Cappuccetto rosso sangue

di Underline
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 23 ***
Capitolo 24: *** Capitolo 24 ***
Capitolo 25: *** Capitolo 25 ***
Capitolo 26: *** Capitolo 26 ***
Capitolo 27: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***





"Vorrei essere soffiata via
Vorrei che mi mancasse la terra sotto i piedi 
Vorrei incontrare colui che mi faccia mancare il respiro 
Vorrei essere perdutamente innamorata 
Vorrei essere il tuo sogno che diventa realtà 
Vorrei essere spaventata dai miei sentimenti forti per te"
 

B-e-a-utiful-Megan Nicole





Official Trailer


Capitolo 1
 
 
 

Un punto, un ultimo maledetto punto e avremmo vinto.

Potevo farcela, una semplice schiacciata e la vittoria, tanto sospirata, sarebbe diventata concreta.

"Mel, schiaccia!" esclamò Allyson guardandomi con occhi speranzosi.

Non me lo feci ripetere, scagliai la palla nel campo avversario con tutta la potenza possibile in una schiacciata.

Passarono manciate di secondi, continuavo a tenere gli occhi fissi sulla palla, mentre nella palestra era calato un silenzio impregnato di sorpresa e speranza.

Sul terreno l'oggetto che avrebbe portato la vittoria alla nostra squadra, rimbalzava amplificando il suono della sua caduta sul terreno delle Leopards. Un boato esplosivo accompagnò il fischio di fine partita, era finita e avevamo davvero vinto!

Una massa di corpi impregnati di sudore e fatica si accingevano a sollevarmi in aria. Mi guidarono davanti al podio, dove un signore con un cipiglio mi porse la coppa tanto sospirata.

“Brucia perdere” tossii fintamente per poi rivolgergli un sorriso falso. Forse provocare quell'aziano borioso non era una mossa astuta, ma dettagli.

"Abbiamo vinto" sussurrò Allyson incredula. Mi voltai verso di lei e la abbracciai di slancio.

"Esatto ragazze, abbiamo vinto!" gridai euforica. A rispondermi furono le loro voci entusiaste quando passai loro la coppa.

 

***

 

 

"Propongo di farla tenere a Mel, in fondo è grazie alla sua schiacciata che abbiamo vinto" parlò Katrine decisa. Non ero mai andata molto d'accordo con quella ragazza, -leggi odiata dal primo momento- perciò sentire il suo intervento mi avevo sorpresa e non poco. Non ero l'eroina di turno, cazzo!

Eravamo fuori dalla palestra, discutendo su chi dovesse tenere il trofeo dorato con delle incisioni argentee ispirate alle foglie dell’olivo. L'unica cosa che ero realmente riuscita a vincere. Fantastico.

"Oh, non se ne parla! Piuttosto è Allyson che dovrebbe tenerla, è lei il capitano che ci ha spronato e sostenuto. Non siete d'accordo?" ribattei convinta, l'attenzione di tutti quegli sguardi non faceva per me. Decisamente no, quel trofeo andava ad Al, caso risolto.

Tutte le ragazze annuirono e consegnammo la coppa ad una Allyson totalmente sorpresa e commossa.

"Grazie davvero ragazze" rispose sbalordita. Si potevano notare i suoi occhioni diventare acquosi.

"Di niente tesoro, piuttosto asciugati quei lacrimoni!" la riprese Katrine con tono materno.

"Bene. Dopo questo commovente episodio, posso andare a casa soddisfatta. Ci vediamo all'allenamento di lunedì" mi ripresi e cominciai ad avviarmi verso casa. Percepivo la stanchezza cominciare farsi sentire, magari avrei iniziato ad imitare un morto vivente già che c'ero.

"Aspetta! Sicura di non volere un passaggio?" domandò Allyson, con il solito tono preoccupato. In effetti un passaggio sarebbe stato comodo, però Al aveva una macchina molto, ma molto piccola. I miei dubbi esistenziali!

"No grazie, camminare mi farà bene" rivolgendo un sorriso rassicurante a lei ed un cenno di mano alle altre, voltai loro definitivamente le spalle. Avevo bisogno di respirare, non di una claustrofica macchina.

Camminare per strada, seppure di notte, non mi faceva paura purché avessi un paio di cuffie nelle orecchie e buona musica ad innondarmi la mente.

Per mia fortuna il sole non si era ancora deciso a scomparire all'orizzonte, ma si poteva notare come i suoi ultimi raggi colorassero d'oro, rosso e sprazzi di giallo le modeste abitazioni di Greenwich.

Quel turbine di raggi mi misero di buon umore, ma non così tanto da non accorgermi dei due uomini che mi stavano seguendo. Il semplice fatto che una volta passata davanti a loro mi avessero fischiato dietro mi aveva infastidito, eppure mi ero astenuta dal ribattere.

Il fatto che ora si mettessero a seguirmi mi fece salire la collera. Si erano messi contro la ragazza sbagliata.

Nonostante sapessi che non sarei riuscita a combattere contro entrambi, un pensierino su loro stesi per terra non era male. Magari sarei riuscita a colpire i gioielli di famiglia. Se non avessi trovato un'altra soluzione, non mi sarei astenuta dal farlo.

Passai davanti ad un parco, uno di quelli ideato per le coppie infinitivamente innamorate.

Mi passò davanti una delle sopracitate coppie. Tempo tre settimane e si sarebbero mollati.

La mia attenzione, però, fu catturata da un ragazzo che se ne stava solitario su una panchina vicino all'ingresso del parco.

Fu grazie alla sua immagine solitaria che mi balenò in mente un'idea. Era infinitivamente stupida. Irrazionale. Non aveva neanche senso! Insomma un'idea delle mie, a farla breve.

Speravo vivamente che avrebbe funzionato.

"Ehi, tesoro scusa il ritardo!" esclamai fintamente accaldata.

La sua testa scattò rapidamente squadrandomi dalla testa ai piedi e rivelandomi i suoi occhi intensi e limpidi di un verde mischiato a scaglie di smeraldo.

Mi avvicinai velocemente per non lasciargli il tempo di ribattere. Lo abbracciai e posando le labbra in corrispondenza del suo orecchio, gli sussurrai: "Stai al gioco e baciami."

Rialzai la testa scontrandomi ancora una volta con quei suoi occhi chiari, quasi trasparenti. Nuovamente, senza che avesse il tempo di parlare, mi catapultai sulle sue labbra.

Fu un bacio casto, a stampo. Eppure scatenò dentro di me emozioni inaspettate, sciolse l'indifferenza del mio cuore, lasciando accelerare il battito cardiaco.

Baciare sconosciuti per strada? Sì, l'avevo appena fatto.

Mi scostai sorpresa e la sua espressione non era da meno: che avesse provato le stesse emozioni?

Scossi la testa non volendo rifletterci oltre.

Con la coda dell'occhio controllai la presenza dei due ragazzi che mi avevano seguito, ma di loro neanche l'ombra. Possibile che un semplice ragazzo potesse mettere tanta paura?

Mi lasciai andare ad un sospiro liberatorio sedendomi a mia volta sulla panchina.

"Scusa, ero nel bel mezzo di un inseguimento e non sapevo come tirarmene fuori" mi giustificai con un'alzata di spalle. Molto plausibile.

"Che maleducata non mi sono neppure presentata, mi chiamo Melanie, ma puoi chiamarmi Mel " ripresi subito dopo. Non ricevendo nessuna risposta mi costrinsi a chiedere: "E tu?"

Dopo un'estenuante silenzio si decise a parlare.

"Io mi chiamo Harry e, beh, hai appena mandato a fanculo il miglior affare della mia vita" ringhiò trapassandomi con tutto il gelido che avevano i suoi occhi. Dovevo ridere o piangere?

Solo allora notai le sue mani strette a pugno e le nocche visibilmente bianche. Mai far arrabbiare uno sconosciuto. Mai.

"Oh" riuscii a formulare, cercando un nesso logico di quello che aveva detto. Niente, non avevo idea di cosa avessi cambiato.

O questo tipo ne stava facendo una tragedia o era colpa mia. Forse l'opzione due.

"Mi dispiace" ripetei, c'era da segnarsi il fatto che mi stessi scusando. Io non mi scusavo mai.

"L'hai già detto, ma questo non farà tornare indietro i soldi della roba"

Mi pareva ovvio dato che, magicamente, mi mettevo rubare dei soldi, così, tanto per fare. Stavo seriamente cominciando a pensare che quel tipo fosse da ricoverare in maniconio, se non c'era già stato.

"Roba?" dire che ero confusa sarebbe stato un eufemismo, mi sembrava di star parlando con un alieno. O rimbeccilito.

"Sì, la droga!" esclamò esasperato.

Stop. Fermate tutto. Che cazzo avevo appena detto?

Assimilai il colpo, respirai cercando di calmare i battiti del cuore che acceleravano maggiormente. Mi sembrava impossibile: avevo appena baciato uno spacciatore.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

SPAZIO ME!

 

Eccomi qua con una nuova fan fiction. :)

Mi è partita di getto l'ispirazione e quindi ho deciso di pubblicare il primo capitolo :')

Dunque questa volta abbiamo un nuovo personaggio: Melanie. Non giungete a conclusioni affrettate, questa ragazza è tutt'altro tranne che dolce ed ingenua. Se lo fosse non penso che avrebbe mai baciato Harry, aka uno sconosciuto per lei.

E già, in questa fan fiction Harry interpreterà il ruolo dello spacciatore, tuttavia l'argomento dello sostanze stupefacenti sarà solo un argomento di sottofondo e non quello principale ^^

All'inizio i capitoli sono un po' corti dato che dovevo capire come rapportarmi con la storia lol

Dal 5 in poi si allungheranno a mano a mano c:

Allora che ve ne pare: sarei proprio curiosa delle vostre impressioni,consigli e pareri c:

Come ultima cosa volevo farvi notare che metterò sempre, all'inizio del capitolo, il link della canzone che potreste ascoltare leggendo il capitolo :)

A presto, Underline xxx

 
 
 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***




"L'amore è progettato per odiare?
Continua a guidare lontano da qui
Occhio alla pioggia che cade nelle tue mani
Ci sarà un'altra tempesta?"


Liar Liar- Christina Grimmie






Official Trailer



Capitolo 2

 

 

Esistevano molte cose che io, Melanie Scarlet aveva combinato nei miei anni di vita, ma c'era chiaramente un limite a tutto. Come cazzo avevo fatto a baciare uno sconosciuto che poi in realtà si era rivelato uno spacciatore? Come?

Chiusi gli occhi, forse privandomi della vista sugli alberi punteggiati a irregolari intervalli di diverse tonalità di verde, sarei scomparsa.

Sentivo il suo sguardo su di me, non mi mollava un attimo, a causa sua non ero in grado di concentrarmi per cercare una scappatoia. A chi cercavo di darla a bere: ero proprio nella merda.

"Ok, maledizione. C'è stato un malinteso, ormai quel che è fatto è fatto. Quindi adesso ognuno di noi due se va per la propria strada" sferrai parlando a macchinetta, mentre riaprivo gli occhi.

Dovevo affrontare la realtà, che mi fosse piaciuto o meno il problema mi si era presentato davanti immediato e sfrontato.

"Aspetta un attimo" riprese Harry con più calma.

"Tu vorresti dire..." continuò calcando con enfasi sul 'tu' indicandomi e cercando le parole adatte per continuare.

"...che io dovrei lasciarti andare!" esclamò burbero, stavolta calcando sull' 'io' con il tono di voce.

"Vedo che capisci molto in fretta Harry" risposi come se fosse la cosa più ovvia al mondo. Stavamo facendo progressi.

"Col cazzo! Ti rendi conto di aver appena distrutto un affare che va avanti da mesi?" si infuriò stavolta. Non feci una piega, nonostante lui non ne avesse idea, ero abituata a quelle sfuriate. Anni fa ne ricevevo giornalmente da parte di un'altra persona.

“Beh e io ti ho chiesto scusa o sbaglio?” mi decisi a riprendere una volta che la sua rabbia improvvisa si calmò.

''E poi cosa ti costa organizzare un altro appuntamento con i tipi loschi che ti pagano. Riuscirai a trovare una soluzione'' conclusi risolutiva.

"Magari fosse così semplice" sospirò melenso. Lo guardai mentre si stringeva nella leggera giacca di pelle nera, osservai il repentino cambiamento di colore dei suoi occhi, dal verde chiaro color foglia si trasformarono in un verde scuro intenso. Le pupille si stavano dilatando mentre i suoi pensieri erano riservati su chissà quale scena catturata dalla sua memoria.

Era uno strano ragazzo e non poco.

Gli spacciatori li avevo sempre immaginati con una pelle vitrea quasi come un marmo troppo scavato per valere qualcosa, il corpo trascurato, abbandonato a se stesso, ma gli occhi erano la parte che più spaventavano: erano vitrei, venati di un rosso malato, come se la loro anima avesse abbandonato i loro corpi in anticipo.

Zombie viventi dipendenti da sostanze che avrebbero succhiato loro la vita un poco alla volta. È così che si erano portate via mio padre, morto di overdose dichiararono gli medici. Morto consumato dal dolore ribadivo io, morto per mano sua, deciso a dire addio alla propria famiglia.

L'amore non sempre trionfava, esistevano sentimenti come la disperazione che impiegavano poco a schiavizzarti il cervello. Scossi la testa scacciando i ricordi che avrei volentieri voluto dimenticare.

Forse lo stesso Harry aveva venduto della droga a mio padre; forse anche lui assumeva la stessa somiglianza uguale a tutti gli altri drogati, una volta che questa circolava nel sangue; forse anche lui nel suo profondo era uno zombie disposto a morire.

Una leggera brezza mi riportò nel presente, il sole se n'era andato lasciando spazio all'ala bluastra della notte.

Era tardi, terribilmente tardi. Se non tornavo direttamente a casa avrei scaturito preoccupazione indesiderate, non avrei potuto lasciare il piccolo bambino ancora più solo.

"Devo andare. Adesso" ribadii senza esitazione, in contemporanea mi rialzai e rivolgendo uno sguardo al ragazzo pensieroso ripresi: "Su con la vita, vedrai che ti rifarai, sei pur sempre uno spacciatore."

La nota di sadico sarcasmo mal celava il rammarico che non provavo. Lui si aprì in un sorriso furbo mentre ribatteva: "Certo e ora seguimi. Ti riporto a casa io."

"Pensi davvero che accetterei un passaggio da te?" gridai irritata guardandolo sconvolta. Ecco come farmi salire gli isinti omicidi.

Quella faccia da prendere a schiaffi si aprì in sorriso ancor più radioso, e fu allora che notai le due fossette. Emanavano un particolare che conseguiva al suo viso un valore angelico, sicuramente giocava in suo favore quando c'era da ammaliare giovani ragazze.

Senza togliere niente ad Harry, non era il mio tipo. Il fatto di aver baciato un tale essere mi faceva salire una sensata collera.

Avevo giurato che non avrei mai avuto a che fare con il mondo di mio padre e pochi minuti fa avevo baciato uno spacciatore: curiosa la dinamica.

Con un sorriso malizioso si avvicinò a me: ''Ma un bacio non hai esitato a darmelo.''

Strinsi i pugni mentre un misto di rabbia e imbarazzo si stabilizzava colorando le mie guance.

"Non sai perché l'ho fatto, né te lo spiegherò, ora se vuoi scusarmi dovrei tornarmene a casa" conclusi evasiva. Tutte a me dovevano capitare. Tutte.

La preoccupazione mi serrava lo stomaco, non potevo lasciar attendere mio fratello un minuto di più.

Voltandomi di centottanta gradi, mi diressi verso l'uscita del parco. Notai una macchina grigio metallizzata che si stagliava poco lontano. Sicuramente costava un occhio della testa e la lucentezza irreale che emanava ne confermava l'ipotesi.

Persi per un attimo la cognizione dello spazio, quando due possenti braccia mi sorpresero alle spalle e mi strinsero al petto di Harry. Sbuffai rassegnata, la cavalleria era ben accetta, ma ero sicura che la sua non mirasse affatto all'educazione.

Una volta sull'abitacolo, potei notare come fosse costoso anche all'interno. Il rivestimento in pelle color caffè latte dei sedili faceva da contrasto con la tappezzeria di un nero scuro, quasi bluastro. Deducibile che la macchina metallizzata fosse sua, e anche la cura con cui la trattava quasi si trattasse di una persona viva.

Oltre al mio indirizzo mi costrinsi a non rivolgergli ancora la parola, il semplice fatto che mi trovassi a pochi metri da lui mi faceva ribrezzo.

"Arrivati" affermò mentre parcheggiava di fronte a casa mia.

"Bene" cercai di sembrare disinvolta mentre aprivo la portiera della macchina, ma il tremore della mano non ne voleva sapere di fermarsi e lui se ne accorse.

"Hai paura?" mi chiese incuriosito dalla mia reazione. Solo a me sembrava di essere improvvisamente catapultata in Twilight?

"No.''

La mia non era paura, era disgusto allo stato puro. Senza lasciargli il tempo di ribattere scesi e, sempre mantenendo un passo costante, percorsi il breve tratto che mi separava dall'ingresso.

Suonai, sapendo che Jake non avrebbe esitato ad aprire una volta riconosciutami. Due mani lunghe e affusolate si poggiarono sui miei fianchi costringendomi poi a voltarmi, i due occhi scagliati di verde si allacciarono ai miei che corrispondevano ad un azzurro glaciale.

"Si ringrazia. Almeno questo." constatò scostando la testa di lato e assottigliando gli occhi. Una mano lasciò il suo posto dai miei fianchi per spostarsi sulla mia guancia, cominciando a ripercorrerla lentamente con movimenti circolari.

Avvicinò il suo viso ancor più vicino al mio, le nostre labbra si potevano quasi sfiorare, pochissimi centimetri a separarci. C'era quasi, davvero molto vicino, sarebbe bastato un altro movimento impercettibile e la passione sarebbe sbocciata in un secondo bacio. Eppure all'ultimo secondo cambiò direzione puntando al mio orecchio destro.

"Farò il modo di averti, devi ripagare il danno che hai combinato, piccola." sussurrò sensuale sfiorando percettibilmente l'orecchio.

Avevo capito fin da subito che non mi avrebbe lasciato andare con così poco, ma addirittura diventare come un oggetto, un suo oggetto, per di più appartenente a lui!

Rabbrividii al pensiero, non l'avrei lasciato usarmi, non l'avrei raggiunto nel suo mondo. No, in quel momento l'avrei castrato volentieri.

Mi scostai impetuosa spingendolo con tutta la forza che riuscii a racimolare. Un lampo di sorpresa attraversò i suoi occhi, ma durò pochissimo, non si aspettava tanta aggressività. Stavo per insultarlo con tutte le maledizioni possibili ma l'uscio della porta si aprii di scatto rivelando la docile figura di un bambino: Jake.

Gli occhi magnetici come miei, scrutavano la scena con uno sguardo curioso, i capelli biondo cenere posavano spettinati mentre il piccolo si avvicinava richiedendo la mia attenzione.

Lo presi in braccio delicatamente mentre gli sorridevo dolcemente.

"Sono tornata scricciolo." dissi per smorzare il silenzio creatosi e gli diedi un piccolo buffetto sulle sue soffici guance.

''Entriamo in casa dai'' lo sospinsi dentro incoraggiandolo a dirigersi verso il salotto.

Prima che l'istinto di chiudere in faccia la porta ad Harry prendesse il sopravvento, gli rivolsi uno sguardo sprezzante sussurrando con tutto il veleno possibile: "Ficcatelo bene in testa perché non te lo ripeterò una seconda volta: io non sono né mai sarò di tua proprietà, spacciatore."

L'ultima parola esprimeva, con il peggior dispregiativo possibile, la mia furia.

Chiusi la porta rifiutandomi di vedere la sua reazione. Se si aspettava un nuovo giocattolino, avrebbe dovuto prepararsi, perché non mi sarei arresa per niente al mondo.

Avevo sempre ripudiato gli stupefacenti e ora mi trovavo nel bel mezzo di quella che sarebbe stata una forzata persecuzione.

"Complimenti Mel, solo tu sei in grado di autodistruggerti in meno di un'ora." mormorai rifiutandomi di immaginare ciò che sarebbe potuto succedere domani.

E mai mi sarei aspettata avvenimenti tanto sconvolgenti.

 

 

 

 

 

 

 

 

SPAZIO ME!

Rieccomi! ^^

Per ora ho lasciato l'antitesi di quello che non sarà un rapporto rosa e fiori fra quei due. Considerate la loro conversazione un po' seria, un po' vaga come l'inizio dei loro dialoghi, che un poco alla volta cambieranno fino a sfociare nel loro vero carattere c:

Ed è in questo capitolo che compare una figura di fondamentale importanza: Jake. ^^

Non voglio posticiparvi niente, altrimenti che autrice sarei ahahaha

Il linguaggio sarà sempre così scurrile, mi ci ritrovo dato che si appropria di più alla realtà.

Mi farebbe piacere cosa ne pensate, cosa vi ha particolarmente colpito e come potrei migliorarmi :)

 

A presto!

Andreea xxx

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


"Oh mi sto avvelenando con amore, l'amore
Ma non riesco a ottenere abbastanza, abbastanza
Quindi io continuo a camminare sui vetri rotti per te
Verrò camminando sui vetri rotti per te"


Poisoned With Love- Selena Gomez & The Scene





Official Trailer


 

Capitolo 3

 

 

 

Jake era curioso, fin troppo. Il fatto che mi avesse visto in compagnia di un ragazzo l'aveva lasciato spiazzato: non era abituato a condividermi con altre persone.

Ero sua sorella, la persona su cui poteva contare per qualunque cosa. Ero il suo ultimo raggio di sole in una famiglia dove niente splendeva, ma soprattutto ero decisa a non lasciarlo in balia di se stesso, di lasciarlo solo come avevano fatto gli altri componenti.

Una volta rimboccate le coperte mi soffermai sulla sua piccola cameretta, si addiceva per un bambino.

I giocattoli occupavano una parte rilevante del pavimento, sembravano l'anima della camera, l'armadio e la scrivania passavano in secondo piano se comparati ai vivaci camioncini e robot abbandonati sul tappeto.

Alcuni piccoli aeroplanini intraprendevano un silenzioso volo intorno al lampadario, mentre la luce della lampadina ricreava le loro ombre sulla parete vicino al letto.

Normalmente erano quelle ombre oscillanti che calmavano Jake e lo inducevano ad un sonno tranquillo, ma quella sera era particolarmente iperattivo, non ne voleva sapere di dormire.

Optai per l'ultima misura estrema: leggergli “Cappuccetto Rosso”.

Ritenevo quella fiaba talmente banale e senza senso: o Cappuccetto rosso era così idiota da non sapere com'era fatto un lupo oppure nel suo cervellino svolazzavano solo unicorni alati e farsi divorare dal lupo le sembrava un'entusiasmante avventura.

Di solito ero restia a leggere al bambino una simile storia, ma se l'impresa di farlo cadere tra le braccia di Morfeo era troppo ardua, ricorrevo a quell'ultima soluzione.

"....e vissero felici e contenti."

La fine del racconto fu accompagnato da un dito in bocca e un regolare sospiro da parte di Jake, si era deciso ad addormentarsi.

Senza provocare rumore, adagiai il libro sul comodino e spensi la luce ponendo fine al gioco di ombre sulla parete, la porta scricchiolò quando la rinchiusi, ma ero certa che non avrei svegliato l'innocente bambino perso nel mondo dei sogni.

Aprii un'altra porta della casa, trovando il letto ancora intatto come l'avevo lasciato stamattina. Sospirai rassegnata: l'illusione che un giorno sarebbe tornata ad un orario decente era rimasta.

Jake ci aveva fatto l'abitudine, io no. Lui era ancora troppo piccolo per ricordarsi quella famiglia felice, unita e disposta a non lasciarsi sopprimere dai problemi della vita, ma io ricordavo come sembravamo indistruttibili, quasi come un cemento armato troppo duro da scalfire.

I fulmini cadevano anche a ciel sereno, il nostro si era insinuato nelle nostre vite con estrema calma, con la lentezza letale di un serpente pronto ad infliggere dolore.

Un fulmine sotto forma di siringa, poi polverina bianca e infine un misto di pura bomba esplosiva pronta a fotterti il cervello, anzi il cervello di mio padre.

Contai fino a dieci, cercando attraverso respiri profondi di catturare il maggior ossigeno possibile.

Era il mio rimedio contro i ricordi, solo così riuscivo a scacciarli ai confini della mente. Aprendo la porta di un famigliare nocciola, mi rifugiai in quella che consideravo la mia protezione dal mondo, ancora vestita mi lasciai sprofondare nel morbido letto e avvolsi le mie stanche membra nelle coperte profumate di pulito.

"Nessuno ti ha insegnato a chiudere la porta di notte?" domandò una voce roca, ma al contempo stesso famigliare.

Rabbrividii, era la prima volta che uno sconosciuto avevo osato entrare nella nostra casa.

Mi catapultai con velocità fuori dal letto, cercando di distanziare il più possibile il ladro, maniaco o chiunque diavolo fosse. La prima cosa che distinsi nel buio della stanza fu una massa di capelli deformi, a intuito ricci, gli occhi erano così chiari che risplendevano di un leggero verde distinguibile perfino al buio.

Un momento. Conoscevo a chi apparteneva quella figura: Harry.

L'adrenalina era salita alle stelle, il cuore pompava il sangue talmente veloce che il suono mi arrivava alle orecchie ben distinguibile, solo il cervello osava reagire, cominciando a calcolare la distanza tra me e lui, e tra me e la porta.

Ero in un ingiusto svantaggio, mi avrebbe afferrata in pochi secondi se avessi tentato di fuggire.

Un sorriso malvagio si dipinse sulle sue labbra quando pronunciò: ''Penso che il tuo fratellino sarà felice ora che si trova in paradiso''

I respiri si fecero irregolari mentre tastavo la parete in cerca dell'interruttore, gli occhi si riempirono di orrore quando la luce mi mostrò la sua robusta figura con in mano una coltello insanguinato.

Il rivolo di sangue scendeva ad intervalli irregolari come il suono dei miei singhiozzi, ora ne ero certa: aveva ucciso la parte migliore di me.

Si stava avvicinando con un'andatura altalenante da squilibrato, eppure non me ne importava, il mio cervello era occupato a creare immagini di un Jake mutilato, accoltellato, pieno di ferite.

Solo quando le sue mani mi afferrarono i capelli con decisione, costringendomi a guardarlo negli occhi, la paura si fece sentire.

"Addio, piccola Cappuccetto Rosso" biascicò malefico scaraventando con forza il coltello nella mia gola.




***

 

 

Mi svegliai con il fiatone sentendo il fastidioso trillo della sveglia che mi riportò alla realtà. Mi pareva di aver corso una maratona, mentre le vive scene del sogno si susseguivano nella mia mente.
Consideravo ancora impossibile che il subconscio si fosse vendicato così spietatamente nei miei confronti, tuttavia l'aveva fatto e ci era andato giù pesante.
Nonostante avessi intrapreso solo una mezza conversazione con Harry e l'avessi incontrato una sola volta, stava diventando il mio incubo personale.
"Se il buongiorno si vede dal mattino, sono veramente fottuta" replicai a me stessa sarcastica scuotendo la testa per scacciare le ultime tracce dell'incubo.

 

 

 

 

 

 

 

 

SPAZIO ME!

 

BADABOOM! Ok forse sono stata un po' spietata con la storia del sogno, forse vi è preso un infarto e forse ora mi odiate ma che ci volete fare sono fatta così c:

Non ho ancora inserito cosa farà Harry perchè ho voluto soffermarmi sul trauma che ha avuto su Melanie, ma nel prossimo si farà sentire! Ho giocato sul subconscio :)

Si sa che gli incubi si scagionano basandosi sulla realtà e diciamo che l'odio di Melanie per Cappuccetto rosso le si è ritorto contro lol

Mi farebbe piacere conoscere la vostra opinione in proposito: recensite numerose! :)

 

 

E con questo hasta la vista

Andreea xxx

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


"Come siamo finiti così?
Guardami, mi sto tirando nervosamente i vestiti e sto cercando di sembrare occupata
E tu stai facendo del tuo meglio per evitarmi
Sto iniziando a pensare che un giorno racconterò la nostra storia"


The Story Of Us- Taylor Swift





Official Trailer


Capitolo 4

 

Esistevano persone che credevano di essere indistruttibili, sicure di se fino al midollo e senza paura di niente e di nessuno, ma appena una folata di aria nuova andava loro contro crollavano come castelli di carte.

Ecco una di quelle persone ero io. Infrangibile all'apparenza, ma per un non nulla capace di sgretolarmi, come il prezioso vaso di vetro che stavo insistentemente fissando.

Non riuscivo a concepire come una persona del genere potesse inconsciamente influenzare il mio essere. L'incubo di

stanotte ne era da testimone: non potevo sottovalutarmi, anche il sogno più innocente avrebbe potuto rivelarsi pieno di zanne aguzze che strillavano un solo nome pronte a divorarmi.

Ricacciai ai confini della mente quei lugubri pensieri mentre osservavo la creatura più felice ed innocente della terra dirigersi spensieratamente verso il cancello dell'asilo.

Prima di varcarlo, si voltò facendo incontrare i nostri occhi dalle stesse sfumature di brina mentre un sorriso furbo e giocoso si instaurò quando mi rivolse un cenno di mano.

Ridacchiai spensierata, non riuscivo a comprendere come il mio piccolo Jake con la sua innata positività riuscisse a strapparmi un sorriso. Era il mio piccolo angelo, l'avrei protetto da tutti a costo di rischiare la mia vita.

Il rosso del semaforo mi permise di controllarmi le mie occhiaie perfettamente nascoste dal correttore. Ero sempre io, apparivo come la solita Mel, senza nessuna prova degli incubi che mi divoravano.

Un motociclista accostò a pochi metri dalla mia macchina, manifestando la sua impazienza nel ripartire con decise schiacciate di acceleratore. Lentamente girò la testa dalla mia parte, cominciando ad osservarmi come se avesse una sua logica nel catalogare le persone per stereotipi. Odiavo quando le persone cercavano di etichettarmi, era decisamente da idioti pensare che attraverso uno sguardo avrebbero potuto scavarmi affondo cercando di capirmi. Nessuno riusciva a comprendermi, la mia maschera era ben recitata.

Avrei volentieri mandato a quel paese il guidatore della moto se solo avessi capito chi si celava dietro il casco oscurato, ma riuscii stranamente a trattenermi.

Finalmente il semaforo si decise a diventare verde, con una sgommata di motore e un dito medio alzato verso il motociclista mi diressi verso quella che consideravo il mio incubo personale: la St. James High School.

Avete presente i film americani dove i ragazzi popolari sono dei fighi da paura?

Ecco lo stesso esempio troverete in questa scuola. Bellissimi, atletici e puttanieri: il massimo da poter offrire insomma.

E avete presente quelle bionde finte rifatte da capo a piedi, comunemente conosciute come troie? Sì? Bene!

 

Allora qui ne avreste trovato di tutti i gusti, pronte a farvi servizietti di bocca addirittura gratis!

Come se mi trovassi in un nuovo film stereotipato: ''Barbie in autostrada 2''.

"Non male come trovata" mi complimentai con me stessa scendendo dalla macchina.

Il parcheggio era completamente vuoto, neppure un'anima viva: ancora una volta in ritardo.

Mi apprestai ad entrare nell'edificio scolastico, poi con calma mi diressi verso la mia classe.

Inutile affrettarsi se alla fine mi avrebbero sbattuto lo stesso fuori, tanto valeva prendersela con comodo. Oltre i soliti ritardatari, tutti gli studenti erano a seguire le lezione di professori spacca timpani pronti a scassare a prescindere.

"Le pare questo l'orario di arrivare a scuola?" mi investii la voce stridula di una vecchia decrepita alla cattedra.

Ecco com'erano i professori, a eccezione di alcuni, come la mia professoressa di matematica: perennemente mestruati.

Sbuffai sonoramente andandomi a sedere nell'unico banco libero, vicino a una delle tante Barbie truccate da clown.

La megera, indignandosi, cominciò a scrivere furiosamente sul registro, manco fossi stata una terrorista, del mio comportamento inaccettabile.

Non appena cominciò a riprendere la sua noiosa lezione potei poggiare la testa sul banco assopendomi almeno un po'.

"Oddio che bello, quello finisce nella mia lista!" fui svegliata dalla voce nasale delle bambola gonfiabile che mi ritrovavo come compagna di banco. Aveva gli occhi sognanti e la bocca spalancata, mancava poco e le scendeva la bava. Era come se avesse visto un dio greco sceso in terra.

"Ragazzi date il benvenuto al vostro nuovo compagno di scuola." ordinò la Hetkins.

Solo allora mi decisi a rivolgere uno sguardo annoiato sia a lei che al nuovo sfigat...cioè studente della scuola.

"Ma che cazzo ci fai qua?" urlai scattando in piedi e sgranando gli occhi. O avevo le allucinazioni oppure il ragazzo diabolico con una massa di cespugli in testa stava respirando la stessa aria che respiravo io.

Mi rivolse un sorriso, compiaciuto per la mia reazione che poi si allargò maggiormente quando la befana di matematica tuonò: "Signorina Scarlet non tollero un simile linguaggio nella mia classe, in presidenza subito!"

Recuperai lo zaino neppure aperto e mi avviai all'uscita, assottigliai gli occhi una volta passata davanti ad Harry mordendomi la lingua per cercare di non parlare e dire cose di cui mi sarei pentita.

 

 

***
 

 

"È la quarta volta in una settimana: non può andare avanti così." mi rimproverò il preside che a differenza degli altri adulti cercava di capirmi e non mi infliggeva mai punizioni.

Mi limitai ad annuire distratta, “sorridi e annuisci” era il mio motto e se fin ora aveva funzionato, perché non continuare a sperimentarlo.

"In punizione per una settimana, dovrai ridipingere l'aula di arte, ne ha proprio bisogno" affermò, deciso a non demordere.

"Mi dispiace, ma lascerei mio fratello a casa da solo. Non si può fare." replicai impassibile, l'avrei vinta io.

"Non m'importa signorina. Deve cominciare a capire cosa significa rispettare le regole.''

Con quest'ultima affermazione mi fece cenno di andarmene.

"Non c'è più il rispetto per i giovani" dissi in modo che sentisse prima di richiudere la porta della presidenza.

Speditamente mi avviai verso l'aula dove si sarebbe svolta la prossima ora, ignorando il ragazzo dagli occhi verdi che se ne stava su una poltrona in segreteria.

Ci mancava solo essere messa in punizione con lui tanto per completare.

 

***

 

La campana dell'annuncio del pranzo mi portò molto sollievo, la fame stava crescendo a dismisura. Con il vassoio pieno mi precipitai ad un tavolo vuoto. Che brava asociale.

Non avevo ancora incontrato Allyson dallo scorso pomeriggio, sperai che si sarebbe fatta viva.

"Sempre a mangiare tu, eh" pronunciò una voce alle mie spalle prima di sedersi di fronte a me.

"Sai solitamente nella pausa pranzo il cibo che sta là..." e indicai il balcone dove si trovavano le cuoche "...serve a riempire questo pancino" conclusi toccandomi la pancia e sorridendo alla ragazza dai capelli color grano.

Allyson mi lanciò un'occhiata esasperata mentre addentava il primo boccone del suo hamburger.

Ecco che cosa ci rendeva così diverse: la sua eleganza e grazia. Con i suoi occhioni da cerbiatto nocciola riusciva in qualunque questione si impuntasse. In tutto quello che faceva risultava perfetta anche a pallavolo dove si sudava, e non poco.

Io ero semplicemente io, la ragazza dai capelli corvini e con gli occhi di ghiaccio, mi difendevo, potevo essere una stronza colossale e di grazia non ne avevo neanche un terzo di quella di Allyson.

Ma andava bene così, ci completavamo semplicemente.

"Ieri non ti sei più fatta sentire" mormorò pensierosa. Non avrei mai potuto dirgli che avevo baciato uno spacciatore e che in quel momento probabilmente si trovava pure lui nella mensa.

Se avessi poi aggiunto del mio incubo, allora era certo che sarebbe andata in paranoia totale.

"Oh cavolo, me ne sono dimenticata" meglio inventare una scusa.

Anche se il torneo di pallavolo si era svolto solo lo scorso pomeriggio, mi sembrava si che fossero passati anni luce rispetto al bacio con Harry.

"Non ti preoccupare" mi sorrise rassicurante. Alluson era la persone più comprensiva che conoscessi. E credulona.

Mi sentivo in colpa per avergli mentito, ma non potevo esporla ad un simile pericolo.

Una volta consumato anche il dessert, mi alzai dal tavolo con la solita calma.

Lezione più, lezione meno, il mio menefreghismo era preoccupante.

"Ci si vede agli allenamenti!" esclamò, sicura che io mi sarei presentata. Era molto ovvio, no?

"Sono in punizione" ribattei sorridendo. Mi guardò furiosa, ma ormai ci aveva fatto l'abitudine. Ah. La vecchia Melanie non deludeva mai.



***

 

Per uno strano scherzo del destino, da me chiamata fortuna, Harry non fece la sua comparsa nelle altre lezioni, speravo di cuore che non avremmo condiviso altri corsi.

Non avevo mai amato così tanto una campanella come adesso che aveva posto fine ad un'altra giornata inutile di scuola.

Il parcheggio era affollato da studenti che, a gruppi, si fermavano a chiacchierare vicino alle loro lussuose auto.

Troppo impegnata a controllare l'ora sul display del cellulare non diedi molto peso al rumore di una moto finché non mi fu davanti.

Alzai il mio sguardo scontrandomi con lo stesso mezzo di stamattina, ecco cosa mi mancava: che il conducente frequentasse questa scuola.

Potevo sentire tutti gli sguardi della scuola perforarmi dalla testa ai piedi, erano tutti curiosi di sapere che cosa sarebbe successo.

Il conducente si tolse con naturalezza il casco rivelando i suoi due smeraldi al posto degli occhi: Harry.

"Che piacevole coincidenza" sussurrò compiaciuto. Fanculizzati Styles, fanculizzati.

"Dipingeremo insieme a quando pare. Preparati passeremo sei pomeriggi insieme molto movimentati " mi riferì con voce melliflua, calcando sulle ultime due parole. Poco pervertito mi dissero.

Cosa? Non l'aveva davvero detto! Io e Harry nella stessa stanza per più di sessanta minuti: insieme!

''Soprattutto quando non potrai più riprodurti" gli risposi con una faccia tutt'altro che innocente.

"Contaci" ribatté a corto di idee. Che fine avevano fatto le brillanti battutine di Styles? Ah, sì. Non esistevano.

"Vestiti sexy bellezza" mi raccomandò languido e senza lasciarmi il tempo di ribattere partì sgommando, lasciando impresse sull'asfalto le gomme della moto.

Scossi la testa rassegnata ormai già stufa di quella giornata di merda. Cos'è che avevo detto? Non deludevo mai eh?

 

 

 

 

Spazio Me!

Hola! (Non faccio spagnolo ma mi sembra faigo :') ) Ho aggiornato yep! c:

E da qui prende il volo il carattere di Melenie, come avevo già detto dovevo capire come rapportarmi con i personaggi e ora potete cogliere la nota sarcastica che i suoi pensieri possiedono, oltre a quella meschino chiaramente c:

Io non la considero poi così acida, perchè non lo è. Diciamo che è altamente mestruata all day all night ahahahaha

Vi ringrazio per tutto il supporto che mi state dando, siete così fghjklijuhgg

Ecco ^^

Se vi va di lasciare una recensione facendomi notare errori, opinioni consigli ve ne sarei grata!

 

A presto!

Andreea xxx

 

 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


"Non voglio spezzarti il cuore
voglio dare al tuo cuore una scossa
So che hai paura, è sbagliato
penso che potrei fare un errore
C’è solo una notte da vivere
e non c’è tempo per aspettare "


Give Your Heart a Break - Demi Lovato



Official Trailer



Capitolo 5

 

 

 

Avete mai notato quanto un marciapiede possa essere scuro se appena nuovo? Beh, io stavo contribuendo a farlo diventare almeno un po' usato continuando a fare avanti e indietro, immersa nei miei pensieri.

L'entrata dell'asilo era affollata da genitori impazienti di rivedere i propri figli, mentre con la coda dell'occhio li notavo osservarmi con uno sguardo confuso e allarmato.

Non era colpa mia se una cogliona di professoressa non aveva una minchia da fare se non rallegrarsi la giornata spedendoti in punizione e ancor meno se adesso non sapevo come fare con Jake.

“Lasciarlo a casa da solo? No” scartai categoricamente, era il posto meno sicuro senza di me.

“Lasciarlo all'asilo? Quanto posso essere idiota!” mi insultai da sola sbattendomi una mano sulla fronte: era ovvio che non sarebbe rimasto aperto secondo i miei comodi.

Per un osservatore sarei potuta sembrare una pazza squilibrata, solitamente tradotto come una crisi adolescenziale, eppure non me ne importava: o trovavo una soluzione o trovavo una soluzione.

“Sono fottuta.”

Nessuna opzione mi sembrava plausibile, troppo irreale o decisamente idiota.

Come se il cielo avesse potuto sentire le mie parole, nel mio campo visivo comparve una ragazza alquanto effervescente: capelli tinti di lilla, abiti floreali e vivaci occhi verdi che esprimevano il mio portale d'accesso ai suoi pensieri, il mio caro libro aperto. Lei era la mia fonte di salvezza, non sapevo cosa avrei dato senza la sua esistenza.

“Ronny! Non puoi immaginare che piacere mi fa vederti” gli dissi radiosa abbracciandola di slancio.

“Calma i tuoi spiriti bollenti Occhio di Falco” replicò lei ricambiando l'abbraccio.

Già, una caratteristica di Ronny era l'amore incondizionato per gli indiani pellerossa, non che nelle sue vene scorresse il sangue di questo popolo, ma essendo cresciuta in una riserva, la sua stima era cresciuta a dismisura.

“Certo Scoiattolo Curioso” risposi beffarda, il fatto che fosse infetta dalle usanze da pellerossa non implicava il non poterla prendere sul ridere.

“Porta rispetto verso il mio spirito libero” replicò lei cercando di trattenere il sorriso appena accennato dalle labbra.

“No problema mio” mi difesi con fare idiota.

“Ho bisogno di un favore...” lasciai in sospeso la frase sperando in un suo cenno affermativo.

“Ma certo che no” replicò con fare ovvio. Ed ecco come la mia sfortuna si faceva risentire.

“Giuro: ricambierò in futuro!” esclamai speranzosa. Melanie Scarlet passione supplicatrice.

“Di qualsiasi cosa si tratti!” continuai arricchendo un carico di promesse che mai avrei dovuto fare.

“Qualsiasi?” domandò con un sopracciglio inarcato, passandosi la lingua sulle labbra e soppesando l'accordo.

“Mmh” affermai muovendo la testa in segno positivo.

“Ok ci sto. Spara: di che hai bisogno?” mi domandò, curiosa di sapere cosa si sarebbe dovuta sorbire questa volta.

“Ho bisogno che tu faccia da babysitter a Jake per l'intera settimana” andai dritta al punto, senza giri di parola.

“Si può fare” annuì, convinta che non sarebbe stato poi così difficile.

Mi lasciai scappare un sospiro liberatorio, l'avevo scampata anche questa volta.

“Melanie!” una vocina infantile attirò la mia attenzione facendomi voltare.

Il mio piccolo ometto se ne stava tutto fiero con in mano un disegno, molto stilizzato, raffigurante noi due mano nella mano.

“Ho disegnato questo: ti piace?” mi chiese curioso e allo stesso tempo fiero del proprio capolavoro.

“È bellissimo scricciolo” mi complimentai rivolgendogli un sorriso amorevole mentre lo prendevo tra le mie braccia.

Jake dimostrava il suo affetto disegnando, ero contenta che finalmente il suo sorriso contagiasse anche gli occhi, splendente di vivacità e vita. Non avrei scambiato mio fratello per niente al mondo.

A volte ci si rendeva conto delle fortune possedute, si affrontava un rapporto superficialmente, si scopriva un' insofferenza per i propri fratelli, anzichè provare a parlarci ad accettarli.

Alcuni rapporti della propria vita non si riavranno più indietro: più si crescerà e più ci si allontanerà impercettibilmente.

“Questa settimana la passerai con la zia Ronny” gli dissi sperando l'avrebbe presa bene.

“Perchè?” mi domandò rabbuiandosi.

“Devo scontare una punizione. Ma ti prometto che dopo staremo insieme” conclusi strofinando il mio naso con il suo e facendo rispuntare il solito sorriso giocoso.

“Va bene” acconsentì e mi diede un ultimo bacetto sulla guancia prima di tuffarsi fra le braccia della ragazza dai capelli lilla.

“Non immischiarti in altri pasticci” mi avvertii quest'ultima lanciandomi un'occhiata eloquente.

“Farò del mio meglio” replicai sorridendo rassicurante, magari fosse stato tutto così semplice.

Ed ora, mentre i due se ne stavano andando, mi stavo preparando psicologicamente a quello che avrei considerato il più lungo pomeriggio della mia vita.

 

***

 

 

 

“Sempre in ritardo” constatò una voce appena mi decisi a varcare la soglia dell'aula di arte. Odiavo essere lì, odiavo le sue allusioni fatte qualche ora prima e soprattutto odiavo essere in punizione con Harry.

“Minuto più, minuto meno” replicai arrogante controllando l'orologio: le 6.10, in ritardo di dieci minuti.

“Non hai neppure aperto i barattoli delle vernici!” sbuffai irritata. Partivamo male se era anche pigro.

“Ti stavo aspettando” mi disse alzandosi dalla comoda sedia in corrispondenza della lavagna e avvicinandosi.

Tutto in lui si esprimeva con l'aggettivo sensuale, dai ricci spettinati ad arte terribilmente sexy, agli occhi di un verde brillante ipnotici.

Deglutii distogliendo lo sguardo e affrettandomi ad impugnare un pennello. Non potevo essere attratta da lui, sembravo una ragazzina in piena crisi ormonale e io non ero ne sarei mai stata una ragazzina in crisi ormonale. “Pensavo che avremmo potuto passare diversamente il nostro tempo” propose avvicinando la mia schiena la suo petto.

Le sue braccia mi avvolsero i fianchi cercando di farmi voltare, ma non l'avrei lasciato fare.

Infastidita tolsi le sue mani dalla mia pancia, si stavano pericolosamente avvicinando la mio petto e stizzita mi voltai facendo dei passi indietro. “Finiscila di fare il cascamorto. Con me non funziona”

“Allora cosa funziona?” chiese accorciando nuovamente le distanze.

Senza darmi il tempo di ribattere si allacciò in un abbraccio avvicinando le sue labbra al mio collo.

“Questo?” ridomandò cominciando a succhiare la parte di pelle sensibile del collo, mentre la mia mano si strinse ancor di più sul pennello carico di vernice.

Era qualcosa di indescrivibile: ondate di piacere scaturivano dalle sue labbra che mordevano, lenivano curavano la mia pelle, per poi propagarsi nel resto del corpo.

Mi stava facendo un succhiotto.

Aspettate, cosa? Nessuno e da ripetere, nessuno faceva un succhiotto a Melanie Scarlet senza il suo consenso.

Mi ripresi dal torpore che mi stava influenzando e mi costrinsi a replicare: “No: questo.”

Forse non si n'era accorto che avevo risposto, o forse era troppo impegnato ad incidere il mio collo, fatto sta che appena il pennello colorò la sua faccia di blu la sua espressione fù impagabile.

Rapidamente si scostò, guardandomi sorpreso mentre si rendeva di essere appena diventato un parente dei puffi.

La mia risata proruppe nell'aria, non riuscii proprio a trattenermi, alcune cose capitavano poche volte nella vita e osservare la faccia blu di Harry rientrava in questa categoria.

“E così vuoi la guerra...” si decise a parlare impugnando un pennello e immergendolo in un barattolo di vernice rosso.

“...guerra avrai!”esclamò schizzandomi con il colore sia sui vestiti ma soprattutto sulla faccia.
"Questa non la passi liscia" sibillai scaraventandogli addosso un intero barattolo di vernice gialla. 
Continuammo avanti così, finchè non diventammo degli arcobaleni colorati, peccato che la pentola con le monete d'oro non fosse nelle vicinanze. Le mie battute fantastiche.
"Chi sarebbe talmente idiota da lasciare in mano a degli adolescenti della vernice?" sghignazzò Harry divertito. Eravamo sdraiati sul pavimento esausti e colorati.
 "Un idiota" risposi alzando le spalle. 
"Forse potremmo conoscerci megliospezzò il silenzio lo spacciatore osservandomi. 
"Forse" replicai, senza rendermi conto a cosa stavo realmente andando incontro.

 
 








SPAZIO ME!
Sì non avete le allucinazione: ho aggiornato! :')
Sono super mega arci impegnata con le tesine, ma sono riuscita a postare per fortuna!
Probabilmente sembra che i due si stiano prendendo più confindenza del previsto, beh in un certo senso è così. Ma non pensate che Mel si lascerà andare così in fretta, anzi mi sa che è proprio il contrario lol
Dunque se volete lasciarmi una piccola recensione vi amerei a vita :')
 
A presto, Andreea xxx

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


"Sono il tipo di ragazza che non dice una parola 
che siede sul bordo del marciapiede e aspetta il mondo 
ma sto per esplodere, sto per esplodere 
mi sento come una truffatrice, stanotte" 

Ready or Not- Bridgit Mendler 






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Capitolo 6

 

 

 

Un abbraccio era più di mille parole messe insieme, spiegazioni inutili buttate al vento quando l'unica cosa di cui si aveva bisogno, per trovare il coraggio di andare avanti, era un semplice abbraccio.

Le sue mani stringevano la mia schiena aggrappandosi a me, mentre la sua testa bionda poggiava sulla mia spalla e avrei scommesso i suoi trenini preferiti che gli stavano ridendo gli occhi dalla felicità di vedermi.

Se mai avessi dovuto descrivere Jake, l'aggettivo semplicità sarebbe balzato in primo piano, tutto il lui esprimeva genuine emozioni difficilmente false. Il suo era un mondo a colori, mai nè nero nè bianco ma neppure grigio, solo a colori.

“Se ricevessi sempre abbracci del genere allora non è poi così male farsi mettere in punizioni, che dici?” gli chiesi beffarda per poi staccarci e osservarci negli occhi.

“No! È brutto senza di te” mi confessò mio fratello abbassando i suoi occhietti sulla tapezzeria dell'auto in corsa di Ronny.

“Ah. E' così, eh? Non è che ti è mancato questo?” gli domandai cominciando a fargli il solletico in corrispondenza della pancia, mentre la sua risata cristallina arrivava alle mie orecchie. Mi ritrovai a ridere anch'io nonostante nessuno premesse sulla mia di pancia, derivava tutto dalle risa di Jake. Troppo contagiose per rimanere seri.

“Dimmi che sono più bella di Baz Lightyear e ti lascio stare!” gli proposi perfida in ultimatum.

Se c'era una cosa a cui Jake non avrebbe mai rinunciato sarebbe stato la riproduzione del giocattolo di Toy Story. Era il suo confidente e compagno di avventura, sarebbe stata dura farsi scappare simili parole contro il suo amato giocattolo.

“No mai!” esclamò infatti trattenendo per neanche mezzo secondo le risate.

“L'hai voluto tu!” esclamai intensificando il movimento delle dita sulla sua pelle.

“No, basta...Ok, tu...Tu sei...Più...Più...bella...di Baz Lightyear!” concluse con affanno mentre smettevo di torturarlo.

“Modestamente” sorrisi atteggiandomi allo stereotipo delle pubblicità dei capelli con “effetto liscio come seta”.

“Avete finito di autodistruggervi a vincenda voi due?” ci chiese una Ronny attenta alla guida, così attenta che anche le vecchiette la sorpassavano imprecando.

“In questo preciso istante. Piuttosto tu hai finito di concorrere contro le lumache?” risposi alludendo al suo stato di guida, dove la velocità massima non avrebbe mai superato i venti chilometri orari.

Jake ormai si era accucciato sul sedile chiudendo le palpebre un poco alla volta, tempo un minuto e si sarebbe addormentato profondamente.

“Si chiama prudenza” sbuffò lei, rivolgendomi un'occhiata eloquente. Forse se ci fossi stato io alla guida avrei premuto l'acceleratore imitando le macchine di “Fast and Furious”.

“Dai smonta che siamo arrivati” riprese dopo, interrompendo i miei filmini mentale su una possibile corsa in autostrada contro Vin Diesel. Ok, avrei perso miseramente.

“Perfetto! Grazie del passaggio Tartaruga Prudente” le dissi porgendole il mio ringraziamento stilizzato.

Il suo: “La prossima volta cammini con i piedi” mi arrivò smorzato dalla portiera sbattuta e dalle mie acrobazie nel prendere Jake fra le braccia senza svegliarlo.

Il mio sorriso di rimando però le fece intendere che avevo sentito forte e chiaro e la sua retromarcia , non senza aver guardato per ben cinque minuti sia a destra che sinistra, venne accompagnata da un cenno di mano nella mia direzione.

O ero io che non sapevo fare sollevamento pesi oppure Jake non era per niente leggero come un neonato, ma siccome svegliarlo avrebbe provocato la sua iperattività tanto valeva trasportarlo fino in camera sua lasciando continuare i suoi sogni.

 

 

 

***

 

 

“Dove sei stata?” la sua voce mi arrivò dritto al cuore come una doccia ghiacciata, era da almeno una settimana che non si faceva viva ed ora pretendeva anche sapere i fatti miei.

“Affari miei” le risposi incurante, accingendomi a trasferire il più velocemente possibile Jake in camera sua.

“Sono tua madre, come puoi rispondermi così?” mi aggredii una volta tornata nel salotto. Era vero. Quella era pur sempre mia madre, ma la Meredith Scarlet gioviale e sempre propensa a regalare sorrisi era stata abbattuta da una persona che non potevo nemmeno lontanamente considerare ancora madre, il dolore se l'era lavorata un poco alla volta.

L'aveva trasformata in una persona menefreghista ed egoista incapace di difendere se stessa. Il fumo l'aveva fatta marcire sia dentro che fuori, il catarro dei polmoni si univa alla pelle bianchiccia che ricopriva il suo viso scarno. I folti ricci corvini, una volta la parte che più adorava, erano diventati scoloriti e troppo ribelli da pettinare.

“Solo sulla carta” replicai glaciale. Sarei potuta sembrare crudele, ma dopo tutto quello che avevamo passato non mi potevo neppure considerare sangue del suo sangue.

“Finchè vivrai sotto questo tetto qui comando io!” si arrabbiò avanzando verso di me.

Pensava di intimorirmi? Beh si sbagliava di grosso, avevo superato la paura, mi rimaneva solo l'indifferenza.

“Tra due anni sarò maggiorenne: vedremo cosa commenterai allora” le riposi di rimando avanzando a mia volta verso di lei.

“Dove pensi di andare, sei solo una misera ragazzina senza un posto dove andare” replicò maligna pensando di aver centrato nel pieno il mio problema.

“Con Jake? Ovunque” le dissi semplicemente.

“Tu non lo porterai via da me!” la sua rabbia stava crescendo, non avevamo mai affrontato la questione prima di allora. Era un tacito accordo prefissato fino al mio 18 esimo compleanno.

“Se non lo farò io, lo faranno gli agenti sociali” le esposi la verità con la massima chiarezza possibile.

“E poi Jake non lo vedi mai, se non lo vedrai per sempre, non ti cambierà la vita” continuai imperterrita, tanto valeva andare fino in fondo.

“Non ti azzardare” mi minacciò prendendomi per un polso e stringendolo nella sua morsa.

“No! Tu non ti azzardare!” esclamai rabbiosa staccando con violenza la sua mano dal polso. Nessuno mi avrebbe toccato in quel modo, neppure mia madre.

“Perchè non te ne vai una volta per tutte: esci e non ritornare!” la ripresi fumante di collera, non lo pensavo veramente, ma se c'era una cosa che odiavo, quello era essere vittima di violenza.

Senza replicare mi oltrepassò e si diresse verso la porta principale.

“Sappi che non finirà così” sibillò prima di sbattere in malo modo la porta e precipitarsi fuori.

