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C’era finalmente riuscito. Erano mesi che la inseguiva. Le
aveva dato la caccia per tutta l’Inghilterra. Era stato difficile scovarla. Lei
era una metamorfomagus; proprio come la cara Tonks. Ed era proprio merito di
quest’ultima se oggi era riuscito a scovare la sua preda, grazie alla
preziosarivelazione di un piccolo
segreto: “C’è solo un elemento della nostra persona che non possiamo
trasformare o modulare, ed è il nostro odore. Possiamo camuffarlo, ma l’odore
caratteristico della nostra pelle è immutabile”.
Lui aveva fatto tesoro di questo prezioso consiglio e si era
allenato per mesi interi. Si bendavalasciandosi guidare semplicemente dai suoi sensi. Ed ora era pronto,
sapeva che lei era lì: Avrile Bellatrix.
Figlia dell’assassina colpevole della morte dell’unico padre
che aveva mai conosciuto: Sirius.
Ora era il momento della vendetta. Aveva sconfitto il temuto
Voldemort, erano oramai passati sei lunghi anni. Era stato venerato, mitizzato,
ma non aveva ceduto alle lusinghe di un mondo troppo invadente.
Era diventato un Auror. L’addestramento era stato duro, era
costato enormi sacrifici; ma alla fine ce l’aveva fatta, e ora era il migliore
agente che il ministero possedesse. Negli ultimi due anni aveva vinto il premio
“Miglior Auror dell’anno”.Ancora una
volta: un modello, l’esempio da seguire. E lui, in fine, se ne stava
convincendo. Era una vita che tutti non facevano che ripetere: “Tu sei un
eroe”….
Aveva dato tutto per il suo lavoro, molto di più di quello
che gli era stato chiesto.
Aveva persino perso il suo migliore amico: Ron. Era quasi un
anno ed ancora non si parlavano. Dalla sera in cui a casa di Hermione, il suo
ex migliore amico aveva presentato a tutti la sua nuova ragazza: Pansy
Parkinson.
Litigarono. Si urlarono a dosso parole taglienti, rancori
soppressi, e paure crescenti.
Da quella sera non si erano mai più sentiti. Era troppo
impegnato con il suo lavoro, con la sua forsennata ricerca di assassini e
traditori. La settimana successiva a quella cena la madre di Pansy si trovava
rinchiusa ad Azkaban. Lui considerò così, chiusa la faccenda.
Tagliare i ponti con Ron significò chiudere i rapporti anche
con la famiglia Weasley e di conseguenza eliminare anche le sue uniche
motivazioni di uscita e svago. Lavorava 24 ore su 24. L’unica persona con cui
aveva ancora dei contatti sociali era la solita cara Hermione che una volta a
settimana lo invitava, o meglio lo costringeva ad andare a cena
nell’appartamento che condivideva con il suo fidanzato: Bill Weasley, il quale
si era oramai definitivamente trasferito a Londra e lavorava come impiegato per
la Gringott. A quelle cene si divertiva, ma non riusciva a staccare, non vedeva
l’ora di tornare a casa, nel suo minuscolo appartamento di fronte al Ministero,
a scartabellare le ultime schede segnaletiche.
Aveva lavorato anni: giorno e notte, solo per potersi
vendicare.
Aveva ucciso Voldemort, catturato Lucius Malfoy, ma
Bellatrix Lestrange era fuggita e non era riuscito ad avvicinarsi a lei, fin
quando un grigio gufo in un’assolata giornata gli aveva recapitato una semplice
lettera, con scritto: “Lei è morta. Avrò la mia vendetta. Tu pagherai con la
vita..” Non aveva impiegato molto per capire il mittente. Avrile. La misteriosa
figlia di Bellatrix, di cui non si era mai saputo molto. Ma nell’ultimo anno era
riuscito a raccogliere diverse informazioni su di lei, oltre ad averla già
incontrata ed affrontata un paio di volte. Era un’ossessione. Una questione
personale. Ed ora lei era in trappola, dietro l’angolo, mancava così poco.
Sguainò la bacchetta e camminando lentamente, adeso con il corpo al muro, ne
seguì la linea e girò l’angolo ritrovandosi faccia a faccia con una ragazza
poco più giovane di lui. Le bacchette si sollevarono in aria, rotearono e si
udì un sol grido: “Crucio”.
“Sei licenziato. Potter hai superato ogni limite. Sei un
Auror! Ti meriteresti di essere rinchiuso nella cella a fianco a Malfoy: ad
Azkaban”. Percy Weasley, era oramai rosso in viso, una grossa vena gli
attraversava la fronte pulsando in maniera preoccupante. “Hai eseguito una
maledizione senza perdono su di una ragazzina. Dovevi arrestarla, non
torturarla…, e non dirmi che ti stavi difendendo: Potter! Non ci provare ad
offendere la mia intelligenza. Sono il ministro della magia e non posso lasciar
correre. Ti hanno visto. Hanna Abbott era sulle tue tracce, le avevamo detto di
seguirti, sapevamo che la stavi prendendo troppo sul personale e lei ti ha
visto, ma peggio ancora, quel ficcanaso del marito l’ ha pedinata documentando
tutto. Ed ora la “Gazzetta del Profeta” si starà fregando le mani”. Percy prese
un respiro, Harry ne approfittò per parlare. “Ho sbagliato lo so, forse ero un
po’ stressato, ma la prego non mi tolga il posto. Io sono il miglior Auror che
questo ufficio abbia mai avuto, e questo lo sai Percy! Pure un essere viscido
come te, lo sa!”
“Fuori! Sei fuori! Non ti devi avvicinare nemmeno al
ministero! Fuori!” furono le ultime parole che Harry sentì prima che due
energumeni lo bloccassero e lo trascinassero per strada.
Era perduto. Ora cosa avrebbe fatto? Chi poteva
consigliarlo?Hermione.
Si diresse verso il San Mungo, dove lavorava la sua migliore
amica.
Sarah la segretaria della Granger riconobbe subito il famoso
“Harry Potter” e lo fece accomodare immediatamente nello studio di Hermione tutta
presa a leggere un vecchio libro stampato. “Hermi!” disse. La ragazza alzò
leggermente il volto e si proruppe in un sorriso nel momento in cui incontrò lo
sguardo del suo amico, “Harry siediti! Hai fatto una pausa! Ti ci voleva
proprio. Sei sempre più sciupato. Andiamo a prenderci un caffè..” .
“Hermione”la
interruppe bruscamente lui “non sono qui per un caffè, ma ho bisogno di aiuto.
Vedi Percy mi ha appena licenziato” lei cercò di dire qualcosa, ma lui la
bloccò con un semplice cenno della mano. “Ho catturato Avrile, ma per farlo ho
praticato il Crucio e mi hanno visto, e poi per giunta ho dato a Percy del
pallone gonfiato, e lo conosci pure te, sai quanto sia permaloso, a me non è
mai piaciuto. Ti ricordi quando scrisse quella lettera a ...! non importa!
Comunque volevo solo sapere se puoi combinare un’incontro… vedi bhè pensavo che
potrei trasferirimi in America e svolgere lì il mio lavoro.”
“Vedrò quello che potrò fare, ma ora ti prego vattene!
Tornatene a casa e riposati” era stanca di occuparsi del Ragazzo che visse. Lo
conosceva da tredici anni all’incirca. Gli aveva fatto d’amica, da madre, da
sorella, aveva sofferto così tanto per lui. L’aveva visto inaridirsi giorno
dopo giorno, perdersi in se stesso. Ed era oramai un’ anno che doveva fare tutto
questo da sola, senza l’ausilio di Ron. Il ragazzo dai rossi capelli che era
sempre riuscito ad alleggerire la vita ad Harry. Erano mesi che non vedeva il
riso solcare il volto del suo migliore amico e l’ultima volta era stata al
stato al fianco di Ron.
Harry non notò l’amarezza nelle sue parole, oramai non
ascoltava più le persone, o meglio ascoltava solo quello che a lui interessava.
Si diresse verso l’ascensore, dove già un biondo ragazzo
stava aspettando. Gli si affiancò e solo allora si rese conto di conoscerlo:
“Malfoy!”
Il viso di Harry si contrasse in una smorfia di disgusto,
mentre Draco mostrava un largo sorriso, porgendogli gentilmente la mano. “Harry
da quanto tempo. Come stai?”
“Draco ed Harry, non si vedevano più dal giorno del loro
diploma, e all’epoca il loro rapporto di odio era l’unica cosa che li legasse.
Poi Draco era sparito ed Harry aveva intrapreso la sua carriera a tempo pieno,
aveva perfino speso un’ anno interno indagando dietro ai Malfoy, riuscendo così
ad arrestare Lucius, era anche riuscito a scoprire che fine avesse fatto Draco:
era partito per San Francisco, ospite a casa di uno zio.
Ed ora erano lì, dopo anni si rincontravano, nel posto più
insolito: un ospedale.
“Non osare chiamarmi Harry, io e te non siamo mai stati amici,
e mai lo saremo. Ora se volessi potresti lasciarmi prendere l’ascensore in pace
ed ignorarmi. Te ne sarei grato”. Detto ciò si girò dando le spalle al biondo
ragazzo, che però lo seguì, ignorando la sua esplicita richiesta, e girandogli
intorno si posizionò davanti a lui: “Harry! Sono anni che non ci vediamo e
questo è tutto quello che sai dirmi?! Come va la vita?! Cosa ci fai qui in
ospedale? Spero nulla di grave! Scusa! Forse non dovevo chiedertelo! Draco sei
un’idiota! Comunque Harry vieni con me al bar qui sotto, ti offro un caffè e ci
facciamo due chiacchere…”.
“Non sono venuto qui per un caffè” lo interruppe Harry
“Voglio solo andare a casa. E’ stata una giornata difficile, e ho un sacco di
problemi da risolvere…”.
“Magari potrei aiutarti” asserì Malfoy “Dubito” ribattè
Potter “Se non provi non lo potrai mai sapere” concluse Draco. Allora Harry lo
fissò diritto negli occhi. Non poteva leggere il pensiero, ma sapeva leggere
l’animo delle persone solamente fissandone attentamente gli iridi. I suoi erano
grigi come il cielo d’ottobre, con riflessi d’azzurro profondo come le viscere
della terra, furono pochi secondi, ma l’unica cosa che potè leggere in quelle
meraviglie, fu: felicità.
Draco era felice.
Ed Harry era curioso voleva sapere cosa rendeva meravigliosa
la vita del suo vecchio nemico.
“Va bene, accetto la tua offerta. Andiamo a prenderci un
caffè”.
“Allora perché non rispondi
alla mia domanda? Cosa ci facevi in ospedale?” chiese Malfoy col viso rabbuiato
“Non sono affari tuoi” ribattè il Griffondoro. “Harry! Siamo venuti qui per
parlare e non credo di poter sostenere un monologo” rispose Draco.
La cosa che colpì
maggiormente il ragazzo che visse non fu tanto il contenuto di quella frase, ma
il fatto che mentre parlava non aveva smesso di sorridere un attimo. “Te lo
dico, solo se poi mi dirai cosa ci facevi, tu, in ospedale” propose Harry.
“Affare fatto” ribattè
prontamente Malfoy.
“Bene!Ero andato a trovare
Hermione, avevo bisogno di parlare con lei. Ora è il tuo turno” concluse
euforico Potter.
“Ok, io invece ero andato a
trovare Neville, sai che ora lavora con Hermione, stanno creando una sala ricreativa
per i bambini ricoverati al San Mugo e poivi sarà un appuntamento fisso settimanale in cui i permetteremo ai
bambini di poter giocare con degli animali che porteremo loro, così Paciock mi
ha chiesto di aiutarlo, ossia di portare in uno di questi appuntamenti il mio
cucciolo di cane”.
“Malfoy aspetta un attimo! Da
quando sei amico con Neville? Da quando Neville lavora con Hermione? E
soprattutto da quando t’interessi dei bambini e possiedi animali babbani?”.
Draco incominciò a ridere di gusto “Sei divertentissimo” continuò a dire fra le
lacrime di gioia “la tua faccia è impagabile. Comunque Potter tutti cambiano,
credevo che lo sapessi”.
Silenzio.
Aveva Ragione, lui per primo
era cambiato, aveva visto cose che lo avevano fatto così tanto soffrire, che lo
avevano indurito, allontanato dal mondo e dalle persone.
“Harry, non so cosa dire, o
meglio sì so cosa dirti: Scusa! So di essere stato una piattola, un mostro
quando eravamo a scuola, ma sono passati sei anni e ho capito molte cose e sono
cambiato: te lo giuro. Mi piacerebbe molto poterti conoscere, ricominciare dal
principio, vorrei sapere se sei sposato? Fidanzato? Dove vivi? Dove lavori?
Dove vai solitamente quando esci? Cose di questo genere, cose che un amico
dovrebbe conoscere” ed abbassò lo sguardo fisso sulle scarpe. “Noi non siamo
amici, che questo sia chiaro” tuonò inflessibile Harry, per poi continuare dopo
un attimo di pausa “Non sono sposato, ne fidanzato. Ho avuto un solo ragazzo
durante l’estate del nostro sesto anno ad Hogwarts. Ma con John non è andata
più in là di un bacio ed è durata una sola settimana. Vivo un appartamento di
fronte al ministero. Lavoro come Auror, o meglio lavoravo, ma poi questa
mattina il nostro illustre ministro della Magia: Percy Weasley, mi ha
licenziato. Per sei anni non ho fatto che lavorare, lavorare e lavorare, non ho
tempo ne per gli amici, ne per l’amore, ne per uscire e ne per il
divertimento”.
Draco lo fissò diritto negli
occhi e disse: “Disgustoso”.
“Sono uno stupido” riprese
infuriato Harry “Mi avevi detto di essere cambiato, ed io ti ho creduto, mi
sono lasciato convincere da un bel paio di occhi. Non posso credere che mi hai
chiamato qui solo per poi offendermi, o il tuo scopo era quello di deridermi?”
Si era già alzato e diretto verso l’uscita quando Draco lo raggiunse e lo
trattenne per un braccio “Harry non volevo offenderti , o prenderti in giro, te
lo giuro” di nuovo quella luce in quelle grigie caverne che lo attiravano come
il canto delle sirene. “Ti prego siediti” insistette il biondo. Harry non
sapeva il perché, ma si lasciò prendere la mano e condurre al tavolo dove
ripresero posto e dopo qualche minuto di silenzio Malfoy prese la parola:
“Quando ho detto disgustoso, intendevo dire che una vita senza amore è triste
ed arida. Ma io ti posso aiutare, dico sul serio”.
“Malfoy. Interruppe Potter
“Te lo avevo già detto: Dubito!”.
“Potter” intervenì nuovamente
Draco “da quanto non esci con una ragazza, da quanto tempo non vedi i tuoi
compagni scuola, da quanto non fai più qualcosa che ti piace, ma solo quello
che devi?”
Harry lo fissò ammutolito per
qualche minuto. Non lo vedeva da anni, ma era come se lo vedesse per la prima
volta. Questo Draco era gentile, paziente, interessato, realmente interessato
alla sua vita, non era più il noioso arrogante, spocchioso snob della scuola,
con qui per sette anni interi aveva discusso quotidianamente.
“Primo io non esco con le
ragazze, ma con i ragazzi, e comunque è stato molto tempo fa, secondo non sono
affari tuoi. Penso che siano passati due ani, all’incirca, comunque, terzo non
lo so”.
Draco gli sorrise e qualcosa
all’interno di Harry sobbalzò.
“Allora ho ragione, io, posso
aiutarti. Domani sera sarà il Primo Novembre. Vieni a vivere con me, per un
mese. Dammi il tuo tempo. Io ti aiuterò a rivivere”.
Ma Harry non lo lasciò
nemmeno finire si alzò e gli urlò contro: “Tu sei pazzo!Grazie per il caffè, ma
addio!”.
“Aspetta, Harry ti prego”
supplicò Draco. “Non devi accettare subito, pensaci, e dammi la tua risposta a
cena, questa sera, da me. Per favore!”.
Harry non riuscì a rifiutare
qualcosa a quegli occhi a quel viso così dolce.
“Va bene. Scrivimi il tuo
indirizzo ed un orario ed io ci sarò”.
Erano le 21:00. Si trovava davanti ad una villetta, una come
tante, però una come non ne aveva mai viste. Un giardino ordinato, una cuccia
di legno bianco, del medesimo colore delle mura. Una casa a due piani, più una
probabile soffitta. Una luce accesa al primo piano.
Cosa ci faceva lì? Non lo sapeva! Magari sarebbe stata una
bella serata piacevole, come era da tanto che non trascorreva.
Prese un bel respiro e suonò il campanello.
“Chi è?” chiese una voce dal suono familiare, ma che non
apparteneva al biondo padrone di casa. “Sono Harry”. Il cancello si aprì, lo richiuse
attentamente dietro di se e proseguì lungo il vialetto fino a raggiungere la
porta, che si aprì e da dietro apparve Malfoy. Indossava lunghi pantaloni neri
che mettevano perfettamente in risalto le sue gambe asciutte e muscolose,
portava poi una maglia bianca sottile, di una o due misure più grandi, che gli
ricadeva su una spalla, lasciandola, così, scoperta. I capelli erano legati in
una piccola coda, ed era scalzo. Era estremamente bello agli occhi di Harry che
arrossì.
“Allora entrate?” una voce preveniente dalle spalle di Draco
attirò l’attenzione dei due ragazzi. “Accomodati” disse Draco, per poi
avvicinarsi all’orecchio di Harry e sussurrargli: “Scusami, è Charlie, e sta
per uscire”.
Charlie? Charlie Weasley? Cosa ci faceva a casa di Draco?
Soprattutto a quell’ora? Che stessero insieme?
Questo pensiero provocò nell’inconsapevole ragazzo una punta
di disapprovazione.
“Harry, come stai?” chiese Charlie comparendo davanti agli
occhi del ragazzo d’oro “Spero bene!”
Charlie era sempre stato bello, e non era cambiato per nulla
dall’ultima volta che l’aveva visto, era sempre elegante e il suo corpo
muscoloso non passava di certo inosservato. Era ormai da quattro anni il
cercatore ufficiale dei Chadley Cannon. Il Weasley si avvicinò a Draco e lo
strinse a sé circondandolo totalmente con le sue lunghe braccia: “Vattene” fu
l’unica cosa che gli disse Malfoy, dolcemente, con il sorriso sulle labbra.
“Ok! Ok!” me ne vado volevo solo salutare un mio vecchio amico” rispose Weasley.
“Sto bene Charlie” ribatte Harry alla domanda
precedentemente rivoltagli “Ti prego salutami Molly e Arthur, mi mancano
tanto”.
“Anche a loro manchi, te lo posso assicurare” concluse
Charlie prima di prendere la sua giacca e baciare a tradimento le labbra di
Draco, per poi uscire di corsa dalla porta inseguito dal biondo. Il quale una
voltarichiusa la porta si voltò e si
diresse nuovamente verso il suo ospite.
Dio quanto è sexy! Continuava a ripetersi Harry, per poi
ricordarsi chi era in realtà il soggetto della sua attrazione.
“Dammi pure la giacca” disse Malfoy, per poi prenderla e
sistemarla.
Infine fece strada
fino alla tavola apparecchiata, dove si sedettero. Si ritrovarono, così, uno di
fronte all’altro, e solo allora Harry si accorse che le uniche luci che
illuminavano la stanza erano delle candele.
“Perdonami l’intrusione di prima, ma non me lo aspettavo,
era solo venuto a salutarmi” incominciò Malfoy.
“Ma tu e lui, quindi…, bhè sì, insomma, voi…” cercò di
chiedere imbarazzato Harry.
“No, non stiamo insieme. A Charlie piacciono molto di più le
donne, lo fa solo per fare il cretino” intervenne Draco, “Sostiene che io sia
pazzo ad invitare a vivere qui con me ogni mese persone diverse…”
“Perché lo fai” lo interruppe Harry. “Per aiutarli” rispose
Malfoy “ci sono persone a questo mondo che per essere felici hanno solo bisogno
di una piccola spinta. Bhè.. io... sì...ecco, io gliela do.
Ad ottobre ad esempio, il mio ultimo mese, ho incontrato un
senza tetto, l’ho aiutato a ripulirsi, a vestirsi, l’ho nutrito ed infine gli
ho dato la cosa di cui maggiormente necessitava: la fiducia in se stesso, ed
ora possiede un bar nel centro di Londra, ha una fidanzata, ed è contento e
soddisfatto di quello che è riuscito ad ottenere”.
“Sì, va bene, ma continuo a non capire, perché, lo fai?
Ossia il Malfoy che io conoscevo, era senza cuore, menefreghista, mentre ore
sembri dolce e gentile” specificò Harry.
Draco arrossì, ma non si lasciò intimidire da quelle parole.
“Te l’ho già detto tutti cambiano. Quando ci siamo diplomati tutti erano a
conoscenza della mia omosessualità, era una vergogna, per la mia famiglia, per
mio padre: un incallito mangiamorte; e per mia madre, la quale però mi salvò la
vita. Mi spedì in America a casa di uno zio, il giorno seguente alla cerimonia
dei diplomi.
E’ un fratello di mio padre, un puro Malfoy, con un solo
piccolo “problema”: ama vestirsi da donna. Siamo lo scandalo della famiglia.
Lui però mi ha insegnato così tante cose…” il viso di Draco mentre parlava di
suo zio s’illuminò. “E’ un pubblicitario, vive in un modesto appartamento, in
confronto al maniero dei Malfoy, in un tranquillo quartiere nella periferia di
San Francisco. Ha rinnegato la magia. Ed è felice, ha un sacco di amici, nel
suo lavoro è bravo e lo adora; in più viveva vicino ad una donna meravigliosa …
sono stato il suo Luglio.
Ero appena arrivato, non conoscevo nessuno, ero impaurito,
ferito, frustrato. Avrei voluto prendere parte alla vostra guerra in un modo o
in un altro. Invece ero dall’altra parte della terra, lasciato senza notizie,
inerme. Sapendo che là nel mio mondo si stava scrivendo la storia.
Lei mi ha ospitato per un intero mese in casa sua. Mi ha
fatto vedere quante possibilità avevo, quante belle cose abbiamo davanti ai
nostri occhi quotidianamente, e che non riusciamo ad apprezzare. Grazie a lei
sono rinato. Da lei ho preso esempio. Quando trovava qualcuno da aiutare lo
portava da lei e gli dedicava tutto il suo tempo per un mese, il tempo
perfetto. Sarah.
