The Holiday

di _Atlas_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prenotazione annullata. O quasi. ***
Capitolo 2: *** Giorno 1. Arrivo a Koh Samui ***
Capitolo 3: *** Giorno 2. Di nuotate, di bagni e di omelette fallite ***
Capitolo 4: *** Giorno 3. Merry Christmas ***
Capitolo 5: *** Giorno 4. Virginia Potts ha sempre ragione ***
Capitolo 6: *** Giorno 5. Di litigi, di fughe e di omelette riuscite ***
Capitolo 7: *** Giorno 6. Andrà tutto bene ***
Capitolo 8: *** Giorno 7. Ritorno a Malibù ***
Capitolo 9: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prenotazione annullata. O quasi. ***


NdA - 3 giugno 2019
Dal momento che continuo a ricevere recensioni per questa storia, ho deciso di riguardare tutti i capitoli e di correggerne gli eventuali errori, per quel che ho potuto. Per chi dovesse tornare a imbattersi nella lettura, sicuramente noterà alcune modifiche, soprattutto di sintassi, che però non hanno modificato in alcun modo la trama. La storia è stata scritta sei anni fa e, come capirete, lo stile è quel che è :')





 
Prenotazione annullata, o quasi


 

"Oh avanti, mi faccia passare! Le ruberò solo un minuto!"
Tony stava disperatamente cercando di farsi spazio in uno dei corridoi della Stark Industries, al momento bloccato da un addetto alla sicurezza taglia XXL, che insisteva a non farlo passare.
"E’ possibile che abbia perso tutte le autorità qui dentro? Quale parte di “io sono il capo e posso andare dove mi pare e piace e non sarà di certo lei a fermarmi” non le è chiara?

"Sono spiacente signor Stark, ma la signorina Potts ha espressamente chiesto di non essere disturbata per l’intera giornata" rispose l’omone incrociando le braccia sul petto.

"Nemmeno se si tratta di me?"

"Soprattutto se si tratta di lei, signore."

"Cosa?! Neanche se…" Tony tirò fuori dalla tasca della giacca qualcosa che sembrava molto simile a un cioccolatino "...la corrompessi con la cioccolata? So che ti piace, amico"

"Negativo, signor Stark."

Tony sbuffò "Perfetto. E dunque agente…" si sporse verso di lui per leggere il cartellino fissato sulla sua giacca "…Jefferson? Che razza di nome...ehm, quand’è che potrei vedere la mia segretaria?"

"Temo che dovrà aspettare fino al termine della giorn-"

"Troppo tempo" lo interruppe Tony e con una mossa incredibilmente svelta riuscì a farsi spazio nel corridoio e raggiungere l’ufficio della sua ormai ex assistente.

"Pepper! Finalmente!" esclamò spalancando la porta.

" Tony!" la voce di Virginia Potts risuonò per tutta la stanza e non sembrava per nulla entusiasta.

"Le sembra questo il modo di presentarsi nel mio ufficio?!" continuò alzandosi dalla poltrona su cui era comodamente seduta e raggiungendo l'uomo al centro della stanza.

"Non basto io a farle da guardia del corpo?" la ignorò lui indicando l’agente che era rimasto alle sue spalle.

"Mi dispiace signorina Potts, ho tentato di fermarlo ma..." si scusò quello.

"Non preoccuparti Matt, ora ci penso io" disse Pepper chiudendosi la porta alle spalle.



"Da quando chiama i miei dipendenti per nome?" incalzò Tony una volta rimasti soli.

"Da quando oltre ad essere i suoi dipendenti sono diventati anche i miei colleghi, Tony. Si può sapere cos’è venuto a fare qui proprio il giorno in cui avevo..."

"Espressamente chiesto di non essere disturbata, soprattutto da me? " citò "So qui per ricordarle che non abbiamo ancora finito la discussione di questa mattina, signorina Potts."
Pepper si avviò verso la scrivania e si lasciò cadere sulla poltrona.

"Non ricordo di aver lasciato spazio e tempo a ulteriori discussioni, signor Stark."

"Appunto. Non ricorda e proprio perché non ricorda, glielo ricordo io: sono ancora arrabbiato con lei" sentenziò.

Pepper sgranò gli occhi "Arrabbiato con me?"

"Esatto"

"Lei è davvero arrabbiato con me?!" ripeté.

"Certamente. So che può sembrare strano ma sì, sono arrabbiato con lei..."

"Sono IO ad essere arrabbiata con LEI, Tony!"

"Lei?"

"Proprio io, sì"

"Le devo rammentare anche che è stata lei ad annullare la prenotazione che avevo fatto e che è proprio questo il motivo per cui sono arrabbiato?"

"Io non ho annullato la prenotazione, l’ho solo modificata"

"Annullando la sua"

"Che aveva fatto senza neanche chiedermi il permesso" ricapitolò lei. Tony sbuffò.

"Sto solo puntualizzando alcune cose, signor Stark."

"E adesso?" chiese lui guardandola con sguardo drammatico.

"Adesso cosa?"

"Con chi ci vado in Thailandia?"

"Con una delle sue amichette, suppongo. Ne ha così tante."

"Mi sta dicendo che dovrei passare le vacanze di Natale con una delle mie “amichette”, come le chiama lei?"

"Perché no? Mi risulta che abbia passato così il Natale da dieci anni a questa parte, perché quest’anno dovrebbe essere diverso?"

"Perché…non lo so" ammise.
Pepper portò gli occhi al cielo "Ci vada con Rhodey in Thailandia, una volta lì troverete sicuramente qualche…qualche…"

"Ragazza?" concluse per lei.

"Precisamente"

Tony fissò il viso della sua assistente accarezzandosi il pizzetto "Cosa fa lei per Natale?"

Pepper aggrottò le sopracciglia "Credo che rimarrò qui."

"Qui?" ripeté Tony indicando la stanza con un dito.

"Qui" confermò lei.

"Lei vorrebbe passare il Natale in questo ufficio?!"

"Non qui qui, Tony" chiarì sull'orlo dell'esasperazione. " Credo che organizzeremo una cena fra colleghi…o qualcosa del genere"

"Con Rob?"

"Chi?"

"Matt…o come diavolo si chiama"

Pepper sorrise appena.
"Può essere"

"E lei vorrebbe sul serio passare il Natale con l'omone della sicurezza?!" chiese lui assolutamente attonito.

"Come voglio o non voglio passare il giorno di Natale sono affari soltanto miei, Tony. Mi ha capita?" ribattè fermamente la giovane.

"Sicuro" annuì lui prendendo a tamburellare sulla scrivania, cosa che fece irritare ancora di più Pepper.

"Potrebbe smetterla? Avrei del lavoro da sbigare" gli disse.

Tony tirò indietro le mani.
"8 e 30" sentenziò poi dopo un lungo silenzio.

"Cosa?"

"L’orario della partenza. Partiamo domani mattina alle 8 e 30. Si vesta leggera, in Thailandia ci sono 40 gradi a Natale."

Pepper lo guardò allarmata "Tony! Lei non può farmi questo!"

"Sì che posso. E infatti l’ho già fatto. E’ stato un bel tentativo Potts, ma si sono rifiutati di annullare la sua prenotazione, spiacente" le disse alzandosi dalla sedia e dirigendosi verso l’uscita dell’ufficio "A domani, e si ricordi quello che le ho detto sull’abbigliamento"
Pepper lo seguì furiosa "Lei è..."

"Irresistibile? Lo so, me lo dicono tutti"

"...impossibile"

"Anche, ha ragione. Ci vediamo domani, Pepper" aggiunse chinandosi su di lei e senza darle anche tempo e modo di reagire le stampò un bacio sulla guancia.

 

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Capitolo 2
*** Giorno 1. Arrivo a Koh Samui ***


 

Arrivo a Koh Samui




L’aria quella mattina era più fredda del solito e il sole pallido si nascondeva dietro le prime nuvole della giornata. Pepper era avvolta in un caldo cappotto bianco ed era appena arrivata all’ingresso di villa Stark; sentì il suono delle onde del mare infrangersi contro la scogliera e un brivido le corse sulla schiena. Qualcuno aprì la porta.

"E’ in ritardo di tre minuti, signorina Potts" sentenziò Tony comparendo dall’altra parte della casa.

"E’ già tanto che io sia qui, Tony" lo freddò.

"Ma che si è messa?!" chiese poi l'uomo squadrandola dalla testa ai piedi "le avevo detto di vestirsi leggera! Lo sa che ci sono 40 gradi in Thailandia?"

"Si da il caso che al momento ci troviamo a Malibù, Tony, e di gradi ce ne sono 13. Vorrei evitare di prendermi una polmonite proprio durante le vacanze di Natale"

"Come vuole, sale in macchina con me?" chiese poi chiudendosi la porta della villa alle spalle.

"Non se ne parla! Voglio arrivare intera in aeroporto, andrò in auto con Happy"

"D’accordo" acconsentì Tony, poi si voltò verso l’autista che era appena arrivato "Ehi Happy! Stacchiamo a 200 metri dalla statale, ok? Si metta la cintura, Pepper" aggiunse.

"Come?" riuscì solo a sussurrare la giovane, non poteva certo immaginare che da lì a poco si sarebbe trovata coinvolta in una gara degna di una scena di Fast and Furious.

"Stai migliorando Happy, ti faccio i miei complimenti" esclamò Tony quando scese dall’auto.

"Grazie, signore"

"Continua così e la prossima volta mi batti"

Happy si guardò i piedi imbarazzato "Ne dubito, signore" .

"Sì, anch’io."
Tony si sistemò la giacca sportiva beige e indossò i suoi ray ban a specchio che, alle nove del mattino e con il sole non ancora alto in cielo, dovevano proprio essergli indispensabili.

"Siete due squinternati!" gridò furiosa Pepper scendendo dall’auto "Vi è andato di volta il cervello per caso?"

"Si rilassi Pepper" intervenne Tony "Mi pare sia arrivata sana e salva"

"Potevamo schiantarci!" gli fece notare.

"Potevamo, ma non è successo. Forza" disse sfregandosi le mani e dirigendosi verso il jet firmato Stark "la Thailandia ci aspetta."

Un’ora più tardi Pepper era concentrata a scrutare il panorama che le offriva la visuale del finestrino al suo fianco. Si era liberata del cappotto, per la gioia del suo capo, e una camicetta bianca aveva preso il suo posto.
"Si può sapere perché quest’anno ha deciso di andare in Thailandia?" chiese poi a Tony , intento ad armeggiare con un tablet sul sedile di fronte.

Lui fece spallucce "Per fare qualcosa di diverso; vado sempre in montagna per Natale e tutta quella neve mi ha congelato il cervello"

"E doveva scegliere proprio la Thailandia?"

"Cos’ha contro la Thailandia?"

"Niente, a parte il fatto che si trova dall’altra parte dell’oceano, che questo è il periodo dei monsoni e che..."

"Ok, stop" la interruppe lui "Sarà una settimana indimenticabile, glielo prometto"
"Lasci perdere le promesse" lo guardò lei con aria rassegnata.

"Non si fida di me?"

"Non è che in passato abbia avuto molti motivi per fidarmi di lei, Tony"

"Facciamo così" sospirò lui posando il tablet scompostamente sul tavolino di fronte "Se non si divertirà le lascerò scegliere la meta delle prossime vacanze. Ci sta?"

Pepper sorrise a quella proposta senza aggiungere altro. Sorvolò sul fatto che Tony avesse dato per scontato che lei lo avrebbe seguito anche nelle vacanze successive e che, soprattutto, ci sarebbero state delle vacanze successive. Forse non aveva molto chiaro quanto fosse aumentato il suo lavoro ora che l’aveva nominata amministratore delegato e di certo non pretendeva che lui capisse, sperava solo di poter lavorare tranquillamente.
Il sole le illuminava il volto e in quel momento stava così bene che decise di allontanare definitivamente i pensieri riguardanti al lavoro passato, presente e futuro. Chiuse dolcemente gli occhi e si lasciò cullare dalla sensazione di poter volare sopra le nuvole.

"Pepper…" qualcuno le stava sfiorando un braccio "Pep…"

"Cosa c’è?" disse aprendo di colpo gli occhi e non capendo cosa stesse succedendo.

"Siamo quasi arrivati" mormorò Tony guardandola divertito "Ha dormito sei ore di fila, cos’ha fatto la scorsa notte?" chiese malizioso.

"Sei ore?!" ripeté la donna svegliandosi definitivamente.

"A-ha. Caffè?" chiese Tony porgendole una tazza che lei afferrò prontamente.

Pochi minuti più tardi il jet aveva toccato terra ed entrambi si erano affrettati a recuperare le valigie e scendere dall’aereo.
La cappa di calore che avvolse i due appena toccarono l’asfalto fu a dir poco traumatica.
40 gradi? Tony in quel momento ne percepiva 150 e Pepper il doppio, ma era comunque meglio che trovarsi al freddo dall’altro capo del mondo.

"Ben arrivato Signor Stark, la sua auto è pronta. Il signor Serj accompagnerà lei e la sua assistente al villaggio dell’isola di Koh Samui" disse un hostess accogliendo i due vacanzieri.

"Koh Samui?" Pepper guardò confusa la donna.

"E’ il villaggio dove alloggeremo" rispose Tony avviandosi verso l'auto, felice come un bambino.

"Perché non mi convince?"

"Si ricrederà, Potts. E a proposito, guardi che magnifica giornata di sole" disse alzando le mani al cielo "E' sicura di essersi informata bene riguardo ai monsoni?"

"Ho passato tutta la notte a cercare notizie su Google, sono perfettamente sicura che questa è la stagione dei monsoni" rispose lei infilandosi in macchina.

"Ecco cos’ha fatto stanotte!" esclamò con uno sguardo sollevato "Io invece sono perfettamente sicuro che questa sia una giornata meravigliosamente soleggiata. Partiamo?" ordinò poi all’autista.

"Subito signore"



Il viaggio in taxi durò una decina di minuti e a Pepper bastarono per rendersi conto che dopotutto la Thailandia non era così male, anzi: c’era un’atmosfera decisamente estiva e rilassante, curioso se pensava che in realtà era il 23 dicembre. Per quella volta la cronica megalomania del suo capo venne apprezzata, anche se decise di non farglielo sapere.

"Le piace?"
Pepper si morse la lingua "Beh…è accettabile" si limitò a dire.

"Non è convinta eh? Non importa, ho una settimana per farle cambiare idea" rispose Tony scrutandola divertito.
Il taxi li lasciò sul ciglio della strada ai piedi di una villetta che si affacciava su un bellissimo giardino rigoglioso.

"Ma non aveva detto di aver prenotato una camera in albergo?" chiese Pepper sbalordita.

"Avanti Potts, lo sa che mi piace fare le cose in grande e poi non mi sembrava giusto venire fin quaggiù e rimanere in un modesto albergo" rispose.

La villa sembrava un grande gazebo, con il tetto coperto di paglia e con le pareti in legno resistente. C’era un ampio terrazzo addobbato con fiori coloratissimi e un’amaca ben fissata a due grossi pali decorati in stile orientale e, per finire, una splendida vista che affacciava sull'oceano cristallino.

"Wow" disse Pepper in un sussurro.

Tony gustò la sua reazione e sorrise compiaciuto "Non resti lì impalata. Bisogna ancora vedere l’interno" esclamò.
Quando entrarono l’espressione che si dipinse sul viso di Pepper fece gongolare Tony di orgoglio e pensò ne fosse valsa veramente la pena arrivare fin laggiù, se non altro per ammirare gli sguardi che la sua assistente gli regalava inconsapevolmente ogni volta che si imbatteva in qualcosa di stupefacente, come l’enorme vasca da bagno che si trovava in un altrettanto enorme bagno.
Non che non fosse abituata alla grandezza dei mobili, anche perché Tony gliel’avrebbe fatta pagare cara, ma perché l’atmosfera che respirava in quel momento era inesprimibile.
Tony da canto suo era sorpreso almeno quanto lei, ma smise di esserlo non appena si avvicinò all’albero di Natale posto in un angolo del salotto.
Palline colorate, nastrini, ghirlande e …un Babbo Natale in bermuda.

"Non ho mai visto niente di più osceno in tutta la mia vita" commentò.
Pepper, che non si era accorta di niente perché ancora immersa ad ammirare ogni centimetro quadrato della villa, lo raggiunse in soggiorno.

"Ci sono così tante cose belle qui intorno e lei è andato a guardare le bermuda di Babbo Natale?" gli disse.

"Così ha ammesso di adorare questo posto, finalmente" incalzò l'uomo cambiando argomento.

"Le ricordo che ho a disposizione una settimana per poter cambiare idea" lo canzonò continuando il giro della villa.
La camera da letto non era grande quanto le altre stanze, ma Pepper non ci fece molto caso e corse subito a tastare la morbidezza del materasso. Un sorriso le apparse sul volto e pensò di non volersi muovere da lì per nulla al mondo; si abbandonò completamente sulle lenzuola candide e fresche e chiuse gli occhi per godersi meglio quel paradiso.

"Molto bene, signorina Potts" la fece sobbalzare Tony comparendo sulla porta "A quanto pare sto guadagnando punti"
Pepper si alzò immediatamente dal letto e l’imbarazzo la raggiunse fino alla punta delle orecchie.

"Non ci conti troppo, signor Stark"

Lui le si avvicinò e poi si lasciò cadere sul letto proprio come aveva fatto lei pochi secondi prima.
"Allora, che si fa?"
Pepper alzò un sopracciglio non capendo dove volesse andare a parare.

"Sono appena le sette, non mi dica che vuole mettersi già a dormire!" disse ancora lui.

"Io non ho detto niente. E poi mi sembra di aver dormito abbastanza durante il viaggio"

"Appunto e se non sbaglio non ha toccato cibo"

"Non sbaglia"

"Bene, allora è deciso, si va a cena. Su, si sbrighi" disse poi alzandosi dal letto e dirigendosi in bagno.
Mezz’ora più tardi Pepper sfoggiava un abito di seta verde acqua che le arrivava al ginocchio; i capelli ramati sciolti le ricadevano morbidi lungo le spalle.

"Adesso chi è quello in ritardo?" chiese bussando alla porta del bagno.

"Nessuno, dal momento che non ci siamo dati orario"

"Sono pronta da un quarto d’ora, Tony!"

"Non le ha mai detto nessuno che i grandi divi si fanno aspettare?"

Pepper portò gli occhi al cielo "Lei non è un divo"

"Sì, invece"

"No, invece. E poi sono io che la sto aspettando, quindi si dia una mossa se non vuole inaugurare la vacanza con una ramanzina"

"Eccomi" disse lui uscendo finalmente dal bagno "Come sto?"
Indossava dei jeans eleganti e una camicia bordeaux e accidenti se stava bene.

