The Sacrament Of Love di Sweetie616 (/viewuser.php?uid=33327)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1.Leave all behind ***
Capitolo 2: *** 2. Completely torn apart ***
Capitolo 3: *** What a wicked thing to do, to let me dream of you... ***
Capitolo 4: *** 4. Open your arms and drown in this love ***
Capitolo 5: *** 5. Chains around your Heart ***
Capitolo 6: *** 6. Heartache's knocking on the door ***
Capitolo 7: *** 7. I know where I belong ***
Capitolo 8: *** 8. You’re my Heaven ***
Capitolo 9: *** 9. The warmth of a tender storm ***
Capitolo 10: *** 10. Tender touch of pain ***
Capitolo 11: *** 11.Waiting for your kiss to take me back home ***
Capitolo 12: *** 12.Our heaven is worth the waiting ***
Capitolo 13: *** Lost in the arms of your fate ***
Capitolo 14: *** Suicide of Love ***
Capitolo 15: *** Right here in my arms ***
Capitolo 16: *** Epilogo ***
Capitolo 1 *** 1.Leave all behind ***
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The Sacrament of
Love……..
Questa ff non è scritta a scopo di lucro, e non ha la
finalità di offendere i personaggi citati.
1. Leave all behind
Entrai in redazione tipo zombie, come accadeva ormai da
qualche tempo. Per la precisione da quando Luca, il mio fidanzato da una vita,
aveva deciso di andarsene con Ilaria, mia ex migliore amica nonché collega di
lavoro.
Buttai la giacca sulla sedia di fianco alla scrivania, e
prima di dare anche solo un’occhiata alle carte che vi giacevano sopra, decisi
di fare una puntata veloce alla macchinetta del caffè. Chissà, forse avrei
assunto un’aria più sana, almeno in apparenza.
“Buongiorno, Camilla!” mi salutò Giada, con aria allegra.
Risposi con una specie di grugnito. Con lei potevo permettermelo, eravamo amiche
da sempre e sapeva benissimo in che schifo di situazione mi trovassi. Era sempre
allegra...come diavolo faceva, mi chiedevo...io non riuscivo ad esserlo nemmeno
quando nella mia vita andava tutto bene, ed ora meno che mai.
“Come va stamattina?”disse guardandomi con aria clinica.
“Spero meglio, perché il grande capo ti cercava”.
Spalancai gli occhi... e decisi di prendere un caffè doppio,
ne avevo bisogno. Il capo si era accorto della mia esistenza, dopo tre mesi
passati chiusa in una stanzetta a correggere bozze di articoli scritti da altri.
Forse si era accorto di me solo per l’aria stralunata che mostravo... però mi
cercava, e volevo sapere il motivo, subito.
“Vado!” risposi, con un lampo di vitalità sorprendente, che
in me non ricordavo più.
Bussai alla porta, intimidita, e alla sua risposta sporsi la
testa all’interno.
“Camilla... entra, cercavo proprio te” disse.
Massimiliano Bianchi era un uomo sulla cinquantina,
terribilmente gay, direttore della rivista per cui scrivevo...ehm, per cui
correggevo bozze, in attesa di poter, chissà quando, scrivere un articolo tutto
mio.
“Ti vedo...spenta, in quest’ultimo periodo” disse, cercando
di intavolare una conversazione personale che io non volevo assolutamente
iniziare.
Feci un sorrisino di circostanza. La mia vita privata non
era di certo affar suo, e comunque non interferiva con i miei ritmi di lavoro...anzi.
Mi ero buttata nel lavoro proprio per non pensare.
“Sono solo un po’ stanca, tutto qui” risposi con un’alzata
di spalle.
“Trova il modo di farti passare la stanchezza, allora. Ho un
incarico per te”
Spalancai gli occhi.
“Cioè devo scrivere un articolo?”
Massimiliano sorrise. “Certo.... dovrai fare la recensione
di un concerto. Normalmente se ne occupa Ilaria, lo sai. Ma è incinta, e non è
proprio l’ideale per lei partecipare ad un concerto rock.”
Già.. sospirai. Ilaria era incinta, del figlio del mio ex
fidanzato.
“Poi credo che tu sia più adatta a questo genere di musica.”
Aggiunse Bianchi.
Pronunciò l’ultima frase squadrandomi da capo a piedi. Come
ero vestita? Pensai tra me e me...ah sì, ricordai: jeans neri, maglia nera e
anfibi...da quando Luca se ne era andato ero tornata al mio abbigliamento
consueto, quello che lui definiva “da darkettona”... L’esatto contrario di
Ilaria, insomma: sempre impeccabile e firmata dalla testa ai piedi.
“Dov’è il concerto?” chiesi.
“A Firenze, domani sera. Sulla tua scrivania troverai il
biglietto del treno e la prenotazione dell’albergo. Ah... se non conosci il
gruppo ti converrà ascoltare qualcosa, durante il viaggio.Mi aspetto la
recensione del concerto e un’intervista in esclusiva con il cantante.”
Nient’altro? Pensai. Almeno speravo che fosse un gruppo di
mio gradimento.
“Chi devo intervistare?” chiesi.
“Conosci gli HIM, no? Vai, guardi il concerto, intervisti
Ville Valo e torni. Niente di più facile! E poi achi dispiacerebbe intervistare
Ville? Tu sei anche mezza finlandese, quindi sarà più facile. ”
Conoscevo gli HIM? No, assolutamente no. E non sapevo
nemmeno chi fosse questo Ville Valo. Diciamo che
rifuggivo da tutto ciò che potesse ricordarmi la Finlandia, per non stare ancora
più male.
“Sono finlandesi?” chiesi.
“Di Helsinki”.
Sorrisi. Helsinki era la città in cui avevo trascorso la mia
infanzia, il periodo più bello della mia vita.
Mi congedai dal capo e tornai alla mia scrivania. Sbirciai
l’orario del treno: 10.30. Questo significava che avrei avuto poco più di 14 ore
per sapere tutto degli HIM.
Potevo farcela. Decisi di chiedere prima di tutto qualche
dritta a Giada, che sicuramente ne sapeva più di me.
“Giada..?” chiamai, appoggiandomi alla sua scrivania. Dovevo
avere un’espressione piuttosto sconvolta, a giudicare dallo sguardo preoccupato
che mi giunse in risposta.
“Problemi con Bianchi?” chiese.
“No, no...anzi!” risposi. “Mi manda in missione, sostituisco
la stronza.”
“Fantastico!!” esclamò Giada, come al suo solito con troppo
entusiasmo “Dove?”
“Al concerto degli HIM...che non so nemmeno chi siano...”
Giada sgranò gli occhi. “Gli HIM? Caspita, se lo dici a mia
sorella le prenderà un colpo!! Voleva andare al concerto ma non ha trovato i
biglietti!”
Sospirai. “Sono l’unica a non conoscerli, a quanto pare...devo
intervistare il cantante, sai che tipo è?”
Giada sgranò gli occhi ancora di più. “Devi intervistare
Ville Valo??” chiese.
Annuii. “Perché quella faccia?”
“Camy, dove vivi? Beh...Ville Valo è egocentrico,
bellissimo, carismatico, sexy da morire...e sa benissimo di esserlo!!” rispose,
senza mezzi termini.
“Figuriamoci, non li guardo nemmeno, gli uomini, in questo
periodo, sono ancora in lutto. Quanto all’egocentrismo... se lo farà passare per
il tempo dell’intervista!”.
Decisi comunque di appurare con i miei occhi. Tornai alla
mia scrivania e digitai “Ville Valo” sul mio motore di ricerca preferito.
Sì, in fondo aveva un che di affascinante, ma decisamente
non era il mio tipo: troppo tatuato, troppo truccato, troppo...troppo tutto.
Però i suoi occhi verdi mi colpirono molto.
Prima di tornare a casa, mi fermai a comprare l’ultimo cd
degli HIM, e lo ascoltai mentre preparavo la valigia. Le canzoni non mi
dispiacevano affatto, a dir la verità. Erano talmente coinvolgenti da impedirmi
di pensare (cosa che desideravo di più, da quando Luca se ne era andato), e la
voce di Ville era vellutata e piacevole.
Aprii l’armadio, indecisa sull’abbigliamento da mettere in
valigia. Decisamente gli anni di quasi matrimonio con Luca non avevano giovato
al mio guardaroba. Decisi di buttar via tutti quegli inutili twin set e tailleur
che non mi erano mai piaciuti, ripescai dal fondo di un cassetto dei vestiti
che non mettevo da anni, chiusi la valigia e andai a letto. Il mio primo
articolo...ancora non riuscivo a crederci! Quella notte riuscii perfino a
dormire, come non accadeva da tanto.
I've been
there before knocking on the same door
It's when hate turns to love and love to hate
Faith to doubt and doubts to faith
HIM- Beyond
redemption
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Capitolo 2 *** 2. Completely torn apart ***
Nuova pagina 1
2. Completely
torn apart
Per tutto il viaggio in treno continuai ad ascoltare gli HIM,
guardando distrattamente la campagna toscana che scorreva dal finestrino.
Decisi di passare velocemente in albergo, a lasciare la
valigia e a cambiarmi, per poi andare subito in teatro. Volevo documentare
l’atmosfera che precedeva il concerto.
Bianchi aveva fatto le cose in grande, prenotando una stanza
in uno dei migliori alberghi di Firenze...come succedeva sempre quando Ilaria
doveva scrivere un articolo.
Quando arrivai alla reception, mostrando il tesserino della
redazione, sorse il primo problema.
“La stanza è prenotata per la signora Ilaria Cantoni” disse
la segretaria.
“No” risposi “ c’è stato un cambiamento. Sono Camilla
Williams e sostituisco la str...ehm, la signorina Cantoni. Dovrebbe avere un
fax...”
La segretaria mi guardò perplessa. Per fortuna la sua
collega venne in mio soccorso: il fax era semplicemente finito sul tavolo
sbagliato.
La mia camera era ampia e accogliente, dalla finestra si
vedeva uno splendido panorama di Firenze. Mi feci una doccia e indossai i miei
jeans preferiti con una maglia nera aderente, con dei manicotti al posto delle
maniche. Mi truccai con cura, abbondando con la matita nera, come facevo…prima
di Luca. Quanto mi aveva cambiato? Odiava le ragazze troppo truccate, e io avevo
finito con l’adattarmi. Promisi a me stessa di non farlo mai più....ammesso che
avrei avuto un'altra storia, non avrei più permesso che chi mi stava accanto
cambiasse il mio modo di essere. Mi pettinai i capelli lasciandoli sciolti, a
ricadere sulla schiena in morbide onde castane.
Mi sbirciai
nello specchio. Sì, ero più che presentabile.
Misi nella borsa il
registratore, la macchina fotografica, il blocco e la penna, e mi chiusi la
porta alle spalle.
Ero immersa nei miei pensieri quando si aprirono le porte
dell’ascensore ed entrai, proprio nel momento in cui usciva un ragazzo vestito
di nero, con cui, inevitabilmente, mi scontrai.
“Vuoi guardare dove vai?” gli urlai contro, alzando lo
sguardo quel poco che bastò ad incrociare due incredibili occhi verdi. Lui
mormorò qualcosa in inglese, continuando a correre per il corridoio.
Noleggiai una macchina e per un po’ me ne andai in giro per
Firenze, almeno finchè non venni colta dalla malinconia dovuta a tutte le volte
in cui c’ero stata con Luca, poi decisi di andare al teatro.
Lo spiazzo antistante era gremito di ragazzine. Riuscivo
tranquillamente a confondermi in mezzo a loro, visto che dei miei 26 anni ne
dimostravo a malapena 20. Scattai un po’ di foto, e poco prima dell’apertura dei
cancelli sgattaiolai davanti all’ingresso stampa.
Ero sotto il palco, e ogni tanto mi rendevo conto di qualche
occhiataccia lanciatami dalle ragazze della prima fila. Pensai a quando, da
ragazzina, sognavo di poter essere proprio lì, ad intervistare qualcuno dei miei
cantanti preferiti. Mi preparai a buttar giù qualche idea per l’articolo... poi
finalmente la band salì sul palco. Quando vidi Ville, rimasi totalmente
ipnotizzata e non riuscii a staccargli gli occhi di dosso per una buona
mezz’ora.
Cavolo,
Camilla! Protestai contro me stessa.
Sei qui per lavorare, non per fare gli occhi dolci a un
cantante come una ragazzina!
Sì però...accidenti se era bello, le foto che avevo visto
non gli rendevano assolutamente giustizia... e la sua voce era talmente
sensuale...
Ad un certo punto i nostri sguardi, il mio e quello di
Ville, si incrociarono per un attimo, e in quegli occhi verdi riconobbi con
terrore il ragazzo a cui avevo urlato contro in albergo! Fantastico, come minimo
mi avrebbe mandato al diavolo alla richiesta di un intervista... Ma, al momento,
la mia unica preoccupazione era quella di riprendermi dal batticuore dovuto
all’incrociarsi dei nostri sguardi.
A fine concerto mi avviai verso i camerini, seguita da
un’orda di fans che speravano di riuscire ad intercettare Ville all’uscita dal
teatro. Per non finire schiacciata, scelsi di fermarmi, appoggiandomi ad una
piccola porta, seminascosta, e facendo passare la folla.
Ad un certo punto sentii delle voci dietro la porta.
“Visto Migè, ce l’abbiamo fatta! Sono tutte davanti alla
porta sbagliata! Sono cazzi di Burton e Linde, adesso!” La porticina si aprì, e
ne uscì Ville, sorridente...finchè non si trovò faccia a faccia con me.
“Non dire niente!” mi intimò “Tu non mi hai visto! Vieni, ti
firmiamo gli autografi, facciamo tutte le foto che vuoi basta che non dici a
nessuno che sono qui!”
Non riuscii a non sorridere.
“Veramente io...”riuscii a malapena a formulare, persa negli
occhi di Ville “sono una giornalista e dovrei intervistarti”
Mi prese per un braccio e mi tirò dentro il camerino, molto
poco delicatamente.
“Ah giusto! Sei quella...Ilaria, no?”
“No... Camilla Williams, sostituisco Ilaria” mi presentai,
porgendogli la mano e cercando di assumere un'aria professionale.
Ville la strinse, e mi guardò, probabilmente per la prima
volta da quando ero entrata.
“Ma tu sei la ragazza dell’albergo!” ridacchiò “Scusa per
stamattina”
“Scusa tu, ti ho urlato contro” mormorai.
“Ma io ti ho praticamente distrutto una spalla” sorrise.
“Non è niente” risposi. Come non perdonarlo, se mi chiedeva
scusa con quella voce incantevole?
All’improvviso si accese un lampo nei suoi occhi verdi.
“Riesci a trovare un modo per farci uscire di qui senza
incontrare...?” chiese, indicando la porta. “L’intervista possiamo farla con
calma in albergo, se vuoi”.
Mi venne un’idea... ma non sapevo se avrebbe funzionato.
“Ci provo” dissi ”firmami qualcosa!”
Ville mi guardò con aria interrogativa.
“Fidati di me”. Sorrisi, porgendogli il blocco.
Scivolai fuori dalla porta, badando a tenere il blocco
autografato bene in vista. Mi diressi di corsa verso il gruppo di ragazze in
attesa davanti al camerino di Linde, urlando.
“O mio Dioooo!! Ho l’autografo di Villeee!!”
Almeno cento paia di occhi si voltarono a guardarmi.
“Dov’è?” mi chiese una ragazza.
“Di là, nei camerini dall’altra parte del palco!”
La cosa sembrò funzionare, infatti corsero tutte verso la
direzione che avevo indicato. Tornai al camerino giusto, dove trovai Migè e
Ville ad aspettarmi, e li guardai con aria angelica.
“Sei diabolica” commentò Ville, con una risatina.
“Via libera!” sorrisi “Se volete, ho la macchina qui dietro”
“Certo che sì, daremo meno nell’occhio!” aggiunse Migè.
“Avviso gli altri che ci vediamo direttamente in albergo.”
Salimmo in macchina e partii a tutta velocità.
Ma avevo una domanda che mi rigirava in testa da un po’:
perché lo stavo facendo? Solo per l’intervista, che magari mi avrebbe fruttato
una promozione? In realtà... in quel momento l’articolo era l’ultimo dei miei
pensieri. Sbirciavo con la coda dell’occhio Ville, seduto accanto a me, sul
sedile del passeggero, e facevo una bella fatica a tenere gli occhi fissi alla
strada.
Per fortuna l’albergo non era lontano.
“Ci vediamo tra mezz’ora al bar in terrazza, va bene?” disse
Ville, una volta entrati.
