All The Songs Make Sense di ivi87 (/viewuser.php?uid=119692)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** # 1 - Just Breathe ***
Capitolo 2: *** # 2 - Thinking of you ***
Capitolo 3: *** # 3 - Holding on and letting go ***
Capitolo 4: *** # 4 - All I need ***
Capitolo 5: *** # 5 - Wanderwall ***
Capitolo 6: *** # 6 - It's time ***
Capitolo 7: *** # 7 - Call me maybe ***
Capitolo 8: *** # 8 - First Date ***
Capitolo 9: *** # 9 - Kiss Me ***
Capitolo 10: *** # 10 - Secrets ***
Capitolo 11: *** # 11 - Born to be wild ***
Capitolo 12: *** # 12 - Good Time ***
Capitolo 13: *** # 13 - Fuckin' Perfect ***
Capitolo 14: *** # 14 - Head over hills ***
Capitolo 15: *** # 15 - That's what friends are for ***
Capitolo 16: *** # 16 - The show must go on ***
Capitolo 17: *** # 17 - A thousand years ***
Capitolo 18: *** # 18 - Sing, sing, sing ***
Capitolo 19: *** # 19 - Ledge of love ***
Capitolo 20: *** # 20 - Never let me go ***
Capitolo 21: *** # 21 - Try ***
Capitolo 22: *** # 22 - Crush and burn ***
Capitolo 23: *** # 23 - Upside down ***
Capitolo 24: *** # 24 - Uncover ***
Capitolo 25: *** # 25 - All the things she said ***
Capitolo 26: *** # 26 - Lovely on my hand ***
Capitolo 27: *** # 27 - Bad Day ***
Capitolo 28: *** # 28 - Family Tree ***
Capitolo 29: *** # 29 - Come and find me ***
Capitolo 30: *** # 30 - For you ***
Capitolo 31: *** # 31 - Celebrate ***
Capitolo 32: *** # 32 - Innocence ***
Capitolo 33: *** # 33 - I want you ***
Capitolo 34: *** # 34 - Enchanted ***
Capitolo 1 *** # 1 - Just Breathe ***
ALL
THE SONGS MAKE SENSE
# 1 – Just Breathe
Il
volume della radio si alza, distogliendolo dai suoi pensieri.
Castle
si volta e vede Alexis sorridergli “E’ illegale
ascoltare questa canzone a
volume basso” spiega, cominciando a canticchiare.
La
guarda così raggiante, mentre frena ad un semaforo rosso.
Padre
e figlia sono andati a vedere la stanza che le è stata
assegnata al campus
della Columbia.
Alexis
ha già cominciato a prendere le misure della sua camera e
scelto il colore
delle tende.
È
un po’ preoccupata all’idea di conoscere la sua
compagna di stanza.
Arriverà
tra una settimana e ovviamente vuole farle una buona impressione.
Per
il resto non vede l’ora di trasferirsi e cominciare questa
nuova avventura.
E
per ogni figlia felice di lasciare il nido, c’è un
padre triste e apprensivo.
Scatta
il verde e, con un leggero sbuffo, da gas e riparte.
Con
Kate le cose non sono proprio idilliache e ora deve lasciare andare
anche sua
figlia.
Per
l’ennesima volta scrittore e musa hanno passato
l’estate separati.
Ma
questa volta è diverso.
Castle
si era dichiarato. Nuovamente.
L’aveva
implorata di lasciar perdere l’indagine di sua madre,
inutilmente.
Così
aveva dato un taglio netto al loro rapporto e se n’era andato
dal suo
appartamento.
Non
poteva guardarla morire un’altra volta.
In
seguito seppe che era andato tutto bene.
Avevano
arrestato Maddox e dato una svolta al caso di sua madre.
Parecchi
nomi erano spuntati dal nulla. Parecchie teste importanti sarebbero
volate.
Nonostante
tutto non volle tornare al distretto.
Aveva
preso una decisione e intendeva rispettarla.
Non
ce l’aveva con lei. L’amore non si era spento.
Ma
non voleva più correrle dietro come un cagnolino bastonato.
Kate
lo chiamava e lo cercava e, questo doveva ammetterlo, faceva piacere.
Ma
non era ancora pronto a rendersi di nuovo ridicolo.
Lui
era quello che era stato chiaro. Lui le aveva detto ‘Ti
amo’ tre volte.
Esporsi
così era stato un sollievo e un peso allo stesso tempo.
L’unica
nota positiva di quell’estate era stata Alexis.
Tre
mesi con lei a fare tutto quello che gli saltava in mente, prima dei
faticosi
quattro anni di college.
Tre
mesi a vederla ridere e scherzare.
Il cuore quasi voleva
esplodergli dal petto.
Ora
invece lei se ne andava per la sua strada e lui a casa, con sua madre a
struggersi per amore un altro anno. E poi un altro ancora.
Così via fino alla
morte?
È
questo che lo aspetta?
Uno
stridio di gomme attira la sua attenzione.
Inchioda
violentemente prima di finire addosso all’auto davanti.
“Ma
che diavolo...” esclama scosso “...tutto bene
tesoro?”.
Alexis
ha le mani puntate sul cruscotto a cui si è aggrappata
“Si...si sto bene”.
Cauti
scendono dall’auto.
Un
incidente, qualche auto più avanti, ha creato una piccola
coda.
Dai
veicoli fermi scendono altre persone incuriosite.
Rick
e Alexis sono in un gruppetto di sei persone quando arrivano
all’origine
dell’incidente.
“Oh
mio dio” esclama la giovane.
E
in un attimo tutti lo vedono.
Quel
corpo a terra viene immediatamente circondato. Vicino a lui una donna
urla
sconvolta “Non so come si a successo!! Non l’ho
proprio visto!!”.
“Piano,
piano, lasciatemi vedere” si fa largo un uomo accanto a
Castle “Mi chiamo Jack
Porter, sono un medico”.
“Posso
dare una mano?” Alexis
si fa subito
avanti “Ho fatto tirocinio presso un obitorio e mio padre
collabora con la
polizia”.
“Chiamo
subito il 911” afferma veloce Castle.
Il
medico tocca delicatamente il ragazzo e controlla il suo stato.
“Respiro
debole” esamina l’addome e poi vede il profondo
taglio al braccio “Dobbiamo
immediatamente bloccare la perdita di sangue”.
Alexis
cerca velocemente una soluzione “La mia cintura
può andare bene?” propone.
“Si,
è perfetta” il medico la prende dalle mani della
ragazza “Mi devi fare un altro
favore, ok?”.
Alexis
annuisce agitata. “Gli devi parlare. Tienilo
cosciente” le dice lui.
Castle
s’inginocchia accanto alla figlia
“L’ambulanza sarà qui tra dieci minuti e
la
polizia stradale è già in arrivo”.
“Hai
sentito?” Alexis parla con il ragazzo ferito
“Andrà tutto bene, l’ambulanza sta
arrivando”.
Gli
occhi del ragazzo la fissano insistenti. Vorrebbe parlare ma non ci
riesce.
“Come
ti chiami? Riesci a dirmelo?”
prova a
domandare.
Il
ragazzo cerca d risponderle ma riesce solo a sospirare.
Nel
frattempo Castle si avvicina al dottore “Posso fare
qualcosa?”
Il
dottore Porter annuisce “Mi aiuti a girarlo, forse
così riuscirà a respirare
più facilmente”.
Con
attenzione i due uomini sistemano meglio il ragazzo. Fortunatamente il
dottore
sa cosa fare. “Va meglio ragazzo?” domanda
quest’ultimo.
Il
giovane annuisce debolmente.
Con
la mano Alexis gli pulisce un po’ il volto “Ancora
poco e sarai in ospedale, te
lo prometto” sussurra
per confortarlo.
Quegli
occhi verdi la fissano così intensamente. È
terrorizzato.
“Peter”
riesce a dire con un filo di voce.
Alexis
gli sorride “È così che ti
chiami?”.
Il
ragazzo annuisce con fatica.
“Sai,
è davvero un bel nome! Io mi chiamo Alexis, molto
piacere” si presenta, mentre
in lontananza si cominciano a sentire le sirene della polizia.
*Just Breathe - Pearl Jam – https://www.youtube.com/watch?v=YzkZPI-HKsk
Ivi’s
Corner:
Oh cielo, l’avventura
comincia! Siete pronte? Siete calde?
ahahahah
Ebbene
sì, niente “In my veins”, niente tuoni,
niente Morning After!
Mi
odiate? Ferme, non rispondete... ditemelo dopo il capitolo 19
>.<
Nel
frattempo vi annuncio che ogni capitolo avrà una canzone
come titolo, non
necessariamente caskett, scelta grazie alle mie tre consulenti musicali
Ari,
Cris e Potti u.u
Il
banner invece è stato gentilmente concesso dalla
NocciolineMarroni & Co.,
che mi fa da sponsor, al cui vertice si trova la super donna saggia di
nome
Rachele detta Nuxi u.u
Poi
di volta in volta ringrazierò chi di dovere: come Castle, ho
fatto anche io
delle ricerche approfondite...sfortunatamente non ho trovato nessun
poliziotto
da seguire.. :-///
Buona
lettura e buon Watershed!!! (speriamo...finger crossed *-*)
Ivi87
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Capitolo 2 *** # 2 - Thinking of you ***
# 2
– Thinking
of you
L’ambulanza
arriva a sirene spiegate fuori dall’ospedale.
I
paramedici estraggono veloci la barella dal portellone posteriore,
seguiti dal
dottor Porter e Alexis.
Peter
l’aveva implorata con lo sguardo di non lasciarlo da solo e
Alexis non aveva
potuto fare altro che stringergli la mano e promettergli che sarebbe
andato
tutto bene.
Castle
arriva in auto dietro di loro, giusto in tempo per vederli correre
all’interno
dell’ospedale.
Una
volta dentro, vengono raggiunti da altri dottori e infermiere che
portano via
Peter.
“Dobbiamo
aspettare che arrivi un’agente per dare la nostra
deposizione” dice Castle a
sua figlia e al dottore Porter mentre si siedono in sala
d’aspetto.
I
quattro agenti della polizia stradale giunti sul posto erano ancora
impegnati a
fare i rilievi, sgombrare il traffico e a registrare le testimonianze
sia dei
testimoni che della responsabile dell’incidente.
“Come
stai, tesoro?” domanda poi, guardandola in volto.
“Così....”
risponde sua figlia, stravolta ”Ce la farà
vero?”.
Un
sorriso teso compare sul volto dell’uomo che ora la sta
abbracciando forte.
Di
sicuro non si aspettavano di finire così la giornata.
Alexis
abbassa lo sguardo cercando di non pensare al peggio “E
quello?” domanda
indicando lo zaino ai piedi del padre.
Castle
lo solleva e se lo porta sulle ginocchia “L’ho
trovato poco distante dalla
nostra auto. Credo sia di Peter. Dev’essere stato
l’impatto con...” la smorfia
di sua figlia gli impedisce di proseguire “Vediamo se ci sono
documenti? Un
numero di telefono?”.
Alexis
lo apre un po’ incerta.
Ci
sono molti libri di economia.
Li
sposta di lato per vedere meglio, finché non trova un
portafogli nero sul fondo
dello zaino.
“Forza,
aprilo” la incoraggia Castle.
“Mi
sembra di violare la sua privacy....ma non abbiamo altra scelta,
quindi...”
apre il portafogli e cerca nei vari scomparti.
Trova
una tessera studentesca, cinquanta dollari e la patente
“Peter Reed, South
Carolina” legge su di essa.
“Hai
detto Reed?” chiede Castle pensieroso.
“Si,
ti ricorda qualcosa?” domanda, vedendolo riflettere
“Non
sono sicuro... per un secondo mi è sembrato
familiare” risponde, poi scuote la
testa “No, scusa, non mi dice nulla”.
E’
abbastanza provato anche lui da tutta quella situazione.
È
stanco e poco lucido.
Si
sporge in avanti poggiando i gomiti sulle ginocchia. Si massaggia il
volto e
poi torna a guardare la sua bambina.
Una
giovane donna, coraggiosa e altruista che non ha sprecato un secondo e
si è
subito messa a disposizione per salvare la vita di quel ragazzo.
Non
può essere più fiero di così.
Però
è terribile vedere le sue mani e la sua camicetta sporche di
sangue.
“Tesoro,
perché non vai in bagno a lavarti le mani?” le
consiglia dolcemente.
La
ragazza si guarda stupita “Oh...non me n’ero
accorta....” automaticamente si
alza e imbocca un corridoio a caso, in cerca della toelette.
“Non
si preoccupi” esclama il dottor Porter, seduto poco distante
“È l’adrenalina
che sta svanendo e lascia spazio allo shock” spiega
comprensivo “Tra un po’
andrà meglio”.
Castle
annuisce. Spera davvero che Peter se la cavi, che sua figlia si
riprenda e che
quella giornata finisca.
Prende
in mano il portafogli del ragazzo.
Non
trovando nessun numero di telefono, decide di cercare tutti i Reed
della South
Carolina.
Grazie
al suo iPhone trova tre famiglie Reed.
Quando
Alexis torna a sedersi accanto a lui può solo riferirle che
i proprietari dei
primi due numeri non conoscono nessun Peter, mentre al terzo non ha
risposto
nessuno.
Dopo
due ore di attesa il chiacchiericcio di alcuni medici attira la loro
attenzione.
Alexis
vede il camice azzurrino di uno di questi, sporco di sangue, e afferra
istintivamente il braccio del padre.
Il
gruppo di dottori però li supera e svoltando il corridoio si
disperde.
Non
erano lì per loro.
Un
po’ sollevata libera il padre dalla sua presa.
Mentre aspetta Castle
non sa cosa fare. Dove guardare.
Da un momento
all’altro si aspetta di sentire delle urla o di
vedere medici correre dentro alle sale operatorie.
Cerca un punto su cui
posare lo sguardo. Una zona neutra
che non gli ricordi di essere in
ospedale e di aver appena assistito ad un incedente quasi mortale.
Ma ogni oggetto o
persona su cui posa lo sguardo grida
ospedale.
E il ricordo di Kate
esanime si riaffaccia prepotente.
Si alza di scatto
spaventando Alexis.
Caffè.
Ha assolutamente bisogno di un caffè e di un attimo di
distrazione.
Il
bar dell’ospedale è il luogo perfetto.
È
abbastanza chiassoso e il chiacchiericcio gli impedirà di
pensare alle ultime
due ore.
“Vado…vado
a cercare un caffè…” la rassicura
immediatamente.
Come un automa, Rick
si allontana.
Non ne ha veramente
voglia, ma non vuole preoccupare ulteriormente
sua figlia.
Deve essere forte per
lei in caso quel ragazzo non reggesse
l’operazione.
Svolta
l’angolo ignaro di dove andare.
Dopo
aver girovagato qualche minuto a vuoto trova un’indicazione.
È
quasi arrivato, può già sentire
nell’aria l’aroma di caffè, quando un
paio di
medici escono dal piccolo bar dell’ospedale.
Li
guarda solo per un secondo. Hanno ancora in mano i loro bicchieroni
fumanti.
Castle
pensa che sia un pieno di caffeina pre-operazione.
Ma
dopo qualche passo torna a posare lo sguardo su di loro.
Uno
dei dottori, abbandonato il gruppo poco più avanti, ora fa
lo stesso.
Lo
fissa in mezzo al corridoio.
“Ehi”
esclama tornando sui suoi passi, verso Castle.
È
ancora scosso da tutta quella strana mattinata.
Josh
è l’ultima persona che si aspetta di rivedere.
Eppure
ora che lo guarda sembra così dannatamente ovvio.
Ci
saranno duecento dottori al New York Ospital. Logico incontrare
l’ex della
donna di cui si è innamorati.
Da
scrittore, Castle, accetta a testa alta il colpo di scena.
“Ehi”
risponde con poca enfasi.
Il
dottor Josh Davidson si avvicina e tende la mano “Sembri
distrutto” nota,
mentre i due si stringono la mano.
Castle
risponde solo con un sospiro.
L’ultima
volta che si sono visti, Josh gli avrebbe volentieri spaccato la faccia.
Ora
lo saluta come se niente fosse.
“Va
tutto bene?” domanda cercando con gli occhi se
c’è qualcun altro oltre allo
scrittore.
Un
sorrisino amaro gli spunta sul volto “Kate non è
qui”.
Il
viso di Josh si rilassa visibilmente e torna a prestare attenzione al
suo
interlocutore.
“Io
e mia figlia abbiamo assistito ad un incidente stradale questa mattina.
Abbiamo
accompagnato il ragazzo qui e stiamo aspettando notizie...”.
Il
dottor Davidson annuisce “L’incidente sulla
Lexington, ho sentito...”.
“Sai
per caso qualcosa? Nessuno ci dice nulla da due ore” Castle
domanda speranzoso.
“Non
è un mio paziente, ma posso andare a chiedere....”
risponde professionale
“....sai il nome?”.
Castle
si passa una mano in fronte nervosamente “Si... Reed. Peter
Reed. Non so altro,
non sono riuscito a trovare nessun famigliare per ora...”.
“Il
nome per adesso mi basta, vado a vedere a che punto sono con
l’intervento”.
“Grazie”
riesce a dire prima di vederlo allontanarsi.
Lasciato
perdere il caffè, Castle torna in sala d’attesa
trovando sua figlia da sola
“Che fine ha fatto il dottor Porter?”.
“Aveva
dei pazienti, si farà vivo più tardi”
spiega Alexis.
Castle
le si siede accanto “Tesoro ascolta, ho incontrato Josh poca
fa...”.
La
ragazza lo interrompe raddrizzandosi di scatto sulla sedia
“Quel Josh?!”.
“Si,
ma tranquilla, nessuna lite in corso. Sta andando a chiedere di Peter,
se
scopre qualcosa ci verrà ad informare”.
Alexis
tira un profondo sospiro di sollievo “Oh... ok, meno
male”.
Le
braccia di suo padre la avvolgono subito in un caldo abbraccio.
“Papà,
ti vibra la giacca” esclama poco dopo, con una leggera risata
che la rallegra
per un attimo.
Castle
guarda il display del cellulare “E’ il
distretto”.
Sono
mesi che non segue un caso. Vede i ragazzi per qualche partita a poker
e ha
spiegato loro la situazione con Kate.
Perciò
se lo chiamano dal distretto deve essere importante.
“Castle” risponde con un
po’ di esitazione.
“Castle
stai bene? Sei in ospedale” è la voce del
detective Ryan quella che sente
all’altro capo del telefono.
“Si
sto bene, sono con Alexis in ospedale. Come fai a saperlo?”.
“Ci
è arrivata la notizia dell’incidente e i vostri
nomi sono tra l’elenco dei
testimoni” spiega Ryan “È tutto a
posto?”.
“Stiamo
bene Ryan, abbiamo seguito l’ambulanza...stiamo aspettando
notizie del ragazzo
che è stato investito…”.
“Lo
so, un’agente della stradale ce l’ha detto, sa che
ti conosciamo e ci ha
informati e…”
Ryan
si blocca incerto.
“Ryan?
Ci sei ancora?” non
è il momento delle
frasi in sospeso, i nervi di Castle sono già a fior di pelle.
“Ci
sono... sta arrivando qualcuno a prendere anche le vostre
deposizioni...”
prosegue il detective.
“Ok,
bene, lo stavamo aspettando...”.
Altra
pausa di silenzio.
“Ryan,
ti prego, sono già abbastanza agitato, se devi dire qualcosa
dilla!” sbotta
Castle.
“Kate
non l’ha presa bene” sputa tutto d’un
fiato “Si è agitata parecchio… anche se
l’agente della stradale le ha assicurato che stavate
bene…voleva raggiungerti
in ospedale ma la Gates gliel’ha impedito”
Ora
è Castle a stare in completo silenzio.
“Dovresti
chiamarla e dirle tu stesso che stai bene” suggerisce Ryan.
Alza
lo sguardo e vede Josh avvicinarsi a grandi passi “Ti devo
lasciare ora, ci
sentiamo dopo” riattacca e si alza in piedi.
Alexis
imita il padre e istintivamente si aggrappa al suo braccio.
Stanno
entrambi per tempestarlo di domande quando Josh li anticipa, portando
avanti le
mani per placarli “Lo stanno ancora operando”.
Alexis
fa un passo avanti lasciando il braccio di suo padre “Ma come
sta andando?
Starà bene vero?”
“Questo
non te lo posso garantire. Un operazione è sempre rischiosa
ma è davvero in
ottime mani e l’intervento sembra stia andando bene”
“Ci
puoi tenere aggiornati?” insiste Alexis.
“Non
preferite andare a casa a riposarvi? Se lasciate il vostro numero ad
un
infermiera vi avviserà immediatamente alla fine
dell’operazione” suggerisce
invece lui.
Castle
vede sua figlia scuotere violentemente la testa e implorarlo con gli
occhi
lucidi “No...ehm restiamo qui, grazie. Peter non ha nessuno
in questo momento”.
“Ho
promesso che non l’avrei lasciato solo” Alexis
parla con fermezza fissando
Josh.
Di
nuovo in attesa di altre notizie.
Con
la testa reclinata all’indietro appoggiata alla parete,
Castle si ritrova a
sperare che Josh torni presto.
Ironia
della vita. Fino a ieri avrebbe pagato pur di non rivederlo mai
più e non
pensare a lui e Kate insieme.
Ora
non aspetta altro che vederlo svoltare il corridoio e di sentirgli dire
che
Peter sta bene.
Chiude
gli occhi cercando di indirizzare la testa altrove.
Kate.
Sospira
forte. È inutile. È sempre nei suoi pensieri.
Che
sia contento, triste, arrabbiato o deluso, lei è sempre
nella sua mente.
Lei.
Lei
che sorride quando le porta il caffè.
Lei
che lo guarda male se fa una battuta a doppio senso.
Lei
che toglie le viti dalla sedia per fargli credere di essere maledetto.
Lei
che....
Spalanca
gli occhi e si raddrizza di colpo sulla sedia.
È
stato un flash. Un secondo.
Solo
uno stramaledettissimo secondo è servito a ricordare dove
aveva già sentito il
cognome Reed.
O
forse sarebbe meglio dire ‘letto’.
Non
può essere. Non può essere vero.
Si
alza agitato sbottonando il colletto e allargandolo a forza con le dita.
È
sicuramente una coincidenza.
Deve
esserlo!
* Thinking of you - Katy Perry
- http://www.youtube.com/watch?v=ncIAKQqontY
Ivi’s Corner:
Bene,
bene... va chi c’è in ospedale? E quel cognome?
E
Kate preoccupata?
Mmmmm
che succede qui?
Shhh
non vi posso ancora dire nulla...
Kiss
kiss, Gossip Girl... ah no scusate, ho sbagliato telefilm... :-P
Ahahahahah
vabbè, qui tuona, metto in my veins e cerco di capire come
vestirmi stasera...
Buona
lettura e grazie a tutte coloro che hanno letto e recensito :-**
Ivi87
|
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Capitolo 3 *** # 3 - Holding on and letting go ***
#
3 – Holding on and letting go
Il
telefono squilla libero.
Si
è allontanato dalla figlia con la scusa di avvertire Martha.
Non
è sicuro al cento per cento dell’intuizione che ha
avuto, ma a questo punto è
obbligato a chiamarla.
Terzo
squillo.
“Beckett”
risponde la voce dall’altra parte della città.
“Ehm...
sono io Kate...” accenna titubante.
“Castle
finalmente! Come stai? E Alexis? Siete ancora in ospedale?”
la detective
domanda agitata.
“Stiamo
bene Kate....” la rassicura prontamente
“....ma....dovresti venire qui....”.
Beckett
resta in silenzio. Vorrebbe chiedere il perché, dato che le
ha appena
confermato che stanno bene, ma Castle prosegue “....il prima
possibile....”.
“Io...sto
arrivando” risponde solamente e poi riattacca.
Non
lo sente e non lo vede da tanto. E ora questo.
Forse
non è vero che sta bene. Forse vuole dirglielo di persona.
Kate
si alza come un automa, prende la giacca ed esce dal distretto,
ignorando i
richiami del capitano ed evitando gli sguardi preoccupati di Ryan e
Esposito.
Quando
Castle torna nella sala d’aspetto, Alexis nota subito
un’ombra sul suo viso.
“E’
tutto apposto con la nonna?” domanda impensierita.
“Certo,
non preoccuparti... io.... ascolta... vado al’ingresso ad
aspettare una persona
ok?”
Alexis
aggrotta la fronte “Chi devi aspettare?” poi
distende il volto, speranzosa “Hai
trovato un famigliare di Peter?”.
Richard
cerca di sorriderle “Forse si...” deglutisce a
forza perché in realtà spera di
no, di non averlo ancora trovato un parente “Tu resta qui e
se ci sono novità o
se torna Josh, avvisami immediatamente, ok?”.
“Ok
papà” risponde annuendo.
Castle
le dà un bacio sulla fronte e si avvia verso
l’entrata dell’ospedale.
I
corridoi sembrano interminabili.
Cosa
le dirà?
In
che modo? Di getto o girandoci attorno?
E
se fosse una coincidenza? Un cognome omonimo?
Se
fosse tutto un gran malinteso e l’allarmasse per niente?
La
prima cosa che avrebbe dovuto dirle, dopo mesi di silenzio,
è ‘Mi sei mancata
tanto’ invece di ‘Kate
credo di avere una brutta notizia da
darti’.
Fa
una breve tappa alla toelette e si sciacqua il volto.
Lo
deve fare per forza. Non è certo una cosa che può
tenerle nascosta.
Esce
e imbocca le scale verso il piano terra.
Una
volta all’ingresso chiama sua madre per darle davvero delle
notizie, come aveva
detto ad Alexis.
Le
racconta tutto. L’incidente, la corsa in ospedale e.... i
suoi sospetti.
A
sua madre è sempre riuscito a confidare tutto, soprattutto
se riguarda Kate.
Dopo
aver tamburellato con il piede per quindici minuti e controllato il
telefono
ogni secondo per vedere se c’è campo, la vede
attraversare le porte.
Il
Dottor Davidson alza gli occhi dalle analisi che gli hanno appena
chiesto di
firmare e la vede dirigersi
di corsa
verso il bancone dell’accettazione.
“Cerco
una persona” esclama Kate con il fiatone.
“Cognome?”
l’infermiera Carlson domanda, senza troppa enfasi.
Josh
osserva la sua ex ragazza. È diventata ancora più
bella.
“Castle.
Richard Castle.” la sente scandire mentre tamburella sul
bancone con le mani.
È
passato un anno ma non è cambiato nulla. Il suo primo
pensiero è sempre lo
scrittore.
Sospira
sollevato di essere finalmente uscito da quel triangolo e si avvia
verso di lei
prima che si mangi viva la Carlson.
“Sono
qui” la voce di Castle blocca Josh dopo soli due passi.
Lui
le tocca leggermente il braccio per farla voltare e lei gli si getta
addosso.
“Grazie
al cielo, stai bene? Avevi una voce al telefono,
cos’è successo?…
Dov’è
Alexis?” lo investe di domande mentre continua toccargli il
volto e le spalle
come a volersi sincerare di persona che sia tutto intero.
Castle
le blocca i polsi “Per favore… Kate, calmati. Sto
bene, ok?”.
“Ok”
annuisce senza smettere di fissarlo negli occhi
“Cos’è successo?”.
Lui
le libera i polsi e le stringe le mani
“C’è stato un incidente stradale questo
pomeriggio. Un ragazzo è stato investito,
l’abbiamo soccorso e portato qui”
spiega cercando di calmarla.
Kate
segue attenta “Come sta il ragazzo?”.
“Lo
stanno ancora operando....” Josh vede Castle agitarsi
“...Ho trovato il suo
zaino; mentre aspettavamo io e Alexis abbiamo cercato il suo portafogli
per....
per cercare un nome e rintracciare i suoi parenti....”.
“Ok,
si...bravi.... Castle cos’hai?” Kate lo fissa
preoccupata.
“Il
cognome del ragazzo... sul momento non mi ha detto nulla ma poi...
io...” non
ce la fa non riesce a parlare.
“Lo
conosci? Castle, parla, non ce la faccio più!”.
“Io...
Reed. Il suo cognome è Reed” rivela infine.
Kate
ritrae le mani dalle sue e se le porta di colpo alla bocca.
Davidson
ora fa qualche altro passo verso i due.
“C’è...
c’è la possibilità che sia solo una
coincidenza, voglio dire, ci saranno altri
Reed al mondo no?” Castle le ripete quello che spera
vivamente da quando ha
ricordato dove lesse per la prima volta il cognome Reed.
Nel
fascicolo di Johanna Reed Beckett.
“Dimmi
il suo nome” sussurra Kate con gli occhi già
lucidi.
Castle
abbassa lo sguardo per qualche secondo.
In
quel momento vorrebbe tanto non aver sprecato l’estate a
tenerla lontana.
Vorrebbe
solo stringerla e coccolarla.
“P-Peter”
sussurra anche lui.
“No”
le esce in un gemito strozzato.
Le
lacrime le offuscano la vista, il respiro viene meno e sente le gambe
cedere.
Rick
la sorregge prontamente.
Questa
reazione allarma Josh, ormai dietro alla coppia.
“Kate?
Cos’hai?” domanda cercando il suo sguardo,
affondato nel petto dello scrittore.
Castle
fa segno a Josh di darle un attimo.
Dopo
pochi istanti infatti i singhiozzi si placano “Non posso
perdere un altro
membro della mia famiglia Rick” parla senza staccarsi da lui.
“Lo
so e non succederà ok? Non sappiamo ancora come sta andando
l’operazione” poi
si volta verso Josh “Hai saputo qualcosa?”.
“Non
ancora, stavo andando a chiedere quando vi ho visti...”
lascia la frase a metà.
La
realtà è che ora che ne è fuori, ora
che li vede assieme, abbracciati, capisce
di non avere mai avuto speranze “....Vado subito ad
informarmi”.
Non
fa in tempo a voltarsi che il primario di chirurgia li raggiunge,
accompagnato
da Alexis.
“Eccolo
dottore, questo è mio padre” annuncia la ragazzina.
“Signor
Castle sono il dottor Altman” un cinquant’enne
brizzolato allunga la mano verso
di lui e con il capo fa un cenno a Josh.
Kate
si stacca da Rick “È lei che ha operato mio
cugino?”.
Alexis
sgrana gli occhi, poi guarda il padre e di nuovo la detective.
“Si
signora, le posso dire che è stato un intervento molto lungo
e complesso,
abbiamo bloccato diverse emorragie interne, ma è andato
tutto bene. Nessun
organo vitale leso. Molte escoriazioni, questo sì. Ci
sarà bisogno di un po’ di
riabilitazione per la lesione alla gamba e ha un bel livido alla spalla
sinistra ma tutto sommato può ritenersi fortunato”.
Kate
finalmente respira “Oh mio dio grazie, grazie dottore! Di
cuore, davvero!” ride
e piange contemporaneamente mentre parla e gli stringe la mano.
Altman
sorride benevolo “Oh non ringrazi me, piuttosto i suoi
soccorritori, è vivo
grazie a loro”.
Kate
si asciuga le lacrime e si volta verso Castle.
“Ah
non guardare me, ha fatto tutto lei” le dice con un sorriso,
indicando sua
figlia.
“No...
io... gli ho solo tenuto la mano” ma Kate le è
già addosso, stringendola forte.
“Grazie,
grazie, grazie” ripete continuamente senza lasciarla.
Alexis
è stupita e un po’ divertita. Di solito
è suo padre che la strapazza così.
Rick
non vorrebbe interrompere questo momento perciò, a voce
bassa, domanda al
chirurgo “Possiamo vederlo?”.
Il
dottor Altman fa una faccia strana “L’intervento
l’ha molto provato....non si
potrebbe....”.
“Dopo
un intervento del genere sediamo il paziente per permettere al suo
corpo di
riprendersi” spiega Josh affiancandosi al collega.
“Esatto....
normalmente....” Altman tossicchia imbarazzato.
Josh
si volta perplesso verso di lui, imitato da Kate, Rick e Alexis.
“Ehm...
il ragazzo è malconcio ma testardo...non sente
ragioni”.
“Che
significa?” domanda Kate.
“Un
angelo dai capelli rossi” esclama con un mezzo sorriso
“Vuole assolutamente
rivedere il suo angelo dai capelli rossi” ripete ai tre volti
allibiti di
fronte a lui “Immagino parli di te signorina”
conclude infine rivolgendosi ad
Alexis.
La
ragazza comincia ad arrossire, avendo tutti gli sguardi puntati addosso.
Si
pettina nervosamente i capelli dietro le orecchie e annuisce
“Certo, per me va
bene”.
* Holding on
and letting go - Ross Copperman - http://www.youtube.com/watch?v=Kk5IWXvHQww
Ivi’s
Corner:
Annuncio
Importante: se di solito leggete
prima l’angolo, tornate su o vi rovinate la sorpresa (che poi
sorpresa non è perché
magari l’avevate già capito!!) comunque...
Ebbene
sì...tadaaaan... Peter è il cugino di Kate dal
lato materno...
Ora,
per correttezza vi dico che c’è già
stata in passato una ff con un cugino di
Kate tra i personaggi. Faceva Beckett di cognome però
perché era dal lato
paterno della famiglia. Ho contattato l’autrice, mesi fa
mentre scrivevo, che
mi ha dato il suo ok, perciò eccoci qui.
Se
volete più info, la storia è questa: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=945793&i=1
Tornando
a noi...
Che
ne pensate? Bel modo di ritrovarsi dopo mesi, eh? :-P
E
i pensieri di Josh?
E
l’angelo dai capelli rossi?
Giuro
che non ero drogata mentre scrivevo u.u ahahahahah
Ok,
siamo tutti sconvolti (chi in bene, chi in male) per il season finale
perciò se
vi ho distratte almeno un po’ dal turbinio di pensieri
(...che più o meno sarà
così lsijbcishdbvcuhbdskfjhvb djvvb
dgfkjsdvflcjhvdhljcvsdl...) che abbiamo
quasi tutte in testa al momento, beh posso solo che esserne contenta.
Buona
settimana.
Ivi87
|
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Capitolo 4 *** # 4 - All I need ***
#
4 – All I need
Una
volta appreso il numero di stanza si dirigono tutti e tre verso gli
ascensori.
Pochi
secondi ed entrano nel primo che si libera.
Alexis
preme il pulsante corrispondente al il piano da raggiungere e si volta
verso
Beckett “Così... Peter è tuo
cugino?” domanda timidamente.
Anche
Castle si fa attento “Non è troppo giovane per
essere tuo cugino?”.
“In
realtà no. Mia madre era la seconda di tre sorelle, prima di
lei è nata zia
Judith e la più piccola era zia Sarah.” Comincia a
spiegare “Zia Sarah è
l’unica ancora viva. Ha quarantadue anni ora ma ha avuto
Peter quando ne aveva
solo ventidue. Suo padre se n’è andato quasi
subito perché non voleva tutte
quelle responsabilità così lei ha dato a Peter il
cognome della nostra famiglia
e l’ha cresciuto con l’aiuto delle sue due sorelle
maggiori e beh... avevo solo
undici anni ma il mio contributo di babysitter qualificata aveva il suo
peso”
finisce la frase con un timido sorriso.
Castle
annuisce e risponde con un altrettanto piccolo accenno di sorriso
“Capisco”.
Le
porte si aprono qualche secondo dopo, interrompendo il racconto, e i
tre escono
dall’abitacolo spaesati.
Seguite
le indicazioni per traumatologia, restava solo trovare la stanza.
“Proviamo
di qua” suggerisce Rick guardando i numeri scritti fuori
dalle camere “lungo
questo corridoio aumentano”.
Infatti
pochi numeri più avanti trovano quella di Peter.
La
porta è chiusa e non ci sono vetrate da cui poter guardare
all’interno.
Kate
sembra esitare “Vai prima tu Alexis, ha chiesto di
te” esordisce infine.
Anche
Alexis però, è incerta sul da farsi
“Ma solo perché non sa che sei qui”.
“Ragazze,
sono più che sicuro che sarà felice di vedervi
entrambe!” le incoraggia Castle
“Suggerisco che sia tu ad entrare per prima tesoro”
si rivolge alla figlia toccandole
affettuosamente un braccio “Sei l’ultima persona
che ha visto, era spaventato
ed è normale che chieda di te, così nel frattempo
dai qualche minuto a Kate che
si toglie questa espressione afflitta dal volto e fa vedere a suo
cugino un bel
sorriso” conclude la frase guardando Beckett, cercando di
spronarla.
Quest’ultima
annuisce e istintivamente si porta le mani agli occhi, cercando di
asciugarseli
ancora una volta.
“O-ok...allora
entro...” la ragazzina bussa piano e ruota la maniglia
“Lascio aperto?” domanda
rivolgendosi ai due adulti.
Suo
padre annuisce “Si, noi stiamo qui sulla soglia,
così Peter può vedere anche
Kate”.
Alexis
apre completamente la porta e, lenta, si avvicina al letto.
Kate
lascia andare un lungo sospiro e stringe forte la mano di Rick
“Mi sembra di
sognare. Peter è fuori pericolo e tu sei qui con
me” dice senza guardarlo,
fissando Peter a letto, con gli occhi ancora chiusi.
Castle
vorrebbe stringerla forte, ma qualcosa glielo impedisce.
Lui
non è ancora sicuro di cosa farne dei suoi sentimenti.
Provarli liberamente con
il rischio di illudersi ancora oppure proseguire con la sua vita e
chiudere
tutto in un cassetto del cuore, come ha fatto durante
l’estate.
L’incidente
li aveva appena riuniti, vero, ma forse solo momentaneamente.
Decise
che era meglio non rispondere nulla. Si limitò a voltare
anche lui lo sguardo
verso sua figlia, in piedi accanto al letto di Peter.
Alexis
gli tocca delicatamente la mano e lui immediatamente apre gli occhi.
Verdi e
intensi come quelli di Kate.
“Hey,
ecco il mio angelo....finalmente” dice lui, debole.
“Come
ti senti?” chiede, sentendo già le guance
arrossarsi.
Peter
le stringe di più la mano “Ora molto
meglio” risponde sereno, incatenando i
loro sguardi.
“Mi
sa che tuo cugino ha una cotta per mia figlia” sussurra
Castle e subito i due
giovani si voltano verso la porta.
“Kate!”
Peter la vede subito e tende il braccio libero verso di lei.
Beckett
si precipita al suo capezzale accarezzandogli il volto “Stai
cercando di farmi
venire un infarto Peter? Ti aspettavo solo tra un paio di
giorni....”.
Il
ragazzo tenta di ridere ma viene sopraffatto da qualche colpo di tosse.
“Shhh
non ti sforzare, ne riparliamo dopo che ti sarai fatto una bella
dormita, ok?”
lo rassicura lei.
Peter
annuisce e le indica i suoi vestiti e lo zaino, appoggiati su una
poltroncina
lì accanto da un’infermiera.
Kate
lo segue con lo sguardo immaginando che cerchi
di indicarle il cellulare. Fruga nelle tasche e lo prende
in mano “Ci
penso io, avviserò tua madre e le spiegherò
tutto. Tu pensa solo a riposare” si
china su di lui per baciargli la fronte.
“Cos’ho
cinque anni?!” borbotta sbuffando, ma visibilmente contento
di quel gesto.
Beckett
gli sorride “Taci scapestrato!”e poi si avvicina
alla porta.
Alexis
si sposta con l’intenzione di seguire la detective ma Peter
non le lascia la
mano “Resta ancora qualche minuto ti prego. Finché
non mi addormento”.
“Ah....
io....” si volta dubbiosa verso Kate, la quale annuisce e poi
esce dalla stanza
“Ok, resto”.
“Scusa
sono un rompiscatole” tossisce un paio di volte “Ma
sei l’ultima cosa che
ricordo” sospira affannato “I tuoi occhi... mi
hanno tenuto aggrappato alla
vita…” e poi le sue palpebre stanche si chiudono e
la presa attorno alla mano
di Alexis si fa più debole.
Fuori
da quella camera Castle e Beckett sono seduti su delle piccole sedie,
poste
lungo il corridoio. Alexis chiude la porta e li raggiunge.
“Si
è addormentato” dice, sedendosi accanto al padre.
Castle
abbraccia la figlia e poi si rivolge a Beckett “Va
meglio?”.
“Si
ora che l’ho visto sono più tranquilla, ma non so
come spiegarlo a zia Sarah”
dice scuotendo la testa. Guarda il cellulare che stringe in mano,
completamente
distrutto.
“Aspetta....”
Castle glielo prende dalle mani, lo smonta e recupera la sim
“Tieni solo
questa, il resto credo sia inservibile ormai” e le porge la
piccola tesserina.
“Grazie,
davvero... per tutto”dice con voce ferma, guardo entrambi
negli occhi.
“E
a me niente ringraziamenti?” Kate vede un dottore che non
conosce avvicinarsi,
con una cartellina in mano e un poliziotto alle sue spalle.
“Dottor
Porter!” esclama Castle alzandosi “Kate, questo
è il dottor Jack Porter, era
con noi sul luogo dell’incidente e si è preso cura
di Peter finché non è
arrivata l’ambulanza”.
“Dovere
Signor Castle” gli risponde sorridendo, poi nota Kate
“Immagino sia riuscito a
trovare un parente”.
“Si,
dottore, sono sua cugina” Kate allunga la mano destra e il
dottor Porte la
afferra prontamente “Piacere di conoscerla e grazie per
quello che ha fatto per
Peter”.
“Si
figuri, il dottor Altman mi ha aggiornato sulle condizioni di Peter,
sono
contento che non abbia nulla di grave.” Il dottore si volta e
indica il
poliziotto dietro di lui “Ho accompagnato qui
l’agente della stradale
incaricato di raccogliere le vostre testimonianze e visto che venivo ho
portato
dei moduli da compilare per registrare il ricovero di Peter”.
“Devo
contattare la madre di Peter ma penso di poter cominciare ad inserire
qualche
dato, la ringrazio” Kate prende il plico di fogli e si sposta
qualche sedia più
in là per dare modo all’agente di svolgere il suo
compito.
Inoltre...
non era sicura di voler sentire i dettagli dell’incidente che
avrebbe potuto
portarle via l’ennesimo membro della sua famiglia.
Quando
Castle e sua figlia finiscono di parlare con l’agente della
polizia stradale
notano Kate seduta poco più in là, reggere la
cartellina con la mano sinistra
mentre con la spalla preme il suo cellulare, incollato
all’orecchio, e con la
mano destra scrive quello che le viene dettato.
Castle
la guarda per un istante.
Peter
è fuori pericolo e Kate si è ripresa.
Di
sicuro vorrà restare qui con lui per vegliarlo e non
lasciarlo solo, perciò non
c’è più nessun motivo per restare in
ospedale.
O
per meglio dire un motivo, dagli occhi verdi e i capelli lunghi, per
restare ci
sarebbe ma non è ancora pronto per affrontarla a cuor
leggero.
“Tesoro,
andiamo a casa” propone
stanco.
Alexis
appare visibilmente stupita “Ma… non
possiamo… papà noi…”.
“Abbiamo
fatto tutto il necessario” il padre le accarezza il volto
“Siamo esausti,
andiamo a casa” ripete con convinzione.
La
ragazza si infila le mani nei jeans e si dondola sui talloni fissando
il
pavimento, dubbiosa.
“Puoi
venire a trovarlo domani se vuoi” aggiunge suo padre.
Alexis
alza gli occhi decisa “E Kate? Ora che l’hai
rivista sparirai di nuovo?”.
Non
si aspettava un commento così diretto da sua figlia.
Sa
che può essere estremamente sottile e tagliente quando
vuole, ma in quel
momento è completamente spiazzato.
“Non
so ancora quello che farò....è stato tutto
così.... l’incidente,
l’ospedale....”
cerca di spiegare, incespicando.
“Sapevi
che prima o poi l’avresti rivista papà e ora
è successo” sua figlia incrocia le
braccia indicando la detective con un cenno del capo.
Sì,
lo sapeva che sarebbe successo, solo non se l’era immaginato
così improvviso e
traumatico.
Voleva
ripresentarsi davanti a lei a testa alta.
Voleva
dimostrarle di essere un uomo adulto che si era disintossicato da lei.
Le
rivolge un altro sguardo. Si sta adorabilmente sistemando una ciocca di
capelli
dietro l’orecchio.
“Non
sono pronto” esclama tornando a guardare la figlia.
Si
sentiva pressato da tutta quella situazione “Questo non
doveva succedere... è
stato solo un caso, un....”.
“....incidente??!!”
Alexis lo interrompe seccata.
Castle
sbatte le braccia contro i fianchi sconsolato. Incidente
non è la parola più adatta in quel momento, ma
è
esattamente quello che è stato. Un grosso enorme incidente
di percorso.
“Sai
papà, per essere un uomo che dice a tutti di credere nel
destino stai ignorando
un po’ troppi segnali!” esclama severa prima di
incamminarsi verso gli
ascensori lasciandolo lì impalato.
La
guarda per qualche secondo camminare di spalle prima di accorgersi di
avere un
paio di occhi fissi su di sé.
Probabilmente
non è riuscita a sentire la conversazione ma sicuramente ha
capito il motivo
della discussione.
Si
volta incontrando i suoi occhi.
Non
accenna ad alzarsi ma un debole sorriso spunta sul suo volto. Poi alza
una mano
e lo saluta. Lo lascia andare.
Un
piccolo sorriso di gratitudine compare anche sul volto di Castle,
insieme ad un
respiro di sollievo.
Ricambia
il saluto e se ne va.
*
All I need – Within Temptation - http://www.youtube.com/watch?v=FK8_Sy6HTI4
Ivi’s
Corner:
Se
ne va? Se ne vaaa???
Si,
se ne va xD ahahahah sono trrremenda, scusate.
C’è
tempo per tutto, non temete.
E
poi...Peter e Alexis si devono rivedere no? Ihihihihih
Restate
sintonizzate, ne vedremo delle belle ^___^
Buona
lettura e buona settimana
Ivi87
|
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Capitolo 5 *** # 5 - Wanderwall ***
#5
- Wanderwall
Il
giorno seguente Alexis bussa a piano alla porta della camera di Peter.
Sono
solo le otto di mattina e teme di disturbare.
Un
rumore proveniente dalla stanza, però, la convince ad
entrare.
Si
ritrova davanti Peter che dal letto tenta di raccogliere un bicchieri
di
plastica rigida, di quelli che si usano in ospedale.
“No
no, fermo, ci penso io” la ragazza irrompe nella stanza e lo
aiuta a sdraiarsi
nuovamente a letto. Poi raccoglie il bicchiere e lo posa sul mobiletto
che
funge da comodino.
“Buongiorno
angelo, non riesci a starmi lontano
eh?” ridacchia Peter con qualche colpo di tosse.
Alexis
ignora la battuta “Cosa credevi di fare?”.
“Bere?” risponde, divertito dalla
sua preoccupazione.
Alexis
sgrana gli occhi “Da solo?” domanda con una nota di
rimprovero.
“Bevo
da solo da una ventina d’anni ormai” le dice,
mentre prende con entrambe le
mani il bicchiere colmo d’acqua che lei gli sta porgendo.
“Così…hai
vent’anni?” chiede fingendo indifferenza.
“Già,
e tu angelo?” sorride con
un pizzico
di strafottenza.
La
ragazza rotea gli occhi e arrossisce “Diciotto... continuerai
a chiamarmi
angelo?”.
“Ci
puoi scommettere....quelle adorabili lentiggini!” risponde
Peter toccandole la
punta del naso con l’indice.
Alexis
ridacchia e avvampa per il complimento, spostandosi di poco, sorpresa
da quel
gesto.
“Lasciala
stare playboy”.
La
voce di Kate li fa voltare entrambi.
“Finalmente,
cugina sconsiderata!” le dice Peter salutandola con un
maldestro abbraccio.
“Scusa
sono dovuta passare al distretto” poi gli passa una mano sui
capelli “Come ti
senti?”.
Una
smorfia buffa le fa sorridere entrambe
“Dolorante…”.
Per
qualche secondo restano in silenzio. Il tempo per Kate di capire che
Alexis era
lì da sola.
“Tuo…tuo
padre non c’è?” chiede cauta,
osservandola.
Alexis
si aspettava quella domanda da quando ha visto entrare la detective.
Scuote
la testa “Aveva da fare questa mattina”.
Preferisce
non dirle che ha cercato di convincerlo ad andare assieme in ospedale,
inutilmente.
Kate
annuisce comprensiva, cercando di mascherare la tristezza.
Le
due restano a guardarsi, un po’ imbarazzate. Peter alza un
sopracciglio
perplesso.
Qualcuno
doveva rompere quel silenzio.
“Così…
che succede adesso? Che ne sarà di me?” domanda
Peter, cercando volutamente di
alleggerire la tensione.
“Ho
parlato con tua madre e l’ho tranquillizzata. Starai da me,
come avevamo già
programmato prima dell’incidente” risponde pronta
Kate.
Alexis
è visibilmente curiosa ma ha timore di risultare una
ficcanaso. Si mordicchia
l’indice pensierosa.
“Ti
scoppierà il cervello se pensi così
tanto” ridacchia Peter assieme ai soliti
colpetti di tosse.
Kate
sorride nel vederlo così di buon umore e si rivolge ad
Alexis “C’è qualcosa che
vuoi sapere?”.
“Oh...no,
non sono affari miei...” risponde con l’aria di chi
è stata beccata in
flagranza di reato.
I
due cugini si scambiano un’occhiata prima di sorridersi.
“Peter
è in città per seguire un corso di tre mesi alla
Columbia” spiega Kate.
Il
ragazzo si mette una mano sul cuore, offeso “E per stare un
po’ con la mia
cugina preferita!” facendo però
l’occhiolino ad Alexis.
“Grazie
tante, sono l’unica cugina che hai! Sai, mi basterebbe che
rispondessi alle mie
telefonate, ogni tanto!” lo rimbeccò Kate.
Peter
alza le spalle con noncuranza “Sono un ragazzo
impegnato”.
“Lascia
che ti spieghi” Kate si rivolge ad Alexis “Io gli
lascio un messaggio in
segreteria e lui mi risponde con una e-mail. Gli scrivo un sms e lui mi
spedisce una cartolina. Chiamo a casa sua e sua madre lascia un post-it
con il
mio messaggio sul frigo che puntualmente viene ignorato”
conclude incrociando
le braccia e guardando storto il poveretto a letto.
Alexis
se la ride di gusto. Comincia a capire il tipo di rapporto che hanno e
quello
che vede le piace molto.
Kate
nota che anche quello che vede Peter gli deve piacere molto. Da un
leggero
colpetto al suo braccio per svegliarlo dalla trans che l’ha
colpito guardando
Alexis ridere serena.
Tossicchia,
un po’ per l’affaticamento e un po’ per
l’imbarazzo.
“Sembrate
fratello e sorella più che cugini” esclama la
giovane rossa, ignara
dell’accaduto.
“Beh...
ero la sua babysitter ufficiale, con tutti i pannolini che gli ho
cambiato…”
Kate viene interrotta bruscamente.
“Whoa!
Ti sembra il caso di parlarne proprio adesso?”.
Kate
si abbassa verso Alexis “Gattonava tutto nudo scappando
terrorizzato dal
borotalco!” sussurra ignorandolo.
“Kate!!”
d’istinto cerca di mettersi seduto, ma non è
ancora in grado “AHI!!”.
Le
due gli si fanno subito vicine e lo aiutano a sistemarsi.
“Su
su, quante storie, ho detto solo la verità” Kate
gli sistema bene il cuscino ed
entrambe tornano a sedersi di fianco al letto.
“Ecco
perché non ti richiamo!”
sbuffa
infastidito.
Quella
prima settimana passa veloce e frenetica.
Kate
fa la spola tra casa sua e l’ospedale e per la gioia di Peter
finalmente quel
pomeriggio l’avrebbero dimesso.
Alexis
va a trovarlo ogni mattina prima di passare al dormitorio della
Columbia per
preparare la sua stanza. Il solo pensiero lo fa sorridere.
Tende
l’orecchio mentre in corridoio sente sua cugina parlare con
un dottore “È
importante che non sforzi troppo il fisico. La gamba ha bisogno di
tempo per
recuperare tono e massa muscolare. I graffi invece sono solo
escoriazioni
superficiali, può bagnarli tranquillamente tranne il taglio
al braccio. È
importante che resti asciutto e medicato di frequente”
riconosce la voce del
dottor Altman, il chirurgo che l’ha operato.
Si
guarda il braccio fasciato con una smorfia irritata. Odia non essere
autosufficiente.
“Ma
certamente, lo terrò a riposo” sente rispondere
Kate.
Sorride
tra sé pensando che sarà un po’ come
riaverla come babysitter.
“Ho
fissato la prima seduta di fisioterapia nel primo pomeriggio,
così poi può
essere dimesso. Sarà affidato alla dottoressa Miles,
è la migliore, e
deciderete con lei i prossimi appuntamenti.”
Kate
ringrazia vivamente il dottore e rientra nella camera di Peter.
“Hai
origliato tutto, vero?” domanda conoscendo già la
risposta.
“Ovvio!”
risponde con il suo solito sorriso da combina guai.
Il
cellulare della detective suona per un breve momento.
Lo
scatto con cui raggiunge la sua giacca per controllare chi le ha
inviato il
messaggio insospettisce e diverte Peter allo stesso tempo.
“Oh,
scrittore del mio cuor, dimmi che sei tu!!” la canzona
imitando una vocina da
ragazza innamorata.
Kate
si limita a guardarlo male. Molto male.
“Ancora
non ci credo che Richard Castle e sua figlia mi hanno salvato la vita.
E non
l’ho nemmeno riconosciuto! A mia discolpa posso solo dire che
quando vieni
investito tendi a non essere molto lucido… ma
perché non si è più fatto vedere?
Zio Jim ieri mi ha detto che siete innamorati pazzi, quindi
perché non è qui
con te?” Peter domanda tranquillo, come se fosse tutto
normale.
“Ah...
cosa… scusa... COSA TI HA DETTO MIO PADRE??” il
tono di voce di Kate potrebbe
essere udibile anche dallo spazio.
“Uhhh
come ti scaldi...” la deride ancora lui.
“Se
continui così non ti dirò che il messaggio
è di Alexis e
che vuole sapere a che ora ti dimettono per
accompagnarti a casa…”.
“COSA?
Dammi qua, fammi leggere!” le intima Peter.
“Uhhh
come ti scaldi…”
lo schernisce lei,
copiandolo.
Touchè!
Peter abbassa le spalle sconfitto.
“Dai
non è lei, ti stavo prendendo in giro” Kate
afferra le poche cose del ragazzo e
gliele posa sul letto “Controlla che ci sia tutto intanto. Io
devo fare una
telefonata, poi pranziamo e ti accompagno al terzo piano per la
fisioterapia”.
Peter
afferra al volo lo zaino e controlla veloce il suo astuccio per le
penne.
“È
tutto ok?” domanda Kate.
Peter
chiude la piccola bustina di tela colorata “Si... si, penne,
libri,
portafogli... mi sembra ci sia tutto”.
Si
allunga verso i pantaloni tastando le tasche dall’esterno
“Le chiavi della mia
auto?”.
“Le
ho io. La tua auto è parcheggiata sotto casa mia e la tua
valigia è già in
casa” spiega Kate “Ho tutto sotto
controllo!”.
“E
il tuo lavoro? Ti sto incasinando di brutto vero?” domanda
dispiaciuto.
Kate
sorride per quel gergo giovanile “Non mi stai incasinando
di brutto ok? Mi sono presa qualche giorno di ferie,
con tutte quelle che ho arretrate il mio Capitano non ha potuto dire
nulla!
Quando riuscirai a muoverti più autonomamente
tornerò al distretto”.
Peter
annuisce “Ok...grazie cugi!”.
“Sai,
credo che alla giovane Castle piacciano i ragazzi con un vocabolario un
pochino
più aulico...” lo rimbecca mentre si infila la
giacca.
“Speriamo
che queste ferie ti rendano più
simpatica…”
replica prima di vederla uscire per fare quella telefonata.
“Da
quant’è esattamente che fissi quella pagina
bianca?”
Castle
alza gli occhi dal cursore lampeggiante per vedere la testa ramata
della madre
dondolare a destra e a sinistra in segno di disapprovazione.
“Sto…pensando
a cosa scrivere” mente, cercando di non darlo a vedere.
Martha
alza le braccia al cielo “Oh Richard ma non lo vedi che stare
lì a consumarti
non ti fa bene? Non riesci più neanche a scrivere! Per
l’amor del cielo vai in
ospedale o meglio ancora vai direttamente a casa sua” lo
incoraggia poco
amorevolmente.
“Grazie
per avermi nuovamente sbattuto in faccia l’amara
verità, grazie mille madre”
risponde sarcastico.
“Alexis
dice che Kate chiede sempre di te” Martha non demorde.
“Lo
so, ok? E continua a lasciarmi messaggi in segreteria e
quindi?” sbotta
alterato.
Qualunque
cosa succeda perché si sente sempre sotto accusa?
Prima
le stava troppo addosso e ora troppo poco?
“Quindi
ti cerca! Ti vuole! Credevo che alla tua veneranda età
avessi capito qualcosina
sulle donne!” sua madre espone i fatti tutta infervorata.
“Scusa?
La mia veneranda età?” domanda scioccato.
“Andiamo
non cambiare argomento, lo so che ti fanno piacere le sue attenzioni. E
so
anche che ti piace farti desiderare”.
Castle
sembra disarmato di fronte al discorso di sua madre “Certo
che mi fa piacere ma
non ho più voglia di umiliarmi e di stare male per lei. Come
mi hai gentilmente
fatto notare, non ho più l’età per i
giochetti”.
“Lo
sai che non stava giocando Richard. Aveva dei problemi emotivi da
risolvere e
tu l’hai sempre sostenuta.” Suo figlio tenta di
replicare ma lei lo interrompe
“Lo so, ha finto di non ricordarsi che le hai detto di amarla
e ti sei sentito
rifiutato. In quel momento potevi anche avere ragione, ma lei adesso
non mi
sembra che stia fingendo di non essere interessata a te. Al contrario,
ti ha cercato
per tutta l’estate e continua a farlo anche ora, nonostante i
tuoi rifiuti. Ti
ricorda nessuno?”.
Castle
si stringe nelle spalle.
“Hai
lottato per quattro anni e vorresti farmi credere che vuoi mollare
proprio ora
che lei ti vuole?”.
“No,
credo di no…” le risponde pensieroso, accennando
un piccolo sorriso.
Martha
saltella gioiosa “Meraviglioso, mi merito un drink! Tu
siediti, scrivi un po’,
schiarisciti bene le idee e poi chiamala. Io intanto
festeggio!!”.
*
Wanderwall – Oasis - http://www.youtube.com/watch?v=9DvRCykzHy4
style="font-size: 13pt;">Ivi’s
Corner:
Dai,
dai che ci siamoooo
^__^
Hai
capito Martha! Domanda da un milione di dollari: cazziarlo prima, no
eh?
Ahahahahahahah
Cosa
ne dite del rapporto Kate/Peter? A me piacciono un sacco! Uno scorcio
di Kate
pre ‘voi sapete cosa’ ahahah
Buona
lettura e buona settimana
Ivi87
|
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Capitolo 6 *** # 6 - It's time ***
#6
- It’s time
Lasciato
Peter alla sua prima seduta di fisioterapia Kate esce
dall’ospedale per
prendersi una boccata d’aria.
Per
essere gli inizi di settembre c’è ancora un
gradevole sole caldo che accompagna
le giornate.
Si
avvicina ad un muretto e vi si appoggia ad occhi chiusi godendo di quei
raggi
luminosi.
Il
cellulare suona per l’ennesima volta.
“Beckett”
risponde senza aprire gli occhi, beandosi ancora un po’ di
quel tepore.
“Tuo
cugino viene investito e tu non me lo dici?”.
Kate
sorride riconoscendo immediatamente la voce dell’amica.
“Ciao
anche a te Maddie”.
“Come
sta Peter?” domanda, seriamente interessata.
“Meglio.
Lo dimettono tra poco, ora sta facendo fisioterapia”.
“E
tu come stai?? Chissà che spavento!”.
Kate
si stacca dal muretto e comincia a camminare avanti e indietro
“Già, per
fortuna non si è ferito gravemente. Il dottore dice che tra
qualche mese sarà
come nuovo” con
la punta degli
stivaletti calcia un sassolino “Come hai fatto a
saperlo?”.
“Stamattina
ti ho cercata al distretto, volevo invitarti a bere qualcosa ma non
c’eri. Sai
però chi c’era? Lanie!” Maddie esclama
spazientita.
Kate
si passa una mano in fronte e si tocca nervosamente i capelli.
“Indovina
un po’ che cosa mi ha raccontato? Oltre a quello che
è successo a Peter,
ovviamente?” la detective sentiva distintamente la
disapprovazione nel suo
tono.
Sicuramente
Lanie le aveva detto tutto dell’estate appena trascorsa.
“Lieta
di sapere che vi siete piaciute subito”.
“Il
sarcasmo non ti aiuterà Becks. Io e Lanie abbiamo interessi
comuni…tu, per
l’esattezza!!”
“Tu
e Lanie adorate impicciarvi!”.
“Poche
chiacchiere! Girati…” ordina Madison e Kate si
ritrova ad obbedire senza
rendersene nemmeno conto “…Brava! La vedi quella
meravigliosa donna bionda in
abito rosso dall’altra parte della strada seduta ad un
tavolino all’aperto del
bar di fronte all’ospedale? Bene, muovi quel culetto secco e
raggiungimi!”
riaggancia e con un sorriso, che a detta di Beckett rasentava il
malefico, alza
un braccio e la saluta da lontano.
Inutile
cercare di svignarsela, ormai non ha scampo. Ripone il telefono in
tasca e con
attenzione attraversa la strada.
Tempo
due minuti e si ritrova seduta di fronte a una delle sue due migliori
amiche.
“Quanto
tempo abbiamo?” domanda Maddie, chiudendo momentaneamente la
rivista che stava
leggendo.
“Circa
un’ora” risponde Kate.
Madison
si toglie gli occhiali da sole e incrocia le dita delle mani
appoggiandosi con
i gomiti sul tavolino “Bene, così abbiamo tutto il
tempo di parlare di cose
importanti”.
“Conoscendoti....
Manolo Blanik, Chanel e Bulgari?”.
Maddie
sbuffa “Castle, Beks! Voglio parlare di Castle,
ok?!”.
Kate
abbassa gli occhi “Non c’è molto da
dire. Si è stancato di me”.
“Wow,
prova a ripeterlo con più enfasi la prossima volta, magari
ti credo!” esclama
scoccando un’occhiataccia all’amica ma con un
sorrisetto furbo in volto.
“E’
così Maddie, non sono tanto stupida da credere che basti
questo incidente a
mettere tutto a posto! Non si è fatto vivo per tre mesi! Gli
ho lasciato mille
messaggi, gli ho scritto sms, ho bussato a casa sua... niente,
scomparso nel
nulla!”.
Madison
alza un sopracciglio “Ma ora è qui”.
“E’
qui solo per sua figlia che ha appena iniziato il college e
perché
malauguratamente ha assistito ad incidente stradale! Altrimenti sarebbe
ancora
chissà dove ad evitarmi come la peste!”.
Madison
ora alza entrambe le sopracciglia “Ma. Ora. È.
Qui.” pronuncia piano sperando
di farglielo entrare in testa.
“Mi
ascolti Maddie?”.
“No
sei tu che non ascolti! Ok, si è preso il suo tempo, tu te
lo sei preso per
quattro anni mi pare, no? Non era stanco di te, ma della vostra
situazione, del
vostro ‘limbo’, ‘tira e molla’,
‘vorrei ma non posso’ chiamalo come vuoi.... ma
ora è qui! È stato il destino? Forse. Sarebbe
successo comunque anche senza
incidente? Probabile! Ma LUI ora è qui! La domanda
è: dove sei tu? Cosa vuoi
fare? La vuoi vivere questa benedetta fantastica passionale storia
d’amore o
getterai via tutto solo perché hai paura di essere
felice?”.
Kate
fissa l’amica a bocca aperta.
Maddie
tossicchia imbarazzata e si sventola con la rivista “Scusa,
mi sono scaldata un
po’...”.
“Già....”
Kate annuisce e le prende la mano. “Ma...Grazie”sa
che tiene molto alla sua
felicità.
Per
qualche secondo si sentono solo i loro respiri e lo sfogliare della
rivista.
Kate
la guarda leggere con attenzione l’oroscopo.
A
prima vista Madison è la classica barbie bionda interessata
solo alla moda, ai
soldi e al chirurgo plastico. Lei e Kate non sono andate subito
d’amore e
d’accordo.
Mentre
si perde nei ricordi un piccolo sorriso le spunta sul volto.
Da bambine vivevano
nello stesso isolato ma non erano amiche. Non si parlavano nemmeno.
A scuola erano nella
stessa classe ma non si degnavano di uno sguardo.
E poi accadde. Kate si
ammalò e perse svariati giorni di scuola.
Se lo ricorda ancora
benissimo. Quel giorno una piccola testolina bionda fece capolino nella
sua
stanzetta, accompagnata da Johanna.
“Ho chiesto a Madison se
le andava di aiutarti con i compiti arretrati dato che abita qui
vicino” spiegò
Johanna, lasciandole poi sole.
Per una decina di minuti
le due bambine restarono a fissarsi senza dire nulla.
Un piccolo
mostriciattolo moro e pallido e una graziosa principessina bionda.
“Allora....
cos’hai?”
domandò la piccola Maddie stanca di starsene lì
impalata.
“Bronchite”
rispose
timida Katie.
Cautamente, la piccola
bionda posò lo zaino a terra e fece qualche passo verso il
letto
“Sei...contagiosa...?”.
Imbarazzata Katie si
spostò un po’ da sotto le coperte per farla sedere
“Non più, sto guarendo”.
