Il suo nome è Paige

di RainySky
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La ragazza del bagno ***
Capitolo 2: *** Il camice bianco ***
Capitolo 3: *** Soggiorno ***
Capitolo 4: *** Interesse ***
Capitolo 5: *** Verso te ***
Capitolo 6: *** Calore ***
Capitolo 7: *** Problemi ***
Capitolo 8: *** Avviso ***
Capitolo 9: *** Distanza ***
Capitolo 10: *** Segreti ***
Capitolo 11: *** Prime confessioni ***
Capitolo 12: *** Amore? ***



Capitolo 1
*** La ragazza del bagno ***


Suono della campana di fine lezioni della mattina, una massa di studenti si riversa nuovamente nei numerosi corridoi del college così come ogni giorno avveniva, sia a mezzogiorno che alle 10 per la pausa spuntino di mezza mattinata.
Solita routine, ci si alza, ci si da una ripulitina e si indossa qualche vestito preso a caso ed infine ci si avvia verso quella prigione nonché gabbia di matti, comunemente detta scuola.
 
Così, come dicevo, al suono della campana mi avviai verso i bagni per darmi una rinfrescata e sistemarmi i capelli – rimasi a lungo a fissarmi allo specchio come se stessi cercando qualcosa che in me non andava e come al solito, si, trovai parecchi difetti che poi non mi curai nemmeno di sistemare, perché avrei dovuto?
I corti capelli neri andavano da tutte le parti, ribelli ed impossibili da placare nel loro disordine, le piccole borse sotto agli occhi facevano capire ai professori che la sera facevo tutto tranne che dormire od eventualmente studiare: la maggior parte delle volte guardavo la televisione sintonizzata sul canale 360 di HBO che sarebbero quei programmi un po’ sex un po’ con qualche film molto carino che, ogni tanto, non è tutto sesso ma anche un po’ di drama e situazioni romanticamente strappa lacrime.
Guardandomi allo specchio in quel momento diedi delle occhiate furtive a chi mi stava intorno e vi contemplai il gruppo di ragazze mio preferito, “le ragazze facili”. Ovviamente sto scherzando, c’è sempre e dico sempre, tensione ogni volta che queste mi stanno addosso con le loro apatiche battutine.
“Devin, anche oggi vestita come un muratore?”, prima di rispondere mi lavai con tutta tranquillità le mani, tanto per far capire che avevo di meglio da fare e solo dopo averle asciugate mi girai a guardare negli occhi Marilyn, la ragazza che aveva parlato. La squadrai da testa a piedi: jeans talmente corti che se veniva in mutande faceva prima, maglietta attillata e corta che le scopriva l’ombelico e copriva a malapena il seno, il tutto coronato da un fantastico paio di scarpette da 12 centimetri di tacco. Alla faccia delle scarpette.
“Sai, Marilyn, questi si chiamano "vestiti non da puttane"  però io ti capisco se non ne hai mai sentito parlare, tranquilla”. Sorrisi fiera delle mie risposte a tono per lei questa volta, e anzi, sorrisi anche di più quando lei sfoderò il suo famoso sguardo da pazzoide.
“Hai 17 anni e sei ancora vergine…” – ecco la pantera che cerca di arrampicarsi sui muri, quest’affermazione era la più inutile che potesse fare, sebbene le sue amiche caprone la seguirono nella sua risatina maliziosa; tutte tranne una nell’angolino, che catturò la mia attenzione. Sembrava un pesce fuor d’acqua e non solo, era anche visibilmente più giovane di tutte noi presenti lì in quel momento.
Cercai di tornare mentalmente a concentrarmi su Marilyn per trovare le parole che mi avrebbero fatto uscire di scena, almeno per il momento.
Buttai il fazzoletto con cui mi ero asciugata le mani nell’apposito cestino sotto il lavello e mi avviai verso l’uscita del bagno fermandomi semplicemente sulla porta e girandomi appena, “Hai 17 anni e l’hai data a tutti, come farai per i prossimi 70 anni della tua vita?”.
Uscì e mi chiusi la porta alle spalle, la quale molto gentilmente fece da scudo al suo urlo strozzato, probabilmente in una giornata mi chiamava cogliona almeno un centinaio di volte. Ebbene la incontravo per i corridoi più di quanto volessi.
Mi avviai di nuovo verso la mensa, per godermi gli ultimi 10 minuti di pausa pranzo prima dell’inizio delle classi miste del pomeriggio; per classi miste intendo delle rumorosissime lezioni che noi studenti più grandi sostenevamo insieme a degli studenti più giovani, solitamente del primo o secondo anno, raramente con quelli del terzo anche se devo ammetterlo: le classi del terzo anno sono fantastiche, ti fanno morire dal ridere.
Mentre camminavo verso l’immensa struttura della mensa, volta ad ospitare circa duemila studenti, venni affiancata dalla mia migliore amica, Jane.
Apprezzo la sua compagnia ovviamente, se no non sarebbe stata la mia migliore amica, ma ogni tanto mi irritava altamente, come ora ad esempio. Aveva iniziato a guardarmi con quel suo sguardo alla Jane che dice "Ehi lo so che l’hai fatto di nuovo", misi le mani in tasca e guardai altrove finchè lei stessa decise di parlare.
“Stavolta è uscita dal bagno piangendo”, sogghignai prima che venissi fulminata dal suo sguardo pungente “Anche se è lei che stuzzica te alla fine ti metterai nei guai contro i professori”.
Ebbene si, Jane ha ragione, credeteci o no Marilyn prende A in tutte le materie, da sempre non che io sia da meno, tuttavia non ho il suo atteggiamento.
Come al solito, in mensa c’era un traffico epocale, tutti ammassati a cercare di comprare i panini migliori prima che finiscano e rimangano soltanto le pizzette e le focacce di chissà quanti giorni addietro. Salutai Jane e mi andai a sedere in uno dei tavolini più in centro, che stranamente erano sempre quelli meno affollati di tutti.
Fu in quel momento che vidi passare di nuovo la stessa ragazza che avevo scorto prima nei bagni, l’unica che non aveva riso; ma la situazione era un po’ diversa: stare con la compagnia di Marilyn da automaticamente una reputazione da puttane, e di fatto un gruppo di ragazzi del 4° anno le stavano dando fastidio.
Quel gruppo non era uno a caso, lo si vedeva spesso in giro con Marilyn e le altre ma mai fino ad allora avevo fatto caso se avessero messo gli occhi sulla piccoletta del 2° anno o meno, più perché non credevo possibile che una ragazza che si vestisse così tanto bene, che non parlasse con la stessa volgarità di Marilyn potesse essere accettata da un gruppo del genere.
Decisi di lasciar perdere e non intervenire, cosa che spesso facevo ogni qualvolta Markus e i suoi compagni provavano ad allungare le mani su qualche ragazza. Avevo la mia reputazione a scuola, fra le ragazze, tutte loro sapevano che su di me si poteva contare e molto spesso venivano a cercare me se succedeva qualcosa.
Mentre si radunava una folla di curiosi intorno a Markus e alla piccoletta io mi girai bellamente da tutt’altra parte, a guardare fuori dalle finestre. Pioveva, di nuovo, la terza volta in una settimana di Maggio e oltretutto in un posto dal clima arido come Jacksonville è – vedere questo genere di clima irrita molto.
La pioggia aveva inondato in molte zone e il vento aveva sradicato molti alberi. Altro dettaglio frustrante era il non poter andare al mare, o nemmeno in spiaggia a prendere il sole visto che il vento alzava un polverone terribile.
Intanto le urla e gli schiamazzi dei curiosi era cresciuta a dismisura e riuscì a notare Jane che mi faceva cenni disperati con le mani, la ignorai, non volevo prendere parte in quella storia non se poi sapevo che coinvolgeva un’amica di Marilyn, nonostante… fosse una del secondo anno… e fosse fin troppo innocente per sembrare dello stesso calibro del "capo gruppo" .
Chiusi gli occhi e appoggiai le gambe su una sedia vuota davanti a me, cercando di isolare mentalmente quello che stava succedendo ed il conseguente rumore provocato da esso.





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Spazio Autore:

Salve!
Premetto che mi sono cimentata in un ambiente del tutto nuovo per me, quindi sono un po' in dubbio e mi scuso nel caso la partenza in questo e nei prossimi capitoli potrebbe non essere esattamente all'altezza di cosa ci si aspetterebbe da qualcuno che pubblica in storie originali D:
Era da un po' che avevo in  mente di fare una storia basata sull'aspetto "lei e lei", quindi spero che riesca a catturare la vostra attenzione, e godetevi la lettura dei prossimi capitoli.
Ogni critica e/o consiglio è sempre benvenuto!

*Mi scuso per degli errori che ho appena corretto, delle parole non venivano visualizzate* RainySky

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Capitolo 2
*** Il camice bianco ***


Suona la fine della prima ora delle lezioni miste del pomeriggio, noi del quarto anno siamo capitati con una classe del secondo. Probabilmente proprio per questo all’inizio passai gran parte del tempo a guardarmi in giro, cercando la ragazza del bagno. Senza trovarla però.
Le classi che ospitavano le lezioni del pomeriggio erano del tutto degne dei migliori college della zona: aule immense, lavagne lim, computer per tutti i presenti dotati di connessione internet e cuffie per i più lontani dalla cattedra così che potessero ugualmente sentire.
Inoltre erano immense, anche a causa del gran numero di studenti che vi prendevano parte, all’incirca una sessantina, tutti raccolti a semicerchio intorno alla cattedra, dalle file più in basso a quelle più in alto; chissà come mai nelle prime 5 file di solito stavano solo i secchioni mentre nelle ultime 3 si raggruppavano tutti i  < migliori elementi >  .
Quando suonò la campanella e per mia sfortuna passai di fianco al professore per uscire fuori dalla classe, questi mi placcò, chiedendomi se potevo portare giù nell’aula di chimica i microscopi che aveva preso in prestito. Ovviamente non potevo rifiutare.
Presi le due scatole dei microscopi sulla sua scrivania e mi avviai al piano terra dove si trova l’aula di chimica; in altre circostanze di Venerdì sarebbe chiusa a chiave e in tali circostanze sarei dovuta andare a cercare un bidello per farla aprire, ma non quella volta.
La porta era semichiusa, entrai senza troppa fretta, giusto per riuscire a guardarmi attorno: le luci erano spente, le sedie intatte e tutte le postazioni erano pulite, se non lucide. Lo sgabuzzino era aperto comunque, con la luce accesa e un paio di scatoloni messi a caso fuori da esso; sfortuna mia, si da il caso che dovessi entrare proprio lì.
Cercai di liberarmi una mano, portando anche la seconda scatola sul braccio sinistro sperando di non farla cadere, presi la maniglia della porta e aprì ancora un po’, quel tanto che bastava per farmi passare.
Fu solo allora che sentì un improvviso sussulto strozzato, seguito da dei singhiozzi di chi aveva appena smesso di piangere o forse, silenziosamente, non aveva mai smesso. Una volta dentro mi guardai in giro, fino a che un’esile figura nell’angolo catturò la mia attenzione. Stava cercando di coprirsi con uno dei camici che i professori usano durante le lezioni di chimica ma era palese che non indossasse i vestiti.
Accesi anche la luce sul fondo dello sgabuzzino e rimasi di sasso quando riconobbi quell’esile figura che in un giorno avevo incontrato già troppe volte. Era la ragazza del bagno.
Più la guardavo e più mi rendevo conto dei segni di abuso che portava ovunque sul corpo, sia in viso, sia sul pavimento. Probabilmente anche lei mi riconobbe e si mise a piangere ancora di più; presa dal panico del momento lasciai le scatole su uno scaffale a caso, presi le chiavi di riserva da sotto la cattedra nell’aula principale e chiusi la porta lasciandovi dentro le chiavi, così che nessuno potesse entrare lasciando tuttavia aperta la porta dello sgabuzzino.
Mi recai nel piccolo bagnetto sul retro della classe e feci scorrere l’acqua fino a che non diventò abbastanza tiepida, vista la bassa temperatura causata dal maltempo. Cercai qualcosa di simile ad un asciugamano ma non trovandolo, decisi di togliermi la felpa e usarla come asciugatoio.
Tornai dalla ragazza, che aveva si e no smesso di piangere, e mi fissò con uno sguardo perso in ogni movimento che feci; trattenendo il respiro quando cercai di toglierle il camice bianco di dosso “E’ tutto okay, non preoccuparti”. Infine dopo alcuni tira e molla si lasciò prendere il camice e le lasciai la mia felpa in cambio, con la quale cominciò a pulirsi freneticamente, nonostante l’imbarazzo.
Era nuda, o almeno, quasi nuda dal momento che aveva ancora indosso gli slip. Mi sedetti su una scatola di fronte a lei per paura di accomodarmi sul pavimento, che non sembrava né tanto confortevole né pulito, ora più che mai.
Guardai altrove per concederle un po’ di pudore e poco dopo ricominciò a singhiozzare. Continuai a guardare verso il muro cercando qualcosa da dire nonostante fosse più difficile di quel che immaginavo. Avevo spesso aiutato ragazze che venivano perseguitate da Markus, ma con nessuna di loro gli avevo permesso di spingersi tanto lontano, quindi questa situazione era completamente nuova per me ed anche un po’ inquietante.
“E’ stato Markus?” chiesi cercando la prova della verità dei miei stessi pensieri; lei si fermò a guardarmi per un po’ per poi riprendere a pulirsi.
“Non sono cose in cui dovresti coinvolgerti, Devin” detto questo la ragazza, coprendosi con la mia felpa cercò di raggiungere i vestiti che le erano stati strappati di dosso ancora prima di entrare del tutto nello sgabuzzino, tuttavia per farlo si stava praticamente sdraiando su di me. Decisi semplicemente di passarglieli, se non che la ragazza rimase a guardare i vestiti che le stavo dando con un fare quasi disperato.
“E’ qualcosa che mi coinvolge, più di quanto pensi..” mi girai dall’altro lato mentre lei cominciò a vestirsi, potevo sentire il suo respirare pesante talmente era agitata “Perché lo fai? Non mi sembri come loro” dissi nuovamente per tenere viva la  < discussione >  se così poteva essere definita.
Con la coda dell’occhio scorsi la ragazza con in mano la mia felpa senza sapere cosa doveva farsene, le dissi semplicemente di buttarla dal momento che era ridotta in quello stato e lei lo fece, lasciandola in un cestino lì vicino “Lo faccio perché devo”.
Iniziai a giocherellare con una piccola pallina di polistirolo, solitariamente abbandonata sul pavimento in mezzo alla stanza “Chi ha detto che devi farlo?”.
La pallina cadde in terra, fino a rotolare ai suoi piedi, la raccolse a sua volta “Marilyn ha detto di non parlare con te…”, una lampadina si accese nella mia mente, Marilyn, è ovvio che gliel’ha detto lei.
“Sono lusingata dalla paura che quella ragazza ha di me, dico sul serio” sospirai e sentì la ragazza del bagno ridere flebilmente, il che era già una grande conquista visto quello che aveva appena subito. Entrambe ci zittimmo quando da fuori l’aula si sentirono dei chiacchiericci e qualcuno, probabilmente un professore si lamentò del fatto che la chiave non entrasse nella serratura. Ci furono diversi attimi di silenzio nei quali i ricordi si impossessarono della mente della ragazza portandola ad un singhiozzio silenzioso, strinsi i pugni. E’ una cosa così orribile, sapere cos’è successo e sapere di essere impotenti nonostante tutto. Ormai è successo, non c’è tanto che si possa fare se non aiutarla a dimenticare. Questa sua reazione era la prova che fra lei, l’esile ragazza del bagno, e Marilyn, la ragazza che si è già fatta tutti i ragazzi della scuola, ci stava un abisso. Ma allora perché?
Il chiacchiericcio svanì come era arrivato, lasciandoci di nuovo sole mentre lei non accennava a smetter di piangere “Non sei obbligata a…  farlo, piccoletta”, alzò lo sguardo e mi guardò attraverso a quella muraglia di lacrime con il viso di chi non ce la faceva più a sopportare altri soprusi, ed in qualche modo io la capivo.
“Davvero?” sussurrò portando entrambe la mani a stringere sulla maglietta a livello del torace, annuì e mi si buttò praticamente fra le braccia, cominciando di nuovo a piangere, imbrattandomi completamente la maglia stavolta “Non posso non farlo, Devin. Marilyn è la mia sorellastra, mi renderebbe la vita impossibile in famiglia!”.
Aggrottai le sopracciglia. Voglio dire, che brutta vita, avere Marilyn come sorellastra, fossi stata in lei sarei scappata di casa anni orsono piuttosto che soffrire le pene dell’inferno.
Improvvisamente le squillò il cellulare, lo prese con cautela e dopo aver scrutato il numero mi guardò terrorizzata per la seconda volta, le feci cenno di rispondere ma prima pigiai sul bottone dell’altoparlante in modo da sentire che cosa avesse da dire, la sua sorellastra.
“Paige! Markus mi ha appena mandato un messaggio che si è divertito molto con te! Eheh, si può sapere che hai fatto? Di questo passo finirai per superarmi in bravura!”, la ragazza si portò la mano sulla bocca, cercando di non singhiozzare di nuovo mentre anche l’altra mano comincio a tremare facendo quasi cadere il telefono, che riuscì a placcare in tempo prima che si schiantasse al suolo “Paige? C’è qualcuno lì con te?” domandò di nuovo Marilyn con voce più atona ora, e molto più seria come se avesse paura di esser stata colta sul fatto. Paige scosse la testa e sotto voce mi chiese di attaccare la chiamata ma prima che lo potessi fare Marilyn si accorse che la sorella aveva parlato con qualcuno che non fosse lei “Non sai quante ne prendi oggi” aveva infine detto, mettendo ancora più ansia alla piccoletta.
Tolsi l’altoparlante e portai il telefono all’orecchio, sotto il viso attento di Paige. Presi un respiro più o meno profondo ed infine parlai, due parole semplici e coincise che lasciarono la ragazza dall’altra parte del cellulare di stucco “Vaffanculo, Marilyn”.
Chiusi la chiamata e porsi il cellulare alla proprietaria che intanto si era calmata di nuovo, e aveva fatto un mezzo sorrisino quando avevo insultato la sorella. Mi alzai dagli scatoloni e mi avviai verso l’uscita, Paige rimase ferma sulla soglia degli sgabuzzini guardandomi come se non sapesse cosa fare “Puoi stare con me per il momento e.. umh, Jane è una brava ragazza, un po’ invadente, ma ti troverai bene”, alzò un sopracciglio, ovviamente non sapeva chi fosse Jane.
La ragazza mi seguì fuori dall’aula di chimica e l’orologio sulla parete catturò la mia attenzione: la seconda ora era già finita.
Sussultai pensando al fatto che avevo saltato un’ora di biologia mentre la ragazza dietro di me rimase impassibile: probabilmente lei aveva saltato anche la prima ora. Le arruffai i capelli e lei mi guardò cercando di sorridere il più possibile, tirai fuori il cellulare dalla mia tasca e scrissi un messaggio a Jane.
 
