il sentiero delle ombre

di demos
(/viewuser.php?uid=422259)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** cap. 1 ***
Capitolo 2: *** cap. 2 ***
Capitolo 3: *** cap. 3 ***
Capitolo 4: *** cap. 4 ***
Capitolo 5: *** cap. 5 RIVELAZIONI ***
Capitolo 6: *** cap.6 ***
Capitolo 7: *** cap.7 ***
Capitolo 8: *** cap. 8 parte 1 ***



Capitolo 1
*** cap. 1 ***


-hai sentito?-
-si..-
- ma è possibile?-
-io un po' me lo aspettavo-
ascoltai i discorsi dei ragazzi intorno a me. chiusi gli occhi e respirai a fondo.
- un'altra... non ci voleva..-  si era radunata una piccola folla ormai. chi non sapeva ancora cosa stesse accadendo si avvicinava agli altri, dando gomitate e spintoni per ascoltare un ragazzo che parlava. stava riportando il discorso del vecchio e il suo imbarazzo era evidente.
- ha detto...- cominciò, - ha detto che è scoppiata una guerra, i ribelli si sono rivoltati. ha detto-
smisi di ascoltarlo. mi guardai intorno. non vidi niente. mi sentivo solo, immensamente solo. 
- ... quindi probabilmente in breve tempo, ha detto, si presenteranno qui i soldati della leva. ha detto-
ascoltai quest'altro pezzo di discorso e chiusi gli occhi; era solo una piazza di una baraccopoli addossata alla città, ma era gremita di gente. presi un respiro e soffocai le lacrime. presi la direzione della mia tenda, ci arrivai. scoppiai a piangere. non capivo più nulla; il dolore, i ricordi, la rabbia. tutto si mescolava. come potevano chiedere le nostre vite? 
-Koerek... figliuolo... come ti senti?-
girai la testa. sull'uscio della tenda c'era il vecchio. 
-io... io sto bene, non devi preoccuparti Plearco.- lui fece un passo avanti ed entrò.
- mi ricordo quel giorno come fosse ieri...- Plearco cominciò a raccontare.
-mi sembra di poter vedere il volto stravolto di Celia, tua madre. urlava e piangeva stringendo un bambino di pochi mesi al petto... tuo padre trascinato dalle guardie della leva... sono passati 17 anni da allora, io ero troppo vecchio per essere reclutato... aiutai tua madre in ogni modo... ma l'anno dopo morì. di un male oscuro ed incurabile. tuo padre... tuo padre non tornò più. mi presi cura di te, ti crebbi, e ti diedi un posto dove dormire...-
-perché mi dici questo?- chiesi io, adirato, con la vista scura dalle lacrime, con il volto affondato nelle mani. il dolore di quei ricordi era insopportabile.
- ti ho istruito...- continuò lui imperturbabile - e ti ho dato di che vivere.- prese un respiro profondo.
- questa non è la tua storia. questa è la storia di tutti i ragazzi riuniti in questo campo profughi. la guerra di diciassette anni fa, quella che rapì le vostre famiglie è tornata. questa volta si chiama in un'altro modo ma è sempre la stessa. ogni guerra toglie molto all'uomo e lo getta nella miseria... in questi 17 anni il re non si è mai curato del suo popolo... e adesso quei ribelli gli daranno ciò che si merita!-
- e cosa faremo quando arriverà la leva?-
-fuggirete. vi unirete ai ribelli se vorrete. o cercherete di vivere una vita normale.-
e il vecchio uscì sussurrando -scusa... ho dovuto dire questa bugia...- ma io non lo sentii.
arrivò la notte. non riuscivo a dormire. mi alzai in silenzio, per non svegliare Reiko, il mio compagno di tenda, e uscii. guardai in alto, verso la cittadella fortificata. là vivevano i ricchi, non tocchi della povertà che aveva avviluppato il paese dopo la guerra... Andreia... la città dei guerrieri. così la chiamavano. ma noi non eravamo guerrieri. e noi avrebbero preso.
la mattina dopo mi svegliai, triste, ma mi sentivo assai meglio; e ricominciò la vita di tutti i giorni, una vita da poveri ma pur sempre una vita. 
passarono i giorni, le settimane. non successe niente. ma non sarebbe stato così per sempre...

