The Sacrament Of Love

di Sweetie616
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1.Leave all behind ***
Capitolo 2: *** 2. Completely torn apart ***
Capitolo 3: *** What a wicked thing to do, to let me dream of you... ***
Capitolo 4: *** 4. Open your arms and drown in this love ***
Capitolo 5: *** 5. Chains around your Heart ***
Capitolo 6: *** 6. Heartache's knocking on the door ***
Capitolo 7: *** 7. I know where I belong ***
Capitolo 8: *** 8. You’re my Heaven ***
Capitolo 9: *** 9. The warmth of a tender storm ***
Capitolo 10: *** 10. Tender touch of pain ***
Capitolo 11: *** 11.Waiting for your kiss to take me back home ***
Capitolo 12: *** 12.Our heaven is worth the waiting ***
Capitolo 13: *** Lost in the arms of your fate ***
Capitolo 14: *** Suicide of Love ***
Capitolo 15: *** Right here in my arms ***
Capitolo 16: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** 1.Leave all behind ***


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The Sacrament of Love……..

Questa ff non è scritta a scopo di lucro, e non ha la finalità di offendere i personaggi citati.

 

1. Leave all behind

Entrai in redazione tipo zombie, come accadeva ormai da qualche tempo. Per la precisione da quando Luca, il mio fidanzato da una vita, aveva deciso di andarsene con Ilaria, mia ex migliore amica nonché collega di lavoro.

Buttai la giacca sulla sedia di fianco alla scrivania, e prima di dare anche solo un’occhiata alle carte che vi giacevano sopra, decisi di fare una puntata veloce alla macchinetta del caffè. Chissà, forse avrei assunto un’aria più sana, almeno in apparenza.

“Buongiorno, Camilla!” mi salutò Giada, con aria allegra. Risposi con una specie di grugnito. Con lei potevo permettermelo, eravamo amiche da sempre e sapeva benissimo in che schifo di situazione mi trovassi. Era sempre allegra...come diavolo faceva, mi chiedevo...io non riuscivo ad esserlo nemmeno quando nella mia vita andava tutto bene, ed ora meno che mai.

“Come va stamattina?”disse guardandomi con aria clinica. “Spero meglio, perché il grande capo ti cercava”.

Spalancai gli occhi... e decisi di prendere un caffè doppio, ne avevo bisogno. Il capo si era accorto della mia esistenza, dopo tre mesi passati chiusa in una stanzetta a correggere bozze di articoli scritti da altri. Forse si era accorto di me solo per l’aria stralunata che mostravo... però mi cercava, e volevo sapere il motivo, subito.

“Vado!” risposi, con un lampo di vitalità sorprendente, che in me non ricordavo più.

 

Bussai alla porta, intimidita, e alla sua risposta sporsi la testa all’interno.

“Camilla... entra, cercavo proprio te” disse.

Massimiliano Bianchi era un uomo sulla cinquantina, terribilmente gay,  direttore della rivista per cui scrivevo...ehm, per cui correggevo bozze, in attesa di poter, chissà quando, scrivere un articolo tutto mio.

“Ti vedo...spenta, in quest’ultimo periodo” disse, cercando di intavolare una conversazione personale che io non volevo assolutamente iniziare.

Feci un sorrisino di circostanza. La mia vita privata non era di certo affar suo, e comunque non interferiva con i miei ritmi di lavoro...anzi. Mi ero buttata nel lavoro proprio per non pensare.

“Sono solo un po’ stanca, tutto qui” risposi con un’alzata di spalle.

“Trova il modo di farti passare la stanchezza, allora. Ho un incarico per te”

Spalancai gli occhi.

“Cioè devo scrivere un articolo?”

Massimiliano sorrise. “Certo.... dovrai fare la recensione di un concerto. Normalmente se ne occupa Ilaria, lo sai. Ma è incinta, e non è proprio l’ideale per lei partecipare ad un concerto rock.”

Già.. sospirai. Ilaria era incinta, del figlio del mio ex fidanzato.

“Poi credo che tu sia più adatta a questo genere di musica.” Aggiunse Bianchi.

Pronunciò l’ultima frase squadrandomi da capo a piedi. Come ero vestita? Pensai tra me e me...ah sì, ricordai: jeans neri, maglia nera e anfibi...da quando Luca se ne era andato ero tornata al mio abbigliamento consueto, quello che lui definiva “da darkettona”... L’esatto contrario di Ilaria, insomma: sempre impeccabile e firmata dalla testa ai piedi.

“Dov’è il concerto?” chiesi.

“A Firenze, domani sera. Sulla tua scrivania troverai il biglietto del treno e la prenotazione dell’albergo. Ah... se non conosci il gruppo ti converrà ascoltare qualcosa, durante il viaggio.Mi aspetto la recensione del concerto e un’intervista in esclusiva con il cantante.”

Nient’altro? Pensai. Almeno speravo che fosse un gruppo di mio gradimento.

“Chi devo intervistare?” chiesi.

“Conosci gli HIM, no? Vai, guardi il concerto, intervisti Ville Valo e torni. Niente di più facile! E poi achi dispiacerebbe intervistare Ville? Tu sei anche mezza finlandese, quindi sarà più facile. ”

Conoscevo gli HIM? No, assolutamente no. E non sapevo nemmeno chi fosse questo Ville Valo. Diciamo che rifuggivo da tutto ciò che potesse ricordarmi la Finlandia, per non stare ancora più male.

“Sono finlandesi?” chiesi.

“Di Helsinki”.

Sorrisi. Helsinki era la città in cui avevo trascorso la mia infanzia, il periodo più bello della mia vita.

 

Mi congedai dal capo e tornai alla mia scrivania. Sbirciai l’orario del treno: 10.30. Questo significava che avrei avuto poco più di 14 ore per sapere tutto degli HIM.

Potevo farcela. Decisi di chiedere prima di tutto qualche dritta a Giada, che sicuramente ne sapeva più di me.

“Giada..?” chiamai, appoggiandomi alla sua scrivania. Dovevo avere un’espressione piuttosto sconvolta, a giudicare dallo sguardo preoccupato che mi giunse in risposta.

“Problemi con Bianchi?” chiese.

“No, no...anzi!” risposi. “Mi manda in missione, sostituisco la stronza.”

“Fantastico!!” esclamò Giada, come al suo solito con troppo entusiasmo “Dove?”

“Al concerto degli HIM...che non so nemmeno chi siano...”

Giada sgranò gli occhi. “Gli HIM? Caspita, se lo dici a mia sorella le prenderà un colpo!! Voleva andare al concerto ma non ha trovato i biglietti!”

Sospirai. “Sono l’unica a non conoscerli, a quanto pare...devo intervistare il cantante, sai che tipo è?”

Giada sgranò gli occhi ancora di più. “Devi intervistare Ville Valo??” chiese.

Annuii. “Perché quella faccia?”

“Camy, dove vivi? Beh...Ville Valo è egocentrico, bellissimo, carismatico, sexy da morire...e sa benissimo di esserlo!!” rispose, senza mezzi termini.

“Figuriamoci, non li guardo nemmeno, gli uomini, in questo periodo, sono ancora in lutto. Quanto all’egocentrismo... se lo farà passare per il tempo dell’intervista!”.

Decisi comunque di appurare con i miei occhi. Tornai alla mia scrivania e digitai “Ville Valo” sul mio motore di ricerca preferito.

Sì, in fondo aveva un che di affascinante, ma decisamente non era il mio tipo: troppo tatuato, troppo truccato, troppo...troppo tutto. Però i suoi occhi verdi mi colpirono molto.

Prima di tornare a casa, mi fermai a comprare l’ultimo cd degli HIM, e lo ascoltai mentre preparavo la valigia. Le canzoni non mi dispiacevano affatto, a dir la verità. Erano talmente coinvolgenti da impedirmi di pensare (cosa che desideravo di più, da quando Luca se ne era andato), e la voce di Ville era vellutata e piacevole.

Aprii l’armadio, indecisa sull’abbigliamento da mettere in valigia. Decisamente gli anni di quasi matrimonio con Luca non avevano giovato al mio guardaroba. Decisi di buttar via tutti quegli inutili twin set e tailleur che non mi erano mai piaciuti,  ripescai dal fondo di un cassetto dei vestiti che non mettevo da anni, chiusi la valigia e andai a letto. Il mio primo articolo...ancora non riuscivo a crederci! Quella notte riuscii perfino a dormire, come non accadeva da tanto.

 

I've been there before knocking on the same door
It's when hate turns to love and love to hate
Faith to doubt and doubts to faith

HIM- Beyond redemption

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Capitolo 2
*** 2. Completely torn apart ***


Nuova pagina 1

2. Completely torn apart

 

Per tutto il viaggio in treno continuai ad ascoltare gli HIM, guardando distrattamente la campagna toscana che scorreva dal finestrino.

Decisi di passare velocemente in albergo, a lasciare la valigia e a cambiarmi, per poi andare subito in teatro. Volevo documentare l’atmosfera che precedeva il concerto.

Bianchi aveva fatto le cose in grande, prenotando una stanza in uno dei migliori alberghi di Firenze...come succedeva sempre quando Ilaria doveva scrivere un articolo.

Quando arrivai alla reception, mostrando il tesserino della redazione, sorse il primo problema.

“La stanza è prenotata per la signora Ilaria Cantoni” disse la segretaria.

“No” risposi “ c’è stato un cambiamento. Sono Camilla Williams e sostituisco la str...ehm, la signorina Cantoni. Dovrebbe avere un fax...”

La segretaria mi guardò perplessa. Per fortuna la sua collega venne in mio soccorso: il fax era semplicemente finito sul tavolo sbagliato.

La mia camera era ampia e accogliente, dalla finestra si vedeva uno splendido panorama di Firenze. Mi feci una doccia e indossai i miei jeans preferiti con una maglia nera aderente, con dei manicotti al posto delle maniche. Mi truccai con cura, abbondando con la matita nera, come facevo…prima di Luca. Quanto mi aveva cambiato? Odiava le ragazze troppo truccate, e io avevo finito con l’adattarmi. Promisi a me stessa di non farlo mai più....ammesso che avrei avuto un'altra storia, non avrei più permesso che chi mi stava accanto cambiasse il mio modo di essere. Mi pettinai i capelli lasciandoli sciolti, a ricadere sulla schiena in morbide onde castane. Mi sbirciai nello specchio. Sì, ero più che presentabile. Misi nella borsa il registratore, la macchina fotografica, il blocco e la penna, e mi chiusi la porta alle spalle.

 

Ero immersa nei miei pensieri quando si aprirono le porte dell’ascensore ed entrai, proprio nel momento in cui  usciva un ragazzo vestito di nero, con cui, inevitabilmente,  mi scontrai.

“Vuoi guardare dove vai?” gli urlai contro, alzando lo sguardo quel poco che bastò ad incrociare due incredibili occhi verdi. Lui mormorò qualcosa in inglese, continuando a correre per il corridoio.

 

Noleggiai una macchina e per un po’ me ne andai in giro per Firenze, almeno finchè non venni colta dalla malinconia dovuta a tutte le volte in cui c’ero stata con Luca, poi decisi di andare al teatro.

Lo spiazzo antistante era gremito di ragazzine. Riuscivo tranquillamente a confondermi in mezzo a loro, visto che dei miei 26 anni ne dimostravo a malapena 20. Scattai un po’ di foto, e poco prima dell’apertura dei cancelli sgattaiolai davanti all’ingresso stampa.

 

Ero sotto il palco, e ogni tanto mi rendevo conto di qualche occhiataccia lanciatami dalle ragazze della prima fila. Pensai a quando, da ragazzina, sognavo di poter essere proprio lì, ad intervistare qualcuno dei miei cantanti preferiti. Mi preparai a buttar giù qualche idea per l’articolo... poi finalmente la band salì sul palco. Quando vidi Ville, rimasi totalmente ipnotizzata e non riuscii a staccargli gli occhi di dosso per una buona mezz’ora.

Cavolo, Camilla! Protestai contro me stessa. Sei qui per lavorare, non per fare gli occhi dolci a un cantante come una ragazzina!

Sì però...accidenti se era bello, le foto che avevo visto non gli rendevano assolutamente giustizia... e la sua voce era talmente sensuale...

 

Ad un certo punto i nostri sguardi, il mio e quello di Ville, si incrociarono per un attimo, e in quegli occhi verdi riconobbi con terrore il ragazzo a cui avevo urlato contro in albergo! Fantastico, come minimo mi avrebbe mandato al diavolo alla richiesta di un intervista... Ma, al momento, la mia unica preoccupazione era quella di riprendermi dal batticuore dovuto all’incrociarsi dei nostri sguardi.

 

A fine concerto mi avviai verso i camerini, seguita da un’orda di fans che speravano di riuscire ad intercettare Ville all’uscita dal teatro. Per non finire schiacciata, scelsi di fermarmi, appoggiandomi ad una piccola porta, seminascosta,  e facendo passare la folla.

Ad un certo punto sentii delle voci dietro la porta.

“Visto Migè, ce l’abbiamo fatta! Sono tutte davanti alla porta sbagliata! Sono cazzi di Burton e Linde, adesso!” La porticina si aprì, e ne uscì Ville, sorridente...finchè non si trovò  faccia a faccia con me.

“Non dire niente!” mi intimò “Tu non mi hai visto! Vieni, ti firmiamo gli autografi, facciamo tutte le foto che vuoi basta che non dici a nessuno che sono qui!”

Non riuscii a non sorridere.

“Veramente io...”riuscii a malapena a formulare, persa negli occhi di Ville “sono una giornalista e dovrei intervistarti”

Mi prese per un braccio e mi tirò dentro il camerino, molto poco delicatamente.

“Ah giusto! Sei quella...Ilaria, no?”

“No... Camilla Williams, sostituisco Ilaria” mi presentai, porgendogli la mano e cercando di assumere un'aria professionale.

Ville la strinse, e mi guardò, probabilmente per la prima volta da quando ero entrata.

“Ma tu sei la ragazza dell’albergo!” ridacchiò “Scusa per stamattina”

“Scusa tu, ti ho urlato contro” mormorai.

“Ma io ti ho praticamente distrutto una spalla” sorrise.

“Non è niente” risposi. Come non perdonarlo, se mi chiedeva scusa con quella voce incantevole?

All’improvviso si accese un lampo nei suoi occhi verdi.

“Riesci a trovare un modo per farci uscire di qui senza incontrare...?” chiese, indicando la porta. “L’intervista possiamo farla con calma in albergo, se vuoi”.

 

Mi venne un’idea... ma non sapevo se avrebbe funzionato.

“Ci provo” dissi ”firmami qualcosa!”

Ville mi guardò con aria interrogativa.

“Fidati di me”. Sorrisi, porgendogli il blocco.

Scivolai fuori dalla porta, badando a tenere il blocco autografato bene in vista. Mi diressi di corsa verso il gruppo di ragazze in attesa davanti al camerino di Linde, urlando.

“O mio Dioooo!! Ho l’autografo di Villeee!!”

Almeno cento paia di occhi si voltarono a guardarmi.

“Dov’è?” mi chiese una ragazza.

“Di là, nei camerini dall’altra parte del palco!”

La cosa sembrò funzionare, infatti corsero tutte verso la direzione che avevo indicato. Tornai al camerino giusto, dove trovai Migè e Ville ad aspettarmi, e li guardai con aria angelica.

“Sei diabolica” commentò Ville, con una risatina.

“Via libera!” sorrisi “Se volete, ho la macchina qui dietro”

“Certo che sì, daremo meno nell’occhio!” aggiunse Migè. “Avviso gli altri che ci vediamo direttamente in albergo.”

Salimmo in macchina e partii a tutta velocità.

Ma avevo una domanda che mi rigirava in testa da un po’: perché lo stavo facendo? Solo per l’intervista, che magari mi avrebbe fruttato una promozione? In realtà... in quel momento l’articolo era l’ultimo dei miei pensieri. Sbirciavo con la coda dell’occhio Ville, seduto accanto a me, sul sedile del passeggero, e facevo una bella fatica a tenere gli occhi fissi alla strada.

Per fortuna l’albergo non era lontano.

“Ci vediamo tra mezz’ora al bar in terrazza, va bene?” disse Ville, una volta entrati.

“Cosa?” mormorai, completamente distratta.

