The Angel

di __aris__
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo: La morte di Christine Daaè ***
Capitolo 2: *** Il patto col Diavolo ***
Capitolo 3: *** L'usignolo ed il gatto ***
Capitolo 4: *** Il Conte di Montecristo ***
Capitolo 5: *** Il secondo incontro ***
Capitolo 6: *** Una cena amichevole ***
Capitolo 7: *** Le nouveau théâtre de l’Opéra ***
Capitolo 8: *** Presentazioni ***
Capitolo 9: *** Il canto dell'usignolo ***
Capitolo 10: *** Il Daroga di Mazenderan ***
Capitolo 11: *** Gli Inviti ***
Capitolo 12: *** Titania ed Ippolita ***
Capitolo 13: *** Preparativi ***
Capitolo 14: *** Paper faces on parade ***
Capitolo 15: *** Il Re Sole ***
Capitolo 16: *** Mr Y ***
Capitolo 17: *** Improvvisazione in B(ugia) maggiore ***
Capitolo 18: *** Riccioli d'oro ed occhi da cerbiatto ***
Capitolo 19: *** Storie di fantasmi ***
Capitolo 20: *** Buone e cattive intenzioni ***
Capitolo 21: *** Tossicologia ***
Capitolo 22: *** Doni e balocchi ***
Capitolo 23: *** Sing for me ***
Capitolo 24: *** Amorevoli cure ***
Capitolo 25: *** La lettera ***
Capitolo 26: *** Angel ... father ... friend ... or phantom? ***
Capitolo 27: *** After Midnight ***
Capitolo 28: *** Maison Close ***



Capitolo 1
*** Prologo: La morte di Christine Daaè ***






 
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La barca procedeva lentamente lungo i canali sotterranei dell’Operà Populaire.
Christine e Raul volevano lasciare quel posto il prima possibile perché i rumori della folla inferocita alle loro spalle faceva ben immaginare quale distruzione si stesse scatenando nella Dimora sul Lago. Raul vogava e Christine gli teneva il braccio, o meglio gli era aggrappata con tutte le sue forze. Lui era il Principe azzurro che l’aveva salvata da un mostro assassino e la conduceva verso una nuova vita piena di felicità e luce. Continuava a ripeterselo, eppure, assieme alle vogate del giovane, nella ragazza aumentava la sensazione di trovarsi nel posto sbagliato. L’addio con Erik era stato straziante, come ogni altra cosa in quella notte: lei aveva scelto Raul ma più che andare verso il ragazzo con le proprie forze e la propria volontà era stato lui a condurla lontano.
La mente di Christine era completamente occupata dal bacio dato al mostro. Non un unico bacio, in realtà, ma due: il primo dato solo per salvare Raoul ma il secondo … al contatto con Erik lei si era diventata fiamma ardente, senza paura, travolta da una passione che credeva possibile solo nella lirica. Tra le braccia di quell’uomo aveva avuto la sensazione che quello fosse il suo posto, che solo l’Angelo della Musica potesse completarla e farla sentire viva. Così appena le sue labbra si staccarono da quelle del suo Angelo lei lo baciò nuovamente con una passione che non credeva di avere. In quel momento Raul era scomparso, esistevano solo loro due ed un bacio. Erik, più incredulo di lei, aveva avvertito i rumori della folla inferocita che scendeva nei sotterranei: si allontanò da lei e dopo un attimo di assoluto silenzio affidò la sua protetta al giovane nobiluomo e gli ordinò di andare lontano da quel posto e di mantenere il silenzio sui sotterranei; Christine si congedò dal suo Maestro ed i due lasciarono la dimora sul lago.
Ora avevano attraccato in un posto sicuro e Raul le offriva la mano con un sorriso incoraggiante “Andiamo dolce Lotte! Coraggio è tutto finito!”. Nemmeno in quel momento Raul riusciva ad arrivare nell’animo della ragazza con la stessa profondità di Erik.
Finito… è tutto finito… che voleva dire? Che non avrebbe mai più rivisto il suo Angelo? Che avrebbe vissuto una vita intera senza ascoltare più le sue melodie e la sua voce? Se qualcuno l’avesse uccisa, anche nel modo più atroce, lungo e doloroso le avrebbe fatto meno male. Christine era l’immagine della morte, pallida più della luna e con gli occhi vuoti.
Coraggio Christine! Andrà tutto bene! Quel mostro non ci disturberà più!”
Una scintilla di consapevolezza attraversò gli occhi di Christine: Erik non era un mostro e lei lo aveva capito solo troppo tardi. Guardò ancora la mano tesa di Raoul, cercando la determinatezza di afferrarla. Dopo tutto quello che era successo non poteva certo tornare indietro? Oppure poteva? D’istinto afferrando il remo ed allontanando la barca dalla riva senza dire una parola.
Christine! Christine! Che fai? Vai da lui? Da quella disgustosa, infame e miserabile creatura? È un assassino Christine! È solo un assassino!” le urlò dietro un allibito Visconte.
Lei si voltò e gli rispose sorridendo “Lui è il mio Angelo!” e sparì nel buio.
Raul non riuscì a capire come Christine potesse preferire un assassino ad lui, specie dopo i pericoli che aveva corso per salvarla. Dopo che era stata lei ad implorare il suo aiuto! “Vai dalla tua bestia se ci tieni tanto! Ma sappi che un giorno te ne pentirai!” Disse dopo alcuni secondi di silenzio con tono minaccioso  Le parole arrivarono all’orecchio della ragazza, ma non le importava, ora doveva ritrovare la dimora sul lago il prima possibile.
Giunta alla sua meta vide lo scempio della folla: i candelabri erano tutti divelti dal fondale del lago, frammenti del maestoso organo erano sparsi ovunque assieme ai resti di suppellettili, mobili, tendaggi e tutto ciò che era stato l’arredamento del rifugio del Fantasma dell’Opera. Christine scese dalla barca con la morte nel cuore perché a questo punto avrebbe avuto solo un corpo su cui piangere. Lo cercò ovunque ma non trovò niente, nessuna traccia della sua presenza se non la scimmietta con i cimbali. Ripassò tutte le stanze della “casa” ma il risultato fu sempre lo stesso, niente di niente. Nemmeno le maschere si erano salvate dalla distruzione.
Le ginocchia non la ressero oltre e lei cadde in terra scoppiando a piangere come una fontana.
L’ho perso! Ho perso il mio Angelo!” diceva tra un singhiozzo e l’altro.
Lui è morto per colpa mia! Solo per la mia stupidità!
L’ho tradito ed abbandonato ed ora non mi resta più niente!
Ho avuto quello che meritavo … ma avrei voluto che lui si salvasse, che scomparisse in una delle sue cento botole!
Rimase in quello stato per un tempo che le sembrò infinito. Alla fine decise di alzarsi e di raggiungere la casa di Madame Giry uscendo da uno dei passaggi che Erik le aveva mostrato e che conducevano direttamente alle vie di Parigi.
Era l’alba e la città era sveglia da un bel po’, troppo impegnata nella sua quotidianità per notare una giovane ragazza che camminava priva della vita tra le sue strade. Le batteva ancora il cuore, i suoi muscoli si muovevano ed i suoi sensi funzionavano perfettamente, ma sotto quella facciata era praticamente morta. Arrivò da Madame quasi in trance e quando le fu aperto svenne tra le braccia della sua madre adottiva.



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Capitolo 2
*** Il patto col Diavolo ***


AVVISO: questa storia è esclusivo frutto della mia fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti, cose o persone realmente esistenti oppure ad altri racconti pubblicati su questo o altri fandom è puramente casuale. L’autrice non possiede in alcun modo i diritti dei personaggi, eccetto per quelli che saranno completamente inventati da lei.
 
 
 
 
Parigi, otto anni dopo, Grand Hotel
Richard Firmin e Gilles André avevano perso buona parte della loro fortuna cercando di ristrutturare o rivendere l’Operà. L’incendio aveva distrutto praticamente tutto e la reputazione del Fantasma aveva fatto il resto. Sebbene tutta la Francia lo credesse morto, incapace di infestare qualsiasi luogo, il suo ricordo suscitava ancora pensieri terribili. La Carlotta, che aveva lasciato le scene ma era ancora l’ospite d’onore dei più eleganti salotti, era scossa da violenti tremori e dimostrava tutto il suo terrore per quella creatura. Persino il solitamente gentile e composto Visconte de Chagny era preda di reazioni quanto meno inconsulte se qualcuno osava ricordargli quella notte. A complicare il tutto c’era il fatto che Christine Daaé fosse letteralmente scomparsa nel nulla. Il Fantasma era morto ma il suo spirito infestava ancora il teatro; impedendo ai proprietari di liberarsene. Il mercato dei residui metallici li aveva salvati dal fallimento, ma non sarebbe durato per sempre.
Per fortuna, Dio sembrava aver soccorso quelle povere anime: un misterioso individuato, Mr Y, li aveva contattati sostenendo di voler ricostruire il Teatro e riportarlo agli antichi splendori. André e Firmin non avevano bisogno di altre informazioni! Di Mr Y non sapevano nulla ma quell’uomo li stava salvando dal fallimento e non poneva limiti di spesa alla ricostruzione. Nessun francese sano di mente avrebbe rifiutato un aiuto del genere. Cosa importava se nessuno lo aveva mai incontrato?
A dire il vero, nelle loro lettere lo avevano implorato da mesi per un incontro, ma Mr Y sembrava sempre troppo impegnato per venire a Parigi solo per incontrarli. In compenso, ogni volta che André e Firmin si facevano prendere dagli scrupoli di fare affari con un perfetto sconosciuto lui elargiva un assegno sempre più alto. Alla fine però i due omini avevano avuto successo e Mr Y gli aveva detto che sarebbe tornato in Francia per la conclusione definitiva del loro contratto e gli aveva dato appuntamento al Grand Hotel, dove gli impresari lo aspettavano trepidanti, con le mani sudate come i bambini il primo giorno di scuola.
È in ritardo!” sbottò Andrè osservando che l’orologio da taschino batteva le sette ed un quarto.
Calmati! Quell’uomo non solo si propone di ricostruire il teatro e di fare da mecenate; ma è addirittura disposto a rimborsarci le perdite degli ultimi otto anni!” Se avesse cercato bene negli occhi dell’amico avrebbe visto comparire tante monete d’oro, e probabilmente le avrebbe perfino sentite tintinnare. “Cosa importa qualche minuto di ritardo?
D’accordo! Ma ammetterai che è quanto meno scortese!” e Firmin rispose con lo stesso sguardo che riservava alla Calotta ed ai suoi capricci “Che ci vuoi fare amico mio!? È eccentrico!
Voi siete Mr Firmin e Mr André?” chiese uno sconosciuto.
Pelle scura; capelli nerissimi; occhi cioccolato e spessi baffi: Mr Y mostrava tutta le sue origini mediorientali. Ma sarebbe andato bene anche con gli occhi a mandorla e la pelle gialla! I franchi non portano tracce delle mani in cui passano! In oltre la raffinatezza degli abiti faceva ignorare il colore della pelle.
Mr Y! Prego si accomodi! Siamo felicissimi di poterla incontrare!” esclamarono all’unisono.
Mi dispiace signori! Io sono solo il suo attendente. Mi chiamo Nadir Khan. Mr Y si scusa ma i suoi affari lo hanno trattenuto a Bali.” disse sedendosi.
Bali?” ancora all’unisono. Le lettere del loro salvatore giungevano sempre da una parte diversa del mondo, ma Bali? Che razza di affari si potevano mai fare a Bali da richiedere la sua diretta presenza?
Vedete i servigi del mio principale sono molto richiesti, ed i suoi committenti sono persone che farebbero pagare la minima imperfezione con la vita. Ma non dovete preoccuparvi: mi ha dato il più ampio mandato di discussione e vi assicuro che trattare con me è come trattare con Mr Y in persona.” spiegò con naturalezza, evidentemente era normale sostituirsi al misterioso milionario.
I proprietari dell’Operà sbiancarono e trangugiarono diversi sordi di champagne per sostenere il ghigno divertito che aveva accompagnato quella spiegazione. Mr Y poteva essere la loro salvezza o la loro distruzione. Ma non avevano scelta: o lui o i creditori.
Benissimo monsieur Khan!” iniziò Firin “Mr Y sostiene di voler ridare a Parigi un Teatro dell’Opera degno di tale nome, dico bene?” il persiano annuì “Sostiene anche che non ci sono limiti di spesa …” un altro cenno affermativo “Mi scusi … ma il suo principale sa in che impresa si sta imbarcando? I costi potrebbero essere molto ingent…!
Le assicuro monsieur Firmin che Mr Y sa sempre perfettamente cosa fa. Anzi ha persino preparato un prospetto sul costo complessivo dell’operazione. Ricostruzione, rifondervi delle perdite e costi di gestione del teatro dei primi due anni.” si interruppe per prendere un foglio dalla cartellina in pelle appoggiata sul tavolo.
Lessero il foglio increduli: il conto era estremamente preciso! Riportava una cifra stratosferica; ma quella cifra era giusta! La conoscevano a memoria. “Come fa ad essere tanto informato?” sussurrò Andrè senza accorgersi di pensare ad alta voce.
Negli affari, come altrove, la conoscenza è potere. E vi assicuro che Mr Y è abilissimo nell’informarsi in modo appropriato. Ora che vi ho rassicurato sulla serietà delle sue intenzioni, possiamo iniziare signori? … Bene! Mr Y è disposto ad investire immediatamente nel progetto; vi lascia carta bianca riguardo ai lavori, alla scelta del cast e del coro. Ha solo due condizioni: il teatro dovrà essere proprio com’era prima della Catastrofe!
Naturalmente!” non potevano chiedere di meglio!
L’altra riguarda il ruolo di prima donna …
La Carlotta si è ritirata molti anni fa! E lei sarebbe l’unica capace di essere la prima donna dell’Operà!” disse Andrè con un po’ di stizza. Carlotta era insopportabile già otto anni prima ma sull’orlo della senilità doveva essere anche peggio!
Non mi riferivo a lei. Anzi credo che alla sua età non sarebbe più capace di essere la prima donna.” Mr Y li avrebbe strangolati senza dargli il tempo di capire cose stesse succedendo: parlava con il massimo disgusto della Signora Giudicielli. Firmin ed Andrè dovevano ringraziare Allah che lui non fosse presente! “Inoltre esiste un’altra persona con le capacità per farlo: Christine de Chagny.
Vorreste dire Christine Daaé? Il Visconte non si è mai sposato. E per quel che riguarda madmoiselle Daaé nessuno sa niente di lei da quella tragica notte!” spiegò Firmin tristemente.
Il Persiano si grattò le estremità dei baffi perplesso “Oh … sembra che le mie informazioni non fossero completamente corrette. Che spiacevole inconveniente! Ad ogni modo so da fonte certa che è sopravvissuta all’incendio.
Se anche fosse, monsieur Khan, nessuno sa dove sia! Potrebbe aver lasciato il paese! Potrebbe essere anche morta in questi anni!” risposero concitatamente i due direttori sovrapponendo le loro voci.
Alle ricerche penserò io; nell’eventualità che Allah l’abbia chiamata a sé potrete scegliere il soprano che vorrete! Ma se fosse ancora in questo mondo dovrete metterla sotto contratto. Da questo dipende la partecipazione di Mr Y.
In questo caso non abbiamo obiezioni!” disse Firmin dopo uno sguardo d’intesa con l’amico.
Perfetto! Ho con me un assegno per iniziare i lavori”. annunciò il Khan estraendo il foglio dalla cartellina “Se ci dovessero essere degli imprevisti sappiate che Mr Y gode di un credito illimitato presso il Banco di Marsiglia: dovrete solo comunicarci l’esigenza di denaro e la banca vi fornirà quanto vi occorre!
Siamo colpiti da tanta generosità! Ma cosa accadrà se voi trovate Christinen Daaé e lei non accettasse la nostra offerta?” balbettò uno dei due, dando voce anche ai pensieri dell’altro.
Khan sorrise con una strana smorfia sul viso, una di quelle che non preannunciavano nulla di buono! “Non siate pessimisti signori! Non angustiatevi anzitempo!
Altri grossi sorsi di champagne, anche se probabilmente avrebbero preferito qualcosa di più forte.
Abbiamo un accordo signori?” i francesi annuirono e Nadir estrasse un plico dalla cartellina “Ho con me il contratto da firmare, ecco! Potete farlo esaminare ma le condizioni sono quelle che vi ho appena detto.
Firmin ed André lessero avidamente il documento cercano la classica fregatura; spulciandone ogni riga ma non trovarono nulla. Non c’era nemmeno scritto che Mr Y gli avrebbe addossato le spese se non fossero riusciti ad ingaggiare la Daaé! Quel contratto era la loro salvezza! Nemmeno nei loro sogni più belli avrebbero mai potuto immaginare nulla del genere “Non serve! Firmiamo immediatamente!” dissero completando la frase a vicenda.
Da quel giorno Parigi poteva dire di avere nuovamente un teatro dell’Opera degno di lei! Con l’aiuto del misterioso Mr Y il teatro sarebbe risorto dalle proprie ceneri come l’Araba Fenice e nessuno spettro avrebbe turbato l’armonia di quel tempio della musica.
Nadir sollevò gli angoli della bocca divertito: questi due piccoli omini erano così ingenui! Gli Arabi sanno bene che i geni delle lampade non esaudiscono i desideri altrui per esclusiva gentilezza. Mr Y avrebbe riscosso ogni centesimo versato! Aveva aspettato questo momento per anni, si era leccato i baffi come un gatto davanti al più grande dei pesci al pensiero di quanto la sua vendetta sarebbe stata implacabile. Ma, per ora, era meglio lasciare che quei poveri ingenui si godessero il momento felice.

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Capitolo 3
*** L'usignolo ed il gatto ***


Auderville, Normandia dieci anni dopo la notte del Don Giovanni.


Christine fissava il mare in tempesta dalla scogliera di Goury. Le piaceva quel posto: le rendeva l’assenza del suo Angelo quasi sopportabile! Il ricordo del suo Maestro non l’aveva mai abbandonata! Se chiudeva gli occhi poteva perfino sentirlo ancora cantare per lei! Peccato che Lui non avrebbe cantato mai più! Che non avrebbe cantato per nessuno! Il dolore che provava per era infinito: da quando era morto aveva sempre portato lutto: i capelli raccolti, gli abiti neri e tutto il resto. Per un po’ di tempo aveva vissuto con Madame; la quale dopo circa tre anni le aveva trovato impego come insegnante di canto in un orfanotrofio sperduto della Normandia, tramite una sua cugina. Per essere sicura che nessuno la trovasse aveva anche cambiato nome.
Signorina Rosebud! Signorina!” Christine si voltò e vide la piccola Camille che correva a perdifiato per raggiungerla sul limitare della scogliera.
La madre superiora l’ha mandata a chiamare! Ha delle visite!” Annunciò la bimba mentre riprendeva fiato con le mani poggiate sulle ginocchia.
Visite?” chiese Christine spiazzata: da quando si era rifugiata in quel posto nessuno era mai venuto a trovarla! Nemmeno Meg o Madamme Giry, che adesso lavoravano alla Fenice! Chi poteva essere? “La Madre Superiora ti ha detto di chi si tratta?
No signorina. Mi ha solo mandato a cercarla dicendomi che probabilmente l’avrei trovata alla riva del faro!
Allora andiamo! Chiunque sia non bisogna farlo aspettare!” rispose Christine prendendo la mano dell’orfanella. Non aveva idea di chi la potesse cercare e, tanto meno, del motivo. Gli abitanti di Audeville non sapevano nulla del suo passato; la conoscevano solo per il suo lavoro con le bambine. L’avevano soprannominata Rossignol Triste (usignolo triste, nda) per la sua voce celestiale e lo sguardo incapace di essere felice.
La madre superiora, la cugina di madame, era l’unica a sapere chi fosse davvero ma aveva sempre mantenuto il segreto “Mademoiselle Rosedud è solo una povera anima alla ricerca di un po’ di conforto!” aveva detto alle consorelle che i primi tempi l’assalivano di domande sulla nuova arrivata. Sebbene vivesse in quel convento da sette anni non aveva mai preso i voti, né aveva mai manifestato l’intenzione di farlo; ma, ormai, era considerata un membro de convento a tutti gli effetti. Era sempre presente alle preghiere del mattino e dei vespri, e pregava con tanta intensità da colpire profondamente le suore. “Christine non hai il velo! Non sei sposata con Nostro Signore! Sei una ragazza del Mondo! Non serve che metta tanto ardore nelle preghiere!” le dicevano spesso Suor Maria Teresa o Maria Roberta, e lei rispondeva con un sorriso pieno di dolore e rimpianto “Io prego per il più splendente degli angeli! Gli ho strappato le ali e fatto l’ho precipitare all’inferno … cercare di confortare la sua anima è tutto ciò che posso fare!
La scogliera non era molto lontana dall’orfanotrofio, che occupava parte del locale convento. Christine si affrettò ad andare nell’ufficio della Madre Superiora un po’ spaventata: sapeva che Raul l’aveva fatta cercare dopo la sera della Catastrofe ed una parte di lei aveva sempre paura che la potesse trovare! Bussò e fu invitata ad entrare.
Mi avete fatto chiamare signora?
Si bambina! Questi gentiluomini sono venuti da Parigi appositamente per te! Hanno un offerta che dovresti ascoltare. Signori vi presento Mademoiselle Christine  Rosebud!”disse ai due uomini che l’attendevano con trepidazione, da quell’incontro dipendeva il loro destino!“Credo sia meglio che vi lasci soli.” disse uscendo dalla stanza. La madre superiora era la cugina di Antoniette Giry, sebbene fisicamente non si somigliassero affatto le accomunava la stessa arguzia e lo stesso spirito di osservazione.
Lo spettacolo che si presentò ad André e Firmin fu decisamente spiazzante! Ricordavano Christine Daaé come uno splendido bocciolo di rosa con i petali carnosi e di colore intenso! Ma Mademoiselle Rosedud era completamente diversa: il rosso delle gote aveva lasciato il posto ad un cinereo bianco, il sorriso sempre dipinto sul volto della ballerina era sparito, gli occhi erano occupati solo dal dolore che spegneva ogni loro scintilla di vitalità. L’abito nero vedovile, che completava la sua figura, metteva in risalto la sua magrezza e lasciava chiaramente capire che sofferenza e dolore erano stati gli unici compagni della giovane negli ultimi anni!
Mademoiselle Daaé! Siamo così felici di vederla!” Christine constatò che alcune cose non cambiano mai! I due uomini parlavano sempre completando la frase che l’altro iniziava!
Monsieur André! Monsieur Firmin! Sono molto lieta di rivedervi! Cosa vi porta in questo posto sperduto?
Non leggete molti giornali da queste parti vero?” chiese André con una smorfia di leggero disgusto osservando l’arredamento spartano dello studio della priora. Tutta Parigi parlava della prossima riapertura dell’Operà! Come faceva a non saperlo?
No Monsieur! Questo è solo un umile convento!” si giustificò timidamente stringendosi nelle spalle.
Non importa Mademoiselle!” adesso era Firmin a parlare “Abbiamo quasi terminato di ricostruire l’Operà!” a queste parole gli occhi della soprano si spalancarono per la meraviglia e lo stupore, e l’uomo continuò “Vedete abbiamo trovato un finanziatore che ci ha permesso di riportare tutto com’era una volta in meno di due anni! Siamo qui per offrirle il ruolo di prima donna, Mademoiselle!
Christine tremò e si dovette sorreggere ad una pesante cassettiera. Offrirle il ruolo di prima donna? Cantare davanti a più di duecento persone dopo tanti anni? Cantare di nuovo nel Suo teatro? “Perché proprio io?” chiese in un sussurro tremante.
Il nostro benefattore ci ha fornito denaro illimitato e ci ha favorito in ogni modo, ma ha posto come unica condizione che lei fosse la prima donna! Da questo dipende la sua permanenza nell’affare!” spiegò Andrè cercando di nascondere la tensione.
Il vostro mecenate è Raul?
No Mademoiselle. Il mio principale si chiama Mr Y!”una voce dall’ombra si intromise.
Lei chi è?” chiese la donna squadrando quel forestiero dagli abiti elegantissimi.
Oh! Mi perdoni! Non mi sono nemmeno presentato! Mi chiamo Nadir Khan! Incantato Mademoiselle Rosebud” disse facendo un profondo inchino “… o dovrei dire Daaé?” la quel punto sfoderò un sorrisetto furbo, da gatto che aveva imparato ad aprire la scatola delle alici sotto sale.
È  … è stato lei a trovarmi?
Come dite voi francesi: oui Mademoiselle!
Come ha fatto?
Un Angelo come lei non può restare nascosto per sempre! Anche se sceglie di scendere tanto in basso!” l’uomo accompagnò quelle parole con uno strano ghigno che a Christine piacque decisamente poco! Nemmeno Firmin ed Andrè sembrarono apprezzare quella smorfia, ma per amore dei soldi avrebbero ingoiato cose ben peggiori!
Perché mi vorreste come prima donna? È molto tempo che non canto!
Mr Y era presente la notte in cui fu rappresentato il Don Giovanni … oh no mademoiselle la prego! Non faccia quell’espressione afflitta! Le assicuro che la sua performance gli piacque molto, nonostante quella brusca interruzione! Quindi ha deciso di ingaggiarla! Il più splendido teatro d’Europa merita il miglior soprano che ci sia!” Ancora una smorfia ambigua.
Come le ho già detto è molto che non canto!
Mi scusi, ma le mie fonti sono di segno decisamente opposto! So che è solita cantare vicino al faro e che alcuni pescatori le prime volte pensarono si trattasse di una sirena ammaliatrice!
Cantare all’Operà e decisamente differente! Non so se nei sarei capace!
Mr Y pensa che lei sarà perfetta! Mi creda: lui non sbaglia mai su certe cose!
Monsieur Khan sembrava perfettamente a proprio agio nel rispondere a tutte quelle domande, mentre i proprietari dell’Operà non riuscivano a trattenere l’agitazione! In oltre la ragazza aveva l’impressione che qualcosa non tornasse nell’atteggiamento di quel forestiero: più che un uomo d’affari le sembrava un predatore che aspetta il momento buono per azzannare il suo pranzo alla giugulare! Ma magari tutti i mediorientali erano così!
Christine si teneva saldamente al mobile. In tutti questi anni non aveva mai pensato a tornare a cantare! Tantomeno all’Operà! Nel Suo teatro! Cantare per il suo Maestro nel suo teatro! Poteva forse esserci un modo migliore per onorarne il ricordo? Ma tornare a Parigi voleva anche dire rivedere Raul!
Posso penarci sopra?” chiese guardando Frimin ed André.
Ma certo Mademoiselle!” rispose il Persiano “Il teatro riaprirà tra tre mesi, torneremo tra due settimane a partire da oggi! Sul compenso ed il resto discuteremo con calma a Parigi!
Se io accettassi la sua offerta!” puntualizzò Christine, a cui il forestiero piaceva sempre meno.
Ma certo! Se deciderà di accettare!” confermò il Persiano, ma dalla sua espressione si intuiva che dava per certo il suo consenso. “A presto Mademoiselle Daaé!” salutò Nadir con una piccola riverenza del capo prima di aprire la porta ed uscire seguito da Andrè e Firmin, che la salutarono in modo leggermente meno formale.
Arrivederci Messieurs!” 

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Capitolo 4
*** Il Conte di Montecristo ***


Malta, Palazzo del Gran Maestro una settimana dopo
 
 “Il Visconte Raul de Chagny!” il valletto annunciò il nobile che fu presentato al Governatore dell’isola.
Da molti anni aiutava il fratello nella gestione delle ricchezze di famiglia e presenziare a quel ricevimento non era altro che un modo per avvantaggiarsi negli scambi commerciali con l’Oriente: champaghe, sigari, lusso ed eminenti uomini d’affari o politici che il Governatore aveva chiamato da tutto il mondo per la sua annuale festa di compleanno. Personalmente avrebbe preferito rimanere a Parigi ma Philippe riteneva il suo “dolce faccino” un’ottima pubblicità! Senza contare che, dalla notte della Catastrofe, Raul era una pessima compagnia durante le decadenti serate mondane di Parigi! Meglio spedirlo ad annoiarsi altrove!
Il ricevimento si teneva nel cortile interno del palazzo: un chiostro nei cui angoli troneggiavano quattro altissime palme affiancate da altre piante tipiche dei climi caldi a cui Raul non avrebbe saputo dare il nome! Ma il senso estetico dei francesi vince sempre sulla loro voglia di conoscenza, quindi il giovane si limito a notare come fossero tutte elegantemente potate! La serata trascorse anonimamente tra bicchieri di Champagne e chiacchiere inutili sugli argomenti più disparati, non molto diversa dalle feste parigine! Quella serie infinita di conversazioni senza alcuna importanza fu interrotta da Lady Harrison, una ricca vedova amica del Governatore che, come tutti gli inglesi, amava il pettegolezzo!
Visconte l’abbiamo cercata ovunque!
Sono a sua disposizione Madamme!” rispose con una leggera riverenza.
Lasci che le presenti il Colonnello Stempleton e Lady Langley!” Il primo era un uomo corpulento, che aveva poco l’aria del militare, il cui viso si caratterizzava per i folti baffi ed un paio di occhialini tondi dalla montatura in oro. Lady Langley sembrava di qualche anno più giovane dell’amica, aveva le labbra sottili ed il naso fino pronto ad arricciarsi per qualsiasi cosa avrebbe turbato il suo buon senso. Dopo che Raul ebbe dato prova della cortesia dei giovani francesi la donna continuò “Vede io ed i miei amici ci chiedevamo se non fosse emozionato.”
Per cosa madame?
“Oh! Ma come “per cosa”? Un parigino che non conosce le novità della sua città! Ma dove andremo a finire!” Probabilmente se Raul le avesse detto che per lui la Terra era piatta la donna sarebbe stata meno sconvolta!
Temo, madame, che tutta Parigi sappia che io non sono mai aggiornato sui pettegolezzi. Purtroppo sembra che io sia sempre l’ultimo a sapere le cose.” si giustificò il giovane con un sorriso diplomatico.
Oh non importa! Noi inglesi siamo sempre molto informati su tutto! Dopo la vostra permanenza a Malta ne saprete più voi dei giornali del mattino!” sentenziò il colonnello.
In tal caso vi prego, aggiornatemi! Per cosa dovrei essere emozionato?
Per l’arrivo di Mr Y!” disse Lady Harrison eccitata.
Raul dimostrò tutto il suo smarrimento “Chi sarebbe costui?
Visconte come fate a non sapere il nome del nuovo benefattore dell’Operà?” Lady Harrison era sempre più stupita!
L’Operà non è più affare che possa riguardare me o la mia famiglia.” rispose in un tono che rasentava la scortesia.
Non volevamo rivangare il passato visconte. Solo celebrare il futuro.” intervenne Lady Langley percependo che si stava entrando in un terreno poco congeniale all’interlocutore “Mr Y sembra essere la creatura più eccentrica che Parigi dona al mondo da anni! Sembra dotato di risorse economiche infinite; si dice che abbia un credito illimitato presso il Banco di Marsiglia; che sia riuscito a far ricostruire completamente l’Operà riportandola agli antichi splendori e sia già pronto ad una sua prossima riapertura!
L’Operà riapre?”
Si monsieur tra meno di tre mesi! Mia cugina è appena stata a Parigi e mi ha scritto che tutta la città non fa che parlarne. Sembra che già la velocità dei lavori abbia lasciato tutti allibiti; non le dico la notizia dell’arrivo di Mr Y!” annunciò Lady Harrison.
L’ultima volta che sono stato a Parigi ...” disse pensieroso il colonnello “c’era chi giurava che di notte si potessero intravedere delle persone aggirarsi nell’edificio o sentire strani rumori provenire dal sottosuolo. Eppure tutti gli operai smontavano alle sei!
Io diffiderei di certe voci, colonnello. Saranno solo maldicenze messe in giro dal Théâtre du Châtelet! Non credo siano molto contenti della riapertura dell’Operà!” rispose pragmatico il Visconte. Non era mai stato convinto della morte del Fantasma dell’Opera, ma era anche assolutamente certo che non sarebbe più tornato in quel teatro! Probabilmente era dall’altro lato del mondo felice con Christine! Il Mostro e la sciocca! Brindò a loro mentalmente bevendo un sorso di Champagne. “ Ma come ha fatto Mr Y a terminare la ricostruzione in meno di due anni?
Con moltissimi operai; e con l’aiuto di enormi rubini e smeraldi!” rispose Lady Handerson con tono di ovvietà.
Rubini e smeraldi?” da quando i teatri si costruiscono con i gioielli?
Si! Per incoraggiare la solerzia dei funzionari amministrativi parigini!” ridacchiò la vedova sul bordo della sua coppa di champagne.
State scherzando?
Affatto! Mr Y agisce sempre attraverso un suo intermediario, un persiano credo, il quale viaggia accompagnato da lettere che provengono sempre dai posti più esotici. Se ci sono formalità amministrative o problemi di altra natura l’uomo consegna la lettera accompagnata da una gemma ed il problema si risolve magicamente entro il tramonto.
Scusatemi: ma come fate ad essere così informati?”
Perché noi siamo inglesi! Per noi non esiste nulla di più sordido delle tragedie altrui!” spiegò il colonnello con un leggero risolino prima che Lady Langley intervenisse “Ma non avete ancora sentito la notizia migliore! Mr Y ha comprato casa sugli Champs Elysee!
Non mi sembra una grande notizia: un uomo ricco che compra casa nella zona più elegante di Parigi.
Aspettate Visconte! Mr Y non ha comprato una semplice casa, ma la villa più elegante dell’intera città ed è riuscito a fare un’offerta migliore di Louis Malaussénne!
Quel nome non richiedeva ulteriori specificazioni: tutta l’Europa che conta sapeva che Louis Malaussiénne era l’uomo più ricco ed influente di Francia, e che non c’era nulla che non potesse avere. Se questo Mr Y era riuscito ad offrire più di lui poteva solo trattarsi di una sorta di Re Mida! E questo spiegava come faceva ad essere sulla bocca di mezza Europa. “Madame devo ammetterlo: adesso sono proprio incuriosito da questo misterioso individuo! Anche se mi sembra la creazione di uno scrittore più che un individuo in carne ed ossa.
Lady Langley rise “Avete ragione Visconte! mi chiedo cosa ne penserebbe Dumas.
 
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Da qualche parte vicino Marsiglia, nelle stesse ore
 
La strada era deserta, così come la spiaggia; ma in fondo non c’era da stupirsi: chi sarebbe mai uscito di casa per recarsi in riva al mare in una notte senza luna e funestata da un vento tanto forte!? Nadir fece fermare la carrozza e scese avvicinandosi al mare. Mancavano pochi minuti alla mezzanotte; doveva solo lanciare il segnale convenuto, tre piccoli bagliori luminosi, ed aspettare. Non vide nessuno per diverso tempo e iniziò a preoccuparsi: sebbene l’uomo che attendeva fosse capace di tutto dubitava che sarebbe riuscito ad opporsi al mare in burrasca!
Mi deludi Daroga! Una volta non sarei riuscito ad arrivarti tanto vicino senza che te ne accorgessi!” disse improvvisamente qualcuno alle sue spalle.
Come non detto! Il suo amico, se così lo si poteva definire, era in ottima forma! “Invecchio anch’io!” disse con un mezzo sorriso. Ma in passato una distrazione del genere gli sarebbe stata fatale!
Pensavo che avessimo la stessa età.
Questo cosa ti suggerisce?” chiese girandosi verso l’altro uomo.
Che quell’orrendo tabacco che ti ostini a fumare ti fa male!
Solo Nadir rise, una piccola risata solo accennata. Da quando aveva conosciuto il suo compagno non lo aveva mai sentito ridere, in effetti non gli aveva mai visto nulla che assomigliasse anche solo vagamente ad un sorriso! Erik ghignava (ghignava in modo assolutamente mefistofelico!) ma non sorrideva mai!.
Andiamo Erik. Ci sono delle novità.” ed i due si avviarono verso la carrozza che partì velocemente verso Parigi.
Queste novità?” chiese Erik spazientito dopo diversi minuti di viaggio rivolgendo uno sguardo indagatore al Persiano.
Tanto per iniziare ti ho comprato casa- Due per l’esattezza: una in campagna, poco fuori Parigi, e l’altra agli Champs Elysee.” nonostante l’oscurità e la maschera Nadir poteva vedere l’espressione di disappunto del suo interlocutore “Tutti i parigini che si rispettino hanno una villa in campagna! Ed il ricchissimo mecenate dell’Operà Garnier non può che vivere nel quartiere più elegante della città Sbaglio o la tua intenzione era di stupire tutti?
Non era questo ciò che intendevo.” il ragionamento del Persiano era corretto: se non voleva dare nell’occhio doveva comportarsi secondo gli schemi dell’aristocrazia parigina, quindi si limitò ad un tono relativamente civile.
So perfettamente cosa intendevi.” puntualizzò con voce seccata, lasciando trapelare tutto il suo disappunto per le intenzioni di Erik.
In nome di tuo figlio, risparmia le prediche Daroga!” sapeva di colpire un tasto dolente, ma la cosa non gli importava più di tanto! “All’Operà è tutto in ordine?” domandò quindi tornando al suo tono freddamente autoritario.
La ristrutturazione è quasi terminata. Gli operai di Andrè e Firmin hanno costruito l’edificio di giorno ed i nostri i passaggi segreti la notte. Tra meno di tre mesi ci sarà l’inaugurazione.
Non ci sarà nessuna inaugurazione senza madame de Chaqgny!” Erik si accorse troppo tardi di essersi scomposto più di quanto la sua solita prudenza gli avrebbe suggerito di fare, ma la sua ex allieva era un elemento fondamentale del suo piano! Se non fosse stato per lei sarebbe rimasto in oriente!
Calmati amico! Questa è l’altra novità: l’ho trovata!” disse Nadir mentre si accendeva un sigaro, sapendo perfettamente che il compagno non avrebbe gradito. “Da qualche anno lavora come insegnante di canto in un orfanotrofio sperduto in Normandia. Si fa chiamare Rosebud e non si è mai sposata.
Che carina! Bocciolo di rosa! Le si addice.” Sogghignò divertito il Fantasma prima di arricciare il naso per il forte odore del sigaro. “Solo voi persiani riuscite a sopportare certi insulti all’olfatto ed al gusto! Scopri perché non è una viscontessa
Ci sto già lavorando. Ma Erik non credi che …” Nadir avrebbe voluto chiedere misericordia almeno per la ragazza: da quello che aveva visto aveva sofferto molto negli ultimi anni, anche se non era riuscito a capire la causa di tanto dolore.
Che loro non meritino di incontrare la mia vendetta? Non te lo ripeterò Dagora: non provare ad intralciarmi questa volta! Tu hai un debito nei miei confronti, ricordi? Ed anche loro ne hanno uno! E stanno per pagarlo. Scopriranno cosa vuol dire perdere tutto.” il Persiano ascoltò attentamente le parole del compagno di viaggio mentre gli si gelava il sangue nelle vene: non si era mosso di un centimetro, il suo corpo non aveva tradito alcun segno di tensione; nemmeno la sua voce aveva assunto un tono particolare. Ma sotto quell’apparente morbidezza Nadir poté chiaramente sentire che l’altro era deciso a regolare i conti del passato come lo era lui a continuare a respirare, e che non avrebbe permesso a niente e nessuno di frapporsi tra lui ed il suo obbiettivo!
Erik aveva passato dieci anni vagando in ogni angolo del globo per mettere a punto il suo piano di vendetta: vendetta contro quel damerino impertinente per avergli rivoltato contro Christine; vendetta contro Antoniette per averlo tradito, vendetta contro Andrè e Frimin per averli aiutati e vendetta contro la sua ex allieva per averlo ingannato. Tutti avrebbero pagato! Ed avrebbero pagato fino in fondo!

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Capitolo 5
*** Il secondo incontro ***


Nadir aveva aspettato pazientemente le due settimane concordate preparandosi già per l’arrivo della soprano. In questo lasso di tempo aveva sguinzagliato tutti i suoi informatori per scoprire cosa fosse successo tra lei ed il Visconte ma nessuno sembrava saperne niente: dalla notte del Don Giovanni Raoul era riemerso dai sotterranei del teatro ed era presto tornato alla sua serena esistenza, ma Christine Daaé sembrava sparita assieme al Fantasma dell’Opera, per riapparire dal nulla solo molti anni dopo con un nome falso.
Il Persiano sapeva che chi cambia nome lo fa per nascondersi, tuttavia non capiva da chi o da cosa la ragazza si voleva proteggere. Il suo maestro era morto, (o almeno tutti lo credevano tale!) e, da quello che gli aveva detto Erik, il ragazzo non sembrava certo un tipo pericoloso. Eppure lui era l’ultima persona ad aver visto la ragazza prima che facesse perdere le proprie tracce. Se fosse stato ancora Capo della Polizia dello Scià avrebbe ottenuto tutte le informazioni necessarie direttamente dal nobiluomo senza troppo sforzo! Incredibile! Stava davvero rimpiangendo di lavorare per un maniaco sanguinario! Ad ogni modo la Francia era un paese molto più civile della Persia e si doveva adattare ai costumi locali.
A complicare ancora di più il tentativo dell’uomo di ricostruire cosa fosse accaduto alla Daaé c’era l’espressione afflitta che le aveva visto in volto. Nel suo lavoro aveva incontrato le più varie tipologie di persone ed aveva sviluppato l’abilità di capirne i loro segreti attraverso i gesti inconsci. Negli anni aveva imparato che le persone si portano la verità scritta in faccia! E lo sguardo basso accompagnato da angoli della bocca e sopracciglia abbassate per lui volevano dire solo una cosa: tristezza accompagnata da vergogna! La domanda era: se quando aveva lasciato la Dimora sul Lago Christine cinguettava con il fidanzato, cosa diamine poteva essere successo nell’arco di poche ore perché abbandonasse un matrimonio vantaggioso e si ritirasse ai confini del Paese?
Se fosse riuscito a scoprirlo forse l’avrebbe potuta aiutare!
Aiutare! Si, come no! La stava conducendo direttamente nelle mani del suo carnefice! Ma non poteva fare altrimenti: aveva un debito enorme verso Erik che doveva essere ripagato con la sua collaborazione incondizionata. Dannazione! Ma sicuramente esisteva un modo per aiutare quella povera ragazza senza infrangere il suo giuramento.
Giunto al piccolo orfanotrofio, Nadir chiese di mademoiselle Rosebund ad una novizia e la trovò nella chiesa del convento che impartiva lezioni di canto ai bambini.
La cappella era esattamente quello che ci si poteva aspettare da una piccola chiesa di campagna: navata unica, pavimento in pietra chiara; le pareti erano bianche e lasciavano scoperte le pietre che costruivano gli archi ed i loro sostegni. La luce entrava da alte finestre  disposte lungo le pareti e dietro l’abiside. Solo l’altare era riccamente decorato; probabilmente una donazione di qualche feudatario dell’Antico Regime. Christine era rivolta verso te tre grandi vetrate posteriori, intenta a dirigere i bambini cantando con loro, e si accorse dell’arrivo del Persiano solo per il brusio che fecero questi nel vedere un uomo dalla pelle scura per la prima volta.
Mademoiselle Rosebud chi è quel signore?” chiese una bimba dai capelli rossi, evidentemente più curiosa degli altri, indicando l’uomo che si era fermato poco dopo l’entrata.
July non si indicano le persone!” e quella abbassò lo sguardo vergognosa per il rimprovero. “Lui è il signor Khan, viene da Parigi!” I bambini erano troppo impegnati nel loro “ooohh!” di sorpresa per accorgersi che la loro maestra si era lasciata scappare parte del disagio che il Persiano le suscitava. “Adesso andate! La lezione è finita! Siete stati tutti bravissimi!” detto questo il piccolo coro uscì dall’edificio continuando a guardare il forestiero, che si limitava a restare immobile e sorridere.
Le piacciono i bambini?” chiese la donna, sperando di trovare un barlume di umanità in quell’individuo, avvicinandosi a Nadir che restava immobile.
Si, molto! Quando nacque mio figlio ero l’uomo più felice del mondo!” incredibile! Quell’uomo era capace di sorridere di cuore!
Avete un figlio? Quanti anni ha?
Oui mademoiselle. Si chiama Anouche; ha quindici anni e da piccolo faceva i cigni con le molliche di pane.” Si affrettò a cambiare discorso: non vedeva Anouche da quasi sei anni ed il suo ricordo era sempre una pugnalata nello stomaco, quindi riprese i panni del cinico attendente e chiese:  “Avete pensato all’offerta di Mr Y?
Si, ci ho pensato ed ho deciso di accettare. Ma ho una richiesta ” l’uomo le fece segno di continuare a parlare e lei si spiegò “Ci sono persone che potrebbero reagire male al mio ritorno a Parigi … quindi vorrei che sia mantenuto segreto ed usare il nome Rosebud fino a quando sarà possibile.”
Se vi state nascondendo da qualcuno, questa potrebbe essere una misura non sufficiente! La sera dell’inaugurazione vi riconoscerà tutta Parigi!
Probabilmente avete ragione mes Khan! Ma vorrei godere la pace dell’anonimato ancora per un po’.” Christine era preoccupata dell’incontro con Raul: sapeva che era inervitabile, e sapeva che questa volta non sarebbe stato all’insegna dei ricordi di infanzia. Ma era abbastanza sicura che il Visconte non le avrebbe fatto fisicamente del male. In fondo si trattava solo di un piccolo obolo per la memoria del suo Angelo! Poteva sopportarlo! “Poi, dopo il galà, sarò la prima donna dell’Opera Garnier; sarei troppo in vista perché qualcuno possa farmi qualcosa di brutto, no?” terminò speranzosa più per sé stessa che per l’interlocutore.
Oui mademoiselle! A meno che non sia un fantasma!”  puntualizzò Nadir con un’altra di quelle strane smorfie furbe che sembravano piacere molto al suo volto.
Erano usciti dalla chiesa, i luoghi sacri non sono adatti a discutere di affari, e stavano passeggiando nel chiostro del convento ignorando gli sguardi curiosi che quell’elegantissimo forestiero attirava.
Mi sono permesso di portarle dei vestiti e di prenotarle un appartamento al Grand Hotel.
Ordini di Mr Y?”
No! Gli basta che lei canti per lui; dove vorrà vivere, mademoiselle, sarà un affare esclusivamente suo!
In questo caso vorrei alloggiare all’Operà!” dichiarò con una solennità che non pensava le appartenesse! Quel tono tanto perentorio si addiceva più alla sua madre adottiva!
All’Operà? Tra ballerine, sarte ed addetti ai macchinari scenici? Mi perdoni ma non credo sia una scelta saggia …” perché mai rifiutare un appartamento completamente spesato per alloggiare in mezzo a gente di dubbia reputazione o alcolisti?
Come ha detto lei dove vivere è una scelta esclusivamente mia e l’Operà Populaire è l’unico posto che potei mai definire casa!
Come preferite! Ma se cambiaste idea le lascerò comunque l’appartamento al Grand Hotel.” Rispose l’uomo con una leggera riverenza colpito dalla determinazione della giovane. Forse per lei l’edificio dell’Operà aveva lo stesso valore che aveva per Erik! “Ah! Quasi mi dimenticavo del suo compenso!” disse dopo qualche secondo di riflessione estraendo una busta da una tasca e porgendola a Christine. Lei l’aprì e lesse la proposta rimanendone assolutamente sconvolta: non aveva mai visto una cifra con tanti zeri in tutta la sua vita! “Non abbia quell’espressione sbalordita! Lei è il miglior soprano d’Europa e canterà per il più importante teatro dell’intero continente! Merita un compenso all’altezza del suo compito!” spiegò come se fosse la cosa più elementare del mondo.
Non so cosa dire …” sussurrò Christine con le guance leggermente accese e la voce tremante.
Allora non dica niente! Ma ricordi: lei è una diva! Ed una diva non può essere timida!” ma le sue parole fecero arrossare ancora di più il volto del soprano. “Le consiglio di andarsi a cambiare. Non serve che faccia i bagagli: le ho fatto fare un nuovo guardaroba e provveduto affinché avesse tutto ciò che occorre ad una donna!
Christine sorrise leggermente, balbettando imbarazzata “Grazie monsieur!” ma l’uomo le rispose con tono severo, quasi aspro “Non mi ringrazi e non sia timida. Come le ho già spiegato non è un comportamento da diva del canto! E poi le ricordo che io non agisco per esclusiva gentilezza: lei per noi è un investimento e dobbiamo fare in modo che renda il più possibile! Ora vada: si cambi e saluti le consorelle. Vorrei tornare a Parigi il prima possibile!” lei eseguì l’ordine ma non prima che i suoi lineamenti si piegassero ad una smorfia di puro disprezzo.
Christine aveva pensato per un attimo che dietro quei folti baffi e gli occhi vispi ci fosse un vero essere umano, dotato di emozioni e sentimenti ma evidentemente si era sbagliata! Nadir Kahn era solo un uomo interessato al profitto! Evidentemente giudicare le persone non era proprio un suo talento!