“Cosa?” mormorai, completamente distratta.
“Per l’intervista, no?” rise...e io mi ricordai che ero lì
per lavoro.
Blinded I am
and so are you by shedding tears
The
confusion that separates us two we hold dear
HIM –
Kiss of Dawn
Kiitos a tutte!!! non mi aspettavo
tante recensioni!
EtherealClover: ma certoo che la frase è
presa da Venus Doom!!! vediamo se indovini i capitoli successivi, ma penso
proprio di sì!!;o) sono contenta che ti piaccia ma...ehm... le tue ff quando le
aggiorni? *me si allontana fischiettando...*
Linkin Park: grazie!! gli
aggiornamenti arriveranno abbastanza in fretta, credo, visto che la storia è già
tutta scritta!
AnAngelFallenFromGrace: eh lo
so...ma Cami capirà ben presto cosa si è persa!!!!! xD
00glo00: magari capitassero a me
queste fortune.... ç____ç
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Capitolo 3 *** What a wicked thing to do, to let me dream of you... ***
3
3.
What a wicked thing to do, to let me dream of you...
Passai in camera a darmi
una sistemata, indugiando davanti allo specchio più del dovuto, e dandomi della
cretina da sola per questo.
Quando arrivai al bar,
Ville era già lì, davanti a un caffè e con una sigaretta appena accesa in mano.
Vedendomi arrivare, mi
sorrise e mi fece cenno di sedermi.
“Vuoi qualcosa da bere?”
chiese.
“Un caffè anche per me,
grazie”
L’intervista...fu tutt’altro
che un’intervista. Dissi a Ville, onestamente, che non conoscevo gli HIM e mi
avevano molto colpita al concerto, e alla fine quello che doveva essere un
incontro di lavoro si trasformò in una chiacchierata piacevole.
“Quindi non sapevi nemmeno
chi fossi, prima di oggi” constatò Ville, sorpreso.
“No.. scusa, magari è un
duro colpo per la tua autostima...” ironizzai “Però ho sentito solo ieri il
vostro ultimo cd, e mi sono documentata un pò su internet, ho chiesto a una mia
collega che tipo sei... cose così.”
“Che ne pensi dell’album?”
chiese.
Risi. “Ma non dovrei essere
io ad intervistare te? Comunque...mi è piaciuto molto, soprattutto
Sleepwalking past hope...”
“C’è molto di me, in quella
canzone...sono contento che ti piaccia” ammise, abbassando lo sguardo. “Posso
chiederti un’altra cosa? Che ha detto di me la tua collega? Sono curioso.”
Continuò.
“Andiamo, Ville...dice la
stessa cosa che dicono tutte le tue fan! non dirmi che non lo sai! Basta dare
un’occhiata in platea mentre canti per capire cosa pensano!”
“Non lo so, davvero”
sorrise, con l’aria di quello che in realtà la sapeva lunga.
“Ok... Giada ha detto, come
del resto tutte le tue fans, che sei l’uomo più sexy del mondo” risposi.
Ville rise....nel modo più
buffo che io avessi mai sentito. “E lo pensi anche tu?” chiese, con uno sguardo
che avrebbe fatto sciogliere anche un iceberg.
“Sono troppo sobria per
rispondere alle tue provocazioni!” risposi, ridendo a mia volta.
“Non era una provocazione!”
si schermì “per esempio, io penso che tu lo sia, sexy intendo...e non ho nessun
problema a dirtelo, anche da sobrio”.
Sexy? Io? quell’
affermazione mi fece arrossire fino alle orecchie.
“Ecco...soprattutto quando
fai così” disse.
Alzai gli occhi al cielo.
“Ville Hermanni Valo, ci
stai provando?” scherzai, per cercare di nascondere l’imbarazzo.
Lui rise di nuovo. “No. Ma
solo perché non sei il tipo di ragazza da storia di una notte”.
Per dissimulare
l’imbarazzo, diedi un’occhiata al foglio datomi da Massimiliano, con una
scaletta delle domande da fare. Ma quando lessi la successiva, l’imbarazzo,
anziché diminuire, aumentò.
“Ehm...io questa cosa non
te l’avrei mai chiesta, ma secondo il mio capo è la domanda fondamentale...”
dissi.
Ville sorrise. “Spara”
“Come deve essere la tua
donna ideale?” dissi, in un sussurro.
“Ma che domanda è?” rise.
“Ehm...” arrossii di nuovo
“è che il mio capo è molto, molto gay, quindi magari spera di essere LUI la tua
donna ideale!” scherzai.
“Mi dispiace deluderlo,
allora... “ scosse la testa, poi mi guardò intensamente “Ma probabilmente la mia
donna ideale somiglia a te... ora scrivilo, se hai coraggio!” disse.
“No! e comunque, tu eri
quello che non ci stava provando, eh?” alzai gli occhi al cielo.
“Scusa...” disse, con una
buffa espressione infantile.
“Sì, lo so, probabilmente
ti viene naturale provarci con tutte quelle che incontri!” constatai.
Lui rise “Non è vero!”
Poi, inaspettatamente, si
fece serio e mi prese la mano.
“Grazie, comunque” mormorò.
“Per cosa?” chiesi,
guardandolo negli occhi.
“Da quando stiamo
promuovendo il nuovo album, sei stata l’unica giornalista a non farmi domande
sull’alcool, sulla clinica e...su Jonna”.
Abbassai lo sguardo, per
tentare di nascondere la sensazione che mi provocava il tocco della sua mano
sulla mia . “Ville, io... te l’ho detto, non sapevo nulla di te, prima di oggi”
ammisi “non conoscevo te né il tuo gruppo, non so nemmeno chi sia Jonna... e
comunque non te l’avrei chiesto, non mi piace quel tipo di interviste.”
Sorrise e si accese una
sigaretta, porgendone una anche a me.
“Grazie” dissi.
“Jonna è la mia ex”
specificò, senza che gli chiedessi nulla. “Tra noi non è finita bene...diciamo
che per non pensare ho passato mesi interi a bere, di continuo...devo
ringraziare Migè se sono ancora qui”.
“M...mi dispiace” mormorai.
Era così lontano dall’immagine che mi ero fatta di lui... mi aspettavo di
trovarmi davanti la tipica rockstar egocentrica e viziata, invece avevo davanti
un ragazzo dolcissimo... che stava tentando di uscire dalla stessa situazione in
cui mi trovavo io. Immediatamente il mio pensiero tornò a quella sera in cui
Giada era passata per puro caso da me, trovandomi in lacrime e quasi in coma
etilico...era la sera in cui Luca era passato a prendersi la sua roba, e a dirmi
che Ilaria era incinta.
Sospirai, mentre Ville
continuava a guardarmi di sottecchi, poi mi sfilò il blocco dalle mani.
“Ok..ora tocca a me!”
esclamò.
“Tocca a te cosa?”
“Intervistarti!”
“Lo stavi già facendo
prima!” dissi, facendogli una specie di linguaccia. “Che altro vorresti
chiedermi?”
Ville mi guardò
intensamente “Cosa si nasconde in quegli occhi blu così tristi?”
Feci un mezzo sorriso. “La
stessa tristezza che vedo io nei tuoi...” risposi.
Ci guardammo negli occhi
per un attimo che sembrò eterno, e poi parlammo e parlammo delle nostre storie
passate, delle nostre aspettative deluse... Continuammo a parlare anche se era
ormai notte fonda. Mi resi conto di non stare così bene con una persona da tempo
immemorabile. Con Ville ero la vera Camilla, senza le maschere che mi ero
autoimposta per anni. Era fin troppo facile, per me, parlare con lui. Scoprimmo
di pensarla allo stesso modo su molte cose, e me ne meravigliai.
“Pensi di avere abbastanza
materiale per il tuo articolo?” mi chiese, d’un tratto.
“Insomma... se devo dirti
la verità ho passato gran parte del concerto ad ascoltarvi incantata!”
confessai. E a guardare te... dissi tra me e me, ma questo mi guardai bene dal
rivelarglielo.
“Chissà, magari durante i
prossimi concerti mi rivedrai in mezzo alle ragazzine urlanti!
Siete
grandiosi, davvero!”
“Non sei il tipo” disse “Tu
non hai niente a che fare con loro”.
Restammo per un po’ in
silenzio.
“Perché non vieni con noi,
domani?” mi chiese, a bruciapelo.
Il mio cuore mancò un
battito.
“Cosa?”
“Sì, vieni al nostro
concerto di Modena, magari stavolta non ti incanti e scrivi qualcosa di
sensato.” disse, ridendo.
“Non ci sto provando”
aggiunse, serio. “E’ solo che... mi piacerebbe conoscerti meglio”.
“Ville, io....”
Rimasi in
silenzio. Era follia
pura, qualcosa di totalmente insensato, per me. Qualcosa di meravigliosamente
insensato. Ma dentro di me si agitavano due risposte diverse. La prima era
quella della ragione, che mi imponeva di tornarmene a casa e dimenticare le
sensazioni che stavo provando, la seconda era quella del cuore... che mi
implorava di seguire Ville, anche se questo avrebbe probabilmente significato
ulteriore sofferenza.
Despair has a
face and all these wounds remain unhealed
Blessed to
kill and enslaved are all hearts around love's will
Thrilled to
start all over again
HIM- Dead lovers’ lane
KIITOS a:
Ethereal Clover: eh sì...diciamo che è
Ville che invita moolto al sin!!!! xD presto riavrò msn...appena mi
ridanno la mia abituale postazione in ufficio, spero già da domani!!!
Bell_Lua: ma grazieee!!! felicissima
che ti sia piaciuto!
00glo00: mai perdere le speranze,
prima o poi un pò di fortuna capiterà... :D
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Capitolo 4 *** 4. Open your arms and drown in this love ***
Nuova pagina 1
4. Open your
arms and drown in this love
Ville continuava a tenere lo sguardo fisso su di me, e di
certo questo non aiutava la decisione.
“Potresti smetterla di guardarmi in quel modo, per favore?”
chiesi.
Sorrise. “Perché, come ti sto guardando?”
In un modo che mi impedisce di ragionare, pensai. In quel
momento, fortunatamente, arrivarono Burton e Migè.
“Cazzo, Ville, dov’eri finito? Dobbiamo andare!”
Guardai l’orologio...cinque e un quarto del mattino, il
tempo era volato.
“Allora?” mi chiese Ville a bassa voce, speranzoso.
E fu così che il cuore l’ebbe vinta sulla ragione.
“Andiamo!” dissi, sorridendo.
Il frontman ridacchiò.
“Camilla viene con noi?” chiese Migè “Aspetta, c’è una
condizione”
“Quale?” chiesi.
“Domani dovrai ripetere l’azione diversiva per farci uscire
dal locale sani e salvi!”
Ridemmo tutti. Il tempo di recuperare la valigia dalla mia
stanza, ed ero già sul tourbus, seduta accanto a Ville.
Dopo un po’, complice la stanchezza e il rumore del motore,
mi addormentai. Quando aprii gli occhi eravamo già quasi a Modena, e mi sorpresi
nel ritrovarmi appoggiata a Ville, che dormiva beatamente con un braccio attorno
alla mia spalla e la sua giacca di velluto a coprire entrambi.
Alzai gli occhi e vidi che Gas tratteneva a stento una
risata... dovevo avere un’espressione troppo buffa.
“Sveglia il bello addormentato” mi disse “siamo arrivati!”
Sentirmi dire “buongiorno” da Ville con la voce assonnata mi
fece sentire le farfalle nello stomaco...ma quello era solo l’inizio.
Sì, perché arrivati in albergo, la stanza per me non c’era.
L’unica soluzione era una minuscola stanzetta comunicante con quella di Ville...tanto
per rimanere con i piedi per terra e scrivere l’articolo, insomma. E di certo le
risatine di Gas e Migè non aiutavano...
Quando entrammo in camera, ci rendemmo conto che, in realtà,
la stanza comunicante altro non era che un piccolo sgabuzzino con un letto
dentro.
“Tu lì non ci dormi!” disse Ville, risoluto.
“Ma dai... è solo una notte, non c’è nessun problema,
davvero! E poi posso sempre dormire nel tourbus...”
Mi guardò storto.
“Puoi anche dormire con me, se vuoi... ci sono ragazze che
pagherebbero, no?” ridacchiò.
Gli lanciai un’occhiataccia....beh, un tentativo di
occhiataccia.
“Grazie Ville, ma non dormirò con te.” Risposi.
Ero sicura che non avrei chiuso occhio, con lui accanto...anche
se durante il viaggio, inconsapevolmente abbracciata a lui, avevo dormito come
mai in vita mia.
Ma era presto per pensarci, lo avrei fatto in seguito... gli
HIM dovevano prepararsi per il soundcheck, così li seguii al Vox. Cominciai ad
accusare le poche ore di sonno, infatti mi sdraiai per un po’ sul divanetto nel
tourbus, e mi addormentai. Mi svegliò una conversazione in finlandese tra Ville
e Migè qualche ora dopo.
“Ville, non me la racconti giusta!” diceva il bassista, a
bassa voce per non svegliarmi.
Decisi che era meglio far finta di dormire, e aprii solo un
occhio per sbirciare la reazione del frontman.
Era seduto su un divanetto a gambe incrociate, una
sigaretta in mano,come al solito, e guardava di sottecchi il bassista.
“A proposito di cosa?” chiese.
“Di una certa ragazza che hai voluto con noi al concerto”
ridacchiò Migè.
Ville sbuffò, e spense la sigaretta.
“Deve finire di scrivere l’articolo” disse, distrattamente.
“Sì, come no!” ridacchiò Migè.
“Cazzo, non ti si può nascondere niente, Migè!”attaccò il
frontman “ Mi piace, va bene? Ieri sera sono stato benissimo con lei, e sai da
quanto non mi capitava una cosa del genere...”
“Sì ma ti piace...una botta e via o è una cosa seria?”
“Piantala, Migè! Non è il tipo di ragazza da una botta e
via... non le farei una cosa del genere...”
“E’ una cosa seria...” borbottò il bassista. “Ville, io sono
uno dei tuoi migliori amici. Sono stufo di venire a recuperarti sbronzo e con il
cuore a pezzi per colpa di una donna. E domani torniamo ad Helsinki...non le
dirai di seguirti, voglio sperare”.
“No” sospirò Ville “Non so come andrà, ma mi piace averla
vicina, finchè posso...”
“Parlale, scemo! ” disse Migè “Non credo che ti abbia
seguito fin qui solo per scrivere un cazzo di articolo!”
Quando i due uscirono, mi misi a sedere sul divanetto,
stiracchiandomi, con il cuore che mi rimbalzava nel petto.
Non credevo alle mie orecchie. Ville aveva provato le mie
stesse sensazioni, la sera prima. E Migè aveva ragione, se l’avevo seguito fino
a Modena un motivo c’era, e andava ben oltre il mio lavoro. Ville mi piaceva, e
tanto. Ma non dovevo, non potevo, aspettarmi nulla. Lui era sempre la rockstar
famosa, e io una ragazza normale...fin troppo normale. E uno come lui avrebbe
portato ulteriore distruzione al mio cuore spezzato.
Li sentivo accordare gli strumenti, e andai a sedermi per
terra in platea, sotto il palco. Ville mi sorrise e mi fece un cenno di saluto.
Incrociare il suo sguardo, dopo aver sentito una conversazione che non avrei
dovuto ascoltare, mi fece arrossire. Ma non riuscimmo a dirci nulla prima
dell’inizio del concerto.
Quelle poche battute scambiate
con Migè mi avevano sconvolto più del dovuto. Mi accesi un’altra sigaretta, per
poi spegnerla trenta secondi dopo. Cosa mi stava succedendo, cazzo? Cosa aveva
quella ragazzina per sconvolgermi così tanto? Semplice, mi risposi: aveva un
modo di fare che mi incantava: ironica, dolcissima... e quegli occhi. Guardavo
l’espressione dei suoi occhi e ci ritrovavo me stesso, perso nell’ inferno
personale che cercavo di sconfiggere da quando io e Jonna ci eravamo lasciati. E
una voce dentro di me mi diceva che lei poteva essere la mia salvezza, la
dimostrazione che non sempre l’amore fa male. O meglio...potevamo dimostrarcelo
a vicenda. Per una volta decisi di dar retta a Migè....a modo mio, però.
“C’è una modifica nella
scaletta” dissi, appena un’ora prima dell’inizio del concerto “concludiamo con
The sacrament... l’ultima versione.”
Gas mi guardò truce.
“Cazzo, Ville, sei impazzito?
