All The Songs Make Sense

di ivi87
(/viewuser.php?uid=119692)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** # 1 - Just Breathe ***
Capitolo 2: *** # 2 - Thinking of you ***
Capitolo 3: *** # 3 - Holding on and letting go ***
Capitolo 4: *** # 4 - All I need ***
Capitolo 5: *** # 5 - Wanderwall ***
Capitolo 6: *** # 6 - It's time ***
Capitolo 7: *** # 7 - Call me maybe ***
Capitolo 8: *** # 8 - First Date ***
Capitolo 9: *** # 9 - Kiss Me ***
Capitolo 10: *** # 10 - Secrets ***
Capitolo 11: *** # 11 - Born to be wild ***
Capitolo 12: *** # 12 - Good Time ***
Capitolo 13: *** # 13 - Fuckin' Perfect ***
Capitolo 14: *** # 14 - Head over hills ***
Capitolo 15: *** # 15 - That's what friends are for ***
Capitolo 16: *** # 16 - The show must go on ***
Capitolo 17: *** # 17 - A thousand years ***
Capitolo 18: *** # 18 - Sing, sing, sing ***
Capitolo 19: *** # 19 - Ledge of love ***
Capitolo 20: *** # 20 - Never let me go ***
Capitolo 21: *** # 21 - Try ***
Capitolo 22: *** # 22 - Crush and burn ***
Capitolo 23: *** # 23 - Upside down ***
Capitolo 24: *** # 24 - Uncover ***
Capitolo 25: *** # 25 - All the things she said ***
Capitolo 26: *** # 26 - Lovely on my hand ***
Capitolo 27: *** # 27 - Bad Day ***
Capitolo 28: *** # 28 - Family Tree ***
Capitolo 29: *** # 29 - Come and find me ***
Capitolo 30: *** # 30 - For you ***
Capitolo 31: *** # 31 - Celebrate ***
Capitolo 32: *** # 32 - Innocence ***
Capitolo 33: *** # 33 - I want you ***
Capitolo 34: *** # 34 - Enchanted ***



Capitolo 1
*** # 1 - Just Breathe ***






ALL THE SONGS MAKE SENSE

 

# 1 – Just Breathe


Il volume della radio si alza, distogliendolo dai suoi pensieri.

Castle si volta e vede Alexis sorridergli “E’ illegale ascoltare questa canzone a volume basso” spiega, cominciando a canticchiare.

La guarda così raggiante, mentre frena ad un semaforo rosso.

Padre e figlia sono andati a vedere la stanza che le è stata assegnata al campus della Columbia.

Alexis ha già cominciato a prendere le misure della sua camera e scelto il colore delle tende.

È un po’ preoccupata all’idea di conoscere la sua compagna di stanza.

Arriverà tra una settimana e ovviamente vuole farle una buona impressione.

Per il resto non vede l’ora di trasferirsi e cominciare questa nuova avventura.

E per ogni figlia felice di lasciare il nido, c’è un padre triste e apprensivo.

Scatta il verde e, con un leggero sbuffo, da gas e riparte.

Con Kate le cose non sono proprio idilliache e ora deve lasciare andare anche sua figlia.

Per l’ennesima volta scrittore e musa hanno passato l’estate separati.

Ma questa volta è diverso.

Castle si era dichiarato. Nuovamente.

L’aveva implorata di lasciar perdere l’indagine di sua madre, inutilmente.

Così aveva dato un taglio netto al loro rapporto e se n’era andato dal suo appartamento.

Non poteva guardarla morire un’altra volta.

In seguito seppe che era andato tutto bene.

Avevano arrestato Maddox e dato una svolta al caso di sua madre.

Parecchi nomi erano spuntati dal nulla. Parecchie teste importanti sarebbero volate.

Nonostante tutto non volle tornare al distretto.

Aveva preso una decisione e intendeva rispettarla.

Non ce l’aveva con lei. L’amore non si era spento.

Ma non voleva più correrle dietro come un cagnolino bastonato.

Kate lo chiamava e lo cercava e, questo doveva ammetterlo, faceva piacere.

Ma non era ancora pronto a rendersi di nuovo ridicolo.

Lui era quello che era stato chiaro. Lui le aveva detto ‘Ti amo’ tre volte.

Esporsi così era stato un sollievo e un peso allo stesso tempo.

L’unica nota positiva di quell’estate era stata Alexis.

Tre mesi con lei a fare tutto quello che gli saltava in mente, prima dei faticosi quattro anni di college.

Tre mesi a vederla ridere e scherzare.

Il  cuore quasi voleva esplodergli dal petto.

Ora invece lei se ne andava per la sua strada e lui a casa, con sua madre a struggersi per amore un altro anno. E poi un altro ancora. Così via fino alla morte?

È questo che lo aspetta?

Uno stridio di gomme attira la sua attenzione.

Inchioda violentemente prima di finire addosso all’auto davanti.

“Ma che diavolo...” esclama scosso “...tutto bene tesoro?”.

Alexis ha le mani puntate sul cruscotto a cui si è aggrappata “Si...si sto bene”.

Cauti scendono dall’auto.

Un incidente, qualche auto più avanti, ha creato una piccola coda.

Dai veicoli fermi scendono altre persone incuriosite.

Rick e Alexis sono in un gruppetto di sei persone quando arrivano all’origine dell’incidente.

“Oh mio dio” esclama la giovane.

E in un attimo tutti lo vedono.

Quel corpo a terra viene immediatamente circondato. Vicino a lui una donna urla sconvolta “Non so come si a successo!! Non l’ho proprio visto!!”.

“Piano, piano, lasciatemi vedere” si fa largo un uomo accanto a Castle “Mi chiamo Jack Porter, sono un medico”.

“Posso dare una mano?”  Alexis si fa subito avanti “Ho fatto tirocinio presso un obitorio e mio padre collabora con la polizia”.

“Chiamo subito il 911” afferma veloce Castle.

Il medico tocca delicatamente il ragazzo e controlla il suo stato.

“Respiro debole” esamina l’addome e poi vede il profondo taglio al braccio “Dobbiamo immediatamente bloccare la perdita di sangue”.

Alexis cerca velocemente una soluzione “La mia cintura può andare bene?” propone.

“Si, è perfetta” il medico la prende dalle mani della ragazza “Mi devi fare un altro favore, ok?”.

Alexis annuisce agitata. “Gli devi parlare. Tienilo cosciente” le dice lui.

Castle s’inginocchia accanto alla figlia “L’ambulanza sarà qui tra dieci minuti e la polizia stradale è già in arrivo”.

“Hai sentito?” Alexis parla con il ragazzo ferito “Andrà tutto bene, l’ambulanza sta arrivando”.

Gli occhi del ragazzo la fissano insistenti. Vorrebbe parlare ma non ci riesce.

“Come ti chiami? Riesci a dirmelo?”  prova a domandare.

Il ragazzo cerca d risponderle ma riesce solo a sospirare.

Nel frattempo Castle si avvicina al dottore “Posso fare qualcosa?”

Il dottore Porter annuisce “Mi aiuti a girarlo, forse così riuscirà a respirare più facilmente”.

Con attenzione i due uomini sistemano meglio il ragazzo. Fortunatamente il dottore sa cosa fare. “Va meglio ragazzo?” domanda quest’ultimo.

Il giovane annuisce debolmente.

Con la mano Alexis gli pulisce un po’ il volto “Ancora poco e sarai in ospedale, te lo prometto”  sussurra per confortarlo.

Quegli occhi verdi la fissano così intensamente. È terrorizzato.

“Peter” riesce a dire con un filo di voce.

Alexis gli sorride “È così che ti chiami?”.

Il ragazzo annuisce con fatica.

“Sai, è davvero un bel nome! Io mi chiamo Alexis, molto piacere” si presenta, mentre in lontananza si cominciano a sentire le sirene della polizia.


 
*Just Breathe - Pearl Jam – 
https://www.youtube.com/watch?v=YzkZPI-HKsk

 

Ivi’s Corner:

Oh cielo, l’avventura comincia! Siete pronte? Siete calde? ahahahah

Ebbene sì, niente “In my veins”, niente tuoni, niente Morning After!

Mi odiate? Ferme, non rispondete... ditemelo dopo il capitolo 19 >.<

Nel frattempo vi annuncio che ogni capitolo avrà una canzone come titolo, non necessariamente caskett, scelta grazie alle mie tre consulenti musicali Ari, Cris e Potti u.u

Il banner invece è stato gentilmente concesso dalla NocciolineMarroni & Co., che mi fa da sponsor, al cui vertice si trova la super donna saggia di nome Rachele detta Nuxi u.u

Poi di volta in volta ringrazierò chi di dovere: come Castle, ho fatto anche io delle ricerche approfondite...sfortunatamente non ho trovato nessun poliziotto da seguire.. :-///

 

Buona lettura e buon Watershed!!! (speriamo...finger crossed *-*)

 

Ivi87

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** # 2 - Thinking of you ***





#  2 – Thinking of you

 

L’ambulanza arriva a sirene spiegate fuori dall’ospedale.

I paramedici estraggono veloci la barella dal portellone posteriore, seguiti dal dottor Porter e Alexis.

Peter l’aveva implorata con lo sguardo di non lasciarlo da solo e Alexis non aveva potuto fare altro che stringergli la mano e promettergli che sarebbe andato tutto bene.

Castle arriva in auto dietro di loro, giusto in tempo per vederli correre all’interno dell’ospedale.

Una volta dentro, vengono raggiunti da altri dottori e infermiere che portano via Peter.

“Dobbiamo aspettare che arrivi un’agente per dare la nostra deposizione” dice Castle a sua figlia e al dottore Porter mentre si siedono in sala d’aspetto.

I quattro agenti della polizia stradale giunti sul posto erano ancora impegnati a fare i rilievi, sgombrare il traffico e a registrare le testimonianze sia dei testimoni che della responsabile dell’incidente.

“Come stai, tesoro?” domanda poi, guardandola in volto.

“Così....” risponde sua figlia, stravolta ”Ce la farà vero?”.

Un sorriso teso compare sul volto dell’uomo che ora la sta abbracciando forte.

Di sicuro non si aspettavano di finire così la giornata.

Alexis abbassa lo sguardo cercando di non pensare al peggio “E quello?” domanda indicando lo zaino ai piedi del padre.

Castle lo solleva e se lo porta sulle ginocchia “L’ho trovato poco distante dalla nostra auto. Credo sia di Peter. Dev’essere stato l’impatto con...” la smorfia di sua figlia gli impedisce di proseguire “Vediamo se ci sono documenti? Un numero di telefono?”.

Alexis lo apre un po’ incerta.

Ci sono molti libri di economia.

Li sposta di lato per vedere meglio, finché non trova un portafogli nero sul fondo dello zaino.    

“Forza, aprilo” la incoraggia Castle.

“Mi sembra di violare la sua privacy....ma non abbiamo altra scelta, quindi...” apre il portafogli e cerca nei vari scomparti.

Trova una tessera studentesca, cinquanta dollari e la patente “Peter Reed, South Carolina” legge su di essa.

“Hai detto Reed?” chiede Castle pensieroso.

“Si, ti ricorda qualcosa?” domanda, vedendolo riflettere

“Non sono sicuro... per un secondo mi è sembrato familiare” risponde, poi scuote la testa “No, scusa, non mi dice nulla”.

E’ abbastanza provato anche lui da tutta quella situazione.

È stanco e poco lucido.

Si sporge in avanti poggiando i gomiti sulle ginocchia. Si massaggia il volto e poi torna a guardare la sua bambina.

Una giovane donna, coraggiosa e altruista che non ha sprecato un secondo e si è subito messa a disposizione per salvare la vita di quel ragazzo.

Non può essere più fiero di così.

Però è terribile vedere le sue mani e la sua camicetta sporche di sangue.

“Tesoro, perché non vai in bagno a lavarti le mani?” le consiglia dolcemente.

La ragazza si guarda stupita “Oh...non me n’ero accorta....” automaticamente si alza e imbocca un corridoio a caso, in cerca della toelette.

“Non si preoccupi” esclama il dottor Porter, seduto poco distante “È l’adrenalina che sta svanendo e lascia spazio allo shock” spiega comprensivo “Tra un po’ andrà meglio”.

Castle annuisce. Spera davvero che Peter se la cavi, che sua figlia si riprenda e che quella giornata finisca.

Prende in mano il portafogli del ragazzo.

Non trovando nessun numero di telefono, decide di cercare tutti i Reed della South Carolina.

Grazie al suo iPhone trova tre famiglie Reed.

Quando Alexis torna a sedersi accanto a lui può solo riferirle che i proprietari dei primi due numeri non conoscono nessun Peter, mentre al terzo non ha risposto nessuno.

 



Dopo due ore di attesa il chiacchiericcio di alcuni medici attira la loro attenzione.

Alexis vede il camice azzurrino di uno di questi, sporco di sangue, e afferra istintivamente il braccio del padre.

Il gruppo di dottori però li supera e svoltando il corridoio si disperde.

Non erano lì per loro.

Un po’ sollevata libera il padre dalla sua presa.

Mentre aspetta Castle non sa cosa fare. Dove guardare.

Da un momento all’altro si aspetta di sentire delle urla o di vedere medici correre dentro alle sale operatorie.

Cerca un punto su cui posare lo sguardo. Una zona neutra che non gli ricordi di essere in ospedale e di aver appena assistito ad un incedente quasi mortale.

Ma ogni oggetto o persona su cui posa lo sguardo grida ospedale.

E il ricordo di Kate esanime si riaffaccia prepotente.

Si alza di scatto spaventando Alexis.

Caffè. Ha assolutamente bisogno di un caffè e di un attimo di distrazione.

Il bar dell’ospedale è il luogo perfetto.

È abbastanza chiassoso e il chiacchiericcio gli impedirà di pensare alle ultime due ore.

“Vado…vado a cercare un caffè…” la rassicura immediatamente.

Come un automa, Rick si allontana.

Non ne ha veramente voglia, ma non vuole preoccupare ulteriormente sua figlia.

Deve essere forte per lei in caso quel ragazzo non reggesse l’operazione.

Svolta l’angolo ignaro di dove andare.  

Dopo aver girovagato qualche minuto a vuoto trova un’indicazione.

È quasi arrivato, può già sentire nell’aria l’aroma di caffè, quando un paio di medici escono dal piccolo bar dell’ospedale.

Li guarda solo per un secondo. Hanno ancora in mano i loro bicchieroni fumanti.

Castle pensa che sia un pieno di caffeina pre-operazione.

Ma dopo qualche passo torna a posare lo sguardo su di loro.

Uno dei dottori, abbandonato il gruppo poco più avanti, ora fa lo stesso.

Lo fissa in mezzo al corridoio.

“Ehi” esclama tornando sui suoi passi, verso Castle.

È ancora scosso da tutta quella strana mattinata.

Josh è l’ultima persona che si aspetta di rivedere.

Eppure ora che lo guarda sembra così dannatamente ovvio.

Ci saranno duecento dottori al New York Ospital. Logico incontrare l’ex della donna di cui si è innamorati.

Da scrittore, Castle, accetta a testa alta il colpo di scena.

“Ehi” risponde con poca enfasi.

Il dottor Josh Davidson si avvicina e tende la mano “Sembri distrutto” nota, mentre i due si stringono la mano.

Castle risponde solo con un sospiro.

L’ultima volta che si sono visti, Josh gli avrebbe volentieri spaccato la faccia.

Ora lo saluta come se niente fosse.

“Va tutto bene?” domanda cercando con gli occhi se c’è qualcun altro oltre allo scrittore.

Un sorrisino amaro gli spunta sul volto “Kate non è qui”.

Il viso di Josh si rilassa visibilmente e torna a prestare attenzione al suo interlocutore.

“Io e mia figlia abbiamo assistito ad un incidente stradale questa mattina. Abbiamo accompagnato il ragazzo qui e stiamo aspettando notizie...”.

Il dottor Davidson annuisce “L’incidente sulla Lexington, ho sentito...”.

“Sai per caso qualcosa? Nessuno ci dice nulla da due ore” Castle domanda speranzoso.

“Non è un mio paziente, ma posso andare a chiedere....” risponde professionale “....sai il nome?”.

Castle si passa una mano in fronte nervosamente “Si... Reed. Peter Reed. Non so altro, non sono riuscito a trovare nessun famigliare per ora...”.

“Il nome per adesso mi basta, vado a vedere a che punto sono con l’intervento”.

“Grazie” riesce a dire prima di vederlo allontanarsi.

Lasciato perdere il caffè, Castle torna in sala d’attesa trovando sua figlia da sola “Che fine ha fatto il dottor Porter?”.

“Aveva dei pazienti, si farà vivo più tardi” spiega Alexis.

Castle le si siede accanto “Tesoro ascolta, ho incontrato Josh poca fa...”.

La ragazza lo interrompe raddrizzandosi di scatto sulla sedia “Quel Josh?!”.

“Si, ma tranquilla, nessuna lite in corso. Sta andando a chiedere di Peter, se scopre qualcosa ci verrà ad informare”.

Alexis tira un profondo sospiro di sollievo “Oh... ok, meno male”.

Le braccia di suo padre la avvolgono subito in un caldo abbraccio.

“Papà, ti vibra la giacca” esclama poco dopo, con una leggera risata che la rallegra per un attimo.

Castle guarda il display del cellulare “E’ il distretto”.

Sono mesi che non segue un caso. Vede i ragazzi per qualche partita a poker e ha spiegato loro la situazione con Kate.

Perciò se lo chiamano dal distretto deve essere importante.

“Castle”  risponde con un po’ di esitazione.

“Castle stai bene? Sei in ospedale” è la voce del detective Ryan quella che sente all’altro capo del telefono.

“Si sto bene, sono con Alexis in ospedale. Come fai a saperlo?”.

“Ci è arrivata la notizia dell’incidente e i vostri nomi sono tra l’elenco dei testimoni” spiega Ryan “È tutto a posto?”.

“Stiamo bene Ryan, abbiamo seguito l’ambulanza...stiamo aspettando notizie del ragazzo che è stato investito…”.

“Lo so, un’agente della stradale ce l’ha detto, sa che ti conosciamo e ci ha informati e…”

Ryan si blocca incerto.

“Ryan? Ci sei ancora?”  non è il momento delle frasi in sospeso, i nervi di Castle sono già a fior di pelle.

“Ci sono... sta arrivando qualcuno a prendere anche le vostre deposizioni...” prosegue il detective.

“Ok, bene, lo stavamo aspettando...”.

Altra pausa di silenzio.

“Ryan, ti prego, sono già abbastanza agitato, se devi dire qualcosa dilla!” sbotta Castle.

“Kate non l’ha presa bene” sputa tutto d’un fiato “Si è agitata parecchio… anche se l’agente della stradale le ha assicurato che stavate bene…voleva raggiungerti in ospedale ma la Gates gliel’ha impedito”

Ora è Castle a stare in completo silenzio.

“Dovresti chiamarla e dirle tu stesso che stai bene” suggerisce Ryan.

Alza lo sguardo e vede Josh avvicinarsi a grandi passi “Ti devo lasciare ora, ci sentiamo dopo” riattacca e si alza in piedi.

Alexis imita il padre e istintivamente si aggrappa al suo braccio.

Stanno entrambi per tempestarlo di domande quando Josh li anticipa, portando avanti le mani per placarli “Lo stanno ancora operando”.

Alexis fa un passo avanti lasciando il braccio di suo padre “Ma come sta andando? Starà bene vero?”

“Questo non te lo posso garantire. Un operazione è sempre rischiosa ma è davvero in ottime mani e l’intervento sembra stia andando bene”

“Ci puoi tenere aggiornati?” insiste Alexis.

“Non preferite andare a casa a riposarvi? Se lasciate il vostro numero ad un infermiera vi avviserà immediatamente alla fine dell’operazione” suggerisce invece lui.

Castle vede sua figlia scuotere violentemente la testa e implorarlo con gli occhi lucidi “No...ehm restiamo qui, grazie. Peter non ha nessuno in questo momento”.

“Ho promesso che non l’avrei lasciato solo” Alexis parla con fermezza fissando Josh.




Di nuovo in attesa di altre notizie.

Con la testa reclinata all’indietro appoggiata alla parete, Castle si ritrova a sperare che Josh torni presto.

Ironia della vita. Fino a ieri avrebbe pagato pur di non rivederlo mai più e non pensare a lui e Kate insieme.

Ora non aspetta altro che vederlo svoltare il corridoio e di sentirgli dire che Peter sta bene.

Chiude gli occhi cercando di indirizzare la testa altrove.

Kate.

Sospira forte. È inutile. È sempre nei suoi pensieri.

Che sia contento, triste, arrabbiato o deluso, lei è sempre nella sua mente.

Lei.

Lei che sorride quando le porta il caffè.

Lei che lo guarda male se fa una battuta a doppio senso.

Lei che toglie le viti dalla sedia per fargli credere di essere maledetto.

Lei che....

Spalanca gli occhi e si raddrizza di colpo sulla sedia.

È stato un flash. Un secondo.

Solo uno stramaledettissimo secondo è servito a ricordare dove aveva già sentito il cognome Reed.

O forse sarebbe meglio dire ‘letto’.

Non può essere. Non può essere vero.

Si alza agitato sbottonando il colletto e allargandolo a forza con le dita.

È sicuramente una coincidenza.

Deve esserlo!  

 

 

* Thinking of you - Katy Perry  - http://www.youtube.com/watch?v=ncIAKQqontY




Ivi’s Corner:

Bene, bene... va chi c’è in ospedale? E quel cognome?

E Kate preoccupata?

Mmmmm che succede qui?

Shhh non vi posso ancora dire nulla...

Kiss kiss, Gossip Girl... ah no scusate, ho sbagliato telefilm... :-P


Ahahahahah vabbè, qui tuona, metto in my veins e cerco di capire come vestirmi stasera...

Buona lettura e grazie a tutte coloro che hanno letto e recensito :-**

 

Ivi87

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** # 3 - Holding on and letting go ***


# 3 – Holding on and letting go

 

 

Il telefono squilla libero.

Si è allontanato dalla figlia con la scusa di avvertire Martha.

Non è sicuro al cento per cento dell’intuizione che ha avuto, ma a questo punto è obbligato a chiamarla.

Terzo squillo.

“Beckett” risponde la voce dall’altra parte della città.

“Ehm... sono io Kate...” accenna titubante.

“Castle finalmente! Come stai? E Alexis? Siete ancora in ospedale?” la detective domanda agitata.

“Stiamo bene Kate....” la rassicura prontamente “....ma....dovresti venire qui....”.

Beckett resta in silenzio. Vorrebbe chiedere il perché, dato che le ha appena confermato che stanno bene, ma Castle prosegue “....il prima possibile....”.

“Io...sto arrivando” risponde solamente e poi riattacca.

Non lo sente e non lo vede da tanto. E ora questo.

Forse non è vero che sta bene. Forse vuole dirglielo di persona.

Kate si alza come un automa, prende la giacca ed esce dal distretto, ignorando i richiami del capitano ed evitando gli sguardi preoccupati di Ryan e Esposito.

 

 

Quando Castle torna nella sala d’aspetto, Alexis nota subito un’ombra sul suo viso.

“E’ tutto apposto con la nonna?” domanda impensierita.

“Certo, non preoccuparti... io.... ascolta... vado al’ingresso ad aspettare una persona ok?”

Alexis aggrotta la fronte “Chi devi aspettare?” poi distende il volto, speranzosa “Hai trovato un famigliare di Peter?”.

Richard cerca di sorriderle “Forse si...” deglutisce a forza perché in realtà spera di no, di non averlo ancora trovato un parente “Tu resta qui e se ci sono novità o se torna Josh, avvisami immediatamente, ok?”.

“Ok papà” risponde annuendo.

Castle le dà un bacio sulla fronte e si avvia verso l’entrata dell’ospedale.

I corridoi sembrano interminabili.

Cosa le dirà?

In che modo? Di getto o girandoci attorno?

E se fosse una coincidenza? Un cognome omonimo?

Se fosse tutto un gran malinteso e l’allarmasse per niente?

La prima cosa che avrebbe dovuto dirle, dopo mesi di silenzio, è ‘Mi sei mancata tanto’ invece di ‘Kate credo di avere una brutta notizia da darti’.

Fa una breve tappa alla toelette e si sciacqua il volto.

Lo deve fare per forza. Non è certo una cosa che può tenerle nascosta.

Esce e imbocca le scale verso il piano terra.

Una volta all’ingresso chiama sua madre per darle davvero delle notizie, come aveva detto ad Alexis.

Le racconta tutto. L’incidente, la corsa in ospedale e.... i suoi sospetti.

A sua madre è sempre riuscito a confidare tutto, soprattutto se riguarda Kate.

Dopo aver tamburellato con il piede per quindici minuti e controllato il telefono ogni secondo per vedere se c’è campo, la vede attraversare le porte.

 

 

Il Dottor Davidson alza gli occhi dalle analisi che gli hanno appena chiesto di firmare e la vede  dirigersi di corsa verso il bancone dell’accettazione.

“Cerco una persona” esclama Kate con il fiatone.

“Cognome?” l’infermiera Carlson domanda, senza troppa enfasi.

Josh osserva la sua ex ragazza. È diventata ancora più bella.

“Castle. Richard Castle.” la sente scandire mentre tamburella sul bancone con le mani.

È passato un anno ma non è cambiato nulla. Il suo primo pensiero è sempre lo scrittore.

Sospira sollevato di essere finalmente uscito da quel triangolo e si avvia verso di lei prima che si mangi viva la Carlson.

“Sono qui” la voce di Castle blocca Josh dopo soli due passi.

Lui le tocca leggermente il braccio per farla voltare e lei gli si getta addosso.

“Grazie al cielo, stai bene? Avevi una voce al telefono, cos’è successo?… Dov’è Alexis?” lo investe di domande mentre continua toccargli il volto e le spalle come a volersi sincerare di persona che sia tutto intero.

Castle le blocca i polsi “Per favore… Kate, calmati. Sto bene, ok?”.

“Ok” annuisce senza smettere di fissarlo negli occhi “Cos’è successo?”.

Lui le libera i polsi e le stringe le mani “C’è stato un incidente stradale questo pomeriggio. Un ragazzo è stato investito, l’abbiamo soccorso e portato qui” spiega cercando di calmarla.

Kate segue attenta “Come sta il ragazzo?”.

“Lo stanno ancora operando....” Josh vede Castle agitarsi “...Ho trovato il suo zaino; mentre aspettavamo io e Alexis abbiamo cercato il suo portafogli per.... per cercare un nome e rintracciare i suoi parenti....”.

“Ok, si...bravi.... Castle cos’hai?” Kate lo fissa preoccupata.

“Il cognome del ragazzo... sul momento non mi ha detto nulla ma poi... io...” non ce la fa non riesce a parlare.

“Lo conosci? Castle, parla, non ce la faccio più!”.

“Io... Reed. Il suo cognome è Reed” rivela infine.

Kate ritrae le mani dalle sue e se le porta di colpo alla bocca.

Davidson ora fa qualche altro passo verso i due.

“C’è... c’è la possibilità che sia solo una coincidenza, voglio dire, ci saranno altri Reed al mondo no?” Castle le ripete quello che spera vivamente da quando ha ricordato dove lesse per la prima volta il cognome Reed.

Nel fascicolo di Johanna Reed Beckett.

“Dimmi il suo nome” sussurra Kate con gli occhi già lucidi.

Castle abbassa lo sguardo per qualche secondo.

In quel momento vorrebbe tanto non aver sprecato l’estate a tenerla lontana.

Vorrebbe solo stringerla e coccolarla.

“P-Peter” sussurra anche lui.

“No” le esce in un gemito strozzato.

Le lacrime le offuscano la vista, il respiro viene meno e sente le gambe cedere.

Rick la sorregge prontamente.

Questa reazione allarma Josh, ormai dietro alla coppia.

“Kate? Cos’hai?” domanda cercando il suo sguardo, affondato nel petto dello scrittore.

Castle fa segno a Josh di darle un attimo.

Dopo pochi istanti infatti i singhiozzi si placano “Non posso perdere un altro membro della mia famiglia Rick” parla senza staccarsi da lui.

“Lo so e non succederà ok? Non sappiamo ancora come sta andando l’operazione” poi si volta verso Josh “Hai saputo qualcosa?”.

“Non ancora, stavo andando a chiedere quando vi ho visti...” lascia la frase a metà.

La realtà è che ora che ne è fuori, ora che li vede assieme, abbracciati, capisce di non avere mai avuto speranze “....Vado subito ad informarmi”.

Non fa in tempo a voltarsi che il primario di chirurgia li raggiunge, accompagnato da Alexis.

“Eccolo dottore, questo è mio padre” annuncia la ragazzina.

“Signor Castle sono il dottor Altman” un cinquant’enne brizzolato allunga la mano verso di lui e con il capo fa un cenno a Josh.

Kate si stacca da Rick “È lei che ha operato mio cugino?”.

Alexis sgrana gli occhi, poi guarda il padre e di nuovo la detective.

“Si signora, le posso dire che è stato un intervento molto lungo e complesso, abbiamo bloccato diverse emorragie interne, ma è andato tutto bene. Nessun organo vitale leso. Molte escoriazioni, questo sì. Ci sarà bisogno di un po’ di riabilitazione per la lesione alla gamba e ha un bel livido alla spalla sinistra ma tutto sommato può ritenersi fortunato”.

Kate finalmente respira “Oh mio dio grazie, grazie dottore! Di cuore, davvero!” ride e piange contemporaneamente mentre parla e gli stringe la mano.

Altman sorride benevolo “Oh non ringrazi me, piuttosto i suoi soccorritori, è vivo grazie a loro”.

Kate si asciuga le lacrime e si volta verso Castle.

“Ah non guardare me, ha fatto tutto lei” le dice con un sorriso, indicando sua figlia.

“No... io... gli ho solo tenuto la mano” ma Kate le è già addosso, stringendola forte.

“Grazie, grazie, grazie” ripete continuamente senza lasciarla.

Alexis è stupita e un po’ divertita. Di solito è suo padre che la strapazza così.

Rick non vorrebbe interrompere questo momento perciò, a voce bassa, domanda al chirurgo “Possiamo vederlo?”.

Il dottor Altman fa una faccia strana “L’intervento l’ha molto provato....non si potrebbe....”.

“Dopo un intervento del genere sediamo il paziente per permettere al suo corpo di riprendersi” spiega Josh affiancandosi al collega.

“Esatto.... normalmente....” Altman tossicchia imbarazzato.

Josh si volta perplesso verso di lui, imitato da Kate, Rick e Alexis.

“Ehm... il ragazzo è malconcio ma testardo...non sente ragioni”.

“Che significa?” domanda Kate.

“Un angelo dai capelli rossi” esclama con un mezzo sorriso “Vuole assolutamente rivedere il suo angelo dai capelli rossi” ripete ai tre volti allibiti di fronte a lui “Immagino parli di te signorina” conclude infine rivolgendosi ad Alexis.

La ragazza comincia ad arrossire, avendo tutti gli sguardi puntati addosso.

Si pettina nervosamente i capelli dietro le orecchie e annuisce “Certo, per me va bene”.

 

 

* Holding on and letting go - Ross Copperman - http://www.youtube.com/watch?v=Kk5IWXvHQww

 

 

 

 

 

 

Ivi’s Corner:

Annuncio Importante: se di solito leggete prima l’angolo, tornate su o vi rovinate la sorpresa (che poi sorpresa non è perché magari l’avevate già capito!!) comunque...

Ebbene sì...tadaaaan... Peter è il cugino di Kate dal lato materno...

Ora, per correttezza vi dico che c’è già stata in passato una ff con un cugino di Kate tra i personaggi. Faceva Beckett di cognome però perché era dal lato paterno della famiglia. Ho contattato l’autrice, mesi fa mentre scrivevo, che mi ha dato il suo ok, perciò eccoci qui.

 
Se volete più info, la storia è questa:
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=945793&i=1

 

Tornando a noi...

 
Che ne pensate? Bel modo di ritrovarsi dopo mesi, eh? :-P

E i pensieri di Josh?

E l’angelo dai capelli rossi?

 

Giuro che non ero drogata mentre scrivevo u.u ahahahahah

 

Ok, siamo tutti sconvolti (chi in bene, chi in male) per il season finale perciò se vi ho distratte almeno un po’ dal turbinio di pensieri (...che più o meno sarà così lsijbcishdbvcuhbdskfjhvb djvvb dgfkjsdvflcjhvdhljcvsdl...) che abbiamo quasi tutte in testa al momento, beh posso solo che esserne contenta.

 

Buona settimana.

 

 Ivi87

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** # 4 - All I need ***


# 4 – All I need

 

 

Una volta appreso il numero di stanza si dirigono tutti e tre verso gli ascensori.

Pochi secondi ed entrano nel primo che si libera.

Alexis preme il pulsante corrispondente al il piano da raggiungere e si volta verso Beckett “Così... Peter è tuo cugino?” domanda timidamente.

Anche Castle si fa attento “Non è troppo giovane per essere tuo cugino?”.

“In realtà no. Mia madre era la seconda di tre sorelle, prima di lei è nata zia Judith e la più piccola era zia Sarah.” Comincia a spiegare “Zia Sarah è l’unica ancora viva. Ha quarantadue anni ora ma ha avuto Peter quando ne aveva solo ventidue. Suo padre se n’è andato quasi subito perché non voleva tutte quelle responsabilità così lei ha dato a Peter il cognome della nostra famiglia e l’ha cresciuto con l’aiuto delle sue due sorelle maggiori e beh... avevo solo undici anni ma il mio contributo di babysitter qualificata aveva il suo peso” finisce la frase con un timido sorriso.

Castle annuisce e risponde con un altrettanto piccolo accenno di sorriso “Capisco”.    

Le porte si aprono qualche secondo dopo, interrompendo il racconto, e i tre escono dall’abitacolo spaesati.

Seguite le indicazioni per traumatologia, restava solo trovare la stanza.

“Proviamo di qua” suggerisce Rick guardando i numeri scritti fuori dalle camere “lungo questo corridoio aumentano”.

Infatti pochi numeri più avanti trovano quella di Peter.

La porta è chiusa e non ci sono vetrate da cui poter guardare all’interno.

Kate sembra esitare “Vai prima tu Alexis, ha chiesto di te” esordisce infine.

Anche Alexis però, è incerta sul da farsi “Ma solo perché non sa che sei qui”.

“Ragazze, sono più che sicuro che sarà felice di vedervi entrambe!” le incoraggia Castle “Suggerisco che sia tu ad entrare per prima tesoro” si rivolge alla figlia toccandole affettuosamente un braccio “Sei l’ultima persona che ha visto, era spaventato ed è normale che chieda di te, così nel frattempo dai qualche minuto a Kate che si toglie questa espressione afflitta dal volto e fa vedere a suo cugino un bel sorriso” conclude la frase guardando Beckett, cercando di spronarla.

Quest’ultima annuisce e istintivamente si porta le mani agli occhi, cercando di asciugarseli ancora una volta.

“O-ok...allora entro...” la ragazzina bussa piano e ruota la maniglia “Lascio aperto?” domanda rivolgendosi ai due adulti.

Suo padre annuisce “Si, noi stiamo qui sulla soglia, così Peter può vedere anche Kate”.

Alexis apre completamente la porta e, lenta, si avvicina al letto.

Kate lascia andare un lungo sospiro e stringe forte la mano di Rick “Mi sembra di sognare. Peter è fuori pericolo e tu sei qui con me” dice senza guardarlo, fissando Peter a letto, con gli occhi ancora chiusi.

Castle vorrebbe stringerla forte, ma qualcosa glielo impedisce.

Lui non è ancora sicuro di cosa farne dei suoi sentimenti. Provarli liberamente con il rischio di illudersi ancora oppure proseguire con la sua vita e chiudere tutto in un cassetto del cuore, come ha fatto durante l’estate.

L’incidente li aveva appena riuniti, vero, ma forse solo momentaneamente.

Decise che era meglio non rispondere nulla. Si limitò a voltare anche lui lo sguardo verso sua figlia, in piedi accanto al letto di Peter.

Alexis gli tocca delicatamente la mano e lui immediatamente apre gli occhi. Verdi e intensi come quelli di Kate.

“Hey, ecco il mio angelo....finalmente” dice lui, debole.

“Come ti senti?” chiede, sentendo già le guance arrossarsi.

Peter le stringe di più la mano “Ora molto meglio” risponde sereno, incatenando i loro sguardi.

“Mi sa che tuo cugino ha una cotta per mia figlia” sussurra Castle e subito i due giovani si voltano verso la porta.

“Kate!” Peter la vede subito e tende il braccio libero verso di lei. 

Beckett si precipita al suo capezzale accarezzandogli il volto “Stai cercando di farmi venire un infarto Peter? Ti aspettavo solo tra un paio di giorni....”.

Il ragazzo tenta di ridere ma viene sopraffatto da qualche colpo di tosse.

“Shhh non ti sforzare, ne riparliamo dopo che ti sarai fatto una bella dormita, ok?” lo rassicura lei.

Peter annuisce e le indica i suoi vestiti e lo zaino, appoggiati su una poltroncina lì accanto da un’infermiera.

Kate lo segue con lo sguardo immaginando che cerchi  di indicarle il cellulare. Fruga nelle tasche e lo prende in mano “Ci penso io, avviserò tua madre e le spiegherò tutto. Tu pensa solo a riposare” si china su di lui per baciargli la fronte.

“Cos’ho cinque anni?!” borbotta sbuffando, ma visibilmente contento di quel gesto.

Beckett gli sorride “Taci scapestrato!”e poi si avvicina alla porta.

Alexis si sposta con l’intenzione di seguire la detective ma Peter non le lascia la mano “Resta ancora qualche minuto ti prego. Finché non mi addormento”.

“Ah.... io....” si volta dubbiosa verso Kate, la quale annuisce e poi esce dalla stanza “Ok, resto”.

“Scusa sono un rompiscatole” tossisce un paio di volte “Ma sei l’ultima cosa che ricordo” sospira affannato “I tuoi occhi... mi hanno tenuto aggrappato alla vita…” e poi le sue palpebre stanche si chiudono e la presa attorno alla mano di Alexis si fa più debole.

Fuori da quella camera Castle e Beckett sono seduti su delle piccole sedie, poste lungo il corridoio. Alexis chiude la porta e li raggiunge.

“Si è addormentato” dice, sedendosi accanto al padre.

Castle abbraccia la figlia e poi si rivolge a Beckett “Va meglio?”.

“Si ora che l’ho visto sono più tranquilla, ma non so come spiegarlo a zia Sarah” dice scuotendo la testa. Guarda il cellulare che stringe in mano, completamente distrutto.

“Aspetta....” Castle glielo prende dalle mani, lo smonta e recupera la sim “Tieni solo questa, il resto credo sia inservibile ormai” e le porge la piccola tesserina.

“Grazie, davvero... per tutto”dice con voce ferma, guardo entrambi negli occhi.

“E a me niente ringraziamenti?” Kate vede un dottore che non conosce avvicinarsi, con una cartellina in mano e un poliziotto alle sue spalle.

“Dottor Porter!” esclama Castle alzandosi “Kate, questo è il dottor Jack Porter, era con noi sul luogo dell’incidente e si è preso cura di Peter finché non è arrivata l’ambulanza”.

“Dovere Signor Castle” gli risponde sorridendo, poi nota Kate “Immagino sia riuscito a trovare un parente”.

“Si, dottore, sono sua cugina” Kate allunga la mano destra e il dottor Porte la afferra prontamente “Piacere di conoscerla e grazie per quello che ha fatto per Peter”.

“Si figuri, il dottor Altman mi ha aggiornato sulle condizioni di Peter, sono contento che non abbia nulla di grave.” Il dottore si volta e indica il poliziotto dietro di lui “Ho accompagnato qui l’agente della stradale incaricato di raccogliere le vostre testimonianze e visto che venivo ho portato dei moduli da compilare per registrare il ricovero di Peter”.

“Devo contattare la madre di Peter ma penso di poter cominciare ad inserire qualche dato, la ringrazio” Kate prende il plico di fogli e si sposta qualche sedia più in là per dare modo all’agente di svolgere il suo compito.

Inoltre... non era sicura di voler sentire i dettagli dell’incidente che avrebbe potuto portarle via l’ennesimo membro della sua famiglia.

Quando Castle e sua figlia finiscono di parlare con l’agente della polizia stradale notano Kate seduta poco più in là, reggere la cartellina con la mano sinistra mentre con la spalla preme il suo cellulare, incollato all’orecchio, e con la mano destra scrive quello che le viene dettato.

Castle la guarda per un istante.

Peter è fuori pericolo e Kate si è ripresa.

Di sicuro vorrà restare qui con lui per vegliarlo e non lasciarlo solo, perciò non c’è più nessun motivo per restare in ospedale.

O per meglio dire un motivo, dagli occhi verdi e i capelli lunghi, per restare ci sarebbe ma non è ancora pronto per affrontarla a cuor leggero.

“Tesoro, andiamo a casa”  propone stanco.

Alexis appare visibilmente stupita “Ma… non possiamo… papà noi…”.

“Abbiamo fatto tutto il necessario” il padre le accarezza il volto “Siamo esausti, andiamo a casa” ripete con convinzione.

La ragazza si infila le mani nei jeans e si dondola sui talloni fissando il pavimento, dubbiosa.

“Puoi venire a trovarlo domani se vuoi” aggiunge suo padre.

Alexis alza gli occhi decisa “E Kate? Ora che l’hai rivista sparirai di nuovo?”.

Non si aspettava un commento così diretto da sua figlia.

Sa che può essere estremamente sottile e tagliente quando vuole, ma in quel momento è completamente spiazzato.

“Non so ancora quello che farò....è stato tutto così.... l’incidente, l’ospedale....” cerca di spiegare, incespicando.

“Sapevi che prima o poi l’avresti rivista papà e ora è successo” sua figlia incrocia le braccia indicando la detective con un cenno del capo.

Sì, lo sapeva che sarebbe successo, solo non se l’era immaginato così improvviso e traumatico.

Voleva ripresentarsi davanti a lei a testa alta.

Voleva dimostrarle di essere un uomo adulto che si era disintossicato da lei.

Le rivolge un altro sguardo. Si sta adorabilmente sistemando una ciocca di capelli dietro l’orecchio.

“Non sono pronto” esclama tornando a guardare la figlia.

Si sentiva pressato da tutta quella situazione “Questo non doveva succedere... è stato solo un caso, un....”.

“....incidente??!!” Alexis lo interrompe seccata.

Castle sbatte le braccia contro i fianchi sconsolato. Incidente non è la parola più adatta in quel momento, ma è esattamente quello che è stato. Un grosso enorme incidente di percorso.

“Sai papà, per essere un uomo che dice a tutti di credere nel destino stai ignorando un po’ troppi segnali!” esclama severa prima di incamminarsi verso gli ascensori lasciandolo lì impalato.

La guarda per qualche secondo camminare di spalle prima di accorgersi di avere un paio di occhi fissi su di sé.

Probabilmente non è riuscita a sentire la conversazione ma sicuramente ha capito il motivo della discussione.

Si volta incontrando i suoi occhi.

Non accenna ad alzarsi ma un debole sorriso spunta sul suo volto. Poi alza una mano e lo saluta. Lo lascia andare.

Un piccolo sorriso di gratitudine compare anche sul volto di Castle, insieme ad un respiro di sollievo.

Ricambia il saluto e se ne va.

 

 

* All I need – Within Temptation - http://www.youtube.com/watch?v=FK8_Sy6HTI4

 

 

 

 

  

Ivi’s Corner:

 

Se ne va? Se ne vaaa???

Si, se ne va xD ahahahah sono trrremenda, scusate.

C’è tempo per tutto, non temete.

E poi...Peter e Alexis si devono rivedere no? Ihihihihih

 

Restate sintonizzate, ne vedremo delle belle ^___^

 

 
Buona lettura e buona settimana

 

 

Ivi87

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** # 5 - Wanderwall ***







#5 - Wanderwall




Il giorno seguente Alexis bussa a piano alla porta della camera di Peter.

Sono solo le otto di mattina e teme di disturbare.

Un rumore proveniente dalla stanza, però, la convince ad entrare.

Si ritrova davanti Peter che dal letto tenta di raccogliere un bicchieri di plastica rigida, di quelli che si usano in ospedale.

“No no, fermo, ci penso io” la ragazza irrompe nella stanza e lo aiuta a sdraiarsi nuovamente a letto. Poi raccoglie il bicchiere e lo posa sul mobiletto che funge da comodino.

“Buongiorno angelo, non riesci a starmi lontano eh?” ridacchia Peter con qualche colpo di tosse.

Alexis ignora la battuta “Cosa credevi di fare?”.

“Bere?”  risponde, divertito dalla sua preoccupazione.

Alexis sgrana gli occhi “Da solo?” domanda con una nota di rimprovero.

“Bevo da solo da una ventina d’anni ormai” le dice, mentre prende con entrambe le mani il bicchiere colmo d’acqua che lei gli sta porgendo.

“Così…hai vent’anni?” chiede fingendo indifferenza.

“Già, e tu angelo?” sorride con un pizzico di strafottenza.

La ragazza rotea gli occhi e arrossisce “Diciotto... continuerai a chiamarmi angelo?”.

“Ci puoi scommettere....quelle adorabili lentiggini!” risponde Peter toccandole la punta del naso con l’indice.

Alexis ridacchia e avvampa per il complimento, spostandosi di poco, sorpresa da quel gesto.

“Lasciala stare playboy”.

La voce di Kate li fa voltare entrambi.

“Finalmente, cugina sconsiderata!” le dice Peter salutandola con un maldestro abbraccio.

“Scusa sono dovuta passare al distretto” poi gli passa una mano sui capelli “Come ti senti?”.

Una smorfia buffa le fa sorridere entrambe “Dolorante…”.

Per qualche secondo restano in silenzio. Il tempo per Kate di capire che Alexis era lì da sola.

“Tuo…tuo padre non c’è?” chiede cauta, osservandola.

Alexis si aspettava quella domanda da quando ha visto entrare la detective.

Scuote la testa “Aveva da fare questa mattina”.

Preferisce non dirle che ha cercato di convincerlo ad andare assieme in ospedale, inutilmente.

Kate annuisce comprensiva, cercando di mascherare la tristezza.

Le due restano a guardarsi, un po’ imbarazzate. Peter alza un sopracciglio perplesso.

Qualcuno doveva rompere quel silenzio.

“Così… che succede adesso? Che ne sarà di me?” domanda Peter, cercando volutamente di alleggerire la tensione.

“Ho parlato con tua madre e l’ho tranquillizzata. Starai da me, come avevamo già programmato prima dell’incidente” risponde pronta Kate.

Alexis è visibilmente curiosa ma ha timore di risultare una ficcanaso. Si mordicchia l’indice pensierosa.

“Ti scoppierà il cervello se pensi così tanto” ridacchia Peter assieme ai soliti colpetti di tosse.

Kate sorride nel vederlo così di buon umore e si rivolge ad Alexis “C’è qualcosa che vuoi sapere?”.

“Oh...no, non sono affari miei...” risponde con l’aria di chi è stata beccata in flagranza di reato.

I due cugini si scambiano un’occhiata prima di sorridersi.

“Peter è in città per seguire un corso di tre mesi alla Columbia” spiega Kate.

Il ragazzo si mette una mano sul cuore, offeso “E per stare un po’ con la mia cugina preferita!” facendo però l’occhiolino ad Alexis.

“Grazie tante, sono l’unica cugina che hai! Sai, mi basterebbe che rispondessi alle mie telefonate, ogni tanto!” lo rimbeccò Kate.

Peter alza le spalle con noncuranza “Sono un ragazzo impegnato”.

“Lascia che ti spieghi” Kate si rivolge ad Alexis “Io gli lascio un messaggio in segreteria e lui mi risponde con una e-mail. Gli scrivo un sms e lui mi spedisce una cartolina. Chiamo a casa sua e sua madre lascia un post-it con il mio messaggio sul frigo che puntualmente viene ignorato” conclude incrociando le braccia e guardando storto il poveretto a letto.

Alexis se la ride di gusto. Comincia a capire il tipo di rapporto che hanno e quello che vede le piace molto.

Kate nota che anche quello che vede Peter gli deve piacere molto. Da un leggero colpetto al suo braccio per svegliarlo dalla trans che l’ha colpito guardando Alexis ridere serena.

Tossicchia, un po’ per l’affaticamento e un po’ per l’imbarazzo.

“Sembrate fratello e sorella più che cugini” esclama la giovane rossa, ignara dell’accaduto.

“Beh... ero la sua babysitter ufficiale, con tutti i pannolini che gli ho cambiato…” Kate viene interrotta bruscamente.

“Whoa! Ti sembra il caso di parlarne proprio adesso?”.

Kate si abbassa verso Alexis “Gattonava tutto nudo scappando terrorizzato dal borotalco!” sussurra ignorandolo.

“Kate!!” d’istinto cerca di mettersi seduto, ma non è ancora in grado “AHI!!”.

Le due gli si fanno subito vicine e lo aiutano a sistemarsi.

“Su su, quante storie, ho detto solo la verità” Kate gli sistema bene il cuscino ed entrambe tornano a sedersi di fianco al letto.

“Ecco perché non ti richiamo!”  sbuffa infastidito.     

 



Quella prima settimana passa veloce e frenetica.

Kate fa la spola tra casa sua e l’ospedale e per la gioia di Peter finalmente quel pomeriggio l’avrebbero dimesso.

Alexis va a trovarlo ogni mattina prima di passare al dormitorio della Columbia per preparare la sua stanza. Il solo pensiero lo fa sorridere.

Tende l’orecchio mentre in corridoio sente sua cugina parlare con un dottore “È importante che non sforzi troppo il fisico. La gamba ha bisogno di tempo per recuperare tono e massa muscolare. I graffi invece sono solo escoriazioni superficiali, può bagnarli tranquillamente tranne il taglio al braccio. È importante che resti asciutto e medicato di frequente” riconosce la voce del dottor Altman, il chirurgo che l’ha operato.  

Si guarda il braccio fasciato con una smorfia irritata. Odia non essere autosufficiente.

“Ma certamente, lo terrò a riposo” sente rispondere Kate.

Sorride tra sé pensando che sarà un po’ come riaverla come babysitter.

“Ho fissato la prima seduta di fisioterapia nel primo pomeriggio, così poi può essere dimesso. Sarà affidato alla dottoressa Miles, è la migliore, e deciderete con lei i prossimi appuntamenti.”

Kate ringrazia vivamente il dottore e rientra nella camera di Peter.

“Hai origliato tutto, vero?” domanda conoscendo già la risposta.

“Ovvio!” risponde con il suo solito sorriso da combina guai.

Il cellulare della detective suona per un breve momento.

Lo scatto con cui raggiunge la sua giacca per controllare chi le ha inviato il messaggio insospettisce e diverte Peter allo stesso tempo.

“Oh, scrittore del mio cuor, dimmi che sei tu!!” la canzona imitando una vocina da ragazza innamorata.

Kate si limita a guardarlo male. Molto male.

“Ancora non ci credo che Richard Castle e sua figlia mi hanno salvato la vita. E non l’ho nemmeno riconosciuto! A mia discolpa posso solo dire che quando vieni investito tendi a non essere molto lucido… ma perché non si è più fatto vedere? Zio Jim ieri mi ha detto che siete innamorati pazzi, quindi perché non è qui con te?” Peter domanda tranquillo, come se fosse tutto normale.

“Ah... cosa… scusa... COSA TI HA DETTO MIO PADRE??” il tono di voce di Kate potrebbe essere udibile anche dallo spazio.

“Uhhh come ti scaldi...” la deride ancora lui.

“Se continui così non ti dirò che il messaggio è di Alexis  e che vuole sapere a che ora ti dimettono per accompagnarti a casa…”.

“COSA? Dammi qua, fammi leggere!” le intima Peter.

“Uhhh come ti scaldi…”  lo schernisce lei, copiandolo.

Touchè! Peter abbassa le spalle sconfitto.

“Dai non è lei, ti stavo prendendo in giro” Kate afferra le poche cose del ragazzo e gliele posa sul letto “Controlla che ci sia tutto intanto. Io devo fare una telefonata, poi pranziamo e ti accompagno al terzo piano per la fisioterapia”.

Peter afferra al volo lo zaino e controlla veloce il suo astuccio per le penne.

“È tutto ok?” domanda Kate.

Peter chiude la piccola bustina di tela colorata “Si... si, penne, libri, portafogli... mi sembra ci sia tutto”.

Si allunga verso i pantaloni tastando le tasche dall’esterno “Le chiavi della mia auto?”.

“Le ho io. La tua auto è parcheggiata sotto casa mia e la tua valigia è già in casa” spiega Kate “Ho tutto sotto controllo!”.

“E il tuo lavoro? Ti sto incasinando di brutto vero?” domanda dispiaciuto.

Kate sorride per quel gergo giovanile “Non mi stai incasinando di brutto ok? Mi sono presa qualche giorno di ferie, con tutte quelle che ho arretrate il mio Capitano non ha potuto dire nulla! Quando riuscirai a muoverti più autonomamente tornerò al distretto”.

Peter annuisce “Ok...grazie cugi!”.

“Sai, credo che alla giovane Castle piacciano i ragazzi con un vocabolario un pochino più aulico...” lo rimbecca mentre si infila la giacca.

“Speriamo che queste ferie ti rendano più simpatica…”  replica prima di vederla uscire per fare quella telefonata.

 



“Da quant’è esattamente che fissi quella pagina bianca?”

Castle alza gli occhi dal cursore lampeggiante per vedere la testa ramata della madre dondolare a destra e a sinistra in segno di disapprovazione.

“Sto…pensando a cosa scrivere” mente, cercando di non darlo a vedere.

Martha alza le braccia al cielo “Oh Richard ma non lo vedi che stare lì a consumarti non ti fa bene? Non riesci più neanche a scrivere! Per l’amor del cielo vai in ospedale o meglio ancora vai direttamente a casa sua” lo incoraggia poco amorevolmente.

“Grazie per avermi nuovamente sbattuto in faccia l’amara verità, grazie mille madre” risponde sarcastico.

“Alexis dice che Kate chiede sempre di te” Martha non demorde.

“Lo so, ok? E continua a lasciarmi messaggi in segreteria e quindi?” sbotta alterato.

Qualunque cosa succeda perché si sente sempre sotto accusa?

Prima le stava troppo addosso e ora troppo poco?

“Quindi ti cerca! Ti vuole! Credevo che alla tua veneranda età avessi capito qualcosina sulle donne!” sua madre espone i fatti tutta infervorata.

“Scusa? La mia veneranda età?” domanda scioccato.

“Andiamo non cambiare argomento, lo so che ti fanno piacere le sue attenzioni. E so anche che ti piace farti desiderare”.

Castle sembra disarmato di fronte al discorso di sua madre “Certo che mi fa piacere ma non ho più voglia di umiliarmi e di stare male per lei. Come mi hai gentilmente fatto notare, non ho più l’età per i giochetti”.

“Lo sai che non stava giocando Richard. Aveva dei problemi emotivi da risolvere e tu l’hai sempre sostenuta.” Suo figlio tenta di replicare ma lei lo interrompe “Lo so, ha finto di non ricordarsi che le hai detto di amarla e ti sei sentito rifiutato. In quel momento potevi anche avere ragione, ma lei adesso non mi sembra che stia fingendo di non essere interessata a te. Al contrario, ti ha cercato per tutta l’estate e continua a farlo anche ora, nonostante i tuoi rifiuti. Ti ricorda nessuno?”.

Castle si stringe nelle spalle.

“Hai lottato per quattro anni e vorresti farmi credere che vuoi mollare proprio ora che lei ti vuole?”.

“No, credo di no…” le risponde pensieroso, accennando un piccolo sorriso.

Martha saltella gioiosa “Meraviglioso, mi merito un drink! Tu siediti, scrivi un po’, schiarisciti bene le idee e poi chiamala. Io intanto festeggio!!”.

 

 

* Wanderwall – Oasis - http://www.youtube.com/watch?v=9DvRCykzHy4

 


style="font-size: 13pt;">Ivi’s Corner:

Dai, dai  che ci siamoooo ^__^

Hai capito Martha! Domanda da un milione di dollari: cazziarlo prima, no eh? Ahahahahahahah

Cosa ne dite del rapporto Kate/Peter? A me piacciono un sacco! Uno scorcio di Kate pre ‘voi sapete cosa’ ahahah

Buona lettura e buona settimana

Ivi87

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** # 6 - It's time ***












#6 - It’s time

 

 

 
Lasciato Peter alla sua prima seduta di fisioterapia Kate esce dall’ospedale per prendersi una boccata d’aria.

Per essere gli inizi di settembre c’è ancora un gradevole sole caldo che accompagna le giornate.

Si avvicina ad un muretto e vi si appoggia ad occhi chiusi godendo di quei raggi luminosi.

Il cellulare suona per l’ennesima volta.

“Beckett” risponde senza aprire gli occhi, beandosi ancora un po’ di quel tepore.

“Tuo cugino viene investito e tu non me lo dici?”.

Kate sorride riconoscendo immediatamente la voce dell’amica.

“Ciao anche a te Maddie”.

“Come sta Peter?” domanda, seriamente interessata.

“Meglio. Lo dimettono tra poco, ora sta facendo fisioterapia”.

“E tu come stai?? Chissà che spavento!”.

Kate si stacca dal muretto e comincia a camminare avanti e indietro “Già, per fortuna non si è ferito gravemente. Il dottore dice che tra qualche mese sarà come nuovo”  con la punta degli stivaletti calcia un sassolino “Come hai fatto a saperlo?”.

“Stamattina ti ho cercata al distretto, volevo invitarti a bere qualcosa ma non c’eri. Sai però chi c’era? Lanie!” Maddie esclama spazientita.

Kate si passa una mano in fronte e si tocca nervosamente i capelli.

“Indovina un po’ che cosa mi ha raccontato? Oltre a quello che è successo a Peter, ovviamente?” la detective sentiva distintamente la disapprovazione nel suo tono.

Sicuramente Lanie le aveva detto tutto dell’estate appena trascorsa.

“Lieta di sapere che vi siete piaciute subito”.

“Il sarcasmo non ti aiuterà Becks. Io e Lanie abbiamo interessi comuni…tu, per l’esattezza!!”

“Tu e Lanie adorate impicciarvi!”.

“Poche chiacchiere! Girati…” ordina Madison e Kate si ritrova ad obbedire senza rendersene nemmeno conto “…Brava! La vedi quella meravigliosa donna bionda in abito rosso dall’altra parte della strada seduta ad un tavolino all’aperto del bar di fronte all’ospedale? Bene, muovi quel culetto secco e raggiungimi!” riaggancia e con un sorriso, che a detta di Beckett rasentava il malefico, alza un braccio e la saluta da lontano.

Inutile cercare di svignarsela, ormai non ha scampo. Ripone il telefono in tasca e con attenzione attraversa la strada.

Tempo due minuti e si ritrova seduta di fronte a una delle sue due migliori amiche.

“Quanto tempo abbiamo?” domanda Maddie, chiudendo momentaneamente la rivista che stava leggendo.

“Circa un’ora” risponde Kate.

Madison si toglie gli occhiali da sole e incrocia le dita delle mani appoggiandosi con i gomiti sul tavolino “Bene, così abbiamo tutto il tempo di parlare di cose importanti”.

“Conoscendoti.... Manolo Blanik, Chanel e Bulgari?”.

Maddie sbuffa “Castle, Beks! Voglio parlare di Castle, ok?!”.

Kate abbassa gli occhi “Non c’è molto da dire. Si è stancato di me”.

“Wow, prova a ripeterlo con più enfasi la prossima volta, magari ti credo!” esclama scoccando un’occhiataccia all’amica ma con un sorrisetto furbo in volto.

“E’ così Maddie, non sono tanto stupida da credere che basti questo incidente a mettere tutto a posto! Non si è fatto vivo per tre mesi! Gli ho lasciato mille messaggi, gli ho scritto sms, ho bussato a casa sua... niente, scomparso nel nulla!”.

Madison alza un sopracciglio “Ma ora è qui”.

“E’ qui solo per sua figlia che ha appena iniziato il college e perché malauguratamente ha assistito ad incidente stradale! Altrimenti sarebbe ancora chissà dove ad evitarmi come la peste!”.

Madison ora alza entrambe le sopracciglia “Ma. Ora. È. Qui.” pronuncia piano sperando di farglielo entrare in testa.

“Mi ascolti Maddie?”.

“No sei tu che non ascolti! Ok, si è preso il suo tempo, tu te lo sei preso per quattro anni mi pare, no? Non era stanco di te, ma della vostra situazione, del vostro ‘limbo’, ‘tira e molla’, ‘vorrei ma non posso’ chiamalo come vuoi.... ma ora è qui! È stato il destino? Forse. Sarebbe successo comunque anche senza incidente? Probabile! Ma LUI ora è qui! La domanda è: dove sei tu? Cosa vuoi fare? La vuoi vivere questa benedetta fantastica passionale storia d’amore o getterai via tutto solo perché hai paura di essere felice?”.

Kate fissa l’amica a bocca aperta.

Maddie tossicchia imbarazzata e si sventola con la rivista “Scusa, mi sono scaldata un po’...”.

“Già....” Kate annuisce e le prende la mano. “Ma...Grazie”sa che tiene molto alla sua felicità.

Per qualche secondo si sentono solo i loro respiri e lo sfogliare della rivista.

Kate la guarda leggere con attenzione l’oroscopo.

A prima vista Madison è la classica barbie bionda interessata solo alla moda, ai soldi e al chirurgo plastico. Lei e Kate non sono andate subito d’amore e d’accordo.

Mentre si perde nei ricordi un piccolo sorriso le spunta sul volto.

 

 

Da bambine vivevano nello stesso isolato ma non erano amiche. Non si parlavano nemmeno.

A scuola erano nella stessa classe ma non si degnavano di uno sguardo.

E poi accadde. Kate si ammalò e perse svariati giorni di scuola.

Se lo ricorda ancora benissimo. Quel giorno una piccola testolina bionda fece capolino nella sua stanzetta, accompagnata da Johanna.

“Ho chiesto a Madison se le andava di aiutarti con i compiti arretrati dato che abita qui vicino” spiegò Johanna, lasciandole poi sole.

Per una decina di minuti le due bambine restarono a fissarsi senza dire nulla.

Un piccolo mostriciattolo moro e pallido e una graziosa principessina bionda.

“Allora.... cos’hai?” domandò la piccola Maddie stanca di starsene lì impalata.

“Bronchite” rispose timida Katie.

Cautamente, la piccola bionda posò lo zaino a terra e fece qualche passo verso il letto “Sei...contagiosa...?”.

Imbarazzata Katie si spostò un po’ da sotto le coperte per farla sedere “Non più, sto guarendo”.