Jane mi servi, vieni giù in aula di chimica con i permessi di uscita?
 
Lo tenni in mano per pochi secondi, dal momento che Jane messaggiava sempre durante le lezioni, sapevo che mi avrebbe risposto in tempo record e così fu.
 
Arrivo subito capa! xoxo
 
In pochi minuti Jane arrivò trotterellando giù per le scale con in mano i fogli per l’uscita anticipata, ovviamente ne aveva preso uno anche per lei. Si fermò di colpo quando mi vide insieme a Paige, la ragazza che anche lei aveva riconosciuto essere quella della mensa, quella perseguitata da Markus.
Tuttavia quella non fu la prima opzione a cui pensò, anzi, mi venne incontro a grandi passi placcandomi contro al muro, le sue mani al mio collo “Te la sei fatta?”, sbarrai gli occhi e Paige ci guardò senza capire, grazie a dio era ancora fin troppo stordita dagli eventi per poter afferrare per bene il discorso.
“No! No, col cavolo. Ti pare che mi vado a fare la sorellastra di Marilyn?” Jane sospirò quasi convinta dalle mie parole, evidentemente poi lei sapeva che Paige era la sorellastra di Marilyn. Intanto la ragazza che aveva capito qualcosa della nostra conversazione era avvampata improvvisamente cercai di sorriderle e lei fece lo stesso, sperando che non avesse già capito che Jane non scherzava.
Jane sbuffò e poi tornò a guardare lei con aria interrogativa in attesa di risposte, ma per evitare le diedi un colpetto sulla spalla e lasciò stare “Beh, andiamo”.
Tutte e tre ci recammo di sopra e scoprì che Paige sarebbe stata nella mia classe pomeridiana quindi entrai e andai a prendere il mio zaino e il suo, si era seduta in un posto lontano da tutti; quando Mar mi vide prendere lo zaino della sorella si alzò di scatto dal posto ma si trattenne dall’urlarmi dietro fu allora che potei sfoderare il mio classico sorrisino.
“Ho vinto io stavolta” pensai mentalmente, mentre firmavo i permessi di uscita che richiesero più tempo del previsto visto che Paige era solo una studentessa del secondo anno.
Quando uscì di nuovo dalla classe trovai le due già a fare amicizia: era stupefacente come Jane mettesse tutti di buon umore, probabilmente non come me. Ad un certo punto Jane cominciò a ridere come un’idiota e arrivando da dietro, le tirai uno scappellotto che la fece tacere e mi guardò male “Sempre che rompi sei”.
“Sempre che fai casino, sei”, Paige prese la sua cartella ringraziandomi ed io mi misi in spalle la mia avviandomi all’uscita. Lasciai al centralino i permessi e andammo verso il posteggio: la mia macchina era in ultima fila, nel piccolo parcheggio sulla destra. Sfortunatamente..
“Devin..” la ragazza si aggrappò alla mia maglia attirando la mia attenzione a dove stava guardando. Markus e i suoi. Mi girai verso Jane la quale li aveva già visti e portò Paige fino in macchina, facendola accomodare nel posto del passeggero, mentre Markus si avvicinava a me con passo molto aggraziato.
Intanto a mia volta avevo già fatto il giro della macchina arrivando al posto del guidatore, una volta dentro chiusi con la sicura tutte le portiere e Jane mi guardò un po’ preoccupata.
Appena il ragazzo affiancò la macchina abbassai di poco il finestrino “Se tu e i tuoi cagnolini ammaestrati non vi togliete vi tiro tutti sotto, giuro che lo faccio”.
Non si graziò neanche di rispondere, fece solo un cenno con la testa e tutti si spostarono lasciandomi libera la strada per fare retromarcia.
E ora? Probabilmente avrei dovuto portare Paige dal medico, giusto per sicurezza..



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Spazio Autore

Salve! Ho deciso di anticipare l'uscita del capitolo due in quanto probabilmente domani non sarei riuscita a postar nulla e forse lo stesso per mercoledì - quindi mi son detta, posto oggi domani e dopo scrivo ^^.
Spero vi piaccia questo secondo capitolo: rimane ancora su quest'aria pesante creatasi nel primo capitolo per colpa di Markus ed i suoi, ma sono felice di annunciare che prenderà una piega anche più allegra.
A presto!
Rain

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Capitolo 3
*** Soggiorno ***


Jane e Paige se ne stavano sedute sul divano in salotto mentre io ero andata a prendere del gelato per entrambe. Non so come, ma alla fine erano finite a casa mia. Tirai fuori dal frigorifero due barattolini di gelato alla vaniglia e mi appoggiai alla dispensa per alcuni instanti: in cucina regnava il silenzio e avrebbe fatto lo stesso anche in sala, ma le risate di Paige ravvivavano molto l’ambiente. Avrei dovuto ringraziare Jane per aver fatto tornare il buon umore a quella piccoletta.
Presi due cucchiai e tornai di là, lasciando fra le mani delle due interlocutrici i barattolini e sedendomi sulla poltroncina davanti alla televisione; ad essere sincera ero molto stupita che non fossero ancora arrivate domande del tipo, se vivo da sola, dove sono i miei genitori, e tutto quello che poteva essere legato alla mia vita privata.
La maggior parte vivevo da sola, poiché i miei genitori, entrambi influenti politici, erano fuori città per lavoro la maggior parte del tempo e questo spiega anche la ricchezza della mia famiglia. L’unica cosa che Paige aveva detto a riguardo del posto fu quando entrammo, si era accostata vicino al mio orecchio e aveva sussurrato “Non sai quanto ti invidio”.
Quando finirono di parlare la ragazza del bagno si concentrò su di me “Mi spiace di causarti problemi”, alzai un sopracciglio, raccogliendo entrambe le gambe sulla sedia e guardando dritto verso di lei.
“Nessun problema Paige” in verità il modo secco in cui pronunciai quella frase le fece pensare tutto il contrario, sospirai e guardai altrove.
Probabilmente, da lì a poco mi addormentai.
 
Quando mi svegliai fuori stava calando il sole, e il cielo era tinto di un fantastico rosso vivo. Jane se n’era andata e aveva lasciato un foglietto scritto sul tavolino, lo presi e lessi cercando di trattenere una sonora risata.
 

Ehi Devin,
prenditi cura di sta ragazzina in sti giorni, prima le ho detto che sarebbe
potuta rimanere qua fino a quando le acque con la sorellastra
non si saranno calmate, e ha avvertito
i suoi che per un po’ avrebbe dormito da un’amica, quindi non fare
l’asociale e prenditi cura di lei.
Tanto lo so che hai notato che è tremendamente carina, a momenti la mangiavi
con gli occhi
PS: non indagare troppo sulla famiglia di Paige. Ho notato che le da fastidio!
xoxo <3

 
 
