A Volte Ritornano

di moni_cst
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una chiamata inaspettata ***
Capitolo 2: *** D'istinto. ***
Capitolo 3: *** Always ***
Capitolo 4: *** Le sorprese non finiscono mai ***
Capitolo 5: *** Le sorprese continuano a non finire mai ***
Capitolo 6: *** Menzogne ed omissioni ***
Capitolo 7: *** Too late! ***
Capitolo 8: *** Motorcycle Writer ***



Capitolo 1
*** Una chiamata inaspettata ***


Capitolo 1. Una chiamata inaspettata

La sveglia suonava impietosa con un suono fastidioso e ripetitivo. Il braccio della più famosa detective di New York si allungò fuori dal piumone in cerca del tasto giusto per mettere fine a quel fischio ripetuto che le stava penetrando il cervello. Possibile che fossero già le 6? Le sembrava strano, dalle pesanti tende chiuse della sua camera da letto non filtrava neanche un po' di luce e si sentiva come se non fosse riuscita a chiudere occhio. Eppure stava dormendo. Finalmente riuscì a tentoni ad arrivare a quella sveglia infernale quando si rese conto che nonostante  i vari tentativi il suono non cessava. A quel punto si svegliò immediatamente e capì. Si girò di scatto per guardare l'orologio della sveglia che segnava l'una di notte e si stupì ancora di più.
Cosa poteva volere a quell'ora? Come poteva chiamarla sul cellulare a quell'ora di notte dopo… dopo tutto quel tempo? La detective non aveva dubbi su chi potesse essere, aveva personalizzato la suoneria del cellulare anni fa e squillava con quel tono solo per una persona e davvero quella suoneria non la sentiva da tanto tanto tempo.
"Pronto?" la sua voce era assonnata e non poteva lasciare dubbi sul fatto che fino a qualche secondo prima stava dormendo profondamente.
"Ciao Kate, ti ho svegliata?" il tono della voce dell'uomo dall'altra parte del telefono le era così familiare che la detective non poté far a meno di sorridere.
"Be' di cosa ti meravigli? E' notte fonda! Posso chiederti come mai mi chiami a quest'ora della notte?" disse con un tono di voce abbastanza interrogativo e incuriosito. Insomma non era una cosa usuale che un ex la chiamasse nel cuore della notte.
"Kate in passato a quest'ora non dormivi mai e le sere scorse ho chiamato diverse volte al telefono di casa, ma non hai mai risposto"
"Le sere scorse non ero qui a casa, Josh".
"Ah!" seguì una breve pausa di silenzio imbarazzato poi Josh continuò "Un caso difficile di quelli che ti tengono al distretto 24 ore su 24?".
Beckett sospirò, prima o poi tanto avrebbe dovuto affrontarlo, tanto valeva farlo subito, tanto ormai era sveglia e fortunatamente era sola quella notte.
"Non esattamente. Diciamo che non rientro sempre qui dopo il lavoro". Face una pausa e trattenne il respiro. Sapeva che Josh avrebbe fatto velocemente due più due, ma non era sicura che avrebbe capito subito che ora stava con Castle. In fin dei conti non lo sentiva da quando lui l'aveva chiamata per salutarla prima di partire per la sua lunga missione con Medici senza Frontiere ed era successo qualche mese dopo che si erano lasciati, quando la sua relazione con Castle poteva ancora essere definita solo una profonda amicizia professionale. In ogni caso sentendo solo silenzio dall'altra parte del telefono continuò "Josh ci sei ancora?". Non sentiva respirare né percepiva nessun rumore tanto che arrivò a pensare che fosse caduta la linea.
"Quando stavamo insieme tornavi sempre a casa tua, non andavi mai a dormire da tuo padre".
A questo punto la detective sospirò alzando gli occhi al cielo, rendendosi conto che quella conversazione sarebbe stata molto più difficile e lunga di quanto avesse sperato. In ogni caso non voleva mentirgli. Decise di afferrare il toro per le corna e sciogliere tutti i nodi in quello stesso istante.
"Josh non hai capito, non vado da mio padre, perché dovrei farlo?"
"Senti Kate, ti ho chiamata fondamentalmente per due motivi e uno di questi è che mi sei mancata tantissimo molto di più di quanto avrei potuto immaginare e visto che ormai ti ho svegliato che ne dici se passo un attimo da casa tua e ci facciamo una chiacchierata davanti ad un caffè?".
Beckett scosse la testa, la situazione stava davvero diventando difficile e surreale.
"Josh senti mi dispiace ma non mi sembra proprio il caso. Non ti viene neanche in mente che potrei non essere sola?".
Silenzio.
"No, scusa. Non… non ci avevo proprio pensato. Ma davvero?"
"Ma che ti prende Josh? Non ci sentiamo e non ci vediamo da due anni e ora ti sembra tanto strano che io possa avere un uomo accanto a me?" la sua voce era davvero infastidita. A quanto pareva Josh non aveva perso il vizio di dare per scontato le cose che la riguardavano!
"No certo, sei una bellissima donna e io … io posso dire di avere avuto la fortuna di conoscerti in maniera profon…".
"Stop! Josh fermati. Non ci provare neanche a portare il discorso su questo e ascoltami" e di nuovo un silenzio imbarazzante si impossessò della linea telefonica. Beckett iniziò a chiedersi perché avrebbe dovuto fare quella conversazione proprio nel cuore della notte ma ringraziò mentalmente il cielo che almeno quella sera era sola e che Castle non era lì con lei. Sarebbe stato ancora più difficile e imbarazzante. Il solo pensiero di avere una discussione con il suo ex, davanti al suo attuale uomo la fece rabbrividire.
"Josh all'incirca 10 mesi fa ho iniziato una nuova relazione." Ma perché le era così difficile pronunciare quel nome? Forse si immaginava che Josh l'avrebbe fatta lunga e avrebbe tirato fuori una gelosia retroattiva e assolutamente non fondata al solo nominare quel nome?
"Ah ok è questo… ma … allora c'è qualcuno lì con te e non puoi parlare?"
"No, Josh sono sola. Castle è in Florida per un tour promozionale della sua ultima grapich novel"
"CASTLEEE. Lo sapevo! Maledizione".
"Ma che c'è Josh qual è il tuo problema con Castle? Anzi, fermo! No. Non dire niente. Non devi dire niente. Non voglio neanche parlare con te di una cosa simile." Ma evidentemente Josh non era della sua stessa idea perché subito rincarò la dose.
"Ci andavi a letto anche quando stavi con me?" La voce di Josh era davvero arrabbiata ma sinceramente le sembrava di vivere un incubo. Quando stava con Josh, c'era stata un'occasione, in una trasferta di lavoro a Los Angeles,  in cui era stato davvero difficile resistere alla tentazione. Tutto era stato perfetto, Castle l'aveva fatta sentire, come spesso succedeva, davvero straordinaria, come se fosse l'unica donna sulla terra. Ma nonostante l'atmosfera davvero magica che si era creata in quella suite d'albergo, non aveva cercato di approfittare della situazione. E lei… lei aveva dovuto ricorrere a tutta la sua razionalità e al suo buon senso per non lasciarsi andare ad una notte d'amore con lui. Non lo aveva fatto perché stava con Josh e lo rispettava, non voleva fargli una cosa così vile. Oltre al fatto che in ogni caso il suo rapporto con Castle era complicato, non chiaro. Lei non aveva per niente le idee chiare.
Prese un forte respiro perché non voleva litigare con Josh. Non si meritava neanche quello, se le faceva un'insinuazione così di basso livello.