“Per l’intervista, no?” rise...e io mi ricordai che ero lì per lavoro.

 

Blinded I am and so are you by shedding tears

The confusion that separates us two we hold dear

HIM – Kiss of Dawn

 

Kiitos a tutte!!! non mi aspettavo tante recensioni!

 

EtherealClover: ma certoo che la frase è presa da Venus Doom!!! vediamo se indovini i capitoli successivi, ma penso proprio di sì!!;o) sono contenta che ti piaccia ma...ehm... le tue ff quando le aggiorni? *me si allontana fischiettando...*

 

Linkin Park: grazie!! gli aggiornamenti arriveranno abbastanza in fretta, credo, visto che la storia è già tutta scritta!

 

AnAngelFallenFromGrace: eh lo so...ma Cami capirà ben presto cosa si è persa!!!!! xD

 

00glo00: magari capitassero a me queste fortune.... ç____ç

 

 

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Capitolo 3
*** What a wicked thing to do, to let me dream of you... ***


3

3. What a wicked thing to do, to let me dream of you...
 

 

Passai in camera a darmi una sistemata, indugiando davanti allo specchio più del dovuto, e dandomi della cretina da sola per questo.

Quando arrivai al bar, Ville era già lì, davanti a un caffè e con una sigaretta appena accesa in mano.

Vedendomi arrivare, mi sorrise e mi fece cenno di sedermi.

“Vuoi qualcosa da bere?” chiese.

“Un caffè anche per me, grazie”

L’intervista...fu tutt’altro che un’intervista.  Dissi a Ville, onestamente, che non conoscevo gli HIM e mi avevano molto colpita al concerto, e alla fine quello che doveva essere un incontro di lavoro si trasformò in una chiacchierata piacevole.

“Quindi non sapevi nemmeno chi fossi, prima di oggi” constatò Ville, sorpreso.

“No.. scusa, magari è un duro colpo per la tua autostima...” ironizzai “Però ho sentito solo ieri il vostro ultimo cd, e mi sono documentata un pò su internet, ho chiesto a una mia collega che tipo sei... cose così.”

“Che ne pensi dell’album?” chiese.

Risi. “Ma non dovrei essere io ad intervistare te? Comunque...mi è piaciuto molto, soprattutto Sleepwalking past hope...”

“C’è molto di me, in quella canzone...sono contento che ti piaccia” ammise, abbassando lo sguardo.  “Posso chiederti un’altra cosa? Che ha detto di me la tua collega? Sono curioso.” Continuò.

“Andiamo, Ville...dice la stessa cosa che dicono tutte le tue fan! non dirmi che non lo sai! Basta dare un’occhiata in platea mentre canti per capire cosa pensano!”

“Non lo so, davvero” sorrise, con l’aria di quello che in realtà la sapeva lunga.

“Ok... Giada ha detto, come del resto tutte le tue fans, che sei l’uomo più sexy del mondo” risposi.

Ville rise....nel modo più buffo che io avessi mai sentito. “E lo pensi anche tu?” chiese, con uno sguardo che avrebbe fatto sciogliere anche un iceberg.

“Sono troppo sobria per rispondere alle tue provocazioni!” risposi, ridendo a mia volta.

“Non era una provocazione!” si schermì “per esempio, io penso che tu lo sia, sexy intendo...e non ho nessun problema a dirtelo, anche da sobrio”.

Sexy? Io? quell’ affermazione mi fece arrossire fino alle orecchie.

“Ecco...soprattutto quando fai così” disse.

Alzai gli occhi al cielo.

“Ville Hermanni Valo, ci stai provando?” scherzai, per cercare di nascondere l’imbarazzo.

Lui rise di nuovo. “No. Ma solo perché non sei il tipo di ragazza da storia di una notte”.

Per dissimulare l’imbarazzo, diedi un’occhiata al foglio datomi da Massimiliano, con una scaletta delle domande da fare. Ma quando lessi la successiva, l’imbarazzo, anziché diminuire, aumentò.

“Ehm...io questa cosa non te l’avrei mai chiesta, ma secondo il mio capo è la domanda fondamentale...” dissi.

Ville sorrise. “Spara”

“Come deve essere la tua donna ideale?” dissi, in un sussurro.

“Ma che domanda è?” rise.

“Ehm...” arrossii di nuovo “è che il mio capo è molto, molto gay, quindi magari spera di essere LUI la tua donna ideale!” scherzai.

“Mi dispiace deluderlo, allora... “ scosse la testa, poi mi guardò intensamente “Ma probabilmente la mia donna ideale somiglia a te... ora scrivilo, se hai coraggio!” disse.

“No! e comunque, tu eri quello che non ci stava provando, eh?” alzai gli occhi al cielo.

“Scusa...” disse, con una buffa espressione infantile.

“Sì, lo so, probabilmente ti viene naturale provarci con tutte quelle che incontri!” constatai.

Lui rise “Non è vero!”

 

Poi, inaspettatamente, si fece serio e mi prese la mano.

“Grazie, comunque” mormorò.

“Per cosa?” chiesi, guardandolo negli occhi.

“Da quando stiamo promuovendo il nuovo album, sei stata l’unica giornalista a non farmi domande sull’alcool, sulla clinica e...su Jonna”.

Abbassai lo sguardo, per tentare di nascondere la sensazione che mi provocava il tocco della sua mano sulla mia . “Ville, io... te l’ho detto, non sapevo nulla di te, prima di oggi” ammisi “non conoscevo te né il tuo gruppo, non so nemmeno chi sia Jonna... e comunque non te l’avrei chiesto, non mi piace quel tipo di interviste.”

Sorrise e si accese una sigaretta, porgendone una anche a me.

“Grazie” dissi.

“Jonna è la mia ex” specificò, senza che gli chiedessi nulla. “Tra noi non è finita bene...diciamo che per non pensare ho passato mesi interi a bere, di continuo...devo ringraziare Migè se sono ancora qui”.

“M...mi dispiace” mormorai. Era così lontano dall’immagine che mi ero fatta di lui... mi aspettavo di trovarmi davanti la tipica rockstar egocentrica e viziata, invece avevo davanti un ragazzo dolcissimo... che stava tentando di uscire dalla stessa situazione in cui mi trovavo io. Immediatamente il mio pensiero tornò a quella sera in cui Giada era passata per puro caso da me, trovandomi in lacrime e quasi in coma etilico...era la sera in cui Luca era passato a prendersi la sua roba, e a dirmi che Ilaria era incinta.

Sospirai, mentre Ville continuava a guardarmi di sottecchi, poi mi sfilò il blocco dalle mani.

“Ok..ora tocca a me!” esclamò.

“Tocca a te cosa?”

“Intervistarti!”

“Lo stavi già facendo prima!” dissi, facendogli una specie di linguaccia. “Che altro vorresti chiedermi?”

Ville mi guardò intensamente “Cosa si nasconde in quegli occhi blu così tristi?”

Feci un mezzo sorriso.  “La stessa tristezza che vedo io nei tuoi...” risposi.

Ci guardammo negli occhi per un attimo che sembrò eterno, e poi parlammo e parlammo delle nostre storie passate, delle nostre aspettative deluse... Continuammo a parlare anche se era ormai notte fonda. Mi resi conto di non stare così bene con una persona da tempo immemorabile. Con Ville ero la vera Camilla, senza le maschere che mi ero autoimposta per anni. Era fin troppo facile, per me,  parlare con lui. Scoprimmo di pensarla allo stesso modo su molte cose, e me ne meravigliai.

“Pensi di avere abbastanza materiale per il tuo articolo?” mi chiese, d’un tratto.

“Insomma... se devo dirti la verità ho passato gran parte del concerto ad ascoltarvi incantata!” confessai. E a guardare te... dissi tra me e me, ma questo mi guardai bene dal rivelarglielo.

“Chissà, magari durante i prossimi concerti mi rivedrai in mezzo alle ragazzine urlanti! Siete grandiosi, davvero!”

“Non sei il tipo” disse “Tu non hai niente a che fare con loro”.

Restammo per un po’ in silenzio.

“Perché non vieni con noi, domani?” mi chiese, a bruciapelo.

Il mio cuore mancò un battito. “Cosa?”

“Sì, vieni al nostro concerto di Modena, magari stavolta non ti incanti e scrivi qualcosa di sensato.” disse, ridendo.

“Non ci sto provando” aggiunse, serio. “E’ solo che... mi piacerebbe conoscerti meglio”.

“Ville, io....”

Rimasi in silenzio. Era follia pura, qualcosa di totalmente insensato, per me. Qualcosa di meravigliosamente insensato. Ma dentro di me si agitavano due risposte diverse.  La prima era quella della ragione, che mi imponeva di tornarmene a casa e dimenticare le sensazioni che stavo provando,  la seconda era quella del cuore... che mi implorava di seguire Ville, anche se questo avrebbe probabilmente significato ulteriore sofferenza.

 

Despair has a face and all these wounds remain unhealed

Blessed to kill and enslaved are all hearts around love's will

Thrilled to start all over again

HIM- Dead lovers’ lane

 

KIITOS a:

 

Ethereal Clover: eh sì...diciamo che è Ville che invita moolto al sin!!!! xD  presto riavrò msn...appena mi ridanno la mia abituale postazione in ufficio, spero già da domani!!!

 

Bell_Lua: ma grazieee!!! felicissima che ti sia piaciuto!

 

00glo00: mai perdere le speranze, prima o poi un pò di fortuna capiterà... :D

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Capitolo 4
*** 4. Open your arms and drown in this love ***


Nuova pagina 1

4. Open your arms and drown in this love

 

Ville continuava a tenere lo sguardo fisso su di me, e di certo questo non aiutava la decisione.

“Potresti smetterla di guardarmi in quel modo, per favore?” chiesi.

Sorrise. “Perché, come ti sto guardando?”

In un modo che mi impedisce di ragionare, pensai. In quel momento, fortunatamente,  arrivarono Burton e Migè.

“Cazzo, Ville, dov’eri finito? Dobbiamo andare!”

Guardai l’orologio...cinque e un quarto del mattino, il tempo era volato.

“Allora?” mi chiese Ville a bassa voce, speranzoso.

 

E fu così che il cuore l’ebbe vinta sulla ragione.

“Andiamo!” dissi, sorridendo.

Il frontman ridacchiò.

“Camilla viene con noi?” chiese Migè “Aspetta, c’è una condizione”

“Quale?” chiesi.

“Domani dovrai ripetere l’azione diversiva per farci uscire dal locale sani e salvi!”

Ridemmo tutti. Il tempo di recuperare la valigia dalla mia stanza, ed ero già sul tourbus, seduta accanto a Ville.

 

Dopo un po’, complice la stanchezza e il rumore del motore, mi addormentai. Quando aprii gli occhi eravamo già quasi a Modena, e mi sorpresi nel ritrovarmi appoggiata a Ville, che dormiva beatamente con un braccio attorno alla mia spalla e la sua giacca di velluto a coprire entrambi.

Alzai gli occhi e vidi che Gas tratteneva a stento una risata... dovevo avere un’espressione troppo buffa.

“Sveglia il bello addormentato” mi disse “siamo arrivati!”

Sentirmi dire “buongiorno” da Ville con la voce assonnata mi fece sentire le farfalle nello stomaco...ma quello era solo l’inizio.

 

Sì, perché arrivati in albergo, la stanza per me non c’era. L’unica soluzione era una minuscola stanzetta comunicante con quella di Ville...tanto per rimanere con i piedi per terra e scrivere l’articolo, insomma. E di certo le risatine di Gas e Migè non aiutavano...

Quando entrammo in camera, ci rendemmo conto che, in realtà, la stanza comunicante altro non era che un piccolo sgabuzzino con un letto dentro.

“Tu lì non ci dormi!” disse Ville, risoluto.

“Ma dai... è solo una notte, non c’è nessun problema, davvero! E poi posso sempre dormire nel tourbus...”

Mi guardò storto.

“Puoi anche dormire con me, se vuoi... ci sono ragazze che pagherebbero, no?” ridacchiò.

Gli lanciai un’occhiataccia....beh, un tentativo di occhiataccia.

“Grazie Ville, ma non dormirò con te.” Risposi.

 Ero sicura che non avrei chiuso occhio, con lui accanto...anche se durante il viaggio, inconsapevolmente abbracciata a lui, avevo dormito come mai in vita mia.

 

Ma era presto per pensarci, lo avrei fatto in seguito... gli HIM dovevano prepararsi per il soundcheck, così li seguii al Vox. Cominciai ad accusare le poche ore di sonno, infatti mi sdraiai per un po’ sul divanetto nel tourbus, e mi addormentai. Mi svegliò una conversazione in finlandese tra Ville e Migè qualche ora dopo.

“Ville, non me la racconti giusta!” diceva il bassista, a bassa voce per non svegliarmi.

Decisi che era meglio far finta di dormire, e aprii solo un occhio per sbirciare la reazione del frontman.

Era seduto su un divanetto a gambe incrociate,  una sigaretta in mano,come al solito, e guardava di sottecchi il bassista.

“A proposito di cosa?” chiese.

“Di una certa ragazza che hai voluto con noi al concerto” ridacchiò Migè.

Ville sbuffò, e spense la sigaretta.

“Deve finire di scrivere l’articolo” disse, distrattamente.

“Sì, come no!” ridacchiò Migè.

“Cazzo, non ti si può nascondere niente, Migè!”attaccò il frontman “ Mi piace, va bene? Ieri sera sono stato benissimo con lei, e sai da quanto non mi capitava una cosa del genere...”

“Sì ma ti piace...una botta e via o è una cosa seria?”

“Piantala, Migè! Non è il tipo di ragazza da una botta e via... non le farei una cosa del genere...”

“E’ una cosa seria...” borbottò il bassista. “Ville, io sono uno dei tuoi migliori amici. Sono stufo di venire a recuperarti sbronzo e con il cuore a pezzi per colpa di una donna. E domani torniamo ad Helsinki...non le dirai di seguirti, voglio sperare”.

“No” sospirò Ville “Non so come andrà, ma mi piace averla vicina, finchè posso...”

“Parlale, scemo! ” disse Migè “Non credo che ti abbia seguito fin qui solo per scrivere un cazzo di articolo!”

Quando i due uscirono, mi misi a sedere sul divanetto, stiracchiandomi, con il cuore che mi rimbalzava nel petto.

Non credevo alle mie orecchie. Ville aveva provato le mie stesse sensazioni, la sera prima. E Migè aveva ragione, se l’avevo seguito fino a Modena un motivo c’era, e andava ben oltre il mio lavoro. Ville mi piaceva, e tanto. Ma non dovevo, non potevo, aspettarmi nulla. Lui era sempre la rockstar famosa, e io una ragazza normale...fin troppo normale. E uno come lui avrebbe portato ulteriore distruzione al  mio cuore spezzato.

Li sentivo accordare gli strumenti, e andai a sedermi per terra in platea, sotto il palco. Ville mi sorrise e mi fece un cenno di saluto. Incrociare il suo sguardo, dopo aver sentito una conversazione che non avrei dovuto ascoltare, mi fece arrossire. Ma non riuscimmo a dirci nulla prima dell’inizio del concerto.

 

 

Quelle poche battute scambiate con Migè mi avevano sconvolto più del dovuto. Mi accesi un’altra sigaretta, per poi spegnerla trenta secondi dopo. Cosa mi stava succedendo, cazzo? Cosa aveva quella ragazzina per sconvolgermi così tanto? Semplice, mi risposi: aveva un modo di fare che mi incantava: ironica, dolcissima... e quegli occhi. Guardavo l’espressione dei suoi occhi e ci ritrovavo me stesso,  perso nell’ inferno personale che cercavo di sconfiggere da quando io e Jonna ci eravamo lasciati. E una voce dentro di me mi diceva che lei poteva essere la mia salvezza, la dimostrazione che non sempre l’amore fa male. O meglio...potevamo dimostrarcelo a vicenda. Per una volta decisi di dar retta a Migè....a modo mio, però.

“C’è una modifica nella scaletta” dissi, appena un’ora prima dell’inizio del concerto “concludiamo con The sacrament... l’ultima versione.”

Gas mi guardò truce.

“Cazzo, Ville, sei impazzito? Non l’abbiamo mai suonata dal vivo!”

