For the life .. For the blood .. For love.

di rosewhite
(/viewuser.php?uid=56960)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Inizio ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 16! ***
Capitolo 18: *** 17esimo Capitolo. ***
Capitolo 19: *** 18esimo capitolo ***
Capitolo 20: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 20 ***



Capitolo 1
*** Inizio ***




<< Sapete cos'ho sentito? >> Alice parlò giocando distrattamente con la forchetta, torturando dei poveri maccheroni innocenti.

<< Cos'hai sentito? >> Rosalie si sporse verso di lei.

<< A breve arriverà una nuova studentessa che non parla inglese e sentite un po' - Si sporse verso il centro della tavola e sussurrò - Arriva dall' Italia! >>

<< Cosa la porta in questa cittadina abbandonata da Dio? >> Chiese Jasper seguendo con lo sguardo il maccherone preso di mira.

<< Dicono per studio, una specie di progetto >> La campanella suonò e ci alzammo tutti quasi in sincrono. Una nuova ragazza e a noi cosa importava? 



Salve, ho iniziato questa Fan Fiction per farvi conoscere un nuovo personaggio.
Spero che vi piaccia. Fatemi sapere!

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


1° Capitolo

Il giorno dopo tutta la scuola era elettrica per il nuovo arrivo, nelle piccole città succede sempre questo. Ogni minima novità è un evento, anche se una ragazza si fa una tinta diventa un evento.
Nel garage l'aspettava anche il preside con a fianco il professore di spagnolo.
Bè, la tanto attesa fanciulla arrivò su un'audi A1, blu con archi argentati, guidata da un ragazzo che scese con lei. Lui alto circa 1.80, aveva i capelli castano chiaro e gli occhi azzurri, vestito semplicemente con un jeans ed un maglioncino blu. Lei invece era alta sul metro e sessanta, aveva i capelli lunghi fino a metà schiena castano scuro e portava degli occhiali da sole. Indossava un normale jeans, una maglietta nera con scollatura a V, quasi interamente coperta da una sciarpa grigia, con sopra un cappottino dello stesso colore.
 Si avvicinarono ai due uomini che li attendevano sorridenti ed il ragazzo strinse la mano ad entrambi.

<< Buongiorno io sono Matt, il fratello di Beatrice >>

<< Buongiorno. Abbiamo parlato velocemente a telefono della situazione. Ma non capisco come sua sorella può seguire senza difficoltà le lezioni non sapendo parlare inglese e non essendoci nessuno nella scuola che parla italiano >> Il preside era una persona diretta.

<< Non si preoccupi. Bea parla perfettamente italiano, francese e spagnolo e mastica il russo ed il giapponese. Non ci saranno problemi se qualcuno le parla in una di queste lingue. E poi è qui per imparare. >> Il ragazzo sorrise ed il professore di spagnolo, il signor Herinton, si dedicò alla ragazza parlando in spagnolo.

<< Bene. Posso tradurti io qualcosa quando vuoi >>

<< La ringrazio signore >> Disse con voce dolce lei sorridendo. Edward si voltò verso di me e parlò così piano che solo noi vampiri lo sentimmo.

<< Preparatevi, il professore ci sta per offrire in pasto alla nuova arrivata >> detto fatto il professore ci cercò per un po' nel parcheggio e poi, alzando una mano, ci invitò ad avvicinarci. Spinsi una Rosalie sbuffante e le sussurrai all'orecchio << Non preoccuparti amore tu sei più bella >> e lei in tutta risposta mi guardò e mi disse << Su questo non c'erano dubbi. >> risi. Ah, la mia adorata moglie.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


2° Capitolo

Ci avvicinammo a passo umano mentre la “new entry” si voltava a guardarci. Quando arrivammo fu il professore Herinton a parlare, in spagnolo.

<< Beatrice, questi sono i Cullen. Sono i migliori in quasi tutti i corsi, compreso il mio - sorrise fiero - Potranno darti una mano nei discorsi tra compagni e quando io non ci sarò >>
Ovviamente chiedere il nostro parere era troppo, vero? E pensare che potevo essere il suo bis bis nonno. Questi giovani d’oggi.. Edward sentendo i miei pensieri mi guardò e sorrise.

<< Signore, grosso modo capisco l’inglese. Non lo parlo ma capisco qualche parola. E poi non vorrei disturbare questi ragazzi che dovranno, anche loro, seguire le lezioni >> ci guardò finendo la frase.

<< Nessun disturbo >> cinguettò Alice

POV BEATRICE

Matt aveva finito di parlare con quell’omino semi pelato del preside e si rivolse a me in italiano.

<< Allora Bea, io torno a casa. Ti passo a prendere quando finiscono le lezioni. Bè… Buon primo giorno di scuola >> mi sorrise. Gli avrei spaccato la faccia.

<< Sei un bastardo >> gli risposi sorridendo per non far capire agli altri.

Guardai se al collo portasse la collanina che gli avevo dato e quando la vidi spuntare lievemente da sotto il maglione mi sentii più sicura.

Mi posò un bacio delicato sulla fronte per rendere più reale la sua parte da bravo fratello.

<< Vado a sistemare le ultime cose a casa. Ci vediamo dopo >> lo salutai con la mano in risposta.

Quando se ne andò i Cullen si presentarono e poi ci incamminammo verso la scuola.
Avevo tutti gli occhi addosso. Che fastidio!

<< Non ci far caso. Nelle piccole cittadine è sempre così . Le novità attirano parecchia attenzione >> disse sempre in spagnolo Bella, mano nella mano con Edward, che mi guardava in modo strano, quasi ispezionandomi con quegli occhi nocciola tendenti al dorato.

Il fatto di essere definita una novità, come un oggetto appena messo sul mercato, dovevo ammettere che mi infastidiva un po’.

<< Dimmi una cosa… >> iniziò Emmett << Perché tu e tuo fratello non vi assomigliate per niente? >> mi fermai di colpo, mi abbassai lievemente gli occhiali da sole e lo guardai dritto negli occhi ambrati. Alice gli diede una gomitata nel fianco sinistro.

<< Prescindendo dal fatto che non è assolutamente una cosa carina da dire - mi rialzai gli occhiali - non siamo fratelli di sangue >>

<< Adottata? >> domandò Bella,che ricevette un’occhiataccia da parte della mora di famiglia. Pensai che non avesse tatto, perché se così fosse stato non era il modo di chiederlo.

<< No >> aspettavano una risposta e quindi, sospirando, gli raccontai la storiella.

<< Mia madre e suo padre si sono sposati. Contenti? >> Non aspettai risposta e, maleducatamente, m’infilai nella classe di spagnolo. Odiavo i ficcanaso.

Angolo dell'Autrice:

Sto postando troppo velocemete? So che, come mi ha fatto notare anche
TheRealTrisha_ , sto scrivendo dei capitoli brevi. Ma sono i primi e proverò a fare del mio meglio per allungare i prossimi. 
Di solito si lamentavano che i capitoli ( delle FF precedenti) erano troppo lunghi. Proverò a fare una via di mezzo.
Vi ringrazio per le visualizzazioni e spero che questo capitolo vi sia piaciuto. A presto!

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


http://www.youtube.com/watch?v=GTkzyyv0DuA&feature=related
Se volete ascoltatela mentre leggete il capitolo. Ci risentiamo alla fine!


3° Capitolo

A mensa non mangiai nulla. Approfittai dello spacco per andare fuori al freddo a prendere un po’ d’aria. Il vento gelido si infilava sotto la sciarpa e mi accarezzava violentemente il viso, chiusi gli occhi. Potevo vedere la sua energia azzurra toccare tutto quello che avevo intorno, scuotere gli alberi e farmi volare delicatamente i capelli. Era la pace, anche se troppo fredda per i miei gusti. Amavo la natura ed ero sua figlia e serva. Da lei prendevo forza e potere, da lei fuggivo quando il mondo mi crollava addosso, sempre da lei quando i ricordi tornavano a spaccarmi l’anima.


Una mano altrettanto fredda si posò sulla parte scoperta tra la sciarpa e la maglia ed io sussultai, voltandomi con il cuore che batteva all’impazzata.


Di fronte a me Jasper ritirò subito la mano e alle sue spalle notai Alice.


<< Scusami se ti ho spaventato, ma ti ho chiamato e non mi hai risposto >> Dannazione. Mi portai una mano sul cuore, come se quel gesto potesse calmarlo.


<< Mi godevo un po’ d’aria fresca, involontariamente mi sono isolata >> spiegai dandomi della sciocca e riabbassando la mano. Potevo ancora vedere con la vista secondaria il vento sfiorare tutto e seguire elegantemente ogni forma.


<< Ci siamo preoccupati perché non ti abbiamo visto a mensa. Non mangi? >> la voce di Alice aveva qualcosa che mi ricordava quel vento, così delicata e cristallina..


<< Sono ancora abituata all’ora italiana. Grazie dell’interessamento >> Sorrisi. Era altruismo o mi controllavano?


Iniziai a sentire freddo e mi strinsi di più nella giacca.


<< Forse è meglio se andiamo dentro prima che geli >> Parlando Jasper aprì la porta e l’aria calda uscì riscaldandomi dolcemente il viso. Gli sorrisi ed entrai. Una ragazzina con corti capelli biondi ed occhi castani mi si parò davanti ma si rivolse ad Alice dicendo qualcosa che non compresi. Guardai Jasper.. Assomigliava a..


<< Ilary vuole che ti chieda se tuo fratello è fidanzato >> La voce di Alice mi riscosse dai miei pensieri e voltandomi verso di lei provai ad essere il più cortese possibile.


<< No, ma tende a stare con ragazze dai 20 in su >> Ok, forse la cortesia non era il mio punto forte. La ragazzina corvina riferì e la bionda se ne andò sconsolata salutandomi con la mano.

Mentre andavamo verso gli armadietti Alice si bloccò ed abbassò lo sguardo.

<< Volevo chiederti scusa per la mancanza di tatto dei miei fratelli >> Rimasi stupita.


<< Non preoccuparti, non mi sono offesa >> le sorrisi dopo un attimo di incertezza.

 Lei mi sorrise sprizzando felicità da tutti i pori e poi cinguettò un << devo andare in palestra, a dopo >> incamminandosi verso un altro edificio. Era la prima scuola che vedevo divisa in così tanti edifici, riflettei su quanto poteva essere stato sadico l’architetto. Far correre da un edificio all’altro dei poveri studenti  in inverno, sotto la pioggia.. In pratica a Forks.

<< Cos’hai ora? >> il biondino mi guardava incuriosito. Controllai il foglio e mi scappò una specie di gemito di dolore.


<< Storia >>


<< Vieni, ti faccio da traduttore >>


<< Ma non hai una lezione anche tu? >>


<< Sì, storia >> Mi sorrise e mi ricordò così tanto lui..


<< C’è qualcosa che non va? >> mi voltai verso Jasper e gli sorrisi, un sorriso spento che sapevo sarebbe risultato falso. Ricacciai il suo pensiero e mi incamminai verso destra.


<< No, va tutto bene >>


<< Bea? >> mi fermai e mi voltai


<< La classe è dall’altra parte >> 



Angolo dell'Autrice:

Mi farete sapere cosa ne pensate? Per me è importante.
Questo capitolo mi piace particolarmente ed insieme ad esso vi ho postato una canzone che mi ha ispirato, diciamo che con la musica "contemporania per pianoforte" scrivo meglio.
IMPORTANTE: Adottate anche voi la causa " Uno scrittore felice"  Basta premere prima del capitolo su "Inserisci una recensione" e dire anche semplicemente se questo capitolo ti è piaciuto o meno! Un click per rendere uno scrittore contento!
A parte gli scherzi appena finisco di scrivere il quarto capitolo lo posto.. Anche se devo ancora iniziarlo quindi.. ISPIRAZIONE VIENI A ME!
Un Bacio a Tutti e grazie mille per aver letto la mia storia.
A presto!! ( Non è una minaccia)


Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


4° Capitolo


Finite le lezioni Edward ci precedette in macchina silenziosamente. Bella gli strinse la mano e gli chiese cosa c’era che non andava ma lui si limitò a scuotere la testa e a mettere in moto.

Arrivammo a casa velocemente, seguiti da Jasper ad Alice nella Bmw blu di Esme. Il rosso della famiglia si mise davanti ai due divani in pelle bianca nell’ampio soggiorno e con un cenno della testa ci fece segno di sederci. La tensione era palpabile.
Quando ci accomodammo egli iniziò a parlare.

<< Si tratta della nuova arrivata.. >> Alice lo interruppe

<< A proposito, siete stati veramente scortesi con lei >> incrociò le sue piccole braccia e guardò male sia me che Bella. Edward ringhiò lasciandoci tutti sorpresi.

<< Smettila con queste cretinate Alice! Abbiamo un problema più serio! Non riesco a sentire i suoi pensieri e nemmeno quelli del fratello. >>

<< Ed io non sento le sue emozioni >> mormorò Jasper

<< C’è qualcosa che non va >> Rosalie si alzò in piedi spostandosi una ciocca di capelli dietro l‘orecchio << Non ditemi che dobbiamo ricominciare tutto da capo, per cortesia. >>

<< No >> disse pragmatico << Dobbiamo scoprire cos’ha che non va e poi eliminarla >>
La mia amata bionda annuì ed io scossi la testa.

<< E’ esagerato Ed. Vuoi ucciderla solo perché non riesci ad entrarle nella testa? Non è affatto sportivo. >>

<< Emmett ha ragione - intervenne Alice - Per prima cosa dobbiamo capire cosa blocca i vostri poteri e poi prenderemo una decisione. Cosa ne dite di andarle a fare visita con Esme e Carlisle? Una visita di Benvenuto in questo posto abbandonato da Dio>>

Fummo tutti d’accordo e quando, un paio d’ore dopo, nostro padre tornò dal suo turno in ospedale salimmo sui rispettivi mezzi di trasporto e, senza preavviso, ci dirigemmo verso la casa azzurra all’inizio del bosco.

<< Se non sanno che stiamo arrivando non potranno nascondere eventuali prove >> aveva detto Jasper.

Sinceramente? A me sembravano tutti esagerati. Se avessero usato lo stesso metodo con Bella, a quest’ora Edward sarebbe ancora solo.

Ero l’unico a pensarci? Probabilmente si.

Esme ci chiamò dalla sua Bmw, guidata da Carlisle, dicedo di passare per il negozio di alimentari perchè andare a casa di una persona senza nulla,e per di più senza preavviso, era troppo scortese, quindi entrò nel negozio e prese un enorme scatolo di cioccolattini per poi ripartire.

Arrivammo, dopo circa 5 minuti, fuori una villetta azzurra a due piani con porte e finestre bianche. Quando ci fermammo un cane iniziò ad abbaiare a tutta forza.

<< Ci mancava solo il cane >> disse Rosalie ed Esme le lanciò un'occhiataccia.

La porta si aprì mentre scendavamo dalle rispettive auto, sull'uscio della porte comparve una Beatrice con un maglione bianco a collo alto, un Jeans blu scuro ed un aria sorpresa dipinta in volto. Dalla sua destra sbucarono due cani, uno nero ed uno pezzato di taglia media/grande in pratica uguali, che corsero fuori in giardino.

Il cane nero ci venne incontro scodinzolando mentre quello pezzato si fermò a pochi centimetri dalla ragazza e continuò ad abbaiare.

<< Kim lasciali stare >> Bea uscì fuori la stradina di ghiaia e si avvicinò al cane nero, richiamandolo, che nel frattempo saltava addosso ad un Alice sorridente.

<< Perdonatemi, non aspettavamo visite. Prego entrate >> La seguimmo in casa e la prima cosa che mi colpì furono le mensole ed i mobili pieni di candele e di oli profumati. Ammirai i mille colori delle candele, ce n'erano veramente di tutti i colori e di tutte le forme.

<< Prego sedetevi- ci fece segno di accomodarci su un divano ad angolo blu, con un altro di fronte dello stesso materiale ma più piccolo, nel salone azzurro pastello - vado a chiamare mio fratello >> ci sorrise e sparì salendo le scale bianche con il cane pezzato che la seguiva mentre Kim assaliva uno per uno tutti noi.

<< Mattiii ci sono ospiti! >> disse ad alta voce.

<< Scendo subito >> si sentì una porta aprirsi e dei passi scendere velocemente le scale. Il ragazzo comparve con indosso la camicia grigia con i primi due bottoni aperti e la cravatta  nera allentata.

<< Salve - ci salutò con un gran sorriso - Scusate per come trovate me e la casa, ma dobbiamo ancora mettere tutto apposto >> si slacciò completamente la cravatta e se la piegò tra le mani.

<< Dai qua >> disse la ragazza ridendo e risalendo le scale.

<< a me non sembra esserci nulla di strano sinceramente >> sussurrai in modo che solo i vampiri presenti nella stanza sentissero.

Ah la mia famiglia, la mia dolce e vampiresca famiglia. Avevano fatto veramente una pessima figura.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


5° Capitolo.
  
Piegai la cravatta di Matt e la riposi nel cassettino insieme a tutte le altre, con cura come facevo sempre.

Scesi le scale lentamente con Healy che mi seguiva. Arrivata giù mi accomodai sul bracciolo del divano dov'era seduto il mio fratellastro che mi rivolse un sorriso smagliante, ricambiai con un sorriso a bocca chiusa e guardai i nostri ospiti che parlavano in inglese con Matt.

Essendo originario di Washington quella era la sua lingua madre, ma io non ci capivo assolutamente niente.

<< Matt fai il bravo ospite e chiedi cosa gradiscono >> gli dissi in italiano. Lui riferì e la donna con i capelli color miele scosse la testa dicendo qualcosa e gli porse una scatola rossa con un nastro dorato sopra. Matti, come lo chiamavo io, accettò sorridendo e poi me lo porse. Lo guardai confusa e lui mi spiegò che erano cioccolattini. Mi si illuminò lo sguardo. Cioccolata? Io amo la cioccolata!!

<< Grazie Mille! Non dovevate >> dissi in spagnolo sapendo che almeno i ragazzi mi avrebbero capito. Dopo smancerie varie andai quasi saltellando in cucina e poggiai lo scatolo sull'isola della cucina con Healy e Kim che annusavano per capire cos'era. Sorrisi alla loro curiosità e mentre stavo per tornare nel salone squillò il telefono di Matt.

Guardai lo schermo e comparve il nome John.
Mi poggiai con una spalla all'uscio della porta della cucina.

<< è tuo padre >>

<< E rispondi Bea >> disse ridendo. Accettai la chiamata.

<< Pronto? >> risposi tornando in cucina

<< Pronto piccola! Come stai? Come vi trovate lì? Tutto ok? >> la voce dell'uomo era calda e riusciva a trasmettermi sempre una specie di tranquillità

<< Frena John! Dammi il tempo - risi - io sto bene, mi trovo bene anche se fa un po' freddino e sì, tutto ok. Tu e la mamma come state? novità? >>

<< Oh qui tutto bene, tutto splendidamente - me lo immaginai sorridente e seduto alla sua grande scrivania di legno scuro e pregiato con davanti mille carte - Nessuna novità piccola. Matt c'è? >>

<< Si ma abbiamo ospiti. Ti faccio richiamare dopo? >>

<< Gli dici un secondo solo che è urgente per cortesia? >> Mi affacciai dalla cucina.

<< Matt ha detto che è urgente >> dissi alzando il telefono in aria.

<< Arrivo subito >> disse qualcosa agli ospiti e poi si alzò per predermi il cellulare da mano. Anche con il padre parlò inglese.
Mi accomodai sul bracciolo come prima e sorrisi. Non sapevo minimamente cosa dire e sia la gentilezza che i discorsi con gli ospiti non erano il mio forte.

<< Allora... fa sempre così freddo qui? >>  buttai lì . Attaccare discorso con il tempo, ero caduta veramente in basso. Edward e Jasper continuavano a guardarmi quasi male. Ma cos'avevo fatto?
Mi rispose Alice

<< Si sempre. Ma quando c'è il sole si sta veramente bene! >> Disse mostrandomi un sorriso a 32 denti. Notai i piccoli canini appuntiti.

<< Bè, dicci Beatrice.. Cosa ti spinge a Forks? >> l'uomo, che se avevo capito bene si chiamava Carlise, mi parlò in spagnolo. Perfetto tutta la famiglia conosceva la lingua.

<< Matt ha delle cose di lavoro da sbrigare a Washington ma visto che non amo le grandi città e invece, al contrario, amo la natura, abbiamo cercato un posto non troppo lontano ma con pochi abitanti ed immerso nella natura e Forks sembra il posto perfetto - sorrisi - e poi vorrei imparare la vostra lingua ed il modo migliore è venire a vivere per un po' qui in America >>

Era una mezza bugia. Ero qui per il mio di lavoro, anzi per il nostro visto che lavoravo con Matt, e per questioni più importanti di un'azienda o cose del genere. Ma loro non potevano e non dovevano saperlo.