Tre anni fa è morta. Era malata. E l’ultimo uomo che aiutò
fu il suo più grande amore. Vedi in quel mese lei stava con le persone che
aiutava, e quel Novembre fu il suo ultimo”.
Calde lacrime si appropriavano della pelle delle sue bianche
guance, Harry sentì sciogliersi, avrebbe voluto stringerlo, consolarlo,
sembrava così indifeso, ma c’era una domanda che gli rimbombava nella testa,
assillandolo: “anche tu sei stato con le persone che hai aiutato?”.
Draco si asciugò gentilmente le lacrime e riprese a palare:
“Quando è morta eravamo tutti distrutti, sono stato al fianco di mio zio ancora
per un anno, poi un giorno ho preso un aereo e sono tornato a casa. Tu avevi
arrestato mio padre. Ed ora sono quasi due anni che sono nuovamente qui: a
Londra.
L’ultimo giorno che trascorsi in America, andai al cimitero
a trovarla, e le promisi che avrei continuato quello che lei aveva cominciato. Ci
sto provando. Ma per rispondere alla tua domanda: no, non sono quasi mai stato
insieme agli uomini che ho aiutato. Sarà successo una o due volte, ma ho troppa
paura d’innamorarmi, come accadde a lei. Immaginati di vivere una delle
esperienze più vere, esaltanti, e appaganti della tua vita: innamorarti e
dovervi poi rinunciare. Sono spaventato, terrorizzato da ciò”.
S’interruppe, si prese la testa fra le mani e nuovi
cristalli incominciarono a piovere sul suo candido viso.
Harry non seppe resistere, si avvicinò al suo vecchio
nemico. Era tutto così surreale. Harry Potter che consolava Draco Malfoy. Chi
avrebbe mai potuto crederlo?
Raggiunse il biondo ragazzo e si inginocchiò ai suoi piedi,
gli prese il volto con le mani e con i pollici gli asciugò le lacrime.
“Non devi aver paura, Draco. Lei ha amato pur sapendo che
stava morendo. Ha avuto il coraggio di vivere”.
I loro occhi s’incontrarono, Harry arrossì improvvisamente e
si allontanò leggermente, mentre Draco posò le sue mani su quelle del
Griffondoro.
“Harry, so che hai ragione, perdona il mio sfogo. Ti prego.
Esci con me ora. E’ la sera di Halloween. Usciamo ad osservare il mondo” detto
ciò si alzò e sempre con la mano in quelle di Harry si diressero fuori, per il
quartiere.
Bambini travestiti da vampiri, zombie, mostri, streghe, e
maghi.
“Sono così carini” incominciò Draco “Non trovi Harry?” il
quale si era perso, non riusciva a togliere gli occhi dal serpeverde, era
perfetto, bellissimo e poi quella faccia così dolce, quel sorriso così caldo,
quegli occhi così curiosi, quelle labbra così carnose.
Senza sapere il perché Harry staccò la mano da quella di
Draco e gli passò il bracco sulle spalle, stringendolo a sé.
Draco rassicurato da quell’atteggiamento appoggiò la testa
sulla spalla di Harry. Continuarono a camminare in silenzio, protetti dai raggi
della luna. Fino a quando giunsero ad una bella villetta
dove alcuni teppistelli stavano lanciando delle uova,
terrorizzando la vecchietta che vi abitava e che stava gridando con vemenza
intimando ai ragazzi ad andarsene, senza però ottenere alcun risultato.
Draco e Harry accorsero subito a fermare i vandali ,
saltarono all’interno del giardino della villetta. “Fermatevi, non vedere che
questa signora è sola e anziana. La state spaventando” disse Malfoy “Fatevela
con qualcuno della vostra stazza” aggiunsecoraggiosamente Harry.
“Guarda! Guarda! Se volete ce la possiamo prendere con voi.
Forza Scoprion” gridò quello che sembrava il capo della banda, prima di
lanciarsi all’inseguimento dei due maghi.
I due maghi cominciarono a correre, fino allo sfinimento,
fino a quando non trovarono un vicolo in cui nascondersi.
Ridevano. Harry strinse a se Draco, il quale rispose
portando le sue braccia dietro al collo di Harry. Si guardarono, lentamente, i
loro visi si sfiorarono, le loro labbra si toccarono. Il bacio fu dolce e
gentile. Quando si staccarono, il biondo appoggiò il viso sul petto di Harry e
sussurrò“Ti prego rimani con me, almeno
questa notte”.
Non gli era mai successo, nessuno glielo aveva mai chiesto
con così tanta dolcezza. Ogni qual volta aveva incontrato qualche bel ragazzo
in un bar, era sempre solo per una notte, e fretta e freddezza erano le compagne
di quelle sere.
“Andiamo a casa” rispose Harry sussurrando nell’orecchio del
suo vecchio nemico. Mano nella mano giunsero a casa di Draco.
Arrivarono al letto senza nemmeno ricordarsi la strada che
avevano percorso. Se non fosse stato per la scia di vestiti che lasciarono
dietro di loro.
Il griffondoro non aveva mai provato così tanto desiderio e
passione per nessuno, non riusciva più a razionalizzare i suoi comportamenti,
voleva solo assaporare quella bocca, accarezzare quel corpo, e spingersi più in
là, fino in fondo, fino a possedere tutto.
Grida di passione, mormori di piacere, parole di supplica
riecheggiarono nella stanza accompagnando l’incessante danza di due corpi
complementari. Due metà dello stesso cielo. Quando Harry raggiunse il piacere,
seguito da Draco, rimasero in silenzio, avvinghiati, a scambiarsi gentili
carezze fin quando il sonno non li colse.
Il primo a ridestarsi fu Harry, era così caldo, aprì gentilmente gli
occhi e si trovò in una camera che non era la sua, in un
Il primo a ridestarsi fu Harry, era così caldo, aprì
gentilmente gli occhi e si trovò in una camera che non era la sua, in un letto
comodo, ma sconosciuto e fra le braccia un corpo perfetto. Un sorrisetto solcò
il volto rilassato dell’Auror. Era stato meraviglioso, era stato totalmente
suo, sentire qualcuno gemere il suo nome, avvertire un corpo fremere al suo
tocco. Incominciò a lasciare scorrere le sue dita sul bianco braccio del
biondo, il quale incominciò a strofinarsi contro il petto di Harry e a solleticarlo
con teneri baci.
“Draco” mormorò divertito il Griffondoro mentre fermava la
dolce tortura e catturava le labbra del suo vecchio nemico.
Si staccarono.
“Harry, ieri sera è stato bellissimo... sei stato dolcissimo
e al contempo così passionale” il ragazzo dai capelli corvino lo interruppe
sfidandolo nuovamente ad un’appassionante guerra di bocche. Necessitavano
nuovamente di aria.
Si ristaccarono.
“Harry, rimarrai con me?” la voce del biondo era fievole ed
insicura, era tornato bambino, come quando chiedeva a sua madre il perchè di
quelle botte ricevute da un padre troppo severo. Harry avrebbe voluto
stringerlo forte a sé, baciare via tutte le sue paure e urlare: “Grazie, non mi
sono mai sentito così, non ti abbandonerò ne oggi ne domani, ne fra un mese”.
Ma non lo fece.
Draco non si sarebbe mai innamorato di lui, glielo aveva
detto molto chiaramente, e lui avrebbe solo sofferto, così aveva una sola
soluzione. Durante gli anni di allenamento da Auror gli avevano insegnato che
se messo all’angolo doveva imparare a scappare, non eradi certo, un comportamento degno di un
Griffondoro, ma era inevitabile. Ora sapeva di trovarsi con le spalle al muro.
“No, non posso, sono già rimasto anche troppo” fu la sua
risposta, fredda, distaccata.
Il suo cuore in realtà avrebbe voluto urlare , ma non poteva
ascoltarlo, era già abbastanza complicata la sua vita, non era, certamente,
necessario aggiungere una complicazione amorosa. Poi aveva ancora così tanto
lavoro da fare. Decine di Mangiamorti erano ancora a piede libero e lui doveva
trovarli e vendicarsi, catturarli e distruggerli. Non aveva tempo.
Draco sentì rompersi qualcosa dentro di lui, cosa aveva
sbagliato?
Perchè era cambiato tutto così rapidamente?
Perchè non era riuscito a convicerlo di potergli essere veramente
di aiuto?
“Harry” incominciò a dire, ma il ragazzo d’oro gli accennò
di tacere e mentre si rivestiva disse: “Mi dispiace. Ma nulla di quello che
potrai dire mi farè cambiare idea. Ora devo proprio andare. Se vuoi possiamo
rivederci. Ieri mi sono divertito, ... quindi...magari ci possiamo sentire o ci
vediamo in giro...” concluse con voce sempre più tremante, per poi uscire dalla
stanza e dalla casa. Draco non riuscì nemmno ad alzarsi e a seguirlo, cercare
di fermarlo; era disarmato, confuso, ma soprattuto si sentiva vuoto.
Ore 12:30 alla Tana.
“Molly queste portate sono eccezionali!” esclamò Draco, con
la bocca piena. Come ogni settimana andava a pranzo dai Weasley che si
riunivano attorno ad un’enorme tavolo nella loro modesta, ma accogliente dimora.
Erauna calda
giornata autunnale,si trovavano tutti
seduti attorno all’immenso tavolo nel centro della sala da pranzo.
Ai capi della tavola c’erano Molly ed Arthur.
I Weasley al completo, con fidanzate e mogli, e con
l’aggiunta di due elementi: Draco e Neville, il quale era stato come addottato
da Molly ed Arthur, da quando sua nonna era deceduta.
Condividevano tutto, erano felici assieme, Draco pensava che
non si sarebbe mai potuto annoiare di quella allegra confusione e di
quell’affettuosa indiscrezione.
“Allora biondino, come è andata ieri sera?”chiese maliziosamente Charlie. Draco arrosì
di colpo, e per poco non si affogò con l’acqua che stava bevendo.
“Cos’è successo?” chiese sorpresa Hermione, la quale aveva
sempre la presunzione di sapere tutto quello che passava nella mente del
Serpeverde.
“Il nostro amico qui presente” riprese a spiegare Charlie
“ieri sera ha avuto un romantico incontro con una nostra vecchia e cara
conoscenza oltretutto”.
“Chi?”, “Lo conosciamo bene?” chiesero immediatamente incuriositi
Fred e George. “Hai trovato Novembre?” intervenne Luna affascinata dalle
stramberie del suo ex compagno di scuola.
“Non credo, altrimenti lo avrebbe portato qui oggi. Giusto?”
ragionò Lavanda.
“Lo volete lasciare in pace, e dargli il tempo di rispondere?”intervenne
leggermente spazientito Ron.
“Grazie” gli sussurò Draco “Speravo di averlo trovato, e non
ho ancora capito perchè, ma questa mattina se ne è andato via, ed è per questo
che sono qui solo quest’oggi”
Silenzio.
“Sì, ok, ma Charlie ha detto che noi lo conosciamo, ma tu
non hai ancora risposto alla domanda: chi è?” proruppe Hermione.
Draco trasse un profondo respiro ed esclamò tutto di un
fiato, mantenedo però sempre lo sguardo fisso sul piatto : “Harry Potter!”.
Solo qualche secondo dopo che quel nome lasciò le sue labbra
, risollevò lo sguardo, per rendersi così conto che Ron si era alzato ed
allontanato seguito da Pansy.
“Ron” sussurrò gentilmente Draco, mentre il suo sguardo
cercava la direzione presa dall’amico.
Harry rientrò a casa con l’intento di farsi una doccia,
cambiarsi e poi chiamare Hermione, per sentire se aveva fatto qualche
progresso.
Ma “Granger non era in ospedale, era dai Weasley per il
solito pranzo settimanale e non sarebbe andata a lavorare quel pomeriggio” gli
disse la segretaria. A casa non c’era
nessuno e di sicuro non avrebbe chiamato i Weasley. Chissà se possedevano
ancora il telefono da cui una volta Ron lo aveva chiamato mettendolo nei guai
con i Dursley. Chissà se Ron stava ancora insieme a quella Mangiamorte della
Parkinson.
Sicuramente sì,
altrimenti si sarebbe già rifatto vivo e gli avrebbe di certo chiesto scusa e
ammesso di aver sbagliato, e che avrebbe dovuto ascoltare i suoi consigli.
Comunque ora non importava.
Provò a prendere in mano un libro, ma oramai quelli che si
trovavano nella sua libreria erano già stati letti tutti.
Provò, così, ad accendere la televisione, ma nulla lo
interessava e passava il suo tempo a fare zapping. Si stancò, spense quel
contenitore colorato, e si diresse verso la sua bacheca. Le sue medaglie, le
sue coppe del Quidditch, gli articoli di giornale che lo ritraevano e lo
esaltavano ad eroe del mondo. La sue due targhette come miglior auror
dell’anno. Le sue foto in sella alla Firebolt, insieme agli atri Griffondoro,
ai suoi compagni di squadra, e poi infine solo loro tre: lui, Hermione e Ron.
Il trio.
Non lo si vedeva ma lui lo sapeva perfettamente che dietro
quella foto giaceva una scritta con calligrafia di adolescente, che recitava: Amici per sempre.
Guardando attentamente quei cimeli di una vita che a lui
oramai sembrava, lontana, passata, notò quanta polvere su di essi si era
formata, depositata su quei ricordi. Si guardò in giro e solo allora si rese
conto della sua solitudine, del vuoto nel suo cuore.
Per la seconda volta nella giornata si ritrovò alle strette
e decise nuovamente di scappare. Prese la sua giacca ed uscì. Lasciando i
ricordi alle sue spalle.
“Ron” Draco disse posando la mano sulla spalla sinistra del
rosso ragazzo. “Vattene” rispose asprò Ron “Non ci penso minimamente” ribatte
Malfoy sedendosi accanto all’amico “Oramai dovresti conoscermi sai benissimo
quanto sono testardo”.
“Sì, lo so” sorrise amaramente Ron “Weasel, mi chiamavi, ed
ora io ti considero uno dei miei migliori amici”.
“Questo, però non è tutto merito mio, così mi lusinghi”
ribatte il biondo ragazzo. “Ti ricordi che mese sono stato?” chiese insicuro
Ron. “Certo, come potri mai dimenticarlo” incominciò Malfoy “Fosti Marzo. Avevi
litigato da poco con Harry e per causa sua avevi lasciato anche Pansy. Eri
distrutto, non facevi altro che bere”.
“Tu invece” riprese Ron “mi portasti su di un dirupo una
sera, una come tante, e mi lasciasti gridare al mondo, sempre così sordo, tutta
la mia rabbia, frustrazione, mi lasciasti affidare all’aria tutte le mie paure,
insicurezze, indecisioni. Poi mi riaccompagnasti a casa, quella che per quel
mese era la nostra casa, ma ora è la vostra casa...., e mi rimboccasti perfino
le coperte. Credevi che mi fossi addormentato stordito da tutte quelle
emozioni, ma in realtà, non te l’ho mai detto, ti sentì sussurrarmi quelle
calme parole: “Andrà tutto bene, non sei
più solo”. Furono quelle parole a mantenermi saldo. Il tono con cui le
dicesti: eri convinto, sicuro, determinato, ma al contempo le avevi pronunciate
con così tanta premura e dolcezza. Pensavo a quelle parole ogni volta che
l’ansia mi avvolgeva e il respiro diventava affanoso, quando la paura di vivere
era più forte della voglia di vivere, quando credevo che tutto era insensato e
che nulla valesse la pena di così tanta sofferenza, ma sapevo che tu eri lì,
come un amico che ti attende a casa ogni sera a braccia aperte, sempre pronto
ad ascoltarti a consolarti e a rassicurarti”.
“Quella sera ricominciasti da capo” intervenne sorridente
Draco “Prima smettesti di bere, ti riprendesti Pansy, poi decideste di aprire
la libreria, il vostro sogno...”
“Sì, rimisi a posto tutto, ma non lui” intervenne
amareggiato Ron.
“Lui è estremamente solo, ha bisogno di me ora, di noi”
cercò di giustificare il biondo ragazzo.
“Non credo proprio” sentenziò Ron, ma Draco riprese “Ha
bisogno anche lui di capire che non è solo, che noi siamo qui per lui e che lo
amiamo” dette queste parole arrossì violentemente. Ron allora capì, comprese
molto di quello che stava accadendo senza bisogno che fastidiosi suoni
vibrassero nell’aria per giungere alle orecchie. Semplicemente, non era
necessario dire nulla.
“Aiutalo” concluse Weasley prima che un forte abbraccio
sugellasse ancora una volta la loro amicizia.
Ore 19:00 Casa Malfoy
Era rientratoa casa
da una mezz’ora. Era stanco. Era tutto il giorno che continuava a pensare a
lui. “Harry dove sei finito?” disse a voce alta chiedendolo a se stesso.
L’aveva chiamato a casa , ma nessuna risposta. Arthur quel pomeriggio gli aveva
spiegato quanta paura Harry avesse ad affezionarsi alle persone. “Draco,
chiunque lui ha amato lo ha prima o poi, in un modo o nell’altro,abbandonato, lasciato solo, e così non ha
avuto altra scelta. Si è buttato a capo fitto nel lavoro, mascherando tutte le
sue emozioni, ha cercato di proteggersi, ma nel processo ha dimenticato quei
pochi che lo hanno sempre amato”, la voce del signor Weasley aveva una venatura
di tristezza mista ad amarezza mentre pronunciava quelle parole quel
pomeriggio.
Draco era sempre più consapevole dell’aiuto che Harry
necessitava, doveva dimostrargli che non era solo, che esistevano ancora così
tante persone pronte ad accoglierlo, perdonarlo ed amarlo.
Era così sicuro di potercela fare, di riuscire ad aiutare
l’eroe del mondo magico, a cui serviva solo una spinta, un’incoraggiamento a
liberarsi della pesante armatura per poter così ricominciare a leggere le sue
emozioni, le sue passioni.
Ma per poter far tutto questo doveva prima di tutto
trovarlo... Drin. Il campanello.
Si ridestò dai suoi pensieri ed andò ad aprire. Davanti a
lui, all’ingresso della casa, bagnato come un pulcino, il famoso Harry Potter
in lacrime. Due enormi borsoni ai suoi lati a cui si afferva saldamente,
disperatamente. Il cuore di Draco si ruppe, alzò una mano e l’appoggiò sulla guancia
del griffondoro, l’accarezzò, ne asciugò le lascrime. Fu allora che Harry
lasciò andare le borse e si lanciò contro Draco, il quale lo strinse come se
non ci fosse domani. Il viso di Harry giaceva nell’incavo del collo di Malfoy
le cui mani accarezzavano la schiena di Harry, scossò dai violenti singhiozzi
di un pianto senza fine.
Draco lo condusse all’interno della casa, lo adagiò sul
letto.
Lo spogliò dai vestiti inzuppati di acqua. Recuperò gli
effetti di Harry e richiuse a chiave la porta dietro di sè. Non aspettava
nessun’altro quella sera e sopra ogni altra cosa voleva che per quella sera il
mondo esterno non interferisse con loro.
Infine tornò nella camera e si sdraiò vicino ad Harry e lo
prese tra le sue braccia gentilmente, dolcemente, e lo accarezzò con
delicatezza, il capo, la schiena, le spalle, il collo, il viso. Voleva aiutarlo
a rilassarsi.
Il silenzio venuto a crearsi fu interrotto da una debole
voce, tremolante, insicura: “Draco, posso restare qui con te? La tua proposta è
ancora valida?”.
Il Serpeverde baciò amorevolmente il capo del griffondoro e
gli sussurrò: “Quando hai suonato, ero sul punto di uscire di casa per venirti
a cercare e riportarti qui da me, con me”. Sorrise così candidamente che Harry
non riuscì a non produrre un sorriso a sua volta.
“Perchè?” chiese Harry “Perchè? Mi vuoi così tanto aiutare?
Io sono un caso senza speranze. Oggi quando sono tornato a casa mi sono reso
conto di essere rimasto solo, senza amici, né sogni, né possibilità di
felicità. Ho provato a scappare, a fuggire da me stesso, ma ho solo scoperto
che è impossibile, ma ho troppa paura per poter cambire, perchè per quanto io
possa essere solo, il pensiero di poter soffrire ancora mi paralizza. Non credo
avrai molta fortuna con me, ma sono egoista e ho bisogno di conforto, necessito
di sapere che c’è ancora una speranza per me.” concluse il ragazzo dai capelli
corvino amareggiato.
Draco lo abbracciò stringendolo saldamente a sé: “Ti
ricordi?” incominciò il biondo ragazzo “quando eravamo ad Hogwarts?” attese che
il ragazzo tra le sue braccia annuisse per poi riprendere a parlare “Ti
ricorderai, quindi, anche tutte le infinità di cattiverie che riversavo su di
te, su Hermione o Weasley. Bene oggi io sono totalmente diverso, la vita mi ha
cambiato, ma sopratutto le persone che mi hanno amato e che ho amato hanno
cambiato il mio modo di essere, il mio modo di concepire il mondo, per fino il
mio modo di sorridere. Tu ora sei qui, fra le mie braccia, e ieri sera è stata
una delle più belle esperienze della mia vita, e ho tutte le intenzioni di
insegnarti come ridere ancora, ma sopratutto voglio mostrarti come aprire gli
occhi e restare di nuovo meravigliato della bellezza del mondo. Io sarò
totalmente tuo per un mese intero. Nonvoglio mai più sentirti dire che sei un caso senza speranze, perchè se
qualcuno avesse detto lo stesso di me sei anni fa, ora non sarei qui; nessuno
meglio di me può capire cosa vuol dire cambiare, e quanta tenacia e convinzione
ciò richieda”.
Harry alzò il viso ed incrociò lo sguardo con quello d
Draco, due fasci di luce luminosa riscaldati dal fuoco della determinazione.
“Posso baciarti” chiese un’esitante Potter. Draco si avvicinò a lui e fece
entrare le loro bocche in contatto, ed il bacio da subito divenne profondo,
passionale. Quando si staccarono in cerca di aria, il serpeverde precisò: “Se
vuoi baciarmi non devi chiedermelo. Fallo, ovunque siamo, a qualsiasi tempo del
giorno. Sono qui per te, in questo mese tu possiederai tutto di me: mente,
corpo, e cuore”.
“Che cosa vuoi in cambio?” ribatte il ragazzo che visse.
“Solo te ed il tuo tempo. Me lo puoi dare? Lo puoi fare?” chiese Draco.
“Sì” sussurrò dolcemente Harry mentre si avvicinava ancora
di più al caldo corpo di Draco prima di cadere in un profondo sonno.