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Capitolo 6
*** Una cena amichevole ***



Cambremer, locanda del paese quella sera
 
Sebbene la partenza dal convento fosse stata abbastanza veloce, Christine e Nadir non erano riusciti a giungere alla Capitale prima del tramonto e si erano trovati costretti a fare sosta in un piccolo villaggio a metà strada, causando non poco scompiglio nella locanda del paese.
Cosa vi porto signori?” chiese l’oste con tono particolarmente servile.
Nadir fece segno a Christine di ordinare e lei scorse velocemente quello che sarebbe dovuto essere il menù “Prenderò la zuppa di funghi Champignon … e … le patate gratinate!
Per me il cosciotto d’agnello e le melanzane alla provenzale.” disse deciso il Persiano guardando attentamente l’uomo che prendeva nota delle consumazioni. Quando fu sicuro di non essere sentito da orecchie indiscrete concentrò la sua attenzione sul soprano, disperatamente intenta a cercare qualcosa su cui posare gli occhi che non fosse il suo compagno di viaggio. “Io non vi piaccio, vero?
No … io … non … è che … voi …” provò timidamente Christine.
Non cercate scuse in nome delle buone maniere mademoiselle! Lo vedo chiaramente che preferireste la compagnia di un cobra alla mia!
La ragazza poté solo abbassare gli occhi: non aveva mai visto un cobra, sapeva solo che era un animale infinitamente pericoloso ma sospettava che monsieur Khan avesse perfettamente ragione!
Vi chiedo scusa se il mio comportamento vi ha in qualche modo offesa mademoiselle Daaé! Ma vede io e lei ci incontreremo spesso e vorrei essere sicuro che non ci siano malintesi tra noi!”
Come volete! Ma non è affatto necessario!
Al contrario! Sarebbe controproducente per l’Operà e per gli affari!” spiegò placidamente l’uomo.
Ma certo! Perché gli affari vengono prima di tutto, vero?” rispose stizzita il soprano strappando un ghigno divertito al suo interlocutore prima che il taverniere tornasse con il rosso più pregiato della cantina.
Vi ho portato del Corton Clos des Corton! Il nostro miglior vino! L’annata è quella della cometa! La più sorprendente degli ultimi anni!” disse orgoglioso mentre stappava la preziosa bottiglia ignorato dai viaggiatori. Terminata l’operazione si lasciò inebriare dai profumi che la bevanda emanava prima di versarla nel bicchiere del Persiano per accertarsi che fosse di suo gusto e poi fare lo stesso con la dama. Ma Nadir con gesto fulmineo e rude tappò il bicchiere con la propria mano “Le guardie dello Scià non bevono!” intimò al povero oste “Ma se mademoiselle Rosebund volesse assaggiare …” proseguì con l’ennesimo sorriso furbo accompagnato da un vistoso gesto all’orientale.
No grazie! Della semplice acqua per me sarà sufficiente!
Acqua?!” il locandiere aveva capito subito che questi due erano strani; ma preferire dell’acqua ad uno dei vini più pregiati di tutta la Francia era assurdo!
Acqua!” confermò Nadir con tono perentorio non lasciando possibilità di ulteriori indugi al francese.
Allora acqua sia!” rispose il locandiere con il finto sorriso più convincente di cui fu capace, prima di andarsene scuotendo la testa incredulo.
Siete un poliziotto?
Sono stato capo della guardia di palazzo mademoiselle. Al servizio diretto dello Scià con il titolo di Daroga.”
Non so perché ma ho immaginato che aveste sempre lavorato per Mr Y!” disse pensierosa.
Nadir ringraziò mentalmente Allah che non fosse così! Lo Scià era un uomo dall’umore quanto mai volubile per cui il massimo del divertimento era assistere a torture e sevizie; ma Erik poteva essere anche peggio! In fondo se si era guadagnato il soprannome di Angelo della Morte c’era un motivo! Ma si ricordò di non mostrare un tale sollievo!
Monsieur Daroga …
Solo Daroga mademoiselle!
Oh mi scusi! Da quanto tempo lavora con Me Y? Credo che Capo delle guardie dello Scià sia un lavoro molto più prestigioso di intermediario!
Forse avete ragione; ma è anche molto meno sicuro!” ghignò il persiano.
Sicuro?
Voi francesi siete un popolo decisamente più civile dei persiani! I vostri nemici li screditate o li fate finire semplicemente in prigione! Al massimo li uccidete in un duello clandestino! Ma nel mio Paese non funziona così … intrighi, complotti, tradimenti ed avvelenamenti sono all’ordine del giorno! Specie in un luogo dove circolano tanto potere e ricchezze come la corte reale!
Oh!” cos’altro poteva dire? La descrizione dell’uomo era stata decisamente sommaria, ma la sua voce ferma come il granito. Evidentemente aveva visto cose che non andavano dette a voce alta e forse nemmeno ricordate! Christine rifletté qualche istante e poi chiese: “E come siete passato dal servizio dello Scià al vostro attuale principale?
Per un certo lasso di tempo anche Mr Y prestò i suoi servigi di architetto allo Scià …
Quindi Mr Y è un architetto?”
Diciamo che è un uomo dai molteplici interessi. Ma credevo voleste sapere come ho iniziato a lavorare per lui … “ spiegò come se la cosa non lo riguardasse affatto mentre riempiva il bicchiere di Christine con l’acqua appena portata da una delle figlie del locandiere.
Oh si! Scusate! Continuate vi prego!
La prima volta che incontrai Mr Y fu in una delle peggiori bettole di Istambul: era entrato clandestinamente nel Paese assieme ad un gruppo di contrabbandieri di oppio. Interrogando il loro capitano scoprii che la vera mente del gruppo era appunto Mr Y; così indagai su di lui. Mi creda fu un vero rompicapo! Sembrava che quell’uomo fosse sbucato letteralmente dal nulla; ma sembrava anche dotato di un intelligenza fuori dal comune! Allora decisi di adottare una vecchia tattica militare: tieniti stretti gli amici ma ancor più i nemici! Lo introdussi allo Scià  sempre alla ricerca di talenti … singolari; nella speranza che l’oro e l’oppio ne fiaccassero lo spirito! Ma non andò così! Resistette a tutte le tentazioni che l’Oriente è in grado di offrire; accumulò ricchezze, potere e conoscenze diventando una sorta di Re – Ombra. Ma lo Scià divenne invidioso di tanta gloria: nella corte doveva ruotare tutto attorno a lui! Così tentò di uccidere Mr Y, che però riuscì a scappare. Dopo meno di due anni tornò e mi offrì la possibilità di lasciare la posizione precaria che occupavo a corte, ed io accettai!”  In realtà  la storia era un po’ più lunga e complicata ma non serviva che il soprano sapesse altro! Anzi poteva anche aver detto troppo!
Christine aveva ascoltato tutto con la massima attenzione, cercando di immaginarsi il mecenate del’Operà ma senza riuscirci! Che razza di individuo poteva avere un passato da pirata e cospiratore politico per decidere un bel giorno di mettersi al servizio delle belle arti del canto e della danza? “Quanto tempo fa è stato?
Molto più di quanto mi faccia piacere ammettere mademoiselle!” rispose con un sorriso compiaciuto facendole chiaramente capire che quella era una notizia che avrebbe custodito gelosamente. In quel momento tornò l’oste; giusto una breve apparizione per servire i viaggiatori, chi rifiutava il suo miglior vino non meritava la sua presenza! Anche se portava abiti tanto costosi! 
Nadir guardò per un momento il cosciotto, pianificando l’aggressione al pezzo di carne, girando un po’ il piatto per avere una visuale completa; quando ebbe trovato il punto da cui far partire l’assalto ricominciò a parlare: “Ora mademoiselle, se non le dispiace vorrei parlare un po’ di lei!
Me?
Esattamente! Come pensa di spiegare all’intera Parigi come ha trascorso gli ultimi anni? Per non parlare delle motivazioni che l’hanno spinta ad abbandonare uno degli scapoli più ricchi ed illustri di Francia?” Quello era il momento ideale per scoprire cosa fosse successo esattamente la notte della Catastrofe tra il Visconte e la ragazza! Si trattava di una questione troppo importante! Una questione da cui poteva dipendere la salvezza o la distruzione di molte persone! Ed il Capo delle Guardie del Palazzo dello Scià sapeva benissimo come ottenere quell’informazione!
La ragazza non disse niente: era sbiancata completamente ed era rimasta pietrificata con il cucchiaio pieno di vellutata a mezz’aria e gli occhi spalancati. Da quando quella cena era diventata un interrogatorio?
Oh su! Non faccia così! Non volevo intimidirla! Certi modi sono difficili da mandare via! Stia tranquilla questo non è un interrogatorio!” ghignò l’uomo, aumentando ancor di più l’ansia nella sua interlocutrice.
Christine posò il cucchiaio facendo appello a tutto il suo sdegno “Cosa volete sapere Daroga?!
Interessante! Assieme all’arte del canto da Erik aveva imparato anche lo stesso tono collerico! “Non usi quel tono ostile! Vorrei che questa sia una cena amichevole!” disse con non curanza, tagliando un altro boccone.
Non mi sembra ci sia niente di amichevole in questa conversazione!
Al contrario! Tutto il mondo vuole sapere cosa le è successo! Perché ha abbandonato il bel Visconte ed è sparita nel nulla? è scappata con il Fantasma? E come ha fatto a scomparire in quel modo? Le conviene trovare una buona storia mademoiselle! In questo momento io sono il suo miglior amico, che ci creda o no!” spiegò calmo continuando a mangiare l’agnello.
Lei rifletté attentamente prima di parlare più calma rispetto a prima, anche se non era affatto sicura di potersi fidare! “Cosa dovrei fare?
Inizi con il raccontarmi cos’è successo, le garantisco che manterrò il segreto! Credetemi, qualsiasi cosa sia successo ho assistito a cose peggiori che non escono dalla mia memoria da anni! Poi cercheremo il modo migliore per … vestire la verità!
Come faccio a fidarmi di lei?
Semplice! Voi per me siete un investimento; onestamente qualsiasi cosa vi arrechi danno lo arrecherebbe anche a Mr Y; il vostro interesse è il mio! Cos’è successo dopo il rapimento?
Non era esattamente quello che sperava di sentire, ma come ragionamento non faceva una piega! “Raoul riuscì a raggiungere la Sua Dimora e poi … poi … LuiLui ci ha lasciati andare …” sussurrò ad occhi bassi con un fil di voce, come se stesse confessando un atroce peccato.
Voi ed il Visconte? Perché non è tornata con lui?
Perché non potevo …” e finalmente le lacrime che avevano affollato gli occhi e le ciglia di Christine Daaé scesero copiose sulle sue guance.
Nadir esclamò qualcosa in arabo che lei non capì e poi le porse il suo fazzoletto da taschino “Stia tranquilla! Nessuna anima viva saprà da me che la principessa cantante si è innamorata del demone cattivo che la teneva prigioniera!” promise solennemente il Persiano.
E cosa racconterò a chi mi chiederà cos’è accaduto?” balbettò lei incredula e singhiozzante.
L’uomo distolse un attimo lo sguardo assumendo un aspetto riflessivo, poi prese il bicchiere “Facile! Diremo che lei ed il Visconte siete scappati poco prima dell’arrivo della folla, e che se Christine Daaé non è tornata alla luce del mondo esterno lo ha fatto perché aveva paura che qualcuno potesse sfogare la rabbia contro quel mostro su di lei!” disse con semplicità spostando il bicchiere nell’aria con ampio gesto della mano.
Grazie monsier!
Spero per lei che il brutto vizio di ringraziare per tutto le passi prima di arrivare all’Operà! Inizia ad essere tremendamente fastidioso!” 

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Capitolo 7
*** Le nouveau théâtre de l’Opéra ***


Parigi, il giorno seguente.
 
Appena varcate le porte della città Christine iniziò a sentire l’agitazione salirle nelle vene e prendere il possesso del suo corpo. Non aveva immaginato tutte le sensazioni che il ritorno a Parigi avrebbe comportato! Fino a pochi minuti prima era concentrata solo sulla possibilità di cantare per il suo Angelo! Ma ora sentiva il cuore scoppiarle in petto, il respiro accelerato e le sue mani continuavano a tremare, anche se appoggiate conserte sul suo grembo.
Vi sentite bene mademoiselle?” chiese divertito Nadir
Sto benissimo, sono solo un po’ nervosa!” si giustifico il soprano con un sorriso incerto “Grazie monsieur!” e Nadir non poté che roteare gli occhi per l’ennesimo inutile ringraziamento. Dopo questo veloce scambio di battute la carrozza proseguì il suo percorso tra i boulevard senza che nessuno dei suoi passeggeri proferisse parola.
Quando il desiderio di Nadir di accendersi un sigaro divenne irrefrenabile la carrozza raggiunse Place de L’Opéra; l’uomo scese per poi porgere la mano ed aiutare Christine ed in fine si dedicò al suo amato tabacco. Pretendere da un uomo nato a Teheran di resistere alla tentazione di fumare per più di cinque ore era semplice crudeltà! Aspirate le prime rassicuranti boccate concentrò la sua attenzione su mademoiselle Daaé e la totale meraviglia dei suoi occhi: alla vista del teatro perfettamente ricostruito la ragazza era rimasta immobile con le mani davanti alla bocca e gli occhi spalancati.
Non vorrete restare in quella posizione ancora a lungo mademoiselle?” chiese distrattamente, più concentrato sul piacevole sapore del tabacco che sulla sua interlocutrice.
Christine non riusciva a crederci! La facciata dell’Opéra si erigeva davanti a lei in tutta la sua eleganza! Nulla era fuori posto: ogni minimo dettaglio era esattamente come e dove la sua memoria le suggeriva dovesse essere! Solo quando il Persiano parlò si riscosse dal suo torpore ed arricciò il naso per l’odore tremendamente pungente del sigaro “No monsieur, possiamo entrare.” Rispose con il sorriso più educato di cui fu capace mentre ricercava il proprio contegno. Quel puzzo era insopportabile all’aria aperta, aveva terrore di scoprire come potesse diventare in una stanza chiusa! Nadir le porse il braccio e lei non ebbe altra scelta che accettarlo.
Salite le scale e valicata una delle pesanti porte in legno il soprano di trovò letteralmente in mezzo ad un cantiere: tutta la struttura interna dell’edificio era perfettamente completata, così come i raffinati pavimenti in marmo, ma sulle pareti si accalcavano decine e decine di operai per completare stucchi, dorature ed affreschi. Altri operai scendevano da una rampa posizionata sullo scalone spingendo una carriola coma di attrezzi da fabbro; Christine guardò in alto ed immaginò si trattasse di coloro che avevano montato le ringhiere alle balconate dell’Avant Foyer. Nadir tirò a sé il soprano giusto un attimo prima che un gruppo di falegnami diretti alla Grande Salle la urtasse con il loro carico di sedie. “Venite, qui siamo d’intralcio! Vorreste dare uno sguardo al teatro prima di incontrare André e Firmin?
Si, molto volentieri!” non poteva negare che rientrare all’Opéra le aveva messo uno strano brivido di eccitazione!
Il Persiano le mostrò tutta la parte pubblica dell’edificio: ad ogni stanza lo stupore della cantante aumentava costatando che ogni ambiente brulicava di lavoratori come un alveare di api. “Perdonatemi un istante mademoiselle!” si scusò nel Grand Foyer, prima di confabulare con degli uomini intenti a preparare la parete per i grandi specchi. Quando ebbe terminato ritornò da Christine, che era rimasta esattamente dove l’aveva lasciata “Scusate, ma Mastro Giovanni è un uomo molto preciso e voleva essere certo che fosse tutto in ordine!
Mastro Giovanni? Non sembra francese …” commentò perplessa
Infatti viene da Murano, è il più abile dei mastri vetrai veneziani!
Daroga, vi chiedo scusa ma non capisco. Quanti operai lavorano alla ricostruzione?
Considerando tutte le maestranze … tra muratori, idraulici, pittori, fabbri, scalpellini … e gli altri … credo più duemila e cinquecento persone.” Rispose non curante.
E quanto tempo ci avete messo per ricostruire tutto con tanta precisione?
Meno di due anni.
Ma per costruire la prima volta questo edificio ne impiegarono quasi tredici!
Quella volta non c’era Mr Y!” spiegò con un sorriso malizioso mente si dirigeva con la nuova stella dell’Opéra nella Grande Salle.
Chiedo scusa … non vorrei essere indiscreta, ma come ci è riuscito? Nemmeno Napoleone III poté permettersi tanto!” e con quella domanda Christine aveva espresso il pensiero di tutti i parigini.
Prima di rispondere Nadir ghignò assolutamente estasiato da tanta beata ignoranza! Trovava ironico il fatto che tra tutti coloro che avessero messo piede a Parigi negli ultimi diciotto mesi proprio Christine avesse avuto il coraggio di pronunciare quella domanda! “Vede mademoiselle, nel mio Paese si racconta che molto tempo fa ci fu un  periodo di siccità particolarmente prolungato e che lo Scià, dopo aver sentito tutte le persone più sagge del suo Regno, assolutamente disperato per le condizioni del suo popolo cercò aiuto all’estero. Arrivò un giovane architetto promettendo di creare un innovativo sistema di irrigazione che avrebbe permesso alla poca acqua rimasta di coltivare tutti i campi; il  sovrano gli disse di mettersi subito al lavoro e che se ci fosse riuscito lui avrebbe pagato qualunque prezzo avesse chiesto. Dopo diverse settimane di duro lavoro l’architetto aveva trovato il modo di far crescere un abbondante raccolto in quelle condizioni decisamente difficili, e quando le spighe nei campi furono belle alte e dorate l’uomo si presentò dallo Scià a chiedere il conto: “chiedete e vi sarà dato! Voi avete salvato il mio regno!” disse il sovrano. Allora l’architetto rispose: “il pavimento di questa stanza ha la forma di una scacchiera; il mio compenso consisterà nelle monete d’oro che questa scacchiere potrà contenere: una moneta nella prima casella; due alla seconda, tre nella terza e così via fino all’ultima!” Il re non ebbe nulla da obbiettare in quel momento, ma presto si accorse che il suo salvatore gli stava chiedendo più oro di quanto lui stesso possedesse, ed anche se il raccolto di quell’ano era stato eccezionalmente abbondante il suo debito avrebbe reso il suo regno più povero di prima, tuttavia aveva dato la sua parola e non poteva esimersi.”
E come finì?
Finì che l’architetto si trovò con tanto oro da essergli sufficiente per almeno due vite e che lo Scià fu ucciso Perché aveva portato il paese alla rovina!
Quell’architetto era il vostro principale?”
No! La mia era solo una vecchia storia che dovrebbe insegnare a valutare le conseguenze delle proprie azioni prima di fare una promessa. Ma vi assicuro che i metodi di Mr Y sono molto simili a quelli dell’architetto!” spiegò con il sorriso di chi sa troppo prima di tornare serio e spalancare con gesto ampio le porte dell’auditorium “Ora mi permetto di dare il benvenuto alla nuova soprano dell’Opèra nella Grande Salle! Spero che questo luogo le riservi solo successi!
La prima cosa che gli occhi di Christine misero a fuoco fu l’enorme lampadario in vetro di murano che veniva issato nella sua antica posizione attraverso un pesante argano.  Elegante ed enorme, in fine vetro chiaro, era proprio come un tempo! Ma guardando meglio si accorse che al posto delle lampade al olio c’erano delle sfere di vetro sottilissimo “Dove sono le lampade ad olio?
Cosa? Lampade ad olio? Ooh … già! Nel vostro eremo non avrete sentito dell’illuminazione elettrica!” rispose riflessivo per poi spiegare alla cantante cosa fosse esattamente l’energia elettrica e come funzionasse il nuovo, complesso ed avanguardistico sistema di illuminazione del teatro a prova di Catastrofe. Christine ascoltò molto attentamente rimando stupefatta per quanto il mondo fosse cambiato durante il suo ritiro in Normandia.
Dopo il lampadario la ragazza si concentrò sul resto della sala perfettamente ricostruita: la moquette dei pavimenti ed i tessuti damascati delle pareti erano dello stesso rosso opulento di dieci anni prima; le statue del soffitto e dei palchi laterali, oltre alle balaustre delle gallerie splendevano nelle loro lamine d’oro appena lucidate. Non un singolo elemento era fuori posto! Mancavano solo le poltroncine in velluto della platea, momentaneamente sistemate nella buca dell’orchestra.
Christine!!!!!!” l’urlo che irruppe dal palco costrinse tutti i presenti a voltarsi per vedere una nuvola rosa cipria percorrere la passerella che univa il palco alla platea, ignorando tutti coloro che si frapponevano tra lei ed il suo obbiettivo.
Meg?! Ma sei davvero tu?” Era davvero difficile riconoscere la sua migliore amica! Sebbene fosse rimasta un giunco flessuoso sempre alla ricerca di movimento, i lineamenti del suo viso si erano addolciti molto: al posto della “prugna secca”, come la chiamavano malignamente da bambina, c’erano guance piene e labbra rosee. Solo una cosa non era affatto cambiata: nonostante i capelli biondissimi la ballerina restava la copia sputata di sua madre. “Sei un vero incanto!”
Oh Christine! Mi sei mancata tanto!!” disse Meg raggiungendo l’altra con un salto prima di abbracciarla con tutta la forza che avevano le sue esili braccia.
Anche tu! Ma adesso a me manca l’aria!
Oh scusami!” Meg lasciò Christine e le due ragazze si tennero un momento per le mani guardandosi negli occhi, poi scoppiarono entrambe a ridere abbracciandosi nuovamente. Quando si lasciarono andare la bionda, diede un’occhiata alla soprano dalla punta dei capelli fino alle scarpe, per poi risalire. Il ritiro in quel posto dimenticato da tutti le aveva fatto bene: portava sempre i degni della mancanza del Fantasma, ma al dolore totalizzante, capace di annientarla e portarla quasi alla morte, si era sostituita una sorta di composta rassegnazione: forse iniziava ad accettare il fatto che il suo maestro fosse morto senza che lei avesse potuto fare qualcosa per evitarlo. “Stai davvero bene sai? E non credo tu sia stata tanto alla moda come adesso amica mia!
L’altra divenne rossa ed abbassò un po’ lo sguardo prima di rispondere “Grazie Meg, ma i vestiti me li ha portati monsieur Khan.” Solo in quel momento la piccola Giry si accorse del persiano e fece un passo in dietro mostrando tutta la sua repulsione per quell’uomo.
Buongiorno mademoiselle Giry! Come procedono le sue prove di Giselle?” la salutò l’uomo con un sorriso; ma forse sarebbe meglio dire ghigno.
Molto bene grazie.” rispose fredda l’altra.
Nadir si rivolse quindi a Christine “Mmademoiselle Daaé le presento la seconda ballerina dell’Opéra!” Poi si accese un sigaro, solo per rendere il suo personaggio ancora più sgradevole, e continuò a parlare come se fosse sovrappensiero ma scegliendo con molta cura sia l’espressione assorta che le parole fintamente casuali “Momentaneamente prima, almeno fino a quando non avrò sciolto Anastasia Nikolaevina dal contratto con lo Zar.
Meg divenne livida di rabbia: aveva rifiutato il Teatro San Carlo di Napoli per l’Opéra perché André e Frimin le avevano detto che non c’era una prima ballerina, ma arrivata a Parigi aveva scoperto che Mr Y aveva assistito ad uno spettacolo di Anastasia Nikolaevina, prima ballerina del Teatro Imperiale di San Pietroburgo, ed aveva deciso che l’unico posto adatto a lei fosse l’Opéra. Sulle prime aveva sperato che questa non accettasse, ma da quando aveva capito quanto le ricchezze del nuovo mecenate fossero immense sapeva che era solo questione di tempo! Se quell’uomo si fosse fatto vedere almeno mezza volta avrebbe avuto qualcuno con cui sfogare la propria ira, ma l’unico che era sempre presente era quell’arrogante sbruffone del suo attendente! E questo rendeva il tutto ancora più snervante!
Meg Giry! Devi esercitarti con le piroette! Chi ti ha detto che potevi fare una pausa!” Madame Giry arrivò giusto un attimo prima che la figlia aprisse bocca per rispondere malamente all’uomo che sogghignava sotto i baffi.
Scusa mamma! Ma è arrivata Christine e sono corsa a salutarla appena l’ho vista dal palco!” spiegò la ballerina, sperando che sua madre lasciasse correre. Da quando le avevano soffiato il posto di prima ballerina aveva aumentato le ore di esercizio e durante le prove non le concedeva tregua: se era il talento che Mr Y premiava, avrebbe visto di cosa la sua bambina era capace! E mademoiselle Anastasia sarebbe tornata in Siberia, o in qualsiasi altro posto dal quale era venuta! Antoniette ne aveva fatto un punto d’onore ed era disposta a qualsiasi sacrificio perché il merito di sua figlia fosse riconosciuto!
Christine! Figlia mia! Che bello rivederti!” disse cordialmente Madame, ignorando il Persiano che rimase immobile mentre le due donne si abbracciavano “Ti consiglio di andare dai direttori, mia cara, saranno entusiasti del tuo ritorno! Ora se ci vuoi scusare il e Meg abbiamo degli esercizi da terminare; vi potrete vedere più tardi!”
Ma certo madame, arrivederci! A dopo Meg!” Christine le salutò entrambe sorridente, felicissima di averle riviste dopo molto tempo. Erano ancora come le ricordava: madame, che fisicamente non era cambiata di mezza virgola (sempre in abito nero, scialle, treccia ed espressione severa) era rimasta un insegnante inflessibile, e Meg cercava di scappare dalle sue grinfie per una piccola pausa ogni volta che ne vedeva la possibilità; per poi tornare ad esercitarsi con la dedizione che la sua maestra le imponeva.
Ciao Christine! Ci vediamo quando avrò finito!” ricambiò Meg, lanciando poi uno sguardo di astio a Nadir che non ci badò minimamente e rispose con un educata riverenza prima di allontanarsi.

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Capitolo 8
*** Presentazioni ***


AVVISO: caro lettore chiedo scusa per il dilatarsi dei tempi di aggiornamento ma purtroppo, per rendere la storia credibile dovrò iniziare a fare un lavoro di ricerca (anche musicale) e questo mi impone di rallentare il ritmo. Mi dispiace perché sono sempre stata fiera della regolarità delle mie pubblicazioni; ma voglio rassicurare tutti che la storia andrà avanti e sarà portata a conclusione, ci vorrà solo un po’ più di tempo! Buona lettura.
 
Christine e Nadir si diressero verso l’ufficio dei direttori, percorrendo a passo svelto la parte “burocratica” dell’edificio: Nadir, per essere sicuro che la soprano non rimanesse immobile per lo stupore al voltare di ogni angolo, le aveva offerto il braccio e così erano riusciti a raggiungere la loro meta con una certa rapidità passando per una porticina nella buca dell’orchestra.
Mademoiselle D…” esordirono i due uomini all’unisono appena la cantante valicò la loro soglia, dimenticandosi completamente della figura femminile già presente nella stanza.
Rosebud!” fu la pronta correzione del Persiano. André e Firmin si guardarono per un attimo per poi annuirsi a vicenda: che importanza aveva il nome con cui si faceva chiamare? In fondo, diceva il Bardo, una rosa è tale anche con un altro nome! L’importante era che avesse accettato l’ingaggio! Daaé o Rosebud che fosse quello che contava era il sostegno finanziario di Mr Y!
Non può immaginare quanto siamo felici che abbia accettato di tornare mademoiselle!” disse André con uno strano sbarluccichio  negli occhi.
Adesso l’Opéra ha una vera prima donna!” continuò l’altro, con lo stesso tono smielato, accompagnandola al divanetto in pelle. La cantante era stata trascinata nella stanza senza accorgersene ed ora si meravigliava ancora una volta di come tutto fosse esattamente come prima del Don Giovanni: le pareti coperte di stoffa damascata chiara, la grande scrivania in mogano con le quattro sedie, gli scaffali ed i mobili addossati ai muri, persino il divano ed il tavolinetto davanti alle sue gambe sembravano proprio quelli di tanti anni prima!
Ad interrompere quella serie di inutili salamelecchi fu Nadir che aveva concentrato la sua attenzione sulla donna rimasta immobile ed interdetta per l’accoglienza riservata alla nuova arrivata. Bionda; pelle chiara come le porcellane di Sevres; occhi di un blu molto intenso; le labbra sembravano il bocciolo di una rosa ed i lineamenti del viso erano armoniosi e delicati. Doveva avere qualche anno in più di Christine, cinque o sei al massimo; ma era ancora una donna di grande bellezza. “Forse abbiamo interrotto un colloquio importante, le chiediamo scusa … mademoiselle?” disse con il suo solito ghigno da gatto furbo e tono da Daroga indagatore.
La donna si accorse del Persiano solo dopo che questi parlò; prima era stata troppo distratta dallo strano comportamento dei direttori per prestargli attenzione, ma ora si chiedeva come avesse fatto ad ignorare il colore della sua pelle! Rispose con un sorriso che non lasciava intuire quanto le maniere sgarbate di quell’elegante forestiero l’avessero indispettita “Kelly Campell, è un piacere monsieur.
Mis Campbell le presento l’attendente del nostro mecenate! Monsieur Nadir Kahn!” intervenne Firmin desideroso di chiudere questa inutile parentesi per tornare a concentrarsi su Christine. “Mis Campbell è un ottima mezzosoprano! L’abbiamo rubata alla Royal Opera House di Londra!” spiegò l’uomo fiero del suo ingaggio “In oltre ha un’estensione vocale molto ampia e potrebbe essere un ottima sostituta se mademoiselle … Rosebud fosse impossibilitata a cantare!”
Il Persiano ghignò: quello stolto francese era proprio convinto di aver avuto una buona idea, peccato che nessuno gli avesse detto di darsi tanto da fare! Ad ogni modo spiegarlo ad Erik sarebbe stato un bel problema! Nuove persone erano nuove variabili nel suo piano di vendetta, ma forse bastava che Mis Campbell stesse brava e buona al suo posto e non le sarebbe successo nulla di male. “Mi perdoni my lady! Dimentico sempre di presentarmi!” spiegò avvicinandosi e baciandole la mano  con un profondo inchino, senza tuttavia che voce o lineamenti supportassero le parole “Incantato!
Kelly rabbrividì: quell’individuo non solo era la persona più scortese che avesse mai incontrato; non solo grufolava beatamente in tale scortesia come un porco nel fango, ma era anche tremendamente inquietante! Se ne doveva guardare come di un serpente pericoloso! Cercò di mantenere il sangue freddo, i pensieri di una donna sono qualcosa che devono restare ben chiusi nel suo animo, e si limitò a sorridere.
My lady le presento Christine Rosebud, la prima donna dell’Opéra Populaire!” continuò il Pesiano.
L’inglese guardò l’altra seduta sul divano: non l’aveva mai sentita nemmeno nominare eppure i direttori avevano parlato di ritorno! Quindi si era già esibita sul palco dell’Opéra?! Tuttavia credere che quella figurina dagli occhi tristi fosse la prima donna era davvero difficile! In lei non vedeva affatto una cantante lirica ma solo una donna in lutto. E poi cos’aveva di tanto speciale da meritare un accoglienza tanto calorosa sebbene fosse praticamente sconosciuta? Si alzò con un sorriso imperturbabile e percorse elegantemente la stanza, per poi sedersi accanto a lei. “Mademoiselle Rosebud sarà un piacere cantare con lei! Spero che potremo essere anche buone amiche!” disse posando le mani su quelle conserte della soprano.
Lo spero anch’io! Ma la prego: mi chiami Christine!
L’inglese storse mentalmente il naso: pensava che sorrisi tanto ingenui esistessero solo nei libri di favole! “Solo se anche lei mi chiamerà Kelly!
Visto che siete tutte e due presenti, mie signore, perché non vi fate introdurre al resto della compagnia?!” disse André all’improvviso. “Mancano ancora alcuni elementi, come il baritono e la prima ballerina, ma arriveranno tutti nelle prossime settimane!” proseguì Firmin aprendo la porta dell’ufficio e facendo strada alle due donne. Nadir seguiva il corteo in silenzio cercando di capire quante più cose possibili su Mis Campbell: il suo intuito da poliziotto gli suggeriva di tenerla d’occhio e non ascoltarlo non si era mai rivelata una buona idea!
Ecco il nostro direttore d’orchestra!” esclamò Andrè appena intravide i riccioli bianchi di monsieur Reyer dietro un angolo. Firmin lo afferrò per un braccio e lo trascinò elegantemente dalle cantanti.
La prima persona su cui focalizzò la sua attenzione fu Christine: André e Firmin gli avevano detto che era molto cambiata dalla sera della Catastrofe ma se non l’avesse vista con i propri occhi non ci avrebbe creduto! Un brivido gelido percorse la schiena dell’uomo mentre si chiedeva se almeno la sua voce fosse quella di una volta.
Maestro non date il ben tornato alla nostra prima donna?” uno spazientito André riportò Reyer  dal mondo delle congetture a quello della realtà.
Ma certo! È un piacere rivederla mademoiselle …” iniziò accompagnando le parole con un baciamano.
Rosebud.” Intervenne distrattamente Nadir prima che fosse troppo tardi; Christine lo ringraziò con un timido sorriso ed il Persiano sospirò chiedendosi perché mai Allah avesse messo sul suo cammino quella ragazza.
Reyer si immobilizzò completamente “Rosebud?” ma non si chiamava Daaé?
I direttori si guardarono negli occhi e poi si rivolsero al Maestro come se avesse detto la più grande delle assurdità”Rosebud!
L’anziano direttore fece una strana smorfia: Carlotta lo aveva abituato a bizze ben peggiori; se la Daaé voleva cantare con un altro nome chi era lui per giudicare? Magari la ragazza aveva i suoi buoni motivi! “È un vero piacere rivederla dopo tanti anni mademoiselle Rosebud! Se la sua voce è ancora quella che ricordo sono sicuro che ogni spettacolo sarà un vero trionfo!
Che vorreste dire con quel “se”?” iniziò Firmin indispettito da quell’insinuazione non troppo sottile “Mademoiselle Christine Rosebud sarà eccellente!” Ma appena terminata la frase si rese conto di non averla ancora sentita cantare, e se il direttore d’orchestra avesse avuto ragione? Come li avrebbero rimborsati i biglietti? No! Mnademoiselle Daé o Rosebud, o Comediaminevolevafarsichiamare, avrebbe cantato alla perfezione! O lui avrebbe resuscitato il Fantasma dell’Opera dalla sua tomba per tormentarla!
Le assicuro, monsieour, che in questi anni non ho mai trascurato la mia voce! Il mio Maestro era molto severo al riguardo e so perfettamente quali sono le conseguenze della negligenza!” la determinazione con cui Christine parlò sorprese tutti, ma solo Nadir poté comprendere fino in fondo il sorriso triste che chiudeva la frase.
Dopo un momento di silenzio André si ricordò dell’esistenza della Campbell e le prese delicatamente una mano facendole fare un passo avanti. “Maestro le presento Kelly Campbell! La nostra nuova mezzosoprano, appena arrivata da Londra!”
Incantato!” disse con un baciamano, mentre l’altra faceva una graziosa riverenza “Ma ora, se mi volete scusare, faccio tardi per la mia lezione!”
Quale lezione?” chiese Christine.
Ho un allievo. Un giovane direttore di talento che, spero, prenderà il mio posto. Venite signore, ve lo presento!” disse facendo segno di seguirlo.
Tutto il gruppo entrò in una grande sala con il pavimento in legno e gli specchi alle pareti: in teoria sarebbe stata adibita esclusivamente alle prove del corpo di ballo ma, visto che nella Grande Salle stavano ancora terminando i lavori, era temporaneamente adibita alle prove dell’orchestra. Reyer presentò le nuove cantati ai componenti dell’orchestra, partendo dal primo violino; appena ebbe finito nella stanza entrò nella stanza un ragazzo che aveva poco più di trent’anni, reggendo tra le braccia una quantità incredibile di spartiti. Era alto e magro, i capelli, color castano scuro, erano piegati in leggere onde che incorniciavano perfettamente il viso sul quale spiccavano gli occhi, dello stesso colore del mare in tempesta, che gli occhialetti tondi non riuscivano a mettere in secondo piano.
Signore” iniziò il direttore “Vi presento Maximilien Morrell, il mio allievo!” il ragazzo posò i fogli su un tavolino con estrema cura, si aggiustò gli occhialini tondi sul naso e si avvicinò a Christine e Kelly facendo un leggero inchino. “Maximilien, ti presento mademoiselle Christine Rosebud, la nostra prima donna!
Incantato! Ho sentito molto parlare di lei!” In realtà Reyer aveva sempre elogiato Christine Daaé; ma gli aveva anche detto che le prime donne hanno un carattere volubile e che è sempre meglio essere accondiscendenti con loro, quindi le fece u elegante baciamano a cui Christine rispose con uno dei suoi soliti sorrisi di ringraziamento imbarazzati.
Questa è Mis Kelly Campbell il mezzosoprano.” Terminò il direttore volgendo la mano verso l’inglese fece un passo avanti lasciando che il giovane ripetesse il baciamano. “Sarà un  piacere lavorare con lei My Lady!” esordì quest’ultimo.
Le assicuro che il piacere sarà tutto mio!” rispose l’altra.
Allora Maximilien cosa sono tutti quegli spartiti sul tavolo?” chiese il suo Maestro.
Ho pensato alla prima opera dopo l’inaugurazione! Carmen!” annunciò il pupillo con entusiasmo.
Carmen?” fece Firmin sconvolto “Ma è un opera immorale!” continuò l’amico con lo stesso tono
Senza offesa signori: ma l’avete mai vista?
Certo che no! Siamo delle persone rispettabili!” dissero all’unisono.
In questo caso permettemi di darvi una dimostrazione!
Questo non farà affatto bene ai miei nervi” borbottò André per poi continuare con voce più alta “Ma se insistete tanto, prego!
Maestro permettete?” chiese il ragazzo prendendo una partitura da quelle sul tavolo.
Non pretenderai che l’orchestra suoni uno spartito che non ha mai visto?
No! Mi permettete di suonare l’overture al pianoforte? certo con l’orchestra è tutta un’altra cosa, ma come avete detto non posso dare uno spartito sconosciuto all’orchestra e chiedere un’esecuzione senza prove!” Reyer acconsentì ed il suo pupillo iniziò a suonare.

