The Age Of Dissonance

di Marti Lestrange
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. The Kids Are Not Alright ***
Capitolo 2: *** 2. English Gentlemen Prefer Blondes ***
Capitolo 3: *** 3. Scorpius In Real Life ***
Capitolo 4: *** 4. We Know What You Did In The Dark ***
Capitolo 5: *** 5. Filles Atomiques ***



Capitolo 1
*** 1. The Kids Are Not Alright ***


Prima di iniziare, vorrei ringraziare tutti quelli che mi sono stati vicini, incoraggiandomi a scrivere questa long e a riprendere in mano la Nuova Generazione. Un grazie a quelli che mi hanno dato dei consigli, a quelli che mi hanno sopportato nei miei scleri da plottaggio e che a quel plottaggio hanno ampiamente contributo (Alice <3 ); a quelli che mi hanno sopportata e supportata durante l’ansia da pre-pubblicazione (Clare e Andrea, parlo proprio di voi, sì :D), e a tutti quelli che, semplicemente, ci sono. Sempre. Grazie.



[POV: Lorcan, Ophelia, Lucy, Albus]

 

 

CAPITOLO 1.
THE KIDS ARE NOT ALRIGHT

 
 

"We are young
we are strong
we're not looking for where we belong".
                                                                                                                         Mika, Kick-Ass

 
 
 
 
 
~Giovedì 1° settembre 2022 - King's Cross, Londra.
 
Primo settembre. Di nuovo.
"Un bello schifo, direi".
Ecco, non c'era niente da fare. Ogni anno sempre la stessa, estenuante storia.
La storia della vita di Lorcan Scamandro: protestare vivamente contro le regole e le imposizioni, lamentarsi costantemente di dover rientrare a Hogwarts per riprendere le lezioni e poi, alla fine, ritrovarsi a desiderare di poter restare anche per l'estate.
Lorcan Scamandro, una contraddizione unica. Quasi un marchio di fabbrica che sembrava aver ereditato da suo padre e che aveva trasmesso di buon grado a sua sorella Lea. Suo fratello Lysander - che in quel momento gli camminava al fianco distribuendo sorrisi a destra e a manca nemmeno fosse una stella della nazionale inglese - invece sembrava essere proprio l'essere perfetto e il figlio modello che tutti i genitori assennati vorrebbero. Bravo a scuola, con ottimi voti, educato, posato, simpatico, senza tendenze autodistruttive o violente, senza quella spavalderia e innata tendenza a strafare che contraddiceva Lorcan. Insomma, una vera barba. Lorcan gli voleva bene, certo, ma erano diametralmente opposti, sotto tutti gli aspetti. Ed erano troppi per essere elencati.
Il binario era come sempre affollato di gente, tra la quale spiccavano ragazzini urlanti del primo anno che sbavavano all'idea di finire nella loro casa preferita, manco fosse una vittoria alla Lotteria Magica; bambini più piccoli piangenti e desiderosi di seguire i loro fratelli a scuola; ragazzi più grandi che ritrovavano i loro amici e salutavano conoscenti vari; genitori che passavano dall'eccitazione all'agitazione, dall'entusiasmo allo sconforto nell'arco di pochi minuti. Insomma, la fotocopia del binario dell'anno prima, e di tutti i cinque anni che Lorcan aveva vissuto a Hogwarts.
« Non vedo i tuoi amici, fratello » disse Lorcan allungando il collo a cercare il gruppo dei Weasley, ben visibile grazie alla mole di persone che lo componeva, e ai capelli rossi, marchio di famiglia. « Sta' a vedere che quest'anno forse mi evito le piattole. »
Lysander gli diede una gomitata, ma Lorcan si scansò in tempo per evitare eventuali colpi bassi.
«Smettila di parlare dei miei amici come se fossero degli Avvincini, Lorc » protestò Lysander allargando le braccia e attentando - senza saperlo - alla vita di un paio di primini lì accanto. « Sembra che tu non faccia altro che parlare di loro. Sei monotono. »
Lorcan girò lentamente la testa verso quella altrettanto bionda del fratello.
«Ti ricordo che sono più grande di te di qualche minuto, Lys, e sono tenuto a metterti in guardia contro certe... come dire... frequentazioni poco consone... Andiamo! Rose Weasley? Tu sei monotono, caro il mio fratellino, » e gli assestò una pacca sulla spalla « visto che hai passato tutta l'estate, dico, tutta l'estate, ad ammorbarci con le lettere di Rose, i baci di Rose, le carezze di Rose. Le carezze! Va beh, non aggiungo altro che ci sono minorenni in giro, ma dovresti ampliare le tue vedute, te lo dico con il cuore. »
«Ti vorrei ricordare che, tecnicamente, anche noi siamo minorenni, fratellone. E non chiamarmi Lys. »
«Solo se tu non mi chiami Lorc » minacciò lui guardando Lysander con occhi sottili.
Lysander scoppiò a ridere, e Lorcan non poté che unirsi alla risata.
«Ho avvistato Rose, Lorcan » esclamò Lysander dopo aver scrutato con attenzione lungo
il binario affollato. « Ci vediamo dopo, eh? »
«Certo » rispose Lorcan guardando Lysander allontanarsi e raggiungere Rose Weasley, una cascata di lunghi e lisci capelli rossi e uno sguardo dolce ma allo stesso tempo determinato. « A dopo. »
Lorcan distolse lo sguardo dal bacio che suo fratello era intento a scambiarsi con la sua ragazza e scrutò anche lui la folla in cerca dei suoi amici.
Individuò i “Gemelli Demoniaci” – come li chiamavano a Hogwarts - poco lontano, accanto ad una panchina. Octavia Montague stava in piedi accanto al suo gemello Charles, lo sguardo disgustato fisso su Lucy Weasley e le sue scarpe da tennis scolorite. Teneva le braccia incrociate sul petto e sul suo volto si poteva leggere una certa dose di malcelato disappunto. Si appuntò una ciocca di capelli marroni dietro l’orecchio, con quel suo solito modo da perfettina arrogante.
Probabilmente sentì lo sguardo di Lorcan addosso, perché si girò nell’esatto momento in cui il ragazzo fece un passo avanti per raggiungerli. Il suo sguardo perse quell’aria cupa e la sua bocca si distese in un sorriso.
Diede una gomitata a suo fratello, che si girò, notò Lorcan che si faceva largo in mezzo a un gruppo di vocianti Tassorosso, ed esclamò: « Scamandro! Finalmente! »
« Hey! » rispose Lorcan ricambiando la pacca che Charles gli aveva assestato sulla spalla non appena li ebbe raggiunti.
« Lorcan, finalmente un volto conosciuto » esclamò Octavia teatralmente, abbandonando le scarpe di Lucy Weasley e concentrandosi su di lui.
« Vedo che le vecchie abitudini sono dure a morire, eh? » rise Lorcan facendo un cenno alla Grifondoro poco lontano.
Octavia alzò gli occhi al cielo.
« È difficile mettere da parte i pregiudizi, Lorcan, per questo motivo evito di familiarizzare con certe persone. So che non cambieranno mai. »
Lorcan scoppiò a ridere, mentre Charles sfoderò un sorrisetto mellifluo e compiaciuto all’indirizzo di sua sorella.
« Gli altri? » chiese Lorcan. « Avete visto qualcuno? »
« No, li stiamo aspettando » rispose Charles osservando la folla tutto intorno. « Oh, ecco Cassandra. »
Cassandra Zabini avanzava lungo il binario senza nemmeno curarsi della folla che la circondava. I capelli scuri svolazzavano sulle sue spalle, ma non sembrava farci caso. L’affiancava suo fratello Owen, alto e ben piazzato. Owen faceva sempre strage di cuori tra le ragazze di Hogwarts e lanciava sorrisi come Cioccorane. Cassandra non si era mai minimamente curata dell’opinione altrui, e nemmeno gli sguardi carichi di rancore di alcune compagne riuscirono a turbarla. Era quanto di meglio si potesse desiderare, in quanto ad amiche, e Lorcan lo sapeva bene. Non che l’amicizia con il sesso opposto gli fosse mai interessata davvero, anzi. Con Cassandra era diverso, però. Tra loro non c’era mai stata tensione o attrazione, si volevano bene come due fratelli, il che era strano persino per lui. La pelle color cioccolato di Cassandra attirava parecchi sguardi e apprezzamenti maschili, e Lorcan le era troppo affezionato per passarci sopra: avrebbe voluto Schiantarli tutti, quei maniaci. La sua amica però nemmeno li guardava.
Cassandra sfoderò un sorriso solare non appena individuò Octavia e gli altri. Agitò una mano e alcuni bracciali tintinnarono lievemente. Diede un bacio a suo fratello Owen, che raggiunse alcuni amici del settimo anno, e si precipitò ad abbracciare Octavia.
« Lorcan! » esclamò subito dopo gettandogli le braccia al collo e stampandogli un sonoro bacio sulla guancia.
« Cass, sei sempre uno schianto » rise lui abbracciandola e cingendole poi i fianchi con un braccio.
Lei scosse la testa, ridendo, e Octavia lanciò a Lorcan un’occhiataccia.
« Non ci sto provando con la tua migliore amica, Oc, tranquilla » rise Lorcan rivolgendo ad Octavia una linguaccia.
« Ragazzi! »
Si girarono e un’esagitata Alice McLaggen venne loro incontro lungo il binario, agitando le mani e sorridendo come se Natale fosse arrivato in anticipo.
« Per Salazar, ci mancava anche la McLaggen! » esclamò Octavia dandole le spalle e alzando gli occhi al cielo.
« Oltre alle scarpe della Weasley, intendi? » aggiunse Lorcan ridacchiando.
« Oltre a te, simpatia » rispose lei rivolgendogli un sorrisino impertinente.
« Sei sempre un tesoro, davvero. »
Intanto, la biondissima Alice li raggiunse e abbracciò prima Octavia, che fece finta di vomitare non appena la ragazza la lasciò andare per abbracciare anche Cassandra, che non diede segno di sconvolgimenti apparenti.
Alice McLaggen non si era ancora arresa al suo smistamento a Grifondoro, cinque anni prima. Era sempre stata una Serpeverde convinta, nel suo profondo, ed era rimasta sconvolta quando il Cappello l’aveva assegnata alla nobile casa rosso-oro. Dal giorno successivo, il suo obiettivo era stato quello di inserirsi nel gruppetto di Octavia e Cassandra, con scarsi risultati. Lorcan aveva avuto una mezza storiella con lei, al terzo anno, ma era tutto finito dopo nemmeno un mese. Tipico.
« Charles, Lorcan » li salutò Alice con quella voce da gattina che tirava fuori per cercare di sedurli. « Come sono contenta di rivedervi tutti! »
« Anche noi siamo contenti, sì » rispose Lorcan. « Soprattutto Octavia. Stava giusto chiedendoci dove fossi finita… »
Octavia gli lanciò uno sguardo di fuoco e, non appena Alice si girò a salutare un’amica, gli assestò un calcio ben piazzato sul piede sinistro.
« Ahia! » esclamò lui. « Per Merlino, Octavia, mi hai fatto male! »
Charles e Cassandra scoppiarono a ridere, mentre una confusa Alice non riusciva a capire cosa fosse accaduto.
« Sta’ tranquilla, Lorcan ha solo messo il piede sotto il mio » la rassicurò Octavia pungente.
« Se c’è qualcosa che posso fare per voi, ragazzi, non avete che da chiedere » aggiunse Alice sorridendo affabile.
Charles e Lorcan si scambiarono uno sguardo divertito.
« Bene, direi che il nuovo anno è proprio iniziato, eh? » sussurrò Charles a Lorcan mentre Octavia non aveva perso occasione per dare degli “ordini” ad Alice.
Lorcan sogghignò.
 
 

˜

 
 
~Espresso per Hogwarts.
 
« Ne sei proprio sicura? »
« Certo, Owen, l’ho vista con i miei occhi, oltre ad aver letto tutto nella sua lettera. »
« Beh, è un mondo libero, per Salazar, è normale che la tua amica si voglia divertire con chi Merlino vuole, no? »
« Sì, Ryan, è un mondo libero, ma Dominique deve stare attenta, con quel dannato Irriducibile. Lo sappiamo com’è fatto. »
« Vivi serena, Ophelia. Mica puoi farle da baby-sitter, no? »
Ophelia Nott si lasciò cadere sui morbidi sedili, sbuffando. Si cince le ginocchia con le braccia e se ne rimase lì, a rimuginare.
“Tanto la lascerà e lei ci starà da cani”, pensò. “So che andrà a finire così”.
« È il primo settembre del nostro ultimo anno, Ophelia » esclamò Owen Zabini dandole una spintarella. Ophelia ondeggiò leggermente senza però lasciare la presa sulle sue ginocchia. Si lasciò sfuggire un sorrisino. « Dovremmo godercela. »
« Come al solito, Owen sa quello che dice, tesoro » confermò il biondissimo Ryan Pucey, osservando lo stato dei suoi capelli nel riflesso del finestrino.
Ophelia alzò gli occhi al cielo.
« I tuoi capelli non hanno niente di strano, Ryan » sbuffò. « Mi urti, lo sai? »
Ryan la guardò e alzò le spalle con noncuranza.
« In ogni caso, giusto per chiudere il discorso, Dominique è una bella ragazza, è normale che quella piovra di Benjamin Corner abbia allungato i suoi viscidi tentacoli, ed è normale che Dom ci sia cascata, se ci è cascata. Può darsi che sappia benissimo cosa sta facendo, ci hai pensato? »
Ophelia scosse la testa.
« Non credo che Dom sia pienamente cosciente della cosa, ecco » aggiunse. « Non voglio parlare di lei per tutto il viaggio, però. Vi sto ammorbando con questa storia. »
« Beh, lo ammetto, un po’ ammorbante lo è » intervenne Owen stendendo le lunghe gambe sul sedile di fronte. « Però il nostro Ryan risolve qualsiasi dubbio e problema di cuore. È lui che cura la posta del Settimanale delle Streghe, sai? Quella rubrica dove le casalinghe frustrate spediscono lettere su lettere per risolvere i loro problemi e dove adolescenti ancora più frustrate confidano le proprie delusioni d’amore… »
« La conosci bene, quella rubrica » rispose Ryan. « Sembra quasi che tu la legga… »
«Sta’ zitto, cretino! » esclamò Owen assestando all’amico una sonora pacca sulla spalla. « Non la leggo. Nemmeno se mi ricoprissero di Galeoni, condizione nella quale già mi trovo, per cui… »
Ad Ophelia scappò un sorriso. Adorava i suoi amici. Avevano scontato insieme troppe punizioni, e questo aveva fatto sì che si creasse un certo legame, come era solita dire quando qualcuno le faceva battutine sul suo rapporto con Ryan e Owen. Era loro amica fin dal primo giorno a Hogwarts. Erano come due fratelli, per lei.
« Sentite » cominciò lei mettendosi meglio a sedere e fissando i suoi amici con sguardo furbo. « Perché non ci divertiamo un po’? Come ha appena detto Owen, è il nostro ultimo viaggio di inizio anno sull’Espresso. Dovremmo godercelo e combinare qualcosa di memorabile. »
Owen e Ryan si scambiarono uno sguardo.
« Adesso sì che ti riconosco, Ophelia Nott! » esclamò Ryan cingendole le spalle e arruffandole i capelli, in un gesto fraterno e amichevole che Ophelia mal sopportava, anche perché ne usciva sempre tutta spettinata, però era il modo di Ryan di esprimere affetto e amicizia. Ryan Pucey, un pallone gonfiato pieno di boria, nascondeva però un cuore d’oro, sotto quell’apparenza superficiale e da latin lover imperituro. E solo poche persone potevano dire di conoscerlo davvero. Ophelia e Owen Zabini erano tra quelle.
« Sì, la nostra delinquente è tornata! » aggiunse Owen ridendo, e Ophelia adorava il sorriso di Owen, così bianco e splendente, che risaltava sulla sua pelle scura come la luna nel cielo notturno.
« Hai in mente qualcosa? » chiese Ryan sfregandosi le mani e guardandola attentamente.
« Bah, in verità pensavo di prendere d’assalto uno scompartimento di primini terrorizzati, giusto per dare loro una prima idea sull’ultimo anno e i suoi studenti » spiegò Ophelia, per poi scoppiare a ridere al solo pensiero. I ragazzi si unirono a lei.
« Beh, direi che io ci sto » rispose Ryan annuendo convinto. « Owen? »
« E me lo chiedi? » esclamò questo alzandosi in piedi e battendo le mani. « Forza , forza, muoviamoci. »
In men che non si dica Owen spalancò la porta del loro scompartimento e uscì in corridoio, da dove provenivano le risate e le chiacchiere di altri studenti.
Ophelia lanciò uno sguardo a Ryan, e alzò teatralmente gli occhi al cielo. Ryan le cedette il passaggio molto galantemente e la seguì fuori.
« Nemmeno c’è da chiedere quali primini attaccheremo, giusto? » esclamò Owen.
« Tassorosso, ovviamente » rispose Ryan ridendo.
« Come siamo prevedibili » rise Ophelia dando una pacca ad Owen.
Una voce tonante e profonda li raggiunse dal corridoio alle loro spalle. I tre si fermarono all’improvviso, e Ophelia andò a sbattere contro la schiena di Owen.
Il professor Upson si schiarì di nuovo la voce mentre i tre amici si giravano lentamente verso di lui. Gary Upson insegnava Pozioni ed era decisamente bizzarro e particolare, un uomo senza dubbio interessante e diverso dai soliti professori severi senza un motivo apparente che sfogavano le proprie angosce sugli studenti. Capelli scuri leggermente striati di bianco sulle tempie e un paio di lenti a contatto magiche azzurro cielo – che cambiava praticamente ogni giorno, passando dal verde all’azzurro, passando per il violetto -, l’uomo indossava uno strano cappello a cilindro verde, per richiamare il colore della casa di cui era rappresentante, cioè Serpeverde. La veste da mago era color malva e aveva dei pizzi sui polsini, dettaglio che Ophelia non mancò di notare. Upson lanciò un’occhiata proprio ai polsini e le rivolse un sorrisino. Ophelia distolse in fretta lo sguardo, trattenendo una risata.
« Guarda un po’ chi trovo qui » cominciò Upson sorridendo, le mani affondante nelle ampie tasche della veste. « Nott, Zabini e Pucey che macchinano un piano diabolico. Insieme. Che novità. »
« Professor Upson, noi stavamo… » cominciò Ophelia, ma una mano alzata silenziosamente dall’uomo la zittì all’istante.
« Signorina Nott, ho sentito tutto, non neghi, con me. »
Ophelia si poteva benissimo considerare l’alunna del settimo anno preferita del professore Upson. Era molto abile in Pozioni, e Upson la chiamava spesso alla lavagna per illustrare alla classe la corretta preparazione di vari filtri e intrugli. Ophelia ne era entusiasta, adorava Pozioni e adorava il professor Upson e il suo modo d’insegnare. Tutto questo non le avrebbe comunque evitato una punizione. In sei anni, Upson non era mai passato sopra a nulla.
« Sembra che vogliate prendervi una bella punizione senza nemmeno essere arrivati a scuola, voi tre » continuò Upson. « Lo scompartimento dei Tassorosso, eh? Tipico. Visto e rivisto, a dire il vero. Mi sarei aspettato qualcosa di più originale, in occasione del vostro ultimo anno. Sono molto deluso. »
Upson li stava bellamente prendendo in giro, era evidente. A Ophelia scappò comunque un sorriso.
« Conto di vedervi tornare nel vostro scompartimento. E voglio che ci restiate fino a quando non saremo arrivati, intesi? Anche perché io non ho sentito nulla… Forza, forza, filate via, prima che cambi idea. »
Ryan superò il professor Upson quasi di corsa, visibilmente incredulo, e Ophelia si tirò dietro Owen, che era rimasto impietrito e ipnotizzato di fronte alla possibilità di averla fatta franca.
Si fiondarono nel loro scompartimento e Ophelia chiuse la porta con un tonfo, per poi scoppiare a ridere insieme ai suoi amici. Non aveva mai riso così in tutta la sua vita.
« Niente punizione! » esclamò Owen ritrovando la parola. « Vi rendete conto? Niente punizione! »
« Ecco qui qualcosa che ricorderemo per sempre » intervenne Ryan. « La prima punizione scampata, proprio il primo giorno del nostro ultimo anno. Memorabile. »
« Memorabile, sì » convenne Ophelia asciugandosi una lacrima.
 