"Può andare" commentò Pepper sorridendo e cancellando dalla mente la risposta che avrebbe voluto dargli.

"Tutto qui?" la raggiunse di corsa verso l’uscita della casa ammirando il vestito svolazzante della giovane.
"Anche il suo vestito può andare" commentò una volta fuori.




"E quello che diavolo sarebbe?"mormorò poi quando si trovò davanti a una lunga, lunghissima bicicletta con due sedili e due manubri.

"Un tandem, Tony! Non mi dica che non ne ha mai visto uno!"

"Si da il caso che io sia occupato in faccende molto più importanti durante il giorno, piuttosto che informarmi sull’esistenza dei tandem"

"E quali sarebbero questi faccende molto importanti? Rischiare la vita in una gara di formula uno, per caso?" lo canzonò.

"Mi sembra di essermi già ampiamente scusato per quello" le disse.

"Certo, con un’omelette bruciata e assolutamente insapore"

"Non ho avuto abbastanza tempo per renderla deliziosa come avrei voluto"

"Ma non mi dica...tre ore non le sono bastate?"

"Adesso basta, Pepper" la ammonì con tono poco convincente "Chiamo un taxi"

"Che cosa?! Non può chiamare un taxi!" lo fermò la donna.

"E perché?"

"Perché non ha senso! Siamo venuti qui in vacanza e dobbiamo comportarci da turisti"

"Quando i Thailandesi fanno i turisti negli Stati Uniti lo usano il taxi!"

"Solo perché sarebbe decisamente scomodo girare per le città con un tandem!"

"Noi non useremo quel triciclo, mi ha sentito?"

"Allora ci vada da solo a cena, io il taxi non lo prendo"
Gli occhi di Tony si chiusero in due fessure e tentarono di lanciare uno sguardo minaccioso alla donna, ma il tentativo cadde rovinosamente.



"Pedali più forte! E’ troppo lento!" urlò Pepper alle sue spalle qualche minuto più tardi.

"Non si azzardi a farmi la predica adesso, sono concentrato" le rispose lui.

"Se lei non pedala più veloce arriveremo al ristorante domani mattina!"

"Non è colpa mia! Questo aggeggio non risponde ai miei comandi!"

"Avanti Tony! Non sta parlando con uno dei suoi robot, se non mette un po’ di energia non riusciremo mai ad avanzare!"
Alla fine riuscirono ad arrivare al ristorante più o meno con un'ora di ritardo.

"Questo posto mi piace" commentò Tony entrando nel locale e constatando che era pieno zeppo di ragazze bellissime e meravigliosamente poco vestite; Pepper al suo fianco stava borbottando qualcosa in proposito.

"Tony mi sta ascoltando?!" sbottò finalmente prendendo posto a un tavolo.

"Eh...ehm. Sì?"

"Se solo prova a portare a casa una di quelle ragazze giuro che gliela farò pagare pesantemente, mi ha sentita adesso?" ripeté in tono minaccioso.

"Perfettamente"

In realtà non aveva pensato neanche per un attimo di farsi avanti con quelle ragazze, ma quando notò l’irritazione delle sua assistente pensò che la cosa si stesse facendo più interessante e divertente.

"Gelosa?" le chiese.

"Cosa?!" il volto di Pepper diventò del colore della camicia di Tony.

"E’ gelosa? Perché mi sembra…"

"Io non sono gelosa" lo interruppe.

"Davvero?"

"Assolutamente. Vorrei solo evitare di buttare la spazzatura al posto suo anche qui in Thailandia" disse ironica.

"Non accadrà" rispose lui sorridendo e con un sorriso stranamente sincero.
Parlando del più e del meno e andando a toccare argomenti che in genere non era lecito affrontare in una conversazione civile fra capo e assistente personale, la serata passò in un battibaleno.
Il sole rovente era tramontato aldilà dell’orizzonte ma quando Tony e Pepper tornarono alla villetta, ed era quasi l'una di notte, l’aria era ancora calda e umida e in lontananza si potevano sentire gli echi di gente che rideva e ballava perdendosi in feste organizzate sulla spiaggia.

"E se ci unissimo a loro?" chiese Tony affacciandosi sul balcone.

"Vuol dire che lei si unirà a loro, io sono stanca morta" rispose Pepper entrando nella casa.

"Ma se oggi pomeriggio ha dormito sei ore" protestò lui raggiungendola.

"Sì, ma sono rimasta sveglia tutta la notte per assicurarmi che lei non avesse prenotato nel bel mezzo della foresta equatoriale, ergo, sono stanca e ho sonno" concluse dirigendosi in bagno da cui, dieci minuti dopo, uscì indossando al posto del vestito, dei pantaloncini corti e una canottiera.

"Mmm perché non si veste così anche a casa mia?" commentò Tony.
Pepper arrossì vistosamente. Era la prima volta che si faceva vedere in quel modo dal suo capo, ma infondo era stato lui a prenotare la vacanza con la precisa intenzione di dividere la villa con lei e il caldo torrido che all’una di notte insisteva ad appiccicarsi sulla sua pelle giustificava più che ampliamente il suo abbigliamento.

"Io vado a letto, signor Stark" sospirò prima di rilassarsi su quel materasso divinamente comodo.
Tony la osservava dal ciglio della porta con un sorriso stampato sul volto.

"Buonanotte Pepper. Si riposi, domani mattina ci attende la spiaggia"
Socchiuse la porta della camera e si diresse verso il soggiorno quando un dubbio atroce, gigante e assolutamente imprevisto esplose nella sua mente.
E lui dove avrebbe dormito?
Rimase fermo per qualche secondo meditando a una possibile e concreta soluzione e dopo averci riflettuto a lungo, e in effetti dieci secondi erano per lui un tempo fin troppo lungo, fece marcia indietro e riaprì la porta della camera da letto.

"Posso dormire con lei?" chiese facendo sobbalzare Pepper che già si era addormentata.

"Cos’ha detto?" mormorò la donna.

"Non avevo considerato che avremmo dovuto dormire in letti diversi e la faccenda è abbastanza curiosa visto che di letto ce n’è uno solo ed è occupato da lei"

"Dorma sul divano"

"E lei mi lascerebbe dormire su un divano, di legno oltretutto?"

"Sì" rispose tranquillamente la donna.

"E’ perfida"

"Tony sono stanca, mi lasci dormire"

"Ma io…non posso dormire sul divano!" disse in tono supplichevole.
Pepper lo odiava, lo odiava con tutta se stessa e odiava il suo sguardo da cane bastonato ogni volta che si cacciava nei guai, ed era sicura che in quel momento lo stava sfoderando ampiamente sul suo volto. Lo riusciva a vedere anche ad occhi chiusi.

"Faccia come vuole" sbuffò alla fine "ma mi lasci dormire in pace"
Tony non se lo fece ripetere due volte e sgattaiolò sul letto accanto a lei facendo ballare tutto il materasso, a cui seguì l’ultimo rimprovero di Pepper prima che sprofondasse definitivamente nel sonno.

 

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Capitolo 3
*** Giorno 2. Di nuotate, di bagni e di omelette fallite ***


Di nuotate, di bagni e di omelette fallite

 


Tic.

I primi raggi del sole filtravano dalle imposte nella camera da letto, l’aria era molto calda nonostante fossero le otto del mattino e aveva il tipico profumo vacanziero, quello che si è abituati a sentire quando non c’è bisogno di impostare la sveglia alle cinque del mattino e correre da qualche parte.

Tic.

Si potevano sentire i primi canti degli uccelli e il fruscio delle piante cullate da una leggera e piacevole brezza.

Tic.

Pepper si mosse fra le lenzuola, sorridendo e stiracchiandosi, in attesa di una piacevole e rinfrescante giornata al mare, una bella tintarella su una sdraio e un dissetante cocktail alla frutta da gustare.

Tic.

Una specie di frastuono prodotto da una schiera di chitarre elettriche, bassi e batterie con volume alle stelle si innalzò dal comodino che aveva di fianco e Pepper balzò sul letto con un “ Santo cielo!”.
Eppure non era la prima volta che sentiva quel rumore, anzi, lo conosceva fin troppo bene e dopo che rimase a pensare su chi o cosa avesse potuto scatenarle così tanto panico in pochi istanti, capì che era lei, Back in Black.

"Pepper! Buongiorno! Dormito bene?"
Un Tony Stark versione petto nudo e boxer si presentò sulla soglia della porta, sconvolgendo ancora di più l’animo della povera Virginia.

"Si…" rispose lei assolutamente poco convinta e cercando di riprendersi dal mancato infarto che, ovviamente, era stato causato da Brian Johnson e compagni.
Tony intanto si era avvicinato al comodino e aveva recuperato il cellulare che continuava a trasmettere imperterrito gli AC/DC.

"Colonnello Rhodes! Ma che sorpresa! Da quando è curioso di essere aggiornato sull’andamento delle mie vacanze?" rispose lanciando un sorriso a Pepper e dirigendosi in soggiorno.

"Smettila Tony, sai bene perché ti ho chiamato" rispose il colonnello dall’altra parte della cornetta.

"Lo so?"

"Sì, la situazione è cambiata drasticamente dopo la vicenda di Monaco e lo sai bene."

"Ti prego, la predica mi è già stata fatta."

"Devi tornare."

"Cosa?! Non se ne parla!"

"Cosa vuol dire non se ne parla? Devi risolvere questo casino, non puoi scatenare il pandemonio e poi ritirarti in Thailandia!"

"Ehi, aspetta, frena. Ho diritto anch’io a delle vacanze natalizie, soprattutto adesso che sono preso di mira dai media e, a proposito, non ti azzardare a spargere la voce che mi trovo da queste parti o non tornerò affatto" rispose mentre continuava a fare chilometri per il soggiorno e lanciando, di tanto in tanto, qualche bruta occhiata al Babbo Natale in bermuda.

"Tony…"

"Rhod…"

"Oh dannazione! Fai quello che vuoi ma sappi che devi tornare qui il più presto possibile se non vuoi essere accolto con un linciaggio."

"Va bene, sì, ritornerò…ora però ti devo salutare. Ci si vede, colonnello" disse chiudendo definitivamente la telefonata.
Non poteva occuparsi di quella faccenda adesso, non poteva per due motivi apparentemente distinti ma che in realtà erano ben collegati l’un l’altro. Uno era il suo avvelenamento da palladio, l’altro era Pepper.

"Tutto bene?" chiese alla ragazza appena la vide uscire dal bagno.

"A parte la mia salute psichica compromessa, intende? Benissimo, grazie" rispose avviandosi all’uscita della villa e dimenticando definitivamente lo spiacevole episodio di poco prima.
Tanto gliel'avrebbe fatta pagare.

Quando arrivarono in spiaggia Pepper fu sorpresa dalla pochissima quantità di gente presente, evidentemente Tony aveva scelto il luogo più isolato e meno frequentato per avere un po’ di privacy. O più verosimilmente lo aveva scelto perché era alla sua sola portata di portafogli.
In ogni caso l’atmosfera venne gradita particolarmente da Pepper che non perse tempo e si accomodò su una delle sdraio prenotate.

"Io torno subito" le disse Tony avviandosi verso quello che doveva essere un bar.
Pepper portò gli occhi al cielo, pensando che il suo capo avesse appena fiutato l’odore di qualche fanciulla; tanto lei non gli avrebbe mai permesso di portarne a casa una, quindi tanto valeva che si divertisse in spiaggia.
Si liberò del vestito e rimase in costume iniziando a spalmarsi la crema solare su tutto il corpo.

"Se vuole posso spalmarle la crema sulle spalle" disse una voce al suo orecchio, una voce che conosceva fin troppo bene e che, puntualmente, la fece sobbalzare e diventare rossa come un pomodoro maturo.

"Non si azzardi..."

"Addirittura? Cercavo solo di essere gentile, mi sembrava in difficoltà…"

"…a provarci con me, Tony."

Lui spalancò la bocca e la guardò da sotto i suoi ray ban a specchio "Non mi permetterei mai!" disse in tono fintamente innocente ma che intanto scrutava con attenzione il corpo della sua ex assistente.
Pepper lo guardò di sbieco e notò che in mano aveva due grossi bicchieri in vetro con dentro un succo arancione e dai quali spuntava un ombrellino di carta. Forse le sue previsioni sulle fanciulle erano state un po’ troppo azzardate…

"La sua colazione" le disse poggiando un cocktail sul porta bibite e accomondandosi al suo fianco.

"Lei non se la mette la crema?" gli chiese dopo un po’ lei, mentre gustava rilassata il suo drink.

Tony fece spallucce "non ne ho bisogno."

"Si brucerà!"

"Non ho mai messo della crema solare in vita mia e non mi sono mai bruciato, ci crede?"

"Faccia come vuole, poi non si venga a lamentare da me."

Lui sbuffò divertito "Se la crema me la mette lei potrei anche accettare" le disse provocandola.

Pepper lo fulminò con lo sguardo e tornò al suo drink "Allora si ustioni, a me non interessa" gli disse.
Tony rise di gusto e tamburellò sul reattore arc che brillava sul suo petto, poi si guardò intorno e osservò i pochi turisti e la gente del posto che si tuffava nel mare cristallino.

"Ha notato che qui non mi riconosce nessuno?" disse seriamente sorpreso.

"Mi avverta se intende salire su una sdraio e informare i thailandesi che la verità è che lei è Iron Man, preferirei non assistere alla scena."

"Sa cosa le dico?" disse lui alzandosi e facendole temere il peggio "Vado a farmi un bagno."
Pepper tirò un respiro di sollievo e lo osservò tuffarsi in modo decisamente poco aggraziato fra le onde del mare.
Doveva ammetterlo, a parte qualche piccolo inconveniente la vacanza stava proseguendo in tranquillità e Tony non si stava comportando troppo male con lei a parte, dicevamo, qualche piccolo inconveniente. Decise di abbandonare momentaneamente la tintarella e si diresse verso la riva del mare.
Quando l’acqua fredda tocco i suoi piedi un brivido le attraversò tutto il corpo, ma nonostante tutto le venne una gran voglia di immergersi.

"Cosa fa lì impalata! Venga in acqua!" le urlò Tony raggiungendola sul bagnasciuga.

"Non mi va adesso" rispose lei, indifferente.

"Ma se sta morendo di caldo! Venga a farsi una nuotata, si rinfrescherà!"

La tentazione era veramente troppa, ma lei non voleva farsi una nuotata, non…poteva.
"Non so nuotare" sussurrò.

"Cosa?!" chiese lui spalancando gli occhi. Non riusciva a crederci.

"Mi ha sentita perfettamente. E non si azzardi a prendermi in giro" gli rispose puntandogli contro un dito.

Tony sospirò "Venga qui" le disse.

" ...perchè?"

"Si fida di me?"

Pepper alzò un sopracciglio.

"Rielaboro: vuol provare a fidarsi di me?"

"Cosa vuole fare?"

"Rimediare a questo problema, la insegno a nuotare" le disse Tony porgendole una mano.

"Io non voglio imparare a nuotare!"

"Come sarebbe a dire non vuole? Ci pensi, cosa accadrebbe se lei dovesse accidentalmente trovarsi in pericolo e non riuscire più a salire a galla? Guardi che l’armatura di Iron Man si arrugginisce con l’acqua, non posso sempre venire a salvarla."

"Adesso basta, Tony" lo interruppe Pepper ormai viola dalla vergogna.

"Avanti, solo una nuotata" disse ancora lui tendendole sempre la mano.
Pepper sospirò e si guardò intorno, dopodiché decise di seguire il consiglio del suo capo e gli afferrò la mano.
Tony la trascinò in acqua e dopo aver raggiunto un tratto discretamente lontano dalla riva, si rivolse alla ragazza.

"Per prima cosa deve imparare a stare a galla, mi ha sentito? Si metta a pelo dell’acqua e si sdrai allargando le braccia…insomma, faccia il morto" le disse schietto.
Pepper lo guardò malissimo ma seguì le istruzioni in modo piuttosto impacciato.

"Si rilassi, la tengo io" la gentilezza di Tony in quel momento non le era particolarmente d’aiuto e le sue mani poggiate dietro la schiena le portarono il battito del cuore alle stelle.
Fece un respiro profondo e si stese definitivamente.

"Non si azzardi a lasciarmi" gli disse poi allarmata.

"Non la facevo così fifona, Pepper!"

"Io non sono fifona."

"Stia zitta e si rilassi… sono i passi base e se non impara questi non imparerà mai a nuotare."
Pepper fece un altro respiro e chiuse gli occhi.
Dopo essersi rilassata del tutto trovò quasi piacevole quella sensazione e il sole che le illuminava il viso rendeva tutto più bello.
Poi aprì gli occhi e tutto cambiò.
Improvvisamente si rese conto che Tony aveva tolto le mani dalla sua schiena e si era allontanato da lei. Quello che lei non sapeva era che la distanza fra la mano di Tony e la sua pelle era meno di due centimetri e presa dal panico si mosse velocemente nell’acqua tenendo la testa in alto per paura di affogare, si voltò verso Tony e si aggrappò a lui come se fosse l’unico appiglio nel bel mezzo dell’oceano.

"Pepper si calmi! Va tutto bene!"

"Lei è uno psicopatico!" gli urlò mantenendo stretta la presa delle braccia intorno al collo.

"Io?!"

"Le avevo detto di non lasciarmi!"

"Mi sono allontanato da lei di pochissimo, non l’avrei mai lasciata!"

"Resta sempre uno psicopatico, ma ci tiene tanto a vedermi isterica?!"

"La smette di dimenarsi così?! Va a finire che affoghiamo tutti e due!" la rimproverò prendendola per la vita.

"Cosa?!" urlò.

"Sto scherzando, SCHERZO! Si calmi adesso" disse avvicinandosi sempre di più alla riva.

"Non ci provi mai, mai più" disse Pepper una volta raggiunta la spiaggia.
Tony rimase in acqua osservandola dirigersi furiosa verso l’ombrellone.



Quando Tony tornò a casa erano quasi le cinque del pomeriggio e Pepper lo aveva preceduto di almeno mezz’ora, ancora irritata con lui, anche se dopo un’attenta analisi di coscienza aveva realizzato che infondo la colpa non era stata sua.
Il silenzio incombeva nella villa e non c’erano tracce della sua assistente.
"Pepper?" chiamò Tony.
Non era in soggiorno, non era in camera...
"Pepper?" chiamò di nuovo bussando stavolta alla porta del bagno.
Nessuna risposta.
"Pepper, è lì dentro? Mi dispiace per l’inconveniente di questa mattina, ma lo sa che non rivolgermi più la parola è una cosa alquanto ridicola? Soprattutto dal momento che la colpa questa volta non è stata mia."