Harry si svegliò e si trovò così comodo. Era già la seconda mattina
che si alzava e si ritrovava fra le braccia un bellissimo uomo che lo coccolava
come nessuno aveva mia fatto prima di quel giorno, ed ironia della sorte il
nome di questa meravigliosa creatura era: Draco Malfoy. Il suo vecchio nemico,
mai avrebbe pensato che un giorno avrebbe desiderato spendere ogni minuto della
sua vita insieme al diavolo con le sembainze dell’angelo più bello del creato. Il
quale incominciò a stirarsi, agli occhi di Harry smbrava uno di quei gattini
che si ridestano dopo un lungo pomeriggio di dormiveglia rannicchiato nel
grembo della madre. Non resistette e baciò le labbra di quello che una volta
era stato lo sprezzante principe dei Serpeverde. Draco ne fu in parte sorpreso ma
estremamente contento, e rispose con un’assonato “Grazie”, mormorato fra uno
sbadiglio e l’altro.
“Harry, sai che ore sono?” il Griffondoro accennò un no con
la testa.
Draco si allungò e guardando l’orologio esclamò: “sono le
cinque del pomeriggio. Dovevamo proprio essere stanchi ieri. Però non possiamo
poltrire il resto del giorno a letto”, “Ah no! Non possiamo?” chiese con voce
maliziosa Harry. “No, signor Potter, certo che non possiamo, e siccome io penso
sempre a tutto ho una proposta per lei”.
“Signor Malfoy, me la illustri gentilmente” ribattè il
griffondoro. “Bene. Incomincerei con una calda doccia ristoratrice e
rigenerante, poi un bel... non so come poterlo chiamare... pranzetto? Cena?
PranzCena?...ed infine una bella uscita in compagnia di vecchi amici in uno dei
miei locali preferiti” concluse Draco.
Paura. Avvolse Harry, aveva acettato le condizioni di Draco,
ma non voleva affrontare nessuno al momento, non voleva rivedere nessuno,
voleva restare al sicuro fra quattro mura accoglienti, con solo Draco al suo
fianco, solo Draco che non lo avrebbe giudicato per le sue scelte, ma il resto
del mondo era là fuori pronto ad additarlo e accusarlo di ogni perdita, di ogni
sbaglio, di ogni imperfezione. Come avrebbe detto a tutti di essere stato licenziato,
di non aver più nulla, e poi Ron... .
Draco si rese immediatamente conto del cambiamento in Harry,
poteva sentire le rotelle all’interno della sua testa arrovellarsi
vorticosamente, così lo strinse a sè e sussurò: “Baby, se non ti va possiamo
anche non uscire, ma prima di decidere tieni presente due cose: in primo luogo,
io sarò lì con te e per te, sempre al tuo fianco; ed in secondo luogo ci
saranno solo sette o otto vecchi compagni di scuola che a quanto mi ricordo
erano tutti amici tuoi...” Draco fu interrotto dall’insiscura voce di Harry che
chiese: “Ci sarà lui? Ci sarà anche Ron?”.
“No” fu la secca risposta di Draco, dopo di che si alzò e si
diresse verso il bagno. Harry si rese conto del cambiamento nel tono, ma al
momento non voleva pensarci, era già abbastanza confuso. Draco sarebbe stato
lì, lo avrebbe protetto, e Ron invece non ci sarebbe stato, magari poteva
esserci anche Hermione, magari avrebbe potuto parlarle, chiederle come
procedevano i contatti. Si decise: sarebbero andati, ma ora l’unica cosa voleva
era sentire l’acqua scorrere sul suo corpo e lavare via le sue insicurezze,
così si diresse verso il bagno.
Erano le 22:00 di sera, erano appena arrivati all’esterno
del locale e stavano aspettando gli altri. Avevano preparato una cena veloce,
ma si erano divertiti a misurarsi in cucina. Sembravano due bambini indisciplinati.
La cena era stata poi molto dolce, si erano imboccati a vicenda, il sapore del
cibo era stato alternato da quello delle loro bocche. Poi si erano preparati
per uscire ed ora erano lì, mano nella mano in attesa di un segnale dai loro
amici.
Il primo a raggiungerli fu Ernie Macmillan, seguito poi a
ruota da Hermione e Bill, poi Charlie che giunse con Ginny, Dean e Seamus, poi
arrivarono Fred, George e Lee Jordan con le corrispettive mogli: Angelina,
Lavanda, Alicia, ed infine per ultimi si presentarono Neville con Luna e Colin
Canon.
Tutti salutarono con enfasi Harry, molti di loro erano anni
che non lo vedevano, ma il ragazzo d’oro era intimorito e stringeva sempre di più
la mano di Draco, che continuava a sorridergli sereno e a sussurrarli: “Sono
tuoi amici, non sono qui per farti del male o giudicarti, e poi se ci provano
gli spacco il muso”. Harry scoppiò a ridere e piano piano incominciò a sentirsi
sempre più a suo agio. Quando giunsero anche gli ultimi ragazzi, decisero,
finalmente di entrare. Harry si meravigliò del fatto che all’interno del locale
tutti conoscevano Draco, ma decise di posticipare le sue domande. Si
accomodarono ad un tavolo ed iniziarono ad ordinare da bere, Harry lasciò
decidere Malfoy, anche per sé. Molti dei loro amici erano incuriositi da tutta
questa intimità, ma Draco ed Harry non se ne curarono particolarmente.
“Vuoi ballare con me?” chiese provocatoriamente Charlie
rivolto al Serpeverde. “Volentieri” asserì Draco alzandosi e dirigendosi verso
la pista da ballo dove incominciarono asuonare
un lento.
“Te lo sei giàportato a letto?” chiese il Weasley, “Lo sai
che non sono affari tuoi, vero Charlie?”. “Mentre tu, Draco, sei che ti farà
soffrire, sai vero che questo sarà il tuo ultimo Novembre?”.
“Questo mai” ribattè Malfoy. Non poteva essere il suo ultimo
mese, c’erano ancora così tante persone bisognose di aiuto, e con un fidanzato
non avrebbe mai potuto contiunare. L’aveva promesso a Sarah, non poteve a non
voleva deluderla. Era così semplice non doveva innamorarsi, non doveva
assolutamente, avrebbe solamente sofferto. Harry non avrebbe mai rinunciato a
tutto per lui, non lo avrebbe mai potuto cambiare così tanto, e quando se ne
sarebbe andato via lui sarebbe rimasto con il cuore in pezzi. Non poteva
avvenire tutto questo, doveva restare saldo, e aiutare Harry, come aveva
aiutato Seamus; sarebbero rimasti amici, ci sarebbe sempre stato affetto, ma
nessun coinvolgimento troppo grande, troppo impegnativo.
Al tavolo Harry osservava incessantemente la coppia sulla
pista ballare, avrebbe voluto essere lui al posto di Charlie, stringere a sè
Draco, poter parlare con lui, ridere con lui, ma la sua attenzione fu
richiamata da un discorso che avveniva alle sue spalle: “sarebbero perfetti”
esordì Lavanda, “Ma a Charlie non piacciono le donne?” chiese sorpresa Alicia.
“Sì a mio fratello piacciono incredibilmente tanto le donne, ma ancora di più
Draco Malfoy” intervenne Billy scatenando una risata generale a cui partecipò
tutto il gruoppo di amici meno Hermione che aveva lo sguardo fisso su Potter, e
Harry stesso che non riusciva a staccare gli occhi dal biondo ragazzo.
“Harry, mi fa tanto piacere vederti qui questa sera, e non
ti curare di loro, sono anni che vogliono trovare un fidanzato a Draco” disse
la Granger arrossendo improvvisamente.
Harry l’osservò un po’ stranito: “Perchè mai?”. “Bhè
vedi...” incominciò Hermione “non so quanto Draco ti abbia raccontato, ma ha
aiutato tutti noi in un modo o nell’altro. Io e Bill stiamo insieme solo grazie
al suo intervento; Bill lo sai che ora lavora come impiegato, ma gli è costato
un enorme sacrificio. Gli avevano proposto di partire per Petra, in Giordania alla
ricerca di tesori nascosti, e tu sai quanto amava il suo lavoro, l’avventura,
il mistero, ma la nostra storia si sarebbe conclusa, arrivò Draco parlò con
Bill e non so come o perchè, ma lui infine decise di rimanere qui a Londra: per
me. Colin invece non sarebbe mai stato il fotografo ufficiale della Gazzetta
del Profeta se Drao non l’avesse convinto a presentarsi al provino. Neville
aveva una tremenda paura d’iscriversi al corso per diventare medico, Draco fu
l’unico che lo convinse ad affrontare i propri timori, e poi non lo ha mai
abbandonato, lo aiutava a studiare, a prepararsi per gli esami, ad affrontare i
piccoli e grandi problemi di ogni giorno, ha sempre avuto una grandissima
fiducia in Neville. Ginny e Dean due anni fa persero un bambino, sembrava la
fine di tutto, si stava lasciando andare, si stavano separando, cercammo di
aiutarli in tutti i modi, ma era tutto vano. Poi intervenne Draco, non so come
fece, o mennemo perchè, ma ci riuscì, parlò con Ginny toccò i tasti giusti ed
ora è quella meravigliosa donna che è. Ed ora lei e Dean sono più felici, uniti
ed innamorati di quanto mai lo siano stati. Seamus, non riusciva ad ammettere di
essere omosessuale, nè con gli amici, nè sopratutto con la sua famiglia. Draco
fu il suo primo ragazzo, fu un suo maggio. Ora Seamus è felicemente fidanzato
con Ernie. Charlie .... fu un suo Dicembre, credo. L’avevano appena licenziato,
era uno straccio, non faceva altro che bere e perdersi sempre più dentro se
stesso. Draco lo aiutò a disintossicarsi dall’alcool. Due mesi dopo: Charlie
diventò il Cercatore Ufficiale dei Chadley Channons. Era diventato più bravo,
di quanto fosse mai stato ad Hogwarts. Al resto di noi ha insegnato cosa vuol
dire amicizia , fiduciagioia” così
Hermione concluse, ma durante il suo discorso Harry non aveva mai smesso di
osservare Draco il quale ora si stava dirigendo verso di lui, per poi gli
sussurrò nell’orecchio: “Cucciolotto, vuoi ballare?”. Harry non rispose , si
lasciò semplicemente sollevare e condurre. Si ritrovò al centro della pista tra
le braccia del biondo, stavano suonando un’altra volta un lento. Harry si
sentiva caldo, al sicuro. Alzò lo sguardo e si perse nelle grigie profondità di
Draco. Ripensò ai loro tempi ad Hogwarts a quanto si erano odiati, offesi,
scherniti e alle parole di Hermione, a tutte le persone che aveva aiutato, a
quanto fossse cambiato, ma sopratutto a quanto fosse diventato speciale per
lui, al posto che oramai occupava nel suo cuore. Alzò una mano e accarezzò la
soffice chioma bionda, e sussurrò: “Grazie” prima di posare le labbra su quelle
del vecchio nemico. Era tutto così fantastico, era lì, in uno dei momenti più
romantici della sua vita, con uno dei ragazzi più belli e meravigliosi che
avessero mai calcato questo imperfetto mondo, in compagnia di alcuni dei suoi
più vecchi amici, perchè si era perso tutto questo? Perchè aveva aspettato così
tanto? Lui aveva dato tutto al suo lavoro, che però non gli aveva mai regalato
serate come quella, ed era ora deciso a godersela fino in fondo.
Il bacio finì e il Serpeverde sorrise divertito abbracciando
il Griffondoro e stringendolo sempre più a sè. Una volta finita la musica tornarono
a sedersi al tavolo con i loro amici.
“Harry,
Harry... mi stai tradendo. Non puoi rubare il mio angelo d’Oro, è
scorretto” disse Charlie fra le risate comuni.
Potter che si era seduto accanto a Malfoy e gli cinse il
petto con un braccio e disse: “Mi dispiace, ma ora è mio”. Draco incominciò a
ridere divertito e concluse: “Sembrate due bambini dispettosi che si litigano
ungiocattolo, e comunque per quello che
mi sembra di ricordare io apparterrei solo a me stesso, ma mi devo essere
sbagliato” e con una mano incominciò ad accarezzare il capo di Harry che lo
aveva appoggiato sulla sua spalla.
“Harry, toglici una curiosità” incominciò Fred e proseguì
George: “Quale grave calamità naturale o grandioso miracolo ti ha permesso di
essere qui stasera?” Draco sentì il corpo di Harry irrigidirsi e dolcemente gli
baciò il capo senza smettere di accarezzarlo. “Pensavo che voi Weasley, vi
diceste tutto” rispose Potter “Ma vostro fratello maggiore, Percy mi ha
licenziato”. Tutti rimasero a bocca aperta, tutti loro sapevano quanti
mangiamorte aveva mandato ad Azkaban, di quanti premi e riconoscimenti
l’avevano rivestito di quanto si fosse dedicato anima e corpo al suo lavoro.
“Ci dispiace” disse Seamus con lo sguardo rivolto verso il basso. “Anche a me”
rispose seccato Harry. “Non lo sapevamo” aggiunse Colin. Un silenzio
imbarazzante calò sul tavolo e fu allora che Draco intervenne: “uno dei primi
lavori che provai a fare in America, fu quello di modello. Dovevo andare in
giro per il quartiere, a distribuire i volantini pubblicitari di una grande
catena di fast food vestito da gallina. Pensate un Malfoy che indossava un
enorme Gallina di Polistirolo. Ero ridicolo. Dovevo urlare “venite signori e
signore da...” e poi urlare il nome della catena che mi pagava, il tutto con
una voce “gallinesca”. Mi licenziarono dopo un solo giorno. Ero umiliato,
disonorato, e sfiduciato. Ma solo dopo qualche mese che ero lì realizzai una
cosa. Durante quella giornata di lavoro conobbi due persone meravigliose:
Jeremy e Tony. Erano due amici. Jeremy fu il mio primo vero ragazzo, oltre
colui che mi convinse adiscrivermi al
collage e a prendere una laurea, mentre Tony era un’infermiere, e riuscì a
procurarci alcune delle medicine salva vita di Sarah”.
“Draco non capisco dove vuoi arrivare” lo interruppe Harry
“non vedo cosa c’entri il tuo lavoro di gallina con il mio licenziamento”, ma
appena pronunciò quelle parole si rese conto di quanto fosse in errore,e di
quanto tutti i suoi amici avessero compreso il punto e ritrovato il sorriso.
“Vedi Harry” rispose tranquillo Malfoy “forse ora non riesci a vedere nulla di
positivo in quello che ti è accaduto, ma aspetta qualche mese e te ne renderai
conto. Il destino si diverte a giocare con noi, e non sappiamo mai cosa ci
attende”. Harry tacque, non capiva fino in fondo quel discorso, ma si sentiva meravigliosamente,
in contatto con il corpo di Draco. Con una mano prese il mento del biondo e
condusse i loro visi a pochi millimetri di distanza e sussurrò: “Scusami” prima
di assaporare prima le labbra e poi la bocca di Draco. Le loro lingue si
accarezzarono, si scontrarono ed infine si unirono. Mancanza d’aria.
L’imperfezione che rovinò la loro perfetta condivisione. Si separarono: “Piccolo
vuoi andare a casa?” la voce di Draco era dolce, ma bassa consumata dal
desiderio, Harry annuì. Senza nemmeno rendersene conto il Griffondoro si trovò
a casa di Draco, sul divano, attaccato dalla bocca e dalle calde mani del
biondo, e nulla più di gemiti di piacere riuscirono a lasciare le loro labbra.
Solo il piacere condusse le ore in cui sia amarono gentilmente, passionalmente.
Draco allungò il braccio e la spense. Per poi girarsi e
osservare Harry ancora addormentato fra le sue braccia. Avevano passato il
giorno precedente a letto, tra coccole, parole, filme, cibo. Si erano
rilassati, divertiti e amati.
Draco aveva così tanta paura di lasciarsi coinvolgere troppo
da Potter, ma forse aveva ragione Charlie: forse era troppo tardi. Ora però
doveva svegliarlo, anche se era così bello vederlo sereno , e tranquillo.
Incominciò a baciargli una spalla per salire poi sul collo e proseguire lungo
la mandibola fino a concludere sulla bocca, dove ottene una risposta. “Harry è
ora di svegliarsi” disse in mezzo al bacio Draco. Si staccarono ed Harry
incominciò ad accarezzare il petto del biondo ragazzo e chiese incuriosito:
“Dove andiamo?”.
“Sorpresa!” rispose il serpeverde staccandosi a fatica dalle
dolci carezze e dirigendosi verso la doccia.
Una volta vestito Draco si diresse a preparare la colazione
e venne poi raggiunto da Harry che si sedettee incominciò a guardarlo affascinato. Non era solo bellissimo, ma anche
elegante, delicato, fiero e sopra ogni cosa: suo. Questo pensiero gli strappò
un caldo sorriso. “Mi fa piacere che ti diverta” asserì Draco. “
“Anche a me, ma sarei ancora più contento se mi dicessi dove
hai intenzione di portarmi”. “Non sapevo fossi così indisciplinato Harry. Ti ho
detto che è una sorpresa. Se vuoi ti posso dare un aiuto. Ti mostrerò che
lavoro faccio”. “Giusto Draco! Che mestiere fai?”. “Harry Potter, sei proprio
impossibile. Se ti dicessi tutto ora, dove starebbe il divertimento?”Harry si avvicinò e lo baciò e poi sussurrò
maliziosamente “se non vuoi parlare, almeno baciami”.
“Draco, non capisco perchè tu mi abbia portato
all’università?” . Draco alzò un sopraciglio contemporanamente ad una spalla e
sorridendo rispose: “Credevo fossi più sveglio. In fin dei conti i tuoi voti in
DADA era più alti dei miei. Non capisco proprio come facevi?”
“Non c’è nulla di divertente o sorprendente. Io sono il
ragazzo che visse. Non te lo dimenticare insolente Serpeverde” concluse Harry,
in tono canzonatorio e provocatorio. Draco si fermò all’improvviso, lo strinse
a se e lo baciò con una passione disperata, rabbiosa. “Mi sorprendo ogni giorno
di quanto la tua pelle sia morbida e delicata, di quanto il tuo profumo mi
inebri e di quanto sia meravigliosa la sensazione del tuo corpo premuto contro
il mio, fra le mie braccia, per non parlare della tua bocca” disse Draco
all’orecchio del Griffondoro che però lo interruppe posandono nuovamente le
labbra sulle sue. Terminato il bacio si ricompose e Draco suggerì:”Ora
entriamo” Harry sorrise e lo seguì senza discutere. Entrarono in un enorme aula
piena di ragazzi: “Siediti lì”, Draco indicò ad Harry che non curante degli
sguardi prese posto, convinto di essere seguito dal biondo ragazzo, ma solo una
volta seduto in prima fila si rese conto che il Serpeverde aveva preso posto
alla cattedra. Sbalordito si avvicinò ad un ragazzo e li chiese: “Scusami, ma
che materia è questa?” il ragazzo lo guardò un po’ scocciato, ma poi gli
rispose: “Storia antica”. “Ah! Bene grazie” concluse riprendendo poi la sua
posizione iniziale. Osservava Draco parlare, ridere, rispondere a complicate
domande, scrivere alla lavagna, narrare, leggere, e si perse in ognuno dei suoi
movimenti, seguiva le sue dita allungarsi, distendersi, indicare, seguiva le
sue labbra curvarsi, aprirsi, chiudersi e lo assalì la memoria del sapore e la
delicatezza di ogni bacio.
I suoi ricordi si fusero con il presente e solo una possente
mano sulla spala lo ridestò. Il ragazzo a cui prima aveva chiesto
l’informazione ora era lì che desiderava che si alzasse per permetterli di
uscire.
“Sì, sì, scusa” disse imbarazzato Harry. La lezione era
finita, così si diresse verso Draco ed attese che gli studenti finissero di
importunarlo con le loro domande. Quando tutti se ne furono andati, si avvicinò
al Serpeverde e con gli occhi pieni di gioia e orgoglio e disse: “E’ stato
meraviglioso, sei veramente bravissimo ad insegnare. L’unica cosa mi chiedo è
perchè qui? Nella Londra Babbana e non nella magica Hogwarts?”. Draco prese la
sua giacca e si diresse verso l’uscita seguito da Harry ancora in attesa di una
risposta. Una volta usciti Draco si fermò, si girò e disse: “Perchè la mia
laurea in storia presa in America con specializzazione in magia e riti magici, non
credo valga molto fra orde di maghi adolescenti” e ricominciò a camminare in di
un ufficio. Una porta a vetri con un incisione del medesimo colore degli cchi
del biondo ragazzo indicava l’ingresso allo studio del Professore Draco Malfoy,
docente in storia. Un’elegante tavolo in mogano riempiva la stanza, un computer
su di essa, e una montagna di libri e fascicoli la ricoprivano e si estendevano
per la libreria lungo la parete. Due comode poltrone di pelle si trovavano alle
due estremità della scrivania. Una finestra si affacciava sul cortile del
campus universitario. Una parete aveva una bacheca totalmente ricoperta di
foto. Ma sul tavolo da lavoro di Draco solo due foto avevano la loro giusta
collocazione. In una, Draco si trovava nel mezzo di una moltitudine di persone,
Harry riuscì a riconoscere più o meno tutti: Silente, i Weasley, Hermione, ed
altri loro amici di Hogwarts. Ma fu l’altra foto ad attirare maggiormente
l’attenzione di Harry. Draco era in piedi abbracciato a tre persone: alla sua
sinistra un’uomo di aspetto simile a quello di Lucius Malfoy, ma vestito in
abiti babbani e con i capelli corti, ma sopratutto un’espressione dolce e
serena, mentre alla sua destra c’era una bellissima ragazza dai capelli biondi
corti, ed un sorriso contagioso, ed abbracciato a lei un’affascinante uomo dai
capelli corvini.“Mio zio, quella è
Sarah, la donna di cui ti ho parlato, e lui fu è il suo Novembre” la voce di
Draco lo sopraggiunse “sono la mia famiglia, e sempre lo sarano”. Harry percepì
nettamente la mlinconia nella sua voce, avrebbe così tanto voluto abbracciarlo
e coccolarlo, ma lo squillo del telefono lì ridestò dai loro pensieri. Draco si
avvicinò alla scrivania e sollevò la cornetta. “Pronto. Ah, sì ciao. Come va?
Bene, bene. Sì non mi sono dimenticato... ho appena finito di fare lezione.