 

˜

 
 
Lucy scansò un gruppetto di vocianti ragazzine del secondo anno e raggiunse indenne il carrello dei dolci. La piccola strega che lo scarrozzava in giro per l’Espresso era sempre la stessa da cinque anni. Quel giorno indossava un vistoso cappellino rosso con piume e merletti e sorrise a Lucy quando lei si avvicinò.
« Qualcosa dal carrello, tesoro? » le chiese.
Lucy annuì, lanciando occhiate svogliate alla merce esposta.
« Un sacchetto misto di Cioccorane, Zuccotti di Zucca, Polentini, Gelatine Tuttigusti + 1 e Scarafaggi a Grappolo, grazie » rispose lei.
La donna agitò la bacchetta e un sacchetto di carta marrone si sfilò dalla pila lì accanto e i dolci citati da Lucy andarono a infilarsi al suo interno. Al termine, la strega afferrò il sacchetto e lo porse a Lucy, che pagò e si girò per ritornare nel suo scompartimento.
Si appuntò una ciocca di capelli castani dietro l’orecchio e alzò lo sguardo proprio nel momento in cui quella simpatia di Ophelia Nott rideva per qualcosa che Xavier Pucey le aveva appena raccontato. Lucy si fermò in mezzo al corridoio e li osservò per un momento. Ophelia era bella, sì, con quei capelli lunghi e scuri che sventolava fin troppo spesso, lucenti e lisci; con quelle ciglia da gattina che sbatteva in faccia a Pucey-bello, come lo chiamava Albus; con quelle curve al posto giusto e quegli abiti da perfetta Purosangue che si ritrovava. Ophelia era tutto quello per cui Lucy storceva il naso. Era la personificazione della ragazza perfetta. Non che a Lucy importasse. Loro due si detestavano cordialmente, e tutti ad Hogwarts lo sapevano.
Ophelia alzò lo sguardo e intercettò quello di Lucy. I suoi occhi si assottigliarono, e Pucey nemmeno se ne accorse, tanto era impegnato a sbavarle dietro e a raccontarle chissà cosa. Lucy ricambiò l’occhiataccia, le rivolse un sorrisino impertinente e proseguì verso il suo scompartimento. Nel momento in cui aprì la porta, un vociare assordante le riempì le orecchie. I suoi amici facevamo una cagnara assurda.
« Finalmente, Weasley » esclamò Alexander Baston dal suo posto accanto al finestrino. Baston era un bel ragazzo, alto, capelli castano chiaro, occhi chiari, ma era fondamentalmente un cafone, un gran caciarone e uno a cui piaceva fare casino e prendere in giro il prossimo. Sapeva anche essere simpatico, all’occorrenza.
Lucy gli fece una linguaccia e si risedette accanto a Rose, che invece era tutto il contrario di Alex. Rose aveva un viso particolare, con quei lunghi e lisci capelli rossi, marchio di fabbrica dei Weasley da generazioni, e che Lucy sembrava però non avere ereditato.
Si sentiva in qualche modo una sorta di pecora nera, diversa dalla famiglia, particolare, ecco. A volte non sembravano nemmeno suoi parenti, a parte alcune eccezioni, come Rose, e Albus.
« Che faccia nera » disse la ragazza osservandola. « Hai appena incontrato il professor Upson, per caso? »
« No » rispose Lucy. « Molto peggio. »
« Cosa ci sarà peggio di Upson, al mondo? » chiese Lysander, seduto accanto a Rose. Lucy lo guardò. Il ragazzo la guardava sorridendo. Anche lei sorrise.
« Hai ragione, Lys. Il molto peggio di Upson è ovviamente la Nott. »
« Per Godric! » esclamò Albus Potter roteando gli occhi e afferrando il sacchetto che Lucy teneva ancora in mano. Dopo di che si lasciò cadere su un sedile, annoiato, stendendo i piedi e poggiando le scarpe davanti al finestrino. Rose lo guardò con disapprovazione, senza però dire niente. Albus era fatto così. Era imprevedibile. E Lucy lo adorava per questo. Suo cugino le lanciò un’occhiata divertita. Lei gli sorrise complice.
« Quella là si crede miss Hogwarts » commentò Alex ingurgitando un Polentino arraffato dal sacchetto che Albus stringeva in mano. Quest’ultimo le lanciò un’occhiataccia.
« Ce l’hai con lei solo perché non ha voluto uscire con te, Alex » intervenne Rose incrociando le braccia al petto.
Tutti scoppiarono a ridere.
« Non è vero niente, Weasley » si difese lui lanciandole una Gelatina.
Rose si scansò e la gelatina finì tra i capelli di Lysander. Lui se ne liberò ridendo.
« Rose ha ragione » disse Albus. « Rosichi ancora, Alex, ammettilo. »
« Andiamo, è successo una vita fa. »
« Appunto, per questo ridiamo » esclamò Rose.
Alex la guardò in silenzio, mentre tutti gli altri intorno scoppiavano nuovamente a ridere.
« Durante il terzo anno, vero? » chiese Lucy concentrata agguantando il sacchetto e pescando una Cioccorana.
« Mi sembra proprio di sì… » rifletté Albus, una mano ad accarezzarsi il mento con fare riflessivo.
Alex gli assestò una gomitata.
« Tu da che parte stai, eh? »
Albus alzò le spalle.
« Dalla mia, sempre. »
Lucy sorrise. Lei e Albus erano molto simili, sotto quell’aspetto. Pensavano per sé, senza badare troppo a quello che gli altri avrebbero potuto dire di loro. Ovviamente, volevano bene ai loro amici e cugini, ma il loro istinto di sopravvivenza prevaleva su tutto. Erano spiriti liberi, sprezzanti delle regole e delle convenzioni sociali.
« Tornando alla Nott » cominciò Rose. « Hai detto di averla vista. Vi siete accapigliate? »
« No, quello no, anche se avrei voluto. Era con quell’idiota di Pucey-bello. »
« Xavier? » esclamò Alex sputacchiando mezzo Scarafaggio a Grappolo pericolosamente vicino alla testa di Rose. Lei lo guardò ad occhi sgranati.
« Quanti Pucey-bello conosci, Alex? » intervenne Albus, pratico, alzando gli occhi azzurri al cielo.
« Sei indisponente, oggi, lo sai? »
Albus alzò ancora le spalle, come faceva sempre, e rimase in silenzio. Lucy gli lanciò un’occhiata, che lui ricambiò.
« Era con Xavier, e ovviamente le faceva gli occhi da cerbiatta » continuò.
« Tipico » commentò Albus.
« Ne vedremo delle belle, comunque » concluse Lucy ridacchiando, improvvisamente folgorata da un pensiero.
« Ah, sì? » chiese Lysander.
Lucy annuì e guardò Rose e poi Albus, e infine Alex.
« Xavier Pucey era nel mirino di Sophia. Sophia Nott, l’amabile sorellina di Ophelia. Aspettate che lo sappia, e scoppierà la Terza Guerra Magica. Vedrete. »
 
 

˜

 
 
~Sala Grande, Hogwarts.
 
« … infine, è mia premura ricordare a tutti voi – studenti degli ultimi anni compresi – che l’accesso alla Foresta Proibita è severamente vietato, se non per scopi scolastici e solo se accompagnati da un insegnante » concluse il preside Scamandro. « I Prefetti accompagneranno i nuovi studenti nei dormitori. Buona notte a tutti. »
Nella Sala Grande scoppiò il solito pandemonio di chiacchiere, commenti e risate che seguiva sempre il discorso di inizio anno del preside. Albus lanciò un’occhiata svogliata al tavolo di Serpeverde, dove un tronfio Lorcan Scamandro si vantava con gli studenti del primo anno della sua stretta parentela con il preside, Owen Scamandro, il padre di suo padre. Era pazzesca la differenza con Lysander, che cercava invece in tutti i modi di evitare imbarazzanti domande su suo nonno da parte dei nuovi Grifondoro.
« Ogni anno che passa li fanno sempre più piccoli*» notò Fred Weasley raggiungendo Albus. Il cugino si girò a guardarlo e rise.
« Siamo noi ad essere sempre più alti, Fred » rispose, pragmatico.
Fred aveva la tipica carnagione scura ereditata da sua madre Angelina, la zia di Albus, moglie dello zio George. Sia Fred sia Roxanne, sua sorella, che frequentava il settimo anno, erano scuri. Nessuno dei due era riuscito ad ereditare il “gene rosso” della famiglia Weasley.
Nemmeno Albus e suo fratello James - che in quel momento stava chiacchierando con il suo amico Chris Thomas qualche posto più in là e che si apprestava a tornarsene nel dormitorio – avevano i capelli rossi, per fortuna. Solo sua sorella Lily li aveva, e luccicavano alla luce delle mille candele fluttuanti nella sala. Anche sua cugina Rose aveva i capelli rossi, lunghi e lisci. Lei e Lily si somigliavano molto.
« Pensavo che avresti fatto il viaggio con noi, Fred » intervenne Alex affiancandosi all’amico.
« Avevo promesso ad Arthur che sarei stato con lui e Louis » spiegò Fred affabile, affondando le mani nelle tasche di un paio di larghi jeans sformati.
« Capito » annuì Alex passandosi una mano tra i capelli.
“Louis, quell’idiota che abbiamo per cugino,” pensò Albus sbuffando.
Non era mai andato così d’accordo con Louis. Non si detestavano, ma nemmeno si adoravano. Erano diametralmente opposti e incompatibili, ecco. Louis passava i suoi giorni a guardarsi allo specchio, a mimare occhiate profonde e affascinanti ad immaginarie ragazze da sedurre, e a pettinarsi. Oltre che a stringere quelle labbra da donna che si ritrovava. Si credeva bello da morire, era questo il suo grande difetto. Albus non riusciva a soffrire il suo innato narcisismo.
Sua cugina Lucy lo raggiunse, praticamente buttandoglisi addosso. Gli strinse le spalle ed esclamò: « Bel discorso anche quest’anno, Scamandro, eh? Quasi quasi piangevo. »
Albus rise.
« Sì, beh, cosa dovrebbe dirci, il pover’uomo: “spero che mio nipote – quello pazzo – non combini troppi guai o mi toccherà espellerlo davvero, quest’anno?”. »
« Non fa ridere, Potter. »
I quattro Grifondoro si fermarono e si girarono, solo per ritrovarsi di fronte Charles Montague in tutto il suo splendore. Con lui c’erano sua sorella Octavia e Scorpius Malfoy, quel damerino impomatato tutto camicie fresche di bucato e Brillantina di Mr Pomatus Right*. Infatti, sotto la divisa si poteva intravedere un completo scuro e una camicia bianca, il tutto condito dall’immancabile cravatta verde-argento di Serpeverde.
Sulla divisa dei Montague lampeggiavano le due spille da Prefetto, argentate e luccicanti alla luce delle torce. Octavia portava una borsetta nera a spalla, un cipiglio severo sul volto e un sopracciglio alzato in un’equivocabile espressione sarcastica e sprezzante.
« Beh, adesso sì che ci divertiremo, sei arrivato tu, Montague » esclamò Alex incrociando le braccia al petto.
« Abbassa la cresta, Baston » intervenne Octavia. « Potrei anche decidere di toglierti qualche punto, sai? »
« Togliere qualche punto per cosa, Octavia? » esclamò Lucy facendo un passo avanti. « Per aver detto una scontata verità? »
Octavia spalancò gli occhi, indignata, e Albus mise d’istinto un braccio davanti a Lucy, come per proteggerla e tenerla lontana dalla discussione.
« Senti, Montague, stasera non sono proprio in vena » disse Albus, decidendo di intervenire per cercare di porre fine alla lite. « Rimandiamo l’inizio della guerra a domani, eh? Buona notte. »
Così dicendo, Albus cinse le spalle di Lucy e fece per andarsene, con Alex e Fred che gli stavano dietro. A quanto pareva, Charles non era pienamente soddisfatto della sua risposta.
« Cosa fai, scappi via, Potterino? » aggiunse. « Vuoi vedere che sei diventato grande e giudizioso, quest’anno… »
Scorpius rise.
« Sì, Charles, non ha la stoffa » disse Malfoy. La sua voce era bassa e beffarda, quasi roca. « Come nel Quidditch, d’altronde. »
Albus si fermò all’improvviso, le mani che gli prudevano. Le aprì e le richiuse. Una rabbia cieca cominciò a risalirgli dallo stomaco, bruciandogli la gola come bile.
« Al, lascia stare » gli sussurrò Lucy. « Non ne vale la pena, andiamo a dormire. »
« Cosa fai, Weasley? La mammina? » esclamò Scorpius lanciandole un’occhiata, che Lucy ricambiò, assottigliando gli occhi per la rabbia.
« Vai a mangiare cacca, Malfoy*» gli disse sorridendogli amabilmente.
« Vedo che hai ereditato la classe di famiglia » commentò Charles battendo le mani. « Che ne dici, sorellina? »
Octavia si fece avanti, posando una mano sul braccio del fratello gemello. Lanciò un’occhiata al gruppo dei Grifondoro lì riuniti, Lucy ancora accanto ad Albus, Fred di poco dietro di loro, Alex al fianco di Albus, sprezzante. Poi guardò suo fratello, che ricambiò lo sguardo e tolse la mano dalla tasca delle veste, dove, molto probabilmente, stava stringendo la bacchetta, pronto per sfoderarla.
Sentirono un rumore di passi e l’alta figura di Ryan Pucey comparve all’altro capo del corridoio. Capelli biondi e completo elegante, assomigliava vagamente a Scorpius, nei suoi modi eleganti ed affettati, e Albus pensò che derivasse dal loro essere rampolli di famiglie Purosangue altolocate e ricche. Portava la divisa, con al petto appuntata la spilla dorata da Caposcuola.
« Cosa succede qui, si può sapere? » esclamò severo, lanciando un’occhiata ai Grifondoro e poi soffermandosi su Scorpius e sui gemelli Montague, per fermarsi infine sulle loro spille.
« Montague, Montague, » disse rivolgendosi ai gemelli « voi siete due Prefetti, non capisco perché non siate con gli studenti del primo anno, è vostro compito accompagnarli nella Sala Comune, o sbaglio? »
Octavia lanciò un’occhiata a Charles, come a volergli dire “parlo io”, e poi guardò Ryan sorridendogli sorniona, come una gattina che nasconde le unghie.
« Mi spiace, è che questi Grifondoro hanno provocato Scorpius, e siamo dovuti intervenire per porre fine alla faccenda » spiegò con tono amabile e remissivo.
« Che cosa? » esclamò Lucy. « Non è vero! »
Si staccò dal fianco di Albus e si avvicinò a Pucey. Albus la seguì, prevedendo il peggio.
« Mia cugina ha ragione » aggiunse. « Non siamo stati noi, a cominciare. »
« Ovviamente sono dei bugiardi » disse Octavia saccente annuendo e guardando Ryan, che sembrava parecchio confuso.
Albus confidava nel buon senso di Ryan Pucey, Caposcuola e Capitano della squadra di Quidditch, che non sembrava badare molto alla faccenda della “lotta tra case”. D’altronde, andava molto d’accordo con James Potter, capitano dei Grifondoro e suo acerrimo nemico sulla scopa, ad indicare l’inutilità dei litigi e delle infinite risse nei corridoi.
« Non mi interessa chi ha iniziato » esclamò. « Filate subito nelle vostre Sale Comuni, prima che cambi idea e vi tolga dei punti. »
Octavia fece un cenno a Charles, che la seguì lungo il corridoio, diretti nella Sala Comune di Serpeverde nei Sotterranei. Scorpius lanciò un’occhiata sprezzante a Lucy e Albus prima di seguire i suoi amici, le mani in tasca e il suo solito incedere elegante e aristocratico.
“Pallone gonfiato,” pensò Albus digrignando i denti.
Prese Lucy per mano e tornò da Fred e Alex, che lo seguirono in silenzio.
Ryan Pucey girò i tacchi e si allontanò nella direzione che avevano preso i Montague. Il rumore dei suoi passi si perse in lontananza.
« L’abbiamo scampata bella » fischiò Fred dopo aver affrontato l’ennesima rampa di scale.
« Sì, meno male che Pucey non ci ha tolto dei punti » concordò Alex. « Grifondoro si sarebbe ritrovato ultimo ancora prima di iniziare le lezioni… »
« Quest’anno vinceremo il campionato e la coppa delle case, Alex » continuò Fred convinto.
« Fatela finita » intervenne Albus.
I due amici si zittirono e Lucy gli lanciò un’occhiata.
« Montague si meriterebbe una lezione » continuò Albus. « E una bella, anche. »
« Parli di Charles o di sua sorella? Perché io avrei una mezza idea su Octavia che-» chiese Fred, ma Lucy lo zittì con uno sguardo.
Lucy sapeva quando Albus era arrabbiato e furioso, o nervoso, sapeva come interpretare i suoi silenzi e i suoi gesti, oltre che le sue parole.
« La pagheranno, lui e Scamandro e tutti i loro amici Serpeverde dei miei stivali » sussurrò Lucy.
Albus la guardò. A volte sua cugina sapeva spaventarlo.
Le sorrise. Annuì.
« Finta Wronski » mormorò, e la Signora Grassa si aprì sulla Sala Comune di Grifondoro.
 
 
Continua…
 



Marti's
Ebbene sì. Sono tornata.
Rieccomi, dopo mesi di silenzio e una long abbandonata a se stessa, con questa nuova avventura dedicata alla Nuova Generazione, formata da poveri studenti bistrattati dal mondo di Efp. Oddio, non che io sia intenzionata a riservare loro un trattamento d’élite, però insomma… non spoilero niente, ma sappiate che niente è come appare. Almeno non in TAOD :3
In ogni caso, spero che il primo capitolo vi abbia incuriosito almeno un pochetto, anche se non succede sostanzialmente nulla di che. Mi sono ritrovata nell’impossibilità di far accadere quello che ho previsto in men che non si dica, vi devo far penare un po’, o sbaglio? Ahahahahah Che autrice sadica, dovrei leggere meno i libri di Martin.
Va beh, vi lascio e vi do appuntamento con il secondo capitolo, che vorrei davvero riuscire a pubblicare quanto prima, ma ancora non l’ho iniziato, quindi portate pazienza, miei prodi.
Vi posso liberamente anticipare che ci sarà una festa. Non dico altro. E qualcuno potrebbe perdere il controllo, diciamo così. In quale senso, lo scoprirete ;-)

Vi ricordo il mio gruppo Facebook, per chiunque volesse "entrarci" per maggiori aggiornamenti, spoiler e contenuti extra [quanto mi faccio figa u.u ahahahah]. E per la lista dei prestavolto, ovviamente ;-)
Ecco il link: https://www.facebook.com/groups/503476756335143/
 
Grazie a tutti quelli che hanno letto fin qui! Vi voglio bene!
Love love love, M.
 


NB note burocratiche

  • "Mr Pomatus Right" è un nome di mia invenzione. Non sapevo come definire il nostro gel per capelli, così l’ho chiamato Brillantina. E ovviamente Mr Pomatus Right produce articoli per capelli, come shampoo, balsami etc.
  • Gli altri due asterischi rimandano a due ben note battute di un certo Ronald di nostra conoscenza. Non sono sicura che la frase riguardante i bimbi sempre più piccoli sia esatta, se vi viene in mente fatemelo presente, correggerò volentieri. Per quanto riguarda la seconda, sulla cacca e Malfoy, penso sia giusta.
  • Il titolo è liberamente tratto da un episodio di Gossip Girl, nello specifico il dodicesimo della quarta stagione, che a sua volta fa riferimento al film del 1979, The kids are alright.

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Capitolo 2
*** 2. English Gentlemen Prefer Blondes ***


{capitolo lunghissimo, mi perdonate? Love u all <3}




CAPITOLO 2
ENGLISH GENTLEMEN PREFER BLONDES

 
 
 
 

“Love is a game to you, it’s not pretend
Maybe if I fall asleep, I won’t breathe right
Can nobody hear me?
I’ve got a lot that’s on my mind
I cannot breathe
Can you hear it, too?”
Hear me – Imagine Dragons

 
 
 
 
˜Venerdì 2 settembre 2022 – Sala Grande, Hogwarts.
 