Mi sentivo svuotata, il brandello della famiglia normale non esisteva più, ora ciò che rimaneva eravamo io e Jake con una nuova variante: soli.

“Fottiti...” bisbigliai in risposta, ero stanca di dover combattere contro di lei. Guardai un punto fisso con il vuoto nella mente e nel cuore, gli occhi non si erano bagnati neppure questa volta. Non piangevo più dopo quel che era successo due anni fa: neanche stavolta.

 

 

Come ti permetti di dirmi cosa devo o non devo fare. Decido io!” ringhiò l'uomo che consideravo mio padre.

Con un repentino scatto trascinò all'indietro la sedia facendola cadere per terra e avvicinandosi pericolosamente a mia madre. Le sbarre della scalinata proteggevano il mio corpo da 14 enne ma non impedivano agli occhi di osservare la forza brutale con cui la prese per i polsi, per poi sbatterla contro il frigo della cucina.

I soldi sono miei. Decido io cosa farci.” disse glaciale lanciando un calcio ben assestato nel grembo di mia madre, la quale giaceva immobile a terra.

Jack Scarlet aveva degli occhi spaventosamente lucidi, dilatati e assenti: si era appena fatto.

Barcollando uscì dalla cucina ignorando i lamenti di mia madre e una volta impugnate le chiavi si diresse verso la porta d'entrata.

Non si era accorto della mia presenza. Era sempre così: con me e Jake ostentava un'innata tranquillità e una sicura normalità, cercava di nascondere il mostro che era diventato.

Le mie lacrime si unirono a quelle di mia madre mentre l'aiutavo a stendersi sul divano. La cassetta del pronto soccorso mi sembrò un'ancora di salvezza indispensabile, quando con il disinfettante e le garze curavo la ferita sulla nuca. Per i lividi non c'era nulla da fare serviva solo tempo prima che scomparissero.

Fu da quel giorno che mi promisi di smettere di piangere: dovevo essere forte. Per mia madre, per Jake e soprattutto per me stessa.

Quella fu anche l'ultima volta che vidi mio padre. Quella fu la prima volta che ebbi gli incubi.

 

 

 

 

 

Dei colpi simili a spari mi riscossero dai ricordi. Erano terribilmente vicini. Possibile che le bande della città avessero deciso di intraprendere una battaglia proprio nel nostro quartiere?

Non abitavamo nella zona ricca era vero, ma non eravamo neppure in quei sottoborghi ai confini di Greenwich. Normali. Ecco come avremmo potuto sembrare in apparenza,cdi conseguenza vivevamo in una semplice casetta a schiera.

Facendomi coraggio mi avvicinai, cautamente, alla finestra del salotto che dava sulla strada e scrutai incredula quello che stava succedendo fuori da casa mia.

Alcuni uomini in giacche nere di pelle esponevano le loro pistole, mirando ad una macchina blu elettrica che cercava di seminarli.

Il guidatore era nascosto dai vetri oscurati, ma continuavo a chiedermi com'era possibile che riuscisse a mantenere la calma? Stava pur sempre rischiando di morire.

Inaspettatamente alla fine della strada, curvò bruscamente facendo disperdere gli uomini che cominciarono ad inforcare le loro moto lasciate a terra, cambiando improvvisamente direzione: se prima cercavano di ammazzare il guidatore dell'auto eccentrica, ora stavano guidando nella parte opposta come se stessero fuggendo.

Solo allora mi accorsi di aver trattenuto il respiro, di rappresaglie ne avevo già sentito parlarne, ma che ne avvenisse una sotto i miei occhi era tutta un'altra cosa.

Timidamente mi inoltrai sul viottolo davanti a casa scrutando la fine del mio isolato, ma del misterioso guidatore non c'era più traccia. Ancora più scombussolata rientrai in casa, tutto ciò che era successo poco prima si ripeteva nella mia mente come un vecchio registratore che non faceva altro che far rivivere le stesse scene.

Il campanello ridestò la mia curiosità: chi minchia poteva essere ancora?

“Ehi, bellezza.”

Perchè me lo ritrovavo sempre davanti: in 3 giorni continuava a ribiombare nella mia vita, quasi non avesse di meglio da fare che rompere a me.

“Sparisci Harry”

Sbattei la porta, ma non troppo in fretta da non poter insinuare, tra la porta e lo stipite, il suo piede.

“Cazzo vuoi?” domandai retorica. Non poteva lasciarmi in pace? No.

“Riparo per questa notte” spiegò andando dritto al punto.

“Come hai fatto a sapere dove abito?” chiesi, ignorando la sua richiesta.

“Ti ho vista che rientravi” spiegò brevemente.

“Quando?” se era diventato anche uno stalker volevo saperlo.

“Prima.”

No, sbagliavo: ero io l'idiota.

“Comunque no” mi decisi a dire dopo la mia bella figura.

“Invece sì, se non vuoi avere sulla coscienza la mia morte” ribattè furbo.

Ma si credeva tanto Einstain? Sì.

Lo volevo in casa? No.

Volevo essere la causa della sua morte, qualunque essa sarebbe stata? Sì. No. Ovvio che la volevo! Fanculo, no.

Avevo scelta? No.

“Entra” mi decisi a rispondere aprendo la porta per consentigli di accomodarsi.

“Una domanda: qual è il tuo cognome?” sembrava stupido, ma mi ero accorta di non saperlo.

“Styles. Mi chiamo Harry Styles.”

“Ok.”

Volevo che Harry Styles approfittasse di casa mia? No.

Eppure era lì e avrei fatto di tutto per estorcergli più informazioni possibili sul suo conto.

 

 

 

 

 

Spazio Me!

Eccomi qui! Ho allungato i capitoli e spero proprio che vi piaccia! :)
La storia per ora si evolve fra i due, poi si farà molto più intricata! 

Grazie ad una lettrice che stimo molto (Sì, Swaggy Styles sei tu lol c: ) sono riuscita a capire come inserire le immagini! :)

Ed ecco a voi i personaggi c:



 

 
Melanie c:



Jake c:
 
 
 Ronny c:


Allyson c:
 


Harry c:


 
A presto 
Andreea xxx

 

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


"E qualche volta mi domando,
perchè teniamo così tanto al modo in cui appariamo,
e al modo in cui parliamo"


 Both of Us- B. o. B ft. Taylor Swift 





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Capitolo 7

 

 

In teoria una persona normale non avrebbe esitato a barricarsi in casa, chiudere le tende e la porta d'ingresso a chiave dopo aver assistito ad un possibile omicidio.

Ma in pratica io non ero una persona normale, ospitavo a casa uno spacciatore che avrebbe potuto aggredirmi da un momento all'altro, mentre si stava sbavando tutte le mie tavolette di cioccolato.

Bastardo.

La mia cioccolata nessuno me la sfiorava, era la mia ricarica segreta per giocare in modo accettabile a pallavolo.

“Rimetti subito la mia cioccolata al suo posto!” esclamai infuriata lanciandogli un'occhiata omicida, mentre mi avvicinavo al tavolo della cucina.

“Avevo fame” disse con noncuranza facendo spallucce. Quel coglione si credeva tanto boss ad irrompere nella casa di un'innocente ragazza consumandogli le sue uniche riserve di vita.

No, ok scherzavo. Io non ero innocente, la mia casa aveva conosciuto la droga, avevo il cassetto pieno di alimentari, ma dettagli.

Con uno scatto mi impossessai dell'unica barretta rimanente: se n'era mangiate ben 5!

“Ma cos'hai al posto dello stomaco, un pozzo?” chiesi stupita osservando le cartine delle cioccolata sul tavolo.

“La cioccolata mi aiuta a mantenere la calma” rispose come a scusarsi.

“A proposito: eri tu quello che inseguivano?”

Non ero tanto stupida da non fare due più due. Uno che porta guai, non può che portare guai fino in fondo.

“Hai mai sentito parlare di farti i cazzi tuoi?” replicò retorico alzandosi e cominciandosi a stiracchiare come un gatto in calore.

 

“Fanculo”

Mi stavo pentendo di averlo fatto entrare. Perchè gli enti superiori dovevano punirmi così,oltre a bestemmiare, era una brava ragazza.

Se volevo potevo essere scaltra ed intelligente, ma a volte anche i migliori cadono.

Un esempio era il mio incontro con lo strano ragazzo, non che io baciassi gli sconosciuti per strada, ma a volte si doveva lasciar perdere l'etica pur di non diventare vittima di bastardi che non sanno cos'era il rispetto.

Quella volta però mi era andata male, avevo incontrato un ragazzo simile quanto diverso da me: il destino era riuscito ad incastrarmi.

“Io ho sonno” dichiarò il ricciolino giocherellando con la tovaglia mentre aspettava che dicessi qualcosa.

“Dormirai sul divano” replicai decisa facendogli segno di dirigersi verso lo scomodo divano in soggiorno.

“Non con te?” domandò con una finta faccia da innocente, l'unico elemento che lo tradiva era i suoi meravigliosi occhi, rilucevano di una luce maliziosa inequivocabile.

“Se vuoi andare a puttane quella è la porta” gli dissi seccamente e mi decisi a dirigermi verso camera mia. Non ricordavo la coperta tanto pesante, quel giorno tutto per me era pesante. Strano.

“Calma bambolina” ribattè Harry quando passai davanti alla cucina con il piumino il doppio di me.

“Che fine fa la tua cavalleria quando serve?” chiesi una volta sbarazzatami della pesante coperta. Se prima trasportarla mi era sembrata un'impresa ora tirare fuori il divano letto era come se equivalesse ad una gara di sollevamento pesi.

“Faccio io” sussurrò la sua voce roca all'orecchio, spostandomi gentilmente a lato. Non potei evitare il brivido che percorse il mio corpo, se c'era una cosa che odiavo era le situazioni incontrollabili, il non poter stoppare una cosa in tempo.

Anche un brivido poteva avere un sacco di significati, ma preferivo vederla come la semplice conseguenza al freddo della stanza.

Aspettai con calma che sistemasse il suo futuro letto e non potei non ammirare come i muscoli delle braccia si flettevano risaltandone la sua forza.

Era in quel momento che mi resi conto di quanto stupida potevo essere, era come trovarsi nella situazione di Cappuccetto Rosso che entrava nella casa della nonna e, nonostante si notasse la visibile differenza tra un lupo e una vecchietta, lei era così ottusa da notarlo solo quando stava per essere mangiata.

Non era forse la mia stessa situazione? Non ero forse io quella che avevo invitato il lupo in casa mia, offrendogli un riparo? Stupida ecco cos'ero, davvero stupida.

“Buonanotte” sussurrai arretrando lentamente e facendo finta che tutto fosse in regola. Finalmente potei voltargli le spalle e dirigermi verso camera mia, lì sarei stata al sicuro.

E poi sussurrò una parola che fece stremare le mie certezze.

“Grazie.”

Il lupo nella favola non aveva mai ringraziato la bambina, ma Harry sì.

Curioso come dal sognare il mio possibile assassino, io lo invitassi addirittura a passare la notte notte in casa mia.

Certo con le sue parole avevo intaccato sensi di colpa, ma il resto del lavoro l'avevo fatto io.

Inutile pensarci quel che avevo fatto era andato, non ci sarebbero stati rimpianti.

“Non guardare mai indietro, sempre avanti” sussurrava sempre mia madre prima di darmi la buonanotte ogni sera. Anche adesso che per uno strano scherzo del destino i fantasmi della famiglia felice li avevo rimossi, quella frase avrebbe fatto sempre parte di me.

E fu con l'immagine del sorriso di mia madre, che mai più avrei potuto rivedere, sprofondai nel sonno.

Aprii gli occhi di scatto terrorizzata fino all'estremo, ancora immersa nello stesso incubo che non avrei mai finito di divorarmi.

Era un tuono. Uno stupidissimo tuono mi aveva svegliato di soprassalto facendo ritornare alla realtà, nessuno tentava di imprigionarmi.

Mi trovavo nel posto più sicuro del mondo: il mio letto.

Un'altra cosa che odiavo nel profondo erano gli incubi, non avevo scampo da loro e l'insonnia non aiutava. Ci avevo provato, ma era finita male.

In un sogno tutte le mie peggiori paure si riversano su di me ,ferendomi, facendomi credere che tutto fosse vero. La peggior forma di sofferenza mai provata.

Ancora stanca e a piedi scalzi mi diressi verso la cucina per versarmi un bicchiere di acqua. Dovevo ancora capire come mai in ogni benedetto racconto o film la protagonista la notte andava a prendersi da bere del latte.

Ok che era buono e tutto, ma addirittura berselo di notte mi sembrava un'esagerazione insensata.

“Come mai sei sveglia?”

Ecco quando sputavano il latte per terra allora sì le capivo, l'avevo appena fatto io con l'acqua.

“Ma porca puttana! Ti pare normale apparirmi alle spalle?” gridai presa dalla rabbia.

Quel ragazzo era da sopprimere, non c'era altra possibilità.

“Tutto ok?” chiese eludendo la mia arrabbiatura.

“Cambierebbe qualcosa?” domandai a mia volta, non era che se adesso si trovava in casa mia saremmo diventati amici per la pelle, volando su unicorni rosa. O arancioni.

“La mia era solo una domanda” sbuffò calcando sull'ultima parola con enfasi.

“Se vuoi cominciare a fare domande dovrai rispondere alle mie.”

Prima era di poche parole. Non sarei riuscita a cavargli niente, ma forse adesso avrei potuto conoscerlo meglio. Forse.

“Vuoi conoscermi?”

Sapeva leggermi nella mente?

“Perchè no?” replicai facendo spallucce e accogliendo i suoi occhi sgranati con un sorriso, prima di prendere un altro sorso d'acqua.

Com'è che diceva il detto? Ah sì: tieniti gli amici stretti e i nemici ancor più stretti.

Bene avrei giocato ai buoni amici finchè non avrei scoperto come liberarmi di lui una volta per tutte.

“D'accordo” accettò con un movimento impercettibile del capo. Per poco non rischiai per sputare l'acqua per terra. Di nuovo.

L'avevo detto che quel ragazzo era strano forte? La sera prima faceva tutto il misterioso e sembrava avesse la bocca cucita e in quel momento si arrendeva docilmente.

“Bene,vandiamo in salotto” lo invitai cercando di sembrare il più spontanea possibile, quando in realtà, dentro, ero tutto un fremito di soddisfazione e incertezza sul cosa domandargli.

“Facciamoci una domanda a testa, comincio io: perchè mi hai baciato?” il bastardo si credeva furbo. Pensava di giocare d'azzardo cominciando per primo, ma tanto era inutile: non gli avrei lasciato eludere le mie domande.

“Ero inseguita da due idioti che come puoi immaginare volevano qualcosa da me” gli risposi lanciandogli un'occhiata eloquente.

“E quindi vedendoti lì, da solo, mi è passato per la testa di farti passare per il mio ragazzo” conclusi, complimentandomi mentalmente per la mia trovata. Omisi di completare la frase con: “Però ho incontrato un coglione.”

“Perchè sei venuto nella mia scuola?”

Era la prima cosa che mi era saltata all'occhio, non ero tanto idiota da non capire che non avesse senso frequentarla solo per il semplice motivo che ci andavo anch'io. O forse sì?

“Nella tua scuola si spaccia bene, per le strade non è un buon periodo e ho bisogno di soldi” raccontò sincero. Accettabile, con tutti i pompati che c'erano a scuola, il dopping era all'ordine del giorno.

“Quindi non sapevi che frequentassi quella scuola?” domandai sospettosa.

“Non era una domanda a testa?” domandò scaltro.

“Comunque no, diciamo che la tua faccia quando mi hai visto è stata impareggiabile” continuò sorridendo al ricordo dei miei insulti.

“Dove sono i tuoi genitori?” chiese curioso scannerizzandomi dalla testa ai piedi. Aveva qualche problema con il mio pigiama con tutti piccoli Spongebob?

No aspettate: avevo chiesto dei miei genitori! Non gli avrei mai detto la verità. Non su quell'argomento.

“Sono in vacanza” inventai con non-chalance evitando però i suoi occhi. Ero brava a mentire, ma solo se non guardavo negli occhi il mio interlocutore.

“Perchè ti stavano inseguendo?” chiesi di rimando.

. “Per sbaglio avevo graffiato una loro moto, avevano deciso di farmela pagare” rispose con calma. Sì, certo ed io ero James Bond in missione. Almeno poteva farla diventare una scusa più credibile.

“Interessante” dissi assumendo il suo stesso tono.

“Ti va di guardare qualche programma tv idiota?” propose con il telecomando in mano.

“Ok” accettai spaparanzandomi sul divano e ignorando le sue proteste sull'educazione per gli ospiti.

L'ultima cosa che ricordai fu il suo bacio sulla guancia e un lieve buonanotte appena percettibile. Ma forse era la mia immaginazione che sognava.

Non sapevo spiegarmi se il fatto che gli incubi non ricomparvero fossero una conseguenza dalla vicinanza di Harry, o meglio del suo abbraccio protettivo, fatto sta che quello poche ore prima del risveglio furono le migliori della mia vita.

“Melanie Scarlet vuoi tu prendere come marito Brad Pitt?” chiese il prete emozionato dall'evento. Un secondo ancora e avrei sposato Brad Pitt e anche baciato, davanti a tutti.

“Lo...” ma non riuscii a continuare la frase.

“Melanie sveglia.”

Un braccio continuava a scuotermi cercando di strapparmi al mondo dei sogni. Chi era quel coglione che cercava di finire il mio matrimonio? L'avrebbe pagata cara.

Facendo mugolii incompresi scacciai la mano e mi immersi nuovamente nel sogno paradisiaco.

“L'hai voluto tu...” bisbigliò la voce non ancora identificata.

“Dunque vuoi tu Melanie Scarlet prendere come marito Brad Pitt?” richiese il prete.

“Sì, lo...”

Freddo, sentivo tanto freddo.

Spalancai gli occhi incredula, qualcuno avevo osato buttarmi addosso dell'acqua completamente gelida.

“Ma chi cazzo è stato?” mi stavo infuriando come una bestia.

“Non ti svegliavi” replicò Harry cercando di trattenere le risate. Ecco il colpevole!

“ Tu, ma sei coglione o cosa?” esclamai, arrabbiandomi ancor di più. Ma chi minchia si credeva?

La scena poteva risultare comica di fronte ad uno spettatore esterno: io che lo rincorrevo con una pantofola in mano bestemmiando e lui che si rideva come un matto schivando tutto ciò che gli buttavo addosso.

Purtroppo il mio equilibrio già precario con l'acqua che mi inzuppava il pigiama, scarseggiò e ciò mi fece mettere il piede in fallo e cadere su di lui.

Rotolammo insieme e alla fine neppure io riuscii a trattenere la risata.

Una porta di fronte a noi si aprì rivelando il mio piccolo ometto che ci osservava con occhi divertiti. Mi ero completamente dimenticata di Jake, che deficiente.

“Buongiorno anche a voi piccioncini” disse aprendosi in sorriso sincero.

Se la scorsa mattina Harry Styles era stato la causa dei miei incubi, questa di mattina era la fonte dei miei sorrisi.

 

 

 


 

Spazio Me!

Ciao bellissime!

Per non far morire la mia giorgia (sì obsessjonall sei tu) ho pubblicato!

Ora c'è molta più confidenza fra i due ma non così tanta da arrivare alla fiducia.
Mi piace dare molto più spazio a loro adesso che sono agli inzi, piuttosto che dopo quando subentreranno i nuovi personaggi.
E non solo quelli!
Per intanto godetevi questa momentanea pace :)

Mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate :)


Vi lascio alcune gif <3



Ecco l'espressione di Melanie nella scena con l'acqua c:





La reazione di Harry c:



Questa sarebbe la scena in cui si presenta alla porta lol :)


 
E con questo ringrazio chi ha messo la storia tra le seguite/preferite)ricordate 

A presto, Andreea xxx
 
 

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


"Ricordo anni fa
Qualcuno mi disse che dovevo fare attenzione quando arriva l’amore
L’ho fatto"


Impossible – James Arthur







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Capitolo 8


 

Mi sentivo bene. Per una volta non sentivo preoccupazioni pronte a marchiarmi, stavo semplicemente bene.
“Buongiorno mondo” sospirai chiudendo l'armadietto spensierata ed allegra.
“Cos'è tutta questa felicità?” chiese Allyson arrivandomi alle spalle.
“Lasciami scorrazzare nel mio buonumore prima che le ovaie mi si ritorcano contro la Hetkins” replicai cominciando già a sentire i sintomi dell'averla alle prime due ore del martedì mattina.
“Non ho mai capito com'è che non ci vai d'accordo” sbuffò lei concentrata con la combinazione dell'armadietto.
“Lei mi odia” sottolinei parola per parola velenosa, mentre guardavo i suoi inutili sforzi nell'aprire l'anta dell'armadietto. Era irremediabilmente bloccata. 
“Chissà perchè” replicò enigmatica voltandosi verso di me per rivolgermi un'occhiata d'intesa più che eloquente.
“Ehi! Non è colpa mia se la sua voce assomiglia ad una ninna nanna” ribattei oltraggiata ricambiando lo sguardo con una drammaticità irreale.
Nessun prof mi era mai andato a genio, eppure cercavo di essere indifferente. La regola era una sola: tu non scassavi a me e io non scassavo a te.
Un dato di fatto che, con una prof di matematica come la Hetkins, non poteva funzionare. Era una che aveva promesso la sua castità ai numeri.

“Tu non me la racconti giusta: cos'è tutta questa esuberanza?” riprese Al tirando un pugno ben assestato all'anta facendola finalmente aprire. Aveva forza la ragazza.

“Niente di che” rimasi sul vago cominciando ad incamminarmi verso la mia classe, pur di non doverla affrontare.

Non sapevo come avrebbe reagito la mia cara Allyson se avesse scoperto come, o meglio, con chi avevo passato la notte scorsa e neppure glielo avrei detto. Finchè non avrei scoperto quanto pericoloso fosse Harry, avrei tenuto separati i due, meno si conoscevano meglio era per tutti. Soprattutto per me.

“Farò finta di crederti” disse beffarda mantenendo il ritmo del mio passo svelto.

“Comunque hai sentito del nuovo arrivato? Si dice che stia già facendo conquiste.”

Eccola la mia solita fortuna. Si limitava ad essere sotto lo zero.

Perchè quell'ipocrita di Styles non poteva passare inosservato? Perchè?

“Almeno è carino?” chiesi intenta a fulminare un primino che intralciava mezzo corridoio, anche il rispetto per i più grandi era andato a farsi fottere.

“Da quel che posso vedere adesso, molto” rispose con voce sognante presa da uno dei suoi stati in cui il principe salvava la princ...aspetta cosa? Vedere? Adesso?

Oh. No.

Perchè Harry Styles doveva stare sempre tra le palle? E perchè si stava avvicinando in quel momento con quel sorriso pericoloso, ma sexy sul viso? Mi facevo troppi perchè stamattina.

“C'è di meglio” constatai prima che l'infame ci raggiungesse a portata d'orecchio. Il mio cervello stava lavorando per uscire da una situazione che avrebbe potuto compromettere la mia copertura. Non avevo mai visto Harry Styles in vita mia, chiaro? Chiaro.

“Ehi” mi salutò con un cenno del capo, mentre accennava a fermarsi per parlare con noi.

“Ciao” tagliai corto bruscamente accelerando il passo. Purtroppo mi accorsi troppo tardi del fatto che Allyson si fosse soffermata con Harry anzichè seguirmi. Ecco quella era una delle situazioni che tentavo disperatamente di evitare.

Ingoiando l'amaro e con esso l'orgoglio, feci dietrofront dipingendomi sulla faccia un'indifferenza e una passività assoluta.

“Non mi presenti la tua amica?” domandò Harry con un sorriso derisorio sul volto lasciando che i suoi occhi mi trasmettessero una carica elettrica.

“Harry Allyson, Allyson Harry” presentai velocemente, mentre il nervosismo saliva quando scrutavo Allyson. Quest'ultima se ne stava incantata ad osservare ogni minimo movimento di Harry.

Ok, partivamo già male.

“Piacere mio” sussurrò il bastardo prendendo la mano della mia migliore amica fra le sue e lasciandovi impresso un leggero bacio.

Ora faceva anche il cascamorto con me vicino: di bene in meglio Styles.

“P...iace...piacere mio” balbettò a stento Al cercando di ricordarsi l'uso della parola.

Non mi ero mai accorta che Harry facesse tutto questo effetto. Ero rimasta alla sua incazzatura da spacciatore.

“Bene noi dobbiamo andare” tagliai corto prendendo il braccio di Allyson. Ero anche pronta a trascinarla con la forza.

“Ci si vede in giro” gli dissi con un ultimo sguardo.

“Stanne certa” replicò enigmatico, ma non se ne andò prima di aver baciato la soffice guancia della mia migliore amica. Allyson ormai aveva due cuoricini al posto degli occhi.

Non era possibile. Tutti gli sforzi fatti sarebbero stati inutili se poi la mia Al cadeva per mano di quel pesce lesso.

Con uno strattone cominciai a trascinarla verso la nostra classe non prima, però, di aver lanciato un'occhiata omicida a Styles.

“È ufficiale: ho una cotta per Styles” affermò concisa Allyson una volta arrivate vicino alla porta della nostra classe.

Ma che cazzo di fortuna avevo! Omettere di raccontare di Harry mi era sembrato una tecnica efficace per non farlo conoscere ad Al, ma se lei se ne innamorava anche, sarei dovuta andarmene ai Caraibi per una vacanza dallo stress.

Perchè tutte a me?

Non era per niente divertente: sarebbe stata dura tenere Al lontana da Harry, ma per il suo bene ci avrei provato.

Lei non si rendeva conto di chi lui fosse in realtà, neppure io me n'ero resa conto finchè non avevo dovuto affrontare la realtà.

La mia Allyson era troppo delicata per lasciarla in balia di quel mostro, l'avrei protetta dal soffrire.

Harry era come me:stronzo fino al midollo ma anche con coraggio da vendere, l'unica differenza era che io riuscivo a capire quando sbagliavo e lo ammettevo. Lui no. Per lui tutto era tutto bianco e nero. Io ero il grigio.

Che gli fosse piaciuto o meno io non sarei stata al suo gioco, qualunque esso fosse.

“Faresti meglio a lasciarlo perdere” le dissi grave assumendo un'aria seria che non mi si addiceva.

“Perchè?” domandò curiosa la ragazza dagli occhi da cerbiatta.

“Non è il tuo tipo” risposi brusca prima di aprire la porta ed immergermi nelle solite chiassose chiacchiere mattutine che imperversano per l'aula.

Quando entrò la Hetkins con la solita smorfia da sono-in-meno-pausa-e-lo-so, la classe si zittì preferendo accomodarsi al proprio posto anzichè trasgredire.

“Fuori i libri di matematica” gracchiò la vecchia regalandomi uno sguardo di puro odio. Sguardo che ricambiai con piacere unendoci anche un sorriso strafottente.

Dopo le nostre occasionali occhiate in cui esprimevamo tutto il nostro amore reciproco, si concentrò sulla lezione e ciò, per mia sfortuna, diede il campo libero ad Al, seduta vicino a me, di dar sfogo alle sue domande.

“Lo conosci?”

“No.”

“Perchè non dovrei uscirci?”

“Perchè no.”

“Cos'ha fatto di male?”

“Tutto.”

Continuò così, finché, capì che le mie risposte sarebbero rimaste sempre e solo a monosillabi.

“È il tuo ex?”

“Oh. Per favore: no!” esclamai contrita attirando l'attenzione di tutti i miei compagni. Compresa la Hetkins. Cazzo.

“Ci vuol rendere partecipi del suo diniego, signorina Melanie” chiese quest'ultima ironica.

“Certo” sorrisi falsamente assumendo l'aria della ragazza innocente.

“Mi chiedevo quando avrà finito di sparare cazzate” continuai scandendo una per una le parole.

Beccati questa stronza.

Per una attimo nella classe calò il gelo, per poi trasformarsi nell'ilarità dei miei compagni che mi guardavano ammirati e di una Allyson piuttosto arrabbiata.

“Fuori!” tuonò quella di matematica. In quel momento lo sterotipo del fumo fuori dalle orecchie si addiceva alla sua faccia bordò.

“Come desidera” rincarai la dose alzandomi con indifferenza e, una volta aperta, la porta sbattendola con noncuranza. Guardando la prospettiva in positivo almeno non mi aveva spedita dal preside.

Una sigaretta. Ecco di cosa avevo bisogno. Mi avrebbe allentato la tensione e rilassato dalle domande di Al. Se voleva poteva essere molto persistente quella ragazza.

Mi diressi verso il piano superiore della scuola, continuando il tragitto verso un'altra rampa di scale fino a sbucare sul terrazzo.

Quella era l'unica cosa positiva di tutta la scuola, passavo un sacco di tempo su quel terrazzo. Offriva un'ampia vista panoramico su Greenwich. Non era un posto molto conosciuto, ma neppure dimenticato da dio.

Non ero l'unica a venire lì, di gente scaltra ce n'era a scuola, bisognava solo scovarla tra le varie Barbie e Ken.

Per mia fortuna non c'era nessuno e avrei potuto godere della brezza mattutina fumandomi una sigaretta in santa pace.

“Che ci fa una bella ragazza come te tutta sola?” chiese una voce alle mie spalle facendomi sobbalzare.

Ero talmente immersa nell'analisi sul cosa fare con Al che non avevo neppure sentito la porta sbattere. Girai la testa scovando il ricciolino che mi fissava malizioso.

“Fottiti” replicai rivolgendo il mio sguardo alla mia città e aspirando ancora dalla sigaretta quasi finita.

“E così fumi” constatò una volta affiancatami sulla sponda del balconcino.

“Già” annuì. Se voleva fare il finto moralista, poteva benissimo andare a quel paese.

Per una manciata di minuti ci limitammo a contemplare il paesaggio circostante e, da parte mia, scoccare occhiatine al ragazzo che mi stava accanto.

Sembrava così innocente e vulnerabile, ma l'apparenza ingannava. Sempre.

Eppure era una tentazione, le sue labbra invitavano ad essere baciate, il suo corpo ad attaccarsi al mio, le sue braccia avvinghiate attorno ai miei fianchi.

“Che intenzioni hai con la mia amica?” chiesi cercando di scacciare quelle stupide immagini.

“Conoscerla” rispose conciso.

“Sarebbe meglio che non lo facessi” dissi mentre spegnevo la sigarette sul davanzale.

“Perchè non dovrei?” chiesi lanciandomi un'occhiata mista tra la curiosità e lo stupore.

“Tu fallo” replicai dirigendomi verso l'entrata di emergenza. Non mi sprecai tempo a salutarlo, non avrebbe avuto senso.

Il resto della giornata passò fra le mie dormite, le sonore sgridate dei prof e gli sguardi accusatori di Al troppo arrabbiata per degnarsi di parlare con me. Avrei dovuto aspettare prima che si decidesse a rivolgermi ancora la parola.

 

 

***

 

 

“Oggi usciamo” dichiarò la voce di Ronny dall'altra parte della cornetta.

“Un pronto come stai? No?” domandai ironica prima di continuare: “E dove dovremmo andare?”

“Appuntamento a quattro. Vestiti bene e non farmi fare brutte figure” replicò parlando a macchinetta. Si notava da un miglio che era esaltata da morire.

Per poco non mi strozzai con la mela che stavo mangiando, seduta sul mio comodo divano a guardare programmi tv.

Oggi non sarei andata alla punizione: non ne avevo per niente voglia, ed avere anche un appuntamento combinato non era nei miei piani.

“E io dovrei andarci perché...?” le posi la domanda indiretta.

“...perchè mi devi un favore” cantilenò lei, felice di avermi in pugno. Bastarda. Aveva ragione.

“Cazzo. Ok.” accettai, non avevo via di scampo tanto valeva buttarsi.

“E Jake?” chiesi subito dopo preoccupata. Non avrei lasciato da solo il mio piccolo ometto.

“Si sta divertendo nella riserva con gli altri bambini, passerà la notte a fare campeggio. Non preoccuparti starà bene” mi rassicurò.

Aveva escogitato tutto nei minimi dettagli, chissà per chi faceva tutto questo.

“Alle otto. Davanti al cinema” concluse mettendo giù senza lasciarmi replicare. La solita Ronny.

“Cosa mi metto?” mi chiesi tra me e me buttando per aria l'ennesimo vestito troppo scollato.

Era già le otto e mezza e non sapevo cosa indossare.

“Bingo!” esclamai riuscendo a trovare l'abbinamento perfetto: un paio di shorts una semplice maglietta e sopra una camicetta azzurra. Semplice, ma carino.

 

***

 

Al mondo c'erano tanti, ma tanti idioti ed io ovviamente li beccavo sempre tutti.

“Chi cazzo a parcheggiato l'auto in doppia fila?” urlai infuriata guardando con odio la Porsche di un altro riccone figlio di papà.

Riuscii a parcheggiarla vicino e solo allora notai che il proprietario della macchina se ne stava appoggiato alla portiera scrutandomi da sotto gli occhiali. Inutili dettagli.

Una volta scesa, il ragazzo mi permise di squadrarlo per bene mentre si avvicinava: un bel fisico mozzafiato, fasciato da una maglietta bianca che ne evidenziava i mescoli e da jeans aderenti che fasciavano le sue lunghe gambe.

“Piacere. Sono Liam Payne, l'idiota che ha parcheggiato in doppia fila” si presentò sorridendo e mostrando i suoi bellissimi denti bianchi.

Ed ecco come avvenivano i miei incontri con il sesso maschile.

 

 


 

 

 

 

 

SPAZIO ME!

Salve bella ragazzuole come va la vita? La mia è andata a farsi friggere con gli esami yeah! C:

Passando al capitolo, spero sia bello sostanzioso.

Già ad Allyson interessa Harry (ahi questa brucia!)

E già ho fatto entrare una nuova new entry *rullo di tamburi* Liam Payne! (:

Ci tengo a ringraziare tutte le splendide ragazze che recensiscono questa storia, chi ha deciso di darmi una possibilità mettendola tra le preferite/ricordate/seguite c:

Un ultimo ringraziamento è a quelle fantastiche ragazze con cui ho fatto amicizia grazie a questo sito e grazie per avermi supportato c:

 

Vi lascio con le gif :)




Il saluto di Harry nel corridoio.


Melanie nella fase della presentazione. 




Il sorriso di Liam.



 
 
 
A presto! Andreea xxx

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


 

"Ti sei preso il tempo per capire me, i miei sentimenti, le mie speranze e i miei sogni
Mi piace stare con te tutto il tempo
Tutte le volte in cui non te ne vai, mi viene voglia di stare con te per il resto della mia vita"
Stay Stay Stay -
Taylor Swift




Capitolo 9
 



 
 
 

In certe situazioni molti di noi avevano una propria reazione. 

Se eravate quelle ragazze educate,vestite in modo impeccabile e soprattutto timide avreste subito chiesto scusa,arrossendo davanti a quel fustacchione di nome Liam Payne. 
Se eravate delle scaricatrici di porto lo mandavate emeritamente a fanculo apprestandovi ad entrare nel cinema,rimurginando ancora di come la ricchezza fosse distribuita in modo disuguale: gli idioti avevano tutto,quelli con un quoziente più alto niente.
 Ed infine entravo in scena io con un'altra delle mie epocali figure a dir poco fantastiche. Se eravate come me avreste fatto finta di ascoltare cos'aveva d'interessante da dire il tale,chiamato Liam,mentre nella vostra visione spuntava quelle scene tipicamente hollywoodiane dove il vento faceva evidenziare i morbidi capelli del bel ragazzo e il sorriso era costernato da una scintilla.
 'E tu?' ritornai di botto alla vita reale guardandomi in torno con aria smarrita. 
'Ehm...si certo...io sì.' dissi senza trovare un nesso logico a quello che stavo balbettando.
 'Ti chiami Io Sì? Che bel nome.' pronunciò allargando il suo sorriso divertito.
 'No,cioè io mi chiamo Melanie Scarlet.' mi affrettai a chiarire. 'ma Io Sì è il mio secondo nome.' aggiunsi con una strizzatina d'occhio facendomi spuntare un sorriso ironico sulle labbra e allungando la mano per stringere la sua.
 Se mi aspettavo una stretta rozza,la solita stretta attribuita a quelli alti e muscolosi,la stessa che attribuivo al ragazzo dagli occhi di uno straordinario color nocciola,mi ricredetti quando la sua mano accolse la mia in una stretta leggere e delicata.
 'Sai potresti essere la mia guardia del corpo privata.' annunciai convinta,facendo un cenno alle sue muscolose spalle. 
La sua risata non solo mi spiazzò ma mi ipnotizzò letteralmente,una cascata melodica talmente soave e contagiosa che non potei non unirmi a lui. 
'Per intanto pratico boxe,ma un pensierino lo farei.' disse una volta ripreso il controllo,lanciandomi un'occhiata maliziosa sul finire della frase.
 Nonostante la conversazione alquanto irreale,mi stavo mi stavo divertendo,quel ragazzo aveva un carisma che intrigava e mi invogliava a conoscerlo meglio.
'Ma dove ti eri cacciata?' chiese una voce alle mie spalle. Voltandomi incontrai lo sguardo corrucciato di Ronny che sembrava leggermente scocciata. 
Bene era ufficiale quel giorno era il mio giorno: tutti incavolati con me.
Ronny era semplicemente bellissima con i capelli raccolti e la maglia bianca larga che ne evidenziava il fisico,i semplici shorts si abbinavano ad arte con le All Star nere.
 'Con lui.' disse minimalista,facendo un cenno verso il ragazzo che mi stava a fianco.
 Lo sguardo della ragazza dai capelli lilla si posò su Liam,facendo trasparire un sorriso sincero.
'Ehi,ciao Liam.' lo salutò allargando il sorriso.
 'Niall non si è ancora fatto vedere?' chiese inarcando un sopracciglio e scrutando sopra la spalla cercando di scorgerlo. 
'No,mi dispiace.' rispose lui scrollando le spalle.
 'Aveva detto che non avrebbe ritardato.' si giustificò non sapendo come tranquillizzare Ronny.
Oh perfetto,che parlassero pure come se non esistessi!
 'Aspettate ma voi due vi conoscete?' chiesi nonostante sapessi già la risposta. 
'Certo.' disse Ronny come se fosse la cosa più ovvia del mondo,e non aveva tutti i torti.
 Continuai a spostare lo sguardo da Liam a Ronny spronandoli a continuare. 
'Liam è il mio allenatore.' chiarì la ragazza dai magnifici occhi verde-acqua,spostando lo sguardo verso le sue scarpe.
 Qualcosa non quadrava,Ronny nonostante le sue stravaganze mi aveva sempre raccontato tutto quel che succedeva. Una volta mi chiamò,addirittura,per dirmi che avevo visto una farfalla,inutile dire come replicai essendo abbastanza arrabbiata per il fatto che mi avesse interrotto mentre guardavo il mio programma tv preferito. 
Masterchef era sacro,nessuno doveva disturbarmi se lo stavo guardando,di Jake non mi dovevo preoccupare: condivideva la mia stessa passione per quel programma. 
Non che grazie a quel programma avessi mai imparato a cucinare,sia chiaro.
 'Allenatore di cosa?' domandai ancora ancor più dubbiosa.
 'Di boxe.' rispose flebile continuando a guardare con interesse i lacci delle sue All Star.
 Non ci capivo più niente,Ronny non aveva bisogno di dover imparare a battersi,anzi lei era contro la forza fisica. Dovevo andare in fondo alla storia,estorcergli la verità ma non con Liam presente,in fondo rimaneva pur sempre uno sconosciuto.
 'Scus...scusate p...per il ritar...ritardo.' ansimò un biondino riprendendo fiato e inspirando cercando di accumulare maggior ossigeno possibile.
 E così quell'angelo in miniatura aveva conquistato il cuore della mia amica,non potevo certo negare che il suo fascino da bravo ragazzo non fosse lampante. 
I capelli biondi spruzzati da ciocche castane erano stati pettinati in una cresta perfetta,acconciatura che non faceva altro che evidenziare i suoi occhi color oceano,non pensavo di avere la possibilità di vedere un'azzurro tanto brillante quanto profondo: i suoi occhi erano il cielo in terra.
 E ora capivo anche perchè Ronny fosse attratta da lui,sprigionava una tenerezza irresistibile per non non attirare un tipo come lei.
 'Ciao.' sussurrò dolcemente,arrossendo Ronny.
 'Ehi.' le rivolse un cenno lui imbarazzandosi a sua volta.
 'Piacere Niall.' si presentò il ragazzo con un cenno di mano nella mia direzione. 
'Melanie.' chiarii rivolgendogli un sorriso.
 'Bene ora che siamo tutti,propongo di entrare' disse Liam invitandoci a seguirlo verso l'entrata del cinema. 
'Cosa si guarda?' chiese Ronny osservando le varie locandine del cinema.
 'Perchè non guardiamo il nuovo film orror The House?' propose Niall,sorpresa mi girai a fissarlo,non mi sarei aspettata una simile proposta da lui. 
Notai lo scambio di occhiata fra il biondino e Liam,e finalmente capii tutto:quel ragazzo pensava che attraverso un film horror avrebbe potuto fare l'eroe con Ronny.
 L'avevo già detto quanto stimavo quel ragazzo? 
Certo Ronny non era un tipo da spaventarsi per i film horror ma pensando alla sua sensibilità,avrebbe provato pena per tutto quel sangue di animale sprecato per produrre il film,quindi avrebbe lo stesso sortito l'effetto sperato. 
'D'accordo.' assentii indicando loro la coda per il biglietto,se volevano fare i cavalieri tanto valeva farlo fino alla fine.
 
 
 La sala cinematografica si era già oscurata quando vi entrammo e,coincidenza o meno,Ronny finì vicino a Niall e io vicino a Liam,forse aveva programmato anche questo Ronny.
 I film horror non mi avevano mai fatto nè caldo nè freddo,non avevo stizza per quel genere ma neppure una passione spropositata,eppure dovevo proprio ammetterlo: quel film era troppo forte. 

A metà film supposi che Liam fosse debole di stomaco da come era diventato pallido e da come stringeva in una morsa irremovibile i due braccioli della poltrona mentre io ridevo di gusto per alcune scene troppo irreali. 
Che effetto poteva mai fare una tipa indemoniata che si tagliava la lingua in due con un coltello facendo colare il sangue sul viso per poi baciare la sua vittima in bocca,nessuno no? 
Bhè per Liam aveva dovuto fare almeno un po' di effetto essendosi alzato di scatto dichiarando: 'Vado a prendere qualcosa da mangiare.'

 'Lo accompagno' dissi facendo l'occhiolino a Ronny,un po' di amoreggiamento dovevamo pur concederglielo a lei e Niall.
 'Odio quel film.' constatò Liam con un sospiro. 'ora penserai che sono un rammollito ma proprio mi fanno schifo.'continuò lanciandomi un'occhiata di scuse.
 'Ognuno ha le sue paure.' dissi semplicemente,i miei incubi sembravano così veritieri che non avrebbero neppure potuto competere con un film orror,avrebbero vinto solo ed in ogni caso gli incubi.
'Che vuoi dire?' chiese il ragazzo dai capelli castani mentre aspettavamo i nostri pop corn.
 'Che non sei debole se ti non ti piacciono quel tipo di film,sei solo te stesso.' chiarii sorridendogli rassicurante.
 'Non sei poi così stronza.' proferì dandomi una piccola spinta amichevole. 
'Naa solo senza peli sulla lingua direi.' replicai ricambiando la spinta.
 
 
 
 'Che dici: dieci minuti possono bastare per i due piccioncini.' chiese una volta presi i pop corn e pagato.
 'Che se li facciano bastare voglio vedere cos'altro succede.' risposi allungando il passo verso la sala del cinema. 
Il resto del film abbastanza tranquillo,Ronny e Niall se ne stavano per i conti loro ed io e Liam conversavano,almeno ero riuscita a distrarlo dal film. 
In quella scarsa mezz'ora scoprii il suo cuore d'oro,sapeva essere sagace e simpatico allo stesso tempo e soprattutto non intimoriva come Harry. 
Cazzo,perchè alla fine finivo sempre per pensare ad Harry?
 Quel ragazzo era una calamita,mi portava sempre a pensarlo.Anche se inconsciamente oppure inavvertitamente il suo nome spuntava chiaro nei miei pensieri.
 'Bhe,non male come film.' commentò Niall quando uscimmo dal cinema,stiracchiandosi e casualmente posando il suo bracciò sulla spalla di Ronny.
 'Già.' assentì lei guardandolo incantata. Era ora che si trovasse qualcuno,ero felice di vederla sorridere felice per un ragazzo,finalmente aveva anche lei ritrovato l'amore. 
 
 
 
 
'Non se ne parla!' esclamai categorica,la mia Molly nessuna la toccava.
 'Dai domani te la riporto.' promise Ronny sporgendo il labbruccio.
 'Ti rendi di conto del fatto che mi stai chiedendo di prestarti la mia Molly,nonchè prezioso gioiello?' domandai retorica arrabbiandomi,la mia macchina rimaneva pur sempre la mia macchina.
 'Non le farà niente,Niall è bravissimo a guidare.' assicurò lei avvicinandosi al biondino. 
'E anche prudente.' aggiunse quest'ultimo serissimo.
 'Ti accompagno io a casa.' si intromise Liam rivolgendomi un sorriso confortante. Possibile che tutti fossero contro di me,la vita era ingiusta.
 'So già che me ne pentirò ma...tieni.' conclusi con fare melodrammatico lanciando le chiavi della macchina. 
'Trattatela bene,se non volete essere squarciati vivi.' minacciai sicura della mia profezia,una solo ammaccatura e avrei affilato l'ascia.
 'Certo.' replicò Niall apprestandosi ad aprire la portiere a Ronny. 
Mi stavo incamminando con Liam verso la sua porsche nonchè la macchina su cui ore prima vi avevo bestemmiato,quando mi ricordai un'ultima cosa da raccomandare ai due piccioncini.
 Una volta davanti al finestrino della mia auto,esclamai con un sorriso ironico: 'Non osate farlo in macchina!' 
E con questa ultima frase ritornai sui miei passi,entrando definitivamente nella macchina di Liam.
 
 
 
 'Davvero hai chiamato la tua auto Molly?' chiese il ragazzo alla guida.
 'Perchè tu non dai il nome alle macchine?' chiesi come se fosse la cosa più ovvia da fare.
 'Bhè...no.' ammise concentrato alla giuda. 
'Pff maschi.' commentai infine scuotendo la testa. 
 Per tutto il viaggio lasciammo che la musica riempisse lo spazio dell'abitacolo continuando a mantenere il silenzio. Tuttavia,quello,non era un silenzio carico di tensione ma un silenzio ricco di benessere,un silenzio privo di imbarazzo.
 'È stato un piacere accompagnarti.' disse una volta arrivati davanti a casa mia. 
Mi limitai ad un ringraziamento ed un sorriso mentre scendevo dall'auto.
 'Io...' cominciò lui.
 'Sì...' lo incoraggiai fermandomi in attesa.
 'Niente.' concluse con un sospiro. Sembrava avesse qualcosa di importante da dirmi ma all'ultimo si era trattenuto,forse avrebbe voluto baciarmi.
 Non potevo non confessarlo: ero delusa che non l'avesse fatto.
 Una volta arrivata alla porta con un sospiro cercai le chiavi nella borsa cercando di non deprimermi ulteriormente.
 'Melanie.' chiamò una voce roca. Mi girai incontrando di nuovo i suoi occhi color nocciola ricchi di una profondità nuova. 
'Io devo farlo,ho voglia di farlo.' disse avvicinandosi rapidamente a me finchè non mi fu a dirimpetto. Allacciò le braccia ai fianchi facendo scontrare il mio bacino contro il suo.
 Senza darmi il tempo di rispondere mi lasciò un bacio rovente a fior di labbra,chiedendo accesso alla mia bocca. Un'accesso subito acconsentito, lasciando che la scoperta del suo dolce profumo mi inebriasse: il dopobarba mischiata ad un fragranza mascolina appartenente solo a lui,unica.
 Le nostre lingue giocherellavano velocemente in cerca di qualcosa di più,qualcosa che andasse oltre. Con uno slancio circondai con le mie gambe il suo bacino potendo approfondire maggiormente quel bacio sconvolgente e completamente spiazzante. 
'Ti voglio.' constatò quando ci staccammo per riprendere fiato mantenendo però la stessa posizione.
 Non ebbi il tempo di rispondere che una suoneria spezzò l'atmosfera magica che si era creata. Fanculo stupido cellulare.
 'Non rispondere.' supplicò cominciando a mordicchiare la pelle sensibile del collo. Estasi,ero completamente in estasi.
 'Devo,potrebbe essere Jake.' mi costrinsi a dire prendendo la borsetta caduta a terra e rovistandoci in cerca del cellulare che tanto odiavo in quel momento. 
 Il numero sconosciuto mi insospettì mentre accettavo la chiamata,ponendo il cellulare all'orecchio.
 'Allontanati subito da lui.' scandì parola per parola una voce,a giudicare dal tono,furiosa che poteva appartenere solo ad una persona di mia conoscenza: Harry. 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
SPAZIO ME!
Ma ciao splendori! c:
Ho aggiornato, sì ho aggiornato :) Cantate con me: 'Sì ha aggiornato! Sì ha aggiornato!' ahahahahah ok mi ricompongo! C: 
E l'ho fatto anche lungo!
Pregate per me domani: io-orale-morte D:
Passando al capitolo spero sia stata interessante l'appuntamento al cinema ma soprattutto la conoscenza di Liam.
Molto caliente la parte finale lo so, ma quando ci sta, ci sta :)

 
E vi lascio con le  gif C:




La risata di Liam.




Il bacio.




 
A presto,Andreea xxx

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***



"Svegliami dentro. 
Chiama il mio nome e salvami dalle tenebre. 
Ordina al mio sangue di scorrere. 
Prima che io venga distrutta. 
Salvami dal nulla che sto diventando. "

"Bring Me To Life" - Evanescence











Capitolo 10





Il suo era un ordine,un comando da eseguire senza pensarci due volte.

 Forse mi ero spinta oltre,l'avevo sottovalutato,cercando di mettere in secondo piano il fatto che appartenesse a quelle che vengono definite 'cattive persone',e le cattive persone non possono fare altro che credersi potenti e fare del male fino in fondo.
 'No.' dissi incolore ad Harry cercando di utilizzare un tono tranquillo che non mi tradisse con Liam,ancora impegnato sul mio collo. 
Con un moto di rabbia repentina chiusi la conversazione,posi il cellulare in tasca e alzai la testa del ragazzo che mi stava facendo provare sensazioni nuove.
 'Chi era?' chiese scrutando il mio corpo voglioso,l'eccitazione era nell'aria,i nostri fiati si condensavano e univano come i nostri corpi.
 'Nessuno.' dissi mordendomi il labbro.
 Forse,se non fosse stato per quelle nuove sensazioni,non avrei mai avuto il coraggio di prendere l'iniziativa e appoggiare le mie labbra sulle sue piene,regalandogli un morso al labbro inferiore. Stavolta il trasporto del bacio fu maggiore del primo e come tacito accordo il bacio divenne morboso e passionale,ricco di un desidero e bramosia che da molto tempo non provavo.
 Scacciai in un angolo del cervello il fatto che Harry si sarebbe incazzato ancor di più,in realtà cercai conforto nelle labbra del ragazzo muscoloso,perchè disobbedire ad Harry Styles era come disobbedire al diavolo e nonostante lo sapessi la mia rivolta era iniziata. 
Quando il bacio passò al culmine della sete,dove tutte e due volevamo andare oltre ma non osavamo staccare le nostre labbra,il mio cellulare cominciò a squillare nuovamente all'impazzata,segno che qualcuno ci stava osservando e non era contento di ciò che vedeva.
 'Melanie ti avverto: se non ti stacchi da lui lo uccido con le mie stesse mani.' disse Harry con una calma glaciale quando dovetti per forza rispondere.
 'Non ne saresti capace.' sibilai convinta,non ero una sua schiavetta se volevo fare qualcosa la facevo,se volevo baciare Liam lo facevo,se volevo farci sesso non sarebbe stato di certo Harry ad impedirmelo,a meno che non volesse davvero ucciderlo.
 'Ho la pistola carica,mi basta premere il grilletto.' minacciò pacato,senza curarsi di misurare le parole ma con un respiro affannoso segno del fatto che stesse cercando di calmarsi. 
Non potevo essere così egoista da mettere in pericolo Liam per ripicca,e ancor meno non si meritava di morire. Dovevo comiciare a difendere le persone a cui volevo bene,se non l'avessi fatto tutto il mio mondo sarebbe crollato a causa di un pazzo psicopatico che pensavo fossi diventata di sua proprietà.
 'Senti Liam non me la sento ancora.' mi costrinsi a dire nonostante l'unica cosa che volessi sarebbe stato averlo nel mio letto in quel preciso istante e sapevo che con quella frase l'avrei deluso se non perso. 
'Oh.' la sopresa delineò i sui dolci lineamenti concedendosi di rielaborare ciò che gli avevo appena detto.
 'Non c'è problema.' disse poi cercando di mascherare la delusione in un sorriso sereno,tuttavia non potei non sentirmi in colpa nel doverlo mandare via e allo stesso tempo,non potei controllare la rabbia che provavo contro il ragazzo ricciolino. 
Se prima c'era una remota possibilità di accettarlo ora avevo spazzato tutto con la sua possessività,non solo aveva mandato a farsi fottere una notte che avrei potuto considerare perfetta ma aveva minacciato di uccidere a sangue freddo e,purtroppo,non dubitavo del fatto che potesse farlo. 
'Grazie.' mi limitai a dire a Liam aprendomi in un sorriso imbarazzato.
 Non riuscii a controllare il rossore alle guance dovuto all'ultimo bacio che mi diede a fior di labbra.
 'Buonanotte.' sussurrò poco dopo,girandosi e allontanandosi definitivamente verso la sua costosa auto. Lo guardai sfrecciare via con la porsche mordendomi nervosamente il labbro inferiore e rassicurandomi con l'unico pensiero che poteva scacciare il fatto dell'aver interrotto un simile momento: aver salvato la vita a Liam. 
Senza ulteriori indugi mi affrettai a recuperare le chiavi cadute per terra,ed aprire velocemente la porta,non ci tenevo ad essere nel raggio d'ira di Harry,nè tanto meno  diventare il suo bambolotto anti-stress. 
L'unica cosa positiva era il fatto che Jake non si trovasse nei paraggi,in modo da non conoscere il lato oscuro di Harry,ma neanche quello buono aggiungerei,per il mio scricciolo doveva rimanere un semplice sconosciuto. 
Già,uno sconosciuto che avevo visto per ben due volte in cui una dove ero caduta avvinghiata a lui,uno sconosciuto perfetto insomma. 
Essere in una casa da sola con il presentimento di uno spacciatore maniaco nei paraggi non era il massimo,anzi ciò aveva permesso al mio cervello di lavorare d'ingegno con i pensieri,tormentandomi e facendomi rivivere la scena del bacio e le minaccie di  Harry ancora e ancora. 
La mia testa era un continuo registratore senza una via d'uscita,dove i ricordi erano liberi di circolare e ancora peggio di ripetersi.
 Come ci faceva Harry nei pressi di casa mia? Se davvero stava controllando ogni mia mossa,forse non era neppure la prima volta e ciò mi portò con orrore ad un'unica temibile conclusione: era anche uno stalker. 
Calzava a pennello ad uno come lui,se un attimo prima pensavo di conoscerlo mi sorprendevo a scoprire che le mie conoscenze non erano basate sulla realtà e quanto lui fosse diverso da come lo credevo. 
Se c'era un aggettivo che non avrei mai attribuito ad Harry era pericoloso,o almeno fin a pochi minuti prima quando aveva chiaramente espresso le sue minacce sulla morte sicura di Liam per mano sua.
 Continuavo a camminare avanti e indietro nel salotto,incapace di fare qualcos'altro se non pensare a quanto potessi essere stupida,quando il campanello squillò una,due,tre volte. 
Non avrei aperto,no di certo.
Era inquietante sentire la sua presenza dietro quella porta,perchè se c'era una cosa su cui non avevo dubbi era proprio il fatto di sapere benissimo chi si celava dietro la porta. 
Sembravano fossero passati ore da ciò che era successo invece erano passati solamente pochissimi minuti,la lancetta dell'orologio si ostinavano a rimanere alle 23.30,era abbastanza tardi ma almeno non erano le 3 di notte.