"Josh. Calmati. Mi stai offendendo." e fece una lunga pausa prima di riprendere "Lo sai che non sono quel tipo di donna. Quando stavo con te, Castle era solo il mio partner". Lo disse con convinzione, pensandolo realmente ma si fece rossa in volto nel momento stesso in cui aveva pronunciato quelle parole. In realtà non era del tutto vero, erano più che partners. Si erano anche baciati una volta sotto copertura ma, a parte questo episodio, il loro comportamento era sempre stato corretto. E ripensandoci, alla fine anche in quella occasione non potevano rimproverarsi nulla. Certo, quel bacio se l'era sognato per diverse notti a seguire per quanto era stato coinvolgente. Le era sempre rimasto il dubbio che sia lei sia Castle si fossero baciati con tanta passione solo perché il tizio che si stava avvicinando era molto vicino e non sarebbe mai caduto nella trappola se non fossero stati abbastanza convincenti. Di certo lei non aveva perso il controllo: era stata in grado di sferrare il calcio al momento giusto e se fossero stati completamente coinvolti da quel bacio, forse non ne sarebbe stata in grado. L'unico fatto certo è che quel bacio le era piaciuto moltissimo e le era entrato nell'anima e si era resa conto che anche a Castle era sfuggito un commento di notevole apprezzamento. Poi si era arrampicato sugli specchi, come poteva. Lei era di spalle ma aveva percepito il suo sguardo infuocato dietro di sé. Aveva percepito tutta la tensione che le era arrivata anche senza vederla.
Ahhh accidenti, non ora! Non poteva permettersi di pensare a queste cose in quel momento.
Riprendendo il controllo dei suoi pensieri, chiuse gli occhi e, dopo aver preso un profondo respiro, aggiunse "Josh rifletti" cercò di giustificarsi, non voleva anzi non doveva giustificarsi di niente ma se quello fosse servito a risolvere la situazione in maniera indolore, era disposta a farlo.
"Se tra me e Castle ci fosse stato qualcosa mentre stavamo insieme, non avrei aspettato un anno dopo la nostra rottura prima di iniziare ad uscire con lui". Fece una piccola pausa. Poi con voce e tono che non lasciava spazio a repliche aggiunse "E Josh, argomento chiuso. Non intendo giustificarmi perché ho una relazione, né tanto meno parlare con te delle mie scelte. Sono stata chiara?".
Di nuovo fu il silenzio a parlare.
In quella notte le pause sembravano essere le protagoniste assolute. La tensione in quel momento correva nell'etere delle connessioni telefoniche come se i loro cellulari fossero collegati realmente da un vecchio tangibile cavo telefonico.
"Ok ricevuto" disse con un filo di voce. "Non dirò niente sul fatto che ti sei messa con Castle".
La detective sentì perfettamente deglutire il suo interlocutore ma poi si sorprese quando lui riprese a parlare
"E' solo che… Kate, quando stavamo insieme non hai mai voluto dormire lontano da casa tua e le volte in cui mi hai permesso di rimanere con te per tutta la notte si contano sulle dita di una sola mano…" ora il tono della sua voce era di nuovo insistente e irritante. Il suo dottore le piaceva davvero tanto allora, ma tutti i limiti che trovava in lui stavano venendo a galla tutti insieme in un'unica telefonata.
"…insomma quello che voglio dire è che ci tenevi molto alla tua indipendenza e mi costringevi a tornare a casa mia alle ore più improbabili della notte e …"
"Jos.."
"… e ora mi dici che sono diverse notti che non dormi a casa tua? Convivete già?".
Ok, aveva superato il limite e doveva porre fine a quella telefonata.
"Josh finiscila. Non sono assolutamente affari tuoi. In ogni caso, non conviviamo nel vero senso della parola, ma molto spesso, anzi quasi sempre, passiamo la notte insieme. E basta. Non ho intenzione di dire una sola altra parola sull'argomento. Non sono affari tuoi." poi dopo essersi passata la mano tra i capelli quasi a scrollarsi di dosso quella parte di conversazione proseguì "Piuttosto hai detto che mi hai chiamato per due motivi, quale era il secondo?"
Beckett si girò verso l'orologio della sveglia, era piuttosto innervosita. Erano passati già venti minuti da quando stavano al telefono e sinceramente lei era distrutta. Aveva passato al distretto gli ultimi 3 giorni ininterrottamente e finalmente ora che il caso era chiuso e che poteva riposarsi un po' stava battibeccando con il suo ex nel cuore della notte. Che assurdità!
"Kate, come ti dicevo mi sei mancata ma il vero motivo per cui ti ho chiamata è che da quando sono rientrato in servizio in ospedale ho ripreso in mano le cartelle cliniche dei miei pazienti e mi spiace ricordarti che hai subito un intervento a cuore aperto con tanto di attacco cardiaco."
Questa fu la volta della detective di rimanere in silenzio a bocca aperta senza sapere cosa replicare. Ora era il dr. Davidson, il suo medico, dall'altro capo del telefono ma non era certa che il resto della conversazione sarebbe stata migliore della precedente. Un grosso nodo le si attorcigliò da qualche parte del suo stomaco perché non riusciva quasi a respirare, tanto l'argomento la rendeva nervosa.
"Kate ho visto che hai saltato gli ultimi 2 controlli. Immagino che ti senti bene e che sei sempre superimpegnata ma non sei nella condizione di poter decidere tu. Non dimenticarti che quello che hai passato non è uno scherzo da un punto di vista medico. Il tuo cuore deve essere monitorato regolarmente. Credevo di essere stato molto chiaro al riguardo prima di partire ma vedo che non è stato così".
Beckett rispose con un filo di voce trovandosi sgomenta davanti a quella realtà da cui stava cercando di fuggire e che ora le stava di nuovo ripiombando addosso.
"Josh… hai ragione. Lo so, ho sbagliato. Sto sbagliando. Ma i controlli post operatori erano molto favorevoli e la mia ripresa era stata ottima così pensavo che avrei potuto diradare.." Era così nervosa che le nocche della mano che reggevano il cellulare erano bianche per quanto lo teneva stretto.
"Kate hai pensato male. Su questa cosa, come medico, non posso transigere. Devi assolutamente fare il check up cardiaco. Lo sai, è in day hospital e in una giornata te la cavi".
"Josh, a parte che l'angiografia coronarica è dolorosissima, io vorrei evitare. Non voglio più sentirmi malata, oltre il fatto che ogni volta che rientro in quell'ospedale rivivo tutto il dolore e la sofferenza di quei giorni e non è proprio un passeggiata salutare per il mio umore". Stava provando a buttarla sullo spiritoso ma sapeva che Josh era professionalmente molto coscienzioso e non avrebbe lasciato stare facilmente.
Il tono di Kate era diventato di nuovo dolce e calmo, d'altronde Josh si stava preoccupando per lei e in cuor suo sapeva che aveva ragione, stramaledettamente ragione per giunta. Ma non voleva fare quegli esami, voleva lasciare alle spalle quel periodo della sua vita e guardare finalmente avanti.
"Kate è importante. Devi assolutamente farlo, posso prenderti io stesso un appuntamento, se non hai tempo per farlo tu, ma devi farlo". Anche il tono di Josh era diventato molto più calmo e conciliante rispetto alla prima parte della telefonata. Eppure riusciva a comunicare la determinazione e l'assoluta necessità di quel maledetto check up.
"Josh… ok, lo so ho sbagliato. Ma non sono sicura di poterlo fare. Ti prego lasciami un po' di tempo per pensarci e ti faccio sapere, ok?" la sua voce ormai era poco più di un sussurro.
"Ok, prenditi qualche giorno per prendere coscienza della cosa, farla tua, accettarla. Ma poi chiama. Altrimenti ti darò il tormento." e dopo una piccola pausa aggiunse " come medico, solo come medico, ovviamente."
"Buonanotte Josh. Ti prometto solo che ci penserò. Bentornato a New York…" traspariva molta amarezza nelle ultime parole.