Matti tornò << Scusatemi cose di lavoro >> disse quasi scocciato.

Guardai dritto negli occhi quasi neri Edward.

<< Ho fatto qualcosa di male? >> domandai diretta. Lui mi guardò e sbattè due volte le palpebre.

<< No perchè? >>

<< Mi guardi come se ti avessi fatto un torto o ti avessi rubato la ragazza >> mi guardò accigliato

<< Nessuna di queste cose >>

<< Bene >> Continuarono a chiacchierare in inglese, Matt era bravo con questo tipo di smancerie e, fattesi le undici se ne andarono. Sentii il rumore delle macchine allontanarsi ma alzai una mano, per far segno a Matt di non dire niente, ed attivai la mia seconda vista.

Quando fui certa che non potevano sentire gli dissi
<< Torneranno per controllarci. Sospettano qualcosa. E torneranno anche presto >> Lui annuì ed io attivai la  mia seconda vista .  Una decina di minuti dopo due figure si trovavano a circa un kilomentro da casa nostra. Presi una penna blu e scrissi su un pezzetto di carta :
Stanno tornando, comportati come una persona normale quando lesse annuì, io cancellai le prove stracciando il fogliettino e mi misi sul divano a leggere.

Vampiri, erano maledettamente prevedibili. Sorrisi iniziando la mia nuova lettura.  
 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


6° Capitolo

Io ed Edward avevamo deciso di tornare indietro per vedere se durante la notte succedeva qualcosa. Quando arrivammo Beatrice se ne stava mezza stesa sul divano a leggere mentre Matt lavorava al computer. Dopo una mezz'ora il ragazzo si alzò e comunicò che andava a dormire.

<< Io arrivo tra un po'.. Buonanotte Matt >>

<< Buonanotte Bea >> salì le scale visibilmente stanco ed io guardai Edward.

<< Dividiamoci così riusciamo a seguire entrambi >>

<< Va bene Jasper, resti tu con la ragazza? >> Annuii e lui saltò su un albero per seguire i movimenti al piano superiore. Quando Edward toccò l'albero alcune foglie si mossero ed entrambi i cani, che fino ad un momento prima dormivano placidamente sul divano vicini a Bea, alzarono la testa di scattono e puntarono i loro occhi verso di me. Il cane pezzato, della quale ancora non conoscevo il nome, iniziò ad abbaiare e la ragazza alzò gli occhi castani dal libro per guardare verso la finestra. A velocità disumana mi spostai per togliermi da quel posto così visibile. Smisi di respirare sentendo il rumore dei vestiti che scivolavano sulla stoffa del divano e dei passi che si avvicinavano alla mia postazione. Se fossi stato umano il cuore avrebbe iniziato a battermi ad una velocità assurda e tutto avrebbe gridato: "Sgamato!" ma per fortuna non ero umano e con la solita velocità che caratterizzava la mia razza mi spostai di una ventina di metri in un secondo e mi misi sopra un albero guardando Edward e maledicendolo con il pensiero.
La porta d'ingresso si aprì,i due cani uscirono fuori correndo ed annusando l'aria. Poi uscì Beatrice che li guardò correre stringendosi in una felpa blu. Mi sembrò così delicata che mi chiesi cosa ci facevamo lì, fuori la casa di quella ragazza, e perchè la stavamo spiando. Con Bella non avevamo fatto così.
 
Certo, era strano che non riuscissimo ad usare i nostri poteri ma anche con la moglie Edward aveva fatto cilecca. Mio fratello venne sul mio albero.
<< Io non riuscivo ad entrare nella sua testa, ma tu riuscivi a sentire i suoi stati d'animo, Jasper. >>

<< E' vero, ma comunque non mi sembra nè pericolosa nè altro, perchè non ce ne torniamo a casa e la lasciamo stare? >>

<< Vediamo cosa succede questa notte. Voglio vedere se riusciamo a sentire qualcosa almeno mentre dormono >> Mi voltai, senza rispondere, a guardarla poggiata ad un albero nel freddo della notte ed uno strano senso di protezione mi pervase. Mi venne voglia di metterle una coperta addosso e riportarla dentro.

<< Piccole dai andiamo dentro che qui fuori fa freddo >> disse con voce calda per poi avviarsi  verso la porta. I cani la seguirono e lei si richiuse la porta alle spalle. Mi rimisi vicino alla finestra ed Edward tornò sul suo albero.

Beatrice mise a posto il libro nella libreria color ciliegio vicino alla tv e si diresse al piano superiore. Dall'altro lato della casa rispetto alla stanza del fratello. Saltai prima sul tetto e poi sul piccolo balcone.

Lei entrò e si diresse nel bagno attiguo uscendone dopo qualche secondo con un pigiama blu tra le mani, lo poggiò sul letto e mi diede le spalle sedendosi sul letto per togliersi il jeans. Se fossi stato umano sarei diventato rosso ma continuai a tenerla sotto controllo. Si infilò il pantalone del pigiama e poi si alzò, si voltò e si sfilò la maglietta restando con il reggiseno nero di fronte a me. Andò a chiudere la porta, poi prese la maglietta,si voltò di spalle e con il movimento perfetto che si acquisisce con la pratica se lo tolse. Mi voltai imbarazzato.
Aspettai di sentire il suono del tessuto che le scivolava sulla pelle prima di rivoltarmi. Stavamo facendo una cosa sbagliata. Veramente sbagliata!

Spense la luce e nel buio arrivò al letto per poi mettersi sotto le coperte. Era così tenera sotto il piumone con il suo pigiama blu,  che un sorriso mi uscì spontaneo. Sembrava una bambina, delicata com'era.

Nulla che diceva " ATTENZIONE SONO PERICOLOSA PER TE E PER LA TUA FAMIGLIA!".

Edward aveva esagerato. Lo sentì sbuffare dall'altro lato della casa.
Beatrice si addormentò e Ed mi raggiunse. Verso le 4 del mattino, mentre ci annoiavamo a morte e discutevamo di possibili regali di Natale, successe qualcosa.
La ragazza iniziò ad agitarsi nel sonno, il cuore raggiunse una velocità superiore di almeno  5 volte il normale, dischiuse le labbra, iniziò a respirare pesantemente, agitandosi, e si tolse man mano le coperte.

<< Ma cosa diavolo..?>> 

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***


7° Capitolo

La ragazza iniziò ad agitarsi nel sonno, il cuore raggiunse una velocità superiore di almeno  5 volte il normale, dischiuse le labbra, iniziò a respirare pesantemente ed agitandosi si tolse man mano le coperte.

<< Ma cosa diavolo..?>>

---------

Pov Beatrice

Eravamo circondati.
Gaz si era riparato dietro al bancone del bar mentre io ricaricavo la pistola accovacciata dietro un tavolino rovesciato.
Scoprii la gamba destra usandola come appoggio per prendere la mira e colpire il tipo della banda di fronte a me. Lo colpii ma non prestai attenzione agli altri due componenti ancora vivi, uno dei due si spostò sulla destra e fece fuoco prendomi alla gamba.

Il dolore fu atroce ed istantaneo.

Mi rimisi dietro al tavolino e mi strappai una manica della maglietta per fasciarmi il punto ferito e bloccare il sangue. Dio quanto faceva male!

<< Bea è uscita? >> Gaz guardava me mentre ricaricava la sua browning hi power.

<< No >> dissi stringendo il nodo. Eliminò gli avversari e poi venne da me.

<< Riesci a camminare? >> Provai ad alzarmi in piedi e caddi contro il tavolino. Lui mi passò un braccio attorno alla vita e, sorreggendomi, mi iniziò a portare verso l'uscita. Mi sentivo debole per tutto il sangue che avevo, e stavo ancora, perdendo e la vista iniziava a non essere tanto nitida.
Mi lasciò all'improvviso.

<< Gaz ma che...>> Non finii la frase. Un proiettile lo prese allo stomaco. In automatico alzai la mia arma e sparai prima alla gamba sinistra e poi alla testa della donna che l'aveva colpito.
Mi abbassai su di lui.

<< Gaz mi senti? Tranquillo ora arrivano i rinforzi e ti portano in ospedale. Resisti, ok? >> Sentivo la disperazione nella mia voce e le lacrime mi offuscarono la vista.

<< Bea - disse piano tossendo - lo sappiamo entrambi che i rinforzi non mi troveranno vivo >> Provai a bloccargli l'emorragia premendo forte con le mani sulla ferita.

<< Non è vero. Ce la farai, ok? Non mi lasciare sola Gaz... Ti prego resisti >> le mie lacrime gli bagnarono la camicia già piena di sangue.
Mosse la mano armata.

<< Prendi. - spinse la pistola verso di me - Così ti sarò sempre vicino in qualunque momento - tossì di nuovo - ora ti prego. Smettila di piangere
>> Chiuse gli occhi ed io lo scossi

<< Non ti addormentare Gaz! Apri gli occhi! Guardami maledizione - alzai il tono di voce - GUARDAMI! >> piangevo sempre più forte senza
riuscire a trattenermi.

<< Sei come la figlia che non ho mai avuto, Beatrice. >> esalò l'ultimo respiro ed io inizia a praticare un massaggio cardiaco.
Le lacrime cadevano con fare quasi doloroso sulle mie mani congiunte sul suo petto.

<< Gaz ti prego apri gli occhi.... Ti Prego... Apri questi maledetti occhi o quando ti raggiungo ti do un calcio nel sedere così forte che ti spedisco all'inferno! >> Dalla porta principale fecero irruzione i rinforzi. In ritardo solo di un paio di minuti. Continuai il massaggio finchè un uomo non mi prese in braccio allontanandomi dal cadavere del mio tutor. Guardai per l'ultima volta i suoi capelli neri, in ordine anche in quell'occasione, ed i suoi lineamenti marcati. Poi guardai le mie mani sporche del suo sangue, sentivo voci ma non capivo cosa dicevano. Ricordo solo tre parole.

<< Niente da fare >>

Mi svegliai di colpo con il volto rigato dalle lacrime che asciugai con il dorso della mano. Mi alzai dal letto ed abbracciai il cuscino camminando lentamente verso la stanza di Matt.

Lo guardai nel suo letto matrimoniale dormire a pancia in giù con i contorni illuminati dalla luna.

<< Matt...Matti... >> lo chiamai piano con la voce rotta dal pianto.

<< Bea - aveva la voce del sonno ed aprì piano gli occhi - che ore sono? >>

<< Le quattro e mezza del mattino >> Si accorse della mia voce e si mise a sedere allarmato

<< Cos'è successo?>>

<< Posso dormire con te? >> gli chiesi abbracciando forte il cuscino

<< Stai bene? >>

<< No... >> un'altra lacrima percorse lentamente il mio viso.

<< Vieni qua piccola >> Alzò le coperte per farmici mettere sotto e, quando mi fui sistemata bene, mi coprì e mi abbracciò.

<< Ora ci sono io qui, ok? Non ti lascerò mai, te lo prometto >>
Annuii e mi strinsi forte al suo petto.

Dicono tutti così..



Angolo Autrice
Lo so non aggiorno da più di un mese e vi chiedo perdono. Spero che questo capitolo anche se piccolo vi piaccia.
A presto!
Browning hi power
Image and video hosting by TinyPic

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Capitolo 8 ***


8° Capitolo

Mi svegliai alle sei del mattino.
Osservai per un po' Matt che continuava a dormire in modo angelico. Le labbra rosa socchiuse erano parzialmente coperte da una mano, che come abitudine si trovava sul cuscino, e la luce del sole, anche se il cielo era coperto dalle nuvole, illuminava dolcemente il suo corpo.
Scivolai delicatamente giù dal letto per non svegliarlo ed andai in bagno a farmi una doccia. Mentre l'acqua bollente mi scivolava dietro la schiena mi ricordai una cosa. Vampiri.
Sbaglio o li avevo lasciati fuori la mia finestra? Di dove fossero ora non m'interessava, la doccia era sacra.
Dopo 20 minuti ero in cucina vestita e profumata ma non truccata, quindi ero un piccolo mostro in jeans e maglietta.
Mi preparai e mangiai un panino con la nutella, diedi i biscotti ai cani e poi li portai fuori. Osservai come la luce batteva delicatamente sulle foglie degli alberi e per un attimo rimasi incantata.
Quando rientrai erano le sette e Matt era sveglio e beveva il suo caffè seduto alla console di marmo nero della cucina.
<< Buongiorno >> dissi posando i guinzagli sul mobile
<< 'giorno Bea >>

Presi la borsa nera sulla sedia ed incominciai a rovistarci dentro.
<< Cerchi queste? >> Matt mi mostrò il mio pacchetto di sigarette.
<< Perchè hai messo le mani nella mia borsa? >> dissi nervosamente mentre gli prendevo il pacchetto da mano e portavo una sigaretta alla bocca. La fiamma dell'accendino per un attimo mi riscaldò il volto.
<< Ho finito le mie, dopo le vado a prendere >>  poggiai di nuovo il pacchetto sulla console di marmo e lui ne prese una a sua volta.
<< Almeno chiedi >>
<< Eri uscita con i cani e come sempre senza cellulare quindi.. >> Lo zittì con un gesto della mano.
<< Chi c'è oggi a cena? >> domandai, era un messaggio in codice per chiedere se c'era qualcuno in ascolto.
<< Cassandra >>  quel nome stava per vampiro/vampiri, quindi c'erano ancora i vampiri fuori casa. Feci un altro tiro di sigaretta e risposi con un "capito". Finita la sigaretta andai a lavarmi i denti e mi truccai.
Matt mi aspettava in macchina, salutai i cani e ci avviammo verso scuola.
<< Allora - ruppe il silenzio un Matt incerto - cosa ti ha sconvolto tanto questa notte? >> Rimasi in silenzio, davanti agli occhi di nuovo le immagini. Lui aspettava una mia risposta e mentre guidava ogni tanto mi guardava con quei due laghi che si ritrovava a posto degli occhi. Sospirai continuando a guardare avanti.
<< Sempre la solita cosa, Matt >>
<< Forse dovresti tornare dalla dottoressa... >> Non gli feci finire la frase.
<< Basta con i dottori, non servono a nulla.. Il passato non si può cancellare - sospirai di nuovo - è solo che le immagini sono così vivide... - chiusi gli occhi rivedendo il mio vecchio tutore a terra privo di vita- fa ancora male... ma passerà >>
Mi guardò per un secondo e poi riportò la sua attenzione alla strada.
La meravigliosa nottata mi aveva scosso più del dovuto. Era molto che non sognavo Gaz e quando ci pensavo riuscivo sempre a raggirare la mia mente per non farmi vedere i dettagli ma la notte, mentre sogni, certe cose non puoi controllarle.
Strinsi le braccia intorno allo zaino, come se quel gesto potesse darmi il calore che i ricordi mi toglievano.
<< Città nuova vita nuova, no? >> dissi con un finto entusiasmo
<< Se fosse così io e te avremmo alle spalle più vite di chiunque altro, purtroppo non puoi cancellare quello che è successo >>
<< Lo so. >>

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Capitolo 9 ***


9° Capitolo




<< Sai a cosa sto pensando? >> dissi per rompere il silenzio che era sceso nell'abitacolo.

<< Come posso saperlo? >> Sorrisi.

 << Quella casa è troppo grande per due persone >>

<< Stranamente Bea, sono d'accordo con te >> il mio fratellastro si fermò nel parcheggio della scuola. 

<>

<< Ok Matti. Buonagiornata >> gli diedi un bacio sulla guancia e smontai dall'auto.

<< Buonagiornata Bibi >> Odiavo quando mi chiamava così, gli lanciai un'occhiataccia e lui sorrise. Facendogli la linguaccia chiusi la portiera.

C'erano ancora poche persone nel parcheggio ed il cielo, anche se nuvoloso, non prometteva pioggia, forse la giornata sarebbe migliorata.

All'ultima ora avevo storia con Jasper e la professoressa ci diede un compito a casa in coppia. Perfetto. La giornata stava decisamente migliorando.

<< Possiamo andare da te a fare il compito di storia? >> Gli domandai mentre uscivamo. Lui mi guardò un attimo quasi preoccupato, anche se non capivo il motivo, poi annuì.

<< Certo, a che ora? >>

<< Alle sette? >>

<< Perfetto >> feci un sorriso di cortesia, quelli che non raggiungono gli occhi.

<< Facciamo così però, se per le sette e mezza non sono da te tu chiama la polizia >> dissi pensando che dovevo tornare a casa e che il mio unico compagno sarebbe stato il mio pessimo senso dell'orientamento.

Mi fissò per un attimo << Perchè? I cani ti legheranno ad una sedia per non lasciarti uscire? >>

Risi. << No, perchè non ho molto chiara la strada per casa >>

<< Vuoi un passaggio? >>

<< No grazie, prima o poi dovrò capire come ci si arriva. Però - presi un foglietto di carta ed una penna e sopra ci scrissi il mio numero di cellulare - se pensi che non sia tornata a casa chiamami, così almeno potrò descriverti il posto dove sono e potrai farmi da navigatore >> gli sorrisi e poi lo salutai con la mano entrando nel bosco.

Quando fui sicura di essere sola e lontano da occhi indiscreti attivai la mia seconda vista.

Riuscivo a vedere ogni cosa nel bosco tramite la sua energia. La terra e gli alberi, per esempio, con la loro energia arancione che mi danzava sotto i piedi e sulla pelle, accompagnata dall'energia azzurra del vento freddo del nord, che mi faceva venire i brividi sui lembi di pelle non coperti dalla giacca. Sorrisi crogiolandomi in tutta quell'energia e avvolgendomici come se fosse una coperta. Sfiorai un albero e lo sentii rispondere al mio tocco come quando si sfiora l'acqua. La sua energia si increspò sotto il mio tocco aprendosi in cerchi sempre più grandi, raggiunendo anche le foglie più alte. Era come se l'albero fosse felice del mio tocco e se avessi speso qualche altro secondo avrei potuto averne la certezza.

Invece inziai a sfiorare con le punta delle dita tutti gli alberi che incontravo sul lato destro. Mi mancava così tanto quella sensazione che mi perdonerete per averci speso qualche minuto, vero?

Alla fine raggiunsi la mia meta dopo un'oretta, inebriata da tutta quell'energia.

Disattivai la seconda vista che, visto che non sapete ancora cos'è, proverò a spiegarvi.

In parole povere è una vista più spirituale che fisica, che permette di vedere l'energie della natura e delle cose viventi, come per esempio alberi, animali etc... .

E' come se la tua anima si aprisse a toccare tutto ciò che ti circonda, accarezzandone il profilo e, a volte, unendosi ad esso. Era una delle cose più belle che esistevano, per le persone come me.

Il cellulare suonò mentre giravo le chiavi nella serratura. Prendendolo goffamente, nel tentativo di aprire quella maledetta porta, mi cadde a terra. Imprecai contro la serratura e risposi senza nemmeno guardare il numero.

<< Pronto? >>

<< Beatrice sono Jasper, sei a casa? >> la bella voce del biondino arrivò lievemente distorta.

<< Se questa maledettissima porta mi fa la cortesia di aprirsi sì >> risposi tirandole un calcio. Brutta Stronza!

Dall'altro lato si sentì una risata forte e quando riuscii a sconfiggere la mia nemica un "finalmente" mi uscii dalle labbra.

<< Alle sette ti passo a prendere, ok? >>

<< Perfetto Jasper. Ti ringrazio >>

<< Di nulla, a dopo guerriera >> rise di nuovo

<< A dopo >> ed interruppi la comunicazione.





VEDETE SPAM NEL CAPITOLO?

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Capitolo 10 ***








10° Capitolo




Posai le chiavi sul mobile nell’ingresso ed avanzai fino alla finestra della cucina, dove accesi una candela all’ Iris. Il profumo si iniziò a diffondere per la casa regalandomi tranquillità.

La casa era munita di un’intelligenza artificiale chiamata J. che di artificiale sembrava avere ben poco. Aveva una voce calda di donna ed era uno degli ultimi ritrovati della tecnologia militare.

<< J, quante persone ci sono nel perimetro? >>

<< Ci sei solo tu nel perimetro sia interno che esterno, Beatrice >> mi accomodai sul divano buttando la testa all’indietro.
<< Tutto bene? >>

<< Certo J.. come si sono comportate le piccole? >>

<< Una meraviglia, hanno solo mangiato e poi dormito per tutto il tempo >>

Guardai il soffitto e come se vi fosse proiettata, vidi una bambina dai lunghi boccoli rossi che si proteggeva dietro ad una Bella in posizione di difesa e di fronte a loro altri cinque vampiri, tutti maschi. Sul polso di uno di essi vidi un tatuaggio che riconobbi subito. Una mezza luna con sopra due labbra.

