Acute+React: Triangles of Love

di Sacchan_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Act.1 MikuxKaitoxLuka ***
Capitolo 2: *** Act.2 MikuxLenxRin ***



Capitolo 1
*** Act.1 MikuxKaitoxLuka ***


Fandom: Vocaloid
Raiting: Arancione
Personaggi: Miku Hatsune, Kaito Shion, Luka Megurine. 
Avvertimenti: Triangolo 
Disclaimer: Nulla di ciò che scrivo mi appartiene, tutto è di proprietà dei rispettivi autori. 
NdA: Sono una persona orribile e triste!! >.< Perché? Beh, oggi sarei dovuta essere al lavoro ad occupare il mio tempo in modo migliore piuttosto che starmene rinchiusa a casa. Quindi, dato che ho bisogno di sfogare la mia frustrazione ho deciso di mettermi a scrivere qualcosa. Già, così per non annoiarmi!! >_<
La One - Shot è liberamente ispirata alla canzone Acute (ossia questa: Acute ), ho soltanto voluto cambiare qualcosa. 
Buona lettura. 


ACT 1
MIKUXKAITOXLUKA



"Un Caipiroska alla fragola per il tavolo cinque" urlò la cameriera passando veloce come un fulmine davanti al barman dietro al banco. 
"Ricevuto" rispose il giovane barman, dai capelli color zaffiro, impegnato a pulire i bicchieri sporchi che la sua collega aveva riportato indietro soltanto due minuti prima. 
Le sue mani si misero subito all'opera realizzando quella "piccola opera d'arte" con la sua abilità di barman acrobatico; le clienti restavano sempre tutte piacevolmente sorprese quando volteggiava in aria gli strumenti del mestiere e lui aveva capito presto che utilizzare quella sua abilità era un'ottima tattica per invogliarle a farsi più di una consumazione. 
"Kaito, quando stacchi?" gli chiese un giovane dai capelli viola legati in un'alta coda e dalle ciocche lasciate libere e fluenti. 
"Tra mezz'ora, in teoria... se riesco a smaltire questa folla" rispose lui finendo di riempire il bicchiere "Ordinazione del tavolo cinque pronta!" urlò poi a Neru, la cameriera che poco prima l'aveva richiesta. 
"Lascia stare dai" rispose il giovane prendendo il cocktail e depositandolo sul cabaret di Neru che sfrecciò via "Ti dò il cambio io. Puoi staccare adesso, se vuoi". 
"Ne sei sicuro Gakupo?" domandò Kaito alzando un sopracciglio. 
"Massì, certo! Hai fatto più ore di quelle che dovevi fare questa settimana" rispose pronto Gakupo prendendo il suo posto dietro al bancone "Vai a divertirti un po' anche tu. Al tavolo diciotto sono appena arrivate la tua fidanzata e la sua amica" concluse lanciandogli un complice occhiolino. 
"Ti ringrazio, amico! Ti devo un favore" colpì Gakupo con un pugno leggero sulla spalla per poi slegarsi il grembiule e lasciarlo abbandonato dentro il suo armadietto personale. 
"Ecco il nostro barman preferito che fa il suo trionfale ritorno dal suo turno di lavoro" scherzò divertita la ragazza seduta sulla destra, una giovane dagli occhi azzurrini e dai capelli color verde acquamarina.
Kaito le si avvicinò stampandole un bacio sulle labbra. 
"E' stata dura questa serata?" chiese la ragazza seduta sulla sinistra, alta e dai lunghissimi capelli rosa. 
Kaito si staccò accomodandosi sulla sedia libera, Neru si avvicinò pronta a prendere le ordinazioni. 
"Non è mica giusto che tu stacchi mentre noi siamo ancora qui a lavorare" lamentò con il sorriso sulle labbra "Allora ragazzi, cosa vi porto?" 
"Mi affido alle mani di Gakupo, digli che faccia lui" smontò Kaito sorridendo alla sua collega. 
Le due ragazze invece si guardarono prima negli occhi. 
"Qualcosa di analcoolico" annuirono entrambe. 
Neru si incamminò verso il bancone riportando le ordinazioni, dieci minuti dopo furono preparate e servite. 
Un sabato sera in un tranquillo pub del centro cittadino, bevendo insieme qualcosa accerchiati dai più cari amici e scherzando sugli avvenimenti della settimana. 
Il modo migliore per festeggiare il week - end. 