Kate posò il cellulare sul comodino mentre delle lacrime scendevano sul suo viso. Pensò che era stato allo stesso tempo una fortuna e una  sfortuna il fatto che Castle non era lì con lei quella notte. Ora l'avrebbe voluto più che mai, avrebbe voluto stringersi a lui ed essere consolata e accarezzata in silenzio. Tra loro a volte le parole non servivano e i silenzi erano pregni di significato e mai venivano considerati vuoti da riempire. Prese il cuscino libero, quello dove dormiva di solito Castle e imprecò mentalmente per il fatto che aveva cambiato le lenzuola: in quel momento di sconforto non poteva neanche contare sul suo odore.  

 

Spazio di Monica:
Non so bene come mi sia venuta in mente questa storia. E se abbia un senso… però visto che l'ho scritta...

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Capitolo 2
*** D'istinto. ***


Capitolo 2. D’istinto

La donna giaceva sul letto in posizione fetale abbracciando quel cuscino ormai umido di lacrime che continuava a stringere da ore. Non era riuscita a prendere sonno e sentiva ancora quella pesantezza all’altezza dello stomaco che assomigliava tanto a quei bruciori di ansia e dolore che ormai sperava fossero solo un vecchio ricordo. A volte riteneva che la vita l’avesse presa di mira, fosse stata con lei generosa fino alla maggiore età ma poi l’aveva maltrattata nel peggiore dei modi. Le aveva tolto due lustri di spensieratezza e di giovinezza. Si era illusa che quell’anno insieme a Castle fosse la svolta totale per la sua vita, con una relazione iniziata con tanta titubanza e tante remore ma con una passione e un sentimento crescenti nel tempo.
Sorrise a quel pensiero.
Quando quella notte tempestosa si era presentata al loft di Castle, seriamente provata per la giornata passata, non avrebbe mai immaginato la piega che avrebbe preso quella relazione. Allora era certa che non avrebbe potuto più continuare a sfuggire da Castle, era certa che volesse soltanto lui perché non avrebbe più potuto continuare a stargli a fianco giorno dopo giorno come se effettivamente fossero solo partner. Davvero non avrebbe mai immaginato quel forte senso di appartenenza che le aveva invaso l’esistenza.
Ne avevano passati tanti di guai e situazioni che potevano farla ritornare sui suoi passi.
In fin dei conti, all’inizio la paura che si fosse sbagliata e che Castle, dopo essersi tolto lo sfizio, potesse ritornare a essere lo scrittore scapestrato e donnaiolo che era, la attanagliava letteralmente. Ogni volta che facevano qualcosa insieme, pensava al fatto che sicuramente la stessa cosa l’aveva fatta con altre donne. Era terribile: questo pensiero le si insinuava dentro e non la faceva rilassare completamente fino a quando Castle ogni volta riusciva a farla sentire unica, speciale, la sola con cui voleva essere.
Le rimbombavano ancora nelle orecchie quelle parole che aveva pronunciato quando ancora tutto sarebbe stato più semplice, quando ancora non era una sopravvissuta ad un proiettile di un cecchino.
“Partner. E’ questo che siamo Rick?”.
Per quanto tempo quelle parole le erano rimbombate nel cervello!
Quando poi aveva apertamente accennato a quel bacio sotto copertura, quel bacio di cui non avevano mai più parlato, era stata una stilettata per lei.
Altro che bacio di copertura! Lei è un poliziotto e sa bene quali sono i baci di copertura e come ci si comporta tra partner! Se fosse stato un bacio di copertura ne avrebbero parlato eccome. Lei lo sapeva bene. Le era già capitata quella situazione. Tanti anni prima quando lavorava con Royce, sotto copertura si erano infilati in una specie di gang di strada e avevano flirtato tutto il tempo per essere convincenti e credibili fino a quando Royce l’aveva baciata prendendola alla sprovvista. Aveva paura che li scoprissero, aveva detto. Si erano baciati e non si erano risparmiati. Erano entrambi liberi e reciprocamente attratti l’uno dall’altro, inoltre la riconoscenza che aveva nei suoi confronti le avrebbe fatto fare qualsiasi cosa per lui. Era stato un bel bacio, sentito, partecipato. Ma erano partner e proprio per questo ne avevano parlato, ridendo, scherzandoci su e prendendosi in giro anche sulle modalità stesse del bacio. Roba da poliziotti insomma. Ma quel bacio con Castle era rimasto sommerso dentro le loro anime e non era mai stato più tirato fuori l’argomento. Buffo, ma neanche ora ne avevano più fatto cenno.
Chissà come mai, quando Josh le aveva parlato quella notte, le era rivenuto in mente quel bacio. Forse erano i sensi di colpa nei suoi confronti, non per aver baciato Castle. In quel momento pur di salvare i ragazzi avrebbe fatto di tutto. I sensi di colpa c’erano per quello che aveva provato dentro di lei. E’ così evidente adesso.
Josh l’aveva riportata brutalmente alla realtà.
La sua reazione era stata ed era eccessiva, lo sapeva. Si sentiva una stupida bambina impaurita. Ma non aveva paura di fare i controlli, non era per il dolore fisico che sapeva già avrebbe provato. Era ripiombare in un ambiente in cui non voleva tornare. Era uscire da quella bolla che si era costruita intorno. Era accettare la sua vulnerabilità in un momento in cui voleva continuare solo a sognare. Era il dolore emotivo che la terrorizzava.
E se le cose non fossero andate bene? Se i controlli avessero evidenziato un cuore affaticato? Se non avesse potuto avere una vita normale, dei figli? Se…se…se…
Si ricordava fin troppo bene i colloqui postoperatori dopo il suo risveglio. Le lunghe chiacchierate con Josh e con il suo collega cardiologo. Si ricordava ancora quando Josh le aveva detto che un cuore come il suo poteva reagire nel tempo in maniera più disparata. Lei era una donna giovane con un cuore allenato e questo faceva bene sperare che non ci fossero conseguenza permanenti. Per escluderlo totalmente avrebbe però dovuto aspettare almeno tre anni. Solo allora avrebbe potuto decidere se avere una vita normale, se avere dei figli, perché un cuore malato non può reggere allo stress del parto.
Si ricordava ancora come aveva odiato Josh in quel momento.
Non per la notizia che gli aveva dato, era medico ed era suo dovere farlo. Lo aveva odiato per come l’aveva fatto, per come aveva cercato di farla passare come una cosa che tanto a lei non interessava, per la sua freddezza. Per sdrammatizzare, le aveva ricordato come la maternità fosse lontana dai suoi progetti e comunque impossibile con la vita che faceva. Forse aveva ragione, la sua non era vita, sempre in pericolo sempre senza orari.
Ma i suoi occhi mentre le dicevano una cosa del genere erano terribilmente freddi e distaccati. Era medico e se fosse stato solo il suo medico non avrebbe avuto niente da dire. Ma Josh all’epoca era il suo fidanzato. Come fai a dire una cosa del genere alla tua donna senza un minimo di partecipazione emotiva?  Senza neanche un abbraccio?
Le lacrime ricominciarono a sgorgare copiose e non riusciva più a trattenere i singhiozzi che le scuotevano il petto.
Aveva ragione Castle, come sempre. Si era nascosta dietro relazioni vuote con uomini che non amava. E amaramente pensò che nemmeno la amavano.
Stretta al suo cuscino, quello che nemmeno odorava di lui, stremata, alla fine si addormentò.
Dopo circa un’ora si svegliò di soprassalto. Scosse la testa con un gesto brusco e fece un rauco verso liberatorio.
“Kate torna in te datti una smossa e reagisci!” se lo stava ripetendo come un mantra. “Reagisci!”
Si alzò di scatto prese il cellulare e consultò una pagina web, dando prima un’occhiata all’orologio di suo padre. Poi mandò velocemente un sms.
Fece un grande respiro e si precipitò di corsa a farsi una doccia. Aveva pochi minuti per prepararsi, avrebbe dovuto rinunciare anche al caffè ma avrebbe avuto tempo dopo.
Si, era certa. Era la cosa giusta da fare. L’unica cosa sensata che aveva fatto nelle ultime 4 ore.
Aveva afferrato un piccolo borsone dove aveva disordinatamente messo un cambio e lo stretto indispensabile, afferrò il cellulare e pregò con tutta se stessa che l’sms di riposta arrivasse velocemente. Sicuramente alle 5 del mattino l’evenienza di una risposta immediata era abbastanza remota.
Sarebbe partita comunque.
Doveva lasciarsi quella notte alle spalle.
Si precipitò fuori della porta di casa, stava chiudendo a chiave il suo appartamento, quando ritornò sui suoi passi.
Sorrise e pensò a sua madre. Rientrò nell’appartamento, si affrettò ad andare nella camera da letto dove dal cofanetto di legno intarsiato tirò fuori la collana con l’anello di sua madre, la sua collana. Era un po’ che non la indossava più quotidianamente, come era solita fare prima, ma oggi ne aveva bisogno. Strinse un attimo l’anello tra le dita e poi la infilò al collo con un gesto lento e rituale. Toccò d’istinto l’orologio, lo guardò e uscì di corsa precipitandosi in strada per fermare un taxi.
“Vado all’aeroporto, di corsa per favore, il mio volo parte tra 40 minuti”



Spazio di Monica:

Mi stava venendo una mezza idea di proseguire questa storia quando Diana nella sua recensione me l’ha espressamente richiesto. Allora è destino! Ed ecco fatto!
Quindi se la storia vi annoia… prendetevela con lei, anzi no. Se vi annoia non leggete!! ;-)