<< J. Componi il numero di Matt ed apri la parete delle armi, per piacere >>

La parete dove c’era la televisione si girò mostrando ogni sorta di arma mentre il telefono squillava.
Iniziai ad armarmi, tolsi il talismano che celava la mia identità, misi il pantalone di cuoio ed il corpetto e mentre mi mettevo la maschera bianca sul viso Matt rispose.

<< Bea dimmi >>

<< Dove sei? >> strinsi le fondine delle armi.

<< A circa 10 minuti da Forks >>

<< Tra 5 nel bosco c’è del lavoro. Segui il mio odore una volta arrivato fuori casa. >> Sentii il rumore del motore acquistare velocità e poi staccò.

Indossai il mantello bianco e corsi fuori.

-

Io, Edward ed Emmett corremmo alla velocità della luce seguiti da Rosalie e da Alice che aveva avuto una visione.
Renesmee era nascosta dietro ad una gamba di Bella intenta a fronteggiare cinque vampiri, tre bruni con i capelli corti, uno biondo ed uno calvo, tutti e cinque con così tanti muscoli che le magliette sembravano non contenerli.
Le due vampire che ci accompagnavano affiancarono Bella e Renesmee mentre noi tre ci posizionammo davanti a loro.
<< Levatevi di mezzo moscerini >> disse quello calvo che aveva un braccio completamente tatuato.
<< Cosa volete nel nostro territorio? >> domandò Edward.
<< Lei >> egli indicò il piccolo miracolo di casa.

Una figura bianca si posizionò davanti a noi sbucata da non si sa dove. Il lungo mantello bianco arrivava dalla testa fino a terra.
<< State bene? >> La sua voce era una calda promessa che ti accarezzava il corpo, rabbrividii. Si voltò lievemente verso di noi e vidi una cosa che mi mozzò il fiato. I suoi occhi.
Erano due isole di un viola acceso e sembrava brillassero di luce propria.
Indossava una maschera, anch’essa bianca con un pentacolo inciso sopra in nero, che lasciava liberi solo loro e la rossa bocca.
<< Sì, stiamo bene >> rispose Bella.
Il pelatone fece un passo avanti minaccioso.
<< Mi state iniziando a scocciare. Sparisci ragazzina o il mio sarà l’ultimo viso che vedrai. >>
Un’altra figura incappucciata, questa volta di nero, arrivò alle spalle delle ragazze.

<< Finalmente! – esclamò la ragazza davanti a noi – Se non le porti via io non posso iniziare >>

<< Tu non le porti da nessuna parte! >> Edward si stava arrabbiando.

<< Senti rosso, vai con loro e non rompere. Io devo lavorare e se non vi sbrigate traumatizzerò per sempre la tua dolce bambina. >>
Diedi una pacca sulla spalla al “rosso” e gli dissi di andare con loro, così lì rimanemmo solo io, Emmett e la misteriosa ragazza.

Ella si avvicinò al calvo che stava avanti agli altri quattro e gli accarezzò il viso come se egli fosse il suo amante.
Poi velocemente gli piantò una siringa nel collo. Il malcapitato strabuzzò gli occhi e si accasciò sul terreno umido.
Uno di loro partì più veloce di qualsiasi altro vampiro avessi mai visto e l’attaccò, la ragazza in bianco gli bloccò, con una velocità impressionante, il braccio e glielo spezzò con un colpo secco che risuonò in tutto il bosco e poi, urlando, prese fuoco.
Avete capito bene, prese fuoco da solo! Come se fosse stata un’autocombustione.
In un attimo staccò la testa con un gesto elegante e forza impressionante ai tre bruni ancora in vita che presero fuoco istantaneamente come il precedente. Si avvicinò, con il mantello che le svolazzava attorno al corpo, al calvo immobilizzato a terra che muoveva solo gli occhi terrorizzato. Si accovacciò vicino a lui e sussurrando come se stesse parlando ad un amante chiese:
<< Perché volevate la bambina? >>

<< è un ordine. Noi eseguiamo e basta. >>

<< Chi ti ha dato quest’ordine? >>
<< Perché fai domande inutili? >>

Lei sorrise. << Qual è il vostro scopo? >>

<< Non te lo dirò mai, troia. >> gli accarezzò di nuovo il volto seguendo le linee degli zigomi, del naso e del mento.
<< Che peccato ucciderti. Alla fine il mio è l’ultimo viso che hai visto prima di morire. >> si alzò e si cammino elegantemente verso di noi mentre alle sue spalle anche l’ultimo nemico prendeva fuoco tra urla strazianti ed imprecazioni.

<< Ci rivediamo all’inferno! >> le urlò prima di spegnersi. In tutti i sensi.

<< Andiamo, vi accompagno a casa. >> Io ed Emmett non parlammo. Eravamo rimasti entrambi sconvolti da quello che avevamo visto. Era stata rapida e micidiale. Una macchina da guerra.
Ora che potevo guardarla meglio mi accorsi che la sua pelle era più scura di quella degli abitanti di Forks, era di un olivastro più scuro del normale. Sicuramente non di qua.
Ella mi guardò negli occhi e rimasi incantato, poi il suo sguardo scese sulla mia mano che prese nella sua.
<< Sei pieno di brutte cicatrici – disse piano accarezzandone una – lascia che ti faccia un dono >> mi baciò dolcemente il dorso della mano e tutta la pelle toccata dalle sue calde labbra ritornò come nuova. Nessuna cicatrice, nessun segno di combattimento. Era un miracolo.

<< Cosa sei? >> chiesi meravigliato.

<< Non basta un semplice grazie per aver salvato la vita a vostra nipote e probabilmente anche a voi? >>

<< Grazie ma no, non basta >> ella sospirò.
<< Mi hanno dato tanti nomi. Dea, sacerdotessa, lamia… >>

<< Ed ora come ti chiamerebbero? >>

<< Sporcandomi, strega. >>


Lo so, lo so... vi ho fatto aspettare un'eternità... Ma tra il lavoro, le vacanze ed ora la scuola ho davvero poco tempo.

Mi perdonate?

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Capitolo 11 ***




11° Capitolo




Fuori la porta di casa la nostra accompagnatrice si fermò e si voltò a guardarmi.

<< Sai Jasper, lo capisco dai tuoi occhi… - abbassò il tono di voce - quanti orrori hai visto? >>

<< Perché mi dici questo? >> le domandai fissando quei laghi viola. Lei si avvicinò a me e quando fu così vicina da potermi toccare alzando il braccio, accostò le sue labbra al mio orecchio e sussurrò.

<< Perché sei come me. >> e mi baciò dolcemente la guancia.



Bea Pov

Matt uscì mascherato.

<< Allora principessa? >>

<< Erano cinque principianti, quando sapranno che sono morti ne manderanno di più forti. Non sono riuscita a farmi dire perché volevano la bambina >> riassunsi tutto perfettamente. Brava me!

<< Diciamo che non ti sei applicata molto per scoprirlo >> disse con un sorriso. Scrollai le spalle nel gesto tipico che poteva dire tutto e niente.

<< Diciamo che non potevo >> sorrisi per farlo capire.
<< Possiamo andare? >>

<< Hai controllato tutta la casa? >> Gli vidi alzare un sopracciglio da dietro la maschera.

<< Per chi mi hai preso, principessa? >>

Risi. << Faccio una cosa e poi andiamo >>

Senza attendere risposta mi spostai alla velocità della luce, anzi meglio dire del vento, estrassi il pugnale inciso dal fodero assicurato alla gamba ed iniziai ad intagliare la corteccia degli alberi delineando il perimetro ad un chilometro dalla residenza dei Cullen.

Finii e corremmo a casa.
Mancavano venti minuti alle sette.
<< Grande interpretazione, hai parlato in inglese perfetto senza il minimo accento >> si complimentò Matt togliendosi le armi da dosso.

<< Gli hai detto di non provare nemmeno a seguirci? >> chiesi togliendo il mantello e riponendolo nella parete vicino alle armi.

<< Ovviamente >>

<< E secondo te lo faranno? >> tolsi la mascherai e riposi anche lei con cura

<< No. >>

<< Come sospettavo. >>

Mi cambiai velocemente, misi tutto a posto e feci chiudere la parete da J. Indossai nuovamente il mio amuleto per cambiare aspetto e sentii una macchina entrare nel vialetto sferzando la ghiaia. Giusto in tempo.

Aprii la porta prima che Jasper bussasse, presi il quaderno di storia dal tavolo e lo misi nello zaino con il portapenne.

<< Sei pronta? >> senza entrare Jasper mi osservò.

Parlammo in spagnolo. << Prontissima fammi solo… - diedi un bacino sul muso ad entrambi i cani – ecco fatto. Andiamo! >>

Casa Cullen era stranamente troppo silenziosa. Sapevo che c’erano tutti in casa eppure non riuscii a sentire nulla. Maledetti vampiri ultra silenziosi.
Ci mettemmo sul tavolo in cucina, un’enorme cucina anche se sapevo che li mangiava solo la piccola, ed iniziammo a studiare. Continuai la mia parte da “ non capisco nemmeno una parola di quello che c’è scritto qui” e quindi mi feci tradurre la maggior parte delle cose.
<< Odio la storia >> sbuffai ad un certo punto. Jasper alzò gli occhi dal suo quaderno e mi sorrise
<< Non è così male. Per capire il presente serve il passato. >>
<< Lo dice anche mia nonna! L’unica differenza è che lei probabilmente ci ha vissuto >>
Gli guardai la mano dove prima gli avevo fatto sparire la cicatrice.

<< Cosa guardi? >>

<< Hai davvero un bell’anello >> mentii sorridendo.

<< Comunque sei arrivato alle sette precise >> continuai a scrivere.

<< Non si fa mai aspettare una signora >> rispose sorridendo, alzai lo sguardo ed inarcai un sopracciglio.

<< Probabilmente c’eri anche tu con mia nonna >> e ridemmo.


Alle nove mi venne a prendere Matt e dopo poco, appena sicuro che i vampiri non sentissero nulla, ruppe il silenzio nell’auto << Levami una curiosità >>

<< Mmh…? >> mi voltai verso di lui con il filo delle cuffiette tra le labbra

<< Che cosa significano quei segni che hai inciso sugli alberi? >>

Liberai le labbra e sorrisi << Sono due gruppi di simboli diversi. Il primo è per farmi sapere se qualcuno di estraneo all’unità familiare entra nel perimetro. Non sono geniale? >>

<< Ed il secondo? >> mi lanciò una rapida occhiata.

<< Ed il secondo è per far perdere le nostre tracce. Superati quegli alberi è come se non fossimo mai passati. >>

<< Sì Bea. Sei veramente geniale. >> Risi accendendo lo stereo a tutto volume.


Image and video hosting by TinyPic

L'occhio di Bea quand'è trasformata dovrebbe essere più scuro... ma faccio schifo a modificare quindi... ( ho sprecato un'ora a litigare con photoshop. )
Il prossimo capitolo è già pronto... Quindi non vi farò aspettare molto.
E... spero che vi piaccia ( se lasciate una piccola recensione per dirmelo o per darmi consigli sono iperfelice :D ) Un bacio.
Rose

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Capitolo 12 ***




12° Capitolo




Mi rilassavo sul divano dopo aver fatto rapporto al quartier generale sugli eventi del giorno.
Vidi due figure entrare nel perimetro vicino casa Cullen e scattai dicendo a Matt di prepararsi.
Di nuovo mi vestii, mi armai e mi trasformai correndo verso la residenza.
Due ragazzi erano fermi a pochi metri dalla porta, silenziosa come un gatto andai dietro al più alto e gli premetti un pugnale alla gola.

<< Ma cosa diavolo.. >>

<< Non muoverti o ti ammazzo >> gli sussurrai all’orecchio. Era più alto di me di una decina di centimetri con la pelle scura ed i corti capelli castani.

<< Che cosa sei venuto a fare qui? >> deglutì rumorosamente e vedendo che non rispondeva premetti ancora più forte il coltello.

Matt era nella stessa posizione dietro l’altro ragazzo, più basso ma molto simile alla mia preda.

La porta si aprì e la bambina uscì correndo fermandosi appena ci vide, Edward era dietro di lei.

<< Che cosa state facendo? >> disse il rosso

<< Indovina, indovinello.. forse salviamo il culetto alla tua famiglia, di nuovo? >> risposi scocciata, colpendo con un calcio la parte posteriore del ginocchio al ragazzo davanti a me facendolo inginocchiare, posandogli una mano sui capelli e tirandoglieli per farmi guardare in faccia sempre tenendogli il coltello sulla gola.

<< Non fare del male a Jake, per piacere  >> disse la piccola con voce dolce.
<< Lo conosci? >> spostai la mia attenzione su di lei che annuì facendo un passetto verso di me

<< Possiamo lasciarli? >> domandò Matt allentando la presa sull’altro ragazzo.

<< Lasciateli, sono amici di famiglia. >> Il tono autoritario con cui il dolce papino ci rispose mi fece un po’ innervosire, ma per quella volta avrei lasciato correre.

Rinfoderai il coltello e feci un passo indietro liberando la preda imitata dal mio fratellastro.

<< Che spreco di tempo >> dissi voltandomi per andare via ma Matt mi bloccò prendendomi il braccio.

<< Dovremmo sapere chi altro viene a farvi visita, in modo da non arrivare qui a minacciare tutti i vostri… amici >> disse quasi riluttante, lasciandomi.

La piccola saltò in braccio a colui che aveva chiamato Jake e lo strinse forte.

Esme, dalla porta, ci invitò a continuare la discussione in casa e non mi sentii di discutere.

Si accomodarono quasi tutti sui due divani e le poltrone nel salotto, io e Matt restammo in piedi con le braccia incrociate vicino alla porta ed Emmett e Jasper fecero lo stesso sulla parete di fronte alla nostra.

<< Non siate così tesi… mettetevi comodi senza fare complimenti >>  la mamma dell’allegra famigliola di non morti ci sorrise.

Abbassai il cappuccio del mantello e vidi sott’occhio Matt sorridere.

<< Parlando di cose serie, abbiamo bisogno di sapere chi è che frequenta la casa per non avere, anzi meglio dire per non far avere, brutte sorprese. Sappiate che attaccheremmo chiunque non ci verrà mostrato, indicandolo come potenziale minaccia >>

<< Ma chi diavolo siete voi due? >> sbottò Jake con in braccio la piccola. Gli lanciai giusto un’occhiata, per poi riportare la mia attenzione ai due genitori della bambina.

<< Non sono tenuta a risponderti  >>

<< Certo che sei tenuta a rispondermi! Entri nel mio territorio, mi minacci con un coltello e ti permetti anche di dirmi che non sei tenuta a rispondermi? >> Jake si alzò innervosito e diede la bambina a Bella. I pugni stretti e le braccia scosse da un lieve tremito.  Portai la mia attenzione su di lui ed alzai un sopracciglio.
<< Già, non sono tenuta a risponderti >>  Avanzò verso di me di un passo.

<< Jacob, questi due ragazzi hanno protetto Bella e Renesmee. Non è questa la cosa importante? Non dare spettacolo. >>  disse Carlise pacato

<< Ci pensiamo noi a proteggerle, non abbiamo bisogno di due teppistelli mascherati >>

Posai le braccia contro i fianchi pronta allo scontro, nel caso fossimo arrivati a tanto.

<< Senti cucciolo, noi siamo addestrati a combattere contro di loro. E tu? Ti avrebbero ucciso in 15 secondi. >>

<< Io ne dubito. Tu non sai di cosa sono capace >> Avanzò di un altro passo e Jasper gli posò una mano sulla spalla.

<< Jacob, da quello che ho visto quei vampiri erano più veloci di noi ed anche più forti >> anche il biondino parlò in tono calmo. Ma colui che mi minacciava con la sua altezza e mi guardava con occhi infuriati scosse la testa con violenza e lo spostò.

<< Non provare ad usare i tuoi poteri su di me!  E poi perché indossi una maschera tu? >> Disse, ancora infuriato, rivolgendosi a me ed ignorando completamente mio fratello, anche se aveva anche lui una maschera.

<< Perché adoro Carnevale! Non trovi che sia stupendo? >> gli dissi sorridendo.

<< Non prendermi in giro >>

<< Non fare domande stupide, cucciolo >>

Ci interruppe Matt. << Per cortesia, potete mostrarci chi frequenta casa? >>

<< Renesmee vuoi mostrarglielo tu? >> chiese Bella dolcemente alla figlia che annuì e si avvicinò a me. Guardai scettica prima lei e poi la madre.

<< Puoi abbassarti, per piacere? >> era un piccolo angioletto dai boccoli rossi, quella bambina. Feci come chiese e lei mi posò una mano sulla guancia. Davanti ai miei occhi passarono alcuni visi, quando ebbe finito sorrisi.

<< Puoi mostrarlo anche a lui? >> le chiesi indicando mio fratello che mi guardò incuriosito. La piccola annuì ed anche Matt si abbassò come avevo fatto io poco prima e la piccola replicò il film fatto da volti e nomi.

<< Possiamo sapere almeno i vostri nomi? >> domandò Emmett

<< No >> risposta precisa e secca << Hey bambolo, ma perché non parli anche tu invece di far sembrare me la cattiva? >>  Matt rise e scosse la testa. Sorrisi alla bambina.

<< Ti tapperesti un secondo le orecchie, piccola? >> dissi sorridendole e lei premette forte le manine sulle orecchie.

<< Sei uno stronzo >> dissi sempre con il sorriso e lui rise ancora più forte.

  




Ragazze ( perchè penso ci siano pochi maschietti che leggono FF su twilight, almeno) perdonatemi se aggiungo dopo un paio di giorni questo "Angolo dell' Autrice " ma volevo veramente ringraziarvi :) Per aver letto e messo nei preferiti la mia storia.
Permettetemi di ringrazire vermanete di cuore Dreaming_ USA 
per la recensione che mi ha fatto veramente molto piacere. 
Il prossimo capitolo è già pronto e mi piace veramente ( per dirlo io che sono iper-auto-critica....) lo posterò il 9 ( non so se vi interessa saperlo) e spero che piaccia anche a voi!
Un grande bacio ed un ultimo, enorme grazie. Rose

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Capitolo 13 ***




Allora fanciulle, sono stata di parola, è venerdì 9 e sto per pubblicare.
Ci rivediamo a fine capitolo!

13° CAPITOLO



Jasper non riusciva a farsela uscire dalla mente. 
La prima cosa che gli compariva davanti ogni volta che chiudeva gli occhi erano quelle due isole viola, poi passava alle labbra naturalmente rosse e dalle curve sensuali per poi arrivare ai capelli lunghi fin sotto al seno. Non aveva mai visto capelli con così tante sfumature di castano.

Lo ipnotizzava. Quella donna lo ipnotizzava.
Dopo il viso Jasper passava al corpo. Il corpetto aderente che metteva in risalto la pancia piatta ed il seno ne troppo grande ne troppo piccolo, il pantalone di pelle, aderente anch’esso,  bloccato negli alti stivali, neri come tutto il resto.  E quel mantello bianco che l’avvolgeva fino a toccare terra come una nuvola.
Quella maschera che metteva curiosità.
Si alzò improvvisamente dal divano sentendosi esplodere. Doveva uscire ed anche velocemente.

Mentre camminava lentamente nel bosco ricordò lo scontro. Così elegante ed aggraziata ma anche così brutale e letale. Due facce della stessa medaglia. Anche il suo modo di combattere lo attraeva.
“Non è possibile!” pensò esasperato.
Quella ragazza era l’esatto contrario di Alice. La sua compagna era così piccola e delicata, dai corti capelli neri, dal fisico quasi piatto e con un viso dolce.
Quegli occhi. Maledizione a quegli occhi!
Anche le loro voci erano completamente differenti.
Quella di Alice, cristallina come il vento d’inverno e quella della ragazza, così calda e provocante da essere la promessa di un calore che si può solo sognare.
Poi le sue mani, il calore della sua pelle, il contatto delle sue labbra con il dorso della sua mano. Stava impazzendo. Corse così veloce da creare vento. Doveva sfogare e cacciare era la miglior cosa da fare.

`•.¸¸.•´´¯`•• .¸¸.•´`•.¸¸.•´´¯`•• .¸¸.•´`•.¸¸.•´´¯`•• .¸¸.•´`•.¸¸.•´

<< J. Dopo cosa ne pensi di un bell’allenamento? >> Bea mangiava cioccolata comodamente seduta sul suo divano.