Non l’abbiamo mai suonata dal vivo!”
“Non sono problemi tuoi, Gas.
Sarò io a cantarla, senza di voi”
“Ville, stai esagerando!”
intervenne Burton “che vuoi fare il figo con la tua bella giornalista l’abbiamo
capito tutti, ma non puoi farci fare l’ennesima figura di merda sul palco.”
“Calmati Burton” disse Migè
“non è la prima volta che Ville canta the Sacrament in quel modo”
“Linde?” chiesi.
“Fai come cazzo ti pare,
Ville” fu la sua unica risposta, ma dal mezzo sorriso che gli spuntò in faccia
capii che era con me.
“L’ultima canzone sarà The
Sacrament” ribadii, accendendomi una sigaretta.
Stranamente riuscii, stavolta, a seguire il concerto senza
incantarmi troppo...fino alla fine. Precisamente finchè non vidi le luci
abbassarsi, Ville imbracciare la chitarra, sorridere e guardare verso di me....
in quel modo che ogni volta mi lasciava senza fiato.
“Questa è l’ultima, per stasera...” disse “Ma per me è
speciale, come lo è la persona a cui la dedico. Camilla, questa canzone è per
te”.
Quando lo sentii pronunciare il mio nome (in un modo che mi
piaceva decisamente di più di quanto fosse lecito) e iniziare a cantare con lo
sguardo fisso su di me, mi sciolsi completamente.
I hear you
weep so far from here
I taste your
tears like you're next to me
And I know
My weak
prayers are not enough to heal
All the
ancient wounds so deep and so dear
The revelation
is of hatred and fear
Ascoltai attentamente il testo, e quando Ville smise di
cantare ci vollero dieci minuti buoni perchè il mio cuore tornasse a battere
normalmente. Mi ero quasi dimenticata come si facesse a respirare. Cosa diavolo
mi stava succedendo?
“Qualcosa non va?” mi chiese Migè, facendomi segno di
seguirli nel backstage. “Abbiamo fatto schifo?”
Risi. “Siete stati fantastici anche stavolta! E Ville...”
Migè si fece serio. “Forse non dovrei dirtelo, ma...”
“Credo di sapere cosa devi dirmi, Migè...” lo interruppi,
guardandomi la punta delle converse nere. Non riuscivo a guardarlo negli occhi.
Il bassista mi guardò con aria interrogativa.
“Facevo finta di dormire, mentre parlavate... e da piccola
ho vissuto ad Helsinki, quindi capisco perfettamente il finlandese...”
confessaii.
“Cazzo, ha ragione Ville a dire che sei diabolica!” esclamò
Migè.
Ridemmo entrambi, ma Migè tornò subito serio.
“Camilla...Ville ha passato un periodaccio, ultimamente. È
da tanto che non lo vedevo così sereno e sorridente... e il suo ego è tornato
spropositato come quello di una volta! Non so cosa vi siate detti ieri sera, ma
credo che parte del merito sia tuo, e Ville lo sa.”
Feci un sorriso. Anche lui aveva un effetto benefico su di
me, senza dubbio.
Migè stava per dirmi qualcos’altro, ma in quel preciso
momento arrivò Ville, e il bassista sparì, lanciandomi un’occhiata che la diceva
lunga.
“Ti stavo cercando” disse il darkman, passandomi un braccio
intorno alle spalle. Il mio cuore impazzì di nuovo, come prima. “Ti sei
incantata di nuovo?” sorrise.
“Solo alla fine” ammisi, abbassando lo sguardo “grazie per
la dedica, io...”. Ci guardammo a lungo, e per un attimo mi persi completamente
nei suoi occhi verdi. Dio, quanto volevo baciarlo! Cercai di respingere questo
pensiero, non volevo fare la figura di quella che cade tra le braccia del
cantante famoso, e cosa più importante,non volevo e non dovevo innamorarmi di
lui.
Oh at least
you could try
Let me just to
be closer
For this one
last time
Let me fall
into your arms
It could be
alright
Don't let us
grow any colder
For this one
last time
Let me close
to your heart
HIM- The 9th
circle
KIITOS!!!! :o)
Mid: sono troppo felice di averti dato l'ispirazione per aggiornare...ora
continua così però!!! xD
Bell_Lua: grazie!!! io scrivo sempre con le canzoni dei miei adorati in
sottofondo...normalmente la canzone che cito alla fine è quella che ha ispirato
il capitolo!!
00glo00: come vedi...ha accettato!!
non poteva essere altrimenti... se no avrei ucciso con le mie mani la
protagonista che io stessa ho creato!!! xD
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Capitolo 5 *** 5. Chains around your Heart ***
Nuova pagina 1
5. Chains
around your heart
“Ville!! Ci fai un autografo?”
Alzai gli occhi al cielo. Un gruppetto di ragazze si era
avvicinato, spezzando la magia di quel nostro piccolo momento privato. Mi ero
completamente dimenticata di ripetere l’azione diversiva di Firenze.
Ville firmò decine di autografi, poi mi prese dolcemente
per mano.
“Andiamocene da qui” mi disse.
Burton, Migè, Gas e Linde erano scampati per un soffio
all’assedio delle fans, e ci aspettavano sul tourbus.
“Non hai funzionato, oggi, eh?” mi rimproverò scherzosamente
Linde.
“Credo sia colpa di Ville” ridacchiò Gas.
“Birra?” propose Burton “Camilla, ieri ti sei persa una vera
serata post-concerto...questa però non raccontarla nell’articolo!”
Risero tutti.
Andammo in un pub poco lontano...e scoprii cosa intendeva
Burton. Nel giro di due ore, scoprii anche che tutti, a parte Ville che aveva
davanti il solito caffè, reggevano benissimo l’alcool... al contrario di me.
Quando fu il momento di tornare in albergo, mi resi conto che non riuscivo
nemmeno a stare in piedi, attorno a me girava tutto. Tentai di alzarmi, ma
ricaddi di nuovo sulla panca del pub. Era ben diverso, però, da quando mi
ubriacavo per non pensare a Luca...la verità è che mi stavo divertendo da matti.
“ Sembra che Camilla non regga molto l’alcool!” constatò
Migè.
“ Ti aspetta una bella serata, Ville!” ridacchiò Gas.
“Piantatela di dire cazzate!” esclamò acido Ville,
prendendomi in braccio.
“Ville, sto bene...mettimi giù...” borbottai, mentendo
spudoratamente. Sapevo che se mi avesse messa giù, sarei crollata per terra, e
per fortuna lui non si fece incantare, portandomi in braccio fino in camera. Mi
depositò delicatamente sul suo letto, togliendomi le scarpe. Protestai
debolmente. Per fortuna non mi veniva da vomitare. Volevo solo dormire...anzi
no, volevo anche e soprattutto baciare Ville, ma quello non era un effetto
dell’alcool, purtroppo.
“Vedrai che dopo una bella dormita starai meglio” disse.
“Non te ne andare, resta con me...” mormorai.
“Ma come, tu non eri quella del “con te non ci dormo?” rise,
sdraiandosi accanto a me.
“Non l’ho mai detto.. mi dai il bacino della buonanotte?”
aggiunsi. Ora sì che riconoscevo l’effetto dell’alcool, da sobria non l’avrei
mai detto.
Ville ridacchiò, e mi stampò un bacio sulla fronte,
scendendo poi, dolcemente, a sfiorarmi la guancia con le labbra, mentre, più o
meno involontariamente, le mie braccia lo stringevano a me.
“Dormi” sussurrò.
“Ville...”
“Sì?”
“Penso anch’io che tu sia l’uomo più sexy del mondo...”
Ecco fatto. Ora sì che ero abbastanza sbronza per dire ciò che pensavo davvero.
Rise.
“Ne riparliamo domani..e... Milla?”
“Mmm” mormorai, mezza addormentata.
“Promettimi che non ti vedrò più così sbronza” sussurrò,
accarezzandomi il viso.
“Tanto non ci vedremo più...” borbottai, prima di scivolare
nel sonno. Per tutta la notte sentii, ma non sapevo se stavo sognando oppure no,
un braccio di Ville attorno ai miei fianchi.
Quando mi svegliai, con il peggior mal di testa che la
storia ricordi, Ville era ancora accanto a me. Appoggiato su un gomito, con
addosso solo un paio di pantaloni neri, mi stava guardando dormire e mi
accarezzava piano i capelli.
Richiusi gli occhi. Ok, ero morta. Avevo bevuto birra fino a
morirne ed ero finita all’inferno. No, a pensarci bene non poteva essere
l’inferno, perché accanto a me avevo appena visto un angelo. E avevo troppo mal
di testa e troppi pensieri sconci riguardanti l’angelo che mi stava accanto per
essere morta. Riaprii gli occhi con cautela, e sprofondai di nuovo negli occhi
verdi di Ville.
“Buongiorno...Stai meglio?” mi chiese, con la voce vellutata
e il sorriso angelico.
“Sì...no, mi sta scoppiando la testa” mormorai. “E mi sento
un’idiota”.
“Mmm...ti ci vorrebbe una bella birra, ora!” ridacchiò.
Aveva detto la parola magica. Quella che mi fece precipitare
di corsa in bagno. Quando ne uscii, però, stavo decisamente meglio, a parte il
pallore cadaverico e le occhiaie.
Tornai in camera, e Ville non c’era. Aveva saggiamente
deciso di lasciarmi un po’ di privacy, e mi avvisava con un biglietto che mi
avrebbe aspettato da Migè.
Mi feci una doccia e indossai una gonna e una maglia nera,
con sotto gli anfibi. Mi truccai e completai l’opera con una sciarpa di
vellutino bordeaux, poi andai a bussare alla porta di Migè.
Il bassista aprì subito.
“Tu lo sfratti...e lui invade il mio bagno” protestò.
“Scusa...” mi giustificai.
“Meglio il tuo che quello di Gas! Non voglio morire!” gridò
Ville dal bagno.
Migè rise. In quel momento si aprì la porta e ne uscì il
darkman, bello da restare senza fiato. Indossava dei pantaloni neri, una maglia,
sempre nera, con le maniche lunghe tirate giù a coprirgli quasi le mani e...la
mia stessa sciarpa.
Sorridemmo entrambi.
“Ok..ora ve ne andate e mi lasciate dormire un altro pò,
vero?” disse Migè.
“Migè sei un gran rompipalle, lo sai?” disse ridendo Ville.
“Io, eh?”
Uscimmo, e andammo a far colazione in un bar poco lontano
dall’albergo. Pensare che di lì a poche ore avrei dovuto prendere il treno che
mi riportava a Roma mi infastidiva. Non capivo cosa mi stesse succedendo...era
una cosa totalmente irrazionale, ma non volevo lasciare Ville. Una parte di me
voleva dirglielo, ma l’altra... l’altra aveva una paura fottuta.
“Ville, scusa per ieri sera...” dissi, ad un certo punto.
Lui sorrise. “Per cosa, esattamente? Per avermi fatto fare
due piani di scale con te in braccio o per aver messo a dura prova il mio
autocontrollo abbracciandomi e chiedendomi di baciarti?”
Spalancai gli occhi. Ne avevo un vago ricordo... ma credevo,
o meglio speravo, di aver sognato tutto.
Diventai improvvisamente paonazza.
“Oddio, Ville scusa...io non volevo...” mi schermii. Bugia,
perché lo volevo eccome, anche e soprattutto da sobria.
“Io sì” ammise lui, dolcemente “Ma non nello stato in cui ti
trovavi ieri sera.”
Il cuore di nuovo mi saltò nel petto.
“Allora non l’ho sognato..Stanotte hai dormito abbracciato a
me? E mi hai chiamata...”
“...Milla?” concluse, sorridendo.
Annuii. “Mi chiamavano così i miei nonni, quando ero
piccola. È stato bello risentirlo.... è stato bello risentirlo da te.”
Ville mi prese la mano, e ci incamminammo a piedi per le vie
di Modena, quasi deserte di domenica mattina, e non smettemmo per un attimo di
parlare.
Eravamo davanti al palazzo Ducale, quando mi voltai e
accanto a me non vidi più Ville. Mi guardai intorno per cercarlo, finchè non mi
sentii abbracciare da dietro.
“Cosa..?”
Ville rideva. “Ero andato a comprarti una cosa” disse,
mettendomi davanti un piccolo peluche a forma di pipistrello...adorabile.
“Volevo regalarti qualcosa che ti facesse pensare a me...e
tra tutti i peluche su quella bancarella, questo è quello che mi rappresenta
meglio!” sogghignò.
“Grazie...” mormorai, voltandomi verso di lui senza
sciogliermi dall’abbraccio.
Ma io non voglio un tuo ricordo, Ville. Io voglio te...
Questo ovviamente mi guardai bene dal dirglielo, ma in quel momento successe
qulcosa di strano.
I nostri visi erano vicinissimi, potevamo sfiorarci con la
punta del naso. Non doveva succedere con me sbronza, ora ne ero perfettamente
consapevole. Sentivo le sue braccia cingermi la vita e mi abbandonai
completamente. Ville mi guardò dolcemente negli occhi, poi le nostre labbra si
sfiorarono. Fu un bacio dapprima dolce, poi sempre più profondo e passionale.
Avrei voluto non staccarmi mai da lui e l’idea della partenza divenne sempre più
straziante. La verità è che l’avrei seguito ad Helsinki...l’avrei seguito
ovunque, ma purtroppo non era possibile. Tornammo in albergo tenendoci per mano,
ed era già il momento dei saluti.
Quando arrivammo, Migè sbirciò le facce di entrambi, e capì
che era successo qualcosa. Li salutai uno ad uno, lasciando Ville per ultimo.
Mi accompagnò fuori, dove già mi aspettava il taxi che mi
avrebbe portato alla stazione.
“Ciao, Ville...” mormorai.
“Ci vediamo presto...te lo prometto” sussurrò, tenendomi il
viso tra le mani.
Ci baciammo di nuovo, e fu ancora più bello della volta
precedente.
I'll be
drowning you in this river of gloom
Forever in my heart
HIM - Cyanide
sun
KIITOS a:
Bell_Lua: grazie mille^^ (sopravvissuta al
video? ;-p)
Middina: un kiitos speciale, visto
che mi stai facendo da beta!! (se i prossimi capitoli fanno schifo sei
autorizzata a dirlo!!)
00glo00: sì, credo anch'io che dopo
una dedica di Ville dovrebbero recuperarmi minimo minimo all'ospedale!!! xD
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Capitolo 6 *** 6. Heartache's knocking on the door ***
Nuova pagina 1
6.
Heartache's knocking on the door
Il treno viaggiava lentamente verso Roma; troppo lentamente,
tanto da darmi il tempo di pensare. Avrei voluto che facesse retromarcia, che mi
portasse a Milano, all’aeroporto, dove Ville stava aspettando il volo che lo
riportava ad Helsinki... così terribilmente lontano da me. Era incredibile come
le cose fossero cambiate così rapidamente. Ero partita per Firenze ancora con il
pensiero alla storia finita con Luca...e poi avevo conosciuto Ville. Ville con i
suoi straordinari occhi verdi, Ville che era in grado di passare in un secondo
da un’espressione malinconica a una faccia buffa...Ville che, contro ogni
ragionevole previsione, mi aveva completamente sconvolto la vita, portandosi via
ciò che rimaneva del mio cuore...
Per ingannare il tempo, chiamai Giada. Avevo disperatamente
bisogno di una voce familiare, e per fortuna rispose subito.
“Ehi Camy! Sei viva! Che fine hai fatto?”
“Sto tornando da Modena...” risposi.
“Da Modena? Ma non era a Firenze il concerto?”
“E’ una storia lunga...” spiegai. “Siete a casa stasera? Ho
un regalino per Ale...e ho disperatamente bisogno di quattro chiacchiere tra
amiche!”
“Sì, ci siamo...Va tutto bene?” chiese Giada.
“Certo!” mentii “Ci vediamo stasera”.
Il tempo di passare da casa a lasciare la valigia e darmi
una sistemata, ed ero già sotto casa di Giada. Meno tempo passavo da sola in
casa, e meno tempo pensavo a Ville. Dovevo assolutamente distrarmi, perché nei
momenti più impensati mi tornava in mente il nostro bacio, e milioni di farfalle
si agitavano impazzite nel mio stomaco.
Avevo portato con me una foto autografata della band da
regalare ad Ale... mentre il blocco che Ville mi aveva firmato la prima sera
l’avevo tenuto per me, vicino al letto dove avevo sistemato il piccolo
pipistrello di peluche.