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Capitolo 9
*** Il canto dell'usignolo ***


Avviso: caro Lettore questo è il link per ascoltare Habanera non allego quello di una traduzione perché è facilmente reperibile. Ad ogni modo spero che il capitolo Ti piacia.
http://www.youtube.com/watch?v=8w9yJdkeryI
 
Morrel suonò l’Overture della Carmen con grande trasporto, conquistando il fragoroso applauso di tutto coloro che si trovavano nella stanza.
Siete davvero bravo monsieur Morrel!” incominciò Firmin dopo essersi schiarito la voce “Ma questo non cambia che La Carmen sia un opera moralmente indecente e che alla prima fu un fisco colossale!” il direttore calcò molto le ultime parole, prima che l’amico intervenisse concitatamente “Non vorrete che la prima rappresentazione del nuovo teatro dell’opera sia un fiasco?
Ma a Vienna, Londra, o Madrid ed in tutti gli altri maggiori teatri europei Carmen è rappresentata da anni con grande successo!” ribatté il giovane sempre più convinto che la sua idea fosse giusta.
Non pretenderete che siano gli austriaci a darci lezioni di buon gusto?” commentò André in tono acido.
Forse potremo chiedere a monsieur Kahn cosa ne pensa e se, a suo parere, Mr Y approverebbe questa scelta.” Propose Reyer preoccupato per il degenerare della situazione.
I due direttori si lanciarono uno sguardo complice sperando che il Persiano gli desse ragione “Allora monsieur cosa ne pensate della proposta del giovane Morrel? Credete che Carmen possa piacere al nostro mecenate?” chiesero completando la frase a vicenda.
Nadir assunse un’espressione riflessiva facendo uno o due passi avanti “Onestamente non saprei” ma in realtà sapeva benissimo che Erik avrebbe approvato senza indugio.
Se vi facessi ascoltare un'altra aria riuscirei a convincervi?” propose il giovane studente speranzoso.
Potreste! Cosa proponete?
Habanera!” rispose l’altro senza esitazione ed il Persiano annuì “Mademoiselle Rosebund potrei chiedervi di cantare l’aria per il nostro ospite?
Il soprano vacillò: non aveva assolutamente idea di quale opera stessero parlando! Evidentemente doveva essere stata composta mentre si trovava in Normandia; peccato che dal convento non avesse potuto aggiornarsi sulle nuove opere del momento! Cercò conforto in Nadir, che rimase tuttavia impassibile, doveva cavarsela da sola! E non aveva nemmeno il tempo di pensare alla fine che avevano fatto tutte le belle parole della sera prima! “Temo di non conoscerla monsieur! Vedete negli ultimi anni sono rimasta molto lontano dal mondo dell’opera!” provò a giustificarsi tormentando l’orlo della sua giacchetta.
Ma siete una cantante lirica o no?” chiese esterrefatto l’uomo. Andrè e Firmin trasalirono; vedevano già Christine tornare da dove era venuta e portarsi dietro Mr Y.
Il canto è tutto ciò che ho!” rispose decisa la ragazza sorprendendo tutti i presenti “Ma esistono molti posti dove cantare!
Maximilen inarcò un sopracciglio scettico “E ditemi mademoiselle: dove mai avreste cantato negli ultimi anni?
In convento; cantavo per gli angeli!
Il musicista si alzò dal seggiolino letteralmente furente “In convento? Cantando per gli angeli? Mademoiselle Rosebud questo è un tempio della musica! un faro che tra poco si accenderà per rischiarare l’intero continente e voi pretendete che io e tutti gli altri professionisti qui presenti ci prestassimo alle vostre prese in giro? Vi devo chiedere di uscire immediatamente da questa stanza!
Nadir sospirò: aveva sperato che la ragazza riuscisse a difendersi un po’ meglio ed ora si chiedeva come avrebbe fatto a tenere a bada il Visconte e tutti coloro che le avrebbero chiesto del proprio passato se non riusciva nemmeno a gestire un’aspirante direttore d’orchestra! “Sfortunatamente mademoiselle Rosebud dovette lasciare Parigi molti anni fa per un luogo più tranquillo!” spiegò con un ghigno mefistofelico che non ammetteva ulteriori domande “Purtroppo, sembra, che in quell’angolo di mondo dimenticato dagli uomini gli unici in grado di apprezzare la sua voce fossero gli Angeli!” proseguì in modo beffardo per diventare poi tremendamente serio, quasi minaccioso, mentre si accendeva un sigaro “Le motivazioni che spinsero Mademoiselle ad una simile scelta non sono affare che la possa interessare, ne sarà informato assieme a tutti gli altri al momento opportuno. Ma le assicuro che se non avesse talento non sarebbe la Prima donna!
Nella sala calò il silenzio: nemmeno i componenti dell’orchestra osavano muovere mezzo muscolo! Lo stesso Morrel era rimasto pietrificato, mentre i due direttori non imploravano mentalmente Dio che la situazione si risolvesse al più presto senza conseguenze. Gli unici che mante venano la calma, oltre al Persiano, erano Kelly sempre più incuriosita dalla stranezza di tutta la situazione ed il Maestro Reyer che con Carlotta aveva assistito a scene ben peggiori.
Vedo che non mi credete ragazzo!” ricominciò Nadir tra una boccata di fumo e l’altra “Bene! Sia! Facciamo una scommessa che dite?
Una scommessa? Questo è un teatro non un ippodromo!” rispose l’altro sprezzante.
Il Persiano rise “Siete tanto ingenuo da essere quasi divertente! Ascoltate: secondo me mademoiselle Rosebund sarà in grado di catare Habanera dopo aver studiato lo spartito per …” si interruppe un momento per uno dei suoi ampi gesti per fare finta di pensare “Cinque minuti. Se voi non riterrete la sue esibizione adatta all’Opéra potrete licenziarla. Ma se avessi ragione io vi dovrete astenere da qualsiasi commento sulla scelta del cast!” Le ultime parole sembrarono a tutti i presenti la minaccia di un losco figuro più che i termini per un accordo da gentiluomini.
Se siete tanto sicuro per me va bene!” acconsentì il musicista senza esitazione.
Licenziare mademoiselle D … Rosebud!?” urlò Andrè agitandosi tutto: la permanenza del soprano all’Opèra era fondamentale!
Sarà monsieur Morrel ad essere licenziato in tronco!” fece eco Firmin.
Morrel è solo uno studente, signori, non un dipendente del Teatro! Non credo sia nei vostri poteri farlo licenziare! E poi ha già accettato l’accordo.” ghignò divertito l’attendente.
Maximilien prese uno spartito da quelli posati sul tavolo e lo consegnò a Christine “Potete andare nella stanza qui accanto per concentrarvi. Avete cinque minuti per lo spartito ed altri cinque per riscaldare la voce. Appena rientrerete io suonerò e voi canterete.
Ma io n…” balbettò la ragazza prima che Nadir la prendesse per un braccio “Non fate la modesta mademoiselle! Venite vi accompagno.” Disse trascinandola fuori dalla stanza.
Io non conosco nemmeno la storia!” protestò la cantante appena furono soli.
Non c’è molto da dire: Carmen si innamora di Don Josè che per stare con lei è costretto a lasciare l’esercito. Quando la loro relazione finisce e lei si innamora di un altro, Escamillo. Josè le chiede di tornare assieme, lei rifiuta e lui la uccide. Adesso non perdete tempo.” E si chiuse la porta alle spalle, lasciandola sola con i fogli pentagrammati in mano.
Christine memorizzò lo spartito, come le aveva insegnato il suo Angelo molti anni prima, in pochi minuti poi si dedicò alla voce fino a quando Reyer non la chiamò.
Vi sentite pronta mademoiselle?” Morrel era già seduto al pianoforte mentre il Persiano guardava fuori dalla finestra per nascondere il sorriso da gatto capo-cattura-topi che gli piegava i lineamenti. André e Frimin si erano seduti su due poltroncine e tremavano entrambi per il nervosismo; anche l’altra cantante si era seduta ma era decisamente più rilassata dei due impresari. Tutti i membri dell’orchestra aveva posato gli strumenti e seguivano attentamente l’avvicinarsi del soprano al pianoforte.
Avrebbe importanza?” gli sibilò in risposta. Appena terminata l’esibizione, si sarebbe infuriata con Khan che l’aveva messa in palio come un cammello; ma ora aveva altro a cui pensare.
Come preferite! Due giri di accompagnamento saranno sufficienti!” ed iniziò a suonare.
L’amour est un oiseau rebelle
Que nul ne…
“No, no, no! Dovete cantare! Non parlare o sussurrare come adesso! Cantate mademoiselle! Vi chiedo troppo?
No … scusatemi!
Da capo! Ma sappiate che non vi darò una terza possibilità!” Appena finito di parlare riattaccò l’accompagnamento.
Christine chiuse gli occhi e respirò profondamente; si costrinse a pensare che nella sala non ci fosse nessuno se non il suo Maestro:
L’amour est un oiseau rebelle
Que nul ne peut apprivoiser,
Et c’est bien in vain qu’on l’appelle
S’il lui convient de refuser.

Rien n’y fait, menace ou prière.
L’un parle bien, l’autre se tait.
Et c’est l’autre que je préfère.
Il n’a rien dit mais il me plait.

L’amour! L’amour! L’amour! L’amour!
L’amour est enfant de Bohême,
Il n’a jamais jamais connu de loi.
Si tou ne m’aimes pas, je t’aime.
Si je t’aime, prends garde à toi!

Si tou ne m’aimes pas, si tou ne m’aimes pas, je t’aime,
Mais si je t’aime, si je t’aime, prends garde à toi!

L’oiseau que tu croyais surprendere
Battit d’aile et s’envola.
L’amour est loin, tu peux l’attendre.
Tu ne l’attends pas, il est là.

Tout atour de toi, vite vite,
Il vient, s’en va, puis il revient.
Tu crois le tenir, il t’evite.
Tu crois l’eviter, il te tient.

L’amour! L’amour! L’amour! L’amour!
L’amour est enfant de Bohême,
Il n’a jamais jamais connu de loi.
Si tou ne m’aimes pas, je t’aime.
Si je t’aime, prends garde à toi!

Si tou ne m’aimes pas, si tou ne m’aimes pas, je t’aime,
Mais si je t’aime, si je t’aime, prends garde à toi!

 
Prima amcora di riaprire gli occhi sentì i fragorosi applausi di tutti i presenti accompagnati da qualche ”brava” proveniente dall’orchestra.
Mademoiselle Rosebud vi devo chiedere perdono! Sono stato ingiusto con voi! Vi chiedo sinceramente scusa!” Morrel le si avvicinò applaudendo “Non c’è altro posto per la vostra voce se non il Palco del’Opèra!
Quindi adesso non avete rimostranze sul suo ruolo di prima donna?” Nadir intervenne prima che Christine avesse il tempo di rispondere.
Assolutamente no! Anzi temo di non scusarmi mai abbastanza per la mia arroganza!
Capisco che a muovervi sia stato l’amore per la musica; ma state tranquillo Mr Y è il primo a volere che in questo teatro lavorino solo persone di talento!” poi si avvicinò al ragazzo “Mi auguro che non ci saranno ulteriori interferenze sulla scelta del cast! Riguardo a Carmen credo sarà un grande successo e vi chiedo di trovare qualcosa che si adatti a mademoiselle Rosebud per l’inaugurazione.
Si certo! Sarà un piacere monsieur!
Quindi la prima opera che rappresenteremo sarà Carmen!?” chiese spaventato André senza essere considerato da nessuno dei presenti.
“Ora se volete scusarmi credo che mademoiselle abbia bisogno di riposo, sarà meglio che la accompagni al suo alloggio.” Disse l’uomo prendendo la ragazza per un braccio senza lasciare il tempo a chiunque nella stanza di pensare ad una risposta o un obiezione.

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Capitolo 10
*** Il Daroga di Mazenderan ***


Come mai siete tanto silenziosa mademoiselle? Pensavo che foste soddisfatta della vostra esibizione!
Christine si girò verso il Persiano senza parlare, solo i suoi occhi comunicavano l’ira profonda che attanagliava lo stomaco della ragazza, poi riprese a camminare lungo i corridoi del teatro.
Quindi … siete arrabbiata ed adottate la tattica del silenzio? Personalmente lo trovo un po’ infantile ma se a voi sta bene!” Commentò l’altro come se stesse parando ad una bambina capricciosa “Tuttavia non capisco perché siete tanto furente! Avete rivisto le Giry, i direttori, Reyer ed avete dimostrato di meritare il vostro posto nell’Opéra … non mi sembra che sia andata così male come primo giorno, non credete?
La ragazza smise improvvisamente di camminare, Nadir roteò gli occhi sospirando e si fermò a sua volta. Quando Christine provò a tirargli uno schiaffo lui le afferrò saldamente il poso e scoppiò a ridere sinceramente divertito “Siete una sorpresa continua mademoiselle! Non c’è che dire! Ma questo non è il luogo adatto per simili atteggiamenti! E poi non vorrete che dimentichi di trovarmi in un paese più civile della Persia?” disse con voce bassa e ferma, talmente tagliente da risultare minacciosa “Ora venite, vi porto al Grand Hotel.
Pensavo di poter alloggiare all’Opéra!
Quando i lavori saranno terminati.”stabilì perentoriamente prima di riavviarsi verso l’uscita dell’edificio seguito di malavoglia dalla donna.
Quando furono ai piedi della grande scalinata Christine si voltò un momento verso l’entrata riservata all’orchestra ricordandosi dell’appuntamento con Meg “Lasciate almeno che saluti Meg!” chiese al Persiano che roteò nuovamente gli occhi sospirando: se avesse lavorato per il salario quella sera avrebbe chiesto un aumento di stipendio! Ma tra lui ed Erik non c’era un “contratto di lavoro” nel senso tradizionale del termine; senza contare che l’altro non sarebbe comunque stato ben disposto ad una richiesta del genere: per come la vedeva Erik, Nadir lo doveva ringraziare solo perché poteva ancora camminare nel mondo dei vivi!
Mademoiselle se volete sopravvivere in questo mondo dovete imparare come e quando uscire di scena.” Rispose perentorio mentre tornava indietro di qualche passo per prendere il braccio della cantante ed essere sicuro che uscisse con lui. I due continuarono a camminare, valicarono la soglia del teatro e salirono nella carrozza che li aveva aspettati esattamente dove l’avevano lasciata prima.
Adesso non ci ascolta nessuno” incominciò distrattamente l’uomo osservando il panorama cittadino in movimento “Mi potreste dire come mai siete tanto furente con me. Non è solo perché io non vi piaccio vero?
Complimenti! Avete il fiuto di un segugio Daroga!” commentò sarcastica.
Non avete ancora visto nulla!” ghignò sotto i baffi; doveva ammettere che quando era di quanto umore la ragazza era quasi divertente! “Ma adesso rispondete: perché siete tanto ostile?” continuò postando il busto in avanti ed abbassando intensità ed altezza della voce.
Perché mi avete messa in palio come un cammello!” sibilò furente Chrisine.
Nadir tornò ad appoggiare la schiena al sedile imbottito con espressione pensierosa sula volto “Come un cammello dite? Se aveste mai visto il mercato di Istanbul o Bagdad sapreste che i cammelli valgono molto più di quel ridicolo siparietto!” sentendo quel commento la ragazza non poté trattenere una smorfia di disgusto, ma l’altro proseguì “Dovete capire mademoiselle che io non ho molto tempo da perdere e che quello che faccio ha sempre una buona ragione; anche se le vostre buone maniere vi impediscono di trovarla!
E qual’era la buona ragione di oggi?” chiese ironicamente.
Il vostro lavoro!” rispose lapidario con un cenno del capo “Tutto il resto della compagnia  stato scelto attraverso audizioni; o ha ricevuto una proposta migliore rispetto a quella del teatro dove lavorava fino a poche settimane fa. In poche parole si tratta di persone note nel mondo dell’arte su cui nessuno a dei dubbi. Ma voi no.” Spiegò calmo girandosi un sigaro tra le mani “Il ruolo di Prima donna dell’Opéra Garnier è stato affidato ad una cantante che nessuno a mai visto o sentito. Fino a quando non verrà rivelata la vostra identità voi sarete una perfetta sconosciuta che ha soffiato il posto ad un Qualcuno dal provato talento. Quale professionista avrebbe lavorato volentieri con chi si trova su uno dei più prestigiosi palcoscenici del mondo solo perché il mecenate del  teatro l’ha imposta? Se perfino Reyer aveva dei dubbi sulle vostre doti potete capire quanto la vostra posizione fosse precaria …
Voi non avevate dubbi, perché?
Perché, come vi ho già spiegato, Mr Y pensa che voi siate l’unica persona in tutta Europa adatta al ruolo di Prima donna.
E voi vi fidate così cecamente?”
L’uomo sorrise divertito: se lei avesse saputo di chi parlavano avrebbe fatto ugualmente quella domanda? “Perché non dovrei? Non solo stiamo parlando del mio principale, ma vi assicuro che su certe cose ha un occhio infallibile!” fece un’altra pausa per assaporare nuovamente il profumo del sigaro ancora spento “E poi anche se avessi avuto qualche dubbio non avrei certo potuto mostrarlo, non vi pare? Ad ogni modo stiamo divagando! Voi dovevate mostrare di meritare il vostro lavoro; che il trattamento di favore che vi è stato concesso non era ingiustificato e non potevo certo aspettare che i vostri colleghi lo apprezzassero dopo diverse settimane di prove! Anche perché non sarebbe mai accaduto: fin dal primo momento sareste stata oggetto di gelosie ed invidie che sarebbero solo cresciute con il passare del tempo. Certo non mi aspettavo che Morrel mi offrisse un’occasione simile appena arrivati … ma … non era Machiavelli a sostenere che la fortuna per metà è data da ciò che il Fato dispone per noi e per l’altra metà dalla nostra capacità di manipolare gli eventi?
Non saprei Daroga.” Rispose la ragazza disorientata per come il Persiano avesse manovrato tutti nella stanza con estrema facilità. “Immagino di dovervi anche ringraziare per il favore, vero?
Nadir inclinò la testa pensieroso accarezzandosi i baffi con due dita “Vediamo: non solo tutti sanno che siete una cantante di grande talento, e questo vi mette al riparo da spiacevoli illazioni, ma avete anche guadagnato due preziosi alleati …
André e Firmin?
Per il Cielo no! È già molto che quei due riescano a vestirsi da soli! Mi riferivo a Reyer e, soprattutto a Morrel. Vi ricordo che io non potrò essere sempre al teatro per farvi da balia o per ricordavi che dovete smettere di ringraziare inutilmente il prossimo!”  Appena terminata la frase la carrozza si fermò esattamente davanti all’ingresso del Grand Hotel; Nadir infilò il sigaro in una tasca interna del pastrano poi scese dalla carrozza e porse la mano per aiutare Christine che rimase ferma, titubante se accettare o meno. “Vi consiglio di scendere mademilesse Daaé! Altrimenti vi garantisco che vi prenderò di peso e vi porterò in spalla fino all’ingresso del vostro appartamento!
Non osereste!” soffiò la ragazza con smorfia inorridita.
Non siatene così sicura!” ammonì allusivamente, ma non troppo, il Persiano e Christine non ebbe altra scelta se non afferrare la mano e lasciarsi condurre al Grand Hotel.
Appena entrarono il direttore riconobbe immediatamente l’intermediario di Mr Y e si prodigò in elogi e salamelecchi mentre accompagnava gli ospiti nell’appartamento che era stato appositamente allestito per la nuova Prima donna dell’Opèra: camminarono lungo la hall per poi prendere un corridoio adornato da un pesate tappeto; ad un certo punto giunsero davanti a quella che a Christine sembrò una grande voliera per uccelli incastrata nella parete dove i due uomini entrarono senza esitazione.
Mademoiselle vi sentite bene?” chiese il direttore notando la sua espressione perplessa.
Nadir sospirò: oltre alla luce elettrica la ragazza non era nemmeno mai salita su un ascensore! Prese un braccio a Christine, un gesto elegante che non lasciava intravedere che in realtà la stava letteralmente trascinando nell’ascensore. “Purtroppo credo che il viaggio e l’arrivo all’Opéra vi abbiano stancata troppo mademoiselle! Ma non temete; sono certo che appena giunti in camera il direttore vi farà avere qualcosa per rinfrancarvi!” Christine storse il naso al cospetto di tanta ipocrisia ma nessuno le badò.
Oh si, si! Certo! Avevo già avvisato lo chef del vostro arrivo!” disse mentre chiudeva le porte metalliche ed azionava il macchinario. In pochi minuti raggiunsero l’elegante camera che il direttore mostrò con riverente e timoroso orgoglio: la stanza da letto, quella da bagno, il salottino e perfino il guardaroba erano stati sistemati secondo le rigide istruzioni di monsieur Khan. “Spero sia di vostro gradimento …
Si, è tutto esattamente come lo volevamo.” assicurò il persiano accompagnando le parole con uno dei suoi ampi gesti mediorientali “I gioielli sono arrivati?
Momsieour Van Cleef è personalmente arrivato questa mattina con gli ordini pronti. Li teniamo nella cassaforte del mio ufficio … lei capisce …
Naturalmente! Anche gli abiti sono tutti pronti?
Madame Grampayre li ha mandati ieri: quattro abiti da giorno, cinque camice, un intero guardaroba da notte, un cappotto, una pelliccia ed una stola; cappelli, guanti, due abiti da sera assieme a tutto ciò di cui mademoiselle Rosebud potrà avere bisogno. In oltre ci tiene a farvi sapere che sarà felice di realizzare qualsiasi altro ordine le farete.
Sarà mademoiselle a decidere se tenere la più prestigiosa sarta di Parigi o lanciare una nuova moda.” Commentò lapidario Nadir gelando l’entusiasmo del direttore, che fece un sorriso tirato e poi uscì promettendo che avrebbe immediatamente fatto arrivare qualcosa per Christine.
Christine si tolse i guanti ed il cappellino “Avete pensato proprio a tutto vedo.” disse mentre faceva un giro su sé stessa osservando nuovamente l’arredo del salottino. Non lo avrebbe mai detto ad alta voce, ma trovava ogni dettaglio della stanza assolutamente delizioso! Non riusciva a credere che una creatura orrenda come Khan avesse potuto fare un’opera così perfetta.
È il mio lavoro. E poi mi sono solo limitato a seguire le indicazioni di My Y. Vi piace?
La ragazza sussultò: “È stato davvero il vostro principale a disporre tutto così? È … è … sono senza parole!
Gli dirò che avete trovato tutto splendido.” Christine strabuzzò gli occhi “Il giorno in cui capirete che mentirmi o cercare di nascondermi qualcosa è assolutamente inutile i nostri rapporti diventeranno molto più facili, credetemi. Adesso riposatevi; passerò a prendervi domani mattina alle nove per portarvi all’Opéra.
Posso benissimo arrivarci da sola!
Vero, ma ci sono delle formalità da sistemare, qualche carta da firmare, e vorrei essere sicuro che …” rispose calmo e placido prima di essere interrotto bruscamente.
Che mi presenti? State tranquillo ho già accettato il lavoro!
L’uomo ghignò sotto i baffi “Questo lo so. Come so che sarete sempre puntuale alle prove e che farete di tutto per onorare il vostro Maestro.” Christine divenne improvvisamente pallida come un fantasma “Davvero pensavate che non lo avrei capito? Mi sottovalutate!” disse avvicinandosi con grandi falcate calibrate “Ma state tranquilla: conserverò anche questo segreto per voi! Domani ci saranno dei giornalisti dell’Èpoque e vorrei essere scuro che nessuno vi riconosca anzi tempo. Adesso devo andare ad avvisare Mr Y che siete a Parigi e degli eventi di questa mattina.” Iniziò ad avviarsi verso la porta ma si fermò prima di uscire: “Ovviamente non siete prigioniera: potete lasciare l’albergo se lo desiderate e passeggiare lungo i boulevard, basta che stiate attenta.” Terminata la frase uscì lasciando la cantante sola ed un po’ disorientata.
 Nadir lasciò velocemente l’albergo per dirigersi immediatamente agli Champs Elysee. A differenza dell’Opéra la villa di Mr Y era ordinata e silenziosa: una vera oasi di pace nel centro di Parigi! Peccato che il suo proprietario non l’apprezzasse! Da quando era arrivato passava tutto il suo tempo nei sotterranei, dove aveva allestito il suo laboratorio chimico, per riuscire a ricavare delle maschere da una particolare resina proveniente dalla Malesia che gli permettessero di mischiarsi perfettamente all’aristocrazia parigina. Era a buon punto, doveva solo calcolare meglio le percentuali di alcuni ingredienti perché l’oggetto non fosse troppo scomodo.
Entrato nella villa consegnò  il soprabito ed il cilindro ad un servo e si diresse direttamente ai sotterranei dove trovò Erik circondato da ampolle e bottigliette varie; si accese un sigaro ed iniziò a parlare fermandosi sulla porta: “Ti è piaciuta la sua esibizione?
Buona sera a te Daroga. È bello vedere quanto velocemente assorbi le buone maniere francesi.” rispose ironicamente Erik senza distogliere lo sguardo dal composto che bolliva su un piccolo fornelletto.
Cosa posso dire? Ho avuto un ottimo maestro!”
Sai Nadir? Alle volte penso che avrei fatto meglio a lasciarti nelle mani dello Scià!
L’altro rise “Non è vero e lo sappiamo entrambi.” S’interruppe per una boccata di fumo e poi ricominciò “Non mi hai detto se Lei ti è piaciuta?
Adesso fu Erik a rider; a ghignare per essere corretti “Non ti si può proprio nascondere niente Daroga! Ed io che temevo stessi perdendo il tuo fiuto!
Nadir ghignò soddisfatto “A dire il vero stavo tirando ad indovinare!
Avrei fatto decisamente meglio a lasciarti morire.

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Capitolo 11
*** Gli Inviti ***


AVVISO: caro Lettore scusa il ritardo ma sono di nuovo in periodo d’esami! Ti ricordo che in dieci anni le persone cambiano, specie se hanno vissuto esperienze drammatiche come essere quasi uccisi dal famigerato Fantasma dell’Opera e poi essere abbandonati dalla principessina in non più in pericolo per il suddetto Fantasma; quindi non stranirti troppo se non riconoscerai il giovane Visconte de Chagny! Tuttavia, a questo punto della storia, non sono sicura se mettere l’avviso OOC e ti chiedo di darmi la tua opinione in merito. Spero che il capitolo ti piaccia e che mi lascerai un piccolo commento. Buona lettura!
 
Il laboratorio che Erik aveva allestito nei sotterranei della sua villa era una stanza stretta e lunga, con le pareti in mattoni e la volta a botte; ampolle, bottigliette ed altri recipienti dalle forme bizzarre occupavano tutto il tavolo e le mensole inchiodate alle pareti. C’erano diverse candele e lampade ad olio ma la luce sarebbe stata poca per chi non fosse abituato all’oscurità. Nadir era rimasto sulla soglia, senza parlare, continuando a fumare il suo sigaro e ad aspettare una risposta; ma fu il primo a rompere il silenzio “Se dovessi fare ricorso al mio intuito direi che sei di ottimo umore, almeno rispetto al temperamento pessimo che hai mostrato nelle ultime settimane. Questo vuol dire solo due cose: sei riuscito a rendere perfette le tue maschere, ma in questo caso staresti suonando il violino.” un momento di pausa per una profonda boccata dal sigaro e qualche scenografico anello di fumo “Oppure che questa mattina sei entrato nell’Opèra dai sotterranei per sentirla cantare e la sua esibizione ti è piaciuta molto.
Erik inspirò profondamente, alzando la testa dal bollitore, prima di parlare “Nadir … la sua voce … è il canto delle sirene di Ulisse … è … mia! Io l’ho creata e forgiata! Io l’ho resa ciò che di più vicino esiste alla perfezione! Io dovevo sapere se era ancora come all’ora …
E cosa ne pensa il Maestro della sua allieva?” la domanda fu inevitabile, anche se detta molto disinteressatamente.
Che è cambiata. Tecnicamente è migliorata, ma ha perso in purezza ed innocenza.” Rispose l’altro ritornando dal composto che sobbolliva per girarlo.
Il persiano storse il naso “Mi chiedo chi debba ringraziare per questo!” ed il francese lo guardò in un modo che avrebbe fatto scappare in preda al terrore la maggior parte del genere umano “Non fare troppo lo spiritoso Daroga! Mi chiedo sempre cosa farebbe lo Scià se sapesse dove sono tua moglie e tuo figlio.
Lo stesso che farebbe a te se sapesse dove ti nascondi!” ricambiò l’altro con la stessa espressione e la stessa voce. Tra i rispettivi moniti c’era solo una differenza: Nadir non sarebbe riuscito a salvare Shams ed Anouche; mentre probabilmente Erik sarebbe riuscito a sparire senza lasciar traccia. Ma questo era un dettaglio di poca importanza: era stato Erik a salvare lui e la sua famiglia e, per quanto lo minacciasse, Nadir sapeva che non li avrebbe traditi. “Hai terminato il prototipo della maschera?
Quasi! Appena avrò individuato la giusta percentuale di bismuto (elemento chimico usato in cosmetica, nda) sarà pronto. Ancora qualche tentativo.”
Quindi posso iniziare a preparare gli inviti. Il debutto in società di Mr Y si avvicina.
Che evento esaltante.” Commentò glacialmente il francese spegnendo il fornelletto.
Nadir batté le mani con espressione fintamente rammaricata “Ma se tutta Parigi non aspetta altro che conoscere il ricchissimo e misterioso benefattore dell’Opéra Populaire ....” s’interruppe per una pausa di riflessione per ricominciare a parlare con voce molto seria “immagino che tu li voglia invitare tutti.
Gli angoli della bocca di Erik si piegarono in una smorfia particolarmente sadica “Oh Daroga non mi vorrai togliere tutti il divertimento?!
Anche i De Chagny?
Non essere sciocco: loro saranno tra gli ospiti d’onore!” ricordò palesemente eccitato all’idea di attuare il suo piano, prima che nella sua mente tornasse un dettaglio imprevisto “A proposito: il mio caro Angelo ti ha detto perché non ha sposato più il ragazzo?
Mhm … sembra che io e mademoiselle Daaé non andiamo molto d’accordo e per tanto non sia meritevole delle sue confidenze!” rispose l’altro con disinteresse.
Il fornelletto era stato spento ed il composto doveva essere versato nello stampo, operazione a cui Erik si apprestava a dare la massima cura fino a quando le parole del Persiano non lo fecero fermare e costrinsero la sua attenzione esclusivamente su di lui: “Da quando il Capo della polizia di palazzo dello Scià aspetta le chiacchiere di una donna? Pensavo che avessi sguinzagliato i tuoi informatori.
Amico mio quando capirai che poche cose sono più attendibili di ciò che una donna sceglie di dire o di non dire? Ad ogni modo quella notte erano tutto troppo presi a darti la caccia e non ricordano se il Visconte tornò nella sua tenuta da solo o meno.
Nemmeno i servi?”
Il persiano allargò le braccia sconsolato “I camerieri di questo Paese sono così affezionati ai loro datori di lavoro da avere le bocche cucite!
Erik sospirò mentre versava il composto nello stampo “Stai perdendo il tuo tocco Daroga.” Poi il Fantasma dell’Opera spruzzò la miscela che si raffreddava con il contenuto di un’ampollina alla sua destra ed aspettò qualche minuto. Dopo un ghigno di compiaciuta soddisfazione si infilò nel volto di Mr Y e si girò per mostrare al compagno il suo operato “Pensi che quegli sciocchi impomatati dell’alta borghesia parigina lascerà che mi unisca a loro?” chiese retoricamente.
Nadir si avvicinò per vedere meglio: il viso di Erik non portava più traccia della sua deformità; non c’erano incavi di osso o parti di pelle talmente tendente al verdognolo da sembrare putrescente. La maschera, realizzata con una particolare gomma vegetale si adattava perfettamente al viso ed i bordi erano praticamente invisibili. “Con questa non potrebbero chiuderti nessuna porta.”
In tal caso prepara gli inviti. Lo spettacolo sta per iniziare!” ghignò pregustando il dolce sapore della vendetta.

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Tre giorni dopo
 
Era una fredda ma soleggiata mattina quella in cui i più ricchi e potenti membri dell’aristocrazia parigina trovarono nella posta del giorno il biglietto con cui Mr Y si presentava alla società: era scritto con bella grafia elegante su carta molto spessa e bordata d’oro; portato a mano da valletti alla persiana con tanto di turbante. Le reazioni erano state delle più diverse: alcuni avevano riso di tanta eccentricità, altri avevano invidiato tanto sfarzo, qualcuno l’aveva ritenuta solo una forma di pubblicità, mentre per altri ancora si trattava semplicemente di un evento che avrebbe reso più sopportabile l’ozio dei gentiluomini; ma nessuno di loro avrebbe rinunciato a quella serata: rientrare nelle grazie di un uomo ricco come Mr Y poteva essere la fortuna o la sfortuna di tutti quanti.
 
Opéra Garnier
 
Maximilien aveva occupato ogni frazione del suo tempo libero per trovare una brano adatto alla voce di Christine e che fosse in grado di consacrarla in una sola sera nell’olimpo del bel canto. Dopo giorni seppellito nella biblioteca dell’Accademia Nazionale di Musica (visto che in quella del teatro mancavano ancora persino i mobili) aveva finalmente trovato ciò che faceva al caso suo ed ora correva per i corridoi ignorando le ballerine, i falegnami o i pittori che incrociava; preso dall’euforia del momento i suoi occhi tralasciavano perfino i componenti dell’orchestra che, dal canto loro, si limitavano ad alzare gli occhi al cielo e sospirare rassegnati. Quando raggiunse la cantante nel suo camerino era talmente raggiante da non accorgersi che due lacrime le rigavano il volto mentre fissava il grande specchio alla parete.
Mademoiselle Rosebud!” esordì aprendo la porta “Ho ciò che fa per voi! Finalmente ho trovato l’aria per l’inaugurazione!”
Christine si costrinse ad asciugare le lacrime e cercare di sorridere “Buon giorno monsieur Morrel. A cosa avreste pensato?
Non è stato affatto facile! La vostra voce è talmente sorprendente che meriterebbe delle composizioni su misura! Mademoiselle vi sentite bene? Sembrate più pallida del solito … se ho detto qualcosa che vi ha rattristato non era mia intenzione … il mio era solo un complimento …
Non è colpa vostra!” se l’aspirante direttore d’orchestra avesse conosciuto tutta la vicenda del Fantasma dell’Opera di certo non avrebbe parlato in quel modo, ma come poteva sapere che in passato un Angelo aveva composto per lei musiche degne dell’Empireo? “Il mio umore oggi è più malinconico del solito!” si giustificò con un sorriso triste “Ma vi prego: siete giunto nel mio camerino per dirmi qualcosa.
L’uomo aspettò un momento prima di rispondere, indeciso se fosse meglio proseguire o lasciare che Christine si sfogasse e riprovare successivamente; poi decise che magari cantare l’avrebbe aiutata: “La Canzone della Bambola di Hoffman … la conoscete?
Oh si!” finalmente un sorriso meno triste degli altri “Iniziai a studiarla con il mio Maestro molti anni fa …” poi si ricordò che era stata lei ad interrompere le lezioni e si rabbuiò nuovamente.
Siete sicura di sentirvi bene? Se volete vi faccio mandare qualcosa di caldo!” propose Morrel preoccupato.
Sto bene, non temete!
Vi sentireste di iniziare a provare il brano? Oggi l’orchestra prova con il balletto nella Grande Salle; i pianoforti sono tutti liberi!
Certamente monsier!”, così dicendo Christine afferrò la mano tesa del musicista ed insieme uscirono dal camerino. Mentre camminavano nei corridoi di servizio incrociarono il Persiano che confabulava con i direttori, che lo trattavano in modo ancora più riverente del solito. Christine e Maximilien respirarono profondamente: nessuno dei due aveva voglia di essere trascinato nella loro conversazione, ma entrambi sapevano che sarebbe stato inevitabile.
Mademoiselle Rosebud cercavo proprio lei!” Incominciò Nadir prima di aspirare una profonda boccata dall’immancabile sigaro ed ignorando l’altro.
Cosa vuole?” ripose acida Christine.
Mademoiselle non faccia così! Non sarete ancora arrabbiata con me per l’altro giorno?” ghignò divertito “Se non ricordo male il qui presente Morrel vi voleva licenziare ed ora gli tenete il braccio! Possibile che io meriti un trattamento tanto diverso? Non ho forse fatto in modo che nessun giornalista la incontrasse senza che questo incidesse sulle vostre prove?
Christine non rispose: Khan era una persona odiosa ma sapeva essere tremendamente utile! Fu invece Morrel a difendere la cantante “Mademoiselle non si sente molto bene questa mattina e non mi sembra che la vostra scortesia la stia aiutando!
Badate a come parlate … altrimenti …” con gesto imperioso Nadir fece segno ai due direttori di tacere e loro tornarono nel più totale silenzio: perché quei due idioti dovevano sempre immischiarsi in cose che non li riguardavano? Adesso iniziava a capire gli epiteti poco gentili con cui Erik li apostrofava! “Cos’avete mademoiselle?” domandò scrutandola attentamente, poi fece una strana smorfia e sospirò (qualsiasi cosa volesse dire tutti concordarono sul fatto che non dovesse essere nulla di buono!) “Avete pianto … e per almeno un ora …” prese il fazzoletto dal taschino e glielo porse con sufficienza “per fortuna non sono qui per ascoltare i vostri problemi ma per darvi questo!” come per magia dalla sua mano destra apparve una busta di carta molto spessa che il soprano afferrò irata ignorando il fazzoletto. Quando fu sicuro che ebbe letto l’invito s’infilò il cappello e fece per andarsene “Cercate di avere un aspetto più presentabile per il ballo!” intimò senza voltarsi.
Che individuo incivile!” commentò Morrel disgustato.
Quell’incivile ha permesso all’Opéra di essere ricostruita! Attento a come parlate di lui!” lo ammonirono André e Firmin quasi all’unisono ma senza eccessiva convinzione: sebbene il loro giudizio sul persiano non fosse molto migliore non avevano nemmeno il coraggio di pensarlo, quindi optarono per una ritirata strategica nel loro ufficio lasciando i due giovani al loro qualsiasi-cosa-stessero-facendo-prima.
 
Residenza degli Chagy
 
Questo è interessante … molto interessante …” commentò un Philippe de Chagny più annoiato del solito, il fratello minore spostò gli occhi dalla sua copia del Le Figaro rivolgendogli uno sguardo interrogativo “Abbiamo ricevuto un invito dal misterioso Mr Y. Organizza un ballo per conoscere Parigi e farsi conoscere.” spiegò per poi liquidare il cameriere che gli aveva appena portato la posta e commentare con aria di sufficienza “Come se non sapesse che tutta Parigi parla praticamente solo di lui da almeno un anno!”  
Pensi di andarci?
“L’invito è rivolto al Conte ed al Visconte di Chagny” disse sorseggiando il suo caffè “sarebbe scortese e controproducente se uno di noi mancasse!
IO non voglio avere più niente a che fare con l’’Opèra!” ribatté il minore stizzito dalla calma calcolatrice del fratello.
Ancora quella storia? Sono passati dieci anni! Lui è morto …
Lui NON è morto! Credimi! Potrà anche averlo cercato tutta Parigi, ma lui è ancora vivo da qualche parte!” sbottò il Visconte.
Vivo o morto non ha importanza! Né del tuo Fantasma né della tua fidanzatina si hanno notizie dalla Catastrofe! Non ti chiedo di tornare all’Opèra … anche se probabilmente saremo invitati al galà inaugura quindi inizia ad abituarti all’idea! Tutto ciò che devi fare è andare ad una festa, bere champagne e mostrare tutti i lati migliori del tuo carattere! Considerando che non si tratta di una bettola di Mon Matre ma della residenza più lussuosa degli Chapes Elysee e che il padrone di casa è una persona assolutamente rispettabile  credo che tu possa anche fare questo sacrificio!
Come fai a dire che Mr Y è una persona assolutamente rispettabile? Di lui non sappiamo assolutamente nulla! di lui nessuno sa nulla!
Fratellino da quando sei così sospettoso? Ad ogni modo non importa! Quello che so è che Mr Y è oscenamente ricco! C’è perfino chi sostiene che fabbrichi l’oro dal piombo come gli alchimisti! Senza contare che sembra avere conoscenze anche negli angoli più sperduti del mondo. Ma in qualunque modo abbia accumulato tanta ricchezza averlo come partner d’affari non potrebbe farci che bene!
Quindi è solo una questione di soldi?
Si è solo una questione di soldi, visto che sono quelli a pagare la tua seta, la tua colazione e le tue scommesse oppure le tue puttane.” Spiegò calmo come se stesse leggendo i titoli dei giornali. L’altro sgranò gli occhi e Philippe proseguì “Pensavi che non lo sapessi? So anche che hai degli strani gusti: devono sempre avere occhi azzurri e riccioli castani.
Rauol non aveva nulla da ribattere: suo fratello conduceva una vita molto più spregiudicata e dissoluta della sua, ma riusciva a mantenere il più totale segreto su tutto questo. Piegò il giornale e si alzò dal tavolo per uscire “Comunica a Mr  che sarò onoratissimo di prendere parte al suo ricevimento!” disse con un sorriso molto diplomatico, ma la voce era increspata dall’ira; poi si chiuse la porta alle spalle.  

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Capitolo 12
*** Titania ed Ippolita ***


AVVISO: caro Lettore scusa il ritardo! Adesso tutte le pedine sono al loro posto e la partita di Mr Y potrà finalmente iniziare. Sinceramente non sono molto soddisfatta di questo capitolo ma spero che ti piaccia. Ti lascio anche il link del balletto Sogno di una Notte di Mezza Estate: https://www.youtube.com/watch?v=Q3zzdCjVaZM Buona lettura, caro Lettore, e ricorda che se mi vorrai lasciare un commento mi farai solo piacere!
 
Antoniette Giry sapeva da diverse settimane che quel momento sarebbe arrivato e sapeva che la parte peggiore stava solo per iniziare. Percorse con espressione impassibile il tragitto che la portava nell’ufficio dei direttori e bussò con delicatezza alla porta.
Entrate Madame.” La invitò Firmin dall’intero e la donna eseguì.
Monsieour André, monsieur Firmin.” Li salutò educatamente con un cenno del capo “cosa posso fare per voi?
Madame Giry! Venite! Accomodatevi!” la incoraggiò Firmin indicando una sedia prima che André iniziasse a parlare “Sapete chi arriverà oggi?” la donna annuì e l’uomo continuò “Quindi immagino che sappiate perché vi abbiamo fatto chiamare?
Per aiutare Mademoiselle Nikolaevina ad ambientarsi all’Opèra.” Una risposta precisa e senza fronzoli, esattamente nello stile dell’insegnate di danza dell’Opéra.
Esattamente. Mademoiselle dovrebbe arrivare in questi minuti alla stazione accompagnata da monsieur Khan. Appena sarà qui le mostrerete il teatro, il suo camerino, il foyer della danza e tutti gli altri spazi che le potranno interessare; poi verrete da noi assieme a tutto il corpo di ballo perché abbiamo un annuncio da fare.” Spiegarono i due lanciandosi sguardi complici come se avessero trovato la migliore idea del mondo.
Annuncio?
André gongolò “Tutto a suo tempo Madame! Adesso andate! Non vogliamo sottrarla ancora ai suoi impegni.
La donna sorrise “Grazie signori, molto gentili. Appena avrò terminato verrò subito da voi.” Poi si alzò e lasciò l’ufficio con il sangue che le bolliva nelle vene. Erano stati André e Firmin a chiederle di tornare e preferirli al San Carlo; avevano promesso a Meg il ruolo di prima ballerina e poi, appena Mr Y aveva accennato qualcosa sulla Nikolaevina si erano completamente dimenticati di lei! M al diavolo quei due idioti: sua figlia si sarebbe ripresa il ruolo che le era stato rubato sul palcoscenico, sarebbe stato il pubblico dell’Opéra a consacrarla prima ballerina e nessuno avrebbe potuto opporsi!
Antoniette rimpianse che non fossero stati ricostruiti i passaggi segreti perché in quel momento le avrebbero fatto risparmiare un sacco di tempo prezioso. Uscì dalla parte amministrativa del teatro e raggiunse il palco che percorse in tutta la sua profondità, oltrepassando anche le quinte, per arrivare in quello che veniva chiamato Foyer de la Dance.
Scostato il pesante tendone, entrò nella stanza: una piccola stanza situata in fondo alle quinte completamente rivestita di lamina d’oro e talmente ricca di decori ed abbellimenti da poter risultare eccessiva per un ambiente normalmente dedicato alle prove delle ballerine. In passato quella stanza fungeva da luogo d’incontro non troppo segreto, ma abbastanza discreto, tra le ballerine ed i loro facoltosi sostenitori per cui tutta quella opulenza non era completamente inutile. Per ora era usata solo dalle ballerine che volevano provare con un po’ di tranquillità, ma dopo l’apertura sarebbe stato difficile non ritornare alle brutte consuetudini del passato. L’arredamento era costituito dallo specchio a parete con sbarra per gli esercizi e qualche sedia imbottita posta sotto le finestre che, se aperte, davano su muri ciechi.
Antoniette trovò la figlia che, invece di dedicarsi agli esercizi alla sbarra, conversava con Christine comodamente seduta su una poltroncina in velluto. Appena la ballerina vide il riflesso della madre nello specchio scatto in piedi, ma era comunque troppo tardi perché la donna si apprestava ad uno dei suoi famosi rimproveri: “Meg Giry non hai tempo per fare salotto! Mademoiselle Nikolaevina sta arrivando dalla stazione scortata dal solerte Khan.” Fece qualche passo avanti rendendo la sua espressione ancora più severa: “Come pensi di conquistare il posto che ti spetta se non ti eserciti come si deve? La Nikolaevina viene da teatro  Mariinsskij! Avrà sicuramente una tecnica perfetta! E tu … invece di allenarti, perdi tempo? Dimmi una cosa: ci tieni ad essere prima ballerina?
La ragazza impallidì di colpo. L’allenamento era stato solo momentaneamente interrotto non sospeso! Lei ci teneva al posto per cui era tornata a Parigi, ma non per questo avrebbe rinunciato a scambiare qualche parola con Christine! “Maman … io … io …”
È stata colpa mia!” Intervenne Christine “Sono arrivata solo da pochi minuti … volevo solo fare un salto prima di iniziare a provare con Morrel … io e Meg ci siamo viste così poco in questi giorni …” spiegò con aria innocente e pentita sperando di addolcire un po’ Madame.
“Non sono arrabbiata con te bambina.” La rassicurò con voce comprensiva prima di rivolgersi a Meg “Ma con mia figlia che potrebbe risponderti mentre si esercita. Quando è con me ci riesce benissimo!” le ragazze si sorrisero a vicenda e lei continuò “Adesso devo andare ad accogliere come si deve la nostra Prima Ballerina e mostrarle il teatro; poi ci sarà un incontro tra i direttori ed il corpo di ballo: André e Firmin hanno un annuncio da fare.
Che annuncio?” chiese Meg.
Non me lo hanno detto. Credo che abbiano avuto una delle loro solite brillanti idee.” Rispose alzando gli occhi al cielo, memore di quello che successe l’ultima volta che aveva visto gli occhi dei due scintillare in quel modo. “Adesso” ricorse al suo tono più autoritario, quello che non lasciava spazio ad obiezioni di alcun tipo, rivolgendosi prima alla figlia e poi alla figliastra “ricomincia dal riscaldamento. Niente “ma” Meg! E tu Christine fai in modo che non si distragga! E ricordale di non tenere il collo rigido. Dio solo sa se possiamo permetterci di sprecare tempo.” Le ragazze annuirono ed Antoniette, guardandole negli occhi, fu sicura che avrebbero fatto ciò che aveva detto; poi uscì.
Meg si sgranchì le braccia per poi ricominciare i suoi esercizi. Dopo un po’ Christine chiese: “Cosa intendeva Madame quando diceva che devi riconquistare il posto di Prima Ballerina?
L’altra rispose mentre continuava le estensioni alla sbarra “Quando André e Firmin sono venuti per ingaggiarmi avevo ricevuto un’offerta dal San Carlo che mi voleva come Prima Ballerina. Gli dissi che non sarei tornata a Parigi per nulla di meno e loro risposero che non c’erano problemi perché l’unico ruolo che Mr Y aveva imposto era quello di Prima Donna. Appena io e maman siamo arrivate abbiamo incontrato Khan che suggeriva, senza tuttavia imporla, per il mio posto Anastasia Nikolaevina, Prima Ballerina del Mariinsskij di Pietroburgo.” Si accorse che la sua voce si era alterata troppo e decise di fermarsi prendendo qualche respiro profondo per calmarsi “André e Firmin non si sono opposti per paura di perdere il nuovo ricchissimo mecenate. L’unica speranza era che la russa non accettasse e per un po’ ci abbiamo creduto: si diceva che fosse l’amante dello Zar ed abbiamo sperato che ciò bastasse. Ma sembra che nulla possa contro la fortuna di Mr Y … Adesso sono bloccata: il San Carlo ha trovato la sua Prima Ballerina e qui sono retrocessa … tutto ciò che posso fare è sperare che io piaccia più di lei al pubblico e che questo basti per riavere il posto che mi era stato promesso.
Mi dispiace Meg! Posso aiutarti in qualche modo?
La ballerina sorrise “Potresti venire ogni tanto mentre mi esercito: con te è più divertente che con maman!
 