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** cap. 2 ***


aprii gli occhi nel buio della camera. diedi una gomitata al mio amico sicchè si svegliasse anche lui, e in silenzio mi diressi all'esterno. dopo pochi secondi arrivò anche lui, mi voltai e lo squadrai. in pigiama,assonnato,capelli stravolti ed espressione ebete, quasi mi misi a ridere. quasi. il mio istinto mi diceva che c'era qualcosa di strano e vivendo anni in quelle macerie, nei bassi fondi avevo imparato a seguirlo. mi diressi verso le mura silenziosamente con Reiko dietro; arrivai ai bastioni che separavano la città dai bassi fondi e cominciai ad arrampicarmi; la scalata fu resa facile dalle mura rovinate e dai rampicanti ed in un attimo fui in cima. mi girai ed osservai le campagne: per molte miglia in quella direzione si estendevano le pianure silenziose e da qualche parte, distante, vi era anche la capitale dove l'imperatore regnava. ad un tratto vidi una cosa che mi atterrì: delle luci veloci che correvano lungo la strada... non poteva essere... mi vennero le lacrime agli occhi, sentì la mano di Reiko che mi si appoggiava su una spalla. -alzati Koerek- mi accorsi di essere caduto in ginocchio. -è... dobbiamo avvisare gli altri.- io non riuscii a dire nulla mi alzai e lo seguii. tutti ci aspettavamo sarebbe accaduto ma non così presto! dannazione! ci mettemmo a correre per le vie urlando -sono qui! sveglia!- e piano piano tutti furono in piedi, chi si svegliava a sua volta andava a chiamare qualcun'altro. arrivammo difronte al vecchio, radunati tutti gli altri ragazzi ci inginocchiammo tutti davanti a lui. era girato di spalle - sta succedendo di nuovo- esordì - ragazzi miei, tutti voi per me siete come figli- la sua voce era rotta dal pianto, ma il tempo era breve così a forza proseguì.
-dovete andare, è arrivata...- prese un sospiro prima di dire quell'orribile verità.
- fuggite in piccoli gruppi, che nessuno vi trovi! ora fuggite figli miei! rapiti come il vento! silenziosi come falchi, non fate che vi prendano, io li tratterrò più che potrò- poi girandosi verso di noi
- dopo tutti questi anni, sono nuovamente qua! per rubare i nostri giovani per le stupide guerre del nostro stupido tiranno! correte! un giorno ci rivedremo! un giorno...- mi alzai con le lacrime agli occhi con tutti gli altri. e mi diressi verso le campagne, alle mie spalle furono subito Reiko e Jeiko, i due gemelli.
-andiamo- sussurrai nel buio -l'ora e giunta- poi sorrisi e aggiunsi - come direbbe il vecchio, quando la polvere torna alla polvere gli uomini combattono per sopravvivere...- e ci inoltrammo nell'ombra, ancora ignari del significato di quelle parole...
 
 
se vi è piaciuto questo capitolo commentate! se non vi è piaciuto... commentate lo stesso!!! 
grazie!!!!!!! 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** cap. 3 ***


            finite le premesse, comincia la mia storia
                                                             ps: lasciate un commento!!!!!! :)
 
 
-Reiko, Jeiko- sussurrai nell'ombra -rubate tre cavalli, io penso al cibo, ci vediamo alla porta ovest, poi decideremo cosa fare-
-sta attento- poi Reiko si girò ed insieme al gemello scomparve nell'ombra. mi ritrovai improvvisamente solo, sapevo che dovevo fare in fretta ed essere silenzioso; l'angoscia saliva, mi voltavo con un sussulto ad ogni rumore. paura, spavento, solitudine. terrore. provavo tutte queste emozioni. 
ma mi feci coraggio. non potevo abbandonare tutto, non ora. passai per i condotti delle fogne ed inosservato entrai nel magazzino; era il posto dove i ricchi lasciavano ogni anno parte delle loro risorse, che poi avrebbero usato in caso di carestia. il buio era totale ma non ebbi molti problemi, ero dei bassi fondi, non avevo mai avuto una candela ad illuminarmi la strada. tesi l'orecchio e mi guardai intorno: tutto era quieto, la guardia sonnecchiava fuori dal portone principale, ma io ero entrato da un cunicolo che noi dei bassifondi avevamo creato. presi una sacca di tela e cominciai ad infilarci dentro tutto quello che riuscivo a trovare; pane, frutta, formaggi e carne secca. poi mi rinfilai nella galleria e mi lasciai tutto alle spalle.