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Capitolo 3
*** Always ***


Capitolo 3. Always

La pioggia sbatteva con forza contro il finestrino dell’aereo mentre l’asfalto della pista di atterraggio si avvicinava sempre di più. Era riuscita almeno a chiudere un po’ gli occhi durante il volo, anche se non era riuscita ad addormentarsi. Si sentiva stanca e aveva delle occhiaie molto profonde.
Sentì distrattamente il pilota salutare i passeggeri dopo aver concluso le operazioni di atterraggio e augurava loro un ottimo soggiorno, nonostante quel tempo così insolito per la zona.
Beckett accese il cellulare appena possibile e sperò tanto di ricevere l’SMS che attendeva. Mentre stava ancora guardando il display sentì il bip del messaggio e sorrise nel leggerlo. Un problema in meno: la Gates aveva acconsentito alla giornata di permesso e aveva anche aggiunto “passi una buona giornata, si riposi”. Le aveva solo scritto che era molto stanca e che avrebbe voluto approfittare di un giorno libero per risolvere una questione personale. Mentre attendeva che la gente defluisse accalcandosi nei corridoi, digitò velocemente un grazie di risposta. Avrebbe dovuto trovare un nuovo soprannome, ormai Iron Gates non sembrava più appropriato ultimamente.
Finalmente l’aereo si era quasi completamente svuotato, afferrò dalla cappelliera la sua borsa e si diresse verso l’uscita, guardò l’orologio: erano le 8 e mezza, quindi se era fortunata sarebbe riuscita ad arrivare in tempo.
Bip. Bip. Altri due messaggi. Mentre si apprestava alla fila di taxi, ebbe un brivido di freddo. Non aveva previsto quel tempo. Entrambi i messaggi erano chiamate ricevute durante il volo quando il cellulare era spento. Una era di Lanie e una di Castle.
Prendendo posto sul sedile posteriore del taxi diede l’indirizzo e decise di richiamare subito Lanie, non aveva voglia di fare conversazione con il tassista sulla insolita giornata di pioggia.
“Ciao Lanie, buongiorno non dirmi che c’è un cadavere, per favore!” notò il tassista che dallo specchietto retrovisore la stava osservando molto perplesso, Così tirò fuori il distintivo, fosse solo per tranquillizzarlo e gli sorrise.
“No, Kate ti ho chiamato perché Javier mi ha detto che non sei al distretto, che ti sei presa una giornata di ferie. Tutto bene? E’ insolito che lo fai senza preavviso.”
“No, Lanie a dirti la verità non va tutto bene” dall’altro lato del telefono aveva una sua amica nonché medico che sicuramente avrebbe potuto aiutarla a prendere una decisione riguardo a quanto le aveva detto Josh sui controlli e aveva bisogno di parlarle.
“Questa notte mi ha chiamato Josh”.
Fece una pausa per lasciare tempo alla dottoressa di metabolizzare l’informazione. La sua reazione infatti non tardò ad arrivare
“Josh??!! Di notte, dopo tutto questo tempo? Ma è matto?”
Kate sorrise, in effetti, Lanie non aveva tutti i torti. Va be’ che era medico ospedaliero e i medici ospedalieri non hanno orari, ma era stato davvero inopportuno.
“Lanie non mi posso dilungare molto in dettagli adesso ma mi ha detto che devo rifare i controlli e vorrei sapere che ne pensi”.
“Tesoro non sono un cardiologo”.
“Si lo so. E hai anche l’aggravante che di solito i tuoi pazienti sono morti” il tassista continuava a guardarla sempre più basito così decise di usare uno dei suoi sguardi, uno dei suoi “look-look” che annientava chiunque, per zittire quello sguardo fastidioso e interrogativo.
“In ogni caso vorrei parlarne con te, perché sei mia amica e medico. Voglio un parere competente ma allo stesso tempo che sia dalla mia parte. Hai capito in che senso?”
“Si perfettamente. Dimmi.” Lanie non potè non sorridere alle parole di Kate, quella donna d’acciaio a volte riusciva a diventare così vulnerabile…
“Ne voglio parlare ma non adesso, non al telefono”.
“Allora vediamoci a pranzo, così mi racconto di Josh”.
“No Lanie. Non sono a New York, volevo fare una sorpresa a Castle quindi adesso sono ad Orlando su un taxi e sto andando al suo albergo.”
“WOOW Kate, che bella e fantastica idea sarà estasiato dalla sorpresa, sa niente?”
No, non sa niente” poi con un sospiro “speriamo che la sorpresa non la trovi io quando busserò alla sua porta!!”


Scendendo dal taxi notò che l’Hotel non era fornito di pensilina. Certo! Quando mai piove in Florida in questa stagione? In ogni caso fece una rapida corsa verso l’ingresso e andò direttamente verso gli ascensori.
Salì fino al 18° piano e cercò le indicazioni della suite 1878.
Si fermò davanti la porta, fece un gran respiro e bussò.
Quando Castle aprì la porta, rimase decisamente stupito di ritrovarsi, senza preavviso, alla sua porta Kate con i capelli e i vestiti umidi per la pioggia. Stava per aprire la bocca ma quasi non ci riuscì, aveva gli occhi incollati ai suoi e l’unica cosa che riuscì a pronunciare fu un debole
“Kate cosa ci fai qui?” Ma cosa aveva detto? Sembrava non contento di vederla così. Era solo così stupito che non era riuscito a proferire altre parole.
Backett aveva uno sguardo intenso e diretto, gli sorrise e si avvicinò a lui con due passi decisi
“Voglio te”.
Gli afferrò il viso con le mani e lo baciò con dolcezza.
Castle rimase interdetto. Pietrificato. La prese per le braccia e la allontanò leggermente per guardarla meglio.
Doveva essere successo qualcosa, il suo viso era stanchissimo, aveva gli occhi cerchiati e una lacrima scendeva su una guancia facendo risaltare il riflesso verde delle sue iridi.
“Kate cosa è successo? Sono felicissimo che tu sia qui ma non dirmi che hai rischiato di nuovo di morire, ti prego!” la sua espressione era sinceramente preoccupata così Kate mentre gli carezzava il volto e le labbra, dolcemente, con la punta delle dita si affrettò a tranquillizzarlo
“Rick sto bene e non ho rischiato la vita. Ho solo sentito tanto la tua mancanza stanotte. Ieri notte mi ha chiamato Josh. E’ stata una telefonata difficile. Ma ti prego non ne voglio parlare adesso. Se sono venuta fin qui, decidendolo questa mattina all’alba, è solo perché ho bisogno di te, di sentire che sono tua. Ho solo bisogno di normalità. L’unica cosa che voglio sei tu”.
Rick la sospinse indietro con foga baciandola e la porta si richiuse sbattendo. In lontananza le parve di sentire un tuono ma forse era stato uno scherzo del suo cervello, della mancanza di sonno e della stanchezza. Forse si stava confondendo con i ricordi… Forse invece era tutto così reale.
Si abbracciarono stretti mentre con le loro mani si toccavano e accarezzavano a vicenda. Kate sentì forti brividi salirle lunga la schiena e pensò di aver fatto impulsivamente l’unica cosa giusta da fare. Mentre con le labbra schiuse godeva delle attenzioni del suo uomo, si lasciò andare ad un gemito sommesso, gli prese la mani  se le portò al petto.
Aveva bisogno di sentire le sue mani sul suo seno, sulla piccola tonda cicatrice del proiettile e su quell’altra, quella sottile, quasi invisibile, che le scendeva al centro del petto, quella dell’operazione al cuore.
Era un bisogno profondo, fisico ed emotivo allo stesso tempo.
Si scostò leggermente da lui, si sfilò la maglietta grigia che aveva indosso e guardandolo negli occhi lo incoraggiò a continuare.  Prese le sue mani e guidò le sue dita lentamente in quel percorso che mille volte avevano perlustrato insieme, mano nella mano.
Castle aveva capito che Kate in quel momento aveva bisogno di lui e del suo conforto, della sua presenza, della sua fisicità. Aveva capito che non era il momento delle domande e che le spiegazioni sarebbero arrivate dopo, se lei avesse voluto. Ora era deciso a farsi condurre in quella specie di rituale, a cui tante volte avevano giocato, ma che oggi aveva un significato diverso. Lo sentiva. Sentiva la sua Kate che nei suoi gesti passava repentinamente dalla dolcezza all’intensità passionale dei suoi movimenti. La sentiva fremere sotto il tocco della sua pelle mentre lui stava impazzendo per quella irruenza irresistibile.
Fino a quando si staccò da lui incollando gli occhi ai suoi, con quelle labbra arrossate e bagnate dalla saliva di entrambi, attraenti come non mai, che si incresparono leggermente quando iniziarono a parlare:
“Rick sono arrivata dal nulla così e non ti ho neanche chiesto se stavi uscendo, se hai appuntamenti questa mattina”.
“Tranquilla Sweetie, Non ho impegni in mattinata. Abbiamo tutto il tempo che desideri per noi. E sono felicissimo che tu sia qui. Non potevi farmi sorpresa più gradita”.
Non resistette all’impulso di unire di nuovo le sue labbra dolcemente con le sue per riassaporarla, anche solo per un attimo.
Kate si beò di quel contatto e separandosi solo quel tanto che le consentiva di parlare sulle sue labbra, sussurrò:
“Rick, fai l’amore con me”.
Castle la guardò con tutto l’amore che provava per lei, cercando di capire cosa aveva di nuovo minato la tranquillità della detective.
Improvvisamente lei aveva preso il cellulare.
“Kate, Non vorrai mica metterti a telefonare? Ora? Dopo quello che mi hai…”
“Shhhh!” Si riavvicinò a lui e lo accarezzo dolcemente. “Ho solo messo il Bolero di Ravel. Come sottofondo”.
Castle capì immediatamente e la avvolse tra le braccia sorridendo.
Aveva capito il messaggio subliminale e l’avrebbe amata con il vigore e il crescendo che lei desiderava.


