And now it's just me, you and.. the fate

di champagnepapi
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chapter one. ***
Capitolo 2: *** Chapter two. ***



Capitolo 1
*** Chapter one. ***


Chapter one.
 
"Uccidilo!" gridò.
Non riuscì a vedere nulla.
Sentii un tonfo e poi caddi a terra.
Mi svegliai ritrovandomi in una stanza buia.
Mi alzai rannicchiandomi di più all'angolo della stanza, sperando che nessuno sarebbe venuto a prendermi.
Sussultai nel sentire un rumore di passi.
La porta si aprì di colpo facendo così intravedere un ragazzo alto e magrolino, non riuscì a vedere bene il suo volto a causa della poca luce che c'era nella stanza.
Mi si avvicinò.
"Alzati." mi disse con fermezza.
Non mi mossi.
"Cos'è sei sorda per caso? Ti ho detto di alzarti. Ora."
Mi mossi piano alzandomi tenendo sempre lo sguardo basso, come se avessi paura di incontrare il suo sguardo freddo, gelido.
"D-dove sono?" azzardai a chiedere.
"Questo per ora non credo ti debba preoccupare. Pensa che forse non uscirai neanche viva da qui." sorrise beffardo.
"C-come?" lo guardai incredula. Era come se mi stessero trafiggendo con mille lame e faceva male. Tanto male.
Non sapevo se avrei rivisto la mia famiglia, e non sapevo neanche se avrei mai potuto rivedere la mia migliore amica. La persona a cui tenevo di più a questo mondo. 
"Seguimi." disse freddo prendendomi per il polso con durezza spingendomi verso la porta che condueva a un'altra stanza.
Appena entrammo tutti si girarono verso di me e ill ragazzo che mi aveva portato lì.
"Eccola Justin" disse il ragazzo di prima spingendomi un po' più avanti, verso la potrona dove Justin era seduto con una ragazza dai capelli rosso fuoco al suo fianco con un vestito abbastanza corto.
Justin mi rivolse un sorriso sghembo, e mi guardò con occhi pieni di.. disprezzo, credo.
"Chi si vede. La piccola Jenna è qui con noi ragazzi. Bisogna che l'accogliamo come si deve." sorrise ancora una volta e tutti risero, lui si alzò venendomi in contro,camminando lentamente.
"C-come fai a sapere come m-mi chiamo? balbettai insicura, lui sorrise di nuovo, quel suo sorrso che mi rivolgeva cominciava ad irritarmi, ma non potevo rischiare di farlo arrabiare, non sapvo bene cosa avrebbe potuto farmi. Infondo io non sapevo nulla di nulla, si avvicinò ancora finchè non fu a un passo dalla mia faccia. Si avvicinò al mio orecchio e quasi in un sussurro disse:
"Io so tutto di te." quella frase mi fece rabbrividire.
Lui sapeva tutto su di me? Come era possibile che uno sconosciuto sappesse tutto su di me mentre io sapevo poco e niente su di lui?
"Lasciateci soli" ordinò Justin alle persone che erano nella stanza con noi.
La ragazza che prima era seduta accanto a Justin si alzò, mi guardo con disgusto e uscì dalla stanza seguita da tutti gli altri, lasciando me e Justi da soli in quella stanza.
Lui andò a sedersi sul divano, mettendo i piedi sopra al tavolino.
Io ero ancora lì impalato dove prima il agazzo magrolino -di cui non sapevo ancra il nome- mi aveva alsciata.
Continuavo a guardare il ragazzo di fronte a me senza mai distogliere lo sguardo.
Non era un brutto ragazzo, aveva la pelle candida, le labbra a cuoriccino e gli occhi color caramello.
Vidi Justin alzare un sopraciglio.
"Cos'hai da guardare?" chiese con un tono un po' irritato.
"I-io.. n-niente scusami.." balbettai, accorgendomi solo in quel momento che era da dieci minuti buoni che lo osservavo con insistenza.
Abbassai lo sguardo, cominciando a guardare le mie scarpe, come se fossero la cosa più interessante di questo mondo.
"Avanti, siediti, non mordo mica!" disse sorridendomi, accennai un sorriso e mi andai a sedere di fianco a lui.
Setti per un minuto zitta continuando a gardare a terra, cercando nella mia testa il modo giusto per chiedergli perchè ero lì, e cosa ne avrebbe fatto di me, poi trovai il coraggio.
"P-perchè sono qui? c-cosa ho fatto?" lui si irrigidì.
"Sei qui perchè tu hai visto qualcosa che non dovevi vedere." disse visibilmente irritato da quella domanda.
"I-io non ricordo.." lui sembro' un po' più sollevato.
"Davvero non ricordi proprio nulla?" sorrise.
"N-no, solo mi chiedo perchè sono qui.." lui sembro' pensarci un'attimo e poi rispose.
"Beh, sei svenuta, io passavo per di lì, ti ho vista per terra e mi sembrava giusto aiutarti.. così ti ho presa e ti ho portata quì."
Sentii che le mie guance si stavano scaldando giusto un po', segno che stavo arrossendo, lo guardai e lo ringraziai rivolgendogli un lieve sorriso.
Lui rise notando il rossore delle mie guance, aveva una risata limpida, cristallina, dolce..
"Woah, piccola,stai arrossendo!" disse tra una risata e l'altra.
"Non è vero!" lo colpii piano a un braccio.
"Si invece" poggio una mano sulla mia guancia, e per un istante pensai che mi stesse per baciare. "Sono così calde le tue guancie" disse ancora lui.
"E' solo una tua impressione.." dissi insicura.
 