Pepper era comodamente immersa in una distesa di acqua e schiuma profumata e teneva il collo poggiato su un bordo dell’enorme vasca.
Si era appena convinta di dover nuovamente “perdonare” il suo capo per quel piccolo inconveniente quando la porta della suite venne sfondata da un colpo secco e fatta violentemente sbattere contro il muro.
Pepper emise un grido per lo spavento e un’espressione furiosa le si dipinse sul volto quando vide comparire sulla soglia un’armatura rossa e gialla.

"Tony! Cosa diavolo sta facendo!?!?" urlò violenta.

"Si può sapere perché non mi ha risposto?!L’avrò chiamata una decina di volte!" replicò lui.

"Le è andato di volta il cervello per caso?! C’era bisogno di sfondare una porta?!"

"Ero preoccupato! Se lei mi avesse risposto"

"Stavo facendo un bagno, UN BAGNO! E’ possibile che..."

"Pensavo le fosse successo qualcosa!"

"Oh, Tony, va bene che non so nuotare ma..."

"Non mi riferivo a quello"

"...non c’era bisogno di prendermi in giro fino a questo punto!"

"Non mi riferivo a…non la sto prendendo in giro!"

"Se ne vada, per favore!"

"Me ne vado?"

"Sì e all’istante!"

Tony alzò il casco dell’armatura e scrutò la sua assistente immersa nella vasca.

"E non mi guardi in quel modo" disse lei più calma.

"E’ molto…nuda?"

"Tony!" gridò nuovamente, esasperata.

"Va bene, vado. Devo farmi perdonare giusto? In fondo è la vigilia di Natale…"

"Sparisca."

Pepper vide Tony allontanarsi verso il soggiorno e tirò un sospiro di sollievo, l’ennesimo in quella giornata. Se la vacanza fosse continuata così, sarebbe tornata a casa con un esaurimento nervoso, ne era certa.
Cerco di terminare al più presto quel bagno che avrebbe dovuto avere uno scopo benefico su di lei, ma che in realtà si rivelò tutto il contrario a causa dell’irruzione di Tony.
Indossato un vestito arancione con fantasie floreali, Pepper si diresse in soggiorno e mentre avanzava, pregò con tutta se stessa che quella che sentiva nell'aria, non fosse puzza di bruciato.
Appena svoltò l’angolo che divideva il soggiorno dalla cucina, Tony le si presentò davanti impedendole di passare.

"Finito il bagno? Le sta bene questo vestito" le disse sincero ma con un’espressione che si apprestava a nascondere qualche grave danno.

"Cos’è questa puzza?" chiese lei.

Lui inspirò "Quale puzza?" chiese.

"Che ha combinato questa volta?" le disse sull’orlo della disperazione.

"E…ehm. C’è stato un problema…tecnico" ammise.

"Chi è la vittima? Un’ennesima omelette?"

"E…più o meno, ma niente di grave, non si preoccupi. Solo…"

"Solo?"

"Nulla. Le va di cenare in spiaggia? Credo ci sia una festa questa sera…"

Pepper sospirò tenendo a freno l’impulso di strangolarlo "Solo se offre lei" gli concesse.

"E’ il minimo, credo…dopo tutti i casini che ho combinato oggi…"

"Vedo che almeno ne è consapevole…"

"Già" disse annuendo "Andiamo?"

Dopo altre mille discussioni e battibecchi, Tony riuscì a convincere Pepper a prendere il taxi e non il tandem e in meno di cinque minuti di macchina, raggiunsero la spiaggia.
Il sole era appena tramontato e il cielo ancora rosso rendeva l’atmosfera unica e magica.
Il locale sulla spiaggia trasmetteva musica allegra e la gente iniziava a danzare sulla sabbia a piedi scalzi.
Pepper sorrise e una sensazione di gioia la pervase da capo a piedi.
Sensazione che la accompagnò per tutta quanta la serata, da quando Tony l’aveva fatta accomodare a un tavolo, a quando prendendola per una mano l’aveva trascinata fino alla riva del mare.
Le grida della gente sembravano lontanissime e la musica echeggiava rendendo l’aria frizzante.
Pepper si tolse le scarpe e immerse i piedi nell’acqua che a quell’ora, in contrasto con la brezza fresca, sembrava quasi calda.

"Passata bene questa vigilia di Natale?" chiese Tony ammirandola con sguardo attento e con le mani fisse nelle tasche dei jeans.

"Non è andata male…se non altro si è fatto perdonare per oggi" rispose con un sorriso.

"Non credevo non sapesse nuotare."

"Questo mette in dubbio le mie capacità di assistente?" domandò lei curiosa.

Tony rise "Per così poco?" disse

Qualche istante di silenzio calò su di loro, Pepper con ancora i piedi immersi nell’acqua e Tony, seduto sul bagnasciuga dietro di lei.

"Non potrei chiedere di meglio" disse dopo un po’.

"Come dice?" chiese Pepper.

"Non potrei mai avere un’assistente migliore di lei" chiarì "Sono fortunato."

"Tecnicamente non sono più la sua assistente" scherzò lei cercando di celare l’emozione di quella rivelazione.

"Sa cosa intendo" disse ancora lui, improvvisamente serio. Si portò una mano al petto, proprio accanto al reattore e respirò profondamente. Le cose potevano davvero mettersi male e vedere Pepper lì, a pochi passi da lui, era la sola consolazione, l’unica sicurezza che aveva in quel momento complicato.
Pepper rimase a guardarlo in silenzio e per un attimo vide una luce diversa nei suoi occhi, un’emozione nuova a cui non riusciva a dare un nome.
Gli si avvicinò e gli si sedette accanto.

"Anch’io non potrei chiedere di meglio" ammise tenendo gli occhi fissi a terra.
Tony la guardò con sguardo interrogatorio.

"Non potrei avere un capo migliore di lei, o forse sì. Ma mi piace mettere a rischio la mia salute psicofisica…" scherzò regalandogli un ultimo sorriso.

Quando tornarono a casa Tony vide Pepper raggiungere di corsa la camera da letto e trafficare con alcune lenzuola e cuscini che, chissà per quale arcano motivo, si affrettava a trasportare verso la suite.

"Che sta facendo?!" le chiese quando la vide sistemare il tutto nell’enorme vasca.

"Preparo il suo letto" disse lei con tranquillità.

"Il mio…cosa?!"

"Il suo letto…non avrà mica pensato che solo perché ieri sera ero stanca morta quando me l’ha chiesto, l’avrei fatta dormire con me per una settimana intera…"

"Lei è …"

"Lo so" disse annuendo con un sorriso "E' tutto, signor Stark?"

Tony le lanciò un’occhiataccia "Certo, signorina Potts."
 
"Bene, buonanotte allora."

Tony la vide sgattaiolare nella camere da letto e dopo che la porta venne completamente chiusa, volse lo sguardo verso la vasca, ammirando desolato la miriade di cuscini su cui avrebbe dovuto dormire.

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Capitolo 4
*** Giorno 3. Merry Christmas ***



Merry Christmas




Non era ancora l’alba quando alle sei del mattino del 25 dicembre, Pepper si svegliò.
Era ormai da tanti anni che non festeggiava più il Natale con la sua famiglia, eppure ogni 25 dicembre si svegliava con un soffocato desiderio di correre da qualcuno e festeggiare.
Erano cambiate tante cose da quando aveva iniziato a lavorare per Tony e il suo carattere dolce e a volte fragile, dovette ben presto essere sostituito da uno tenace e sicuro.
Da allora le mattine di Natale non erano più state le stesse, magiche e felici come quelle di quando aveva sei anni, adesso si ritrovava a passare il giorno più sereno dell’anno con una persona assente e troppo distratta per i regali e gli alberi di Natale.
Tuttavia non si era mai pentita delle sue scelte, non aveva mai fatto obiezioni o critiche, perché la verità era che amava follemente il suo lavoro e amava follemente anche il suo capo, anche se era troppo orgogliosa e terrorizzata per ammetterlo.
L’atmosfera natalizia a villa Stark era lei a crearla, e anche se faceva finta di nienteTony lo sapeva e suo malgrado ne era felice.
Pepper abbelliva la casa con coccarde, alberi, calze e stelle colorate; una volta aveva persino fatto indossare a Ferrovecchio un cappellino di Babbo Natale, cercando di non badare alle proteste del suo capo, che forse avevano il puro e unico scopo di farla infastidire.
Se la cavava anche con i regali, sebbene non ne avesse mai ricevuto uno in cambio, a parte quella volta in cui Tony le aveva fatto trovare una scatola di cioccolatini sulla scrivania del suo studio.
Un anno Pepper gli aveva regalato il cofanetto di dvd di Fast and Furious, tanto per accrescere la sua voglia di correre in auto e, naturalmente, le sue crisi isteriche che puntualmente ne conseguivano.
Ma la verità era che non le importava, il giorno di Natale tutte le persone a cui voleva bene dovevano ricevere un piccolo presente, e lei a Tony voleva un gran bene.
Così quella mattina si alzò e dopo essersi accertata che Tony stesse dormendo, si diresse in soggiorno vicino all’albero di Natale, con un pacchetto fra le mani.
Rise quando incrociò la statuetta del povero Babbo Natale senza la sua divisa rossa e torturato dalle numerosissime offese che Tony ripetutamente gli lanciava ogni volta che gli passava vicino.
Lasciò il pacchetto sotto l’albero e lo mise bene in vista, in modo che Tony se ne accorgesse subito ed evitasse di farla piombare in imbarazzo in caso questo non fosse successo, altrimenti alla fine glielo avrebbe dovuto dare di persona e lei odiava dargli i regali di persona.
Terminato il lavoro ritornò a letto e, poggiato il corpo sulle lenzuola fresche, ripensò ai suoi genitori e al resto della sua famiglia, dopodiché cadde nuovamente nel sonno.
Riaprì gli occhi circa un paio d’ore dopo e dovette ammettere che il risveglio non fu per niente spiacevole: un odore squisito di caffè si stava spargendo per l’intera villetta e un sorriso le si dipinse inconsciamente sul volto.
Dopo una serie infinita di sbadigli decise finalmente di alzarsi dal letto e di dirigersi in cucina, con in mente la remota speranza che non ci fosse nulla di rotto o bruciato.

"Buongiorno Pepper! Dormito bene?" un Tony decisamente allegro e sprizzante di energia comparve seduto al tavolo dell’ingresso e con una tazza di caffè fumante fra le mani pronta per lei.
Pepper sorrise e abbassò lo sguardo imbarazzato appena si accorse della maglietta che il suo capo stava indossando. Forse era di una taglia più grande rispetto alla sua, ma nonostante questo gli stava divinamente e la scritta bianca su fondo blu a caratteri quasi cubitali che diceva “Black Sabbath” era quel tocco in più che avrebbe fatto in modo che Tony non si separasse più da quell’ultimo regalo natalizio.

"Ottimamente" rispose prendendo posto di fronte a lui e annusando il contenuto della tazza
"E’ sempre bello non avere nessuno che nel bel mezzo della notte inizia a muoversi con la stessa grazia che userebbe un elefante" aggiunse iniziando a sorseggiare il suo caffè.
Naturalmente il riferimento era stato colto immediatamente da Tony, che fu costretto ad ammettere di essere stato un po’ agitato la notte precedente.

"Lei ha dormito bene nella vasca?" chiese dopo qualche istante Pepper, sbattendo le ciglia sotto uno sguardo che la sapeva fin troppo lunga.

"Mai stato peggio" rispose lui stando al gioco e iniziando a bere il suo caffè.
Guardò Pepper con sguardo divertito ma assolutamente grato per quel piccolo pensiero che anche quell’anno era riuscita a fargli.
La parola “grazie” non era mai esistita nel suo vocabolario, un po’ per presunzione, un po’ per l’impaccio in cui incappava ogni volta che doveva dirla, impaccio che aumentava smisuratamente quando quel “grazie” lo doveva a Pepper.
La ragazza dal canto proprio era più che abituata a quel comportamento e non ci badava più di tanto e anche se a volte desiderava sentire quella magica parolina, se non altro per una semplice soddisfazione personale, le bastava vedere lo sguardo di Tony che trasudava di “grazie” da ogni parte e allora sorrideva, come stava facendo in quel momento.

"Bene" disse Tony dopo aver bevuto il caffè "Si sbrighi, signorina Potts o lo yacht salperà senza di noi."

Pepper aggrottò le sopracciglia.
"Yacht? Quale yacht? Credevo dovessimo andare in spiaggia…" chiese memore di quello che si erano detti il giorno prima.

"Anche quello, a dir la verità. La aspetto fra un quarto d’ora al molo."






"Wow…"mormorò Pepper ammirando l’ imbarcazione sulla quale stava per salire.
Un uomo sulla cinquantina, pelle scura e camicia arancione li attendeva sullo yacht con in mano due calici di Champagne.

"Le piace?" chiese Tony.
Pepper scosse la testa sorridendo "E'…grande" commentò deglutendo.

"Beh ovvio, mica potevamo spostarci su una zattera. Forza, a bordo!"

"Buon Natale, signori" disse l’uomo tendendo loro i due calici che Tony afferrò prontamente porgendone uno a Pepper.

"Non è il massimo dopo aver fatto colazione…" disse lei.

"E’ perfetto invece, dobbiamo brindare al nuovo acquisto e al suo collaudo."

"Quale acquisto?"

"Ci è appena salita sopra, Potts."

Pepper si guardò intorno, dopodiché scrutò Tony con sguardo severo "Ha comprato questo yacht?" domandò.

"E cos’altro, se no?"

"Perché ha comprato uno yacht?"

"Per avere una scusa la prossima volta che intendo venire in Thailandia…uno yacht è sempre comodo…"

"E la sua scusa per tornare qui sarebbe uno yacht?" chiese lei piuttosto scettica.

"Precisamente. Avanti beva, cin cin " rispose lui toccando il bordo del suo bicchiere con quello di lei.

"Cin cin…"concluse una Pepper sconcertata.



Qualche ora più tardi, dopo accesi litigi su chi dovesse stare al timone e ai quali Mustafà, l’uomo dalla camicia arancione, aveva messo una bella pietra sopra, Pepper e Tony si erano seduti a un tavolino per gustare il pranzo di Natale che lui aveva ordinato da un ristorante.

"Sushi eh?" disse Pepper assaggiandone un boccone.

"Le piace?"

"Non ci vado matta, ma posso sopportare…"

"No…dicevo, le piace qui?"chiese Tony masticando rumorosamente.

Pepper portò gli occhi al cielo "Diciamo che a parte qualche piccolo inconveniente…sì, non è poi così male" disse.

"Ho ancora quattro giorni per rendere questa vacanza perfetta."

"Non ci speri troppo."
Pepper continuò a mangiare silenziosamente il sushi, pensando in realtà a quanto si stesse rivelando oltre che piacevole, piuttosto strana quella vacanza.
Naturalmente non era la prima volta che Tony la trascinava dietro con le sue solite pazze idee, ma quella volta sentiva che si trattava di altro, non era la solita eccessiva dimostrazione della sua megalomania.

"A dire la verità mi sembra…strano" confessò quindi rompendo il silenzio.

"Che cosa?"

"Tutto questo…"

"Lo yacht?"

"No, Tony…tutto questo che sta facendo, lei mi sembra strano."

Tony deglutì a fatica e sospirò profondamente "Io?"

"Sì, lei. La faccenda di Vanko, io che vengo nominata amministratore delegato…Dio, amministratore delegato delle Stark Industries, senza contare tutta questa…vacanza. A lei non sembra strano?"

"Mi sembra di averle già ampiamente spiegato che l’unica persona di cui mi fido ciecamente è lei, a chi altro potevo cedere la mia azienda?"

"Il punto non è questo, Tony! Il punto è perché ha scelto di cedere la sua azienda…?"

Lui fece spallucce.
Poteva cogliere l’occasione per raccontarle tutto, partendo dalla storia dell’avvelenamento per arrivare a ciò aveva capito di provare per lei, ma lui era Tony Stark e non era di certo il tipo da confessioni disperate e disgustosamente sentimentali fatte all’ultimo minuto.

"Non mi va di parlare di lavoro, Pepper. E’ per questo che ho scelto di venire qui… le spiace?"

Pepper si zittì concludendo il suo pranzo e decise di accantonare momentaneamente quella conversazione che oltretutto non aveva fatto altro che renderla più tesa e preoccupata che mai.


Il primo pomeriggio era passato decisamente in fretta, Tony aveva approfittato del sole bollente per prendersi una vera e propria tintarella e naturalmente questo non aveva fatto altro che irritare Pepper che, avendo saggiamente deciso di rimanere nella cabina, come al solito si stava preoccupando che non gli venisse un’insolazione o peggio.
Quando poi si fecero le sei di sera, Tony decise di sostare su una piccola spiaggia e ne approfittò per farsi una nuotata.

"Le non viene?"chiese ridendo a Pepper.
Lei lo fulminò con lo sguardo, dopodiché decise di tuffarsi e di rimanere rigorosamente il più possibile vicino alla riva.
Mezz’ora più tardi, quando lei si era sistemata comodamente su un asciugamano sulla sabbia, Tony emerse dall’acqua e corse verso di lei gocciolandole addosso tutta l’acqua.

"Ma che modi!" protestò Pepper.

"Vuol venire con me?"

"Dove?"

"Lei venga."
Tony non la lasciò obiettare e la trascinò afferrandola da una mano.

"Oh no no no no no" cominciò a lamentarsi Pepper quando vide che il suo capo si stava pericolosamente avvicinando a una moto d’acqua.

"No?" chiese a sua volta lui.

"Non penserà mica che io possa salire lì sopra con lei?"

"Perché no?"

"Perché no?! Ma ha idea di quello che potrebbe succedere?"

"…no."

"Prima di tutto io non so nuotare e se per caso dovessi cadere..."

"La salverei!"

"Mi salverebbe?"

"Certamente!"

"Tony, no. Ci vada da solo."
Detto questo Pepper si sedette sul bagnasciuga e guardò il suo capo allontanarsi in acqua.
Poco più tardi lo stava ammirando mentre andava a velocità supersonica con quella moto d’acqua che a stento sapeva usare; la sua testa si muoveva da destra a sinistra seguendolo con uno sguardo rassegnato e sotto sotto preoccupato.

"Signor Stark un po’ pazzo" disse Mustafà sedendosi accanto a lei.

"Vedo che non sono l’unica a pensarlo…"

"Tu assaggia" le disse ancora lui porgendole quello che all’apparenza sembrava essere un frutto.