Il Bolero di Ravel stava ancora risuonando per la stanza per il repeat inserito, i due amanti si trovavano avvinghiati nel letto, la loro pelle riluceva imperlata da minuscole goccioline di sudore e la loro carnagione abbronzata dall’ultimo we trascorso negli Hamptons, contrastava con il candore delle lenzuola. Si accarezzavano lentamente e Beckett sussurrava a pochi centimetri dal volto di Castle un fiume di parole. Lui ogni tanto le baciava i capelli, o le palpebre, o le asciugava con le labbra le lacrime che le uscivano.
Non avevano parlato spesso del periodo dell’ospedalizzazione di Beckett. Era un argomento doloroso per entrambi. Castle adesso sapeva che era stato un periodo difficile anche per Kate e non solo per la convalescenza fisica.
L’aveva allontanato da lei, per 3 lunghissimi mesi senza neanche una telefonata. Sparita. Ma quel periodo non era stato facile neanche per lei, evidentemente. Oltre alla ripresa fisica aveva preso la decisione di lasciare Josh. E aveva dovuto affrontare da sola anche i colloqui con i medici. Non ci poteva pensare. Odiava Josh ancora di più. Come aveva potuto non esserle accanto e confortarla quando le aveva dato la prognosi del suo periodo di convalescenza?  
Si riprese un attimo dai suoi pensieri e tornò a concentrarsi sulle parole di Kate e sulle sue carezze. La sua mano lo stava accarezzando dal ginocchio, passando per la sua coscia, il suo fianco, l’addome fino a fare dei cerchi concentrici sul suo capezzolo fino a tornare al ginocchio. Sempre avanti indietro, sempre la stessa strada. La pelle bruciava al suo tocco fino a quando lei divaricò le dita della mano e gli accarezzò la pancia con desiderio, rendendosi conto in quel momento dell’effetto che quelle carezze stavano sortendo su di lui.
“Castle, ma come fai?” disse lei stringendo con decisione il suo membro così duro e morbido insieme.
“Colpa tua, detective. Sei tu che mi fai quest’effetto!”
Kate sorrise compiaciuta e sussurrò “Grazie Rick”
“Di cosa? “.
“Di esserci”.
“Always”. Al sentire quella parola che tanto le era mancata, Kate sfoderò uno dei migliori sorrisi riservati solo al suo uomo e sollevandosi si mise cavalcioni su di lui, decisa a restituirgli la passione che lui le aveva donato solo qualche attimo prima.   


Spazio di Monica:

Ormai il mio cervello è fuso e questo capitolo ne è la prova evidente.
Ringrazio tutte le mie nuove amiche CastleOssessionate come me!

Siccome non ci capisco niente con i colori dei rating, io la passo a gialla se devo cambiarla fatemelo sapere

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Capitolo 4
*** Le sorprese non finiscono mai ***


Capitolo 4. Le sorprese non finiscono mai.

Rumori e suoni che non riconosceva le arrivavano ovattati. Cominciò a muovere lentamente le gambe ancora intorpidite dalla posizione che aveva assunto e poi allungò le braccia. La mano cercava tastoni al suo fianco ma le lenzuola accanto a lei erano fredde. Aprì lentamente un occhio dopo l’altro e corrugò la fronte rendendosi conto di non essere a casa sua né al loft di Castle. Alzò leggermente la testa per guardarsi intorno e un sorriso le incorniciò il viso.
I ricordi le riapparvero velocemente nella mente. Istintivamente si morse il labbro mentre con lo sguardo cercava di intravedere oltre la porta della camera da letto se Castle fosse nell’elegante soggiorno. Non vedendo nulla, si sporse in avanti cercando di ascoltare eventuali suoni provenire dalla stanza da bagno, ma non sentì nulla. C’era molto silenzio se non per un fruscio di rumori indistinti in lontananza. Ed effettivamente c’era anche molta luce. Ma che ore erano? Si alzò in fretta cercando distrattamente qualcosa con cui coprirsi, ma lasciò perdere quasi subito. Non erano al loft e non rischiava di incontrare Martha e Alexis. Pensò che se Castle stava scrivendo al suo pc, avrebbe sicuramente gradito vedersela arrivare nuda alle sue spalle.
Una sorpresa dopo l’altra!
Ma diamine, dove aveva messo l’orologio o il cellulare? Che ore erano? Finalmente vide il cellulare appoggiato sul comodino dall’altra parte del letto. Lo raggiunse e si accorse che era spento. Non ricordava di averlo spento, non lo spegnava mai, casomai lo silenziava. Misteri!
In ogni caso premette velocemente il piccolo tasto sulla parte superiore e attese che la mela bianca sparisse dal display per fare spazio alla foto che aveva inserito come sfondo.
Oh cielo! Non poteva essere! Ma quante ore aveva dormito?
Si lasciò cadere sul letto pesantemente e accarezzò con le mani le lenzuola. In quel momento intruppò qualcosa che cadde per terra. Si sporse in avanti e vide un foglio di carta ripiegato in quattro. Dopo averlo raccolto, vide la scritta con l’inconfondibile calligrafia di Castle con la dicitura “per te”. Il battito del suo cuore come per magia si fece sentire per qualche secondo. Quanto le piaceva il fatto che Rick usasse ancora la penna per scrivere. Certo di solito le inviava sms. Qualche volta era capitato anche che le mandasse delle e-mail, soprattutto quando erano lontani. Ma la cosa che più le piaceva era trovare i bigliettini che a volte le lasciava sparsi per la camera. Piccoli messaggi scritti sempre a mano. Quel tipo di messaggi che ti scaldano il cuore solo perché al di là di quello che c’è scritto ti dicono “sto pensando a te in questo momento”. Poi da quando aveva scoperto che le piaceva ricevere in regalo libri, glieli aveva regalati spesso e ogni volta, sopra la prima pagina, c’era sempre una dedica. Di solito, un meravigliosa dedica. La trovava un’usanza un po’ superata forse, ma così bella, personale.
Sicuramente era dovuto andare a lavorare e non aveva voluto svegliarla. Si accomodò sul letto appoggiandosi alla spalliera, prese un cuscino per stare più comoda appoggiò le braccia alle ginocchia piegate al petto e, con lentezza voluta, spiegò quel foglio con meticolosa cura, come se stesse tenendo tra le mani un oggetto prezioso.

Cara bellissima Kate,
ti sei addormentata così profondamente che non ho avuto il cuore di svegliarti prima di andare via.  Sono così felice che tu sia riuscita a riposare qualche ora, ne avevi proprio un gran bisogno. A proposito, non so che ore siano, ma ho ordinato per te il pranzo. Pranzo, cena insomma quello che è!- Ho fatto portare un paio di piatti freddi e della frutta fresca in modo che potrai sfamarti e smettere di far brontolare il tuo stomaco.  Alt! Non ridere. Lo so che il tuo stomaco sta brontolando in questo momento e non dirmi di no. 
Avrei tanto voluto essere lì con te al tuo risveglio ma probabilmente mentre stai leggendo io sarò in libreria ad autografare libri.
Stamattina quando ti ho vista alla mia porta, così bagnata e visibilmente stanca mi sembrava di essere tornato indietro nel tempo . Anche le condizioni atmosferiche si erano messe d’accordo con te? Ma lo hai sentito quel tuono proprio nel momento in cui ti spingevo contro la porta per chiuderla? Mi sembrava di star rivivendo uno dei momenti più belli che abbia mai passato con te. Ormai sono tanti, sempre di più e spero che ogni giorno continuerà ad essere sempre così inebriante e pieno di stimoli nuovi per noi.
Che bella sorpresa che mi hai fatto!!!
Spero davvero che tu ora sia riposata. Ho anche spento il tuo cellulare per evitare che qualcuno ti svegliasse. Eri davvero stanca per crollare così.
Torniamo a noi .
Non so che progetti hai fatto. Non mi hai detto se hai già prenotato un volo per rientrare a New York. In ogni caso ti dico quelli che sono i miei impegni, così puoi eventualmente raggiungermi.
Dalle 15,30 alle 18,30 sarò al Barnes & Noble Booksellers  al 8358 S Orange Blossom. Se ti va e se fai in tempo, potresti raggiungermi lì. Dovrebbe essere una situazione tranquilla,, non è prevista una conferenza stampa ma solo un incontro con i lettori per firmare autografi, quindi non dovrebbero esserci  giornalisti.
Avrò il cellulare spento fino alle 18,30. Spero che per quell’ora tu non sia già su un aereo.
Ci sentiamo presto.
BACI
Rick

Ripiegò in quattro il foglio e lo accarezzò dolcemente, quasi senza accorgersene. Si alzò dal letto e andò nel soggiorno a sbirciare cosa c’era da mangiare.