'Melanie apri.'disse la voce dietro la porta,ostentava una dolcezza falsa quanto le rose con le spine. Tuttavia sussultai nel sentire la tua voce roca che poco prima aveva sentito attraverso il cellulare,la voce di cui,anche se non l'avrei mai ammesso esplicitamente,cominciavo a temere.

 La mia non era una paura che paralizzava perchè temevo della mia incolumità,la mia comprendeva anche il terrore di rimanere sola,di perdere tutte le persone a cui volevo  bene perchè Harry era in grado di farlo,poteva benissimo ucciderli uno ad uno con la micidiale spietatezza di un cobra,poteva farmi soffrire. 
'No.' sussurrai a mia volta,voleva fargli sapere che non mi sarei arresa alle sue stupide moine. 
Dopo quello che mi parve un tempo interminabile la sua voce si fece sentire forte e chiara: 'Apri la porta.' stavolta non c'era nessuna emozione,stavolta il suo era,ancora una volta,un ordine.
 'No.' ribattei usando lo stesso tono,avremmo potuto andare avanti così tutta la notte,non mi importava. Volevo solo che se ne andasse ,per sempre.
 'Cazzo,apri questa fottutissima porta!' urlò cominciando ad infuriarsi,tutto il controllo che era riuscito a racimolare sia era disperso velocemente come era comparso. 
'Melanie se non lo fai giuro che la abbatto con le mie forze.' continuò assestando un pugno nel legno che provocò un mio sussulto.
 Se avevo paura? Tanta. 
Mi trovavo in un vicolo cieco: o lo lasciavo entrare o sarebbe riuscito ad entrare,la scelta era solo mia. 
Cercando di calmare il tremore delle mani impugnai la maniglia della porta con forza,il battito era salito alle stelle,così come l'adrenalina e la paura ma aprii la porta.
Non ero preparata a vederlo,ma forse non lo sarei mai stata: il suoi ricci sembrava più ribelli del solito,il suo corpo più massiccio e muscoloso delle altre volte ma i suoi occhi mi fecero letteralmente perdere un battito,quel verde che avevo trovato tanto brillante ora emanava oscurità,i suoi occhi erano diventati due pozzi profondi dove non avrei mai voluto caderci. I suoi occhi facevano paura.
 'Brava la mia Melanie,ti sei decisa ad aprire bambolina.' disse sorridendo,ma il suo sorriso anzichè assicurami mi fece venire i brividi da quanto era inquietante.
 'Mi hai costretto.' dissi trai i denti,allontanandomi senza dare nell'occhio. Cominciò ad avvicinarsi a sua volta,sbattendo la porta con un calcio. Il suo petto si abbassava velocemente,non avevo detto niente che avesse potuto compromettermi,eppure si stava arrabbiando.
 'Ricordi cosa ti ho detto la prima volta che ci siamo incontrati?' chiese avvicinandosi ancor di più,mi costrinsi a non indietreggiare,avrebbe pensato che avessi paura e questo era l'ultima cosa che voleva far trasparire. 
Nonostante ricordassi perfettamente cosa avesse detto,mi limitai a negare con la testa,se l'avessi detto sarebbe stato come firmare il mio contratto con la morte personificata persona.
 'Si che lo sai:dillo.' sussurrò vicinissimo al mio viso,prendendo il mio polso delicatamente. 
'No.' negai ancora una volta,ormai era diventata l'unica sillaba che avrei pronunciato. 
'Dillo.' ordinò stringendo il polso in una morsa oppressiva. 

Le lacrime si presentarono ai lati dei miei occhi senza preavviso,tutto dovuto al dolore era insopportabile,era un inferno cercare di non fare una smorfia.

 Violento. 
Non era solo pericoloso ma anche violento,in quel momento non sembrava Harry,in quel momento sembrava mio padre mentre picchiava mia madre.
 Il padre che mai avrei voluto come tale si era impersonificato in questo ragazzo crudele ma non avrei mollato,sarebbe stata la rivincita contro la mia infanzia,non avrei permesso ad Harry di farmi del male. 
Poteva rompermi il polso ma non mi avrebbe mai spezzato psicologicamente,non come aveva fatto mio padre con mia madre.
 Sarei stata forte,io ero forte.
 'No.' sbiascicai in preda al dolore che il mio polso irradiava,la morsa di Harry non accennava a diminuire anzi prendeva consistenza.
 'Ripetilo: tu sei mia.' disse rabbioso lasciando che la sua occhiata rivelasse tutte le minacce se non avrei detto la frase. 
Quello era il momento della decisione finale: potevo decidere di arrendermi e porre fine al dolore oppure potevo lottare,cercare di scappare e soprattutto ribellarmi.
 Sarebbe stata la mia rivendicazione,avrei potuto combattere ora per quando non l'avevo fatto quando ero piccola. Dovevo solo decidere.
 'Mai.' sibilai aprendomi in un sorriso di sfida e con tutta la forza che avevo in corpo alzare il ginocchio contro la parte più delicata del suo corpo: le parti bassi. 
Ricordo ancora quando,la prima volta che lo vidi,pensai una cosa simile sul renderlo sterile,bhè stavolta avrei avuto la possibilità di farlo o almeno ci speravo.
 L'effetto sorpresa fu il fattore culminante che mi aiutò a farmi lasciare il polso,mentre Harry si piegava in due dal dolore,probabilmente non se lo sarebbe aspettato ma se fosse riuscito a cattararmi nuovamente non pensavo di riuscire a scappare così facilmente. 
Senza perdere tempo cercai di scalcare il corpo di Harry per dirigermi verso la porta purtroppo,però,il ragazzo ricciolino,prevedendo la mia mossa,mi catturò la caviglia facendomi cadere.
 'Fanculo.' imprecai gemendo dal dolore,avevo sbattuto forte con il ginocchio ed era il dolore mi stava paralizzando. 
Tuttavia non potevo permettermi di rimanere bloccata in casa con lui,inoltre si stava riprendendo velocemente,dovevo liberarmi ora che i suoi sensi erano ancora offuscati.
 Cominciai a scalciare unendo tutte le mie forze e riuscendo,quando ormai stavo perdendo la speranza,a togliere la morsa di Harry dalla mia caviglia. 
Stavolta senza guardarmi indietro raggiunsi la porta ignorando i gemiti di dolore dello spacciatore,che cercava di alzarsi maldestrattamente,e lascai che l'aria frizzante della notte mi pungesse il viso,svegliandomi e dandomi il coraggio di precipitarmi fuori dal vialetto. 
Corsi,corsi come non avevo mai fatto,corsi ignorando il dolore al polso e al ginocchio,corsi lasciandomi alle spalle le urla di Harry che chiamavano il mio nome,corsi sorridendo alla luna.








SPAZIO ME!
Alhoa! Finalmente le vacanze,in questi giorni non sto facendo assolutamente...niente c:
Non vi preoccupate cercherò di aggiornare,anche se non lo so proprio se sarò costante,devo avere idee da raccimolare lolz
Dunque passando al capitolo sì l'ho fatto un po' forte. Ho voluto far scoprire un nuovo lato di Harry e così...bye bye il vissero felici e contenti per ora!
Se devo essere sincera non mi convince molto,no ok non mi convince per niente come capitolo,ma spero che sia almeno accettabile c:
Ringrazio le 600 persone che hanno letto il primo capitolo,sono riuscita a sopravvivere quando l'ho visto e a tutte le lettrici che mi hanno dato un'oppotunità mettendo la storia fra le preferite\seguite\ricordate much love <3
Mi piacerebbe scoprire che ne pensate mi basta una recensioncina piccina,piccina <3

Bene vi lascio con le immagini e gif:




Melanie quando sente lo squillo della porta.
 




Gli occhi di Harry.






La fuga di Melanie.

 
A presto,Andreea xxx

 

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***



"In un’' altra vita, sarei stata la tua ragazza 
Avremmo mantenuto le nostre promesse, 
saremmo stati noi due contro il mondo 
In un' ’altra vita avrei fatto in modo che restassi"
The One That Got Away- Katy Perry





Capitolo 11


Mentre andavo incontro alla brezza notturna,accompagnata dagli ululati dei cani che improvvisamente venivano svegliati dalla mia corsa e dai miei respiri spezzati,mi sembrava di trovarmi in uno stato irreale dove l'asfalto nero come la pece si confondeva con il cielo di un blu altrettanto scuro.
 Una specie di sogno dove era un'altra me ad essere stata aggredita poco tempo fa  da un Harry completamente diverso dal semplice ragazzo che si divertiva a pitturarmi,un Harry folle,pazzo di una gelosia incompresa ed innaturale.
 L'unica cosa che mi confermava il fatto che non si trattasse di un sogno era il dolore che il polso irradiava,molto più intenso se comparato alla ferita del ginocchio,abbasando lo sguardo sul potevo notare i lividi che stavano cominciando a formarsi lasciandomi sottintendere come la violenza scorresse nelle vene di Harry,di come fosse una parte di lui che avrei dovuto accettare.
 Eppure quella ferita era anche il simbolo significativo di cosa voleva dire fidarsi delle persone sbagliate,o per come la vedevo io,per quanto ingenua e ridicola potevo essere. 
Per una volta il buio era della mia parte,oltre ai raggi lunari e la fioca luce dei lampioni,potevo camminare nell'oscurità senza rischiare di essere scoperta da qualche malintenzionato o ancora peggio da Harry. 
Ogni volta che il suo nome faceva capolino nella mia mente brevi ma percettibili brividi si prendevano gioco di me indicandomi la paura che il solo pensare il suo nome mi provocava.
 Idillico,ecco com'era stato scoprire la parte migliore di lui,anche se non l'avrei mai ammesso a voce alta,la sua presenza mi assicurava,lasciava crescere in me la certezza del fatto che non importava che spacciasse se lasciava trasparire l' essere una persona migliore di quanto sembrasse,ma quella stessa certezza veniva spazzata via con furore dalla mia  mente che lasciava il posto alla convinzione che un lato oscuro lo possedeva sicuramente,seppure nascosto.
 I suoi occhi non sempre sarebbero apparsi come il verde fresco della primavera ma avrebbero lasciato il posto al verde malvagio della cattiveria,quella notte ne avevo avuto la conferma.
 Era stato tutta,appunto,un'illusione idillica,era il momento di dire addio alla finzione di una falsa amicizia e tirare fuori le unghie. 
L'avevo capito in ritardo ma c'ero arrivata: eravamo troppo diversi,come la luna e il sole su due mondi completamente differenti ma che il destino aveva deciso di unire come burlandosi di ciò che il nostro incontro avrebbe potuto scaturire.
 Non sapevo se si sarebbe aspettato reazioni tanto violente quanto incomprese ma avevo la mia unica certezza e quella mi bastava: non importava quanto ferita o spaventata potessi essere,Harry Styles l'avrebbe pagata cara. 
 
 
 
 
'Ma chi cazzo è?!' esclamò una Allyson mezza addormenta e mezza incavolata sporgendosi dal balcone della sua camera.
 'Io.' risposi aggiungendoci il sorriso più rassicurante che riuscii a trovare.
 Non potevo giravagare per Greenwich con la speranza di non inceppare in ubriachi pronti ad abusare del mio corpo e l'unica persona a cui avrei potuto chiedere aiuto senza creare troppo disturbo era Allyson,anche se questo equivaleva a svelare una volta per tutte ciò da cui la tenevo all'oscuro.
 'Mel?' domandò la mia così detta migliore amica anche se sembrava non riuscire a distinguere una ceppa nel buio senza gli occhiali da vista.
 'Ma figurati! Sono il mio sosia che casualmente si trova davanti a casa tua,sotto la tua finestra in stile Giulietta e Romeo.' replicai sarcastica facendo slittare il mio soppracciglio verso l'alto anche se il mio sorrisino derisorio mi incastrava. 
'Ah. Ah. Ah. Sto morendo dal ridere. Piuttosto che ci fai qui?' rispose con lo stesso tono,segno che con il suo sarcasmo si era svegliata completamente del tutto.
 'Se mi fai entrare ti spiego.' risposi rivolgendo un'occhiata di sottosintesi alla porta blindata alquanto minacciosa.
 Se qualcuno avrebbe cercato di scassinare la casa dei signori Morrison i miglior allarmi inventati sarebbero scattati e il malcapitato sarebbe finito i gattabuia senza alcun dubbio e questo spiegava il perchè avevo preferito mirare la finestra con dei sassolini per svegliare Al e non improvvisandomi un ladro.
 Nel frattempo Allyson era rimasta ancorata alla ringhiera,senza essersi mossa di un millimetro e limitandosi a rivolgermi un'occhiata corrucciata prima domandare guardinga: 'Poi mi racconti tutto?'
Tra il morire assiderata per la temperatura che stava proggressivamente scendendo e l'interrogatorio di Allyson preferivo di gran lunga la seconda quindi era meglio attenersi alle sue aspettative.
 'Tutto.' acconsetii tirando un sospiro di frustazione.
 'Anche il tuo strano comportamento negli ultimi tempi?' chiese ancora scoccandomi uno sguardo che non ammetteva bugie.
 'Sì' annuii con un cenno del capo,speravo caldamente che si sarebbe convinta ad aprire.
 Allyson era così testarda che avrebbe potuto impiegare tutto le sue tesi per farmi confessare anche il nome di tutti i ragazzi con cui avevo fatto sesso,per fortuna non era pervertita e quindi non si era ancora spinta così oltre al 'che cosa mi nascondi'. 
'Anche cosa c'entri tu con Harry?' domandò nuovamente ancora sospettosa.
 'Cazzo vuoi aprire questa fottuta porta!?' scattai esasperata,potevo benissimo rispondere alle sue domande ma possibilmente al caldo magari con una garza disinfettante sul polso dolente,chiedevo troppo?
 'Ok,ok,non ti scaldare.' furono le uniche parole che riuscii a comprendere prima che sparisse dentro camera sua,eppure ero sicura che il suo borbottare sarebbe continuato anche nel corridoio,mentre scendeva le scale e fino alla porta. 
Dopo poco minuti il rumore di una chiavistello scostato e la testolina di Al che faceva capolino all'entrata confermò il fatto che finalmente potevo entrare. 
'Fai piano,non ci tengo a svegliare i miei.' mi raccomandò,mentre la seguivo per le imponenti scale verso camera sua. 
Dire che quella casa fosse un confort in tutto e per tutto sarebbe stato un eufemismo,anche dall'esterno nella sua pittura di un grazioso rosa pallido trasudava ricchezza. Il bottino perfetto se non fossero stati messi  due cani da guardia come pacco sorpresa in modo da pattugliare la casa e difendere la casa se i sistemi tecnologici non avessero funzionato. 
La fortuna spaccata nel non essere scoperta,consistette nel mio passo felpato e nel fatto che anche i cani all'una di notte dormivano,ma un possibile visitina all'ospedale me la sarei fatta se li avessi svegliati. 
Certo la piscina posta di lato alla casa,con la sua acqua cristallina era molto invitante ed invogliava,specialmente nelle giornate estive particolarmente calde,a scalcare il cancello per farci un tuffo ma come non detto i cani smorzavano o meglio azzannavano chiunque prendesse il coraggio di provare a tuffarsi in quella candida piscina. 
Questo fu uno dei fattori che fece accrescere l'odio e l'invidia della maggior parte dei bambini di Greenich verso la graziosa bambina che si divertiva a scorrazzare tutte le estati con le sue paperelle in quella piscina ma nessuno,oltre a me,aveva mai notata l'unico elemento da prendere in considerazione:non la casa,non i cani,non la piscina ma il fatto che quella piccola bambina fosse sola e di quanto risultasse smarrita dentro quella grande piscina.
 Ricordavo ancora quando,in un giorno d'estate,mi aggiravo da quelle parti con la mia coppetta di gelato al cioccolato,di come la curiosità nell'ammirare la casa che a quel tempo mi sembrava un castello aveva  preso il sopravvento sulla me bambina e di come mi misi ad osservare incantata quella grande casa rosa confetto che possedeva così tante finestre colorate sulle quali i raggi del sole si divertivano a risaltarne le sfumaure,che ne si perdeva il conto.
Non mi accorsi della piccola Allyson finchè non mi rivolse un sorriso e la sua voce cristallina mi salutò,infine di come senza paura o soggezione risposi a quel saluto spontaneamente.
Il mio gelato al cioccolato era finito nelle pance di entrambe fra i vari schizzi dell'acqua refrigerante,quel semplice rapporto che solitamente veniva chiamata  amicizia era cominciata quel pomeriggio estivo ma durava ancora oggi.
 Mentre percorrevo quelle scale lasciandomi alle spalle l'atrio principale,la porta del salotto da una parte e la cucina dall'altra non potei impedire alla memoria di viaggiare con i ricordi. 
Noi due bambine che giocavamo a nascondino in quella casa a tre piani,io ed Allyson che rubavamo quantità industriali di barette al cioccolato dalla cucina cercando di non farci scoprire dalla cuoca di famiglia,Elga e di quando preferivamo semplicemente stenderci sull'enorme tappeto del salotto concentrate ad osservare i motivi floreali del soffitto e raccontarci i nostri segreti,tutti quei momenti mi strapparono un sorriso malinconico.
Una volta arrivate davanti alla porta,dove con una grafia elegante vi era scritto il nome di Allyson,mi soffermai un attimo per cercare di carpire voci o rumori che indicassero il fatto che qualcuno si fosse svegliato ma oltre un oltraggioso silenzio la casa taceva,complice di chi ancora non era perso nel mondo dei sogni. 
La camera di Allyson con l'arredamento modesto sorprendeva,sembrava l'unica nota stonata rispetto alla costosa casa ma era anche grazie a quella camera che avevo capito quanto semplice e modesta Al poteva essere,e non una delle solite bambine snob,viziate e con la puzza sotto il naso catalogate come 'figlie di papà'.
Era nell'insieme di questa semplicità che il trofeo vinto a pallavolo faceva la sua comparsa,fiero di essere stato conquistato.
'E ora voglio sapere tutto.' disse una Allyson decisa a non demordere.
 'Se prima hai qualcosa per questo...' dissi scoprendo il polso malridotto e lo alzai in modo che la mia migliore amica lo vedesse.
 '...e questo...' continuai indicando il ginocchio dove una macchia di sangue rappeso faceva capolino indicando una ferita ancora aperta.
 '...te ne sarei grata.' conclusi abbandonandomi sul letto sfatto,non mi ero accorta di quanto stanca potessi essere finchè, adesso, che il soffice materasso assorbiva il mio corpo e il morbido piumino invitavano ad un sonno tranquillo mi rendevo effettivamente conto quanto la voglia incontenibile di un sonno tranquillo tentava.
 Fui grata ad Al del fatto di essersi trattenuta dall'urlare sorpresa e per non essersi lasciata prendere dal panico per le mie condizioni,lasciandosi invece trasportare dal suo spirito di aiuto che prese il sopravvento,facendola precipitare nel suo bagno personale e tornare trafelata con la cassetta del pronto soccorso in mano. 
Non potevo evitare di pensare quanto sarebbe stato sbagliato ed ingiusto se avesse incontrato lei Harry,lei che era la dolcezza personificata persona non poteva neanche lontanamente imbattersi in quello spacciatore.
 Nel mio essere masochista ero contenta di essere stata io la vittima e non lei.
 'Chi è stato?' sussurrò con le lacrime agli occhi,lasciando che le sue mani delicate facessero il loro lavoro nell'avvolgere la garza intorno al polso.
 'Harry.' un nome tanto innocente che portava solo guai,era un'incoerenza bastarda come la dinamica dell'averlo incontrato. 
Per tutto il tempo della medicazione al ginocchio Al non disse niente,limitandosi a non premere troppo per non sollevare i miei gemiti di dolore ma una volta che anche il ginocchio era stato medicato lasciò vagare il suo sguardo per la sua ordinata camera prima di rivolgermi un'occhiata mista fra la preoccupazione e la voglia di sapere.
 'Raccontami tutto.' due semplici parole che avrebbero solcato tutte le confessioni non dette,tutte le verità nascoste. 
Cominciai dall'inizio,dallo sfortunato incontro e,come un fiume in piena,riempii il silenzio della camera con parole leggere ma che esprimevano il mio stato e solo quando arrivai alla serata appena trascorsa le lacrime spuntarono dispettose ed incontrollabili mentre continuavo a parlare di chi mi aveva provocato tutto questo dolore e shock. Per la prima volta,dopo tanto tempo,le lacrime ebbero la meglio su di me.
Lo sguardo di Allyson si riempì dei sentimenti contrastanti che provava per poi sfociare in un abbraccio stretto,potente più di qualunque rassicurazione,non me n'ero resa conta ma era di questo di cui avevo bisogno: un abbraccio. 
Non avrei saputo dire se il tempo che passammo abbracciate furono minuti,ore oppure solo secondi ma in fondo non mi importava davvero,avevo solo bisogno di lei,non di Ronny,non di Liam,ma della mia migliore amica.
 'Che intenzioni hai?' domandò voltando la testa verso di me. 
Avevamo steso il materasso sul piccolo davanzale lasciando che i rumori e l'aria frizzante della notte ci distrasse dalla soffoncante e claustrofobica camera di Al.
 'Non lo so.' confessai impuntandomi sulle nuvole che oscuravano la Luna come se con il pensiero avessi potuto scostarle e lasciare che la pallida luce del satellite terrestre prendesse il suo compito di lanterna.
 'Hai detto che spaccia,no?' chiede Al anche se consapevole della risposta.
 'Sì.' affermai rilassata dal fatto che le nuvole si erano arrese ed erano passate oltre lasciando di nuovo la Luna al suo compito.
 'E tu stai cercando un modo di vendicarti,giusto?' chiese ancora riepilogando le frasi che le avevo detto prima. 
'Ah ah.' annuì con il capo,lanciandole uno sguardo confuso,non capivo dove voleva arrivare.
 'E allora perchè non distruggi i suoi affari? 'sferrò lei sicura di ciò che diceva e non aveva per niente torto. 
Avevo già detto quanto geniale fosse quella ragazza?
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Spazio Me!
Lo so avevo promesso e mi ero promessa di essere puntuale nell'aggiornamento ma si vede che il pc non era d'accordo e indovinate un po'? Si è rotto -.-
Ma ora sono qui! Ed ho aggiornato! c:
Lo ammetto,non succede molto in questo capitolo ma ho cercato di dare spazio all'amicizia che la lega Melanie ad Allyson e di come la protagonista ha affrontato ciò che le era successo con Harry. Spero di essere riuscita nel mio intento.
E sì...Melanie si vendicherà! 
Mi piace troppo il suo personaggio non solo perchè ha un temperamento difficile da comprendere ma anche per il suo mondo mi aiuta a sfuggire dalla noia quotidiana.
Bene penso di avervi annoiate abbastanza ma devo per forza dilungarmi nei ringraziamenti!
Grazie per non avermi abbandonata di seguire,preferire,ricordare la mia fan fiction vuol dire così tanto per me. <3
Mi lasciate una piccola recensione facendomi sapere cosa ne pensate? c:


 
Vi lascio con le gif c:



Melanie quando accetta le richieste di Allyson.



Allyson mezz'addormentata.


Lo sguardo di Mel quando Allyson le chiede chi le ha fatto del male.


Melanie guardando la luna.




A presto,Andreea xxx

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


"Tutti dicono
Pensate al vostro futuro
Non buttare via
Su qualcuno che è miglia e miglia di distanza
Sì questo è quello che dicono
Ma io sono solo umano"


Megan and Liz-  Here I go










Capitolo 12






La solita scena banale ma disperata come sempre. 
Lo stesso vicolo cieco sporco e maledetto come sempre. 
La solita me con macchie di sangue e il terrore negli occhi.
 La solita causa del mio terrore,drogato e pazzo: mio padre.
 'Sono felice di rivederti bambina mia.' sbiascicò avanzando di pochi passi e posando il suo sguardo maligno su di me. La paura mi aveva paralizzata sul ridosso della parete che stagliava la fine del vicolo,incapace di utilizzare la mia voce,incapace di urlare o chiedere aiuto, anche guardarlo diventava difficile. 
Il suo viso era come una morsa al cuore,era il ricordo peggiore di tutti storpiato fino ad essere così orrendo da popolare le mie notti.
 'Vattene.' bisbigliai ranicchiandomi lasciando cedere le gambe e circondandole con le braccia. 
Era la stessa mimetica figura che da sempre mi terrorizzava,fra poco si sarebbe avvicinato pronto ad infliggere dolore senza pietà. Sul suo viso sarebbe apparso solo un sorriso sadico nel vedere la mia pena e non ci sarebbe stato nient'altro se non divertimento crescente. Era questo che gli incubi facevano cancellavano l'umanità di una persona trasformandola nella tua soggettiva fonte di tortura,una tortura che ogni notte,per due anni, subivo in silenzio. 
'Tu sei mia.' affermò con una spietata glacialità,la voce roca che sembrava corrosa da dentro ma stavolta quella non era quella del solito copione. 
Jack Scarlet avrebbe dovuto insultarmi prima di scagliarsi con la sua forza bruta su di me e non affermare una frase tanto sconcertante quanto umiliante. 
Anche negli incubi il mio istinto prendeva il sopravvento e mentre i miei occhi si incastrarono in due pozzi verdi simili al veleno dei serpenti, l'urlo spaventato che da dentro si liberò come un ruggito,mi fece aprire di scatto gli occhi sulla realtà.
 L'avevo sognato ancora. 
Per due volte.
 Il fiato corto,spezzato dai battiti del cuore accelerati, mi estraniarono per momento dal luogo dove mi trovassi e cominciai a prendere seriamente in considerazione che forse non tutto era stato un incubo,che forse Harry Styles non era poi così lontano di quanto immaginassi. 
Per la prima volta in vita mia fui felice di sbagliarmi quando una voce fuori dalla mia visuale imprecò dopo aver sbattuto una parte del corpo da qualche parte. 
La luce era da sempre stata la mia salvezza grazie a lei potevo osservare il tutto senza dubitare di ciò che vedevo e anche in quel caso fui sollevata di incontrare gli occhi di Allyson. 
Ora ricordavo perfettamente dove mi trovavo e,a mio malgrado,ricordavo le vivide immagini dell'ennesimo incubo,non avrei saputo se definire più minaccioso Styles che con una semplice frase e uno sguardo profondo mi aveva sospinto ad urlare oppure l'immagine inquietante di mio padre drogato. 
Su una cosa non discutevo: averli sognati tutti e due in una sola volta non era per niente piacevole.
 'Cos'è stato?' domandò Al avvicinandosi svelta badando,stavolta, a dove mettava i piedi.
 'Intendi il mio urlo in stile Tarzan?' la buttai sul ridere senza però incontrare lo sguardo di Allyson,sicuramente i miei occhi mi avrebbero tradito.
 'Melanie...' mi riprese lei seria. No,non era così stupida da cadere in simili battute ma almeno ci avevo provato.
 'Un incubo.' confessai infine restia,gli standard della preoccupazione della mia migliore amica si erano alzati già di troppo in quella nottata.
 'Oddio: cosa hai sognato? Anche tu la bambina di 'The Ring'? Perchè se è così anch'io,e se poi fosse un segno,non è che dopo ce la ritrov...' cominciò a parlare a macchinetta,ed ecco per quale motivo per cui le serate che passavamo insieme erano quasi del tutto nulle.
 'Shh.' le imposì mettendole una mano davanti alla bocca fermando quel fine di parole senza capo nè coda.
 'No non voglio parlarne,no non era la bambina indemoniata di 'The Ring' e no non è una specie di maledizione.' le risposi lasciandola finalmente libera di respirare.
 'Se provasse ad attaccarci se la dovrebbe vedere con questi.' continuai accompagnando la frase con la visione dei miei muscoli e un sorrisino di sfida.
 'Oh.' fu la replica intelligente di Al.
 'Ok.' si arrese dopo con una scrollata di spalle. Il fatto che fosse mezz'addormentata aiutava di gran lunga,se ci fossimo trovate in pieno giorno,la sua lista di domande sarebbe stata più lunga di quella di Babbo Natale.
 'Che ore sono?' chiesi poco dopo comprendo uno sbadiglio e cercando di scrollare le ultime traccie di sonno.
 'Le 6.30.' disse lei rivolgendo una breve occhiata al suo cellulare. Tornare a dormire era impensabile avevo già dato il mio,molto educato aggiungerei,buongiorno. Ne avevo abbastanza di quegli stupidi ma costanti incubi. 
'Fame?' domandò lei coprendosi con le tiepide lenzuola.
 'Naa.' negai seguendo il suo esempio,ero ancora troppo pigra per voler accettare definitivamente l'inizio di una nuova giornata,volevo poltrire ancora un po'.
 'Perchè non aspettiamo l'alba?' proposi invece,il cielo stava già perdendo la sua oscurità ma il sole non era ancora comparso quindi dal nostro letto,improvvisato sul balcone,sarebbe stata una paradisiaca visione.
 'Ci sto.' assentì lei con un sorriso contento ad illuminarle il viso.
 'Non mi racconterai mai cosa hai sognato eh?' chiese nell'attesa,rompendo il silenzio che solo il cinguettio degli uccelli spezzava.
 'No.' confessai sincera,non me la sarei sentita di riscuotere in lei problemi che avrebbero causato altre preoccupazioni. 
Era già stata dura metterla al corrente di Harry ma almeno sarebbe servito a distorglierla dalla sua improvvisa cotta. O almeno ci speravo.
 'Non ti sei arrabbiata?' chiesi alterata,accogliendo il suo silenzio come un allarme.
 'Non proprio,sei sempre stata un tipo riservato quindi non mi farò problemi. Quando verrà il momento,se vorrai,io sano qui.' rispose lei con un altro sorriso rassicurante. Già,la sua specialità era sorridere.
 'Possibilemente non all'una di notte.' alluse poco dopo scherzando.
 'Non sapevo volessi diventare la nuova Giulietta.' ribattei spiritosa alludendo,a mia volta,alla nostra posizione. Anche se non l'avevo dato a vedere le sue parole mi confortarono,sapere che sarebbe stata un chiodo fisso nella mia vita era una certezza di cui avevo bisogno. 
'C'è sempre una prima volta!' esclamò entusiasta all'idea. Scossi la testa divertita,Al sarebbe sempre stato le solita romanticona. 
'E ora guardiamoci questo tramonto.' accennai alla sfera di luce che un poco alla volta stava spuntando lentamente,i raggi che la antecedevano parevano particolarmente luminosi avere la fortuna di essere fra le prime a sfiorare con il viso la loro luce mi fece spuntare un sorriso spontaneo che sembrava cancellare tutti le immagini degli incubi vissuti in nottata. 
La luce: l'unica fonte che avrebbe donato vigore e concreta felicità alle persone. 
Il buio: l'unica fonte in grado di gettare nello sconforto le certezze delle persone.
Se avessi dovuto scegliere tra il vivere in un buio costruito da menzogne e in una luce apostrofata da taglienti verità sarebbe stato indifferente perchè in tutte e due i casi il dolore padroneggiava.
 Ma avrei di gran lunga voluto soffrire nella luce,che vivendo in un buio opprimente.
 
 
 
 
 
 
 E ora spiegatemi com'era che in tutti i libri,fan fiction e film,le protagoniste vittime di un tremendo ritardo avevano sempre la botta di culo di riuscire a vestirsi,truccarsi fare colazione e arrivare addirittura in perfetto orario. 
A casa mia come in quella di Allyson quella parola era cancellata dal vocabolario,sostituita,invece,dalla parola:perenne ritardo.
 E ciò spiegava questo: 'Cazzo,premi su quell'acceleratore!' esclamò Al impaziente,dire che non fosse abituata ai ritardi sarebbe stato riduttivo. 
Per una che ambiva alla perfezione, un ritardo rappresentava una catastrofe,per me uno spiacevole inconveniente.
 'Rilassati,non morirai se per una volta non ti presenti in orario.' la ripresi sorniona lancianodole un'occhiata esasperata che non potè cogliere per il semplice fatto che indossassi gli occhiali da sole. 
'Poi però la figura dell'idiota la faccio io.' borbottò imbronciata quest'ultima. 
La sua sfumatura nell'eccellere,a volte,era davvero esasperante. 
Con un sorrisino non del tutto innocente formulai una frase che avrebbe comportato un'azione malefica:' Tieni forte allora.' 
Con una sistematica ma decisa alzata di piede premetti la mia All Stars sull'acceleratore lasciando che il vento del finestrino aperto e le urla isteriche di Al mi svegliassero completamente del tutto.
'In ritardo come al solito signorina Scarlet.' commentò il professor Philips rassegnato.
 'Come al solito la sveglia non ha suonato.' mentii dirigendomi ad un banco libero senza però impedire di setacciare con una veloce occhiata cercando di capire se Harry Styles studiasse in quel corso. 
Per mia fortuna il suo cespuglio di capelli non risaltava fra le altre teste assonnate ma avevo lo stesso la sfortuna di non avere altri corsi,oltre a matematica e arte,con Allyson.
 'La guerra fredda...' tre parole che fecero variare il mio cervello in modalità off,mi limitavo a scarabbocchiare innocenti ghiogliottine,roghi e cappi per Harry. Niente di cui prendere nota insomma. 
Quella giornata cominciata in modo normale,('Melanie giuro che ti strozzo se non rallenti.'),stava andando in modo normale ('Fuori Scarlet!') fino a quando non ebbi la così detta botta di non culo nell'incontrare il preside alla caffetteria della scuola,a quest'ora deserta.
 'Che piacere rivederla signorina Scarlet.' mi salutò James Old,nonchè preside della Sant James School,con un cenno del capo.
 'Certo,il massimo.' pensai tra me e me sarcastica mentre gli rivolgevo un debole buongiorno. 
Stavo cominciando a sudare freddo,avevo abbastanza timore da pensare che Harry avesse deciso di fare il coglione e avesse rivelato al preside il fatto di non essere passata dalla punizione ieri pomeriggio.
 'Ho saputo che ieri non si è presentata alla punizione.' mi informò lui,avevamo come preside un'agente della CIA altro che un vecchio indifeso.
 'Ehm...si...ecco...non mi sentivo molto bene.' improvvisai con un colpo di tosse a giustificare la mia scusa.
 'Ma oggi si sente bene direi.'constatò lui scrutandomi con un'occhiata eloquente. 
'Certo.' assentii senza una vera via d'uscita,in realtà se non fossi stata a casa di Al avrei di sicuro saltato scuola.
 'Dunque è pregata di continuare la sua punizione.' proferì severo con aria distaccata. 
Annuii senza molta enfasi,il vecchio mi aveva incastrato di nuovo.
 'Fanculo vecchietto del...' borbottai a bassa voce frustata,sarebbe stata dura rivedere Harry. 
'Come scusi?' chiese il preside perplesso degnandomi di un'occhiata confusa.
Il fatto che fosse mezzo sordo giocava in mio favore.
 'Oh niente di che,stavo dicendo di quando fosse fastidiosa questa tosse.' mentii tranquillamente accompagnando il tutto con un altro finto colpo di tosse,ci mancava solo che sentisse le mie imprecazioni poco lunsighiere.
 Dopo aver preso il suo caffè mi rivolse un'occhiata di sufficienza dicendo: 'Si sbrighi a ritornare in classe.'
 'Certo.' annuii,tralasciando il fatto che me ne fossi andata di mia spontanea volontà. 
E la mia bolla di normalità sarebbe nuovamente esplosa a contatto con quel visetto innocente di Styles che non avevo ancora visto in giro nè mi auguravo di incontrare. 
'Minchia che fame.' proferii guardando le succulente porzioni di cibo che la mensa mostrava in bella vista. L'unica cosa positiva che la scuola poteva offrire era il cibo,per il semplice motivo che i giocatori di football doveva essere in forze per il loro patetico campionato, ma almeno a qualcosa servivano.
 'Per colpa tua mi sono subita una sgridata con i fiocchi.' proclamò Al,pronta a scagliare la sua furia nei miei confronti. 
Mi lasciai scappare un sorriso di sbieco rivivendo la mia pazza corsa verso scuola e la sua faccia impagabile.
 'Io ho corso il più veloce possibile.' mi discolpai innocentemente,e ciò fece solo accrescere la sua rabbia. 
Sghignazzai prevedendo i suoi commenti laconici ma si limitò all'amatissimo,famosissimo e usatissimo: 'Fanculo.'
 'Signorina Morrison cos'è questo gergo scurrile?' la ripresi sogghignando,prenderla in giro stava diventando il mio hobby stamattina.
 'Non farmi pentire di averti lasciata in vita.' sospirò scuotendo melodrammatica la testa e continuando a saggiare di tanto in tanto le sue patatine.
'Cos'hai intenzione di fare con Styles?' chiese lei ricordandosi della nostra chiccherata notturna.
 'Non lo so. Cioè non so come fargliela pagare,sarebbe troppo facile prenderlo con il sacco fra le mani e farlo espellere,no?' spiegai indecisa,cominciando a bazzicare la mia fetta di pizza,mi stava passando la fame parlavamo di quell'idiota.
 'Già,troppo banale. Ci vuole qualcosa che lo lasci davvero senza parole.' disse calcando sulle ultime parole pensierosa. 
'Diciamo che questa concezione del distruggergli gli affari non è efficace.' ammisi decidendomi a prendere un morso della pizza.
 'Idee?' chiesi poco dopo,confidavo nella mente geniale di Al. 
'Forse se...' cominciò indecisa.
 'Se?' chiesi lanciandole uno sguardo di incoraggiamento curiosa. 
'Se provassi a scovare i suoi nemici qualcosa smuoveresti.' buttò lì ancora indecisa. 
'Mmm. Non male ma c'è un unico problema fondamentale: dove diavolo li trovo?'posi il problema convinta che non avrebbe saputo come rispondere. Non potevo mica presentarmi davanti a dei perfettionosciuti sc,nochè pericolosi criminali,e convincerli a fare congetture su Stlyles.
 'Cominciamo dalla nostra scuola.' proclamò lei convinta.
 'Cercherò di strappare notizie su di lui.' continuò poi sorridendo enigmatica. Avere una cerchia di amici molto ampia aiutava molto.
 Vagai con lo sguardo sulla mensa finchè non incrociai gli occhi di un ragazzo di cui avevo potuto sperimentare le labbra. Liam.
 'Non sapevo che Liam fosse di questa scuola.' commentai facendo un sorriso e un cenno nella sua direzione,a dire la verità non mi aspettavo di rivederlo proprio.
 'Chi?' chiese Al incuriosita lasciando cadere sul suo vassoio il muffin con gocciole di cioccolato. 
Come sola risposto le feci il segno di voltarsi e le indicai di sottecchi il ragazzo che ora era impegnato a parlare con il suo gruppo di amici.
 'Oh,il tuo fidanzatino.' disse Al maliziosa,ricordando la mia descrizione sul bacio. Ora aveva lei un motivo per sfottermi.
 'Non è il mio fidanzitino,è solo....' solo cosa? Il mio ragazzo no di sicuro. 
'...un amico.' conclusi dubbiosa,anche se noi eravamo poi solo amici.
 'Certo un amico che baci con molta passione.' commentò ironica Al. La campanella segnò il fine del pranzo,non che oggi avessi mangiato molto,ma per una volta ero grata che con il suo tempismo avesse concluse la discussione spinosa in cui ci stavamo addentrando. 
'Si vede che ho un amico molto speciale.' replicai infine buttando il resti dal vassoio nel bidone e salutando Al.
 Ero decisa a non farmi sbattere fuori per le successive ore di scuola e ci sarei riuscita.
 
 
 
 'Ciao.' mi salutò Liam venendomi incontro,appetibile come sempre con quella maglietta che evidenziava quel ben di dio.
 'Ehi.' risposi ricambiando il sorriso. In realtà stavo cercando di individuare nuovamente un cepuglio al posto dei capelli nella folla di fine lezione,mi sembrava strano che Harry non si fosse fatto vedere in giro,eppure non potevo esserne più che contenta. 
Ma avevo cantato vittoria troppo presto,mi sembrò di avere le allucinazioni quando la sua famelica figura imponente si avvicinò a noi.
 Liam con un istintivo riflesso mi mise un braccio attorno alle spalle tirandomi a sè,non che mi dispiacesse ma avevo urtato con il polso sul suo bacino e la smorfia di dolore mi venne spontanea. 
'Styles.' lo apostrofò un Liam odioso e pieno di ira. Ecco questo mi stupiva,che Liam conoscesse Harry?
 'Payne.' gli fece il verso Harry con un sorriso sarcastico stampato in volto.
 'Aspettate,voi due vi conoscete?' chiesi indecisa e stupita allo stesso tempo.
 'Già,lui è il mio fratellastro.' confessò Liam con un disgusto palpabile nell'aria.
Merda,merda e ancora merda.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Spazio me!
Cavolo quanto mi sento genio: che trovata idiota che ho avuto lolz
Dai ditemi che siete rimaste almeno un po' sorprese :')
Per una volta non sono ritardo nell'aggiornare yep! E ho fatto un capitolo molto più lungo rispetto ai miei soliti standard:amatemi :3
Mi sembra che questo capitolo si commenti da solo,ho deciso di spiegare in cosa consistevano gli incubi di Mel,spero si siano capiti perchè non ci tenevo a mettere violenza esplicita.
Apro una piccola nota: non aspettatevi descrizioni particolarmente violente perchè non le inserirò: non sono nè il tipo nè mi piacciono c:
 
Ho scritto la mia prima prima one-shot se vi andrebbe di darle un'occhiata mi fareste un grande favore <3
Vi lascio il banner cliccateci sopra c:
 
 
 
 
 
 
E ora vi lascio definitivamente con le gif c:


Mel che scende dalla macchina.


Il sorriso di Mel.



L'espressione di Allyson.





Mel che cerca Harry.


Il saluto di Liam.


 
A presto, Andreea xxx

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


"Pensi che io sia sempre fuori linea
Sono troppo velocemente o rimango indietro
Gli errori che ho fatto sono colpa mia
Ho fatto un casino, ma hey, questa è la mia vita."

Pretty Tragedy- Nikki Flores.






Capitolo 13





Beautiful. 
Una delle più idiote,cretine e meschine serie tv che abbiano mai creato, ma mi sentivo esattamente come se fossi la protagonista principale di Beautiful.
 E fidatevi sulla parola se vi dico che non è una sensazione sgradevole. 
Sarebbe stato bello se fossi stato su 'Candid Camera', sarebbe stato solo uno scherzo idiota di pessimo gusto a farmi da scudo e non la dura realtà di scoprire che esisteva un alter ego buono di Harry Styles. 
Credevo. 
Non che non mi fidassi di Liam Payne, ma chi mi rassicurava sul fatto che con l'essere imparentato con Styles non si fosse fatto influenzare negativamente? 
Chissà quanto negativamente? Tanto da essere diventato un assassino incallito?
 Odiavo pormi tutte quelle domande ma il cervello era così indipendente che preferiva lavorare per conto suo.
 Gli imprevisti erano fottutamente troppo frequenti. Se pensavo di aver trovato una persona di cui fidarmi,tutto crollava così come si era creato cedendo lo spazio a sospetti,sospetti e ancora sospetti. 
Mi lasciavo trasportare degli eventi, ma non mi corrompevano. Quindi fanculo a tutto, da adesso avrei affrontato tutto così come veniva! E ora che me ne stavo su una panchina di un parco mi imposi tu stabilirmi dei doveri: un paio di chiamate erano d'obbligo in quel momento. 
"La questione della baby-sitter a tempo pieno è ancora valida giusto?" chiesi speranzosa, una volta che Ronny rispose alla chiamata, mi macava Jake, terribilmente. Ma sapevo che mi sarebbe stato d' intralcio e avrei dovuto stare con lui senza potermi spostare, inoltre dovevo ancora scontare quella cazzo di punizione.
 "Certo!" esclamò la ragazza dall'altra parte del cellulare con entusiasmo.
 "Ok." tagliai corto chiudendo con un sospiro la chiamata. Ed una era andata.
 Non pensavo di dirlo, ma era il momento di dedicarsi alla scoperta della vita di Harry Styles.
 "Dimmi che hai scoperto qualcosa." supplicai quando anche Allyson accettò la mia chiamata.
 "Purtroppo non molto..." confessò delusa lei stessa. 
"Cazzo." imprecai, se non c'era riuscita Allyson quella che sapeva sempre tutto di tutti figurarsi cosa avrei potuto scoprire io: un bel niente.
 "Tuttavia mi hanno parlato di un nuovo arrivato che ha fatto a botte con Harry Styles alle prime ore." mi riferì poco dopo riprendendosi d'animo. E questo spiegava il perchè non lo avessi visto da nessuna parte a scuola, il coglione si era cacciato nei guai e questo implicava solo una cosa: in presidenza. 
"Styles sarebbe in grado di scagliarsi anche contro un bidone della spazzatura se gli intralicasse la strada, non mi sembra quindi da prendere nota." commentai con una buona dose di sarcasmo nella voce. 
"Ma non ti ho ancora raccontato la parte più strana della faccenda!" si impuntò una Al decisa a dare sfogo alle sue scoperte e non sarei di certo stata io a fermarla. 
"Spara." la incitai alzando gli occhi al cielo.
 "Il signorino Styles non si è beccato neppure una punizione, niente di niente, mentre l'altro ragazzo ha rischiato la sospensione." proferì con il suo tono da scandalo. E così il signorino Styles si era ingraziato anche il preside, sospetto molto sospetto. E ancor più sospetto se considerato che con me in punizione ci doveva stare.
"Sai come si chiama questo ragazzo?" chiesi sdraiandomi sulla panchina,questo misterioso ragazzo poteva essere un porto sicuro di informazioni quanto una mina vagante.
 Dovevo e volevo scoprirlo. 
"È un certo Aryn Gray, ma tutti ci stanno alla larga. Dicono che sia più pericoloso di Styles." replicò Al, sfoggiando con fervore le sue scoperte. 
"Grazie delle informazioni." replicai facendomi spuntare un sorriso vittorioso sul viso. 
"Mel non ti immischiare, potrebbe finire male." si preoccupò lei, assumendo una nota seria. 
"Certo." ribattei anche se avrei voluto aggiunto "che sì.", ma saggiamente me lo tenni per me. 
"Ci siamo intese?" chiese ancora sospettosa, e faceva bene, non mi ero mai ritirata al primo ostacolo non avrei di certo cominciato adesso.
 "Intese." acconsentii per tenerla a bada, ingenuamente ci cascò.
 "A domani." la salutai e senza lasciarle il il tempo di ribattere chiusi la telefonata. Mi sentivo una pessima amica a mentirle. Ancora. Odiavo stare con le mani in mano, era inconcepibile avere tra le mani un simile punto di partenza e lasciarlo andare così, avrebbe capito.
Mi concessi ancora pochi minuti in cui mi riordinai i pensieri lasciando che un leggero vento si divertisse a giocare con i miei capelli, che i miei occhi si agganciassero al florido parchetto costellato da una fila di alberi carichi di un verde  che ti faceva venire voglia di stenderti al sole per ore, l'allegro cinguettio non aveva di certo preannunciato la mia tempesta personale e il mondo sarebbe andato avanti, nonostante tutto.
 Toccava a me tuffarmi e afferrare al volo ciò che mi offriva e se questo comportava affrontare un ragazzo più mascolino di Styles non mi sarei tirata indietro. 
Sospirando mi alzai dalla comoda panchina, avanzando verso quelli che presagivo come guai assicurati, tuttavia c'era da considerare che 'in cerca di guai' l'avevo scritto in fronte quindi ero curiosa di scoprire cosa avrei rischiato stavolta.
 
 
 
 
 Allyson era stata una stronza: c'era una sostanziale differenza fra il considerare una persona pericolosa e considerarla 2 metri di muscoli scolpiti ricoperti di tatuaggi. 
Se magari me l'avesse descritto come un'energumeno in grado di schiacciarti tanto da farti diventare nana, e considerando che avevo di già i miei problemi con la bassezza non ci tenevo a rimpicciolire ancora, forse mi sarei potuta preparare psicologicamente. 
Però una cosa gliela concedevo: avevano stile i suoi tatuaggi.
 "Salve! Lei è Aryn Gray?" chiesi utilizzando un sorriso cordiale. Come diavolo avesse fatto Harry ad uscire senza neppure un graffio da quella massa di muscoli era un mistero. 
"No." grugnì circospetto. Oh cazzo, era meglio se non lo facevo arrabbiare, se ci tenevo a rimanere viva e vegeta.
 Annuii come un idiota, cercando qualcosa da dire anche se per intanto io fissavo lui e lui fissava me. 
"Chi è lei?" chiese infine con una smorfia. 
"Una sua compagna di scuola, me lo può chiamare?" risposi lanciandogli un'occhiata innocente. Perchè una che si trova in compagnia di possibili assassini era innocente.
Certo. 
"Aryn." chiamò con il suo vocione il pelato, della serie sono-meglio-di-King-Kong. 
Dopo vari sbuffi e imprecazioni spuntò alle spalle dell'uomo dalla stazza impressionante, il misterioso Aryn. 
Tirai mentalmente un sospiro di sollievo nel scoprire che Aryn era molto meno muscoloso, ma aveva anche lui i suoi mesi di palestra alle spalle. 
Era figo. Avevo già detto tutto, i suoi occhi tanto azzurri quanto limpidi mi osservavano curiosi per poi lascire il posto ad un sorriso malizioso quando,riferendosi al tutto-muscoli, disse: "Willy, lasciala entrare. La conosco." 
E così tutta quella massa di muscoli aveva un nome. 
"Sì Willy, lasciami entrare." lo assecondai con un sorriso derisorio. In cambio ricevetti un'occhiataccia che mi fece congelare sul posto,ok forse era meglio se stavo zitta. Decisamente meglio. 
Con un ultimo sguardo alla lussuosa casa che mi si stagliava davanti entrai preoccupata, sperando di uscirne viva. 
"Sai chi sono?" chiesi una volta accomodatami nel ricco salotto. 
"Certo. Come hai fatto a sapere dove abito?" domandò a sua volta sedendosi sulla poltrona di fronte alla mia. 
"L'elenco telefonico aiuta in queste circostanze." risposi sprofondando nella mai di poltrona. 
"Cosa sai di me?" chiesi poco dopo, era meglio valutare quanto fosse stronzo e quanto fosse disposto ad aiutarmi, ma per ora dovevo scoprire cosa sapeva sul mio conto.
 "Abbastanza." rispose laconico increspandosi in un sorriso mellifluo. Come non detto. 
"Tu sai chi sono io?" domandò poi,ponendo i gomiti sulle gambe e avvicinandosi con il busto. Ringraziai mentalmente il tavolo, era l'unica barriera fra noi. 
"So abbastanza." replicai con lo stesso modo enigmatico. Voleva giocare a modo suo? Avremmo giocato a modo suo. 
"Cos'è successo con Harry?" sferrai ancora.
 "Due botte di qua, due  di là." dio quando mi stava facendo incazzare.
 "Suppongo sia un tuo nemico." constatai con non-chalance, speravo vivamente di non sbagliarmi. 
"Eccome, ma ora ho un'arma da utilizzare contro di lui." affermò facendo comparire un sorriso sghembo di chi la sa lunga.
 "Quale?" chiesi alzando un sopracciglio e avvicinandomi un poco al tavolo.
 "Tu." sferrò, con quella sola parola aveva aveva repentivamente cambiato espressione, facendo colorare lo sguardo di una vendetta maligna.
 Bhè sì: ero nuovamente fottuta. 
Avevo sì trovato un nemico di Styles, ma sarebbe diventato anche un mio nemico e anche lui mi aveva catalogata come tale. 
"Mi terrai qui finchè..." cominciai a parlare sudando freddo e piantando le unghie nel palmo della mano. 
Non sapevo se considerare un bene il fatto che una voce mi interruppe: "Che cazzo ci fai qua?" 
Il tempismo di Harry Styles era perfetto, semplicemente perfetto e sarebbe anche risultato piacevole il suo salvataggio, se non avesse del sangue che gli colava dal naso, la camicia strappata e, cosa di fondamentale importanza, una pistola.
 Non era una pistola qualunque, ma una Browing Hi-Power calibro 9, dio come minchia se l'era procurata!? 
Aryn avrebbe benissimo potuto prendermi alle spalle e minacciare Harry di uccidermi eppure non lo fece, se ne restò nella sua imperturabile calma replicando: "Stavamo avendo un chiacchierata fra amici." 
Gli occhi azzurri mi dissero ciò che la voce non tradiva:"Parla e ti uccido davvero." Un pensiero confortante in poche parole.
 Stessa cosa fece Styles quando voltai lo sguardo verso di lui, con gli occhi mi impose di avvicinarmi in fretta vicino a lui.
 Non saprei cosa mi fece decidere fra lo stare insieme ad un pazzo psicopatico non armato ma che di per sè faceva paura oppure di andare via con un altro pazzo psicopatico armato e psicopatico allo stesso modo, fatto sta che scelsi il secondo. 
"Ci si vede coglione." lo salutò educatamente Styles con un ghigno beffardo sul volto angelico. 
"Non puoi neppure immaginare quanto presto." contrattaccò pragmatico Aryn.
 "A presto dolcezza." mi schioccò un bacio volante ben sapendo che Styles si sarebbe incazzato, la sua rigidità me lo confermò.
"Al tuo funerale." sorrisi innocentemente con uno sguardo di sfida. Era solo uno stronzo maschilista.
Nonostante cercasse di contenersi riuscii a sentire Harry che rideva di gusto, ma preferì trascinarmi fino alla porta d'ingresso e lasciarmi la mano solo quando fummo davanti alla sua macchina.
 "Cosa ci facevi da Aryn?" domandò con una  seraferica calma.
 "Cazzi miei." risposi allontanandomi un poco alla volta da lui, ancora poco e sarei scattata, pronta a correre. 
Come prevedendo i miei pensieri quel bastardo mi afferrò di scatto sollevandomi e ridendo sornione disse: "Non me la farai di nuovo." 
Cribbio, poteva anche essere un coglione, ma era pure intelligente.
 Lasciandomi senza tanti complimenti sul sedile della sua auto, chiuse la portiera e con un sorrisino derisorio premette teatralmente il pulsante che fece scattare il blocco alle portiere. 
Stronzo, era uno stronzo, ma così stronzo che batteva tutti gli stronzi. 
Stavo rinnovando i miei insulti nei suoi confronti, chissà quanto lunghi sarebbero diventati. 
"Dove andiamo?" chiesi una volta che si mise alla giuda del veicolo. 
Se speravo che mi rispondesse con una frase tipo: " Ti riporto a casa.", mi dovetti ricredere quando pronunciò: "In un posto."
 Mi trovavo in presenza di uno psicopatico che possedeva una pistola di calibro 9, ero ormai certa che sarei morta di sicuro.
 E invece sarebbe successo anche di peggio.
 
 
 
 
 
 
 
 
 





 
SPAZIO ME!
Ho aggiornato! Non è uscito il capitolo come me lo immaginavo ma ho aggiornato yep! ^^
Amo mettere i bastoni fra le ruote a Melanie, è troppo divertente perchè poi il suo carattere è imprevedibile. Credetemi a volte mi sorprendo anch'io di cosa scrivo c:
Ho deciso di aggiornare una volta alla settimana di giovedì,così sapete quando aggiornerò e non vi farò più aspettare tanto! Mi sembra una trovata equa (:
Se non aggiorno quel giorno: o sono in paradiso (sì sono positiva lolz)
Oppure c'è qualche problema, ma penso di riuscire a cavarmela.
Vi ringrazio di cuore per le 1000 visualizzazioni, non riesco ancora crederci! Per le bellissime recensioni con cui mi sostenete. Per le lettrici silenzios:  io vi osservo muahahaha c:
Grazie davvero! :3

Un'ultima cosa e non vi rompo più:
Vi consiglio caldamente di passare da una bellissima fan fiction:
 
 
 






Vi lascio con le gif c: 






La conversazione con Aryn.



Lo sguardo ammonitore di Harry. ( Fa paura anche a me lol)



Il sorriso di Harry quando Mel vuole nuovamente scappare.