Guardai la piccoletta che si era addormentata sul divano e mi avvicinai a lei, sedendomi per terra, con la schiena rivolta contro al divano “La mangiavo con gli occhi eh?” non feci in tempo a dire così che da dietro sentì un mugugno e subito dopo una leggera e piccola mano mi scompigliò i capelli.
Mi girai lentamente per vedere il viso sorridente di Paige, chissà che stava sognando “Ciao mhfmf…Fluffy” spalancai gli occhi e cercai di connettere il mio cervello al fatto che Fluffy fosse un cane: stava sognando un cane e pensava che quel cane fossi io!
Sbuffai e presi un pezzo di carta, ficcandoglielo in bocca appena sbadigliò costringendola a svegliarsi se non voleva tipo, morire soffocata.
Lei si alzò di scatto ed io cominciai a ridere come una pazza per colpa della sua faccia: riuscite ad immaginarvi la faccia di una perfetta teenager, sveglia dopo una serata di follie, alcool e robe simili? Quella era esattamente la sua espressione in questo momento, nonostante le pazzie non le avesse fatte ma subite..
Mi guardai in giro per alcuni istanti, avendo avuto l’impressione che qualcuno ci stesse osservando: magari la mia sorellina? Ma se non sbaglio doveva essere in viaggio con i nostri genitori.
Tuttavia quando sentì dei rumori provenire da camera sua andai su per le scale a chiocciola e la guardai da appena fuori la camera. La mia sorellina, Ruby, aveva quasi 7 anni; il suo compleanno sarebbe stato settimana prossima – il 12 Maggio – ma ovviamente anche questo compleanno l’avrebbe passato da sola, senza mamma e papà. Di solito eravamo io ed alcune sue amiche che spesso e volentieri invitava anche durante le normali settimane e per me era una tortura, poiché ovviamente dovevo tenerle a bada tutte io.
I nostri genitori decisero di chiamarla Ruby a causa dei suoi capelli color rubino, seppur spento, era veramente una bimba carina.
“Ruby, Ruby, Ruby!” era mio solito chiamarla usando il tono che solitamente una persona userebbe per chiamare il proprio cane, ehy, questo non toglie che volessi un mondo di bene alla mia sorellina.
“Deeeevin! Jane mi ha fatta entrare perché tu dormivi!” sboffonchiò lei in disapprovazione ed io ebbi di chiederle scusa molte, molte, volte. Infine i suoi occhi color castano mi guardarono di nuovo intensamente “Chi è la ragazza giù?”.
Scesi le scale con Ruby in braccio e seguita dallo sguardo attento di Paige che di tanto in tanto sorrideva alla piccola bimba che avevo in braccio, mi sedetti con lei esattamente di fianco a Paige, che in circostanze normali avrebbe preso le distanze, ma non lo fece dal momento che c’era Ruby.
La mia sorellina rimase a guardarla per diversi attimi e poi si girò verso di me “Ti piace?” avvampai e Paige fece lo stesso, purtroppo Ruby non sapeva ancora dov’era il limite a cui si sarebbe dovuta fermare e quindi, mio malgrado, si girò verso la ragazza del bagno “Lo sai a mia sorella piacciono le ragazze! Quindi quando diventerò grande sposerò Devin!” volevo morire, sprofondare nell’oblio, scavarmi una buca, buttarmici dentro e riempirla di terra da sola.
Paige non fece una piega “Davvero? Temo che avrai tanti concorrenti allora, la tua sorellona sembra una persona fantastica” portò la mano sulla testolina di Ruby e le scompigliò i capelli, lei sorrise mettendo in mostra quasi tutti i denti da latte che le erano rimasti.
Misi a terra Ruby, la quale corse al televisore e lo accese, mentre io riuscivo a sentire lo sguardo scrutatore di Paige su di me “Ti piacciono le ragazze?”.
Mi limitai ad annuire e a guardare Ruby con lo sguardo per evitare che si facesse male.
“E’ per questo che tratti male Marilyn?” a quella domanda scossi la testa, diamine, io non la tratto male, se mai è il contrario, Paige fece un gesto evasivo con le mani come a scusarsi di aver detto qualcosa di troppo e a sua volta di aver sentito qualcosa di troppo. Oltretutto, che collegamento c’era tra il fatto che mi piacevano le ragazze e il trattar male Marilyn?
Da quel momento in poi la mia sessualità diventò un argomento scottante e scomodo allo stesso tempo, la ragazza del bagno sembrava fin troppo interessata a volerne sapere di più: mi chiese se avessi mai baciato una ragazza, o fatto sesso con una ragazza. Mi domandò se Jane lo sapesse o se fosse lesbica a sua volta, ma no, Jane non lo era anche se, anni fa, dopo esserci ubriacate per benino lei mi è saltata addosso ben 3 volte, ma risparmiai questo dettaglio.
“Troppe domande” sussurrai guardando la ragazza di sottecchi, che si scusò vivacemente sul colpo,  dicendo che non si sarebbe ripetuto, mi sdraiai sul divano di nuovo, con la mia testa verso il bracciolo e  il resto delle gambe giù dal divano per non dare fastidio a Paige, che a quanto pare si divertiva più di me a guardare mia sorella. Che situazione imbarazzante. Avevo appena subito il terzo grado da una che a malapena conoscevo, e non morivo nemmeno dalla voglia di conoscerla se per questo ma visto che adesso grazie a Jane sarebbe rimasta in casa mia per chissà quanto..
Paige si alzò dal divano per andarsi a sedere di fianco alla mia sorellina, la ragazza del bagno era brava  a intrattenere i bambini piccoli? Cominciai a chiedermi quante cose fosse capace di fare, e quante no. Scrutai la ragazza di sottecchi, mentre era di schiena e mi persi nei riflessi colorati dei suoi capelli: più erano sotto luce più sembravano rossi fiammeggianti, in caso contrario erano di un semplice e delicato color castano.
Quello che mi stupì di quella ragazzina fu che non ebbe ricadute dopo quello che le era successo durante il primo pomeriggio, almeno non credo anche perché la maggior parte del tempo ho dormito.
“Ehi Devin?” mi chiamò dopo poco facendomi riemergere dalle mie riflessioni, senza parlare le annuì solamente e lei sorrise “Ti spiace se vado a fare una doccia?”, non feci in tempo a risponderle che Ruby si alzò trotterellando e le diede automaticamente il permesso guidandola verso il bagno; e ancora una volta mi trovai a fissare le forme di Paige da dietro, probabilmente dopo il biglietto che aveva lasciato Jane avevo deciso di cominciare a farci caso: se  quella ragazza fosse poi così bella come diceva oppure no.
Ruby tornò in sala abbracciata al suo orsetto e si sedette di fianco a me, piazzandomi l’orsetto in faccia mentre lei faceva strani rumori che forse dovevano imitare quelli di un vero orso feroce.
La spostai facendo un mugugno di disappunto, ero stanchissima e i miei neuroni connettevano poco e niente, e  quello che accadde dopo non mi aiutò di certo. Mi ero autoconvinta troppo presto.




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Eccoci arrivati alla fine del 3° capitolo!
La piccola Ruby a quanto pare non sa tenere e freno la lingua, ma alla nostra Paige sembra importare poco.
Sarà solo la reazione di una persona razionale?

Personalmente adoro la figura di Ruby, soprattutto a livello caratteriale: pura ed ingenua :)

Spero continuiate a seguirmi e nel mentre ringrazio tutti coloro che già lo stanno facendo!
E se volete lasciare un vostro commento/opinione sulla storia sapete che è sempre gradito,
in ogni caso al 4° capitolo ^^

Rain

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Capitolo 4
*** Interesse ***


Si erano fatte le 9 di sera, avevo portato Ruby di sopra a letto, le avevo letto la sua fiaba preferita ed infine ero tornata di sotto. Paige era nella doccia da quasi 2 ore ormai ed iniziai sinceramente a preoccuparmi: e le mie paure si destarono quando sentì un urlo soffocato provenire da là; senza contare il fatto che la ragazza probabilmente era nuda mi ci fiondai dentro, chiudendomi la porta alle mie spalle per evitare che Ruby si svegliasse di nuovo e sentisse qualcosa di troppo.
Mi girai e trovai Paige, rivolta verso al muro, si stava lavando e sfregando talmente forte sulla pelle che, posso giurare, per poco non si scorticò viva. I miei tentativi di chiamarla più e più volte, cercando di non fiondarmi sotto la doccia per fermarla risultarono vani, portandomi a non poter più stare a guardare impotente quando cominciò a fregare malamente contro le parti intime, visibilmente in preda ad una crisi di panico.
Entrai nella doccia e le bloccai entrambe le braccia, nonostante lei cominciò a ribellarsi alla mia presa “Paige, va tutto bene. Calmati ora”, si dimenò per diversi istanti in ogni caso, fino a che iniziò nuovamente a piangere aggrappandosi alla mia maglietta. Mi ero completamente dimenticata di chiudere il flusso d’acqua ed ora ovviamente ero bagnata fradicia, con tutti i vestiti indosso; sospirai e portai entrambe le mie braccia sulla sua schiena stringendola a me.
“Devin..” la ragazza ancora sconvolta dai singhiozzi aveva alzato lo sguardo e mi stava fissando “Ti prego, aiutami”, alzai un sopracciglio senza capire dapprima ma più la guardavo più avevo la convinzione che in due ore non si fosse lavata per niente.
Presi lo sgabello che stava sotto il lavabo e ci feci sedere Paige, presi poi lo shampoo e dopo averle lavato il capo con l’acqua tiepida le insaponai i capelli – da quando ero diventata una baby sitter poi? – curandomi che il sapone non le andasse negli occhi.
Dopo averle tolto il sapone le diedi una nuova passata con l’acqua e finalmente notai una nuova nota di risata, seppur flebile “Mi spiace” sussurrò lei accennando anche ai miei vestiti bagnati ed io scossi la testa cercando di non guardarla più di tanto. Dopotutto lei era nuda, ed io avevo pur sempre i miei gusti. E’ una visione gratificante per me, ma non mi sembrava il caso di approfittarne.
Paige chiuse l’acqua ringraziandomi ancora una volta, e scusandosi per la millesima; le passai un accappatoio e lei lo indossò con estremo piacere; prima di uscire dal bagno mi fermai sull’uscio “Hai bisogno o posso andare?”.
La ragazza sorrise e scosse il capo “Dovresti cambiarti”, abbozzai un sorriso e tornai di nuovo in sala, recandomi poi al secondo piano dove vi era anche la mia camera da letto, indossando direttamente qualcosa di leggero da usare come pigiama: shorts e canottierina! Viva la libertè.
Dopo essermi messa comoda mi sedetti alla scrivania ed accesi il computer, tanto per vedere se riuscivo a intercettare online su skype mamma o papà, ma forse erano troppo impegnati per badare a noi.
Qualcuno si schiarì la voce sulla soglia della camera ed io mi girai di scatto, rimanendo alquanto sconvolta, Paige era terribilmente carina, senza parlare dei suoi capelli poi, mi sarei alzata volentieri per andare a toccarli se solo avessi potuto. Arrossì imbarazzata quando notò che la stavo fissando a quel modo, soprattutto poiché sapeva, mi girai di scatto a fissare il monitor e fra me e me ringraziai mentalmente che avesse ancora l’accappatoio addosso.
“Non è che hai qualcosa che posso mettere?” chiese imbarazzata e io le indicai i cassetti e l’armadio dove poter frugare, appena trovò qualcosa di semplice da poter indossare mi pregò di non girarmi mentre si cambiava – nonostante la tentazione fosse forte.
La sentì infine sedersi sul letto ed io mi girai verso di lei: stava scrutando la mia camera, il che mi metteva a disagio. La mia camera era stata interamente scelta dai miei genitori, i muri erano di uno strano colore violetto in una via di mezzo tra scuro e chiaro, il guardaroba era interamente bianco fatta eccezione per i cassettoni di un color marrone chiaro. Subito accanto avevo la mia libreria personalizzata che si apriva a mo’ di ponte sopra al letto, davanti al quale avevo poi la scrivania. I muri erano tappezzati di quadri di ogni genere, in alcuni vi erano incorniciate delle medaglie, in altre delle foto di quando ero piccola ma in quasi nessuna di queste comparivano i miei genitori. Forse in una sola, quella del mio primo compleanno, poi mi lasciarono sola. A Ruby andò peggio, mamma e papà non tornarono a casa nemmeno per il suo primo compleanno, anzi, è meglio dire che non tornarono mai a casa per un suo compleanno. Mai nessun regalo, mai nessuna cartolina, niente di niente.
Ogni tanto mi domandavo se Ruby avesse ancora presente di avere dei genitori, o se per lei erano solo dei signori che di tanto in tanto passavano a salutarci.
“E’ una camera strana” esordì infine Paige, facendomi ridere un po’. Annuì e mi andai a sedere di fianco a lei, ed essa avvampò in quello stesso istante ma non ci feci caso, non più di tanto.
Mi sdraiai sul letto per metà, lasciando cadere a penzoloni le gambe “Come stai?” – so che è una domanda minatoria per una ragazza come lei e soprattutto per una ragazza nelle sue condizioni, ma preferivo evitare altri episodi come quello della doccia. Rimase in silenzio per lunghi attimi, giocando con una ciocca di capelli che le cascava sulla spalla destra “Avrei potuto star meglio”, non sapendo che altro dire lasciai cadere la conversazione fino a che non notai l’orologio sulla parete: mezzanotte e mezza.
“Puoi dormire qui nel letto, io starò di sotto sul divano, quindi se hai bisogno di qualcosa chiamami pure” feci per alzarmi dal letto ma la ragazza prendendomi per la manica mi trattenne lì, la guardai e riuscì a vedere il viso, pallido, solcato dalle lacrime ancora una volta. Portai la mano libera fin ai miei capelli, grattandomi dietro l’orecchio pensando a cosa fare, non potevo certo dormire con lei. O almeno, così pensavo.
Feci il giro del letto, presi posto su di esso e mi appoggiai alla parete, solo quando fui comoda infine, allargai le braccia verso Paige, la quale si fiondò praticamente contro al mio torso – tuttavia stavolta decise di non inzupparmi la canottiera, bensì usò direttamente il mio collo come fazzoletto “Paige, se hai bisogno di sfogarti non serve che tu ti trattenga. Piangi e basta”, la mia affermazione la fece sospirare e allo stesso tempo la portò a sostenere il mio sguardo, rinvolgendomi un sorriso a dir poco dolce, che mi sciolse.
pensai, cercando di controllarmi con tutte le mie forze e costringendo me stessa a guardare altrove.
Passai l’ultima mezz’ora ad accarezzarle i capelli, fino a quando non mi accorsi che si era addormentata: era stata una giornata pesante per lei, non che per me non lo fosse stata eh, ma per oggi avrei ceduto il record.
La feci ruzzare delicatamente dall’altro lato del letto così che io potei sollevare le coperte e la adagiai sotto di esse, al calduccio liberando anche uno spazietto per me dall’altro lato, nonostante il letto fosse si e no una piazza e mezza.
Quando mi fui sistemata sotto le coperte guardai di nuovo Paige: il suo sguardo era fin troppo provato, ammetto che mi metteva una tristezza ed ansia incontrollabili se solo pensavo a cosa Markus e i suoi le avevano fatto. La mia mano si mosse in automatico verso di lei, accarezzandole la guancia prima di girarmi dall’altra parte a spegnere la piccola luce del comodino.
Mi stava completamente tirando scema ed era solamente il primo giorno in cui vegliavo su di lei, eppure, non so come, mi sembrava già passata un’eternità.
 
Il suo nome è Paige.

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Purtroppo oggi sono costretta a scombussolare la tabella di marcia - sto provando a ripristinare il computer per un problema tecnico e non avevo voglia di perdere la storia (e non ho chiavette USB, sono un disastro ahahah) -

In ogni caso parlando del capitolo, Devin sembra iniziare a provare un lieve interesse per la piccola, che sia solo perchè le fa tenerezza o meno, ancora non lo sappiamo. Dopotutto abbiamo visto la reazione della ragazza quando ha saputo che Devin è lesbica. Ma! Ancora non sappiamo nulla su Paige.
Spero che Devin sia pronta ad ogni evenienza, in ogni caso le cose potrebbero andare come lei spera, o magari no ?
Chi lo sa insomma, si vedrà nelle prossime puntate!

*Scusate se ci sono errori ma non ho proprio tempo di rileggere, oltretutto il capitolo è un po' corto.. Sigh*
Rain

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Capitolo 5
*** Verso te ***


Ma che ore sono?
Giuro di aver impostato la sveglia ieri… O forse no? Ma prima di tutto ieri che è successo?
Paige.
Aspetta, Paige… Paige? Ah, la sorellastra di Marilyn. Giusto, mi sono presa cura di quella piccoletta ieri.
Perfetto, ecco perché mi sono dimenticata la sveglia.
 