Dammi il tempo di recuperarla ed arrivo. Ciao. A dopo”.
“Come si chiama?”, “Laika”, “Non sapevo avessi una cane”
ribattè Harry leggermente sorpreso, “Te lo avevo già detto, devo quindi
desumere che non mi ascolti?” disse scherzoso il biondo ragazzo, “Draco, non è
vero!”, “sì te lo avevo detto!”, “Quando ne avresti parlato allora?” Chiese
sfacciatamente Harry. “La prima volta che ci siamo rivisti...al bar, e se te ne
ricordassi sapresti anche dove stiamo andando, ma tu non mi hai ascoltato!”.
Harry si fermò all’improvviso, ad una prima analisi poteva sembrare risentito,
ma chi lo conosceva veramente sapeva che molto più semplicemente le rotelle del
suo cervello avevano preso a girare vorticosamente. Si irrigidì, e sbiancò:
“Draco non me lo ricordò” il serpeverde sorrise, sapendo che non era una
mancanza di memoria a impedirli di ricordare, ma unanoiosa abitudine che apparteneva ad Harry, ed
era quella di presumere di capire ciò che il suo interlocutore diceva dal
semplice muoversi delle labbra. Stringendo a sé il griffondoro gli sussurrò:
“Harry, non dovresti presumere di ascoltare le persone solo perchè le vedi
muovere le labbra, ma non ti preoccupare, molto presto scoprirari dove stiamo
andando”.
Continuarono a camminare mano nella mano, Harry si sentiva
così protetto, ogni tanto si perdeva a fissare i lineamenti del biondo ragazzo
al suo fianco, e un’orda di farfalle gli attraversava le interiora, ad un
tratto riconobbe la strada che stavano percorrendo, dietro quello’angolo
sarebbe comparso il San Mugo. Neville all’entrata li stava aspettando, trepidante.
Appena li vide, li corse incontro: “Allora è lei? Quanto è carina!” incominciò
Paciock.
“Sì, buongiorno anche a te, Neville. Felice di vederti. Come
stai?” proruppe ironico Malfoy. “Hai ragione, perdonami. Ciao Draco, Harry,
come state? Sono molto contento di vedervi. Come si chiama?” rispose tutto di
un fiato, Neville per poi concludere con tono autoritario, senza nemmeno aspettare
risposta alle sue domande: “Seguitemi”. I tre uomini si incamminarono all’
interno dell’ospedale. Draco ed Harry avevano le mani congiunte e seguivano
pedissequamente Neville. Draco a metà percorso esordì dicendo: “Laika, è così
che si chiama” e allora il tenero cucciolo di Husky abbaiò in assenso. Infine
giunsero nel repartodi “Pediatria” dove
un esercito di bambini in pigiama si trovavano seduti in cerchio. “Ciao
bambini. Volevo presentarvi due miei amici, questo è Draco e questo è Harry
Potter” i ragazzi sorpresi iniziarono a vociferare tra di loro fin quando un
bambino con due grandi occhi neri non alzò la mano e chiese: “Lei è davvero il
signor Potter?”. “Sì, sono proprio io”. “Lo sa mia mamma quando ero piccolo mi
raccontava sempre la storia di quando lei, con tutto il suo coraggio, salvò il
mondo dal male. Bhe volevo dire a nome di tutti: grazie”. Harry non poteva
crederci, quel piccolo esserino, così fragilee indifeso, aveva appena fatto quello che il mondo si era dimenticato di
fare: ringraziarlo. Sentì le lacrime assalirlo e dovette usare tutte le sue forze
per ricacciarle indietro. Neville resosi conto dell’effetto sortito dalle
parole di Alexander, quel piccolo orfano, richiamò l’attenzione su di sè,:
“ragazzi vorrei presentarvi anche un’altra mia amica, questa è Laika” Draco
lasciò andare il cucciolo che venne assalito da un’orda festante ed eccitata,
in modo che il biondo potè raggiungere Harry alle spalle e cingerlo per la vita
stringendolo a sè. Harry posò il suo capo sulla spalla del biondo ragazzo, che
incominciò a baciarli il collo, e restare così vicini, uniti, sembrava ad Harry
l’unico modo per poter respirare, che solo aggrappato al suo vecchio nemico
avrebbe potuto affrontare il mondo.
“Sei bellissmo!” sussurrò sensualmente Draco all’orecchio
del moro ragazzo, prima di allontanarsi e avvicinarsi al cucciolo di cane
sommerso da una massa uniforme di corpi.
Harry rimase fermo ad osservarlo, come era riuscito aanscondere la sua vera personalità per così
tanto tempo. Era dolce, gentile, si preoccupava per tutti e non si lasciava
abbattere, mentre il Draco Malfoy che aveva conosciuto e disprezzato per anni
era cinico, egoista, cattivo. Ora era una persona meravigliosa, piena si amici,
era un insegnante all’università babbana di Londra, si stava prendendo cura di
lui. Non sapeva cosa fossero realmente: amici, amanti, se stavano insieme o
meno, ma non gli importava, voleva solo godersi il momento ed osservarlo
giocare con quei bambini, ascoltare quelle curiose domande e le sue risposte pazienti
e calme. Però qualcosa lo sapeva: si sarebbe visto fra due anni, ancora al
fianco di Draco, non ancora stanco del suo corpo, dei suoi baci, vivendo ancora
insieme a Londra, con un bel giardino, due cani e tre figli, ma soprattutto
felici e contenti. Ma era solo un sogno, lo sapeva, Draco era stato chiaro. Un
mese, non un giorno di più, ne uno di meno.
19:00. A casa di Draco. Un tavolo apparecchiato, e la stanza
illumiata dalle candele. Draco ed Harry seduti a consumare una deliziosa cena.
“Saresti un bravo padre” disse Harry cogliendo di sorpresa
Draco. “Perchè dici questo?”. “Ti guardavo oggi, mentre giocavi con quei
bambini. Sei meraviglioso con loro, ti interessi di quello che dicono e
pensano, hai una pazienza infinita” cercò di spiegare Harry.
“Vedi” incominciò Draco “molti di quei ragazzi, non solo
hanno qualche malattia, a cui Neville ed Hermione stanno cercando una cura, ma
sono orfani o hanno subito maltrattamenti da parte delle loro famiglie. Ad
esempio Alexander, quel bambino che ti ha ringraziato, sono mesi che gli sto
cercando una famiglia. E’ così dolce, ed ha solo bisogno di qualcuno che lo
ami”.
Harry si avvicinò al biondo e congiunse le loro labbra per
poi dire “potremmo essere noi la sua famiglia”. Draco improvvisamente
s’irrigidì: “scusami devo andare in bagno”. Il griffondoro si rese
perfettamente conto dell’imbarazzo creato dalla sua proposta, folle ed
istintiva. Si sentiva di dirlo, sapeva che Draco non avrebbe mai accettato, ma
era il suo sogno: una famiglia con lui, con il biondo ragazzo che si
preoccupava per gli altri e che tutti amavano. Draco uscì dal bagno e si
diresse verso il divano e chiamò vicino a sè il Griffondoro, che si sedette fra
le sue gambe ed appoggiò la schiena al petto di Malfoy e il capo sulla spalla,
con una mano gli accarezzava i capelli, mentre l’altra giocherellava con la
mano sinistra di Potter.
“Harry sei felice?”. “Ora, forse... credo di sì. Sai quando
quel bambino oggi, ha detto che sua madre gli raccontava di me, di quanto fossi
coraggioso... bhè mi sono sentito uno schifo. Vedi per lui sono un eroe, sono
un ricordo che lo accompagnerà per sempre: di sua madre, ed io ne sarò per
sempre parte, mezzo; ma non è tutto qui è solo che non sono mai stato quello
che la gente credeva di me. Io non sono forte, ne coraggioso, ma solo un
codardo vigliacco. Avrei voluto fare tante cose, ma mi è sempre mancato il
coraggio, nemmeno dopo la disfatta di Voldemort; non riesco a far pace con Ron,
non so nemmeno se ne ho voglia, ma non ci ho mai provato”.
“Sh! Calmati! Allora in primo luogo dovresti sentirti onorato
del fatto che per molti di quei bambini tu sei una speranza di un mondo
migliore. Non lo dimenticare mai. In secondo luogo tu hai distrutto Lord
Voldemort, colui che ha rovinato la nostra vita, e quella di altri milioni di
persone. Non sei un codardo. Hai bisogno solamente di qualcuno che ti sorregga
qundo la vita si fa difficile, e ciò non è sintomo di debolezza, ma di umanità”
Silenzio. “Draco, ma tu mi sosterrai? Ci sarai per me?”. Il
biondo sorrise e baciò dolcemente il capo di Harry, intrecciò le dita con le
sue e disse: “Sempre”.
Una settimana è trascorsa, e se prima pensavo che Harry fosse un
generoso essere bisognoso di amore e comprensione, e che il m
Una settimana è trascorsa, e se prima pensavo che Harry
fosse un generoso essere bisognoso di amore e comprensione, e che il mio
compito fosse solo quellodi dargli una
spinta: ora so.
Charlie mi conosce fin troppo bene; forse è solo che ho
sempre avuto una predisposizione per il ragazzo d’oro. In fin dei conti ad
Hogwarts ogni occasione per sfidarlo era buona, ma avrei voluto la sua amicizia
più di qualunque altra cosa. Quindi è concepibile che io ora non riesca a
smettere di sorridere.
Insomma, so di essere confuso.
Ma vederlo correre, avanti e indietro, per i corridoi del
British; spalancare le fauci davanti al fregio del Partenone, proprio come un
bambino all’ingresso di Disneyland; osservarlo ascoltare un vecchio uomo
corpulento di rosso vestito spiegare i misteri e tesori che si celano in una
segreta di un’antico castello.
Stringerlo a me, e baciarlo, assaporare la sua bocca, in
ogni più recondita cavità, su di una panchina ad Hyde Park. Aprezzarlo mentre
gioca con gli uccelini, mentre gli lancia manciate di mangime, oppure mentre
rincorre un piccolo scoiattolo impaurito. Sentirlo ridere, rilassato, libero da
paure e timori. Portarlo allo zoo a riscoprire la sua antica facoltà così
intrigante: il serpentese. Mi ha raccontato di quando a 10 anni parlò con un
serpente per la prima volta, proprio allo zoo, e la divertente sorte che capità
a suo cugino. Poi ci siamo ricordati del nostro duello, di quanta delusione
provò nello scoprire che parlare con i serpenti era un potere oscuro. Ho
provato a spiegargli che non è un potere oscuro, perchè non esistono poteri
malvagi e poteri buoni, ma sta solo a chi li usa. discernerne l’utilizzo. Non
credo però di averlo convinto, forse sono solo riuscito a confortarlo, per lo
meno mi ha sorriso ancora.
Lo ammetto non perdo occasione per stringerlo a me,
coccolarlo, anche per strada giriamo mano nella mano, a volte scatenando
reazioni notevoli per la gente che incontriamo per strada, come per esempio a
Diagon Alley. Avevamo camminato e osservato le vetrine per tutto il pomeriggio,
quando ad un certo punto Harry mi ha detto una cosa molto carina, non me la
ricordo, per lo meno, non esattamente, e si meritava un bacio, così ci siamo
avvicinati e le nostre lingue si sono salutate. Il giorno dopo Colin, mi ha
inviato la Gazzetta del profeta e in prima pagina nella sezione pettegolezzi
c’erano le nostre foto. Malfoy e il
disonorato Potter. Recitava il titolo. L’articolo era un’infamia dietro
l’altra. Harry è caduto in depressione e non è voluto uscire di casa. Siamo
restati a letto e abbiamo parlato per ore. Mi ha raccontato dei suoi zii, di
Sirius, di Lucius, dell’anno in cui ha pedinato i miei genitori, del suo
lavoro, della sua vita prima che venisse licenziato, dei suoi rapporti con
Hermione, con i Weasley, con Silente.. Ha pianto, si è sfogato. Abbiamo riso,
ci siamo ricordati di quanto ci siamo odiati per anni, di quante volte lui mi
ha battuto a Quidditch, e di come ogni volta loro riuscivano a risolvere grandi
misteri o scoprire grandi segreti e di quanto mi irritasse, volevo essere lì
con loro, fare parte del loro trio. E siamo finiti a fare l’amore. Le sue mani
così calde, la sue pelle così perfetta, la sua bocca così dolce. Non penso che
potrò continuare a mentire ancora per molto. Io mi sono innamorato di Harry
Potter. E non posso. Ho paura. Non mi è mai successo. Poi non voglio essere
d’impiccio alla sua vita. Lui mi ha promesso di concedermi un mese, ed io so
che quando scadrà questo periodo lui varcherà quella porta ed il mio cuore si
spezzerà in mille pezzi.
Non so come facesse a
saperlo. Mi ha detto che in realtà anche lui è un’appassionato del Signore
degli Anelli. Adoro quel libro, e quei film sono: “meravigliosi”.
Lunedì 14 Novembre mi
ha portato allo Science museum di Londra a vedere una super mega mostra. Ero
elettrizato. Era strutturata benissimo. Un sacco di vestiti lucenti, spade che
potevi perfino toccare, modellini, video con interviste ed infine l’unico
anello, in una stanza circolare, suggestiva. E poi alla fine così tanti
gadgets. Quaderni, puzzle, poster. Ho riempito la casa di Draco,... spero di
poter un giorno definirla: la nostra casa. Il giorno dopo abbiamo passeggiato
fino a Backingam palace, volevamo vedere il cambio della guardia, ma era
semplicemente una scusa. Adoro camminare avvinghiato a lui. Anche se molto
spesso camminiamo mano nella mano. Ma quel giorno di fronte a quell’enorme
palazzo, eravamo abbracciati e mi teneva le dita della mano intrecciate alle
sue e sentivo il suo respiro sul mio collo. Ero in paradiso. Poi siamo tornati
a casa ed abbiamo preparato una torta. E’ davvero bravo in cucina. Un’altra
voce da aggiungere al mio elenco: “I motivi per sposare Draco”. Io invece sono
un disastro, ma è stato molto paziente ed alla fine abbiamo preparato una torta
meravigliosa. E la panna rimasta è stata molto utile la sera.... non dico
altro. Il giorno dopo aveva una lezione e siamo tornati a trovare i ragazzi in
ospedale, questa volta Neville aveva portato un serpente e la mia conoscenza di
serpentese è stata molto utile.
E’ stata la prima
volta che qualcuno mi ringrazia per aver usato questo potere, ma sopratutto
Draco mi ha premiato con un bacio. La sera siamo andati alla consueta cena di
Hermione e Bill. Ci siamo divertiti, abbiamo mangiato anche la nostra torta,
poi abbiamo giocato con dei giochi di società babbani. La sfida tra Draco e
Hermione è stata esilarante, e meraviglie delle meraviglie alla fine io e Draco
abbiamo vinto. E’ stata la prima volta che a quella cena sarei rimasto fino al
mattino, non mi è passato nemmeno una volta per la testa il desiderio di
ritornare a casa e buttarmi su qualche dossier o schedatura. Ero felice.
Il giorno seguente
siamo andati a visitare il National. Tutti quei quadri. Non c’ero mai stato.
Nonavevo mai avuto tempo. Poi Draco mi
spiegava tutto, ed è stato meraviglioso. Ho notato che quando comminiamo per
strada molte donne e uomini si girano a guardarlo. Lui non si rende conto di
essere così bello, spiritoso, intelligente, divertente, brillante, non penso di
aver riso mai così tanto come al museo delle cere. C’erano tutti quei
personaggi famosi per il mondo babbano, e adirittura qualcuno per il mondo
magico. Erano finte, ma sembravano così reali. Poi nella stanza sotterranea,
quella del terrore, è stata un’ottima scusa per stringermi a lui. Adoro anche
il suo profumo. Gliene ho regalato una boccetta il giorno dopo. Abbiamo
dedicato l’intera giornata allo shopping. Siamo andati da Harrod’s, ma era
tutto molto costoso e di pessimo gusto, così abbiamo fatto un giro per i
mercatini. A Camden ho trovato il profumo che gli ho regalato. Siamo tornati a
casa pieni di sporte. Abbiamo comprato così tante cose. Ad esempio un puf blu,
ed un tostapane, un paio di stivali, un maglione rosa, ed una miriade di cose
ancora. Ed infine oggi siamo andati ad Hogsmeade. C’erano tutti i ragazzini di
Hogwarts. Abbiamo fatto una scorpacciata di Cioccorane e Gelatine tutti i gusti
+1, poi un saluto a Fred e George, ed infine una burrobirra in compagnia di
Hagrid, la McGranitt, e Piton. Sembra che a Draco sia stato offerto il posto di
professore di Storia della Magia, ma che abbia rifiutato, non capisco perchè:
glielo chiederò. Ho intenzione di dirgli anche quello che provo realmente. Però
voglio aspettare la fine del mese. Io amo Draco Malfoy. Ma non penso che per
lui io sia più di un fidanzato passeggero. Alla scadenza del periodo lui mi
caccerà fuori di casa. E se gli dicessi ora che senza di lui non posso vivere,
magari finirebbe tutto così ed invece c’è ancora una settimana in sua compagnia
e non voglio sprecare nemmeno una giornata.
“E’ venerdì, e come tutti i venerdì si andrà a pranzo da Molly
“E’ venerdì, e come tutti i venerdì si andrà a pranzo da
Molly. Quindi niente scuse”.
“Io non vengo” ribattè Harry.
“Ho già perso due pranzi dai Weasley. Oggi che Ron è fuori
città, ho assolutamente intenzione di andare. Le scelte sono due: ccompagnarmi
dai Weasley, goderti un buon pranzo in famiglia, oppure restare qui tutto solo
e sfamarti con i miseri avanzi del cinese di ieri sera!” spiegò con calma
Draco.
“Draco Malfoy! Sei scorretto!” rispose un indispettito
Potter, “e tu un testardo immaturo”. Harry si bloccò, fissò fermo e deciso
Draco, incrociò le braccia e sentenzio: “Vengo”.
Alla Tana.
Molly lo abbracciò e lo baciò, Arthur aveva gli occhi lucidi
dalla commozione. Hermione non riusciva a credere ai suoi occhi. Molte parole e
gesti giacevano inespressi nell’animo di ognuno, ma era lo stomaco a comandare
in quel momento.
Una volta seduti tutti a tavola il discorso incominciò. Fu Molly
la prima a prendere la parola: “Draco oramai sei uno di famiglia, tu sai quanto
io ti sia grata: hai salvato Charlie, aiutato Fred e George, Neville, è merito
tuo se Bill è rimasto qui in Inghilterra, vicino a me, ed infine Ron. Ma oggi
mi hai reso una delle persone più felici a questo mondo. Hai riportato Harry
tra di noi. Sei stato un angelo per noi, disceso dal cielo. Non potrò mai
smettere di ringraziarti”.
“Harry ci sei mancato” continuò Arthur “so che alcuni dei
miei figli ti hanno già rivisto, ma sappi che io e Molly eravamo davvero in
pensiero per te, sei come un figlio per noi”.
“Grazie signor Weasley” incominciò Harry “Arthur” lo
corresse Molly. “Sì, Arthur, anche voi mi siete mancati, siete l’unica famiglia
che abbia mai avuto, ed ho sbagliato molte cose nella mia vita. Ho mancato
verso molte persone, chiedo scusa di ciò, me ne rammarico profondamente, e me
ne pento. Anche per me Draco è stato un miracolo. Non me lo merito. Come non
merito il vostro affetto”.
“Harry sai qual’è il tuo più grande difetto?” chiese serio
George. “No, illuminaci” rispose sarcatico Draco al posto di uno sbalordito
Potter. “La modestia” ribatté Fred “Non si è mai reso conto di quanto fosse
potente. Di quanto tutti noi abbiamo contribuito alla riuscita dell’ordine, ma
di quanto tu sopra tutti gli altri abbia affiancato Silente nella disfatta di
Voldemort”.
“Credo di aver dato tutto e non aver ricevuto nulla in
cambio” rispose amareggiato il ragazzo che visse. “Non dire così, tutto il
mondo magico e non solo ti deve molto, ti sei impegnato per il bene di tutti”
lo incoraggiò Molly. “A volte fin troppo!”. “Charlie!” gridò irato Neville
prima di arrossire e abbassare lo sguardo.
Charlie sbattè le posate sul tavolo e uscì di casa sbattendo
la porta.
Molly voleva seguirlo, ma Arthur la bloccò, trattenendola
per il braccio: “Credo che sia solo spaventato” esclamò Percy fra lo stupore di
tutti. “Non capisco, cosa vuoi saperne tu? Non ci sei mai, sempre troppo
impegnato col tuo lavoro. Tu non sai cosa sia stato per Charlie vivere negli
ultimi anni, a te non interessa di nessuno di noi” rispose Ginny riversando
tutta la sua rabbia e rancore sul fratello, ministro della magia.
“Calmi, ora abbiamo solo bisogno di respirare e di chiarire
le cose” incominciò Draco. “Ginny so che sei arrabbiata, furiosa potrei dire,
ma Percy ha ragione, Charlie ha paura, ed è una cosa molto importante, che non
dobbiamo ignorare, ma ora ha anche bisogno di sbollire la rabbia”.
“Draco a ragione.” Disse Harry “Penso che dobbiamo restare
uniti e non iniziare a litigare fra di noi. Credo che Draco dovrebbe andare a
parlare con Charlie, e riportarlo qui fra di noi!”
Pensavo che portare
Harry dai Weasley fosse una buona idea, oltretutto senza Ron presente, non ci
sarebbero dovuti essere ostacoli. Non avrebbero dovuto litigare. Loro sono
l’unica vera famiglia che io conosca e ho lottato così tanto per mantere unita
questa famiglia, sempre. Sotto il solito albero in cui sa bambino andava a
rifugiarsi, è lì che si trova, lo so.
“Charlie”disse
Draco, “Vattene, sopratutto se sei qui per dirmi che ho esagerato, che non si
meritava quello che ho detto, poi chissà cosa ho detto, non voglio sentirti
pronunciare quelle parole. Tu non puoi, poi perchè lui, perchè non io? Dove ho
sbagliato? Non potevi essere felice con me? Lo sai che lui ti sta usando,
quando Percy si renderà conto dell’errore che ha fatto allontanadolo lo
riprenderà e lui ti lascerà, sarai abbandonato. Lui ti ferirà come ha sempre
fatto, come è successo con Ron”. Gridò il cercatore dei Cannons. “Io capisco
perchè tu sia spaventato, ma non è così che andranno le cose, e anche se avessi
ragione, sarà valsa la pena” ribattè speranzoso Draco.