Madison annuì e
alzò le
spalle buffamente “Ok” e si sedette sul letto
rimbalzando.
“Ahi!!”
urlò immediatamente Katie,
afferrandosi la caviglia.
Maddie allora si alzò di
colpo scattando in piedi “Scusa, cosa ho fatto? Non volevo,
scusa!”.
Katie si massaggiò un
po’ la caviglia e poi distese nuovamente la gamba
“Niente è tutto a posto...”.
“Sei proprio ridotta
male” esclamò Maddie ridendo “Che ti sei
fatta lì?” chiese poi cercando di
sbirciare sotto le coperte.
Katie si raggomitolò
tutta “Niente è solo una storta”.
Ma la biondina era più
caparbia, aggirò il letto e a gattoni si infilò
sotto le coperte “Ma la tua
caviglia è tutta blu!! Fiiico!!”.
Quando Katie la vide
riemergere dal piumone tutta spettinata e con gli occhi che brillavano
ne restò
quasi incantata e scoppiò a ridere.
“Daiii dimmi come hai
fatto” insistette Maddie.
“No mi
vergogno!” si
coprì di nuovo veloce.
“Dimmelo dimmelo dimmelo
dimmelo, guarda che continuo all’infinito sai? Dimmelo
dimmelo dimmelo
dimmelo...”.
Katie si tappo’ le
orecchie e cercò di nascondersi di nuovo sotto le coperte ma
non riusciva a
smettere di ridere. In cinque minuti la piccola Maddie
l’aveva già conquistata.
“Va bene, te lo dico ma
tu prometti di non ridere” chiese seria.
Madison si posò gli
indici delle mani sulla bocca, formando una croce e scoccò
due bacetti “Giurin
giurella!”
“Ecco... io... la
settimana
scorsa continuavo a tossire e ... mi sono stufata di stare a letto
così mi sono
alzata e sono andata in camera dei miei genitori... loro erano in
cucina e non
mi hanno vista...” iniziò a spiegare torturandosi
le dita.
“E allora che hai
fatto?”.
“Ho aperto
l’armadio
delle scarpe di mamma...io... le volevo tanto provare e...”
una risata
fragorosa la interruppe “Hai giuratooo!! Non
vale!!!”.
Madison si contorceva
dal ridere rotolandosi nelle coperte “Sei caduta dai tacchi!!
Ahahahahahahahah”.
Katie incrociò le
braccia sul petto mettendo il broncio. “Erano a
spillo....” sussurrò
giustificandosi.
Maddie smise di ridere e
si sistemò i capelli dietro l’orecchio rivelando
un lobo a dir poco gonfio e
arrossato “Guarda qui”.
Katie si avvicinò e
spalancò gli occhi, curiosa.
“Mi sono provata un
orecchino di mamma ma poi non riuscivo più a toglierlo, mi
sono agitata e
così....ho strappato forte....” spiegò
con un’alzata di spalle finale.
L’espressione stupita di
Katie si trasformò presto in una sonora risata che coinvolse
entrambe.
“Aww che belle che
siete, lo sapevo che vi sareste piaciute subito” Johanna sbucò
da dietro la porta con un
magnifico sorriso in volto e un vassoio colmo di biscotti.
Quando
Madison alza gli occhi dalla rivista si trova di fronte lo stesso
magnifico
sorriso “Perché sorridi Becks?” le
domanda incuriosita.
Il
sorriso si allarga ancora di più “Ripensavo alla
mia caviglia e al tuo
orecchio”.
Un
altro enorme sorriso si aggiunge a quel tavolo. “Ci siamo
proprio trovate,
eh!?”.
“Già....
Maddie... grazie per essere mia amica, lo so che non sono una persona
facile...
in realtà non so come facciate...”.
Madison
corruccia la fronte perplessa così Kate prosegue
“Tu, Lanie... persino
Castle... siete così solari, aperti e pieni di vita,
entusiasti per ogni
piccola cosa... io non sono così e non solo per via di mia
madre... è il mio
carattere capisci? Certo ero più felice ‘prima’
ma comunque non come voi... insomma quello che voglio dire è
che non capisco
come mi sia meritata delle persone fantastiche come voi”.
Maddie
inclina la testa e le regala un dolce sorriso che in pochi secondi
diventa una
smorfia furbetta mentre frenetica piega la rivista su se stessa e finge
di
cercare un passaggio “Lo so io, senti qua. Scorpione: siete
animi cupi e tristi
che portano sulle spalle il peso del mondo, non vi fate mai una risata
e
cercate di tenere tutti alla larga per non mostrare emozioni. Questo
vostro
atteggiamento per un fattore di bilanciamento cosmico attira a
sé persone
solari, divertenti e dannatamente belle che vi illumineranno le
giornate”
finisce di leggere e chiude soddisfatta la rivista.
Kate
scuote la testa sorridendo. La adora e non ci può fare
niente.“Bilanciamento
cosmico?” domanda divertita.
“Si,
Ying e Yang, hai presente?” spiega con fare esperto.
Si,
Kate ce l’ha ben presente “Lo sai, tu sei
decisamente la versione femminile di
Castle!”.
“Hai
intenzione di innamorarti anche di me?” domanda, allusiva,
per punzecchiarla.
“Sicura
che dica ‘persone dannatamente belle’?”
stuzzica Kate a sua volta, indicando la
pagina aperta sull’oroscopo.
“Sicurissima,
è una rivista estremamente attendibile!!” ma per
sicurezza Madison la leva di
mezzo.
Kate
punta un gomito sul tavolino e si sorregge il mento “E che
altro rivela questa
rivista estremamente attendibile?”.
“Pagina
ventotto Becks, è scoppiata la moda del bacio a tradimento!
Una persona su tre
lo sceglie come primo approccio” racconta spostando lo
sguardo, forse pensando
su quale poveretto provarlo.
“Come
scusa?” ripete scettica.
“Ma
si ‘a tradimento’... di sorpresa... meno parole
più fatti. Ormai è un trend, lo
sanno tutti Becks!”.
“Ah
beh, se lo sanno tutti...” Kate scuote per
l’ennesima volta la testa e sorride.
Forse
è vero che gli animi cupi attirano quelli solari, ma di
sicuro è vero anche il
contrario.
Lei,
animo cupo, è tremendamente attratta dalle persone solari.
Due sono le sue
migliori amiche di sempre e l’altra...
Kate
si alza in piedi lasciando venti dollari sul tavolino “Offro
io”.
“Dove
vai ora? E Peter?” chiede Maddie vedendola prendere la
borsetta e sistemare la
sedia.
“Torno
in tempo tranquilla, vieni da me tra un’ora se non hai da
fare, io... devo
vedere una persona...”.
Madison
sgrana gli occhi allusivamente “Fallo tuo Becks!”.
Kate
rotea gli occhi e si appoggia con entrambe le mani allo schienale della
sedia,
sporgendosi in avanti “Rileggi bene la rivista
perché sono sicura che nella
sfilza di aggettivi di voi persone solari hai dimenticato pesanti!!”.
“Ti
voglio bene anche io!!” risponde solamente Madison, guardando
l’amica
allontanarsi.
Per
tutto il viaggio in taxi Kate si tortura le mani.
È
partita decisa, dopo il discorsetto di Madison, ma ora inizia a
titubare.
E
se Castle la respingesse ancora? Se non la lasciasse parlare?
Il
tassista accosta a SoHo. Kate lo paga e scende proprio di fronte al
palazzo di
Castle.
Guarda
in alto verso l’attico, improvvisamente agguerrita.
Non
permetterà all’orgoglio di avere la meglio anche
stavolta.
Come
ha fatto per tutta l’estate saluta il portiere, entra in
ascensore e preme il
pulsante per l’ultimo piano.
Man
mano che i numeri luminosi crescono però aumenta anche la
sua ansia.
Resta
immobile qualche secondo davanti alla porta chiusa, vagliando le
possibilità
che potrebbero verificarsi...
Castle
potrebbe non essere in casa.
Potrebbe
vederla dallo spioncino e decidere di non aprire, come negli ultimi tre
mesi.
Potrebbe
essere sotto la doccia e non sentire il campanello.
O
potrebbe essere in compagnia di qualc…
Scuote
la testa bloccando a metà la formazione di quel pensiero
doloroso.
Se
anche fosse non ha nessun diritto di giudicarlo, loro non stanno
insieme e
fintanto che è single può fare quello che vuole e
con chi vuole. Così come ha
sempre fatto lei stessa.
Non
poteva più starsene lì così, con
quelle voci in testa.
Annulla
la distanza tra lei e la porta con l’intenzione di suonare.
Ma
prima che lei riesca posare le dita sopra il campanello, la porta si
apre di
colpo.
Castle,
è lì davanti a lei. Stupito quanto lei.
Imbambolato quanto lei.
Kate
sente di dover fare qualcosa. Dentro di se si agitano un tumulto di
emozioni.
Vuole
scusarsi, parlargli, picchiarlo, baciarlo.
Ma
nessuno dei due riesce a muoversi.
Un
momento, cosa diceva quella rivista estremamente attendibile?
Kate
non ci pensa due volte.
In
un unico movimento fluido fa un passo in avanti, si alza sulle punte,
gli
afferra il volto con entrambe le mani e lo bacia. A tradimento.
In
fondo va di moda.
*
It’s time – Imagine Dragons - http://www.youtube.com/watch?v=pkdxLdzNnUQ
Ivi’s
Corner:
aleeeeeeee
ohoooooooooooooo aleeeeee ohoooooooooooooo
ehm...
non esultate troppo però... *fififififi* xD
QUANTO
AMO MADISON??? QUANTO!!!!
È
bastato un episodio per innamorami di lei e il barbuto non me la fa
più
vedereeeee santa miseria!!! Ahahahah
Sì,
mi inalbero!! La rivoglio!!!
Chi
sottoscrive con me una bella petizione?? xD
La
rivista estremamente attendibile è in vendita in tutte le
edicole! Ahahah
Costa
poco e dà ottimi consigli!!
Se
vi va lasciate un commento e ditemi voi cosa siete, animi cupi o solari?
Io
metà e metà... dipende...
Buona
lettura girlsssssss
p.s.
Agata non piangere :-**
Ivi87
|
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Capitolo 7 *** # 7 - Call me maybe ***
#
7 – Call me maybe
L’ultima
cosa che Castle si aspettava che potesse succedere aprendo la porta di
casa era
quella di venire assalito da una vorace Kate Beckett.
E
invece sta accadendo.
Kate
non gli lascia il volto nemmeno per un secondo. Nemmeno mentre
arretrano verso
l’interno dell’appartamento. Nemmeno mentre i loro
corpi cominciano a reclamare
ossigeno.
Con
un enorme sforzo Castle le stringe le mani attorno ai polsi e la
allontana di
almeno una decina di centimetri.
Lo
schiocco delle loro labbra che si separano risuona nella stanza.
“Non
che mi dispiaccia, non fraintendermi, ma… che
succede?” domanda confuso.
La
sua vicinanza e il sapore delle sue labbra la disorientano un
po’ “Io…” smette
di fissargli la bocca e punta i suoi occhi in quelli blu di lui
“…volevo
impedirti di respingermi un’altra volta”.
“Per
favore dammi una possibilità, sarebbe la millesima, lo so,
ma non la sprecherò
questa volta” lo implora Kate.
Castle
le sorride lasciandole i polsi e stringendole le mani.
“Strano,
stavo giusto uscendo per venire a dirti che voglio dare
un’altra chance al
nostro strano e contorto rapporto” le rivela cercando di
strapparle un sorriso.
“Davvero?”
chiede quasi incredula.
Le
risponde con un piccolo bacio a fior di labbra prima di chiudere la
porta e poi
la conduce al bancone della cucina, dove entrambi si siedono.
“Ho
così tante cose da spiegarti” inizia Kate, ancora
aggrappata alla sua mano.
Rick
nota il gesto e capisce la sua paura. Allora intreccia le loro dita
unendo al
massimo le loro mani “Bene, perché io ho bisogno
di un bel po’ di risposte”.
Kate
annuisce concorde. Sa che ha ragione, lei gli deve molte spiegazioni e
ha
intenzione di dargliele tutte.
“E
ho bisogno di fare le cose come si deve” prosegue Rick.
Disorientata,
aggrotta la fronte “Cosa intendi dire?”.
“Ho
bisogno di avere un primo appuntamento con te e poi un secondo e poi un
terzo
in cui ci scambieremo il nostro primo bacio una volta riaccompagnata a
casa”
spiega con decisione.
Kate
lo guarda rapita sospirando.
“Ho
bisogno di corteggiarti e comprarti dei fiori. Telefonarti la sera per
darti la
buonanotte e la mattina per augurarti buona giornata.”
continua perdendosi nel
verde dei suoi occhi “Ho bisogno che passo dopo passo creiamo
la nostra storia”.
È
troppo, Kate non resiste più. Gli si getta addosso
baciandolo di colpo, poi
altrettanto all’improvviso si stacca da lui.
“Non
hai capito quello che ti ho appena detto?” scherza lui
sorridendo.
“Scusa,
sì che ascoltavo” ricambia con sorriso imbarazzato
“Non ho resistito, non puoi
dire queste cose e pretendere io che non ti baci!”.
È
così tenera che Castle se la mangerebbe di baci se non fosse
che crede
fermamente in quello che le ha appena detto “Non possiamo
gettarci a capofitto,
Kate… è troppo importante... sei
troppo importante per lasciare che la fretta rovini tutto”.
Ha
gli occhi lucidi mentre decide se strozzarlo e/o baciarlo “Me
lo fai apposta
allora? Farai così per tutto il tempo?”.
“Always”
Castle sfodera il loro ti amo
criptato per stuzzicarla e per ribadirle che sì,
la farà impazzire nel bene
e nel male per sempre.
“Me
le pagherai tutte!” risponde con un tono neanche troppo
scherzoso “Quindi...
come restiamo d’accordo?” domanda poi.
Castle
si allunga sul bancone e prende un tovagliolino di carta “Se
mi lasci il tuo
numero magari ti chiamo, se ti va” le fa
l’occhiolino, muta richiesta di
portare avanti la recita.
Kate
ride e scuote la testa, poi torna seria ed entra nel personaggio
“Mi sembri un
tipo simpatico” recupera una penna e scrive veloce le cifre
sul tovagliolo
accompagnate dal suo nome “Ecco qua, mi raccomando non
perderlo!” conclude la
frase con una sonora risata.
“Eddai,
non rovinare l’atmosfera così” la
rimprovera lui mettendo il broncio.
Martha
attirata dalle risate spunta dalle scale irrompendo in cucina.
“Richard
cosa sta succ… oh Kate meravigliosa creatura, che bello
rivederti” Martha
abbraccia Kate tirandola giù dallo sgabello per la foga.
“Ma
che ci fai qui?” domanda perplessa, poi si volta verso suo
figlio “Avevo capito
che stessi andando tu da lei”.
“A
quanto pare abbiamo avuto entrambi la stessa idea, solo che Kate
è arrivata per
prima” le spiega Castle.
Martha
alza una mano davanti al volto di Rick “Non dire altro, come
sempre siamo noi
donne le più intraprendenti” prende Kate per le
spalle e gliele accarezza
materna.
“Quanto
hai ragione” le da corda la detective solo per schernire
Castle che sta
sospirando afflitto.
“Allora
ditemi” insiste Martha “devo lasciarvi la casa
libera o posso restare?” domanda
con l’ormai rinomato tatto da Diva
che
tutto può.
Rick
non tenta nemmeno di riprenderla, ormai ci ha fatto
l’abitudine.
Kate
invece arrossisce imbarazzata “Veramente pensavo che potresti
venire con me”
guarda l’orologio e poi di nuovo lui “Peter ha
quasi finito la riabilitazione”.
Al
terzo piano del New York Hospital si trova un’ampia stanza
adibita a palestra
dove sotto vigile osservazione di medici e fisioterapisti è
possibile per i
pazienti allenare e riabilitare gli arti lesi.
Mentre
Castle attende appena all’interno della struttura, Kate
raggiunge Peter in
fondo alla stanza sdraiato su un materassino blu sottile.
Di
spalle, chinata su di lui, c’è una donna dai
capelli scuri raccolti in uno
chignon in camice bianco che gli sta massaggiando energicamente la
gamba.
L’aveva
conosciuta un’ora prima. “Dottoressa
Miles?”.
La
donna si volta sorpresa “Oh, signorina Beckett”
si alza e le porge la mano in segno di saluto.
“Vi
lascio soli per due minuti, così prendo la cartella di
Peter” spiega
prima di raggiungere una piccola scrivania
lì vicino.
Kate
si inginocchia accanto al cugino e lo aiuta delicatamente ad infilarsi i pantaloni della tuta
sopra ai pantaloncini
corti.
“Come
è andata per essere la prima volta?” domanda
premurosa.
Peter
la guarda con occhio languido “Ma l’hai vista come
mi massaggiava? Ha sostato
dieci minuti buoni nella zona inguine...” le sussurra alzando
le sopracciglia
in maniera allusiva.
Beckett
gli da uno schiaffetto al braccio sano “La smetti di fare lo
scemo?” lo sgrida
seria.
“Quella
non mi ha lasciato provare a camminare, non mi ha fatto muovere il
braccio, non
mi ha fatto esercitare la gamba con uno di questi super attrezzi...
l’hai visto
quello là in fondo? Dev’essere super!”
si volta e le indica l’altro lato della
sala.
Kate
lo ignora e comincia infilargli la manica della felpa su per il braccio
“Peter,
concentrati!”.
“Mi
ha massaggiato la gamba tutto il tempo, che palle, mi sono annoiato da
morire,
di questo passo non guarirò più! Avrò
almeno il diritto di fare lo scemo!”
sbuffa lagnando.
La
dottoressa spunta alle loro spalle “Scommetto che si sta
lamentando” esclama,
con sorpresa di entrambi.
Kate
si rimette in piedi “Ehm... effettivamente non è
molto entusiasta”.
“Nessuno
lo è la prima volta, mi creda. Essendo stato a letto per una
settimana dovevamo
riattivare la circolazione. Inoltre stando fermo a lungo il muscolo
della gamba
si è atrofizzato, oltre all’indebolimento dovuto
al colpo ricevuto durante
l’incidente.”
“Capisco,
ci vorranno due o tre sedute solo di massaggi immagino”
domanda Kate.
La
dottoressa Miles annuisce “Esatto, una volta rinforzati i
muscoli si potrà
cominciare a lavorarci sopra”.
Kate
si volta verso Peter “E allora è bene che ti
rassegni”.
Con
un cenno della mano, la dottoressa attira l’attenzione di due
infermieri che
immediatamente si avvicinano e aiutano Peter a sedersi su una sedia a
rotelle.
Vedendolo
lì seduto, Kate domanda “Il dottor Altman mi ha
detto giorni fa che non è
necessario l’uso della carrozzina, giusto? Cosa gli date,
delle stampelle?”.
“Dato
il taglio al braccio escludo l’uso delle stampelle, gli
farebbe solo male”
spiega con molta professionalità, poi si posiziona dietro
Peter e lo spinge
fino a quella piccola scrivania, seguita da Kate
“Però c’è un’altra
cosa che
possiamo provare” aggiunge infine.
La
dottoressa mostra loro un enorme stivale blu scuro, rigido, con dei
lacci in
velcro.
“Allunga
la gamba, Peter” ordina inginocchiandosi “Signorina
Beckett guardi bene anche
lei, così se serve può aiutarlo a
metterlo”.
Kate
imita la dottoressa e con attenzione osserva ogni suo movimento.
“Si
chiama tutore ortopedico e ti permetterà di camminare
più o meno normalmente,
tenendo salda la gamba” entrambe le donne si rialzano in
piedi, una volta
allacciato il tutore “Coraggio, prova ad alzarti”.
Peter
appare incerto “Ehm...ok...” afferra saldamente la
carrozzina e comincia
posando a terra il piede sano.
“Ok,
bravo ora posa anche l’altro” lo incoraggia la
dottoressa.
Peter
obbedisce ma una volta appoggiato il tutore si prende qualche secondo.
Respira
forte.
“E
va bene, alziamoci!” fa leva sulle braccia e si mette
lentamente in piedi.
Per
un secondo sembra perdere l’equilibrio “Whoa...ok
sono stabile ora” si rivolge
a Kate tranquillizzandola.
La
dottoressa prende una stampella canadese e gliel’avvicina al
braccio sano.
“Afferra
questa, poggiando l’avambraccio al tutore di plastica e
facendo perno sulla
maniglia.”
Peter
fa quello che la dottoressa gli ha detto mentre lei continua a dargli
istruzioni “Cerca di poggiare a terra il piede con il tutore
ma non caricarlo troppo.
Dividi il peso tra le due gambe e la stampella. Quando poi camminerai,
cerca di
reggerti sulla tua gamba ma poggiati anche su questa” dice
indicando la
maniglia.
Lui
sbuffa palesemente, per le troppe regole da seguire.
“Tranquillo,
è solo per un paio di giorni, intanto che ti
abitui” lo rassicura la Miles
“Tutto chiaro?”.
Lo
vede annuire perciò prosegue “Bene, ora fai
qualche passo” Peter obbedisce
un’altra volta.
Barcolla
un po’ e cammina goffamente “Sembro una
papera” commenta sorridente “Mi
piace!”.
“Ottimo,
allora ci vediamo martedì prossimo per la seconda
seduta!” la dottoressa segna
l’appuntamento sulla cartellina e li saluta.
Zoppicando
Peter precede Kate verso l’uscita della palestrina.
Vedendoli
arrivare Castle si alza e va loro incontro.
“Ehi
writer, che fine avevi
fatto?”
esclama Peter meritandosi una leggera gomitata da Kate “Ahi!
Oggi sei manesca!”
la rimprovera lui mentre porge la mano a Castle.
Rick
gliela stringe “Ti trovo bene” gli dice gentile.
“Considerando
che l’ultima volta che mi hai visto ero mezzo
morto...” ne conviene il giovane,
inclinando la testa.
“Però,
è simpatico!” guarda Kate e sorride
“Perché tu non sei come lui?”.
“Lei
purtroppo ha più sangue Beckett che Reed” sussurra
Peter portando una mano a
coprire la bocca.
“Ah,
ah, che spasso sarà avervi intorno entrambi” si
gira e senza aspettarli
s’incammina.
Con
calma arrivano al parcheggio.
Castle
fa scattare la chiusura centralizzata della sua Mercedes.
“E
questa? Writer
dov’è la Ferrari?”
domanda Peter scherzando.
Ma
Castle risponde tranquillamente “È dal meccanico
per la revisione” poi apre la
portiera sia a Kate
che Peter e sposta
un po’ il sedile in avanti per consentirgli di sedersi comodo.
Vedendo
che nemmeno la cugina ride alla battuta, il ragazzo si fa serio,
cominciando a
capire “No...aspetta... hai davvero una Ferrari?”
chiede esterrefatto.
“Certamente!”
risponde andando a prendere posto al volante.
Peter
resta imbambolato davanti alla portiera aperta poi con il braccio sano
afferra
la spalla di Kate “Sposalo così me la
prestate!” sussurra prima di infilarsi
nel sedile posteriore.
Alla
detective sfugge un sorrisino al suo controllo. Sale in auto e partono
verso
l’appartamento di Kate.
Peter
guarda fuori dal finestrino ammirando New York. Da quando lui e sua
madre si
erano trasferiti in South Carolina tornava poche volte nella Grande
Mela.
Istintivamente
stringe il suo zaino tra le braccia.
“Ma
non te ne separi mai?” domanda
Kate, che
più volte aveva cercato di portarlo a casa.
Castle
riconosce dallo specchietto retrovisore lo zaino che lui stesso aveva
recuperato dal luogo dell’incidente.
“Te
l’ho detto che volevo dare un’occhiata ai libri di
economia. Il corso comincia
Lunedì e mi hai già gentilmente fatto capire che
mi posso scordare di andare a
lezione”.
“Riposo
assoluto per le prime due settimane!” ribadisce autoritaria.
“Perciò
il massimo che posso fare è arrangiarmi da solo, leggendo e
rileggendo il testo
di studio. È un corso importante, sono venuto qui
apposta…”.
Kate
si volta e si sporge verso i sedili posteriori “Ho capito. Ci
tieni a superare
il corso, vuoi fare lo studente modello. Prometto che non
cercherò più di
toglierti i libri perché devi riposare e sono preoccupata
per te” finisce la
frase guardandolo tristemente.
“Non
farmi sentire in colpa!” la ammonisce Peter.
Kate
gli sorride e poi chiede “Hai sentito zia Sarah?”.
Peter
annuisce “Si, vorrebbe essere qui con me ma non
può lasciare il lavoro”.
“Mi
è sembrata molto stanca, al telefono” afferma poi
Kate.
“Si
ammazza di turni per pagarmi
l’università...” guarda serio sua cugina
“Perciò
non posso fallire”.
Kate
gli sorride comprensiva e torna a guardare la strada davanti a se. Le
piace la
sua determinazione.
Castle
aveva ascoltato tutto in silenzio, grato di poter assistere a questi
piccoli
scorci di quella parte di vita di Kate che ancora non conosce
“Manca poco e
siamo arrivati” esclama, più che altro per
alleggerire un po’ l’atmosfera.
“Dimmi
un po’, writer,
dov’è la tua
bellissima figlia?” se
ne esce fuori
Peter all’improvviso.
Kate
osserva la smorfia sul volto di Rick. È consapevole di avere
una figlia
meravigliosa e ne va orgoglioso ma allo stesso tempo non apprezza molto
quando
ad accorgersene sono dei giovani ragazzotti in balia degli ormoni.
Rick
si gratta il mento, pensieroso “Alla Columbia”
risponde solamente.
Poi
ci ripensa e sorride. Quei due stanno solo flirtando, non ha di che
preoccuparsi.
Alza
gli occhi verso lo specchietto retrovisore e vede Peter visibilmente
deluso.
Accosta
la Mercedes e spegne il motore “Siamo arrivati”.
Prontamente
Kate scende e aiuta Peter a posare a terra quell’enorme
stivale e poi lo
sorregge mentre si alza e posiziona la stampella correttamente.
Peter
muove il collo a destra e a sinistra per sgranchirselo un pochino. Il
tutore
legato dietro al collo inizia a infastidirlo.
“Andiamo”
Kate gli posa una mano dietro alla schiena spronandolo “Io ti
tengo lo zaino
e...”
Castle
la precede “…io prendo il borsone con i
vestiti”.
“Servito
e riverito, potrei abituarmi” commenta sarcastico Peter,
notando poco più
avanti la sua auto parcheggiata, come gli aveva detto Kate.
“Shhh,
abbassate la voce, stanno arrivando!” sussurra Ryan agli
amici.
Espo
lo guarda male “L’hai detto anche dieci minuti
fa…”.
“Stavolta
è vero, me lo sento” sottolinea Kevin.
Il
bip di un cellulare interrompe il bisticcio “È
Kate, dice che stanno salendo in
ascensore!” informa Lanie dopo aver letto l’sms.
Jim
Beckett si guarda attorno dando un’ultima occhiata
“Ok, mi sembra tutto
perfetto”.
“Non
ci dobbiamo accucciare dietro i mobili per poi saltar fuori gridando sorpresa, vero?” domanda Esposito,
improvvisamente perplesso.
Jim
ridacchia divertito “Ci manca solo che gli facciamo prendere
un colpo”.
“Shhhh
eccoli eccoli” Madison allontana l’orecchio dalla
porta e raggiunge gli altri
al centro del salotto.
Sentono
infilare le chiavi nella serratura e un secondo dopo la porta si apre.
Kate
resta di lato mantenendo la porta aperta e lasciando che Peter entri
per primo.
Il
ragazzo si fa avanti a testa bassa, guardando bene dove appoggiare il
tutore
ortopedico.
“Sorpresa!!!!”
gridano tutti tranne Espo.
Il
ragazzo alza la testa di scatto restando senza parole.
Esposito
si stacca dal gruppo “Avevo capito che non avremmo gridato sorpresa!! Io non ho gridato
niente!!” .
Tutti
si mettono a ridere mentre Peter è ancora immobile
all’entrata.
Kate
posa lo zaino a terra e gli si mette di fronte “Scusa, so che
non conosci
nessuno, ma era brutto augurarti una pronta guarigione solo in
tre…”.
“Non
avevo mai avuto una festa a sorpresa” le risponde
visibilmente commosso.
Una
donna bionda spunta alle spalle di Kate “Ora ce
l’hai! E non è vero che non
conosci nessuno!”.
Peter
sorride spontaneamente “Oh mio Dio! Meddie!!” la
abbraccia come può, felice di
rivedere anche lei dopo tanto tempo.
“Su
vai dagli altri” gli
ordina poi Kate
“Papà ci pensi tu alle presentazioni?”
domanda a Jim, poi prende lo zaino e il
borsone di Peter e li sposta in camera sua.
Kevin
si appropria dello stereo e inserisce un cd di canzoni varie.
Jim
aiuta Peter ad accomodarsi sul divano mentre gli presenta tutti.
Lanie
si scusa un attimo e va a recuperare qualcosa.
O
meglio qualcuno. “Lei a quanto pare non ha bisogno di
presentazioni,
vero?” ritorna,
spingendo Alexis per le
spalle.
La
ragazza è arrossita sotto gli occhi di tutti.
“Angelo
che succede, ti vergogni?” le
domanda Peter avendo ormai capito quanto possa essere adorabile quando
si
imbarazza.
“Awww
che cucciola che sei” la abbraccia Lanie strizzandosela tutta.
Durante
il periodo di tirocinio sotto la sua supervisione la dottoressa Parish
si è
molto affezionata alla giovane Castle.
“La
rivoglio tutta intera, mi raccomando” scherza Rick, guardando
la scena.
Lanie
le pizzica un fianco “Ma come si fa a non stritolarla in un
abbraccio” e poi la
lascia per andare da Kate.
Alexis
ne approfitta e si rifugia sul divano accanto a Peter.
“Sai
mi piacerebbe provare” le dice subito lui.
“A
fare cosa?”.
Peter
sorride allusivo “A stritolarti in un abbraccio” la
vede avvampare nuovamente
senza rispondere nulla “Purtroppo dovremmo aspettare ancora
un po’” le dice
indicandosi il braccio fasciato.
“Attento
giovanotto” lo riprende Jim sedendosi anche lui vicino al
nipote “Non farti
sentire da suo padre”.
Peter
e Alexis si voltano cercando Castle. Sta ridendo con Kate e Maddie
“Zio,
secondo me sei tu che dovresti preoccuparti di tua figlia, guarda
là…”
indica Kate che nel gesticolare, presa dal
discorso, posa una mano sull’avambraccio di Castle
“…secondo me l’anno prossimo
diventi nonno!” afferma con convinzione “E tu
sorella maggiore!” realizza poi
guardando Alexis.
“Peter,
ti voglio bene ma non farmi pensare a certe cose…”
gli risponde Jim.
“Vale
anche per me!” unendosi al commento.
Peter
si illumina “Mi vuoi bene anche tu?”.
“Sai
benissimo che mi riferivo all’altra parte della
frase!” ribatte Alexis
incrociando le braccia.
Lui
sorvola proseguendo con le sue argomentazioni “Eppure
guardateli…il body language
non mente”.
“Bleah”
sussurra Alexis immaginando cose che una figlia non dovrebbe sapere del
padre.
Jim
Beckett la pensa esattamente come lei ma nei confronti di sua figlia
“Sottoscrivo”.
Per
fortuna Kate, Castle e Madison raggiungono il resto del gruppo e man
mano che
passano le ore Peter riesce a farsi ben volere da tutti.
Kevin
e Esposito fanno un sacco di foto alla sua gamba, Lanie e Madison si
interessano della vita amorosa di Peter notando la giovane rossa
particolarmente attenta.
Dopo
cena il padre di Kate saluta figlia e nipote e si congeda lasciando il
gruppetto ormai affiatato a chiacchierare.
“Ehi,
questo appartamento spacca! È molto più bello di
quello che avevi prima!”
constata Peter ficcanasando qua e la.
Madison
gli da subito corda “Quello saltato in aria, dici?”.
“Dovresti
scrivere due righe di ringraziamento a Scott Dunn” Espo non
è da meno quando si
tratta di prendere in giro Beckett.
“Come
no, ce l’ho giusto segnato nella lista delle cose da
fare” risponde a tono
Kate.
Uno
sbadiglio di Peter induce tutti a smettere di ridere.
“Sarai
distrutto, vieni ti faccio vedere la tua camera” si alza e fa
due passi verso
la zona notte prima di accorgersi che Peter non la sta seguendo
“Non vieni?”.
Peter
appare perplesso “Ehm... credevo che avrei dormito qui nel
divano letto”.
Kate
gli torna vicino restando in piedi “Ma certo che no, sarai
più comodo in un
letto vero”.
Lui
si alza “Nel tuo peccaminoso e lussurioso letto da newyorkese
single? Guarda
che l’ho visto Sex and the City, so bene come vi comportate
voi femmine!” ride
indicando Lanie, Maddie e sua cugina.
“Ah...io...che...”
mentre tutti scoppiano a ridere Kate è come ammutolita.
Peter
ride di gusto e scuote la testa “Respira cugi,
stavo scherzando. Ma la tua camera te la tieni tu, il divano letto mi
va
benissimo!” le dà un piccolo bacio sulla guancia
riconoscente e poi si volta di
nuovo verso gli altri “Writer
ti vedo
pallido”.
Il
lussurioso e peccaminoso letto di Kate ha lasciato un segno indelebile
nello
scrittore.
Alexis
assottiglia gli occhi, scrutando Peter, come se lo stesse leggendo.
“Che
c’è?” domanda a disagio, sotto quello
sguardo indagatore.
“Secondo
me non sei così strafottente come vorresti far credere a
tutti.” Esclama sicura
di sé.
Peter
non fa in tempo a rispondere che gli viene messo in mano un piccolo
pacchetto
regalo.
“Tieni”
gli dice Kate “Anche se non te lo meriti” con il
rossore ancora ben visibile
sulle guance.
Alexis
tiene ferma la scatolina mentre con la mano destra Peter tira i lembi
del
fiocco e straccia la carta colorata.
“È
un telefono!” annuncia con stupore.
Kate
si stringe nelle spalle “Con l’altro non ci puoi
più fare molto” poi si mette
una mano in tasca e mostra
sul palmo
aperto la sua sim card.
“Posso?”
Alexis si offre di sistemare la piccola schedina nel cellulare nuovo.
Peter
sorride alzando un sopracciglio “Solo se mi dai il tuo
numero”.
*PlinPlon*
comunicazione di servizio: La dottoressa Miles è gentilmente
interpretata da
ValeFoxi U_U grazie per la consulenza
:-)
*
Call me maybe - Carly Rae Jepsen
Ivi’s
Corner:
Vi
posso assicurare che Kate se l’è magnato Castle!
Non lo mollava più!! ahahahah
E
sì...Peter si vuole tanto magnare Alexis xD
E
guidare una Ferrari.
E
NON dormire nel peccaminoso letto di Kate! Ahahahah
Spero
di avervi fatto sorridere almeno un po’.
Buona
lettura girlsssssss
Un
baciottolone grosso :-*****
Ivi87
|
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Capitolo 8 *** # 8 - First Date ***
#
8 – First Date
La
mattina dopo Kate si sveglia di buon’ora e controlla il suo
iPhone.
Nessuna
chiamata.
Prepara
la colazione per sé e per Peter.
Nessuna
chiamata.
Litiga
con Peter per ficcarlo sotto la doccia tenendo a mente tutte le
istruzioni
ricevute sia dal dottor Altman, che dalla dottoressa Miles.
Nessuna
chiamata.
Sistema
la sua stanza e il divano letto.
Nessuna
chiamata.
Alza
lo sguardo preoccupata e vede Peter riporre uno stampino colmo
d’acqua nel
freezer “Stai facendo il ghiaccio?” domanda
perplessa.
Peter
sobbalza, credendola ancora in camera “Gesù Kate!
Sono ancora convalescente!”.
“Scusami”
gli dice con tono colpevole.
“Perdonata!
E comunque il ghiaccio serve sempre, non sai mai quando ti
può venire voglia di
un buon drink ghiacciato!” spiega ridendo tornando in salotto.
“Wow,
potrebbe essere un Marthaismo!” dice tra sé la
detective.
Nel
mobiletto accanto al televisore Peter trova il cofanetto di una serie
tv e
inserisce il disco 1.
Zompettando
a mò di papera si sdraia sul divano lasciando un
po’ di posto a Kate.
“Non
posso credere che tu abbia speso dei soldi per questo schifo di Nebula
9”
sbuffa premendo play.
“Devo
cominciare a chiamarti paperottolo davanti ad Alexis?” lo
attacca subito Kate,
colpita sul vivo.
“Non
ci pensare neanche!” si affretta a ribattere, allarmato.
Sa
che ne sarebbe capacissima.
“Ti
prego starnazza!” Kate sfodera lo sguardo triste a cui Peter
non sa resistere.
“No,
dai... ti prego...” guarda il soffitto ripensando a tutte
quelle che gliene
combina lui “E va bene...” si schiarisce la gola
“Duuuuuck”.
Kate
è completamente raggomitolata su se stessa che ride a
crepapelle.
“Sai
che non è male!” ci riflette su Peter,
è una gioia vederla così felice dopo
tutto quello che ha passato “dovrebbe diventare
un’espressione di uso frequente
tipo… Oh my duck!”.
“Dio,
sto morendo” Kate cerca di respirare, per riprendersi
“Non ridevo così da un
pezzo!” poi butta nuovamente un occhio al cellulare.
“La
smetti di controllare quel coso? Ti ho detto che ti
chiamerà, fidati!” la
ammonisce Peter “Sta rispettando le classiche regole
maschili!”.
Kate
scuote la testa incredula.
Peter
le ha detto che tutti gli uomini seguono la stessa regola in merito al
telefonare ad una donna.
Aspettare
un minimo di dieci ore per non sembrare disperato ma non più
di ventiquattro o
si capisce che non si è veramente interessati.
“Per
le dieci ti chiama, vedrai!” esclama fiero e sicuro di
sé.
“Se
lo dici tu…” risponde scettica tornando a prestare
attenzione alla televisione.
Nel
bel mezzo di uno scontro tra i Creaver e gli abitanti di Nebula 9 ,
esattamente
alle dieci e otto minuti il cellulare di Kate suona.
“Te
l’avevo detto” la canzona Peter.
Nel
sentire quella frase Kate sorride involontariamente.
Era
la frase preferita di Johanna. Adorava ripeterla in continuazione e
Peter, a
furia di sentirla da piccolo, aveva cominciato a dirla spesso facendola
sua.
Prende
il telefono e si sposta in cucina.
“Pronto”.
“Pronto,
sono il tipo simpatico che hai conosciuto ieri, ti ricordi di
me?” esordisce
Castle con voce languida.
Le
dita di Kate stanno già arrotolando una ciocca di capelli
“Sei quello moro con
gli occhi scuri?”.
“Detective
così mi uccidi!” sbotta, con tono offeso.
“Me
l’hai servita su un piatto d’argento
Castle” ridacchia, specchiandosi nel vetro
della credenza.
“Mea
culpa! Mi stavo chiedendo, che ne diresti di andare al cinema
stasera?”.
Classico
primo appuntamento.
“Mi
sembra un’ottima idea” poi però si
ricorda di un piccolo problemino “Ma non
vorrei lasciare Peter da solo…”.
“Me
l’ero immaginato perciò mi sono detto:
chissà se Alexis ha voglia di tenere
compagnia a Peter?” le spiega in tono ironico.
“Hai
proprio pensato a tutto!” Kate si guarda riflessa mentre
sorride.
“Ti
passo a prendere alle otto?” chiede prontamente.
“Perfetto!”
risponde raggiante.
Entrambi
riattaccano e Kate torna sul divano da Peter, con un sorriso enorme in
volto.
“Wow,
sei così felice per un cinema e due pop corn”
chiede Peter divertito.
“Sono
così felice perché ci vado con
Castle!”.
Peter
sbuffa “Ripeti con me. Rick!” è tutta
mattina che prova a convincerla a
chiamarlo per nome.
Lei
si concentra a fondo “Castle”.
“R-i-c-k-“
scandisce bene Peter, lettera per lettera.
Kate
sorride angelica “Castle”.
Castle
passeggia per strada con il sorriso sulle labbra.
È
appena uscito dalla Columbia dove ha conosciuto la compagna di stanza
di
Alexis, atterrata quella mattina dall’assolato Nevada.
Inoltre
quella sera avrà il suo primo appuntamento con Beckett come
coppia.
È
un po’ nervoso, deve ammetterlo.
Uscire
assieme da amici era una cosa, ma ora è tutto diverso.
Da
adesso in poi ogni suo piccolo gesto verrà misurato,
calibrato ed esaminato non
solo da Kate ma anche dalle sue amiche.
E
da suo padre.
E
si è appena aggiunto pure il cugino.
Nervoso?
Forse è meglio dire terrorizzato.
Ma
non suona bene come vorrebbe. Terrorizzato comporta il desiderio di
scappare a
gambe levate e questo lui proprio non lo vuole.
Forse
un mix? Nervizzato? Terrorvoso?
Mentre
cerca il giusto abbinamento di parole per descrivere quello che sente,
nota una
faccia famigliare uscire da un ristorante.
“Ehi
Madison” la saluta avvicinandosi.
“Ehi
Rick, cosa ci fai dalle parti del Q3, mi vuoi scroccare un
pranzo?” domanda
Maddie sorridente come sempre.
“La
Columbia è qui dietro, ho appena pranzato con
Alexis” le spiega ridendo alla
battuta “Ma scroccherò volentieri un altro
giorno”.
Poi
la guarda bene. È vestita molto elegante “Wow, sei
bellissima!”.
“Grazie,
sto andando ad un appuntamento” gli risponde ammiccando
allusiva.
Castle
sorride di rimando “È la giornata degli
appuntamenti!”.
“Hai
un appuntamento?” esclama preoccupata “Ti prego
dimmi che è con Kate o le
prenderà un infarto se lo scopre!”.
“È
con Kate, tranquilla. Andiamo al cinema stasera” ma mentre
parla viene assalito
da un dubbio “Un momento, forse non dovrei dirtelo. Dovrebbe
dirtelo lei! Ok,
se te lo dice fingiti sorpresa!”.
Madison
alza le mani al cielo, accompagnate dagli occhi “Dio solo sa
fra quanto me lo
dirà se non sono io a cavarle le parole di bocca! A
proposito vedi se riesci a
fare qualcosa in proposito, tra un appuntamento e
l’altro!” conclude la frase
facendogli l’occhiolino.
“Ci
proverò” acconsente Castle “Qualche
consiglio sul film per stasera?” domanda
poi.
Maddie
ci pensa qualche secondo “Niente roba troppo violenta o
sanguinosa, in genere
le piace lo splatter ma tieni a mente che suo cugino è
appena stato investito,
potrebbe non gradire molto...” Rick annuisce e lei prosegue
“Niente cose idiote
di giovani al college che fumano, dicono parolacce e testano le loro
tendenze
sessuali, lei odia questi film e poi ricorda che tua figlia ora
è una
matricola. Potresti vedere cose che ti rovinerebbero la
serata…”.
Castle
sgrana gli occhi, decisamente niente film adolescenziali
“Capito, ma così non
resta molto da guardare…”.
“Oh,
niente film romantici o con sequenze di sesso! Alla prima scena
d’amore vi
ritrovereste a disagio e imbarazzati!”.
Castle
la guarda perplesso “Quindi…quale film dovremmo
guardare?”.
“Ti
verrà in mente qualcosa, ne sono sicura!” guarda
l’orologio di sfuggita “Cielo
sto facendo tardi, devo scappare, in bocca al lupo!” si
affretta verso un taxi
in avvicinamento, lasciando Castle più nervizzato
di prima.
“Papà
calmati” sbuffa Alexis bussando alla porta.
Suo
padre non le risponde, si limita a smettere di torturare la plastica
decorativa
del piccolo mazzetto di rose bianche che stringe tra le mani.
La
porta si apre mostrando loro una Beckett smagliante.
Alexis
entra salutandola allegra e punta subito verso il divano, trovandolo
vuoto.
“E’
in bagno” sussurra Kate facendole l’occhiolino, poi
si volta verso Castle “Ehi,
non vieni?”
Castle
è fermo, in piedi nel piccolo ingresso
dell’appartamento, intento a fissarla.
È
uno scrittore, è bravo con i dettagli.
Perciò
non gli è sfuggito il trucco più marcato, attorno
agli occhi di Kate, che le
danno un’aria più intensa. O i jeans aderenti che
le fasciano le gambe lunghe
scomparendo all’interno degli stivaletti tacco dodici. O la
magliettina bianca
con scollatura a V e maniche che arrivano al gomito coperta solo da un
piccolo
gilet nero maschile abbottonato sotto il seno.
No,
niente di tutto questo gli è sfuggito.
Al
suono della voce di Kate, si riscuote “Q-questi sono per
te” allunga il braccio
e le porge i fiori.
Kate
si illumina, prendendoli.
“Sei
bellissima” mormora con più coraggio, facendola
come sempre arrossire.
Anche
lei si sofferma qualche attimo sul suo abbigliamento: camicia nera
lasciata
fuori dai jeans blu e giacca nera rubata ad uno dei suoi tanti
completi.
Semplice ma comunque elegante.
Alexis
guarda dal divano quei due adulti così impacciati, con un
sorriso divertito sul
volto.
Poi
un rumore attira la sua attenzione della stanza affianco.
“Allora
il tuo scrittore? È in ritar…” la voce
di Peter si blocca quando, entrando in
salotto, vede Alexis.
Resta
a bocca aperta, stupito, congelato sul posto, finché non si
decide a cercare
con lo sguardo sua cugina.
La
trova in cucina con un vaso in mano, accanto a Castle. Entrambi lo
stanno
fissando.
“Ehmm...
non...non mi avevi detto che sarebbe venuta Alexis” esclama
imbarazzato
guardandosi i vestiti. Indossa una tuta larga e logora la cui maglia
è
ricoperta da vecchie macchie residue.
Kate
si batte un colpetto in fronte con la mano “No? Ero
convintissima averlo
fatto!”.
Peter
la guarda male per qualche secondo, comprendendo che invece
l’ha fatto di
proposito.
Fingendo
nonchalance si accomoda accanto al suo angelo.
Forse
le macchie non si notano molto.
“Vedo
che il bucato non è il tuo forte” esclama invece
Alexis, come prima cosa, con
il risultato di far ridere Kate.
Si
è vendicata per la battuta di Sex
and the
city della sera precedente.
* First Date – Blink 182 - http://www.youtube.com/watch?v=-1J6_I9taFU
Ivi’s
Corner:
Oh
my duck i Caskett hanno un primo appuntamento!!!
La
scelta del film sarà ardua! Maddie ha bocciato qualunque
genere!! Ahahaha
Che
donna!
Bien,
il prossimo sarà un capitolo un po’ più
serio, ma non troppo dai, lo sapete che
non resisto a farvi almeno un po’ sorridere >.<
:-p
Baci
baci
Ivi87
|
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Capitolo 9 *** # 9 - Kiss Me ***
#
9 – Kiss me
Costeggiano
l’Hudson camminando fianco a fianco, godendosi la piacevole
serata.
Le
dita intrecciate come lo erano state per tutta la durata del film.
Dopo
un primo momento di imbarazzo cercando di capire se abbracciarla o
meno, Castle
optò per prenderle la mano e da allora non
gliel’aveva ancora lasciata.
Nonostante
il venticello fresco Kate non sembra avere freddo.
Sa
che è di tempra forte e se anche avesse freddo probabilmente
non lo direbbe.
“Hai
freddo?” domanda comunque. Vuole fare il boyfriend
fino in fondo.
I
boyfriend danno la propria giacca alla loro ragazza. Un po’
come al liceo
quando il quarterback da la sua giacca con lo stemma della scuola alla
cheerleader che lo adora. Castle non è mai stato un
quarterback o uno sportivo
in genere, ma l’idea, l’immagine romantica che ne
deriva, lo ha sempre
conquistato.
“No,
sto bene!” afferma invece Kate.
Puf.
La bolla rosa in cui stava scoppia e Castle torna con i piedi per terra
“Humpf”.
Quel
mezzo grugnito di disapprovazione la fa voltare verso di lui.
“Ehm....
ripensandoci fa un po’ freddino” esclama una volta
decifrata la sua
espressione.
Di
solito non è una fanatica di smancerie e carinerie ma al
pensiero di quel gesto
premuroso e dolce si sente arrossire. Da quando il muro è
crollato è tutto
diverso dentro di lei.
È
tutto nuovo e amplificato.
Il
muro la proteggeva dall’esterno e conteneva le sue emozioni.
Ora
invece ne è in balia. Sentimenti e sensazioni che prima
teneva sotto controllo
ora, senza barriera alcuna, escono allo scoperto.
Non
sa più trattenere un sorriso. O impedirsi di arrossire.
O
non emozionarsi per una stretta di mano.
Sicuramente
la Beckett di quattro anni fa non avrebbe approvato.
Ma
lei non c’è più. È solo un
ricordo di quello che non vuole più tornare ad
essere.
Castle
si toglie la giacca e la aiuta ad infilarsela, contento.
Ci
fossero stati quaranta gradi, l’avrebbe indossata lo stesso
pur di vedere
quell’espressione da bambino felice che è stato
accontentato.
Si
lascia avvolgere completamente dal tessuto e ne inspira il profumo.
“Scena
preferita del film?” le domanda rimpossessandosi della sua
mano.
Riprendono
a camminare. Kate si arriccia una ciocca di capelli.
“Tutte
le parti con Sid!” esclama senza esitazioni.
Era
stato uno spettacolo vederla ridere e divertirsi guardando
l’Era glaciale 4.
“Ha
detto una frase bellissima, hai presente quale? Anche
se le cose sembrano andar male c'è sempre un
arcobaleno dietro ad ogni nuvola!”
cita Kate, senza lasciare i capelli.
Castle
sorride “Non vale se non
lo dici con la sua vocetta!” la ammonisce beccandosi una
leggera gomitata “Non
è un po’ troppo positiva come frase?”
domanda poi, cauto.
La
detective alza le spalle “Per
come ero una volta, sì.... adesso invece....” Kate
si volta per cercare i suoi
occhi. Vuole farglielo capire bene.
Come
sempre quando i loro sguardi
s’incatenano, uno dei due poi si sforza per distoglierlo.
Questa volta tocca
allo scrittore.
“A
me è piaciuto Manny: Non sono
grasso, ho il pelo gonfio!”
cambia volutamente argomento “Mi ci ritrovo, lo capisco
povero!” risponde con
un sorriso tirato.
Voleva
delle risposte e aveva
mille domande esattamente come le aveva detto il giorno prima, ma
davvero
dovevano parlarne ora e rischiare di rovinare il loro primo
appuntamento con
una lite?
Era
proprio necessario?
“Mi
andrebbe un milkshake” Kate
indica Remy’s, poco più avanti “Ti va se
ci sediamo e parliamo un po’?”.
Evidentemente
si.
“Sei
sicura di voler continuare?”
domanda Peter con un sopracciglio perplesso alzato mentre cerca il
disco4 “Non
dobbiamo guardarlo per forza!”.
“Scherzi
mi piace tantissimo!”
Alexis gli ruba il dvd dalle mani e veloce lo inserisce nel lettore per
non
fare alzare Peter “Non posso credere che mio padre non mi
abbia mai parlato di
Nebula9!”.
“Ha
fatto bene, per fortuna
questo è l’ultimo disco!” sbuffa,
allungandosi con le gambe sul tavolino.
Alexis
beve un sorso di coca cola
e poi posa il bicchiere “Ma non capisci? Parla di dover
lasciare casa per la
prima volta, ricercare la propria identità e fare la
differenza! E la tenente
Chloe? È bellissima ed è una scienziata e una
guerriera! Ti infonde la speranza
di poter essere quello che vuoi senza dover scegliere una cosa oppure
un’altra!” spiega con enfasi.
Peter
annuisce “E tu stai
cominciando ora una nuova esperienza, stai lasciando casa per la prima
volta e
ti ritrovi a dover scegliere cosa fare del tuo futuro.... ok ho capito
il tuo
punto di vista” ammette facendo partire anche
quell’ultimo disco “Lo sai, sei
davvero carina quando ti infervori così!” le dice
poi con un sorriso malizioso.
“Non
fare lo sbruffone” lo
ammonisce lei.
“Sto
solo dicendo la verità, non
è colpa mia se quel che vedo mi piace! Renditi antipatica,
così non ci proverò
con te!” commenta Peter senza togliere gli occhi dalla tv,
improvvisamente a
disagio.
Dopo
qualche secondo di silenzio
Alexis parla “Ci stai provando con me?”.
Lo
stupore sul suo viso la rende
ancora più adorabile.
“Non
è ovvio?” domanda sempre con
lo sguardo fisso avanti a sé.
“Non...non
sono molto brava in
questo genere di....cose....” Alexis comincia a contorcersi
le mani, agitata
“....credevo lo facessi apposta....che lo facessi con
tutte....”
Peter
le ruba le parole di bocca
“....perché sono sbruffone, egocentrico, sfrontato
e.... non mi viene altro ma
sono sicuro che riuscirai a trovare mille altri aggettivi”
mette in pausa e
incrocia le braccia, voltandosi finalmente verso di lei.
“Se
ancora non l’hai notato noi
Reed tendiamo a non mostraci per quelli che siamo in
realtà”.
Alexis
lo ascolta rapita.
“Prendi
Kate, sai da quant’è che
non la vedevo così serena? Mi viene facile fare lo spaccone
e gli altri si
divertono, perciò perché non farlo?”
“Perché
non sei te stesso!”
ribatte prontamente.
“Naaa
un pochino si!” esclama
facendola sorridere.
“Ok,
sei un pochino spaccone; ma
adesso, qui con me ad esempio, sei sincero e gentile” mentre
parla gli prende
una mano quasi senza accorgersene “E non
c’è bisogno che fai battute sceme ogni
tre secondi per conquistarmi. Mi piaci già!”
Ora
è Peter che la guarda
completamente rapito.
“Volevo
fare l’avvocato!” esclama
poi di colpo.
“C-cosa?”
Alexis sbatte più volte
gli occhi.
“Non
l’ho mai detto a nessuno, ma voglio
essere me stesso con te” le dice stringendo più
forte la presa sulle loro mani.
“Sarà
perché sei il mio angelo salvatore, sarà perché non
riesco a levarti dalla testa... ma sento che a te
posso dire tutto”.
Alexis
si accoccola meglio contro
il suo braccio, attenta ad ogni sua parola.
“Ammiravo
zia Johanna, mi piaceva
la sua grinta, la sua passione....e adoravo ogni film che parlasse di
legge o
avvocati.... ma da quando la zia è morta la parola avvocato
è diventata una
specie di tabù.... mia madre la prese malissimo. Per farti
un esempio se zio
Jim ci viene a trovare non gli chiede mai del suo lavoro, se ha dei
casi
interessanti in ballo o se ha vinto delle cause di
recente....perciò mi è stato
subito chiaro che avrei spezzato il cuore a mia madre se avessi scelto
giurisprudenza....”.
“Capisco”
sussurra la ragazza “Ma
così rinunci al tuo sogno”.
“Il
mio sogno è rendere
orgogliosa di me mia madre, lei ha fatto economia, mi ha trasmesso la
passione
per i numeri. Mi piacciono, sono bravo.... non è
così grave, lavorerò a Wall
Street magari, un giorno!” cerca di minimizzare.
“È
grave, se non riesci a dirlo a nessuno! È grave, se ti fa
stare male! Non puoi
rinunciare al tuo sogno!” come prima, Alexis così
infervorata e appassionata,
la rende ai suoi occhi ancora più adorabile di quanto non
sia già.
“In
questo preciso momento l’unico mio sogno è quello
di baciarti”.
La
cameriera di Remy’s posa sul tavolino un milkshake alla
fragola e una birra.
Kate
prende un sorso di quel denso liquido rosa “Mmm
buono” poi con la lingua si
lecca le labbra, come i bambini piccoli.
“Che
c’è, mi sono sporcata?” domanda avendolo
visto sorridere.
Castle
scuote la testa “ È strano vederti così
serena e spontanea” ammette guardandola
dolcemente “La presenza di Peter ti fa bene”.
“Sono
contenta di passare del tempo con lui” avvicina di
più il suo milkshake e ne
prende un altro piccolo sorso “Ma non è lui il
motivo del mio cambiamento”.
Kate
lo vede perplesso “Il muro è crollato. Ho finito
la terapia a maggio. Ho
accettato tutto quello che è accaduto quel giorno e superato
il lutto. Poi la
ricomparsa di Maddox mi ha fatta un po’ vacillare e ti ho
detto delle cose
orribili quella sera a casa mia. Sono quasi morta, appesa al cornicione
di un
palazzo ed avevo un solo, unico, pensiero in testa” lo fissa
negli occhi con
convinzione.
Lui. Era lui
il suo unico pensiero prima di
morire.
“Io....”
Castle scuote la testa con forza “Ti ha buttata
giù da un tetto?.... Non ne
avevo idea...” le dice sconvolto.
“Non
potevi. Non hai voluto parlarmi per tutta estate” Kate lo
vede abbassare lo
sguardo dispiaciuto “Il tuo I’m
done
mi riecheggiava nelle orecchie ogni giorno”.
“Mi
dispiace Kate” sussurra mortificato.
“Non
te lo sto dicendo per rinfacciartelo, sono io che mi devo scusare con
te. Tu
per me ci sei sempre stato, forse anche troppo, anche quando non me lo
meritavo. Quest’estate ho capito cosa si prova a non averti
nella mia vita....”
con un po’ di imbarazzo, deglutisce con forza e prosegue
“....e non voglio che
succeda mai più. Perciò.... scusa per tutto. Per
questi quattro anni, per il
mio stupido carattere, per....” la mano di Castle che si posa
sulla sua la
interrompe.
“Troppe
scuse per un primo appuntamento” le dice con dolcezza e un
sorriso triste sul
volto.
“Mi
scuserò ogni volta che sarà necessario”
Kate avvolge con entrambe la mani
quella di lui.
Si
sorridono e di comune accordo, almeno per quella sera, archiviano il
discorso.
“Mi
fai assaggiare il milkshake?”
“Mi
dai un sorso di birra?”
Scoppiano
a ridere dopo aver parlato all’unisono e si scambiano le
rispettive bevande.
“Perché non alla
ciliegia?” domanda Castle, una volta
assaggiato il frappè.
Kate
ride, memore di quel vecchio episodio di ormai due anni prima
“La ciliegia è
strettamente riservata ai prodotti per il corpo” sussurra
languida,
facendoglielo andare di traverso.
“Tutto
bene Castle?” domanda poi con sguardo innocente sorseggiando
la birra.
“Donna,
non giocare con le mie coronarie!”
L’ennesima
risata nasce spontanea assieme molte altre quella sera.
Persino
in auto lungo il tragitto verso casa non erano riusciti a smettere di
ridere.
Ed
anche in ascensore, una volta raggiunto il palazzo di Kate.
“Shhh
è quasi mezzanotte, la vecchietta del 15b ha un udito molto
fino” racconta a
voce bassa mentre cammina in punta di piedi per non sbattere i tacchi
in terra.
“E
che cosa ci fa? Ci denuncia?” domanda con ironia.
Kate
si ferma davanti alla porta del proprio appartamento
“Denunciarci magari no, ma
potrebbe dire a suo figlio di sbattermi fuori di casa”.
“Lasciami
indovinare: suo figlio è il proprietario del
palazzo”.
“Bingo
Castle!” Kate sta per aprire la porta ma poi ci ripensa
“Forse è meglio se ci
salutiamo adesso”.
“Dici
che sarebbe imbarazzante davanti ai ragazzi?” domanda Castle.
“Molto
imbarazzante!” conferma Kate “Grazie per la bella
serata, sono stata molto
bene”.
“Sono
contento di sentirlo” sorride a labbra strette, perdendosi
nei suoi occhi.
Per
svariati secondi nessuno dei due dice niente.
I
loro occhi parlano da soli. Si stanno dicendo tante cose.
Entrambi
si sporgono in avanti. Kate si alza ancora sulle punte.
I
loro sorrisi spuntano contemporaneamente quando però si
riallontanano.
“Niente
bacio al primo appuntamento, giusto?” Kate da voce ai loro
pensieri.
Castle
le prende nuovamente la mano e le lascia un leggero bacio sul dorso
“Più o
meno”.
Kate
lo guarda incantata per quel gesto.
“Sicura
che ti sta bene andare piano? Intendo così
piano?” domanda con un po’ di preoccupazione.
Kate
si stringe nelle spalle “Veloce, piano, non importa la
velocità a cui andiamo.
Mi importa che stiamo insieme. Per come va il mondo al giorno
d’oggi, per le
situazioni che vivo con il mio lavoro.... il solo tenersi per mano e
camminare
fianco a fianco è la cosa più dolce e allo stesso
tempo intima che potessi mai
volere”.
Ogni
centimetro del volto di Rick sta sorridendo estasiato.
“Ma
vacci piano con le smancerie o finisce come ieri pomeriggio nel tuo
loft!” gli
intima con finto sguardo severo, arrossendo al pensiero di essergli
praticamente saltata addosso.
Castle
la solleva da terra e veloce la travolge in un abbraccio
“Agli ordini
detective!” esclama posandola a terra.
Si
appoggia a lui con un braccio per riprendere equilibrio sui tacchi
mentre con
l’altro si aggrappa alla maniglia e apre di peso la porta.
La
vista dei due giovani avvinghiati sul divano, completamente assorti un
una poco
casta sessione di baci alla francese, interrompe le loro risate.
“A
quanto pare non la pensano tutti come noi due!” esclama
Castle, volutamente a
voce alta.
I
due si separano al volo, quasi spaventati.
Alexis
si alza, scattando come una molla “C-credo sia ora di
andare” afferra il suo
giubbino di jeans e letteralmente corre fuori
dall’appartamento.
“Credo
anch’io!” dice Castle scoccando
un’occhiataccia a Peter.
Kate
si affretta a levarsi la giacca e a restituirgliela
“Sarà meglio” sussurra
imbarazzata “Buona notte”.
“Buona
notte anche a te” la saluta Castle e poi esce anche lui,
raggiungendo sua
figlia.
Kate
chiude a chiave e poi marcia come un generale verso il cugino, con un
dito
minaccioso puntato verso di lui “Tu! Tu....”.
La
detective non sa nemmeno cosa dirgli. Deve sgridarlo?
Punire
un ventenne perché stava baciando la ragazza che gli piace?
Con
la coda dell’occhio nota dei popcorn sparsi sul tavolino e
sul tappeto e due
bicchieri sporchi. “Pulisci tutto e vai a dormire!”
pronuncia con autorità “Ne
riparliamo domani mattina a colazione!” si tira i lembi del
gilet con
soddisfazione per il tono da mammina
incazzata appena sfoderato e con passo di carica se ne va in
camera sua.
*
Kiss Me – Ed Sheeran - http://www.youtube.com/watch?v=K-rboatMpXc
Ivi’s
Corner:
Quando
ho scritto questo capitolo era uscito da poco L’era Glaciale
4 e Potti mi ha
consigliato le battute migliori xD grazie MagicGirl!!!
Che
dite? Un cartone animato era l’unica opzione valida ormai, le
altre sono state
tutte bocciate da Maddie!!! xD
Quindi...che
ne dite come primo appuntamento? Kate comincia ad aprirsi e dare delle
risposte
a quel poveretto ahahahah se le merita!!
Peter
e Alexis? Loro decisamente non vanno piano, no no ahahahah sti
giovani!! Fanno
bene!!!! ^_____^
Mi
piaceva troppo l’idea di Kate incazzosa ma che non sa come
comportarsi perché in
realtà di motivi per prendersela con Peter non ne ha...
ahahahah
Auguro
a tutte una buona settimana
Baci
baci
Ivi87
|
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Capitolo 10 *** # 10 - Secrets ***
#
10 – Secrets
Castle
apre la porta di camera sua e trova il soggiorno in perfetto ordine.
Ancora
assonnato, sgrana gli occhi e comincia a sbattere le palpebre,
incredulo.
Vetri
lucenti, pavimento immacolato, credenze spolverate. Nemmeno nei giorni
in cui a
pulire è Alicia, la domestica, la casa è
così splendente.
Alexis
scende le scale con una cesta di panni puliti tra le braccia,
così alta da
impedirle la visuale.
Con
un sorrisino malefico Castle si avvicina “Hai forse qualcosa
da farti
perdonare?” domanda alleggerendole il carico di almeno una
decina di capi.
“Papà....ehi,
già in piedi?” la ragazza appoggia la cesta sul
tavolo della sala.
Suo
padre la fissa insistentemente ignorando la sua domanda.
“Ehm....voglio
dare una mano in casa quando posso, dato che ora non vivo
più qui” tenta,
cercando di mantenere un atteggiamento normale.
Castle
assottiglia gli occhi.
“Ok,
va bene, mi dispiace per ieri sera!” esclama sconfitta da
quello sguardo.
“Ti
dispiace di averlo baciato o ti dispiace che vi abbiamo
beccati?” chiede
inclinando la testa.
Alexis
si morde il labbro, indecisa se mentire o dire la verità
“Ehm....la
seconda....” sceglie di dire la verità.
“Tesoro....
ammetto che ieri sera m’è venuto un colpo! Per me
resterai sempre la mia
bambina ma so che sei un’adulta ormai. Vivi da sola e hai
già avuto un ragazzo
e mezzo, non è un problema se baci i ragazzi”
Castle respira con forza e la
guarda con occhi tristi “È un problema se ti
vedo!”.
Alexis
ride comprensiva “Mi dispiace che tu abbia visto, avreste
dovuto fare più
rumore!”.
“Non
avreste sentito nemmeno delle cannonate, credimi!” esclama
suo padre con una
smorfia.
Lei
prende i panni e comincia a piegarli “Quindi....approvi?