Richard Castle stava continuando a firmare autografi. Aveva un sorriso per tutti. Era splendido con quella camicia a quadri di varie tonalità di blu che risaltavano il colore dei suoi occhi. La fila delle lettrici era molto meno lunga di quelle che lei stessa aveva fatto tanti anni prima quando Will l’aveva convinta che ogni tanto si possono fare anche pazzie del genere. Aveva indossato i jeans con cui era partita quella mattina, le sue amate comode sneakers e una felpa grigia con cappuccio che aveva tirato su per evitare di essere vista. Ma Rick aveva ragione, non sembrava un evento mondano, niente giornalisti. Era una situazione piuttosto dimessa rispetto agli eventi di Castle, a cui lei aveva partecipato. Si cominciò a chiedere se tutto questo non dipendesse, magari indirettamente, da lei. Castle non era più il re della cronaca rosa ed era da un po’ che il New York Ledger non si occupava di lui, neanche per fare illazioni su questo cambiamento. Continuò a guardarsi intorno ma non le sembrò di scorgere neanche Gina. Ne approfittò per girare un po’ tra gli scaffali e curiosare tra le novità editoriali. Nell’ultimo anno aveva scoperto dei generi letterari nuovi a cui non si era mai avvicinata prima, ma il loft di Castle era pieno di libri e lui era una fonte inesauribile di consigli. Non riusciva ancora a capire come riusciva a leggere così tanto, scrivere e lavorare con lei contemporaneamente. Quando ne avevano parlato, ricordò sorridendo tra sé, lui aveva sminuito dicendo che era il suo mestiere scrivere e quindi era bravo e veloce e da quando la conosceva la parte più difficile, ovvero quella di costruire la storia, era diventata la più semplice! Era un grandissimo adulatore, non c’era proprio niente da dire al riguardo. Ogni tanto si rigirava per vedere quanta gente c’era in fila davanti a lui, indecisa se presentarsi un’altra volta a chiedergli un autografo. Le piaceva vedere la sua faccia sorpresa davanti, come un paio di anni prima quando si era presentata con Heat Rises in mano dopo 3 mesi che non si vedevano. Alla fine la donna decise di desistere, per quella giornata Castle aveva già avuto il suo flashback. E che flashback! Inspirò lentamente. Lo avrebbe aspettato fuori, tanto era quasi ora di chiusura.

Rick uscì dalla libreria dopo aver stretto le mani a tutti, gentile e affabile come sempre. Prese il cellulare e lo accese sperando di trovare un SMS di Kate. Cominciò ad incamminarsi per la strada senza rendersi conto della donna con la felpa grigia appoggiata al muro.
“Rick!” lo chiamò.
“Hey! Non ti avevo visto! Sei venuta!” la salutò con un ampio sorriso, dandole un lieve bacio sulla guancia e passandole una mano dietro la vita.
“Si, sono venuta a salutarti. Scusami per oggi, sono crollata”.
“Scusarti? Giammai! Dovrai ripagarmi per ques…” si interruppe  improvvisamente cominciando a guardarsi intorno, voltando la testa a destra e a sinistra. Guardò indietro verso la libreria ormai chiusa e riguardò verso Kate.
“Oggi non finisci mai di stupirmi, detective, e di farmi rivivere il passato…”
La donna sorrise.
“Beh se è per questo, questa volta c’è anche il tuo zampino” si divertì ad osservare lo sguardo stupefatto di Rick che era rimasto a bocca aperta. Con una mano gli tirò su il mento e avvicinandosi lentamente, gli sussurrò sulle labbra “Hai indossato la stessa camicia di allora. Me ne sono accorta subito. Adoro questa camicia”. e gli schioccò un bacio con le labbra sorridenti.
Poi cominciò a incamminarsi verso quella che sembrava un’area verde “Non mi dirai che qui c’è pure un parco con le altalene?”
Castle la scrutò pensieroso, non riuscendo a capire se la stesse prendendo in giro. Figurarsi se lui poteva ricordarsi cosa indossava un giorno, seppur un giorno speciale, di quasi due anni prima! Tzè!
“Il detective sei tu, non io, non ne ho la minima idea se ci sono le altalene lì!” poi proseguì “Hai detto che sei venuta per salutarmi. Riparti subito? Ti devo accompagnare in aeroporto?”
“No, ho dormito oggi. Pensavo di prendere il volo delle 22,00 in maniera che per l’una, se non ci sono ritardi, dovrei essere a casa. Abbiamo… diciamo… un paio d’ore abbondanti per fare una passeggiata e mangiare qualcosa insieme, se vuoi”.
“Wow, non chiedo altro”. Passandole un braccio intorno alla spalla, la strinse a sé e si incamminarono verso il parco.

Il volo era stato tranquillo e puntuale. La scesa verso New York era sempre molto piacevole, la vista della città illuminata era uno spettacolo metropolitano molto affascinante. Nonostante non ci fossero più le Torri Gemelle a stagliare l’orizzonte, rimanevano sempre i grattacieli storici, come l’Empire State Building, che rimanevano i più incantevoli da rimirare, con quel senso di antico che contrastava perfettamente il senso di progresso e modernità, di cui New York era il simbolo.
Kate aveva riletto un paio di volte la lettera che le aveva lasciato Castle nella suite ed era sempre più convinta che la notte precedente era stata presa da Josh alla sprovvista, mentre dormiva ed era quello il motivo per cui si era dimostrata a lui così fragile e impaurita.
Non era facile ritrovarsi improvvisamente davanti agli spettri del passato ma lei in questo era una maestra… questo pensiero amaro la rabbuiò per un po’ e rimase così pensierosa per tutto il tragitto del taxi. Certamente era stanca e stressata e quel giorno appena passato ad Orlando le aveva ricaricato le batterie.
Pagò il tassista lasciando il resto di mancia e si incamminò verso il portone di casa.
Aveva necessità di schiarirsi le idee, da sola.
Non aveva neanche bisogno di parlare con Lanie della questione. Sapeva che doveva fare quei maledettissimi controlli ma doveva capire quale sarebbe stata la modalità migliore. Non aveva molta voglia di farsi visitare da Josh, di rimanere a seno nudo davanti a lui. Ok, sarebbe successo in una sala operatoria, ma non era comunque una situazione piacevole. Josh sarebbe stato sicuramente molto professionale, di questo ne era certa. Ma non si sarebbe sentita a suo agio proprio perché c'era stata intimità tra di loro in passato. Era strano ma sarebbe stato meglio spogliarsi davanti ad un estraneo piuttosto. Ma non aveva tanta voglia di rivederlo. Era arrabbiata con lui per come si era fatto sentire, per come l’aveva fatta sentire. Avrebbe dovuto rifletterci su questa cosa. Josh l'aveva seguita fin dall'inizio e andare da lui sarebbe stata la scelta più ovvia e più sensata.
Mentre stava facendo questi pensieri, pensò che avrebbe dovuto mandare un sms a Castle per avvisarlo che era arrivata a casa. Proprio in quel momento, mentre infilava la chiave nella toppa, sentì un leggero rumore provenire dall’interno. Istintivamente mise la mano al fianco per prendere la pistola e cominciò a tastare non trovando niente. Certo non era in servizio! Frugò immediatamente nel borsone che aveva con lei, lo posò con delicatezza a terra, senza fare rumore. Afferrò la pistola togliendo immediatamente la sicura. Girò la chiave nella serratura con cautela, socchiuse la porta e intravide solo una luce flebile. Entrò silenziosamente con le braccia tese in avanti. Sentiva pulsare la vena sulla fronte come le succedeva ogni volta che era concentrata e tesa. Nel salone non c’era nessuno ma una luce filtrava dalla sua camera da letto. Non aveva modo di chiamare rinforzi, avrebbe dovuto pensarci prima.
Avanzò nel corridoio con passo leggero e si avvicinò alla porta socchiusa. La spalancò con un piede ed entrò bilanciandosi immediatamente sulle gambe con le braccia tese, con la pistola puntata verso l’uomo che si ritrovò di fronte.