"Cos’è?" chiese Pepper un po’ scettica.

"Come lampone e ciliegia, tu mangia!" insistette quello.
Pepper osservò con sguardo indagatore quel cosino rosso che aveva in mano e dopo averci pensato su, decise di assaggiarlo.

"Ha finito di provarci con la mia assistente, signor Mustafa?" disse improvvisamente Tony comparendo davanti a loro.

"Tu pazzo, tu quel coso non sapere usare! Voi americani tuuuutti matti qui, in testa!" disse indicandosi la fronte.

"Oh, per favore."

"Mustafà ha ragione, Tony, non è stato saggio da parte sua andare a quella velocità, chi si
crede di essere?"

"Iron Man, che domande!"

Pepper sbuffò "La smetta adesso. E se ha finito di fare cose compromettenti alla sua salute, le sarei grata se mi riportasse a casa."

Circa mezz’ora dopo i due tornarono alla baia di Koh Samui, quando Pepper iniziò a sentire un forte bruciore allo stomaco.

"Si sente bene?" chiese Tony aprendo la porta di casa e notando che la giovane si teneva appena sopra la pancia.

"Sì…forse ho mangiato troppo" rispose lei massaggiandosi.

"Non mi vomiti sul terrazzo, mi raccomando."
Tony non fece in tempo ad aprire la porta che Pepper sfrecciò dritta in bagno; quando lui la raggiunse sulla porta chiusa a chiave, la sentì rimettere anche l’anima.

"Ha bisogno d’aiuto?" chiese ma senza ottenere nessuna risposta.
Conoscendo Pepper, se fosse entrato per aiutarla, quanto meno per reggerle la testa, sarebbe morta di imbarazzo e l’avrebbe evitato per almeno tre settimane, così decise di aspettare qualche minuto.
Quando la ragazza uscì, la vide pallida e con un’espressione sconvolta in viso.

"Meglio?"le chiese accennando un sorriso.

"Credo di sì. Temo sia stato il sushi…" rispose lei con una smorfia.

"Che dice di mettersi fuori all’aria aperta?"

Pepper seguì il consiglio e si sedette sul piccolo divano in vimini all’entrata della villa.
Le mancava anche l’indigestione, grandioso.

"Vuole che chiami un dottore?"chiese Tony raggiungendola.

"No…ora sto un po’ meglio, forse ho davvero mangiato troppo- rispose accoccolandosi contro il bracciolo del divano.

"D’accordo, come vuole."
Detto questo Tony se ne ritornò dentro con uno stato d’animo abbastanza confuso, sebbene si stesse impegnando molto a nasconderlo.
La verità era che la discussione del pomeriggio l’aveva profondamente scosso, non sapeva che diavolo fare, se raccontare a Pepper tutta la faccenda del palladio e causarle così una serie infinita di crisi isteriche oppure non dirle niente ed evitare dunque di farla preoccupare.
Era indeciso anche per quel che riguardava i suoi sentimenti.
Ovvio era ben consapevole che Pepper fosse diventata fondamentale nella sua vita, ma si chiedeva fino a che punto un eventuale storia sarebbe potuta andare avanti, soprattutto visto che non aveva ancora trovato un rimedio per l’avvelenamento.
Quella famosa teoria di “cogli l’attimo” e “ se devi dire una cosa, dilla” non gli appartenevano neanche un po’, semplicemente perché lui agiva d’istinto. Se sentiva di dover fare una cosa la faceva e basta, perché tanto questa riguardava solo lui e nessun altro.
Ma adesso, adesso era coinvolta Pepper con appresso i suoi sentimenti e di metterla in potenziale pericolo o in una situazione di ansia e timore, proprio non se ne parlava.
Quel giorno avrebbe potuto confidarsi con lei una volta per tutte e invece era riuscito solo a rovinarle il Natale e un’ulteriore giornata di vacanza.
E di certo, non era quella la vacanza che aveva programmato.

"Le ho preparato una tisana" mormorò comparendo di nuovo sul terrazzo, qualche minuto dopo.

Pepper prese la tazza bollente e annusò "Che cos’è?

"Frutti di bosco, la beva, si sentirà meglio."

"Ma fa caldo!" protestò lei che di bere una bevanda bollente in quel momento proprio non ne aveva voglia.

"Di solito sono io che mi lagno, signorina Potts. Beva questa tisana, è un ordine" disse con tono serio e prendendo posto di fianco a lei.

Pepper sorseggiò la tisana e il suo corpo calò in una cappa di calore "Mio Dio…ma è sicuro che mi farà bene?" chiese.

"Non ne ho idea, di solito funziona con il mal di stomaco. Invece lei è sicura di non aver mangiato niente di strano?"

"Io non…accidenti" disse ricordandosi immediatamente di quello che era accaduto in spiaggia. "Mustafà mi ha fatto assaggiare uno strano frutto…sembrava un lampone, ma non era proprio un lampone…"

"Mi sta prendendo in giro?" chiese lui spalancando la bocca.

"Ho la faccia di una che la sta prendendo in giro?" lo rimproverò lei.

"Non ci posso credere! Lei è la persona più saggia di questo pianeta e si è fatta incastrare da quel cicisbeo?"

Pepper aggrottò le sopracciglia rendendosi conto di quanto in effetti fosse stata sbadata. Come le era venuto in mente di assaggiare quella specie di frutto esotico di cui non conosceva nemmeno l’esistenza?
"La pianti adesso, solo perché mi sono concessa uno sbaglio non vuol dire che può prendersi gioco di me!"

"Non mi sto affatto prendendo gioco di lei! E’ divertente però vederla in difficoltà" scherzò lui.

"Grazie tante."
Pepper terminò di bere la tisana, dopodiché si accasciò nuovamente sul divano continuando a massaggiarsi lo stomaco.
Circa un’ora dopo era crollata da sonno poggiata su un bracciolo e con Tony di fianco a lei che trafficava con un tablet.
Quando si fecero le undici decise di svegliarla perché si potesse stendere sul letto, ma tutti i tentativi di chiamarla caddero precipitosamente.
Pepper era ormai nel mondo dei sogni e non dava cenno di muoversi; Tony, dopo averla guardata per qualche istante, decise di prenderla in braccio e trascinarla fino in camera da letto mentre lei mugugnava qualche parola senza senso.
Il tragitto fu breve e in pochi minuti Pepper si ritrovò avvolta dalle lenzuola fresche del morbido letto, fu allora che si svegliò e realizzò, abbastanza piacevolmente ma sempre con una punta di imbarazzo, che Tony l’aveva portata a letto, e dovette sbattere più volte le palpebre prima di accorgersi che lui era proprio seduto di fianco a lei.

"Si sente meglio?" le chiese.

Lei annuì.
"Grazie" disse. Al contrario di Tony, lei i “grazie” li sapeva dire bene e anche con un pizzico di dolcezza che le veniva sempre naturale.

"Vuole che rimanga qui con lei?" chiese vago.

"Tony…" lo ammonì lei.

"Cosa?"

"Non provi…"

"Non ci sto provando!" si lagnò mettendo le mani in avanti, memore della conversazione che avevano avuto il giorno prima in spiaggia.

"…non provi a cercare scuse. Il suo letto è nella vasca" terminò Pepper.

"D’accordo"si arrese lui.
Con espressione fintamente delusa Tony fece dietrofront e si diresse verso la suite-camera da letto improvvisata, mentre Pepper rimase a letto con i suoi pensieri che ripercorrevano tutti gli eventi di quella giornata, dalle parole di Tony al suo ultimo gesto, infine di addormentò di nuovo.


Erano le tre di notte quando si risvegliò a causa del troppo caldo. Accese l’abat-jour che aveva sul comodino e si liberò del lenzuolo umido di sudore. Solo allora lo notò.
Tony era disteso su una poltroncina di legno posta di fronte la finestra della camera, con un cuscino sotto la testa per stare più comodo, il corpo rivolto verso la sua parte di letto.
Pepper sorrise, poi si accucciò di nuovo sul letto e si addormentò.

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Capitolo 5
*** Giorno 4. Virginia Potts ha sempre ragione ***


Virginia Potts ha sempre ragione





"Rilassata, così…" la sua mano era delicatamente poggiata sulla fresca schiena di lei, mentre un sole pallido alle tre del pomeriggio illuminava i loro volti.

"Molto meglio rispetto all’ultima volta…sta migliorando" disse ancora l’uomo rimanendo sempre molto vicino alla giovane.
Il corpo di lei era poggiato delicatamente sulla superficie dell’acqua, ancora incerto e timoroso, anche se più rilassato rispetto alla volta precedente.

"Ora che ha imparato a stare a galla dovrebbe provare a fare qualche bracciata, che ne dice?"

"Non credo di avere voglia di imparare a nuotare, Tony" sospirò Pepper cullata dolcemente dalle onde del mare e tesa per la presenza dell’uomo così vicino a lei.

"Ma se dovesse..."

"Non succederà, Tony. Non mi ritroverò mai da sola a fare il bagno in un lago, in un mare o dove vuole lei. E se per caso dovesse accadere, ritengo di essere abbastanza prudente e attenta da non spingermi troppo al largo" lo interruppe mantenendo gli occhi chiusi.

"Va bene, come vuole lei".
Pepper inspirò profondamente il profumo di quel pomeriggio, stranamente fresco e con una punta di umidità nell’aria. Per fortuna si era ripresa in fretta dal brutto incidente della sera prima e giurò solennemente di non assaggiare mai più cibi di cui non conosceva l’origine. Avevano passato tutta la mattinata in spiaggia, godendosi la tintarella, i drink e il rumore leggero delle onde del mare che arrivavano sul bagnasciuga. Avevano deciso di mangiare in spiaggia con un pranzo leggero e quando ormai tutti i bagnanti erano ritornati nelle rispettive case, Tony aveva pensato di improvvisarsi nuovamente istruttore di nuoto.
Ora, quando ormai erano le quattro del pomeriggio, il sole era completamente ricoperto dalle nuvole e Tony e Pepper erano immersi nell’acqua.

"Cosa farebbe se io decidessi improvvisamente di allontanarmi da lei?" chiese lui qualche istante dopo.

"Si scatenerebbe su di lei una tempesta di insulti" rispose prontamente Pepper.

"Mm, per così poco? Io preferirei che le venisse un attacco di paura e che si aggrappasse stretta a me come l’ultima volta" continuò, malizioso.

"Tony!" lo rimproverò lei, ora rossa dall’imbarazzo.
Tony proprio non riuscì a trattenere una sonora risata e la cosa fece irritare non poco la donna.

"Lei è un pervertito..." brontolò infatti.

"Oh-oh, ha inizio la pioggia di insulti" la schernì lui.
Pepper preferì non aggiungere altro, sapeva bene che era diventata viola in viso e che la cosa si notasse perfettamente; così si rassegnò, conscia del fatto che aveva ormai regalato a Tony il suo momento di gloria che, si disse, doveva durare almeno per tutto il resto della vacanza.
Improvvisamente fu distratta da un gocciolina d’acqua ch ele cadde sulla fronte. Poi un’altra e un’altra ancora.
Virginia Potts ha sempre ragione.

"Sta piovendo!" esclamò rimettendo i piedi a terra.

"Cosa?" chiese Tony sconcertato.

"STA PIOVENDO" e mentre lo ripeteva una scarica d’acqua li colse in pieno.

"Ora ho capito!" le urlò Tony "Dove sta andando?!" gridò ancora quando la vide correre verso la spiaggia.

"Dove crede che vada?! Mi metto al riparo!"

"Ma perché ha fretta?! Tanto è già bagnata!" questa volta però le urla di Tony non raggiunsero le orecchie di Pepper, che ormai si era precipitata all’ingresso della villa.

Un’ora più tardi, lavati e con vestiti asciutti, Tony e Pepper erano seduti con espressioni desolate sul divano in vimini in terrazzo.
"Io glielo avevo detto" iniziò a dire Pepper, con le mani incrociate sotto al petto.

"Che cosa?"

"Che questa è la stagione dei monsoni, è chiaro".

"Andiamo Potts, questo non è affatto un monsone, è solo pioggia".

"Ma arriverà anche il vento".

"Non sia pessimista".
Improvvisamente una forte corrente attraversò la spiaggia e il loro terrazzo, facendoli sobbalzare.

"Solo pioggia, come no" ripetè Pepper canzonandolo.
I due decisero di rientrare in casa e quello che accadde nelle tre ore successive ebbe del surreale.
Tony dopo aver trafficato con il solito tablet aveva ripreso a infamare la povera statuina di Babbo Natale che ormai soffriva di crisi d’esistenza e mirava al suicidio per le troppe offese, mentre Pepper aveva colto l’occasione per fare un po’ di ordine nella camera da letto.
Quando verso le sei di sera entrambi non sapevano più dove trovare un appiglio, Pepper iniziò a frugare negli stipiti della cucina.

"Dovremo fare qualcosa" disse distrattamente.

"Davvero?" chiese Tony con voce annoiata "Tipo cosa?" aggiunse osservandola aprire il frigo e tirare fuori da esso dei contenitori.

"Tipo…cucinare" rispose lei richiudendo l’anta.

Tony rimase attonito davanti alla conclusione della sua assistente.
"Cosa vuol dire cucinare?" chiese raggiungendola.

"Significa mettere da parte degli alimenti, assemblarli e cuocerli. Anche i cheeseburger che mangia lei sono cucinati, ci crede? Ah, tanto per chiarirci, cucinare non significa chiudersi in cucina per tre ore e preparare un’omelette bruciata" lo canzonò.

"Ma non mi dica. E lei ritiene che io sia capace di svolgere questa attività?"

"Come mi ha già ampiamente dimostrato, no. Affatto."

"Come pensavo, e quindi con questo “cucinare” intende un’azione che lei e solo lei sarà in grado di svolgere?"

"Esattamente" rispose Pepper con un sorriso.

Tony la guardò raggiante e annuì "Benissimo. E io che faccio?"

"Oh…beh" la giovane rimase un istante spiazzata da quella domanda e dopo averci riflettuto brevemente gli mise sotto il naso una busta "lei mi aiuterà a tagliare questi" gli disse.

"Peperoni?" chiese Tony facendo una smorfia. Di cucinare, tagliare o qualunque cosa fosse, non ne aveva proprio voglia e poi lui era Tony Stark, lui non poteva cucinare, eccetto quando doveva scusarsi e allora sì, cucinava un’omelette.

"Vedo che ha riconosciuto la verdura, è già qualcosa"rispose Pepper.

"Lei mi sottovaluta. Comunque non se ne parla".

"Cosa vuol dire non se ne parla?"

"Vuol dire che io non cucinerò".

"Bene, allora si arrangi, la lascio al suo pomeriggio vissuto con Babbo Natale" concluse Pepper che di certo non aveva voglia di discutere in quel momento.

Mezz’ora più tardi Tony era concentrato a tagliuzzare i peperoni a cubetti piccolissimi di fianco a Pepper, che intanto si occupava di cuocere una fettina di carne in una pentola.
Le tortillas non erano decisamente un piatto tipico della Thailandia, ma alla giovane non erano venute in mente altre idee e aveva deciso di cucinarle ugualmente, anche perché era l’unico piatto che le riusciva perfettamente e di cui aveva a disposizione tutti gli ingredienti. Era curioso per lei vedere Tony impegnarsi a fondo in un'attività del tutto lontana dal suo stile.
Tony dal suo canto era sorpreso delle doti nascoste della sua assistente e non mancò di fargli qualche battutina sul fatto che lei non cucinasse mai nella sua villa.

"Io sono la sua assistente personale, Tony, non la sua cuoca" gli aveva risposto lei.
Dopo che fu ben cotta, anche la carne subì lo stesso trattamento dei peperoni, ma la lentezza di Tony a tagliuzzare i primi rallentava le cose.

"Più veloce, signor Stark" lo incitò Pepper.

"Sto facendo del mio meglio, Potts, non mi metta fretta":

"Si sbrighi e basta" disse lei sbuffando.

"Secondo lei che differenza c’è fra i peperoni verdi, rossi e gialli?" chiese Tony dopo qualche momento.

"Come?" chiese Pepper senza capire.

"Dico…secondo lei cos’hanno in meno i peperoni rossi da quelli gialli?"

"Non credo che ci sia differenza, tranne nel colore, ovviamente"

"Io penso che dipenda dalla maturità della verdura"

Il viso di Pepper si corrugò in un’espressione quasi sconvolta.
"Non mi sono mai posta questa domanda, Tony" disse scuotendo la testa "lei si sbrighi a tagliare".

"E comunque credo che dovremmo usare solo i peperoni rossi e gialli" commentò ancora lui.

"Cos’ha contro i peperoni verdi, adesso?"

"Niente...E’ solo che non si addicono alla mia…"

"Alla sua?" lo incitò Pepper a continuare "No, non lo dica" lo fermò poi capendo a cosa si riferisse.

"Ce la vede la mia armatura verde e gialla? Un color vomito, praticamente"

Pepper portò gli occhi al cielo "Non possiamo lasciare fuori i peperoni verdi solo perché non si addicono ai colori di Iron Man, Tony".

"Ma…"

"Niente ma" disse lei bloccando ogni suo tentativo di protesta.

La pioggia continuava a scendere violenta sull’isola di Koh Samui e oltre all’acquazzone si era aggiunto anche un fortissimo vento.
Il tavolo del soggiorno era apparecchiato da una parte con delle tovagliette di vimini, con al centro piatti, posate e bicchieri trovati nel resto dei mobili della casa; Pepper aveva appena tirato fuori dal forno una teglia con le tortillas e facendo attenzione a non scottarsi, le aveva riposte delicatamente in un piatto che aveva poi portato a tavola.
Tanto per fare scena, sia Tony che Pepper si erano vestiti eleganti, lui con un jeans e una camicia blu, Pepper con un vestito svolazzante bordeaux.

"A cosa devo questa eleganza, signorina Potts?" mormorò lui celando l’effetto che la giovane gli aveva appena causato "Non è che ha un appuntamento?"
Pepper evitò di rispondere, guadagnandosi un’occhiata curiosa e un sorriso assolutamente sincero da parte dell'uomo.

"Per rendere questa cena perfetta, ecco il vino" disse lui mettendo in tavola una bottiglia di vino rosso. Poi entrambi presero posto sulle sedie e dopo aver fatto un breve brindisi iniziarono a mangiare.

"Accidenti" commentò Tony con la bocca piena "Questi peperoni sono tagliati in modo eccezionale!"

Pepper portò gli occhi al cielo "Se lo deve sempre prendere lei il merito?"

"Beh, lo ammetta. Questi peperoni sono..."

"...Squisiti" terminò lei zittendolo.