il silenzio era pressante alle porte ovest. quella parte della città era disabitata e le costruzioni distrutte a causa di un incendio che un mese prima aveva divorato tutto il distretto occidentale. tesi l'orecchio cercando di cogliere il rumore dei passi dei gemelli, ma invano. cominciai ad aspettare l'arrivo dei due seduto contro le impalcature di un cantiere, infatti ormai erano cominciate le restaurazioni delle case, i ricchi hanno sempre i soldi per tutto, mentre noi... bé noi no. mi fermai, e per la prima volta ebbi tempo per pensare a ciò che era successo nell'ultima ora. ero scappato, in preda al terrore, ed adesso ero lì, mi inginocchiai, passai la mano sulla terra e mi chiesi se mai più avrei visto nuovamente quei luoghi. guardai le case bruciate e riuscii a delineare le loro sagome originali; camminai con la mente per la via principale fino a raggiungere  il mercato nella piazza centrale. e poi la mia mente fu riportata ai bassifondi, dov'ero cresciuto. noi ragazzi eravamo disprezzati dalla popolazione; ladri, furfanti, gente di malo affare: così eravamo bollati. ripensai a tutti i miei compagni che non avevo salutato e che non avrei mai rivisto; rimembrai le sere passate accanto al fuoco, o al buio, a raccontare ognuno la propria giornata; c'erano stati anche i giorni difficili, sofferti, potevo sentire il freddo penetrare d'inverno nella baraccopoli, le case senza porte né finestre divenivano gelide. quelli di su lo chiamavano l'inverno purificatore. perché? perché ogni anno, moltissimi di noi se ne andavano, chiudendo gli occhi potevo vedere i cadaveri gelidi dei miei amici o sentire ancora le loro ultime soffocate parole. eh già... non c'erano stati solo giorni felici. 
mi riscossi dai miei pensieri, strizzai gli occhi per vedere meglio. non arrivava nessuno. mi colse il panico, cominciai a rigirarmi le mani freneticamente, dicendomi che no, i cavalieri della leva non potevano essere già arrivati e che i gemelli stavano ancora bene. sentii un nitrito, ed una voce calmare il cavallo.
-Jeiko?- sussurrai avvicinandomi 
-Koe, siamo noi- rispose lui a mezza voce
-hai trovato i cavalli- osservai.
-solo due...- disse Jeiko. dannazione! ma ci arrangeremo
-va bene...- sospirai -siete pronti a partire?-
-si- rispose Jeiko, il fratello gli fece eco.
-andiamo, non possiamo rimanere oltre-
ci allontanammo lentamente dalla città, così che nessuno potesse sentire i cavalli, anche se probabilmente nessuno abitava più in quella parte desolata di città.
appena fuori dalla Porta Ovest incitammo i cavalli, io e Reiko su uno Jeico sull'altro. prendemmo il sentiero delle betulle così chiamato perché era celato da un boschetto di betulle, e ci lanciammo al galoppo, senza avere una meta ma con la consapevolezza di doverci allontanare il più possibile. cavalcammo tutta la notte senza incontrare nessuno. cavalcammo tutta la notte senza proferire parola. cavalcammo tutta la notte sapendo che le nostre vite, per come le avevamo conosciute erano finite. 
arrivò la mattina ed i primi raggi di sole ci trovarono ancora in sella, i cavalli stremati, noi al limite. ci fermammo reputandoci ormai abbastanza  distanti; ci sedemmo su un tronco caduto e io sfilai una pagnotta dal sacco.
-allora?- disse con un tono cupo Reiko
-allora cosa?- chiesi io, anche se sapevo a cosa stesse alludendo
- cosa si fa? intendo dire... lo sai, non abbiamo un posto dove andare-
-qualcosa ci inventeremo- lo incoraggiò il fratello
-la fai facile Jeik, ma dove possiamo andare siamo... - cercò le parole incapace di trovarle - siamo disertori!-
- non so, ma Plearco parlava spesso di alcuni ribelli, a nord, verso i Picchi Delle Aquile. andremo lì- ribattei io.
-ma come? non possiamo andarci direttamente, i limes fortificati sono ben pattugliati e l'unica strada per raggiungere i Picchi passa di là!-
-no, non è vero- Jeiko interruppe il fratello - una volta il vecchio mi disse che la ribellione era dilagata anche nel paese delle onde. potremmo prendere rifugio sull'isola! e poi prendere da là una nave-
-ma come possiamo raggiungere l'isola del Paese Delle Onde?- iniziai io, poi mi venne in mente una cosa -giusto! potremmo prendere una nave a sud, dal Golfo Delle Rose! la strada fin là è poco pattugliata, e non penso che ci individueranno come disertori, forse la leva a sud non è ancora arrivata!-
Reiko mi guardò. sospirò. 
- allora è deciso. si parte per il sud, verso il Golfo...-