Miku, Kaito e Luka erano amici dai tempi delle scuole elementari. Inseparabili, avevano promesso che la loro amicizia sarebbe durata per anni. Niente e nessuno avrebbe mai potuto scalfire un legame come il loro e adesso, a vent'anni, mantenevano ancora saldo quel legame d'amicizia così indistruttibile che tanti invidiavano. 
Con qualcosa in più. 
Difatti, Miku e Kaito erano ufficialmente una coppia. Perfetta agli occhi degli altri, compresi quelli della carissima Luka.
Ma la perfezione è soltanto una faccia della realtà. 
E Luka e Kaito lo sapevano bene: invischiati nella loro relazione clandestina alle spalle di Miku, ingenua ragazza fedele al partner. 
Come era cominciata fra i due neanche i diretti interessati erano riusciti a capirlo bene. 
Soltanto, una sera Kaito aveva riaccompagnato a casa Luka e qualcosa era scattato. Guardandosi negli occhi Kaito aveva capito di provare qualcosa di molto più forte per Luka, quella ragazza forte e decisa che non si lasciava mettere mai i piedi in testa da nessuno, nemmeno da lui stesso. 
E Luka ricambiò quello sguardo provando una stretta allo stomaco. 
Era stata lei ad incoraggiare Miku a dichiararsi a Kaito dopo ore intere passate a consolarla ed a spronarla. 
Era stata lei la prima a diffondere la notizia a tutti gli amici che Miku e Kaito formavano ufficialmente una coppia. 
Era sempre lei quella che si limitava ad osservarli a distanza rimpiangendo di non potere essere al posto di Miku. 
Autoconvincendosi che se loro erano felici allora anche lei doveva esserlo. 
Perché non poteva esistere niente di meglio dell'aver contribuito a realizzare la felicità delle due persone che amava di più. 
Ma quella sera capì che Kaito, felice, non lo era affatto. 
E lei, in quanto donna, desiderava qualcosa che non poteva avere. 
Il pensiero razionale si annullò completamente quando le loro mani si intrecciarono e le labbra si unirono. 
La coscienza si annebbiò facendosi confusa e quando si risvegliò si ritrovò nuda con Kaito steso al suo fianco. 
Le accarezzava i fianchi con movimenti delicati e precisi. 
E Luka scoppiò in lacrime. 
"Come abbiamo potuto fare questo?" singhiozzò coprendosi il volto. 
"Non ci pensare adesso..." la consolò Kaito abbracciandola. 
Miku non aveva mai sospettato di niente, continuando a credere in quell'amicizia perfetta e in quell'amore, per lei, principesco. 
Fin da ragazzina aveva sperato che Kaito la guardasse ed ora il suo sogno di fanciulla era diventato reale. 
E Kaito era così gentile, così bello, così premuroso, tanto da regalarle un anello di fidanzamento che custodiva indossato al suo anullare sinistro, tanto da vantarlo soltanto dinanzi a Luka la prima delle sue sostenitrici nella sua prima relazione amorosa. 
Con i suoi alti e bassi...
"Non capisco perchè mai Kaito non si spinge mai più in là con me..." 
Aveva sospirato Miku un pomeriggio d'estate, seduta sotto un'ombrellone assieme a Luka, sorseggiando una granita. 
Luka rabbrividì.
"Ogni volta che provo a fargli capire che sono pronta non si spinge mai più in là dei preliminari".
Luka tentò di consolarla sentendosi completamente infedele. 
"Vedrai che quando meno te lo aspetti si sentirà pronto e ti farà sua".
 Miku sorrise triste e schiva.
"Uh? Dimmi Luka, tu l'hai già fatto? Mi daresti qualche consiglio?"
"Eh? Oh, no! Non credo di poterti essere molto d'aiuto".
Quel pomeriggio, Luka realizzò che la loro amicizia perfetta non era basata altro che su menzogne e bugie.