Entrare in camera di Alessandra fu sconvolgente. C’erano
poster e foto di Ville ovunque, e in sottofondo, The Path... proprio
l’atmosfera ideale per non pensare a lui.
* Forse non è stata una buona idea * pensai.
Ma le mie amiche mi misero subito a mio agio, o almeno...provarono
a farlo.
Ale quasi impazzì quando vide la foto autografata. “Devi
raccontarmi tutto! Com’è stato il concerto? E com’è Ville di persona?”
Sorrisi. “Il concerto è stato bellissimo”
“E il mio Ville? E’ davvero bello come in foto?”
incalzò Ale, sognante.
Sentirle dire “il mio Ville” mi provocò un moto assurdo di
gelosia. Rabbrividii quando dallo stereo arrivarono le prime note di “The
sacrament”, e pregai Ale di spegnerlo. Ubbidì, guardandomi perplessa.
“Stasera mia sorella ti assillerà finchè non le dici tutto”
constatò Giada.
“Ok, Ville è...” iniziai, pronta a raccontare una versione
censurata dei miei due giorni con gli HIM, poi scossi la testa. Dovevo
raccontare tutto a qualcuno...“di persona è molto,molto più bello che in foto,
in più è molto dolce, e simpatico e... uffa basta, devo dirvi una cosa!”
Raccontai tutto nei minimi particolari, cominciando da
quando Ville mi aveva chiesto di seguirli a Modena.
“Ti ha dedicato “The sacrament”? Al concerto,
davanti a tutti...Oh mamma, ma ti rendi conto? The sacrament ! Ma l’hai
sentito il testo di quella canzone?” esclamò Ale.
Alzai gli occhi al cielo. L’avevo sentito eccome, il testo,
e avevo sentito anche una dolcezza intensa nella voce e negli occhi di Ville, al
concerto. Una dolcezza che mi aveva completamente spiazzata.
“Ale, non è finita...” e raccontai della serata, di come mi
ero svegliata accanto a lui e... del nostro bacio davanti al Palazzo Ducale.
“Cioè...hai dormito abbracciata a Ville Valo e l’hai pure
baciato! Non ci voglio credere!” esclamò di nuovo Ale, palesemente sconvolta.
“Perché non è successo a me, perché? Altro che un bacio!!”
"Tecnicamente è lui che ha
dormito abbracciato a me, io me ne sono accorta a malapena, ero troppo
sbronza..." corressi.
"Non peggiorare la tua
situazione!!" esclamò Ale.
Giada lanciò un’occhiataccia alla sorella. “E come siete
rimasti?” chiese.
“Mi ha promesso che ci vedremo presto...ma non lo so...”
sospirai.
“Ti piace? Cioè, voglio dire, ovvio che ti piace, è il Valo,
mica uno qualunque! Ma sei innamorata?” chiese Ale, ormai incontenibile.
“Ehm...non lo so” dissi. In realtà lo sapevo benissimo,
diciamo che mi stavo autoconvincendo di non esserlo da quando ero salita sul
treno, ma probabilmente il fatto che non avevo smesso per un attimo di pensare a
Ville significava il contrario.
“E hai anche il suo numero, magari?” chiese Ale.
Annuii.
“E chiamalo, allora!! Ah, ce l’avessi io il numero di
Ville!!”
“No!” esclamai “non voglio fare la ragazzina che non riesce
a stare senza di lui!”
Guardai Giada con aria supplichevole. Ovviamente Ale
prendeva tutta la situazione con l’esuberanza dei suoi 19 anni...ma qui la
situazione era decisamente complicata.
“Camy, ho finito le sigarette...non è che mi daresti un
passaggio a comprarle?” chiese Giada.
Colsi l’occasione al volo. Avevo bisogno di qualcuno che mi
riportasse con i piedi per terra, e Ale non era certo il tipo.
“Ville Valo, incredibile... Cosa pensi di fare?” mi chiese
Giada, appena salite in macchina.
Sospirai.
“Niente... probabilmente non lo vedrò più, quindi è inutile
pensarci...solo che se non ne avessi parlato con qualcuno sarei impazzita,
stasera!”
“Sarà... ma io non ti ho mai vista così...quella luce negli
occhi con Luca non ce l’hai mai avuta! Se ti piace davvero, devi fare qualcosa!”
“Sì che mi piace...perchè mi ha completamente spiazzato, non
è come lo immaginavo: è dolcissimo, se solo mi guarda negli occhi mi sciolgo...Ma
mi ci vedi con uno come lui? Voglio dire...è sempre in giro per il mondo,
circondato da donne che se solo fa un gesto gli saltano addosso...cavolo, se lo
mangiano con gli occhi, dovresti vederle!!”
“Andiamo bene, sei anche gelosa!” esclamò Giada, ridendo.
“No” sibilai, guardandola male “e comunque io non
sopporterei di stare con uno così... senza contare che magari per lui è stato
solo un semplice diversivo e nient’altro, sono io che mi faccio troppi film!”
“Sarà...ma pensaci...digitare un numero di telefono non ha
mai ucciso nessuno” mi disse Giada, quando la lasciai sotto casa. Tanto perché
volevo essere riportata con i piedi per terra...
Arrivata a casa, infilai Venus Doom nel lettore cd e
mi buttai sul letto, abbracciando il peluche.
Il mio
cellulare era lì, sul comodino.
Era la cosa più semplice del mondo, no? Mi bastava allungare
una mano per prenderlo, far scorrere la rubrica fino a trovare il numero di
Ville e inviare la chiamata. Un semplice gesto che mi avrebbe permesso di
sentire la voce del ragazzo che mi stava rubando il cuore. Presi il telefono,
trovai il numero... e il mio dito si fermò a mezz’aria.
Cosa avrei potuto dirgli? “Ville, mi manchi, credo di
essermi innamorata di te? ” Assolutamente patetico. Io ero assolutamente
patetica. Come potevo pensare che uno come Ville potesse interessarsi a me?
Lasciai perdere l’insano proposito di chiamarlo, e mi imposi di dormire e
dimenticare tutto al più presto.
Don't know
what to do my baby
It's not
alright
This can't be
the end
The time to
say good bye
HIM- In love
and lonely
Angolino kiitos ;-p
Bell_Lua: eeeh sì ci
credo... l'idea è nata dal fatto che ho davvero un peluche a pipistrello (che
adoro) e mia madre ogni volta che entra in camera mia, guarda la foto di Ville e
dice che somiglia al pipistrello...cosa mi tocca sentire!!!!! ç__ç
comunque...si rivedranno??? mah...chi lo sa... ;-p
Mid: grazie come
sempre, soprattutto perchè ti sei sopportata tutta la storia in anteprima!!!
AnAngelFallenFromGrace: grazie!!! anch'io sono puntigliosissima (ihihi in
ufficio mi odiano, correggo anche le virgole su ogni cosa che scrivono!!!)
E Ville...sì, me lo
immagino così dolcetto ^___^
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Capitolo 7 *** 7. I know where I belong ***
Nuova pagina 1
7. I
know where I belong
Il lunedì, la mia vita riprese come al solito. O meglio,
tentai di farla riprendere come al solito. La cosa buona era che il mio articolo
mi aveva fruttato la promozione che speravo. A Bianchi era piaciuto molto, era
rimasto colpito dalla facilità con cui avevo intervistato Ville, e probabilmente
mi aveva già immaginata come una nuova fan del gruppo. Cosa non troppo lontana
dalla realtà, visto che avevo già comprato l’intera discografia degli HIM.
L’avevo fatto soprattutto per non dimenticare la voce di Ville, anche se in
nessun disco avrei ritrovato la dolcezza con cui aveva cantato per me sola al
concerto. Comunque, tornando al lavoro, non avrei più corretto bozze! Ero
entrata a pieno titolo nella redazione musicale del giornale, sostituendo
Ilaria, le cui quotazioni, con la gravidanza, erano piuttosto calate. Una
piccola rivincita verso la stronza che mi aveva rubato il fidanzato e si era
pure fatta mettere incinta.
Nel frattempo, erano passati dieci giorni. Dieci
interminabili giorni senza alcuna notizia da parte di Ville. Non che ci
sperassi, in effetti lui per primo aveva detto, in una delle sue canzoni che
ormai sapevo a memoria, che le promesse sono fatte per essere infrante, però...
Avevo passato i primi due giorni a guardare il cellulare,
sperando che suonasse (tra l’altro avevo impostato come suoneria la canzone che
Ville mi aveva dedicato a Modena); avevo pensato almeno altre cento volte di
chiamarlo, senza mai trovare il coraggio; avevo rivisto le foto scattate insieme
fino allo sfinimento; poi avevo analizzato la situazione a mente (quasi)
lucida, arrivando alla conclusione che non ero stata altro che un momentaneo
diversivo, e che di diversivi come quello ne avrebbe avuti sempre a bizzeffe, in
tournee. Dovevo solo autoconvincermi del fatto che lui era stato lo stesso per
me, e quella era sicuramente la parte più difficile.
Adottai quindi l’ormai collaudata tecnica di buttarmi a
capofitto nel lavoro. Venerdì mi presentai in redazione decisa a buttarmi alle
spalle la mia quasi-avventura con il cantante degli HIM.
Erano quasi le cinque del pomeriggio e stavo discutendo con
Giada i programmi per il weekend, quando il mio cellulare suonò.
Inizialmente, pensando fosse mia madre, con cui non avevo la
minima voglia di parlare, continuai a chiacchierare con Giada, poi guardai
distrattamente il display e trasalii. Guardai la mia amica, poi di nuovo il
cellulare e finalmente risposi.
“V- Ville” dissi, mentre Giada sgranava gli occhi,
evidentemente credeva ancora meno di me al fatto che mi avrebbe chiamata.
“Ciao, Milla...”
Sentivo dei rumori strani, in sottofondo, che coprivano un
po’ la sua voce.
“Dove sei?” chiesi.
Dall’altra parte mi giunse quella risata buffa che adoravo,
e che mi era mancata da morire .
“All’aereoporto, Migè non mi sopporta più e mi sta mettendo
a forza su un aereo.” mi disse, ridacchiando.
Rimasi in silenzio, spalancando gli occhi e guardando di
nuovo Giada, che era rimasta immobile davanti a me, come una statua di sale.
“Milla, sei ancora lì?” mi chiese “Sarò a Roma tra tre ore
circa...e...non lo so, forse non è una buona idea, forse avrai da fare...”
Ok Camilla... calmati, respira e ritrova l'uso della parola.
“No che non ho da fare...Sto arrivando!”
Mentre pronunciavo quell’unica frase, avevo già recuperato
dalla scrivania la giacca e le chiavi della macchina... dovevo sbrigarmi,
altrimenti con il traffico del venerdì sera Ville sarebbe arrivato prima di me.
“E’ più grave del previsto, ti brillano gli occhi” mi fece
notare Giada “qualcosa mi dice che tutti i progetti per il weekend sono saltati,
eh?”
“Scusa, è che...”
“E’ che sei innamorata persa, si vede a chilometri! Sbrigati
o arriverai tardi!”
Passai da casa a farmi una doccia veloce, indossai un
vestitino di velluto viola, gettai alla rinfusa nell’armadio i vestiti che da
una settimana avevo accumulato sulla sedia e uscii di nuovo, tutto nel giro di
venti minuti. Sfrecciavo sulla Roma-Fiumicino con in testa un unico pensiero:
Ville veniva da me. Quindi la storia del diversivo, forse, non stava più in
piedi.... forse.
E, sì, magari dovevo essere arrabbiata, non si era fatto
vivo per dieci giorni, ma in fondo non l’avevo fatto nemmeno io, e l’unico
pensiero che mi girava in testa era che l’avrei visto a breve.
Lasciai la macchina nel primo parcheggio disponibile e corsi
agli arrivi internazionali. Ero riuscita ad arrivare in tempo, l’aereo da
Helsinki stava atterrando... e io non stavo più nella pelle.
Lo vidi arrivare da lontano, avvolto nella giacca di velluto
che mi piaceva tanto. In quel momento, realizzai improvvisamente quanto
ero innamorata di lui, e capii quanto mi era mancato. Con il cuore a mille , lo
salutai con la mano e appena lui mi vide si illuminò.
Mi corse incontro sorridendo e, incurante della gente
intorno a noi, mi prese il viso tra le mani e mi baciò. Il bacio più dolce e
appassionato della mia vita.
“Mi sei mancata, non immagini quanto” sussurrò, prima di
tornare ad appoggiare le labbra sulle mie.
“Anche tu mi sei mancato” mormorai “ma lo sai che stiamo
rischiando di vedere il nostro bacio su qualche rivista, vero?”
Ville sorrise. “Non me ne frega niente” disse, baciandomi di
nuovo.
Guidavo verso casa con una mano sul volante e una nella mano
di Ville, che mi guardava con aria maliziosa. Ogni tanto ricambiavo il suo
sguardo, facendo fatica a concentrarmi di nuovo nella guida. Mi venne in mente
la sera a Firenze, quando, mentre guidavo verso l’albergo, non riuscivo a
staccare lo sguardo da lui. E ora Ville era lì, di nuovo accanto a me, per
me.
“Ville... ho qualche problema di concentrazione, se mi
guardi così” dissi.
Lui ridacchiò. “Davvero ti faccio quest’effetto?”
Alzai gli occhi al cielo, e gli feci una mezza linguaccia,
che lo fece ridere ancora di più.
“E così, hai portato all’esasperazione Migè?” chiesi.
Ville abbassò lo sguardo. “Non solo Migè, anche Linde, anche
mio fratello... Credo di essere stato un po’ assillante, in questi giorni. Avrò
fatto il tuo nome non so quante volte, e all’ennesima Migè mi ha portato
all’aeroporto. *Ville, se non prendi quel cazzo di aereo ti mando a Roma a calci
in culo!* Dovevi sentirlo!”
“Avrei proprio voluto esserci!” risi.
“Se fossi stata ad Helsinki questo non sarebbe successo”
disse, sfiorandomi la guancia. “E tu, cosa hai fatto in questi giorni?”
“Vuoi proprio saperlo?” chiesi.
“Certo”
“Ok...” sospirai. “Ho comprato tutti i vostri cd, ogni sera
mi addormentavo ascoltando “The sacrament” perché avevo paura che, se
non l’avessi fatto, mi sarei dimenticata di quanto è bello il suono della tua
voce... poi mi sono buttata nel lavoro per non pensare e... ho fatto centinaia
di volte il tuo numero... senza però avere il coraggio di inviare la chiamata.”
“Questo l’ho fatto anch’io, quando ti ho chiamato dall’aereoporto
la chiamata l’ha inviata Migè!” ammise. “Siamo due cretini, lo sai vero?”
“Meno male che c’è Migè, allora!” sorrisi, e lui con me.
If you wanna save her
then first
you'll have to
save yourself
if you wanna
free her from the hurt
then don't do
it with your pain
if you wanna
see her smile again
don't show her
you're afraid
cause your
circle of fear is the same
HIM – Circle
of Fear
Grazie a tutte voi che sopportate i
miei deliri da scrittrice mancata!!! ;-P
Bell_Lua: ti dirò...anch'io ce lo vedo
bene Ville come vampiro....un bellissimo vampiro....*sbav*
00glo00: veeero...dovevano rivedersi,
per forza! ;-p
Shirahime88: grazie, sono contenta che
la storia ti piaccia ^__^
Middina: ora però non riveliamola, la
fine!!! ;-p ah...ieri ho scritto il primo capitolo di un ipotetico seguito....
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Capitolo 8 *** 8. You’re my Heaven ***
Nuova pagina 1
8. You’re my Heaven
Salimmo le scale di casa mia a due a due, tenendoci per
mano. Sapevo perfettamente come sarebbe andata a finire e non avevo alcuna
voglia di farmi domande o paranoie, per una volta. Non mi chiedevo come mi sarei
sentita dopo, una volta che lui fosse tornato alla sua vita e io alla mia. Il
mondo attorno a noi sembrava non avere più nessun senso, c’eravamo solo io e
Ville, e non c’era dolore o sofferenza al mondo per cui avrei rinunciato a fare
l’amore con lui, quella sera.
Appena la porta si chiuse alle nostre spalle, le carezze,
cominciate già sulle scale, si fecero via via più audaci. Le nostre mani, le
nostre labbra si cercavano, e prendevano confidenza con il corpo dell’altro. I
nostri vestiti restarono sparsi sul pavimento del salotto, mentre io e Ville, in
camera, facevamo l’amore, prima con l’urgenza di un desiderio trattenuto troppo
a lungo, poi via via più dolcemente. Alla fine, esausti, ci abbandonammo l’una
nelle braccia dell’altro, in silenzio.