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** cap. 4 ***


le parole, si sa sono sempre più facili delle azioni. 
lasciammo i cavalli nella radura dove ci eravamo accampati e proseguimmo a piedi; saremmo stati fin troppo vistosi con i cavalli: il marchio dei bassifondi era infatti impresso nei nostri vestiti; stracci logorati dal tempo.
- adesso- disse Reiko, che intanto aveva preso in mano la situazione - conviene seguire questo sentiero fino al primo villaggio, che si dovrebbe trovare a circa due giorni di cammino-
lo guardai in faccia - ma sarà stato bene lasciare i cavalli?-
-sì- rispose lui risoluto -altrimenti ci avrebbero scoperto subito-
-sarà... ma così ci muoveremo molto più lentamente...- 
dopo di ciò tacqui. cominciammo ad avanzare tutti e tre nella polvere; ognuno di noi avrebbe voluto aspettare gli altri ragazzi, ma nessuno di noi ne aveva coraggio. passarono, lenti, i minuti, le ore. il paesaggio non cambiava, le betulle si susseguivano identiche e il sentiero si prolungava tortuoso all'infinito. dopo circa due ore dall'inizio del nostro viaggio a piedi sentimmo un rumore soggiungere dal sentiero alle nostre spalle; a giudicare dal rumore dieci, forse venti cavalieri. fummo tutti colti dal terrore, ci guardammo l'un l'altro e cinascondemmo nel bosco. attendemmo, i minuti passavano e quel rumore, flebile all'inizio, si intensificò. 
-si stanno avvicinando...- sussurrò Jeiko -cosa facciamo?-
-niente- risposi io, con lo stesso tono. -aspettiamo-
ed aspettammo.
dopo una ventina di minuti si stagliarono le figure dei cavalieri. correvano lungo il sentiero urlando per spronare i cavalli, trattenni il respiro nel irreale paura che lo potessero udire; in alcuni brevi istanti passarono davanti a noi, e non si fermarono.
-che facciamo?- chiese Jeiko, terrorizzato 
- non possiamo più seguire il sentiero principale- mi passai una mano nei capelli - dobbiamo continuare per la foresta-
- ma così ci impiegheremo troppo tempo- ribatté Reiko
- non abbiamo alternative- risposi io - dobbiamo essere cauti o ci prenderanno e ci giustizieranno come disertori-
tirai un sospiro e guardai i miei compagni: erano sfiniti dal viaggio, avevamo dormito poco e nulla e i piedi dolevano per il troppo camminare. non potevamo continuare così per molto.
- ancora uno sforzo. non possiamo arrenderci ora- e con un balzo mi portai sul sentiero
- hai ragione tu... se seguiamo il sentiero ci metteremo meno tempo-
detto ciò presi un sospiro e mi incamminai in silenzio. verso sud.  verso il mio destino.
ps: scusate per questo capitolo filler...
ma per il prossimo ho in serbo una sorpresina... commentate eh!!!!