“Non sono problemi tuoi, Gas. Sarò io a cantarla, senza di voi”

“Ville, stai esagerando!” intervenne Burton “che vuoi fare il figo con la tua bella giornalista l’abbiamo capito tutti, ma non puoi farci fare l’ennesima figura di merda sul palco.”

“Calmati Burton” disse Migè “non è la prima volta che Ville canta the Sacrament in quel modo”

“Linde?” chiesi.

“Fai come cazzo ti pare, Ville” fu la sua unica risposta, ma dal mezzo sorriso che gli spuntò in faccia capii che era con me.

“L’ultima canzone sarà The Sacrament” ribadii, accendendomi una sigaretta.

 

 

Stranamente riuscii, stavolta, a seguire il concerto senza incantarmi troppo...fino alla fine. Precisamente finchè non vidi le luci abbassarsi, Ville imbracciare la chitarra, sorridere e guardare verso di me.... in quel modo che ogni volta mi lasciava senza fiato.

“Questa è l’ultima, per stasera...” disse “Ma per me è speciale, come lo è la persona a cui la dedico. Camilla, questa canzone è per te”.

Quando lo sentii pronunciare il mio nome (in un modo che mi piaceva decisamente di più di quanto fosse lecito) e iniziare a cantare con lo sguardo fisso su di me, mi sciolsi completamente.

 

I hear you weep so far from here

I taste your tears like you're next to me

And I know

My weak prayers are not enough to heal

All the ancient wounds so deep and so dear

The revelation is of hatred and fear

 

Ascoltai attentamente il testo, e quando Ville smise di cantare ci vollero dieci minuti buoni perchè il mio cuore tornasse a battere normalmente. Mi ero quasi dimenticata come si facesse a respirare. Cosa diavolo mi stava succedendo?

“Qualcosa non va?” mi chiese Migè, facendomi segno di seguirli nel backstage. “Abbiamo fatto schifo?”

Risi. “Siete stati fantastici anche stavolta! E Ville...”

Migè si fece serio. “Forse non dovrei dirtelo, ma...”

“Credo di sapere cosa devi dirmi, Migè...” lo interruppi, guardandomi la punta delle converse nere. Non riuscivo a guardarlo negli occhi.

Il bassista mi guardò con aria interrogativa.

“Facevo finta di dormire, mentre parlavate... e da piccola ho vissuto ad Helsinki, quindi capisco perfettamente il finlandese...” confessaii.

“Cazzo, ha ragione Ville a dire che sei diabolica!” esclamò Migè.

Ridemmo entrambi, ma Migè tornò subito serio.

“Camilla...Ville ha passato un periodaccio, ultimamente. È da tanto che non lo vedevo così  sereno e sorridente... e il suo ego è tornato spropositato come quello di una volta! Non so cosa vi siate detti ieri sera, ma credo che parte del merito sia tuo, e Ville lo sa.”

Feci un sorriso. Anche lui aveva un effetto benefico su di me, senza dubbio.

Migè stava per dirmi qualcos’altro, ma in quel preciso momento arrivò Ville, e il bassista sparì, lanciandomi un’occhiata che la diceva lunga.

“Ti stavo cercando” disse il darkman, passandomi un braccio intorno alle spalle. Il mio cuore impazzì di nuovo, come prima. “Ti sei incantata di nuovo?” sorrise.

“Solo alla fine” ammisi, abbassando lo sguardo “grazie per la dedica, io...”. Ci guardammo a lungo, e per un attimo mi persi completamente nei suoi occhi verdi. Dio, quanto volevo baciarlo! Cercai di respingere questo pensiero, non volevo fare la figura di quella che cade tra le braccia del cantante famoso, e cosa più importante,non volevo e non dovevo innamorarmi di lui.

 

Oh at least you could try

Let me just to be closer

For this one last time

Let me fall into your arms

It could be alright

Don't let us grow any colder

For this one last time

Let me close to your heart

HIM- The 9th circle

 

KIITOS!!!! :o)

 

Mid: sono troppo felice di averti dato l'ispirazione per aggiornare...ora continua così però!!! xD

 

Bell_Lua: grazie!!! io scrivo sempre con le canzoni dei miei adorati in sottofondo...normalmente la canzone che cito alla fine è quella che ha ispirato il capitolo!!

 

00glo00: come vedi...ha accettato!! non poteva essere altrimenti... se no avrei ucciso con le mie mani la protagonista che io stessa ho creato!!! xD

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Capitolo 5
*** 5. Chains around your Heart ***


Nuova pagina 1

5.  Chains around your heart

 

“Ville!! Ci fai un autografo?”

Alzai gli occhi al cielo. Un gruppetto di ragazze si era avvicinato, spezzando la magia di quel nostro piccolo momento privato. Mi ero completamente dimenticata di ripetere l’azione diversiva di Firenze.

Ville firmò decine di autografi, poi mi prese dolcemente  per mano.

“Andiamocene da qui” mi disse.

Burton, Migè, Gas e Linde erano scampati per un soffio all’assedio delle fans, e ci aspettavano sul tourbus.

“Non hai funzionato, oggi, eh?” mi rimproverò scherzosamente Linde.

“Credo sia colpa di Ville” ridacchiò Gas.

“Birra?” propose Burton “Camilla, ieri ti sei persa una vera serata post-concerto...questa però non raccontarla nell’articolo!”

Risero tutti.

Andammo in un pub poco lontano...e scoprii cosa intendeva Burton. Nel giro di due ore, scoprii anche che tutti, a parte Ville che aveva davanti il solito caffè, reggevano benissimo l’alcool... al contrario di me. Quando fu il momento di tornare in albergo, mi resi conto che non riuscivo nemmeno a stare in piedi, attorno a me girava tutto. Tentai di alzarmi, ma ricaddi di nuovo sulla panca del pub.  Era ben diverso, però, da quando mi ubriacavo per non pensare a Luca...la verità è che mi stavo divertendo da matti.

“ Sembra che Camilla non regga molto l’alcool!” constatò Migè.

“ Ti aspetta una bella serata, Ville!” ridacchiò Gas.

“Piantatela di dire cazzate!” esclamò acido Ville, prendendomi in braccio.

“Ville, sto bene...mettimi giù...” borbottai, mentendo spudoratamente. Sapevo che se mi avesse messa giù, sarei crollata per terra, e per fortuna lui non si fece incantare, portandomi in braccio fino in camera. Mi depositò delicatamente sul suo letto, togliendomi le scarpe. Protestai debolmente. Per fortuna non mi veniva da vomitare. Volevo solo dormire...anzi no, volevo anche e soprattutto baciare Ville, ma quello non era un effetto dell’alcool, purtroppo.

“Vedrai che dopo una bella dormita starai meglio” disse.

“Non te ne andare, resta con me...” mormorai.

“Ma come, tu non eri quella del “con te non ci dormo?” rise, sdraiandosi accanto a me.

“Non l’ho mai detto.. mi dai il bacino della buonanotte?” aggiunsi. Ora sì che riconoscevo l’effetto dell’alcool, da sobria non l’avrei mai detto.

Ville ridacchiò, e mi stampò un bacio sulla fronte, scendendo poi, dolcemente, a sfiorarmi la guancia con le labbra, mentre, più o meno involontariamente, le mie braccia lo stringevano a me.

“Dormi” sussurrò.

“Ville...”

“Sì?”

“Penso anch’io che tu sia l’uomo più sexy del mondo...”  Ecco fatto. Ora sì che ero abbastanza sbronza per dire ciò che pensavo davvero. Rise.

“Ne riparliamo domani..e... Milla?”

“Mmm” mormorai, mezza addormentata.

“Promettimi che non ti vedrò più così sbronza” sussurrò, accarezzandomi il viso.

“Tanto non ci vedremo più...” borbottai, prima di scivolare nel sonno. Per tutta la notte sentii, ma non sapevo se stavo sognando oppure no, un braccio di Ville attorno ai miei fianchi.

 

Quando mi svegliai, con il peggior mal di testa che la storia ricordi, Ville era ancora accanto a me. Appoggiato su un gomito, con addosso solo un paio di pantaloni neri, mi stava guardando dormire e mi accarezzava piano i capelli.

Richiusi gli occhi. Ok, ero morta. Avevo bevuto birra fino a morirne ed ero finita all’inferno. No, a pensarci bene non poteva essere l’inferno, perché accanto a me avevo appena visto un angelo. E avevo troppo mal di testa e troppi pensieri sconci riguardanti l’angelo che mi stava accanto per essere morta. Riaprii gli occhi con cautela, e sprofondai di nuovo negli occhi verdi di Ville.

“Buongiorno...Stai meglio?” mi chiese, con la voce vellutata e il sorriso angelico.

“Sì...no, mi sta scoppiando la testa” mormorai. “E mi sento un’idiota”.

“Mmm...ti ci vorrebbe una bella birra, ora!” ridacchiò.

Aveva detto la parola magica. Quella che mi fece precipitare di corsa in bagno. Quando ne uscii, però, stavo decisamente meglio, a parte il pallore cadaverico e le occhiaie.

Tornai in camera, e Ville non c’era. Aveva saggiamente deciso di lasciarmi un po’ di privacy, e mi avvisava con un biglietto che mi avrebbe aspettato da Migè.

Mi feci una doccia e indossai una gonna e una maglia nera, con sotto gli anfibi. Mi truccai e completai l’opera con una sciarpa di vellutino bordeaux, poi andai a bussare alla porta di Migè.

Il bassista aprì subito.

“Tu lo sfratti...e lui invade il mio bagno” protestò.

“Scusa...” mi giustificai.

“Meglio il tuo che quello di Gas! Non voglio morire!” gridò Ville dal bagno.

Migè rise. In quel momento si aprì la porta e ne uscì il darkman, bello da restare senza fiato. Indossava dei pantaloni neri, una maglia, sempre nera, con le maniche lunghe tirate giù a coprirgli quasi le mani e...la mia stessa sciarpa.

Sorridemmo entrambi.

“Ok..ora ve ne andate e mi lasciate dormire un altro pò, vero?” disse Migè.

“Migè sei un gran rompipalle, lo sai?” disse ridendo Ville.

“Io, eh?”

 

Uscimmo, e andammo a far colazione in un bar poco lontano dall’albergo. Pensare che di lì a poche ore avrei dovuto prendere il treno che mi riportava a Roma mi infastidiva. Non capivo cosa mi stesse succedendo...era una cosa totalmente irrazionale, ma non volevo lasciare Ville. Una parte di me voleva dirglielo, ma l’altra... l’altra aveva una paura fottuta.

“Ville, scusa per ieri sera...” dissi, ad un certo punto.

Lui sorrise. “Per cosa, esattamente? Per avermi fatto fare due piani di scale con te in braccio o per aver messo a dura prova il mio autocontrollo abbracciandomi e chiedendomi di baciarti?”

Spalancai gli occhi. Ne avevo un vago ricordo... ma credevo, o meglio speravo, di aver sognato tutto.

Diventai improvvisamente paonazza.

“Oddio, Ville scusa...io non volevo...” mi schermii. Bugia, perché lo volevo eccome, anche e soprattutto da sobria.

“Io sì” ammise lui, dolcemente “Ma non nello stato in cui ti trovavi ieri sera.”

Il cuore di nuovo mi saltò nel petto.

“Allora non l’ho sognato..Stanotte hai dormito abbracciato a me? E mi hai chiamata...”

“...Milla?” concluse, sorridendo.

Annuii. “Mi chiamavano così i miei nonni, quando ero piccola. È stato bello risentirlo.... è stato bello risentirlo da te.”

 

Ville mi prese la mano, e ci incamminammo a piedi per le vie di Modena, quasi deserte di domenica mattina, e non smettemmo per un attimo di parlare.

Eravamo davanti al palazzo Ducale, quando mi voltai e accanto a me non vidi più Ville. Mi guardai intorno per cercarlo, finchè non mi sentii abbracciare da dietro.

“Cosa..?”

Ville rideva. “Ero andato a comprarti una cosa” disse, mettendomi davanti un piccolo peluche a forma di pipistrello...adorabile.

 “Volevo regalarti qualcosa che ti facesse pensare a me...e tra tutti i peluche su quella bancarella, questo è quello che mi rappresenta meglio!” sogghignò.

“Grazie...” mormorai, voltandomi verso di lui senza sciogliermi dall’abbraccio.

Ma io non voglio un tuo ricordo, Ville. Io voglio te... Questo ovviamente mi guardai bene dal dirglielo, ma in quel momento successe qulcosa di strano.

I nostri visi erano vicinissimi, potevamo sfiorarci con la punta del naso. Non doveva succedere con me sbronza, ora ne ero perfettamente consapevole. Sentivo le sue braccia cingermi la vita e mi abbandonai completamente. Ville mi guardò dolcemente negli occhi, poi le nostre labbra si sfiorarono. Fu un bacio dapprima dolce, poi sempre più profondo e passionale. Avrei voluto non staccarmi mai da lui e l’idea della partenza divenne sempre più straziante. La verità è che l’avrei seguito ad Helsinki...l’avrei seguito ovunque, ma purtroppo non era possibile. Tornammo in albergo tenendoci per mano, ed era già il momento dei saluti.

Quando arrivammo, Migè sbirciò le facce di entrambi, e capì che era successo qualcosa. Li salutai uno ad uno, lasciando Ville per ultimo.

Mi accompagnò fuori, dove già mi aspettava il taxi che mi avrebbe portato alla stazione.

“Ciao, Ville...” mormorai.

“Ci vediamo presto...te lo prometto” sussurrò, tenendomi il viso tra le mani.

Ci baciammo di nuovo, e fu ancora più bello della volta precedente.

 

I'll be drowning you in this river of gloom

Forever in my heart

HIM - Cyanide sun

 

KIITOS a:

Bell_Lua: grazie mille^^ (sopravvissuta al video? ;-p)

 

Middina: un kiitos speciale, visto che mi stai facendo da beta!! (se i prossimi capitoli fanno  schifo sei autorizzata a dirlo!!)

 

00glo00: sì, credo anch'io che dopo una dedica di Ville dovrebbero recuperarmi minimo minimo all'ospedale!!! xD

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Capitolo 6
*** 6. Heartache's knocking on the door ***


Nuova pagina 1

6. Heartache's knocking on the door

Il treno viaggiava lentamente verso Roma; troppo lentamente, tanto da darmi il tempo di pensare. Avrei voluto che facesse retromarcia, che mi portasse a Milano, all’aeroporto, dove Ville stava aspettando il volo che lo riportava ad Helsinki... così terribilmente lontano da me. Era incredibile come le cose fossero cambiate così rapidamente. Ero partita per Firenze ancora con il pensiero alla storia finita con Luca...e poi avevo conosciuto Ville. Ville con i suoi straordinari occhi verdi, Ville che era in grado di passare in un secondo da un’espressione malinconica a una faccia buffa...Ville che, contro ogni ragionevole previsione, mi aveva completamente sconvolto la vita, portandosi via ciò che rimaneva del mio cuore...

 

Per ingannare il tempo, chiamai Giada. Avevo disperatamente bisogno di una voce familiare, e per fortuna rispose subito.

“Ehi Camy! Sei viva! Che fine hai fatto?”

“Sto tornando da Modena...” risposi.

“Da Modena? Ma non era a Firenze il concerto?”

“E’ una storia lunga...” spiegai. “Siete a casa stasera? Ho un regalino per Ale...e ho disperatamente bisogno di quattro chiacchiere tra amiche!”

“Sì, ci siamo...Va tutto bene?” chiese Giada.

“Certo!” mentii “Ci vediamo stasera”.

 

Il tempo di passare da casa a lasciare la valigia e darmi una sistemata, ed ero già sotto casa di Giada. Meno tempo passavo da sola in casa, e meno tempo pensavo a Ville. Dovevo assolutamente distrarmi, perché nei momenti più impensati mi tornava in mente il nostro bacio, e milioni di farfalle si agitavano impazzite nel mio stomaco.

Avevo portato con me una foto autografata della band da regalare ad Ale... mentre il blocco che Ville mi aveva firmato la prima sera l’avevo tenuto per me, vicino al letto dove avevo sistemato il piccolo pipistrello di peluche.

 

Entrare in camera di Alessandra fu sconvolgente. C’erano poster e foto di Ville ovunque, e in sottofondo, The Path... proprio l’atmosfera ideale per non pensare a lui.