 
Mi stiracchiai sul letto di malavoglia, socchiudendo gli occhi e provando a ripararmi dalla luce che entrava dalle veneziane. Guardai affianco a me, Paige non c’era. Cercai di sollevarmi e di mettermi seduta contro alla parete ed infine, dopo uno sforzo disumano ci riuscì: i suoi vestiti comunque erano ancora fuori ad asciugare sul balcone – così come i miei – quindi di sicuro non se ne era andata.
Diedi un’occhiata veloce all’orologio sulla parete e sprofondai di nuovo a letto, era mezzogiorno, tanto vale ormai, di certo non vado a scuola. Tuttavia proprio mentre stavo per rimettermi a dormire ecco entrare Ruby seguita dalla ragazza del bagno, la mia sorellina corse dentro verso le veneziane ed io sbarrai gli occhi “Ruby, no! Non lo fare! Io sono un vampiro, ho bisogno del buio per sopravvivere! NON APRIRE QUELLA VENEZIANA!” praticamente le urlai dietro ma la piccoletta, testarda come me dopotutto, le aprì lo stesso per poi scoppiare in una piccola risata malefica “Io vi odio, tutte e due indistintamente, ve l’avevo già detto spero”.
Mi rifugiai sotto le coperte e dopo pochi istanti qualcuno iniziò a tirarmele via e dal momento che la mattina si è fin troppo stanchi per fare tira e molla, mi arresi, sedendomi ancora una volta nel bel mezzo del letto.
Probabilmente avevo una faccia che le divertiva, visto che si misero a ridere: voglio dire, so di avere un’espressione sconvolta quando mi sveglio e che i miei capelli sembrano quelli di uno che ha appena smesso di combattere contro galli e galline, ma ero veramente messa così male?
Sbuffai e fulminai con lo sguardo Paige, che ancora non si era mossa dalla soglia ma che se la rideva da morire in ogni caso “Eh dai, già abbiamo marinato scuola oggi, vuoi pure stare a dormire tutto il giorno?”, feci finta di pensarci un po’, usando la miglior espressione pensatrice che potessi permettermi viste le mie scarse doti d’attrice.
“Fammici pensare, aspetta eh… SI!” sospirai e mi alzai dal letto, arruffando i capelli a Ruby, la quale ora saltellava tutta contenta e uscì dalla camera passando di fianco a Paige “Buongiorno, fra parentesi” lei sorrise e ci seguì di sotto. Mi disse che mentre dormivo si era presa la libertà di cucinarmi qualcosa da mangiare per colazione, ecco spiegato il delizioso profumo di uova e bacon. Finalmente si mangiava qualcosa di diverso dai cereali, senza contare che gli ultimi cereali che avevo preso facevano veramente schifo e perfino Ruby si era rifiutata di mangiarli.
Mi sedetti a tavola e Paige mi servì il mio brunch, breakfast and lunch, dopotutto non credo che avrei potuto mangiare anche il pranzo dopo quello; mentre mettevo in bocca il primo boccone notai che sia Ruby sia Paige mi fissavano curiose “Mbeh?” dissi con la bocca mezza piena facendo una figuraccia.
“Com’è? E’ la prima volta che uso una cucina così lussuosa, e poi Ruby mi ha aiutata” Paige sembrava visibilmente emozionata ogni volta che guardava o menzionava la cucina tanto che mi trovai un po’ spiazzata, anzi, addirittura a pensare che Paige cucinasse come i preistorici – con le pietre e i legnetti.
“Veramente credo che questo tipo di cucine siano presenti in qualsiasi casa”, Paige guardò in basso a terra per alcuni istanti, facendomi pentire di quello che avevo detto e riportando alla memoria il biglietto di Jane < Non dire nulla che la possa frustrare, non accennare famiglia o amici, ma soprattutto non indagare sulla sua famiglia >, “In ogni caso è tutto buonissimo!” esclamai subito dopo per farmi perdonare. Finì il piatto in un batter d’occhio e mi alzai posando piatti e posate nel lavabo. “Grazie ad entrambe”, mi chinai ovviamente prima su Ruby a darle un bacio sulla guancia e mi trattenni dal fare lo stesso con Paige, sorridendole e basta – anche se per un attimo mi era sembrata un po’ delusa.
 
Il resto del pomeriggio passò normalmente, un po’ piatto forse ma non ogni giorno poteva essere faville di allegria, nemmeno nell’allegra comitiva. Jane era venuta a trovarci ed era in sala, ad aiutare Paige con le classi che aveva perso oggi così che potesse rimanere al passo, Ruby stava guardando qualcosa tipo i Pokèmon ed io me ne stavo nel mio angolo privè, subito accanto alla mia camera.
Quell’angolo < privè > era attualmente l’unico dove potevo trovare un po’ di privacy e calma, non tanto a livello di ambiente quanto di calma mentale. Era una versione piccola del salone giù da basso, allestito a dovere per scherma: esatto, praticavo scherma a livello professionistico, non a livello delle campionesse olimpioniche italiane in ogni caso, ma mi impegnavo anche io. Ebbene, stavo provando qualche affondo sul mega pupazzone, che per simpatica chiamo Giuffri, a dimensione e sembianza umana collegato al computer portatile di modo che potessi prendervi i punti e le registrazioni delle varie stoccate , in qualche modo, comunque, la troppa irrequietezza che mi sentivo dentro stava portando ai suoi numerosi errori, molte volte avevo mancato il manichino – e lui non si muove, rendiamoci conto – lanciai a terra il fioretto e mi andai a sedere sul davanzale che dava sulle montagne.
Finalmente c’era un tempo decente, il buon vecchio caldo alla < Jacksonville > era tornato più afoso che mai, lasciandomi tutti gli indumenti appiccicaticci contro al corpo. Sensazione disgustosa. Avrei dovuto far montare dei condizionatori nella sala quando ne avevo avuta l’opportunità, ora sono fregata.
Passai una mano fra i capelli e mi asciugai la fronte, ero sudata, dalla punta dei capelli fino alle unghie dei piedi. Il che era alquanto raccapricciante.
Più guardavo fuori più mi persi nei miei pensieri, ogni tanto sorridevo quando vedevo i bambini giocare nel grande prato là di fronte, era uno dei parchi più grandi di Jacksonville e dunque anche meta comune per picnic, ritrovi, partitelle di calcio o addirittura per giocare con il cane lanciandogli il freesbe, nonostante molte volte finiva in testa a qualche passante.
Improvvisamente, i miei pensieri si persero in qualcosa di diverso, sapevo perfettamente di cosa si trattava o meglio, sapevo perché stavo pensando a quella persona, in quel momento, ma decisi di scacciarne il pensiero dalla mente.
Bussarono alla porta ed io mi girai, riducendo gli occhi a due fessure.
Chi osa disturbarmi nel mio piccolo tempio? Pensai infastidita prima di andare ad aprire “Jane giuro che s..”, ero totalmente convita di trovarmi davanti Jane una volta aperta la porta, la quale si sarebbe fiondata dentro a far casino come era solita fare, ma stavolta c’era Paige “Scusa pensavo…”, la piccoletta fece un gesto evasivo sfoderando un sorriso smagliante ed io mi feci da parte per farla entrare e richiudere la porta dietro di lei.
“Te ne stai sempre rinchiusa qua, tu?”
“Alcune volte” risposi andando a prendere il fioretto che era ancora abbandonato in terra, e sentì lo sguardo di Paige fisso su di me. Posai l’arma vicino l’armatura contro alla parete e tornai al davanzale affiancando la ragazza “Tutto ok?” mi limitai a domandare ed annuì, in quello stesso momento il suo cellulare iniziò a squillare e lei lo tirò fuori dalla tasca di malavoglia, pietrificandosi dopo aver letto il nome sul display – Marilyn Dawson.
“Non devi rispondere se non vuoi, lo sai” ma la piccola scosse vivacemente il capo, facendomi capire che doveva farlo.
“Pronto?”
“Dove sei?” chiese Marilyn dura, facendola sussultare.
“Non sono affari che ti riguardano.”
“Si che mi riguardano, soprattutto se le voci che stai dormendo da quella lesbica di Devin sono vere.”
Paige serrò un pugno, rivolgendomi un’occhiata che lasciava trapelare quanto mortificata si sentisse “Bada a come parli.”
Mi prese una stretta al cuore quando notai che la tenera ragazza del bagno mi stava difendendo; allungai la mano per prender la sua e per mia sorpresa, lei la strinse.
“Non fare la stronza, lo sai che ti posso rovinare l’esistenza.”
“Non sono come te, quindi smettila di rompere le palle.”
Ci fu un silenzio abbastanza opprimente da parte di Marilyn, e quando parlò la sua voce era palesemente irata “Ed io come sarei scusa?”.
Prima che Paige potesse rispondere le sfilai il telefono di mano e nessuna di noi due parlò, solamente, vidi la sua mano intrecciarsi ancora di più alla mia, e le sue dita stringere sul dorso “Se vuoi te lo dico io, Mar.”
“…Bastarda”, le sue parole erano diventate un sibilo ora “Fai tanto la santa poi cerchi di portartela a letto eh?”.
“Non dire minchiate e non confondermi con te. Sei tu quella che ha le gambe aperte” dal sottofondo che iniziò ad animarsi dalla parte di Marilyn riuscì facilmente a capire che non era sola, probabilmente era in compagnia delle sue amichette “Non credere che abbia dimenticato, Mar.”
Ancora una volta di sottofondo sentì qualcuno domandare < Dimenticato cosa? > ed io sorrisi, sapendo di averla messa in una posizione difficile.
“Fottiti, stronza” interruppe di botto la telefonata, ed il mio sorriso ebete non accennò a scomparire, nemmeno dopo aver ridato il cellulare a Paige. Lei mi guardò interrogativa, mi ero dimenticata della sua presenza per alcuni istanti quando pronunciai quelle parole; volsi il mio sguardo altrove per un breve istante, fissando inutilmente lo schermo del portatile.
“Non… Non mi serve di sapere…” biascicò Paige e mentalmente la ringraziai per aver colto il mio disagio e dover parlare di quell’argomento, la sua mano era ancora stretta alla mia e nessuna delle due accennava a voler lasciare la presa.
La pelle di Paige era fantastica, liscia, calda, mi lasciava uno strano senso di irrequietudine ogni volta che il mio dito pollice sfiorava la pelle sul dorso della sua mano. Vidi Paige avvampare e non potei fare a meno di sfoderare un sorriso a 360 gradi ma non avevo la certezza di nulla, probabilmente le mettevo solo soggezione.
“Ehi.. Mi spiace interrompere questo emozionante quadretto romantico..” disse Jane che improvvisamente era apparsa sull’uscio, eppure ero sicura di aver chiuso la porta “Ma Ruby vorrebbe andare a fare un giro al laghetto, quindi se andassimo a farci un bel bagno?”.
Senza averle neanche risposto l’immagine di Paige in costume mi fece sciogliere dentro “Mi sembra un’ottima idea, oltretutto fa un caldo boia”, uscimmo tutte e tre fuori dal mio piccolo angolo che ormai di privato aveva poco e Jane trascinò via Paige che la guardò con uno sguardo interrogativo.
“Lo so che non hai un costume qui, ecco perché esiste zia Jane!” mi misi a ridere non appena si proclamò < zia Jane > e andai in camera mia, avvicinandomi agli enormi cassettoni vicino alla scrivania.
Jane sapeva che non amavo i costumi che una ragazza normalmente metterebbe, nonostante insistesse nel dire che il mio fisico fosse invidiabile e le curve niente male; aprì l’ultimo cassetto e ne tirai fuori dei pantaloncini da spiaggia, insieme ai due pezzi del costume: un normalissimo costume a due pezzi, lo slip coperto dai pantaloni e la parte sopra che metteva in risalto i miei seni.
Glielo dovevo a Jane, le avevo promesso di essere sexy anche indossando dei pantaloni da spiaggia. Mi cambiai in fretta e furia, euforica al pensiero di fare un rinfrescante bagno anche se nel laghetto – o forse ero semplicemente più euforica per un altro motivo che continuava a ronzarmi in testa, assillandomi.
Paige. In costume. Oddio.


_____________

Salve gente! Mi scuso per l'immenso ritardo ma ho avuto un po' di problemi fisico mentali. La mia ragazza mi ha piantata ;o purtroppo sono cose che succedono ed ora credo di stare un po' meglio! Anche se la storia era ispirata a lei, posso farcela a continuare!
Comunque sia, venendo al nuovo capitolo: spero sia più lungo del precedente e che sia abbastanza, diciamo, carino e non una piattola mortale.
Devin ormai è cotta eh, sia perchè la piccola Paige è bellissima sia per il suo comportamento timido e riservato. Forse forse da un certo punto di vista si potrebbe dire che gli fa tenerezza.
Paige si sta facendo un pochino di coraggio anche contro Marylin, ma ancora dei suoi sentimenti non sappiamo nulla.
Cosa ne pensate?
Dite che Paige è una zuccona? E che ci metterà millenni a comprendere i suoi sentimenti?
Chi lo sa, chi lo sa.

Al prossimo capitolo! :)
*mi scuso per eventuali errori ma non ho avuto tempo di rileggere*
Rain