“Hai fatto due errori questa volta. Il primo ti sei
innamorato di lui. La prima regola, te la ricordi ancora? Secondo non hai mai
capito quanto io ti ami” stava pinagendo, le lacrime scendevano copiose sul
volto di Charlie. “Non... non” balbettava Draco, il quale aprì le braccia, in
cui il Weasely si gettò affondando il viso nell’incavo del collo del biondo.
“Mi spiace, non lo sapevo” continuava a sussurrare Draco. Charlie non riuscì a
resistere alle carezze dell’amico, alla vicinanza dei loro due corpi e lo
baciò.
Harry affacciato alla finestra vide tutto, ma appena il
bacio terminò la sua attenzione fu richiamata da Hermione. “volevo parlare con
te” incominciò la Granger, Potter si sedette nella poltrona accanto a cui lei
aveva preso posto. “Ho parlato con il minstro della magia americano, gli ho
raccontato di te, mi è sembrato molto interessato. Ha parlato di offrirti un
lavoro, vorrebbe incontrarti. Fra una settimana. Ti comunicherò dove e quando”
concluse la ragazza, il suo tono era molto contrariato, non aveva mai visto
Draco felice ed Harry così sereno.
“non puoi” una voce dall’ingresso della stanza intervenne.
“Percy” esclamò sorpreso Harry “Non puoi andartene. Non puoi trasferirti in
america. Sei nato qui, hai lottato per questo paese ed ora non puoi abbandonare
tutto. Ti offro anche io un colloquio, fra una settimana” concluse il ministro
della magia inglese. Harry era incredulo, ma contentissimo, accettò entrambi i
colloqui, ma non riusciva a smettere di pensare a draco che baciava un altro.
Ed in quel momento la porta si aprì e Charlie fece il suo ingresso gridando:
“Harry, Draco ti aspetta in macchina” per poi dirigersi in cucina.
“Bene credo di dover andare. Grazie mille Arthur, Molly,
sono stato benissimo” tra baci ed abbracci riuscì con molta difficoltà a
liberarsi e a uscire.
Raggiunta una volta la macchina calò un silenzio
imbarazzante. Arrivarono a casa che ora mai il sole era calato, non si erano
rivolti la parola, ognuno perso nei proprio pensieri, ma ognuno in ricerca
dell’altro, si accostarono a letto e lì Draco strinse a se Harry “Scusami per
oggi, scusami per tutto, non avrei mai dovuto coninvolgerti in tutto questo” e
poi lo baciò.
Draco stava piangendo, Harry poteva sentire la pelle bagnata
del biondo ragazzo. Non capiva quelle parole, riusciva solo a pensare a quel
bacio di cui era stato testimone. Continuarono ad accarezzarsi gentilmente in
silenzio fino a quando il sonno non li colse.
La sveglia suonò alle 8:00 precise, esiliando dal mondo dei sogni i due
ragazzi che si stringevano in un forte abbraccio
La sveglia suonò alle 8:00 precise, esiliando dal mondo dei
sogni i due ragazzi che si stringevano in un forte abbraccio.
Istintivamente il moro incominciò a baciare delicatamente la
bianca pelle, strappando così un flebile lamento, che si trasformò in una
chiara espressione di piacere. Purtroppo il ricordo riaffiorò e la razionalità
prevalse: dovevano parlare.
“Draco, ieri mentre eravamo là, ti stavo guardando, sì
insomma, il bacio, capisco, cioè so, che Charlie...” cercava di farfugliare
Harry quando l’ex serpeverde lo interruppe stampando la sua bocca su quella del
vecchio rivale, per poi rispondere: “Mi ha baciato, e mi ha confessato di
essere innamorato di me, ma io non sento lo stesso per lui, gli voglio bene,
questo sì, ma non lo amo”. “Sì, capisco” ribattè fulmineo Potter, mentre in
cuor suo gioiva intensamente. “Mi dispiace per Charlie, ma comunque volevo
ringraziarti, per avermi portato dai Weasley, ha capito di dover affrontare gli
scheletri nel mio armadio, e con te al mio fianco, tutto è più semplice”
continuò il ragazzo che visse.
“Non devi ringraziarmi, mi fa piacere quello che dici, ma
ora alziamoci, fra due ore dobbiamo essere dall’altra parte della città, debbo
andare a ritirare un pacco” concluse Draco, dirigendosi verso il bagno.
2 ore dopo.
“Il Gatto con gli stivali”. Una grande libbreria nel centro
di Londra babbana, ma solo a pochi passi dall’ingresso di Diagon Alley. Vi era
passato di fronte diverse volte, una di queste volte aveva anche pensato di
entrare, anche solo per una fugace occhiata, ma non aveva mai avuto tempo. E
ora Draco insisteva per entrare, doveva ritirare un pacco.
“Siamo giunti a destinazione” disse Draco “se vuoi
aspettarmi fuori io entro ritiro il pacco e poi andiamo a fare una passeggiata
ad Hyde Park”.
“No, no” ribattè indispettito Harry “io vengo dentro con te,
faccio un giro tra questi enormi scaffali, mentre tu ritrirerai il tuo pacco,
poi felici e contenti ci dirigeremo dove più ti aggrada” il biondo ragazzo
cercò di protestare, ma Harry entrò senza ascoltare ulteriori giustificazioni.
Era un posto accogliente, tutto in legno, gli scaffali erano
di color verde acqua, i muri tinteggiati di rosso. Potter incominciò a muoversi
tra gli scaffali osservando con attenzione le miriadi di libri, fino a quando
non sentì due voci. Una apparteneva a Draco, così armoniosa e profonda, ma
l’altra l’aveva già sentita... non poteva
essere.
Si mosse rapidamente cercando di raggiungere Draco ed il suo
misterioso interlocutore. Il cuore gli batteva all’impazzata, gocce di sudore gli
colavano lungo le tempie. Poi lo vide, lì al fianco di Malfoy, mentre ridevano
di gusto, ed infine li raggiunse: Draco e Pansy Parkinson, l’arpia, il motivo del dissidio, la mela della discordia, la
quale prima baciò Draco e poi si
avvinghiò come un polpo fastidioso a Ron, il quale alzò lo sguardo ed
incontrò quello di Harry.
“Harry” disse Ron “sono contento che tu sia qui. Sei venuto
insieme a Draco? Charlie ci ha raccontato che vi eravate incontrati! Non riesco
a credere che tu ora sia qui, lo sai quante volte avrei voluto chiamarti,
cercarti, sentirti. Mi sei mancato così tanto, avrei così tanto voluto che tu
fossi il mio testimone di nozze...” quella era la goccia che fece traboccare il
vaso: “Tu l’hai adirittura sposata? Una figlia di mangiamorte. Hai davvero
trionfato nel tuo scopo? Sei davvero riuscita ad allontanarci! Complimenti!
PansyParkinson non mi fermerò fino a
quando non troverò le prove per inchiodarti e sbatterti ad Azkaban a vita”.
Draco sconvolto, si scusò con Ron, per poi salutarlo e
uscire dal negozio correndo dietro a Harry.
“Potter ferma!” il ragazzo d’oro si girò e affrontò il suo
vecchio nemico: “Cosa vuoi da me traditore?” proclamò Harry.
“Cosa voglio? Cosa voglio? E me lo chiedi pure, ma sei
completamente ammattito? Hai appena gridato a Ron e Pansy cose orribili, dopo
che lui stava cercando di parlare con te. Volevi affrontare i tuoi scheletri?
Bhè eccoli qui!” rispose Draco, non voleva uralre, ma non riusciva a
trattenersi, era stato ferito nel profondo da l’uomo che amava.
“Mi hai deluso Draco, ti sei fatto ingannare pure te da
quell’essere senza scrupoli. Potevi dirmi che saremmo venuti qui” Harry stava
riversando su Draco tutta la sua rabbia, la sua gelosia, la sua frustrazione.
“Attento a quello che dici. Io non volevo nemmeno che tu
entrassi, ma dovevo venire a prendere una cosa. Non voglio litigare, non con te,
vorrei sedermi e parlarne, vorrei che tu cambiassi idea” rispose Draco e i suoi
occhi incontrarono quelli di Harry, e il moro ragazzo rivide tutto quello che
il giorno del loro incontro lo colpi: erano magnetici, ma questa volta celavano
un segreto ulteriore, Draco era ferito. Harry non ne capiva il perchè, è vero
che lo aveva chiamato traditore, ma non era di certo lui il reale oggetto della
sua rabbia, non era infuriato con Malfoy, non credeva nemmeno che fosse possibile
da parte sua serbare rancore verso il biondo angelo.
Ma questo Draco non lo
sapeva.
Forse avrebbe dovuto
dirglielo.
Pazzia! Non poteva
rischiare. Ma allora cosa aveva ferito Draco?
“Andiamo” asserì serafico Harry e si incamminarono un al
fianco dell’altro in silenzio, fino a quando non giunsero ad una solitaria
panchina in un desolato parco di Londra e sedutisi incorciarono i loro sguardi.
“Io non pretendo che tu capisca” incomincio Draco “ma devo
raccontartelo comunque. Conosco Pansy da una vita, abbiamo sempre dovuto
indossare maschere, senza mai poter prendere respiro, ma poi ci sei stato tu. E
lei è stata finalmente libera di essere chi voleva: una fragile ragazza ai
sogni di donna. E’stata una delle poche persone che mi hanno scritto mentre ero
in America. Ed un giorno mi ha raccontato di aver incontrato Ron in un bar, di
avercu parlato, e di essersi divertita, poi si sono innamorati e tu hai
distrutto la loro vita. Ron era a pezzi quando l’ho incontrato. Si era
adirittura lasciato con Pansy, stava malissimo. E’ stato con me un mese.
Abbiamo aperto insieme la libreria dei sogni suoi e di Pansy, l’ho aiutato a
trovare il coraggio di chiedere a Pansy di sposarlo, e ora si è rifatto una
vita e Ron Weasley è il mio migliore amico”.
“Non può essere” ribattè un contrariato Harry “lui era il Mio
migliore amico. Tu lo odiavi, tu ci detestavi. Poi Pansy... lei è una
mangiamorte!”
“Harry cosa pensi di me?” lo interruppe Malfoy, Harry entrò
in panico, non poteva dirgli tutta la verità, ma solo una parte; avrebbe voluto
essere onesto, totalmente onesto, ma non poteva la paura del rifiuto era troppo
grande: “Adoro la tua risata, ammiro il tuo coraggio, venero i tuoi capelli,
desidero il tuo essere: corpo e mente, non disdegno mai la tua comagnia, mi
diverte uscire con te, mi piace parlare con te, mi rilassa tenere la tua mano
nella mia, mi illumina la giornata sentirti ridere, credo che tu sia
intelligente, bellissimo, sensibile, agraziato, in una parola: perfetto” disse
Harry cercando di arrossire il meno possibile. Draco era impassibile: “Non
pensi, quindi, che io sia un mangiamorte solo perchè lo era mio padre?” Harry
annuì e Draco riprese: “Quindi perchè Pansy deve esserlo solo per questo
motivo?”
“Sì, ma Draco fino a poco settimane fa ti credevo un essere
spregevole, ma poi ti ho conosciuto ed ho visto che sei cambiato...”
“Allora” lo interruppe Draco “Perchè anche lei non può
essere cambiata? Credi davvero che Ron se io e Pansy non fossimo realmente
cambiati sarebbe diventato amico mio e suo marito?”
“No, non lo credo” ripose Harry “ti giuro che avrei voluto
fare pace con Ron, molto tempo fa, ma c’era sempre qualche criminale da
fermare, c’era sempre del lavoro da svolgere, ed un mese è diventato due, poi
tre, e così via e oggi vederevi così affiatati: ero geloso, lo ammetto. Non mi
fraintendere, ma tu sei un Malfoy e lui un Weasley, ed eravate lì, così
felici... ridevate di gusto, come due amici, mentre io ero in un angolo, a
osservarvi...” Draco lo baciò con angoscia mista a disperazione e infinita
passione, poi lo strinse a sè e gli sussurrò: “Harry James Potter, ascoltami
attentamente, perchè quello che sto per dire lo dirò solamente una volta. Per
me e per Ron tu sei importantissimo, non dubitarne mai.” Rimasero così stretti
l’uno all’altro.
Allora credo sia giusto che risponda a tutti coloro che
hanno avuto la gentilezza di commentare questa storia:
Fra ro: Mi fa molto piacere che ti piaccia davvero questa
storia, adoro Draco e Harry, e non vedo altra soluzione, se non quella in cui
stanno insieme e si amano alla follia!
Animablu: Ammetto che per il momento riesco a postare così
velocemente perhè i primi 12 capitoli sono giùà pronti e scritti, dopo il
dodicesimo, cercherò di essere sempre rapida, ma non potrò più mantenere la mia
media di uno al giorno, prometto però che arriverò ad una fine. Nella mia mente
sono già strutturati una ventina di capitoli, vedremo cosa riuscirò a fare!
Ximeng: Grazie per i tuoi commenti, e mi ripeto, concordo
pienamente sul fatto che Draco ed Harry siano dolcissimi insieme!
Alicesimone: Si è vero avevo cominciato a postarla anche su
acciofanfiction, ma mi ero interrotta, ora spero proprio di riuscirla a
terminarla, contanto che questa volta bene o male il finale è già programmato
nella mia mente malata!!!
Summers84, Mela11: Mi piace davvero tanto il film “Sweet
November” fin dalla prima volta che l’ho visto, ho desiderato usare la storia
come ispirazione per una fanfiction, forse anche perchè desideravo riscrivere
il finale.... chi lo sà...
Monte86: spero sempre anche io che moltissime altre persone
abbiano voglia di commentare..... (è un sottilissimo invito a tutte a
commentareJ)
Max2002: Non ho mai visto la versione originale, solo quella
con Kenu, ma prometto che cercherò di vederla!
Insicuro. Sarebbe stata la parola esatta a descrivere lo
stato d’animo di Harry inquel momento.
Era lì, davanti alla porta di casa di Ron, del nido d’amore del suo ex migliore
amico e di Pansy Parkinson. Al suo fianco c’era Malfoy. Avevano parlato per ore.
Harry aveva raccontato a Draco alcune delle avventure che aveva vissuto insieme
a Ron, e quanto in quegli anni gli fosse mancato il suo migliore amico: qualcuno
con cui ridere, sfogarsi, raccontarsi.
Draco gli aveva narrato chi era il Ron di adesso, l’uomo
maturo, innamorato, desideroso di diventare padre.
Non si era nemmeno reso conto che il biondo al suo fianco
avesse già bussato alla porta e che ora qualcuno stesse aprendo.
Stava sudando freddo.
Fu Pansy ad aprire la porta, da prima vide Draco a cui dedicò un meraviglioso
sorriso, per poi posare gli occhi su Harry e veder spegnersi il sorriso sulle
labbra.
“Ciao” sussurò, non sapeva cosa dire la giovane ragazza, ma
fu allora che una voce proveniente dall’interno della casa si fece presente:
“Amore mio chi è alla porta?” “Draco” rispose lei automaticamente.
“Accomodatevi” proseguì facendo strada ai giovani ragazzi
che si tenevano per mano. Harry sapeva che se Draco avesse lasciato la sua mano
sarebbe scappato o svenuto, era troppo teso per fare qualunque altra cosa, dove
era finito il giovane impavido che aveva sconfitto Voldemort, che aveva
cacciato per anni i diabolici Mangiamorte, senza mai preoccuparsi?
“Ciao Draco... Ciao Harry, ci sei anche tu? Bene” fu Ron a
parlare, appena entrarono tutti in sala. La casa era molto bella, in realtà era
un appatamento, i muri erano pieni di foto di gente felice e sorridente, ce ne
erano alcune del matrimonio, in una si baciavano, erano così spensierati, e belli.
Riaffiorarono nella mente confusa di Harry, le parole
pronunciate da Draco il giorno precedente: “Tu hai distrutto la loro vita”, era
come un eco che rimbombava e gli fracassava la scatola cranica. Era stato
realmente così tanto egoista? La guerra lo aveva cambiato così tanto? Osservò
Draco scherzare e sedersi al fianco del Weasley, baciare Pansy.
Le cose non erano andate come Harry le aveva sempre sognate
e sperato: Ron e Hermione non si erano sposati, ma bensì lasciati dopo un anno
e mezzo dalla fine della scuola, erano rimasti amici, ma avevano preso strade
diverse, al principio Harry si era sentito abbandonato, ma poi aveva smesso di
avere tempo per sentirsi solo, come sempre c’era solo il lavoro. Aveva sempre
saputo che sarebbe diventato un Auror, insieme a Ron e Hermione, ma il primo
aveva deciso di andare a lavorare insieme a Fred e George, mentre Hermione
aveva intrapreso la carriera di Mediwizard. Si era ritrovato solo per
l’ennesima volta con i suoi sogni infranti; Pansy era stata, semplicemente, il
culmine. Avevano sempre odiato i Serpeverde, e Ron si era fidanzato con uno dei
peggiori rappresentanti della specie. Pensava che Ron non avrebbe potuto fargli
maggior dispetto, e allora si era lasciato sopraffarre dall’ira e
dall’arroganza. Ora era solo per colpa sua, perchè si era allontanato e isolato,
aveva rovinato tutto. Cosa peggiore di tutte si era innamorato di un Serpeverde,
di gran lunga peggiore di Pansy, e ora questa splendida creatura non sarebbe
mai stata in grado di ricambiarlo, non ne era degno.
Aveva però forse un opportunità , non per tornare ma per ricominciare “Mi
dspiace” lacrime si riversavano sui suoi occhi, era rimasto in piedi, mentre i
tre ragazzi si erano accomodati sul divano e stavano chiaccherando
spensieratamente. “Mi dispiace” ripetè, ora che l’attenzione era totalmente concentratata
su di lui.
“Sono stato un idiota. Alla fine l’ho capito quanto ho
sbagliato, con tutti voi. Ron avevo disegnato un futuro per noi...ti saresti
sposato con Hermione, saremmo diventati auror, il trio d’oro sarebbe esistito
per sempre. Pansy tu sei la persona a cui maggiormente dev ele scuse. Sonos tto
affrettato ni miei giuizi e solo la gelosia è stata mi consigliera in questi
anni e quando sarei dovuto ritornare sui miei passi e riparare c’è sempre stao
qualcosa o qualcuno a impedirmelo, sono stato uno stolto, potrete mai
perdonarmi?” i singhiozzi che Harry produceva erano strazionati e colpirono Ron
direttamente al cuore che corde al fianco del suo migliore amico e lo strinse a
sè, incominciando pure lui a piangere, e fra le lacrime le parole sgorgavano
spontaneamente, “Ti ho perdonato il medesimo giorno in cui Draco è entrato
nella mia vita. Ti ho sempre amato, sei sempre stato il mio migliore amico, e
sempre lo sarai”.
“Non so se potrò farlo” Pany si era alzata in piedi e aveva
pronunziato quelle parole attirando così l’attenzione dei tre uomini su di sè.
“Potter hai fatto incarcerare i miei genotiro, hai rovinato troppe volte i
nostri sogni, ogni qualvolta ualcosa di importante avviene e nella nostra vita
tu devi intervenire e creare discordia e rabbia. Non credo quindi di essre in
grado di poterti perdonare” terminato il suo discorso scappò di corsa fuori
dala stanza. Ron si alzò perseguire sua moglie, ma Draco lo trattene e rivolto
verso Harry disse: “questa è la volta che tu vada di là e le parli è ora che tu
le chieda scua è la tua occasione, ora puoi affrontare gli scheletri nel tuo
armadio”.
Hary sbiancò, ma in cuor suo era ben cosciente della ragione
che si celava nelle parole di Draco, così si alzò e uscì dalla stanza, seguendo
il suono dei singhiozzi giunse nella camera da letto di Ron e Pansy dove la
ragazza riversa sul letto piangeva fragorosamente. Hary si avvicinò cautamente
al letto e dopo essersi seduto al suo fianco le posò una mano sulla spalla e
incominciò a parlare: “Pansy, capisco che tu non voglia perdonarmi, e non ti
posso biasimare, sono stato in tutti questi anni uno stupido, crudele e
insensibile, ma ..., ma” “Ma cosa?” gridò lei interrompendolo “Cosa è successo?
Perchè oggi sei venuto qui, in casa nostra, atteggiandoti a vittima innocente,
chiedendo il nostro perdono, perchè? Cosa è cambiato, dannazione?” le urla
erano rotte dai singhiozzi disperati della ragazza, Harryintimidito e imbarazzato abbassò lo sguardo e
sussurrò: “Draco”. Pansy spalancò gli occhi e attese in silenzio che Harry
continuasse ad esplicare i suoi pensieri: “Mi ha aperto gli occhi, mi ha
insegnato che bisogna sempre lottare per il bene e non solo per quello che a
noi sembra il bene. Ti ho giudicato in base a quello che sapevo di te, ma non
eri tu il problema, ero io con la mia arroganza, ed è d questo che ti chiedo
perdono. Pansy io non mi aspetto nulla, ad essere sinceri, so perferttamente di
esssere solo, so di aver allontanato tutti coloro che mi amano e che ho amato.
So perfettamente che questo mese terminerà ed io mi ritroverò a trascorrere le
serate da solo davanti ad una desolante televisione, ma me lo sarò meritato,
sono l’unico da biasimare per questo, ho solo bisogno di chiedervi scusa,
perchè non voglio più andare a letto con i vecchi sensi di colpa, non voglio
più fingere che tutto vada bene e che la solitudine è solo parte della vita.
Solo questo”. Il silenzio avvolse Harry e Pansy. Dopo qualche minuto il ragazzo
si alzò e si diresse verso il salotto, giunto sull’usci della camera una voce lo
bloccò: “Harry” si voltò e per la prima volta incontrò lo sguardo di Pansy che
disse: “Sono incinta, vorrei che tu e Draco ne foste i padrini” detto ciò lo
superò, lasciando Harry dietro di sè.
Dopo qualche minuto Harry raggiunse Draco, Ron e Pansy in
salotto, dove si accomodò al fianco del biondo ragazzo che gli sorrise e gli
prese la mano stringendola dolcemente per poi trattenerla fra le sue. Ron e
Harry incominciarono a ricordare i tempi della scuola e di tutte le volte che
Malfoy aveva cercato di metterli nei guai. Harry e Draco restarono a cena da
Pansy e Ron. Harry era colpito da quanto li fossse realmente mancato il suo
migliore amico.