Erano mesi e mesi che quella relazione segreta andava avanti, nascosta nell'ombra. 
Incontri fuggitivi ed occhiate complici, brevi momenti passati insieme a letto dove tutto il resto si estingueva. 
Ignara, Miku una sera si gettò da sola nel baratro della verità. 
Sentendosi abbandonata, bisognosa di attenzioni e comprensioni che solo un'amica poteva darle si incamminò sino all'appartamento di Luka e quando provò a bussare lo scoprì lasciato aperto. 
Sorridendo per la mancata attenzione da parte dell'amica, aprì piano la porta senza fare rumore. Il buio delle stanze lasciava intendere che Luka era già a letto addormentata e Miku pensò bene a come farle uno scherzo innocente per la sua sconsideratezza. 
Ma quando diede un'occhiata in giro, notando un paio di scarpe famigliari ed un giubbotto ancora più conosciuto, il panico si impossessò di lei. 
Realizzò qualcosa con un misto di orrore e di ansia, tanto da farla correre fuori dall'appartamento tenendosi la bocca premuta. 
Soltanto una volta riacquistata la lucidità pensò che era impossibile, che era tutta una coincidenza e che non poteva essere vero. 
Sfilò il cellulare dalla borsa componendo il numero di Luka nell'impellente bisogno di sentirsi dire che si era sbagliata e di essere rimproverata per averla solo pensata una cosa simile. 
Cinque squilli a vuoto prima che la voce impastata di Luka rispose. 
Aprì la bocca per parlare ma una famigliare voce maschile parlò prima di lei, arrivando soffusa dall'auricolare del telefonino ma nitidamente chiara per le sue orecchie. 
"Non c'è bisogno che lei sappia, no? Questo è il nostro piccolo segreto".
Riattaccò senza più stare ad ascoltare, non aveva bisogno di ulteriore prove dopo questa.




"Non serve chiederti scusa per quanto ti ho fatto, so benissimo da solo che è imperdonabile". 
Dopo settimane intere chiusa a casa, rifiutando qualsiasi contatto umano e sociale Miku aveva trovato il coraggio di chiamare Kaito e chiedergli di incontrarla per ricevere una spiegazione. 
E Kaito aveva annuito ed adesso, trovandoselo davanti, lo vedeva come un perfetto estraneo; non più come quell'amico d'infanzia forte e popolare che da sempre amava ed ammirava e che esserle amica non le bastava. 
"Da quanto tempo andava avanti questa storia?" 
"Da parecchio". 
Miku era stata tradita da molti; in molti aveva riposto la sua fiducia facendogliela crollare ma mai, nemmeno una volta sola, avrebbe potuto sospettare che le persone più false che l'accerchiavano erano il suo fidanzato e la sua migliore amica. 
"Chissà quanto avrete riso alle mie spalle..." 
"Non è così Miku, nemmeno per una volta abbiamo riso alle tue spalle..." 
Miku si lanciò fra le braccia di Kaito distrutta dal dolore, piangendo amaramente. 
"E allora, perché? Perché le cose sono andate in questo modo?" 




Luka corse con il fiato in gola e con un terribile presagio che le accaponava la pelle. 
Quando raggiunse il posto, luogo d'incontro fra Kaito e Miku, lanciò un grido spaventata. 
Kaito era steso a terra tenendosi lo stomaco con una visibile pozza di liquido scuro che si allargava sotto di lui. 
Si precipitò su di lui con il cuore martellante, la speranza di non essere arrivata troppo tardi. 
Tentò di chiamarlo ma il ragazzo non rispondeva, le labbra violacee ed il viso bianco non davano segni di vita. 
Afferrò il cellulare dalla tasca della felpa per comporre il numero dell'ambulanza ma un rumore la frenò. 
Voltò lo sguardo trovandosi Miku in piedi, diritta e sporca di sangue. 
Sangue sicuramente non suo. 
Luka sgranò gli occhi. 
La ragazza teneva nella mano destra un coltello dalla lama ricoperta di cremisi. 
"Miku, perché...?" 
Lo sguardo abbassato di Miku si sollevò lentamente verso l'alto incrociando gli occhi di Luka, rivelandosi gonfi e pieni di lacrime. 
"Io lo amavo, da sempre. Forse, anche più di te..." 
Luka sollevò una mano verso di lei, non sapeva esattamente cosa voleva fare. 
"E non volevo farlo... ma l'ho fatto, che persona orribile che sono" rigirò la lama puntandola verso il suo collo. 
Luka scattò cercando di afferrarla all'ultimo ma fu investita da uno zampillo rosso proveniente dalla carotide di Miku che la fece scivolare all'indietro. 
La mano di Miku perse forza lasciando scivolare il coltello prima di ricadere esanime a terra. 
Luka indietreggiò a carponi fino a che il corpo di Kaito non le bloccò la sua miserevole fuga da quella realtà. 
Le labbra di Miku sussurravano la parola "addio". 