"Certo. Comunque le rinnovo l’invito per venire a cucinare queste prelibatezze nella mia villa".

"Ha intenzione di assumermi come cuoca?"

"Perché no?"

"Perché i miei impegni sono aumentati smisuratamente da quanto lei ha preso la decisione di cedermi la sua azienda multimiliardaria".

"E’ stata una scelta molto più che riflettuta".

"Ma il perché ancora non me lo vuole dire. Ha presente i media come potrebbero attaccarmi? Insomma, mi stanno già attaccando, a vedere i notiziari" gli disse.

"L’importante è che mi fidi io, Pepper…" le garantì l'uomo.

Pepper era sul punto di far cadere la conversazione, ma poi decide di fare il contrario: lasciò momentaneamente la sua tortilla nel piatto e lo guardò negli occhi nocciola che conosceva ormai fin troppo bene.
"Cosa le sta succedendo, Tony?"

Lui sospirò portando involontariamente una mano al petto, poi deglutì. Quello poteva essere il momento giusto per parlare, doveva essere il momento giusto.

"Pepper…" iniziò ma una forza invisibile lo costrinse a tenere il resto della frase dentro di sè.


"E’ per Vanko?" azzardò lei vedendolo in difficoltà.

"Cosa? No…lui è in prigione adesso, temo che non lo rivedremo per un bel po’- disse riprendendo a mangiare".

"E allora me lo dica!" lo implorò lei prendendogli affettuosamente il polso "Se lei si fida di me, Tony, me lo dica".

"Pepper, io mi fido ciecamente di lei, lo sa bene. Ma…senta, le ho detto che non mi va di parlare di lavoro" disse in tono un po' brusco.
"Mi dispiace" disse subito dopo "Non volevo essere...insomma..."

"Non fa niente" rispose Pepper con un mezzo sorriso. Anche se non capiva la situazione, comprendeva la volontà di Tony e se lui non voleva affrontare l’argomento, beh, andava bene così.
"Devo ammettere, mio malgrado, che i peperoni sono effettivamente tagliati molto bene" gli quindi, sperando di riportare la situazione alla normalità.
Tony apprezzò il suo gesto e le sorrise.




"E’ così che è abituato a sparecchiare?" lo rimproverò bonariamente Pepper quando lo vide mettere scompostamente i piatti nel lavello.

"Temo di sì, anche perché mi capita raramente di farlo".

"Lasci perdere" disse lei avvicinandosi per sistemare i piatti "Meglio che non si avvicini a queste cose".

Tony si allontanò e cercando di non ripensare all’ennesimo tentativo fallito di parlare con lei, camminò verso un angolo del soggiorno dove era riposto, su una mensola, un grande stereo con accanto alcuni dischi.

"Vediamo che musica ascoltano i Thailandesi" disse afferrandone uno a caso.

"Non credo che troverà gli AC/DC" gli disse Pepper.

"Ying Kwan Sia Jai..." esclamò leggendo il nome di un artista "Poco rassicurante" commentò.

"Sarà sicuramente un noto cantante della zona".

"Mmm Lydia, ha qualcosa di rassicurante…- disse poi lui inserendo un altro disco nello stereo.
Pochi istanti dopo una musica lenta avvolse tutta la stanza, al che Tony portò gli occhi al cielo, sbuffando sonoramente. Pepper al contrario sembrava gradire e dopo aver dato una veloce sistemata alla cucina si sedette sul divanetto godendosi la musica.
Tony, sebbene sosteneva che quel genere di melodia gli scartavetrasse l’animo, rimase colpito dal fatto che invece alla sua assistente piaceva e per qualche secondo osservò l’espressione rilassata e serena che le incorniciava il volto.
"Vuole ballare?" azzardò quindi, avvicinandosi a lei.

Pepper trasalì a quella richiesta e divenne immediatamente rossa.
"No, Tony" gli ripose gentilmente con un sorriso.

"Come no? Potts, non si faccia pregare come al solito".

"Non mi sto facendo pregare..."

"Qui non ci sono giornalisti..."

"...E' solo che non me la sento".

"....non ci sono neanche i suoi colleghi e lei non ha un vestito con le spalle scoperte".

Poi lo fece, mise su l’espressione da cane bastonato e la fissò "Solo un ballo" le disse con voce bassa.
Anche Pepper lo fissò, tesa come non mai. "Ma lei deve averla sempre vinta?" chiese facendo capire a Tony che gli avrebbe concesso un ballo. Ma che sia davvero uno, pensò.

Lui fece spallucce e si alzò "Sono Tony Stark" concluse orgoglioso come se quello spiegasse ogni cosa.
Avanzarono qualche metro più avanti del divano, dopodiché Tony le prese una mano e la guidò in quella danza incerta.

"E’ tesa come l’altra volta" non mancò di farle notare "Questa volta per quale motivo?"

Pepper si schiarì la voce "Per nessun motivo in particolare" mentì "E' che mi sento sempre in soggezione a ballare con lei e poi, diciamolo, non è che io sappia ballare bene".

Lui le sorrise comprensivo e la strinse di più a sé "Io credo che lei sappia ballare molto bene invece" mormorò.
Pepper non se la sentì di aggiungere altro, troppo concentrata a far smettere di battere il suo cuore a velocità supersonica.

"Mi dispiace per prima…per averle risposto male" disse Tony mentre respirava estasiato il profumo dei suoi capelli.

"Non c’è niente di cui dispiacersi, Tony. Sono – ero - solo la sua assistente. Non è tenuto a raccontarmi tutto ciò che le succede".

Tony si stupì quando realizzò di non essersi ancora reso perfettamente conto di quanto fosse seria e professionale Pepper; nello stesso momento, un'altra persona avrebbe potuto insistere tanto fino a fargli confessare cosa gli stesse succedendo. Lei si era messa da parte, sicuramente con difficoltà, ma stava rispettando i suoi tempi e Tony non potè fare a meno di apprezzarlo.
"Lei…non è solo un’assistente" le disse incrociando di sfuggita il suo sguardo.

Pepper respirò profondamente e facendo uno sforzo immane riuscì a guardarlo negli occhi, accennando un sorriso. Si guardarono per una manciata di secondi, ma ad entrambi sembrarono anni, tanto da far accelerare nuovamente e con velocità inconcepibile i battiti del loro cuore.

"Vuole uscire un momento?" le chiese Tony, ben conscio di essere lui a ad avere un urgente bisogno di respirare aria fresca.
"Sì" rispose Pepper non mollando la presa della sua mano.

La pioggia continuava a cadere ininterrottamente, sebbene con meno intensità e l’aria era umida, ma decisamente rinfrescante.
Tony e Pepper erano in piedi sul terrazzo, con gli sguardi bassi e gli animi carichi di tensione.

"Non vorrà mica tirare di nuovo fuori il discorso che lei è la mia assistente e io il suo capo e blablabla, vero?" tentò di scherzare Tony.

"Non credo servirebbe a molto…" rispose lei, improvvisamente timida.

"Già. Quindi non c’è assolutamente niente che possa interromperci adesso, giusto?"

Pepper sbatté le palpebre, agitata "Cosa si dovrebbe interrompere?" chiese tanto per dire qualcosa.

Tony alzò le spalle "Lo sa bene, Potts" disse e senza dare alla giovane né il tempo, né la forza, né la volontà di tirarsi indietro, la baciò delicatamente sulle labbra. Pian piano il bacio si fece più intenso e con una manciata di secondi riuscì a cancellare anni di pensieri inutili.
Quando si staccarono i loro occhi continuarono a guardarsi nascondendo un sacco di punti interrogativi, un sacco di dubbi, un sacco di cose non dette. Quel bacio era stato desiderato ed era stato cercato disperatamente da Tony, ormai conscio del fatto che c’era molto di più di un semplice rapporto lavorativo fra lui e Pepper. Sapeva anche che con quel gesto non avrebbe fatto altro che complicare ulteriormente le cose, ma era anche un gesto disperato che avrebbe potuto porre rimedio a tutte le parole non dette, e Pepper lo sapeva.
Lei entiva che c’era qualcosa che turbava il suo animo, anche se tentava in ogni momento di nasconderlo con il sarcasmo e l’ironia che da sempre lo avevano contraddistinto; ma lei aveva paura, non poteva dire con certezza se lui fosse cambiato e non comprendeva che significato avesse quel bacio, se fosse un disperato bisogno d’aiuto o una dimostrazione di quanto le cose si stessero modificando e facendo più serie fra loro.
Questi erano i pensieri che attraversarono la loro mente in quel frangente e nessuno fu in grado di capire perché non riuscissero più a parlare.

"Io…credo si sia fatto tardi, Tony. E’ meglio che vada a letto " disse infine Pepper tornando momentaneamente con i piedi per terra.
Lui all’inizio non capì, poi pensò che la giovane avesse solo bisogno un po’ di tempo e di rimettere in ordine i pensieri.

"Certo" le disse quindi "Buonanotte".

"Buonanotte".
Pepper lo lasciò sul terrazzo e dopo avergli lanciato un ultimo sguardo rientrò in casa, diretta in camera da letto.
Tony rimase poggiato allo steccato che divideva la villa dal giardino, la pioggia ora scendeva più fitta e non si riusciva a distinguere il mare bluastro della notte.
Fece un passo verso il divano e ci si abbandonò sopra con un tonfo.
 

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Capitolo 6
*** Giorno 5. Di litigi, di fughe e di omelette riuscite ***


Di litigi, di fughe e di omelette riuscite





Alle otto del mattino del giorno seguente la pioggia continuava a scendere imperterrita dal cielo e picchiettava sul legno solido del terrazzo.
Pepper si era appena svegliata e ancora avvolta nelle lenzuola bianche, ascoltava il rumore delle gocce d’acqua sul vetro delle imposte.
Quella notte aveva dormito poco, si era girata e rigirata nel letto senza chiudere occhio per ore, fino a quando, verso le quattro e mezza del mattino, era riuscita infine ad addormentarsi.
Il bacio che le aveva regalato Tony la sera prima era stato un bacio perfetto, un bacio che entrambi sapevano che prima o poi si sarebbero scambiati, perché nel bene e nel male il loro rapporto non era mai stato il solito rapporto che coinvolge un capo e la sua assistente.
Forse non erano mai stati veramente solo un capo e un’assistente.

Pepper adesso riconosceva di essere profondamente innamorata di lui, il messaggio le appariva chiaro e distinto nella sua mente e nel corso delle quattro ore insonni aveva provato più e più volte a cancellarlo, senza mai riuscirci.
Conosceva Tony, conosceva il suo rapporto con le donne, conosceva il rapporto che li legava, eppure quel bacio era stato fatale.
Pepper ci aveva visto desiderio, coinvolgimento, entusiasmo e una punta sottile, ma penetrante, di disperazione. C’era qualcosa che turbava profondamente Tony, anche se lui non lo dava molto a vedere e quel gesto dolce le era sembrato tanto una richiesta implicita di aiuto, un aiuto che quando aveva provato a dare, era stato bruscamente respinto e rifiutato.
Adesso non le andava più bene, non poteva più annuire e pensare che anche quella volta lui se la sarebbe cavata da solo, non voleva più rimanere al suo posto e aspettare.
Voleva sapere.

Quando il rumore della pioggia si fece più intenso e le impedì definitivamente di riprendere sonno, decise di alzarsi e di andare a fare colazione, allontanando per qualche istante quel flusso di pensieri.
Dopo essersi data una sistemata si diresse in cucina convinta di trovare Tony appollaiato sul tavolo a sorseggiare caffè, ma si dovette ricredere appena varcò la soglia del balcone e lo vide seduto sul divanetto in vimini con ancora addosso i vestiti della sera precedente.

"Cosa ci fa qui? Sta diluviando…" gli fece notare.

Quello non sembrò molto sorpreso di vederla e le sorrise: "Ehi, credo di essermi addormentato qui ieri sera. E’ destino che io non debba dormire in quella vasca a quanto pare…" scherzò.

"Se continuerà a dormire su divani di legno finirà per spaccarsi la schiena" gli disse lei con una punta di rimprovero. Aveva la voce incrinata e non riuscì a nasconderla.
"Io vado a farmi un caffè" aggiunse poi, sperando per il meglio.

Tony sbadigliò sonoramente e la osservò perplesso mentre si dirigeva in cucina, qualcosa non andava, era palese.
"Che si fa oggi?" le chiese con le migliori intenzioni.

"Non credo ci sia molto da fare" rispose Pepper alludendo al maltempo.

"Possiamo inventarci qualcosa…sa, infondo ieri mi sono divertito a cucinare" disse sperando di strapparle almeno un sorriso.

" Purtroppo non ci sono abbastanza ingredienti nel frigo, riusciremmo a fare al massimo un piatto di pasta" tagliò corto.

"Beh, dovremo pur mangiare" disse ancora Tony vedendola annuire.

"Mh-mh...qualcosa ci inventeremo".

"Certo. Perché è così scostante?" chiese alla fine Tony, stanco di quella conversazione vuota.
Tony Stark non era un tipo schietto, o almeno non lo era se le cose riguardavano l’ambito sentimentale, perché se doveva spegnere qualcuno con una battuta poco gradevole lo faceva all'istante.
Quella volta capì che Pepper era turbata per qualcosa che sicuramente aveva a che fare con il bacio e così decise di chiederglielo, tanto perché la sua tensione era almeno ai livelli di quella di lei.

La giovane d’altro canto rimase un po’ impacciata di fronte a quella domanda e negò l'evidenza "Io non sono scostante" disse infatti.

"Sì, invece".

"No, invece. Sono normalissima."

"Lei è scostante. Non mi parla, non mi guarda. Mi sta evitando" concluse lui con ovvietà.

"Io non…non la sto evitando!" protestò spostandosi nervosamente la frangetta da una parte all’altra.

"Non adesso, prima" chiarì Tony.

"E poi…santo cielo, sì, credo di avere tutto il diritto di essere scostante al momento!" sbottò infine.

Tony aggrottò le sopracciglia e cercò di rimanere calmo "E perché?" chiese "E’ per il bacio, non è verp? aggiunse infine spalancando le braccia, incredulo.

Pepper rimase zitta per qualche istante e si limitò ad annuire.
A quel punto la mente di Tony iniziò a produrre frasi sconnesse e pensieri senza senso, si passò le dita sulle palpebre cercando un po’ di sollievo, che per fortuna arrivò e riuscì a farlo tornare lucido per qualche momento.
"Io credevo che…pensavo che lei…" balbettò e in effetti non sapeva esattamente cosa dire.
Aveva sempre pensato, con una punta di orgoglio, che Pepper provasse qualcosa per lui, o almeno era quello che gli aveva fatto intuire durante la cena di beneficienza di qualche mese prima dove erano andati molto vicini al bacio.
Da quel momento anche lui aveva iniziato a rendersi conto che la giovane rappresentasse qualcosa di più, ma non aveva mai voluto approfondire, forse per paura, forse per mancanza di coraggio.
Il bacio sul terrazzo l’aveva desiderato con tutto se stesso, era stato un gesto disperato ma voluto, anche se in quel momento per Pepper rappresentava solo un grande, enorme punto interrogativo.
"Lasci stare…" si arrese tuttavia.

"Qualunque cosa avesse pensato, ha pensato bene" sussurrò Pepper con il cuore che minacciava di esploderle nel petto "Solo che adesso non si parla di me, ma di lei" trovò la forza di dire.

"Di me?"

"Lei ha qualcosa che non va, Tony…"

"… perché dovrei avere qualcosa che non va?" chiese allarmato.

"Lo ha detto lei stesso che le è successo qualcosa..."

"… sì, è vero, ma non c’entra nulla con quello che è..."

"… e che non ne vuole parlare..."
"
… esatto, infatti non capisco come mai lo stiamo facendo adesso" disse stizzito.
"Cosa?!" sbottò Pepper "Lei forse non si rende conto di quello che sto provando in questo momento!"

"E perché lei lo sa cosa sto provando io? Io non credo che lei sappia come mi sento!" replicò lui alterandosi.

"Certo che non lo so, lei non me lo dice! Sono stata in disparte per tutto questo tempo cercando di lasciarla con i suoi pensieri, non le ho mai fatto domande troppo personali, come crede possa sapere cosa sta passando?!"

Tony sospirò agitato, si sentiva in trappola: "Io non riesco a capire come questa cosa possa essere collegata al bacio, non ha senso!"

"Ha senso eccome, Tony! Lei ha fatto tutto questo…"disse indicando con le mani l’interno della villa.

"Cosa, Pepper?!"

"La vacanza, lo yacht, il voler allontanarsi a tutti i costi da casa sua…e poi il bacio!"

"Le viene così difficile pensare che l’abbia fatto per lei?!" confessò.
A quelle parole Pepper si ammutolì, abbassando la testa.

"Nel momento in cui cerco finalmente di combinare qualcosa di buono, di positivo nella mia vita, mi sento dire che ho qualcosa che non va!"

"E’ evidente che c’è un problema che ti blocca, Tony" disse Pepper più calma, decidendo questa volta di passare a un registro meno formale "Io non posso starti accanto, non posso aiutarti senza sapere quello che ti sta succedendo. Non dopo ieri sera".

Tony la guardò con sguardo teso e rassegnato "Non posso nemmeno io" mormorò.

"Come?" chiese lei non capendo cosa intendesse.

"Non posso dirtelo"

Pepper annuì con gli occhi gonfi di lacrime e si strinse nelle braccia.
"D’accordo" mormorò.

"D’accordo?"

"Tony…non posso pensare a quello che è successo ieri sera senza tenere conto di quello che stai passando in questo momento. E’ chiaro che sei confuso e io… non voglio costringerti a raccontarmi tutto se non vuoi farlo..."

"…non ho mai detto che tu mi abbia costretto…"

"Perciò rimarrò al mio posto, come sempre".

"Pep…dammi solo un po’ di tempo. Posso farcela, ma ti voglio accanto a.."

"Lo so che puoi farcela" gli lei disse interrompendolo in un sospiro, prima che quelle parole finissero per smontare tutta la discussione precedente e rendere tutto più difficile "Qualunque cosa sia" aggiunse accennando un sorriso.

Tony realizzò che in quel momento non ci fosse altro da dire, Pepper come sempre aveva capito tutto e gli stava dando un’ulteriore possibilità per rimediare ai suoi errori.
Quello che però Pepper non sapeva era che per la prima volta non si trattava di uno sbaglio.
Quella volta c’era un problema ben più grave, qualcosa che l’avrebbe fatta preoccupare, qualcosa che l’avrebbe fatta soffrire se l’avesse saputo e lui in quel momento si sentiva abbastanza forte per soffrire per entrambi, non era necessario coinvolgere anche lei.
Questi erano stati i suoi piani sin dall’inizio, Pepper non avrebbe mai saputo niente del suo problema con il reattore e tutto sarebbe filato liscio.
Tony però non aveva calcolato l’astuzia della giovane e aveva sperato fino alla fine che lei non si accorgesse di niente, ora invece era troppo tardi sia per giustificarsi, sia per raccontare la verità.