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** cap. 5 RIVELAZIONI ***


                                                                                                   RIVELAZIONI
 
 
 
 
intoduzione: devo cominciare con alcune premesse a questo capitolo. tutto ciò che si svolgerà ivi resta ignorato dai protagonisti... il capitolo sarà infatti narrato in terza persona. diciamo che è un capitolo che vi sorprenderà... spiega i retroscena, ciò che non si è potuto capire e ciò che per molto tempo i nostri protagonisti non sapranno. perciò il capitolo farà un passo indietro!!!!
e come al solito: lasciate un commento!! soprattutto se avete critiche!!!!!!
 
 
 
ok, ora inizio senza altri indugi.
.
.
.
.
la notte profonda salutò i cavalli che portavano i ragazzi in salvo. altri si allontanarono a piedi; chi da solo, chi in gruppo, ognuno di quei ragazzi abbandonò la città. tutti con piani diversi: chi voleva unirsi ai ribelli a nord, chi voleva cavalcare verso sud ed esplorare nuove terre; molti di loro volevano solo trovare un posto dove vivere una vita normale, alcuni partirono solo nella speranza di ritrovare altri compagni. 
e così il vecchio rimase solo. il momento che da tempo aspettava era giunto. si passò una mano tra i capelli, sospirò, si guardò attorno, cercò di escogitare un piano. finora era andato tutto liscio: aveva spesso narrato ai ragazzi delle guardie della leva, inoltre dopo le recenti ribellioni,scoppiate un po' ovunque, tutti si aspettavano l'arrivo delle guardie. ma lui lo sapeva: non erano venute là per quello... no, sicuramente. prese il suo bastone, passò le dita sulle venature del legno e, ancora una volta, sospirò. rizzò la schiena, prese fiato e con tutte le forze si diresse alle Porte Del Viandante, che era la via principale per entrare in città. arrivato si pose ritto; con lo sguardo scrutava la strada in attesa.  passò circa un  ora prima che arrivassero i cavalieri, impettiti, con le armature lucide...ed intanto il vecchio ripensò agli anni passati: aveva fatto molte cose sbagliate... molte di cui si era pentito... prima di venire ad accudire quei ragazzi... il suo passato non l'aveva sempre visto come un buon vecchio, era stato anche un giovane. un giovane scellerato. ed adesso il suo passato era venuto a fargli visita... era stanco, molto stanco. ed era vecchio ancor più che stanco. era ancora vivo solo per questo giorno... solo per quelle parole di sfida che avrebbe dovuto pronunciare alle guardie. guardò i soldati che si avvicinavano e si convinse. no. non erano guardie della leva.
si arrestarono davanti a lui, che sbarrava la strada.
-levati vecchio!- gli fece una guardia.
lui non rispose ma si limitò a fissare il gruppo in silenzio.
-ci senti, vecchio?- il tono minaccioso della guardia avrebbe fatto tremare chiunque. chiunque, ma non lui.
si fece avanti un uomo a cavallo, che sembrava essere il capitano, poi smontò e passò le redini ad un suo compagno.
-levati subito dal nostro cammino vecchio, siamo uomini del re, e non ci ostacolerai!-
-bene...- sussurrò il vecchio -bene!- ripeté poi a più alta voce -dite al re che non è ben accetto in questa città!-
il viso del capitano diventò paonazzo ed in un sol gesto con i suoi compagni sguainò l'arma.
-stolto...- cominciò la guardia
-stolti!- urlò il vecchio -dite al re che Plearco gli impedirà di fare i propri comodi! e ditegli anche... ditegli anche che l'alba della sua rovina è giunta!- e così dicendo alzò il bastone e  picchiò forte a terra. si udì un fragore, come mille tronchi che si spezzano, poi uno schianto. fiamme altissime divamparono tra il vecchio e le guardie, fiamme voraci che spaventarono uomini e cavalli. e mentre i cavalieri fuggivano alla volta del palazzo Plearco gli urlò dietro - correte stolti! correte! siate veloci! l'ora è giunta una nuova era sta per nascere!!!- poi le fiamme si spensero e tutto tornò come prima. il vecchio sospirò e si accasciò a terra, privo di vita.
le guardie cavalcarono per giorni, senza sosta. andarono a nord, verso la capitale, verso il re e qui il tiranno venne a sapere delle azioni spudorate del vecchio; le guardie furono trovate morte nella sala del trono. ormai era cominciata... la guerra ad un tiranno... la guerra ad un oppressore... la guerra che avrebbe cambiato le sorti del mondo..
la  missione delle guardie era fallita... ma qual'era? e qual'è l'oscuro segreto che il vecchio non ha osato neanche sussurrare a bassa voce? qual'è il suo passato?  
.
.
.
scusate... non ho spiegato molto... e ci sono più cose poco chiare di prima... se c'è qualcosa che non capite vi risponderò!! (che non sia spoiler!) ora vi lascio ... e per la prossima volta ho in mente una revisione dell'primo capitolo ... non mi piace proprio, sapete?? alla prossima!!!!!!!