 
A presto, Andreea xxx

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


"Non sei forse qualcosa di originale? 
perchè non sembra poi così semplice 
E non posso far altro che fissarti perchè 
vedo la verità da qualche parte nei tuoi occhi 
Non potrò mai cambiare senza di te, 
mi rifletti, amo questo di te, e se potessi, 
guarderei il riflesso di me e te per tutto il tempo" 

Mirrors-Justin Timberlake











Capitolo 14




Non credevo nell'esistenza della perfezione, non ci avevo mai creduto e non avrei cominciato a crederci ora.
E se mai l'avessi incontrata state certe che l'avrei presa a calci in culo.
Tuttavia c'era qualcuno che si avvicinava a quell'aggettivo con un rinomato fastidio: Harry Styles.
Oh, ma non stavo dicendo l'Harry in persona, figuriamoci, quello era un cinico, scorbutico,bastardo...bhè avete capito. E di certo non sarebbe mai stato la perfezione.
Intendevo i suoi sorrisi.
Odiavo ammetterlo ma i suoi sorrisi, con tanto di scintille, si avvicinavano così tanto al concetto di perfezione da darmi parecchio fastidio.
Styles aveva tre tipi di sorrisi: quello ironico da sei-una-pazza-squilibra. Quello sensuale da sono-figo-e-lo-so. E l'ultimo quello raro da vedere: mi-hai-fatto-davvero-sorridere.
Quest'ultimo era così ben solcato da far intravedere le fossette ai lati della bocca, il piccolo particolare che conferiva al suo viso l'innocenza che non possedeva.
Credo che non gli andasse molto a genio avere un sorriso angelico, insomma se eri un pericoloso spacciatore e ti ritrovavi a sorridere in quel modo dubitavo che l'avrebbero preso sul serio, e forse era anche per questo che lo esibiva poche volte.
Ma quella sera l'avevo visto sorridere così per ben tre volte e sempre in circostanze collegate a me. Ciò poteva solo significare: o che pregustava la mia morte nella più straziante maniera possibile oppure che stesse valutando quale sarebbe stata la tortura più efficace per farmi fuori. Maledettamente sadico per quanto ne sapevo.
"Ok,Melanie rilassati. Respiri profondi." cominciai a pensare imponendomi di essere impassibile, ma cercando di eseguire i miei stessi consigli.
"Tanto stai semplicemente andando in contro alla morte che vuoi che sia?" oh ma vaffanculo stupida coscienza. Che pensieri rassicuranti che formulavo, l'illusione di sbagliarsi avrebbe aiutato in quel caso.
Harry se ne stava con un sorriso sghembo appena accennato, concentrato sulla sua giuda, l'atmosfera era carica di quella che io chiamavo tensione a livelli preoccupanti e la musica anni '50 della radio non faceva altro che innervosirmi.
Quello e il fatto che un poco alla volta le case si diradavano fino a rimanere solo una fila ordinata di alberi a farci compagnia, quanto mi sarebbe piaciuto avere la sua Browling calibro 9.
"Dove mi stai portando?" chiesi infine allarmata.
"Te l' ho già detto: in un posto." rispose lui continuando a tenere lo sguardo fisso davanti a sè.
"E questo posto si trova in mezzo al nulla? Magari nei boschi? O in una casa abbandonata?" continuai imperterrita squadrandolo torva. In teoria avrebbe dovuto fare la parte del rapitore serio che mi intimava di chiudere la bocca anzichè sbuffare ed alzare gli occhi al cielo, mi chiedevo se lo prendessero sul serio nel suo "lavoro".
"Lo scoprirai." ma eravamo all'enigmistica? Volevo risposte complete non quelle frasi vaghe di con cui non ci facevo una minchia.
A volte c'erano piccole cose che ti salvavano da una situazione in cui tu avresti potuto far precipitare le cose e, bhè, quello era uno di quei momenti. Una melodia, che avrei riconosciuto ovunque fece zittire tutte le brutte parole, oscenamente volgari, che avrei voluto scagliare contro Styles, le sue dolci note mi fece entrare in una nuova quiete e con uno slancio alzai il volume fregandomene del ricciolo che mi fissava curioso.
Justin Timberlake non solo era una bomba fisicamente, ma era anche un cantante provetto e in quella canzone mi riconoscevo più di quanto avrei mai ammesso. Cominciai a canticchiarla, socchiudendo gli occhi e lasciandomi cullare dal loro significato veritiero, esisteva una specie di connettività con le canzoni che mi aveva sempre lasciata soddisfatta. Ovviamente il buon umore venne smorzato del tutto quando quell'idiota cambiò stazione proferendo: "Che canzone patetica."
Glielo davo io patetica, ricciolo dei miei stivali.
"Facciamo che moderi i termini." ribattei con un sorrisino innocente quanto ricco di sotto sintesi, con gli occhi lo stavo semplicemente fulminando. Dopo averla rimessa mi voltai a guardarlo con sfida, non mi sarei trattenuta dal sferrargli un pugno sul viso, magari rompendogli il setto nasale Magari.
"Macchina mia, regole mie." proclamò cambiando ancora stazione. L'abitacolo si inondò di una di quelle canzoni con suoni infernali, dove chitarre elettriche subentravano in contrasto con le batterie creando suoni tutt'altro che armonici. Le odiavo. Punto.
"Non finchè ci sono io." replicai ancora beffarda. Sì era un gioco infantile il nostro, ma mai quanto le nostre frecciatine. E nuovamente Mirrors si propagò nell'aria.
"Non sperarci." e sfortunatamente il devil metal ricominciò a spaccare i timpani. Stronzo. L'unica parola in grado di esprimere la mia frustrazione.
Voleva il gioco duro? Lo avrebbe avuto. Tirai fuori dalla tasca superiore l'accendino delle mie sigarette e già che ce c'ero accesi una, un anti-stress perfetto.
"L'ultima sigaretta prima della morte." pensai ironica ferendomi con le mie stesse parole.
"Lo vedi questo?" gli dissi inspirando la prima boccata di fumo, denso e agrodolce come piaceva a me.
"No,sono diventato cieco." ironizzò storcendo il naso per la puzza, schizzinoso il ragazzo.
"Bhè, potrei fare questo." continuai ignorando la sua ironia e avvicinando la fiamma dell'accendino alla pelle del suo sedile. Chissà di quanto inestimabile valore fosse, o meglio: chissà quanto gli sarebbe costato sostituirla.
"Non ti azzardare." sputò minaccioso. Oh, Styles caro, ormai sei solo uno con dei seri problemi da spicopabile, non mi fai più paura.
Se con paura si intendevo lui no, non l'avevo.
Se intendevo morire senza neppure aver salutato per l'ultima volta Jake, Al e Ronny, forse anche Liam allora sì che l'avevo.
Ma io non volevo morire e non sarei morta quel giorno costasse quel che costasse.
"Tu dici?" replicai chinando la testa e concedendogli il beneficio del dubbio per pochi secondi.
"Cambia."continuai alludendo alla stazione radio.
"No."
Perfetto, avvicinai ancora di più la fiamma alla morbida pelle beige.
"Cambia." dissi per la seconda volta autoritaria. Io non ci perdevo niente, ma lui sì.
"No."
"L'hai voluto tu." lo avvisai avvicinando nettamente l'accendino al suo sedile.
"No, ok scherzavo." scoppiò infine terrorizzato.
Uomini. Tutti uguali.
Minacciateli sulle loro preziose auto e avrebbero fatto tutto quello che volevate.
"Così va meglio." annuii con un cenno del capo mentre la voce di Justin mi riportava in mente tutti i ricordi felici o meno che avevo vissuti nei miei 16 anni di vita. Un'ultima canzone prima di esalare l'ultimo sospiro concessomi. E un'ultima soddisfazione di averla vinta prima di prepararmi a ciò che mi attendeva.
Se avessi saputo che dopo una settimana esatta dal bacio con lo spacciatore mi sarei trovata nella sua macchina diretta in chissà quale luogo sperduto, senza aver potuto neppure addio a Jake, sarei scoppiata a ridere come un'idiota tanto sarebbe risultato assurdo.
Se me l'avessero detto oggi sarei corsa ai ripari in men che non si dica.
Forse sarebbe stato meglio se avessi accettato il passaggio di Allyson, allora non lo sapevo, ma con un semplice "no" avevo dato il via al conto alla rovescia della mia esecuzione.
Era anche vero che la mia mentalità si era rimodellata quando era in presenza di Styles, mi aveva aperto gli occhi su quanto le persone possano essere crudele sotto gentili spoglie. 
Avevo sempre presupposto che i “cattivi” avrebbero dovuto possedere un aspetto pessimo, come facevano vedere nei cartoni della Disney, una specie di avvertimento ed un incoraggiamento ad essere più scaltri di loro.
Tutt'altra cosa nella realtà, qui i cattivi potevano avere una bellezza disarmante, colori talmente vivaci nelle pupille da sembrare irreali oppure muniti di fisici slanciati da un bel po' di muscoli. Insomma l'ingiustizia nell'aspetto regnava sovrana.
Nei cartoni i cattivi facevano sempre azioni cattive, erano programmati per fare cose cattive e poi il super eroe di turno lo scacciava via.
Nella realtà i cattivi ragionavano diversamente, la loro era puro interesse personale, non esisteva niente di quello che facevano se non per la loro incolumità. Per il denaro, il potere, la fama.
La differenza sostanziale fra i cartoni e la realtà era che nella Disney, nonostante la loro sconfitta, i cattivi non morivano mai, mentre ,per fortuna, nella realtà i cattivi morivano eccome.
Ecco che fine avrebbe fatto Harry
Melanie Scarlet che se ne sta zitta, mi devo preoccupare?" attaccò la conversazione Harry, lanciandomi un sorrisino di terzo tipo, ed eravamo a 4.
"Anche i migliori sanno quando è il momento di ritirarsi." ammiccai stancamente. L'avevo davvero detto? Lo stress mi stava facendo un pessimo effetto.
Stranamente il ragazzo non rispose e si limitò ad un muto silenzio carico di parole vuote che non uscirono dalla sua bocca.
Come ti sei procurato la Browing?” chiesi curiosa, adoravo le pistole di grosso calibro, a dir la verità adoravo tutte le pistole.
Ho i miei contatti.” ed ecco che ritornava il suo tono da fatti-gli-affari-tuoi.
Perchè?” domandò in conclusione, osservandomi con la coda dell'occhio.
Così.” non gli avrei di certo detto che ero una patita di armi da fuoco. Anche se lo ero.
Ah.” le nostre conversazioni non avevano un vero senso, ci limitavamo al minimo indispensabile e a me stava più che bene.
La macchina si era appena fermata su uno spiano molto ampio, l'unico indizio in quell'oscurità rivoltante. Stavo cominciando ad odiare il buio, quella massa deforme senza consistenza mi terrorizzava per il semplice fatto che annullava la mia vista e permetteva il nascondiglio a chiunque.
"Dove siamo?" morire su uno spazio d'erba? No, grazie.
"Scendi." rispose soltanto facendomi il segno di uscire e sbloccando le portiere.
Una volta fuori l'aria fresca era impregnata del profumo intenso dei gelsomini, era una tipica notte di primavera con una luna pallida nello sfondo di un cielo blu nero e stellato.
Lo spiano alla fine si era rivelato quello che io definisco un punto strategico.
Strategico perchè era in capo al mondo, strategico perchè era come trovarsi in un limbo carico di attesa, come se anche l'ambiente volesse scoprire i nostri piano e soprattutto strategico perchè con gli alberi che facevano da contorno a quello spazio aperto, se mai avessi dovuto fuggire, sarebbe stato come perdermi in un labirinto di rampicanti.
Eppure mi sembrava di conoscere quella zona, ero sicura che questa non fosse stata la prima volta in cui ci mettevo piede. Era quella sensazione di déjà vu che confortava quanto infastidiva.
"Che ci facciamo qui?" mi voltai in direzione di Styles solo per scoprire che si era disteso sul cofano della sua Chevrolet metallizzata.
"Ma che diavolo stai facendo?" domandai subito dopo, le azioni di Styles mi lasciavano sempre più interdetta.
"Vieni qui." disse eludendo,ancora, le mie domande ed battendo due colpi sullo spazio vuoto vicino a lui.
“Se avessi potuto avere la possibilità di scappare quanto di avrebbe messo a ripescarmi?” mi domani mentalmente lasciando vagare lo sguardo.
"Non ci pensare." sorrise usando il numero due, anche nell'oscurità i suoi occhi verdi erano terribilmente luminosi, quanto di un'innata profondità.
"D'accordo" sbuffai accingendomi a raggiungerlo.
Quella macchina era contro di me, l'avevo capito fin da subito e il fatto che il suo metallo fosse tanto scivoloso da non riuscire ad arrampicarmi mi fece innervosire a dismisura.  Con una risata dirompente nella notte da parte di Harry e le mie mani che si aggrapparono alle sue, mi ritrovai più vicina a lui di quanto immaginassi.
"Che cosa hai intenzione di fare?" ero stufa di quei suoi comportamenti, che si decidesse a fare la persona civile per una volta!
"Guardare le stelle." affermò fissandomi intensamente.
Non vi dico la mia sorpresa, cioè mi ero fatta tutti quei pensieri sul mio necrologio, mentre in realtà mi aveva portato a guardare delle stelle?! Uccidetemi. Ah, no era in senso ironico.
"Le stelle sono sù idiota." lo beffeggiai abbandonando i suoi occhi per fissare degli astri piccolissimi ma luminosissimi.
"Quella è l'Orsa Maggiore." cominciò Styles, no non c'eravamo proprio. Se eravamo qui per fare lezione di astronomia avrei potuto portarmi dietro la Hetkins, anche se lei insegnava matematica. Dettagli.
"Senti Styles non ho intenzione di stare qui come delle coppiette da strapazzo. Sul serio puoi fare di meglio." lo interruppi schietta. Io e il romanticismo non andavamo molto d'accordo, figurarsi con uno spacciatore. 
"Non ti piacciono le stelle?" chiese curioso, era dannatamente fastidioso il fatto che continuasse a cambiare argomento.
"Secondo te cosa c'è di interessante a contemplare qualcosa che non riuscirai mai ad avere?" replicai retorica, non volevo raggiungere l'impossibile, mi bastava ciò che avevo a portata di mano.
"Già." annuì soltanto, se non fosse stato che avessi imparato a conoscere il suo carattere avrei pensato che nel suo tono prevalesse una nota malinconica.
Oggi è la notte delle stelle cadenti.” proferì poi lasciando vagare lo sguardo sul cielo stellato.
Se chiedessi loro di farti scomparire secondo te funzionerebbe?” risposi ironica, ma con un sorriso divertito lasciato trapelare involontariamente.
Per una volta stai zitta e guarda.” mi impose canzonatorio alzando il suo braccio ed invitandomi a dare un'occhiata su ciò che stava succedendo sopra la mia testa.
Nella vita ci sono quei momenti speciali in cui si entra a contatto con la natura nella sua più essenziale presenza. Non ci si lasciava più soccombere dall'impellente bisogno di vivere la nostra vita, ma ci si fermava ad ammirare ciò che ci circondava.
Ed era esattamente così in quel momento.
Quelle piccole stelle lontane anni luce mi invitavano a guardare il loro viaggio, a dare loro l'ultimo addio prima che si dissolvessero per sempre. La scia luminose che per pochi istanti disegnavano nel loro arco brillava di una luce sfavillante, come piccoli diamanti risplendenti al sole.
Era sorprendente osservare come in pochissimi secondi sbucassero timide attirando la mia attenzione, quella notte il buio non era stato creato per ingannare, ma per essere complice di quei corpi celesti facendone da contrasto.
Per una volta il buio e la luce si aggregavano per dare la nascita ad una notte che solo una volta all'anno si poteva ammirare.
Passarono parecchi minuti dopo le visioni degli astri che interrompevano l'omogeneità del cielo e già sapevo che quella quiete non sarebbe durata ancora per molto.
"Perchè mi hai portata qui?" gli chiesi un po' per curiosità, un po' perchè colmare il silenzio creatosi.
"Per conoscerci." una semplice frase che aveva rotto l'incantesimo regalatoci dalle stelle.
Avete presente quando il lupo diceva a cappuccetto rosso di fidarsi di lui, come se fosse l'innocenza fatta persona? Bene, quello era l'epiteto esatto per quella situazione.
Che cosa cavolo c'era da conoscere in uno che aveva minacciato di uccidere il proprio fratellastro davanti ai miei occhi?
"Ma io non voglio conoscerti." sputai velenosa volgendo lo sguardo per il suo viso. Sembrava uno di quei ragazzi di cui potersi fidare ciecamente, quanto in realtà si era ben lungi dalla verità.
L'aspetto ingannava le persone, soprattutto me.
"Ma Liam sì?" ribattè a sua volta fulminandomi con un sguardo ricco di...gelosia?
"Smettila! Non è lui quello che mi ha minacciato, non è lui quello che mi ha fatto questo e non è lui lo stupido bastardo a cui piacere torturami. Sei tu Harry Styles. Sei solo tu." non mi resi conto di quanto stessi alzando la voce fino a quando rimasi con il fiato corto, ribollivo di un rancore che solo lui mi scatenava.
E lui che faceva? Si limitava a fissarmi con uno sguardo carico di un'espressione indefinita, ma allo stesso tempo mista di sorpresa. 
"Cosa c'è!" esclamai innervosendomi, non mi piaceva quello scanner con lo sguardo dopo il mio sfogo.
"Ti piace chiudere gli occhi e rifugiarti nelle illusione eh?" ma che domanda cretina stava ponendo? Io non mi rifugiavo da nessuna parte e non chiudevo gli occhi davanti a niente. Le mie era constatazioni.
"E da cosa mi nasconderei?" chiesi sarcastica incrociando le braccia sotto il seno.
"Dalla verità."
"Non è vero."
"Sì invece."
"No."
"Sì."
"No."
"No."
"Sì." dissi nuovamente presa dal dibattito.
"Aspetta cosa?" mi ero fregata da sola, molto maturo da parte mia. Quando avrei voluto cancellare quel sorriso beffardo, per non parlare delle fossette.
"Andiamo Styles sei uno spacciatore, cosa pretendi? Che le persone si fidino di te?" attaccai nuovamente,conscia del fatto che mi stessi dirigendo su un argomento minato.
"Che cosa pretendi Melanie? Che ti racconti i fatti miei come se mi potessi fidare di te?" replicò retorico cambiando sua posizione ed alzandosi per potermi fronteggiare. Non che sul cofano di una macchina si potessero fare tanti movimenti.
"Perchè no?" risposi con un' alzata di spalle.
"Perchè sì?" ribatté scaltro. Avevo sempre la risposta pronta. Sempre.
"Fai come vuoi, ma dopo non lamentarti se ti ritroverai dietro le sbarre." risposi cocciuta, non avrei voluto ammetterlo ma le sue parole mi avevano ferito nel profondo.
"Stronza."
"Coglione."
"Acida."
"Mestruato."
"Dannatamente sexy."
"Idiot..." aspettate cosa?
"Eh?" riuscii a domandare confusa prima di ritrovarmi letteralmente spalmata su di lui.
"Che diavolo stai facendo?" chiesi fra i denti cercando di opporre resistenza, ma le sue braccia tornivano bene il mio busto e non mi permettevano un solo movimento.
"Lasciami!" cominciai a tirare pugni al suo petto scosso da una risata roca che spuntava potente nella notte.
"Non vuoi veramente che ti lasci." affermò sicuro di sè, avvicinandomi la testa al suo viso.
"Sei dannatamente bella." sussurrò a fior di labbra fissandomi con quei occhi ricchi di un verde speziato.
La nostre gambe si incrociarono, i nostri corpi combaciarono fra loro e le nostre labbra bruciarono le une con le altre. Il fuoco dirompeva e bruciava sulle nostre lingue che si scontrarono bisognose di quelle fiamme, accadde come il giorno in cui l'avevo incontrato per la prima volta, il cuore con battiti potenti, il senso di equilibrio e quello che più temevo: la mia volontà di volerlo baciare. Era scoccato un fuoco troppo grande da domare, un bisogno scalpitante in cerca di intraprendere una nuova danza dove le nostre pelli entravano in contatto per godere della loro vicinanza, era quel bisogno disperato che non avevo provato con Liam.
Ma non era solo bisogno, era la passione di due cuori unita alla scalpitante voglia di possederlo. Lo stavo desiderando e lo stavo odiando allo stesso tempo.
Se non mi fossi fermata avrei dato il via ad una notte in cui niente e nessuno sarebbe riuscito a cancellare, una notte in cui tutto sarebbe cambiato.

 

 

 

 

 

 

 







 

SPAZIO ME!

Come promesso eccomi qui bellezze! :) (Alle 7 di sera, ma dettagli loolz)
Con questo capitolo ho un rapporto di amore\odio.
Mi piace e allo stesso non mi piace molto, sì sono strana forte :')
Ok, lasciamo perdere la mia idiozia :)
In questo capitolo ho optato per qualcosa di più romantico e se ho deciso di inserire la canzone di Justin Timberlake che state ascoltando in questo momento ci sarà un motivo lolz
Il finale è tutto da dire: ve lo aspettavate? Pensate davvero che potrebbe succedere di più?
Ah lo so forse avrei dovuto darvi una descrizione più netta, ma mi piace tenervi con un filo di curiosità fino a giovedì prossimo ^_^
Grazie davvero a tutte ragazze <3
Grazie per chi ha recensito, per chi mi ha dato consigli per migliorare per mi ha dato una possibilità mettendole nelle seguite\ricordate\preferite. Grazie davvero di tutto! <3

Stavolta niente gif, ho creato un video se vi va di guardarlo qui:  "This is the night."

 

 

A presto, Andreea xxx
 

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


 

"Siamo stesi testa a testa, dito a dito
E siamo corpo a corpo
Ti sento al mio fianco
Siamo in questa mascherata
Un bellissimo gioco o un'opera
È così potente con te che mi controlli"

Marionette-Antonia



*Mettetevi comode questo capitolo è chilometrico*








Trailer

Capitolo 15
 







In una partita, in qualsiasi partita, contava solo uscirne vincitore. In molte non importava che mezzi si utilizzavano, ed è anche per questo che erano state inventate le regole, per tenere sotto controllo il gioco, per non permettere di non farsi troppo male, per giocare onestamente. Ma nel gioco che stavamo giocando io e Styles le regole erano fatte per essere infrante, lui l'aveva fatto minacciandomi. Ora toccava a me vendicarmi.
Cercai di essere il più naturale possibile mentre agganciavo le gambe al suo bacino attirandolo verso di me.  Non che mi riuscisse difficile. 
Con una lentezza disarmante percorsi le sue spalle che si irrigidirono per poi allentarsi quando le mie dita le percorrevano. Avrei tanto voluto fare in fretta,scendere senza tanti complimenti fino ad arrivare ai suoi jeans, ma se avessi tentato sicuramente si sarebbe accorto che qualcosa non quadrava. Merda.
Come se anche lui volesse essere partecipe mi fece rotolare facendomi finire sotto di lui e cominciò a sbottonare la mia camicetta muovendosi sopra di me con sensualità. Per quei minuti che impiegò a togliermela e a lasciarmi con solo con il reggiseno di pizzo, mi persi nel suo profumo. Era così intenso da impregnare l'aria circostante e sovrastare l'odore dei gelsomini. Il nostro contatto non faceva altro che mischiare l'odore di pesca del mio con il suo creando un elisir inebriante. In parte era per quello che persi la cognizione della mia missione.
Il fatto che stesse avvicinando la sue mani ai miei jeans non aiutava. Esalai un respiro strozzato che lo fece sorridere, lui pensava fosse per il piacere, bhè, era anche per quello, ma soprattutto per la frustrazione: o arrivavo ai suoi jeans o arrivavo ai suoi jeans. 
Ripresi quanta più calma riuscii percorrendo quei pochi centimetri che mi separavano dal bordo dei pantaloni. I nostri respiri si stavano mischiando mentre l'eccitazione stava per avere la meglio sul mio autocontrollo. Doppia merda. Percorsi il profilo del tessuto finchè non mi scontrai con quello che cercavo.
Mantenendo gli occhi chiusi e, per fare scena, mordicchiandomi il labbro, sorrisi.Ti avevo in pugno Styles. 
Mentre la mano sinistra manteneva una presa leggere sui jeans, con la destra feci alzare il suo viso all'altezza del mio. Rinchiusi gli occhi per non permettergli di sospettare qualcosa, mi sarei di certo tradita, e posai la mie labbra sulle sue. Baciare Styles era come bere un succo tropicale così dolce da non averne mai abbastanza. Baciare Styles poteva portare assuefazione, una volta che l'avevi baciato eri fregata perchè sapevi che ne volevi ancora. Baciare Styles provocava un brivido dopo l'altro, assaporare la sua lingua era come sentirsi sciogliere il cioccolato fondente sulla lingua. Baciare Styles mi aveva nuovamente distratto. Era come continuare a mettere la testa fuori e dentro l'acqua, alternando pensieri vividi con l'offuscamento dovuto all'effetto che Styles mi stava facendo. Anche senza volerlo, ancora una volta, stava riuscendo ad avere la meglio. O così pensava.
 Come avevo previsto un poco alla volta avevo portato Harry sul bordo del cofano, senza che lui se ne accorgesse minimamente, dio quanto potevano essere idioti gli uomini quando erano sotto l'effetto dei testosteroni. Con uno strattone lo spinsi facendolo cadere sull'erba e contemporaneamente liberai la Browling dalla fondina.
"Ma che cazzo fai?"si arrabbiò alzandosi stupefatto. Melanie 1 Harry 0.
"La vedi questa?" replicai soltanto puntando la pistola verso di lui.
Per la prima volta Harry Styles era rimasto senza parole, al suo posto parlavano le sue emozioni che sorpassavano gli occhi velocemente. Per mezza frazione di secondo fui sicura di trovarci anche un cenno di paura subito eliminato dal solito ghigno derisorio.
"Non sai usarla." constatò sicuro di quel che diceva. E si sbagliava.
Se c'era una cosa positiva che avevo instaurato con mio padre era la passione per le pistole, può sembrare un passatempo malsano andare a sparare a bersagli la domenica, ma io lo trovavo semplicemente fantastico. Io, mio padre e una pistola ci aveva uniti più di quando avessi potuto immaginare.
"Non ci conterei, so che hai messa la sicura." affermai togliendola io stessa davanti ai suoi occhi.
Dio quanto mi piaceva la vendetta, vedere l'insicurezza nei suoi occhi, la stessa che avevo provato io quando lui mi aveva attaccato era qualcosa di difficile da spiegare. La carica erotica si era spenta del tutto, sostituita dall'adrenalina di averlo in pugno.
"Dammi le chiavi della macchina e il portafoglio." ordinai perentoria, girando al largo e tenendolo sempre sotto mira.
"Perchè dovrei?" rispose appoggiandosi all'auto con calma e con una sicurezza che neppure io riuscirei ad avere in una simile situazione.
"Ci tieni a perdere il tuo Willy?" sghignazzai abbassando la Browling all'altezza del cavallo dei jeans. Se un calcio nelle palle faceva male, quanto sofferenza recava farle fuori?
"Non oseresti." sibilò socchiudendo gli occhi e fulminandomi.
"Dammi le chiavi." dissi soltanto. Andiamo, non avrei mai avuto il coraggio di sparare a nessuno, ma forse per Harry potevo fare un'eccezione. Forse. L'immagine di lui tutto ingessato allettava anche troppo.
Mentre ero impegnata nei miei meschini pensieri, Harry stava combattendo la sua lotta interiore. Per certi versi lo capivo, ingoiare l'orgoglio ed ammettere la sconfitta era una delle peggiori rassegnazioni, se poi ad infliggergliele non era altro che una donna allora la faccenda scottava troppo. Ne sapevo qualcosa.
"Tieni." si arrese infine lanciando sia le chiavi che il portafoglio sull'erba, alla mia portata di mano. A quanto pare ci teneva a procreare piccoli cespugli che correvano per casa in pannolino. Una visione decisamente terrificante. 
Se pensava che chinandomi gli avrei dato la possibilità di fregarmi si dovette ricredere alla grande quando sparai una pallottola a pochi centimetri di distanza da lui facendolo spaventare e permettendo a me di recuperare le chiavi e il portafoglio. Non nascondo di averlo fatto anche per ripicca, chiedete ad un drogato cosa avrebbe fatto se si fosse trovato davanti la sua dose di eroina. Chiedete ad un collezionista cosa avrebbe fatto se si fosse trovato ad un passo dal concludere la sua collezione e si ritrovasse davanti l'ultimo francobollo rimasto. E ora chiedete a me cosa avrei fatto se mi fossi trovata con in mano una pistola e un bastardo come bersaglio. Avrei sparato ovvio.
"Tu sei pazza!" esclamò sorpreso Lady Oscar due riprendendosi e allontanandosi di una decina di metri.
"Mai quanto te." mi limitai a rispondere avvicinandomi con circospezione alla sua figura. Credo che si mi avesse dato un pugno mi avrebbe messo K.O. in meno di un nano secondo, non ci tenevo a provare.
"Girati." ordinai ancora, mi piaceva fare il capo anche perchè ero sicura che questa sarebbe stata la prima e ultima volta che l'avrei fatto. Peccato.
Non nascondo che provai piacere nel sentire i gemiti di dolore di Styles quando, per caso,- contateci- sbattè la testa sul cofano, i lividi gli avrebbero donato di sicuro. Sfilai la mia cintura dai passanti dei jeans per poi usarla per legare le mani di Harry in un stretta ferrea, non troppo da bloccargli la circolazione del sangue, ma tanto da fargli impiegare abbondanti ore per riuscire a slegarsi. E aveva davanti a sè tutta la notte per riuscirci. In mezzo al nulla. Da solo. Gli stava bene cazzo!
Lo presi per i capelli per poi alzarlo con forza, sorridendo con innocenza e con un tono di voce così dolce che accarezzava le mie parole come un miele troppo dolce da assaggiare dissi: "Se provi a farmi del male ancora una volta ti prometto che ti ritroverai sterile per tutta la vita." 
Parole molto dolci, dette da una persona molto dolce e rivolte ad una persona molto dolce.
 "L'ho sempre fatta pagare a tutti, con te non sarà un'eccezione." continuai allargando il sorriso prima di buttarlo di schiena sull'erba.
"Fottiti puttana." visto come mi voleva bene? Il mio amore era ricambiato a tutti gli effetti.
"Ci hai già provato tu idiota." replicai sbloccando la macchina e tuffandomi al posto di guida. Wow! Avevo davvero avuto la mia vendetta su Styles, non era quello che avevo in mente: era molto meglio. E sapete cos'altro c'era di positivo? Quel senso di déjà vù mi aveva salvato più di quanto sperassi, era grazie a quel senso che, spremendo le meningi, mi ricordai del perchè mi sembrasse famigliare. Quella radura faceva parte della riserva degli indiani che erano tradizionali di quel posto. Quella era una radura speciale perchè nelle rare domeniche in cui potevamo ancora reputarci una famiglia normale, viaggiavamo fino a quello spiazzo per osservare i cerbiatti che passavano indisturbati senza dubitare di presenze umane. Per quanto ci provassi alla fine mi scontravo sempre con quello che riguardava il mio passato, per quanto ci provassi non riuscivo a rimuoverli dalla mente, avevo uno scrigno in un angolo del cervello in cui segregavo tutto con la promessa di non aprirlo più, ma alla fine per un motivo o un altro si apriva trascinandomi nel passato.
Scacciando quei pensieri feci retromarcia guardando per un'ultima volta Styles che ora si era alzato e mi guardava con quegli occhi carichi di troppo verde, era inquietante e sapeva tanto da film horror. Lo salutai beffarda accendendo la radio e abbandonando definitivamente lo spacciatore per tornare a casa.
 Da notare che con Styles era sempre così, si passava dal piacevole all'orribile con estrema voracità, ci distruggevamo e ci ricomponevamo a nostro piacimento come delle costruzioni della Lego senza badare ai sentimenti, ma la parte più divertente consisteva nel sottovalutarci .Lui mi credeva una fragile ragazza di buona famiglia incapace di reagire. Non più ora. Io lo reputavo un idiota patentato con dei seri problemi di comprendonio. Ancora ora lo pensavo fermamente. Eravamo equi, no?
Era il momento che Harry Styles pagasse di tasca sua tutti i danni che aveva procurato, letteralmente.
"Pronto? Parlo con gli Imbianchini & Co.?" proferii una volta che il mio interlocutore aveva risposto.
"Certo desidera?"
"Le dispiacerebbe mandare dei suoi lavoratori alla St. James High School di Greenwich domani pomeriggio alle quattro? Dica loro di imbiancare l'aula 27FC del secondo piano."
"Non c'è problema, saranno lì in perfetto orario. Desidera pagare in contanti o carta di credito?"
"In contanti." eccome se Harry Styles ne aveva di contanti. Disgustoso come se li fosse procurati, orribilmente disgustoso tutto quel denaro.
 
 
La mia intenzione era di andarmene a casa e potete scommetterci che l'avrei anche fatto se non fosse stato per un pensiero che sbucò improvviso mentre ero ancora alla guida. Mi mancava terribilmente Jake, avevo voglia di passare un po' di tempo con lui. Certo era un po' tardi perchè un bambino fosse sveglio, ma se domani avessi fatto saltato scuola e lui, guarda caso, fosse stato troppo male per andare all'asilo, sarebbe stata una giornata perfetta da passare insieme. Inoltre il senso di colpa mi stava divorando lentamente, mi sentivo come se l'avessi abbandonato, anche se erano solo quattro giorni che non lo vedevo mi sembrava passata un'eternità. 
Ciò spiegava del perchè mi trovassi alle undici di notte davanti alla casa di Ronny nella riserva, mi rassicurava sentire delle voci provenire dal giardino interno. Almeno non avrei svegliato nessuno.
La scena che mi si presentò davanti era abbastanza classica, un falò acceso scaturiva al centro con alte fiamme che salivano verso la notte stellata. Stranamente i piccoletti se ne stavano chi semi addormentato, chi ancora sveglio a sentire le storie di un vecchio indiano.
Greenwich per certi aspetti era davvero strana, si trovava nel mezzo dell'Inghilterra ma con presente indiani che avrebbero dovuto essere in America. Eppure i figli dei pellerossa erano arrivati fin qui stabilendosi e diffondendo la loro cultura per chi avesse voluto conoscerla, a me affascinava, ma mai quanto a Ronny. Quella ragazza era in tutto e per tutto immersa nelle loro tradizioni.Una cosa che adoravo della riserva erano proprio i falò, era divertente starsene ad ascoltare storie tramandate di generazione in generazione mangiando marshmallows bruciacchiati. Faceva tanto boy scout all'antica.
Sfortuna voleva che fossi arrivata alla fine e le uniche persone ancora presenti erano: la ragazza dai capelli lilla, alcuni suoi conoscenti che stavano svegliando i bambini per portarli a dormire e il nonno di Ron. Di Jake nessuna traccia, seppure mi fossi messa in punta di piedi per cercare di scorgerlo, sembrava scomparso. 
"Ehi." salutai Ronny sedendomi vicino a lei, dopo aver rivolto un cenno del capo ai pochi rimasti. 
"Benvenuta Falco Veloce." che fantasia ragazzi.
"Sì, sì, quello." sorrisi scacciando il pessimo soprannome con la mano e arricciando il naso.
"Dov'è Jake?" chiesi poco dopo rivolgendo lo sguardo un po' ovunque e scontrandomi d'improvviso con un paio nero pece che le fiamme risaltavano e creavano un risucchio per chi li guardasse.
"Sta dormendo. Come mai qui a quest'ora?" rispose lei stiracchiandosi e distraendomi. Cavolo quel tipo avevo degli davvero magnetici!
Che avessi trovato uno sfidante per Styles?
"In realtà ero venuta a prenderlo." ammisi continuando a scoccare brevi occhiate allo sconosciuto.
"Ma è tardi! Perchè non dormi qui invece? Ho una stanza spaziosa e lo sai." si impuntò pretendendo la mia completa attenzione. Imponendomi di smetterla di fissare quel ragazzo, rivolsi a Ronny uno sguardo indeciso.
"Bhè, non lo so. Poi creerei disturbo, quindi penso che..." cominciai incerta grattandomi nervosamente la nuca.
"Cazzate! Tu dormi qui è deciso!" esclamò entusiasta. Ronny Williams che usava termini volgari? Questa era da segnarsela.
"Ok, ok. Però prima voglio dare un'occhiata a Jake. Dov'è che dorme?" chiesi impaziente di rivedere il mio scricciolo.
"È dall'altra parte della strada, dopo quella fila di alberi c'è la casa di Cassie. Bussa pure, se n'è appena andata." mi spiegò indicando un viale contornato da alberi. Ecco un difetto delle case indiane era il fatto che si trovassero in mezzo ai boschi. Odiavo i boschi. Erano tutti così uguali.
"D'accordo." assentii incerta, avrei anche chiesto a Ronny di accompagnarmi se non fosse sbucato Niall alle sue spalle abbracciandola.
Ok, viale da percorre da sola. Ricevuto.
Senza scompormi più di tanto cominciai ad avviarmi, non era poi così male. Non sapevo cosa mi aspettavo realmente, infatti erano solo poche decine di metri, in lontananza si poteva già vedere la graziosa casetta, solo che era in mezzo agli alberi. Roba da niente, no?
"Ciao." trasalii spaventata girandomi velocemente per incontrare lo stesso sguardo magnetico che mi fissava da sopra il fuoco pochi istanti prima.
"Ciao." salutai a mia volta cercando di essere normale. Ero solamente in mezzo al bosco, a metà strada verso la casa, con uno sconosciuto. Preoccupante.
 "Piacere sono Noah." si presentò avvicinandosi e sorridendo amichevole. Almeno non si ero rivelato un pazzo psicopatico. Per ora.
"Piacere Melanie." dissi accettando la sua mano, aveva una stretta decisa il ragazzo.
"Non per sembrare paranoica ma perchè mi hai seguito?" chiesi voltandomi e continuando a camminare.
"Non è sicuro da questa parti di notte." rispose raggiungendo facilmente il mio passo. 
"Il cavaliere che aiuta la ragazza indifesa. Capisco." replicai ironica.Tuttavia apprezzavo la sua presenza, anche se erano pochi metri da percorrere preferivo essere in compagnia di qualcuno.
"In un certo sens..." stava dicendo quando si interruppe afferrandomi per una mano e imponendomi con un dito di tacere.
Ok, questo tipo aveva problemi e un po' di paura mi stava venendo.
Questo lo pensai prima di sentire il suono di passi strascicati e di risate in lontananza che si avvicinavano.
 "Sono ritornati." due parole che conteneva una rabbia inaudita, chiunque fosse ritornato a quanto pareva non era gradito.
"Ritornati chi?" chiesi incurante del mio tono di voce, infatti poco dopo mi tappò la bocca rudemente. 
"Zitta." impose gentilmente. Per modo di dire. 
"Vieni." disse prendendomi per mano e inoltrandoci nel bosco fino ad un albero abbattuto. Che cosa aveva in mente?
Senza tanti complimenti mi invitò ad accucciarmi al suo interno scoprendo, così, che all'interno era vuoto. Un tubo naturale di legno in sostanza.
 I passi si fecero sempre più vicini fino a sentire le squallide battute che quegli sconosciuti facevano. Ma chi diavolo erano?
Una domanda a cui non avrei voluto avere una risposta immediata, una domanda con una risposta che mi avrebbe ferito, una domanda che avrebbe rivelato molto più di quanto mi aspettassi.
"Cosa distruggiamo oggi?" chiese uno del gruppo, a sentire dalle voci dovevano essere in quattro o cinque.
"Perchè non bruciamo la casa di Cassie Sarrows? Quella bastarda non sa farsi i cazzi suoi." pronunciò una voce che avevo imparato a conoscere quanto scacciare, una voce di seta, ma roca. Una voce di cui conoscevo ad occhi chiusi il timbro. Una voce che aveva pronunciato delle parole tanto taglienti appartenente ad una sola persona. E quella persona era Zayn Malik. Il lupo cattivo era tornato.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
SPAZIO ME!!
Oddio questo capitolo è chilometrico *_*
Giuro che quando l'ho scritto non pensavo sarebbe stato così lungo, ma forse sarà anche perchè mi sono concentrata molto sulla prima parte.
No, retifico, mi sono divertita un mondo a scriverlo LOOL
Non è ancora arrivato il momento delle scene hot, Mel sa resistere eh? ^^
Ve lo aspettavate? Io sì ahahahah
E poi arriva la parte faiga, la comparsa di Zayn Malik! Come avrete capito, non h inserito solo Harry. Sono i One Direction non Harry Styles, quindi un poco alla volta fanno la comparsa tutti (:
Spero di non aver deluso le vostre aspettative e se l'ho fatto mi dispiace çç
Non smetterò di ringraziarvi abbastanza per tutto il supporto che mi state dando: 28 RECENSIONI allo scorso capitolo! Ma ci pensate? Sono tantissime!
Cavolo ragazze non so più come dirvelo: thanks, danke, mucias gracis (se scrive così). Non avrò carriera come traduttrice ahahahaha
Ho anche un po' di notiziuole <3
Sono 3: 
La prima è che ho scritto una OS su Cher Lloyd, e stavo pensando di trasformarla in fan fiction, ma boh. Sono indecisa.
Se mi consigliaste, dopo averla letta, se dovrei mi farebbe piacere fdigtiuolgjjiobghg
Qui :)


La seconda è che ho cominciato un nuova fan fiction a quattro mani con Demi_Tommo <3
Qui :)



E in ultimatum sto pensando a una fan fiction su Niall Horan, che si intitolerebbe Black Wings. Vi intriga come nome? c:
 
 
 
 
P.S. Vi piace il banner?
I crediti vanno a  xniallhoransoul di Tumblur, purtroppo ho perso il suo contatto di Twitter, questo è di Tumblur :)
A presto xxx

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


 

"Mi hai portata in posti dove non ero mai stata

ora sono a terra, su un pavimento duro e freddo."

I Knew Were Troble- Taylor Swift







Trailer

 "This is the night."- Momenti fra Melanie Scarlet ed Harry Styles.

Capitolo 16





Arrivava quel momento che presto o tardi colpisce tutti, quel momento in cui non potevi più chiudere gli occhi e mettere le mani sulle orecchie. Arrivava quel momento in cui gli scheletri dell'armadio iniziavano una tacita rivoluzione di cui non si era partecipi finchè non ci si accorgeva all'ultimo di essere noi stessi i bersagli. Arrivava quel momento in cui dovevi fermarti e affrontare il passato. Quello era il mio di momento.
14 anni. Zayn Malik e Melanie Scarlet. Disegni.
Queste erano le parole chiave per aprire la serratura di un fiume in piena focalizzato su un solo sgradevole ricordo.
 

"Tu sei speciale." l'unico complimento che a quell'età avevo mai rivolto ad un ragazzo.
"Tu mi capisci." l'unica frase che aveva mai sentito dire da quel ragazzo in mia presenza.
"Allora siamo speciali e ci capiamo insieme." questa era l'unica conclusione che a tutti e due sembrava vera e sincera senza sospettare che fosse debole come il vetro: duro al tatto ma ridotto in mille pezzi se lasciato cadere.
E noi avremmo lasciato cadere la nostra amicizia in un burrone.
Ciò che mi aveva portato a conoscere Malik era la sua riservatezza, non era presuntuoso, pieno di sè semplicemente faceva ciò che aveva voglia di fare passando inosservato. O meglio passando inosservato a tutti al di fuori di me.
Avevo quattordici anni e il mio inferno a casa era agli inizi, l'unico diversivo in grado di distrarmi era la scuola, un rifugio fatto di mattoni e di studenti mi impedivano per almeno sette ore al giorno di non inabissare in liti violenti. Era anche con questi pensieri che avevo cominciato ad osservare ciò che mi circondava, non lasciavo più correre lo sguardo vacuo ma lo lanciavo da un volto all'altro. Stavolta osservavo le azioni che quei volti anonimi suggerivano.
Dopo un tempo niente più mi sorprendeva eccetto Zayn. Lui era l'eccezione, si adombrava e risplendeva contemporaneamente, sembrava gridare di essere guardato da tutti i pori eppure lui non parlava. Erano gli occhi che esprimevano il tutto.
Nessuno ascoltava o faceva finta di non accorgersi, per me lui era diventato come un polo da cui ero attratta irrimediabilmente. 
Ogni volta che nella lezione di arte dava libero sfogo all'immaginazione mi piaceva osservarlo da vicino, fare finta di sembrare indecisa sul cosa disegnare come pretesto per osservare la scintilla nei suoi occhi e le movenze decise con cui trasformava la semplice tela bianca in  lussureggianti paesaggi dai colori vividi, tenui, forti. Ogni sfumatura di colore riluceva di un significato che solo lui poteva conoscere affondo. Forse era anche per questo che inavvertitamente i nostri poli cominciarono a sfiorarsi.
 Mi accorsi di come ricambiava le mie occhiate dopo aver visto l'impegno che mettevo anch'io nelle mie creazioni. Con il solo pretesto di osservarlo quel ragazzo dai capelli color pece e dagli occhi d' ambra colata mi aveva dato il libero accesso ad un nuovo mondo dove le parole erano solo ingombranti, dove erano i tratti decisi del pennello a lasciar esporre i dialoghi. Un mondo dove realtà ed immaginazione si rincorrevano in disegni ricchi di significato.
Le nostre prime parole cozzarono fra loro per unirsi in quelle che sarebbero state le prime frasi di un'amicizia durata un anno soltanto. Oltre a quelle parole non ci rivolgemmo più parola, ci servivano quelle frasi solo per fare una constatazione importante, dopo ci limitavano ad annuire con enfasi e con un sorriso positivo se ritenevano il quadro dell'altro terminato oppure ad uno sguardo corrucciato per intendere che mancasse qualcosa. Per noi non aveva più senso basarsi sul giudizio dell'insegnante quando avevamo i nostri giudizi personali, e ci bastavano.
La nostra quiete fatta di sguardi e sorrisi rubati si interruppe nell'esatto istante in cui i nostri poli si scontrarono. Zayn cominciò ad uscire con ragazzi più grandi di lui, a usare la lingua per osservazioni acute e taglianti verso chiunque osasse contraddirlo per poi sfociare in diffidenza, comparendo alle lezioni di arte rare volte. 
Era in quel periodo che avevo capito di averlo perso, ma per questo non mi disperavo, con la mia sciocca mentalità pensavo che avrebbe capito da solo che stava cambiando in peggio. Forse avrei potuto fermarlo se avessi previsto il suo cambiamento radicale. Quei forse mi avrebbero sempre tormentato ogni volta che nel futuro avrei incontrato occhi simili ai suoi.
Avevo scoperto di riuscire a reggermi anche senza di lui, di riuscire ad entrare a compromessi con la pittura ed era in quegli accordi che stavo dipingendo uno dei migliori quadri che mi e venuti fino allora. 
Mi piaceva la semplicità che rappresentava: un semplice passero in volo su un cielo limpido disarmava chiunque lo guardasse. 
Era così che mi sentivo, come quell'uccello: desiderosa di volare, di spiccare il volo una volta per tutte illudendomi di riuscirci.
Fu con la realizzazione di quel quadro che i nostri poli si respinsero definitivamente.
Zayn era diventato irriconoscibile, si era innalzato su un piedistallo di prepotenza e aria da cattivo ragazzo che catturava e faceva rabbrividire tutti a scuola. Del ragazzino impacciato era rimasta l'ombra solo nei suoi quadri. E lui lo sapeva, come sapeva che quelli erano il suo punto debole.
Solitamente, su richiesta dell'insegnante, lasciavamo i nostri quadri nell'aula di artistica ben disposti in file ordinate e coperti da tele di un immacolato bianco.
 Di solito ero sempre la prima ad entrare in quell'aula e l'ultima ad uscirne, quel giovedì non ero da meno. Tuttavia quel giorno era anche la volta della distruzione della fragile amicizia che avevamo instaurato con i giorni io e Zayn. Quello era il giorno in cui tutto si sarebbe spezzato a metà. Letteralmente.
Lo trovai mentre stava distruggendo un quadro, il suo quadro. Adoravo quel disegno, esprimeva una solitudine desolante che mi rappresentava in tutto e per tutto. Rappresentava il mio stato, come quando ci si ritrovava in mezzo ad una folla ma anche se si era circondati da persone ci si sentiva soli. Ecco cosa rappresentava quel quadro. 
Mi guardò dapprima sorpreso, poi con una scrollata di spalle continuò la sua personale distruzione. Voleva cancellare l'unica cosa che lo rendeva ancora riconoscibile ai miei occhi.
Ed infine arrivò a quel quadro, al mio quadro. Senza tanti complimenti strappò l'involucro bianco che mi ero premurata di mettere come protezione osservandolo per una frazione di secondo e facendosi spuntare un ghigno soddisfatto sul volto imperscrutabile.
"Quello è..." avrei voluto finire la frase in tempo, ma Zayn non me ne diede il tempo, prese la tela e, aiutandosi con le ginocchia, la spezzò in due buttandola indifferente fra gli altri quadri rovinati. Lui non sapeva che quel quadro era mio. Lui non sapeva di aver tagliato le mie ali. Lui non sapeva di aver intrapreso un strada facile ma dolorosa. Ma sapeva di avermi allontanata del tutto da lui e non gli importava.
 
 
 
Le voci cominciarono a ridacchiare maligne cominciando a scomparire con i loro passi, mi sarebbe piaciuto che la loro uscita fosse come quando passavano le tempeste. Di poter realmente tirare un sospiro di sollievo ed esclamare di felicità per il fatto che se ne fosse appena andata. Ma no quei ragazzi, non erano tempeste, erano degli uragani che se scatenati avrebbero distrutto il tutto. Avrebbero spazzato senza riserve vite di poveri bambini innocenti. Avrei sacrificato la mia vita per salvare Jake e non solo.
"Hai sentito che cosa hanno detto?" domandai disperata uscendo da quello scomodo tronco incavo.
"Ho sentito." abbozzò un cenno del capo rigido. Anche lui come me era legato da una tensione che non aspettava altro se non di essere liberata.
"Io vado lì." affermai con una nota di panico, il solo pensare a Jake ferito mi faceva rizzare la pelle d'oca. Ero scappata da un incubo per ricadere in uno più grande.
"No." negò scattando con me e afferrandomi rapace il braccio.
"Senti non ti conosco, ma se c'è una cosa che so è che non permetterai di sacrificare la vita di bambini innocenti." mi infuriai strattonando il braccio, più l'ira faceva presa dentro di me e più l'adrenalina saliva. Mancava solo il colpo di grazia per farla esplodere ed espandere.
"Ci sono cinque bambini lì dentro, più Cassie e suo marito Bred. Dobbiamo sfruttare l'effetto sorpresa, ora che sappiamo cosa succederà qualcuno deve avvisare i rinforzi." cominciò a parlare velocemente, le sue parole erano come scaglie di ghiaccio, invisibili, ma letali.
"E fermarli semplicemente no eh?" chiesi sarcastica lanciandogli un'occhiata neutra che ero sicura avrebbe a malapena scorto in quel buio.
"Siamo due contro cinque o sei ragazzi con una stazza compromettente, se non siamo riusciti a fermarli noi della riserva, secondo te ci riusciamo noi due?" terribilmente vero, per metà stavo ascoltando quello che diceva, ma l'altra metà voleva solo correre a salvare Jake e tutti quei bambini che stavano giocando divertiti nel mondo dei sogni.
"Bene. Questo è il mio cellulare, vai a chiamare aiuto. Ognuno farà a modo suo, tu fai secondo i tuoi piani io secondo i miei." affermai affannata continuando a guardare verso il tetto della casa che a malapena si intravvedeva.
"Non ti lascio andare da sola." affermò riprendendomi di nuovo il braccio, cazzo stavo perdendo tempo prezioso: lo capiva!?
"E invece lo farai. Senti Noah farò tutto ciò che ho in mio potere per salvare quegli innocenti, non è di me che ti devi preoccupare, ma di loro." ero come una pentola con troppa acqua dentro, aspettavo solo di essere spenta o sarei esplosa. E io volevo esplodere.
Stavolta con forza tolsi la sua mano che me lo artigliava e mi voltai verso la casa cominciando di già a correre.
Mantenendo la stessa velocità mi voltai un'ultima volta verso il ragazzo in mezzo al bosco urlandogli: "Vai!"
Avvenne quando mi voltai: le fiamme divamparono nel cielo come lingue appiccicose facendosi strada e divorando non solo il terreno circostante, ma anche il cielo stesso, sotto il fuoco ardente che cresceva a vista d'occhio esplosi anch'io, il panico e l'adrenalina facevano a gare con i battiti di un cuore impazzito.
Nonostante vedessi alcune persone che correvano lontane dalla casa in fiamme il mio istinto non si spense. Volevo accarezzare con gli occhi Jake per vedere se stesse realmente bene, volevo stringerlo a me per poter capire di non sognare. Volere e speranza erano facili da confondere.
"Dov'è Jake?" urlai nella loro direzione, accelerando ancora di più la mia corsa.
"Chi?" chiesero smarriti, li lasciai perdere cominciando a cercare il suo volto fra i bambini presenti. Uno..due...tre...ma lui e un'altro ragazzino mandavano non c'erano. Cazzo, cazzo, cazzo.
E per la prima volta mi sentii impotente, vedevo il fuoco divampare, sentivo le urla di chi si era accorto di ciò che succedeva, ma tutto sembrava andare al rallentatore.
Morte.
L'unica parola che mi fece agire d'istinto, mi tolsi la giacca per poi strappare un pezzo di stoffa dalla camicetta, senza perdermi ancora d'animo indossai nuovamente la giacca come una specie di mantello di protezione e mi tuffai in quello che sembrava l'inferno in terra.
Fumo, tanto fumo, ovunque. L'aria era irrespirabile e gli occhi lacrimavano al contatto con fiamme tanto vivide, mentre spegnevo piccole fiamme che avrebbero divampato sui vestiti dandomi per spacciata, mi continuava a chiedere come cavolo ci fossi finita in quella situazione. E fu allora che lo sentii.
"Aiuto!" una parola sillabata e ripetuta più volte mentre mi precipitavo verso la scia costituita da quel tono che perdeva consistenza. Quella voce mi riportò al secondo piano, le scale, essendo di legno, si disintegravano ogni volta che subivano troppa pressione, con il rischio di cadere nel nulla. Allettante.
"Jake? Sei qui?" cominciai a gridare tossendo convulsamente, ogni singola parole permetteva al fumo di insidiarsi fra le miei corde vocali, finire in gola e aggrapparsi come sanguisughe ai polmoni.
"Melanie! Sono qui!"
Quella porta me la sarei ricordata per sempre, semplice, socchiusa e soprattutto intatta. Dietro quella portata si trovava il mio scricciolo. Sentivo il calore sulla pelle che stava diventando insopportabile, quella casa era come un mini forno per gli esseri umani.
"Oddio Jake, grazie a Dio." mi tuffai fra le braccia del bambino d'istinto, sentire il suo piccolo cuore battere contro il mio era una delle sensazioni più confortanti mai provate, il profumo dello shampoo alla pesca mi stava impregnando le narici, facendolo diventare il nuovo ossigeno da respirare.
"Credevo di non rivederti mai più." mormorò ricambiando la stretta con tutta la forza che può avere un bambino.
"E invece mi vedrai, non ti lascerò più, promesso. " sussurrai con gli occhi lucidi, riflettendoli nei suoi. Quel blu dei suoi occhi sembrava compensare l'assenza dell'azzurro del cielo di giorno in quella notte.
"C'è anche lei." si riscosse indicando una minuscola figura che se n'era stata in disparte fino ad allora.
"Stai bene piccola?" mi avvicinai con calma per non spaventarla. Si limitò ad annuire lanciando un timido sorriso.
Il viso ero sporco di fuliggine, come i nostri del resto, ma i suoi occhi, di un'impressionante marrone, mi riportavano alla mente la figura di un'altra persona. Pura allucinazione dovuta al fumo.
Stavamo tutti bene, ma per poco se non mi inventavo qualcosa. Subito.
"Suggerisco di provare ad andare di sotto." dissi incerta girandomi verso la porta aperta e scoprendo costernata che il fuoco si era avvicinato furtivamente scoppiettando e bloccandoci in quella stanza. 
Eravamo Fottuti. Ma non era la prima volta che ci rimanevo secca, qualcosa avrei escogitato.
Cominciai a camminare il cerchio guardandomi intorno nervosa per poi lasciar cadere lo sguardo sulla finestra. Oh no, era pericolo. Oh sì, era la nostra unica speranza. Pro e contro combattevano una dura battaglia. Stavo scegliendo se morire arrostiti o morire spiaccicati, cazzo che sadismo.
"Ok ragazzi ora faremo bungjunping." proclami avvicinandomi alla finestra, anch'essa con sbuffi di fuoco. Evitai di dire senza corda.
Sotto c'erano dei cespugli. ottimo. Avrebbero fermato la caduta ed era ciò che più desideravo, qualcosa che fermasse la mia idiozia. Mi tolsi la giacca per spegnere le fiamme che circondavano la finestra per poi aprirla.
"Siete pronti?" domandai incerta, ma che minchia di idee mi venivano?
"Allora io vado per prima, poi voi due saltate sopra di me, intesi?" ero sicura che quello fosse il piano più idiota della storia, ma se ne avevate di migliori ero pronta ad ascoltarvi. Di sicuro la casa avrebbe ceduto prima che potessero arrivare in nostro soccorso, tanto valeva arrangiarsi.
"Capito." annuirono avvicinandosi anche loro alla finestra. 
"Non perdete tempo, dopo che che sono cad...saltata seguitemi subito. Come un trenino, sarà divertente!" li rassicurai, meglio farla trasparire come qualcosa di meno drammatico.
E fu così che con il gola saltai nel vuoto, che sentii il dolore propagarsi per il corpo quando atterrai e mi sentii solleva nel sentire i due corpicini che mi vennero dietro.
Nel bene e nel male li avevo salvati e per questo sorridevo, sorrisi guardando forse per l'ultima volta le stelle prima di collassare nel buio più completo.
 