"Va bene" acconsentì quindi e guardando Pepper un’ultima volta si avviò verso l’uscita della villa, lasciando la ragazza sola in cucina, con una tazza di caffè fra le mani.
 



Erano le tre del pomeriggio quando Pepper si accomodò su divano del terrazzo, la pioggia continuava a scendere e il vento stava piano piano andando a calmarsi.
Tony non era più tornato a casa dopo la discussione che avevano avuto durante la mattinata e la giovane pensò che avesse soltanto bisogno di stare un po’ con se stesso, del resto era quasi una settimana che entrambi vivevano a stretto contatto l’uno con l’altra e avevano avuto poche occasioni per riflettere e per stare con i loro pensieri.
Pepper sentiva un groppo alla gola per le parole che aveva detto a Tony, per come lo aveva rifiutato e per come lo aveva respinto, anche se in cuor suo sapeva che aveva fatto bene e che era stata una decisione giusta da prendere.
Non si sarebbe mai aspettata una dichiarazione da parte sua, perché anche se era stata solo accennata, balbettata e pronunciata solo per metà, si trattava di una dichiarazione e quello era un chiaro segnale che Tony stava facendo ordine nella sua mente e fra i suoi sentimenti.
Sebbene da una parte tutta quella situazione le portasse ansia e paura, dall’altra si sentiva fiduciosa e positiva e si permise di pensare che una volta passato quel brutto periodo forse sarebbe riuscita a legarsi a lui una volta per tutte.

Ben presto però quei pensieri ottimisti vennero spazzati via quando Pepper si accorse che erano ormai sei ore che Tony mancava da casa.
Non le aveva detto dove era diretto, non era tornato per il pranzo e ne tantomeno le aveva lasciato un messaggio per avvisarla del suo ritardo.
Provò a telefonarlo e per i primi dieci tentativi il cellulare risultò staccato, quando poi mezz’ora dopo provò di nuovo a telefonarlo, si sentì squillare a vuoto.
Uno sbuffo uscì dalle sue labbra e ancora una volta decise di rassegnarsi e crogiolarsi nella sua preoccupazione, mentre agitava nervosa le gambe sul pavimento del terrazzo.




"Signore, devo rammentarle che è pericoloso volare con l’armatura mentre è in corso un violento temporale. Le suggerisco di tornare a terra" la voce di Jarvis risuonò nella testa di Tony che, versione Iron Man, solcava il cielo grigio della Thailandia.

"Non ricordavo di averti programmato così premuroso Jarvis, pensa ad aumentare la velocità" ribattè.

"Signore, le suggerisco di atterrare il prima possibile. I fulmini potrebbero compromettere il sistema di volo".

"Basta, Jarvis".
Era già abbastanza irritato per i fatti suoi, non poteva subire anche la predica del maggiordomo virtuale; aveva solo bisogno di scaricare la tensione e nulla in quel momento lo avrebbe fatto sentire meglio di una sfrecciata nei cieli con l’armatura.
Era stato piuttosto brusco con Pepper quel giorno, doveva ammetterlo, ma solo perchè aveva visto andare in frantumi quelli che erano stati i suoi buoni propositi.
Nella vita non era mai stato pienamente soddisfatto di qualcosa e la situazione era iniziata a cambiare dopo il suo ritorno dall’Afghanistan, quando aveva deciso di chiudere con la fabbricazione di armi per costruirne una in grado di proteggere e tenere al sicuro le persone.
Iron Man era l’unica cosa di cui poteva andare fiero in quel momento, ma chissà per quale motivo adesso non gli bastava più e ciò che gli faceva più male era pensare che la persona di cui aveva veramente bisogno lo aveva rifiutato e ora se ne stava sola fra le pareti di una villa dispersa in Thailandia.

"Signore, le ricordo che sono le venti e che è da esattamente nove ore e quindici minuti che vola senza sosta. Dovrebbe tornare a casa".

"Mi dici che ti è preso ultimamente? Mi sembra di parlare con mia madre" sbuffò ironico Tony, ma sapeva bene che Jarvis aveva ragione e così, dopo altri dieci minuti passati fra le nuvole, decise di tornare a casa.

Quando mise piede sul terrazzo della villa notò subito Pepper seduta sul divano che agitava nervosamente le gambe e appena le andò incontro la vide balzare in piedi con le mani incrociate sotto il petto.
"Ciao" le disse, ma il rumore della pioggia era fortissimo e non fu sicuro che lei lo avesse sentito.
La vide entrare dentro senza dire nulla, a testa bassa e decise di seguirla.
Quando raggiunse la cucina vide un piatto vuoto nel lavello e un bicchiere "Ha già mangiato" le disse cordiale "Ha fatto bene".
fu allora che lo notò, il suo viso teso e gli occhi gonfi di lacrime.
"Tutto…bene?" chiese incerto.

Lei deglutì e lo fissò nei suoi grandi occhi nocciola "Non lo faccia mai più…" sussurrò.

"Che cosa?"

"…sparire in quel modo. Mi ha spaventata, credevo le fosse successo qualcosa…"
Non era la prima volta che accadeva, Pepper era abituata a quei scappa e fuggi, ma non in un posto che nessuno dei due conosceva, non quando lui era ossessionato da un problema che si ostinava a non voler confessare, non quando si trovava potenzialmente in pericolo e non dopo un’accesa discussione.

"D’accordo. Mi dispiace..." rispose quindi sincero.

Pepper annuì, dopodiché andò a prendere posto sul divano del soggiorno rimanendo in silenzio, mentre Tony si guardò intorno, incerto su cosa fare. Non aveva pensato che Pepper potesse preoccuparsi tanto e rielaborando velocemente i pensieri, capì di aver commesso un errore. Di nuovo.
Si diresse verso la cucina e iniziò a trafficare con mobili, padelle e gas, sperando con tutto se stesso di non far esplodere la cucina, lo doveva a Pepper.
La giovane di tanto in tanto lo sentiva imprecare e maledire qualcosa e malgrado fosse ancora molto tesa e nervosa per quello che era successo, un sorriso comprensivo le apparve sul volto, un sorriso che, mezz’ora dopo, si fece spazio fra le sue guance accompagnato da due occhi azzurri lucidi e spalancati.

"Questa volta non è bruciata" disse Tony porgendole un piatto e prendendo posto accanto a lei.

"Ancora omelette, eh?"

"Credo sia diventata una mia specialità, soprattutto quando ho qualcosa da farmi perdonare".

Pepper assaggiò un boccone della frittata e assaporò con attenzione "Devo dire che è migliorato dall’ultima volta"

"L’altra volta non avevo motivazioni convincenti per non bruciarla…"

Pepper sospirò e continuò a mangiare, lanciando ogni tanto qualche occhiata a Tony che la osservava con aria soddisfatta.

"Mi dispiace" lo sentì dire "Non dovevo sparire in quel modo" continuò quando si accorse dell’aria interrogativa sul volto della ragazza.

"Non fa niente" rispose lquindi ei con un sorriso poggiando e mettendo da parte il piatto vuoto.

"No, l’ho fatta preoccupare inutilmente…"

"Dov’è andato?"

"Come?" chiese lui sorpreso per quella domanda, anche se la sorpresa c’entrava ben poco in quel momento visto che sapeva benissimo chi aveva davanti.
Pepper lo guardò incitandolo a parlare.
"Un giro, sono andato a fare un giro. Avevo bisogno di…."spiegò gesticolando "Ha capito?"

"Sì, ho capito" rispose Pepper ormai abituata a quelle frasi a metà.

"Bene" disse infine Tony accomodandosi meglio sul divano "Le è piaciuta l’omelette?"

"Era…accettabile".

"Ci ho messo meno di tre ore questa volta, un’ora e mezzo, ad essere precisi".

"L’ho notato. Un gran bel traguardo…"

"Volevo solo fare qualcosa di buono, visto che ultimamente..." disse con tono improvvisamente serio, ma lasciando cadere il discorso.

Pepper lo guardò in viso e vi lesse un velo di rammarico "Lei fa tante cose eccezionali, Tony…solo che le fa a modo suo".

"Può darsi. Ma non mi sento mai pienamente realizzato, se capisce cosa intendo…cerco di essere ironico e divertente, mentre per una volta mi piacerebbe sul serio rendermi conto di quello che faccio e a volte vorrei che non ci fosse di mezzo Iron Man".

Pepper rimase a guardarlo per qualche istante, c’era qualcosa di diverso in lui, aveva un aspetto sereno e allo stesso tempo rassegnato, quasi stesse vivendo gli ultimi istanti della sua vita.
"Ci rimangono due giorni di vacanza" mormorò.

"E allora?"

"E allora vorrà dire che prima di ritornare a Malibù le faremo fare qualcosa di realmente buono e autentico" gli rispose sorridendo e osservandolo inarcare le sopracciglia con espressione decisamente attonita.

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Capitolo 7
*** Giorno 6. Andrà tutto bene ***


Andrà tutto bene



"Che cosa ci fa ancora lì?" esclamò Pepper entrando nella suite e avvicinandosi alla vasca dove Tony stava, non troppo comodamente, ancora dormendo.

"Mmmf" bofonchiò aprendo di mezzo millimetro le palpebre e iniziando a muovere una gamba.

"Si alzi, abbiamo un sacco di cose da fare".

Erano appena le otto del mattino ma Pepper era già sveglia da almeno un’ora e aveva passato il suo tempo organizzando tutti gli impegni della giornata, naturalmente all’insaputa del suo capo.
Per fortuna la pioggia e il vento erano cessati e al loro posto il cielo venne illuminato da un sole bollente già dalle prime ore del mattino.
Tony, dopo aver dormito per almeno un altro quarto d’ora, finalmente si alzò e barcollando per la suite raggiunse la sua fidata assistente che lo attendeva sulla porta.

"Noto con piacere che è tornato a dormire nella vasca" gli disse poggiandogli fra le mani degli indumenti.

"Cosa sono questi?" aprì finalmente bocca lui.

"I vestiti che deve mettersi oggi" disse decisa e avviandosi verso la sua camera da letto.

Tony invece rimase fermo sulla porta cercando di fare il punto della situazione che al momento gli stava un poco sfuggendo.
"Lo sa che questo non lo ha mai fatto neanche mia madre?" urlò osservando i vestiti che Pepper gli aveva messo da parte.

" Si sbrighi Tony, il taxi non ci aspetterà in eterno" rispose lei sistemando i cuscini del suo letto.

"Taxi? E dove andiamo?" chiese confuso.

Pepper gli ritornò di fronte e lo guardò negli occhi.
"A fare qualcosa di buono e costruttivo per lei" disse soddisfatta "Vedrà, ci divertiremo".
Detto questo prese la sua borsa e si avviò all’uscita della villa: "Io la aspetto qui, ma faccia in fretta".

Tony aggrottò le sopracciglia confuso più che mai, ma alla fine decise di eseguire gli ordini.



Mezz’ora più tardi il taxi li aveva lasciati sul ciglio della strada, Pepper con aria raggiante e soddisfatta, Tony perplesso e incuriosito.
"Era questo il suo piano?" chiese indicando con sguardo poco convinto l’altra parte della strada "Portarmi a fare un giro turistico nella Dubai dei poveri?"
in effetti il panorama che aveva davanti non sembrava un gran che e il fatto che Pepper avesse insistito tanto per arrivarci gli sembrava strano.
Era circondato da ogni parte da casette di legno, capanne e altre abitazioni che a stento si reggevano in piedi, ma oltre alla prima visuale del tutto sgradevole ai suoi occhi, c’erano enormi giardini fioriti, animali che vagavano liberi e bambini, bambini sorridenti in ogni direzione.

Pepper portò gli occhi al cielo "Si ricrederà signor Stark, mi creda".

Lui fece spallucce "Se lo dice lei…"
I due si avviarono verso l’entrata del villaggio e iniziarono a passeggiare spaesati e con la tipica espressione da turisti americani in cerca di un Mc Donald’s, o forse quello era Tony, Pepper infatti sembrava muoversi con una certa sicurezza e volgeva gli occhi in ogni direzione, incuriosita da quel mondo così lontano che non le apparteneva minimamente.

"Mi chiedo a che scopo ha insistito tanto a portarmi qui" disse Tony qualche istante dopo.

Pepper ci pensò su arricciando il naso "In realtà non c’è un fine ben preciso, credo però che a fine giornata si sentirà meglio…" rispose.

"E cosa dovrebbe farmi cambiare stato d’animo così facilmente, signorina Potts?"

"Quello, ad esempio" disse Pepper indicando sulla sinistra due bambini di una decina d'anni presi a giocare a calcio con un pallone improvvisato e costituito per lo più da carta di giornale arrotolata e fissata con dei laccetti in legno.
Tony osservò la scena senza dire nulla, era del tutto palese infatti che in quel momento quella precisa visione non lo avesse smosso nemmeno un po’, ma dopo qualche minuto, quando il punteggio della partita fra i due si ostinava a rimanere pari, gli balzò in testa un’idea.
Si avvicinò ai due ragazzi e dopo aver estratto dalla tasca dei pantaloni una manciata di banconote, la diede loro che la afferrarono prontamente.

"Tony!" esclamò Pepper osservando la scena "Che sta facendo?"

"Do loro dei soldi, mi sembra evidente! Così si potranno comprare un pallone nuovo e giocare meglio".

La giovane si passò una mano sulle palpebre; malgrado quello fosse stato un gesto carino e generoso da parte sua, si addiceva ben poco alla situazione.

"Tony" disse infatti Pepper raggiungendolo "Non è di soldi che hanno bisogno" disse comprensiva.

"Non è di soldi? Ma ha visto con che razza di pallone stanno giocando?"

"Ma loro sono felici così!"

"Cioè con i soldi hanno appena ricevuto da me"

Pepper sbuffò "No, Tony, Quei…quei bambini non hanno bisogno di denaro o di ricchezze, non lo vede?"

Tony si fermò un attimo a pensare.
"Se non posso dar loro una mano dal punto di vista economico, visto che mi riesce così bene, mi dice cosa siamo venuti a fare qui, una volta per tutte?" sbottò iniziando a irritarsi.

"Volevo solo che lei osservasse e comprendesse quante piccole cose possono rendere felice un uomo, a prescindere da quello che sta vivendo" disse con voce calma.

"Chiarisca “…che sta vivendo”.

"Significa che se per caso adesso lei stesse passando un brutto periodo, cosa di cui, peraltro, sono più che sicura, questo contribuirà a farla sentire meglio e ad apprezzare di più ciò che ha intorno".

"Pepper, avanti. Mi sembra di parlare con un hippie…torniamo a casa" obiettò Tony con voce leggermente alterata.

La giovane rimase momentaneamente spiazzata di fronte a quella reazione, tuttavia non si diede per vinta per così poco e dopo un buon quarto d’ora riuscì a convincere definitivamente il capo a continuare il giro turistico, a patto di tornare indietro in tempo per la festa che ci sarebbe stata quella sera sulla spiaggia.
I due proseguirono quindi la passeggiata imbattendosi nelle più curiose abitudini e modi di fare di quella popolazione, lasciando le loro menti completamente incredule e annebbiate.
Nonostante Tony si sentisse impacciato in quell’ambiente, con il passare dei minuti trovò un piccolo spiraglio per riflettere e per realizzare che Pepper aveva organizzato tutto per lui e che per quel che provava in quel momento, per tutti quei problemi e sensazioni da cui era sopraffatto, era d’obbligo almeno obbedirle e lasciarsi guidare.
Ma tanto sapeva che Pepper se ne sarebbe accorta.
Si guardò intorno e si rese conto di quanto fosse scioccato in quel momento dalla presenza di bambini ovunque lui mettesse piede.
Non era abituato ai bambini, anzi, li riteneva casinisti e appiccicosi, ma l'Afghanistan gli aveva aperto gli occhi anche su quello e ora, se non altro, riusciva a tollerarne almeno un po' la presenza.
"Mi…mi ricorda quando ero in Afghanistan" mormorò in un momento di debolezza.

Pepper si voltò di scatto del tutto impreparata a quella constatazione e improvvisamente sentì una stretta allo stomaco.
"Davvero?" chiese.

"Sì. Lì c’erano bambini ovunque…Nel senso, non dov'ero io..." balbettò mentre i ricordi di Gulmira lo colpivano potenti.

"Immagino che non fossero felici come questi..."

"Non lo erano" affermò "…vedevano morire i genitori sotto il loro occhi, convivevano ogni giorno con la violenza e con la morte…" il suo sguardo ora era vago e assente "Un bambino non dovrebbe mai vedere quelle cose" concluse.

Pepper rimase ferma a osservarlo e notò benissimo il velo di rancore e tristezza, sebbene lui tentasse di mascherarlo.
Per un attimo si pentì di aver organizzato quella gita, non avrebbe mai voluto fargli tornare in mente ricordi che avevano fatto stare male anche lei.
"Forse non è stata una grande idea venire qui" si sentì di dirgli "Insomma, da quel che ho capito non sta passando un bel periodo e credo di aver solo peggiorato la situazione",

"Ha fatto benissimo, Pepper" rispose lui sorridendole "Sto bene!" aggiunse poi facendole l’occhiolino e mostrando uno dei suoi sorrisi maliziosi che la fece subito sorridere.
In quell’istante un bambino di almeno quattro anni si avvicinò a loro e iniziò a correre pericolosamente intorno ai due; il tempo di sorridere per quella scena che Pepper vide cadere il bimbo sulle ginocchia scoperte contro l’asfalto.

"Oh, poverino!" esclamò andando ad soccorrerlo "Ti sei fatto male?" mormorò prendendolo in braccio.
Il piccolo si mise a piangere e Pepper si accorse che le ginocchia non erano poi messe così male, così iniziò a cullarlo sperando che si calmasse "Ma dov’è la tua mamma?"
Nonostante il bimbo non capisse la lingua della giovane, dopo qualche parola dolce smise di piangere e Pepper iniziò a scherzare con lui facendogli il solletico sulla pancia e godendosi le sue risate.
"Ehi! Adesso è passato, vero?" chiese massaggiandogli le ginocchia.
Il bimbo annuì incerto e dopo essersi finalmente rilassato fra le braccia della giovane iniziò a giocare con i suoi capelli facendole a sua volta il solletico e si lasciò sfuggire una risata cristallina quando Pepper gli fece una linguaccia.
Tony, che fino a quel momento era rimasto in disparte, guardò la scenetta che aveva davanti e sorrise inconsciamente, osservando le dolci maniere della sua assistente e come si stava divertendo con quel bambino. D’istinto prese di tasca il suo smartphone e senza che Pepper se ne accorgesse scattò una foto nella quale prese entrambi, il bimbo mentre faceva la linguaccia e la giovane mentre gli accarezzava la pancia.
Qualche istante dopo una giovane donna si avvicinò a loro e Pepper capì che era la madre del bambino; ci fu un breve scambio di battute fra le due malgrado faticassero a capirsi, dopodiché la donna si allontanò con il figlio lasciando nuovamente soli Tony e Pepper.