<< Allenamento virtuale? >>

<< Sì, giusto per non mettere troppo casino in mezzo >>

<< Come se pulissi tu >> J. Rise e Bea si unì a lei.

<< Dai che qualche volta ti do una mano. Ora però – disse alzandosi – vado a farmi una bella passeggiata >> Si aprì un piccolo buco al centro del tavolino dove la ragazza buttò la carta.

<< Grazie J. >>

<< E’ sempre un piacere. Però penso che dovresti nascondere la tua identità>>

<< Per una passeggiata nel bosco? >>

<< Non si sa mai – Aprì la parete delle armi – giusto per prevenzione >>

Così Bea seguì il consiglio della casa e si preparò ad uscire.
Camminò lentamente sfiorando tutti gli alberi che trovava sul suo cammino e sorridendo, dandosi della stupida, per tutto quell’energia che le scorreva sotto le dita.
Arrivò in una piccola radura e si fermò a contemplare quella meraviglia. Il sole, quasi pronto per andare a dormire dietro le cime delle montagne, dorava metà radura. I suoi raggi accarezzavano i trochi degli alberi ed i piccoli fiori che crescevano alle loro basi. Si avvicinò a quei puntini colorati e si accovacciò per accarezzare i petali di uno di esso. Il mantello le si allargò vicino come se fosse la coda di un abito da sposa. Sorrise.

`•.¸¸.•´´¯`•• .¸¸.•´`•.¸¸.•´´¯`•• .¸¸.•´`•.¸¸.•´´¯`•• .¸¸.•´`•.¸¸.•´

Jasper aveva i sensi al massimo e cedette il suo autocontrollo all’istinto da predatore.

Era fermo in mezzo alla foresta quando sentì un cuore battere forte ed ispirò un dolce profumo. Troppo dolce per resistere.
Le gambe incominciarono a muoversi, si nutrì del lieve rumore che i suoi piedi producevano calpestando le foglie ed i rametti mentre correva pregustando il sapore di quel sangue dall’odore così appetitoso. Il battito di quel cuore che gli pulsava infondo alla gola.

I suoi istinti lo portarono in una radura piccola e quasi nella tenebra dove vide una sagoma bianca.
Bianco, il colore della purezza. La sua bestia la voleva e la prese. Le saltò addosso facendoli cadere entrambi a terra.

`•.¸¸.•´´¯`•• .¸¸.•´`•.¸¸.•´´¯`•• .¸¸.•´`•.¸¸.•´´¯`•• .¸¸.•´`•.¸¸.•´

Bea aveva  cacciato istintivamente la pistola e gliela teneva puntata al cuore mentre fissava quegli occhi neri.

<< Provaci e ti uccido >> Fissò il viso trasformato dalla brama. Jasper iniziò a ritornare in se.
<< Non ci posso credere, ancora tu. Stai provando a farmi impazzire? >>
<< Ti sei già innamorato di me? >> sorrise e quel sorriso rapì il vampiro.
Steso sopra la ragazza che tormentava i suoi pensieri,  fece l’unica cosa che gli sembrava fattibile in quel momento, si abbassò su di lei e posò le labbra sulle sue. Ancora quel calore. Jasper sarebbe impazzito se non l’avesse potuto riassaggiare.
Beatrice lo spostò facendo pressione con la pistola.

<< Questo è sbagliato >>

<< Perché? >> Chiese il vampiro sussurrandoglielo sulle labbra. Ah, quelle labbra. Lei rise nervosamente.

<< Non sai nemmeno il mio nome >>

<< Mi bastano i tuoi occhi. >> Stava per ribaciarla quando lei lo spostò con forza.

<< Mi farai venire il diabete. Torna dalla tua ragazza, Jasper. >> si alzò e si rassettò il mantello. Lui rimase lì in ginocchio a fissarla.

<< E’ solo che… non riesco a farti uscire dalla mia testa, maledizione. Quando chiudo gli occhi mi compaiono i tuoi davanti e mi sento impazzire. Sento come se stessi per esplodere >> Ammise abbassando lo sguardo.

Lei sorrise teneramente pur non volendo.  << E’ l’effetto che fanno le stronze come me >>

<< Anche ora che mi dici questo i tuoi occhi dicono altro >>

<< Devo andare >> chiuse brusca lei.

<< Dimmi come trovarti, ti prego >> la guardò negli occhi con una disperazione che la spiazzò.

<< Non devi trovarmi. >> Si voltò e se ne andò lasciandolo solo con se stesso e con i suoi pensieri. Lì, inginocchiato nel centro di una radura mentre anche l’ultimo raggio di sole lasciava il posto alla tenebra.

Angolo della così detta Autrice:

Allora cosa ne pensate? Voi avete mai avuto esperienze simili?
Sto tormentando il povero Jazz.. Lo so, lo so. Come so che per questo molte di voi vorranno uccidermi ma... Non lo fate ok? Se no poi come fate a leggere la fine?
 Il 14° capitolo è ancora in scrittura ( diciamo che ho scritto le prime rigucce... ma secondo me sono totalmente da cambiare) e spero di pubblicarlo per venerdì.. Diciamo che sarò il vostro appuntamento del Venerdì, non siete contente?
Purtroppo non sto molto bene e la voglia di scrivere svolazza nel vento freddo di queste notti.
Per Alba97: *______________________________________________________* Grazie da morire *-* Ieri l'ho letta ( alle 3 del mattino perchè efp me l'ha fatta comparire solo a quell'ora ) e mi è spuntato un sorriso assurdo. Sì, sono una cretina che alle 3 del mattino sorride al computer, ma non è importante!
Ovviamente ringrazio tutte le persone che hanno letto ( e non so perchè è sempre la 50esima persona a fare la recensione e sempre il giorno prima che posto ahahah) e le persone che hanno messo la mia storia tra le preferite, le seguite e "da ricordare" .
Spero solo di non fare un caos cosmico con il prossimo capitolo :(
Un bacio grande grande grande dalla vostra Rose!
E recensite, mi raccomando!

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Capitolo 14 ***





CAPITOLO 14

Bea doveva sfogare la rabbia che aveva accumulato con le cose accadute poco prima. 
Si allenò nella stanza apposita con visiera, guanti e cuffie non accorgendosi di due figure che l’osservavano ferme sulla porta. 
Fece una ruota per evitare un pugnale lanciato dall’avversario virtuale, gli afferrò un braccio e lo catapultò a terra per poi finirlo con la pistola. Era chiusa lì già da un’ora quando J. fece uscire la scritta “Hai sconfitto tutti i nemici”. Si tolse prima le cuffie e poi la visiera ansimando. Era stato un bell’allenamento dopo tutto. Mentre si sfilava un guanto partì un applauso e lei sorrise voltandosi verso i due spettatori.

Erano due colleghi. 
Nina aveva i capelli castano chiaro con meches color caramello che le arrivavano appena alle spalle, occhi verdi che ricordavano a Bea un prato baciato dal sole fresco delle prime ore del mattino, la pelle abbronzata e perfetta come quella di una bambola ed era alta poco più di lei.

E Jason che le fece un sorriso che arrivò anche a quegli occhi grigi come il cielo nuvoloso di Forks. I capelli che gli ricadevano in morbide onde color oro sfiorandogli le spalle ed il suo metro ed ottanta buono. Anche da vestito si vedeva che passava molto tempo in palestra.

<< Da quanto tempo mi stavate guardando? >>

<< Un quarto d’ora circa >>

<< Come mai vi hanno mandato qui? >> Ovviamente quella non era una visita di cortesia, Bea lo sapeva bene.

<< Pensano che serva maggiore sorveglianza alla piccola, siamo la tua squadra di appoggio, baby >> disse Jason sorridendo.

<< La mia? Quindi questo vuol dire…? >> La strega non completò la frase

<< Vuol dire che comandi tu >> l’interruppe il biondino. Sorrise soddisfatta.

<< Matt vi porterà dai Cullen e dopo averli conosciuti organizzeremo i turni. Ora io vado a farmi una bella doccia calda e poi filo a letto. Divertitevi ragazzi >>

<< Non lo facciamo sempre? >> disse Nina ridendo.

Bea scosse la testa << Prima di andare però – andò vicino ad un mobile bianco dal taglio antico nella sala per l’allenamento, prese due braccialetti di cuoio con delle incisioni sopra e li porse ai nuovi arrivati – mettetevi questi e non toglieteli mai >>

<< A cosa servono? >> domandò Nina alzando un sopracciglio

<< A proteggere i vostri pensieri dal rosso di famiglia >> sorrise ed appena scese Matt gli spiegò cosa doveva fare.

`•.¸¸.•´´¯`•• .¸¸.•´`•.¸¸.•´´¯`•• .¸¸.•´`•.¸¸.•´´¯`•• .¸¸.•´`•.¸¸.•´

Pov. Beatrice

Rimasi sola e ne approfittai per ricadere nei miei pensieri. 
Camminando sfiorai il divano blu scuro con la punta delle dita, il tessuto ruvido e morbido. 
Poi accarezzai la parete del salone azzurro pastello che mi ricordava il cielo primaverile, così liscio, freddo e duro. Come quel maledetto vampiro che aveva osato baciarmi. Per chi diamine mi aveva presa? 
Io non ero una di quelle stupide umane che si fanno abbindolare dalla loro finta bellezza, o almeno non più.

Salii le scale di rovere bianco lentamente, con le unghie che accarezzavano il corrimano. 
“Maledetto.” Strinsi forte la ringhiera.
Presi un gran respiro per calmarmi.
“Tranquilla Bea, tanto è solo lavoro. Prima finisci e prima te ne vai”. Un altro respiro ed allentai la stretta.

Eppure quel suo sguardo così distrutto aveva fatto scattare qualcosa, ma cosa? 
Odio? No, non odio così facilmente. 
Interesse? Assolutamente no, non scherziamo. 
Sensi di colpa? Probabilmente. Ah, io ed il mio animo troppo gentile!

Mi sfilai lentamente la maglia e la buttai sul letto, entrai nel mio bagno di marmo bianco e feci scivolare i jeans a terra mentre mi accarezzavano le gambe. 
Aprii l’acqua calda e tolsi anche l’intimo mettendomi sotto il getto fumante.
L’acqua scorreva dai capelli bagnandomi prima il viso e poi gocciolando sul seno. Seguii con lo sguardo una goccia che scese lungo il mio fianco come la carezza di un amante.

Poggiai la schiena contro le fredde mattonelle bianche e mi toccai le labbra ripensando alle sue. 
Erano così familiari, così sbagliatamente familiari. 
Mi insaponai i lunghi capelli massaggiandoli dolcemente mentre i pensieri della notte colpivano ancora. Una lacrima sfuggì al mio controllo.
Fuoco e ghiaccio mi schiacciavano, ancora. Ancora una volta ero come intrappolata tra l’ardore della rabbia ed il gelo del dolore.

Tremai mentre mi staccavo dalla parete immergendomi di nuovo in quel calore quasi asfissiante.

<< E’ solo lavoro, devo smetterla. >> dissi insaponandomi . 
Volevo lavare la mia anima come stavo facendo con il mio corpo, ma le cose non vanno così, ne sono sempre stata consapevole. 
Il dolore non si cancella con un colpo di spugna, rimane. 
Anzi peggio, ti entra sotto pelle come una tossina, infetta prima il cuore e poi l’anima. 
Ti dilania in modo indescrivibile e poi ti lascia lì a terra, con le mani sporche del sangue di chi hai amato ed il viso rigato dalle lacrime. Un’anima a brandelli in un corpo integro, o quasi.

Chiusi il getto e rimasi ferma così: la mano sulla leva della doccia, il viso basso con i capelli scuri ed impesantiti dall’acqua a velarlo. L’unico rumore che si sentiva oltre al mio respiro lo producevano le gocce che picchiettavano la pietra.

Passò un minuto che mi sembrò un’eternità ed uscii dalla doccia. Presi un grande asciugamano bianco e mi ci fasciai il corpo bloccandone un angolo vicino al seno. Camminai quasi trascinando i piedi sulla pietra fredda lasciando piccole impronte.

Mi asciugai e me ne andai nel mio troppo grande e troppo vuoto freddo letto. 
Tirai le pesanti coperte fin sopra gli occhi.

*Flashback*

Ero nella palestra dell’accademia. 
Era passato un mese da quando avevamo seppellito Gaz. Trenta giorni di vuoto ed il mio unico modo per alleviare la mia anima era distruggere il mio corpo, portarlo allo sfinimento. Non dovevo lasciare la mente libera di tornare indietro, di tornare a quel giorno o semplicemente ad un momento qualsiasi passato con lui. Ma come si fa quando tutto ti ricorda lui? 
Mi allenava in quell’enorme palestra dalle pareti bianche piena di specchi e di attrezzi all’inizio, quando mi prese sotto la sua ala dopo avermi salvato.
Trasformai il mio dolore in rabbia e sollevai i pesi con più determinazione, il petto si alzava ed abbassava velocemente per lo sforzo, le braccia dolevano ogni volta che le sollevavo e le abbassavo. Così andava bene. 
Sentii il sospiro della grande porta a vetri che veniva aperta ed un ticchettio fastidioso che riecheggiava nella grande stanza . 
Continuai a guardare il soffitto sollevando ed abbassando con la stessa determinazione, come se non fosse entrato nessuno.

Davanti agli occhi ancora l’espressione distrutta della moglie del mio ex tutore che non smetteva di piangere e di domandarsi perché proprio lui, perché lui ora che finalmente aspettava il figlio tanto atteso da entrambi.
Mi sentii morire e piansi lì davanti a tutti mentre la bara scendeva sotto terra con un pezzo del mio cuore e della mia anima. Era colpa mia se quel bambino sarebbe cresciuto senza padre, solo colpa mia e della mia stupidità.

Misi il bilanciere a posto e mi sollevai asciugando il sudore sulla mia fronte. Alzai gli occhi sulla donna in tailleur blu di fronte a me che aveva i capelli neri raccolti in un severo chignon e degli occhiali bianchi ad incorniciare i suoi occhi color carbone. Sembrava una professoressa zitella delle superiori.

<< Iside ti presento il tuo nuovo tutore >> iniziò con la sua voce severa. Anche se avevo notato la presenza di un uomo dietro di lei il mio sguardo non lo sfiorò nemmeno.

<< Non ho bisogno di nessun nuovo tutore, me la cavo da sola >> dissi con disprezzo. Era passato solo un mese e pensavano di sostituirlo? Mi facevano schifo.

<< Sarò solo il tuo partner, non preoccuparti. Nessuno pensa di sostituire una persona importante come Gaz >> disse lui accomodante. Solo la pronuncia del suo nome mi fece correre un brivido lungo la schiena. Mi voltai di scatto e gli arrivai sotto al mento. Fissai quegli occhi rosso sangue senza notare il resto e scandii bene ogni parola quasi ringhiandogli contro.

<< Non. Permetterti. Di. Pronunciare. Il. Suo. Nome. Chiaro? >>

In risposta alzò le mani e fece un passo indietro.

<< Come desideri. Il mio nome è Asher >>

<< Va a farti fottere, Asher >> mi voltai e me ne andai negli spogliatoi.

*Fine Flashback*

Il sonno mi rapì mentre ancora viaggiavo sulla via dei ricordi ed un’ultima calda lacrima solcava la mia guancia.





I RINGRAZIAMENTI: 


Dreaming_USA: Sono felice che ti sia piaciuto il capitolo ** Se dici così però divento rossa ahaha

Alba97 : Fiù, ho evitato la lapidazione. Caos? Ahahah. Ringrazio di cuore te e le tue 3 recensioni velocissime. Sono troooooooppo felice e grazie mille per i consigli. Che ne dici di questo? Meglio? 


I miei "grazie" ovviamente sono anche per tutte/i voi che avete anche solo letto. 
E vorrei ringraziare anche le persone che hanno messo tra le seguite, preferite e "da ricordare"... Prima o poi metto anche i vostri nomi.. Quando non vado di corsa..

Probabilmente in questi ringraziamenti ho sbagliato un sacco di volte, ho dormito due ore... Perdonatemi. Uh avete visto i Banner? *___* Sto buttando l'anima con photoshop etc.. che ne dite? 

Un bacio. Rose.

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Capitolo 15 ***


Image and video hosting by TinyPic


 CAPITOLO 15

 

<< Alice, dobbiamo parlare >>

La trovai seduta nella nostra camera con le pareti color salmone, sul letto di legno chiaro, con un grosso libro tra le mani.

Appena sentì la mia voce lo chiuse e lo mise sulle gonfie coperte arancioni alzandosi e venendomi vicino lentamente, camminando sulle punte come suo solito.
Guardai le nostre foto incorniciate appese alle pareti, sempre sorridenti nelle varie parti del mondo. Sempre insieme.

<< Cos’è questo tono grave Jasper? >> disse sorridendomi e portando una delle sue piccole mani sul mio volto.

<< Dopo quello che ti dirò non vorrai più toccarmi >>

<< Parla >> Diretta come sempre.

Così le raccontai di quello che era successo nel bosco mettendoci tutti i dettagli dalla caccia al bacio.

Le presi il viso tra le mani e poggiai la mia fronte contro la sua guardandola dritto negli occhi color caramello incorniciati dalle lunghe ciglia nere.
Mio Dio, com’era bella.
Ricordai quando correva tra la neve ridendo e chiamandomi canticchiando delicata come una fata, era un sogno.

<< E’ solo che non riesco a farmela uscire dalla testa, davvero non ci riesco >> ammisi tristemente.
Lei mi accarezzò con un dito lo zigomo scendendo sulle labbra e fino al mento seguendolo con lo sguardo.
Poi lo alzò e mi guardò fisso negli occhi.

<< Jasper, c’è una cosa che lei non potrà mai darti – sorrise – ed è questo. >> Mi baciò con passione intrecciando le sue mani dietro al mio collo ed io intrecciai le mie alla base della sua schiena.
Sentii la sensazione familiare allo stomaco che mi procurava ogni suo bacio ed ogni sua carezza. Era amore, lo sapevo.
Io l’amavo veramente.
Mi diede un bacio casto prima di rimanere immobile con gli occhi chiusi quasi tremante, il suo respiro fresco sulle mie labbra.

<< Io ti amo, lei no. Nessuno potrà mai amarti come ti amo io Jass. Nessuno – sorrise di nuovo baciandomi velocemente – penso sia normale che dopo ottant’anni la tua attenzione sia ricaduta su qualcun altro distraendoti dal meraviglioso diamante che hai di fronte >> Rise.

<< Sono innamorato di una pazza >> dissi sorridendo e scuotendo la testa. Lei sciolse l’abbraccio e mi diede un colpetto allo stomaco.

<< Ora vieni qui, merito le coccole >> si stese sul letto e batté la manina sul mio posto.

<< Come la mia signora comanda >> Scivolai al mio posto e mi stesi mentre lei poggiava la testa sul mio petto ed io iniziavo ad accarezzarle i capelli.
<< Ti amo >> mi disse iniziando a fare disegni astratti sul mio addome.

<< Ti amo >> le risposi baciandole quel manto nero. La mia pazza moglie, come avrei fatto senza di lei?

`•.¸¸.•´´¯`•• .¸¸.•´`•.¸¸.•´´¯`•• .¸¸.•´`•.¸¸.•´´¯`•• .¸¸.•´`•.¸¸.•´

 

Pov Beatrice

 

“Quando arrivo fingi di essere il mio ragazzo. “

Ero una codarda ma quello era il metodo più veloce per far capire a Jasper che non ero disponibile. Premetti invio ed infilai il cellulare in tasca, misi la mia maschera e mi avviai verso casa Cullen.

Avevo una borsa a tracollo con dentro i fascicoli per Nina e Jason.
Lavoro, lavoro.. ero sempre pronta per il lavoro.
Mai per altro.
Mi trasformai cambiando il colore dei miei occhi da castano a viola ed attraversai il bosco correndo.
Le scarpe trasformavano in mille pezzi le foglie secche cadute sulla terra umida ogni volta che le toccavano.

Mi beai del pungente vento freddo che mi accarezzava il viso.
Arrivai fuori la porta di legno di casa Cullen troppo presto per i miei gusti. Come avrei guardato Jasper ed Alice ora?
Ah maledizione. Solo io potevo immischiarmi in queste cose.
Bussai delicatamente ma con decisione, attendendo per un paio di secondi che sembrarono durare troppo.

Aprì Matt con indosso la solita maschera e mi guardò lievemente sorpreso.

<< Cosa ci fai qua? Non dovevi riposarti? – guardò l’orologio alzando un sopracciglio – sono passate solo cinque ore da quando siamo arrivati >>

<< Quattro ore di sonno mi bastano – sorrisi senza allegria – permetti? >> dissi guardandolo per fargli capire che volevo entrare. Si spostò senza una parola ma evidentemente contrariato.