« Ecco qui gli orari del settimo anno. »
Ava Thomas alzò gli occhi dalla sua ciotola di cereali e rivolse un vago sorriso ad una radiosa Rose Weasley, che la guardava dall’altra parte del tavolo di Grifondoro.
Tese il braccio verso di lei, porgendole due fogli di pergamena praticamente identici.
« Grazie, cugina » rispose Roxanne Weasley agguantando i fogli e facendo l’occhiolino a Rose. « Tutto bene? »
« Splendidamente, grazie » rispose Rose.
Sprizza gioia da tutti i pori solo perché sta distribuendo dei dannati orari. Patetica.
Okay, Ava non odiava Rose Weasley, affatto. Diciamo solo che provava un’infinita irritazione verso tutti i più banali comportamenti umani, come l’entusiasmo per una stupida spilla da Prefetto o per il tuo stupido fidanzato babbeo; come la gioia per l’arrivo del Natale o l’ansia di tornare a casa per l’estate, per godersi le vacanze. Niente di tutto questo la rendeva elettrica e felice, proprio come rendeva felice il resto dei mortali.
Il Natale per lei significava ricordare. Tutto quanto. Suo padre che trova quella lettera, Lynn che chiama la mamma, il silenzio, gli abiti scomparsi, il freddo e il gelo e l’albero di Natale illuminato in salotto, i regali in attesa. Sua madre se n’era andata che lei e Chris avevano poco più che dieci anni. Ava ricordava che, all’improvviso, il suo buon profumo non aleggiava più sul pianerottolo del secondo piano, davanti alla camera da letto dei suoi genitori. Ricordava che la casa si era ben presto trasformata in un caos, e che suo fratello Chris era rimasto chiuso in un ostinato silenzio per più di una settimana, in attesa che la mamma tornasse a casa. Sua sorella Lynn aveva pianto, e pianto, e solo Ava, cullandola, era riuscita a farla addormentare.
« Mi hai sentita, sì o no? »
Ava si riscosse e ripiombò nella Sala Grande affollata per la colazione. Poco più in là, sua sorella Lynn rideva in compagnia di Lily Potter, mentre di suo fratello non c’era traccia. Molto probabilmente era in ritardo.
« Scusa » rispose scuotendo la testa e guardando la sua amica Roxanne, carnagione scura, capelli lisci e neri e sguardo deciso, che la fissava preoccupata. « Stavo pensando… »
« A tuo padre? » la interruppe l’altra.
Cavolo, Roxanne sapeva capirla al volo, ogni volta.
« Sì » ammise rigirando i cereali nel latte freddo, svogliata.
« Starà bene, Ava » la rassicurò la sua amica mettendole una mano sulla sua. « Angelina ha detto che lei e George lo andranno a trovare, lo inviteranno spesso a cena e non sarà troppo da solo. Tranquilla, okay? »
Era strano. Roxanne non chiamava i suoi genitori “mamma” e “papà”, come era normale, ma con i loro nomi: Angelina e George. All’inizio della loro amicizia, Ava lo aveva reputato strano, ma piano piano aveva imparato che non c’era nulla di strano, nella grande famiglia Weasley, ma solo di particolare e in qualche modo strambo. Uno strambo bello, però, uno strambo che ti fa desiderare di voler tornare a casa senza paura di trovare tuo padre steso sul divano, ubriaco fradicio, una bottiglia di Firewhisky mezza vuota sul tappeto davanti al divano.
« Abbiamo gli stessi orari? » chiese Ava per cambiare discorso. Non le andava di parlare di suo padre, non in quel momento. Voleva godersi il primo giorno di lezione.
Roxanne confrontò i fogli per un momento e poi annuì. « Sì, uguali in tutto e per tutto. »
« Buongiorno! » le interruppe una voce allegra.
James Sirius Potter si sedette sulla panca di fronte, un sorriso ironico e furbo dipinto sul viso. Chris Thomas lo raggiunse dopo qualche secondo, non prima di aver salutato un paio di ragazze sedute poco distante. Ava alzò gli occhi al cielo: suo fratello dimostrava sempre di essere il meno intelligente dei due.
« James » lo salutò sua cugina Roxanne osservandolo riempirsi la tazza di porridge.
« Come mai già svegli? Pensavamo di vedervi arrivare in ritardo a lezione di Incantesimi » chiese Ava versandosi del succo d’arancia.
Chris sbadigliò vistosamente e James la osservò, attento. « La prima ora abbiamo Incantesimi? Con la Cross? Non ci credo. »
« Noi sì » rispose Roxanne scrollando le spalle.
James si passò una mano tra i corti capelli marrone scuro, spettinandoli ad arte, come era solito fare. Ava e James avevano avuto una storia, l’anno prima, ma dopo qualche settimana avevano capito che non faceva per loro. Non funzionavano in coppia così come funzionavano da amici. E così era tornato tutto alla normalità. Chris aveva riso per mesi, prendendoli continuamente in giro, fino a quando Ava lo aveva minacciato di rivelare a tutti la sua terribile cotta per Victoire Weasley, la – bellissima e stratosfericamente affascinante - cugina più grande di James e Roxanne. Chris non aveva più fiatato.
James allungò la testa, cercando sua cugina Rose tra gli studenti che affollavano il tavolo di Grifondoro.
« Dove si è cacciata Rose? Quando serve non la si trova mai, per Godric! » esclamò.
Ad Ava scappò un sorrisino. James voleva molto bene a Rose, era come se fosse un’altra sorella, per lui. La trattava proprio come trattava Lily. Ava lanciò un’occhiata a quest’ultima, che stava ancora chiacchierando con Lynn. Oltre Lily, lo sguardo di Ava si perse, superò il tavolo di Tassorosso e si posò sui Serpeverde. Ryan Pucey la stava guardando, attento e pensieroso. Per un momento, Ava ricambiò il suo sguardo.
« Che vuole, quello? » esclamò Roxanne.
Ava si girò verso la sua amica e si appuntò i lunghi capelli scuri dietro l’orecchio. Finì di bere il caffè e si alzò in piedi.
« Lascialo perdere » rispose lei indicando Pucey e il suo amico Zabini, che le rivolse un’occhiata, non prima però di aver lanciato uno sguardo a Roxanne. « Secondo me Pucey si è preso qualche virus, comunque. È impossibile che sia diventato Caposcuola e si sia arreso a rispettare le regole. »
James si fermò, la mano sospesa a mezz’aria. Si girò e lanciò un’occhiata a Pucey, che stava chiacchierando con Owen e Ophelia Nott. James quasi sobbalzò sulla panca, proprio mentre Ophelia scoppiava a ridere per qualcosa che Ryan le aveva appena raccontato, e sommerse la faccia nella sua ciotola, in silenzio. Che comportamento strano.
Roxanne guardò Zabini con occhi sottili e all’improvviso batté un pugno sul tavolo. Un paio di bicchieri tintinnarono, protestando, e Chris le rivolse un’occhiata fugace, aprendo bocca per poi richiuderla subito dopo.
« Non lo sopporto » sussurrò Roxanne. « Andiamocene, prima che decida di lanciargli un Anatema. »
« Ci vediamo ad Incantesimi. E vedete di non fare tardi, altrimenti chi la sente, la Cross » disse Ava allontanandosi dal tavolo di Grifondoro. James borbottò qualcosa e Roxanne la seguì.
Tanti altri studenti si stavano dirigendo verso le varie aule, le borse cariche di libri, impegnati in chiacchiere e considerazioni varie sugli orari.
Ava diede un’occhiata al suo foglio. Dopo Incantesimi l’attendevano due ore di Pozioni con il professor Upson. Non sapeva se esserne angosciata o se prenderla con filosofia. In fondo, avrebbe solo dovuto sopportare i Serpeverde per ben due ore.
L’aula di Incantesimi era già popolata dai Corvonero, che erano soliti arrivare a lezione sempre in anticipo su tutti. Secchioni.
In fondo all’aula, Benjamin Corner stava ridacchiando con una sua compagna di corso. Ava storse il naso. Aveva sentito dire che Ben l’Irriducibile facesse coppia con Dominique Weasley…
« L’Irriducibile non sta con tua cugina Dominique? » chiese Ava a Roxanne mentre prendevano posto in fondo all’aula, tenendo il posto a James e Chris.
« Che io sappia sì » rispose Roxanne. « Spero solo che Dom arrivi in orario… »
Proprio in quel momento, la biondissima Dominique Weasley, splendida nella sua uniforme scolastica con cravatta rosso-oro, fece il suo ingresso nell’aula, i lunghi capelli dorati appuntati dietro la nuca con un fermaglio argentato. Individuò le sue compagne e si avvicinò sorridendo. I suoi occhi azzurri erano accesi e brillanti.
« Hey, ciao! » esclamò, scoccando alle sue amiche due baci sulle guance.
« Stamattina non eri nel tuo letto, Dom » disse Roxanne. Ava notò una certa nota di rimprovero, nel suo tono di voce.
« Lo so, è che- » Dominique non finì la frase, perché una donna alta dai lunghi capelli scuri fece il suo serioso ingresso nell’aula. Teneva alcuni libri sottobraccio e i suoi tacchi alti risuonavano sul pavimento di pietra: Amanda Cross, la loro spietata e severa insegnante di Incantesimi. Ad Ava piaceva in modo particolare e Roxanne diceva sempre che era l’unica studentessa a stare simpatica alla Cross, che era dura con tutto il resto del genere umano, soprattutto le donne. Ava rideva e negava, ma nel profondo sapeva che Roxanne aveva ragione. Lo sentiva a pelle, nel          modo in cui la donna la guardava e le parlava: con una certa dose di rispetto che di solito mancava.
Dominique si affrettò a raggiungere Ben Corner. Intanto, la ragazza Corvonero si era rapidamente spostata ed era tornata al suo banco di fronte alla cattedra. Ava scosse la testa. L’Irriducibile non sarebbe cambiato mai.
« Buongiorno a tutti » cominciò la Cross rivolgendosi alla classe, che era piombata in un religioso silenzio nel momento stesso in cui era entrata nell’aula. « E bentornati. »
Nessuno si prese la briga di rispondere: la Cross odiava i coretti pretenziosi all’unisono. Aveva messo le cose in chiaro fin dal primo giorno.
Proprio in quel momento, la porta dell’aula si spalancò e un trafelato James Potter rotolò all’interno, seguito da Chris. La Cross strabuzzò gli occhi e tutta la classe scoppiò a ridere. James e Chris erano intrappolati in un caos indistinto di braccia e gambe, e cercavano di districarsi per potersi alzare in piedi.
« Potter, Thomas » esclamò la Cross. « Si può sapere che avete combinato, per Merlino? »
« Scusi, professoressa, siamo incappati in Pix » spiegò James con voce roca, cercando di liberarsi dalla stretta mortale delle gambe di Chris.
Ava non sapeva se ridere o piangere. Suo fratello sapeva sempre come inaugurare l’anno scolastico.
« Fareste bene a trovare una soluzione rapida a questo parapiglia, perché io sono intenzionata ad iniziare la lezione, con o senza di voi » concluse la donna. « Quindi, direi che potete prendere i libri e aprirli a pagina cinque  » aggiunse rivolta alla classe.
« Ah, dimenticavo » concluse. « Ovviamente sono venti punti in meno per Grifondoro. »
Ava incrociò lo sguardo di James e scosse la testa, esasperata. 
 
 

˜

 
 
˜Venerdì 2 settembre 2022 – Sala Grande, Hogwarts – qualche ora più tardi
 
Scorpius Malfoy sorrise sornione, lanciando un’occhiata in tralice lungo il tavolo di Serpeverde. Accanto a lui, Lorcan Scamandro e Charles Montague aspettavano che Octavia commentasse i nuovi arrivati del primo anno, che se ne stavano radunati in fondo al tavolo, visibilmente eccitati.
« Sono dei bambini » commentò la ragazza seccata, scuotendo la testa. « Che cosa dovrei farci, con dei bambini? »
« Non dirmi che tra loro non c’è nessuno che tu possa ritenere alla tua altezza, sorellina » aggiunse Charles.
Octavia storse il naso. « Siamo obiettivi, Charles. Sto cercando chi prenderà il mio posto alla guida del dormitorio. Il prossimo anno sarò troppo impegnata con i MAGO per pensarci anche solo alla lontana, e alla fine di quest’anno dovrò decidermi. »
La solita, vecchia, esigente Octavia, pensò Scorpius.
I capelli scuri le ricadevano lungo i lati del viso, incorniciando quel suo sorriso furbo e vagamente allusivo. La cravatta verde-argento era stretta in un nodo perfetto e la camicia bianca non aveva nemmeno mezza piega, cosa che non si poteva dire di quella di Lorcan, seduto proprio accanto ad Octavia. Il suo amico sembrava appena uscito da una tromba d’aria.
Scorpius incrociò lo sguardo di Octavia e le sorrise. Sapeva ascoltarla in silenzio, aspettando il momento buono per parlare, e di solito i suoi consigli erano sempre attenti e modulati, utili a farla riflettere. E anche in quell’occasione andò a segno.
« Io penso » cominciò, e gli amici si zittirono, « che tu debba fare così, Octavia. Alla fine di quest’anno sceglierai la tua erede, perché di una lei si tratta, ovviamente, e il prossimo anno ti limiterai ad “educarla”, insegnandole il giusto comportamento e infondendole le tue doti da leader. Semplice, no? »
Lo sguardo di Octavia si illuminò e una vaga ombra di furbizia le passò sul viso. Batté le mani e quasi saltò sulla panca. Si sporse sul tavolo, la bocca storta in un sorrisino.
« Ti ho mai detto quanto tu sia dannatamente pratico e geniale, Scorpius Malfoy? » disse.
Batté le ciglia e Scorpius si perse per un momento nei suoi occhi scuri. Che diavolo mi sta succedendo? È Octavia.
« Non serve che tu glielo dica, Octavia » intervenne Lorcan, e Scorpius quasi sentì quel sottile filo invisibile che lo aveva legato ad Octavia spezzarsi all’improvviso. Gli venne quasi voglia di saltare al collo di Lorcan. La ragazza guardò l’amico con le sopracciglia alzate.
« Grazie, Lorcan » disse, tornando a pasticciare il suo pollo arrosto, svogliata.
Scorpius scosse la testa. Charles ridacchiò in silenzio.
« Mi lusinghi sempre, amico, davvero. »
« Che cosa combinate, qui? »
Cassandra Zabini si sedette accanto a Lorcan, lasciandosi cadere di peso sulla panca e buttandogli un braccio sulle spalle. Gli strizzò la guancia con le dita e Lorcan si ritrasse, infastidito.
« Per chi mi hai preso, per il tuo cuginetto di cinque anni, per caso? » esclamò lui.
Lorcan lanciò un’occhiata nervosa alle spalle di Scorpius, che non perse occasione per chiedersi chi l’amico stesse osservando con tanta premura. Era sempre più confuso.
« Io non ce l’ho, un cuginetto di cinque anni » continuò Cassandra agguantando una mela da un cesto lì accanto e addentandola.
Intanto, Rosalie Greengrass, uno spettacolo della natura dotato di due lunghe gambe e una lucente chioma bionda, si sedette accanto ad Octavia. Le due si scambiarono un abbraccio e Octavia le sussurrò qualcosa nell’orecchio in tono confidenziale. Scorpius si sentì all’improvviso osservato, e si concentrò sulle dita che Charles tamburellava sul tavolo. Un confuso Evan Rosier, alto e muscoloso, transitò dietro Rosalie e Octavia per raggiungere i suoi amici lì vicino e quasi andò a sbattere contro Rosalie, sfiorandole la schiena con un braccio. Alzò gli occhi su Scorpius e borbottò un saluto. Sembrava che Rosalie nemmeno se ne fosse accorta. Quel giorno sembravano tutti in preda a un virus.
« Allora » cominciò la ragazza spiluccando dell’uva bianca. « È tutto pronto per domani sera? Non vedo l’ora. »
Domani sera. La festa d’inizio anno. Già. Scorpius se n’era dimenticato. Come era possibile? Le ragazze gli davano alla testa.
Octavia annuì. « Diciamo di sì » rispose, pratica. « Manderò mia sorella Agnes un po’ prima a dare un’occhiata. »
Agnes Montague era la sorella più piccola di Octavia e Charles, una vera e propria forza della natura, e anche un pochino pazza e sbandata, secondo Scorpius. In quel momento sedeva in braccio ad un ragazzo del quinto anno, dall’altra parte del tavolo, e gli carezzava i capelli. Lui la guardava beato. A Scorpius venne da ridere. Agnes sapeva usare le sue doti femminili molto meglio di Octavia, quello era certo.
Octavia. Scorpius si ritrovò ad osservarla, persa nella sua vivace conversazione con Rosalie, una delle sue migliori amiche. Non poté fare a meno di osservare l’onda dei suoi capelli scorrerle lungo la spalla, per fermarsi all’incirca a metà schiena; non poté fare a meno di incantarsi davanti ai suoi occhi accesi di entusiasmo, vivi e ridenti; non poté fare a meno di notare le sue lunghe ciglia scure, le sue labbra rosee, le guance arrossate dall’eccitazione del momento. Mentre chiacchierava con la sua amica, tutto in lei era diverso. Era come se fosse finalmente se stessa. Abbandonava quell’austera facciata che si sentiva in dovere di erigere davanti agli altri, abbassava le sue difese e lasciava che la vera Octavia prendesse il sopravvento.
L’Octavia che Scorpius ricordava da piccola, quando lei e Charles venivano in visita a casa Malfoy insieme ai genitori e loro tre venivano spediti nella stanza dei giochi a passare il tempo. Lui e Octavia si alleavano sempre contro Charles nelle loro “battaglie” e Scorpius ricordava che quelle erano state le uniche e rade occasioni in cui il “team Montague” si era diviso per qualcuno. Octavia voleva sempre vincere, proprio come era nella sua natura, ma riservava sempre a Scorpius una parte del suo bottino. Quella era la vera Octavia, che si entusiasmava per la nuova scopa giocattolo di Scorpius e gli chiedeva di provarla, che poi cadeva con un tonfo sul tappeto e rideva in un modo buffo tutto suo, che infine gli offriva una caramella e gli depositava un bacio sulla guancia senza che Charles la vedesse. C’era qualcosa in lei, qualcosa di diverso, qualcosa che era oscurato da una maschera di affettazione, manie di protagonismo e voglia di primeggiare, tutte caratteristiche che Octavia possedeva da sempre, ma che si erano acuite da quando aveva assunto il controllo del dormitorio. C’era qualcosa che la rendeva speciale ai suoi occhi, un fuoco che le bruciava dentro che solo lui poteva vedere; che solo lui ricordava e che avrebbe riacceso, ad ogni costo.
 
 

˜

 
 
˜ Sabato 3 settembre 2022 - Hogwarts
 
« Comunque non sono d’accordo con l’idea di Upson riguardo i MAGO » stava dicendo Dominique. « Insomma, siamo esseri umani, come pretende di farci ripassare tutte le pozioni studiate in questi sei anni, me lo spiegate? »
Roxanne mormorò una mezza frase indistinta, rigirando il pasticcio di carne nel piatto. Sua cugina Dominique – la brillante cugina con sangue Veela nelle vene, dalla bellezza mozzafiato e dall’odioso e petulante fidanzato seduto proprio accanto a lei – l’aveva coinvolta in quella pazza discussione su Pozioni e il professor Upson proprio il sabato a pranzo, quando avrebbe tanto voluto starsene in silenzio e in pace, immersa nelle sue vaghe considerazioni sul primo weekend a Hogwarts. Di solito il primo fine settimana lo trascorreva all’aperto, con Ava, James e Chris, per godere dell’ultimo sole e delle ultime ore di libertà prima dell’inizio vero e proprio dell’anno.
Il primo giorno di lezione era stato vagamente arduo e pesante. Il professor Upson si era messo in testa quella malsana idea del ripasso, che li avrebbe impegnati almeno un sabato mattina al mese. Erano delle lezioni extra, insomma. Lezioni organizzate senza richiedere la loro approvazione, oltretutto.
Roxanne allungò il collo in cerca di Ava, ma non c’era traccia di una ragazza alta dai lunghi capelli scuri e la carnagione olivastra, che fissava il resto del mondo con disgusto misto a fastidio. Non c’era traccia nemmeno di suo cugino James e di Chris. Bene, l’avevano abbandonata, per di più in compagnia di Dominique – che era okay, erano amiche nonché cugine, però non sarebbe riuscita a sopportare Benjamin Corner ancora a lungo, soprattutto per via di quella sua innata espressione di intelligenza in stile troll dipinta sul viso. Non gli stava simpatico, proprio no.
Si alzò dal tavolo facendo stridere la panca e Dominique sussultò leggermente. « Che fai? Te ne vai? »
« Non ho più fame » rispose lei sbuffando. « Penso che andrò a cercare Ava. »
« Okay, a dopo » rispose l’altra sorridendole.
Roxanne non poteva fare a meno di voler bene a sua cugina, nonostante la sua sbadataggine, il suo essere assolutamente bella senza saperlo, nonostante il suo fidanzato, che sfoderò un sorrisone e la salutò come se fossero amici da sempre. Roxanne strabuzzò gli occhi, raccolse la borsa da sotto il tavolo e si diresse verso le porte della Sala Grande. Passando accanto al tavolo dei Serpeverde, udì distintamente Lorcan Scamandro chiedere ad Octavia dettagli su una certa festa.
Ma certo, pensò. La festa d’inizio anno dei Serpeverde. Che branco di pretenziosi snob.
Una volta messo piede nella deserta e soleggiata sala d’ingresso, due mani l’agguantarono e la trascinarono in un angolo. Roxanne riconobbe Ava e il suo profumo e il ghigno di suo cugino James.
« Hey! » esclamò. « Si può sapere che combinate? »
« Shhhh » rispose James ridendo.
«Okay, non capisco » sussurrò Roxanne. « Potete spiegarmi, per favore? »
Ava lanciò un’occhiata a James, che le fece un cenno affermativo. Quanta segretezza.
« Stavamo origliando » spiegò Ava sottovoce. « A quanto pare i Serpeverde daranno la loro annuale festa d’inizio anno e James aveva in mente qualcosina per rompere loro le uova nel paniere. »
« Rompere che? » esclamò James.
Ava agitò una mano. « Lascia perdere, Jamie. »
Lui alzò le spalle e rimase zitto.
« Avete già provato a sabotare la festa, ricordate? » intervenne Roxanne. « Ed è andata a finire male. »
Due anni prima, James e Chris avevano tentato di rovinare i piani di Octavia Montague, ma il loro maldestro tentativo era terminato con un misero buco nell’acqua e una mega strigliata dal preside Scamandro per aver imbrattato il muro dei sotterranei di uova e piume. Roxanne rideva ancora al solo ricordo dei due ragazzi impegnati a ripulire il tutto.
« Uffa, Roxanne » protestò James sbuffando. « Ricordi ancora l’episodio delle uova? »
« Io ricordo tutto, cugino » confermò lei incrociando le braccia al petto.
James alzò gli occhi al cielo senza replicare.
« Senti, abbiamo deciso di seguire Agnes Montague » propose Ava.
« La sorella di Octavia? E perché, scusa? »
« Perché abbiamo sentito dire da alcuni Tassorosso che, a quanto pare, si occuperà lei di sistemare i dettagli » spiegò James.
« Poco astuto, da parte di Octavia, delegare » convenne Roxanne suo malgrado.
« Ecco » annuì Ava. « È per questo motivo che quest’anno ce la faremo. »
In quel momento, Agnes Montague uscì dalla Sala Grande accompagnata da due ragazze del suo stesso anno, che Roxanne riconobbe come la bionda Vivien Pucey, sorella minore di Ryan e Xavier, e Rebecca Rosier, una ragazza dai capelli scuri piuttosto silenziosa e vagamente inquietante.
« Eccola, eccola » esclamò James appiattendosi contro il muro. Roxanne lo vide sfilare un foglio di pergamena dalla tasca dei jeans e lo guardò incuriosita.
« James, cosa… » iniziò, ma Ava la interruppe.
« Adesso noi andiamo. Acqua in bocca, Rox. »
Così dicendo, i due, a braccetto, seguirono le tre Serpeverde, dirette verso i sotterranei. Roxanne rimase lì, in piedi, a guardarli sparire e a chiedersi quanto avrebbe dovuto aspettare, per vederli finire in punizione, proprio come ai vecchi tempi. Inoltre, che diavolo aveva in mente di fare, James, con un vecchio e consunto foglio di pergamena? Suo cugino era strano, a volte, e misterioso, nonostante fosse la persona più limpida e sincera al mondo.
Alte risate la fecero voltare, giusto in tempo per vedere Chris Thomas emergere dal parco, i pantaloni sporchi di erba e Lucy Weasley appollaiata sul braccio. Non appena la videro, i due si zittirono.
« Lucy? » chiese Roxanne stupita.
A sua cugina scappò un sorrisino e Chris scoppiò a ridere.
« Scusaci, Rox, abbiamo fame, ci vediamo più tardi » la liquidò Chris mandandole un bacio.
Lucy le fece l’occhiolino e fece il suo ingresso nella Sala Grande letteralmente spalmata addosso a Chris, quasi soffocandolo con un bacio mozzafiato. Esibizionista.
Il mondo era fin troppo strano, a volte.
Roxanne fece per dirigersi verso il dormitorio di Grifondoro, intenzionata a prendere il suo manico di scopa e farsi un volo intorno al castello, quando una voce profonda la raggiunse alle sue spalle.
« Weasley, dove scappi? »
Roxanne si voltò lentamente solo per trovare un sorridente Owen Zabini appollaiato sul corrimano dello scalone di marmo. La guardava, divertito.
« Zabini » disse lei tranquilla. « Vorrei potermi trattenere per fare due chiacchiere, ma vado di fretta. »
Fece per girarsi e salire le scale, quando Owen l’agguantò per un braccio, trattenendola. Roxanne alzò gli occhi al cielo sbuffando.
« Quale parte della mia frase non ti è chiara? » gli chiese.
Owen la lasciò andare e rise.
« Sei sempre la solita, vedo » esclamò. « E dimmi: i tuoi amici hanno davvero intenzione di mandare all’aria la festa di stasera? Siete davvero così gelosi di noi Serpeverde? Solo perché sappiamo come divertirci? »
« Un po’ di Burrobirra e del Firewhisky scadente lo chiami divertimento? »
Owen alzò un sopracciglio, ironico.
« Combattiva, oggi, eh? Perché non facciamo una scommessa su quanto dureresti ad una delle nostre feste, Weasley? » rise Owen tendendole una mano.
Roxanne lanciò un’occhiata alla sua mano tesa così come si guarda un Vermicolo.
« Non faccio scommesse con te, Zabini » rispose. « Se vuoi scusarmi… »
Così dicendo cominciò a salire i gradini dello scalone di marmo, consapevole degli occhi di lui sulla sua schiena.
« Prima o poi cederai, Roxanne » le gridò dietro.
Lei si fermò. L’aveva chiamata Roxanne. Che diavolo…
Si voltò, ma Zabini era scomparso.
 