 
 
 
 
 
 
 
Spazio Me!
E...ho aggiornato! Da notare che sto alternando mattina e sera ogni giovedì, non sto apposto lolz
Ok Jake è vivo, credo. E Melanie cos'è? Se fosse morta? muahahahah lo scoprite nel prossimo capitolo lolz
Inoltre la prima parte con Zayn vi ha sorpreso? Diciamo che si ricollega alla stizza di Melanie per la punizione. Infatti non era solo per Styles, ma perchè la pittura le ricordava Zayn, ma io ovviamente lo rivelo dopo ben 10 capitoli. Sono anormale, lo so.
Infine le parole all'inizio del flash back sono le uniche che i due si rivolgono direttamente c:
Non posso che sperare che vi sia piaciuto :)
Bene ora possiamo fare PARTY HARD!!! Ahahahah
No, cavolo siamo arrivate a 324 recensioni, vi rendete conto! E sì ho davvero usato il plurale perchè è grazie al vostro tempo che abbiamo raggiunto un livello tanto alto. Non posso che ringraziarvi di cuore, siete fantastiche.
E sto parlando anche di quelle lettrici silenziose che si limitano a leggere, grazie anche a voi belle ^_^
Inoltre per chi magari era interessata alla fan fiction che avevo nominato nello scorso capitolo "Black Wings" non ancora scritto, ho messo il trailer su youtube :)
(Cliccateci sopra c:)

 
Ultimissima cosa! 
 
Vi consiglio una fan fiction degna di essere notata, davvero molto bella che seguo sempre volentieri e che vi lascerà attaccati al pc finchè non l'avete finita. Parola di Andre66 :)

 
Vi lascio con le gif <3  
 
        

          Melanie che parla con Noah.                                                         Melanie che lo sorpassa.
 
A presto, Andreea xxx

 

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


"Siamo esattamente dove dovremmo essere
Sollevo le braccia per aperte, apro gli occhi
E adesso voglio vedere solo
Un cielo pieno di accendini

Un cielo pieno di accendini"

Lighters- Cover




Trailer

 "This is the night."- Momenti fra Melanie Scarlet ed Harry Styles.

Capitolo 17




Una delle sensazioni più opprimenti che si potevano provare erano quelle indefinite. Quelle a cui non riuscivi a dare un nome, ma che ti rodevano un poco alla volta facendoti sentire inutile. Come quando si stava in apnea e finalmente se ne usciva, non importava quanta acqua ti fosse entrata nelle orecchie, quanto il cuore battesse forte ma solo il fatto di esserti liberata da quella sensazione intollerabile.
Questo era il mio desiderio lampante, lo stavo pensando e non mettendo in pratica. Perchè? Cos'era che mi bloccava dal ritornare in superficie?
Semplice: non riuscivo a capire dove mi trovavo, era un continuo cambiamento di colori finchè il buio non lasciò il posto ad una luce bianca spettrale che non aveva fatto altro che confondermi.
Che fossi in paradiso? Magari, ma sicuramente no.
Fu un attimo, pochissimi secondi prima che il mio corpo approfondisse l'impatto di un'altra mole che si era fiondata su di me, ma non mi fece male, mi provocò solo un sordo lamento di dolore. Insomma cosa di poco conto se ti eri appena svegliata in chissà quale luogo.
Per un istante la mia vista si appannò giocandomi strani scherzi su ciò che vedevo.
Eh che cazzo mi avevano drogata?! Non ci stavo capendo più niente.
 "Stai bene per fortuna." sussurrò una voce cristallina stringendosi ancora di più a me. Bene o ero ancora nel mondo dei vivi o quello era un angelo.
 "Chiunque tu sia scollati un attimo." replicai desiderosa di alzarmi, avevo tutto il suo peso sulla pancia e riuscivo a malapena a respirare. Di questo passo ci finivo ugualmente nella tomba.
"Scusami Melanie." la persona misteriosa si spostò velocemente. Poteva benissimo arrivare un killer e non sarei riuscita a vederlo in volto da come la mia vista continuava ad appannarsi frequentemente facendomi vedere solo squarci di dove mi trovavo. Dio che frustrazione!
Molto, ma molto lentamente mi alzai dal lettino su cui ero stesa mettendomi in posizione eretta e facendo pendere le gambe. Era infantile ma mi aiutava a non perdere la calma.
 Come odiavo il buio, odiavo anche le cose poco chiare ed era maledettamente demoralizzante viverle in prima persona.
Per una volta dopo anni avevo il caos nella mente e in quello che mi circondava.
Strofinai gli occhi con le dita come facevo abitualmente dopo essermi svegliata e lanciai un'occhiata in direzione alla persona di prima. Mi sembrava di essere impazzita siccome l'unica cosa che riuscivo a distinguere erano colori sgargianti. Ma dove cazzo ero finita?
Non sapevo cosa cavolo mi stava succedendo ma non mi piaceva, non mi piaceva per niente.
L'ultima cosa che ricordavo ero un calore troppo pressante per resistervi e una caduta poco fortunata. A cosa diavolo pensavo quando mi ero buttata da quella finestra non ne avevo idea.
Mi concessi respiri pronti e regolari facendo abituare la vista a ciò che accarezzava passivamente, un poco alla volta tutto riprese un senso, anche i ricordi che si sparpagliarono per la mente desiderosi di farmi rammentare tutto. Dalla A alla Z.
"Ehi Ron." replicai con un sorriso sghembo e una serenità allarmante.
"I medici hanno detto che non ti sei fatta niente." affermò scrutandomi come solo lei sapeva fare. Quella ragazza era fottutamente astuta e astuti erano i suoi occhi. Indirettamente mi chiedeva cosa era successo, anche se non dubitavo sul fatto che lei l'avesse già scoperto. Voleva semplicemente la mia versione dei fatti.
"Mi sono buttata da una finestra per non bruciare viva. Come non volevo far bruciare Jake ." sogghignai per quanto quella scena sembrasse assurda. Erano cose che facevo tutti i giorni, ci stava molto bene in un elenco: colazione, scuola, saltare da case infuocate, punizioni. Visto? Era tutto molto ordinario e normale.
"Ho visto la tua caduta." commentò con una solida tristezza nel tono. Che fosse incazzata?
"Mmm...ok. Jake e...la bambina stanno bene?" chiesi dimenticandomi il nome della piccola ragazza dagli occhi spruzzati di caramello.
"Anche loro ne sono usciti illesi." replicò asciutta continuando a scrutarmi, quella calma fredda non le si addiceva. Neppure un po'.
Si mossi a disagio sul lettino, tra l'altro scomodo, spostando lo sguardo sulla spoglia stanza d'ospedale. Quella stanza sprizzava più desolazione che allegria, avrei preferito svegliarmi a casa, con il raggi del sole che giocavano con i miei capelli anzichè in una stanza simile ad altre mille stanze di un noioso ospedale, con i suoi mobili e il bianco delle pareti si esprimeva come un distaccamento. Era come un bollino, un promemoria che ti ricordava il fatto che lì dentro la vita e la morte giocavano un gioco impari. Non odiavo gli ospedali- almeno quelli no- ma non ne provavo nemmeno simpatia. Era tutto così pulito da sembrare tutto finto, la luce sembrava irreale come i rumori che sentivo fuori dalla porta chiusa.
Ma era pur sempre in un ospedale che le mie speranze si erano solidificate. Era pur sempre in una clinica che mi avevano dato la conferma di una notizia rivoltante quanto rigenerante, era in un ospedale che ci avevano informato sulla morte di nostro padre. In quella finzione avevo pensato che le nostre vite sarebbero migliorate, che mamma avrebbe finalmente ripreso a vivere. Era sempre in quel luogo che tutto si era inabissato così come era apparso.
"Siamo al Rosmery's Hospital?" mormorai stanca, mi ero appena svegliata ma invece di sentirmi rinvigorita mi sentivo uno zombie vivente. E probabilmente questo era anche il mio aspetto.
"Sì." bene era lo stesso ospedale in cui era morto. Macabro.
La distensione fra noi si ruppe quando Ronny mise da parte la sua apparente calma dando spazio alla sua rabbia.
"Ma che cazzo ti era saltato per la mente! Come hai potuto rischiare la tua vita? Melanie ma ci pensi quando stai per fare qualcosa! Ti avevo detto: "Niente cose stupide." era così difficile da capire?" Appunto. Quando la ragazza dai capelli lilla si arrabbiava niente e nessuno frenava la sua furia. Per certi versi era come il vento: piacevole, rinfrescante, giocoso ma anche terribilmente stronzo se ci si metteva.
E il quel momento stava dando sfogo a quella che lei definiva "preoccupazione ad un livello collassante" e ovviamente ero io che avevo scatenato tutto. Viva il mio tempismo.
"I pompieri non sarebbero arrivati in tempo." borbottai aumentando il ritmo delle mie gambe a penzoloni. Scrutai la sua figura che faceva avanti e indietro per il nervosismo con sfida sapendo che, nonostante tutto, avevo ragione.
"Tu non puoi rischiare così." continuò come se non avessi parlato. Effettivamente aveva bisogno di sfogare tutta la sua rabbia repressa, preferii tenere la bocca chiusa lasciando che si sfogasse. Sfogare tutta la collera che aveva in corpo era meglio che lasciarla marcire dentro. Le avrebbe aperto la via al sollievo e non al rancore. Il mio personale uragano sferzava la sua personale furia e ciò non faceva altro che farmi sorridere.
"Che c'è!?" sfortuna voleva che mi avesse vista. Questa sì che era sfiga.
"Ti voglio bene." risposi con un alzata di spalle sorridendo sincera. Sapere che avevo ancora qualcuno che si preoccupava delle cazzate che combinavo e che mi sgridava come solo mamma faceva era tremendamente rassicurante.
"Vieni qui." sussurrò scuotendo la testa pensierosa. Anche se teoricamente era lei che si era avvicinata e mi stava stritolando in un abbraccio. Meglio così.
"Ma Allyson che fine ha fatto?" domandai pensierosa, sentivo la sua mancanza pressare le mie spalle. Non era da lei non venire qui ed urlarmi quanto potessi essere idiota. Le uniche volte in cui saltava scuola o stava male lei o stavo male io. Era come una tacita promessa, io passavo il mio tempo con lei e lei con me.
"Non ne ho idea. Non risponde nè ai messaggi, nè alle chiamate." replicò sconsolata senza mollare la presa. Quella ragazza avevo una forza formidabile o forse ero io che semplicemente stava vedendo il doppio prima di ritornare nel buio.
 

"Le abbia somministrato troppi antidolorifici." spiegò la voce di un dottore dopo che ero rinsavita e mi ero messa a bestemmiare dalla rabbia.
"Ma se non mi sono fatta niente a che cavolo mi servivano gli antidolorifici?" chiesi eloquente, che incompetenza che c'era a questo mondo. E che scazzo sentirmi senza forze.
"I sedativi erano d'obbligo per farla calmare signorina." rispose neutro scrutando la solita cartellina d'ospedale. Ma cos'era: ero in un ospedale psichiatrico?
"Posso ritornare a casa?" chiesi sistemando meglio il cuscino duro che mi teneva sollevata la testa. E ci speravo pure che mi rispondesse di sì.
"In realtà vorremmo fare ancora dei controlli per essere certi che lei non abbia riportato un emorragia interna." non riuscivo a capire come pretendevano i dottori che sapessi di cosa parlavano.
"Quanto tempo ci vorrà?" domandai ancora all'estremo dell'esasperazione. Perchè il "non ti sei fatta niente per pura botta di fortuna" non poteva corrispondere a "sei libera di andare dove cazzo ti pare"?
"Una settimana al massimo." non si poteva sentire! E io che diavolo facevo lì una settimana?
"E Jake?" ormai la nostra conversazione era un botta e risposta, io chiedevo, lui rispondeva.
"Essendo il suo corpo nel pieno della crescita ed aver accusato un duro colpo, nonostante fosse attutito dal suo corpo, ha una leggera contusione alla mano." un lungo discorso di cui l'unica cosa che avevo realmente capito era della contusione al braccio.
"In poche parole?" gli feci segno di sintetizzare per una comune mortale, con alle spalle anni e anni di punizioni. Detto così sembrava un merito.
"Abbiamo già fasciato il suo braccio, ma dobbiamo tenerlo sotto osservazione. Non si è mai troppo prudenti." la fece breve scrutandomi frustato. Non poteva dirlo subito?
"Quanto tempo?"
"Una settimana come lei circa." si soffermò pensandoci, non avrei avuto un colpo di fortuna maggiore. Ora sapevo dove avrei passato il mio tempo.
"Ma ha bisogno di riposo, quando non vi saranno problemi potrà andare a fargli visita." ma mi leggeva nel pensiero? Intanto si era assicurato una mia occhiataccia.
"Come vuole." scrollai le spalle con disinvoltura sprofondando nelle coperte.
"Bene, verrò più tardi a fare dei controlli." ovviamente dava per sottinteso che avrei fatto la brava bambina che sarebbe rimasta nel suo lettino fino a nuovo ordine. La convinzione fotteva la gente.
 
 
Le giornate in ospedale erano tremendamente noiose, il problema sostanziale era che dopo avermi beccato tre volte nel reparto bambini, avevano deciso di affibbiarmi un'infermiera personale alle costole, per "mantenere l'ordine" testuali parole della gentilissima, educatissima, bellissima donna. La batteva la Hetkins in tutti e tre le cose. E se la Hetkins era una megera questa era già da seppellire.
Le ore si susseguivano fra Internet, varie visite di Ronny, di Allyson nessuna traccia, e rare scampagnate per l'ospedale quando riuscivo a fregare la vecchia.
Sintetizzando il tutto, una delle settimane più lunghe della mia giovane, ma non inutile, vita.
Era in un soffocante venerdì che la voglia di rivedere Jake si stava facendo sentire che il mio cellulare, il quale sembrava passato a miglior vita, si decise a squillare.
"Pronto?" avevo una paura insensata che si trattasse di Harry. Per quanto cercassi una scappatoia per non indirizzare i miei pensieri su di lui, bastava un piccolo particolare per recidere i miei sforzi.
"Ciao Mel." voce dolce, leggermente calata di tono appartenente ad un muscoloso ragazzo.
"Liam?"
"Hai indovinato." sospirai sollevata sistemando meglio il cellulare all'orecchio.
"Come va?" chiesi tanto per fare conversazione osservando con finta attenzione le mie unghie mangiucchiate. Dovevo assolutamente rifarmi lo smalto.
"Io sto bene, ma ho saputo che hai trovato una nuova casa nell' ospedale." scherzò alleggerendo già dalla partenza la conversazione. Non sapevo come diavolo potesse Liam ad essere imparentato con Harry, ma su una cosa non avevo dubbi: la diversità fra i due era troppo netta per non essere notata.
"Spiritoso, vediamo quando ci finisci tu." replicai con un sorriso smorzato. Ripeto: io stavo benissimo, erano i medici pignoli.
"Sai mi sarebbe piaciuto venire a trovarti, ma avevo un po' di cose da sistemare." confessò abbassando il tono e permettendomi di scorgervi un certo di spiacere. Se fosse stata una puntata di qualche serie tv per casalinghe disperate si sarebbero potuti sentire commenti del tipo: "Oh che carino."
"Che dolce."
E poi sarei arrivata io con: "È mio stronze."
"Che genere di cose?" chiesi distogliendo i pensieri della mia mente contorta, qualunque cosa mi avessero amministrato mi stava facendo uno strano effetto.
"Oh niente di importante." lasciò cadere la domanda con noncuranza.
Siccome ci stavo parlando al telefono e non avendolo davanti mi accontentai di quella misera risposta.
"Però voglio farmi perdonare." affermò poco dopo, come se quello che aveva appena detto avrebbe fatto la differenza per salvare il mondo. Che cavolo di paragone avevo appena fatto? Cribbio quei cazzo di medicinali erano tremendi per i miei pensieri! 
Era irrimediabilmente senza speranza.
"Mmm...continua." lo incoraggia curiosa alzandomi di scatto e abbandonando la mia posizione supina.
"Bhè...sì ecco...potremmo uscire."
Non ne ero davvero sorpresa, mi sarei aspettata una simile richiesta considerando il nostro momento intimo, un'uscita con Liam non sarebbe stata male.
"Ma se non vuoi non c'è nessun problema." si affrettò ad assicurare avendo ricevuto un lungo silenzio da per mia.
"Cazzo sì che voglio!" esclamai velocemente rendendomi poco dopo conto dell'enfasi che ci avevo messo.
"Cioè va bene, usciamo. È ok." mi affrettai a rimediare utilizzando un tono disinteressato. Questa era la vera Melanie.
"Perfetto." rispose con la nota di una mezza risata nella voce. E così con le mie figure ero apposto per oggi.
Che poi, tanto per fare cronaca, solo con lui perdevo il controllo della situazione e mi lasciavo sfuggire pensieri che avrei voluto tenere per me stessa.
"Ti va bene mercoledì?" chiesi risvegliandomi ancora una volta dalle mie complicate congetture.
"Certo, ma a una condizione." posi ricordandomi di una piccola creatutina scricciola, scriocciola.
"Che sarebbe?"
"Dovrai accettare il pacco completo: sia me che Jake." risposi con non chalance, potevano esserci milioni e milioni di ragazzi, ma avevo imparato la lezione. Non avrei lasciato più Jake da solo.
"Accetto con piacere! Vi vengo a prendere alle quattro." replicò entusiasta, niente note di dispiacere o altro nella voce. Quel ragazzo stava guadagnando punti.
"Bene. Così presto?" domandai dubbiosa, cosa aveva in mente?
"Già, ti porto in un posto." come non detto la somiglianza con Harry si faceva sentire. Ed anche il senso di dèjà-vù non tardò a ricordarmi in che "posto" e come era finita con Styles.
"Ok, a mercoledì allora." risposi adombrandomi percettibilmente. Styles. Styles. Styles. E ancora Styles. Uscire dalla mia mente, no?
No, ora dovevo sostituirlo con Liam. Liam. Liam. Farla diventare una cantilena che stava andando al ritmo con l'eccitazione di rivederlo e di passare una giornata con lui.
Ma la differenza sostanziale era che la prospettiva dell'appuntamento -perchè si trattava di un appuntamento, giusto?- mi allettava e non impauriva come era successo con Harry.
Per smorzare il mio entusiasmo stavo sgattaiolando verso la stanza di Jake che era al terzo piano, mentre la mia era al secondo. Per arrivarci avevo due opzioni: o prendevo le scale - ma anche no- o l'ascensore. Considerando l'allergia che il solo pensare alle decine di gradini da percorrere mi provocava, mi arrischiai di prendere l'ascensore nonostante la mia divisa ospedaliera.
"Aspetta." proclamò una voce entrando per un soffio nell'ascensore vuoto oltre a me.
Una voce carezzevole, seta per le orecchie e brividi per la pelle.
Alzai lo sguardo scontrandomi, dopo due anni fatti di tormenti, con lo stesso oro fuso che mai aveva abbandonato quelle pupille.
"Che diavolo ci fai qui, Zayn?" formulai parola per parola con sorpresa e un disprezzo che in quel momento dominava l'aria.
Quella sera lui stava per uccidere Jake ed io stavo per uccidere lui adesso.













 
Spazio Me! 
Sono in ritardo di due giorni lo so ma ho avuto un po' di problemucci con il pc e con il capitolo (:
Anyway eccomi qui ancora una voltaz!
Tranquille che Melanie non uccide nessuno: è sono un pensiero istantaneo che le sorge quando incontra Zayn!
Che poi che minchia ci sta a fare Zayn in ospedale? Io lo so lalalalalalala
Ok la smetto lolz
Nel precendente capitolo avevo paura di non riuscire a riflettere bene la loro amicizia come l'avevo io in mente e di non rendervi giustizia ma leggendo le vostre recensioni mi avete fatto capire che ci sono riuscita! Fghjmnhgfdgh
E poi c'è il nostro Liam! Dai che io lo amo troppo, anche se questa è OCC non mi va di cambiare il suo carattere perchè è uno dei primi ragazzi con così tanta dolcezza che conosca :3
Infine vi ricordo che Jake, Allyson e Zayn sono importanti per una svolta nella storia mentre Harreh sarà il fulcro di tutto. Oddio che frase non sense! Dettagli ^^
Bene vorrei farvi una piccola richiesta sempre se vi va (:
Mi hanno fatto notare che la presentazione esterna è troppo minimalista. True story.
Così siccome sono un disastro nelle anteprime mi chiedevo se mi dareste una mano (:

Scegliete una parte del testo che vi ha colpito particolarmente e che secondo voi è quella che potrebbe rappresentare la fan fiction ^^
Devo dire che siete molto brave a trovarle, più di me dvjnbvfdscfh



Spazio pubblicità:
Il principe dei sette mari
di Not_Enought

I love the way you lie di Half Of Me



Vi lascio con le gif <3


         
Melanie che si guarda intorno dopo essersi svegliata.



                         
 
Zayn che chiede di aspettare.            


Lo sguardo di Mel quando lo vede.
Se volete seguitemi su Twitter (: @catch_me
 
A presto, Andreea xxx

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Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***


"La mia innocenza si sta esaurendo
Ma il mio cuore sta diventando più forte
Così mi chiamano, mi chiamano, mi chiamano
Miss Voltare pagina"

Miss Movin' On- Fifth Armony





Trailer

 "This is the night."- Momenti fra Melanie Scarlet ed Harry Styles.



Capitolo 18








Tutti avevano della aspettative, che calcolate o meno erano programmate per avverarsi. Non contava quando sarebbe successo, ma quelle certezze rimanevano come un copione imparato a memoria.
In quel momento avevo due aspettative da Zayn: o rispondeva alla mia domanda o mi ignorava come ai vecchi tempi. 
Da brava intellettuale non avevo individuato che una terza possibilità facesse fronte al di fuori delle mie aspettative. E sempre grazie alla mia intelligenza spropositata ero rimasta di sasso alla parola sussurrata da Zayn.
"Grazie." mormorò aprendosi in uno sguardo di gratitudine che si addossava sul suo volto per la prima volta. 
Essendo una ragazza gentile e buona -e non provate a contraddirmi- dei "Grazie sei fantastica." ci stavano tutti, ma con l'esclusivo dettaglio che non venissero dal pulpito di un ex amico.
"Dopo tutti gli anni in cui sei scomparso l'unica cosa che sai dire è grazie?" domandai schietta trafiggendolo con un'occhiata degna di essere focalizzate con  inceneritrice.
Il fatto che volesse fare il trasgressivo e agire senza pensare alle conseguenze non influenzava la mia mente in allarme. Come non venivo influenzata dal fatto che del figlio di una brava donna stava per spegnere la vita  innocenti. Ovvio che non influenzava.
"Che ti aspettavi?" domandò scrollando le spalle premendo il tasto per il terzo piano. Sapevo che Zayn era uno a cui piaceva rispondere con altre domande, un vizio che non aveva perso con il tempo a quanto pareva. Chissà quanto e su che aspetti sarebbe risultato irriconoscibile.
"Mi aspettavo una risposta alla mia domanda." replicai prendendo le distanze con lenti passi che mi condussero su una parete di metallo dell'ascensore. Facevo la lava-vetri in un'ascensore: problemi?
"A quale delle tante?" ancora un'altra domanda, mi chiedevo se oltre al suo grazie strascicato conoscesse una frase di senso compiuto che comprendesse il punto.
"Che diavolo ci fai qui?" riformulai la domanda lanciandogli uno sguardo ammonitore, doveva rispondere.
"Per alcuni versi è grazie a te." accettò di rispondere, ovviamente con i suoi canoni del lessico.
"Cosa intendi dire?" potevo dimostrare distaccamento, ma non ci stavo riuscendo. La curiosità di scoprire del perchè le nostre strade si fossero incrociate non una ma ben due volte mi stava facendo impazzire. Maledizione non avrei dovuto provare tutto quell' interesse.
"Intendo dire che avrei potuto trovarmi ad assistere ad un funerale anzichè avere la fortuna di rivederla viva."
Ed ora poniamoci due domande: aveva ucciso qualcuno? Il suo grazie era simbolo del fatto che in un remoto caso non avrebbe tentato di uccidermi? Chi era questa lei? Cosa c'entravo io? E perchè all'improvviso mi sembrava di essere diventata un tutt'uno con la parete dell'ascensore?
Ero brava in matematica, da due domande ne avevo srotolate un numero leggermente più alto.
"Ok, Zayn. Quando avrai voglia di parlare come una persona civile e non imitando una vecchia sensitiva fammi uno squillo." sbuffai acida il numero del piano. Ancora al secondo. Stavo rimpiangendo quelle comode, sempre usate ed indispensabili scale.
"Ti ricordi ancora come mi chiamo." si limitò ad inoltrarsi nel suo sarcasmo da quattro soldi. Perchè era da tutti i giorni trovare da tutti un nome unico come Zayn. Cancelliamo l'unico davanti.
"Anche le tele distrutte." replicai con amarezza, alla fine il mio sfogo nella pittura mi si era ritorto contro. Troppe cose in quel periodo mi si stavano ritorcendo contro sfuggendo dal mio controllo e facendosi avanti come boomerang.
Decise, saggiamente, di tenere la bocca chiusa mentre io cercavo, intelligentemente, di frenare la mia voglia di spaccargli il bel visetto che si ritrovava. In nome della vecchia amicizia mi stavo trattenendo, solo per quello.
"Non mi hai ancora spiegato perchè mi hai ringraziato." me ne uscii preferendo combattere il silenzio con parole piatte ma allo stesso tempo cariche di interesse.
"Perchè ancora una volta ai rimediato ai miei casini." 
confessò facendo scomparire la maschera di assoluta sicurezza che aveva fino a quel momento indossato e lasciando facendo trasparire come un visibile segnalatore il pentimento che imperversava sul suo volto.
Non sapevo nè come nè quando ma secondo le sue parole l'avevo in qualche modo salvato. Retico: parato il culo.
"Quando?" la mia attenzione si stava dividendo fra i miei pensieri compattati nel mio cervellino e il suo volto. 
Era cambiato, avevo assunto una nota mascolina nel portamento e nei tratti del viso che lo facevano trasparire come uno di quei ragazzi da cui stare lontani. Era il caramello che bruciava nei suoi occhi a tranquillizzare, perchè quelle pupille ti rassicuravano come poche sapevano fare. 
Ti promettevano molto, ti chiedevano molto e in cambio ti davano niente se non l'illusione che per un'istante eri riuscita ad attirare l'attenzione di quegli occhi. 
Se mai avessi dovuto battermi contro Zayn diciamo che con la sua mole contornata dai muscoli che sbucavano perfidi  sulle braccia tracciate da numerosi tatuaggi mentre gli addominali erano modellati dal tessuto dell'aderente maglietta nera che indossava, avrebbe vinto lui. 
Mi sarebbe piaciuto ricevere una risposta, scoprire in che cosa avessi potuto essere così idiota da aiutarlo. Inventate un premio per la stupidità e io l'avrei vinto.
Mi sarebbe davvero piaciuto avere una risposta se non fosse stato per il rumore in sottofondo distrasse me dai soliti pensieri difficili da districare e lui dal percorrere lo sguardo sul mio viso.
E fu così che finalmente Melanie Scarlet approdò al terzo piano!
"Lascia che te lo mostri." mi invitò tendendomi la mano, stava scherzando?
Pensava davvero che l'avrei accolto a braccia aperte dopo quello che aveva fatto?
"Facciamo in fretta." borbottai uscendo dalla scatola metallica che mi aveva tenuto in trappola e superandolo senza considerare quell'abominevole mano aperta.
Mi condusse davanti all'ennesima stanza d'ospedale con l'unica variante che stavolta i miei occhi si sbarrarono quando videro, attraverso il vetro, la vivace bimba che giocava con una Barbie. Fino a qui nulla di speciale, se non fosse stato quella bambina era la stessa che si trovava con Jake quella notte. Quella era la bambina che avevo salvato.
"Che significa?" riuscii a domandare dardeggiando lo sguardo dalla giovane a Zayn. 
Porco cazzo se quella ragazzina non era una copia spuntata di Zayn! Stessi capelli neri, stessa pelle olivastra e soprattutto gli stessi occhi caldi. 
No, a quanto pareva quando avevo incrociato per la prima volta i suoi occhi non mi sarei mai aspettata che fossero occhi ereditari. Con quel fumo e la fuliggine a coprirle gli zigomi erano irriconoscibile, mentre ora mi sembrava di essere in presenza di Zayn Junior.
"In quell'incendio non hai salvato solo tuo fratello ma anche mia sorella Lucy." rivelò Zayn con una nota di riconoscenza che imperversava sul suo senso di colpa.
"Fammi capire: tu avresti dato fuoco alla stessa casa doveva dormiva tua sorella?" feci il punto della situazione con una vena di acidità. Era semplicemente incredibile quanto le coincidenze non si rivelavano tali.
"Non sapevo che fosse in quella casa! Non ne avevo la pallida idea che lei fosse andata a quel falò." cominciò a sfogarsi discolpandosi con tutti i suoi "non sapere."
"E così mi stai ringraziando di averle salvato la vita ma dimmi Zayn: se non ci fosse stata lei in quella casa ma un altro bambino ti saresti mai pentito?" chiesi a bruciapelo perchè, cazzo, le sue motivazioni facevano pena.
"Mi dispiace Mel, mi dispiace davvero." proferì con un sospirò stanco, passando la mano per la sua cresta impeccabile con esasperazione.
Aveva eluso la mia domanda come immaginavo.
"No, non accetterò le tue scuse Zayn. Un conto è distruggermi uno stupido- che poi stupido non era- dipinto inanimato, un altro conto è togliere la vita a chi non merita." replicai asciutta, considerando anche quella cosa non era stata costruita dal nulla, non aveva scusanti.
"Non pensavo che..." cominciò attaccando con le sue difese, poco credibili se comparate ai fatti.
"Esatto non pensavi! Sono sollevata di aver salvato la vita chi non meritava di morire, quella bambina è tua sorella ora lo so, ma questo non cambia la tua situazione." lo interruppi con rabbia, ormai il mio limite di sopportazione stava raggiungendo la soglia.
"Lo so." affermò avvicinandosi pericolosamente a me e lasciando che il suo sguardo trapelasse tutto il senso di colpa che lo rodeva da dentro.
"Mi dispiace per aver coinvolto tuo fratello Melanie." continuò continuando il suo avvicinamento, lasciandomi con il fiato corto.
"Sparisci Zayn." erano parole dure che non gli avrei mai rivolto se non le avessi pensate davvero.
Mi allontani decisa da lui guardandolo con lo stesso guardo freddo che lui mi aveva rivolto in ascensore.
 "E non tornare." indossare la maschera della Melanie menefreghista era difficile, ma sapevo che se non l'avessi fatto Zayn mi avrebbe fatto a pezzi.
Aveva sbagliato, e non contavano le sue parole o i suoi gesti come uniche scuse, io volevo i fatti. Fino ad allora Zayn rimaneva una testa di cazzo che avrei evitato in tutto per tutto.
Zayn sarebbe stata la testa di cazzo da cui nonostante tutto non mi sarei allontanata così facilmente, perchè in un modo o nell'altro mi avrebbe trovato ancora una volta. Volevo soltanto l'illusione che il lupo cattivo se ne starebbe stato buono per un po'. Illusione che sarebbe andata a farsi fottere.
 
 
 
 
 
 
"Fuori sta piovendo a dirotto, ma io vi dovevo sequestrarvi per un un pomeriggio intero e farò il bravo sequestratore. Vestitevi pesante. Liam xx"
Stavo sorridendo come un'idiota davanti al suo messaggio, quel ragazzo era semplicemente unico.
In un modo o nell'altro ero sopravvissuta ai giorni che avevo dovuto passare a sopportare controlli insensati di medici incapaci, anche se in realtà era già da tre giorni che dovevo essere ritornata a scuola ma me la stavo prendendo con comodo. Non sarei stata così scema dal non approfittare della mia sfortunata sorte.
In quei giorni neppure un nuvolo aveva presagito la pioggia incessante che prepotentemente aveva fatto capolino dal cielo schiacciandosi sull'asfalto e peggiorando il mio umore. 
Sembrava che il cielo fosse contrario al mio appuntamento- ormai mi ero convinta a chiamarlo così- con Liam. Nessuno a farsi cazzi suoi.
"Jake vestiti, si esce." urlai dalla cucina in cui mi ero rifugiata con una coperta sulla spalle e una tazza di cioccolato a scaldarmi. Il mio amore incondizionato per il cioccolato era tutto da dire.
"Con questo tempo?" domandò una testolina bionda con uno sguardo scettico.
"Esatto." assentii sorridendogli e affrettandomi a finire la cioccolata in un solo sorso.
"Cavolo..." brontolai sbattendola sul tavolino cercando di non imprecare come mio solito. Non ci tenevo che Jake prendesse le mie orme da scaricatrice di porto.
"Fammi indovinare: ti sei di nuovo scottata la lingua." sorrise scuotendo la testa con derisione.
"Tu dici?" borbottai lanciandogli un'occhiata di sbieco, avevo la lingua infuocata con il retrogusto della cioccolata.
"Prima o poi imparerai." replicò ridendo mestamente mentre si voltava per andare a cambiarsi.
Lo seguii a ruota cambiando all'ultimo meta verso camera. L'ultima volta che ero entrata in quella stanza i vestiti era rimasti sparpagliati per tutta la stanza e così erano rimasti. Più tardi li avrei sistemati per intanto mi accontentavo di prenderli a bracciate e ributtarli nell'armadio in stile spazzaneve.
"Jake apri tu!" urlai per farmi sentire mentre saltellavo per la stanza cercando di infilare i jeans aderenti. Naturalmente il piccolo leprecano non sentì e un secondo squillo alla porta fece eco fra le muro fino ad arrivarmi soffocato in camera.
"Arrivo..." sbuffai infilandomi uno stivale e apprestandomi a calzare anche l'altro. Adoravo la pioggia, per certi versi, potevo indossare stivali anche in piena estate e nessuno avrebbe avuto niente da ridire se pioveva. Le uniche scarpe che mai sarebbe mancate nel mio vestiario, includendo le felpe rosse della Duff ovviamente.
"Eccomi." esclamai ritrovandomi davanti un Liam sorridente vestito con un comodo maglione grigio e un'ombrello a coprirlo dalla pioggia.
"Ehi." fece un cenno del capo avvicinandosi per scoccarmi un bacio sulla guancia. Strano, mi sarei aspettata una proiezione diversa, magari labbra contro labbra.
"Un minuto e arriviamo, entra pure." lo invitai lasciando la porta e dirigendomi verso la stanza di Jake.
"Sei pronto?" chiesi aprendo la porta solo per metà.
La peste stava giocando con i suoi giochi anche se era vestito di tutto punto. Un dolce vita bianco che entrava in contrasto con i suoi jeans neri e le scarpe da ginnastica. Ero fortunata ad aver un fratello che era così intelligenza da sapersi vestire da solo, chissà da chi l'aveva ereditata quell'intelligenza. Chissà. 
Seguii Liam e Jake nell'umidità della strada con la fastidiosa sensazione di essere osservata. Tutta paranoia.
 
 
 
 
 

Come ho sempre ribadito tutte avevano della aspettative che bene o male combaciavano ma anche stavolta mi ero ricreduta.
"Davvero ci hai portati...qui." dissi guardando davanti a me con indecisione. Era primavera non inverno eppure, com'era ovvio, il freddo si focalizzava dalla pista. Ringraziai mentalmente tutti i santi in cielo per aver seguito alla lettera la raccomandazione di Liam e aver indossato una felpa spessa.
"Cos'è: non hai mai pattinato?" chiese alzandosi in piedi e intraprendendo un piccolo giro saggiando il ghiaccio.
"Mi stai sfidando Payne?" va bene ci aveva portati a pattinare o meglio mi aveva portato perchè Jake si era categoricamente rifiutato di mettere piede sul ghiaccio.
La sua paura che crollasse e lui sprofondasse era insensata ma non l'avrei di certo costretto, inoltre sembrava a suo agio nel suo mondo fatto di Baz e missioni invisibili.
Lo osservai mentre faceva volare correndo sulle gradinate felice. Mi sarei fatta perdonare.
"Dimmelo tu." rispose Liam attirando la mia attenzione ed esibendosi in una piccola piroetta.
"Ok, arrivo. Anche se penso che avrai un po' di problemi a starmi dietro." ironizzai saggiando i pattini e muovendo timide falcate per la lastra liscia. Avevo dimenticato di quanto fossi fantastico scivolare ondeggiando solcando fredde spirali nel ghiaccio. Liam non avrebbe potuto scegliere posto migliore.
"Allora Melanie Scarlet parlami di te." proferii dopo che ci eravamo rincorsi per tutto il perimetro della pista, non senza che io fossi caduta parecchie volte.
"Cosa vuoi sapere esattamente?" chiesi accettando la sua mano e trascinandolo con me per la pista.
"Vediamo...qual è la tua bevanda preferita?"
"Ne ho due: la cioccolata calda e la limonata."affermai facendo una svolta imprevista.
"E quella che meno preferisci?" chiese realmente curioso prendendo il controllo della rotta.
"La cioccolata calda e la limonata." risposi con un sorriso per il controsenso. La sua espressione non era da meno, la fronte corrucciata in una mimica confusa.
"Vedi la cioccolata è buona finchè non mi scotto la lingua, e la limonata è deliziosa fino a quando non subentra un retro gusto che fa pena." spiegai scrollando le spalle, ero abbastanza strana per certi versi.
"E ora voglio sapere io qualcosa." proferii facendolo girare in tondo e arricciando il naso.
"Cosa?" domandò anche se era maggiormente concentrato a non farsi venire i giri di testa.
"Come hai fatto a prenotare tutto questo per solo noi tre?" posi il mio dubbio usando le braccia come a voler abbracciare le gradinate, la pista e lo spazio bar.
"Ho i miei contatto." rispose con un sorriso sornione sul viso, per uno che possedeva una Porsche doveva essere semplice.
"Possibile."affermai spronandolo a continuare il nostro giro.
"Perchè tu ed Harry vi odiate tanto?" questa sì che era una domanda a cui volevo una risposta concreta.
"Abbia avuto delle...incomprensioni" rispose irrigidendosi notevolmente fino a fermare i pattini.
"Che genere di incomprensioni?" volevo saperne di più, cosa li aveva portati a non sopportare la loro vicinanza?
"Harry sa essere molto vendicativo se vuole." si limitò a quella semplice frase come se fosse la migliore risposta. E per alcuni aspetti aveva anche ragione.
"Ha sempre pensato che nostro padre preferisse me a lui, mentre in realtà non è così." spiegò specchiando i suoi occhi nei miei colmandosi di dubbio.
"È tutto partito da lì, sono state le nostra azioni ad allontanarci." concluse con chiarezza senza voler fare accenno a quale azioni si riferissero.
Lasciai cadere il discorso prendendogli entrambe le mani e stringendolo in una morsa confortante. Avrei cercato di carpirgli più informazioni, ma non ora, più avanti.
Non avevo intenzioni di rovinare quell'appuntamento.
"E conosci un certo Aryn Grey?" domandai ancora con noncuranza, ogni volta che la mia mente si focalizzava su di lui una serie di brividi correvano sulla mia schiena.
"Certamente! È il mio migliore amico." affermò con un sorriso rassicurante. Tutto sembrava essersi fermato mentre il mio cervello elaborava quella semplice frase.
Possibile che fossi caduta nello stesso circolo vizioso? Avevo dato per scontato che Liam fosse normale, non avrei mai pensato che facesse parte di quella cerchia.
Invece era anche lui uno spacciatore come Harry, con l'esclusiva che se Styles mi aveva rivelato erroneamente la sua professione Liam era stato più scaltro nel menzionarmi niente.
Ero davvero sicura di aver affidato le mie certezza nella direzione giusta?
Perchè ora fra la scoperta che anche Liam spacciava l'unica cosa che desideravo era fuggire a gambe levate o sprofondare ne ghiaccio per porre fine a quell'appuntamento.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Spazio me!
E rieccomi qui c:
Parliamo un po' del capitolo dai :)
E finalmente svelato il perchè Zayn si trovasse in ospedale. Vedete io avevo descritto con particolare enfasi gli occhi di Lucy, ma nessuna ci è arrivata lo stesso lolz
E Zayn comparirà ancora, non pensate che sparirà così di punto in bianco, come ha fatto Harry invece.
Lo so che tutte aspettate il suo ritorno e state sicure che lo avrete, e sarà un ritorno in grande stile questo è assicurato. 
E ora passiamo all'appuntamento!
Mel si sente osservata, non giungete subito a conclusioni affrettate, come ho già detto Harry è impegnato in altro in questo momento, quindi chi sarà?
Vedete quanto sono perfida? AHAHAHAH
Dai quei due non sono fatti per stare insieme ammettiamolo ù.ù
Per quanto Liam sia dolce non è il tipo di Mel, quest'ultima pensa sia uno spacciatore secondo me si sbaglia lalalalala
Nel prossimo capitolo si risolveranno un po' di cose, non posso dirvi altro ^_^
Spero che vi sia piaciuto come capitolo! :)
Ora ho due belle notizuole da darvi ^^
La prima: Cher Lloyd alias uno dei miei idoli mi segue su Twittah, è da martedì sera che sclero! :)
E la seconda è che finalmente ho imparato a fare i banner! Quello che vedete sopra l'ho fatto io :')
Faccio banner anche su richiesta, basta chiedere c:
Bene la finisco di scassare e vi lascio con le gif ^^
 

                                       
           
Melanie in cucina.
                                       
                           
Melanie che pattina.



 
Liam e Mel c:


A presto, Andreea xxx

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Capitolo 19
*** Capitolo 19 ***


Alcuni potrebbero dire che ho bisogno di avere paura
di perdere tutto.
A causa di dove ho
se ho iniziato, dove ho fatto il mio nome
ma è tutto uguale


La la Land- Demi Lovato.




Capitolo 19



Vi era mai capitato di essere puntati da mille occhi famelici che vi scrutavano da capo a piedi? Di ritrovarvi di punto in bianco al centro dell'attenzione? Come un faro troppo luminoso per non essere notato?
Ecco questa era la mia esatta situazione in quel momento mentre mi stavo trascinando per il mio armadietto.
Va bene che ero rimasta un mese lontana da scuola. Dovevo riposare, inoltre era stata una raccomandazione dei medici. Come no.
Avevo passato quelle quattro settimane a fare una sola cosa di vitale importanza: proteggere Jake.
Tutto d'un tratto tutto quello che lo circondava sembrava cospirare per metterlo in pericolo, non mi fidavo neppure dei suoi giocattoli, ci avrebbero messo poco a fargli del male. E no, non ero io la paranoica.
A questa mia missione ne erano subentrate altre due a scopo personale: evitare Styles e stranamente ci ero riuscita. Ed schivare Liam e ovviamente avevo i sensi di colpo per aver ignorato le sue chiamate e i suoi messaggi. Dovevo ancora abituarmi al fatto che fosse uno di loro.
Va bene che forse non era da tutti i giorni saltare da una casa in fiamme.
E che la polizia avesse avuto i suoi sospetti quando mi avevano sottoposto all'interrogatorio con tanto di: "Se sai qualcosa devi dircelo."
No, non avevo tradito Zayn. Se si potesse considerare tradimento fregarsene bellamente di lui, escludendolo deliberatamente da tutto ciò che mi riguardava. Eppure c'erano anche i suoi amici con lui e loro non l'avrebbero passato tanto liscia.
No, il mio non era un espediente per ammettere che un piccolissima, ma davvero minuscola, parte di me era ancora legata a quel moro dalle pelle bronzea. Affatto.
Diciamo che quelle due motivazioni non avrebbe dovuto essere anche il frutto delle improvvise occhiate che ogni maledetto studente di quella cazzo di scuola mi stava rivolgendo.
Dov'era finita il mio scudo magico dell'invisibilità? Lo rivolevo indietro, cavolo!
"Che diavolo avete da guardare tutti?" domandai incazzata fino alle viscere, non ero abituata nè volevo accondiscendere alla nuova attenzione che tutti mi stavano dando.
Tanto la mia era una domanda retorica dato che la maggior parte distolse lo sguardo come bambini colti in flagrante quando ne combinavano qualcuna. Credo che se gli sguardi avessero potuto uccidere, mi sarei già trovata dietro le sbarre.
Cacciai con furia i libri nell'armadietto per poi guardarmi intorno cercando di scorgere una testolina bionda fra tutti quella massa uniforme di studenti. E indovinate chi era il loro bersaglio preferito per le occhiate? Melanie Scarlet.
Sguardi curiosi, furiosi, ammiratori. Uno peggiore dell'altro dato che mi facevano sentire come se avessi fatto qualcosa di illegale che anche loro avevano scoperto. Quanto odiavo i pettegolezzi.
Chiusi gli occhi tuffando la testa dentro l'armadietto in stile struzzo che si tuffa sotto la sabbia.
Non volevo tornare a scuola, non era nei miei programmi ma se non lo facevo i dirigenti si sarebbe insospettiti e allora si che erano cazzi.
Volevo la mia Al, volevo sentirla fare una battuta idiota per strapparmi un sorriso, volevo vederla gonfiare le guance quando si indispettiva per un mio commento sarcastico. Ripeto: volevo la mia Allyson.
Mormorai qualcosa di incomprensibile quando la campanella cominciò a trillare impazzita, avrei dovuto trascinarmi in un'altra aula. Chiusa lì per due ore. Il divano di casa mia si materializzò nella mia mente come a volermi sfottere. Fanculo a tutti e tutto.
"Ciao Melanie." voce nasale che giungevano alle mie orecchie come un suono starnazzante che avrei di gran lunga evitato.
Trasalii riscuotendomi e alzando velocemente la testa. Non avrei dovuto farlo.
"Merda." biascicai portando una mano sulla nuca come se potesse impedire al dolore di affluire. L'avevo già detto quanto minchia erano stretti quegli armadietti?
Puntualmente ci sbattevo la testa quando ci ficcavo la testa dietro. E puntualmente l'istinto omicida prendeva il sopravvento.
C'erano tre cose che odiavo: la scuola, le troie ed Harry Styles. Si potevano contare sulle mani! Ok, ne aveva anche altre che, però, era il male minore se comparate a quelle tre.
"Ci conosciamo?" domandai corrucciandomi e mettendomi all'allerta. Non era una sola Barbie, ma un gruppetto! Che qualcuno mi aiuti.
"Sono Lyn Charles. Capitano della squadra delle cheerleader." spiegò ignorando l'acidità nel mio tono.
"Non me ne può fregare di meno." risposi con una scrollata di spalle rivolgendo a lei e a tutte quelle che le stavano intorno un'occhiata tutt'altro che amichevole.
Aspettai esattamente due minuti in cui ero convinta che avrebbero finalmente sgommato, ma per mia sfortuna non successe e ciò non fece altro che peggiorare il mio umore.
"Che cazzo volete?" sbuffai concentrando la mi attenzione sulla tizia di nome Lyn.
"Volevamo sapere: è vero che esci con Liam? Ci stai insieme? Andrete insieme al ballo questa sera?"
Mai sentito parlare di Gosspi Girl? Bhè qui era anche peggio, non si facevano scrupoli a chiedertelo direttamente. Stronzette senza cervello.
Inoltre mi ero completamente dimenticata dello stupito ballo annuale. C'erano manifesti ovunque, solo che io ero troppe impegnata a fare la zombie vivente per accorgermene. Ed era stato meglio che nessuno me lo avesse fatto notar fino a quel momento.
"E dovrei dirlo a voi perchè...?" ero calma, calmissima. Non mi stavano urtando le ovaie. Per niente.
"Perchè si vocifera che tu ci sia stata a letto. Sono tanti gli uccelli a cantare fra i corridoi." replicò gelida permettendosi anche di rivolgermi un'occhiataccia. Fermatemi prima che la disintegri. Fermatemi.
Almeno aveva dato un perchè a tutta quell'interesse nei miei confronti ed ero davvero sollevata che cose ben peggiori fossero al sicuro.
"Ti da fastidio che io esca con Liam?" posi la domanda innocentemente anche il sorrisino malizioso sulle labbra mi stava tradendo. Questa scena era da filmare: una troia gelosa era il massimo.
"Liam è uno dei ragazzi più popolari della scuola. Stagli lontana sfigata." si scaldò quella come se ne potesse fregare. Le crisi isteriche di un povera cotonata era all'ultimo posto nella mia lista, in poche parole invisibile.
"Vuoi sentire una battuta divertente?" ignorai apposta il suo attacco per tuffarmi nella battuta ad effetto.
"Quale?" si lasciò scappare un'altra Barbie che al posto del cervello doveva avere un criceto morto.
"Sai cosa dice la gamba destra alla gamba sinistra di una troia?"*chiesi ancora spostando volutamente con insistenza lo sguardo sulle gambe in bella vista dalle microscopiche mini gonne.
"We are never ever getting back togher.*" sghignazzai soddisfatta alludendo alle canzone pazzesca di Taylor Swift. Ero o non ero una mente diabolica?
"Secondo dovreste cercare di riavvicinare le vostre gambe prima di allontanare me da Liam." conclusi chiudendo con forza l'armadietto e rivolgendo uno sguardo sprezzante inciso dall'ironia delle mie parole.
Scuotendo la testa voltai loro le spalle dirigendomi nella classe di filosofia con un abbondante ritardo.
Era inutile la loro ultima domanda dato che io non ci sarei andata. O almeno così credevo.
Tutta la scuola era tappezzata dalle locandine che tiravano fuori di anno in anno per il solito ballo di svago. Insomma una cavolata per premiare i giocatori di football delle loro prestazioni e le cheeleader di essere così troie. Avevo una sola risposta per quel ballo: non ci sarei andata neppure con una pistola punta alla tempia. Fine del discorso.





"Ti va di venire al ballo con me?" e fu così che a fine scuola tutti i miei propositi andare a farsi fottere. Succedeva troppo spesso ultimamente.
Evitai lo sguardo di Liam dirigendolo ovunque tranne che su di lui, dopo il nostro incontro- non era stata un appuntamento, ovviamente- avevo campato scuse in aria per evitarlo, ma se ora mi chiedeva di partecipare a qualcosa che odiavo dal principio cosa avrei dovuto dirgli? Sì, per farlo contento attirando ancora più occhiate di quante non ne ricevessi in quel preciso istante? Oppure no, passando la mia serata in santa pace ma deludendo le sue aspettative?
Spiegati come cavolo ci ero finita in quella situazione perchè non ne avevo la più pallida idea.
"Non lo so." una via di mezzo alla cazzo in poche parole. Non me la sentivo di negarglielo, ma ne neppure di accettare. Perchè non riuscivo ad accumulare un quarto dell'acidità che tiravo fuori con Styles?
"Ne riparliamo più tardi, ora ho da fare una cosa." conclusi vaga accampandoci un sorriso rassicurante, della serie "non ti preoccupare che tanto di dico di sì" . Illudere era un mio pregio a quanto pareva.
Oltrepassai Liam per fiondarmi alle calcagna di un ragazza che non aveva fatto altro che evitarmi. Era un fottuto mese che non si era fatta sentire, non era mai successo.
"Al!" la chiamai quando ormai l'avevo quasi raggiunta, per un istante sembrò non volersi fermare ma poi, lentamente, fece marcia indietro. Era strana, che fosse la sua assenza o altro ma era strana.
"Perchè mi stai evitando?" le domandai con un sorriso sincero. Volevo farle capire che non mi ero arrabbiata, solo preoccupata che era anche peggio.
"Non ti evitando." disse d'un soffio spostando imbarazzata gli occhi per terra. Perchè si stava comportando come se non mi conoscesse?
"E allora perchè non ti sei più fatta sentire? Mi risulta che noi siamo migliori amiche, no?" schietta, una domanda schietta a cui pretendevo una risposta sincera. Non chiedevo poi così tanto.
"Avevo un po' di cose da fare." si scusò con un alzata di spalle puntando i tuoi occhi cerbiatti nei miei. Non le credevo minimamente.
"Senti ora devo andare. Ci...sentiamo." concluse incerta voltandosi con la stessa fretta di prima. Avevo chiuso il discorso con un velocità impressionante, non era mai successo.
"Aspetta! Ma che ti prende?" ero terribilmente confusa, lei sapeva tutto non le avevo tenuto nascosto niente. Solo la visita ad Aryn e Zayn, ma l'avevo fatto per il suo bene.
"Niente, sono solo occupata." replicò guardandosi nervosamente intorno. No, gli occhi degli altri erano ancora puntati su di me.
Un pensiero terribile si fece largo nella mia testa facendomi sbarrare gli occhi. Non era possibile eppure combaciava perfettamente con lo stato di Al.
"Mi stai forse evitando per questo?" le chiesi indicando vagamente con la mano chi ci stava osservando di sottecchi. Mi stava davvero abbandonando per degli stupidi pettegolezzi?
"No! Certo che no!" si affrettò a rispondere sgranando gli occhi basita. Fu la velocità con cui rispose a farmi rilassare, chi mentiva cercava sempre le parole giuste mentre lei avevo usato troppa enfasi per risultare poco veritiera.
"E allora cosa? Cosa c'è che non va Al? Ho fatto qualcosa di male?" diedi libero sfogo alle mie corde vocali liberando il garbuglio di punti interrogativi che correvano all'impazzata nella mia mente. Che diavolo avevo combinato questa volta?
"Tu non hai niente a che fare Mel." rispose sconsolata con un tremito nella voce. Ok, qui c'era decisamente qualcosa che non andava.
"Allora chi o casa ha a che fare?" speravo davvero che mi rispondesse, che alleviasse i dubbi che si erano insediati dentro di me. A quanto pare qualcun'altro non era della mia stessa idea.
"Io...ecco sì...cioè...vedi...c'è qualcosa...che dovrei..." frasi sconnesse, stava balbettando in balia dell'insicurezza che prendeva Al quando il suo nervosismo passava al massimo. Cosa diavolo stava o era successo?
"Coraggio Al: cosa devi dirmi?" la spronai facendomi più vicina spinta dalla curiosità e dalla voglia di darle conforto.
"Allyson." una voce fuori campo la chiamò da sopra le sue spalle. Notavo che la mia fortuna era del 1% mentre la mia sfortuna corrispondeva al 99%. Morale della storia? Ero molto fortunata.
Al si girò, sollevata aggiungerei, e osservò la figura del padre vicino alla sua Jeep. Per i suoi cinquant'anni manteneva salda la sua eleganza e la sua distinzione. Eppure a me metteva soggezione, quegli occhi che ricordavano il grigio delle nuvole ti guardavano con circospezione e molta attenzione.
Era incredibile quanto un uomo carismatico come lui amasse andare in giro con delle auto così grandi.
"Devo andare, ne riparliamo." disse sbrigativa percorrendo con estrema fretta i poche centimetri che la separavano dal padre. Qualcosa mi diceva che avrebbe fatto di tutto per evitare i chiarimenti che mi doveva, e qualcosa ancor più profondo mi diceva che quando avrei scoperto di cosa si trattava sarebbe tutt'altro che piacevole.