“Ormai è proprio perso per sempre” mormorò, ad un certo
punto.
“Cosa?” chiesi, perplessa.
“Il mio cuore...” disse, sorridendo “te lo sei portato via
quando sei partita da Modena, e ormai è tuo...”
Sorrisi anch’io, abbassando lo sguardo per dissimulare che
avevo un cuore che stava battendo all’impazzata, mio o suo che fosse.
“Ma ti ho lasciato il mio, in cambio...” dissi, senza alzare
lo sguardo. Ville mi sollevò il mento, con un dito.
“Ti amo, Milla..” sussurrò.
Lo guardai negli occhi. Avevo paura, ma volevo
disperatamente credergli, perché era la stessa cosa che provavo io.
“Ville...” sorrisi “minä rakastan sinuä”.
Lui sorrise in un modo che mi sciolse il cuore “E’ il modo
più dolce in cui potessi dirmelo, lo sai?” sussurrò, abbracciandomi.
“E quindi... capisci il finlandese” chiese, senza sciogliere
l’abbraccio che ci univa.
Annuii, arrossendo leggermente. “Migè ti ha raccontato cosa
ci siamo detti a Modena...”
Ville rise. “Sono rimasto come un cretino, non credevo che
avessi capito tutto! Davvero hai vissuto ad Helsinki?”
“Sì...beh, non proprio in città, in effetti. Hai presente
il faro di Suomenlinna?” chiesi.
“Certo che sì. E’ uno dei posti che amo di più...” rispose.
“Beh...mia madre è nata ad Helsinki, anche se la Finlandia
le è sempre stata stretta ed è scappata via a 18 anni per trasferirsi a Londra,
dove ha conosciuto mio padre. I miei nonni erano i guardiani del faro di
Suomenlinna. Ho vissuto con loro fino a 10 anni, perché i miei genitori erano
troppo impegnati a far carriera per crescere una figlia...e quello è stato il
periodo più felice della mia vita. Dopo, quando ero diventata abbastanza grande
da non creargli problemi, mi hanno portato a Londra, poi a Bruxelles e infine a
Roma, fregandosene alla grande di ciò che volevo io. Lavorano entrambi
all’ambasciata inglese”. Dissi, amaramente.
“Pezzi grossi, insomma” commentò.
“Per me è sempre stato un incubo. Mi hanno fatto frequentare
quelle che loro consideravano le migliori scuole, ma io mi sentivo così fuori
posto... i primi tempi stavo male, da quanto mi mancava la Finlandia...”
“Londra non è male...” disse.
“Ma Helsinki è meglio...” sorrisi.
“Non ci sei più tornata?” chiese.
Scossi la testa. “Non da quando sono morti i miei nonni”
dissi, tristemente.
“Quindi, hai vissuto in un faro...” commentò, con uno strano
sorriso.
“Sì...ed era bellissimo. Ancora oggi, è la prima cosa che mi
viene in mente quando penso a un posto da considerare casa”.
“Allora non ti dispiacerà vivere in una torre, quando verrai
da me ad Helsinki...” disse, guardandomi di sottecchi.
Spalancai gli occhi, troppo stupita perfino per notare che
mi aveva appena invitata da lui. “Una torre?”
Ville rise. “E’ in mezzo a un parco, a Munkkiniemi. Anche da
lì si vede il mare, come dal tuo faro.”
“Sì..” risi “In effetti hai l’aria di uno che vive in una
torre!”
Passammo così tutto il weekend, chiacchierando, ridendo e
facendo l’amore, alzandoci dal letto solo per mangiare qualcosa.
Domenica sera, decidemmo che forse era il caso di uscire un
po’.
“Ti faccio conoscere i miei amici, vuoi?” gli chiesi.
Annuì. “Va bene tutto, se sto con te”.
Quando chiamai Giada, mi rispose con la voce di quella che
credeva di dovermi raccogliere in pezzi.
“Camy! Ehm...tutto bene?” chiese, sospettosa.
“Benone! Pensavo di andare in un pub, stasera... pensi tu ad
avvisare Marco?”
“Va bene...”
“Ah, Giada...dillo anche ad Ale...se pensi che riesca a
gestire la situazione!”
“Ma... c’è anche Ville?” chiese, incredula.
“Certo che sì!” risposi, allegra.
“Oddio, Camy...non so se Ale riesce a stare tranquilla
seduta allo stesso tavolo con il suo cantante preferito, che è anche il tuo
ragazzo...perchè è il tuo ragazzo, no?”
Ridacchiai, perché nel frattempo Ville, stufo di sentirmi
parlare al telefono in una lingua per lui sconosciuta, mi aveva abbracciato da
dietro, mordicchiandomi il collo.
“Sì... e temo che Ale dovrà abituarsi, sai?” dissi a Giada,
prima di salutarla e darle appuntamento per la sera. Avevo qualcosa di molto più
importante e piacevole da fare...
Ale quasi svenne quando le presentai Ville, ma una mia
occhiataccia la convinse a controllarsi.
Quanto a noi due, non riuscivamo a stare separati, tanto
che, al pub, Ville mi fece sedere sulle sue ginocchia, e ogni tanto mi baciava,
o mi accarezzava una guancia. Conoscendo i miei amici, di sicuro stavano
pensando di non avermi mai visto così felice prima di quel momento. E avevano
ragione.
“Io una cosa devo chiedertela, una sola!” esclamò
all’improvviso Ale, in un inglese un po’ traballante.
Ville ed io la guardammo, preoccupati. No, in effetti,
quella preoccupata ero io, Ville sembrava perfettamente a suo agio.
“Cosa?” le chiese.
“Canteresti un pezzettino di una tua canzone? Uno piccolo!”
Scoppiammo a ridere, poi Ville la accontentò. Mi guardò per
un attimo negli occhi e cominciò a cantare.
“I'm for you -
and I'm dying for your love
I'm for you - and my Heaven is wherever you are”
L’aveva cantata a un millimetro dal mio orecchio, facendomi
rabbrividire.
“Non si fa così” gli sussurrai all’orecchio “almeno, non
quando c’è gente e non posso reagire come vorrei!”
Per tutta risposta, sorrise e mi diede un bacio, come se
oltre a noi due non ci fosse nessun altro.
Only inside
I'm free
I'm tired of
waiting
You've got to
let me dream
Inside you
Baby
I'm not afraid
to feel
I want you to
love me
Cause you are
the one
HIM-
Razorblade kiss
Grazie come
sempre a tutte!!!!
00glo00:
ihihi sì, Ville mi dà proprio l'idea di uno che quando è innamorato rompe le
palle a mezzo mondo! xD
Bell_Lua: mitico
Migè!! ehm credo che dovrò rivedere la divisione in capitoli, mi sa che sono
tutti corti! ;-p
Ila: grazie! ^___^
che bello, non sono l'unica...questa ff è nata proprio da un sogno ad occhi
aperti!!!
Mid: ihihih vantati
pure!!! ;-p eh sì, Ville vampiro..... *sospirone*
AnAngelFallenFromGrace: ....e come si fa a non amarlo?? *____*
Shirahime88: vedo
che il Ville assillante è proprio piaciuto!! xD
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Capitolo 9 *** 9. The warmth of a tender storm ***
Nuova pagina 1
9. The warmth
of a tender storm
Non mi piaceva affatto l’idea di dover stare lontana da
Ville, ma era lunedì... e dovevo andare al lavoro. Sbuffando mi alzai dal
letto, dandogli un leggero bacio e lasciandolo dormire.
Non riuscivo ad abituarmi al fatto che già da tre giorni mi
svegliavo accanto al mio bellissimo angelo tentatore. Sospirai, e dopo essermi
lavata e vestita, andai al lavoro.
Giada mi aspettava davanti alla mia scrivania con un
sorrisetto che la diceva lunga.
“Dormito bene, Camy?” disse, con aria maliziosa.
Sorrisi, arrossendo leggermente. “Benissimo, grazie, e tu?”
“Non bene come te!” rise “Devo dirtelo...Ville è uno
schianto! Mia sorella era totalmente impazzita, in macchina al ritorno. Però
dice che siete troppo carini insieme,quindi te lo lascia volentieri!” rise.
“Ah grazie della concessione!” risi a mia volta.
Le nostre chiacchiere vennero interrotte da Bianchi, che
entrò senza nemmeno bussare.
“Camilla? Nel mio ufficio, subito, per favore”
Guardai Giada con aria interrogativa. Non mi sembrava di
aver combinato nulla di particolarmente grave...avevo pensato che non avevo la
minima voglia di allontanarmi da Ville per andare al lavoro, questo sì...ma
fortunatamente il mio capo non era in grado di leggermi nel pensiero.
“Siediti” mi ordinò, mettendomi immediatamente davanti una
copia di Kerrang, sulla quale, in copertina, c’era una...anzi, LA foto di
me e Ville, mentre ci baciavamo all’aeroporto. Dovevo aspettarmelo, ma sbiancai
lo stesso, diventando paonazza subito dopo.
“E’ uscito oggi” spiegò. “Sei davvero tu la ragazza
che sta baciando Ville Hermanni Valo, o è solo una che ti somiglia?”
Cavolo. E ora? Al diavolo, pensai, a cosa serve mentire?
Tanto prima o poi si saprà comunque, e anche ieri Ville non ha fatto nulla per
nascondersi, mi ha sbaciucchiata tranquillamente tutta la sera!
“Sono proprio io” mormorai, ad occhi bassi.
“Tu e Valo?” chiese, tanto per esserne sicuro.
Annuii.
“A giudicare dalla foto non era un semplice bacio a una fan,
o sbaglio?”
Arrossii ancora di più. “Ehm... no” mormorai.
“Quanto è seria la cosa?”
Lo guardai, non sapendo cosa rispondere.
“Sto dando per scontato che sia una cosa seria” spiegò
Massimiliano “perché due amanti clandestini eviterebbero di baciarsi a quel modo
in pubblico...soprattutto se uno dei due è il finlandese più famoso al mondo,
desiderato da milioni di ragazzine”.
Ops. Alzai gli occhi al cielo. “Stiamo... insieme da
pochissimo...credo.” Non mi sembrava possibile fare un discorso del genere con
il mio capo.
“State insieme. Tu e Ville Valo” ripetè. “Beh,
congratulazioni! Sei diventata una delle donne più invidiate al mondo!”
aggiunse, ridendo e sciogliendo un po’ la tensione che si era creata.
“Grazie” risposi “beh...in effetti grazie due volte: per le
congratulazioni e per avermi chiesto di intervistare Ville...”
“Ci sarebbe un modo per sdebitarti, in effetti” disse
Massimiliano, ridendo.
Lo guardai con gli occhi spalancati. “Cioè?” chiesi.
“Prima o poi immagino che la cosa diventerà di dominio
pubblico...una foto sul Kerrang è già abbastanza per diventarlo...quindi...”
“Quindi?” chiesi, leggermente preoccupata.
“Quindi, prima che si presentino qui frotte di giornalisti
da tutto il mondo per intervistare la nuova fidanzata di Ville Valo, un bel
servizio fotografico di voi due felici e innamorati, in esclusiva per la nostra
rivista, sarebbe il massimo, non credi?”
Spalancai gli occhi ancora di più. Non credevo alle mie
orecchie. O meglio, non volevo crederci.
“Non devi darmi una risposta subito” precisò Massimiliano.
“Parlane con il tuo...ragazzo e decidete con calma, magari evitando nel
frattempo altre scene come questa...” .
Come se non fosse già abbastanza sconvolgente pensare a
Ville come il mio ragazzo...dovevo anche parlargli di un servizio fotografico.
Aiuto. Poi ebbi una folgorazione.
“Max...ecco, qualunque sia la decisione, avrei una richiesta
da farti...”
“Direi che puoi permettertela, visto che con quel servizio
venderemo milioni di copie!” ridacchiò.
Alzai di nuovo gli occhi al cielo, ormai era diventata
un’abitudine.
“Non sarà Ilaria ad occuparsi di quell’articolo... e la
fotografa sarà Giada.” puntualizzai.
“Mi sembra una richiesta più che legittima” disse,con l’aria
di quello che la sapeva fin troppo lunga.
“Grazie...di nuovo” sorrisi.
“Figurati” disse, porgendomi la copia di Kerrang “Questa è
giusto che la tenga tu!”
Tornai nell’ufficio che dividevo con Giada, con gli occhi
sbarrati e il giornale in mano, chiudendomi la porta alle spalle.
“Dove ti manda stavolta?” chiese lei, curiosa.
“Da nessuna parte, stavolta è peggio...” dissi, allungandole
il Kerrang.
“Cavolo! La mia migliore amica sul Kerrang! Già è stato
sconvolgente vederti con Ville, ieri sera... e ora questo!” scherzò. “Però ha
ragione Ale, sai? Siete troppo belli, insieme!”
“Aiuto...” mormorai.
Di fronte alla mia faccia preoccupata, anche Giada divenne
seria.
“Camy, dovevi immaginare che stare con uno famoso implica
anche questo”
“Sì... è questione di abitudine, immagino... comunque...
Bianchi mi ha chiesto un servizio fotografico in esclusiva, in cui io e Ville
parliamo della nostra storia”.
“Fantastico!” esclamò Giada.
“Uhm” borbottai.
“Cosa non ti convince, sentiamo? Stai con uno degli uomini
più sexy del pianeta, le tue quotazioni come giornalista cresceranno in modo
esponenziale...di che ti lamenti?”
“Ho una paura fottuta” mormorai. “Per la prima volta in vita
mia, del lavoro non me ne frega nulla! Ho paura di non reggere questa cosa della
stampa sempre addosso, di attaccarmi troppo a Ville, di soffrire come un cane
come è successo con Luca...”
“Ville non è Luca” puntualizzò Giada.
“Lo so... Luca non è nemmeno degno di pulirgli le scarpe”
risi.
“Appunto...quindi ora vai a casa dal tuo Ville, fatti
coccolare un po’ e vedrai che passa tutto”.
* il mio Ville...* Sorrisi, arrossendo lievemente.
We're drifting
apart
But I want you
to know
Wherever you
are I belong
Love's singing
our song
But we fail to
sing along
Wherever you
go I will follow
HIM- Please
don’t let it go
Prima di tutto....Buon Natale!!!!
poooi: come sempre grazie!!!
00glo00: grazie
ma...non piangereeee *me passa fazzolettino a glo*
Shirahime88: per
quanto la mia mente bacata abbia mooolta fantasia....la torre a Munkkiniemi non
è di mia invenzione, è davvero la casa del Valo!!! *_____*
Bell_Lua: grazie^^
con tutti questi complimenti, i miei tre neuroni ancora funzionanti si
monteranno la testa!!! hihihi
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Capitolo 10 *** 10. Tender touch of pain ***
Nuova pagina 1
10. Tender
touch of pain
E se, aprendo la porta di casa, non trovassi nessuno, se
scoprissi di aver sognato tutto? Pensavo, paranoica come al solito, mentre
guidavo lentamente verso casa.
Ma quando aprii la porta, mi si stampò un sorriso in faccia:
fu come rientrare nel mio paradiso personale. Ville era in jeans e maglia nera,
stravaccato sul divano con l’immancabile sigaretta; nell’altra mano una matita,
e un blocco appoggiato alle ginocchia.
“Bentornata” disse dolcemente.
Mi fermai a un passo da lui. “Non dirmi che sto assistendo
alla nascita di una canzone degli HIM!” esclamai.
Lui ridacchiò. “Una canzone che hai ispirato tu...” ammise,
appoggiando il blocco sul divano.
“Posso sbirciare?”
Ville sorrise e mi porse il blocco “E’ solo una bozza del
ritornello...senza la mia chitarra non posso andare avanti...però pensavo a te,
e...”
Lo guardai maliziosa. “Me la leggi tu?” chiesi.
“Ho una calligrafia così orrenda?” rise.
“No, ma mi piace troppo sentirla dalla tua voce...”
“Vieni qui” disse, e mi fece accoccolare in braccio a lui,
cingendomi la vita e sussurrandomi all’orecchio:
And then kill
me,
Love’s
beautiful lie
‘Cause she’s
my sin and my redemption
My Heaven and
my Hell
Let us burn
forever
In your sweet
heavenly flames *
“Ville…é splendida, davvero…grazie” mormorai, accoccolandomi
contro il suo petto.
Mi guardò nel modo che mi faceva impazzire, di sottecchi.
“Milla, che c’è che non va?” chiese.
Senza dire nulla, tirai fuori dalla borsa la copia del
Kerrang e gliela porsi.