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Capitolo 2
*** Act.2 MikuxLenxRin ***


Fandom: Vocaloid
Raiting: Arancione
Personaggi: Miku Hatsune, Rin Kagamine, Len Kagamine (+Kaito Shion&Luka Megurine) 
Avvertimenti: Triangolo 
Disclaimer: Nulla di ciò che scrivo mi appartiene, tutto è di proprietà dei rispettivi autori. 
NdA: One Shot liberamente ispirata al video ReAct (ossia questo: ReAct ), se non conoscete questa canzone dei Vocaloid andate e dico ANDATE ad ascoltarla! E' una delle più belle che io abbia mai ascoltato... e poi ci sono Rin&Len, guardateli no che dico!?AMATELI sono una delle cose più pucciose che io abbia mai visto!! 
Ooohh... Kagaminecest.... *ççç* 



Act. 2
MikuxLenxRin 

"...ku! Miku! Ti prego, apri gli occhi".
A fatica e molto distorte quelle parole raggiungevano le orecchie della ragazza sanguinante stesa a terra. Aveva provato da sola a recidersi la carotide ma qualcosa era andato storto ed invece di donarle una morte rapida ed indolore si stava trasformando in un decesso agonizzante e pietoso. Il sapore del sangue le inondava la gola e la saliva. 
Riaprì gli occhi per la frazione di un secondo o due e con la sua vista sfocata vedeva la mano di una persona sorreggerle la testa. 
Chi era quella ragazza? Aveva i capelli lunghi e rosa ma non riusciva a ricordare. 
Poi, di nuovo, tutto tornò nero. 


La dottoressa Yowane armeggiò con il macchinario intrecciato al braccio di Miku per staccarglielo, non appena smise di lampeggiare lesse il display sorridendo soddisfatta. 
"La pressione è a posto, sei davvero fortunata Miku! Ti stai riprendendo velocemente!" 
Miku voltò lo sguardo osservando il paesaggio fuori dalla finestra con occhi vacui e spenti mentre Yowane rimetteva a posto la macchina per la misurazione della pressione dentro la valigetta medica. 
"Avrei preferito morire" soffocò con un lamento addolorato. 
La dottoressa dai lunghi capelli bianchi la osservò attentamente indecisa o meno se pronunciarsi in merito. Poi, ritornò ad essere fedele al suo lavoro dedito alla cura dei pazienti. 
"Ascolta Miku, sono preoccupata per la tua salute... mentale" esitò un attimo "Ti ho programmato una sessione di incontri con lo psicologo dell'ospedale. Cominciano da domani e vorrei che tu ci andassi". 
Solitamente quando ai pazienti veniva pronunciata la parola "psicologo" tutti iniziavano a sbraitare dicendo di non averne bisogno, Miku si limitò a sollevare le spalle inspirando ed espirando in modo pesante. Yowane lo prese per un tacito consenso ed uscì dalla camera lasciandola sola. 
Miku portò le dita della mano al collo sfiorando la benda che l'avvolgeva. 
Ancora non poteva sapere se sarebbe rimasta una vistosa cicarice oppure no... e nemmeno le interessava. 
Sdraiandosi, chiuse gli occhi ma il ricordo vivido di quella sera incriminata la tormentava accompagnandola negli incubi. 


In una delle poche volte che Miku si concedeva una passeggiata in solitudine per i corridoi della struttura ospedaliera dove era stata portata e ricoverata i suoi occhi si soffermarono su due giovani che, come lei, si stavano concedendo una camminata. 
Erano due ragazzi, forse sedicenni. 
Il ragazzo, biondo e dagli occhi azzurri, muoveva pochi passi e ansimava pesantemente tenendosi stretta la parte sinistra del petto. 
La ragazza, anch'essa bionda e con gli occhi azzurri, lo accompagnava con fare amorevole e preoccupato, sostenendolo quando si fermava per riprendere fiato. 
Sembravano fidanzati ma anche uniti. 
Miku provò nostalgia osservandoli. 
Vide lei e Kaito quando ancora non aveva scoperto il suo tradimento. 
E provò invidia verso quella coppia così genuina e felice quando lei, invece, felice non lo era mai stata. 
Li guardò con l'espressione triste poi, muta ed invisibile, li sorpassò senza più considerarli. 
I due ragazzi se ne accorsero. 
"Ma quella...?" ansimò il ragazzo appoggiato contro il muro mentre riprendeva fiato. 
"Mh? La conosci?" chiese la ragazza massaggiandogli la schiena delicatamente nella speranza di alleviare il suo dolore. 
"No, è nuova. Dicono che quando l'hanno portata qui era in fin di vita" rispose fra un respiro e l'altro. 
"E' stata parecchio fortunata" commentò la ragazza. 
"Dicono che abbia tentato il suicidio..." 
"Che storia triste" concluse la giovane riportando i suoi occhi azzurri pieni di attenzione sul ragazzo accanto a lei. "Vieni, torniamo in camera Len. Non ti fa bene sforzarti troppo a lungo".
Len e Rin erano vicini di casa e amici fin dalla nascita grazie ai buoni rapporti che intercorrevano fra i loro genitori. Buona parte della loro vita quotidiana la spendevano all'interno dell'ospedale. 
Len per via di un cuore troppo debole che lo portava ad affaticarsi troppo spesso ed a frequenti attacchi d'asma. La sua salute precaria lo costringeva da ormai più di cinque anni là dentro. 
Rin, in qualità di sua fidanzata, sacrificava i suoi pomeriggi all'interno della struttura accompagnando Len alle visite mediche ed aiutandolo con gli esercizi di recupero. 
Ma in realtà i due non erano esattamente fidanzati, era lo staff medico e gli altri pazienti ad additarli come tali notando una premura e una cura tale nella ragazzina verso l'amico malato non comune per definirla solo un'amica. 