 

˜

 
 
˜Sabato 3 settembre 2022 – Hogwarts – qualche ora dopo
 
Molto bene, pensò Octavia facendo un bel respiro. Ci siamo. La festa d’inizio anno. Vai, Octavia, sarai come sempre splendente.
Si ripeteva quelle parole come un mantra, da cinque anni a quella parte, ogni volta che le capitava di dover affrontare qualcosa di importante, come la prima festa da lei organizzata, il suo secondo anno, oppure l’esame dei GUFO, l’anno prima.
Lei era Octavia Montague: poteva fare tutto. E poteva farlo bene.
Aveva spedito sua sorella Agnes a controllare che tutto fosse apposto e qualche studente del quinto anno suo amico pattugliava i corridoi, deciso a stanare eventuali imbucati, che non mancavano mai. Chissà come, tutto il castello li disprezzava, ma tutti sembravano intenzionati a partecipare alle loro feste. Le contraddizioni umane.
Octavia si lisciò un’ultima volta il vestito e osservò il suo riflesso in una delle ampie finestre del castello. Aveva scelto un vestito tranquillo, nero, elegante, con le maniche leggermente velate e decorate a motivi floreali, dalla scollatura tonda e armoniosa.
Agnes aveva saggiamente piazzato due coraggiosi primini davanti alle porte. Aveva fatto indossare loro una livrea scovata chissà dove, nei colori della loro casa. Apriporta. Octavia sorrise. Si ritrovava sempre stupita dall’intraprendenza di sua sorella. Le somigliava sempre di più.
I due le rivolsero un sorriso baldanzoso e, dopo un suo cenno del capo, aprirono le due pesanti porte in legno. Octavia venne inondata da musica, chiacchiere e risate. La sala che il professor Upson aveva gentilmente concesso loro, al secondo piano del castello, era ampia e inondata dalla luce delle stelle che entrava dalle ampie finestre a bifora, unita alla luce di centinaia di candele disposte tutto intorno in piccoli bicchieri colorati sui toni del verde e del rosa. Dal soffitto pendeva un lampadario di cristallo rosa che conteneva altre candele. Si sentiva un leggero profumo di zenzero, nell’aria, misto al profumo delle invitate abbellite per l’occasione. Qua e là, Octavia individuò i tavolini in ferro battuto e i divanetti verdi che aveva magistralmente fatto disporre in tutta la sala, alcuni già occupati dagli studenti. Il tavolo delle vivande era in fondo, disposto sotto un enorme specchio dalla cornice dorata che rifletteva la sala e che dava un’idea di profondità e continuità. Dietro il tavolo, tre studenti del terzo anno vestiti da cameriere servivano le bibite e i cocktails. Tassativamente analcolici. Almeno per il momento.
Ottimo, pensò Octavia. Tutto sembrava essere iniziato nel migliore dei modi. Poco distante, Evan Rosier si divertiva in compagnia del suo amico Trevor Nott, fratello di Ophelia, a scegliere la musica, e fecero partire un vecchio disco dei Rolling Cauldrons*. Tutta la folla si animò e si lanciò a ballare. Octavia notò Trevor che, facendo piroettare la sua amica Cassandra, la trascinava in pista. Sentì le alte risate di Cassandra fino a lì, proprio mentre un turbine di capelli scuri e un paio di occhioni verdegrigio non le comparve di fronte, oscurandole la visuale dei suoi amici.
« Allora? » esclamò Agnes, un concentrato di vitalità e pazzia e una certa vena di perfidia. « Come ti sembra? È tutto come mi avevi illustrato... »
Octavia le sorrise e le mise le mani sulle spalle.
« È tutto perfetto » disse soltanto.
Agnes si sciolse in un sorrisone, che venne ben presto sostituito da uno più furbo e intraprendente.
« Sono contenta che sia tutto di tuo gradimento e che tu sia soddisfatta, sorella, per cui propongo di andarci ad affogare in un drink, ci stai? »
Ecco la solita Agnes.
Octavia diede un’occhiata al vestito di sua sorella, di un azzurro così intenso che rifletteva la luce di tutte le candele sparse per la sala.
« Hey, non ti sembra di aver esagerato, con l’orlo di quel vestito? » esclamò mentre Agnes la trascinava verso il tavolo delle bevande.
La ragazza rise. « Come sei noiosa, Octavia » rise. « Faresti bene a scioglierti un po’. »
Così dicendo le schiaffò tra le mani un bicchiere che conteneva un colorato liquido fucsia, condito da alcuni petali di rosa e un ombrellino bianco che vorticava per magia.
« Che cos’è? » chiese sospettosa, annusandolo.
« E che ne so » rispose Agnes scolandosi il suo. « Però è buonissimo » aggiunse subito dopo leccandosi le labbra soddisfatta e facendole l’occhiolino.
Si alzò in punta di piedi sulle alte scarpe col tacco nere e sondò la folla con lo sguardo.
« Raggiungo un amico » disse. « A dopo, sorellina, e divertiti. »
Fece un ultimo occhiolino ad Octavia e poi sparì tra la folla oscillando al suono della musica.
Octavia diede un’altra occhiata al suo bicchiere. L’ombrellino continuava a vorticare, impazzito. Tirò su con le dita un petalo di rosa e lo assaggiò. Sapeva di rosa, ovviamente, e di qualcosa di indefinito che non seppe riconoscere. Sicuramente Agnes l’aveva allungato con dell’alcol, come al solito. Octavia non beveva mai, alle sue feste. Voleva sempre poter mantenere il controllo sulla situazione e le bevande alcoliche non le facevano affatto bene. Il suo primo anno aveva vomitato sulle scarpe di un ragazzo del quinto, e da quel giorno aveva detto addio al Firewhisky miscelato con la frutta e solo Salazar sapeva quali stramberie. Inoltre, non era permesso introdurre alcolici ad Hogwarts, in particolare a feste organizzate con il benestare delle autorità, ma in qualche modo gli studenti riuscivano sempre ad eludere la sorveglianza.
In quel momento, la voce acuta di Ophelia Nott raggiunse le sue orecchie.
« Octavia! » esclamò raggiungendola.
Era in compagnia di Owen Zabini, sorridente e attento. Octavia si chiese dove fosse finito Ryan. Di solito quei tre stavano sempre insieme. Poco distante, Xavier Pucey scattò in piedi alla vista di Ophelia e la raggiunse, sondando le lunghe gambe della ragazza, fasciata in un aderente abitino nero che lasciava poco all’immaginazione. Non conoscessi Ophelia Nott e la sua sbadataggine mista a inconsapevole pazzia, direi che se l’è messo apposta per stendere Xavier. E il popolo maschile in generale, pensò.
« Complimenti per la festa » disse ancora la ragazza, sorridendole. « È fantastica! »
« Ti ringrazio, Ophelia » rispose lei radiosa, soddisfatta che una studentessa del settimo anno le facesse dei complimenti tanto entusiasti.
« Le bevande sono super, aggiungerei » intervenne Owen sollevando il suo bicchiere, nel quale vorticava del liquido dorato con tante bollicine che Octavia riconobbe come champagne.
« Beh, è tutto merito mio, ovviamente » esclamò Lorcan Scamandro comparendo al fianco di Owen. Quest’ultimo gli diede due pacche sulle spalle e i due finirono a parlare di Quidditch, inevitabilmente. Octavia rise mentre Lorcan veniva trascinato via da Owen verso il tavolo dei cocktails, dove li attendeva un elegante Ryan Pucey nel suo impeccabile completo grigio.
« Sembra che si divertano tutti » disse Xavier guardandosi intorno.
Octavia notò che teneva stretta nella sua la mano di Ophelia. Stanno insieme, allora.
Ophelia non sembrava neanche farci caso, e continuava a sorridere ad Octavia e ad osservare gli altri.
« Beh » disse lei. « Non so voi, ma vado a cercare Rosalie, se volete scusarmi. Divertitevi! »
« Grazie tante, Octavia » rispose Ophelia sorridendole di nuovo.
Sembra già mezza brilla, notò.
« A proposito » esclamò Xavier. Octavia si girò a guardarlo. « Ho visto Rosalie prima. Era con Scorpius là in fondo » e indicò la postazione musicale, dove il grammofono continuava a spandere qua e là la musica dei Rolling Cauldrons.
Octavia annuì e un groppo le salì in gola. Rosalie con Scorpius.
Stavano sicuramente discutendo sulla festa, Octavia. Andiamo. Rosalie non è neanche lontanamente interessata a Scorpius. Proprio no.
Si fermò e osservò ancora una volta il suo bicchiere rosa, che era rimasto inalterato. Fece un sospiro e buttò giù il liquido, che era fresco e dolce contro la sua gola.
Strizzò gli occhi e scosse la testa. Okay, era anche bello forte. Agnes lo aveva sicuramente allungato.
Voci sconosciute le facevano i complimenti per la festa, ma lei non le sentiva. In quel momento, riusciva solo a vedere Rosalie – la sua migliore amica Rosalie – avvinghiata a Scorpius Malfoy – l’amore della sua vita, il ragazzo di cui era segretamente innamorata da sempre. I due si baciavano con evidente passione e trasporto. Proprio in mezzo alla sala. Proprio durante la sua festa.
Il bicchiere le cadde di mano, molto lentamente, o almeno così le sembrò. Invero, tutto accadde molto velocemente. Il tonfo, il rumore di vetri infranti, le voci stupite; lo sguardo di Cassandra, ancora in pista con Trevor, che guardava la scena agghiacciata; Scorpius che si staccava all’improvviso da Rosalie e si liberava dalla sua stretta e si girava, la guardava, la vedeva. Forse per la prima volta nella sua vita.
Octavia non sentiva più niente, né la musica, né le voci, né le grida di Scorpius che le diceva di fermarsi, di aspettare, che non era come sembrava. Invece era tutto come sembrava. Era tutto uno schifo.
Octavia corse via e ben presto anche la voce di Scorpius si spense in lontananza, inghiottita dalla folla. Rimaneva solo il suo cuore, che lentamente batteva il ritmo spezzato di una sorda melodia. Rotto e vuoto.


Continua...





Marti's
Eccomi qui con il secondo capitolo. Dai, non vi ho fatto aspettare tantissimo, vero?
 
Ma andiamo con ordine.
Avete conosciuto altri quattro protagonisti, cioè Ava, Scorpius, Roxanne e Octavia. Come avrete intuito, Ava è la figlia di Dean Thomas, e ha un fratello gemello, Chris, e una sorella più piccola, Lynn. Roxanne è la migliore amica di Ava e, insieme a Chris e James, formano davvero un bel gruppetto. Dominique è del loro stesso anno, ma è tanto amica di Ophelia Nott e quindi passa poco tempo con le compagne di dormitorio. Inoltre, al momento Dom è impegnata con Ben l’Irriducibile. Quanto durerà? XD
Scorpius… beh, Scorpius è adorabile, nonostante abbia baciato Rosalie. Vi dico solo questo: non disperate. Avete conosciuto meglio Octavia e spero tanto vi piaccia, almeno un po’. Ha del potenziale, se solo ci si sforza di andare oltre l’apparenza, e Scorpius ci ha fornito un’immagine molto tenera di lei da piccola. E poi, i suoi sentimenti per Scorpius a questo punto sono chiari. Chissà come reagirà lui dopo la fuga di Octavia… Per quanto riguarda Rosalie, è davvero la migliore amica di Octavia e il bacio a Scorpius ha una sorta di spiegazione e giustificazione, che scoprirete più avanti.
Abbiamo anche conosciuto Trevor Nott, il ragazzo che invita Cassandra a ballare. Tenete a mente il suo nome, mi raccomando! E poi, è il fratellino di Ophelia ;-)
 
NOTE BUROCRATICHE [ma doverose]:


  • Forse avrete notato il riferimento ad una certa “pergamena” nella tasca di James… chissà che cos’è… forse la Mappa del Malandrino? ;-)
  • I “Rolling Cauldrons” – letteralmente “calderoni rotolanti”- sono di mia invenzione, una libera elaborazione dei Rolling Stones XD
  • Il titolo è rielaborato da quello di un episodio di Gossip Girl [avevate dubbi? XD], precisamente il 2x22, “Southern gentlemen prefer blondes”
  • Vi consiglio di ascoltare la canzone che apre il capitolo, “Hear me”, dei fantastici Imagine Dragons
 
 
Colgo l’occasione per ringraziare tutti colori che hanno messo questa storia tra le seguite e le preferite e tutti quelli che hanno recensito: mi avete riempito il cuore di gioia e soddisfazione: grazie, siete unici <3
Un grazie doveroso va a tutti quelli che, quasi quotidianamente, fangirlano sul gruppo Facebook, “mipiacciando” immagini e banner e commentando post sclerotici: siete dei tesori <3
Infine, un grazie a tutti i lettori silenziosi, che semplicemente hanno deciso di “dare una sbirciata” ;-) GRAZIE <3
 
Love love love, M.
 
 

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Capitolo 3
*** 3. Scorpius In Real Life ***


CAPITOLO 3

SCORPIUS IN REAL LIFE

 

 

 

My pride, my ego, my needs and my selfish ways
Caused a good strong woman like you to walk out my life
Now I never, never get to clean up the mess I made
And it haunts me every time I close my eyes.”

 

 

 

 

~ Sabato 3 settembre 2022 – Hogwarts

« Octavia, aspetta! »
« Octavia! »
Scorpius procedette lungo il corridoio scarsamente illuminato, i passi che risuonavano sulla pietra fredda. Octavia era solo una macchia indistinta nelle ombre che lo precedevano. Solo il fermaglio che portava nei capelli ne indicava la presenza poco più avanti. Il rumore dei suoi passi era fievole, come se galleggiasse sospesa a mezz’aria.
All’improvviso, un tonfo sordo spezzò l’immobilità dello scalone di marmo che conduceva ai piani inferiori e Scorpius raggiunse un’Octavia mezza sconvolta, seduta sullo scalino più basso, proprio di fronte al salone d’ingresso. Si teneva una caviglia, come se fosse scivolata, e l’altra mano era poggiata sulla fronte, la schiena china sulle ginocchia.
« Ti sei fatta male? » le chiese Scorpius raggiungendola e chinandosi accanto a lei, una mano sulla schiena.
Octavia sobbalzò, come se l’avesse appena punta un’Acromantula, e guardò Scorpius con gli occhi spalancati. Era sconvolta.
« Non toccarmi! » esclamò scansando la mano di lui. « Vattene via! »
« Ti accompagno a letto, Octavia, ti sei fatta male e sei sconvolta » insisté il ragazzo.
« Ti ho detto di andartene, capito? » continuò Octavia alzandosi in piedi e fronteggiandolo. La sua voce riecheggiava per tutta la sala, andando a rimbalzare come un’eco sulle pareti di pietra del castello.
« È per il bacio di Rosalie? » chiese Scorpius cauto. Non ne era sicuro. Con Octavia non era mai sicuro di nulla. Si pentì all’istante di averglielo chiesto. Il viso di lei si contrasse e una strana espressione di rabbia mista a dolore le increspò le labbra. Come una bimba piangente e capricciosa. Solo che non c’era niente di infantile, niente di rarefatto e affettato. I sentimenti di Octavia straripavano fuori dalla sua anima impetuosi e violenti, e lei non sembrava minimamente in grado di tenerli a bada. E nemmeno voleva.
« Octavia, io- » lei non lo lasciò finire, perché gli si avventò contro e, per la sorpresa, Scorpius scivolò all’indietro, aggrappandosi al corrimano della scala.
« Sei uno stupido! Uno stupido, capito? »
Ormai Octavia stava gridando, e Scorpius era immobile e sconvolto, incapace di replicare. Non l’aveva mai vista così fuori di sé. Gli tempestava il petto di pugni e nemmeno si era accorta di quanto in realtà fossero vicini, il corpo di lei addosso al suo, la fronte a pochi centimetri dalle sue labbra. Scorpius riusciva ancora a sentire il dolce profumo di Octavia, un misto di rose e vaniglia che lo faceva impazzire.
Fu quando lei perse definitivamente il controllo e gli assestò uno schiaffo in piena faccia che Scorpius decise di prendere in mano la situazione e reagire. La afferrò tenendola ferma per i polsi e cercò di immobilizzarla, inchiodandola contro il muro.
« Sei impazzita, per caso? » esclamò, furibondo. « Che ti è preso, si può sapere? »
« Non capisci niente, Malfoy! Dannato te! Non ci arrivi, eh? » replicò lei, il suo viso così vicino, le sue labbra così piene e rosse, le guance infuocate, i capelli sconvolti. Era bellissima.
« Cosa dovrei capire, Octavia? Insomma, quel bacio non era niente, perché fai così? » continuò lui. « Perché non parli chiaro, per una volta? »
« Parlare chiaro? E tu? Baci la mia migliore amica, lei praticamente ti si struscia addosso, alla mia festa, e non capisco perché tu l’abbia incoraggiata, sei un idiota! »
« Smettila di insultarmi, capito? Non ho incoraggiato proprio nessuno, chiaro? E poi, il problema è solo che ti ho fatto fare brutta figura davanti a tutti, eh? Cosa speravi, di esibirmi come un trofeo e tenermi al guinzaglio, Octavia? Speravi che, stando con me, avresti avuto un elfo domestico invece che un fidanzato? Smettila, non puoi tenere tutto sotto controllo, per Salazar! »
Scorpius non aveva mai perso il controllo a quel modo. Non aveva mai invaso Octavia di parole dure e mezzi rimproveri, non si era mai arrabbiato con lei, non per davvero.
Octavia smise di dimenarsi e lo guardò. Nei suoi occhi si leggeva un nuovo dolore, forse una delusione, o lo spegnersi di una luce, il lento dissolversi di un miraggio per lungo tempo anelato. Abbassò le mani e Scorpius la lasciò andare. Aveva il fiatone, ed era assolutamente incapace di aggiungere alcunché, almeno fino a quando Octavia non avesse replicato.
« È questo che pensi di me? » gli chiese allora lei alzando gli occhi su di lui. « Pensi che io ti voglia solo perché sei il famoso Scorpius Malfoy, Cercatore e spezza cuori? Davvero pensi che io sia così subdola… così… così vuota? »
« Octavia… » cominciò lui.
Lo schiaffo lo raggiunse rapido e veloce.
« Ti odio, Malfoy! » esclamò lei. « Ti odio! »
Così dicendo, svicolò dalla presa di Scorpius e corse via, diretta verso i sotterranei.
Scorpius rimase lì, a fissare la parete di fronte, una mano sulla guancia arrossata e dolorante, l’altra stretta a pugno lungo il fianco, impotente. Ecco come si sentiva: impotente. E stupido. Ed era un codardo. Un codardo, sì: era riuscito a far scappare via la parte di se stesso che amava di più al mondo, solo perché non era stato capace di trattenerla. Solo perché aveva paura.