"Ha stoffa con i bambini…" le disse vago lui.

"Semplice istinto materno. Ogni donna ce l’ha...credo" rispose lei serenamente "Forse è meglio se ritorniamo a casa, non crede?" chiese poi rendendosi conto che si stava facendo tardi.

"Sì, ha ragione" acconsentì lui guardandosi intorno con occhi nuovi.
 



Qualche ora dopo Tony e Pepper avevano fatto il loro ingresso nel ristorante.
I tavoli erano sistemati su un fabbricato in legno lungo la spiaggia: c’erano candele, fiori e ghirlande ovunque che rendevano l’atmosfera intima e accogliente e una musica rilassante in sottofondo.

"E’ molto bella questa sera…perché non si veste così anche a di lavoro?"scherzò Tony, facendo accomodare la giovane a un tavolo.

"Perché in genere non è consentito lavorare con vestiti corti e con le spalle scoperte, signor Stark"

"Deduco allora che non sia consentito nemmeno durante una cena con il proprio capo" disse guardandola curioso.
Pepper rimase imbarazzata da quella affermazione, rendendosi conto che in quel momento -anzi- a dirla tutta, dall’inizio di quella vacanza non erano stati solo un capo e un’assistente e probabilmente, dopo tutto quello che era successo fra loro, non lo erano mai stati. Solo che lei se lo era dimenticato.
Con quella frase Tony aveva riportato tutto bruscamente alla realtà e d’istinto Pepper si coprì meglio le spalle e sospirò, sperando che il rossore che aveva avvolto completamente il suo viso stesse scemando.
"Beh…" farfugliò "ecnicamente questa non è…noi non…"

"L’ho forse messa in imbarazzo, signorina Potts?" domandò lui ridendo sotto i baffi.

"Sì, decisamente" confessò decisa a chiudere lì quella patetica e inutile conversazione.

"Bene, cosa ne dice se ordiniamo la cena così si rilassa un po’?"

Pepper sbuffò irritata dal comportamento dell’uomo e dal fatto che si stesse sul serio impegnando a metterla in imbarazzo, così annuì e si concentrò sul menù che un cameriere aveva appena portato.
Terminata la cena avevano preso a parlare di argomenti futili e banali (almeno per Tony), per esempio di quanto fosse stato poco saggio sorvolare i cieli della Thailandia, per giunta durante un monsone, con l’armatura di Iron Man e rischiare quindi di essere riconosciuto da mezza popolazione.

"Le va di ballare?" chiese poi lui una volta che entrambi si chiusero in un imbarazzante silenzio mentre in sottofondo partivano le note di Sunrise di Nora Jones.

"Credo di aver già ballato una volta con lei, Tony" rispose timida Pepper.

"Due a dir la verità, durante la cena di beneficenza, ricorda?"
Ovvio che ricordava.

"Non si poteva definire ballo…ci siamo interrotti dopo neanche un minuto."

"E’ stata lei a dirmi che aveva bisogno di aria!"

"Cosa?! Io non ho fatto proprio niente…è stato lei a chiedermi se volevo uscire!" obiettò Pepper.

"Esatto e lei mi ha risposto di sì e che..."

"Quindi sarebbe colpa mia?"

"Beh…"

"Tony!"

"No ok, sto scherzando. Però questo vuol dire che le devo un ballo, giusto?" le chiese poi porgendole il braccio in attesa che lei lo afferrasse.

"Tony io…"

"Avanti Pepper, non si faccia pregare tutte le volte! E’ solo un ballo!"

Non era solo un ballo, lo sapevano entrambi, tuttavia Pepper accettò e strinse il braccio di Tony che la trascinò al centro della pista.
Quando furono stretti uno all’altra Pepper lo osservava con la coda dell’occhio, notando come lui la stesse a sua volta scrutando dall’alto.
Arrossì e sentì il bisogno di stringersi maggiormente a lui nonostante la situazione che in quel preciso istante stava cadendo a suo svantaggio.
Tony stringeva fra le braccia il suo corpo caldo e rassicurante, inebriandosi del suo profumo.
Improvvisamente gli venne voglia di parlarle e di confessarle tutto, tutto quello che da mesi lo stava lentamente torturando, malgrado lui ci scherzasse sopra.
Sentiva l’impellente bisogno di sfogarsi con qualcuno e se il problema non fosse stato così grave, in un momento di debolezza ne avrebbe sicuramente parlato con Pepper e lei come sempre gli avrebbe teso la mano per aiutarlo. Adesso era diverso, stava facendo di tutto pur di non parlarne con lei, perché sapeva che se avesse saputo si sarebbe preoccupata più del dovuto, anche se sarebbe stata giustificata ad esserlo, semplicemente non voleva che stesse in pensiero.
Fece in modo che si voltasse verso di lui, dopodiché la guardò negli occhi stringendole la mano, il suo viso si avvicinò sempre di più verso quello di lei, che intanto deglutì con un misto di gioia e agitazione.
Tutto stava procedendo lentamente, non come qualche giorno prima sul terrazzo, quando l’aveva baciata senza preavviso, ora si stava prendendo tutto il tempo per godersi appieno quel momento e per lasciare spazio a lei, sempre riflessiva e attenta quando accadevano quelle cose.
Le sue labbra si avvicinavano sempre di più al suo viso, tanto che Pepper si sentiva solleticare il mento dal respiro dell’uomo. Tony la vide abbassare le palpebre tremanti e deglutì, distanziandosi poco da lei per osservarla meglio, poi si avvicinò nuovamente e proprio nell’istante in cui le sue labbra stavano per sfiorare quelle di lei, si bloccò.

"Ho un avvelenamento da palladio, Pepper. Il reattore non reagisce più positivamente all’elemento e causa problemi anche al sangue e a tutto il sistema...io" disse tutto ad un fiato e con tono glaciale.

"Cosa?" sussurrò Pepper con un filo di voce, spalancando gli occhi e guardandolo spaventata.

"Ho un avvelenamento da..."

"Ho capito" disse questa volta alzando la voce.

"Bene".

Gli occhi di Pepper erano lucidi e alternavano lo sguardo in quelli di Tony.
" E’ come…come intende risolvere questo problema?" chiese spaventata.

"Possiamo…le dispiace se ci allontaniamo un attimo?" disse lui avviandosi il più lontano possibile da tutta quell’inesistente confusione che sembrava martellargli il cervello.
Pepper lo seguì e insieme si fermarono a pochi metri dalla riva del mare. Decise di non chiedere nulla, nonostante la paura in quel momento la stava sommergendo, aspettando che fosse pronto lui a parlare.

"Devo capire la causa principale dell’avvelenamento, il punto esatto in cui…" iniziò a muovere nervosamente la testa "Non so se c’è una soluzione, Pepper" disse infine fissandola negli occhi.

In quel momento Pepper avrebbe giurato di aver sentito il cuore perdere un battito

"Mi sta dicendo che…potrebbe morire?" rispose con un filo di voce.

"Sto dicendo che…sì. Se non trovo al più presto una soluzione potrei.."

"E perché me l’ha tenuto nascosto?!" lo interruppe non volendo sentire oltre.

Tony la guardò senza rispondere, aveva capito che la giovane in realtà non lo stava accusando, doveva solo metabolizzare la cosa.
E infatti Pepper iniziò a pensare alla serie infinite di cose che le erano successe nell’ultimo periodo, da quella vacanza ai suoi occhi inutile all’acquisto dello yacht, dal comportamento strano di Tony fino al bacio che le aveva rubato sul terrazzo. Capì che aveva fatto tutte quelle cose per un motivo ben preciso e non sfacciato e futile come lo aveva considerato all’inizio.

"E’ per questo che ha organizzato la vacanza?" gli chiese.

Tony annuì lentamente "Sì".

Anche Pepper annuì ma rimanendo in silenzio, troppo sconvolta e provata per parlare.

"Non deve preoccuparsi, ne uscirò" mormorò Tony riuscendo ad abbozzare un sorriso.

"E se non dovesse farcela?"

"Avrà il ricordo di questa vacanza, anche se non mi sono comportato troppo bene con lei".
Pepper sorrise malinconica e abbassò la testa, sentiva le lacrime pungerle gli occhi e il pensiero di aver passato tutti quei giorni nell’inconsapevolezza la faceva stare ancora più male.

"Potts, la vacanza non è ancora finita, cos’è quella faccia?" cercò di scherzare.

Pepper alzò lo sguardo e con la mano si asciugò una lacrima che le era sfuggita prepotente "Giusto" disse sorridendo a sua volta.

Tony le accarezzò il braccio lasciando una scia di brividi lì dove le sue dita toccavano la pelle e quando arrivò alla mano le intrecciò con quelle di lei e strinse forte.

"Le va di tornare alla festa?" chiese.

"No…"
Tony aggrottò le sopracciglia "No? Oh beh…allora potremmo restare qui o…"
Fu interrotto dalle labbra di Pepper che si posavano delicate sulle sue e che lo baciavano lentamente.
Se era vero che non avevano così tanto tempo a disposizione per stare insieme doveva mandare al diavolo tutti quei loro tira e molla, tutte quelle avances ridicole che nascondevano un fondo di verità e stare insieme veramente.

"…o tornare a casa" concluse Tony guardandola adorante e sorpreso per quel gesto.
"Pepper non voglio che lei si senta obbligata a fare certe cose solo perché adesso ho le sembianze di un malato terminale…non voglio farle pena o roba simile" disse poi con tono più duro.

"Io non provo affatto pena, Tony. Io sono terribilmente arrabbiata con lei perché mi ha tenuto all’oscuro di tutto per così tanto tempo...avrei potuto aiutarla, starle accanto e invece…"

"E’ questo il punto, l’ha fatto lo stesso, mi è stata vicina lo stesso pur non sapendo niente…"

"Lei non capisce…se mi avesse detto fin dall’inizio qual era il suo problema io avrei evitato di farmi inutili castelli in aria sul suo conto e su quello che le passava nella mente nel momento in cui ha insistito tanto a portarmi fino in Thailandia e nel momento in cui mi ha baciata!"

"Mi sono mostrato disinteressato, ho cercato di farlo per lei e anche se alla fine non ci sono pienamente riuscito speravo che le avesse fatto perlomeno piacere!"

"E infatti mi ha fatto piacere, Tony. Avrei solo voluto sapere prima quello che le sta succedendo, visto anche quello che è accaduto a Monaco…anche se a questo punto forse non importa più" disse più calma.

"Quindi è tutto…è tutto ok?Fra noi?" chiese lui gesticolando.

Pepper sospirò, tenendo a freno il cuore che minacciava di uscirle dal petto "Credo di sì…"

"Crede?" le sorrise lui

"Ho paura" confessò.
In un altro momento, in qualsiasi altra situazione non glielo avrebbe detto, era abituata a tenere per sé i suoi sentimenti e le sue emozioni, soprattutto se non lo riguardavano, era abituata a non metterlo mai al corrente di quel che provava. Ma in quel momento tutto quello che aveva sentito era stato troppo.

"Se è per tutte le donne che…insomma…sono cambiato…io non…" balbettò lui.

"Non è per quello, Tony"

"Per cosa, allora?"

Pepper sospirò "Per te".

"Me?" lui all’inizio non capì ma ripensando velocemente a tutto quello di cui avevano parlato, comprese.
"Me la caverò Pep…sono Tony Stark" scherzò sperando di strapparle un sorriso.

Lei annuì sforzandosi di non guardarlo negli occhi, ma quando poi si voltò Tony la attirò a sé e la baciò.
Lasciò che la sua lingua giocasse con quella di lei, stringendola in un bacio lungo e appassionato; in quel momento capì di aver sbagliato a lasciar passare tutto quel tempo, la gita di quella mattina gli era servita per chiarirsi le idee e quando aveva visto Pepper scherzare con il bambino capì che se non avesse agito subito si sarebbe perso un sacco di altre cose e solo il pensiero lo faceva stare male.
"Andiamo a casa?"chiese staccandosi da lei.
"D’accordo" rispose intrecciando le dite con le sue e sorridendo.



La porta d’ingresso si chiuse con un colpo secco fra risa e vestiti che iniziavano a cadere abbandonati sul pavimento. Le labbra di Tony continuavano a torturare quelle di Pepper che intanto passava le mani sul suo torace nudo. Poi la sua schiena aderì alla superficie fredda della porta della camera e il suo viso venne avvolto dolcemente dalle mani di lui che intanto si era staccato dalle sue labbra per guardarla negli occhi.

"Sta succedendo" le disse.

Lei sorrise e poggiò le mani sui suoi polsi "Sì..."

Tony fece aderire la fronte a quella di lei "Non voglio vederti triste per..beh lo sai. Voglio che tu sia felice, soprattutto stasera. Come lo sono io" mormorò nella penombra della stanza.
Allora Pepper lo strinse in un abbraccio affettuoso, dopodiché iniziò a baciargli il collo, arrivando alla guancia e tornando alle sue labbra. Poi Tony si voltò e la spinse delicatamente verso il materasso, stendendola sulla lenzuola fresche e chinandosi sopra di lei.

"Andrà tutto bene" mormorò infine Pepper prima di abbandonarsi totalmente al piacere.
 
 

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Capitolo 8
*** Giorno 7. Ritorno a Malibù ***


Ritorno a Malibu



"E’ strano?" mormorò Tony steso di fianco a Pepper quando ormai la sveglia sul comodino indicava le due di notte.

"No…non è strano" rispose lei rannicchiata al suo petto e sorridendo.

Era stata una delle notti più belle della sua vita e anche se il problema di Tony continuava a preoccuparla, aveva ascoltato il suo consiglio e si era lasciata andare, rendendo quella serata assolutamente perfetta.
"Devo ammettere che sono colpita" gli disse guardandolo in viso.

"Da cosa, signorina Potts?"

"Sei riuscito finalmente a dividere il letto con me" spiegò accarezzandogli il pizzetto.

"Tecnicamente anche la prima sera ho dormito con te"

"Sì, ma io avevo acconsentito alla tua richiesta solo perché ero stanca morta".

"Dettagli. E poi Tony Stark ottiene sempre quello che vuole, dovresti saperlo".
Rimasero qualche minuto in silenzio, senza dirsi nulla; Tony le aveva circondato la vita con un braccio e l’aveva stretta a sé "Credo sia meglio dormire adesso, domani è l’ultimo giorno di vacanza e almeno quello vorrei che passasse senza intoppi" disse.

Pepper rise "Se non fosse stato per le tue manie di protagonismo, tutta la vacanza sarebbe stata senza intoppi".

"Ehi! Non sono stato io a mangiare un frutto esotico di cui ignoravo esistenza e provenienza" ribatté memore della disavventura che aveva avuto la giovane durante il giorno di natale.

"Ti ripeto che anche i migliori a volte possono sbagliare, e poi ero troppo impegnata a stare attenta che non ti schiantassi da qualche parte con quella moto d’acqua" si giustificò lei.

"Va bene, va bene…però domani si impara a nuotare, signorina Potts. E non ammetto repliche".

"No,Tony? No".

"Sì, Pepper? Sì".

Pepper sbuffò rumorosamente.

"E poi se dovesse succedere qualcosa adesso sei libera di aggrapparti a me senza rischiare di diventare viola".
A quell’osservazione Tony ricevette un pronto intervento da parte di Pepper che gli tirò una gomitata nello stomaco, ringraziando il buio che nascondeva totalmente il rossore che anche in quel momento le aveva raggiunto puntualmente le guance.

"Ehi! Non la facevo così violenta, signorina Potts"

"Buonanotte, Tony" rispose semplicemente lei.
 
 
La mattina seguente Tony e Pepper si erano alzati presto, avevano fatto colazione ed erano scesi in spiaggia con l’intento di passare al meglio quelle ultime ore di vacanza, il jet privato infatti li attendeva in aeroporto alle cinque e mezza del pomeriggio.
Ancora una volta Tony aveva indossato le improbabili vesti di insegnante di nuoto, ma solo per abbandonarli una volta per tutte dopo svariati tentativi falliti e rimbrotti stizziti di Pepper.
Ora lei era seduta comodamente sul bagnasciuga tentando di godersi un’ultima tintarella e nel frattempo lanciava qualche fugace occhiata a Tony che invece era occupato a nuotare.
Aveva appena deciso di chiudere un po’ gli occhi e rilassarsi portando lievemente la testa all’indietro quando qualcuno, con il corpo completamente bagnato, la abbracciò da dietro facendola sobbalzare.

"Tony!"

"Spaventata?" disse lui schioccandole un bacio su una guancia e gustandosi la sua reazione.

"Sei ghiacciato" constatò arrossendo fino alle orecchie per quella prima e inusuale manifestazione d’affetto.

"Sei tu che sei calda. Dai vieni a fare un bagno insieme a me…" la pregò "Prometto che non ci allontaneremo dalla riva" aggiunse appena notò la sua espressione contrariata.

"Sto così bene adesso…" obiettò lei che di immergersi nell’acqua fredda proprio non ne aveva voglia.

"Vuoi dire che fra le mie braccia non staresti altrettanto bene?"

Pepper rise a quella domanda e non la trovò per nulla sfacciata in quel momento.
Era vero che tutto era appena successo, ma conoscendolo avrebbe potuto dire quelle parole in qualsiasi altro momento, anche se fra di loro non fosse mai nato nulla.

"Voglio dire che mi è bastato il bagno di prima e che ora preferisco prendere un po’ di sole e magari…" disse voltandosi verso di lui "…in compagnia di qualcuno" aggiunse baciandolo brevemente sulle labbra per poi alzarsi e dirigersi verso il lettino sotto l’ombrellone.
Tony rimase qualche secondo fermo e  imbambolato, dopodiché, senza pensarci due volte, seguì la giovane verso la spiaggia.