Ogni casa aveva qualcosa che la rendeva, almeno per alcuni versi, piacevole. Che sia la struttura, un portico elaborato o un gazebo dalle sembianze eleganti, in ogni abitazione c'era quel piccolo particolare che si riusciva ad apprezzare. Anche noi per merito di Jake avevamo qualcosa di cui andare fieri.
"Attento a non tagliarti." lo avvertii guardando con sospetto come si stava affaccendando.
"È da due anni che mi curo di loro, secondo te è la prima volta che mi taglio?" rispose retorico alzando il vivace visino per rivolgermi un sorrisino carico di esasperazione.
"Sei tu che ti impunti a prendertene cura. Per me potrebbero anche diventare secche." dissi giustificando la mia preoccupazione verso quelle piante inanimate.
Jake aveva solo quattro anni ma c'era una cosa che lo legava a nostro padre nonostante i miei sforzi di recidere tutto ciò che si collegava a quel mostro. La fila ordinata di rose che fiorivano rigogliose erano ordinate per colore nel retro di casa nostra. Il piccolo giardino era impregnato dell'intenso profumo che offrivano mischiandosi con l'ossigeno, nonostante quelle rose fossero cresciute per mano di mio fratello e mio padre non si poteva non notare la bellezza che le forme dei petali delicati disegnavano per ogni fiore.
Il roseto era diviso in due parti, la mia parte preferita e quella di Jake. Il giallo soffuso che si univano al dolce rosa pallido ne tracciavano i colori sulle rose che Jake amava e non smetteva ogni mattina e pomeriggio di annaffiare. Adorava il mix dei due colori che creavano dei fiori sbocciati per essere originali nel colore.
I miei occhi si spostarono, ancora una volta, sul colore intenso del rosso sangue che conferiva al gruppo delle rose che prediligevo un'aria aggressiva. Il rosso sangue era uno di quei colori di cui non avrei potuto farne a meno, e quello rose rendevano esattamente l'idea della sfumatura che adoravo con tutta me stessa.
"Ho quasi finito." mi avvisò mantenendo per ultima il mio gruppo di rose. Non che a me mi importasse più di tanto, ma siccome Jake sembrava avere il pollice verde, era interessante scoprire come dava avvio alle sue piccole creazioni.
"Perchè discrimini le mie rose?" domandai beffarda avvicinandomi ancora di più alla piccola recinsione che le proteggeva.
"Non è che le discrimino, penso solo il colore sia troppo intenso." quando Jake ci si metteva poteva assumere più maturità di me. Quel piccolo bambino sprigionava una sapiente intelligenza in fatto di fiori, coltura e le diavolerie che avevano a che fare con annaffiatoi e company. Se lui diceva che quelle rose erano intense allora erano intense.
"Ma non mi sento di sradicarle." confessò magnanimo rivolgendo un piccolo sorriso alle sue piante. Vallo a capire.
Una suoneria assordante si propagò tra il silenzio che si era creato facendomi trasalire. Cribbio, odiavo quando il mio cellulare si metteva a squillare come ad indicare che chi mi stava chiamando aveva una cosa che implicava la vita e la morto. Sto cazzo.
Le uniche volte in cui ricevevo una telefonata era per offrirmi stupide offerte telefoniche, molto gentili per scroccare soldi, no?
"Buon pomeriggio Piccolo Scoiattolo." perchè non potevo cercarmi amici normali che mi chiamassero per il nome normale e avremmo fatto cose normale? Ah si, perchè io non ero normale.
"Namastè Bufalo In Gravidanza." risi per le mie trovate geniali. Altro che Einstein.
"Come sei simpatica." sbuffò la ragazza dall'altro parte. Chi aveva iniziato quello stupido giochetto con i nomi? Chi?
"Modestamente." ribattei guardandomi con finto interesse le mie unghie laccate con uno smalto rosso.
"Perchè mi hai chiamato? Sto bene e non mi hanno rapito gli scoiattoli." ironizzai volgendo lo sguardo verso la piccola creaturina dai capelli biondi che sembrava perso nel suo mondo.
"Ti ho chiamato per chiederti del perchè non hai detto di sì a Liam?" ma porca puttana! Perchè tutti ma proprio tutti sapevano quello che mi riguardava!?
"Primo: odio i balli e lo sai. Secondo: non lascerò Jake da solo. Terzo: chi ti dice che Liam sia affidabile?" esposi le mie motivazioni schiettamente, i contro stavano contro i pro, e ne ero felicissima.
"Primo: è da un mese che ti sei segregata in casa. Secondo: Jake puoi affidarlo a me, lo terrò d'occhio 24 ore di 24. E terzo: Liam Payne è uno dei ragazzi più responsabili, dolci e premurosi che abbia mai conosciuto. Se c'è una persona di cui puoi fidarti è proprio lui, niente a che fare con il suo fratellastro Harry." mi rispose a tono subentrando nelle mie motivazioni e facendolo crollare tutte. Perchè quella ragazza mi conosceva così bene?
"Il ballo è stasera, non c'è il tempo di prendere il vestito. È troppo tardi Ronny. Arrenditi." i miei assi nelle maniche erano impeccabili, ero sicurissima che con quella mia risposta l'avessi messa finalmente KO e avrebbe allentato la sua ferrea convinzione. Non ci tenevo a fare la Cenerentola di turno, in realtà forse ero il suo contrario dato che io desideravo disperatamente non andarci, non incontrare il principe azzurro e non illudermi.
"Tu dici?" domandò scaltra, ero sicura che avesse fatto spuntare il suo sorriso da chi ha appena intercettato e affondando le tue mosse. No, la sua domanda non era innocente, che mi stesse per mettere con le spalle al muro?
"Cosa intendi?" un modo gentile per dire "che cazzo vuoi ancora!?"
"Apri." rispose enigmatica chiudendo la telefonata. Predicava tanto sull'importanza della spiritualità e la purezza degli animi e poi mi chiudeva il telefono in faccia. Viva la coerenza.
Quando lo squillo del campanello cominciò ad inondare la casa cominciai seriamente a preoccuparmi. Mancavano solo le terribili musichette -in realtà era solo fastidiose- dei film horror per concludere il tutto.
Giudicavo tanto chi andava ad aprire alla porta sapendo di trovarsi fuori l'assassino ma se ci stavo andando anch'io che figura ci facevo? Bhè io avevo la mazza da baseball in mano. Nessuno sopravvive ad una mazza da baseball.
Una volta davanti alla porta contai mentalmente fino a dieci per calmarmi, infondo erano solo le sette di sera e non l'una di notte. Tutti sapevano che gli assassini colpivano di notte. Con questo pensiero rassicurante mantenni salda la presa sulla mazza ed aprii la porta.
Se c'era una persona più idiota di me quella ero Ron, era ovvio che sarei stata così cogliona da non collegare l' "apri" di Ron con il remoto caso che lei stesse effettivamente davanti alla porta di casa mia.
Ripeto, non ero paranoia. La mia era normale preoccupazione.
"Come ti sei procurata una mazza da baseball?" chiese scioccata Ron avanzando dentro casa trasportando una scatola tra le mani.
Già, come me l'ero procurata?
"Diciamo che è uno di quegli oggetti che hai in casa senza sapere come ci sono finiti." plausibile. Intanto era utilissima, ma non come una Browling.
"E perchè la stavi impugnando come se volessi fare fuori chiunque si trovasse davanti a casa tua?"
"Non si è mai troppo sicuri."
ribattei mestamente scrutando curiosa la scatola avvolta in una carta crespa bianco avorio.
"Che cos'hai lì?" domandai infine circospetta, una mezza idea ce l'avevo ma speravo vivamente di sbagliarmi.
"Indovina." rispose laconica alzando un sopracciglio con fare sarcastico.
"Dimmi solo che non mi hai comprato un vestito per il ballo." dissi tutto d'un fiato. Io non ci volevo andare quel ballo, dovevo dirlo in cirillico?
"Non ti ho comprato un vestito per il ballo." ripetè sfottendomi alla grande. E il bello era che avevo anche sospirato di sollievo credendoci.
"Ti ho preso come regalo anticipato di compleanno uno splendido vestito che guarda caso puoi indossare stasera, quando guarda caso andrai ad un ballo e ti divertirai." continuò allargando il suo sorriso, convinta di quello che stava dicendo. Quella ragazza era impossibile. Impossibile e pazza.
"Non ho un accompagnatore." campai in aria velocemente. Viva le mie squallide scuse.
"Hai Liam."
"Non gli ho detto di sì."
"Hai tempo per rimediare."
Stronza.
"È tardi."
"Non penso proprio."
rispose velocemente ripescando il suo cellulare dalla tasca dei jeans. Ditemi che non stava per fare quello che temevo.
"Ciao, Liam. Ho qui vicino Melanie che vorrebbe dirti una cosa." proclamò quando il ragazzo si decise a rispondere alla sua chiamata. Stupida tecnologia!
Stavo continuando a scuotere la testa quando mi passò di scatto il suo cellulare.
"No." bofonchiai restitugliendolo senza tanti complimenti. N. O. No. Così difficile da capire?
Effettivamente sì dato che la nostra era una mini partita di pallavolo dove ognuna cercava di evitare il cellulare ma era costretta a prenderlo per non farlo cadere. Questo finchè quella furba di Ronny non mi passò il cellulare e corse velocemente nel giardino sul retro impedendomi di rilanciarglielo. Quella ragazza era tutt'altro che stupida.
"C'è nessuno in linea?" chiese un Liam titubante dall'altra parte. In effetti il nostro giochetto infantile era durato diversi minuti.
"Sì! Cioè eccomi ci sono." risposi combattuta mordendomi con forse il labbro.
"Oh ciao Melanie. Deciso per la mia proposta?" nella maggior parte dei casi adoravo la sua schiettezza. Oggi no.
E se mi ero davvero sbagliata? Se ero giunta a conclusioni affrettate senza lasciargli spiegare? Se avesse avuto ragione Ronny che lo conosceva meglio di me?
"Sì." era questo che si aspettavano tutti, no? Un fottuto sì. E ora l'avevo dato.
"Sì hai riflettuto o sì sarò il tuo accompagnatore?"
"La seconda." mimai un vaffaculo a Ronny che ne frattempo aveva raggiunto di nuovo il salotto.
"Perfetto. Ti passo a prendere alle 9."
E fu così che Ron vinse ancora una volta.
"Allora?" chiese impaziente guardandomi con l'aspettativa che avessi accettato.
"Fammi vedere quello stupido vestito." sospirai alzando gli occhi al cielo con fare melodrammatico.
La mia favola non aveva nè un inizio e neppure una fine, aveva i risvolti della crudeltà e delle lacrime amare. La mia favola non era fatta di rosa confetto ma di un rosso simile al sangue.
La mia di favola era il contrario di quelle tradizionali. Ma se Cenerentola era riuscita a trovare la felicità chi lo diceva che non sarei riuscita a raggiungerla anch'io?











 


SPAZIO ME!
*La battuta di Melanie non è mia, ma l'ho presa da Twitter ^^
I credit vanno a Tweet Comici c:
Lo so, lo so avevo promesso dei chiarimenti in vista mentre quello che ho fatto è il contrario LOL
Ho fatto male i calcoli perchè sarà nel prossimo capitolo che tutto si sprigionerà, vi posso assicurare che il ventesimo capitolo vi toglierà il fiato. Ma per farlo dovevo preparare la base su cui lavorare, un po' come fanno gli artigiani prima di mettersi a lavorare, mi servivano tutte le carte per prepararvi a quello che succederà nel prossimo di capitolo. Parlando di questo, io stessa odio i capitoli di passaggio ma so che servono e se non li inserisco la trama sarebbe sconnessa, quindi sorratemi ragazze ma dovevo per forza farlo così :)
Ammettetelo: pensavate che alla porta ci fosse Harry! Ahahahah
In realtà Harry l'avevo fatto comparire in questo capitolo dato che molte di voi avevano cominciato a dubitare sul fatto che potesse esserci ancora nella fan fiction, ma poi grazie ad un'altra recensione ho capito di aver sbagliato ad inserirla perchè vi avrei tolto l'effetto sorpresa che solo il capitolo venti può darvi ^^
Si sente molto la sua mancanza, credetemi manca anche a me, ma non posso farci niente! Ho architettato così la trama e voglio seguirla così lollino
Spero che vi sia piaciuto ugualmente come capitolo :)
Altre due cose e poi la finisco di scassare (:
In primo luogo ho tolto la musica perchè è severamente vietata dal regolamento inserirla , io non lo sapevo e ringrazio la ragazza che me l'ha detto perchè, cavolo, se mi cancellassero la fan fiction per quel dettaglio mi sentirei morire. Ma potete sentire lo stesso la musica cliccando sul link che vi lascerò all'inizio del capitolo :)
Per seconda cosa ho deciso che inizierò a scrivere Black Wings dopo che avrò concluso questa d fan fiction. Come potete capire sono una a cui piacciono le trame intricate e complesse e come "Cappuccetto rosso sangue" anche "Black Wings" lo sarà. Ma non riuscirei mai a mandarle avanti entrambe T.T
Quindi dovrete pazientare <3
Ed infine vorrei ringraziarvi per tutto. 500 recensioni non so affatto poche! Non mi sarei mai aspettata un traguardo simile, quando avevo deciso di cominciare fan fiction volevo e voglio continuare ad essere almeno in parte anonima. Una ragazza che si sfoga scrivendo. E di certo non mi sarei aspettata che questo sfogo si sarebbe trasformando in passione e che potesse notato per così tante.
Vi ringrazio infinitamente per tutto, non posso aver avuto lettori silenziosi o meno di voi.
Cribbio come la fai lunga direbbe Melanie ahahaha
E ha ragione che spazio me lungo T.T
Bene vi lascio con le gif!

Melanie che si sente osservata.



Mel con le cheerleader.

L'espressione di Mel mentre cerca di stare calma LOL


 
A presto, Andreea xxx
( ragazze lo sbagliate sempre quando vi rivolgete a me con il nome lol E' Andreea con due "e" non due "a" lolz)

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Capitolo 20
*** Capitolo 20 ***


"Sono pronta ad andare, sono pronta a salire,
Sto tranquillamente leggendo la tua mente
Non ho bisogno di una cosa, sto scrivendo il nostro libro,
La storia in realtà mi ha agganciato"

Run Away- Megan and Liz.


     

Capitolo 20



 
    Ero in preda ad un subbuglio di sentimenti che si intrecciavano tra loro per creare quello che tutti definivano caos.
Del caos si avevano più concezioni, controverse e contorte tra loro tanto da lasciarti senza fiato nel provarle. Se poi era la prima volta che ti sentivi all'altezza dello stomaco una lavatrice- no, non erano le farfalle nello stomaco- allora sì che avevamo posto la ciliegina sulla torta.
Era in quello che mi sembrava un perenne casino che i sentimenti e i pensieri facevano a pugni dentro me.
La fiducia e l'inganno chiedevano una decisione. E io non l'avevo.
L'imbarazzo e il mio solito controllo m' imponevano come comportarmi. Ma non riuscivo a dare loro retta.
Ma era il cervello e il cuore che sembravano pronti per andare in battaglia. Ammettere che, effettivamente mi ero fidata di Liam perchè provavo qualcosa per lui era la confutabile affermazione del cuore che lo dimostrava con i battiti accelerati del cuore.
Il cervello stava semplicemente prendendo in catalogo tutte le bestemmie collegandole ai santi e maledicendo quando avevo acconsentito ad andare a quel ballo. Ma chi me l'aveva fatto fare.
"Andrà tutto bene. Vedrai, sarà divertente." mi rassicurò Liam quando arrivammo all'entrata della palestra. Gli sorrisi cercando di sfoggiare il senso di sfacciataggine che mi si addiceva. Eh che cazzo, ero Melanie Scarlet! Non mi sarei di certo piegata per degli stupidi, fastidiosi, inquisitori sguardi. Contateci.
Eppure nonostante tutto non riuscivo a tenere a freno la mia mente che viaggiava verso paragoni semplici ma veri su Liam. Era come quelle canzoni mai sentite che trasmettevano alcune volte alla radio. Mai conosciute, ma che bastava ascoltarle una volta per innamoratene, anche se già sapevi che non le avresti più riascoltate.
Era piacevole scoprire le sue parole, quel velo di mistero che la rendeva speciale. Liam per me era così. Una riscoperta continua.
Ma quella riscoperta mi avrebbe portato o alla distruzione o alla felicità. Dovevo essere io a decidere se buttarmi o tirarmi indietro. Per ora sembrava proprio che stessi davvero provando a fidarmi di Liam.
"Pronta?" bella domanda, ero realmente pronta? Sapevo che il fatto di entrare mano a mano con Liam avrebbe implicato solo una cosa: eravamo una coppia. E nonostante non fosse vero, questa sarebbe stata l'opinione di tutti. Davvero ma davvero entusiasmante.
"Pronta." con un sospiro entrai in quella che sarebbe stata una serata che mai avrei dimenticato. Che le danze avessero inizio.
 
 

Non mi era mai importato con cosa mi vestivo, la moda era un'idiozia in cui tutte si intravedevano per il semplice fatto che grazie ad essa potevano essere accettate. Bhè, io non seguivo la moda ed ero accettata lo stesso da chi volevo io.
Come non detto, non mi interessava com'ero vestita ma se il quel momento le ragazze mi stavano indirizzando occhiate ostentando i loro occhi sul mio vestito voleva dire che non era poi così male. Era esattamente il tipo vestito che mai mi sarei sognata di indossare se non costretta- l'avevo detto che Ronny poteva essere testarda? Ma testarda davvero?- e così eccomi lì a percorrere i pochi metri che mi separavano dal resto del liceo lasciando frusciare la leggera stoffa della gonna ampia che arrivava a raso terra.
Due parole che facevano a cazzotti erano Melanie ed eleganza, ero fatta da jeans skinny, magliette fighe di gruppi morti e non di un vestito blu notte che trasudava eleganza da tutti i pori. La cosa più sorprendente, anche se mai -e dico mai- l'avrei ammesso ad alta voce, era che mi piaceva, poteva sembrare elaborato ma allo stesso tempo si poteva considerare semplice. Dolci balze ornavano un corpetto aderente che scendeva in modo grazioso- cancellate l'ultimo aggettivo, ok?- fino al busto, per lasciare il posto ad un'ampia gonna per niente ingombrante. E se lo diceva una che vomitava arcobaleni al solo sentire la parole vestito voleva dire che almeno un po' era carino. Ma poco.
Ciò che davvero attirava era il suo profondo blu, io l'avrei preferito rosso ma Ron aveva obbiettato dicendo che, in quel caso, sarebbe stato anti-stupro e non da ragazza elegante. Disse la ragazza che vestiva in stile arcobaleno.
Inutile dire che per creare il chignon che aveva in mente Ron avevo dovuto stare molto calma ed aspettare. Ripeto aspettare.
Nell'insieme la ragazza dai capelli lilla si era commossa per il lavoro che era riuscita a creare dandosi del genio da sola. Molto modesta mi dissero. Le avevo anche chiesto come era riuscita a crearlo ma come risposta mi aveva dato della Babbana dato che esisteva Internet e di conseguenza i tutorial. Ci volevamo molto bene.
L'effetto soddisfacente fu quando Jake entrò nella stanza chiamandomi a gran voce, per poi rivolgermi un'occhiata strana ed indirizzare la sua attenzione a Ron: "Dov'è Melanie?"
Per un'istante ebbi il terrore che Ron mi avesse trasformato in un clowon da circo. Non ridete, era una cosa seria! I clown non erano divertenti ma la brutta copia di Jocker, l'incubo di tutti i bambini. Anche di Melanie Scarlet.
"Ronny come diavolo mi hai conciata?" sputai parola per parola guardando intorno mentre il panico si impossessava di me. Mai e dico mai fidarsi di una che si tinge i capelli di lilla. Ma che diavolo avevo in mente quando mi ero affidata a lei?
"Curiosa eh?" replicò con un sorriso divertito sulle labbra prendendo le mie parole come motivo di compiacimento e non d'allarme.
Senza degnarla di un'ulteriore occhiata lasciai la stanza diretta verso il corridoio pregando gli enti superiore di non dover guardare una brutta raffigurazione da film horror.
Respiri profondi, occhi chiusi davanti allo specchio che mi avrebbe rivelato come stavo. Chiedevo solo di essere accettabile. Almeno accettabile.
"Oh." l'unica che riuscii a proferire guardando la sconosciuta che mi restituiva lo sguardo. Ok, quella non ero io. Decisamente non ero io.
"Come ti sembra? Ti piace?" Ron mi raggiunse traboccante di curiosità trasformandosi in indecisione quando vide mi stavo toccando il viso come una cogliona che non si riconosceva. In effetti era proprio che stavo facendo.
"Sono...carina." conclusi sgranando ancora di più gli occhi, potevo essere bella, accettabile, non male, ma mai carina.
"Non carina...da schianto!" esclamò aprendosi in un sorriso che lasciava capire che la sua non era un'affermazione tanto per fare. Lo credeva davvero.
 
 
 
 

"Ti ho già quanto tu sia stupenda questa sera?" domandò Liam grattandosi la nuca con fare imbarazzato, mentre percorreva ancora una volta lo sguardo dal viso al mio vestito per poi soffermarsi nei miei occhi.
"Mmm...fammici pensare: 50 volte? O 100?" scherzai stringendogli la mano con maggiore enfasi e sentendomi rincorata quando ricambiò. Ero venuta qui per divertirmi, e nonostante non mi piacessero -odiassi- i balli, volevo divertirmi.
"Andiamo." lo trascinai quando misero una nuova canzone, la mia canzone.
"Ehm..non forse non è una buona idea." si fermò Liam guardando ovunque tranne che me. Abbastanza preoccupante.
"Cosa c'è che non va?" mi corrucciai fermandomi a mia volta, aspettando che rispondesse. Non pensavo che Liam avesse così tanti freni.
"Io...ecco...non so ballare." era buona educazione non ridere. Ci stavo provando.
"È la volta buona che impari." saremmo sembrati due foche in riproduzione ma dettagli.
"Limitati a questo." gli spiegai mentre ondeggiavo lentamente il corpo e chiudevo gli occhi lasciandomi trasportare. Ballare era sinonimo di lasciarsi andare. E lasciarsi andare significava abbassare le barriere, sembrare vulnerabile. E io lo stavo facendo con una naturalezza impressionante, scuotendo la rigidità del corpo al ritmo incalzando della musica che usciva dalla cassa come una cascata troppo rumorosa per essere ignorata. Eravamo in tre: io, Liam e la musica. Vicini ma lontani, in contatto eppure distaccati nella mente, l'unica cosa che ci teneva realmente uniti era la musica, che concludeva il cerchio con le nostre braccia. Le sue sulla mia vita. Le mie sulle spalle ricoperte dalla giacca nera dello smoking.
Niente persone che ci circondavano, niente occhi che trapassavano la schiena. No, in quel momento erano le sue pupille che da vicino assumevano sfumature diverse di nocciola e che si fissavano nell'azzurro ghiaccio delle mie a contare davvero.
Avrei voluto sentirmi trascinare da quel ritmo tutto nostro per tutta la durata del ballo se non per l'eternità. Ma tutto aveva una fine e anche la nostra sintonia  erano destinata alla parola fine.
Ciò che la fece spezzare in mille frammenti dolorosi e appuntiti furono due figure fuori campo che attirano la mia attenzione facendomi accapponare la pelle. No, era tutta una stupida allucinazione. Non era possibile, o meglio: non volevo che fosse possibile.
Mi stavo ritrovando a faccia a faccia con uno dei miei peggiori incubi, con l'aggiunta che se prima era la mia mente a riprodurli ora si trovavano davanti ai miei occhi come un'inconfutabile prova. Cazzo.
"Perchè non vai a prendere qualcosa da bere?" chiesi a Liam cercando di essere il più normale possibile. Avevo voglia di spaccare muri, tavoli e castrare Styles per sempre, ma Liam doveva rimanerne fuori.
"Certamente." lui gentile come sempre, io incazzata con il mondo come era da procedura.
Mi costrinsi a mantenere un passo sicuro e un'espressione impassibile mentre sfrecciavo fra le persone che mi si presentavano davanti dirigendomi verso le uniche due che in quel momento, non solo non avrebbero dovuto essere insieme per nessun motivo ma neanche lontanamente tenersi per mano. Perchè diavolo si tenevano per mano?
"Che ci fai con lui?" biascicai una volta che, finalmente, li avevo raggiunto e dosando in quella semplice frase una la rabbia che non vedeva l'ora di liberarsi.
La ragazza abbassò lo sguardo guardandomi prima sorpresa poi confusa. No, cazzo non poteva farmi questa, non lei.
"Non capisco a cosa ti riferisci Melanie."
Non avevo mai provato il retrogusto amaro del tradimento, quella pugnalata che, anche se invisibile, pesava sul cuore come indelebile traccia di dolore. Non ero preparata a riceverla, ma mi era stata inferta come sempre di sorpresa quando meno me l'aspettavo. Non sempre i cattivi erano degli estranei, a volte erano proprio la spalla su cui pensavi di poter contare. E ti sentivi morire se quella persona era stata la tua migliore amica nel bene e nel male. Oh sì, Allyson Morrison si era appena venduta al diavolo chiudendo le porte alla nostra amicizia.
"Ti avevo detto di starle lontano!" urlai rivolgendo tutta la mia furia verso Harry Styles. Vedere quelle mani unite bruciava e feriva allo stesso tempo.
"Non puoi comandarla come un burattino. Siamo venuti qui per divertirci, non sentirti urlare come una pazza." rispose calma dosando la sua frecciatina con la glacialità necessaria per volerlo tirare sotto con la macchina. Una, due, tre volte.
"Perchè Al? Perchè?" era davvero meglio rimanere all'oscuro, nell'ignoranza?
O sentirti squarciare in due dalla confutazione che la tua migliore amica aveva scelto il tuo nemico a te?
Continuando a mantenere gli occhi bassi mi sorpassò per dirigersi il più lotano possibile da me. Cazzo se bruciava.
"Vendetta, dolce vendetta." canticchiò Styles in un orecchio sfiorando con le labbra il lobo dell'orecchio e carezzando con le mani la mia vita. Che stronzo impertinente.
"Non contarci." sussurrai a denti stretti, nonostante sapessi che non solo mi aveva colpita ma anche affondata.
Forse era tutta colpa mia, forse non ero stata abbastanza brava e quei due avevano legato quando io non c'ero. Ma quand'era che non c'ero stata?
"Quando ero all'ospedale." mi ricordai sgomenta, Styles aveva aspettato solo questo: che io fossi distratta.
Aveva avuto molto tempo per lavorarsi Al, eppure mi sembrava impossibile che lei avesse ceduto con così tanta facilità. Che fine aveva fatto la Allyson graziosa ma combattiva? Perchè era così arrendevole nei confronti di Styles?
Avevo bisogno di una sigaretta e di evaporare da quella stanza e tornamene a casa ma per farlo avrei dovuto chiamare Liam, e non avevo voglia di disturbarlo. Certo, perchè abbandonarlo lì era meglio. Dio che stronza potevo essere.
Ma non ci potevo fare niente, io ero così e non sarei cambiate per nessun motivo. Forse stavo davvero sbagliando tutto, forse avevo fatto i male i calcoli e dovevo lasciare Liam fuori dalla mia vita. Se l'avessi fatto entrato avrebbe comportato prendermi responsabilità che non credevo di riuscire a prendere. Minchia che casino.
Un sigaretta. Avevo decisamente bisogno di una sigaretta.
Ignorando i bisbigli delle puttanelle che non facevano neppure finta di nascondere i loro commenti maligni uscì fuori da quel putiferio per entrare in contatto con la fresca brezza notturna presente in primavera. Senza indugio percorsi i pochi metri che mi separavano dal parco situato di fronte alla scuola e mi abbandonai su un, altalena. Puntualizziamo perchè odiavo quello stupido ballo a cui avevo acconsentito a partecipare. In primo luogo non era per me, essere incartata in uno stupido abito ed essere truccata di tutto punto per cosa? Far vedere agli altri che anch'io sapevo vestirrmi. Per ballare? Per quello esistevano le discoteca.
Perchè la mia concezione di libertà non coincideva con quella che avevano gli altri?
No, decisamente non ero fatta per stare al centro dell'attenzione.
Ovunque andassi succedevano cose impreviste. Tutto quello che mi circondava non era altro che una falsa superficie dorata. Dall'esterno imperscrutabile, dura come il marmo, ma che si lanciavo un sasso sulla superficie venivi alla scoperta di cose che avresti preferito non sapere che saliva a galla e rivelano quanto imperfetta fosse quella superficie. Ed era allora che ti pentivi di aver lanciato quel sasso.
Facendo i conti di quella serata avevo perso Allyson. Avevo rinunciato a Liam. 
Ed ero stufa di combattere contro Styles. Qualunque cosa che facessi quel bastardo era sempre un passo avanti a me.
Avevo capito che se avesse attaccato me direttamente non avrebbe funzionato e quindi perchè non colpire chi mi stava intorno? Sentivo un odio crescente dentro di me e neppure il catarro che stavo accumulando grazie alla sigaretta servivano a qualcosa.
Svuotata, stanca e scazzata all'estremo decisi per una mossa estrema: andare a casa a piedi. Abbastanza idiota da parte mia, insomma sembravo uscita dalle favole! Ma che cazzo me ne poteva fregare, che gli altri si divertissero, avevo bisogno di starmene sul divano con Jake a fare zapping e a mangiare cioccolata. Sono una brava educatrice, lo so.
Con un sigaretta in un mano e la borsetta nell'altra mi diressi verso la via di casa. Era scaduta la mezzanotte e per Cenerentola era ora di tornare a casa.
 
 
 

"Vuoi un passaggio?" ora sognavo la voce di Harry Styles anche quando riposavo con gli occhi chiuse seduta sull'estremità del marciapiede. Provate voi a farvela a piedi con dei tacchi che non avreste provato ad indossare poi vediamo come avreste commentato.
Scossi la testa scacciando quel fastidioso sciocco di lingua che faceva quando pretendeva una risposta, sembra davvero molto vivido come miraggio però. Dovevo essere molto stanca.
"Ma che cazzo...?" aprì di scatto gli occhi quando per la seconda volta, dopo molto tempo, mi ritrovai sorretta dalle braccia di Harry. Ma allora non stavo sognando! Il che era molto peggio.
"Mettimi giù subito giù idiota." sibilai divincolandomi il più possibile ma quel cavolo di vestito mi impediva ogni mossa. E pensare che lo trovavo comodo.
"E lasciarti di nuovo sola per strada. Ok." rispose con un sorriso malandrino sul viso senza però mollare la presa e continuando a trapassarmi con il smeraldo dei suoi occhi. Poteva una persona così cogliona avere degli occhi così dannatamente profondi? Sì.
Due pozzi che rammentavano l'acqua del mare in quelle rare volte in cui anzichè apparire di un azzurro limpido lasciava lo spazio ad una sfumatura di verde che  somigliava in modo impressionante agli occhi di Harry.
Spiegatemi del perchè mi stavo facendo tutte queste teghe mentali quando quello stronzo mi aveva tradito. Nel senso che si era approfittato della mia migliore amica, solo per quello.
"Lasciami." la mia occhiata inceneritrice era tutta da dire, così potente che alla fine cedette e potei finalmente toccare terra allontanandomi dal suo profumo inebriante che mi era facile da ricordare.
"E quello cos'era?" borbottò vedendo doppio, ci scommettevo.
Mi sa quello che gli avevo inferto fosse lo schiaffo più forte, uno di quelli che fa girare completamente la testa, e ne ero più che felice. Soprattutto per la faccia stupefatta di Styles. Gli stava bene a quello stronzo.
"Quello era per essere così coglione. Come hai potuto? Ti avevo chiaramente detto di stare lontano da Al." mi infuriai visibilmente, se c'era una persone nata per essere detestata quella era senza alcun ombra di dubbio Styles.
"Disse la stronza che mi aveva abbandonato in un bosco a notte fonda." ribattè con la stessa acidità rabbuiandosi di colpo.
Non riuscii a trattenere una risata di scherno, ricordando quanto geniale fossi. Poche parole, ero proprio un genio.
"Te lo meritavi." ribattei con un alzata di spalle, rivolendogli un sorriso di sfida.
"Perchè non sei con Allyson?" chiesi subito rendendomi effettivamente conto che era strano che si trovasse da quelle parti.
"E tu perchè non sei con Liam?" penso che formulare quella frase gli fosse più difficile di quanto lasciasse intendere, soprattutto quando aveva calcato con un buona dose di veleno sul nome del fratellastro. Chissà che problemi avevano quei due.
"Me ne ritorno a casa." dissi senza dargli una risposta concreta e guardando con invidia la sua auto. Alla fine era riuscito a recuperarla da dove l'avevo lasciata. Certo odiavo quell'automobile ma non è che farmi la strada a piedi mi allettasse tanto.
"Ti accompagno." una constatazione alla cazzo dato che non avrei accettato. Avevo un orgoglio da difendere io.
"Magari un'altra volta." Contaci Styles. Contaci.
"Vuoi davvero rischiare ad andare in giro di notte? Da sola?" domandò inarcando un sopracciglio e lanciando uno sguardo eloquente alla via male illuminata. In effetti. Anche se non è che in compagnia di uno spacciatore era meglio.
"Aprì quella fottuta macchina." sbuffa contraria, arrendendomi per una volta -l'ultima- al fatto che avesse ragione. No, mi correggo non aveva per niente ragione, stavo accettando il passaggio per puro interesse personale.
Come succedeva ogni volta che ero in sua compagnia si stabilizzò un silenzio che sarebbe benissimo durare molto ma molto a lungo. Non avevo voglia di interromperlo e dovevo proprio ammettere di sentire i sintomi della stanchezza pressare sempre più sulle mie palpebre L'unica cosa che desideravo era il mio morbidoso letto e il mio cuscino. Chiedevo troppo?
Il paesaggio scorreva placido fuori dal finestrino senza troppe distinzioni, sembra tutto molto, troppo, tranquillo. D'altronde era notte, che mi potevo aspettare?
A volte, spesso, facevo delle domande a cui non volevo realmente avere una risposta. Una di quelle domande campate in aria tanto per fare ma sembrava che le mie domande fossero troppo interessanti per non avere una risposta. E ancora una volta avrei dovuto prepararmi all'uragano che mi avrebbe travolto senza troppi complimenti, un uragano maligno.
Con una lentezza disarmante l'auto passò davanti ad un blocco della polizia, qualche ubriaco aveva sbattuto il cofano su un lampione lo dedussi dall'ambulanza e il brusco via vai delle persone. Niente che mi riguardasse insomma.
"Ferma l'auto." riuscii a formulare sbarrando gli occhi e sentendo l'adrenalina salire con il sangue che fluiva troppo velocemente.
"Perchè mai dovrei fermarmi proprio ora?" chiese esasperato Harry lanciando un'occhiata nervosa alla polizia.
"Accosta questa fottuta macchina, ora!" urlai in preda al panico, slacciando la cintura di sicurezza e aspettando solo che quell'idiota si fermasse.
Aprii la portiera e sfrecciai con una velocità inaudita pregando che non fosse realmente quello che credevo, che avessi visto sbagliato e che fosse solo una brutta visione dovuta alla mancanza di sonno.
Ed invece le mie illusioni non servirono a niente quando mi ritrovai nell'esatto punto in cui l'avevo visto.
 Buzz Lightyear giaceva distrutto e spiaccicato sull' asfalto , la plastica si univa al cemento lasciando di lui solo una macabra smorfia. Ma forse era il pupazzo di un altro bambino, no? Jake era sano e salvo a casa, era impossibile che fosse suo.
Con questa rassicurazione mi diressi nel punto in cui uomini e donne si stavano indaffarando, passando inosservata. Mi avvicinai di soppiatto alle porte dell'ambulanza aperte guardando con un terribile presentimento chi già giaceva sopra la barella ospedaliera e il mondo mi crollò addosso come le lacrime che repentinamente scesero copiose. 
Volevo schioccare le dita e svegliarmi da quel brutto sogno. Volevo dire qualcosa, qualunque cosa ma la voragine che si stavano aprendo stava divorando tutto. Parole e ricordi. 
Volevo tapparmi le orecchie, volevo non sentire le scosse che iniettavano nel suo piccolo corpicino. 
Volevo non sentire la macchina dei battiti cardiaci fare un sordo suono prolungato come un grido soffocato al mondo.
Volevo non sentire quella frase, lo desideravo con tutto con il cuore: "Jake Scarlet, ora del decesso 00.30."
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Spazio Me!
Ok, non ho idea di come iniziare questo spazio me dato che penso siate tutte sconvolte dall'ultima frase del capitolo. 
Comincerò a dare tutte le spiegazioni e motivando cosa succedendo, e stavolta non è incubo, Jake è morto per davvero. 
Partiamo!
Dunque alcune ragazze mi avevano anche fatto notare che il titolo di questa fan fiction dato che l'ho presa da un film non è il massimo dell'originalità, in effetti il titolo è anche un tributo al film ma non c'entra niente. Come avete capito questa fan fiction non è fantasy, non ci sarà nessun padre che risorgerà come lupo mannaro o altro lol
Io mi sono ispirata alla vera favola di Cappuccetto rosso, solo che chiamare la fan fiction"Cappuccetto rosso" era molto scontato, quindi ci ho aggiunto la parola "sangue" c:
Naturalmente non si capisce realmente le somiglianze con la favola dato che l'ho modellata a mia piacimento ma se dovessi fare uno schedario Jake sarebbe la nonna, quella che il lupo divora, no? Solo che nella storia la nonna sopravvive, ma qui trattandosi della realtà non accadrà.
Uccidere il personaggio di Jake non è stata una mossa avventata presa così su due piedi, era qualcosa che ho progettato dall'inizio, solo che non avevo il coraggio di metterla in pratica. Fino ad ora c:
Non ho ben spiegato cosa sia realmente successo e com'è possibile che si trovasse per strada a quell'ora, ma a tutto c'è una spiegazione e questa vi sarà data nel prossimo capitolo :)
Parlando della parte iniziale, anche lì ne sono successe di belle! 
Ora si spiega lo strano comportamento di Al (sensi di colpa come crede Melanie) e del perchè Harry non si sia più fatto sentire. Ma d'ora in poi non abbandonerà più la storia, cioè forse scomparse le continuerà a fare, ma sarà molto più presente :)
Non sono mai stata così ansiosa di scoprire cosa ne pensate, quindi vi sarei grata se mi lasciaste una piccola recensione, anche piccola piccola <3
Ah sì, me ne ero dimentica lolz
Ho appena cambiato il mio nick da
Andre66 sono passata a catch_me, questo secondo nick mi rappresenta di più ^^
Parlando di cose che non c'entrano oggi è il mio compleanno! Yep!
Amatemi che ho aggiornato oggi :')
Siete già andate a vedere This Is Us? Io ci andrò oggi, il più bel regalo che i miei idoli avrebbero farmi iuyhjgtfvcdx
Come sempre ringrazio tutte, siete davvero molto fghjklhj AHAHAHAH
Vi lascio con le gif c:

Il vestito di Melanie c:


Melanie quando vede Al ed Harry insieme.


Harry quando vede Mel.


Lo sguardo di Harry.


E la mia preferita cfghjkhnbgfv
Styles che esulta lol
A presto, Andreea xxx
 
  

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Capitolo 21
*** Capitolo 21 ***


                        "Sono al limite e sto urlando il mio nome 
a squarciagola, come uno stupido 
A volte quando chiudo gli occhi faccio finta di stare bene 
ma non è mai abbastanza perchè il mio eco 
è l'unica voce che ritorna 
la mia ombra 

è l'unica amica che ho" 
 
                                 
 Echo- Jason Walker
                                                                        

 
Capitolo 21  





Le parole ferivano. Quelle lettere messe una davanti all'altra per formulare una frase di senso compiuto potevano ucciderti un poco alla volta, rodendoti da dentro. Niente espedienti, niente aiuti. Solo un esclusivo dolore fatto per tramortire ed offuscore i pensieri.
"Alla guida dell'abitacolo era situata sua madre. Jake, suo fratello, si trovava senza cintura di sicurezza nel sedile posteriore."
Le parole erano veleno iniettate nelle orecchie, scorrevano fluide come il sangue ma letali il doppio.
"Era ubriaca, aveva un tasso che superava lo 0,5, il limite consentito dalla legge. È stato in questo condizione che non ha visto l'altra auto."
Le parole sconvolgevano, davano l'avvio a "se" e "ma". Davano avvio all'eterno senso di perdita.
"All'ultimo secondo ha sferzato finendo così contro l'albero. Sua madre è in coma. Jake Scarlet è morto sul colpo."
Le parole potevano essere spire che si impossessavano del cervello rendendolo inaccessibile, ferivano ma non uccidevano.
Tuttavia le parole erano solo suoni riprodotti nella mia mente mentre il senso di colpa non aveva bisogno di parole per spiegarsi.
Era tutta colpa mia. Se non fossi stata tanto egoista da pensare solo a me stessa in quel momento non avrei dovuto trovarmi circondata da una realtà che con i suoi tentantacoli mi rendeva partecipe di una delle più temibili verità.
Ero sola.
Sola in mezzo allo tsunami di dolore e troppe lacrime non ancora versate. Se c'era una cosa ben peggiore delle parole quella era la solitudine. Nessun appiglio. Nessuna speranza. Nessun sorriso.
Sola, completamente sola.
"Mi dispiace moltissimo, io...non sono riuscita a fermarla, lei aveva un coltello...e..." gocce salate stavano bagnando le mie spalle condensandosi con la pioggia che cadeva innocua. No, Ron non doveva addossarsi colpe che non aveva. Tutto sarebbe andato diversamente se avessi saputo mantere quel minimo di altruismo che non avevo. 
Niente di ciò che mi circondava sapeva attrarre la mia attenzione, era come guardare un film muto in bianco e nero.
Le voci attutite da ricordi non facevano altro che farmi sprofondare ancora di più nel mio abisso d'oscurità.
"Mi leggi Cappuccetto rosso?"
"Non si può variare? Che ne sò Biancaneve e i sette nani è molto più carina come favola."
"Melanie..."
"Ok, ho capito. C'era una volta..."

Un film muto in cui erano i ricordi a prendere in mano la situazione. Grigi, storpiati, incolori come un film che mi passava davanti senza che potessi intervenire in qualcun modo, ero soltanto una spettatrice. Le scene si susseguivano da quando avevo visto la prima volta i suoi occhi, quell'azzurro limpido che faceva piangere l'anima, quel sorriso sdentato che conteneva più vita messa insieme, fino a quando l'avevo abbracciato per l'ultima volta inconsapevole che, nel momento esatto in cui le sue esili braccia lasciavano andare le mie spalle, gli avessi dato addio senza saperlo.
Se solo l'avessi saputo, se solo avessi lasciato trapassare per la mente la vaga idea che mia madre prima o poi sarebbe tornata.
Si era instaurata dentro di me la certezza che fosse troppo presa dall'alcool per pensare a qualcosa al di fuore di sè. Ma in fondo quello che aveva fatto non era pur sempre egoismo come il mio? Anche lei aveva paura di rimanere sola e se, pur di non rintrovarsi in quella situazione, avrebbe dovuto strapparmi l'unica ragione per cui non ero sprofondata nella depressione, sarebbe stato solo uno stupido prezzo da pagare.
Neppure lei avrebbe mai creduto che avrebbe posto fine alla vita della sua ancora di salvazza, che sarebbe stata tenuta in vita da delle macchine che l'avrebbero consumata un poco alla volta, che mi avrebbe lasciato senza nessun appiglio a cui aggrapparmi. Tutto ciò che mi circondava sembrava fatto per deprimere, dalla leggera pioggia che scendeva timida nell'aria primaverile alle parole di un prete che rivolgeva belle parole ad un bambino che non avrebbe mai più conosciuto.
Rabbrivii nel cappotto di un deprimente nero smunto quando qualcuno mi toccò la spalla, togliendo il velo di ricordi e frasi che si prendendo gioco di me ampliando le brutali sferzate di un pugnale invisibile.

"Vuoi dire qualcosa prima che lo seppelliscano?" sussurrò una Ronny con le lacrime che scorrevano languide e la voce incrinata da un dolore sconvolgente. Il dolore che mi stava facendo impazzire.
Scossi la testa guardando con gli occhi sbarrati la bara come risvegliandomi dal tepore in cui ero avvolta.
Non l'avrei più rivesto. Non l'avrei più sentito fare rumori strani con la bocca mentre correva per casa con il suo pupazzo. Non l'avrei più osservato dalla finestra della cucina mentre si prendeva cura delle sue piante. Non l'avrei più abbracciato facendo coincidere i cuori e i nostri battiti al sintomo.
E tutto questo mi stava mozzando il respiro, così come le lacrime che cominciavano a correre. Avrebbero dovuto essere uno sfogo e non una condanna.

Mossi incerta alcuni passi verso quel terribile solco scavato nella terra, indirizzando lo sguardo verso la bara chiusa. Non avrei più accarezzato le sue guance.
Con il mio segno affermativo la bara cominciò lentamente ad essere calata nella cavità profonda.
Non avrei più passato le mie dita fra i suoi capelli lisci come fili di seta troppo delicata.
Come da tradizione la prima zappata di terra spettò a me, distrutta spicologicamente e fisicamente. La terra si mescolò con le lacrime di un dolore così gravoso, intricato che opprimeva tutto.
Non avrei più sentito la sua risata giocasa e spensierata come a burlarsi di ciò che lo circondava.
Mi diedero una rosa, lasciandomi da sola a contemplare la terra che copriva la cassaforte di legno, che confinava per sempre il corpo di Jake.
Non l'avrei più sentito tuffarsi nel mio letto quando un incubo veniva a bussare nei suoi sogni.
Senza accorgermi strinsi la rosa così forte che le spine mi si conficcarono nella carne lasciando scorgare del sangue.
Una volta che le benedizioni veleggiarono nell'aria mi trascinai tremante verso il fresco cumolo di terra e vi poggiai il fiore rosso sangue.
Mio fratello era morto ed io ero stata costretta a dirgli addio prematuramente. Jake Scarlet mi aveva abbandonata, inconsapevolmente, ad un mondo in cui io sarei rimasta irremediabilmente, inaspettamente, sfortunatamente sola.






Avevo mandato Ron a prendere la sua macchina ignorando tutti. Conoscenti o parenti che fossero non si erano mai fatti vivi quando avevamo bisogno d'aiuto e non me ne facevo niente delle loro occhiate compassionevoli.
Lasciando che altre lacrime sgorgassero mi avviai da sola fuori dal cimitero e poi lo vidi. Addossato ad un albero come a volersi confondere con il paesaggio. Stretto in un giacca di pelle che copriva le sue spalle muscolose mi guardava con uno sguardo impenetrabile. Non fece passi avanti, non si scompose, non fece proprio niente se non guardarmi.
Un brivido si fece largo per la schiena quando ricordai la presa salda con cui quella sera mi aveva sostenuto lasciando che i singhiozzi si attutissero nella sua maglia. Lui c'era e non mi aveva abbandonato.
In quel preciso istante stava aspettando una mia mossa, un qualunque segno che gli permettesse di avvicinarsi ma come sempre, non mossi un muscolo continuando a guardarlo fra le lacrime che mi offuscavano la vista. Gli stavo negando il diritto di essermi vicino.
Lentamente si voltò e si incamminò per gli stretti cancelli che portavano all'uscita da quel posto composto dalla presenza grave della morte, un cancello che conduceva al mondo quotidiano dove tutto ero spregiudicamente vivo.
Forse anche Harry Styles mi stava dicendo addio per sempre, ed ora che mi si era presentata questa nuova variente, così agognata, non ero poi tanto sicura di volerla.





C'erano quei ricordi che ti trafiggevano per quanto riuscivano a ferire, non erano solo l'esperienza o il luogo in sè a farmi sentire svuotata ma le emozioni che provavo vivendole. Perchè dare per scontato che solo quei momenti particolamente bui potessere lasciarti senza fiato? Non era decisamente azzeccato come presupposto, dato che in quel momento, guardando casa mia, stavo rivivendo i momenti più belli della mia vita. Forse per la prima volta potevo considerarmi una fontana per quanto stavo piangendo.

Nessuno mi aveva preparato ad affrontare la perdita di una persona, e nonostante mio padre avesse lasciato le sue tracce indelebili in quel posto prima di andarsene, tutto era fottutamente diverso.
Differente perchè non aveva niente a che fare con questo dolore che non si testimoniava, c'era e basta. Toccava a me cercare di conviverci ma come avrei fatto se tutto in quella casa mi ricordava l'unica persona che era riuscita a tirare fuori il meglio di me?
Casa mia, anche da fuori, non mi era mai sembrata più desolata.
Desolata come me, forte all'esterno ma che cominciava a crollare lentamente all'interno. 
I respiri profondi e il contare silenziosamente mi avevano sempre aiutato ma ora che cercavo di avvicinarmi all'ingresso la voglia di fuggire era maledattamente allettante. Perchè non mollare tutto? Troppo codarda, semplice.
Principalmente niente avrebbe dovuto sorprendere e neppure quel bigliettino lasciato in bella vista sullo zerbino non mi aveva provocato niente. Ero diventata spenta e incolore come ciò che mi circondava.
"Non avrei parole per esprimere il mio dispiacere. Ti prego chiamami appena puoi, Zayn"
La grafia sbarazzina del ragazzo stilava sul foglio avorio, il numero arrecato dietro sembrava inutile tanto che, una volta solcata la soglia di casa, la tentazione di lanciarlo direttamente nell'immondizia allettava. Lo stavo per fare. Lo stavo per fare davvero ma qualcosa era scattato nella mia mente.
Qualcosa di meschino ma allo stesso rigeneranente, toccava a me decidere se accoglierla o scartarla, cosa che avevo fatto in tutto in quel periodo. Dal cibo, a Liam, a Ronny, al sonno e per concludere in bellezza avevo finito per farlo definitivamente con Allyson.
Tuttavia volevo darmi l'illusione che questa sarebbe stata la soluzione giusta e avevo bisogno di quel numero. Avevo bisogno di Zayn.
"Ehi."
"Melanie? Sei tu? Stai bene? Mi dispiace moltissimo, io non..."

"Conosci una discoteca con musica pronta a spaccarti i timpani?" lo interruppi con distaccamento, non lo stavo facendo apposta. Allontanare chi si preoccupava stava diventando piuttosto facile e involuto.
"Sì, perchè? Cosa hai mente?"
"Ho bisogno che mi porti lì. Stasera e tutte le altre sere possibilmente." conclusi senza però riuscire a fermare un tremolio nella voce. Forse stava stavo sbagliando. O forse no.
Ma ancora una volta il mio mondo era sprofondato nel buio più totale con la sola eccezione che stavolta nessuna luce avrebbe dissipato l'oscurità ed io volevo solo l'illusione che sarei stata capace di rialzarmi anche questa volta.







 
Spazio Me!
Ok, questo capitolo è cortissimo e io sono in tremendo ritardo *aspettacheilpavimentosiapraperinghiottirla*
Scusatemi davvero ma come tutte anche per me è iniziata la scuola e devo ancora capire bene come riuscire a gestire il liceo ed anche efp. Purtroppo non credo aggiornerò una volta alla settimana come ho sempre fatto dato che ho abbastanza studio a cui pensare. Ma farò del mio meglio per non abbandonare il sito questo sì :)
Passando al capitolo è deprimente al massimo e sicuramente non sarò neppure riuscita a dare il senso di abbandono che prova Melanie, sono un completo disastro in tutto. +_+
Spero che si sia capito cosa sia successo a Jake, se così non è lo spiego qui lol
È ritornato il personaggio della madre di Melanie stavolta per rispondere alla provocazione che le aveva lanciato Melanie nel loro scontro ma le sue intenzioni non sono andate a buon fine. Di fatti dopo essere riuscita a strappare a Ronny Jake, si è messa alla guida ubriaca. Quando ha visto la macchina ha cercato di sferzare finendo contro un albero che contornava la strada che stava percorrendo. E poi è successo il disastro.
Spero di essere stata più chiara se non si era capito nel capitolo ^^
Se volete posso farne un missing moment e così raccontare bene cos'è successo concretamente dal punto di vista della madre, in modo che capiate qual è stato il suo ragionamento :)
Fatemi sapere c:
Melanie sembra cambiata ma non lo è, è smarrita dal dolore ma vedrete ne prossimo ritornerà la sua spiccata personalità ^^
E per finire Harreh non se ne andrà di certo! Sembra, ma di certo non sono così cogliona da allontanarlo definitamente ^^
Vi posso dire con certezza che il prossimo capitolo sarà davvero carino, molto più lungo di questo e penso che lo adorete per il fatto che darò molte spiegazione e svelerò misteri che non ho ancora toccato fgyubgffghgf <3
Non l'ho ancora scritto ma di sicuro sarà il mio preferito lolz
Dovevo fare pubblicità ad alcune fan fiction ma non mi ricordo quali +.+
Vi lascio con le gif ^^





Melanie :(
 















 

Harry.

Ok, evaporo lolz
Alla prossima fghjkhbgf <3
 

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Capitolo 22
*** Capitolo 22 ***


                                               

"Alzeremo le mani, brillando fino al cielo
Perché abbiamo il fuoco, il fuoco, il fuoco, sì abbiamo il fuoco, fuoco, fuoco

E lo lasceremo bruciare."

      Burn-Ellie Coulding
                                                                        

 
Capitolo 22
Nella vita bisognava sapersi sbilanciare, non bastava più vivere con la certezza che il sottile filo che ci stabiliva l'equilibrio aveva la capacità di resistere per sempre.
A volte sbilanciarsi era segno di coraggio, a volte di codardia ma se non ne eri in grado, in un modo o nell'altro, finivi lo stesso per terra.
Nella vita dovevi imparare a sbilanciarti, accettare di cadere ed essere in grado di rialzarti.
Io mi ero fermata all'accettare di cadere.
E non mi sarei rialzata per nessun motivo al mondo, il mio lento scendere verso un abisso più grande di me era terribilmente eccitante.
La vita notturna era terribilmente eccitante.
Ballare e bere fino ad avere la nausea era terribilmente eccitante.
Sentirmi compressa fra quella massa che si muovevano al ritmo della classica canzone che ti impediva di stare ferma, seguire i loro stessi passi e lasciarmi andare era una sensazione che stavo imparando ad amare e che rimaneva eccitante. Erano bastate due mesi e mi ero fatta trascinare nell'oblio delle notti insonni. Zayn era un vero asso nel trovare locali dove il divertimento non mancava o ero io che ero sempre stata rinchiusa in una patina troppo spessa dove Greenwich era solo una bella città da percorrere passeggiando. Decisamente la parte migliore era la sera quando niente e nessuno fermava la mia voglia di autodistruggermi.
"Un Americano." sempre lo stesso, sempre lo stesso alcolico. Chiamatemi tradizionalista ma l'ebbrezza di sentir correre l'alcol nelle vene faceva venire voglia di non smettere di berlo. E così avrei fatto. Ancora e ancora. Finchè non sarei finita a dormire da Zayn, due idioti che si danno alla pazza gioia e poi a malapena ritrovano la strada di casa. Mai dare un navigatore ad un ubriaco, riferimenti a Zayn che l'aveva scambiato per un essere umano puramente casuali.
"Ma dov'eri finito?" feci un segno di disappunto vedendo spuntare il nuovo John Travolta con la parente di Barbie.
"Oh, Zayn. Sei proprio caduto in basso." biascicai scuotendo bonariamente la testa, riferendomi alla troia che si era portato dietro. Eh, già, l'alcol poteva essere una brutta bestia.
"Questa sera sono impegnato ma prima vorrei farti un regalo." disse cominciando a ridacchiare fra una parola e l'altra. Sarà che gli alcolici era buoni ma che cazzo ti ridi Malik?
"Non sono lesbica." mugugnai dosando il mio adorato sarcasmo con il fatto che non dubitavo di essere etero fino a prova contraria. E quella bambolina non sarebbe di certo stata la mia prova contraria. A pensarci faceva abbastanza senso.
"Ti piacerebbe." - ho mai detto quanto idiota, leggi coglione, fosse Malik ubriaco?- "Ho qualcosa di più alla tua portata."
Aveva la fortuna che ero mezza partita per Melanielandia altrimenti si sarebbe trovato sterile a vita.
"Ecco a te." biascicò avvicinandosi al mio bicchiere e di conseguenza a me. Cavolo, stasera ci era andato giù pesante, il fiato puzzava del bicchiere di vodka che teneva in mano la biondina mentre gli occhi era troppo lucidi e rossi per sembrare sobri anche se mantenevano la loro inarrestabile magneticità che, fin da quando l'avevo visto la prima, mi aveva trasmesso. Avevo infranto le mie promesse ed avevo lasciato che Zayn mi portasse nel suo mondo, gli ero debitrice per avermi lasciato entrare in punta di piedi prima di lasciar scatenare l'inferno.
"Che cos'è?" anch'io ero abbastanza mongoloide da ubriaca e a quanto pare collegare la polverina bianca a della droga era troppo per il mio povero cervellino. Anche il mio QI doveva riposare.
"Prova e divertiti." sorrise Zayn prima di voltarmi le spalle e lasciarmi con il bicchiere in mano mescolato dall'alcol e da una sostanza stupefacente. Avevo qualcosa da perdere? No.
"O la va o la spacca." pensai prima di lasciar scorrere per la gola il liquido prendendo brevi pause.
 