 

~

 

 

~ Domenica 4 settembre 2022 – Hogwarts, Sala Grande

Cassandra Zabini si versò una tazza di caffè fumante e sbadigliò vistosamente. Era strano, trovare il caffè all’ora di pranzo. Molto probabilmente gli elfi domestici giù nelle cucine sapevano che il dormitorio di Serpeverde si sarebbe svegliato in massa solo per le ore dodici - per essere ottimisti.
La festa della sera prima aveva portato parecchio scompiglio e la maggior parte dei presenti era andato a letto per le due di notte, trascinandosi fino ai sotterranei senza la minima voglia di dormire. Cassandra, dal canto suo, aveva bevuto un paio di bicchieri, uno dei quali corretto da Agnes Montague in persona – l’anima di ogni party – e aveva ballato tantissimo, prima con Trevor¹, poi con Lorcan e altri amici. Aveva anche improvvisato un ballo con Ophelia Nott, prima che suo fratello Trevor la portasse a letto di peso, mezza brilla e delirante. Anche Ryan e Owen avevano dato il meglio di loro stessi. Owen aveva addirittura ballato con lei, da bravo fratello maggiore, per lo stupore di tutti i presenti. Owen Zabini non ballava mai, alle feste, si limitava ad osservare.
Quello che era successo tra Octavia e Scorpius aveva destabilizzato tutti. Octavia era corsa via, evidentemente sconvolta dopo il sorprendente bacio di Rosalie Greengrass a Scorpius, bacio che nessuno si sarebbe mai immaginato e aspettato. Rosalie non sembrava aver mai manifestato interesse per Scorpius Malfoy, prima di quel momento. E nemmeno Scorpius, nonostante Rosalie fosse a tutti gli effetti molto bella e desiderabile. Cassandra non conosceva Scorpius tanto quanto conosceva Lorcan, ma poteva asserire con sicurezza che la cosa aveva colto alla sprovvista anche lui. Era scappato dietro a Octavia, per poi rientrare dopo mezzora, visibilmente alterato e livido. Non aveva voluto parlare con nessuno, nemmeno con Lorcan, e aveva rivolto a Rosalie uno sguardo di fuoco. La ragazza, dal canto suo, aveva girato sui tacchi e aveva lasciato la stanza, probabilmente per tornarsene in sala comune. La canzone che Evan² aveva messo intanto era ricominciata da capo e nessuno sembrava essersene accorto. Evan stesso era pietrificato, immobile dietro la postazione musicale.
“Basta starvene lì immobili a bocca aperta, la festa continua”, aveva gridato Ryan Pucey per ristabilire l’ordine. E così, qualcuno aveva sostituito la musica dei Rolling Cauldrons con quella di Lady Witch³, molto più moderna e “ballabile”, e gli altri si erano immediatamente scatenati nella danza.
Agnes li aveva raggiunti, barcollando leggermente, e chiedendo notizie di sua sorella. Era poi uscita, scansando Scorpius che le diceva di lasciarla stare, ed era scomparsa. Cassandra non riusciva a smettere di fissare Trevor, in piedi di fronte a lei, sconvolta. Lui le aveva cinto le spalle con un braccio – come faceva sempre quando era scossa per qualcosa – e le aveva riempito di nuovo il bicchiere, questa volta senza nulla di alcolico all’interno. La festa era ripresa, ma tutto sembrava rarefatto e finto, dopo quello che era successo. Nessuno di loro si era più divertito, non davvero.
« Buongiorno » sussurrò una voce alle sue spalle, riscuotendola dai suoi pensieri sulla festa. Cassandra si voltò e si trovò di fronte Trevor Nott, alto nei suoi jeans e nella sua camicia azzurra, in un perfetto stile informale da fine settimana. I suoi capelli scuri erano spettinati, come se si fosse appena alzato dal letto, e le guance erano colorate da un velo di barba. I suoi occhi però lampeggiarono per un istante, mentre le rivolgeva un sorriso. Trevor era sempre stato un buon amico, si erano trovati in sintonia fin dal primo giorno a Hogwarts. La capiva al volo e sapeva sempre quando era meglio tacere, con lei, e quando consolarla o rimproverarla. Con Trevor si sentiva come a casa. Un po’ come con Lorcan, anche se forse non proprio uguale.
« Ciao » lo salutò sorridendogli e osservandolo mentre prendeva posto al suo fianco e si passava le mani tra i capelli e sul viso stanco. « Hai dormito male? »
« Non riuscivo a prendere sonno » rispose lui guardandola. « Mi sono addormentato per poi svegliarmi subito dopo e scoprire che era già mezzogiorno, così mi sono imposto di alzarmi, vestirmi e scendere a mangiare qualcosa. E avevo voglia di vedere se ci saresti stata anche tu. »
Un’altra ragazza avrebbe potuto interpretare le parole di Trevor come un implicito riferimento ad un qualche strano sentimento che provava per lei, un interesse latente che covava sotto la superficie, o un tentativo di dimostrarglielo. Invece Cassandra sapeva bene che non era niente di tutto questo. Trevor e lei erano amici, e le bastava. E poi non era la classica ragazza da vaneggiare per qualche moina o emozionarsi per un sorriso sghembo in stile “bello e tenebroso”.
« Sai che mi alzo sempre presto » disse lei sorseggiando il suo caffè.
« Anche quando festeggiamo, lo so » rise lui togliendosi un ciuffo di capelli ribelli dalla fronte.
« Insomma, dai, sembra che io mi alzi prima che canti il gallo » rise anche lei posando la tazza. « Io ho dormito come un ghiro, invece. Mi spiace darti questa notizia. »
Trevor rise, e il suo sorriso perfetto illuminava la sala. Un paio di ragazzine del primo anno si girarono a guardarlo, evidentemente ammirate. Cassandra lanciò loro un’occhiata svogliata prima di tornare a guardare Trevor.
« Come sta Octavia? » chiese lui assaggiando dell’uovo strapazzato.
« Non lo so, veramente. Ieri sera, quando sono rientrata, sia le tende di Octavia sia quelle di Rosalie erano tirate. E stamattina solo il letto di Rosalie era vuoto. Octavia dormiva ancora, e ho preferito non disturbarla. Sai quanto sia intrattabile quando è sconvolta o triste per qualcosa. »
« Ricordo bene la scenata del Natale scorso, sì » rispose Trevor alzando le mani. « Della serie: si salvi chi può dalla furia di Octavia Montague. »
Il Natale dell’anno prima, Octavia aveva organizzato la sua prima festa di Capodanno a casa sua, visto che i suoi genitori erano partiti per l’Italia. Era andato tutto storto quando Agnes era comparsa a sorpresa, ubriaca e in compagnia di due ragazzi sconosciuti. Octavia aveva dato di matto, urlandole contro di averle voluto rovinare la festa. Agnes se n’era andata ridendo e Octavia aveva concluso la serata singhiozzando sul divano, la testa in grembo a Rosalie e Scorpius seduto ai suoi piedi. Eccoli lì, Rosalie e Scorpius. Cassandra li ricordava sempre pronti ad aiutare la loro comune amica Octavia, soprattutto perché la conoscevano entrambi da quando erano piccoli. Tutti loro si conoscevano da sempre, facendo parte del solito giro di famiglie Purosangue e Serpeverde, le solite da secoli.
« Octavia è fatta così, è estrema nei suoi sentimenti » disse Cassandra per spezzare una lancia a favore della sua amica. « Questa volta mi preoccupa, però. Non immaginavo che la cotta per Scorpius fosse così radicata e profonda, davvero. »
« Nemmeno io » aggiunse una voce alle loro spalle.
Rosalie Greengrass torreggiava su di loro, alta e bellissima, anche se indossava solo un paio di pantaloni e un maglioncino verde scuro e sembrava fosse appena rientrata da una seduta di volo intensivo sulla scopa.
Cassandra la guardò abbassare gli occhi e rialzarli su di lei, in silenzio. Un’espressione contrita le oscurava il volto. Si torceva le mani in grembo, visibilmente agitata.
« Dove sei stata? Stamattina non eri a letto » disse invece Cassandra.
« Sono uscita presto, per pensare » rispose Rosalie sospirando. « Ti prego, Cass, devi credermi quando ti dico che non immaginavo. »
« Non sono io a doverti credere » disse scuotendo la testa. « È Octavia. »
Rosalie sospirò nuovamente e si guardò attorno, forse alla ricerca della sua amica, ben sapendo che non l’avrebbe trovata. Non c’era traccia nemmeno di Scorpius, quel giorno. Sembravano tutti spariti dal pianeta.
« Hey, voi! » esclamò una vivace Ophelia piombando loro addosso. Fece leggermente barcollare Rosalie, alla quale lanciò un’occhiata stranita, quasi non la riconoscesse, così vestita in modo sobrio, e poi si lanciò verso suo fratello Trevor, sommergendolo nel suo abbraccio e scoccandogli un sonoro bacio sulla guancia.
« Oph! » esclamò lui. « Sei già sveglia, sorellina? »
Trevor era parecchio protettivo nei confronti di sua sorella Ophelia, nonostante dei due fosse lei la più grande. Era strano, ma bello. La stessa cosa si poteva dire di lei e Owen.
« Certo » rispose lei ridendo. « Ciao, Cass, come va? » aggiunse rivolgendosi alla ragazza. Quest’ultima le sorrise, annuendo e scrollando le spalle. « Non c’è male. »
Ophelia fece scorrere lo sguardo da Cassandra a Rosalie e ritorno, prima che Trevor le sussurrasse che non era proprio il momento. La ragazza si alzò, sollevò le braccia e bofonchiò un «ops, scusate », prima di allontanarsi e raggiungere Xavier, che l’aspettava lì vicino.
Trevor scosse la testa in silenzio, mentre Rosalie si sedette di fronte a loro dall’altra parte del tavolo di Serpeverde.
« Sentite, ho fatto una cavolata, lo so » cominciò. « È che… ho fatto tutto per… » esitò « per far ingelosire una persona, ecco. »
Cassandra la fissò, sconvolta.
« Per far ingelosire una persona? » ripeté. « Per Salazar, Rosalie! Hai fatto soffrire da cani Octavia, solo per un stupido gioco di gelosie, te ne rendi conto? E sentiamo, chi sarebbe il fortunato? »
Rosalie lanciò un’occhiata a Trevor e Cassandra per un momento temette potesse trattarsi proprio di lui. Non rifletté sulla fitta che le aveva preso lo stomaco al pensiero. Ci avrebbe pensato poi.
La sua amica abbassò lo sguardo e poi lo rialzò su di lei. « Evan. »
Cassandra per poco non cadde dalla panca.
« Evan? » esclamò. « Quell’Evan? Evan Rosier? »
« Evan? » esclamò anche Trevor, lo sguardo fisso, sconvolto. « Tu ed Evan… » non finì la frase e per un momento la fitta attanagliò nuovamente Cassandra. Sembrava quasi che Trevor ci fosse rimasto male. No, impossibile. Era solo sconvolto quanto lei, soprattutto perché si trattava del suo migliore amico.
« Teniamo la cosa segreta » sussurrò Rosalie chinandosi verso di loro sul tavolo. « Mia madre non approverebbe, sapete com’è fatta. E nemmeno Octavia approverebbe. Non fa che criticare Evan per il suo comportamento e i suoi modi, ma insomma, ci amiamo, è così sbagliato? »
Cassandra scosse la testa. « No, non lo è. È sbagliato quello che hai fatto, Rosalie. E poi perché non ce l’hai detto? »
« Non sarei riuscita a mantenere il segreto troppo a lungo, in ogni caso. Presto o tardi ve lo avrei detto. È solo che ho visto Evan flirtare con una ragazza, l’altro giorno, e mi è andato il sangue al cervello. Ieri sera ho agito d’impulso. Scorpius era accanto a me, faceva al caso mio, e poi è bello e sembrava un potenziale rivale per Evan, e così l’ho baciato. Non sapevo che per Octavia costituisse molto di più che una semplice cotta. Insomma, non ci hai mai raccontato nulla. »
« Sai com’è fatta Octavia. Non rivela mai troppo, sta’ agli altri capire e leggere tra le righe. »
Rosalie annuì. « Mi sento uno schifo, Cass. L’ho combinata grossa e non so se Octavia riuscirà mai a perdonarmi. »
« Provi qualcosa per Scorpius? » le chiese Cassandra senza tanti giri di parole.
L’altra scosse decisa la testa. « Assolutamente no. Cioè, è un buon amico, gli voglio bene, ma amo Evan, con il quale tra l’altro dovrò anche chiarire le cose. Lo avete visto? »
« Dormiva ancora » rispose Trevor. « Se vuoi però il dormitorio è vuoto, c’è rimasto solo lui. Raggiungilo e parlate. »
Rosalie gli sorrise e si alzò. Poi si rivolse a Cassandra. « Mi dispiace tanto, davvero. »
Così dicendo si allontanò per poi uscire dalla Sala Grande. Cassandra la guardò andare via, senza aggiungere altro.

 

~

 

 

~ Domenica 4 settembre 2022 – Sala comune di Grifondoro

« Finta Wronski. »
La sala comune di Grifondoro era tranquilla, a quell’ora del giorno. Tutti gli studenti erano fuori, nel parco, a godersi quella domenica pomeriggio di sole, l’ultima libera prima dell’inizio vero e proprio del nuovo anno scolastico.
Alexander stava cercando Dominique Weasley e sapeva che l’avrebbe trovata nella sala comune, già seduta a fare i compiti. Quell’anno avrebbe affrontato i MAGO e, a differenza dei suoi compagni – James e Ava, passando per sua cugina Roxanne – aveva preso di petto l’inizio dell’anno, com’era sua abitudine.
Alex la trovò circondata da fogli di pergamena sui quali aveva tracciato diagrammi e schemi e aveva schizzato disegni di qualche strano animale studiato a Cura delle Creature Magiche. Se ne stava seduta ad un tavolo accanto alla finestra aperta, che regalava l’armonica visione del prato verde, dolcemente digradante verso la Foresta Proibita, del lago nero e di nutriti gruppetti di studenti impegnati ad oziare e prendere il sole.
Alex si chiese perché Dominique non volesse godere di quella giornata, ma poi si rispose da solo: Dominique era fatta così, era sempre stata una studentessa diligente e attenta e preparata, pur non essendo una secchiona o un topo da biblioteca. Organizzava ogni dettaglio della sua carriera scolastica – e della sua vita – con un atteggiamento pratico e razionale, nonostante a volte risultasse essere la persona più fantasiosa e sognatrice del mondo. Alex la conosceva bene e nutriva per lei un affetto sincero e profondo, che lo spingeva a proteggerla e difenderla come una sorella. Infatti la stava cercando proprio per parlarle di Benjamin Corner e di una relazione che giudicava rischiosa e controproducente.
Dominique, forse percependo il suo sguardo, alzò gli occhi da un foglio, e il suo sguardo si illuminò, non appena lo vide. Gli sorrise.
Era sempre stata bella, Dominique: capelli lunghi e biondi, occhi azzurri e un sorriso solare e incantevole. I geni Veela ereditati dalla madre Fleur – e quindi da qualche lontana antenata – avevano aiutato, senza dubbio, ma Dominique sapeva essere assolutamente adorabile e dolce di suo, senza rivendicazioni genetiche.
« Hey » lo salutò lei. « Che ci fai qui? Pensavo fossi nel parco con gli altri. »
Alex prese posto sul divano accanto alla sedia di lei e le fece cenno di raggiungerlo. Dominique poggiò la piuma d’oca che stringeva in mano sul tavolo e gli si sedette accanto. Indossava un semplice paio di jeans corti alla caviglia, scarpe da tennis rosa e un leggero maglioncino di cotone della stessa tinta, ma Alex la trovò lo stesso incantevole, come al solito.
« Ti stavo cercando, a dire il vero » rispose lui.
Gli occhi di Dominique si spalancarono per la sorpresa. « Mi stavi cercando? E perché? »
« Volevo parlarti di una cosa. »
Dominique si sistemò meglio sul divano mezzo sfondato dalla fodera rossa scolorita, che aveva visto passare generazioni di studenti, anche i loro genitori.
« C’è qualcosa che non va, Alex? » gli chiese lei, la voce leggermente incrinata.
« No, no, sta’ tranquilla » la rassicurò lui mettendole una mano sul braccio. Il maglione rosa era morbido al tocco, e Alex riusciva a percepire un tenue profumo di fiori nell’aria.
La ragazza annuì, continuando a guardarlo, in attesa. Alex fece un respiro profondo, prendendo coraggio. Non che avesse bisogno di coraggio, per affrontare Dominique: sapeva leggerla come un libro aperto, e poteva dirle tutto.
« Si tratta di Benjamin » cominciò. « Lo so che adesso ti sembra tutto perfetto e fantastico e il tuo entusiasmo è a mille, ma lo conosco. So come si comporta con le ragazze: le seduce, ci sta insieme per un po’ facendo loro credere di amarle e poi le scariche bellamente, senza nemmeno preoccuparsi delle conseguenze. E sento le sue battutacce, quando dividiamo lo spogliatoio durante le partite. Non è un bell’elemento, Domi. »
Alex tacque, mentre Dominique abbassava lo sguardo e si torceva le mani in grembo. Passò un attimo di silenzio, fra loro, un attimo nel quale Alex temette davvero di averla ferita o, peggio ancora, di averla fatta arrabbiare. Si aspettava quindi di vederla alzarsi, indignata, e gridargli addosso di smetterla di offenderla e di trattarla come una bambina, che sapeva benissimo “difendersi” da sola. Si aspettava di aver rovinato tutto.
Invece lei alzò di nuovo lo sguardo su di lui e gli sorrise. Gli poggiò una mano sulle sue. Era calda e sapeva di rassicurazione e amicizia e affetto.
« Sei un tesoro, Alex, davvero » cominciò lei. La sua voce era tranquilla, quindi non era arrabbiata?
« Ma…? » replicò lui, in attesa.
« Ma non c’è bisogno che tu ti preoccupi per me, sul serio » rispose Dominique. « Conosco tutte le voci che girano su Ben. Non me ne importa. Mi importa solo di come lui si comporta con me, di quello che prova, e di quello che provo io. Il resto non ha importanza. Non per me. »
« Per te, ma ne ha per me, invece » replicò Alex alzando la voce. La sala comune era deserta: anche i primini avevano disertato quella pace per il parco e il sole. « Ha importanza perché non voglio vederti soffrire, quando ti scaricherà come ha fatto con tutte le altre. »
A quel punto, un’altra ragazza si sarebbe arrabbiata davvero. Alex aveva appena detto a Dominique che, senza ombra di dubbio, Benjamin l’avrebbe scaricata, e tanti saluti. Non le aveva propriamente detto una bella cosa, se ne rendeva conto, ma Dominique sembrò non farci nemmeno caso.
« Non puoi sempre proteggermi, Alexander » gli disse con dolcezza, carezzandogli un braccio. « Lo so che ti preoccupi, anche Louis ha bofonchiato una cosa simile, ieri a cena, anche se non ho ben capito il suo pensiero, ma penso che abbia voluto dirmi di starci attenta. E io ci sto attenta, non dovete preoccuparvi. »
Alex scosse la testa. « Sei testarda, Domi. Finirai per soffrire, lo sai, vero? »
Lei scosse la testa, distogliendo lo sguardo e vagando fuori dalla finestra aperta, nel parco soleggiato. Poi ripuntò gli occhi azzurri su di lui.
« Tutti voi pensate che io sia innamorata o cose simili, lo capisco, ma non è così. Sto bene con Ben, e non importa quanto durerà. Per adesso mi va bene così. »
Alex annuì. Non era convinto. Per niente. Dominique era dolce, incantevole, fantastica e adorabile, e Ben era… beh, un maiale. Avrebbe tanto voluto sbagliarsi, davvero. Anche se, la prospettiva di vedere Domi e Benjamin Corner felicemente sposati e con dei pargoletti, in un futuro prossimo, lo spingeva a sperare in una pronta rottura tra i due. Un groppo indistinto all’altezza dello stomaco gli risalì lungo la gola, quasi soffocandolo. Non poteva essere. No, non era geloso. Era solo eccessivamente premuroso e attento. Desiderava che Domi fosse felice, tutto qui. Tutto qui.