Insomma, basta che non
ci vedi, giusto?”.
“Fondamentalmente
si, ma....”Castle si passa una mano sul viso “Sei
stata così male quando è
finita con Ashley e ora ti leghi ad un ragazzo che andrà via
da New York tra
tre mesi? Ho solo paura che tu soffra ancora”.
“Lo
so. Ci ho pensato anch’io. Ma è proprio per questo
che voglio vivere al meglio
il presente! Fra tre mesi mi resterà solo il rimpianto di
non averlo
frequentato invece del ricordo del tempo passato insieme.”
Alexis piega dieci
volte lo stesso asciugamano mentre parla “Non ho deciso io di
incontrare Peter,
non ho deciso io che fosse il cugino di Kate e non ho deciso io di
prendermi
una cotta per lui. È successo e basta!”
Richard
le sorride benevolo “Lo so, tesoro” suo padre la
capiva più di chiunque altro.
“E
poi ti somiglia!” afferma sistemando meglio quel povero
asciugamano che aveva
torturato.
“Peter?
Mi somiglia?” domanda poco convinto.
Alexis
rimette i panni nella cesta “Deve essere vero che le ragazze
si innamorano di
uomini che ricordano loro il padre” sussurra tra se
afferrando i manici e
riportando il tutto al piano superiore “Un momento. Chi
sarebbe il mio ‘mezzo
ragazzo’?” domanda fermandosi a
metà scala.
“Owen,
ovviamente”.
Alexis
sorride scuotendo la testa “Ooook papà, mollo
questi e scappo, oggi inizia il
corso di economia!” sparendo di sopra.
Tra
una cucchiaiata di cereali e un sorso di caffè i due cugini
si scrutano in
silenzio da dieci minuti.
Kate
abbassa lo sguardo sulla sua tazza e in quel momento Peter parla.
“Non
ti rovinerò il gioco se è questo che ti
preoccupa” le dice dando una
mescolata.
Lei
aggrotta la fronte “Scusa?”.
“Non
ti incasinerò con lo scrittore se è questo il
problema. Ok, Alexis è sua
figlia, tu esci con suo padre e io sono tuo cugino.... beh, forse
è un po’ un
casino....” esclama pensieroso mettendo in bocca il cucchiaio
al contrario.
“Cosa?
Non.... non sono preoccupata per questo!” Peter la guarda
scettico “Beh, magari
ci ho pensato, ma non è questo il problema!”
esclama poi, più convinta.
“E
allora qual è il problema? Aspetta.... non mi farai il
discorsetto delle api e
dei fiori, vero?”
Kate
gli lancia in faccia il suo tovagliolo “Spero che tu sappia
quello che stai
facendo, Alexis non è una delle tue tante avventure del
South Carolina”.
“E
tu che ne sai, scusa?” domanda stupito, lui non gliene aveva
mai parlato.
Kate
sorride malefica “La prossima volta che ti chiamo, invece di
ignorarmi,
rispondi al cellulare o dovrò parlare ancora con zia Sarah,
e conosci noi
donne, una parola qui, una là...”.
Peter
rotea gli occhi “Comunque non ho avventure,
sono....esperienze.... non ho mai obbligato nessuna! Che colpa ne ho se
piaccio!”
“E
tu te ne approfitti!” lo pungola lei alzando un sopracciglio.
“Non
è vero!” piagnucola Peter.
“Invece
sì!” Kate si sporge puntandogli contro il
cucchiaio gocciolante.
“Magari
un solo pochino!” ammette infine, facendole
l’occhiolino.
Kate
vorrebbe restare seria ma le sfugge un sorrisino.
Le
sembra di parlare con il Castle di quattro anni fa.
Cala
il silenzio mentre Kate pulisce le gocce di latte sul tavolo.
“Non
voglio farla soffrire” le dice, ora serio.
“Lo
so, ma tra tre mesi, quando tornerai nel South Carolina, come credi che
stara?”
il tono di Kate non è di rimprovero o di giudizio
“Come starai tu?”.
Un
sorriso tirato compare sul volto del ragazzo.
“Non
ci avevi pensato? Per esperienza personale ti posso assicurare che i
Castle
creano dipendenza” rivela arrossendo leggermente.
“Già....
ma non ho intenzione di perdere una cosa meravigliosa solo
perché può essere
difficile” fissa la cugina negli occhi e poi le domanda
“Se domani Castle ti
dicesse che si deve trasferire in Alaska, tu lo molleresti?”
improvvisamente
sgrana gli occhi, conscio delle proprie parole “Oh my duck,
non rispondere!
Saresti capacissima di dire di sì!”.
Kate
si incupisce per qualche secondo “Una volta, sì,
sarebbe stata la scelta più
logica per me. Ora però...”.
Peter
appoggia il gomito sul tavolo e il pugno sotto il mento “Ora
però?”.
“Beh,
lo sai... ho imparato ad ascoltare il cuore, non solo la testa. Cerco
di vivere
le mie emozioni anziché sopprimerle... cose
così...” risponde con un’alzata di
spalle, cercando di minimizzare l’imbarazzo per
quell’inaspettata confidenza.
“Bleah!
Sei cambiata dal giorno alla notte!” commenta irriverente,
anche se in realtà
ne è felice.
Kate
gli lancia il tovagliolo in faccia “Sono fiera del mio
cambiamento” ribatte
mentre allontana dalla tavole le due tazze, ormai vuote.
Mentre
sciacqua le poche stoviglie della colazione il telefono squilla.
Peter
zoppica fino all’apparecchio “Pronto”.
La
detective si asciuga le mani e poi fa lo stesso con tazze e cucchiai.
“Hey
writer! Come te la passi?”
Kate si
volta allungando la mano verso Peter.
“Bene
grazie... Vuoi Kate?” domanda Peter.
Kate
gesticola “Ho finito di sistemare, passamelo”
sussurra mentre si avvicina.
Peter
invece indietreggia “Ahhh mi dispiace writer
arrivi tardi, è già uscita....”.
“Ma
cosa dici! Dammi qua!!” Kate aggira il tavolo ma Peter fa lo
stesso, dalla
parte opposta.
“Non
saprei dire a che ora ritornerà, dipende da dove la
porterà quel tizio in
moto...” Peter cerca di non ridere mentre scappa da Kate e
prende in giro lo
scrittore.
La
donna punta le mani sui fianchi
e sbatte
il piede in terra “Peter!” urla lanciandogli un
cuscino.
Lì
accanto, il cellulare di suo cugino inizia a squillare.
“Bene,
io parlo un po’ con tua madre, allora!” annuncia
trionfante prendendo il
cellulare nuovo in mano.
Un
velocissimo paperottolo le si fionda addosso “Ok, hai vinto!
Scambio
telefoni!”.
Peter
le passa il cordless e le ruba di mano il proprio cellulare.
“Hey
ciao Castle.... aspetta, vado in camera, lontano da orecchie
indiscrete!”
risponde al telefono, lanciando un’occhiataccia a Peter
mentre dice l’ultima
frase.
Quando
Kate chiude la porta della sua stanza Peter porta
l’apparecchio all’orecchio
“Ciao mamma”.
Si
massaggia la gamba, dolorante per lo slancio esercitato al muscolo
nella corsa
per riprendersi il telefono “Si, va meglio... no non fa tanto
male....” si
siede sul divano stendendo l’enorme stivale “Tu?
Tutto bene...?” si gratta
nervoso un orecchio “Sono tornati?” domanda
preoccupato.
La
risposta che sente non gli piace “Non ti preoccupare, non
c’è più nulla che
possano prendersi!” e poi sua madre gli fa una domanda, che
invece si aspettava
“Cosa? Non li trovi? Hai cercato bene? No... mamma io non li
ho.... vedrai che
salteranno fuori, dai stai tranquilla....mi hai mandato a New York
perché non
mi sopportavi più, vero?” scherza infine per
strapparle una risata.
Odia
saperla triste e spaventata.
“Si
oggi inizia il corso, ho fatto un incontro sorprendente sai? Mi sa che
ho
guadagnato una fidanzata e una compagna di studi in un colpo
solo....” le
racconta senza scendere troppo nei dettagli dell’incidente e
dell’incontro con
Alexis per non preoccuparla ulteriormente.
Mamma,
lo so che mi hai allontanato per proteggermi.... questo corso
è una scusa, ma
lo supererò e risolverò i nostri problemi. Te lo
prometto”.
Si
salutano giusto un secondo prima che Kate ritorni in salotto.
“Tutto
bene a casa?” domanda affiancandolo sul divano.
Peter
sorride “A meraviglia!”.
“Bene
ragazzi è tutto per oggi, a domani!” il professor
Vaughn, un uomo sulla
quarantina davvero molto affascinante ha già catturato
l’attenzione di più
della metà delle iscritte.
Non
è questo però il motivo che spinge Alexis a
mettersi in coda a fine lezione per
parlare con lui.
Quando
finalmente arriva il suo turno il professore la blocca immediatamente
“Spero
che almeno lei signorina abbia intenzione di porre domande inerenti
alla
lezione di oggi” le dice visibilmente scocciato.
“Veramente
vorrei parlarle di un altro studente. Ha avuto un incidente stradale e
non può
seguire le lezioni per almeno un altro paio di settimane. Dovrebbe
averle
mandato una e-mail in cui le spiega tutto” risponde seria,
dondolandosi un po’
sulle punte dei piedi.
Il
professore prende l’iPad e controlla il suo account di posta
elettronica
“Nome?”.
“Peter
Reed. Professor Vaughn se per lei non è un problema mi
assumo la responsabilità
di portargli gli appunti e di studiare insieme” espone Alexis.
“Eccola
qui” tocca lo schermo e apre l’e-mail
“Si, l’ho letta giusto l’altro giorno, ma
sono un po’ perplesso” l’uomo alza un
sopracciglio “È un bell’impegno. Come
fate con gli altri corsi, li avete tutti in comune?” domanda
sinceramente
interessato.
“Peter
non è di New York, è in città solo per
questo corso perciò lo dovrei aiutare
solo per la sua materia” risponde prontamente. Si aspettava
una domanda del
genere.
“È
determinata vedo! Cosa dirle? Il mio corso non ha l’obbligo
di frequenza perciò
per me si può fare” risponde riponendo vari libri
nella sua tracolla di pelle.
Alexis
saltella “Grazie, grazie professor Vaughn!”.
“Mi
sembra sveglia e brillante signorina Castle. Non resti indietro con le
altre
materie, intesi? Il college è già abbastanza
impegnativo senza prendersi carico
di fare da babysitter ad altri studenti” la ammonisce serio.
“Non
si preoccupi, sarà come fare la tutor!
L’ho fatto anche al liceo” non
c’è nulla che possa farle cambiare idea.
“Bene,
pare abbia già pensato a tutto! Buona fortuna ad
entrambi!” il professore la
saluta ed esce dalla stanza.
Alexis
afferra il suo zaino e sorridente lo segue fuori dall’aula.
Dopo
pochi passi però, non resiste.
Comincia
a correre più veloce che può, tenendo ben stretta
la cinghia dello zaino che ondeggia
continuamente.
Quel
giorno la metro è puntuale e in una quindicina di minuti
è davanti alla porta
di Beckett.
È
lei infatti ad aprirle “Ciao Alexis, che fiatone!”
si sposta e la lascia
entrare.
“Ciao
Kate. Si... ho corso un po’....” ammette andando
verso il tavolo da pranzo, già
cosparso di libri, fogli e penne.
“Lo
so, ti mancavo troppo!” la canzona Peter, scostandole la
sedia accanto a lui.
La
ragazza si siede sorridente “No, ho corso per dirti che il
professor Vaughn ha
letto la tua e-mail, ha ascoltato le mie argomentazioni e ci ha dato
l’ok!”
racconta entusiasta.
“Fantastico!”
esclama Kate porgendo ad Alexis una bottiglietta d’acqua.
“Poteva
rispondermi alla mail però, cominciavo a temere il
peggio” brontola Peter
Alexis
trangugia metà bottiglietta e poi la posa
“Tranquillo, raramente i professori
si degnano di rispondere alle e-mail oppure lo fanno
all’ultimo minuto”.
Kate
si appoggia al bancone della cucina mentre osserva Alexis che estrae
dal suo
zaino gli appunti della lezione “Hai già pranzato?
Vuoi qualcosa?”.
Da
un’occhiata all’orologio. Sono le due del
pomeriggio.
“Sono
a posto, grazie” apre il libro al primo capitolo e si volta
verso Peter
“Pronto? Lezione di introduzione. Primo argomento: le basi
della microeconomia.
L’organizzazione economica fondata sull’input e
l’output, i diversi tipi di
economie e le possibilità tecnologiche delle
società”.
“Ho
già mal di testa!” esclama Peter ad occhi
spalancati.
Alexis
ridacchia “Ma se ti sei già letto tutto il libro
in ospedale!”.
“Leggere
è una cosa, studiarlo e capirlo è
un’altra....” le risponde strappandole un
bacio veloce.
La
ragazza avvampa istantaneamente, non per il bacio ma perché
Kate è ancora lì al
bancone a guardarli.
L’occhiataccia
di Alexis vale più di mille parole per Peter.
“Cugi,
non hai niente da fare?”
domanda
sbuffando.
“A
parte controllarvi, fissarvi e mettervi in soggezione? No”
risponde con sguardo
angelico, sbattendo le ciglia più volte.
“Se
te l’ha chiesto mio padre, non è necessario, sono
super seria quando si tratta
dello studio” le dice Alexis.
“In
effetti ha chiamato tuo padre questa mattina e sì abbiamo
parlato dei vostri
pomeriggi di studio ma, credimi, non sei tu che ci preoccupi”
risponde Kate
fissando Peter.
“Cosa?
Guarda che non ho bisogno del cane da guardia!” sbotta offeso.
Kate
lascia la cucina e con le mani sui fianchi si posiziona in piedi di
fronte a
loro.
“Quindi
se io ora esco non c’è pericolo di trovarvi
avvinghiati sul mio divano?”
domanda guardando prima l’una e poi l’altro.
Peter
sembra pensarci su un po’ “Forse è
meglio se resti”.
Alexis
prende la parola, dopo avergli dato una leggera gomitata di rimprovero
“Ti
posso assicurare che studieremo soltanto, Kate”.
“Facciamo
così, io vado a fare il bucato e chiamo il distretto per
sentire come se la
cavano e ogni tanto, potrei passare da queste parti...”.
“Wow,
tu si che ti godi le ferie!” commenta sarcastico Peter.
“Per
una volta che ho il tempo di fare il bucato, stirare e pulire senza
omicidi di
mezzo....” si blocca quando nota le smorfie di Peter
“Avrai una casa tutta tua
da pulire un giorno e allora riderò io!”.
Kate
si allontana da loro ma dopo pochi passi, gira su se stessa e torna
verso il
tavolo da pranzo.
“Alexis....
tuo padre ti ha detto niente del nostro secondo
appuntamento?” domanda con un
po’ di imbarazzo.
“Ehm...no...avrebbe
dovuto?” chiede la ragazza, circospetta.
“No...
ma è stato... vago...” Kate vede i due giovani con
il naso all’insù che
attendono spiegazioni “In questi giorni deve scrivere
perciò usciamo venerdì,
ma non mi ha voluto dire dove andiamo o come vestirmi...”.
Alexis
sembra tranquilla “Sarà una sorpresa...”.
“È
proprio quello che temevo” sbuffa gironzolando in salotto.
Peter
ride sommessamente “Kate odia le sorprese. Non sa gestire
l’ansia e l’attesa la
divora!” spiega a bassa voce ad Alexis.
“Tranquilla
Kate, papà ti conosce bene, sa cosa ti piace”
cerca di calmarla.
Kate
annuisce vigorosamente “Certo, lo so! Non
sono...agitata...andrà benissimo!”
torna verso la camera “Io bucato, voi studio!”.
“Si
signora!” rispondono entrambi, divertiti.
*
Secrets - One Republic - http://www.youtube.com/watch?v=sY48BqCiyzo
Ivi’s
Corner:
E
dopo il primo appuntamento Caskett arriva il primo giorno di lezione
per Peter
e Alexis.. beh solo x lei in realtà... che stress scrivere
Peter&Alexis...
mi consigliate una ship name? Palexis? Pexis? Alter? Bleah... confido
in voi!
Non mi viene nulla xD
La
telefonata di Peter? Meditateci su...
In
arrivo anche il secondo appuntamento Caskett... tranquille, non li
descrivo uno
per uno ahahaha se non finisce + sta ff!!! Bellina Kate nervosa!
Ahahahah decisamente
non ama le sorprese e che fa? Si mette con uno che invece adora farle!!
Ahahahah
ying e yang!! :-P
Vi
auguro una buona domenica!
Baci
baci
Ivi87
|
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Capitolo 11 *** # 11 - Born to be wild ***
# 11 -
Born to be wild
Madison e Lanie sono semi sdraiate
sul letto di Kate.
La prima sta sfogliando la sua
inseparabile rivista, la seconda ridacchia guardando Kate, in piedi
davanti all’armadio aperto.
“Questa?”
domanda la detective appoggiandosi sul busto una camicia lilla.
“Naaa non mi
piace” Maddie le da il suo giudizio.
Kate sbuffa e guarda Lanie farle
segno di no con la testa.
“Oh andiamo ragazze!
Dovrò pur mettere qualcosa!” le rimprovera
stizzita dall’ennesimo capo d’abbigliamento
respinto.
“Puoi sempre andare nuda!
Di sicuro apprezzerebbe!” scherza Maddie.
Beckett infila la testa
nell’armadio “Non sei d’aiuto!”.
“Tesoro scusaci ma senza
sapere dove ti porterà, come possiamo aiutarti?”
esclama Lanie sulla difensiva.
“A questo punto direi che
puoi metterti jeans, camicia e giacca. Tanto ti vesti sempre
così!” commenta la bionda. Sprezzante.
“Fosse per te dovrei
indossare solo tubini Chanel!” le risponde Kate, inclinando
la testa e portandosi le mani ai fianchi “Sono un poliziotto,
devo stare comoda!”
“E quei tacchi
vertiginosi, allora?” ribatte Madison indicando degli stivali
ai piedi del letto.
“Quelli...è un
altro discorso... mi piacciono! E poi per me sono comodi...”
risponde sulla difensiva.
Lanie sorride “Io non
capisco come tu riesca a correre con quei cosi”.
“Io? E tu allora? Come
riesci ad usare le mani con quelle unghie!” risponde
infilandosi un abitino nero elegante.
La bruna si guarda le mani,
soddisfatta della sua manicure perfetta.
“No, levatelo, troppo
chic. Ti viene a prendere alle 17.00 ciò significa che non
è un appuntamento galante” sia Lanie che Kate
pendono dalle labbra della bionda “Ha in mente qualcosa prima
di cena. Forse un museo. Così sei troppo elegante. Quello va
bene se ti avesse portato solo fuori a cena”.
Lanie la guarda meravigliata
“Tu sei il guru degli
appuntamenti!”.
Maddie sorride entusiasta per il
complimento “Lo so” poi solleva la rivista
femminile “Mi documento molto!”.
“Lì sopra non
c’è scritto come ci si veste ad un appuntamento a
sorpresa?” sbuffa Kate gettando il vestito sul letto e
sedendosi accanto alle amiche, con solo la biancheria intima addosso.
“Non su questo numero, mi
spiace” ammette un po’ sconfitta “Ma
nella sezione ‘cucina’ spiegano il significato
della parola avocado!”.
Kate scuote la testa per niente
sorpresa da quell’uscita.
“Beh, se siete in
imbarazzo e cala il silenzio, potresti sempre usarlo come argomento di
discussione” le dice Lanie prendendola in giro.
Kate le scocca
un’occhiataccia ma la dottoressa non demorde “Dai,
leggi, sono curiosa!” dice a Madison, divertita.
La bionda imposta la voce e
comincia a leggere “Nella
lingua Nahuatl, parlata dagli Aztechi, la parola "ahuacatl", da cui
deriva "avocado", significa testicolo”.
Le
tre scoppiano a ridere simultaneamente.
“Vorrei
proprio vederti mentre lo usi come spunto
di conversazione!” Lanie abbraccia Kate mentre ride a
crepapelle.
La
detective si copre il volto rosso con entrambe le mani.
“Aspettate,
l’articolo prosegue” da dietro le mani di Kate si
sente un “Pure!!??” che però viene
ignorato e Madison prosegue “Le popolazioni native
dell'America centro-meridionale coltivavano questo frutto prima
dell'arrivo di Cristoforo Colombo e scelsero un nome evocativo della
morfologia del frutto stesso”.
“Ma
è proprio a forma di testicolo?” domanda Lanie,
ormai con le lacrime agli occhi “Non ce l’ho
presente l’avocado”.
Maddie
ruota la rivista mostrando alle due la foto accanto
all’articolo “L'avocado fu descritto dai
conquistadores come un frutto abbondante, con una polpa simile al burro
e caratterizzato da un....” si lecca in maniera volutamente
provocatoria le labbra “....ottimo sapore”.
“Schifosa!”
commenta Kate, ancora ridendo, mentre ritorna davanti
all’armadio.
Lanie è ormai persa in
un vortice di risate quando suona il campanello.
“Ok, dottoressa Parish!
Si ricomponga e vada ad aprire la porta!” ordina
all’amica e poi controlla l’ora “Dio,
mancano solo due ore e sto ancora in mutande” sospira dando
una piccola testata all’anta dell’armadio.
Mentre Lanie esce dalla stanza per
andare alla porta d’ingresso Madison si tira su e si siede
composta “Secondo me ti porta a visitare qualcosa, poi cena
ed infine passeggiata o magari ti porta a teatro” spiega il guru “Perciò
devi metterti qualcosa sia di pratico per il pomeriggio ma che sia
anche un po’ elegante per la cena e la serata.... pantalone
gessato, maglia aderente ma abbastanza lunga e sopra
solo una giacchina o un leggero coprispalle a maniche lunghe”
annuncia soddisfatta “Le serate sono ancora abbastanza
tiepide ma se proprio hai freddo...”
Kate la interrompe. Conosce la
risposta “Mi faccio prestare la sua giacca!”.
Maddie la guarda sorpresa
“Brava la mia allieva!!” la applaude orgogliosa.
Sorride, Kate, contenta di avere
trovato una soluzione, mentre cerca i pantaloni gessati tra i vari
appesi.
“Non so tu Kate, ma io ho
un forte dejavù in questo momento” Lanie torna in
camera con una grande scatola quadrata in mano.
Madison spalanca occhi e bocca
“Ti ha comprato un vestito!!” si volta di scatto
verso Kate “Sposalo!”.
Con un gesto del braccio Kate la
ignora fissando agitata la scatola.
“E non è
nemmeno la prima volta!!” sussurra Lanie a Madison.
“Apri apri
apri” saltella la bionda sul letto, facendo spazio a Lanie e
alla scatola.
Ma Kate non sembra muoversi.
“Tesoro stai
bene?” domanda Lanie passandole una mano davanti agli occhi.
“Alexis ha detto che mi
conosce bene. Ha detto di non preoccuparmi!” sbotta Kate.
Le altre due si guardano perplesse
“È come l’altra volta, è un
vestito da sera, non capite?! E io non sono tipo da galà o
cene di beneficenza. Non fanno per me! Patatine fritte e Hamburger,
questa sono io!”.
“Kate,
respira....” Lanie viene subito interrotta.
“Castle dovrebbe saperlo!
Va bene una cena elegante, ma addirittura un vestito da
sera?” è quasi paonazza.
Madison le mette una mano sulla
spalla “Magari non c’entra nulla con
l’appuntamento. Ti ha solo voluto fare un regalo”
cerca di rassicurarla ma ottiene l’effetto contrario.
“Peggio! Pensa di
corteggiarmi comprandomi un vestito costoso? Non
m’interessano i suoi soldi! Non m’interessano
vestiti e gioielli!” allontana la scatola verso un angolo del
letto.
“Tesoro, le prendi
veramente male le sorprese!” commenta Lanie, stupita da
quell’atteggiamento “A me sembra che sia tu a non
conoscere affatto Castle. Ti ha mai trattata come una
qualunque?”
Kate, spiazzata, osserva lo sguardo
minaccioso di Lanie. Inoltre Madison sta facendo un buco con gli occhi
alla scatola da quanto la sta fissando.
“Ho perso la testa,
eh?” le due annuiscono vistosamente “Non mi
aspettavo un regalo....Ok, apriamo quella scatola!”.
“Si!” Maddie la
riavvicina a loro e toglie il coperchio. Due lembi di carta velina ne
coprono il contenuto.
Kate delicatamente li scosta e un
indumento di pelle nera appare. Lo solleva curiosa.
“È un
giubbotto di pelle” esclama poco convinta. Castle sa che lei
ne ha almeno un paio così.
Maddie si fionda sulla scatola
“E questi sono i suoi pantaloni!!”.
Kate si toglie il giubbotto da
davanti al volto per guardare ciò che stringe Madison
“Non ci credo...” commenta con un filo di voce.
“E questa è
una magliettina con il logo originale Harley
Davidson” Lanie
si illumina “Cosa mi hai raccontato tempo fa? Ti stavi
divertendo a torturarlo un po’ e gli hai detto Non
sopporteresti la mia vista in tuta di pelle nera a cavallo di una moto o
qualcosa del genere no?”.
Kate resta a bocca aperta,
ripensando a quell’episodio.
“Bad girl!”
le dice Madison, complimentandosi “Ti conosce il ragazzo e
anche molto bene!”.
Sul fondo ormai vuoto della scatola
Kate nota un biglietto “Brum Brum detective” legge
ad alta voce.
Lanie ride “È
già senza parole al pensiero di vederti vestita
così!”.
“Quindi.... devo
indossarla...” domanda, ancora un po’ stranita.
Le sue due amiche annuiscono di
nuovo. Questa volta con un sorriso a trentadue denti stampato in faccia.
“Ok, sentite, mi faccio
una doccia al volo e poi la provo” Kate butta un altro
sguardo all’orologio “Un momento. Devo andare
all’ospedale a prendere Peter, la seduta di fisioterapia
è quasi terminata”.
“Ferma lì non
ci pensare nemmeno, vado io in ospedale a prenderlo!” si
offre Madison “Tanto ci dovevo andare comunque più
tardi. Su, fila a farti bella!”.
Kate la ringrazia e obbedisce.
“Ok ragazzino, mi hai
trascinata fino qui solo perché non so resistere a quegli
occhietti tristi, ma ora che si fa?” domanda Madison,
parcheggiando fuori dalla Columbia.
Peter controlla il messaggio di
Alexis “Aspettiamo dieci minuti che finisca la lezione di
statistica e poi ci raggiunge”.
“T’è
presa proprio brutta eh!” gli dice disegnando un cuore
nell’aria con gli indici delle mani.
“In questi giorni non
l’ho vista tanto, aveva sempre da studiare” spiega
Peter “E nel weekend non so cosa farà”
si stringe nelle spalle “Voglio solo salutarla”.
“T’è
presa bruttissima!!” ripete quindi Madison.
Peter ride e ripone il cellulare
“Tu invece? T’è presa brutta per
qualcuno?” domanda a sua volta, mentre aspettano.
Maddie sospira “Mi sa di
sì”.
“Si? Fantastico! Quando
ce lo presenti?” domanda interessato.
“Presto”
Madison si mordicchia un pollice “Stiamo insieme da due mesi
ormai, mi sa che ora di sottoporlo al severissimo giudizio degli
amici”.
“Ted Grayson”
Peter la guarda sorridente “Te lo ricordi? Era il tuo ragazzo
al liceo. Quando tu e Kate mi facevate da babysitter e parlavi di lui
ti mordicchiavi sempre il pollice”.
Madison ricambia il sorriso
spostando la mano e guardandosi il dito “Oddio mi piaceva da
impazzire” si allunga sul sedile perdendosi nei ricordi fino
a che questi non si fanno tristi.
“Tutto bene?”
le chiede preoccupato.
“Con Ted Grayson ho preso
una bella batosta sai? Non mi sono più innamorata
così di nessun’altro... beh fino ad
ora!” spiega, ritrovando il sorriso solo al pensiero del suo
nuovo ragazzo.
“Davvero?”
mormora Peter stupito.
“Già.... mi
sono piaciuti altri ragazzi, poi altri uomini... ma non
così... e invece adesso...” Maddie gesticola presa
dal discorso “È stato un colpo di fulmine capisci?
Bang!” batte le mani di colpo per dare enfasi a
quell’ultima parola.
“Se ti capisco? Strada,
auto, bang, Alexis!” cantilena divertito lui.
Il suono di un sms interrompe la
conversazione.
Peter legge “È
lei, ci sta cercando” entrambi guardano dal finestrino verso
l’ingresso dell’Università
“Eccola!”.
Madison abbassa il vetro e si
sporge, attirando l’attenzione di Alexis.
“Ti
dispiacerebbe...” Peter inclina un po’ la testa,
alludendo con gli occhi.
La donna scende dall’auto
lasciando il posto alla ragazzina “Cinque minuti ragazzi, mi
prendo un caffè a quel chiosco laggiù e poi ti
riporto a casa!”.
“Sei un mito”
le dice Peter mandandole un bacio con la mano.
Madison scuote la testa
“Si, si, bacia la tua ragazza va...” risponde
allontanandosi.
“Subito!” e
senza farselo ripetere due volte, saluta Alexis e iniziano a baciarsi.
Alle 17:00 in punto, vestita e
truccata, sente un inconfondibile rombo provenire dalla strada.
“Non è
possibile....” veloce si affaccia alla finestra.
Castle, sul ciglio della strada,
appoggiato alla sua Harley Softail del ’96 la saluta
togliendosi i Rayban.
Chiude casa e in tempo record
è tra le sue braccia.
Castle la solleva da terra
“Ehi bellissima! Perché non mi saluti sempre
così?”.
A quel commento Kate si stacca da
lui “Brum brum detective??” domanda a braccia
incrociate.
“Ho perso le parole al
negozio di Harley, perdendomi in mille fantasie” le risponde
alludendo con gli occhi “Fatti guardare” le prende
la mano e la fa roteare su sé stessa “Sei da
infarto!”.
Kate arrossisce come sempre
“Grazie” poi guarda la sua moto e comincia a
pensare “Come hai fatto a prendere la mia moto dal
garage?”.
“Hai presente la moglie
del tuo portiere? Mi adora!”.
* Born
to be wild - Steppenwolf
- http://www.youtube.com/watch?v=hIfvwwPSHCI
Ivi’s Corner:
Vi vedo già tutte
lì a controllare su google immagini la foto
dell’avocado!
Ahahahahahahahahahahahahahahahahahahahah
Non mi sono inventata nulla eh,
è tutto vero! La fedele rivista di Maddie, lo sappiamo bene,
dice solo la verità u.u ^___^
Qualcuna mi aveva detto che le
sarebbe piaciuto vedere di più Kate, Lanie e Maddie e io le
risposi di pazientare... et voilà xD
E ce ne saranno altri di momenti
simili...
Ah, tenete il cellulare a portata
di mano per chiamare il 911...il cuoricino di Castle
infarterà a breve se fissa ancora un po’ la sua
musa in tutina di pelle xD ma se l’è cercata lui
u.u
Che altro dire, anche Madison
è innamorata quindi, viva l’ammmmmoreeeeee *-*
Buona settimana donzelle!
Baci baci
Ivi87
|
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Capitolo 12 *** # 12 - Good Time ***
#
12 – Good Time
“Tu
sai guidare una Harley?”
Castle
si rimette gli occhiali da sole, appoggiandoli sulla punta del naso
“Non mi
piace questo tuo tono scettico!” poi con l’indice
della mano li spinge al loro
posto.
“Guidare
una Vespa, non è esattamente la stessa cosa che guidare una
Harley” lo
rimprovera divertita.
Come
sempre, Castle la ignora e monta in sella dando modo a Kate di
osservarlo bene.
Oltre
ai Rayban e al giubbotto di pelle indossa una maglietta bianca con lo
stesso
logo della sua ed un paio di jeans neri “Lo sai che ti sei
vestito da Josh?”.
Castle
si volta a bocca spalancata “Non posso credere che tu
l’abbia detto!”.
“Cosa
saresti? Writer motorcicle boy?”
Kate
si diverte continuando a prenderlo in giro.
Lui
assottiglia lo sguardo pronto alla vendetta “Se tocco questo,
cosa succede?”
avvicinando pericolosamente la mano all’acceleratore.
“No
no no per carità!!” Kate si fionda su di lui,
bloccandogli la mano.
Castle
le fa lo sguardo da cucciolo “Aww ti preoccupi per
me?”.
“Mi
preoccupo per la mia moto!” risponde lei, accarezzando la sua
due ruote.
“Bugiarda!”
la canzona ridendo.
“Io
non dico bugie” si difende Kate.
Castle
la guarda un po’ più serio “Magari
qualcuna la dici” per poi pentirsene subito.
Non
voleva dirlo. Voleva sapere, ma non così.
“Scusa”
Castle ritrova immediatamente il sorriso “Dai, sali davanti e
fammi vedere come
si fa”.
Da
quando, quella sera di tre mesi fa, lui le aveva detto ‘Because I love you! But you already know that,
don’t you?’ sapeva
che presto o tardi avrebbe dovuto dare
delle spiegazioni.
Kate
abbassa lo sguardo, sentendosi colpevole “Vuoi
parlarne?”.
“Arriverà
il momento” risponde solamente, scivolando indietro sulla
sella per farle
spazio.
Kate
annuisce e sale sulla sua Harley “Destinazione?”.
“Aspetta
che entro in modalità navigatore sexy” si
schiarisce la gola mentre vede la
nuca di Kate dondolare a destra e sinistra, poi con voce bassa e
suadente le
dice “proseguire sulla statale ovest per dieci chilometri,
tenere la sinistra
in direzione del porto. Destinazione: Coney Island”.
Dallo
specchietto destro, Castle vede spuntare un bellissimo sorriso felice
sul volto
di Kate.
Infilato
il casco, Kate sgasa un paio di
volte
da ferma.
Istintivamente
Rick si aggrappa ai suoi fianchi.
“Tieniti
forte Castle!”.
“Mi
prendi in giro?” domanda Peter, mentre quasi si strozza con
una birra,
gentilmente presa in prestito dal frigorifero di Kate.
“Ti
giuro di no!” Alexis ride, mentre accantonano i libri.
Madison
li ha riportati a casa da almeno venti minuti ma Peter ha subito
trovato il
modo di evitare lo studio, domandando alla rossa dei suoi ex.
“Ma
è un nome da ragazza!” insiste incredulo.
Alexis
allarga le braccia “Non potevo di certo chiedergli di
cambiarlo”.
“Ashley....
oddio.... Ashley!” continua a ripetere Peter “Ma
cosa pensavano i suoi genitori
quando è nato?” le domanda senza aspettare la
risposta “Erano ubriachi?”.
“Sarà
stato il dolore del parto” gli dà corda lei
“Ma questo giustifica solo sua
madre” si sente un po’ in colpa a prendere in giro
il suo ex, ma per la prima
volta sente anche di stare finalmente voltando pagina.
“Esatto!!
Come può suo padre non essersi opposto!!” esclama
gesticolando.
“Ok,
abbiamo parlato di me a sufficienza, ora torna a studiare!”
ordina Alexis
chinando il capo sui suoi appunti.
Peter
inizialmente sembra obbedire. Poi alza gli occhi dal suo libro e
osserva
Alexis.
Come
lei se ne accorge, riabbassa veloce lo sguardo.
Lascia
passare qualche minuto poi, di nuovo, alza gli occhi verso la ragazza.
Stessa
scena. Alexis si sente osservata e alza a sua volta lo sguardo,
costringendolo
a fingere di tornare a studiare.
“Cosa
c’è?” domanda dopo l’ennesimo
scambio di sguardi furtivi.
“Mi
annoio...” sbuffa Peter, chiudendo il libro con un gesto
secco.
Alexis
lo guarda severa “Tra non molto comincerai a seguire le
lezioni in classe, è
bene che ti prepari a dovere!”.
“Ma
sei una schiavista!” le dice Peter riaprendo il libro.
Alexis
sorride maliziosa “Prima finiamo il capitolo prima possiamo
andare sul divano…”
sussurra innocentemente, fingendo poco interesse.
Peter
raddrizza la schiena di colpo, afferra la matita e legge avidamente
ogni riga
del testo.
Beckett
e Castle scaricano la Harley dal Ferry Boat e in pochi minuti trovano
uno
spiazzo erboso, abbastanza grande e isolato.
Entrambi
si levano il casco e lo posano a terra. Kate sembra conoscere bene il
posto e
questo non è passato inosservato allo scrittore.
Scende
dalla moto lasciando campo libero a Rick.
Castle,
già gasatissimo, impugna con impeto il manubrio.
“Sei
certo di volerlo fare?” domanda ancora una volta Kate.
L’uomo
sbuffa “Me l’hai ripetuto per tutto il tragitto sul
Ferry; sì, sono sicuro!”.
Kate
annuisce “Ok, allora....” si sfrega le mani
fissando lui e la moto. Già lo vede
disteso a terra in un bagno di sangue e la sua povera moto ridotta in
mille
pezzi “Sei sicuro di essere sicuro?” domanda poi
ancora, a metà tra il
divertito e il preoccupato.
Con
lui è sempre così. Non sa mai se ridere o
piangere.
“Non
sarai accusata della mia morte prematura, tranquilla!” Castle
le dà un buffetto
sulla spalla e poi con la stessa mano batte un colpo sulla sella
“Tu hai
guidato la mia Ferrari? E io ora guido la tua Harley! Forza,
insegnami!”.
“Innanzi
tutto, non picchiare la mia moto!”.
Castle
ride e accarezza il punto appena colpito “Scusa
moto”.
“Va
bene, allora, mani sul manubrio” dice posizionandosi di
fronte a lui,
scavalcando la ruota anteriore.
Castle
ubbidisce immediatamente e un sorrisino soddisfatto spunta sul viso
della
detective.
“Freno?”
domanda tornando seria.
Richard
apre il palmo della mano destra, fino ad afferrarlo
“Questo!”.
“Bene”
e mentre Kate lo dice la sua mano sinistra si posa su quella destra di
lui
“Frizione?”.
Come
prima, Castle apre il palmo della mano sinistra e afferra anche quella
levetta.
“Bravo!”
esclama lei, mentre ora ha entrambe le mani su quelle di Castle.
Le
stringe forte tra le sue e rilascia un bel respiro “Ora,
lascia lentamente la
frizione”.
Castle
fa cenno di si con la testa ma non può fare nulla
finché Kate non si sposta.
“Lentamente!”
ripete lei, conoscendolo.
Titubante,
gli lascia le mani e si mette di lato alla moto.
Con
forza, Castle raddrizza la moto e con il tallone leva il cavalletto.
Istintivamente
Kate si mette una mano davanti agli occhi, ma sbircia attraverso
l’indice e il
medio.
Con
un boato la moto singhiozza in avanti per poi spegnersi immediatamente.
“Lentamente
Castle!! Lo sapevo!!!” urla Kate indispettita.
Castle
punta i piedi per terra e si porta le mani alle tempie “Wow,
che potenza!! E’
stato fantastico!!” poi si volta verso di lei con sguardo
malizioso “Ora
capisco perché ti piace!”.
“Castle!”
Kate non fa in tempo ad aggiungere altro perché lui la
interrompe.
“Voglio
riprovare!” mormora sistemandosi meglio gli occhiali da sole
prima di
riappropriarsi del volante.
“Si,
come no, scendi!” ordina Kate.
“No
davvero, ho capito, è un po’ come con i pedali
dell’auto....” Castle dà gas un
paio di volte e lentamente, e miracolosamente, rilascia con delicatezza
la
frizione e la moto comincia ad avanzare.
“Woah....visto!!”
le urla Castle, un pezzo più avanti.
Kate
comincia a correre per raggiungerlo “Dovresti andare dritto
però!”.
“Eh,
adesso pretendi troppo” le risponde una volta che lei lo ha
raggiunto.
“Che
ne dici, tu fai jogging e io ti scorto in moto, eh? Ti faccio da bodyguard!!” propone tutto
sorridente e
soddisfatto.
Mentre
corre al suo fianco, Kate alza gli occhi al cielo domandandosi come gli
vengano
in mente certe cose “Io ho un’idea
migliore!” annuncia rallentando ancora di
più la sua andatura “Pronto?”.
Castle
sgrana gli occhi “Pronto? Pronto per cosa?” nessuna
risposta alle sue spalle
“Kate?”.
Per
paura di sbilanciarsi evita di voltarsi ma controlla la situazione
dagli
specchietti retrovisori.
Vede
Kate prendere una piccola rincorsa.
“Non
starai per...” un tonfo alle sue spalle conferma il suo
pensiero “....saltare
su una moto in corsa!”.
Kate
allaccia le braccia sui suoi fianchi e si stringe bene alla sua schiena
“Stai
facendo i due all’ora Castle.... piuttosto, guarda avanti.
Gomiti bassi.
Bravo”.
Rick
obbedisce a tutti i suoi ordini acquisendo sempre più
sicurezza.
“Gira
piano e torniamo a prendere i caschi” Kate sussurra, ora
più dolcemente “Così
vediamo se riesci ad arrivare almeno ai sessanta
all’ora”.
“Mi
hai interrogato così tante volte che se non lo passo io
questo corso, allora
non lo passerà nessuno” esclama Peter mentre si
siede sul divano e appoggia la
gamba indolenzita sul tavolino.
“Lo
faccio per il tuo bene” Alexis sistema il tavolo da pranzo
riponendo libri e
penne.
Peter
sorride, slacciandosi il tutore “Sai, credo che
diventerò intelligente, frequentandoti!”.
“Sei
già intelligente” risponde Alexis avvicinandosi
“Quando non fai stupidaggini
come levarti il tutore!” lo ammonisce poi.
Lui
si allunga sul divano con gli occhi chiusi, tirando un sospiro di
sollievo
“Solo cinque minuti, lo giuro!”.
“Lo
fai spesso?” domanda allarmata.
Peter
ride “Quando non c’è Kate,
sì!”.
Alexis
vorrebbe sgridarlo ma in fondo lo capisce “Arrangiati, la
gamba è tua!”.
Si
allontana a braccia incrociate, un po’ preoccupata.
In
poco più di due settimane prova già dei
sentimenti molto forti per Peter che
non vuole frenare ma che fatica a comprendere.
Forse
perché non è il tipo di ragazza che di solito si
lascia andare facilmente.
Forse
perché non aveva mai incontrato un ragazzo così.
Con
questi pensieri apre il frigorifero e prende un’altra birra e
un’aranciata.
“Che
fai?” domanda Peter quando la sente aprire anche il freezer.
Alexis
si blocca con lo sportello aperto “Prendo del ghiaccio per
me”.
“Lascia”
Peter si riallaccia il tutore e la raggiunge in cucina “Sei
un ospite, faccio
io”.
La
ragazza sorride, compiaciuta da quella premura nei suoi confronti e lo
lascia
fare.
Peter
fa scivolare con attenzione due cubetti, dallo stampino al bicchiere
colmo e
insieme tornano sul divano.
Entrambi
bevono un sorso e poi posano le bevande sul tavolino “Film?
Telefilm? Cartone
Animato? Pomiciata selvaggia?” domanda Peter con la sua
solita aria
sbruffoncella.
Alexis
gli molla un leggero schiaffetto sulla guancia “Secondo
te?” domanda, retorica,
prima di afferrarlo per la maglietta e tirarselo addosso.
Una
ventina di minuti dopo, Castle parcheggia con attenzione in uno spiazzo
ghiaioso, accanto ad una fila di alberi che costeggiano un grande prato.
Kate
si leva il casco “Come mai tutte queste auto?” si
guarda attorno curiosa,
sentendo della musica provenire da dietro la fila di pioppi
“Non lo ricordavo
così questo posto....”.
“Di
giorno è il parco per famiglie che conosci tu....”
Castle le appoggia le mani
sulle spalle e la conduce verso l’entrata del parco
“....ma qualche sera
all’anno si trasforma!”
Kate
cammina spinta da Castle “Lasciami indovinare, questa
è una di quelle sere”.
“Molto
bene, detective!”.
Svoltano
l’angolo ed entrano nel grande prato.
Kate
spalanca immediatamente occhi e bocca, sorpresa dalle decorazioni
luccicanti,
le bancarelle e le attrazioni per i più piccoli.
Castle
la osserva, con il naso all’insù, come una bambina.
“Benvenuta
alla 5a fiera annuale di Coney Island” le dice Castle con un
sorriso trionfante
per essere riuscito a stupirla.
Ecco
perché Kate non ne sapeva niente. La fiera viene organizzata
solo da cinque
anni, lei invece è da quando ne aveva diciannove che non
visita l’isola.
Perde
il filo dei suoi pensieri quando vede Castle offrirle la mano. Ogni suo
gesto,
anche se piccolo, riesce sempre a farle battere il cuore.
Senza
esitazione, intreccia le dita con le sue e cominciano a camminare tra
le
bancarelle.
“È
tanto che non torni qui?” domanda Castle.
Il
sorrise le sparisce per qualche secondo dal volto e lo scrittore lo
nota
immediatamente, arrestando il passo “Riguarda tua madre,
vero?”
“Dopo
il funerale io e mio padre venimmo qui. Passammo una bella giornata e
scacciammo via per un po’ la tristezza” spiega Kate.
Rick
sorride comprensivo “E questo lo rende un bel ricordo o un
brutto ricordo?”.
“Entrambi”
risponde, ritrovando il sorriso “Io voglio provare
quello!” guarda avanti e
tira Castle per un braccio.
“Il
tiro a segno? Davvero Kate? Da quando ti piace vincere
facile?” esclama
allungando una banconota da cinque dollari al ragazzo dietro il bancone.
“È
una sfida Castle!” il ragazzo le porge la piccola pistola a
pallini e Kate
immediatamente colpisce il centro del bersaglio con tutti e sei i colpi.
Il
giovane strabuzza gli occhi “Mai visto fare una cosa del
genere da una
ragazza!!”.
Kate
gongola soddisfatta “Coraggio scrittore, fai del tuo
meglio!”.
Una
volta ricaricata l’arma e cambiato il bersaglio, Castle
prende la mira e
accetta la sfida.
I
pallini gialli forano il bersaglio in vari punti distanti tra loro,
nessuno di
essi però al centro.
Il
ragazzo stacca il foglio dalla parete e lo porge a Castle, mentre a
Kate regala
un piccolo unicorno di peluche, in premio.
Castle
osserva il suo operato con un piccolo sorrisino in volto.
“Mi
prendi in giro?” commenta invece Kate, conoscendo bene le sue
capacità di
tiratore.
Lui
allarga ancora di più il sorriso e volta il foglio.
Dietro,
senza i cerchi colorati a disturbarne la forma, i fori dei pallini
danno vita
ad un cuore.
“Ah...wow....io....”
Kate è praticamente senza parole.
“Non
te l’aspettavi eh?” gongola lui ora, con profonda
soddisfazione.
Kate
prende il foglio tra le mani come se fosse la cosa più
preziosa e delicata che
avesse mai visto.
Posa
i polpastrelli sui fori ripassandone il contorno.
Castle
comincia a preoccuparsi “Non ti stai per mettere a piangere,
vero?”.
Kate
alza gli occhi dal foglio e si solleva sulle punte, baciandolo sulla
guancia.
I
capelli di Alexis sono spettinati, sparpagliati sul cuscino.
La
sua camicetta è completamente sbottonata.
Peter
è sdraiato sopra di lei, un ginocchio affondato tra i
cuscini del divano, e la
gamba malconcia distesa tra quelle di Alexis.
Le
sta accarezzando i fianchi.
Lei
gli sfila la maglietta.
Sta
veramente accadendo?
Alexis
spalanca gli occhi “Aspetta”.
Peter
si solleva sulle braccia, allarmato dal tono della ragazza
“Va tutto bene?”.
“Si...”
Alexis deglutisce e si libera da quella posizione “Si.... ma
mio padre e Kate
staranno per tornare...” risponde abbottonandosi nervosamente
la camicia
“...non voglio fargli venire un infarto....” spiega
senza però riuscire a
guardarlo negli occhi.
Peter
si rende conto che sta mentendo ma lascia correre “Hai
ragione” risponde
mostrandole un sorriso comprensivo mentre le sistema i capelli.
Dopo
aver fatto più volte il giro del parco chiacchierando,
mangiato un hot dog e
provato tutti i giochi, musa e scrittore si spostano verso un lato del
prato
più tranquillo.
Lasciandosi
le bancarelle alle spalle, le uniche luci rimaste sono quelle delle
decorazioni
che rendono l’atmosfera più magica.
“Sembra
già Natale” commenta Kate sedendosi sul paletto
orizzontale della staccionata
che recinta il parco “Mi piace tutto questo verde!”.
“Allora
ti piacerà tantissimo l’enorme giardino nel retro
della mia casa negli
Hamptons. Magari l’estate prossima riesco a
portartici!” le dice,
posizionandosi in piedi davanti a lei.
“Abbiamo
dei seri problemi con i mesi estivi, vero?” domanda
scherzando.
Castle
annuisce “Già! Fortunatamente abbiamo tutto il
tempo per rimediare” con
l’indice della mano le tocca la punta del naso.
Il
viso di Kate si contrae in una smorfia.
“Ti
da fastidio” domanda allora Castle.
“Si!”
risponde cercando di afferrargli al volo la mano incriminata.
“Bene!
Così posso vendicarmi di tutte le tirate di naso e orecchie
che mi hai dato in
quattro anni!”.
Kate
ride nel sentire quella frase “Hai ragione, sono brutta e
cattiva!”.
“Esatto”
Castle si libera dalla presa e riesce e toccarle nuovamente il naso
“Soprattutto brutta!”.
Quando
le risate finiscono, Kate si incupisce improvvisamente.
“Forse
dovremmo parlarne… degli Hamptons intendo” inizia
Kate.
Castle
capisce immediatamente che non si sta riferendo alla loro futura
vacanza “Ti ho
invitato e hai risposto di no. Avevi un ragazzo. Di cosa dobbiamo
parlare?”
risponde tranquillo.
Kate
resta in silenzio cercando di trovare le parole, così Castle
prosegue “Era solo
per un week end. Volevo vedere se senza cadaveri di mezzo saremmo
andati
d’accordo comunque. Come minimo ci saremmo scannati tutto il
tempo e la cosa
sarebbe finita lì. Una specie di drive
test. Non c’erano secondi fini te
l’assicuro”.
“Lo
so” Kate annuisce seria “Anche perché
avrei portato con me la pistola in ogni
caso” aggiunge poi, con il risultato di strappare un sorriso
ad entrambi.
“Saresti
venuta?” ripete Castle, perplesso.
“Ho
cambiato idea, ho lasciato Tom e mentre te lo stavo per
dire…” si interrompe
lasciandogli il tempo di capire.
“È
arrivata Gina” conclude, scuotendo la testa “Mi
dispiace, è capitato per caso.
Non volevo passare l’estate pensando a te e
Demming… poi Gina ha telefonato…
faceva pressioni per il libro…” improvvisamente
realizza qualcos’altro e alza
di scatto la testa “Ecco perché ce
l’avevi con me al mio ritorno e perché non
hai mai chiamato”.
“Già.
Ed ecco perché tu non hai mai chiamato me. Mi credevi con
Demming” Kate si
stringe nelle spalle, dispiaciuta.
“Wow,
dicono che la comunicazione sia fondamentale in tutti i tipi di
rapporto”
scherza Castle.
“Mi
sta bene, così imparo a dirti subito di
sì!” si ammonisce Kate.
Castle
le sorride “Tienilo a mente perché tendo a fare
stupidaggini quando mi sento
rifiutato!” si avvicina di più abbracciandola.
“Aspetta”
Kate lo blocca per le spalle “Girati” come un
bambolotto, Castle si lascia
voltare “Fai un passo in dietro” e non appena lui
esegue Kate allaccia le gambe
hai suoi fianchi e le braccia al suo collo “Bene, sono pronta
per un altro giro
della Fiera”.
Madison
passeggia lungo il porto, teneramente abbracciata al suo uomo.
Le
piace definirlo così. Il suo uomo.
Si
sta innamorando ogni giorno di più e, per la prima volta,
non sente il bisogno
di scappare a gambe levate da un impegno serio.
Guardano
le luci dei Ferry Boat attraccati al molo.
Il
porto così illuminato ha un che di magico e romantico.
L’ultimo
Ferry della giornata sta per attraccare.
Si
ferma di colpo fissando il piccolo ponte dell’imbarcazione
“Oh mio Dio”.
“Tutto
bene?” domanda il suo accompagnatore, preso alla sprovvista.
Madison
comincia a saltellare “Guarda quella coppia!” punta
il dito verso il Ferry “La
donna appoggiata alla balaustra e l’uomo che alle sue spalle
le cinge la vita,
li vedi?”.
Quando
finalmente inquadra la coppia, il suo respiro si fa un po’
accelerato “Li
vedo”.
“Sono
i miei amici! Oh che carini! Ti ho parlato della mia migliore amica
d’infanzia,
è lei!” spiega Maddie con entusiasmo.
“Lei
è la tua migliore amica
d’infanzia?!” ripete con sconcerto lui.
“Si...
c’è qualche problema?” chiede, vedendolo
agitato.
“Dobbiamo
parlare”.
*
Good Time - Owl
City ft. Carly Rae
Jepsen - http://www.youtube.com/watch?v=x0XcOLuGkik
Ivi’s
Corner:
È,
o non è, vero che i Caskett hanno dei SERI problemi con
l’estate????
Pure quest’anno... perché ho la netta sensazione
che almeno per un piccolo
periodo Kate sarà a Washington? Magari lo diranno tramite il
‘salto temporale’
che zio Andy tanto ama ma cmq credo che lei andrà, salvo poi
pentirsene o
qualunque altra cosa si inventerà sempre Zio Andy. (Zia
Terry salvaci u.u)
So...
qualcuna potrebbe accorgersi di una scena famigliare di un tf italiano
(ogni
tanto qualcosa di buono la facciamo pure noi xD) vi sfido ad indovinare
u.u
Un altro tassello è stato messo al loro posto, hanno parlato
degli Hamptons e
superato la cosa, nel frattempo Peter e Alexis (sto ship name proprio
non s’ha
da fare >.<) studiano anatomia ehm... sorry, economia...
xD
E la fine... finisce bene il cap, no? :-p
Buona
domenica, girls
Baci
baci
Ivi87
|
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Capitolo 13 *** # 13 - Fuckin' Perfect ***
#
13 – Fuckin’ Perfect
Nella
sala d’aspetto del New York Hospital, Kate guarda divertita
la foto che Castle
le ha inviato sul cellulare.
Lui,
Ryan e Espo sorridono tenendo in mano un foglio con la scritta
‘case solved’.
Sa
che sono capaci di cavarsela anche da soli ma non vede l’ora
di tornare in
servizio.
Non
è fatta per restare inattiva.
La
dottoressa Miles le ha appena comunicato che il taglio al braccio di
Peter si è
ormai rimarginato e anche la gamba si sta rimettendo bene e che ora
può anche uscire
e provare a fare delle passeggiate se se la sente, il che la rende
libera di
tornare al distretto molto più serena.
Mentre
Peter finisce gli esercizi nella piccola palestrina, Kate risponde al
messaggio
di Castle.
“Ehi,
Kate!” la detective si volta in direzione della voce.
“Ehi,
Maddie, sono giorni che sei sparita!” la saluta allargando le
braccia.
Madison
ricambia l’abbraccio “Solo un paio”.
“Quattro,
veramente!” scioglie l’abbraccio e la guarda
“Il Q3 ti tiene impegnata? O è il
tuo misterioso ragazzo che non ti lascia respiro?” domanda
con un luccichio
malizioso negli occhi.
Maddie
tentenna “Ecco.... a proposito di questo....”
“Gli
arresti domiciliari sono finitiiiiiii” urla Peter,
raggiungendole in corridoio.
Kate
lo abbraccia felice “Sono così contenta che tu
stia meglio!”.
“Anche
io, Peter” si aggiunge la bionda.
“Grazie,
oh scusate se vi ho interrotte” si getta la sacca alle spalle
e si avvia verso
gli ascensori.
Kate
lo affianca e fa cenno a Madison di proseguire.
“Oh,
lascia stare... non era nulla di importante” scuote la testa,
forse un po’
troppo vigorosamente.
Una
volta fuori dall’ospedale Peter respira forte
“Sapete che vi dico? Sfrutterò la
mia ritrovata libertà facendomi un giro!” si mette
tutto contento le mani in
tasca “Ehm, mi presteresti i soldi per il taxi,
cugi?” domanda con un super
sorriso arruffianatore.
“Tieni,
ma stai attento e non esagerare. Fermati se ti fa male” lo
redarguisce,
passandogli qualche banconota.
“Si
mammina, ciao Maddie” Peter si allontana
zoppicando verso la fermata dei taxi.
“Bene,
ora che siamo da sole ti va di venire a pranzo da me? Viene anche Lanie
appena
finisce il turno” domanda Kate salendo in auto.
Maddie
sembra esitare, poi accetta.
A
lezione finita Alexis corre verso la metro.
È
stata un po’ sfuggevole con Peter dopo quella sera, quattro
giorni fa.
Ma
oggi è diverso.
Oggi
la dottoressa Miles avrebbe confermato a Peter la
possibilità di uscire di casa
e muoversi liberamente.
Lui
ci sperava tanto e lei non voleva più evitarlo.
Non
se lo meritava.
Arriva
di corsa a casa di Peter e Kate.
Bussa
alla porta, sperando che siano già tornati dalla visita.
“Ehi,
Alexis, entra!” Kate la invita ad entrare “Ormai
sei di casa” le dice con il
sorriso.
Con
un po’ di rossore, anche Alexis ricambia il sorriso e saluta
con un cenno Lanie
e Madison “Volevo sapere com’è andata la
visita di controllo” si guarda
intorno in cerca
del ragazzo “Dov’è
Peter?”.
“La
gamba sta meglio, non può ancora togliere il tutore ma non
è più costretto a
stare a riposo” le spiega Kate, in maniera impeccabile.
Lanie
ridacchia e prende la parole “Ergo, se
l’è svignata!” taglia corto, facendola
ridere.
“Resti
con noi, vero?” domanda Kate “Pranzo tra
donne!” annuncia porgendo il mestolo a
Madison.
“Mi
stai velatamente suggerendo di cucinare Becks?” chiede
Maddie, fingendosi
indignata.
“Hai
o non hai un ristorante?” risponde Kate con
un’alzata di spalle.
Madison
scuote la testa “Non è affatto scontato che
possedere un ristorante ti renda
automaticamente uno chef, sai!?!” risponde seria, ma poi si
volta verso Alexis
e le fa l’occhiolino “Non amo stare ai fornelli ma
modestamente ero la migliore
al corso di economia domestica!”.
“Allora
devo proprio restare!” risponde Alexis felice.
Il
taxi lo lascia proprio di fronte all’enorme colonnato in
marmo bianco.
La
Columbia University è imponente e accogliente allo stesso
tempo.
Cerca
le indicazioni e si reca verso il campus.
Ha
deciso di farle una sorpresa e vuole chiarire la situazione.
Alexis
è strana e distaccata da quando hanno quasi perso
il controllo e non vuole lasciare le cose in sospeso.
Non
vuole che si senta pressata o a disagio.
“Io
ti conosco!” esclama una ragazza, mentre esce dal portone
degli alloggi
accompagnata da due ragazzi “Sei Peter!”.
“Ehm,
si” risponde un po’ in imbarazzo.
“Io
sono Sandy, la compagna di stanza di Alexis! Ti ho riconosciuto dalla
foto di
vuoi due che tiene sul comodino” spiega velocemente.
“Ma
certo, Sandy! Alexis mi ha parlato di te, molto piacere!”
porge educatamente la
mano e la saluta.
“Anche
io ho sentito molte belle cose su di te, hai per caso un
fratello?” domanda
scherzando.
Peter
ride “No, mi spiace” poi sposta lo sguardo sui due
ragazzi che sono con lei.
Uno
ha i capelli neri, abbronzato e con la mole di un giocatore di rugby,
l’altro è
castano, pallido e sembra un fotomodello appena uscito da un catalogo.
“Oh,
perdonami, loro sono Tommy e George” si affretta a
presentarli Sandy “Insieme
ad Alexis frequentiamo il corso di giornalismo del professor
Shmidt” i due gli
fanno un cenno, poco amichevole, con il capo.
Per
un secondo sente una scarica di gelosia ribollire nel sangue, per poi
tornare a
pensare al motivo per cui si trova lì.
“Cerco
Alexis, sai dov’è? Ha una lezione?”
domanda concentrandosi solo su Sandy.
Lei
aggrotta la fronte “Per oggi ha finito.. veramente le ho
sentito dire che
sarebbe andata a casa tua…”.
Peter
addolcisce lo sguardo “Lei fa una sorpresa a me e io ne
faccio una a lei, visto
che coppia?” esclama sorridendo “Corro a casa
allora, grazie!”.
“Oddio
questo sugo è favoloso!” gioisce Lanie dopo
l’ennesima forchettata di pasta.
Madison
sorride “Ti ringrazio! Ma un po’ del merito va
anche al frigorifero super
fornito di Becks!”.
Kate
abbassa lo sguardo, sapendo dove vogliono andare a parare.
“Dobbiamo
dire grazie a Peter allora, se non fosse qui, Kate vivrebbe ancora di
surgelati
e take away” spiega Lanie ad Alexis.
La
ragazzina annuisce “Papà lo dice sempre che hai un
tempio di polistirolo nel
frigorifero!”.
Kate
le ha tutte e tre contro. Alza lo sguardo, beve un sorso
d’acqua e le guarda
indifferente “Se non si fosse capito, vi sto
ignorando!”.
“Permalosa!”
sussurra Lanie meritandosi un’occhiataccia.
“Su,
su, hai altre qualità!” scherza Madison.
Kate
incrocia le braccia e distende la schiena contro la sedia
“Hai ragione! E sai
una di queste qual è? L’intuito!” vede
tutti gli sguardi puntati su di sé e
prosegue “Voi due…” indica Alexis e
Maddie “…avete qualcosa in mente! Siete
strane ed evasive”.
Dopo
un primo momento di silenzio le due accusate si sentono in dovere di
replicare.
“Ho
molto da studiare!”.
“Sono
piena di lavoro!”.
Negano
entrambe le accuse di Beckett.
A
Lanie sfugge una piccola risata davanti a quelle facce preoccupate
“Beccate!”.
“Direi
di cominciare dalla più giovane. Alexis, dicci
tutto!”
La
ragazza si trova tre donne adulte con occhi e orecchie spalancate,
bramanti di
sapere.
Kate
le accarezza la mano, incoraggiandola “Peter ha detto che
è successo qualcosa,
ma non sa bene cosa…e che lo eviti…”.
Alexis
sembra voler parlare, invece non riesce ad emettere suono.
“Nessuna
di noi è una santa e si permetterà di giudicare,
te lo garantisco. Però
possiamo provare a consigliarti” è Lanie questa
volta a rassicurarla.
“È…imbarazzante…”
sussurra arrossendo vistosamente.
Maddie
scalpita “Uhhhhh si tratta di sesso allora! Chiedimi quello
che vuoi, non c’è
nulla che non sappia fare!” esclama fiera di sé.
Kate
spalanca la bocca, incredula.
“Becks
non ti sconvolgere!” la ammonisce subito la bionda.
“Non
dirle queste cose!” sussurra Kate cercando di non farsi
notare.
“Veramente…”
Alexis tenta di riprendere la parola.
Kate
mette le mani avanti di scatto, bloccandola
“Aspetta!” tutte la fissano,
perplesse “Che c’è? Si tratta di anche
di mio cugino no? Non sono sicura di
voler sapere… certe cose… su di
lui…” deglutisce a forza, un po’
schifata.
“Si
tratta di me. Non di lui. E questa conversazione non deve uscire da
queste
mura, intese?” la ragazza punta il dito verso tutte, con
ritrovata grinta.
Dopo
essere arrivata a Lanie, sposta di nuovo il dito verso Kate
“Non una parola con
Peter o mio padre!” ci pensa su due secondi
“Soprattutto con mio padre!”.
Kate
annuisce e la tranquillizza “Puoi fidarti”.
“Ok…”
Alexis si calma e si sistema meglio sulla sedia
“…si tratta di sesso”.
“Lo
sapevo” esclama saccente Maddie.
Lanie
le si avvicina, cambiando posto “Sei preoccupata
perché con Peter sarebbe la
tua prima volta?” domanda.
“No”
risponde solamente.
“No,
non sei preoccupata?” chiede spiegazioni Kate.
“No.
Non sarebbe la mia prima volta” specifica Alexis.
“Ok”
Kate è più imbarazzata di Alexis
“Bene” poi cerca di correggersi
“Cioè, non
bene nel senso di ‘brava, hai fatto
sesso’ intendevo…” sbuffa
irritata e Maddie la soccorre.
“Intende
dire che il problema non è la tua
verginità!” annuncia posandole una mano sulla
spalla “Respira Kate”.
“Odio
questi discorsi!” ammette Kate, abbattuta.
Lanie
scuote la testa “Ma va? Per avere qualche dettaglio piccante
sui suoi ex ho
dovuto tirarle fuori le parole con le pinze!”.
Maddie
raddrizza improvvisamente la schiena
“Già… i tuoi ex… non vivendo
qui non li ho
conosciuti… c’è qualcuno in particolare
a cui tieni ancora?” domanda Maddie,
nervosa.
“Cosa?
Ma che c’entra adesso! Su Alexis, vai avanti” Kate
ignora l’amica e torna a
concentrarsi sulla ragazzina.
“Io
e quel ragazzo…” inizia a raccontare.
“Ashley?”
azzarda Kate.
“Si…
è successo con Ashley. Prima che partisse per
Standford”.
Maddie
la blocca subito “Vi sembrava giusto fare sesso, come se
fosse un modo per salutarvi, come
un addio dato che lui
sarebbe partito e non vi sareste rivisti per un bel
po’” intreccia le dita sul
tavolo, come se avesse detto la cosa più ovvia del mondo.