Madison annuì e alzò le spalle buffamente “Ok” e si sedette sul letto rimbalzando.

 “Ahi!!” urlò immediatamente Katie, afferrandosi la caviglia.

Maddie allora si alzò di colpo scattando in piedi “Scusa, cosa ho fatto? Non volevo, scusa!”.

Katie si massaggiò un po’ la caviglia e poi distese nuovamente la gamba “Niente è tutto a posto...”.

“Sei proprio ridotta male” esclamò Maddie ridendo “Che ti sei fatta lì?” chiese poi cercando di sbirciare sotto le coperte.

Katie si raggomitolò tutta “Niente è solo una storta”.

Ma la biondina era più caparbia, aggirò il letto e a gattoni si infilò sotto le coperte “Ma la tua caviglia è tutta blu!! Fiiico!!”.

Quando Katie la vide riemergere dal piumone tutta spettinata e con gli occhi che brillavano ne restò quasi incantata e scoppiò a ridere.

“Daiii dimmi come hai fatto” insistette Maddie.

“No mi vergogno!” si coprì di nuovo veloce.

“Dimmelo dimmelo dimmelo dimmelo, guarda che continuo all’infinito sai? Dimmelo dimmelo dimmelo dimmelo...”.

Katie si tappo’ le orecchie e cercò di nascondersi di nuovo sotto le coperte ma non riusciva a smettere di ridere. In cinque minuti la piccola Maddie l’aveva già conquistata.

“Va bene, te lo dico ma tu prometti di non ridere” chiese seria.

Madison si posò gli indici delle mani sulla bocca, formando una croce e scoccò due bacetti “Giurin giurella!”

“Ecco... io... la settimana scorsa continuavo a tossire e ... mi sono stufata di stare a letto così mi sono alzata e sono andata in camera dei miei genitori... loro erano in cucina e non mi hanno vista...” iniziò a spiegare torturandosi le dita.

“E allora che hai fatto?”.

“Ho aperto l’armadio delle scarpe di mamma...io... le volevo tanto provare e...” una risata fragorosa la interruppe “Hai giuratooo!! Non vale!!!”.

Madison si contorceva dal ridere rotolandosi nelle coperte “Sei caduta dai tacchi!! Ahahahahahahahah”.

Katie incrociò le braccia sul petto mettendo il broncio. “Erano a spillo....” sussurrò giustificandosi.

Maddie smise di ridere e si sistemò i capelli dietro l’orecchio rivelando un lobo a dir poco gonfio e arrossato “Guarda qui”.

Katie si avvicinò e spalancò gli occhi, curiosa.

“Mi sono provata un orecchino di mamma ma poi non riuscivo più a toglierlo, mi sono agitata e così....ho strappato forte....” spiegò con un’alzata di spalle finale.

L’espressione stupita di Katie si trasformò presto in una sonora risata che coinvolse entrambe.

“Aww che belle che siete, lo sapevo che vi sareste piaciute subito”  Johanna sbucò da dietro la porta con un magnifico sorriso in volto e un vassoio colmo di biscotti.

 

 

Quando Madison alza gli occhi dalla rivista si trova di fronte lo stesso magnifico sorriso “Perché sorridi Becks?” le domanda incuriosita.

Il sorriso si allarga ancora di più “Ripensavo alla mia caviglia e al tuo orecchio”.

Un altro enorme sorriso si aggiunge a quel tavolo. “Ci siamo proprio trovate, eh!?”.

“Già.... Maddie... grazie per essere mia amica, lo so che non sono una persona facile... in realtà non so come facciate...”.

Madison corruccia la fronte perplessa così Kate prosegue “Tu, Lanie... persino Castle... siete così solari, aperti e pieni di vita, entusiasti per ogni piccola cosa... io non sono così e non solo per via di mia madre... è il mio carattere capisci? Certo ero più felice ‘prima’ ma comunque non come voi... insomma quello che voglio dire è che non capisco come mi sia meritata delle persone fantastiche come voi”.

Maddie inclina la testa e le regala un dolce sorriso che in pochi secondi diventa una smorfia furbetta mentre frenetica piega la rivista su se stessa e finge di cercare un passaggio “Lo so io, senti qua. Scorpione: siete animi cupi e tristi che portano sulle spalle il peso del mondo, non vi fate mai una risata e cercate di tenere tutti alla larga per non mostrare emozioni. Questo vostro atteggiamento per un fattore di bilanciamento cosmico attira a sé persone solari, divertenti e dannatamente belle che vi illumineranno le giornate” finisce di leggere e chiude soddisfatta la rivista.

Kate scuote la testa sorridendo. La adora e non ci può fare niente.“Bilanciamento cosmico?” domanda divertita.

“Si, Ying e Yang, hai presente?” spiega con fare esperto.

Si, Kate ce l’ha ben presente “Lo sai, tu sei decisamente la versione femminile di Castle!”.   

“Hai intenzione di innamorarti anche di me?” domanda, allusiva, per punzecchiarla.

“Sicura che dica ‘persone dannatamente belle’?” stuzzica Kate a sua volta, indicando la pagina aperta sull’oroscopo.

“Sicurissima, è una rivista estremamente attendibile!!” ma per sicurezza Madison la leva di mezzo.

Kate punta un gomito sul tavolino e si sorregge il mento “E che altro rivela questa rivista estremamente attendibile?”.

“Pagina ventotto Becks, è scoppiata la moda del bacio a tradimento! Una persona su tre lo sceglie come primo approccio” racconta spostando lo sguardo, forse pensando su quale poveretto provarlo.

“Come scusa?” ripete scettica.

“Ma si ‘a tradimento’... di sorpresa... meno parole più fatti. Ormai è un trend, lo sanno tutti Becks!”.

“Ah beh, se lo sanno tutti...” Kate scuote per l’ennesima volta la testa e sorride.

Forse è vero che gli animi cupi attirano quelli solari, ma di sicuro è vero anche il contrario.

Lei, animo cupo, è tremendamente attratta dalle persone solari. Due sono le sue migliori amiche di sempre e l’altra...

Kate si alza in piedi lasciando venti dollari sul tavolino “Offro io”.

“Dove vai ora? E Peter?” chiede Maddie vedendola prendere la borsetta e sistemare la sedia.

“Torno in tempo tranquilla, vieni da me tra un’ora se non hai da fare, io... devo vedere una persona...”.

Madison sgrana gli occhi allusivamente “Fallo tuo Becks!”.

Kate rotea gli occhi e si appoggia con entrambe le mani allo schienale della sedia, sporgendosi in avanti “Rileggi bene la rivista perché sono sicura che nella sfilza di aggettivi di voi persone solari hai dimenticato pesanti!!”.

“Ti voglio bene anche io!!” risponde solamente Madison, guardando l’amica allontanarsi.

 



Per tutto il viaggio in taxi Kate si tortura le mani.

È partita decisa, dopo il discorsetto di Madison, ma ora inizia a titubare.

E se Castle la respingesse ancora? Se non la lasciasse parlare?

Il tassista accosta a SoHo. Kate lo paga e scende proprio di fronte al palazzo di Castle.

Guarda in alto verso l’attico, improvvisamente agguerrita.

Non permetterà all’orgoglio di avere la meglio anche stavolta.

Come ha fatto per tutta l’estate saluta il portiere, entra in ascensore e preme il pulsante per l’ultimo piano.

Man mano che i numeri luminosi crescono però aumenta anche la sua ansia.

Resta immobile qualche secondo davanti alla porta chiusa, vagliando le possibilità che potrebbero verificarsi...

Castle potrebbe non essere in casa.

Potrebbe vederla dallo spioncino e decidere di non aprire, come negli ultimi tre mesi.

Potrebbe essere sotto la doccia e non sentire il campanello.

O potrebbe essere in compagnia di qualc…

Scuote la testa bloccando a metà la formazione di quel pensiero doloroso.

Se anche fosse non ha nessun diritto di giudicarlo, loro non stanno insieme e fintanto che è single può fare quello che vuole e con chi vuole. Così come ha sempre fatto lei stessa.

Non poteva più starsene lì così, con quelle voci in testa.

Annulla la distanza tra lei e la porta con l’intenzione di suonare.

Ma prima che lei riesca posare le dita sopra il campanello, la porta si apre di colpo.

Castle, è lì davanti a lei. Stupito quanto lei. Imbambolato quanto lei.

Kate sente di dover fare qualcosa. Dentro di se si agitano un tumulto di emozioni.

Vuole scusarsi, parlargli, picchiarlo, baciarlo.

Ma nessuno dei due riesce a muoversi.

Un momento, cosa diceva quella rivista estremamente attendibile?

Kate non ci pensa due volte.

In un unico movimento fluido fa un passo in avanti, si alza sulle punte, gli afferra il volto con entrambe le mani e lo bacia. A tradimento.

In fondo va di moda.

 

* It’s time – Imagine Dragons - http://www.youtube.com/watch?v=pkdxLdzNnUQ

 

 

Ivi’s Corner:

aleeeeeeee ohoooooooooooooo aleeeeee ohoooooooooooooo

ehm... non esultate troppo però... *fififififi* xD

QUANTO AMO MADISON??? QUANTO!!!!

È bastato un episodio per innamorami di lei e il barbuto non me la fa più vedereeeee santa miseria!!! Ahahahah

Sì, mi inalbero!! La rivoglio!!!

Chi sottoscrive con me una bella petizione?? xD

La rivista estremamente attendibile è in vendita in tutte le edicole! Ahahah

Costa poco e dà ottimi consigli!!

Se vi va lasciate un commento e ditemi voi cosa siete, animi cupi o solari?

Io metà e metà... dipende...

 

Buona lettura girlsssssss

 

p.s. Agata non piangere :-**

 

Ivi87

 

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** # 7 - Call me maybe ***




# 7 – Call me maybe

 

 

L’ultima cosa che Castle si aspettava che potesse succedere aprendo la porta di casa era quella di venire assalito da una vorace Kate Beckett.

E invece sta accadendo.

Kate non gli lascia il volto nemmeno per un secondo. Nemmeno mentre arretrano verso l’interno dell’appartamento. Nemmeno mentre i loro corpi cominciano a reclamare ossigeno.

Con un enorme sforzo Castle le stringe le mani attorno ai polsi e la allontana di almeno una decina di centimetri.

Lo schiocco delle loro labbra che si separano risuona nella stanza.

“Non che mi dispiaccia, non fraintendermi, ma… che succede?” domanda confuso.

La sua vicinanza e il sapore delle sue labbra la disorientano un po’ “Io…” smette di fissargli la bocca e punta i suoi occhi in quelli blu di lui “…volevo impedirti di respingermi un’altra volta”.

“Per favore dammi una possibilità, sarebbe la millesima, lo so, ma non la sprecherò questa volta” lo implora Kate.

Castle le sorride lasciandole i polsi e stringendole le mani.

“Strano, stavo giusto uscendo per venire a dirti che voglio dare un’altra chance al nostro strano e contorto rapporto” le rivela cercando di strapparle un sorriso.

“Davvero?” chiede quasi incredula.

Le risponde con un piccolo bacio a fior di labbra prima di chiudere la porta e poi la conduce al bancone della cucina, dove entrambi si siedono.

“Ho così tante cose da spiegarti” inizia Kate, ancora aggrappata alla sua mano.

Rick nota il gesto e capisce la sua paura. Allora intreccia le loro dita unendo al massimo le loro mani “Bene, perché io ho bisogno di un bel po’ di risposte”.

Kate annuisce concorde. Sa che ha ragione, lei gli deve molte spiegazioni e ha intenzione di dargliele tutte.

“E ho bisogno di fare le cose come si deve” prosegue Rick.

Disorientata, aggrotta la fronte “Cosa intendi dire?”.

“Ho bisogno di avere un primo appuntamento con te e poi un secondo e poi un terzo in cui ci scambieremo il nostro primo bacio una volta riaccompagnata a casa” spiega con decisione.

Kate lo guarda rapita sospirando.

“Ho bisogno di corteggiarti e comprarti dei fiori. Telefonarti la sera per darti la buonanotte e la mattina per augurarti buona giornata.” continua perdendosi nel verde dei suoi occhi “Ho bisogno che passo dopo passo creiamo la nostra storia”.

È troppo, Kate non resiste più. Gli si getta addosso baciandolo di colpo, poi altrettanto all’improvviso si stacca da lui.

“Non hai capito quello che ti ho appena detto?” scherza lui sorridendo.

“Scusa, sì che ascoltavo” ricambia con sorriso imbarazzato “Non ho resistito, non puoi dire queste cose e pretendere io che non ti baci!”.

È così tenera che Castle se la mangerebbe di baci se non fosse che crede fermamente in quello che le ha appena detto “Non possiamo gettarci a capofitto, Kate… è troppo importante... sei troppo importante per lasciare che la fretta rovini tutto”.

Ha gli occhi lucidi mentre decide se strozzarlo e/o baciarlo “Me lo fai apposta allora? Farai così per tutto il tempo?”.

Always  Castle sfodera il loro ti amo criptato per stuzzicarla e per ribadirle che sì, la farà impazzire nel bene e nel male per sempre.

“Me le pagherai tutte!” risponde con un tono neanche troppo scherzoso “Quindi... come restiamo d’accordo?” domanda poi.

Castle si allunga sul bancone e prende un tovagliolino di carta “Se mi lasci il tuo numero magari ti chiamo, se ti va” le fa l’occhiolino, muta richiesta di portare avanti la recita.

Kate ride e scuote la testa, poi torna seria ed entra nel personaggio “Mi sembri un tipo simpatico” recupera una penna e scrive veloce le cifre sul tovagliolo accompagnate dal suo nome “Ecco qua, mi raccomando non perderlo!” conclude la frase con una sonora risata.

“Eddai, non rovinare l’atmosfera così”  la rimprovera lui mettendo il broncio.

Martha attirata dalle risate spunta dalle scale irrompendo in cucina.

“Richard cosa sta succ… oh Kate meravigliosa creatura, che bello rivederti” Martha abbraccia Kate tirandola giù dallo sgabello per la foga.

“Ma che ci fai qui?” domanda perplessa, poi si volta verso suo figlio “Avevo capito che stessi andando tu da lei”.

“A quanto pare abbiamo avuto entrambi la stessa idea, solo che Kate è arrivata per prima” le spiega Castle.

Martha alza una mano davanti al volto di Rick “Non dire altro, come sempre siamo noi donne le più intraprendenti” prende Kate per le spalle e gliele accarezza materna.

“Quanto hai ragione” le da corda la detective solo per schernire Castle che sta sospirando afflitto.

“Allora ditemi” insiste Martha “devo lasciarvi la casa libera o posso restare?” domanda con l’ormai rinomato tatto da Diva che tutto può.

Rick non tenta nemmeno di riprenderla, ormai ci ha fatto l’abitudine.

Kate invece arrossisce imbarazzata “Veramente pensavo che potresti venire con me” guarda l’orologio e poi di nuovo lui “Peter ha quasi finito la riabilitazione”.

 

 

Al terzo piano del New York Hospital si trova un’ampia stanza adibita a palestra dove sotto vigile osservazione di medici e fisioterapisti è possibile per i pazienti allenare e riabilitare gli arti lesi.

Mentre Castle attende appena all’interno della struttura, Kate raggiunge Peter in fondo alla stanza sdraiato su un materassino blu sottile.

Di spalle, chinata su di lui, c’è una donna dai capelli scuri raccolti in uno chignon in camice bianco che gli sta massaggiando energicamente la gamba.

L’aveva conosciuta un’ora prima. “Dottoressa Miles?”.

La donna si volta sorpresa “Oh, signorina Beckett”  si alza e le porge la mano in segno di saluto.

“Vi lascio soli per due minuti, così prendo la cartella di Peter”  spiega prima di raggiungere una piccola scrivania lì vicino.

Kate si inginocchia accanto al cugino e lo aiuta delicatamente ad infilarsi  i pantaloni della tuta sopra ai pantaloncini corti.

“Come è andata per essere la prima volta?” domanda premurosa.

Peter la guarda con occhio languido “Ma l’hai vista come mi massaggiava? Ha sostato dieci minuti buoni nella zona inguine...” le sussurra alzando le sopracciglia in maniera allusiva.

Beckett gli da uno schiaffetto al braccio sano “La smetti di fare lo scemo?” lo sgrida seria.

“Quella non mi ha lasciato provare a camminare, non mi ha fatto muovere il braccio, non mi ha fatto esercitare la gamba con uno di questi super attrezzi... l’hai visto quello là in fondo? Dev’essere super!” si volta e le indica l’altro lato della sala.

Kate lo ignora e comincia infilargli la manica della felpa su per il braccio “Peter, concentrati!”. 

“Mi ha massaggiato la gamba tutto il tempo, che palle, mi sono annoiato da morire, di questo passo non guarirò più! Avrò almeno il diritto di fare lo scemo!” sbuffa lagnando.

La dottoressa spunta alle loro spalle “Scommetto che si sta lamentando” esclama, con sorpresa di entrambi.

Kate si rimette in piedi “Ehm... effettivamente non è molto entusiasta”.

“Nessuno lo è la prima volta, mi creda. Essendo stato a letto per una settimana dovevamo riattivare la circolazione. Inoltre stando fermo a lungo il muscolo della gamba si è atrofizzato, oltre all’indebolimento dovuto al colpo ricevuto durante l’incidente.”

“Capisco, ci vorranno due o tre sedute solo di massaggi immagino” domanda Kate.

La dottoressa Miles annuisce “Esatto, una volta rinforzati i muscoli si potrà cominciare a lavorarci sopra”.

Kate si volta verso Peter “E allora è bene che ti rassegni”.

Con un cenno della mano, la dottoressa attira l’attenzione di due infermieri che immediatamente si avvicinano e aiutano Peter a sedersi su una sedia a rotelle.

Vedendolo lì seduto, Kate domanda “Il dottor Altman mi ha detto giorni fa che non è necessario l’uso della carrozzina, giusto? Cosa gli date, delle stampelle?”.

“Dato il taglio al braccio escludo l’uso delle stampelle, gli farebbe solo male” spiega con molta professionalità, poi si posiziona dietro Peter e lo spinge fino a quella piccola scrivania, seguita da Kate “Però c’è un’altra cosa che possiamo provare” aggiunge infine.

La dottoressa mostra loro un enorme stivale blu scuro, rigido, con dei lacci in velcro.

“Allunga la gamba, Peter” ordina inginocchiandosi “Signorina Beckett guardi bene anche lei, così se serve può aiutarlo a metterlo”.

Kate imita la dottoressa e con attenzione osserva ogni suo movimento.

“Si chiama tutore ortopedico e ti permetterà di camminare più o meno normalmente, tenendo salda la gamba” entrambe le donne si rialzano in piedi, una volta allacciato il tutore “Coraggio, prova ad alzarti”.

Peter appare incerto “Ehm...ok...” afferra saldamente la carrozzina e comincia posando a terra il piede sano.

“Ok, bravo ora posa anche l’altro” lo incoraggia la dottoressa.

Peter obbedisce ma una volta appoggiato il tutore si prende qualche secondo. Respira forte.

“E va bene, alziamoci!” fa leva sulle braccia e si mette lentamente in piedi.

Per un secondo sembra perdere l’equilibrio “Whoa...ok sono stabile ora” si rivolge a Kate tranquillizzandola.

La dottoressa prende una stampella canadese e gliel’avvicina al braccio sano. 

“Afferra questa, poggiando l’avambraccio al tutore di plastica e facendo perno sulla maniglia.”

Peter fa quello che la dottoressa gli ha detto mentre lei continua a dargli istruzioni “Cerca di poggiare a terra il piede con il tutore ma non caricarlo troppo. Dividi il peso tra le due gambe e la stampella. Quando poi camminerai, cerca di reggerti sulla tua gamba ma poggiati anche su questa” dice indicando la maniglia.

Lui sbuffa palesemente, per le troppe regole da seguire.

“Tranquillo, è solo per un paio di giorni, intanto che ti abitui” lo rassicura la Miles “Tutto chiaro?”.

Lo vede annuire perciò prosegue “Bene, ora fai qualche passo” Peter obbedisce un’altra volta.

Barcolla un po’ e cammina goffamente “Sembro una papera” commenta sorridente “Mi piace!”.

“Ottimo, allora ci vediamo martedì prossimo per la seconda seduta!” la dottoressa segna l’appuntamento sulla cartellina e li saluta.

Zoppicando Peter precede Kate verso l’uscita della palestrina.

Vedendoli arrivare Castle si alza e va loro incontro.

“Ehi writer, che fine avevi fatto?” esclama Peter meritandosi una leggera gomitata da Kate “Ahi! Oggi sei manesca!” la rimprovera lui mentre porge la mano a Castle.

Rick gliela stringe “Ti trovo bene” gli dice gentile.

“Considerando che l’ultima volta che mi hai visto ero mezzo morto...” ne conviene il giovane, inclinando la testa.

“Però, è simpatico!” guarda Kate e sorride “Perché tu non sei come lui?”.

“Lei purtroppo ha più sangue Beckett che Reed” sussurra Peter portando una mano a coprire la bocca.

“Ah, ah, che spasso sarà avervi intorno entrambi” si gira e senza aspettarli s’incammina.

Con calma arrivano al parcheggio.

Castle fa scattare la chiusura centralizzata della sua Mercedes.

“E questa? Writer dov’è la Ferrari?” domanda Peter scherzando. 

Ma Castle risponde tranquillamente “È dal meccanico per la revisione” poi apre la portiera sia a  Kate che Peter e sposta un po’ il sedile in avanti per consentirgli di sedersi comodo.

Vedendo che nemmeno la cugina ride alla battuta, il ragazzo si fa serio, cominciando a capire “No...aspetta... hai davvero una Ferrari?” chiede esterrefatto.

“Certamente!” risponde andando a prendere posto al volante.

Peter resta imbambolato davanti alla portiera aperta poi con il braccio sano afferra la spalla di Kate “Sposalo così me la prestate!” sussurra prima di infilarsi nel sedile posteriore.

Alla detective sfugge un sorrisino al suo controllo. Sale in auto e partono verso l’appartamento di Kate.

Peter guarda fuori dal finestrino ammirando New York. Da quando lui e sua madre si erano trasferiti in South Carolina tornava poche volte nella Grande Mela.

Istintivamente stringe il suo zaino tra le braccia.

“Ma non te ne separi mai?” domanda  Kate, che più volte aveva cercato di portarlo a casa.

Castle riconosce dallo specchietto retrovisore lo zaino che lui stesso aveva recuperato dal luogo dell’incidente.

“Te l’ho detto che volevo dare un’occhiata ai libri di economia. Il corso comincia Lunedì e mi hai già gentilmente fatto capire che mi posso scordare di andare a lezione”.

“Riposo assoluto per le prime due settimane!” ribadisce autoritaria.

“Perciò il massimo che posso fare è arrangiarmi da solo, leggendo e rileggendo il testo di studio. È un corso importante, sono venuto qui apposta…”.

Kate si volta e si sporge verso i sedili posteriori “Ho capito. Ci tieni a superare il corso, vuoi fare lo studente modello. Prometto che non cercherò più di toglierti i libri perché devi riposare e sono preoccupata per te” finisce la frase guardandolo tristemente.

“Non farmi sentire in colpa!” la ammonisce Peter.

Kate gli sorride e poi chiede “Hai sentito zia Sarah?”.

Peter annuisce “Si, vorrebbe essere qui con me ma non può lasciare il lavoro”.

“Mi è sembrata molto stanca, al telefono” afferma poi Kate.

“Si ammazza di turni per pagarmi l’università...” guarda serio sua cugina “Perciò non posso fallire”.

Kate gli sorride comprensiva e torna a guardare la strada davanti a se. Le piace la sua determinazione.

Castle aveva ascoltato tutto in silenzio, grato di poter assistere a questi piccoli scorci di quella parte di vita di Kate che ancora non conosce “Manca poco e siamo arrivati” esclama, più che altro per alleggerire un po’ l’atmosfera.

“Dimmi un po’, writer, dov’è la tua bellissima figlia?”  se ne esce fuori Peter all’improvviso.

Kate osserva la smorfia sul volto di Rick. È consapevole di avere una figlia meravigliosa e ne va orgoglioso ma allo stesso tempo non apprezza molto quando ad accorgersene sono dei giovani ragazzotti in balia degli ormoni.

Rick si gratta il mento, pensieroso “Alla Columbia” risponde solamente.

Poi ci ripensa e sorride. Quei due stanno solo flirtando, non ha di che preoccuparsi.

Alza gli occhi verso lo specchietto retrovisore e vede Peter visibilmente deluso.

Accosta la Mercedes e spegne il motore “Siamo arrivati”.

Prontamente Kate scende e aiuta Peter a posare a terra quell’enorme stivale e poi lo sorregge mentre si alza e posiziona la stampella correttamente.

Peter muove il collo a destra e a sinistra per sgranchirselo un pochino. Il tutore legato dietro al collo inizia a infastidirlo.

“Andiamo” Kate gli posa una mano dietro alla schiena spronandolo “Io ti tengo lo zaino e...”

Castle la precede “…io prendo il borsone con i vestiti”.

“Servito e riverito, potrei abituarmi” commenta sarcastico Peter, notando poco più avanti la sua auto parcheggiata, come gli aveva detto Kate.

 

 

“Shhh, abbassate la voce, stanno arrivando!” sussurra Ryan agli amici.

Espo lo guarda male “L’hai detto anche dieci minuti fa…”.

“Stavolta è vero, me lo sento” sottolinea Kevin.

Il bip di un cellulare interrompe il bisticcio “È Kate, dice che stanno salendo in ascensore!” informa Lanie dopo aver letto l’sms.

Jim Beckett si guarda attorno dando un’ultima occhiata “Ok, mi sembra tutto perfetto”.

“Non ci dobbiamo accucciare dietro i mobili per poi saltar fuori gridando sorpresa, vero?”  domanda Esposito, improvvisamente perplesso.

Jim ridacchia divertito “Ci manca solo che gli facciamo prendere un colpo”.

“Shhhh eccoli eccoli” Madison allontana l’orecchio dalla porta e raggiunge gli altri al centro del salotto.

Sentono infilare le chiavi nella serratura e un secondo dopo la porta si apre.

Kate resta di lato mantenendo la porta aperta e lasciando che Peter entri per primo.

Il ragazzo si fa avanti a testa bassa, guardando bene dove appoggiare il tutore ortopedico.

“Sorpresa!!!!” gridano tutti tranne Espo.

Il ragazzo alza la testa di scatto restando senza parole.

Esposito si stacca dal gruppo “Avevo capito che non avremmo gridato sorpresa!! Io non ho gridato niente!!” .

Tutti si mettono a ridere mentre Peter è ancora immobile all’entrata.

Kate posa lo zaino a terra e gli si mette di fronte “Scusa, so che non conosci nessuno, ma era brutto augurarti una pronta guarigione solo in tre…”.

“Non avevo mai avuto una festa a sorpresa” le risponde visibilmente commosso.

Una donna bionda spunta alle spalle di Kate “Ora ce l’hai! E non è vero che non conosci nessuno!”.

Peter sorride spontaneamente “Oh mio Dio! Meddie!!” la abbraccia come può, felice di rivedere anche lei dopo tanto tempo.

“Su vai dagli altri”  gli ordina poi Kate “Papà ci pensi tu alle presentazioni?” domanda a Jim, poi prende lo zaino e il borsone di Peter e li sposta in camera sua.

Kevin si appropria dello stereo e inserisce un cd di canzoni varie.

Jim aiuta Peter ad accomodarsi sul divano mentre gli presenta tutti.

Lanie si scusa un attimo e va a recuperare qualcosa.

O meglio qualcuno. “Lei a quanto pare non ha bisogno di presentazioni, vero?”  ritorna, spingendo Alexis per le spalle.

La ragazza è arrossita sotto gli occhi di tutti.

Angelo che succede, ti vergogni?” le domanda Peter avendo ormai capito quanto possa essere adorabile quando si imbarazza.

“Awww che cucciola che sei” la abbraccia Lanie strizzandosela tutta.

Durante il periodo di tirocinio sotto la sua supervisione la dottoressa Parish si è molto affezionata alla giovane Castle.

“La rivoglio tutta intera, mi raccomando” scherza Rick, guardando la scena.

Lanie le pizzica un fianco “Ma come si fa a non stritolarla in un abbraccio” e poi la lascia per andare da Kate.

Alexis ne approfitta e si rifugia sul divano accanto a Peter.

“Sai mi piacerebbe provare” le dice subito lui.

“A fare cosa?”.

Peter sorride allusivo “A stritolarti in un abbraccio” la vede avvampare nuovamente senza rispondere nulla “Purtroppo dovremmo aspettare ancora un po’” le dice indicandosi il braccio fasciato.

“Attento giovanotto” lo riprende Jim sedendosi anche lui vicino al nipote “Non farti sentire da suo padre”.

Peter e Alexis si voltano cercando Castle. Sta ridendo con Kate e Maddie “Zio, secondo me sei tu che dovresti preoccuparti di tua figlia, guarda là…”  indica Kate che nel gesticolare, presa dal discorso, posa una mano sull’avambraccio di Castle “…secondo me l’anno prossimo diventi nonno!” afferma con convinzione “E tu sorella maggiore!” realizza poi guardando Alexis.

“Peter, ti voglio bene ma non farmi pensare a certe cose…” gli risponde Jim.

“Vale anche per me!” unendosi al commento.

Peter si illumina “Mi vuoi bene anche tu?”.

“Sai benissimo che mi riferivo all’altra parte della frase!” ribatte Alexis incrociando le braccia.

Lui sorvola proseguendo con le sue argomentazioni “Eppure guardateli…il body language non mente”.

“Bleah” sussurra Alexis immaginando cose che una figlia non dovrebbe sapere del padre.

Jim Beckett la pensa esattamente come lei ma nei confronti di sua figlia “Sottoscrivo”.

Per fortuna Kate, Castle e Madison raggiungono il resto del gruppo e man mano che passano le ore Peter riesce a farsi ben volere da tutti.

Kevin e Esposito fanno un sacco di foto alla sua gamba, Lanie e Madison si interessano della vita amorosa di Peter notando la giovane rossa particolarmente attenta.

Dopo cena il padre di Kate saluta figlia e nipote e si congeda lasciando il gruppetto ormai affiatato a chiacchierare.

“Ehi, questo appartamento spacca! È molto più bello di quello che avevi prima!” constata Peter ficcanasando qua e la.

Madison gli da subito corda “Quello saltato in aria, dici?”. 

“Dovresti scrivere due righe di ringraziamento a Scott Dunn” Espo non è da meno quando si tratta di prendere in giro Beckett.

“Come no, ce l’ho giusto segnato nella lista delle cose da fare” risponde a tono Kate.

Uno sbadiglio di Peter induce tutti a smettere di ridere.

“Sarai distrutto, vieni ti faccio vedere la tua camera” si alza e fa due passi verso la zona notte prima di accorgersi che Peter non la sta seguendo “Non vieni?”.

Peter appare perplesso “Ehm... credevo che avrei dormito qui nel divano letto”.

Kate gli torna vicino restando in piedi “Ma certo che no, sarai più comodo in un letto vero”.

Lui si alza “Nel tuo peccaminoso e lussurioso letto da newyorkese single? Guarda che l’ho visto Sex and the City, so bene come vi comportate voi femmine!” ride indicando Lanie, Maddie e sua cugina.

“Ah...io...che...” mentre tutti scoppiano a ridere Kate è come ammutolita.

Peter ride di gusto e scuote la testa “Respira cugi, stavo scherzando. Ma la tua camera te la tieni tu, il divano letto mi va benissimo!” le dà un piccolo bacio sulla guancia riconoscente e poi si volta di nuovo verso gli altri “Writer ti vedo pallido”.

Il lussurioso e peccaminoso letto di Kate ha lasciato un segno indelebile nello scrittore.

Alexis assottiglia gli occhi, scrutando Peter, come se lo stesse leggendo.

“Che c’è?” domanda a disagio, sotto quello sguardo indagatore.

“Secondo me non sei così strafottente come vorresti far credere a tutti.” Esclama sicura di sé.

Peter non fa in tempo a rispondere che gli viene messo in mano un piccolo pacchetto regalo.

“Tieni” gli dice Kate “Anche se non te lo meriti” con il rossore ancora ben visibile sulle guance.

Alexis tiene ferma la scatolina mentre con la mano destra Peter tira i lembi del fiocco e straccia la carta colorata.

“È un telefono!” annuncia con stupore.

Kate si stringe nelle spalle “Con l’altro non ci puoi più fare molto” poi si mette una mano in tasca e  mostra sul palmo aperto la sua sim card.

“Posso?” Alexis si offre di sistemare la piccola schedina nel cellulare nuovo.

Peter sorride alzando un sopracciglio “Solo se mi dai il tuo numero”.

 

 

*PlinPlon* comunicazione di servizio: La dottoressa Miles è gentilmente interpretata da ValeFoxi U_U grazie per la consulenza  :-)

 

 

 

* Call me maybe - Carly Rae Jepsen

 

 

 

 

 

 

Ivi’s Corner:

Vi posso assicurare che Kate se l’è magnato Castle! Non lo mollava più!! ahahahah

E sì...Peter si vuole tanto magnare Alexis xD

E guidare una Ferrari.

E NON dormire nel peccaminoso letto di Kate! Ahahahah

Spero di avervi fatto sorridere almeno un po’.

 
Buona lettura girlsssssss

 
Un baciottolone grosso :-*****

 
 

Ivi87

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** # 8 - First Date ***











# 8 – First Date



La mattina dopo Kate si sveglia di buon’ora e controlla il suo iPhone.

Nessuna chiamata.

Prepara la colazione per sé e per Peter.

Nessuna chiamata.

Litiga con Peter per ficcarlo sotto la doccia tenendo a mente tutte le istruzioni ricevute sia dal dottor Altman, che dalla dottoressa Miles.

Nessuna chiamata.

Sistema la sua stanza e il divano letto.

Nessuna chiamata.

Alza lo sguardo preoccupata e vede Peter riporre uno stampino colmo d’acqua nel freezer “Stai facendo il ghiaccio?” domanda perplessa.

Peter sobbalza, credendola ancora in camera “Gesù Kate! Sono ancora convalescente!”.

“Scusami” gli dice con tono colpevole.

“Perdonata! E comunque il ghiaccio serve sempre, non sai mai quando ti può venire voglia di un buon drink ghiacciato!” spiega ridendo tornando in salotto.

“Wow, potrebbe essere un Marthaismo!” dice tra sé la detective.

Nel mobiletto accanto al televisore Peter trova il cofanetto di una serie tv e inserisce il disco 1.

Zompettando a mò di papera si sdraia sul divano lasciando un po’ di posto a Kate.

“Non posso credere che tu abbia speso dei soldi per questo schifo di Nebula 9” sbuffa premendo play.

“Devo cominciare a chiamarti paperottolo davanti ad Alexis?” lo attacca subito Kate, colpita sul vivo.

“Non ci pensare neanche!” si affretta a ribattere, allarmato.

Sa che ne sarebbe capacissima.

“Ti prego starnazza!” Kate sfodera lo sguardo triste a cui Peter non sa resistere.

“No, dai... ti prego...” guarda il soffitto ripensando a tutte quelle che gliene combina lui “E va bene...” si schiarisce la gola “Duuuuuck”.

Kate è completamente raggomitolata su se stessa che ride a crepapelle.

“Sai che non è male!” ci riflette su Peter, è una gioia vederla così felice dopo tutto quello che ha passato “dovrebbe diventare un’espressione di uso frequente tipo… Oh my duck!”.

“Dio, sto morendo” Kate cerca di respirare, per riprendersi “Non ridevo così da un pezzo!” poi butta nuovamente un occhio al cellulare.

“La smetti di controllare quel coso? Ti ho detto che ti chiamerà, fidati!” la ammonisce Peter “Sta rispettando le classiche regole maschili!”.

Kate scuote la testa incredula.

Peter le ha detto che tutti gli uomini seguono la stessa regola in merito al telefonare ad una donna.

Aspettare un minimo di dieci ore per non sembrare disperato ma non più di ventiquattro o si capisce che non si è veramente interessati.

“Per le dieci ti chiama, vedrai!” esclama fiero e sicuro di sé.

“Se lo dici tu…” risponde scettica tornando a prestare attenzione alla televisione.





Nel bel mezzo di uno scontro tra i Creaver e gli abitanti di Nebula 9 , esattamente alle dieci e otto minuti il cellulare di Kate suona.

“Te l’avevo detto” la canzona Peter.

Nel sentire quella frase Kate sorride involontariamente.

Era la frase preferita di Johanna. Adorava ripeterla in continuazione e Peter, a furia di sentirla da piccolo, aveva cominciato a dirla spesso facendola sua.

Prende il telefono e si sposta in cucina.

“Pronto”.

“Pronto, sono il tipo simpatico che hai conosciuto ieri, ti ricordi di me?” esordisce Castle con voce languida.

Le dita di Kate stanno già arrotolando una ciocca di capelli “Sei quello moro con gli occhi scuri?”.

“Detective così mi uccidi!” sbotta, con tono offeso.

“Me l’hai servita su un piatto d’argento Castle” ridacchia, specchiandosi nel vetro della credenza.

“Mea culpa! Mi stavo chiedendo, che ne diresti di andare al cinema stasera?”.

Classico primo appuntamento.

“Mi sembra un’ottima idea” poi però si ricorda di un piccolo problemino “Ma non vorrei lasciare Peter da solo…”.

“Me l’ero immaginato perciò mi sono detto: chissà se Alexis ha voglia di tenere compagnia a Peter?” le spiega in tono ironico.

“Hai proprio pensato a tutto!” Kate si guarda riflessa mentre sorride.

“Ti passo a prendere alle otto?” chiede prontamente.

“Perfetto!” risponde raggiante.

Entrambi riattaccano e Kate torna sul divano da Peter, con un sorriso enorme in volto.

“Wow, sei così felice per un cinema e due pop corn” chiede Peter divertito.

“Sono così felice perché ci vado con Castle!”.

Peter sbuffa “Ripeti con me. Rick!” è tutta mattina che prova a convincerla a chiamarlo per nome.

Lei si concentra a fondo “Castle”.

“R-i-c-k-“ scandisce bene Peter, lettera per lettera.

Kate sorride angelica “Castle”.



Castle passeggia per strada con il sorriso sulle labbra.

È appena uscito dalla Columbia dove ha conosciuto la compagna di stanza di Alexis, atterrata quella mattina dall’assolato Nevada.

Inoltre quella sera avrà il suo primo appuntamento con Beckett come coppia.

È un po’ nervoso, deve ammetterlo.

Uscire assieme da amici era una cosa, ma ora è tutto diverso.

Da adesso in poi ogni suo piccolo gesto verrà misurato, calibrato ed esaminato non solo da Kate ma anche dalle sue amiche.

E da suo padre.

E si è appena aggiunto pure il cugino.

Nervoso? Forse è meglio dire terrorizzato.

Ma non suona bene come vorrebbe. Terrorizzato comporta il desiderio di scappare a gambe levate e questo lui proprio non lo vuole.

Forse un mix? Nervizzato? Terrorvoso?

Mentre cerca il giusto abbinamento di parole per descrivere quello che sente, nota una faccia famigliare uscire da un ristorante.

“Ehi Madison” la saluta avvicinandosi.

“Ehi Rick, cosa ci fai dalle parti del Q3, mi vuoi scroccare un pranzo?” domanda Maddie sorridente come sempre.

“La Columbia è qui dietro, ho appena pranzato con Alexis” le spiega ridendo alla battuta “Ma scroccherò volentieri un altro giorno”.

Poi la guarda bene. È vestita molto elegante “Wow, sei bellissima!”.

“Grazie, sto andando ad un appuntamento” gli risponde ammiccando allusiva.

Castle sorride di rimando “È la giornata degli appuntamenti!”.

“Hai un appuntamento?” esclama preoccupata “Ti prego dimmi che è con Kate o le prenderà un infarto se lo scopre!”.

“È con Kate, tranquilla. Andiamo al cinema stasera” ma mentre parla viene assalito da un dubbio “Un momento, forse non dovrei dirtelo. Dovrebbe dirtelo lei! Ok, se te lo dice fingiti sorpresa!”.

Madison alza le mani al cielo, accompagnate dagli occhi “Dio solo sa fra quanto me lo dirà se non sono io a cavarle le parole di bocca! A proposito vedi se riesci a fare qualcosa in proposito, tra un appuntamento e l’altro!” conclude la frase facendogli l’occhiolino.

“Ci proverò” acconsente Castle “Qualche consiglio sul film per stasera?” domanda poi.

Maddie ci pensa qualche secondo “Niente roba troppo violenta o sanguinosa, in genere le piace lo splatter ma tieni a mente che suo cugino è appena stato investito, potrebbe non gradire molto...” Rick annuisce e lei prosegue “Niente cose idiote di giovani al college che fumano, dicono parolacce e testano le loro tendenze sessuali, lei odia questi film e poi ricorda che tua figlia ora è una matricola. Potresti vedere cose che ti rovinerebbero la serata…”.

Castle sgrana gli occhi, decisamente niente film adolescenziali “Capito, ma così non resta molto da guardare…”.

“Oh, niente film romantici o con sequenze di sesso! Alla prima scena d’amore vi ritrovereste a disagio e imbarazzati!”.

Castle la guarda perplesso “Quindi…quale film dovremmo guardare?”.

“Ti verrà in mente qualcosa, ne sono sicura!” guarda l’orologio di sfuggita “Cielo sto facendo tardi, devo scappare, in bocca al lupo!” si affretta verso un taxi in avvicinamento, lasciando Castle più nervizzato di prima.





“Papà calmati” sbuffa Alexis bussando alla porta.

Suo padre non le risponde, si limita a smettere di torturare la plastica decorativa del piccolo mazzetto di rose bianche che stringe tra le mani.

La porta si apre mostrando loro una Beckett smagliante.

Alexis entra salutandola allegra e punta subito verso il divano, trovandolo vuoto.

“E’ in bagno” sussurra Kate facendole l’occhiolino, poi si volta verso Castle “Ehi, non vieni?”

Castle è fermo, in piedi nel piccolo ingresso dell’appartamento, intento a fissarla.

È uno scrittore, è bravo con i dettagli.

Perciò non gli è sfuggito il trucco più marcato, attorno agli occhi di Kate, che le danno un’aria più intensa. O i jeans aderenti che le fasciano le gambe lunghe scomparendo all’interno degli stivaletti tacco dodici. O la magliettina bianca con scollatura a V e maniche che arrivano al gomito coperta solo da un piccolo gilet nero maschile abbottonato sotto il seno.

No, niente di tutto questo gli è sfuggito.

Al suono della voce di Kate, si riscuote “Q-questi sono per te” allunga il braccio e le porge i fiori.

Kate si illumina, prendendoli.

“Sei bellissima” mormora con più coraggio, facendola come sempre arrossire.

Anche lei si sofferma qualche attimo sul suo abbigliamento: camicia nera lasciata fuori dai jeans blu e giacca nera rubata ad uno dei suoi tanti completi. Semplice ma comunque elegante.

Alexis guarda dal divano quei due adulti così impacciati, con un sorriso divertito sul volto.

Poi un rumore attira la sua attenzione della stanza affianco.

“Allora il tuo scrittore? È in ritar…” la voce di Peter si blocca quando, entrando in salotto, vede Alexis.

Resta a bocca aperta, stupito, congelato sul posto, finché non si decide a cercare con lo sguardo sua cugina.

La trova in cucina con un vaso in mano, accanto a Castle. Entrambi lo stanno fissando.

“Ehmm... non...non mi avevi detto che sarebbe venuta Alexis” esclama imbarazzato guardandosi i vestiti. Indossa una tuta larga e logora la cui maglia è ricoperta da vecchie macchie residue.

Kate si batte un colpetto in fronte con la mano “No? Ero convintissima averlo fatto!”.

Peter la guarda male per qualche secondo, comprendendo che invece l’ha fatto di proposito.

Fingendo nonchalance si accomoda accanto al suo angelo.

Forse le macchie non si notano molto.

“Vedo che il bucato non è il tuo forte” esclama invece Alexis, come prima cosa, con il risultato di far ridere Kate.

Si è vendicata per la battuta di Sex and the city della sera precedente.



* First Date – Blink 182 -  http://www.youtube.com/watch?v=-1J6_I9taFU



Ivi’s Corner:

Oh my duck i Caskett hanno un primo appuntamento!!!

La scelta del film sarà ardua! Maddie ha bocciato qualunque genere!! Ahahaha

Che donna!

Bien, il prossimo sarà un capitolo un po’ più serio, ma non troppo dai, lo sapete che non resisto a farvi almeno un po’ sorridere >.< :-p

Baci baci

Ivi87

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** # 9 - Kiss Me ***





# 9 – Kiss me




Costeggiano l’Hudson camminando fianco a fianco, godendosi la piacevole serata.

Le dita intrecciate come lo erano state per tutta la durata del film.

Dopo un primo momento di imbarazzo cercando di capire se abbracciarla o meno, Castle optò per prenderle la mano e da allora non gliel’aveva ancora lasciata.

Nonostante il venticello fresco Kate non sembra avere freddo.

Sa che è di tempra forte e se anche avesse freddo probabilmente non lo direbbe.

“Hai freddo?” domanda comunque. Vuole fare il boyfriend fino in fondo.

I boyfriend danno la propria giacca alla loro ragazza. Un po’ come al liceo quando il quarterback da la sua giacca con lo stemma della scuola alla cheerleader che lo adora. Castle non è mai stato un quarterback o uno sportivo in genere, ma l’idea, l’immagine romantica che ne deriva, lo ha sempre conquistato.

“No, sto bene!” afferma invece Kate.

Puf. La bolla rosa in cui stava scoppia e Castle torna con i piedi per terra “Humpf”.

Quel mezzo grugnito di disapprovazione la fa voltare verso di lui.

“Ehm.... ripensandoci fa un po’ freddino” esclama una volta decifrata la sua espressione.

Di solito non è una fanatica di smancerie e carinerie ma al pensiero di quel gesto premuroso e dolce si sente arrossire. Da quando il muro è crollato è tutto diverso dentro di lei.

È tutto nuovo e amplificato.

Il muro la proteggeva dall’esterno e conteneva le sue emozioni.

Ora invece ne è in balia. Sentimenti e sensazioni che prima teneva sotto controllo ora, senza barriera alcuna, escono allo scoperto.

Non sa più trattenere un sorriso. O impedirsi di arrossire.

O non emozionarsi per una stretta di mano.

Sicuramente la Beckett di quattro anni fa non avrebbe approvato.

Ma lei non c’è più. È solo un ricordo di quello che non vuole più tornare ad essere.

Castle si toglie la giacca e la aiuta ad infilarsela, contento.

Ci fossero stati quaranta gradi, l’avrebbe indossata lo stesso pur di vedere quell’espressione da bambino felice che è stato accontentato.

Si lascia avvolgere completamente dal tessuto e ne inspira il profumo.

“Scena preferita del film?” le domanda rimpossessandosi della sua mano.

Riprendono a camminare. Kate si arriccia una ciocca di capelli.

“Tutte le parti con Sid!” esclama senza esitazioni.

Era stato uno spettacolo vederla ridere e divertirsi guardando l’Era glaciale 4.

“Ha detto una frase bellissima, hai presente quale? Anche se le cose sembrano andar male c'è sempre un arcobaleno dietro ad ogni nuvola!” cita Kate, senza lasciare i capelli.

Castle sorride “Non vale se non lo dici con la sua vocetta!” la ammonisce beccandosi una leggera gomitata “Non è un po’ troppo positiva come frase?” domanda poi, cauto.

La detective alza le spalle “Per come ero una volta, sì.... adesso invece....” Kate si volta per cercare i suoi occhi. Vuole farglielo capire bene.

Come sempre quando i loro sguardi s’incatenano, uno dei due poi si sforza per distoglierlo. Questa volta tocca allo scrittore.

“A me è piaciuto Manny: Non sono grasso, ho il pelo gonfio!” cambia volutamente argomento “Mi ci ritrovo, lo capisco povero!” risponde con un sorriso tirato.

Voleva delle risposte e aveva mille domande esattamente come le aveva detto il giorno prima, ma davvero dovevano parlarne ora e rischiare di rovinare il loro primo appuntamento con una lite?

Era proprio necessario?

“Mi andrebbe un milkshake” Kate indica Remy’s, poco più avanti “Ti va se ci sediamo e parliamo un po’?”.

Evidentemente si.




“Sei sicura di voler continuare?” domanda Peter con un sopracciglio perplesso alzato mentre cerca il disco4 “Non dobbiamo guardarlo per forza!”.

“Scherzi mi piace tantissimo!” Alexis gli ruba il dvd dalle mani e veloce lo inserisce nel lettore per non fare alzare Peter “Non posso credere che mio padre non mi abbia mai parlato di Nebula9!”.

“Ha fatto bene, per fortuna questo è l’ultimo disco!” sbuffa, allungandosi con le gambe sul tavolino.

Alexis beve un sorso di coca cola e poi posa il bicchiere “Ma non capisci? Parla di dover lasciare casa per la prima volta, ricercare la propria identità e fare la differenza! E la tenente Chloe? È bellissima ed è una scienziata e una guerriera! Ti infonde la speranza di poter essere quello che vuoi senza dover scegliere una cosa oppure un’altra!” spiega con enfasi.

Peter annuisce “E tu stai cominciando ora una nuova esperienza, stai lasciando casa per la prima volta e ti ritrovi a dover scegliere cosa fare del tuo futuro.... ok ho capito il tuo punto di vista” ammette facendo partire anche quell’ultimo disco “Lo sai, sei davvero carina quando ti infervori così!” le dice poi con un sorriso malizioso.

“Non fare lo sbruffone” lo ammonisce lei.

“Sto solo dicendo la verità, non è colpa mia se quel che vedo mi piace! Renditi antipatica, così non ci proverò con te!” commenta Peter senza togliere gli occhi dalla tv, improvvisamente a disagio.

Dopo qualche secondo di silenzio Alexis parla “Ci stai provando con me?”.

Lo stupore sul suo viso la rende ancora più adorabile.

“Non è ovvio?” domanda sempre con lo sguardo fisso avanti a sé.

“Non...non sono molto brava in questo genere di....cose....” Alexis comincia a contorcersi le mani, agitata “....credevo lo facessi apposta....che lo facessi con tutte....”

Peter le ruba le parole di bocca “....perché sono sbruffone, egocentrico, sfrontato e.... non mi viene altro ma sono sicuro che riuscirai a trovare mille altri aggettivi” mette in pausa e incrocia le braccia, voltandosi finalmente verso di lei.

“Se ancora non l’hai notato noi Reed tendiamo a non mostraci per quelli che siamo in realtà”.

Alexis lo ascolta rapita.

“Prendi Kate, sai da quant’è che non la vedevo così serena? Mi viene facile fare lo spaccone e gli altri si divertono, perciò perché non farlo?”

“Perché non sei te stesso!” ribatte prontamente.

“Naaa un pochino si!” esclama facendola sorridere.

“Ok, sei un pochino spaccone; ma adesso, qui con me ad esempio, sei sincero e gentile” mentre parla gli prende una mano quasi senza accorgersene “E non c’è bisogno che fai battute sceme ogni tre secondi per conquistarmi. Mi piaci già!”

Ora è Peter che la guarda completamente rapito.

“Volevo fare l’avvocato!” esclama poi di colpo.

“C-cosa?” Alexis sbatte più volte gli occhi.

“Non l’ho mai detto a nessuno, ma voglio essere me stesso con te” le dice stringendo più forte la presa sulle loro mani.

“Sarà perché sei il mio angelo salvatore, sarà perché non riesco a levarti dalla testa... ma sento che a te posso dire tutto”.

Alexis si accoccola meglio contro il suo braccio, attenta ad ogni sua parola.

“Ammiravo zia Johanna, mi piaceva la sua grinta, la sua passione....e adoravo ogni film che parlasse di legge o avvocati.... ma da quando la zia è morta la parola avvocato è diventata una specie di tabù.... mia madre la prese malissimo. Per farti un esempio se zio Jim ci viene a trovare non gli chiede mai del suo lavoro, se ha dei casi interessanti in ballo o se ha vinto delle cause di recente....perciò mi è stato subito chiaro che avrei spezzato il cuore a mia madre se avessi scelto giurisprudenza....”.

“Capisco” sussurra la ragazza “Ma così rinunci al tuo sogno”.

“Il mio sogno è rendere orgogliosa di me mia madre, lei ha fatto economia, mi ha trasmesso la passione per i numeri. Mi piacciono, sono bravo.... non è così grave, lavorerò a Wall Street magari, un giorno!” cerca di minimizzare.

“È grave, se non riesci a dirlo a nessuno! È grave, se ti fa stare male! Non puoi rinunciare al tuo sogno!” come prima, Alexis così infervorata e appassionata, la rende ai suoi occhi ancora più adorabile di quanto non sia già.

“In questo preciso momento l’unico mio sogno è quello di baciarti”.






La cameriera di Remy’s posa sul tavolino un milkshake alla fragola e una birra.

Kate prende un sorso di quel denso liquido rosa “Mmm buono” poi con la lingua si lecca le labbra, come i bambini piccoli.

“Che c’è, mi sono sporcata?” domanda avendolo visto sorridere.

Castle scuote la testa “ È strano vederti così serena e spontanea” ammette guardandola dolcemente “La presenza di Peter ti fa bene”.

“Sono contenta di passare del tempo con lui” avvicina di più il suo milkshake e ne prende un altro piccolo sorso “Ma non è lui il motivo del mio cambiamento”.

Kate lo vede perplesso “Il muro è crollato. Ho finito la terapia a maggio. Ho accettato tutto quello che è accaduto quel giorno e superato il lutto. Poi la ricomparsa di Maddox mi ha fatta un po’ vacillare e ti ho detto delle cose orribili quella sera a casa mia. Sono quasi morta, appesa al cornicione di un palazzo ed avevo un solo, unico, pensiero in testa” lo fissa negli occhi con convinzione.

Lui. Era lui il suo unico pensiero prima di morire.

“Io....” Castle scuote la testa con forza “Ti ha buttata giù da un tetto?.... Non ne avevo idea...” le dice sconvolto.

“Non potevi. Non hai voluto parlarmi per tutta estate” Kate lo vede abbassare lo sguardo dispiaciuto “Il tuo I’m done mi riecheggiava nelle orecchie ogni giorno”.

“Mi dispiace Kate” sussurra mortificato.

“Non te lo sto dicendo per rinfacciartelo, sono io che mi devo scusare con te. Tu per me ci sei sempre stato, forse anche troppo, anche quando non me lo meritavo. Quest’estate ho capito cosa si prova a non averti nella mia vita....” con un po’ di imbarazzo, deglutisce con forza e prosegue “....e non voglio che succeda mai più. Perciò.... scusa per tutto. Per questi quattro anni, per il mio stupido carattere, per....” la mano di Castle che si posa sulla sua la interrompe.

“Troppe scuse per un primo appuntamento” le dice con dolcezza e un sorriso triste sul volto.

“Mi scuserò ogni volta che sarà necessario” Kate avvolge con entrambe la mani quella di lui.

Si sorridono e di comune accordo, almeno per quella sera, archiviano il discorso.

“Mi fai assaggiare il milkshake?”

“Mi dai un sorso di birra?”

Scoppiano a ridere dopo aver parlato all’unisono e si scambiano le rispettive bevande.

Perché non alla ciliegia?” domanda Castle, una volta assaggiato il frappè.

Kate ride, memore di quel vecchio episodio di ormai due anni prima “La ciliegia è strettamente riservata ai prodotti per il corpo” sussurra languida, facendoglielo andare di traverso.

“Tutto bene Castle?” domanda poi con sguardo innocente sorseggiando la birra.

“Donna, non giocare con le mie coronarie!”

L’ennesima risata nasce spontanea assieme molte altre quella sera.

Persino in auto lungo il tragitto verso casa non erano riusciti a smettere di ridere.

Ed anche in ascensore, una volta raggiunto il palazzo di Kate.

“Shhh è quasi mezzanotte, la vecchietta del 15b ha un udito molto fino” racconta a voce bassa mentre cammina in punta di piedi per non sbattere i tacchi in terra.

“E che cosa ci fa? Ci denuncia?” domanda con ironia.

Kate si ferma davanti alla porta del proprio appartamento “Denunciarci magari no, ma potrebbe dire a suo figlio di sbattermi fuori di casa”.

“Lasciami indovinare: suo figlio è il proprietario del palazzo”.

“Bingo Castle!” Kate sta per aprire la porta ma poi ci ripensa “Forse è meglio se ci salutiamo adesso”.

“Dici che sarebbe imbarazzante davanti ai ragazzi?” domanda Castle.

“Molto imbarazzante!” conferma Kate “Grazie per la bella serata, sono stata molto bene”.

“Sono contento di sentirlo” sorride a labbra strette, perdendosi nei suoi occhi.

Per svariati secondi nessuno dei due dice niente.

I loro occhi parlano da soli. Si stanno dicendo tante cose.

Entrambi si sporgono in avanti. Kate si alza ancora sulle punte.

I loro sorrisi spuntano contemporaneamente quando però si riallontanano.

“Niente bacio al primo appuntamento, giusto?” Kate da voce ai loro pensieri.

Castle le prende nuovamente la mano e le lascia un leggero bacio sul dorso “Più o meno”.

Kate lo guarda incantata per quel gesto.

“Sicura che ti sta bene andare piano? Intendo così piano?” domanda con un po’ di preoccupazione.

Kate si stringe nelle spalle “Veloce, piano, non importa la velocità a cui andiamo. Mi importa che stiamo insieme. Per come va il mondo al giorno d’oggi, per le situazioni che vivo con il mio lavoro.... il solo tenersi per mano e camminare fianco a fianco è la cosa più dolce e allo stesso tempo intima che potessi mai volere”.

Ogni centimetro del volto di Rick sta sorridendo estasiato.

“Ma vacci piano con le smancerie o finisce come ieri pomeriggio nel tuo loft!” gli intima con finto sguardo severo, arrossendo al pensiero di essergli praticamente saltata addosso.

Castle la solleva da terra e veloce la travolge in un abbraccio “Agli ordini detective!” esclama posandola a terra.

Si appoggia a lui con un braccio per riprendere equilibrio sui tacchi mentre con l’altro si aggrappa alla maniglia e apre di peso la porta.

La vista dei due giovani avvinghiati sul divano, completamente assorti un una poco casta sessione di baci alla francese, interrompe le loro risate.

“A quanto pare non la pensano tutti come noi due!” esclama Castle, volutamente a voce alta.

I due si separano al volo, quasi spaventati.

Alexis si alza, scattando come una molla “C-credo sia ora di andare” afferra il suo giubbino di jeans e letteralmente corre fuori dall’appartamento.

“Credo anch’io!” dice Castle scoccando un’occhiataccia a Peter.

Kate si affretta a levarsi la giacca e a restituirgliela “Sarà meglio” sussurra imbarazzata “Buona notte”.

“Buona notte anche a te” la saluta Castle e poi esce anche lui, raggiungendo sua figlia.

Kate chiude a chiave e poi marcia come un generale verso il cugino, con un dito minaccioso puntato verso di lui “Tu! Tu....”.

La detective non sa nemmeno cosa dirgli. Deve sgridarlo?

Punire un ventenne perché stava baciando la ragazza che gli piace?

Con la coda dell’occhio nota dei popcorn sparsi sul tavolino e sul tappeto e due bicchieri sporchi. “Pulisci tutto e vai a dormire!” pronuncia con autorità “Ne riparliamo domani mattina a colazione!” si tira i lembi del gilet con soddisfazione per il tono da mammina incazzata appena sfoderato e con passo di carica se ne va in camera sua.




* Kiss Me – Ed Sheeran - http://www.youtube.com/watch?v=K-rboatMpXc







Ivi’s Corner:

Quando ho scritto questo capitolo era uscito da poco L’era Glaciale 4 e Potti mi ha consigliato le battute migliori xD grazie MagicGirl!!!

Che dite? Un cartone animato era l’unica opzione valida ormai, le altre sono state tutte bocciate da Maddie!!! xD

Quindi...che ne dite come primo appuntamento? Kate comincia ad aprirsi e dare delle risposte a quel poveretto ahahahah se le merita!!

Peter e Alexis? Loro decisamente non vanno piano, no no ahahahah sti giovani!! Fanno bene!!!! ^_____^

Mi piaceva troppo l’idea di Kate incazzosa ma che non sa come comportarsi perché in realtà di motivi per prendersela con Peter non ne ha... ahahahah

Auguro a tutte una buona settimana

Baci baci

Ivi87

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** # 10 - Secrets ***










# 10 – Secrets





Castle apre la porta di camera sua e trova il soggiorno in perfetto ordine.

Ancora assonnato, sgrana gli occhi e comincia a sbattere le palpebre, incredulo.

Vetri lucenti, pavimento immacolato, credenze spolverate. Nemmeno nei giorni in cui a pulire è Alicia, la domestica, la casa è così splendente.

Alexis scende le scale con una cesta di panni puliti tra le braccia, così alta da impedirle la visuale.

Con un sorrisino malefico Castle si avvicina “Hai forse qualcosa da farti perdonare?” domanda alleggerendole il carico di almeno una decina di capi.

“Papà....ehi, già in piedi?” la ragazza appoggia la cesta sul tavolo della sala.

Suo padre la fissa insistentemente ignorando la sua domanda.

“Ehm....voglio dare una mano in casa quando posso, dato che ora non vivo più qui” tenta, cercando di mantenere un atteggiamento normale.

Castle assottiglia gli occhi.

“Ok, va bene, mi dispiace per ieri sera!” esclama sconfitta da quello sguardo.

“Ti dispiace di averlo baciato o ti dispiace che vi abbiamo beccati?” chiede inclinando la testa.

Alexis si morde il labbro, indecisa se mentire o dire la verità “Ehm....la seconda....” sceglie di dire la verità.

“Tesoro.... ammetto che ieri sera m’è venuto un colpo! Per me resterai sempre la mia bambina ma so che sei un’adulta ormai. Vivi da sola e hai già avuto un ragazzo e mezzo, non è un problema se baci i ragazzi” Castle respira con forza e la guarda con occhi tristi “È un problema se ti vedo!”.

Alexis ride comprensiva “Mi dispiace che tu abbia visto, avreste dovuto fare più rumore!”.

“Non avreste sentito nemmeno delle cannonate, credimi!” esclama suo padre con una smorfia.

Lei prende i panni e comincia a piegarli “Quindi....approvi? Insomma, basta che non ci vedi, giusto?”.

“Fondamentalmente si, ma....”Castle si passa una mano sul viso “Sei stata così male quando è finita con Ashley e ora ti leghi ad un ragazzo che andrà via da New York tra tre mesi? Ho solo paura che tu soffra ancora”.