* Forse non è stata una buona idea * pensai.

Ma le mie amiche mi misero subito a mio agio, o almeno...provarono a farlo.

Ale quasi impazzì quando vide la foto autografata. “Devi raccontarmi tutto! Com’è stato il concerto?  E com’è Ville di persona?”

Sorrisi. “Il concerto è stato bellissimo”

“E il mio Ville? E’ davvero bello come in foto?” incalzò Ale, sognante.

Sentirle dire “il mio Ville” mi provocò un moto assurdo di gelosia.  Rabbrividii quando dallo stereo arrivarono le prime note di “The sacrament”, e pregai Ale di spegnerlo. Ubbidì, guardandomi perplessa.

“Stasera mia sorella ti assillerà finchè non le dici tutto” constatò Giada.

“Ok, Ville è...” iniziai, pronta a raccontare una versione censurata dei miei due giorni con gli HIM, poi scossi la testa. Dovevo raccontare tutto a qualcuno...“di persona è molto,molto più bello che in foto, in più è molto dolce, e simpatico e... uffa basta, devo dirvi una cosa!”

 

Raccontai tutto nei minimi particolari, cominciando da quando Ville mi aveva chiesto di seguirli a Modena.

“Ti ha dedicato “The sacrament”?  Al concerto, davanti a tutti...Oh mamma, ma ti rendi conto? The sacrament ! Ma l’hai sentito il testo di quella canzone?” esclamò Ale.

Alzai gli occhi al cielo. L’avevo sentito eccome, il testo, e avevo sentito anche una dolcezza intensa nella voce e negli occhi di Ville, al concerto. Una dolcezza che mi aveva completamente spiazzata.

 “Ale, non è finita...” e raccontai della serata, di come mi ero svegliata accanto a lui e... del nostro bacio davanti al Palazzo Ducale.

“Cioè...hai dormito abbracciata a Ville Valo e l’hai pure baciato! Non ci voglio credere!” esclamò di nuovo Ale, palesemente sconvolta. “Perché non è successo a me, perché? Altro che un bacio!!”

"Tecnicamente è lui che ha dormito abbracciato a me, io me ne sono accorta a malapena, ero troppo sbronza..." corressi.

"Non peggiorare la tua situazione!!" esclamò Ale.

Giada lanciò un’occhiataccia alla sorella. “E come siete rimasti?” chiese.

“Mi ha promesso che ci vedremo presto...ma non lo so...” sospirai.

“Ti piace? Cioè, voglio dire, ovvio che ti piace, è il Valo, mica uno qualunque! Ma sei innamorata?” chiese Ale, ormai incontenibile.

“Ehm...non lo so” dissi. In realtà lo sapevo benissimo, diciamo che mi stavo autoconvincendo di non esserlo da quando ero salita sul treno, ma probabilmente il fatto che non avevo smesso per un attimo di pensare a Ville significava il contrario.

“E hai anche il suo numero, magari?” chiese Ale.

Annuii.

“E chiamalo, allora!! Ah, ce l’avessi io il numero di Ville!!”

“No!” esclamai “non voglio fare la ragazzina che non riesce a stare senza di lui!”

Guardai Giada con aria supplichevole. Ovviamente Ale prendeva tutta la situazione con l’esuberanza dei suoi 19 anni...ma qui la situazione era decisamente complicata.

“Camy, ho finito le sigarette...non è che mi daresti un passaggio a comprarle?” chiese Giada.

Colsi l’occasione al volo. Avevo bisogno di qualcuno che mi riportasse con i piedi per terra, e Ale non era certo il tipo.

“Ville Valo, incredibile... Cosa pensi di fare?” mi chiese Giada, appena salite in macchina.

Sospirai.

“Niente... probabilmente non lo vedrò più, quindi è inutile pensarci...solo che se non ne avessi parlato con qualcuno sarei impazzita, stasera!”

“Sarà... ma io non ti ho mai vista così...quella luce negli occhi con Luca non ce l’hai mai avuta! Se ti piace davvero, devi fare qualcosa!”

“Sì che mi piace...perchè mi ha completamente spiazzato, non è come lo immaginavo: è dolcissimo, se solo mi guarda negli occhi mi sciolgo...Ma mi ci vedi con uno come lui? Voglio dire...è sempre in giro per il mondo, circondato da donne che se solo fa un gesto gli saltano addosso...cavolo, se lo mangiano con gli  occhi, dovresti vederle!!”

“Andiamo bene, sei anche gelosa!” esclamò Giada, ridendo.

“No” sibilai, guardandola male “e comunque io non sopporterei di stare con uno così... senza contare che magari per lui è stato solo un semplice diversivo e nient’altro, sono io che mi faccio troppi film!”

“Sarà...ma pensaci...digitare un numero di telefono non ha mai ucciso nessuno” mi disse Giada, quando la lasciai sotto casa. Tanto perché volevo essere riportata con i piedi per terra...

 

Arrivata a casa, infilai Venus Doom  nel lettore cd e mi buttai sul letto, abbracciando il peluche. Il mio cellulare era lì, sul comodino. Era la cosa più semplice del mondo, no? Mi bastava allungare una mano per prenderlo, far scorrere la rubrica fino a trovare il numero di Ville e inviare la chiamata. Un semplice gesto che mi avrebbe permesso di sentire la voce del ragazzo che mi stava rubando il cuore. Presi il telefono, trovai il numero... e il mio dito si fermò a mezz’aria.

Cosa avrei potuto dirgli? “Ville, mi manchi, credo di essermi innamorata di te? ” Assolutamente patetico. Io  ero assolutamente patetica. Come potevo pensare che uno come Ville potesse interessarsi a me? Lasciai perdere l’insano proposito di chiamarlo, e mi imposi di dormire e dimenticare tutto al più presto.

 

Don't know what to do my baby

It's not alright

This can't be the end

The time to say good bye

HIM- In love and lonely

 

Angolino kiitos ;-p

 

Bell_Lua: eeeh sì ci credo... l'idea è nata dal fatto che ho davvero un peluche a pipistrello (che adoro) e mia madre ogni volta che entra in camera mia, guarda la foto di Ville e dice che somiglia al pipistrello...cosa mi tocca sentire!!!!! ç__ç  comunque...si rivedranno??? mah...chi lo sa... ;-p

 

Mid: grazie come sempre, soprattutto perchè ti sei sopportata tutta la storia in anteprima!!!

 

AnAngelFallenFromGrace: grazie!!! anch'io sono puntigliosissima (ihihi in ufficio mi odiano, correggo anche le virgole su ogni cosa che scrivono!!!)

E Ville...sì, me lo immagino così dolcetto ^___^

 

 

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Capitolo 7
*** 7. I know where I belong ***


Nuova pagina 1

7. I know where I belong

 

Il lunedì, la mia vita riprese come al solito. O meglio, tentai di farla riprendere come al solito. La cosa buona era che il mio articolo mi aveva fruttato la promozione che speravo. A Bianchi era piaciuto molto, era rimasto colpito dalla facilità con cui avevo intervistato Ville, e probabilmente mi aveva già immaginata come una nuova fan del gruppo. Cosa non troppo lontana dalla realtà, visto che avevo già comprato l’intera discografia degli HIM. L’avevo fatto soprattutto per non dimenticare la voce di Ville, anche se in nessun disco avrei ritrovato la dolcezza con cui aveva cantato per me sola al concerto. Comunque, tornando al lavoro, non avrei più corretto bozze! Ero entrata a pieno titolo nella redazione musicale del giornale, sostituendo Ilaria, le cui quotazioni, con la gravidanza, erano piuttosto calate. Una piccola rivincita verso la stronza che mi aveva rubato il fidanzato e si era pure fatta mettere incinta.

 

Nel frattempo, erano passati dieci giorni.  Dieci interminabili giorni senza alcuna notizia da parte di Ville. Non che ci sperassi, in effetti lui per primo aveva detto, in una delle sue canzoni che ormai sapevo a memoria, che le promesse sono fatte per essere infrante, però...

Avevo passato i primi due giorni a guardare il cellulare, sperando che suonasse (tra l’altro avevo impostato come suoneria la canzone che Ville mi aveva dedicato a Modena); avevo pensato almeno altre cento volte di chiamarlo, senza mai trovare il coraggio; avevo rivisto le foto scattate insieme fino allo sfinimento;  poi avevo analizzato la situazione a mente (quasi) lucida, arrivando alla conclusione che non ero stata altro che un momentaneo diversivo, e che di diversivi come quello ne avrebbe avuti sempre a bizzeffe, in tournee. Dovevo solo autoconvincermi del fatto che lui era stato lo stesso per me, e quella era sicuramente la parte più difficile.

Adottai quindi l’ormai collaudata tecnica di buttarmi a capofitto nel lavoro. Venerdì mi presentai in redazione decisa a buttarmi alle spalle la mia quasi-avventura con il cantante degli HIM.

 

Erano quasi le cinque del pomeriggio e stavo discutendo con Giada i programmi per il weekend, quando il mio cellulare suonò.

Inizialmente, pensando fosse mia madre, con cui non avevo la minima voglia di parlare, continuai a chiacchierare con Giada, poi guardai distrattamente il display e trasalii. Guardai la mia amica, poi di nuovo il cellulare e finalmente risposi.

“V- Ville” dissi, mentre Giada sgranava gli occhi, evidentemente credeva ancora meno di me al fatto che mi avrebbe chiamata.

“Ciao, Milla...”

Sentivo dei rumori strani, in sottofondo, che coprivano un po’ la sua voce.

“Dove sei?” chiesi.

Dall’altra parte mi giunse quella risata buffa che adoravo, e che mi era mancata da morire .

“All’aereoporto, Migè non mi sopporta più e mi sta mettendo a forza su un aereo.” mi disse, ridacchiando.

Rimasi in silenzio, spalancando gli occhi e guardando di nuovo Giada, che era rimasta immobile davanti a me, come una statua di sale.

“Milla, sei ancora lì?” mi chiese “Sarò a Roma tra tre ore circa...e...non lo so, forse non è una buona idea, forse avrai da fare...”

Ok Camilla... calmati, respira e ritrova l'uso della parola.  “No che non ho da fare...Sto arrivando!”

Mentre pronunciavo quell’unica frase, avevo già recuperato dalla scrivania la giacca e le chiavi della macchina... dovevo sbrigarmi, altrimenti con il traffico del venerdì sera Ville sarebbe arrivato prima di me.

“E’ più grave del previsto, ti brillano gli occhi” mi fece notare Giada “qualcosa mi dice che tutti i progetti per il weekend sono saltati, eh?”

“Scusa, è che...”

“E’ che sei innamorata persa, si vede a chilometri! Sbrigati o arriverai tardi!”  

Passai da casa a farmi una doccia veloce, indossai un vestitino di velluto viola, gettai alla rinfusa nell’armadio i vestiti che da una settimana avevo accumulato sulla sedia e uscii di nuovo, tutto nel giro di venti minuti. Sfrecciavo sulla Roma-Fiumicino con in testa un unico pensiero: Ville veniva da me. Quindi la storia del diversivo, forse, non stava più in piedi.... forse.

E, sì, magari dovevo essere arrabbiata, non si era fatto vivo per dieci giorni, ma in fondo non l’avevo fatto nemmeno io, e l’unico pensiero che mi girava in testa era che l’avrei visto a breve.

Lasciai la macchina nel primo parcheggio disponibile e corsi agli arrivi internazionali. Ero riuscita ad arrivare in tempo, l’aereo da Helsinki stava atterrando... e io non stavo più nella pelle.

 

Lo vidi arrivare da lontano, avvolto nella giacca di velluto che mi piaceva tanto. In quel momento, realizzai improvvisamente quanto ero innamorata di lui, e capii quanto mi era mancato. Con il cuore a mille , lo salutai con la mano  e appena lui mi vide si illuminò.

Mi corse incontro sorridendo e, incurante della gente intorno a noi, mi prese il viso tra le mani e mi baciò. Il bacio più dolce e appassionato della mia vita.

“Mi sei mancata, non immagini quanto” sussurrò, prima di tornare ad appoggiare le labbra sulle mie.

“Anche tu mi sei mancato” mormorai “ma lo sai che stiamo rischiando di vedere il nostro bacio su qualche rivista, vero?”

Ville sorrise. “Non me ne frega niente” disse, baciandomi di nuovo.

 

Guidavo verso casa con una mano sul volante e una nella mano di Ville, che mi guardava con aria maliziosa. Ogni tanto ricambiavo il suo sguardo, facendo fatica a concentrarmi di nuovo nella guida. Mi venne in mente la sera a Firenze, quando, mentre guidavo verso l’albergo, non riuscivo a staccare lo sguardo da lui. E ora Ville era lì, di nuovo accanto a me, per  me.

“Ville... ho qualche problema di concentrazione, se mi guardi così” dissi.

Lui ridacchiò. “Davvero ti faccio quest’effetto?”

Alzai gli occhi al cielo, e gli feci una mezza linguaccia, che lo fece ridere ancora di più.

“E così, hai portato all’esasperazione Migè?” chiesi.

Ville abbassò lo sguardo. “Non solo Migè, anche Linde, anche mio fratello... Credo di essere stato un po’ assillante, in questi giorni. Avrò fatto il tuo nome non so quante volte, e all’ennesima Migè mi ha portato all’aeroporto. *Ville, se non prendi quel cazzo di aereo ti mando a Roma a calci in culo!* Dovevi sentirlo!”

“Avrei proprio voluto esserci!” risi.

“Se fossi stata ad Helsinki questo non sarebbe successo” disse, sfiorandomi la guancia. “E tu, cosa hai fatto in questi giorni?”

“Vuoi proprio saperlo?” chiesi.

“Certo”

“Ok...” sospirai. “Ho comprato tutti i vostri cd, ogni sera mi addormentavo ascoltando “The sacrament”  perché avevo paura che, se non l’avessi fatto, mi sarei dimenticata di quanto è bello il suono della tua voce... poi mi sono buttata nel lavoro per non pensare e... ho fatto centinaia di volte il tuo numero... senza però avere il coraggio di inviare la chiamata.”

“Questo l’ho fatto anch’io, quando ti ho chiamato dall’aereoporto la chiamata l’ha inviata Migè!” ammise. “Siamo due cretini, lo sai vero?”

“Meno male che c’è Migè, allora!” sorrisi, e lui con me.

 

If you wanna save her

then first you'll have to save yourself

if you wanna free her from the hurt

then don't do it with your pain

if you wanna see her smile again

don't show her you're afraid

cause your circle of fear is the same

HIM – Circle of Fear

 

Grazie a tutte voi che sopportate i miei deliri da scrittrice mancata!!! ;-P

Bell_Lua: ti dirò...anch'io ce lo vedo bene Ville come vampiro....un bellissimo vampiro....*sbav*

00glo00: veeero...dovevano rivedersi, per forza! ;-p

Shirahime88: grazie, sono contenta che la storia ti piaccia ^__^

Middina: ora però non riveliamola, la fine!!! ;-p ah...ieri ho scritto il primo capitolo di un ipotetico seguito....

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Capitolo 8
*** 8. You’re my Heaven ***


Nuova pagina 1

8. You’re my Heaven

 

Salimmo le scale di casa mia a due a due, tenendoci per mano. Sapevo perfettamente come sarebbe andata a finire e non avevo alcuna voglia di farmi domande o paranoie, per una volta. Non mi chiedevo come mi sarei sentita dopo, una volta che lui fosse tornato alla sua vita e io alla mia. Il mondo attorno a noi sembrava non avere più nessun senso, c’eravamo solo io e Ville, e non c’era dolore o sofferenza al mondo per cui avrei rinunciato a fare l’amore con lui, quella sera.

Appena la porta si chiuse alle nostre spalle, le carezze, cominciate già sulle scale, si fecero via via più audaci. Le nostre mani, le nostre labbra si cercavano, e prendevano confidenza con il corpo dell’altro. I nostri vestiti restarono sparsi sul pavimento del salotto, mentre io e Ville, in camera, facevamo l’amore, prima con l’urgenza di un desiderio trattenuto troppo a lungo, poi via via più dolcemente. Alla fine, esausti, ci abbandonammo l’una nelle braccia dell’altro, in silenzio.

“Ormai è proprio perso per sempre” mormorò, ad un certo punto.