Spazio di Monica:
Capitolo molto molto sofferto. Per me intendo ;-)
E’ la prima volta che affronto una long/mini long e mi sono resa conto di quanto sia difficile organizzare i pensieri e dargli una sequenza logica rispettando tempi e ritmi. Questo capitolo ha davvero faticato a nascere e a strutturarsi così. Alla fine il risultato finale è questo...

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Capitolo 5
*** Le sorprese continuano a non finire mai ***


Capitolo 5. Le sorprese continuano davvero a non finire mai

[…] Avanzò nel corridoio con passo leggero e si avvicinò alla porta socchiusa. La spalancò con un piede ed entrò bilanciandosi immediatamente sulle gambe con le braccia tese, con la pistola puntata verso l’uomo che si ritrovò di fronte.

“Ferma, non sparare! Sono io!” gridò allarmato l’uomo balzando immediatamente giù dal letto. Beckett abbassò molto lentamente le braccia mentre un rivolo di sudore le scendeva al lato della fronte.
“Sei un pazzo! Un furioso pazzo! “ gridò mentre inseriva la sicura alla pistola.
L’uomo cercò di rassicurarla avvicinandosi sorridendo.
”Volevo farti una sorpresa, non reagire così, calmati!” le accarezzò i capelli e la abbracciò tenendo una mano dietro la schiena e un’altra dietro la nuca per stringerla al suo petto, come a consolarla.
Beckett si divincolò immediatamente dalla stretta, era stata presa di sprovvista e aveva temuto di sparargli. Il solo pensiero la fece rabbrividire. Si scostò da lui e gli diede un forte spintone, seguito subito dopo da un altro ancora più forte, tanto che l’uomo vacillò e stava per perdere l’equilibrio.
“Ti rendi conto? Dimmi se ti rendi conto di quello che hai fatto”.
“Kate volevo solo farti una sorpresa… non pensavo che l’avresti presa così male”.
La detective cominciò ad agitare le braccia, aveva ancora la pistola in mano e gesticolava verso di lui quasi a minacciarlo. Aveva la fronte imperlata di sudore freddo e stava cercando di riequilibrare le sue funzioni vitali che erano ancora in stato di allerta per l’adrenalina che le era andata in circolo in corpo.
“Ti fai trovare sdraiato nel mio letto… Josh, ma sei impazzito? Devi essere completamente impazzito in Africa.”
Per quanto cercava di calmarsi e di mantenere il tono della voce bassa pensando anche ai vicini di casa, era completamente fuori di sé. La vena della tempia pulsava ancora forte e stava cercando di capire cosa le era sfuggito, perché la situazione era così assurda che ad un certo punto pensò addirittura che forse l’aveva invitato lei la sera prima al telefono e se ne era dimenticata. No, impossibile. Si voltò di scatto dandogli le spalle e si avviò in salone per richiudere la porta di casa e recuperare il suo borsone. Voleva soprattutto riprendere fiato e riordinare le idee su come gestire questa faccenda. Aveva voluto bene a Josh ma adesso le sembrava davvero un pazzo furioso, un maniaco, uno stalker. Non aveva niente dell’uomo che aveva frequentato. Non in quel momento.
Vedendo che Josh non l’aveva seguita, si innervosì ancora di più. Quella era la sua camera da letto, la camera da letto che ora divideva con Castle e dove c’era anche un cassetto, tutto di Castle, una cosa speciale per lei, per loro.
Si, Josh doveva immediatamente uscire da lì.
“Josh, vieni qui. Esci dalla mia camera da letto”
Il dottore uscì dalla stanza con un sorriso smagliante e mentre le si avvicinava le sussurrò
“Mi sei mancata Kate. Sei bellissima”.
A quelle parole la pazienza della detective si dileguò improvvisamente. Aveva passato una giornata splendida ma era stanca. Le ultime 26 ore erano state molto intense emotivamente e anche fisicamente. Aveva affrontato una conversazione con Josh al telefono in piena notte, quando non lo aveva più sentito da tempo immemore. Aveva passato le successive ore a disperarsi. Dopo la notte insonne, aveva preso un aereo all’alba per raggiungere Castle e aveva passato con lui momenti meravigliosi. Era tornata in giornata stessa a New York, rifacendosi altre 2 ore e mezzo di volo, per tornare a casa e ritrovarsi un intruso – Josh tra l’altro! - dentro la camera da letto.
Era esausta.
Basta doveva mettere un punto a questa storia o per lo meno a quella giornata.
Trasse un profondo respiro e si sedette sul divano e fece cenno a Josh di raggiungerla. Cercò di calmarsi e di affrontare la situazione con calma, da donna non da poliziotta. L’irruenza non avrebbe portato a niente se non ad una grandissima litigata. Ma lei a questo punto voleva sapere. Doveva sapere cosa c’era dietro a tutto questo strano comportamento.
Lo guardò avvicinarsi e le tornarono in mente i bei momenti passati con lui. Fece un movimento stizzito con le mani che avvicinò subito al viso coprendoselo per un attimo, e lisciandosi indietro i capelli come se quel movimento fosse un movimento che l’aiutasse a riprendere il controllo di sé e della situazione.
Respirò molto lentamente e molto profondamente perché doveva capire cosa stesse succedendo. La situazione era inaccettabile ma allo stesso tempo molto delicata. Doveva stare calma.
“Josh in questo momento sono furiosa con te. Non so perché sei in casa mia. Non so perché hai ancora un paio di chiavi dell’appartamento, visto che me le avevi restituite. Non so perché, pur essendo entrato – e non dovevi in alcun modo- non ti sei fermato qui ad aspettarmi ma sei andato in camera da letto e ti sei sdraiato sopra il mio letto. Cosa credevi che sarei stata felice di trovarti a letto?” Il dottore cercò di dire qualcosa ma lei lo interruppe e gli disse” Voglio una spiegazione per tutto. Per ogni singola parola.”
Josh aveva una fastidiosissima espressione compiaciuta in volto. Le era sempre piaciuta quella donna che era puro fuoco. Vederla così alterata stava provocando in lui reazioni e ricordi che non avrebbe mai voluto dimenticare. Era una tigre quella donna e il fatto che questo fosse ormai per lui solo un ricordo lo stava facendo impazzire.
“Kate, fammi spiegare punto per punto”.
La donna annuì. Non voleva aggiungere altro per ora.
“Posso andare in ordine sparso con le risposte o….” la detective lo fulminò con lo sguardo “Parla, santo cielo!”.
“Ok. Ok. Sei bella quando ti arrabbi”.
Beckett si alzò immediatamente e guardandolo dall’alto gli gridò “Fuori!” poi dopo una breve pausa aggiunse “Immediatamente!”.
“No, Kate. Scusami. Ok ti dirò quello che vuoi sapere.” La tonalità della sua voce era diversa ora. Sembrava davvero che volesse parlare. E lei doveva sapere. Subito.
“Le chiavi di casa te l’ho restituite, ma ne avevo un’altra copia”. Lo disse come se fosse una cosa assolutamente naturale.
“Perché?”
“Perché cosa?”
“Perché ne avevi fatta una copia?”
“Per le emergenze”
“Avresti dovuto restituirmele entrambe. E in ogni caso questa è un’emergenza?”
“SI, avrei dovuto. Ma non l’ho fatto. SI, è un’emergenza”
“Aspetta andiamo con ordine. Perché sei andato in camera da letto?”
“Andiamo Kate. Qual è il problema con la camera da letto. Era tardi, volevo aspettarti e volevo stare più comodo”.
“Il divano è comodissimo…. “ Poi fece una pausa forse era meglio lasciar correre per adesso questa cosa. “Ma il punto Josh è che non dovevi entrare di soppiatto a casa mia, non dovevi neanche telefonarmi ieri nel cuore della notte. Non è normale! Non è assolutamente un comportamento accettabile”.
Josh sembrava quasi sorpreso dalle sue parole.
“Ma….”
“Niente ma, Josh. Non dovevi e basta. Il fatto che tu sia entrato in casa mia è gravissimo. E’ effrazione di proprietà privata. E il fatto che tu abbia anche telefonato di notte la sera prima è un aggravante: è stalking!!”
Lo guardò per vedere se le sue parole avessero avuto effetto. Per la prima volta lo vide un po’ vacillare.
“Kate, non volevo. Cioè io ti conosco, stavamo insieme. Non pensavo fosse così …”
“Non ti rendi conto che oltre al fatto che tu ti sia introdotto in casa mia, il fatto di trovarti nel letto mi abbia ancora più infastidito? Te ne rendi conto adesso? Chi ti dà il diritto di fare una cosa del genere, di entrare nei miei spazi intimi privati? Magari ti sei messo anche a frugare nei cassetti… per quello che ne so.”
Quella immagine le fece rivoltare lo stomaco, al solo pensiero. Josh non era quel tipo di uomo, non lo era mai stato. Ma le venne il dubbio che potesse esserlo diventato.
“Kate, non farei mai una cosa del genere…”
“L’hai fatta! Ti sei introdotto in casa mia. E per inciso hai anche rischiato che ti sparassi… nella penombra non ti avevo riconosciuto. La tensione…Potevi essere un ladro o un assassino, per quel che mi riguarda.”
“Sono venuto da te, perché…” Improvvisamente la sua voce diventò flebile e i suoi occhi non ressero il confronto con quelli di lei. Si coprì il viso con le mani appoggiandosi alle ginocchia e non disse più nulla.
La donna non si aspettava quella reazione e rimase in silenzio a guardarlo non sapendo bene cosa fare.
Il momento di silenzio stava diventando insostenibile e Kate era stanca e voleva riposare ma allo stesso tempo doveva risolvere quella grana. Non lo capiva. Sembrava quasi che stesse per scoppiare a piangere da un momento all’altro.
“Josh..” le disse a quel punto dolcemente sedendosi accanto a lui e appoggiando una mano sulla sua spalla.
A quel tocco, sentì le sue spalle scosse da un fremito e percepì tutta la tensione muscolare.
“Josh, così non mi aiuti. Guarda che mica voglio denunciarti, stai tranquillo. Però vorrei parlare con te perché è evidente che dobbiamo parlare”. Aspettò un attimo poi prese le sue mani e lentamente gliele staccò dal viso.
“Guardami Josh. Parlami”.
Il dottore aveva gli occhi lucidi e una ruga improvvisa gli solcava la fronte. Una ruga di preoccupazione e di tensione. Fece un grande respiro ma evitò di guardarla negli occhi. Non ce la faceva.
“Scusami Kate. Non dovevo venire. Me ne vado subito” e fece per alzarsi.
“Sono d’accordo con te per una volta. Non dovevi assolutamente venire. Ma sei qui. Quindi ora ti risiedi accanto a me e mi dici cosa diamine sta succedendo”.
Non riusciva a credere alle sue orecchie. Ma da quando era diventata così paziente? Una cosa era certa: voleva mettere fine a quella storia, senza ombra di dubbio.
In quel momento la tensione venne spezzata da un bip del cellulare che segnalava l’arrivo di un sms. Oh cavolo, si era dimenticata di avvisare Castle, che era arrivata e che tutto era andato bene! E certo che se l’era dimenticato. Non stava andando bene per niente.
Prese il cellulare e spinse il tasto rapido di chiamata, poi ci ripensò. Il pensiero che Josh potesse ascoltarla mentre parlava con Rick la fece desistere. Attaccò e digitò velocemente un sms di risposta.