La donna che il Persiano presentò a Madame Giry era molto alta, molto bella ed ogni suo movimento era armonioso ed aggraziato, anche dopo il lungo viaggio da Pietroburgo. Capelli color miele; occhi limpidissimi ed azzurrissimi; incarnato di porcellana: tutta Parigi sarebbe rimasta a bocca aperta nel vederla! Ed il ghigno compiaciuto del suo accompagnatore rendeva il tutto ancora peggiore. “Mademoiselle Nikolaevina le presento Madame Giry: una vera istituzione in questo teatro. Se avrete qualche problema vi consiglio di rivolgervi direttamente a lei. Adesso se mi volete scusare ho degli impegni che mi attendono.
Madame sfoderò un sorriso troppo cortese per essere sincero a cui l’uomo non badò “Non preoccupatevi monsieur; non vorrei essere d’intralcio ai vostri doveri!
Non si preoccupi Madame, incontrarla è sempre un tale piacere che vale qualche minuto di ritardo!” rispose con lo stesso sorriso ed una profonda riverenza.
A presto monsieur! Ci vedremo al ballo?” chiese la russa.
Non credo mademoiselle: non sono uomo adatto agli eventi mondani. Arrivederci signore.” Poi si allontanò per risalire in carrozza.
Dopo qualche momento Antoniette mostrò al nuovo acquisto della compagnia il teatro: la parte pubblica e quella riservata al personale per poi lasciarla con i direttori gongolanti mentre lei radunava il resto del balletto alla scalinata.
Quando furono tutti arrivati lo scalone era riempito dal brusio della compagnia, incuriosita dalla convocazione. André e Firmin salirono qualche scalino tenendo Anastasia sotto braccio.
 “Signore e signori siamo onorati di presentarvi Anastasia Nikolaevina, Prima Ballerina dell’Opèra Garnier!” tutta la sala rivolse lo sguardo sorpreso alla piccola Giry che dovette concentrarsi molto per mantenere un’espressione neutra. “Mademoiselle Anastasia viene da Pietroburgo e durante il Galà di inaugurazione ci presenterà la sua Odette di Čajkovskij con cui ha conquistato la Russia! Per celebrare il suo arrivo, alterneremo a Carmen il Sogno di un Notte di Mezza estate di Mendelsshon.” L’interruzione per l’applauso fu inevitabile e calcolata prima dell’assegnazione delle varie parti: la prima fu Titania, la regina delle Fate, che andò ad Anastasia; seguita da Oberon, Puck, i quattro giovani ed il cavaliere di Titania. Mano a mano che le parti venivano date l’agitazione di Meg saliva assieme al timore di essere esclusa dalla rappresentazione: solo quando Firmin arrivò ad Ippolita la ballerina poté tirare un piccolo sospiro di sollievo. I direttori completarono il loro discorso e sciolsero l’assemblea.  “Ippolita? Perché Ippolita?” chiese alla madre appena fu sicura che nessuno le sentisse.
Va bene così.” Rispose calma Antoniette mentre si allontanavano dallo scalone.
Ma perché? Ippolita compare solo per pochi minuti nel secondo atto! Come fai a dire che va bene?
Avresti preferito Ermia? Così saresti stata paragonata a Elena. E se ti avessero dato Elena ti avrebbero confrontato con Ermia. Ma Ippolita è la visione del sogno, non è paragonabile a nessuno degli altri ruoli femminili se non, forse, proprio Titania. Credimi bambina: è proprio quello che fa per noi! Strappa più applausi della Nikolaevina, conquista il pubblico e rispediscila da dove è venuta!
La piccola Giry sospirò: forse sua madre aveva ragione ed anche se sarebbe stata in palcoscenico solo per pochi minuti poteva essere l’occasione per dimostrare quanto valeva e che meritava il posto di Prima Ballerina.
Le due donne continuarono a camminare lungo uno dei corridoi ignare che qualcuno aveva ascoltato la loro conversazione con un sorriso divertito.

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Capitolo 13
*** Preparativi ***


AVVISO: caro Lettore rubo un po’ del tuo tempo solo per alcune precisazioni. L’idea della colla per i guanti non è mia, ma la lessi molto tempo fa in un libro e mi colpì molto, mentre i gioielli che indossa Christine sono ispirati a gioielli veri: la collana apparteneva all'Imperatrice Sissi, mentre la tiara faceva parte della collezione Romanov e purtroppo andò perduta durante il periodo comunista. Come al solito spero che il capitolo ti piaccia e che mi lascerai un commento o una piccola recensione. Buona lettura caro Lettore.
 
Parigi era in totale fermento, ormai mancava meno di un giorno al ballo di Mr Y e tutti gli invitati avevano fatto a gara con i migliori sarti o gioiellieri per mostrare tutta la propria ricchezza. Qualcuno aveva sostenuto si trattasse del ritorno del Re Sole e nemmeno i più repubblicani di Francia ne sembrarono infastiditi. Tutti avevano sguinzagliato i propri servitori più fidati per scoprire qualcosa sul loro ospite: avevano rinunciato a trovare la fonte della sua ricchezza, adesso l’attenzione si era concentrata sui piccoli dettagli della sua vita: cavalli, scherma, se leggeva dei giornali e quali, donne, i suoi acquisti, il modo in cui aveva arredato casa e tante altre a dir poco futili curiosità che avevano fatto dubitare Nadir della sanità mentale dei parigini; ma come al solito nessuno era riuscito a scoprire nulla. L’unico risultato fu la crescita esponenziale delle dicerie e della curiosità. Anche del ballo nessuno era riuscito a scoprire nulla: erano stati chiamati i migliori fioristi, chef, pasticceri, sarebbe stato servito lo Champagne più raffinato e le prelibatezze più esotiche; ma nessuno aveva anticipato mezza parola; si erano limitati a dire che il padrone di casa voleva lasciare tutti senza fiato, o qualcosa del genere. Le gentildonne furono divorate dall’ansia perché non sapevano quale dovesse essere il colore più appropriato per il loro vestito, mettendo a dura prova la pazienza dei loro sarti di fiducia, ed i gentiluomini avevano passato ore ed ore con un bicchiere di cognac in mano pensando a come accattivarsi la simpatia di Mr Y. Adesso tutta quella attesa stava per finire e l’occupazione principale dell’aristocrazia era di essere quanto più splendente possibile.
C’era solo una persona che non era stata contagiata da quell’ebbrezza collettiva: Christine. Ogni giorno che la avvicinava al ballo era un giorno che l’avvicinava a Raoul ed alla possibilità di essere riconosciuta, e questo pensiero la faceva agitare sempre di più. Il Persiano l’aveva rassicurata in quanto si trattava di un ballo in maschera e che, comunque, sarebbero stati tutti troppo impegnati a ficcanasare in giro per prestarle attenzione; poi aveva cercato conforto nel solito sigaro perché lei aveva completamente ignorato le sue parole. Non le importava di non sapere quale sarebbe stato il suo costume (sebbene avesse perso il conto delle prove dalla sarta e delle volte in cui questa avesse scosso la testa lasciando scendere gli occhiali dal naso prima di rifare tutto), o del comportamento del Persiano che diventava ogni giorno più eccentrico. La terrorizzava restare per tutta la sera in balia di persone che avrebbero potuto riconoscerla in qualunque momento; in oltre era sicura che anche indossando un costume da orso Raoul l’avrebbe trovata immediatamente. Per fortuna c’erano Meg e Madame che avevano promesso di non lasciarla sola nemmeno un momento. A dire il vero anche André e Firmin avevano rassicurato la giovane sul loro incondizionato aiuto ma Antoniette le aveva fatto notare che loro avrebbero avuto tutto da guadagnare se la sua identità fosse stata rivelata: tutti, indipendentemente dal ceto sociale, sarebbero stati disposti a pagare fior, fior di Franchi per vedere se l’allieva del Fantasma dell’Opera aveva ancora la voce leggendaria che narrava la storia. Alla povera fanciulla non restava che sperare.
Fate presto mademoiselle! Non ho tutto il giorno da dedicarvi.”  Nadir entrò nel camerino di Christine spalancando la porta senza darle il tempo di dire o fare qualsiasi cosa per opporsi. La ragazza si stava cambiando e rimase a bocca aperta: era nascosta da un paravento ma tanta maleducazione era inconcepibile! “E se vi è possibile cercate di non essere così bigotta! Vi assicuro che vedervi senza vestiti non mi alletta.”
Potevate rimanere fuori Daroga!” protestò stizzita.
Sono spiacente ma devo chiedervi di fare presto. La sarta ed i preparativi per questa sera vi reclamano; ed io devo sistemare alcune cose prima del ballo.” Rispose serafico l’uomo accendendo un sigaro.
Dopo qualche minutò Christine apparve senza dire una parola ma la rigidità del volto era più che sufficiente. Lo straniero le fece un sorrisetto sinistro da gatto furbo: “Cara mademoiselle davvero non capisco perché vi comportiate sempre con tanto astio nei miei confronti!
La cantante si infilò il cappellino e la sciarpa, solo quando Nadir si alzò per aiutarla con il soprabito parlò “Davvero? Io mi chiedo come nonostante tutto il vostro intuito, Daroga, non ci siate arrivato!
L’altro rise come se la donna avesse raccontato la più divertente delle storielle: “Ma quando siete arrabbiata avete un formidabile senso dell’umorismo.” Lei lo guardò bieco senza suscitare alcuna reazione “Adesso dobbiamo andare: queste sopracciglia contratte non si addicono una sera di festa!” Le offrì il braccio e lasciarono l’edificio: dopo un mese dall’arrivo della nuova soprano tutti si erano abituati a vederla scortata dal Persiano ed ormai non facevano più caso alla differenza tra l’aria divertita dell’uomo e la malcelata repulsione della ragazza; così i due raggiunsero la carrozza senza essere disturbati da nessuno.
Madame Grampayre vi sta già aspettando; quando avrete finito io tornerò con i gioielli e poi vi accompagnerò personalmente al ballo. Ma state tranquilla vi lascerò alla compagnie delle Giry, che so si sono offerte di restarvi vicino per tutta la sera.” Spiego disinteressato osservando i passanti dal finestrino.
Posso andare da sola al ballo se per voi è un tale incomodo!” Poi si morse le labbra costatando che la risposta le uscì di bocca troppo velocemente e con troppa agitazione.
Nessun’incomodo carissima mademoiselle Daaé: considerando che la festa è data dal mio principale non credete che dovrei quantomeno presentarmi per controllare che si svolga tutto come progettato da Mr Y?” Il Persiano aveva parlato come se dovesse spiegare la più ovvia delle cose al più sciocco dei bambini senza distogliere gli occhi dal finestrino e facendo infuriare ancora di più Christine che decise di non rivolgergli più la parola fino alla fine del tragitto. Giunsero da Madame Grampayre nel più assoluto silenzio, Nadir scese dalla carrozza per primo e poi aiutò la ragazza a scendere e la condusse nell’atelier.
Mademoiselle Rosebud la stavamo aspettando!” appena varcata la soglia la sarta si avvicinò con tutta la premura che una cliente dal plafond illimitato richiedeva. Non era molto alta, ma almeno era esile; aveva le labbra sottili ed il naso importante ma senza essere sproporzionato con il resto del viso che era incorniciato dai capelli nerissimi elegantemente raccolti. “Monsieur Khan è un piacere vederla!” il saluto all’uomo suonò meno convinto, ma era pur sempre lui che pagava.
Il piacere è tutto mio madame Grampayre.” Disse l’attendente esibendosi in un profondo inchino. “Il vestito ed il resto sono pronti?
La donna sorrise compiaciuta: “Esattamente come li avete richiesti. In oltre mi sono permessa di chiamare il parrucchiere della signorina senza bisogno che per l’acconciatura andiate al Grand Hotel.
Non avreste potuto fare di meglio madame. Ritornerò alle sette e mezza con i gioielli e decideremo gli ultimi dettagli.” Così dicendo il Persiano fece una riverenza ed uscì a passo svelto dal negozio.
Senza perdere tempo madame Grampayre prese Christine per il braccio e l’accompagnò nel camerino: la sarta non era una donna di molte parole ma era particolarmente fiera del vestito che aveva preparato e, suscitando lo stupore delle sue dipendenti, non era riuscita a trattenersi elogiando l’abito e Christine, prevedendo che sarebbe stata la più bella della serata. Il soprano la guardò stranita per un momento: perché mai tutti sembravano dimenticare che lei ignorava praticamente tutto di quel dannato vestito? Non ne sapeva nemmeno il colore! Durante la prova per scegliere i tessuti le avevano fatto provare una quantità di stoffe tale che aveva perso il conto dopo il primo quarto d’ora; senza contare che madame Grampayre e Khan avevano confabulato per tutto il tempo senza dirle niente! Come potevano adesso parlare in quel modo? Decise di lasciar perdere e si lasciò vestire, pettinare ed acconciare come una bambola di porcellana.
Prima il parrucchiere manipolò i suoi ricci castani e li acconciò in trecce e raccolti, poi venne il turno delle sarte ed in fine una ragazza che non aveva mai visto si occupò del trucco. Le operazioni di vestizione richiesero una quantità di tempo che le sembrò infinito, ma quando si guardò allo specchio stentò a riconoscersi: i capelli erano sistemati in un mezzo raccolto con delle trecce laterali lasciando che una cascata di boccoli le ricoprisse le spalle. L’abito da sera trasmetteva una sensazione di leggerezza, camuffando perfettamente il busto e le sottogonne; il broccato di seta verde con minuscoli fiorellini ricamati era sorprendentemente morbido e luminoso.
Noto che almeno il vestito vi piace.” Nadir entrò nel camerino senza prendersi il disturbo di bussare o di togliersi il pastrano recando in mano una scatola in pelle dall’aspetto molto resistente.
È talmente bello da farmi quasi dimenticare che voi ignorate cosa sia l’educazione!” La ragazza si ricordò appena in tempo di essere ancora in collera con l’uomo.
Voi francesi siete sempre così presi dalla vostra ossessione per le buone maniere e le cose belle da dimenticare che la bellezza o l’amicizia risiedono anche altrove.” Questo era un vero colpo basso, ma le ex guardie di palazzo dello Scià devono pur divertirsi qualche volta. Lei impallidì improvvisamente, cercando sostegno nella parete, e Nadir la condusse alla poltrona più vicina “Non vi sentite bene mademoiselle? Volete del brandy? O del cassis magari? Oppure preferite qualcosa da mangiare? Sembra che abbiate visto un fantasma tanto siete pallida!
No … sto bene … sarà l’ansia …” provò timidamente sperando che bastasse. L’uomo assunse un’espressione meditabonda per qualche istante prima di parlare con il suo solito tono non curante: “Si sarà sicuramente l’ansia. Immagino sia comune per gli artisti prima di un’esibizione. Vi farò comunque portare qualcosa da mangiare; voi siete Cerere, non Proserpina rapita da Ade.” Dette queste parole uscì per tornare poco dopo accompagnato da madame Grampayre che reggeva un vassoio in mano.
Mademoiselle Rosebud come vi sentite? Vi ho portato un po’ di crostata e del cognac. Mi dispiace ma non sono riuscita a procurarmi altro!” la donna si era avvicinata a passo svelto appoggiando il vassoio accanto a Christine, mentre Nadir era rimasto sulla porta osservando divertito. “Riuscite a respirare? Volete che allentiamo il corsetto?” continuò la sarta che iniziava a temere più per la sua creazione che per la ragazza.
No grazie madame! Mi sento già meglio.
Bene. Ma le vostre gote pallide hanno bisogno ugualmente del cognac.” E la povera Christine si trovò con il bicchiere di liquore in mano senza avere possibilità di rifiutarlo; si limitò a bagnare le labbra ma per madame Grampayre fu sufficiente e lasciò la sala rassicurando che sarebbe tornata dopo poco con i guanti.
Nadir approfittò per aprire la valigetta: come un attore consumato, o un gatto che gioca col topo, lo fece senza dire una parola costringendo Christine ad essere sopraffatta dalla curiosità ed alzarsi dalla poltrona. Ciò che vide la lasciò a dir poco senza fiato: l’attendente stava estraendo con estrema cura dei gioielli che avrebbero fatto invidia a qualsiasi testa coronata d’Europa. Madame ritornò con i guanti, un flacone in vetro scuro ed una spugna senza farsi turbare dai preziosi adagiati sul tavolo.
“Possiamo iniziare?” chiese il Persiano muovendo una mano per sottolineare la sua urgenza. La sarta annuì e poi chiese a Christine di iniziare ad infilarsi i guanti ma prima che li srotolasse lungo il braccio le fece segno di fermarsi. “Aspettate devo mettervi la colla sul braccio.” Spiegò come se fosse un passaggio ovvio.
Colla?
Certo! Non vorrete mica passare tutto il ballo a tirarvi su i guanti come metà delle gentildonne di Parigi?” disse la donna mentre scoperchiava il vasetto e vi intingeva la spugna prima di picchiettarla sulle braccia della ragazza poco sopra al gomito “Adesso potete srotolarli.
Lei obbedì perplessa: “Ma poi come farò a togliermi i guanti?
Non preoccupatevi si tratta di una colla leggera. Quando tornerete in albergo vi basterà bagnare il guanto con un po’ d’acqua tiepida e lo potrete sfilare senza problemi.” Chiarì il Persiano “Adesso alzate le braccia.” Lei eseguì e l’uomo le infilò due bracciali  decisamente pesanti. “Fate un passo avanti.” Ordinò prima di appuntarle una spilla sul bordo della scollatura dell’abito provocando un moto d’indignazione nelle due donne. Poi fu il turno della collana, ed in fine di una tiara raffigurante spighe di grano, foglie e fiori. Tutti i gioielli erano di diamanti ma i pezzi più pregiati erano la collana e la tiara: il primo era un girocollo con dei pendenti a goccia che diventavano sempre più grandi mano a mano che ci si avvicinava al centro; nell’altro la lavorazione del diadema lasciava letteralmente a bocca aperta: spighe, foglie e fiori erano stati ricreati in modo perfetto con diamanti di diverse dimensioni mentre gli steli erano in finissimo oro bianco, al centro era posizionata una pietra dalla purezza incredibile.
Non posso indossarli … per me sono troppo ….” mormorò la cantante sopraffatta da tanto splendore.
Nadir roteò gli occhi chiedendosi quando quella fanciulla sarebbe diventata meno ingenua e poi rispose con estremo disinteresse mentre richiudeva la valigetta “Mr Y non la pensa come voi. E per mia fortuna devo preoccuparmi più di lui che di voi.” Poi le offrì la mano “Adesso dovremo andare Mademoiselle. Parigi vi aspetta.
Consapevole di non avere molte altre scelte la ragazza prese quella mano tesa e sentì qualcosa premerle sulle spalle: la sarta le aveva sistemato un pastrano molto caldo coordinato con l’abito, la ringraziò ed uscì scortata dal solerte attendente.
 
Residenza Chagny
 
Philippe scese le scale indossando un costume da conquistatore delle Americhe corredato di corazza (un vecchio cimelio di famiglia che aveva trovato una buona ragione per uscire dalla soffitta) diretto alla biblioteca dove sapeva di trovare il fratello sicuramente intento a fare qualcosa di molto noioso. “Ma non sei ancora vestito? Manca poco all’inizio del ballo!
Raoul alzò gli occhi dal libro che stava sfogliando “Non serve molto per infilare un completa da sera.
Ti ricordo fratellino che si tratta di un ballo in maschera; non basta certo il solito completo. È sorprendente come alla tua età ti debba ancora spiegare tutto!
Il minore scollò le spalle ricominciando a leggere “Perché no? Potrei travestirmi da gentiluomo parigino!
Alle volte sai essere davvero disarmante! Fortuna che a te penso sempre io!” il conte di Chagny sonò il campanello e dopo pochi istanti entrarono due valletti con una grande scatola bianca in mano. Il visconte sospirò chiudendo il libro e chiese di cosa si trattasse. “Ma è ovvio: del tuo costume da principe azzurro! In fondo è una parte che ti riesce sempre molto bene.” Poi so rivolse ai camerieri “Forza vestitelo! E mi raccomando: lo voglio splendente!
Raoul accantonò definitivamente il volume che aveva ancora in mano e seguì i camerieri che lo avrebbero aiutato durante la vestizione mentre Philippe sorrideva compiaciuto: quella sera tutti avrebbero visto ed ammirato la classe, l’eleganza e la nobiltà di una delle più antiche famiglie di Francia! E nemmeno l’arricchito forestiero che dava il ballo avrebbe potuto competere!

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Capitolo 14
*** Paper faces on parade ***


Le fiaccole che illuminavano la villa erano visibili lungo tutti gli Champes Elysee, rischiarando la notte quasi a giorno. Quando la carrozza che trasportava Christine e Nadir si fermò il ricevimento era già iniziato e la maggior parte degli invitati arrivata.
Il Persiano piegò labbra in un sorriso pregustando gli eventi della serata: “Si va in scena mademoiselle Daaé. Siete pronta?
La ragazza sospirò e fece per torcersi la mani ma si ricordò dei guanti appena in tempo “Cambierebbe qualcosa?
L’altro scrollo le spalle “Probabilmente no.”
Abbassò lo sguardo sospirando rassegnata  per qualche secondo di riflessione “Immagino dovremo andare.” L’uomo annuì poi scese ed aiutò la cantante, i cui movimenti erano un po’ limitati dal sontuoso abito.
Appena Christine alzò gli occhi e vide giardino e dimora illuminati da centinaia di fiaccole e sentì che le gambe le venivano meno per lo stupore: senza che lei se ne fosse minimamente accorta la carrozza aveva costeggiato una fontana circolare su più livelli raffigurante le varie creature del mare, vere o mitologiche, con tantissimi zampilli diversi. Piccole torce costeggiavano le camminature, lo scalone che conduceva all’ingresso o erano appoggiati sui davanzali delle finestre. La villa era molto elegante: costruita in pietra bianchissima; aveva una specie di torretta centrale con quattro piccole guglie gotiche sugli angoli, i balconi e le finestre erano ornati da finte colonne ed elaborate ringhiere ricche di volute.
Chi vi ha insegnato a rimanere a bocca aperta in questo modo quando scendete da una carrozza?” sbuffò l'attendente ancora memore dell’arrivo all’Opéra: alzò gli occhi al cielo sospirando chiedendosi come facesse a rimanere imbambolata davanti ad ogni edificio che vedeva quando all’improvviso ebbe l’impressione di scorgere due luci gialle fissarli dalla torre centrale che lo riportarono bruscamente alla realtà.
Oh, scusate!” esclamò l’altra ma lui non le sentì nemmeno e si mise a frugare sotto il mantello per estrarne una maschera “Tenete. Non potete presentarvi ad un ballo in maschera senza.”  Il soprano afferrò l’oggetto perplessa “Ma voi non ne indossate una?
Nadir rise divertito “Io non sono un invitato. E poi, per quanto i parigini siano degli ottusi, dubito che una maschera mi aiuterebbe a nascondere la mia identità.” Christine annui e portò la maschera davanti agli occhi, poi prese la mano che l’attendente le aveva offerto e si diresse all’interno.
Il giardino illuminato ad arte era stato solo un assaggio del lusso e dell’eleganza della casa: elaborati lampadari di cristallo pendevano da soffitti splendidamente affrescati o struccati, sulle pareti facevano bella mostra della loro preziosità arazzi, specchi e quadri dai soggetti più diversi o tendaggi pregiati; sedie, comode, tavoli e divanetti sembravano presi da tutte le regge d’Europa, mentre i marmi antichi su cui gli invitati camminavano erano talmente lucidi che questi ci si potevano specchiare. Nel vestibolo furono accolti da due valletti vestiti alla persiana che presero i soprabiti ed il cilindro di Nadir porgendogli un turbante color crema con ricami d’oro ed una grande spilla di smeraldo sulla fronte. Christine osservò più attentamente l’uomo e vide che sotto al pastrano non indossava uno dei soliti completi neri, ma abiti mediorientali riccamente decorati. “Pensavo che non avreste preso parte al ballo!
Vi ho detto che non sono stato invitato, ma dovrò comunque essere presente per controllare che tutto si svolga come Mr Y desidera.” spiegò come se la cosa fosse la più ovvia del creato.
L’altra aggrottò le sopracciglia “Quindi … il vostro non è un costume … se ho capito bene.
Vedo che iniziate a ragionare! Se il turbante e la cintura fossero porpora ed avessi la mia sciabola indosserei l’alta uniforme, ma così è solo un abito più comodo delle vostre giacche con panciotto coordinato.” Rispose con non curanza ed una leggera nota di disprezzo nelle ultime parole. La cantante non fece molta fatica ad immaginare l’uomo che scortava lo Scià con espressione arcigna pronto a sgozzare possibili sicari nascosti dietro qualche colonna come fossero capretti. Istintivamente il poco sangue che le arrossava le gote sprofondò alle caviglie ed indietreggiò di un passo senza nemmeno accorgersene. Khan rise sonoramente prima di avvicinarsi e sussurrarle in un orecchio mettendole i brividi: “Non vi avrò spaventata per così poco mademoiselle?” l’altra negò con la testa ma le mani iniziavano a tremare “Voi riuscite sempre a rallegrare le mie giornate! Suvvia, vi avrò ripetuto che non mi dovete temere! Ve lo dissi: la Francia è un paese molto più civile della Persia e dubito che mi fornirà l’occasione mostrare ciò che in Persia è normale vedere.” Il modo in cui pronunciò le ultime parole fece capire a Christine che la corte dello Scià doveva essere un luogo molto più spietato di quanto avesse immaginato. “Adesso cercate di riprendere colore e di assumere un’espressione adatta ad un ballo. Dopotutto è così che ci si comporta nei giorni di festa; o sbaglio?”
La ragazza abbassò gli occhi per l'ennesima volta: non sapeva se temere il suo accompagnatore, compatirlo per il suo passato o infuriarsi perché continuava a trattarla come una bambina. Sospirò pesantemente per rilasciare la tensione e si sforzò di sorridere, probabilmente Khan non le avrebbe permesso di fare nulla di diverso, tanto valeva adattarsi! “Possiamo andare.” Il Persiano non perse altro tempo e la scortò lungo il sinuoso scalone che conduceva alla sala da ballo.
Oro sulle pareti; oro degli stucchi dell’elaborato soffitto ed altro oro nel vetro dei lampadari. Christine, come tutti gli invitati, pensò di essere stata catapultata nel castello di re Mida. Non che non fosse abituata a decori del genere (era pur sempre cresciuta negli ambienti dell’Opéra!) ed il salone non era certo più grande del Grand Foyer, ma era tutto talmente ricco e splendente, senza cadere nell’inutile ostentazione, da lasciare chiunque a bocca aperta. Il soffitto, dal quale pendevano tre enormi lampadari, raffigurava diversi personaggi mitologici contornati da volute di stucco in rilievo; le tappezzerie sembravano brillare di luce propria nel loro verde dorato e si intonavano perfettamente alle cineserie delle specchiere sotto le quali si alternavano consolle e divanetti. Il salone aveva forma rettangolare e su uno dei lati lunghi due porte conducevano in una sala con dei divanetti rialzati dove le dame potevano conversare tra un valzer e l’altro; sul lato opposto, specularmente, atre due porte portavano al terrazzo rischiarato e scaldato da pesanti bracieri. L’orchestrina era stata sistemata sul lato corto di fronte alla porta d’ingresso. L’intero spazio era occupato da coppie che volteggiavano ilari tanto che Nadir dovette faticare un momento per scorgere le Giry sedute su un divanetto.
Che meraviglia! Ci sono proprio tutti!” gongolò il Periano.
Tutti chi?
Per quanto si siano camuffati sono sempre perfettamente riconoscibili.” Iniziò a spiegare divertito indicando i vari invitati mano a mano che li nominava “André è vestito da soldatino di piombo, mentre il suo compare da giullare. Madame Giry non ha abbandonato il suo amato nero, la vedete sotto il secondo specchio accanto alla figlia vestita da …. Ah ma certo! Fiocco di neve! La signorina Cambell è il pavone che conversa amabilmente vicino all’orchestra; mentre la Nikolaevina è il grazioso fiore che balla al centro della stanza. Manca solo Reyer che in sua vece ha mandato il giovane Morrel: il bel marinaio che fa la corte alla principessina di qualche regno incantato vicino alla finestra.”
C’è anche Raoul?” sussurrò cercando di reprimere il desiderio di fuga.
Per ora vedo solo suo fratello. Sta ballando vestito da conquistatore delle Americhe con la baronessa de Poligny. Probabilmente il giovane visconte è nella stanza accanto che tiene compagnia a qualcuna delle invitate.
La cantante non fu molto rassicurata, ma almeno se Raoul era con qualcuno c’erano meno possibilità che la riconoscesse. “E Mr Y?”
Sono appena le dieci, è ancora presto per la sua entrata in scena! Adesso andiamo, il tempo a mia disposizione non è infinito e nemmeno la pazienza della vostra cara Madame.” Sentenzio il Daroga mentre raggiungevano le due ballerine “Ricordate di tenere la maschera sul viso, se tenete al vostro anonimato.” Lei alzò quindi la stecca che reggeva la mascherina giusto prima che mazza sala si voltasse per vedere chi era l’ospite talmente importante da essere accompagnata dall’attendente del padrone di casa. “Sorridere, respirate con calma e ricordate che finché siete dietro quella maschera siete una dea greca e che le divinità non parlano con i mortali. Se farete così andrà tutto bene.” Giunti al divanetto il Persiano si congedò con un inchino e poi sparì velocemente tra la folla.
“Oh Christine!” esclamò Meg a voce alta, costringendo sua madre a darle un colpetto di ventaglio sulla spalla per ricordarle di non attirare l’attenzione, “Come sei bella! E … quanti diamanti!” proseguì quindi sussurrando “Perché non mi hai detto che il tuo costume sarebbe stato tanto bello?
Perché nemmeno io sapevo che costume sarebbe stato. L’ho scoperto solo oggi pomeriggio.
Deve’essere stata sicuramente un’idea di Khan.” Commentò Madame storcendo il naso e la cantante annuì.
E che costume sarebbe?” chiese la bionda curiosissima.
Cerere, dea greca della fecondità.” Spiegò indicando la corona.
Di sicuro è l’abito più sfarzoso della serata … Sarà difficile che nessuno ti noti o che non ti chiedano un valzer. Dovremo stare attente! Per ora bambina limitati a non spostare quella mascherina. Ed in quanto a te, Meg, non urlare più come prima!” rifletté la donna dandosi dei piccoli colpetti di ventaglio sul mento prima di rivolgersi alla figlia con tono severo.
Va bene maman.”
Per diverso tempo nessuno fece caso a loro: cavalieri e dame ballarono; l’orchestra suonò Strauss e Mozart e Christine e Meg parlarono per buona parte del ricevimento commentando i vari costumi senza che nessuno si avvicinasse fino a quando un giovane marinaio chiese alla ballerina una quadriglia; questa guardò prima sua madre e poi l’amica ed appena l’uomo si rivelò per il giovane Morrel entrambe annuirono e Meg accettò volentieri l’invito.
Dopo pochi minuti un aspirante cavaliere della cantante si avvicinò a Christine senza parlare, chiedendole un ballo con un elegante inchino. I capelli erano nascosti da un cappello piumato, una maschera azzurra copriva la metà superiore del viso; indossava una casacca celeste con dei ricami argentei sui bordi delle maniche ed i baveri; completavano il costume pantaloni blu scuro e stivali alti oltre il ginocchio. Per qualche istante rimase immobile, sorridente mentre la cantante cercava consiglio in Madame: lei annuì sfiorando la maschera, dando in questo modo il suo consenso purché stesse attenta. Il soprano fece cenno di silenzio con un dito e poi prese la mano che il giovane le aveva offerto.
Cerere ed il Principe Azzurro iniziarono a volteggiare per la stanza a tempo di musica leggeri ed aggraziati: la dea aveva una mano appoggiata alla spalla del cavaliere e con l’altra reggeva la maschera, ed il principe la reggeva posando una mano dietro la schiena della compagna e l’altra su un fianco. Girarono la sala un paio di volte poi il cavaliere condusse la dama verso il terrazzo senza che nessuno se ne accorgesse.
Sebbene fosse autunno inoltrato l’esterno non era freddo grazie ai molti bracieri accesi che illuminavano i grandi vasi con alberi esotici fino alla balaustra in marmo oltre la quale si distendeva il giardino posteriore, ornato con candele e fiaccole come l’ingresso. Ancora una volta era tutto assolutamente magnifico! Non c’erano altri invitati ad ammirare lo spettacolo di luci e la ragazza pensò fosse più appropriato rientrare dalla madre adottiva e fece un leggero inchino di ringraziamento al misterioso cavaliere che non aveva parlato per tutta la danza, ma prima che avesse il tempo di attuare i suoi propositi egli l’afferrò per il bracci.
 “Non si salutano i vecchi fidanzati Christine?” chiese togliendosi la maschera il Visconte di Chagny.

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Capitolo 15
*** Il Re Sole ***


AVVISO: caro Lettore ancora una volta devo chiederti coraggio e pazienza nel leggere questo capitolo. Mi dispiace per le fan di Raoul (so che sono poche ma molto accanite) perché troveranno il personaggio cambiato ma sarebbe stato irrealistico pretendere che dopo la notte della Catastrofe e dopo essere abbandonato in quel modo da Christine rimanesse lo stesso bravo, puro ed immacolato ragazzo di prima. In oltre come ho già spiegato in dieci anni le persone cambiano moltissimo, per questo non ho inserito l’avviso OOC.
Ti avviso anche che si tratta di un capitolo un po’ forte dove sono descritte scene di violenza. Ci tengo, in oltre, a precisare che non condivido o giustifico minimamente certi comportamenti ma, purtroppo, la cronaca nera dimostra che esiste chi non è del mio stesso avviso.
Caro Lettore se vorrai lasciarmi un commento mi farà piacere, anche se si dovesse trattare di una critica costruttiva! Buona lettura.
 
Cos’aveva detto il Persiano solo poche ore prima? Sorridere, non parlare, mostrare calme e non togliere la maschera. Ma adesso erano tutti consigli inutili! In quel momento Christine Daaé era una vera statua di sale: gli occhi sgranati, immobile nel gesto di camminare reggendo ancora l’inutile mascherina. Aspettò qualche istante, sperando che altri ospiti decidessero di uscire in terrazzo ma non accadde. Non sentiva altro oltre il cuore martellarle in petto il terrore dilaniante che le impediva perfino di respirare.
Coraggio sono io Raoul! Il tuo amico d’infanzia! Ricordi i tea in soffitta e le scatole di cioccolatini? E tutte le storie che ci raccontava tuo padre Dolce Lotte?” continuò il ragazzo con tono che non suonava completamente rassicurante.
Non so di cosa stiate parlando monsieur …” sussurrò in un inutile tentativo di convincere il Visconte a lasciarla andare.
Il ragazzo sorrise divertito da tanta ingenuità “Non sei affatto cambiata Dolce Lotte! Sei sempre la bambina di quei giorni …
Vi ripeto che non so di cosa stiate parlando! Io mi chiamo Rosebud e non conosco nessuna Lotte! Adesso vi prego, se siete un gentiluomo, di lasciarmi andare!” ripeté esasperata sull’orlo del pianto.
Sposta la maschera dal volto … oppure sei diventata anche tu come … Lui” la risposta che il nobile ricevette fu un sonoro schiaffo; non ne aveva mai ricevuti eppure la cosa non lo turbò minimamente. “Sapevo che questo avrebbe funzionato!” commentò asetticamente massaggiando la guancia ed osservando il viso della ragazza finalmente scoperto.
co … come mi hai riconosciuta?
Se Meg si mette ad urlare “Christine!” in quel modo non poteva riferirsi che a te.” rispose calmo. Raoul liberando il braccio della cantante e poi si frappose tra lei e l’ingrasso. “Allora dolce Lotte come stai? È molto che non ci vediamo!” l’altra non disse nulla ed il giovane continuò a parlare “Come non vuoi salutare il tuo vecchio amico? Il tuo fidanzato? Oh me ne ero scordato … tu mi hai preferito quel mostruoso assassino!” nemmeno tutta l’educazione ricevuta in una delle più nobili famiglie di Francia impedì alla bocca di piegarsi per rancore e disgusto.
Christine abbassò lo sguardo vergognosa: aveva sempre saputo che Raol era la persona che, dopo il suo Angelo, aveva sofferto di più per la sua stupidità ma non aveva mai immaginato quanto quel dolore gli avesse corroso lo spirito. In una sola notte aveva ucciso le due persone che aveva più care al mondo! “Raoul … mi dispiace … io non volevo che finisse in quel modo … credimi …”
E come doveva finire? Hai aspettato che rischiassi la vita per te per scegliere una vita di tenebra ad una di luce ed agiatezza! Io ti avrei dato tutto: una casa  sicura, una famiglia, un nome rispettabile, perfino un titolo nobiliare … ma tu … tu hai preferito una fuga nell’oscurità con un assassino privo di qualunque umanità!
Silenzio ed altro silenzio ancora, per interminabili minuti fu l’unica risposta di cui fu capace.
Avati Christine! Dimmi! Che fine avevano fatto tutte le tue paure? Fosti tu a dire che con Lui non saresti mai stata libera! Ed allora perché sei tornata nel suo covo appena hai potuto?”
Mi spiace Raoul … ho capito tutti troppo tardi ... Ho capito tardi che in fondo in lui c’era del buono … troppo tardi che avrei potuto vivere solo con lui … Non volevo farti soffrire tanto …” Gli occhi di Christine erano pieni di lacrime che avrebbero voluto uscire copiosamente ma rimanevano ferme solo per la consapevolezza di quale reazione avrebbe potuto avere il Persiano se l’avesse vista con il trucco sfatto.
Ed allora cosa volevi? Tutto quello che è successo quella notte aveva lo scopo di liberarti! Avevamo un piano ben congegnato, ma avevamo tralasciato un dettaglio: tu non volevi essere salvata! Vero Christine?
Non è vero! Io volevo essere libera! ma … non avevo capito nulla … ero così giovane … così ingenua e spaventata …
Hai ragione, nulla mette più terrore di una vita agiata! Io ti avrei dato luce e libertà, un’esistenza spensierata e genuina. Capisco che oscurità e morte siano più rassicuranti!” Christine tremò fin nell’anima per il disprezzo che quel sarcasmo accentuava soltanto. “Ma cambiamo argomento, smettiamo di rivangare il passato! Dov’è il tuo Angelo?
Senza nemmeno pensarci, per opporsi a tanto rancore, il soprano alzò una mano e   schiaffeggiò Raoul con maggior veemenza.
 
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All’interno del salone gli ospiti continuavano a ballare, conversare e bere Champagne ignari di cosa stesse accadendo a pochi metri di distanza. Il salone era talmente pieno di ospiti che nemmeno Madame Giry si era accorta della scomparsa della figliastra; in effetti distinguere la sua corona in mezzo a tutti quei copricapi elaborati si era rivelata da subito troppo complicato anche per i suoi occhi di lince.
Mademoiselle ballate splendidamente!” Meg e Maximilien aveva ballato assieme le ultime due danze e tutto lasciava intendere che avrebbero fatto lo stesso con il prossimo valzer.
Anche voi monsieou Morrel siete un ottimo ballerino!” disse Meg con un leggero sorriso.
Io sono il figlio di un armatore che ha studiato direzione d’orchestra e composizione, non so molto di danza. Ma farò finta che non abbiate detto così solo per cortesia!” rispose il marinaio facendole l’occhiolino.
Dopo qualche altro giro di pista Meg notò che Christine ed il Principe Azzurro non erano più vicino a loro, come all’inizio della polka, ed iniziò a guardarsi in attorno preoccupata appena si accorse che non era tornata al divanetto accanto a sua madre.
Qualcosa non va mademoiselle?
Christine! Non la vedo più!
Si sarà seduta di nuovo vicino a vostra madre. Mademoiselle Rosebud ha una voce celestiale ma temo che non sia adatta agli eventi mondani!”
Questo è vero ma sono comunque preoccupata! Lei …
Prima che la ballerina trovasse una scusa qualunque il musicista l’anticipò “Che ne dite se facessimo altri sue giri della sala cercandola con discrezione? Se non la troveremo qui andremo prima nella stanza accanto poi sul terrazzo, e se non la troveremo nemmeno lì ci faremo aiutare da monsieur Khan!
Meg pensò che quella del compagno era una buona idea, almeno migliore del suo piano di correre da sua madre, per cui accettò la proposta con un cenno affermativo, anche se poco allettata dall’idea di chiedere un favore al Pesiano, ed i due iniziarono a spostarsi tra le varie coppie di ballerini alla ricerca di Cerere e del Principe Azzurro.
 
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Usando un impeto mai sentito prima Raoul prese entrambe le mani di Christine e le portò sopra le spalle facendo cadere in terra la mascherina “Mi fai male Raoul! Lasciami! Ti prego mi fai male!
Dimmi dov’è! Se ci sei tu tutta agghindata a festa deve esserci anche lui! Dov’è?!” intimò stringendo la presa.
È morto … ucciso dalla folla!
Non mentire! Anche tu eri data per morta eppure sei davanti a me, viva ed in ottima salute!” Raoul poteva sentire l’ira, la frustrazione e tutto ciò che aveva accumulato negli ultimi dieci anni crescere e dargli nuova forza, ma non sapeva per quanto ancora sarebbe riuscito a controllarsi.
Quando sono arrivata alla Dimora c’erano solo macerie! Lui. È. Morto.
Bugiarda!” urlò il Visconte schiaffeggiando la ragazza che cadde a terra con il volto rivolto al pavimento del terrazzo. L’uomo si avvicinò e fece per inginocchiarsi sul corpo scosso dal pianto
Dimmi dov…” Iniziò a dire quando l’estremità di un bastone apparve improvvisamente vicino alla gola del francese costringendolo ad arrestarsi.
 