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** cap.6 ***


ok,ok. ho capito... non vi do più fastidio... e torno a parlarvi dei nostri tre ragazzi ;) commentate!!!!! ps. ho modificato totalmente il primo capitolo, perché non lo andate a vedere??
.
.
.
.
- Reiko- 
-Reiko!- lui si svegliò di soprassalto.
-sveglia tuo fratello! ci mettiamo in marcia!- da tre giorni stavamo camminando senza sosta. secondo i nostri calcoli saremmo dovuti arrivare già da un giorno ad un villaggio. ma ancora niente. 
cominciai a levare la scorza ad un po' di formaggio, e tagliai il pane; da dietro arrivarono le voci dei gemelli che discutevano silenziosamente
-ma Reiko... non dovremmo essere già arrivati?- chiese il fratello con voce sommessa 
- non lo so... non lo so- poi Reiko sospirò - ma non può essere ancora molto lontano, no?-
il fratello non rispose. si azzittì ed abbasso gli occhi, incapace di rispondere. distribuii il pane a tutti, non era una grande colazione ed il pane era abbastanza duro... ma ci accontentammo. bevemmo tutti dalla borraccia e ci rimettemmo in cammino. i vestiti erano ormai più laceri di prima, le nostre scarpe di tela distrutte e noi eravamo esausti. il dolore ai piedi che provavo era insostenibile e, a quanto potevo capire dal loro modo di camminare, valeva lo stesso per i gemelli.
ma nessuno di noi aveva intensione di abbandonare proprio ora.
nessuno di noi avrebbe ceduto di un passo.
ma non credete che fosse eroismo il nostro; dove potevamo andare? cosa potevamo fare? non avevamo scelte. non eravamo eroi. né tanto meno ribelli. eravamo solo fuggiaschi. osservai la schiena di Reiko; una schiena enorme, abituata a stare dritta sotto immense fatiche adesso era piegata dal dolore, dalla disperazione. la testa gli ciondolava verso il basso e i piedi si strascicavano in avanti cercando di rubare quei passi che le gambe non volevano elargire. sospirai. spostai lo sguardo su suo fratello. era molto più piccolo di corporatura... in effetti erano chiamati da tutti " i gemelli " ma in realtà non erano neanche fratelli... ma stavano sempre insieme, si aiutavano sempre. erano inseparabili. anche in un momento come questo si incoraggiavano a vicenda. sospirai. ancora. ed io? io ero a pezzi; ad ogni passo i piedi urlavano e le gambe dolevano. arrancavo in avanti continuando a ripetermi che c'erano stati giorni peggiori... ma quali? 
adesso non riuscivo più a ricordarli.
- Koe...- mi sentii chiamare-
- che c'è Jeiko?- avevo riconosciuto subito la sua voce.
- arriveremo presto, vero?-
-si... presto.- risposi io. la verità era che non lo sapevo. non sapevo dove stavamo andando dove saremmo finiti. non sapevo nulla. camminammo. per ore. eravamo stanchissimi, ormai incapaci di parlare, la gola secca, la paura di finire l'acqua. ma nessuno di noi rallentò il passo. nessuno di noi si fermò. e fu grazie a questo atto di disperazione che verso sera arrivammo. davanti a noi si estendeva una enorme tendopoli. rimanemmo un attimo sorpresi dallo scenario che ci si parava difronte. ma quella era la realtà. a parte alcune città privilegiate gli altri villaggi erano al livello dei nostri bassifondi.
-meglio- disse Reiko, interpretando il pensiero di tutti. -almeno ci sentiremo a casa-
e così si avviò a passo sicuro verso le tende. girammo un po' poi alcuni "cittadini" capendo la nostra situazione, ci offrirono un luogo dove dormire, tutti vollero sentire la nostra storia e dopo che l'avemmo raccontato, e ancor dopo molte congratulazioni per essere arrivati fin li a piedi un amico del proprietario dell'unica locanda che sorgeva al centro del campo ci offrì da bere. ricordandoci delle nostre gole secche, e pensando fosse maleducazione rifiutare un invito lo seguimmo.camminammo per qualche minuto per le tende e il nostro accompagnatore cominciò a fare un resoconto degli avvenimenti che si erano avvicendati dopo la guerra.
- sapete, quando ci fu il richiamo alla leva 17 anni fa alcuni di noi si nascosero. io fui tra quelli e per questo sono qua- si guardò intorno. -ma molti in questo campo sono ragazzi o bambini. o vecchi, le donne sono costrette a fare lavori pesanti e i bambini a essere uomini. i vecchi devono lavorare anch'essi e le persone muoiono ogni giorno.- poi il suo tono si fece colmo d'odio -dopo che ci usò per i suoi comodi ... l'imperatore ci lasciò morire! non un aiuto arrivò per noi. non uno! e vedo che per voi è stato lo stesso amici miei! molti ragazzi da noi hanno subito la vostra sorte e sono rimasti senza genitori- intanto che parlava li guidava attraverso le strade, se cosi potevano essere chiamate, della tendopoli. - e adesso... ah! dei ribelli! spero proprio gliela facciano pagare! io ero un fornaio, prima, ma ora... le guardie del re dopo la distruzione dei villaggi hanno cominciato a devastare le nostre campagne e non c'è più grano né orzo né nulla. è uno schifo...- intanto eravamo arrivati difronte all'unica costruzione vera e propria. 
-questa è la locanda... quei cani l'hanno lasciata in piedi solo per poterci fare i loro comodi! non pagano mai, distruggono sempre e bevono molto... ah! ma ora entrate, dite che vi manda il vecchio Hernest.... e vi sarà dato da bere... io ora devo andare... non sono più un fornaio ma ci sono davvero molte cose da fare.-
lo salutammo, lui se ne andò e noi, stanchissimi, entrammo.
il barista era un ragazzo poco più grande di noi, avrà avuto all'incirca venti, ventitré anni. ma questa era la realtà dei campi profughi.
come ci vide gli si illuminarono gli occhi.
-venite, venite!- ci urlò subito
-vi manda il buon vecchio Hernest eh?- intanto noi ci sedemmo a degli sgabelli difronte al bancone
- come...- cominciò a dire Jeiko
-come faccio a sapere chi vi manda?- lo interruppe il barista con aria compiaciuta - bé, visitatori non sono soliti qui, e le notizie al campo volano!- così dicendo indicò un signore al tavolo che in risposta alzò un boccale di birra
- lui è quello che si è offerto di ospitarvi!- infatti l'avevamo subito riconosciuto.
- e insomma... qua ci ... ah sì , prendete queste pinte- e così dicendo ci passò tre boccali
-stavo dicendo... sì, giusto .... qua, dicevo, ci conosciamo un po' tutti!- 
il barista continuò a parlare, ma io non lo ascoltavo più ormai. ma sorrisi, dopo tante fatiche i suoi modi spensierati ed allegri mi tirarono su il morale. bevvi un sorso di birra e continuai a fare finta di ascoltarlo. mi guardai intorno, ognuno degli ospiti dell'osteria era allegro. erano tutti visibilmente provati dalla fatica e dalla povertà; ma nessuno di loro era triste. sorrisi ancora una volta: quel posto sembrava davvero casa...
ma durò poco.
si sentirono dei rumori fuori dalla porta e tutti si girarono. 
tutti si girarono a guardare il destino che stava per entrare da quella porta.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** cap.7 ***