“Lo so. Ci ho pensato anch’io. Ma è proprio per questo che voglio vivere al meglio il presente! Fra tre mesi mi resterà solo il rimpianto di non averlo frequentato invece del ricordo del tempo passato insieme.” Alexis piega dieci volte lo stesso asciugamano mentre parla “Non ho deciso io di incontrare Peter, non ho deciso io che fosse il cugino di Kate e non ho deciso io di prendermi una cotta per lui. È successo e basta!”

Richard le sorride benevolo “Lo so, tesoro” suo padre la capiva più di chiunque altro.

“E poi ti somiglia!” afferma sistemando meglio quel povero asciugamano che aveva torturato.

“Peter? Mi somiglia?” domanda poco convinto.

Alexis rimette i panni nella cesta “Deve essere vero che le ragazze si innamorano di uomini che ricordano loro il padre” sussurra tra se afferrando i manici e riportando il tutto al piano superiore “Un momento. Chi sarebbe il mio ‘mezzo ragazzo’?” domanda fermandosi a metà scala.

“Owen, ovviamente”.

Alexis sorride scuotendo la testa “Ooook papà, mollo questi e scappo, oggi inizia il corso di economia!” sparendo di sopra.





Tra una cucchiaiata di cereali e un sorso di caffè i due cugini si scrutano in silenzio da dieci minuti.

Kate abbassa lo sguardo sulla sua tazza e in quel momento Peter parla.

“Non ti rovinerò il gioco se è questo che ti preoccupa” le dice dando una mescolata.

Lei aggrotta la fronte “Scusa?”.

“Non ti incasinerò con lo scrittore se è questo il problema. Ok, Alexis è sua figlia, tu esci con suo padre e io sono tuo cugino.... beh, forse è un po’ un casino....” esclama pensieroso mettendo in bocca il cucchiaio al contrario.

“Cosa? Non.... non sono preoccupata per questo!” Peter la guarda scettico “Beh, magari ci ho pensato, ma non è questo il problema!” esclama poi, più convinta.

“E allora qual è il problema? Aspetta.... non mi farai il discorsetto delle api e dei fiori, vero?”

Kate gli lancia in faccia il suo tovagliolo “Spero che tu sappia quello che stai facendo, Alexis non è una delle tue tante avventure del South Carolina”.

“E tu che ne sai, scusa?” domanda stupito, lui non gliene aveva mai parlato.

Kate sorride malefica “La prossima volta che ti chiamo, invece di ignorarmi, rispondi al cellulare o dovrò parlare ancora con zia Sarah, e conosci noi donne, una parola qui, una là...”.

Peter rotea gli occhi “Comunque non ho avventure, sono....esperienze.... non ho mai obbligato nessuna! Che colpa ne ho se piaccio!”

“E tu te ne approfitti!” lo pungola lei alzando un sopracciglio.

“Non è vero!” piagnucola Peter.

“Invece sì!” Kate si sporge puntandogli contro il cucchiaio gocciolante.

“Magari un solo pochino!” ammette infine, facendole l’occhiolino.

Kate vorrebbe restare seria ma le sfugge un sorrisino.

Le sembra di parlare con il Castle di quattro anni fa.

Cala il silenzio mentre Kate pulisce le gocce di latte sul tavolo.

“Non voglio farla soffrire” le dice, ora serio.

“Lo so, ma tra tre mesi, quando tornerai nel South Carolina, come credi che stara?” il tono di Kate non è di rimprovero o di giudizio “Come starai tu?”.

Un sorriso tirato compare sul volto del ragazzo.

“Non ci avevi pensato? Per esperienza personale ti posso assicurare che i Castle creano dipendenza” rivela arrossendo leggermente.

“Già.... ma non ho intenzione di perdere una cosa meravigliosa solo perché può essere difficile” fissa la cugina negli occhi e poi le domanda “Se domani Castle ti dicesse che si deve trasferire in Alaska, tu lo molleresti?” improvvisamente sgrana gli occhi, conscio delle proprie parole “Oh my duck, non rispondere! Saresti capacissima di dire di sì!”.

Kate si incupisce per qualche secondo “Una volta, sì, sarebbe stata la scelta più logica per me. Ora però...”.

Peter appoggia il gomito sul tavolo e il pugno sotto il mento “Ora però?”.

“Beh, lo sai... ho imparato ad ascoltare il cuore, non solo la testa. Cerco di vivere le mie emozioni anziché sopprimerle... cose così...” risponde con un’alzata di spalle, cercando di minimizzare l’imbarazzo per quell’inaspettata confidenza.

“Bleah! Sei cambiata dal giorno alla notte!” commenta irriverente, anche se in realtà ne è felice.

Kate gli lancia il tovagliolo in faccia “Sono fiera del mio cambiamento” ribatte mentre allontana dalla tavole le due tazze, ormai vuote.

Mentre sciacqua le poche stoviglie della colazione il telefono squilla.

Peter zoppica fino all’apparecchio “Pronto”.

La detective si asciuga le mani e poi fa lo stesso con tazze e cucchiai.

“Hey writer! Come te la passi?” Kate si volta allungando la mano verso Peter.

“Bene grazie... Vuoi Kate?” domanda Peter.

Kate gesticola “Ho finito di sistemare, passamelo” sussurra mentre si avvicina.

Peter invece indietreggia “Ahhh mi dispiace writer arrivi tardi, è già uscita....”.

“Ma cosa dici! Dammi qua!!” Kate aggira il tavolo ma Peter fa lo stesso, dalla parte opposta.

“Non saprei dire a che ora ritornerà, dipende da dove la porterà quel tizio in moto...” Peter cerca di non ridere mentre scappa da Kate e prende in giro lo scrittore.

La donna punta le mani sui fianchi e sbatte il piede in terra “Peter!” urla lanciandogli un cuscino.

Lì accanto, il cellulare di suo cugino inizia a squillare.

“Bene, io parlo un po’ con tua madre, allora!” annuncia trionfante prendendo il cellulare nuovo in mano.

Un velocissimo paperottolo le si fionda addosso “Ok, hai vinto! Scambio telefoni!”.

Peter le passa il cordless e le ruba di mano il proprio cellulare.

“Hey ciao Castle.... aspetta, vado in camera, lontano da orecchie indiscrete!” risponde al telefono, lanciando un’occhiataccia a Peter mentre dice l’ultima frase.

Quando Kate chiude la porta della sua stanza Peter porta l’apparecchio all’orecchio “Ciao mamma”.

Si massaggia la gamba, dolorante per lo slancio esercitato al muscolo nella corsa per riprendersi il telefono “Si, va meglio... no non fa tanto male....” si siede sul divano stendendo l’enorme stivale “Tu? Tutto bene...?” si gratta nervoso un orecchio “Sono tornati?” domanda preoccupato.

La risposta che sente non gli piace “Non ti preoccupare, non c’è più nulla che possano prendersi!” e poi sua madre gli fa una domanda, che invece si aspettava “Cosa? Non li trovi? Hai cercato bene? No... mamma io non li ho.... vedrai che salteranno fuori, dai stai tranquilla....mi hai mandato a New York perché non mi sopportavi più, vero?” scherza infine per strapparle una risata.

Odia saperla triste e spaventata.

“Si oggi inizia il corso, ho fatto un incontro sorprendente sai? Mi sa che ho guadagnato una fidanzata e una compagna di studi in un colpo solo....” le racconta senza scendere troppo nei dettagli dell’incidente e dell’incontro con Alexis per non preoccuparla ulteriormente.

Mamma, lo so che mi hai allontanato per proteggermi.... questo corso è una scusa, ma lo supererò e risolverò i nostri problemi. Te lo prometto”.

Si salutano giusto un secondo prima che Kate ritorni in salotto.

“Tutto bene a casa?” domanda affiancandolo sul divano.

Peter sorride “A meraviglia!”.





“Bene ragazzi è tutto per oggi, a domani!” il professor Vaughn, un uomo sulla quarantina davvero molto affascinante ha già catturato l’attenzione di più della metà delle iscritte.

Non è questo però il motivo che spinge Alexis a mettersi in coda a fine lezione per parlare con lui.

Quando finalmente arriva il suo turno il professore la blocca immediatamente “Spero che almeno lei signorina abbia intenzione di porre domande inerenti alla lezione di oggi” le dice visibilmente scocciato.

“Veramente vorrei parlarle di un altro studente. Ha avuto un incidente stradale e non può seguire le lezioni per almeno un altro paio di settimane. Dovrebbe averle mandato una e-mail in cui le spiega tutto” risponde seria, dondolandosi un po’ sulle punte dei piedi.

Il professore prende l’iPad e controlla il suo account di posta elettronica “Nome?”.

“Peter Reed. Professor Vaughn se per lei non è un problema mi assumo la responsabilità di portargli gli appunti e di studiare insieme” espone Alexis.

“Eccola qui” tocca lo schermo e apre l’e-mail “Si, l’ho letta giusto l’altro giorno, ma sono un po’ perplesso” l’uomo alza un sopracciglio “È un bell’impegno. Come fate con gli altri corsi, li avete tutti in comune?” domanda sinceramente interessato.

“Peter non è di New York, è in città solo per questo corso perciò lo dovrei aiutare solo per la sua materia” risponde prontamente. Si aspettava una domanda del genere.

“È determinata vedo! Cosa dirle? Il mio corso non ha l’obbligo di frequenza perciò per me si può fare” risponde riponendo vari libri nella sua tracolla di pelle.

Alexis saltella “Grazie, grazie professor Vaughn!”.

“Mi sembra sveglia e brillante signorina Castle. Non resti indietro con le altre materie, intesi? Il college è già abbastanza impegnativo senza prendersi carico di fare da babysitter ad altri studenti” la ammonisce serio.

“Non si preoccupi, sarà come fare la tutor! L’ho fatto anche al liceo” non c’è nulla che possa farle cambiare idea.

“Bene, pare abbia già pensato a tutto! Buona fortuna ad entrambi!” il professore la saluta ed esce dalla stanza.

Alexis afferra il suo zaino e sorridente lo segue fuori dall’aula.

Dopo pochi passi però, non resiste.

Comincia a correre più veloce che può, tenendo ben stretta la cinghia dello zaino che ondeggia continuamente.

Quel giorno la metro è puntuale e in una quindicina di minuti è davanti alla porta di Beckett.

È lei infatti ad aprirle “Ciao Alexis, che fiatone!” si sposta e la lascia entrare.

“Ciao Kate. Si... ho corso un po’....” ammette andando verso il tavolo da pranzo, già cosparso di libri, fogli e penne.

“Lo so, ti mancavo troppo!” la canzona Peter, scostandole la sedia accanto a lui.

La ragazza si siede sorridente “No, ho corso per dirti che il professor Vaughn ha letto la tua e-mail, ha ascoltato le mie argomentazioni e ci ha dato l’ok!” racconta entusiasta.

“Fantastico!” esclama Kate porgendo ad Alexis una bottiglietta d’acqua.

“Poteva rispondermi alla mail però, cominciavo a temere il peggio” brontola Peter

Alexis trangugia metà bottiglietta e poi la posa “Tranquillo, raramente i professori si degnano di rispondere alle e-mail oppure lo fanno all’ultimo minuto”.

Kate si appoggia al bancone della cucina mentre osserva Alexis che estrae dal suo zaino gli appunti della lezione “Hai già pranzato? Vuoi qualcosa?”.

Da un’occhiata all’orologio. Sono le due del pomeriggio.

“Sono a posto, grazie” apre il libro al primo capitolo e si volta verso Peter “Pronto? Lezione di introduzione. Primo argomento: le basi della microeconomia. L’organizzazione economica fondata sull’input e l’output, i diversi tipi di economie e le possibilità tecnologiche delle società”.

“Ho già mal di testa!” esclama Peter ad occhi spalancati.

Alexis ridacchia “Ma se ti sei già letto tutto il libro in ospedale!”.

“Leggere è una cosa, studiarlo e capirlo è un’altra....” le risponde strappandole un bacio veloce.

La ragazza avvampa istantaneamente, non per il bacio ma perché Kate è ancora lì al bancone a guardarli.

L’occhiataccia di Alexis vale più di mille parole per Peter.

Cugi, non hai niente da fare?” domanda sbuffando.

“A parte controllarvi, fissarvi e mettervi in soggezione? No” risponde con sguardo angelico, sbattendo le ciglia più volte.

“Se te l’ha chiesto mio padre, non è necessario, sono super seria quando si tratta dello studio” le dice Alexis.

“In effetti ha chiamato tuo padre questa mattina e sì abbiamo parlato dei vostri pomeriggi di studio ma, credimi, non sei tu che ci preoccupi” risponde Kate fissando Peter.

“Cosa? Guarda che non ho bisogno del cane da guardia!” sbotta offeso.

Kate lascia la cucina e con le mani sui fianchi si posiziona in piedi di fronte a loro.

“Quindi se io ora esco non c’è pericolo di trovarvi avvinghiati sul mio divano?” domanda guardando prima l’una e poi l’altro.

Peter sembra pensarci su un po’ “Forse è meglio se resti”.

Alexis prende la parola, dopo avergli dato una leggera gomitata di rimprovero “Ti posso assicurare che studieremo soltanto, Kate”.

“Facciamo così, io vado a fare il bucato e chiamo il distretto per sentire come se la cavano e ogni tanto, potrei passare da queste parti...”.

“Wow, tu si che ti godi le ferie!” commenta sarcastico Peter.

“Per una volta che ho il tempo di fare il bucato, stirare e pulire senza omicidi di mezzo....” si blocca quando nota le smorfie di Peter “Avrai una casa tutta tua da pulire un giorno e allora riderò io!”.

Kate si allontana da loro ma dopo pochi passi, gira su se stessa e torna verso il tavolo da pranzo.

“Alexis.... tuo padre ti ha detto niente del nostro secondo appuntamento?” domanda con un po’ di imbarazzo.

“Ehm...no...avrebbe dovuto?” chiede la ragazza, circospetta.

“No... ma è stato... vago...” Kate vede i due giovani con il naso all’insù che attendono spiegazioni “In questi giorni deve scrivere perciò usciamo venerdì, ma non mi ha voluto dire dove andiamo o come vestirmi...”.

Alexis sembra tranquilla “Sarà una sorpresa...”.

“È proprio quello che temevo” sbuffa gironzolando in salotto.

Peter ride sommessamente “Kate odia le sorprese. Non sa gestire l’ansia e l’attesa la divora!” spiega a bassa voce ad Alexis.

“Tranquilla Kate, papà ti conosce bene, sa cosa ti piace” cerca di calmarla.

Kate annuisce vigorosamente “Certo, lo so! Non sono...agitata...andrà benissimo!” torna verso la camera “Io bucato, voi studio!”.

“Si signora!” rispondono entrambi, divertiti.



* Secrets - One Republic - http://www.youtube.com/watch?v=sY48BqCiyzo





Ivi’s Corner:


E dopo il primo appuntamento Caskett arriva il primo giorno di lezione per Peter e Alexis.. beh solo x lei in realtà... che stress scrivere Peter&Alexis... mi consigliate una ship name? Palexis? Pexis? Alter? Bleah... confido in voi! Non mi viene nulla xD

La telefonata di Peter? Meditateci su...

In arrivo anche il secondo appuntamento Caskett... tranquille, non li descrivo uno per uno ahahaha se non finisce + sta ff!!! Bellina Kate nervosa! Ahahahah decisamente non ama le sorprese e che fa? Si mette con uno che invece adora farle!! Ahahahah ying e yang!! :-P

Vi auguro una buona domenica!

Baci baci

Ivi87

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** # 11 - Born to be wild ***






# 11  - Born to be wild

 

     

 

 

Madison e Lanie sono semi sdraiate sul letto di Kate.

La prima sta sfogliando la sua inseparabile rivista, la seconda ridacchia guardando Kate, in piedi davanti all’armadio aperto.

“Questa?” domanda la detective appoggiandosi sul busto una camicia lilla.

“Naaa non mi piace” Maddie le da il suo giudizio.

Kate sbuffa e guarda Lanie farle segno di no con la testa.

“Oh andiamo ragazze! Dovrò pur mettere qualcosa!” le rimprovera stizzita dall’ennesimo capo d’abbigliamento respinto.

“Puoi sempre andare nuda! Di sicuro apprezzerebbe!” scherza Maddie.

Beckett infila la testa nell’armadio “Non sei d’aiuto!”.

“Tesoro scusaci ma senza sapere dove ti porterà, come possiamo aiutarti?” esclama Lanie sulla difensiva.

“A questo punto direi che puoi metterti jeans, camicia e giacca. Tanto ti vesti sempre così!” commenta la bionda. Sprezzante.

“Fosse per te dovrei indossare solo tubini Chanel!” le risponde Kate, inclinando la testa e portandosi le mani ai fianchi “Sono un poliziotto, devo stare comoda!”

“E quei tacchi vertiginosi, allora?” ribatte Madison indicando degli stivali ai piedi del letto.

“Quelli...è un altro discorso... mi piacciono! E poi per me sono comodi...” risponde sulla difensiva.

Lanie sorride “Io non capisco come tu riesca a correre con quei cosi”.

“Io? E tu allora? Come riesci ad usare le mani con quelle unghie!” risponde infilandosi un abitino nero elegante.

La bruna si guarda le mani, soddisfatta della sua manicure perfetta.

“No, levatelo, troppo chic. Ti viene a prendere alle 17.00 ciò significa che non è un appuntamento galante” sia Lanie che Kate pendono dalle labbra della bionda “Ha in mente qualcosa prima di cena. Forse un museo. Così sei troppo elegante. Quello va bene se ti avesse portato solo fuori a cena”.

Lanie la guarda meravigliata “Tu sei il guru degli appuntamenti!”.

Maddie sorride entusiasta per il complimento “Lo so” poi solleva la rivista femminile “Mi documento molto!”.

“Lì sopra non c’è scritto come ci si veste ad un appuntamento a sorpresa?” sbuffa Kate gettando il vestito sul letto e sedendosi accanto alle amiche, con solo la biancheria intima addosso.

“Non su questo numero, mi spiace” ammette un po’ sconfitta “Ma nella sezione ‘cucina’ spiegano il significato della parola avocado!”.

Kate scuote la testa per niente sorpresa da quell’uscita.

“Beh, se siete in imbarazzo e cala il silenzio, potresti sempre usarlo come argomento di discussione” le dice Lanie prendendola in giro.

Kate le scocca un’occhiataccia ma la dottoressa non demorde “Dai, leggi, sono curiosa!” dice a Madison, divertita.   

La bionda imposta la voce e comincia a leggere “Nella lingua Nahuatl, parlata dagli Aztechi, la parola "ahuacatl", da cui deriva "avocado", significa testicolo”.

Le tre scoppiano a ridere simultaneamente.

“Vorrei proprio vederti mentre lo usi come  spunto di conversazione!” Lanie abbraccia Kate mentre ride a crepapelle.

La detective si copre il volto rosso con entrambe le mani.

“Aspettate, l’articolo prosegue” da dietro le mani di Kate si sente un “Pure!!??” che però viene ignorato e Madison prosegue “Le popolazioni native dell'America centro-meridionale coltivavano questo frutto prima dell'arrivo di Cristoforo Colombo e scelsero un nome evocativo della morfologia del frutto stesso”.

“Ma è proprio a forma di testicolo?” domanda Lanie, ormai con le lacrime agli occhi “Non ce l’ho presente l’avocado”.

Maddie ruota la rivista mostrando alle due la foto accanto all’articolo “L'avocado fu descritto dai conquistadores come un frutto abbondante, con una polpa simile al burro e caratterizzato da un....” si lecca in maniera volutamente provocatoria le labbra “....ottimo sapore”.

“Schifosa!” commenta Kate, ancora ridendo, mentre ritorna davanti all’armadio.

Lanie è ormai persa in un vortice di risate quando suona il campanello.

“Ok, dottoressa Parish! Si ricomponga e vada ad aprire la porta!” ordina all’amica e poi controlla l’ora “Dio, mancano solo due ore e sto ancora in mutande” sospira dando una piccola testata all’anta dell’armadio.

Mentre Lanie esce dalla stanza per andare alla porta d’ingresso Madison si tira su e si siede composta “Secondo me ti porta a visitare qualcosa, poi cena ed infine passeggiata o magari ti porta a teatro” spiega il guru “Perciò devi metterti qualcosa sia di pratico per il pomeriggio ma che sia anche un po’ elegante per la cena e la serata.... pantalone gessato, maglia aderente ma abbastanza lunga e  sopra solo una giacchina o un leggero coprispalle a maniche lunghe” annuncia soddisfatta “Le serate sono ancora abbastanza tiepide ma se proprio hai freddo...”

Kate la interrompe. Conosce la risposta “Mi faccio prestare la sua giacca!”.

Maddie la guarda sorpresa “Brava la mia allieva!!” la applaude orgogliosa.

Sorride, Kate, contenta di avere trovato una soluzione, mentre cerca i pantaloni gessati tra i vari appesi.

“Non so tu Kate, ma io ho un forte dejavù in questo momento” Lanie torna in camera con una grande scatola quadrata in mano.

Madison spalanca occhi e bocca “Ti ha comprato un vestito!!” si volta di scatto verso Kate “Sposalo!”.

Con un gesto del braccio Kate la ignora fissando agitata la scatola.

“E non è nemmeno la prima volta!!” sussurra Lanie a Madison.

“Apri apri apri” saltella la bionda sul letto, facendo spazio a Lanie e alla scatola.

Ma Kate non sembra muoversi.

“Tesoro stai bene?” domanda Lanie passandole una mano davanti agli occhi.

“Alexis ha detto che mi conosce bene. Ha detto di non preoccuparmi!” sbotta Kate.

Le altre due si guardano perplesse “È come l’altra volta, è un vestito da sera, non capite?! E io non sono tipo da galà o cene di beneficenza. Non fanno per me! Patatine fritte e Hamburger, questa sono io!”.

“Kate, respira....” Lanie viene subito interrotta.

“Castle dovrebbe saperlo! Va bene una cena elegante, ma addirittura un vestito da sera?” è quasi paonazza.

Madison le mette una mano sulla spalla “Magari non c’entra nulla con l’appuntamento. Ti ha solo voluto fare un regalo” cerca di rassicurarla ma ottiene l’effetto contrario.

“Peggio! Pensa di corteggiarmi comprandomi un vestito costoso? Non m’interessano i suoi soldi! Non m’interessano vestiti e gioielli!” allontana la scatola verso un angolo del letto.

“Tesoro, le prendi veramente male le sorprese!” commenta Lanie, stupita da quell’atteggiamento “A me sembra che sia tu a non conoscere affatto Castle. Ti ha mai trattata come una qualunque?”

Kate, spiazzata, osserva lo sguardo minaccioso di Lanie. Inoltre Madison sta facendo un buco con gli occhi alla scatola da quanto la sta fissando.

“Ho perso la testa, eh?” le due annuiscono vistosamente “Non mi aspettavo un regalo....Ok, apriamo quella scatola!”.

“Si!” Maddie la riavvicina a loro e toglie il coperchio. Due lembi di carta velina ne coprono il contenuto.

Kate delicatamente li scosta e un indumento di pelle nera appare. Lo solleva curiosa.

“È un giubbotto di pelle” esclama poco convinta. Castle sa che lei ne ha almeno un paio così.

Maddie si fionda sulla scatola “E questi sono i suoi pantaloni!!”.

Kate si toglie il giubbotto da davanti al volto per guardare ciò che stringe Madison “Non ci credo...” commenta con un filo di voce.

“E questa è una magliettina con il logo originale Harley Davidson”  Lanie si illumina “Cosa mi hai raccontato tempo fa? Ti stavi divertendo a torturarlo un po’ e gli hai detto Non sopporteresti la mia vista in tuta di pelle nera a cavallo di una moto o qualcosa del genere no?”.

Kate resta a bocca aperta, ripensando a quell’episodio.

Bad girl!” le dice Madison, complimentandosi “Ti conosce il ragazzo e anche molto bene!”.

Sul fondo ormai vuoto della scatola Kate nota un biglietto “Brum Brum detective” legge ad alta voce.

Lanie ride “È già senza parole al pensiero di vederti vestita così!”.

“Quindi.... devo indossarla...” domanda, ancora un po’ stranita.

Le sue due amiche annuiscono di nuovo. Questa volta con un sorriso a trentadue denti stampato in faccia.   

“Ok, sentite, mi faccio una doccia al volo e poi la provo” Kate butta un altro sguardo all’orologio “Un momento. Devo andare all’ospedale a prendere Peter, la seduta di fisioterapia è quasi terminata”.

“Ferma lì non ci pensare nemmeno, vado io in ospedale a prenderlo!” si offre Madison “Tanto ci dovevo andare comunque più tardi. Su, fila a farti bella!”.

Kate la ringrazia e obbedisce.

 

 

 

 

“Ok ragazzino, mi hai trascinata fino qui solo perché non so resistere a quegli occhietti tristi, ma ora che si fa?” domanda Madison, parcheggiando fuori dalla Columbia.

Peter controlla il messaggio di Alexis “Aspettiamo dieci minuti che finisca la lezione di statistica e poi ci raggiunge”.

“T’è presa proprio brutta eh!” gli dice disegnando un cuore nell’aria con gli indici delle mani.

“In questi giorni non l’ho vista tanto, aveva sempre da studiare” spiega Peter “E nel weekend non so cosa farà” si stringe nelle spalle “Voglio solo salutarla”.

“T’è presa bruttissima!!” ripete quindi Madison.

Peter ride e ripone il cellulare “Tu invece? T’è presa brutta per qualcuno?” domanda a sua volta, mentre aspettano.

Maddie sospira “Mi sa di sì”.

“Si? Fantastico! Quando ce lo presenti?” domanda interessato.

“Presto” Madison si mordicchia un pollice “Stiamo insieme da due mesi ormai, mi sa che ora di sottoporlo al severissimo giudizio degli amici”.

“Ted Grayson” Peter la guarda sorridente “Te lo ricordi? Era il tuo ragazzo al liceo. Quando tu e Kate mi facevate da babysitter e parlavi di lui ti mordicchiavi sempre il pollice”.

Madison ricambia il sorriso spostando la mano e guardandosi il dito “Oddio mi piaceva da impazzire” si allunga sul sedile perdendosi nei ricordi fino a che questi non si fanno tristi.

“Tutto bene?” le chiede preoccupato.

“Con Ted Grayson ho preso una bella batosta sai? Non mi sono più innamorata così di nessun’altro... beh fino ad ora!” spiega, ritrovando il sorriso solo al pensiero del suo nuovo ragazzo.

“Davvero?” mormora Peter stupito.

“Già.... mi sono piaciuti altri ragazzi, poi altri uomini... ma non così... e invece adesso...” Maddie gesticola presa dal discorso “È stato un colpo di fulmine capisci? Bang!” batte le mani di colpo per dare enfasi a quell’ultima parola.

“Se ti capisco? Strada, auto, bang, Alexis!” cantilena divertito lui.

Il suono di un sms interrompe la conversazione.

Peter legge “È lei, ci sta cercando” entrambi guardano dal finestrino verso l’ingresso dell’Università “Eccola!”.

Madison abbassa il vetro e si sporge, attirando l’attenzione di Alexis.

“Ti dispiacerebbe...” Peter inclina un po’ la testa, alludendo con gli occhi.

La donna scende dall’auto lasciando il posto alla ragazzina “Cinque minuti ragazzi, mi prendo un caffè a quel chiosco laggiù e poi ti riporto a casa!”.

“Sei un mito” le dice Peter mandandole un bacio con la mano.

Madison scuote la testa “Si, si, bacia la tua ragazza va...” risponde allontanandosi.

“Subito!” e senza farselo ripetere due volte, saluta Alexis e iniziano a baciarsi.

 

 

 

 

 

Alle 17:00 in punto, vestita e truccata, sente un inconfondibile rombo provenire dalla strada.

“Non è possibile....” veloce si affaccia alla finestra.

Castle, sul ciglio della strada, appoggiato alla sua Harley Softail del ’96 la saluta togliendosi i Rayban.

Chiude casa e in tempo record è tra le sue braccia.

Castle la solleva da terra “Ehi bellissima! Perché non mi saluti sempre così?”.

A quel commento Kate si stacca da lui “Brum brum detective??” domanda a braccia incrociate.

“Ho perso le parole al negozio di Harley, perdendomi in mille fantasie” le risponde alludendo con gli occhi “Fatti guardare” le prende la mano e la fa roteare su sé stessa “Sei da infarto!”.

Kate arrossisce come sempre “Grazie” poi guarda la sua moto e comincia a pensare “Come hai fatto a prendere la mia moto dal garage?”.

“Hai presente la moglie del tuo portiere? Mi adora!”.  

 

 

 

 

* Born to be wild - Steppenwolf - http://www.youtube.com/watch?v=hIfvwwPSHCI



 

 

 

 

Ivi’s Corner:

Vi vedo già tutte lì a controllare su google immagini la foto dell’avocado!

Ahahahahahahahahahahahahahahahahahahahah

Non mi sono inventata nulla eh, è tutto vero! La fedele rivista di Maddie, lo sappiamo bene, dice solo la verità u.u ^___^

Qualcuna mi aveva detto che le sarebbe piaciuto vedere di più Kate, Lanie e Maddie e io le risposi di pazientare... et voilà xD

E ce ne saranno altri di momenti simili...

Ah, tenete il cellulare a portata di mano per chiamare il 911...il cuoricino di Castle infarterà a breve se fissa ancora un po’ la sua musa in tutina di pelle xD ma se l’è cercata lui u.u

 

Che altro dire, anche Madison è innamorata quindi, viva l’ammmmmoreeeeee *-*

 

 

Buona settimana donzelle!

 

 

Baci baci

 

 

 

Ivi87

 

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** # 12 - Good Time ***


 

# 12 – Good Time

 


“Tu sai guidare una Harley?”

Castle si rimette gli occhiali da sole, appoggiandoli sulla punta del naso “Non mi piace questo tuo tono scettico!” poi con l’indice della mano li spinge al loro posto.

“Guidare una Vespa, non è esattamente la stessa cosa che guidare una Harley” lo rimprovera divertita.

Come sempre, Castle la ignora e monta in sella dando modo a Kate di osservarlo bene.

Oltre ai Rayban e al giubbotto di pelle indossa una maglietta bianca con lo stesso logo della sua ed un paio di jeans neri “Lo sai che ti sei vestito da Josh?”.

Castle si volta a bocca spalancata “Non posso credere che tu l’abbia detto!”.

“Cosa saresti? Writer motorcicle boy?” Kate si diverte continuando a prenderlo in giro.

Lui assottiglia lo sguardo pronto alla vendetta “Se tocco questo, cosa succede?” avvicinando pericolosamente la mano all’acceleratore.

“No no no per carità!!” Kate si fionda su di lui, bloccandogli la mano.

Castle le fa lo sguardo da cucciolo “Aww ti preoccupi per me?”.

“Mi preoccupo per la mia moto!” risponde lei, accarezzando la sua due ruote.

“Bugiarda!” la canzona ridendo.

“Io non dico bugie” si difende Kate.

Castle la guarda un po’ più serio “Magari qualcuna la dici” per poi pentirsene subito.

Non voleva dirlo. Voleva sapere, ma non così.

“Scusa” Castle ritrova immediatamente il sorriso “Dai, sali davanti e fammi vedere come si fa”.

Da quando, quella sera di tre mesi fa, lui le aveva detto ‘Because I love you! But you already know that, don’t you?’  sapeva che presto o tardi avrebbe dovuto dare delle spiegazioni.

Kate abbassa lo sguardo, sentendosi colpevole “Vuoi parlarne?”.

“Arriverà il momento” risponde solamente, scivolando indietro sulla sella per farle spazio.

Kate annuisce e sale sulla sua Harley “Destinazione?”.

“Aspetta che entro in modalità navigatore sexy” si schiarisce la gola mentre vede la nuca di Kate dondolare a destra e sinistra, poi con voce bassa e suadente le dice “proseguire sulla statale ovest per dieci chilometri, tenere la sinistra in direzione del porto. Destinazione: Coney Island”.

Dallo specchietto destro, Castle vede spuntare un bellissimo sorriso felice sul volto di Kate.

Infilato il casco, Kate sgasa un paio di volte da ferma.

Istintivamente Rick si aggrappa ai suoi fianchi.

“Tieniti forte Castle!”.

 

 

 

 

“Mi prendi in giro?” domanda Peter, mentre quasi si strozza con una birra, gentilmente presa in prestito dal frigorifero di Kate.

“Ti giuro di no!” Alexis ride, mentre accantonano i libri.

Madison li ha riportati a casa da almeno venti minuti ma Peter ha subito trovato il modo di evitare lo studio, domandando alla rossa dei suoi ex.

“Ma è un nome da ragazza!” insiste incredulo.

Alexis allarga le braccia “Non potevo di certo chiedergli di cambiarlo”.

“Ashley.... oddio.... Ashley!” continua a ripetere Peter “Ma cosa pensavano i suoi genitori quando è nato?” le domanda senza aspettare la risposta “Erano ubriachi?”.

“Sarà stato il dolore del parto” gli dà corda lei “Ma questo giustifica solo sua madre” si sente un po’ in colpa a prendere in giro il suo ex, ma per la prima volta sente anche di stare finalmente voltando pagina.

“Esatto!! Come può suo padre non essersi opposto!!” esclama gesticolando.

“Ok, abbiamo parlato di me a sufficienza, ora torna a studiare!” ordina Alexis chinando il capo sui suoi appunti. 

Peter inizialmente sembra obbedire. Poi alza gli occhi dal suo libro e osserva Alexis.

Come lei se ne accorge, riabbassa veloce lo sguardo.

Lascia passare qualche minuto poi, di nuovo, alza gli occhi verso la ragazza.

Stessa scena. Alexis si sente osservata e alza a sua volta lo sguardo, costringendolo a fingere di tornare a studiare.

“Cosa c’è?” domanda dopo l’ennesimo scambio di sguardi furtivi.

“Mi annoio...” sbuffa Peter, chiudendo il libro con un gesto secco.

Alexis lo guarda severa “Tra non molto comincerai a seguire le lezioni in classe, è bene che ti prepari a dovere!”.

“Ma sei una schiavista!” le dice Peter riaprendo il libro.

Alexis sorride maliziosa “Prima finiamo il capitolo prima possiamo andare sul divano…” sussurra innocentemente, fingendo poco interesse.

Peter raddrizza la schiena di colpo, afferra la matita e legge avidamente ogni riga del testo.

 

 

 

 

Beckett e Castle scaricano la Harley dal Ferry Boat e in pochi minuti trovano uno spiazzo erboso, abbastanza grande e isolato.

Entrambi si levano il casco e lo posano a terra. Kate sembra conoscere bene il posto e questo non è passato inosservato allo scrittore.

Scende dalla moto lasciando campo libero a Rick.

Castle, già gasatissimo, impugna con impeto il manubrio.

“Sei certo di volerlo fare?” domanda ancora una volta Kate.

L’uomo sbuffa “Me l’hai ripetuto per tutto il tragitto sul Ferry; sì, sono sicuro!”.

Kate annuisce “Ok, allora....” si sfrega le mani fissando lui e la moto. Già lo vede disteso a terra in un bagno di sangue e la sua povera moto ridotta in mille pezzi “Sei sicuro di essere sicuro?” domanda poi ancora, a metà tra il divertito e il preoccupato.

Con lui è sempre così. Non sa mai se ridere o piangere.

“Non sarai accusata della mia morte prematura, tranquilla!” Castle le dà un buffetto sulla spalla e poi con la stessa mano batte un colpo sulla sella “Tu hai guidato la mia Ferrari? E io ora guido la tua Harley! Forza, insegnami!”.

“Innanzi tutto, non picchiare la mia moto!”.

Castle ride e accarezza il punto appena colpito “Scusa moto”.

“Va bene, allora, mani sul manubrio” dice posizionandosi di fronte a lui, scavalcando la ruota anteriore.

Castle ubbidisce immediatamente e un sorrisino soddisfatto spunta sul viso della detective.

“Freno?” domanda tornando seria.

Richard apre il palmo della mano destra, fino ad afferrarlo “Questo!”.

“Bene” e mentre Kate lo dice la sua mano sinistra si posa su quella destra di lui “Frizione?”.

Come prima, Castle apre il palmo della mano sinistra e afferra anche quella levetta.

“Bravo!” esclama lei, mentre ora ha entrambe le mani su quelle di Castle.

Le stringe forte tra le sue e rilascia un bel respiro “Ora, lascia lentamente la frizione”.

Castle fa cenno di si con la testa ma non può fare nulla finché Kate non si sposta.

“Lentamente!” ripete lei, conoscendolo.

Titubante, gli lascia le mani e si mette di lato alla moto.

Con forza, Castle raddrizza la moto e con il tallone leva il cavalletto.

Istintivamente Kate si mette una mano davanti agli occhi, ma sbircia attraverso l’indice e il medio.

Con un boato la moto singhiozza in avanti per poi spegnersi immediatamente.

“Lentamente Castle!! Lo sapevo!!!” urla Kate indispettita.

Castle punta i piedi per terra e si porta le mani alle tempie “Wow, che potenza!! E’ stato fantastico!!” poi si volta verso di lei con sguardo malizioso “Ora capisco perché ti piace!”.

“Castle!” Kate non fa in tempo ad aggiungere altro perché lui la interrompe.

“Voglio riprovare!” mormora sistemandosi meglio gli occhiali da sole prima di riappropriarsi del volante.

“Si, come no, scendi!” ordina Kate.

“No davvero, ho capito, è un po’ come con i pedali dell’auto....” Castle dà gas un paio di volte e lentamente, e miracolosamente, rilascia con delicatezza la frizione e la moto comincia ad avanzare.

“Woah....visto!!” le urla Castle, un pezzo più avanti.

Kate comincia a correre per raggiungerlo “Dovresti andare dritto però!”.

“Eh, adesso pretendi troppo” le risponde una volta che lei lo ha raggiunto.

“Che ne dici, tu fai jogging e io ti scorto in moto, eh? Ti faccio da bodyguard!!” propone tutto sorridente e soddisfatto.

Mentre corre al suo fianco, Kate alza gli occhi al cielo domandandosi come gli vengano in mente certe cose “Io ho un’idea migliore!” annuncia rallentando ancora di più la sua andatura “Pronto?”.

Castle sgrana gli occhi “Pronto? Pronto per cosa?” nessuna risposta alle sue spalle “Kate?”.

Per paura di sbilanciarsi evita di voltarsi ma controlla la situazione dagli specchietti retrovisori.

Vede Kate prendere una piccola rincorsa.

“Non starai per...” un tonfo alle sue spalle conferma il suo pensiero “....saltare su una moto in corsa!”.

Kate allaccia le braccia sui suoi fianchi e si stringe bene alla sua schiena “Stai facendo i due all’ora Castle.... piuttosto, guarda avanti. Gomiti bassi. Bravo”.

Rick obbedisce a tutti i suoi ordini acquisendo sempre più sicurezza.

“Gira piano e torniamo a prendere i caschi” Kate sussurra, ora più dolcemente “Così vediamo se riesci ad arrivare almeno ai sessanta all’ora”.    

 

 

 

 

“Mi hai interrogato così tante volte che se non lo passo io questo corso, allora non lo passerà nessuno” esclama Peter mentre si siede sul divano e appoggia la gamba indolenzita sul tavolino. 

“Lo faccio per il tuo bene” Alexis sistema il tavolo da pranzo riponendo libri e penne.

Peter sorride, slacciandosi il tutore “Sai, credo che diventerò intelligente, frequentandoti!”.

“Sei già intelligente” risponde Alexis avvicinandosi “Quando non fai stupidaggini come levarti il tutore!” lo ammonisce poi.

Lui si allunga sul divano con gli occhi chiusi, tirando un sospiro di sollievo “Solo cinque minuti, lo giuro!”.

“Lo fai spesso?” domanda allarmata.

Peter ride “Quando non c’è Kate, sì!”.

Alexis vorrebbe sgridarlo ma in fondo lo capisce “Arrangiati, la gamba è tua!”.

Si allontana a braccia incrociate, un po’ preoccupata.

In poco più di due settimane prova già dei sentimenti molto forti per Peter che non vuole frenare ma che fatica a comprendere.

Forse perché non è il tipo di ragazza che di solito si lascia andare facilmente.

Forse perché non aveva mai incontrato un ragazzo così.

Con questi pensieri apre il frigorifero e prende un’altra birra e un’aranciata.

“Che fai?” domanda Peter quando la sente aprire anche il freezer. 

Alexis si blocca con lo sportello aperto “Prendo del ghiaccio per me”.

“Lascia” Peter si riallaccia il tutore e la raggiunge in cucina “Sei un ospite, faccio io”.

La ragazza sorride, compiaciuta da quella premura nei suoi confronti e lo lascia fare.

Peter fa scivolare con attenzione due cubetti, dallo stampino al bicchiere colmo e insieme tornano sul divano.

Entrambi bevono un sorso e poi posano le bevande sul tavolino “Film? Telefilm? Cartone Animato? Pomiciata selvaggia?” domanda Peter con la sua solita aria sbruffoncella.

Alexis gli molla un leggero schiaffetto sulla guancia “Secondo te?” domanda, retorica, prima di afferrarlo per la maglietta e tirarselo addosso.

 

 

 

 

Una ventina di minuti dopo, Castle parcheggia con attenzione in uno spiazzo ghiaioso, accanto ad una fila di alberi che costeggiano un grande prato.

Kate si leva il casco “Come mai tutte queste auto?” si guarda attorno curiosa, sentendo della musica provenire da dietro la fila di pioppi “Non lo ricordavo così questo posto....”.

“Di giorno è il parco per famiglie che conosci tu....” Castle le appoggia le mani sulle spalle e la conduce verso l’entrata del parco “....ma qualche sera all’anno si trasforma!”

Kate cammina spinta da Castle “Lasciami indovinare, questa è una di quelle sere”.

“Molto bene, detective!”.

Svoltano l’angolo ed entrano nel grande prato.

Kate spalanca immediatamente occhi e bocca, sorpresa dalle decorazioni luccicanti, le bancarelle e le attrazioni per i più piccoli.

Castle la osserva, con il naso all’insù, come una bambina.

“Benvenuta alla 5a fiera annuale di Coney Island” le dice Castle con un sorriso trionfante per essere riuscito a stupirla.

Ecco perché Kate non ne sapeva niente. La fiera viene organizzata solo da cinque anni, lei invece è da quando ne aveva diciannove che non visita l’isola.

Perde il filo dei suoi pensieri quando vede Castle offrirle la mano. Ogni suo gesto, anche se piccolo, riesce sempre a farle battere il cuore.

Senza esitazione, intreccia le dita con le sue e cominciano a camminare tra le bancarelle.

“È tanto che non torni qui?” domanda Castle.

Il sorrise le sparisce per qualche secondo dal volto e lo scrittore lo nota immediatamente, arrestando il passo “Riguarda tua madre, vero?”

“Dopo il funerale io e mio padre venimmo qui. Passammo una bella giornata e scacciammo via per un po’ la tristezza” spiega Kate.

Rick sorride comprensivo “E questo lo rende un bel ricordo o un brutto ricordo?”.

“Entrambi” risponde, ritrovando il sorriso “Io voglio provare quello!” guarda avanti e tira Castle per un braccio.

“Il tiro a segno? Davvero Kate? Da quando ti piace vincere facile?” esclama allungando una banconota da cinque dollari al ragazzo dietro il bancone.

“È una sfida Castle!” il ragazzo le porge la piccola pistola a pallini e Kate immediatamente colpisce il centro del bersaglio con tutti e sei i colpi.

Il giovane strabuzza gli occhi “Mai visto fare una cosa del genere da una ragazza!!”.

Kate gongola soddisfatta “Coraggio scrittore, fai del tuo meglio!”.

Una volta ricaricata l’arma e cambiato il bersaglio, Castle prende la mira e accetta la sfida.

I pallini gialli forano il bersaglio in vari punti distanti tra loro, nessuno di essi però al centro.

Il ragazzo stacca il foglio dalla parete e lo porge a Castle, mentre a Kate regala un piccolo unicorno di peluche, in premio.

Castle osserva il suo operato con un piccolo sorrisino in volto.

“Mi prendi in giro?” commenta invece Kate, conoscendo bene le sue capacità di tiratore.

Lui allarga ancora di più il sorriso e volta il foglio.

Dietro, senza i cerchi colorati a disturbarne la forma, i fori dei pallini danno vita ad un cuore.

“Ah...wow....io....” Kate è praticamente senza parole.

“Non te l’aspettavi eh?” gongola lui ora, con profonda soddisfazione.

Kate prende il foglio tra le mani come se fosse la cosa più preziosa e delicata che avesse mai visto.

Posa i polpastrelli sui fori ripassandone il contorno.

Castle comincia a preoccuparsi “Non ti stai per mettere a piangere, vero?”.

Kate alza gli occhi dal foglio e si solleva sulle punte, baciandolo sulla guancia.

 

 

 

 

I capelli di Alexis sono spettinati, sparpagliati sul cuscino.

La sua camicetta è completamente sbottonata.

Peter è sdraiato sopra di lei, un ginocchio affondato tra i cuscini del divano, e la gamba malconcia distesa tra quelle di Alexis.

Le sta accarezzando i fianchi.

Lei gli sfila la maglietta.

Sta veramente accadendo?

Alexis spalanca gli occhi “Aspetta”.

Peter si solleva sulle braccia, allarmato dal tono della ragazza “Va tutto bene?”.

“Si...” Alexis deglutisce e si libera da quella posizione “Si.... ma mio padre e Kate staranno per tornare...” risponde abbottonandosi nervosamente la camicia “...non voglio fargli venire un infarto....” spiega senza però riuscire a guardarlo negli occhi.

Peter si rende conto che sta mentendo ma lascia correre “Hai ragione” risponde mostrandole un sorriso comprensivo mentre le sistema i capelli.

 

 

 

 

Dopo aver fatto più volte il giro del parco chiacchierando, mangiato un hot dog e provato tutti i giochi, musa e scrittore si spostano verso un lato del prato più tranquillo.

Lasciandosi le bancarelle alle spalle, le uniche luci rimaste sono quelle delle decorazioni che rendono l’atmosfera più magica.

“Sembra già Natale” commenta Kate sedendosi sul paletto orizzontale della staccionata che recinta il parco “Mi piace tutto questo verde!”.

“Allora ti piacerà tantissimo l’enorme giardino nel retro della mia casa negli Hamptons. Magari l’estate prossima riesco a portartici!” le dice, posizionandosi in piedi davanti a lei.

“Abbiamo dei seri problemi con i mesi estivi, vero?” domanda scherzando.

Castle annuisce “Già! Fortunatamente abbiamo tutto il tempo per rimediare” con l’indice della mano le tocca la punta del naso.

Il viso di Kate si contrae in una smorfia.

“Ti da fastidio” domanda allora Castle.

“Si!” risponde cercando di afferrargli al volo la mano incriminata.

“Bene! Così posso vendicarmi di tutte le tirate di naso e orecchie che mi hai dato in quattro anni!”.

Kate ride nel sentire quella frase “Hai ragione, sono brutta e cattiva!”.

“Esatto” Castle si libera dalla presa e riesce e toccarle nuovamente il naso “Soprattutto brutta!”.

Quando le risate finiscono, Kate si incupisce improvvisamente.

“Forse dovremmo parlarne… degli Hamptons intendo” inizia Kate.

Castle capisce immediatamente che non si sta riferendo alla loro futura vacanza “Ti ho invitato e hai risposto di no. Avevi un ragazzo. Di cosa dobbiamo parlare?” risponde tranquillo.

Kate resta in silenzio cercando di trovare le parole, così Castle prosegue “Era solo per un week end. Volevo vedere se senza cadaveri di mezzo saremmo andati d’accordo comunque. Come minimo ci saremmo scannati tutto il tempo e la cosa sarebbe finita lì. Una specie di drive test. Non c’erano secondi fini te l’assicuro”.

“Lo so” Kate annuisce seria “Anche perché avrei portato con me la pistola in ogni caso” aggiunge poi, con il risultato di strappare un sorriso ad entrambi.

“Saresti venuta?” ripete Castle, perplesso.

“Ho cambiato idea, ho lasciato Tom e mentre te lo stavo per dire…” si interrompe lasciandogli il tempo di capire.

“È arrivata Gina” conclude, scuotendo la testa “Mi dispiace, è capitato per caso. Non volevo passare l’estate pensando a te e Demming… poi Gina ha telefonato… faceva pressioni per il libro…” improvvisamente realizza qualcos’altro e alza di scatto la testa “Ecco perché ce l’avevi con me al mio ritorno e perché non hai mai chiamato”.

“Già. Ed ecco perché tu non hai mai chiamato me. Mi credevi con Demming” Kate si stringe nelle spalle, dispiaciuta.

“Wow, dicono che la comunicazione sia fondamentale in tutti i tipi di rapporto” scherza Castle.

“Mi sta bene, così imparo a dirti subito di sì!” si ammonisce Kate.

Castle le sorride “Tienilo a mente perché tendo a fare stupidaggini quando mi sento rifiutato!” si avvicina di più abbracciandola.

“Aspetta” Kate lo blocca per le spalle “Girati” come un bambolotto, Castle si lascia voltare “Fai un passo in dietro” e non appena lui esegue Kate allaccia le gambe hai suoi fianchi e le braccia al suo collo “Bene, sono pronta per un altro giro della Fiera”.

 

 

 

 

Madison passeggia lungo il porto, teneramente abbracciata al suo uomo.

Le piace definirlo così. Il suo uomo.

Si sta innamorando ogni giorno di più e, per la prima volta, non sente il bisogno di scappare a gambe levate da un impegno serio.

Guardano le luci dei Ferry Boat attraccati al molo.

Il porto così illuminato ha un che di magico e romantico.

L’ultimo Ferry della giornata sta per attraccare.

Si ferma di colpo fissando il piccolo ponte dell’imbarcazione “Oh mio Dio”.

“Tutto bene?” domanda il suo accompagnatore, preso alla sprovvista.

Madison comincia a saltellare “Guarda quella coppia!” punta il dito verso il Ferry “La donna appoggiata alla balaustra e l’uomo che alle sue spalle le cinge la vita, li vedi?”.

Quando finalmente inquadra la coppia, il suo respiro si fa un po’ accelerato “Li vedo”.

“Sono i miei amici! Oh che carini! Ti ho parlato della mia migliore amica d’infanzia, è lei!” spiega Maddie con entusiasmo.

Lei è la tua migliore amica d’infanzia?!” ripete con sconcerto lui.

“Si... c’è qualche problema?” chiede, vedendolo agitato.

“Dobbiamo parlare”.

 

 

 

* Good Time  - Owl City ft. Carly Rae Jepsen - http://www.youtube.com/watch?v=x0XcOLuGkik



 

 

 

 

 

 

 

 

Ivi’s Corner:

È, o non è, vero che i Caskett hanno dei SERI problemi con l’estate????
Pure quest’anno... perché ho la netta sensazione che almeno per un piccolo periodo Kate sarà a Washington? Magari lo diranno tramite il ‘salto temporale’ che zio Andy tanto ama ma cmq credo che lei andrà, salvo poi pentirsene o qualunque altra cosa si inventerà sempre Zio Andy. (Zia Terry salvaci u.u)
 

So... qualcuna potrebbe accorgersi di una scena famigliare di un tf italiano (ogni tanto qualcosa di buono la facciamo pure noi xD) vi sfido ad indovinare u.u

Un altro tassello è stato messo al loro posto, hanno parlato degli Hamptons e superato la cosa, nel frattempo Peter e Alexis (sto ship name proprio non s’ha da fare >.<) studiano anatomia ehm... sorry, economia... xD

E la fine... finisce bene il cap, no? :-p

 

Buona domenica, girls

 

Baci baci

 

 

Ivi87

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** # 13 - Fuckin' Perfect ***


 



# 13 – Fuckin’ Perfect

 


Nella sala d’aspetto del New York Hospital, Kate guarda divertita la foto che Castle le ha inviato sul cellulare.

Lui, Ryan e Espo sorridono tenendo in mano un foglio con la scritta ‘case solved’.

Sa che sono capaci di cavarsela anche da soli ma non vede l’ora di tornare in servizio.

Non è fatta per restare inattiva.

La dottoressa Miles le ha appena comunicato che il taglio al braccio di Peter si è ormai rimarginato e anche la gamba si sta rimettendo bene e che ora può anche uscire e provare a fare delle passeggiate se se la sente, il che la rende libera di tornare al distretto molto più serena.

Mentre Peter finisce gli esercizi nella piccola palestrina, Kate risponde al messaggio di Castle.

“Ehi, Kate!” la detective si volta in direzione della voce.

“Ehi, Maddie, sono giorni che sei sparita!” la saluta allargando le braccia.

Madison ricambia l’abbraccio “Solo un paio”.

“Quattro, veramente!” scioglie l’abbraccio e la guarda “Il Q3 ti tiene impegnata? O è il tuo misterioso ragazzo che non ti lascia respiro?” domanda con un luccichio malizioso negli occhi.

Maddie tentenna “Ecco.... a proposito di questo....”

“Gli arresti domiciliari sono finitiiiiiii” urla Peter, raggiungendole in corridoio.

Kate lo abbraccia felice “Sono così contenta che tu stia meglio!”.

“Anche io, Peter” si aggiunge la bionda.

“Grazie, oh scusate se vi ho interrotte” si getta la sacca alle spalle e si avvia verso gli ascensori.

Kate lo affianca e fa cenno a Madison di proseguire.

“Oh, lascia stare... non era nulla di importante” scuote la testa, forse un po’ troppo vigorosamente.

Una volta fuori dall’ospedale Peter respira forte “Sapete che vi dico? Sfrutterò la mia ritrovata libertà facendomi un giro!” si mette tutto contento le mani in tasca “Ehm, mi presteresti i soldi per il taxi, cugi?” domanda con un super sorriso arruffianatore.

“Tieni, ma stai attento e non esagerare. Fermati se ti fa male” lo redarguisce, passandogli qualche banconota.

 “Si mammina, ciao Maddie” Peter si allontana zoppicando verso la fermata dei taxi.

“Bene, ora che siamo da sole ti va di venire a pranzo da me? Viene anche Lanie appena finisce il turno” domanda Kate salendo in auto.

Maddie sembra esitare, poi accetta.

 

 

 

 

A lezione finita Alexis corre verso la metro.

È stata un po’ sfuggevole con Peter dopo quella sera, quattro giorni fa.

Ma oggi è diverso.

Oggi la dottoressa Miles avrebbe confermato a Peter la possibilità di uscire di casa e muoversi liberamente.

Lui ci sperava tanto e lei non voleva più evitarlo.

Non se lo meritava.

Arriva di corsa a casa di Peter e Kate.

Bussa alla porta, sperando che siano già tornati dalla visita.

“Ehi, Alexis, entra!” Kate la invita ad entrare “Ormai sei di casa” le dice con il sorriso.

Con un po’ di rossore, anche Alexis ricambia il sorriso e saluta con un cenno Lanie e Madison “Volevo sapere com’è andata la visita di controllo” si guarda intorno  in cerca del ragazzo “Dov’è Peter?”.

“La gamba sta meglio, non può ancora togliere il tutore ma non è più costretto a stare a riposo” le spiega Kate, in maniera impeccabile.

Lanie ridacchia e prende la parole “Ergo, se l’è svignata!” taglia corto, facendola ridere.

“Resti con noi, vero?” domanda Kate “Pranzo tra donne!” annuncia porgendo il mestolo a Madison.

“Mi stai velatamente suggerendo di cucinare Becks?” chiede Maddie, fingendosi indignata.

“Hai o non hai un ristorante?” risponde Kate con un’alzata di spalle.

Madison scuote la testa “Non è affatto scontato che possedere un ristorante ti renda automaticamente uno chef, sai!?!” risponde seria, ma poi si volta verso Alexis e le fa l’occhiolino “Non amo stare ai fornelli ma modestamente ero la migliore al corso di economia domestica!”.

“Allora devo proprio restare!” risponde Alexis felice.

 

 

 

 

Il taxi lo lascia proprio di fronte all’enorme colonnato in marmo bianco.

La Columbia University è imponente e accogliente allo stesso tempo.

Cerca le indicazioni e si reca verso il campus.

Ha deciso di farle una sorpresa e vuole chiarire la situazione.

Alexis è strana e distaccata da quando hanno quasi perso il controllo e non vuole lasciare le cose in sospeso.

Non vuole che si senta pressata o a disagio.

“Io ti conosco!” esclama una ragazza, mentre esce dal portone degli alloggi accompagnata da due ragazzi “Sei Peter!”.

“Ehm, si” risponde un po’ in imbarazzo.

“Io sono Sandy, la compagna di stanza di Alexis! Ti ho riconosciuto dalla foto di vuoi due che tiene sul comodino” spiega velocemente.

“Ma certo, Sandy! Alexis mi ha parlato di te, molto piacere!” porge educatamente la mano e la saluta.

“Anche io ho sentito molte belle cose su di te, hai per caso un fratello?” domanda scherzando.

Peter ride “No, mi spiace” poi sposta lo sguardo sui due ragazzi che sono con lei.

Uno ha i capelli neri, abbronzato e con la mole di un giocatore di rugby, l’altro è castano, pallido e sembra un fotomodello appena uscito da un catalogo.

“Oh, perdonami, loro sono Tommy e George” si affretta a presentarli Sandy “Insieme ad Alexis frequentiamo il corso di giornalismo del professor Shmidt” i due gli fanno un cenno, poco amichevole, con il capo.

Per un secondo sente una scarica di gelosia ribollire nel sangue, per poi tornare a pensare al motivo per cui si trova lì.

“Cerco Alexis, sai dov’è? Ha una lezione?” domanda concentrandosi solo su Sandy.

Lei aggrotta la fronte “Per oggi ha finito.. veramente le ho sentito dire che sarebbe andata a casa tua…”.

Peter addolcisce lo sguardo “Lei fa una sorpresa a me e io ne faccio una a lei, visto che coppia?” esclama sorridendo “Corro a casa allora, grazie!”.

 

 

 

 

“Oddio questo sugo è favoloso!” gioisce Lanie dopo l’ennesima forchettata di pasta.

Madison sorride “Ti ringrazio! Ma un po’ del merito va anche al frigorifero super fornito di Becks!”.

Kate abbassa lo sguardo, sapendo dove vogliono andare a parare.

“Dobbiamo dire grazie a Peter allora, se non fosse qui, Kate vivrebbe ancora di surgelati e take away” spiega Lanie ad Alexis.

La ragazzina annuisce “Papà lo dice sempre che hai un tempio di polistirolo nel frigorifero!”.

Kate le ha tutte e tre contro. Alza lo sguardo, beve un sorso d’acqua e le guarda indifferente “Se non si fosse capito, vi sto ignorando!”.

“Permalosa!” sussurra Lanie meritandosi un’occhiataccia.

“Su, su, hai altre qualità!” scherza Madison.

Kate incrocia le braccia e distende la schiena contro la sedia “Hai ragione! E sai una di queste qual è? L’intuito!” vede tutti gli sguardi puntati su di sé e prosegue “Voi due…” indica Alexis e Maddie “…avete qualcosa in mente! Siete strane ed evasive”.

Dopo un primo momento di silenzio le due accusate si sentono in dovere di replicare.

“Ho molto da studiare!”.

“Sono piena di lavoro!”.

Negano entrambe le accuse di Beckett.

A Lanie sfugge una piccola risata davanti a quelle facce preoccupate “Beccate!”.

“Direi di cominciare dalla più giovane. Alexis, dicci tutto!” 

La ragazza si trova tre donne adulte con occhi e orecchie spalancate, bramanti di sapere.

Kate le accarezza la mano, incoraggiandola “Peter ha detto che è successo qualcosa, ma non sa bene cosa…e che lo eviti…”.

Alexis sembra voler parlare, invece non riesce ad emettere suono.

“Nessuna di noi è una santa e si permetterà di giudicare, te lo garantisco. Però possiamo provare a consigliarti” è Lanie questa volta a rassicurarla.

“È…imbarazzante…” sussurra arrossendo vistosamente.

Maddie scalpita “Uhhhhh si tratta di sesso allora! Chiedimi quello che vuoi, non c’è nulla che non sappia fare!” esclama fiera di sé.

Kate spalanca la bocca, incredula.

“Becks non ti sconvolgere!” la ammonisce subito la bionda.

“Non dirle queste cose!” sussurra Kate cercando di non farsi notare.

“Veramente…” Alexis tenta di riprendere la parola.

Kate mette le mani avanti di scatto, bloccandola “Aspetta!” tutte la fissano, perplesse “Che c’è? Si tratta di anche di mio cugino no? Non sono sicura di voler sapere… certe cose… su di lui…” deglutisce a forza, un po’ schifata.

“Si tratta di me. Non di lui. E questa conversazione non deve uscire da queste mura, intese?” la ragazza punta il dito verso tutte, con ritrovata grinta.

Dopo essere arrivata a Lanie, sposta di nuovo il dito verso Kate “Non una parola con Peter o mio padre!” ci pensa su due secondi “Soprattutto con mio padre!”.

Kate annuisce e la tranquillizza “Puoi fidarti”.

“Ok…” Alexis si calma e si sistema meglio sulla sedia “…si tratta di sesso”.

“Lo sapevo” esclama saccente Maddie.

Lanie le si avvicina, cambiando posto “Sei preoccupata perché con Peter sarebbe la tua prima volta?” domanda.

“No” risponde solamente.

“No, non sei preoccupata?” chiede spiegazioni Kate.

“No. Non sarebbe la mia prima volta” specifica Alexis.

“Ok” Kate è più imbarazzata di Alexis “Bene” poi cerca di correggersi “Cioè, non bene nel senso di ‘brava, hai fatto sesso’ intendevo…” sbuffa irritata e Maddie la soccorre.

“Intende dire che il problema non è la tua verginità!” annuncia posandole una mano sulla spalla “Respira Kate”.

“Odio questi discorsi!” ammette Kate, abbattuta.

Lanie scuote la testa “Ma va? Per avere qualche dettaglio piccante sui suoi ex ho dovuto tirarle fuori le parole con le pinze!”.

Maddie raddrizza improvvisamente la schiena “Già… i tuoi ex… non vivendo qui non li ho conosciuti… c’è qualcuno in particolare a cui tieni ancora?” domanda Maddie, nervosa.

“Cosa? Ma che c’entra adesso! Su Alexis, vai avanti” Kate ignora l’amica e torna a concentrarsi sulla ragazzina.

“Io e quel ragazzo…” inizia a raccontare.

“Ashley?” azzarda Kate.

“Si… è successo con Ashley. Prima che partisse per Standford”.

Maddie la blocca subito “Vi sembrava giusto fare sesso, come se fosse un modo per salutarvi, come un addio dato che lui sarebbe partito e non vi sareste rivisti per un bel po’” intreccia le dita sul tavolo, come se avesse detto la cosa più ovvia del mondo.