“Si”
ammette Alexis, spiazzata.
“E
non ti è piaciuto” prosegue Kate.
“Si!”
ancora una volta la ragazza risponde affermativamente.
“Lui
non ha detto nulla come se fosse andato tutto alla grande lasciandoti
pensare
che sia stato brutto solo per te” conclude Lanie scuotendo la
testa.
“Si!
Oh mio Dio come fate a saperlo!” domanda Alexis, quasi
urlando.
“Ti
devo dare una notizia flash molto importante. A volte il sesso non
è bello”
Lanie cerca di restare seria ma mentre dice quella frase le tre donne
scoppiano
a ridere.
“Cosa?
Che c’è da ridere!?” domanda Alexis
spiazzata.
“In
tutti i film ci sono delle scene d’amore meravigliose, ma non
va sempre così”
cerca di ricomporsi Madison.
“Soprattutto
se lo fai per i motivi sbagliati” continua Kate “Se
non avesse dovuto partire,
avresti aspettato ancora?”.
“Credo
di sì. Non mi sentivo molto sicura. Ma anche non farlo
sembrava sbagliato” ora
che l’ha detto ad alta voce, si sente già
molto meglio.
“Hai
fatto una scelta. Giusta o sbagliata che fosse non importa. Non hai
avuto
paura, ti sei buttata e
questo ti fa
onore” le dice Kate.
Maddie
annuisce “Ora qual è il problema. Pensi che possa
andare male anche la seconda
volta?” le chiede con interesse.
“Beh
si… insomma se non ero sicura con Ashley dopo quasi un anno
che siamo stati
insieme.. credevo di amarlo eppure alla fine è stato un
disastro! Tutto, non
solo il sesso!”.
“Però
ti ho vista con Peter…” esclama Lanie con tono
molto allusivo.
“Lo
so! E sono passate a malapena tre settimane da quando l’ho
conosciuto! Non
riesco a smettere di pensare a lui e a noi insieme” racconta
con enfasi.
“Un
colpo di fulmine in piena regola!” nota Madison.
“Ma
io non ci credo nei colpi di fulmine! O almeno non ci
credevo… non lo so, sento
solo questo bisogno allucinante di lasciarmi andare e spegnere il
cervello! Di
solito non sono così, sono molto controllata ma
lui… lui…” non trova le parole
adatte.
“Ti
scuote gli ormone a mille?” prova Maddie.
“Ti
fa dimenticare di qualunque cosa?” tenta Lanie.
“Ti
fa sentire come se fossi il centro del suo universo?”
è il turno di Kate.
“Si,
si e ancora sì!” esclama esausta sostenendosi la
testa.
Le
tre donne si guardano con un sorriso malizioso e annuiscono tra loro.
“Tesoro,
tu e Peter farete i fuochi d’artificio, credimi!”
annuncia Madison tutta
contenta.
Lanie
concorda e prosegue “E non c’è una data
di scadenza o una tempistica da
rispettare. Tre settimane o un anno non fa differenza. Fai solo quello
che ti
senti di fare”.
“Che
donna saggia, dottoressa Parish” esclama Kate, intenerita.
Peter
paga il tassista e scende proprio sotto casa di Kate.
Si
blocca nell’attimo in cui il portiere sta aprendo una porta
ad una signora
anziana che Peter ha già visto qualche volta nel palazzo.
Si
guarda attorno circospetto.
Avverte
una strana sensazione di pericolo ma lì attorno sembra
essere tutto a posto.
Si
convince che sia solo paranoia.
Sua
madre l’avrebbe sicuramente avvertito se qualcuno avesse
scoperto il suo
nascondiglio.
Lascia
perdere i brutti pensieri e dopo due minuti in ascensore è
sul pianerottolo del
suo momentaneo appartamento.
E
di fronte a lui c’è Alexis.
“Ehi,
stavo per tornare al campus, Sandy mi ha avvertita con un
sms!” dice
abbracciandolo.
Peter
sorride “Sono arrivato in tempo allora!”.
“Kate
mi ha detto della gamba, fai progressi! Sono contenta!!”
esclama, ricambiando
il sorriso e lasciandogli un piccolo bacio sulle labbra.
“Mi
baci, mi abbracci...No mi eviti più?” domanda
perplesso.
Alexis
scuote la testa “No!” poi sorride nuovamente
“Anzi, quand’è che ci
vediamo?”.
“Lunedì
inizio a frequentare le lezioni perciò se domai sei libera
direi di fare un
ripasso generale dei primi capitoli” risponde Peter.
“Sono
d’accordo, ma io intendevo quand’è che
ci vediamo…” assottiglia lo sguardo e
abbassa la voce “…da soli…”.
Peter
si illumina come un albero di Natale, scioglie l’abbraccio e
apre la porta di
casa “Kaaaaate! Quando esci di nuovo con lo
scrittore???!!!!” urla
affacciandosi all’interno dell’appartamento solo
con la testa.
Kate
sobbalza sul divano “Ciao anche a te!” lo saluta,
ironica.
“Rispondiiiii!!”
insiste lui.
“Domenica!
È l’ultima sera libera, poi lunedì
torno al distretto. Perché?” ma la sua
domanda viene ignorata.
Richiude
veloce la porta “Domenica sera sarebbe perfetto!”.
Alexis
ride di gusto mentre lui la bacia, accompagnandola
all’ascensore.
Peter
preme il pulsante e si ricorda di una cosa “Non mi hai detto
che frequenti
giornalismo con Jacob ed Edward! Mi sembrava di essere in
Twilight!”.
“Su
non fare il geloso” lei gli spettina i capelli e scompare
nell’ascensore.
Quando
Peter rientra in casa, si lancia su Kate “Qualunque cosa tu
le abbia detto
sappi che ti adoro!”.
“Le
serviva solo una chiacchierata tra donne e si da il caso che pranzare
con me,
Lanie e Madison sia stato terapeutico” accenna Kate.
“Avete
parlato di me?” domanda lui, curioso.
“Non
ci provare, ho le labbra cucite!” esclama perentoria.
Peter
mette il broncio “Eddai, devo sapere!! Magari ho fatto o
detto qualcosa di
sbagliato, devi dirmelo!”.
Lei
scuote vigorosamente la testa.
“E
se starnazzo?” domanda, facendole gli occhioni cucciolosi.
Kate
non riesca trattenere una risata “Sei impossibile! Ti dico
solo che non
riguardava te, ok? Non hai fatto niente di sbagliato”.
“Davvero?”
domanda, sollevato.
“Si,
davvero” Kate gli sorride, felice di vederlo così
preso e innamorato. Poi
assottiglia lo sguardo subdolamente “Ora starnazza,
paperottolo!”.
*
Fuckin’ Perfect – Pink - http://www.youtube.com/watch?v=J2VUlzuyfNg
Ivi’s
Corner:
Serata
tra donneeeee!!
Almeno
una volta a settimana dovrebbe essere obbligatoria u.u
Soprattutto
se una delle partecipanti è un tipino
vispo come Maddie ahahahahah
Alexis
si schiarisce le idee e Peter si fa la sua prima gitarella senza cane
da
guardia xD
E
Castle? È partito per l’Alaska! u.u
Naaaaa,
niente paura, sta progettando il terzo appuntamento (poi giuro che
smetto di
descriverli uno ad uno.. mi servivano i primi tre però
>.< ihihihih )
Buona
settimana,
Baci
baci
Ivi87
|
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Capitolo 14 *** # 14 - Head over hills ***
#
14 – Head over heels
Bagno
caldo e rilassante con un nuovo bagnoschiuma al latte di riso e fiori
di
ciliegio. Fatto.
Piastra
ai capelli. Fatta.
Collant
neri con ricami vari. Indossati.
Dècolletè di vernice rossa. Messe.
Vestito
rosso lungo fino a metà coscia, maniche lunghe e scollo a V.
Perfettamente
cucito sul corpo di Kate.
Soprabito
piegato su un braccio.
Agitata,
Kate, bussa alla porta di Castle.
Lui
l’ha invitata a cena per il loro terzo appuntamento.
Ho
bisogno di avere un
primo appuntamento con te e poi un secondo e poi un terzo in cui ci
scambieremo
il nostro primo bacio una volta riaccompagnata a casa.
Castle
apre la porta mentre lei
ripensa a
quella frase.
“Wow,
sei bellissima!” esclama rimirandola da capo a piedi.
Kate
arrossisce come sempre “Grazie, anche tu stai bene...con il
grembiule!” scherza
guardandolo.
“Oddio,
cos’è questa macchia verde?” lui abbassa
il volto mentre lei gli tocca il naso
con l’indice “Ci sei cascato!” lo supera
e si ferma nell’ingresso, vicino
all’attaccapanni “Mi ha detto Peter di salutarti
così” si giustifica poi,
alzando le spalle.
Castle
le prende il cappotto e lo appende “Io preferisco salutarti
così” si gira e le
bacia una guancia.
“Mmm
si, anche così non è male” risponde
mentre lui le fa strada verso il tavolo.
Le
scosta la sedia “Prego signorina, si accomodi, la portata
principale sarà
servita in un attimo” pronuncia con voce impostata, da
perfetto cameriere.
“Mi
devo preoccupare Castle?” domanda con un sopracciglio alzato.
“Non
offendere lo chef!” Castle aggira il bancone e dal forno
estrae una teglia che
poi porta in tavola.
Kate
fissa la pietanza con l’acquolina in bocca.
Dall’aspetto sembrerebbe molto
invitante.
“Ecco
a lei la specialità della casa: agnello con salsa alla
ciliegia” le fa
l’occhiolino mentre pronuncia l’ultima parola
“Lo so” dice prima che lei possa
aprire bocca “La ciliegia
è strettamente
riservata ai prodotti per il corpo, mi ricordo. Ma questa la
devi
assolutamente provare” cita la frase che Kate gli disse
durante il primo
appuntamento.
“Sembra
buonissimo!” risponde con il più bello dei sorrisi.
“E
lo è!” prende una porzione di agnello
abbondantemente ricoperto di salsa e
gliela serve aggiungendo alcune patate arrosto come contorno.
Prima
di sedersi Castle afferra il telecomando e lo punta verso lo schermo.
Kate
si accorge solo grazie a quel gesto che ha portato il televisore dallo
studio
alla sala.
“E
per completare la cena...” la guarda intensamente
“...una cosa che a me non
piace molto ma a quanto pare a te, invece...” abbassa la voce
e poi sussurra
languidamente “...fa letteralmente perdere la
testa!”.
Preme
play senza voltarsi. Non vuole perdersi nemmeno il più
piccolo movimento del
viso di Kate.
Lei
si volta circospetta verso il televisore. Curiosa ma sempre allerta.
Quando
la sigla di Nebula 9 inizia, Kate spalanca occhi e bocca sorpresa.
“Mi
ha detto Peter di sconvolgerti così” le risponde
per le rime, alzando le
spalle.
Alexis
osserva il tutore abbandonato sul pavimento.
“Sei
sicuro di poterlo fare?” domanda preoccupata della sua salute
“Non devi
esagerare proprio ora che stai guarendo”.
Peter
la abbraccia trascinandola con se sul divano “Sicurissimo! Tu
piuttosto, sei
sicura?” domando preoccupato di forzarla in qualche modo.
“Non
lo so” ammette a occhi bassi “Se adesso lo
facciamo, ho paura di soffrire
ancora di più quando poi te ne andrai” spiega con
un velo di tristezza.
Peter
le accarezza il volto “L’amore è sempre
un rischio”.
Alexis
si illumina “Hai detto
‘amore’?” domanda sorridendo.
“Cosa?
Io? Nooo, ti sbagli” Peter cerca inutilmente di riacquistare
il suo cipiglio
spavaldo.
“Si,
l’hai detto!!” felice come non mai Alexis si
avventa su di lui dimenticandosi
di ogni dubbio.
Cominciano
a spogliarsi tra un bacio e l’altro gettando gli indumenti a
terra, accanto al
tutore.
“Non
esagerare adesso, tua madre è solo molto attiva”
risponde la detective
scendendo dal taxi.
“Solo
molto attiva? Mi sta facendo diventare matto!” ribatte Castle
chiudendole la
portiera.
Le
porge il braccio e le si aggrappa prontamente.
“È
normale che sia eccitata per il suo nuovo spettacolo. Sono i suoi
studenti, ci
tiene che vada tutto bene!” cerca di spiegargli Kate.
Castle
scuote la testa “Non è normale che mi porti a casa
una decina di sconosciuti
alle tre di notte e che mi smontino il soggiorno per fare le
prove”.
Kate
ride “Ma perché non provano alla scuola? Lo
spettacolo non si terrà lì?”.
“Ho
smesso di tentare di capirla... dice che porta male, non lo so, non
pensiamoci
ora... arriviamo a quell’insegna!” indica,
riportando l’attenzione sulla loro
serata.
“Paradise?”
legge Kate ad alta voce “Non sarà un night club,
vero Castle?” domanda
assottigliando lo sguardo.
Lui
sospira “Peggio, Kate, molto peggio”.
Le
apre galantemente la porta e aspetta che lei entri.
Kate
si guarda subito attorno.
L’atmosfera
è soffusa e la musica proveniente dalle casse alle pareti
è alta, perlopiù
fisarmonica e tamburelli.
La
persona più giovane in quel posto probabilmente è
il barman sessantenne.
Non
le ci vuole altro tempo per capire.
“Mi
hai portato in una balera!?”.
Alexis
si sistema i capelli e si riaccoccola sul petto di Peter.
Che
stupida pensare che sarebbe potuta andare male.
Non
è mai stata meglio in vita sua.
Peter
le sta accarezzando distrattamente un fianco.
Lei
posa il mento sul suo cuore e lo osserva.
Ha
un braccio piegato dietro la testa e gli occhi chiusi.
Sa
che non sta dormendo ma che come lei, sta assaporando il momento.
La
dolcezza si era scontrata con la passione dei baci.
Il
desiderio si era fuso con la delicatezza dei gesti.
Fuochi
d’artificio, senza ombra di dubbio.
Sentendosi
osservato Peter apre gli occhi e ricambia lo sguardo.
Si
sorridono. Si baciano. Si amano ancora.
Kate
continua guardarsi
attorno incredula.
“Davvero
Castle? Avrei detto tutto tranne che tu fossi tipo da
balera!”.
Rick
sbuffa divertito “Come sei antica! Si chiama sala da
ballo!”.
“Come
vuoi, ad ogni modo non ti ci vedo in un posto del genere. Come lo
conosci?”
domanda, entrando in modalità detective.
Castle
la conduce ad un tavolino poco più avanti e la invita ad
accomodarsi “Patterson
e sua moglie sono degli habitué. Mi hanno trascinato qui una
volta e da allora
appena posso vengo a far ballare queste favolose giovincelle”
spiega, salutando
con un cenno una signora sulla settantina.
Kate
sorride sorpresa. Non c’è giorno che lui non
riesca a scombussolarla
completamente.
Un
baldanzoso cinquantenne si avvicina “Richard! È da
tempo che non ti fai
vedere!” posa lo sguardo su Kate “E per la prima
volta sei in compagnia! Molto
bene” dice chinandosi con reverenza.
“Teddy
ti presento il detective Kate Beckett. Kate, questo è il
miglior suonatore di
fisarmonica al mondo!” Castle presenta i due e poi si rivolge
solo all’uomo
“Seratina moscia se non stai suonando.
C’è sempre stata musica dal vivo in
questo posto, cos’è questo, un cd?”.
“Si...
purtroppo la nostra cantante è malata perciò
stiamo chiedendo alle signore
presenti se qualcuna se la sente di provare, solo per divertirsi... ma
nessuna
vuole cimentarsi...” spiega amareggiato.
Castle
si fa serio “Mi dispiace davvero Teddy ma in ogni caso potete
suonare, no?”.
“L’accordo
stipulato con il proprietario di questo locale prevede una band con
cantante.
Senza cantante non veniamo pagati”.
“Simpatico!”
sussurra sarcastico Castle.
“Non
fraintendetemi, suonerei volentieri gratis per una volta ma ho
anch’io le
bollette da pagare e John, alla chitarra, ha un mutuo e due nipoti
piccole...”
Teddy gesticola nervoso “...capite che è una
situazione difficile...”.
Castle
lo interrompe “Ma certo, non ti devi giustificare”.
“Vi
lascio ora, continuo la mia ricerca” si congeda con un
sorriso tirato.
Rick
arriccia le labbra e sbatte teatralmente le palpebre “Se solo
conoscessi una
bella ragazza che sa cantare” sospira avvilito “Un
momento, ma io la
conosco!!!” esclama fissando Kate.
“Scordatelo
Castle, io non so cantare!” ribatte Kate con fermezza.
Castle
inclina la testa con scetticismo “Non sarai una
professionista ma credimi, tu
sai cantare!” la rassicura lui, accarezzandole la mano.
“Non
lo farò Castle, sono a disagio a stare al centro
dell’attenzione lo sai. Non
voglio tutti gli occhi puntati addosso!” ribadisce risoluta.
Castle
si intristisce e sfodera la sua famigerata cantilena lamentosa
“Ma Teddy deve
pagare le bollette”.
“No
Castle!”.
Labbruccio
tremulo.
“No!”
Sguardo
cuccioloso.
“Non
posso Castle, davvero...”.
Le
prende la mano e come al loro primo appuntamento ne bacia il dorso,
incatenando
i loro sguardi.
Kate
sbuffa e rotea gli occhi “Ok! Va bene!” Si alza
stizzita per non essere
riuscita a tenergli testa “Lo farò Castle, ma se
mi renderò ridicola, ne
pagherai le conseguenze!!”.
Dall’occhiataccia
che riceve, Castle sa che Kate non sta mentendo, ma sa anche che
lasciarsi
andare e divertirsi non può farle che bene.
Mentre
Alexis si riveste continua a lanciare occhiate divertite al suo
ragazzo, ancora
steso nudo sul divano “Non ti alzi proprio?”.
“Morirò
su questo divano!” sentenzia con occhi languidi.
“Non
ci pensare neanche, non è il caso di farci beccare di nuovo
e vorrei ricordarti
che quello è ancora il divano di Kate” esclama
Alexis con lieve imbarazzo.
Peter
si alza di colpo “Hai appena ucciso la magia, angelo
mio” risponde infilandosi
i boxer “Certo che potevamo aprire il divano letto e
sfruttarlo in pieno!”
constata con un pizzico di rammarico per non averci pensato prima.
Alexis
si alza sulle punte dei piedi per lasciargli un piccolo bacio sulle
labbra “È
stato perfetto così, non cambierei nulla”.
Si
rivestono, sistemano per bene divano e cuscini e si risiedono
accendendo la tv.
“Sembriamo
due normali ragazzi che guardano un film?” domanda Peter
controllando che nulla
sia fuori posto.
“Se
ti rimetti il tutore e apriamo un pacchetto di patatine direi che siamo
in una
botte di ferro” propone la rossa.
“Se
mai ci interrogassero sappi che ti difenderò fino alla
morte! Sarò il tuo alibi!”
le dice mettendosi una mano sul cuore.
“Awww”
sussurra Alexis per poi tornare seria “Non attacca, rimettiti
il tutore!”.
Una
signora si avvicina altezzosa e fiera verso Castle e la signora Black
“Chiedo
scusa, ma credo sia il mio turno!” esclama senza degnare di
uno sguardo la dama
dello scrittore.
Castle
regala un’ultima giravolta alla signora Black e poi si dedica
alla nuova
compagna di ballo.
Le
note di una scoppiettante mazurka si diffondono nella sala. Castle fa
l’occhiolino a Kate che sul palco segue attentamente le
istruzioni di Teddy.
Legge
le note e le parole su un piccolo leggio e con sua grande sorpresa si
sta
divertendo.
Anche
vedere Castle conteso da tutte quelle signore anziane la diverte da
morire.
Quando
anche quella canzone finisce, Teddy annuncia una piccola pausa.
Kate
scende veloce dal palco e Castle si affretta a raggiungerla.
Quando
si incontrano lei lo abbraccia con vigore.
“Sei
stata fantastica! Hai una voce meravigliosa Kate e...sbaglio o qualcuna
su quel
palco si stava divertendo parecchio!!” Castle è un
fiume in piena da tanto è
fiero di lei.
“Ero
terrorizzata ed elettrizzata... e Teddy è bravissimo! E tu..
ti ho visto sai,
balli davvero bene!!” Kate parlava a raffica tanto quanto lui.
Ed
erano lì sorridenti ed esultanti a fissarsi negli occhi, di
nuovo incatenati.
E
dopo la sua performance Kate si sentiva così intraprendente
che annullò la
distanza tra di loro.
Non
era una legge universale che fosse lui a darle il primo bacio per il
loro terzo
appuntamento, giusto?
Quello
era il momento perfetto.
Ora
Kate!!
“Detective
Beckett!”
A
pochi respiri dalle labbra di Castle, una voce tonante a loro ben nota
rovina
l’atmosfera.
Si
voltano di scatto. C’è della gente attorno a
loro che chiacchiera e accenna ancora qualche passo di
Walzer.
Ancora
stupiti si sciolgono dall’abbraccio, un po’
imbarazzati quando vedono un
vestito verde brillante farsi avanti tra le persone.
“Non
ci credo” sussurra sconvolto Castle.
Kate
è semplicemente incredula.
“Eccola
finalmente. Questo posto è sempre affollato” poi
nota anche l’uomo accanto a
Kate “Signor Castle! Che ci fa lei qui! E... per
l’amor del cielo chiuda quella
bocca!!” tuona il Capitano Gates.
Castle
serra automaticamente le mascelle.
“Signore,
che sorpresa...” tenta Kate, non sapendo bene cosa dire.
“Io
sono sorpresa detective, è davvero un’ottima
cantante!” si complimenta senza
troppi sorrisi o smancerie.
Kate
comincia a sentire le guance arrossarsi “G-grazie Capitano,
è stato solo... un
caso... è la prima volta...”.
Castle
cerca di soccorrerla “Viene spesso qui, Capitano?”.
“Da
poco, mio marito l’ha scoperto qualche settimana
fa...” poi il suo sguardo si
fa più severo e indagatore “E voi
due?
Venite spesso qui?”.
“NO!”
esclamano entrambi, mettendosi sull’attenti.
Castle
prende al volo la parola, cercando di fare lo spiritosone
“Guardi, non ha idea
di quanto mi ci sia voluto per convincerla a godersi il suo ultimo
giorno di
ferie! L’ho praticamente trascinata fuori di casa! E non sa
la quantità di
paroline poco carine che mi sono meritato!” gesticola,
sperando di averla
convinta.
Kate,
ripresasi di poco, tenta di dargli manforte
“Già... e come se non bastasse mi
porta qui e mi obbliga praticamente a cantare... inaudito!!”
esclama fingendosi
scocciata.
“A
me sembrava divertirsi molto, detective!” controbatte la
Gates.
Kate
annaspa “Beh...si...l’unica nota positiva della
serata!” sbuffa infastidita.
Victoria
Gates li scruta entrambi “Bene, a domani allora”
assottiglia lo sguardo e poi
se ne va di nuovo tra la folla, tornando da suo marito.
Musa
e scrittore restano un paio di minuti lì impalati, senza
sapere bene se tirare
un sospiro di sollievo o se cominciare a preoccuparsi.
Le
dita di Castle si intrecciano con quelle di Kate “Vieni,
usciamo un attimo”.
L’aria
fresca di fine settembre li avvolge piacevolmente.
“Dici
che ha capito?” domanda Kate, preoccupata.
Castle
si stringe nelle spalle “Non credo, non avrebbe lasciato
perdere così
facilmente, no?”.
“Già!”
risponde sconsolata Kate.
“Ascolta,
la Gates non rovinerà tutto. Se lo scoprirà
oppure se saremo noi a dirglielo e
non mi vorrà al distretto... faremo in un altro modo. Ti
rapirò per pranzo e ci
vedremo tutte le sere. Avrai un po’ di pace al distretto, ma
non temere, ti
farò impazzire dopo il lavoro e nei weekend” le
sussurra cercando di strapparle
un sorriso.
Kate
addolcisce lo sguardo e allaccia le braccia attorno al suo collo
“Mi baci o
dobbiamo proprio aspettare che mi riaccompagni a casa?”.
Senza
esitare, Castle unisce le loro labbra e seguendo le note di un lento,
provenienti dall’interno del locale, cominciano a dondolarsi
a tempo.
“Teddy...stanno
ricominciando...” mugugna Kate tra un bacio e
l’altro.
Rick
sorride, ma non accenna a lasciare la presa “Faranno a meno
di te per cinque
minuti” risponde facendole fare una giravolta, per poi
tornare a ballare e
baciarsi “O dieci...” sussurra sulle sue labbra
“Facciamo venti...”.
All’ennesima
pubblicità i due giovani decidono di spegnere il televisore.
Alexis
guarda l’ora “Staranno per tornare”.
“Tanto
ci vediamo anche domani” le dice con un enorme sorriso.
“Si
ma non farti strane idee, hai la tua prima lezione. Niente
distrazioni!” lo
ammonisce ma ricambia il sorriso.
“Sarò
uno studente modello! E tu sei un insegnante modello! Questo corso di
economia
filerà liscio come l’olio!” la rassicura
Peter “Però io ho solo una lezione,
poi che faccio?”
Alexis
pensa qualche secondo “Potresti andare al distretto a trovare
Kate, ci sei mai
stato?”.
“No,
mai. Brava il mio angioletto, è davvero un’ottima
idea! Sai che figata! Tu
l’hai già visto?” domanda elettrizzato.
“Pffff
ti prego è ovvio! Lo conosco come le mie tasche
ormai!” risponde con
sufficienza.
“Ah
si? Ma sentila come si vanta!!” Peter le si avventa addosso
facendole il
solletico.
Teddy
è così riconoscente che quasi vorrebbe mettersi a
piangere.
Ci
sono voluti almeno una decina di minuti per fargli capire che
è Kate ad essere
grata a lui.
In
auto, non riesce a smettere di pensare alla magnifica serata appena
trascorsa.
Le
sembra impossibile che finalmente tutto nella sua vita vada nel senso
giusto.
Una
piccola parte di sé, quella pessimista, le dice che tanta
felicità prima o poi
andrà ripagata. Ma non ha più intenzione di darle
retta.
Sarà
quel che sarà.
Un
passo dopo l’altro, come avevano deciso insieme.
Si
volta a guardarlo, al volante. “Facciamo un’ultima
tappa al Q3? Madison è
stranamente evasiva ultimamente...voglio passare a salutarla”.
“Certo”
Castle mette la freccia a sinistra appena in tempo, una volta svoltato
ripensa
alle parole di Kate “Evasiva? Credi che abbia qualche
problema?”.
“È
quello che intendo scoprire” risponde solamente.
In
poco tempo sono di fronte al ristorante.
Castle
le apre la portiera e l’accompagna davanti alle grandi porte
di vetro del
locale.
“Aspetta,
non entriamo” Castle la vede corrucciare la fronte
“Forse non è il momento
migliore” le spiega indicando all’interno.
Poco
lontano dall’ingresso del ristorante, Kate vede Madison, semi
coperta dalle
spalle ampie di un uomo alto.
Kate
tira le labbra di lato “Sembra una discussione”.
“Sarà
lui il misterioso fidanzato?” domanda Castle allungando il
collo per sbirciare
meglio.
Kate
lo imita “Immagino di si, non si discute così con
chiunque”.
E
lei lo sapeva bene. Quel tipo di litigate non si scordano facilmente.
Alcune
più di altre. Specialmente quelle involontariamente
innescate da Castle.
Lui
non lo sa ma è stato la fonte della maggior parte delle liti
tra lei e “Josh!!”
esclama a voce alta non appena l’uomo che discute con Madison
si volta
leggermente.
“Cosa?”
Castle si sposta cercando una migliore angolazione e finalmente anche
lui lo
vede.
“Josh!
Oddio, Josh Josh... il tuo Josh... beh non più
ora...” indicando la coppia
oltre le vetrate “Hai capito motorcycle boy...”
sospira e poi guarda Kate
“Questa cosa mi scombussola un po’...”.
“Tu
sei scombussolato? E io allora?” risponde piccata.
Castle
si allarma immediatamente “Ti dà fastidio? Sei
gelosa?”.
Kate
scuote la testa “Non agitarti, non sono gelosa. È
solo...strano...ora capisco
perché Maddie mi evita...”.
“Suppongo
che lei non sapesse che Josh è un tuo ex...”
commenta Rick.
Kate
si stringe nel cappotto “Sarà...sarà
meglio andarsene prima che ci vedano...”
ma nel momento stesso in cui pronuncia quella frase, Madison rivolge lo
sguardo
oltre le spalle di Josh vedendoli.
“Ehm...
troppo tardi” enuncia sarcastico Castle.
La
speranza di svignarsela prima di essere visti anche da Josh svanisce
nel
momento stesso in cui lui, incuriosito dall’improvviso
irrigidimento di
Madison, si volta a guardare ciò che l’ha
provocato.
“Beccati!
Bene! Ora sorridi, fai un cenno con la mano” Castle attende
che Kate esegua e
poi prosegue “Continua a sorridere e lentamente arretriamo
verso l’auto” come
se niente fosse si allontanano mantenendo una parvenza di contegno
“Piano,
brava...” lo scrittore fa scattare la chiusura automatica
delle portiere “Via,
sali, sali!” aggiunge infine, sgommando via di lì.
Dopo
un paio di minuti di assoluto silenzio, Kate ha una domanda.
“Perché
siamo scappati come due adolescenti?” chiede dubbiosa.
Castle
alza un sopracciglio “Preferivi restare a rievocare i bei
vecchi tempi?”.
“Ehm...no,
non direi proprio...” ammette Kate.
*
Head over heels – Digital Daggers - http://www.youtube.com/watch?v=UDehHgr6uwg
Ivi’s
Corner:
C’è
a chi fila tutto liscio come a Peter&Alexis, e
c’è a chi ne succede di
tutti i colori come i Caskett!!! Ahahahahahah
Prima
la Gates e poi Josh!!
Ebbene
sì, è lui il misterioso uomo di Madison.
A
quasi tutte sta antipatico, mentre a me piaceva... sì
insomma, mica è colpa sua
se si è trovato in mezzo ai Caskett... pensate se alla
vostra ragazza sotto
sotto piacesse un altro ma si ostina a negarlo... e un giorno le
sparano e ve
la ritrovate sul lettino in ospedale ricoperta di sangue... porello,
su,
mettetevi nei suoi panni u.u
Sorenson
e Demming se la tiravano e basta u.u
E
poi Victor è sempre un ottima fonte d’ispirazione,
ma questa è un’altra
storia... xD
ps. L'agnello in salsa di ciliegie lo cucina Mattew McConaughey a Kate
Hudson in "Come farsi lasciare in 10 giorni" film stupendo! *-*
Buon
weekend,
Ivi87
|
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Capitolo 15 *** # 15 - That's what friends are for ***
#
15 - That’s What Friends Are For
La
prima settimana, di lavoro per Kate e di lezioni per Peter,
è passata
velocemente.
Riprendere
il ritmo è stato faticoso soprattutto perché
oltre ai casi d’omicidio e allo
studio, entrambi hanno altri pensieri per la testa.
Per
la detective, i pensieri sono tutti focalizzati su Madison.
Kate
la sta aspettando seduta al bancone della zona bar del Q3.
Al
telefono, Maddie risponde a monosillabi ed è sempre
impegnata con il ristorante
per riuscire a liberarsi per un’uscita tra amiche.
Perciò,
su consiglio di Castle, alla fine del turno, Kate si è
piazzata al Q3 e non si
sarebbe mossa da lì finchè la bionda non le
avesse dedicato almeno cinque
minuti.
Nell’attesa
rigira tra le mani una margherita, presa dal bouquet che Castle le ha
fatto
recapitare quella mattina al distretto mentre lui era alla casa
editrice.
Secondo
Ryan, questo gesto, è un corteggiamento in piena regola.
Per
Esposito sono solo romanticherie da femmine.
Kate
sorride ripensandoci e accarezza i petali della margherita.
“Beks!”
esclama Madison con sorpresa.
Kate
si volta, posa il fiore sul bancone e incrocia le braccia con sguardo
severo
“Siediti e parla, Maddie, è una settimana che mi
sfuggi” pronuncia con
decisione, la detective.
Con
le spalle al muro, la bionda si siede sullo sgabello accanto a quello
dell’amica.
“È
chiaro che sappiamo entrambe cosa c’è che non
va...” inizia Kate “...allora...
come vi siete conosciuti?” domanda.
“Il
mio sous chef si è tagliato mentre stava cucinando... tre
mesi fa circa... l’ho
accompagnato al pronto soccorso e mentre aspettavo che me lo
restituissero
disinfettato e ricucito mi sono presa un caffè...che ho
prontamente rovesciato
addosso ad un dottore” Maddie si sistema la gonna, a disagio
“Alzo gli occhi e
BAM! Un figo pazzesco!”.
Kate
non riesce a trattenere un sorriso.
“E
poi sai come va, no? Scusa. No scusa tu.
Passa al mio ristorante, ti offro un drink per farmi perdonare...”
riassume
telegraficamente Madison.
“Suppongo
abbia accettato il tuo invito” constata Kate.
Maddie
annuisce “Già” poi ride “Ho
persino dato un aumento al mio sous chef!”.
“E
dopo?” domanda curiosa Kate.
La
bionda sorride al solo pensiero “Ci siamo piaciuti subito,
sai? Abbiamo
iniziato ad uscire. Non si può dire che fosse un
mattacchione ma riuscivo a
farlo ridere e ogni sorriso era un colpo al cuore. Filava tutto liscio.
C’è
stata da subito un’inaspettata sintonia. Con gli altri uomini
non era così. Ad
un certo punto abbiamo anche parlato dei nostri ex ma senza mai fare
nomi...insomma, capisci che gli ex sono sempre un argomento difficile
da
trattare perciò non ci siamo dilungati troppo...”
alzò gli occhi su Kate che la
stava ascoltando con attenzione “Mi disse che aveva chiuso da
un circa un anno
una storia fatta di continui alti e bassi, soprattutto
perché lei provava dei
sentimenti per un altro e non riusciva a decidersi finchè
non è successa una
cosa brutta, che non ha voluto specificare, e lei l’ha
mollato”.
Kate
capì subito che la cosa brutta
a cui
si riferiva Josh era la sparatoria durante il funerale di Montgomery.
“Adesso
riesco a collegare tutti i pezzi, ma allora... ci eravamo persino perse
un po’
di vista, non avrei mai potuto capire che si trattava di te. Io poi gli
parlavo
della mia migliore amica d’infanzia ma non è mai
capitato di tirare fuori nomi
e cognomi o menzionare il tuo lavoro ad esempio... lo scopo era stare
insieme,
conoscersi e passare dei bei momenti, non parlare di altre
persone” racconta
con un pizzico di agitazione.
Kate
le prende entrambe le mani tra le sue “Madison se sei
preoccupata che mi possa
sentire tradita da te o che sia arrabbiata con te...”.
Maddie
la interrompe “Il codice Kate!” esclama.
Beckett
è evidentemente confusa “C-codice?”.
“Oh
andiamo, siamo amiche! Non ci si mette con l’ex ragazzo delle
tue amiche! Non
importa da quanto sia finita o come. Non si fa!!” espone
Maddie dispiaciuta.
Kate
scuote la testa “Ascoltami bene, non siamo più
ragazzine e io non provo più
nulla per Josh ma per qualcun altro e tu lo sai bene...”
ammicca, riferendosi
alle innumerevoli volte in cui Madison (assieme a Lanie e praticamente
a chiunque
altro) ha sostenuto una possibile relazione tra lei e Castle.
“Vero,
sono assolutamente favorevole ai Caskett!” ammette Maddie.
“Oddio”
Kate alza gli occhi al cielo “Questa poi... voi quindi cosa
siete Maddson?
Joshson? Mash?”.
Madison
storce il naso e scuote la testa “Naaa lascia stare, ci ho
già provato. Il meno
peggio è Maddson, sempre che ci sia ancora un
Maddson”.
“Perché?
Ti ho detto che per me è tutto ok, qual è il
problema?” poi Kate si irrigidisce
improvvisamente “Aspetta, non dirmi che Josh prova ancora
qualcosa per me?”
domanda allarmata.
“Mi
ha assicurato di no. Ma l’ho creduto anche io
all’inizio, questo è l’altro motivo
per cui ti evitavo... non sapevo ancora bene affrontare la
situazione...”
Madison si gratta nervosamente la fronte “Ci siamo presi una
pausa”.
“Oh
Maddie, mi dispiace così tanto!” riesce solamente
a dire Kate.
“Dalla
sera che vi abbiamo visti al porto. Ci vediamo solo per.. beh, per
litigare”.
“Non
capisco, se non prova più niente per me allora
perché litigate?” chiede
seriamente intenzionata ad aiutare l’amica.
“Per...Rick...”
sussurra aggiungendo un colpetto di tosse.
Kate
resta spiazzata per un secondo “Come scusa?”.
Madison
si alza dallo sgabello e comincia a parlare concitatamente
“Beh, quando gli ho
parlato di te, ho spiegato che ora i tuoi amici sono anche miei amici.
Ci
frequentiamo e capita di uscire tutti assieme... Richard Castle
compreso... giuro
che non avevo mai visto le narici di nessuno fare fumo in quel modo! Ha
dato di
matto! Dice che non lo vuole di nuovo tra i piedi a rovinare ogni sua
relazione!”.
Kate
è enormemente dispiaciuta “Non gli hai spiegato
che siete solo amici?”.
Maddie
si lascia sfuggire una risata amara “Cito testualmente
‘Si come no, l’ho
già sentita questa’ ” la
bionda mima delle
virgolette con le dita e poi posa le mani sui fianchi
“Indovina da chi, Josh,
ha già sentito questa frase?”.
Quell’amara
verità colpisce Kate come un pugno in faccia.
Il
suo ostinarsi a negare i propri sentimenti non aveva danneggiato solo
sé stessa
e Castle ma indirettamente anche Josh e Madison.
“Non
sai quanto io sia dispiaciuta Maddie! Ma...ma... devi insistere! Tu e
Castle
siete davvero solo
amici!” le dice
Kate.
Madison
sbuffa “Non so cosa fare ma credimi, la carta
‘siamo solo amici’ non funziona
più. Chi lo sa, forse una pausa ci serve
veramente...”.
“No,
cosa dici? Non mollare così!” le consiglia la
detective.
“Becks,
praticamente devo scegliere tra l’avere degli amici e
l’avere un ragazzo... se
mi costringe a questo tipo di decisione... forse significa che non
è quello
giusto”.
La
mattina dopo, Kate apre gli occhi sentendosi ancora più
stanca della sera
precedente.
La
sofferenza negli occhi di Madison non le aveva fatto chiudere occhio,
ma la
cosa che più la turbava era il senso di colpa.
Si
sentiva responsabile e allo stesso tempo impotente.
Mezza
addormentata, ancora con leggings e maglietta lunga, ciondola fino in
soggiorno.
Peter
dorme ancora sul divano letto, occupandolo in obliquo con un braccio a
penzoloni.
Castle
riposa in malo modo allungato sulla poltrona.
È
già la seconda sera che si addormenta lì, pur di
non tornare a casa da Martha e
i suoi alunni. O, come li chiama Castle, gli
invasori.
Kate
sorride dolcemente guardandoli e comincia a preparare la colazione per
loro
tre.
Latte
e cereali per Peter. Fette biscottate, marmellata e caffè
per lei e Castle.
Si
volta per posare il tutto sul tavolo e li trova già seduti,
spettinati e
addormentati pronti a riempirsi lo stomaco “Sapete, non so
più se sono la
proprietaria di questo appartamento o la cameriera!” li
saluta con amore, Kate.
“Collaboratrici
domestiche, Kate. Le offendi a chiamarle cameriere!” risponde
Castle,
avvicinandosi “Buon giorno” le dice, baciandole la
guancia.
“Buon
giorno, sei sicuro che preferisci dormire su quella poltrona piuttosto
che nel
tuo letto?” gli domanda sedendosi a tavola con loro.
“La
poltrona non è affatto un problema. Non posso dire lo stesso
dell’incessante
russare di tuo cugino...” mugugna l’ultima frase
con la fetta biscottata tra i
denti e la marmellata sulle labbra.
Peter
gli punta contro il cucchiaio “Rimangiati tutto writer!” ribatte offeso.
“Buoni
voi due, non ho chiuso occhio. Non sono in vena di fare da mediatore
questa
mattina” placa i due maschi, sbadigliando.
“Hai
pensato tutta la notte a Madison?” domanda Peter.
Kate
annuisce massaggiandosi il volto.
“Da
quello che ci hai raccontato forse è giusto che lei e Josh
si concedano una
pausa per riflettere su quello che vogliono veramente” cerca
di consolarla
Rick.
“Esatto,
vedrai che il dottore si accorgerà che ama Madison e che non
gliene frega un
emerito ca...volo di Castle!” si volta a guardarlo, seduto
accanto a lui “Senza
offesa eh”.
Castle
ingoia il sorso di caffè “Ah figurati”
si pulisce bene con il tovagliolo “Avrei
un altro consiglio da elargire”.
“Parlare
anche con Josh?” lo precede Kate.
“A
malincuore, ma sì. Pensavo proprio a quello”
Castle si sporge in avanti
appoggiando i gomiti sul tavolo “Ma, se mentre sei
lì davanti a lui, senti
rinascere l’antica fiamma...alza i tacchi e corri da
me!” aggiunge facendola
sorridere “Perché ridi? Non sto scherzando! Ok, ci
vado io a parlare con lui!”.
Ora
è Peter che scoppia a ridere “Si, così
avremo polpette di scrittore per cena!”.
Rick
appare offeso e indignato “Dai per scontato che vinca lui?
Non l’hai nemmeno
mai visto!”.
“Chiamala
sensazione, writer...”
Peter si alza
per riporre tazza e cucchiaio nel lavandino “Riesci a
liberarti per le 17:00 cugi?
Mi accompagni a fare fisioterapia e mentre mi aspetti cerchi il
Dottore”
propone il ragazzo.
“Penso
di sì, posso lasciare l’indagine in mano a Ryan e
Espo per un’oretta...”
risponde Kate, meditando su cosa dire a Josh, poi torna con i piedi per
terra
“Forza! È tardi: tu fila a lavarti che hai lezione
e tu dritto a casa Castle,
ti voglio davanti al distretto con il mio caffè
tra...” guarda l’orologio alla
parete “...quaranta minuti al massimo!”.
I
due mimano contemporaneamente il saluto militare “Si,
signora!” e imboccano
immediatamente l’uno la porta del bagno e l’altro
quella dell’ingresso.
A
detta di Kate, il New York Hospital ha i corridoi più lunghi
e monotoni che
abbia mai visto.
Non
che frequenti abitudinariamente chissà quanti ospedali, ma
è impossibile che ci
siano corridoi peggiori di quelli.
“Mi
scusi?” raggiunge il reparto di cardiologia e ferma
un’infermiera “Sto cercando
il dottor Davidson, sa dirmi dove posso trovarlo?”.
L’infermiera
si volta a guardare il tabellone delle operazioni e poi le risponde
“Sta
operando ma dovrebbe finire a breve, può aspettarlo
lì se crede” le indica
delle sedie poco distanti e se ne va.
Kate
obbedisce, cominciando a ripassare mentalmente tutto il bel discorso
che si è
preparata.
Pochi
minuti e si volta verso un paio di medici che camminano a passo svelto
chiacchierando tra di loro.
La
detective agita leggermente una mano per farsi vedere.
“Kate?”
Josh saluta gli altri dottori e si avvicina “Cosa ci fai qui?
È successo
qualcosa a Madison?” domanda prima stupito e poi preoccupato.
“Oh,
no Madison sta bene. Cioè, non si può dire che
stia propriamente bene in questi
giorni ma fisicamente sì, sta bene” Kate si
maledice per essersi già incartata
così.
“Se
sei qui per parlare di me e Madison, risparmia il fiato”
risponde senza un
preciso tono.
Kate
intuisce che non vuole essere scortese, vuole solo evitare
l’argomento.
“Per
favore, stammi solo a sentire. Non lasciare che quello che ti ho fatto
io
influisca su te e Madison. Lei non è me, non ha questioni
irrisolte o blocchi
emotivi. Non ti terrà in un angolo, Josh” Kate
manda al diavolo il suo bel
discorso, lasciando parlare il cuore “Sono sicura che pensi a
lei
continuamente, anche se sei arrabbiato e vorresti allontanarla negando
i tuoi
sentimenti”.
Josh
sembra scioccato “Come lo sai?”.
“Oh
ti prego, sono un esperta nel reprimere e negare! E poi appena mi hai
vista ti
sei preoccupato subito per lei!” risponde Kate, stringendosi
nelle spalle.
“Sai,
all’inizio ne ero un po’ intimidito. Madison
è sempre così solare e piena di
vita. Non si stanca mai e ha sempre una battuta per tutto. Me la
ritrovavo
ovunque, passava sempre in ospedale e questo mi faceva piacere ma allo
stesso
tempo mi sentivo braccato. Si è insinuata nella mia testa e
temo anche nel mio
cuore senza alcuno sforzo. È adorabile, giuro, ma per come
sono fatto di
carattere la trovavo anche irritante... non so come spiegartelo
meglio...”.
Kate
annuisce consapevole “Non serva che tu dica altro. Benvenuto
nel club!”
entrambi ridono alla battuta poi Kate prosegue “Castle le
chiama ‘attenzioni
passivo aggressive’. A quanto pare è
l’unica arma che quelli come lui e Maddie
possono usare per conquistare quelli come me e te... ying e yang hai
presente...”.
“Sì,
gli opposti che si attraggono, me lo ripeteva sempre...”
abbassa lo sguardo e
poi lo rialza “Quindi va bene per te se noi...”
Kate lo interrompe.
“Non
potrei essere più felice. E non ti preoccupare per Castle,
ok?” Kate lo vede
storcere il naso.
Quel
nome ha lasciato un bel segno se solo il sentirlo nominare lo irrita
così.
“Non
lo so Kate... ci penserò, d’accordo?”
risponde infine.
Kate
annuisce “Non chiedo di meglio” accetta sapendo di
non poter pretendere di più
“Ti lascio ora, buon lavoro”.
“Anche
a te” la saluta Josh, andando verso gli spogliatoi.
Mentre
torna verso il reparto di fisioterapia, Kate chiama il distretto per
chiedere
del caso in corso.
I
suoi due fidi detectives la rassicurano: il mandato che attendono non
sarà
pronto fino all’indomani perciò per ora
l’indagine è ad un punto morto.
Si
siede fuori dalla ‘palestrina’ in attesa di portare
a casa Peter.
Quando
i due cugini aprono la porta del loro appartamento vengono invasi da un
odorino
delizioso.
Castle
padre e Castle figlia sono alle prese con fornelli, pentole e padelle.
La
cucina di Kate sembra esplosa, ma perlomeno il profumo prodotto
è invitante.
“Oh
my duck!” all’esclamazione di Peter i Castle si
voltano.
“Ehi,
siete già qui! Abbiamo quasi fatto!” spiega Rick,
continuando a mescolare.
Alexis
si pulisce le mani nel grembiule “Volevamo farvi una sorpresa
per cena ma casa
nostra è inagibile...spero
non vi
dispiaccia se abbiamo preso in prestito la vostra cucina...”.
“Angelo
mio tu puoi fare tutto quello che vuoi!” Peter la abbraccia
da dietro “Scassina
la porta ogni volta che ti pare!”.
“Non
abbiamo scassinato. Abbiamo usato la chiave di scorta!”
spiega Castle, fiero di
sé.
Kate
si posiziona dietro di lui con le braccia incrociate, battendo il piede
a terra
“Ti ho fatto vedere dove la tengo per usarla solo in caso di
emergenza!” lo
rimprovera.
Castle
si volta con lo sguardo da cucciolotto “Stavamo morendo di
fame, era
un’emergenza!” si giustifica abbracciandola.
“Seh,
sei fortunato che almeno sai cucinare. Sarà una cena
fantastica!” Kate ricambia
l’abbraccio e poi si dirige verso la sala da pranzo per
apparecchiare.
“Concordo,
sarà una cena fantastica!” Rick si volta verso i
due giovani, ancora
abbracciati “Soprattutto se ti scolli da mia
figlia” infila le mani tra di loro
e li divide “Ecco, bravo. Perfetti così, separati
almeno una spanna l’uno
dall’altro”.
Kate
ride posizionando i piatti.
Se
solo Castle sapesse.
*
That’s What Friends Are For - Dionne
Warwick &
Friends - http://www.youtube.com/watch?v=uqlhBI3ES1s
Ivi’s
Corner:
Che
dire?
I Maddson (per carità un se po’
sentì!!) sono già in pausa!
Kate
si sente in colpa.
Peter
fa lo spiritosone di sempre.
Alexis
cucina.
Capitolo
riassunto in quattro righe ahahahahah
Beh,
il resto ditemelo voi ^__^
Buona
settimana,
Ivi87
|
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Capitolo 16 *** # 16 - The show must go on ***
#
16 – The show must go on
A
passo di carica, Castle entra al quarto piano del dodicesimo distretto
di
Polizia di New York.
Due
bei bicchieroni di caffè in mano e sguardo vigile per
schivare la Gates ed
evitare di cominciare male la giornata.
“Buongiorno
mia musa! Indovina?” lui si siede sorridente posando i
caffè sulla scrivania
della detective.
“Aspetta”
esclama Kate, beve un sorso del suo caffè e prosegue
“Ora sono pronta a sentire
le tue profonde riflessioni” dice cercando di restare
impassibile.
Richard
sorride. Sa che al distretto ci tiene a fare la dura.
“Oggi
è il gran giorno!” continua lui, non dando peso a
quell’affermazione.
Dopo
un altro sorso, la donna corruccia la fronte.
Kate
Beckett carbura a sorsi di caffè.
“Dai,
ti sei dimenticata?” domanda Castle al settimo cielo.
L’ennesimo
sorso e finalmente il caffè comincia ad entrare in circolo
“Lo spettacolo di
Martha! Ma certo, è questa sera!”.
“Esatto!
E sai che significa?” le chiede, stringendo gli occhi.
Kate
annuisce “Che è una grande opportunità
per tua madre e per far conoscere la sua
scuola di recitazione” risponde senza esitazioni.
“No!
Che torno in possesso di casa mia!” risponde Castle, con
ovvietà “Ti ringrazio
per avermi dato asilo in questi giorni, ma cominciavo a sentire la
mancanza del
mio letto e dei miei videogames”.
“Molto
profondo, Castle!” commenta Kate roteando gli occhi
“Sai bene però che dipende
da come si svilupperanno le indagini. Potrei dover restare fino a
tardi” spiega
con un po’ di dispiacere.
Si,
Castle lo sa come funziona. Lo sa da ben quattro anni.
Ma
sa che anche i sensi di colpa hanno sempre funzionato più
che bene.
“Certamente.
Mia madre se ne farà una ragione se non verrai. Ci
resterà male, certo, forse
sospirerà afflitta” alza lo sguardo per
controllare il viso di Kate “Magari si
terrà tutto dentro ostentando un falso sorriso e ti
dirà che non fa niente.. ma
io lo so, che invece starà soffrendo..
intimamente…”
La
detective sgrana gli occhi “Castle…”.
“…internamente…”
lui la ignora e prosegue nel monologo.
Kate
sbuffa scuotendo la testa.
“…immensamente…”
rincara trattenendo un sorriso, che cerca di scoppiare.
“Ho
capito Castle. Farò del mio meglio per esserci. Puoi
smetterla ora?” lo implora
Kate.
“Si,
posso. Anche perché credo che mia madre avesse intuito che
avresti faticato a
venire, perciò ha giocato d’anticipo!”
spiega Rick.
Kate
pare allarmata “Cioè?”.
“Questa
mattina ho saputo che ha invitato anche la Gates! Per gentilezza, dice
lei, ma
io lo so che era solo un tentativo di arruffianamento ben camuffato!
È così che
mi frega ogni volta!” sussurra Castle, sporgendosi in avanti
e controllando di
non essere sentito proprio dal Capitano.
“Cosa?
Ma quando è successo?” domanda Kate, con un
pizzico di agitazione.
Questa
cosa un po’ la preoccupa. Non è mai una buona idea
tirare in ballo la Gates,
soprattutto perché non sa della loro relazione. Ma
è anche vero che mai nessuno
si era prodigato tanto solo per assicurarsi di averla come spettatore
ad uno
spettacolo.
Madre
e figlio hanno sempre avuto un occhio di riguardo per lei, il che la
faceva
sentire molto fortunata.
“Non
saprei dirti. Lo sai meglio di me: Martha Rodgers può
tutto!” le risponde
Castle con una leggera alzata di spalle.
“Tu
invece?” prosegue Castle, cambiando argomento
“Novità?”.
Kate
inclina la testa “Dipende. Se intendi novità su
Madison e Josh, allora no, non
ci sono. Lui è ancora indeciso sul proseguire o meno la loro
relazione. Se
invece intendi il caso, sì, c’è una
nuova pista…” si alza e si posiziona
davanti alla lavagna spiegandogli tutto per filo e per segno.
Castle
però non la sta ascoltando.
Eh
sì. I sensi di colpa funzionano davvero bene!
È
consapevole di non essere veramente
responsabile per i problemi tra Josh e Madison, ma non può
fare a meno di
esserne dispiaciuto.
Soprattutto
per Maddie. Non se lo meritava.
E
in fondo era grato a Josh per avere operato Kate, salvandola.
Non
lo adorava alla follia, certo. Ma nemmeno lo odiava.
“Castle,
ti sto annoiando?” domanda Kate, vedendolo con la testa tra
le nuvole.
Lui
si volta, tornando con i piedi per terra “Come? No,
scusa… mi sono ricordato
che devo sistemare un’ultima faccenda con mia madre prima di
stasera” si alza e
si avvia verso l’ascensore camminando all’indietro
“Non ti dispiace vero? Ci
sentiamo più tardi…”.
Beckett
resta di sasso “No… ok…”
poche sillabe ed è già sparito
nell’ascensore.
Castle
digita veloce sul touchscreen, poi
porta
il cellulare all’orecchio “Madre, sei ancora a
casa? Bene, aspettami, ti voglio
parlare di una cosa…”.
Dopo
un interrogatorio dall’esito inaspettato e un arresto
burrascoso, la detective
Beckett è pronta per lasciarsi alle spalle quella giornata e
godersi la serata
e lo spettacolo.
Gates
permettendo, ovviamente.
Kate
allunga il collo e sbircia attraverso le vetate dell’ufficio
del Capitano.
Impassibile
come sempre, Victoria Gates sta leggendo un file, preso da una pila di
fogli
sulla sua scrivania.
Dall’espressione
concentrata, non sembra intenzionata ad andarsene presto.
Poco
male. Il caso Kate l’ha chiuso e il suo turno è
finito perciò non è obbligata a
restare.
Quella
era la vecchia Kate che viveva solo per il lavoro.
Inoltre
se la Gates non va allo spettacolo, lei e Castle sono liberi di stare
insieme
tranquillamente.
C’era
mancato davvero poco, quella sera al Paradise!
A
casa, da sola, ha tutto il tempo per prepararsi.
Alexis
è già alla scuola ad aiutare Martha ed ovviamente
Peter è con lei.
Si
è persino lasciato convincere a comprarsi un completo
abbastanza elegante.
Completamente estraneo al suo stile ma indubbiamente adatto alla serata.
Kate
sorride, suo cugino è irrimediabilmente pazzo di Alexis e
questo le fa piacere.
Tanto
più che ora riesce a capire perfettamente cosa lui sta
provando.
O
cosa provano Ryan e Jenny. O i suoi stessi genitori.
Ora
anche lei è una di quelle persone che bacia per strada il
proprio partner
incurante dei passanti. Una di quelle persone che, se non sei
innamorata, ti
irritano a prescindere.
Ti
costringono a pensare ‘Ma non ce
l’hanno
una casa? Perché devono ostentare il loro amore davanti a
me?’.
E
ora Kate Beckett è una di loro. Il mondo gira forse al
contrario?
Puntuale
come promesso, lo scrittore bussa alla sua porta.
Kate
sistema l’abito lungo. Elegante
ma semplice, proprio come
lei.
Le
maniche coprono di poco le spalle mentre lo
scollo a barchetta copre il decolté della donna. Ha
un'arricciatura obliqua che
inizia sotto il seno destro e finisce all'altezza del fianco sinistro,
creando
un morbido drappeggio che fascia delicatamente il suo corpo.
Dai
fianchi l'abito prosegue leggero e morbido,
con uno spacco che ha origine sotto l'arricciatura, mentre la schiena
è
lasciata parzialmente scoperta fin quasi all'altezza della vita.
L’aveva
adorato da subito. Sin da
quando aveva saputo che Martha avrebbe tenuto uno spettacolo e che lei
era
stata invitata.
Ogni
volta che passava davanti
alla vetrina del negozio si riprometteva di entrare a provarlo. Fortuna
che
Lanie è meno paziente di Kate e l’aveva trascinata
di peso a comprarlo.
Sorride,
consapevole di stare per
attentare al cuore di Castle.
Si
da un ultima occhiata allo
specchio.
La
bellezza dell'abito è messa ancor più in
evidenza dalla meravigliosa seta morbida e liscia di cui è
fatto, che sfuma da
un blu oltremare intenso e profondo fino ad un delicato azzurro cielo,
gradazioni valorizzate dalla forma dell'abito e dai drappeggi.
Quando
Rick la vede, rimane estasiato “Dirti che sei bellissima
sarebbe ripetitivo.
Ormai te lo dico sempre” sorride ammirandola “Sei
un incanto”.
Lei
si avvicina e lo bacia a lungo. Aspettava questo momento da tutto il
giorno.
Per
tutto il tragitto in auto Kate non è riuscita a scoprire
cosa avesse fatto lo
scrittore durante il pomeriggio.
“Potrei
aver combinato un bel casino… dipende dalla
serata…”.
L’unica
cosa che lui le aveva risposto con il suo solito sorrisetto da prendere
a
schiaffi. O da baciare. Dipende dalle situazioni in cui lo sfodera.
Ora,
mentre varcano l’ingresso della scuola di recitazione, la
detective avverte un
leggero formicolio alla base della nuca.
Che
cosa mai poteva avere combinato Castle?
Cercò
di distendere i muscoli delle spalle e di non pensarci troppo.
In
fondo quella era la grande serata di sua madre, non
gliel’avrebbe di certo
rovinata.
“Castle,
posso godermi lo spettacolo o mi devo preoccupare?” domanda
Kate, in
apprensione.
Lo
sguardo dell'uomo appare pensieroso "Ehm, si, penso che tu possa stare
tranquilla…"
"Hai
tirato qualche scherzo a tua madre?" domanda lei, conoscendolo bene.
"Niente
affatto!" esclama fingendosi offeso "Non potrei mai!".
Un'occhiata
scettica della donna però lo costringe ad ammettere la
verità "E' vero,
potrei… ma non è di questo che ti devi
preoccupare".
"Di
che cosa mi devo preoccupare, allora?" domanda, quindi, Kate.
Castle
intravede dei volti famigliari "Solo di raggiungere i nostri amici e di
prendere i posti" le dice, indicandoli “Saluto al volo mia
madre e
recupero Peter e Alexis”.
Kate
annuisce, decisa a lasciar correre. Almeno per il momento.
Si
unisce al gruppetto, già alle prese con una piccola
discussione.
“Se
sentite russare, è Espo” lo canzona Ryan.
Tutti
ridono, Javier compreso “Non sono un fan del teatro ma penso
di riuscire a
restare sveglio, ti ringrazio Kev”.
“Questa
è una scuola di recitazione, non un teatro” lo
corregge prontamente Ryan.
Esposito
gli fa il verso, imitandolo.
“Buoni
ragazzi” si fa avanti Kate “Espo!”
esclama poi, con stupore “Credo di averti
visto così elegante...forse solo al matrimonio di Jenny e
Ryan!”.
Kevin
d’istinto abbraccia la moglie, sorridendo verso Espo.
Lo
stavano fissando tutti, tanto da metterlo in imbarazzo.
“La
finite? Non avete mai visto un gran bel pezzo d’uomo in abito
scuro?” domanda
vantandosi.
Lanie
scuote la testa.
Madison
abbozza un sorriso tirato.
Si
sta sforzando.
Kate
se n’è accorta subito che l’amica
avrebbe preferito restarsene a casa, magari
sotto ad un cumulo di coperte, rannicchiata sul divano con una ciotola
colma di
gelato.
Il
classico stato comatoso da cuore spezzato.
Forse
sarebbe stato meglio non forzarla ad uscire, ma secondo Martha e
Richard
invece, le avrebbe fatto bene.
“Guardate
chi vi ho portato?” esclama Castle, arrivando alle loro
spalle con Alexis,
Peter e Martha.
“Parlando
di begl’uomini in abito scuro, Peter sei uno
schianto!” osserva Lanie.
Il
ragazzo improvvisa un grosso inchino e risponde “Dottoressa
Parish, lei è una
vera buongustaia!”.
“Martha”
Kate si avvicina alla rossa “Prima che tu vada dietro le
quinte vorrei
presentarti una persona” allunga una mano e prende quella di
Maddie “Martha ti
presento Madison Queller, cuoca eccezionale e mia amica dai tempi delle
elementari”.
Maddie
stringe la mano di Martha con entrambe le sue “Signora
Rodgers, è davvero un
grande piacere conoscerla” ammette sinceramente.
“Oh darling, chiamami Martha o mi farai
sentire decrepita!” risponde ridendo “E
così tu sei la famosa Madison, ho
sentito tante belle cosa su di te e sul tuo adorabile
ristorante”.
“La
ringrazio, Martha” sussurra Maddie.
“Su,
su” la Gran Diva si rivolge a tutto il gruppo
“Ognuno ai propri posti, è tempo
di recitare figli miei” dice con tono drammatico agitando in
aria le braccia.
Esposito,
Lanie, Ryan, Jenny e Madison si accomodano in platea mentre Castle
ferma Kate e
sua madre.
“Non
c’è tempo per un piccolo tour? Volevo mostrare la
scuola a Kate” spiega Rick.
Martha
agita ancora più violentemente le braccia
“Figliolo ora proprio non è il momento,
il tempo è giunto!” prosegue lei ancora immersa
nel dramma, per poi voltarsi e
sussurrare ai due “Vi lascio le chiavi a fine spettacolo
così gironzolate dove
volete” e poi sparisce.
“Wow”
mormora Kate “Fa sempre così?”.
Castle
sospira rassegnato “Prima di uno spettacolo, sì...
Su, è meglio se ci sediamo
anche noi...”.
Due ore dopo e quattro o
cinque gomitate al
fianco di Espo per tenerlo sveglio, lo spettacolo finisce in un
tripudio di
applausi.
Castle
comincia a sudare freddo. Il momento del potenziale
disastro si avvicina.
No,
meglio ripeterlo con un po’ di ottimismo.
Il
momento del miracoloso riconciliamento
si avvicina.
Mentre
i sui alunni si congedano dal palco, Martha prende posto al centro del
parquet.
Microfono
in mano e occhi lucidi.
“Grazie,
grazie mille a tutti voi! Siete un pubblico meraviglioso!!”
esclama, aumentando
così il fragore degli applausi. La platea è tutta
in piedi, in adorazione.
Sarà
difficile per Castle spiegarle che metà di quegli applausi
vengono da parenti e
amici degli alunni.
“Sono
commossa e allo stesso tempo orgogliosa della vostra numerosa
partecipazione. È
stato un anno intenso. Questi ragazzi si sono impegnati moltissimo e
hanno
fatto davvero notevoli progressi. Ed è tutto merito del loro
impegno e, in
buona parte, del vostro sostegno” spiega Martha guardando per
un attimo suo
figlio e sua nipote “Nessuno di noi riuscirebbe nelle proprie
imprese personali
senza l’appoggio e l’amore dei propri
cari” si posa una
mano sul cuore mentre regala un sorriso
nella loro direzione “Quindi grazie. Grazie di cuore a tutti
voi” ora allarga
le braccia, quasi ad abbracciare tutto il pubblico.
Mentre
un altro applauso scoppia, una giovane donna alle sue spalle, si
avvicina
sorreggendo un enorme mazzo di fiori “E grazie soprattutto
alla nostra
fantastica insegnate! Grazie Miss Rodgers!” le porge il mazzo
e si unisce
all’applauso.
Martha
non resiste più. Ride e piange contemporaneamente.
La
sua alunna sta per uscire di scena portando con se il microfono quando
Martha
la blocca “Un ultima cosa ancora. Io e mio figlio abbiamo
pensato a lungo sulla
destinazione del ricavato di questa serata. Il piccolo contributo che
avete
pagato all’entrata per la visione di questo spettacolo
sarà trattenuto in
minima parte dalla scuola. Dovete sapere che il materiale scenico,
purtroppo,
non cresce sugli alberi” battuta ad effetto degna di una diva
del suo calibro
“La maggior parte del ricavato andrà invece
devoluta a Life for Kids, un ente
benefico che si occupa dello sviluppo fisico
e sanitario dei bambini in Africa” un altro applauso erompe
alla fine delle sue
parole.
Kate
sgrana gli occhi prestando maggiore attenzione.
“A
tal proposito, abbiamo invitato una figura che ben conosce
l’attuale situazione
di quei poveri bambini affinchè ci spieghi quanto sia
importante non
dimenticarsi di loro”.
Beckett
si aggrappa di peso al braccio di Castle tirandolo verso di
sé “Dimmi che non
hai fatto quello che penso” sussurra al suo orecchio.
Non
c’è bisogno che lui apra bocca.
È
Martha a rispondere per il figlio “Un caloroso applauso per
il Dottor Joshua
Davidson!” pronuncia Martha, dando per prima il via
all’applauso.
La
gente attorno a loro segue di buon grado l’esempio della
rossa.