“Cosa?” chiesi, perplessa.

“Il mio cuore...” disse, sorridendo “te lo sei portato via quando sei partita da Modena, e ormai è tuo...”

Sorrisi anch’io, abbassando lo sguardo per dissimulare che avevo un cuore che stava battendo all’impazzata, mio o suo che fosse.

“Ma ti ho lasciato il mio, in cambio...” dissi, senza alzare lo sguardo. Ville mi sollevò il mento, con un dito.

“Ti amo, Milla..” sussurrò.

Lo guardai negli occhi. Avevo paura, ma volevo disperatamente credergli, perché era la stessa cosa che provavo io.

“Ville...” sorrisi “minä rakastan sinuä”.

Lui sorrise in un modo che mi sciolse il cuore “E’ il modo più dolce in cui potessi dirmelo, lo sai?” sussurrò, abbracciandomi.

“E quindi... capisci il finlandese” chiese, senza sciogliere l’abbraccio che ci univa.

Annuii, arrossendo leggermente. “Migè ti ha raccontato cosa ci siamo detti a Modena...”

Ville rise. “Sono rimasto come un cretino, non credevo che avessi capito tutto! Davvero hai vissuto ad Helsinki?”

“Sì...beh, non proprio  in città, in effetti. Hai presente il faro di Suomenlinna?” chiesi.

“Certo che sì. E’ uno dei posti che amo di più...” rispose.

“Beh...mia madre è nata ad Helsinki, anche se la Finlandia le è sempre stata stretta ed è scappata via a 18 anni per trasferirsi a Londra, dove ha conosciuto mio padre. I miei nonni erano i guardiani del faro di Suomenlinna. Ho vissuto con loro fino a 10 anni, perché i miei genitori erano troppo impegnati a far carriera per crescere una figlia...e quello è stato il periodo più felice della mia vita. Dopo, quando ero diventata abbastanza grande da non creargli problemi, mi hanno portato a Londra, poi a Bruxelles e infine a Roma, fregandosene alla grande di ciò che volevo io. Lavorano entrambi all’ambasciata inglese”.  Dissi, amaramente.

“Pezzi grossi, insomma” commentò.

“Per me è sempre stato un incubo. Mi hanno fatto frequentare quelle che loro consideravano le migliori scuole, ma io mi sentivo così fuori posto... i primi tempi stavo male, da quanto mi mancava la Finlandia...”

“Londra non è male...” disse.

“Ma Helsinki è meglio...” sorrisi.

“Non ci sei più tornata?” chiese.

Scossi la testa. “Non da quando sono morti i miei nonni” dissi, tristemente.

“Quindi, hai vissuto in un faro...” commentò, con uno strano sorriso.

“Sì...ed era bellissimo. Ancora oggi, è la prima cosa che mi viene in mente quando penso a un posto da considerare casa”.

“Allora non ti dispiacerà vivere in una torre, quando verrai da me ad Helsinki...” disse, guardandomi di sottecchi.

Spalancai gli occhi, troppo stupita perfino per notare che mi aveva appena invitata da lui. “Una torre?”

Ville rise. “E’ in mezzo a un parco, a Munkkiniemi. Anche da lì si vede il mare, come dal tuo faro.”

“Sì..” risi “In effetti hai l’aria di uno che vive in una torre!”

 

Passammo così tutto il weekend, chiacchierando, ridendo e facendo l’amore, alzandoci dal letto solo per mangiare qualcosa.

Domenica sera, decidemmo che forse era il caso di uscire un po’.

“Ti faccio conoscere i miei amici, vuoi?” gli chiesi.

Annuì. “Va bene tutto, se sto con te”.

Quando chiamai Giada, mi rispose con la voce di quella che credeva di dovermi raccogliere in pezzi.

“Camy! Ehm...tutto bene?” chiese, sospettosa.

“Benone! Pensavo di andare in un pub, stasera... pensi tu ad avvisare Marco?”

“Va bene...”  

“Ah, Giada...dillo anche ad Ale...se pensi che riesca a gestire la situazione!”

“Ma... c’è anche Ville?” chiese, incredula.

“Certo che sì!” risposi, allegra.

“Oddio, Camy...non so se Ale riesce a stare tranquilla seduta allo stesso tavolo con il suo cantante preferito, che è anche il tuo ragazzo...perchè è il tuo ragazzo, no?”

Ridacchiai, perché nel frattempo Ville, stufo di sentirmi parlare al telefono in una lingua per lui sconosciuta, mi aveva abbracciato da dietro, mordicchiandomi il collo.

“Sì... e temo che Ale dovrà abituarsi, sai?” dissi a Giada, prima di salutarla e darle appuntamento per la sera. Avevo qualcosa di molto più importante e piacevole da fare...

 

Ale quasi svenne quando le presentai Ville, ma una mia occhiataccia la convinse a controllarsi.

Quanto a noi due, non riuscivamo a stare separati, tanto che, al pub, Ville mi fece sedere sulle sue ginocchia, e ogni tanto mi baciava, o mi accarezzava una guancia. Conoscendo i miei amici, di sicuro stavano pensando di non avermi mai visto così felice prima di quel momento. E avevano ragione.

“Io una cosa devo chiedertela, una sola!” esclamò all’improvviso Ale, in un inglese un po’ traballante.

Ville ed io la guardammo, preoccupati. No, in effetti, quella preoccupata ero io, Ville sembrava perfettamente a suo agio.

“Cosa?” le chiese.

“Canteresti un pezzettino di una tua canzone? Uno piccolo!”

Scoppiammo a ridere, poi Ville la accontentò. Mi guardò per un attimo negli occhi e cominciò a cantare.

 

“I'm for you - and I'm dying for your love
I'm for you - and my Heaven is wherever you are”

 

L’aveva cantata a un millimetro dal mio orecchio, facendomi rabbrividire.

“Non si fa così” gli sussurrai all’orecchio “almeno, non quando c’è gente e non posso reagire come vorrei!”

Per tutta risposta, sorrise e mi diede un bacio, come se oltre a noi due non ci fosse nessun altro.

 

Only inside I'm free

I'm tired of waiting

You've got to let me dream

Inside you Baby

I'm not afraid to feel

I want you to love me

Cause you are the one

HIM- Razorblade kiss

 

Grazie come sempre a tutte!!!!

 

00glo00: ihihi sì, Ville mi dà proprio l'idea di uno che quando è innamorato rompe le palle a mezzo mondo! xD

 

Bell_Lua: mitico Migè!! ehm credo che dovrò rivedere la divisione in capitoli, mi sa che sono tutti corti! ;-p

 

Ila: grazie! ^___^ che bello, non sono l'unica...questa ff è nata proprio da un sogno ad occhi aperti!!!

 

Mid: ihihih vantati pure!!! ;-p eh sì, Ville vampiro..... *sospirone*

 

AnAngelFallenFromGrace: ....e come si fa a non amarlo?? *____*

 

Shirahime88: vedo che il Ville assillante è proprio piaciuto!! xD

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 9
*** 9. The warmth of a tender storm ***


Nuova pagina 1

 

9. The warmth of a tender storm

 

Non mi piaceva affatto l’idea di dover stare lontana da Ville, ma era lunedì... e dovevo andare al lavoro.  Sbuffando mi alzai dal letto, dandogli un leggero bacio e lasciandolo dormire.

Non riuscivo ad abituarmi al fatto che già da tre giorni mi svegliavo accanto al mio bellissimo angelo tentatore. Sospirai, e dopo essermi lavata e vestita, andai al lavoro.

Giada mi aspettava davanti alla mia scrivania con un sorrisetto che la diceva lunga.

“Dormito bene, Camy?” disse, con aria maliziosa.

Sorrisi, arrossendo leggermente. “Benissimo, grazie, e tu?”

“Non bene come te!” rise “Devo dirtelo...Ville è uno schianto! Mia sorella era totalmente impazzita, in macchina al ritorno. Però dice che siete troppo carini insieme,quindi te lo lascia volentieri!” rise.

“Ah grazie della concessione!” risi a mia volta.

Le nostre chiacchiere vennero interrotte da Bianchi, che entrò senza nemmeno bussare.

“Camilla? Nel mio ufficio, subito, per favore”

Guardai Giada con aria interrogativa. Non mi sembrava di aver combinato nulla di particolarmente grave...avevo pensato che non avevo la minima voglia di allontanarmi da Ville per andare al lavoro, questo sì...ma fortunatamente il mio capo non era in grado di leggermi nel pensiero.

 

“Siediti” mi ordinò, mettendomi immediatamente davanti una copia di Kerrang, sulla quale, in copertina, c’era una...anzi, LA foto di me e Ville, mentre ci baciavamo all’aeroporto. Dovevo aspettarmelo, ma sbiancai lo stesso, diventando paonazza subito dopo.

“E’ uscito oggi” spiegò. “Sei davvero tu  la ragazza che sta baciando Ville Hermanni Valo, o è solo una che ti somiglia?”

Cavolo. E ora? Al diavolo, pensai, a cosa serve mentire? Tanto prima o poi si saprà comunque, e anche ieri Ville non ha fatto nulla per nascondersi, mi ha sbaciucchiata tranquillamente tutta la sera!

“Sono proprio io” mormorai, ad occhi bassi.

“Tu e Valo?” chiese, tanto per esserne sicuro.

Annuii.

“A giudicare dalla foto non era un semplice bacio a una fan, o sbaglio?”

Arrossii ancora di più. “Ehm... no” mormorai.

“Quanto è seria la cosa?”

Lo guardai, non sapendo cosa rispondere.

“Sto dando per scontato che sia una cosa seria” spiegò Massimiliano “perché due amanti clandestini eviterebbero di baciarsi a quel modo in pubblico...soprattutto se uno dei due è il finlandese più famoso al mondo, desiderato da milioni di ragazzine”.

Ops. Alzai gli occhi al cielo. “Stiamo... insieme da pochissimo...credo.” Non mi sembrava possibile fare un discorso del genere con il mio capo.

“State insieme. Tu e Ville Valo” ripetè. “Beh, congratulazioni! Sei diventata una delle donne più invidiate al mondo!” aggiunse, ridendo e sciogliendo un po’ la tensione che si era creata.

“Grazie” risposi “beh...in effetti grazie due volte: per le congratulazioni e per avermi chiesto di intervistare Ville...”

“Ci sarebbe un modo per sdebitarti, in effetti” disse Massimiliano, ridendo.

Lo guardai con gli occhi spalancati. “Cioè?” chiesi.

“Prima o poi immagino che la cosa diventerà di dominio pubblico...una foto sul Kerrang è già abbastanza per diventarlo...quindi...”

“Quindi?” chiesi, leggermente preoccupata.

“Quindi, prima che si presentino qui frotte di giornalisti da tutto il mondo per intervistare la nuova fidanzata di Ville Valo, un bel servizio fotografico di voi due felici e innamorati, in esclusiva per la nostra rivista, sarebbe il massimo, non credi?”

Spalancai gli occhi ancora di più. Non credevo alle mie orecchie. O meglio, non volevo crederci.

“Non devi darmi una risposta subito” precisò Massimiliano. “Parlane con il tuo...ragazzo e decidete con calma, magari evitando nel frattempo altre scene come questa...” .

Come se non fosse già abbastanza sconvolgente pensare a Ville come il mio ragazzo...dovevo anche parlargli di un servizio fotografico. Aiuto. Poi ebbi una folgorazione.

“Max...ecco, qualunque sia la decisione, avrei una richiesta da farti...”

“Direi che puoi permettertela, visto che con quel servizio venderemo milioni di copie!” ridacchiò.

Alzai di nuovo gli occhi al cielo, ormai era diventata un’abitudine.

“Non sarà Ilaria ad occuparsi di quell’articolo... e la fotografa sarà Giada.” puntualizzai.

“Mi sembra una richiesta più che legittima” disse,con l’aria di quello che la sapeva fin troppo lunga.

“Grazie...di nuovo”  sorrisi.

“Figurati” disse, porgendomi la copia di Kerrang “Questa è giusto che la tenga tu!”

 

Tornai nell’ufficio che dividevo con Giada, con gli occhi sbarrati e il giornale in mano, chiudendomi la porta alle spalle.

“Dove ti manda stavolta?” chiese lei, curiosa.

“Da nessuna parte, stavolta è peggio...” dissi, allungandole il Kerrang.

“Cavolo! La mia migliore amica sul Kerrang! Già è stato sconvolgente vederti con Ville, ieri sera... e ora questo!” scherzò. “Però ha ragione Ale, sai? Siete troppo belli, insieme!”

“Aiuto...” mormorai.

Di fronte alla mia faccia preoccupata, anche Giada divenne seria.

“Camy, dovevi immaginare che stare con uno famoso implica anche questo”

“Sì... è questione di abitudine, immagino... comunque... Bianchi mi ha chiesto un servizio fotografico in esclusiva, in cui io e Ville parliamo della nostra storia”.

“Fantastico!” esclamò Giada.

“Uhm” borbottai.

“Cosa non ti convince, sentiamo? Stai con uno degli uomini più sexy del pianeta, le tue quotazioni come giornalista cresceranno in modo esponenziale...di che ti lamenti?”

“Ho una paura fottuta” mormorai. “Per la prima volta in vita mia, del lavoro non me ne frega nulla! Ho paura di non reggere questa cosa della stampa sempre addosso, di attaccarmi troppo a Ville, di soffrire come un cane come è successo con Luca...”

“Ville non è Luca” puntualizzò Giada.

“Lo so... Luca non è nemmeno degno di pulirgli le scarpe” risi.

“Appunto...quindi ora vai a casa dal tuo Ville, fatti coccolare un po’ e vedrai che passa tutto”.

* il mio Ville...* Sorrisi, arrossendo lievemente.

 

We're drifting apart

But I want you to know

Wherever you are I belong

Love's singing our song

But we fail to sing along

Wherever you go I will follow

HIM- Please don’t let it go

 

Prima di tutto....Buon Natale!!!!

poooi: come sempre grazie!!!

 

00glo00: grazie ma...non piangereeee *me passa fazzolettino a glo*

Shirahime88: per quanto la mia mente bacata abbia mooolta fantasia....la torre a Munkkiniemi non è di mia invenzione, è davvero la casa del Valo!!! *_____*

Bell_Lua: grazie^^ con tutti questi complimenti, i miei tre neuroni ancora funzionanti si monteranno la testa!!! hihihi

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Capitolo 10
*** 10. Tender touch of pain ***


Nuova pagina 1

10. Tender touch of pain

 

 

E se, aprendo la porta di casa, non trovassi nessuno, se scoprissi di aver sognato tutto? Pensavo, paranoica come al solito, mentre guidavo lentamente verso casa.

Ma quando aprii la porta, mi si stampò un sorriso in faccia: fu come rientrare nel mio paradiso personale. Ville era in jeans e maglia nera, stravaccato sul divano con l’immancabile sigaretta; nell’altra mano una matita, e un blocco appoggiato alle ginocchia.

“Bentornata” disse dolcemente.

Mi fermai a un passo da lui. “Non dirmi che sto assistendo alla nascita di una canzone degli HIM!” esclamai.

Lui ridacchiò. “Una canzone che hai ispirato tu...” ammise, appoggiando il blocco sul divano.

“Posso sbirciare?”

Ville sorrise e mi porse il blocco “E’ solo una bozza del ritornello...senza la mia chitarra non posso andare avanti...però pensavo a te, e...”

Lo guardai maliziosa. “Me la leggi tu?” chiesi.

“Ho una calligrafia così orrenda?” rise.

“No, ma mi piace troppo sentirla dalla tua voce...”

“Vieni qui” disse, e mi fece accoccolare in braccio a lui, cingendomi la vita e sussurrandomi all’orecchio:

 

And then kill me,

Love’s beautiful lie

‘Cause she’s my sin and my redemption

My Heaven and my Hell

Let us burn forever

In your sweet heavenly flames *

 

“Ville…é splendida, davvero…grazie” mormorai, accoccolandomi contro il suo petto.

Mi guardò nel modo che mi faceva impazzire, di sottecchi. “Milla, che c’è che non va?” chiese.

Senza dire nulla, tirai fuori dalla borsa la copia del Kerrang e gliela porsi.