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Capitolo 6
*** Calore ***


Arrivammo al laghetto circa una mezz’oretta dopo, tempo che Jane, dopo aver rapito Paige, si sistemasse a sua volta.
Ovviamente eravamo ancora tutte vestite, non potevamo certo andare in giro per Jacksonville mezze nude. Nonostante questo pensiero sentivo i miei ormoni scalpitare, anche solo quando rivolgevo il mio sguardo alla ragazza del bagno e mi morsi il labbro dandomi della stupida. Non potevo farmela piacere, non lei.
Ci sistemammo poco lontane dalla riva, il posto era ben affollato: nella prima giornata di caldo afoso si saranno fiondati tutti a fare il primo bagno della stagione.
Jane mi piazzò in mano l’ombrellone e mi ordinò di piazzarlo dove diceva di aver trovato < Il mix perfetto tra sole e ombra > , dopo averlo piantato nel terreno scoppiò in un sorriso gioioso “Così si che ci si abbronza!” alzai gli occhi al cielo, ogni tanto non potevo fare a meno di chiedermi come soltanto io avessi un’amica così sciroccata.
Fui la prima a togliermi i vestiti e ad appoggiarli in cima all’ombrellone, usando i ferri che lo sostenevano come appendi-abiti, appena mi tolsi la maglietta sentì qualcuno davanti a me fare un lungo fischio di approvazione – un gruppo di ragazzi ci era appena passato davanti e fissava alle mie tette con insistenza. Sospirai e mi sedetti sullo sdraio, facendo finta di niente. “Te l’avevo detto che eri sexy lo stesso Devin!” mi portai la mano al viso a coprire un sorriso, nonostante non fossi interessata ai ragazzi ricevere dei fischi d’approvazione dava sempre una certa soddisfazione.
Ruby era già corsa via da delle sue amichette, le quali l’avevano probabilmente invitata lì ancora prima che lei lo dicesse a noi. Alzai lo sguardo sulle altre due, ed immediatamente mi trovai a fissare di sottecchi Paige: finalmente si stava svestendo.
Appena tolse la maglietta mi guardò sorridendo “Me la puoi appendere tu?”.
Annuì senza dire nulla più, grata di non esser stata colta sul fatto. Come misi la sua maglietta sul ferretto dell’ombrellone qualcuno mi passò anche dei pantaloni, mi girai un po’ per prenderli e ci mancò poco che rimasi a bocca aperta.
Il corpo di Paige era semplicemente perfetto, mi ritrovai a squadrarla da testa a piedi, fermandomi più e più volte sulle sue curve – ero sicura che avesse notato il modo in cui la guardavo e fu proprio per quel motivo che cercai di riprendermi dal mio stato di coma ormonale. Nel mentre Paige imbarazzata dal mio sguardo era avvampata e aveva semplicemente lasciato i pantaloni sullo sdraio, sdraiandosi subito dopo.
Jane fece lo stesso sdraiandosi sul suo, ed io alzai un sopracciglio indispettita “Oh, ma dai. Nessuna entra?”, non ricevetti nessuna risposta se non la risatina di Jane, quella che vuol dire < Mi prendi per il culo? >.
Sbuffai e andai verso il pontile dove dei ragazzi si stavano tuffando e mi unì al gruppo, giusto per riuscire a prendere il turno per un tuffo e poi scomparire sott’acqua, nuotando verso una zona più calma del laghetto.
C’erano troppi alberi per i turisti, così non sarebbero riusciti ad abbronzarsi, come Jane d’altra parte. Dopo essermi fatta la mia nuotatina, ed essere rimasta da sola per un’oretta abbondante, uscì fuori dall’acqua sedendomi sulla spiaggetta.
Mi guardai attorno per diversi minuti, fino a che, poco dopo, notai Paige che stava entrando in acqua a sua volta. La fissai in ogni suo movimento, notai ogni sua piccola smorfia. Infastidita o semplicemente divertita.
La piccola ragazza del bagno probabilmente notò i miei occhi su di lei e la risposta che ne ebbi fu un caloroso sorriso, niente a che vedere con tutti quelli che mi aveva rivolto fino a quel momento.
Ed in qualche modo le mie speranze aumentarono.
La guardai mentre, nuotando, si avvicinò a me e decise di rimanere in mezzo al laghetto, esattamente di fronte a dove io ero seduta.
“Come mai qui tutta sola?”, mi domandò, portando la testa all’indietro e bagnandosi i capelli.
Alzai le spalle e guardai altrove, se avessi continuato a rivolgere i miei occhi a Paige sarei impazzita per colpa di tutta quella bellezza, ma la sua voce chiamò per avere la mia attenzione ancora una volta.
“Devin?”
“Si?”
Sentì il rumore di un leggero spostamento d’acqua, ed infine accadde proprio quello che volevo evitare. Mi ritrovai quella stupenda ragazzina esattamente seduta affianco a me.
Il mio cuore prese a battere come neanche la batteria del batterista dei Bastille potrebbe, o forse l’allarme sarebbe dovuto venire dai miei giri di parole. Tuttavia non potei fare a meno che voltare il mio sguardo verso lei, ed i miei occhi vennero catturati dai suoi.
Per qualche strano motivo a me sconosciuto non ci furono più scambi di parole fra noi, Paige sembrava come essersi bloccata e mi guardava a sua volta, i suoi occhi si spostarono lentamente alle mie labbra ed a quel punto non ci vidi proprio più.
Ogni piccolo segno di buon senso se n’era andato.
Portai la mia mano sulla sua guancia, il mio pollice seguiva delicatamente i lineamenti del suo viso. La vidi deglutire ma non si mosse, non ancora almeno, potrebbe sempre fare uno scatto pauroso alla Bolt e correr via a velocità della luce. D’altra parte io non sapevo nulla dei gusti personali di Paige, ma lei sapeva dei miei.
Un brivido mi percorse il corpo lasciandomi un attimo perplessa, fino a quando non notai la mano della più piccola poggiata contro al mio ventre. Le sorrisi teneramente e lei fece lo stesso, sempre con la sua espressione mista tra sincerità e dubbio.
Incurante del fatto che qualcuno ci potrebbe aver viste avvicinai il mio viso al suo, sempre lentamente, cercando di notare ogni minimo cambiamento nel suo atteggiamento; fino all’ultimo non accadde e le mie labbra si incontrarono con le sue.
La baciai, un bacio che segretamente avevo atteso fin troppo in quei miseri due giorni che l’avevo avuta al mio fianco. Un bacio che avevo sempre cercato e sempre avevo negato di volere.
Paige mi ricambiò con la massima gentilezza, portando la sua mano ad accarezzare dietro al mio collo e scorrere fino ai miei capelli. Senza neanche accorgermene ero sopra di lei, nessuna delle due aveva accennato a voler interrompere quel bacio, che secondo dopo secondo stava diventando un po’ più intenso. Infine le sue labbra si dischiusero e mi lasciarono entrare, facendo incrociare le nostre lingue. Rimasi sorpresa dalla sua delicatezza, era come se avesse paura che qualcosa potesse rompersi, o forse era solamente inesperta in quel tipo di baci dove non si vuole arrivare solo a far sesso.
“Ouch”, mi tirai su con le braccia e lei mi guardò, decisamente imbarazzata.
“Scusa.. Io non..”.
Scoppiai a ridere non appena lei si bloccò sulle sue stesse parole non sapendo bene cosa dire. Portò la sua mano sul mio viso, facendo scorrere l’indice dove, per sbaglio, mi aveva morsicato il labbro.
Entrambe rimanemmo in silenzio non sapendo bene cosa dire o cosa fare, mi abbassai verso di lei, lasciandole un bacio sulla fronte. Paige mi scrutò diligentemente, portando entrambe le sue mani sulle mie guance ora, e catturando il mio sguardo ancora una volta.
I suoi occhi erano fantastici. Avrei potuto morirci dentro da quanto mi toglievano il fiato.
Solo in quel momento mi ricordai di un altro piccolo dettaglio, Paige era in costume, ovviamente, ne potevo sentire la delicata pelle del suo ventre contro al mio. Rabbrividì.
Mi alzai di scatto, mettendomi seduta di fianco a lei che fece poi lo stesso, con aria interrogativa.
“C’è gente, là”, le dissi sospirando e lei sorrise.
“Paura dei giudizi della gente?”
“No. Ho paura di perdere il controllo davanti a tutti”.
Paige sorrise e mi lasciò un bacio sulla guancia prima di andarsene. Rimasi un po’ di sasso a questo suo gesto.
Se n’è andata come niente..
 
Tornammo a casa solo verso tardi, erano circa le 7 e mezzo, e da allora io e Paige non ci eravamo lontanamente rivolte la parola, nemmeno uno sguardo. Nulla.
E la cosa mi infastidiva, mi infastidiva parecchio.
Me ne ero subito andata in camera mia, dopo aver salutato Jane ed aver mandato Ruby a far la doccia, avevo sbattuto la porta con prepotenza senza nemmeno accorgermene e mi ero buttata sul letto a faccia in giù, abbracciando il mio cuscino. Che poi era lo stesso sul quale Paige aveva dormito la sera precedente.
Un altro brivido mi percosse ma decisi di ignorarlo e di non dar contro ai miei sentimenti, in subbuglio più che mai.
Ci si può innamorare in meno di due giorni? La risposta è si, ovviamente, si può. Ci si può innamorare anche in meno di un millisecondo, per colpa di uno sguardo di sfuggita, di uno scontro nel bel mezzo di una metropolitana. Ma si può, ed è risaputo.
Perfetto, mi dissi, girandomi a sdraiarmi di schiena.
“Devin?”.
Mi alzai sui gomiti di poco, guardando verso la porta. Quella voce, la potrei già riconoscere fra migliaia di persone. Paige.
“Entra pure”
La ragazza del bagno entrò timidamente richiudendosi la porta alle spalle, e mentre lo faceva potei notare una leggera velatura rossa sulle sue guance che mi fece impazzire. Così fottutamente bella.
Si sedette accanto a me sul letto, facendosi il più vicina possibile tuttavia, non mi guardò negli occhi.
“Quello che è successo oggi.. si, insomma…”, avevo già sentito discorsi iniziare così e finire sempre tutti nello stesso modo. Mi distrusse subito in partenza, ma cercai in ogni caso di mantenere un’espressione più o meno pacata e serena.
“E’ stato solo un errore?”
Lei alzò lo sguardo su di me, abbastanza sconvolta da quella mia frase, aggrottò le sopracciglia.
“Sei fuori di testa?” disse lei alzando un po’ la voce, e portando le braccia al suo petto. Incredibile da dire ma avevo appena preso un granchio: cosa che mi succede raramente.
Questa ragazza…
“No che non è stato uno stradannatissimo errore, cazzo!” disse lei, ancora più alterata. Sorrisi appena compresi la situazione, mi sporsi verso di lei, portando le mani sulle sue guance e avvicinandomi col viso al suo. Eliminando subito la poca distanza fra le nostre labbra con un bacio, che lei ricambiò subito.
Mi lasciai trasportare su di lei, mentre Paige a sua volta si sdraiava sul letto.
Portò le braccia alla mia schiena, ed aggrappandosi saldamente si tirò su di poco, arrivando al mio orecchio.
Disse semplicemente una sola parola, un monosillabo, che mi parve la cosa più bella del mondo, mi sembrò che al mondo solo quella parola avesse un senso compiuto, da quel momento in poi.
 
 
“Mia”


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In questi giorni ci metto un po' ad aggiornare scusate, sono completamente a pezzi!
Finalmente abbiamo capito cosa prova Paige, ma di lei non sappiamo ancora nulla, chissà se fa sul serio o è solo una sua impressione, che la fa sentire innamorata di Devin. 
Non sto portando sfortuna! Ma bisogna calcolare ogni evenienza.. voglio dire..


Ok la smetto, ahah, il prossimo capitolo non posso promettervi quando uscirà, spero il prima possibile ma ne dubito ;c
Fatemi sapere cosa ne pensate!
Alla prossima
Rain

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Capitolo 7
*** Problemi ***


Nella società d’oggi, siamo abituati a pensare che l’amore non possa esistere. Le persone, sono abituate a credere l’amore fra due persone dello stesso sesso come un abominio, un qualcosa di innaturale, di impossibile e contro senso.
Io sono abituata a pensare, che in ogni modo l’amore si manifesti, esso sia sempre bellissimo, entusiasmante, profondo, sincero ma soprattutto vero. Non importa di chi ti innamori, se ti innamori di una donna e lo sei a tua volta, se ti innamori di un uomo e lo sei a tua volta, o che si tratti di una coppia eterosessuale.
Non c’è mai nulla di sbagliato.
“Noi” non siamo un errore.
L’errore è la mente troppo ristretta della società d’oggi, che non ti permette di provare sentimenti come vorresti.
Se tutto questo fosse un errore.. Allora in quel caso, non starei dormendo con lei.
 
Mi girai nel letto e guardai alla ragazza che mi dormiva affianco. Dio, era così bella. Le cinsi la vita con un braccio e la spostai contro di me, gentilmente, così che potei stamparle un dolce bacio sulle labbra. Paige mugugnò e aprì gli occhi, sforzandosi al massimo, sorrise appena mi vide.
“Buongiorno” le soffiai sulle labbra e di tutta risposta lei portò la sua mano sulla mia guancia, sfiorandone la pelle delicatamente.
“Saranno tutti così, i buongiorno?”
“Beh perchè no, potrebbe essere”
Paige rise e mi spinse contro al letto, portandosi seduta su di me. Sorrise vittoriosa, “Potrei anche abituarmici”.
Sghignazzai tra me e me per alcuni istanti prima di scivolare via, sul bordo del letto, lasciando la ragazza un po’ interdetta. Le indicai l’orologio sulla parete e lei aggrottò le sopracciglia.
“Non devi andare se non vuoi Paige..”, sospirai alzandomi dal letto e ricomponendo la mia cartella, che era rimasta abbandonata a sè stessa per un paio di giorni. Tirai poi fuori dei vestiti dall’armadio e mi resi conto dello sguardo speranzoso di Paige su di me.
Mi tolsi la maglietta e gliela lanciai dritta in faccia coprendole la vista mentre mi infilavo la T-shirt dell’Hard Rock di Dublino, eseguì la stessa manovra per cambiarmi i pantaloni tirandole i pantaloncini mentre mi infilavo i blue jeans.
La sedicenne rise e scosse la testa con disappunto, poi mi guardò tornando piuttosto seria. Mi sfilò dalla tasca dei jeans il telefono e vi salvò il suo numero.
“Se dovesse succedere qualcosa, con Markus o con mia sorella.. Ti prego fammelo sapere” sussurrò lei.
Credo che il mio cuore si fermò per una trentina di secondi, la preoccupazione nella sua voce.. Era così tremendamente carina, le sarei saltata addosso, se non avessi avuto un briciolo di contegno.
Ripresi il mio telefono e mi sporsi un po’ sul letto, trovandomi semplicemente faccia a faccia con Paige, “Dopo ti scrivo un messaggio, e ti salvi il mio numero. Così se hai bisogno basta che mi chiami”.
La ragazza annuì soddisfatta e mi diede un piccolo bacio sulle labbra, tirandosi indietro prima che potessi risponderle.
“Mi mancherai” ammise lei guardando altrove mentre diventava rossa come un peperone.
“Beh puoi sempre.. Abbracciare il mio cuscino, magari funziona” sogghignai e lei mi guardò stupita, aggrottò le sopracciglia mentre la sua bocca diventava letteralmente a forma di “O”.
Di tutta risposta Paige mi lanciò il suo di cuscino “EHI! Questo sarebbe dovuto essere uno di quei momenti teneri dove anche tu mi rispondi che ti mancherò da morire e mi penserai ogni ora ed ogni momento mentre sei a scuola!”
Feci una finta faccia dispiaciuta “Ma certo! Come ho fatto ad essere così stupida!”.
Lei si limitò a sbuffare e ad incrociare le braccia.
Sorrisi.. Sapeva essere cocciuta e tenera come una bambina indifesa, le arruffai i capelli “Certo che mi mancherai scema, non credo riuscirò a seguire nemmeno una lezione sinceramente. Ci vado soltanto per affrontare la temibile ira di Marilyn. Starei qui con te più che volentieri, sai?”
Paige chiuse gli occhi e sorrise gentilmente “Si.. Si, lo so. Fai la brava eh!”
Scoppiai a ridere. Insomma, una ragazza di sedici anni che si raccomandava ad una di quasi diciotto di fare la brava!
Le diedi un altro leggero bacio sulla fronte prima di correre a scuola, giocava a mio favore che Ruby rimaneva a casa oggi. Per lo meno non arrivai tardi a scuola, cioè, non troppo, ma in ogni caso riuscì ad arrivare tardi.
Entrai nell’istituto e la segretaria appena mi vide alzò gli occhi al cielo e non mi chiese nemmeno nulla per il ritardo, tanto ormai era abituata a vedermi entrare alla seconda ora la mattina.
Mi fiondai in classe non appena suonò l’inizio della seconda lezione e presi posto sul lato destro in ultima fila, dove di solito non mi disturbava nessuno – se non fosse che prooooprio oggi, davanti a me si era seduta Marilyn.
Oh cazzo andiamo, seriamente?
Sbuffai, lanciai la cartella sul banco e mi sedetti di peso sulla piccola sedia di legno. Non avete idea di quanto questa sedia sia scomoda, proprio no. Appena fui seduta e sistemata ed il professore non era ancora entrato Marilyn si girò e mi squadrò da testa a piedi.
“Te la sei già portata a letto?”
Decisi di stare al suo gioco, o forse di farle prendere un infarto.
“Certo, è anche piuttosto brava. Dio, quelle curve..” alzai lo sguardo ad osservare la reazione di Marilyn, era rimasta pietrificata “..Ma tu non puoi capire, tranquilla, lo so”.
Ancora nessuna reazione da Marilyn, forse avevo sinceramente esagerato. Ero quasi tentata da chiederle se stesse bene, quando mi lanciò addosso il suo diario, mi guardò e rimasi sconvolta. Sembrava che si stesse trattenendo per non scoppiare a piangere “Vaffanculo Devin, vattene a fare in culo con tutto il cuore!”.
Si alzò di scatto dalla sedia e corse fuori dall’aula, ero ancora troppo sconcertata per riuscire a capire cosa fosse appena successo. Scossi il capo lentamente e tirai fuori il telefono, lo guardai per alcuni istanti ma dovetti rimetterlo via dopo poco quando il professore entrò in classe ed iniziò la sua strapallosissima lezione di fisionomia.
 