 

~

 

 

 

 

 

˜ Lunedì 5 settembre 2022 – Sotterranei, Hogwarts

Lorcan non era solito arrivare a lezione in anticipo. La maggior parte delle volte precedeva il professore di pochi minuti – per non dire secondi. Gli unici che preferiva anticipare con ampio respiro erano la professoressa Cross⁴ – la temibile insegnante di Incantesimi – e il professor Upson, direttore di Serpeverde, che non esitava a punirlo per i suoi continui ritardi. Dopo cinque anni – e tante punizioni -, Lorcan aveva decisamente imparato la lezione ed evitava quindi di provocare l’uomo.
Quel lunedì, quindi, era già seduto nella spaziosa classe di Pozioni nei sotterranei, debolmente illuminata da alcune candele e dalla luce verdastra che caratterizzava quella zona del castello. Accanto a lui, Cassandra riordinava distrattamente gli appunti, mentre davanti a loro, Scorpius discuteva animatamente con Charles di alcune nuove tattiche di Quidditch introdotte dagli irlandesi dei Ballycastle Bats durante una recente amichevole pre-campionato giocata contro i Falmouth Falcons. Nel banco accanto a Cassandra, Rosalie sedeva da sola, forse in attesa che qualcuno riempisse il vuoto accanto a lei.
Cassandra gli aveva raccontato tutto quello che era successo tra Rosalie, Scorpius e Octavia, concludendo con la sbalorditiva rivelazione della storia segreta tra Rosalie ed Evan Rosier – che doveva rimanere tale, altrimenti “lo avrebbe appeso per i pollici nelle segrete” – e della sua decisione di “perdonare” l’amica. In fondo, « Rosalie aveva litigato con Octavia, non con lei », queste le sue parole. Lorcan condivideva il suo pensiero, pur criticando quello che Rosalie aveva fatto ad Octavia.
Xavier Pucey, Trevor Nott ed Evan Rosier fecero il loro ingresso in aula, subito seguiti dal professor Upson, che indossava un mantello foderato di seta giallo brillante e un cilindro dello stesso colore. Teneva un pappagallino giallo appollaiato sulla spalla, pappagallo al quale veniva quotidianamente trasfigurato il colore del piumaggio, per meglio adattarlo ai completi del suo stravagante padrone.
Xavier sedette accanto a Trevor, ed Evan, dopo aver lanciato un’occhiata a Rosalie e al banco vuoto lì accanto, prese posto dietro i suoi amici, in silenzio. Lorcan diede una leggera gomitata a Cassandra, che mugugnò un “uhm-uhm” di risposta che voleva dire “okay, ho capito”.
Upson si schiarì la gola e svolazzò fino alla lavagna. Agguantò un gessetto – rigorosamente giallo – e si apprestò a scrivere qualche parola nella sua calligrafia fitta e stretta. Si allontanò dalla lavagna e Lorcan poté leggere le parole “Distillato della morte vivente”, impresse a chiare lettere sul nero della lavagna.
« Aprite pure il vostro libro a pagina dodici, cominceremo dal principio » disse Upson.
Tutta la classe si apprestò ad aprire i testi di Pozioni Avanzate. Lorcan sentì Albus Potter, dalle file dei Grifondoro, borbottare qualcosa contro Upson, per poi piombare nel silenzio.
« Lorc » bisbigliò Cassandra mentre Upson tornava a scrivere alla lavagna.
Lui si girò a guardarla, interrogativo. Aveva tracciato dei piccoli ghirigori sul bordo del testo, e la faccia severa di Merlino⁵ lo fissava dalla cima della pagina, rimproverandolo.
« Dov’è Octavia? » chiese Cassandra sbarrando gli occhi. « Non è ancora arrivata… »
In quel momento, la porta dell’aula si spalancò e una trafelata Octavia Montague comparve sulla soglia. Tutti la fissavano, compreso Upson, che teneva il gessetto sospeso a mezz’aria, evidentemente sbalordito.
Charles borbottò un « ma è impazzita? », mentre Scorpius era pietrificato, immobile a fissarla. Rosalie si mosse sulla sua sedia, in imbarazzo. Solo Cassandra sembrava tranquilla, nonostante si fosse preoccupata per la sua amica giusto un secondo prima.
« Montague » cominciò Upson ritrovando la parola « ti sembra il modo di piombare in classe? Oltretutto in ritardo » e diede un’occhiata allo stravagante orologio da polso che teneva al braccio destro, tutto pianeti e stelle traballanti.
« Mi dispiace, professore » disse lei, tranquillamente, senza quel suo solito tono vagamente lamentoso e adulatorio che sfoderava con i professori quando voleva difendersi e giustificarsi per qualcosa, o quando pregava il vice preside di concederle un’aula vuota per una festa improvvisata. « Mi sono svegliata tardi. Non ho giustificazioni. »
Tutta la classe seguiva le sue parole, e tutti erano visibilmente scioccati. Octavia non si era mai comportata così, men che meno davanti ad un folto gruppo di studenti, che avrebbe poi raccontato tutto in giro, rovinando la sua reputazione. A quanto pareva, non le importava più.
« Va bene, Montague, ma solo perché ti conosco e perché sei un Prefetto responsabile » concluse Upson sospirando e indicandole i banchi. « Va’ a sederti, adesso. »
Octavia gli riservò uno sguardo riconoscente e lanciò un’occhiata ai banchi e alle sedie rimaste libere. Nessuno dei Grifondoro spiccicò parola o mosse un’obiezione contro le parole del professore, nemmeno Lucy Weasley. Sembravano pietrificati.
Tecnicamente, Octavia avrebbe potuto scegliere di sedersi accanto a Rosalie, Evan oppure Alice McLaggen, che la fissava adorante dal primo banco di fronte alla cattedra. Cassandra si sbracciò nella direzione della sua amica, forse per farle capire che c’era un posto libero proprio lì a fianco. Octavia non si siederebbe mai accanto a Rosalie, pensò Lorcan, nemmeno se fosse l’unico posto disponibile. Infatti, lanciò un’occhiata vuota a Cassandra, come se nemmeno la vedesse, e prese posto accanto ad Alice, che cominciò subito ad inondarla di parole, per poi zittirsi all’istante, in seguito ad un’occhiata severa di Octavia. Cassandra riabbassò lentamente il braccio, delusa.

 

Oh, I know I'm probably much too late
To try and aplogize for my mistakes.”

 

 

CONTINUA…

 


Marti's

Buongiorno! Eccomi qui con il capitolo 3 :D

Devo dire che mi sento parecchio soddisfatta della mia puntualità nelle pubblicazioni. Voi che dite?

Finalmente, con questo capitolo terminiamo la presentazione dei personaggi, con gli ultimi due POV: Cassandra Zabini e Alexander Baston. Che ne pensate? Inoltre, ritroviamo Scorpius, con la sua discussione con Octavia: direi che è piuttosto lampante che cosa prova Octavia, Scorpius, sveglia! Okay, parlo con i personaggi, STO MALE. Veniamo anche a scoprire perché Rosalie ha baciato Scorpius. Quella ragazza ha dei problemi seri u.u

Inoltre, Alexander non ce la conta giusta, con Domi... è solo un'amica, ma sembra parecchio preoccupato della relazione di lei con Ben, una preoccupazione che puzza di bruciato, direi. Infine, Octavia sembra prediligere la compagnia di Alice McLaggen a quella dei suoi amici... perchè, Octavia? In fondo, loro non ti hanno fatto niente. O no?

 

Veniamo alle note:

  1. vi ricordate di Trevor? Trevor Nott, il “fratellino” di Ophelia. L'ho nominato nel capitolo due, è lui che trascina Cassandra a ballare alla festa. Segnatevi il suo nome ;-)

  2. Evan Rosier Jr, anche lui nominato nel capitolo due. Mette la musica dei Rolling Cauldrons ;-) Ricordatevi anche di lui. Se il nome non vi suona nuovo è perché Evan è il mio personale discendente – e omonimo - del più noto Evan Rosier, Mangiamorte e sostenitore del Signore Oscuro.

  3. Beh, Lady Witch è ovviamente Lady Gaga XD ormai ci siete abituati, alle mie invenzioni strambe u.u

  4. Avete conosciuto la Cross nel capitolo due: ha messo in punizione James Potter e Chris Thomas.

  5. Cito Merlino come possibile inventore del Distillato. Su Wikipedia, nella pagina dedicata alle figurine delle Cioccorane, viene citata una certa Leticia Somnolens, una megera risalente all'epoca Medievale, che utilizzò il Distillato, quindi ho pensato che l'invenzione di tale pozione dovesse risalire come minimo al Medioevo, e chi meglio di Merlino avrebbe potuto portare a termine un compito così arduo?

  6. Il titolo – come sempre – fa riferimento al titolo di un episodio di Gossip Girl, precisamente il settimo della seconda stagione. Il titolo originario era “Chuck in real life”.

  7. Le citazioni iniziali e finali sono versi della bellissima “When I was your man” di Bruno Mars.

 

 

Penso di aver detto tutto. Aspetto come sempre i vostri riscontri, sperando di avervi scritto un capitolo interessante. Io ci provo.

Vi aspetto con il capitolo 4, che è già tutto plottato, quindi devo solo cominciare a scriverlo. Mi metterò all'opera presto.

Ringrazio come sempre tutti i recensori e i lettori, silenziosi e non. Vi adoro <3

Ringrazio in modo particolare Alice Dolohov, per il fantastico banner-collage del capitolo *^* e Clare Riordan per il collage su Cassandra Zabini, che trovate a questo link: https://www.facebook.com/photo.php?fbid=324338401029675&set=gm.671528386196645&type=1&theater

Vi ricordo il mio gruppo Facebook, per chiunque voglia entrarvi: https://www.facebook.com/groups/503476756335143/

Trovate il link al mio profilo Facebook nella mia pagina autore ;-)

 

Love, M.

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Capitolo 4
*** 4. We Know What You Did In The Dark ***


~ CAPITOLO 4 ~
WE KNOW WHAT YOU DID IN THE DARK
 
 
 
“Be careful making wishes in the dark
Can't be sure when they've hit their mark”
 
 
 
Mercoledì 7 settembre 2022 - Hogwarts
 
« Mi aspetto che tu completi questo lavoro extra entro e non oltre il mese di settembre, Nott. Lo so che il tema della Trasfigurazione Extragenere¹ è vasto e complesso, ma so anche che te la sai cavare egregiamente, nella mia materia. »
Ophelia sorrise. « Non la deluderò, professoressa Pilcher. »
Judith Pilcher ricambiò il sorriso. Sapeva essere dolce, e i capelli biondi, che quel giorno le incorniciavano dolcemente il viso, uniti ad un paio di grandi occhi azzurro-verdi, davano di lei una prima impressione di dolcezza, che veniva subito dissipata quando la si conosceva meglio. Era severa e attenta alla disciplina e nella sua classe non ammetteva gli scansafatiche e i maleducati.
« Ottimo » concluse, raccattando alcuni fogli di pergamena sparpagliati sulla cattedra. « Ora ti lascio andare a pranzo. Buona giornata. »
« Buona giornata a lei. »
Così dicendo, borsa dei libri in spalla, e plico di appunti extra stretti al petto, Ophelia si affrettò ad uscire dalla spaziosa e soleggiata aula del quarto piano per raggiungere Dominique a pranzo. Mentre percorreva il corridoio deserto, cominciò a dare una rapida scorsa ai fogli che le aveva consegnato la Pilcher per la ricerca sulla Trasfigurazione Extragenere. La Pilcher era solita affidare ai suoi studenti più grandi - del sesto e del settimo anno - delle ricerche extra su temi e argomenti selezionati. Quel mese era toccato proprio a lei. Voleva dare il massimo per iniziare bene l’anno scolastico.
All’improvviso, un corpo non meglio identificato le venne addosso, provocando un’esplosione di fogli nell’aria. Un “Per Godric!” rimbombò tra le pareti di pietra, mentre James Sirius Potter cominciava a raccogliere i fogli sparsi qua e là.
Ophelia, dopo un iniziale stato catatonico in cui semplicemente si era limitata a fissare il caos di pergamene volanti, si riscosse e assottigliò lo sguardo. James Potter. Che diavolo ci faceva in quel corridoio a quell’ora? Non sarebbe dovuto essere a pranzo, magari?
« Potter! »
« Cavolo, mi spiace » cominciò lui riacciuffando un foglio che era andato a posarsi in cima ad una vecchia armatura arrugginita. « Non ti ho proprio vista, Nott. »
« Non mi hai proprio vista? » ripeté lei, strappando via dalle mani del ragazzo i fogli che le aveva raccolto. « Cavolo, e pensare che il corridoio è bello largo e non propriamente affollato. »
James la guardò. « Io ti sarò anche venuto addosso, ma nemmeno tu guardavi dove stavi andando, altrimenti ti saresti spostata. Dico bene? »
Ophelia aprì la bocca per replicare e poi la richiuse senza emettere suono.
« Che cosa c’entra, scusa? Hai combinato un disastro. Lo sai quanti fogli dovrò riordinare? »
James si limitava a guardarla, le mani buttate nelle tasche - come al solito - e quella sua immancabile aria di finta noncuranza che la irritava da morire.
« Sei proprio strana, sai? » disse lui osservandola raccogliere gli ultimi fogli.
« Anche tu, Potter. Non è che hai di nuovo fumato quella strana erba che procurano i gemelli Scamandro, vero? » Gli si avvicinò. I suoi occhi erano vagamente vitrei e distanti.
« Non dire fesserie » esclamò James all’improvviso, infastidito, distogliendo lo sguardo da lei. « E poi… » si interruppe, tornando a guardarla.
“È sempre più strano. Ha fumato, non c’è altra spiegazione”.
« Ti ricordi… » cominciò di nuovo James e poi, inspiegabilmente, scosse la testa e si allontanò a grandi passi.
« Ricordi cosa, Potter? » gli gridò dietro lei, stranita, ferma in mezzo al corridoio.
« Lascia perdere » lo sentì borbottare prima di sparire dietro l’angolo.
Ophelia alzò le spalle e proseguì lungo il corridoio diretta in Sala Grande. Lei e Dominique avrebbero mangiato al tavolo di Grifondoro, come sempre, ma la sua amica non era ancora arrivata, così, avvistate Ava e Roxanne, le raggiunse. Non appena la videro, le due ragazze le sorrisero, facendole segno di unirsi a loro.
« Hey, Oph » la salutò Ava.
« Come stai, pazza? » le chiese Roxanne.
« Ho appena incrociato tuo cugino, Rox » rispose Ophelia sedendosi e agguantando un pezzo di pane integrale.
« Quale dei tanti? »
« James. Era piuttosto… come dire… stralunato e svanito, se capite cosa intendo. »
« Detto da te, Oph. » Ava alzò gli occhi al cielo.
Ophelia le fece una linguaccia che l’altra ricambiò spedendole un bacio. Scosse la testa. « Sembrava avesse fumato, ragazze, sul serio. Non l’ho visto particolarmente lucido. »
Ava e Roxanne si scambiarono una rapida occhiata, che ovviamente Ophelia non perse occasione di notare. Ava si schiarì sonoramente la gola.
« Hey, hey, hey » esclamò Ophelia. « Un attimo. Cos’era quello sguardo? C’è qualcosa che non so, per caso? »
« Riguardo a James? » chiese Roxanne ironica. « Non lo so, tu che dici? »
La ragazza scosse di nuovo la testa, sempre più confusa, forse sperando di schiarirsi le idee.
« Insomma, Oph, dobbiamo ricordarti noi cosa è successo alla festa di fine estate a casa di Domi? » intervenne Ava pratica, guardandola con occhi spalancati.
« La festa… » cominciò Ophelia. « La festa di Domi? »
« Sì, Oph. Sappiamo che eri parecchio… diciamo… “euforica”, quella sera, ma non ricordi cosa è successo con Jamie, sulla spiaggia, proprio dentro il capanno… »
La voce di Roxanne sfumò per lasciare spazio ad un gesto fin troppo esplicito e ad un’occhiata inequivocabile. Ophelia, per la seconda volta quel giorno, aprì la bocca per parlare - per dire che no, non si ricordava niente, tanto meno di James e di quel dannato capanno - ma la richiuse all’istante.
James.
Il capanno.
James.
La festa di fine estate.
James.
James.
James.
 
 
* * *
 
 
 
Domenica 28 agosto 2022 - Villa Conchiglia, Cornovaglia
 
Il mare sciabordava tranquillo e un quieto stormo di gabbiani prendeva il volo oltre il promontorio, mentre Ophelia Nott sedeva sulla spiaggia, la luna che le illuminava il viso e una bottiglia di FireWhisky mezza vuota abbandonata sulla sabbia. Aveva bevuto un po’ troppo in compagnia di Owen Zabini, che al momento era disteso poco distante, beatamente addormentato. Ophelia gli rivolse un’occhiata e le scappò una mezza risata quando Owen borbottò il nome di Roxanne e si girò dall’altra parte. Avevano sempre avuto un rapporto travagliato, lui e la Cacciatrice di Grifondoro, che era forse l’unica ragazza a non essere ancora caduta ai suoi piedi. Per Owen, il tutto puzzava di affronto.
Le feste di fine estate a casa di Dominique Weasley erano sempre un grande trionfo: la musica giusta, la giusta atmosfera, le bevande - soprattutto alcolici, per festeggiare degnamente la fine delle vacanze -, gli invitati…
Ophelia ovviamente era stata sempre presente, fin dalla prima festa, organizzata tra il primo e il secondo anno, durante la quale James Potter si era ubriacato talmente tanto che era salito sul tetto e aveva anche rischiato di cadere di sotto. Era prontamente intervenuta Ava Thomas, una delle poche persone sobrie presenti, e lo aveva costretto a scendere, per poi assestargli un bel pugno sul naso come monito per il futuro. Difatti, James non si era mai più ubriacato, dopo quella volta. Pensare a Potter le mise addosso una certa agitazione, per cui preferì concentrarsi sul profilo di Owen e sul contenuto della bottiglia che aspettava di essere terminato. Già.
« Nott. »
Ophelia si voltò. James Potter stava in piedi alle sue spalle, poco distante, le mani buttate nelle tasche e una strana espressione sul viso in ombra. Parlando del diavolo…
« Ophelia, Potter. Ophelia » borbottò lei in risposta.
« James. Non Potter. Ophelia. »
Lei fece una smorfia e tornò a guardare il mare blu notte della Cornovaglia.
« Che fai qui fuori da sola? »
« Non sono sola » rispose lei indicando Owen.
James si avvicinò alla sagoma di Zabini e lo studiò per un momento, per poi piazzarsi di fronte ad Ophelia.
« Per Salazar, Potter, sei fastidioso, lo sai? » esclamò lei.
Lui agguantò la bottiglia quasi vuota di FireWhisky e la soppesò per un momento. Poi le tese una mano, alzando le sopracciglia con decisione.
« Forza, basta FireWhisky » disse risoluto.
« Non siamo tutti ingessati come te, Potteruccio » rise lei. « Sappiamo come divertirci, noi. »
« Andiamo, Nott, questo non è divertimento, sai? Ti rendi solo ridicola. »
« Io sarei ridicola? » esclamò lei.
Si alzò in piedi, barcollando leggermente, e James l’afferrò prima che cadesse a faccia avanti sulla sabbia. L’agguantò per un fianco e Ophelia poté sentire il suo profumo, un misto di sapone e limone e sole. 
« Profumi, Potter » ridacchiò lei mentre il ragazzo la trascinava lentamente verso la casa.
« Be’, grazie, Nott. Sono contento di sapere che non puzzo. »
Ophelia rise ancora e poi, sorprendendo James e perfino se stessa, lo prese per mano, spingendolo verso il piccolo capanno in cui Bill Weasley teneva la sua barchetta da pesca amatoriale e alcuni attrezzi da spiaggia.
« Che fai, Nott? La casa è da quella parte » protestò James, confuso.
« Shhh » lo zittì lei. « Taci, per un momento. »
Entrò nel capanno, facendo sbattere la porta dietro di loro.
« Nott… » cominciò di nuovo James. « Non so cos- »
Ophelia lo spinse contro il piano in legno sul quale il padre di Dominique preparava le canne da pesca e gli passò una mano sulla guancia, sulla quale si intravedeva un velo di barba mal rasata. Percorse la linea della mascella, per poi concentrarsi sulle labbra dischiuse di James, che la fissava ipnotizzato, gli occhi spalancati e assenti.
« Sai cosa voglio, adesso, Potter? » sussurrò lei aderendo con il corpo al petto del ragazzo, che respirava con affanno, le mani frementi e indecise. « Voglio baciarti. Sì, baciarti fino a stare male… »
James non rispose, limitandosi a deglutire rumorosamente. Ophelia lo guardò negli occhi e poi le sue labbra incontrarono quelle di lui, in un bacio dapprima esitante e morbido, ma che si fece subito esigente e bramoso, quasi violento nella sua bellezza. Le mani di James abbandonarono ogni cautela, andando ai capelli di Ophelia, alla sua schiena e infine ai suoi fianchi. James l’attirò a sé, continuando a rispondere al suo bacio, con impeto e forza. Le mani di Ophelia, invece, rapide, corsero alla t-shirt rossa di lui, tirandola, desiderose di strapparla via. James l’accontentò, mentre la ragazza lo aiutò a sfilarla e la gettò lontano, verso un angolo oscuro del capanno. Gli passò le mani sul petto e a James scappò un gemito. Ne approfittò per scagliare via anche la camicetta rosa di Ophelia, avventandosi contro il suo collo morbido e caldo. Inevitabilmente, anche la gonna corta di lei fece la fine della camicia, abbandonata chissà dove.
James prese Ophelia in braccio, facendola sedere sul piano in legno, continuando a baciarla, le mani che vagavano sul suo corpo abbronzato, le labbra gonfie e i capelli sconvolti. Ophelia cominciò a sbottonargli i jeans, dapprima goffamente, quasi con indecisione, ma le mani di James non la fermarono, quindi lei non esitò un secondo di più. Fu quando furono così vicini - tanto vicini da morirne - che James si fermò un momento, interrompendo il bacio, guardando Ophelia negli occhi.
« Sei sicura che… insomma… tu voglia… »
« Baciami, stupido. Certo che lo voglio. Ti voglio. Adesso. James… »
 