“Beccàti!” esclamò, con l’aria del bambino preso con le mani nella marmellata. Scoppiai a ridere all’istante. Era troppo buffo.

Mi attirò a sé per baciarmi. Non mi feci pregare, e mi sdraiai sul divano accanto a lui.

“Eri preoccupata...per quello?” chiese.

Annuii. “Pensavo che, magari...non avresti voluto farlo sapere in giro...”

Ville ridacchiò. “E ti avrei baciato in quel modo in aereoporto, se non avessi voluto che si sapesse in giro? Ti avrei dedicato la canzone d’amore che sento più mia davanti a 2000 persone? Pensi che ti abbia detto che ti amo senza pensarlo veramente?”

Scossi la testa.

“Milla...” disse, prendendomi il viso tra le mani “Io sono innamorato di te, e non me ne frega un cazzo delle fan che si strappano i capelli, dei fotografi, di niente. Chiaro?”

Annuii. “E per la cronaca, ti amo anch’io...” aggiunsi.

“Anche se stare con me non è, e non sarà, affatto facile?” chiese.

“Non è mai facile stare con qualcuno” risposi “ma con te posso e voglio farcela.”

“Possiamo farcela” puntualizzò “Insieme”.

Sentirglielo dire mi fece sentire decisamente sollevata, tanto che trovai il coraggio di raccontargli quello che era successo al lavoro.

“E questo è solo l’inizio” disse “Vedrai quando si saprà in Finlandia...”

“Solo l’inizio eh?” sospirai.

“Credo che la mia giornalista dovrà rassegnarsi a stare dall’altra parte dei riflettori” scherzò “Un servizio fotografico per la tua rivista, hai detto?”

Annuii, visibilmente preoccupata.

“Non lo so, Milla...” disse, abbassando lo sguardo. “Sai, la band potrebbe perdere un po’ di fans, così...”

“Ok, Ville, nessun problema...” risposi, a voce bassa. Sapevo benissimo che la band, per lui, sarebbe stata sempre al primo posto.

Scoppiò a ridere. “Stavo scherzando, scema! Allora, quando le facciamo queste foto?”

 

Troppo presto. Il giorno del servizio fotografico arrivò troppo presto e, con lui, anche il giorno della partenza di Ville per Helsinki.

La verità è che io ho sempre odiato le foto, non ne avevo una in cui mi vedevo decente. Il fatto che fosse Giada a farle mi era d’aiuto, ma l’imbarazzo c’era...fin troppo.

“Camy? Sbrigati, Ville è già pronto!” Giada entrò nel camerino, e mi trovò seduta con aria affranta su uno sgabellino da trucco.

“Bella forza è già pronto!...Lo sai quanti ne ha fatti lui di servizi fotografici? Sono io quella che se la fa sotto!”

“Ma guardati! Stai benissimo, di cosa hai paura?”

Di nulla. Solo del fatto che quelle foto avrebbero fatto il giro del mondo, consacrandomi come fidanzata ufficiale del leader degli HIM, nonché donna più odiata e criticata dalle fans. Nulla, una passeggiata.

Sbuffai, dandomi una rapida occhiata allo specchio.

Effettivamente stavo bene. Per fortuna l’avevo spuntata sull’abbigliamento, pretendendo che fosse il più possibile in linea con i miei gusti normali.

Indossavo una minigonna di velluto nera con una maglia bordeaux aderente, con le maniche che si allargavano in fondo, e ai piedi i miei adorati anfibi. Poco trucco, tanto era comunque impossibile colorare la mia carnagione lattea, e i capelli sciolti e appena mossi, che mi arrivavano a metà schiena.

*Ora o mai più* pensai, e dissi a Giada che ero pronta.

Ville nell’attesa si era acceso una sigaretta, ed era bello da impazzire. Indossava una camicia nera aperta sul petto e un paio di pantaloni anch’essi neri. L’immagine perfetta del mio angelo tentatore.

Fu più facile del previsto. Forse perché Giada voleva delle foto spontanee, e mi riusciva così bene essere me stessa, con Ville... fu come se fossimo noi due da soli, chiacchieravamo tranquillamente mentre Giada scattava le foto.

“Ville, parti stasera?” chiese volutamente Giada, da dietro la macchina fotografica.

“Sì...” rispose, malinconico.

Quell’unica parola mi mise addosso una malinconia assurda...e ne uscì la foto più bella di tutto il servizio: io e Ville in piedi, abbracciati stretti, che ci guardavamo negli occhi mentre lui mi sfiorava una guancia, con l’espressione dolce che amavo.

“Finito!” esclamò Giada.

“Come finito? Davvero?” chiesi, incredula, senza staccarmi da lui.

Ville scoppiò a ridere.

Ma ora bisognava affrontare la realtà. La realtà di un’altra separazione, a tempo indeterminato. E non era come l’altra volta, no. Prima c’era quell’incertezza di fondo, quella quasi consapevolezza che quello che c’era stato tra di noi a Modena fosse solo una cosa senza importanza. Ora no. Il nostro amore era vivo e reale, così come era reale, quasi tangibile, la sensazione di vuoto che mi prendeva all’idea di vederlo salire sull’aereo.

Arrivammo in aereoporto due ore prima della partenza del volo.

“Ti chiamo appena arrivo” disse.

Annuii. “Ti viene a prendere Migè?”

Ville fece un’espressione buffa “Insieme a Linde...Poveracci! Non sanno cosa li aspetta!”

Ridemmo entrambi, ma come temevo, separarci non fu affatto facile. Quando vidi Ville passare il varco dell’aereoporto e voltarsi a salutarmi, non riuscii a trattenere le lacrime.

 

The funeral of hearts

And a plea for mercy

When love is a gun

Separating me from you

HIM- The funeral of hearts

 

* questi versi ovviamente non sono stati scritti da Ville....ma chissà, magari lui li leggerà, gli piaceranno e li metterà in una canzone, chiedendomi anche di cantarla insieme a lui.... :D (ok, basta... la pianto di farmi i film!! xD)

 

KIITOS!!!!

nana707: grazie^^ Vampire Heart è una delle mie tante canzoni preferite degli HIM! Mi piacciono tutte!!

Shirahime88: hihihi non so se hai visto le foto della torre, ma per Ville è proprio perfetta!!! *__*

00glo00: alla fine della ff mi sa che ti passerò una confezione intera di fazzolettini!!!XD

Bell_Lua: i neuroni erano tre...ora sono anche diminuiti dopo aver visto le foto di Ville all'Helldone! XD

AnAngelFallenFromGrace: grazie^^ la reazione di Ville...uhm mi sa che io me lo immagino troppo tenero!!

 

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Capitolo 11
*** 11.Waiting for your kiss to take me back home ***


Nuova pagina 1

 

11. Waiting for your kiss to take me back home

Qualche giorno dopo, mentre tentavo faticosamente di riabituarmi alla mia vita normale, uscì il numero della rivista con le foto. Lo guardai insieme a Giada, era davvero bello.
“Come va tra te e Ville?” chiese.
Sorrisi. “Mi manca. Anche se ci sentiamo tutte le sere, è... difficile, non lo so, non mi era mai capitato, prima. Mi sento come se mi mancasse un pezzo, quando lui non c’è. E la cosa che mi sconvolge è che per lui è lo stesso. Figurati che ieri, quando l’ho chiamato, era in sala prove e Linde mi ha pregato di andarmelo a riprendere perché sta di nuovo angosciando tutti!”
Giada rise. “E sei ancora qui?”
“Per poco” ammisi. “Sto per andare a chiedere a Bianchi una settimana di ferie, anche se tornare in Finlandia mi sconvolge un po’.. ma voglio mettere più chilometri possibile tra me e i miei, se vedranno quelle foto!”
“Non sanno niente?”
“E per quanto mi riguarda non lo sapranno, per il momento”.
Sì, lo so. Avevo appena detto una cosa orribile. La verità era che io e i miei ci sopportavamo a malapena. Questo era il motivo per cui vivevo per conto mio dai tempi dell’università. La rottura definitiva dei nostri rapporti, poi, era arrivata dopo la fine della storia con Luca. I miei lo adoravano, lo consideravano il classico bravo ragazzo,di ottima famiglia, quello da sposare e tenersi stretto per tutta la vita. Già, peccato che il bravo ragazzo si era rivelato per quello che era in realtà: il perfetto stronzo, anche se guardandolo in faccia non lo avresti mai detto. Per farla breve, i miei mi avevano addossato tutte le colpe per la fine della storia.
E io ero diventata “Camilla che pensa troppo al lavoro e non sa tenersi un uomo ”. Già, perché la colpa era mia, no?
E ora, nella mia vita c’era Ville. Sarebbe bastata la vista dei suoi tatuaggi per far urlare i miei da qui all’eternità. Io non mi vergognavo di lui, sia chiaro: mi vergognavo di loro. Delle loro reazioni da piccolo-borghesi che pensano solo al parere degli altri. Prima o poi l’avrebbero saputo, ovvio, ma la mia parte vigliacca prendeva tempo.
“Dovrai dirglielo prima o poi...” disse Giada.
“Lo so...”
Quando Giada uscì, cercai di lavorare un po’ al nuovo articolo, un’intervista a un piccolo gruppo rock emergente . Ma i miei pensieri furono interrotti da una voce che proprio non volevo sentire.

“Tu devi essere completamente impazzita!” urlò Luca, lanciando l’ultima copia della rivista sulla mia scrivania.
“Non ti hanno insegnato a chiedere il permesso, quando entri in un ufficio non tuo?” chiesi, acida, senza alzare gli occhi dallo schermo del computer. Poi,senza scompormi minimamente, diedi una rapida occhiata alla rivista.
“Belle foto, eh? cos’è, rosichi perché l’articolo non l’ha fatto la tua mogliettina?”
“Sei una stronza”
“Io, eh?” non riuscii a non ridere.
“Pensi davvero che quello sia innamorato di te? Si sta divertendo e basta... sicuramente ti avrà già riempito di corna!”
“Senti chi è che viene a fare la morale agli altri!! Sai, Luca..” dissi, rimanendo impassibile “Non sono tutti come te... e adesso, fammi un favore: esci da quest’ufficio sulle tue gambe prima che ti faccia uscire io a calci in culo. “
Luca rimase basito. Di certo non si aspettava una simile presa di posizione da parte mia.
“Vedo che hai dimenticato la buona educazione, oltre al gusto nel vestire” disse, sprezzante.
“Tu non meriti le buone maniere” dissi, indicandogli la porta. “Ah, Luca, dimenticavo: abbi la decenza di non farti più vedere qui dentro.”
Mentre usciva, sulla porta apparve Bianchi, che evidentemente aveva assistito all’ultima parte della conversazione. Diede una rapida occhiata a Luca che si allontanava, poi a me, ed entrambi non riuscimmo a trattenere un sorriso.
“Complimenti per l’aplomb” commentò. “Io l’avrei davvero buttato fuori a calci in culo!”
“Grazie” risi. In effetti ero la prima a non credere di avere appena detto una cosa del genere a Luca.
“La rivista sta vendendo tantissimo” disse Massimiliano “prevedo un assedio di colleghi a breve, sai?” ridacchiò.
“Ugh”
“I guai della popolarità...” commentò Massimiliano. “Comunque, se vuoi sparire per qualche giorno, fai pure.”
Sul viso mi apparve un sorriso enorme. “Volevo proprio chiederti una settimana di ferie, in effetti” ammisi.
“Accordata! Hai già fatto il biglietto aereo per Helsinki?” scherzò.
Arrossii. “No, lo faccio ora...”
Trovai un volo per la sera stessa e la prima cosa che feci, fu chiamare una persona in Finlandia...ma non era Ville.
“Ciao Migè, sono Camilla! Ehm...Ville è lì con te?”
“No...credo che stia tormentando Linde, in questo momento!” rise.
“Povero Linde!” ridacchiai ”Comunque...penso che Ville vi lascerà in pace per qualche giorno, perché stasera arrivo ad Helsinki...però lui non sa ancora niente, vorrei fargli una sorpresa...suonate al Tavastia, vero?”
“ Sei tremenda!” rise “ per forza poi Ville ci tormenta, se gli fai queste cose! Sì, siamo al Tavastia”
“Ok, allora mi serve un favore... mi procureresti un pass per il backstage senza farti scoprire?”
“Nessun problema! A stasera...anche se penso che ti vedrò poco!” rise.

Nonostante fosse aprile inoltrato, ad Helsinki faceva freddissimo. Respirai a pieni polmoni quell’aria gelida...aria di casa. Mi strinsi nel cappotto e fortunatamente trovai subito un taxi, che mi portò in poco tempo davanti al Tavastia.
“Sono Camilla Williams, dovrei avere un pass...” dissi al ragazzo all’ingresso, incredibilmente somigliante a Ville. O forse ero io a vederlo ovunque?
Mi fece un gran sorriso. “Sei arrivata! io sono Jesse... fratello di quel rompiscatole del tuo ragazzo, e complice di Migè! Ero curiosissimo di conoscerti, dopo tutte le volte che Ville mi ha parlato di te...”
“Dopo tutte le volte che Ville ti ha tormentato, vorrai dire!” risi.
“Io non volevo dirlo, ma...” rise anche lui, la stessa risata buffa di Ville.

Entrammo nel locale strapieno, il concerto era più o meno a metà. La voce di Ville era splendida come la ricordavo e...beh, lui era tutto splendido, c’era poco da dire!
“Manca un bel po’ alla fine... sicura che vuoi aspettarlo nel backstage?” chiese Jesse.
No... non ero affatto sicura; perché ora che ero lì, e Ville era davanti ai miei occhi, non avrei sopportato di non vederlo per un’altra, lunghissima, ora. Così mi venne in mente che avevo una promessa da mantenere...
“Pensi di riuscire a farmi arrivare proprio sotto al palco?” chiesi.
“Vieni con me!”
Passammo dal backstage, dove lasciai valigia e cappotto, e da una porticina laterale sbucammo proprio davanti al palco, nella zona riservata ai tecnici. Ville cantava “In joy and sorrow” , ad occhii chiusi, sorridendo...chissà a cosa stava pensando...


Alla fine della canzone, quando si stavano spegnendo gli applausi e le grida, lo chiamai e gli lanciai un bacio con la mano.
Fu bellissimo vedere la sua espressione quando si voltò dalla mia parte e si accorse che a gridare il suo nome da sotto il palco ero io. Spalancò gli occhi e sorrise, e in un attimo era giù dal palco, ad abbracciarmi.
“Tu sei pazzo!” esclamai, baciandolo.
“Io?” rise.
Alzai le spalle. “Sto solo mantenendo una promessa: te l’avevo detto che prima o poi mi avresti visto a un tuo concerto tra le ragazzine urlanti!”
“Ma a loro non riservo questo trattamento” disse, baciandomi di nuovo.
“Ed è meglio per te se non lo fai, Ville Hermanni Valo...” sorrisi.

In quel momento, Linde si schiarì la voce al microfono “Scusate, abbiamo momentaneamente perso il cantante!” esclamò .
“Vai!” dissi a Ville, con aria colpevole. “ti aspetto qui...”
Mii diede un altro bacio e salì di nuovo sul palco, per finire il concerto. L’ultima canzone fu, di nuovo, la “mia”... e stavolta, da sotto il palco, la cantai con lui, con la stessa dolcezza e intensità che vedevo ogni volta nei suoi occhi.
A fine concerto realizzai quanto mi fossero mancati, oltre al mio Ville, anche gli altri quattro componenti della band.
“Devo farvi uscire come al solito?” scherzai, una volta che furono tutti e cinque nel backstage.
Linde rise. “Qui non ne abbiamo bisogno... però può essere un’idea per le tournèè, che dici Ville, la assumiamo come buttafuori ufficiale?”
“Mi sa che non ci casca più nessuno” intervenne Migè “Penso che tutti abbiano visto come ti ha baciato Ville, prima... altro che fan!!”
Arrossii.
“Perché, come l’ho baciata, così?” scherzò Ville, ripetendo la scena e facendomi diventare ancora più rossa, mentre gli altri ridevano.
E ridevano anche quando ci videro andare via, al contrario di loro che finivano la serata al Tavastia di fronte a una ventina di birre.

She is smiling like heaven's down on earth
Sun is shining so bright on her
All her wishes have finally come true
Her heart is weeping. This happiness is killing her.
It's right, she's in love.