Il primo incontro tra Miku e Len avvenne durante l'attesa per la seduta della psicologa ospedaliera. 
Due infermiere accompagnarono Len, adagiandolo sulla panchina della sala d'attesa, lì, dove anche Miku sedeva. 
Len notò immediatamente chi era la ragazza seduta come Miku riconobbe il ragazzo di qualche pomeriggio prima. 
E non sapeva esattamente cosa di lei lo incuriosiva, forse era quel suo sguardo perennemente triste e vuoto e quelle bende che avvolgevano il suo collo. Dopo due minuti di silenzio d'attesa decise di spezzarlo. 
"Noiose queste visite dallo strizzacervelli, vero?" chiese con un filo di voce. 
"Noiose ma necessarie" fu la risposta laconica di Miku mentre la psicologa si affacciava per chiamarla. 
Forse era a causa della vita relegata all'interno della stessa struttura, delle visite a volte coincidenti che fra Len e Miku si sviluppò una strana empatia. Len era incuriosito dal conoscere i dettagli che si celavano dietro le ferite di Miku ma la ragazza, per quanto tentasse di avvicinarla, manteneva una distanza visibile rivolta non solo a lui ma anche a tutti gli altri pazienti. 
E fu proprio a causa dell'interesse crescente che Len provava che anche Rin conobbe Miku, un giorno che lo andò a trovare. 
"Uhm? Scusate...?" interuppe dolcemente Rin 
I due ragazzi smisero di parlare attirati da quella voce. 
"Scusate" ripetè "Len, ti ho portato il cambio di vestiti e qualcosa da mangiare". 
E gentilmente lo trascinò via. 


"Siete fidanzata?" domandò Len a Miku una sera trovandosi, inaspettamente, da soli sul terrazzo dell'ospedale. 
Miku gli lanciò un'occhiata interrogativa e abbattuta poi alzò al viso la sua mano sinistra dove ancora teneva legato all'annullare l'anello che Kaito le aveva regalato per il loro primo anno di fidanzamento. 
"Mh... si, è un regalo del mio fidanzato..." ma era una bugia, quel fidanzato non esisteva più. L'aveva ucciso lei stessa ed il solo pensarci le faceva scoppiare il cuore in lacrime. 
Len distolse lo sguardo visibilmente dispiaciuto. 