Suonò l’intervallo delle dieci e mezza, mi avviai verso la mensa ma sulla strada Jane mi bloccò. Aveva il fiatone e mi guardava preoccupata e disgustata allo stesso tempo, mi disse di seguirla e così feci.
Ci rifugiammo in aula computer, rimase in silenzio mentre prendeva un foglio dallo zaino e me lo porgeva a testa bassa “Guarda cosa gira fra gli studenti..”.
Era la foto di una ragazza, il cui volto era nascosto. Ma non era una foto normale, qualcuno l’aveva scattata mentre la ragazza si toccava; quello fu l’ultimo dei particolari che notai. Mi soffermai sulla maglietta. La guardai attentamente, senza però riuscire a collegare. Jane mi prese per la manica della T-shirt e si morse il labbro “E’ Paige..” sussurrò, poi si girò di nuovo e tirò fuori un’altra foto, ma appena la vidi di sfuggita gliela strappai di mano e la accartocciai.
Era la mia migliore amica, eppure ogni tanto desideravo non averla affatto, ma questo non avrebbe cambiato il fatto che quelle foto stavano girando fra tutti i peggiori elementi della scuola.
“Markus, vero?”
Si limitò ad annuire “Ti prego non tentare nulla”.
Non ebbi alcuna scelta se non accondiscere.
Per il resto della mattinata mi sentivo spenta, vuota, quelle due foto di Paige che veniva molestata da Markus.. Quella foto dove era stata costretta a toccarsi per il suo, o per il loro, divertimento. Non mi aveva detto che le avevano scattato delle foto, porca puttana, avrei rimediato. Avrei potuto trovare un modo per cancellarle, ora è fin troppo tardi.
Tra gli amici di Markus i nomi delle sue vittime passano a volontà, se Paige fosse tornata a scuola ora come ora l’avrebbero presa di mira di sicuro. A meno che..
 
Alla quarta ora me ne andai in bagno, e ci rimasi per ben tre quarti d’ora. Praticamente avevo passato il tempo a guardarmi allo specchio ed a pensare, se in giro si sapesse che Paige era diventata la mia ragazza, se si sapesse che Paige era mia e mia soltanto e che provava interesse per le ragazze, forse l’avrebbero lasciata stare.
Tirai un pugno al muro, pentendomene subito dopo.
“Violenta come al solito eh”.
Mi girai di scatto.
“Ah, sei solo tu”
La diciassettenne aggrottò le sopracciglia “Che bella accoglienza di merda!”.
“Ma che ti aspetti Mar, un tappeto d’oro? Trombe che suonano al tuo passaggio?”
La sentì ridere. Le sorprese oggi non accennavano a finire. Mar che rideva per qualcosa che dico io. No è assurdo, mi sa che sto ancora sognando ed è notte fonda.
Andò ad appoggiarsi contro al muro, e piano piano si ritrovò seduta per terra.
“Le hai viste anche tu vero? Quelle foto..”
La mia faccia si contrasse in una smorfia di disgusto non appena le menzionò, aprì il rubinetto e feci scorrere parecchia acqua prima che questa diventò gelata. Mi diedi una lavata in viso. “Immagino tu sia contenta di quello che fa il tuo tromba-amico”, le lanciai un’occhiata fugace, stava sorridendo; ma in pochi istanti quel sorriso venne distrutto da un fiume di lacrime.
“IO NON NE SAPEVO NULLA!”.
Urlò in preda al panico, portandosi le mani a coprire la faccia. Ero pietrificata. La prima cosa che riuscì a fare dopo alcuni momenti di vuoto mentale fu chiudere a chiave la porta del bagno.
Tornai di nuovo dalla ragazza, che intanto aveva cominciato a piangere ancora più forte, mi sedetti di fronte a lei, riluttante sul da farsi.
Ebbi solo il coraggio di sospirare “Cazzo, smettila..”.
Scosse violentemente la testa prima di buttarsi contro al mio petto, non potei far altro se non abbracciarla.
“Perchè..” sussurrò lei con il volto completamente affondato sulla mia maglietta, alzai un sopracciglio non appena cominciò a parlare “Perchè lei e non me..”.
 
“PERCHE’ HAI SCELTO LEI?!”



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Salve!
Sono riuscita a scrivere qualcosina per fortuna, non pensavo di fare in tempo sinceramente eheh.

Dunque, dunque..
Che capitolo, Marilyn gelosa di Paige?
Potrebbe essere che Marilyn prova qualcosa per Devin??
Ma allora perchè si è sempre comportata come una vera e propria stronza per tutto il tempo?

Devin potrebbe rischiare di entrare in confusione.
Voglio dire, chi non lo farebbe?
Le foto di Paige..
Markus..
MARILYN!

Questo capitolo l'ho scritto con l'intento di essere un po' confusivo, quindi se vi lascia tipo "Eh?" vuol dire che ho raggiunto il mio scopo.
Non tutto è rose e fiori, e passerà molto prima che lo sia per la povera Devin.
Ho anche deciso che avrei dato meno spazio alle ambientazioni e più carta bianca alle emozioni dei protagonisti ed in particolare ai dubbi della nostra povera protagonista. Quindi l'ambiente è trascurato non poco. *sono davvero pessima si* u.u
Beh, alla prossima,
Rain!

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Capitolo 8
*** Avviso ***


Causa imminente partenza per le vacanze non sarò in grado di aggiornare fino al 21 di Luglio, probabilmente anche abbondando fino al 24 Luglio.
Chiedo anche scusa se non ho aggiornato prima ma ho avuto da fare con gli esami di ammissione al college,
Cercherò di farmi perdonare quando torno.
Grazie per la pazienza e scusatemi ancora..!
Un bacione,
Rain.

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Capitolo 9
*** Distanza ***


Erano le otto di sera circa.
Rientrai in casa con ore ed ore di ritardo, rispetto all’orario di chiusura di scuola, avevo passato il resto del pomeriggio a cercare di intrattenere una conversazione con Marilyn, il che non accade tanto, di mia spontanea volontà ma vederla in quello stato, quel pomeriggio mi aveva fatto sentire colpevole di qualcosa.
L’avevo semplicemente portata a mangiare qualcosa in riva al lago, nulla di chè.
Per la prima volta, comunque, vidi quella ragazza, dalla vita così trasandata, sorridere di gusto. Ancora più sconvolgente, sorridere per causa mia.
 
Scossi la testa prima di entrare in casa.
Mi pulì i piedi sul tappetino e richiusi la porta alle mie spalle, sospirando rumorosamente. Lasciai lo zaino vicino all’attaccapanni e mi tolsi il giubbotto, appendendolo.
Dal soggiorno potevo sentire la TV accesa, Ruby e Paige stavano avendo un’accesa discussione su quale delle guerriere Sailor fosse la migliore.
Sorrisi e le raggiunsi “Sono a casa”, mi sedetti vicino a Ruby, la quale ovviamente mi saltò addosso, tenendo il più distante possibile la giovane Paige; mi guardò interrogativa e probabilmente ferita, più e più volte, chiedendomi con lo sguardo perchè non fossi andata a salutarla  e da un’altro lato potevo immaginare che si stesse chiedendo s’era forse colpa della presenza di Ruby.
No, non era così. Semplicemente dopo tutto quello successo oggi, mi sentivo troppo vuota dentro per andare da Paige e baciarla come se nulla fosse.
Non sapevo nemmeno io cosa provavo, figurati se lo potevano sapere gli altri.
Sospirai quando Ruby iniziò il suo interrogatorio del “Com’è andata la giornata sorellona?”, le raccontai un po’ di bugie, diciamo anche che le raccontai solamente bugie. Non potevo certo dirle delle foto di Paige che giravano per tutta la scuola e non potevo certo raccontarle della “crisi” di Marilyn.
Non me ne accorsi ma non appena la mia mente sfiorò il tasto Marilyn ebbi la sensazione che la mia salivazione era andata a puttane: senza troppi convenevoli mi alzai dal divano e mi recai in cucina a prendere da bere. Acqua gelata, perfetto, beh ci voleva con tutta l’afa che c’era stata in quelle settimane.
Bevvi sorsi lunghi ed ininterrotti, serrando il pugno ogni volta che un dolore lancinante mi coglieva le gengive: stavano urlando pietà. Mi guardai nella mia immagine riflessa sul lucente frigorifero,  serrai la mascella e salì al secondo piano, sbattendo la porta.
 
Mi guardai attorno, e mi resi conto di essere sempre più spenta, non fosse stato che di sotto c’era Ruby, la mia tenera sorellina, avrei pensato di essere entrata nella casa di qualcun’altro.
“Davvero la mia camera è così allegra?”, andai a sedermi sulla sedia – obbligatoriamente girevole – e poco dopo mi ritrovai a fissare gli scaffaloni ricolmi di CD masterizzati dalla sottoscritta. Ne tirai giù uno a caso, ne scrutai la custodia ma non avevo scritto nessuna traccia, nessun titolo, nessun artista. “Brava idiota” pensai mettendo il disco nello stereo e mentre questo partiva mi andai a sdraiare sul letto, portandomi dietro il telecomando bluetooth dello stereo.
 
“Perchè  lei e non me... PERCHE’ HAI SCELTO LEI?!”
 
Serrai la mascella e chiusi gli occhi: Marilyn non era il tipo che avrebbe detto una cosa del genere, lasciandole intendere di essere gelosa della sorellastra.
Passarono alcuni istanti prima che lo stereo si desse una mossa, ma finalmente per pietà mia decise di partire e per la seria, casualità, non riconobbi la canzone che stava riproducendo.
 
Can you keep a secret?
 
“Che è sta cosa? No non lo so tenere un segreto”, dissi. Perfetto ora parlo con lo stereo.
 
Will you hold your hand among the flames?
 
“Eh? Viva le canzoni sensate”.
Lasciai che la canzone andasse avanti ad oltranza, fino al ritornello: era un testo più deprimente e triste di quanto pensassi, ma qualcosa mi bloccò dal cambiare traccia.

I can breathe, I can breathe water, water. I can breathe, I can breathe water, water. When you're here with me. You're not here with me.
 
Rabbrividì sentendo delle parole così piene di significato, e così allo stesso tempo, tristi. Di scatto presi il telecomando e passai alla traccia successiva: finalmente una canzone che conoscevo, “Jar of Hearts” di Christina Perri, era da tanto che non la sentivo.. L’ultima volta fu quando..
 
“Devin?”
Trasalì a sentire pronunciare il mio nome e mi sedetti sul letto, sapevo di chi era quella voce “Scusa ma non mi sento bene, buona notte”, mentì, mentì spudoratamente, mentì sapendo di mentire. La verità è che non avevo proprio voglia di vedere Paige dopo tutto quel casino a scuola, so che le foto non erano colpa sua, ma lasciano comunque una bella ferita.
 
I wish I had miss the first time that we kissed.
 
“Tu mi odi, non è forse vero, stereo?” lo guardai male, quasi pensassi di poterlo veramente trafiggere con lo sguardo “E’ una guerra questa? Guarda che ti metto su i Bastille e poi te ne penti”.
Quando finì il mio monologo-minaccia-stereo mi buttai sdraiata sul letto, nuovamente.
 
Who do you think you are?
 
“Questa è una bella domanda”, pensai fra me e me, presi il cuscino e ne affondai il viso su di esso, forse una bella dormita avrebbe schiarito le idee, troppi casini per una mente limitata e fragile come la mia.
Così fragile che ora mi sto praticamente insultando da sola.
Non ci volle tanto prima che mi addormentai, ma gli incubi, i rimorsi, i dubbi, mi rincorsero per tutta la notte, impedendomi un sonno sereno e continuo.
Mi svegliavo, mi alzavo, guardavo la luna fuori dalla finestra, tornavo a letto, provavo a dormire di nuovo.
Questa routine si ripetè almeno un cinque volte, a parte l’ultima in cui la luna era già scomparsa all’orizzonte e il sole ne stava prendendo il posto.
 
“Ti amo.. Devin.”
 

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Eh sisi, lo so, potrei essere uccisa sedutastante per quanto ho fatto aspettare, ed il capitolo non è neanche tanto lungo.
Ma ho subito il "blocco dello scrittore" e ne sono uscita solamente grazie ad un'amica che ha avuto la pazienza di ascoltare i miei possibili deliri, XD.
Insomma mi spiace!
Passando al capitolo, spero non sia deludente, sarebbe una vera e propria mazzata. 
Diciamo che ho cercato al meglio di rendere l'idea dello smarrimento di Devin e di tutto il casino che va a prospettarsi in generale, poi non so se ci sono riuscita. A parte questo in verità sono abbastanza contenta del risultato.
Spero solo di riuscire ad aggiornare di nuovo in tempi decenti!
Ancora una volta scusatemi tanto, e se vi va, recensite!