Jenny
e Lanie spalancano la bocca simultaneamente. Ryan e Espo,
chissà come,
intuiscono che devono voltarsi a guardare Castle, il quale sembra
dolorante.
Kate
gli sta stringendo all’inverosimile il braccio, mentre ad
occhi chiusi cerca di
respirare calma.
Madison
riesce solo ad accasciarsi sulla poltroncina.
É
una settimana che non lo vede e non gli parla.
Lui
le aveva chiesto tempo e lei glielo stava concedendo.
Ed
ora eccolo lì davanti a lei. Elegante e bellissimo.
“Aria”
sussurra flebile “Ho bisogno di aria”.
E
mentre Josh inizia il suo bel discorso, nove persone escono rapidamente
dalla
sala.
*
The show must go on – The Queen - http://www.youtube.com/watch?v=fBOvOatPqnY
Ivi’s
Corner:
Che
mondo sarebbe senza Castle che ne combina una delle sue? Ahahahahah
Ce
la vedo troppo Kate che gli fa diventare il braccio viola a forza di
stringere!!!
Che ne dite del vestito di Kate?
Mi
è piaciuto subito un sacco! Ovviamente non di quel
colore...xD
Mille
ringraziamenti a Amy Wendys per la descrizione dell’abito
:-***
Io avrei scritto solo 'abito blu' >.< ahahah meno male
che c’è lei!!
Altro
da dire? Ah, si! Nella 4x01, nel corridoio dell’ospedale, ci
sono sia Josh che
Martha quindi almeno una volta si sono visti... ma facciamo che per
esigenze di
ff o Josh era troppo preso e nn l’ha minimamente calcolata e
quindi non se la
ricorda, o Martha è arrivata dopo la
“sfuriata” di Josh... come preferite... insomma,
nella mia ff non lui na la conosce! Altrimenti col cavolo che accettava
di
presenziare allo spettacolo xD
Buona
domenica e buona settimana!
Ivi87
|
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Capitolo 17 *** # 17 - A thousand years ***
#
17 – A Thousand years
Nella
hall della “Martha Rodgers School of Acting” si sta
svolgendo un secondo dramma.
Madison
si sventola meglio che può con un volantino.
Jenny
e Lanie l’aiutano a farsi aria con altri fogli trovati qua e
la.
Tra
espressioni attonite, Ryan, e volti indispettiti, Kate, stanno tutti
fissando
Castle in attesa di una spiegazione.
“Yo,
Castle, che hai fatto?” domanda Esposito.
“Prima
di mettermi alla gogna mi lasciate spiegare?”.
Maddie
si leva tutti quei fogli da davanti alla faccia e si avvicina a lui
“Josh sa
perché è qui? Gli hai chiesto di venire ed ha
accettato?” domanda speranzosa.
Castle
si gratta la nuca “Ehm… non
proprio…”.
Alexis
tira la giacca di Peter “Vieni, è meglio se ci
facciamo un giro fuori…”
sussurra, prima di allontanarsi seguita dal ragazzo.
“Cosa
significa non proprio?” chiede la bionda, tesa.
Kate
la affianca e risponde per lo scrittore “Significa che
l’ha attirato qui con
l’inganno” spiega, inclinando la testa con fare
disapprovante.
“Inganno?
Su non esagerare… è qui per beneficienza, il che
è la pura verità!” esclama con
un’alzata di spalle.
“E
quand’è che Martha ha deciso casualmente
di devolvere il ricavato della serata ai bambini in Africa?”
prosegue Kate.
“Casualmente,
questo pomeriggio…” ammette
Castle “Ascolta Madison, lui non ha idea che Miss Rodgers sia
mia madre, se
vuoi continuare a dargli tempo basterà aspettare che se ne
vada, ma secondo me
sbagli ad assecondarlo così…”.
“Andiamo…
è assurdo che non vi frequentiate più a causa
mia! Ho pensato che se ti avesse
vista, bellissima e così elegante, avrebbe mandato al
diavolo ogni dubbio!”
Maddie
sembra voler parlare, ma in realtà non sa cosa dire.
“Mi
sentivo in colpa e ho
voluto provare a
rimediare. Se ho sbagliato... se ho esagerato come mio solito, ti
chiedo scusa.
Ma ora lui è qui e credo che tu dovresti dirgli tutto quello
che senti. Se ti
rifiuta ancora, allora è uno stupido idiota che non ti
merita!”.
Espo
e Ryan battono le mani istintivamente, facendo voltare tutti verso di
loro.
“Vai
a riprendertelo sorella!!!” le gridano i due bro.
Confusa,
Maddie guarda Kate, in cerca di altro incoraggiamento.
“Fallo
tuo, Maddie!” risponde al suo sguardo con la stessa frase che
Madison le disse
un mese fa, fuori dall’ospedale, per convincerla a parlare
con Castle.
Madison
sembra come rinvigorita.
Ha
il sostegno di tutti i suoi amici. Quelli a cui ha deciso di non
rinunciare.
Se
a Josh non sta bene, se ne farà una ragione.
Si
allontana con determinazione e rientra in sala.
Una
ventina di minuti dopo, Kate riceve un messaggio.
"Io
e Josh ce ne andiamo. È meglio se non vi vede e se gli
racconto tutto da sola,
così magari non la vedrà come un’imboscata..."
legge lei ad alta voce, mente Castle le prepara un piattino di
stuzzichini,
presi dal buffet del rinfresco.
Lui
sorride compiaciuto "Mi sembra un ottima idea".
Quel cipiglio orgoglioso
indispettisce la
detective. Deve capire che se anche questa volta gli è
andata bene, non si deve
impicciare nelle relazioni altrui “…e non
ucciderà Castle…” inventa, per dargli
una lezione.
Lo scrittore quasi si strozza con
il vino “Come?
Oh, certo, date tutti per scontato che non sappia fare una scazzottata
come si
deve!” brontola offeso.
“Su, Rocky, non ti
abbattere, avrai la tua
occasione” lo prende in giro Kate, trattenendo a stento una
risata.
Risata
che le si smorza in gola quando vede la Gates aggirarsi tra le persone.
“Castle”
sussurra dando le spalle alla Gates ma portando comunque il bicchiere
davanti
al volto.
“Cos...Kate,
che fai?” il comportamento della donna lo stupisce.
Beckett
sfodera il suo miglior arsenale di segnali
con le mani imparati grazie ad anni e anni di partite di
baseball con suo
padre.
“C’è
una capra con il cappello?” cerca di decifrare Rick.
Kate
gli da un leggero schiaffetto alla nuca e ricomincia ad agitare le mani.
Gli
occhi di Castle sembrano palline da ping pong che impazziscono per
seguire le
mani di Kate.
“Un
ragno nel bagno? Ti prego Kate, smettiamola, non sono bravo con il
gioco dei
mimi...” la implora a testa bassa.
Kate
sbuffa e lo afferra per le guance indirizzandogli il volto verso la
loro
sinistra.
“Oh
guarda, la Gates. Potevi dirlo subito!”.
Lo
sguardo infuocato di Beckett lo convince a non proseguire su quella
strada.
Dopo
più di un’ora passata a chiacchierare e fare i
complimenti agli attori, la
gente comincia ad andarsene.
La
sala rinfresco pian piano si svuota.
La
Gates non si vede da parecchio, deve essersi trattenuta poco. Quello
che conta
è che non ha dato problemi e Castle e Beckett sono stati
bravissimi ad evitare
sorrisini complici e mani intrecciate.
“Ho
controllato tutta la scuola, Miss Rodgers. Non c’è
più nessuno” le dice un
alunno, congedandosi.
“Io
accompagno Alexis al campus” esclama Peter e prima che Kate
possa aggiungere
qualcosa, lui la anticipa “E poi vado dritto a casa,
tranquilla”.
“Bene,
buona notte ad entrambi” augura Kate.
“A
domani tesoro” mormora Castle baciando la fronte di sua
figlia.
“Aspettatemi
fuori, così dividiamo il taxi” dice Martha ai due
ragazzi, poi prende un mazzo
di chiavi dalla borsetta “Ecco a voi, come promesso. Mi
raccomando Kate conto
su di te, non lasciare che mi distrugga la scuola”.
Kate
sorride di cuore. Adora quando madre e figlio si prendono in giro.
“Le
mostro solo la scuola, mamma, mica ci appendiamo ai
lampadari...” risponde
indignato, trascinando via Kate.
“Au
revoir mes trèsors” urla la donna uscendo dalla
scuola.
“Finalmente!”
Castle afferra Kate per la vita e la attira a se impossessandosi delle
sue
labbra. Assaggiandole con passione.
“Con
questo mi perdoni per aver invitato Josh a sua insaputa?” le
sussurra a fior di
labbra piegando il labbro inferiore all’ingiù in
un’espressione adorabile.
Kate
storce la bocca “Mmm ci penso mentre mi fai da guida
turistica...”.
“Iniziamo
subito allora!” le prende la mano e assieme svoltano il primo
corridoio “Alla
sua sinistra...”la porta bianca con l’adesivo
azzurro capita nel momento
peggiore “...i bagni... beh, è sempre meglio
sapere dove sono, no?”.
Kate
scoppia a ridere “Cominciamo bene Castle!”.
“Mi
rifaccio subito” torna indietro e la riporta nella sala dove
si è tenuto lo
spettacolo “Allora, quello laggiù è il
palcoscenico” accende almeno uno dei vari
neon in modo da poterci vedere.
“Perspicace
come sempre” lo sbeffeggia Kate.
“Non
è tutto, vieni” si avvicinano e da una scaletta
laterale, Castle l’aiuta a
salire sul palco.
Kate
si volta verso la platea. Le fa uno strano effetto. Lo stesso di quando
era sul
palco al Paradise.
“Queste
tende verticali poste qui a lato, sono le quinte” spiega
indicandogliele
“Servono a stabilire la profondità della
scena”.
Kate
le guarda e annuisce.
Castle
si dirige verso il fondo del palco “E questo telo serve sia
da scenografia che
per coprire il retro, ovvero i camerini” si guarda attorno
perplesso
“Vediamo... nella stanza qui accanto c’è
una specie di piccolo magazzino dove
tengono le scenografie più elaborate e.. basta, direi che
è tutto...” scrolla
le spalle e si mette le mani in tasca.
“Piuttosto
veloce come tour” scherza Kate “È
davvero un bel teatro e il quadro di Chet
all’ingresso è stupendo”.
Rick
le sorride tornando vicino a lei “Hai pensato a come posso
farmi perdonare?”
catturandole di nuovo la mano.
Kate
si finge pensierosa “Vediamo: hai chiesto scusa, sei stato un
perfetto
cavaliere per tutta la serata, mi hai fatto fare il tour della
scuola… cosa
manca?”.
“Vuoi
una Ferrari, vero?”.
Lei
sorride ma scuote la testa. Raccoglie rapida qualcosa da terra, residui
dello
spettacolo suppone Kate, e glielo getta addosso “Voglio
essere fastidiosa come
tu lo sei con me!” urla, cominciando a scappare sul
palcoscenico, attenta a non
cadere per la poca luce.
Castle
non fa in tempo a schivare la nuvoletta d’orata che si
ritrova sommerso di
brillantini.
Agita
in avanti le braccia come se fosse stato colpito da un’ondata
intensa di
profumo, con il risultato di far svolazzare ancora di più la
polverina d’oro.
“Credi
che questo basti? Non hai imparato niente in questi anni?”
mandati al diavolo i
brillantini, Castle rincorre Kate sul palco afferrandola per la vita e
sollevandola “Devi impegnarti di più
detective”.
Per
svicolare dalla sua presa, Kate si aggrappa al telo che fa da sfondo
stellato.
Una serie di ganci si staccano producendo un rumore metallico e in
pochi
secondi si ritrovano sommersi dal pesante lenzuolo blu a puntini gialli.
“Ops…”.
L’esclamazione
di Kate innesca in entrambi una sonora risata.
Quando
finalmente si calmano Castle le dice “Voglio proprio vedere
come lo dirai a mia
madre”.
Gattonano
verso un estremo del telo e ne fuoriescono entrambi spettinati.
“Facciamo un
patto: tu mi copri con tua madre e io dimentico
l’inconveniente di questa sera”
esclama Kate.
Entrambi
seduti sul cielo stellato, si scrutano.
“Ok
ci sto, ma asseconderai almeno una mia teoria cospiratoria nel prossimo
caso”
rilancia Castle prima di stringere la mano di Kate per suggellare il
patto.
“E
va bene...” borbotta lei a muso lungo.
Quel
faccino triste lo fa impazzire.
Con
le dita le sistema i capelli, con il pollice le accarezza la guancia e
il neo.
Quel
neo che adora baciare.
“Se
fai così mi sciogli” le dice e lei subito ritrova
il sorriso “Mi correggo, se
fai così mi sciolgo in ogni caso”.
Kate
si sporge e lo bacia sulla guancia destra “E se faccio
così?” si sposta e bacia
anche quella sinistra “E così?” poi si
ferma davanti a lui, occhi negli e “E se
faccio così?” con la mano gli sfiora il collo e
apre il primo bottone della
camicia.
Castle
è incantato. Rapito.
La
sta lasciando fare, bottone dopo bottone. Sta succedendo.
La
sua camicia è completamente aperta e lei gliela sfila
assieme alla giacca.
Si
sposta i capelli da un lato e si volta di spalle, mostrandogli la
schiena
seminuda.
La
cerniera del vestito è lì in bella mostra pronta
per essere aperta. Le passa
leggero le dita sulla nuca e tra le scapole, fino a raggiungere la
sottile
chiusura.
Kate
torna a posizionarsi di fronte a lui, ma non resta seduta. Si mette in
ginocchio.
Accarezza
la testa di Rick affondata nel suo petto mentre lui le sfila il
vestito,
lasciandolo morbidamente scivolare lungo le sue cosce.
Mentre
i baci si infuocano e la pelle inizia ad ardere Castle adagia Kate
sotto di se
e lei ne approfitta per slacciargli cintura e pantaloni.
Per
Kate, in quel momento, esiste solo la pelle di Castle. Il suo corpo
grande che
la copre e sovrasta. La sua bocca calda.
Sicuramente Lanie e Maddie vorranno un resoconto dettagliato.
Kate sorride al pensiero e fa ridere anche Castle, inconsapevole del
motivo.
La biancheria intima è solo un vago ricordo
ormai.
Si
guardano un ultima volta negli occhi. Un ultimo tacito consenso a
proseguire.
E
quello che segue è piacere. Un piacere maledettamente
intenso.
Kate
quasi fatica a sopportarlo.
Non
sa nemmeno lei se è un piacevole
dolore
oppure un doloroso piacere.
Sa
solo che le sta dando alla testa.
Geme,
incapace di trattenersi oltre mentre Castle ansima forte nell'incavo
del suo
collo.
Sente
il corpo dell’uomo sussultare sopra il suo. Sente le sue dita
piantarsi nel
fianco.
Sente
tutto. Ogni centimetro della sua pelle è estremamente
ricettiva.
Kate
si volta ad incontrare gli occhi di Castle, dilatati dall'orgasmo.
I
loro respiri si fondono e con calma si placano assieme.
La
loro prima volta, in un cielo stellato, sul palcoscenico di una scuola
di
recitazione.
Non avrebbero potuto
sperare di meglio.
Castle
tortura da almeno cinque minuti il naso di Kate.
Con
l’indice lo tocca e lo solletica.
“Stai
rischiando grosso sai?” mormora Kate, beatamente sdraiata a
terra. Un braccio
sollevato dietro la testa e l’altro a piegato sotto il seno
per reggere il telo
che la copre.
“Sono
solo felice. Quando sono felice non riesco a stare fermo”.
Kate
si volta su di un fianco e lo guarda in quegl’occhi azzurri.
È
felice.
Lei
lo ha reso felice.
Solo
passando la notte insieme.
Nessuno
glielo aveva mai detto, dopo aver fatto l’amore.
“Scusa”
riesce solo a mormorare.
Castle
corruccia la fronte “Di cosa ti devi scusare?”.
“Di
averci messo così tanto a capire... di aver aspettato tanto
per questo...per
noi...” gli spiega, mortificata.
“Ognuno
hai suoi tempi” le risponde dolcemente, dandole un altro
piccolo colpetto
ammonitore sul naso “Non è mai stata una gara di
velocità e in ogni caso io so
essere molto paziente”.
“Mi
dispiace comunque. Hai dovuto subire i miei tempi, le mie paure...
avrei voluto
vivere questa notte molto tempo fa. Mi avrebbe fatto bene” si
sente strana ad
aprirsi così ma finalmente riesce a farlo.
Lui
sorride “Sai, lo scopo principale di questi quattro anni non
è andare a letto
insieme. Ma stare
insieme”.
Kate
è completamente rapita dai suoi occhi.
Dalla
sua calda voce.
Quelle
parole la avvolgono come un abbraccio.
“Certo,
se ciò implica anche fare l’amore ogni volta come
stasera, ben venga!” aggiunge
Castle alzando maliziosamente le sopracciglia.
Eccolo
il suo scrittore sbruffone dal cuore d’oro.
Ed
ecco anche il momento di dargli quell’ultima spiegazione che
ancora non gli ha
dato e che invece lui si merita.
“Avrei
voluto vederti seduto accanto al mio letto.. in ospedale...”
inizia Kate “...ma
quando ho aperto gli occhi tu non c’eri. C’era Josh
che mi chiedeva come mi
sentissi e se ricordassi qualcosa” abbassa gli occhi, quasi
intimidita
“Ricordavo tutto così maledettamente bene. Il
dolore lancinante al petto e.. le
tuo parole...” una lacrima scivola libera sulla sua guancia
“...ma non potevo
di certo dirglielo. Ero confusa e spaventata. Quasi non ero sicura se
fosse
successo realmente o se il mio fosse il ricordo di un sogno...
così ho mentito.
Ho detto a Josh che non mi ricordavo nulla della sparatoria e prima che
potessi
accorgermene spunta alle sue spalle un altro medico che appunta tutto
su una
cartellina e poi sparisce fuori dalla stanza. Ormai era fatta. Scritto
nero su
bianco. Mi sono detta che forse era meglio così, potevo
guadagnare un po’ di
tempo... non sapevo se lo avevi detto perché lo pensavi
veramente o magari per
via della situazione...”.
Castle
le asciuga le lacrime che continuano a uscire da quegl’occhi
verdi e la ascolta
in silenzio “Mentre stavo in montagna da mio padre mi sono
detta che dovevo
fare qualcosa.. andare in terapia magari... superare il lutto... aggiustarmi... e solo allora avrei avuto
qualcosa da offrirti, sarei stata in grado di affrontare una relazione
vera”.
“Era
questo che cercavi di dirmi quel giorno sulle altalene?”
domanda cominciando a
collegare i vari pezzi.
“Si...
ma ci stavo mettendo troppo tempo. Ho capito che ti stavi allontanando
e che
rischiavo di perderti... poi è sbucato Maddox dal nulla, tu
sei sparito per
tutta l’estate... non sapevo più cosa fare per
riavvicinarmi a te...” Kate gli
accarezza il volto “...e poi Peter...” e un sorriso
spunta spontaneo.
“...e
poi Peter...” ripete scuotendo la testa “Quasi mi
prende un infarto in ospedale!”
commenta Castle, ricambiando il sorriso.
“Però
ora siamo qui... sono felice anche io Castle” ammette ridendo
tra le lacrime.
Castle
gliele asciuga tutte con il pollice.
“Mi
dispiace di essermi allontanato” tocca a lui ora spiegare
“Non mi sono mai stancato
di te Kate o di aspettarti. Ti aspetterei in eterno” le da un
lieve bacio e
prosegue “Ma quando ho capito che ti ricordavi tutto e non mi
avevi detto nulla
ho pensato che stessi evitando l’argomento per non ferirmi
dicendomi che non
ricambiavi. Ho perso le speranze, sentivo di aver sprecato tempo e non
riuscivo
ad accettarlo. Volevo dimostrare a me stesso che potevo ancora stare
bene anche
senza di te. Per questo sono uscito con Jacinta, per provare che potevo
tranquillamente passare oltre. Peccato che chiamarla Kate una ventina
di volte
non ha fatto che sbattermi in faccia l’amara
verità. Così ho chiuso quel breve
capitolo e sono tornato da te...” ora lei che ascolta
attentamente ogni singola
parola “...ma quella maledetta sera, quando mi hai detto che
ti avevo tradito e
non volevi smettere di cercare Maddox... non ce l’ho fatta,
non ti potevo
guardare morire un’altra volta Kate. Ho preso la decisione
più difficile della
mia vita andandomene dal tuo appartamento”.
“Hai
fatto bene. Mi è servito per capire quanto non potessi fare
a meno di te” lo
rincuora Kate.
“Niente
più segreti, puoi dirmi tutto Kate”.
“Vale
anche per te. Voglio sapere tutto quello che ti passa per la
testa” sorride
divertita “Teorie aliene e cospirazioni governative
comprese”.
Anche
Castle ride “In effetti avrei in mente una cosa.. ma dobbiamo
uscire di qui”.
Lo
scrittore recupera i loro vestiti e con calma si rivestono.
“Lasciamo
il palco così” domanda Kate, sentendosi un
po’ in colpa.
Castle
alza la testa per controllare l’effettiva altezza dei ganci
che reggevano il
telo.
Supera
il piccolo soppalco che ospita i riflettori.
“Non
credo sia il caso di salire fin lassù” le dice
“Dirò a mia madre che è caduto
improvvisamente oppure che deve essere successo dopo che ce ne siamo
andati…”.
Kate
appare davvero dispiaciuta “Non ci pensare, è solo
un telo, domani chiamo
qualcuno e lo faccio riattaccare, ok?” la detective annuisce,
ancora un po’
pensierosa “Ma se preferisci confessare tutto a
Martha…” a quelle parole Kate
avvampa, mentre raggiungono l’ingresso.
“No,
vada per una bugia bianca!” si affretta a precisare Kate.
“Ok,
allora accordiamo le nostre versioni: ti ho mostrato la scuola, ti
è piaciuta,
ce ne siamo andati, tutto era al proprio posto” elenca i vari
punti, chiudendo
a chiave la porta principale.
“Perfetto”
Kate si appoggia alla Mercedes di Castle.
Le
apre la portiera per farla accomodare e poi corre dall’altro
lato infilandosi
nell’abitacolo.
“Dove
andiamo?” domanda Kate.
Castle
sembra stupito “Non lo so, dove vuoi andare?” le
chiede.
“Hai
detto di avere in mente qualcosa ma che dovevamo uscire, credevo
intendessi
andare in un posto preciso”.
Lui
annuisce “Esatto, qui in macchina!”.
“Volevi
solo venire in macchina?” ripete Kate un po’
abbattuta “Sul serio?”.
“Si”
Castle accende lo stereo “È il momento perfetto
per scoprire qual è la nostra
canzone” schiaccia qualche tasto in cerca di una stazione
radio che non stia
passando l’edizione notturna delle news o la
pubblicità.
“Non
possiamo passare in rassegna i nostri cd e scegliere quella che
preferiamo…”
Kate guarda l’ora sul display del cruscotto
“…magari non alle 2:18 del
mattino?”.
Castle
spalanca la bocca “Cd? Non esiste, il momento è
ora e sarà il destino a
scegliere!”.
Dopo
qualche tentativo trova un programma radiofonico.
Come
on shake your body baby do the Conga
Castle
comincia ad agitare le braccia come fossero maracas.
I
Know you can control yourself any longer…
Kate
abbassa bruscamente il volume.
“Questa
non sarà la nostra canzone!” esclama perentoria.
“Così
è stato deciso dal destino, Kate”.
Ignorandolo,
preme un altro tasto e rimette l’audio.
I’m
sexy and I know it… I’m sexy and I like it.
Non
cerca nemmeno di abbassare il volume questa volta.
“Ridi,
ridi….saremo l’unica coppia senza
canzone!” sbuffa seccata.
Castle
si ricompone e posa la mano su quella di Kate “Dai, tentiamo
insieme”.
I
have died everyday waiting for you
Darling
don’t be afraid, I have loved you for a thousand years
I’ll
love you for a thousand more
Rick
e Kate si sorridono.
È
perfetta. La voce della cantante è dolce e melodiosa.
Seguono
attenti la musica e le parole per poi scoprire che in realtà
è un duetto.
Potrebbe
essere più perfetto di così?
And
all along I believed I would find you
Time
has brought you heart to me
I
have loved you for a thousand years
I’ll
love you for a thousand more
“Qualche
protesta detective?” le domanda Castle.
Lei
scuote la testa “No. È quella giusta”.
* A Thousand
Years, Pt. 2 – Christina Perri (Feat.
Steve Kazee) - http://www.youtube.com/watch?v=9RbcR_KSRB8
*francy091
– Grazie ZiaFrà per le info sul teatro! :-*
Ivi’s
Corner:
Congaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa
Aleeeeeee
Oooooooooo Aleeeeeeeeeeeeee Ooooooooooooooo
E
dopo 16 capitoli finalmente i Caskett quagliarono!!!
E
non solo, hanno pure trovato la loro canzone!! Spero che vi piaccia
quanto
piace a me! La trovo bellissima!
Che
altro dire? Ditemelo voi!!
Buona
settimana :-*
Ivi87
|
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Capitolo 18 *** # 18 - Sing, sing, sing ***
#
18 – Sing, sing, sing
È
passata più di una settimana dalla sera dello spettacolo.
Nessun
caso estremamente complicato.
Nessun
dramma famigliare.
Nessuno
in pericolo di vita.
Kate
Beckett adora settimane del genere.
Le
capitano raramente, è vero. Ma così riesce a
godersele appieno.
Certo,
qualche piccolo scombussolamento c’era stato.
Un
esempio?
Lei
e Castle avevano fatto l’amore.
Questo
è per entrambi un enorme cambiamento che, a quanto pare,
desta parecchio
interesse nelle sue due migliori amiche.
Kate
cerca di sembrare impassibile e normale ma secondo Lanie e Madison le
si legge
in faccia.
“Sei
così splendente” le ripete anche ora, Maddie.
Le
tre donne sono sedute ad un tavolino dell’Old Haunt mentre
Castle, Ryan ed Esposito
si stanno sfidando a Ruzzle, un paio di tavoli più in
là.
“Di
la verità, ormai non vi contenete più”
la domanda di Lanie giunge alle orecchie
di Kate con un tono di malizia ben oltre il limite consentito nei
luoghi
pubblici.
“Ragazze…”
le guance le si imporporano in automatico.
Maddie
rotea gli occhi “Possibile che non si riesca mai a farti
parlare! Che ti costa?
Se vuoi parliamo di Josh, io non ho problemi a raccontarvi di tutte e
tre le
volte che abbiamo fatto pace” esclama con un sorriso che
è tutto un programma.
“Sono
sicura che riuscite ad immaginarvelo perfettamente” cerca di
rabbonirle, Kate.
“Da
quel poco che ti abbiamo estorto ho a malapena immaginato i
preliminari…”
borbotta Lanie.
“Hai
detto che è successo dopo lo spettacolo, ma dove?”
chiede Madison.
La
detective quasi non respira più.
“Kate?
Casa tua o casa sua?” ritenta la bionda.
Lanie
si volta verso Madison pensierosa “Da lui immagino. Da Kate
c’è Peter…”.
“Giusta
osservazione!” le due tornano a fissare Beckett
“Kate confermi?” insiste
Maddie.
Beckett
si stringe nelle spalle.
Non
ama essere subissata di domande. Preferisce essere lei a condurre
l’interrogatorio.
“Ok,
sentite” esclama infine, o non la lasceranno più
in pace “quella sera… e le
altre sere di questa settimana… insomma è sempre
meraviglioso. Ogni volta è
diversa dalla precedente. Mi sento la stessa di sempre eppure sono
consapevole
di essere cambiata. Sono una persona nuova tra le sue
braccia.”
Kate
le guarda. Hanno gli occhi luccicanti e sognanti “Vi
basta?”.
“Mmm”
Maddie da un’alzata di spalle “Si, hai reso
l’idea” risponde, aggiungendo un
sorrisino malizioso.
“Speravo
ci dicessi qualcosa di più dettagliato ma vedrò
di farmelo bastare” Lanie
adorava intavolare discorsi piccanti con Kate per metterla a disagio
“Per
adesso…”.
Si
sorridono tutte e tre, mentre accostano i bicchieri per un brindisi.
“Cospicuo
+40 punti!” grida Castle, tutto preso dal gioco.
“Ma
dove lo vedi?” domanda Espo.
Ryan
batte una mano sul tavolo “Vacillare + 48 punti!”
Gli
occhi di Espo schizzano da una arte all’altra del display
“Dove???”
Tempo
scaduto. Il gioco si interrompe ed inizia il conteggio delle parole.
“Odio
Ruzzle!” sussurra sconsolato guardando il suo punteggio
mentre gli altri due
gongolano esultanti.
La
campanella posta sullo stipite della porta annuncia
l’ingresso del Capitano
Gates, del detective Karposki e di qualche altro agente del dodicesimo.
Dal
volto della Gates si può facilmente intuire che è
stata più o meno trascinata
lì dal resto della comitiva.
Occupano
un paio di tavolini vicini al loro.
“È
la prima volta che il Capitano viene qui, Castle?” domanda
Ryan, a bassa voce.
Lo
scrittore annuisce basito “La fine del mondo deve essere
vicina”.
“Manca
poco al 21 Dicembre” gli da corda Kevin.
Espo
sbuffa “Possiamo concentrarci sul gioco? Voglio la
rivincita!”.
“Non
sei stanco di perdere?” lo sfotte il suo partner.
“Alziamo
la posta” propone Castle “Forse se sei
più motivato riuscirai a vincere almeno
una partita”.
“Per
me va bene” accetta Javier.
“Vediamo…
se perdi…” Castle schiocca le dita non appena gli
si accende una lampadina in
testa “…canti una canzone!”.
Espo
non sembra molto sconvolto “Ok”.
“…a
Lanie” aggiunge Ryan il quale allunga la mano, chiusa a
becco, verso Castle per
completare con lui un feed the birds.
“Molto
divertente ragazzi” sogghigna Javi “Non ci penso
proprio!”.
Castle
e Ryan lo guardano torvo “Cosa c’è? Solo
perché voi due siete impegnati
devo esserlo anche io?”.
“Non
puoi fare il guapo per
sempre” lo
canzona Castle.
“Devi
mettere la testa a posto, amico” aggiunge Ryan.
Espo
incrocia le braccia e si sistema meglio sulla sedia “Facciamo
così: se perdo
ancora, io canto, ma la canzone la scrivete voi due!” con
l’indice e il medio
della mano li indica entrambi, soddisfatto per averli coinvolti in quel
piano
assurdo.
Sicuramente
rifiuteranno di scrivere una canzone, pensa Esposito.
I
due si guardano, dapprima spiazzati.
Poi
sul loro viso spunta un enorme sorriso diabolico.
“Ti
scriveremo la canzone più schifosamente romantica che
esista!” intima Castle,
afferrando saldamente il telefono.
“Coraggio
Javi, comincia a riscaldarti la voce” esclama Ryan mentre
avvia la nuova
partita.
Espo
guarda sconsolato il proprio telefono.
S’è
fregato da solo.
A
qualche miglio di distanza Peter è al telefono con sua madre.
“Non
si sono più visti?” domanda, serio.
La
donna risponde di no. Da qualche giorno non c’era stata
nessuna visita
indesiderata.
“Bene”
esclama con sollievo. Ma subito capisce che se non sono più
in South Carolina è
perché lo hanno rintracciato a New York.
Maledizione.
Pensa
subito ad Alexis. Non vuole metterla in pericolo.
Tanto
meno Kate o chiunque altro.
Non
era nei piani innamorarsi.
Non
era nei piani avere un incidente e restare bloccato da Kate.
Purtroppo
si era dovuto adattare. In un'altra situazione, sarebbe felicissimo di
avere
una ragazza e di condividere l’appartamento con sua cugina.
Ma
per come stanno le cose in quel momento non può permettersi
errori.
Deve
superare il corso, sfruttare la laurea in Economia per trovare un vero
lavoro
con un vero stipendio che gli permetta di mantenere sé
stesso e sua madre.
Per
ora il piano procede. Dei suoi inseguitori non c’è
traccia.
Sa
che hanno capito che l’unica cosa di valore della sua
famiglia è scappata con
lui.
E
nonostante neghi anche con sua madre, è sicuro che anche lei
lo sappia.
Quei
due piccoli sassolini sono al sicuro per adesso ma non potrà
nasconderli per
sempre.
“Andrà
tutto bene mamma… si la gamba va sempre meglio…
si ti presenterò Alexis…” Peter
scuote leggermente la testa. Le mamme sono tutte uguali in fondo
“…pensa solo a
stare bene mamma, ok? Ora ti lascio, ti saluto Kate… si,
anche io te ne voglio…
ciao mamma”.
Riaggancia
tirando un lungo respiro.
Ancora
due mesi di corso e potrà cominciare a cercarsi un lavoro.
Ci dovrà pur essere
a New York un posto da contabile.
Esce
dalla camera di Kate e raggiunge la giovane rossa.
“Che
cosa fai?” domanda, una volta tornato in cucina.
Alexis
sta frugando nel freezer “Cerco un gelato, la settimana
scorsa c’erano quelli
con il biscotto...” gli risponde spostando qualche confezione
di surgelati.
Peter
la prende per i fianchi e la tira indietro con delicatezza
“Sei un’ospite,
faccio io” le dice solamente.
Alexis
punta le mani sui fianchi “Ma hai il monopolio sul freezer?
Non mi fai mai
avvicinare!” cerca di dire, seria, ma una piccola risata la
tradisce.
“Sono
solo molto ben educato” ribatte Peter, cercandole alla svelta
il gelato.
“Probabilmente in una vita precedente sono stato barista e
cameriere” le porge
il gelato “Ecco qua madamoiselle, per servirla”.
Alexis
lo ringrazia con un bacio e si dirige sul divano. Gelato con il
biscotto in una
mano, evidenziatore nell’altra e gli appunti di economia
sulle gambe “Come sta
tua madre? Tutto bene?”.
Peter
le siede accanto, afferrando il libro di Economia “Non vede
l’ora di
conoscerti” risponde, sforzandosi di sorridere.
Quella
settimana Ryan e Castle scrissero come dei forsennati.
Qualunque
frase d’amore venisse loro in mente, la scrivevano, la
cancellavano, la
riscrivevano e la accostavano alle altre già scelte.
Cercando
di dare al testo un senso compiuto.
Quando
non era presa dallo studio, Alexis li aiutava con le note.
Avendo
studiato violino un po’ se ne intendeva.
Kate
raccolse gli innumerevoli fogli scarabocchiati che Castle aveva
lasciato da
lei.
Mentre
li sistemava guardò di sfuggita lo spartito.
La
sua attenzione fu catturata dall’ultimo rigo del pentagramma
dove Castle aveva
scarabocchiato una sfilza di note con a lato un punto di domanda.
Probabilmente
non era convinto di quella sequenza.
Memore
delle lezioni di chitarra che prese da ragazzina, cercò di
visualizzare quelle
note.
Un La.
Si,
un La sarebbe l’ideale
come
risoluzione di quella tonalità.
Segna
a matita la sua annotazione e raggruppa tutti i fogli in ordine sul
tavolino.
La
scommessa di Castle, Ryan ed Espo sta facendo velocemente il giro del
distretto.
Kate
è sicura che la Gates ne sia già al corrente ma
per qualche strano motivo, non
ha ancora detto la sua.
Forse
la reputa solo una ragazzata.
Si
volta verso il divano e con la mano spettina il cugino.
“Ehi!”
Peter si sveglia e si stiracchia restando sdraiato sul divano letto
“Nooo è già
mattina?”.
“Non
solo è già mattina, devi anche essere in ospedale
tra un’ora”.
Peter
sbuffa mettendosi a sedere “Perché la sveglia non
è suonata?”.
“Veramente
è suonata. Suona tutte le mattine, ma poi ogni volta la
scaraventi per terra e
ti rimetti a dormire” lo ammonisce Kate, mente prepara il
caffè.
Il
ragazzo si sporge e nota la piccola sveglia rovesciata sul pavimento.
“Non
lo faccio apposta, è il mio subconscio che si rifiuta di
svegliarsi” risponde
mentre la raccoglie.
Nell’avviarsi
in cucina controlla fuori dalla finestra, osserva la strada. Gesto
abituale
ormai, dopo l’ultima conversazione telefonica con sua madre.
“Aspetti
Alexis?”.
Kate
scambia la sua azione per impazienza
amorosa.
Peter
le sorride “No... davo solo un’occhiata. Mi piace
questo quartiere...” si siede
a tavola e comincia a versare i cereali.
Quando
Kate arriva in ufficio trova un caffè fumante già
pronto sulla sua scrivania,
ma niente Castle.
Lo
cerca con gli occhi e, come da giorni ormai, lo trova nella saletta
relax che
canticchia con Ryan.
L’hanno
presa proprio sul serio questa scommessa.
Espo
li osserva sconsolato dalla sua postazione. Molto probabilmente si sta
chiedendo perché ha dato fiato alla bocca.
Prima
che possa raggiungerlo, Kate viene chiamata dalla Gates.
La
segue nel suo ufficio con una leggera apprensione.
Come
minimo sa della scommessa.
“Detective,
so della scommessa tra il Signor Castle e i detective Ryan ed
Esposito”.
Giustappunto.
“Capitano...
non influirà sul lavoro glielo posso garantire...”
ma la Gates alza una mano
interrompendola.
“Invece
influirà detective. Ammetto che all’inizio la cosa
non mi sia piaciuta granché”
scuote la testa e alza gli occhi al cielo come se avesse a che fare con
dei
bambini dell’asilo “Ma è anche vero che
il distretto ha bisogno di pubblicità
positiva. Molto positiva detective. La gente non si fida più
delle forze
dell’ordine e il sindaco mi fa pressioni per migliorare
l’immagine del distretto
così...” ora fissa Kate con insistenza.
Tutto
ad un tratto quegli occhi scuri puntati su di sé la mettono
a disagio
“C-così...?”.
Sul
viso del Capitano Gates spunta un piccolo ghigno “Beh.. lei
canta molto bene
detective Beckett, l’ho sentita io stessa. E fonti
attendibili mi dicono che
anche i detective Esposito e Ryan non sono malaccio”.
“Uhm...Capitano...non
credo di capire...” risponde Kate, allarmata.
“Ho
deciso che sarebbe una bella iniziativa creare un cd di canzoni famose
cantate
dagli agenti del dodicesimo. Qual è il termine corretto?
Cover! Faremo delle
cover!”.
Kate
deglutisce sonoramente “Capitano non credo che... insomma,
cantare? E se
qualcuno non se la sentisse?” cerca di arginare meglio che
può la situazione.
La
Gates posa le mani sui fianchi, indispettita “Nessuno
pretende che vinciamo un
Grammy, detective. Affiggerò un foglio fuori dal mio ufficio
cosicché i
volontari possano segnarsi. Ovviamente lei e i suoi due colleghi
scommettitori
siete liberi di rifiutare se non credete sia importante sostenere
questo
distretto...”.
Il
che significa che sono obbligati a farlo.
“Con
molto piacere Capitano” risponde Kate cercando di fingere un
sorriso almeno un
po’ convincente.
“Molto
bene, il sindaco ne sarà deliziato” la Gates
risponde sorridendo diabolica ma
quando sta per congedare Kate, la richiama “E quando quei due
avranno finito di
scrivere la canzone per il detective Esposito, vorrei esaminarla..
potrebbe
tornarci utile per il nostro progetto”.
Beckett
annuisce appena ed esce dal suo ufficio.
“Yo,
sembri sconvolta Beckett, posso fare qualcosa?”.
Kate
sbuffa “Espo, hai già fatto abbastanza!”.
Ryan
e Castle sentendo il tono di Kate, la raggiungono alla sua scrivania.
“Va
tutto bene qui?” le chiede Rick, osservandola.
“Si...
no invece. Non va bene per niente!”.
“Cosa
voleva la Gates?” chiede Javier, sperando di non venire
ripreso nuovamente.
“Il
Capitano Gates ha deciso che gli agenti del Dodicesimo canteranno in un
cd”
racconta contorcendo il viso in una smorfia di fastidio.
Castle
ride di gusto “Si come no, è
impossibile”.
Kate
lo fulmina con gli occhi “Non solo è possibile, ma
indovina un po’ come le è
venuta quest’idea?”.
Fissa
con sguardo truce i tre uomini accanto a lei.
“Sa
della scommessa?” sussurra sorpreso Ryan.
“A
quanto pare sì...” Castle risponde prima che
Beckett se lo mangi per la domanda
ovvia appena posta.
“Noi
tre siamo praticamente incastrati mentre gli altri possono offrirsi
volontari...” prosegue Kate, amareggiata.
“In
poche parole siamo tutti obbligati” conclude Esposito sapendo
bene che la Gates
avrebbe intimorito ogni agente che non si fosse proposto
volontariamente.
“Ma
siete troppi e non tutti sanno cantare e...con cantare
intendo almeno beccare una nota!” esclama Castle.
Beckett
alza le spalle e allarga un po’ le braccia
“Immagino che ad un certo punto farà
delle selezioni...” si siede di peso sulla sedia,
già esausta di prima mattina
“Ah, vuole sentire anche la vostra canzone, in caso sia
adatta al progetto” Kate
virgoletta con le dita
l’ultima parola.
Castle
prende posto sulla sua sedia e posa una mano su quella della donna “Non
è una brutta cosa sai? So che non ami
stare al centro dell’attenzione ma nessuno ti
vedrà, sentiranno solo la tua
voce” cerca di confortarla aggiungendo alle parole uno dei
suoi sorrisi.
“Lo
so” mormora afflitta “Ma comunque non impazzisco di
gioia”.
“A
me sembra un’idea fantastica!” esulta invece lo
scrittore “Posso cantare anche
io??!!”.
Un
rumore di tacchi si ferma proprio dietro di lui “Signor
Castle non mi risulta
che lei sia un poliziotto!” tuona la Gates.
Castle
quasi si strozza per lo spavento.
“Ma
può procurarci una sala di registrazione se proprio intende
contribuire”.
*
Sing, sing, sing - Louis Prima - http://www.youtube.com/watch?v=WGM2HPM6BDc
Ivi’s
Corner:
Si
lo so, non sto bene, ahahahahah ci dovevo ficcare pure il cd!!
Ahahahahahah
Se
non l’avevate capito, in questa ff ci ho infilato tutto
ciò che vorrei
vedere/rivedere e che Marlowe invece ci nega u.u
Capitolo
un po’ di passaggio, forse anche il prossimo, ma vogliamo
lasciarli un po’ tranquilli
sti poveretti?
No?
Beh, vedrete xD
Buona
settimana :-*
Ivi87
|
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Capitolo 19 *** # 19 - Ledge of love ***
#
19 – Ledge of Love
Quando
Kate apre gli occhi, quella mattina, sente dei rumori provenire dal
bagno.
Per
una volta Peter si è svegliato presto e, apparentemente,
senza il bisogno di
lanciare la sveglia.
Resta
per qualche minuto a letto cercando di racimolare forze e pensieri.
La
Gates, con la storia del cd, era un uragano. Correva a destra e a
manca, si
incontrava con il sindaco – che, purtroppo per Kate, era
molto entusiasta della
cosa – organizzava provini e selezionava le canzoni.
Tutto
questo tra un caso di omicidio e l’altro.
La
fretta del capitano è da attribuire all’imminente
arrivo del Natale.
Tra
poco più di un mese New York sarà invasa dai
canti di Natale, e il cd della polizia
passerebbe
inosservato.
Pare
che il titolo più papabile sia ‘Hai
il
diritto di cantare’ inventato da Castle una sera
all’Old Haunt, il ché
probabilmente lo renderà un titolo inaccettabile agli occhi
della Gates a
prescindere che le piaccia o meno.
“Vecchia,
sei sveglia?” Peter si affaccia
alla sua camera da letto e le lancia una manciata di coriandoli
“Buon
compleanno!”.
“Ti
ringrazio” mormora togliendosi i piccoli pezzettini di carta
dai capelli
“Scommetto che tutto questo entusiasmo è
perché non vedi l’ora di andare da
Alexis”.
“Anche,
perciò sbrigati. So che alla tua età i muscoli si
atrofizzano, però non
lasciarti andare così…” Peter riesce a
malapena a finire la frase prima di
abbassarsi e schivare un cuscino.
Sembra
ieri che Peter era piombato nella sua vita ed invece sono
già passati due mesi.
Il
calendario indica il 17 Novembre per la precisione.
Il
suo compleanno.
In
cuor suo spera che Castle non abbia esagerato come suo solito.
Ne
hanno parlato nei giorni passati. Kate non vuole nulla di speciale. Una
cena
tutti insieme al massimo.
Finalmente
decide di alzarsi e controlla velocemente fuori dalla finestra.
Ok,
niente scritte in cielo. Forse si è davvero moderato questa
volta.
L’unica
cosa di cui è sicura è che lei e Peter sono stati
invitati ad una super
colazione di buon compleanno a casa dello scrittore.
Un
quarto d’ora dopo infatti viene travolta
dall’uragano Martha.
“Buon
compleanno darling!!” la
stringe
forte e poi le accarezza il viso “La tua nascita è
un giorno speciale che va
celebrato degnamente perciò…” Marta le
prende un braccio e la porta in cucina
“…grazie ai suggerimenti di tuo padre siamo lieti
di offrirti il brunch
domenicale di Johanna Beckett!” e con un gesto della mano le
mostra la grande
tavola imbandita.
“Ma
glielo volevo dire io!” Castle mette il broncio e toglie Kate
dalle grinfie
della madre “Mi hai rubato la scena!!” esclama
mentre la abbraccia.
“Scusa
caro, deformazione professionale”.
Rick
bacia Kate su una guancia “Buon compleanno musa” le
sussurra all’orecchio.
“Grazie”
risponde lei, a fior di labbra, prima di voltarsi verso gli altri.
Abbraccia
prima Alexis “Grazie anche a te” e poi torna tra le
braccia dell’eccentrica
rossa “E a te Martha”.
Castle
e Peter le guardano con un sorrisino soddisfatto.
“Sicura
che non ti da fastidio? Non sapevamo se era il caso di ricordarti i
brunch di
tua madre… proprio oggi…” balbetta,
Alexis, un po’ incerta.
“Oh,
no, è tutto perfetto!” Kate la rassicura
immediatamente.
Peter
passa alle spalle di Alexis bisbigliando un ‘te
l’avevo detto’ che le fa sorridere
entrambe.
“Mancherebbe
solo mio padre ma mi ha avvisata dell’udienza importante che
ha questa mattina,
perciò lo vedrò direttamente questa
sera”.
Castle
fa un passo avanti, fiero “Per la precisione alle nove di
questa sera, alla
sala banchetti del Four Seasons”.
Kate
trattiene il respiro “COSA? Mi prendi in giro?”.
“Si”
ammette lui candidamente, alzando le spalle.
Mentre
tutti scoppiano a ridere lei inizia ad arrossire.
“Tranquilla,
andiamo al Q3, contenta?” spiega Rick allargando le braccia
ed invitando tutti
a sedersi a tavola.
Il
tempo vola per Castle e Beckett che devono correre al distretto, solo
Peter
sembra non voler mollare il piatto.
“Hai
un serbatoio al posto dello stomaco!” esclama Alexis a
metà tra il sorpreso e
il disgustato.
“E’
bisafuto che i baschi hanno più bame” si difende
Peter, parlando con la bocca
piena.
Kate
scuote la testa e gli toglie il piatto da sotto il naso
“E’ risaputo anche che
i maschi sono maleducati!”.
“Ehi!
Non ho finito!” protesta il ragazzo.
Prontamente,
Castle si alza e prende il piatto dalle mani di Kate, radunando anche
gli
altri.
Li
impila e li posa nel lavandino.
Lì
accanto, sul ripiano, c’è una confezione di
cereali nuova, ancora sigillata.
Una
delle prime cose che Castle ha imparato da bambino è che
nelle scatole dei
cereali c’è sempre una piccola sorpresa.
Strappa
con forza la linguetta superiore e svuota il contenuto della confezione
in una ciotola.
Il
sacchettino di plastica non tarda a mostrarsi.
Lo
apre e fa scivolare il contenuto sul palmo della mano.
Per
qualche secondo fissa il piccolo oggetto di plastica rigida.
“Kate…
vieni qui un secondo?”.
La
donna aggira il bancone e raggiunge lo scrittore.
Castle
le afferra la mano sinistra e prima che lei possa rendersi conto di
alcunché le
infila il piccolo cerchietto di plastica all’anulare
“Prometto di romperti le
scatole, farti il solletico, inondarti di teorie strampalate e starti
appiccicato come le api al miele ora e per sempre. Amen”
esclama tutto d’un
fiato, praticamente senza respirare.
Il
viso di Kate è praticamente in fiamme.
Nonostante
stiano tutti ridendo.
Nonostante
sia ben cosciente che non è una proposta seria, per un solo
piccolo istante,
Kate ha sentito il forte desiderio di dire quel
sì.
“Tranquilla,
sei salva… per adesso!” la prende in giro Castle.
La
detective gli da un leggero pugno sulla spalla e si unisce alle risate,
cercando di non dare a vedere tutte quelle emozioni.
Alexis
le saltella vicino “Com’è
l’anello?” domanda curiosa.
Kate
le mostra la mano. Il suo anulare è circondato da una
piccola serie di stelline
di plastica gialla “Che carino” esclama la ragazza
“Credo che sia addirittura
fosforescente!”.
Peter
si avvicina e chiude le mani a coppa attorno all’anello
“Si, brilla” conferma
alle due.
Martha
posa le mani sulle schiena dei due giovani e li spinge gentilmente
verso il
tavolo “Siate buoni, datemi una mano a sistemare la
tavola” esclama alle loro
spalle facendo l’occhiolino a Richard.
Colto
il segnale, Castle prende Kate per mano “Seguimi”
le sussurra, conducendola
nello studio.
Da
un cassettino sulla scrivania estrae un piccolo plico di fogli
rettangolari
legati da un nastro rosso “Come da sua richiesta, milady, un
piccolo e semplice
regalo di compleanno”.
Castle
le porge il piccolo pacchettino di fogli e attende che lei lo apra.
Kate
tira delicatamente un lembo rosso del fiocco, poi scruta il
blocchettino
perplessa “Coupon Castle? Mi hai regalato dei buoni
sconto?” domanda con un
sopracciglio alzato.
Non
era questo che intendeva quando lo aveva supplicato di non strafare.
Lo
scrittore le sorride “Guarda bene!” le suggerisce.
Il
primo foglio, un po’ più spesso, funge da
copertina. Su di esso c’è scritto ‘Coupon
della felicità’ con la
calligrafia dell’uomo.
Castle
si siede sul bordo della scrivania tirando a sé Kate
“Aprilo”.
Kate
distende bene la schiena contro il petto di Rick e inizia a sfogliare
le
piccole paginette.
“Buono
per una giornata senza teorie cospiratorie” legge sul primo
foglio.
“Buono
per una serata di coccole” Kate ride e scuote la testa
divertita.
Ne
sfoglia un altro “Buono per zittire Castle per almeno
un’ora”.
“Di
questi ne ho fatti un po’, ho pensato che ti sarebbero
serviti. Però non sono
cumulabili perciò non fare la furba detective”
scherza Castle, solleticandole
il collo con il respiro.
Lei
ruota la testa di lato e gli lascia un piccolo bacio sulle labbra,
prima di
proseguire nella lettura.
“Buono
per una notte de fuego”
Kate guarda i fogli che vengono immediatamente dopo “Anche
di questi ne hai fatti un bel po’, vedo” constata
sorridendo.
Castle
annuisce vistosamente sulla sua spalla “Per taaaante notti de fuego!!”
sottolinea
mordicchiandole il collo.
Kate
si volta completamente e cinge le braccia attorno al suo collo,
lasciando perdere
il resto dei bigliettini.
“Grazie,
so che non deve’essere stato facile per te contenerti, ma
questo è esattamente
il tipo di regalo che volevo” appoggia la fronte contro la sua “E
l’averlo fatto tu a mano lo rende ancora
più speciale” gli prende il volto con entrambe le
mani e questa volta il bacio
che si scambiano è più profondo.
“Tic
tac piccioncini” urla una voce, dalla cucina.
Kate
si scosta con un gemito di disapprovazione “Qui dentro
c’è un buono utile a
zittire il proprio cugino?”.
Al
distretto c’era molto fermento, ma non per via dei casi da
risolvere o
criminali da arrestare.
Quella
era la giornata in cui i prescelti selezionati dal Capitano Gates
avrebbero
registrato le canzoni per il cd.
“Speravo
fosse solo un brutto incubo” esclama la detective sedendosi
alla sua scrivania.
Castle
resta in piedi osservandola “Lo sai vero, che qui dentro sei
l’unica che non si
deve preoccupare di fare brutte figure?”.
Kate
lo guardò poco convinta.
Solo
perché le era andata bene una volta non voleva dire che era
magicamente immune
alle figuracce.
E
la Gates non avrebbe mai perdonato una falla nel suo geniale
progetto di rilancio dell’immagine della polizia
newyorkese.
“Yo
Castle!” Espo li raggiunge seguito a ruota da Ryan.
L’ispanico sembra al
settimo cielo “La canzone che avete scritto è
stupenda! Mi aspettavo chissà che
rottura sdolcinata e invece è fantastica!!”.
Lo
scrittore non fa in tempo ad aprire bocca.
“Molto
bene detective” tuona la Gates alle spalle di Castle
“Non vedo l’ora di
ascoltarla. Tra mezz’ora al massimo vi voglio tutti allo
studio di
registrazione” e così come è apparsa,
sparisce nel suo ufficio.
Karposky
si avvicina mestamente “Prendo io i vostri casi se suona il
telefono”.
“Come,
tu non vieni con noi?” le domanda Ryan.
“A
quanto pare le mie doti canore non sono state sufficientemente
apprezzate”
spiega sarcastica il detective Karposky, prima di tornarsene alla sua
scrivania.
Kate
sbuffa sonoramente e poi prende il toro per le corna “Dai,
avviamoci. Via il
dente, via il dolore” a passo spedito fa da capofila, davanti
ai tre uomini
“Non vedo l’ora di sentire questa benedetta canzone
finalmente completa!”.
Due
isolati dopo, Javier Esposito è da solo in sala
registrazione.
Luci
soffuse per dare spessore all’interpretazione.
Microfono
acceso e religioso silenzio dietro al vetro.
Ryan
e Castle stanno per vedere la loro creazione prendere vita.
Kate
non sta più nella pelle, dopo settimane e settimane di
scarabocchi e fogli
sparsi in giro per casa.
Lanie...
Lanie si è presa la mattinata libera solo per sentirlo
cantare e, come
previsto, ha già i lucciconi.
Il
capitano Gates attende a braccia conserte che la performance inizi.
Espo,
con un cenno del capo al tecnico audio, si prepara a cantare.
No one
ever
thought that this would happen.
Especially
not to me.
No
I’m not
coming back and why would I?
So
high, I
can almost touch an airplane,
Look an
eagle
in his eye.
I know
it
seems insane but I feel like I could fly
And no,
there
ain’t no turning back now.
I gotta
make
my way to you.
Still
they
stand there with their arms out.
I
don’t wanna
be rescued.
No
safety
nets, no more regrets, I don’t need a parachute.
A moment of silence.
For the ones who lost it all.
For
the ones too afraid to fall.
And
I’m runnin runnin runnin,
Jumpin
into your love.
And
I’m fallin fallin fallin,
Yeah
I’m fallin for us.
No
one can talk me down, no one can talk me down.
No
one can talk me down, I’m on the ledge of love.
I’m
ready to jump in (jump jump)
Ready
to jump in (jump jump)
So
ready to (jump
jump) off of this ledge of love.
I can
see my
whole life flash before me.
And
baby you
and I look like the perfect story.
I
won’t let
this pass me by.
My
friends
may say (may say)
That
I’m
craz-ay. (crazy)
Why
can’t
they see I’m right where I want to be.
And no,
there
ain’t no turning back now.
I gotta
make
my way to you.
Still
they
stand there with their arms out.
I
don’t wanna
be rescued.
No
safety
nets, no more regrets, I don’t need a parachute.
A moment of silence.
For
the ones who lost it all.
For
the ones too afraid to fall.
And
I’m runnin runnin runnin,
Jumpin
into your love.
And
I’m fallin fallin fallin,
Yeah
I’m fallin for us.
No
one can talk me down, no one can talk me down.
No
one can talk me down, I’m on the ledge of love.
I’m
ready to jump in (jump jump)
Ready
to jump in (jump jump)
So
ready to (jump
jump) off of this ledge of love.
For
here.
I see
it all.
From
here
I see
everything.
From
here.
I see
the end
of time.
You and
I.
Girl,
that’s
why…
And I’m runnin runnin
runnin,
Jumpin
into your love.
And
I’m fallin fallin fallin,
Yeah
I’m fallin for us.
No
one can talk me down (no one), no one can talk me
down (no).
No
one can talk me down, I’m on the ledge
of love.
No
one can talk me down (no), no one can talk me down.
No
one can talk me
down, I’m on the ledge of love.
(jump
jump
jump) Don’t leave me out here.
(jump
jump
jump)
(jump
jump
jump) Out on this ledge of love.
Tutti
applaudono e urlano di gioia.
“Ragazzi
è meravigliosa! Siete stati bravissimi!” esclama
Kate a Castle e Ryan.
Ryan
guarda Castle per qualche secondo con complicità e poi
risponde “Beh sai, siamo
entrambi molto ispirati...”.
Il
tecnico preme il pulsante rosso che apre l’audio alla saletta
dove Espo sta
riponendo le cuffie “Sei stato grande! Mi servono un altro
paio di persone per
fare il coro e siamo a posto!”.
“Lanie
tutto bene?” Kate si accorge che l’amica non ha
ancora proferito parola.
“Si...
io...” si fa aria con la mano mentre cerca di rispondere a
Kate “...non l’avrei
mai immaginato...”.
La
Gates, in disparte sussurra “Niente male” attenta a
non farsi sentire.
“La
prossima è... “ il tecnico legge la scaletta
“Kate Beckett”.
Castle
la prende per le spalle e le massaggia energicamente, come
l’allenatore con il
suo pugile “Respira, vai là dentro e sii
straordinaria”.
Se
non fosse una donna adulta, Kate si metterebbe a correre su per le
scale che
conducono al loft di Castle.
Aveva
cantato. Aveva dominato la scena, divertendosi parecchio.
Quella
sensazione di euforia le è rimasta addosso tutto il giorno,
anche mentre si univa
a Karposky con le indagini in corso.
Come
l’altra volta, al Paradise, la scarica di adrenalina che
sente è molto forte.
Quando
però entrano nel palazzo trovano immediatamente
l’ascensore libero.
Niente
scale. Mi dovrò
scaricare in un altro modo
- pensa guardando
maliziosamente l’uomo accanto a lei.
“Sei
tarantolata? Non sei stata ancora ferma un secondo” nota
Castle, grazie anche a
quel leggero ticchettio che la gamba di Beckett sta producendo,
sbattendo il
tacco a terra.
Kate
lo fissa negli occhi, grata per il suo continuo spronarla ad aprirsi e
a
lasciarsi andare “Sono solo felice”.
“Davvero
lo sei?” le domanda Castle, stupito di essere riuscito in
tale impresa.
Kate
annuisce, lasciando rispondere solo il suo sorriso.
L’arrivo
all’attico li distoglie dal loro incantesimo di sguardi e,
mano nella mano,
escono dall’ascensore e svoltano a sinistra nel corridoio del
pianerottolo.
Una
donna bionda sta bussando alla porta dello scrittore.
Mentre
loro si avvicinano, questa si volta, mostrando un ben visibile pancione
di
almeno sei mesi sotto lo spolverino semi aperto.
Sebbene
l’avesse vista solo un paio di volte e sempre per pochi
attimi, Kate non faticò
a riconoscerla.
Castle
e Beckett arrestarono il passo all’istante, completamente
congelati dalla donna
di fronte a loro.
“Eccoti
finalmente…” esclama
Jacinta, poi
abbassa lo sguardo e si accarezza il
ventre. “…papà è
arrivato”.
*
Ledge of Love – Jon Huertas - http://www.youtube.com/watch?v=kvu76JJqn5g
Ivi’s
Corner:
Annuncio
importante – ho cambiato residenza, domicilio, numero di cel
e quant’altro. Sono
nascosta in un bunker segreto in un posto sperduto! Nessuna di voi
può
raggiungermi e picchiarmi! Ahahahahahahahah
Dovete
lasciarmi vivere x leggere il seguito u.u
Una
mamma x amica, The O.C., Beautiful, Revenge, Gossip Girl, One tree
hill... l’ex
incinta è prezzemolina, c’è un
po’ dappertutto... perché non in Castle? Lo so,
a mio rischio e pericolo, ma volevo provare xD
Buona
serata e buona domenica :-*
Ivi87
|
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Capitolo 20 *** # 20 - Never let me go ***
#
20 – Never Let me Go
Un
cerchio alla testa la costringe ad aprire gli occhi.
La
sua camera non le è mai sembrata così piccola
come in quel momento.
Era
successo davvero?
Non
era riuscita a resistere molto nella stessa stanza con quella donna.
Si
era defilata con la scusa prepararsi per la serata al Q3.
Non
se l'era sentita di cancellare la sua cena di compleanno, Lanie e
Maddie ci
tenevano tanto a festeggiarla. Per non parlare di Jim. Inoltre
annullare la
cena significava fornire delle spiegazioni e lei ancora non ne aveva.
Ma
anche sfoggiando sul viso uno dei suoi migliori finti sorrisi, era
chiaro come
il sole che qualcosa non andava.
L'assenza
di Rick e Alexis pesava come un macigno e Kate non fu molto abile a
deviare
ogni loro domanda.
Ma
non rivelò nulla.
Ringraziò
gli amici, baciò suo padre, spense il cellulare e corse
dritta a casa con
Peter.
Un
leggero sobbalzare la distoglie dai ricordi della sera precedente.
"Mi
spieghi cos'è successo ieri sera?" domanda Peter, sdraiatosi
accanto a lei
a letto.
"Non
mi va di parlarne" Kate si massaggia il volto "Alexis non te l'ha
ancora detto?".
"Mi
ha detto che c'è stato un problema famigliare e che me ne
avrebbe parlato di
persona. Mi devo
preoccupare?".
"Alexis
sta bene" risponde solamente, non potendo esserne però
certa. Chissà come
aveva preso la notizia. Era sconvolta anche lei?
"Per
te, Kate. Mi devo preoccupare per te?" specifica
Peter, prendendole
la mano.
Prima
che possa rispondere sentono dei colpi provenire dalla porta.
"Vado
io" le dice Peter, ma Kate si alza in automatico e lo segue
all'ingresso.
"Ti
ho chiamata per tutta la notte!" è l'unica cosa che Castle
riesce a dirle
quando la vede.
Peter
nota gli occhi segnati e lo sguardo stravolto, come Kate.
"Mi…
mi vado a lavare…" bofonchia il ragazzo, lasciandoli soli.
"Perché
hai il cellulare spento?" tenta di nuovo, ancora sulla soglia della
porta.
“Non
mi andava di sentire nessuno”
risponde cercando di sembrare calma.
“Non
ti andava di sentire nessuno o non ti andava di sentire me?”
la vede abbassare lo sguardo e stringersi nelle spalle
“Ascolta. Capisco che tu possa sentirti
tradita…”.
Kate
lo interrompe rialzando lo sguardo di colpo “Non mi sento
tradita… non stavamo
insieme sei mesi fa” si affretta a ribattere.
“Non
stavamo insieme, è vero, ma la situazione tra noi
è ben più complicata. Lo è
sempre stata. Perciò se ti senti tradita ne hai tutti i
diritti… mi sento
abbastanza preso per il culo anche io se vuoi saperlo”.
“Ho
bisogno di te al mio fianco, Kate” le dice con sguardo fermo
“Non lasciarmi
andare” sussurra poi.
Lui
sa che Kate avrebbe voglia di scappare via da quella situazione alla
velocità
della luce.
Sa
che il suo muro è già lì, pronto a
rialzarsi.
“Non
lasciarmi andare” ripete Castle.
Questa
volta non la può salvare da sé stessa.
È
lui quello che ha bisogno d’aiuto.
È
lei quella che lo deve sostenere.
“Io...”
Kate è visibilmente spiazzata; si aspettava un mucchio di
scuse e
giustificazioni, ma non quella richiesta “...ho bisogno di
pensare... mi serve
tempo...” mormora cercando di trattenere le lacrime.
“Kate...ti
prego... ” quel sussurro la costringe ad incrociare gli occhi
con i suoi.
Castle
è stremato e in quel luccichio azzurro si vede tutta la sua
paura di perderla.
“Solo
un giorno Castle” dalla sua borsetta Kate estrae il
blocchetto di coupon
“...davvero, solo ventiquattr’ore... mi servono per
riordinare le idee...”.
Gli
infila tra le mani il pezzetto di carta e con un ultimo “Mi
dispiace” lo spinge
sul pianerottolo, chiudendo la porta dietro di sé.
Castle
si appoggia alla porta con la fronte, districando il fogliettino.
Buono
per una giornata
senza scrittori rompiscatole tra i piedi.
A
casa dello scrittore la situazione non è migliore.
Martha
passeggia avanti e indietro per il soggiorno, borbottando arrabbiata.
“Quella...
quella... ahhh, inaudito, piombare in casa nostra e accampare
richieste...”.
Alexis
la osserva con preoccupazione. La sera precedente ha quasi creduto che
a sua
nonna stesse per venire un infarto.
Certo,
nessuno di loro ha preso bene l’arrivo di una semi
sconosciuta, incinta, che
sostiene di portare in grembo un piccolo Castle, ma Martha sembra la
più
sconvolta.