Nel candido salone elegantemente arredato rischiarato dalle luci artificiali c’erano, oltre ai miei colleghi con il culo comodamente coccolato dalle poltrone così bianche che facevano quasi male agli occhi, Edward, Isabella e Renesmee seduti sul divano ed Emmett con affianco una contrariata Rosalie di fronte a loro.

<< E’ possibile che abbiamo perso completamente la nostra privacy? >> la bionda incrociò le braccia sotto al seno e mi guardò dritta negli occhi con l’aria di chi cerca guerra.

<< Ciao anche a te >>  dissi poggiandomi alla parete e cacciando lentamente i fascicoli dalla borsa.
<< Non ti riposi mai eh? >> disse un Jason sorridente tirandomi per farmi sedere sulle sue gambe. Ok, devo ammetterlo. Rimasi per un momento paralizzata dalla sorpresa ma mi ripresi velocemente ricordandomi che, come me, era stato addestrato ad indossare alla perfezione gli abiti di qualsiasi personaggio dovesse interpretare.
Mi accorsi che sulle scale c’era Jasper con un Alice sorridente aggrappata al suo braccio.
Passa il fascicolo a Nina che mi guardò con espressione confusa, Matt si stava agitando e me ne accorsi anche senza guardarlo.
Premetti la seconda copia sul petto di Jason sorridendo e minacciandolo di morte con lo sguardo. Aveva ricevuto e letto il mio messaggio ma non doveva approfittarne .

<< Non vengo pagata per riposarmi tesoro – gli sorrisi di nuovo – Ho pensato che non vi avessero messo al corrente su tutto, anzi probabilmente vi hanno mandato qui dicendovi che vi avremmo spiegato tutto >>

<< Ci hai preso in pieno >> Jason rise di cuore. Scossi la testa e mi aggiustai sulle sue gambe. La sua risata era sempre così vera che un po’ ti riempiva il cuore anche quando pensavi che non vi fosse modo per restare a galla tra i problemi e tra i dolori.

<< Per i turni? >> domandò Matt con le braccia incrociate e trafiggendomi con uno sguardo severo. Voleva spiegazioni ed io gliele avrei date, solo non in quel momento.

<< Sei ore a testa, la bambina non dev’essere lasciata sola. Ho un sospetto su come vogliono agire, ho calcolato i tempi tra un attacco e l’altro nelle altre missioni quindi voglio essere informata su qualsiasi movimento compia. >>

 << C’è qualcosa a cui non hai pensato? >> disse il mio finto ragazzo cingendomi la vita con il braccio destro.
<< No, ho pensato anche al fatto che probabilmente ora sarete affamati e quindi vi ho preparato qualcosa a casa >> sorrisi e vidi gli altri fare lo stesso.

<< In effetti…. >> Nina si aggiustò i capelli come faceva in pratica di continuo.
<< Ora andate, qui rimango io ma tra.. – presi il braccio di Matt e guardai l’orologio, erano le tre del mattino – cinque ore ho bisogno del cambio >>

<< Non sono ne stanco ne affamato, rimango con te >> il biondino mi sorrise.

<< Ci credo – la bellissima ragazza dagli occhi verdi rise – hai mangiato prima di venire qui >>

<< Sono previdente >> rise di nuovo lui.

Matt e Nina se ne andarono ed il primo non si dimenticò di lanciarmi un’ultima occhiataccia.

Rosalie era ancora arrabbiata.

<< Non è possibile che abbiamo perso del tutto il diritto di stare tranquilli in casa nostra >>

La guardai truce.
<< Evidentemente la cosa non è chiara, bionda. Per quel che mi riguarda puoi andare dove vuoi tu e farti ammazzare quando vuoi, io sono qui solo per Renesmee. Posso proteggerla qui, nel calore della famiglia oppure posso prenderla e portarla via. Non mi interessa, probabilmente non ti, o vi, è entrata ancora in testa questa cosa. >>

<< Cosa ti fa pensare che te la lasceremo prendere e portare via? >> disse Emmett con calma.

<< Cosa ti fa pensare che riuscirete a fermarmi? – sorrisi con cattiveria – Io sono addestrata, più veloce e più forte. Ah, e non dimentichiamoci che sono una strega >>

Jason mi avvolse con entrambe le braccia e mi tirò a se facendomi aderire con la schiena al suo petto mettendo il viso tra la mia spalla ed il mio collo.

<< Calmati dolcezza >> mi depositò un dolce bacio lì, vidi sott’occhio Jasper irrigidirsi, ancora sulle scale, mentre io annuivo chiudendo gli occhi.

<< E’ solo che mi fanno incazzare quando non capiscono che se siamo qui devono solo ringraziare il cielo >>

Rise ancora con le labbra poggiate sulla mia pelle ed i brividi mi percorsero tutta la schiena.

<< E’ solo lavoro >>

<< Allora “dolcezza” – disse Jasper imitando Jason – possiamo sapere il tuo nome? >>

<< Iside – dissi alzando i miei occhi per incontrare i suoi – il mio nome è Iside. >>




Vado di corsa! Come sempre... Perdonatemi se ho mancato il nostro appuntamento del Venerdì :'( Ma sono stata impegnatissimaaaa!
Maaaaaa... mi farete sapere comunque com'è il capitolo?

Un bacio ed un grazie speciale alle mie due fanciulle.
Rose

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Capitolo 16! ***


 CAPITOLO 16

 

 

<< Iside. Che nome interessante >> disse Edward con la piccola che gli si addormentava tra le braccia.

<< Un nome importante >> aggiunse Isabella aggiustando il vestitino rosa della figlia, dedussi più per abitudine che per effettivo bisogno visto che non aveva mezza pecca.

<< Iside è la Dea della fertilità e rappresenta la ricerca suprema dell'anima gemella, l'uso consapevole del potere femminile, dell'amore e del misticismo. Quale nome è più adatto per una strega? >> disse Jason facendomi l’occhiolino.

Sorrisi scuotendo la testa << Hai fatto i compiti a casa eh? >>

Mi alzai dalle sue gambe e mi misi sul bracciolo della sua poltrona.

<< Ovviamente, io faccio sempre i compiti a casa >> mi sorrise.

<< Bravo, ora studia la situazione >> dissi battendo due volte l’unghia lunga smaltata di nero contro il retro del fascicolo che aveva in mano.

Ok, lo devo dire. Le unghie lunghe non sono perfette per le armi, ma proprio per nessun’arma, ne per il combattimento, perché se dai un pugno ti fai più male di quanto ne fai all’avversario,  ma le adoravo troppo. Quel suono che facevano quando le tamburellavo era rilassante.. per me. Perché dava parecchio fastidio agli altri, come mi faceva spesso notare Matt esasperato.

Cacciai dalla tracolla anche un altro fascicolo, più voluminoso di quello dato a Jason.

<< Non dirmi che anche quello è per me >> disse spalancando un po’ gli occhi con fare melodrammatico. Risi.

<< No questo è per me >>

<< Sei rimasta indietro con i compiti? – mi diede un pugnetto gentile sulla gamba – mi delude, prof. >>

Alzai gli occhi al cielo ed aprii il mio bellissimo fascicolo pieno di post-it colorati rileggendo, per la terza volta, tutte quelle informazioni.  

Mi spostai sull’altra poltrona ed incrociai le gambe, usando il ginocchio alzato come leggio.

Passò un’ora e mezza. Jason si alzò, si stiracchiò e venne dietro di me poggiando il mento sulla mia spalla.

<< Ho fatto i compiti, prof.  Chi sono queste persone? >> chiese curioso. Poggiai il fascicolo su un tavolino di vetro con i piedi in legno scuro ed iniziai ad estrarre le foto.

Misi la prima sul ripiano, una ragazza con i capelli rossicci, occhi azzurri e pelle pallida sulla ventina.

<< Claire Pym, Inghilterra >>
Un’altra foto, un bambino di otto anni sorridente, scuro di carnagione, di occhi e di capelli.

<<  Paulo Souza, Brasile >>

Altra foto. Un ragazzo biondo sui diciassette anni con gli occhi azzurri quasi grigi e la pelle candida come la neve.

<< Cristoph Zisser, Austria >>

Mi voltai a guardarlo, i suoi occhi passarono da una foto all’altra.

<< Cosa centrano queste persone con la nostra missione? >>

<< Sono tutti metà umani e metà vampiri scomparsi quest’anno >>

<< Non può essere un caso? Cioè ogni anno scompaiono un sacco di persone… >>

<< Non dopo quello che ho visto qui, c’è qualcuno che mira esattamente a loro e li prende. Non so per farci cosa però. >>

<< Hai dei sospetti >> Non era una domanda.

<< Ho visto un tatuaggio, quel tatuaggio. Una mezza luna con sopra due labbra. >>

Jason sospirò .

<< Quindi in realtà già sappiamo chi c’è sotto. >>

<< Lo presumiamo >> lo corressi.

<< La cosa si complica un po’ >> Annuii e rimisi le foto nel fascicolo.

<< Sembrano scomparsi dal nulla, nessuna prova. Niente. Non è possibile. – guardai le schede di ognuno di loro  – Ci dev’essere stata una minima lotta eppure non c’è nulla se non sull’ultima scena >>

<< Hanno ripulito dopo? >> mi chiese poggiandosi alla parete alla mia sinistra.

<< Possibile, com’è possibile che li abbiano convinti o ricattati. Non so cosa pensare sinceramente. Non capisco lo scopo. Cosa vorranno farci? >>

<< Un esercito? >> mi rispose ridendo

<< O peggio >> dissi chiudendo gli occhi. Sentii il suo respiro bloccarsi e lo guardai. Mi guardava immobile con la mascella rigida.

<< Stai dicendo che potrebbero fare esperimenti su di loro? >> Annuii sconfortata e pensando a Renesmee.

<< Non permetterò che succederà anche a questa bambina. >>

<< Non lo permetteremo >> disse posandomi una mano sulla spalla.  

`•.¸¸.•´´¯`•• .¸¸.•´`•.¸¸.•´´¯`•• .¸¸.•´`•.¸¸.•´´¯`•• .¸¸.•´.

POV JASPER

Ero nervoso. Non potevo farci niente.
Biondino del cazzo.

Seduto sul divano fingendo di leggere in realtà li osservavo. Sì lo so, ero ridicolo.

Il fatto che la toccasse mi dava fastidio e mi chiesi il motivo visto che ero sicuro di amare Alice.

<< Perché non vai a casa? Mi sembri stanco Jay >> gli disse. Lui annuì.
Bravo biondino dei miei stivali, vattene a casa.

<< Ci vediamo a casa allora, sarò quello nel tuo letto >> disse facendole l’occhiolino.
Nel suo letto. Immaginai le sue mani e le sue labbra sul corpo di lei. Trattenni il ringhio che mi era salito su per la gola.

Lei fece una risatina e lui le diede un veloce bacio sulle labbra. Le mie labbra.
Quante volte l’aveva toccate?

Biondino del cazzo.

Con i suoi occhi grigi del cazzo e quel fisico del cazzo.

Lei rimase sola, seduta sulla poltrona bianca vicino alla porta ed ancora quel fascicolo in mano che sfogliava e risfogliava.

Corrucciò la fronte, adorabile.

Sbagliato! Urlò qualcosa dentro di me. Mi passai una mano fra i capelli esasperato. Era una lotta interiore tra caldo e freddo. Dovevo spezzare quel silenzio.

<< Quindi.. ci sono state alcune persone come Renesmee scomparse >> buttai lì. Idiota disse l’altra vocina nella mia testa.
Lei alzò quegli occhi ametista e mi guardò. Mi sentii inchiodato.
Annuì ma non disse nulla. Chiusi il libro e mi alzai per rimetterlo al suo posto.

<< Da quanto tempo fai… questo? >> chiesi agitando le mani per aria per sottolineare quel “questo” astratto, mi risedetti, chiuse il fascicolo e lo ripose nella tracolla nera che aveva poggiato a terra.

<< Otto anni >> Risposta secca.

<< Bè, sembra un lavoro pericoloso. >> dissi esitante

<< Lo è >> ancora risposte secche, maledizione.

<< E non hai paura? Cioè non hai paura della morte? >> Mi sorrise come una madre sorride al figlio che ha fatto o detto qualcosa di stupido.

<< Se avessi paura di morire non potrei fare questo lavoro. Tu non hai paura dell’immortalità? >>

La domanda mi sembrò strana.

<< Perché dovrei averne paura? >>

<< E perché  io dovrei aver paura della morte? >>

<< Spiegati. >>

<< Ho più paura dell’immortalità che della morte. Suvvia, essere immortale è noioso. Non poter invecchiare e vedersi trasformare, non poter mangiare e non poter dormire.
Non puoi sentire freddo, ne caldo. Non puoi piangere ne diventare rosso o provare dolore. Non potrai mai avere figli ne addormentarti con la tua amata. E’ terribile >> disse guardandomi fisso ed un lampo di quella che mi sembrò compassione colpì i suoi occhi.

Feci il gesto di chi alza un calice per brindare.

<< Te ne devo dare atto, è noioso a volte. >>

<< A volte >> borbottò lei

<< Sarebbe quindi una cosa così brutta diventare un vampiro, per te? >> perché mi interessava?

<< E’ la fine peggiore per una strega e in particolare per me >>

<< Perché? >> misi i gomiti sulle ginocchia e poggiai il viso sulle mani protendendomi verso di lei.

<< Jasper, seriamente, ho già fatto questo discorso con il mio ex ragazzo. Non ho intenzione di ripetere tutto ora. Forse un giorno ma non ora. >>

Le sorrisi, si poggiò contro lo schienale ed incrociò le braccia.

<< Tu hai parlato con Alice invece? >> sentii il mio viso irrigidirsi ed un sorriso soddisfatto le comparve sul volto.

<< Si, le ho parlato >>

<< Bene. >>

<< Bene >>

<< Vado a farmi un giro di perlustrazione, biondo. - Si alzò e si aggiusto i jeans scuri e la maglietta bianca. – A dopo >> Annuii e lei uscì.
Sentii i suoi passi seguire il perimetro della casa e poi andare un po’ più lontano.

Alice scese delicatamente le scale con quel suo passo da fatina e si mise sulle mie ginocchia.

<< Simpatica ragazza >> disse baciandomi dolcemente una guancia.

<< Se lo dici tu >> mormorai stringendola.

<< Sai potrebbe andare d’accordo con Rosalie >>

<< Oppure potrebbero uccidersi a vicenda >>

Alice rise accarezzandomi i capelli.

<< Però sai con chi non andrà per niente d’accordo? >> mi chiese rimettendo al suo posto un ciuffetto di capelli sfuggito al controllo. Scossi la testa.

<< Con Bella. Non andranno proprio d’accordo >> Sorrise.

<< Come fai a dirlo? >> dissi alzando un sopracciglio.

Lei si toccò la tempia con un dito.

<< Sesto senso da veggente >> mi baciò ridendo ed io risi con lei.

 

 
`•.¸¸.•´´¯`•• .¸¸.•´`•.¸¸.•´´¯`•• .¸¸.•´`•.¸¸.•´´¯`•• .¸¸.•´.

 

POV ROSE

 

Nina venne a sostituirmi alle otto meno dieci.

Girai le chiavi nella serratura facendo il minimo rumore possibile e chiusi con estrema delicatezza la porta di legno per non svegliare gli altri, sembravo una ladra in casa mia.

Le mie due piccole pesti però mi sentirono e mi vennero incontro scodinzolando e sbadigliando, le avevo svegliate.
Sorrisi e salii le scale di rovere bianco con loro al seguito, la porta di camera mia era lievemente aperta. Quando uscivo la spalancavo sempre per permettere alle mie due cucciolone di entrare ed uscire liberamente.

La spinsi dolcemente per non fare rumore.

Nel mio letto, coperto fino al petto da lenzuola e coperte, dormiva Jason senza maglia.
Perché i licantropi dormono sempre senza maglia o seminudi?
Si trovavano più a loro agio così visto che in loro c’era un animale e gli animali non sono abituati ad usare vestiti.
A meno che non esista un licantropo che si trasforma nel chihuahua di Paris Hilton. Ma quello è un altro discorso.

La mano poggiata appena sotto il mio cuscino ed i capelli, come raggi di sole, sparsi su quello affianco.
Quel deficiente era andato veramente a dormire nel mio letto!

Sospirai ed aprii l’armadio decidendo cosa mettere per andare a scuola. Optai per una semplice maglietta blu elettrico scollata e dei jeans chiari.

I miei occhi tornarono di nuovo castani e mi tolsi la maschera poggiandola sul comodino.

Sentii il rumore delle lenzuola ed un braccio mi tirò sul letto.

<< Allora sei sveglio >> Appoggiò la testa contro la mia schiena ed annuì. Probabilmente non ancora abbastanza sveglio per parlare.

Gli diedi un pugno, non troppo violento, sul braccio.
Si lamentò e lo ritrasse.

<< Mmh… E questo per cos’è? >> mormorò ancora mezzo addormentato.

<< Sei venuto a dormire VERAMENTE nel mio letto! – dissi irritata voltandomi a guardarlo. -  E per di più sei senza maglietta. >>

<< Mmhmmh >> disse sorridendo ancora con gli occhi chiusi.

<< C’è una camera per gli ospiti >> gli feci notare

<< La occupa Nina >>

<< Siete partner, siete abituati a dividere tutto.. anche il letto >>

<< Ha detto che voleva dormire da sola >> si accoccolò meglio sotto le coperte.

<< Vattene nel letto di Matt >>

Rise. << Perdonami ma vorrei evitare di dormire con un maschio ..sai.. problemi del primo mattino >> Alzai gli occhi al cielo

<< E perché dovrei dormire io con te? >>

<< Perché tu puoi starmi dietro senza che io abbia una spiacevole sorpresa >> Risi e mi alzai.
Appunto mentale: Fare una spiacevole sorpresa a Jason, possibilmente di prima mattina.

<< Ci penserò al mio ritorno >> Improvvisamente sveglio mi guardò con quei due occhioni grigi.

<< Dove stai andando? >>

<< A differenza tua io ho una copertura da mantenere, tesoro. >> Marcai l’ultima parola più del dovuto, quasi fosse un’offesa.

Mise il broncio come un bambino. << Quindi non verrai qui a dormire vicino a me? >> batté la mano sul mio posto.

<< Sei capitato male >> gli feci l’occhiolino e me ne andai in bagno.  Quando uscii ero pronta e truccata con eyeliner e matita, di nuovo nella forma da diciasettenne. Era veramente deprimente tornare, anche se solo esteriormente, a quel periodo.

<< Sexy anche da piccola >> Jason sorrise in modo malizioso guardandomi uscire.
Presi la prima cosa che trovai sotto mano, un porta pastelli azzurro a pois rosa, mi domandai dove maledizione l’avessi comprato, e glielo lanciai mirando alla faccia.

Lo bloccò prima che potesse colpirlo e rise piano.

<< Sei un malato di merda Jason, fattelo dire. >> Rise più forte e si tirò le coperte fin sopra la testa.

<< Vai a scuola, Beatrice >> continuò a ridere e mi fece innervosire.

Presi un libro abbastanza doppio dalla mia borsa e glielo diedi ripetutamente sulla testa coperta per poi uscire graziosamente con il mento in su mentre lui continuava a ridere.

<< Mio Dio dammi la forza di sopportarli tutti >> mormorai entrando in macchina e dirigendomi verso la “Horror” Forks High School.



Angolo della pazza:

Tataaaaan! Rieccoci, questa volta di venerdì =D

Alba97:  Ooooooooow ti ho fatta innamorare! Ora immaginami come una scimmietta che salta a destra e sinistra senza sosta. Ahahahah

Oraaa finalmente posso ringraziare tutte le persone che hanno messo la storia tra le preferite: 

1 - Alba97
2 - Dreaming_USA 
3 - lira 

E le persone che l'hanno messa tra le seguite:

1 - 96giuggi 
2 - Akiram Vampire 
3 - alizu33 
4 - andre87fp
5 - BabbaniLove 
6 - babycullen
7 - bishuel 
8 - Dreaming_USA
9 - Hila_90 
10 - IncenseAsh 
11 - Jar Of Hearts 
12 - Mary Whitlock 
13 - nanerottola 
14 - Saratze 
15 - shadowhuntersNihal 
16 - Strix 

Eeeeee niente.. penso basti.. non lo so sto andando in confusione ahaha
Spero che il capitolo vi piaccia
Grazie!!!

Un Bacio.

Rose

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** 17esimo Capitolo. ***


Image and video hosting by TinyPic


CAPITOLO 17

 

Seduta sul pavimento del nostro salone, con la mia felpa grigia di due taglie più grande ed i jeans chiari, provai a studiare per il compito di letteratura inglese di martedì.