siamo già al settimo capitolo!!! vorrei ringraziare tutti quelli che hanno commentato la mia storia! spero di aver eseguito correttamente i loro consigli!
.
.
.
la porta si spalancò di colpo. Entrò un ragazzo trafelato, appena messo piede dentro guardò il barista
-cos'è successo, ragazzo?-
- guardie, guardie in città!-
-maledizione- imprecò il barista
-dovete andarvene, ora!- disse rivolto a noi -se vi trovassero qua...- poi  guardò la porta
-dovete andare!- non ebbe neanche il tempo di finire la frase che la porta venne spalancata nuovamente
-ragazzo!- disse una guardia entrando -porta da bere a me ed ai miei compagni!- il tono dell'uomo era sprezzante e tracotante.
-subito ... subito signore- fece il barista. poi, rivolto a noi, disse a bassa voce -non muovetevi...- non vi riconosceranno. forse-
intanto la guardia, scaraventando a terra un signore aveva preso posto ed i suoi compagni entravano dopo di lui. avevano tutti le livree uguali, sudice. per ultimo entrò il capitano, portava una barbetta corta, e si riconosceva come tale dal portamento e dalla fibbia sui vestiti.
-barista!- tuonò -portami da bere!- il ragazzo cominciò a muoversi freneticamente per preparare da bere per tutti. noi intanto rimanevamo sui nostri sgabelli; faccia affondata nelle pinte, per non farci vedere.
- che missione ingrata!- esclamò una guardia dopo aver preso con foga il boccale che le veniva posto. -mi sono arruolato per la gloria! ma non c'è gloria nel raccattare qualche moccioso- 
e cosi dicendo sputò a terra e cominciò a ridere, seguito a ruota dai suoi compagni.
- sono ordini del re! non si discute!- disse il capitano in tono severo - quindi smettila di lamentarti!-
ma la guardia continuò
- tutta colpa di quei ragazzacci... si sono messi a fuggire! ma chi è così stupido da fuggire!- si interruppe per bere un sorso dal suo boccale. -inoltre- proseguì con aria seria -dicono che Andreia si sia ribellata...- 
-sono solo voci- disse il capitano -e il nostro compito è quello di recuperare i ragazzi in fuga. dovrebbero essere una cinquantina... ma il re ha dispiegato comunque un numero ingente di forze... ma sono ordini dall'alto... e vanno eseguiti!-
mi gelò il sangue nelle vene. a tutti e tre gelò il sangue nelle vene. ma non ci muovemmo, come aveva detto il barista. avremmo solo attirato più attenzione.
intanto i soldati avevano cambiato argomento e parlavano del più e del meno.
-tu!- fece il capitano al barista -facci avere qualche donna e... e altro alcol!- e scoppiò a ridere seguito dai suoi uomini. poi d'un tratto si fece serio e si avvicinò al bancone. guardò il ragazzo negli occhi e sorrise.
- se dovessi scoprire che qualcuno di voi protegge un fuggiasco...- sorrise e tornò al posto, non credendo necessario continuare la frase. passarono i minuti e dopo neanche un'ora i soldati erano totalmente ubriachi. mangiavano moltissimo, bevevano di più ed era ovvio che nessuno di loro aveva intensione di pagare. 
- ah! quei dannati mocciosi!- esclamò un'altra guardia - se non fosse per loro sarei ancora a divertirmi nella capitale!- e diede un pugno sul tavolo.
- quando li prenderò...- non terminò la frase che scoppiò nuovamente a ridere. era ormai molto ubriaco, come tutti i suoi compagni. cosa potevamo fare?  le guardie avevano cominciato ad attaccar briga con tutte le persone che  capitavano a tiro... non sarebbe bastato molto tempo prima che qualcuno di loro avesse provato ad attaccar briga con noi... ed a quel punto...
rabbrividii. non potevamo farci scoprire. 
- non vi preoccupate...- ci sussurrò il barista
- vi faremo uscire di qui. in qualche modo.- io annuii piano, per non farmi vedere, e ripresi a mangiare uno stufato che il barista mi aveva messo davanti da poco tempo. mi girai a guardare le loro facce erano stravolte, terrorizzate. mangiammo in silenzio, senza voltarci a guardare nessuno; intanto le guardie continuavano a far rumore ed a brindare
-e questo bicchiere- stava dicendo uno dei soldati -lo voglio dedicare... a ...- ormai aveva anche finito le persone su cui brindare; ma non si fece troppi problemi e tracannò la birra. tra uno scroscio di risa, sgabelli rotti e ragazze oltraggiate la serata andò avanti. erano passate ormai tre ore da quando le guardie avevano fatto il loro ingresso; erano passate tre ore. e dopo tre ore accadde. un uomo, dall'aria modesta, si avvicinò alle guardie: lo vidi con la coda dell'occhio e raggelai. stava sussurrando qualcosa al capitano, e quando ebbe finito di parlare scomparve nel buio, al di fuori della locanda. tutti l'avevano visto. tutti rimasero immobili. in attesa. il capitano si girò verso di noi.
-voi tre!- ringhiò - giratevi e mostrate i vostri volti!- non sapevo cosa fare, ero terrorizzato, uno del paese ci aveva venduti. era finita. mi girai, e guardai il capitano in faccia; lui estrasse la spada i suoi soldati, tornando seri in un attimo, fecero altrettanto. 
-barista... ti avevo avvisato!- urlò il capitano. -raderò questo posto al suolo! e poi...- il capitano stava per elencare le orrende cose che avrebbe fatto al paese ed alla locanda. ma fu interrotto.
-shh- 
- chi è stato?- il volto del capitano era paonazzo
- chi è stato?- ripeté, urlando più forte.
-shh, se urli non riesco a mangiare...- a parlare era stato uno degli ospiti della locanda che era impegnato a mangiare uno stufato a pochi tavoli da noi. le guardie gli furono subito dietro con aria spavalda. il capitano sembrava essersi scordato di noi, sarebbe stato il momento giusto per fuggire.
-voi due- disse il capitano a due sgherri -voi due controllate che i ragazzi non fuggano-
mi morsi la lingua. cavoli! le guardie si misero dispotiche sopra di noi. non potevamo più scappare. successe tutto in un lampo. il signore si voltò estraendo una spada da non so dove, il capitano lo attaccò ma lo straniero li tolse la spada e gli diede un calcio al naso.
- bastardo!- fece una guardia che controllava noi, poi guardando il compagno
- uccidiamo questi tre e andiamo ad aiutare i nostri- mi gelò il sangue nelle vene. i soldati estrassero le spade; Jeiko si lanciò su uno dei due e suo fratello gli diede manforte. l'altro si parò davanti a me. 
e caricò il fendente.
ebbi uno scoppio alla testa, le tempie mi dolevano all'impazzata. e questo che si prova quando si muore? mi chiesi. 
ma non morii. non quel giorno. lo vidi, vidi il colpo calare e lacerarmi la spalla. lo vidi prima che arrivasse. traiettoria, forza, velocità. vidi tutto e lo schivai. schivai quel fendente e sapevo che dopo la guardia avrebbe provato ad infilzarmi con un affondo. lo schivai ancora una volta. non sapevo cosa stessi facendo. non lo sapevo ma mi stava tenendo in vita.
-ragazzo!- sentii dietro di me. era il barista che mi stava passando un pugnale. feci un balzo, afferrai il pugnale. caricai il braccio per lanciarlo... no. vidi il pugnale infilzarsi nel legno accanto alla guardia. ma lo vidi prima. prima di aver lanciato. aggiustai la traiettoria e lanciai; la guardia si accasciò a terra con un pugnale in mezzo agli occhi. 
.
.
.
autore: come se la staranno cavando Jeiko e Reiko? e chi è lo straniero misterioso che ha osato sfidare i soldati? un altro episodio è concluso... commentate!!!!!!
alla prossima!!!!!