I
termini ‘arrivista’
e ‘arrampicatrice sociale’ sono saltati fuori
parecchie volte dalla bocca di Martha.
E
ad ogni accusa Jacinta reagiva accarezzandosi la pancia e cercando
l’appoggio
di Rick.
“Nonna,
calmati per favore” suggerisce Alexis, conducendola verso il
divano.
La
donna scuote la testa “Ma tesoro non capisci? Entrambe
conosciamo bene tuo
padre. Farà quello che è giusto. Si
occuperà di lei e del bambino. Ho cresciuto
un uomo buono e
sono certa che si sente
responsabile per lei...per loro...”
si rende conto di averlo detto quasi con disprezzo ma non vuole essere
meschina, vuole solo proteggere suo figlio.
“Non
sei fiera di lui, nonna?” domanda la ragazzina.
Martha
annuisce “Certo che lo sono! Ma troppa bontà ti si
ritorce sempre contro. Non
sappiamo nemmeno se...” si ferma prima di andare troppo oltre.
“Se?
Continua, nonna” la incita sua nipote.
Non
vorrebbe essere così cinica, ma purtroppo lei sa bene come
vanno certe cose
“...beh... se il bambino è veramente di
Richard...”.
“Credi
che menta” quella di Alexis non è domanda ma
un’affermazione.
Martha
inclina la testa “Tuo padre è ricco e famoso e lo
sai, al mondo ci sono persone
senza scrupoli. Non è detto, certo, ma ci sono molte
probabilità che sia così”
.
Alexis
annuisce tristemente “Papà non le
chiederà mai di fare il test di paternità.
Farlo equivarrebbe ad umiliarla ed a mettere in dubbio la sua
parola” esclama
infine la giovane.
“Lo
so, se sarà necessario sarò io a
chiederlo” esclama seria.
In
quel momento la porta del loft si apre.
Castle
entra a sguardo basso. In silenzio si lascia andare accanto a loro, sul
divano.
“Kate?”
domanda in un sussurro sua figlia.
Lui
si stringe nelle spalle “Vedremo” le risponde
solamente. Non se la sente di
ammettere come Kate avesse rinunciato a lui, alla prima occasione.
“Tesoro...
credo che dovremmo richiedere il test di
paternità” si fa avanti Martha.
Castle
appare sorpreso “Mamma...”.
“Lo
so” lo blocca immediatamente lei “Lo so, come la
pensi, lo capisco. Ma... lo
devi a Kate, non credi?” domanda, avendo ora la sua completa
attenzione.
Con
mano tremante, Kate inserisce nella serratura l’unica chiave
del suo mazzo che
usa di meno.
Non
è il tipo di persona che si prende un giorno di ferie senza
motivo e, in
generale, quella casa è troppo densa di tristi ricordi per
lei.
Kate
torna raramente in quel luogo, di solito è suo padre a farle
visita nel suo
appartamento.
Entra
guardandosi attorno, anche se sa che suo padre è
già allo studio legale, lo
cerca con lo sguardo.
Avrebbe
voluto parlare un po’ con lui. Ascoltare uno dei suoi saggi
consigli.
O
magari gli avrebbe solo detto di avere bisogno di riposo e di essere
andata
semplicemente a trovarlo.
Kate
ride al pensiero. Jim non se la sarebbe mai bevuta.
L’avrebbe
guardata con un sorriso di rimprovero ed avrebbe aspettato in silenzio
che lei
parlasse.
‘Che
cosa gli avresti
detto, Kate?’
Si domanda sedendosi al tavolo della cucina.
Inutile
continuare a pensarci.
Suo
padre non è in casa e forse è meglio
così.
Deve
capire da sola cosa fare.
Saputo
del giorno di ferie di Kate, Ryan ed Esposito raggiungono Lanie in
obitorio
che, non appena li vede, li bombarda di domande
“Dov’è Beckett? Vi ha detto che
è successo ieri sera alla cena? E perché non
risponde al telefono?”.
“Rallenta
Lanie!” le consiglia Esposito “Tanto non abbiamo
nemmeno una risposta alle tue
domande”.
“In
realtà, speravamo che potessi rispondere tu alle
nostre” aggiunge Ryan
“sappiamo solo che oggi si è presa un giorno di
ferie”.
“Beckett?
La nostra Kate Beckett? Ok,
qui c’è sotto
qualcosa…” spazientita, Lanie afferra il cellulare
e mette il vivavoce.
“Pronto”
la voce di Castle risuona, metallica, nell’obitorio.
“Castle
sono qui con i ragazzi, non vieni al distretto?” domanda la
donna, già in
modalità mi-faccio-i-fatt-tuoi.
“Ehm…
cosa vi ha detto Beckett di preciso, perché non credo mi
voglia tra i piedi…”
bofonchia, con tono lamentoso, lo scrittore.
I
tre si scambiano occhiate di stupore “Non lo sai? Beckett non
c’è oggi, ha
chiesto un giorno di ferie” rivela Espo.
Silenzio.
Dall’altro
capo del telefono, Castle non emette fiato.
Beckett
in ferie? La credeva già immersa in un qualche caso
complicato, cercando di
tenere la mente occupata il più possibile.
Se
non è al lavoro, allora la situazione è veramente
brutta.
“Cos’è
successo Castle? Perché non eri alla cena di compleanno ieri
sera?” domanda
Lanie.
L’uomo
sospira al telefono “Ragazzi…” cerca di
capire cosa fare, cosa dire, ma sono i
suoi migliori amici. Suoi e di Kate. Devono sapere.
“…Jacinta, l’assistente di
volo con cui mi vedevo tempo fa… si è presentata
ieri sera a casa mia. È
incinta di sei mesi”.
Non
c’è bisogno di aggiungere altro, i ragazzi stanno
già facendo tutti i dovuti
collegamenti mentali.
“Oh
mio Dio!” sbotta Lanie, coprendosi la bocca con le mani.
“Stamattina
sono andato da Kate ma mi ha cacciato via, voleva che le dessi almeno
un giorno
per pensare…ero convinto che si fosse buttata su un caso
d’omicidio…” mentre
Castle parla si sente un bip.
Ryan
controlla il suo telefono “C’è un nuovo
caso” spiega fissando il display.
“Ok,
Castle, se abbiamo notizie di Kate ti avvisiamo ok?
Tu…” i tre si guardano con
occhi tristi “…non ti preoccupare, sistemeremo
tutto” lo rassicura Espo e dopo
aver riagganciato esclama “Ma come diavolo è
potuto succedere?”.
Peter
afferra la giacca e le chiavi e zoppica più veloce che
può verso l’ascensore
del palazzo.
Kate
se n’è andata via in fretta e furia senza dargli
alcuna spiegazione e Alexis
vuole parlarne di persona.
Quindi
eccolo diretto alla sua auto, la stessa che mezz’ora prima,
su sua richiesta,
il portiere gli ha gentilmente estratto dal garage condominiale.
Sarebbe
stata una vera impresa guidare con il tutore, ma i soldi scarseggiavano
e il
taxi era abbastanza caro per arrivare fino a Soho.
“Signor
Peter” l’uomo, sulla sessantina, lo raggiunge
all’ingresso del palazzo porgendogli
le chiavi del veicolo “Non so come dirglielo
ma…” il portiere sembra molto
agitato.
“Harrison
cos’hai?” domanda Peter e mentre attende una
risposta si affaccia fuori dal
portone.
Una
piccola folla sembra essere attratta da qualcosa, poco più
avanti.
“Le
assicuro che quando ho portato la sua macchina in strada era in
perfette
condizioni” dal tono di voce si può facilmente
intuire che Harrison teme di
essere incolpato.
Peter
si avvicina fino a notare che stanno tutti indicando la sua auto.
“Oh,
Signor Peter, guardi qui, non so davvero come sia potuto succedere.
Questo è un
quartiere tranquillo!” l’uomo indica le gomme
dell’auto “Le hanno tagliate
tutte e quattro... io davvero non capisco…”.
Peter
capisce benissimo invece.
Se
prima avvertiva solo una debole sensazione di essere osservato, ora
invece ne è
certo.
Quello
è un avvertimento. L’avevano trovato.
“Non
si preoccupi, sono cose che succedono” cerca di
tranquillizzarlo Peter “Anzi,
che ne dice di spostare da qui l’auto? È possibile
rimetterla nel garage di mia
cugina?” domanda, ridandogli le chiavi.
“Ma
certo, provvedo immediatamente”.
Mentre
la gente piano piano si dirada, Peter si guarda attorno, rapido,
evitando di
farsi notare.
“Harrison?”
chiama il portiere, non appena lo vede concludere la conversazione
telefonica
con il meccanico “Teniamo mia cugina fuori da questa storia
ok? Ha già
parecchio da fare con tutti gli omicidi che ci sono in questa
città, non voglio
darle altre preoccupazioni” con quella premura cerca di
essere il più
convincente possibile.
Il
portiere non sembra convinto. Proprio per il lavoro di Beckett,
vorrebbe
avvisarla.
“Come
posso convincerla?” domanda Peter, con un sorriso
rassicurante che vorrebbe
significare ‘non sto combinando
nulla di
male, è solo uno spiacevole incidente, perché
disturbare un detective della
omicidi?’.
“Beh...mia
moglie è una grande fan del signor Castle...”
bofonchia il signor Harrison, con
un po’ di imbarazzo.
Per
qualche secondo Peter resta immobile. Credeva volesse una mancia in più, non aveva
minimamente pensato a giocare la carta ‘conosco
una persona famosa’.
Scruta
il signor Harrison con comprensione.
Non
dev’essere il massimo vivere sotto lo stesso tetto con una fangirl.
“Lascia
fare a me! Come si chiama tua moglie?”.
Dopo una corsa d’autobus
e un pezzo di strada a
piedi, Peter bussa alla porta di Castle.
Lo scrittore apre con sguardo
speranzoso,
sguardo che sparisce immediatamente nel vedere il ragazzo.
“Scusa, niente
Kate” risponde, comprensivo,
Peter “Cerco Alexis, mi ha detto di essere qui”.
Castle abbozza un sorriso tirato
“Ma certo,
entra” si sposta di lato per permettergli di passare
“Alexis?” chiama,
sporgendosi verso le scale.
La rossa scende di corsa
“Cosa c’è?” poi vede
Peter salutarla dal salotto.
I due si sorridono e si vanno
incontro l’un
l’altro, abbracciandosi.
Kate non ha voglia di parlare con
suo padre,
nonostante la sua insistenza.
Non ha voglia di mangiare,
nonostante sia
digiuna dalla sera precedente.
Non ha voglia di fare nulla,
nonostante il suo
cervello le ordini di tenersi impegnata.
Vuole solo starsene sdraiata a
letto, al buio
della sua vecchia camera.
Tra quelle pareti che molte altre
volte
l’avevano vista piangere.
Per una cotta adolescenziale finita
male. Per
un’amicizia persa. Per una lite con i suoi genitori.
Stringeva forte il cuscino e
restava lì al buio
a sfogarsi, finchè sua madre non faceva capolino nella
stanza e si metteva ad
accarezzarle i capelli, per calmarla.
O per svegliarla, nel caso la
stanchezza
l’avesse avuta vinta contro il pianto.
A quel tocco, apriva gli occhi e il
buio era
sparito.
Johanna era la sua luce nelle
tenebre.
Ma questa volta sua madre non
sarebbe arrivata
in suo aiuto. Quella luce si era spenta da anni ormai, e per quanto
amasse suo
padre, non era la stessa cosa.
Mille dubbi, mille domande le
vorticano in
testa.
Si
sente di troppo. Il terzo incomodo.
Si
rende conto dell’assurdità di quel pensiero.
Quella di troppo dovrebbe essere l’hostess,
eppure quella ferita è lei.
Non
vuole dover condividere il suo uomo con un’altra donna.
Non
vuole vederlo posare una mano su quel grembo per sentire i calcetti.
Non
vuole vederlo sorridere estasiato ad un’ecografia.
Perché
Kate Beckett sa che andrà così.
Potrà
rifiutarsi di accettare la realtà ora ma, giorno dopo
giorno, Castle si
affezionerà a quella
pancia e poi a quel bambino e,
inevitabilmente, si
legherà a quella donna.
In
un modo o nell’altro lei sarà lasciata in
disparte, fuori dalla loro famiglia,
perciò perché non lasciarlo
libero da subito?
Never
let me go.
Le
sembra di averlo lì accanto, sdraiato dietro di lei a
sussurrarle nell’orecchio
quelle parole.
Chiude
gli occhi stremata, sempre con quella domanda in testa.
Perché
non lasciarlo libero?
Riapre
gli occhi dopo pochi minuti o forse di più, non lo sa.
Si
rannicchia, portandosi le mani vicino al volto, quando gli occhi
scorgono
qualcosa sul suo dito.
Delle
piccole stelline fosforescenti attorno all’anulare sinistro
innescano sul suo
viso un immediato
sorriso e di colpo
capisce perché non può lasciarlo andare senza
lottare.
Lui
è la sua luce nel buio.
*
Never Let Me Go – Florence and the Machine - http://www.youtube.com/watch?v=bNKbeV3wM84
Ivi’s
Corner:
Mi
affaccio dal bunker per vedere se state riconsiderando l’idea
del pestaggio...
no eh? Non siete ancora sicure?
Ok,
riprovo ad uscire sabato sera xD
Vi
prego ascoltate questa canzone! Se le altre non le avete ascoltate,
questa
dovete! È troppo ijhfbirbgipvsbjdcvuosdv *-*-*-*-*-*
Peter
ha detto “Non dev’essere il massimo vivere sotto lo
stesso tetto con una fangirl” e
io rispondo AMEN!!
I
nostri genitori, fratelli, sorelle, amici, fidanzati e mariti un giorno
verranno
santificati per averci sopportate!! Ahahahahah xD
Vi
abbraccio (anche se mi sento un po’ sola nel bunker eh...)
Buona
settimana :-*
Ivi87
|
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Capitolo 21 *** # 21 - Try ***
#
21 - Try
Il
sole del primo pomeriggio filtra dalle grandi vetrate del soggiorno
colpendo,
ad intervalli regolari, il volto teso di Castle, che cammina avanti e
indietro
nervosamente.
Posa
il cordless, con cui ha chiamato Jacinta, nella sua base ed estrae
dalla tasca
il cellulare.
Ha
promesso di non chiamare Kate. Di lasciarle ventiquattrore per pensare.
Pensare
a cosa? A come lasciarlo?
Fissa
ancora per qualche istante il suo i-Phone e poi lo rimette via.
“Cosa
ha detto?” la domanda di Martha lo riporta alla
realtà.
“Verrà
qui tra un’ora”.
Martha
gli poggia amorevolmente una mano sull’avambraccio
“Le hai anticipato il motivo
del tuo invito?”.
Castle
nega con la testa “Non mi sembrava giusto, glielo
chiederò di persona, faccia a
faccia”.
Sua
madre annuisce “Capisco” mormora comprensiva.
Lui
la guarda negli occhi “So che chiedere il test di
paternità è la cosa più
giusta e responsabile da fare in questo caso ma, mamma, è
come incolpare solo lei. Che mi
piaccia o no,
eravamo in due. Io... sono sicuro di essere stato...attento...ma non si
sa mai,
giusto?”
“Richard...”
sua madre tenta di calmarlo.
“No,
no, sai... me lo merito! Ricordi? Credevo di avere solo sprecato tempo
in
questi anni... che a Kate non importasse di me, così le ho
voltato le spalle.
Come tu stessa mi hai fatto notare, la stavo punendo e ora il karma
punisce me.
Mi sta bene”.
Martha
scuote la testa “Tesoro nessuno ti sta punendo e Jacinta e il
bambino saranno i
benvenuti nella nostra famiglia se il test sarà positivo. Ma
è nostro dovere
esserne sicuri”.
“Già”
sospira Castle, guardando nel vuoto.
Con
una piccola carezza tra i capelli, Martha lo lascia un po’ da
solo con i suoi
pensieri.
Al
piano di sopra, Anche Alexis è pensierosa.
“Arancia”
Peter,
seduto alla scrivania, osserva la ragazza che sta a gambe incrociate
sul letto.
“Albero”
Nulla.
Alexis non accenna a distogliere lo sguardo dal copriletto.
“Cibo”
tenta Peter un’ultima volta.
I
loro occhi finalmente si incontrano “Lo so che tenti di
attirare la mia
attenzione sparando parole a caso”.
“Non
sono parole a caso. Io... ho voglia di un’arancia e... sto
pensando a piantare
un albero per... avere sempre del cibo a portata di mano. Visto? Ha
senso!”
ribatte Peter con orgoglio.
“L’arancia
è un frutto!” lo corregge lei.
“E
la frutta è cibo!” aggiunge subito “E
sono riuscito a distrarti. Missione
compiuta!” si avvicina e si siede anche lui sul letto.
“Scusa”
mormora Alexis “Non ci sono molto con la testa”.
“Direi,
tra tre mesi avrai un fratellino” Peter vede che lei non dice
nulla “O una
sorellina”.
“Dovrei
esserne felice, vero?” domanda Alexis, quasi a sé
stessa.
Peter
corruccia la bocca “Più o meno...non lo so.
È un bel casino...”.
“Ho
sempre voluto un fratellino” confessa poco dopo “Ma
non in questo modo”.
“Sai...”
Peter esita un attimo, poi prosegue “...Kate mi ha raccontato
di tua madre...
ero curioso e ammetto di averti googlata mentre non avevo niente da
fare in
ospedale” si ferma e aspetta fino a che non vede spuntare un
piccolo sorriso
sul volto di Alexis “Ma non c’era scritto
granchè, così ho chiesto a mia
cugina... ti dispiace?”.
La
ragazza scuote la testa “Cosa vuoi sapere?”.
“Come
fai a stare lontana da tua madre? Cioè, anche io non ho un
genitore, ma non
l’ho mai avuto, mai visto in vita mia... il mio vuoto è relativo. Non ti manca
una cosa che non hai mai avuto”.
Alexis
capisce benissimo. È la stessa cosa che Castle le ha sempre
detto in merito a
suo padre.
“Ma
tu una mamma ce l’hai e immagino che il fratellino che hai
sempre voluto
rientrasse nel quadretto mamma/papà/fratello/sorella,
no?” domanda Peter con sincero interesse.
“No”
risponde di getto, Alexis “Peter, non sono io che sto lontana
da mia madre. È
lei che sta lontana da me. Salvo un paio di volte
l’anno...”.
“Oh...”.
“Kate
non te l’ha detto” nonostante le due donne non ne
avessero mai parlato, Alexis
era certa che Kate sapesse.
“Mi
ha detto solo che tua madre è un’attrice e che
quindi gira molto il paese”
spiega Peter.
“È
stata troppo buona” sussurra Alexis, lasciandosi sfuggire un
piccolo sorriso
“Ad ogni modo mi è stato subito chiaro che non
saremmo mai stati una classica
famiglia. Ma poi papà si è risposato e non lo
so... la voglia di un fratellino
è rimasta. Certo, sono cresciuta, non ci penso ogni
minuto...”
“Quindi
diciamo che un po’ ti piacerebbe se il bambino fosse di tuo
padre”.
“Non
conosco quella donna, sono protettiva nei confronti di papà
e avrei preferito
mille volte che ad essere incinta fosse Kate ma, sì, un
po’ sono contenta”.
Peter
sorride.
“Solo
un po’... un 20% diciamo” si affretta ad aggiungere
“In fondo il bambino non ha
colpe, no?”.
Peter
annuisce “Così si fa! Ora che sei di umore
migliore vogliamo spendere due
minuti per notare che siamo in camera tua e per di più sul
tuo letto?”.
“Scordatelo!
Mia nonna e mia padre sono di sotto e c’è una
tragedia in atto!!”.
Peter
sgrana gli occhi “Ma quanto sei maliziosa?! Io intendevo
schiacciare un pisolino
e basta!”.
“Si,
certo” risponde ridendo, l’unica cosa, in effetti,
a cui Peter stesse mirando.
“Sai,
siete voi ragazze quelle che stanno sempre a pensare al sesso in
verità, non
noi poveri maschietti!”.
“Ah
si? Perciò se io ora casualmente mi sdraiassi a letto tu
schiacceresti
veramente un pisolino, anziché iniziare a
baciarmi?”.
Peter
alza vigorosamente le spalle “Certamente”.
Sfidandolo,
Alexis si sdraia molto lentamente, con sguardo languido. Un braccio
alzato
sulla testa, l’altro morbido sulla pancia. Le gambe semi
stese.
Poteva
essere la copertina di luglio di un calendario per uomini, se non fosse
per
tutti quei vestiti.
“Lo
vedi? Mi stai provocando!” esclama Peter, sentendosi
già accaldato.
“Non
è colpa mia, io dormo così!” dice con
innocenza, cercando di non ridere.
Il
campanello scuote Castle dai suoi pensieri.
È
già passata un’ora?
Voleva
prepararsi un discorso prima dell’arrivo di Jacinta. Cercare
le parole giuste
per dirle che avrebbe riconosciuto quel bambino solo dopo aver
accertato un
reale legame di parentela. Ma ogni pensiero finiva per ricondurlo a
Kate.
A
passi pesanti va verso la porta e una volta aperta, resta di sasso.
Non
è la donna che sta aspettando, quella davanti a lui.
“Kate...”
mormora appena.
Da
un lato è felice di vederla e di procrastinare
l’incontro con Jacinta,
dall’altro non è sicuro di voler sentire quello
che Kate ha da dire.
“Posso
entrare?” chiede la detective, quasi con timore.
Le
ventiquattrore da lei richieste non sono ancora passate.
A
malapena è trascorsa mezza giornata.
Come
può aver già preso una decisione?
È
così semplice per lei scegliere di lasciarlo?
Rick
non dice nulla. Si limita a spostarsi di lato facendole segno di
entrare.
Quel
piccolo moto d’orgoglio misto a rabbia che si è
insinuato in lui, arriva presto
alle sue labbra “Non sono ancora passate ventiquattrore, hai
fatto presto”.
Kate
percepisce dell’astio in quella frase e capisce quanto gli ha
fatto male.
“Scusa
per stamattina” pronuncia Kate “E per essermene
andata”.
Castle
la osserva in silenzio.
“La
mia prima reazione a caldo è stata quella di scappare.
Ammetto di aver
sbagliato. Ti ho lasciato da solo senza nemmeno chiederti come stavi.
Ho
pensato solo a me stessa come... prima...come
quando mi trinceravo dietro al mio muro”.
“E
non è stato così?” domanda Castle,
lievemente sprezzante.
Kate
scuote la testa “No, l’esatto contrario. Ora sono
vulnerabile, senza corazza.
Ora le possibilità di soffrire sono infinite e quando
l’ho vista... l’unico mio
pensiero era che ormai ti avevo perso, che avresti avuto una famiglia
con lei e
non ci sarebbe più stato posto per me” cerca di
spiegarsi, deglutendo con forza
“Ho pensato che non era servito a nulla fare la terapia e
risolvere i miei
problemi emotivi perché tanto ho finito per soffrire
comunque”.
Castle
è confuso. Vorrebbe abbracciarla e consolarla ma ancora non
sa perché lei sia
lì “Non capisco, sei qui per dirmi che resti o per
lasciarmi?” domanda serio.
Kate
tira un grosso sospiro “Sono qui perché ti
amo” lo dice come se fosse la cosa
più facile al mondo da dire e allo stesso tempo
più difficile “Non mi importa
di niente, ti amo e basta. Non sarà facile, ma voglio
esserci” e con il dorso
della mano si asciuga una lacrima ormai senza controllo.
Castle
non sa che dire. Si aspettava di essere lasciato e non di sentire
quelle due
parole tanto agogniate.
“Ti
prego dì qualcosa” sussurra con un filo di voce
Kate, dondolandosi tesa, da un
piede all’altro.
“Credevo
che fossi venuta per lasciarmi” le risponde, fissandola negli
occhi con
stupore.
Lei
annuisce appena “L’intenzione era quella, la testa
mi diceva di lasciarti
andare...” accenna un debole sorriso al pensiero, si tocca il
piccolo anellino
e il sorriso si allarga di più “...ma il cuore non
ne ha voluto sapere”.
“Non
so cosa dire io...”.
Lo
scrittore è visibilmente senza parole, cosa che fa ridere la
detective “Un ‘ti amo
anch’ io’ non mi dispiacerebbe”
scherza Kate, allentando così la tensione.
Lui
la attira a sé avvolgendola in un caldo abbraccio e la
accontenta “Ti amo” le
sussurra all’orecchio.
Nel
sentirlo, un brivido le scorre dalla nuca lungo tutta la spina dorsale
e
d’istinto lo bacia. Forte. Come se non lo facesse da un
secolo.
“Non
voglio vedere, non voglio vedere”.
L’urlo
alle loro spalle li costringe a staccarsi di colpo.
Voltandosi
verso le scale vedono Peter con le mani davanti agli occhi e Alexis che
gli dà
uno scappellotto.
La
ragazzina sorride e abbraccia Kate e il padre, Peter invece si sistema
su uno
degli sgabelli vicini al bancone “Deduco che avete fatto
pace?”.
Castle
si volta verso Kate, perplesso “Abbiamo litigato?”
domanda, con l’ovvio intento
di chiudere la questione una volta per tutte.
Kate
coglie al volo l’opportunità lanciatale e risponde
a tono “Non mi risulta”.
I
quattro si sorridono guardandosi tra di loro e quando lo sguardo di
Castle si
posa su Peter, un piccolo segno rosso sul suo collo attira la sua
attenzione.
Tutto
considerato, quel momento di allegria potrebbe tornare utile per
affrontare un certo discorso in
maniera serena.
Così,
come se niente fosse, Castle esclama “Data la situazione
attuale in cui la
nostra famiglia si trova, non c’è bisogno che dica
a voi due...” si ferma per
indicare bene i due giovani fidanzatini con il dito indice puntato
“...di
prendere precauzioni, vero?”.
Non
solo Alexis e Peter, ma persino Kate è sbalordita.
“Che
c’è, pensate che sia stupido?” domanda,
vedendoli così sorpresi.
“N-no...”
balbetta Alexis diventando completamente rossa dalla testa ai piedi.
Peter,
con molta nonchalance si allontana, da Castle, cercando di mantenersi
ad una
distanza di sicurezza.
Kate
se ne accorge e una piccola risata le nasce spontanea, consentendo
così a Rick
e Alexis di notare il gesto autoconservatore di Peter.
“Tranquillo,
per tua fortuna non ho armi in casa. Sei più fortunato di
Ashley” lo rassicura
Castle, cercando di non mettersi a ridere.
“Si?
Beh se non vi spiace, sto qui lontano ancora per un
po’” borbotta Peter
sentendosi un po’ agitato.
“Siete
tutti qui?” Martha scende le scale, sempre con gran stile, e
mentre passa
davanti all’ingresso si sente suonare alla porta.
Come
se il tempo si fosse fermato, le cinque persone di quella casa si
immobilizzano. Congelate sul posto.
Questo
è il potere che quella donna ha su di loro.
“E’
Jacinta...” spiega Castle “...le ho chiesto di
venire...per parlare...”.
Nessuno
osa aprire bocca. Anche perché non c’è
molto da dire.
Rick
prende la mano di Kate “Non devi restare se non te la
senti” le dice con tono
dolce.
“Voglio
esserci” risponde Kate, con fermezza.
Rick
le bacia il dorso della mano e poi fa segno a Martha di aprire.
“Signora
Rodgers” Jacinta saluta con distacco mentre entra, forse
memore
dell’atteggiamento tenuto dall’attrice, il giorno
prima.
Martha
accenna un sorriso tirato e la lascia accomodare.
Di
più non può fare. Anche la recitazione ha un
limite.
Quando
l’assistente di volo arriva al centro del salotto si guarda
attorno “Wow,
cinque contro uno, sembra quasi un’esecuzione”.
“Nessuna
esecuzione, vogliamo solo parlare un po’” Castle
prende in mano la situazione
conducendola verso il divano, seguito da Martha e Kate.
I
due ragazzi restano in disparte in cucina, con le orecchie ben tese.
“Mi
sembra che mi abbiate detto tutto ieri” esclama sprezzante
guardando Martha.
Prima
di scatenare un altro scontro verbale, Castle precede sua madre
“Ieri ci hai
presi un po’ in contropiede... ma adesso possiamo parlare con
calma e serenità”
Rick si volta verso Martha “Giusto?”.
La
donna sfodera un fintissimo sorriso “Ma certo”.
“Siamo
stati a letto insieme e ora sono incinta, cos’altro
c’è da dire?” sbotta
frettolosamente.
A
quell’affermazione, Kate si irrigidisce di colpo.
“Capisco
che tu ti senta sotto accusa ma vogliamo solo capire come possa essere
successo” ritenta Castle, con calma e gentilezza.
“Davvero?
Vuoi un disegnino?” ribatte lei con tono offeso.
“Dove
sei stata fino ad ora?”.
La
voce di Kate stupisce anche sé stessa, ma non è
riuscita a trattenersi.
La
domanda è lecita e tutti si voltano verso la diretta
interessata, in attesa di
una risposta.
“Quando
ho scoperto di essere incinta ero in Brasile con la compagnia aerea.
Per
precauzione mi è stato sconsigliato di prendere
l’aereo e
di affrontare lunghi viaggi” spiega
rilassandosi, parola dopo parola.
“Potevi
telefonare” anche Kate ribatte calma, poi si accorge di
quello che sta facendo.
Sta
conducendo un interrogatorio?
Sta
marcando il territorio?
“Ma
tu chi diavolo sei?” domanda Jacinta, scocciata dalle sue
domande.
“Kate
fa parte della famiglia” risponde Martha, con il velato
sott’inteso ‘tu invece
no’.
Jacinta
assottiglia lo sguardo, scrutando la detective
“Kate...capisco...” poi scocca
uno sguardo eloquente a Richard.
In
quel momento, Kate si ricorda una frase detta da Castle, la sera che
hanno
fatto l’amore la prima volta.
...Peccato
che chiamarla
Kate una ventina di volte non ha fatto che sbattermi in faccia
l’amara
verità...
Le
carte sono in tavola, un re e due regine.
“Perché
non mi hai chiamato?” chiede Castle.
Jacinta
diventa seria, non più sarcastica
“Perché ci siamo visti solo un paio di
volte... e non è una cosa che si può certo dire
al telefono, dal Brasile per
giunta”.
“Avrei
preferito saperlo subito, anche per telefono”.
“Per
avere la possibilità di convincermi ad abortire? O credete
forse di poter dare
in adozione il mio bambino?!!” Jacinta si alza di colpo, in
preda
all’agitazione.
“No,
no non me lo sognerei mai” Castle la vede accarezzarsi
furiosamente la pancia
respirando a fondo “Calmati per favore” la prende
per le spalle con delicatezza
e la aiuta a calmarsi.
Kate
sistema un cuscino e la fa riaccomodare sul divano mentre Jacinta
riprende la
normale respirazione “So di non essere la benvenuta, ma non
cambia il fatto che
questo sia tuo figlio”.
“Io...
mi dispiace, ma devo esserne sicuro” le dice, sperando di non
causarle un’altra
crisi.
“Cosa
significa?” domanda, avendo ben capito il senso della frase.
Rick
esita un secondo e poi parla “Voglio fare il test di
paternità”.
Jacinta
stringe con forza la pelle del divano e punta gli occhi in quelli di
Castle.
“È
per questo che mi hai chiamata? Bene, e sia! Ti farò sapere
dove e quando!” si
alza e con cipiglio fiero se ne va.
Martha
si passa le mani in volto, affranta.
“Mamma,
stai bene?”.
La
donna guarda il figlio in volto “Speravo che vacillasse
almeno un po’ alla tua
richiesta”.
Castle
dondola un po’ la testa “Lo speravo anche
io”.
*
Try – Pink - http://www.youtube.com/watch?v=fdHCec23BKE
Ivi’s
Corner:
Ok,
lo so, me ne sto nel bunker ho capito t__t
Faccio
un saltino all’Ikea per cercare almeno un paio di mobili per
arredarlo come si
deve. Un minimo di confort me lo dovete concedere u.u
Anyway...
Kate è tornata!! Contente???!!! Solo per questo voglio poter
mettere la tv e
qualche libro nel bunker
u.u
Ma
Jacinta resta... quindi immagino che non mi posso prendere un divano x
stare
comoda vero? Magari un pouf.. :-P
Al
prossimo :-***
Buona
weekend
Ivi87
|
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Capitolo 22 *** # 22 - Crush and burn ***
#
22 – Crush and burn
“Tutto
bene?”
La
voce di Alexis riporta Peter alla realtà.
Sono
all’Old Haunt, seduti ad un tavolino separato dagli altri.
“Si...benissimo”
le risponde con una bugia.
Sta
scrutando i volti della clientela. Gli occhi della gente attorno a lui.
Quale
di loro sarà lì per lui.
Ormai
la sensazione di essere sotto tiro era diventata una certezza cinque
giorni
prima, quando aveva trovato la sua auto con le gomme tagliate.
Fissa
la sua ragazza con la paura di metterla in pericolo.
Le
sorride. Con tutto quello che sta passando la sua famiglia non
è il caso di
creare altri problemi.
Il
piano era di cavarsela da solo e così avrebbe fatto.
“Sicuro?”
Alexis risponde al sorriso “Non dobbiamo per forza parlare
solo di Jacinta e il
bambino. Sei sempre guardingo ultimamente”.
Il
problema di stare con una ragazza intelligente è che
è, appunto, intelligente.
“Non
me ne ero accorto, scusa. Mi sto ancora ambientando”.
La
giovane rossa annuisce “Ti piace New York?”.
“Prima
mi piaci tu e poi New York” risponde sornione.
“Adulatore”
lo canzona lei.
Gli
occhi però le si intristiscono un poco. Tra un mese e mezzo,
appena prima che
la Columbia chiuda per le festività natalizie, ci
sarà il test finale del corso
di economia.
E
poi Peter se ne tornerà in South Carolina.
L’argomento,
però, per ora è tabù. Nessuno dei due
si sente pronto a parlarne.
Il
cellulare di Alexis emette un suono.
“I
ragazzi sono già pronti” legge sul display.
“Ok”
Peter si alza e afferra i libri di entrambi.
I
due giovani si accostano al tavolo poco distante dal loro.
“Noi
andiamo alla Columbia, dei ragazzi ci
aspettano per studiare assieme” spiega Alexis.
Madison
sorride “Ah, sì, i gruppi di studio... me li
ricordo. Li adoravo!”.
“Credo
che loro studino davvero, Maddie” la rimbecca subito Kate.
Peter
ride alla battuta “Lei mi piace sempre di
più!” esclama indicando la bionda,
prima di essere trascinato fuori da Alexis.
Maddie
storce il naso verso Kate “Guastafeste”.
Castle,
seduto tra le due, annuisce vigorosamente, per poi scuotere la testa a
destra e
a sinistra in un altrettanto vigoroso diniego, non appena scorge lo
sguardo
omicida della detective su di sé.
“Siete
così...Caskett!!” mormora Maddie con gli occhi
lucidi.
Castle
coglie la palla al balzo “E i Madson
come stanno?” non aveva più visto Josh da quella
sera allo spettacolo e con i
recenti avvenimenti doveva ammettere di essersene pure un po’
scordato.
“Oh,
tutto bene, l’ho convinto a tollerarti” risponde
Maddie con un ghigno.
Lo
scrittore ci pensa su qualche secondo, poi si gonfia come un galletto
“Visto?
Sono tollerabile!” gongola contento.
“Frena
Castle, non ha detto che gli stai simpatico” cerca di
rimetterlo al proprio
posto Beckett.
Rick
fa spallucce “Anche tu mi tolleravi a malapena
all’inizio, eppure guarda
ora...”.
Madison
scoppia a ridere “Stai cercando di rubarmi il
fidanzato?”.
Castle
si gratta il mento, meditabondo “Ti dirò, se
fossimo in un universo parallelo e
io fossi gay...credo che sbaverei per Josh, sì...”
vede Kate ridere di gusto;
la prima vera risata di tutta la settimana “Ma in questo
mondo sono etero,
quindi...”.
Maddie
finisce la frase per lui “...sbavi per Kate”.
Lui
si volta e sorride alla detective “Tanterrimo!”.
“Un
altro nuovo vocabolo, Castle?” Kate alza gli occhi al cielo
mentre lui
annuisce.
Quei
due insieme sono inarrestabili.
Da
quando si sono seduti per l’aperitivo hanno macinato battute
su battute senza
mai fermarsi. Potrebbero essere l’uno la spalla
dell’altra in uno show
televisivo.
Riuscirebbero
a far ridere i sassi.
Cosa
di cui Kate ha tremendamente bisogno in quella settimana di attesa.
Jacinta
aveva chiamato.
L’appuntamento
era stato fissato al New York Hospital, due giorni dopo
l’incontro a casa di
Castle.
Spavalda
e fiera come sempre, Jacinta si era sottoposta
all’amniocentesi vacillando leggermente
solo alla vista dell’ago.
Persino
Kate e Rick erano sbiancati, quando lo videro.
Un
ago lungo almeno quindici centimetri, infilatole nella pancia per
estrarre un
campione di liquido amniotico.
Successivamente,
un semplice prelievo di sangue per Rick.
Da
quel momento vivevano sospesi, in attesa di una telefonata dal tecnico
di
laboratorio.
“Che
ne dite se me ne vado?” Maddie irrompe nei pensieri di Kate.
“Di
già?” nonostante Kate sia di carattere
più mite, adora averla attorno.
Madison
inclina la testa, con sguardo dolce “Avete bisogno di stare
un po’ da soli”
risponde solamente.
I
loro amici sono fantastici. Sanno tutto, li supportano e gli lasciano i
loro
spazi senza sommergerli di domande.
“Grazie”
le dice Rick.
Kate
si alza e la abbraccia “Grazie” ripete anche lei.
La
guarda uscire e poi si volta verso Castle “Andiamo da
me?”.
Esposito
aziona l’indicatore direzionale per svoltare a sinistra.
“Potrebbe
capitare anche noi” mormora Ryan improvvisamente.
Javi
è concentrato sulla guida e non afferra al volo quello che
il suo partner sta
tentando di dirgli “Cosa, bro?”.
“Quello
che è successo a Castle, potrebbe capitare benissimo anche a
noi”.
Espo
lo guarda storto “Non a me”.
“Non
puoi saperlo” Ryan comincia a gesticolare “Un
giorno sei felice e spensierato
con la tua compagna, il giorno dopo... boom, una tua ex si presenta alla porta con un bambino
dicendo che è tuo!”.
Il
turno è finito e Espo sta portando a casa l’amico.
È stanco e non vuole nemmeno
lontanamente pensare ad un’ipotesi del genere.
“Insomma,
sei lì che ti godi la vita, il matrimonio va a gonfie vele e
poi ad un tratto
un’ombra del tuo passato rischia di mandare tutto
all’aria! Non è tragico?”
insiste Kev, indubbiamente il più sensibile dei due.
È
sicuramente una brutta situazione e le vicende dei suoi amici stanno a
cuore
anche a lui, certo, ma Javi riusciva a vedere le cose con
più distacco.
“Sai
cosa?” Espo accosta di fronte al palazzo dove abita Ryan
“ Domani facciamo una
bella lista delle tue ex e le chiamiamo chiedendogli se per caso hanno
avuto un
figlio da te in questi ultimi quattro anni” esclama, con
l’intento di prenderlo
in giro e scherzarci un po’ su.
“Buona
idea” borbotta l’irlandese, prima di scendere
dall’auto.
Javier
è sbigottito.
Non
avrebbe mai immaginato che questa storia potesse avere un impatto
così forte
sul suo amico.
Certo,
è vero. Potrebbe capitare a qualunque uomo. Lui compreso.
Passa
mentalmente in rassegna le sue relazioni, serie o fugaci che fossero.
Inorridisce
al pensiero e già si vede con quattro o cinque marmocchi in
braccio.
Ingrana
la marcia e parte sgommando.
Non
è assolutamente possibile.
Lanie
lo ucciderebbe prima.
Distesi
a letto entrambi a pancia in su, Rick e Kate contemplano il soffitto.
Sono
in silenzio da qualche minuto, beandosi solamente del rumore dei loro
respiri.
Lei
coperta dal lenzuolo fino al seno, lui solo fino alla vita.
Il
copriletto è gettato a terra accanto ai vestiti.
Un
cartone di pizza posato sul cassettone con qualche avanzo di crosta
troppo
secca per Kate.
“Mi
fa male tutto” sussurra Rick, prendendole la mano.
Kate
sorride “Io non sento più niente dalla vita in
giù”.
Si
guardano e scoppiano a ridere.
Kate
si gira sul fianco sinistro, accoccolandosi contro il suo petto.
“Andrà
tutto bene” mormora sulla sua pelle.
Castle
respira il profumo di ciliegia dai suoi capelli “Si,
andrà tutto bene”.
Altri
minuti di perfetto silenzio.
“Oppure...”
Rick aspetta che lei appoggi il mento sul suo petto, guardandolo in
volto, e
poi prosegue “...dopo il parto mia madre uccide Jacinta, io e
te ci teniamo il
bambino e i ragazzi insabbiano l’omicidio”.
Lei
sorride scuotendo la testa.
“No,
eh?” le dice Castle.
Kate
lascia un piccolo bacio sul suo petto “No...niente
scorciatoie” lo ammonisce a
detective.
“Neanche
una piccola piccola?” domanda con un finto broncio.
Kate
mugugna un altro ‘no’.
“E
se la facessimo assistere ad un crimine e poi la inserissimo nel
programma
protezione testimoni?” ritenta con più audacia.
“Oddio,
no Castle, rassegnati!”.
Lei
sa che non lo sta pensando sul serio e che sta solo cercando di rendere
tutta
quella situazione più sopportabile, ma non può
fare a meno di controbattere e
battibeccare con lui.
È
una cosa loro. È Caskett.
Il
suono del cellulare di Castle interrompe la loro piccola fuga
dalla realtà.
Venti
minuti dopo Rick, Kate, Martha, Alexis e Peter sono nel corridoio sud
del New
York Hospital.
Il
tecnico di laboratorio, un uomo alto sulla trentina e già
leggermente
brizzolato, li raggiunge con una busta formato A4 tra le mani.
Contemporaneamente,
arriva anche Jacinta.
“Bene,
ci siamo tutti?” domanda il tecnico.
Il
gruppetto annuisce, visibilmente in ansia.
“Signor
Castle, sono il dottor Morris Hunter ho eseguito personalmente il test
di
paternità e qui dentro c’è il
risultato. Ovviamente la busta è sigillata in
rispetto alle leggi in vigore sulla privacy. Sta a lei decidere cosa
farne”.
Il
dottor Hunter gli porge la busta bianca e si allontana per dar loro
modo di
discuterne privatamente.
“Ci
siamo...” sussurra Castle passandosi il plico da una mano
all’altra, quasi
scottasse.
Guarda
in volto sua madre e sua figlia, poi Kate.
Infine
da un ultimo sguardo anche a Jacinta.
Non
ha ancora detto nulla. Se ne sta seduta e serena in attesa del
verdetto, per
nulla preoccupata.
Si
accorge di tremare mentre forza la colla della busta.
Kate
gli prende le mani “Vuoi che lo faccia io?” domanda
comprensiva.
“Ce
la faccio” la ringrazia con un sorriso.
Si
fa coraggio e strappa con un gesto secco la linguetta adesiva.
Gli
occhi scorrono quei dati e quei paroloni sino ad una frase, fin troppo
chiara.
Dalle
analisi svolte
presso il laboratorio specializzato del New York Hospital sul campione
di
liquido amniotico, reperto A, e il campione di sangue appartenente a
Richard
Castle, reperto B, il test di paternità risulta positivo con
una corrispondenza
del 100%.
*
Crush and burn – Lifehouse - http://www.youtube.com/watch?v=TDYSMsmA_es
Ivi’s
Corner:
Siccome
ho idea che dal bunker non uscirò più, ho
ordinato lavatrice, asciugatrice e lavastoviglie
u.u
Ma
ci tengo ad avvisarvi che ho pure rinforzato la porta, cambiato la
serratura e messo
una dozzina di chiavistelli u.u
Se
le minacce aumentano mi compro anche un cane da guardia xD
Buona
settimana :-*
Ivi87
|
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Capitolo 23 *** # 23 - Upside down ***
#23
– Upside Down
Nella
settimana successiva Castle fatica a restare lucido.
L’aver
letto nero su bianco di essere il padre biologico del figlio di Jacinta
ha
ucciso ogni sua speranza di normalità, e reso tutto
più reale.
E,
soprattutto, frenetico.
“Il
passeggino? Mamma ce l’abbiamo ancora il passeggino di
Alexis?” domanda
spuntando qualcosa da una cartellina, modello presentatore televisivo.
“Il
fasciatoio invece? E il seggiolino per auto? Mamma mi
ascolti?” Castle si ferma
cercando di attirare l’attenzione della donna.
“Tesoro
è impossibile non sentire quel mare di parole!”
risponde Martha.
“Allora
potresti aiutarmi per favore? Mancano tre mesi alla nascita del bambino
e non
c’è la cameretta, non c’è il
lettino, non c’è il box, i pannolini, le
pappette...”.
“Richard!”
Martha lo scuote prendendolo per le spalle “Stai uscendo di
testa!”.
Castle
si accascia sul bracciolo del divano “Lo so, scusami. Non so
cosa devo fare”.
“Darling,
nessuno si aspetta che accetti
la paternità dopo solo una settimana” cerca di
rassicurarlo sua madre.
“Non
mi sembra di avere molta scelta!” sbotta ora, alzandosi di
scatto "Che mi
piaccia o no tra tre mesi quel bambino avrà bisogno di un
padre quindi mi devo
dare una mossa per fargli trovare tutto pronto!”
“E
se invece facessi un salto al distretto per vedere se
c’è un bell’omicidio da
risolvere?” gli occhi di Castle iniziarono a brillare,
così Martha proseguì “Ti
schiarisci le idee, stai un po’ con Kate e poi vedrai che ti
sentirai meglio”.
“Ohhhhh
omicidio. Buona idea, madre” sussurra con sguardo adorante
mentre è già fuori
dalla porta, diretto al distretto.
Martha
strabuzza gli occhi agitando le mani teatralmente “Buon Dio,
di tutta la frase
ha sentito solo la parola ‘omicidio’”.
La
detective Beckett manda Esposito e Ryan a prelevare un sospettato
mentre lei si
accosta al bordo della scrivania, semiseduta, e fissa la lavagna.
In
quella foto appesa c’era qualcosa di strano. Lo percepiva
chiaramente eppure
non riusciva a capire di cosa si trattasse.
L’addestramento
da poliziotta la portava ad analizzare la situazione generale piuttosto
che i
singoli particolari ma presto o tardi ci sarebbe arrivata anche lei.
Castle
l’avrebbe capito subito. Lui è bravo nei dettagli
e a vedere le cose fuori
dagli schemi.
Da
un paio di giorni, però, lui va poco al distretto.
Kate
sa che tutto quel correre avanti e indietro, preso da acquisti online e
libri
per bambini, è solo il modo dello scrittore per accettare
l’arrivo del bambino.
Ha
sempre saputo che avrebbe fatto la cosa giusta e lo ama anche per
questo.
Eppure
sente la sua mancanza.
Lì,
in quel momento, al distretto, vorrebbe avere accanto il suo partner
per dirle
cosa diamine ha che non va quella foto.
Sbuffa
sonoramente in direzione della lavagna.
“Si
sente bene detective?”.
Kate
si volta e trova il capitano Gates seduta in parte a lei.
“Tutto
bene, Signore” annuisce leggermente,
per dar tono alle proprie parole. Poi torna a concentrarsi sulla foto
“Il
signor Castle manca da qualche giorno” esclama con
nonchalance, Iron Gates.
Kate
cerca di non lasciar trasparire nulla “È
impegnato, ultimamente” risponde sul
vago.
La
Gates non si muove. La osserva in silenzio, fino a che non decide di
parlare.
“Lo
so” la donna scandisce lentamente quelle due parole.
Kate
si volta di nuovo, colpita. Fissa quelli del suo capitano cercando di
capire.
“Sa
cosa?” domanda perplessa.
Victoria
Gates non accenna minimamente a distogliere lo sguardo da lei.
È
come se la stesse studiando.
“So
di lei e del Signor Castle” risponde con calma, senza cercare
di essere gentile
o comprensiva. Nessuna inclinazione nella voce.
Kate
apre leggermente la bocca, stupita “Come?” riesce
solo a chiedere.
“Serve
un certo spiccato intuito per fare il mio lavoro, nonché una
buona dose di
spirito di osservazione” inizia a spiegare, sempre senza
scomporsi di un minimo
“Ho capito da subito che c’era qualcosa tra voi,
dalla prima volta che vi ho
visti insieme. Poi quella sera al Paradise vi ho osservati per tutto il
tempo e
ho capito che era cambiato qualcosa. E di nuovo allo spettacolo di
Martha
Rodgers, il vostro atteggiamento era diverso. Niente di così
eclatante o
esplicito… ma comunque diverso dal solito… e
anche adesso sono abbastanza
sicura che sia successo qualcosa” spiega il capitano, con un
leggero sorrisino
soddisfatto.
Kate
è incredula “Perché non ha detto
nulla?”.
Gates
si sistema meglio gli occhiali sul naso “All’inizio
volevo. Non sono incline ad
accettare relazioni tra i miei sottoposti” il capitano guarda
la detective di
sottecchi, mentre deglutisce allarmata, e prosegue
“Però ho visto l’effetto
positivo che aveva su di lei. Il suo operato era efficiente come sempre
e avete
tenuto un comportamento molto professionale. In più,
liberarsi del Signor
Castle non è purtroppo in mio potere…”
Beckett
comincia a rilassarsi “Quindi...”.
“Quindi...io
non so nulla detective” le due si scambiano un veloce sguardo
d’intesa prima di
girarsi in direzione della voce proveniente dall’ascensore
“Parli del
diavolo...” conclude la Gates ritornandosene nel suo ufficio.
Castle
si avvicina alla scrivania con due bicchieroni in mano
“Caffè detective?”.
Lei
gli sorride “Grazie” aspetta che si accomodi nel
posto lasciato libero dal
capitano e aggiunge “Allora? Quanti siti di articoli per
neonati hai già
svaligiato?” domanda sorridendogli comprensiva.
Castle
abbassa la testa, colpevole “Non ho fatto in tempo, mia madre
ha detto
‘omicidio’ e mi sono catapultato qui”.
Kate
beve un sorso “Oh, allora non sei qui per me!”
mormora sottovoce strizzando
l’occhio.
Lui
sorride con amore, di rimando “Certo che no”.
La
suoneria del cellulare di Castle interrompe quel momento tenero.
Lo
scrittore si sposta di lato per prendere la telefonata e, quando torna,
Kate
nota subito che il buonumore è svanito.
“Tutto
bene?”.
“Si...Jacinta
mi ha chiesto di assistere all’ecografia...”
abbassa gli occhi sull’orologio
“...tra un’ora...” le spiega, serio.
“Vai”
lo incoraggia Kate, sapendo quanto combattuto sia all’idea di
fare la cosa
giusta sia per lei, sia per il bambino in arrivo.
“Non
pensare che vada per lei. Giuro che vorrei restare qui con te
ma...” Castle si
passa nervosamente una mano tra i capelli “...so cosa vuol
dire crescere senza
un padre e non voglio che la storia si ripeta”.
“Lo
so” Kate gli sorride dolcemente “Vai”
ripete accarezzandogli il dorso della
mano.
“Grazie”
lui gliela stringe “Mi sento così sottosopra in
questo momento, ma tu sei il
mio punto fermo” le bacia velocemente la mano, frapponendosi
fra Kate e la
vetrata dell’ufficio della Gates, e poi esce dal distretto.
Beckett
sospira con gli occhi lucidi. Nonostante tutto sentiva che ce la
potevano fare.
L’amore l’uno per l’altra cresceva sempre
di più a dispetto di quanto
pessimista fosse stata all’inizio, appena appresa la notizia.
‘Sottosopra’ le aveva appena detto
Castle “Già..” si ritrovò a
mormorare tornando a fissare quella maledetta foto
“Un momento!” colta da un lampo improvviso si
fiondò alla lavagna e girò la
foto.
Sorrise
del risultato ottenuto.
Seppur
sottosopra, ora aveva un senso.
“Venticinque
settimane” annuncia la ginecologa guardando il monitor
“procede tutto per il
meglio” sposta ancora la sonda in un’altra zona
della pancia “oh e finalmente
si vede il sesso!”.
Jacinta
si aggrappa automaticamente al braccio di Rick “Oh mio Dio,
si era sempre
nascosto prima!” esclama entusiasta.
“Volete
saperlo?” domanda la ginecologa, ignara di tutti i retroscena.
“Si,
certo che sì!!” urla di gioia la donna stesa.
“Ehm...
si” borbotta Castle.
Tutta
quella situazione continua a sembrargli così terribilmente
sbagliata.
È
indubbiamente straordinario vedere quel piccolo esserino sul monitor,
ma la
donna sdraiata su lettino purtroppo per lui, non è Kate.
“Molto
bene, vi comunico che state per avere una bellissima
signorina”.
Una
bambina.
In
un secondo rivive il momento in cui ha tenuto Alexis tra le braccia per
la
prima volta.
E
di nuovo, quell’orribile sensazione che sia tutto sbagliato
torna ad invaderlo.
Ma
il battito veloce di quel piccolo cuoricino sembrava lo stesse
rassicurando.
La
piccola non aveva colpe. Le avrebbe voluto bene.
Conclude
la conversazione telefonica con sua madre e si rimette il cellulare in
tasca.
Lei
gli ha appena confermato che non ha più avuto alcun
problema.
Quei
tizi non le hanno più dato fastidio.
Peter
si è finto sollevato alla notizia.
E
in parte lo è. Sapere sua madre al sicuro lo rende
certamente felice.
Ma
ormai ne è certo.
Se
non sono più da sua madre è perché
hanno trovato lui.
Le
gomme tagliate erano un chiaro segnale.
Fortunatamente
Kate era presa da tutt’altro in quei giorni o non
l’avrebbe di sicuro
raggirata.
Ogni
giorno controlla che nel freezer sia tutto a posto, che nessuno lo stia
seguendo e che Alexis sia al sicuro.
Nonostante
il tutto cominci a diventare estenuante, Peter sa che deve tenere duro.
Si
ferma da un venditore ambulante per prendere un caffè e,
appoggiato ad un
cestino dei rifiuti, scruta la strada.
Niente
di sospetto.
Un
po’ sollevato, si rilassa e con un gesto involontario
controlla l’ora.
Merda!
Deve essere alla seduta di fisioterapia tra meno di un’ora e
si trova all’altro
capo della città rispetto all’ospedale!
Sta
per gettare il caffè e cercare un autobus quando qualcosa
attira la sua
attenzione.
Dall’altro
lato della strada vede una donna incinta dall’aspetto
familiare entrare in un
bar dalle tendine color pervinca.
“Il
mondo è piccolo” mormora a se sé
stesso, pensando a quanto caos stesse creando
quella donna nella vita di sua cugina e della sua ragazza.
Di
nuovo, fa per andarsene, quando dal lato opposto vede arrivare un altro
volto
conosciuto. Sul momento non riesce a focalizzarlo del tutto ma
è sicuro di
averlo già visto.
È
abbastanza portato per la fisionomia dei volti ed infatti dopo pochi
secondi,
si rende conto dell’identità dell’uomo.
L’uomo
entra nel bar e, dalla vetrata, Peter lo vede mentre saluta Jacinta e
si siede
al tavolino con lei.
Al
diavolo la fisioterapia! Riprende in mano il cellulare e avvia la
chiamata.
“Alexis
devi raggiungermi! Al volo!”.
*
Upside Down – Jack Johnson - http://www.youtube.com/watch?v=ixzxV8zx20U
Ivi’s
Corner:
It’s
a girl!!!!!! Congratulazioni ai futuri genitori!!!
*Ivi
chiude di corsa la porta del bunker e si barrica all’interno*
>.<
Daiiiiii
su che il finale promette bene no?? E i Caskett sono sempre affiatati,
pure di
più u.u
Io
comincio a fare i bagagli, casetta mia mi piace troppo e mi manca xD
Buona
domenica a tutte :-*
Ivi87
|
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Capitolo 24 *** # 24 - Uncover ***
#
24 – Uncover
Alexis
sale di corsa i gradini della metropolitana e sbuca nella via
indicatale da
Peter.
“Eccomi”
esclama affannata, mentre lo raggiunge vicino al chioschetto del
caffè.
La
ragazza si aggrappa con una mano alla spalla del ragazzo e con
l’altra al
proprio ginocchio, cercando di respirare.
“Wow,
sei stata un fulmine!” le sorride Peter.
“Dove
sono?” taglia corto, Alexis.
Lui
le indica, con un cenno della testa, la vetrata di fronte a loro,
dall’altro
lato della strada.
“Li
vedi?” domanda, cercando di mostrare naturalezza e di non
fissarli “Tavolino
all’angolo”.
Alexis
stringe gli occhi, cercando di focalizzare “Non
bene” ammette cercando di
sforzare la vista “Riconosco Jacinta ma non vedo il volto
dell’uomo”.
Peter
la prende per mano “Avviciniamoci”.
Attraversano
la strada e si accostano al bar, all’estremità
destra del vetro.
“Dobbiamo
stare attenti, lei ci conosce” sussurra Alexis.
Peter
da le spalle alla vetrata e posiziona la ragazza davanti a
sé “Così? Di spalle
non può riconoscermi e se ti sto davanti non riesce a
vederti”.
“Perfetto.
Fermo così...” Alexis si alza sulle punte per
riuscire a vedere oltre la spalla
di Peter “...sì, li vedo meglio...non ci posso
credere! È proprio lui!” esclama
sconvolta, tornando con i talloni a terra.
“Ok,
abbiamo appurato che il dottore barra
tecnico di laboratorio Hunter Morris sta prendendo un caffè
con Jacinta.
Potrebbe essere una coincidenza?” domanda cercando di restare
obiettivo.
“Non
ci credi davvero, altrimenti non mi avresti chiamata”.
“Va
bene, ma possiamo almeno vedere se combinano qualcosa prima di entrare
là
dentro vomitando accuse?”.
Alexis
ci pensa per qualche secondo “Come vuoi!” sbuffa,
rialzandosi sulle punte
“Bevono” commenta guardandoli.
“Che,
se ben ricordo, non è illegale” la ammonisce Peter.
Lei
lo guarda storto “È quantomeno sospetto che una
donna spunti dal nulla in stato
di avanzata gravidanza, indichi mio
padre come padre del suo bambino e poi esca a bere con il dottore che
ha
eseguito il test di paternità, non trovi?”
risponde sprezzante.
“Ok,
si.. è sospetto” Peter ci rimugina su
“Che altro fanno?” domanda reprimendo la
voglia di voltarsi e guardare di persona.
Alexis
si solleva per l’ennesima volta per tornare giù di
scatto “Jacinta sta
guardando attraverso la vetrata” spiega.
Peter
allunga le braccia di Alexis attorno alla propria vita e, prendendole
il viso
tra le mani, la bacia.
Dopo
circa un minuto lascia andare le sue labbra “Guarda
ora” esclama, strizzando
gli occhi.
“Ottima
copertura” gli sussurra all’orecchio, obbedendo al
suo ordine.
Peter
sorride con sguardo furbetto “Naaa ma quale copertura, mi
andava solo di
baciarti”.
Lei
lo ignora, concentrata sulla missione “Sorseggiano qualcosa e
chiacchierano”.
“Come?”
domanda lui.
La
ragazza aggrotta la fronte “Come, cosa?”.
“Come
chiacchierano? Come sono seduti? Che atteggiamento hanno?”.
Alexis
li osserva meglio “Non sembrano due persone che si sono viste
una volta
solamente”.
“Ti
sembrano una coppia?” chiede Peter, vagliando anche quella
possibilità “Che ne
so, si guardano fissi negli occhi? Si toccano le mani? Si
sorridono?”
specifica, poi.
“Hum...no.
Sono molto seri. Il dottor Hunter sembra un po’ nervoso,
continua a battere il
tallone sotto al tavolo” descrive Alexis.
“Jacinta
invece?”.
“Mi
pare serena. Sembra stia cercando di tranquillizzarlo” sta
per scendere dalle
punte dei piedi quando la situazione cambia
“Aspetta...”.
Peter
drizza le orecchie e la stringe di più, allarmato dal tono
della sua voce.
“Si
sta sporgendo verso di lui e...” guarda meglio per scorgere
ogni particolare
“...ha passato una busta al dottore”.
“Descrivila”
mormora velocemente, Peter.
“Ehm..
marroncina, come quelle che si usano per spedire” Alexis la
vede per un paio di
secondi solamente, poi Hunter se la infila nella tasca interna della
giacca.
“Grande
o piccola?” le domanda Peter.
La
ragazza torna alla sua altezza naturale e lo fissa negli occhi
“Grande, ma è
ripiegata su sé stessa e mi ha dato l’idea di
essere bella piena”.
Restano
in silenzio fissandosi, pensierosi.
“Peter...”
inizia lei.
Lui
però la interrompe “So cosa stai per dire ma..
è da pazzi!”
“No!
Finalmente tutto ha un senso, non capisci?!” sbotta Alexis.
Peter
la prende per mano e insieme si spostano dalla vetrata per non attirare
l’attenzione.
“Io...capisco
Alexis, davvero... sono solo completamente allibito... ad ogni modo,
come lo
proviamo?”.
“Che
quella ha corrotto un tecnico di
laboratorio per falsificare il test di paternità? Oh,
troverò il modo,
fidati!!”.
Kate
tamburella, impaziente, le dita sul tavolo di ferro della sua amica
anatomopatologa.
“Scusa
tesoro ma oggi il computer va a rilento” le dice Lanie.
“Tranquilla,
non ho fretta, anche il computer del giudice va a rilento a quanto
pare...”
commenta con sarcasmo, la detective.
Lanie
sorride “Aspettate un mandato?”.
“Già”
sottolinea Kate, “Cos’è
quello?” una rivista attira la sua attenzione.
Lanie
segue il suo sguardo e recupera quel catalogo “Oh, nulla sto
cercando delle
idee per Natale, mancano solo tre settimane ormai”.
“Natale?
Oddio, ho completamente perso la cognizione del tempo!”.
Lanie
le sorride dolcemente “È comprensibile tesoro, hai
ben altro per la testa. Come
va con Castle?”.
“Bene,
davvero. Lui è fantastico. Cerca di tenermi coinvolta per
non farmi sentire
esclusa ma allo stesso tempo non mi schiaccia sotto il peso di tutta
questa
situazione.” Kate sorride dolcemente fissando un punto
indefinito “Ieri mi ha
chiesto quale colore sarebbe l’ideale per la
cameretta...”.
Lanie
non afferra subito.
“Mi
piace nelle vesti di padre. Mi ha sempre intenerita vederlo scherzare
con
Alexis e preoccuparsi per lei. Amo questo suo lato paterno”
spiega la
detective.
“Beh,
vedila così. Se mai tu restassi incinta sapresti
già che reazione avrebbe!”
esclama Lanie.
“Comprerebbe
tutto il Toy’s Center!!” entrambe ridono alla
battuta di Kate.
Quando
la risata scema, Lanie si fa seria “Con Jacinta invece?
L’hai più rivista?”.
“Quella
donna mi irrita nel profondo!” sbotta Beckett.
“Lo
credo bene!”.
“No,
sai non è tanto il fatto che sia incinta di Castle.
È successo mesi fa...può
capitare. Questo l’ho accettato. È quel suo
dannato atteggiamento da ‘il bambino
lo sforno io perciò comando io’
che mi dà sui nervi!” Kate
cammina
avanti e indietro, gesticolando e imitando l’hostess.
Lanie
la osserva cercando di sopprimere un sorriso impertinente che tenta di
spuntarle sulle labbra. La sua amica sa essere molto buffa senza
nemmeno
rendersene conto.
“E
questa storia del Brasile...” prosegue Kate, su di giri.
“Non
vi ha dato spiegazioni?” domanda Lanie, con interesse.
Kate
alza le spalle “Castle gliel’ha chiesto altre volte
ma la sua versione è sempre
la stessa: era in Brasile e il medico che la seguiva a Rio le ha
sconsigliato
un viaggio così lungo finchè non fosse stato
sicuro della salute del bambino.
E, ovviamente, non le sembrava il caso di dare una notizia del genere
per
telefono...”.
Lanie
scuote la testa “Eh certo, perché invece
presentarsi a casa di un uomo e
sbattergli il pancione in faccia è più
educato!” esclama, lasciandosi trasportare
“Secondo me si è fatta mettere incinta apposta,
per accasarsi” rivela poi, con
ovvietà.
Kate
si volta di scatto. Lo pensa dal primo istante in cui l’ha
vista su quel
pianerottolo ma non aveva avuto il coraggio di dirlo ad alta voce.
“Insomma,
quella ce l’ha scritto in faccia!” prosegue Lanie,
facendole l’occhiolino.
L’arrivo
di Alexis impedisce una qualsiasi risposta della detective, ma non
l’occhiataccia. Quella arriva diretta a destinazione.
“Si
può?” domanda la rossa, sporgendosi solo con la
testa tra le due porte mobili.
Lanie
si illumina “La mia miglior tirocinante è sempre
la benvenuta!”.
La
ragazza entra e abbraccia le due donne mentre la stampante si mette in
moto.
“Oh,
finalmente si è deciso a cooperare!” constata
Lanie avvicinandosi ai fogli
appena elaborati “Qual buon vento?”.
“Ehm...”
Alexis non si aspettava di trovare lì anche Kate, questo le
impedisce di
rivelare troppe informazioni “...sto facendo una ricerca
sugli ospedali di New
York per il college...” si contorce più volte le
dita, non è un’abile bugiarda
“...pensavo di corredare la ricerca con del materiale extra..
degli
allegati...”.
“Secchiona
come sempre” sussurra Lanie.