Rin era sempre entusiasta dei suoi incontri con Len all'ospedale. Sebbene le circostanze non fossero delle migliori lei adorava andarlo a trovare, stargli accanto e sopportare il dolore per lui. Quando le lezioni mattutine finivano, senza nemmeno passare da casa, si precipitava all'ospedale a fare visita al suo adorato Len: era la sua prova d'amore questa. 
Quella volta, in particolare, gli stava raccontando di una serata fra amiche passata con Teto e Miki, due ragazze della loro scuola che anche Len conosceva. 
"E' stato fantastico! Un posto bellissimo, pieno di gente simpatica e cordiale" raccontava con un entusiasmo tale da non accorgersi che Len si stava irrigidendo dalla rabbia. "Mi piacerebbe portarci anche te, sarebbe fantastico andarci noi due insieme da..." 
"ADESSO BASTA! NON TI VOGLIO STARE A SENTIRE!" tuonò improvvisamente Len spaventando l'amica. 
"L-Len... Che succede?" la voce di Rin usciva tremante dalle labbra. 
"Parli e parli di luoghi che vuoi visitare e gente che vuoi frequentare, mi sta bene se è quello che ti piace fare ma non tirare in mezzo anche me!" 
"C-cosa? Ma... ma perchè Len?"
"Ti rendi conto di quanti anni almeno ci vorranno prima che io esca da qui? Dici quello che ti piacerebbe fare senza renderti conto di quanto sia doloroso per me restare incatenato qua dentro" la respirazione di Len accellerò convulsa fino ad arrivare a perdere il fiato, la mano di Rin si precipitò sulla mascherina dell'ossigeno ma la rabbia di Len fu più veloce. 
Vedendo il ragazzo stare male, Rin si alzò titubante. La cosa migliore sarebbe stata andarsene via ma il suo desiderio era quello di rimanere. 
"E' meglio che tu te ne vada..." ansimò Len staccandosi momentaneamente la mascherina e Rin non potè fare a meno di obbedire. Scappò via piangendo. 
Nel corridoio delle accettazioni Rin incontrò Miku; ancora sconvolta per quanto successo la ragazzina si asciugò il viso cercando di ricomporsi. Ma Miku quel volto piangente lo notò subito. Con una scrollata di spalle si diresse verso la sua camera - paziente assegnatole dove incrociò un Len inginocchiato a terra e sofferente. La sua apatia, per la prima volta, scomparì e si precipitò da lui aiutandolo a rialzarsi. 
"Come riesci a sopportare questa vita...?" chiese il ragazzo biondo con parecchia fatica mentre veniva riaccompagnato a letto.
Miku esitò a rispondere. 
"Già, come...?" domandò prima a sé stessa. 
"In qualche modo...." rispose invece. 
Aiutò Len a sdraiarsi nel letto riporgendogli la maschera dell'ossigeno per aiutarlo a respirare, poi fu attirata da una foto posta sopra il comodino personale di ogni paziente. C'era lui, Rin ed altri ragazzi in divisa scolastica assieme ad un uomo con gli occhiali, probabilmente un professore. 
Notando che Miku la guardava con interesse, Len le rivelò chi erano quelle persone. 
"E' una foto scattata a scuola un paio di anni fa... una delle rare volte che riuscivo a frequentare qualche lezione. Loro sono i miei compagni di classe, mentre l'uomo era il mio professore di matematica di allora". 
"La ragazza accanto a te... Rin... la vedo spesso qui in ospedale" mormorò con flebile voce Miku. 
"Si" confermò Len "Viene ogni giorno". 
"Fidanzati?" domandò Miku. 
"Non saprei... forse si o forse no... Non lo so, non riesco a capire bene cosa voglia dire amare una persona" Len si strinse nelle spalle "Da quando sono qui dentro non faccio altro che pensare alla mia malattia..." 
Miku si avviò alla porta appoggiando la mano sul pomello. 
"Cerca di stare bene" pronunciò poi con quel tono amareggiato che la contraddistingueva dagli altri pazienti. 
"Aspettate!" gridò improvvisamente Len costringendo Miku a girarsi di nuovo "Mi sono sempre chiesto il motivo per cui avete tentato un gesto tanto estremo". 
Miku negò la richiesta ed uscì definitivamente. 


"Se soltanto riuscissi a farti capire quali sono i miei sentimenti..." mormorò con un tono quasi udibile Len. 
La strana empatia che si era caratterizzata fra Miku e Len si rafforzava ogni giorno di più.
C'era un qualcosa che li univa in quel dolore che provavano e quel qualcosa era quel sentirsi perduti e obbligati nel rimanere rinchiusi dentro quell'edificio ospedaliero. Nonostante i motivi e le loro vicissitudini ben diverse si sentivano in sintonia nei sentimenti di tristezza, ma quel pomeriggio Len esordì con quella frase lasciando Miku stordita. 
Ciò che stava provando a dirle era una dichiarazione d'affetto che Miku tristemente colse al volo. 
Non si accorse, invece, Len della presenza di Rin fuori da quella camera, titubante ad entrare per non disturbare la conversazione fra i due era quasi tentata di andarsene ma quelle parole appena sussurrate furono per lei taglienti come una lama. 
Senza farsi né vedere né sentire scivolò via con il cuore a pezzi.
"Sei già fidanzato" fu la laconica risposta di Miku dopo qualche secondo di silenzio. Nemmeno lei si era accorta della persona che stava origliando da fuori. 