 
 
 
 
La spacca. Decisamente la spacca. Mi sembrava di vedere doppio, se non triplo. Se qualcuno mi avesse chiesto come diavolo ero arrivata a sedermi sul parapetto di un ponte sarei rimasta lì a guardarlo stralunata. Perchè, in effetti, come cazzo ci ero arrivata su quel ponte?
Oltre al fatto che il contenuto del super alcolico mi avesse completamente rimbecillita, ricordavo di aver *bisogno di aria. Ma che avessi camminato così tanto mi sembrava alquanto strana. Eppure non avevo voglia di fare domande senza risposte proprio ora che mi sentivo così leggera, libera, in grado di assorbire cioè che mi ero successo e sorridere all'acqua che fluiva placida nel freddo della notte.
"Jake." sbarrai gli occhi e per poco non rischiai di sbilanciarmi trovandomi a fissare mio fratello che mi sedeva di fianco nella sua dimestichezza bambinesca.
"Ciao, Melanie." ok, avevo decisamente esagerato con quella roba. Qualunque "roba" fosse quello che mi ero scolata senza farmi complessi mentali.
"Non sei reale, tu non sei qui." scossi la testa strofinandomi gli occhi e mettendo una mano sullo stomaco come se potesse aiutarmi fermare il dolore che come una valanga ancora una volta si stava riversando mozzandomi il respiro.
"No, non sono reale." confermò sorridendomi teneramente. Quel sorriso, appena accennato ma così maledettamente magico.
"Mi manchi. Troppo Jake, mi manchi troppo." confessai come se lui potesse capirlo. Stavo parlando da sola come un pazza eppure Jake mi sembrava così reale.
"Anche tu mi manchi Melanie." mi immobilizzai sentendo quelle parole. Odiavo sentirmi così impotente di fronte a qualcosa più grande di me, soprattutto sapendo ciò che era successo.
"È tutta colpa mia, se non me ne fossi andata tu...tu saresti ancora..." perchè non riuscivo a dirlo?
"Vivo?" indovinò lasciando che il suo sguardo mi trasmettesse un tristezza per niente adatta alla sua età.
 Sì, vivo. Lui non se ne sarebbe andato.
"Non è colpa tua . Non è colpa di nessuno. Doveva andare in questo modo e non saresti riuscita a fermarlo."
"Se ci avessi provato sì."

Eppure me l'ero lasciato scivolare tra le mani lo stesso.
"Non attribuirti colpe che non hai." affermò saltando giù dalla ringhiera del ponte.
"Dove vai?" non poteva lasciarmi, anche se l'aveva già fatto in quel momento volevo credere che fosse il vero Jake e non la riproduzione costruita dal senso di colpa, dalla nostalgia e dalla sua mancanza.
"Ti voglio e ti vorrò bene, Melanie. Non dimenticarlo." concluse ignorando la mia domanda per poi lanciarmi l'ultimo seppur irreale sorriso.
"Anch'io Jake. Anch'io." parlai al vento lasciando sospesa una conversazione che avrei voluto non finisse così presto.
Zayn mi aveva dato decisamente qualcosa di veramente forte se ciò che comportava era avere visioni.
Per quanto ci provassi non avevo per niente voglia di tornare sui miei passi e la pietra fredda su cui ero seduta nonostante tutto era comoda. Come no.
"Che ci fai qui?" stavolta mi ci stavo per catapultare giù da quel ponte. Ma quanto cazzo era forte la roba che avevo ingerito, ero davvero in tutto e per tutto un idiota.
"Un'altra visione? Che vuoi Styles?" fra tutte le persone presenti su questa terra che avevo intravisto proprio Harry doveva scegliere la coscienza? Non ne ero psicologicamente pronta.
"Visione?" si avvicinò corrucciando la fronte e squadrandomi in cerca di indizio del mio stato.
"Sei ubriaca." constatò avvicinandosi sghignazzando prima di prendere il posto vuoto che primo era occupato da un fantasma. Ero ad una seduta spiritica per caso?
O forse Harry era davvero lì. Ma anche e soprattutto no.
Riluttante avvicinai la mano dando un colpetto al suo braccio diffidente. Per poco non sobbalzai quando sentii le mie dita scontrarsi con la morbida giacca di pelle.
"Ma che cazzo ci fai tu qui, a notte inoltrata, su un ponte deserto?" boccheggiai alzando la voce di un'ottava mentre lo squadravo in cerca di qualche inizio che mi facesse capire che neppure lui si trovava realmente lì.
"Mi facevo un giro." rispose mentre alcune tracce di curiosità delineavano il suo viso mentre continuavo colpirlo con dei piccoli pugni. E che minchia, perchè non poteva essere finto!?
"Ma che diavolo stai facendo?" domandò esasperato quando capì che non avevo voglia di smettere. In effetti.
"Sto cercando di capire se sei reale, problemi?" non l'avevo detto davvero, non potevo averlo detto davvero. Mai più alcol per Melanie Scarlet se questi erano i disastrosi risultati.
"Che domande! Certo che sono reale, ma che cazzo ti sei fumata?" bella domanda, che minchia avevo bevuto?
"Oh." fu la mia lampante risposta preferendo concentrare lo sguardo sulla acqua che scorreva. Era molto ma molto interessante.
A spezzare quello strano silenzio fu proprio lui e con la domanda più strana, leggi cretina, che avessi mai sentito: "Perchè?"
"Perchè cosa?" che qualcuno dia un vocabolario a questo ragazzo per carità.
"Perchè ti stai distruggendo con le tue stesse mani?"
Harry Styles ero uno quei ragazzi che spiazzava, poteva uscirsene con delle domande fatte per capirti affondo o poteva optare per una risposta carica di scontrosità. Su una cosa ero più che certa: Harry Styles era il ragazzo più criptico che avessi mai incontrato. Riusciva a farmi sorridere ed impazzire allo stesso tempo. Oppure riusciva a sorprendermi per quel suo cazzo di lato troppo intuitivo.
"Perchè solo così potrò raggiungerlo." una semplice risposta che nascondeva l'idiozia della mia soluzione alla perdita di Jake. Avevo solo quella certezza a cui potermi aggrappare.
"Lasciarti morire lentamente? È questa la tua spiegazione? Perchè l'unica cosa che stai ottenendo è di rimenere più sola di quanto tu già non sia."
Probabilmente la nostra conversazione seria era dovuta al fatto che io ero mezza fumata e probabilmente il fatto che non fossi scoppiata a ridere era dovuto solo al fatto che aveva azzeccato. Harry Styles ci avevo azzeccato in pieno, non sapevo se ridere o piangere.
"E tu che ne sai di solitudine? Cosa ne puoi sapere di come mi senza in questo momento? Hai idea di cosa voglia dire veder morire il proprio fratello davanti ai tuoi occhi? Hai idea della solitudine che mi sta divorando? No, Harry. Tu non sai un bel niente." era frustante sentire gli occhi che pizzicavano, sapere che le lacrime chiedevano il permesso di lasciarle scorrere. Non avrei dato questa soddisfazioni a Styles.
"O forse sei tu che non mi conosci." rispose tranquillamente lanciandomi un'occhiata penetrante alla Harry Styles tanto per intenderci.
"Vuoi che io ti conosca? E va bene! Su Harry, spiegami perchè continui a seguirmi? Perchè da quello stupido bacio non hai fatto altro che starmi con il fiato sul collo? Lascia a me il piacere di lanciarti la tua stessa domanda: perchè?"
Era il momento di porre la parola fine ai susseguirsi di punti interrogativi. Era il momento che Styles si decidesse a spezzare la barriera che aveva eretto e che io avevo assecondato a costruire.
Ero stanca e avevo voglia di risposte.
"Vuoi davvero saperlo?" si lasciò sfuggire un sospiro mentre si spostava i boccolosi ricci dagli occhi.
"Sì." eccome se lo volevo sapere. Era passato tanto, troppo tempo.
"Bene. Tu hai rovinato la mia vita. Hai davvero rovinato tutto ciò che avevo faticato a costruirmi giorno per giorno, mese per mese, è bastata la tua comparsa improvvisa a dare lo scossone che ha rovinato tutto.
Se tu quel giorno non fossi comparsa io avrei concluso l'affare più grosso della mia vita- e no, non ti racconterò cosa è successo nei particolari- e mi hai lasciato con l'amaro in bocca, Melanie. Avrei potuto andarmene, lasciarmi alle spalle tutto: il giro della droga, la mia famiglia, l'inutile vita che vivo giorno per giorno."

"Ma poi sei sbucata tu, e tutto è andato a farsi fottere. Se quel giorno non fossi stato così avventato da rivelarti ciò che facevo, tu non avresti mai saputo con chi stai avendo a che fare e io me ne sarei andato da un pezzo. Non posso lasciare che qualcuno sappia quel che io faccio, sono sempre stato accurato: nè Liam, nè chi mi conosceva nella vita normale l'aveva mai scoperto. Tranne te. Non posso lasciare che tu dica qualcosa in giro. Non posso."
Era tutto così semplice eppure io non avrei saputo collegare tutti gli indizi che mi si erano presentati ed interpretarli nel modo giusto.
Liam non ne sapeva niente, ma Al sì, cazzo Allyson lo sapeva e qualcosa mi diceva che ancora una volta il mio essere affrettato avevo rovinato tutto.
"Se la tua paura consisteva solo nel fatto che io potessi dirlo a qualcuno, bhè, puoi anche andartene. Ti dimenticherò." no, non credevo che sarei riuscita realmente a dimenticarlo e anche il fatto che la mia voce sembrava tutt'altro che convincente.
"Pensi davvero che ti abbandonerei proprio ora che sei rimasta sola? Vedere te è come rivivere ciò che ho provato io e, che tu lo voglia ammettere o no, tu non vuoi che io ti lasci ad affrontare tutto questo da sola."
Perchè in quel momento il mio cuore stava scoppiando di gratidudine? Avrei dovuto esserne orribilata ma non grata, cazzo!
"Come ti pare." scrollai le spalle preferendo tener ben strette le emozioni per me.
"È il momento che tu faccia qualcosa." commentò con un sorriso a fior di labbra a coronare il suo viso. Quella frase mi sembrava poco inquietante, eh. Davvero poco.
"Che hai in mente?"
"Aspetta qui."

Sicuramente avrei avuto molto su cui pensare in quei giorni a partire dal fatto che per prima volta non vedevo Harry Styles per un pericoloso ragazzo da cui stare lontana ma la solitudine che lo accompagnava ovunque. Possibile che alla fine la mia meschinità avesse lasciato lo spazio a qualcos'altro?
"Perchè hai due lanterne cinesi in mano?"
Qualunque cosa avesse in mente non avrei saputo dirlo, ma ero curiosa di vedere dovevo voleva andare a parare.
"Voglio che questa lampada cinese sia un simbolo, che lo utilizzi per dire addio lanciandola. Tu non hai mai detto addio a Jake, sono passati due mesi in cui non hai fatto altro che cercare un modo per raggiungerlo. Devi lasciarlo andare Mel."
Cristalline lacrime di stabilizzarono quando compresi ciò che Harry stava dicendo. Per quanto avessi potuto negare avevo ragione e lui mi stava offrendo la possibilità di scegliere. Avrei potuto continuare con la stupidità del mio piano o accettare ciò che era successo ed andare avanti, ero davvero pronta a farlo?
"Dammela." annuii asciugando velocemente le lacrime e prendendone una delle due.
"Chiudi gli occhi, pensa e dillo, digli addio piccola Melanie." parole carezzate nell' orecchio che si imprimevano nella mia mente come una verità da assecondare.
"Dovunque tu sia Jake sappi che mi dispiace. Mi dispiace per non essere stata perfetta e per non essere riuscita a starti vicino. Ti voglio bene Jake, e non basteranno le mie parole per esprimere quanto tu sia e quanto tu rimarrai importante per me. Addio, Jake. Addio." parole pensate ad occhi chiusi ma che rimanevano palpabili nell'aria e che volavano verso la notte stellata in compagnia delle solitarie lanterne cinesi che salivano verso un cielo fuori dalla nostra portata.
Sapevo che quelle lanterne rappresentavano la fine di una storia e l'inizio di un'altra.
"Hai bisogno di qualcosa?"
"Sì, di un abbraccio."

Sapevo che quella era solo un'altra notte in cui finalmente tutto sarebbe cambiato definitivamente, la seconda notte in cui avevo la possibilità di dire di sì.
"Ti ho chiesto di abbracciarmi, non di baciarmi."
"Questa è la mia concezione di abbraccio."

Sapevo che quella notte avevo lasciato entrare Styles nel mio mondo. Io ero entrata nel suo in punta di piedi ma lui avrebbe travolto il mio come solo lui era in grado di fare perchè lui era Harry Styles. Non uno spacciatore. Solo Harry Styles.




 
Spazio Me!
Eccomi qui, stavolta non sono per niente in ritardo, e aggiornato il prima possibile per farmi personare per la crtezza dell'altro capitolo :')
Anyway io amo questo capitolo, l'avevo detto che sarebbe stato il mio preferito e decisamente ho adorato far aprire almeno un po' Harry fghjkjhbgvfc <3
Dunque l'apparizione di Jake non doveva neppure esserci, poi però mi è piaciuta dare a Melanie la possibilità di dirgli addio, certo era tutto frutto della sua immaignazione ma è meglio di niente ^^
E poi sì, avete capito bene! I due si sono, molto ma molto avvicinati. Ecco Jake serviva anche a questo, far aprire gli occhi a Melanie c:
Spero vi sia piaciuto, e sono molto curiosa di scorprire che ne pensate çç
Vi ringrazio davvero di cuore delle bellissime recensioni che continuate a lascirami, riferimenti a Skyscraper_warrior, _Danger_, Barbie Claus e molte altre sono puramente casuali ahahahaha
Grazie per chi ha inserito la storie fra le preferite, seguite e ricordate. A chi mi ha messo fra le autrici preferite, aww che dolcezze gfhjkmjhngf <3
E un caloroso grazie a teenagekick_ per averlo segnalata all'amministrazione fra le scelte, sei troppo gentile <3
 
Vi lascio con una fan fiction che secondo me è una tra le più belle storie che questo sito ha da offrire c:
Silence Words di Teddy_Bear
(sono diventata dipendente da quella storie, non posso farne a meno ^^)
 
Bene vi lascio con le gif ^^


Melanie che chiede spiegazioni ad Harry.



Harry che racconta. (Mio Dio questa gif uccide *_*)



Melanie che guarda le lanterne.


Le lanterne cinesi :)

 
A presto, Andreea xxx
 
 

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Capitolo 23
*** Capitolo 23 ***


"Una volta eravamo fatti come torri
Tutto avrebbe potuto essere nostro
Ma te ne sei andato troppo tardi, ora il mio cuore non sente più niente"

Little Mix - Towers





Official Trailer




Capitolo 23

 

 

 

Mutare il colore era una potenzialità che in pochi riuscivano a coltivare riuscendo a carpirne il piacere nel farlo. Trasformare il bianco avorio di una tela, in colori sgargianti che si mescolavano, mischiavano a formarne altri creava benessere. Sentire il pennello trascinarsi sulla tela memore degli schizzi colorati che, un poco alla volta, imperlavano il bianco neutro, faceva sorgere un sorriso spontaneo. Ma era l'effetto finale che creava una sensazione di pace interiore, osservare il verde scuro dei suoi occhi. Di quegli occhi che entravano in contrasto con il paesaggio di sottofondo per certi versi lasciava l'inquietudine di sentirsi osservati. Un cappuccio rosso si inoltrava in una foresta dalle sembianze poco invitanti. Eppure un significato quelle fronde l'avevano. Nascosto, ma c'era. Ero solo io che rifiutavo di accettarlo, il solo concretizzarlo sarebbe stato devastante.

Se qualcuno mi avesse chiesto cosa rappresentasse per me quel dipinto avrei scrollato le spalle senza un vera spiegazione. O molto probabilmente l'avrei mandato a fanculo se non scannato vivo se mai avesse avuto la brillante idea di guardarlo. Solo una persona avrebbe potuto guardare cosa mi passava per la mente. E, nonostante fosse difficile ammetterlo, quella persona era Zayn.

Guardai ancora una volta quel biglietto accartacciato per terra, si perdeva nell'immensità di quella camera eppure con le poche parole scribacchiate aveva aperto una convinzione che pensavo di aver rimosso.

Le forme per sfogarsi erano tante, ma cosa succedeva se si era incasinata come me. Ero come le cuffie del mio I-Pod: avevo troppo da dire e poca voglia per farlo.

E allora facevo l'unica cosa che era in grado di fare: dipingere. Pensavo di aver rimosso lo strascicato suono del pennello impastato di tempera. Pensavo di essermi lasciata alle spalle gli incisivi segni che caratterizzavano i miei quadri tanto particolari quanto insoliti. Pensavo di aver messo il punto a quella parte della mia vita, ma Harry non aveva fatto altro che scombussolare tutto, come al solito.
Avevo sbagliato fin dall'inizio, avevo lasciato alle spalle quello che pensavo potesse ferirmi, ma in realtà l'unica cosa che avevo provocato era la privazione della mia felicità. Ero stata brava a fingere, poi era arrivato riccioli d'oro che era riuscito a leggere oltre la corazza. Esistevano persone che non avevano bisogno di farsi conoscere per entrarti nei pensieri. Harry era una di quelle persone. Forse era un bene. Forse un male.

Dopo la sera della sbronza molte cose era cambiate, alcune erano venute allo scoperto, altre erano rimaste nascoste. Harry faceva parte di quest'ultime. Non si era più fatto sentire, solo quello stupido biglietto. Quasi fosse diventato improvvisamente un filoso.
Perchè il signorino faceva sempre ciò che gli era più convenevole: quando gli avevo chiaramente di non scassare, era lì con il fiato sul collo e quando era più...più sopportabile doveva essere lo Spider Man di turno e scomparire. Di nuovo.
Si divertiva con poco a pensarci bene.
Scuotendo la testa osservai per un' ultima volta il dipinto che mi stagliava davanti in tutta la sua cupa bellezza.
E poi lo spostai ai miei vestiti tutt'altro che puliti, che divertimento c'era a dipingere se prima non me li coloravo in stile arcobaleno? Nessuno, appunto.
Speditamente mi diressi in camera per cambiarmi da quel disastro, succedeva sempre così: quando impugnavo un pennello la parte cosciente lasciava il posto ala mia parte interiore e tutta la concentrazione andava alla tela. Era un dato di fatto che neppure ora, a distanza di due anni, non era cambiato.
Quando passai una seconda volta per il corridoio feci il fatale di guardare ancora una volta quella porta. La sua porta.

 

 

Chiodi fissi, fissati nella testa e dolorosi il doppio. Era una storia che si ripeteva, ma per questo meno frustante, perchè anche se io non odiavo il mattino in sè, il fatto che le sbronze comportassero terribile emicranie mi faceva venir voglia di strozzarmi. Era quel tipo di mal di testa che ti faceva battere i denti. Di quelli che di facevano affermare: "Mai più sbronze."
Di quelli che mi facevano notare quanto fossi irrimediabilmente idiota. Sì, ero idiota e molto.

Suoni attuti dalla notte e dall'asfalto e un pupazzo abbandonato per terra. Un'immagine che aveva dato l'accesso alla stessa scena rivissuta nella mia mente tutte le notti. Non esistevano incentivi per riuscire a scacciarle, l'alcool mi aveva aiutato a dimenticare da sveglia ma era inoffensivo quando si entrava nel mondo degli incubi.
Un miscuglio di buio e riflessi di luci che
aveva svelato un bambino che continuava ad allontanarsi per una strada che procedeva infinita. La disperazione del correre nel buio non serviva ad altro se non ad aumentare il panico di non riuscire a raggiungerlo.
E così come tutto era comparso tutto scompariva, lasciandomi in balia di un'oscurità senza fondo.

"Sei destinata ad essere sola."
Ero trasalita aprendo di scatto gli occhi e avevo cercato di recuperare il respiro, scontrandomi con una delle più terribili emicranie. Il fatto che questi incubi fossero frequenti e simili non implicava che io ogni volta non ci credessi davvero a quello che vedevo. La mia stupidità si basava sul sapere che, anche se l'alcool non aiutasse a rimuovere tutti i ricordi, eliminava tutti i residui di preoccupazioni. Nonostante facesse solo male, quel male ne eliminava un altro più distruttivo.Come le bambole Matrioske, inglobava tutto ciò che poteva.
Ma ieri sera avevo toccato il fondo, una prova concreta era stata la testa pulsante, anzi scoppiante di dolore. Fottuto alcol.
Era da idioti pensare che bere fosse la spinta per risolvere i problemi, ma ero in tutto e per tutto una completa idiota.
Con tutto il buon senso e la mia formidabile voglia di abbandonare la morbidezza del mio letto, mi ero alzata con uno scatto. Per una volta il letto aveva perso contro un'aspirina. O anche due. O tre.
Una volta che il sapore zuccherino si era sciolta in bocca alzai gli occhi avevo indirizzato alla finestra. Ed erano lì che le rose un poco alla volta stavano appassendo.
Avevo girovagato per casa rammentando malinconica quando quella casa aveva significato per me. Fra quella mura si erano consumate dolori e gioie e ora sembrava troppo spenta e grigia per riuscire a contenerne altri.
Legalmente non avrei potuto mettere piede in quella caso, legalmente avevo le mani legate fino ai 18 anni e sempre legalmente avrei dovuto essere a casa di Ronny  finchè il mio tutore legale avesse mosso culo per venire a prendermi. Ma era già da un mese che non si era fatto sentire e per gli assistenti sociali era solo un piccolo contrattempo. Avevo la vita tappezzata da contrattempi, mi chiedevano pazienza quando l'unica cosa che volevo fare era mandare a fanculo tutto.
Lasciando che questi pensieri si mischiassero al mal di testa che un poco alla volta stava svanendo mi ero ritrovata a sfiorare le pareti quasi potessero prendere vita.
Il coraggio di aprire la stanza di Jake venne a meno quando mi ero ritrovata a fissarla addossata al muro di fronte.
Lentamente mi ero lasciata scivolare fino a sfiorare il pavimento socchiudendo gli occhi. Le mani abbandonate sul pavimento e piccole lacrime pronte a riaffiorare di nuovo.
Mi mossi a disagio quando le immagini di Jake addormentato fecero presa nel mio cervello.
Forse fu
in quel movimento che cadde o forse mi era già caduto senza che l'avessi visto, fatto sta che il piccolo pezzo di carta che spuntò sul parquet sbiadito risaltava nel suo candore.
Con estrema calma lo aprii leggendo una frase scritta di fretta, ma leggibile.

"E cosa si dovrebbe fare quando il mondo ti crolla addosso? Aspettare di sentirti soppressa o prendere in mano la situazione?
Forse il meglio che si può fare è ricostruirlo da capo, facendolo andare per il verso giusto
questa volta. Harry"
Come flashback mi erano ritornati in mente tutto ciò che la mia mente mi aveva tenuto nascosto della notte scorsa. Avevo detto addio a Jake eppure ero lì a guardare una porta chiusa, aspettando qualcosa di impossibile.
Rilessi quella frase fino a farla diventare una lenta citazione da ripetere ancora e ancora. Senza emettere suono mi alzai con ancora quelle frasi a riempirmi la testa e il cuore.

 

 

Frettolosamente superai la sua porta, mi infilai la giacca e mi precipitai alla porta d'ingresso. Volsi per l'ultima volta lo sguardo sulla porta chiusa della camera di Jake, inspirai più ossigeno possibile e aprendo la porta lo lasciai andare.
Si era chiusa una porta importante della mia vita, ma ne avevo un'altra davanti che non aspettava altro se non di essere attraversata e vissuta.

 

 

 

Quale parte dell' essere in primavera mi ero presa? Insomma, il sole c'era e fin lì era tutto okay. Ma poi era arrivato un vento idiota a scuotere ciò che incontrava per la sua strada, come i miei capelli e il mio umore già in fase depressiva. Ora non potevo neppure deprimermi in pace che anche il vento si divertiva a farmi finire i capelli in bocca. Della serie: smontiamo i piani suicidi di Melanie Scarlet facendola incazzare.
Indecisa su cosa fare e dove andare cominciai a passeggiare cominciandomi a schiarire le idee, mi diressi poi all'entrata di un parco, leggi il parco in cui avevo per la prima volta sono-un-riccio-figo-e-lo-so, non chiedetemi del perchè proprio lì dovessi finire. Fatto sta che dovevo psicologicamente prepararmi al discorso da fare ad Allyson senza inceppare in false accuse o peggio ancora in una lite. Chiara e diretta ecco come dovevo essere, peccato fosse più facile da dire che da fare.
Un delizioso aroma di caffè di propagò nell'aria e il vento non faceva che espanderlo ancor di più facendolo arrivare proprio a me che non avevo fatto colazione. E non avevo mangiato niente. E neppure bevuto. E poi venite a dirmi che il vento non sapeva essere stronzo.
Cercai con lo sguardo chi potesse aver comprato quella meraviglia di bevanda scontrandomi con la figura longilinea di un ragazzo dal viso particolarmente sereno e, per mia sfortuna, conosciuto.
"Ma guarda un po' chi si degna di onorami della sua presenza!" esclamai con finto stupore portandomi un mano alla bocca davanti alla bocca.
"Ritieni fortunata, Scarlet." ribattè Styles con aria di sufficienza prima di sedersi sulla panchina più vicino a me del previsto. Maniaco.
"Ti ho per caso detto che puoi sederti?" inarcai un sopracciglio guardando con insistenza lui e la panchina. Quanto adoravo stuzzicarlo.
"Lo sapevi che amo il caffè?" domandò ignorando il mio sarcasmo e indicando due confezioni di caffè caldo, cremoso, denso e con sicuramente sopra quella deliziosa crema che mi faceva desiderare di alzarmi la mattina. E lui ne aveva due, quindi uno era mio.
"Anch'io. Su dammelo." ordinai fissando con gli occhi a cuoricino il caffè. Avevo già detto quanto amavo quella bevanda?
"Chiedimelo in ginocchio." sì, certo e poi?
"Styles dammi quel caffè." replicai utilizzando un tono di voce mellifluo.

"Ah. Ah. Manca una parolina." spiegatemi come riusciva ad essere così irritante anche alle dieci di mattina. E pensare che io avevo così tanta pazienza da non strangolarlo.
"Per favore?" sbuffai contraria facendo il broncio.
"Ah, la tua buona educazione è imbattibile, Melanie." sghignazzò sarcastico passandomi finalmente la confezione calda di caffè. Sia benedetto l'uomo che aveva avuto la geniale idea di inventare il caffè. E dannato Styles.
Mi stava per caso dando della maleducata? Improvvisamente la mia voglia di caffè mi stava abbandonando per quella di versarglielo addosso. Fino all'ultima goccia. Ed era bollente.
"Farò finta di non averti sentito. Piuttosto, che fine avevi fatto?" cambiai velocemente argomento per inoltrarmi in uno più serio.
"Avevo degli affari da sbrigare." rispose secco, come faceva ogni volta che voleva evitare una domanda particolarmente scomoda. Ma stavolta non gliela avrei lasciata vinta.
"Dovresti uscirne, sai?" la mia era una domanda retorica, ma lui rispose lo stesso: "Non è semplice, Mel. Una volta che ci sei dentro uscirne vivo è quasi impossibile."

Era la prima volta che mi chiamava con un soprannome, ma in quel momento stavo più che altro pendendo dalle sue labbra. Dire che ero sorpresa del fatto che avesse risposto senza scansare la domanda era un eufemismo.
"Quasi. Quindi qualcosa lo puoi fare, vero?" Era un quasi che mi rimbombava nella testa, sembrava che ci potesse essere uno spiraglio, forse piccolo ma c'era.
"Sì, ma è qualcosa di troppo pericoloso. Forse impossibile." confessò con una nota di frustrazione della voce mentre teneva lo sguardo fisso davanti a sè.
"Harry Styles che si fa fermare da qualcosa di pericoloso? Questa mi è nuova." ironizzai per alleggerire l'atmosfera.
Puntò il suo sguardo su di me e quando incrociai il verde che alcuni raggi del sole si divertivano a colorare di un colore sul smeraldino rimasi senza fiato. Sarei stato una stupida se non avessi ammesso che Styles era bello. Forse era proprio gli occhi di quella sfumatura di verde a renderlo affascinante. Forse quell'ammasso di ricci che lo rendevano subito riconoscibile. O forse era il viso nel suo insieme, quelle labbra tanto rosse quanto desiderabili. Era quel genere di bellezza che ti faceva venir voglia di soffermarti a cogliere i dettagli.
"Lo sai che oggi sei davvero eccitante?" domandò facendomi emergere dai miei pensieri. Ci mancava solo la radiografia completa a Styles, perchè avevo fatto una radiografia a Styles?
Va bene che il caffè era buono e tutto, ma questa sua uscita poteva risparmiarsela il pervertito.
"Styles, non è che se quella notte ti ho baciato tu ti devi montarti la testa e provarci spudoratamente, chiaro?" replicai retorica continuando a sorseggiare tranquillamente la mia bevanda. Incredibile quanta passività riuscissi ad ostentare.
"Pensavo che avessimo sorpassato quella cosa dei cognomi." rispose increspando le labbra in un sorriso malandrino.
"Styles, Harry: fa differenza?"
"Sì."
"Per me no."
"Adesso ho capito! Stai cercando di cambiare argomento!" esclamai schiaffeggiandomi mentalmente. Per Styles era facile cominciare a punzecchiarci senza mai concludere un discorso .

"Probabile." accennò un sorriso che la diceva lunga sul suo essere particolarmente loquace quella mattina. Perchè Styles era sempre stato dalla parlantina facile. Ed io sarei diventata Miss Universo tanto per intenderci.
"È così difficile deciderti a parlarmi senza usare queste stupide manipolazioni?" replicai infastidita incenerendolo senza preamboli. Stentavo a crederlo anch'io, ma ci stavamo stranamente, sottolineo, stranamente avvicinando e la mia tentazione di trucidarlo, ghigliottinarlo, tirarlo sotto con un tosaerba era diminuita. Dovevo decisamente ripigliarmi.
"L'ultima volta che ci ho provato non è finita molto bene." sospirò accennando alla lontana notte in cui l'avevo abbandonando in un posto sperduto da dio dopo che aveva cercato di baciarmi. Per sminuire.
Al solo pensiero arrossii e constatai che anche l'atmosfera fra noi si era tinta di un silenzio imbarazzante. Su Melanie, dì qualcosa.
"Forse questa volta andrà meglio." mi costrinsi a rispondere senza far tremare la voce. Che stesse vincendo la curiosità? O c'era qualcosa di profondo sotto? No, curiosità. Decisamente solo curiosità.
"E tu Melanie Scarlet saresti disposta a raccontarmi di te?" rigirò la frittata. Non si chiamava Harry Styles per niente, no? Stronzo.
Mi soffermai a pensarci afferrando che si aspettava il racconto completo della mia vita. I miei. Mio padre. Mio fratello. Zayn. Tutto. Ero davvero pronta?
"Non puoi aspettarti che io ti confidi tutto, dobbiamo rimetterci tutti e due." aggiunse convinto spostando i ricci che gli erano scivolati sugli occhi e lasciando che la profondità dei suoi occhi mi rivelasse quante aspettative attendeva. Ed io era pronta a dargliele? Respingerlo o accettarlo? Curioso come fosse ancora disposto a starmi accanto.
"Stasera alle nove vieni a prendermi, abbiamo molto di cui parlare." pronunciai alla fine aprendo di scatto gli occhi socchiusi.
"E vedi di portarmi in un posto decente." lo ammonii alzandomi dalla panchina. Conversazione chiusa, ma non la mia scelta. L'insicurezza non mi si addiceva, ma con Styles era la prima a regnare. C'era sempre il dubbio di star dando troppo.

"Il cofano della mia macchina non era comodo, Scarlet?" replicò lanciandomi un sorriso di sbieco che faceva intravedere le sue adorabili fossette. No, scherzo. Solo fossette. Le sue fossette non erano adorabili, figuriamoci.
"Siamo ritornati ai cognomi, Styles?" ghignai calcando con enfasi sul suo cognome e rivolgendogli un ultimo sorriso beffardo prima di lanciare il cartone di caffè finito nel cestino. Con un semplice cenno della mano mi diressi verso l'uscita del parco, niente abbracci o baci da idioti sulla guancia. Per una volta stavamo facendo alla mia maniera.
Era con quel sorriso soddisfatto e con il lampante pensiero che indirettamente che io e Styles ci eravamo dati più fiducia di quanta ne avessimo mai avuta negli scorsi mesi che lo lasciai. La solitudine poteva rendere disperati e se io ero arrivata al punto di affidare la mia fiducia ad uno spacciatore sì, ero decisamente disperata.

 

 

 

 

"È mezzogiorno, che minchia dovrei farci con dei cornetti?" chiese allucinata Allyson lanciandomi un'occhiata eloquente.
"Mangiarli." risposi con un alzata di spalle e lanciandole un sorriso di sbieco seguendola nella sua cucina.

Mi era mancato tutto a partire da lei a finire in quei corridoi. Ma forse era proprio questa la magia di un'amicizia, forse il saper che alla fine ci saremmo inevitabilmente incrociate, non portava quando, né come, sarebbe successo.

Perchè sei venuta Mel?” mi affrontò Al, mantenendo un cipiglio trasformato in qualcosa di adorabile dal suo labbro inferiore mantenuto verso il basso.

Perchè mi manchi e perchè come sempre sono una testa di cazzo.” sospirai cercando di concentrarmi sul suo volto, cogliendo tutti i dettagli che mi ero persa in tutto quel tempo.

Sapevo che saresti tornata.” cambiò subito espressione allentando le sue difese. D'istinto un sospiro seguito da un sorriso forzato fecero capolino da parte mia.

Ti va di va spiegarmi tutto da capo, eh? Che diavolo ci facevi al ballo con Styles?”

Quello che tu facevi con Liam.” sussurrò calcando con dolcezza sul nome di quest'ultimo. Aspettate cosa? Con dolcezza? Su Melanie riprenditi una volta per tutte.

Spiegati meglio.” la incalzai cercando di essere conciliante. Non ero venuta per litigare.

Non capiresti.” sussurrò con aria più rassegnata che pentita evidentemente in difficoltà. Ero io quella che non capiva o lei che si stava arrampicando sugli specchi?
"Spiegami! Sono venuta qui per questa, ma l'unica cosa che stai facendo è mormorare frasi che solo tu capisci." sbottai all'estremo dell'esasperazione. Chi me l'avevo fatto di andare da lei? Chi?
Non ricevendo nessuna risposta se non un sostanzioso silenzio feci la cosa più ovvia, raccolsi la mia roba pronta ad andarmene.
"Cosa hai intenzione di fare?" chiese Allyson con una nota di panico nella voce.
"Togliermi dalle palle." risposi secca prima di voltarmi e dirigermi verso la porta. Avevo fatto una pessima scelta e ora ne stavo subendo le conseguenze.
"Aspetta!"
"Troppo tardi."
scossi la testa rifiutandomi di ascoltarla. Era un inganno illudersi, ma mai quanto veder scomparire l'illusione delle ipotesi davanti alla verità. E la verità era che Allyson effettivamente provava qualcosa per Harry.
"L'ho fatto per aiutarti! Lui...lui ha detto che...se...se..." come non detto, insomma. Mi voltai ascoltando attentamente le sue parole, cosa stava cercando di rivelarmi?
"Lui chi?"
"Harry.
Mi aveva assicurato che se accettavo di andare al ballo con lui, ti avrebbe lasciata in pace." concluse tutto d'un fiato sostando freneticamente lo sguardo da me alla porta. Perchè era così nervosa?

E tu gli hai creduto.” dedussi scuotendo la testa. A volte l'ingenuità era proprio un'arma a doppio taglio.

Però non mi spiego perchè mi hai evitato per tutto questo tempo.” cominciai a ragionare unendo tutti i pezzi un poco alla volta.

Allyson cambiò subito espressione voltandosi e temporeggiando i cornetti.

Tombola. Avevo fatto centro come sospettato.
"In realtà...ecco..." tentò di spiegare, ma il campanello coprì il tutto facendole sbarrare gli occhi. Ma che diavolo stava succedendo?
Con cautela mi diressi verso la porta con la strana premonizione di trovarci Harry. Questo non avrebbe fatto altro che far crollare quelle che sembravano scuse.
"Liam?"
"Melanie?"
"Che ci fai tu qui?"
ripetemmo contemporaneamente, il suo viso ero lo specchio della mia sorpresa.
"Allyson?" chiamai cominciando ad assumere uno sguardo indagatore.
La figura di Al si avvicinò con occhi colmi si senso di colpa.
"Dimmi che non è quello che penso." cominciò a delinearsi in mente l'assurda idea che quei due si frequentassero. Troppo assurda.
Quando vidi Liam avvicinarsi ad Al e prenderla per mano la confusione dentro di me si fece sentire. Era per caso finita in qualche sit-com da strapazzo?
"E così voi due state insieme?" domandai con tono grave. Stupore assoluto a navigare per il corridoio.
"Sì." ebbe il coraggio di dire Allyson prima di distogliere nuovamente lo sguardo ma senza mollare la presa di Liam.
Quest'ultimo era in tutto e per tutto l'incarnazione della tranquillità.
"Sei felice con lui?" chiesi ancora, trapassandola con lo sguardo.
"Sì." bisbigliò ancora, era palesemente divorata dai sensi di colpa. E ciò mi feriva più di qualunque cosa.
Soppesai un attimo le parole prima di rivolgere a Liam parole famose ma mai come in quel momento veritiere: "Se la farai soffrire considerati un uomo morto."
Uscii da casa Morisson lasciandomi dietro la sorpresa e lo stupore di Liam e Allyson. Al non lo sapeva aveva voce ad una decisione che avevo già preso molto prima: Liam non era altro che un amico. Il mio "amico speciale" come l'avevo definito davanti ad Al.
Sarei andata a fondo a quella storia, ma per ora Allyson doveva farsi bastare il mio leggero sorriso a far da comunicatore a ciò che mi stava passando per la mente.

 

Ero felice. Felice come il giorno dopo che Styles aveva dormito a casa mia. Felice come quando raccontavo le favole a Jake. Una fitta si fece subito sentire quando quel ricordo involontario si fece spazio nella mente.
Prendendo grandi boccate d'aria girai la chiave nella toppa per poi ritrovarmi in casa, ma era come se fossi entrata in una sconosciuta. Le luci erano in parte chiuse tranne alcune che accompagnavano tutte le candele soffuse che imperlavano l'aria di un dolciastro profumo di vaniglia. Sistemate alla cazzo aggiungerei. Controllai l'ora per falsi malintesi, ma erano solo sette. Pregai mentalmente che Styles non c'entrasse con tutto ciò altrimenti mi avrebbe sentito. Mi avrebbe sentito eccome.
Purtroppo mi dovetti ricredere quando passai velocemente davanti alla cucina e con la coda dell'occhio vidi una figura indaffarata a prendere qualcosa dalla dispensa. Non era in panico, semplicemente mi ritrovavo in casa uno sconosciuto che solo dio sapeva come cazzo avesse ad entrare, e stava trafficando nella mia cucina. Sottolineamo mia. Panico zero proprio.
"E tu chi diavolo saresti?" mi decisi a dar voce ai miei pensieri poggiando la mani sui fianchi in un mossa poco conciliante. Questa era Melanie Scarlet. Molto carina e coccolosa.
"Oh. Sei arrivata a quanto pare." rispose il ragazzo voltandosi e permettendomi fargli una radiografia completa.
Ma come cazzo si era vestito?
"Io non ho ancora capito chi sei." ribattei cercando di non scoppiare a ridere come una demente. Almeno una bella figura con uno sconosciuto potevo farla, no?
"Ah, che sbadato! Sono Louis, Louis Tomlinson. Tuo zio e tutore legale d'ora in poi!"  esclamò come se fosse la cosa più fantastica mai capitata. Come sbattere la testa contro i muri tanto per fare il paragone.
Ora la cosa non era più tanto divertente.
E così quella sottospecie di Per Pan avrebbe spazzato via la mia solitudine e ricostruito una nuova vita? Scoppiai a ridere di gusto come mai successo prima. Lui? Il mio tutore legale? Avevo le lacrime agli occhi da quanto cercavo di non strozzarmi con la mia stessa saliva.
"Bella...bat..battuta. Seriamente : chi cavolo sei?" formulai cercando di fermare almeno un po' il riso mentre mi beccavo un'occhiataccia sostenuta dal tale chiamatosi Louis.
"Non sto scherzando, io sono davvero il tutore legale."

 












 

Spazio Me!

Ok, è passato tantissimo tempo da quando non ho più aggiornato questa storia. A mia difesa posso dire di essere stata travolta in pieno dal tempo, perdendone la cognizione tra l'altro. Anche in questo periodo le verifiche non si fanno attendere, ma sono riuscita, finalmente, ad aggiornare :)

Vi chiedo davvero di perdonarmi, e cercherò di rimediare essendo molto più presente nei giorni di vacanza natalizie. ^^

Passando al capitolo finalmente ci sarà un confronto tra Styles e Melanie! Cosa vi aspettate? C:

Non ho affrontato chiaramente cosa sta succedendo fra Allyson e Liam, perchè se lo facessi mi fregherei da sola, quindi sto un attimo organizzando gli eventi in modo da non compromettere niente :)

E finalmente entra in scena anche Louis, ce ne ha messo un po', ma c'è anche lui. Per la ragazza che me l'aveva chiesto Niall è già presente nella fan fiction, mi dispiace solo di non essere riuscita a dargli un personaggio di più livello, ma si riscatterà in Black Wings people! c:

Sorpassando il fatto che come tutore legale è stranissimo, amo l'idea che mi è venuta. Lo si può vedere attraverso nuovi panni c:

Ringrazio infinitamente tutte le persone che hanno aspettato pazientemente per tutto questo tempo e per tutte quelle persone che forse (anche se non ci spero :') ) vorranno lasciarmi una recensione piccola, piccola ^^

Come vedete ho inserito un nuovo trailer, quello ufficiale. Si è offerta di farmelo una dolcissima ragazza conosciuta da poco, un caloroso grazie a @demjonfjare 
Se volete guardarlo e farmi sapere cosa ne pensate ne sarei più che felice :)

E un nuovo banner, per chi non l'avesse notato è il dipinto di Mel ^^
Ed infine la traduzione della strofa che più ho amato delle canzoni che vi metto all'inizio del capitolo c:

Vi lascio con le gif:














Merry <3


Se volete aggiungermi ho creato un profilo Facebook Fake: CatchMe Efp
E una pagina Facebook se vi va di ricevere aggiornamenti su di me e sulle mie Fan Fiction: Catch_Me

Cercherò di aggiornare ogni sabato <3
A presto xxx

 

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Capitolo 24
*** Capitolo 24 ***


"Non hai capito quello che potrei essere,
Tutto quello che vi era non l’hai potuto vedere,
Adesso lasciami chiederti come ti piaccio adesso?
Come ti piaccio?"


How You Like Me Now -Alexis Jordan


 

 

Official Trailer




 

Capitolo 24

 

 

 

Avevo convissuto con la certezza che la semplicità fosse la metafora per dire guai. Se si presentava qualcosa di semplice, non c'era da preoccuparsi, ci sarebbe stato qualcosa di complicato a stravolgere il tutto.
Tuttavia ero conscia dei piccoli falli nella mia convinzione, esistevano situazioni in cui la semplicità sembrava rispecchiare solo semplicità.
Un esempio lampante era quel prato. Una distesa di verde punteggiata qua e là da fiori prematuramente sbocciati che spuntavano dalla terra. Come riuscisse Styles a trovare posti talmente intriganti continua a rimanere un mistero.
Un posto più sperduto, no?” commentai sbuffando teatralmente prima di lasciarmi letteralmente cadere sull'erba. Pura voglia di stuzzicarlo.
Che commento profondo nei confronti del paesaggio.” si limitò a proferire alzando gli occhi al cielo.
Chiaramente non l'avrei ammesso ad alta voce, ma dovevo concederglielo: quel luogo era squisitamente delizioso. Da notare la mia vena poetica.
Puntando lo sguardo su un fiore di un particolare bianco avorio richiamai alla mente le poche ore passate in compagnia di Louis, prima di tagliare la corda di nuovo. Non mi smentivo mai.

 

 

 

E così sarai il mio tutore legale.” avevo detto poco convinta, leggi incredula fino al midollo, e poco imbarazzata per la mia risata. Pochissimo.
Già. Non ti posso promettere di diventare uno zio modello, perchè, fidati, sono un disastro con i bambini. Però vorrei cercare instaurare una convivenza pacifica.” avevo confessato con una nota di imbarazzo nella voce. La frittata si stava rigirando.
Fra poco compio 17 anni. Ti sembro una bambina?” gli avevo domandato con un cipiglio inarcato. L'avevo messo in difficoltà. Volevo vedere se sarebbe stato in grado di tirarsene fuori.
Che donna combattiva.” aveva scherzato ricalcando con enfasi su “donna”.
Mi era piaciuto il suo modo di ragionare. O eri contro Melanie Scarlet oppure, come Louis, con Melanie Scarlet. Meglio per lui.
Bhè, zio Tomlinson, se hai intenzione di iniziare una convivenza pacifica sarebbe molto saggio tirare fuori quello che hai messo nel mio forno. Poco invitante il fumo che sta uscendo, no?” ghignai osservando il suo sguardo smarrito prima di sentirlo imprecare di brutto. Cose vietate ai minori di 18 anni tanto per capirci. Che bell'esempio che mi stava dando. Come non amarlo.
Quello, avevo scommesso, sarebbe stato solo un piccolo, insignificante episodio, il quale non non avrebbe fatto altro se non solidificare l'intesa fra noi. Quanto mi sbagliavo.

 

 

 

 

 

Che fine hanno fatto i tuoi genitori?” chiese Harry riportandomi alla realtà del momento.
Non mi ero accorta del fatto che anche lui si era seduto e stava concentrando il suo sguardo su di me. Tanto per cambiare.
Non li ho visti al funerale.” si giustificò stringendosi nelle spalle quando ottenne solo silenzio da parte mia. Era difficile dare voce alla verità, e, cazzo, lui che stava riscoprendo una ferita non del tutto chiusa, non mi stava aiutando.
Mi padre è morto, mia madre è...” le parole mi morirono in gola. Non ero abituata a rivelare a qualcun' altro i fatti miei. Non mi veniva spontaneo, ecco.
Lei è ricoverata in ospedale.” mormorai infine imponendomi un certo contegno. Che assurda sensazione provare qualcosa per persone che mi avevano dato più odio che amore.
Attesi il solito e banale “mi dispiace” che, però, non arrivò. Harry si limitò ad un religioso silenzio.
Quando l'abitudine era quella di ricevere solo compatimenti, risultava difficile credere che esistessero persone in grado di andare oltre. Forse ne avevo incontrata una.
Dovresti andare a trovarla.” si lasciò sfuggire dando per scontato che non l'avessi ancora fatto. Vero.
Già.”
Forse.” aggiunsi per niente convincente. Sarebbe stato come acconsentire a firmare la propria sentenza di morte. Proprio una passeggiata.
I tuoi, invece?” domandai cercando di scacciare l'immagine di una fragile donna mantenuta in vita da delle macchine.
Non ho mai avuto nessuno. Fin da quando sono nato ho imparato a stare al mondo da solo.” rispose imperturbabile, come se non lo sfiorasse minimamente.
Era strano sentir schiudere un poco alla volta la corazza che si era costruito. Ma allo stesso era indissolubilmente sollevante.
Sei stato adottato?”
Sì.”
Quante volte?” stavo cercando di non essere troppo invadente. Come no.
Una soltanto e non sono ancora riuscito a liberarmene.” acconsentii a rispondere con una punta di fastidio nel tono.
Perchè non sopporti Liam?” cambiai velocemente argomento, lanciandogli velocemente un'occhiata di sbieco. I suoi capelli erano scossi da una leggere brezza mentre i suoi occhi irradiavano con una lucentezza impressionante tutto il loro verde smeraldo.
Perchè no.” era solo mio il presentimento che per Styles tutto quello che veniva associato alla parola famiglia, lo irritasse profondamente? Ne sapevo qualcosa.
Sei sempre stata così lunatica oppure è tutto merito mio?” chiese innocentemente ammorbidendo la cadenza delle parole. Mai visto ragazzo più ruffiano.
Tutto merito tuo, Styles, ritieniti fortunato.” replicai con un sorriso a fior di labbra osservando le prime traccie di buio solcare il cielo.
Perchè hai deciso di diventare uno spacciatore?” articolai cercando di non far trapelare il disgusto e l'avversione verso quella parola. Spacciatore. L'esecutore moderno dei nostri tempi moderni.
Quando hai 13 anni non sai distinguere fra bene e male. Ma sai che se hai bisogno di qualcosa non puoi guardare ed aspettare. Devi averla a tutti i costi. Io avevo bisogno di soldi, il passo per arrivare quel che sono è stato breve.” spiegò con amarezza, le sue iridi, per pochi minuti, sembravano essersi assunte il compito di mostrare i suoi sentimenti segregati. Pentimento. Nostalgia. E soprattutto dolore. Tanto dolore.
Ora ne vuoi uscire?” riuscii a domandare senza far tremare la voce. Mentre fuori ostentavo sicurezza, dentro tutte le mie sicurezze stavano crollando.
Sì.” assentì deciso cacciando fuori un pacchetto di sigarette.
Perchè?” una nuova punta di curiosità mi travolse. O era Styles ad incuriosirmi?
Perchè ho trovato la persona per cui farlo.” rispose penetrandomi con lo sguardo, lo stesso sguardo carico di parole che non avevano bisogno di essere dette ad alta voce.
Io non dissi: “Scherzi?”
Lui non replicò: “Mai stato così serio.”
Io non sbuffai: “ Sei irrecuperabile.”
E lui non ribattè: “ Parli tu.”

 

 

Passamene una.” proferii con uno sbuffo tenendo la mano tendendo la mano verso di lui. Visto che idioti mi ritrovavo ad incontrare?
Senza replicare me la passò. Strano.
Anche l'accendino, cretino.” sorrisi scuotendo la testa. Avevo proprio avuto la fortuna di scontrarmi con uno estremamente intelligente. Proprio.
Il fumo stava impregnando l'aria e i nostri polmoni quando Styles se ne uscì con una domanda poco proficua: “ Perchè odi così tanto gli spacciatori?
Cosa ti fa pensare che io abbia un innato odio verso di loro? Verso di te?” scrollai le spalle osservando le spirali di fumo che salivano verso il cielo stellato.
Sono palesemente ovvi i tuoi istinti omicidi nei miei confronti, Scarlet.” che intellettuale, ragazze! Chissà quanto ci aveva messo a capirlo, cinque secondi? O dieci?
Diciamo che avere un padre morto di overdose gioca un ruolo fondamentale. Ammetto che quando ti ho incontrato non ho avuto una buona impressione di te.”
Ora datemi il premio per essere riuscita a trasformare una frase che avrebbe dovuto essere: “ Ti avrei strangolato con le mie stesse manine .” in una frase così mite. Me lo merito.
Questo spiega molte cose.” mi blandì come se avesse finalmente trovato la soluzione ad un problema.
E hai presente quando, la prima volta che ci siamo incontrati, mi hai chiesto se avevo paura?” rammentai senza però aggiungere che sembrava di essermi ritrovata in una scena di Twilight.
Come dimenticarselo.”
Bene. Quella volta ero talmente disgustata da tremare dalla rabbia. Avevo continuato a rincorrere l'illusione che avessi chiuso il capitolo con mio padre e poi mi sono tuffata nella più grande fregatura della mia vita. Esilarante, no?” si diceva che quando una persona aveva bisogno di sfogarsi, era difficile fermare il fiume di parole che doveva far sgorgare. Era tutto vero.
Te la dico io una cosa esilarante. E' stato esilarante scorgere nei tuoi occhi così freddi, così distanti, la forza di non sottomettersi davanti a nessuno. E' stato esilarante odiare sentimenti che sentivo repressi, ma che, alla fin fine, repressi proprio non lo erano. Specialmente è esilarante continuare a stare vicino ad una persona che in parte non smetterò mai di odiare, e nella maggioranza non potrò far altro che amare.”
Dopo quella lenta discesa di parole lasciammo lo spazio al silenzio. Quando avevamo deciso di chiarire non intendevo uscirne più confusa. Ero una ragazza dolce ed innocente allora. Forse un po' meno innocente. E meno dolce.
Ed ora l'ultima grande domanda, non puoi immaginare che curioso sono di sapere la tua risposta: Com'è sentirsi soli?” pose Harry, con una vena di sarcasmo, lasciando intendere quanto ciò lo sfiorasse. Coglione, l'avevo sempre detto.
Penso che non lo saprò mai, dato che ho sempre avuto una persona vicina nonostante la odiassi e...amassi allo stesso tempo.” sorriso come mai prima d'ora. Solo ora che avevo pronunciato quelle parole a voce alta, sembrava avessero senso.
Lo stupore si dipinse sul volto di Styles marcandolo di un'espressione pressochè sconosciuta. Questo prima di aprirsi in uno dei suoi sorrisi perfetti, di quelli che concedeva rare volte, ma riuscivi a farteli bastare per tutta la vita.
Non siamo poi così diversi: siamo il frutto di un incontro non voluto che abbiamo monopolizzato a nostro piacimento.”
Ancorò le sue pupille alle mie lasciando che mi rivelassero cosa significasse carezzare per poche frazioni di secondo l'anima di una persona. Pensavo, egoisticamente, che quegli occhi erano stati forgiati per dare coraggio a me, che di vero coraggio ne avevo troppo poco.
La nostra unione sarebbe stata come una caduta senza paracadute: prima lenta e dolce , poi tutta in picchiata. Era come la caduta libera da un burrone. Spregiudicatamente libera.
E non mi sarebbe importato se alla fine, saremmo stramazzati al suolo, l'avremmo fatto insieme. Come sempre.

 

 

***

 

Pronto?”

Melanie, sei tu?”

Sì. Che succede? Perchè stai piangendo?”

Hanno bruciato un'altra casa. L'hanno fatto di nuovo."
Il male non avvertiva quando arrivava, si presentava e basta. Ancora una volta non aveva fatto eccezioni. Zayn non aveva fatto eccezioni.

 

 

 

 

 

SPAZIO ME!

Oddio, mi sembra un sogno. Il primo lunedì delle vacanze natalizie. Cosa posso desiderare di più :')

Questo capitolo ho deciso di incentrarlo solo esclusivamente su Harry e Melanie, ho voluto approfondire di molto il loro rapporto. Davvero di molto se si individuano molte frasi molto vaghe, ma allo stesso tempo decisamente specifiche.

Ho delle notizie da darmi. ^^

La prima è che in queste vacanze mi sono prefissata di finire CRS.

La seconda è che, di conseguenza, mancano pochissimi capitoli alla fine (2 capitoli + l'epilogo.)

Fine notizie :')

So già che per un verso la prenderete bene, per l'altro non molto. E non la prenderete molto bene anche quando dovrò darvi delle spiegazioni dopo il capitolo 27, ma ormai ho deciso e non tornerò indietro.