“Beccàti!” esclamò, con l’aria del bambino preso con le mani
nella marmellata. Scoppiai a ridere all’istante. Era troppo buffo.
Mi attirò a sé per baciarmi. Non mi feci pregare, e mi
sdraiai sul divano accanto a lui.
“Eri preoccupata...per quello?” chiese.
Annuii. “Pensavo che, magari...non avresti voluto farlo
sapere in giro...”
Ville ridacchiò. “E ti avrei baciato in quel modo in
aereoporto, se non avessi voluto che si sapesse in giro? Ti avrei dedicato la
canzone d’amore che sento più mia davanti a 2000 persone? Pensi che ti abbia
detto che ti amo senza pensarlo veramente?”
Scossi la testa.
“Milla...” disse, prendendomi il viso tra le mani “Io sono
innamorato di te, e non me ne frega un cazzo delle fan che si strappano i
capelli, dei fotografi, di niente. Chiaro?”
Annuii. “E per la cronaca, ti amo anch’io...” aggiunsi.
“Anche se stare con me non è, e non sarà, affatto facile?”
chiese.
“Non è mai facile stare con qualcuno” risposi “ma con te
posso e voglio farcela.”
“Possiamo farcela” puntualizzò “Insieme”.
Sentirglielo dire mi fece sentire decisamente sollevata,
tanto che trovai il coraggio di raccontargli quello che era successo al lavoro.
“E questo è solo l’inizio” disse “Vedrai quando si saprà in
Finlandia...”
“Solo l’inizio eh?” sospirai.
“Credo che la mia giornalista dovrà rassegnarsi a stare
dall’altra parte dei riflettori” scherzò “Un servizio fotografico per la tua
rivista, hai detto?”
Annuii, visibilmente preoccupata.
“Non lo so, Milla...” disse, abbassando lo sguardo. “Sai, la
band potrebbe perdere un po’ di fans, così...”
“Ok, Ville, nessun problema...” risposi, a voce bassa.
Sapevo benissimo che la band, per lui, sarebbe stata sempre al primo posto.
Scoppiò a ridere. “Stavo scherzando, scema! Allora, quando
le facciamo queste foto?”
Troppo presto. Il giorno del servizio fotografico arrivò
troppo presto e, con lui, anche il giorno della partenza di Ville per Helsinki.
La verità è che io ho sempre odiato le foto, non ne avevo
una in cui mi vedevo decente. Il fatto che fosse Giada a farle mi era d’aiuto,
ma l’imbarazzo c’era...fin troppo.
“Camy? Sbrigati, Ville è già pronto!” Giada entrò nel
camerino, e mi trovò seduta con aria affranta su uno sgabellino da trucco.
“Bella forza è già pronto!...Lo sai quanti ne ha fatti lui
di servizi fotografici? Sono io quella che se la fa sotto!”
“Ma guardati! Stai benissimo, di cosa hai paura?”
Di nulla. Solo del fatto che quelle foto avrebbero fatto il
giro del mondo, consacrandomi come fidanzata ufficiale del leader degli HIM,
nonché donna più odiata e criticata dalle fans. Nulla, una passeggiata.
Sbuffai, dandomi una rapida occhiata allo specchio.
Effettivamente stavo bene. Per fortuna l’avevo spuntata
sull’abbigliamento, pretendendo che fosse il più possibile in linea con i miei
gusti normali.
Indossavo una minigonna di velluto nera con una maglia
bordeaux aderente, con le maniche che si allargavano in fondo, e ai piedi i miei
adorati anfibi. Poco trucco, tanto era comunque impossibile colorare la mia
carnagione lattea, e i capelli sciolti e appena mossi, che mi arrivavano a metà
schiena.
*Ora o mai più* pensai, e dissi a Giada che ero pronta.
Ville nell’attesa si era acceso una sigaretta, ed era bello
da impazzire. Indossava una camicia nera aperta sul petto e un paio di pantaloni
anch’essi neri. L’immagine perfetta del mio angelo tentatore.
Fu più facile del previsto. Forse perché Giada voleva delle
foto spontanee, e mi riusciva così bene essere me stessa, con Ville... fu come
se fossimo noi due da soli, chiacchieravamo tranquillamente mentre Giada
scattava le foto.
“Ville, parti stasera?” chiese volutamente Giada, da dietro
la macchina fotografica.
“Sì...” rispose, malinconico.
Quell’unica parola mi mise addosso una malinconia assurda...e
ne uscì la foto più bella di tutto il servizio: io e Ville in piedi, abbracciati
stretti, che ci guardavamo negli occhi mentre lui mi sfiorava una guancia, con
l’espressione dolce che amavo.
“Finito!” esclamò Giada.
“Come finito? Davvero?” chiesi, incredula, senza staccarmi
da lui.
Ville scoppiò a ridere.
Ma ora bisognava affrontare la realtà. La realtà di un’altra
separazione, a tempo indeterminato. E non era come l’altra volta, no. Prima
c’era quell’incertezza di fondo, quella quasi consapevolezza che quello che
c’era stato tra di noi a Modena fosse solo una cosa senza importanza. Ora no. Il
nostro amore era vivo e reale, così come era reale, quasi tangibile, la
sensazione di vuoto che mi prendeva all’idea di vederlo salire sull’aereo.
Arrivammo in aereoporto due ore prima della partenza del
volo.
“Ti chiamo appena arrivo” disse.
Annuii. “Ti viene a prendere Migè?”
Ville fece un’espressione buffa “Insieme a Linde...Poveracci!
Non sanno cosa li aspetta!”
Ridemmo entrambi, ma come temevo, separarci non fu affatto
facile. Quando vidi Ville passare il varco dell’aereoporto e voltarsi a
salutarmi, non riuscii a trattenere le lacrime.
The funeral of
hearts
And a plea for
mercy
When love is a
gun
Separating me
from you
HIM- The
funeral of hearts
* questi versi ovviamente non
sono stati scritti da Ville....ma chissà, magari lui li leggerà, gli piaceranno
e li metterà in una canzone, chiedendomi anche di cantarla insieme a lui.... :D
(ok, basta... la pianto di farmi i film!! xD)
KIITOS!!!!
nana707: grazie^^ Vampire Heart è una delle
mie tante canzoni preferite degli HIM! Mi piacciono tutte!!
Shirahime88: hihihi non so se hai visto le
foto della torre, ma per Ville è proprio perfetta!!! *__*
00glo00: alla fine della ff mi sa che ti
passerò una confezione intera di fazzolettini!!!XD
Bell_Lua: i neuroni erano tre...ora sono
anche diminuiti dopo aver visto le foto di Ville all'Helldone! XD
AnAngelFallenFromGrace: grazie^^ la
reazione di Ville...uhm mi sa che io me lo immagino troppo tenero!!
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Capitolo 11 *** 11.Waiting for your kiss to take me back home ***
Nuova pagina 1
11. Waiting for your kiss to take me
back home
Qualche giorno dopo, mentre tentavo faticosamente di riabituarmi alla mia vita
normale, uscì il numero della rivista con le foto. Lo guardai insieme a Giada,
era davvero bello.
“Come va tra te e Ville?” chiese.
Sorrisi. “Mi manca. Anche se ci sentiamo tutte le sere, è... difficile, non lo
so, non mi era mai capitato, prima. Mi sento come se mi mancasse un pezzo,
quando lui non c’è. E la cosa che mi sconvolge è che per lui è lo stesso.
Figurati che ieri, quando l’ho chiamato, era in sala prove e Linde mi ha pregato
di andarmelo a riprendere perché sta di nuovo angosciando tutti!”
Giada rise. “E sei ancora qui?”
“Per poco” ammisi. “Sto per andare a chiedere a Bianchi una settimana di ferie,
anche se tornare in Finlandia mi sconvolge un po’.. ma voglio mettere più
chilometri possibile tra me e i miei, se vedranno quelle foto!”
“Non sanno niente?”
“E per quanto mi riguarda non lo sapranno, per il momento”.
Sì, lo so. Avevo appena detto una cosa orribile. La verità era che io e i miei
ci sopportavamo a malapena. Questo era il motivo per cui vivevo per conto mio
dai tempi dell’università. La rottura definitiva dei nostri rapporti, poi, era
arrivata dopo la fine della storia con Luca. I miei lo adoravano, lo
consideravano il classico bravo ragazzo,di ottima famiglia, quello da sposare e
tenersi stretto per tutta la vita. Già, peccato che il bravo ragazzo si era
rivelato per quello che era in realtà: il perfetto stronzo, anche se guardandolo
in faccia non lo avresti mai detto. Per farla breve, i miei mi avevano addossato
tutte le colpe per la fine della storia.
E io ero diventata “Camilla che pensa troppo al lavoro e non sa tenersi un uomo
”. Già, perché la colpa era mia, no?
E ora, nella mia vita c’era Ville. Sarebbe bastata la vista dei suoi tatuaggi
per far urlare i miei da qui all’eternità. Io non mi vergognavo di lui, sia
chiaro: mi vergognavo di loro. Delle loro reazioni da piccolo-borghesi che
pensano solo al parere degli altri. Prima o poi l’avrebbero saputo, ovvio, ma la
mia parte vigliacca prendeva tempo.
“Dovrai dirglielo prima o poi...” disse Giada.
“Lo so...”
Quando Giada uscì, cercai di lavorare un po’ al nuovo articolo, un’intervista a
un piccolo gruppo rock emergente . Ma i miei pensieri furono interrotti da una
voce che proprio non volevo sentire.
“Tu devi essere completamente impazzita!” urlò Luca, lanciando l’ultima copia
della rivista sulla mia scrivania.
“Non ti hanno insegnato a chiedere il permesso, quando entri in un ufficio non
tuo?” chiesi, acida, senza alzare gli occhi dallo schermo del computer.
Poi,senza scompormi minimamente, diedi una rapida occhiata alla rivista.
“Belle foto, eh? cos’è, rosichi perché l’articolo non l’ha fatto la tua
mogliettina?”
“Sei una stronza”
“Io, eh?” non riuscii a non ridere.
“Pensi davvero che quello sia innamorato di te? Si sta divertendo e basta...
sicuramente ti avrà già riempito di corna!”
“Senti chi è che viene a fare la morale agli altri!! Sai, Luca..” dissi,
rimanendo impassibile “Non sono tutti come te... e adesso, fammi un favore: esci
da quest’ufficio sulle tue gambe prima che ti faccia uscire io a calci in culo.
“
Luca rimase basito. Di certo non si aspettava una simile presa di posizione da
parte mia.
“Vedo che hai dimenticato la buona educazione, oltre al gusto nel vestire”
disse, sprezzante.
“Tu non meriti le buone maniere” dissi, indicandogli la porta. “Ah, Luca,
dimenticavo: abbi la decenza di non farti più vedere qui dentro.”
Mentre usciva, sulla porta apparve Bianchi, che evidentemente aveva assistito
all’ultima parte della conversazione. Diede una rapida occhiata a Luca che si
allontanava, poi a me, ed entrambi non riuscimmo a trattenere un sorriso.
“Complimenti per l’aplomb” commentò. “Io l’avrei davvero buttato fuori a calci
in culo!”
“Grazie” risi. In effetti ero la prima a non credere di avere appena detto una
cosa del genere a Luca.
“La rivista sta vendendo tantissimo” disse Massimiliano “prevedo un assedio di
colleghi a breve, sai?” ridacchiò.
“Ugh”
“I guai della popolarità...” commentò Massimiliano. “Comunque, se vuoi sparire
per qualche giorno, fai pure.”
Sul viso mi apparve un sorriso enorme. “Volevo proprio chiederti una settimana
di ferie, in effetti” ammisi.
“Accordata! Hai già fatto il biglietto aereo per Helsinki?” scherzò.
Arrossii. “No, lo faccio ora...”
Trovai un volo per la sera stessa e la prima cosa che feci, fu chiamare una
persona in Finlandia...ma non era Ville.
“Ciao Migè, sono Camilla! Ehm...Ville è lì con te?”
“No...credo che stia tormentando Linde, in questo momento!” rise.
“Povero Linde!” ridacchiai ”Comunque...penso che Ville vi lascerà in pace per
qualche giorno, perché stasera arrivo ad Helsinki...però lui non sa ancora
niente, vorrei fargli una sorpresa...suonate al Tavastia, vero?”
“ Sei tremenda!” rise “ per forza poi Ville ci tormenta, se gli fai queste cose!
Sì, siamo al Tavastia”
“Ok, allora mi serve un favore... mi procureresti un pass per il backstage senza
farti scoprire?”
“Nessun problema! A stasera...anche se penso che ti vedrò poco!” rise.
Nonostante fosse aprile inoltrato, ad Helsinki faceva freddissimo. Respirai a
pieni polmoni quell’aria gelida...aria di casa. Mi strinsi nel cappotto e
fortunatamente trovai subito un taxi, che mi portò in poco tempo davanti al
Tavastia.
“Sono Camilla Williams, dovrei avere un pass...” dissi al ragazzo all’ingresso,
incredibilmente somigliante a Ville. O forse ero io a vederlo ovunque?
Mi fece un gran sorriso. “Sei arrivata! io sono Jesse... fratello di quel
rompiscatole del tuo ragazzo, e complice di Migè! Ero curiosissimo di
conoscerti, dopo tutte le volte che Ville mi ha parlato di te...”
“Dopo tutte le volte che Ville ti ha tormentato, vorrai dire!” risi.
“Io non volevo dirlo, ma...” rise anche lui, la stessa risata buffa di Ville.
Entrammo nel locale strapieno, il concerto era più o meno a metà. La voce di
Ville era splendida come la ricordavo e...beh, lui era tutto splendido, c’era
poco da dire!
“Manca un bel po’ alla fine... sicura che vuoi aspettarlo nel backstage?” chiese
Jesse.
No... non ero affatto sicura; perché ora che ero lì, e Ville era davanti ai miei
occhi, non avrei sopportato di non vederlo per un’altra, lunghissima, ora. Così
mi venne in mente che avevo una promessa da mantenere...
“Pensi di riuscire a farmi arrivare proprio sotto al palco?” chiesi.
“Vieni con me!”
Passammo dal backstage, dove lasciai valigia e cappotto, e da una porticina
laterale sbucammo proprio davanti al palco, nella zona riservata ai tecnici.
Ville cantava “In joy and sorrow” , ad occhii chiusi, sorridendo...chissà a cosa
stava pensando...
Alla fine della canzone, quando si stavano spegnendo gli applausi e le grida, lo
chiamai e gli lanciai un bacio con la mano.
Fu bellissimo vedere la sua espressione quando si voltò dalla mia parte e si
accorse che a gridare il suo nome da sotto il palco ero io. Spalancò gli occhi e
sorrise, e in un attimo era giù dal palco, ad abbracciarmi.
“Tu sei pazzo!” esclamai, baciandolo.
“Io?” rise.
Alzai le spalle. “Sto solo mantenendo una promessa: te l’avevo detto che prima o
poi mi avresti visto a un tuo concerto tra le ragazzine urlanti!”
“Ma a loro non riservo questo trattamento” disse, baciandomi di nuovo.
“Ed è meglio per te se non lo fai, Ville Hermanni Valo...” sorrisi.
In quel momento, Linde si schiarì la voce al microfono “Scusate, abbiamo
momentaneamente perso il cantante!” esclamò .
“Vai!” dissi a Ville, con aria colpevole. “ti aspetto qui...”
Mii diede un altro bacio e salì di nuovo sul palco, per finire il concerto.
L’ultima canzone fu, di nuovo, la “mia”... e stavolta, da sotto il palco, la
cantai con lui, con la stessa dolcezza e intensità che vedevo ogni volta nei
suoi occhi.
A fine concerto realizzai quanto mi fossero mancati, oltre al mio Ville, anche
gli altri quattro componenti della band.
“Devo farvi uscire come al solito?” scherzai, una volta che furono tutti e
cinque nel backstage.
Linde rise. “Qui non ne abbiamo bisogno... però può essere un’idea per le
tournèè, che dici Ville, la assumiamo come buttafuori ufficiale?”
“Mi sa che non ci casca più nessuno” intervenne Migè “Penso che tutti abbiano
visto come ti ha baciato Ville, prima... altro che fan!!”
Arrossii.
“Perché, come l’ho baciata, così?” scherzò Ville, ripetendo la scena e facendomi
diventare ancora più rossa, mentre gli altri ridevano.
E ridevano anche quando ci videro andare via, al contrario di loro che finivano
la serata al Tavastia di fronte a una ventina di birre.
She is smiling like heaven's down on earth
Sun is shining so bright on her
All her wishes have finally come true
Her heart is weeping. This happiness is killing her.