Il resto della mattinata passò in fretta, il clima particolarmente caldo di quel giorno consentì loro di passare molte ore al mare e all’aria aperta, tant’è che verso le tre del pomeriggio era stata data ai turisti la possibilità di fare un breve giro in mongolfiera nei cieli della Thailandia.
Naturalmente la prospettiva di passare una mezz’ora su nel cielo era stata subito ben vista da Tony e decisamente malvista da Pepper che si era rifiutata categoricamente di salire su uno di quei palloni giganti.

"Dai Pepper! Non hai niente da temere, sei con Iron Man!" disse Tony con voce troppo alta.

"Abbassa la voce! Vuoi che ti scoprano?"

"Oh andiamo, lo sanno tutti che sono Tony Stark"

"A me non sembra".

"Fanno solo i timidi, ehi!" disse poi rivolgendosi a un turista a caso "Per caso vuole un autografo?"

"Tony!" lo rimproverò Pepper ringraziando il turista che lo aveva praticamente ignorato.

"Scherzavo…dai, un giro solo. Ho l’armatura dietro e se dovesse succedere qualcosa sarò pronto a intervenire" le garantì.

Pepper riuscì ad ascoltare solo la prima parte della frase di Tony, troppo impegnata ad analizzare scrupolosamente quello che le era appena saltato in testa.
Probabilmente Tony non ci aveva neanche pensato, o forse era solo bravo a nasconderlo, ma essendo la sua condizione abbastanza critica, stando a quel che era riuscita a capire lei, non aveva molte possibilità di “guarire” dall’avvelenamento e quella richiesta di salire sulla mongolfiera forse non era solo uno stupido e pericoloso capriccio.
Pepper lo guardò profondamente negli occhi e infine prese una decisione.

"Solo un giro" sospirò.

Inutile dire che i primi minuti di volo erano stati terribili per lei che vedeva quel mezzo di trasporto per niente sicuro e dovette ammettere che la valigetta di Tony posta in un angolo della mongolfiera la faceva stare più tranquilla.

"Va meglio?" chiese Tony posando le braccia sui suoi fianchi e attirandola a sé.

"No, ma posso sopportare. Credo di aver perso in tutto trent’anni di vita con questa vacanza…"

"Davvero?"

"A-ha" affermò Pepper poggiando le mani su quelle di lui che intanto le avevano circondato la vita da dietro.

"Ho un vago presentimento che la cosa mi riguardi un po’, signorina Potts"

"Ma non mi dica, soltanto un po’, signor Stark?"

"Ti ripeto che non sono stato io a mangiare un…"

"Ancora con questa storia?!" chiese lei voltandosi per guardarlo negli occhi.

"Mi hai fatto spaventare! Credevo che ti fosse successo qualcosa di grave, che ne so…"

"Qualcosa di grave?"

"Sì! Una reazione allergica"

"Sono allergica solo alle fragole, Tony".

"Davvero? Buono a sapersi…o magari uno shock anafilattico o…"

"Ma per favore..."

"Mi sono preoccupato davvero!"

"Talmente preoccupato da farmi una tisana e lasciarmi abbandonata sul divano"

Tony la guardò male "Stai scherzando, vero?"

Pepper sospirò e sorrise "Tu che ne dici?" si sporse poi per baciarlo.

Tony approfittò del momento per approfondire quel bacio e la strinse maggiormente a sé.
Era strano come tutto in quel momento venisse naturale, avevano avuto tanto tempo per scherzare fra di loro e rendere il loro rapporto più frizzante e divertente e adesso che le barriere, seppur minime, erano state abbattute, abbracciarla, baciarla o semplicemente sorriderle gli veniva spontaneo.
Quando si staccarono Tony guardò Pepper negli occhi e vi lesse un velo di tristezza, malgrado fosse evidente che si stava impegnando a mascherarlo.

"Tutto bene?"- le chiese.
"Certo" rispose lei tranquillamente.

"D’accordo…forse è ora di atterrare" disse infine Tony.
 
Le ore successive videro entrambi impegnati a risistemare le valigie e raccogliere le ultime cose sparse per la villa.
Tony aveva appena chiuso il suo borsone e aveva raggiunto Pepper che lo aspettava sul terrazzo.

"Sempre in ritardo, eh signor Stark,?" scherzò lei.

"Che ci vuoi fare, quando il lavoro chiama non mi piace mai arrivare puntuale…"

"Il mio lavoro, intendi?"

"Sì, anche quello" rispose lui sorridendo sotto i baffi "Allora?"

"Cosa?"

"Ti è piaciuta o no questa vacanza?"

Pepper roteò gli occhi al cielo "Te lo dico quando arriviamo a casa".

"Il motivo di tutta questa segretezza?"

"Il viaggio".

"Viaggio?"

"Per tornare a casa. Dipende come ti comporterai…"

"Ma non vale, la vac…"

"Certo che vale!"

"No, invece"

"Sì, invece".

"Invece no".

"Invece sì. Sta partendo con il piede sbagliato, signor Stark."

Tony sbuffò "E va bene…sarò un perfetto gentleman, te lo prometto".

"Ora va meglio" disse infine osservandolo chiudersi alle spalle le porte della villa.
Pepper sospirò dando un’ultima occhiata a quel paesaggio favoloso che chissà se avrebbe visto ancora, dopotutto era stata una vacanza meravigliosa, ormai poteva ammetterlo. Se non altro a se stesso.
Mezz’ora più tardi un taxi li aveva accompagnati al piccolo aeroporto dell’isola e in poco tempo sia Tony che Pepper si erano accomodati sui sedili.
 
Il viaggio fu più lungo del previsto e anche molto silenzioso, cosa che aveva fatto incuriosire non poco Tony.
Certo, anche il viaggio di partenza era stato lungo e noioso, soprattutto perché Pepper si era addormentata e lui non aveva potuto conversare con nessun altro se non la hostess che ogni tanto compariva nella cabina.
In quel momento però Pepper non stava dormendo anzi, con i suoi occhioni blu spalancati osservava il panorama dal suo finestrino.
Quando Tony la guardò meglio tuttavia notò lo stesso velo di tristezza che aveva notato poco prima di scendere dalla mongolfiera e per qualche minuto non spostò lo sguardo dal suo viso.
Era consapevole che quello che era successo la notte prima andava a cambiare radicalmente quella che era stata la loro vita prima della vacanza ed era maggiormente consapevole che la confessione che le aveva fatto circa il suo stato di salute la stavano preoccupando più di quanto fosse necessario e più di quanto lo fosse lui in quel preciso momento.
Ce l’avrebbe fatta, lo sapeva, anche se a volte era convinto del contrario e si lasciava andare a comportamenti decisamente non ortodossi come l’avventura a Monaco, ma ce l’avrebbe fatta.
Era sopravvissuto a un intervento senza anestesia, aveva nel petto un mucchio di schegge che miravano al suo cuore, non poteva morire per uno stupido avvelenamento da palladio.

Questi erano più o meno tutti i pensieri che gli attraversavano la mente nei momenti più tristi e cupi e che erano magicamente in grado di tirarlo su di morale.
La consapevolezza di non avere nessuno accanto che sapesse il suo “segreto” lo faceva sentire debole e allo stesso tempo forte.
Forte perché poteva dimostrare a se stesso quanto realmente fosse in grado di sopportare una situazione simile senza l’aiuto di nessuno, debole perché forse l’aiuto di qualcuno gli sarebbe stato gradito, suo malgrado.
Non avrebbe mai voluto realmente dirlo a Pepper, semplicemente perché non lo meritava.
Gli era stata accanto dieci anni nel bene e nel male e lo aveva sempre protetto e difeso senza scrupoli e senza timore, non era giusto arrecarle altre preoccupazioni più di quelle che era solito arrecarle tutti i giorni.
Ma Pepper lo conosceva come le sue tasche e si era accorta subito che c’era qualcosa che non andava e allora via, era partito con la confessione, per giunta nel momento sbagliato.
Adesso, mentre osservava il suo viso triste ma fiducioso, capì perfettamente quanto quella ragazza tenesse a lui e quanto sarebbe stata disposta ad aiutarlo e difenderlo ancora.
A un tratto Pepper si voltò e gli sorrise, questa volta allegra e serena più che mai e sorrise ancora di più non appena Tony ricambiò il gesto, vero e autentico solo per lei.
 
Arrivarono a Malibù verso sera e Happy li aveva gentilmente riportati alla villa.
Aveva insistito ad aspettare per accompagnare Pepper a casa, ma come al solito Tony l’aveva avuta vinta e si era trascinato appresso la giovane, la quale tuttavia non aveva fatto obiezioni di nessun genere.

"Fa uno strano effetto…" commentò Pepper voltandosi verso il soggiorno.

"Dici?"

"Sì, la casa ha sempre un aspetto diverso quando non la si vede per tanto tempo…"

"A ripensarci hai ragione, è vero. Ricordo quando sono tornato dall’Afghanistan…" commentò lui facendo spallucce e lasciando la frase a metà, non pensando di scatenare una brutta reazione interna alla giovane che adesso aveva nuovamente il volto colmo di tristezza.

"Pepper…mi dici cos’hai esattamente?" chiese a bruciapelo avvicinandosi piano a lei.

La giovane si voltò sorpresa e cercò di essere il più naturale possibile "Sono solo stanca…" rispose con dolcezza.

"Lo pensi ancora?"

"Che cosa?"

"Che non è strano…Noi, voglio dire..."

Pepper sorrise e non poté fare a meno di diventare rossa "Certo che lo penso ancora…" disse.

"Giusto, perché in effetti sarebbe curioso…dopo tutti questi anni…sapevamo entrambi che noi…insomma, prima o poi…no?" farfugliò Tony sicuro che sarebbe stato capito al volo.

"Già" rispose infatti Pepper, ridendo per il suo impaccio.

"Quindi deduco che questa espressione che ti ritrovi in volto non c’entri assolutamente nulla con quello che è successo fra di noi, né tantomeno con la stanchezza del viaggio, visto che ce l’hai da quando siamo partiti" chiese ancora Tony avvicinandosi sempre di più a lei.

Pepper si era appena resa conto che lui non era il solo ad essere un libro aperto, ma anzi, in quel momento sentì i suoi stessi pensieri completamente scoperti, pronti ad essere letti da Tony.
"No, infatti" ammise quindi.

"Pepper…" iniziò lui con dolcezza  poggiandosi con la schiena al divano e trascinandosi dietro la ragazza "Ne uscirò, te lo prometto" disse sicuro.

Pepper sospirò avendo ormai la conferma di esser stata capita da Tony "Non c’è bisogno di promettere…sono solo preoccupata, credo sia normale. Tutti lo sarebbero…"

"Io credo che anche se lo sapessero tutti tu li batteresti comunque" scherzò lui.

"Smettila, non sono così apprensiva!" rispose ridendo lei, cosa che fece tanto piacere a Tony, contento di vederla scherzare a sua volta "E poi è una cosa grave…ho tutto il diritto di esserlo".

"Riuscirò a trovare una soluzione, Pepper" la rassicurò lui "Adesso ho qualche motivo in più per farcela" aggiunse iniziando a stuzzicarle il collo con lievi baci.

Pepper stava per godersi quel momento di pace assoluta quando Tony decise bruscamente di interromperlo.

"Scusa…devo…devo fare una cosa" si giustificò Tony iniziando a guardarsi intorno.
Posò lo sguardo su ogni superficie possibile finché non lo trovò, una piccola scatola rettangolare posta sul tavolino di fianco al divano.

"Eccola!" esclamò afferrandola e porgendola a Pepper un po’ impacciato.

"Per me?" chiese lei sconcertata.

"Ehm…sì".

"Cosa sarebbe?"

"Beh…aprilo no?" disse lui sperando con tutto se stesso che Rhodey avesse eseguito alla lettera tutte le istruzioni che gli aveva dato.

"E’…un regalo?" azzardò Pepper notando la carta con la quale era avvolta la scatola.

"Dovrebbe, sì…di Natale".

"Natale?!"

"Beh, un po’ in ritardo…o in anticipo per il prossimo anno…fai come ti pare…" aggiunse aggrottando le sopracciglia.

Pepper iniziò a scartare il regalo incuriosita e appena riuscì a liberarsi della carta si ritrovò in mano un portafotografie ultima tecnologia, lo voltò e vide lo schermo illuminarsi mostrando al centro una foto di lei che sorrideva raggiante e che teneva in braccio il bambino che avevano incontrato in Thailandia qualche giorno prima, mentre si dimenava su di lei tutto felice.
"Oddio…" mormorò emozionata "Tony…" aggiunse guardandolo con dolcezza.

"Ve l’ho fatta quando eravate distratti" disse realmente imbarazzato "Ho pensato che fosse un buon rimedio a tutti i casini che ho combinato durante questa settimana".

"E’ un regalo bellissimo, grazie" disse lei sporgendosi per dargli un lungo bacio.

Nel momento in cui aveva deciso di portare Tony a fare una piccola gita in quel villaggio, aveva pensato che in fondo avesse avuto una pessima idea: i bambini lo avevano messo in difficoltà e oltretutto era anche riuscita a rievocare brutti e tristi ricordi, ma dopo quel gesto così semplice e disinteressato aveva capito finalmente di aver fatto la cosa giusta.

"Allora sono perdonato?" chiese lui tornando ad assumere la solita espressione beffarda che fece subito ridere Pepper.

"Direi di sì" gli concesse.

"Perfetto allora" disse prima di impossessarsi di nuovo delle sue labbra.

"Che ne dice di fermarsi qui questa notte, signorina Potts…?"

"Solo per stanotte?"

"E per domani notte e per dopodomani notte e per…"

"Va bene, signor Stark" rispose lei avvolgendogli le mani intorno al collo.

 

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Capitolo 9
*** Epilogo ***


Epilogo



Era circa mezzanotte quando arrivarono a casa, il cielo brillava di stelle e finalmente, dopo tanto tempo, tutto era tornato alla normalità.
Normalità nel limite del possibile, chiaramente. Quando si tratta di Tony Stark bisogna fare attenzione a utilizzare certi termini.

"Ahi!"

"Non fare il bambino!"

"Ahia!"

"Tony smettila di lamentarti!"

"Se tu smettessi di farmi male io smetterei di lamentarmi, che dici?"

"E’ solo disinfettante".

"Ma brucia!"

"Per favore, se il mondo sapesse che è così che ti comporti quando ritorni dalle tue missioni diventeresti estremamente ridicolo".

"Se il mondo sapesse che è questo quello che fai al tuo eroico fidanzato quando ritorna dalle sue altrettanto eroiche missioni diventeresti estremamente…"

"Premurosa, attenta e apprensiva. Più di quanto non lo sia adesso, tra l'altro".

"…io avevo in mente qualche altro aggettivo".

"Finito. Contento, signor Stark?" disse Pepper riponendo bende e disinfettante nella valigetta del pronto soccorso.

"Direi di sì".

"Comunque il mondo non sa ancora che sei il mio fidan…"

"Eroico".

"…eroico fidanzato e quindi non credo si disturberebbe tanto nel vedere me che curo le tue ferite, visto che ormai è diventata un’abitudine".

"Senza offesa, ma non credo ti prendano molto sul serio ultimamente".

"Certo che no, dopo che mi nomini amministratore delegato della tua azienda da un giorno all’altro chi potrebbe prendermi sul serio?"

"Io, per esempio".

"Pensa se sapessero che stiamo insieme…"

"Guadagneresti sicuramente qualche punto" rispose Tony sfacciato.

Pepper portò gli occhi al cielo "Ti prego..."

"Rhodey ormai lo sa".

Non è colpa mia se hai amici guardoni".

"Sarebbe colpa mia?"

"Beh, come ci è salito sul tetto?"

"Con…. l’armatura" ammise colpevole Tony "Che si è tenuto, tra l’altro" disse più a se stesso.

Pepper scosse la testa e con le braccia incrociate sul petto raggiunse l’enorme vetrata del soggiorno; Tony le si avvicinò e le prese una mano fra le sue.
"Sei ancora arrabbiata?"

"Hai fatto un disastro durante la tua ultima festa di compleanno…" lo ammonì lei.

"Lo so".

"…senza contare la faccia tosta che hai avuto a venire nel mio ufficio…"

"Ehm..."

"…e a regalarmi le fragole".

"Come facevo a sapere che eri allergica?!" si difese l'uomo.

"Te l’avevo detto" gli ricordò.

"E quando?"

"Quando hai passato mezza giornata a rimbrottarmi perché avevo mangiato un frutto di cui ignoravo esistenza e  provenienza, durante la nostra ultima vacanza".

"Ah. Davvero?"

"Sì".

"Però ti ho salvato la vita, di nuovo. Dovresti perdonarmi comunque, fragole a parte" ammiccò.

"Il solito esagerato…"

"Stavi per saltare in aria!"

Pepper annuì rassegnata. Che diavolo, alla fine aveva ragione pure lui.
"Credevo che il bacio sul tetto ti potesse bastare" gli disse quindi con un sorriso.

"Infatti lo credevo, ma poi non hai più detto una parola e ho pensato che…non volessi più…non lo so…"

Pepper rise del suo imbarazzo e si voltò per guardarlo in viso "Pensavi che non ti volessi più?"

"Ammetto di non essermi comportato bene, in effetti".

"Infatti ti sei comportato davvero male".

"Mi dispiace…"  si scusò sinceramente, accarezzandole un fianco e avvicinandosi di più a lei.

Pepper si lasciò stringere e sospirò, contenta che tutto fosse finalmente andato per il verso giusto.
"L’importante è che sia tutto ok, adesso".

"Lo è. Sono guarito…te l’ho detto".

"Non mi hai detto come, però" gli fece notare.

"Ehm…diciamo che mi sono fatto aiutare da qualcuno...te lo racconterò" le disse in un sorriso.

"D’accordo".

"Allora?" chiese poi Tony avvicinandosi al suo viso.

"Allora cosa?"

"Si ferma qui stanotte, signorina Potts?"

"Solo questa notte, signor Stark?"

"Direi di no" rispose prima di baciarla leggero sulle labbra.

Pepper gli buttò le braccia al collo e lo baciò a sua volta.

"Mi sei mancata" confessò Tony staccandosi un istante da lei.

"Anche tu"
Il bacio divenne improvvisamente lungo e passionale e Tony indietreggiò tenendo stressa a sé la giovane e avviandosi verso il divano.

"Te l’ho detto che ho comprato la villa in Thailandia?" le chiese senza smettere di baciarla.

"Come sarebbe?"

"Quando ho trovato il rimedio per l’avvelenamento ho pensato di volerci ritornare subito…" disse passando le  labbra sulla pelle calda del suo collo.

"A patto che la prossima volta si comporterà bene, signor Stark" mormorò lei affondando la mano fra i suoi capelli.

"Affare fatto, signorina Potts" le garantì prima di cadere fra i cuscini del divano.
 



 

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