“Si” ammette Alexis, spiazzata.

“E non ti è piaciuto” prosegue Kate.

“Si!” ancora una volta la ragazza risponde affermativamente.

“Lui non ha detto nulla come se fosse andato tutto alla grande lasciandoti pensare che sia stato brutto solo per te” conclude Lanie scuotendo la testa.

“Si! Oh mio Dio come fate a saperlo!” domanda Alexis, quasi urlando.

“Ti devo dare una notizia flash molto importante. A volte il sesso non è bello” Lanie cerca di restare seria ma mentre dice quella frase le tre donne scoppiano a ridere.

“Cosa? Che c’è da ridere!?” domanda Alexis spiazzata.

“In tutti i film ci sono delle scene d’amore meravigliose, ma non va sempre così” cerca di ricomporsi Madison.

“Soprattutto se lo fai per i motivi sbagliati” continua Kate “Se non avesse dovuto partire, avresti aspettato ancora?”.

“Credo di sì. Non mi sentivo molto sicura. Ma anche non farlo sembrava sbagliato”  ora che l’ha detto ad alta voce, si sente già molto meglio.

“Hai fatto una scelta. Giusta o sbagliata che fosse non importa. Non hai avuto paura, ti sei buttata  e questo ti fa onore” le dice Kate.

Maddie annuisce “Ora qual è il problema. Pensi che possa andare male anche la seconda volta?” le chiede con interesse.

“Beh si… insomma se non ero sicura con Ashley dopo quasi un anno che siamo stati insieme.. credevo di amarlo eppure alla fine è stato un disastro! Tutto, non solo il sesso!”.

“Però ti ho vista con Peter…” esclama Lanie con tono molto allusivo.

“Lo so! E sono passate a malapena tre settimane da quando l’ho conosciuto! Non riesco a smettere di pensare a lui e a noi insieme” racconta con enfasi.

“Un colpo di fulmine in piena regola!” nota Madison.

“Ma io non ci credo nei colpi di fulmine! O almeno non ci credevo… non lo so, sento solo questo bisogno allucinante di lasciarmi andare e spegnere il cervello! Di solito non sono così, sono molto controllata ma lui… lui…” non trova le parole adatte.

“Ti scuote gli ormone a mille?” prova Maddie.

“Ti fa dimenticare di qualunque cosa?” tenta Lanie.

“Ti fa sentire come se fossi il centro del suo universo?” è il turno di Kate.

“Si, si e ancora sì!” esclama esausta sostenendosi la testa.

Le tre donne si guardano con un sorriso malizioso e annuiscono tra loro.

“Tesoro, tu e Peter farete i fuochi d’artificio, credimi!” annuncia Madison tutta contenta.

Lanie concorda e prosegue “E non c’è una data di scadenza o una tempistica da rispettare. Tre settimane o un anno non fa differenza. Fai solo quello che ti senti di fare”.

“Che donna saggia, dottoressa Parish” esclama Kate, intenerita.

 

 

 

 

Peter paga il tassista e scende proprio sotto casa di Kate.

Si blocca nell’attimo in cui il portiere sta aprendo una porta ad una signora anziana che Peter ha già visto qualche volta nel palazzo.

Si guarda attorno circospetto.

Avverte una strana sensazione di pericolo ma lì attorno sembra essere tutto a posto.

Si convince che sia solo paranoia.

Sua madre l’avrebbe sicuramente avvertito se qualcuno avesse scoperto il suo nascondiglio.

Lascia perdere i brutti pensieri e dopo due minuti in ascensore è sul pianerottolo del suo momentaneo appartamento.

E di fronte a lui c’è Alexis.

“Ehi, stavo per tornare al campus, Sandy mi ha avvertita con un sms!” dice abbracciandolo.

Peter sorride “Sono arrivato in tempo allora!”.

“Kate mi ha detto della gamba, fai progressi! Sono contenta!!” esclama, ricambiando il sorriso e lasciandogli un piccolo bacio sulle labbra.

“Mi baci, mi abbracci...No mi eviti più?” domanda perplesso.

Alexis scuote la testa “No!” poi sorride nuovamente “Anzi, quand’è che ci vediamo?”.

“Lunedì inizio a frequentare le lezioni perciò se domai sei libera direi di fare un ripasso generale dei primi capitoli” risponde Peter.

“Sono d’accordo, ma io intendevo quand’è che ci vediamo…” assottiglia lo sguardo e abbassa la voce “…da soli…”.

Peter si illumina come un albero di Natale, scioglie l’abbraccio e apre la porta di casa “Kaaaaate! Quando esci di nuovo con lo scrittore???!!!!” urla affacciandosi all’interno dell’appartamento solo con la testa.

Kate sobbalza sul divano “Ciao anche a te!” lo saluta, ironica.

“Rispondiiiii!!” insiste lui.

“Domenica! È l’ultima sera libera, poi lunedì torno al distretto. Perché?” ma la sua domanda viene ignorata.

Richiude veloce la porta “Domenica sera sarebbe perfetto!”.

Alexis ride di gusto mentre lui la bacia, accompagnandola all’ascensore.

Peter preme il pulsante e si ricorda di una cosa “Non mi hai detto che frequenti giornalismo con Jacob ed Edward! Mi sembrava di essere in Twilight!”.

“Su non fare il geloso” lei gli spettina i capelli e scompare nell’ascensore.

Quando Peter rientra in casa, si lancia su Kate “Qualunque cosa tu le abbia detto sappi che ti adoro!”.

“Le serviva solo una chiacchierata tra donne e si da il caso che pranzare con me, Lanie e Madison sia stato terapeutico” accenna Kate.

“Avete parlato di me?” domanda lui, curioso.

“Non ci provare, ho le labbra cucite!” esclama perentoria.

Peter mette il broncio “Eddai, devo sapere!! Magari ho fatto o detto qualcosa di sbagliato, devi dirmelo!”.

Lei scuote vigorosamente la testa.

“E se starnazzo?” domanda, facendole gli occhioni cucciolosi.

Kate non riesca trattenere una risata “Sei impossibile! Ti dico solo che non riguardava te, ok? Non hai fatto niente di sbagliato”.

“Davvero?” domanda, sollevato.

“Si, davvero” Kate gli sorride, felice di vederlo così preso e innamorato. Poi assottiglia lo sguardo subdolamente “Ora starnazza, paperottolo!”.

 

 

 

 

* Fuckin’ Perfect – Pink - http://www.youtube.com/watch?v=J2VUlzuyfNg

 

 

 

 

 

 

 

Ivi’s Corner:

 

Serata tra donneeeee!!

Almeno una volta a settimana dovrebbe essere obbligatoria u.u

Soprattutto se una delle partecipanti è un tipino vispo come Maddie ahahahahah

Alexis si schiarisce le idee e Peter si fa la sua prima gitarella senza cane da guardia xD

 

E Castle? È partito per l’Alaska! u.u

 
Naaaaa, niente paura, sta progettando il terzo appuntamento (poi giuro che smetto di descriverli uno ad uno.. mi servivano i primi tre però >.< ihihihih )

 

Buona settimana,

 

Baci baci

 

 

 

Ivi87

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** # 14 - Head over hills ***




# 14 – Head over heels

 

 

Bagno caldo e rilassante con un nuovo bagnoschiuma al latte di riso e fiori di ciliegio. Fatto.

Piastra ai capelli. Fatta.

Collant neri con ricami vari. Indossati.

Dècolletè  di vernice rossa. Messe.

Vestito rosso lungo fino a metà coscia, maniche lunghe e scollo a V. Perfettamente cucito sul corpo di Kate.

Soprabito piegato su un braccio.

Agitata, Kate, bussa alla porta di Castle.

Lui l’ha invitata a cena per il loro terzo appuntamento.

Ho bisogno di avere un primo appuntamento con te e poi un secondo e poi un terzo in cui ci scambieremo il nostro primo bacio una volta riaccompagnata a casa.

Castle apre la porta mentre  lei ripensa a quella frase.

“Wow, sei bellissima!” esclama rimirandola da capo a piedi.

Kate arrossisce come sempre “Grazie, anche tu stai bene...con il grembiule!” scherza guardandolo.

“Oddio, cos’è questa macchia verde?” lui abbassa il volto mentre lei gli tocca il naso con l’indice “Ci sei cascato!” lo supera e si ferma nell’ingresso, vicino all’attaccapanni “Mi ha detto Peter di salutarti così” si giustifica poi, alzando le spalle.

Castle le prende il cappotto e lo appende “Io preferisco salutarti così” si gira e le bacia una guancia.

“Mmm si, anche così non è male” risponde mentre lui le fa strada verso il tavolo.

Le scosta la sedia “Prego signorina, si accomodi, la portata principale sarà servita in un attimo” pronuncia con voce impostata, da perfetto cameriere.

“Mi devo preoccupare Castle?” domanda con un sopracciglio alzato.

“Non offendere lo chef!” Castle aggira il bancone e dal forno estrae una teglia che poi porta in tavola.

Kate fissa la pietanza con l’acquolina in bocca. Dall’aspetto sembrerebbe molto invitante.

“Ecco a lei la specialità della casa: agnello con salsa alla ciliegia” le fa l’occhiolino mentre pronuncia l’ultima parola “Lo so” dice prima che lei possa aprire bocca “La ciliegia è strettamente riservata ai prodotti per il corpo, mi ricordo. Ma questa la devi assolutamente provare” cita la frase che Kate gli disse durante il primo appuntamento.

“Sembra buonissimo!” risponde con il più bello dei sorrisi.

“E lo è!” prende una porzione di agnello abbondantemente ricoperto di salsa e gliela serve aggiungendo alcune patate arrosto come contorno.

Prima di sedersi Castle afferra il telecomando e lo punta verso lo schermo.

Kate si accorge solo grazie a quel gesto che ha portato il televisore dallo studio alla  sala.

“E per completare la cena...” la guarda intensamente “...una cosa che a me non piace molto ma a quanto pare a te, invece...” abbassa la voce e poi sussurra languidamente “...fa letteralmente perdere la testa!”.

Preme play senza voltarsi. Non vuole perdersi nemmeno il più piccolo movimento del viso di Kate.

Lei si volta circospetta verso il televisore. Curiosa ma sempre allerta.

Quando la sigla di Nebula 9 inizia, Kate spalanca occhi e bocca sorpresa.

“Mi ha detto Peter di sconvolgerti così” le risponde per le rime, alzando le spalle.

 

 

 

Alexis osserva il tutore abbandonato sul pavimento.

“Sei sicuro di poterlo fare?” domanda preoccupata della sua salute “Non devi esagerare proprio ora che stai guarendo”.

Peter la abbraccia trascinandola con se sul divano “Sicurissimo! Tu piuttosto, sei sicura?” domando preoccupato di forzarla in qualche modo.

“Non lo so” ammette a occhi bassi “Se adesso lo facciamo, ho paura di soffrire ancora di più quando poi te ne andrai” spiega con un velo di tristezza.

Peter le accarezza il volto “L’amore è sempre un rischio”.

Alexis si illumina “Hai detto ‘amore’?” domanda sorridendo.

“Cosa? Io? Nooo, ti sbagli” Peter cerca inutilmente di riacquistare il suo cipiglio spavaldo.

“Si, l’hai detto!!” felice come non mai Alexis si avventa su di lui dimenticandosi di ogni dubbio.

Cominciano a spogliarsi tra un bacio e l’altro gettando gli indumenti a terra, accanto al tutore.

 

 



“Non esagerare adesso, tua madre è solo molto attiva” risponde la detective scendendo dal taxi.

“Solo molto attiva? Mi sta facendo diventare matto!” ribatte Castle chiudendole la portiera.

Le porge il braccio e le si aggrappa prontamente.

“È normale che sia eccitata per il suo nuovo spettacolo. Sono i suoi studenti, ci tiene che vada tutto bene!” cerca di spiegargli Kate.

Castle scuote la testa “Non è normale che mi porti a casa una decina di sconosciuti alle tre di notte e che mi smontino il soggiorno per fare le prove”.

Kate ride “Ma perché non provano alla scuola? Lo spettacolo non si terrà lì?”.

“Ho smesso di tentare di capirla... dice che porta male, non lo so, non pensiamoci ora... arriviamo a quell’insegna!” indica, riportando l’attenzione sulla loro serata.

“Paradise?” legge Kate ad alta voce “Non sarà un night club, vero Castle?” domanda assottigliando lo sguardo.

Lui sospira “Peggio, Kate, molto peggio”.

Le apre galantemente la porta e aspetta che lei entri.

Kate si guarda subito attorno.

L’atmosfera è soffusa e la musica proveniente dalle casse alle pareti è alta, perlopiù fisarmonica e tamburelli.

La persona più giovane in quel posto probabilmente è il barman sessantenne.

Non le ci vuole altro tempo per capire.

“Mi hai portato in una balera!?”.

 

 

 

Alexis si sistema i capelli e si riaccoccola sul petto di Peter.

Che stupida pensare che sarebbe potuta andare male.

Non è mai stata meglio in vita sua.

Peter le sta accarezzando distrattamente un fianco.

Lei posa il mento sul suo cuore e lo osserva.

Ha un braccio piegato dietro la testa e gli occhi chiusi.

Sa che non sta dormendo ma che come lei, sta assaporando il momento.

La dolcezza si era scontrata con la passione dei baci.

Il desiderio si era fuso con la delicatezza dei gesti.

Fuochi d’artificio, senza ombra di dubbio.

Sentendosi osservato Peter apre gli occhi e ricambia lo sguardo.

Si sorridono. Si baciano. Si amano ancora.

 

 



Kate continua  guardarsi attorno incredula.

“Davvero Castle? Avrei detto tutto tranne che tu fossi tipo da balera!”.

Rick sbuffa divertito “Come sei antica! Si chiama sala da ballo!”.

“Come vuoi, ad ogni modo non ti ci vedo in un posto del genere. Come lo conosci?” domanda, entrando in modalità detective.

Castle la conduce ad un tavolino poco più avanti e la invita ad accomodarsi “Patterson e sua moglie sono degli habitué. Mi hanno trascinato qui una volta e da allora appena posso vengo a far ballare queste favolose giovincelle” spiega, salutando con un cenno una signora sulla settantina.

Kate sorride sorpresa. Non c’è giorno che lui non riesca a scombussolarla completamente.

Un baldanzoso cinquantenne si avvicina “Richard! È da tempo che non ti fai vedere!” posa lo sguardo su Kate “E per la prima volta sei in compagnia! Molto bene” dice chinandosi con reverenza.

“Teddy ti presento il detective Kate Beckett. Kate, questo è il miglior suonatore di fisarmonica al mondo!” Castle presenta i due e poi si rivolge solo all’uomo “Seratina moscia se non stai suonando. C’è sempre stata musica dal vivo in questo posto, cos’è questo, un cd?”.

“Si... purtroppo la nostra cantante è malata perciò stiamo chiedendo alle signore presenti se qualcuna se la sente di provare, solo per divertirsi... ma nessuna vuole cimentarsi...” spiega amareggiato.

Castle si fa serio “Mi dispiace davvero Teddy ma in ogni caso potete suonare, no?”.

“L’accordo stipulato con il proprietario di questo locale prevede una band con cantante. Senza cantante non veniamo pagati”.

“Simpatico!” sussurra sarcastico Castle.

“Non fraintendetemi, suonerei volentieri gratis per una volta ma ho anch’io le bollette da pagare e John, alla chitarra, ha un mutuo e due nipoti piccole...” Teddy gesticola nervoso “...capite che è una situazione difficile...”.

Castle lo interrompe “Ma certo, non ti devi giustificare”.

“Vi lascio ora, continuo la mia ricerca” si congeda con un sorriso tirato.

Rick arriccia le labbra e sbatte teatralmente le palpebre “Se solo conoscessi una bella ragazza che sa cantare” sospira avvilito “Un momento, ma io la conosco!!!” esclama fissando Kate.

“Scordatelo Castle, io non so cantare!” ribatte Kate con fermezza.

Castle inclina la testa con scetticismo “Non sarai una professionista ma credimi, tu sai cantare!” la rassicura lui, accarezzandole la mano.

“Non lo farò Castle, sono a disagio a stare al centro dell’attenzione lo sai. Non voglio tutti gli occhi puntati addosso!” ribadisce risoluta.

Castle si intristisce e sfodera la sua famigerata cantilena lamentosa “Ma Teddy deve pagare le bollette”.

“No Castle!”.

Labbruccio tremulo.

“No!”

Sguardo cuccioloso.

“Non posso Castle, davvero...”.

Le prende la mano e come al loro primo appuntamento ne bacia il dorso, incatenando i loro sguardi.

Kate sbuffa e rotea gli occhi “Ok! Va bene!” Si alza stizzita per non essere riuscita a tenergli testa “Lo farò Castle, ma se mi renderò ridicola, ne pagherai le conseguenze!!”.

Dall’occhiataccia che riceve, Castle sa che Kate non sta mentendo, ma sa anche che lasciarsi andare e divertirsi non può farle che bene.

 



 

Mentre Alexis si riveste continua a lanciare occhiate divertite al suo ragazzo, ancora steso nudo sul divano “Non ti alzi proprio?”.

“Morirò su questo divano!” sentenzia con occhi languidi.

“Non ci pensare neanche, non è il caso di farci beccare di nuovo e vorrei ricordarti che quello è ancora il divano di Kate” esclama Alexis con lieve imbarazzo.

Peter si alza di colpo “Hai appena ucciso la magia, angelo mio” risponde infilandosi i boxer “Certo che potevamo aprire il divano letto e sfruttarlo in pieno!” constata con un pizzico di rammarico per non averci pensato prima.

Alexis si alza sulle punte dei piedi per lasciargli un piccolo bacio sulle labbra “È stato perfetto così, non cambierei nulla”.

Si rivestono, sistemano per bene divano e cuscini e si risiedono accendendo la tv.

“Sembriamo due normali ragazzi che guardano un film?” domanda Peter controllando che nulla sia fuori posto.

“Se ti rimetti il tutore e apriamo un pacchetto di patatine direi che siamo in una botte di ferro” propone la rossa.

“Se mai ci interrogassero sappi che ti difenderò fino alla morte! Sarò il tuo alibi!” le dice mettendosi una mano sul cuore.

“Awww” sussurra Alexis per poi tornare seria “Non attacca, rimettiti il tutore!”.

 



 

Una signora si avvicina altezzosa e fiera verso Castle e la signora Black “Chiedo scusa, ma credo sia il mio turno!” esclama senza degnare di uno sguardo la dama dello scrittore.

Castle regala un’ultima giravolta alla signora Black e poi si dedica alla nuova compagna di ballo.

Le note di una scoppiettante mazurka si diffondono nella sala. Castle fa l’occhiolino a Kate che sul palco segue attentamente le istruzioni di Teddy.

Legge le note e le parole su un piccolo leggio e con sua grande sorpresa si sta divertendo.

Anche vedere Castle conteso da tutte quelle signore anziane la diverte da morire.

Quando anche quella canzone finisce, Teddy annuncia una piccola pausa.

Kate scende veloce dal palco e Castle si affretta a raggiungerla.

Quando si incontrano lei lo abbraccia con vigore.

“Sei stata fantastica! Hai una voce meravigliosa Kate e...sbaglio o qualcuna su quel palco si stava divertendo parecchio!!” Castle è un fiume in piena da tanto è fiero di lei.

“Ero terrorizzata ed elettrizzata... e Teddy è bravissimo! E tu.. ti ho visto sai, balli davvero bene!!” Kate parlava a raffica tanto quanto lui.

Ed erano lì sorridenti ed esultanti a fissarsi negli occhi, di nuovo incatenati.

E dopo la sua performance Kate si sentiva così intraprendente che annullò la distanza tra di loro.

Non era una legge universale che fosse lui a darle il primo bacio per il loro terzo appuntamento, giusto?

Quello era il momento perfetto.

Ora Kate!!

“Detective Beckett!”

A pochi respiri dalle labbra di Castle, una voce tonante a loro ben nota rovina l’atmosfera.

Si voltano di scatto. C’è della gente attorno a  loro che chiacchiera e accenna ancora qualche passo di Walzer.

Ancora stupiti si sciolgono dall’abbraccio, un po’ imbarazzati quando vedono un vestito verde brillante farsi avanti tra le persone.

“Non ci credo” sussurra sconvolto Castle.

Kate è semplicemente incredula.

“Eccola finalmente. Questo posto è sempre affollato” poi nota anche l’uomo accanto a Kate “Signor Castle! Che ci fa lei qui! E... per l’amor del cielo chiuda quella bocca!!” tuona il Capitano Gates.

Castle serra automaticamente le mascelle.

“Signore, che sorpresa...” tenta Kate, non sapendo bene cosa dire.

“Io sono sorpresa detective, è davvero un’ottima cantante!” si complimenta senza troppi sorrisi o smancerie.

Kate comincia a sentire le guance arrossarsi “G-grazie Capitano, è stato solo... un caso... è la prima volta...”.

Castle cerca di soccorrerla “Viene spesso qui, Capitano?”.

“Da poco, mio marito l’ha scoperto qualche settimana fa...” poi il suo sguardo si fa più severo e indagatore “E voi due? Venite spesso qui?”.

“NO!” esclamano entrambi, mettendosi sull’attenti.

Castle prende al volo la parola, cercando di fare lo spiritosone “Guardi, non ha idea di quanto mi ci sia voluto per convincerla a godersi il suo ultimo giorno di ferie! L’ho praticamente trascinata fuori di casa! E non sa la quantità di paroline poco carine che mi sono meritato!” gesticola, sperando di averla convinta.

Kate, ripresasi di poco, tenta di dargli manforte “Già... e come se non bastasse mi porta qui e mi obbliga praticamente a cantare... inaudito!!” esclama fingendosi scocciata.

“A me sembrava divertirsi molto, detective!” controbatte la Gates.

Kate annaspa “Beh...si...l’unica nota positiva della serata!” sbuffa infastidita.

Victoria Gates li scruta entrambi “Bene, a domani allora” assottiglia lo sguardo e poi se ne va di nuovo tra la folla, tornando da suo marito.

Musa e scrittore restano un paio di minuti lì impalati, senza sapere bene se tirare un sospiro di sollievo o se cominciare a preoccuparsi.

Le dita di Castle si intrecciano con quelle di Kate “Vieni, usciamo un attimo”.

L’aria fresca di fine settembre li avvolge piacevolmente.

“Dici che ha capito?” domanda Kate, preoccupata.

Castle si stringe nelle spalle “Non credo, non avrebbe lasciato perdere così facilmente, no?”.

“Già!” risponde sconsolata Kate.

“Ascolta, la Gates non rovinerà tutto. Se lo scoprirà oppure se saremo noi a dirglielo e non mi vorrà al distretto... faremo in un altro modo. Ti rapirò per pranzo e ci vedremo tutte le sere. Avrai un po’ di pace al distretto, ma non temere, ti farò impazzire dopo il lavoro e nei weekend” le sussurra cercando di strapparle un sorriso.

Kate addolcisce lo sguardo e allaccia le braccia attorno al suo collo “Mi baci o dobbiamo proprio aspettare che mi riaccompagni a casa?”.

Senza esitare, Castle unisce le loro labbra e seguendo le note di un lento, provenienti dall’interno del locale, cominciano a dondolarsi a tempo.

“Teddy...stanno ricominciando...” mugugna Kate tra un bacio e l’altro.

Rick sorride, ma non accenna a lasciare la presa “Faranno a meno di te per cinque minuti” risponde facendole fare una giravolta, per poi tornare a ballare e baciarsi “O dieci...” sussurra sulle sue labbra “Facciamo venti...”.

 

 

 

 

All’ennesima pubblicità i due giovani decidono di spegnere il televisore.

Alexis guarda l’ora “Staranno per tornare”.

“Tanto ci vediamo anche domani” le dice con un enorme sorriso.

“Si ma non farti strane idee, hai la tua prima lezione. Niente distrazioni!” lo ammonisce ma ricambia il sorriso.

“Sarò uno studente modello! E tu sei un insegnante modello! Questo corso di economia filerà liscio come l’olio!” la rassicura Peter “Però io ho solo una lezione, poi che faccio?”

Alexis pensa qualche secondo “Potresti andare al distretto a trovare Kate, ci sei mai stato?”.

“No, mai. Brava il mio angioletto, è davvero un’ottima idea! Sai che figata! Tu l’hai già visto?” domanda elettrizzato.

“Pffff ti prego è ovvio! Lo conosco come le mie tasche ormai!” risponde con sufficienza.

“Ah si? Ma sentila come si vanta!!” Peter le si avventa addosso facendole il solletico.  

 

 

 

 

Teddy è così riconoscente che quasi vorrebbe mettersi a piangere.

Ci sono voluti almeno una decina di minuti per fargli capire che è Kate ad essere grata a lui.

In auto, non riesce a smettere di pensare alla magnifica serata appena trascorsa.

Le sembra impossibile che finalmente tutto nella sua vita vada nel senso giusto.

Una piccola parte di sé, quella pessimista, le dice che tanta felicità prima o poi andrà ripagata. Ma non ha più intenzione di darle retta.

Sarà quel che sarà.

Un passo dopo l’altro, come avevano deciso insieme.

Si volta a guardarlo, al volante. “Facciamo un’ultima tappa al Q3? Madison è stranamente evasiva ultimamente...voglio passare a salutarla”.

“Certo” Castle mette la freccia a sinistra appena in tempo, una volta svoltato ripensa alle parole di Kate “Evasiva? Credi che abbia qualche problema?”.

“È quello che intendo scoprire” risponde solamente.

In poco tempo sono di fronte al ristorante.

Castle le apre la portiera e l’accompagna davanti alle grandi porte di vetro del locale.

“Aspetta, non entriamo” Castle la vede corrucciare la fronte “Forse non è il momento migliore” le spiega indicando all’interno.

Poco lontano dall’ingresso del ristorante, Kate vede Madison, semi coperta dalle spalle ampie di un uomo alto.

Kate tira le labbra di lato “Sembra una discussione”.

“Sarà lui il misterioso fidanzato?” domanda Castle allungando il collo per sbirciare meglio.

Kate lo imita “Immagino di si, non si discute così con chiunque”.

E lei lo sapeva bene. Quel tipo di litigate non si scordano facilmente.

Alcune più di altre. Specialmente quelle involontariamente innescate da Castle.

Lui non lo sa ma è stato la fonte della maggior parte delle liti tra lei e “Josh!!” esclama a voce alta non appena l’uomo che discute con Madison si volta leggermente.

“Cosa?” Castle si sposta cercando una migliore angolazione e finalmente anche lui lo vede.

“Josh! Oddio, Josh Josh... il tuo Josh... beh non più ora...” indicando la coppia oltre le vetrate “Hai capito motorcycle boy...” sospira e poi guarda Kate “Questa cosa mi scombussola un po’...”.

“Tu sei scombussolato? E io allora?” risponde piccata.

Castle si allarma immediatamente “Ti dà fastidio? Sei gelosa?”.

Kate scuote la testa “Non agitarti, non sono gelosa. È solo...strano...ora capisco perché Maddie mi evita...”.

“Suppongo che lei non sapesse che Josh è un tuo ex...” commenta Rick.

Kate si stringe nel cappotto “Sarà...sarà meglio andarsene prima che ci vedano...” ma nel momento stesso in cui pronuncia quella frase, Madison rivolge lo sguardo oltre le spalle di Josh vedendoli.

“Ehm... troppo tardi” enuncia sarcastico Castle.

La speranza di svignarsela prima di essere visti anche da Josh svanisce nel momento stesso in cui lui, incuriosito dall’improvviso irrigidimento di Madison, si volta a guardare ciò che l’ha provocato. 

“Beccati! Bene! Ora sorridi, fai un cenno con la mano” Castle attende che Kate esegua e poi prosegue “Continua a sorridere e lentamente arretriamo verso l’auto” come se niente fosse si allontanano mantenendo una parvenza di contegno “Piano, brava...” lo scrittore fa scattare la chiusura automatica delle portiere “Via, sali, sali!” aggiunge infine, sgommando via di lì.

Dopo un paio di minuti di assoluto silenzio, Kate ha una domanda.

“Perché siamo scappati come due adolescenti?” chiede dubbiosa.

Castle alza un sopracciglio “Preferivi restare a rievocare i bei vecchi tempi?”.

“Ehm...no, non direi proprio...” ammette Kate.

 

 

* Head over heels – Digital Daggers - http://www.youtube.com/watch?v=UDehHgr6uwg

 

 

 

 

 

 

Ivi’s Corner:

 

C’è a chi fila tutto liscio come a Peter&Alexis, e c’è a chi ne succede di tutti i colori come i Caskett!!! Ahahahahahah

Prima la Gates e poi Josh!!

Ebbene sì, è lui il misterioso uomo di Madison.

A quasi tutte sta antipatico, mentre a me piaceva... sì insomma, mica è colpa sua se si è trovato in mezzo ai Caskett... pensate se alla vostra ragazza sotto sotto piacesse un altro ma si ostina a negarlo... e un giorno le sparano e ve la ritrovate sul lettino in ospedale ricoperta di sangue... porello, su, mettetevi nei suoi panni u.u

 
Sorenson e Demming se la tiravano e basta u.u

 
E poi Victor è sempre un ottima fonte d’ispirazione, ma questa è un’altra storia... xD

 
ps. L'agnello in salsa di ciliegie lo cucina Mattew McConaughey a Kate Hudson in "Come farsi lasciare in 10 giorni" film stupendo! *-*

 
Buon weekend,

 

Ivi87

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** # 15 - That's what friends are for ***





# 15 - That’s What Friends Are For

 

 

La prima settimana, di lavoro per Kate e di lezioni per Peter, è passata velocemente.

Riprendere il ritmo è stato faticoso soprattutto perché oltre ai casi d’omicidio e allo studio, entrambi hanno altri pensieri per la testa.

Per la detective, i pensieri sono tutti focalizzati su Madison.

Kate la sta aspettando seduta al bancone della zona bar del Q3.

Al telefono, Maddie risponde a monosillabi ed è sempre impegnata con il ristorante per riuscire a liberarsi per un’uscita tra amiche.

Perciò, su consiglio di Castle, alla fine del turno, Kate si è piazzata al Q3 e non si sarebbe mossa da lì finchè la bionda non le avesse dedicato almeno cinque minuti.

Nell’attesa rigira tra le mani una margherita, presa dal bouquet che Castle le ha fatto recapitare quella mattina al distretto mentre lui era alla casa editrice.

Secondo Ryan, questo gesto, è un corteggiamento in piena regola.

Per Esposito sono solo romanticherie da femmine.

Kate sorride ripensandoci e accarezza i petali della margherita.

“Beks!” esclama Madison con sorpresa.

Kate si volta, posa il fiore sul bancone e incrocia le braccia con sguardo severo “Siediti e parla, Maddie, è una settimana che mi sfuggi” pronuncia con decisione, la detective.

Con le spalle al muro, la bionda si siede sullo sgabello accanto a quello dell’amica.

“È chiaro che sappiamo entrambe cosa c’è che non va...” inizia Kate “...allora... come vi siete conosciuti?” domanda.

“Il mio sous chef si è tagliato mentre stava cucinando... tre mesi fa circa... l’ho accompagnato al pronto soccorso e mentre aspettavo che me lo restituissero disinfettato e ricucito mi sono presa un caffè...che ho prontamente rovesciato addosso ad un dottore” Maddie si sistema la gonna, a disagio “Alzo gli occhi e BAM! Un figo pazzesco!”.

Kate non riesce a trattenere un sorriso.

“E poi sai come va, no? Scusa. No scusa tu. Passa al mio ristorante, ti offro un drink per farmi perdonare...” riassume telegraficamente Madison.

“Suppongo abbia accettato il tuo invito” constata Kate.

Maddie annuisce “Già” poi ride “Ho persino dato un aumento al mio sous chef!”.

“E dopo?” domanda curiosa Kate.

La bionda sorride al solo pensiero “Ci siamo piaciuti subito, sai? Abbiamo iniziato ad uscire. Non si può dire che fosse un mattacchione ma riuscivo a farlo ridere e ogni sorriso era un colpo al cuore. Filava tutto liscio. C’è stata da subito un’inaspettata sintonia. Con gli altri uomini non era così. Ad un certo punto abbiamo anche parlato dei nostri ex ma senza mai fare nomi...insomma, capisci che gli ex sono sempre un argomento difficile da trattare perciò non ci siamo dilungati troppo...” alzò gli occhi su Kate che la stava ascoltando con attenzione “Mi disse che aveva chiuso da un circa un anno una storia fatta di continui alti e bassi, soprattutto perché lei provava dei sentimenti per un altro e non riusciva a decidersi finchè non è successa una cosa brutta, che non ha voluto specificare, e lei l’ha mollato”.

Kate capì subito che la cosa brutta a cui si riferiva Josh era la sparatoria durante il funerale di Montgomery.

“Adesso riesco a collegare tutti i pezzi, ma allora... ci eravamo persino perse un po’ di vista, non avrei mai potuto capire che si trattava di te. Io poi gli parlavo della mia migliore amica d’infanzia ma non è mai capitato di tirare fuori nomi e cognomi o menzionare il tuo lavoro ad esempio... lo scopo era stare insieme, conoscersi e passare dei bei momenti, non parlare di altre persone” racconta con un pizzico di agitazione.

Kate le prende entrambe le mani tra le sue “Madison se sei preoccupata che mi possa sentire tradita da te o che sia arrabbiata con te...”.

Maddie la interrompe “Il codice Kate!” esclama.

Beckett è evidentemente confusa “C-codice?”.

“Oh andiamo, siamo amiche! Non ci si mette con l’ex ragazzo delle tue amiche! Non importa da quanto sia finita o come. Non si fa!!” espone Maddie dispiaciuta.

Kate scuote la testa “Ascoltami bene, non siamo più ragazzine e io non provo più nulla per Josh ma per qualcun altro e tu lo sai bene...” ammicca, riferendosi alle innumerevoli volte in cui Madison (assieme a Lanie e praticamente a chiunque altro) ha sostenuto una possibile relazione tra lei e Castle. 

“Vero, sono assolutamente favorevole ai Caskett!” ammette Maddie.

“Oddio” Kate alza gli occhi al cielo “Questa poi... voi quindi cosa siete Maddson? Joshson? Mash?”.

Madison storce il naso e scuote la testa “Naaa lascia stare, ci ho già provato. Il meno peggio è Maddson, sempre che ci sia ancora un Maddson”.

“Perché? Ti ho detto che per me è tutto ok, qual è il problema?” poi Kate si irrigidisce improvvisamente “Aspetta, non dirmi che Josh prova ancora qualcosa per me?” domanda allarmata.

“Mi ha assicurato di no. Ma l’ho creduto anche io all’inizio, questo è l’altro motivo per cui ti evitavo... non sapevo ancora bene affrontare la situazione...” Madison si gratta nervosamente la fronte “Ci siamo presi una pausa”.

“Oh Maddie, mi dispiace così tanto!” riesce solamente a dire Kate.

“Dalla sera che vi abbiamo visti al porto. Ci vediamo solo per.. beh, per litigare”.

“Non capisco, se non prova più niente per me allora perché litigate?” chiede seriamente intenzionata ad aiutare l’amica.

“Per...Rick...” sussurra aggiungendo un colpetto di tosse.

Kate resta spiazzata per un secondo “Come scusa?”.

Madison si alza dallo sgabello e comincia a parlare concitatamente “Beh, quando gli ho parlato di te, ho spiegato che ora i tuoi amici sono anche miei amici. Ci frequentiamo e capita di uscire tutti assieme... Richard Castle compreso... giuro che non avevo mai visto le narici di nessuno fare fumo in quel modo! Ha dato di matto! Dice che non lo vuole di nuovo tra i piedi a rovinare ogni sua relazione!”.

Kate è enormemente dispiaciuta “Non gli hai spiegato che siete solo amici?”.

Maddie si lascia sfuggire una risata amara “Cito testualmente ‘Si come no, l’ho già sentita questa’ ” la bionda mima delle virgolette con le dita e poi posa le mani sui fianchi “Indovina da chi, Josh, ha già sentito questa frase?”.

Quell’amara verità colpisce Kate come un pugno in faccia.

Il suo ostinarsi a negare i propri sentimenti non aveva danneggiato solo sé stessa e Castle ma indirettamente anche Josh e Madison.

“Non sai quanto io sia dispiaciuta Maddie! Ma...ma... devi insistere! Tu e Castle siete davvero solo amici!” le dice Kate.

Madison sbuffa “Non so cosa fare ma credimi, la carta ‘siamo solo amici’ non funziona più. Chi lo sa, forse una pausa ci serve veramente...”.

“No, cosa dici? Non mollare così!” le consiglia la detective.

“Becks, praticamente devo scegliere tra l’avere degli amici e l’avere un ragazzo... se mi costringe a questo tipo di decisione... forse significa che non è quello giusto”.  

 

 


La mattina dopo, Kate apre gli occhi sentendosi ancora più stanca della sera precedente.

La sofferenza negli occhi di Madison non le aveva fatto chiudere occhio, ma la cosa che più la turbava era il senso di colpa.

Si sentiva responsabile e allo stesso tempo impotente.

Mezza addormentata, ancora con leggings e maglietta lunga, ciondola fino in soggiorno.

Peter dorme ancora sul divano letto, occupandolo in obliquo con un braccio a penzoloni.

Castle riposa in malo modo allungato sulla poltrona.

È già la seconda sera che si addormenta lì, pur di non tornare a casa da Martha e i suoi alunni. O, come li chiama Castle, gli invasori.

Kate sorride dolcemente guardandoli e comincia a preparare la colazione per loro tre.

Latte e cereali per Peter. Fette biscottate, marmellata e caffè per lei e Castle.

Si volta per posare il tutto sul tavolo e li trova già seduti, spettinati e addormentati pronti a riempirsi lo stomaco “Sapete, non so più se sono la proprietaria di questo appartamento o la cameriera!” li saluta con amore, Kate.

“Collaboratrici domestiche, Kate. Le offendi a chiamarle cameriere!” risponde Castle, avvicinandosi “Buon giorno” le dice, baciandole la guancia.

“Buon giorno, sei sicuro che preferisci dormire su quella poltrona piuttosto che nel tuo letto?” gli domanda sedendosi a tavola con loro.

“La poltrona non è affatto un problema. Non posso dire lo stesso dell’incessante russare di tuo cugino...” mugugna l’ultima frase con la fetta biscottata tra i denti e la marmellata sulle labbra.

Peter gli punta contro il cucchiaio “Rimangiati tutto writer!” ribatte offeso.

“Buoni voi due, non ho chiuso occhio. Non sono in vena di fare da mediatore questa mattina” placa i due maschi, sbadigliando.

“Hai pensato tutta la notte a Madison?” domanda Peter.

Kate annuisce massaggiandosi il volto.

“Da quello che ci hai raccontato forse è giusto che lei e Josh si concedano una pausa per riflettere su quello che vogliono veramente” cerca di consolarla Rick.

“Esatto, vedrai che il dottore si accorgerà che ama Madison e che non gliene frega un emerito ca...volo di Castle!” si volta a guardarlo, seduto accanto a lui “Senza offesa eh”.

Castle ingoia il sorso di caffè “Ah figurati” si pulisce bene con il tovagliolo “Avrei un altro consiglio da elargire”.

“Parlare anche con Josh?” lo precede Kate.

“A malincuore, ma sì. Pensavo proprio a quello” Castle si sporge in avanti appoggiando i gomiti sul tavolo “Ma, se mentre sei lì davanti a lui, senti rinascere l’antica fiamma...alza i tacchi e corri da me!” aggiunge facendola sorridere “Perché ridi? Non sto scherzando! Ok, ci vado io a parlare con lui!”.

Ora è Peter che scoppia a ridere “Si, così avremo polpette di scrittore per cena!”.

Rick appare offeso e indignato “Dai per scontato che vinca lui? Non l’hai nemmeno mai visto!”.

“Chiamala sensazione, writer...” Peter si alza per riporre tazza e cucchiaio nel lavandino “Riesci a liberarti per le 17:00 cugi? Mi accompagni a fare fisioterapia e mentre mi aspetti cerchi il Dottore” propone il ragazzo.

“Penso di sì, posso lasciare l’indagine in mano a Ryan e Espo per un’oretta...” risponde Kate, meditando su cosa dire a Josh, poi torna con i piedi per terra “Forza! È tardi: tu fila a lavarti che hai lezione e tu dritto a casa Castle, ti voglio davanti al distretto con il mio caffè tra...” guarda l’orologio alla parete “...quaranta minuti al massimo!”.

I due mimano contemporaneamente il saluto militare “Si, signora!” e imboccano immediatamente l’uno la porta del bagno e l’altro quella dell’ingresso.

 

 


A detta di Kate, il New York Hospital ha i corridoi più lunghi e monotoni che abbia mai visto.

Non che frequenti abitudinariamente chissà quanti ospedali, ma è impossibile che ci siano corridoi peggiori di quelli.

“Mi scusi?” raggiunge il reparto di cardiologia e ferma un’infermiera “Sto cercando il dottor Davidson, sa dirmi dove posso trovarlo?”.

L’infermiera si volta a guardare il tabellone delle operazioni e poi le risponde “Sta operando ma dovrebbe finire a breve, può aspettarlo lì se crede” le indica delle sedie poco distanti e se ne va.

Kate obbedisce, cominciando a ripassare mentalmente tutto il bel discorso che si è preparata.

Pochi minuti e si volta verso un paio di medici che camminano a passo svelto chiacchierando tra di loro.

La detective agita leggermente una mano per farsi vedere.

“Kate?” Josh saluta gli altri dottori e si avvicina “Cosa ci fai qui? È successo qualcosa a Madison?” domanda prima stupito e poi preoccupato.

“Oh, no Madison sta bene. Cioè, non si può dire che stia propriamente bene in questi giorni ma fisicamente sì, sta bene” Kate si maledice per essersi già incartata così.

“Se sei qui per parlare di me e Madison, risparmia il fiato” risponde senza un preciso tono.

Kate intuisce che non vuole essere scortese, vuole solo evitare l’argomento.

“Per favore, stammi solo a sentire. Non lasciare che quello che ti ho fatto io influisca su te e Madison. Lei non è me, non ha questioni irrisolte o blocchi emotivi. Non ti terrà in un angolo, Josh” Kate manda al diavolo il suo bel discorso, lasciando parlare il cuore “Sono sicura che pensi a lei continuamente, anche se sei arrabbiato e vorresti allontanarla negando i tuoi sentimenti”.

Josh sembra scioccato “Come lo sai?”.

“Oh ti prego, sono un esperta nel reprimere e negare! E poi appena mi hai vista ti sei preoccupato subito per lei!” risponde Kate, stringendosi nelle spalle.

“Sai, all’inizio ne ero un po’ intimidito. Madison è sempre così solare e piena di vita. Non si stanca mai e ha sempre una battuta per tutto. Me la ritrovavo ovunque, passava sempre in ospedale e questo mi faceva piacere ma allo stesso tempo mi sentivo braccato. Si è insinuata nella mia testa e temo anche nel mio cuore senza alcuno sforzo. È adorabile, giuro, ma per come sono fatto di carattere la trovavo anche irritante... non so come spiegartelo meglio...”.

Kate annuisce consapevole “Non serva che tu dica altro. Benvenuto nel club!” entrambi ridono alla battuta poi Kate prosegue “Castle le chiama ‘attenzioni passivo aggressive’. A quanto pare è l’unica arma che quelli come lui e Maddie possono usare per conquistare quelli come me e te... ying e yang hai presente...”.

“Sì, gli opposti che si attraggono, me lo ripeteva sempre...” abbassa lo sguardo e poi lo rialza “Quindi va bene per te se noi...” Kate lo interrompe.

“Non potrei essere più felice. E non ti preoccupare per Castle, ok?” Kate lo vede storcere il naso.

Quel nome ha lasciato un bel segno se solo il sentirlo nominare lo irrita così.

“Non lo so Kate... ci penserò, d’accordo?” risponde infine.

Kate annuisce “Non chiedo di meglio” accetta sapendo di non poter pretendere di più “Ti lascio ora, buon lavoro”.

“Anche a te” la saluta Josh, andando verso gli spogliatoi.

Mentre torna verso il reparto di fisioterapia, Kate chiama il distretto per chiedere del caso in corso.

I suoi due fidi detectives la rassicurano: il mandato che attendono non sarà pronto fino all’indomani perciò per ora l’indagine è ad un punto morto.

Si siede fuori dalla ‘palestrina’ in attesa di portare a casa Peter.

 


 

Quando i due cugini aprono la porta del loro appartamento vengono invasi da un odorino delizioso.

Castle padre e Castle figlia sono alle prese con fornelli, pentole e padelle.

La cucina di Kate sembra esplosa, ma perlomeno il profumo prodotto è invitante.

“Oh my duck!” all’esclamazione di Peter i Castle si voltano.

“Ehi, siete già qui! Abbiamo quasi fatto!” spiega Rick, continuando a mescolare.

Alexis si pulisce le mani nel grembiule “Volevamo farvi una sorpresa per cena ma casa nostra è inagibile...spero non vi dispiaccia se abbiamo preso in prestito la vostra cucina...”.

“Angelo mio tu puoi fare tutto quello che vuoi!” Peter la abbraccia da dietro “Scassina la porta ogni volta che ti pare!”.

“Non abbiamo scassinato. Abbiamo usato la chiave di scorta!” spiega Castle, fiero di sé.

Kate si posiziona dietro di lui con le braccia incrociate, battendo il piede a terra “Ti ho fatto vedere dove la tengo per usarla solo in caso di emergenza!” lo rimprovera.

Castle si volta con lo sguardo da cucciolotto “Stavamo morendo di fame, era un’emergenza!” si giustifica abbracciandola.

“Seh, sei fortunato che almeno sai cucinare. Sarà una cena fantastica!” Kate ricambia l’abbraccio e poi si dirige verso la sala da pranzo per apparecchiare.

“Concordo, sarà una cena fantastica!” Rick si volta verso i due giovani, ancora abbracciati “Soprattutto se ti scolli da mia figlia” infila le mani tra di loro e li divide “Ecco, bravo. Perfetti così, separati almeno una spanna l’uno dall’altro”.

Kate ride posizionando i piatti.

Se solo Castle sapesse.

 

 

* That’s What Friends Are For - Dionne Warwick & Friends - http://www.youtube.com/watch?v=uqlhBI3ES1s

 

 

Ivi’s Corner:
 

Che dire?

I Maddson (per carità un se po’ sentì!!) sono già in pausa!
Kate si sente in colpa.
Peter fa lo spiritosone di sempre.
Alexis cucina.

 
Capitolo riassunto in quattro righe ahahahahah

 
Beh, il resto ditemelo voi ^__^

 
Buona settimana,

 
Ivi87

  

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** # 16 - The show must go on ***






 

# 16 – The show must go on



A passo di carica, Castle entra al quarto piano del dodicesimo distretto di Polizia di New York.

Due bei bicchieroni di caffè in mano e sguardo vigile per schivare la Gates ed evitare di cominciare male la giornata.

“Buongiorno mia musa! Indovina?” lui si siede sorridente posando i caffè sulla scrivania della detective.

“Aspetta” esclama Kate, beve un sorso del suo caffè e prosegue “Ora sono pronta a sentire le tue profonde riflessioni” dice cercando di restare impassibile.

Richard sorride. Sa che al distretto ci tiene a fare la dura.

“Oggi è il gran giorno!” continua lui, non dando peso a quell’affermazione.

Dopo un altro sorso, la donna corruccia la fronte.

Kate Beckett carbura a sorsi di caffè.

“Dai, ti sei dimenticata?” domanda Castle al settimo cielo.

L’ennesimo sorso e finalmente il caffè comincia ad entrare in circolo “Lo spettacolo di Martha! Ma certo, è questa sera!”.

“Esatto! E sai che significa?” le chiede, stringendo gli occhi.

Kate annuisce “Che è una grande opportunità per tua madre e per far conoscere la sua scuola di recitazione” risponde senza esitazioni.

“No! Che torno in possesso di casa mia!” risponde Castle, con ovvietà “Ti ringrazio per avermi dato asilo in questi giorni, ma cominciavo a sentire la mancanza del mio letto e dei miei videogames”.

“Molto profondo, Castle!” commenta Kate roteando gli occhi “Sai bene però che dipende da come si svilupperanno le indagini. Potrei dover restare fino a tardi” spiega con un po’ di dispiacere.

Si, Castle lo sa come funziona. Lo sa da ben quattro anni.

Ma sa che anche i sensi di colpa hanno sempre funzionato più che bene.

“Certamente. Mia madre se ne farà una ragione se non verrai. Ci resterà male, certo, forse sospirerà afflitta” alza lo sguardo per controllare il viso di Kate “Magari si terrà tutto dentro ostentando un falso sorriso e ti dirà che non fa niente.. ma io lo so, che invece starà soffrendo.. intimamente…”

La detective sgrana gli occhi “Castle…”.

“…internamente…” lui la ignora e prosegue nel monologo.

Kate sbuffa scuotendo la testa.

“…immensamente…” rincara trattenendo un sorriso, che cerca di scoppiare.

“Ho capito Castle. Farò del mio meglio per esserci. Puoi smetterla ora?” lo implora Kate.

“Si, posso. Anche perché credo che mia madre avesse intuito che avresti faticato a venire, perciò ha giocato d’anticipo!” spiega Rick.

Kate pare allarmata “Cioè?”.

“Questa mattina ho saputo che ha invitato anche la Gates! Per gentilezza, dice lei, ma io lo so che era solo un tentativo di arruffianamento ben camuffato! È così che mi frega ogni volta!” sussurra Castle, sporgendosi in avanti e controllando di non essere sentito proprio dal Capitano.

“Cosa? Ma quando è successo?” domanda Kate, con un pizzico di agitazione.

Questa cosa un po’ la preoccupa. Non è mai una buona idea tirare in ballo la Gates, soprattutto perché non sa della loro relazione. Ma è anche vero che mai nessuno si era prodigato tanto solo per assicurarsi di averla come spettatore ad uno spettacolo.

Madre e figlio hanno sempre avuto un occhio di riguardo per lei, il che la faceva sentire molto fortunata.

“Non saprei dirti. Lo sai meglio di me: Martha Rodgers può tutto!” le risponde Castle con una leggera alzata di spalle.

“Tu invece?” prosegue Castle, cambiando argomento “Novità?”.

Kate inclina la testa “Dipende. Se intendi novità su Madison e Josh, allora no, non ci sono. Lui è ancora indeciso sul proseguire o meno la loro relazione. Se invece intendi il caso, sì, c’è una nuova pista…” si alza e si posiziona davanti alla lavagna spiegandogli tutto per filo e per segno.

Castle però non la sta ascoltando.

Eh sì. I sensi di colpa funzionano davvero bene!

È consapevole di non essere veramente responsabile per i problemi tra Josh e Madison, ma non può fare a meno di esserne dispiaciuto.

Soprattutto per Maddie. Non se lo meritava.

E in fondo era grato a Josh per avere operato Kate, salvandola.

Non lo adorava alla follia, certo. Ma nemmeno lo odiava.

“Castle, ti sto annoiando?” domanda Kate, vedendolo con la testa tra le nuvole.

Lui si volta, tornando con i piedi per terra “Come? No, scusa… mi sono ricordato che devo sistemare un’ultima faccenda con mia madre prima di stasera” si alza e si avvia verso l’ascensore camminando all’indietro “Non ti dispiace vero? Ci sentiamo più tardi…”.

Beckett resta di sasso “No… ok…” poche sillabe ed è già sparito nell’ascensore.

Castle digita veloce sul touchscreen,  poi porta il cellulare all’orecchio “Madre, sei ancora a casa? Bene, aspettami, ti voglio parlare di una cosa…”.

 



Dopo un interrogatorio dall’esito inaspettato e un arresto burrascoso, la detective Beckett è pronta per lasciarsi alle spalle quella giornata e godersi la serata e lo spettacolo.

Gates permettendo, ovviamente.

Kate allunga il collo e sbircia attraverso le vetate dell’ufficio del Capitano.

Impassibile come sempre, Victoria Gates sta leggendo un file, preso da una pila di fogli sulla sua scrivania.

Dall’espressione concentrata, non sembra intenzionata ad andarsene presto.

Poco male. Il caso Kate l’ha chiuso e il suo turno è finito perciò non è obbligata a restare.

Quella era la vecchia Kate che viveva solo per il lavoro.

Inoltre se la Gates non va allo spettacolo, lei e Castle sono liberi di stare insieme tranquillamente.

C’era mancato davvero poco, quella sera al Paradise!



 

A casa, da sola, ha tutto il tempo per prepararsi.

Alexis è già alla scuola ad aiutare Martha ed ovviamente Peter è con lei.

Si è persino lasciato convincere a comprarsi un completo abbastanza elegante. Completamente estraneo al suo stile ma indubbiamente adatto alla serata.

Kate sorride, suo cugino è irrimediabilmente pazzo di Alexis e questo le fa piacere.

Tanto più che ora riesce a capire perfettamente cosa lui sta provando.

O cosa provano Ryan e Jenny. O i suoi stessi genitori.

Ora anche lei è una di quelle persone che bacia per strada il proprio partner incurante dei passanti. Una di quelle persone che, se non sei innamorata, ti irritano a prescindere.

Ti costringono a pensare ‘Ma non ce l’hanno una casa? Perché devono ostentare il loro amore davanti a me?’.

E ora Kate Beckett è una di loro. Il mondo gira forse al contrario?

Puntuale come promesso, lo scrittore bussa alla sua porta.

Kate sistema l’abito lungo. Elegante ma semplice, proprio come lei.
Le maniche coprono di poco le spalle mentre lo scollo a barchetta copre il decolté della donna. Ha un'arricciatura obliqua che inizia sotto il seno destro e finisce all'altezza del fianco sinistro, creando un morbido drappeggio che fascia delicatamente il suo corpo. 
Dai fianchi l'abito prosegue leggero e morbido, con uno spacco che ha origine sotto l'arricciatura, mentre la schiena è lasciata parzialmente scoperta fin quasi all'altezza della vita.

L’aveva adorato da subito. Sin da quando aveva saputo che Martha avrebbe tenuto uno spettacolo e che lei era stata invitata.

Ogni volta che passava davanti alla vetrina del negozio si riprometteva di entrare a provarlo. Fortuna che Lanie è meno paziente di Kate e l’aveva trascinata di peso a comprarlo.

Sorride, consapevole di stare per attentare al cuore di Castle.

Si da un ultima occhiata allo specchio.
La bellezza dell'abito è messa ancor più in evidenza dalla meravigliosa seta morbida e liscia di cui è fatto, che sfuma da un blu oltremare intenso e profondo fino ad un delicato azzurro cielo, gradazioni valorizzate dalla forma dell'abito e dai drappeggi.

Quando Rick la vede, rimane estasiato “Dirti che sei bellissima sarebbe ripetitivo. Ormai te lo dico sempre” sorride ammirandola “Sei un incanto”.

Lei si avvicina e lo bacia a lungo. Aspettava questo momento da tutto il giorno.




Per tutto il tragitto in auto Kate non è riuscita a scoprire cosa avesse fatto lo scrittore durante il pomeriggio.

“Potrei aver combinato un bel casino… dipende dalla serata…”.

L’unica cosa che lui le aveva risposto con il suo solito sorrisetto da prendere a schiaffi. O da baciare. Dipende dalle situazioni in cui lo sfodera.

Ora, mentre varcano l’ingresso della scuola di recitazione, la detective avverte un leggero formicolio alla base della nuca.

Che cosa mai poteva avere combinato Castle?

Cercò di distendere i muscoli delle spalle e di non pensarci troppo.

In fondo quella era la grande serata di sua madre, non gliel’avrebbe di certo rovinata.

“Castle, posso godermi lo spettacolo o mi devo preoccupare?” domanda Kate, in apprensione.

Lo sguardo dell'uomo appare pensieroso "Ehm, si, penso che tu possa stare tranquilla…"

"Hai tirato qualche scherzo a tua madre?" domanda lei, conoscendolo bene.

"Niente affatto!" esclama fingendosi offeso "Non potrei mai!".

Un'occhiata scettica della donna però lo costringe ad ammettere la verità "E' vero, potrei… ma non è di questo che ti devi preoccupare".

"Di che cosa mi devo preoccupare, allora?" domanda, quindi, Kate.

Castle intravede dei volti famigliari "Solo di raggiungere i nostri amici e di prendere i posti" le dice, indicandoli “Saluto al volo mia madre e recupero Peter e Alexis”.

Kate annuisce, decisa a lasciar correre. Almeno per il momento.

Si unisce al gruppetto, già alle prese con una piccola discussione.

“Se sentite russare, è Espo” lo canzona Ryan.

Tutti ridono, Javier compreso “Non sono un fan del teatro ma penso di riuscire a restare sveglio, ti ringrazio Kev”.

“Questa è una scuola di recitazione, non un teatro” lo corregge prontamente Ryan.

Esposito gli fa il verso, imitandolo.

“Buoni ragazzi” si fa avanti Kate “Espo!” esclama poi, con stupore “Credo di averti visto così elegante...forse solo al matrimonio di Jenny e Ryan!”.

Kevin d’istinto abbraccia la moglie, sorridendo verso Espo.

Lo stavano fissando tutti, tanto da metterlo in imbarazzo.

“La finite? Non avete mai visto un gran bel pezzo d’uomo in abito scuro?”  domanda vantandosi.

Lanie scuote la testa.

Madison abbozza un sorriso tirato.

Si sta sforzando.

Kate se n’è accorta subito che l’amica avrebbe preferito restarsene a casa, magari sotto ad un cumulo di coperte, rannicchiata sul divano con una ciotola colma di gelato.

Il classico stato comatoso da cuore spezzato.

Forse sarebbe stato meglio non forzarla ad uscire, ma secondo Martha e Richard invece, le avrebbe fatto bene.

“Guardate chi vi ho portato?” esclama Castle, arrivando alle loro spalle con Alexis, Peter e Martha.

“Parlando di begl’uomini in abito scuro, Peter sei uno schianto!” osserva Lanie.

Il ragazzo improvvisa un grosso inchino e risponde “Dottoressa Parish, lei è una vera buongustaia!”.

“Martha” Kate si avvicina alla rossa “Prima che tu vada dietro le quinte vorrei presentarti una persona” allunga una mano e prende quella di Maddie “Martha ti presento Madison Queller, cuoca eccezionale e mia amica dai tempi delle elementari”.

Maddie stringe la mano di Martha con entrambe le sue “Signora Rodgers, è davvero un grande piacere conoscerla” ammette sinceramente.

Oh darling, chiamami Martha o mi farai sentire decrepita!” risponde ridendo “E così tu sei la famosa Madison, ho sentito tante belle cosa su di te e sul tuo adorabile ristorante”.

“La ringrazio, Martha” sussurra Maddie.

“Su, su” la Gran Diva si rivolge a tutto il gruppo “Ognuno ai propri posti, è tempo di recitare figli miei” dice con tono drammatico agitando in aria le braccia.

Esposito, Lanie, Ryan, Jenny e Madison si accomodano in platea mentre Castle ferma Kate e sua madre.

“Non c’è tempo per un piccolo tour? Volevo mostrare la scuola a Kate” spiega Rick.

Martha agita ancora più violentemente le braccia “Figliolo ora proprio non è il momento, il tempo è giunto!” prosegue lei ancora immersa nel dramma, per poi voltarsi e sussurrare ai due “Vi lascio le chiavi a fine spettacolo così gironzolate dove volete” e poi sparisce.

“Wow” mormora Kate “Fa sempre così?”.

Castle sospira rassegnato “Prima di uno spettacolo, sì... Su, è meglio se ci sediamo anche noi...”.

 



Due  ore dopo e quattro o cinque gomitate al fianco di Espo per tenerlo sveglio, lo spettacolo finisce in un tripudio di applausi.

Castle comincia a sudare freddo. Il momento del potenziale disastro si avvicina. 

No, meglio ripeterlo con un po’ di ottimismo.

Il momento del miracoloso riconciliamento si avvicina.

Mentre i sui alunni si congedano dal palco, Martha prende posto al centro del parquet.

Microfono in mano e occhi lucidi.

“Grazie, grazie mille a tutti voi! Siete un pubblico meraviglioso!!” esclama, aumentando così il fragore degli applausi. La platea è tutta in piedi, in adorazione.

Sarà difficile per Castle spiegarle che metà di quegli applausi vengono da parenti e amici degli alunni.

“Sono commossa e allo stesso tempo orgogliosa della vostra numerosa partecipazione. È stato un anno intenso. Questi ragazzi si sono impegnati moltissimo e hanno fatto davvero notevoli progressi. Ed è tutto merito del loro impegno e, in buona parte, del vostro sostegno” spiega Martha guardando per un attimo suo figlio e sua nipote “Nessuno di noi riuscirebbe nelle proprie imprese personali senza l’appoggio e l’amore dei propri cari” si posa  una mano sul cuore mentre regala un sorriso nella loro direzione “Quindi grazie. Grazie di cuore a tutti voi” ora allarga le braccia, quasi ad abbracciare tutto il pubblico.

Mentre un altro applauso scoppia, una giovane donna alle sue spalle, si avvicina sorreggendo un enorme mazzo di fiori “E grazie soprattutto alla nostra fantastica insegnate! Grazie Miss Rodgers!” le porge il mazzo e si unisce all’applauso.

Martha non resiste più. Ride e piange contemporaneamente.

La sua alunna sta per uscire di scena portando con se il microfono quando Martha la blocca “Un ultima cosa ancora. Io e mio figlio abbiamo pensato a lungo sulla destinazione del ricavato di questa serata. Il piccolo contributo che avete pagato all’entrata per la visione di questo spettacolo sarà trattenuto in minima parte dalla scuola. Dovete sapere che il materiale scenico, purtroppo, non cresce sugli alberi” battuta ad effetto degna di una diva del suo calibro “La maggior parte del ricavato andrà invece devoluta a Life for Kids, un ente benefico che si occupa dello sviluppo fisico e sanitario dei bambini in Africa” un altro applauso erompe alla fine delle sue parole.

Kate sgrana gli occhi prestando maggiore attenzione.

“A tal proposito, abbiamo invitato una figura che ben conosce l’attuale situazione di quei poveri bambini affinchè ci spieghi quanto sia importante non dimenticarsi di loro”.

Beckett si aggrappa di peso al braccio di Castle tirandolo verso di sé “Dimmi che non hai fatto quello che penso” sussurra al suo orecchio.

Non c’è bisogno che lui apra bocca.

È Martha a rispondere per il figlio “Un caloroso applauso per il Dottor Joshua Davidson!” pronuncia Martha, dando per prima il via all’applauso.

La gente attorno a loro segue di buon grado l’esempio della rossa.