It's right, she's in love.
HIM- Right here in my arms
Da brava Befanina, vi regalo il capitolo
nuovo!! E come sempre grazie a tutte, mi fate venire voglia di continuare a
scrivere!!!
Bell_Lua: ihihi i miei
neuroni ormai sono fritti, altro che autocombustione!! xD
00glo00: guarda, con
tutte le lacrime che ti sto facendo versare, oltre a comprarti i fazzolettini al
balsamo, se Ville mi chiama sarò così gentile da prestartelo per...ehm, cinque
minuti!! Quaaanto sono buona!!! ihihi
Shirahime: grazie^^
chissà, prima o poi forse la posterò tutta quella specie di poesia/canzone che
ho scritto!!
kiki91: grazie^^ eeeh
come ti capisco!! una foto della torre la trovi qui:
http://public.fotki.com/lovejoy485/finland-impromptu-o/kopio1969656.html
AnAngelFallenFromGrace:
nooo non piangere anche tu!!! fazzolettini anche per te! :o)
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Capitolo 12 *** 12.Our heaven is worth the waiting ***
Nuova pagina 1
12. Our heaven
is worth the waiting
La casa di Ville era esattamente come l’avevo immaginata dai
suoi racconti... solo un po’ più in disordine.
“L’ordine non è esattamente il mio forte, come vedi...”
disse, togliendo l’ennesima maglietta abbandonata sul pavimento.
Risi. Non mi importava. Con lui, in quella torre circondata
dal bosco e affacciata sul mare di Munkkiniemi, mi sentivo sempre la principessa
del castello...
Peccato che quella che doveva essere la nostra serata
romantica si trasformò in una serata comica.
Eravamo abbracciati, a farci le coccole davanti al camino,
quando suonò il cellulare di Ville.
“Che cazzo vuoi, Migè?” rispose, poi lo vidi attaccare
subito, scuotendo la testa con un’espressione buffissima.
“Che è successo?” chiesi.
“Niente...devono solo romperci le palle” rise “Vedrai che
ora, uno alla volta, chiamano anche gli altri. Poverini, si divertono così...”
Dopo nemmeno un minuto, infatti, fu la volta di Linde, poi
di Gas e infine di Burton, uno più ubriaco dell’altro.
“Ne manca uno...” sorrise. E infatti il cellulare suonò di
nuovo: Jesse, ovviamente.
“Scusali” disse Ville, ma entrambi non riuscivamo più a
smettere di ridere.
“Posso chiederti una cosa?” chiesi.
“Quello che vuoi”.
“Cosa pensano di...di noi?”
Ville rise. “Vuoi proprio saperlo?”
Lo guardai preoccupata, ma la preoccupazione svanì subito
davanti alla sua espressione buffa.
“Dicono che non mi hanno mai visto così felice.... e hanno
paura che cominci a scrivere canzoni orribili...”
“E se avessero ragione?” gli dissi.
Mi guardò perplesso, prima di farmi parlare.
“Ti ricordi quello che mi hai detto, nell’intervista che ti
ho fatto? Tu scrivi canzoni per prenderti gioco dei tuoi demoni, per vederteli
davanti, su un foglio di carta anziché dentro di te. Questa cosa mi ha colpito,
perché in fondo per me è lo stesso... tu scrivi canzoni, io racconti che non
pubblicherò mai. Ma... quando stiamo insieme, finchè siamo vicini, probabilmente
i tuoi demoni e i miei si tengono compagnia, e rinunciano a tormentarci. Di
conseguenza, tu non scrivi, e io nemmeno. Ma nel mio caso non è una grave
perdita... ” sorrisi.
Ville spalancò gli occhi verdi.
“E credevo di essere io quello con la mente contorta!”
Risi. “No...” dissi, cercando di essere seria. “Ma ti
prometto che, se cominci a scrivere canzoni a cazzo ,ti lascio all’istante...
solo per il tempo di farti tornare normale, però!!”
“Io invece spero che tu non mi lasci mai...nemmeno per
scherzo e nemmeno per cinque minuti” disse, abbracciandomi stretta.
“Infatti sarai tu a farlo” mormorai. “Prima o poi succederà,
lo so.”
“Non dire cazzate!” protestò.
Ma per me non era una cazzata. Sapevo benissimo che, prima o
poi, Ville si sarebbe stancato, preferendo un’altra a me o semplicemente
tornando a distruggersi di alcool, sigarette e storie di una notte come faceva
prima di conoscermi. Era inevitabile. Lui aveva la band, le fans... e io? Io, se
la mia tragica previsione si fosse avverata, avrei semplicemente messo fine alla
mia vita.
Ma nonostante gli strani discorsi di quella sera, fu una
settimana fantastica. Camminammo senza sosta per tutta Helsinki,mi riappropriai
pian piano dei ricordi di quando ero bambina e li condivisi con Ville, e lui mi
presentò la sua famiglia, con mio grande imbarazzo, e passammo delle serate
stupende, la maggior parte delle quali comprendevano solo me, lui, il camino e
qualche film di Tim Burton, una delle nostre passioni in comune.
Uno degli ultimi giorni prima che io tornassi a Roma,
abbracciati, al calduccio sotto il piumone, Ville mi fece una domanda che non mi
aspettavo...ma che volevo tanto sentire.
“Se ti chiedessi di rimanere ad Helsinki, con me, lo
faresti?”
Il mio cuore mancò due o tre battiti.
“Lo stai facendo? Voglio dire, me lo stai chiedendo davvero
o è solo una cosa ipotetica?”
“Milla, respira....E’ così sconvolgente?” chiese,
ridacchiando.
Feci una smorfia.
“Beh, dovrai ammettere che non è che capita tutti i giorni
di sentirsi fare una richiesta del genere...da te! a meno che tu non la faccia a
tutte le ragazze carine che incontri!”
“Scema!” disse, scompigliandomi i capelli. “Sono serissimo.
Vedi, Seppo si lamenta che, da quando facciamo tour in tutto il mondo, non ha
più tempo per la famiglia. Tu potresti dargli una mano occupandoti dell’ufficio
stampa, seguendoci in tour... “
“Hai detto *seguendoci in tour*?” chiesi. Questo voleva dire
davvero che non ci saremmo mai separati....
Ville annuì, sorridendo.
“E’ solo per questo che me lo stai chiedendo, quindi...perchè
Seppo ha bisogno di aiuto...” scherzai.
Ville mi guardò e mi fece un sorriso di quelli che mi
facevano davvero dimenticare di respirare normalmente.
“Certo!” rispose “Non te lo sto mica chiedendo perché voglio
svegliarmi abbracciato a te ogni giorno della mia vita...”
Sorrisi. Il mio cuore stava andando a mille. “Ah, beh,
allora...” scherzai di nuovo.
“La smetti e mi dai una risposta seria?”
Mi guardò con quell’’espressione fintamente imbronciata che
adoravo...e a cui era impossibile dire di no. ...non che avessi intenzione di
farlo, chiaro!
“Sì sì sì sì sì sì sì!!” esclamai “E ancora sì!”
Ville scoppiò a ridere. “E questa era una risposta seria?”
“No... la risposta seria è questa” mormorai, dandogli un
bacio.
Let me wake up
in your arms
Hear you say
it's not alright
Let me be self
dead and gone
So far away
from life
Close my eyes
Hold me tight
And bury me
deep inside your heart
HIM- Bury me
deep inside your heart
Kiitos!!!!
Bell_Lua: me lo
immagina così dolcioso...proprio l'uomo perfetto!!! Per i miei neuroni ormai non
c'è più speranza però! XD
Malaena: grazie^^
00glo00: uhm
no...credo di averci appena ripensato...dovrai accontentarti dei fazzolettini!
XD
Shirahime88: vedo
che Luca ha riscosso mooolto successo...sì sì
Variabile: ma
grazie^^ merito degli HIM, sono la perfetta fonte di ispirazione per scrivere!!
AnAngelFallenFromGrace: serve ancora fazzolettino?? no, dai...questo capitolo
non fa piangere...vero??
Mid: "The sacrament
is all of you"...troppo dolce!!! credo che da qui ad agosto mi impegnerò ad
imparare un'unica frase in finlandese : "Mi presenta suo figlio?" devo dirla a
Kari appena entro in quel negozio! XD
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Capitolo 13 *** Lost in the arms of your fate ***
Nuova pagina 1
13. Lost in
the arms of your fate
Restavano solo un paio di piccoli, insignificanti dettagli:
il primo era dire a Bianchi che la sua “miniera d’oro” avrebbe fatto le valigie
e sarebbe volata ad Helsinki a coronare il suo sogno d’amore con la rockstar.
Mentre il secondo, quello che mi toglieva il sonno, era dare la stessa notizia
ai miei genitori.
Ville si offrì di partire con me, per starmi vicino quando
l’avrei detto ai miei.
Come immaginavo, la parte più semplice fu dare la notizia a
Bianchi.
“Mi aspettavo una cosa del genere da quando vi ho visti
insieme sul Kerrang” disse Massimiliano. “Siete così carini!! Mi dispiace
che tu te ne vada, sei un’ottima giornalista. Ma meriti un po’ di felicità, e
non ti ho mai vista così serena come da quando stai con Valo.”
“Posso sempre mandarti le recensioni dei nuovi album in
anteprima” scherzai “ma non credo che sarei molto obiettiva!”
“Lo credo anch’io!”rise “Vienici a trovare, ogni tanto”
“Promesso!”
“Ricordati che voglio farti da damigella al matrimonio!”
disse Giada, mentre toglievo le mie cose dalla scrivania.
“Quale matrimonio?” chiesi, spalancando gli occhi.
La mia amica rise.
“Per quel poco che conosco quel romanticone di Ville, cara
la mia Camy...” iniziò “secondo me non aspetta altro che portarti nel posto più
romantico di Helsinki per chiederti di sposarlo!”
“Ma figurati! Ville è allergico ai matrimoni! E anch’io, se
è per questo!”
“Vedremo....”disse Giada “comunque, mi dispiace che tu te
ne vada..:”
“Anche a me...mi mancherete, tu e quella pazza di tua
sorella! Però potete venirmi a trovare ad Helsinki quando volete!”
“Non dirlo ad Ale... te la ritroveresti sempre tra i piedi!
Ma lo sai che ha tolto tutti i poster di Ville dalla stanza?”
La guardai perplessa.
“Sì... adesso ha attaccato in camera le foto che vi ho fatto
io per la rivista! Sei diventata anche tu un suo idolo, ormai!”
“Oh, mamma...” commentai.
Già, mamma... perché era arrivato il momento più difficile:
dire a mamma e a papà che tornavo in Finlandia... e che ero fidanzata con il
frontman degli HIM.
Ville arrivò in cucina tutto tirato a lucido, i capelli
legati sotto il cappello, i tatuaggi ben nascosti sotto la giacca grigia. Quella
fu l’unica volta in cui, guardandolo, non rimasi senza fiato, troppo presa dai
duemila pensieri su ciò che avrei dovuto affrontare. Mi trovò seduta al tavolo,
davanti alla seconda bottiglia di birra.
“Amore, direi che una può bastare” disse, togliendomi la
bottiglia.
Sbuffai. “Tu ne avevi bisogno prima di salire sul palco...io
ne ho bisogno prima di vedere i miei” protestai.
“Ma non l’ho più fatto, da quando ci sei tu” disse,
dolcemente. “E proprio perché l’ho fatto anch’io, ho imparato che non è così che
si risolvono le cose”.
“Tu non li conosci, Ville. Non sai di cosa sono capaci. Io...so
che finirò per vergognarmi di loro, oggi, e...”
Mi chiuse la bocca con un bacio.
“Non saranno più terribili delle mie fan!” disse, con una
delle sue facce buffe.
Alzai un sopracciglio. Non ne ero così sicura.
“Entra” mi disse mio padre, gelido, appena aprì la porta.
Meno male che avevo convinto Ville ad aspettarmi in macchina finchè non fossi
scesa a chiamarlo. Volevo che sfogassero il peggio con me per poi riservare a
lui un trattamento almeno civile.
“Ciao papà...mamma” dissi.
“Devi dirci qualcosa, immagino” disse mia madre, con lo
stesso tono freddo.
“Sì...” dissi, spegnendo la sigaretta “ho ricevuto un’
importante offerta di lavoro e ho deciso di accettarla. Tra due settimane mi
trasferisco in Finlandia.”
“In Finlandia” ripetè mio padre.
“Sì, torno ad Helsinki. Del resto l’hai sempre saputo che il
mio posto è lì.” Risposi, freddamente.
“E che lavoro sarebbe?” chiese.
“Mi occuperò dell’ufficio stampa di una band, li seguirò in
tournèè...è un’ottima occasione, sono famosi in tutto il mondo...e anche molto
bravi!” dissi entusiasta.
...E il frontman è bellissimo ed è il mio fidanzato...pensai
tra me e me.
“E ha qualcosa a che vedere con questo, immagino” aggiunse
mia madre, porgendomi la copia della “mia” rivista...quella delle foto fatte con
Ville.
Ci siamo. Pensai.
“Da quando compri la rivista per cui lavoro?” chiesi,
cercando di assumere un tono scherzoso.
“Non la compriamo.” Chiarì mio padre. “Il tuo ex fidanzato
ci ha avvisato che sarebbe stato opportuno dargli un’occhiata, e a quanto pare
aveva ragione.”
Rimasi di sasso. Per quanto ancora quel brutto bastardo
avrebbe tentato di rovinare la mia vita?
“Stronzo” sibilai.
“Modera i toni, Camilla” intimò mio padre. “Non so a cosa
sei abituata ultimamente, ma in questa casa si utilizza ancora un linguaggio
civile”.
“Cosa ti è saltato in mente, si può sapere?” disse mia
madre, cominciando ad usare quel tono di voce troppo alto che non sopportavo.
“Non mi è saltato in mente nulla” dissi, cercando di
mantenere la calma. “Semplicemente, ho conosciuto un ragazzo fantastico e ci
siamo innamorati. Punto. E sì, c’entra qualcosa con il trasferimento: Ville è il
frontman della band. Andiamo a vivere insieme.”
“Un ragazzo fantastico!” esclamò mio padre “Un cantante rock
finlandese coperto di tatuaggi! E quello che davvero era il ragazzo perfetto per
te, te lo sei fatto scappare!”
Alzai gli occhi al cielo.
“Ti ricordo che il tuo ragazzo perfetto mi ha messo le corna
con la mia migliore amica! E vuoi che ti ricordi anche come l’ho scoperto?”
esclamai. Sì, l’avevo scoperto proprio nel modo peggiore. Li avevo trovati
insieme, nel mio letto.
“Te la sei cercata, tu e le tue smanie di carriera! Ed ecco
a cosa ti ha portato quel giornaletto da due soldi per cui lavori! A conoscere
questo...questo...”
“Si chiama Ville. Ed era venuto qui a conoscervi oggi, ma
credo proprio che non ne siate minimamente degni! E ora posso anche andarmene!”
esclamai.
“Camilla, se esci da quella porta non azzardarti a
rientrare!” urlò mio padre.
“Stai tranquillo, non ne ho la minima intenzione!” dissi,
sbattendo la porta.
Scesi le scale di corsa, in lacrime, fermandomi solo quando
mi ritrovai al sicuro tra le braccia di Ville. Senza volerlo, cominciai a
singhiozzare.
“Piccola” mormorò, stringendomi a sé e accarezzandomi i
capelli.”Cosa è successo?”
Gli raccontai tutto, tra un singhiozzo e l’altro, e
improvvisamente vidi la sua espressione indurirsi.
“Vieni con me” disse, portandomi verso l’ingresso.
“No, Ville, io da loro non ci torno” sussurrai tra le
lacrime.
“Per favore...” chiese “fallo per me.”
Annuii. Neanche nella situazione più tragica sarei riuscita
a dirgli di no, quando mi guardava con il verde intenso dei suoi occhi.
Salimmo le scale, abbracciati, e Ville suonò alla porta dei
miei. Mio padre aprì quasi subito, convinto che fossi tornata sui miei passi a
dirgli che avevano ragione e che tornavo a casa da loro.
“Sono Ville Hermanni Valo” si presentò, con un tono freddo
che con me non usava mai “e per quanto, secondo lei, io sia un poco di buono,
non mi sognerei mai di ridurre Camilla come lei ha fatto oggi. Non la conosco,
signor Williams, ma posso dirle con certezza che lei non merita le lacrime di
sua figlia. Arrivederci. ”
Senza mai sciogliere l’abbraccio che ci univa, Ville mi
riportò alla macchina.