Tamburellai la matita sulle labbra e poi la scaraventai verso la porta stizzita, peccato che in quel momento Jason la stesse aprendo e per poco non lo colpii in piena faccia.

Peccato che non l’avessi colpito, intendo.
Indossava jeans scuri, maglietta aderente bianca e giubbotto di pelle nera. Fuori nevicava e lui si metteva un leggero giubbottino di pelle mentre io avevo una felpa che più calda di quella probabilmente non esisteva sul mercato e stava bene?
Ma che cazzo!

Era stata una settimana pesante. Oltre al far combaciare le ore di guardia, la scuola, i compiti e le faccende di casa dovevo anche stare sempre attenta alla copertura, non dovevo mai dimenticare la maschera e/o di cambiare il colore degli occhi.

In più avevamo saputo che era scomparso un altro ibrido in Nevada.

Chiusi il libro di letteratura e buttai per aria anche quello.  Come se tutto ciò non bastasse, perché come dico io i guai non vengono mai da soli, non mi sentivo nemmeno molto bene, per piacere, prendiamo questa settimana e buttiamola o sotterriamola sotto diversi metri di terra, se vi piace di più.

<< Che bel bentornato >> mi porse la matita che gli avevo lanciato contro.

<< Fottiti Jay. Non devi andare a fare qualcosa? Tipo scomparire dal mio campo visivo? >> si vedeva che ero nervosa?

<< Ti ho fatto qualcosa? >> chiese alzando un sopracciglio.

<< Sì, respiri. >> presi le notizie che riguardavano l’ultimo caso e mi rimisi a controllare le foto della stanza dove era avvenuta la lotta, provando ad ignorare il suo sguardo grigio persistente su di me.
C’era sangue sulle tende, la finestra rotta, era stato buttato tutto per terra, c’erano pezzi di vetro e sangue ovunque. Ma la cosa più importante era un’impronta digitale, se pur parziale. Forse stavamo andando nella giusta direzione.. Forse.

Dopo qualche secondo di silenzio Jason ebbe l’illuminazione.

<< Ho capito! Vediamo se indovino. Quel periodo che arriva una volta al mese e che voi donne disprezzate in maniera esagerata è imminente?>> disse muovendo su e giù le sopracciglia. Abbandonai la testa sul tavolo e feci un verso che era a metà tra un urlo ed un pianto.

<< Lo prendo per un sì. Questo vuol dire che qualsiasi cosa dirò o farò potrà essere usata contro di me e, probabilmente, farmi finire con il culo bruciato? >> domandò ridendo ed io annuii sconfortata.

<< Non è per te, sono solo questi maledetti ormoni. Cioè non si possono avere sbalzi di umore in questo modo! L’attimo prima sei felice, quello dopo sei così triste che ti butteresti sotto una macchina e quello dopo ancora l’unica cosa a cui pensi è “dove maledizione è il cioccolato?”. È davvero una situazione di merda. >> però rialzai la testa e lui mi sorrise. Ed io mi incazzai.

<< Vado dai Cullen >> mi preparai di nuovo con tutta la solita messa in scena: maschera, occhi viola, mantello, la felpa rimase perché avevo così freddo che probabilmente sarei diventata un pupazzo di neve prima di arrivare e sciarpa bianca con dei pipistrelli neri con gli occhi a X sopra. Adorabile e sperai fosse un suggerimento non troppo velato per i vampiri.
NON TOCCATEMI, MORDO.

Sorrisi alla mia stupida battuta ed uscii.

L’allegra famigliola di morti viventi, con l’aggiunta di una bambina ibrida e del suo fedele cane (sto parlando di Jacob, ovviamente), giocava nella neve alta. Io morivo di freddo e loro invece si lanciavano palle di ghiaccio in pratica.

Salutai con un cenno della testa, perché non avevo intenzione di cacciare le mani dalle tasche, e mi avvicinai a Matt e Nina che parlavano tranquillamente del più e del meno addossati alla parete esterna della casa.

Emmett mi colpì con una palla di neve prima che li raggiungessi ed io mi girai lentamente verso di lui con sguardo omicida.

<< Guarda chi si vede! >> disse ridendo, mi scrollai la neve dal mantello agitando spalle e busto.

<< Iside, la cattiva strega dell’ovest! >> continuò indicandomi come se fossimo in uno show televisivo, allora mi venne in mente un’idea.

<< Emmett tu mi sembri un tipo che vuole sempre lo scontro fisico, che ne dici di un allenamento giusto per scaldarci un po’? >> sorrisi con cattiveria e lui fece un finto inchino.

<< Non si può rifiutare l’invito di una strega >>

Così gli altri ci fecero spazio e ci trovammo una di fronte all’altro nel giardino di casa Cullen reso candido da quel mantello ghiacciato.

<< Fai del tuo meglio, io non userò le mani >>

<< Vuoi battere un vampiro senza usare le mani? Sei forse impazzita? >> scossi la testa.

<< Te l’ho detto che mi sottovaluti. Parti quando vuoi >> e così fece. Partì a tutta velocità e provò ad afferrarmi, ma prima che potesse prendermi io saltai con una capriola alle sue spalle e gli diedi un calcio dietro la schiena facendolo cadere rovinosamente con la faccia nella neve. Risi e lui si alzò con un sorriso scrollandosi la neve dai capelli come un cane.

Ripartì all’attacco provando ad afferrarmi con le braccia tese ma senza riuscirci perché mi spostavo con il busto facendolo rimanere ogni volta con un pungo di mosche.

<< Ma sei una ragazza, non vale! Non posso essere rude con te >>

<< E’ la tua scusa ufficiale? – sorrisi – questa ragazza ti batterà anche senza mani, dolcezza, quindi dai sfogo a tutti i tuoi assi nella manica >> provò a tirarmi un pugno nello stomaco con un sorriso che si smorzò quando io gli bloccai il braccio tra la mia coscia ed il polpaccio e tenendo la stretta lo rigettai a terra.

<< Sorpreso? >> risi di nuovo e lui provò ad afferrarmi da lì. Mi spostai facendo un piccolo salto all’indietro e mi mise il broncio facendomi sorridere.

<< Mettiamo fine a questo patetico spettacolo >> dissi spostandomi alle sue spalle e dandogli un calcio dietro il ginocchio destro per farlo inginocchiare nella neve, poi prima che lui potesse rispondere mi spostai davanti a lui e gli diedi un piccolo calcio nello stomaco. Quando si abbassò per il dolore ne approfittai alzando la gamba e, tenendola tesa, la feci scendere velocemente dall’alto verso il basso colpendogli la testa e facendolo ricadere con la faccia nella neve.

<< Uno a zero per me, orsacchiotto >> Sentii le risate degli altri e mi voltai per inchinarmi con un sorriso.

<< Hai fatto una bella figuraccia fratello >> disse Edward battendogli una pacca sulla spalla.

<< Non è possibile che sia così veloce. Guardami Ed! Sono un affascinante vampiro pieno di muscoli! >> quasi piagnucolò ed io risi più forte.

<< Hey ragazzaccia, perché non te la prendi con qualcuno della tua taglia? >> Jason uscì dalla vegetazione con un sorriso stampato in faccia.

<< Vediamo se sei degno >> dissi sorridendogli e lui mi fece un cenno con il capo.

<< Però voglio rendere la sfida più interessante. Per prima cosa decidi se a mani nude o con qualche arma >>

<< Vuoi giocare con le spade? >> mi chiese mostrando quella che aveva al fianco. Mi abbassai il cappuccio del mantello ed estrassi la mia Katana dal fodero che avevo dietro la schiena stando attenta a non tagliarmi i capelli con la lama affilata.

<< E così sia. Ma.. – dissi togliendomi la sciarpa – lo faremo senza usare la vista >> sorrisi allo stupore generale.

<< In quel caso mi servirà una benda >> sorrise ed io mi voltai dando le spalle a tutti, mi tolsi la maschera e allacciai la sciarpa intorno agli occhi.

Che il gioco abbia inizio.  

 

`•.¸¸.•´´¯`•• .¸¸.•´`•.¸¸.•´´¯`•• .¸¸.•´`•.¸¸.•´´¯`•• .¸¸.•´.

 

 POV JASPER

Alice salì velocemente le scale ed andò a prendere una sciarpa rosso sangue da usare come benda. La strinse forte intorno al viso di Jason e poi venne al riparo al mio fianco.

<< Non è pericoloso? >> chiese Esme a Nina che le sorrise dolcemente.

<< Non preoccuparti, sono addestrati. Dobbiamo prima vedere se riescono a colpirsi >> rise ed io pensai che in effetti sarebbe stata difficile anche solo trovare il proprio avversario in quelle condizioni.

La maschera di Iside rapì per un momento la mia attenzione, saldamente mantenuta da Logan, l’altro ragazzo mascherato, al fianco di Nina.

Si misero uno di fronte all’altra con le spade alzate perfettamente perpendicolari.

<< Chi ci da il via? >> domandò Jason

<< Pronti? >> chiese Carlise e quando entrambi annuirono diede il via.

Abbassarono le spade fino a toccare terra e dopo un paio di secondi di completa immobilità  partirono così veloci che se fossi stato umano non sarei riuscito a vedere assolutamente nulla.

La katana di Iside si alzò sulla sua testa per parare un fendente alto, poi lei sorrise e trascinò la sciabola di lui in qualcosa che sembrava incredibile. Si muovevano con agilità e fluidità, in una danza veloce ed appassionante.

Jason saltò all’indietro e mentre colpiva di nuovo, la strega compì un mezzo arco sopra la sua testa con la lama e parò il colpo al fianco destro.

<< Come maledizione ci riescono? >> domandai senza riuscire a staccare gli occhi da quella scena.

Logan rise. << Dedizione, allenamento, meditazione e tutte quelle altre stronzate là >>

Nina gli diede una gomitata nelle costole << Log, c’è una bambina! >> lo sgridò a bassa voce ma Renesmee era completamente rapita, quindi non sentì nulla.
Il ragazzo rise e spostò di nuovo lo sguardo verso lo spettacolo.

Continuarono così per un altro po’, il rumore stridente delle lame che si incrociavano riecheggiava per tutto il giardino.

Jason provò a colpire ad altezza spalla, ma Iside si abbassò e, un attimo prima di colpirgli il polpaccio sinistro, ruotò il polso toccandolo con la parte piatta della lama.

Rimasero immobili come statue di cera, sorrisero entrambi, poi lei si inginocchiò e trafisse la neve con la katana rimanendo così per un secondo in raccoglimento.

<< Sono orgoglioso di mia sorella >> disse Logan asciugandosi una lacrima immaginaria. Nina rise ed applaudì, ci unimmo tutti quanti. Come alla fine di una rappresentazione teatrale perfetta.

Jason si tolse la benda improvvisata e diede una mano ad Iside issandola. Poi venne verso di noi, porse la sciarpa ad Alice ringraziandola e prese la maschera dalle mani di Logan.

Tornò verso la strega ferma in mezzo alla distesa bianca che sciolse il nodo della sua benda ma la mantenne sul viso con la mano sinistra mentre prendeva con la destra la maschera.

Ci diede le spalle, fece scivolare la sciarpa intorno al collo e ritornò la meravigliosa ragazza mascherata con gli occhi viola, poi si spostò i capelli e rimise lentamente la katana al proprio posto nel fodero invisibile sotto il mantello.

Venne verso di noi sorridente con le mani sollevate in segno di vittoria.

<< Niente male dolcezza >> disse Jason cingendole le spalle con un braccio.

<< Siete stati spettacolari >> commentò Alice al mio fianco battendo le mani euforica.

<< Sì, sono spettacolare >> Iside sorrise e rientrammo tutti in casa.

Ora sapevo, con certezza, che mia nipote sarebbe stata al sicuro tra le loro braccia perché non riuscivo a pensare a qualcuno migliore di loro per proteggerla. Per quanto non ci andasse giù noi non ci saremmo riusciti. 

Brutto colpo per l’orgoglio di un vampiro.

Jason le diede un bacio sulla tempia ed io sentii il sangue martellarmi nelle vene per la rabbia.

Poi Iside si immobilizzò di colpo, lo sguardo perso in un punto imprecisato sulla parete, guardò Nina e Jason.

<< Andate voi, ottocento metri ad est, ma portateli qui vivi. >> loro due annuirono e partirono a tutta forza lasciando la porta aperta.

<< Cosa succede? >> chiese Bella.

Lei la guardò con espressione seria.

<< Abbiamo iniziato a giocare, Isabella. Loro hanno fatto la prima mossa. >>


Angolino dell'autrice:
Per primissima cosa, sono una deficiente. Avevo preparato il banner per il capitolo 15 ma pubblicandolo di fretta mi ero completamente dimenticata di metterlo! Bè ieri sera ho rimediato. ( Potete insultarmi, me lo merito)
Seeeeeeeconda cosa: lo so, siete confusi... LO SOOOOOOOOOO. Ma qualcuno di voi ha capito chi è Logan, vero? ( non ditemi di no D= )
Poooi Terza cosa: Alba97 mi fai sempre morire con le tue recensioni ahaha Questo capitolo non è molto dettagliato ma perdonami! L'ho scritto in 2 ore circa.
Ora un avviso *parte la musichetta di Chi l'ha visto* E' SCOMPARSA DREAMING_USA! SE LA VEDETE CONTATTATE IN REDAZIONE.
No, ok.. volevo fare qualcosa di carino e non ci sono riuscita... MA ANDANDO AVANTI!
Boh, penso di aver finito veramente... *ci pensa* ... Sì! Ecco mi stavo dimenticando.. Per qualsiasi cosa vi lascio il link della mia pagina dove scriverò se farò qualche ritardo (corna facendo)
http://www.facebook.com/pages/Behind-the-mask/197565210270719
Ora ho finito! Ahahah

Un bacio graaaaaaande grande.
Rose

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** 18esimo capitolo ***


 CAPITOLO 18

 

Aprirono la porta senza bussare, Nina teneva ben stretta dalle braccia una ragazza che non poteva avere più di ventidue anni: bassina, con i capelli ricci neri e gli occhi dello stesso colore.
Matt invece spintonò dentro un uomo sulla quarantina con corti capelli neri ed occhi di un verde così chiaro da sembrare quasi azzurro.

<< Eccoti qua i tuoi due pasticcini >> disse mio fratello con tono sprezzante.

<< Li abbiamo disarmati e perquisiti, sono puliti >> Nina spinse anche la ragazza dentro.

Io ero poggiata con la schiena ad una poltrona bianca del salotto di casa Cullen, braccia e caviglie conserte e li osservai.
Lui era umano, lei no.

Non so precisamente come spiegarlo ma una strega riesce a percepirlo, i licantropi ed i vampiri emanavo un’energia diversa, anche se alcune volte potevamo sbagliare con i soggetti particolarmente abili a mascherare la cosa.

Jason era più vicino a loro e quindi iniziò ad interrogarli.

<< Per quale motivo siete qui? >> l’uomo mi guardò dritto negli occhi ma non rispose. Avevamo fatto portare la bambina al piano superiore per evitarle spettacoli spiacevoli e tenerla al riparo.

Spazientito Jay gli afferrò la mascella e gli voltò il viso verso di lui, per un attimo l’uomo spostò lo sguardo. << Non parlerò con te >> e ritornò ad inchiodarmi con quei suoi occhi così chiari da sembrare irreali. Scorsi qualcosa nel suo sguardo.. era forse rabbia? Odio?

Così abbandonai la mia posizione e con calma, come un predatore che si avvicina alla preda, mi avvicinai a loro. La ragazza si mosse a disagio avvertendo il pericolo ma c’era qualcosa che non andava, l’aria si era fatta improvvisamente più pesante del normale.

Accostai il mio viso al suo e fu come se non riuscissi a prendere abbastanza aria, ma ignorai la cosa e continuai.

<< Allora, cosa siete venuti a fare? >>

<< Non lascerai vivere la strega >> disse lui con così tanto odio negli occhi che sembrava gli avessi ucciso un familiare.

Ispirai forte per l’irritazione di quelle parole e qualcosa mi bruciò la gola. Vi portai una mano indietreggiando di un passo guardando l’uomo con occhi spalancati.

<< Cosa maledizione hai addosso? >> domandai spaventata di sapere la risposta. Ma lui non parlò e sorrise con cattiveria. Matt gli diede un colpo leggero alle gambe che lo fece inginocchiare e sentii un lieve odore pungente ed il bruciore aumentare. Poi lo sentii scorrermi nelle vene ed indebolirmi.

<< Non muoverlo! Ha addosso l’artiglio del diavolo >> mormorai reggendomi con una mano ad una poltrona mentre un feroce capogiro mi colpiva.

<< Cosa? >> mi chiese Jason con incredulità.

<< Credo sotto forma di profumo – un’altra vertigine mi colpì e chiusi gli occhi sentendoli tornare del loro colore originale. Maledizione. – portatelo lontano da me. >> mormorai flebilmente.

<< Dove hai l’antidoto? >> disse Matt avvicinandosi a me e poggiandomi una mano sulla guancia, tenni gli occhi chiusi mentre rispondevo.

<< Non ce l’ho. L’artiglio del diavolo non viene usato contro le streghe da secoli. >>

<< Come non ce l’hai? Dove possiamo prenderlo? >> cacciai di tasca il cellulare e glielo porsi.

<< Chiamate Luc. Lui ve lo porterà nel minor tempo possibile >> prima che le mie gambe cedessero Jason mi passò un braccio intorno alla vita.

<< Avete un posto dove possa stenderla? >> domandò prendendomi in braccio come facevano i mariti novizi. Intrecciai le mani dietro al suo collo per non cadere e stabilizzarmi ancora con gli occhi chiusi e la testa poggiata contro il suo petto. Mi sentivo veramente uno straccio.

<< Al piano di sopra >> la voce di Carlisle era quella di un medico che da direttive al proprio staff, sentii ogni movimento del corpo di Jay che mi portava su per le scale, mi adagiò su un letto freddo e sentii il materasso abbassarsi sotto il suo peso.

<< Tutto ok piccola, tra poco finirà >> mi accarezzò i capelli mentre io provavo a lottare contro le vertigini e mi tenevo stretta quelle poche energie che avevo.

<< Dovresti vederti, sei bianca come un fantasma >> potei percepire il sorriso nella sua voce e sorrisi a mia volta con vampate di calore che mi lasciavano tremanti. Allungai un braccio e lo sentii farsi più vicino. Si stese vicino a me ed io poggiai la testa sul suo petto mettendo una mano vicina ad essa.

<< Non posso aprire gli occhi >> mormorai mentre mi accarezzava distrattamente la schiena.

<< Perché? >>

<< Sono tornati al loro colore >> fermò per un attimo la mano, poi mi tolse la maschera dal viso, capendo che mi infastidiva e ritornò ad accarezzarmi la schiena disegnando cose astratte.

<< Non fa niente dolcezza, non credo sia importante ormai >>

<< Cos’è successo? >> domandò esitante Esme.

<< Quello stronzo, perdonami il linguaggio, aveva addosso l’artiglio del diavolo, che per capirci è l’unico veleno che abbia effetto sulle streghe. Sono immuni a tutti gli altri perché sono prodotti con delle piante ed essendo loro una specie di – Jason interruppe la spiegazione per pormi una domanda – Non so come definirvi, figlie della natura va bene? – annuii rannicchiata contro il suo petto tremando lievemente – ok. Dicevamo, visto che sono una specie di figlie della natura e da essa traggono la loro forza e bla bla vari su di loro i veleni non hanno nessun effetto. Ma si narra che l’artiglio del diavolo fu piantato nel deserto da un umano che aveva scoperto la sua fidanzata strega a letto con un altro e completamente accecato dall’ira, aveva venduto la sua anima ad un demone in cambio di un veleno che potesse ucciderla ma facendola soffrire e, cosa più importante perché lui potesse vederla contorcersi dal dolore, entrasse in circolo in pochi istanti. >> finita la storia mi accarezzò i capelli lentamente.

Strinsi la maglietta di Jason in preda ad una fitta alla testa così forte da farmi gemere.

 << Ssh.. tuo fratello arriverà presto con l’antidoto >>

<< Non arriverà prima di dieci minuti – mormorai così a bassa voce che un umano non mi avrebbe sentita – ed in un’ora sarà completamente inutile >>

<< Un’ora è tanto tempo. Rimani sveglia ok? >> Annuii lottando contro il senso di sfinimento ed il dolore.

<< Allora all’accademia per streghe non vi insegnano a portarvi dietro l’antidoto all’unico veleno che vi fa effetto? >> chiese spostandomi i capelli dal viso.