HIM- Right here in my arms


Da brava Befanina, vi regalo il capitolo nuovo!! E come sempre grazie a tutte, mi fate venire voglia di continuare a scrivere!!!

Bell_Lua: ihihi i miei neuroni ormai sono fritti, altro che autocombustione!! xD

00glo00: guarda, con tutte le lacrime che ti sto facendo versare, oltre a comprarti i fazzolettini al balsamo, se Ville mi chiama sarò così gentile da prestartelo per...ehm, cinque minuti!! Quaaanto sono buona!!! ihihi

Shirahime: grazie^^ chissà, prima o poi forse la posterò tutta quella specie di poesia/canzone che ho scritto!!

kiki91: grazie^^ eeeh come ti capisco!! una foto della torre la trovi qui: http://public.fotki.com/lovejoy485/finland-impromptu-o/kopio1969656.html 

AnAngelFallenFromGrace: nooo non piangere anche tu!!! fazzolettini anche per te! :o)

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Capitolo 12
*** 12.Our heaven is worth the waiting ***


Nuova pagina 1

12. Our heaven is worth the waiting

 

La casa di Ville era esattamente come l’avevo immaginata dai suoi racconti... solo un po’ più in disordine.

“L’ordine non è esattamente il mio forte, come vedi...” disse, togliendo l’ennesima maglietta abbandonata sul pavimento.

Risi. Non mi importava. Con lui, in quella torre circondata dal bosco e affacciata sul mare di Munkkiniemi, mi sentivo sempre la principessa del castello...

Peccato che quella che doveva essere la nostra serata romantica si trasformò in una serata comica.

Eravamo abbracciati, a farci le coccole davanti al camino, quando suonò il cellulare di Ville.

“Che cazzo vuoi, Migè?” rispose, poi lo vidi attaccare subito, scuotendo la testa con un’espressione buffissima.

“Che è successo?” chiesi.

“Niente...devono solo romperci le palle” rise “Vedrai che ora, uno alla volta, chiamano anche gli altri. Poverini, si divertono così...”

Dopo nemmeno un minuto, infatti, fu la volta di Linde, poi di Gas e infine di Burton, uno più ubriaco dell’altro.

“Ne manca uno...” sorrise. E infatti il cellulare suonò di nuovo: Jesse, ovviamente.

“Scusali” disse Ville, ma entrambi non riuscivamo più a smettere di ridere.

“Posso chiederti una cosa?” chiesi.

“Quello che vuoi”.

“Cosa pensano di...di noi?”

Ville rise. “Vuoi proprio saperlo?”

Lo guardai preoccupata, ma la preoccupazione svanì subito davanti alla sua espressione buffa.

“Dicono che non mi hanno mai visto così felice.... e hanno paura che cominci a scrivere canzoni orribili...”

“E se avessero ragione?” gli dissi.

Mi guardò perplesso, prima di farmi parlare.

“Ti ricordi quello che mi hai detto, nell’intervista che ti ho fatto? Tu scrivi canzoni per prenderti gioco dei tuoi demoni, per vederteli davanti, su un foglio di carta anziché dentro di te. Questa cosa mi ha colpito, perché in fondo per me è lo stesso... tu scrivi canzoni, io racconti che non pubblicherò mai. Ma... quando stiamo insieme, finchè siamo vicini, probabilmente i tuoi demoni e i miei si tengono compagnia, e rinunciano a tormentarci. Di conseguenza, tu non scrivi, e io nemmeno. Ma nel mio caso non è una grave perdita... ” sorrisi.

Ville spalancò gli occhi verdi.

“E credevo di essere io quello con la mente contorta!”

Risi. “No...” dissi, cercando di essere seria. “Ma ti prometto che, se cominci a scrivere canzoni a cazzo ,ti lascio all’istante... solo per  il tempo di farti tornare normale, però!!”

“Io invece spero che tu non mi lasci mai...nemmeno per scherzo e  nemmeno per cinque minuti” disse, abbracciandomi stretta.

“Infatti sarai tu a farlo” mormorai. “Prima o poi succederà, lo so.”

“Non dire cazzate!” protestò.

Ma per me non era una cazzata. Sapevo benissimo che, prima o poi, Ville si sarebbe stancato, preferendo un’altra a me o semplicemente tornando a distruggersi di alcool, sigarette e storie di una notte come faceva prima di conoscermi. Era inevitabile. Lui aveva la band, le fans... e io? Io, se la mia tragica previsione si fosse avverata, avrei semplicemente messo fine alla mia vita.

 

 

Ma nonostante gli strani discorsi di quella sera, fu una settimana fantastica. Camminammo senza sosta per tutta Helsinki,mi riappropriai pian piano dei ricordi di quando ero bambina e li condivisi con Ville, e lui mi presentò la sua famiglia, con mio grande imbarazzo, e passammo delle serate stupende, la maggior parte delle quali comprendevano solo me, lui, il camino e qualche film di Tim Burton, una delle nostre passioni in comune.

Uno degli ultimi giorni prima che io tornassi a Roma, abbracciati, al calduccio sotto il piumone, Ville mi fece una domanda che non mi aspettavo...ma che volevo tanto sentire.

“Se ti chiedessi di rimanere ad Helsinki, con me, lo faresti?”

Il mio cuore mancò due o tre battiti.

“Lo stai facendo? Voglio dire, me lo stai chiedendo davvero o è solo una cosa ipotetica?”

“Milla, respira....E’ così sconvolgente?” chiese, ridacchiando.

Feci una smorfia.

“Beh, dovrai ammettere che non è che capita tutti i giorni di sentirsi fare una richiesta del genere...da te! a meno che tu non la faccia a tutte le ragazze carine che incontri!”

“Scema!” disse, scompigliandomi i capelli. “Sono serissimo. Vedi, Seppo si lamenta che, da quando facciamo tour in tutto il mondo, non ha più tempo per la famiglia. Tu potresti dargli una mano occupandoti dell’ufficio stampa, seguendoci in tour... “

“Hai detto *seguendoci in tour*?” chiesi. Questo voleva dire davvero che non ci saremmo mai separati....

Ville annuì, sorridendo.

“E’ solo per questo che me lo stai chiedendo, quindi...perchè Seppo ha bisogno di aiuto...” scherzai.

Ville mi guardò e mi fece un sorriso di quelli che mi facevano davvero dimenticare di respirare normalmente.

“Certo!” rispose “Non te lo sto mica chiedendo perché voglio svegliarmi abbracciato a te ogni giorno della mia vita...”

Sorrisi. Il mio cuore stava andando a mille. “Ah, beh, allora...” scherzai di nuovo.

“La smetti e mi dai una risposta seria?”

Mi guardò con quell’’espressione fintamente imbronciata che adoravo...e a cui era impossibile dire di no. ...non che avessi intenzione di farlo, chiaro!

“Sì sì sì sì sì sì sì!!” esclamai “E ancora sì!”

Ville scoppiò a ridere.  “E questa era una risposta seria?”

“No... la risposta seria è questa” mormorai, dandogli un bacio.

 

Let me wake up in your arms

Hear you say it's not alright

Let me be self dead and gone

So far away from life

Close my eyes

Hold me tight

And bury me deep inside your heart

HIM- Bury me deep inside your heart

 

Kiitos!!!!

 

Bell_Lua: me lo immagina così dolcioso...proprio l'uomo perfetto!!! Per i miei neuroni ormai non c'è più speranza però! XD

 

Malaena: grazie^^

 

00glo00: uhm no...credo di averci appena ripensato...dovrai accontentarti dei fazzolettini! XD

 

Shirahime88: vedo che Luca ha riscosso mooolto successo...sì sì

 

Variabile: ma grazie^^ merito degli HIM, sono la perfetta fonte di ispirazione per scrivere!!

 

AnAngelFallenFromGrace: serve ancora fazzolettino?? no, dai...questo capitolo non fa piangere...vero??

 

Mid: "The sacrament is all of you"...troppo dolce!!! credo che da qui ad agosto mi impegnerò ad imparare un'unica frase in finlandese : "Mi presenta suo figlio?" devo dirla a Kari appena entro in quel negozio! XD

 

 

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Capitolo 13
*** Lost in the arms of your fate ***


Nuova pagina 1

13. Lost in the arms of your fate

 

Restavano solo un paio di piccoli, insignificanti dettagli: il primo era dire a Bianchi che la sua “miniera d’oro” avrebbe fatto le valigie e sarebbe volata ad Helsinki a coronare il suo sogno d’amore con la rockstar. Mentre il secondo, quello che mi toglieva il sonno, era dare la stessa notizia ai miei genitori.

Ville si offrì di partire con me, per starmi vicino quando l’avrei detto ai miei.

Come immaginavo, la parte più semplice fu dare la notizia a Bianchi.

“Mi aspettavo una cosa del genere da quando vi ho visti insieme sul Kerrang” disse Massimiliano. “Siete così carini!! Mi dispiace che tu te ne vada, sei un’ottima giornalista. Ma meriti un po’ di felicità, e non ti ho mai vista così serena come da quando stai con Valo.”

“Posso sempre mandarti le recensioni dei nuovi album in anteprima” scherzai “ma non credo che sarei molto obiettiva!”

“Lo credo anch’io!”rise “Vienici a trovare, ogni tanto”

“Promesso!”

 

“Ricordati che voglio farti da damigella al matrimonio!” disse Giada, mentre toglievo le mie cose dalla scrivania.

“Quale matrimonio?” chiesi, spalancando gli occhi.

La mia amica rise.

“Per quel poco che conosco quel romanticone di Ville, cara la mia Camy...” iniziò “secondo me non aspetta altro che portarti nel posto più romantico di Helsinki per chiederti di sposarlo!”

“Ma figurati! Ville è allergico ai matrimoni! E anch’io, se è per questo!”

“Vedremo....”disse Giada “comunque, mi dispiace che tu  te ne vada..:”

“Anche a me...mi mancherete, tu e quella pazza di tua sorella! Però potete venirmi a trovare ad Helsinki quando volete!”

“Non dirlo ad Ale... te la ritroveresti sempre tra i piedi! Ma lo sai che ha tolto tutti i poster di Ville dalla stanza?”

La guardai perplessa.

“Sì... adesso ha attaccato in camera le foto che vi ho fatto io per la rivista! Sei diventata anche tu un suo idolo, ormai!”

“Oh, mamma...” commentai.

Già, mamma... perché era arrivato il momento più difficile: dire a mamma e a papà che tornavo in Finlandia... e che ero fidanzata con il frontman degli HIM.

 

Ville arrivò in cucina tutto tirato a lucido, i capelli legati sotto il cappello, i tatuaggi ben nascosti sotto la giacca grigia. Quella fu l’unica volta in cui, guardandolo, non rimasi senza fiato, troppo presa dai duemila pensieri su ciò che avrei dovuto affrontare. Mi trovò seduta al tavolo, davanti alla seconda bottiglia di birra.

“Amore, direi che una può bastare” disse, togliendomi la bottiglia.

Sbuffai. “Tu ne avevi bisogno prima di salire sul palco...io ne ho bisogno prima di vedere i miei” protestai.

“Ma non l’ho più fatto, da quando ci sei tu” disse, dolcemente. “E proprio perché l’ho fatto anch’io, ho imparato che non è così che si risolvono le cose”.

“Tu non li conosci, Ville. Non sai di cosa sono capaci. Io...so che finirò per vergognarmi di loro, oggi, e...”

Mi chiuse la bocca con un bacio.

“Non saranno più terribili delle mie fan!” disse, con una delle sue facce buffe.

Alzai un sopracciglio. Non ne ero così sicura.

 

“Entra” mi disse mio padre, gelido, appena aprì la porta. Meno male che avevo convinto Ville ad aspettarmi in macchina finchè non fossi scesa a chiamarlo. Volevo che sfogassero il peggio con me per poi riservare a lui un trattamento almeno civile.

“Ciao papà...mamma” dissi.

“Devi dirci qualcosa, immagino” disse mia madre, con lo stesso tono freddo.

“Sì...” dissi, spegnendo la sigaretta “ho ricevuto un’ importante offerta di lavoro e ho deciso di accettarla. Tra due settimane mi trasferisco in Finlandia.”

“In Finlandia” ripetè mio padre.

“Sì, torno ad Helsinki. Del resto l’hai sempre saputo che il mio posto è lì.” Risposi, freddamente.

“E che lavoro sarebbe?” chiese.

“Mi occuperò dell’ufficio stampa di una band, li seguirò in tournèè...è un’ottima occasione, sono famosi in tutto il mondo...e anche molto bravi!” dissi entusiasta.

...E il frontman è bellissimo ed è il mio fidanzato...pensai tra me e me.

“E ha qualcosa a che vedere con questo, immagino” aggiunse mia madre, porgendomi la copia della “mia” rivista...quella delle foto fatte con Ville.

Ci siamo. Pensai.

“Da quando compri la rivista per cui lavoro?” chiesi, cercando di assumere un tono scherzoso.

“Non la compriamo.” Chiarì mio padre. “Il tuo ex fidanzato ci ha avvisato che sarebbe stato opportuno dargli un’occhiata, e a quanto pare aveva ragione.”

Rimasi di sasso. Per quanto ancora quel brutto bastardo avrebbe tentato di rovinare la mia vita?

“Stronzo” sibilai.

“Modera i toni, Camilla” intimò mio padre. “Non so a cosa sei abituata ultimamente, ma in questa casa si utilizza ancora un linguaggio civile”.

“Cosa ti è saltato in mente, si può sapere?” disse mia madre, cominciando ad usare quel tono di voce troppo alto che non sopportavo.

“Non mi è saltato in mente nulla” dissi, cercando di mantenere la calma. “Semplicemente, ho conosciuto un ragazzo fantastico e ci siamo innamorati. Punto. E sì, c’entra qualcosa con il trasferimento: Ville è il frontman della band. Andiamo a vivere insieme.”

“Un ragazzo fantastico!” esclamò mio padre “Un cantante rock finlandese coperto di tatuaggi! E quello che davvero era il ragazzo perfetto per te, te lo sei fatto scappare!”

Alzai gli occhi al cielo.

“Ti ricordo che il tuo ragazzo perfetto mi ha messo le corna con la mia migliore amica! E vuoi che ti ricordi anche come l’ho scoperto?” esclamai. Sì, l’avevo scoperto proprio nel modo peggiore. Li avevo trovati insieme, nel mio letto.

“Te la sei cercata, tu e le tue smanie di carriera! Ed ecco a cosa ti ha portato quel giornaletto da due soldi per cui lavori!  A conoscere questo...questo...”

“Si chiama Ville. Ed era venuto qui a conoscervi oggi, ma credo proprio che non ne siate minimamente degni! E ora posso anche andarmene!” esclamai.

“Camilla, se esci da quella porta non azzardarti a rientrare!” urlò mio padre.

“Stai tranquillo, non ne ho la minima intenzione!” dissi, sbattendo la porta.

 

Scesi le scale di corsa, in lacrime,  fermandomi solo quando mi ritrovai al sicuro tra le braccia di Ville. Senza volerlo, cominciai a singhiozzare.

“Piccola” mormorò, stringendomi a sé e accarezzandomi i capelli.”Cosa è successo?”

Gli raccontai tutto, tra un singhiozzo e l’altro, e improvvisamente vidi la sua espressione indurirsi.

“Vieni con me” disse, portandomi verso l’ingresso.

“No, Ville, io da loro non ci torno” sussurrai tra le lacrime.

“Per favore...” chiese “fallo per me.”

Annuii. Neanche nella situazione più tragica sarei riuscita a dirgli di no, quando mi guardava con il verde intenso dei suoi occhi.

Salimmo le scale, abbracciati, e Ville suonò alla porta dei miei. Mio padre aprì quasi subito, convinto che fossi tornata sui miei passi a dirgli che avevano ragione e che tornavo a casa da loro.

“Sono Ville Hermanni Valo” si presentò, con un tono freddo che con me non usava mai “e per quanto, secondo lei, io sia un poco di buono, non mi sognerei mai di ridurre Camilla come lei ha fatto oggi. Non la conosco, signor Williams, ma posso dirle con certezza che lei non merita le lacrime di sua figlia. Arrivederci. ”

Senza mai sciogliere l’abbraccio che ci univa, Ville mi riportò alla macchina.