Rin era sempre stata innamorata di Len ma Len era scostante nei suoi confronti. Non si avvedeva nemmeno delle voci che circolavano sul loro conto additandoli come "la coppia perfetta". 
Ma d'altronde sapeva che il comportamento così distante di Len era dovuto ad una rabbia che si portava dentro. Per le sue condizioni cagionevoli, per non avere mai vissuto una vita normale, per essere troppo debole rispetto ad altri ragazzi... ed in effetti Len gracilino e fragile lo era per davvero. Ma lei lo amava e la consapevolezza che i suoi sentimenti d'amore erano rivolti a qualcun'altra la distruggeva annullandola. 
Il dolore e la disperazione lasciarono presto posto a qualcos'altro: ad un desiderio. 
Quello di averlo tutto per sé, completamente. 


Reggendo quel piccolo coltello corto ma affilato avrebbe fatto suo Len per sempre. 
Non ragionava sulle conseguenze che tale gesto potevano avere, la sua mente era troppo annebbiata per questo. Ma una volta fatto suo l'avrebbe seguito, certo che non se ne sarebbe mai pentita.
Nell'oscurità crepuscolare del giorno che moriva avanzò sino alla camera di Len, esitò un attimo prima di aprirla ma quando provò a girare il pomello una voce alle spalle la sorprese.
"Rin?" chiamò Miku sorpresa di vederla lì perché ormai tutti i visitatori se ne erano andati a casa. 
Per lo spavento preso, a Rin scivolò la lama dalla manica ed atterrò sul pavimento ruotando leggermente. 
Al solo vederla così nuda ed esposta sia Rin che Miku ebbero uno shock. 
La prima perché era stata scoperta. 
La seconda perché quella lama era troppo similmente uguale a quella che lei stessa aveva usato per pugnalare Kaito e per poi rivolgerla a sé stessa.
Rin cercò di tirarla su per nasconderla ma Miku fu più veloce. 
"Cosa volevi farci con questa?" le gridò terrorizzata da ciò che stava realizzando. 
"N-niente!" singhiozzò Rin ma la furia di Miku la travolse. 
"Non mentire! Perché te ne vai in giro con un coltello nascosto? Perché stavi entrando nella camera di Len con questo?" 
Rin si allungò in avanti cercando di recuperarlo ma Miku fu più veloce e scattò indietro nascondendolo dietro la schiena. 
"Voglio la verità Rin".
Rin la guardò furiosa con i suoi occhi cristallini poi, senza più la lama in mano, mollò un ceffone in pieno volto a Miku. La ragazza barcollò leggermente all'indietro ma non lasciò la presa sull'oggetto che teneva stretto fra le dita. 
"Vuoi la verità? Ma dovresti saperla la verità! Ti diverte fregare i fidanzati altrui? Vi ho sentiti l'altro giorno; so ciò che Len prova per te, l'ho ascoltato con le mie orecchie. Da quando sei arrivata tu Len non fa altro che cercarti con lo sguardo anche se ci sono sempre stata io al suo fianco, come credi che ci si senta così?" eruttò come un vulcano in piena la piccola Rin. 
Miku sospirò desolata portando davanti a sé il coltello.
"Allora è così, eh?" 
"Len soffre ed anche io soffro con lui. Lo farò stare meglio e sarò IO a farlo, non tu!" 
Inaspettamente, Miku abbandonò il coltello sul pavimento e abbracciò Rin stringendola forte. Stava piangendo e sentendo lei piangere anche Rin eruppe uno sfogo di lacrime. 
"Perché...? Perché...?" si chiedeva fra un singhiozzo e l'altro. 
Miku allentò di un poco l'abbraccio. 
"So cosa vuol dire amare e non essere amati da quella persona, non devi spiegarmi niente". 
"Non ci credo, tu non puoi capire..." 
Miku portò le mani a coppa sul viso di Rin asciugandole le lacrime. 
"Sai perché sono entrata qui dentro?" 
"Ho soltanto sentito dire che hai tentato il suicidio... Nulla di più..." 
Miku allargò le labbra in un sorriso davvero triste. Sapeva di avere davanti sé stessa e sapeva che era giunto il momento di reagire. 
"Avevo un fidanzato ed un'amica. Un'amica del cuore ed anche il fidanzato era qualcuno che conoscevo bene. Noi tre da piccoli eravamo sempre insieme, inseparabili. Ma poi mi sono fidanzata con questo ragazzo e... beh, tutto è cambiato." 
"Cosa vuoi dire?" chiese un po' più calma Rin. 
"Ho scoperto che il mio fidanzato mi tradiva con la mia migliore amica, ci crederesti? Le due persone che più amavo al mondo mi tradivano alle mie spalle. Quando l'ho scoperto non sono uscita di casa per giorni. Poi, una sera gli ho chiesto di vedermi per chiarire ed io... ho fatto una cosa orribile". 
"Cosa?" deglutì Rin. 
"Ho pugnalato il mio ex - ragazzo allo stomaco, ero uscita di casa proprio con quell'intenzione. Volevo fargli provare tanto dolore quanto ne provavo io, volevo punirli entrambi!" sospirò "E quando ho visto anche la mia migliore amica arrivare sul luogo dell'incontro ho rivolto il pugnale verso di me, perchè si... volevo che soffrisse anche lei". 
Il capo di Rin scivolò sul petto di Miku fra un pianto e l'altro. 
"Non te lo meritavi, questo è sicuro"
La mano di Miku andò ad accarezzarle teneramente i morbidi capelli biondi. 
"No, ma l'ho fatto e ne soffrirò per lungo tempo questo è certo. Ecco perché tu..." le sollevò il viso contratto "Non devi fare il mio stesso errore". 
La ragazzina lasciò che ulteriori gocce salate le bagnassero il viso. 
"Però io... non so cosa devo fare adesso..." 
Miku le stampò un bacio sulla fronte, una sorta di benedizione perché era certa che dopo quel colloquio non si sarebbero mai più riviste. 
"Io non sono altro che un'infatuazione temporanea per Len. Domani lascerò l'ospedale e non ci rivedremo mai più e lui mi dimenticherà. Vai dentro e parlagli. E vedrai che capirà chi è la persona che ha al suo fianco". 
Annuendo, Rin si staccò con un timido sorriso sulle labbra bagnate ed entrò da sola nella camera di Len. 
Per la prima volta da quando era entrata lì dentro, Miku si sentì nascere sul viso un sorriso spontaneo. 
"Forse... Forse era per questo che dovevo restare qui" mormorò a se stessa lasciandoli soli. 