Justin's POV.
"E' solo una tua impressione.."
Era così ingenua, minuta e fragile.
Mi sentivo un verme, non le avevo detto perchè l'avevo realmente portata lì, anche se una parte di ciò che le avevo detto era la verità.
La guardai, aveva lo sguardo perso nel vuoto, ancora.
"A cosa pensi?" le chiesi.
Sollevo' lo sguardo guadandomi negli occhi.
"M-mi chiedevo perchè il ragazzo che mi ha portato qui, mi ha detto che forse non sarei neanche uscita viva da qui" disse quasi in un sussurro.
Mi irrigidì nel sentire quelle ultime parole.
Jason, quella testa di cazzo. Lo avrei ucciso prima o poi, se non avrebbe chiuso quella sua cazzo di bocca.
Cercai  di inventarmi qualcosa sul momento.
"Ah. Jason, vedi, lui ama molto scherzare, non lo prendere sul serio, è un idiota" le sorrisi per rendere le mie parole più credibili.
Lei sembrò pensarci un po' e poi annuì, sorridendomi di rimando.
"J-justin?"
"Mh?"
"Mi puoi accompagnare a casa? Si sta facendo tardi e non vorrei che i miei genitori si preoccupassero per me.." ci pensai un po' e poi annuii prendendo le chiavi della macchina.
Durante il tragitto verso casa sua non parlammo molto, e a volte, le rivolgevo degli sguardi fugaci.
Quella ragazza mi incuriosiva. Era, come dire.. diversa?
Sì, credo che 'diversa' sia l'aggettivo giusto.
 
Jenna's POV.
Arrivammo davanti a casa mia, portai una mano alla cintura di sicurezza dell'auto e schiacciai il pulsante sfilandomela, poi rimasi ancora un'attimo nella sua macchina.
Non so perrchè ma la sua presenza ora mi faceva stare..uhm, bene?
Sì, davvero bene.
"Justin, grazie per oggi" mi girai verso di lui incontrando il suo sguardo, perdendomi nei suo occhi color caramello.
"Di niente piccola" rispose dopo poco.
Arrossii nel sentire che lui mi aveva chiamata 'piccola'.
"Beh..ora devo andare..ciao Justin" aprii la portiera della macchina e feci per scendere quando lui mi prese delicatamente per il polso facendomi voltare verso di lui.
"Posso avere il tuo numero?" domando' lui tirando fuori il cellulare.
"Certo!" risposi sorridendogli e prendendo il celllare dalle sue mani componendo il mio numero sulla tastiera, poi glielo porsi.
"Ecco, ora devo andare, Justin, ciao, e grazie ancora per oggi" detto questo chiusi la portiera e me ne andai.
Appena entrai in casa, urlai un 'sono a casa' e salii su per le scale entrando in camera mia, gettai -letteralmente- sul letto.
Feci un balzo quando sentii il mio cellulare vibrare, lo tirai fuori dalla tasca dei miei shorts.
Un nuovo messaggio da un numero non salvato.
Lo aprii.
 
Da: sconosciuto
"ci rivedremo piccola? xx j."
 
Sorrisi involontarimente.
 
A: Justin
"Lo spero"






















 
OHIBO'.

Una piccola presentazione. 
Mi chiamo Sonia ho 15 anni, vivo in un paesino sperduto in Emilia Romagna, amo leggere e fantasticare sul mio futuro lolluz.
Questa è non è la mia prima FF ma tutte le altre sono fallite miseramente. In parole povere, non se le è inculate nessuno.
Però ora sono tornata più carica di prima e ho assolutamente intenzione di portare a termine questa FF.
Con il vostro aiuto e il vostro appoggio.
Ora vi saluto.
Al mio ritorno vorrei poter trovare minimo cinque recensioni, così almeno so' che ci siete e non scrivo per nulla. 
#pisandluvpeipe.

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Capitolo 2
*** Chapter two. ***


Chapter two.
 