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Capitolo 10
*** Segreti ***


Erano appena le 8 del mattino quando sentì il campanello suonare. Alle 8 del mattino, di un Sabato mattina, chi mai potrebbe decidere di disturbare una famiglia di poveri samaritani come la mia?
Mi buttai giù dal letto in malo modo, svegliando probabilmente sia Paige, che dormiva nell’altra stanza, che Ruby; corsi di sotto, facendo due scalini alla volta “Arrivo!” biascicai strofinandomi gli occhi con il palmo della mano.
Il campanello suonò per la seconda volta, e poi una terza.
“Arrivo, dannazione, ho detto che arrivo, e arrivo!” urlai stavolta, leggermente irritata dall’impazienza del nostro visitatore. Quando infine aprì la porta rimasi colta di sorpresa per alcuni istanti “Tu cosa ci fai.. qui?” sussurrai, abbassando la voce quanto più potessi per non farmi sentire dalle altre, che, probabilmente, stavano sbirciando dalle scale.
Marylin.
La guardai intontita, ma lei non parlò, non disse niente, nè tanto meno si degnò di guardarmi in faccia. Che si vergognasse per quello successo qualche giorno prima?
Mi porse un enorme malloppo di fogliame, e appena capì di cosa si trattava mi prese un colpo “Gliele ho fatte ritirare tutte”, disse lei guardando verso l’interno della casa “Fino all’ultima foto, e gli ho fatto dire che era solo uno scherzo di pessimo gusto, preso da uno di quei dannatissimi siti porno che frequenta”.
Trattenni una risata quando captaì il tono decisamente incazzato con cui disse “quei siti porno che frequenta”, mi domandò dove avessi intenzione di buttare quella roba ora, prima che Paige la vedesse, alzai le spalle.
“Giù da basso c’è un inceneritore, andrò lì”, da lì a poco la salutai e feci per rientrare in casa, appoggiando le scartoffie – o meglio, le foto – per terra, quando sentì Marylin tirarmi per la manica.
Alzai lo sguardo verso di lei, era rossa in viso e decisamente frustrata dalla situazione in cui si era cacciata “Non hai un attimo per me?”, senza che lei aggiungesse altro, la feci entrare e lei di sua spontanea volontà si andò ad accomodare sul divano. La raggiunsi poco dopo, mettendomi sul lato opposto di esso: mi soffermai ad osservare la ragazza per alcuni momenti prima di alzarmi dalla poltrona. Mi portai davanti a lei, abbassandomi sulle ginocchia.
Mossi la mia mano destra sul suo viso, per esattezza posai la mano sullo zigomo, percorrendone il lineamento quasi impercettibile fino alla mascella: nascosto dai lunghi capelli della ragazza vi era un taglio, anche un po’ infettato a dire la verità.
“E’ stato Markus?”.
Lei si limitò ad annuire, cercando anche di spingermi via.
“Smettila di comportarti come una bambina” sbuffai alzandomi in piedi, per andare a prendere l’acqua ossigenata e le garze in bagno.
Quando tornai in soggiorno, e lei mi notò con tutta quella cianfrusaglia in mano deglutì. Non potei trattenere un sorriso. Marylin la sbruffona aveva paura di un po’ d’acqua ossigenata. Brava Devin, hai appena trovato un punto a tuo favore.
Mi sedetti sul divano affianco a lei, che a sua volta si girò dalla mia parte e mi lasciò adoperare le mie cure al suo viso sfregiato, sul lato destro.
“Mi spiace”, mormorò lei di punto in bianco, catturando la mia attenzione “Mi spiace perchè non ti ho mai dato ascolto, e tu avevi sempre ragione. Mi spiace per tutte le volte che ti ho insultata, sapendo che ti ho sempre voluto bene. Sono orrendamente dispiaciuta per tutti questi anni in cui ti ho solo causato problemi e lo capisco sai, lo capisco se mi odi”.
Aveva cominciato a singhiozzare, esattamente come il giorno precedente; presi ad accarezzarle i capelli gentilmente “Tutti facciamo errori, questo non toglie che tutti gli errori che hai fatto tu, non mi basterebbero nemmeno le mani di 10 persone per contarli, e non cancella nemmeno tutti gli insulti che mi sono dovuta sorbire dopo quel giorno..”.
Due labbra soffici e calde bloccarono sul nascere le parole che sarebbero dovute seguire, buttandomi contro al divano: in un attimo di confusione, inizialmente, ricambiai, ma appena realizzai cosa stava effettivamente succedendo spinsi Marylin via.
Rimanemmo entrambe in silenzio a guardarci.
Provare questo tipo di deja-vù, è la cosa peggiore che mi potesse mai capitare, non sarebbe mai più dovuta succedere “Mar.. Non ricadiamoci ok? Abbiamo sbagliato una volta, non facciamolo di nuovo”, appena la ragazza si spostò da sopra di me, scattai in piedi e le porsi la mano per alzarsi “Io sono lesbica fino alla punta dei piedi, e tu etero allo stesso modo. Può comunque nascerne una bella amicizia, come ai vecchi tempi.. Forse”.
Marylin sorrise ed insieme ci avviammo verso la porta di casa, sull’uscio infine si voltò di nuovo ma il suo viso mi parve deluso. Voleva davvero far succedere qualcosa di più?
 
Perchè hai scelto lei e non me?!
 
Scossi la testa. Il motivo non poteva certo essere quello.
“Mi darai una mano, Dev?”.
“Anche due. Anche i piedi, se dovessero servire”, entrambe ci scambiammo un sorriso complice e con quel semplice gesto Marylin se ne andò per la sua strada, lasciandomi leggermente smarrita.
Sapevo che Paige era rimasta a guardare l’intera scena dalla scala, me ne ero accorta, ma non avevo nemmeno voglia di andare di sopra a spiegarle per filo e per segno cosa successe fra me e Mar, anni fa. Anche se si meritasse una spiegazione, in quanto mia attuale ragazza, ci sono cose del mio passato che voglio tenere per me stessa.
 
Salì pigramente le scale dopo aver guardato l’orologio giù da basso. Erano ancora le 9 e mezza, avevo tutto il tempo del mondo per tornare a fare un pisolino: potevo dormire fino alle 11, svegliarmi, trovare la colazione pronta e..
Paige.
Era seduta davanti alla porta della mia camera, le gambe raccolte contro al petto e la testa fra le ginocchia. Posizione fetale, direi.
Le andai di fronte, e quando mi abbassai per prenderle la mano questa me la scacciò in malo modo con uno schiaffo “Non toccarmi” mugolò la più piccola, “Non toccarmi”. Nonostante quel suo rifiuto mi avesse notevolmente ferito, non potevo aspettarmi null’altro, ogni cosa fra me e Paige era successa troppo velocemente, quella ragazzina mi piaceva ma ancora non sapevo definirlo amore, nè tanto meno potevo.
Mi limitai ad aprire la porta, “Entra”.
La più piccola non se lo fece ripetere due volte, ed entrò, quasi gattonando, portandosi a sedere contro l’armadio. Io a mia volta mi accovacciai sul letto e la guardai in attesa che si schiarisse le idee e mi rivolgesse le domande che più riteneva opportune.
Infine alzò semplicemente lo sguardo, non stava piangendo, nè aveva pianto prima, non aveva uno sguardo arrabbiato, era ferita. “Mi puoi spiegare?”, scossi lentamente la testa.
Paige non era pronta a sapere fino a quel punto, concordo sul fatto che di me e del mio passato non sapesse praticamente nulla, ma Marylin era un capitolo all’incirca recente, e quindi il nostro discorso non poteva ricadere su di lei, neanche se mi aveva baciata giusto ora davanti ai suoi occhi.
“Non so nulla di te...”
“Lo so”
“Non mi hai raccontato nulla della tua vita..”
Mi limitai ad annuire, infine mi lasciai cadere per terra, appoggiandomi contro al letto esattamente davanti a lei “Comincia a chiedere allora, e giorno dopo giorno saprai tutto quello che vuoi. Ma non posso parlarti di Marylin ora, non capiresti”.
Le iridi della più piccola si andarono a fissare a lungo nelle mie, come se stesse cercando di scrutare qualche mia bugia, o se invece stessi completamente dicendo la verità. Quando decise che ero sincera, mi fece allargare le gambe e lei di schiena si appoggiò contro al mio petto, accovacciandosi nella stessa posizione fetale di prima.
Paige portò il mento contro alle ginocchia e sbuffò “Non deciderò se credere o meno a quello che dici fino a quando non avremo finito” sentenziò alla fine ed io rimanendo in silenzio acconsentì alla sua decisione.
 
Sinceramente mi aspettavo tutta un’altra reazione da parte sua. Pensavo che si sarebbe alzata, da dov’era seduta, credevo che mi sarebbe passata accanto e sarebbe uscita dalla porta che sua sorella poco fa aveva varcato, per semplicemente, non rivolgermi mai più la parola.
Evidentemente mi sbagliavo, Paige era più matura di quello che pensassi.



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Et voilà! Un nuovo capitolo de "Il suo nome è Paige" è finalmente uscito, anche prima delle mie aspettative sinceramente, contando quanto sono dannatamente lenta. Mi scuso per eventuali errori di battitura, di grammatica, o di poca scorrevolezza ma non ho avuto tempo di rileggere.
Questo capitolo, ed anche il prossimo, sono della tipologia "capitoli pesanti e riflessivi", il prossimo sarà totalmente dedicato a Paige e Devin, ed all'infanzia di quest'ultima.
Ma ancora è un mistero, se assisteremo ad un miglioramento della relazione fra le due, oppure ad una lenta distruzione d'esso.
I caratteri di Paige e la sua ragazza sono molto contrastanti, il chè non aiuta, ma abbiamo fede, lol 

La vita di Devin sembra più incasinata di quello che aveva lasciato a vedere nei primi capitoli, e sembra abbastanza chiaro ormai che qualcosa con Marylin dev'essere successo.
Voi cosa ne pensate?
Ci sarà stato qualcosa fra le due?
Se sì, come ve lo immaginate il pairing Devin/Marylin?
A me da l'idea dell'impossibile, sembrano, l'acqua santa e il diavolo! :D

Detto questo, vi ringrazio per aver letto anche questo capitolo e ringrazio tutti coloro che stanno seguendo la mia storia sin dall'inizio.
Se avete voglia di recensire fatelo, che io non mangio, ma anzi sarò molto felice di accogliere qualsiasi vostro parere ed impressione riguardo la storia. :)

p.s: ho da poco iniziato un'altra FemSlash, la storia s'intitola You and I, se avete un po' di tempo e voglia, magari fateci un salto. Lo stile è completamente diverso da quello de "Il suo nome è Paige", ma i gusti son gusti. Godetevi la lettura :3
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2060403&i=1


Grazie per l'immensa sopportazione!
Un bacione,
Rain 

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Capitolo 11
*** Prime confessioni ***


L’amore è una guerra: dura finchè uno dei due partecipanti si arrende.
E’ come una partita di basketball, per tutte le volte che viene chiesto un time-out.
 
 
 