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Li avete visti monsieur?” chiese Meg preoccupata dopo aver perlustrato tutto il salone per almeno due volte.
No; ma mademoiselle Rosebud potrebbe aver avuto bisogno di riprendere fiato probabilmente la troveremo nell’altra stanza ad aspettare che il suo Principe le porti una coppa di Champagne!” detto questo il giovane Morrel prese il braccio della ballerina per condurla nella sala attigua dove incontrarono Andrè e Firmin che li costrinsero ad assistere allo spettacolo inscenato da una danzatrice turca che lasciava tutti a bocca aperta per la sua flessuosità.
 
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Chi siete?” chiese il ragazzo senza nemmeno seguire la linea dell’oggetto per vedere a chi appartenesse.
È una festa così bella Visconte, perché la vorreste rovinare?” rispose una voce maschile non familiare.
Gli occhi del ragazzo percorsero il bastone, per poi salire lungo un braccio destro e trovarono un volto coperto nella sua metà superiore da una maschera chiara. In effetti sarebbe stato strano presentarsi ad un ballo in maschera con il volto scoperto! “Come fate a sapere chi sono?
Siete davvero disinformato sulla vostra fama! Tutti a Parigi vi conoscono!
Il nobile si raddrizzò con eleganza, ma il bastone rimase sempre puntato alla sua gola “Sembra che io non conosca voi, monsieur …
La maschera rise “Perdonatemi ma non credo che questa sia la serata più adatta per le presentazioni. Perché non le rimandiamo a domani?” il giovane acconsentì. “Potrei sapere cosa vi ha fatto questa ragazza per meritare una tale ira Visconte?
Temo che sarò scortese e non vi risponderò, se non vi dispiace.
No affatto, fate pure!” disse rimanendo affabile, ma le parole che seguirono sembrarono uscite dalla bocca di un qualche imperatore tanto erano autoritarie “Ciò a cui non ammetto obiezioni è la mia richiesta di scusarvi con la signorina ed allontanarvi immediatamente.
Il ragazzo fece una leggera riverenza allo sconosciuto, pronunciò delle scuse tanto eleganti quanto poco convinte e rientrò nella sala da ballo, dove nessuno sembrava essersi accorto di nulla. Camminò tagliando a metà la sala, senza preoccuparsi degli ospiti danzanti a cui tagliava il passo.
Decise che doveva lasciare quel ballo il prima possibile ma che prima avrebbe bevuto dello Champagne o del Cognac per schiarirsi le idee: l’energia che lo aveva pervaso pochi minuti prima non aveva ancora lasciato il suo corpo e gli aveva fatto scoprire lati di sé che non immaginava di avere. Un cameriere in livrea gli passò accanto e Raoul ne approfittò per prendere un bicchiere di Champagne. Tra un sorso e l’altro notò che Philipe non sembrava essere nella stanza: probabilmente si era appartato con la baronessa de Poligny; meglio così, almeno non avrebbe dovuto rendere conto a lui ed al suo sarcasmo!
 
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L’uomo misterioso si avvinò a Christine che aveva assistito alla scena senza dire nemmeno una parola, stupita quanto Raoul della sua presenza. “Datemi la mano! Vi aiuto ad alzarvi!” incitò in modo amichevole e la ragazza eseguì senza troppi indugi.
Chi siete?” chiese lisciandosi il vestito.
Provate ad indovinare mademoiselle!
Christine osservò la figura da capo a piedi e per poi risalire fino alla maschera: gli abiti di foggia decisamente barocca parevano tessuti d’oro; le fibbie sulle scarpe ed i bottoni della giacca raffiguravano delle stelle con molti raggi al cui centro era incastonata una pietra preziosa; il bastone nella mano destra, molto più lungo di un normale bastone da passeggio, era laccato d’oro ed assomigliava molto ad uno scettro; il volto era parzialmente nascosto dalla maschera era contorniato da una parrucca di riccioli biondi ed una corona di raggi dorati. “Il Re Sole?
L’uomo assunse un’espressione riflessiva per qualche istante “Non era proprio ciò a cui avevo pensato scegliendo il costume, ma capisco l’inganno!
Quindi chi siete?
Per ora chiamatemi Luis, visto che vi ricorso il Re Sole. Voi chi sareste?
Cerere.
Ma dov’è il vostro copricapo di spighe mia dea?
Christine si accorse solo in quel momento che la testa non le pesava più come prima, segno evidente che il diadema non era più al suo posto; istintivamente tastò il capo e poi iniziò a guardarsi in giro spaventata: il solo pensiero di cosa il Persiano le avrebbe detto se lo avesse saputo la fece rabbrividire di puro terrore.
Vi sarà scivolato. Permettete che vi aiuti a cercarlo.” Luis iniziò a perlustrare il terrazzo con portamento elegante “State tranquilla lo troveremo in pochi minuti. Com’è fatto?
È una tiara di diamanti; ma non è mia … mi è stata prestata per questa sera e …
Non serve dire altro: ho capito perfettamente. Ma come ho detto non c’è nulla da temere …” l’uomo fece una pausa per prendere qualcosa dal pavimento “Ecco la vostra tiara!” si rigirò l’oggetto tra le mani un paio di volte “Davvero splendida! Ne vidi una molto simile sul capo della principessa Romanov qualche tempo fa e ne rimasi abbagliato, ma questa la fa sembrare un accessorio per le bambole! Strabiliante!” si riavvicinò alla ragazza “Un inchino mia dea, se non vi dispiace!” lei rise ed ubbidì permettendo a Luis di risistemarle la coroncina. “Venite: cerchiamo un posto dove possiate riprendervi un po’ ed incipriarvi il naso.” Suggerì offrendo il braccio prima di condurla per la porta finestra da cui era arrivato prima.
 
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Maximilien e Meg riuscirono ad allontanarsi da Firmin e dalla ballerina con molta difficoltà. “Mademoiselle Giry cosa ne dite di cercare Mademoiselle Rosebud un’altra volta nel salone; se era uscita potrebbe essere rientrata.
Va bene.” Ed i due giovani tornarono a perlustrare la sala da ballo, senza dare nell’occhio fino a quando la ballerina non vide la casacca celeste del principe dirigersi verso lo scalone che portava all’uscita. Meg iniziò a rincorrerlo con passo precipitoso ma Morrel le fece segno di calmarsi e l’accompagnò nella stessa direzione del Principe.
Monsieour fermatevi un momento per favore!” chiese il musicista appena furono tutti in un posto più appartato. L’uomo si voltò e Meg rimase a bocca aperta appena lo riconobbe.
Cosa posso fare per voi signor?” chiese il nobile avvicinandosi.
Mi chiedevo se sapreste indicarmi dov’è la ragazza con cui avete ballato prima.
Christine? Sul terrazzo, credo avesse bisogno d’aria fresca. Buona serata.” disse con una riverenza prima di congedarsi.
Abbiamo trovato la vostra amica mademoiselle, vi sentite meglio?” annunciò raggiante Maximilien a Meg che non aveva ascoltato una sola lettera ed era corsa immediatamente sul terrazzo per trovare solo la mascherina dell’amica.

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Capitolo 16
*** Mr Y ***


AVVISO: buon anno caro Lettore! Scusa il tremendo ritardo ma il tempo a mia disposizione è stato davvero poco. Non temere: non ho intenzione di abbandonare questa storia, anche se dovrò impiegarci più tempo del previsto. Spero di riuscire ad essere più regolare nelle prossime pubblicazione e che il capitolo ti piaccia.
 
 
Nadir Khan era sempre stato un uomo paziente, sapeva osservare ed aspettare il momento più propizio per agire; nulla riusciva a sconvolgere la sua calma serafica. O almeno nulla che non fosse la piccola Giry che strepitava qualcosa sulla scomparsa di Christine. In realtà non sapeva se erano peggio gli strepitii della ballerina oppure che la cantante non fosse nemmeno riuscita a restare seduta su una poltrona di velluto.
Mademoiselle Giry, cerchi di calmarsi!” la interruppe con espressione estremamente annoiata “Spiegatemi come potrei aiutarvi a  cercare la vostra amica se non mi raccontate tutto con calma dal principio. Chi è questo Lui che continuate a ripetere? E dov’è adesso?
Meg sospirò: era almeno un quarto d’ora che cercava di far capire al Persiano che Christine aveva ballato con Raoul e poi era scomparsa come neve al sole, ma l’altro sembrava divertirsi burlandosi di lei. “Raoul monsieur! Ha ballato con il Viscote de Chagny! Lui l’ha portata in terrazza ma lei non c’è … ed adesso anche lui ha lasciato il ballo!” urlò isterica sperando che fosse la volta buona.
Calmatevi mademoiselle! Sono sicuro che monsieur Kan riuscirà a fare qualcosa!” l’intervento consolatorio del giovane Morrel fece in modo che nessuno notasse la non troppo velata risata di Nadir: tra più di duecento invitati Christine Daaé era riuscita a ballare un unico ballo proprio con l’unica persona che voleva evitare! Peccato che il padre della ragazza le avesse narrato solo dell’Angelo della Musica e non di quello della furbizia!
Avete detto che è uscita in terrazza e non è rientrata dal salone?” chiese serio Nadir intuendo cosa potesse essere successo e la ballerina annuì. “Datemi quella mascherina e vi garantisco che tra pochi minuti riavrete la vostra amica. Ma vi avviso mademoiselle Giry dovrete essere disposta a condividerla con tutta Parigi!” La ragazza non capì il divertimento che piegava le labbra del Persiano ma, speranzosa, gli diede la mascherina prima che lui si dileguasse tra gli invitati.
 
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Christine e Luis percorrevano uno degli eleganti corridoi della residenza di Mr Y: il pavimento in marmo era coperto da un tappeto persiano apparentemente infinito; sulla pareti, alternate alle porte, facevano bella mostra della loro gloria diverse armature da parata con elaborati decori d’oro ed argento, ognuna con la propria picca ben issata; dalla volta a crociera pendevano pesanti lampadari coevi alle armature nei quali erano stati inseriti i fili per l’illuminazione elettrica. Luois procedeva con la stessa sicurezza ostentata pochi minuti prima tenendo la cantane sotto braccio.
Siete già stato in questo palazzo monsieur?” chiese la ragazza quando l’uomo girò a sinistra con fare deciso.
Cosa ve lo fa pensare mia dea?
Perdonatemi … ma sembra che sappiate perfettamente dove andare!” rispose semplicemente l’altra.
L’uomo scosse la testa e si fermò vicino ad un grande quadro di maniera “Questa è la stessa strada che ho percorso per venire in terrazza. Prima mi sono fermato ad osservare questo quadro ed ho notato una donna entrare in quella porta: aveva la fronte leggermente lucida e la matita sugli occhi un po’ disfatta, segno che aveva ballato a lungo ed era rimasta in un ambiente molto caldo. Quando è uscita dopo pochi minuti il suo trucco era nuovamente perfetto.” Poi condusse la ragazza alla porta appena indicata e la fece entrare nella stanza rimanendo sull’uscio “Credo che qui troverete tutto ciò che vi può servire. Io vi aspetterò qui fuori” disse infine con un elegante inchino prima di scomparire dietro il legno.
Christine si voltò per osservare l’ambiente: la grande specchiera ed il paravento giapponese suggerivano che la stanza doveva essere stata il guardaroba di una delle precedenti signore della dimora. Sebbene spaziosa l’arredo era abbastanza essenziale composto solo da qualche poltroncina, uno scrittoio ed un piccolo tavolo su cui era appoggiato un vaso di rose. Dopo aver assaporato il profumo dei fiori si diresse alla specchiera dove trovò tutto il necessario per sistemarsi il trucco; si sedette e vide che le mani avevano iniziato a tremare: nemmeno nei suoi incubi peggiori Rauol aveva dimostrato tanto rancore nel rincontrarla! Convivere con la consapevolezza di aver ucciso il suo Maestro era stata una sofferenza atroce, se non avesse avuto il canto sarebbe stato addirittura insopportabile; ma il pensiero di aver fatto tanto male, di essere stata lei il motivo di un tale cambiamento nel animo del suo più caro amico era quasi peggio e nulla avrebbe potuto mai darle conforto.
 
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Sebbene voltato verso il dipinto gli bastarono pochi passi per capire chi era appena entrato in quella stanza “Iniziavo a temere che non saresti più arrivato. Altrimenti non sarebbe stato tanto divertente!
Devi ringraziare la giovane Giry che ha smesso di strepitare sulla scomparsa di una certa invitata.” Rispose annoiato il Persiano “Tu ne sai niente?
Senza voltarsi l’altro ghignò “Non ho visto nessuno scomparire e considerando la mia esperienza in questo campo se qualcuno lo avesse fatto non pensi che me ne sarei accorto?
Smetti di giocare Erik! Sai benissimo di chi e di cosa parlo!” Nadir aveva passato gli ultimi venti minuti a sentire gli strepiti di quella dannata ballerina ed adesso non aveva proprio voglia di fare altrettanto con il sarcasmo del suo interlocutore.
Se non ti conoscessi bene penserei che il gatto si è innamorato dell’usignolo!” rispose ironico girandosi prima di indicare l’uscio con il bastone “Christine si sta incipriando il naso. Io non le ho fatto niente, o almeno non ancora, se è questo ciò che ti preoccupa.”  Poi si avvicinò al Persiano parlando con voce bassa e profonda “Se fossi in te inizierei a preoccuparmi del Visconte … sembra che il nostro bel damerino sia diventato un vero uomo, uno che sa esattamente come comportarsi con una donnaa!
Nadir rimase impassibile: nonostante la velata allusività della frase sapeva benissimo che chiedere ad Erik cos’avesse visto sarebbe stato solo un inutile speco di fiato; la Daaé sarebbe stata sicuramente più malleabile!
 
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Mademoiselle non mi avete ancora detto il vostro nome …” la carrozza della famiglia Chagny correva per le sudice vie di Parigi rompendo il silenzio della notte, racchiudendo due figure al suo interno.
Monsieour perché vorreste rovinare il nostro incontro con queste ridicole formalità? Il mio nome non cambierà al sorgere del sole!” rispose civettuola la donna agitando un enorme ventaglio di piume sotto il naso del nobile.
Almeno ditemi dove volete che vi porti!” chiese Raoul allargando le braccia e le labbra in un sorriso che la penombra non riusciva a nascondere.
Ovunque vogliate; purché ci sia dello Champagne!” sentenziò la passeggera con tono molto sicuro si sé. Raoul rise stuzzicato da tanta audacia, poco comune in una donna dell’alta società, e fece un segnale convenuto al cocchiere che prese subito la strada richiesta.
 
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Il silenzio calò fra i due uomini fino a quando il soprano non uscì dalla stanza di toiletta. Nadir sfoderò immediatamente una delle sue tipiche espressioni che avevano l’unico scopo di mettere a disagio il proprio interlocutore “Mademoiselle Rosebud vi ho cercato ovunque! E la vostra amica Meg riteneva che vi foste gettata dal terrazzo o che foste stata rapita dal Principe Azzurro! Inoltre avete dimenticato la vostra mascherina e se non la ritrovate non potrete prendere parte all’evento centrale della serata!
Ostilità, stupore, dolore misto a rabbia ed in fine una mal celata paura; nessuna di queste emozioni era sfuggita agli occhi attenti del Persiano e, probabilmente nemmeno a quelli dell’uomo in maschera.
Non siate scortese monsieur! Perché mai una fanciulla tanto graziosa si dovrebbe gettare da un terrazzo durante un ricevimento? Non mi sembra che la morte si addica ad occhi tanto limpidi e giovani.” Commentò Erik camuffando nuovamente la propria voce.
Khan alzò gli occhi al cielo con aria vaga: “Forse aveva trovato un cavaliere che non sapeva ballare! Voi francesi avete l’abitudine di prendere tutto ciò che è frivolo tremendamente seriamente.
Meg pensava che mi fossi suicidata?” Christine aveva sgranato gli occhi ed ora era immobile con la mano destra davanti ad una bocca completamente spalancata “Oh buon Dio no! Ho incontrato R …
Immagino che abbiate passato una serata ricca di eventi, ma non c’è bisogno che me la raccontiate adesso! Inoltre sono sicuro che Monsieur abbia di meglio da fare che ascoltare le vostre conquiste. Prendete la vostra mascherina e cercate di tenerla ferma sul naso quanto più vi sarà possibile!” la bloccò immediatamente l’attendente porgendo l’oggetto alla soprano che lo afferrò stizzita “Adesso dovrei chiederle di tornare assieme agli altri ospiti: tra pochi minuti ci sarà la presentazione di Mr Y ed il mio principale ritiene la sua presenza indispensabile.” Sapendo che Erik sorrideva sotto le maschere, ma calcolando comunque i tempi in modo che questi non potesse simulare una qualsiasi reazione, fece cenno di seguirlo aggiungendo che non poteva certo perdere tutta la notte per una faccenda tanto elementare.  Nadir li condusse fino all’ingresso della sala da ballo dove si congedò dicendo che doveva sistemare gli ultimi dettagli per la presentazione di Mr Y.
Christine rimase immobile per qualche secondo costringendo Erik a prendere l’iniziativa. “Mademoiselle datemi il braccio. Nessuno vi infastidirà, avete la mia parola!” rassicurata dai modi gentili del suo salvatore il soprano fece quanto richiesto senza tentennamenti ed i due poterono raggiungere il centro della sala. Un cameriere passò accanto all’uomo, che prese due coppe di Champagne “Prendete mia dea. Credo che dovremo prepararci ad alzare i calici.
Ad un cenno convenuto l’orchestrina tacque e tutti gli invitati smisero di ballare, conversare o bere Champagne: tutti capirono che il momento tanto agognato era finalmente giunto e perfino anche l’aria parve fermarsi in attesa del suo ospite!
Mesdames e mesieurs!” incominciò il Persiano con movenze teatrali e voce possente “Ospiti gentili! Non vi impedirò a lungo di godere di questa serata. Chi di voi mi conosce sa che non sono abile ad intrattenere il pubblico; e sono sicuro che questa voce sia giunta anche a tutti gli altri.” Disse mostrando i denti in un sorriso che poteva apparire tale solo ad un cieco; ma in fondo perché ignorare la mole spropositata di pettegolezzi che erano circolari negli ultimi due anni? “Per tanto, senza ulteriori indugi, lasciate che vi presenti il padrone di questa casa!
La pausa che seguì fu calcolata con precisione svizzera: tutti gli invitati spostavano gli occhi da una parte all’altra del salone per indovinare da dove sarebbe arrivato Mr Y. André e Firmin erano i più agitati: il soldatino non riusciva a tenere ferma la propria baionetta giocattolo, mentre i campanellini del giullare erano l’unico suono che spezzava il silenzio. Poveri sciocchi, se solo avessero saputo chi erano tanto desiderosi di ossequiare!
Signore e Signori … ecco a voi Mr Y!” Il braccio dell’attendente si allungò e la folla davanti a lui si divise, come comandata da una bacchetta magica invisibile, fino all’uomo vestito da re sole ed alla donna ingioiellata al suo fianco.

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Capitolo 17
*** Improvvisazione in B(ugia) maggiore ***


Erano tutti troppo impegnati ad applaudire per notare che la dama accanto al Re Sole si era allontanata di due passi e lo osservava con aria sconvolta e diffidente “Voi? Ma avevate detto di non essere mai stato in questa casa prima di questa sera!
So di non essere persuasivo quanto Nadir ma vi prego di rimanere al mio fianco mademoiselle Daaé. Purtroppo, visto il vostro incontro con il Visconte de Chagny, dobbiamo apportare qualche modifica al piano originario per evitare che inconvenienti come quello si ripetano in futuro.” Disse impassibile Mr Y mentre prendeva tutti quelli applausi come il più famoso degli attori di teatro.
Quando gli applausi terminarono l’uomo fece un ultimo inchino e si tolse la maschera. Tutti rimasero abbagliati dall’aura che il forestiero emanava: alto; dal portamento fiero, che nemmeno un costume tanto elaborato riusciva a sminuire, e con occhi blu più profondi e tempestosi degli oceani: Parigi non ricordava di aver mai visto nulla del genere! Possedeva quel certo non so che di chi ha davvero visitato anche l’angolo più sperduto del mondo e che tutti pensano sia riservato solo ai personaggi dei romanzi. In oltre le fortune sterminate sono sempre state fonti di grande fascino.
Amici vi ringrazio per avermi onorato della vostra compagnia in questa serata di frivolezze!” incominciò rivolgendosi agli ospiti “Per voi ho un regalo speciale! Il più raro che ci sia in terra perché preso agli angeli del Paradiso! È un onore per me annunciarvi il ritorno a Parigi del miglior soprano che abbia mai calcato il palco dell’Opéra! Mesdames e mesieurs … come il Sole riporta la primavera dopo ogni gelido inverno io dopo un silenzio interminabile vi restituisco mademoiselle Christine Daaé!” disse accompagnando le ultime parole ad una profonda riverenza mentre la sala si riempiva nuovamente di applausi. Prima ancora che la sorpresa lasciasse il posto a chiacchiere e brusii l’uomo parlò di nuovo “Amici cari, tutti voi ricordate le tristi vicende del Fantasma dell’Opéra e la quantità incredibile di dicerie, voci e pettegolezzi che si diffusero nei giorni successivi alla Catastrofe assieme alla rabbia contro il Fantasma. Ebbene, per evitare che un eco di quei tempi infausti possa turbare uno splendido avvenire, lasciate che vi dica che Mademoiselle Daaé fuggì in quella tragica notte, di sua volontà, solo per evitare che coloro che cercavano il famigerato Fantasma dell’Opéra potessero sfogare la propria rabbia sulle persone a lei più care. Ricordate non per sé stessa ma per sottrarre al disonore ed a sofferenze ai suoi affetti più intimi! Se rammenterete quei giorni non potrete che concordare su quanto quel timore fosse giustificato e quanto il suo gesto estremo fosse l’unica arma nelle mani di una giovane fanciulla per cercare di proteggere la rispettabilità dei suoi cari dal pettegolezzo e dalla violenza!
Il tono ed il modo di parlare furono quelli di un principe del foro: suadente, deciso e risoluto; senza ammettere possibilità di replica. Per anni la Francia aveva spettegolato su cosa potesse essere davvero successo nei sotterraneo dell’Opéra ed adesso tutte quelle voci venivano zittite d’un colpo! Christine Daaé stava davanti agli occhi di tutte le persone più influenti del Paese in carne ed ossa, e senza dimostrare ferite, menomazioni una qualsiasi delle cose che le erano state attribuite: qualcuno aveva detto che il Mostro l’avesse sfregiata, altri sostenevano che l’avesse uccisa, addirittura che fosse impazzita e vivesse in un manicomio o in un vecchio castello della famiglia Chagny. Tutte le dicerie più disparate che avevano popolato per anni le chiacchiere dei nobili e del popolo distrutte in pochi minuti da un uomo di cui non si poteva dubitare della sua parola.
Vi prego Mademoiselle, toglietevi la maschera! Da stasera il candore del vostro sguardo sarà sufficiente a proteggere voi e coloro a cui più tenete! Vi ho dato già la mia parola e non ho paura a ridarvela pubblicamente.” la esortò Mr Y ribadendo ancora una volta agli astanti che il tempo di chiacchiere e maldicenze era terminato e che chiunque non avesse tenuto a freno la lingua avrebbe avuto un potente avversario da fronteggiare in seguito.
Christine non sapeva cosa fare; o meglio sapeva che l’unica cosa che poteva fare era abbassare la mascherina ma sapeva anche che quel gesto era l’ultima cosa che voleva in quel momento. Solo quando incontrò gli occhi del Persiano, che le riservarono un muto rimprovero, fece quanto Mr Y le chiedeva. Mise le mano in grembo e per un attimo si sentì nuda davanti a tutta quella gente.
Un brindisi amici miei! Al ritorno di Christine Daaé!” proclamò il padrone di casa alzando il suo calice e facendo lo stesso con quello di Christine.
A mademoiselle Daaé!” fecero eco gli invitati in ordine sparso alzando a loro volta i calici.
Nello stesso momento in cui i brindisi finì dalla terrazza giunse il rumore di fuochi d’artificio e Mr Y condusse tutti ad ammirare lo spettacolo: fontane e girandole di luce, illusioni ottiche e ricami luminosi dei colori più diversi stupirono tutti per l’ennesima volta decretando senza ombra di dubbio la raffinatezza e l’eleganza del misterioso forestiero a cui nessuno avrebbe più saputo resistere.
Solo il soprano dell’Opéra non si lasciava incantare da tali meraviglie presa dalla collera contro il suo benefattore per aver svelato la sua identità.
I fuochi pirotecnici non vi piacciono per caso?” chiese Erik doverosamente.
No, sono splendidi.” Rispose in un sussurro appena distinguibile.
Vi ringrazio del complimento ma state osservando il vostro guanto mademoiselle!
La ragazza si voltò improvvisamente facendo, senza troppa fatica, ricorso a tutta la sua ira: “Mi avevate promesso protezione fino alla prima monsieur! Pensavo foste un uomo di parola!”
Erik la guardò interdetto per un istante prima di lasciarsi scappare una genuina risata: Nadir gli aveva raccontato di quanto la sua allieva fosse emotivamente suscettibile (non erano state esattamente le parole usate dal Persiano ma i francesi devono sempre migliorare un po’ la verità per renderla più sopportabile) e non stentava a credere che per lui fosse davvero insopportabile. “Adesso capisco perché Nadir vi trovi così irresistibile!” poi si ricompose e parlò con cortesia e fermezza “Vi ho promesso protezione mademoiselle, non necessariamente l’anonimato. Tenere segreta la vostra identità fino alla sera della riapertura dell’Opéra era l’idea originaria, ma dopo l’incontro con il vostro fiancé abbiamo dovuto improvvisare. Ma state tranquilla mia cara: adesso ogni uomo, donna o  bambino, persino i gatti ed i cani di Francia, sanno che screditare voi equivale a screditare e me; e credetemi … nessuno potrà permettersi tanto!
Christine rimase a fissarlo perplessa: dietro i modi eleganti e la sua calma serafica sembrava esserci quantomeno della disistima verso i suoi invitati, come se li ritenesse delle marionette da comandare a piacimento senza che queste potessero accorgersene o tantomeno ribellarsi.
Mademoiselle, vi prego! I fuochi d’artificio sono molto più belli di quanto il mio volto possa essere mai!
La cantate avvampò e distolse subito lo sguardo “Oh scusate Mr Y, non volevo essere molesta!
Quando lo spettacolo pirotecnico finì tutti rientrarono nel salone e si formarono una sorta di processione per presentarsi al padrone di casa che teneva ben stretto il braccio di Christine: i complimenti per la magnificenza della serata si sprecarono come i coriandoli a carnevale, ognuno cercò di sfoderare le proprie doti migliori per rientrare nella cerchia delle amicizie più ristrette di Mr Y e Christine divenne improvvisamente un esempio ed un modello di virtù che aveva risvegliato in tutte le gentildonne solidarietà e l’indignazione per le maldicenze che si erano dette dopo la Catastrofe; tutte avevano fatto a gara per averla ospite nel proprio salotto.
Visto mia dea? Cosa vi avevo detto? Nessuno oserà solo pensare di nuocervi.
Ma Raoul?
Giusto a proposito: sta arrivando il Conte de Chigny.” Adesso si che il gioco iniziava a farsi interessante!
Christine ricordava Philippe come un adolescente a cavallo di un purosangue con la puzza sotto il naso, anche se Raul da bambino continuava a dire che bastava conoscerlo un po’ per scoprire che era anche lui una persona sensibile, e rivederlo dopo tanti anni non fece che confermarle quell’idea: sembrava che ogni stilla di vita in quell’uomo fosse impegnata nel ricordare che poche persone in quella sala, o in tutta la Francia, avevano un sangue nobile quanto il suo. Biondo come il fratello aveva tuttavia dei lineamenti più marcati e decisi, senza che il suo viso risultasse duro e spigoloso. L’uomo si fermò e prima di parlare fece una riverenza ed un baciamano alla cantante che si dovette sforzare di mantenere un’espressione neutra.
Mademoiselle Daaé! È una vera gioia rincontrarvi! Credetemi se vi dico che mio fratello conserva ancora il vostro ricordo nel cuore.” Non credeva a mezza parola di ciò che diceva, era evidente, ma le parole uscivano dalle sue labbra fluenti come i fili di seta da un arcolaio.
Vi ringrzio monsieur!
Signor Conte” intervenne Mr Y “sono particolarmente lieto che voi e vostro fratello abbiate deciso di accettare il mio invito.
Vi ringrazio, anche a none di Raoul: purtroppo non lo vedo più ma sono sicuro che ...
Oh non preoccupatevi: io ed il Visconte ci siamo incontrati prima in terrazza. Un puro caso, devo ammetterlo ma mademoiselle Daaé è stata così gentile da presentarci.”
Il Conte rimase impassibile: già che Raoul avesse abbandonato il ballo era una grave scortesia, ma che fosse addirittura stato introdotto a Mr Y senza fargli da chaperon era assolutamente imperdonabile! Terminato il ricevimento avrebbe pescato quel disgraziato dal bordello in cui si era infilato e si sarebbe fatto raccontare tutto per filo e per segno, poi lo avrebbe costretto a scrivere un biglietto di scuse a Mr Y, o, quanto era vero Dio, lo avrebbe spedito in Quebec! “Vi ringrazio mademoiselle per la sua gentilezza; io ho sempre la sensazione che Raoul sia ancora il bambino di un tempo!” sorrise gentile.
Non crucciatevi per vostro fratello signor Conte: quando ci siamo salutati non mi sembrava molto in sé, sono sicuro che avrà avuto una di quelle tremende emicranie che affliggono i veri gentiluomini amanti dello champagne!” ironizzò Mr Y con modo particolarmente comprensivo “Per fortuna voi siete rimasto e mi potrete aiutare!
Io aiutare voi? Perdonatemi monsieur ma non vedo come!” da quello che si sapeva di Mr Y non sembrava certo essere la persona che avesse bisogno di aiuto per fare qualsiasi cosa, ma quale occasione migliore di questa?
Vedete caro Conte … mi permettete di chiamarvi così spero!” il nobile annuì e l’altro proseguì “Io sono solo un uomo ricco che ha deciso di trascorre un po’ di tempo a Parigi, non ho altro che il mio denaro e temo che potrei essere avvicinato da persone poco raccomandabili interessate solo ad arricchirsi a mie spese. Adesso avrei bisogno di qualcuno che mi introducesse nei circoli ed alle persone giuste! So che voi siete un uomo di specchiata onestà e che fate tutto ciò che potete per tenere alto in nome della vostra casata e vorrei chiedervi di farmi questo piccolo favore se non vi dispiace, caro conte.”
Dispiacermi? Affatto! Anzi sono onorato che tra tutti gli invitati abbiate scelto proprio me! Venite a cena a casa mia, domani sera, e ne discuteremo con calma.”
Vi ringrazio, sarà un piacere!” accettò cordialmente Mr Y.
Naturalmente l’invito è rivolto anche a voi Mademoiselle!” specificò l’uomo con il migliore dei suoi sorrisi.
Grazie signor conte, ma sarà per un'altra volta!
Assolutamente Mademoiselle!
 
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Quando Philippe lasciò la residenza l’aurora iniziava a schiarire il cielo: i festeggiamenti erano proseguiti per tutta la notte accompagnati da fiumi di champagne. La carrozza era corsa alla villa che la sua famiglia possedeva poco fuori Parigi e che era il luogo dove Raoul portava le sue prostitute, di interrompere quello che il fratello faceva non gli importava più di tanto: esistevano cose più importanti delle sue tresche!
I cancelli si aprirono senza indugio e la carrozza si fermò subito davanti all’ingresso; il Conte scese dal veicolo con un balzo prima che i valletti avessero il tempo di aprire la porta ed abbassare la scaletta.
Buon giorno signor Conte!” disse la servitù con un inchino.
Lasciate perdere il buon giorno. Mio fratello è qui?” li guardò trucemente il Conte che non aveva proprio voglia di perdere tempo in inutili salamelecchi.
Si, nella sua camera” ripose un servo e l’uomo iniziò a salire le scale ma l’altro continuò completamente ignorato “ma non è solo …
Lo so che non è solo!” borbottò Philippe raggiungendo il piano nobile. Si diresse a passo di marcia nella camera di Raoul e si schiarì la voce, costringendo i due amanti ad interrompere le loro piacevoli attività e voltarsi verso la porta “Bonjour mademoiselle! Perdonate la brusca interruzione ma dovrei conferire urgentemente con mio fratello in privato, se poteste uscire avreste tutta la mia gratitudine.

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Capitolo 18
*** Riccioli d'oro ed occhi da cerbiatto ***


AVVISO: caro Lettore mi spiace del ritardo nell’aggiornamento ma questo è stato un capitolo che ha richiesto molto più lavoro del previsto. Cercherò di essere più diligente per il futuro! Spero comunque che il risultato ti piaccia e ti auguro buona lettura.
 
La donna bionda che divideva l'alcova con Raoul tirò a sé la coperta di brccato improvvisando un abito che le lasciava scoperte le spalle e la schiena. Tenendo ferma la stoffa cincendo il seno percorse tutta la stanza camminando scalza e leggera sopra i tappeti; passando accanto al tavolo imbandito, sedie e poltrone.
Philippe percorse tutta la sua figura più volte: lunghe onde bionde le contorniavano il viso, occhi color cobalto, le labbra talmente rosse e voluttuose da farle sembrare opera di un pittore, troppo perfette per essere il frutto di madre natura, e pelle assolutamente lattea: quel disgraziato di suo fratello aveva trovato la cortigiana più bella di Francia! Che gioiello sprecato! Quando gli fu vicino le fece una leggera riverenza "Sono sicuro che al piano di sotto vi avranno preparato una piccola colazione mademoiselle!"
Lei sorrise compiacente e seducente "Merci monsieour le conte!" e si chiuse la porta alle spalle.
Raoul scese dal letto afferrando il lenzuolo rimasto e cingendosi la vita "Che ci fai qui?" esordì con ira.
L'altro lo guardò allibito non sapendo se ridergli in faccia o schiaffeggiarlo come un bambino capriccioso. Si avvicinò al tavolo su cui si trovava una bottiglia di Champagne e due calici senza dire una parola, poi si servì nel bicchiere che era stato usato dalla bionda e bevve posando le labbra sul segno del rossetto:  "Io? Che faccio io in casa mia? Piuttosto come hai osato lasciare il ricevimento dopo aver incontrato Mr Y? Piccolo cane viziato che pensa solo alle sue puttane!"
"Non sono io quello che è sulla bocca di tutti per la sua relazione con la marchesa di Pologny!" il cadetto era ancora percorso dallo strano fuoco che aveva iniziato a divampare dopo l'incontro con Christine: appena l'aveva rivista qualcosa in lui si era liberato e lo faceva sentire capace di tutto, persino di rispondere a tono al fratello maggiore. "E poi le tue informazioni sono errate perché non ho incontrato nessuno al ballo!"
Il Conte alzò le sopracciglia con aria allusiva: "Nessuno? Nemmeno la tua Christine ed un gentiluomo con una corona di raggi d'oro? Magari mentre prendevi aria in terrazzo? Quell'uomo era Mr Y in persona! Ti rendi conto di quale opportunità hai avuto e di cosa abbiamo rischiato di perdere?"
Tutto il coraggio di Raoul per un attimo vacillò: "Come sai che c'era anche Chistine?"
"Mr Y ha approfittato del suo ingresso in società per annunciare il ritorno della tua Lottie come Prima Donna dell'Opéra. Ha raccontato una storia su come si fosse ritirata a vita privata per paura di disonorare te e non so chi; nessuno ci avrà creduto ma visto che Mr Y ha pubblicamente annunciato di difendere il suo onore nessuno potrà mai obbiettare qualcosa." il conte fece una smorfia di disappunto appena constato di aver vuotato la bottiglia "Naturalmente se fossi rimasto non dovrei ripeterti tutto!” spiegò con non curanza, come se la cosa non interessa minimamente; ed in effetti era esattamente così.
Raoul strinse i pugni trattenendo il respiro, gli occhi stretti a piccole fessure: onore? Se Christine avesse avuto anche solo la più pallida cognizione dell’onore non sarebbe tornata da quell’abominio!
Perché te la prendi tanto fratellino? È perché  Christine Daaé è l’unica che ti ha respinto?
Non è vero! Ci ha ingannati tutti! Ha recitato la parte della bella intrappolata dalla bestia ma in realtà lei ci ha usati tutti …” urlò il ragazzo.
Se i tuoi sentimenti si limitano all’ira perché non hai accettato anche una sola delle numerose e vantaggiose proposte di matrimonio che ho dovuto respingere in questi anni? Perché continui a sceglierti prostitute che assomiglino alla piccola Lottie? Non mentirmi Raoul, ti conosco come il mio orologio da taschino: non le hai mai perdonato di aver preferito un altro al miglior partito di Francia! Sarebbe potuto essere anche l’imperatore della Cina, ma per una persona cresciuta sentendo le lodi sulla sua bellezza o sulla sua educazione non sarebbe comunque stato paragonabile!” il maggiore s’interruppe momentaneamente prima di assumere un’espressione di finta compassione che non voleva minimamente nascondere quanto quel momento lo divertisse: “in effetti deve essere un boccone molto amaro che abbia scelto un assassino capace di far impazzire chiunque solo mostrando il proprio aspetto!
Non è vero!” di nuovo in poche ore i lineamenti del giovane visconte si inchinavano a tutti i sentimenti di odio e vendetta che gli avevano torto l’animo per anni.
Continua a ripetertelo se la cosa ti fa sentire meglio! Ma da qualche parte, sotto i tuoi riccioli d’oro e dietro quegli occhi da cerbiatto indifeso, sai che ho ragione! E prima che provi a chiedermelo: nessuno ha visto monsieur le fantome.” Philippe si avviò verso la porta lasciando il Visconte senza parole, ma prima di uscire gli diede un ultimo monito “Domani sera Mr Y sarà nostro ospite, sarà tuo compito essere presente e mostrare tutto il dispiacere che si conviene per aver lasciato il suo ballo … e se non vuoi finire in Quebec a fare qualsiasi cosa facciano in quella terra dimenticata da Dio ti consiglio di essere convincente!” poi lo lasciò solo con la sua ira.
 
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Il cancello della residenza di Mr Y si era appena richiuso dietro l’ultima carrozza quando Christine trovò una finestra da cui ammirare la luce dell’alba rischiarare il giardino indorando gli spruzzi di una fontana: l’inverno imminente aveva spogliato gli alberi delle foglie lasciando che i rami scuri creassero una specie di ricamo in controluce e sopra il piccolo specchio d’acqua  sul quale due mostri marini che si davano le spalle lanciavano i loro zampilli.
Potrei mostrvelo se vi piace tanto.”  Il mecenate varcò la soglia senza fare il minimo rumore ed il respiro della giovane si arrestò.
Perdonatemi Mr Y non vi avevo sentito arrivare!” disse il soprano mentre riprendeva il controllo su polmoni e diaframma.
Mr Y sorrise “Immagino non sia colpa vostra: sembravate molto assorta.
Christine sentì il bisogno di giustificarsi come se fosse una falena attratta dalla luce di una candela: “È colpa del vostro giardino … è talmente bello anche in questa stagione che è stato più forte di me …”
L’uomo le fece cenno con la mano di fermarsi; al contrario del suo attendente non mostrava noia, o nemmeno quella cortesia artefatta usata poco prima con i suoi ospiti: “Vi prego, non chiedete scusa per questo! In oriente ritengono il giardino debba essere un luogo di equilibrio che permetta allo spirito di elevarsi per essere in comunione con la natura.
Molto poetico.
È una ricerca lunghissima a cui uomini saggi dedicano tutta la loro vita; non è poesia mademoiselle è il desiderio di trascendere dalla propria carne per essere in comunione con quanto di più autentico c’è al mondo. In un certo senso è quasi lo stesso per voi musicisti: quando suonate o cantate trovate la via per l’essenza di ogni essere umano.” Il soprano si immobilizzò sbiancando. “Perdonatemi, ho forse fatto qualcosa che vi ha turbata?”
N … no, ma un uomo molto tempo fa mi disse una cosa molto simile.” Il suo Maestro in realtà usò quelle stesse parole, ma Mr Y non sembrava uomo interessato alle storie di fantasmi.
“Quell’uomo era molto acuto. Adesso venite; devo riportarvi da Nadir prima che mi impuzzolentisca tutte le stanze con quell’orrendo sigaro nel tentativo di fingere di cercarvi.
Christine rise “Non mi sembra andate molto d’accordo!
Non fraintendete mademoiselle: conosco Nadir da talmente tanto tempo che potrei centuplicare la mia fortuna scommettendo sui suoi pensieri ma i suoi gusti in fatto di tabacco temo resteranno qualcosa di indecifrabile. Adesso andiamo.” Così dicendo le prese il braccio e la condusse all’ingresso dove trovarono il Persiano che li aspettava comodamente seduto a fumare un sigaro.
Sapevo non che questa volta non avrei fatto troppa fatica a trovarvi mademoiselle!” si sfregò le mani soddisfatto tenendo il sigaro fumante tra l’indice ed il medio.
Vi prego, mia dea” disse Erik rivolgendosi alla ragazza che guardava il Persiano a bocca aperta non sapendo cosa e, tantomeno, se rispondenre “perdonate Nadir: in Persia non esiste l’arte delle buone maniere!
Lei si limitò ad un sorriso diplomatico: Nadir Khan riusciva sempre a dimostrare quanta considerazione avesse delle buone maniere e cercare di opporsi a questo era semplicemente inutile; evidentemente anche Mr Y lo sapeva. Poi il milionario le augurò buona giornata ordinando al suo dipendente di riaccompagnarla in albergo, e Nadir le porse la sua cappa. “Aspettate! Devo restituirvi i gioielli!
Sono vostri mademoisillle, teneteli. Vi avevo garantito che il vostro ritorno all’Opéra non vi avrebbe arrecato danno e non sono riuscito a mantenere tale promessa: considerateli come un rimborso per le offese che vi sono state arrecate questa sera!” rispose Mr Y con tono gentile.
Ma è troppo! Vi ringrazio Mr Y … ma  … non posso accettare!
Non usate inutili modestie con me; tra amici non serve! Quelli che indossate sono solo diamanti; sono oggetti belli e preziosi ma non valgono quanto la vostra onestà. Nadir si occuperà di tutto, quando sarete nei vostri alloggi lasciateli a lui. Buona giornata mademoiselle.” Detto questo fece una piccola riverenza ed uscì senza che la cantante potesse emettere altro fiato.
 
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Residenza della famiglia Chagny
 
Philippe si diresse nella biblioteca: il pensiero di quella splendida creatura lo aveva tormentato durante tutta la discussione con Raoul. Aveva avuto decine di donne tra cameriere, nobildonne o messaline da tutta Europa ma mai nessuna era tanto bella, seducente ed intrigante. Decisamente un dono sprecato per suo fratello!
Si diresse verso una stanza piccola e raccolta; piena di arazzi e tappeti; c’era un grande camino sempre acceso nonché sedie, lumi, tavoli e quant’altro potesse facilitare la lettura e lo studio. Una volta etrato la trovò con indosso una veste da camera trovata dalla servitù chissà dove, intenta a fare colazione con pan au chocolat e caffè, appena lo vide posò la tazzina per nulla imbarazzata dal suo abbigliamento o da quanto accaduto poco prima.
Perdonate se vi disturbo ancora mademoiselle, ma vorrei scusarmi in modo appropriato per avervi interrotta questa mattina.
La donna sorrise e se Afrodite fosse esistita davvero sarebbe diventata verde d’invidia per quanto era bello ed ammaliante quel sorriso. “Non si preoccupi signor Conte, sono sicura che motivi gravi ed urgenti vi abbiano spinto. Ma vi prego, perché non rimanete a farmi compagnia? Ho sempre detestato mangiare da sola!
Come desiderate mademoiselle!” Philippe si sedette di fronte a lei su un divano in broccato ricamato in tinta con le tappezzerie della stanza. Dopo pochi secondi decise che doveva conoscere l’identità di quella creatura e sogghignò ricordandosi di non essersi presentato in modo adatto ad un gentiluomo del suo rango. “Perdonatemi mademoiselle! Ma temo che possa essere sconveniente che io rimanga, in fondo non ci siamo presentati e per voi sono un perfetto estraneo.” Disse alzandosi improvvisamente dalla seduta sperando che l’altra cascasse nel  suo piano.
Ancora un sorriso malizioso: evidentemente oltre che bella questa donna era anche molto intelligente! “Signor Conte stavate andando così bene prima che vi ricordaste di queste formalità! Se ci tenete tanto presentatevi come un vero gentiluomo ed io farò altrettanto con voi, o almeno nei limiti che la mia condizione di donna mi permetteranno!
Philippe rise e si inchinò facendo un baciamano prima di srotolare tutto il suo elenco di nomi e titoli come fosse una filastrocca. Sapeva che era un po’ pomposo ma adorava il suono della sua voce che enunciava tutto il suo potere e le sue ricchezze.
Kelly Campbell. Temo che i miei genitori siano stati molto meno fantasiosi dei vostri.
Per essere inglesi hanno scelto deliziosamente my lady!