Alexis
sorride nervosamente “Già... che ci volete fare...
quindi mi servirebbe la
piantina del New York Hospital...se ce l’hai”.
“No,
tesoro, non mi è mai servita, conosco
quell’ospedale come le mie tasche”
risponde Lanie, dispiaciuta per non esserle d’aiuto.
“Oh..ok,
non fa niente mi arrangerò...” ci sperava davvero,
questo rallenterà di
parecchio il suo piano.
“Sai
cosa puoi fare? In ogni corridoio dell’ospedale viene appesa
una piantina per
evitare ai visitatori di perdersi, puoi fotografare quella e poi
stamparla” le
suggerisce la dottoressa Parish.
Alexis
resta basita “Lanie...sei un genio!” come aveva
fatto a non pensarci subito!
La
giovane saluta le due donne e scappa via velocemente.
Lanie
si sta ancora auto lodando, quando Kate le domanda “Lo sai,
vero, che stava
mentendo?”.
“Oh,
sì, ma andiamo... quella ragazza è più
responsabile di me e te messe assieme, che
male può fare?”.
Mentre
esce dall’edificio, Alexis telefona a Peter “Ehi,
dove sei?”.
“Ho
usato tutto il mio
charme per convincere la Dottoressa Miles a farmi fare la seduta di
fisioterapia che ho mancato un’ora fa”.
“Mi
stai dicendo che sei in ospedale?” quasi urla lei, al settimo
cielo.
“S-si...stai
bene?”.
“Ti
adoro! Devi fare una foto e inviarmela subito, poi ti
spiego!”.
Sono
cinquanta minuti che Alexis esamina la fotografia della piantina
dell’ospedale
che Peter le ha mandato prima di iniziare con la fisioterapia.
Seduta
sui gradini di fronte all’edificio, non si accorge
dell’arrivo del ragazzo.
“Ora
mi spieghi cosa stai complottando?” domanda lui, sedendosi
sul gradino più
alto, dietro di lei.
“Una
cosa che ci metterà in un sacco di guai...ma solo se ci
beccano!” afferma con
determinazione Alexis.
Peter
scatta in piedi “Cosa stiamo aspettando?” le
sorride le offre la mano per
aiutarla ad alzarsi.
Lei
allarga l’immagine e gliela mostra “Dobbiamo andare
qui, innanzi tutto” dice
indicando la lavanderia dell’ospedale.
“Sei
diabolica! Mi piaci ancora di più, ora!”.
Alexis
sorride soddisfatta “Seguimi!”.
I
due attraversano le grandi porte scorrevoli ed entrano
nell’ospedale.
Arrivati alla scalinata principale,
scendono con
disinvoltura fino al livello -1 per poi svoltare a destra.
Alla loro sinistra, superano le
porte taglia fuoco
ed imboccano il lungo corridoio.
Oltrepassano gli
ascensori e
proseguono fino ad arrivare ad una porta
che li conduce all’aperto.
Un’altra veloce occhiata
alla cartina, poi Alexis
guida Peter un poco più avanti, scavalcando un mucchio di
scatoloni
abbandonati.
Sulla loro destra, trovano una
porta con la scritta
‘deposito’ ma
non fa per loro.
La ignorano e avanzano fino a
scorgere quella con
la scritta lavanderia.
Si
guardano attorno un paio di volte e quando sono sicuri di non essere
visti,
entrano.
La stanza non è molto
grande, con un tavolo al
centro e diversi scaffali contro la parete.
Passano sotto ad un arco che
introduce alla grande
stanza adiacente dove trovano, piegati e ben riposti su degli altri
scaffali,
vari camici e divise pulite.
“Tieni” Alexis
ne afferra uno a caso e lo passa a
Peter.
Dopo qualche secondo perso a
cercare una taglia un
po’ più grande della loro, si infilano maglietta e
pantaloni bianchi sopra ai
vestiti.
“Ma io voglio la divisa
colorata come in Grey’s Anatomy!” protesta lui,
prendendo in mano dei pantaloni azzurri.
Alexis li afferra brusca e gli
ridà quelli bianchi
“Non siamo nè medici nè infermieri.
Siamo tecnici di laboratorio perciò ti metti
la divisa bianca!” lo rimprovera sottovoce, spiegando quello
che le aveva
insegnato Lanie ai tempi del suo tirocinio.
Peter copre per bene il tutore
“Ho già caldo”
sbuffa nuovamente.
“Pensa che lo stai
facendo per Kate” lo incoraggia
lei.
Lui annuisce “Giusto!
Farò la sauna per lei!”
quando percepisce l’occhiataccia di Alexis aggiunge
“Scusa. Quando sono agitato
dico cavolate”.
“Allora devi essere
sempre parecchio agitato” lo
punzecchia la rossa, anche se è altrettanto agitata.
“Acida!” le
mormora Peter “E adesso?”.
“Torniamo
indietro”.
Ripercorrono lo stesso tratto fatto
poco prima ma
si fermano a metà corridoio, anziché ritornare
alle scale.
Sono quasi davanti al cartello
‘laboratorio analisi’
quando sentono
delle voci.
Si nascondono velocemente dietro
l’angolo di un
altro corridoio e attendono quasi trattenendo il respiro.
Quando cala di nuovo il silenzio, i
due escono dal
loro nascondiglio.
Peter riesce a mala pena a fare due
passi, quando
si imbatte in qualcosa sul suo percorso. Si ferma di colpo e di
conseguenza
Alexis gli finisce addosso.
Un “Ehi!”
sfugge dalla bocca del ragazzo per poi
guardare contro cosa ha sbattuto il naso “Oh oh!”
esclama, attirando
l’attenzione anche di Alexis.
Dall’alto dei suoi quasi
due metri di altezza, Josh
li osserva a braccia incrociate e con sguardo severo.
* Uncover – Zara Larson
- http://www.youtube.com/watch?v=KYmue46LHEk
Ivi’s
Corner:
Tanananananana
nana tananananananannana
No,
non sono rincretinita, canticchiavo la sigla di Beautiful xD
Lo
ammetto, colpa di mamma che a volte me lo fa vedere, l’anno
scorso ho beccato
proprio le puntate in cui Amber pagava un dottore per far risultare che
il
bambino fosse di Liam u.u ovviamente loro l’hanno tirata per
le lunghe per mesi
e mesi, la bugia si scopre solo al momento del parto quando la bambina
nasce
color caffèlatte... xD Io di farla partorire non avevo la
minima voglia, perciò
ho agito diversamente... vedrete! ^___^
Comunque
l’avevate capito tutte! Brave!!!!
Ma
ora provarlo?? Sarà facile??
A
sabato mie belle lettrici! :-***
Buona
settimana :D
Ivi87
|
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Capitolo 25 *** # 25 - All the things she said ***
# 25 – All the things
she said
“Ma
siete impazziti??”.
In
quei corridoi la voce di Josh rimbomba ancora più forte.
“Possiamo
spiegare” tenta Peter.
Josh
li tira da parte, via dal corridoio principale, prendendo entrambi per
un
braccio.
“Come
siete arrivati fin qui? Perché siete vestiti
così?” domanda lasciando la presa.
“Ehm..no
allora mi sa che non te lo possiamo spiegare” risponde con
sarcasmo.
Josh
è spazientito “Ti sembra una cosa divertente?
Potreste essere arrestati!”.
Alexis
si mette davanti a lui con sguardo implorante “Ci devi
aiutare!”.
“Ad
andarvene? Con molto piacere!”.
“No!”
Alexis esita, ma poi gli dice la verità “Ad
entrare nel ‘laboratorio analisi’”.
Josh
li guarda entrambi, allibito “Ma siete impazziti!!”
esclama di nuovo.
“L’hai
già detto, Doc”
lo canzona Peter,
meritandosi l’ennesima occhiataccia.
“Ok,
senti...” Alexis prende in mano la situazione “Io
non ti piaccio e tu non piaci
a me. Ma qui si tratta di provare che il dottor Hunter ha contraffatto
il test
di paternità di Jacinta perché lei l’ha
pagato per farlo!”.
Per
fortuna sono solamente due
settimane
che Madison gli fa il resoconto di quello che sta succedendo a Castle e
Kate
altrimenti non avrebbe idea di cosa i due ragazzi stessero parlando.
“È
questo che intendete fare? Non potete nemmeno entrare nel
‘laboratorio analisi’
senza un badge identificativo” le risponde Josh e poi
aggiunge, con la stessa
franchezza appena usata dalla ragazza “E non sei tu a non
piacermi, solo tuo
padre”.
“Questa
cosa del badge non la sapevo!” Alexis accenna un timido
sorriso “Allora, ci
aiuti?”.
Josh
non risponde a quella domanda. Non è ancora convinto
“Come fate a dire che il
dottor Hunter ha falsificato il test?”.
“Questa
mattina abbiamo visto lui e Jacinta assieme in un bar e lei gli passava
una
busta gonfia. Prima che tu mi dica che questo non prova nulla ti
ricordo che
mio padre scrive gialli per vivere perciò le fiuto queste
cose. Inoltre non
credo sia normale uscire con una donna incinta a cui hai appena
effettuato un
test di paternità e comunque perché lei dovrebbe
dargli una busta bella piena
se a malapena si conoscono?”.
“Alexis,
respira!” esclama Peter.
Lei
in risposta, tira un profondo respiro, per riprendere fiato.
“Tu
cosa sai di questo dottore?” Peter domanda a Josh.
Il
dottor Davidson scuote la testa “Quasi nulla, lo conosco solo
di nome”.
“Ci
aiuti?” ritenta la ragazza puntando i suoi occhi azzurri in
quelli marrone
scuro di Josh.
“Ragazzi...io...”
l’uomo distoglie lo sguardo “...io non posso
mettere in dubbio il lavoro di un
collega senza una prova vera e propria. Capisco il tuo sospetto Alexis,
ma non
è abbastanza”.
Peter
scuote la testa sconsolato e sospira affranto “Cosa
penserà Madison” sussurra
tra sé, avendo però cura di essere sentito.
“Come,
scusa?” domanda infatti, Josh.
Peter
alza le spalle con innocenza “No nulla...mi chiedevo solo
cosa potrebbe pensare
Maddie se sapesse che non hai voluto aiutare noi, la sua amica Kate, il
suo
amico Rick...continuo?”.
“Mi
stai ricattando?” chiede il dottore con un sopracciglio
alzato.
“Io?
Ma figurati, se ti piace litigare con la tua ragazza, chi sono io per
giudicare”.
Peter
sorride a trentadue denti, sapendo di averlo in pugno.
“Sei
diabolico! Mi piaci ancora di più, ora!” Alexis
ripete a Peter la stessa frase
che le ha detto poco prima, davanti all’ospedale.
Josh
sbuffa esasperato.
Fare
il cardiochirurgo è già sufficientemente
stressante per lui, ci manca solo fare
da babysitter a due ragazzini.
“Va
bene, facciamo così” Josh si guarda attorno e
porta le mani sui fianchi “Io vi
faccio entrare nel laboratorio e vi leggo il referto delle analisi. Voi
non
toccate nulla, ascoltate solamente e poi ve ne andate senza fare
storie”.
Peter
saltella “Sei un mito Doc!”.
“Grazie”
sorride Alexis.
“Aspetta
a ringraziarmi...” commenta lui, con poco entusiasmo.
Come
se nulla fosse, ritornano nel corridoio principale diretti al
‘laboratorio
analisi’ e passano accanto a qualche medico che salutano con
un cenno della
testa.
A
prima vista sembrano due giovani tecnici che parlano con un chirurgo.
“Dove
vanno tutti?” sussurra Alexis.
Josh
controlla l’ora “Vanno a pranzare in mensa. Questo
è un bene, resteranno
solo un paio di
tecnici in laboratorio”.
Infatti
la porta si apre proprio mentre stanno per avvicinarsi.
Un
gruppo di tecnici, qualcuno solo in divisa, altri anche con il camice,
escono
dal laboratorio per andare in mensa.
Tra
loro, Peter riconosce il dottor Morris Hunter.
Di
riflesso sposta di peso Alexis, la più riconoscibile dei
tre, dietro a Josh.
Il
gruppetto si allontana senza dar loro troppe attenzioni.
“Fiuuu,
per fortuna che sei un gigante dalle spalle larghe!” esclama
Peter mentre Josh
striscia il badge nella fessura accanto allo stipite.
Con
un rumore metallico, questa scatta e si apre, lasciando entrare i tre.
Appena
varcata la soglia si ritrovano davanti ad un piccolo bancone simile a
quelli
dell’accettazione.
Dietro
al bancone due ragazze, vestite in bianco come Peter e Alexis, stanno
fissando
i rispettivi computer.
“Qui
avviene il ricevimento e la registrazione dei campioni da
analizzare” Josh sussurra
ai due, chiudendo la porta “Restate
dietro di me e soprattutto zitti”.
Con
naturalezza il dottor Davidson si avvicina al bancone, aspetta di
essere
notato, saluta educatamente e poi si dirige verso la saletta adiacente.
Sono
quasi arrivati quando una delle due ragazze lo ferma “Dottor
Davidson, buon
giorno”.
I
tre si voltano per vedere la ragazza che ha parlato quasi semi
appollaiata sul
bancone e l’altra che sbatte le ciglia peggio di un ventaglio.
“Questo
lo devo proprio raccontare a Maddie” borbotta Peter tra i
denti e si prende una
leggera gomitata da Alexis.
“Buon
giorno a voi ragazze” risponde al saluto e si volta in
direzione della saletta.
“Nuovi
arrivi?” la ragazza sdraiata sul bancone non molla e quando
ha di nuovo
l’attenzione di Josh indica i due ragazzi con lui.
“Già...il
capo vuole che me li porti ovunque...” con un sorriso spera
di aver chiuso la
conversazione e a passo di carica, finalmente, entrano nella saletta
accanto.
“Meno
male che è vuota” esclama Josh “Peter
stai vicino alla porta e fai il palo”.
Alexis
segue il cardiochirurgo ad uno dei tanti terminali che ci sono
lì dentro e lo
vede spostare velocemente il mouse in modo da disattivare lo
screensaver.
Password
Utente.
“Mi
sembrava troppo facile” esclama abbattuta Alexis
“Sarà chissà quale vostro
parolone come ‘benzodiazepina’ o
‘neuropsicomotorio’ come minimo”.
Dalla
porta, Peter dice la sua “Secondo me è una cazzata
tipo ‘pc-lab’”.
Alexis
rotea gli occhi frustrata e poi vede Josh digitare proprio la parola
detta dal
ragazzo “Ma che fai, lo ascolti pure?” domanda
incredula.
Il
dottore clicca invio e il desktop compare sotto i loro occhi.
“Non
è che possiamo ricordarci un milione di password, sono un
po’ tutte uguali”
spiega Josh.
E
mentre Peter borbotta “Ho una fidanzata malfidata”,
lui clicca su una strana
icona blu.
“Ora
velocemente apriamo il programma dei referti e leggiamo
quello di tuo padre” annuncia mentre viene
bloccato dall’ennesima richiesta di una password.
Alexis
non fa in tempo a dire nulla che il dottore digita
‘lab-view’ e il programma si
apre.
“Scherzi?
Vi crakkano in cinque minuti!” protesta la ragazza.
Josh
inclina la testa “Sbaglio o tu avresti perso ore con parole
come
‘neuropsicomotorio’?”.
“In
effetti... beh l’importante è che siamo
dentro!”.
Il
programma esamina veloce i dati inseriti da Josh fino a trovare il
referto del
test di paternità “Eccolo qua”.
La
schermata mostra una serie di dati e riferimenti che Alexis non
è in grado di
leggere “Cosa c’è scritto?”.
“Fondamentalmente
quello che diceva l’esito del test” Josh scorre su
e giù con la rotellina del
Mouse “Campione di sangue...corrispondenza al
100%...” legge qua e là ad alta
voce.
“Mi
serve qualcosa di più specifico” lo incita, Alexis.
“Ok,
vediamo...” torna su e legge i dati personali
“Reperto B... campione ematico
appartenente al signor Richard Alexander Castle...maschio...
bianco...” con
rapidità cerca altre informazioni nell’anamnesi e
nelle analisi del campione
“gruppo sanguigno 0 negativo...nessuna
malattia genetica...” si ferma quando Alexis si getta sullo
schermo del
computer.
“Cosa??!!”
urla cercando con gli occhi quello che Josh ha appena letto.
Peter
allarmato dal suo tono, controlla veloce fuori dalla porta e poi si
precipita
vicino a lei “Che ti prende?”.
“Non
può essere...il...il gruppo sanguigno è
sbagliato!” spiega lei, tremando.
Josh
scorre altri dati “Non c’è altro,
sembrerebbe tutto in regola”.
“Ti
sto dicendo che non è il gruppo sanguigno di mio
padre!” gli urla addosso
Alexis.
“Wow”
Peter riguarda verso la porta e poi di nuovo verso di lei
“Angelo mio ti devi
calmare o ci sbattono fuori a calci” le dice Pater
accarezzandole i capelli.
Alexis
trema e di stare calma non ne ha voglia.
Non
ora che può provare che il test è fasullo.
Josh
le posa una mano sulla spalla “Ci sarebbe un altro modo per
esserne sicuri”.
È
pomeriggio inoltrato quando Kate arriva nella sala d’aspetto
del New York
Hospital, insieme a Ryan ed Esposito.
Seduti,
ci sono già Martha e Castle, che parlano tra di loro con
aria preoccupata.
“Hey,
ho ricevuto il messaggio di Alexis, che succede?” domanda la
detective.
Castle
si alza “Ne so quanto te. Comincio ad agitarmi”.
“Darling,
stai tranquillo” cerca di
calmarlo Martha.
Lo
scrittore la guarda scettico “Mia figlia ci ha appena riuniti
tutti in ospedale,
scusa se non riesco a stare tranquillo!”.
“Castle...”
chiama Espo, e gli fa cenno di voltarsi.
Alexis,
Peter e Josh li raggiungono nella saletta.
“Cos’è
successo?” domanda Castle alla figlia.
Lei
si volta verso Josh e quest’ultimo risponde “Ancora
un attimo di pazienza”.
Kate
e Rick si scambiano una veloce occhiata d’intesa, entrambi
curiosi di sapere
cosa c’entri Josh in tutto questo.
“Eccola”
esclama Peter.
Tutti
si voltano verso l’entrata, in tempo per vedere Jacinta fare
il suo ingresso.
Spazientita,
si unisce al gruppo “Posso sapere cosa ci faccio
qui?”.
“Non
appena arriverà anche il dottor Hunter, vi spiegheremo
tutto” risponde Alexis,
ignorando il tono poco affabile della donna.
“Perchè...perché
stiamo aspettando il dottor Hunter?” Jacinta sbianca e
comincia a respirare
affannosamente.
“Qualche
problema?” le domanda Alexis.
Lo
sguardo sicuro della ragazza intimidisce la donna “N-no...
ormoni...” balbetta
lei.
Dei
passi in avvicinamento distolgono l’attenzione
dall’hostess “Dottor Davidson mi
ha chiamato?” chiede il tecnico di laboratorio riponendo il
cercapersone nella
tasca dei pantaloni bianchi della divisa.
“Benarrivato
Dottor Hunter. Prego, venga avanti, questi due ragazzi hanno una bella
storia
da raccontarci” con la mano premuta contro la sua schiena,
Josh costringe
Hunter ad avanzare.
“Ha
interrotto il mio lavoro per farmi sentire una storia?”
protesta il tecnico.
Josh
lo guarda serio “Si fidi, è una storia
davvero molto avvincente!”.
Il
cardiochirurgo passa la parola ai ragazzi, con un cenno della testa.
Peter
si schiarisce la gola “Bene... questa mattina mi sono
svegliato con la gamba
formicolante così, seguendo i consigli della mia dottoressa,
ho deciso di fare
una passeggiata per riattivare la circolazione. Insomma gironzolando
qua e là,
lo ammetto, mi sono distratto al telefono e mi sono un po’
perso. Questa città
ti ingoia che nemmeno te ne accorgi!” gli occhi sono tutti
puntati su di lui
perciò torna ad essere serio “Comunque, mi sono
ritrovato sulla 52th avete
presente? Di fronte a quel piccolo bar con le tende pervinca...lo
conosci
Jacinta?”.
La
donna sgrana gli occhi “P-perché
dovrei?” cerca di rispondere con sicurezza.
“È
strano, perché giurerei di averti vista lì
con...” Peter si volta e con
l’indice indica Hunter “...lui!”.
Castle
spalanca la bocca “Cos’è questa
storia?”.
Alexis
alza le mani, come a volerlo calmare “Aspetta
papà. Peter non era sicuro di ciò
che stava accadendo così mi ha chiamata chiedendomi di
raggiungerlo. Ho visto
Jacinta passare una busta al dottor Hunter. Lui era molto nervoso mentre si infilava la busta nella
tasca della
giacca”.
“Come
se fosse un pagamento?” domanda Kate, cominciando a collegare
i pezzi.
La
giovane rossa annuisce “È quello che ho pensato,
ma ovviamente dovevo provarlo
prima di poter affermare alcunchè”.
“Questo...è
assurdo, quello che dici è offensivo e senza
senso” sbotta l’hostess.
Morris
Hunter fa un passo indietro.
“No
no no, dove vai? Il bello deve ancora venire” Josh lo afferra
saldamente per un
braccio e lo riporta avanti.
Alexis
riprende la parola “Ehm...questa parte ti piacerà
meno papà...” Castle aggrotta
la fronte e lei prosegue “...l’unico modo per
provare i miei sospetti era
vedere di persona il referto vero e proprio del test di
paternità perciò...io e
Peter siamo entrati di nascosto in ospedale e abbiamo rubato due divise
da
tecnico di laboratorio”.
Castle
spalanca la bocca ma a parte qualche farfuglio, non riesce a dire altro.
“La
piantina! È per questo che hai chiesto a Lanie se ne aveva
una, per orientarti
nei corridoi?” domanda Kate, quasi ammirata.
Alexis
annuisce con un mezzo sorriso.
“Io
non resterò qui un minuto di più!”
sentenzia Jacinta.
Kate
si posiziona alle sue spalle “Tuttavia resteremo tutti qui a
sentire la fine
della storia” le dice, bloccandole ogni via di fuga.
Hunter
comincia a sudare freddo “Davidson! Eri al corrente di questa
effrazione e non
hai fatto nulla?”.
“Li
ho colti sul fatto, è vero, e sì ho pure pensato
di chiamare la sicurezza ma
sai, sono stati parecchio convincenti” Josh e Peter si
guardano per un secondo,
memori della loro piccola ‘discussione’ su Madison
“E infondo, che male c’è a
controllare un referto?” Josh solleva il badge sotto il naso
di Hunter “E non
c’è stata nessuna effrazione”.
Castle
sembra sull’orlo di un infarto “Cosa dice il
referto?”.
“Rispetto
all’esito che viene consegnato in busta chiusa, il referto
riporta più
dettagli, tra questi il gruppo sanguigno” spiega Josh.
“Dal
referto risulti del gruppo 0, papà” esclama
Alexis, guardando storto Jacinta.
“No,
io... io sono AB!” urla Castle voltandosi
prima verso Hunter e poi verso Jacinta, come a volerlo sottolineare
meglio.
Josh
riprende la parola “È quello che mi ha detto anche
tua figlia. Ammetto che sul
momento ho trovato impensabile che uno stimato dottore potesse cadere
così in basso
ma Alexis sembrava così sicura”.
“È
una bugia! State mentendo per sollevare Rick dalle sue
responsabilità!” sputa
Jacinta.
“Doc
ha pensato che l’avresti detto” si
intromette Peter “Perciò ha avuto una brillante
idea”.
“Per
fugare ogni dubbio, ho eseguito il test del dna ad Alexis, ovviamente
con il
suo consenso” Josh guarda Alexis, la quale annuisce
sorridente “E stando a
quanto dice questo bel foglio di carta” dal camice estrae un
foglio e lo spiega
davanti a loro “il dna di Alexis non è affatto
compatibile con quello del
bambino, ovvero nessun legame di parentela e se non erro...”.
Martha,
che finora stava ascoltando in silenzio, finisce la frase
“...se Alexis non è
sorella della bambina significa che Richard non è il
padre!”.
“Esattamente”
conferma Josh.
“State
mentendo! Vi siete messi d’accordo per contraffare il test
della ragazza! Sei
tu il dottore corrotto!” Jacinta si afferra la pancia con una
mano e con
l’altra punta il dito contro Josh.
A
quelle parole, Kate, al limite della sopportazione, le afferra il
braccio steso
girandoglielo dietro la schiena “In questo caso sono sicura
che non avrai
problemi a rifare il test di paternità, giusto? Nel
frattempo ho abbastanza
elementi per richiedere un mandato per controllare le finanze del
dottor Hunter”
le afferra anche l’altro braccio e la ammanetta con estrema
soddisfazione.
“Scommetto
che sei corso in banca a versare i soldi, eh?” esclama Esposito mentre ammanetta
un Hunter quasi in
lacrime.
Kate
lascia Jacinta nelle mani di Ryan, la quale continua ad urlare.
Appena
i due furono scortati fuori, Kate si getta tra le braccia di Rick.
“Non
ci posso credere” sussurra lui, tra i capelli lunghi della
detective “Era tutto
architettato. Era tutto finto”.
Kate
quasi lo culla “È tutto finito ora. Torneremo alla
normalità”.
Mentre
la coppia si scambia un dolce bacio, Alexis abbraccia Peter e Martha
stringe la
mano a Josh.
“Grazie.
Non eri tenuto ad esporti così” gli dice la donna,
commossa.
Alexis
si stacca da Peter per abbracciare Josh “Si,
grazie!”.
Castle
allunga la mano verso di lui “Grazie davvero. Ti sono
debitore” dice sincero,
ancora stretto a Kate.
Anche
Kate sorride, grata, all’ex ragazzo.
“Oh,
beh.. come ho detto prima, questi due sono stati parecchio convincenti.
Diciamo
che siamo pari” risponde Josh riferendosi
all’imboscata di Castle durante lo
spettacolo di beneficienza.
*
All the things she said – T.A.T.U. - http://www.youtube.com/watch?v=2jC5WAJzp34
Ivi’s
Corner:
Per
i capitoli 24 e 25 un grazie mille millissimo a Vulpix aka la dott.
Miles che
avete conosciuto all’inizio, che mi ha spiegato per filo e
per segno come si
sgattaiola in un ospedale, com’è fatto un
laboratorio e come si forzano i pc
u.u ahahaha no quello no :-P
Allora?
Ditemi chi ce l’ha ancora con Josh?!! Chi??!!!!
Malfidate!!!
u.u
Questa
parte della storia è quasi finita, ancora un capitoletto e
poi vedremo cosa ci
combina il caro Peter xD
Un
bacione a tutte :-***
Buona
serata :D
Ivi87
|
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Capitolo 26 *** # 26 - Lovely on my hand ***
#26 - Lovely on my hand
Castle
esce dalla sala interrogatori sbattendo la porta “Basta! Non
voglio sentire una
parola di più!” con lunghi passi si allontana da
quel posto, a lui così poco
familiare, al primo piano del 12th.
La
sezione truffe e estorsioni*1 li sta gentilmente
ospitando, permettendo a Castle di
risolvere la questione personalmente.
Nessuno
dei suoi amici ha, però, voluto osservare la scena da dietro
il vetro.
Forse
per riguardo, o per una forma di rispetto, Kate, Esposito e Ryan hanno
lasciato
che fosse Castle, assieme ad un agente, ad interrogare Jacinta.
Richard
sentiva il bisogno di sapere perché lei gli aveva fatto
tutto questo.
Ma
non resistette a lungo a quel mare di bugie.
Castle
li trova radunati attorno ad una scrivania, mentre spiegano di come
Hunter
fosse con l’acqua alla gola da più di anno a causa
del gioco d’azzardo.
“Io..
io me ne torno a casa, voglio stare un po’ con mia madre e
Alexis” mormora a
Kate.
Lei
sorride comprensiva “Ma certo, non ti preoccupare”
gli prende la mano e con il
pollice ne accarezza il dorso.
Non
appena Castle scompare dietro le porte dell’ascensore, Kate
si dirige a passo
di carica verso la sala interrogatori.
A
differenza di Rick, lei vuole sentire ogni singola parola.
Entra
nella sala a testa alta. Sguardo serio e deciso.
“Ci
dia un minuto, agente Warren”.
Senza
esitazione, l’uomo si alza e le lascia sole.
Kate
occupa la sedia vuota, incrocia le mani sul tavolo e la osserva.
Fissa
la donna che ha quasi mandato all’aria la sua relazione con
Castle.
Che
l’ha fatta dubitare dei suoi sentimenti per lui.
Che
ha cospirato contro di lui e l’ha illuso che sarebbe
diventato padre.
“Mi
giudichi, vero?” sbuffa Jacinta irritata da quel silenzio
“Credi di essere
migliore di me, credi di essere la sua preziosa Nikki Heat?”
la schernisce,
sapendosi ormai con le spalle al muro.
“Io
non giudico” Kate risponde tranquilla, senza lasciarsi
provocare “Non credo di
essere migliore di nessuno e non sono Nikki Heat” si allunga
distendendo
completamente la schiena contro lo schienale della sedia
“Vuoi sapere chi
sono?”.
Tutta
quella calma e il tono pacato di Kate, inquietano Jacinta
più che se la
detective stesse urlando.
“Io
sono quella che non ha rimorchiato
un
miliardario a bordo di un aereo solo per rimediare ad una scopata
finita male”
Beckett la fissa con insistenza senza nemmeno sbattere le palpebre
“Sono quella
che non si è
ripresentata sei mesi
dopo imponendosi con forza e incasinando la vita di un’intera
famiglia” sibila
“Sono quella che non ha
pagato
cinquemila dollari per falsificare un test di paternità per
assicurarmi la
bella vita”.
Jacinta
ascolta attentamente, quasi incapace di protestare.
“Hai
capito chi sono? Sono quella che ti impedirà di ferire di
nuovo le persone a
cui tengo”.
In
un normale interrogatorio, questo sarebbe visto come uno sbaglio.
Si
era appena esposta, ponendo la questione sul piano personale.
Ma
questo non è un normale interrogatorio.
“Perché?”
domanda ancora Kate “Perché Castle?”.
Jacinta
guarda insistentemente il tavolo.
“Non
c’è un vero motivo. Mi sono ritrovata incinta e
non sapevo come fare. A
malapena mantengo me stessa. Ero appena all’inizio della
gravidanza quando sul
volo diretto a Las Vegas sale Richard Castle” una smorfia
quasi divertita e poi
prosegue “Sembrava perfetto. Era vulnerabile e ferito.
Sedurlo è stato un gioco
da ragazzi. Sapevo della sua fama di donnaiolo ma anche di buon
padre”.
Kate
resta impassibile. Si deve sforzare al massimo per non mostrarsi
disgustata.
“Perché
adesso? Perché dopo sei mesi e non prima?” chiede
Beckett.
“Il
pancione fa più scena...”.
“E
per cercare la persona giusta a cui far contraffare il test”
conclude la
detective, senza bisogno di chiedere.
“Sapevo
che avrei avuto bisogno di prove ma non è stato facile
convincere il dottor
Hunter. Mi ci è voluto tempo per persuaderlo. Voleva
più soldi, ma quelli erano
tutti i miei risparmi” spiega, sempre a sguardo basso.
La
spavalderia e l’arroganza ormai sono solo un pallido ricordo.
“Come
l’hai convinto?”.
L’hostess
si stringe nelle spalle “Quando nessuno gli ha più
concesso prestiti, tutto ad
un tratto i miei ‘pochi spicci’ non gli hanno
più fatto così schifo”.
Vorrebbe
dire altro ma sente lo sguardo pesante di Kate su di sé.
“Volevo
solo garantirmi un futuro stabile per me e il mio bambino”
sussurra infine.
“Hai
pensato che un giorno tua figlia avrebbe potuto scoprirlo? O che se
avesse
avuto bisogno di una trasfusione, il sangue di Castle non
l’avrebbe salvata?”.
Jacinta
non risponde.
“No,
vero?” Kate si sporge verso di lei “Sai chi
è il vero padre?”.
“Un
tizio cileno*2...incontrato in un bar di
Santiago”.
Castle
fissa sua figlia e il suo ragazzo, seduti al tavolo da pranzo, mentre
studiano.
È
come ipnotizzato.
Si
allunga meglio sul divano, senza togliere lo sguardo da lei.
Sua
figlia.
Quella
vera.
Si
sente così arrabbiato. Frustrato. Raggirato. E, lo deve
ammettere, anche
sollevato.
E
si sente in colpa per quel sollievo.
Ed
è comunque preoccupato per le sorti della bambina.
Alexis
sorride a Peter.
Ma
per Castle, quel sorriso è solo per lui.
“Hai
intenzione di fissarla per tutto il giorno?” domanda Martha,
seduta accanto a
lui, poggiandogli una mano sulla spalla.
Castle
sospira “In questo momento è l’unica
cosa che mi rende felice” risponde
guardando per un attimo la madre.
Poi
entrambi tornano a guardare i due giovani.
“Sottolinei
come una forsennata” le dice Peter, ridendo.
“Con
tutta questa storia quasi ci scordavamo che tra una settimana ci
sarà l’esame
finale” borbotta Alexis, con il timore di non aver studiato
abbastanza.
“Tranquilla
angelo mio, siamo preparatissimi! Nessuna hostess in stato interessante
occuperà i nostri pensieri lunedì
alle...”Peter esita.
“Lunedì
alle 15.00! Giuro che se te lo dimentichi e non ti presenti, ti uccido
con le
mie mani!” lo minaccia lei.
“Sì
signora!”.
Castle
e Martha ridono, finalmente, più sereni.
“Hai
ragione, sono stato qui a guardarla tutto il giorno” esclama
Rick, alzandosi.
“Dove
vai?”.
“Sono
quasi le 17.00, Kate sta per finire il turno”.
Beckett
esce svelta dall’ascensore. Saluta un paio di agenti ed
è già in strada.
Vuole
al più presto mettersi alle spalle quella giornata.
Si
dirige verso la sua macchina per poi fermarsi quasi subito.
Castle,
appoggiato con la schiena alla portiera, la saluta con la mano.
Si
sorridono.
Stanchi,
esausti e provati.
Ma
con ancora la forza di sorridersi.
Lo
raggiunge e per un paio di minuti ci sono solo loro due, abbracciati.
Li
possono vedere gli altri poliziotti? I giornalisti?
Non
è importante in quel momento.
“Camminiamo?”
propone Castle, sussurrandole tra i capelli.
Mano
nella mano passeggiano nelle vie limitrofe, costeggiando i negozi.
Ad
ogni passo, un piccolo pezzetto di normalità rientra nelle
loro vite.
Ad
ogni addobbo natalizio che oltrepassano c’è il
bisogno di Kate di affrontare
un’altra questione per lei molto importante.
“Da
quando è morta mia madre io e mio padre non abbiamo
più festeggiato il Natale.
Lui se ne va nella sua baita in montagna ed io mi faccio assegnare
sempre il
turno della Vigilia per impedire che qualche famiglia passi quello che
ho
passato io” esclama all’improvviso.
Castle
ascolta in silenzio, lasciandola parlare.
“Mi
piacerebbe provare a cambiare questa trazione. Mi piacerebbe passare la
Vigilia
tutti assieme. Che ne pensi?”.
Lui
si ferma e si mette di fronte a Kate “Penso che non ci sia
momento migliore per
inaugurare una nuova tradizione. Abbiamo tanto di cui
festeggiare” lei annuisce
regalandogli un dolce sorriso “Invita anche Jim. Se se la
dovesse sentire,
sarebbe il benvenuto”.
“Grazie”
Kate si alza sulle punte per completare le sue parole con un bacio.
Come
sottofondo, una leggera melodia accompagna il loro momento di tenerezza.
“Ma...”
Kate si scosta appena, sussurrandogli sulle labbra.
“Questo
è...” nello stesso momento, Castle si accorge
della musica.
Si
voltano contemporaneamente.
Sono
davanti ad un negozio di musica e di elettronica.
Il
cd del 12th esposto in bella mostra nella
vetrina.
Basta
uno sguardo per decidere di entrare.
*1
non so se esiste davvero la sezione truffe e estorsioni ma
non essendo un
caso della omicidi... me la sono inventata u.u
*2
perché proprio cileno?? Ahahahahah chiedete a
LaAngol, l’ha voluto lei
cileno ^__^ ma diciamo che è mezzo americano, altrimenti i
tratti cileni sulla
bambina sarebbero stati troppo evidenti ;)
*
Lovely on my Hand - Dorotea Mele &
Gabry Ponte - http://www.youtube.com/watch?v=LyUTx928cog
Ivi’s
Corner:
E
con questo capitolo chiudiamo definitivamente la storyline
dell’hostess u.u
contente?
Kate
è stata un mito vero? Adoro quando conduce gli interrogatori!
Posso
uscire dal bunker? Perché sto cominciando a parlare da sola
e a sentire delle
voci... :-/
Un
bacione a tutte :-***
Buona
serata e buon ferragosto :D
A
sabato!
Ivi87
|
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Capitolo 27 *** # 27 - Bad Day ***
#
27 - Bad Day
Meno
due settimane a Natale.
Meno
dieci minuti alle 7:00 a.m.
Peter
si alza piano per non svegliare Alexis.
Quando,
la sera precedente, Kate gli aveva telefonato per avvisarlo che si
sarebbe
fermata a dormire dallo scrittore, Peter si era immediatamente
precipitato da
lei.
Per
fortuna Sandy, la sua compagna di stanza, è tornata qualche
giorno a casa.
Le
lascia un bigliettino sul comodino ed esce per andare a comprare la
colazione.
Cammina
veloce, non vuole che lei non lo trovi al suo risveglio.
È
il giorno dell’esame e Alexis darà i numeri se non
ripassano di nuovo tutto il
programma prima delle 15.00.
La
caffetteria non è lontana.
Entra,
ordina, aspetta, paga e esce.
È
così che dovrebbero funzionare le cose.
Entri,
ti siedi, fai l’esame e esci.
Lo
deve ammettere. È parecchio nervoso, anche se cerca di non
darlo a vedere.
Il
suo futuro e quello di sua madre dipendono da questo test.
Ha
assolutamente bisogno di sfruttare la laurea per trovarsi un lavoro.
Ma
raramente la vita è così semplice e lineare.
Quel
pensiero transita nella sua mente quando, uscito dalla caffetteria,
trova due
uomini ad aspettarlo. Sigaretta in bocca e sguardo minaccioso.
Lo
prendono per gli avambracci trascinandolo nel vicolo accanto.
Caffèlatte
e brioches sparsi per terra.
I
fratelli Sparks bloccano Peter contro il muro.
“Sbrigati!”
Kate sale le scale del suo palazzo di corsa.
Castle
ansima mentre cerca di tenere il passo “Guarda che sei tu che
sei stata un’ora
in bagno!”.
“Io?
E tu allora?!” Kate si ferma alla porta ad aspettarlo.
Intanto infila le chiavi
nella serratura “Mezz’ora per pettinarsi,
Castle?”.
Lui
si passa una mano sul ciuffo, sorridendo “Lo devo trattare
con cura” sussurra,
con un sopracciglio alzato.
“Dai,
mi cambio e voliamo al distretto” Kate sta per girare la
chiave quando si
accorge che la porta non era chiusa.
“Castle...stai
indietro” con cautela, apre la porta ed entra.
Le
lascia fare solo pochi passi e poi, come sempre, lo scrittore la segue.
Il
soggiorno è completamente a soqquadro.
I
cuscini sono stati gettati a terra. Le sedie rovesciate.
Vetri
rotti, fiori calpestati e pozzanghere d’acqua sparsi sul
pavimento.
Tutti
i cassetti sono aperti e il loro contenuto rovesciato.
Così
anche per il frigorifero e gli armadietti della cucina.
“Cosa
è successo qui dentro?” esclama Alexis, arrivando
alle loro spalle.
Kate
è immobile, ferma in mezzo al salotto.
“Non
lo sappiamo, siamo appena arrivati” le risponde suo padre.
“La
camera” mormora la detective e subito dopo corre a
controllare la sua stanza e
il bagno.
Mentre
padre e figlia si aggirano per casa, attenti a quello che calpestano,
Castle
domanda “Come mai sei qui?”.
Alexis
arrossisce leggermente.
Teoricamente suo padre non sa che
Peter ha dormito da lei al campus.
“Sono...venuta
a prendere Peter. Colazione, ripasso veloce e poi test finale,
ricordi?” una
mezza verità non è una bugia completa, ne
conviene la ragazzina.
Kate
ricompare in salotto “C’è qualcosa di
strano” esclama risoluta.
“Trovi?”
Castle abbozza un sorriso che però non viene ricambiato.
“Dico
sul serio, guardati in torno!” gli dice Kate
“È solo disordine! Il televisore è
al suo posto, il lettore dvd anche” mentre parla Kate li
indica “Il computer, i
gioielli, la macchina fotografica...c’è tutto,
Castle. Non manca niente!”.
Alexis
appare confusa “Cosa significa?”.
“Che
stavano cercando qualcosa in particolare” risponde Kate.
“Sì,
ma cosa?” aggiunge Castle “La tua pistola? Il
distintivo?” domanda, sapendo
bene che per un criminale valgono più dell’oro.
Automaticamente,
Kate si tocca il fianco.
Grazie
al cielo la sera precedente era andata direttamente da Castle, senza
passare al
suo appartamento.
“Non
lo so” ammette la detective “Non toccate nulla,
chiamo la scientifica” ma
quando afferra il suo cellulare, esita “Peter?”
domanda, guardando Alexis “Per
fortuna che era da te, ieri sera!”.
La
giovane avvampa, sotto lo sguardo sottile di suo padre.
“E
va bene, era con me alla Columbia” Alexis sbuffa allargando
le braccia.
Castle
guarda Beckett “Perché tu sai le cose e non me le
dici!!”.
“Perché
ti agiti subito” risponde prontamente, Kate.
“Certo
che mi agito!” la sua bambina che dorme con un ragazzo...
meglio non pensarci
ora...prende un respiro profondo “Ok, sono
calmo...dov’è ora quel simpaticone
del tuo ragazzo?”.
“È
uscito a prendere la colazione ma non è più
tornato. Ho pensato che, essendo
già in strada, avesse deciso di fare un salto qui a
cambiarsi, ma non risponde
al cellulare e, a quanto pare, qui non
c’è...”.
“Riprova”
ordina Kate perentoria, mentre chiama il distretto “Espo,
venite a casa mia con
una squadra della scientifica. No, tutto bene ma qualcuno è
entrato qui”.
Quando
riattacca, Alexis le conferma che Peter ancora non risponde.
Kate
si porta le mani al volto, preoccupata.
“Non
è detto che le due cose siano collegate” Castle
percepisce i suoi pensieri.
Uno
sguardo sottile e scettico lo colpisce in pieno “Davvero?
Quante probabilità ci
sono?”.
“Sono
preoccupata anch’io. In due mesi e mezzo è la
prima volta che non mi risponde”
concorda Alexis.
“Ok,
pensaci bene. Ti è sembrato strano? Sai se si è
cacciato in qualche guaio?”
domanda Kate, avvicinandosi ad Alexis.
La
ragazza sembra sorpresa “No...non penso...non che io sappia
almeno...”.
“Me
lo devi dire se sai qualcosa. Se è una
ragazzata...” la detective viene subito
interrotta.
“Te
lo giuro!” le risponde seria, Alexis “Non so
nulla”.
Kate
sospira abbattuta. Avrebbe preferito avere qualcosa su cui lavorare.
Il
telefono, in terra accanto ai piedi di Castle, inizia a squillare.
Lo
scrittore si china a raccoglierlo. Con un cenno chiede tacitamente a
Kate il
permesso di rispondere, sperando di evitarle qualche scocciatura in
più.
“Pronto”
risponde, già pronto a mandare al diavolo qualche gestore
telefonico “Si è casa
Beckett...oh ma certo signora, gliela passo” Castle copre il
ricevitore e
sussurra a Kate che al telefono è la madre di Peter.
“Zia
Sara” i sensi di Kate si acuiscono. Altra coincidenza?
“No...Peter
non c’è adesso...” le dice Kate,
omettendo che in realtà non sa dove sia “Posso
chiederti una cosa?” attende una risposta affermativa e poi
prosegue “Va tutto
bene con Peter? È in qualche guaio?”.
A
quella domanda, Kate sente la voce della zia che si incrina. Balbetta.
Nega.
Zia
Sarah, delle tre sorelle Reed, è sempre stata quella che
mentiva peggio.
Sin
da piccola Kate lo sapeva. Johanna e Judith la prendevano sempre in
giro per
questo.
“No
zia, non mentirmi. Mi sono appena ritrovata l’appartamento
sottosopra e Peter è
irraggiungibile! Qualunque cosa sia, è ora di
parlare!”.
Peter
si ritrova con la schiena bloccata contro un muro e una mano a
serrargli la
gola.
“Abbiamo
aspettato, abbiamo dato fiducia a te e a tua madre, siamo stati comprensivi...e tu ci ripaghi scappando?
Non si fa, Peter” esclama il più alto dei due
fratelli.
“Grazie
per aver dato un nuovo look alle gomme della mia auto, gonfie non mi
piacevano”
li sfotte Peter, cercando di liberarsi.
“Fai
il simpatico, eh? Fuori la grana Reed!” quello alto lo
rimette subito al suo
posto.
“Ho
bisogno di tempo” riesce a malapena a dire, con la gola
serrata “Tra poco avrò
un lavoro e potrò iniziare a pagarvi”.
I
due uomini si guardano e scoppiano a ridere.
“Iniziare
a pagarci? Noi però i soldi che vi servivano ve li abbiamo
dati subito e ora da
bravi ce li dovete restituire.” Esclama il più
basso.
“E
con gli interessi!” aggiunge l’altro.
“Ma
è impossibile!” urla Peter, venendo subito zittito.
“Ascoltami
bene. L’unico motivo per cui tua madre non ha tutte le ossa
rotte in questo
momento è perché è inutile. Una sola
cosa di valore avete nella vostra
pidocchiosa famiglia. E sappiamo che te la sei portata qui con te! O ce
la dai
con le buone...” dice lo spilungone.
“...O
saremo costretti a fare un’altra visitina alla bella
cuginetta poliziotta”
conclude l’altro fratello.
Peter
sgrana gli occhi.
“Se
le avete fatto qualcosa io...” Peter è rosso di
rabbia.
I
fratelli Sparks gli ridono nuovamente in faccia “A cuccia
Rambo, l’appartamento
era vuoto e non abbiamo trovato la collana...ma penso che forse la tua
amichetta dai capelli rossi sappia dove sia...”.
Con
uno strattone secco, Peter si libera della loro presa
“Non...” si ricompone
velocemente. Non vuole che si fissino su Alexis, vedendolo
così protettivo.
“Va
bene” esclama, senza altre alternative “Domani
andrò a vendere la collana e vi
porterò i vostri soldi”.
Il
più alto agita l’indice davanti al suo volto
“Hai tirato troppo la corda. Ci
porti la collana e a venderla ci pensiamo noi”.
“Tra
un’ora all’entrata sud di Central Park, da solo e
niente scherzi o la Rossa...”
precisa l’altro.
Peter
deglutisce con forza e i due fratelli lo lasciano andare, soddisfatti
del loro
operato.
Mentre
la scientifica rileva le impronte, sotto la supervisione di Esposito, e
Ryan
tenta di rintracciare il cellulare di Peter tramite il GPS, la
detective è
all’ingresso del suo appartamento assieme a Castle e Alexis.
“Zia
Sarah è completamente andata in paranoia quando le ho detto
che Peter non si
trova. Non ho capito molto. Ma tra le lacrime ha detto strozzini e
collana”
spiega quasi atona.
Castle
lo sa. Lo vede che si sente in colpa.
“Non
lo potevi sapere” le dice, accarezzandole la schiena.
“Dovevo
capirlo” risponde scuotendo la testa “Strozzini?
Non mi piace per niente, è
gente capace di tutto”.
“E
prima che arrivasse Peter?” domanda Alexis “Lui e
sua madre non hanno mai
accennato a nulla?”.
La
detective scuote la testa con apprensione.
Alexis
non stenta a crederlo. Seppur si frequentino da pochi mesi, le
è stato subito
ben chiaro quanto orgoglioso e testardo sia Peter.
Il
suo incaponirsi sul corso di economia anziché puntare a
realizzare il suo sogno
di diventare avvocato, professione poco amata in famiglia, ne
è una prova.
“E
la collana... deve trattarsi della collana di famiglia ma... non la
vedo da
anni.. io...” Kate si sta agitando e Castle le prende la mano.
“Una
cosa per volta. Della collana ce ne parli dopo, torniamo su
Peter” propone
Richard.
“Non
capisco...Vi è sembrato strano ultimamente? Sto cercando di
ricordare ma...non
mi viene in mente nulla di rilevante” dice la detective.
Castle
scuote la testa. Lui è quello che ha trascorso meno tempo
con Peter.
Alexis
comincia a ripescare tra i ricordi.
Sorride
al pensiero del loro primo bacio, tragicamente interrotto da suo padre
e Kate.
Ma
torna subito seria. Non è quello il tipo di ricordi a cui
deve attingere.
Deve
concentrarsi per aiutare Peter.
Il
silenzio regna sovrano per qualche minuto.
In
sottofondo solo il chiacchiericcio degli agenti della scientifica.
“Ci
sarebbe una cosa” esclama Alexis, poco dopo “Non
sono sicura che serva, però”.
“Non
importa, qualunque cosa ci può essere utile” la
incoraggia Kate.
“A
volte si guardava attorno” inizia la ragazza
“Controllava spesso la strada o
osservava le persone attorno a noi...all’Old Haunt ad
esempio, ma anche in
qualunque altro locale... so che non significa nulla normalmente.. ma
sapendo
della storia degli strozzini...”.
“Era
guardingo” afferma Castle.
Kate
sembra altrove “Credo... credo di averlo beccato a fissare
fuori dalla finestra
un paio di volte. Mi ha detto che gli piaceva il quartiere...che
stupida...”.
“Non
serve a nulla incolparsi” le dice Rick, cercando nuovamente
di rincuorarla.
“C’è
un’altra cosa... anche se è assurda...”
Alexis guarda insistentemente Kate affinchè capisca.
Molte
volte Peter aveva inscenato quel siparietto
in presenza di entrambe.
Un
sorriso di trionfo spunta sul volto della detective lasciando
comprendere a
Alexis di essere approdate sullo stesso ricordo.
“Il
freezer!!” esclamano entrambe mentre raggiungono la cucina.
Castle
le segue, senza capire.
Le
due spargono sul bancone e sui ripiani tutto il contenuto del piccolo
freezer.
Surgelati,
qualche gelato, una bottiglia di Vodka e gli stampini dei cubetti.
“È
vuoto?” domanda Castle.
Kate
sta praticamente esaminando ogni centimetro del refrigeratore.
“Vuoto”
sussurra abbattuta.
“Eppure
stava sempre qui appiccicato” sbotta Alexis “Non
sono mai riuscita ad
avvicinarmi!”.
Vedere
le due donne più importanti della sua vita soffrire in quel
modo è
insopportabile per Castle.
Si
sente impotente. Non sa come aiutarle.
Può
solo immedesimarsi. Fare come suo solito e pensare da romanziere.
Se
volesse nascondere qualcosa nel freezer dove lo metterebbe?
Lo
strato di ghiaccio alle pareti dell’elettrodomestico
suggerisce a Castle che
Kate non lo sbrina da secoli.
Ok,
questo dettaglio non aiuta.
Osserva
il contenuto sparso sul bancone.
Piselli
surgelati? Bistecche? Nessuno di questo è un nascondiglio.
‘Io cosa farei?’ si ripete nella testa.
“Beckett”
Ryan la chiama e lei e Alexis escono dalla cucina, sperando che il
detective
abbia rintracciato Peter.
Castle
resta accanto al freezer, pensando risoluto.
‘Dove nasconderei
qualcosa di importante? Di prezioso’.
E
poi l’improvvisa illuminazione.
Blocca
lo scarico del lavandino con il suo tappo e apre l’acqua
calda.
Mentre
attende che la temperatura si alzi, volge lo sguardo verso Ryan, anche
lui
curioso di avere notizie.
“Ci
è voluto un po’ ma il GPS ha rilevato la sua
posizione. Dalla centrale mi
stanno inviando l’indirizzo” e infatti dopo qualche
secondo un bip li avverte
dell’arrivo di un sms.
“Eccolo”
Ryan lo legge immediatamente “L’indirizzo
è...” si blocca, stupito.
“L’indirizzo
è??!!!” ruggisce Kate.
Dei
passi arrivano dall’ingresso dall’appartamento
“Casa tua” esclama Peter,
entrando.
*
Bad Day -
Daniel Powter - http://www.youtube.com/watch?v=RmNTAvnSais
Ivi’s
Corner:
Avete
letto bene? Peter è rientrato in casa, quindi niente
minacce, ok?
Sta
bene... per ora... muahahahahahahahahahahah
Adoro
mettervi in ansia o depistarvi, tanto quanto adoro Castle che ci resta
secco
ogni volta che la sua bambina... beh... si composta da donna!!! :-p
I
l bunker x sicurezza non l’ho ancora venduto...
A
martedì sera!
Ivi87
|
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Capitolo 28 *** # 28 - Family Tree ***
# - 28
– Family Tree
“Peter
Damon Reed!!!” tuona
Beckett, non appena lo vede.
Il giovane alza
le mani in
segno di resa “Ouch, addirittura il nome completo”.
“Sono
lieta di sentire che hai
tanta voglia di scherzare, io invece non ne ho per niente!”.
Ogni agente
all’interno
dell’appartamento ammutolisce e fissa la detective.
Esposito si
schiarisce la gola
“Hum... bene, se con i rilievi avete finito potete
andare...”.
La Scientifica
raccoglie i
propri strumenti e abbandona l’appartamento.
Normalmente,
Peter non si
lascerebbe sfuggire l’occasione di una bella battuta sui CSI
appena usciti, ma
per adesso preferisce evitare.
Kate
è già abbastanza alterata.
“Vi
lasciamo soli?” azzarda
Ryan.
“No,
restate” lo ferma
immediatamente Kate “Se è grave quanto credo
è meglio se sentite anche voi”.
“Allora?”
domanda sgarbatamente
a suo cugino.
Peter
temporeggia “Quanto
sai?”.
“Ho
parlato con tua madre” gli
risponde Kate.
“Merda!”
esclama con uno sbuffo
lui “Mamma è una pessima bugiarda!”.
“A
differenza di te!” lo incalza
Beckett “Sei qui da due mesi e mezzo e ti sei scordato di
menzionare il fatto
che sei braccato dagli strozzini?!!” ad ogni parola il tono
di Kate aumenta di
un’ottava.
“Speravo
di riuscire a
cavarmela da solo senza coinvolgere nessuno” ammette Peter,
con sguardo basso.
Il caos di quell’appartamento è la prova che aveva
fallito.
“Cavartela
da solo?! E se ti
fosse successo qualcosa? Se i soldi non fossero bastati? Ci hai
pensato?” Kate
è furente “Dannazione sono un poliziotto!
È il mio lavoro! E se questo non
bastasse, sono tua cugina, sono la tua famiglia!
Avresti potuto morire per il tuo maledetto orgoglio!” lo
rimprovera duramente.
Peter fa un
passo avanti verso
di lei “Senti chi parla di orgoglio, Kate! A malapena abbiamo
saputo che ti
hanno sparato l’anno scorso! Non hai nemmeno voluto che ti
venissi a trovare!
Tu non muovi un passo che non sia dettato dall’orgoglio e
vieni a fare la
ramanzina a me? Siamo Reed, ce l’abbiamo nel DNA
l’orgoglio!!” sbotta tutto
d’un fiato.
Il volto di Kate
si contrae, colpito
da quella verità.
“Sì,
mamma si vergognava della
nostra situazione. E io pure! Volevamo cavarcela da soli”
Peter lentamente si
calma, raccoglie una sedia e si mette a sedere
“All’inizio il debito era
minimo. Lo stipendio di mamma bastava, ma poi gli interessi sono
aumentati e nè
lei nè i miei piccoli lavoretti erano più
sufficienti. Poi con i miei ottimi
voti sono riuscito ad ottenere una borsa di studio per il corso alla
Columbia”.
Kate lo lascia
parlare,
ascoltandolo con attenzione.
“Mamma
era così contenta. Lei
adora Economia. Abbiamo pensato che con una laurea breve sarebbe stato
più
facile trovare un impiego fisso e sicuro per ricominciare a ripagare i
fratelli
Sparks. Ovviamente l’incidente non era minimamente
previsto” alza
distrattamente le spalle “E nemmeno...” lascia
cadere la frase sorridendo ad
Alexis.
“Hanno
fatto del male a Zia
Sarah?” domanda Kate, una volta calma.
Peter scuote la
testa “Ho fatto
ben intendere che gestisco tutto io e che ho in mano io la situazione.
Ho
venduto tutto quello che potevo fino a che non è rimasta
solo la collana di
famiglia. Ti giuro che non so come abbiano fatto a saperlo”.
Esposito prende
la parola “Gli
strozzini sono bravi in questo. Se la collana di cui parli è
veramente di
valore ci sarà di sicuro un certificato di
proprietà o una garanzia di
originalità. L’hanno saputo in questo
modo” spiega il detective.
“Di
che cosa si tratta?”
domanda Castle, ancora appoggiato al lavello della cucina mentre, con
attenzione, inizia a far scivolare qualche cubetto sotto il getto di
acqua
calda “La collana intendo...ne hai parlato anche
prima”.
“È
una montatura d’oro bianco
con incastonati tre piccoli diamanti di pochi carati. Apparteneva al
mio
bisnonno. Lavorava in una miniera di diamanti in Virginia”
racconta Kate.
Peter si
affianca “Quando
nacquero le sue tre nipoti decise di far fare una collana con un
diamante per
ogni bambina che sua figlia diede alla luce”.
Castle smette
momentaneamente
di badare al ghiaccio “Judith, Johanna e Sarah”
sussurra, preso da quella
storia.
“Già”
annuisce Kate “Gliela
dovevi dare” si volta poi verso Peter “Capisco
perché l’hai voluta salvare ma
avresti dovuto dargliela subito e ripagarli del debito, dato che di
chiamare me
o la polizia non ne avevi la minima intenzione”lo rimprovera
comunque.
“Te
l’ho detto, volevo cercarmi
un lavoro! La collana sarebbe stata la mia ultima spiaggia.
Gliel’avrei
consegnata solo se non ci fosse stata alternativa”.
Castle fissa il
ghiaccio
sciolto e poi immerge altri cubetti.
“Peter”
Kate si siede accanto a
lui “E’ solo una collana. È un oggetto e
basta. Ti saresti risparmiato un
mucchio di guai”.
Suo cugino la
guarda con
dolcezza “Se è solo un oggetto
e basta
perché il diamante di Zia Johanna lo porti sempre con
te?”.
Kate
istintivamente si tocca il
petto. Sotto la maglia sente l’anello di sua madre, che porta
sempre al collo.
Vero, lei poteva capirlo meglio di chiunque altro.
“L’anello
di tua madre fa parte
della collana?” chiede stupito Castle.
“Sì”
Kate si volta verso di lui
“I miei genitori lo separarono dalla collana per farne un
anello di
fidanzamento. Sarebbe dovuta essere la sorte anche delle altre due
pietre ma
zia Judith è morta giovane e zia Sarah non si è
mai sposata”.
“Oh”
esclama Castle tornando a
guardare l’acqua “Per questo qui su fondo del
lavello ce ne sono solo due”.
Alexis si volta
di scatto e
raggiunge il padre “Wow” esclama guardandoli
brillare.
“Beccato!
Molto bravo writer!”
scherza Peter.
Beckett si copre
il volto con
le mani, allibita “Hai congelato due diamanti!!”.
“Lo
so, sono un genio! In
verità l’ho visto in un episodio di Murder,
She Wrote ed è molto meglio di dove li ho dovuti
tenere prima di venire
qui” tutti lo fissano incitandolo a parlare
“Nell’astuccio delle penne, nello
zaino”.
“Ti
prego, sorvoliamo” Kate si
alza e toglie i due diamanti dall’acqua
“Quand’ è stata l’ultima volta
che hai
visto i fratelli Sparks?”
domanda
rotolando quei due sassolini tra le mani mentre Castle leva il tappo
dal
lavello e lascia scorrere l’acqua nello scarico.
“Mi
hanno fatto una simpatica
visitina giusto poco fa” racconta passandosi automaticamente
una mano sul
collo, come se sentisse ancora la loro morsa addosso
“Vogliono la collana tra
un’ora. Anzi, dopo questa bella chiacchierata, sono diventati
quaranta minuti”.
L’attenzione
di tutti è di
nuovo concentrata su di lui “Devo portargli la collana
all’entrata sud di
Central Park”.
“No!”
Alexis gli va in contro
“È troppo pericoloso!”.
“Alexis
ha ragione” concorda
Beckett “Andrà uno di noi” dice
indicando sé stessa, Ryan e poi Esposito “gli
tenderemo un’imboscata”.
Peter scuote la
testa con
violenza “Devo essere io a farlo, se non mi
vedranno...”.
“Se
non ti vedranno?” ripete
Kate.
Peter sospira.
Una parte di lui
vorrebbe ancora cavarsela da sola e lasciarli fuori da tutto quel
casino
“...hanno minacciato te e Alexis. Mi hanno tenuto
d’occhio e sanno di voi”.
“Cosa?!”
sbotta Castle “No,no,
questo non lo posso permettere” esclama stringendosi la
figlia contro il petto
e guardando con preoccupazione Kate.
“Nemmeno
io! Per questo non
volevo dire niente!” ribatte Peter.
“Ragazzi,
il tempo scorre”
constata Kate, guardando l’orologio “Dobbiamo
escogitare un piano!”.
“Io ci
devo andare, voi fate
come vi pare ma devo essere io ad effettuare lo scambio”
mormora Peter con
decisione, sparendo in camera da letto.
Lo zaino
è rovesciato a terra
ma per fortuna i fratelli Sparks non sono stati abbastanza furbi da
frugare tra
le cose dell’università.
La collana,
spoglia dei suoi
tre diamanti è ancora al sicuro nel suo astuccio.
La stringe tra
le dita e
ritorna dagli altri, mostrandola.
“Li ho
fatti separare dalla
montatura per poterli nascondere meglio” spiega Peter
“Ma ora devo consegnare
tutto assieme” prende i diamanti dalle mani di Kate e li posa
sul bancone della
cucina assieme alla catenina “Ce l’hai un
sacchettino?”.
Beckett gli
porge un piccolo
involucro di velluto “Metti tutto qui”.
Ora che la
scientifica ha fatto
il proprio dovere, sgombrano il tavolo e riposizionano tutte le sedie.
“Coraggio”
Beckett prende in
mano la situazione “So che non è un caso di
omicidio e che non dovremmo
occuparcene ma, se siete d’accordo, direi di chiudere questa
storia una volta
per tutte” prende il sacchetto dalle mani di Peter e lo posa
al centro del
tavolo “Parlerò con la Gates, le dirò
che siamo fuori per un’indagine”.
Senza neanche
lasciarla finire,
Ryan e Esposito si siedono, pronti ad escogitare un piano.
“Castle,
credo che dovresti
portare via Alexis” propone Kate.
Peter prende la
mano della
ragazza “Sono d’accordo, ti voglio al
sicuro”.
“No,
voglio venire con te!”
ribatte Alexis “Non me ne starò a casa senza far
niente”.
Forse, per la
prima volta,
capisce veramente perché suo padre non può fare a
meno di seguire i casi di
omicidio con Kate e saperla al sicuro.
“E io
non posso farlo se non so
che starai bene!” Peter la prende per le spalle “Ti
prego vai a casa” la
implora.
Alexis lo guarda
in quegli
occhi verdi luccicanti “Ok” sussurra ancora poco
convinta “Ma ad una
condizione” si volta verso suo padre “Voglio che tu
resti qui ad aiutare. Sarò
più tranquilla se saprò che
c’è tutta la squadra al completo con
Peter”.
“Ma
tesoro...” cerca di
protestare Castle.
Alexis lo
abbraccia “Ti prego”
lo supplica stringendolo forte.
“Ok,
ma resta in casa e
aspettaci lì!” le ordina Castle.
“Va
bene” Alexis bacia Peter
“Stai attento!” si raccomanda e poi esce
dall’appartamento.
Ora anche Peter,
Kate e Castle
si siedono attorno tavolo.
“Grazie
ragazzi” dice Peter
guardandoli con immensa gratitudine “Allora ditemi, cosa devo
fare?”.
*
Family Tree – Matthew West - http://www.youtube.com/watch?v=LlqH5-T9WtI
Ivi’s
Corner:
Non credo di dovervi spiegare
da dove venga il nome Damon... ma se proprio non lo sapete chiedetemelo
pure :D
Che
ne dite del confronto tra i
due cuginetti? Il bue che da del cornuto all’asino
ahahahahahah chi sarà il più
orgoglioso della famiglia Reed??
E
finalmente abbiamo sciolto
sti benedetti cubetti di ghiaccio e vi posso confermare che Peter ha
ragione
u.u in un caso de “La signora in giallo” il
colpevole nascondeva delle pietre
preziose negli stampini del ghiaccio! Geniale!!
Ed ora
preparatevi tutte per
andare all’appuntamento con i F.lli Sparks, ci troviamo
sabato pomeriggio
all’entrata sud di Central Park :-p
A
presto!
Ivi87
|
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Capitolo 29 *** # 29 - Come and find me ***
# 29 - Come and
find me
Esposito e Ryan
scendono
dall’auto di Kate e vanno a mettersi in posizione.
La detective
resta sola con
Castle e Peter “Te la senti?” chiede al cugino,
prendendogli una mano.
“Vado,
consegno i diamanti e
torno” riepiloga Peter telegraficamente “Niente
casini, te lo prometto”
aggiunge poi.