Pansy e Ron erano una coppia perfetta, così attenti uno
all’altro così uguali e così diversi al medesimo tempo: Ron era maturato
immensamente e Harry era convinto che una buona parte del merito fosse di
Pansy. Gli occhi di Ron si accendevano di una luce particolare ogni qualvolta
si posavano su Pansy e ringraziarla per ogni cosa, e ad abbracciare Ron
salutandolo con la promessa d’incontrarsi la settimana successiva.
Draco e Harry si ritrovarono in macchina diretti verso casa
e un confortevole silenzio fu interrotto da Draco, per primo: “sono davvero
orgoglioso di te, ti sei comportato come un vero Grifondoro. Sono così contento
che tu sia riuscito ad aprirti, ad aprirle il tuo cuore” il sorriso di Draco
avrebbe potuto illuminare Londra intera, fu allora che Harry gli disse: “Grazie”
.
Il dolce rumore del motore fu l’unico che gli accompagnò
fino alla fine del viaggio.
I manti erbosi che cingevano, come un manto regale, le imponenti mura al
castello di Hogwarts
I manti erbosi che cingevano, come un manto regale, le
imponenti mura al castello di Hogwarts. Erano rimasti immutati dal giorno della
battaglia finale. Aveva sempre considerato casa il maestoso castello, ma non vi
aveva più rimesso piede dal giorno di diploma. E mentre il paesaggio visto
attraverso il finestrino scorreva incessantemente vi ritornò con la mente,
pensando che quello era stato anche l’ultimo giorno in cui aveva visto Draco,
prima di reincontrarlo in ospedale.
Il treno si fermò al capolinea, ed Harry si ridestò dai suoi
pensieri.
Draco prese fra le sue mani, quella di Harry conducendolo
per il lungo corridoio del vagone, fino ai bordi della piattaforma, dove
raccolsero i loro bagagli per prendere la prima carrozza condotta dai vecch
amici: i Thestral, solo pochi eran i privilegiati a poter veder i misteriosi
animali, ora eramo tutti maledetti a vederne l’aspetto e la forma.
Harry rimase stretto a Draco per tutto il tragitto in
carrozza Ron e Hermione erano seduti di fronte a loro. Nessuno aveva davvero
voglia di parlare. Le carrozze giunsero a destinazione e tutti i passeggeri si
riversarono in una sala deserta, se non per la presenza della preside della scuola:
la profesoressa Minerva McGranitt.
“Ben giunti a tutti. La settimana dell’orientamento per i
nostri studenti prenderà il via nel pomeriggio vi voglio ringraziare uno a uno.
Credo che sia molto importante poter dare ad ogni ragazzo un oppotunità di
scelta, che a molti di noi non fu mai data.”
Gli ex allievi seduti ai tavoli che una volta rappresentavano
le quattro case ascoltavano rapiti il discorso della loro insegnante di
trasfigurazione.
“Vi sono stati preparati dei quartieri privati per gli
ospiti che si trovano nei sotterranei, vicino a quella che voi ricorderete
essere la sala comune dei serpeverde. Troverete già là i bagagli ad aspettarvi,
insieme ad un programma per la settimana e alla scaletta degli interventi. Gli
studenti fra poco verranno a pranzo, siete anche voi invitati, ora però andate
pure a cambiarvi e a riposarvi. Nuovamente Ben Tornati a Hogwarts!”.
L’assemblea si sciolse e si diresse verso i sottorranei. Era
un momento estremamente maliconico per tutti: la gioia avrebbe voluto pervadere
i loro cuori, molti visi conosciuti si rincontravano dopo mesi, anni, ma nel
medesimo momento che gli sguardi si affrontavano di nuovo, i ricordi
riaffioravano in superfice e ogni serenità recalcitava nell’abisso dell’oblio.
Draco e Harry condividevano la stanza. Entrati Harry si
sedette e incominciò a sfogliare il programma della scaletta della settimana,
cercando di trovare il momento del suo intervento e di quello del biondo
ragazzo che nel frattempo stava disfacendo i bagagli suoi e del biondo ragazzo
disponendo via tutti i loro beni in bagno e nei bauli.
“Allora nel pomeriggio come era
plusibile parleranno Percy e Hermione e Nevile. Domani ci saranno Luna,
Charlie, Bill e Ron a parlare. Dopo domani esporrete Lei signor Malfoy, Blaise
Zabini, Colin e Ernie McMillan.... mentre io esporrò fra tre giorni..” “Bla,
bla, bla...” il biondo ragazzò incominciò a dire interrompendo il moro che
stava leggendo. Draco finito di sistemare le loro cose, aveva incominciato ad
avvicinarsi lentamente al letto su cui Harry lo guardava divertito. Una volta
che il serpeverde aveva raggiunto il grifondoro, gli strappò dalle mani il
volantino che Harry reggeva, per lanciarlo lontano da loro. La mano destra del
biondo ragazzo si posò dietro al capo di Harry e lo portò a sè, mentre con la
mano sinistra aveva incominciato a slacciare i bottoni della camicia di Harry.
“Sei pronto a fare qualche prova del tuo discorso?” chiese Draco mentre uno
strano ghigno solcava il suo volto, per poi congiungere le loro bocche in una
frenetica lotta di supremazia. Harry incominciò a scivolare lentamente lungo il
letto fino a trovarsi steso, con la schiena premuta contro il materasso. La
bocca di Draco cominciò a scendere lungo il collo, quando un rumore lì
interruppe, qualcuno bussava alla porta.
“Draco, sono Ron, io e Hermione
staremmo andando a pranzo venite anche voi?”. Draco si sollevò, staccandosi dal
caldo corpo del moro, per raggiungere la porta e aprirla quel poco necessario a
mostrare il proprio viso: “ va bene, due minuti e vi raggiungiamo, teneci mi
raccomando un posto!”.
Richiusa la porta dietro di sè,
Draco trassè un sospiro per poi volgere lo sguardo verso Harry, e gli sembrò
così indifeso, così bisognoso di amore, e al contempo così desideabile e
attraente che non seppe resistere, e mentre si riavvicinava al vecchio rivale
disse: “Dove eravamo rimasti?”.
Punto di vista di Ron:
Eravamo seduti in un tavolo preparato apposta per noi, gli studenti
stavano cominciando a riempire i tavoli pronti per il pranzo, il tavolo dei
professori era pressochè vuoto, io ed Hermione avevamo occupato quattro posti,
alla mia destra si è seduto neville e ovviamente alla sinistra di Hermione c’è
Bill, mi ono ritrovato a condividere la stanza con mio fratello Charlie, ho già
inviato il mio gufo a Pansy, che sicuramente ne starà aprofittando della nostra
settimana di vacanza per dormire. Adoro osservarla farlo. E’ una scoperta
continua vivere al suo fianco... anche se devo amettere che ultimamente c’è
qualcosa di strano... per esempio l’altro giorno in negozio si è rifiutata di
sollevare una pila di libri, accusandomi di essere un marito poco premuroso,
forse ha ragione, dovrei fare un salto giù ad hogsmeade e comprarle qualche
regalo... sì dovrei proprio farlo. Eccoli finalmente, chissà cosa stavano
combinando in quella camera, ammetto che se Pansy avesse accettato di venire
anche lei, ed invece di Charlie, mi fossi ritrovato a condividere il letto con
mia mogie, sarei arrivato pure io in ritardo al pranzo. “Ciao Harry” dico,
mentre gli faccio cenno di venire ad accomodarsi di fronte a me ed Hermione.
Draco prende posto di fronte a me.
Mi volto e vedo Hermione sorridere per qualcosa che Bill le ha detto (
non ho mai capito perchè ai primi due figli è andata tutta la bellezza della
nostra famiglia! Ingiustizia!), è sempre stata una bellezza particolare. La sua
bellezza non è perfezione, ma intrigo. E’ esattamente come il tuo libro
preferito, pieno di verità al suo interno, verità che riguardano te
esclusivamente e nessun altro. L’ho davvero amata, ma non eravamo anime gemelle
come io ho davvero creduto un tempo, fra queste silenziose mura.
Draco invece ci illumina tutti, lui è quello che l’artista chiama
capolavoro, e la natura armonia. Lui che fu creato di porcellana al suo
esterno, ma riempito con il diamante. Lui che è assolutamente un libro fantasy:
esteticamente accattivante, interiormente un miscuglio di: fantasia, avventura,
passione, innocenza, malizia, sofferenza e infine pace.
Harry è invece il nostro libro noir, non vivrai mai davvero gli orrori
da lui descritti, ma capirai sempre quanto essi siano la storia, e di cui non
conosci ancora il finale.
La McGrannit ci presenta a gli studenti che ci guardavano con curiosità
al principio. Siamo ancora tutti troppo giovani, (o quasi, Bill è vecchio!) per
poter avere un bambino che frequenti Hogwarts, ma credo che ogni bambino del
mondo magico possa riconoscere il volto di Harry Potter.
Come sempre l’attenzione è puntata su lui, lo vedo stringere la mano di
Draco, che gli sorride e gli bacia il capo... non credo di aver mai visto Draco
reagire in questo modo... forse solo con Charlie, ma non ha mai posseduto
quella luce negli occhi, quella luce che riesce a coprire anche il buco nero
della sua anima, quello che cerca di nascondere con ogni sua forza... ma
possiede sempre quella tristezza che i suoi occhi tradiscono, ma ora sembra
scomparsa... non credo che Harry possa essersene accorto... conosco Harru da
molto tempo, e una parte del mio cuore gli è sempre appartenuta, come a
Hermione, ma credo che si diverso dal mio Harry, da quello che ho sempre
aiutato, e non sono sicuro che non cederà alle lusinghe di Percy, e tutti sanno
come Harry si rapporta alla sua professione.
Incominciamo a mangiare, meno male, ero davvero affamato.
Punto di vista di Hermione:
“Ed ora passo la parola a Neville” mi accomoo di nuovo di fianco a Bill
che mi sorride e mi sussurra all’orecchio: “complimenti,come sempre sei
bellssima”. Non riesco a credere di aver
appena parlato davanti a tutta quella miriade di ragazzi che puntavano tutti i
loro occhi su di me, e invece ci sono riuscita. Non lo credevo davvero
possibile, ma in effetti dopo essere sopravvissuta alla guerra credo che ogni
cosa sia possibile, e penso sempre anche che dopo tutto quello che ho visto
nulla dovrebbe più spaventarmi, e invece non è così. Draco sostiene solo che
questo è un fattore positivo... mi ripete sempre: “quando non sentiamo più la
paura, vuol dire che abbiamo bloccato tutti gli altri sentimenti, e così
escludiamo il più potente di tutti: l’amore”. Sono sicura che abbia ragione, ma
non ho mai capito come abbia fatto a diventare così saggio, o per lo meno più
saggio di me.
Dovrei prestare attenzione al discorso di Neville, ma oramai credo
davvero di conoscerlo a memoria, me lo ha ripetuto all’infinito nei giorni
scorsi.
Mai dire mai... sarà la prima cose che insegnerò ai miei figli, sembra
un detto stupido, ma consiglio estremamente savio da dar eai più giovani. Non
giudicare mai qualcosa o qualcuno con l’arroganza di chi pretende di sapere. Il
futuro pochissime volte ci si presenta come noi l’abbiamo immaginato... echi oggi abbiamo giudicato con tanta superficialità,
domani potrebbe davvero essere il nostro miglior collega. Neville... è davvero
meraviglioso in quello che fa, senza di lui tutto il nostro lavoro sarebbe
impossibile, vuoto e senza senso, ma mai io mentre indossavo la mia divisa da
studente avrei pensato a lui come un collaboratore, come ad uno dei miei
migliori amici, come uno della famiglia.... e se tutto questo vale per Nevile,
immaginiamoci come il discorso può calare a pennello perfino per Draco.
E se rovesciassimo tutto il procedimento potremmo giungere a Harry... e
questo è quello che mi ferisce di più. L’allontanarsi di Harry, il suo feroce
litigio con Ron, il suo abbandonare tutto quello per cui aveva lottato senza
nemmeno rendersene conto, senza esserne consapevole, ma qualcuno ha deciso di
mandare fra di noi Draco...
E’ quasi impressionante osservarli insieme. I loro corpi cercano sempre
una scusa per essere in contatto, gli sguardi che riservano uno per l’altro
sono così palesemente esplicativi, l’amore e la passione che esprimono insieme
è irripetibile. Credo che siano anime gemelle, e che lo siano sempre state,
credo che se i quadri di questo castello ci potesserro raccontare di un amore
non ancora espresso sarebbe il loro.
Ma ora possono essere felici, potrebbero davvero cambiare entrambi la loro
vita un ultima volta, per fondersi ed essere una sola anima, smettere di esser
divisi. Ma conosco Draco e la sua voglia, la sua necessità di andare avanti, di
mantenere la propria promessa, e dubito fortemente che se Harry non farà la
prima mossa, Draco potrà compierla. Da buon serpeverde, andrà avanti con il
cuore spezzato, ma sempre fedele al suo amore... e questa forse sarebbe la più
grande tragedia.
“Abbiamo
dovuto discutere questa mattina quello che dicono sui biondi è quasi tutto vero… non capisco come non riesca a vedere quanto sia
bello. Quel maglione nero è perfetto su di lui, come una seconda pelle, ma lui avrebbe
voluto indossare un orribile maglione colorato. Non riesco a credere che sua il
medesimo Malfoy che girava sempre
impeccabilmente con l’ultimo vestito firmato. Non sono mai stato in America, ma
non ho mai creduto che potesse cambiare così tanto un essere umano. Muove le
mani in modo così sensuale, quando fa quel sorriso, sì esattamente quello…. È così sexy. Spero che nessun ragazzino stia
avendo il mio medesimo pensiero anche se sarebbe il pensiero più naturale del
mondo. Sta raccontando dell’università e
del mondo babbano. “Signor Malfoy, come mai lei non è mai stato in carcere?”si
leva una voce della platea, e poi un altra: “Si, dove è stato durante la
guerra?”. Non credevo che Draco potesse sbiancare, ma invece vedo che sbarra
gli occhi, incomincia a balbettare, non credo di averlo mai visto così. Mi
cerca con gli occhi tra la folla, e quando incontro il suo sguardo lo vedo accenare un debole sorriso. Prende fiato e incomincia a
rispondere: “Ero stato mandato in America durante la guerra, non ho mai
partecipato a nessuna azione deplorevole, e non passa giorno che non tenti di
pagare per i crimini commessi da mio padre…”. Vedo
Draco chiudere gli occhi e riprendere nuovamente fiato, prima di ricominciare a
parlare, riprendendo il discorso precedente alle domande. Non sorride più, non
s’illumina più. Cerca di concludere il discorso il più rapidamente possibile.
Nessunogli pone più nessuna
domanda.Scende dal palco per lasciare
il posto a BlaiseZabini.
Draco si posiziona in disparte troppa gente ci divide perché io possa
raggiungerlo. Altre accuse ripartono verso il serpeverde,
vedo Draco uscire di corsa dalla sala. A fatica mi faccio largo tra la folla e
tento di seguirlo, è già sull’uscio dell’entrata al castello, lo chiamo, ma non
si volta, lo raggiungo, lo afferro per un polso, si volta e con uno sguardo che
non ricordavo più mi dice: “lasciami in pace, Potter!” lascio la presa e lui
svanisce dietro gli imponenti portoni di bronzo.
Punto di vista di Draco
Nulla
è come avevo pianificato. Non mi parla da più di due giorni e io non ho nemmeno
tentato di avvicinarmi a lui, so che mi sto comportando come un bambino,
maposso andare da lui e confidarmi,
tediarlo con i miei problemi, paure e insicurezze? Posso comportarmi come se
lui fosse il mio ragazzo, il mio fidanzato? Devo parlargli, lo so, devo aiutarlo… devo smettere di pensare ai miei problemi e
concentrarmi solo su di lui, sulle sue necessità, ma non ci riesco, ogni volta
che lo osservo, mi torna alla mente il suo sguardo di pochi giorni fa, come era
ferito, sorpreso e amareggiato al contempo. Sta per parlare davanti a tutti
quei ragazzi e ha bisogno che io lo aiuti, è necessario che io gli parli.
Finalmente esce dalla camera che avremmo dovuto condividere. Fatico a
riconoscerlo. Le occhiaie sotto gli occhi arrossati. Un principio di barba si
disegna sul suo volto. Lo chiamo, solleva gli occhi e mi guarda, gli sorrido,
lui ricambia il sorriso che però muore subito, mi avvicino e incomincio a
parlare: “Harry, ti devo chiedere scusa per come mi sono comportato, sono stato
egoista e mi dispiace davvero di averti abbandonato in questi due ultimi
giorni. So che devi andare a parlare quindi non ti voglio trattenere, vorrei
solo dirti, per quello che può valere, che io sarò là e che se avrai bisogno di
me io ci sarò, ma se invece non vorrai
più parlarmi io lo capirò…”. Non riesco a finire di
parlare, una mano dietro al collo mi tira in avanti, un braccio mi cinge la
vita, e due labbra si posano sulle mie. In quel bacio mi perdo e senza Harry a
sorreggermi sarei caduto sulle ginocchia. Poggio le mie mani sulle sue spalle.
Le nostre bocche si allontanano, ma le nostre fronti si avvicinano, Harry mi
passa una mano fra i capelli e mi sussurra deciso: “Non mi lasciare mai più!”
per poi stringermi forte a sé. Rimango sconcertato e alibito
da questa semplice frase, quanto vorrei che fosse vero, quanto vorrei sapere
che Harry a fine mese non se ne andrà, non mi abbandonerà. Mi prende la mano e
mi conduce in sala grande. Oggi deve parlare solo ed esclusivamente lui. Mi
lascia la mano e mi sorride avviandosi sul palco. Comincia a parlare del suo
lavoro da Auror, ma molte mani si levano
interrompendo la sua narrazione. Incomincia così a raccontare della sua
infanzia, della prima volta che incontrò Voldemort, della camera dei segreti,
di Sirius, della battaglia finale, e della disfatta
del Signore Oscuro. Intrattiene la platea per due ore. Quando conclude nessuno
è ancora stanco delle sue storie. Scende dal palco tutti lo applaudono e si
levano in piedi, lui si avvicinava a me, lo vedo così indifeso e fragile. Gli stringo la mano e lui
la solleva fino a baciarla, i nostri occhi si incontrano e so di aver
finalmente trovato casa, ma di non potermela permettere.
Punto di vista di Neville:
La
settimana ammetto che sia trascorsa rapidamente ed è stato estremamente
divertente ritornare a Hogwarts, sono riuscito a passare un intero giorno nella
serra, non mi ricordavo quante piante la Spritepossedesse. E’ stato estremamente utile per le mie ricerche. Devo
chiederea Draco e a Hermione
qualche consiglio su qualche pozione. “Neville” qualcuno mi urla dietro le
spalle, mi giro e trovo Bill abbracciato a Hermione.
Sono contento di vederli così felici, Hermione prende
a parlare: “Siccome oggi è il penultimo giorno che restiamo qui stavamo
pensando, o meglio organizzando, un picnic: io, te, Bill, Draco e Harry”.Un picnic. L’idea mi attira, ma c’è solo un quesito che mi sorge
spontaneo: “Chi cucina?”. Hermione e Bill
incominciano a ridere. “Gli elfici domestici” mi risponde il Weasley. Dopo qualche minuto di futile conversazione, ci
separiamo con la promessa di ritrovarci all’ingresso dopo un ora. Mentre mi
dirigo verso la mia stanza incontro un ragazzino che ipotizzo frequenti il
secondo o il terzo anno seduto su di una vecchia panca in silenziose lacrime.
Mi ricorda qualcuno. Mi avvicino e prendo posto al suo fianco.”Ciao” gli dico e
lui mi risponde con un flebile e timido ciao. “Cosa è successo?” domando. “Sono
stato nuovamente messo in punizione, ho sbagliato nuovamente a creare la mia
pozione, bruciacchiando oltre tutto i capelli della mia compagna. Hanno perfino
tolto punti alla mia casa, sono un disastro, non riuscirò mai a fare nulla di
buono. Come possono aver pensato che io sia un mago? Dove sono i miei poteri?
Dove è il mio talento?” il ragazzino risponde e mano a mano le lacrime
aumentavano d’intensità e di fragore nello scendere. Gli poso una mano sulla
spalla. “Non ti devi preoccupare” gli suggerisco incerto, sicuro che con quel
tono non avrei mai potuto convincerlo. “Come puoi dirmi di non preoccuparmi? Tu
cosa ne vuoi sapere di essere incapace? Tu sei un famoso mediwizard”la
voce del ragazzo si alza vorticosamente. “Io lo so meglio di chiunque!” mi
ritrovo a urlare. Mi guarda spaurito e subito mi pento di aver alzato la voce, quindi
riprendo a spiegarmi. “Quando avevo la tua età ero un completo inetto, credevo adirittura di essere un magonò.
Non riuscivo a volare, non riuscivo a creare una pozione, nemmeno in
trasfigurazione ero sufficiente. Sono sempre stato considerato un perdente, ma
un giorno trovai qualcosa che mi piaceva ed in cui ero davvero capace: l’erbologia. Oltretutto poco tempo dopo venni a conoscenza
del fatto che solo per un vizio del destino non fui io il bambino prescelto da
Voldemort, e allora capì che anche il più piccolo tra di noi può essere
speciale, basta solo aver fiducia ed impegnarsi ogni giono
per migliorarsi. Vuoi riuscire in pozioni? Studia il doppio degli altri e vedrai
che riuscirai” un sorriso aveva incominciato a far capolino sul viso del
ragazzo che mi si getta addosso e mi abbraccia. Alzo lo sguardo, sento le
lacrime minacciare il loro arrivo e incontro lo sguardo di Draco. Lui ed Harry
sono lì in piedi mano nella mano che mi fissano. Draco mi sorride con quel suo
viso perfetto, è davvero bellissimo, lo è sempre stato anche quando era un
odioso serpeverde, ma la maturità ha portato una
dolcezza sul suo viso che poche persone a questo mondo posseggono. Lo vedo sussurrare
qualcosa all’orecchio di Harry che mi fa un cenno con la mano e si allontana. Il
ragazzino si stacca dal mio corpo e dopo avemri
sorriso i saluta e corre via lungo il corridoio, restiamo soli. “Da quanto
tempo sei li?” chiedo. “Dal principio” mi risponde e so cosa vuo dire. “Credo di non averti mai chiesto scusa per averti
considerato un perdente” aggiunge. “Non c’è ne è mai stato bisogno” replico.