 
La mattina dopo guardandomi allo specchio la mattina, vidi che avevo delle profonde occhiaie.
Chiusi gli occhi e i ricordi del giorno prima riaffiorarono nella mia mente, non avevo chiuso occhio per colpa sua, per tutta la notte ho pensato a come era successo, e solo in quel momento mi resi conto di quanto era stata stupida la bugia che aveva inventato sul momento, di quanta poca verità c'era nelle sue parole, e al suo viso sollevato quando gli dissi che non avevo visto nulla, fino a quel momento non avevo dato molto peso a quel dettaglio, ma poi ci ripensai e sussultai quando mi ricordai cosa realmente avevo sentito e cercato di vedere prima di svenire.
 
Flashback.
"Uccidilo!" gridò.
Non riuscì a vedere nulla.
Sentii un tonfo e poi caddi a terra.
Mi svegliai ritrovandomi in una stanza buia.
Mi alzai rannicchiandomi di più all'angolo della stanza, sperando che nessuno sarebbe venuto a prendermi.
Sussultai nel sentire un rumore di passi.
La porta si aprì di colpo facendo così intravedere un ragazzo alto e magrolino, non riuscì a vedere bene il suo volto a causa della poca luce che c'era nella stanza.
Mi si avvicinò.
"Alzati." mi disse con fermezza.
Non mi mossi.
"Cos'è sei sorda per caso? Ti ho detto di alzarti. Ora."
Mi mossi piano alzandomi tenendo sempre lo sguardo basso, come se avessi paura di incontrare il suo sguardo freddo, gelido.
"D-dove sono?" azzardai a chiedere.
"Questo per ora non credo ti debba preoccupare. Pensa che forse non uscirai neanche viva da qui." sorrise beffardo.
 
Fine flashback.
 
Il mio sguardo si perse nel vuoto.
Mi sedetti sul letto continuando a guardare un punto indefinito nella mia stanza, tutto combaciava, il suo sguardo, le parole di Jason e le sue bugie, tutte per coprire la dura verità.
Ero stata in macchina con un assassino, e la cosa che più mi faceva stare male è che io stavo bene con lui.
Io non volevo stare bene con un'assassino, era inammissibile.
Mi alzai e decisi di andarmi a fare una doccia, lasciando che il getto freddo dell'acqua scacciasse via tutti quei pensieri e mi lasciasse la testa un po' più ingombra. 
Stetti li per una buona mezzora, poi uscii dal bagno andando verso il mio armadio. 
Presi un shorts e una maglietta a caso,scesi giù per le scale presi la borsa e uscii di casa salutando mia madre.
Avevo bisogno di rilassarmi,e quale posto migliore della spiaggia? con il fruscio dolce del mare come sottofondo?
Presi fuori le cuffie e me le misi, poi cominciai ad incamminarmi verso la spiaggia, in men che non si dica mi trovai davanti alla spiaggia, mi sdrai sulla sabbia in un posto meno affollato, chiusi gli occhi lasciandomi cullare dal dolce suono delle onde del mare.
Avevo voglia di dimenticare Justin, dimenticare il suo viso candido, dimenticare i suoi occhi color caramello, dimenticare che per un momento ero stata bene con lui, ma era difficile, fottutamente difficile.
Mi sentii scuotere delicatamente un braccio, feci una smorfia e aprii un occhio.
Sbiancai.
Aprii e chiusi gli occhi più volte velocemente per mettere a fuoco la figura davanti ai miei occhi, sperando con tutto il mio cuore che non fosse lui.
 
Fanculo speranza, era lui.
 
Mi guardo con un sorriso.. dolce mentre mi alzavo e lo guardavo impaurita.
"I-io devo andare, ciao." dissi cominciando a camminare velocemente verso l'uscita della spiaggia, sentii i suoi passi veloci rincorrermi, fino a quando non mi raggiunse, prendendomi delicatamente per il polso facendomi voltare verso di lui, facendo così scontrare i nostri sguardi.
Riuscire a reggere il suo sguardo era un'impresa, e io fallii miseramente, abbassando lo sguardo, lui lascio' il mio polso e posò la mano sotto il mio mento alzandolo delicatamente, costringendomi a guardarlo fisso negli occhi.
"Perchè stai scappando da me Jenna? Cosa c'è di sbagliato? Dimmelo, ti prego."
C'era che io avevo paura di lui, di quello che la mia mente era riuscita ad elaborare con tutte le informazioni e i ricordi del giorno prima, avevo paura che fosse davvero un'assassino, avevo paura di cio' che provavo quando ero con lui.
"J-justin..io.." cominciai incerta.
"Tu?" mi spronò a parlare lui sorridendomi rassicurante.
"D-dimmi che non l'hai ucciso tu.."
Il sorriso che prima si era dipinto sul suo viso era scomparso, gli occhi, da luminosi erano diventati cupi.
Passò come un'infinità di tempo e lui ancora non mi rispondeva.
 
Lo sapevo.

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