Beckett accenna
un piccolo sorriso
e stringe la presa per rassicurarlo.
“Scusa
per prima” parla di
nuovo Peter “Non dovevo alzare la voce con te”.
“Non
preoccuparti, avevi
ragione” risponde Kate “Non sono la più
indicata a fare una paternale
sull’orgoglio o sul chiedere aiuto” ammette con
rammarico.
“Naaaa
sei molto migliorata! Si
vede da un kilometro di distanza!” Peter disegna
un’immaginaria lunghezza nello
spazio dell’abitacolo e poi le sorride “Reazione
post scoperta di un possibile
‘hostess baby’ a
parte”.
Castle sgrana
gli occhi e
mitiga l’imbarazzo con un colpetto di tosse.
Beckett sorride
e scuote
malinconicamente la testa “Già, non è
stato uno dei miei momenti migliori”.
Il suo cellulare
lampeggia “I
ragazzi sono appostati” spiega Kate, leggendo il messaggio.
Peter sospira
rumorosamente,
facendosi coraggio, e scende dall’auto.
Hanno
parcheggiato a distanza
di sicurezza dall’entrata sud di Central Park, in modo da non
dare nell’occhio.
“Cammina
tranquillamente,
intesi? Noi ti seguiamo qualche metro più in
là” Kate si sistema la coda di
cavallo e il berretto da baseball che indossa. Poi solleva il colletto
del
cappotto per coprirsi meglio il volto e vede Castle fare lo stesso.
Da una leggera
pacca sulla
spalla di Peter “Pronto?”.
“Pronto!”.
Peter
si avvia verso il luogo di incontro
stabilito con i fratelli Sparks.
Ha il cuore a
mille, passo dopo
passo, con la speranza di risolvere una volta per tutte quella
situazione e la
paura che possa succedere qualcosa a Kate.
Non se lo
perdonerebbe mai.
Anche se sa che
è la migliore
nel suo lavoro non riesce a non preoccuparsi per lei.
La presenza
dello scrittore lo
rassicura un po’.
A detta di tutti
non c’è nulla
che quei due non riescano ad affrontare insieme e per quello che ha
potuto
vedere, era vero.
Prima Josh e
Madison, poi
Jacinta e adesso questo.
Il cuore
sobbalza non appena
raggiunge l’entrata sud.
Si guarda
attorno in cerca dei
due fratelli.
“Bene
bene” annuncia una voce
alle spalle di Peter “Sei venuto” un uomo alto e
smilzo sorride maleficamente.
“Jonathan”
mormora il ragazzo cercando
con gli occhi anche l’altro fratello
“Dov’è Steven?”.
L’uomo
non smette di sorridere
“Aveva da fare” risponde “Io non ti
basto?”.
“S-si…”
balbetta Peter,
cominciando a sudare.
“Dannazione!”
borbotta Kate,
tra le braccia di Castle.
“Abbassa
la voce, siamo una
coppietta in intimità se vuoi fare la fidanzata litigiosa
non possiamo stare
abbracciati” la sgrida bonariamente Castle.
“Non
è il momento!” lo
rimprovera lei, posandogli una mano sul volto e costringendolo a
voltarsi verso
Peter.
“Oh”
esclama lo scrittore “Ce
n’è solo uno”.
“Già!
Dobbiamo arrestarli
entrambi! Se ce lo lasciamo sfuggire si vendicherà su Peter
o zia Sarah”.
Castle la
stringe forte, ma non
per portare avanti la recita “Ce la faremo” le
sussurra all’orecchio
“Probabilmente l’altro fratello è qui
intorno, pronto ad intervenire se Peter
intendesse giocare loro qualche brutto scherzo”.
“Ad
esempio presentarsi con la
polizia?” mormora ironica Kate, con i nervi a fior di pelle.
“Si,
qualcosa del genere…”
ammette Castle.
Il telefono di
Kate vibra con
insistenza “Espo dimmi…sì abbiamo
visto… aspettiamo e vediamo se arriva anche
l’altro fratello…non perdeteli di vista e se si
spostano seguiteli!”.
Jonathan Sparks
si siede
tranquillamente su una panchina e con la mano indica a Peter di
imitarlo.
Kate
è stata chiara. Avrebbero
dovuto arrestarli entrambi in flagranza di reato.
Così
non va affatto bene. Deve
guadagnare tempo.
“Non
vi ho mai visti separati,
vi credevo siamesi” Peter si siede accanto a lui e cerca di
farlo parlare.
“A
volte le circostanze
dividono le persone” commenta Jonathan.
Peter lo guarda
storto “L’hai
letta nelle frasi dei cioccolatini?”.
“Ti
piace fare lo spavaldo
vero? E se ti dicessi che i diamanti non mi bastano più? Gli
interessi salgono
velocemente…”.
“Mi
prendi in giro? Il nostro
accordo riguardava solo i diamanti!” sbotta Peter.
“Shhhh”
Jonathan gli fa cenno
con la mano di abbassare la voce “Non vorrai che ci sentano
tutti” risponde
divertito.
“Non
se ne parla! La collana è
l’unica cosa di valore ho!” replica Peter,
esasperato.
Sta andando
tutto storto.
Prega
affinchè arrivi in fretta
il momento dell’arresto. Poco male se
c’è solo uno dei due fratelli.
“Sei
un ragazzo in gamba,
Peter, l’intraprendenza non ti manca. Qualcosa ti
inventerai” lo incoraggia
Sparks “Oppure puoi sempre rapinare una banca!”
Jonathan ride di gusto per poi
proseguire “Forse ti serve solo un incentivo
adeguato” si alza e muove
solamente qualche passo in avanti in attesa che il ragazzo lo segua.
“Si
muovono” sussurra Ryan, ben
nascosto dietro ad uno scivolo per bambini.
Espo, dietro ad
un albero, poco
distante, si sporge appena:“Li vedo” conferma e con
un cenno della testa indica
anche Castle e Beckett, una ventina di metri dietro a loro, che
camminano mano
nella mano, pedinandoli.
“Andiamo”
Kevin si sposta con
destrezza, cercando di restare sempre coperto da alberi, statue,
fontane o
chioschetti del caffè.
Javier si muove
altrettanto
fluidamente, sperando che il fratello mancante non sia nei paraggi e si
accorga
di loro.
Peter e Sparks
procedono lungo
il sentiero ciottolato.
Ryan nota che
l’uomo tiene una
mano ben premuta sulla schiena di Peter, costringendolo ad avanzare e,
allo
stesso tempo, agevolando un possibile strattonamento alla maglia del
ragazzo,
se avesse tentato di fuggire.
Espo chiama
Beckett non appena
vede che i due non seguono più il percorso prestabilito del
parco “Come
procediamo?”.
“Io e
Castle non possiamo più
seguirli, sarebbe troppo strano, se ne accorgerebbe subito”
risponde Kate “Voi
li vedete ancora?” domanda infine, con agitazione.
“Affermativo”
Esposito vede
Sparks guardarsi attorno un paio di volte prima di spintonare in avanti
Peter
“Si dirigono verso…” lui e Rayan si
spostano un po’ per vedere meglio “…il
capanno degli attrezzi per la manutenzione del parco”.
Jonathan spinge
Peter tenendolo
ben saldo per la maglia.
Afferra la
maniglia e tira con
forza la pesante porta “Ti ricordi quando ho detto che Steven
aveva da fare?”
con uno spintone lo fa entrare nel capanno e richiude immediatamente la
porta.
Peter cade
rovinosamente a
terra, ma è solo quando alza gli occhi che sente veramente
male.
Alexis
è legata e imbavagliata
con un coltello puntato alla gola.
“Te
l’avevo detto che a volte
le circostanze dividono le persone”.
* Come and find
me – Josh
Ritter - http://www.youtube.com/watch?v=OEfGZgJDZKA
Ivi’s
Corner:
Ma se ti dicono
di andare a
casa, vai a casa no??? Ahahahahah
Tutta figlia di
suo padre,
proprio u.u xD
Non gliene va mai bene una a sti qua! >.<
Io non c’entro, sono lore che si mettono nei guai :p
Resistete fino a
martedì sera!
Buona serata e
buona domenica
:-***
Ivi87
|
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Capitolo 30 *** # 30 - For you ***
# 30 –
For you
Peter si sente mancare.
Un dolore
indescrivibile al
petto minaccia di farlo crollare a terra in ginocchio.
Serra i pugni,
invece, cercando
di mantenere il respiro controllato.
“Sorpresa”
sussurra Steven, con
un sorriso malefico.
“Che
bisogno c’era!” il tono
rabbioso di Peter tradisce il suo intento di mantenere il controllo
“Sono qui
con la collana! Lei cosa c’entra?!!”.
I due uomini si
mettono a
ridere.
“Ehi
Jon, crede che siamo stati
noi!” sputa fuori con un ghigno Steven.
Jon scuote la
testa “Ha fatto
tutto da sola” l’uomo prende Alexis per il mento
“L’abbiamo trovata che
gironzolava qui intorno”.
Alexis vorrebbe
scuotere la
testa per togliersi quella mano dal volto, ma farlo le procurerebbe
solo un
lacerante taglio alla gola.
“Non
è un amore? Era
preoccupata per te!” insiste Jonathan.
“Lasciatela
andare!” ordina
Peter “Ora sono qui e ho con me la collana!”
esclama mostrando loro il
sacchettino che la contiene.
“Sarebbe
scortese mandarla via
visto quanto era desiderosa di partecipare” continua
Jonathan, viscidamente,
mantenendo la presa della lama sotto il mento della ragazza.
“Il
debito è aumentato Peter”
pronuncia Steven, pacato “Ci hai fatto perdere la pazienza e
ora ci serve un
incentivo per assicurarci che tu paghi”.
“E se
non riuscissi a trovare i
soldi?” domanda cercando di guadagnare tempo, sperando che
Kate riesca ad
avvicinarsi abbastanza da vedere anche il secondo fratello
all’interno del
capanno.
La lama luccica
contro la gola
di Alexis “Meglio non scoprirlo mai, non credi?”
sibila Jonathan.
“Procedi”
ordina Beckett,
coprendo distrattamente la bocca e il cellulare con il bavero della
giacca.
Esposito
obbedisce.
Si allontana dal
suo partner e
si pone contro un lato del capanno.
Ryan resta
nascosto, poco
distante, pronto a coprirgli le spalle se necessario.
Castle e Beckett
si avvicinano
lentamente, continuando a fingersi una normale coppietta.
Avanzano quanto
basta per non
destare sospetti, si appoggiano ad una transenna e tengono sotto
controllo la
porta di legno del piccolo fabbricato.
Espo striscia
lungo una parete
e con cautela sbircia attraverso all’unica finestra esistente.
“Beckett,
ci sono entrambi”
sussurra Javier, al cellulare.
La detective
rilascia un
respiro di sollievo “Peter sta bene?”.
Javi osserva il
ragazzo, in
piedi accanto a Steven “Confermo” Espo lo vede
guardare insistentemente in
basso nervosamente, ma non riesce a capirne il motivo.
L’altro
fratello gli blocca la
visuale.
“Aspettate”
mormora Espo “C’è
qualcosa che non va”.
Castle e Beckett
si allarmano
“Cosa?”.
L’ispanico
si sposta di scatto,
assottigliandosi alla parete.
“Tutto
bene?” domanda Kate,
avendo assistito alla scena.
Esposito
annuisce in direzione
di Ryan, tranquillizzandolo, e risponde a Beckett
“Sì, ora riprovo”.
Jonathan
è ancora vicino alla
finestra, ma fortunatamente è voltato di spalle.
L’ispanico
individua nuovamente
Peter. Posa gli occhi su di lui per qualche secondo finchè
non riesce ad
incrociare il suo sguardo.
Peter cerca di
dirgli qualcosa
con gli occhi. Indica di nuovo in basso.
I due uomini
stanno parlando.
Steven svuota
sul palmo della
mano il contenuto
del piccolo
sacchettino attirando l’attenzione anche del fratello.
Spostandosi,
Jonathan permette
una migliore visuale ad Esposito.
“Merda!”
esclama al telefono
“Abbiamo un problema!”.
Castle vede il
volto di Beckett
sbiancare.
“Cosa
succede?” le domanda.
Kate apre le
labbra ma non
riesce a dire nulla, cosa che spaventa lo scrittore.
Lei cerca il
contatto visivo
“Castle...”.
Richard la
scruta. Sono poche
le cose che riescono a sconvolgerla così “Si
tratta di Peter?” domanda, quindi.
Beckett scuote
la testa “Hanno
Alexis”.
Castle si
accascia sulla
transenna, improvvisamente svuotato.
“Dobbiamo...dobbiamo
entrare...
dobbiamo...fare qualcosa...” sbiascica terrorizzato.
“Lo
faremo” lo tranquillizza
immediatamente Kate “Lo faremo, ma non possiamo entrare allo
sbaraglio, sei
d’accordo? Non possiamo rischiare, non sappiamo nemmeno se
sono armati”.
“Avremmo
dovuto dirlo alla
Gates e chiamare i rinforzi!”
Kate annuisce
“È vero, avremmo
dovuto, ma non sapevamo quanto fosse grave la situazione fino a questo
momento”.
“Lo so
ma...” Castle respira
faticosamente “Dovrebbe essere a casa... che ci fa
qui?”.
Beckett gli
sorride dolcemente
incatenando i loro sguardi.
Se
c’è qualcuno che può capire
perché Alexis abbia messo in pericolo la sua stessa vita pur
di non lasciare
solo Peter, sono loro due.
“Tutta
suo padre” sussurra
abbattuto. La capisce, certo, ma è comunque spaventato.
Steven guarda
quelle due
piccole rocce luminose con occhi sgranati.
Le
sfaccettature, il taglio, la
brillantezza.
Certo, non erano
di immenso
valore, ma per essere dei piccoli ricettatori, avevano appena trovato
una
fortuna.
Constatò
che anche la montatura
era pregiata.
Un
momento.
“Che
diamine significa?”
sbraita fissando la collana “Qui ci sono solo due diamanti,
ma la montatura è
fatta di tre spazi vuoti!”.
A quelle parole
Jonathan lascia
perdere Alexis “Tu! Piccola carogna!!” si fionda su
Peter passando davanti alla
finestra.
In quel preciso
istante il
calcio di una pistola rompe il vetro.
D’istinto,
Jonathan si volta,
prendendosi un sonoro cazzotto sul naso.
Contemporaneamente
la porta si
spalanca quasi addosso a Steven, il quale riesce a schivarla ma non
può fare
nulla per evitare che il detective Ryan gli si scagli addosso.
Beckett e Castle
sono subito
dietro di lui, seguiti poi da Espo che si massaggia le nocche doloranti.
Con lo sguardo
cercano Peter.
Lo trovano accucciato addosso ad Alexis, a mo di scudo.
Kate si china su
di lui, cingendogli
le spalle “Ehi, è tutto finito ora”.
Ryan sta
ammanettando Steven
quando quest’ultimo vede la catenina di Kate penzolarle al
collo.
Con un secco
strattone si libera
della presa di Ryan e allunga il
braccio verso di lei “Quello dovrebbe essere mio!!”
urla fissando l’anello con
occhi vitrei.
A Beckett sembra
come se stesse
succedendo tutto al rallentatore. Fotogramma per fotogramma.
Un secondo prima
vede Sparks
scagliarsi verso di lei, con il braccio teso verso il suo collo.
Un secondo dopo
è completamente
sovrastata dal corpo di Castle.
Quello
successivo ancora Castle
è piegato in due per il colpo ricevuto e Ryan sta nuovamente
tentando di
ammanettare Steven.
“Castle!
Stai bene?” Kate gli
prende il volto tra le mani “Guardami! Stai bene?”.
Lo scrittore
tossisce più volte
“È solo... un pugno nello sterno... fammi
riprendere fiato...”.
Kate sospira,
sollevata. Poi
parte all’attacco “Quando la smetterai di farmi da
scudo umano! Vuoi proprio
farti ammazzare!” grida arrabbiata.
Lui non
risponde, ma le sorride
meglio che può.
“Le persone fanno sempre cose pazze, quando sono
innamorate” esclama
Peter all’improvviso.*
Le due coppie si
guardano negli
occhi, scambiandosi sguardi d’intesa, consci di quanto si
possa rischiare per
amore.
E loro quattro
ne sono la prova
vivente.
*Sono troppo
grande per i
cartoni Disney? No! Non credo proprio! Guardatevi Hercules
e ritroverete
questa meravigliosa frase <3
* For you
– The calling - http://www.youtube.com/watch?v=0G18uJhZLr8
Ivi’s
Corner:
Posso
ufficialmente uscire dal
bunker o aspettate di leggere i prossimi (e ultimi) 4 capitoli?
io ve lo dico sempre di fidarvi di me u.u
Peter fa scudo
ad Alexis,
Castle si prende un pugno per Kate... ah
l’amour!!! <3 <3
Bon, ci vediamo sabato! Non dimenticate
che i due giovincelli hanno un importante esame da dare!! ;-)
Un bacione!
Ivi87
|
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Capitolo 31 *** # 31 - Celebrate ***
#
31 - Celebrate
Alexis
posa la penna
soddisfatta di sé.
Il
gesto è accompagnato da un
leggero sospiro di sollievo.
Dopo
l’arresto dei fratelli
Sparks, la corsa al distretto e le varie deposizioni, aveva creduto di
non
riuscire a dare l’esame.
Che
cosa avrebbe potuto dire al
professor Vaughn?
‘Mi
scusi ma questa mattina
sono stata tenuta in ostaggio’?
A
questo punto la scusa del
cane che si mangia i compiti sarebbe stata più credibile.
Solleva
gli occhi e osserva
Peter.
Scrive
come un forsennato.
Finalmente
è arrivato il suo
momento.
Nonostante
non sia più
questione di vita o di morte e i suoi strozzini siano dietro le sbarre,
ora
tutti i suoi sacrifici verranno ripagati.
Sorride
nel vedere quel musetto
concentrato sul test, poi si alza e consegna il proprio.
Di
solito quando finisce un
esame prima del tempo prestabilito, si rifugia in biblioteca ad
aspettare i
suoi compagni.
Anche
questa volta si dirige
verso la grande stanza ricolma di libri, di avventure, di storie
d’amore, di
tragedie e di lieti fine.
Osserva
tutti quei racconti
pensando che forse un giorno qualcuno potrebbe scrivere la loro storia.
La
sua e di Peter.
Non
è riuscita a stare lontana
dal suo amato, a costo di cacciarsi nei guai.
Sa
benissimo di essere stata
un’irresponsabile.
Castle
gliel’ha ripetuto per
tutto il tragitto dal distretto all’Università.
Ma
non può fare a meno di
pensare di avere fatto la cosa giusta.
Ora
capisce meglio quello che
deve provare suo padre ogni volta che Kate è in pericolo.
Dopo
aver sfogliato qualche
volume, Alexis vede una ragazza che sta per riconsegnare un grosso
libro.
Quando
le passa accanto, nota
il titolo sulla copertina e blocca immediatamente la sua coetanea.
“Ti
dispiace?” le domanda
indicandole il libro.
La
ragazza acconsente senza
problemi e le lascia il tomo.
Il
significato dei nomi
recita la copertina.
Si
siede ad un tavolo e, memore
di quanto detto da Kate quella mattina, sfoglia velocemente le pagine
sino alla
lettera D.
Damon:
riprende
il nome greco di
tradizione mitologica Δαμων
(Damon), derivato dal
verbo δαμαω (damao),
"domare", "addomesticare".
Ride
sommessamente.
Addomesticare
Peter? Quando
mai!
“Uhhh
fa vedere?!!” il diretto
interessato compare alle sue spalle, cingendole la vita e sbirciando da
sopra
la sua spalla “Addomesticare??!!”.
Ora
Alexis ride apertamente “E
tu che sfottevi Ashley per il suo nome!”.
Peter
arriccia il naso “E come
mi sarei dovuto chiamare, Carmelo?” sbuffa imbronciato.*
“Non
mettere il muso, sono io
quella che dovrebbe essere arrabbiata” Alexis si fa
più seria “Non mi
nascondere mai più nulla!”.
Peter
capisce immediatamente
che sta parlando dei suoi problemi economici “Hai ragione. Te
lo prometto”.
“Stai
per tornare nel South
Carolina da tua madre, ci aspettano mesi di telefonate, sms e video
chat. So
bene che ognuno ha i suoi piccoli segreti ma la sincerità
deve essere la prima
cosa, soprattutto se ti metti nei guai, o possiamo anche chiuderla
qui” esclama
Alexis, esternando i suoi pensieri.
“Lo
so, te lo prometto, niente
più segreti” mormora serio, poi un sorrisetto
furbo spunta sulle sue labbra “A
meno che non voglia farti una sorpresa”.
La
ragazza resta spiazzata
“Beh...ok, ma solo in quel caso!”.
“Tutto
quello che vuoi angelo
mio” le risponde baciandola.
Il
cellulare di Peter
interrompe il loro momento “Dannati cosi!” borbotta
contrariato ma quando vede
il nome sul display, un sorriso sboccia spontaneo.
“Avranno
finito ormai, no?”.
Kate
scuote la testa divertita
“È la quinta volta che me lo chiedi, Castle.
Quando avranno finito verranno
subito qui!”.
Lui
annuisce ma il suo volto
resta preoccupato.
Sono
seduti fianco a fianco sul
divano di Kate, in attesa che i due giovani tornino a casa.
Dopo
la ramanzina della Gates,
Beckett si era scusata invano.
Il
capitano l’aveva mandata a
casa per il resto della giornata lasciando a Ryan e Espo
l’incombenza delle
scartoffie.
Quello
che all’inizio le era
sembrato un castigo ora le sembra
quasi una buona azione.
Castle
appare parecchio provato
e Kate è grata di poter passare il pomeriggio con lui.
Posa
una mano sopra la sua
sapendo bene cosa deve aver provato Rick quando Alexis era in pericolo
, poiché
era lo stesso che aveva provato lei nei confronti di Peter
benché il ragazzo
non fosse suo figlio.
“Ti
capisco se sei arrabbiato
con Peter” sussurra Kate.
Castle
si volta verso di lei
senza dire nulla, così lei prosegue “Alexis ha
rischiato la vita per colpa di
mio cugino” abbassa lo sguardo “Per colpa della mia
famiglia”.
Veloce,
le accarezza una mano,
prima che quegli occhi verdi e lucidi possano intristirsi ancora di
più “Alexis
si è messa nei guai da sola quando mi ha disubbidito. Hai
sentito cosa ha
detto?” Kate annuisce ripensando a poche ore prima, dopo
averla liberata
“Doveva stare vicino a Peter e non restare a casa a
domandarsi se tutto stesse
andando bene. Se l’avessero ferito o peggio” le
ricorda Castle.
“Ti
dice nulla questa cosa?”
insiste lo scrittore.
Kate
accenna un debole sorriso
“Noi avremmo fatto lo stesso” ammette.
“Non
faccio di certo i salti di
gioia ma non posso punire mia figlia, o odiare tuo cugino, per una cosa
che io
e te facciamo in continuazione”.
Kate
sorride a quelle parole.
Da quando lavorano fianco a fianco si sente più sicura,
anche quando le cose
vanno così male da non vedere una via d’uscita.
Come
quella volta con la tigre.
“Parliamo
di qualcos’altro
finchè non arrivano?” propone Kate infine,
stringendosi di più nel suo
abbraccio.
“Io
avrei una curiosità da
togliermi” esclama lui “Cosa sai degli
Esplanie?”.
Kate
scuote leggermente la
testa, appoggiata sulla sua spalla “Dobbiamo proprio dare uno
ship name a tutti?”.
“No,
non a tutti. Esplanie
viene naturale come bere l’acqua! Pensa a Ryan e Jenny
poveretti”.
Inevitabilmente,
la detective
si ritrova a pensarci davvero.
Per
diversi secondi però, non
riesce a trovare nessuna combinazione decente.
“Visto?
Quindi, tornando agli
Esplanie... Credevo che vedere Espo cantare avesse innescato di nuovo
la
scintilla tra i due, ma non mi sembra sia cambiato qualcosa”.
Beckett
alza leggermente le
spalle con noncuranza, senza proferire parola.
Castle
si allontana
leggermente, guardandola negli occhi “Oh mio Dio, tu sai
qualcosa!”.
“No!”
afferma, fin troppo
prontamente.
“Tu
sai decisamente
qualcosa!!”
“Sono
usciti insieme qualche
volta, non so altro. Tu però lasciali stare! Non prenderli
in giro!” intima
lei, puntandogli l’indice contro.
“Cosa?
Io non... non avrei mai...
sì, ok, li avrei presi in giro!” cede infine,
facendo ridere entrambi.
Peter
non è mai stato un
fanatico delle smancerie.
In
primis, non sopporta le
manifestazioni d’affetto in pubblico.
Gli
sono sempre sembrate false.
Costruite.
Della
serie ‘Ehy guardate, ci abbracciamo
e ci vogliamo
bene’ per poi, magari, tornare a casa e comportarsi
da estranei.
Chissà
perché quando si ha
degli spettatori la gente tende a fingere di più.
Se
quella che ha davanti ora
fosse la scena di un film, cambierebbe canale disgustato.
Invece,
come la vede apparire
al gate, comincia a correrle incontro, sgomitando tra la folla.
“Wow,
dov’è mio figlio, che
cosa gli hai fatto?” esclama la donna ricambiando
l’abbraccio.
Peter
si stacca da lei e la
prende per le spalle “Abbiamo combinato un casino enorme,
mamma” le dice, ora
con il sorriso di chi il casino l’ha risolto.
“Lo
so” ammette lei “Dobbiamo
imparare a chiedere aiuto”.
“Ora
è tutto finito.
Ricominceremo daccapo” la rassicura Peter.
Sarah
gli accarezza il volto
“Restiamo comunque al verde” gli ricorda,
amaramente, lei.
Peter
le sorride “Ma non
dobbiamo soldi più a nessuno e oggi ho dato
l’esame di Economia. Puoi essere
almeno un pochino positiva?”.
Davanti
agli occhi di suo
figlio e a quel sorriso smagliante, Sarah cede, ricambiando il sorriso
del
figlio.
“Vieni”
Peter le prende il
trolley e le fa strada “Ti porto da Kate, ma prima ti devo
presentare il mio
angelo” le dice mentre si incammina verso Alexis, restata
poco più indietro a
guardarli.
La
voce di Peter all’ingresso
salva Kate dall’ennesima domanda sugli Esplanie.
“Finalmente
ragazzi!” esclama
sollevata.
“Kate”
il ragazzo attira la sua
attenzione “Ho portato una persona, spero non ti
dispiaccia”.
Incuriosita,
la detective si
dirige all’entrata, ovviamente seguita dallo scrittore.
Peter
si sposta di lato
lasciando spazio a sua madre.
“Zia
Sarah!” esclama Kate con
stupore, venendo abbracciata con slancio dalla zia.
“Quando
mi hai chiamata per
dirmi che non trovavate Peter sono salita sul primo aereo!”
spiega immediatamente
la donna, poi prende la nipote per le mani “Io... ti devo
ringraziare così
tanto... e ti devo così tante scuse... io...”
Sarah è così sopraffatta dalle
emozioni che non riesce a proseguire.
“Oh
Zia” Kate la stringe forte
“Non mi devi proprio niente, cercate solo di non farmi
preoccupare mai più
così!” risponde tenendola stretta e guardando
Peter da sopra la spalla della
zia.
“Ehm...”
Castle fa un cenno
alla figlia, accanto a Peter “Voi non avete fame? Io sto
morendo di fame! Che
ne dite se io e Alexis andiamo a prendere la cena?” propone,
solo per avere la
scusa di lasciare un po’ di privacy a Kate e alla sua
famiglia.
*
il 24 giugno 2013 è stato
istituito il #Carmelo’s Day e chi sono io per non
festeggiare? Ahahahahahahah
per ulteriori informazioni, chiedete ad ice_cream
u.u
p.s.
lo so, oggi non è il 24
giugno, ma lo era quando ho scritto il capitolo u.u
*
Celebrate – Mika -
Ivi’s
Corner:
Capitolo
leggero con una new
entry.
Nessuno
si è fatto male e sono
tutti felici, non lo trovate monotono?
Mmmmm
devo far succedere
qualcosa... :p ihihihihihihi
Un
bacione, a martedì!
Ivi87
|
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Capitolo 32 *** # 32 - Innocence ***
#32 - Innocence
Mentre Castle controlla la
cottura delle lasagne, Kate prosegue nella compilazione della lista
della spesa
per il cenone della vigilia da organizzare a casa dello scrittore.
“Il
tuo forno fa un rumore
strano” Castle si abbassa su un ginocchio e accosta
l’orecchio al vetro caldo per
accertarsene.
Miracolosamente
riesce ad
imprecare silenziosamente.
“Il
tuo cervello fa un rumore
strano, Castle” risponde lei, senza
sollevare la testa dal foglio, almeno finchè
lui non torna a sedersi al
tavolo.
“Perché
hai l’orecchio sinistro
rosso?” domanda corrucciando la fronte.
Castle
prontamente lo copre con
la mano “Mi sarò grattato” risponde
vago, poi cerca di sviare “A che punto sei
arrivata?”.
“Alle
bevande”.
“Fammi
vedere” Castle legge il
foglio che Kate ha girato verso di lui “Queste bastano appena
per mia madre.
Devi abbondare Kate!”.
Beckett scuote
la testa
sorridendo “Ma sì, finiamo in ospedale in coma
etilico la sera della Vigilia”
mormora sarcastica aggiungendo qualche bottiglia in più
all’elenco.
Un messaggino
attira
l’attenzione della detective “Verranno anche Jenny
e Ryan” dice, leggendo dal
cellulare “Festeggeranno con le loro famiglie il 25” e poi segna un +2 in un
angolo del foglio.
“Il
numero continua ad
aumentare” esclama osservandola “Sei sicura che
vada bene? È la prima volta che
tu e tuo padre festeggiate il Natale da molti anni. Non preferireste
qualcosa
di più intimo?” le domanda, credendo che si fosse
lasciata prendere un po’ la
mano dall’eccitazione per l’imminente cambio di
tradizione.
Kate gli
accarezza una guancia,
intenerita da quella premura nei suoi confronti.
“Sarò
circondata dalla mia
famiglia e dai miei migliori amici” esclama con il sorriso
“Direi che è
perfetto”.
Castle le bacia
il palmo della
mano sentendosi sollevato.
“Aspetta
e Madison? Non
viene?”.
“Ne
abbiamo parlato” inizia
Kate “Crediamo sia meglio evitare ogni possibile spargimento
di sangue almeno
per le festività Natalizie”.
Castle sbuffa,
come del resto
fa ogni volta che qualcuno insinua che Josh potrebbe appenderlo a testa
in giù
al lampadario del suo loft.
“Non
sfidiamo la sorte. Negli
ultimi tre mesi ne abbiamo passate di tutti i colori, e non ci servono
altre
liti o tensioni” cerca di consolarlo lei.
“Vero...magari
organizziamo una
cena più avanti per festeggiare l’anno
nuovo?” propone infine.
“Mi sembra un’ottima
idea!”.
Il timer del
forno scatta.
Castle estrae la teglia fumante mentre Kate sistema sul tavolo due
piatti e due
bicchieri.
Kate lo osserva
fiera.
La bugia di
Jacinta sembrava
acqua passata ma la preoccupazione per quella piccola creaturina no.
Solo il
sapere che la nonna materna si sarebbe presa cura della piccola lo
aveva
rassicurato. L’aveva voluta incontrare e le aveva regalato
tutto ciò che aveva
comprato prima di sapere di non essere il padre biologico.
Sì,
Kate era molto fiera del suo
uomo.
In quel momento
Alexis, Peter e
sua madre rientrano dopo aver passato la serata al cinema.
Pian piano Sarah
e Alexis
stanno facendo conoscenza e questo spaventa un po’ Peter.
Non
perché non ritiene una
storia seria quella con Alexis, tutt’altro. Ma sua madre
tende a raccontare un
po’ troppi aneddoti imbarazzanti sul suo conto.
“Com’era
‘Lo Hobbit’?”
domanda Castle con curiosità.
“Fantastico!”
risponde Alexis.
Peter la segue a
ruota
“Bellissimo!”.
Zia Sarah
sorride “Io non sono
sicura di avere capito bene tutto...ma immagino sia perché
non ho visto gli
altri tre film...”.
Kate li guarda
serena. Il suo
appartamento è pieno di risate da ormai una settimana. Quasi
non ricorda come
abbia potuto vivere lì da sola.
“Cenate
con noi?” domanda
Castle posizionando al centro della tavola un sottopentola su cui
posare la
pietanza.
“Già
fatto writer!” risponde
Peter sedendosi al centro del divano in mezzo
alle sue ragazze.
“Peggio
per voi!” Castle si
sfrega le mani pronto a tagliare quella prelibatezza.
Durante la cena
la coppia si
ritrova ad osservare, divertita, i tre che si improvvisano i giurati di
‘Dancing with the stars’
commentando
tutte le performances.
“Loro
sì che si divertono
davanti alla tv! Non come te che ti sei addormentata come un sasso ieri
sera!”
scherza Castle.
“Hai
ragione, ero distrutta!
Cosa stavamo guardando?”.
“Se scappi, ti sposo” risponde
lui “Sai, mentre dormivi mi sono
chiesto ‘Se le chiedessi di
sposarmi,
scapperebbe a gambe levate?’”
domanda con naturalezza.
Kate blocca il
boccone di
lasagna a pochi centimetri dalla bocca.
Lo fissa negli
occhi,
enormemente sorpresa.
Sta
parlando in via del tutto ipotetica o dice sul serio?
Le labbra di
Castle si
arricciano all’insù
“Dalla tua faccia
sconvolta direi che di te rimarrebbe solo la scia” le dice
ridendo.
“No...
è solo che... non puoi
dire una cosa del genere così...” Kate gesticola
in evidente imbarazzo
“...davanti alle lasagne...”.
“Te lo
posso chiedere davanti
al dolce?” ribatte allora Rick.
Kate
è praticamente congelata
sul posto.
“Sono
passati solo tre mesi, lo
so bene. Però sono anche quattro anni che ti amo. Sono
tanti” Castle fa una
pausa e si schiarisce la gola “Ma sono convinto di quanto ti
ho detto quella
sera che sei venuta da me. Un passo alla volta, giorno per giorno, con
i nostri
ritmi porteremo avanti la nostra relazione. Adesso ci credo ancora di
più”.
Le lacrime
velano gli occhi di
Kate, ma ancora resistono alla forza di gravità.
“Non
ho intenzione di farti la
proposta questa sera. Ma voglio dirti che ti amo e che non sei una
storia
passeggera. Io sono impegnato con
te.
Voglio essere il tuo compagno. E vorrei sapere se è quello
che vuoi anche tu”.
Ora la forza di
gravità ha la
meglio sulle lacrime di Kate, la quale riesce solo a sorridere ed
annuire in
risposta.
“Un
giorno ti sposerò Kate
Beckett” afferma poi con convinzione asciugandole le guance
bagnate “Ma sarai
tu a chiedermelo, quando te la sentirai” e lo dice con quel
sorrisino beffardo
che la fa ridere di colpo tra le lacrime.
“Ma
l’anello lo compro io però,
altrimenti sarebbe troppo strano” aggiunge con una buffa
smorfia.
“No!”
finalmente riesce a
parlare.
Non vuole nessun
anello di
diamanti. L’anello perfetto lo indossa già da
tempo.
Solleva la mano
sinistra
mostrando la fascetta di stelline gialle fosforescenti che
l’hanno riportata
sulla retta via quando Jacinta era apparsa “Questo
andrà benissimo. Non voglio
toglierlo”.
“Allora
siamo d’accordo?”
Castle le porge la mano affinchè lei la afferri per
suggellare il loro patto.
“D’accordo”
risponde
sorridendogli dolcemente.
Non smette mai
di stupirla e di
dimostrarle quanto bene lui la conosca.
“Tutto
questo solo per aver
guardato ‘Se scappi, ti sposo?’”
domanda lei, proseguendo a mangiare.
“Pensa
se avessimo guardato
‘Shining’. Ti avrei chiesto ‘Come
la
prenderesti se ti rincorressi con un’ascia?’”.
Kate si alza per
andare ad
aprire la a porta a chi sta bussando freneticamente “Ti
sparerei” gli risponde
passandogli accanto.
“Violenta”
mormora offeso.
Madison entra a
passo di
carica.
“Ho
preso una decisione
definitiva! Era una situazione insostenibile e così ho
deciso di farla finita
una volta per tutte!”
annuncia la bionda
attirando l’attenzione di tutti e cinque i presenti.
“Cosa...”
Kate si rattrista
immediatamente “Mi dispiace tanto!”
Castle si unisce
alla detective
“Avevi detto che era tornato tutto a posto”.
“Ma
sei innamorata di brutto,
Maddie!” aggiunge Peter.
“Ma
sei pazzo? A malapena lo
sopporto! È così antipatico...” sbuffa
alzando le spalle.
Alexis corruccia
la fronte “Non
credo stia parlando di Josh, ragazzi”.
“Josh?”
Madison sgrana gli
occhi “Che c’entra Josh?”.
“Tu di
chi stai parlando,
Maddie?” le chiede quindi Kate.
“Ovvio,
del mio
commercialista!” esclama come se fosse la cosa più
normale del mondo.
Tutti tirano un
respiro di
sollievo.
“Non
era chiaro?” domanda
sorpresa.
“No!!”
le rispondono i cinque,
all’unisono.
“Beh,
insomma, non ne potevo
più di quell’omino malefico che non ha fatto altro
che creare confusione nel
bilancio del ristorante! Così l’ho
licenziato!”.
“Ok...”
Kate resta comunque
perplessa “Ce lo stai dicendo perché...”
inizia la frase sperando che Madison
la completi.
“Perché
il bilancio del
ristorante va completato entro l’ultimo giorno
dell’anno per non finire nel
mirino del fisco e ora sono senza contabile!” spiega con un
filo di agitazione
per la spiacevole situazione in cui la sua impulsività
l’ha cacciata “Quindi mi
stavo chiedendo se potessi assumere Sarah” spiega, quasi
saltellando.
Il silenzio
regna nella stanza.
Peter e sua
madre sono
praticamente a bocca aperta.
“So
che hai già un lavoro in
una tavola calda nel South Carolina e che dovresti trasferirti qui ma
se ti
interessa...” Madison viene bruscamente interrotta.
“Le
interessa! Le interessa”
Peter sta praticamente urlando “Ti interessa, vero
mamma?”.
“Io...
oh cielo, non lo so... io...”
Sarah è visibilmente sconvolta.
“A
casa non ci resta più
niente, mamma” le dice Peter, estremamente serio.
Madison si
affianca a lui “Ti
prego, mi salveresti la vita”.
“No”
risponde Sarah “Sei tu che
stai salvando me” dice prima di abbracciarla forte
ringraziandola a raffica.
Peter si fionda
su Alexis “Non
staremo mai più lontani! Sarò più
appiccicoso del miele!” solleva la ragazza
girando su sé stesso.
“Hey
signorino, aspetta ad
esultare! Se assumo tua madre non ti devi più mettere nei
guai! Non voglio la
polizia sull’uscio di casa, o nel mio caso, del ristorante,
ogni volta che sei
al verde, intesi?”
“Intesissimi!!”
esclama Peter
al settimo cielo “Ve lo ripeterò ancora un milione
di volte se servirà. Niente
più casini o segreti!”
Due secondi dopo
bussano alla
porta.
Kate si trova
d’avanti un
gigante nero in divisa.
“Detective
Beckett, sono
l’agente Prichard” si presenta l’uomo
“È stata emessa una denuncia di furto per
una Ford Escort del ‘64 targata esattamente come
l’auto parcheggiata qui
vicino. Il proprietario, tale Ethan Hill, arzillo ottantenne del South
Carolina, ha indicato Peter Reed come possibile esecutore del
furto”.
Kate spalanca la
bocca,
sconcertata.
“Il
portiere di questo palazzo
sostiene che il Signor Reed vive qui da lei, è
corretto?” domanda infine.
“Forse
c’è una piccolissima
cosuccia che mi sono scordato di dirvi” mormora Peter,
deglutendo con forza
sotto tutti quegli sguardi torvi, chiedendosi
per
quale assurdo motivo ha fatto riportare l'auto in strada.
* Innocence
– Avril Lavigne - http://www.youtube.com/watch?v=Ir2Sg_8hC3w
Ivi’s
Corner:
Nuoooooo Peter
è innocenteeeeee
leberateloooooooooo
Quanto mi
odiate?? Ahahahahahah
Fermeeeee,
concentratevi su
quello che è appena successo ai caskett e a zia Sarah che
può finalmente
ricominciare!!!
Nel
bunker non ci torno! Oh! xD
A sabatooooo
:-****
Ivi87
|
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Capitolo 33 *** # 33 - I want you ***
# 33 – I want you
Il giudice Emily
Carter,
una piccola donna sulla sessantina e dallo sguardo nascosto da spesse
lenti di
vetro, osserva l’imputato dall’alto del suo scranno.
Nota
immediatamente la
gamba lesa e poi passa oltre.
Dal viso si
direbbe un
bravo ragazzo ma lei non è tipo da lasciarsi ingannare
così.
Ne ha viste
tante nei
suoi venticinque anni di carriera ma la scena che le si pone davanti
è del
tutto nuova e inaspettata.
Rilegge il nome
del
ragazzo sul fascicolo della denuncia e poi lo osserva di nuovo.
Appesa al suo
braccio
c’è una ragazza, poco più giovane di
lui, dai lunghi capelli rossi.
Pochi passi
più
indietro, tra i banchi solitamente riservati agli avvocati e ai
testimoni,
altre quattro persone.
Tre donne ed un
uomo,
tutti in evidente stato di apprensione.
Solitamente si
ritrova
ad avere a che fare con vandali, teppisti, delinquenti e piccoli
spacciatori.
Ognuno di loro contraddistinto da un atteggiamento strafottente,
maleducato e
arrogante.
Di certo
è la prima
volta che un ladro d’auto si presenta con tutta la famiglia
al seguito.
Nonostante la
situazione
insolita, il giudice Carter non è intenzionata a lasciarsi
impietosire.
“Signor
Reed, lei è
formalmente accusato di appropriazione indebita del veicolo
appartenente al Sig.
Ethan Hill e quindi di violazione della proprietà privata.
Come si dichiara in
merito?”.
“Sono
innocente!”
esclama Peter.
Una smorfia
compare sul
volto del giudice.
Quante volte ha
sentito
quella frase?
“Quindi
non ha rubato
l’auto del suo vicino di casa ottantenne?” insiste
la donna.
“N-no...non
proprio...”
balbetta Peter, sotto pressione.
Il giudice
Carter
assottiglia lo sguardo, reso ancora più minaccioso dagli
occhiali spessi un
dito.
“Gliel’ho
chiesta, lo
giuro!” si difende allora.
Sarah si
massaggia le
tempie esausta “Per l’amor del cielo,
Peter!” suo figlio si volta
immediatamente verso di lei “Sai benissimo che il Signor Hill
è praticamente
sordo!”.
A
quell’affermazione
Kate rotea gli occhi scuotendo la testa.
Suo cugino non
cambierà
mai.
“S-sicura?
Perché sono
abbastanza certo che abbia annuito alla mia richiesta di poter prendere in prestito la sua
auto” Peter
rimarca con forza la parola prestito
guardando il giudice.
Emily Carter
abbassa lo
sguardo sul suo file “Eppure il Signor Hill sembra non essere
d’accordo con
lei” sentenzia con un mezzo sorrisetto.
Gli occhi di
tutti sono
puntati su di lui.
Guarda sua madre
e Kate.
Sembrano imploragli di dire la verità una volta per tutte.
Poi guarda
Alexis.
Annuisce
leggermente con
la testa spronandolo a parlare.
“Ok,
sentite...” Peter
gesticola nervosamente “...è vero che gli ho
chiesto il permesso di prendere la
sua auto, ma è anche vero che il Signor Hill avrà
capito si e no mezza parola
di quello che gli ho detto” ammette con un risolino
“Quell’uomo non esce di
casa da almeno una decina d’anni, a malapena ritira la posta
dalla cassetta,
contavo di riportargliela prima che se ne accorgesse, lo
giuro!” spiega tutto
d’un fiato.
Il giudice
Carter non
sembra molto convinta “E di grazia, non poteva prendere
l’aereo o usare i mezzi
pubblici?” domanda infatti.
“Ehm...
è una storia
lunga, Vostro Onore... lunga e noiosa.. non vorremmo tediarla con
stupidi
dettagli insignificanti perciò se potesse battere quel
grazioso martelletto e
rimandarmi a casa...”
“Chissà
che la prigione
non le faccia passare la voglia di fare lo spiritoso”
sussurra invece il
giudice apprestandosi a formalizzare l’accusa.
“No,
no, aspetti!”
Alexis si protrae in avanti “Non scriva!”.
Lo slancio della
ragazzina sorprende il giudice.
“Peter
e sua madre sono
stati ricattati dagli strozzini per mesi!” sputa fuori Alexis.
Il sopracciglio
del
giudice si alza automaticamente e sposta gli occhi su Peter.
“È
vero, sono scappato
dai fratelli Sparks con l’auto del Signor Hill per evitare
che mi rintracciassero”
conferma ormai messo alle strette.
“I
Fratelli Sparks?” a
quanto pare il giudice ne aveva sentito parlare “Siete voi
quelli che hanno
contribuito al loro arresto?”.
Kate, Castle,
Alexis e
Peter annuiscono guardandosi tra di loro.
“Ma
questo è successo
dopo. Se vuole che parta dal principio allora il tutto è
iniziato una volta
arrivato qui a New York” continua Peter.
“È
stato investito da
un’auto” seguita Alexis.
“Un
volo pazzesco tra
l’altro, guardi qui!” il ragazzo mostra sorridente
il tutore.
“Io e
mio padre
l’abbiamo soccorso” prosegue la rossa in un ping
pong verbale con il suo
ragazzo.
Castle fa un
cenno con
la testa per identificarsi quando sua figlia lo chiama in causa.
“Così
ci siamo
conosciuti e in ospedale abbiamo scoperto che Peter è il
cugino di Kate” ora è
la detective ad alzare di poco la mano quando sente il suo nome, mentre
Alexis
prosegue “Che io e papà conosciamo già
perché lui scrive libri e lei è la
detective della omicidi sua musa”.
“Il
mondo è piccolo eh!”
commenta Peter “Nemmeno si parlavano a quel tempo, se non
fosse per me oggi non
starebbero insieme”.
“Non
è vero!” ribattono
Castle e Beckett contemporaneamente.
“Eh su
ammettetelo!”
insiste Peter per poi continuare con il racconto “Comunque
l’incidente mi ha
permesso di conoscere questo meraviglioso angelo e per fortuna non ha
mandato
all’aria il mio piano”.
“Il
tuo piano?” domanda
il giudice, prestando la massima attenzione a quello strano racconto.
“Sì,
la mia intenzione
era quella di nascondere i diamanti per non doverglieli dare se non
come ultima
risorsa e nel frattempo frequentare un corso di Economia alla
Columbia” spiega
Peter con naturalezza.
“Ha
detto diamanti?”
chiede nuovamente Emily Carter.
Sarah si sporge
in
avanti appoggiandosi al banchetto in legno “Appartengono alla
nostra famiglia
da anni. Mio padre era minatore in Virginia” spiega sperando
di aiutare il
figlio.
“All’inizio
tutto
procedeva bene, i diamanti erano al sicuro e io frequentavo il college.
Degli
Sparks non c’era traccia. Poi lei...” Peter indica
Maddie “...ci ha presentato
il suo boyfriend e dal quel momento
sono iniziati i problemi...”.
“In
che senso?” per il
giudice è come assistere in diretta ad un episodio di
Temptation Lane.
Alexis le
risponde
prontamente “Nel senso che il ragazzo di Madison è
anche l’ex di Kate ma loro
non lo sapevano, in più lui odia mio padre perché
quando stava con Kate lei in
realtà amava già papà e insomma...non
è stato piacevole...”.
La spiegazione
di Alexis
crea un certo imbarazzo alle sue spalle ma non ha tempo di curarsene
“Ma poi
hanno chiarito tutto”.
“Sembrava
tutto ok, ma è
arrivata l’hostess” va avanti Peter.
Il giudice sta
per
domandare chi sia questa hostess ma i due giovani la precedono.
“Una
donna con cui papà
è uscito per poco tempo per cercare di dimenticare Kate ma
è bastato per
metterla incinta” dice Alexis.
Peter aggiunge
veloce “O
almeno così sosteneva lei, facendo quasi mollare lo
scrittore e mia cugina ma
poi abbiamo scoperto che aveva pagato un tecnico in ospedale per
falsificare il
test di paternità e così Kate e la sua squadra li
hanno arrestati entrambi”.
“Oh
santo cielo!”
esclama la Carter, presa dalla storia.
“Già
e quando credevamo
che fosse tutto finito abbiamo trovato l’appartamento di Kate
completamente a
soqquadro” continua Alexis.
“I
fratelli Sparks mi
avevano trovato e pretendevano i diamanti e pure gli interessi,
così gli
abbiamo teso una trappola e li abbiamo arrestati... ah sì, e
sono stato
sgridato parecchio, sa? Non creda che non mi abbiano
punito...” le dice Peter
sperando di cavarsela “Non mi può mandare in
prigione Vostro Onore, devo andare
al loro matrimonio!” esclama infine puntando
l’indice contro Castle e Kate.
“Come
lo sai?” esclama
Kate cominciando ad arrossire.
Alexis le
sorride e
anche Zia Sarah.
“Eravamo
sul divano, mica
in Alaska!” risponde Peter, fingendosi offeso.
“Ehm...”
Castle cerca di
dare una spiegazione al giudice Carter, che li sta fissando
“In realtà ne
abbiamo solamente parlato, non c’è nulla di
definito”.
“Sono
molto confusa”
ammette la donna levandosi gli occhiali per massaggiarsi le tempie
“Sembra
tutto così assurdo”.
“Ascolti,
non siamo
perfetti e ci siamo incasinati la vita l’un l’altro
ma siamo una famiglia e ci
vogliamo bene” avanza di un passo “Ho sbagliato a
rubare quell’auto lo ammetto
ma l’ho fatto per proteggere mia madre” le dice con
convinzione.
Emily Carter
è
decisamente senza parole.
Mai in vita sua
ha
assistito a niente di più dolce. Completamente folle, certo.
Ma dolce.
Il silenzio del
giudice
getta Peter nello sconforto “E va bene, ho capito, mi
arresti, me lo merito” si
volta verso Alexis e la abbraccia “Ti scriverò
ogni giorno dalla prigione!”
esclama con una punta di melodramma e umorismo nella voce per cercare
di
strapparle un sorriso.
“Non
sarà necessario”
sentenzia il giudice, facendo così voltare tutti
“200 dollari per il furto
d’auto” esclama puntando il martelletto verso Peter “...e 60 dollari
per il certificato di
matrimonio” dice poi spostando lo strumento di legno verso
Castle e Beckett “Si
da il caso che io sia specializzata in celebrare cerimonie molto
romantiche, se
siete interessati”.
Alexis vorrebbe
abbracciare Peter ed esultare per la sua ritrovata libertà
ma la seconda
affermazione del giudice le blocca l’entusiasmo sul nascere,
sostituendolo con
lo stupore.
E dalle facce di
suo
padre e Kate si direbbe che valga lo stesso anche per loro.
“Hum...noi...
come le
stavo dicendo prima, abbiamo solo accennato
all’argomento...” balbetta Castle,
preso in contropiede “...stiamo insieme da soli tre mesi e ci
vogliamo prendere
del tempo per...per...Kate? Mi aiuti per favore?”.
La detective
però,
fissava lo scrittore restando in silenzio.
“Kate?”.
“Sposami”
sussurra lei
con un filo di voce.
L’aula
del tribunale
piomba nel silenzio.
Forse solo il
battito
martellante del cuore di Castle rimbomba nella sala “C-cosa?
Non devi... tu non
vuoi...tu...”.
È
consapevole di
riuscire a dire solo poche parole e oltretutto sconnesse, ma il timore
che lei
possa sentirsi sotto pressione e prendere così una decisione
affrettata di cui
poi si sarebbe sicuramente pentita, gli impedisce di formulare
qualsiasi frase
logica.
“So di
non essere una
persona facile da frequentare e non sempre esterno i miei
sentimenti” Kate
parla senza mai distogliere lo sguardo dagli occhi di lui “E
so che siamo molto
diversi. Tu credi negli zombie, negli alieni, nei fantasmi e nei
sensitivi ”
accenna un piccolo sorriso ripensando per un secondo a quei momenti
passati “Io
invece credo nella magia della vita di tutti i giorni. Credo che ci
saranno
giorni in cui non ci sopporteremo a vicenda e ci saranno
difficoltà da
affrontare. Ma credo in noi e sento che se non te lo chiedo in questo
momento
lo rimpiangerò per sempre”.
Castle
è completamente
sotto shock.
L’idea
che fosse Kate a
chiedergli di sposarlo gli era sembrata la migliore soluzione per non
spingerla
a compiere un passo forse troppo affrettato per lei ma mai si sarebbe
aspettato
una dichiarazione del genere.
Nessuno osa
emettere
fiato.
“Sposami,
Rick” ripete
infine.
“Oh my
Duck, ti ha
chiamato per nome!” sbotta Peter, sorprendendo anche se
stesso “Scusate, è
stato più forte di me” si affretta a dire prima di
venire investito da
molteplici sguardi truci.
Kate si stringe
nelle
spalle, timorosa della reazione di Castle “So che non
è come essere in chiesa
con un centinaio di invitati ma...”.
“Non
dirlo nemmeno, è
perfetto così” finalmente Castle riesce a
riprendere l’uso della parola.
Sospira
incredulo “Ci
sposiamo?”.
Kate sorride
dolcemente
e annuisce “Ci sposiamo!”.
“Oddio”
Madison ha una
mano alla bocca e con l’altra cerca di asciugarsi le lacrime
“Sono così felice
per voi” esclama con la voce rotta dalla commozione.
“Maddie,
non piangere”
le sorride Kate.
Per una decina
di minuti
tutti si abbracciano e si congratulano con Castle e Beckett.
“Ok...”
inizia lo
scrittore “...abbiamo un paio di telefonate da fare, giusto?
Mia madre, tuo
padre, Lanie e i ragazzi non ce lo perdonerebbero mai se lo dovessero
perdere!!” esclama, già con il cellulare in mano.
“Assolutamente!”
conferma Kate “Io chiamo mio padre e Lanie, tu Martha e i
ragazzi” si dividono
così i compiti.
Il giudice
Carter scende
dal suo podio e raggiunge i presenti “Bene, intanto che vi
organizzate, vi
mostro la sala delle cerimonie e cominciamo a registrare i vostri
documenti
d’identità”.
Zia Sarah,
Madison,
Peter e Alexis seguono il giudice fuori dall’aula lasciando
soli Kate e Rick,
entrambi al telefono.
“Lanie”
la detective
freme al telefono “Lascia perdere qualunque cosa tu stia
facendo e vieni al
tribunale sulla 56th strada...e mettiti un
vestito rosso...” le
dice, pensando che si sarebbe abbinato bene al vestito bordeaux che ha
indosso
Maddie “...fidati...” la ammonisce quando Lanie
comincia a fare domande “Ah,
saresti così gentile da passare a casa mia a prendere un
abito anche per me?
Quello bianco avorio...te lo ricordi? Perfetto, ti aspetto. Grazie
Lanie”.
Riaggancia e
compone il
numero di suo padre.
Riattacca
immediatamente.
Deve pensare
bene a come
dirglielo. Non può semplicemente dirgli di raggiungerla.
Si siede su una
delle
panche e mentre riflette sul giusto approccio da utilizzare, ascolta
come se la
sta cavando Castle.
“Mamma...sì,
come
vuoi... ti volevo...si me lo ricordo Philip... mamma vorrei dirti...
sì certo
che la trovo un’ottima idea...mamma se mi fai dire una
cosa... mamma...” Castle
scosta il telefono dall’orecchio e guarda Kate ridere
“Mamma. Mi sposo. Vieni
al tribunale sulla 56th. Portami uno smoking.
Fai presto, ciao!”
parla veloce per evitare di essere interrotto e poi riattacca sbuffando.
“È
stato facile” scherza
lui, andando a sedersi vicino a Kate “Tu hai già
fatto?”.
“Lanie
sta arrivando.
Ora chiamo papà” risponde con una piccola smorfia
“Devo solo capire come
dirglielo senza provocargli un infarto”.
Castle sorride e
le
prende la mano “Se sei sicura della tua decisione, allora
sarà felice per te”.
“Sono molto sicura della mia
decisione...”
Kate risponde al sorriso “...R-i-c-k” scandisce
bene le lettere del suo nome
facendolo ridere “Non ti ci abituare però, mi
piace di più chiamarti Castle”
gli dice lasciandogli un bacio sulla guancia.
Lui la guarda,
innamorato perso “Chiamami come vuoi, basta che non smetti
mai di chiamarmi”.
“Always”
risponde Kate,
con lo stesso sguardo.
Poi
si alza e posizionandosi di fronte a lui,
tende la mano “Andiamo a sposarci”.
Castle intreccia
le loro
dita e, mentre Kate chiama suo padre e Castle rintraccia i Roach, fianco a fianco raggiungono gli
altri nella sala delle
cerimonie.
*
I want you – Andrew Allen - http://www.youtube.com/watch?v=WaYko5drgKA
Ivi’s
Corner:
Tra rose e
fiooooooor
Nasce
l’amooooooorrrrrrrr
Castle e Beckett
si voglion
sposaaaaaaaaaaarrrrr
*sono stonata e
me ne vanto*
Dunque, che ne dite di questo
penultimo capitolo?
Ho ripreso un
po’ le parole di
Kate nella 2x24 e nella 5x18 per la dichiarazione di Kate. La ragazza
sarà poco
estroversa, ma quando parla... beh, PARLA!!
Ora tutto è risolto, contente??
Posso camminare per strada tranquilla senza aspettarmi degli agguati??
:p
A presto con l’epilogo! :D
Kisseeeessssss
Ivi87
|
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Capitolo 34 *** # 34 - Enchanted ***
#
34 - Enchanted
Peter
affonda i piedi nella
sabbia quasi bianca degli Hamptons.
Si
stiracchia allungandosi al
massimo su quella comoda sdraio mentre si crogiola al sole.
È
una goduria sentire la sabbia
tra le dita dei piedi ora che la gamba è guarita e non deve
più portare quel
fastidioso tutore.
Sorride
beato all’oceano
pensando che quelle sono le sue prime vacanze da tanto tempo. E cosa
più
importante sono le prime vacanze che fa con una ragazza.
Accanto
a lui, osserva Alexis
dormire tranquilla.
Tranquillità
che svanisce al
suono del suo cellulare.
Dalla
suoneria riconosce che è
suo padre a chiamarla.
Ormai
la frequenta da così
tanto che sa a memoria quale musichetta ha assegnato al numero di
Castle.
Sono
passati quasi sette mesi
dal giorno del matrimonio di sua cugina con lo scrittore e quasi dieci
da
quando tutta quella strana avventura è cominciata.
Gli
sembra ancora così irreale.
Finalmente
tutto è sistemato.
Lui
e sua madre sono al sicuro
ed economicamente stabili, si è innamorato di un angelo dai
capelli rossi e sua
cugina si è sposata.
È
forse sotto incantesimo?
È
tutto un sogno?
Alexis
si allontana per
rispondere al telefono.
Diventa
ogni giorno più bella
ai suoi occhi.
Ne
è rimasto incantato sin
dalla prima volta che la vide, stremato e sofferente mentre lei lo
accudiva in
attesa dell’ambulanza. E lo è tuttora mentre
ritorna alla sdraio in bikini,
dopo aver risposto al cellulare.
“Speravo
che la vita coniugale
lo distraesse almeno un po’!” esclama Alexis
sbuffando “Avete aperto il gas? Avete
chiamato il manutentore della piscina? Avete arieggiato la casa?
Chiamato la
signora delle pulizie? Il giardiniere, l’idraulico e
qualunque altra categoria
lavorativa gli sia venuta in mente!”.
Peter
ride ascoltandola “Non
smetterà mai di preoccuparsi per te” poi agita il
proprio cellulare “Ho una
decina di messaggi di mia madre se vuoi fare a cambio”.
La
ragazza sorride in rimando
“No, grazie. Siamo qui solo da un paio d’ore e
già vanno in panico. Ora ci
rilassiamo e ci godiamo l’estate prima di ricominciare il
college a settembre!”
dichiara perentoria anche se Peter sa benissimo che in breve tempo si
cercherà
qualche lavoretto da fare o un qualche corso estivo da seguire.
Nello
zaino ai piedi delle
sdraio, Peter recupera la crema solare e se ne mette un altro
po’.
Nel
riporla vede la brochure
che si trascina appresso da quando Alexis gliel’ha data.
Tamburella
i piedi sulla sabbia
eccitato all’idea che a settembre farà il test
d’ingresso per giurisprudenza
alla Columbia.
Ne
ha parlato a lungo sia con
sua madre, sia con Kate e Jim e finalmente avrà
l’occasione di realizzare il
suo sogno.
E
da come Kate fissava quel
volantino...chi lo sa, magari l’avrà come compagna
di studi!
Anche
se... “Come sta Kate?”
domanda pensieroso.
“L’influenza
non vuole saperne
di passare” risponde la ragazza cercando una canzone sul suo
lettore mp3.
Influenza,
si
ripete Peter nella testa, roteando gli occhi.
Il
malessere di Kate è iniziato
un paio di settimane fa e per quanto tutti siano convinti che sia solo
una
banale influenza, lui invece non ne è affatto certo.
Per
quello che si ricorda, sua
cugina avrà avuto al massimo un paio di raffreddori in tutta
la sua vita.
Ma
per adesso è meglio non
speculare senza prove fondate.
Se
ha ragione e c’è davvero un Caskett
baby in arrivo, potrà sempre
dire di averlo capito subito.
Ridacchia
al pensiero e allunga
una mano verso Alexis, muta richiesta di avere uno dei due auricolari
“Cosa
ascolti?”.
“Ho
creato una playlist con 34
canzoni che secondo me rispecchiano i mesi appena trascorsi, da quando
ci siamo
conosciuti ad oggi” spiega lei, mentre lui posiziona la
piccola cuffietta
nell’orecchio.
“When
you are in love all the
songs make sense” esclama Peter, annuendo.
Alexis
sorride “E questa è
tutta farina del tuo sacco?”.
“Me
lo disse Kate anni fa”.
“Adesso
che ci penso anche papà
mi ha detto qualcosa del genere una volta” ricorda la giovane
rossa.
I
due si guardano e scrollano
le spalle, ignari della vera provenienza di quella frase.
Regolando
il volume, Alexis si
sistema meglio sulla sdraio “Allora sei pronto a ripercorrere
questi mesi
insieme?”
“Sono
nato pronto!” scherza
Peter.
Allora
via alla musica.
3,
2, 1...Play!
*
Enchanted – Taylor Swift - http://www.youtube.com/watch?v=DGEsRZf_txw
Fine
Ivi’s
corner:
Fineeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee
Si,
lo so, ho saltato il
matrimonio Caskett :p così ognuna di voi se lo immagina come
più le piace ;) arrabbiatevi,
sgridatemi, minacciatemi pure u.u
ormai
è fatta!
Sentivo
di dover finire con i
due giovincelli u.u
Ora,
cosa si dice alla fine di
una long?
Non
pensavo che potesse piacere
così tanto, sono commossa da tutte le vostre minacc... ehm
belle parole :D
È
stato un viaggio lunghissimo,
vero? Vedrete alla fine della pagina quanto è stato lungo,
ma è stato bello
farlo insieme!
Mi
sono spaccata il cervello
per capire cosa scrivere, come scriverlo, questo sì va bene,
questo no
leviamolo, qui non mi piace, di là aggiungiamo ahahahahah
Sembrava
la storia infinita...
:P ma purtroppo prima o poi dovevo concluderla.
Quante
notti insonni!!!
Ahahahah
Ma
ne è valsa la pena!
Grazie
di cuore a tutte quante!
Siamo un fandom straordinario! <3 <3 <3
Ora
si passa ai dovuti ringraziamenti:
KatiePeanut88:
perché
è una donna saggia che mi sopporta e corregge. Mi ha aiutata
con le mie mille
domande strampalate (ci sono una serie di sms che possono confermare
tutto) –
grazie per avermi sopportata. Sei un tesoro nocciolinico!
Ora
x un po’ ti lascio in
pace... xD
Amy
Wendys,
LaAngol
e ice_cream: le mie
fantastiche consulenti musicali. Grazie
stelline!! Avete fatto un super lavoro!!! Vi ho tenute in ballo quasi
un
anno!!! Se i titoli dei capitoli vi hanno incuriosito e vi anno fatto
scoprire
qualche nuova canzone, beh, ringraziate loro!!!!
Mari_24
e
Rimshot: per aver letto
in anteprima e per avermi dato i vostri
pareri/consigli. Lovviuuuuuu <3 <3
Vulpix: per
le consulenze mediche, i dettagli ospedalieri e le correzioni varie.
Anche
lei ha dovuto subire le mie domande pazzoidi (ma se volessi entrare di
nascosto
in un ospedale?? ahahah) Grazie Dottoressa Miles!! ^__^
Siete state
tutte enormemente preziose,
ragazze! Grazie milleeeee :-***
E ovviamente, lo
ripeterò
all’infinito, una menzione speciale a tutte coloro che hanno
commentato,
recensito, letto, riso e mandata a quel paese.
Ora
vado in vacanza per un
po’!! xD (*fififififififi*)
****
Data
creazione file: venerdì 7 settembre 2012
Data
fine ff: domenica 04 agosto 2013
****
O____O
Sono una scheggia a
scrivere, non trovate?? ;-P ^___^
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