“Sei stato davvero bravissimo” mi sta facendo i complimenti, sento il mio viso
avvampare, mi dirigo verso di lui e senza bisogno di parlare ci dirigiamo verso
l’ingresso del castello. “Non avevo mai davvero capito come tu sia sempre in
grado di aiutare gli altri” gli dico, il sorriso scompare e si rabbuia, gli
afferro la mano e gli dico: “E’ che sei capace di parlare con il cuore, sei
onesto e credo che questo sia estremamente disarmante per le persone che
aiuti”. Continua a fissare il pavimento mentre camminiamo, gli lascio la mano e
aspetto le parole che so che vuole dire, ma ha paura di farlo. “Non sono sempre
in grado di aiutare gli altri. E’ solo che a volte ho bisogno di essere aiutato
anch’io e me ne vergogno”. So cosa sta cercando di dirmi, e sento il mio amore
per lui crescere: “Draco sei uno dei miei migliori amici, noi siamo una
famiglia”. Mi guarda e mi sorride e aggiunge. “e in famiglia non ci si vergogna… lo so. Conosco le mie parole”. “Non abbandonarlo
a fine mese, non devi per forza lasciarlo andare. Puoi dirgli che lo ami,
essere ogni tanto egoisti è doveroso, e poi potrai continuare ad aiutare gli
altri, dovrai solo comprare una casa più grande” gli dico, lui si immobilizza.
Scendo le scale di corsa raggiungendo gli altri, osservo Harry guardare Draco e
sorridergli, vedo Draco illuminarsi, raggiungerci e afferrrare
uno stupito Harry per poi baciarlo.
“Non capisco perché tu debba prendertela così tanto. Voglio
dire non sono più un bambino, ho tutti i diritti di poter decidere della mia
vita, non puoi costringermi a restare qui per sempre”. Harry disse irato,
mentre le sue parole ferivano nel profondo le speranze e i sogni di Draco che
rispose con un filo di voce: “Io non ti voglio costringere, ma me lo avevi
promesso”. Se Harry fosse stato solo un po’ meno orgoglioso e testardo, si
sarebbe fermato solo per un attimo e avrebbe osservato l’espressione di
tristezza dipinta sul volto di Draco, ma non aveva tempo, doveva fare in
fretta, aveva un appuntamento per pranzo con il ministro della magia Americano,
venuto fino a Londra solo per incontrarlo, parlare con lui e offrirgli un
lavoro.
Finì di prepararsi e senza nemmeno voltarsi verso Draco uscì
dalla casa per dirigersi verso il centro di Londra. Arrivato nel ristorante in
cui avrebbe dovuto incontrare il ministro, si sedette e attese. Lo sguardo valicò
la grande vetrata del ristorante, soffermandosi sui passanti, una coppia di
ragazzi che si teneva per mano passeggiando tranquillamente lungo il
marciapiede, ridendo e divertendosi l’uno con l’altro. Harry sospirò
incominciando a ripensare a Draco e a quanto era stato ingiusto con lui quella
mattina, quando fu interrotto e riportato alla realtà dall’arrivo del ministro
della magia americano.
“Piacere Harry Potter”. “Piacere Richard Macgner, e signor
Potter non ha bisogno di presentarsi, so esattamente chi è”. I due uomini si
sedettero al tavolo e dopo i convenevoli di rito, ordinarono il loro pranzo,
poi incominciarono a parlare d’affari. “Signor
Potter” incominciò l’uomo più anziano, quando fu interrotto dal suo
interlocutore: “Harry. Può chiamarmi Harry”.
“Bene Harry, so che di recente è stato licenziato.Credo che chi sia stato, abbia commesso un
grande errore. Io sono volato fino nel vecchio continente appena ho saputo dai
miei collaboratori che l’eroe del mondo magico era in cerca di un nuovo posto
di lavoro. Lo so, che si pensa che gli Auror inglesi abbiano dovuto affrontar
tutti i più malvagi e potenti maghi oscuri degli ultimi secoli, e che i Mangia
Morte ancora a piede libero siano nascosti tutti qui, in questa minima isola,
ma le posso assicurare che anche noi in America abbiamo i nostri maghi oscuri,
i nostri intrighi, e la nostra dose di lavoro quotidiano, in fin dei conti dove
esistono regole, esistono dei trasgressori, e quindi esiste lavoro per gli Auror,
e io aggiungerei, per i migliori del mondo. Noi Harry ti offriamo il doppio
dello stipendio che percepivi in questo piccolo paese, una casa ovunque tu la
voglia: Los Angeles, New York, Las Vegas, ovunque tu voglia, ovunque.
I nostri Auror, sono i migliori sai perché Harry? Non perché
abbiano più esperienza sul campo, o perché il loro allenamento sia il più duro,
ma perché i nostri Auror lavorano sempre… nulla è più importante del loro
lavoro: è una priorità. Il loro successo deriva dall’impegno e dalla dedizione.
So che anche tu negli ultimi anni hai dimostrato di abbracciare questa
filosofia lavorativa, so che continuerai a essere il migliore fra tutti, anche
in America. Noi ti vogliamo con noi.”
L’uomo concluse così il suo discorso. Harry aveva ascoltato
tutto con estrema attenzione. Meditando le parole del ministro. Un’opportunità
incredibile, vivere in una grande città, magari avrebbe potuto convincere Draco
a tornare a vivere a San Francisco, avrebbero potuto sposarsi, essere davvero
felici, ma le ultimi frasi lo turbavano: dedizione, impegno totale, parole che
una volta conducevano la sua vita ora lo spaventavano, lo inducevano a trovarsi
indeciso davanti all’offerta che aveva sempre sperato, per cui aveva sempre
lavorato. Ma doveva prima chiedere consiglio a Draco, non poteva, non voleva
decidere da solo, senza prima risolvere la loro situazione, prima di sapere
cosa ne sarebbe stato di loro dopo la fine di quel mese. Harry era insicuro su
moltissime cose riguardo alla sua vita, ma una sola certezza regnava su tutto:
senza Draco al suo fianco non avrebbe mai più vissuto.
Finito il Pranzo Harry promise di pensarci e di rispondere
all’offerta in pochi giorni. Si salutarono e ognuno si diresse per strade
differenti. Harry in un’ora aveva un appuntamento per un the con Percy.
Sapeva già cosa il Weasley avrebbe tentato di dire, e
dimostrare, ma non si sarebbe fatto incantare così facilmente.
Perso nei suoi pensieri Harry giunse all’appuntamento. Percy
era già là ad attenderlo. Si sedette e ordinò un caldo the. “Ciao Percy” . “Ciao
Harry” . “Come stai? Come va a casa?”. “Tutto bene, mamma ha peso il raffreddore,
ma papà si è convinto a farle prendere delle strane pastiglie. Draco?” . “Lui
sta bene”.
Silenzio. “Harry, non
ti capisco davvero?”. “Non è la cosa più strana che tu mi abbia mia detto
Percy, e nemmeno la più deludente”. Il Weasley rise, per poi riprendere a
parlare: “Perché dovresti andare dall’altra parte dell’oceano per cercare
qualcosa che già qui possiedi. Che cosa potrà offrirti l’America che già non abbia
fatto l’Inghilterra: Una casa? Una
famiglia? Degli amici? Un Lavoro? L’Amore? Perché mi sembrava che tu qui già le
possedessi. Che cosa vuoi ancora cercare? Cosa ti manca? Perché tutto questo
non ti basta? Harry ti offro il tuo lavoro, è tuo, riprenditelo, ma non
lasciare nuovamente tutto, mamma e papà, Ron: ti prego.”
Harry ascoltò tutto il discorso di Percy e man mano che
andava avanti, sentiva la rabbia che per tanto tempo aveva covato ,svanire.
“Percy devo pensarci, ho bisogno di qualche giorno…”. “Alla
festa!” lo interruppe il ragazzo dai capelli rossi.
“Fra qualche giorno ci sarà una festa al ministero in tuo
onore, lì ci darai la tua risposta, sarà presente anche il ministro della magia
americano”.
Harry e Percy si salutarono e si divisero con la promessa di
rivedersi alla festa.
A casa di Draco.
“Draco, sono Harry, sono tornato!” Harry con in mano un
mazzo di fiori. Draco sbucò fuori dalla cucina da cui un meraviglioso profumo
incominciò a invadere la casa. “Harry” si corsero incontro e si abbracciarono e
si baciarono come se mesi avessero separato il loro ultimo incontro.“Non farlo mai più Harry James Potter, non
andartene mai più via senza prima baciarmi e dirmi ciao!”.
“Mai più” disse Harry accarezzando i capelli del biondo
ragazzo per poi porgergli i fiori. Draco dopo un ultimo bacio, prese i fiori
per poi addentrarsi nella casa per cercare un vaso. Solo allora Harry si rese
conto della tavola apparecchiata, della romantica musica in sottofondo, della
casa illuminata solo dalle candele.
“Come mai?” chiese uno stupito Harry. “Perché mi sei
mancato!” Draco incominciò a portare in tavola i manicaretti da lui
preparati.Da principio la conversazione
fu leggera e disimpegnativa. Ma alla fine della cena Harry prese la mano di
Draco e incominciarono a ballare. “Draco, scusami per questa mattina, so di
averti promesso che ti avrei dato tutto il mio tempo, ma il mese sta per
finire, e ho bisogno di sapere che avrò un lavoro. Oggi ho incontrato Percy e
ci ha invitato a una festa che il ministero darà in mio ordine, nessuno aveva
dato una festa in mio onore, Draco..” .
Il biondo ragazzo nascose la faccia dietro alle spalle di
Harry, solo per non mostrargli quanto quelle semplici parole lo avevano ferito,
aveva così tanto sperato che l’unica cosa che a Harry sarebbe importato alla
fine di quel mese sarebbero stati loro due. “Io pensavo di averlo appena fatto”.
Harry sentì il tremare della voce di Draco, gli prese il
volto fra le mani e glielo sollevò, lo baciò con delicatezza, con gentilezze e
gli sussurrò: “Ti prego vieni con me a quella festa, io ho bisogno di te”.
Draco combattendo con le lacrime che minacciavano di scendere rispose con un
filo di voce: “Sì”.
Draco si sistemò i capelli per l’ennesima volta, mentre si
ammirava soddisfatto allo specchio. Il suo aspetto fisico lo aveva quasi sempre
gratificato. Era da diverso tempo che non andava ad un party del Ministero.
Sicuramente da prima della guerra. Prima dell’America, di San Francisco. Aveva
affrontato molte feste, quelle di lavoro erano le più ufficiali e formali a cui
avesse mai partecipato. Ma le sue preferite erano quelle che vedeva l’intera
famiglia impegnata. Quelle dove Sarah indossava un fiore fra i capelli, quelle
dove suo zio si vestiva da donna, quelle in cui cenavano tutti insieme per poi uscire
tra le risate e i canti, per dirigersi nel loro locale preferito, e ballare
fino anotte inoltrata, fino alle prime
luci dell’alba. Si ricordava ancora la libertà e la gioia provata in quelle
feste. Quanto si sentiva a casa in quelle serate! Ora era vestito in maniera impeccabile, era
elegante e sofisticato, perfino affascinante, si sarebbe potuto definire, ma
non si sentiva piùa proprio agio, non
si sentiva libero, né al sicuro. Ma si ripeté lentamente il motivo per cui
faceva tutto questo: per Harry, perché aveva bisogno del suo supporto del suo
aiuto e lui non avrebbe fallito proprio all’ultimo. Un rumore proveniente della
porta lo richiamò alla realtà. Dopo un ultimo fugace sguardo allo specchio
prese la giacca e uscì.
Harry lo attendeva davanti alla macchina nervoso come non lo
era da tempo. Impaziente, pronto a riprendere Draco per la lentezza. Ma quando
si voltò in direzione del biondo ragazzo ne rimase abbagliato, ogni parola morì
in gola. Riuscì solo a farfugliare uno striminzito “Ciao”. Draco accortosi
della reazione di Harry decise di divertirsi, si avvicinò lentamente al ragazzo
moro, per poi posare lentamente le sua labbra su quelle di Harry. Un rapido
bacio prima di dirigersi verso il posto di guida e dire: “Andiamo” mostrando
divertito le chiavi che aveva appena abilmente sottratto al Griffondoro.
Durante il tragitto Draco cerco di spiegare a Harry i motivi
per cui non avrebbe dovuto essere nervoso, ma in particolar modo l’ultimo
motivo creò discordia. “Infine non staremo molto a questa festa, così vedi non
c’è motivo per il tuo esagerato nervosismo” disse Draco. “Cosa vuol dire non
resteremo molto? E’ una festa per me, in mio onore, non possiamo scappare come
due fuggiaschi, due malviventi” ribatté Harry. “Non è in tuo onore, è solo un
modo per riconquistarti, per convincerti ad accettare un lavoro. Poi io non
volevo scappare come due fuggiaschi, ma più come due amanti … direi”. Un sorriso
seguì le parole di Draco che però aumentarono semplicemente l’irritazione di
Harry. “Così non vogliono festeggiarmi, ma solo adularmi. Giusto! Perché io non
mi merito un piccolo ringraziamento, chi mai lo farebbe per me: organizzare una
festa!” disse indispettito Harry. “Non ho di certo detto questo! Lo sai che non lo intendevo, nemmeno l’ho mai
pensato. Vengo a questa festa solo e unicamente perché tu me lo hai chiesto .
Mi avevi fatto una promessa che non hai mantenuto, e ho capito. Ti appoggio perché
questo è quello che vuoi, ti chiedo solo di capirmi. Andiamo a questa festa,
partecipiamo, ma ti pregofa che sia
rapido e indolore, così potremmo tornare alla nostra vita, al nostro mese”
rispose Draco. “Siamo arrivati “ concluse Harry scendendo dalla macchina sempre
più contrariato.
Un grande salone illuminato da un infinito numero di
candele. Un’orchestra suonava una musica rilassante e ballabile. Gli uomini più
illustri e influenti del mondo magico erano tutti riuniti per celebrare Harry.
Harry e Draco entrarono insieme, appena giunsero all’ingresso
dell’affollato salone, Harry afferrò saldamente le mani di Draco che gli
sorrise.
Molti saluti, molti convenevoli furono sprecati quella sera.
Harry e Draco presero posto accanto a Percy, e Richard. Si sedettero poi al
medesimo tavolo Hermione e Bill, insieme a Neville e Luna.
Percy e Richard incominciarono a corteggiare Harry con
ricordi, lusinghe, proposte, fino a quando non fu Draco a prendere la parola: “Dimmi
Percy, oppure mi dica lei signor Macgner. Nelle vostre promesse, illusioni,
trappole… non credete che manchi qualcosa? Parlate di lavoro, lavoro e ancora
lavoro, ma non siete in grado di raccontarci quanto tempo libero Harry avrà a
sua disposizione, quante vacanze, quanti giorni potrà dedicare solo e solamente
a se stesso, alla sua famiglia, alle persone che ama?” Silenzio. “Come
immaginavo, le vostro sono solo vane parole. Quando Harry lavorava e rispondeva
ad ogni vostra aspettativa lo avete allontanato, licenziato, lo avete
abbandonato, lasciato senza nulla, e ora che ha una vita, che sta tornando a
riprendersi il controllo della sua esistenza, voi lo rivolete indietro, come se
fosse una bambola, un vostro giocattolo?”. “Taci Draco” lo interruppe Harry
duro, secco, arrabbiato.
Draco si alzò di scatto facendo sbattere la sedia e
dirigendosi fuori dalla sala, sulla terrazza. Al tavolo per alcuni minuti regnò
un silenzio imbarazzante e totale, poi Harry parlò: “Fuori fa freddo, vado a
portargli la giacca”.
Draco osservava il cielo, mentre calde lacrime scivolavano
lungo il suo viso. Harry si avvicinò
lentamente,e una volta che gli fu affianco Draco incominciò a parlare: “Non hai
mai sognato null’altro, non hai mai desiderato qualcos’altro?”. Harry
incominciò a rispondere: “Lo sai cosa sognavo”. “Sì, ma non hai mai voluto fare
un altro lavoro anche solo per un giorno? Anche solo prima di scoprire che eri
un mago?” la voce di Draco era una supplica. ”Non me lo ricordo, so solamente
che ho sempre voluto essere un Auror. Non dovevi permetterti di dire quelle cose,
non ne avevi alcun diritto”. “Non ne
avevo diritto? Harry stavo solo cercando di aiutarmi, ma credo di aver fallito.
Credevo di aver capito cosa volessi, credevo di aver compreso di cosa avessi
realmente bisogno, ma ho sbagliato tutto, non ho capito nulla. Il nostro mese è
finito qui. Il mio compito qui è terminato: buona fortuna Harry”. “Non puoi
andartene, non così, non puoi abbandonarmi, io ho bisogno di te” gridò Harry. “Devo
andare . Mi si spezza il cuore, ma tu non hai bisogno di me, non più per lo
meno” detto questo Draco si voltò e corse verso l’uscita. Harry tentò di
rincorrerlo, ma venne fermato da tre uomini d' affari inglesi, quando riuscì a
liberarsi era oramai troppo tardi, di Draco non vi era più traccia.
Harry giunse a casa di Draco, ma del biondo ragazzo non vi
era traccia. Incominciò a spogliarsi lentamente, rimase a torso nudo e si trovò
di fronte allo specchio in camera del Serpeverde. Si accarezzò delicatamente il
petto e vide Draco entrare in camera dal bagno avvicinarsi a lui, avvolgerlo
con le sue braccia, incominciare a baciarlo lungo il collo gentilmente. Iniziare
lievemente a passare le sue mani sulla liscia pelle di Harry.
La porta dell’ingresso si aprì e si richiuse: sbattendo.
Harry riaprì le palpebre per tornare alla crudele realtà. “Draco” disse a voce
alta il moro ragazzo. Nessuna risposta, ma rumore di sedie e cassetti. “Draco,
ti prego parliamone, un minuto” mentre Harry pronunciava queste parole, la
porta della camera si aprì.
“Charlie?”. “Harry!”. La voce del Weasley era contrariata.
Harry pietrificato, osservò Charlie entrare in camera e con estrema naturalezza
aprire i cassetti di Draco, estrarre vestiti e oggetti intimi, per infilarli
all’interno di un enorme borsone nero.
“Dove è Draco?” chiese un sempre più spaventato Harry. “Spostati”
intimò Charlie senza mai guardarlo negli occhi. “Charlie, dov’è?”. “Non sono
affari tuoi, non più… fai le valigie, e vattene via, per sempre, questa volta”
rispose Charlie ansimante per la rabbia che cercava di controllare, sempre con
lo sguardo fisso sul pavimento della camera: “e ora spostati, levati, allontanati”.
Harry spaventato, confuso si sfece da parte, lasciando
passare il ragazzo, fratello del suo migliore amico. Charlie aprì l’ennesimo
cassetto rovesciandone il contenuto all’interno del borsone, per poi posarlo
sul letto e dirigersi verso il bagno.
“Charlie, cosa stai facendo? Perché sei qui a fare le
valigie per Draco? Ti prego digli che se vuole me ne andrò via subito anche
solo questa sera, ma ti prego devo parlargli, devo spiegargli tutto, devo
raccontargli ogni cosa” le parole si erano trasformate in singhiozzi, lacrime
cadevano dagli occhi del ragazzo d’oro. Un pugno stretto saldamente sul petto
all’altezza del cuore, chinato sul pavimento: “Charlie ti prego, fermati e
dimmi dove si trova!”. Ma nessuna risposta ottenne con le suppliche, sentì
allora la rabbia avvampare. Le guance si tinsero di rosso vermiglio, sentì il
rompersi di vetri, probabilmente il vaso che si trovava all’ingresso della
casa. “Charlie”. Il rosso ragazzo rientrò in camera buttando all’interno del
borsone tutto quello che reggeva in mano. “Harry, non ho voglia di parlare con
te. Vattene via”. “No, non fino a quando mi dirai dove si trova”. I due ragazzi
si ritrovavano uno di fronte all’altro, pochi centimetri di spazio li
dividevano. Charlie alzò il braccio
destro e spinse il più lontano possibile Harry, che si ritrovò a sbattere
contro il muro con la schiena. Perdette l’equilibrio e dovette posare una mano
a terra, con la quale si ridiede la spinta per sollevarsi e riaffrontare il
Wesley che puntando un dito verso di lui gli disse: “Stammi lontano Potter!”.
Harry avrebbe voluto picchiarlo, ma non sarebbe servito a
nulla. Charlie sapeva dove si era nascosto Draco, e lui aveva bisogno di
parlargli, di toccarlo, di vederlo. Lottare contro di lui non sarebbe servito a
nulla, doveva convincerlo.
“Charlie, perché mi odi così tanto?”. “Potter io ti detesto.
Non ti meriti il mio odio”, parole dure che il rosso ragazzo pronunciò a denti stretti.
“Ti ho visto baciarlo quel giorno!” rispose Harry
affrontando lo sguardo rabbioso di Charlie. “Io a differenza tua, lo amo”.
“Charlie come puoi dire una cosa del genere…”. “Come posso dire una cosa del
genere? Potter hai visto un misero bacio e pensi di sapere tutto?Lui è stato mio: è stato l’amante più dolce e
premuroso che abbia mai avuto, è stato il mio amico più fedele, lui si è
davvero interessato a me, a cosa sognavo, a cosa volevo. Le sue labbra, i suoi
occhi, le sua dita, la sua pelle… la mia maledizione. Ogni notte mi
perseguitano, eppure sono il motivo per cui mi alzo al mattino, perché so che
ci sarà una sera e tornerò a risognarlo, ad averlo per me, tutto per me…”ogni parola che Charlie pronunciava lo
trascinava verso il basso, fino a ritrovarsi seduto per terra, con le ginocchia
strette, e due braccia che le cingevano.
“Non posso perdere Draco, ti prego Charlie, lui è tutto per
me. Tu puoi capirmi, lo puoi fare davvero, sei l’unico che può aiutarmi”.
“Perché dovrei farlo Potter?”. “Perché lo ami, e non vuoi vederlo soffrire”.
Harry disse le parole sbagliate e immediatamente se ne rese conto, perché
Charlie sbarrò gli occhi e guidato da una rabbia furibonda, si lanciò su Harry
e incominciò a picchiarlo. Un pugno in pancia, uno sul petto, uno in viso.
Harry riverso a terra, ancora sopraffatto dalla sorpresa e dalla furia di
Charlie, inerme sotto la pioggia di pugni. Mentre due possenti mani
incominciarono a stringerli il collo Harry riuscì a farfugliare un incantesimo.