Jenny e Lanie spalancano la bocca simultaneamente. Ryan e Espo, chissà come, intuiscono che devono voltarsi a guardare Castle, il quale sembra dolorante.

Kate gli sta stringendo all’inverosimile il braccio, mentre ad occhi chiusi cerca di respirare calma.

Madison riesce solo ad accasciarsi sulla poltroncina.

É una settimana che non lo vede e non gli parla.

Lui le aveva chiesto tempo e lei glielo stava concedendo.

Ed ora eccolo lì davanti a lei. Elegante e bellissimo.

“Aria” sussurra flebile “Ho bisogno di aria”.

E mentre Josh inizia il suo bel discorso, nove persone escono rapidamente dalla sala.

 


* The show must go on – The Queen - http://www.youtube.com/watch?v=fBOvOatPqnY

 



Ivi’s Corner:

Che mondo sarebbe senza Castle che ne combina una delle sue? Ahahahahah

Ce la vedo troppo Kate che gli fa diventare il braccio viola a forza di stringere!!!

Che ne dite del vestito di Kate?


 

Mi è piaciuto subito un sacco! Ovviamente non di quel colore...xD

Mille ringraziamenti a Amy Wendys per la descrizione dell’abito :-***
Io avrei scritto solo 'abito blu' >.< ahahah meno male che c’è lei!!

Altro da dire? Ah, si! Nella 4x01, nel corridoio dell’ospedale, ci sono sia Josh che Martha quindi almeno una volta si sono visti... ma facciamo che per esigenze di ff o Josh era troppo preso e nn l’ha minimamente calcolata e quindi non se la ricorda, o Martha è arrivata dopo la “sfuriata” di Josh... come preferite... insomma, nella mia ff non lui na la conosce! Altrimenti col cavolo che accettava di presenziare allo spettacolo xD



Buona domenica e buona settimana!


Ivi87

  

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** # 17 - A thousand years ***





# 17 – A Thousand years

 

 

 
Nella hall della “Martha Rodgers School of Acting” si sta svolgendo un secondo dramma.

Madison si sventola meglio che può con un volantino.

Jenny e Lanie l’aiutano a farsi aria con altri fogli trovati qua e la.

Tra espressioni attonite, Ryan, e volti indispettiti, Kate, stanno tutti fissando Castle in attesa di una spiegazione.

“Yo, Castle, che hai fatto?” domanda Esposito.

“Prima di mettermi alla gogna mi lasciate spiegare?”.

Maddie si leva tutti quei fogli da davanti alla faccia e si avvicina a lui “Josh sa perché è qui? Gli hai chiesto di venire ed ha accettato?” domanda speranzosa.

Castle si gratta la nuca “Ehm… non proprio…”.

Alexis tira la giacca di Peter “Vieni, è meglio se ci facciamo un giro fuori…” sussurra, prima di allontanarsi seguita dal ragazzo.

“Cosa significa non proprio?” chiede la bionda, tesa.

Kate la affianca e risponde per lo scrittore “Significa che l’ha attirato qui con l’inganno” spiega, inclinando la testa con fare disapprovante.

“Inganno? Su non esagerare… è qui per beneficienza, il che è la pura verità!” esclama con un’alzata di spalle.

“E quand’è che Martha ha deciso casualmente di devolvere il ricavato della serata ai bambini in Africa?” prosegue Kate.

Casualmente, questo pomeriggio…” ammette Castle “Ascolta Madison, lui non ha idea che Miss Rodgers sia mia madre, se vuoi continuare a dargli tempo basterà aspettare che se ne vada, ma secondo me sbagli ad assecondarlo così…”.

“Andiamo… è assurdo che non vi frequentiate più a causa mia! Ho pensato che se ti avesse vista, bellissima e così elegante, avrebbe mandato al diavolo ogni dubbio!”

Maddie sembra voler parlare, ma in realtà non sa cosa dire.

“Mi sentivo in colpa e  ho voluto provare a rimediare. Se ho sbagliato... se ho esagerato come mio solito, ti chiedo scusa. Ma ora lui è qui e credo che tu dovresti dirgli tutto quello che senti. Se ti rifiuta ancora, allora è uno stupido idiota che non ti merita!”.

Espo e Ryan battono le mani istintivamente, facendo voltare tutti verso di loro.

“Vai a riprendertelo sorella!!!” le gridano i due bro.

Confusa, Maddie guarda Kate, in cerca di altro incoraggiamento.

“Fallo tuo, Maddie!” risponde al suo sguardo con la stessa frase che Madison le disse un mese fa, fuori dall’ospedale, per convincerla a parlare con Castle.

Madison sembra come rinvigorita.

Ha il sostegno di tutti i suoi amici. Quelli a cui ha deciso di non rinunciare.

Se a Josh non sta bene, se ne farà una ragione.

Si allontana con determinazione e rientra in sala.

 

 

 

Una ventina di minuti dopo, Kate riceve un messaggio.

"Io e Josh ce ne andiamo. È meglio se non vi vede e se gli racconto tutto da sola, così magari non la vedrà come un’imboscata..." legge lei ad alta voce, mente Castle le prepara un piattino di stuzzichini, presi dal buffet del rinfresco.

Lui sorride compiaciuto "Mi sembra un ottima idea".

Quel cipiglio orgoglioso indispettisce la detective. Deve capire che se anche questa volta gli è andata bene, non si deve impicciare nelle relazioni altrui “…e non ucciderà Castle…” inventa, per dargli una lezione.

Lo scrittore quasi si strozza con il vino “Come? Oh, certo, date tutti per scontato che non sappia fare una scazzottata come si deve!” brontola offeso.

“Su, Rocky, non ti abbattere, avrai la tua occasione” lo prende in giro Kate, trattenendo a stento una risata.

Risata che le si smorza in gola quando vede la Gates aggirarsi tra le persone.

“Castle” sussurra dando le spalle alla Gates ma portando comunque il bicchiere davanti al volto.

“Cos...Kate, che fai?” il comportamento della donna lo stupisce.

Beckett sfodera il suo miglior arsenale di segnali con le mani imparati grazie ad anni e anni di partite di baseball con suo padre.

“C’è una capra con il cappello?” cerca di decifrare Rick.

Kate gli da un leggero schiaffetto alla nuca e ricomincia ad agitare le mani.

Gli occhi di Castle sembrano palline da ping pong che impazziscono per seguire le mani di Kate.

“Un ragno nel bagno? Ti prego Kate, smettiamola, non sono bravo con il gioco dei mimi...” la implora a testa bassa.

Kate sbuffa e lo afferra per le guance indirizzandogli il volto verso la loro sinistra.

“Oh guarda, la Gates. Potevi dirlo subito!”.

Lo sguardo infuocato di Beckett lo convince a non proseguire su quella strada.

 

 

 

Dopo più di un’ora passata a chiacchierare e fare i complimenti agli attori, la gente comincia ad andarsene.

La sala rinfresco pian piano si svuota.

La Gates non si vede da parecchio, deve essersi trattenuta poco. Quello che conta è che non ha dato problemi e Castle e Beckett sono stati bravissimi ad evitare sorrisini complici e mani intrecciate.

“Ho controllato tutta la scuola, Miss Rodgers. Non c’è più nessuno” le dice un alunno, congedandosi.

“Io accompagno Alexis al campus” esclama Peter e prima che Kate possa aggiungere qualcosa, lui la anticipa “E poi vado dritto a casa, tranquilla”.

“Bene, buona notte ad entrambi” augura Kate.

“A domani tesoro” mormora Castle baciando la fronte di sua figlia.

“Aspettatemi fuori, così dividiamo il taxi” dice Martha ai due ragazzi, poi prende un mazzo di chiavi dalla borsetta “Ecco a voi, come promesso. Mi raccomando Kate conto su di te, non lasciare che mi distrugga la scuola”.

Kate sorride di cuore. Adora quando madre e figlio si prendono in giro.

“Le mostro solo la scuola, mamma, mica ci appendiamo ai lampadari...” risponde indignato, trascinando via Kate.

“Au revoir mes trèsors” urla la donna uscendo dalla scuola.

“Finalmente!” Castle afferra Kate per la vita e la attira a se impossessandosi delle sue labbra. Assaggiandole con passione.

“Con questo mi perdoni per aver invitato Josh a sua insaputa?” le sussurra a fior di labbra piegando il labbro inferiore all’ingiù in un’espressione adorabile.

Kate storce la bocca “Mmm ci penso mentre mi fai da guida turistica...”.

“Iniziamo subito allora!” le prende la mano e assieme svoltano il primo corridoio “Alla sua sinistra...”la porta bianca con l’adesivo azzurro capita nel momento peggiore “...i bagni... beh, è sempre meglio sapere dove sono, no?”.

Kate scoppia a ridere “Cominciamo bene Castle!”.

“Mi rifaccio subito” torna indietro e la riporta nella sala dove si è tenuto lo spettacolo “Allora, quello laggiù è il palcoscenico” accende almeno uno dei vari neon in modo da poterci vedere.

“Perspicace come sempre” lo sbeffeggia Kate.

“Non è tutto, vieni” si avvicinano e da una scaletta laterale, Castle l’aiuta a salire sul palco.

Kate si volta verso la platea. Le fa uno strano effetto. Lo stesso di quando era sul palco al Paradise.

“Queste tende verticali poste qui a lato, sono le quinte” spiega indicandogliele “Servono a stabilire la profondità della scena”.

Kate le guarda e annuisce.

Castle si dirige verso il fondo del palco “E questo telo serve sia da scenografia che per coprire il retro, ovvero i camerini” si guarda attorno perplesso “Vediamo... nella stanza qui accanto c’è una specie di piccolo magazzino dove tengono le scenografie più elaborate e.. basta, direi che è tutto...” scrolla le spalle e si mette le mani in tasca.

“Piuttosto veloce come tour” scherza Kate “È davvero un bel teatro e il quadro di Chet all’ingresso è stupendo”.

Rick le sorride tornando vicino a lei “Hai pensato a come posso farmi perdonare?” catturandole di nuovo la mano.

Kate si finge pensierosa “Vediamo: hai chiesto scusa, sei stato un perfetto cavaliere per tutta la serata, mi hai fatto fare il tour della scuola… cosa manca?”.

“Vuoi una Ferrari, vero?”.

Lei sorride ma scuote la testa. Raccoglie rapida qualcosa da terra, residui dello spettacolo suppone Kate, e glielo getta addosso “Voglio essere fastidiosa come tu lo sei con me!” urla, cominciando a scappare sul palcoscenico, attenta a non cadere per la poca luce.

Castle non fa in tempo a schivare la nuvoletta d’orata che si ritrova sommerso di brillantini.

Agita in avanti le braccia come se fosse stato colpito da un’ondata intensa di profumo, con il risultato di far svolazzare ancora di più la polverina d’oro.

“Credi che questo basti? Non hai imparato niente in questi anni?” mandati al diavolo i brillantini, Castle rincorre Kate sul palco afferrandola per la vita e sollevandola “Devi impegnarti di più detective”.

Per svicolare dalla sua presa, Kate si aggrappa al telo che fa da sfondo stellato. Una serie di ganci si staccano producendo un rumore metallico e in pochi secondi si ritrovano sommersi dal pesante lenzuolo blu a puntini gialli.

“Ops…”.

L’esclamazione di Kate innesca in entrambi una sonora risata.

Quando finalmente si calmano Castle le dice “Voglio proprio vedere come lo dirai a mia madre”. 

Gattonano verso un estremo del telo e ne fuoriescono entrambi spettinati. “Facciamo un patto: tu mi copri con tua madre e io dimentico l’inconveniente di questa sera” esclama Kate.

Entrambi seduti sul cielo stellato, si scrutano.

“Ok ci sto, ma asseconderai almeno una mia teoria cospiratoria nel prossimo caso” rilancia Castle prima di stringere la mano di Kate per suggellare il patto.

“E va bene...” borbotta lei a muso lungo.

Quel faccino triste lo fa impazzire.

Con le dita le sistema i capelli, con il pollice le accarezza la guancia e il neo.

Quel neo che adora baciare.

“Se fai così mi sciogli” le dice e lei subito ritrova il sorriso “Mi correggo, se fai così mi sciolgo in ogni caso”.

Kate si sporge e lo bacia sulla guancia destra “E se faccio così?” si sposta e bacia anche quella sinistra “E così?” poi si ferma davanti a lui, occhi negli e “E se faccio così?” con la mano gli sfiora il collo e apre il primo bottone della camicia.

Castle è incantato. Rapito.

La sta lasciando fare, bottone dopo bottone. Sta succedendo.

La sua camicia è completamente aperta e lei gliela sfila assieme alla giacca.

Si sposta i capelli da un lato e si volta di spalle, mostrandogli la schiena seminuda.

La cerniera del vestito è lì in bella mostra pronta per essere aperta. Le passa leggero le dita sulla nuca e tra le scapole, fino a raggiungere la sottile chiusura.

Kate torna a posizionarsi di fronte a lui, ma non resta seduta. Si mette in ginocchio.

Accarezza la testa di Rick affondata nel suo petto mentre lui le sfila il vestito, lasciandolo morbidamente scivolare lungo le sue cosce.

Mentre i baci si infuocano e la pelle inizia ad ardere Castle adagia Kate sotto di se e lei ne approfitta per slacciargli cintura e pantaloni.

Per Kate, in quel momento, esiste solo la pelle di Castle. Il suo corpo grande che la copre e sovrasta. La sua bocca calda.
Sicuramente Lanie e Maddie vorranno un resoconto dettagliato.
Kate sorride al pensiero e fa ridere anche Castle, inconsapevole del motivo.
La biancheria intima è solo un vago ricordo ormai.

Si guardano un ultima volta negli occhi. Un ultimo tacito consenso a proseguire.

E quello che segue è piacere. Un piacere maledettamente intenso.

Kate quasi fatica a sopportarlo.

Non sa nemmeno lei se è un piacevole dolore oppure un doloroso piacere.

Sa solo che le sta dando alla testa.

Geme, incapace di trattenersi oltre mentre Castle ansima forte nell'incavo del suo collo.

Sente il corpo dell’uomo sussultare sopra il suo. Sente le sue dita piantarsi nel fianco.

Sente tutto. Ogni centimetro della sua pelle è estremamente ricettiva.

Kate si volta ad incontrare gli occhi di Castle, dilatati dall'orgasmo.

I loro respiri si fondono e con calma si placano assieme.

La loro prima volta, in un cielo stellato, sul palcoscenico di una scuola di recitazione.

Non avrebbero potuto sperare di meglio.

 

 

 

 
Castle tortura da almeno cinque minuti il naso di Kate.

Con l’indice lo tocca e lo solletica.

“Stai rischiando grosso sai?” mormora Kate, beatamente sdraiata a terra. Un braccio sollevato dietro la testa e l’altro a piegato sotto il seno per reggere il telo che la copre.

“Sono solo felice. Quando sono felice non riesco a stare fermo”.

Kate si volta su di un fianco e lo guarda in quegl’occhi azzurri.

È felice.

Lei lo ha reso felice.

Solo passando la notte insieme.

Nessuno glielo aveva mai detto, dopo aver fatto l’amore.

“Scusa” riesce solo a mormorare.

Castle corruccia la fronte “Di cosa ti devi scusare?”.

“Di averci messo così tanto a capire... di aver aspettato tanto per questo...per noi...” gli spiega, mortificata.

“Ognuno hai suoi tempi” le risponde dolcemente, dandole un altro piccolo colpetto ammonitore sul naso “Non è mai stata una gara di velocità e in ogni caso io so essere molto paziente”.

“Mi dispiace comunque. Hai dovuto subire i miei tempi, le mie paure... avrei voluto vivere questa notte molto tempo fa. Mi avrebbe fatto bene” si sente strana ad aprirsi così ma finalmente riesce a farlo.

Lui sorride “Sai, lo scopo principale di questi quattro anni non è andare a letto insieme. Ma stare insieme”.

Kate è completamente rapita dai suoi occhi.

Dalla sua calda voce.

Quelle parole la avvolgono come un abbraccio.

“Certo, se ciò implica anche fare l’amore ogni volta come stasera, ben venga!” aggiunge Castle alzando maliziosamente le sopracciglia.

Eccolo il suo scrittore sbruffone dal cuore d’oro.

Ed ecco anche il momento di dargli quell’ultima spiegazione che ancora non gli ha dato e che invece lui si merita.

“Avrei voluto vederti seduto accanto al mio letto.. in ospedale...” inizia Kate “...ma quando ho aperto gli occhi tu non c’eri. C’era Josh che mi chiedeva come mi sentissi e se ricordassi qualcosa” abbassa gli occhi, quasi intimidita “Ricordavo tutto così maledettamente bene. Il dolore lancinante al petto e.. le tuo parole...” una lacrima scivola libera sulla sua guancia “...ma non potevo di certo dirglielo. Ero confusa e spaventata. Quasi non ero sicura se fosse successo realmente o se il mio fosse il ricordo di un sogno... così ho mentito. Ho detto a Josh che non mi ricordavo nulla della sparatoria e prima che potessi accorgermene spunta alle sue spalle un altro medico che appunta tutto su una cartellina e poi sparisce fuori dalla stanza. Ormai era fatta. Scritto nero su bianco. Mi sono detta che forse era meglio così, potevo guadagnare un po’ di tempo... non sapevo se lo avevi detto perché lo pensavi veramente o magari per via della situazione...”.

Castle le asciuga le lacrime che continuano a uscire da quegl’occhi verdi e la ascolta in silenzio “Mentre stavo in montagna da mio padre mi sono detta che dovevo fare qualcosa.. andare in terapia magari... superare il lutto... aggiustarmi... e solo allora avrei avuto qualcosa da offrirti, sarei stata in grado di affrontare una relazione vera”.

“Era questo che cercavi di dirmi quel giorno sulle altalene?” domanda cominciando a collegare i vari pezzi. 

“Si... ma ci stavo mettendo troppo tempo. Ho capito che ti stavi allontanando e che rischiavo di perderti... poi è sbucato Maddox dal nulla, tu sei sparito per tutta l’estate... non sapevo più cosa fare per riavvicinarmi a te...” Kate gli accarezza il volto “...e poi Peter...” e un sorriso spunta spontaneo.

“...e poi Peter...” ripete scuotendo la testa “Quasi mi prende un infarto in ospedale!” commenta Castle, ricambiando il sorriso.

“Però ora siamo qui... sono felice anche io Castle” ammette ridendo tra le lacrime.

Castle gliele asciuga tutte con il pollice.

“Mi dispiace di essermi allontanato” tocca a lui ora spiegare “Non mi sono mai stancato di te Kate o di aspettarti. Ti aspetterei in eterno” le da un lieve bacio e prosegue “Ma quando ho capito che ti ricordavi tutto e non mi avevi detto nulla ho pensato che stessi evitando l’argomento per non ferirmi dicendomi che non ricambiavi. Ho perso le speranze, sentivo di aver sprecato tempo e non riuscivo ad accettarlo. Volevo dimostrare a me stesso che potevo ancora stare bene anche senza di te. Per questo sono uscito con Jacinta, per provare che potevo tranquillamente passare oltre. Peccato che chiamarla Kate una ventina di volte non ha fatto che sbattermi in faccia l’amara verità. Così ho chiuso quel breve capitolo e sono tornato da te...” ora lei che ascolta attentamente ogni singola parola “...ma quella maledetta sera, quando mi hai detto che ti avevo tradito e non volevi smettere di cercare Maddox... non ce l’ho fatta, non ti potevo guardare morire un’altra volta Kate. Ho preso la decisione più difficile della mia vita andandomene dal tuo appartamento”.

“Hai fatto bene. Mi è servito per capire quanto non potessi fare a meno di te” lo rincuora Kate.

“Niente più segreti, puoi dirmi tutto Kate”.

“Vale anche per te. Voglio sapere tutto quello che ti passa per la testa” sorride divertita “Teorie aliene e cospirazioni governative comprese”.

Anche Castle ride “In effetti avrei in mente una cosa.. ma dobbiamo uscire di qui”.

Lo scrittore recupera i loro vestiti e con calma si rivestono.

“Lasciamo il palco così” domanda Kate, sentendosi un po’ in colpa. 

Castle alza la testa per controllare l’effettiva altezza dei ganci che reggevano il telo.

Supera il piccolo soppalco che ospita i riflettori.

“Non credo sia il caso di salire fin lassù” le dice “Dirò a mia madre che è caduto improvvisamente oppure che deve essere successo dopo che ce ne siamo andati…”.

Kate appare davvero dispiaciuta “Non ci pensare, è solo un telo, domani chiamo qualcuno e lo faccio riattaccare, ok?” la detective annuisce, ancora un po’ pensierosa “Ma se preferisci confessare tutto a Martha…” a quelle parole Kate avvampa, mentre raggiungono l’ingresso.

“No, vada per una bugia bianca!” si affretta a precisare Kate.

“Ok, allora accordiamo le nostre versioni: ti ho mostrato la scuola, ti è piaciuta, ce ne siamo andati, tutto era al proprio posto” elenca i vari punti, chiudendo a chiave la porta principale.

“Perfetto” Kate si appoggia alla Mercedes di Castle.

Le apre la portiera per farla accomodare e poi corre dall’altro lato infilandosi nell’abitacolo.

“Dove andiamo?” domanda Kate.

Castle sembra stupito “Non lo so, dove vuoi andare?” le chiede.

“Hai detto di avere in mente qualcosa ma che dovevamo uscire, credevo intendessi andare in un posto preciso”.

Lui annuisce “Esatto, qui in macchina!”.

“Volevi solo venire in macchina?” ripete Kate un po’ abbattuta “Sul serio?”.

“Si” Castle accende lo stereo “È il momento perfetto per scoprire qual è la nostra canzone” schiaccia qualche tasto in cerca di una stazione radio che non stia passando l’edizione notturna delle news o la pubblicità.

“Non possiamo passare in rassegna i nostri cd e scegliere quella che preferiamo…” Kate guarda l’ora sul display del cruscotto “…magari non alle 2:18 del mattino?”.

Castle spalanca la bocca “Cd? Non esiste, il momento è ora e sarà il destino a scegliere!”.

Dopo qualche tentativo trova un programma radiofonico.

 
Come on shake your body baby do the Conga

 
Castle comincia ad agitare le braccia come fossero maracas.

 
I Know you can control yourself any longer

 
Kate abbassa bruscamente il volume.

“Questa non sarà la nostra canzone!” esclama perentoria.

“Così è stato deciso dal destino, Kate”.

Ignorandolo, preme un altro tasto e rimette l’audio.


I’m sexy and I know it… I’m sexy and I like it.


Non cerca nemmeno di abbassare il volume questa volta.

“Ridi, ridi….saremo l’unica coppia senza canzone!” sbuffa seccata.

Castle si ricompone e posa la mano su quella di Kate “Dai, tentiamo insieme”.


I have died everyday waiting for you

Darling don’t be afraid, I have loved you for a thousand years

I’ll love you for a thousand more

 
Rick e Kate si sorridono.

È perfetta. La voce della cantante è dolce e melodiosa.

Seguono attenti la musica e le parole per poi scoprire che in realtà è un duetto.

Potrebbe essere più perfetto di così?

 
And all along I believed I would find you

Time has brought you heart to me

I have loved you for a thousand years

I’ll love you for a thousand more

 
“Qualche protesta detective?” le domanda Castle.

Lei scuote la testa “No. È quella giusta”.

 

  

* A Thousand Years, Pt. 2 – Christina Perri (Feat. Steve Kazee) - http://www.youtube.com/watch?v=9RbcR_KSRB8

 

 

 
*francy091 – Grazie ZiaFrà per le info sul teatro! :-*



Ivi’s Corner:

 
Congaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa

Aleeeeeee Oooooooooo Aleeeeeeeeeeeeee Ooooooooooooooo
E dopo 16 capitoli finalmente i Caskett quagliarono!!!

E non solo, hanno pure trovato la loro canzone!! Spero che vi piaccia quanto piace a me! La trovo bellissima!

Che altro dire? Ditemelo voi!!

 
Buona settimana :-*

 

Ivi87

  

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** # 18 - Sing, sing, sing ***


 



# 18 – Sing, sing, sing



È passata più di una settimana dalla sera dello spettacolo.

Nessun caso estremamente complicato.

Nessun dramma famigliare.

Nessuno in pericolo di vita.

Kate Beckett adora settimane del genere.

Le capitano raramente, è vero. Ma così riesce a godersele appieno.

Certo, qualche piccolo scombussolamento c’era stato.

Un esempio?

Lei e Castle avevano fatto l’amore.

Questo è per entrambi un enorme cambiamento che, a quanto pare, desta parecchio interesse nelle sue due migliori amiche.

Kate cerca di sembrare impassibile e normale ma secondo Lanie e Madison le si legge in faccia.

“Sei così splendente” le ripete anche ora, Maddie.

Le tre donne sono sedute ad un tavolino dell’Old Haunt mentre Castle, Ryan ed Esposito si stanno sfidando a Ruzzle, un paio di tavoli più in là.

“Di la verità, ormai non vi contenete più” la domanda di Lanie giunge alle orecchie di Kate con un tono di malizia ben oltre il limite consentito nei luoghi pubblici.

“Ragazze…” le guance le si imporporano in automatico.

Maddie rotea gli occhi “Possibile che non si riesca mai a farti parlare! Che ti costa? Se vuoi parliamo di Josh, io non ho problemi a raccontarvi di tutte e tre le volte che abbiamo fatto pace” esclama con un sorriso che è tutto un programma.

“Sono sicura che riuscite ad immaginarvelo perfettamente” cerca di rabbonirle, Kate.

“Da quel poco che ti abbiamo estorto ho a malapena immaginato i preliminari…” borbotta Lanie.

“Hai detto che è successo dopo lo spettacolo, ma dove?” chiede Madison.

La detective quasi non respira più.

“Kate? Casa tua o casa sua?” ritenta la bionda.

Lanie si volta verso Madison pensierosa “Da lui immagino. Da Kate c’è Peter…”.

“Giusta osservazione!” le due tornano a fissare Beckett “Kate confermi?” insiste Maddie.

Beckett si stringe nelle spalle.

Non ama essere subissata di domande. Preferisce essere lei a condurre l’interrogatorio.

“Ok, sentite” esclama infine, o non la lasceranno più in pace “quella sera… e le altre sere di questa settimana… insomma è sempre meraviglioso. Ogni volta è diversa dalla precedente. Mi sento la stessa di sempre eppure sono consapevole di essere cambiata. Sono una persona nuova tra le sue braccia.”

Kate le guarda. Hanno gli occhi luccicanti e sognanti “Vi basta?”.

“Mmm” Maddie da un’alzata di spalle “Si, hai reso l’idea” risponde, aggiungendo un sorrisino malizioso.

“Speravo ci dicessi qualcosa di più dettagliato ma vedrò di farmelo bastare” Lanie adorava intavolare discorsi piccanti con Kate per metterla a disagio “Per adesso…”.

Si sorridono tutte e tre, mentre accostano i bicchieri per un brindisi.

 


 

“Cospicuo +40 punti!” grida Castle, tutto preso dal gioco.

“Ma dove lo vedi?” domanda Espo.

Ryan batte una mano sul tavolo “Vacillare + 48 punti!”

Gli occhi di Espo schizzano da una arte all’altra del display “Dove???”

Tempo scaduto. Il gioco si interrompe ed inizia il conteggio delle parole.

“Odio Ruzzle!” sussurra sconsolato guardando il suo punteggio mentre gli altri due gongolano esultanti.

La campanella posta sullo stipite della porta annuncia l’ingresso del Capitano Gates, del detective Karposki e di qualche altro agente del dodicesimo.

Dal volto della Gates si può facilmente intuire che è stata più o meno trascinata lì dal resto della comitiva.

Occupano un paio di tavolini vicini al loro.

“È la prima volta che il Capitano viene qui, Castle?” domanda Ryan, a bassa voce.

Lo scrittore annuisce basito “La fine del mondo deve essere vicina”.

“Manca poco al 21 Dicembre” gli da corda Kevin.

Espo sbuffa “Possiamo concentrarci sul gioco? Voglio la rivincita!”.

“Non sei stanco di perdere?” lo sfotte il suo partner.

“Alziamo la posta” propone Castle “Forse se sei più motivato riuscirai a vincere almeno una partita”.

“Per me va bene” accetta Javier.

“Vediamo… se perdi…” Castle schiocca le dita non appena gli si accende una lampadina in testa “…canti una canzone!”.

Espo non sembra molto sconvolto “Ok”.

“…a Lanie” aggiunge Ryan il quale allunga la mano, chiusa a becco, verso Castle per completare con lui un feed the birds. 

“Molto divertente ragazzi” sogghigna Javi “Non ci penso proprio!”.

Castle e Ryan lo guardano torvo “Cosa c’è? Solo perché voi due siete impegnati devo esserlo anche io?”.

“Non puoi fare il guapo per sempre” lo canzona Castle.

“Devi mettere la testa a posto, amico” aggiunge Ryan.

Espo incrocia le braccia e si sistema meglio sulla sedia “Facciamo così: se perdo ancora, io canto, ma la canzone la scrivete voi due!” con l’indice e il medio della mano li indica entrambi, soddisfatto per averli coinvolti in quel piano assurdo.

Sicuramente rifiuteranno di scrivere una canzone, pensa Esposito.

I due si guardano, dapprima spiazzati.

Poi sul loro viso spunta un enorme sorriso diabolico.

“Ti scriveremo la canzone più schifosamente romantica che esista!” intima Castle, afferrando saldamente il telefono.

“Coraggio Javi, comincia a riscaldarti la voce” esclama Ryan mentre avvia la nuova partita.

Espo guarda sconsolato il proprio telefono.

S’è fregato da solo.

 

 


A qualche miglio di distanza Peter è al telefono con sua madre.

“Non si sono più visti?” domanda, serio.

La donna risponde di no. Da qualche giorno non c’era stata nessuna visita indesiderata.

“Bene” esclama con sollievo. Ma subito capisce che se non sono più in South Carolina è perché lo hanno rintracciato a New York.

Maledizione.

Pensa subito ad Alexis. Non vuole metterla in pericolo.

Tanto meno Kate o chiunque altro.

Non era nei piani innamorarsi.

Non era nei piani avere un incidente e restare bloccato da Kate.

Purtroppo si era dovuto adattare. In un'altra situazione, sarebbe felicissimo di avere una ragazza e di condividere l’appartamento con sua cugina.

Ma per come stanno le cose in quel momento non può permettersi errori.

Deve superare il corso, sfruttare la laurea in Economia per trovare un vero lavoro con un vero stipendio che gli permetta di mantenere sé stesso e sua madre.

Per ora il piano procede. Dei suoi inseguitori non c’è traccia.

Sa che hanno capito che l’unica cosa di valore della sua famiglia è scappata con lui.

E nonostante neghi anche con sua madre, è sicuro che anche lei lo sappia. 

Quei due piccoli sassolini sono al sicuro per adesso ma non potrà nasconderli per sempre.

“Andrà tutto bene mamma… si la gamba va sempre meglio… si ti presenterò Alexis…” Peter scuote leggermente la testa. Le mamme sono tutte uguali in fondo “…pensa solo a stare bene mamma, ok? Ora ti lascio, ti saluto Kate… si, anche io te ne voglio… ciao mamma”.

Riaggancia tirando un lungo respiro.

Ancora due mesi di corso e potrà cominciare a cercarsi un lavoro. Ci dovrà pur essere a New York un posto da contabile.

Esce dalla camera di Kate e raggiunge la giovane rossa.

“Che cosa fai?” domanda, una volta tornato in cucina.

Alexis sta frugando nel freezer “Cerco un gelato, la settimana scorsa c’erano quelli con il biscotto...” gli risponde spostando qualche confezione di surgelati.

Peter la prende per i fianchi e la tira indietro con delicatezza “Sei un’ospite, faccio io” le dice solamente.

Alexis punta le mani sui fianchi “Ma hai il monopolio sul freezer? Non mi fai mai avvicinare!” cerca di dire, seria, ma una piccola risata la tradisce.

“Sono solo molto ben educato” ribatte Peter, cercandole alla svelta il gelato. “Probabilmente in una vita precedente sono stato barista e cameriere” le porge il gelato “Ecco qua madamoiselle, per servirla”.

Alexis lo ringrazia con un bacio e si dirige sul divano. Gelato con il biscotto in una mano, evidenziatore nell’altra e gli appunti di economia sulle gambe “Come sta tua madre? Tutto bene?”.

Peter le siede accanto, afferrando il libro di Economia “Non vede l’ora di conoscerti” risponde, sforzandosi di sorridere.   

 

 


Quella settimana Ryan e Castle scrissero come dei forsennati.

Qualunque frase d’amore venisse loro in mente, la scrivevano, la cancellavano, la riscrivevano e la accostavano alle altre già scelte.

Cercando di dare al testo un senso compiuto.

Quando non era presa dallo studio, Alexis li aiutava con le note.

Avendo studiato violino un po’ se ne intendeva.

Kate raccolse gli innumerevoli fogli scarabocchiati che Castle aveva lasciato da lei.

Mentre li sistemava guardò di sfuggita lo spartito.

La sua attenzione fu catturata dall’ultimo rigo del pentagramma dove Castle aveva scarabocchiato una sfilza di note con a lato un punto di domanda.

Probabilmente non era convinto di quella sequenza.

Memore delle lezioni di chitarra che prese da ragazzina, cercò di visualizzare quelle note.

Un La.              

Si, un La sarebbe l’ideale come risoluzione di quella tonalità.

Segna a matita la sua annotazione e raggruppa tutti i fogli in ordine sul tavolino.

La scommessa di Castle, Ryan ed Espo sta facendo velocemente il giro del distretto.

Kate è sicura che la Gates ne sia già al corrente ma per qualche strano motivo, non ha ancora detto la sua.

Forse la reputa solo una ragazzata.

Si volta verso il divano e con la mano spettina il cugino.

“Ehi!” Peter si sveglia e si stiracchia restando sdraiato sul divano letto “Nooo è già mattina?”.

“Non solo è già mattina, devi anche essere in ospedale tra un’ora”.

Peter sbuffa mettendosi a sedere “Perché la sveglia non è suonata?”.

“Veramente è suonata. Suona tutte le mattine, ma poi ogni volta la scaraventi per terra e ti rimetti a dormire” lo ammonisce Kate, mente prepara il caffè.

Il ragazzo si sporge e nota la piccola sveglia rovesciata sul pavimento.

“Non lo faccio apposta, è il mio subconscio che si rifiuta di svegliarsi” risponde mentre la raccoglie.

Nell’avviarsi in cucina controlla fuori dalla finestra, osserva la strada. Gesto abituale ormai, dopo l’ultima conversazione telefonica con sua madre.

“Aspetti Alexis?”.

Kate scambia la sua azione per impazienza amorosa.

Peter le sorride “No... davo solo un’occhiata. Mi piace questo quartiere...” si siede a tavola e comincia a versare i cereali.

 

 


Quando Kate arriva in ufficio trova un caffè fumante già pronto sulla sua scrivania, ma niente Castle.

Lo cerca con gli occhi e, come da giorni ormai, lo trova nella saletta relax che canticchia con Ryan.

L’hanno presa proprio sul serio questa scommessa.

Espo li osserva sconsolato dalla sua postazione. Molto probabilmente si sta chiedendo perché ha dato fiato alla bocca.

Prima che possa raggiungerlo, Kate viene chiamata dalla Gates.

La segue nel suo ufficio con una leggera apprensione.

Come minimo sa della scommessa.

“Detective, so della scommessa tra il Signor Castle e i detective Ryan ed Esposito”.

Giustappunto.

“Capitano... non influirà sul lavoro glielo posso garantire...” ma la Gates alza una mano interrompendola.

“Invece influirà detective. Ammetto che all’inizio la cosa non mi sia piaciuta granché” scuote la testa e alza gli occhi al cielo come se avesse a che fare con dei bambini dell’asilo “Ma è anche vero che il distretto ha bisogno di pubblicità positiva. Molto positiva detective. La gente non si fida più delle forze dell’ordine e il sindaco mi fa pressioni per migliorare l’immagine del distretto così...” ora fissa Kate con insistenza.

Tutto ad un tratto quegli occhi scuri puntati su di sé la mettono a disagio “C-così...?”.

Sul viso del Capitano Gates spunta un piccolo ghigno “Beh.. lei canta molto bene detective Beckett, l’ho sentita io stessa. E fonti attendibili mi dicono che anche i detective Esposito e Ryan non sono malaccio”.

“Uhm...Capitano...non credo di capire...” risponde Kate, allarmata.

“Ho deciso che sarebbe una bella iniziativa creare un cd di canzoni famose cantate dagli agenti del dodicesimo. Qual è il termine corretto? Cover! Faremo delle cover!”.

Kate deglutisce sonoramente “Capitano non credo che... insomma, cantare? E se qualcuno non se la sentisse?” cerca di arginare meglio che può la situazione.

La Gates posa le mani sui fianchi, indispettita “Nessuno pretende che vinciamo un Grammy, detective. Affiggerò un foglio fuori dal mio ufficio cosicché i volontari possano segnarsi. Ovviamente lei e i suoi due colleghi scommettitori siete liberi di rifiutare se non credete sia importante sostenere questo distretto...”.

Il che significa che sono obbligati a farlo.

“Con molto piacere Capitano” risponde Kate cercando di fingere un sorriso almeno un po’ convincente.

“Molto bene, il sindaco ne sarà deliziato” la Gates risponde sorridendo diabolica ma quando sta per congedare Kate, la richiama “E quando quei due avranno finito di scrivere la canzone per il detective Esposito, vorrei esaminarla.. potrebbe tornarci utile per il nostro progetto”.

Beckett annuisce appena ed esce dal suo ufficio.

“Yo, sembri sconvolta Beckett, posso fare qualcosa?”.

Kate sbuffa “Espo, hai già fatto abbastanza!”.

Ryan e Castle sentendo il tono di Kate, la raggiungono alla sua scrivania.

“Va tutto bene qui?” le chiede Rick, osservandola.

“Si... no invece. Non va bene per niente!”.

“Cosa voleva la Gates?” chiede Javier, sperando di non venire ripreso nuovamente.

“Il Capitano Gates ha deciso che gli agenti del Dodicesimo canteranno in un cd” racconta contorcendo il viso in una smorfia di fastidio.

Castle ride di gusto “Si come no, è impossibile”.

Kate lo fulmina con gli occhi “Non solo è possibile, ma indovina un po’ come le è venuta quest’idea?”.

Fissa con sguardo truce i tre uomini accanto a lei.

“Sa della scommessa?” sussurra sorpreso Ryan.

“A quanto pare sì...” Castle risponde prima che Beckett se lo mangi per la domanda ovvia appena posta.

“Noi tre siamo praticamente incastrati mentre gli altri possono offrirsi volontari...” prosegue Kate, amareggiata.

“In poche parole siamo tutti obbligati” conclude Esposito sapendo bene che la Gates avrebbe intimorito ogni agente che non si fosse proposto volontariamente.

“Ma siete troppi e non tutti sanno cantare e...con cantare intendo almeno beccare una nota!” esclama Castle.

Beckett alza le spalle e allarga un po’ le braccia “Immagino che ad un certo punto farà delle selezioni...” si siede di peso sulla sedia, già esausta di prima mattina “Ah, vuole sentire anche la vostra canzone, in caso sia adatta al progetto” Kate virgoletta con le dita l’ultima parola.

Castle prende posto sulla sua sedia e posa una mano su quella della donna  “Non è una brutta cosa sai? So che non ami stare al centro dell’attenzione ma nessuno ti vedrà, sentiranno solo la tua voce” cerca di confortarla aggiungendo alle parole uno dei suoi sorrisi.

“Lo so” mormora afflitta “Ma comunque non impazzisco di gioia”.

“A me sembra un’idea fantastica!” esulta invece lo scrittore “Posso cantare anche io??!!”.

Un rumore di tacchi si ferma proprio dietro di lui “Signor Castle non mi risulta che lei sia un poliziotto!” tuona la Gates.

Castle quasi si strozza per lo spavento.

“Ma può procurarci una sala di registrazione se proprio intende contribuire”.

 



* Sing, sing, sing - Louis Prima - http://www.youtube.com/watch?v=WGM2HPM6BDc






Ivi’s Corner:

 

Si lo so, non sto bene, ahahahahah ci dovevo ficcare pure il cd!! Ahahahahahah

Se non l’avevate capito, in questa ff ci ho infilato tutto ciò che vorrei vedere/rivedere e che Marlowe invece ci nega u.u

 
Capitolo un po’ di passaggio, forse anche il prossimo, ma vogliamo lasciarli un po’ tranquilli sti poveretti?

No? Beh, vedrete xD

  

Buona settimana :-*

 
 

Ivi87

  

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** # 19 - Ledge of love ***




# 19 – Ledge of Love

 

 

Quando Kate apre gli occhi, quella mattina, sente dei rumori provenire dal bagno.

Per una volta Peter si è svegliato presto e, apparentemente, senza il bisogno di lanciare la sveglia.

Resta per qualche minuto a letto cercando di racimolare forze e pensieri.

La Gates, con la storia del cd, era un uragano. Correva a destra e a manca, si incontrava con il sindaco – che, purtroppo per Kate, era molto entusiasta della cosa – organizzava provini e selezionava le canzoni.

Tutto questo tra un caso di omicidio e l’altro.

La fretta del capitano è da attribuire all’imminente arrivo del Natale.

Tra poco più di un mese New York sarà invasa dai canti di Natale, e il cd della polizia passerebbe inosservato.

Pare che il titolo più papabile sia ‘Hai il diritto di cantare’ inventato da Castle una sera all’Old Haunt, il ché probabilmente lo renderà un titolo inaccettabile agli occhi della Gates a prescindere che le piaccia o meno.

Vecchia, sei sveglia?” Peter si affaccia alla sua camera da letto e le lancia una manciata di coriandoli “Buon compleanno!”.

“Ti ringrazio” mormora togliendosi i piccoli pezzettini di carta dai capelli “Scommetto che tutto questo entusiasmo è perché non vedi l’ora di andare da Alexis”.

“Anche, perciò sbrigati. So che alla tua età i muscoli si atrofizzano, però non lasciarti andare così…” Peter riesce a malapena a finire la frase prima di abbassarsi e schivare un cuscino.

Sembra ieri che Peter era piombato nella sua vita ed invece sono già passati due mesi.

Il calendario indica il 17 Novembre per la precisione.

Il suo compleanno.

In cuor suo spera che Castle non abbia esagerato come suo solito.

Ne hanno parlato nei giorni passati. Kate non vuole nulla di speciale. Una cena tutti insieme al massimo.

Finalmente decide di alzarsi e controlla velocemente fuori dalla finestra.

Ok, niente scritte in cielo. Forse si è davvero moderato questa volta.

L’unica cosa di cui è sicura è che lei e Peter sono stati invitati ad una super colazione di buon compleanno a casa dello scrittore.

 

 


Un quarto d’ora dopo infatti viene travolta dall’uragano Martha.

“Buon compleanno darling!!” la stringe forte e poi le accarezza il viso “La tua nascita è un giorno speciale che va celebrato degnamente perciò…” Marta le prende un braccio e la porta in cucina “…grazie ai suggerimenti di tuo padre siamo lieti di offrirti il brunch domenicale di Johanna Beckett!” e con un gesto della mano le mostra la grande tavola imbandita.

“Ma glielo volevo dire io!” Castle mette il broncio e toglie Kate dalle grinfie della madre “Mi hai rubato la scena!!” esclama mentre la abbraccia.

“Scusa caro, deformazione professionale”.

Rick bacia Kate su una guancia “Buon compleanno musa” le sussurra all’orecchio.

“Grazie” risponde lei, a fior di labbra, prima di voltarsi verso gli altri.

Abbraccia prima Alexis “Grazie anche a te” e poi torna tra le braccia dell’eccentrica rossa “E a te Martha”.

Castle e Peter le guardano con un sorrisino soddisfatto.

“Sicura che non ti da fastidio? Non sapevamo se era il caso di ricordarti i brunch di tua madre… proprio oggi…” balbetta, Alexis, un po’ incerta.

“Oh, no, è tutto perfetto!” Kate la rassicura immediatamente.

Peter passa alle spalle di Alexis bisbigliando un ‘te l’avevo detto’ che le fa sorridere entrambe.

“Mancherebbe solo mio padre ma mi ha avvisata dell’udienza importante che ha questa mattina, perciò lo vedrò direttamente questa sera”.

Castle fa un passo avanti, fiero “Per la precisione alle nove di questa sera, alla sala banchetti del Four Seasons”.

Kate trattiene il respiro “COSA? Mi prendi in giro?”.

“Si” ammette lui candidamente, alzando le spalle.

Mentre tutti scoppiano a ridere lei inizia ad arrossire.

“Tranquilla, andiamo al Q3, contenta?” spiega Rick allargando le braccia ed invitando tutti a sedersi a tavola.

Il tempo vola per Castle e Beckett che devono correre al distretto, solo Peter sembra non voler mollare il piatto.

“Hai un serbatoio al posto dello stomaco!” esclama Alexis a metà tra il sorpreso e il disgustato.

“E’ bisafuto che i baschi hanno più bame” si difende Peter, parlando con la bocca piena.

Kate scuote la testa e gli toglie il piatto da sotto il naso “E’ risaputo anche che i maschi sono maleducati!”.

“Ehi! Non ho finito!” protesta il ragazzo.

Prontamente, Castle si alza e prende il piatto dalle mani di Kate, radunando anche gli altri.

Li impila e li posa nel lavandino.

Lì accanto, sul ripiano, c’è una confezione di cereali nuova, ancora sigillata.

Una delle prime cose che Castle ha imparato da bambino è che nelle scatole dei cereali c’è sempre una piccola sorpresa.

Strappa con forza la linguetta superiore e svuota il contenuto della confezione in una ciotola.

Il sacchettino di plastica non tarda a mostrarsi.

Lo apre e fa scivolare il contenuto sul palmo della mano.

Per qualche secondo fissa il piccolo oggetto di plastica rigida.

“Kate… vieni qui un secondo?”.

La donna aggira il bancone e raggiunge lo scrittore.

Castle le afferra la mano sinistra e prima che lei possa rendersi conto di alcunché le infila il piccolo cerchietto di plastica all’anulare “Prometto di romperti le scatole, farti il solletico, inondarti di teorie strampalate e starti appiccicato come le api al miele ora e per sempre. Amen” esclama tutto d’un fiato, praticamente senza respirare.

Il viso di Kate è praticamente in fiamme.

Nonostante stiano tutti ridendo.

Nonostante sia ben cosciente che non è una proposta seria, per un solo piccolo istante, Kate ha sentito il forte desiderio di dire quel sì.

“Tranquilla, sei salva… per adesso!” la prende in giro Castle.

La detective gli da un leggero pugno sulla spalla e si unisce alle risate, cercando di non dare a vedere tutte quelle emozioni.

Alexis le saltella vicino “Com’è l’anello?” domanda curiosa.

Kate le mostra la mano. Il suo anulare è circondato da una piccola serie di stelline di plastica gialla “Che carino” esclama la ragazza “Credo che sia addirittura fosforescente!”.

Peter si avvicina e chiude le mani a coppa attorno all’anello “Si, brilla” conferma alle due.

Martha posa le mani sulle schiena dei due giovani e li spinge gentilmente verso il tavolo “Siate buoni, datemi una mano a sistemare la tavola” esclama alle loro spalle facendo l’occhiolino a Richard.

Colto il segnale, Castle prende Kate per mano “Seguimi” le sussurra, conducendola nello studio.

Da un cassettino sulla scrivania estrae un piccolo plico di fogli rettangolari legati da un nastro rosso “Come da sua richiesta, milady, un piccolo e semplice regalo di compleanno”.

Castle le porge il piccolo pacchettino di fogli e attende che lei lo apra.

Kate tira delicatamente un lembo rosso del fiocco, poi scruta il blocchettino perplessa “Coupon Castle? Mi hai regalato dei buoni sconto?” domanda con un sopracciglio alzato.

Non era questo che intendeva quando lo aveva supplicato di non strafare.

Lo scrittore le sorride “Guarda bene!” le suggerisce.

Il primo foglio, un po’ più spesso, funge da copertina. Su di esso c’è scritto ‘Coupon della felicità’ con la calligrafia dell’uomo.

Castle si siede sul bordo della scrivania tirando a sé Kate “Aprilo”.

Kate distende bene la schiena contro il petto di Rick e inizia a sfogliare le piccole paginette.

“Buono per una giornata senza teorie cospiratorie” legge sul primo foglio.

“Buono per una serata di coccole” Kate ride e scuote la testa divertita.

Ne sfoglia un altro “Buono per zittire Castle per almeno un’ora”.

“Di questi ne ho fatti un po’, ho pensato che ti sarebbero serviti. Però non sono cumulabili perciò non fare la furba detective” scherza Castle, solleticandole il collo con il respiro.

Lei ruota la testa di lato e gli lascia un piccolo bacio sulle labbra, prima di proseguire nella lettura.

“Buono per una notte de fuego” Kate guarda i fogli che vengono immediatamente dopo “Anche di questi ne hai fatti un bel po’, vedo” constata sorridendo.

Castle annuisce vistosamente sulla sua spalla “Per taaaante notti de fuego!!” sottolinea mordicchiandole il collo.

Kate si volta completamente e cinge le braccia attorno al suo collo, lasciando perdere il resto dei bigliettini.

“Grazie, so che non deve’essere stato facile per te contenerti, ma questo è esattamente il tipo di regalo che volevo” appoggia la fronte contro la sua  “E l’averlo fatto tu a mano lo rende ancora più speciale” gli prende il volto con entrambe le mani e questa volta il bacio che si scambiano è più profondo.

“Tic tac piccioncini” urla una voce, dalla cucina.

Kate si scosta con un gemito di disapprovazione “Qui dentro c’è un buono utile a zittire il proprio cugino?”.   

 

 


Al distretto c’era molto fermento, ma non per via dei casi da risolvere o criminali da arrestare.

Quella era la giornata in cui i prescelti selezionati dal Capitano Gates avrebbero registrato le canzoni per il cd.

“Speravo fosse solo un brutto incubo” esclama la detective sedendosi alla sua scrivania.

Castle resta in piedi osservandola “Lo sai vero, che qui dentro sei l’unica che non si deve preoccupare di fare brutte figure?”.

Kate lo guardò poco convinta.

Solo perché le era andata bene una volta non voleva dire che era magicamente immune alle figuracce.

E la Gates non avrebbe mai perdonato una falla nel suo geniale progetto di rilancio dell’immagine della polizia newyorkese.

“Yo Castle!” Espo li raggiunge seguito a ruota da Ryan. L’ispanico sembra al settimo cielo “La canzone che avete scritto è stupenda! Mi aspettavo chissà che rottura sdolcinata e invece è fantastica!!”.

Lo scrittore non fa in tempo ad aprire bocca.

“Molto bene detective” tuona la Gates alle spalle di Castle “Non vedo l’ora di ascoltarla. Tra mezz’ora al massimo vi voglio tutti allo studio di registrazione” e così come è apparsa, sparisce nel suo ufficio.

Karposky si avvicina mestamente “Prendo io i vostri casi se suona il telefono”.

“Come, tu non vieni con noi?” le domanda Ryan.

“A quanto pare le mie doti canore non sono state sufficientemente apprezzate” spiega sarcastica il detective Karposky, prima di tornarsene alla sua scrivania.

Kate sbuffa sonoramente e poi prende il toro per le corna “Dai, avviamoci. Via il dente, via il dolore” a passo spedito fa da capofila, davanti ai tre uomini “Non vedo l’ora di sentire questa benedetta canzone finalmente completa!”.

 


 

Due isolati dopo, Javier Esposito è da solo in sala registrazione.

Luci soffuse per dare spessore all’interpretazione.

Microfono acceso e religioso silenzio dietro al vetro.

Ryan e Castle stanno per vedere la loro creazione prendere vita.

Kate non sta più nella pelle, dopo settimane e settimane di scarabocchi e fogli sparsi in giro per casa.

Lanie... Lanie si è presa la mattinata libera solo per sentirlo cantare e, come previsto, ha già i lucciconi.

Il capitano Gates attende a braccia conserte che la performance inizi.

Espo, con un cenno del capo al tecnico audio, si prepara a cantare.

 

No one ever thought that this would happen.

Especially not to me.

No I’m not coming back and why would I?

So high, I can almost touch an airplane,

Look an eagle in his eye.

I know it seems insane but I feel like I could fly

 

And no, there ain’t no turning back now.

I gotta make my way to you.

Still they stand there with their arms out.

I don’t wanna be rescued.

No safety nets, no more regrets, I don’t need a parachute.

 

A moment of silence.

For the ones who lost it all.

For the ones too afraid to fall.

And I’m runnin runnin runnin,

Jumpin into your love.

And I’m fallin fallin fallin,

Yeah I’m fallin for us.

No one can talk me down, no one can talk me down.

No one can talk me down, I’m on the ledge of love.

I’m ready to jump in (jump jump)

Ready to jump in (jump jump)

So ready to (jump jump) off of this ledge of love.

I can see my whole life flash before me.

And baby you and I look like the perfect story.

I won’t let this pass me by.

My friends may say (may say)

That I’m craz-ay. (crazy)

Why can’t they see I’m right where I want to be.

 

And no, there ain’t no turning back now.

I gotta make my way to you.

Still they stand there with their arms out.

I don’t wanna be rescued.

No safety nets, no more regrets, I don’t need a parachute.

 

A moment of silence.

For the ones who lost it all.

For the ones too afraid to fall.

And I’m runnin runnin runnin,

Jumpin into your love.

And I’m fallin fallin fallin,

Yeah I’m fallin for us.

No one can talk me down, no one can talk me down.

No one can talk me down, I’m on the ledge of love.

I’m ready to jump in (jump jump)

Ready to jump in (jump jump)

So ready to (jump jump) off of this ledge of love.

For here.

I see it all.

From here

I see everything.

From here.

I see the end of time.

You and I.

Girl, that’s why…

 

And I’m runnin runnin runnin,

Jumpin into your love.

And I’m fallin fallin fallin,

Yeah I’m fallin for us.

No one can talk me down (no one), no one can talk me down (no).

No one can talk me down, I’m on the ledge of love.

No one can talk me down (no), no one can talk me down.

No one can talk me down, I’m on the ledge of love.

(jump jump jump) Don’t leave me out here.

(jump jump jump)

(jump jump jump) Out on this ledge of love.

 

 
Tutti applaudono e urlano di gioia.

“Ragazzi è meravigliosa! Siete stati bravissimi!” esclama Kate a Castle e Ryan.

Ryan guarda Castle per qualche secondo con complicità e poi risponde “Beh sai, siamo entrambi molto ispirati...”.

Il tecnico preme il pulsante rosso che apre l’audio alla saletta dove Espo sta riponendo le cuffie “Sei stato grande! Mi servono un altro paio di persone per fare il coro e siamo a posto!”.

“Lanie tutto bene?” Kate si accorge che l’amica non ha ancora proferito parola.

“Si... io...” si fa aria con la mano mentre cerca di rispondere a Kate “...non l’avrei mai immaginato...”.

La Gates, in disparte sussurra “Niente male” attenta a non farsi sentire.

“La prossima è... “ il tecnico legge la scaletta “Kate Beckett”.

Castle la prende per le spalle e le massaggia energicamente, come l’allenatore con il suo pugile “Respira, vai là dentro e sii straordinaria”.

 



Se non fosse una donna adulta, Kate si metterebbe a correre su per le scale che conducono al loft di Castle. 

Aveva cantato. Aveva dominato la scena, divertendosi parecchio.

Quella sensazione di euforia le è rimasta addosso tutto il giorno, anche mentre si univa a Karposky con le indagini in corso.

Come l’altra volta, al Paradise, la scarica di adrenalina che sente è molto forte.

Quando però entrano nel palazzo trovano immediatamente l’ascensore libero.

Niente scale. Mi dovrò scaricare in un altro modo  - pensa guardando maliziosamente l’uomo accanto a lei.

“Sei tarantolata? Non sei stata ancora ferma un secondo” nota Castle, grazie anche a quel leggero ticchettio che la gamba di Beckett sta producendo, sbattendo il tacco a terra.

Kate lo fissa negli occhi, grata per il suo continuo spronarla ad aprirsi e a lasciarsi andare “Sono solo felice”.

“Davvero lo sei?” le domanda Castle, stupito di essere riuscito in tale impresa.

Kate annuisce, lasciando rispondere solo il suo sorriso.

L’arrivo all’attico li distoglie dal loro incantesimo di sguardi e, mano nella mano, escono dall’ascensore e svoltano a sinistra nel corridoio del pianerottolo.

Una donna bionda sta bussando alla porta dello scrittore.

Mentre loro si avvicinano, questa si volta, mostrando un ben visibile pancione di almeno sei mesi sotto lo spolverino semi aperto.

Sebbene l’avesse vista solo un paio di volte e sempre per pochi attimi, Kate non faticò a riconoscerla.

Castle e Beckett arrestarono il passo all’istante, completamente congelati dalla donna di fronte a loro.

“Eccoti finalmente…” esclama  Jacinta,  poi abbassa lo sguardo e si accarezza il ventre. “…papà è arrivato”.

 

 

 

* Ledge of Love – Jon Huertas - http://www.youtube.com/watch?v=kvu76JJqn5g

 

 

 

Ivi’s Corner:

 

Annuncio importante – ho cambiato residenza, domicilio, numero di cel e quant’altro. Sono nascosta in un bunker segreto in un posto sperduto! Nessuna di voi può raggiungermi e picchiarmi! Ahahahahahahahah

Dovete lasciarmi vivere x leggere il seguito u.u

 

Una mamma x amica, The O.C., Beautiful, Revenge, Gossip Girl, One tree hill... l’ex incinta è prezzemolina, c’è un po’ dappertutto... perché non in Castle? Lo so, a mio rischio e pericolo, ma volevo provare xD 

 

Buona serata e buona domenica :-*

 

 

Ivi87

  

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** # 20 - Never let me go ***




# 20 – Never Let me Go

 

 

Un cerchio alla testa la costringe ad aprire gli occhi.

La sua camera non le è mai sembrata così piccola come in quel momento.

Era successo davvero?

Non era riuscita a resistere molto nella stessa stanza con quella donna.

Si era defilata con la scusa prepararsi per la serata al Q3.

Non se l'era sentita di cancellare la sua cena di compleanno, Lanie e Maddie ci tenevano tanto a festeggiarla. Per non parlare di Jim. Inoltre annullare la cena significava fornire delle spiegazioni e lei ancora non ne aveva.

Ma anche sfoggiando sul viso uno dei suoi migliori finti sorrisi, era chiaro come il sole che qualcosa non andava.

L'assenza di Rick e Alexis pesava come un macigno e Kate non fu molto abile a deviare ogni loro domanda.

Ma non rivelò nulla.

Ringraziò gli amici, baciò suo padre, spense il cellulare e corse dritta a casa con Peter.

Un leggero sobbalzare la distoglie dai ricordi della sera precedente.

"Mi spieghi cos'è successo ieri sera?" domanda Peter, sdraiatosi accanto a lei a letto.

"Non mi va di parlarne" Kate si massaggia il volto "Alexis non te l'ha ancora detto?".

"Mi ha detto che c'è stato un problema famigliare e che me ne avrebbe parlato di persona.  Mi devo preoccupare?".

"Alexis sta bene" risponde solamente, non potendo esserne però certa. Chissà come aveva preso la notizia. Era sconvolta anche lei?

"Per te, Kate. Mi devo preoccupare per te?" specifica Peter, prendendole la mano.

Prima che possa rispondere sentono dei colpi provenire dalla porta.

"Vado io" le dice Peter, ma Kate si alza in automatico e lo segue all'ingresso.

"Ti ho chiamata per tutta la notte!" è l'unica cosa che Castle riesce a dirle quando la vede.

Peter nota gli occhi segnati e lo sguardo stravolto, come Kate.

"Mi… mi vado a lavare…" bofonchia il ragazzo, lasciandoli soli.

"Perché hai il cellulare spento?" tenta di nuovo, ancora sulla soglia della porta.

“Non mi andava di sentire nessuno” risponde cercando di sembrare calma.

“Non ti andava di sentire nessuno o non ti andava di sentire me?” la vede abbassare lo sguardo e stringersi nelle spalle “Ascolta. Capisco che tu possa sentirti tradita…”.

Kate lo interrompe rialzando lo sguardo di colpo “Non mi sento tradita… non stavamo insieme sei mesi fa” si affretta a ribattere.

“Non stavamo insieme, è vero, ma la situazione tra noi è ben più complicata. Lo è sempre stata. Perciò se ti senti tradita ne hai tutti i diritti… mi sento abbastanza preso per il culo anche io se vuoi saperlo”.

“Ho bisogno di te al mio fianco, Kate” le dice con sguardo fermo “Non lasciarmi andare” sussurra poi.

Lui sa che Kate avrebbe voglia di scappare via da quella situazione alla velocità della luce.

Sa che il suo muro è già lì, pronto a rialzarsi.

“Non lasciarmi andare” ripete Castle.

Questa volta non la può salvare da sé stessa.

È lui quello che ha bisogno d’aiuto.

È lei quella che lo deve sostenere.

“Io...” Kate è visibilmente spiazzata; si aspettava un mucchio di scuse e giustificazioni, ma non quella richiesta “...ho bisogno di pensare... mi serve tempo...” mormora cercando di trattenere le lacrime.

“Kate...ti prego... ” quel sussurro la costringe ad incrociare gli occhi con i suoi.

Castle è stremato e in quel luccichio azzurro si vede tutta la sua paura di perderla.

“Solo un giorno Castle” dalla sua borsetta Kate estrae il blocchetto di coupon “...davvero, solo ventiquattr’ore... mi servono per riordinare le idee...”.

Gli infila tra le mani il pezzetto di carta e con un ultimo “Mi dispiace” lo spinge sul pianerottolo, chiudendo la porta dietro di sé.

Castle si appoggia alla porta con la fronte, districando il fogliettino.

Buono per una giornata senza scrittori rompiscatole tra i piedi.

 

 

 

A casa dello scrittore la situazione non è migliore.

Martha passeggia avanti e indietro per il soggiorno, borbottando arrabbiata.

“Quella... quella... ahhh, inaudito, piombare in casa nostra e accampare richieste...”.

Alexis la osserva con preoccupazione. La sera precedente ha quasi creduto che a sua nonna stesse per venire un infarto.

Certo, nessuno di loro ha preso bene l’arrivo di una semi sconosciuta, incinta, che sostiene di portare in grembo un piccolo Castle, ma Martha sembra la più sconvolta.

I termini ‘arrivista’ e ‘arrampicatrice sociale’ sono saltati fuori parecchie volte dalla bocca di Martha.

