui annuì, e si alzò. Era alto, tanto. Più di Louis. Mi tese la mano, per aiutarmi ad alzare. « Vieni, avrai bisogno di mangiare. Ho raccolto qualcosa, pomeriggio…»
Davanti a quella proposta, non potei far altro che stringerli la mano e seguirlo. Avevo fame.
Cosa avevo da perdere, tanto?
 
 
Anche Peter, come me e Louis, aveva costruito un riparo. Anche se l’aspetto era molto meno familiare e accogliente. Mi aveva dato da mangiare qualche pesce, e non potevo che essergli grata per aver diviso con me parte della sua cena.
« Deve essere brutto, non riuscire a ricordare nulla, vero?» chiese, addentando il suo pesce.
Feci spallucce. « Non poi così tanto, può essere un vantaggio, certe volte…»
« Forse sì. – sospirò, pensando a qualcosa in particolare- Però ho notato che ti ricordi di lui, del ragazzo con gli occhi chiari…»
Si divertiva a farmelo tornare in mente? Come se non mi mancasse già abbastanza.
« Di Louis» specificai.
« …Di Louis» ripeté, sorridendomi.
Era una buona idea dirgli che anche lui era sull’isola? Potevo fidarmi di lui? Chi mi avrebbe detto, che, magari, non gli avrebbe fatto del male?
Magari lo avrebbe aiutato. Ci avrebbe aiutati entrambi.
« E’ anche lui sull’isola?» mi anticipò, come se mi stesse leggendo il pensiero.
Annuii, molto lentamente.
« Allora perché non sei con lui?» domandò, senza il minimo tatto.
Quanto era curioso?
« Abbiamo litigato –risposi freddamente – non mi va di parlarne, scusami.» mi congedai dall’argomento, senza troppe spiegazioni.
« Ah, mi dispiace. – mise una mano fra i suoi riccioli biondi- Deve essere brutto amare qualcuno che ama un’altra»
“Alex, non lo ascoltare”
Cosa… che voleva dire? Amare qualcuno che ama un’altra? Un’altra?
Non capivo.
« Scusa? Non ti seguo!» il suono della mia voce risultò stridulo.
« No, è che mi era sembrato che lui fosse fidanzato, mentre ascoltavo le sue telefonate.. Mi sarò sbagliato»
“Razza di stronzo”
« Sì, ti sei sbagliato. Me lo avrebbe detto»
E mi sentii terribilmente stupida. Stupida perché continuavo a trattare male Peter, nonostante continuasse a essere gentile con me senza ricevere nulla in cambio. Stupida perché mi ero ostinata a non credere alle parole del biondo di fronte a me, nonostante potessero essere vere. Stupida, terribilmente stupida. Mi ero sempre fidata di Louis, e volevo continuare a farlo. Ma chi mi dice che Peter non si stesse sbagliando?
Di chi potevo fidarmi davvero?
« In ogni caso,è un stupido. Io non ti avrei mai lasciata scappare» dicendo ciò,mi fece un occhiolino e mi sorrise, malizioso.
Avvampai di nuovo, incapace di sostenere il suo sguardo. I suoi occhi grigi sembravano privi di emozioni, e se da un lato mi attiravano, dall’altro, non facevano altro che spaventarmi.
« Io… Credo che dovremmo andare a cercarlo» proposi, cercando di fare la cosa più giusta.
Peter mi guardò, accigliato. « Dopo tutto quello che ti ha fatto? Magari se vuoi, lo cercheremo domani. Adesso siamo entrambi abbastanza stanchi, non trovi?»
Annuii, incapace di ribattere. Non potevo andargli contro, visto che non stava facendo altro che aiutarmi.
« Okay» mi limitai semplicemente, sdraiandomi sul tappeto di foglie che Peter mi aveva preparato a mo’ di letto.
Si sdraiò accanto a me, e quella vicinanza mi mise quasi i brividi. Mi sentivo sotto pressione.
« Allora, perché non mi chiedi qualcosa? Ho voglia di parlare» Era come se fosse quasi felice di quella situazione. E forse lo era davvero.
Io speravo tanto di poterlo essere, visto che non ero più da sola
“Io no”
« Mh… Non lo so.»
« Avanti, non fare la timida!» mi incoraggiò, guardandomi con quel sorriso mozzafiato.
Deglutii nervosamente, e decisi di accontentarlo. « Quanti anni hai,esattamente?»
“Bella domanda del cazzo”
« Trentadue»
Era sette anni più grande di me, sembrava più giovane.
« Di dove sei?»
« New Port, un paese della California… Stavo tornando dall’Inghilterra per motivi di lavoro»
Certo, era evidente fosse americano. Il fisico era sicuramente quello di un surfista, e anche il suo modo di fare era sicuramente diverso dal mio o da quello di Louis.
« Che lavoro fai?» In realtà, non ero poi così curiosa, ma non volevo che si creasse dell’imbarazzo.
« Gestisco l’azienda di famiglia, niente di che. E’ abbastanza palloso… Il lato positivo c’è, però»
« Si? Qual è?»
« Avere tutte quelle segretarie sexy intorno» sussurrò, con fare malizioso.
Scoppiò a ridere e io lo seguii a ruota. Stavo ridendo, per la prima volta, dopo essere fuggita via da Louis.
Mi sentii terribilmente in colpa, perché io ero al sicuro, a ridere accanto a un perfetto sconosciuto. Mentre lui era fuori, chissà dove. Solo.
“Devi stargli lontana, Alex”
Ebbi un sussulto. Quella voce… Forse…
“Hai capito? Stai lontana da Peter!”
Il mio cuore prese a battere a ritmo irregolare. Quella voce…
Era lui.
Nate. Mio fratello. La voce di mio fratello!
Mi vennero in mente i suoi ricci scuri, i suoi occhi verdi.. Riuscii a definire il suo volto, e quasi piansi dalla gioia. Come avevo potuto dimenticarlo?
Avevo finalmente ricordato qualcuno! Mio fratello, il mio fratellone!
Un momento.. Perché la voce della mia coscienza era quella di mio fratello?
« Va tutto bene?» mi chiese il riccio accanto a me, scrutandomi. Perché doveva sempre fissarmi in quel modo?
« Sì… sono solo un po’ stanca»
« Allora… - alzò il busto,per potersi avvicinare a me. Avvicinò il mio viso al suo, e per qualche istante ebbi l’impressione che stesse per baciarmi sulle labbra, e forse era davvero così, ma all’ultimo secondo cambiò direzione, lasciandomi un bacio umido sulla guancia. – Buonanotte, Alex»
“Buonanotte, Lou. Ovunque tu sia”





Look at me!
ciao mie bellissime principesseeeeee
come state? io sono di buon umore, mi è piaciuto scrivere questo capitolo *w*
ecco qui che c'è un nuovo personaggio. PETER. ♥ adoro questo nome ahhaha
come vi sembra? 
io non vi svelo nulla, sennò poi che bello c'è?
mi è mancato LouLou in questo capitolo çç piccino. Tornerà presto,tranquille.
E Alex ha riconosciuto la voce di suo fratello, Nate, a cui è legatissima. Piano piano inizia a ricordare alcune cose.
spero che il capitolo vi sia piaciuto,
grazie per le recensioni, vi amo.
al prossimo capitolo OuO


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