Aprii gli occhi e fanculo a tutto. Che vedessero veramente chi ero, tanto non stavo spiando e quindi tenere segreta la mia identità non era essenziale.

<< Non esiste “l’accademia per streghe” – dissi ridendo piano – so dell’esistenza dell’artiglio del diavolo e del suo antidoto solo perché ho studiato la storia. Ma non veniva usato da trecento anni >> dovevo tenermi sveglia parlando e Jason lo sapeva.

<< Quindi non è tipo come in Harry Potter? – scossi la testa – Che fregatura >> Risi di nuovo.

<< E come fate ad imparare tutte queste cose divertenti? >>

<< Con un’insegnate - annuì e quando mi accorsi di quanto era realmente caldo lo guardai negli occhi. - Quanto manca alla luna piena? >>

<< Quattro giorni, perché? >> corrucciò la fronte.

<< Sei caldo >> richiusi gli occhi e mi accoccolai meglio.

<< Oh baby, dovresti vedere QUANTO sono caldo >> disse scherzosamente ridendo ed io gli diedi un colpetto così leggero che a stento lo toccai. Fu più un rialzare e poi far cadere la mano. Patetica, ma non avevo proprio forze.

Sentivo il sangue farsi gelido ed un dolore improvviso ed atroce colpì tutto il corpo. Gemetti ma mi costrinsi a non urlare mordendomi il labbro inferiore con forza ma stando attenta a non far uscire sangue. Quando si hanno dei vampiri nelle vicinanze devi sempre stare attenta.

Iniziai a non respirare bene, affannavo. Sembrava che non riuscissi a prendere aria. Però raccolsi le forze e continuai a parlare, perché se mi fossi fermata sarei caduta in stato di incoscienza.

<< Mi dispiace >> mormorai con la voce distorta dal dolore.

<< Per cosa? >> disse Jason tenendomi stretta ed accarezzandomi il braccio, su e giù, su e giù lentamente.

<< Per come ti ho trattato prima >> strinsi gli occhi sopportando un’altra fitta di dolore che attraversò tutto il corpo.

<< Non preoccuparti. - Mi baciò i capelli. – è tutto ok principessa. Ammetto di essere insopportabile qualche volta >>

Annuii << Ma non oggi >>

<< Non oggi >> ripeté ridendo.

Passarono altri cinque interminabili minuti poi sentii la porta aprirsi ed una voce familiare.

<< Iside, è arrivata la cavalleria >>

Aprii gli occhi e lo vidi. Capelli corti biondi accuratamente scombinati, occhi nocciola, un pullover bianco, jeans scuri ed un sorriso sulle labbra.

<< Luc, sia ringraziato il cielo >> dissi sollevata. Mise un ginocchio sul letto e si avvicinò con una siringa in mano. Distolsi lo sguardo perché possono essere anche una brava combattente e tutto quello che volete voi, ma io e gli aghi non andavamo d’accordo. Gli porsi il braccio.

<< Hai proprio una pessima cera >> commentò facendomi l’iniezione.

<< Prova a farti avvelenare e poi ne riparliamo >> dissi chiudendo gli occhi. Estrasse l’ago.

<< Non ci tengo proprio. – Rise – Ora devi solo riposare e poi sarai una strega nuova >>  

<< Ti ringrazio >> dissi sollevata e contenta di poter finalmente cedere alla stanchezza.

<< Ho un messaggio da parte del gran capo >> disse ridendo

<< Cioè? >>

<< Cioè che dopo trecento lunghi anni solo tu potevi ricadere nella trappola dell’artiglio del diavolo >> Sbuffai.

<> domandò Jasper appoggiato allo stipite della porta.

<< Londra >>

<< Londra? E come hai fatto ad arrivare qui in meno di dieci minuti? >>

<< Vedi, caro amico, c’è chi vede il futuro come la nostra bella Iside e chi sa teletrasportarsi come il sottoscritto >> sorrise.

<< Non vale, il tuo potere è più figo >> dissi corrucciata.

<< Mmh.. è vero.. ma a volte vorrei poter vedere il futuro >> inclinò la parte destra delle labbra in basso ed io sorrisi.

<< Ed io vorrei teletrasportarmi >>

<< Magari si potessero fare degli scambi >> rise e risi anch’io sfinita ed in preda a strani colpi di sonno.

<< Ora lasciamola riposare >> disse uscendo dalla stanza facendomi l’occhiolino, lo ringraziai silenziosamente.

Quando nella stanza rimanemmo solo io e Jason chiusi gli occhi.

<< Voglio tornare a casa >> mormorai troppo stanca per fare altro.

<< Jason, puoi venire un attimo? >> riaprii gli occhi e vidi mio fratello sulla soglia della porta serio in volto. Cos’altro era successo?

Poi mi accorsi di un’altra cosa. Si era tolto la maschera.

E così Matt ora era solo se stesso e non il suo alter ego Logan.

Mi spostai un po’ e Jay prima di alzarsi mi diede un leggero bacio sui capelli.

<< Fai presto >> mormorai sentendomi scivolare sempre di più nel buio del sonno, sbaglio oppure il letto era diventato d’un tratto più comodo?

<< Torno subito >> pregai che fosse così mentre scompariva dal mio campo visivo con il mio fratellastro.

 

`•.¸¸.•´´¯`•• .¸¸.•´`•.¸¸.•´´¯`•• .¸¸.•´`•.¸¸.•´´¯`•• .¸¸.•´ `•.¸¸.•´`•.

 

POV JASON

 

Ci fermammo fuori la porta d’ingresso di casa Cullen.

<< Che c’è amico? >> gli domandai in preda ad una strana morsa allo stomaco, lui mi poggiò la mano destra sul braccio.

<< Non so se dirtelo direttamente oppure facendo il giro largo >>

<< Matt le perdite di tempo non mi entusiasmano >> lui sospirò e poi mi guardò fisso negli occhi.

<< Ok allora..- dopo un momento di indecisione le parole sgorgarono dalle sue labbra come un fiume in piena - Beatrice soffre di stress post traumatico.  Rivive ripetutamente le esperienze traumatizzanti sotto forma di flashback, ricordi e incubi. Si sente in colpa per essere sopravvissuta a Gaz e l’incidente con Asher ha solo peggiorato le cose. Più lo stress aumenta più aumentano gli incubi, a volte trema, altre urla mentre dorme. Era arrivata a non mangiare quasi nulla e ad avere forti mal di testa che la paralizzavano ed altre brutte cose. Ma ora va meglio.. cioè ha ancora gli incubi etc.. ma almeno mangia ed i mal di testa sembrano essere scomparsi. >>

Rimasi per un attimo interdetto, battei due volte le palpebre per tornare al mondo reale e poi assottigliai lo sguardo.

<< E perché me lo stai dicendo ora? >>

<< Perché quello di oggi è stato un incidente che potrebbe aver risvegliato qualcosa. E visto che Nina sta interrogando i sospettati, io rimarrò qui di guardia. – mi guardò con un’intensità spaventosa – Qualsiasi cosa succeda Jason, QUALSIASI, non mostrarle compassione, non farla sentire una vittima >>  

<< Cosa devo fare se succede qualcosa di spiacevole? >>

<< Riportala alla realtà, ricordale che tutto quello che vede e che sente non è reale ma che lo sei tu. Che tu sei lì con lei, che sei forte abbastanza da proteggere te stesso ed anche lei. >>  Annuii solennemente. Lui si stava fidando di me.
Matt mi stava consegnando, anche se per poche ore, l’unica persona con la quale condivideva tutto. Stava poggiando Beatrice nelle mie mani come se fosse una statua di cristallo, ma sapevo che lei aveva grinta e volontà per superare tutta questa merda.

Gli poggiai una mano sull’avambraccio e lui ricambiò la stretta, stipulando così un accordo silenzioso.

Quando salii di nuovo in camera la trovai seduta al centro del letto con il mantello bianco tutto intorno come neve ed una ciocca di capelli scuri le sfiorava la guancia. Mi guardò con i suoi occhi color cioccolato a mandorla e mi sembrò una bambola di porcellana. Così delicata e bella che pensai potesse scomparire se solo avessi distolto lo sguardo. Mi sorrise debolmente, visibilmente distrutta.

<< Siamo pronti ad andare? >>

<< Certo principessa >> le sorrisi e la vidi barcollare mentre provava ad alzarsi. Velocemente le andai vicino e le poggiai una mano sul braccio tenendo l’altra protesa.

<< Lascia che ti aiuti >> annuì facendo scivolare i capelli davanti al viso e poggiandosi a me.

<< Allora sei pronta? >> le chiesi e quando annuì di nuovo la presi in braccio come avevo fatto poco prima.

<< Sei troppo leggera >> commentai uscendo dalla stanza ed iniziando a scendere le scale.

<< Lo so >> mormorò stringendosi a me come una bambina. Con un cenno del capo salutai i vampiri e Matt ci accompagnò fino alla macchina aprendo la portiera.

Posizionai Beatrice sul sedile del passeggero mettendole la cintura e poi andai dal lato del guidatore prendendo le chiavi che Matt mi porse. Mentre guidavo verso casa ogni tanto spostavo lo sguardo dalla strada a lei. Troppo bianca e debole, aveva il viso piegato da un lato e guardava con occhi quasi spenti davanti a se.

<< Quando arriviamo vuoi mangiare qualcosa? >> le domandai lanciandole un’occhiata.

<< No, voglio solo riposarmi. –  spostò la sua attenzione su di me – Perché prima hai scelto le spade? In un combattimento corpo a corpo avresti vinto  probabilmente >> Sorrisi.

<< Non sarebbe stato equo. Io sono più alto e muscoloso >> sembrò accontentarsi della risposta e rispostò lo sguardo sulla strada.

Arrivati fuori casa smontai dall’auto e l’andai a prendere di nuovo. Quando entrammo i cani ci vennero incontro saltellando e scodinzolando.

<< Di’  “ferme” in tono autoritario >> mormorò iniziando ad abbandonarsi tra le mie braccia. Feci come mi aveva detto e le bestiole si acquietarono immediatamente.

Salii le scale fino alla sua camera dove la poggiai tra le azzurre lenzuola del letto.

<< Aspetta, qui fa troppo caldo >> le tolsi il mantello e il fodero con la katana, aprii la chiusura lampo della felpa e gliela sfilai delicatamente. Chiuse gli occhi ed aspettò che gliel’avessi tolta per stendersi lentamente.

Le tolsi anche le scarpe prima di rimboccarle le coperte, le diedi un bacio sulla fronte e mi avviai per lasciarla riposare.

<< Dove vai? >> la sua voce parve allarmata, mi voltai per scoprire i suoi occhi su di me.

<< Ti lascio riposare >> risposi, ma lei non sembrava d’accordo. Spostò le coperte in un chiaro invito.

<< Bea io non penso che.. >> non mi lasciò terminare.

<< Non lasciarmi sola >> disse abbassando lo sguardo con voce triste. Imprecai mentalmente e mi avvicinai al letto togliendomi le scarpe e il giubbotto di pelle abbandonandolo sulla sedia di legno bianco vicino alla scrivania.

<< Ok principessa, ma non farti strane idee. Sono fidanzato con una bellissima e potentissima strega >> dissi sorridendo e scivolando sotto le coperte. Lei sorrise e mi cinse la vita con un braccio scivolando poco dopo nel mondo dei sogni.

La stanchezza colpì anche me e mi addormentai dopo poco.

Un lieve rumore mi svegliò. Mi misi seduto sul letto ed aprii gli occhi nel buio che ci misero un attimo ad abituarsi. Spostai lo sguardo lungo la stanza senza trovare nulla fuori posto poi vidi Bea spostare velocemente la mano e per poco non mi diede un pugno in faccia.
Il suo respiro pesante ed i lineamenti del viso distorti da…cosa? Paura? Dolore?

Chiamai il suo nome un paio di volte prima che si alzasse a sedere, con gli occhi aperti ma non mentalmente lì. Erano come vuoti, offuscati puntati verso un punto imprecisato davanti a lei.

<< Bea >> le poggiai le mani sulle braccia e la scossi un po’.

<< Non posso >> mormorò debolmente mentre una lacrima le scivolava lungo la guancia.

<< Non puoi cosa? >> le chiesi allarmato.

<< Non chiedermelo, lo sai che sarebbe peggio della morte – rimase per un attimo in silenzio – Come puoi dirmi che sto sbagliando? Ti ho visto. Smettila di mentirmi >> Scosse violentemente la testa mentre calde lacrime le accarezzavano il volto.

<< Ma cosa stai dicendo? Bea sono Jason. Sono qui vicino a te >> le poggiai una mano sulla guancia e si voltò verso di me ancora con gli occhi spenti. Poi sollevò le mani e se le guardò mentre un’altra lacrima gliele bagnava.

<< Ho le mani sporche del suo sangue >> disse singhiozzando.

<< Le tue mani sono pulitissime. – gliene presi una e la strinsi – Non c’è nemmeno una goccia di sangue, vedi? >> I suoi occhi iniziarono a mettere a fuoco.

<< Hai ragione >> mormorò ancora guardandosele ma non completamente lì.

La strinsi a me, il mio mento sui suoi capelli.

<< Non c’è sangue in questa camera se non quello che ci scorre nel corpo. E non sporca niente ok? >>

Annuì.

<< Se mi stai vicino farai la sua fine. Ed io non voglio che muoia anche tu >> disse debolmente mentre veniva scossa da un altro singhiozzo.

<< Sono capace di difendermi sa solo, ricordi? Oggi ti ho tenuto testa con le spade e se fosse stato un corpo a corpo ti avrei stracciato >> Iniziai ad accarezzarle i capelli per confortarla. Cosa maledizione aveva visto?

<< Non morirai? >> la sua voce d’un tratto pervasa dalla speranza che caratterizza i bambini.

<< Al momento non ne ho intenzione ma se succederà non sarà per colpa tua. Ok? >> Poi successe l’ultima cosa che mi aspettavo, le sue labbra furono sulle mie in un casto bacio e, quando si allontanò, poggiò la fronte sulla mia spalla mentre io rimanevo paralizzato.

Rimanemmo così immobili nel buio per qualche secondo.

<< Mi dispiace >> disse senza muoversi.

<< Oggi lo stai dicendo troppo spesso >> il mio tono sembrò troppo piatto anche a me.

<< Avevo bisogno di sentire che tu eri reale. Tu e non le moltitudini di immagini che mi tormentano. – si asciugò il volto – Mi dispiace. >> Si rimise sotto le coperte e si coprì fino agli occhi.

<< Hai ragione ad essere arrabbiato con me, anch’io sono arrabbiata con me. >> mi diedi dell’idiota perché lei era veramente convinta che io ce l’avessi con lei.

Mi stesi e le passai un braccio intorno alla vita stringendola a me.

<< Non sono arrabbiato con te, Bea. E’ solo che non sono preparato a tutto questo >>

<< Nessuno dovrebbe esserlo >> disse con aria triste. Mi sarei dato uno schiaffo da solo.

<< Vuoi parlarne? >> Ultima speranza vieni a me.

<< Voglio solo dormire, Jay. Sono stanca. >> Si strinse di più nelle coperte ed io le poggiai la fronte contro la schiena continuando a darmi dell’idiota.

<< Buonanotte >> disse piano.

<< Buonanotte >> risposi in poco più di un sussurro.



Angolo dell'Autrice:

Alba97: 10 punti a grifondoro! Grazie mille ** E poi si.. povero Emmett ahahah Ti piace questo capitolo? *__*

Non siamo arrivati nemmeno alle 50 visualizzazioni D:= Sono molto triste :(

Però in compenso altre 4 persone hanno messo la storia nelle seguite, un'altra nelle ricordate ed altre 2 nelle preferite ( rispetto al 12esimo capitolo)
Mmh... non so cos'altro dirvi.. spero che questo capitolo vi sia piaciuto <3
Un Bacio.
Rose

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** Capitolo 19 ***


Image and video hosting by TinyPic


CAPITOLO 19

 

Un'ora, un giorno o poco più, 
dicevi sempre e per sempre, si però, 
guarda cosa è rimasto adesso che niente è lo stesso.

 

 

Gli incubi mi perseguitavano, ancora.

Ancora venivano a torturarmi nelle poche ore che mi concedevo per riposarmi.

Ancora mi riportavano ad un passato che volevo dimenticare.

Ancora, dopo anni, mi facevano tremare.

Ancora mi ricordavano i miei errori e la mia fiducia andata in pezzi.

Ancora ed ancora, una tortura che non finiva mai.

Ed io ancora una volta mi svegliai di soprassalto.

Mentre la lieve luce del mattino entrava dalle persiane abbassate aprii gli occhi, stancamente, come se qualcosa mi avesse rubato energie durante il sonno. Ed erano sempre loro, gli incubi, a farlo.

Come lievi gocce che scavano la roccia, deturpavano il mio animo. Lentamente, con la calma di chi sa che vincerà.

Provai ad alzarmi ma sentii un peso all’altezza del ventre, abbassai lo sguardo e vidi un braccio lievemente abbronzato con i peli biondi che si intrecciavano come fili d’oro. 

Sospirai. Jason mi aveva visto in un momento di debolezza e non riuscivo ad accettarlo, a perdonarmelo.

Gli spostai il braccio delicatamente per non svegliarlo e lo poggiai sul letto mentre mi mettevo seduta.

<< Dove vai? >> la sua voce era roca ed ancora assonnata.

<< A farmi una doccia >> dissi alzandomi. Lui si voltò verso il comodino e guardò il cellulare.

<< Ma sono ancora le sette, torna a letto >> si stiracchiò allungando le braccia fino a toccare la spalliera del letto.

<< Non ho più sonno, ma tu continua a dormire >> gli sorrisi e gli aggiustai le coperte.

<< Mmh.. – mugugnò – ma se hai bisogno di me sono proprio qui, nel tuo letto. >> disse sorridente richiudendo gli occhi.

<< Un abusivo nel mio letto >>

<< Un abusivo dannatamente sexy >> mormorò ricadendo nella trappola del sonno. Scossi la testa e mi avviai verso il bagno.

Mi richiusi la porta alle spalle e sospirai aprendo l’acqua.

Mi guardai allo specchio. Sembravo spenta, lo spettro di me stessa.

La pelle di solito olivastra, ora aveva un colore malsano per via degli effetti del veleno.

I capelli sembravano più scuri ed appesantiti, le occhiaie formavano due piccole mezzelune violacee sotto gli occhi castano scuro.

Le labbra solitamente quasi rosse, ora erano di un rosa sbiadito. Sospirai di nuovo togliendomi il pantalone senza forze.

“Una volta finito questo lavoro mi prenderò una bella vacanza… me ne vado tipo alle Hawaii a prendere il sole oppure a farmi un bel viaggio culturale. Anzi, ancora meglio. Giro il mappamondo e ci punto il dito” pensai tra me e me.

Vorrei non aver mai fatto quel pensiero, perché i ricordi tornarono ad azzannarmi la mente come cani feroci.

 

Flashback.

<< Allora dolcezza, quando abbiamo finito qui dove vogliamo andare? Da bravo gentiluomo faccio scegliere te >>
Seduta con le gambe incrociate sotto di me, sul divanetto rosso di quella lussuosa e luminosa camera d’albergo, al centro di Parigi, lo guardai.

Era bello da mozzare il fiato. Con raggi di sole setosi al posto dei capelli, i lineamenti del viso appena squadrati, quelle labbra perfette che ti facevano impazzire e quegli occhi rosso sangue dannatamente, ed era la parola più adatta per descriverli, provocanti.

<< Non lo so Asher, decidi tu. Per me è indifferente >>

Mi sorrise ed il mio cuore mancò un battito.

<< Allora facciamo così.. – prese il mappamondo da sopra al tavolo in legno scuro al centro della stanza e si accovacciò vicino a me – io lo giro e tu lo fermi. Così sceglieremo insieme ma in realtà non sceglierà nessuno. >>

Risi annuendo e lui diede un colpo al mappamondo dorato che iniziò a roteare su sé stesso velocemente.

<< Quando vuoi dolcezza >> e così misi l’indice sul piccolo mondo tra le sue mani che si fermò al mio tocco.

<< Cos’è uscito? >> gli domandai non riuscendo a distogliere lo sguardo dal suo viso.

<< Romania >> disse alzando un sopracciglio.

Scoppiai a ridere.

<< Dracula torna a casa >> dissi ridendo ancora più forte. Lui posò il mappamondo per terra e mi guardò con aria di sfida.

<< Che c’è Dracula? Hai perso il mantello? >>  mi saltò addosso facendomi stendere.

<< Dracula ha fame, bambolina. >> mi iniziò a baciare il collo ed io risi più forte.