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** cap. 8 parte 1 ***


mi girai verso i gemelli. erano un po' feriti ma avevano abbattuto la guardia. mi sembrò stessero bene. ero confuso. mi girai verso lo straniero e vidi che anche lui aveva messo al tappeto tutte le guardie... ero confuso. non riuscivo a pensare. qualcosa mi stava sfuggendo. una nebbiolina si frappose tra i miei occhi e il resto del mondo, offuscandomi la vista. sentii gridare il mio nome. lontano. vidi dei piedi che mi si avvicinavano. mi rigirai sulla schiena. dovevo esser caduto. vidi un capannello di gente chinarsi su di me. qualcuno mi disse qualcosa all'orecchio. non sentii. 
e poi il mondo divenne buio.
 
-è svenuto-
-il ragazzo è svenuto!-
Jeiko e Reiko si fecero strada fra la gente.
-koe!-
-Koe!-
-non si sveglia!-
-Koe!- ma il ragazzo era inerme. 
- è inutile. non si sveglierà. non serve.- a parlare era stato lo straniero. fece due passi in avanti e si accovacciò accanto a Koerek. 
- strano...- sussurrò. poi, rivolto all'oste. 
- portami una bottiglia di alcol ed una pezza! veloce!-
il barista sobbalzò e corse a prendere quanto detto.
- si riprenderà?- chiese titubante Jeiko
- siete suoi amici?- controbatté lo straniero, senza levare gli occhi dal ragazzo svenuto. Jeiko annuì. poi resosi conto che quello non lo stava guardando sussurrò un -si- molto stentato.
-sì, si riprenderà- disse lo straniero. poi si alzò e guardò tutti i presenti.
- io sono Andrasil.- 
e così dicendo guardò tutti i presenti. 
- vengo dalle lontane lande del nord... dai Picchi Delle Aquile... i ribelli stanno per fare la loro mossa! sono venuto in questo posto per dirvi che potete decidere! decidere il vostro futuro. a volte l'uomo è chiamato a combattere. adesso vi dico... unitevi a noi!- sospirò, poi si guardò a torno.
- questo è l'ottavo villaggio che visito e dico a voi le stesse parole che agli altri: l'imperatore verrà. nelle vostre case. armi in pugno. e vi costringerà a combattere dalla sua parte. noi vi chiediamo solo di decidere. chiunque sia adatto alla guerra sarà ben accetto! e chi non può combattere potrà essere utile in altro! tenetevi pronti uomini!-
intanto arrivò il barista con la pezza e la bottiglia e gliele porse.
-grazie- sorrise Andrasil. poi si asciugò la fronte con la pezzetta e mormorando un -che fatica- bevve un lungo sorso dalla bottiglia. ma non si fermò molto. raccolse Koerek da terra e lo sollevò. poi si avviò verso la pota; raggiunto l'uscio si fermò.
-venite con me?- disse rivolto ai due ragazzi che erano rimasti in piedi, come pietrificati; essi annuirono e si lanciarono verso la porta.
benché stesse portando una persona su una spalla i due dovettero quasi correre per tenere il suo passo. erano entrambi preoccupati per l'amico ed entrambi si lanciavano occhiate sospettose, non sapevano se fidarsi o meno dello straniero e non sapevano dove li stava conducendo. dopo pochi minuti, ed altrettante poche parole, arrivarono ad una tenda. Andrasil fece loro segno di aspettarlo fuori poi entrò e vi depose il ragazzo svenuto.
-allora...- cominciò, uscendo dalla tenda. - da dove posso cominciare...- si strofinò le mani per cercare le parole giuste. 
- il vostro amico è svenuto- si passò una mano nei capelli, non sapeva quanto poteva dire a questi ragazzi. 
- ma si riprenderà in pochi giorni...-
-pochi giorni?- lo interruppe Reiko.
-questo vuol dire che rimarrà svenuto per giorni?-
- è ... esatto- rispose Andrasil.
-ma cos'ha?- chiese ancora Jeiko.
- bene.- sospirò il guerriero facendosi molto più serio. 
-quello che sto per dirvi... deve rimanere tra voi e me. nell'impero tali informazioni vi porterebbero a morte certa- prese fiato -quindi- riprese -se qualcuno di voi due vuole rinunciare, tornare indietro... deve farlo adesso. se invece volete venire con me, e con questo giovane, dai ribelli dovete seguirmi. innanzitutto lui verrà con me, ormai per lui l'unico posto sicuro è tra i ribelli. ma voi... siete ancora in tempo...-
i due gemelli si guardarono. lo ripeto, non erano fratelli, ma capivano al volo i propri pensieri. si girarono e guardarono lo straniero. poi Reiko disse
-siamo con lui, dove va lui andiamo anche noi.-
Andrasil sorrise. se lo aspettava. -bene- disse -allora devo cominciare ad informarvi di un po' di cose: primo. il vostro amico sta bene ma ha avuto un potente e repentino risveglio; rimarrà svenuto per qualche giorno... secondo. come vedo dalle vostre facce, e com'è logico non sapete cos'è un risveglio.-
i due annuirono.
- 1000 anni fa- cominciò a raccontare - il mondo era molto diverso da oggi. non c'era povertà, i funzionari politici non erano corrotti ed il re amava il suo popolo. ma tale trono fu usurpato. all'epoca il nostro fiorente regno contava più di centomila risvegliati. una persona su dieci si risvegliava. ma poi salì al trono lui...-


ed anche questo capitolo è andato... ho avuto problemi quindi è incomleto... pubblicherò al più presto la 2° parte...

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1807859