E ad ogni accusa Jacinta reagiva accarezzandosi la pancia e cercando l’appoggio di Rick.

“Nonna, calmati per favore” suggerisce Alexis, conducendola verso il divano.

La donna scuote la testa “Ma tesoro non capisci? Entrambe conosciamo bene tuo padre. Farà quello che è giusto. Si occuperà di lei e del bambino. Ho cresciuto un uomo buono  e sono certa che si sente responsabile per lei...per loro...” si rende conto di averlo detto quasi con disprezzo ma non vuole essere meschina, vuole solo proteggere suo figlio.

“Non sei fiera di lui, nonna?” domanda la ragazzina.

Martha annuisce “Certo che lo sono! Ma troppa bontà ti si ritorce sempre contro. Non sappiamo nemmeno se...” si ferma prima di andare troppo oltre.

“Se? Continua, nonna” la incita sua nipote.

Non vorrebbe essere così cinica, ma purtroppo lei sa bene come vanno certe cose “...beh... se il bambino è veramente di Richard...”.

“Credi che menta” quella di Alexis non è domanda ma un’affermazione.

Martha inclina la testa “Tuo padre è ricco e famoso e lo sai, al mondo ci sono persone senza scrupoli. Non è detto, certo, ma ci sono molte probabilità che sia così” .

Alexis annuisce tristemente “Papà non le chiederà mai di fare il test di paternità. Farlo equivarrebbe ad umiliarla ed a mettere in dubbio la sua parola” esclama infine la giovane.

“Lo so, se sarà necessario sarò io a chiederlo” esclama seria.

In quel momento la porta del loft si apre.

Castle entra a sguardo basso. In silenzio si lascia andare accanto a loro, sul divano.

“Kate?” domanda in un sussurro sua figlia.

Lui si stringe nelle spalle “Vedremo” le risponde solamente. Non se la sente di ammettere come Kate avesse rinunciato a lui, alla prima occasione.

“Tesoro... credo che dovremmo richiedere il test di paternità” si fa avanti Martha.

Castle appare sorpreso “Mamma...”.

“Lo so” lo blocca immediatamente lei “Lo so, come la pensi, lo capisco. Ma... lo devi a Kate, non credi?” domanda, avendo ora la sua completa attenzione.

 

 

 

Con mano tremante, Kate inserisce nella serratura l’unica chiave del suo mazzo che usa di meno.

Non è il tipo di persona che si prende un giorno di ferie senza motivo e, in generale, quella casa è troppo densa di tristi ricordi per lei.

Kate torna raramente in quel luogo, di solito è suo padre a farle visita nel suo appartamento.

Entra guardandosi attorno, anche se sa che suo padre è già allo studio legale, lo cerca con lo sguardo.

Avrebbe voluto parlare un po’ con lui. Ascoltare uno dei suoi saggi consigli.

O magari gli avrebbe solo detto di avere bisogno di riposo e di essere andata semplicemente a trovarlo.

Kate ride al pensiero. Jim non se la sarebbe mai bevuta.

L’avrebbe guardata con un sorriso di rimprovero ed avrebbe aspettato in silenzio che lei parlasse.

‘Che cosa gli avresti detto, Kate?’ Si domanda sedendosi al tavolo della cucina.

Inutile continuare a pensarci.

Suo padre non è in casa e forse è meglio così.

Deve capire da sola cosa fare.

 

 

 

Saputo del giorno di ferie di Kate, Ryan ed Esposito raggiungono Lanie in obitorio che, non appena li vede, li bombarda di domande “Dov’è Beckett? Vi ha detto che è successo ieri sera alla cena? E perché non risponde al telefono?”.

“Rallenta Lanie!” le consiglia Esposito “Tanto non abbiamo nemmeno una risposta alle tue domande”.

“In realtà, speravamo che potessi rispondere tu alle nostre” aggiunge Ryan “sappiamo solo che oggi si è presa un giorno di ferie”.

“Beckett? La nostra Kate Beckett? Ok, qui c’è sotto qualcosa…” spazientita, Lanie afferra il cellulare e mette il vivavoce.

“Pronto” la voce di Castle risuona, metallica, nell’obitorio.

“Castle sono qui con i ragazzi, non vieni al distretto?” domanda la donna, già in modalità mi-faccio-i-fatt-tuoi.

“Ehm… cosa vi ha detto Beckett di preciso, perché non credo mi voglia tra i piedi…” bofonchia, con tono lamentoso, lo scrittore.

I tre si scambiano occhiate di stupore “Non lo sai? Beckett non c’è oggi, ha chiesto un giorno di ferie” rivela Espo.

Silenzio.

Dall’altro capo del telefono, Castle non emette fiato.

Beckett in ferie? La credeva già immersa in un qualche caso complicato, cercando di tenere la mente occupata il più possibile.

Se non è al lavoro, allora la situazione è veramente brutta.

“Cos’è successo Castle? Perché non eri alla cena di compleanno ieri sera?” domanda Lanie.

L’uomo sospira al telefono “Ragazzi…” cerca di capire cosa fare, cosa dire, ma sono i suoi migliori amici. Suoi e di Kate. Devono sapere. “…Jacinta, l’assistente di volo con cui mi vedevo tempo fa… si è presentata ieri sera a casa mia. È incinta di sei mesi”.

Non c’è bisogno di aggiungere altro, i ragazzi stanno già facendo tutti i dovuti collegamenti mentali.

“Oh mio Dio!” sbotta Lanie, coprendosi la bocca con le mani.

“Stamattina sono andato da Kate ma mi ha cacciato via, voleva che le dessi almeno un giorno per pensare…ero convinto che si fosse buttata su un caso d’omicidio…” mentre Castle parla si sente un bip.

Ryan controlla il suo telefono “C’è un nuovo caso” spiega fissando il display.

“Ok, Castle, se abbiamo notizie di Kate ti avvisiamo ok? Tu…” i tre si guardano con occhi tristi “…non ti preoccupare, sistemeremo tutto” lo rassicura Espo e dopo aver riagganciato esclama “Ma come diavolo è potuto succedere?”.

 

 

 

Peter afferra la giacca e le chiavi e zoppica più veloce che può verso l’ascensore del palazzo.

Kate se n’è andata via in fretta e furia senza dargli alcuna spiegazione e Alexis vuole parlarne di persona.

Quindi eccolo diretto alla sua auto, la stessa che mezz’ora prima, su sua richiesta, il portiere gli ha gentilmente estratto dal garage condominiale.

Sarebbe stata una vera impresa guidare con il tutore, ma i soldi scarseggiavano e il taxi era abbastanza caro per arrivare fino a Soho.

“Signor Peter” l’uomo, sulla sessantina, lo raggiunge all’ingresso del palazzo porgendogli le chiavi del veicolo “Non so come dirglielo ma…” il portiere sembra molto agitato.

“Harrison cos’hai?” domanda Peter e mentre attende una risposta si affaccia fuori dal portone.

Una piccola folla sembra essere attratta da qualcosa, poco più avanti.

“Le assicuro che quando ho portato la sua macchina in strada era in perfette condizioni” dal tono di voce si può facilmente intuire che Harrison teme di essere incolpato.

Peter si avvicina fino a notare che stanno tutti indicando la sua auto.

“Oh, Signor Peter, guardi qui, non so davvero come sia potuto succedere. Questo è un quartiere tranquillo!” l’uomo indica le gomme dell’auto “Le hanno tagliate tutte e quattro... io davvero non capisco…”.

Peter capisce benissimo invece.

Se prima avvertiva solo una debole sensazione di essere osservato, ora invece ne è certo.

Quello è un avvertimento. L’avevano trovato.

“Non si preoccupi, sono cose che succedono” cerca di tranquillizzarlo Peter “Anzi, che ne dice di spostare da qui l’auto? È possibile rimetterla nel garage di mia cugina?” domanda, ridandogli le chiavi.

“Ma certo, provvedo immediatamente”.

Mentre la gente piano piano si dirada, Peter si guarda attorno, rapido, evitando di farsi notare.

“Harrison?” chiama il portiere, non appena lo vede concludere la conversazione telefonica con il meccanico “Teniamo mia cugina fuori da questa storia ok? Ha già parecchio da fare con tutti gli omicidi che ci sono in questa città, non voglio darle altre preoccupazioni” con quella premura cerca di essere il più convincente possibile.

Il portiere non sembra convinto. Proprio per il lavoro di Beckett, vorrebbe avvisarla.

“Come posso convincerla?” domanda Peter, con un sorriso rassicurante che vorrebbe significare ‘non sto combinando nulla di male, è solo uno spiacevole incidente, perché disturbare un detective della omicidi?’.

“Beh...mia moglie è una grande fan del signor Castle...” bofonchia il signor Harrison, con un po’ di imbarazzo.

Per qualche secondo Peter resta immobile. Credeva volesse una mancia in più, non aveva minimamente pensato a giocare la carta ‘conosco una persona famosa’.

Scruta il signor Harrison con comprensione.

Non dev’essere il massimo vivere sotto lo stesso tetto con una fangirl.

“Lascia fare a me! Come si chiama tua moglie?”.

 

 

 

Dopo una corsa d’autobus e un pezzo di strada a piedi, Peter bussa alla porta di Castle.

Lo scrittore apre con sguardo speranzoso, sguardo che sparisce immediatamente nel vedere il ragazzo.

“Scusa, niente Kate” risponde, comprensivo, Peter “Cerco Alexis, mi ha detto di essere qui”.

Castle abbozza un sorriso tirato “Ma certo, entra” si sposta di lato per permettergli di passare “Alexis?” chiama, sporgendosi verso le scale.

La rossa scende di corsa “Cosa c’è?” poi vede Peter salutarla dal salotto.

I due si sorridono e si vanno incontro l’un l’altro, abbracciandosi.

 

 

 

Kate non ha voglia di parlare con suo padre, nonostante la sua insistenza.

Non ha voglia di mangiare, nonostante sia digiuna dalla sera precedente.

Non ha voglia di fare nulla, nonostante il suo cervello le ordini di tenersi impegnata.

Vuole solo starsene sdraiata a letto, al buio della sua vecchia camera.

Tra quelle pareti che molte altre volte l’avevano vista piangere.

Per una cotta adolescenziale finita male. Per un’amicizia persa. Per una lite con i suoi genitori.

Stringeva forte il cuscino e restava lì al buio a sfogarsi, finchè sua madre non faceva capolino nella stanza e si metteva ad accarezzarle i capelli, per calmarla.

O per svegliarla, nel caso la stanchezza l’avesse avuta vinta contro il pianto.

A quel tocco, apriva gli occhi e il buio era sparito.

Johanna era la sua luce nelle tenebre.

Ma questa volta sua madre non sarebbe arrivata in suo aiuto. Quella luce si era spenta da anni ormai, e per quanto amasse suo padre, non era la stessa cosa.

Mille dubbi, mille domande le vorticano in testa.

Si sente di troppo. Il terzo incomodo.

Si rende conto dell’assurdità di quel pensiero. Quella di troppo dovrebbe essere l’hostess, eppure quella ferita è lei.

Non vuole dover condividere il suo uomo con un’altra donna.

Non vuole vederlo posare una mano su quel grembo per sentire i calcetti.

Non vuole vederlo sorridere estasiato ad un’ecografia.

Perché Kate Beckett sa che andrà così.

Potrà rifiutarsi di accettare la realtà ora ma, giorno dopo giorno, Castle si affezionerà a quella pancia e poi a quel bambino e, inevitabilmente, si legherà a quella donna.

In un modo o nell’altro lei sarà lasciata in disparte, fuori dalla loro famiglia, perciò perché non lasciarlo libero da subito?

Never let me go.

Le sembra di averlo lì accanto, sdraiato dietro di lei a sussurrarle nell’orecchio quelle parole.

Chiude gli occhi stremata, sempre con quella domanda in testa.

Perché non lasciarlo libero?

Riapre gli occhi dopo pochi minuti o forse di più, non lo sa.

Si rannicchia, portandosi le mani vicino al volto, quando gli occhi scorgono qualcosa sul suo dito.

Delle piccole stelline fosforescenti attorno all’anulare sinistro innescano sul suo viso  un immediato sorriso e di colpo capisce perché non può lasciarlo andare senza lottare.

Lui è la sua luce nel buio.

 

 

* Never Let Me Go – Florence and the Machine - http://www.youtube.com/watch?v=bNKbeV3wM84

 

 

 

 

Ivi’s Corner:

 

Mi affaccio dal bunker per vedere se state riconsiderando l’idea del pestaggio... no eh? Non siete ancora sicure?

Ok, riprovo ad uscire sabato sera xD

 

Vi prego ascoltate questa canzone! Se le altre non le avete ascoltate, questa dovete! È troppo ijhfbirbgipvsbjdcvuosdv *-*-*-*-*-*

 

Peter ha detto “Non dev’essere il massimo vivere sotto lo stesso tetto con una fangirl” e io rispondo AMEN!!

I nostri genitori, fratelli, sorelle, amici, fidanzati e mariti un giorno verranno santificati per averci sopportate!! Ahahahahah xD

 

Vi abbraccio (anche se mi sento un po’ sola nel bunker eh...)

 

 

Buona settimana :-*

 

 

Ivi87

  

Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** # 21 - Try ***








# 21 - Try

 



Il sole del primo pomeriggio filtra dalle grandi vetrate del soggiorno colpendo, ad intervalli regolari, il volto teso di Castle, che cammina avanti e indietro nervosamente.

Posa il cordless, con cui ha chiamato Jacinta, nella sua base ed estrae dalla tasca il cellulare.

Ha promesso di non chiamare Kate. Di lasciarle ventiquattrore per pensare.

Pensare a cosa? A come lasciarlo?

Fissa ancora per qualche istante il suo i-Phone e poi lo rimette via.

“Cosa ha detto?” la domanda di Martha lo riporta alla realtà.

“Verrà qui tra un’ora”.

Martha gli poggia amorevolmente una mano sull’avambraccio “Le hai anticipato il motivo del tuo invito?”.

Castle nega con la testa “Non mi sembrava giusto, glielo chiederò di persona, faccia a faccia”.

Sua madre annuisce “Capisco” mormora comprensiva.

Lui la guarda negli occhi “So che chiedere il test di paternità è la cosa più giusta e responsabile da fare in questo caso ma, mamma, è come incolpare solo lei. Che mi piaccia o no, eravamo in due. Io... sono sicuro di essere stato...attento...ma non si sa mai, giusto?”

“Richard...” sua madre tenta di calmarlo.

“No, no, sai... me lo merito! Ricordi? Credevo di avere solo sprecato tempo in questi anni... che a Kate non importasse di me, così le ho voltato le spalle. Come tu stessa mi hai fatto notare, la stavo punendo e ora il karma punisce me. Mi sta bene”.

Martha scuote la testa “Tesoro nessuno ti sta punendo e Jacinta e il bambino saranno i benvenuti nella nostra famiglia se il test sarà positivo. Ma è nostro dovere esserne sicuri”.

“Già” sospira Castle, guardando nel vuoto.

Con una piccola carezza tra i capelli, Martha lo lascia un po’ da solo con i suoi pensieri.

 

 

 

Al piano di sopra, Anche Alexis è pensierosa.

“Arancia”

Peter, seduto alla scrivania, osserva la ragazza che sta a gambe incrociate sul letto.

“Albero”

Nulla. Alexis non accenna a distogliere lo sguardo dal copriletto.

“Cibo” tenta Peter un’ultima volta.

I loro occhi finalmente si incontrano “Lo so che tenti di attirare la mia attenzione sparando parole a caso”.

“Non sono parole a caso. Io... ho voglia di un’arancia e... sto pensando a piantare un albero per... avere sempre del cibo a portata di mano. Visto? Ha senso!” ribatte Peter con orgoglio.

“L’arancia è un frutto!” lo corregge lei.

“E la frutta è cibo!” aggiunge subito “E sono riuscito a distrarti. Missione compiuta!” si avvicina e si siede anche lui sul letto.

“Scusa” mormora Alexis “Non ci sono molto con la testa”.

“Direi, tra tre mesi avrai un fratellino” Peter vede che lei non dice nulla “O una sorellina”.

“Dovrei esserne felice, vero?” domanda Alexis, quasi a sé stessa.

Peter corruccia la bocca “Più o meno...non lo so. È un bel casino...”.

“Ho sempre voluto un fratellino” confessa poco dopo “Ma non in questo modo”.

“Sai...” Peter esita un attimo, poi prosegue “...Kate mi ha raccontato di tua madre... ero curioso e ammetto di averti googlata mentre non avevo niente da fare in ospedale” si ferma e aspetta fino a che non vede spuntare un piccolo sorriso sul volto di Alexis “Ma non c’era scritto granchè, così ho chiesto a mia cugina... ti dispiace?”.

La ragazza scuote la testa “Cosa vuoi sapere?”.

“Come fai a stare lontana da tua madre? Cioè, anche io non ho un genitore, ma non l’ho mai avuto, mai visto in vita mia... il mio vuoto è relativo. Non ti manca una cosa che non hai mai avuto”.

Alexis capisce benissimo. È la stessa cosa che Castle le ha sempre detto in merito a suo  padre.

“Ma tu una mamma ce l’hai e immagino che il fratellino che hai sempre voluto rientrasse nel quadretto mamma/papà/fratello/sorella, no?” domanda Peter con sincero interesse.

“No” risponde di getto, Alexis “Peter, non sono io che sto lontana da mia madre. È lei che sta lontana da me. Salvo un paio di volte l’anno...”.

“Oh...”.

“Kate non te l’ha detto” nonostante le due donne non ne avessero mai parlato, Alexis era certa che Kate sapesse.

“Mi ha detto solo che tua madre è un’attrice e che quindi gira molto il paese” spiega Peter.

“È stata troppo buona” sussurra Alexis, lasciandosi sfuggire un piccolo sorriso “Ad ogni modo mi è stato subito chiaro che non saremmo mai stati una classica famiglia. Ma poi papà si è risposato e non lo so... la voglia di un fratellino è rimasta. Certo, sono cresciuta, non ci penso ogni minuto...”

“Quindi diciamo che un po’ ti piacerebbe se il bambino fosse di tuo padre”.

“Non conosco quella donna, sono protettiva nei confronti di papà e avrei preferito mille volte che ad essere incinta fosse Kate ma, sì, un po’ sono contenta”.

Peter sorride.

“Solo un po’... un 20% diciamo” si affretta ad aggiungere “In fondo il bambino non ha colpe, no?”.

Peter annuisce “Così si fa! Ora che sei di umore migliore vogliamo spendere due minuti per notare che siamo in camera tua e per di più sul tuo letto?”.

“Scordatelo! Mia nonna e mia padre sono di sotto e c’è una tragedia in atto!!”.

Peter sgrana gli occhi “Ma quanto sei maliziosa?! Io intendevo schiacciare un pisolino e basta!”.

“Si, certo” risponde ridendo, l’unica cosa, in effetti, a cui Peter stesse mirando.

“Sai, siete voi ragazze quelle che stanno sempre a pensare al sesso in verità, non noi poveri maschietti!”.

“Ah si? Perciò se io ora casualmente mi sdraiassi a letto tu schiacceresti veramente un pisolino, anziché iniziare a baciarmi?”.

Peter alza vigorosamente le spalle “Certamente”.

Sfidandolo, Alexis si sdraia molto lentamente, con sguardo languido. Un braccio alzato sulla testa, l’altro morbido sulla pancia. Le gambe semi stese.

Poteva essere la copertina di luglio di un calendario per uomini, se non fosse per tutti quei vestiti.

“Lo vedi? Mi stai provocando!” esclama Peter, sentendosi già accaldato.

“Non è colpa mia, io dormo così!” dice con innocenza, cercando di non ridere.

 

 




Il campanello scuote Castle dai suoi pensieri.

È già passata un’ora?

Voleva prepararsi un discorso prima dell’arrivo di Jacinta. Cercare le parole giuste per dirle che avrebbe riconosciuto quel bambino solo dopo aver accertato un reale legame di parentela. Ma ogni pensiero finiva per ricondurlo a Kate.

A passi pesanti va verso la porta e una volta aperta, resta di sasso.

Non è la donna che sta aspettando, quella davanti a lui.

“Kate...” mormora appena.

Da un lato è felice di vederla e di procrastinare l’incontro con Jacinta, dall’altro non è sicuro di voler sentire quello che Kate ha da dire.

“Posso entrare?” chiede la detective, quasi con timore.

Le ventiquattrore da lei richieste non sono ancora passate.

A malapena è trascorsa mezza giornata.

Come può aver già preso una decisione?

È così semplice per lei scegliere di lasciarlo?

Rick non dice nulla. Si limita a spostarsi di lato facendole segno di entrare.

Quel piccolo moto d’orgoglio misto a rabbia che si è insinuato in lui, arriva presto alle sue labbra “Non sono ancora passate ventiquattrore, hai fatto presto”.

Kate percepisce dell’astio in quella frase e capisce quanto gli ha fatto male.

“Scusa per stamattina” pronuncia Kate “E per essermene andata”.

Castle la osserva in silenzio.

“La mia prima reazione a caldo è stata quella di scappare. Ammetto di aver sbagliato. Ti ho lasciato da solo senza nemmeno chiederti come stavi. Ho pensato solo a me stessa come... prima...come quando mi trinceravo dietro al mio muro”.

“E non è stato così?” domanda Castle, lievemente sprezzante.

Kate scuote la testa “No, l’esatto contrario. Ora sono vulnerabile, senza corazza. Ora le possibilità di soffrire sono infinite e quando l’ho vista... l’unico mio pensiero era che ormai ti avevo perso, che avresti avuto una famiglia con lei e non ci sarebbe più stato posto per me” cerca di spiegarsi, deglutendo con forza “Ho pensato che non era servito a nulla fare la terapia e risolvere i miei problemi emotivi perché tanto ho finito per soffrire comunque”.

Castle è confuso. Vorrebbe abbracciarla e consolarla ma ancora non sa perché lei sia lì “Non capisco, sei qui per dirmi che resti o per lasciarmi?” domanda serio.

Kate tira un grosso sospiro “Sono qui perché ti amo” lo dice come se fosse la cosa più facile al mondo da dire e allo stesso tempo più difficile “Non mi importa di niente, ti amo e basta. Non sarà facile, ma voglio esserci” e con il dorso della mano si asciuga una lacrima ormai senza controllo.

Castle non sa che dire. Si aspettava di essere lasciato e non di sentire quelle due parole tanto agogniate.

“Ti prego dì qualcosa” sussurra con un filo di voce Kate, dondolandosi tesa, da un piede all’altro.

“Credevo che fossi venuta per lasciarmi” le risponde, fissandola negli occhi con stupore.

Lei annuisce appena “L’intenzione era quella, la testa mi diceva di lasciarti andare...” accenna un debole sorriso al pensiero, si tocca il piccolo anellino e il sorriso si allarga di più “...ma il cuore non ne ha voluto sapere”.

“Non so cosa dire io...”.

Lo scrittore è visibilmente senza parole, cosa che fa ridere la detective “Un ‘ti amo anch’ io’ non mi dispiacerebbe” scherza Kate, allentando così la tensione.

Lui la attira a sé avvolgendola in un caldo abbraccio e la accontenta “Ti amo” le sussurra all’orecchio.

Nel sentirlo, un brivido le scorre dalla nuca lungo tutta la spina dorsale e d’istinto lo bacia. Forte. Come se non lo facesse da un secolo.

“Non voglio vedere, non voglio vedere”.

L’urlo alle loro spalle li costringe a staccarsi di colpo.

Voltandosi verso le scale vedono Peter con le mani davanti agli occhi e Alexis che gli dà uno scappellotto.

La ragazzina sorride e abbraccia Kate e il padre, Peter invece si sistema su uno degli sgabelli vicini al bancone “Deduco che avete fatto pace?”.

Castle si volta verso Kate, perplesso “Abbiamo litigato?” domanda, con l’ovvio intento di chiudere la questione una volta per tutte.

Kate coglie al volo l’opportunità lanciatale e risponde a tono “Non mi risulta”.

I quattro si sorridono guardandosi tra di loro e quando lo sguardo di Castle si posa su Peter, un piccolo segno rosso sul suo collo attira la sua attenzione.

Tutto considerato, quel momento di allegria potrebbe tornare utile per affrontare un certo discorso in maniera serena.

Così, come se niente fosse, Castle esclama “Data la situazione attuale in cui la nostra famiglia si trova, non c’è bisogno che dica a voi due...” si ferma per indicare bene i due giovani fidanzatini con il dito indice puntato “...di prendere precauzioni, vero?”.

Non solo Alexis e Peter, ma persino Kate è sbalordita.

“Che c’è, pensate che sia stupido?” domanda, vedendoli così sorpresi.

“N-no...” balbetta Alexis diventando completamente rossa dalla testa ai piedi.

Peter, con molta nonchalance si allontana, da Castle, cercando di mantenersi ad una distanza di sicurezza.

Kate se ne accorge e una piccola risata le nasce spontanea, consentendo così a Rick e Alexis di notare il gesto autoconservatore di Peter.

“Tranquillo, per tua fortuna non ho armi in casa. Sei più fortunato di Ashley” lo rassicura Castle, cercando di non mettersi a ridere.

“Si? Beh se non vi spiace, sto qui lontano ancora per un po’” borbotta Peter sentendosi un po’ agitato.

“Siete tutti qui?” Martha scende le scale, sempre con gran stile, e mentre passa davanti all’ingresso si sente suonare alla porta.

Come se il tempo si fosse fermato, le cinque persone di quella casa si immobilizzano. Congelate sul posto.

Questo è il potere che quella donna ha su di loro.

“E’ Jacinta...” spiega Castle “...le ho chiesto di venire...per parlare...”.

Nessuno osa aprire bocca. Anche perché non c’è molto da dire.

Rick prende la mano di Kate “Non devi restare se non te la senti” le dice con tono dolce.

“Voglio esserci” risponde Kate, con fermezza.

Rick le bacia il dorso della mano e poi fa segno a Martha di aprire.

“Signora Rodgers” Jacinta saluta con distacco mentre entra, forse memore dell’atteggiamento tenuto dall’attrice, il giorno prima.

Martha accenna un sorriso tirato e la lascia accomodare.

Di più non può fare. Anche la recitazione ha un limite.

Quando l’assistente di volo arriva al centro del salotto si guarda attorno “Wow, cinque contro uno, sembra quasi un’esecuzione”.

“Nessuna esecuzione, vogliamo solo parlare un po’” Castle prende in mano la situazione conducendola verso il divano, seguito da Martha e Kate.

I due ragazzi restano in disparte in cucina, con le orecchie ben tese.

“Mi sembra che mi abbiate detto tutto ieri” esclama sprezzante guardando Martha.

Prima di scatenare un altro scontro verbale, Castle precede sua madre “Ieri ci hai presi un po’ in contropiede... ma adesso possiamo parlare con calma e serenità” Rick si volta verso Martha “Giusto?”.

La donna sfodera un fintissimo sorriso “Ma certo”.

“Siamo stati a letto insieme e ora sono incinta, cos’altro c’è da dire?” sbotta frettolosamente.

A quell’affermazione, Kate si irrigidisce di colpo.

“Capisco che tu ti senta sotto accusa ma vogliamo solo capire come possa essere successo” ritenta Castle, con calma e gentilezza.

“Davvero? Vuoi un disegnino?” ribatte lei con tono offeso.

“Dove sei stata fino ad ora?”.

La voce di Kate stupisce anche sé stessa, ma non è riuscita a trattenersi.

La domanda è lecita e tutti si voltano verso la diretta interessata, in attesa di una risposta.

“Quando ho scoperto di essere incinta ero in Brasile con la compagnia aerea. Per precauzione mi è stato sconsigliato di prendere l’aereo  e di affrontare lunghi viaggi” spiega rilassandosi, parola dopo parola.

“Potevi telefonare” anche Kate ribatte calma, poi si accorge di quello che sta facendo.

Sta conducendo un interrogatorio?

Sta marcando il territorio?

“Ma tu chi diavolo sei?” domanda Jacinta, scocciata dalle sue domande.

“Kate fa parte della famiglia” risponde Martha, con il velato sott’inteso ‘tu invece no’.

Jacinta assottiglia lo sguardo, scrutando la detective “Kate...capisco...” poi scocca uno sguardo eloquente a Richard.

In quel momento, Kate si ricorda una frase detta da Castle, la sera che hanno fatto l’amore la prima volta.

...Peccato che chiamarla Kate una ventina di volte non ha fatto che sbattermi in faccia l’amara verità...

Le carte sono in tavola, un re e due regine.

“Perché non mi hai chiamato?” chiede Castle.

Jacinta diventa seria, non più sarcastica “Perché ci siamo visti solo un paio di volte... e non è una cosa che si può certo dire al telefono, dal Brasile per giunta”.

“Avrei preferito saperlo subito, anche per telefono”.

“Per avere la possibilità di convincermi ad abortire? O credete forse di poter dare in adozione il mio bambino?!!” Jacinta si alza di colpo, in preda all’agitazione.

“No, no non me lo sognerei mai” Castle la vede accarezzarsi furiosamente la pancia respirando a fondo “Calmati per favore” la prende per le spalle con delicatezza e la aiuta a calmarsi.

Kate sistema un cuscino e la fa riaccomodare sul divano mentre Jacinta riprende la normale respirazione “So di non essere la benvenuta, ma non cambia il fatto che questo sia tuo figlio”.

“Io... mi dispiace, ma devo esserne sicuro” le dice, sperando di non causarle un’altra crisi.

“Cosa significa?” domanda, avendo ben capito il senso della frase.

Rick esita un secondo e poi parla “Voglio fare il test di paternità”.

Jacinta stringe con forza la pelle del divano e punta gli occhi in quelli di Castle.

“È per questo che mi hai chiamata? Bene, e sia! Ti farò sapere dove e quando!” si alza e con cipiglio fiero se ne va.

Martha si passa le mani in volto, affranta.

“Mamma, stai bene?”.

La donna guarda il figlio in volto “Speravo che vacillasse almeno un po’ alla tua richiesta”.

Castle dondola un po’ la testa “Lo speravo anche io”.

 

 

 

 * Try – Pink - http://www.youtube.com/watch?v=fdHCec23BKE

 

 

 

 

Ivi’s Corner:

 

Ok, lo so, me ne sto nel bunker ho capito t__t

Faccio un saltino all’Ikea per cercare almeno un paio di mobili per arredarlo come si deve. Un minimo di confort me lo dovete concedere u.u

 

Anyway... Kate è tornata!! Contente???!!! Solo per questo voglio poter mettere la tv e qualche libro nel  bunker u.u

 

Ma Jacinta resta... quindi immagino che non mi posso prendere un divano x stare comoda vero? Magari un pouf.. :-P

 

Al prossimo :-***

 

 

Buona weekend

 

 

Ivi87

  

Ritorna all'indice


Capitolo 22
*** # 22 - Crush and burn ***




# 22 – Crush and burn

 

 

“Tutto bene?”

La voce di Alexis riporta Peter alla realtà.

Sono all’Old Haunt, seduti ad un tavolino separato dagli altri.

“Si...benissimo” le risponde con una bugia.

Sta scrutando i volti della clientela. Gli occhi della gente attorno a lui.

Quale di loro sarà lì per lui.

Ormai la sensazione di essere sotto tiro era diventata una certezza cinque giorni prima, quando aveva trovato la sua auto con le gomme tagliate.

Fissa la sua ragazza con la paura di metterla in pericolo.

Le sorride. Con tutto quello che sta passando la sua famiglia non è il caso di creare altri problemi.

Il piano era di cavarsela da solo e così avrebbe fatto.

“Sicuro?” Alexis risponde al sorriso “Non dobbiamo per forza parlare solo di Jacinta e il bambino. Sei sempre guardingo ultimamente”.

Il problema di stare con una ragazza intelligente è che è, appunto, intelligente.

“Non me ne ero accorto, scusa. Mi sto ancora ambientando”.

La giovane rossa annuisce “Ti piace New York?”.

“Prima mi piaci tu e poi New York” risponde sornione.

“Adulatore” lo canzona lei.

Gli occhi però le si intristiscono un poco. Tra un mese e mezzo, appena prima che la Columbia chiuda per le festività natalizie, ci sarà il test finale del corso di economia.

E poi Peter se ne tornerà in South Carolina.

L’argomento, però, per ora è tabù. Nessuno dei due si sente pronto a parlarne.

Il cellulare di Alexis emette un suono.

“I ragazzi sono già pronti” legge sul display.

“Ok” Peter si alza e afferra i libri di entrambi.

I due giovani si accostano al tavolo poco distante dal loro. 

 “Noi andiamo alla Columbia, dei ragazzi ci aspettano per studiare assieme” spiega Alexis.

Madison sorride “Ah, sì, i gruppi di studio... me li ricordo. Li adoravo!”.

“Credo che loro studino davvero, Maddie” la rimbecca subito Kate.

Peter ride alla battuta “Lei mi piace sempre di più!” esclama indicando la bionda, prima di essere trascinato fuori da Alexis.

Maddie storce il naso verso Kate “Guastafeste”.

Castle, seduto tra le due, annuisce vigorosamente, per poi scuotere la testa a destra e a sinistra in un altrettanto vigoroso diniego, non appena scorge lo sguardo omicida della detective su di sé.

“Siete così...Caskett!!” mormora Maddie con gli occhi lucidi.

Castle coglie la palla al balzo “E i Madson come stanno?” non aveva più visto Josh da quella sera allo spettacolo e con i recenti avvenimenti doveva ammettere di essersene pure un po’ scordato.

“Oh, tutto bene, l’ho convinto a tollerarti” risponde Maddie con un ghigno.

Lo scrittore ci pensa su qualche secondo, poi si gonfia come un galletto “Visto? Sono tollerabile!” gongola contento.

“Frena Castle, non ha detto che gli stai simpatico” cerca di rimetterlo al proprio posto Beckett.

Rick fa spallucce “Anche tu mi tolleravi a malapena all’inizio, eppure guarda ora...”.

Madison scoppia a ridere “Stai cercando di rubarmi il fidanzato?”.

Castle si gratta il mento, meditabondo “Ti dirò, se fossimo in un universo parallelo e io fossi gay...credo che sbaverei per Josh, sì...” vede Kate ridere di gusto; la prima vera risata di tutta la settimana “Ma in questo mondo sono etero, quindi...”.

Maddie finisce la frase per lui “...sbavi per Kate”.

Lui si volta e sorride alla detective “Tanterrimo!”.

“Un altro nuovo vocabolo, Castle?” Kate alza gli occhi al cielo mentre lui annuisce.

Quei due insieme sono inarrestabili.

Da quando si sono seduti per l’aperitivo hanno macinato battute su battute senza mai fermarsi. Potrebbero essere l’uno la spalla dell’altra in uno show televisivo.

Riuscirebbero a far ridere i sassi.

Cosa di cui Kate ha tremendamente bisogno in quella settimana di attesa.

Jacinta aveva chiamato.

L’appuntamento era stato fissato al New York Hospital, due giorni dopo l’incontro a casa di Castle.

Spavalda e fiera come sempre, Jacinta si era sottoposta all’amniocentesi vacillando leggermente solo alla vista dell’ago.

Persino Kate e Rick erano sbiancati, quando lo videro.

Un ago lungo almeno quindici centimetri, infilatole nella pancia per estrarre un campione di liquido amniotico.

Successivamente, un semplice prelievo di sangue per Rick.

Da quel momento vivevano sospesi, in attesa di una telefonata dal tecnico di laboratorio.

“Che ne dite se me ne vado?” Maddie irrompe nei pensieri di Kate.

“Di già?” nonostante Kate sia di carattere più mite, adora averla attorno.

Madison inclina la testa, con sguardo dolce “Avete bisogno di stare un po’ da soli” risponde solamente.

I loro amici sono fantastici. Sanno tutto, li supportano e gli lasciano i loro spazi senza sommergerli di domande.

“Grazie” le dice Rick.

Kate si alza e la abbraccia “Grazie” ripete anche lei.

La guarda uscire e poi si volta verso Castle “Andiamo da me?”.

 

 

 

Esposito aziona l’indicatore direzionale per svoltare a sinistra.

“Potrebbe capitare anche noi” mormora Ryan improvvisamente.

Javi è concentrato sulla guida e non afferra al volo quello che il suo partner sta tentando di dirgli “Cosa, bro?”.

“Quello che è successo a Castle, potrebbe capitare benissimo anche a noi”.

Espo lo guarda storto “Non a me”.

“Non puoi saperlo” Ryan comincia a gesticolare “Un giorno sei felice e spensierato con la tua compagna, il giorno dopo... boom, una tua ex si presenta alla  porta con un bambino dicendo che è tuo!”.

Il turno è finito e Espo sta portando a casa l’amico. È stanco e non vuole nemmeno lontanamente pensare ad un’ipotesi del genere.

“Insomma, sei lì che ti godi la vita, il matrimonio va a gonfie vele e poi ad un tratto un’ombra del tuo passato rischia di mandare tutto all’aria! Non è tragico?” insiste Kev, indubbiamente il più sensibile dei due.

È sicuramente una brutta situazione e le vicende dei suoi amici stanno a cuore anche a lui, certo, ma Javi riusciva a vedere le cose con più distacco.

“Sai cosa?” Espo accosta di fronte al palazzo dove abita Ryan “ Domani facciamo una bella lista delle tue ex e le chiamiamo chiedendogli se per caso hanno avuto un figlio da te in questi ultimi quattro anni” esclama, con l’intento di prenderlo in giro e scherzarci un po’ su.

“Buona idea” borbotta l’irlandese, prima di scendere dall’auto.

Javier è sbigottito.

Non avrebbe mai immaginato che questa storia potesse avere un impatto così forte sul suo amico.

Certo, è vero. Potrebbe capitare a qualunque uomo. Lui compreso.

Passa mentalmente in rassegna le sue relazioni, serie o fugaci che fossero.

Inorridisce al pensiero e già si vede con quattro o cinque marmocchi in braccio.

Ingrana la marcia e parte sgommando.

Non è assolutamente possibile.

Lanie lo ucciderebbe prima.

 

 

 

Distesi a letto entrambi a pancia in su, Rick e Kate contemplano il soffitto.

Sono in silenzio da qualche minuto, beandosi solamente del rumore dei loro respiri.

Lei coperta dal lenzuolo fino al seno, lui solo fino alla vita.

Il copriletto è gettato a terra accanto ai vestiti.

Un cartone di pizza posato sul cassettone con qualche avanzo di crosta troppo secca per Kate.

“Mi fa male tutto” sussurra Rick, prendendole la mano.

Kate sorride “Io non sento più niente dalla vita in giù”.

Si guardano e scoppiano a ridere.

Kate si gira sul fianco sinistro, accoccolandosi contro il suo petto.

“Andrà tutto bene” mormora sulla sua pelle.

Castle respira il profumo di ciliegia dai suoi capelli “Si, andrà tutto bene”.

Altri minuti di perfetto silenzio.

“Oppure...” Rick aspetta che lei appoggi il mento sul suo petto, guardandolo in volto, e poi prosegue “...dopo il parto mia madre uccide Jacinta, io e te ci teniamo il bambino e i ragazzi insabbiano l’omicidio”.

Lei sorride scuotendo la testa.

“No, eh?” le dice Castle.

Kate lascia un piccolo bacio sul suo petto “No...niente scorciatoie” lo ammonisce a detective.

“Neanche una piccola piccola?” domanda con un finto broncio.

Kate mugugna un altro ‘no’.

“E se la facessimo assistere ad un crimine e poi la inserissimo nel programma protezione testimoni?” ritenta con più audacia.

“Oddio, no Castle, rassegnati!”.

Lei sa che non lo sta pensando sul serio e che sta solo cercando di rendere tutta quella situazione più sopportabile, ma non può fare a meno di controbattere e battibeccare con lui.

È una cosa loro. È Caskett.

Il suono del cellulare di Castle interrompe la loro piccola fuga dalla realtà.

 

 


Venti minuti dopo Rick, Kate, Martha, Alexis e Peter sono nel corridoio sud del New York Hospital.

Il tecnico di laboratorio, un uomo alto sulla trentina e già leggermente brizzolato, li raggiunge con una busta formato A4 tra le mani.

Contemporaneamente, arriva anche Jacinta.

“Bene, ci siamo tutti?” domanda il tecnico.

Il gruppetto annuisce, visibilmente in ansia.

“Signor Castle, sono il dottor Morris Hunter ho eseguito personalmente il test di paternità e qui dentro c’è il risultato. Ovviamente la busta è sigillata in rispetto alle leggi in vigore sulla privacy. Sta a lei decidere cosa farne”.

Il dottor Hunter gli porge la busta bianca e si allontana per dar loro modo di discuterne privatamente.

“Ci siamo...” sussurra Castle passandosi il plico da una mano all’altra, quasi scottasse.

Guarda in volto sua madre e sua figlia, poi Kate.

Infine da un ultimo sguardo anche a Jacinta.

Non ha ancora detto nulla. Se ne sta seduta e serena in attesa del verdetto, per nulla preoccupata.

Si accorge di tremare mentre forza la colla della busta.

Kate gli prende le mani “Vuoi che lo faccia io?” domanda comprensiva.

“Ce la faccio” la ringrazia con un sorriso.

Si fa coraggio e strappa con un gesto secco la linguetta adesiva.

Gli occhi scorrono quei dati e quei paroloni sino ad una frase, fin troppo chiara.

 

Dalle analisi svolte presso il laboratorio specializzato del New York Hospital sul campione di liquido amniotico, reperto A, e il campione di sangue appartenente a Richard Castle, reperto B, il test di paternità risulta positivo con una corrispondenza del 100%.   

 

 

* Crush and burn – Lifehouse - http://www.youtube.com/watch?v=TDYSMsmA_es

 

 

 

 

 

Ivi’s Corner:

 

Siccome ho idea che dal bunker non uscirò più, ho ordinato lavatrice, asciugatrice e lavastoviglie u.u

Ma ci tengo ad avvisarvi che ho pure rinforzato la porta, cambiato la serratura e messo una dozzina di chiavistelli u.u

 

Se le minacce aumentano mi compro anche un cane da guardia xD

 

 

 

Buona settimana :-*

 

 

 

Ivi87

  

Ritorna all'indice


Capitolo 23
*** # 23 - Upside down ***


 

 

 

 

 

#23 – Upside Down

 

 

Nella settimana successiva Castle fatica a restare lucido.

L’aver letto nero su bianco di essere il padre biologico del figlio di Jacinta ha ucciso ogni sua speranza di normalità, e reso tutto più reale.

E, soprattutto, frenetico.

“Il passeggino? Mamma ce l’abbiamo ancora il passeggino di Alexis?” domanda spuntando qualcosa da una cartellina, modello presentatore televisivo.

“Il fasciatoio invece? E il seggiolino per auto? Mamma mi ascolti?” Castle si ferma cercando di attirare l’attenzione della donna.

“Tesoro è impossibile non sentire quel mare di parole!” risponde Martha.

“Allora potresti aiutarmi per favore? Mancano tre mesi alla nascita del bambino e non c’è la cameretta, non c’è il lettino, non c’è il box, i pannolini, le pappette...”.

“Richard!” Martha lo scuote prendendolo per le spalle “Stai uscendo di testa!”.

Castle si accascia sul bracciolo del divano “Lo so, scusami. Non so cosa devo fare”.

Darling, nessuno si aspetta che accetti la paternità dopo solo una settimana” cerca di rassicurarlo sua madre.

“Non mi sembra di avere molta scelta!” sbotta ora, alzandosi di scatto "Che mi piaccia o no tra tre mesi quel bambino avrà bisogno di un padre quindi mi devo dare una mossa per fargli trovare tutto pronto!”

“E se invece facessi un salto al distretto per vedere se c’è un bell’omicidio da risolvere?” gli occhi di Castle iniziarono a brillare, così Martha proseguì “Ti schiarisci le idee, stai un po’ con Kate e poi vedrai che ti sentirai meglio”.

“Ohhhhh omicidio. Buona idea, madre” sussurra con sguardo adorante mentre è già fuori dalla porta, diretto al distretto.

Martha strabuzza gli occhi agitando le mani teatralmente “Buon Dio, di tutta la frase ha sentito solo la parola ‘omicidio’”.

 

 

 

La detective Beckett manda Esposito e Ryan a prelevare un sospettato mentre lei si accosta al bordo della scrivania, semiseduta, e fissa la lavagna.

In quella foto appesa c’era qualcosa di strano. Lo percepiva chiaramente eppure non riusciva a capire di cosa si trattasse.

L’addestramento da poliziotta la portava ad analizzare la situazione generale piuttosto che i singoli particolari ma presto o tardi ci sarebbe arrivata anche lei.

Castle l’avrebbe capito subito. Lui è bravo nei dettagli e a vedere le cose fuori dagli schemi.

Da un paio di giorni, però, lui va poco al distretto.

Kate sa che tutto quel correre avanti e indietro, preso da acquisti online e libri per bambini, è solo il modo dello scrittore per accettare l’arrivo del bambino.

Ha sempre saputo che avrebbe fatto la cosa giusta e lo ama anche per questo.

Eppure sente la sua mancanza.

Lì, in quel momento, al distretto, vorrebbe avere accanto il suo partner per dirle cosa diamine ha che non va quella foto.

Sbuffa sonoramente in direzione della lavagna.

“Si sente bene detective?”.

Kate si volta e trova il capitano Gates seduta in parte a lei.

 “Tutto bene, Signore” annuisce leggermente, per dar tono alle proprie parole. Poi torna a concentrarsi  sulla foto

“Il signor Castle manca da qualche giorno” esclama con nonchalance, Iron Gates.

Kate cerca di non lasciar trasparire nulla “È impegnato, ultimamente” risponde sul vago.

La Gates non si muove. La osserva in silenzio, fino a che non decide di parlare.

“Lo so” la donna scandisce lentamente quelle due parole.

Kate si volta di nuovo, colpita. Fissa quelli del suo capitano cercando di capire.

“Sa cosa?” domanda perplessa.

Victoria Gates non accenna minimamente a distogliere lo sguardo da lei.

È come se la stesse studiando.

“So di lei e del Signor Castle” risponde con calma, senza cercare di essere gentile o comprensiva. Nessuna inclinazione nella voce.

Kate apre leggermente la bocca, stupita “Come?” riesce solo a chiedere.

“Serve un certo spiccato intuito per fare il mio lavoro, nonché una buona dose di spirito di osservazione” inizia a spiegare, sempre senza scomporsi di un minimo “Ho capito da subito che c’era qualcosa tra voi, dalla prima volta che vi ho visti insieme. Poi quella sera al Paradise vi ho osservati per tutto il tempo e ho capito che era cambiato qualcosa. E di nuovo allo spettacolo di Martha Rodgers, il vostro atteggiamento era diverso. Niente di così eclatante o esplicito… ma comunque diverso dal solito… e anche adesso sono abbastanza sicura che sia successo qualcosa” spiega il capitano, con un leggero sorrisino soddisfatto.

Kate è incredula “Perché non ha detto nulla?”.

Gates si sistema meglio gli occhiali sul naso “All’inizio volevo. Non sono incline ad accettare relazioni tra i miei sottoposti” il capitano guarda la detective di sottecchi, mentre deglutisce allarmata, e prosegue “Però ho visto l’effetto positivo che aveva su di lei. Il suo operato era efficiente come sempre e avete tenuto un comportamento molto professionale. In più, liberarsi del Signor Castle non è purtroppo in mio potere…”

Beckett comincia a rilassarsi “Quindi...”.

“Quindi...io non so nulla detective” le due si scambiano un veloce sguardo d’intesa prima di girarsi in direzione della voce proveniente dall’ascensore “Parli del diavolo...” conclude la Gates ritornandosene nel suo ufficio.

Castle si avvicina alla scrivania con due bicchieroni in mano “Caffè detective?”.

Lei gli sorride “Grazie” aspetta che si accomodi nel posto lasciato libero dal capitano e aggiunge “Allora? Quanti siti di articoli per neonati hai già svaligiato?” domanda sorridendogli comprensiva.

Castle abbassa la testa, colpevole “Non ho fatto in tempo, mia madre ha detto ‘omicidio’ e mi sono catapultato qui”.

Kate beve un sorso “Oh, allora non sei qui per me!” mormora sottovoce strizzando l’occhio.

Lui sorride con amore, di rimando “Certo che no”.

La suoneria del cellulare di Castle interrompe quel momento tenero.

Lo scrittore si sposta di lato per prendere la telefonata e, quando torna, Kate nota subito che il buonumore è svanito.

“Tutto bene?”.

“Si...Jacinta mi ha chiesto di assistere all’ecografia...” abbassa gli occhi sull’orologio “...tra un’ora...” le spiega, serio.

“Vai” lo incoraggia Kate, sapendo quanto combattuto sia all’idea di fare la cosa giusta sia per lei, sia per il bambino in arrivo.

“Non pensare che vada per lei. Giuro che vorrei restare qui con te ma...” Castle si passa nervosamente una mano tra i capelli “...so cosa vuol dire crescere senza un padre e non voglio che la storia si ripeta”.

“Lo so” Kate gli sorride dolcemente “Vai” ripete accarezzandogli il dorso della mano.

“Grazie” lui gliela stringe “Mi sento così sottosopra in questo momento, ma tu sei il mio punto fermo” le bacia velocemente la mano, frapponendosi fra Kate e la vetrata dell’ufficio della Gates, e poi esce dal distretto.

Beckett sospira con gli occhi lucidi. Nonostante tutto sentiva che ce la potevano fare. L’amore l’uno per l’altra cresceva sempre di più a dispetto di quanto pessimista fosse stata all’inizio, appena appresa la notizia.

‘Sottosopra’ le aveva appena detto Castle “Già..” si ritrovò a mormorare tornando a fissare quella maledetta foto “Un momento!” colta da un lampo improvviso si fiondò alla lavagna e girò la foto.

Sorrise del risultato ottenuto.

Seppur sottosopra, ora aveva un senso.         

 

 

 

“Venticinque settimane” annuncia la ginecologa guardando il monitor “procede tutto per il meglio” sposta ancora la sonda in un’altra zona della pancia “oh e finalmente si vede il sesso!”.

Jacinta si aggrappa automaticamente al braccio di Rick “Oh mio Dio, si era sempre nascosto prima!” esclama entusiasta.

“Volete saperlo?” domanda la ginecologa, ignara di tutti i retroscena.

“Si, certo che sì!!” urla di gioia la donna stesa.

“Ehm... si” borbotta Castle.

Tutta quella situazione continua a sembrargli così terribilmente sbagliata.

È indubbiamente straordinario vedere quel piccolo esserino sul monitor, ma la donna sdraiata su lettino purtroppo per lui, non è Kate.

“Molto bene, vi comunico che state per avere una bellissima signorina”.

Una bambina.

In un secondo rivive il momento in cui ha tenuto Alexis tra le braccia per la prima volta.

E di nuovo, quell’orribile sensazione che sia tutto sbagliato torna ad invaderlo.

Ma il battito veloce di quel piccolo cuoricino sembrava lo stesse rassicurando.

La piccola non aveva colpe. Le avrebbe voluto bene.

 

 

 

Conclude la conversazione telefonica con sua madre e si rimette il cellulare in tasca.

Lei gli ha appena confermato che non ha più avuto alcun problema.

Quei tizi non le hanno più dato fastidio.

Peter si è finto sollevato alla notizia.

E in parte lo è. Sapere sua madre al sicuro lo rende certamente felice.

Ma ormai ne è certo.

Se non sono più da sua madre è perché hanno trovato lui.

Le gomme tagliate erano un chiaro segnale.

Fortunatamente Kate era presa da tutt’altro in quei giorni o non l’avrebbe di sicuro raggirata.

Ogni giorno controlla che nel freezer sia tutto a posto, che nessuno lo stia seguendo e che Alexis sia al sicuro.

Nonostante il tutto cominci a diventare estenuante, Peter sa che deve tenere duro.

Si ferma da un venditore ambulante per prendere un caffè e, appoggiato ad un cestino dei rifiuti, scruta la strada.

Niente di sospetto.

Un po’ sollevato, si rilassa e con un gesto involontario controlla l’ora.

Merda! Deve essere alla seduta di fisioterapia tra meno di un’ora e si trova all’altro capo della città rispetto all’ospedale!

Sta per gettare il caffè e cercare un autobus quando qualcosa attira la sua attenzione.

Dall’altro lato della strada vede una donna incinta dall’aspetto familiare entrare in un bar dalle tendine color pervinca.

“Il mondo è piccolo” mormora a se sé stesso, pensando a quanto caos stesse creando quella donna nella vita di sua cugina e della sua ragazza.

Di nuovo, fa per andarsene, quando dal lato opposto vede arrivare un altro volto conosciuto. Sul momento non riesce a focalizzarlo del tutto ma è sicuro di averlo già visto.

È abbastanza portato per la fisionomia dei volti ed infatti dopo pochi secondi, si rende conto dell’identità dell’uomo.

L’uomo entra nel bar e, dalla vetrata, Peter lo vede mentre saluta Jacinta e si siede al tavolino con lei.

Al diavolo la fisioterapia! Riprende in mano il cellulare e avvia la chiamata.

“Alexis devi raggiungermi! Al volo!”.

 

 

 

 

* Upside Down – Jack Johnson - http://www.youtube.com/watch?v=ixzxV8zx20U

 

 

 

 

 

 


Ivi’s Corner:

 

It’s a girl!!!!!! Congratulazioni ai futuri genitori!!!

*Ivi chiude di corsa la porta del bunker e si barrica all’interno*

 

>.<

 

Daiiiiii su che il finale promette bene no?? E i Caskett sono sempre affiatati, pure di più u.u

 

Io comincio a fare i bagagli, casetta mia mi piace troppo e mi manca xD

 

 

Buona domenica a tutte :-*

 

 

 

Ivi87

  

Ritorna all'indice


Capitolo 24
*** # 24 - Uncover ***


 




# 24 – Uncover

 

 

Alexis sale di corsa i gradini della metropolitana e sbuca nella via indicatale da Peter.

“Eccomi” esclama affannata, mentre lo raggiunge vicino al chioschetto del caffè.

La ragazza si aggrappa con una mano alla spalla del ragazzo e con l’altra al proprio ginocchio, cercando di respirare.

“Wow, sei stata un fulmine!” le sorride Peter.

“Dove sono?” taglia corto, Alexis.

Lui le indica, con un cenno della testa, la vetrata di fronte a loro, dall’altro lato della strada.

“Li vedi?” domanda, cercando di mostrare naturalezza e di non fissarli “Tavolino all’angolo”.

Alexis stringe gli occhi, cercando di focalizzare “Non bene” ammette cercando di sforzare la vista “Riconosco Jacinta ma non vedo il volto dell’uomo”.

Peter la prende per mano “Avviciniamoci”.

Attraversano la strada e si accostano al bar, all’estremità destra del vetro.

“Dobbiamo stare attenti, lei ci conosce” sussurra Alexis.

Peter da le spalle alla vetrata e posiziona la ragazza davanti a sé “Così? Di spalle non può riconoscermi e se ti sto davanti non riesce a vederti”.

“Perfetto. Fermo così...” Alexis si alza sulle punte per riuscire a vedere oltre la spalla di Peter “...sì, li vedo meglio...non ci posso credere! È proprio lui!” esclama sconvolta, tornando con i talloni a terra.

“Ok, abbiamo appurato che il dottore barra tecnico di laboratorio Hunter Morris sta prendendo un caffè con Jacinta. Potrebbe essere una coincidenza?” domanda cercando di restare obiettivo.

“Non ci credi davvero, altrimenti non mi avresti chiamata”.

“Va bene, ma possiamo almeno vedere se combinano qualcosa prima di entrare là dentro vomitando accuse?”.

Alexis ci pensa per qualche secondo “Come vuoi!” sbuffa, rialzandosi sulle punte “Bevono” commenta guardandoli.

“Che, se ben ricordo, non è illegale” la ammonisce Peter.

Lei lo guarda storto “È quantomeno sospetto che una donna spunti dal nulla in stato di avanzata gravidanza, indichi mio padre come padre del suo bambino e poi esca a bere con il dottore che ha eseguito il test di paternità, non trovi?” risponde sprezzante.

“Ok, si.. è sospetto” Peter ci rimugina su “Che altro fanno?” domanda reprimendo la voglia di voltarsi e guardare di persona.

Alexis si solleva per l’ennesima volta per tornare giù di scatto “Jacinta sta guardando attraverso la vetrata” spiega.

Peter allunga le braccia di Alexis attorno alla propria vita e, prendendole il viso tra le mani, la bacia.

Dopo circa un minuto lascia andare le sue labbra “Guarda ora” esclama, strizzando gli occhi.

“Ottima copertura” gli sussurra all’orecchio, obbedendo al suo ordine.

Peter sorride con sguardo furbetto “Naaa ma quale copertura, mi andava solo di baciarti”.

Lei lo ignora, concentrata sulla missione “Sorseggiano qualcosa e chiacchierano”.

“Come?” domanda lui.

La ragazza aggrotta la fronte “Come, cosa?”.

“Come chiacchierano? Come sono seduti? Che atteggiamento hanno?”.

Alexis li osserva meglio “Non sembrano due persone che si sono viste una volta solamente”.

“Ti sembrano una coppia?” chiede Peter, vagliando anche quella possibilità “Che ne so, si guardano fissi negli occhi? Si toccano le mani? Si sorridono?” specifica, poi.

“Hum...no. Sono molto seri. Il dottor Hunter sembra un po’ nervoso, continua a battere il tallone sotto al tavolo” descrive Alexis.

“Jacinta invece?”.

“Mi pare serena. Sembra stia cercando di tranquillizzarlo” sta per scendere dalle punte dei piedi quando la situazione cambia “Aspetta...”.

Peter drizza le orecchie e la stringe di più, allarmato dal tono della sua voce.

“Si sta sporgendo verso di lui e...” guarda meglio per scorgere ogni particolare “...ha passato una busta al dottore”.

“Descrivila” mormora velocemente, Peter.

“Ehm.. marroncina, come quelle che si usano per spedire” Alexis la vede per un paio di secondi solamente, poi Hunter se la infila nella tasca interna della giacca.

“Grande o piccola?” le domanda Peter.

La ragazza torna alla sua altezza naturale e lo fissa negli occhi “Grande, ma è ripiegata su sé stessa e mi ha dato l’idea di essere bella piena”.

Restano in silenzio fissandosi, pensierosi.

“Peter...” inizia lei.

Lui però la interrompe “So cosa stai per dire ma.. è da pazzi!”

“No! Finalmente tutto ha un senso, non capisci?!” sbotta Alexis.

Peter la prende per mano e insieme si spostano dalla vetrata per non attirare l’attenzione.

“Io...capisco Alexis, davvero... sono solo completamente allibito... ad ogni modo, come lo proviamo?”.

“Che quella ha corrotto un tecnico di laboratorio per falsificare il test di paternità? Oh, troverò il modo, fidati!!”.

 

 

 

Kate tamburella, impaziente, le dita sul tavolo di ferro della sua amica anatomopatologa.

“Scusa tesoro ma oggi il computer va a rilento” le dice Lanie.

“Tranquilla, non ho fretta, anche il computer del giudice va a rilento a quanto pare...” commenta con sarcasmo, la detective.

Lanie sorride “Aspettate un mandato?”.

“Già” sottolinea Kate, “Cos’è quello?” una rivista attira la sua attenzione.

Lanie segue il suo sguardo e recupera quel catalogo “Oh, nulla sto cercando delle idee per Natale, mancano solo tre settimane ormai”.

“Natale? Oddio, ho completamente perso la cognizione del tempo!”.

Lanie le sorride dolcemente “È comprensibile tesoro, hai ben altro per la testa. Come va con Castle?”.

“Bene, davvero. Lui è fantastico. Cerca di tenermi coinvolta per non farmi sentire esclusa ma allo stesso tempo non mi schiaccia sotto il peso di tutta questa situazione.” Kate sorride dolcemente fissando un punto indefinito “Ieri mi ha chiesto quale colore sarebbe l’ideale per la cameretta...”.

Lanie non afferra subito.

“Mi piace nelle vesti di padre. Mi ha sempre intenerita vederlo scherzare con Alexis e preoccuparsi per lei. Amo questo suo lato paterno” spiega la detective.

“Beh, vedila così. Se mai tu restassi incinta sapresti già che reazione avrebbe!” esclama Lanie.

“Comprerebbe tutto il Toy’s Center!!” entrambe ridono alla battuta di Kate.

Quando la risata scema, Lanie si fa seria “Con Jacinta invece? L’hai più rivista?”.

“Quella donna mi irrita nel profondo!” sbotta Beckett.

“Lo credo bene!”.

“No, sai non è tanto il fatto che sia incinta di Castle. È successo mesi fa...può capitare. Questo l’ho accettato. È quel suo dannato atteggiamento da ‘il bambino lo sforno io perciò comando io’ che mi dà sui nervi!” Kate cammina avanti e indietro, gesticolando e imitando l’hostess.

Lanie la osserva cercando di sopprimere un sorriso impertinente che tenta di spuntarle sulle labbra. La sua amica sa essere molto buffa senza nemmeno rendersene conto.

“E questa storia del Brasile...” prosegue Kate, su di giri.

“Non vi ha dato spiegazioni?” domanda Lanie, con interesse.

Kate alza le spalle “Castle gliel’ha chiesto altre volte ma la sua versione è sempre la stessa: era in Brasile e il medico che la seguiva a Rio le ha sconsigliato un viaggio così lungo finchè non fosse stato sicuro della salute del bambino. E, ovviamente, non le sembrava il caso di dare una notizia del genere per telefono...”.

Lanie scuote la testa “Eh certo, perché invece presentarsi a casa di un uomo e sbattergli il pancione in faccia è più educato!” esclama, lasciandosi trasportare “Secondo me si è fatta mettere incinta apposta, per accasarsi” rivela poi, con ovvietà.

Kate si volta di scatto. Lo pensa dal primo istante in cui l’ha vista su quel pianerottolo ma non aveva avuto il coraggio di dirlo ad alta voce.

“Insomma, quella ce l’ha scritto in faccia!” prosegue Lanie, facendole l’occhiolino.

L’arrivo di Alexis impedisce una qualsiasi risposta della detective, ma non l’occhiataccia. Quella arriva diretta a destinazione.

“Si può?” domanda la rossa, sporgendosi solo con la testa tra le due porte mobili.

Lanie si illumina “La mia miglior tirocinante è sempre la benvenuta!”.

La ragazza entra e abbraccia le due donne mentre la stampante si mette in moto.

“Oh, finalmente si è deciso a cooperare!” constata Lanie avvicinandosi ai fogli appena elaborati “Qual buon vento?”.

“Ehm...” Alexis non si aspettava di trovare lì anche Kate, questo le impedisce di rivelare troppe informazioni “...sto facendo una ricerca sugli ospedali di New York per il college...” si contorce più volte le dita, non è un’abile bugiarda “...pensavo di corredare la ricerca con del materiale extra.. degli allegati...”.