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Capitolo 19
*** Storie di fantasmi ***


AVVISO: caro Lettore sono mortificata del ritardo e di arrivare con solo un capitolo di passaggio, anche se fondamentale per il resto della storia. Buona lettura caro Lettore, non voglio dilungarmi oltre.
 
Residenza Chagny
Philippe si era trattenuto in  quel salottino da lettura molto più di quanto era sua intenzione all'inizio, ma Raoul rimaneva rinchiuso nella sua stanza a leccarsi le ferite e sarebbe stato una vera scortesia lasciare sola una donna tanto bella.
"Perdonate la scortesia di mio fratello mylady, sono sicuro che scenderà a breve." Disse ad un certo punto il conte con tutto il disinteresse che quella frase di circostanza permetteva.
Kelly finì di sorseggiare la bevanda calda nella tazzina "Se non me l’aveste ricordato mi sarei completamente dimenticata di aspettare vostro fratello!" rispose con una giusta punta di civetteria facendo un occhiolino.
 Philippe sorrise: "So che è solo la vostra gentilezza a farvi parlare mylady." Un servitore aveva apparecchiato anche per il padrone di casa consentendo ai due di rimanere a fare colazione continuando a conversare su tutto ciò che il galateo consente. La signorina Kampbel dimostrò una vivacità di spirito che non sfigurava comparata alla sua bellezza costringendo Philippe a riconsiderare la sua idea che si trattasse una merestrice, allora fece ricorso al tipico fascino dei nobili francesi: "Perdonate la mia indelicatezza mylady, ma sono sicuro di avervi già visto prima di stamane. Tuttavia devo rammaricarmi di non ricordare dove."
Lei sorrise per nulla turbata "Siete mai stato a Londra?" il conte annuì "Allora immagino che abbiate assistito ad una delle rappresentazioni della Royal Opera House?" un altro cenno affermativo ma per nulla sincero "Fino a pochi mesi fa ero il mezzo soprano della compagnia."
"Ed immagino che adesso canterete all'Opéra."
"Esatto."
"Siete davvero di ampie vedute per essere inglese." Commentò con una strana smorfia che Kelly non comprese.
"Temo di non capirvi monsieur le conte."
"So che i vostri castelli e sono pieni di spettri, e che anche dove non ci sono alcuni dei suoi compatrioti riescono a trovarli. Evidentemente voi non fate parte di questa categoria." spiegò versandosi altro caffè.
Kelly sembrò perdere la sua espressione compita per una frazione di secondo "Volete dirmi che l'Opèra Populaire è infestata?"
Adesso fu il conte che sembrò stupirsi, e non di poco. "Nessuno vi ha mai parlato del Fantasma dell'Opèra?" La donna scosse la testa e lui proseguì narrando le vicende che portarono alla distruzione del teatro e gli sviluppi del ballo.
La cantante ascoltò tutta la storia con estrema attenzione interrompendo il narratore solo per qualche domanda ogni tanto "Quindi i direttori obbedivano ciecamente alle istruzioni che inviava il Fantasma?"
"Senza battere ciglio."
"E mademoiselle Daaè ...?"
"Era la sua allieva. Ma in molti sono convinti che fosse anche atro." Philippe disse quelle parole con tono assolutamente neutro non tanto perché Raoul sarebbe potuto entrare in qualsiasi momento (a dire il vero iniziava a sperare che si fosse impiccato al lampadario) ma perché aveva capito che la donna davanti a lui era una di quelle rare persone a cui il destino a regalato la dote di una mente particolarmente sottile capace di stupire gli altri.
Da quando era arrivata Kelly sospettava che Andrè, Firmim, Reyer e gli altri nascondessero un segreto, si era chiesta per settimane quale fosse e perché tutti si comportavano con Christine in modo tanto strano. Certo non che gli atteggiamenti del soprano fossero molto normali, ma almeno adesso sapeva il perché di quel lutto ostinato e misterioso. Adesso tutto aveva senso! Tuttavia non poté impedirsi un certo fastidio: lei aveva studiato musica per anni in accademia ed i suoi progressi sul palco li aveva guadagnati. Non sempre con meriti musicali, ma si era sempre impegnata per la sua carriera. Ma Christine no: lei era passata da ballerina di fila a prima donna in pochi minuti. Le sue riflessioni furono interrotte dalla porta che si aprì permettendo a Raoul di entrare.
Appena Philippe lo vide provò un'improvvisa vampata di nausea che si sforzò di ricacciare da dove era venuta in nome delle apparenze. "Ben arrivato fratello. Mademoiselle Kampbell avrà sentito la tua mancanza."
Il cadetto fece una piccola riverenza alla donna che rimaneva sorridente sul divano "Scusate Milady, non era mia intenzione recarvi dispiacere."
L'inglese rispose con voce soffusa "Vostro fratello è stato talmente gentile da tenermi compagnia."
"Al vostro servizio milady!" Philippe posò la mano sul cuore mentre inclinava un po' io capo con gesto calcolato.
Raoul non disse nulla: da anni sapeva che suo fratello adorava le donne; o meglio adorava corteggiarle, vincerle ed abbandonarle appena vedeva la preda successiva. Si limitò a sedersi con loro e partecipare alla conversazione successiva con vago disinteresse.
 
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Qualche ora dopo all'Opéra
 
Il teatro era in fermento: di solito assomigliava ad una specie di grande alveare dove ogni persona ha un compito che svolgeva operosamente per permettere agli altri di esercitare le proprie funzioni, ma il giorno seguente al gran galà tutti erano troppo interessati al ballo rispetto al proprio lavoro. Gli unici che sembravano immuni da questa sindrome esano madane Giry ed il direttore Reyer.
L'insegnante e sua figlia si erano recate all’Opéra di buon mattino per approfittare del fatto che la sala prove più grande del balletto fosse libera; dopo tre ore di esercizi Meg implorava sua madre per una pausa che la donna si rifiutava di concederle. Per sua fortuna arrivò Reyer che aveva perso la sua solita e rassegnata calma ascetica appena sentito che Mr Y aveva annunciato il ritorno di Christine. Madame gli raccontò come si erano svolti i fatti dal ballo con  il principe, rivelatosi poi Raoul, alle velate minacce di Mr Y per evitare futuri pettegolezzi ed imbarazzi. "Cosa ne pensate monsieur?" chiese la donna al termine del racconto.
L’altro tacque per un po’ "Non saprei madame ... le fortune di Mr Y sembrano infinite ... ma cosa sappiamo davvero di quest'uomo? Se come dite il Visconte de Chagny ha aggredito mademoiselle Daaé dubito che sarà felice di sentir parlare di lei tutti i giorni o di vederla in tutti i ricevimenti, e nulla ci dice che non possa usare l'influenza del suo casato per boicottarla: dopo tutto suo fratello è un pari di Francia. E gli Chagny potrebbero non essere gli unici da cui guardarsi."
Madame  scosse la testa pragmatica:"Per ora nessuno sembra intenzionato ad inimicarsi un uomo ricco come Mr Y: dopo che il Persiano lo ha annunciato sono corsi tutti ad omaggiarlo con riverente servilismo."
"Non mi riferivo a questo madame." Reyer guardò la donna al di sopra dei suoi occhiali stupito che le non avesse capito immediatamente a cosa si riferisse "pensateci madame: monsieur le Viconte potrebbe non essere l'unico uomo che non vuole più saperne niente di maademoiselle Daaé ..." la frase fu volontariamente lasciata sospesa perché invocare il Fantasma dell'Opera all'interno del teatro non aveva mai portato buona fortuna.
"Monsieour le Fathom è morto, ed anche se fosse ancora vivo per ora nessuno tra il corpo di ballo ed i macchinisti ha avuto segni della sua presenza."
"Possiamo solo sperare che abbiate ragione madame, ma voi sapete meglio di me che il suo cadavere non fu trovato. Non esistono prove reali che sia morto, e siete davvero convita che una folla di stolti armati di forcone abbia potuto porre fine ai giorni di quella creatura nel suo regno?"
Antoniette rabbrividì e Meg si strinse nelle spalle ma entrambe si imposero di non darlo a vedere. Era vero che nessuno aveva mai avuto prove tangibili della effettiva dipartita del Mostro, ma dal racconto di Christine sembrava altamente improbabile che Erik fosse riuscito a salvarsi. Probabilmente i parigini assetati di vedetta lo avevano picchiato, ucciso e magari in un attacco di superstizione ne avevano bruciato le spoglie. Ma la remota possibilità che Erik camminasse ancora nel loro stesso mondo metteva loro un sorte di irrefrenabile fobia primordiale. L'insegnante sorrise  diplomaticamente tentando di chiudere la questione "Staremo in guardia monsieur ma non mi sembra il caso di fasciarci la testa prima di rompercela."
Reyer sorrise a sua volta mentre si alzava dalla panca su cui si era seduto assieme alle Giry "Pensateci: se il Fantasma dell'Opéra tornasse MrY sarebbe disposto a pagargli un salario e lasciargli dirigere il teatro? Probabilmente tornerebbe da dove è venuto portandosi tutti i suoi milioni. Adesso scusatemi ma i miei doveri mi attendono, buon lavoro medames."
Rimaste sole le due donne si guardarono reciprocamente per secondi immobili. "Maman ... cosa facciamo?" sussurrò Meg,
"Per ora possiamo tenere solo gli occhi aperti. Reyer potrebbe non avere torto e non oso immaginare cosa potrebbe farci Erik se fosse ancora vivo." Antoniette sapeva perfettamente che per lui aiutare il giovane Visconte a salvare Christine era un tradimento imperdonabile e che nessuna giustificazione razionale gli avrebbe fatto cambiare idea.
"E Christine?"
Madame sospirò con la pesantezza di tutti i suoi anni "Meglio non dirle niente. Per placare i suoi sensi di colpa sarebbe capace di andare da lui e farsi impiccare."
Meg annuì e sua madre la mise immediatamente ad esercitarsi sul pas assemblé.
 
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Tardo pomeriggio, ufficio di Andrè e Firnim
 
I due direttori stavano passando il proprio tempo complimentandosi a vicenda su quanto fossero stati fortunati nel trovare un mecenate ricco ed influente come Mr Y. Il ricordo del ballo, come i postumi del troppo champagne, ronzavano nella loro testa come le bollicine di un vino frizzante fino a che qualcuno non bussò alla loro porta:
"Madame Colette! Cosa vi porta nel nostro ufficio?" la donna era a capo della sartoria del teatro: decisamente in sovrappeso il suo passatempo preferito era mettere il naso negli affari altrui. Appena aveva visto quell'uomo tanto elegante passeggiare sotto le volte dipinte si era precipitata nell'ufficio dei direttori gonfia della sua scoperta.
"C'è un uomo che sta andando in giro per tutto il teatro. Si comporta in modo strano: è come se stesse visitando un museo."
Andrè e Firmin si guardarono a vicenda: probabilmente si trattava di un curioso che ficcanasava un po' in giro cercando di soddisfare la propria curiosità. "Grazie madame. Potete riprendere le vostre occupazioni." dissero alla donna che uscì dall'ufficio senza dire altro troppo delusa di non aver avuto soddisfazione. Appena i due si furono sistemati le cravatte uscirono anche loro, iniziando a cercare il visitatore dalla grande scalinata, proseguendo nel guardaroba, e così via per tutta la parte aperta al pubblico lasciano per ultima la grande salle: lì André avrebbe cercato nella platea e dietro al palco, mentre Firminn nelle gallerie aprendo le porte di tutti i palchi. Giunto al numero 5 ebbe un tremito quando posò la mano sul pomello: né lui né André avevano voluto mettervi piede fino a quel momento e se avessero potuto ancora per qualche tempo. Chiuse gli occhi, si fece coraggio, spalancò la porta ed entrò nel palco trattenendo il fiato.
"Monsieur Firmin cosa temete di trovare? Un fantasma per caso?” a dispetto delle paure del direttore dell’Opéra l’unica presenza che infestava il palco era Mr Y, elegantissimo nel suo cappotto grigio con collo di volpe argentata. Era comodamente seduto su una poltroncina, con il cilindro accanto a lui, che giocava con un bastone nero dal pomello di smeraldo.
No … io …” il direttore divenne rosso come una ciliegia matura mentre cercava di articolare una qualsiasi forma di pensiero ma Mr Y non sembrò curarsi del suo turbamento.
Se non sbaglio era questo il palco del Fantasma dell’Opera, giusto?
Proprio questo!” l’omino tremò ed Erik si crogiolò in quel terrore che persiste dopo tanti anni.
Se non vi dispiace monsieur Frimin, gradirei che venisse riservato al mio uso personale. Tutte le sere.
Ma Mr Y s…” il povero Frimin si ritrovò ad un passo dalle convulsioni senza nemmeno accorgersene.
Il mecenate si alzò in piedi e raggiunse il direttore incredulo “Non temete quella creatura come fosse un demone.” disse con uno strano sorriso “Era un uomo, anzi se ben ricordo assomigliava più ad un fenomeno da circo! Non credo ritornerà a farci visita!
Se Firmin fosse stato un buon osservatore avrebbe visto sbiancare le nocche che stringevano il bastone; ma era troppo impegnato a non tremare per farci caso. “Se ben ricordate … ?
Ero presente durante la rappresentazione del Don Giovanni; ricordo tutto di quella sera. Adesso se non vi dispiace gradirei ricominciare la mia esplorazione dell’Opéra ed accettarmi che sia tutto come da contratto.” Senza aprire bocca Firmin si spostò e lasciò passare Mr Y che sparì velocemente dietro un angolo.
Intanto, dietro una finta colonna dorata Nadir si lisciava i baffi pensieroso. Certo non aveva potuto vedere la scena con i propri occhi ma la calma apparentemente inscalfibile di Erik ed il fatto che quello stolto di Firmin rimanesse imbambolato vicino alla porta da almeno cinque minuti erano stati sufficienti: il Fantasma dell’Opera sarebbe tornato e, se questi erano i suoi avversari, sarebbero stati annientati come una zattera nel mare in burrasca. Ma non poteva rimanere dietro quel doppio fondo ancora a lungo: se Erik era uscito di casa lo aveva fatto solo per incontrare Christine Daaé e quello era un colloquio che non gli poteva sfuggire!

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Capitolo 20
*** Buone e cattive intenzioni ***


Erik percorreva i corridoi dell’Opèra scendendo scale e girando angoli dimostrando una calma che non possedeva completamente. Non sapeva se era l’imminente vendetta oppure il trovarsi nuovamente nel suo regno a fargli scorrere quella piacevole euforia nelle vene.
Lasciato quell’inetto di Firmin, aveva presto abbandonato i sontuosi marmi per la semplicità degli ambienti di servizio. Aveva incontrato un crocchio di ballerine ridacchianti che aveva salutato con gesto elegante e disinvolto facendole avvampare. Continuò a camminare tra le varie sale prove, diretto alla piccola cappella, quando fu urtato da una testolina bionda che non guardava dove andava. “Mademoiselle Giry, buona sera!” disse con cortesia  senza che la ragazza potesse immaginare quanto quel contrattempo lo infastidisse.
La ballerina divenne rossa per l’imbarazzo fino alle orecchie “Perdonatemi Mr Y, sono mortificata! Ero talmente ansiosa di assistere alle prove di mademoiselle Anastasia da non guardare dove andavo! Monsieur Reyer dice che per l’apertura ballerà su una musica che Tchaikovsky ha composto appositamente per lei.” Spiegò tormentando le frange dello scialle che le cingeva le spalle.
Un’idea lampeggiò nella mente di Erik rendendo quell’incontro inaspettato estremamente interessante. “La Nikolaevina sta provando la sua aria?” chiese fingendosi sorpreso e lasciando che l’ingenuità di Meg facesse il resto.
“Si monsieur. Se vi interessa vi posso mostrare dove si trova.” Quasi troppo facile!
Ve ne sarei estremamente grato Mademoiselle Giry.” Accettò l’invito con un baciamano che attirò l’invidia di due sarte di passaggio. Poi si lasciò portare nel foyer della danza situato dietro il palcoscenico: Anastasia piegava e contorceva il proprio corpo seguendo la musica in linee elegantissime e lunghissime: ogni movimento era perfetto eppure leggero come l’acqua. Alla fine arrivò una serie di velocissime piroette antiorarie che Anastasia eseguì con un ampio sorriso quasi come non sentisse la fatica della danza.
Anastasia Nikolaevina non ballava; volteggiava come una foglia che sospinta dal vento sfiora l’acqua dello stagno. Ogni passo, ogni estensione ed ogni salto comunicavano grazia e leggerezza; tanto da creare l’illusione che la ballerina si muovesse in una sorta di bolla priva di forza di gravità.  Meg si sentì una principiante, come quando da ragazzina ammirava i volteggi della Sorelli.
Non è splendida?” disse Mr Y applaudendo mentre la piccola Giry si riprendeva dallo shock di aver visto per la prima volta la sua rivale danzare: uno spettacolo imprevisto ma molto appagante.
Avete perfettamente ragione monsieur.” Commentò amara: quando Anastasia ballava sembrava un angelo sceso da Paradiso per mostrare l’arte della danza agli uomini. Non era affatto sicura che, anche mettendoci tutto il suo impegno, sarebbe riuscita a superarla e riavere il posto da prima ballerina.
Siete bravissima madamoiselle! Divina! Un vero incanto!” Andrè e Firmin comparvero alle loro spalle applaudendo con tanta forza che Erik pensò che se avessero continuato a lungo ci avrebbero rimesso gli arti.
La russa si voltò: troppo concentrata sulla musica non si era minimamente accorta di essere osservata. Fece un elegante inchino e si avvicinò al mecenate senza degnare i direttori di uno sguardo.
Buona sera mademoiselle.” la salutò con un baciamano “Riuscite sempre a smentirmi diventando sempre più brava. Se continuante lungo questa strada temo che non saprò più che complimenti farvi!
“E voi riuscite sempre ad essere troppo gentile perché io vi creda.
Non fate finta di non sapere quanto abbia ragione. Avete lasciato la giovane Giry senza parole e credetemi sono in pochi ad aver avuto successo in questa impresa!
Tutti risero. Tutti tranne Meg le cui gote assunsero il colore delle ciliegie mature.
Davvero mademoiselle Giry? Sono onorata che la mia esibizione vi abbia compita tanto!” Anastasia sembrava sinceramente stupita ed emozionata dell’effetto suscitato nella collega e non c’era traccia di ipocrisia nelle sue parole “Mi hanno parlato talmente tanto di voi che spero di potermi considerare una vostra amica anche se non ci hanno ancora presentate!
Bella, brava ed orrendamente gentile; decisamente troppo da poter sopportare! “Lo siamo già Anzi chiamami Meg!” disse la francese con un sorriso un po’ tirato.
Scusatemi signore ma dovrei terminare si controllare che nel mio teatro sia tutto in ordine prima dell’apertura.” Annunciò il mecenate con una riverenza allontanandosi prima che Andrè o Firmin avessero il tempo di rispondere.
 
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Christine pregava nel silenzio della piccola cappella. Davanti a lei due ceri ma solo uno era acceso: senza nessuna effige o ricordo della persona per cui pregava si appoggiava sui resti delle numerose candele che lo avevano preceduto. Sotto quello spento la foto del vecchio Gustave Daaé a cui erano state riservate una minor quantità di preghiere e cera.
Quando Erik la raggiunse rimase fermo sulla soglia a contemplare la figura per qualche istante: in ginocchio con le mani congiunte e gli occhi chiusi non recitava nessun salmo ma copiose lacrime bagnavano la gonna nera. Nadir lo aveva informato del lutto ostinato ma non gli aveva mai detto quale ne fosse la causa; anche se avrebbe potuto scommettere il naso che non aveva sul fatto che il Daroga lo conoscesse perfettamente.
All’improvviso una folata fece tremolare la fiamma e poi la spense: ricordi, e sensazioni riaffiorarono nel cuore del soprano che fu trafitto dall’ennesima spina appena si ricordò che gli uomini non tornano dal mondo dei morti nemmeno quando in vita si comportano come fantasmi. La donna alzò il volto e si asciugò gli occhi.
Perdonatemi mademoiselle Daaé, non era mia intenzione distrarvi dalle vostre preghiere.” Disse Erik entrando nella cappella prima di aiutare la sua pupilla ad alzarsi.
Devo confessare di essermi accorta della vostra presenza solo adesso.” Rispose cercando di sorridere.
Eravate tanto assorta che non stento a crederlo.” Guardò i ceri “Pregavate per vostro padre?”
“No. Solo per un povero peccatore. Spero che almeno nell’aldilà trovi un po’ di conforto.”
Sono sicuro che sarete ascoltata.” Peccato che lui non avesse mai creduto in Dio, nell’aldilà ed in tutto ciò che raccontano i preti. “sembra che voi siate l’unica a pregare qui dentro.” Costatò vedendo che quelli di Christine erano gli unici ceri.
Fin da piccola ho sempre pregato qui, ma le ballerine ed il resto del cast preferisce la Chiesa della Maddalena dove dicono messa.”
Capisco.” Si avvicinò alla vetrata ed iniziò a seguire le linee del piombo con un polpastrello tracciando la sagoma dell’ala dell’angelo. “Immagino che fosse questo il luogo delle sue … lezioni di canto private?” chiese calcando le ultime parole.
Christine annuì dopo qualche momento “Oui.
E voi non avete mai sospettato che il vostro maestro fosse il Fantasma dell’Opera?
La cantante iniziò a tormentare un lembo del vestito a disagio: nessuno le aveva mia chiesto delle sue lezioni con il Fantasma. “Quando sentii la Voce per la prima volta monsieur avevo solo otto anni e poi divenne una presenza talmente familiare e costante. Non fu dolo il mio insegnante di canto ma una guida, una presenza che a suo modo vegliava su di me.”
Erik si allontanò improvvisamente dalla vetrata ed osservò attentamente la figura della sua pupilla: i capelli che una volta erano sempre sciolti raccolti in una treccia alla base del collo e l’abito di velluto nero con la grande gonna la rendevano simile ad un topolino impaurito e ne accentuavano la magrezza. “Avreste dovuto dirgli queste parole …
Come fate a sapere che non lo feci?
Perché altrimenti non avrei spedo milioni per ricostruire l’Operà.”
Avete ragione: la Catastrofe è solo colpa mia.” Commentò ad occhi bassi con un filo di voce.
Cosa dire a quelle parole? Certo che tutto quello che aveva fatto la notte del Don Giovanni era colpa sua! Lui le aveva dato tutto ciò che poteva offrirle e come ricompensa era stato umiliato e respinto. I sensi di colpa di Christine erano tardivi: la sua occasione l’aveva avuta allora; adesso era solo il tempo della vendetta. “Perdonatemi mademoiselle, sono stato indiscreto.” Disse porgndole un fazzoletto per asciugare le lacrime che facevano capolino dietro le ciglia.
Non importa, capisco la vostra curiosità.
Allora mi permettete di continuare ad essere indiscreto?” il soprano annuì “Siete troppo giovane per il lutto: il vostro vestito è più adatto a madame Giry che ad una giovane della vostra età. Cercate di dimenticare il passato e le sue sofferenze: tra poco sarete una delle donne più invidiate ed ammirate di Francia.
Non sono qui per la fama. Non mi ha mai interessato.”
Nadir mi aveva accennato della vostra incredibile onestà.
Non sono una donna onesta Mr Y: anch’io ho le mie colpe. Tutto ciò che desidero è onorare il mio Maestro. Adesso scusate ma avevo promesso a Meg che sarei andata a farle compagnia durante i suoi esercizi.” Con queste parole fece un leggero inchino ed uscì dalla cappella in silenzio ed a testa bassa.
Erik rimase immobile stringendo il pomello del bastone fino a farsi venire i lividi alle mani: adesso si sentiva in colpa? Adesso comprendeva la sofferenza che gli aveva causato? Adesso!? Dopo dieci anni di meditazione! Ma se sperava che questa conversine l’avrebbe salvata si sbagliava di grosso: lei aveva trasformato un angelo salvatore in un portatore di morte e distruzione e ne avrebbe pagato le conseguenze!
È stato uno spettacolo divertente Daroga?” chiese rivolgendosi all’angelo.
Sei ancora intenzionato a vendicarti immagino.” La voce del Persiano si sentiva leggermente ovattata nella cappella.
Quanto lo sei tu a farmi cambiare idea.” Rispose con scherno. 

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Capitolo 21
*** Tossicologia ***


AVVISO: questo capitolo è un po’ una scopiazzatura da Il Conte di Montecristo infatti mi sono liberamente ispirata a diversi personaggi e situazioni presenti nel libro. L’ho fatto solo perché Mr Y è un po’ come il Conte di Montecristo. I riferimenti che seguiranno, qui e nei capitoli successivi, non hanno nessun fine di lucro e dichiaro di non possedere in alcun modo diritti sulle opere di Dumas.
 
La carrozza nera di Mr Y aveva lasciato presto l’Opéra: non aveva voglia di sentire le inutili parole di Nadir e così aveva lasciato immediatamente lui, la cappella ed il teatro. Sapeva fin da prima di uscire da casa sua che il Persiano lo avrebbe seguito e sapeva anche che avrebbe interferito in ogni modo che gli sarebbe stato possibile nell’attuazione della sua vendetta. Ma Nadir non era mai stato una minaccia degna di tale nome, nemmeno quando comandava tutta la guardia dello Scià, così aveva deciso di ignorarlo semplicemente.
Alle otto in punto, come richiesto dall’invito ricevuto nel primo pomeriggio, si trovava alla residenza della famiglia Chagny: un castello che aveva subito diverse trasformazioni durate i secoli perché ogni generazione aveva voluto lasciare la propria impronta. Un valletto in livrea gli aprì lo sportello e gli fece strada all’interno. L’ambiente di ingresso era dominato dall’enorme scalone doppio in marmo bianco ricoperto da un tappeto blu di Francia: abbastanza imponente da far capire subito a quale rango di nobiltà appartenessero i padroni della casa, ma non di cattivo gusto. Arrivò un altro valletto che si offrì di prendere il cappotto ed il capello per sparire chissà dove mentre il primo lo conduceva da Philipe de Chagny facendo il tragitto più lungo possibile: passò per un salottino giapponese dall’aria tetra, la galleria delle armature piena delle glorie dell’antico regime, la sala della musica ed un’altra galleria da cui si potevano ammirare i giardini. Ogni stanza era decorata con gusto ed eleganza e conteneva opere di gran pregio.  
Alla fine di quel pellegrinaggio Erik si ritrovò in una sala circolare completamente affrescata con motivi bucolici; una finta cupola sorreggeva il complicato lampadario di cristallo. Al centro della stanza si trovava una tavola rotonda apparecchiata per diverse persone.
Philippe gli venne incontro con il suo sorriso migliore, quasi come se dovesse conquistare una bella donna. “Mr Y! Buona sera! La vostra puntualità è talmente perfetta che gli invitati di questa sera non hanno ancora finito di stupirsi della vostra presenza.” disse offrendo una coppa di Champagne.
Mi dispiace monsieur le Conte; faccio solo del mio meglio per essere un uomo di parola.” Spiegò fingendosi desolato causando l’ilarità degli altri uomini.
Venite, lasciate che vi presenti le persone più importanti di Parigi. Sono anche i miei più cari amici ma se lo scoprissero penserebbero che sono un uomo sentimentale!” con fare complice il conte lo avvicinò al crocchio di uomini in abito scuro “Il Marchese di Saint Meran, capo della polizia parigina e consigliere intimo del ministro per gli affari interni.” Disse rivolgendosi ad un uomo di mezza età con la faccia allungata e l’espressione da cospiratore.
Onorato Mr Y di essere con voi questa sera.” Il Marchese gli tese la mano.
Non ringraziate me; è il Conte de Chagny che ci offre questa serata.”
Emille Dupount. Amico carissimo che ha l’unico difetto di essere un giornalista che scrive solo la verità!” Un uomo alto con i capelli brizzolati tirati all’indietro e lo sguardo furbo si avvicinò.
Philippe io potrei dire la stesa cosa della vostra nobiltà; ma non mi sembra giusto annoiare Mr Y con queste ovvietà!” poi si rivolse al milionario “È un onore fare la vostra conoscenza monsieour” quasi tutti i commensali della serata avevano presenziato al ballo della sera prima ma Emille non essendo un nobile o un diplomatico non aveva ricevuto l’invito; trattamento riservato a molti e specialmente alla stampa.
L’onore è tutto mio.” Erik sorrise e gli strinse la mano.
Poi arrivarono il giudice de Roux e Grearde Perrier, un banchiere esperto in investimenti che poteva vantare uno dei patrimoni più sostanziosi di Francia. “Mi stupisce che Malaussénne non sia con noi questa sera.” Commentò quest’ultimo riferendosi all’unico uomo che lo superava in ricchezza prima dell’arrivo di Mr Y.
Le mie fonti sostengono che dopo i festeggiamenti di ieri sera” intervenne Dupount “si sia barricato in casa e progetti di lasciare Prigi per qualche tempo.”
Perrier rise sotto i suoi baffoni “Conoscendo il caro Luis non avrà digerito di essere stato uno dei tanti ospiti in quella che ha sempre considerato casa sua.” Tutti risero sotto i baffi e prima che Erik potesse dire qualsiasi cosa Philippe spiegò che Luis Malaussénne aveva puntato per anni  la residenza che egli aveva comprato con tanta facilità, perché i precedenti proprietari con una scusa o l’altra si erano sempre rifiutati di vendere. Per Malaussénne comprare quell’immobile era diventata una questione di onore e che adesso doveva cercare conforto in qualche modo.
Dopo pochi minuti la porta si aprì ed un valletto annunciò gli ultimi commensali mentre tutti bevevano champagne ascoltando le meraviglie che Mr Y aveva visto in oriente.
Finalmente Mylady! Iniziavo a temere che mio fratello vi avesse rapita e foste fuggiti assieme!” Philippe si precipitò ad accogliere Kelly Campbell chiedendosi per quale specie di flagello divino suo fratello non riuscisse mai a rendersi utile perdendosi nei corridoi di casa.
Colpa mia monsieur! Vostro fratello mi ha detto che avete una serra con delle piante medicinali ed ho insistito perché me lo mostrasse.” raccontò Kelly con uno dei suoi splendidi sorrisi.
Il Conte salutò il fratello cadetto prima di prendere il braccio della cantante. “Venite Milady, avrete l’importante compito di fare in modo che questa serata tra amici non diventi una noiosa cena d’affari. Lasciate che vi presenti gli altri commensali … ” disse prima di rifare tutte le presentazioni partendo Mr Y. Tutti apparvero molto colpiti dalla bellezza della donna che non pareva minimamente a disagio per essere circondata da soli uomini.
In pochi minuti erano tutti ai posti assegnati ed i camerieri iniziarono a servire gli antipasti.
Vi interessano le piante Mylady?” chiese il Marchese di Saint Meran aprendo disinvoltamente il crostaceo nel suo piatto.
Mia mamma mi ha trasmesso la passione per le piante officinali e la tossicologia. Avevamo un piccolo cortile dietro casa in cui coltivava alcune piante officinali molte cose le ho imparate da lei.” Rispose con un sorriso tale da far ignorare qualsiasi parola.
Milady siete al tavolo con un il capo della polizia ed un giudice, state attenta a raccontare le vostre passioni!” intervenne Raoul facendo finta che i due uomini menzionati non potessero sentire.
Visconte, vi ringrazio ma non ho intenzione di avvelenare nessuno! Ammetto di aver raccolto della belladonna ma solo a fini cosmetici. E poi se avessi intenzioni criminose non ne parlerei certo così candidamente!” l’intera tavola rise, eccetto Mr Y ma erano tutti troppo concentrati sulla bellezza di Kelly per accorgersene.
Sarebbe un ottimo alibi!” esclamò il giudice de Roux.
“Sarebbe una storia molto avvincente!” fece seguito il giornalista.
La digitalis purpurea è una pianta pericolosa Milady.” Il tono serio del mecenate dissolse le risate che ancora echeggiavano nella stanza.
Solo per chi non sa usarla!” lo rassicurò prontamente.
È raro trovare un occidentale veramente abile nel maneggiare veleni.” Osservò l’altro con una punta non troppo velata di scetticismo.
De Roux saltò sulla sedia  a quelle parole “Non sono affatto d’accordo! Appunto l’altro mese mi è capitato il caso di un tale che aveva avvelenato il fratello per questioni economiche se non ricordo male, ed causò non pochi problemi al giudice istruttore perché nessuno riusciva a capire come avesse fatto ad avere l’arsenico. Ben sei speziali erano andati a costituirsi!
Oh si … credo di averne letto su qualche giornale … forse l’Epoque aveva dato grande rilevanza al caso. Ma ditemi caro giudice quanti grammi di veleno aveva usato il nostro assassino contro quello sventurato del fratello?
Ben otto!” affermò dando tutta l’enfasi possibile a quel numero “Era perfino andato fuori Parigi per procurarsi il veleno!” Sembrava quasi che godesse nel rivelare la bassezza dell’assassinio.
Otto grammi? Addirittura? Una quantità sufficiente ad uccidere un elefante e ne avreste ancora per almeno altri due fratelli! Perdonate ma non mi sembra certo un grande avvelenatore. La povera vittima sarà morta urlando come un maiale sventrato.
 “Ne siete sicuro Mr Y?” la domanda di Perrier, che fino a quel momento aveva taciuto ritenendo l’argomento lugubre, rifletteva il pensiero dei presenti.
Certamente! In Oriente sono maestri nell’arte dell’avvelenamento e non si lasciano suggestionare dal teatro e dai romanzi.”
Cosa c’entrano il teatro ed i romanzi?” Adesso fu Philippe  a sgranare gli occhi.
Avete mai fatto caso signor Conte che a teatro o nei libri l’avvelenamento è sempre alla fine della storia ed è sempre descritto in modo molto approssimativo?
Il nobile scosse la testa “Veramente no.”
Lo immaginavo. Nei libri, ma soprattutto a teatro, si vede solo qualcuno che versa il contenuto di un’ampolla in un bicchiere oppure che morde la montatura di un anello, poi colui che ha ingurgitato la sostanza letale si accascia e cala il sipario. Nessuno si interessa di cosa accada all’avvelenatore in seguito ed allora tutti si convincono che avvelenare sia facile: comprano cinque grammi di cianuro da uno speziale, oppure otto grammi da otto speziali diversi e magari usano anche otto nomi falsi, con il risultato che la vittima morente impedirà a tutto il quartiere di dormire e loro saranno stati visti otto volte e saranno riconosciuti otto volte più velocemente.
Nessuno rispose tanta era la sicurezza delle parole del milionario, solo l’inglese parlò amara ma animata da una vistosa scintilla di interesse che brillava nel blu dei suoi occhi: “Sembrate avere un’idea molto precisa di come si avveleni il prossimo Mr Y.
In Persia ne hanno fatto un arte Milady.” Un sorso di vino prima di riprendere a parlare “In Persia conobbi un uomo che si dilettava di assiologia, era uno dei pochi a farlo per fini medici. Una volta annaffiò un cavolo con dell’arsenico; il terzo giorno il cavolo, apparentemente perfetto, cadde dalla pianta e lui lo fece mangiare ad un coniglio. Non rattristatevi signora, il mio amico aveva una serie infinita di animali che usava per i suoi esperimenti. Il coniglio sventurato mangiò il cavolo e morì poco dopo; allora lo fece sventrare ne gettò i resti nel letamaio su cui un pollo andò a beccare entro sera: il giorno dopo il volatile cadde malato ed in capo a due era morto. Ma mentre si dibatte in preda alle convulsioni viene agguantato da un avvoltoio che lo porta nel suo nido in cima ad una roccia. L’avvoltoio mangia il cadavere e dopo tre giorni mentre vola è preso da un capogiro e finisce nel vostro acquario dov’è morso dai lucci e dalle anguille che lo mangiano avidamente. Se l’indomani voi serviste uno di quei lucchi o di quelle anguille a tavola il vostro commensale morirebbe in … tre giorni e qualunque medico giurerebbe si sia trattato di un tumore, di un aneurisma o addirittura di tifo.”
Kelly rimase perplessa mentre tutti gli altri erano completamente sbiancati: “Questa sembra letteratura più che arte. Voi avete narrato solo una serie di eventi casuali.
Ma l’arte sta appunto nel governare alla perfezione questi eventi casuali.” Sorrise Mr Y facendo percorrere le schiene degli altri uomini dall’ennesimo brivido di raccapriccio.
Visconte mi avevate promesso una cena lieta e mi ritrovo seduto affianco ad un esperto avvelenatore!” protestò il giudice raccogliendo l’assenso de capo della polizia.
Oh ma io non sono un avvelenatore! Coltivo tra i miei interessi anche la medicina e la chimica a livello … dilettantistico oserei dire.
Le vostre conoscenze sembrano estremamente precise e dettagliate. Siete forse un medico?”  chiese Dupount.
 “No, ma in molti mi ritengono un gran dottore perché ho curato alcune persone.”
E loro hanno tratto giovamento dalle vostre cure?” domandò Raoul.
Sono tutti tornati in ottima salute, ma non erano afflitti da malanni molto gravi.”
Visto miei tutori della legge e dell’ordine? Nessun avvelenatore, solo un uomo che conosce profondamente il corpo umano e le sue malattie!” sospirò  Philippe alzando il bicchiere in nome del sollievo generale.
Un uomo che avrà da insegnare ai drammi che presto vedremo all’Opéra.” Rise Perrier sventolando il calice vuoto.
Spero che non mi giudicherete ridicola la prima volta che un male organizzato avvelenatore mi ucciderà sulla scena.”
La vostra bellezza, Milady, vi renderà una visione.”
Il brindisi successivo, in onore della beltà di Kelly, distolse quasi tutti dal notare che l’umore del giovane Visconte era mutato con la velocità di un temporale estivo appena l’oggetto della conversazione si spostò sul teatro appena ricostruito e la sua prossima apertura. Sono in due notarono ciò ed entrambi lo trovarono estremamente utile.

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Capitolo 22
*** Doni e balocchi ***


AVVISO: caro Lettore scusa il ritardo ma questo era un capitolo molto difficile perché anche se sembra che non succeda niente in realtà non è affatto così: una cosa succede ed anche molto importante! Ma per ora non posso dire più di così. Comunque era un capitolo che richiedeva molta attenzione e che si doveva inserire in modo particolarmente fluido nella storia. Spero comunque che il risultato Ti piaccia e che mi lascerai un piccolo commento terminata la lettura.
 
Il banchetto era stato deliziosamente ameno: tutti gli invitati si erano deliziati con piatti raffinati ed i racconti esotici di Mr Y. Alla fine della serata erano tutti di ottimo umore; tutti tranne il povero Dupount che non avrebbe potuto pubblicare nulla nel giornale del giorno dopo. La serata si concluse quando il Marchese di Saint Meran notò che il suo orologio da taschino batteva le due del mattino “Temo di dovervi lasciare.” Iniziò posando il bicchiere di Brandy su un tavolo ornato di fiori “Il capo della polizia ha dei doveri che lo attendono domani mattina.
Posso chiedervi di accompagnarmi ai miei alloggi monsieur le Marquis?” chiese soavemente Kelly dopo che l’uomo ebbe salutato tutti i presenti.
Posso farvi accompagnare da mio fratello Milady.” Suggerì Philippe per trattenere la donna ancora qualche momento. Sapeva che avrebbe rifiutato ma cosa c’è di meglio di una preda che fugge?
Il capo della polizia intervenne prontamente in favore del cadetto con espressione bonaria, deliziato al pensiero di passare altro tempo ad ammirare la bellezza di Kelly: “Non fate incomodare il caro Raoul. Per me sarà un onore riaccompagnare Miss Campbell alla sua residenza!
Vi ringrazio marchese.” Sorrise la donna.
Come preferite.” Concesse il Conte assaporando gli aromi del proprio Cassis.
Credo di dovermi congedare anch’io.” intervenne Mr Y alzandosi dalla propria poltrona.
Oh Cielo! Che modo orribile per porre fine ad una serata tanto piacevole!” sbuffò Perrier.
Beveteci su amico mio e consolatevi pensando che abbiamo appena scoperto un’altra particolarità di Mr Y: sarà l’unico gentiluomo a Parigi che non dedicherà la mattina all’ozio!” lo consolò il giornalista posandogli una mano sulla spalla e tutti risero.
Caro Doupont io non sono un gentiluomo di Parigi. E poi se non ci fossero i gentiluomini di Parigi cosa scrivereste sul vostro giornale?
Emile si finse sorpreso prima di alzare il proprio calice “Avete ragione! Propongo l’ultimo brindisi della serata: ai gentiluomini parigini grazie a cui avrò sempre un lavoro!” Non c’era nessuna cattiveria in quel brindisi, in fondo anche gli stessi gentiluomini di parigini andavano fieri della loro reputazione di coltivatori dei piaceri della vita e dell’ozio, e tutti accettarono l’ultimo brindisi con la massima giovialità.
Vuotati i bicchieri i fratelli de Chagny condussero i loro ospiti dai valletti che avevano già pronti mantelli e le cappe di ciascuno. Philippe aiutò Kelly ad infilare la propria pelliccia desiderando di fare l’esatto opposto.
Vi ringrazio monsieur.
Al vostro servizio Milady.” Il nobile fece una leggera riverenza e poi le porse il fascio di fiori che la cantante aveva raccolto prima di cena nella serra delle piante officinali.
Fate al vostro giardiniere i miei complimenti; avete degli oleandri in fiore splendidi.” Disse la Kelly accarezzando un petalo bianco.
Sarà mia premura. Ma state attenta: sono fiori molto pericolosi.
Vi intendente di tossicologia anche voi?
No Milady: un mio antenato rimase ucciso nella campagna d’Egitto per aver mangiato degli spiedi di carne arrostiti su rami di oleandro.” (nda: è documentato nei resoconti della campagna d’Egitto condotta da Napoleone che alcuni soldati morirono in questo modo ma non si sa quanto sia vero)
Non abbiate paura, mi limiterò a metterli in un vaso ed osservarli pesando all’estate.
Per la vostra sicurezza vi consiglio di osservarli da lontano e non toccarli.” Suggerì Mr Y rimettendosi il cilindro prima di riprendere il suo bastone. Nessuno aveva curato molto i riguardi che Philippe stava riservando a Kelly e tanto meno a cosa stessero dicendo ma Erik era proprio accanto a loro rendendo il non udire un’attività estremamente ardua.
Lo farò certamente monsieur. Grazie.
Poi un valletto annunciò che le carrozze erano pronte e tutti gli invitati uscirono salutandosi a vicenda.