<< Per carità fermati Asher! – mi divincolai ridendo – Tutto ma non i baci sul collo! >> gli diedi dei piccoli pugni sul petto e lui si issò sulle braccia guardandomi dritta negli occhi.

<< Allora andiamo in Romania? >> domandò

Annuii e lui mi bacio sulle labbra delicatamente.

<< E che Romania sia allora, piccola mia. >> Mi issai e lo baciai con più passione tirandolo giù con me dalla camicia.

 

<< Voglio sposarti >> mi sussurrò all’orecchio accarezzandomi distrattamente il braccio poggiato sul suo petto.

Facendo l’amore avevamo distrutto il letto, c’erano cuscini a terra e solo uno, posizionato sotto la sua testa, era riuscito a rimanere sul letto.

Con il viso sul suo petto, ascoltando il silenzio, sospirai.

<< Ne abbiamo già parlato >>

<< Lo so, Beatrice. Ma io continuo a dire che la tua visione è ottusa >>

<< Ed io che la tua è egoista >>

Mi misi seduta e cercai con lo sguardo i miei vestiti. Presi il reggiseno nero buttato in malo modo sul comodino in ciliegio e lo indossai.

Si preannunciava un’altra lite e non mi piaceva essere nuda davanti alla persona con la quale discutevo.

<< Non è una visione egoista la mia, potremmo stare insieme per sempre. >>

<< Il per sempre, Asher, non esiste. E poi a quale prezzo? >>

<< I vampiri vivono per sempre >> controbatté lui ignorando la domanda.

<< I vampiri vivono più a lungo, finché qualcuno non li ammazza. >> allontanò il discorso con un gesto non curante della mano. Mi passò le braccia intorno alla vita mentre mi infilavo la sua camicia, perché la mia maglia era nell’altra stanza, ed io rimanevo intrappolata nel suo profumo.

Chiusi gli occhi mentre mi tirava a sé.

<< Un morso solo. Sarai mia per sempre ed io sarò tuo per sempre >> mi baciò il collo ma ero arrabbiata e stufa di quella discussione, questa volta non avrei ceduto.

<< Non rinuncerò a me stessa per un per sempre nel quale non credo Asher. >> posai la mia mano sulla sua e gliela spostai.

<< Se non vuoi stare con me perché sei qui ora? Perché sei qui con la mia camicia addosso? >>

Mi voltai verso di lui e sorrisi, un sorriso che non arrivava agli occhi, perché anche se aveva parecchi anni in più a me, qualche secolo in più a dire la verità, era ancora un bambino.

<< Perché ti amo, lo sai. >> mi abbassai a baciarlo e lui mise il broncio ed incrociò le braccia sul petto definito.

<< Se mi ami resta con me per sempre, lascia che ti trasformi e sposiamoci >> Scossi la testa.

<< Se mi ami, lasciami essere me stessa. Lasciami crescere e non chiedermi di rinunciare a tutta la mia vita, alla mia famiglia, ai miei poteri, per te. >> mi alzai e mi infilai il jeans recuperato da terra. Andai vicino al cassettone e presi una maglia leggera a maniche lunghe azzurra.

<< Dove stai andando? >> mi chiese con tono duro mettendosi seduto, il lenzuolo bianco gli copriva solo la parte bassa del ventre e le gambe.

Gli occhi gli si scurirono, segno che si stava arrabbiando.

<< Esco, torno tra qualche ora. >> spazzolai i capelli e li legai in una coda alta.

<< Maledizione Beatrice. Non andartene mentre stiamo parlando. >>

<< Questa è una discussione finita prima di iniziare Asher. Se vuoi stare con me, lo farai mentre il mio cuore batte. Non intendo più discutere su questo. >>

<< Ma così il nostro tempo finirà! Perché non lo capisci? >>

<< Se mi trasformi, il mio tempo finirà in quell’istante. Ed ho solo diciannove anni. >> Presi la borsa dalla scrivania ed aprii la porta.

<< Non osare uscire da qui. Prima dobbiamo finire di parlare. >>

<< Io ho finito di parlare >>

<< Non uscire da quella maledetta porta oppure… >> non lo feci terminare.

<< Ci vediamo questa sera >> chiusi la porta che tremò contro la mia schiena, probabilmente aveva lanciato il cuscino. Sospirai e mi diressi verso l’uscita dell’hotel indossando un’espressione neutra e sorridendo cordialmente all’addetto alla reception, m’immersi nel calore del primo pomeriggio parigino.

**

Non andai mai in Romania.

 

Uscii dal bagno con l’accappatoio arancione troppo grande chiuso in vita da un nodo ed i capelli umidi.

<< Ora torni a letto? >> la voce di Jason mi fece sussultare.

<< Perché dovrei tornare a letto? >>

<< Per farmi compagnia – aprì gli occhi dello stesso colore del cielo di Forks e mi fissò – mi sento tanto solo >>

Presi dal cassetto l’intimo, una maglia larga grigia e uno short nero.

<< Vuoi che ti chiamo un cane? Loro sono sempre felici di dormire nel letto >> dissi sorridendo ed avviandomi verso il bagno.

<< Ti aspetto qui! >> urlò prima che richiudessi la porta.

 Quando tornai in camera vestita e con i capelli asciutti, lui era ancora lì.

Sveglio, con la schiena poggiata contro la spalliera e le mani dietro la testa.

<< Non capisco perché voi donne ci mettete tanto ad asciugarvi i capelli >> disse sorridendomi.

<< Perché noi abbiamo più capelli , è ovvio >> batté una mano sul letto ed io mi sedetti ubbidiente.

<< Allora quando hai intenzione di alzarti? >> gli chiesi.

<< Ho tutto il tempo che voglio, fino al prossimo turno quindi… >> si stese ed io seguii il suo esempio.

Poi mi passò un braccio intorno alle spalle e mi tirò a sé.

<< Hai avuto una brutta nottata, riposati un po’ >> poggiai la testa sul suo petto e quell’azione mi ricordò i momenti con Asher, stavo quasi per avere un altro flashback quando mi accorsi di una cosa.

Tum, tum tum, tum.

Il suo cuore.

Chiusi gli occhi. Lui non era Asher.

Anche se si assomigliavano un po’ il suo cuore batteva e lui non mi avrebbe mai chiesto di cambiare, almeno non fisicamente.

Rincuorata da quel pensiero e coccolata dalle sue mani che mi accarezzavano i capelli, mi rilassai al ritmo del suo cuore.

Dovevo stare attenta, dopo la brutta esperienza, non potevo permettere al mio cuore di cedere di nuovo.

<< A cosa stai pensando? >> chiese d’un tratto facendo vibrare il petto.

<< A nulla in particolare >> mentii.

<< Mmh…. >>

Rimanemmo così per un bel po’.

Forse cedere non sarebbe stato così male, forse potevo riscattarmi.

Poi una visione cambiò tutto.

Una visione agghiacciante.

Il bosco di Forks ed il mio corpo esanime tra il terreno coperto dalle foglie gialle.

Tum, tum tum, tum.

L’ultimo battito del mio cuore, poi il buio.

`•.¸¸.•´´¯`•• .¸¸.•´`•.¸¸.•´´¯`•• .¸¸.•´`•.¸¸.•´´¯`•• .¸¸.•´ `•.¸¸.•´`•.`•.¸¸.•´´¯`•• .¸¸.•´`•.¸¸.•´´¯`•• .¸¸.•´`•.¸¸.•´´¯`•• .¸¸.•´ `•.¸¸.•´`•.

 

Sì. Lo so che vorreste uccidermi.. è passato un sacco di tempo dall’ultimo aggiornamento ma Hey! C’è un lato positivo! Il diciottesimo capitolo è arrivato alle 80 visualizzazioni!!!

Poi una cosa che mi fa piacierissimo!!

Le 4 recensioni!!

Grazie mille a:


Alba97, la mia immancabile Alba.

Carlotta Meuniere, spero tu abbia continuato a leggere

Sky Curto , fammi sapere!!

Rainbowilliams, vedi cosa ne pensi anche di questo.

Spero che vi sia piaciuto!!!
A presto, spero!

Con il lavoro ed il pc di mia mamma che è andato a farsi benedire ( e quindi usano il mio) vedo difficile postare presto ma ci proviamo!

Un bacio a tutti!

P.S. ho una sorpresa per voi!! p.p.s. ho ripostato il capitolo di venerdì <3

Rose.

Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** Capitolo 20 ***


Capitolo 20

 

Quanto è vero che il destino è un sadico bastardo.

L’unica cosa che mi aveva sempre spaventato, l’unica che mi aveva fatto desistere dal pensiero di togliermi la vita, era il dolore che avrei provocato alle persone che amavo.

Mia madre, Matt, mio fratello, mia sorella, Jhon...

I loro volti mi passarono dinanzi nell’oscurità delle palpebre.

Alla fine, non è questa la vera paura della morte?

Di te dopo non rimane nulla se non la pace e la consapevolezza che tutto il dolore, tutti i brutti ricordi, scompaiano, come per magia.

Nel silenzio, cullata dal battito cardiaco di Jason, ripensai alle persone a me care che avrei trovato dopo.

Dopo quel bosco e quel buio.

E, con mio stupore, mi pervase la tranquillità.

Tum, tum tum, tum.

<< Come ti senti? >>

<< Molto meglio, grazie – rimasi con gli occhi chiusi. – che ore sono Jay? >> sentii il suo corpo muoversi mentre allungava il braccio per vedere l’orario sul cellulare.

<< Quasi le dieci >>

<< Tra un’ora vado a dare il cambio a Matt -  rimanemmo per un po’ in silenzio poi come intontita da tutta quella tranquillità sorrisi – sai, mi piace >>

<< Cosa? >> domandò confuso.

<< Ascoltare il battito cardiaco. Il cuore è un organo così piccolo ma così importante.. >>

Poggiai la mano vicino al mio viso, sopra quel ritmo rassicurante.

Tum, tum tum, tum.

<< Così rilassante.. >> mormorai.

<< Lo fai anche con Matt? >>

<< Intendi ascoltare il suo cuore? >>

Lo sentii annuire.

<< Ogni tanto, dopo una crisi solitamente. Lo trovo rassicurante. Un modo per tornare alla realtà >>

Per assicurarmi che chi mi sta vicino in quel momento è vivo.

<< Bè, visto che ora ci sono io, quando avrai una crisi sai cosa fare >>

<< Ti abbraccio improvvisamente mentre dormi? >> risi.

<< Potresti farlo. Ora però io andrei a mangiare qualcosina. Tu vuoi qualcosa? >> mi alzai, anche se controvoglia, dal suo petto e sorrisi.
<< Tra poco scendo anch’io. Grazie del pensiero. >> mi arruffò giocosamente i capelli e poi si alzò.

Dopo aver mangiato velocemente qualcosa ed essermi vestita andai dai Cullen.

Camminavo ripensando alla mia visione e al fatto che stessi calpestando le stesse foglie che avrebbero accolto il mio corpo ormai esanime.

Senza quel battito cardiaco che mi piaceva tanto ascoltare negli altri. Portai una mano al petto.

Tum, tum tum, tum.

Sempre più vicino all’ultimo.

Bussai alla porta anche se sicuramente avevano sentito i miei passi.

Mi venne ad aprire Jasper, ma quando notai Leah alle sue spalle mi irrigidii.

Perché non l’avevo vista arrivare? Un dubbio si insinuò prepotente.

Mi voltai ed iniziai a correre verso gli alberi che avevo segnato precedentemente.

Sentii la voce di Matt chiamarmi e poi rapidi passi seguirmi.

Maledizione pensai arrabbiata verso me stessa.

Arrivai alla base del primo albero e mi concentrai attivando la mia seconda vista. Una nebbia nera ricopriva tutto il perimetro di alberi che avevo precedentemente marchiato.

<< Maledizione >> mormorai dando voce all’unica parola che mi vorticava in testa.
<< Che cavolo ti è preso? >> Matt mi raggiunse e si mise al mio fianco, ma lui non poteva vedere o percepire quello che invece per me era cristallino.

Eravamo caduti in qualcosa di più grande del semplice proteggere una mezza vampira.
Eravamo caduti nella rete di qualcuno che usava un potere non convenzionale, un potere sbagliato.

Dopo aver avvisato i Cullen che dovevano trasferirsi tutti da noi sgattaiolai in camera mia e mi stesi sul letto, lo sguardo puntato sul soffitto e le mani incrociate dietro la testa piena di pensieri.

Chi aveva rotto il mio incantesimo?
Dovevo avvisare il Consiglio. Ma prima dovevo proteggere la casa, renderla una roccaforte indistruttibile.

E per quello mi sarebbero servite tutte le mie energie.

Dei lievi colpi alla porta mi fecero distogliere lo sguardo da quel cielo bianco. Rimasi in silenzio, perché ero così assolta nei miei pensieri che non riuscivo più a ricordare come si parlava, succede a volte.

Di nuovo due colpi leggeri poi la porta si aprì ma non entrò nessuno.

<< Bea posso entrare? >> Jason.

<< Entra >> dissi rimanendo stesa. Fece capolino nella stanza poi, prendendo coraggio, entrò.

<< Cos’è successo? Sei entrata in casa con una faccia… >>
Non avevo voglia di parlare, mi sentivo solo scoraggiata e mi sarei presa a schiaffi per non aver pensato che anche i nostri avversari probabilmente avessero una strega dalla loro parte.

Battei piano la mano al mio fianco e lui si avvicinò e si accomodò sul letto.

Lo guardai intensamente negli occhi. Mi ci sarei persa volentieri in quel momento.
Per scappare da tutto.

Per fuggire via dal pensiero costante che una mia minima disattenzione potesse costare la vita a delle persone,  per fuggire via dagli incubi, ed ancora, via dai sensi di colpa, via da tutto. Via dalla morte.

Lesse qualcosa nei miei occhi perché il suo sguardo diventò preoccupato.

<< A cosa stai pensando? >> Scossi la testa.

<< Mettiti vicino a me, solo per dieci minuti – abbassai lo sguardo – solo… niente domande, ok? >>

Lui si stese al mio fianco con una mano dietro la testa e l’altra sul ventre.

<< Come vuoi bambolina >> Sorrisi ed alzandogli il braccio che aveva sul ventre poggiai la testa sul suo cuore.

Tum tum, tum tum.

Poi il suo ritmo cambiò, calmandosi.

Tum, tum tum, tum.

Chiusi gli occhi e lo ringraziai.

<< Solo dieci minuti.. >> mormorai liberando la mente da tutti i pensieri negativi.

Poggiò la sua mano sul mio fianco, nulla di sensuale, solo un mezzo abbraccio confortante.

Ed io mi persi, solo per quei dieci minuti. Il massimo che mi fossi mai concessa.
Pochi minuti di pace, pochi minuti per spegnere il cervello.

Sentivo i suoi addominali sollevarsi ed abbassarsi al ritmo del suo respiro, calmo, rilassato.

Tum, tum tum, tum.

Non potevo non pensare che il suo cuore procedesse allo stesso ritmo del mio, sempre più vicino all’ultimo battito, all’ultimo respiro.

Restare giovane per sempre nel tunnel senza fine della morte.

Quando la voce di J. ci avvisò che i Cullen erano arrivati sussultai.

<< Sei una corda di violino, bambolina >> disse ridendo mentre io mi alzavo dal letto.

Sentii la porta di casa chiudersi e bassi mormorii arrivare dal piano inferiore.
Mi aggiustai i capelli e scesi le scale ad occhi chiusi, carezzando dolcemente il legno liscio del corrimano.

Quando li riaprii erano tutti lì in piedi nel salotto, tutti tranne Nina che si trovava in cucina a studiare per l’imminente esame.

I loro visi confusi e tesi.

Incatenai il mio sguardo a quello di colui che era diventato mio fratello, più per scelta che per obbligo. Quegli occhi azzurri come pochi, che rispecchiavano esattamente il colore del cielo estivo a mezzo giorno. Sembravano splendere di luce propria, una luce preoccupata in quel momento.

Dopo un attimo di emozioni dette senza parole sospirai riabbassando le palpebre.

<< Di cosa hai bisogno? >> mi disse così vicino che sussultai.

<< Solo di cinque candele >> ed un po’ di pace pensai tra me e me.

Matt prese un vassoio d’argento e vi poggiò cinque candele bianche cilindriche, nel seguirlo con lo sguardo notai che gli occhi dei nostri ospiti si erano spostati alle mie spalle.

Senza bisogno di voltarmi seppi che Jason era dietro di me.

<< Dovete togliere i talismani che vi ho dato >> dissi piano sapendo che tutti mi avrebbero sentito distintamente.

Vidi Matt irrigidirsi e Nina uscire dalla cucina.

Sorrisi falsamente ed iniziai ad allungare le mani dietro al collo per sganciare il mio, di talismano.

Appena lo staccai dalla pelle mi sentii leggera, poi Matt fece lo stesso con la sua collana protettrice e me la porse. Sempre più leggera.

<< Inizio a sentire i vostri pensieri >> disse piano Edward, quasi disorientato. Mi limitai ad annuire, concentrandomi per non pensare niente di compromettente, poggiando entrambi gli amuleti sul vassoio d’argento che vennero prontamente seguiti dai braccialetti dati a Jass e Nina il primo giorno. Fin troppo leggera. Pensai rinforzando la presa sul corrimano.

<< Ed ora? >> chiese la ragazza dagli occhi verdi.

<< Ora rimanete in casa e non uscite per nessuna ragione >> dissi prendendo dolcemente il vassoio dalle mani di mio fratello e facendogli un sorriso rassicurante che, però, non rassicurava me.

Uscii ed ispirai l’aria di quei boschi, incredibilmente pulita ed intrisa di energia naturale.

Posizionai le candele formando una stella a 5 punte intorno alla casa e mentalmente disegnai un cerchio che le racchiudesse.

Poi mi inginocchiai  vicino la candela che rappresentava l’apice, la punta dello spirito, e pregai a contatto con il terreno freddo.

Pregai che chiunque avessi contro non fosse così forte da riuscire a distruggere questo incantesimo, pregai di riuscire a salvare la piccola da qualsiasi cosa volessero farle, pregai affinché non capitasse nulla a nessuno di loro.
Della mia morte ero consapevole, ma che almeno loro stessero bene.

Poi mi concentrai e con gli occhi chiusi e le mani immerse nella neve iniziai a raggruppare tutte le mie energie e quelle del bosco.

Vidi l’energia salire dal terreno e danzarmi intorno come vento bianco, anche se i miei occhi rimasero chiusi, sorrisi perché era sempre una bellissima sensazione.

Era arrivato il momento di agire.

Che Dio me la mandi buona.

Sapevo che mi stavano guardando e non me ne curai.

Lasciai che l’energia seguisse il perimetro del cerchio accendendo le candele.

Le fiamme si alzarono  verticalmente danzando armoniosamente come draghi rossi ed unendosi a circa cinque metri dal tetto della casa. Serpeggiavano come se avesse vita propria.
Poi la neve lì vicino si sciolse e raggiunse le fiamme danzando con esse. Era uno spettacolo meraviglioso ma non potevo permettermi di distrarmi. Mandai ancora più energia e le fiamme turbinarono con ancora più forza e più luce.
Protezione pensai.

Protezione contro chiunque non sia umano e che non si trovi già in casa. Ed in quel pensiero vi misi tutta la forza che avevo.
Poi come se nulla fosse successo terminò tutto. Le fiamme si spensero e l’acqua evaporò in un battito di ciglia. Unico residuo di quello che era successo erano gli stoppini fumanti ed il cerchio di terreno sgombro dalla neve.

Piccoli fuochi d’artificio viola e bianchi esplosero davanti ai miei occhi e caddi in avanti, improvvisamente senza forze e spossata. Non caddi con la faccia nella neve solo perché avevo ancora le mani sul terreno.

Perfetto Bea, ora devi ritornare dentro. Disse una vocina nella mia testa. Se solo riuscissi a muovermi..  pensai.

Bruciavo. Non nel vero senso della parola con tanto di fiamme e fumo, ma mi sentivo ardere. Probabilmente ero anche rossa in viso, ma non avevo uno specchio a portata di mano per confermarlo. Maledetti specchi, non ci sono mai quando ti servono.

Ok Bea, lentamente tiriamoci su. Quando provai ad alzarmi vacillai pericolosamente, ma almeno mi alzai.

Non permetterti di svenire nella neve, faresti davvero una pessima impressione. Disse quella vocina fastidiosa nella mia testa.

Oh ma stai zitta. Sbottai.





Ok lo so, sono in un ritardo schifoso e non posto da tipo secoli ma.. Sono sotto esami, capitemi. In più questo capitolo è stato un po' difficile e ...e... ok se volete potete trucidarmi. Dico davvero.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=874671