“Scusami” disse, posandomi un bacio sulla fronte “mi dispiace che tu abbia dovuto scegliere tra loro e me”.

“Era inevitabile” risposi, rituffandomi nel suo abbraccio “Sceglierei te altre cento volte, sei tu la mia famiglia adesso”.

Sbirciai la sua reazione. Mi aspettavo che si sarebbe irrigidito, o allontanato da me, invece sorrideva, luminoso come un mattino d’inverno.

“Sì, lo so che ho appena detto una cosa spaventosa” aggiunsi, sorridendo, mentre le lacrime mi solcavano ancora le guance.

“Non mi fai paura” rise, e io con lui.

 

In your misery

You're not alone

So come share your tears with me

And witness it all go wrong

HIM- Death Is In Love With Us

 

Grazie come sempre per  i commenti!!!!

Bell_Lua: grazie^^ sì effettivamente Ville l'ho immaginato proprio coccoloso!! *__* Quanto a Camillina, beh..lei è un pò strana, non si può mai sapere cosa le passa per la testa... :P

00glo00: altri fazzoletti in arrivoooo!!! mi farò sponsorizzare dalla scottex, prima o poi XD

Shirahime88: ihihih secondo me sarebbero capacissimi di fare una cosa del genere XD

Malaena: sì effettivamente hai ragione, ma Milla è un pò paranoica!!

Mid: eeeh lasciamo perdere... *pensieri sconci mode: on!!!!*

Variabile: magaaaari succedesse nella realtà!!!! *__*

 

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Capitolo 14
*** Suicide of Love ***


Nuova pagina 1

14. Suicide of love

 

Che probabilità c’è che due anime perse, gettate a caso nel mondo, si incontrino? Il destino ci aveva fatti nascere nella stessa città, e poi la sua mano aveva giocato con noi, allontanandoci, regalandoci sogni e delusioni, vittorie e sconfitte.  Ma alla fine eravamo destinati l’uno all’altra, e il destino, o chi per lui, ci aveva sottoposto a tante prove, a tante difficoltà, per poi farci finalmente trovare. Contro tutte le previsioni, contro la realtà delle nostre vite così diverse. Perché, a volte, i sogni si avverano e riescono a cambiare completamente la tua vita.

 

Da quel momento in poi, iniziò la mia vera vita. Amavo tutto di Helsinki, compresa la nebbia, la neve e il freddo pungente che ti tagliava le guance quando uscivi di casa la mattina. Amavo il mio lavoro, comprese le tournèè estenuanti e le serate mondane, amavo le serate passate in sala prove con la band a ridere davanti a troppe bottiglie di birra,  amavo la famiglia di Ville che mi aveva praticamente adottato...ma  soprattutto, amavo Ville e la nostra casa speciale, nella quale ci rinchiudevamo appena ne avevamo la possibilità.

La sera mi accoccolavo sul divano mentre Ville lavorava alle nuove canzoni. Era bellissimo vederlo concentrato sulla musica e sui testi, mentre fino a tarda notte se ne stava a provare i nuovi pezzi sulla chitarra acustica.

“Devo portarti a letto in braccio?” mormorò, sedendosi sul divano accanto a me e abbracciandomi.

“Mmm...mi sono addormentata, scusa...”

“Vuol dire che la canzone faceva schifo?”

Sorrisi, passandogli una mano tra i capelli. “Scemo...vuol dire solo che sono stanca, la canzone è bellissima”

Ville sorrise. “Non può essere altrimenti... è la tua.”

 

Era tutto perfetto.... troppo perfetto per me.

Infatti, un giorno di fine agosto, appena rientrati da una serie di interviste a Londra, ebbi la conferma che io e la perfezione non potevamo coesistere a lungo pacificamente. Ville ed io stavamo sistemando le valigie quando sentimmo suonare alla porta. Il destino stava per metterci di fronte alla prova definitiva.

“Non ti preoccupare, vado io!” disse Ville, dal piano di sotto. Meno di un minuto dopo, scesi anch’io...

“Chi è, amore?” chiesi dalle scale, prima di trovarmi davanti una scena che non avrei mai voluto vedere.

Una ragazza mora, altissima e magrissima, era tra le braccia del mio Ville, e lo stava baciando.

Rimasi impietrita, non riuscii nemmeno a reagire. Improvvisamente, mi tornò in mente una scena analoga, vissuta tempo prima. Una scena che già mi aveva devastata una volta... non potevo sopportarlo di nuovo, non da Ville.  Presi la giacca e corsi viai, completamente fuori di me, mentre le lacrime cominciavano a scendere incontrollate.

Correvo, mentre sentivo Ville gridare il mio nome, inutilmente. Non sarei tornata indietro.

Cosa ti aspettavi, Camilla? Ripetevo a me stessa...

Prima o poi sarebbe successo, l’avevo sempre saputo. Uno come Ville non poteva stare con me, e quella ragazza mora ne era la dimostrazione. Sembrava una modella, o forse lo era, così alta, magra e perfetta...così terribilmente diversa da me.

 

Chiamai un taxi e mi feci accompagnare al porto di Helsinki. C’era solo un posto in cui volevo andare... l’unico posto che avevo considerato casa.

Giunta al porto, saltai sulla prima barca disponibile. Attorno a me era pieno di turisti, che mi guardavano increduli. Chissà cosa pensavano, vedendo una ragazza sconvolta e  in lacrime seduta in un angolo, a fissare il mare.

Il faro di Suomenlinna... hai sempre avuto ragione, Ville. E’ vero che l’amore può uccidere....

 

If death is the answer to love's mysteries

Then bleed on my darling to the sound of a dream

HIM- Bleed well

 

Ehm...meglio ringraziarvi subito perchè dopo questo capitolo mi inseguirete per picchiarmi, già lo so!!! E' anche il penultimo... *me scappa*

Bell_Lua: uhm... forse dopo aver letto questo capitolo non dirai più che Ville è perfetto! XD

00glo00: mah...non so se Ville è tipo da matrimonio....

Shirahime88: grazie^^

AnAngelFallenFromGrace: ihihi non so se ti piacerà anche questo capitolo...ma grazie comunque!!! :o)

 

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Capitolo 15
*** Right here in my arms ***


Nuova pagina 1

15. Right here in my arms

 

Non appena aprii la porta, mi trovai davanti Jonna. No, forse “davanti” non era proprio il termine adatto, perché mi si gettò letteralmente tra le braccia, cercando di baciarmi....e riuscendoci, purtroppo.

“Ville, sono stata una stronza...ho riflettuto tanto, io ti amo, ti prego torna con me!” implorava.

In quel momento, sentii  Milla scendere le scale. “Amore, chi è?”

Spinsi Jonna via da me, ma troppo tardi. Milla, la mia Milla, aveva assistito alla scena ed era corsa via.

Mi precipitai alla porta, la chiamai a gran voce, ma non si voltò nemmeno.

“Vattene” dissi torvo a Jonna, che mi guardava con un sorrisetto soddisfatto.

“Quella sarebbe la tua nuova ragazza?” disse sprezzante “Una volta avevi gusti migliori, mio caro Ville.”

“Vattene, cazzo! Piantala di rovinarmi la vita!” urlai.

Per tutta risposta, prima di andarsene mi tirò un pugno in pieno viso. Se ne andò ridendo, lasciandomi lì piegato in due.

Ma non era il pugno a farmi male. Il dolore che mi dilaniava era per aver fatto soffrire Milla.

In quel momento, sulla porta apparve Migè.

“Che cazzo ci faceva qui Jonna?” chiese, prima di vedermi. “Ti ha picchiato di nuovo?”

Annuii. “Lo sai che è una pazza schizzata! Migè... Camilla se ne è andata, devo trovarla!”

In macchina, mentre percorrevamo le strade di Munkkiniemi, raccontai a Migè cosa era successo.

“Che stronza” commentò “Continuo a chiedermi come cazzo hai fatto a stare con lei tutto quel tempo!”

“Me lo chiedo anch’io...” borbottai. Continuavo ad accendermi una Marlboro dietro l’altra.

“Povera Camilla...” disse Migè.

Improvvisamente un brivido mi percorse la schiena. “Andiamo al porto” dissi.

“Che diavolo c’entra il porto?”

“E’ andata a Suomenlinna, sbrigati!” gridai, senza volerlo. Speravo solo di fare in tempo. Sapevo, inspiegabilmente, cosa aveva intenzione di fare, e lo sapevo perché, in fondo, era la stessa cosa che avrei fatto io se lei mi avesse lasciato.

Me ne stavo rannicchiato sul sedile,con i gomiti poggiati sulle ginocchia e la testa tra le mani.

“Corri Migè, cazzo! ”

“Ville, datti una calmata. Cosa vuoi che succeda? Se è davvero a Suomenlinna, dalle il tempo di smaltire l’incazzatura  e vedrai che più tardi torna a casa”

Gli lanciai un’occhiataccia.

“Non tornerà” dissi, a voce bassissima.

 

Salii a perdifiato le scale che portavano alla terrazza del faro. Ad ogni gradino rischiavo un attacco d’asma, lo sapevo, ma non mi importava. Non mi fermai finchè non la vidi, appoggiata alla balaustra, in lacrime. Per fortuna ero arrivato in tempo. Mi avvicinai alle sue spalle in silenzio, senza il minimo rumore, riprendendo fiato solo quando Milla fu al sicuro, avvolta dalle mie braccia.

 

“Lasciami, Ville”. Non mi ero nemmeno voltata. Sapevo che quelle braccia che mi avvolgevano, forti e dolci insieme, non potevano che essere le sue.

“Mai...” mormorò, e sempre tenendomi stretta a sé mi allontanò dalla balaustra.

“Temevo di non fare in tempo, credevo che tu...”disse.

Finalmente mi voltai a guardarlo. Piangeva. E il mio bellissimo angelo non doveva piangere. Istintivamente, allungai una mano ad accarezzargli una guancia. Ville mi amava davvero, e io ero stata una stupida.

“Cosa hai fatto all’occhio?” chiesi, con le lacrime che ancora mi scivolavano sulle guance.

Lui scosse la testa. “Non preoccuparti ora”.

Ville si sedette su una panchina, facendomi sedere sulle sue ginocchia senza sciogliere la stretta intorno alla mia vita.

“Era..?”

“Quella pazza isterica di Jonna, sì...” sospirò. “Scusa per la scena penosa a cui hai dovuto assistere. Vorrei dirti che non capiterà più, vorrei essere io il primo a crederlo...ma quella è da manicomio...”

“Scusa tu, sono stata una perfetta cretina...” mormorai. “E’ stata Jonna a farti l’occhio nero?”

Ville annuì.

“E non hai reagito?” chiesi, spalancando gli occhi ancora gonfi di lacrime.

“Ero più preoccupato per la cazzata che stavi per fare, che per il mio occhio...e poi non prendo a pugni una donna.” Disse, torvo.

“Tu no, ma io sì, cazzo!” sbottai “Ti giuro che se quella prova a toccarti di nuovo la faccio pentire di essere nata!”

Ville sorrise. “Ora sì che riconosco la mia Milla...”

“Come facevi a sapere che ero qui e...?”

Mi strinse ancora di più a sé. “Ho semplicemente pensato a come avrei reagito io vedendoti baciare un altro... “

Appoggiai la testa nell’incavo della sua spalla, mentre le mie labbra cercavano e trovavano le sue.

Improvvisamente, lo sentii ridere.

“Avevo sempre immaginato di chiedertelo qui, lo sai?” disse “anche se magari in una situazione meno drammatica, senza lacrime e senza occhi neri…”

“Cosa?”

“Shh....almeno una cosa, fammela fare bene” disse, con una strana luce negli occhi.

Rimasi a guardarlo perplessa mentre mi faceva sedere sulla panchina e si inginocchiava davanti a me, prendendomi la mano.

“Camilla Williams, vuoi sposarmi?”

 

Is it so hard to believe our hearts

Are made to be broken by love

That in constant time lies

The beauty of it all

My darling won't you feel

The sweet heaven in

Our endless cry

HIM-One last time

 

Grazie grazie a tutte!!!! Ormai siamo quasi al finale...manca solo l'epilogo!!! (ma sarà davvero il finale?? boh! ;-p )

 

Bell_Lua: mi dispiace per lo sconvolgimento! Ma un piccolo colpo di scena ci voleva no?? ;-p eeeh come ti capisco...anche per me Ville è l'incarnazione dell'uomo perfetto!!!

 

00glo00: passato lo shock con questo capitolino?? serve fazzoletto? XD

 

Shirahime88: sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto nonostante tutto^^

 

AnAngelFallenFromGrace: ihihi avevi indovinato!!! Comunque...mi sono affezionata troppo alla coppia Ville-Camilla, quindi forse forse...un seguito...chissàààà!!!

 

Lally: shììì Bleed Well era proprio perfetta!! L'idea del capitolo come al solito è partita dalla canzone^^

 

Malaena: ahaha l'appellativo di polipo anoressico mi sembra proprio perfetto per la Cionna!!!!! XD

 

 

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Capitolo 16
*** Epilogo ***


Nuova pagina 1

Epilogo

 

Ville ed io ci sposammo il 31 dicembre, ad Helsinki, sotto una nevicata memorabile. Da Roma arrivarono solo  Giada ed Ale, mentre i miei genitori preferirono, una volta ancora, far finta di nulla, anche se in cuor mio sperai fino all’ultimo di vederli arrivare. Fu un matrimonio totalmente degno di noi: ci sposammo al tramonto, e festeggiammo con il consueto concerto di capodanno al Tavastia, circondati dai nostri amici più cari.

Ma le sorprese non erano finite. Ero in galleria, con Ale e Giada, quando il concerto stava ormai per concludersi... sapevo che l’ultima canzone sarebbe stata “The sacrament”, come sempre, quello che non sapevo era lo scherzetto che Ville stava per farmi.

Partirono le prime note, Ville prese il microfono e... fermò tutti, iniziando a parlare.

“Manca qualcosa, per questa canzone...o meglio, qualcuno!” ridacchiò. “Come tutti sapete, questo non è solo il consueto concerto di Capodanno...ma anche il party del mio matrimonio! Quindi...vorrei mia moglie qui sul palco, per l’ultima canzone!”

Sbiancai. No, non poteva farmi questo. Mentre le luci erano puntate dritte su di me, gli feci segno di no con il dito.

“Amore, niente storie. Qui, sul palco!” ridacchiò. Dopo tante insistenze da parte di Ville, salii anch’io sul palco, lanciandogli un’occhiataccia,  per cantare con lui quella che da sempre era la nostra canzone, quella che secondo Ville era già mia nel momento in cui l’aveva scritta...anche se ancora non ci conoscevamo.

 

“Ti basterà, tutto questo?” sussurrai, ad un certo punto, perché solo lui mi sentisse.

“Mi basti tu, per sempre.” rispose.

 

You know our sacred dream won't fail

The sanctuary tender and so frail

The sacrament of love

The sacrament of warmth is true

The sacrament is you

HIM- The Sacrament

 

 

The end ???

 

 

Ed eccoci arrivati al mini- epilogo!!! (sigh)

Grazie a tutte  per i commenti e grazie anche a chi ha letto la storia senza commentare!

Ovviamente il ringraziamento più speciale va alle canzoni degli HIM che mi ispirano a scrivere e...ai sogni assurdi che faccio con il Valo come protagonista!!!! xD

 

AnAngelFallenFromGrace: grazie^^ Il seguito...ci sarà!! Con calma ma prima o poi arriva!!!

 

Malaena: ihihi Villuccio è l'uomo perfetto!!! (occhietti a cuoricino mode:on!!!!)

 

linkinpark: fazzolettiiiii!!! Taaanti fazzoletti! Mi sono commossa anch'io scrivendo quella scena!! (me è proprio scema ihihih)

 

EtherealClover: sigh...malvagia io?? Appena sento la parola Tavastia mi scende una lacrimina... quest'estate quando arriverò davanti a quella porta mi scioglierò in lacrime, credo (o mi incateno lì davanti fino al prossimo Helldone...) xD

 

00glo00: Jonna??? GRRRR solo il nome mi da fastidio XD

 

Shirahime88: grazie^^

 

desdemona_vampira: ma ceeerto che puoi picchiare Jonna!!!! Ti aiuto anch'io però!!! XD

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