 
* * *
 
 
Mercoledì 7 settembre 2022 - Hogwarts
 
« Oh, diavolo! »
James.
« Per Salazar e tutti i fondatori! »
James. Il capanno.
« Per le mutande blu di Merlino! »
James. Il capanno. Sesso con James nel capanno.
« Ophelia… »
« No. Zitte. Zitte. Sono un’idiota. Una tremenda e perfetta idiota. »
« Dai, guarda che è comprensibile. Mio cugino è un bel ragazzo, è normale provare attrazione verso di lui. Non che io riesca a capire, ma… »
« Mi ha chiesto se ricordavo… Dio! Mi stava per chiedere se ricordavo! E io non ricordavo. Non ricordavo. Oddio… »
« Che cosa non ricordavi? »
« Dominique! »
« Sì, scusate il ritardo. Allora, Ophelia? »
« Volevo parlarti del capanno di tuo padre… »
 
 
* * *
 
 
Sabato 10 settembre 2022 - Sala Grande, Hogwarts
 
« Un attimo di attenzione, prego. »
Albus distolse lo sguardo dal suo amico Alexander Baston, accantonando per un momento - anche se a malincuore - gli schemi e le tattiche di gioco contro i Serpeverde per la nuova stagione. Tutta la Sala Grande si ammutolì piano piano per concentrarsi sul preside Scamandro, che si era alzato in piedi e aveva richiamato i suoi studenti all’ordine.
« Vi ringrazio » aggiunse quando il silenzio ebbe permeato tutti i presenti. Fece una pausa e poi riprese: « Vi rubo soltanto un po’ del vostro tempo e della vostra attenzione prima del dessert. Intanto, colgo l’occasione per informarmi sull’andamento del nostro nuovo primo anno. Come state, nuovi arrivati? »
I bambini del primo anno risposero in coro, in una cacofonia di voci. Ad Albus sembrarono tutti abbastanza entusiasti ed unanimi nella loro gioia, nonostante le continue prese in giro da parte degli studenti più grandi, di solito membri del terzo o quarto anno che si divertivano a vendicarsi per i soprusi subiti in precedenza. Quelli dal quinto anno in su non avrebbero sprecato il loro tempo ad importunare dei ragazzini. Tra esami GUFO, MAGO ed esami di Smaterializzazione, orientamento post-scuola e allenamenti di Quidditch serrati, il tempo scarseggiava. Senza contare lo studio matto e disperato, condizione che Albus conosceva poco, ma che comunque affliggeva la maggior parte degli studenti.
« Molto bene » continuò il preside facendo segno ai primini di acquietarsi. « Sono contento che tutto proceda al meglio. Ma veniamo alla vera ragione del mio annuncio. Come saprete, tra esattamente cinquantuno giorni festeggeremo Halloween. »
La sala cominciò ad essere percorsa da un vago fremito di eccitazione. Albus notò sua sorella Lily saltellare impaziente sulla panca. Ecco, Lily era ancora piccola e ingenua, si entusiasmava per poco.
« Come ogni anno, alcuni di voi sono venuti a chiedermi il permesso per organizzare l’annuale festa di Halloween e, come ogni anno, ho accordato la mia autorizzazione. »
La sala insorse, schiamazzando e festeggiando. Lucy rise in compagnia di Rose, e Albus sentì distintamente le parole “vestiti” e “accompagnatore”. Fantastico.
« Sì, sì, ne siete ovviamente entusiasti, ho capito » rise Scamandro. « Come ogni anno, la festa si terrà dopo il banchetto, qui nella sala Grande. Come ogni anno, spero che alcuni Prefetti » e Scamandro lanciò un’occhiata ad Octavia Montague al tavolo di Serpeverde « si occupino delle decorazioni e dell’organizzazione, ovviamente con l’aiuto di alcuni intrepidi volontari pieni di voglia di fare. Come ogni anno, la festa terminerà a mezzanotte e trenta, dopo di che mi aspetto di vedere tutti voi nei vostri dormitori di appartenenza. In questo senso, vi invito a non divulgare le vostre parole d’ordine, per favore. Ogni studente dovrà rimanere nel proprio dormitorio, senza eccezioni. »
Albus e Alex si guardarono. Ogni anno, il primo novembre, gli studenti ritornavano nei propri dormitori dopo aver passato la notte in uno degli altri tre, chi a continuare i festeggiamenti, chi a chiacchierare o raccontarsi storie di paura, e chi a passare il tempo in più allettanti “divertimenti”. L’anno prima, Albus aveva passato la notte con Rosemary Greengrass - che attualmente usciva con suo cugino Fred - e si erano anche divertiti  parecchio, nonostante la cosa non fosse durata che fino al mattino successivo. Alex invece si era ubriacato pesantemente, finendo a dormire sulla Torre di Astronomia dopo una spettacolare pomiciata con Rebecca Rosier.
« Bene, dopo queste obbligate precisazioni, vi lascio alla fine della vostra cena » concluse Scamandro.
Così dicendo, il preside tornò a sedersi e la sala fu nuovamente percorsa dalle solite chiacchiere.
« Be’, era ovvio che il vecchio ci desse il permesso per la festa » disse Alexander riempiendosi il piatto di budino alla vaniglia con sciroppo di lamponi.
« Glielo ha chiesto quella vipera della Montague, e lui stravede per gli amici di suo nipote » aggiunse Fred rubando un po’ di budino da Alex. « Uno dei suoi nipoti, a dire il vero… »
« Sta di fatto che ci tocca trovarci una dama, amico » borbottò quest’ultimo.
« Già » convenne solo Albus. « Oppure possiamo andarci da soli. »
« Cosa intendi? » chiese Fred.
« Intendo, che è una festa, Fred. Non un ballo. Quindi, non siamo obbligati ad avere un’accompagnatrice, per non risultare ridicoli e sfigati. Non ci serve una ragazza che pensi di avere un appuntamento con noi e che ci stia attaccati come una palla al piede. Dico bene, Alex? »
« Io dico che sei geniale » convenne Baston ingozzandosi di budino e agitando il cucchiaio in direzione di Albus.
Quest’ultimo si limitò a sorridere furbescamente, agguantando una fetta di torta alle mele dal vassoio.
 
 
* * *
 
 
Lunedì 12 settembre 2022 - Hogwarts
{ - 49 giorni ad Halloween}
 
Lorcan percorse il prato debolmente illuminato dalla luna, la scopa in spalla e il borsone con l’occorrente per l’allenamento che gli sbatacchiava sul fianco. Ryan Pucey - il capitano della squadra di Serpeverde - gli aveva messi sotto con un duro, primo allenamento, cominciando con lo stretching preparatorio, una corsa a piedi lungo il perimetro del campo - per ben dieci volte - e una seduta di sollevamento pesi nella piccola palestra coperta accanto agli spogliatoi. Era un capitano duro e serio, Ryan, ma che sapeva il fatto suo. Non per niente, la loro squadra aveva vinto il campionato, l’anno prima, e avrebbe replicato il successo, Lorcan se lo sentiva.
Era sempre il primo a finire, negli spogliatoi. Gli altri erano lenti e facevano solo un gran fracasso. Preferiva tornarsene al castello da solo, riflettendo sull’allenamento appena fatto e sugli errori da correggere. Gli piaceva stare da solo, ogni tanto. Inoltre, coglieva l’occasione per fumarsi in pace una sigaretta, piacere che doveva accantonare in presenza di quel maniaco del suo migliore amico, Scorpius Malfoy.
Finì la sigaretta appartandosi all’ombra delle mura del castello, per poi spegnerla con la bacchetta. Salì gli scalini d’ingresso e si ritrovò nella sala, da dove lo scalone di marmo conduceva ai piani superiori. Proprio lì, seduta sullo scalino più basso, stava Rose Weasley. A Lorcan si fermò il cuore, pietrificato. Rose si teneva la fronte con la mano, il braccio poggiato sulle ginocchia. Sembrava stanca e afflitta per qualcosa.
In quel momento, forse avvertendo la sua presenza poco lontano, alzò gli occhi. Un lampo di qualcosa di strano le passò sul viso, per poi trasformarsi in un sorriso.
« Hey, Lorcan » esclamò.
Lorcan non avrebbe più potuto sgattaiolare via con circospezione nei sotterranei, evitandola, come era intenzionato a fare se solo Rose non l’avesse visto.
« Rose » la salutò lui avvicinandosi a sedendosi accanto a lei sulle scale.
« Che ci fai qui? »
« Aspetto Lysander. Mi dovrebbe dare il cambio per la ronda serale » rispose lei.
I suoi capelli rossi e lisci le ricadevano sulle spalle come una coperta setosa e Lorcan si ritrovò a desiderare di passarci le mani.
« Capito. »
« E tu, invece? Torni dall’allenamento? »
« Già. »
« Stancante? »
« Abbastanza, sì. E smettila di fare domande sugli allenamenti, spia che non sei altro. »
Rose ridacchiò, con quella sua risata alta e bella che incantava sempre Lorcan.
« Hai ragione. Non dovrei farti domande trabocchetto. Scusa. »
« Non scusarti. Scherzavo. »
Rose gli sorrise e Lorcan distolse lo sguardo da lei, concentrandosi sulle sue scarpe. Si sentiva sempre a disagio, con Rose. Come se fosse inadeguato e sulle spine. Lo confondeva e Lorcan odiava sentirsi confuso.
« Come stai? Sembri stanca… » chiese lui cambiando discorso.
« Lo sono. L’anno è iniziato col botto, direi. E gli oneri da prefetto mi impegnano molto. »
« Hai voluto la scopa… ora devi volare² » commentò saggiamente Lorcan.
Rose gli diede una spinta, mentre alcuni passi dietro di loro si affrettarono lungo le scale. Lysander Scamandro apparve alle loro spalle.
« Rose! Eccomi, scusa il ritardo » esclamò. « Oh, Lorc! Ci sei anche tu! »
Lysander lo guardò sorpreso, mentre Lorcan si alzava in piedi.
« Ciao, fratellino. Stavo facendo compagnia a Rose in attesa del tuo arrivo. »
« Grazie, sei stato gentile. Sono stato trattenuto da due ragazzini del primo anno parecchio confusi. Scusa ancora, Rose. »
Ha finito di scusarsi oppure no?, pensò Lorcan, infastidito.
« Non preoccuparti, Lysander » disse Rose. « Davvero. Lorcan mi ha tenuto compagnia un momento. »
Lorcan annuì, sorridendo a suo fratello, che lo studiò per un attimo, tornando poi a guardare Rose.
« Mi piacerebbe accompagnarti in sala comune, ma il perimetro del castello mi attende, purtroppo. E sono in ritardo. »
« Mi può accompagnare Lorcan » esclamò Rose.
Lorcan per poco non cadde dalle scale per la sorpresa.
« Io? »
« Sì, c’è qualcun altro che si chiama così, qui? » replicò la ragazza ridendo.
« Ottima idea » esclamò Lysander.
Diede una pacca sulla spalla del fratello e un bacio veloce a Rose e sfrecciò via, lungo la sala d’ingresso e poi fuori nella notte buia.
« Che persona strana… » commentò Lorcan alzando le spalle.
« È tuo fratello, dovresti conoscerlo. »
« Mi stupisco sempre, è questo il bello. »
« Be’, allora mi accompagni? »
« Certo, certo » si riscosse lui, cominciando a salire le scale.
Percorsero i corridoi fino al quarto piano in silenzio, ognuno perso nei suoi pensieri. Solo quando Rose si arrestò davanti al ritratto di una signora grassa vestita di rosa, Lorcan tornò alla realtà.
« Eccoci arrivati » disse lei.
« Oh, già. Dimentico sempre il vostro grasso ritratto. »
« Shhh » lo zittì Rose girandosi verso il soggetto del quadro, che però dormiva della grossa. « Se ti sente si incavola sul serio, sai? »
« Che paura… » rise lui.
Rose gli assestò un’altra pacca sulla spalla e Lorcan rise più forte.
« Dovresti averne. Sarebbe capace di tirare su una mezza tragedia, quella donna. È parecchio suscettibile. »
« Be’, tanto adesso dovrai svegliarla comunque per entrare, no? »
« Oh, no, di solito aspettiamo che sia lei a svegliarsi. Sai, per non disturbarla. »
« Stai scherzando, vero? Vuoi dirmi che ti tocca startene qui, nel cuore della notte, con il rischio che Gazza o Mrs Purr ti trovino, e aspettare che questo pezzo da museo si svegli per permetterti di entrare nella tua sala comune? Voi Grifondoro siete pazzi, lasciatevelo dire. »
« Siamo abituati così. Non l’avrei trovata addormentata, se solo Lysander fosse arrivato puntuale. »
« Be’, ora che la colpa la stai dando a mio fratello, la cosa si fa interessante, Weasley. »
« Non chiamarmi Weasley. Lo odio. »
« Okay, Weasley. »
« Per Godric, sei indisponente, Scamandro, lo sai? »
« È una delle mie tante qualità, sì. »
Rose alzò gli occhi al cielo.
« Tu pensi che io sia ridicolo, vero? » le chiese all’improvviso.
Rose lo guardò per un momento.
« Solo un pochino. Quando fai il buffone pensando che tutti debbano ridere; quando ti esibisci nelle tue scenate drammatiche; quando cerchi di ingraziarti i professori… »
« Okay, pensi che io sia ridicolo, ho capito. »
« Be’, a volte mi fai anche ridere, però » aggiunse Rose mettendogli una mano sul braccio. Lorcan le lanciò un’occhiata e poi tornò a guardarla.
« Sei buffo, a differenza di Lysander, che si prende troppo sul serio, a volte. Quest’estate, a casa vostra, mi faceva piacere vederti. Voleva dire ridere per ogni cosa e vederti fare cose sceme e cretine. »
« Anche tu sei buffa » disse lui. « Buffa in un modo carino, però » si affrettò ad aggiungere di fronte all’espressione disorientata di Rose. « Come quando arricci il naso. O ti scompigli i capelli perché non sai rispondere alla domanda di un test. Oppure quando bevi il caffè mentre leggi il Daily Prophet e ti macchi sempre la camicetta. E quando sei assorta nella scrittura e pieghi le labbra in una smorfia… Sei buffa, Rose Weasley. »
Rose lo fissò in silenzio, soppesando le sue parole. Gli teneva ancora una mano sul braccio, mano che Lorcan finì per prendere nella sua, senza che Rose se ne rendesse neanche conto. Le appuntò un ciuffo ribelle dietro l’orecchio, continuando a guardarla negli occhi, questa volta con coraggio.
« Tutte queste cose… » cominciò lei. « Tutte queste cose che hai notato di me… Quando… come…? »
« Ti guardo, Rose » rispose lui. « E non te ne accorgi neanche. »
« Quella cosa… quella cosa del test… o del caffè… Tu… Perché? »
« Perché , Rose. Ti guardo e basta. Non posso farne a meno. »
Rose rimase in silenzio, continuando a guardarlo da sotto le lunghe ciglia chiare. Lorcan si chinò piano verso di lei e posò delicatamente la labbra sulle sue. Titubava, Lorcan. Per la prima volta nella sua vita, non sapeva se la ragazza che stava baciando lo avrebbe voluto o meno. Di solito indovinava al volo l’inclinazione di chi aveva di fronte e di solito le ragazze volevano baciarlo, senza dubbio.
Per un momento, rimasero sospesi, le labbra unite e la mano di Rose ancora sul suo braccio, la testa di lui china in avanti, gli occhi chiusi. Fu un momento magico, un momento durante il quale Lorcan sperò - e ci sperò con tutto il cuore - di essere riuscito a far capire a Rose quello che sentiva. Un momento che venne però spezzato quando Rose si allontanò da lui all’improvviso, come se la realtà l’avesse ridestata da un sogno passeggero e confuso. Si staccò da Lorcan e lo guardò, gli occhi sbarrati, una mano sulla bocca. In quell’istante, Lorcan capì di aver commesso un fatale errore, un errore che probabilmente avrebbe scontato per sempre.
« Come… » esclamò lei, sconvolta. « Lorcan! Tu… mi hai baciata… non… Non avresti dovuto farlo, lo sai. »
« Rose… » cominciò il ragazzo, facendo un passo avanti. Rose però allungò una mano - la stessa mano che fino a poco prima gli toccava un braccio - per tenerlo lontano, a debita distanza, dove non avrebbe potuto ferirla ancora.
« Non parlare » continuò lei, la voce rotta. « Ti prego, non dire niente. Non so per quale motivo tu l’abbia fatto. E forse nemmeno mi interessa. Sto con Lysander. Tuo fratello. Questa cosa non può succedere. Non può. »
Lorcan non replicò. Rimase in silenzio, troppo afflitto per replicare.
« Sei un Serpeverde, Lorcan. Siamo troppo diversi. Non so nemmeno se siamo amici… »
« Quanto la fai lunga, Weasley » esclamò lui, stanco di farsi trattare da babbeo. « Tante parole per un semplice bacetto. Non è nemmeno stato un granché, come bacio. Smettila di strepitare come una gallina e vattene a letto. Ti stai rendendo ridicola. Non ti ho baciata perché sono misteriosamente innamorato di te, e non provo nessun strano sentimento trascendentale. Siamo troppo diversi. Tu sei una Grifondiota, non potrebbe mai funzionare. Lo sai. Ma se hai bisogno di uno “scopamico” di fiducia, sai, per supplire alle mancanze di mio fratello, chiama quando vuoi. Buonanotte, Weasley. »
Così dicendo, le fece l’occhiolino e le girò le spalle, lasciandola sola in mezzo al corridoio deserto, una strana espressione sul viso. Lorcan si strinse nelle spalle, resistendo all’insulso impulso di tornare indietro e rimangiarsi tutto. Perché sì, era misteriosamente innamorato di Rose Weasley, per ragioni a lui sconosciute e strane. Era innamorato - forse - e invece si era appena fatto odiare dall’unica persona al mondo che contasse davvero.
 
 
“I've got the scars from tomorrow and I wish you could see
That you're the antidote to everything except for me
A constellation of tears on your lashes
Burn everything you love”
 
 
 
 
Continua…
 
 
 


Marti’s
Chiedo umilmente perdono per il mio immenso ritardo. LO SO, sono imperdonabile.
Luglio e agosto non sono stati i mesi più prolifici per quanto riguarda le mie long e, sommato al mio blocco-da-long-fic… be’… il tutto ha causato questo ritardo mostruoso. Penso di aver superato il blocco, anche perché questo capitolo si è scritto in una mattinata, quindi sono ancora capace di auto-stupirmi.
Che dire… spero che sia valsa l’attesa. Iniziamo con un POV di Ophelia e un conseguente salto temporale alla festa di fine estate a casa di Dominique, dove ne sono successe delle belle :3 Che ne pensate dell’affair Ophelia/James?
Il POV di Albus è utile per introdurre la festa di Halloween, uno dei “temi caldi” dei prossimi capitoli, centro focale della fic e della trama, direi.
Infine, Lorcan *^* Lorcan e Rose, aggiungerei! Troviamo un Lorcan cotto come una pera di Rose, che però è ancora fidanzata con Lysander, il fratello gemello del citato Lorcan. Ovviamente - *piange lacrime amare* - Rose lo respinge, e Lorcan reagisce come il suo solito, cioè come un bambino capriccioso. Come si evolveranno le vicende tra i nostri eroi? Non vi resta che continuare a seguire TAOD ;-)
 
 
Veniamo alle note:
  1. Non so se esista qualcosa come la Trasfigurazione Extragenere, e non so nemmeno bene cosa sia, nella mia fantasia. Voi fate finta di niente…
  2. Reinterpretazione del classico proverbio “hai voluto la bicicletta… ora pedala”.
  3. La citazione a inizio e fine capitolo è tratta dalla canzone “My songs know what you did in the dark” dei Fall Out Boy – che vi consiglio di ascoltare [ http://www.youtube.com/watch?v=LkIWmsP3c_s ] - e il titolo del capitolo è proprio ispirato al titolo della stessa.
 
Concludo ringraziando come sempre i lettori/recensori/followers della storia: vi adoro! Vi aspetto per qualsiasi chiarimento/riscontro/parere, tramite recensione o messaggio privato. Vi ricordo come sempre il mio gruppo Facebook, dedicato ai miei aggiornamenti. Ecco il link, per chiunque voglia iscriversi: 
https://www.facebook.com/groups/503476756335143/
Infine, trovate il link al mio profilo Facebook nella mia pagina autore qui su Efp ;-)
 
Un ringraziamento speciale va come sempre ad Alice Dolohov, per lo splendido banner-capitolo, e a Clare S. Riordan, per l’appoggio costante e il favoloso spoiler!banner su Ophelia e James, che trovate qui: 
https://www.facebook.com/photo.phpfbid=166707940193753&set=t.100003605526140&type=3&theater
 
That’s all!
 
Love u, M.
 

 

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Capitolo 5
*** 5. Filles Atomiques ***


Ava Thomas sembra avere problemi a casa: suo padre Dean ha come "migliore amica" la bottiglia di Firewhisky e Ava non è tranquilla. Scorpius Malfoy sente qualcosa per Octavia Montague, ma il bacio che Rosalie Greengrass gli ruba alla festa organizzata dai Serpeverde complica le cose, quando Octavia li vede, scappa via sconvolta e i due litigano pesantemente.Sembra che Rosalie abbia fatto tutto per gelosia: a quanto pare, il suo segretissimo ragazzo Evan Rosier aveva bisogno di una svegliata. Intanto, sembra che Ophelia Nott abbia fatto sesso con James Potter nel capanno di Villa Conchiglia, durante la festa di fine estate a casa dell'amica Dominique Weasley. Peccato che lei esca con Xavier Pucey. Alexander Baston è piuttosto protettivo nei confronti di Dominique e sembra non gradire la relazione di lei con Benjamin "l'Irriducibile" Corner, spezzacuori di professione e indefesso donnaiolo. Lorcan Scamandro - il gemello cattivo - bacia Rose Weasley, la ragazza del suo gemello buono, Lysander. Combina sempre guai, Lorcan. Intanto, tra una zuffa Serpeverde vs Grifondoro e l'altra, tutti attendono la festa di Halloween, che non porti altre "disgrazie".
 