“Scusami” disse, posandomi un bacio sulla fronte “mi
dispiace che tu abbia dovuto scegliere tra loro e me”.
“Era inevitabile” risposi, rituffandomi nel suo abbraccio
“Sceglierei te altre cento volte, sei tu la mia famiglia adesso”.
Sbirciai la sua reazione. Mi aspettavo che si sarebbe
irrigidito, o allontanato da me, invece sorrideva, luminoso come un mattino
d’inverno.
“Sì, lo so che ho appena detto una cosa spaventosa”
aggiunsi, sorridendo, mentre le lacrime mi solcavano ancora le guance.
“Non mi fai paura” rise, e io con lui.
In your misery
You're not
alone
So come share
your tears with me
And witness it
all go wrong
HIM- Death Is
In Love With Us
Grazie come
sempre per i commenti!!!!
Bell_Lua:
grazie^^ sì effettivamente Ville l'ho immaginato proprio coccoloso!! *__* Quanto
a Camillina, beh..lei è un pò strana, non si può mai sapere cosa le passa per la
testa... :P
00glo00: altri
fazzoletti in arrivoooo!!! mi farò sponsorizzare dalla scottex, prima o poi XD
Shirahime88:
ihihih secondo me sarebbero capacissimi di fare una cosa del genere XD
Malaena: sì
effettivamente hai ragione, ma Milla è un pò paranoica!!
Mid: eeeh
lasciamo perdere... *pensieri sconci mode: on!!!!*
Variabile:
magaaaari succedesse nella realtà!!!! *__*
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Capitolo 14 *** Suicide of Love ***
Nuova pagina 1
14. Suicide of
love
Che probabilità c’è che due anime perse, gettate a caso nel
mondo, si incontrino? Il destino ci aveva fatti nascere nella stessa città, e
poi la sua mano aveva giocato con noi, allontanandoci, regalandoci sogni e
delusioni, vittorie e sconfitte. Ma alla fine eravamo destinati l’uno
all’altra, e il destino, o chi per lui, ci aveva sottoposto a tante prove, a
tante difficoltà, per poi farci finalmente trovare. Contro tutte le previsioni,
contro la realtà delle nostre vite così diverse. Perché, a volte, i sogni si
avverano e riescono a cambiare completamente la tua vita.
Da quel momento in poi, iniziò la mia vera vita. Amavo tutto
di Helsinki, compresa la nebbia, la neve e il freddo pungente che ti tagliava le
guance quando uscivi di casa la mattina. Amavo il mio lavoro, comprese le
tournèè estenuanti e le serate mondane, amavo le serate passate in sala prove
con la band a ridere davanti a troppe bottiglie di birra, amavo la famiglia di
Ville che mi aveva praticamente adottato...ma soprattutto, amavo Ville e la
nostra casa speciale, nella quale ci rinchiudevamo appena ne avevamo la
possibilità.
La sera mi accoccolavo sul divano mentre Ville lavorava alle
nuove canzoni. Era bellissimo vederlo concentrato sulla musica e sui testi,
mentre fino a tarda notte se ne stava a provare i nuovi pezzi sulla chitarra
acustica.
“Devo portarti a letto in braccio?” mormorò, sedendosi sul
divano accanto a me e abbracciandomi.
“Mmm...mi sono addormentata, scusa...”
“Vuol dire che la canzone faceva schifo?”
Sorrisi, passandogli una mano tra i capelli. “Scemo...vuol
dire solo che sono stanca, la canzone è bellissima”
Ville sorrise. “Non può essere altrimenti... è la tua.”
Era tutto perfetto.... troppo perfetto per me.
Infatti, un giorno di fine agosto, appena rientrati da una
serie di interviste a Londra, ebbi la conferma che io e la perfezione non
potevamo coesistere a lungo pacificamente. Ville ed io stavamo sistemando le
valigie quando sentimmo suonare alla porta. Il destino stava per metterci di
fronte alla prova definitiva.
“Non ti preoccupare, vado io!” disse Ville, dal piano di
sotto. Meno di un minuto dopo, scesi anch’io...
“Chi è, amore?” chiesi dalle scale, prima di trovarmi
davanti una scena che non avrei mai voluto vedere.
Una ragazza mora, altissima e magrissima, era tra le braccia
del mio Ville, e lo stava baciando.
Rimasi impietrita, non riuscii nemmeno a reagire.
Improvvisamente, mi tornò in mente una scena analoga, vissuta tempo prima. Una
scena che già mi aveva devastata una volta... non potevo sopportarlo di nuovo,
non da Ville. Presi la giacca e corsi viai, completamente fuori di me, mentre
le lacrime cominciavano a scendere incontrollate.
Correvo, mentre sentivo Ville gridare il mio nome,
inutilmente. Non sarei tornata indietro.
Cosa ti aspettavi, Camilla? Ripetevo a me stessa...
Prima o poi sarebbe successo, l’avevo sempre saputo. Uno
come Ville non poteva stare con me, e quella ragazza mora ne era la
dimostrazione. Sembrava una modella, o forse lo era, così alta, magra e
perfetta...così terribilmente diversa da me.
Chiamai un taxi e mi feci accompagnare al porto di Helsinki.
C’era solo un posto in cui volevo andare... l’unico posto che avevo considerato
casa.
Giunta al porto, saltai sulla prima barca disponibile.
Attorno a me era pieno di turisti, che mi guardavano increduli. Chissà cosa
pensavano, vedendo una ragazza sconvolta e in lacrime seduta in un angolo, a
fissare il mare.
Il faro di Suomenlinna... hai sempre avuto ragione, Ville.
E’ vero che l’amore può uccidere....
If death is
the answer to love's mysteries
Then bleed on
my darling to the sound of a dream
HIM- Bleed
well
Ehm...meglio ringraziarvi subito
perchè dopo questo capitolo mi inseguirete per picchiarmi, già lo so!!! E' anche
il penultimo... *me scappa*
Bell_Lua: uhm... forse dopo aver letto
questo capitolo non dirai più che Ville è perfetto! XD
00glo00: mah...non so se Ville è tipo
da matrimonio....
Shirahime88: grazie^^
AnAngelFallenFromGrace: ihihi non so
se ti piacerà anche questo capitolo...ma grazie comunque!!! :o)
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Capitolo 15 *** Right here in my arms ***
Nuova pagina 1
15. Right here
in my arms
Non appena aprii la porta, mi
trovai davanti Jonna. No, forse “davanti” non era proprio il termine adatto,
perché mi si gettò letteralmente tra le braccia, cercando di baciarmi....e
riuscendoci, purtroppo.
“Ville, sono stata una stronza...ho
riflettuto tanto, io ti amo, ti prego torna con me!” implorava.
In quel momento, sentii Milla
scendere le scale. “Amore, chi è?”
Spinsi Jonna via da me, ma
troppo tardi. Milla, la mia Milla, aveva assistito alla scena ed era corsa via.
Mi precipitai alla porta, la
chiamai a gran voce, ma non si voltò nemmeno.
“Vattene” dissi torvo a Jonna,
che mi guardava con un sorrisetto soddisfatto.
“Quella sarebbe la tua nuova
ragazza?” disse sprezzante “Una volta avevi gusti migliori, mio caro Ville.”
“Vattene, cazzo! Piantala di
rovinarmi la vita!” urlai.
Per tutta risposta, prima di
andarsene mi tirò un pugno in pieno viso. Se ne andò ridendo, lasciandomi lì
piegato in due.
Ma non era il pugno a farmi
male. Il dolore che mi dilaniava era per aver fatto soffrire Milla.
In quel momento, sulla porta
apparve Migè.
“Che cazzo ci faceva qui Jonna?”
chiese, prima di vedermi. “Ti ha picchiato di nuovo?”
Annuii. “Lo sai che è una
pazza schizzata! Migè... Camilla se ne è andata, devo trovarla!”
In macchina, mentre
percorrevamo le strade di Munkkiniemi, raccontai a Migè cosa era successo.
“Che stronza” commentò
“Continuo a chiedermi come cazzo hai fatto a stare con lei tutto quel tempo!”
“Me lo chiedo anch’io...”
borbottai. Continuavo ad accendermi una Marlboro dietro l’altra.
“Povera
Camilla...” disse Migè.
Improvvisamente un brivido mi percorse la schiena.
“Andiamo al porto” dissi.
“Che diavolo c’entra il
porto?”
“E’ andata a Suomenlinna,
sbrigati!” gridai, senza volerlo. Speravo solo di fare in tempo. Sapevo,
inspiegabilmente, cosa aveva intenzione di fare, e lo sapevo perché, in fondo,
era la stessa cosa che avrei fatto io se lei mi avesse lasciato.
Me ne stavo rannicchiato sul
sedile,con i gomiti poggiati sulle ginocchia e la testa tra le mani.
“Corri Migè,
cazzo! ”
“Ville, datti
una calmata. Cosa vuoi
che succeda? Se è davvero a Suomenlinna, dalle il tempo di smaltire
l’incazzatura e vedrai che più tardi torna a casa”
Gli lanciai un’occhiataccia.
“Non tornerà” dissi, a voce
bassissima.
Salii a perdifiato le scale
che portavano alla terrazza del faro. Ad ogni gradino rischiavo un attacco
d’asma, lo sapevo, ma non mi importava. Non mi fermai finchè non la vidi,
appoggiata alla balaustra, in lacrime. Per fortuna ero arrivato in tempo. Mi
avvicinai alle sue spalle in silenzio, senza il minimo rumore, riprendendo fiato
solo quando Milla fu al sicuro, avvolta dalle mie braccia.
“Lasciami, Ville”. Non mi ero nemmeno voltata. Sapevo che
quelle braccia che mi avvolgevano, forti e dolci insieme, non potevano che
essere le sue.
“Mai...” mormorò, e sempre tenendomi stretta a sé mi
allontanò dalla balaustra.
“Temevo di non fare in tempo, credevo che tu...”disse.
Finalmente mi voltai a guardarlo. Piangeva. E il mio
bellissimo angelo non doveva piangere. Istintivamente, allungai una mano ad
accarezzargli una guancia. Ville mi amava davvero, e io ero stata una stupida.
“Cosa hai fatto all’occhio?” chiesi, con le lacrime che
ancora mi scivolavano sulle guance.
Lui scosse la testa. “Non preoccuparti ora”.
Ville si sedette su una panchina, facendomi sedere sulle sue
ginocchia senza sciogliere la stretta intorno alla mia vita.
“Era..?”
“Quella pazza isterica di Jonna, sì...” sospirò. “Scusa per
la scena penosa a cui hai dovuto assistere. Vorrei dirti che non capiterà più,
vorrei essere io il primo a crederlo...ma quella è da manicomio...”
“Scusa tu, sono stata una perfetta cretina...” mormorai. “E’
stata Jonna a farti l’occhio nero?”
Ville annuì.
“E non hai reagito?” chiesi, spalancando gli occhi ancora
gonfi di lacrime.
“Ero più preoccupato per la cazzata che stavi per fare, che
per il mio occhio...e poi non prendo a pugni una donna.” Disse, torvo.
“Tu no, ma io sì, cazzo!” sbottai “Ti giuro che se quella
prova a toccarti di nuovo la faccio pentire di essere nata!”
Ville sorrise. “Ora sì che riconosco la mia Milla...”
“Come facevi a sapere che ero qui e...?”
Mi strinse ancora di più a sé. “Ho semplicemente pensato a
come avrei reagito io vedendoti baciare un altro... “
Appoggiai la testa nell’incavo della sua spalla, mentre le
mie labbra cercavano e trovavano le sue.
Improvvisamente, lo sentii ridere.
“Avevo sempre immaginato di chiedertelo qui, lo sai?” disse
“anche se magari in una situazione meno drammatica, senza lacrime e senza occhi
neri…”
“Cosa?”
“Shh....almeno una cosa, fammela fare bene” disse, con una
strana luce negli occhi.
Rimasi a guardarlo perplessa mentre mi faceva sedere sulla
panchina e si inginocchiava davanti a me, prendendomi la mano.
“Camilla Williams, vuoi sposarmi?”
Is it so hard
to believe our hearts
Are made to be
broken by love
That in
constant time lies
The beauty of
it all
My darling
won't you feel
The sweet
heaven in
Our endless
cry
HIM-One last
time
Grazie grazie a tutte!!!! Ormai siamo quasi al finale...manca solo l'epilogo!!!
(ma sarà davvero il finale?? boh! ;-p )
Bell_Lua: mi
dispiace per lo sconvolgimento! Ma un piccolo colpo di scena ci voleva no?? ;-p
eeeh come ti capisco...anche per me Ville è l'incarnazione dell'uomo perfetto!!!
00glo00: passato lo
shock con questo capitolino?? serve fazzoletto? XD
Shirahime88: sono
contenta che il capitolo ti sia piaciuto nonostante tutto^^
AnAngelFallenFromGrace: ihihi avevi indovinato!!! Comunque...mi sono affezionata
troppo alla coppia Ville-Camilla, quindi forse forse...un seguito...chissàààà!!!
Lally: shììì Bleed
Well era proprio perfetta!! L'idea del capitolo come al solito è partita dalla
canzone^^
Malaena: ahaha
l'appellativo di polipo anoressico mi sembra proprio perfetto per la Cionna!!!!!
XD
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Capitolo 16 *** Epilogo ***
Nuova pagina 1
Epilogo
Ville ed io ci sposammo il 31 dicembre, ad Helsinki, sotto
una nevicata memorabile. Da Roma arrivarono solo Giada ed Ale, mentre i miei
genitori preferirono, una volta ancora, far finta di nulla, anche se in cuor mio
sperai fino all’ultimo di vederli arrivare. Fu un matrimonio totalmente degno di
noi: ci sposammo al tramonto, e festeggiammo con il consueto concerto di
capodanno al Tavastia, circondati dai nostri amici più cari.
Ma le sorprese non erano finite. Ero in galleria, con Ale e
Giada, quando il concerto stava ormai per concludersi... sapevo che l’ultima
canzone sarebbe stata “The sacrament”, come sempre, quello che non sapevo
era lo scherzetto che Ville stava per farmi.
Partirono le prime note, Ville prese il microfono e... fermò
tutti, iniziando a parlare.
“Manca qualcosa, per questa canzone...o meglio, qualcuno!”
ridacchiò. “Come tutti sapete, questo non è solo il consueto concerto di
Capodanno...ma anche il party del mio matrimonio! Quindi...vorrei mia moglie qui
sul palco, per l’ultima canzone!”
Sbiancai. No, non poteva farmi questo. Mentre le luci erano
puntate dritte su di me, gli feci segno di no con il dito.
“Amore, niente storie. Qui, sul palco!” ridacchiò. Dopo
tante insistenze da parte di Ville, salii anch’io sul palco, lanciandogli
un’occhiataccia, per cantare con lui quella che da sempre era la nostra
canzone, quella che secondo Ville era già mia nel momento in cui l’aveva
scritta...anche se ancora non ci conoscevamo.
“Ti basterà, tutto questo?” sussurrai, ad un certo punto,
perché solo lui mi sentisse.
“Mi basti tu, per sempre.” rispose.
You know our sacred dream won't
fail
The sanctuary
tender and so frail
The sacrament
of love
The sacrament
of warmth is true
The sacrament
is you
HIM- The
Sacrament
The end ???
Ed eccoci arrivati al
mini- epilogo!!! (sigh)
Grazie a tutte
per i commenti e grazie anche a chi ha letto la storia senza commentare!
Ovviamente il
ringraziamento più speciale va alle canzoni degli HIM che mi ispirano a scrivere
e...ai sogni assurdi che faccio con il Valo come protagonista!!!! xD
AnAngelFallenFromGrace:
grazie^^ Il seguito...ci sarà!! Con calma ma prima o poi arriva!!!
Malaena: ihihi
Villuccio è l'uomo perfetto!!! (occhietti a cuoricino mode:on!!!!)
linkinpark: fazzolettiiiii!!! Taaanti
fazzoletti! Mi sono commossa anch'io scrivendo quella scena!! (me è proprio
scema ihihih)
EtherealClover: sigh...malvagia io?? Appena
sento la parola Tavastia mi scende una lacrimina... quest'estate quando arriverò
davanti a quella porta mi scioglierò in lacrime, credo (o mi incateno lì davanti
fino al prossimo Helldone...) xD
00glo00: Jonna??? GRRRR solo il nome mi da
fastidio XD
Shirahime88: grazie^^
desdemona_vampira: ma ceeerto che puoi
picchiare Jonna!!!! Ti aiuto anch'io però!!! XD
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