Mi dispiace pensare che manca così poco alla fine, mi sono affezionata molto ai personaggi, ma so anche che non voglio farla continuare per molto ancora. ^^

Spero che questo capitolo sia stato di vostro gradimento e ringrazio, come sempre, tutte le persone che hanno messo la fan fiction fra le preferite\ricordate\seguite oppure l'hanno recensita <3

Vi lascio con le gif:

Il sorriso di Mel, dopo la sua confessione ad Harry.



Lo sguardo intenso di Harry.



 

Buon Natale a tutte, ragazze <3

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A presto, Andreea xxx

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Capitolo 25
*** Capitolo 25 ***


 

"E se dovessi lasciarti senza respiro
Non mi importa se non c’è molto da dire
A volte il silenzio guida la tua mente
Perciò spostiamoci in un posto lontano
Inizia la pelle d’oca
Nel momento in cui la mia mano sinistra tocca la tua vita
E poi ho guardato il tuo viso
Ho messo il mio dito sulla tua lingua
Perchè adori assaggiare, sì
Questi cuori amano
tutte le persone per cui battono"

Sweater Weather – The Neighbourhood

 

 

 

Official Trailer




Capitolo 25



Tagli. Un taglio poteva essere la salvezza o la sconfitta.
Potevi dare un taglio alla propria vita e cercare di ricominciare da capo. Potevi cercare di tagliare fuori amicizie troppo spente per potersi considerare tali. Potevi, ma non era detto che eri in grado di farlo.
Io, Melanie Scarlet, non ero stata in grado di farlo. Forse era colpa delle scuse, forse dei suoi falsi aiuti o forse -probabilmente- ero tutta colpa mia.
Dovevo darci taglio alla mia amicizia con Zayn, di questo passo non avremmo fatto altro che distruggerci a vicenda. E, per una volta, non volevo affondare.
"Perchè?" una dote che avevo appena acquisito era la mia finta calma. Mi limitavo a parlare anzichè distruggere quel bel faccino che si ritrovava Malik. Se questo non era un passo avanti.
"Perchè cosa?" faceva anche il finto tonto? Non gli conveniva.
"Cazzo, non fare il finta di niente!" ribattei a denti stretti, riservandogli una delle mie migliori occhiate omicide. Se gli sguardi potessero uccidere...
"Non sto davvero capendo di cosa stai parlando! Finiscila di fare la misteriosa."sbottò cominciando ad alterarsi. Questo era un' eccellente esempio di una tipica conversazione civile.
"Hai bruciato ancora una volta una casa. Cos'è: avevi esaurito la tua scorta di eroina e avevi voglia di riprovare l'ebrezza del pericolo?" vedete, ero calmissima. Non stavo mica perdendo le staffe per un bravo ragazzo di buona donna.
"Continuo a non capire di cosa stai parlando." disse scrollando le spalle con fare indifferente.
Se c'era una cosa che odiavo più del fare finta di non capire, quella era l'indifferenza. 
"Sì che lo sai. Solo che non hai coglioni di ammetterlo." attaccai dando voce alle corde vocali.
Non mi importava se era davvero tardi. Non mi importava se avevo appena svegliato Zayn e me ne fregavo altamente di vederlo più addormentato che sveglio. Volevo spiegazioni e le avrei avute. In modo pacifico e non.
"Attenta a come parli." mi ammonì infilando la lingua fra i denti, segno che stava perdendola pazienza. Sai che novità! 
"Molte persone hanno già rischiato di morire una volta, è successo di nuovo. Non posso permettere che questa cosa continui. O tu e tuoi amichetti la finite o vi farò smettere io."proseguii ignorando bellamente quello che aveva detto. Ero irritata e profondamente delusa dal suo comportamento infantile.
"Io non c'ero. Se i miei amici si sono dati nuovamente alla pazza gioia, sono affari loro." scandì parola per parola alzando il tono delle voce.
Probabilmente fu la sua ultima frase a farmi perdere il controllo. 
"Impedirlo, no? Io ho salvato tua sorella a prescindere di chi fosse. Erano affari miei? No.
L'ultima volta è finita bene, ma solo perchè c'ero io. Stavi per macchiarti le mani delle morti di innocenti!"
 urlai a mia volta. L'avevo detto che avevo sviluppato un'acuta pazienza.
"Tanto alla fine tuo fratello è morto lo stesso, che te ne importa?" sbottò avvicinandosi e mandando lampi con i suoi occhi color caramello.
Non l'aveva detto davvero. Non poteva neppure minimamente pensarlo.
"Vaffanculo stronzo." 
Non c'era niente di più sconcertante del scoprire quanto il suo essere così menefreghista non fosse minimamente scalfito. 
"Io...non intendevo dire... è che tu sei piombata qui e..."
"Sai una cosa Zayn? Hai ragione.  Jake è morto che importanza ha se ormai non è più qui, no?"
"A chi importa se alla fine quella che ci rimane fregata sono sempre io. Che sia un dipinto distrutto o il catafascio di famiglia che ho avuto. Ma va bene così. L'importante è saperlo accettare in silenzio. Come hai sempre tu, o sbaglio? 
Non ti sei mai fatto sentire,  poi per delle stupide coincidenze sei ricomparso. E mi hai aiutato, te lo concedo. Non nel modo migliore, ma l'hai fatto e io sono qui a chiederti se sei pronto a lasciarti aiutare. Ci aiuteremo insieme,  ma..."
"Hai bisogno di me." 
completò la mia ultima frase. Il sfociare dalla rabbia alla voglia di decidere che cosa ne avremmo fatto della nostra amicizia era incredibile. L'avremmo mantenuta?
Lo guardai con uno sguardo interrogativo e, nonostante le sue parole rivolte a Jake bruciassero, non ero pronta a darci un taglio.
Forse era condizionato dal sapere che Zayn era uno dei pochi a cui potevo aggrapparmi senza aver paura di lasciarmi andare, perché i problemi li avremmo affrontati insieme. 
Eravamo come il freddo glaciale dell'inverno e la siccità del sole in estate,  differenti, ma indispensabili. Bisognava solo riuscire a trovare la spirale che ci avrebbe unito. E se non c'era riuscita la pittura, era il momento di vedere se quell'amicizia era stata costruita solo con pasticche e alcool. 
"Non ho bisogno del tuo aiuto." affermò cristallino lanciando lampi con gli occhi. La delusione si dipinse sul mio viso, dopo un momento di incertezza. Perché mi ero preparata un copione che quel coglione non aveva seguito?  
Per la prima volta vidi la sua ombra. Non il suo disperato silenzio, ma l'ombra di chi aveva già deciso. 
Suppongo che avrei dovuto esserne felice?  Insomma avevo perso una persona per cui non valeva provare a combattere dato che lui non voleva essere salvato. Ci aveva pensato lui a darci il taglio. 
"Sei stato più che cristallino. Penso che sia il momento di chiuderla, quindi." risposi accondiscendo a malavoglia quella scelta. Che serata di merda. 
"Farò in modo di sistemare il casino combinato dai miei amici." assentì soltanto, come a confermare dei rimorsi inesistenti. E fu così che Melanie Scarlet affondò di nuovo. Di bene in meglio. 
"Bene." 
Chissà quando avevamo cominciato a perderci senza rendercene conto. Che fine aveva fatto il: "Tu sei speciale. "?
Osservai per l'ultima volta la linea dura della mascella e le labbra piene. Gli occhi, ancora memori del sonno erano quieti e spenti. Avrei dato qualunque cosa per farli animare un'ultima volta. 
Mi voltai con uno scatto meccanico cercando un legame che non mi era mai appartenuto. 
"E comunque il dipinto che ho distrutto quel giorno in terza media, era dedicato ai tuoi occhi. " sentii pronunciare come cercasse di aggrapparsi ad un nuovo groviglio di pensieri. Troppo tardi, Malik. 
Non mi voltai, mi fermai solo un attimo per permettere che la sua voce rischiarasse le idee. E poi camminai con la calma calcolatrice del nervosismo.
Non mi voltai, ma l'avessi fatto, ci scommettevo, l'avrei visto sorridere. Di un sorriso sincero, colorito, malinconico. Un sorriso così perfetto che avrebbe fatto a gara con quello di Styles. Un sorriso che avrebbe avuto il sapore dell'addio.
 
 
 
 
***
 
 
 
 
 
"Tutto okay? " chiese il riccio quando lo raggiunsi in macchina. Lo guardai scettica, avrebbe voluto chiedermi chi era Zayn. 
E considerando che avevo accettato il suo passaggio che solo provasse ad essere possessivo. 
"Sì." mi limitai a replicare con una scrollata di spalle. Attesi in silenzio che partisse anche se era palesemente ovvio che non si sarebbe trattenuto del chiedermi del ragazzo moro.
"Chi era quello? "
Visto? Styles stava diventando trasparente per me. Anche se continuava ad essere un'idiota. E coglione. E stronzo. Penso di aver reso l'idea.
"Il mio ex." mentii diabolica lanciandogli un'occhiata di sottecchi. Ci voleva un po' di animazione, perché non distrarmi prendendo di mira Styles? 
"E che voleva?" abbaiò improvvisamente interessato al suo volante. 
"Scoparmi selvaggiamente davanti a casa sua."
Scoppiai a ridere di gusto davanti al viso sbiancato di Harry che mi guardava allucinato. Questo prima di capire che lo stavo pigliando per il culo.
"Geloso, Styles?" chiesi sarcastica sistemandomi meglio sul sedile. Fortuna che esistevano idioti di cui prendersi gioco. 
Si limitò a sbuffare guardando fisso davanti a sè. Come non detto.
"Scarlett calma il tuo ego." mi lanciò un'occhiata che avrebbe voluto essere minacciosa, ma che sfociava nel sottile divertimento.
"Altrimenti? " lo sfidai mentre era concentrato a fare retromarcia senza ucciderci. La sua immagine carica di ingessature mi fece sfuggire un altro sorriso derisorio.
Se proprio dovevo averlo in mezzo alle palle, tanto valeva provare a convincerci pacificamente. 
Immagina, puoi. Disse George Clooney. 
"Niente. Tuttavia potrebbe anche succedere il contrario." risponde pragmatico accennando un leggero sorriso derisorio. E poi la sadica ero io.
"Che intendi?" mi spazientii sbadigliando. Ero più stanca di quanto pensassi. 
"Lo vedrai. " replicò senza scomporsi e continuando a guidare con attenzione. Eppure percepivo che mi stava osservando con la coda dell'occhio. Fortuna che non ero una a cui mettevano in soggezione gli sguardi così intensi.
Immagina, puoi. Si ripresentò George Clooney sarcastico. Certo che i miei pensieri sapevano essere davvero molto intelligenti. Intelligentissimi.
"Che ore sono?" mi stavo preoccupando per i miei, non pochi, problemi da psicolabile.
"Mezzanotte in punto. Esprimi un desiderio."accennò con il capo al cruscotto e aggiungendoci un falso tono zuccheroso. Sempre se i toni potevano essere zuccherosi.
"Vi prego. Se qualcuno mi sta ascoltando, esaudite il mio desiderio: date un po' di intelletto a questo povero essere umano."ironizzai incrociando le mani in segno di preghiera. Per poi, con fare teatrale, rivolgere a Styles uno sguardo compassionevole.
L'avevo sempre detto che mi divertivo con poco.
"Siamo arrivati." eluse apposta la mia battuta, sapeva che mi dava fastidio. Infame.
"Allora qualcuno li fuori esiste!" continuai la mia pantomima sorridendo allo sguardo esasperato di Styles.
Stavo per scendere dall'auto quando mi accorsi di una cosa fondamentale: era bloccata.
"Beh? " mi voltai con uno sguardo interrogativo. A che gioco stava giocando? 
"Beh cosa?" domandò con tono innocente. E dovevo ammetterlo, con quegli occhi verdi e quel viso così cereo, ci riusciva. Madre Natura era ingiusta.
"La portiera Styles!" 
Sapevo di aver ragione quando dicevo che era duro di comprendonio. 
"Oh. Sì. " si limitò a rispondere vago senza smuoversi e continuando a fissarmi in attesa. 
"Che stai aspettando? " sbottai non riuscendo e sopportare quel silenzio. Forse quello con più problemi da psicolabile era lui e non io. Che rassicurante.
"Aspetto. " 
"Cosa? " 
come riusciva ad essere così enigmatico anche a notte innoltrata? 
"Una mossa. Un passo. Qualsiasi cosa."
Stava delirando, di un delirio che non riuscivo a comprendere. 
Rimasi in silenzio rimuginando torva sulle sue parole.
Una mossa. Un passo. Qualsiasi cosa.
"Oh." lo stava davvero pensando?  Eppure era assurdo che mi lasciasse tutto questo spazio. 
Così come lui aveva preso di sprovvista me, io feci con lui prendendo la maglietta bianca che stava indossando per avvicinarlo a me. Con le labbra che si sfioravano mi persi nel scansionare il suo volto, poi i suoi occhi. 
Gli occhi che mi avevano talmente perseguitato da farne un dipinto. 
Un significato l'avevano seppure nascosto.
Annullai le distanza risentendo di nuovo quel sapore. Il sapore impercettibile della rosa. Il suo sapore. 
Baciarlo  non era come accedere alla migliore dose di droga, non era qualcosa che dopo essersi consumata svaniva, anche se noi ne volevamo sempre di più. 
Un significato seppure nascosto l'aveva.
E quel significato corrispondeva con la mia voglia di averlo. Di abbracciarlo. Di viverlo. 


 
***
 

"Fa senso. " dissi, riflettendo su quello che era appena successo. Non faceva solo senso, era completamente pazzesco. 
"Che cosa? " 
"Questo. " 
allusi a quello che neppure nei miei pensieri più coloriti avrei immaginato. Dal volere uccidere Styles con un colpo di pistola a finirci nel suo letto ne era corsa di strada. Forse sarebbe stato meglio se avessi puntato la pistola contro di me. O avessi premuto il grilletto. 
"Insomma io dovrei odiarti ed invece che faccio?" mi divincolai dal suo abbraccio per affrontarlo senza, però, allontanare le coperte. Faceva freddo e le coperte di Styles erano comode. Solo quelle. Non il braccio di Harry intorno alla mia vita e neppure la sua spalla. Solo le coperte appunto.
"Faccio sesso con te!" esclamai  con ovvietà. Ok, così ovvio non era, ma lui cosa ne poteva sapere. Quella che si faceva comandare dagli ormoni ero io, non lui. 
"Quindi per te questo è stato solo sesso? " 
Improvvisamente l'aria rilassata e appagante lasciò spazio alla tensione di sempre. Perché non mi era nuova? 
"Per te no?" posi la domanda con indifferenza, quella indifferenza che nascondeva aspettative. Ero brava a tendere tranelli, il problema veniva quando cercavo di controllarli. Che vita complicata.
"No." 
"Che cos' è stato allora? " 
ancora un po' di pazienza e avrebbe abboccato del tutto.
"Non lo so. Ma di sicuro non solo sesso. Sesso lo si fa quando non provi altro che bisogno fisico, sei libero di non provare sentimenti."
Era mia impressione o Styles era diventato più filosofo del solito? Le sue continue personalità avevano raggiunto quota tre, anche se il suo essere stronzo era quello che avrebbe sempre prevalso. Ma mi andava bene. 
" Che stai cercando di dirmi?" Ero malefica, ma volevo vedere fin dove si sarebbe spinto. Non sapevo che aspettarmi.
"Niente." rispose scocciato spostandosi completamente da me come se quel contatto bruciasse. Il guaio era che in un modo o nell'altro riuscivo a far confessare quello volevo, ma non era detto che questo avrebbe portato benefici. Sarei riuscita a incasinare il tutto comunque. 
Se non avessi imparato a conoscerlo bene avrei giurato di averlo ferito. 
Voltandomi verso di lui lo osservai in silenzio, nonostante lui stesse evitando il mio sguardo declinando la testa. I boccoli ricoprivano i suoi occhi e provai il forte desiderio di spostarli, naturalmente non l'avrei fatto. Come non l'avrei abbracciato. E come non mi sarei avvicinata a lui. Come no.
"Decisamente il nostro non era solo sesso. "mormorai fra me e me rivivendo l'immagine troppo vivida di quello che io stessa avevo acceso. E spento a quanto pareva.
"La parte facile è stata spegnere il cervello, pensare che questo non avrebbe significato  niente. La parte difficile è arrivata quando mi sono resa conto che sto continuando a mentire a me stessa. Il fatto è mi piaci, mi piaci  anche se dovrei odiarti con tutto il profondo del cuore"
Risi sarcastica alle mie stesse parole. Stavo parlando fissando le travi di legno del soffitto per non affrontarlo. Codarda fino alla fine.
"Ma ho paura Harry. Ho paura ho paura di fare la stessa fine di mia madre, di essere vittima della stessa violenza. Mi ero ripromessa che sarei stata forte e che avrei saputo gestire quello che mi si sarebbe presentato. Ma con te niente è gestibile, anche se non mi piacessi. Sei uno che le cose le, sai?
E forse questa è la cosa che più adoro, oltre agli occhi.
Questa volta ha vinto la parte irrazionale di me, ma la prossima volta?" 
"La prossima volta lascerai che quel qualcuno ti ami."
 rispose lasciando sfuggire quelle parole a fior di labbra. Era tutto così irrazionale. Così intricato. Così difficile. Eppure non avrei smesso per nessun motivo di viverlo, se avesse ripetuto ancora una volta quelle parole.
 
***
 
 
Per una volta mi sentivo nel posto giusto, i miei pentimenti si erano pressoché esauriti. Doveva proprio essere un bravo oratore Styles.
Era quel benessere a cui non avevo voglia di dare una spiegazione. Un benessere destinato a finire proprio in quel preciso istante.
"Ho le allucinazioni o hanno suonato alla porta? " guardai allucinata la porta della camera da letto di Harry. L'appartamento di Styles, mi veniva più comodo chiamarlo per cognome, era piccolo sì,  ma confortevole e lindo. Non era impersonale e neppure confusionario come me l'ero immaginato. A farla breve Styles aveva la concezione del significato di ordine, al contrario di me che, be', era meglio lasciare stare.
"Aspetta qui." 
Certo. Poteva anche chiedermi di sposarlo già che c'era. 
Mentre lui attraversava i metri che lo separavano dalla porta, mi rivestii più veloce che riuscii. 
Fuori era ancora buio e quindi ero troppo interessata, leggi curiosa a livelli esorbitanti, per non dare almeno un'occhiata disinteressata all'ospite. Se era una ragazza avrei staccato la testa di Styles a morsi, tanto per rendere l'idea.
Fu quando sentii dei rumori indistinti e confusionari che mandai a fanculo la ricerca dei miei jeans e mi precipitai da Harry. Era meglio tralasciare il fatto che i miei abiti si erano smaterializzati da soli e stavo indossando una maglietta di Styles. Da tralasciare.
Entrai nell'esatto istante in cui Harry ricevette un pugno al naso. Wow! Quello sì che era un pugno! 
Bastò una veloce occhiata perchè ciò che vidi mi lasciasse di sasso per la seconda volta. 
Poche frazioni di secondi che furono, per il povero ospite, sufficenti per ricevere un pugno decisamente molto, ma molto ben assestato da Harry. 
"Ora vorrei proprio sapere: perché Liam Payne se ne sta mezzo saguinante, disteso nel tuo appartamento? "
Perché diavolo quando tutto sembrava andare per il verso giusto, tutto era solo un'illusione mascherata in realtà? 
Liam aprì per poche frazioni di secondo le palpebre indirizzandomi uno sguardo per poi chiedere confuso: "Valerie?"
Perchè si era rivolto a me chiamandomi Valerie?

 
 








 
 
Spazio me!
Eccomi qui, con i miei ormai clamorosi ritardi D:
Il problema è che, sapendo già come finirà, mi sembra tutto ripetitivo e quindi difficile da scrivere. 
È stato uno strazio separare Melanie da Zayn, ma dovevo farlo. Quello che invece non avrei dovuto fare è stato il corso degli eventi più spinti  fra Melanie e Harry. Non ho voluto descrivere quello che è successo fra loro e ho sorvolato fino alla fine, perché non me la sentita. Ci sono autrici che ci riescono senza problemi, io non ne sono in grado e preferisco non fare descrizioni meccaniche e fredde. In poche parole reputo che non sia ancora arrivato quel momento. Non vogliatemi male ♥
Infine penso sia arrivato il momento di dare un senso al personaggio di Liam c:
Sembra che finalmente qualcosa stia andando per il verso giusto, è divertente cadere ora come ora nella prevedibilità per poi lasciarvi spiazzate al finale. :')
Come sempre un immenso grazie a tutte, non smetterò mai di esservi grata ♥
Come ultima cosa vorrei fare pubblicità ad una vecchia fan fiction che aveva scritto con una collaborazione e che, però, non ho più continuato. L'ho qui ripubblicata qui: 




Vi lascio con le gif:



Zayn.



Harry e Melanie in macchina.



Dopo questo abbraccio mi ritiro :)
 
A presto, Andreea xxx
 

 

 

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Capitolo 26
*** Capitolo 26 ***


"È tempo di iniziare, non lo è?
Sono cresciuto un po' di più, ma devo ammettere che
sono rimasto lo stesso di un tempo
Non riesci a capire che
non cambierò mai chi sono."
 
 
 
 
 
 
 
Capitolo 26

 
 
 
 
"È pericoloso. Può finire male." mi ammonì Styles beffandosi della mia determinazione. Tanto l'avrei fatto comunque e lui con me, solo che ancora non lo sapeva. Meglio tralasciare. 
"Ho affrontato molto di peggio. Se morirò, so chi cercare." sdrammatizzai alzando gli occhi al cielo. Che qualcuno mi desse la forza di sopportarlo ancora. 
"Questo è peggio." affermò Harry con fare esperto. Dio, meno esasperante, no?
"Styles non rompere il cazzo: io lo faccio comunque."
Risoluta scesi dalla sua macchina invitandolo a fare lo stesso. 
"E anche tu." aggiunsi distrattamente sogghignando per il suo sguardo perso. Era arrivato il giorno epico in cui io sfottevo Styles. Cominciavo a vedere la luce di una nuova alba.
"No." Harry scosse energicamente la testa pensando così di fermarmi. Forse in un mondo parallelo.
Raggirando l'auto mi avvicinai a lui che continuava a fare smorfie di disgusto. Lo presi per mano e con abbondante divertimento da parte mia dissi: "Allora ci divertiremo a farci trapanare la pelle."


***



"Pronti? " 
Non ero solo pronta, stavo trepidando dalla voglia di farlo. Per usare dei termini molto eleganti: sarebbe stata una figata.
"Io non lo faccio. " continuò ad impuntarsi Styles fino alla fine. Era molto testardo il ragazzo.
Era stato lui a chiedermi cosa avrei fatto per il mio compleanno, il resto era arrivato da sé.
"Sì, siamo pronti. Ci dia solo due secondi." sorrisi all'istruttore prima di voltarmi verso Styles.
"Sai che possiamo fare una brutta fine?" sbuffò lui evitando di guardarmi.
"E io sono troppo giovane per morire." aggiunse come a giustificarsi.
Ed era anche melodrammatico il ragazzo. 
"Non succederà niente, ti fidi di me?" lo ripresi seria. O ero io la pazza o lui l'imbecille che non sapeva rischiare. 
"Sì." assentì subito. I suoi occhi rivelavano la verità nonostante il panico. 
"Sono solo abituato ad avere il controllo. " scrollò le spalle. Ora che non ero più accecata dall' odio, potevo vedere la sua impercettibile insicurezza. 
"Per una volta non pensare e basta."
Mi avvicinai al parapetto tenendolo per mano e facendo un cenno d'assenso alla guida.  Sempre tenendolo per mano ci salii sopra. La sua presa si fece più forte.
"Rilassati." sussurai piano lanciandogli un sorriso rassicurante. Volevo vivere questa esperienza solo con lui.
"Al mio tre?"
In questi momenti era meglio contare.
"Ok." 
Ammettiamolo: ero una ragazza molto stronza. Tanto. 
Senza dargli il tempo di capire di cosa stavo facendo, lo abbracciai. E saltammo.
"Lasciati andare. " gridai
nel vento chiudendo definitivamente gli occhi. E poi urlammo. E ridemmo.
E l'adrenalina salì alle stelle.
Il vento sferzava i miei capelli, e affondammo sempre più giù. 
"Tanti anguri a me."
Mi lasciai letteralmente andare alla sensazione della caduta. Da un ponte. Con una corda.
La sensazione di libertà che il bunjijympimg regalava. 
"Tu sei fottutamente pazza." spalancò gli occhi Harry quando tutto finì. 
Eravamo sulla barca con due coperte sulle spalle e della cioccolata calda fra le mani.
"Lo so. Come so che ti è piaciuto. " 
Ero troppo raggiante, ancora scossa, ma raggiante.  Il miglior regalo di compleanno di sempre.
"Cazzo sì. " 
Tra le guance arrossate dal vento spuntò quel sorriso. Con le fossette. Vaffanculo ai suoi sorrisi perfetti.
"Forse dovremmo rifarlo."canticchiai dardeggiando lo sguardo su lui.
"Magari in una vita futura."scosse la testa bevendo un sorso della sua cioccolata. Avrebbe dovuto smettere di essere così...così lui. Io sì che sapevo esprimermi.
Chiusi gli occhi e lasciai che il sole mi riscaldesse. Ero piena di qualcosa di nuovo. Una sensazione diversa. Forse era così che ci sentiva quando si era consapevoli di avere qualcuno pronto ad affrontare tutto con te. Forse era così che ci sentiva a sapere di non essere più soli. Ora che avevo Harry mi sentivo invincibile. 



***


 
Ti sto portando sulla cattiva strada." risi mettendo il suo braccio intorno alle mie spalle. Si era creata un'intimità diversa, avevamo smesso di essere impacciati. Un passo avanti. 
"Ricordami di non chiederti più che regalo vuoi per il tuo compleanno." 
Prendendo un respiro profondo evitai di rispondere, invece mi infilai velocemente alla guida della sua auto. Desiderio numero due on.
"Spiegami che cazzo stai facendo. " proferì alterandosi Harry. Stavo mettendo a dura la sua pazienza. Meritavo un fottuto premio.
"È il mio compleanno. " sorrisi innocentemente passandomi la lingua sul labbro inferiore.  Senza aspettare risposta accesi il motore ridendo malefica.
Tralasciando il fatto che quell'auto mi odiava. 
Tralasciando che preferivo la mia di aiuto. Piccola e rumorosa. 
E tralasciando che quella era l'auto di Harry Styles, - da sottolineare- volevo provare a guidarla per una seconda volta. 
"Io parto." scandii verso Harry come avvertimento a muoversi oppure avrebbe potuto benissimo farsela a piedi. 
"No." intercettando il mio sguardo Styles si mosse davanti all'auto pensando di fermarmi. 
"Dio, Styles proprio non mi conosci. " pensai roteando gli occhi al cielo. 
Mi sarebbe piaciuto investirlo, ma forse non era quello che ci si sarebbe aspettato dalla sua ragazza? Sorvoliamo.
Sogghignai di gusto vedendo Styles indietreggiare quando feci retromarcia. Era proprio un'idiota. 
Impugnando un paio di Ray-Ban, probabilmente i suoi, abbassai il finestrino.
 "Sali?" dissi passandomi la lingua sui denti sorniona. 
"Se mi distruggi l'auto finisci male." borbottò quest'ultimo decidendo di salire sulla mia nuova macchina. 
"Sto tremando. " affermai grondando di sarcasmo, per poi rivogergli uno sguardo di sfida quando ingranai sull' acceleratore. 
Come coppia non eravamo male, in poche parole eravamo uno schifo. Tuttavia dovevo ammettere che era inutile negare che ormai mi ero legata a lui. In modo invisibile e lento, ma l'avevo fatto. Come avevo dovuto ammettere che non ci stavo guadagnando niente ad ignorare quel legame, volevo vedere cosa sarebbe successo ora che l'avevo accettato. 
Ero incapace di controllare i miei pregiudizi. Nonostante li odiassi, alla fin fine, io stessa non avevo esistato a catalogare Harry. Beh ci avevo visto giusto quando dicevo di star parlando di un coglione, un dolce coglione, ma pur sempre coglione.
"A cosa pensi?
Una cosa positiva delle nostre uscite era il fatto che stavamo cominciando ad esternarci di più. Era un leggero cambiamento, ma pur di un cambiamento si trattava.
Un giochetto che avevamo cominciato a sperimentare era quella domanda, un modo per valutare come reagivamo tutti due. Era patetico secondo Styles, anche se era lui quello ad utilizzarlo praticamente sempre.
"Alla reazione degli altri a questo, a noi due." scrollai le spalle gesticolando con la mano. 
Non credevo che l'avrebbe bene se gli avessi che pensavo alla sua coglionaggine. Non sapevo nemmeno se esisteva una simile parola.
"Da quando in qua ti importa di quello che pensano gli altri?" replicò alzando un sopracciglio osservando la mia guida con una mano sola. Pignolo fino alla fine.
Mettendo controvoglia anche l'altro mano sul volante ribattei: "Non ho mai detto che mi importa. È stupido basare la propria vita sull' apparenza per compiacere gli altri, però è stato divertente vedere la loro reazione." 
In realtà ero preoccupata per la reazione Allyson. Considerando che si era limitata a sbattere i suoi libri per terra, prima di riprendersi, era andata bene. Più o meno.
Oggi avremmo chiarito, o almeno ci speravo.
"Ad esempio le cheerleader."  Non poteva fare esempio più stupido.
"Cosa c'entrano adesso? " abbaiai in risposta.
"Pensaci."
In poche parole Styles ci teneva a morire per mano mia.
"Perché hai quel tatuaggio sul collo? " cambiò discorso. Acuta mossa da parte sua, meglio non rovinarmi la giornata. 
Sapevo a cosa si riferiva, l'aveva fatto nel periodo dopo che avevo perso Jake.  Impossibile non rabbuiarsi.
Era la parte oscura dello Ying e Young, l'avevo fatto proprio dietro il collo per poterlo coprire con i capelli.
"Dentro di me c'è più oscurità di quanta si possa vedere sulla superficie. Niente luce." spiegai con un sospiro. Certe cose erano da tenere segrete e non da dire ad alta voce.
Dopo un lungo silenzio, chiesi: "Perchè?"
Harry, ovviamente, non rispose. Gli lanciai uno sguardo dubbioso.
Sentendosi osservato, Styles si alzò la manica della sua felpa. Sulla pelle candida risultava la parte oscura dello Yang. 
Per poco non sbandai con l'auto. La vista di quel tatuaggio mi turbò parecchio.
Mi ero impressa sulla pelle lo spicchio d'oscurità che sapevo di avere. Non c'era più il bene che una volta mi illudevo di possedere. Solo oscurità. 
Possibile che anche Harry fosse consapevole del suo stesso lato?
Due oscurità che si erano respinte per così tanto tempo per poi congiungersi. 
Involontariamente incrociai lentamente le sue dita con le mie. 
Mi piaceva. Mi desiderava. E mi distruggeva. E non potevo fare altro che scendere in quell'oblio di oscurità finché sarebbe durato.
"Dovresti essere più schietto sai?" 
Sorrisi scuotendo la testa prima di strattanarlo verso di me. Gli lasciai un bacio a stampo ignorando i suoi lamenti.
"Scordati di giudare di nuovo la mia auto, anzi scordati la mia auto." 
Con una scrollata di spalle mi rilassai sul sedile premendo sull'acceleratore solo per infastidire Harry. 
Per quanto tutto questo sarebbe durato, non potevo saperlo, ma dentro di me speravo di poter averlo vicino per ancora parecchio tempo. Infondo che cos'era il male se una conseguenza di quello che sembrava un bene?



***


"Passerotto Volante era ora!" Se uscii una Ronny sorridente. Una fitta dall' interno si fece sentire, mi era mancata così tanto.
Mi sentivo in colpa per aver chiuso tutti i rapporti con le persone che meglio mi conoscevano. Ero tutto tranne che un tipo aperto. Certe cose sarebbero rimaste sepolte dentro di me fino alla fine.
"Unicorno Vomita Arcobaleni!" ricambiai l'entusiasmo aggiungendoci una buona dose di quello che chiamavo genuino sarcasmo. Certe cose non sarebbero mai cambiate. Tipo la mia simpatia. 
"Sei sempre più divertente. Che fine ha fatto la tua maturità da neo diciassettenne? " ribattè stritolandomi in un suo abbraccio. Esatto, di quelli che ti mandavano all'altro mondo.
Tuttavia ricambiai con la stessa enfasi l'abbraccio. Ero curiosa di capire cosa si provava a togliere tutto il fiato ad una persona.
Morale dei patetici esperimenti di Melanie Scarlet? Mai farli. 
"Dov'è Allyson?" solo ora mi ero resa conto che la chioma biondina della ragazza non spuntava da nessuna parte. 
Mettendomi un braccio intorno alle spalle Ronny disse: "Ci aspetta al ponte, andiamo."
Forse la sensazione che provavo era solo una sconsiderata felicità per niente.
O forse avrei dovuto smettere di farmi canne. 
Diversi punti di vista.
"Mi è mancato questo posto." esposi quello che pensavo abbracciando con lo sguardo il fiume, i fiori di calendula appena sbocciati ed il piccolo ponte sul quale stava seduta una ragazza bionda: Allyson.
La osservai mentre lanciava piccoli sassolini nel fiume cercando di farli rimbalzare. 
"Non così. " le sorrisi avvicinandomi, per poi sedermi vicino a lei, subito seguita da Ronny.
Prendendo una sassolino lo lanciai con precisione sulle increspature del fiume. 
"Due salti. Sono troppo brava." sbuffai con una scrollata di spalle. Ci sapevo fare eccome.
Con un piccolo applauso Allyson disse: "Ora sì che ho imparato. "
Le sorrisi colpevole spostando lo sguardo su ciò che mi circondava. Era un piccolo spazio di mondo tranquillo e rilassante. 
"Ne è passato di tempo dall' ultima che ci siamo venute." Sospirò Ronny leggendomi nel pensiero. Era micidiale quella ragazza.
"Ma non è cambiato niente. " annuì Al con un piccolo sorriso. 
"Togliendo che ora sono una diciassettenne e aspetto impaziente il mio regalo, esatto non è cambiato niente. " mi intromisi. Quella giornata stava procedendo bene, il mio umore ne era da testimone.
Con un'alzata di spalle Ron disse rivolta pad Al: " Diamo ciò che vuole a questo piccolo Passerotto Infame."
E così dicendo mi consegnò un piccolo pacchetto. Con calma, molta calma  -leggi rovente frenesia-  lo aprii. 
Mi ritrovai davanti ad un concentrico ciondolo a forma di acchiappasogni.
"Non ti sento Ronny. Sono troppo impegnata a fare luccicare questo bellissimo ciondolo." ribattei alzandolo per ammirarlo alla luce del sole.
Con dei sbuffi divertiti da parte dalle mie amiche, mi lasciarono contemplarlo.
"Se schiacci qui, si apre." suggerì Allyson.
Senza perdere tempo seguì il consiglio e mi ritrovaii a fissare una foto di noi tre sorridenti. L'avevamo scattata il giorno eravamo state al mare insieme.
"Cosa ho fatto per meritarvi."sussurrai guardandole di sbieco. 
Non stavo affatto per scoppiare in lacrime come la peggiore delle sentimentali. Affatto. 
"Me lo chiedo anch'io." sorrise divertita Ron accettando di buon grado la mia leggerissima sberla.
Fu uno di quei pomeriggi che ti rimanevano impressi per la loro bellezza, non per quel che veniva detto o fatto.
Semplicemente mi rimase impresso il vivido ricordo di noi tre che cercavamo di far rimbalzare dei stupidi sassolini su uno stupido fiume. Decisamente diciassette anni per un cazzo.
Ogni volta che avrei pensato a loro la mia mente sarebbe corsa a quel pomeriggio.
Non c'era ricordo migliore per sentirmele più vicine.



***



Tornare a casa non era più un fardello. La paura di ritrovarmi sola aveva lasciato il posto alla certezza che c'era qualcuno ad aspettarmi.
Quando aprii l'uscio di casa mi aspettai di vedere il caloroso sorriso di Louis investirmi con la sua spensieratezza, invece, l'unica cosa che percepii fu una voce impastata e sconosciuta: "Bentornata, zuccherino. "
I miei occhi incontrarono quelli azzurro velenoso di Aryn Grey nell' esatto momento in cui mi veniva puntata una pistola alla tempia.

 
 




 
 
Spazio me!
Eccomi! Il karma ce l'ha con me, non scherzo! 
Prima passo un mese senza riuscire a scrivere niente di decente. Poi rompo il pc. Poi mi arriv un nuovo pc (completamente in spagnolo) e dopo due settimane che impiego per capire come funziona ecco che arriva il wifi a disattivarsi. Che stregoneria è mai questa? AHAHAHAH
Ma ce l'ho fatta! 
Anche se ammetto di aver scritto il capitolo solo ieri, cioè l'ho riscritto da capo perchè lo odiavo. Ho capito che le trame programmate proprio non le sopporto. A tal punto che anche scrivere un capitolo mi risulta impossibile. 
Ma ieri ho avuto un'idea migliore da sviluppare che mi è piaciuta e che mi ha spinto a riscrivere tutto da capo. ♥
Onestamente sono abbastanza soddisfatta della parte iniziale. Ho iniziato in modo diverso dal solito :)
E so anche che ho lasciato in sospeso il capitolo 25 con Valerie e che qui non ho menzionato né lei né Liam, il che potrebbe portare a pensare che A: sono una bastarda o B: sono una bastarda ahahahah
In realtà voglio cedere ad Aryn l'onore di rivelare quello che farà crollare tutte le vostre convinzioni e quelle di Melanie. ♥
Prometto solennemente di aggiornarne o martedì o mercoledì. E lo farò! 
(Wifi permettendo).
Ho già l'epilogo pronto, mi deve solo preparare psicologicamente alle vostre recensioni ahaha
Mi sembra incredibile di aver scritto l'ultimo capitolo di questa fan fiction. E' la prima che finisco una fanfic nonostante la perdita di ispirazione e voglia di scrivere.
Pensavo che avrei mollato. Pensavo che l'avrei cancellata definitivamente, fino a poco tempo fa. E pensavo che non sarei mai riuscita a darle una fine perchè io odio i finali. Ed invece :)
Infine mi faccio auto pubblicità perché io può :")
Ho pubblicato una nuova OS abbastanza malinconica, se qualcuno si sentisse i  vena di leggerla vi lascio qui il banner (cliccateci sopra)










Che belli sono? :)

A presto, Andreea xxx

 
 

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Capitolo 27
*** Epilogo ***




Avresti dovuto essere qui
Avresti dovuto aprire con forza la porta
Sorridendo con quel “Piccola sono proprio qui”
E si sarebbe sentito come un milione di piccole stelle splendenti
Che si sono allineate”

The Moment I Knew - Taylor Swift




 



 
Cappuccetto rosso sangue
- Epilogo -




Il mio vero problema erano i finali. Come potevo cercare di chiudere qualcosa, quando nemmeno riuscivo a fare chiarezza dentro di me. Ero una tale confusione da chiedermi se qualcun'altro, al mio posto, avesse deciso la mia fine. Senza il mio consenso, tra l'altro.
Peccato che, quel qualcuno, l'avrei mandato volentieri sotto terra, con la stessa pistola che mi veniva puntata alla testa.
Chi era Aryn per definire la mia fine?
“Chi non muore, si rivede” sorrisi melensa, incrociando le braccia con sfida. Era un modo per mantenere i nervi saldi. Cosa davvero facilissima con un possibile proiettile conficcato in testa.
“Incredibile!” ribattè fintamente sorpreso Grey.
“Ti ricordi ancora dei vecchi amici” continuò con nauseante buonismo.
Amici? Io e lui amici? Così amici che ci avrei pensato io, la sua buona amica del cuore, a sterilizzarlo.
“Sbaglio o l'ultima volta che ti ho visto progettavi di rapirmi?” sbuffai contrita. Mesi fa, avevo fatto il fatale errore di andare a cercare informazioni su Harry, da Aryn. Ritrovandomi, in realtà, a fare i conti con un grandissimo bastardo.
“Ora ho altri grandiosi progetti per te” ghignò, sedendosi elegantemente sul mio divano. I suoi occhi, gelidi quanto i miei, mi studiarono per una manciata di secondi, prima di fare un cenno al posto vicino a lui.
“Perché non ti siedi anche tu?”
Ero troppo concentrata sulle sue mosse e sul freddo della canna a contatto con la mia testa, per rendermi conto che mi ero irrigidita.
“Sentito Willy? Ora puoi togliere quella fottuta pistola dalla mia nuca” sbottai, rivolgendomi all'energumeno, dietro di me. Io e Willy ci volevamo ancor più bene. Cominciai ad allontarmi lentamente. Ovviamente avrei preferito farmi sparare che ritrovarmi a pochi centimentri da Grey, perciò optai per il divanetto che poneva molta più distanza fra noi.
“Come vuoi” proferì Aryn con un'alzata di spalle.
“Voglio sapere che ci fai in casa mia. E ti conviene non puntarmi mai più una pistola addosso” socchiusi gli occhi sporgendomi dal divano.
La scena sembrava incredibilmente simile a quella dell'ultima volta. Con due varianti: niente tavolino a dividerci e soprattutto niente paura nei suoi confronti.
Se lui si considerava terribile, io lo sarai stata molto di più.
“Voglio proporti un accordo” disse, stampandosi un ennesimo sorriso enigmatico.
“Prima di sentire un tuo commento acido, sappi che lo troverai molto interessante.
Ti racconterò la verità che, incapace come sei, non hai saputo trovare.
Oltre al fatto che se non accetti, a William basterà un colpo per metterti fuori gioco. A te la scelta.”
Mentre Grey si sistemava soddisfatto sul divano, lo guardai con un cipiglio, riflettendo sulle sue parole.
A farla breve se non avessi accettato, sarei morta. Dall'espressione soddisfatta di Willy, non ci avrebbe pensato due volte se avessi scelto la seconda opzione.
Aryn era bravo a creare false libertà, quando in realtà le vittime avrebbero fatto comunque quello che voleva lui. Ora capivo perché Harry si sentiva minacciato da lui.
“Dato che tu sei così codardo da puntarmi una pistola addosso, sapendo benissimo che non posso difendermi, devo accettare” replicai, punzecchiandolo come lui aveva fatto con me. E ci ero anche andata piano.
Non avevo il tempo di pentirmi, sapevo che qualunque cosa mi avrebbe detto, avrebbe comunque potuto essere una menzogna. Solo che la preoccupazione più grande, era l'altra parte dell'accordo. La mia.
“Non sei così stupida come pensavo” commentò, lanciandomi un'occhiata eloquente.
“Sei libera di non credere a quello che sto per dirti, nonostante sia la verità. Non gradisco interruzioni, insulti o commenti, ascolta e basta” continuò, accavalando le gambe.
Già dal suo tono si capiva che non mentiva. Oppure era davvero un bravo attore.
“Tu, Melanie Scarlet, sei stata la mia chiave per il successo. E pensare che ti ho conosciuto solo per merito di un ubriacone e drogato.”
“Mio padre” dissi non riuscendo a trattenermi dall'intervenire.
“Esatto.”
Aryn mi lanciò uno sguardo tutt'altro che dolce. Meglio non provocarlo.
“Frequentava i miei locali, oltre che comprare la mia droga. Vedi, spesso sono troppo buono, anche quella volta avevo lasciato che tuo padre mi ingannasse e mentre lui mi prometteva la somma di denaro che mi doveva, il suo debito cresceva.”
“Poi è morto e nessuno poteva risarcirmi. Ancora una volta la mia bontà mi aveva, perdona il termini, fottuto.”
Certo, Aryn era la persona più misericordiosa che avessi mai conosciuto ed io una suora da convento. Proprio.
“Tuttavia, un modo per farmi ripagare, lo trovai. Dopo aver avuto le informazioni che volevo sulla tua famiglia e averti tenuta d'occhio, decisi di aver trovato la ragazza perfetta per il mio piano. Non fare quella faccia, infondo tu non lo sapevi, come non lo saprà neanche lui.”
Lo guardai paralizzata. Di che diavolo stava parlando?
Cominciavo a sentire il gelo entrarmi nelle ossa, nonostante in casa ci fosse caldo. Avevo un terribile presentimento.
“E' stato particolarmente facile farti incontrare Harry. E' bastato mettere dei miei uomini al tuo inseguimento per farti spaventare. Avevi finito una partita quel giorno, vero? Non sei male a pallavolo.
Mi sto dilungando, perdonami.
Ad Harry è bastato far credere che stavo per concludere un grosso affare e, conoscendolo, non ha esitato a precipitarsi al mio posto.
Tuttavia, devo ammettere che il mio è stato un gesto avventato, data la tua notevole somiglianza alla ex ragazza di Liam, avventato quanto il tuo bacio, oserei dire.”
Quello che avevo sempre considerato un succedersi di sfortunati eventi non erano altro che manipolazioni. Ero sempre stata una marionetta nelle sue mani, avevo fatto il suo gioco, senza neppure accorgermene.
I pezzi di verità non si stavano rimettendo al loro posto, ma stavano crollando. Tutto ciò su cui avrei messo la mano sul fuoco, stava crollando senza una via redenzione.
“Il resto è venuto da sé. Tu ed Harry con lo stesso carattere insopportabile, eravate perfetti. Ovviamente ho movimentato le cose, altrimenti sarebbe stato difficile che tu riuscissi a legarlo a te. Dalle case bruciate, allo sfortunato incidente di tuo fratello. A proposito, le mie condoglianze.”
Il lupo cattivo aveva sferrato il suo colpo.
“Figlio di puttana” sbiascicai senza fiato, per poi alzarmi di scatto. L'avrei strozzato, torturato e poi ucciso. Prima che mi potessi avventarmi su di lui, mi ritrovai con le mani immobilizzate dietro la schiena e il fiato caldo di Willy sul collo.
“Lasciami!”
Mi divincolai con forza, la rabbia che avevo in corpo aveva bisogno di fuoriuscire. Tuttavia, non era niente in confronto alla forza dell'energumeno.
“Quanta esuberanza. Mi aspettavo più contegno da te, ragazzina” replicò, con un sopracciglio innarcato, Aryn.
“Era mio fratello. Aveva solo quattro anni, che motivo avevi di ucciderlo?” urlai mentre continuavo a dimenarmi. Fanculo al coglione che mi teneva così stretta.
“Tranquillizzati, oppure sarò costretto a ricorrere alle maniere forti. La sua morte ha fatto in modo che tu ed Harry foste più uniti di prima, quindi sì, le mie motivazioni le avevo.”
L'avrei fatto a pezzi, se non ora, fra molto poco.
“Ma passiamo oltre, stavolta ti conviene tenere la bocca chiusa.”
Adesso nel suo tono si poteva notare una nota minacciosa, che non mi sfiorava neppure.
Se prima mi sentivo confusa, adesso ero troppo sconvolta. Avevo accettato una verità che si era rivelata una menzogna. Erano davvero peggio i castelli di bugie, in confronto alle lame di verità?
“Ci siamo capiti. Non ti sei mai chiesta perché Liam ed Harry si odiano così tanto?
Liam è stato il più fragile, se non il solo, fra i due. E quando Harry ha deciso di andarsene, l'ha fatto lasciando Liam da solo. In Liam è cresciuto il rancore per questo abbandono. Quello che Liam non sa è che Harry gli aveva concesso di venire con lui, ma l'ha fatto con il mezzo sbagliato. E' stato facile cancellare il messaggio, che Liam non ha mai visto visualizzato.”
Alzandosi dal divano, Grey si diresse con un sorriso compiaciuto verso il brandy, appoggiato sul tavolino.
“Brandy. Non male” commentò versandosene una dose abbondante.
Perchè non avevo pensato di metterci dentro del veleno?
“Alla fine, tutto quello che hai fatto è stato a danno di Harry, perché?”
Gli occhi di Gray si oscurarono mentre ingeriva un'abbondante sorso.
“Harry è il bastardo primo in tutto. E' il momento di dargli una lezione” fu la sua risposta sintetica, ma amara. Nonostante fossi in subbuglio, riconobbi il rancore che riservava dentro di sé.
Si avvicinò a me e, mettendomi una mano sotto il mento, sussurrò: “Ora, mia dolce marionetta, sai la verità. Ed è il momento di fare la tua parte.”
Reprimei la voglia di sputargli in faccia, ma non esitai a guardarlo truce.
“Dovrai fare una semplice cosa: sparire” sorrise, lasciandomi andare.
“Ho fatto in modo che a Louis venisse offerta un'opportunità per aprire la sua galleria d'arte. A Los Angeles” continuò, osservando uno dei quadri che quest'ultimo aveva appeso in salotto.
Nelle settimane passate con lui, avevo appreso che, per passione, dedicava il suo tempo libero a dipingere. Era qualcosa che avevo ereditato da lui.
“Fammi capire: hai sprecato tutto questo tempo a cercare di legare Harry a me, ed ora vuoi che io me ne vada, che lo abbandoni?”
Non riuscivo a crederci. Che razza di ragionamento era?
“Esatto. Scommetto che Harry appena saprà che sei partita, ti rincorerrà. E Greenwinch sarà mia.”
Si voltò verso di me, con un sorriso entusiasta in viso. Quel ragazzo possedeva una furbizia così spaventosa da poter passare per follia. Non avrebbe esitato ad uccidermi se fosse stato neccessario. Per lui ero solo un'altra pedina.
“Non devi dire niente ad Harry, se ci tieni alla tua incolumità. Partirai stasera con il primo volo, questi sono i biglietti. Sono stato chiaro?”
“Cristallino” risposi fra i denti. Gli avrei volentieri fracassato il bicchiere che stava appoggiando, in testa.
“Perfetto. Willy, andiamo” replicò secco e conciso.
Mi mancò il terreno sotto i piedi, quando quel grandissimo stronzo di Willy, mi mollò con una spinta.
Guardandoli uscire, non potei trattenermi e dissi: “Sai Grey, credo fermamente nel Karma. Sono sicura che tutto questo ti si ritorcerà contro. Farò in modo di essere io il tuo contro.”
“Dovrei prenderla come una minaccia?” ghignò beffardo.
“No. Prendila come una promessa” ricambiai il sorriso.






***

 
 
Un giorno è qui e poi se ne va
Come fai ad andare avanti?
Come fai ad andare avanti?
Ti sei sentito così per troppo tempo
Aspettando un cambiamento
Sai di non essere l'unico
La vita passa oltre
Non sprecare il tuo tempo
Da solo

One Day - Kodaline







I passeggeri del volo per Los Angeles delle ore otto, sono pregati di presentarsi all'imbarco.”
La voce meccanica mi riscosse da miei pensieri. Era successo tutto così veloce, che ancora non mi stavo rendendo conto di star abbandonando tutto.
Quante avevo pensato di scappare via, ma non avrei mai incluso nel pacchetto di farlo contro la mia volontà.
Non avevo salutato Al e Ronny, mi ero limitata a lasciare loro delle lettere.
La mia non era una sconfitta, ma una pausa. Uno stop, prima di affrontare Aryn. Non gli avrei permesso di fottermi così.
Dolce Karma, oggi a me, domani a lui.
“Andiamo” mi incoraggiò Louis. Sbuffando mi apprestai a seguirlo.
L'unica persona a cui riuscivo a pensare in quel momento era Harry.
Continuavo ad essere dell'idea di non averne abbastanza di lui. Per quanto fosse soffocante, a volte alquanto di scarsa intelligenza e molto spesso acido, non riuscivo a togliermelo della testa.
Il suo problema si concentrava sull'incapacità di farsi amare, eppure bastava inquadrarlo una volta per decidere se amarlo, o odiarlo. Harry era se stesso, era questo che mi aveva convinto a fare lo stesso.
“Il nostro ultimo saluto doveva essere un arrivederci, non un addio. Dove pensi di andare?”
Mi gelai sul posto, sentendo quelle parole. Mi voltai di scatto, ma non vidi nessuno.
Allucinazioni del cazzo.
Con un sospiro di voltai verso Louis e per poco non rischiai di fare un infarto.
Davanti a me, Harry mi rivolgeva uno sguardo arrabbiato e confuso.
“Non guardarmi così. Devo farlo.”
Mi faceva male vederlo così. Ero stata così masochista da volerlo qui, ed ora che ce l'avevo davanti, mi era difficile trovare il coraggio di affrontarlo.
“Devi farlo? E non hai neanche pensato di avvertirmi? Non è da te, Melanie.”
Infatti non ero io, ma Aryn.
“Promettimi una cosa, ok? Non lasciare che ti dicano cosa fare. Non sarebbe da te, Harry” replicai allo stesso tono.
Se a tutto corrispondeva ad un inizio, uno svolgimento ed una fine, questa non era la nostra conclusione. La fine l'avrei decisa solo io, non gli altri.
Ci saremmo ritrovati, non importava quando e dove, ma ci saremmo ritrovati.
“Devo andare.”
“Ti aspetterò, se non tornerai, ti cercherò. Quando ti avrò trovata, sarò io a baciarti a tradimento.”
Con quelle parole a paralizzarmi la mente e il cuore, gli voltai le spalle.
Per me, Harry era stato come un pacchetto di sigarette. Finchè potevo averle, avevo la certezza di averlo al mio fianco. Ed ora? Ora sarebbe iniziata l'astinenza di lui.





 
 
 
                                                                                      
 
 
-The End
Or Just A New Beginning-
 





 


Spazio Autrice.
Non so esattamente come spiegarmi. Partiamo dal presupposto che la mia poca voglia di scrivere, oltre al blocco sono iniziati molto tempo fa. Solo in questi mesi hanno preso a stabilizzarsi.
Per questo avevo anche smesso di provarci. Ora invece, un po' per ieri notte, un po' rileggendo tutte le rensioni, ho riscritto l'epilogo di questa fan fiction. Non preoccupatevi, la fine era la stessa.
Era la fine che avevo in mente dall'inizio.
Una fine che non fosse una vera fine. Non so se ci sono davvero riuscita.
So che non è la fine che vi aspettavate, ma è il finale che mi sentivo di dare.
Non l'happy ending, non una fine drammatica. Una non-fine.
Comunico che non ci sarà un continuo. Per ora.
Scrivo per ora perché, potrebbe benissimo prendermi un raptus, mancarmi Melanie e cominciarne un seguito.
Considerando che avevo intenzione di non scrivere più ed invece sono qui, penso che valga lo stesso discorso.
Per ora la considero conclusa.
Probabilmente ora mi concentrerò su Uncover, dato che molte persone mi odiano per averla abbandonata così ahahahah
E anche probabilmente mi concentrerò sul scrivere una fiction che intitelerò Photograph e sulle quali ho delle belle idee.
Ecco due piccole parti prese dalla fic :)

"Ero invisibile. Non avevo niente che mi facesse spiccare, ero solo un altro volto spento nella massa.
Ero sicura che se mai avessi deciso di andarmene, non sarebbe dispiaciuto a nessuno. Infondo rimanevo la stessa ragazza inesistente.
Non che mi importasse davvero, a volte tornava comodo.
Ero rimasta invisibile per così tanto tempo, che quando i suoi occhi si allacciarono a miei per la prima volta, non mi accorsi neppure di aver cominciato ad esistere per la prima volta."

+++
Se ti piace sei fottuto, ma hai speranza di salvarti. Se la ami a tal punto da sacrificarti per lei, sei morto. Neppure lei ti potrá salvare da te stesso.”



Se vorrete seguirmi ancora, ne sarei estremamente felice.
Vi ringrazio di cuore per aver supportato questi tempi assurdi tra una pubblicazione e l'altra. Non ci saranno più, un capitolo a settimana, lo pubblicherò sicuro. E se trovo tempo, anche di più. :)
Vi ringrazio di avermi dato una possibilità.
Di aver seguito, preferito, ricordato questa fan fiction e
di avermi fatto recensioni davvero bellissime.
Ringrazio anche per quelle negative, mi hanno aiutato a crescere e maturare.
Grazie a tutte :)
Oh, sì! Ho cambiato di nuovo il nick ahahahah
Ora sono Underline! E lo terrò per molto tempo, dato che lo adoro :')
Se vi va di scrivermi, ecco il mio account fake:
Underline Efp
E niente, vi ringrazio di tutto!
Baci, Underline :)

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