“Secchiona come sempre” sussurra Lanie.

Alexis sorride nervosamente “Già... che ci volete fare... quindi mi servirebbe la piantina del New York Hospital...se ce l’hai”.

“No, tesoro, non mi è mai servita, conosco quell’ospedale come le mie tasche” risponde Lanie, dispiaciuta per non esserle d’aiuto.

“Oh..ok, non fa niente mi arrangerò...” ci sperava davvero, questo rallenterà di parecchio il suo piano.

“Sai cosa puoi fare? In ogni corridoio dell’ospedale viene appesa una piantina per evitare ai visitatori di perdersi, puoi fotografare quella e poi stamparla” le suggerisce la dottoressa Parish.

Alexis resta basita “Lanie...sei un genio!” come aveva fatto a non pensarci subito!

La giovane saluta le due donne e scappa via velocemente.

Lanie si sta ancora auto lodando, quando Kate le domanda “Lo sai, vero, che stava mentendo?”.

“Oh, sì, ma andiamo... quella ragazza è più responsabile di me e te messe assieme, che male può fare?”.

Mentre esce dall’edificio, Alexis telefona a Peter “Ehi, dove sei?”.

“Ho usato tutto il mio charme per convincere la Dottoressa Miles a farmi fare la seduta di fisioterapia che ho mancato un’ora fa”.

“Mi stai dicendo che sei in ospedale?” quasi urla lei, al settimo cielo.

“S-si...stai bene?”.

“Ti adoro! Devi fare una foto e inviarmela subito, poi ti spiego!”.

 

 

 

Sono cinquanta minuti che Alexis esamina la fotografia della piantina dell’ospedale che Peter le ha mandato prima di iniziare con la fisioterapia.

Seduta sui gradini di fronte all’edificio, non si accorge dell’arrivo del ragazzo.

“Ora mi spieghi cosa stai complottando?” domanda lui, sedendosi sul gradino più alto, dietro di lei.

“Una cosa che ci metterà in un sacco di guai...ma solo se ci beccano!” afferma con determinazione Alexis.

Peter scatta in piedi “Cosa stiamo aspettando?” le sorride le offre la mano per aiutarla ad alzarsi.

Lei allarga l’immagine e gliela mostra “Dobbiamo andare qui, innanzi tutto” dice indicando la lavanderia dell’ospedale.

“Sei diabolica! Mi piaci ancora di più, ora!”.

Alexis sorride soddisfatta “Seguimi!”.

I due attraversano le grandi porte scorrevoli ed entrano nell’ospedale.

Arrivati alla scalinata principale, scendono con disinvoltura fino al livello -1 per poi svoltare a destra.

Alla loro sinistra, superano le porte taglia fuoco ed imboccano il lungo corridoio.

Oltrepassano gli ascensori  e proseguono fino ad arrivare ad una porta che li conduce all’aperto.

Un’altra veloce occhiata alla cartina, poi Alexis guida Peter un poco più avanti, scavalcando un mucchio di scatoloni abbandonati.

Sulla loro destra, trovano una porta con la scritta ‘deposito’ ma non fa per loro.

La ignorano e avanzano fino a scorgere quella con la scritta lavanderia. 

Si guardano attorno un paio di volte e quando sono sicuri di non essere visti, entrano.

La stanza non è molto grande, con un tavolo al centro e diversi scaffali contro la parete.

Passano sotto ad un arco che introduce alla grande stanza adiacente dove trovano, piegati e ben riposti su degli altri scaffali, vari camici e divise pulite.

“Tieni” Alexis ne afferra uno a caso e lo passa a Peter.

Dopo qualche secondo perso a cercare una taglia un po’ più grande della loro, si infilano maglietta e pantaloni bianchi sopra ai vestiti.

“Ma io voglio la divisa colorata come in Grey’s Anatomy!” protesta lui, prendendo in mano dei pantaloni azzurri.

Alexis li afferra brusca e gli ridà quelli bianchi “Non siamo nè medici nè infermieri. Siamo tecnici di laboratorio perciò ti metti la divisa bianca!” lo rimprovera sottovoce, spiegando quello che le aveva insegnato Lanie ai tempi del suo tirocinio.

Peter copre per bene il tutore “Ho già caldo” sbuffa nuovamente.

“Pensa che lo stai facendo per Kate” lo incoraggia lei.

Lui annuisce “Giusto! Farò la sauna per lei!” quando percepisce l’occhiataccia di Alexis aggiunge “Scusa. Quando sono agitato dico cavolate”.

“Allora devi essere sempre parecchio agitato” lo punzecchia la rossa, anche se è altrettanto agitata.

“Acida!” le mormora Peter “E adesso?”.

“Torniamo indietro”.

Ripercorrono lo stesso tratto fatto poco prima ma si fermano a metà corridoio, anziché ritornare alle scale.

Sono quasi davanti al cartello ‘laboratorio analisi’ quando sentono delle voci.

Si nascondono velocemente dietro l’angolo di un altro corridoio e attendono quasi trattenendo il respiro.

Quando cala di nuovo il silenzio, i due escono dal loro nascondiglio.

Peter riesce a mala pena a fare due passi, quando si imbatte in qualcosa sul suo percorso. Si ferma di colpo e di conseguenza Alexis gli finisce addosso.

Un “Ehi!” sfugge dalla bocca del ragazzo per poi guardare contro cosa ha sbattuto il naso “Oh oh!” esclama, attirando l’attenzione anche di Alexis.

Dall’alto dei suoi quasi due metri di altezza, Josh li osserva a braccia incrociate e con sguardo severo.

 

 

 

* Uncover – Zara Larson - http://www.youtube.com/watch?v=KYmue46LHEk

 

 

 

 

 

 

Ivi’s Corner:

 

Tanananananana nana tananananananannana

 

No, non sono rincretinita, canticchiavo la sigla di Beautiful xD

Lo ammetto, colpa di mamma che a volte me lo fa vedere, l’anno scorso ho beccato proprio le puntate in cui Amber pagava un dottore per far risultare che il bambino fosse di Liam u.u ovviamente loro l’hanno tirata per le lunghe per mesi e mesi, la bugia si scopre solo al momento del parto quando la bambina nasce color caffèlatte... xD Io di farla partorire non avevo la minima voglia, perciò ho agito diversamente... vedrete! ^___^

 

Comunque l’avevate capito tutte! Brave!!!!

Ma ora provarlo?? Sarà facile??

A sabato mie belle lettrici! :-***

 

Buona settimana :D

 

 

Ivi87

  

Ritorna all'indice


Capitolo 25
*** # 25 - All the things she said ***


 




# 25 – All the things she said

 

 

“Ma siete impazziti??”.

In quei corridoi la voce di Josh rimbomba ancora più forte.

“Possiamo spiegare” tenta Peter.

Josh li tira da parte, via dal corridoio principale, prendendo entrambi per un braccio.

“Come siete arrivati fin qui? Perché siete vestiti così?” domanda lasciando la presa.

“Ehm..no allora mi sa che non te lo possiamo spiegare” risponde con sarcasmo.

Josh è spazientito “Ti sembra una cosa divertente? Potreste essere arrestati!”.

Alexis si mette davanti a lui con sguardo implorante “Ci devi aiutare!”.

“Ad andarvene? Con molto piacere!”.

“No!” Alexis esita, ma poi gli dice la verità “Ad entrare nel ‘laboratorio analisi’”.

Josh li guarda entrambi, allibito “Ma siete impazziti!!” esclama di nuovo.

“L’hai già detto, Doc” lo canzona Peter, meritandosi l’ennesima occhiataccia.

“Ok, senti...” Alexis prende in mano la situazione “Io non ti piaccio e tu non piaci a me. Ma qui si tratta di provare che il dottor Hunter ha contraffatto il test di paternità di Jacinta perché lei l’ha pagato per farlo!”.

Per fortuna sono solamente due settimane che Madison gli fa il resoconto di quello che sta succedendo a Castle e Kate altrimenti non avrebbe idea di cosa i due ragazzi stessero parlando.

“È questo che intendete fare? Non potete nemmeno entrare nel ‘laboratorio analisi’ senza un badge identificativo” le risponde Josh e poi aggiunge, con la stessa franchezza appena usata dalla ragazza “E non sei tu a non piacermi, solo tuo padre”.

“Questa cosa del badge non la sapevo!” Alexis accenna un timido sorriso “Allora, ci aiuti?”.

Josh non risponde a quella domanda. Non è ancora convinto “Come fate a dire che il dottor Hunter ha falsificato il test?”.

“Questa mattina abbiamo visto lui e Jacinta assieme in un bar e lei gli passava una busta gonfia. Prima che tu mi dica che questo non prova nulla ti ricordo che mio padre scrive gialli per vivere perciò le fiuto queste cose. Inoltre non credo sia normale uscire con una donna incinta a cui hai appena effettuato un test di paternità e comunque perché lei dovrebbe dargli una busta bella piena se a malapena si conoscono?”.

“Alexis, respira!” esclama Peter.

Lei in risposta, tira un profondo respiro, per riprendere fiato.

“Tu cosa sai di questo dottore?” Peter domanda a Josh.

Il dottor Davidson scuote la testa “Quasi nulla, lo conosco solo di nome”.

“Ci aiuti?” ritenta la ragazza puntando i suoi occhi azzurri in quelli marrone scuro di Josh.

“Ragazzi...io...” l’uomo distoglie lo sguardo “...io non posso mettere in dubbio il lavoro di un collega senza una prova vera e propria. Capisco il tuo sospetto Alexis, ma non è abbastanza”.

Peter scuote la testa sconsolato e sospira affranto “Cosa penserà Madison” sussurra tra sé, avendo però cura di essere sentito.

“Come, scusa?” domanda infatti, Josh.

Peter alza le spalle con innocenza “No nulla...mi chiedevo solo cosa potrebbe pensare Maddie se sapesse che non hai voluto aiutare noi, la sua amica Kate, il suo amico Rick...continuo?”.

“Mi stai ricattando?” chiede il dottore con un sopracciglio alzato.

“Io? Ma figurati, se ti piace litigare con la tua ragazza, chi sono io per giudicare”.

Peter sorride a trentadue denti, sapendo di averlo in pugno.

“Sei diabolico! Mi piaci ancora di più, ora!” Alexis ripete a Peter la stessa frase che le ha detto poco prima, davanti all’ospedale.

Josh sbuffa esasperato.

Fare il cardiochirurgo è già sufficientemente stressante per lui, ci manca solo fare da babysitter a due ragazzini.

“Va bene, facciamo così” Josh si guarda attorno e porta le mani sui fianchi “Io vi faccio entrare nel laboratorio e vi leggo il referto delle analisi. Voi non toccate nulla, ascoltate solamente e poi ve ne andate senza fare storie”.

Peter saltella “Sei un mito Doc!”.

“Grazie” sorride Alexis.

“Aspetta a ringraziarmi...” commenta lui, con poco entusiasmo.

Come se nulla fosse, ritornano nel corridoio principale diretti al ‘laboratorio analisi’ e passano accanto a qualche medico che salutano con un cenno della testa.

A prima vista sembrano due giovani tecnici che parlano con un chirurgo.

“Dove vanno tutti?” sussurra Alexis.

Josh controlla l’ora “Vanno a pranzare in mensa. Questo è un bene, resteranno solo  un paio di tecnici in laboratorio”.

Infatti la porta si apre proprio mentre stanno per avvicinarsi.

Un gruppo di tecnici, qualcuno solo in divisa, altri anche con il camice, escono dal laboratorio per andare in mensa.

Tra loro, Peter riconosce il dottor Morris Hunter.

Di riflesso sposta di peso Alexis, la più riconoscibile dei tre, dietro a Josh.

Il gruppetto si allontana senza dar loro troppe attenzioni.

“Fiuuu, per fortuna che sei un gigante dalle spalle larghe!” esclama Peter mentre Josh striscia il badge nella fessura accanto allo stipite.

Con un rumore metallico, questa scatta e si apre, lasciando entrare i tre.

Appena varcata la soglia si ritrovano davanti ad un piccolo bancone simile a quelli dell’accettazione.

Dietro al bancone due ragazze, vestite in bianco come Peter e Alexis, stanno fissando i rispettivi computer.

“Qui avviene il ricevimento e la registrazione dei campioni da analizzare” Josh  sussurra ai due, chiudendo la porta “Restate dietro di me e soprattutto zitti”.

Con naturalezza il dottor Davidson si avvicina al bancone, aspetta di essere notato, saluta educatamente e poi si dirige verso la saletta adiacente.   

Sono quasi arrivati quando una delle due ragazze lo ferma “Dottor Davidson, buon giorno”.

I tre si voltano per vedere la ragazza che ha parlato quasi semi appollaiata sul bancone e l’altra che sbatte le ciglia peggio di un ventaglio.

“Questo lo devo proprio raccontare a Maddie” borbotta Peter tra i denti e si prende una leggera gomitata da Alexis. 

“Buon giorno a voi ragazze” risponde al saluto e si volta in direzione della saletta.

“Nuovi arrivi?” la ragazza sdraiata sul bancone non molla e quando ha di nuovo l’attenzione di Josh indica i due ragazzi con lui.

“Già...il capo vuole che me li porti ovunque...” con un sorriso spera di aver chiuso la conversazione e a passo di carica, finalmente, entrano nella saletta accanto.

“Meno male che è vuota” esclama Josh “Peter stai vicino alla porta e fai il palo”.

Alexis segue il cardiochirurgo ad uno dei tanti terminali che ci sono lì dentro e lo vede spostare velocemente il mouse in modo da disattivare lo screensaver.

Password Utente.

“Mi sembrava troppo facile” esclama abbattuta Alexis “Sarà chissà quale vostro parolone come ‘benzodiazepina’ o ‘neuropsicomotorio’ come minimo”.

Dalla porta, Peter dice la sua “Secondo me è una cazzata tipo ‘pc-lab’”.

Alexis rotea gli occhi frustrata e poi vede Josh digitare proprio la parola detta dal ragazzo “Ma che fai, lo ascolti pure?” domanda incredula.

Il dottore clicca invio e il desktop compare sotto i loro occhi.

“Non è che possiamo ricordarci un milione di password, sono un po’ tutte uguali” spiega Josh.

E mentre Peter borbotta “Ho una fidanzata malfidata”, lui clicca su una strana icona blu.

“Ora velocemente apriamo il programma dei referti e leggiamo  quello di tuo padre” annuncia mentre viene bloccato dall’ennesima richiesta di una password.

Alexis non fa in tempo a dire nulla che il dottore digita ‘lab-view’ e il programma si apre.

“Scherzi? Vi crakkano in cinque minuti!” protesta la ragazza.

Josh inclina la testa “Sbaglio o tu avresti perso ore con parole come ‘neuropsicomotorio’?”.

“In effetti... beh l’importante è che siamo dentro!”.

Il programma esamina veloce i dati inseriti da Josh fino a trovare il referto del test di paternità “Eccolo qua”.

La schermata mostra una serie di dati e riferimenti che Alexis non è in grado di leggere “Cosa c’è scritto?”.

“Fondamentalmente quello che diceva l’esito del test” Josh scorre su e giù con la rotellina del Mouse “Campione di sangue...corrispondenza al 100%...” legge qua e là ad alta voce.

“Mi serve qualcosa di più specifico” lo incita, Alexis.

“Ok, vediamo...” torna su e legge i dati personali “Reperto B... campione ematico appartenente al signor Richard Alexander Castle...maschio... bianco...” con rapidità cerca altre informazioni nell’anamnesi e nelle analisi del campione “gruppo sanguigno 0 negativo...nessuna malattia genetica...” si ferma quando Alexis si getta sullo schermo del computer.

“Cosa??!!” urla cercando con gli occhi quello che Josh ha appena letto.

Peter allarmato dal suo tono, controlla veloce fuori dalla porta e poi si precipita vicino a lei “Che ti prende?”.

“Non può essere...il...il gruppo sanguigno è sbagliato!” spiega lei, tremando.

Josh scorre altri dati “Non c’è altro, sembrerebbe tutto in regola”.

“Ti sto dicendo che non è il gruppo sanguigno di mio padre!” gli urla addosso Alexis.

“Wow” Peter riguarda verso la porta e poi di nuovo verso di lei “Angelo mio ti devi calmare o ci sbattono fuori a calci” le dice Pater accarezzandole i capelli.

Alexis trema e di stare calma non ne ha voglia.

Non ora che può provare che il test è fasullo.

Josh le posa una mano sulla spalla “Ci sarebbe un altro modo per esserne sicuri”.

 

 

 

 
È pomeriggio inoltrato quando Kate arriva nella sala d’aspetto del New York Hospital, insieme a Ryan ed Esposito.

Seduti, ci sono già Martha e Castle, che parlano tra di loro con aria preoccupata.

“Hey, ho ricevuto il messaggio di Alexis, che succede?” domanda la detective.

Castle si alza “Ne so quanto te. Comincio ad agitarmi”.

Darling, stai tranquillo” cerca di calmarlo Martha.

Lo scrittore la guarda scettico “Mia figlia ci ha appena riuniti tutti in ospedale, scusa se non riesco a stare tranquillo!”.

“Castle...” chiama Espo, e gli fa cenno di voltarsi.

Alexis, Peter e Josh li raggiungono nella saletta.

“Cos’è successo?” domanda Castle alla figlia.

Lei si volta verso Josh e quest’ultimo risponde “Ancora un attimo di pazienza”.

Kate e Rick si scambiano una veloce occhiata d’intesa, entrambi curiosi di sapere cosa c’entri Josh in tutto questo.

“Eccola” esclama Peter.

Tutti si voltano verso l’entrata, in tempo per vedere Jacinta fare il suo ingresso.

Spazientita, si unisce al gruppo “Posso sapere cosa ci faccio qui?”.

“Non appena arriverà anche il dottor Hunter, vi spiegheremo tutto” risponde Alexis, ignorando il tono poco affabile della donna.

“Perchè...perché stiamo aspettando il dottor Hunter?” Jacinta sbianca e comincia a respirare affannosamente.

“Qualche problema?” le domanda Alexis.

Lo sguardo sicuro della ragazza intimidisce la donna “N-no... ormoni...” balbetta lei.

Dei passi in avvicinamento distolgono l’attenzione dall’hostess “Dottor Davidson mi ha chiamato?” chiede il tecnico di laboratorio riponendo il cercapersone nella tasca dei pantaloni bianchi della divisa.

“Benarrivato Dottor Hunter. Prego, venga avanti, questi due ragazzi hanno una bella storia da raccontarci” con la mano premuta contro la sua schiena, Josh costringe Hunter ad avanzare.

“Ha interrotto il mio lavoro per farmi sentire una storia?” protesta il tecnico.

 Josh lo guarda serio “Si fidi, è una storia davvero molto avvincente!”.

Il cardiochirurgo passa la parola ai ragazzi, con un cenno della testa.

Peter si schiarisce la gola “Bene... questa mattina mi sono svegliato con la gamba formicolante così, seguendo i consigli della mia dottoressa, ho deciso di fare una passeggiata per riattivare la circolazione. Insomma gironzolando qua e là, lo ammetto, mi sono distratto al telefono e mi sono un po’ perso. Questa città ti ingoia che nemmeno te ne accorgi!” gli occhi sono tutti puntati su di lui perciò torna ad essere serio “Comunque, mi sono ritrovato sulla 52th avete presente? Di fronte a quel piccolo bar con le tende pervinca...lo conosci Jacinta?”.

La donna sgrana gli occhi “P-perché dovrei?” cerca di rispondere con sicurezza.

“È strano, perché giurerei di averti vista lì con...” Peter si volta e con l’indice indica Hunter “...lui!”.

Castle spalanca la bocca “Cos’è questa storia?”.

Alexis alza le mani, come a volerlo calmare “Aspetta papà. Peter non era sicuro di ciò che stava accadendo così mi ha chiamata chiedendomi di raggiungerlo. Ho visto Jacinta passare una busta al dottor Hunter. Lui era molto nervoso mentre  si infilava la busta nella tasca della giacca”.    

“Come se fosse un pagamento?” domanda Kate, cominciando a collegare i pezzi.

La giovane rossa annuisce “È quello che ho pensato, ma ovviamente dovevo provarlo prima di poter affermare alcunchè”.

“Questo...è assurdo, quello che dici è offensivo e senza senso” sbotta l’hostess.

Morris Hunter fa un passo indietro.

“No no no, dove vai? Il bello deve ancora venire” Josh lo afferra saldamente per un braccio e lo riporta avanti.

Alexis riprende la parola “Ehm...questa parte ti piacerà meno papà...” Castle aggrotta la fronte e lei prosegue “...l’unico modo per provare i miei sospetti era vedere di persona il referto vero e proprio del test di paternità perciò...io e Peter siamo entrati di nascosto in ospedale e abbiamo rubato due divise da tecnico di laboratorio”.

Castle spalanca la bocca ma a parte qualche farfuglio, non riesce a dire altro.

“La piantina! È per questo che hai chiesto a Lanie se ne aveva una, per orientarti nei corridoi?” domanda Kate, quasi ammirata.

Alexis annuisce con un mezzo sorriso.

“Io non resterò qui un minuto di più!” sentenzia Jacinta.

Kate si posiziona alle sue spalle “Tuttavia resteremo tutti qui a sentire la fine della storia” le dice, bloccandole ogni via di fuga.

Hunter comincia a sudare freddo “Davidson! Eri al corrente di questa effrazione e non hai fatto nulla?”.

“Li ho colti sul fatto, è vero, e sì ho pure pensato di chiamare la sicurezza ma sai, sono stati parecchio convincenti” Josh e Peter si guardano per un secondo, memori della loro piccola ‘discussione’ su Madison “E infondo, che male c’è a controllare un referto?” Josh solleva il badge sotto il naso di Hunter “E non c’è stata nessuna effrazione”.

Castle sembra sull’orlo di un infarto “Cosa dice il referto?”.

“Rispetto all’esito che viene consegnato in busta chiusa, il referto riporta più dettagli, tra questi il gruppo sanguigno” spiega Josh.

“Dal referto risulti del gruppo 0, papà” esclama Alexis, guardando storto Jacinta.

 “No, io... io sono AB!” urla Castle voltandosi prima verso Hunter e poi verso Jacinta, come a volerlo sottolineare meglio.

Josh riprende la parola “È quello che mi ha detto anche tua figlia. Ammetto che sul momento ho trovato impensabile che uno stimato dottore potesse cadere così in basso ma Alexis sembrava così sicura”.

“È una bugia! State mentendo per sollevare Rick dalle sue responsabilità!” sputa Jacinta.

Doc ha pensato che l’avresti detto” si intromette Peter “Perciò ha avuto una brillante idea”.

“Per fugare ogni dubbio, ho eseguito il test del dna ad Alexis, ovviamente con il suo consenso” Josh guarda Alexis, la quale annuisce sorridente “E stando a quanto dice questo bel foglio di carta” dal camice estrae un foglio e lo spiega davanti a loro “il dna di Alexis non è affatto compatibile con quello del bambino, ovvero nessun legame di parentela e se non erro...”.

Martha, che finora stava ascoltando in silenzio, finisce la frase “...se Alexis non è sorella della bambina significa che Richard non è il padre!”.

“Esattamente” conferma Josh.

“State mentendo! Vi siete messi d’accordo per contraffare il test della ragazza! Sei tu il dottore corrotto!” Jacinta si afferra la pancia con una mano e con l’altra punta il dito contro Josh.

A quelle parole, Kate, al limite della sopportazione, le afferra il braccio steso girandoglielo dietro la schiena “In questo caso sono sicura che non avrai problemi a rifare il test di paternità, giusto? Nel frattempo ho abbastanza elementi per richiedere un mandato per controllare le finanze del dottor Hunter” le afferra anche l’altro braccio e la ammanetta con estrema soddisfazione.

“Scommetto che sei corso in banca a versare i soldi, eh?” esclama  Esposito mentre ammanetta un Hunter quasi in lacrime.

Kate lascia Jacinta nelle mani di Ryan, la quale continua ad urlare.

Appena i due furono scortati fuori, Kate si getta tra le braccia di Rick.

“Non ci posso credere” sussurra lui, tra i capelli lunghi della detective “Era tutto architettato. Era tutto finto”.

Kate quasi lo culla “È tutto finito ora. Torneremo alla normalità”.

Mentre la coppia si scambia un dolce bacio, Alexis abbraccia Peter e Martha stringe la mano a Josh.

“Grazie. Non eri tenuto ad esporti così” gli dice la donna, commossa.

Alexis si stacca da Peter per abbracciare Josh “Si, grazie!”.

Castle allunga la mano verso di lui “Grazie davvero. Ti sono debitore” dice sincero, ancora stretto a Kate.

Anche Kate sorride, grata, all’ex ragazzo.

“Oh, beh.. come ho detto prima, questi due sono stati parecchio convincenti. Diciamo che siamo pari” risponde Josh riferendosi all’imboscata di Castle durante lo spettacolo di beneficienza.

 

 

 

* All the things she said – T.A.T.U. -  http://www.youtube.com/watch?v=2jC5WAJzp34

 

 

 

 

Ivi’s Corner:

 

Per i capitoli 24 e 25 un grazie mille millissimo a Vulpix aka la dott. Miles che avete conosciuto all’inizio, che mi ha spiegato per filo e per segno come si sgattaiola in un ospedale, com’è fatto un laboratorio e come si forzano i pc u.u ahahaha no quello no :-P

Allora? Ditemi chi ce l’ha ancora con Josh?!! Chi??!!!!

Malfidate!!! u.u

 
Questa parte della storia è quasi finita, ancora un capitoletto e poi vedremo cosa ci combina il caro Peter xD

 
Un bacione a tutte :-***

 

Buona serata :D

 

Ivi87

  

Ritorna all'indice


Capitolo 26
*** # 26 - Lovely on my hand ***











#26 - Lovely on my hand



 

Castle esce dalla sala interrogatori sbattendo la porta “Basta! Non voglio sentire una parola di più!” con lunghi passi si allontana da quel posto, a lui così poco familiare, al primo piano del 12th.

La sezione truffe e estorsioni*1 li sta gentilmente ospitando, permettendo a Castle di risolvere la questione personalmente.

Nessuno dei suoi amici ha, però, voluto osservare la scena da dietro il vetro.

Forse per riguardo, o per una forma di rispetto, Kate, Esposito e Ryan hanno lasciato che fosse Castle, assieme ad un agente, ad interrogare Jacinta.

Richard sentiva il bisogno di sapere perché lei gli aveva fatto tutto questo.

Ma non resistette a lungo a quel mare di bugie.

Castle li trova radunati attorno ad una scrivania, mentre spiegano di come Hunter fosse con l’acqua alla gola da più di anno a causa del gioco d’azzardo.

“Io.. io me ne torno a casa, voglio stare un po’ con mia madre e Alexis” mormora a Kate.

Lei sorride comprensiva “Ma certo, non ti preoccupare” gli prende la mano e con il pollice ne accarezza il dorso.

Non appena Castle scompare dietro le porte dell’ascensore, Kate si dirige a passo di carica verso la sala interrogatori.

A differenza di Rick, lei vuole sentire ogni singola parola.

Entra nella sala a testa alta. Sguardo serio e deciso.

“Ci dia un minuto, agente Warren”.

Senza esitazione, l’uomo si alza e le lascia sole.

Kate occupa la sedia vuota, incrocia le mani sul tavolo e la osserva.

Fissa la donna che ha quasi mandato all’aria la sua relazione con Castle.

Che l’ha fatta dubitare dei suoi sentimenti per lui.

Che ha cospirato contro di lui e l’ha illuso che sarebbe diventato padre.

“Mi giudichi, vero?” sbuffa Jacinta irritata da quel silenzio “Credi di essere migliore di me, credi di essere la sua preziosa Nikki Heat?” la schernisce, sapendosi ormai con le spalle al muro.

“Io non giudico” Kate risponde tranquilla, senza lasciarsi provocare “Non credo di essere migliore di nessuno e non sono Nikki Heat” si allunga distendendo completamente la schiena contro lo schienale della sedia “Vuoi sapere chi sono?”.

Tutta quella calma e il tono pacato di Kate, inquietano Jacinta più che se la detective stesse urlando.

“Io sono quella che non ha rimorchiato un miliardario a bordo di un aereo solo per rimediare ad una scopata finita male” Beckett la fissa con insistenza senza nemmeno sbattere le palpebre “Sono quella che non si è ripresentata sei mesi dopo imponendosi con forza e incasinando la vita di un’intera famiglia” sibila “Sono quella che non ha pagato cinquemila dollari per falsificare un test di paternità per assicurarmi la bella vita”.

Jacinta ascolta attentamente, quasi incapace di protestare.

“Hai capito chi sono? Sono quella che ti impedirà di ferire di nuovo le persone a cui tengo”.

In un normale interrogatorio, questo sarebbe visto come uno sbaglio.

Si era appena esposta, ponendo la questione sul piano personale.

Ma questo non è un normale interrogatorio.

“Perché?” domanda ancora Kate “Perché Castle?”.

Jacinta guarda insistentemente il tavolo.

“Non c’è un vero motivo. Mi sono ritrovata incinta e non sapevo come fare. A malapena mantengo me stessa. Ero appena all’inizio della gravidanza quando sul volo diretto a Las Vegas sale Richard Castle” una smorfia quasi divertita e poi prosegue “Sembrava perfetto. Era vulnerabile e ferito. Sedurlo è stato un gioco da ragazzi. Sapevo della sua fama di donnaiolo ma anche di buon padre”.

Kate resta impassibile. Si deve sforzare al massimo per non mostrarsi disgustata.

“Perché adesso? Perché dopo sei mesi e non prima?” chiede Beckett.

“Il pancione fa più scena...”.

“E per cercare la persona giusta a cui far contraffare il test” conclude la detective, senza bisogno di chiedere.

“Sapevo che avrei avuto bisogno di prove ma non è stato facile convincere il dottor Hunter. Mi ci è voluto tempo per persuaderlo. Voleva più soldi, ma quelli erano tutti i miei risparmi” spiega, sempre a sguardo basso.

La spavalderia e l’arroganza ormai sono solo un pallido ricordo.

“Come l’hai convinto?”.

L’hostess si stringe nelle spalle “Quando nessuno gli ha più concesso prestiti, tutto ad un tratto i miei ‘pochi spicci’ non gli hanno più fatto così schifo”.

Vorrebbe dire altro ma sente lo sguardo pesante di Kate su di sé.

“Volevo solo garantirmi un futuro stabile per me e il mio bambino” sussurra  infine.

“Hai pensato che un giorno tua figlia avrebbe potuto scoprirlo? O che se avesse avuto bisogno di una trasfusione, il sangue di Castle non l’avrebbe salvata?”.

Jacinta non risponde.

“No, vero?” Kate si sporge verso di lei “Sai chi è il vero padre?”.

“Un tizio cileno*2...incontrato in un bar di Santiago”.





Castle fissa sua figlia e il suo ragazzo, seduti al tavolo da pranzo, mentre studiano.

È come ipnotizzato.

Si allunga meglio sul divano, senza togliere lo sguardo da lei.

Sua figlia.

Quella vera.

Si sente così arrabbiato. Frustrato. Raggirato. E, lo deve ammettere, anche sollevato.

E si sente in colpa per quel sollievo.

Ed è comunque preoccupato per le sorti della bambina.

Alexis sorride a Peter.

Ma per Castle, quel sorriso è solo per lui.

“Hai intenzione di fissarla per tutto il giorno?” domanda Martha, seduta accanto a lui, poggiandogli una mano sulla spalla.

Castle sospira “In questo momento è l’unica cosa che mi rende felice” risponde guardando per un attimo la madre.

Poi entrambi tornano a guardare i due giovani.

“Sottolinei come una forsennata” le dice Peter, ridendo.

“Con tutta questa storia quasi ci scordavamo che tra una settimana ci sarà l’esame finale” borbotta Alexis, con il timore di non aver studiato abbastanza.

“Tranquilla angelo mio, siamo preparatissimi! Nessuna hostess in stato interessante occuperà i nostri pensieri lunedì alle...”Peter esita.

“Lunedì alle 15.00! Giuro che se te lo dimentichi e non ti presenti, ti uccido con le mie mani!” lo minaccia lei.

“Sì signora!”.

Castle e Martha ridono, finalmente, più sereni.

“Hai ragione, sono stato qui a guardarla tutto il giorno” esclama Rick, alzandosi.

“Dove vai?”.

“Sono quasi le 17.00, Kate sta per finire il turno”.

 




Beckett esce svelta dall’ascensore. Saluta un paio di agenti ed è già in strada.
Vuole al più presto mettersi alle spalle quella giornata.

Si dirige verso la sua macchina per poi fermarsi quasi subito.

Castle, appoggiato con la schiena alla portiera, la saluta con la mano.

Si sorridono.

Stanchi, esausti e provati.

Ma con ancora la forza di sorridersi.

Lo raggiunge e per un paio di minuti ci sono solo loro due, abbracciati.

Li possono vedere gli altri poliziotti? I giornalisti?

Non è importante in quel momento.

“Camminiamo?” propone Castle, sussurrandole tra i capelli.

Mano nella mano passeggiano nelle vie limitrofe, costeggiando i negozi.

Ad ogni passo, un piccolo pezzetto di normalità rientra nelle loro vite.

Ad ogni addobbo natalizio che oltrepassano c’è il bisogno di Kate di affrontare un’altra questione per lei molto importante.

“Da quando è morta mia madre io e mio padre non abbiamo più festeggiato il Natale. Lui se ne va nella sua baita in montagna ed io mi faccio assegnare sempre il turno della Vigilia per impedire che qualche famiglia passi quello che ho passato io” esclama all’improvviso.

Castle ascolta in silenzio, lasciandola parlare.

“Mi piacerebbe provare a cambiare questa trazione. Mi piacerebbe passare la Vigilia tutti assieme. Che ne pensi?”.

Lui si ferma e si mette di fronte a Kate “Penso che non ci sia momento migliore per inaugurare una nuova tradizione. Abbiamo tanto di cui festeggiare” lei annuisce regalandogli un dolce sorriso “Invita anche Jim. Se se la dovesse sentire, sarebbe il benvenuto”.

“Grazie” Kate si alza sulle punte per completare le sue parole con un bacio.

Come sottofondo, una leggera melodia accompagna il loro momento di tenerezza.

“Ma...” Kate si scosta appena, sussurrandogli sulle labbra.

“Questo è...” nello stesso momento, Castle si accorge della musica.

Si voltano contemporaneamente.

Sono davanti ad un negozio di musica e di elettronica.

Il cd del 12th esposto in bella mostra nella vetrina.

Basta uno sguardo per decidere di entrare.

 

*1 non so se esiste davvero la sezione truffe e estorsioni ma non essendo un caso della omicidi... me la sono inventata u.u

*2 perché proprio cileno?? Ahahahahah chiedete a LaAngol, l’ha voluto lei cileno ^__^ ma diciamo che è mezzo americano, altrimenti i tratti cileni sulla bambina sarebbero stati troppo evidenti ;)

 

 * Lovely on my Hand - Dorotea Mele & Gabry Ponte - http://www.youtube.com/watch?v=LyUTx928cog

 



Ivi’s Corner:

E con questo capitolo chiudiamo definitivamente la storyline dell’hostess u.u contente?

Kate è stata un mito vero? Adoro quando conduce gli interrogatori!

Posso uscire dal bunker? Perché sto cominciando a parlare da sola e a sentire delle voci... :-/

Un bacione a tutte :-***

Buona serata e buon ferragosto :D

 

A sabato!

 

Ivi87

  

Ritorna all'indice


Capitolo 27
*** # 27 - Bad Day ***







# 27 - Bad Day


 

Meno due settimane a Natale.

Meno dieci minuti alle 7:00 a.m.

Peter si alza piano per non svegliare Alexis.

Quando, la sera precedente, Kate gli aveva telefonato per avvisarlo che si sarebbe fermata a dormire dallo scrittore, Peter si era immediatamente precipitato da lei.

Per fortuna Sandy, la sua compagna di stanza, è tornata qualche giorno a casa.

Le lascia un bigliettino sul comodino ed esce per andare a comprare la colazione.

Cammina veloce, non vuole che lei non lo trovi al suo risveglio.

È il giorno dell’esame e Alexis darà i numeri se non ripassano di nuovo tutto il programma prima delle 15.00.

La caffetteria non è lontana.

Entra, ordina, aspetta, paga e esce.

È così che dovrebbero funzionare le cose.

Semplici e lineari.

Entri, ti siedi, fai l’esame e esci.

Lo deve ammettere. È parecchio nervoso, anche se cerca di non darlo a vedere.

Il suo futuro e quello di sua madre dipendono da questo test.

Ha assolutamente bisogno di sfruttare la laurea per trovarsi un lavoro.

Ma raramente la vita è così semplice e lineare.

Quel pensiero transita nella sua mente quando, uscito dalla caffetteria, trova due uomini ad aspettarlo. Sigaretta in bocca e sguardo minaccioso.

Lo prendono per gli avambracci trascinandolo nel vicolo accanto.

Caffèlatte e brioches sparsi per terra.

I fratelli Sparks bloccano Peter contro il muro.

 

 



“Sbrigati!” Kate sale le scale del suo palazzo di corsa.

Castle ansima mentre cerca di tenere il passo “Guarda che sei tu che sei stata un’ora in bagno!”.

“Io? E tu allora?!” Kate si ferma alla porta ad aspettarlo. Intanto infila le chiavi nella serratura “Mezz’ora per pettinarsi, Castle?”.

Lui si passa una mano sul ciuffo, sorridendo “Lo devo trattare con cura” sussurra, con un sopracciglio alzato.

“Dai, mi cambio e voliamo al distretto” Kate sta per girare la chiave quando si accorge che la porta non era chiusa.

“Castle...stai indietro” con cautela, apre la porta ed entra.

Le lascia fare solo pochi passi e poi, come sempre, lo scrittore la segue.

Il soggiorno è completamente a soqquadro.

I cuscini sono stati gettati a terra. Le sedie rovesciate.

Vetri rotti, fiori calpestati e pozzanghere d’acqua sparsi sul pavimento.

Tutti i cassetti sono aperti e il loro contenuto rovesciato.

Così anche per il frigorifero e gli armadietti della cucina.

“Cosa è successo qui dentro?” esclama Alexis, arrivando alle loro spalle.

Kate è immobile, ferma in mezzo al salotto.

“Non lo sappiamo, siamo appena arrivati” le risponde suo padre.

“La camera” mormora la detective e subito dopo corre a controllare la sua stanza e il bagno.

Mentre padre e figlia si aggirano per casa, attenti a quello che calpestano, Castle domanda “Come mai sei qui?”.

Alexis arrossisce leggermente.

Teoricamente suo padre non sa che Peter ha dormito da lei al campus.

“Sono...venuta a prendere Peter. Colazione, ripasso veloce e poi test finale, ricordi?” una mezza verità non è una bugia completa, ne conviene la ragazzina.

Kate ricompare in salotto “C’è qualcosa di strano” esclama risoluta.

“Trovi?” Castle abbozza un sorriso che però non viene ricambiato.

“Dico sul serio, guardati in torno!” gli dice Kate “È solo disordine! Il televisore è al suo posto, il lettore dvd anche” mentre parla Kate li indica “Il computer, i gioielli, la macchina fotografica...c’è tutto, Castle. Non manca niente!”.

Alexis appare confusa “Cosa significa?”.

“Che stavano cercando qualcosa in particolare” risponde Kate.

“Sì, ma cosa?” aggiunge Castle “La tua pistola? Il distintivo?” domanda, sapendo bene che per un criminale valgono più dell’oro.

Automaticamente, Kate si tocca il fianco.

Grazie al cielo la sera precedente era andata direttamente da Castle, senza passare al suo appartamento.

“Non lo so” ammette la detective “Non toccate nulla, chiamo la scientifica” ma quando afferra il suo cellulare, esita “Peter?” domanda, guardando Alexis “Per fortuna che era da te, ieri sera!”.

La giovane avvampa, sotto lo sguardo sottile di suo padre.

“E va bene, era con me alla Columbia” Alexis sbuffa allargando le braccia.

Castle guarda Beckett “Perché tu sai le cose e non me le dici!!”.

“Perché ti agiti subito” risponde prontamente, Kate.

“Certo che mi agito!” la sua bambina che dorme con un ragazzo... meglio non pensarci ora...prende un respiro profondo “Ok, sono calmo...dov’è ora quel simpaticone del tuo ragazzo?”.

“È uscito a prendere la colazione ma non è più tornato. Ho pensato che, essendo già in strada, avesse deciso di fare un salto qui a cambiarsi, ma non risponde al cellulare e, a quanto pare, qui non c’è...”.

“Riprova” ordina Kate perentoria, mentre chiama il distretto “Espo, venite a casa mia con una squadra della scientifica. No, tutto bene ma qualcuno è entrato qui”.

Quando riattacca, Alexis le conferma che Peter ancora non risponde.

Kate si porta le mani al volto, preoccupata.

“Non è detto che le due cose siano collegate” Castle percepisce i suoi pensieri.

Uno sguardo sottile e scettico lo colpisce in pieno “Davvero? Quante probabilità ci sono?”.

“Sono preoccupata anch’io. In due mesi e mezzo è la prima volta che non mi risponde” concorda Alexis.

“Ok, pensaci bene. Ti è sembrato strano? Sai se si è cacciato in qualche guaio?” domanda Kate, avvicinandosi ad Alexis.

La ragazza sembra sorpresa “No...non penso...non che io sappia almeno...”.

“Me lo devi dire se sai qualcosa. Se è una ragazzata...” la detective viene subito interrotta.

“Te lo giuro!” le risponde seria, Alexis “Non so nulla”.

Kate sospira abbattuta. Avrebbe preferito avere qualcosa su cui lavorare.

Il telefono, in terra accanto ai piedi di Castle, inizia a squillare.

Lo scrittore si china a raccoglierlo. Con un cenno chiede tacitamente a Kate il permesso di rispondere, sperando di evitarle qualche scocciatura in più.

“Pronto” risponde, già pronto a mandare al diavolo qualche gestore telefonico “Si è casa Beckett...oh ma certo signora, gliela passo” Castle copre il ricevitore e sussurra a Kate che al telefono è la madre di Peter.

“Zia Sara” i sensi di Kate si acuiscono. Altra coincidenza?

“No...Peter non c’è adesso...” le dice Kate, omettendo che in realtà non sa dove sia “Posso chiederti una cosa?” attende una risposta affermativa e poi prosegue “Va tutto bene con Peter? È in qualche guaio?”.

A quella domanda, Kate sente la voce della zia che si incrina. Balbetta. Nega.

Zia Sarah, delle tre sorelle Reed, è sempre stata quella che mentiva peggio.

Sin da piccola Kate lo sapeva. Johanna e Judith la prendevano sempre in giro per questo.

“No zia, non mentirmi. Mi sono appena ritrovata l’appartamento sottosopra e Peter è irraggiungibile! Qualunque cosa sia, è ora di parlare!”.

 



 

Peter si ritrova con la schiena bloccata contro un muro e una mano a serrargli la gola.

“Abbiamo aspettato, abbiamo dato fiducia a te e a tua madre, siamo stati comprensivi...e tu ci ripaghi scappando? Non si fa, Peter” esclama il più alto dei due fratelli.

“Grazie per aver dato un nuovo look alle gomme della mia auto, gonfie non mi piacevano” li sfotte Peter, cercando di liberarsi.

“Fai il simpatico, eh? Fuori la grana Reed!” quello alto lo rimette subito al suo posto.

“Ho bisogno di tempo” riesce a malapena a dire, con la gola serrata “Tra poco avrò un lavoro e potrò iniziare a pagarvi”.

I due uomini si guardano e scoppiano a ridere.

“Iniziare a pagarci? Noi però i soldi che vi servivano ve li abbiamo dati subito e ora da bravi ce li dovete restituire.” Esclama il più basso.

“E con gli interessi!” aggiunge l’altro.

“Ma è impossibile!” urla Peter, venendo subito zittito.

“Ascoltami bene. L’unico motivo per cui tua madre non ha tutte le ossa rotte in questo momento è perché è inutile. Una sola cosa di valore avete nella vostra pidocchiosa famiglia. E sappiamo che te la sei portata qui con te! O ce la dai con le buone...” dice lo spilungone.

“...O saremo costretti a fare un’altra visitina alla bella cuginetta poliziotta” conclude l’altro fratello.

Peter sgrana gli occhi.

“Se le avete fatto qualcosa io...” Peter è rosso di rabbia.

I fratelli Sparks gli ridono nuovamente in faccia “A cuccia Rambo, l’appartamento era vuoto e non abbiamo trovato la collana...ma penso che forse la tua amichetta dai capelli rossi sappia dove sia...”.

Con uno strattone secco, Peter si libera della loro presa “Non...” si ricompone velocemente. Non vuole che si fissino su Alexis, vedendolo così protettivo.

“Va bene” esclama, senza altre alternative “Domani andrò a vendere la collana e vi porterò i vostri soldi”.

Il più alto agita l’indice davanti al suo volto “Hai tirato troppo la corda. Ci porti la collana e a venderla ci pensiamo noi”.

“Tra un’ora all’entrata sud di Central Park, da solo e niente scherzi o la Rossa...” precisa l’altro.

Peter deglutisce con forza e i due fratelli lo lasciano andare, soddisfatti del loro operato.

 





Mentre la scientifica rileva le impronte, sotto la supervisione di Esposito, e Ryan tenta di rintracciare il cellulare di Peter tramite il GPS, la detective è all’ingresso del suo appartamento assieme a Castle e Alexis.

“Zia Sarah è completamente andata in paranoia quando le ho detto che Peter non si trova. Non ho capito molto. Ma tra le lacrime ha detto strozzini e collana” spiega quasi atona.

Castle lo sa. Lo vede che si sente in colpa.

“Non lo potevi sapere” le dice, accarezzandole la schiena.

“Dovevo capirlo” risponde scuotendo la testa “Strozzini? Non mi piace per niente, è gente capace di tutto”.

“E prima che arrivasse Peter?” domanda Alexis “Lui e sua madre non hanno mai accennato a nulla?”.

La detective scuote la testa con apprensione.

Alexis non stenta a crederlo. Seppur si frequentino da pochi mesi, le è stato subito ben chiaro quanto orgoglioso e testardo sia Peter.

Il suo incaponirsi sul corso di economia anziché puntare a realizzare il suo sogno di diventare avvocato, professione poco amata in famiglia, ne è una prova.

“E la collana... deve trattarsi della collana di famiglia ma... non la vedo da anni.. io...” Kate si sta agitando e Castle le prende la mano.

“Una cosa per volta. Della collana ce ne parli dopo, torniamo su Peter” propone Richard.

“Non capisco...Vi è sembrato strano ultimamente? Sto cercando di ricordare ma...non mi viene in mente nulla di rilevante” dice la detective.

Castle scuote la testa. Lui è quello che ha trascorso meno tempo con Peter.

Alexis comincia a ripescare tra i ricordi.

Sorride al pensiero del loro primo bacio, tragicamente interrotto da suo padre e Kate.

Ma torna subito seria. Non è quello il tipo di ricordi a cui deve attingere.

Deve concentrarsi per aiutare Peter.

Il silenzio regna sovrano per qualche minuto.

In sottofondo solo il chiacchiericcio degli agenti della scientifica.

“Ci sarebbe una cosa” esclama Alexis, poco dopo “Non sono sicura che serva, però”.

“Non importa, qualunque cosa ci può essere utile” la incoraggia Kate.

“A volte si guardava attorno” inizia la ragazza “Controllava spesso la strada o osservava le persone attorno a noi...all’Old Haunt ad esempio, ma anche in qualunque altro locale... so che non significa nulla normalmente.. ma sapendo della storia degli strozzini...”.

“Era guardingo” afferma Castle.

Kate sembra altrove “Credo... credo di averlo beccato a fissare fuori dalla finestra un paio di volte. Mi ha detto che gli piaceva il quartiere...che stupida...”.

“Non serve a nulla incolparsi” le dice Rick, cercando nuovamente di rincuorarla.

 “C’è un’altra cosa... anche se è assurda...” Alexis guarda insistentemente Kate affinchè capisca.

Molte volte Peter aveva inscenato quel siparietto in presenza di entrambe.

Un sorriso di trionfo spunta sul volto della detective lasciando comprendere a Alexis di essere approdate sullo stesso ricordo.

“Il freezer!!” esclamano entrambe mentre raggiungono la cucina.

Castle le segue, senza capire.

Le due spargono sul bancone e sui ripiani tutto il contenuto del piccolo freezer.

Surgelati, qualche gelato, una bottiglia di Vodka e gli stampini dei cubetti.

“È vuoto?” domanda Castle.

Kate sta praticamente esaminando ogni centimetro del refrigeratore.

“Vuoto” sussurra abbattuta.

“Eppure stava sempre qui appiccicato” sbotta Alexis “Non sono mai riuscita ad avvicinarmi!”.

Vedere le due donne più importanti della sua vita soffrire in quel modo è insopportabile per Castle.

Si sente impotente. Non sa come aiutarle.

Può solo immedesimarsi. Fare come suo solito e pensare da romanziere.

Se volesse nascondere qualcosa nel freezer dove lo metterebbe?

Lo strato di ghiaccio alle pareti dell’elettrodomestico suggerisce a Castle che Kate non lo sbrina da secoli.

Ok, questo dettaglio non aiuta.

Osserva il contenuto sparso sul bancone.

Piselli surgelati? Bistecche? Nessuno di questo è un nascondiglio.

‘Io cosa farei?’ si ripete nella testa.

“Beckett” Ryan la chiama e lei e Alexis escono dalla cucina, sperando che il detective abbia rintracciato Peter.

Castle resta accanto al freezer, pensando risoluto.

‘Dove nasconderei qualcosa di importante? Di prezioso’.

E poi l’improvvisa illuminazione.

Blocca lo scarico del lavandino con il suo tappo e apre l’acqua calda.

Mentre attende che la temperatura si alzi, volge lo sguardo verso Ryan, anche lui curioso di avere notizie.

“Ci è voluto un po’ ma il GPS ha rilevato la sua posizione. Dalla centrale mi stanno inviando l’indirizzo” e infatti dopo qualche secondo un bip li avverte dell’arrivo di un sms.

“Eccolo” Ryan lo legge immediatamente “L’indirizzo è...” si blocca, stupito.

“L’indirizzo è??!!!” ruggisce Kate.

Dei passi arrivano dall’ingresso dall’appartamento “Casa tua” esclama Peter, entrando.

 


* Bad Day - Daniel Powter - http://www.youtube.com/watch?v=RmNTAvnSais

 



Ivi’s Corner:

Avete letto bene? Peter è rientrato in casa, quindi niente minacce, ok?

Sta bene... per ora... muahahahahahahahahahahah

Adoro mettervi in ansia o depistarvi, tanto quanto adoro Castle che ci resta secco ogni volta che la sua bambina... beh... si composta da donna!!! :-p

I l bunker x sicurezza non l’ho ancora venduto...

 

A martedì sera!

 

Ivi87

  

Ritorna all'indice


Capitolo 28
*** # 28 - Family Tree ***




# - 28 – Family Tree

 

 

“Peter Damon Reed!!!” tuona Beckett, non appena lo vede.

Il giovane alza le mani in segno di resa “Ouch, addirittura il nome completo”.

“Sono lieta di sentire che hai tanta voglia di scherzare, io invece non ne ho per niente!”.

Ogni agente all’interno dell’appartamento ammutolisce e fissa la detective.

Esposito si schiarisce la gola “Hum... bene, se con i rilievi avete finito potete andare...”.

La Scientifica raccoglie i propri strumenti e abbandona l’appartamento.

Normalmente, Peter non si lascerebbe sfuggire l’occasione di una bella battuta sui CSI appena usciti, ma per adesso preferisce evitare.

Kate è già abbastanza alterata.

“Vi lasciamo soli?” azzarda Ryan.

“No, restate” lo ferma immediatamente Kate “Se è grave quanto credo è meglio se sentite anche voi”.

“Allora?” domanda sgarbatamente a suo cugino.

Peter temporeggia “Quanto sai?”.

“Ho parlato con tua madre” gli risponde Kate.

“Merda!” esclama con uno sbuffo lui “Mamma è una pessima bugiarda!”.

“A differenza di te!” lo incalza Beckett “Sei qui da due mesi e mezzo e ti sei scordato di menzionare il fatto che sei braccato dagli strozzini?!!” ad ogni parola il tono di Kate aumenta di un’ottava. 

“Speravo di riuscire a cavarmela da solo senza coinvolgere nessuno” ammette Peter, con sguardo basso. Il caos di quell’appartamento è la prova che aveva fallito.

“Cavartela da solo?! E se ti fosse successo qualcosa? Se i soldi non fossero bastati? Ci hai pensato?” Kate è furente “Dannazione sono un poliziotto! È il mio lavoro! E se questo non bastasse, sono tua cugina, sono la tua famiglia! Avresti potuto morire per il tuo maledetto orgoglio!” lo rimprovera duramente.

Peter fa un passo avanti verso di lei “Senti chi parla di orgoglio, Kate! A malapena abbiamo saputo che ti hanno sparato l’anno scorso! Non hai nemmeno voluto che ti venissi a trovare! Tu non muovi un passo che non sia dettato dall’orgoglio e vieni a fare la ramanzina a me? Siamo Reed, ce l’abbiamo nel DNA l’orgoglio!!” sbotta tutto d’un fiato.

Il volto di Kate si contrae, colpito da quella verità.

“Sì, mamma si vergognava della nostra situazione. E io pure! Volevamo cavarcela da soli” Peter lentamente si calma, raccoglie una sedia e si mette a sedere “All’inizio il debito era minimo. Lo stipendio di mamma bastava, ma poi gli interessi sono aumentati e nè lei nè i miei piccoli lavoretti erano più sufficienti. Poi con i miei ottimi voti sono riuscito ad ottenere una borsa di studio per il corso alla Columbia”.

Kate lo lascia parlare, ascoltandolo con attenzione.

“Mamma era così contenta. Lei adora Economia. Abbiamo pensato che con una laurea breve sarebbe stato più facile trovare un impiego fisso e sicuro per ricominciare a ripagare i fratelli Sparks. Ovviamente l’incidente non era minimamente previsto” alza distrattamente le spalle “E nemmeno...” lascia cadere la frase sorridendo ad Alexis.

“Hanno fatto del male a Zia Sarah?” domanda Kate, una volta calma.

Peter scuote la testa “Ho fatto ben intendere che gestisco tutto io e che ho in mano io la situazione. Ho venduto tutto quello che potevo fino a che non è rimasta solo la collana di famiglia. Ti giuro che non so come abbiano fatto a saperlo”.

Esposito prende la parola “Gli strozzini sono bravi in questo. Se la collana di cui parli è veramente di valore ci sarà di sicuro un certificato di proprietà o una garanzia di originalità. L’hanno saputo in questo modo” spiega il detective.

“Di che cosa si tratta?” domanda Castle, ancora appoggiato al lavello della cucina mentre, con attenzione, inizia a far scivolare qualche cubetto sotto il getto di acqua calda “La collana intendo...ne hai parlato anche prima”.

“È una montatura d’oro bianco con incastonati tre piccoli diamanti di pochi carati. Apparteneva al mio bisnonno. Lavorava in una miniera di diamanti in Virginia” racconta Kate.

Peter si affianca “Quando nacquero le sue tre nipoti decise di far fare una collana con un diamante per ogni bambina che sua figlia diede alla luce”.

Castle smette momentaneamente di badare al ghiaccio “Judith, Johanna e Sarah” sussurra, preso da quella storia.

“Già” annuisce Kate “Gliela dovevi dare” si volta poi verso Peter “Capisco perché l’hai voluta salvare ma avresti dovuto dargliela subito e ripagarli del debito, dato che di chiamare me o la polizia non ne avevi la minima intenzione”lo rimprovera comunque.

“Te l’ho detto, volevo cercarmi un lavoro! La collana sarebbe stata la mia ultima spiaggia. Gliel’avrei consegnata solo se non ci fosse stata alternativa”.

Castle fissa il ghiaccio sciolto e poi immerge altri cubetti.

“Peter” Kate si siede accanto a lui “E’ solo una collana. È un oggetto e basta. Ti saresti risparmiato un mucchio di guai”.

Suo cugino la guarda con dolcezza “Se è solo un oggetto e basta perché il diamante di Zia Johanna lo porti sempre con te?”.

Kate istintivamente si tocca il petto. Sotto la maglia sente l’anello di sua madre, che porta sempre al collo. Vero, lei poteva capirlo meglio di chiunque altro.

“L’anello di tua madre fa parte della collana?” chiede stupito Castle.

“Sì” Kate si volta verso di lui “I miei genitori lo separarono dalla collana per farne un anello di fidanzamento. Sarebbe dovuta essere la sorte anche delle altre due pietre ma zia Judith è morta giovane e zia Sarah non si è mai sposata”.

“Oh” esclama Castle tornando a guardare l’acqua “Per questo qui su fondo del lavello ce ne sono solo due”.

Alexis si volta di scatto e raggiunge il padre “Wow” esclama guardandoli brillare.

“Beccato! Molto bravo writer!” scherza Peter.

Beckett si copre il volto con le mani, allibita “Hai congelato due diamanti!!”.

“Lo so, sono un genio! In verità l’ho visto in un episodio di Murder, She Wrote ed è molto meglio di dove li ho dovuti tenere prima di venire qui” tutti lo fissano incitandolo a parlare “Nell’astuccio delle penne, nello zaino”.

“Ti prego, sorvoliamo” Kate si alza e toglie i due diamanti dall’acqua “Quand’ è stata l’ultima volta che hai visto i fratelli Sparks?”  domanda rotolando quei due sassolini tra le mani mentre Castle leva il tappo dal lavello e lascia scorrere l’acqua nello scarico.

“Mi hanno fatto una simpatica visitina giusto poco fa” racconta passandosi automaticamente una mano sul collo, come se sentisse ancora la loro morsa addosso “Vogliono la collana tra un’ora. Anzi, dopo questa bella chiacchierata, sono diventati quaranta minuti”.

L’attenzione di tutti è di nuovo concentrata su di lui “Devo portargli la collana all’entrata sud di Central Park”.

“No!” Alexis gli va in contro “È troppo pericoloso!”.

“Alexis ha ragione” concorda Beckett “Andrà uno di noi” dice indicando sé stessa, Ryan e poi Esposito “gli tenderemo un’imboscata”.

Peter scuote la testa con violenza “Devo essere io a farlo, se non mi vedranno...”.

“Se non ti vedranno?” ripete Kate.

Peter sospira. Una parte di lui vorrebbe ancora cavarsela da sola e lasciarli fuori da tutto quel casino “...hanno minacciato te e Alexis. Mi hanno tenuto d’occhio e sanno di voi”.

“Cosa?!” sbotta Castle “No,no, questo non lo posso permettere” esclama stringendosi la figlia contro il petto e guardando con preoccupazione Kate.

“Nemmeno io! Per questo non volevo dire niente!” ribatte Peter.

“Ragazzi, il tempo scorre” constata Kate, guardando l’orologio “Dobbiamo escogitare un piano!”.

“Io ci devo andare, voi fate come vi pare ma devo essere io ad effettuare lo scambio” mormora Peter con decisione, sparendo in camera da letto.

Lo zaino è rovesciato a terra ma per fortuna i fratelli Sparks non sono stati abbastanza furbi da frugare tra le cose dell’università.

La collana, spoglia dei suoi tre diamanti è ancora al sicuro nel suo astuccio.

La stringe tra le dita e ritorna dagli altri, mostrandola.

“Li ho fatti separare dalla montatura per poterli nascondere meglio” spiega Peter “Ma ora devo consegnare tutto assieme” prende i diamanti dalle mani di Kate e li posa sul bancone della cucina assieme alla catenina “Ce l’hai un sacchettino?”.

Beckett gli porge un piccolo involucro di velluto “Metti tutto qui”.

Ora che la scientifica ha fatto il proprio dovere, sgombrano il tavolo e riposizionano tutte le sedie.

“Coraggio” Beckett prende in mano la situazione “So che non è un caso di omicidio e che non dovremmo occuparcene ma, se siete d’accordo, direi di chiudere questa storia una volta per tutte” prende il sacchetto dalle mani di Peter e lo posa al centro del tavolo “Parlerò con la Gates, le dirò che siamo fuori per un’indagine”.

Senza neanche lasciarla finire, Ryan e Esposito si siedono, pronti ad escogitare un piano.

“Castle, credo che dovresti portare via Alexis” propone Kate.

Peter prende la mano della ragazza “Sono d’accordo, ti voglio al sicuro”.

“No, voglio venire con te!” ribatte Alexis “Non me ne starò a casa senza far niente”.

Forse, per la prima volta, capisce veramente perché suo padre non può fare a meno di seguire i casi di omicidio con Kate e saperla al sicuro.

“E io non posso farlo se non so che starai bene!” Peter la prende per le spalle “Ti prego vai a casa” la implora.

Alexis lo guarda in quegli occhi verdi luccicanti “Ok” sussurra ancora poco convinta “Ma ad una condizione” si volta verso suo padre “Voglio che tu resti qui ad aiutare. Sarò più tranquilla se saprò che c’è tutta la squadra al completo con Peter”.

“Ma tesoro...” cerca di protestare Castle.

Alexis lo abbraccia “Ti prego” lo supplica stringendolo forte.

“Ok, ma resta in casa e aspettaci lì!” le ordina Castle.

“Va bene” Alexis bacia Peter “Stai attento!” si raccomanda e poi esce dall’appartamento.

Ora anche Peter, Kate e Castle si siedono attorno tavolo.

“Grazie ragazzi” dice Peter guardandoli con immensa gratitudine “Allora ditemi, cosa devo fare?”.  

 

 * Family Tree – Matthew West - http://www.youtube.com/watch?v=LlqH5-T9WtI

 

 

Ivi’s Corner:

 
Non credo di dovervi spiegare da dove venga il nome Damon... ma se proprio non lo sapete chiedetemelo pure :D

Che ne dite del confronto tra i due cuginetti? Il bue che da del cornuto all’asino ahahahahahah chi sarà il più orgoglioso della famiglia Reed??

E finalmente abbiamo sciolto sti benedetti cubetti di ghiaccio e vi posso confermare che Peter ha ragione u.u in un caso de “La signora in giallo” il colpevole nascondeva delle pietre preziose negli stampini del ghiaccio! Geniale!!

 

Ed ora preparatevi tutte per andare all’appuntamento con i F.lli Sparks, ci troviamo sabato pomeriggio all’entrata sud di Central Park :-p

 

A presto!

 

Ivi87

  

Ritorna all'indice


Capitolo 29
*** # 29 - Come and find me ***





# 29 - Come and find me

 

 

Esposito e Ryan scendono dall’auto di Kate e vanno a mettersi in posizione.