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Qualche giorno dopo all’Opéra

La riapertura dell’Opéra Populaire si avvicinava e tutti coloro che lavoravano nel teatro avevano presto dimenticato le glorie del ballo di Mr Y per concentrarsi sui propri compiti e svolgerli nel migliore dei modi.
La tensione iniziava a salire e le frequenti visite del Persiano a cui non sfuggiva mai nulla aumentavano la pressione sui poveri direttori: Andrè iniziava a sentire un costante bruciore di stomaco che non provava dai tempi della Carlotta, mentre Firmin blaterava sempre sui suoi poveri nervi. Le prove del balletto e dell’orchestra erano state aumentate mentre sarte, falegnami e scalpellini lavoravano incessantemente per preparare tutto il necessario per il galà.
L’annuncio del ritorno di Christine Daaé aveva messo una certa euforia agli amanti del bel canto che avevano da subito iniziato a spedire fiori e doni di varia natura alla cantante per cui nessuno si stupì quando agli uscieri del teatro fu consegnato un pacchettino avvolto in carta di riso bianca decorato con delicati fiori bianchi. Il plico fu portato direttamente nel camerino della cantante e posato sul suo tavolo da toiletta assieme a mazzi di rose e cioccolatini.
Christine cosa pensi di fare di tutto questo?” chiese Meg addentando un macaron alla crema.
Non lo so. Di sicuro non riuscirei a mangiare tutti questi dolci nemmeno volendo.
Il Persiano sa di tutti questi doni?
Il soprano sbuffò “La sua unica preoccupazione è per il mio peso, perché ormai è tardi per far allargare i miei vestiti di scena.
La ballerina si leccò le dita “Che uomo orribile!
Christine si avvicinò all’amica aprendo una scatola di cioccolatini: “E tua mamma sa che hai saltato una prova di danza per venire a mangiare dolcetti?
Meg afferrò una pralina, la assaporò e solo dopo che il sapore del cioccolato si fu completamente dissolto rispose: “Mhm … sospetto che sarà qui tra poco per tirarmi le orecchie.
In quello stesso istante la porta del camerino di Christine si aprì facendo sussultare la ballerina che tirò un sospiro di sollievo appena vide che al posto di sua madre era entrato il giovane Morrel con l’immancabile fascicolo di spartiti sotto il braccio.
Buon giorno madame.
Buon giorno a voi monsieur.” Risposero le ragazze in coro.
Il musicista osservò l’insieme di doni appoggiati un po’ ovunque nel camerino “Il Persiano mi aveva detto che i vostri ammiratori aveva iniziato a ricoprirvi di doni ma non pensavo intendesse in senso tanto letterale!
Secondo monsieur Khan in buona parte sono regali di persone che sperano di accattivarsi le simpatie di Mr Y.” spiegò asetticamente Christine avvicinandosi al pacchetto avvolto in carta di riso.
Comunque sono molto belli.” La consolò Morrel.
E buoni!” aggiunse Meg mangiando un altro pasticcino “Cos’è quello?
Non lo so. È arrivato oggi.” Il soprano iniziò a spacchettare il dono estraendo per prima cosa i fiori freschi che lo adornavano e mettendoli in uno dei vasi occupati dagli innumerevoli mazzi di rose e peonie. Poi, con molta cura, sciolse il nastro e la carta.  Comparve una scatola di metallo verde scuro di foggia cinese decorata su ogni lato con disegni a soggetto naturale. Sopra il coperchio un bigliettino.

Un dono per la vostra voce. Le cantanti orientali usano questa bevanda per schiarire la propria voce prima di ogni esibizione.
Un vostro umile ammiratore.

Tea?” la ballerina strabuzzò gli occhi.
Christine svitò il coperchio rotondo ed osservò le foglie verdi sminuzzate. “A quanto pare.” Dopo una seconda occhiata notò che, oltre alle foglie di tea, c’erano anche dei piccoli fiori bianchi essiccati e sminuzzati, dei frutti rossi rotondi che potevano essere stati ribes o fragole, e dei residui di varie spezie che non sapeva riconoscere. “Ha un ottimo profumo, deve essere buonissimo!” disse offrendo la scatola perché la annusassero anche gli altri
Meg inalò gli aromi ad occhi chiusi inspirando profondamente “Sa un po’ di frutti di bosco … ma non solo …
I fiori e le spezie mademoiselle Giry gli devono conferire questo aroma tanto particolare.” Spiegò l’aspirante direttore d’orchestra dopo aver annusato a sua volta la scatola “Mademoiselle Daaé i direttori del teatro vi stanno cercando. Mr Y è venuto a farci visita ed hanno avuto l’idea di farlo partecipare attivamente alle prove per il galà.”
La cantante rimise il dono dove si trovava prima con aria confusa “Che volete dire?
Oggi dovreste provare con il tenore Gilberto Ponzi l’aria della Traviata Dammi Tu Forza oh Cielo seguita da Amami Alfredo. Semplicemente i direttori, non saprei dirvi se André o Firmon hanno avuto l’idea di sostituire Ponzi con Mr Y che reciterà le parti del tenore a voce.” Spiegò l’uomo visibilmente infastidito dalla situazione.
Ma come è successo? Questa è l’Opéra Populaire non un parco giochi per milionari annoiati!” sbottò Meg.
Morrel allargò le braccia con gesto eloquente. “Purtroppo non saprei perché non ero presente. So che Mr Y avrebbe voluto assistere alla vostra prova e basta.
Probabilmente i direttori hanno solo pensato a compiacere l’uomo che li ha salvati dalla bancarotta. Lui aveva ragione: quei due non hanno idea di come si diriga un teatro.” Disse Christine guardando mestamente lo specchio a parete.
L’aria divenne improvvisamente pesante: Meg si limitò a guardare a terra rabbrividendo al ricordo di come il Fantasma dell’Opera dirigeva il teatro ai tempi della Carlotta e Morrel non ebbe la forza di muovere nemmeno un muscolo: dopo il ricevimento di Mr Y, Reyer gli aveva raccontato tutti gli eventi che portarono alla distruzione del teatro ma una sorta di pudica vergogna gli impediva commentare in alcun modo una vicenda tanto triste.
Dopo qualche respiro Christine riprese un po’ di controllo sulla sua persona “Dove si tengono le prove?
Nella Grande Salle. L’orchestra vi sta aspettando.

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Capitolo 23
*** Sing for me ***


Avviso per coloro che non conoscono la Traviata: la storia narra dell’amore tra il nobile Alfredo e la meretrice Violetta. L’aria “Amami Alfredo” si svolge nel secondo atto dopo che il padre del nobile convince Violetta a sparire per il bene della famiglia. Alfredo torna a casa ed intuisce che c’è qualcosa che non va ma violetta finge che vada tutto bene, congedandosi implorando disperatamente l’amore dell’uomo. Sotto ci sono il link con la scena completa ed il testo.
Un ultime spiegazioni per la comprensione: le frasi in corsivo senza le virgolette non sono dialoghi perché le sente solo Christine; mentre la scelta dei verbi al presente durante la prova è voluta per dare maggiore realtà alla rappresentazione.
Il capitolo è un po’ corto ma spero comunque che vi piaccia e che mi lasciate una recensione.
 
Amami Alfredo: https://www.youtube.com/watch?v=1zKu8Y5dN0I
Testo:  http://semprelibera.altervista.org/giuseppe-verdi/la-traviata/amami-alfredo/?doing_wp_cron=1410094048.9294779300689697265625
 
 
Tutti coloro che, in un modo o nell’altro, lavoravano all’Opéra si erano radunati nella Gand Salle alla notizia che Mr Y avrebbe partecipato attivamente alle prove per il galà d’apertura: erano arrivati alla spicciolata, in piccoli gruppetti o da soli, ed avevano occupato posti a caso nella platea o nelle gallerie. Madame Giry e Reyer non ricordavano nulla del genere nei tanti anni che avevano trascorso in teatro, nemmeno quando la famosa Carlotta Giudicelli cantò per la prima volta.
André e Firmin erano particolarmente fieri della loro idea e continuavano a scambiarsi complici occhiatine di compiacimento mentre davano le ultime disposizioni prima dell’inizio della prova. In precedenza avevano spiegato la situazione al tenore che non aveva mosso alcuna obiezione, nel timore di inimicarsi un mecenate tanto ricco, così adesso era in platea accanto alla signorina Cmpbell ed al baritono Angelo Riccardi ad osservare i due omini sistemare vasi e suppellettili sul palco perché fosse tutto perfetto.
Dov’è la Daaé?” chiese qualcuno dei musicisti mentre si sistemavano sotto il palco.
Morrel è andato a chiamarla.” Spiegò Reyer intimando ordine e silenzio con la bacchetta.
Dal fondo dell’auditorium Nadir osservava tutto con la più alta attenzione di cui era capace. I direttori si erano fatti manovrare come burattini ed avevano fatto esattamente ciò che Erik voleva senza che lui dovesse nemmeno suggerirlo. Adesso poteva solo rimanere in disparte cercando di capire cos’avrebbe fatto a Christine. Erik passeggiava sul palco tranquillamente aspettando la sua preda: anche se si limitava a camminare su un palco semivuoto la sua sola presenza era sufficiente a riempire la scena. Se Madre Natura non fosse stata tanto crudele con lui, sarebbe stato senza dubbio un Dio delle scene.
Christine, Meg e Morrel arrivarono pochi minuti dopo ed il brusio che aveva animato la sala si smorzò di colpo. I direttori gongolarono per l’ennesima volta trascinando la cantante sul palco.
Mademoiselle siete stata informata della … particolarità della prova di oggi?” Chiese Firmin ringraziando che il carattere di Christine fosse molto meno tempestoso rispetto a quello dells Carlotta.
Monsieur Morrel mi ha raccontato  tutto pochi minuti fa.” Rispose cercando di essere sorridente.
E … non avete nulla in contrario … vero?” chiesero quasi all’unisono temendo un no.
Se i miei impresari lo comandano ...” I due omini deglutirono ricordando che l’ultima a dire quella parole fu la Carlotta prima di abbandonare le prove dell’Annibale.
Mademoiselle non siate troppo severa con loro!” intervenne il mecenate con un cenno di saluto “Quando gli ho detto quanto la vostra interpretazione del Don Giovanni mi era rimasta impressa hanno avuto questa idea e non mi sono proprio sentito capace di rifiutare.”
Non c’è bisogno che vi scusiate Mr Y, per me sarà un piacere cantare con l’uomo che ha ricostruito l’Opéra.”
Erik prese una mano della cantante e la baciò con eleganza “E per me sarà un onore accompagnare il vostro canto con le mie parole.
Non posso sperare in un duetto?” Christine sorrise innocentemente.
L’uomo fece un sorriso enigmatico, a dir poco incomprensibile trattenendo la mano di Christine nella sua “Dubito che vi farebbe piacere sentire la mia voce … Mademoiselle Daaé!
… Canta per me
Un sussurro, un fruscio o forse un ricordo turbò le orecchie di Christine che sciolse la oresa cercando smarrita attorno a sé.
… Canta per me … mio Angelo …
Di nuovo quella voce, ma adesso era più forte. Christine cercò di capire da dove veniva ma non ci riuscì. Sotto ai suoi piedi, alla sua destra, alle sue spalle … dove?
Possiamo iniziare, Signori!”  stufo di aspettare oltre Andrè batté le mani come se dovesse congedare la domestica “Tutti ai loro posti! Violetta … prego allo scrittoio … Alfredo la sua entrata … prego da questa parte” così dicendo Firmin fece posizionare Christine e Mr nelle rispettive entrate sceniche. “La Cameriera di Violetta! Dov’è la cameriera di Violetta?” chiamò Firmin non vedendo la comparsa.
Sono qui! Eccomi monsieur!” una donna vestita di nero emerse dalla platea correndo verso il palco.
Si, si … andate al vostro posto presto, presto! Maestro Reyer siamo pronti?” il direttore annuì dalla buca “Bene allora iniziamo!
Andrè e Firmin lasciarono il palco mentre Reyer picchiettava la bacchetta sul leggio per avere l’attenzione di tutti. Poi la musica iniziò. Il palco era arredato con pochi mobili, Violetta allo scrittoio con una missiva in mano raccomandava alla domestica di portala al destinatario al più presto, poi torna a scrivere chiedendosi cosa dire all’amato per lasciarlo. Dopo poco entra in scena Alfredo: la vede scrivere qualcosa e le si avvicina sena farsi vedere.
Che facevi?” senza cantare Erik parla con voce piena riempiendo la sala.
Nulla!” Violetta piega frettolosamente il foglio sperando che Alfredo non abbia letto nulla e lo nasconde nel vestito.
Scrivevi?” Erik la prende per le spalle per fare in modo che lei alzi lo sguardo.
Si … no …” canta Christine con tutto il turbamento che il momento richiede.
A chi scrivevi?” Erik scuote Violetta per avere una risposta.
A te!” finalmente Violetta lo guarda in viso.
L’uomo la lascia andare ordinando “Dammi quel foglio.” ma lai si allontana.
No, per ora.” Ed il canto trema, proprio come farebbe la voce della vera Violetta.
Nadir e tutti gli spettatori non poterono fare a meno di notare come la loro sincronia fosse assolutamente perfetta: senza nemmeno aver concordato nulla Christine ed Erik si muovevano sulla scena ricreando l’addio degli innamorati: nemmeno il fatto che solo lei cantasse distruggeva il miraggio. Ma la musica soccerva troppo veloce ed Alfredo doveva già chiedere a Violetta perché pianga.
Christine tra le braccia di Erik si scosta sorridendo “Di lagrime avea d’uopo, or son tranquilla … Lo vedi? Ti sorrido … lo vedi? Or son tranquilla … ti sorrido!” cerca di rassicurare l’amato ma il dolore per la separazione imminente e troppo e deve distogliere lo sguardo mentre si allontana “Sarò là, tra quei fior, presso a te sempre. Sempre, sempre presso a te!
Violetta lancia un ultimo sguardo a Mr Y “Amami, Alfredo, Quant’io t’amo!” torna indietro di corsa ed abbraccia Alfredo che l’accoglie disorientato dalla veemenza di quella supplica cantata con l’anima, talmente vera da bagnargli le giaccia. “Addio!” un veloce bacio e Violetta esce di scena correndo.
Gli applausi furono immediati e fragorosi; alcuni degli spettatori avevano le lacrime agli occhi tanto l’esibizione di Christine è stata emozionante. Appena Christine rientrò in scena tutti si alzarono in piedi e diversi “Brava!” furono urlati dalla platea, dalle gallerie o dall’orchestra.
Erik accompagnò la sua ex pupilla al centro della scena regalandole l’orchidea che gli ornava la giacca “Siete stata un incanto Mademoiselle!”. Dieci anni prima, quando l’ovazione era per l’Annibale, si era ritrovato solo nei sotterranei ad immaginare Christine inchinarsi ed arrossire proprio come faceva in quel momento. All’epoca avrebbe dato la vita per la sua musa, ma adesso sarebbe stata lei a cedergli la sua.
Brava, brava … bravissima!
Ancora una volta il canto del suo maestro riempì le orecchie di Christine, tanto soffice e leggero quanto potente per sovrastare tutto il resto. La ragazza ebbe solo il tempo di voltarsi verso Mr Y che le gambe non riuscirono più a sostenerla e lei svenne tra le braccia dell’uomo che le stava accanto.

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Capitolo 24
*** Amorevoli cure ***


  AVVISO: con questo capitolo The Angel diventa la fan fiction più lunga che ho scritto. In realtà La Pioggia nel Deserto conta 23 capitoli più uno extra, ma vi avviso che con The Angel siamo appena a metà dello sviluppo narrativo. Quindi ci saranno ancora molti altri capitoli!
Per ora ringrazio tutti coloro che leggono, seguono, mettono la storia tra le preferite e la recensiscono.  Grazie a tutti!
Buona lettura e se volete lasciami un commento sarà molto gradito.
 
I secondi che seguirono sembrarono a tutti interminabili: lo smarrimento era generale e nessuno capiva cosa potesse essere successo a Christine. Tutti all’Opéra sapevano che i nervi della ragazza erano abbastanza fragili, ma di solito il canto la faceva sentire meglio (o almeno le dava un’espressione meno afflitta) e nessuno si aspettava di vederla tanto sconvolta da svenire senza un apparente motivo durante una prova.
Subito si avvicinarono i direttori e Madame Giry ma un solo sguardo di Mr Y fu sufficiente per immobilizzarli. A differenza degli altri il mecenate manteneva il suo solito comportamento composto ma l’occhiata che ricevette Madame la paralizzò inspiegabilmente, una sensazione sgradevole che non provava più da tantissimi anni.
Non accalcatevi, ha bisogno di aria e riposo.” Disse Mr Y con autorità “Dev’essere portata immediatamente nel suo camerino.
I direttori si guardarono tremanti: “Il … camerino … il camerino … ma certo …. a mademoiselle Daaé spetta …”
Il camerino della prima donna. La ringrazio monsieur Firmin.” Senza che nessuno se e accorgesse Nadir era salito sul palco per tenere sotto controllo Erik. Se per tutti lo svenimento di Christine era inspiegabile, il Persiano avrebbe potuto scommettere i suo baffi che Erik avesse usato uno dei suoi trucchi da prestigiatore per spaventarla a morte. Quello che non sapeva e se si sarebbe limitato solo a questo.
Vi faccio strada.” Disse madame indicando le quinte per uscire dal palcoscenico. Tutti coloro che avevano assistito alla prova fecero per alzarsi ma bastò che l’insegnante di danza battesse fragorosamente il suo bastone perché si fermassero. “Meg vieni. Quando Christine si sveglierò potrebbe avere bisogno del conforto di un’amica.
Oui maman!” Rispose la ballerina precipitandosi sul palco.
 
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Raggiunto il camerino della prima donna Mr Y adagiò delicatamente il corpo di Christine sopra un ottomana. Poi vece cenno a Nadir di avvicinarsi. “Dobbiamo sfilarle il corsetto per permetterle di respirare.
Madame Giry potreste far sparire tutte queste rose?” chiese il Persiano con il sorriso peggiore di cui fu capace “Non vorrete che il troppo profumo la faccia finire in coma?” La donna lo guardò in modo truce, Nadir avrebbe persino giurato di sentire i suoi denti digrignare, ma non ebbe altra scelta che eseguire quanto le fu chiesto, facendosi aiutare dalla figlia.
Signori direttori, vi spiacerebbe portaci dei sali e dell’acqua fresca?” la calma del mecenate non aiutò Abdré e Frimin che uscirono dalla stanza balbettando qualcosa di incomprensibile.
Non ti fidi di me Dagora?” iniziò Erik in arabo appena rimasero soli mentre iniziavano a svestire Christine.
Perché non dovrei? Vuoi morte metà delle persone che lavorano qui dentro.” Ironizzò l’altro sorreggendo il soprano.
L’uomo sorrise “Come sei esagerato! Non li voglio morti … non tutti e nemmeno la metà.
Allora ho pena per te.
Perché non mi risparmi le tue prediche su quanto la mia vendetta sia ingiusta?
Nadir lo guardò divertito “Non sono un prete.
Allora sei ancora convinto di riuscire a fermarmi?” ghignò il Fantasma.
Si.” Nadir rispose con semplicità e fermezza facendo venire ad Erik il sospetto che non stesse bluffando.
Perché non ci provi allora?” lo provocò sapendo che non sarebbe stato così facile.
Non è il momento. Non ancora.” Come previsto il Persiano non perse la calma.
Un giorno scoprirò cosa ti rende tanto sicuro Dagora.
E quel giorno io avrò vinto.” Disse Nadir con una di quelle espressioni da gatto che tende un agguato ed Erik maledisse la sua maschera: se avesse potuto mostrare le sue reali fattezze il suo amico non sarebbe riuscito ad essere tanto calmo!
Cosa state facendo?” con un vaso di fiori in mano Madame Giry vide il Persiano che metteva i vestiti di Christine, ormai in lingerie dalla vita in su, su una sedia e Mr Y che le teneva una mano sul petto ed un'altra sul collo.
Ho mandato André e Firmin a prendere dei sali ed acqua fresca almeno un quarto d’ora fa ma evidentemente si devono essere persi nel teatro che pretendono di dirigere.” Iniziò a spiegare Mr Y con tono infastidito “Per cui mi ritrovo costretto a fare un particolare massaggio che aiuta la respirazione nel tentativo di far rinvenire mademoiselle Daaé mentre quei due non arrivano.”
Capisco. Li andrò a cercare immediatamente.”
Vi ringrazio Madame.” Intervenne Nadir osservando il vaso di fiori: in mezzo ad una ventina di peonie rosa si trovavano dei fiori bianchi a cinque petali con un bottone giallo al centro “Cercate i direttori, di questi me ne occuperò io.” senza darle il tempo di ribattere le prese il vaso dalle mani “Presto!” tuonò con imperio per smuovere la donna che lo guardava allibita.
Da quando ti interessano i fiori?”chiese Erik osservando Nadir di spalle trafficare con il vaso.
Mi interessano solo quando sono velenosi.” Rispose il Persiano in arabo voltandosi. In una mano teneva i fiori bianchi avvolti dal suo fazzoletto da taschino.
Oleandro … simboleggia le disgrazie future in molti Paesi, decisamente appropriato! E prima che tu pensi di chiedermelo: non è opera mia. Forse, per una volta, il Damerino ne ha azzeccata una!
“Raoul?” il giovane, bello, buono e gentile Raoul? Il cavaliere senza macchia e senza paura?
Hanno una pianta di oleandro. Proprio in questi giorni sta facendo dei fiori bianchi identici a quelli.” Erik sorrise trionfante “Temo che dovrai duplicare i tuoi sforzi se ci tieni tanto alla salvezza di Christine.
Oppure sarai tu stesso a farlo!
Di nuovo quella dannata espressione da predatore sicuro delle proprie mosse! “Che il Diavolo ti porti Dagora!” sibilò Erik spazientito. Nadir nascondeva sicuramente qualcosa ma qualunque cosa fosse non lo avrebbe fermato! Non ora che la sua vendetta contro Christine sembrava tanto semplice e piacevole!
                                                               
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In un corridoio Reyer e Morrel camminavano pensierosi su e giù cercando di capire cosa potesse essere accaduto. Lo studente aveva raccontato al direttore che Mademoiselle Daaé non aveva dato segni di sentirsi poco bene prima della prova, Reyer aveva annuito e poi aveva iniziato a riflettere con aria molto preoccupata.
In passato ci sarebbe stata un'unica spiegazione per un fatto del genere, ma adesso il Fantasma dell’Opéra era presunto morto da dieci anni e qualsiasi cosa avrebbe potuto architettare contro la sua pupilla avrebbe rischiato troppo con Mr Y vicino. Ormai era troppo vecchio per i fantasmi e sperava solo che si trattasse del corsetto troppo stretto o qualcosa del genere.
Mademoiselle Giry!” Il giovane Morrel fermò Meg che correva con un vaso di fiori in mano “Come sta mademoiselle Daaé?
“È ancora svenuta. Mia madre ed io stiamo portando via tutti i vasi di fiori dal camerino su ordine di Khan. Mr Y le sta facendo un massaggio alle vie respiratorie, o così mi ha detto maman, in attesa che i direttori portino acqua fresca e sali.”
Capisco … posso fare qualcosa per voi?
Potreste trovare un posto per questo mentre io vado a prendere gli altri?” chiese la ballerina porgendo il vaso.
Avec plasir mademoiselle Giry.” Sorrise il giovane e Meg scappò da dove era venuta.
State attento ragazzo mio. Conosco sua madre da almeno mezzo secolo e vi posso assicurare che è un vero mastino da caccia.” Sospirò Reyer scuotendo la testa.
Monsieur io non capisco …
Perché no? La giovane Giry è diventata una bella ragazza … forse un po’ troppo chiacchierona e distratta, ma è una bella ragazza!” sorrise il direttore d’orchestra.
Vi assicuro che non ho intenzione di corteggiarla!” rispose con sincerità Maximilien: Meg era bella e di buon cuore ma non l’aveva vista che poche volte dato che passava la maggior parte del suo tempo ad esercitarsi nella danza.
Buon per voi amico mio! Perché tremo al pensiero di cosa potrebbe fare Madame a colui che farà la corte a Meg.”
Secondo voi dove potrei mettere i fiori?” chiese il giovane desideroso di cambiare discorso.
Portateli nelle sartorie: quelle pettegole li adoreranno. Poi trovate mademoiselle Giry e suggeritele di fare altrettanto con i vasi che rimangono. Io vado dall’orchestra per annullare ciò che rimane delle prove odierne.” Disse Reyer prese la via della buca dell’orchestra mente il suo allievo di dirigeva in sartoria.

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Capitolo 25
*** La lettera ***


AVVISO: caro lettore sono spiacente per il tremendo ritardo ma gli esami universitari sono un flagello questo semestre. Piano, piano riprenderò tutti i racconti ma con il poco tempo che ho non posso dire quando le varie storie che scrivo saranno riprese, sappiate che verranno comunque continuate.
Per ora auguro a tutti buon Natale e spero che il capitolo vi piaccia. Buona lettura.
 
Che facciamo?
Firmin si voltò verso il suo compare a metà tra l’allibito ed il terrorizzato “Cosa si fa con le lettere André? Si leggono!”
Ma hai visto anche tu com’è sigillata! E non può essere un caso che ci sia arrivata dopo il mancamento di mademoiselle Daaé! Lui è tornato, Firmin …”
Non dire assurdità … Lui è morto! Il tetro è andato completamente distrutto dopo la catastrofe, abbiamo passato anni a cercare un qualsiasi passaggio segreto tra ciò ce rimaneva delle macerie e non abbiamo mai trovato nulla; Mr Y ha ricostruito l’edificio da capo e nemmeno allora si è trovato qualcosa o qualcuno. Pensi seriamente che possa nascondersi da qualche parte senza che noi lo sappiamo?
Allora è il suo spirito tornato a tormentarci!
Non essere sciocco! Mr Y ha risanato il teatro e la nostra situazione finanziaria, non ho intenzione di cedere al presunto spirito di un fantasma defunto proprio adesso che tutti i nostri sforzi per guadagnare dall’Opéra!” sbuffò Firmin distruggendo il sigillo della lettera con uno strappo ben deciso.
Quando i direttori erano entrati nel loro ufficio in cerca dei sali che André teneva sempre in un cassetto per i suoi nervi l’aveva trovata in bella vista, adagiata sulla scrivanie. Era una semplice busta bordata di nero con un sigillo di cera rossa a forma di teschio, proprio come quelle che il Fantasma dell’Opera gli lasciava dieci anni prima! L’avevano osservata immobili per moti minuti, sperando che potesse scomparire come era venuta; ma la lettera non scomparve e l’agitazione nei due omini arrivò a livelli vertiginosi. Non era bastato lo svenimento della Daaé, anche un fantasma morto e sepolto tornava dalla tomba per rovinargli la giornata! Proprio adesso che la ruota iniziava a girare a loro favore!
 
Carissimi direttori, è un piacere ridarvi il ben venuto nel mio teatro.
Mi auguro che questa volta potremo collaborare in modo più sereno per tutti. Sarebbe un peccato rovinare un teatro appena ricostruito per qualche fraintendimento; non trovate?
La scelta del programma di Gala di riapertura è sorprendentemente adeguata. Sono sicuro che tutto il cast saprà all’altezza del proprio ruolo,ma se così non fosse vi consiglio di iniziare a cercare dei validi sostituti fin da ora. Non è per tutti la grandezza nell’arte, anche se hanno talento. .
Vi raccomando infine di lasciare il palco numero 5 libero per il mio uso; e vi invito a pagare il mio salario (sapete quanto odio le pendenze).
Il Vostro umile servo, F. dell’O.
 
Le mani di Firmin tremavano, il colorito aveva lasciato il volto di André per un pallore cadaverico. Rimasero immobili fissandosi vicendevolmente con occhi terrorizzai.
E adesso cosa facciamo? Dobbiamo informare Mr Y?
Di cosa dovreste informarlo signori?” madame Giry apparve sulla porta facendo tremare i direttori. “Cosa stavate leggendo di tanto importante da far aspettare Christine?
Firmin porse la lettera e madame la lesse d’un fiato impallidendo a sua volta. “Dobbiamo informare Mr Y, che la lettera sia autentica o no.”
 
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Dove diamine sono finiti quei due idioti?” sbuffò Erik guardando l’orologio.
Hai già rinunciato ai tuoi propositi di vendetta?” ironizzò Nadir.
Erik guardò il Persiano di sottecchi per chiarire ancora una volta, come se ce ne fosse stato bisogno, quali fossero le sue vere intenzioni ma l’altro sorrise ancora certo che gli avrebbe fatto cambiare idea.
Poco dopo Christine riaprì gli occhi. Ci mise un momento perché le immagini che vedeva assumessero dei contorni definiti, ma appena si rese conto di trovarsi svestita davanti al Persiano e Mr Y si coprì i seni imbarazzata.
Avevo chiesto a Firmin ed André dei sali per farvi rinvenire, ma quando ho visto che non tornavano vi ho praticato un particolare massaggio cardiaco.” Spiegò il mecenate calmo mentre adagiava la sua giacca sulle spalle di Christine “Vi sentite meglio?
Lei si strinse nell’indumento ed annuì “Credo di si. Vi ringrazio Monsieur.”
Se non vi occorre altro, vi lasciamo rivestire.” Propose Erik guardando fugacemente Nadir che non vedeva l’ora di perquisire la stanza alla ricerca di indizi o di fare qualche domanda sul ramo di oleandro. Christine sorrise timidamente ed i due uomini uscirono abbassando il capo in segno di ossequio.
Dove sono finiti quei dannati beoti?” esclamò Erik cercando i direttori e la Giry nel corridoio davanti al camerino di Christine.
Andrè conserva dei sali in ufficio; qualcosa per i nervi credo.” Suggerì Nadir con tutto il disinteresse di cui era capace.
Continua a non sfuggirti niente Daroga.” Erik rise di sottecchi dirigendosi verso l’ufficio dei malcapitati: in fondo mentre aspettava che giungesse anche il loro momento, nulla gli impediva di divertirsi un po’! Per sua fortuna non dovette percorrere l’intero teatro per incontrarli perché i tre sventurati lo stavano raggiungendo: Madame, nonostante l’aspetto serafico che la contraddistingueva sempre, sembrava particolarmente agitata mentre guardava con preoccupazione un foglio bianco stretto tra le mani. André e Firmin, bianchi come cadaveri, tremavano come foglie e, leggendogli le labbra, Erik poteva intuire che bisbigliavano qualcosa riguardo dire o non dire un certo fatto a qualcuno che non poteva che essere Mr Y.
La prima a parlare fu Madame Giry sapendo che i due alle sue spalle non avevano la metà del coraggio necessario per affrontare la situazione: “I direttori hanno trovato questa nel loro ufficio. È … arrivata durante le prove.” Disse porgendo la busta bianca a Mr Y.
Erik aprì la busta, spiegò il foglio che racchiudeva e ne lesse avidamente il contenuto. I suoi occhi percorsero ogni riga, ogni lettera, ogni segno di punteggiatura ed ogni spazio scritto sulla pagina. “Non vi sarete fatti suggestionare da uno scherzo di cattivo gusto?” chiese amabile passando la lettera a Nadir che soffocò una risata tra i baffi appena ebbe letto: chiunque si stava facendo passare per il Fantasma dell’Opera avrebbe rimpianto quel giorno amaramente.
Ma non può essere un caso che sia arrivata proprio oggi!” André tremava in modo talmente vistoso che qualcuno avrebbe potuto crederlo in preda a qualche spirito infernale. “Parlare di sostituzioni nel cast proprio oggi che mademoiselle Daaé si è sentita male sul palcoscenico? È sicuramente opera del Fantasma.” come si sarebbero dovuti comportare se la volontà del Fantasma non era la stessa del loro mecenate.
E se fosse stato proprio lui a far svenire la Daaé?” aggiunse Firmin isterico.
“Vi posso garantire che chiunque abbia inviato questa lettera non ha nulla a che fare con quanto è accaduto oggi.” Affermò perentorio Mr Y e tutti rimasero allibiti da tanta sicurezza. Tutti tranne Nadir, se gli fosse servita una conferma ai suoi sospetti l’aveva appena avuta!
Ma come fate a dirlo?” Andrè paonazzo fece un passo avanti.
Perché Mademoiselle si è appena ripresa e mi ha assicurato che si è trattato solo di un mancamento. Ed io non credo agli spettri.” Spiegò calmo indicando il camerino di Cristine.
Christine si sente meglio?” Madame parve riprendersi un po’ dalla sua agitazione: avrebbe voluto raggiungerla ma non poteva lasciare quegli incapaci da soli.
Si sta rivestendo.” Intervenne laconico il Persiano.
Riguardo a questo presunto Fantasma dell’Opera sarò lieto di dividere con lui il palco numero 5 nei prossimi mesi.” Sorrise Mr Y “Adesso se volete scusarmi avrei degli affari che mi attendono.”
Ma l’ultima volta che non gli abbiamo riservato il palco numero 5 ha dato fuoco al teatro!” disse Firmin “E quella prima ha distrutto il candelabro!” aggiunse André. Ci mancava solo che impiccasse il loro salvatore!
Sono sicuro che non mi torcerà un capello. Buona giornata signori.”
Prima di andare Nadir ridiede la lettera a Madame: “Mantenete la notizia riservata. Le prove devono continuare a svolgersi secondo il programma predefinito.” Lei annuì e Nadir seguì Erik verso l’uscita.
 
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Mentre la carrozza correva nella nebbia parigina Erik giocava pensieroso con il proprio bastone.
Non invidio quello stolto. Mi chiedo cosa possa volere.” Disse riflessivo Nadir
Nemmeno io; ma se si presenta la sera del Gala sarà mia cura far credere a tutti che il Fantasma dell’Opera abbia deciso di suicidarsi.”

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Capitolo 26
*** Angel ... father ... friend ... or phantom? ***


Avviso: caro lettore per aiutare la tua immaginazione in questo capitolo ti suggerisco, qualora non lo avessi mai fatto, di cercare su google immagini gli ambienti dell’Opéra di seguito nominati. Una volta sul sito del teatro c’era la possibilità di fare un tour virtuale dell’edificio in cui era possibile avere una visuale a 360 gradi della Rotonde de la Lnue o della Grand Escaliner, ma adesso quel link non esiste più altrimenti lo avrei inserito io stessa. La Rotonde de la Lune è una piccola stanza circolare posta ad una delle estremità Grand Foyer al primo piano. È un ambiente stretto, ed alto con quattro porte e quattro lunghi specchi messi gli uni in fronte agli altri per aumentare lo spazio che di per sé sarebbe minuscolo. Il soffitto è una cupola dipinta di nero con raggi oro, con qualche stellina argentata qua e là) che si aprono da un affresco (o stucco, o qualsiasi altra cosa sia.  Perdonami lettore ma l’architettura non è il mio forte) centrale che raffigura animali notturni da cui pende il lampadario a tre braccia. Il fondo nero con stucchi dorati ricopre anche le pareti ed i bordi degli specchi. Il pavimento mi sembra sia in marmo ma non ne sono sicura. Spero che questa descrizione sia sufficiente per immaginare l’ambiente in cui si svolgeranno i fatti. Come ho già detto è uno spazio piccolo che risulterebbe opprimente se non fosse per i quattro specchi; l’ho sempre trovato molto decadente ed il luogo perfetto per una trappola del Fantasma dell’Opera.
http://www.paperblog.fr/2604484/un-peu-de-versailles-au-creux-de-paris-l-opera-garnier/     
 
 
Due settimane e nessuno ne parlava!
La lettera era stata letta, questo era certo, ma per tutti era come se non fosse stata mai creata. Certo André e Firmin sussultavano sempre ad ogni sussurro imprevisto, ma i due omini erano capaci di farsi spaventare anche dalla propria ombra per cui non potevano ritenersi affidabili.
Cos’altro doveva fare perché il suo piano funzionasse? Anche se non era in programma di vestire i panni del Fantasma tanto presto il mancamento di Christine era stato un’occasione perfetta! Fare il falso ed adagiarlo dove lo avrebbero trovato senza farsi vedere da nessuno era stato perfino troppo facile.
Eppure non capiva come mai non avesse sortito alcun effetto! L’unica soluzione a cui si poteva arrivare era che i direttori eseguivano, al meglio delle loro possibilità, le disposizioni di qualcuno.
Madame Giry? No! L’insegnante sicuramente una donna furba e saggia ma non era certo capace di comandare qualche cosa oltre le bambine della scuola di danza; visto che non riusciva a fa avere il posto di prima ballerina alla figlia.
Il Persiano? Possibile. Ma monsieur Khan non avrebbe fatto un passo oltre il guinzaglio che Mr Y gli lasciava, quindi colui che intralciava i suoi piani probabilmente era Mr Y. Ma non importava: prima o poi tutti avrebbero creduto al ritorno del Fantasma dell’Opera, anche il pragmatico forestiero.
Sorrise dando un’ultima occhiata al teatro ombreggiato dal crepuscolo prima di tornare a casa: il tempo sarebbe stato il suo più caro alleato.
 
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Nel teatro ormai c’era solo lei. Terminate le prove giornaliere, Christine, aveva pregato nella cappella mentre tutti coloro che lavoravano all’Opéra erano piano, piano tornati nelle loro case. Adesso era seduta alla specchiera del suo camerino, cercando di scacciare il torpore che da qualche giorno si stava progressivamente impadronendo di lei con una tazza di quel tè mandato da un misterioso ammiratore.
Dopo lo svenimento alla prova con Mr Y, Meg e Madame le avevano suggerito di riposarsi quanto più poteva ed aveva iniziato a bere quella deliziosa bevanda tutte le sere. Tuttavia il rimedio non sembrava funzionare granché perché le sue forze continuassero a scivolare via come granelli di sabbia tra le dita di una mano. Inoltre qualcos’altro turbava l’animo del soprano: sentiva la voce del suo maestro bisbigliare dolci melodie all’orecchio e parole suadenti mentre cantava, si pettinava o pregava: ogni volta che si trovava sola la Voce tornava a farle visita; proprio come molti anni prima. All’inizio aveva dubitato delle sue orecchie; aveva pensato che si trattasse di suggestione che l’Opéra le imprimeva nel cuore oppure che il su rimorso avesse trovano nuovi modi per non lasciarla mai. Ma la prima volta che sentì la Voce cantare non ebbe più dubbi: quello era il suo maestro! Solo lui poteva cantre in quel modo. Nemmeno il suo cuore poteva ricreare con tanta precisione quella voce e tutte le sue sfumature. Se lo avesse confidato a chiunque, anche solo a Meg, le avrebbero detto che erano solo illusioni della sua immaginazione: qualcosa dovuto più alla stanchezza o al dolore; ricordi e sensazioni di un tempo passato. Avrebbe trovato sicuramente una spiegazione logica e razionale a cui Christine avrebbe anche creduto se la sua presenza non fosse stata tanto reale.
 “Christine. Christine.”  
Le mani tremavano e gli occhi piansero da soli sentendo la Voce. “Angelo ... Maestro … mostratevi vi prego!” implorò incerta tra il sogno, il dubbio e la pazzia.
Christine …
La tazza le scivolò lungo il vestito e versò il suo contenuto sul tappeto che si intrise subito della bevanda. Christine si precipitò allo specchio e tentò di aprirlo come le era stato insegnato, ma dopo qualche tentativo dovette desistere perché nessun ingranaggio scattava e la parete che lo reggeva pareva davvero cementata con le altre. Si allontanò ed iniziò a guardarsi intorno non sapendo a cosa o chi stava parlando. Né, tantomeno, se stava davvero parlando con qualcuno: “Sei un sogno?
No.” Rispose la Voce soave.
Sei reale?” chiese esitante.
No.”
Allora cosa sei?
Sono un ricordo, bambina.
Christine sbatté gli occhi confusa: “Un ricordo di cosa?
Del tuo tradimento dolce Christine.” La Voce angelica si tramutò in demone infernale e tutte le luci della stanza si spensero all’unisono, oscurate da tanta perversità. Quelle parole suonarono come gelida lama in petto nelle orecchie della giovane che cadde sulle ginocchia atterrita. Lo specchio roteò e tornò al suo posto, poi la Voce tuonò “Tu mi hai tradito Christine, vuoi negarlo?
Un angelo, una creatura splendente tramutata in un demone! Ecco cosa lei aveva creato! Rifiutando di credere che quello fosse lo spirito del maestro, Christine scappò dal camerino, corse in preda al panico per corridoi e scale; passando da una stanza all’altra senza nemmeno sapere quale strada avesse fatto. Ovunque andasse, ovunque si voltasse sentiva le risate sinistre di quella creatura salita dall’inferno per lei. La ritrovava sempre con metodo infallibile anticipando ogni sua mossa, come se le leggesse nel pensiero.
Non hai scampo Christine. Io sono impazzito per te … sono morto per te! Adesso tu farai lo stesso per me!” Tutto sembrava così irreale! Come uscito da un sogno. Tutto era avvolto dalla notte e dal silenzio, rotto solo dalla Voce e dal battito forsennato del suo cuore. Come se non bastavano le illusioni della sua mente, anche tutto ciò che era parte del teatro, usando le poche luci che penetravano dall’esterno, sembrava divertirsi creando forme immaginarie che le intralciavano la fuga.
Non potete essere il mio amato Maestro!” ansimò sudata e stanca, appoggiata ad una parete stuccata. Doveva essere arrivata dalle parti della grande scalinata ma ancora una volta non avrebbe saputo dire come. Le lmpade erano tutte spente e l’unico chiarore proveniva dal lucernario incastonato sul tetto. I balconi, i fregi, i lampadari e le statue si allungavano in ombre misteriose dove gli stucchi dorati illuminati dalla luna risplendevano argentei. Se non fosse stato per il marmo gelido sotto le mani avrebbe giurato di stare solo sognando.
Con quanta leggerezza pronunci la parola amore bambina mia! Quanto credevi ai giuramenti di fedeltà fatti al tuo salvatore bambina? Ricordi tutte quelle dolci parole sotto la Lira di Apollo? Erano sincere come le promesse di devozione al tuo Angelo?” come riusciva una voce tanto perfetta ad assumere le sembianze di un incubo?
Una folata gelida accarezzò la guancia di Christine che urlò terrorizzata. Solo lei Raoul ed il Fantasma dell’Opera sapevano del fidanzamento segreto che lei e Raoul celebrarono molti anni prima sul tetto. “Voi mi avete lasciato andare! I sono tornata da voi! Vi ho cercato ma … ma …
Ma cosa cara? Tra noi non ci devono essere segreti.”
Voi eravate già morto!” urlò e pianse insieme.
Commuovente Christine … ma hai preferito gioventù e bellezza all’Arte! Musa di angelo relegato nelle viscere della terra gli hai aperto le porte per gli Inferi!
Una mano ghiacciata la sfiorò appena ma quando cercò di afferrarla era già solo aria. Christine ricominciò la sua fuga e salì la Grand Escalier; lottando contro l’aria che le bruciava nei polmoni e le gambe che volevano cedere arrivò fino in cima. Si girò a destra e fece per correre in quella direzione ma dal nulla apparve una maschera bianca che fluttuava nell’aria, urlò ancora e girò su sé stessa nella direzione opposta, permettendo allo spettro di condurla alla Rotonde de la Lune.
La luce arrivava mediata dalla porte di fronte a Christine e si infrangeva sugli specchi e sugli stucchi d’oro. La figura della giovane era proiettata all’infinito circondata da bagliori tanto brillanti quanto irreali, mentre tutto il resto era immerso nel buio.
Perché scappi Christine? Non vuoi unirti al tuo Angelo? Non vuoi cantare con lui?” la Voce proveniva da ovunque attorno a lei, come se tutte le pareti avessero parlato all’unisono. Come se a parlare fosse l’intero teatro.
Christine strinse convulsamente la gonna. Ormai era sfinita e sfibrata, completamente immersa nel suo sudore e nella paura, incapace di discernere il reale dall’illusione. Cercò ancora una volta di fuggire ma le porte si chiusero tutte davanti a lei. La cantante urlò ancora mentre si accasciava a terra e si chiudeva la testa tra le mani.
Non avere paura di me Christine.”  La Voce tornò gentile e le luci si accesero mentre le note pacifiche di un violino riempirono la stanza.
Christine si alzò incerta sulle sue gambe, come fanno i cuccioli di animale la prima volta che cercano di alzarsi. “Perché mi state facendo questo? Io non vi ho fatto niente!”  
Perché? Chiedi bambina?!” La Voce possente scosse gli specchi che iniziarono a ruotare in una macabra danza dettata dallo strumento. “Hai tradito il tuo maestro!
Forse era un sogno, un incubo! L’ennesimo modo in cui la coscienza veniva a tormentarla! Ma, anche se non fosse stata solo una proiezione del suo animo poteva forse darle torto? Lei aveva frainteso tutto. Aveva abbandonato, tradito e rinnegato il suo Maestro. Se solo … forse lui non sarebbe stato ucciso da una folla smaniosa di sangue. Un’ultima lacrima scivolò sulla sua guancia. Non poteva sottrarsi a quella vendetta. “Vi chiedo perdono Maestro.” Mormorò semplicemente prima di svenire per la troppa fatica e l’emozione.
Il violino cessò e la figura di un uomo entrò nella stanza. Con passi calmi si avvicinò al corpo esanime, scomposto sul pavimento: sembrava in preda ad un violento attacco di febbre, tanto era il sudore e l’angoscia che lo avvolgeva, proprio come se stesse lottando contro una violentissima malattia interiore. La gonna era stata strattonata durante la fuga, ed adesso era leggermente sollevata scoprendo le caviglie e le sottane di Christine; il corpetto e le maniche erano intrisi di sudore e lacrime, mentre i capelli, per la maggior parte usciti dalla treccia, cadevano scomposti attorno e sul viso di Christine. Il petto si alzava e si abbassava ancora in modo convulso, era ancora terrorizzata!
Erik si chinò e spostò una ciocca di capelli che copriva gli occhi per accorgersi solo in quel momento che sul viso non era raffigurato il terrore ma la rassegnazione. “È tardi Christine. Tardi per tornare indietro, tardi per la pietà. Abbiamo già passato il punto di non ritorno.”
 