Charlie si bloccò immediatamente e come impazzito si allontanò da Harry, e
incominciò a piangere. “Charlie” disse dopo qualche attimo Harry mentre con le
mani si massaggiava il collo “dov’è?”.
“Potter è tutta colpa tua, lui ha tentato di aiutarti, ma tu
sei troppo stupido, troppo pieno di te, troppo egocentrico, per rendertene
conto e ringraziare, come sempre, ti aspetti che gli altri siano lì per
te,ma nessuno può pretendere da te la
medesima cosa.Svegliati Harry, il mondo
non ti deve nessun grazie, quello che hai fatto era solo il tuo dovere, nulla
più. Ma Draco, come sempre, ha provato a dirti grazie per quello che hai fatto,
ha provato a farti capire che non dovevi essere speciale per il mondo, ma che
bastava che lo fossi per lui, e per la tua famiglia per scoprire quale fosse la
vera felicità, la vera pienezza della vita. Ma tu lo hai deluso, lo hai
lasciato affondare, lo hai perfino accusato, tutti vi hanno sentito questa
sera, e ora lui è spezzato, e se… Potter…. Se …tu pagherai… lo giuro…. Tu
pagherai”.
“Charlie” Harry sempre più confuso si era avvicinato al
Weasley che dopo un’ultima spinta, un ultimo pugno in viso, un ultimo sputo
tirato verso Harry, prese la borsa, e si diresse verso l’uscita, prima di
richiudere la porta della camera dietro di sé, si fermò, e disse senza voltarsi
indietro: “Draco ha fatto un incidente in macchina mentre scappava da quella
maledetta festa. E’ al San Mugo. Lo stanno operando”. Un rumore di porta che si
chiude fu l’ultima cosa che Harry sentì prima di perdere coscienza.
Ecco un altro capitolo, spero che vi possa piacere.
Incomincio con il fare a tutti un grande augurio di Buon Anno! Speriamo che il
nuovo anno sia pieno di bellissime nuove fan fiction!
Ringrazio come sempre chi ogni volta commenta, è sempre una
gioia leggere che questa storia vi sia piaciuta.
Grazie a ximeng, a monte86, a ShortMaggot, a fra ro, e a animablu
(grazie per il quattordicesimo capitolo, non me ne ero resa conto l’altro
giorno!). Lo so che questo è capitolo probabilmente più triste dello scorso, ma
siamo verso la fine …. Grazie ancora a tutti quelli che la leggono … Buon
Anno!!
Harry passò l’ultimo portone che lo divideva dalla sala d’aspetto
dal San Mugo. Un enorme orologio scandiva il tempo inesorabile. Le ultime ore
della sua giornata erano state assurde, tragiche e spaventosamente reali. Per
pochi minuti aveva perso la coscienza. Per poi riprendersi con una sensazione
spiacevole, come di qualcosa di dimenticato che però bisogna risolvere. Lo
stomaco a rovescio, era corso in bagno, dove aveva vomitato, fino all’esaurimento
delle forze. Troppo alcool, o troppi pugni, o solamente troppi sensi di colpi. Era
rimasto sdraiato con la schiena appoggiata al freddo pavimento a riflettere su
le parole di Draco, su quelle di Charlie.
Ora
si trovava in ospedale, spaventato, terrorizzato, ma doveva vedere il biondo
ragazzo, doveva sapere che stava bene, che non era nulla di grave, che un
piccolo taglio sulla fronte sarebbe stata l’unica grossa conseguenza dell’incidente.
Era corso lungo quei interminabili corridoi, per rallentare il passo, fino
proprio a bloccarsi all’ingresso della sala d’aspetto. Gremita di gente, di
visi conosciuti da una vita, e da qualcuno che la sua coscienza riconosceva, ma
a cui la sua mente non sapeva dare un nome.I Weasley al completo, seduti con i volti pallidi dalla preoccupazione.
Hermione abbracciata a Bill. Qualcosa in quella scena lo disturbò. Si avvicinò,
così, alla sua più cara amica per dire: “Hermione”. Lei alzò lo sguardo pieno
di lacrime inespresse. “Harry, sei anche tu qui?” disse la giovane ragazza
prima di alzarsi in piedi e abbracciarlo. Questo scambio di battute richiamò l’attenzione
di qualcuno dei presenti. Neville seduto dall’altra parte della stanza li
raggiunse. “Harry” posò una mano sulla spalla dell’amico, per poi batterla
leggermente sulla schiena. “Cosa ci fate voi due qui fuori? Non dovreste essere
dentro con lui? Non dovreste essere lì, insieme a lui? Cosa è successo? Come
sta?” “Calmati Harry, ti prego siediti” lo interruppe Hermione il cui volto era
contratto in una smorfia di dolore: “Siediti” ripeté Neville. Harry obbedì come
se non avesse più il controllo del suo corpo, della sua volontà. “Draco ha
avuto un incidente in macchina. Vicino al Ministero. Lo hanno subito soccorso,
ma la macchina … la macchina era, insomma le sue condizioni sono molto, molto
gravi, lì dentro ci sono i migliori Mediwizard di questo paese, e Draco sta
ricevendo le migliori cure possibili, ma non possono fare miracoli Harry. Non
possiamo fare altro che aspettare …” spiegò calma e lucida Hermione prima di gettarsi
tra le braccia di Bill, disperata, i suoi singhiozzi erano l’unico rumore che
riempivano la bianca sala d’aspetto.Harry non aveva davvero capito le parole di Hermione, o meglio non
poteva crederle.Draco era lì davanti a
lui che gli diceva di volerlo aiutare, era di fianco a lui che lo guardava
giocare con un delizioso cucciolo di cane, era di nuovo di fronte a lui, che
parlava di magia e storia, era tra le sue braccia, avvinghiato a lui, era le
sue labbra, era le sue mani, era il battito del suo cuore. Una cristallina
goccia d’acqua si formò sulle sue ciglia prima di scivolare lungo il solco del
suo naso, per raggiungere la sua bocca, e lì riposare in pace. Una, due, tre …
infinite espressioni di dolore e rimpianto.Ron accortosi dell’arrivo dell’amico si avvicinò a lui. Harry gli si
gettò addosso, avvolgendolo in un abbraccio. “Ce la farà, io lo so Harry,
fidati di lui” continuava a ripetere Ron cullando il moro ragazzo. “Grazie”
sussurrò gentilmente Harry. Charlie entrò dalla porta della sala d’aspetto con
in mano il borsone che Harry riconobbe immediatamente. Lo posò a terra vicino
ai suoi genitori e a voce alta disse: “Lui cosa ci fa qui? Lo sapete tutti che
è solo colpa sua se Draco si trova qui? Siete ancora disposti a proteggerlo?”. “Taci”
gli intimò Pansy. “Non è colpa di nessuno, è stato un incidente!” ribatté
Neville. “Lo avete sentito tutti alla festa in suo onore, avete tutti visto
Draco scappare con le lacrime agli occhi” concluse Charlie, prima di sedersi,
stringersi la testa fra le mani e abbassare lo sguardo. Le lacrime erano
evidenti, come lo erano i suoi sforzi per contenerle. Harry era troppo
spaventato per poter dire qualsiasi cosa, troppo frastornato per affrontare
tutte quelle persone, tutta quella gente che era lì per Draco. Che amavano e
riempivano, quotidianamente, la vita del biondo ragazzo. Ora il suo angelo
giaceva su un bianco letto fra la vita e la morte e lui avrebbe solo voluto
poter stringergli la mano, baciarla, dirgli quanto lo amava, almeno una volta,
almeno per l’ultima volta.
Harry si liberò dalle braccia di Ron, lentamente per alzarsi
e si dirigersi verso un angolo della sala dove sedevano le due persone di cui non conosceva l’identità.
Pansy era al loro fianco. “Harry” disse la ragazza dai lunghi capelli “Harry” ripeté
attirando questa volta l’attenzione del ragazzo d’oro. “Vorrei presentarti due
persone: Chaz …”“Lo zio di San
Francisco” ripeté Harry come in trance, come se solo ora i visi di quelle
persone prendessero posto in tutte le foto che aveva visto, in tutti i racconti
di Draco, in tutte le sue memorie più piacevoli. Un senso di colpa che mai
prima d’ora lo aveva investito lo colpì improvvisamente, a tradimento. “Tu sei
Novembre” continuò indicando l’uomo più giovane. “Nelson” concluse Pansy che
prima era stata interrotta. “Tu sei?” chiese Chaz. “Tu sei Novembre” rispose
Nelson con lo sguardo fisso in quello di Harry. Il quale avrebbe voluto
alzarsi, saltare in piedi uniti sulla sedia, gridare a tutti le sue scuse,
spiegare a tutti quanto il suo cuore fosse lacerato, quanto fosse stato
stupido, stolto, cieco, e al contempo quanto fosse innamorato, e quanto avrebbe
voluto poter donare la sua stessa vita pur di avere in cambio un solo momento
con il suo angelo, ma l’attenzione di tutti fu richiamata dall’ingresso di un
Mediwizard.
“Draco è molto forte, ha lottato con tutte le sue forze, ora
è fuori pericolo. Al momento sta riposando, ma fra qualche ora potrete
visitarlo. Uno, massimo due, alla volta, non di più”disse il Mediwizard prima di scusarsi per poi
scomparire nuovamente in corsia.
Harry si lasciò andare a peso morto sulla sedia. Lo avrebbe
rivisto, lo avrebbe baciato, gli avrebbe potuto chiedere scusa, avrebbero
potuto passare l’eternità insieme. Un sorriso nacque sulle sue labbra. Poche
ore lo separavano dal paradiso. Si era dimenticato di tutto e tutti, ora nulla
era più importante.
Una volta appresa la bella notizia sulle condizioni di
salute di Draco, i presenti nella sala d’aspetto lentamente cominciarono a
scemare. In pochi erano rimasti, tutti intenzionati ad aspettare il loro turno
per poter salutare l’amico. Chaz e Nelson si trovavano in un angolo, estraniati
dal resto dei presenti. Hermione, Ron e Pansy stretti uno affianco all’altro. I
migliori amici del biondo ragazzo. Charlie da solo, con gli occhi gonfi e rossi
dal pianto.Infine Harry, convinto di
avere la precedenza su gli altri, di avere il diritto di vedere per primo
Draco, in fondo era il suo ragazzo, continuava a ripetersi sempre più insicuro
il ragazzo d’oro.
Le lancette dell’orologio continuarono il loro viaggio
inesorabili, due ore trascorsero, e finalmente un infermiera venne per
avvisargli che ora avevano il permesso di visitare il loro amico. Charlie
scattò immediatamente in piedi, per poi incontrare lo sguardo di Hermione, e
risedersi all’improvviso. Ron che suggerì di lasciare entrare per prima
Hermione, in fin dei conti era sempre una Mediwizard.Tutti i presenti
accettarono la proposta di buon grado eccetto Harry, che dovette però adeguarsi
al volere della maggioranza.
Hermione aprì la bianca porta della camera di Draco, entrò.
Il pallido ragazzo, con lo sguardo curioso la osservava. “Ciao” le disse
lentamente, confuso. “Draco” disse lei avvicinandosi a lui. “Chi è Draco?”
rispose lui con un’espressione sempre più confusa. Hermione si bloccò di colpo,
irrigidendosi: “È il tuo nome, tu sei Draco”, esclamò. “Sì, lo sapevo volevo
solo vedere la tua espressione”. Il biondo ragazzo incominciò a ridere
divertito, Hermione dopo qualche secondo di shock, si riprese e accompagnando
la risata dell’amico si avvicinò a lui. Draco incominciò però a tossire convulsamente,
Hermione allora chiuse la distanza tra loro, lo strinse fra le sue braccia e
incominciò a piangere. Draco che con una mano le accarezzava i capelli. “Sh!
Smettila di piangere, mia piccola Hermione, sono qui con te, sano e salvo”. Lei
alzò gli occhi, il loro sguardo fisso uno nell’altro, lui le asciugò le
lacrime, lei gli sorrise: “Fuori ci sono diverse persone che vogliono vederti.
Ron, Pansy, Charlie, una sorpresa per te, e Harry” al nome del ragazzo Draco
abbassò il capo. “Chi vuoi vedere per primo” continuò Hermione, fingendo di non
aver notato il repentino cambiamento d’umore di Draco. “Charlie” sussurrò
Draco, mantenendo sempre basso lo sguardo, “Pansy e Ron”, “la mia sorpresa e
infine lui”.
Hermione uscì da quella stanza senza vie d’uscita. Si
diresse nuovamente in sala d’aspetto prima di rientrare, prese un lungo fiato e
disse: “Charlie ti vuole vedere”. Il rosso ragazzo si alzò e come svuotato si diresse
verso la camera di degenza di Draco. Harry scattò in piedi contemporaneamente
al Weasley in tento a protestare, ma una decisa Hermione lo fermò
immediatamente dicendo: “Tu sarai l’ultimo”.
Bussò alla porta. “Avanti”. Charlie entrò, Draco gli
sorrise, e Charlie gli fu immediatamente addosso, Le sue mani che gli
accarezzavano il viso, il sorriso di Charlie avrebbe potuto illuminare tutta la
stanza senza bisogno di nessun altra luce. “Perché me, perché hai voluto vedere me per
primo?” continuava a ripetere sorpreso il ragazzo dai capelli rossi. “Perché non
commetto mai due volte lo stesso errore. So che tu saresti quello che avrebbe
sentito più di tutti la mia mancanza. Quello che sarebbe stato peggio per il
mio incidente, quello che si sarebbe preoccupato di più per me. Ho visto il
borsone, sapevo esattamente cosa avresti fatto”. “Non esattamente” lo
interruppe Charlie. “Va bene” rispose Draco. Silenzio. Le mani di Charlie
cercarono quelle di Draco per baciarle, e ribaciarle, fino a consumarle, fino
alla fine dei tempi.
“Smettila Charlie, vattene, ora tocca a noi”. Ron e Pansy
dissero insieme, prendendo il posto del Weasley accanto al malato Draco. Pansy
decisa puntò un dito accusatorio contro il petto dell’amico “Mai più, non
provarci mai più a farmi una cosa del genere”.
Harry fuori era sempre più ferito, spaventato, confuso,
frastornato, intimorito, e insicuro. Le risate fragorose provenienti all’interno
della camera gli dicevano che Draco era in salute. Charlie e Hermione erano
andati a mangiare, Chaz e Nelson stavano per entrare, lui era lì da solo. Ron e
Pansy uscirono e dopo aver salutato Harry, andarono anche a loro a rifocillarsi.
“Chaz, Nelson” se avesse potuto il biondo ragazzo si sarebbe
alzato dal letto e sarebbe loro corso in contro, per farsi cullare fra le
braccia dello zio. Piangeva lacrime di gioia. “Draco” disse Chaz stringendolo a
se. “Cosa ci fate voi qui?” chiese Draco pieno di gioia in cuore. “Una sorpresa”
rispose Chaz “Avevamo deciso di venire a passare il ringraziamento qui con te,
appena giunti in Inghilterra, ho chiamato Pansy che stava venendo qui in
ospedale, e siamo venuti con lei” aggiunseNelson che poi continuò: “Credo che tu debba parlare con il tuo novembre”
“lui non è il mio novembre, non lo è mai stato. Lui è l’amore, e io non me lo
posso permettere” rispose Draco. “Ora lui entrerà e noi torneremo dopo” rispose
un contrariato Chaz, prima di uscire trascinando con sé Nelson.
“Draco” un incerto Harry disse mentre varcava la soglia
della porta. Draco osservava il muro al suo fianco dalla parte opposta dell’ingresso.
“Draco” ripete Harry avvicinandosi, si sedette sul letto, gli prese la mano e
la baciò come nel suo sogno. Draco strinse forte gli occhi cercando di
trattenere le lacrime. “Harry cosa vuoi? Cosa ci fai qui?” chiese il biondo
ragazzo. Il Griffondoro continuò a baciargli la mano. “Harry tu non dovresti
essere qui!” continuò il Serpeverde. “Non dovrei essere da nessun altra parte
se non al tuo fianco”. “il nostro mese è finito Harry vattene, per sempre”. “guardami
negli occhi Draco” “ti prego, Harry lasciami in pace, per sempre”. “io ti amo”.
“non è vero Harry, tu non mi ami, tu hai il tuo lavoro, se tu mi avessi davvero
amato, ora non sarei qui fra queste lenzuola, ma saremmo a casa e tu saresti
dentro di me, e io sarei in pace, non così diviso, fra il mio dovere e il mio
cuore”. “Baciami, e dimmi che non mi
ami,che non senti il tuo cuore
riempirsi ogni volta che mi vedi, e non dirmi che non sogni un futuro con me.
Draco ti prego, posso rinunciare a tutto, ma non a te, posso cambiare, ho già
cominciato, per te”. “Un bacio”. Le loro labbra si congiunsero leggere,
delicate. Draco avrebbe voluto poter perdersi in quella dolcezza per sempre, ma
non poteva. “Ora vattene”. Il sorriso morì sulle labbra di Harry, che si
accarezzò le labbra e disse: “Va bene, me ne vado se questo è quello che vuoi,
ma io ti amo e non puoi fare altro che accettarlo, perché sarà così per sempre,
perché io e te siamo una sola cosa, la nostra anima per sempre insieme sarà”. Come
un fulmine Harry sparì dall’ospedale, correndo disperato, senza più sogni, né speranze.
Chaz rientrò nella stanza di Draco, che si trovava in
posizione fetale, disperato. “Perché sei stato così stupido?” “Chaz!”. “Non ci
provare con me Draco, io e tuo padre siamo cresciuti dai medesimi genitori, ma io
non assomiglio in nulla a mio fratello, perché io ho scelto di cambiare. E’ una
possibilità che ci viene data con il diritto di nascita. Non è mai troppo tardi
e c’è sempre speranza”. “Sono io che non posso cambiare”.
“Stronzate Draco, sono tutte solo giustificazioni”. “Non
voglio soffrire”. “Draco, non essere così ingenuo. Vivere è soffrire, come è
gioire. Piangi, e vivi Draco. Pensavo che lo avessi capito. Lo scopo di aiutare
gli altri, non è solo fare del bene, ma vivere”. “Cosa ho fatto?”. “Lo hai
perso”. Draco si lanciò tra le braccia di Chaz, sicuro che i suoi sogni e le
sue speranze avevano varcato quella porta per sempre.
Era appena rientrato, dopo una dura giornata fuori di casa.
Il lavoro, lo studio, aveva pranzato con Hermione, che lo aveva informato che
nel pomeriggio Draco sarebbe uscito dall’ospedale. Due settimane esatte erano
passate dal rifiuto definitivo di Draco. Le vacanze natalizie si stavano
avvicinando inesorabilmente sempre più. Molte cose erano cambiate nella vita di
Harry, nel suo cuore. A partire dal semplice arredamento del suo appartamento.
Era stato riempito di foto di tutte le persone che nella sua vita lo avevano
accompagnato, amato. Una grande foto trionfava su tutte: Draco e Harry
abbracciati sorridenti al parco, le loro mani congiunte. Come ogni sera Harry
si fermava a rimirarla lasciando la sua mente ripercorrere l’ultimo mese e
mezzo della sua complicata vita.
Si diresse in bagno per lasciare i propri muscoli
distendersi sotto la pioggia cadente della doccia. L’acqua calda come ogni sera
si mescolava alla caduta delle sue lacrime. Nessuna perdita o rifiuto nella sua
vita lo aveva cambiato così tanto.Una
volta uscito dalla doccia si avvolse un bianco asciugamano, cingendoselo
attorno alla vita.
I capelli ancora bagnati, piccole gocce d’acqua scivolavano
lungo la sua schiena riuscendolo a far sentire ancora vivo, si diresse come
tutte le sere in cucina.
Aprì il frigo estrasse la bottiglia del suo vino rosso
preferito, si versò un bicchiere, in un cristallino calice. Riaprì il frigo,
riposizionò la bottiglia al suo posto, richiuse il portello e alzò gli occhi:
“Draco”.
“Harry”. Il biondo ragazzo in piedi all’ingresso della
cucina. “Cosa ci fai qui? Come stai? Quanto sono felice di vederti!” disse
Harry mentre si avvicinava al Serpeverde e lo afferrava fra le sue braccia, lo
stringeva a se, ma Draco gli posò una
mano sul petto e si scostò. “Ho visto Percy oggi” prese a dire il biondo. “Lo
immaginavo” rispose Harry. “Nessuno però ha saputo dirmi perché non sei venuto
oggi” riprese il biondo ragazzo. Furono quelle poche e innocenti a parole a
risvegliare la rabbia e la frustrazione che da giorni Harry aveva in tutti i
modi tentato di nascondere e mascherare dietro una apparenza di calma e
accettazione. “Perché oggi non sono venuto alla tua festa? Draco hai davvero
battuto la testa molto forte spero. Ho sbagliato molte cose con te, lo so. Ma
non credo di meritarmi questo, non credo che tu dovresti essere qui”.“Harry, non hai capito. So che hai ripreso ad
andare all’università, so che hai deciso di aprire un orfanotrofio per maghi,
so che stai ricominciando e andando avanti, ma speravo che avresti lottato per
me ancora un po’. Mi ero immaginato di poterti rivedere, di correrti incontro,
di lasciarti stringermi a te, di baciarti, ma tu non sei venuto. E ora ho davvero
bisogno di sapere se non sei venuto solo perché avevi paura, o se non ti sei
presentato perché oramai sono solo il ricordo di un mese” Draco stava
piangendo. Harry era come impietrito, incredulo, esterrefatto.Si avvicinò lentamente a Draco, insicuro,
spaventato. Posò una mano sulla perlacea guancia del biondo ragazzo sfiorandola
leggermente con i polpastrelli, avvicinò le loro bocche fino a unirle. Si
staccarono, le loro fronti in contatto, mentre Harry diceva: “Ti amo. Ti amo.
Ti amo”. Draco si lanciò nuovamente contro la sua bocca. Una dolce danza di
bocche, mani, vestiti li condusse fino a un morbido letto. Nudi i loro corpi
complementari, le loro mani che s’incontravano e scontravano. Passione,
dolcezza, condivisione, le tre componenti che li condussero al piacere. Sudati
uno abbracciato all’altro. In attesa del sonno, quando Draco ruppe il silenzio:
“Ti prego promettimi che da questa notte, tutte le mattine che avremo mi
risveglierò al tuo fianco, fra le tue braccia”. Harry lo baciò prima di
sussurrargli sulla bocca: “Sempre, Per sempre”.
Ecco giunti alla fine. Grazie mille davvero a tutti!