La detective resta sola con Castle e Peter “Te la senti?” chiede al cugino, prendendogli una mano.

“Vado, consegno i diamanti e torno” riepiloga Peter telegraficamente “Niente casini, te lo prometto” aggiunge poi.

Beckett accenna un piccolo sorriso e stringe la presa per rassicurarlo.

“Scusa per prima” parla di nuovo Peter “Non dovevo alzare la voce con te”.

“Non preoccuparti, avevi ragione” risponde Kate “Non sono la più indicata a fare una paternale sull’orgoglio o sul chiedere aiuto” ammette con rammarico.

“Naaaa sei molto migliorata! Si vede da un kilometro di distanza!” Peter disegna un’immaginaria lunghezza nello spazio dell’abitacolo e poi le sorride “Reazione post scoperta di un possibile ‘hostess baby’ a  parte”.

Castle sgrana gli occhi e mitiga l’imbarazzo con un colpetto di tosse.

Beckett sorride e scuote malinconicamente la testa “Già, non è stato uno dei miei momenti migliori”.

Il suo cellulare lampeggia “I ragazzi sono appostati” spiega Kate, leggendo il messaggio.

Peter sospira rumorosamente, facendosi coraggio, e scende dall’auto.

Hanno parcheggiato a distanza di sicurezza dall’entrata sud di Central Park, in modo da non dare nell’occhio.

“Cammina tranquillamente, intesi? Noi ti seguiamo qualche metro più in là” Kate si sistema la coda di cavallo e il berretto da baseball che indossa. Poi solleva il colletto del cappotto per coprirsi meglio il volto e vede Castle fare lo stesso.

Da una leggera pacca sulla spalla di Peter “Pronto?”.

“Pronto!”.

 Peter si avvia verso il luogo di incontro stabilito con i fratelli Sparks.

Ha il cuore a mille, passo dopo passo, con la speranza di risolvere una volta per tutte quella situazione e la paura che possa succedere qualcosa a Kate.

Non se lo perdonerebbe mai.

Anche se sa che è la migliore nel suo lavoro non riesce a non preoccuparsi per lei.

La presenza dello scrittore lo rassicura un po’.

A detta di tutti non c’è nulla che quei due non riescano ad affrontare insieme e per quello che ha potuto vedere, era vero.

Prima Josh e Madison, poi Jacinta e adesso questo.

Il cuore sobbalza non appena raggiunge l’entrata sud.

Si guarda attorno in cerca dei due fratelli.

“Bene bene” annuncia una voce alle spalle di Peter “Sei venuto” un uomo alto e smilzo sorride maleficamente.

“Jonathan” mormora il ragazzo cercando con gli occhi anche l’altro fratello “Dov’è Steven?”.

L’uomo non smette di sorridere “Aveva da fare” risponde “Io non ti basto?”.

“S-si…” balbetta Peter, cominciando a sudare.

 

 

 

“Dannazione!” borbotta Kate, tra le braccia di Castle.

“Abbassa la voce, siamo una coppietta in intimità se vuoi fare la fidanzata litigiosa non possiamo stare abbracciati” la sgrida bonariamente Castle.

“Non è il momento!” lo rimprovera lei, posandogli una mano sul volto e costringendolo a voltarsi verso Peter.

“Oh” esclama lo scrittore “Ce n’è solo uno”.

“Già! Dobbiamo arrestarli entrambi! Se ce lo lasciamo sfuggire si vendicherà su Peter o zia Sarah”.

Castle la stringe forte, ma non per portare avanti la recita “Ce la faremo” le sussurra all’orecchio “Probabilmente l’altro fratello è qui intorno, pronto ad intervenire se Peter intendesse giocare loro qualche brutto scherzo”.

“Ad esempio presentarsi con la polizia?” mormora ironica Kate, con i nervi a fior di pelle.

“Si, qualcosa del genere…” ammette Castle.

Il telefono di Kate vibra con insistenza “Espo dimmi…sì abbiamo visto… aspettiamo e vediamo se arriva anche l’altro fratello…non perdeteli di vista e se si spostano seguiteli!”.

 

 

 

Jonathan Sparks si siede tranquillamente su una panchina e con la mano indica a Peter di imitarlo.

Kate è stata chiara. Avrebbero dovuto arrestarli entrambi in flagranza di reato.

Così non va affatto bene. Deve guadagnare tempo.

“Non vi ho mai visti separati, vi credevo siamesi” Peter si siede accanto a lui e cerca di farlo parlare.

“A volte le circostanze dividono le persone” commenta Jonathan.

Peter lo guarda storto “L’hai letta nelle frasi dei cioccolatini?”.

“Ti piace fare lo spavaldo vero? E se ti dicessi che i diamanti non mi bastano più? Gli interessi salgono velocemente…”.

“Mi prendi in giro? Il nostro accordo riguardava solo i diamanti!” sbotta Peter.

“Shhhh” Jonathan gli fa cenno con la mano di abbassare la voce “Non vorrai che ci sentano tutti” risponde divertito.

“Non se ne parla! La collana è l’unica cosa di valore ho!” replica Peter, esasperato.

Sta andando tutto storto.

Prega affinchè arrivi in fretta il momento dell’arresto. Poco male se c’è solo uno dei due fratelli.

“Sei un ragazzo in gamba, Peter, l’intraprendenza non ti manca. Qualcosa ti inventerai” lo incoraggia Sparks “Oppure puoi sempre rapinare una banca!” Jonathan ride di gusto per poi proseguire “Forse ti serve solo un incentivo adeguato” si alza e muove solamente qualche passo in avanti in attesa che il ragazzo lo segua.

 

 

 

“Si muovono” sussurra Ryan, ben nascosto dietro ad uno scivolo per bambini.

Espo, dietro ad un albero, poco distante, si sporge appena:“Li vedo” conferma e con un cenno della testa indica anche Castle e Beckett, una ventina di metri dietro a loro, che camminano mano nella mano, pedinandoli.

“Andiamo” Kevin si sposta con destrezza, cercando di restare sempre coperto da alberi, statue, fontane o chioschetti del caffè.

Javier si muove altrettanto fluidamente, sperando che il fratello mancante non sia nei paraggi e si accorga di loro.

Peter e Sparks procedono lungo il sentiero ciottolato.

Ryan nota che l’uomo tiene una mano ben premuta sulla schiena di Peter, costringendolo ad avanzare e, allo stesso tempo, agevolando un possibile strattonamento alla maglia del ragazzo, se avesse tentato di fuggire.

Espo chiama Beckett non appena vede che i due non seguono più il percorso prestabilito del parco “Come procediamo?”.

“Io e Castle non possiamo più seguirli, sarebbe troppo strano, se ne accorgerebbe subito” risponde Kate “Voi li vedete ancora?” domanda infine, con agitazione.

“Affermativo” Esposito vede Sparks guardarsi attorno un paio di volte prima di spintonare in avanti Peter “Si dirigono verso…” lui e Rayan si spostano un po’ per vedere meglio “…il capanno degli attrezzi per la manutenzione del parco”. 

 

 

 

Jonathan spinge Peter tenendolo ben saldo per la maglia.

Afferra la maniglia e tira con forza la pesante porta “Ti ricordi quando ho detto che Steven aveva da fare?” con uno spintone lo fa entrare nel capanno e richiude immediatamente la porta.

Peter cade rovinosamente a terra, ma è solo quando alza gli occhi che sente veramente male.

Alexis è legata e imbavagliata con un coltello puntato alla gola.

“Te l’avevo detto che a volte le circostanze dividono le persone”.

 

 

* Come and find me – Josh Ritter -  http://www.youtube.com/watch?v=OEfGZgJDZKA

 

 

Ivi’s Corner:

Ma se ti dicono di andare a casa, vai a casa no??? Ahahahahah

Tutta figlia di suo padre, proprio u.u xD

Non gliene va mai bene una a sti qua! >.<
Io non c’entro, sono lore che si mettono nei guai :p

 

Resistete fino a martedì sera!

 

Buona serata e buona domenica :-***

 

Ivi87

  

Ritorna all'indice


Capitolo 30
*** # 30 - For you ***





# 30 – For you

 


Peter si sente mancare.

Un dolore indescrivibile al petto minaccia di farlo crollare a terra in ginocchio.

Serra i pugni, invece, cercando di mantenere il respiro controllato.

“Sorpresa” sussurra Steven, con un sorriso malefico.

“Che bisogno c’era!” il tono rabbioso di Peter tradisce il suo intento di mantenere il controllo “Sono qui con la collana! Lei cosa c’entra?!!”.

I due uomini si mettono a ridere.

“Ehi Jon, crede che siamo stati noi!” sputa fuori con un ghigno Steven. 

Jon scuote la testa “Ha fatto tutto da sola” l’uomo prende Alexis per il mento “L’abbiamo trovata che gironzolava qui intorno”.

Alexis vorrebbe scuotere la testa per togliersi quella mano dal volto, ma farlo le procurerebbe solo un lacerante taglio alla gola.

“Non è un amore? Era preoccupata per te!” insiste Jonathan.

“Lasciatela andare!” ordina Peter “Ora sono qui e ho con me la collana!” esclama mostrando loro il sacchettino che la contiene.

“Sarebbe scortese mandarla via visto quanto era desiderosa di partecipare” continua Jonathan, viscidamente, mantenendo la presa della lama sotto il mento della ragazza.

“Il debito è aumentato Peter” pronuncia Steven, pacato “Ci hai fatto perdere la pazienza e ora ci serve un incentivo per assicurarci che tu paghi”.

“E se non riuscissi a trovare i soldi?” domanda cercando di guadagnare tempo, sperando che Kate riesca ad avvicinarsi abbastanza da vedere anche il secondo fratello all’interno del capanno.

La lama luccica contro la gola di Alexis “Meglio non scoprirlo mai, non credi?” sibila Jonathan.

 

 

 

“Procedi” ordina Beckett, coprendo distrattamente la bocca e il cellulare con il bavero della giacca.

Esposito obbedisce.

Si allontana dal suo partner e si pone contro un lato del capanno.

Ryan resta nascosto, poco distante, pronto a coprirgli le spalle se necessario.

Castle e Beckett si avvicinano lentamente, continuando a fingersi una normale coppietta.

Avanzano quanto basta per non destare sospetti, si appoggiano ad una transenna e tengono sotto controllo la porta di legno del piccolo fabbricato.

Espo striscia lungo una parete e con cautela sbircia attraverso all’unica finestra esistente.

“Beckett, ci sono entrambi” sussurra Javier, al cellulare.

La detective rilascia un respiro di sollievo “Peter sta bene?”.

Javi osserva il ragazzo, in piedi accanto a Steven “Confermo” Espo lo vede guardare insistentemente in basso nervosamente, ma non riesce a capirne il motivo.

L’altro fratello gli blocca la visuale.

“Aspettate” mormora Espo “C’è qualcosa che non va”.

Castle e Beckett si allarmano “Cosa?”.

L’ispanico si sposta di scatto, assottigliandosi alla parete.

“Tutto bene?” domanda Kate, avendo assistito alla scena.

Esposito annuisce in direzione di Ryan, tranquillizzandolo, e risponde a Beckett “Sì, ora riprovo”.

Jonathan è ancora vicino alla finestra, ma fortunatamente è voltato di spalle.

L’ispanico individua nuovamente Peter. Posa gli occhi su di lui per qualche secondo finchè non riesce ad incrociare il suo sguardo.

Peter cerca di dirgli qualcosa con gli occhi. Indica di nuovo in basso.

I due uomini stanno parlando.

Steven svuota sul palmo della mano  il contenuto del piccolo sacchettino attirando l’attenzione anche del fratello.

Spostandosi, Jonathan permette una migliore visuale ad Esposito.

“Merda!” esclama al telefono “Abbiamo un problema!”.

Castle vede il volto di Beckett sbiancare.

“Cosa succede?” le domanda.

Kate apre le labbra ma non riesce a dire nulla, cosa che spaventa lo scrittore.

Lei cerca il contatto visivo “Castle...”.

Richard la scruta. Sono poche le cose che riescono a sconvolgerla così “Si tratta di Peter?” domanda, quindi.

Beckett scuote la testa “Hanno Alexis”.

Castle si accascia sulla transenna, improvvisamente svuotato.

“Dobbiamo...dobbiamo entrare... dobbiamo...fare qualcosa...” sbiascica terrorizzato.

“Lo faremo” lo tranquillizza immediatamente Kate “Lo faremo, ma non possiamo entrare allo sbaraglio, sei d’accordo? Non possiamo rischiare, non sappiamo nemmeno se sono armati”.

“Avremmo dovuto dirlo alla Gates e chiamare i rinforzi!”

Kate annuisce “È vero, avremmo dovuto, ma non sapevamo quanto fosse grave la situazione fino a questo momento”.

“Lo so ma...” Castle respira faticosamente “Dovrebbe essere a casa... che ci fa qui?”.

Beckett gli sorride dolcemente incatenando i loro sguardi.

Se c’è qualcuno che può capire perché Alexis abbia messo in pericolo la sua stessa vita pur di non lasciare solo Peter, sono loro due.

“Tutta suo padre” sussurra abbattuto. La capisce, certo, ma è comunque spaventato.

   

 

 

Steven guarda quelle due piccole rocce luminose con occhi sgranati.

Le sfaccettature, il taglio, la brillantezza.

Certo, non erano di immenso valore, ma per essere dei piccoli ricettatori, avevano appena trovato una fortuna.

Constatò che anche la montatura era pregiata.

Un momento.

“Che diamine significa?” sbraita fissando la collana “Qui ci sono solo due diamanti, ma la montatura è fatta di tre spazi vuoti!”.

A quelle parole Jonathan lascia perdere Alexis “Tu! Piccola carogna!!” si fionda su Peter passando davanti alla finestra.

In quel preciso istante il calcio di una pistola rompe il vetro.

D’istinto, Jonathan si volta, prendendosi un sonoro cazzotto sul naso.

Contemporaneamente la porta si spalanca quasi addosso a Steven, il quale riesce a schivarla ma non può fare nulla per evitare che il detective Ryan gli si scagli addosso.

Beckett e Castle sono subito dietro di lui, seguiti poi da Espo che si massaggia le nocche doloranti.

Con lo sguardo cercano Peter. Lo trovano accucciato addosso ad Alexis, a mo di scudo.

Kate si china su di lui, cingendogli le spalle “Ehi, è tutto finito ora”.

Ryan sta ammanettando Steven quando quest’ultimo vede la catenina di Kate penzolarle al collo.

Con un secco strattone  si libera della presa di Ryan e allunga il braccio verso di lei “Quello dovrebbe essere mio!!” urla fissando l’anello con occhi vitrei.

A Beckett sembra come se stesse succedendo tutto al rallentatore. Fotogramma per fotogramma.

Un secondo prima vede Sparks scagliarsi verso di lei, con il braccio teso verso il suo collo.

Un secondo dopo è completamente sovrastata dal corpo di Castle.

Quello successivo ancora Castle è piegato in due per il colpo ricevuto e Ryan sta nuovamente tentando di ammanettare Steven.

“Castle! Stai bene?” Kate gli prende il volto tra le mani “Guardami! Stai bene?”.

Lo scrittore tossisce più volte “È solo... un pugno nello sterno... fammi riprendere fiato...”.

Kate sospira, sollevata. Poi parte all’attacco “Quando la smetterai di farmi da scudo umano! Vuoi proprio farti ammazzare!” grida arrabbiata.

Lui non risponde, ma le sorride meglio che può.

Le persone fanno sempre cose pazze, quando sono innamorate” esclama Peter all’improvviso.*

Le due coppie si guardano negli occhi, scambiandosi sguardi d’intesa, consci di quanto si possa rischiare per amore.

E loro quattro ne sono la prova vivente.

 

 

*Sono troppo grande per i cartoni Disney? No! Non credo proprio! Guardatevi Hercules e ritroverete  questa meravigliosa frase <3

 
 

* For you – The calling - http://www.youtube.com/watch?v=0G18uJhZLr8

 

 

 

Ivi’s Corner:

Posso ufficialmente uscire dal bunker o aspettate di leggere i prossimi (e ultimi) 4 capitoli?
io ve lo dico sempre di fidarvi di me u.u

Peter fa scudo ad Alexis, Castle si prende un pugno per Kate... ah l’amour!!! <3 <3

 
Bon, ci vediamo sabato! Non dimenticate che i due giovincelli hanno un importante esame da dare!! ;-)

 
Un bacione!

 
Ivi87

  

Ritorna all'indice


Capitolo 31
*** # 31 - Celebrate ***


# 31 - Celebrate

 

 

Alexis posa la penna soddisfatta di sé.

Il gesto è accompagnato da un leggero sospiro di sollievo.

Dopo l’arresto dei fratelli Sparks, la corsa al distretto e le varie deposizioni, aveva creduto di non riuscire a dare l’esame.

Che cosa avrebbe potuto dire al professor Vaughn?

‘Mi scusi ma questa mattina sono stata tenuta in ostaggio’?

A questo punto la scusa del cane che si mangia i compiti sarebbe stata più credibile.

Solleva gli occhi e osserva Peter.

Scrive come un forsennato.

Finalmente è arrivato il suo momento.

Nonostante non sia più questione di vita o di morte e i suoi strozzini siano dietro le sbarre, ora tutti i suoi sacrifici verranno ripagati.

Sorride nel vedere quel musetto concentrato sul test, poi si alza e consegna il proprio.

Di solito quando finisce un esame prima del tempo prestabilito, si rifugia in biblioteca ad aspettare i suoi compagni.

Anche questa volta si dirige verso la grande stanza ricolma di libri, di avventure, di storie d’amore, di tragedie e di lieti fine.

Osserva tutti quei racconti pensando che forse un giorno qualcuno potrebbe scrivere la loro storia.

La sua e di Peter.

Non è riuscita a stare lontana dal suo amato, a costo di cacciarsi nei guai.

Sa benissimo di essere stata un’irresponsabile.

Castle gliel’ha ripetuto per tutto il tragitto dal distretto all’Università.

Ma non può fare a meno di pensare di avere fatto la cosa giusta.

Ora capisce meglio quello che deve provare suo padre ogni volta che Kate è in pericolo.

Dopo aver sfogliato qualche volume, Alexis vede una ragazza che sta per riconsegnare un grosso libro.

Quando le passa accanto, nota il titolo sulla copertina e blocca immediatamente la sua coetanea.

“Ti dispiace?” le domanda indicandole il libro.

La ragazza acconsente senza problemi e le lascia il tomo.

Il significato dei nomi recita la copertina.

Si siede ad un tavolo e, memore di quanto detto da Kate quella mattina, sfoglia velocemente le pagine sino alla lettera D.

 

Damon: riprende il nome greco di tradizione mitologica Δαμων (Damon), derivato dal verbo δαμαω (damao), "domare", "addomesticare".

 

Ride sommessamente.

Addomesticare Peter? Quando mai!

“Uhhh fa vedere?!!” il diretto interessato compare alle sue spalle, cingendole la vita e sbirciando da sopra la sua spalla “Addomesticare??!!”.

Ora Alexis ride apertamente “E tu che sfottevi Ashley per il suo nome!”.

Peter arriccia il naso “E come mi sarei dovuto chiamare, Carmelo?” sbuffa imbronciato.*

“Non mettere il muso, sono io quella che dovrebbe essere arrabbiata” Alexis si fa più seria “Non mi nascondere mai più nulla!”.

Peter capisce immediatamente che sta parlando dei suoi problemi economici “Hai ragione. Te lo prometto”.

“Stai per tornare nel South Carolina da tua madre, ci aspettano mesi di telefonate, sms e video chat. So bene che ognuno ha i suoi piccoli segreti ma la sincerità deve essere la prima cosa, soprattutto se ti metti nei guai, o possiamo anche chiuderla qui” esclama Alexis, esternando i suoi pensieri.

“Lo so, te lo prometto, niente più segreti” mormora serio, poi un sorrisetto furbo spunta sulle sue labbra “A meno che non voglia farti una sorpresa”.

La ragazza resta spiazzata “Beh...ok, ma solo in quel caso!”.

“Tutto quello che vuoi angelo mio” le risponde baciandola.

Il cellulare di Peter interrompe il loro momento “Dannati cosi!” borbotta contrariato ma quando vede il nome sul display, un sorriso sboccia spontaneo.

 

 


“Avranno finito ormai, no?”.

Kate scuote la testa divertita “È la quinta volta che me lo chiedi, Castle. Quando avranno finito verranno subito qui!”.

Lui annuisce ma il suo volto resta preoccupato.

Sono seduti fianco a fianco sul divano di Kate, in attesa che i due giovani tornino a casa.

Dopo la ramanzina della Gates, Beckett si era scusata invano.

Il capitano l’aveva mandata a casa per il resto della giornata lasciando a Ryan e Espo l’incombenza delle scartoffie.

Quello che all’inizio le era sembrato un castigo ora le sembra quasi una buona azione.

Castle appare parecchio provato e Kate è grata di poter passare il pomeriggio con lui.

Posa una mano sopra la sua sapendo bene cosa deve aver provato Rick quando Alexis era in pericolo , poiché era lo stesso che aveva provato lei nei confronti di Peter benché il ragazzo non fosse suo figlio.

“Ti capisco se sei arrabbiato con Peter” sussurra Kate.

Castle si volta verso di lei senza dire nulla, così lei prosegue “Alexis ha rischiato la vita per colpa di mio cugino” abbassa lo sguardo “Per colpa della mia famiglia”.

Veloce, le accarezza una mano, prima che quegli occhi verdi e lucidi possano intristirsi ancora di più “Alexis si è messa nei guai da sola quando mi ha disubbidito. Hai sentito cosa ha detto?” Kate annuisce ripensando a poche ore prima, dopo averla liberata “Doveva stare vicino a Peter e non restare a casa a domandarsi se tutto stesse andando bene. Se l’avessero ferito o peggio” le ricorda Castle.

“Ti dice nulla questa cosa?” insiste lo scrittore.

Kate accenna un debole sorriso “Noi avremmo fatto lo stesso” ammette.

“Non faccio di certo i salti di gioia ma non posso punire mia figlia, o odiare tuo cugino, per una cosa che io e te facciamo in continuazione”.

Kate sorride a quelle parole. Da quando lavorano fianco a fianco si sente più sicura, anche quando le cose vanno così male da non vedere una via d’uscita.

Come quella volta con la tigre.

“Parliamo di qualcos’altro finchè non arrivano?” propone Kate infine, stringendosi di più nel suo abbraccio.

“Io avrei una curiosità da togliermi” esclama lui “Cosa sai degli Esplanie?”.

Kate scuote leggermente la testa, appoggiata sulla sua spalla “Dobbiamo proprio dare uno ship name a tutti?”.

“No, non a tutti. Esplanie viene naturale come bere l’acqua! Pensa a Ryan e Jenny poveretti”.

Inevitabilmente, la detective si ritrova a pensarci davvero.

Per diversi secondi però, non riesce a trovare nessuna combinazione decente.

“Visto? Quindi, tornando agli Esplanie... Credevo che vedere Espo cantare avesse innescato di nuovo la scintilla tra i due, ma non mi sembra sia cambiato qualcosa”.

Beckett alza leggermente le spalle con noncuranza, senza proferire parola.

Castle si allontana leggermente, guardandola negli occhi “Oh mio Dio, tu sai qualcosa!”.

“No!” afferma, fin troppo prontamente.

“Tu sai decisamente qualcosa!!”

“Sono usciti insieme qualche volta, non so altro. Tu però lasciali stare! Non prenderli in giro!” intima lei, puntandogli l’indice contro.

“Cosa? Io non... non avrei mai... sì, ok, li avrei presi in giro!” cede infine, facendo ridere entrambi.

 

 

 

Peter non è mai stato un fanatico delle smancerie.

In primis, non sopporta le manifestazioni d’affetto in pubblico.

Gli sono sempre sembrate false. Costruite.

Della serie ‘Ehy guardate, ci abbracciamo e ci vogliamo bene’ per poi, magari, tornare a casa e comportarsi da estranei.

Chissà perché quando si ha degli spettatori la gente tende a fingere di più.

Se quella che ha davanti ora fosse la scena di un film, cambierebbe canale disgustato.

Invece, come la vede apparire al gate, comincia a correrle incontro, sgomitando tra la folla.

“Wow, dov’è mio figlio, che cosa gli hai fatto?” esclama la donna ricambiando l’abbraccio.

Peter si stacca da lei e la prende per le spalle “Abbiamo combinato un casino enorme, mamma” le dice, ora con il sorriso di chi il casino l’ha risolto.

“Lo so” ammette lei “Dobbiamo imparare a chiedere aiuto”.

“Ora è tutto finito. Ricominceremo daccapo” la rassicura Peter.

Sarah gli accarezza il volto “Restiamo comunque al verde” gli ricorda, amaramente, lei.

Peter le sorride “Ma non dobbiamo soldi più a nessuno e oggi ho dato l’esame di Economia. Puoi essere almeno un pochino positiva?”.

Davanti agli occhi di suo figlio e a quel sorriso smagliante, Sarah cede, ricambiando il sorriso del figlio.

“Vieni” Peter le prende il trolley e le fa strada “Ti porto da Kate, ma prima ti devo presentare il mio angelo” le dice mentre si incammina verso Alexis, restata poco più indietro a guardarli.

 

 

 

La voce di Peter all’ingresso salva Kate dall’ennesima domanda sugli Esplanie.

“Finalmente ragazzi!” esclama sollevata.

“Kate” il ragazzo attira la sua attenzione “Ho portato una persona, spero non ti dispiaccia”.

Incuriosita, la detective si dirige all’entrata, ovviamente seguita dallo scrittore.

Peter si sposta di lato lasciando spazio a sua madre.

“Zia Sarah!” esclama Kate con stupore, venendo abbracciata con slancio dalla zia.

“Quando mi hai chiamata per dirmi che non trovavate Peter sono salita sul primo aereo!” spiega immediatamente la donna, poi prende la nipote per le mani “Io... ti devo ringraziare così tanto... e ti devo così tante scuse... io...” Sarah è così sopraffatta dalle emozioni che non riesce a proseguire.

“Oh Zia” Kate la stringe forte “Non mi devi proprio niente, cercate solo di non farmi preoccupare mai più così!” risponde tenendola stretta e guardando Peter da sopra la spalla della zia.

“Ehm...” Castle fa un cenno alla figlia, accanto a Peter “Voi non avete fame? Io sto morendo di fame! Che ne dite se io e Alexis andiamo a prendere la cena?” propone, solo per avere la scusa di lasciare un po’ di privacy a Kate e alla sua famiglia.

 

 

* il 24 giugno 2013 è stato istituito il #Carmelo’s Day e chi sono io per non festeggiare? Ahahahahahahah per ulteriori informazioni, chiedete ad ice_cream u.u

p.s. lo so, oggi non è il 24 giugno, ma lo era quando ho scritto il capitolo u.u

 

 

* Celebrate – Mika -

 

 

Ivi’s Corner:

Capitolo leggero con una new entry.

Nessuno si è fatto male e sono tutti felici, non lo trovate monotono?

Mmmmm devo far succedere qualcosa... :p ihihihihihihi

 

Un bacione, a martedì!

 

Ivi87  

Ritorna all'indice


Capitolo 32
*** # 32 - Innocence ***




#32  - Innocence


 
Mentre Castle controlla la cottura delle lasagne, Kate prosegue nella compilazione della lista della spesa per il cenone della vigilia da organizzare a casa dello scrittore.

“Il tuo forno fa un rumore strano” Castle si abbassa su un ginocchio e accosta l’orecchio al vetro caldo per accertarsene.

Miracolosamente riesce ad imprecare silenziosamente.

“Il tuo cervello fa un rumore strano, Castle” risponde lei, senza  sollevare la testa dal foglio, almeno finchè lui non torna a sedersi al tavolo.

“Perché hai l’orecchio sinistro rosso?” domanda corrucciando la fronte.

Castle prontamente lo copre con la mano “Mi sarò grattato” risponde vago, poi cerca di sviare “A che punto sei arrivata?”.

“Alle bevande”.

“Fammi vedere” Castle legge il foglio che Kate ha girato verso di lui “Queste bastano appena per mia madre. Devi abbondare Kate!”.

Beckett scuote la testa sorridendo “Ma sì, finiamo in ospedale in coma etilico la sera della Vigilia” mormora sarcastica aggiungendo qualche bottiglia in più all’elenco.

Un messaggino attira l’attenzione della detective “Verranno anche Jenny e Ryan” dice, leggendo dal cellulare “Festeggeranno con le loro famiglie il 25”  e poi segna un +2 in un angolo del foglio.

“Il numero continua ad aumentare” esclama osservandola “Sei sicura che vada bene? È la prima volta che tu e tuo padre festeggiate il Natale da molti anni. Non preferireste qualcosa di più intimo?” le domanda, credendo che si fosse lasciata prendere un po’ la mano dall’eccitazione per l’imminente cambio di tradizione.

Kate gli accarezza una guancia, intenerita da quella premura nei suoi confronti.

“Sarò circondata dalla mia famiglia e dai miei migliori amici” esclama con il sorriso “Direi che è perfetto”.

Castle le bacia il palmo della mano sentendosi sollevato.

“Aspetta e Madison? Non viene?”.

“Ne abbiamo parlato” inizia Kate “Crediamo sia meglio evitare ogni possibile spargimento di sangue almeno per le festività Natalizie”.

Castle sbuffa, come del resto fa ogni volta che qualcuno insinua che Josh potrebbe appenderlo a testa in giù al lampadario del suo loft.

“Non sfidiamo la sorte. Negli ultimi tre mesi ne abbiamo passate di tutti i colori, e non ci servono altre liti o tensioni” cerca di consolarlo lei.

“Vero...magari organizziamo una cena più avanti per festeggiare l’anno nuovo?” propone infine.

“Mi  sembra un’ottima idea!”.

Il timer del forno scatta. Castle estrae la teglia fumante mentre Kate sistema sul tavolo due piatti e due bicchieri.

Kate lo osserva fiera.

La bugia di Jacinta sembrava acqua passata ma la preoccupazione per quella piccola creaturina no. Solo il sapere che la nonna materna si sarebbe presa cura della piccola lo aveva rassicurato. L’aveva voluta incontrare e le aveva regalato tutto ciò che aveva comprato prima di sapere di non essere il padre biologico.

Sì, Kate era molto fiera del suo uomo.

In quel momento Alexis, Peter e sua madre rientrano dopo aver passato la serata al cinema.

Pian piano Sarah e Alexis stanno facendo conoscenza e questo spaventa un po’ Peter.

Non perché non ritiene una storia seria quella con Alexis, tutt’altro. Ma sua madre tende a raccontare un po’ troppi aneddoti imbarazzanti sul suo conto.

“Com’era ‘Lo Hobbit’?” domanda Castle con curiosità.

“Fantastico!” risponde Alexis.

Peter la segue a ruota “Bellissimo!”.

Zia Sarah sorride “Io non sono sicura di avere capito bene tutto...ma immagino sia perché non ho visto gli altri tre film...”.

Kate li guarda serena. Il suo appartamento è pieno di risate da ormai una settimana. Quasi non ricorda come abbia potuto vivere lì da sola.

“Cenate con noi?” domanda Castle posizionando al centro della tavola un sottopentola su cui posare la pietanza.

“Già fatto writer!” risponde Peter sedendosi al centro del divano in mezzo alle sue ragazze.

“Peggio per voi!” Castle si sfrega le mani pronto a tagliare quella prelibatezza.

 

 

 

Durante la cena la coppia si ritrova ad osservare, divertita, i tre che si improvvisano i giurati di ‘Dancing with the stars’ commentando tutte le performances.

“Loro sì che si divertono davanti alla tv! Non come te che ti sei addormentata come un sasso ieri sera!” scherza Castle.

“Hai ragione, ero distrutta! Cosa stavamo guardando?”.

Se scappi, ti sposo” risponde lui “Sai, mentre dormivi mi sono chiesto ‘Se le chiedessi di sposarmi, scapperebbe a gambe levate?” domanda con naturalezza.

Kate blocca il boccone di lasagna a pochi centimetri dalla bocca.

Lo fissa negli occhi, enormemente sorpresa.

Sta parlando in via del tutto ipotetica o dice sul serio?

Le labbra di Castle si arricciano all’insùDalla tua faccia sconvolta direi che di te rimarrebbe solo la scia” le dice ridendo.

“No... è solo che... non puoi dire una cosa del genere così...” Kate gesticola in evidente imbarazzo “...davanti alle lasagne...”.

“Te lo posso chiedere davanti al dolce?” ribatte allora Rick.

Kate è praticamente congelata sul posto.

“Sono passati solo tre mesi, lo so bene. Però sono anche quattro anni che ti amo. Sono tanti” Castle fa una pausa e si schiarisce la gola “Ma sono convinto di quanto ti ho detto quella sera che sei venuta da me. Un passo alla volta, giorno per giorno, con i nostri ritmi porteremo avanti la nostra relazione. Adesso ci credo ancora di più”.

Le lacrime velano gli occhi di Kate, ma ancora resistono alla forza di gravità.

“Non ho intenzione di farti la proposta questa sera. Ma voglio dirti che ti amo e che non sei una storia passeggera. Io sono impegnato con te. Voglio essere il tuo compagno. E vorrei sapere se è quello che vuoi anche tu”.

Ora la forza di gravità ha la meglio sulle lacrime di Kate, la quale riesce solo a sorridere ed annuire in risposta.

“Un giorno ti sposerò Kate Beckett” afferma poi con convinzione asciugandole le guance bagnate “Ma sarai tu a chiedermelo, quando te la sentirai” e lo dice con quel sorrisino beffardo che la fa ridere di colpo tra le lacrime.

“Ma l’anello lo compro io però, altrimenti sarebbe troppo strano” aggiunge con una buffa smorfia.

“No!” finalmente riesce a parlare.

Non vuole nessun anello di diamanti. L’anello perfetto lo indossa già da tempo.

Solleva la mano sinistra mostrando la fascetta di stelline gialle fosforescenti che l’hanno riportata sulla retta via quando Jacinta era apparsa “Questo andrà benissimo. Non voglio toglierlo”.

“Allora siamo d’accordo?” Castle le porge la mano affinchè lei la afferri per suggellare il loro patto.

“D’accordo” risponde sorridendogli dolcemente.

Non smette mai di stupirla e di dimostrarle quanto bene lui la conosca.

“Tutto questo solo per aver guardato ‘Se scappi, ti sposo?’” domanda lei, proseguendo a mangiare.

“Pensa se avessimo guardato ‘Shining’. Ti avrei chiesto ‘Come la prenderesti se ti rincorressi con un’ascia?’”.

Kate si alza per andare ad aprire la a porta a chi sta bussando freneticamente “Ti sparerei” gli risponde passandogli accanto.

“Violenta” mormora offeso.

Madison entra a passo di carica.

“Ho preso una decisione definitiva! Era una situazione insostenibile e così ho deciso di farla finita una volta per  tutte!” annuncia la bionda attirando l’attenzione di tutti e cinque i presenti.

“Cosa...” Kate si rattrista immediatamente “Mi dispiace tanto!”

Castle si unisce alla detective “Avevi detto che era tornato tutto a posto”.

“Ma sei innamorata di brutto, Maddie!” aggiunge Peter.

“Ma sei pazzo? A malapena lo sopporto! È così antipatico...” sbuffa alzando le spalle.

Alexis corruccia la fronte “Non credo stia parlando di Josh, ragazzi”.

“Josh?” Madison sgrana gli occhi “Che c’entra Josh?”.

“Tu di chi stai parlando, Maddie?” le chiede quindi Kate.

“Ovvio, del mio commercialista!” esclama come se fosse la cosa più normale del mondo.

Tutti tirano un respiro di sollievo.

“Non era chiaro?” domanda sorpresa.

“No!!” le rispondono i cinque, all’unisono.

“Beh, insomma, non ne potevo più di quell’omino malefico che non ha fatto altro che creare confusione nel bilancio del ristorante! Così l’ho licenziato!”.

“Ok...” Kate resta comunque perplessa “Ce lo stai dicendo perché...” inizia la frase sperando che Madison la completi.

“Perché il bilancio del ristorante va completato entro l’ultimo giorno dell’anno per non finire nel mirino del fisco e ora sono senza contabile!” spiega con un filo di agitazione per la spiacevole situazione in cui la sua impulsività l’ha cacciata “Quindi mi stavo chiedendo se potessi assumere Sarah” spiega, quasi saltellando.

Il silenzio regna nella stanza.

Peter e sua madre sono praticamente a bocca aperta.

“So che hai già un lavoro in una tavola calda nel South Carolina e che dovresti trasferirti qui ma se ti interessa...” Madison viene bruscamente interrotta.

“Le interessa! Le interessa” Peter sta praticamente urlando “Ti interessa, vero mamma?”.

“Io... oh cielo, non lo so... io...” Sarah è visibilmente sconvolta.

“A casa non ci resta più niente, mamma” le dice Peter, estremamente serio.

Madison si affianca a lui “Ti prego, mi salveresti la vita”.

“No” risponde Sarah “Sei tu che stai salvando me” dice prima di abbracciarla forte ringraziandola a raffica.

Peter si fionda su Alexis “Non staremo mai più lontani! Sarò più appiccicoso del miele!” solleva la ragazza girando su sé stesso.

“Hey signorino, aspetta ad esultare! Se assumo tua madre non ti devi più mettere nei guai! Non voglio la polizia sull’uscio di casa, o nel mio caso, del ristorante, ogni volta che sei al verde, intesi?”

“Intesissimi!!” esclama Peter al settimo cielo “Ve lo ripeterò ancora un milione di volte se servirà. Niente più casini o segreti!”

Due secondi dopo bussano alla porta.

Kate si trova d’avanti un gigante nero in divisa.

“Detective Beckett, sono l’agente Prichard” si presenta l’uomo “È stata emessa una denuncia di furto per una Ford Escort del ‘64 targata esattamente come l’auto parcheggiata qui vicino. Il proprietario, tale Ethan Hill, arzillo ottantenne del South Carolina, ha indicato Peter Reed come possibile esecutore del furto”.

Kate spalanca la bocca, sconcertata.

“Il portiere di questo palazzo sostiene che il Signor Reed vive qui da lei, è corretto?” domanda infine.

“Forse c’è una piccolissima cosuccia che mi sono scordato di dirvi” mormora Peter, deglutendo con forza sotto tutti quegli sguardi torvi, chiedendosi per quale assurdo motivo ha fatto riportare l'auto in strada.

 

 

* Innocence – Avril Lavigne - http://www.youtube.com/watch?v=Ir2Sg_8hC3w

 

 

Ivi’s Corner:

Nuoooooo Peter è innocenteeeeee leberateloooooooooo

Quanto mi odiate?? Ahahahahahah

Fermeeeee, concentratevi su quello che è appena successo ai caskett e a zia Sarah che può finalmente ricominciare!!!

 

Nel bunker non ci torno! Oh! xD

 

A sabatooooo :-****

 

Ivi87  

Ritorna all'indice


Capitolo 33
*** # 33 - I want you ***





 

 

  
# 33 – I want you

 

 

Il giudice Emily Carter, una piccola donna sulla sessantina e dallo sguardo nascosto da spesse lenti di vetro, osserva l’imputato dall’alto del suo scranno.

Nota immediatamente la gamba lesa e poi passa oltre.

Dal viso si direbbe un bravo ragazzo ma lei non è tipo da lasciarsi ingannare così.

Ne ha viste tante nei suoi venticinque anni di carriera ma la scena che le si pone davanti è del tutto nuova e inaspettata.

Rilegge il nome del ragazzo sul fascicolo della denuncia e poi lo osserva di nuovo.

Appesa al suo braccio c’è una ragazza, poco più giovane di lui, dai lunghi capelli rossi.

Pochi passi più indietro, tra i banchi solitamente riservati agli avvocati e ai testimoni, altre quattro persone.

Tre donne ed un uomo, tutti in evidente stato di apprensione.

Solitamente si ritrova ad avere a che fare con vandali, teppisti, delinquenti e piccoli spacciatori. Ognuno di loro contraddistinto da un atteggiamento strafottente, maleducato e arrogante.

Di certo è la prima volta che un ladro d’auto si presenta con tutta la famiglia al seguito.

Nonostante la situazione insolita, il giudice Carter non è intenzionata a lasciarsi impietosire.

“Signor Reed, lei è formalmente accusato di appropriazione indebita del veicolo appartenente al Sig. Ethan Hill e quindi di violazione della proprietà privata. Come si dichiara in merito?”.

“Sono innocente!” esclama Peter.

Una smorfia compare sul volto del giudice.

Quante volte ha sentito quella frase?

“Quindi non ha rubato l’auto del suo vicino di casa ottantenne?” insiste la donna.

“N-no...non proprio...” balbetta Peter, sotto pressione.

Il giudice Carter assottiglia lo sguardo, reso ancora più minaccioso dagli occhiali spessi un dito.

“Gliel’ho chiesta, lo giuro!” si difende allora.

Sarah si massaggia le tempie esausta “Per l’amor del cielo, Peter!” suo figlio si volta immediatamente verso di lei “Sai benissimo che il Signor Hill è praticamente sordo!”.

A quell’affermazione Kate rotea gli occhi scuotendo la testa.

Suo cugino non cambierà mai.

“S-sicura? Perché sono abbastanza certo che abbia annuito alla mia richiesta di poter prendere in prestito la sua auto” Peter rimarca con forza la parola prestito guardando il giudice.

Emily Carter abbassa lo sguardo sul suo file “Eppure il Signor Hill sembra non essere d’accordo con lei” sentenzia con un mezzo sorrisetto.

Gli occhi di tutti sono puntati su di lui.

Guarda sua madre e Kate. Sembrano imploragli di dire la verità una volta per tutte.

Poi guarda Alexis.

Annuisce leggermente con la testa spronandolo a parlare.

“Ok, sentite...” Peter gesticola nervosamente “...è vero che gli ho chiesto il permesso di prendere la sua auto, ma è anche vero che il Signor Hill avrà capito si e no mezza parola di quello che gli ho detto” ammette con un risolino “Quell’uomo non esce di casa da almeno una decina d’anni, a malapena ritira la posta dalla cassetta, contavo di riportargliela prima che se ne accorgesse, lo giuro!” spiega tutto d’un fiato.

Il giudice Carter non sembra molto convinta “E di grazia, non poteva prendere l’aereo o usare i mezzi pubblici?” domanda infatti.

“Ehm... è una storia lunga, Vostro Onore... lunga e noiosa.. non vorremmo tediarla con stupidi dettagli insignificanti perciò se potesse battere quel grazioso martelletto e rimandarmi a casa...”

“Chissà che la prigione non le faccia passare la voglia di fare lo spiritoso” sussurra invece il giudice apprestandosi a formalizzare l’accusa.

“No, no, aspetti!” Alexis si protrae in avanti “Non scriva!”.

Lo slancio della ragazzina sorprende il giudice.

“Peter e sua madre sono stati ricattati dagli strozzini per mesi!” sputa fuori Alexis.

Il sopracciglio del giudice si alza automaticamente e sposta gli occhi su Peter.

“È vero, sono scappato dai fratelli Sparks con l’auto del Signor Hill per evitare che mi rintracciassero” conferma ormai messo alle strette.

“I Fratelli Sparks?” a quanto pare il giudice ne aveva sentito parlare “Siete voi quelli che hanno contribuito al loro arresto?”.

Kate, Castle, Alexis e Peter annuiscono guardandosi tra di loro.

“Ma questo è successo dopo. Se vuole che parta dal principio allora il tutto è iniziato una volta arrivato qui a New York” continua Peter.

“È stato investito da un’auto” seguita Alexis.

“Un volo pazzesco tra l’altro, guardi qui!” il ragazzo mostra sorridente il tutore.

“Io e mio padre l’abbiamo soccorso” prosegue la rossa in un ping pong verbale con il suo ragazzo.

Castle fa un cenno con la testa per identificarsi quando sua figlia lo chiama in causa.

“Così ci siamo conosciuti e in ospedale abbiamo scoperto che Peter è il cugino di Kate” ora è la detective ad alzare di poco la mano quando sente il suo nome, mentre Alexis prosegue “Che io e papà conosciamo già perché lui scrive libri e lei è la detective della omicidi sua musa”.

“Il mondo è piccolo eh!” commenta Peter “Nemmeno si parlavano a quel tempo, se non fosse per me oggi non starebbero insieme”.

“Non è vero!” ribattono Castle e Beckett contemporaneamente.

“Eh su ammettetelo!” insiste Peter per poi continuare con il racconto “Comunque l’incidente mi ha permesso di conoscere questo meraviglioso angelo e per fortuna non ha mandato all’aria il mio piano”.

“Il tuo piano?” domanda il giudice, prestando la massima attenzione a quello strano racconto.

“Sì, la mia intenzione era quella di nascondere i diamanti per non doverglieli dare se non come ultima risorsa e nel frattempo frequentare un corso di Economia alla Columbia” spiega Peter con naturalezza.

“Ha detto diamanti?” chiede nuovamente Emily Carter.

Sarah si sporge in avanti appoggiandosi al banchetto in legno “Appartengono alla nostra famiglia da anni. Mio padre era minatore in Virginia” spiega sperando di aiutare il figlio.

“All’inizio tutto procedeva bene, i diamanti erano al sicuro e io frequentavo il college. Degli Sparks non c’era traccia. Poi lei...” Peter indica Maddie “...ci ha presentato il suo boyfriend e dal quel momento sono iniziati i problemi...”.

“In che senso?” per il giudice è come assistere in diretta ad un episodio di Temptation Lane.

Alexis le risponde prontamente “Nel senso che il ragazzo di Madison è anche l’ex di Kate ma loro non lo sapevano, in più lui odia mio padre perché quando stava con Kate lei in realtà amava già papà e insomma...non è stato piacevole...”.

La spiegazione di Alexis crea un certo imbarazzo alle sue spalle ma non ha tempo di curarsene “Ma poi hanno chiarito tutto”.

“Sembrava tutto ok, ma è arrivata l’hostess” va avanti Peter.

Il giudice sta per domandare chi sia questa hostess ma i due giovani la precedono.

“Una donna con cui papà è uscito per poco tempo per cercare di dimenticare Kate ma è bastato per metterla incinta” dice Alexis.

Peter aggiunge veloce “O almeno così sosteneva lei, facendo quasi mollare lo scrittore e mia cugina ma poi abbiamo scoperto che aveva pagato un tecnico in ospedale per falsificare il test di paternità e così Kate e la sua squadra li hanno arrestati entrambi”.

“Oh santo cielo!” esclama la Carter, presa dalla storia.

“Già e quando credevamo che fosse tutto finito abbiamo trovato l’appartamento di Kate completamente a soqquadro” continua Alexis.

“I fratelli Sparks mi avevano trovato e pretendevano i diamanti e pure gli interessi, così gli abbiamo teso una trappola e li abbiamo arrestati... ah sì, e sono stato sgridato parecchio, sa? Non creda che non mi abbiano punito...” le dice Peter sperando di cavarsela “Non mi può mandare in prigione Vostro Onore, devo andare al loro matrimonio!” esclama infine puntando l’indice contro Castle e Kate.

“Come lo sai?” esclama Kate cominciando ad arrossire.

Alexis le sorride e anche Zia Sarah.

“Eravamo sul divano, mica in Alaska!” risponde Peter, fingendosi offeso.

“Ehm...” Castle cerca di dare una spiegazione al giudice Carter, che li sta fissando “In realtà ne abbiamo solamente parlato, non c’è nulla di definito”.

“Sono molto confusa” ammette la donna levandosi gli occhiali per massaggiarsi le tempie “Sembra tutto così assurdo”.

“Ascolti, non siamo perfetti e ci siamo incasinati la vita l’un l’altro ma siamo una famiglia e ci vogliamo bene” avanza di un passo “Ho sbagliato a rubare quell’auto lo ammetto ma l’ho fatto per proteggere mia madre” le dice con convinzione.

Emily Carter è decisamente senza parole.

Mai in vita sua ha assistito a niente di più dolce. Completamente folle, certo. Ma dolce.

Il silenzio del giudice getta Peter nello sconforto “E va bene, ho capito, mi arresti, me lo merito” si volta verso Alexis e la abbraccia “Ti scriverò ogni giorno dalla prigione!” esclama con una punta di melodramma e umorismo nella voce per cercare di strapparle un sorriso.

“Non sarà necessario” sentenzia il giudice, facendo così voltare tutti “200 dollari per il furto d’auto” esclama puntando il martelletto verso Peter  “...e 60 dollari per il certificato di matrimonio” dice poi spostando lo strumento di legno verso Castle e Beckett “Si da il caso che io sia specializzata in celebrare cerimonie molto romantiche, se siete interessati”.

Alexis vorrebbe abbracciare Peter ed esultare per la sua ritrovata libertà ma la seconda affermazione del giudice le blocca l’entusiasmo sul nascere, sostituendolo con lo stupore.

E dalle facce di suo padre e Kate si direbbe che valga lo stesso anche per loro.

“Hum...noi... come le stavo dicendo prima, abbiamo solo accennato all’argomento...” balbetta Castle, preso in contropiede “...stiamo insieme da soli tre mesi e ci vogliamo prendere del tempo per...per...Kate? Mi aiuti per favore?”.

La detective però, fissava lo scrittore restando in silenzio.

“Kate?”.

“Sposami” sussurra lei con un filo di voce.

L’aula del tribunale piomba nel silenzio.

Forse solo il battito martellante del cuore di Castle rimbomba nella sala “C-cosa? Non devi... tu non vuoi...tu...”.

È consapevole di riuscire a dire solo poche parole e oltretutto sconnesse, ma il timore che lei possa sentirsi sotto pressione e prendere così una decisione affrettata di cui poi si sarebbe sicuramente pentita, gli impedisce di formulare qualsiasi frase logica.

“So di non essere una persona facile da frequentare e non sempre esterno i miei sentimenti” Kate parla senza mai distogliere lo sguardo dagli occhi di lui “E so che siamo molto diversi. Tu credi negli zombie, negli alieni, nei fantasmi e nei sensitivi ” accenna un piccolo sorriso ripensando per un secondo a quei momenti passati “Io invece credo nella magia della vita di tutti i giorni. Credo che ci saranno giorni in cui non ci sopporteremo a vicenda e ci saranno difficoltà da affrontare. Ma credo in noi e sento che se non te lo chiedo in questo momento lo rimpiangerò per sempre”.

Castle è completamente sotto shock.

L’idea che fosse Kate a chiedergli di sposarlo gli era sembrata la migliore soluzione per non spingerla a compiere un passo forse troppo affrettato per lei ma mai si sarebbe aspettato una dichiarazione del genere.

Nessuno osa emettere fiato.

“Sposami, Rick” ripete infine.

“Oh my Duck, ti ha chiamato per nome!” sbotta Peter, sorprendendo anche se stesso “Scusate, è stato più forte di me” si affretta a dire prima di venire investito da molteplici sguardi truci.

Kate si stringe nelle spalle, timorosa della reazione di Castle “So che non è come essere in chiesa con un centinaio di invitati ma...”.

“Non dirlo nemmeno, è perfetto così” finalmente Castle riesce a riprendere l’uso della parola.

Sospira incredulo “Ci sposiamo?”.

Kate sorride dolcemente e annuisce “Ci sposiamo!”.

“Oddio” Madison ha una mano alla bocca e con l’altra cerca di asciugarsi le lacrime “Sono così felice per voi” esclama con la voce rotta dalla commozione.

“Maddie, non piangere” le sorride Kate.

Per una decina di minuti tutti si abbracciano e si congratulano con Castle e Beckett.

“Ok...” inizia lo scrittore “...abbiamo un paio di telefonate da fare, giusto? Mia madre, tuo padre, Lanie e i ragazzi non ce lo perdonerebbero mai se lo dovessero perdere!!” esclama, già con il cellulare in mano.

“Assolutamente!” conferma Kate “Io chiamo mio padre e Lanie, tu Martha e i ragazzi” si dividono così i compiti.

Il giudice Carter scende dal suo podio e raggiunge i presenti “Bene, intanto che vi organizzate, vi mostro la sala delle cerimonie e cominciamo a registrare i vostri documenti d’identità”.

Zia Sarah, Madison, Peter e Alexis seguono il giudice fuori dall’aula lasciando soli Kate e Rick, entrambi al telefono.

“Lanie” la detective freme al telefono “Lascia perdere qualunque cosa tu stia facendo e vieni al tribunale sulla 56th strada...e mettiti un vestito rosso...” le dice, pensando che si sarebbe abbinato bene al vestito bordeaux che ha indosso Maddie “...fidati...” la ammonisce quando Lanie comincia a fare domande “Ah, saresti così gentile da passare a casa mia a prendere un abito anche per me? Quello bianco avorio...te lo ricordi? Perfetto, ti aspetto. Grazie Lanie”.

Riaggancia e compone il numero di suo padre.

Riattacca immediatamente.

Deve pensare bene a come dirglielo. Non può semplicemente dirgli di raggiungerla.

Si siede su una delle panche e mentre riflette sul giusto approccio da utilizzare, ascolta come se la sta cavando Castle.

“Mamma...sì, come vuoi... ti volevo...si me lo ricordo Philip... mamma vorrei dirti... sì certo che la trovo un’ottima idea...mamma se mi fai dire una cosa... mamma...” Castle scosta il telefono dall’orecchio e guarda Kate ridere “Mamma. Mi sposo. Vieni al tribunale sulla 56th. Portami uno smoking. Fai presto, ciao!” parla veloce per evitare di essere interrotto e poi riattacca sbuffando.

“È stato facile” scherza lui, andando a sedersi vicino a Kate “Tu hai già fatto?”.

“Lanie sta arrivando. Ora chiamo papà” risponde con una piccola smorfia “Devo solo capire come dirglielo senza provocargli un infarto”.

Castle sorride e le prende la mano “Se sei sicura della tua decisione, allora sarà felice per te”.

“Sono molto sicura della mia decisione...” Kate risponde al sorriso “...R-i-c-k” scandisce bene le lettere del suo nome facendolo ridere “Non ti ci abituare però, mi piace di più chiamarti Castle” gli dice lasciandogli un bacio sulla guancia.

Lui la guarda, innamorato perso “Chiamami come vuoi, basta che non smetti mai di chiamarmi”.

“Always” risponde Kate, con lo stesso sguardo.

 Poi si alza e posizionandosi di fronte a lui, tende la mano “Andiamo a sposarci”.

Castle intreccia le loro dita e, mentre Kate chiama suo padre e Castle rintraccia i Roach, fianco a fianco raggiungono gli altri nella sala delle cerimonie.

 

 

 * I want you – Andrew Allen - http://www.youtube.com/watch?v=WaYko5drgKA

 



Ivi’s Corner:

Tra rose e fiooooooor

Nasce l’amooooooorrrrrrrr

Castle e Beckett si voglion sposaaaaaaaaaaarrrrr

*sono stonata e me ne vanto*

 
Dunque, che ne dite di questo penultimo capitolo?

Ho ripreso un po’ le parole di Kate nella 2x24 e nella 5x18 per la dichiarazione di Kate. La ragazza sarà poco estroversa, ma quando parla... beh, PARLA!!

 
Ora tutto è risolto, contente?? Posso camminare per strada tranquilla senza aspettarmi degli agguati?? :p

 
A presto con l’epilogo! :D

 
Kisseeeessssss

 

Ivi87

Ritorna all'indice


Capitolo 34
*** # 34 - Enchanted ***


 



# 34 -  Enchanted

 

Peter affonda i piedi nella sabbia quasi bianca degli Hamptons.

Si stiracchia allungandosi al massimo su quella comoda sdraio mentre si crogiola al sole.

È una goduria sentire la sabbia tra le dita dei piedi ora che la gamba è guarita e non deve più portare quel fastidioso tutore.

Sorride beato all’oceano pensando che quelle sono le sue prime vacanze da tanto tempo. E cosa più importante sono le prime vacanze che fa con una ragazza.

Accanto a lui, osserva Alexis dormire tranquilla.

Tranquillità che svanisce al suono del suo cellulare.

Dalla suoneria riconosce che è suo padre a chiamarla.

Ormai la frequenta da così tanto che sa a memoria quale musichetta ha assegnato al numero di Castle.

Sono passati quasi sette mesi dal giorno del matrimonio di sua cugina con lo scrittore e quasi dieci da quando tutta quella strana avventura è cominciata.

Gli sembra ancora così irreale.

Finalmente tutto è sistemato.

Lui e sua madre sono al sicuro ed economicamente stabili, si è innamorato di un angelo dai capelli rossi e sua cugina si è sposata.

È forse sotto incantesimo?

È tutto un sogno?

Alexis si allontana per rispondere al telefono.

Diventa ogni giorno più bella ai suoi occhi.

Ne è rimasto incantato sin dalla prima volta che la vide, stremato e sofferente mentre lei lo accudiva in attesa dell’ambulanza. E lo è tuttora mentre ritorna alla sdraio in bikini, dopo aver risposto al cellulare.

“Speravo che la vita coniugale lo distraesse almeno un po’!” esclama Alexis sbuffando “Avete aperto il gas? Avete chiamato il manutentore della piscina? Avete arieggiato la casa? Chiamato la signora delle pulizie? Il giardiniere, l’idraulico e qualunque altra categoria lavorativa gli sia venuta in mente!”.

Peter ride ascoltandola “Non smetterà mai di preoccuparsi per te” poi agita il proprio cellulare “Ho una decina di messaggi di mia madre se vuoi fare a cambio”.

La ragazza sorride in rimando “No, grazie. Siamo qui solo da un paio d’ore e già vanno in panico. Ora ci rilassiamo e ci godiamo l’estate prima di ricominciare il college a settembre!” dichiara perentoria anche se Peter sa benissimo che in breve tempo si cercherà qualche lavoretto da fare o un qualche corso estivo da seguire.

Nello zaino ai piedi delle sdraio, Peter recupera la crema solare e se ne mette un altro po’.

Nel riporla vede la brochure che si trascina appresso da quando Alexis gliel’ha data.  

Tamburella i piedi sulla sabbia eccitato all’idea che a settembre farà il test d’ingresso per giurisprudenza alla Columbia.

Ne ha parlato a lungo sia con sua madre, sia con Kate e Jim e finalmente avrà l’occasione di realizzare il suo sogno.

E da come Kate fissava quel volantino...chi lo sa, magari l’avrà come compagna di studi!

Anche se... “Come sta Kate?” domanda pensieroso.

“L’influenza non vuole saperne di passare” risponde la ragazza cercando una canzone sul suo lettore mp3.

Influenza, si ripete Peter nella testa, roteando gli occhi.

Il malessere di Kate è iniziato un paio di settimane fa e per quanto tutti siano convinti che sia solo una banale influenza, lui invece non ne è affatto certo.

Per quello che si ricorda, sua cugina avrà avuto al massimo un paio di raffreddori in tutta la sua vita.

Ma per adesso è meglio non speculare senza prove fondate.

Se ha ragione e c’è davvero un Caskett baby in arrivo, potrà sempre dire di averlo capito subito.

Ridacchia al pensiero e allunga una mano verso Alexis, muta richiesta di avere uno dei due auricolari “Cosa ascolti?”.

“Ho creato una playlist con 34 canzoni che secondo me rispecchiano i mesi appena trascorsi, da quando ci siamo conosciuti ad oggi” spiega lei, mentre lui posiziona la piccola cuffietta nell’orecchio.

“When you are in love all the songs make sense” esclama Peter, annuendo.

Alexis sorride “E questa è tutta farina del tuo sacco?”.

“Me lo disse Kate anni fa”.

“Adesso che ci penso anche papà mi ha detto qualcosa del genere una volta” ricorda la giovane rossa.

I due si guardano e scrollano le spalle, ignari della vera provenienza di quella frase.

Regolando il volume, Alexis si sistema meglio sulla sdraio “Allora sei pronto a ripercorrere questi mesi insieme?”

“Sono nato pronto!” scherza Peter.

Allora via alla musica.

3, 2, 1...Play!

 

 

* Enchanted – Taylor Swift - http://www.youtube.com/watch?v=DGEsRZf_txw

 

 

Fine

 

 

Ivi’s corner:

 
Fineeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee

 
Si, lo so, ho saltato il matrimonio Caskett :p così ognuna di voi se lo immagina come più le piace ;) arrabbiatevi, sgridatemi, minacciatemi pure u.u  ormai è fatta!

Sentivo di dover finire con i due giovincelli u.u

 
Ora, cosa si dice alla fine di una long?

Non pensavo che potesse piacere così tanto, sono commossa da tutte le vostre minacc... ehm belle parole :D

È stato un viaggio lunghissimo, vero? Vedrete alla fine della pagina quanto è stato lungo, ma è stato bello farlo insieme!

Mi sono spaccata il cervello per capire cosa scrivere, come scriverlo, questo sì va bene, questo no leviamolo, qui non mi piace, di là aggiungiamo ahahahahah

Sembrava la storia infinita... :P ma purtroppo prima o poi dovevo concluderla.

 

Quante notti insonni!!! Ahahahah

Ma ne è valsa la pena!

 
Grazie di cuore a tutte quante! Siamo un fandom straordinario! <3 <3 <3

 
Ora si passa ai dovuti ringraziamenti:

 

KatiePeanut88: perché è una donna saggia che mi sopporta e corregge. Mi ha aiutata con le mie mille domande strampalate (ci sono una serie di sms che possono confermare tutto) – grazie per avermi sopportata. Sei un tesoro nocciolinico!

Ora x un po’ ti lascio in pace... xD


Amy Wendys, LaAngol e ice_cream: le mie fantastiche consulenti musicali. Grazie stelline!! Avete fatto un super lavoro!!! Vi ho tenute in ballo quasi un anno!!! Se i titoli dei capitoli vi hanno incuriosito e vi anno fatto scoprire qualche nuova canzone, beh, ringraziate loro!!!!

 

Mari_24 e Rimshot: per aver letto in anteprima e per avermi dato i vostri pareri/consigli. Lovviuuuuuu <3 <3

 

Vulpix: per le consulenze mediche, i dettagli ospedalieri e le correzioni varie. Anche lei ha dovuto subire le mie domande pazzoidi (ma se volessi entrare di nascosto in un ospedale?? ahahah) Grazie Dottoressa Miles!! ^__^

 

Siete state tutte enormemente preziose, ragazze! Grazie milleeeee :-***

 

E ovviamente, lo ripeterò all’infinito, una menzione speciale a tutte coloro che hanno commentato, recensito, letto, riso e mandata a quel paese.

 

Ora vado in vacanza per un po’!! xD (*fififififififi*)


 

****

Data creazione file: venerdì 7 settembre 2012

Data fine ff: domenica 04 agosto 2013

****

 

 

O____O Sono una scheggia a scrivere, non trovate?? ;-P ^___^

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1823518