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Più passavano le settimane e più Nadir odiava l’Opéra e Parigi. Era stato in posti peggiori nella sua vita, ma controllare Erik e tenere a bada Christine si stava rivelando estremamente stancante.
Da quando Christine era svenuta il francese aveva ripreso a trascorrere la maggior parte del suo tempo nei sotterranei dell’Opéra, bloccando anche tutti gli accessi per non essere disturbato. Qualunque fossero i suoi piani su Christine, avevano ricevuto una bella accelerata. Nadir avrebbe potuto scommettere i baffi che in quel momento la preda di Erik fosse proprio la sua ex protetta: bastava ascoltare le suppliche della ragazza al suo Angelo quando pensava di essere da sola per capire come questa si fosse pian piano convinta della sua presenza accanto a lei. Solo Erik poteva convincere qualcuno della presenza di un’entità incorporea senza lasciare alcun segno a chi non fosse la vittima dell’inganno! Un talento bizzarro, senza dubbio, ma molto utile se lo si sa padroneggiare.
Cercando di forzare l’ingresso di Rue Scriabe, Nadir si ritrovò a riflettere che, per quanto le doti illusorie di Erik fossero notevoli, non potevano aver funzionato tanto bene in meno di due settimane. Una mente lucida avrebbe impiegato più tempo per cedere, avrebbe dubitato, avrebbe cercato sostegno ed aiuto prima di scivolare nella pazzia. Christine no. Era come se fosse stata incapace di ribellarsi, oppure come se non volesse farlo. Fosse anche solo per mantenere un legame più stretto con il Fantasma dell’Opera. Che comportamento idiota! Il tipico atteggiamento da protagonista di una tragedia da palcoscenico! I morti non tornano tra i vivi, a meno che non sia per portare sventure.
La porta si aprì all’ennesimo tentativo con uno scatto metallico. Nadir si voltò prima a destra e poi a sinistra: nessuno nei paraggi: poteva entrare.
I cunicoli erano stati tutti ricostruiti in gran segreto ma, per ovvie ragioni non avevano tutte le comodità del resto dell’edificio: niente luce, niente pavimenti e niente che isolasse dalle infiltrazioni d’acqua nella prossimità del lago e degli scarichi. Non che la cosa importasse visto che qualcuno era ben pagato per mantenere tutte le gallerie in perfetto ordine senza farsi notare e tenendo la bocca ben chiusa. Una volta era lo stesso Erik a farlo, ma Mr Y aveva giornate inconciliabili con questa occupazione. Anche il Persiano se aveva studiato la planimetria dei sotterranei ed avrebbe saputo dove andare anche ad occhi chiusi, accese comunque una torcia per poi dirigersi spedito al pannello del quarto sottopalco.
Questa volta il meccanismo non era bloccato ed il Persiano poté finalmente spegnere quella dannata torcia allo zolfo ed accendersi un sigaro. Forse Erik sapeva già che era riuscito ad entrare, o forse no; sicuramente l’odore del tabacco lo avrebbe messo sull’attenti. Con circospezione risalì i vari livelli: tutti i sottopalchi erano vuoti visto che non c’erano ancora attrezzi scenici da conservare ed i suoi passi risuonavano marziali in un buio silenzio fino a quando non iniziò a sentire qualche nota nei pressi della buca dell’orchestra. Avrebbe riconosciuto il violino di Erik anche se non lo avesse mai sentito: chi poteva mai suonare in quel modo a quell’ora di notte? Accelerò il passo seguendo la musica: corse fuori dall’auditorium e salì i gradini della scalinata a due a due per fermarsi davanti ad una porta chiusa. La Rotonde de la Lune era un stanza ideale per le illusioni di Erik. D’improvviso il violino tacque. Per interminabili secondi tutto fu immobile. Nadir deglutì indeciso se sfondare la porta per accertarsi che Christine fosse viva o aspettare che Erik uscisse. Si allontanò di qualche passo per prendere la ricorsa ma la porta si aprì da sola ed Erik oltrepassò la soglia con una falcata decisa “Credo che l’usignolo a cui ti stai tanto affezionando abbia bisogno di aria fresca.” Disse con un ghigno compiaciuto mentre se ne andava con il violino in mano.

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Capitolo 27
*** After Midnight ***


NOTA DELL’AUTRICE: il nome della casa chiusa è preso dalla serie francese Maison Close, ed il personaggio di madame Hortanse Lemaître, la tenutaria del bordello, è ispirato alla serie. Detto questo spero che il capitolo vi piaccia e che mi lasciate un commento.



 
Nadir serrò i denti mentre Erik si allontanava nell’ombra. I suoi occhi neri scintillavano nel buio; per un attimo il desidero di giocare l'unica carta che aveva in mano lo sopraffece ma se voleva avere successo doveva agire nel momento opportuno ed avere pazienza. Il resto lo avrebbero fatto Erik e lui sarebbe potuto tornare a fumare i suoi sigari in pace.
Recuperò il corpo esanime di Christine dalla Rotonde de la Lune e lo portò nel camerino della prima donna. La cantante era pallida e sudata, in preda ad un violento attacco di febbre. Dopo aver acceso qualche lampada estrasse un’ampolla dal taschino della giacca e ne versò il contenuto tra le labbra di Christine perché lo bevesse; dopo pochi secondi la cantante riprese i sensi tossicchiando un po’.
Dove sono …? Dov’è lui?” spaesata si guardò attorno ricordando solo di aver sentito la voce del suo Maestro che l’aveva rincorsa per tutto il teatro.
Siete nel vostro camerino Mademoiselle. E temo che qualcuno abbia cercato di avvelenarvi.” Rispose il Persiano con la solita calma.
Confusa, la cantante si portò una mano alla fronte: “Nel mio camerino? … Io ricordo di aver corso per tutto il teatro … ricordo che lui mi inseguiva …
Come vi ho appena detto qualcuno ha cercato di avvelenarvi. Temo che le vostre percezioni siano meno affidabili del solito.” Nadir rimaneva in piedi davanti a lei dimostrando una tranquillità che non possedeva.
Quindi ho solo immaginato … tutto?” Christine non sapeva se essere sollevata o no a quella rivelazione.
L’oleandro agisce sui centri nervosi.” Il Persiano non disse altro. In realtà quel veleno non causa allucinazioni, ma se Christine avesse saputo la verità avrebbe anche potuto offrirsi spontaneamente ad Erik per tacitare la sua coscienza. “Vi ho somministrato l’antidoto e sarete immune dal veleno per qualche giorno.”
 “Davvero mi hanno avvelenata? Ma chi?
In questo momento è più importante il come, mademoiselle. So che avete ricevuto un ramo di fiori bianchi quando avete cantato con Mr Y. Vi sono arrivati con qualcos’altro?
Christine scosse la testa “Fiori bianchi …? Mi hanno mandato tantissimi fiori in questi giorni monsieur che proprio non saprei!
Fiori bianchi a cinque petali attaccati al loro ramo. Il centro è giallo e le foglie sono strette e lunghe, di color verde scuro.”
Forse ho capito … non sono profumati, vero?
No mademoiselle.” Confermò l’altro con un cenno del capo.
Non so chi me li ha mandati. Accompagnavano una scatola di tea cinese, quella sulla mia toiletta.” Disse indicando una scatolina in latta dipinta.
Il persiano prese la in mano e ne saggiò il contenuto prima con l’olfatto, poi tra e dita ed in fine sulla punta della lingua. “L’avete bevuta?
Tutti i giorni. Non mi sento molto in forze ultimamente e così madame …” rispose sicura, prima di fermarsi per l’occhiata torva dell’uomo.
Madame Giry farebbe meglio a pensare a sua figlia invece di farvi bere qualcosa che probabilmente è avvelenato!” sbuffò irritato infilando l’oggetto sotto al cappotto “Adesso vi riporto in albergo. Per domani non verrete all’Opéra, parlerò io con Morrel e Reyer per le vostre prove. E non provate con uno dei vostri soliti e ridicoli ma.” L’ammonì infine.
Christine si limitò ad annuire, troppo stanca e scossa per opporre qualunque resistenza. Appena le fu porto il soprabito lo infilo con gesto meccanico. Aveva sognato di rincontrare il suo Maestro? Possibile? Eppure era stato tutto troppo reale! Aveva ricominciato a sentire le dolci melodie nella sua testa, percepito la sua presenza, il suo tocco; aveva perfino parlato con lui. Ma se fosse stata colpa del veleno? Allora per la Sua anima c’era ancora speranza! Non era diventato uno spirito infernali desideroso di vendetta.
Nadir non le disse altro, un po’ perché la cantante aveva tremato perfino al chiudersi della carrozza ed un po’ perché pungolarla in quelle condizioni non lo divertiva. Dei suoi dubbi interiori gli sarebbe importato meno che del fango sulle sue scarpe, se non fosse stato necessario che Christine continuasse a ritenere Erik morto.
Sorprendentemente fu la cantante ad interrompere il silenzio “Come farò se proveranno ad avvelenarmi ancora?
Il buio nascose il ghigno del Daroga di Mazenderan, ma la sua voce fu più che sufficiente “Oh ci potranno provare! Da dopodomani sarò la vostra ombra, la cosa rallegra me quanto voi madeomoiselle. Vi ho sempre detto che farvi da balia ed ascoltare i vostri piagnistei non mi alletta, ma se volete rimanere viva io sono la vostra unica speranza.
Non andate alla polizia?
Credete che quegli imbecilli in divisa blu potrebbero fare meglio di me? Chiunque altro al vostro posto morirebbe in meno di una settimana e qualsiasi medico francese giurerebbe che ha avuto solo un’infezione che ha colpito qualche organo interno.
Io non volevo mettere in dubbio le vostre capacità pensavo solo che …” balbettò come scusa.
Che chiamare le forze dell’ordine avrebbe aiutato a far rispettare la legge. Capisco. Purtroppo riponete sempre la vostra fiducia nelle persone sbagliate. Dovete imparare di chi fidarvi perché, per quanto voglia aiutarvi, non posso proteggervi da voi stessa.”
Christine non sapeva il perché, o da quale remoto angolo del suo inconscio spuntasse una simile consapevolezza, ma era certa che quelle parole avessero un significato che in quel momento non riusciva a comprendere. Avrebbe voluto chiedere conferma a Khan ma ormai sapeva che, come minimo, l’avrebbe derisa e che comunque non le avrebbe detto niente.
 
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Erik aveva preso una carrozza anonima per tornare a casa.
Aveva completato con successo la prima parte del suo piano: non solo era riuscito a far credere a Christine che il Fantasma dell’Opera fosse tornato dal regno dei morti per lei ma l’aveva portata in uno stato di puro panico molto prima di quanto avrebbe immaginato. Se continuava così la sua musa non sarebbe sopravvissuta alla Carmen.
Avrebbe dovuto sentirsi trionfante. Eppure non lo era.
Non era stato l’arrivo di Nadir a disturbarlo, anzi avere un avversario lo spronava.
No.
Il problema era la rassegnazione con cui Christine si era arresa. Avrebbe voluto che lottasse, che si aggrappasse alla vita; che gli si opponesse. Invece quasi aspettava ciò che lui le avrebbe inferto, forse addirittura una parte di lei lo desiderava. Davvero i suoi sensi di colpa arrivavano a tanto? Davvero aveva finalmente capito quanto grave fosse stato il tradimento che gli aveva inferto? Peccato che adesso fosse troppo tardi per il pentimento e per le seconde possibilità. Dieci anni prima le aveva dato moltissime opportunità per tornare sui suoi passi ma lei le aveva respinte tutte. Addirittura lo aveva smascherato in pubblico in risposta all’ennesima dichiarazione d’amore che avrebbe fatto sciogliere anche i sassi. Adesso era tardi. Troppo tardi.
La carrozza arrivò davanti al cancello della sua villa, Erik scese e pagò il vetturino che ripartì immediatamente. Due valletti con abiti e lineamenti orientali gli aprirono il cancello e lo scortarono con delle torce accese fin nell’interno. Subito arrivarono altri valletti che si occuparono del pastrano e del cappello prima di porgergli, appoggiato su un vassoio d’argento, un biglietto di Philippe de Chagny. Erik ruppe il sigillo raffigurante lo stemma di famiglia con uno strappo netto, dispiegò la carta per scoprire che si trattava di un invito in una casa di piacere. Se ci fosse stato Nadir gli avrebbe chiesto cosa sapeva del Paradis, ma stava sicuramente facendo da balia a Christine, quindi avrebbe dovuto scoprire da solo di cosa si trattava.
“Fate preparare la carrozza e date questa a Nadir quando tornerà.” Disse ridando il foglio al servo subito prima che si dileguasse per eseguire gli ordini.
 
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Il Paradis era tra le migliori case chiuse di Parigi. Era il luogo in cui tutti gli uomini più importati di Francia riuscivano ad appianare le loro divergenze politiche ammirando il seno di Isabelle, i capelli biondi di Letizia, la pelle candida di Artemisia, o i fianchi di Valentine, assaporando il dolce profumo di Aurore o le labbra carnose di Eléa. Le ragazze che vi lavoravano erano tutte prostitute d’alto bordo capaci di illudere un uomo di qualunque cosa, fino a che stava tra le loro cosce o pagava da bere. Tutte le sere, al riparo da occhi indiscreti, dilettavano i visitatori della casa con la loro presenza; chi voleva poteva accedere al piano superiore e godere delle loro grazie, mentre con gli altri gentiluomini conversavano sull’arte, sulla letteratura e sugli ultimi pettegolezzi. Le serate al Paradis erano piacevoli: oltre a politici ed affaristi della più varia natura, c’era sempre qualche pittore o poeta che aggiungeva qualcosa all’atmosfera di festa del locale.
Erik busso alla porta pesante con il pomello di smeraldo del bastone e subito dopo qualcun aprì lo spioncino. “Questa casa è per i clienti abituali.” Disse la voce di una donna non più giovane.
L’uomo prese tre banconote da mille franchi e le passò attraverso la grata “Mi perdoni Madame. Sono Mr Y ed ho ricevuto un invito dal Conte de Chagny.”
Immediatamente lo spioncino si chiuse e la donna aprì la porta. Era vestita di nero, aveva i capelli bianchi sistemati in un’acconciatura elegante ed era troppo grassa per credere che da ragazza avesse fatto la prostituta. “Il Conte ci aveva informate del vostro arrivo.” Disse mettendo i soldi in una tasca “Accomodatevi, vi stanno aspettando.” Lo invitò facendosi di lato.
Qualcuno gli prese il capotto ed il cilindro e lo accompagnò in una grande stanza in cui troneggiava un gigantesco lampadario colmo di candele; le pareti erano finemente dipinte ma c’erano pochi mobili, per lo più divani imbottiti dall’aspetto comodo su cui erano seduti distinti gentiluomini e ragazze in elegante lingerie. Su uno dei lati lunghi della stanza c’era la scala che portava al piano superiore: in marmo bianco con le ringhiere in ferro battuto, si divideva dopo pochi gradini in due tronconi opposti, che costeggiavano il muto ed erano divisi da un grande specchio con la cornice dorata. Di fronte a lui una porta in rovere aperta lasciava intravedere una ragazza che gemeva in modo abbastanza forte da eccitare gli uomini che la guardavano ma senza disturbare coloro che erano nella stanza accanto: era mora, distesa su un tavolo con le gambe divaricate, copriva il volto dell’uomo che le dava piacere con la sua schiena.
Una donna vestita con un elegante abito nero si avvicinò ad Erik sorridendo “Buona sera Mr Y, sono Hortance Lemaître, la tenutaria di questa casa.” Aveva un viso triangolare, gli zigomi alti ed una leggera fossetta sul mento; i capelli scuri rilucevano alla luce delle candele; gli occhi erano color nocciola e la bocca a cuore: era ancora una bella donna, ma vent’anni prima avrebbe fatto morire di invidia molte delle ragazze che adesso lavoravano per lei.
Incantato Madame Lemaître.” Erik le fece un baciamano e la donna sorrise per compiacerlo. Non era mai stato un’amante dei bordelli e non sarebbe mai andati in un luogo come il Paradis che, per quanto elegante, era comunque troppo volgare per i suoi gusti. L’unica ragione per cui era lì era la lettera di Philippe: se ciò che scriveva il conte era vero, il Paradis poteva diventare un luogo molto interessante.
Il Conte de Chagny ed altri gentiluomini la stavano aspettando.” Disse madame Lemaître.
Mi faccia strada, allora.” La donna lo condusse oltre la porta in rovere, e da lì in un salottino privato. L’ambiente era più raccolto, quasi ovattato, rispetto al resto: le finestre erano coperte da pesanti tende scure, ed alle pareti erano sistemati dei divani dove gentiluomini rispettabili si sollazzavano in compagnia delle prostitute senza andare fino in fondo: alcuni si limitavano ad accarezzare o baciare il loro seno o il loro collo, un altro paio aveva infilato le mani sotto le sottane deliziandosi gli occhi con estasi della fortunata. In mezzo alla stanza, un grande divano rotondo in velluto rosso ospitava due ragazze che facevano del loro meglio per incoraggiare i clienti a portarle al piano superiore recitando quella che era chiamata “fantasia saffica”. Gemiti sussurrati e risate si sovrapponevano gli uni sugli altri, intervallati da qualche brindisi occasionale. Ovunque c’erano bicchieri e bottiglie di Champagne, troppi per poterli contare. “Questa camera è riservata ai nostri migliori clienti.” Disse la madama aprendo la porta, ma Erik non aveva dubbi che il metro di valutazione era in franchi spesi. “Se mi lasciate il bastone monsieur …” disse la donna porgendogli la mano “Sono sicura che siate un onesto gentiluomo, ma le ragazze sono facilmente suggestionabili.”
Senza dire niente Erik le porse l’oggetto: poche donne si spaventano più facilmente delle prostitute, lo aveva imparato in Persia, e non c’era modo per farle ragionare una volta che si mettevano una certa idea in testa. “Non farei nulla che rovini i vostri fiori, Madame.
Madame Lemaître gli elargì un altro sorriso compiacente prima di farlo entrare nella stanza ed accompagnarlo da Philippe de Changy. Il nobile era seduto su un divano, accanto al Marchese di Saint Meran, il capo della polizia, ed era intento a bere da una coppa di champagne che una ragazza bionda gli porgeva alle labbra. Appena vide Mr Y le fece segno di fermarsi e si alzò. “Mr Y! Temevo non ci avreste raggiunto più.” Disse andandogli incontro. Aveva bevuto un po’ troppo e le sue pupille erano dilatate per l’eccitazione, ma la voce era immutata.
Perdonate Monsieur le Conte, ma non ero in casa quando è arrivato il vostro biglietto.”
Non ha importanza. Adesso siete qui, no?” sorrise “Volevate conoscere Parigi ed i suoi abitante? Osservate ed ascoltate: metà delle storie che girano nella capitale escono da questa casa e l’altra metà dal giornale dell’amico Dupount.” Gli sussurrò ad un orecchio mentre Saint Meran li raggiungeva, affiancato da una fanciulla rossa con la pelle lattea.
Nr Y, iniziavamo a disperare!” lui era ancora più ubriaco di Philippe: se solo avesse provato ad andare nelle camere superiori avrebbe pagato per qualcosa che non sarebbe nemmeno riuscito ad iniziare.
Perdonatemi ma ero uscito a caccia ed ho fatto tardi.”
Caccia? In questa stagione che animali sperate di prendere?
Mr Y ghignò “Uno della stessa specie di quella che tenete per la vita.”
Il capo della polizia guardò la rossa interdetto per un istante, prima che scoppiassero tutti a ridere. “Ed avete avuto successo?
Si, ma i successi troppo facili non mi piacciono.”
Non pensateci, la prossima sarà più stimolante!”  Poi si rivolse alla ragazza “Véra porta dello champagne al nostro ospite.” e lei si allontanò con movenze ammalianti.
Madame Lemaître … ” intervenne Philippe “Artemisia è scesa?
Ha appena terminato con Luise e l’onorevole Grousson. Dovrebbe scendere tra poco.” Rispose la donna.
Questa volta Pierre ti ha anticipato amico mio!” commentò divertito il marchese.
Non importa, salirò con Eléa.” Disse facendo cenno alla giovane rimasta sul divano: era un po’ magra, ma aveva delle labbra ed un sento talmente morbidi! “Spero mi perdonerete Mr Y, ma il caro Marchese è molto più adatto di me per raccontarvi tutti i peccati di questo angolo di paradiso.”
Il Giardino dell’Eden è libero, monsieur.” Lo informò prontamente madame Lemaître prima che i tre si allontanassero.
In pochi minuti Saint Meran stava illustrando la variegata clientela del Paradis ad Erik: politici, nobili, banchieri, artisti dai vari talenti, tutti passavano per quelle camere, usando le ragazze come merce di scambio per ottenere favori. Lo stesso padrone del bordello, il fratello di Madame, aveva fatto carriera nella diplomazia grazie alla prostituzione. Sotto il tacito accordo per cui ciò che acceda al Paradis rimaneva al Paradis, in quel bordello si prendevano accordi per alcune delle decisioni più importanti per il Paese. Mentre il Marchese raccontava delle vicende di Pierre Gavosh (un ex ministro delle finanze, esponente di primo piano del parlamento, che aveva l’abitudine di frasi sculacciare dalle prostitute) Erik vide scendere due donne, seguite da un uomo con l’espressione molto soddisfatta.
Chi è la ragazza sulla destra?
Non vi sfugge davvero niente. Quella è Artemisia, è la più richiesta qui dentro. Qualche tempo fa il Conte de Perry organizzò una competizione tra lei ed un'altra prostituta. La gara durò tutta la notte ma alla fine Artemisia fu incoronata come la prostituta più brava di Francia. Da allora tutti la vogliono. Philippe è uno dei suoi amanti fissi; ma, a suo merito, bisogna dire che lo è sempre stato.” Raccontò l’altro, finendo l’ennesima coppa di vino.
Artemisia era davvero una splendida donna: la pelle era chiarissima, mentre i lunghissimi capelli erano neri come la notte. Gli occhi erano azzurri, quasi trasparenti, e sembrava che conservassero l’innocenza di una bambina. Quella accanto a lei, che doveva essere Luise, era bella, Erik la riconosceva in alcuni quadri dei pittori più affermati, ma accanto alla particolarità di Artemisia pareva quasi scomparire.
Mi vogliate scusare, monsieur le marquise.” Disse Erik con una leggera riverenza prima di avvicinarsi ad Artemisia. 
 

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Capitolo 28
*** Maison Close ***


 NOTA DELL’AUTRICE: una piccola informazione storica: una volta i rubini erano considerati le pietre più preziose, solo recentemente questo primato è stato conferito ai diamanti. Detto questo scusate per il ritardo: so di averci messo molto più del solito ma questo è un capitolo molto più lungo del solito e scriverlo è tato un po’ complicato. Buona lettura.
 
 
Cosa avete in mente Mr Y?” chiese con voce voluttuosa Artemisia arrotolando una ciocca di capelli tra le dita. Erano in una stanza praticamente vuota: oltre al grande letto in ferro battuto c’erano solo un tavolo con dello Champagne ed una poltrona in velluto griglio. Alle pareti affreschi monocolore imitavano i motivi delle domus di Pompei. Candelabri erano sistemati un po’ ovunque, conferendo alla stanza una giallastra luce soffusa.
Sedetevi mademoiselle, prego.”
La prostituta si avvicinò al letto ondeggiando come una gatta: la luce soffusa delle candele filtrava dalle trasparenze della gonna di seta leggera delineando l’ombra delle gambe snelle. Senza dire una parola, gli sorrise maliziosa invitandolo a seguirla con un dito.
Sedetevi mademoiselle; non ho intenzione di toccarvi.” Preannunciò serio riempiendo due coppe di Champagne “Voglio solo parlare con voi.”
La ragazza sgranò gli occhi: “Parlare?
Parlare!” ribadì calmo Erik porgendo la coppa, dentro brillavano i riflessi violacei di un rubino.
Artemisia estrasse la pietra dal vino ammirandone il luccichio tra il pollice e l’indice. Era grande quasi un centimetro, il colore era un intenso rosso carminio, la forma perfettamente tonda e aveva troppe facce per poterle contare. “Di cosa vorreste parlare?
So che siete intima amica del Conte di Chagny.”
“Il Conte mi fa questo privilegio.”  Rispose con una certa vanità.
Immagino che vi abbia fatto delle confidenze.”
Alcune.” Ammise vaga.
Anche riguardo il fratello?
Lo ha definito un idiota più volte, ma non mi ha mai detto altro.”
E sui suoi affari?
“Il Conte è un gentiluomo!
Un gentiluomo avido.” Puntualizzò Erik “Sono sicuro che vi ha confidato qualche occasione in cui è riuscito a fare più profitto degli altri.”
Forse è capitato.” Disse accavallando le gambe “Qualcosa sul banchiere Grearde Perrier ed un telegrafo, un paio di anni fa.”
Pensavo che il Conte fosse amico di Perrier.” Commentò sorpreso.
Lo è! Organizzano certi festini assieme! Ma davanti ai soldi…” la prostituta alzò gli occhi al cielo per lasciare intendere che c’erano cose per cui cedevano anche le migliori amicizie.
Ed a cosa gli servì di un telegrafo?
Per vedere prima alcune azioni. Disse che aveva saputo prima di tutti della pace tra Russia ed Impero Ottomano e che era riuscito a vendere le sue azioni prima che crollassero. Grerarde Perrier perse diversi milioni ed impiegò molto tempo per riprendersi.”
Per caso vi disse anche come ci riuscì?
Artemisia guardò il pavimento per diversi istanti “Questo non so se posso dirvelo, il Conte potrebbe passare dei guai se si venisse a sapere!
Erik estrasse un altro rubino da una tasca, più prezioso del precedente, e lo porse ad Artemisia “Io sarò sempre vostro amico, mademoiselle.”
La donna era combattuta: non credeva alle promesse di fedeltà degli uomini che intratteneva, aveva cambiato troppi sostenitori per fidarsi ancora e sapeva che la loro parola valeva come il vento. Ma quel rubino le avrebbe permesso di trovarsi un piccolo paesino in campagna dove invecchiare in tranquillità, in un qualche posto sperduto dove nessuno avrebbe saputo che era stata una prostituta. “I fili del telegrafo, li ha deviati per farli arrivare a casa sua. Mentre la notizia arrivava ai giornali lui era già alla Borsa.”
Vi ringrazio mademoiselle.” Disse Erik con voce soffice adagiando la pietra nelle candide mani di Artemisia “Pagherò a madame Hortance la vostra tariffa e spero che questa conversazione rimarrà tra noi. Dite pure quello che volete alle vostre compagne.”
Davvero non volete?
Preferisco conquistare una donna, corpo e anima, all’averla senza merito.”  Disse prima di uscire dalla camera lasciando Artemisia a bocca aperta.
 
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La carrozza con Nadir era davanti alla porta del Paradis. “Da quando ti interessano le case chiuse?” il Persiano non aspettò nemmeno che il veicolo fosse ripartito per iniziare l’interrogatorio.
Da quando penso di comprarne una.” Erik sentiva che quello era uno dei rari momenti in cui perfino a Nadir sfuggiva qualcosa. Tanto raro da essere inebriante. “In questo bordello lavora la prostituta prediletta di Philippe.”
Artemisia, se non sbaglio. Dicono sia molto bella.
Lo è. E, come tutte le prostitute non sa tenere la bocca chiusa. Mi ha svelato che Philippe ha fatto deviare i fili del telegrafo fino a casa sua per guadagnare il più possibile dai suoi investimenti in Borsa.” Raccontò pacatamente.
Ingegnoso! Ed adesso vuoi comprare il bordello per essere sicuro che non racconti a qualcuno del vostro colloquio.”
Se fossi uno dei tanti politici che si avvicendano alle sue cosce so che prima o poi parlerebbe, probabilmente ci proverebbe anche se fossi il fratello di madame Hortance. Spererebbe di nascondersi in qualche villaggio isolato e vivere di rendita con i regali dei suoi amanti. Ma io ho riportato Christine dal mondo dei morti, e se sono riuscito a trovare lei che speranze può avere una semplice prostituta di scapparmi? Senza contare che troppe decisioni importanti vengono prese lì dentro per essere solo un cliente.”
Povero Conte di Chagmy!” ironizzò il Daroga.
“Povero? No … non ancora.” Sospirò malevolmente “Qual è la stazione del telegrafo prima di Parigi?
Irvy-Sur-Siene.” Rispose assaporano l’aroma del sigaro che avrebbe acceso tra pochi istanti.
Erik sorrise leggermente, una smorfia appena accennata che poteva passare inosservata a chiunque non sapesse quanto fosse infausta. “Domani andrò a farci visita; non ho mai visto una stazione del telegrafo.
Immagino che mi dovrò occupare io di monsieur Lemaître.”
Non serve, avrò l’atto di proprietà prima di mezzogiorno.”
Non sarà facile … ha usato il Paradis per fare carriera al Ministero degli Esteri e dubito che sarà disposto a cederlo facilmente.” Commentò riflessivo Nadir.
“Ma sono sicuro che saprai trovare argomenti persuasivi.” Rispose Erik certo che con i soldi o il ricatto avrebbe ottenuto il Paradis entro mezzogiorno.
Serviranno anche con la tenutaria e le ragazze?” domandò l’altro accendendosi il sigaro.
No. Ma i clienti non dovranno sapere che ho comprato il bordello.”
Questo sarà impossibile. Siamo a Parigi.”
Visto che hai deciso di salvare Christine pensavo che le missioni impossibili fossero il tuo passatempo preferito.” Anche se nominare Christine per primo era fare il gioco el Daroga, ma era una tentazione troppo forte per resistere.
Nadir ricorse all’ennesima variazione dell’espressione del gatto che ha imparato ad aprire la scatole delle alici sotto sale. In tanti anni di interrogatori e torture ne aveva create un’infinità, ognuna adatta alla persona che aveva davanti, ed Erik era riuscito a meritarsene una personale. “Mi chiedevo quando l’avresti nominata.”
L’ho fatto solo per non deluderti.”
La tua gentilezza mi commuove!” rispose Nadir battendo le mani con gesto teatrale.
Stai diventando troppo sentimentale, Daroga.” Concluse il francese con sufficienza.
Il Persiano non rispose, limitandosi a creare un cerchio di fumo che si dissolse in pochi istanti. Rimase in silenzio, come un predatore, in attesa che la curiosità di Erik facesse il resto.
Come sta il piccolo bocciolo di rosa?
Scossa, spaventa e avvelenata. Ma è viva. Le ho dato una giornata di riposo.
La sorte del piccolo usignolo ti sta tanto a cuore?” perché il destino di Christine lo preoccupava tanto? Era questo che Erik non capiva: Nadir era sicuramente un uomo leale ma Christine non aveva fatto nulla per meritare tanto. “Sei diventato davvero troppo sentimentale!
Lo faccio per non darti una delusione. Se la preda si arrende facilmente che divertimento ha il cacciatore?”
La tua gentilezza mi commuove.” Erik imitò la voce di Nadir alla perfezione, come se fosse uno specchio. Un trucco banale che avrebbe fatto tremare chiunque non fosse il suo compagno di viaggio: i suoi occhi castani rimanevano aperti avvisandolo che avrebbe dovuto impegnarsi molto per avere la su vendetta.
 
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Nicolas Lemaître era un uomo dai lineamenti gentili. Aveva la fronte ampia e il mento stretto. Gli occhi erano azzurri e limpidi, dimostrando che non per tutti rispecchiano l’anima, le labbra erano sottili e circondate da una leggerissima barba. I capelli, sempre ben pettinati, in gioventù erano stati neri ma ormai si erano spruzzati di grigio in più punti. Era un uomo fedele alla moglie ma ciò non impediva a molte altre gentildonne di considerarlo estremamente affascinante.
Sotto l’apparenza da gentiluomo era un uomo corrotto, un arrampicatore sociale senza molti scrupoli: a vent’anni aveva aperto il Paradi, affidandone la gestione alla sorella Hortance. Lei gli comunicava tutti i suoi clienti ed i loro passatempi preferiti, a Nicolas non rimaneva che usare tutte quelle informazioni per fare carriera al ministero degli esteri: non gli importava quanto depravati o violenti fossero, qualsiasi cosa loro desiderassero faceva sempre in modo che la realtà superasse le loro più eccitanti fantasie.  Erik non voleva nemmeno sapere con cosa Nadir aveva intenzione di ricattarlo, la curiosità non lo aveva nemmeno sfiorato, gli bastava sapere che quei documenti compromettenti erano nella cartella che teneva in mano a sua disposizione, se il denaro non fosse stato sufficiente.
Mr Y! Quando mi è stato annunciato il vostro arrivo non riuscivo a crederci.” Non lo aveva fatto aspettare che pochi minuti, se non fosse stato un uomo che teneva alle apparenze avrebbe corso a perdifiato per i corridoi di casa sua e sarebbe arrivato con il fiato corto, avrebbe mostro che da qualche parte gli batteva un cuore. Invece gli tendeva la mano in un completo perfettamente stirato elargendo il suo sorriso più cordiale “È un vero piacere incontrarla di persona.”
Molto lieto monsieur Lemaître.” Erik ricambiò a stretta di mano scoprendo che nemmeno i palmi del suo ospite tradivano le sue emozioni. “Non scusatevi, sono io che devo chiedervi scusa per non essermi fatto annunciare.”
Nessun disturbo. In cosa posso esservi utile?” disse Lemaître invitando il mecenate ad accomodarsi. Il salottino in cui si trovavano aveva le pareti coperte con tappezzeria rossa su cui erano appuntati molti quadri con elaborate cornici dorate, alte finestre lasciavano entrare la luce del Sole. Il camino in stile napoleonico stava sotto un gigantesco specchio. I mobili erano tutti in legno dorato e rivestiti di tessuti pregiati.
Affari.” Scandì pacato “Di solito lascio che sia il mio attendente ad occuparsene ma voi siete un gentiluomo e la natura di questo affare è talmente delicata che ho deciso di venire di persona.”
Il diplomatico allargò le braccia con gesto invitante: “Sono a vostra completa disposizione, Mr Y.
Ieri sera ho conosciuto vostra sorella.”
Spero il Paradis sia di vostro gradimento.” Sorrise con un certo compiacimento.
Lo è talmente tanto che ho deciso di comprarlo.”
Nicolas non poté impedire alle palpebre di sbattere convulsamente. La risposta arrivò solo quando fu sicuro di avere il pieno controllo di sé. “Voi volete comprare un bordello? Il mio bordello?
Si.”
Non vi serve altro denaro.”
Ed a voi non servono altri incarichi pubblici. Semplicemente lo ritengo un investimento conveniente per entrambi.
Non ne sono sicuro.”
Non avete ancora sentito la mia offerta.”
Se vendessi il Pradis mia sorella sarebbe in collera con me e, credetemi, è meglio non sapere di cosa Hortance sia capace.”
Il mio assistente sta conferendo con lei proprio in questo momento.”
Siete davvero così sicuro che venderò il Paradis da mandare un vostro delegato a parlare con lei senza avere un contratto in mano?” da quando le sue poltrone erano diventate così scomode? Fino alla sera prima le aveva sempre giudicate morbidissime!
Come vi ho detto, la mia è un’offerta vantaggiosa per entrambi.”
 
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Hortance sbatté vigorosamente il pugno sulla scrivania: monsieur Kahn era arrivato al Paradis prima delle nove comunicandole, con la poca educazione che lo contraddistingueva, che suo fratello avrebbe venduto il Parais a Mr Y prima di mezzogiono.  “Nicolas non venderà il Paradis a Mr Y!” nella penombra della stanza l’espressione particolarmente contrariata rendeva il volto della donna più spigoloso di quanto non fosse in realtà.
Vostro fratello è un avido, madame.” rispose Nadir “Venderà appena si renderà conto che potrà continuare a mantenere tutti gli scambi di favori che questo posto consente.”
Aveva promesso a me la casa!” protestò l’atra.
Mr Y non rimarrà a Parigi per sempre.” disse vago, quasi annoiato “E prima di andarsene vi cederà l’immobile, l’attività e le prostitute senza difficoltà. Potrebbe perfino farvi uno sconto se farete come vi verrà chiesto.”
Hortance respirò profondamente più e più volte. Se Nicolas fosse stato lì probabilmente lo avrebbe ucciso con le sue mani. Adesso l’unico modo che aveva per ottenere il Paradis era fare ciò che Mr Khan le chiedeva. “Cosa dovrei fare?
 
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Non voglio che tutti a Parigi sappia che possiedo una casa chiusa, per cui nel contratto che ho fatto preparare ho inserito una clausola di riservatezza che vi costerebbe molto più del vostro attuale patrimonio. Voi sarete libero di continuare ad andare al Paradis come fate regolarmene ed usare le prostitute per la vostra carriera. Solo voi, Hortance ed Artemisia saprete della cessione.” Disse Erik posando la bozza del contratto sul tavolino davanti a Nicolas.
Anche ammesso che accettassi di vendere a voi e che mantenessi il segreto sulla transazione prima o poi si scoprirebbe comunque.” Ribatté categorico.
Non era il vostro Bonaparte a dire che la parola impossibile non esisteva nel suo dizionario?
Ma anche lui fu battuto in battaglia.”
A differenza dell’Imperatore so scegliere i miei generali, Monsieur Lemaître.”
 
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Le prostitute non sono brave a tenere i segreti.” Disse Hortanse roteando gli occhi.
Lo so, è per questo che vi chiedo di parlare con la ragazza. So essere più persuasivo di quanto immagina.”
La tenutaria si irrigidì immediatamente afferrando i braccioli della sedia “Non la toccherete vero?” domandò spaventata.
Sono un uomo sposato.” Rispose Nadir sapendo che la sua calma non sarebbe bastata per rassicurare la donna.
Molti dei nostri clienti lo sono.”
Uomini che pagano per possedere una donna che non sarà mai loro. L’ho sempre trovato umiliante. Voi no? Picchiarla, d’altro canto, sarebbe controproducente: Artemisia è la gemma più preziosa di questa casa, lasciarle anche solo una guancia arrossata nuocerebbe agli affari. Le vostre ragazze non corrono alcun pericolo madame.”
Se non il suo corpo, cosa vorreste allora?” domandò incredula.
Informazioni. Tutte le confidenze che i clienti fanno in dettagliati resoconti.”
Sono affari privati.” Ringhiò gelosa della riservatezza delle sue alcove.
Avete detto voi stessa che le prostitute non sono brave con i segreti.”
 
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Le mani di Nicolas avevano tremato leggendo l’offerta di Mr Y, i sui occhi avevano riletto quella cifra un’infinità di volte sempre certi di sbagirsi. “Voi mi paghereste i prossimi cinque anni di incassi del Paradis solo per sapere che al Prefetto piace farsi sculacciare con un frustino? O che il giudice Libessant ogni volta che ordina un esecuzione allevia la sua coscienza con un orgia?
Come vi ho ripetuto l’ho ritengo un ottimo investimento. E voi, con tutti quei franchi, potrete corrompere chi vorrete quando deciderete di diventare ministro degli esteri.”
Se la vostra proposta è davvero questa, Mr Y, temo di non aver ragionevoli motivi per non cedervi il bordello.”
Erik sorrise “Ero sicuro che ci saremo intesi in pochi minuti. Spero non vi dispiaccia se ho già fissato l’appuntamento con il notaio.”
Quando sarebbe?
Immediatamente. Purtroppo per motivi di affari devo lasciare Parigi questo pomeriggio e non so quando tornerò.”
Lemaître era semplicemente inebetito: Mr Y, tutti quei soldi, l’appuntamento dal notaio già fissato. Aveva la sensazione di stare su una giostra che girava troppo velocemente. Conosceva molti uomini che aveva fatto affari con il mecenate e tutti gli avevano raccontato quella strana situazione, ma un viverla era qualcosa a cui non era preparato. “Ma bisogna preparare le carte, i documenti catastali, i certificati di proprietà ed il resto.
Ho la fortuna di avere un collaboratore molto efficiente.”
 
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Le ragazze si sottoporranno a regolari visite mediche, avranno una maggiorazione della loro percentuale che lascio stabilire a voi e se qualche cliente dovesse usare loro eccessiva violenza mi riferirete immediatamente l’accaduto. Non alla polizia, non a monsieur Lemaître ma solo a me. Un ultima cosa madame: gradirei che i dettagli della nostra conversazione rimanessero segreti, anche per vostro fratello.” Comandò perentoriamente Nadir.
Come desiderate, monsieur Kahn. Vado a chiamare Artemisia, a quest’ora dovrebbe fare colazione.” Il Persiano annuì ed Hortance uscì dalla camera con portamento fiero. Probabilmente era furente perché il fratello non le aveva venduto il bordello, nonostante glielo promettesse da anni, ma non era un problema di cui doveva preoccuparsi: nessuno avrebbe potuto fare a Lemaître un’offerta migliore e, per sfortuna di madame, a suo fratello importava più del denaro che del sangue.
Quando la porta si riaprì assieme alla tenutaria c’era la prostituta prediletta dell’aristocrazia e Nadir non poté che accertare la veridicità delle descrizioni della ragazza. Indossava solo corsetto, calze nere e stivaletti dello stesso colore, oltre ad lunga giacca rossa che sfiorava il pavimento. Aveva dormito troppo poco ed i capelli non erano perfettamente pettinati ma anche in quello stato era davvero bella. “Sedetevi mademoiselle.” Disse alla ragazza facendole cenno di entrare prima di rivolgersi alla maitresse con l’ennesima espressione irriverente “Vi ringrazio madame, potete andare.
La donna contrasse la mascella e lo fulminò con lo sguardo ma si sforzò comunque di sorridere prima di chiudere la porta ed origliare la conversazione dallo spioncino.
Voi sapete chi sono mademoiselle?
L’attendente di Mr Y.” disse prendendo una sigaretta da quelle che Hortance teneva sulla sua scrivania. “Siete famoso tra i miei clienti.”
Ed immaginate perché sono qua?” domandò accendendole la sigaretta.
Madame mi ha detto che Mr Y ha comprato il Paradis.” Rispose l’altra accavallando le gambe su una poltrona di velluto rosso.
Vero, ma questa non è la ragione del nostra conversazione. Casomai è il pretesto.”
Mr Y ha davvero comprato il bordello solo per parlarmi?” Artemisia scosse la testa incredula “Poteva pagare una marchetta come ieri!
No, Mr Y ha comprato questa casa solo per assicurarsi che la vostra collaborazione continui senza intoppi ed in modo proficuo per entrambi. Il mio principale gradirebbe che voi continuaste a riferire ciò che i vostri amanti vi confidano e vuole essere sicuro che non vi venga in mente di tradire la sua fiducia.”
La prostituta divenne una statua di sale “Mi state minacciando?
Non mi permetterei mai.” Nadir sorrise mostrando i denti con espressione divertita. “Mr Y si fida di voi, e sa essere molto generoso con chi ha la sua fiducia. Ma se voi lo tradirete io lo scoprirò e vi ritroverò, proprio come ho fatto con Christine Daaé. Sfortunatamente per voi il mio principale non sarebbe altrettanto gentile in questo caso.”
Mi state ricattando!” urlò scattando in piedi.
Al contrario, vi propongo un’opportunità: le vostre informazioni in cambio dell’estinzione del vostro debito in pochi mesi. Mi sembra vantaggioso.
E se non volessi? I miei clienti si fidano di me.” Domandò aggrappandosi alla propria giacca.
Davvero non volete smettere di fare questo mestiere per vivere con vostra figlia?” lo stupore del Persiano era talmente fasullo da essere volgare. “So che sta con la zia vicino a Lione.”
L’altra piegò il capo. “Va bene; accetto.” La libertà era ciò che ogni prostituta poteva desiderare: con la vecchiaia si rischiava di finire per a strada e poi in prigione. Nessuna Riusciva mai a pagare i propri debiti, a meno che non trovasse qualcun che li riscattasse.
Da domani verrà a prendervi una carrozza ogni giorno a mezzogiorno per condurvi all’abitazione di Mr Y. Parlerete con me o con il mio principale e poi farete ritorno al Paradis, così potrete rassicurare madame Hortance che nessuno di noi vi sfiorerà mai. Vi è tutto chiaro?
Oui, monsieur.”  Sussurrò Artemisia.
In tal caso a domani mademoiselle.” Disse Nadir avvicinandosi alla porta. Girata la maniglia trovò Hortance che non era riuscita ad allontanarsi tanto da non farsi scoprire “Spero per voi, madame, che siate più brava a tenere i segreti di quanto lo siete nello scoprirli. Buona giornata, madame.
 
 
 
 

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