 
 
 

CAPITOLO 5
FILLES ATOMIQUES
 
 
 
 
 
"Boy I'm just playing
Come here baby
Hope you still like me
If you hate me
My persuasion can heal the nation
In this hour our love we can devour
You'll do anything for me.
 
Who run the world? Girls."
 
 
 
 
 
Sabato 24 settembre 2022 – Hogwarts
{ - 37 giorni ad Halloween }

 
Quella notte, Ava aveva dormito come una bambina. Durante il giorno, il pensiero di casa la faceva scattare per un nonnulla, e la tensione che quel silenzio da parte di suo padre le procurava era estenuante. Si ripeteva che andava tutto bene, ma raramente si convinceva. I suoi stessi pensieri le turbinavano nella testa impazziti e la sera si ritrovava troppo stanca anche solo per tenere gli occhi aperti. Faceva i compiti quasi fosse un automa, seduta in sala comune, in compagnia di Roxanne, e poi fuggiva a letto. Durante la notte si svegliava di sovente, per rimanere sveglia delle ore. E la mattina tutto ricominciava. Quella notte, invece, aveva dormito. Il venerdì aveva ricevuto una lettera da Angelina, la madre di Roxanne, che la tranquillizzava su suo padre. Lei e suo marito George erano andati a trovarlo molto spesso e l’avevano visto bene, tranquillo e sereno come non lo vedevano da tempo. Un macigno di incommensurabile peso si era all’improvviso sollevato dal petto di Ava, liberandola di tutte le preoccupazioni, almeno per un po’. Almeno fino al prossimo silenzio.
Quella mattina si alzò presto, nonostante fosse sabato e avesse tutto il tempo del mondo. Scese in Sala Grande per la colazione, lasciando la sua amica Roxanne ancora nel mondo dei sogni. Ogni tanto le piaceva passare del tempo da sola e Hogwarts durante i weekend era stranamente silenziosa. Gli studenti se ne stavano nelle loro sale comuni o in biblioteca, a studiare e fare i compiti, e i pasti erano piuttosto scaglionati. La colazione diventava un lusso per pochi, visto che quasi tutti si alzavano ad orari tardi e facevano che saltarla bellamente per poi abbuffarsi come maiali a pranzo. Ava entrò in sala e avvistò alcune ragazze al tavolo di Corvonero che parlottavano tra loro, alcuni ragazzi Tassorosso piuttosto silenziosi e qualche testa tra i Serpeverde, tra le quali quella di Cassandra Zabini, seduta da sola a sorseggiare caffè e a leggere un libro, e quella biondissima di Ryan Pucey, anche lui da solo e alle prese con l’edizione domenicale de "La Gazzetta del Profeta". Alzò lo sguardo dal giornale non appena la vide e rimase ad osservarla mentre si dirigeva al suo tavolo, dove una solitaria Dominique Weasley sedeva al capo opposto all’ingresso e rimescolava svogliata i suoi cereali. Non sembrava particolarmente felice. Ava le si avvicinò e le si sedette di fronte.
« Posso? » chiese.
Dominique alzò il viso dalla sua tazza e la guardò, con un’espressione a metà tra la sorpresa e “ormai ti sei seduta, quindi”. Scrollò le spalle.
« Fai pure » aggiunse.
Ava la osservò per un momento, accigliata. « Che è successo? »
Lei e Dominique non erano quello che si può definire “migliori amiche”. La Weasley passava più tempo con la sua inseparabile amica Ophelia Nott di Serpeverde, ma ogni tanto si univa a lei e sua cugina Roxanne e la sua presenza era sempre così eterea e tranquilla che non costituiva un problema, per Ava, che mal sopportava le galline bisbetiche e le oche e le primedonne. Soprattutto le primedonne.
Dominique assunse la sua tipica espressione sorpresa alla “perché, ti sembro scossa?”, e sbatté le palpebre. « Cosa dovrebbe essere successo? »
« Non lo so, dimmelo tu. »
La bionda scosse la testa. « Niente di particolare. Sto bene. »
Ava non ne era particolarmente convinta, ma evitò di insistere. In fondo, non era un’impicciona e non era nemmeno così aggressiva, comportamento che avrebbe assunto con tutto il resto del genere umano, in altri frangenti, ma con Dominique si sentiva in qualche modo protettiva, come se un ben celato gene di dolcezza mista a comprensione le si attivasse da qualche parte e le impedisse di fare la stronza.
« Beh, se c’è qualcosa che non va lo sai che puoi sempre chiedermi aiuto, no? » concluse versandosi del caffè.
Dominique le sorrise. « Lo so, Ava, e ti ringrazio. Sei sempre gentile, con me. »
Ava annuì, come a voler chiudere il discorso. Ricevere complimenti la indisponeva sempre. Non che non se li meritasse, ma si sentiva in qualche modo in difetto, come se troppe belle parole le dessero la nausea.
« Come mai tutte sole, signore? »
Ava alzò il viso dalla sua tazza e incontrò lo sguardo attendo di Ryan Pucey, che si sedette accanto a Dominique, di fronte a lei, un gomito poggiato al tavolo e un’espressione furba dipinta in viso.
« Come mai il tuo cane da guardia non c’è, Pucey? » replicò Ava. « Hai lasciato Zabini nella sua cuccia? »
Dominique rise sotto i baffi, senza però avere il coraggio di farlo in faccia a Pucey. Lanciò un’occhiata ad Ava, che però era troppo impegnata a gustarsi il fastidio di Ryan alle sue parole.
« Non fa ridere, Thomas » continuò lui.
« Infatti non era una battuta. »
Si guardarono per un momento, poi Ryan scoppiò a ridere, facendo voltare i Tassorosso e le ragazze Corvonero. Cassandra Zabini, al suo tavolo, continuava a leggere, indifferente.
« Sai cosa penso, Thomas? »
« Perché, pensi? »
Ryan la ignorò – e ignorò anche i sussulti di Dominique, che cercava di trattenere le risate.
« Penso che dovremmo andare insieme alla festa di Halloween. Che ne dici? In fondo, abbiamo del potenziale inespresso, tu e io. »
Ava si aggrappò con tutte le sue forze al massiccio tavolo di legno, incredula e quasi sorpresa dalle parole del Serpeverde. Andare insieme alla festa? Lei e lui? Ma era forse impazzito? E quale potenziale e potenziale… l’unica cosa con del potenziale tra loro era l’Anatema che Ava gli avrebbe spedito contro di lì a poco.
Probabilmente sbarrò gli occhi per la sorpresa, perché Dominique smise di contorcersi in preda alle risate, manco le avessero spedito contro una Tarantallegra, e si limitò a guardarli in silenzio.
« Non credo di aver capito bene… » replicò Ava scuotendo la testa.
« Ryan ti ha appena chiesto di andare con lui alla festa di Halloween » intervenne l’altra ritrovando la parola. La sua voce aveva un che di incredulo. Non ci credeva nemmeno lei, in fondo. Ava la guardò, desiderando, per la prima volta nella sua vita, che Dominique Weasley scomparisse, forse perché così non ci sarebbe stato nessun testimone della sua profonda vergogna e di ciò che Pucey le aveva tanto arditamente chiesto, ignorando completamente ogni cautela e senso logico.
« Cosa… » cominciò lei. « Tu… » aggiunse guardando Ryan, che attendeva una sua replica. « Sei impazzito, vero? » concluse infine con sommo sforzo.
Il ragazzo la guardò, serio e al tempo stesso ironico.
« No, affatto. Mai stato più serio. »
« Non credo che tu abbia ben capito l’entità della cosa, Pucey. Tu e io, alla festa. Insieme. Non esiste. Non esiste al mondo. »
L’ironia sparì all’improvviso dal volto di Ryan. Si alzò in piedi, impettito e quasi colpito. E affondato?
« In questo caso, la tua risposta mi è ben chiara, Thomas. Mai e poi mai. Capisco. Beh, ti perderai tutto il divertimento, sappilo. »
Ava rimase in silenzio, incredula. Dominique osservò Pucey voltarsi e tornarsene al suo tavolo, dove recuperò la sua copia della Gazzetta per poi uscire dalla Sala Grande, serio e con la sua solita camminata da padrone dell’universo.
La bionda tornò a guardare Ava, gli occhi sbarrati. « Che diavolo gli è preso? »
« Non lo so » rispose lei pensierosa. « Davvero non lo so. »
 
 
* * *
 
 
Domenica 25 settembre 2022 – Hogwarts
{ - 36 giorni ad Halloween }

 
Quella notte, Lucy aveva dormito come una bambina. La sera prima si era trattenuta fino a tardi in sala comune in compagnia di Chris. Prima aveva bellamente mandato al diavolo il tema di Difesa contro le Arti Oscure per il professor Gordon, che era finito tra le fiamme del camino, e poi aveva lanciato via “Pozioni Avanzate”, che era caduto in testa ad un ragazzino del secondo anno. Sua cugina Rose l’aveva guardata con disapprovazione, ma era sabato sera e nemmeno lei aveva voglia di sgridarla, così era rimasta in silenzio, continuando la sua partita a Sparaschiocco con Lysander. Siccome Lucy non era tipa da giochi da salotto, aveva trascinato Chris nel suo dormitorio e avevano passato la serata a modo loro, spalmati sul pavimento freddo della stanza mentre tutto il resto dei loro compagni faceva casino al piano di sotto. Si era trattenuta nella stanza di Chris fino a quando suo cugino James non aveva preteso di andare a letto. Lucy gli aveva lanciato un’occhiatina furba mentre sgusciava via e se ne tornava nel suo dormitorio. Così, quella mattina di domenica, Lucy si alzò piuttosto tardi. La colazione era ormai un lontano ricordo, così decise che si sarebbe abbuffata a pranzo. Delle sue compagne di stanza – sua cugina Rose ed Alice McLaggen – non c’era traccia, così fece una doccia in tutta tranquillità, godendosi la pace del bagno, e poi scese in Sala Grande. Non sapeva cosa fare riguardo a Chris e al loro “rapporto”. Non si trattava di una storia seria e lei non era tipa da relazioni. Assolutamente no. Il problema era insorto quando, la sera prima, Chris l’aveva chiamata “tesoro”. Okay, magari gli era anche scappato, ma Lucy non poteva esserne completamente certa e non poteva rischiare che Chris interpretasse il loro “divertirsi” con qualcosa di più serio di una relazione puramente fisica.
Le urla la raggiunsero ancora prima di arrivare al pianerottolo del primo piano. Qualcuno stava avendo una burrascosa discussione in sala d’ingresso, da quel che poteva intuire. Incuriosita, affrettò il passo, per poi scoprire le protagoniste di quella “lotta tra gatte”: Ophelia Nott e sua sorella Sophia. Un capannello di studenti assisteva alla scena.
« … lo so, ma magari avresti dovuto dirmelo, Sophia, che ti piaceva Xavier, invece di fare la bambina » gridava Ophelia.
« Avresti dovuto intuirlo, sei mia sorella » replicò l’altra con le lacrime agli occhi.
« Oh, certo, avrei dovuto intuirlo. Per tutta l’estate non hai fatto altro che passare il tuo tempo con la tua amica Rosemary, siamo state pochissimo insieme, come avrei fatto ad intuirlo, sentiamo? Xavier e io ci siamo scritti per tutto il tempo e tu non hai mai fatto una piega, sorellina. Cosa avrei dovuto capire, visto che sei tanto furba? »
« Hai sempre fatto così, Ophelia. Da che sono nata. Hai sempre voluto tutto tu. Sei un’egoista. »
« Ah, e così dovrei lasciare Xavier perché possa stare con te? Magari nemmeno ti vuole, ci hai pensato? »
Sempre la solita stronza, Nott, pensò Lucy.
Nauseata, le superò ed entrò in Sala Grande. Trovò Chris seduto al tavolo a pasticciare alcuni pancakes, svogliato. Le sorrise non appena la vide, ma la sua ilarità si spense di fronte all’espressione di Lucy.
« Che c’è? » le chiese.
Suo cugino Albus le sorrise dall’altra parte del tavolo e Lucy agitò una mano verso di lui. Tornò a guardare il ragazzo di fronte a sé.
« Dobbiamo parlare, Chris. »
 
 
* * *
 
 
Domenica 25 settembre 2022 – Hogwarts, qualche tavolo più in là
 
Quella notte, Cassandra aveva dormito come una bambina. Le piaceva alzarsi presto, anche la domenica. Soprattutto la domenica. Se il sabato mattina a colazione la Sala Grande era quasi deserta, la mattina del giorno dopo lo era a tutti gli effetti. Erano davvero pochi gli studenti che mettevano piede fuori dal dormitorio – e dal letto – prima delle undici.
La sera prima l’aveva passata in compagnia di Trevor: avevano finito un tema di pozioni in programma per lunedì, in modo da avere la domenica libera, e poi avevano commentato insieme le ultime notizie di Quidditch pubblicate dall’Eco della Sera e infine avevano giocato a scacchi magici. Diciamo che Trevor aveva tentato di insegnarle, con scarsi risultati. Una serata tranquilla, insomma.
Il giorno successivo, all’ora di pranzo, Cassandra era una delle poche che non stava ancora facendo colazione. Non vide Octavia, così come quella mattina non l’aveva vista a letto, che era vuoto. Molto probabilmente era sparita in biblioteca per starsene da sola. Rosalie invece sedeva accanto ad Ophelia Nott, ancora sconvolta per il litigio con sua sorella Sophia. Anche Trevor era seduto accanto a lei. Di Pucey e di suo fratello Owen non c’era traccia. Che strano, sembravano tutti scomparsi, quel giorno. Cassandra avvistò Lorcan entrare nella Sala Grande a passo lento, le mani buttate nelle tasche dei jeans che di solito indossava il weekend, quando nessuno di loro era costretto nelle divise della scuola. Aveva il volto teso e vagamente afflitto, con una strana espressione che Cassandra gli aveva notato cucita addosso pochissime volte. Non appena lui alzò gli occhi, gli fece segno di raggiungerlo. Le si sedette accanto con un sospiro e un mesto « ehi, Cass. »
« Mamma mia, Lorcan, che è successo? I Puddlemere hanno perso il campionato? »
Lorcan le lanciò un’occhiata senza rispondere.
« Okay, è morto il tuo Basilisco da guardia, ho capito » concluse lei girando nel piatto alcune carote.
« Non è successo niente di speciale » disse lui finalmente. Cassandra lo guardò. Il tono di voce era basso e cupo, cosa molto strana per l’esuberante Lorcan Scamandro.
« Se non calcoli che ho fatto una grande ed emerita cazzata » concluse lui.
« Cosa è successo? »
Lorcan sospirò.
« È successo tutto qualche giorno fa » iniziò. « Ho baciato Rose Weasley, Cass. »
Per un momento, Cassandra pensò di non aver capito bene. Magari stava diventando sorda oppure aveva contratto una strana ed esotica malattia con strani effetti distorsivi del suono. Okay, non aveva capito. Guardò Lorcan, confusa.
« Non penso di aver capito… » disse scuotendo la testa, il tono interrogativo.
Lorcan alzò gli occhi al cielo. « Hai capito bene, invece. Ho. Baciato. Rose. Weasley. »
Scandì per bene le ultime quattro parole, cosicché Cassandra non poté far altro che credergli. E no, non era affatto malata. E sì, aveva capito bene. Lorcan Scamandro aveva baciato Rose Weasley e dal suo stato d’animo attuale dedusse che la cosa non fosse proprio andata bene.
« Credi di aver capito bene, questa volta? O devo ripetertelo? »
Cassandra annuì, ancora incredula. Che diavolo gli era preso, al suo amico? Cercò di riprendere fiato e di formulare qualche parola di senso compiuto.
« Non c’è bisogno di fare lo spiritoso » replicò. « Pensavo di aver capito male, tutto qui. Insomma, non è una cosa che mi sarei mai aspettata di sentirti dire, lo sai? Non è stato facile metabolizzarla. »
« Posso immaginare… »
« Credo che tu possa, sì. E quindi cosa è successo? Tu l’hai baciata e… e lei… »
Cassandra lo guardò, interrogativa, aspettando che lui terminasse la frase al posto suo. Pensare a Lorcan che baciava Rose e lei che lo ricambiava le faceva un effetto strano. Non che gliene importasse qualcosa: Lorcan aveva avuto parecchie ragazze, in quei sei anni, e ne aveva baciate altrettante, se non di più, la maggior parte delle quali assolutamente inadeguate, delle vere e proprie oche giulive senza un minimo di cervello e cognizione. Certo, Rose era senza dubbio una brava ragazza, bella e anche intelligente, questo doveva riconoscerlo, ma insomma, era una Grifondoro. Lorcan non era mai uscito con una Grifondoro, prima. Senza contare quella stupida pomiciata con Alice McLaggen, ma non la considerava poi così importante.
« Lei mi ha respinto, ovviamente » concluse alla fine Lorcan davanti al suo silenzio.
Cassandra annuì, sospirando. Scosse la testa, accantonando definitivamente le carote, ormai fredde e insipide.
« Mi dispiace, Lorcan » disse solo tornando a guardarlo e mettendogli una mano sul braccio. Lorcan le sorrise.
« Insomma, non avevo capito niente, sai? » aggiunse lei scuotendo ancora la testa. Le sembrava di essere appena uscita da una centrifuga. « Non avevo capito ti piacesse… beh… lei. »
« Non ne ero certo nemmeno io, finché non l’ho baciata. E ho rovinato tutto. Avevamo avuto una conversazione normale, lei e io. Avevamo anche scherzato amichevolmente e l’avevo riaccompagnata al suo dormitorio. E poi l’ho baciata e lei mi ha allontanato e all’improvviso ha detto che non sapeva nemmeno se eravamo amici. Capito? Ho fatto la figura dell’imbecille e rischio anche che lo vada a raccontare a Lysander e non voglio immaginare il casino che scoppierebbe con mio fratello. Senza contare che non riesco più a guardarmi allo specchio e- »
Cassandra lo interruppe. Lorcan non aveva mai parlato così tanto e seriamente in tutta la sua vita.
« Rose non mi sembra una che corre a raccontare i fatti suoi. Sono sicura che non dirà nulla a Lysander. Siete fratelli e sa che scatenerebbe una guerra senza senso. Ne sono certa, non lo farà. Per quanto poco la conosca, eh… magari poi è capace di stupirci in peggio. E sono sicura che la fiducia in te stesso tornerà presto. Sei Lorcan Scamandro, cosa sarà mai un rifiuto? »
Lorcan le sorrise. « Trovi sempre le parole giuste. Come fai? »
« Siamo amici da tanto tempo, mi viene naturale. »
Cassandra ricambiò il sorriso e aggiunse: « La cosa importante qui è un’altra. Tu come stai? Cioè, l’hai presa male, ma quanto male? Malaccio, malissimo, in quale grado? Non è che sei sull’orlo del suicidio, eh? »
Lorcan ridacchiò e Cassandra si unì a lui.
« Non ho intenzione di togliermi la vita, no. Però ci sono rimasto di cacca, lo ammetto candidamente. Non che mi aspettassi una dichiarazione di amore eterno, capisco che sarebbe impossibile e improbabile, però… » fece una pausa. « Non so cosa mi aspettassi di preciso, ecco. »
« Beh, io non capisco che cosa Rose ci trovi in tuo fratello, senza offesa. Per cui penso che si pentirà amaramente di averti respinto con tanta facilità. »
« Sei certa anche di questo? »
Cassandra annuì. « Piuttosto certa, sì. Non pienamente fiduciosa, ma io ci voglio credere. Ma non ti aspettare che lei te lo venga a dire di persona. »
Lorcan rise di nuovo.
« Non preoccuparti, Cass. Non mi aspetto più niente da nessuno, ormai. »
 
 
* * *
 
 
Poggiò la piuma d'oca sul ruvido piano in legno, riflettendo. Un sorrisetto teso increspò il suo volto in ombra. Poteva andare. Aveva terminato.
Dopo che l'inchiostro ebbe asciugato, ripiegò con cura il foglio di pergamena e lo fissò per un istante. Era pronto per essere duplicato. Il giorno dopo, tutti avrebbero saputo ciò che gli altri celavano dietro spesse cortine fatte di segreti e sussurri. Nessuno era al sicuro.
 
 
 
 
Continua...
 
 
 
NOTE
  • Il titolo è tratto dalla canzone dei Nous Non Plus, "Fille Atomique".
  • I versi iniziali arrivano invece da - lo avrete capito anche da soli - "Run the world. Girls" di Beyoncé.
 
 
 
Scusate per il ritardo con il quale aggiorno, sono davvero pessima. Purtroppo, il "blocco da long" ogni tanto mi costringe a fermarmi e ciò comporta lunghe pause nella pubblicazione. In ogni caso, prima o poi l'ispirazione torna, scrivo un capitolo in due ore e sono pronta. E la paura sparisce XD
Detto ciò, spero che questo capitolo vi abbia minimamente incuriosito, anche perché sostanzialmente non succede niente di speciale, è piuttosto di transizione, ecco. Il finale però è parecchio misterioso, non trovate? Chi sarà il/la misterioso/a autore/autrice della famosa "pergamena incriminante"? Lo scopriremo...
 
Ringrazio come sempre tutti coloro che seguono la storia, leggono e recensiscono.
 
A presto.
 
Marti
 

 

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