Erano passati alcuni mesi e Rin e Len passeggiavano nel giardino dell'ospedale. Era una tiepida mattina primaverile e Len aveva espresso il desiderio di andare fuori all'aria aperta, cosa che non accadeva da almeno un paio di anni e che rese Rin immensamente felice. 
"Cough cough..." tossì Len ed immediatamente Rin si precipitò al suo fianco. 
"Tutto bene? Forse è meglio che non ti sforzi troppo e torniamo dentro. Sei già stato fuori parecchio tempo ed è gia abbastanza..." 
Ma prima di terminare quella frase, Len la afferrò per la mano intrecciando le sue dita. 
"No, sto bene e poi voglio vedere quel posto che mi dicevi. Anche il dottore ha detto che se resto fuori un paio d'ore non può che farmi bene" sorrise contento. Era davvero da troppo tempo che aveva scordato cosa voleva dire respirare aria mattutina. 
"E poi.." continuò "So che andarci assieme ti farebbe felice ed anche io voglio vederti felice Rin".
Per la gioia dell'ascoltare quelle parole da tanto desiderate, Rin gli si buttò al collo con così tanto foga che Len, ancora debole, non riuscì a reggerla. Caddero all'indietro, abbracciati, sul prato. 
"Owww..." lamentò Len "Sei più pesante di quanto appari". 
Due risate genuine sgorgarono dalle loro bocche. 
"Ti amo Len"
"Si, anche io Rin"


Poco lontano dai due ragazzi passeggiava un'altra coppia di amanti. L'uomo seduto sulla carrozzina e la donna dietro che lo spingeva. Lui, con un tono preoccupato, aprì lentamente gli occhi e la bocca.
"Mi chiedo dove si trovi Miku adesso..." 
La donna alzò il volto in alto lasciando che l'aria del mattino le sferzasse gentilmente i capelli rosa e la pelle del viso. 
"Ovunque sia, spero che sia felice..." rispose con un tono sicuramente sincero. 


Osservando l'infrangersi della schiuma delle onde contro gli scogli, Miku si sfilò l'amato anello dall'annullare sinistro e, tendendo il braccio all'indietro, lo lanciò con quanto forza possedeva in mare. 
Se ne andò silenziosamente lasciando solo dietro di sé la scia di orme sulla spiaggia. 

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