“Quindi..” cominciò sussurrando Paige, ed io le feci coro subito dietro, cercando di alleggerire un po’ l’ambiente, ottenendo solo un sorriso smorzato dalla più piccola.
Beh, meglio di niente.
“Ti va se ti chiedo un po’ di te, da piccola?”, rimasi a pensarci un attimo, insomma la mia infanzia non era stata un gran chè, ero sempre da sola. Prima che nascesse la mia sorellina non avevo davvero nulla da fare tutto il tempo, girovagavo per casa in cerca di giochi fantasiosi da inventarmi, o semplicemente andavo su e giù per le scale contando i gradini – per quel poco che sapessi contare allora. Cosa voleva sapere di tutto questo ?
Mentre io ero in silenzio costante, Paige stese le gambe e si appoggiò totalmente contro al mio petto, permettendomi di cingerle la vita con il braccio.
“Beh, ok, immagino sia giusto” sospirai infine, e probabilmente Paige stava celebrando la sua vittoria.
“Che mi dici dei tuoi genitori?”.
Mi irrigidì, e la mia ragazza lo notò, stringendo la mano che le avevo portato in vita come per tranquillizzarmi “I miei genitori.. L’argomento più brutto di tutta la mia intera esistenza fino ad oggi” abbozzai un sorriso e feci un sospiro profondo, cercando un buon punto da dove cominciare “Vedi.. La mia nascita non era nè prevista nè voluta dai miei: successe tutto troppo velocemente per loro, e per colpa di una festa. Probabilmente erano ad un party o qualcosa del genere, entrambi avevano bevuto ed erano ubrachi fradici.. Finirono per fare sesso, ovviamente senza precauzioni di alcun tipo e dopo quattro abbondanti settimane mia madre si rese conto di essere incinta. Un giorno, quando avevo circa otto anni lì sentì parlare, mio padre diceva che se solo se ne fossero accorti prima che lei aspettava me, avrebbero immediatamente preferito abortire, che prendersi cura di una figlia” trattenni una mezza risata, per quanto assurdo quel pensiero mi potesse sembrare ancora dopo undici anni “L’unico motivo per cui sono qui è stato il loro accorgersene dopo...”.
Ancora una volta mi fermai, sentivo le parole morirmi in gola. Dire a qualcuno che i tuoi genitori non ti avrebbero mai voluto è dura, è fottutamente difficile. Mi mossi un po’ cercando di rimettermi comoda contro al letto, ma anche il pavimento aveva i suoi limiti: diedi un colpetto sulla spalla a Paige che si girò verso di me interrogativa, le chiesi di spostarsi un po’ e lei lo fece, lasciandomi andare a sedere sul letto, lasciandomi andare contro la parete.
La più piccola fece una smorfia e mi seguì, trattenendosi un po’ a distanza da me, come se avesse paura di qualcosa.
Dopotutto è pur sempre un letto; me la risi fra me e me, bloccandomi non appena Paige mi pizzicò la guancia “Come sei fuoriluogo”, non riuscì a capire se era seria, o stava in parte scherzando.
“Mi scusi, mi scusi, mon capitan!”, cominciai a giocherellare con la targhetta militare che portavo al collo, “Comunque sia, anche dopo la mia nascita fu come se io non esistessi. Venni lasciata a casa con una babysitter – la migliore del mondo fra parentesi – e passai così i miei primi dieci anni di vita, senza sapere cosa fosse una famiglia ed il suo affetto. Tornarono in città solo poche settimane prima che mia madre partorisse Ruby, e per me, che non sapevo assolutamente niente ch’avrei avuto una sorellina, fu uno shock. Mi sentì lasciata da parte come se fossi un rifiuto. Io e i miei genitori eravamo dei completi estranei”.
Alzai lo sguardo nuovamente verso Paige, cercando di leggerne qualsiasi tipo di segnale: vedevo una leggera indigniazione, ma il 90% di lei era impegnato a captare ogni particolare di quello che le stavo raccontando.
“Se devo essere sincera.. E so che devo.. All’inizio non sopportavo la presenza di Ruby in casa, soprattutto perchè all’inizio i nostri genitori la stavano attualmente trattando come una figlia, la guardavano, accudivano, giocavano con lei.. Ed io ero sempre lasciata in un’altra stanza a fare le costruzioni con i Lego”, mentre la mia storia continuava, avevo preso una foto che ritraeva Ruby da piccola, sorrisi. Era la visione più angelica, ed innocente che avessi mai visto. Probabilmente a quel tempo ero davvero un mostro, a pensare che non sarebbe mai dovuta nascere, non si meritava lo stesso trattamento dei nostri genitori nei miei confronti, da parte mia.
“Così... Ancora non ricordo se fu un incidente o lo feci di proposito.. Il 24 Dicembre 2001, alla tenera età di dodici anni, caddi dal balcone di casa – abitavamo in una palazzina al secondo piano – mi ruppi quasi ogni osso presente nello scheletro, ogni piccola giuntura era rotta e se poi c’era un osso che non si era rotto, vai sicura che era scheggiato. La babysitter disse che mi lasciai cadere di mia spontanea volontà, e quando i miei genitori vennero convocati in tribunale, questa affermazione venne presa in grande considerazione, tant’è che alla fine gli venne tolta la custodia mia e di Ruby per 5 anni. A me e alla mia sorellina venne concesso di abitare nella casa “delle vacanze” di famiglia, e la mia babysitter decise di rimanere a prendersi cura di noi per tutto il tempo necessario, fino a quando io non compì sedici anni. Ovviamente lei se ne andò solo quando le dimostrai di potermi prendere cura di me stessa e di Ruby, ma mi guadagnai la sua fiducia.. E ora, la revoca è scaduta un mese fa. Potrebbero tornare da un momento all’altro, o potrebbero non tornare mai più”.
Mi morsi il labbro inferiore vigorosamente, ero terribilmente a disagio. Era la prima volta in assoluto che raccontavo a qualcuno di tutti quei precedenti, nemmeno la mia migliore amica ne sapeva niente.
Più i minuti passavano, più l’atmosfera si faceva pesante. Paige stava fissando fuori dalla finestra da diverso tempo, soppesando ogni singola parola, e probabilmente non sapeva nemmeno come reagire. D’altro canto erano tante informazioni da immagazzinare.
Osservai anch’io fuori dalla finestra: aveva cominciato a piovigginare, probabilmente poco dopo che Marilyn se n’era andata.
Improvvisamente, mi ritrovai con lo sguardo su Paige, ad ammirarne ancora una volta l’incredibile fascino, anche con quell’espressione corrucciata in viso. Mi venne in mente il primo giorno che la vidi, in mensa, anche lì mi ero fermata a guardarla per più e più istanti e ammettiamolo, lo sguardo era anche caduto giù.
Paige si avvicinò a me, prendendomi per mano e sdraiandosi contro al mio petto ancora una volta. La guardai alzando un sopracciglio, la ragazza si limitò a fare una smorfia simile ad una linguaccia “Ti credo, credo a tutto quello che hai raccontato sui tuoi genitori, e Ruby.. Ma del balcone io.. Voglio dire.. OH CAVOLO! Che palle!” sbuffò lei di punto in bianco facendomi scoppiare a ridere.
La ragazza più calma del mondo che di punto in bianco scoppia e alza la voce perchè non riesce a trovare le parole per esprimersi?
Da morire!
Portai una mano sulla sua guancia e ne accarezzai ogni centimentro, dolcemente “Tranquilla piccoletta, ho capito lo stesso, anche con quell’esplosione di neuroni”
“Sceeema”, canzonò lei. Rimanemmo entrambe ferme in quella posizione per diverso tempo, io riuscì a rilassarmi e Paige aveva ritrovato parte del suo sorriso, quello splendido, abbagliante sorriso che avevo sempre visto sul suo viso negli ultimi giorni.
Era una dea. Ed io sono bloccata in un sogno, ma un sogno meraviglioso rimane.
“Dev, penserò ad un’altra domanda per la prossima volta.. Quindi se ora vuoi riposarti ancora un po’, io ti lascio qualcosa giù di pronto per dopo e..”, la bloccai ponendogli un dito sulle labbra, lei arrossì terribilmente, facendomi scappare l’ennesimo sorrisetto.
“Sbaglio o anche tu volevi dormire? Mi sembravi tanto stanca prima..”
Paige si tirò un po’ su, rimanendo comunque appoggiata al mio petto “Ma no io.. Io sto bene, davvero”.
Feci finta di non sentirla e mi ripetei “Davvero tanto, tanto, tanto stanca. Talmente stanca che saresti potuta svenire di punto in bianco!”.
La più piccola sbuffò e si mise a sedere contro al muro, poi mi guardò e sorrise dolcemente, facendomi cenno con le mani di usare le sue gambe come cuscino.
Da quel momento in poi nessuna delle due parlò. Sentivo la piccola mano di Paige carezzami i capelli, tutto quello che riuscì a fare fu chiudere gli occhi e godermi il momento.
Sei troppo perfetta Paige, una come me non ti merita.










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Voilà, altro capitolo!
Non mi scuso neanche più per il ritardo tanto avrete capito che sono fatta a modo mio - io e il tempo siamo acerrimi nemici.
Comunque sia, parlando del capitolo, vi ammetto che ero un po' indecisa su come costruire l'infanzia di Devin, ammetto anche che nella mia profonda crudeltà avevo deciso che in passato la nostra povera protagonista avesse sofferto e non poco. Non so perchè. Credo il personaggio "vissuto" faccia un po' più di scena, nonostante sia un cliché visto e rivisto - spero me lo perdoniate.

Paige e Devin hanno avuto ancora un po' di tempo per loro.
C'è da dire che Paige sembra davvero molto più matura della sua età, e anche di quello che normalmente dimostra.
L'aver lasciato perdere l'argomento Marilyn per il momento, da parte sua, vuol dire una resa positiva o negativa?
Lascerà i tempi che a Devin servono, o crollerà prima, per la tanto misteriosa ragazza?

Inoltre! ~ Sarete felicissimi di sapere che dal prossimo capitolo, o magari il prossimo prossimo - :P - tornerà in scena anche Jane più iperattiva che mai!

E per ora è tutto, appena sarà possibile aggiornerò anche la mia altra storia - vi invito a darci un'occhiata se avete voglia :)
Grazie per aver letto, e al prossimo capitolo!

Link "You and I" : http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2060403&i=1

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Capitolo 12
*** Amore? ***


Era circa un mese da quando la piccola Paige si era stabilita a casa mia, nonostante avessi risolto più o meno le cose con Marilyn lei ancora si rifiutava di tornare a casa.
La capivo, avevamo avuto modo di scoprire così tanto l'una sull'altra ed una sera si era ritrovata a parlare dei suoi genitori senza nemmeno accorgersene, fino a che di punto in bianco non scoppiò a piangere. Al contrario da quel giorno in cui mi chiese di parlarle della mia di famiglia non ci fu più un occasione per noi di stare insieme da sole, a parte la sera quando andavamo a dormire.
Ruby e Jane facevano casino 24 ore su 24: esatto, Jane aveva deciso di passare un po' di tempo a casa mia.
Mio dio questo posto sta diventando un'accampamento.
Ci manca solo che vengano qua anche le amiche di Jane di cui ricordo vagamente i nomi.. No in verità non ne ricordo nemmeno uno.
Sospirai lasciandomi cadere sul letto, portai le mani dietro la testa e rimasi a fissare il soffitto. Anche oggi era stata una giornata pesantissima: Ruby mi aveva chiesto di accompagnarla al compleanno di una sua compagna di classe e ovviamente non ho potuto rifiutare. Sta di fatto che quando arrivammo lì le madri delle varie ragazzine non mi lasciarono andare via se non dopo avermi fatto un terzo grado accurato.
Quando tornai a casa dovetti aiutare Jane a studiare geologia e la sera a cena Paige rovesciò il piatto di pasta per terra.
Tutto questo è un incubo, pensai, Seriamente perchè proprio a me?
Chiusi gli occhi ed in quel momento sentì la porta della camera aprirsi e richiudersi delicatamente poco dopo, sapevo già chi aspettarmi.
“Ehi piccola” sussurrai senza nemmeno dover aprire gli occhi, per un attimo non ci fu nessuna risposta ed ebbi paura di aver chiamato < piccola > Jane, se così fosse stato giuro sarei potuta saltare giù dalla finestra.
Fortunatamente, comunque, no fu così “Ciao Dev”, disse Paige, lasciandomi un lieve bacio sulle labbra.
Socchiusi gli occhi e le sorrisi appena i nostri sguardi si incrociarono, le afferrai il polso e la tirai in modo da farla cadere su di me, lei diventò rossa per l'imbarazzo mentre io me la ridevo beatamente, “Cosa c'è? Troppo strana come situazione?”.
Per la prima volta vidi Paige sorridere sicura di sé “No. No, affatto”, si chinò su di me, portando la sua mano fra i miei capelli e mi baciò. Uno di quei baci intensi, pieni di passione, di amore, uno di quei baci che vorresti non finissero mai. Mi stavo facendo pericolosamente trasportare dal momento, tanto che ricambiai il suo bacio con altrettanta voglia, fermandomi giusto in tempo, prima che i miei ormoni partissero definitivamente.
Paige mi fece un sorrisetto, altamente soddisfatta di quello che era appena successo, io di tutta risposta, mi limitai a fare una smorfia “Era una specie di punizione? O un test?”. La più piccola scoppiò a ridere, e rimanendo a pochi centimetri dal mio viso sussurrò “Avevo voglia di baciarti”.
Era una cosa inusuale per me, lei non aveva mai preso nessun tipo di iniziativa, e vederla così mi aveva spiazzata. Per un attimo pensai che forse si sentisse minacciata dalla presenza di Marilyn, provai ad escludere quell'ipotesi, ma era la più plausibile che mi fosse mai venuta in mente.
Non potei fare a meno di rimanerla a guardare, osservarla in ogni suo piccolo particolare. C'era qualcosa in lei che a me era sempre mancato, forse l'amare e l'essere amata.
Lei alzò un sopracciglio incuriosita “Cosa guardi?”, io scossi la testa, riprendendomi dalle mie profonde riflessioni. Non le risposi ma lei evidentemente capì ed arrossì nuovamente. Si spostò di lato, sdraiandosi accanto a me e permettendomi di cingerla con un braccio “E' stata una giornata pesante eh?” disse lei, accarezzando il palmo della mia mano.
Ancora avevo diverse difficoltà a risponderle, non mi ero mai sentita così bene accanto a qualcuno, stavo scoprendo in lei un concetto di felicità che mai avrei pensato di poter trovare, “Fin troppo”, le lasciai dei baci sul collo e di sottecchi la vidi sorridere beata.
“Si ma se dopo una giornata pesante sei sempre così allora cercherò di rendertele tutte il più pesante possibile Dev”, la guardai male, sapeva benissimo che il mio hobby preferito era dormire, non le avrei permesso di rovinarmi tutte le giornate e togliermi il mio riposino quotidiano “Oh andiamo, lo sai che scherzo”.
Entrambe rimanemmo in silenzio a lungo. Io che cercavo di capire se Ruby stesse dormendo o i rumori che sentivo erano colpa di Jane, che per la millesima volta si stava facendo lo spuntino di mezzanotte.
Guardai il soffitto, confusa dal fatto che per la prima volta avevo qualcuno che effettivamente mi accettava con i miei pochi pregi e tutti i miei difetti, Paige era forse la cosa migliore che mi potesse capitare.. Ma c'era ancora l'intoppo di Marilyn.
Sbadigliai rumorosamente, tanto che la più piccola scoppiò a ridere e si girò verso di me “Hai sonno?”, annuì flebilmente.
Paige mi accolse fra le sue braccia, quasi decisa a rimanere sveglia a cullarmi tutta notte, cosa che a me non sarebbe affatto dispiaciuta. Appena fui fra le sue braccia, con il viso a pochi centimetri dal suo petto riuscì a sentire un fantastico profumo di fragola, sorrisi sarcastica, chiudendo gli occhi “Cos'è, ti sei fatta bella per venire a letto con me?”.
Bingo, la più piccola arrossì di nuovo, tirandomi uno schiaffetto sulla schiena, come se l'avessi ferita nell'orgoglio “Non avevi detto di aver sonno? Dai su, dormi e rompi poco”, appena mi disse così scoppiai a ridere ancora più forte, incurante del fatto che la mia sorellina stesse dormendo.
“Ho fatto centro eh?” già che ero in quella posizione le lasciai un bacio sotto al meno “Hai fatto bene, adoro questo profumo”, per l'ennesima volta cercai di sistemarmi al meglio ed infine chiusi gli occhi.
Non appena la più piccola se ne accorse cominciò ad accarezzarmi i capelli e mi strinse a lei “Buonanotte, amore”.
A quelle ultime due parole cercai di non farci caso, quell' “amore” mi aveva totalmente colta alla sprovvista, non ero preparata a dimostrazioni di affetto di questo livello. Cioè, ero pronta a baci, abbracci, dormire assieme ma al sentirsi dire “amore”, no affatto. Feci finta di non aver sentito e cercai di dormire.

 

« Mar, ascolta, tu mi piaci ma non voglio essere il tuo esperimento per capire a che sponda tendi di più »
« Lo so, lo so.. Però io ho l'impressione di essere presa da te, ed ho paura perchè una cosa del genere non mi è mai successa.. Insomma lo sai che mi sono sempre piaciuti i ragazzi »
La ragazza annuì, rattristata dalla risposta della sua coetanea. Aveva paura che sarebbe diventata il suo giocattolo, ma era talmente persa di quella ragazza che non aveva idea di come avrebbe fatto a dirle di no.
« Potremmo provare a .. frequentarci lo stesso, ecco. Magari tenendo un profilo molto basso e.. vediamo che ne esce fuori, ti va? »
Dev rimase in silenzio, si morse il labbro e poi non potè far altro se non acconsentire al desiderio della ragazza che da anni era stata oggetto dei suoi pensieri.
Mar sorrise, sinceramente contenta. Portò le braccia attorno al collo della ragazza e la baciò dolcemente. « Grazie Dev. Grazie per non avermi lasciata »




Spazio autrice:

Sono terribilmente dispiaciuta di non aver ripreso la storia fino ad ora ma ho avuto una specie di blocco, dove, d'altra parte ho bloccato qualsiasi tipo di storia io stessi precedentemente scrivendo.
Con un po' di fortuna ora dovrebbe andare un po' meglio. Questo capitolo è ancora un po' così, ma spero nei prossimi di non deludere le vostre aspettative.
Rain

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