Arrivata. Qualche problema. Ora ok. Ti chiamo, domani mattina così ne parliamo. Buona notte e grazie. Miss you… non sai quanto!

“Allora Josh, cosa succede”.
“Succede che volevo vederti”
“Mi hai detto, ieri sera, che mi avresti dato il tormento come dottore, solo come dottore. Non credo che tutto questo c’entri con il mio check up mancato”. Alzò un sopracciglio a rimarcare le parole appena dette.
“Avevo bisogno di vederti e quando ho visto che non avevi fatto i controlli, ho pensato fosse un buon pretesto per chiamarti”.
“All’una di notte?!” Josh alzò la testa sorpreso e con sguardo interrogativo.
“Ma qual è il problema con il fatto che ti ho chiamato di notte? Da quando hai degli orari? Te ne sei sempre fregata di questi aspetti convenzionali e borghesi”.
“Da quando mi hanno sparato! Sono episodi che ti fanno cambiare il modo di vedere e affrontare la vita, credimi”.
“E’ per questo che hai lasciato me e ora stai con Castle? L’hai considerato da un altro punto di vista?”.
Kate scosse la testa non riusciva proprio a capire cosa volesse Josh.
“Josh, seriamente qual è il tuo problema?”
Josh rimase in silenzio fissandola negli occhi, dondolando leggermente sulle gambe.
“Kate mi sei mancata tantissimo. Sei una donna eccezionale e io sono stato troppo preso dalla mia carriera per capirlo” la guardò compiaciuto vedendola sorpresa e nervosa. Non voleva perdere quel momento di incertezza che leggeva nei suoi occhi. Proseguì deciso accostandosi a lei sempre più.
“L’Africa ti fa cambiare il modo di vedere e di affrontare la vita, credimi” usò deliberatamente le stesse parole che aveva pronunciato lei pochi istanti prima, per dare ancora maggiore incisività a quello che stava succedendo.
“Il problema, Kate, è che ho capito di amarti e di non poter più vivere senza di te”.
Detto questo si avvicinò ancora di più e la baciò.


Spazio di Monica:
Non mi uccidete ehh. Visto tutti gli scleri del fandom dopo il promo della 5x22 … ho pensato che questo finale fosse ... appropriato al momento. ;-)

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Capitolo 6
*** Menzogne ed omissioni ***


Capitolo 6. Menzogne ed omissioni.

 

Il sole scaldava leggermente l’aria e finalmente la temperatura era gradevole anche a New York. La detective aveva indossato un leggero impermeabile rosso e aveva deciso di prendere la metropolitana e camminare per arrivare al distretto. Le piaceva prendersi dei momenti per lei, per riflettere, e a volte l’unico modo era spostarsi a piedi in solitaria. Era così raro ultimamente che riuscisse a ritagliarsi del tempo libero, il lavoro l’aveva assorbita come non mai nell’ultimo periodo. Evidentemente gli assassini di New York avevano tutti deciso di spostarsi nell’area del 12° distretto prima di agire!!!

Sorrise tra sé e sé pensando che camminare le faceva venire strane idee in mente, o forse era la mancanza di sonno. Se non fosse stato per quelle poche ore che aveva dormito di giorno, ad Orlando, aveva passato le ultime 36 ore sveglia. Aveva già preso un caffè e sicuramente ne avrebbe preso un altro non appena arrivata al distretto, peccato che non ci fosse Castle a portarglielo. Sorrise immaginandoselo mentre le porgeva una tazza di cappuccino con qualche disegno fatto sulla schiuma, magari un altro cuore. Mentre camminava, si rese conto che a quei pensieri le sue labbra si erano trasformate in un sorriso inequivocabile. Si guardò intorno per vedere se gli altri passanti se ne fossero accorti. Ma come sempre New York era New York e un fiume di persone camminava velocemente senza curarsi degli altri. Gli eventi delle scorse due notti le stavano facendo sentire la mancanza di Castle sempre di più. Eppure l’aveva visto solo 10 ore prima! Accidenti, come era possibile che fossero passate solo così poche ore? Di certo le ultime circostanze e la mancanza di sonno non la aiutavano a rilassarsi.

In quel momento le squillò il telefono, rispose senza neanche guardare il display, in modo meccanico aspettandosi la voce di Esposito o di Ryan che le annunciavano una nuova scena del crimine in cui recarsi.

Beckett”.

Buongiorno Kate, aspettavo una tua chiamata questa mattina!” disse l’uomo dall’altra parte del telefono.

Buongiorno a te” rispose dolcemente la donna.

Allora? Solo un sms questa notte e pensavi di cavartela così? Come stai? Hai riposato?”. chiese Castle con fare apprensivo.

No, a dir la verità non ho chiuso occhio neanche stanotte”.

Problemi all’aeroporto?”

No, il volo è stato tranquillo. Ho trovato i problemi ad aspettarmi a casa.”

Cosa?”

Sono arrivata a casa e ho trovato lì Josh.”

Cosaaaa?”

Un piccolo momento di silenzio venne interrotto da un sospiro. Poi con voce flebile riprese

Stai bene?”

Si, sto bene. Fisicamente almeno.” Non voleva mentirgli, tanto lo avrebbe capito comunque dal tono della voce che qualcosa non andava.

Kate, andrà tutto bene. Certo che non mi piace proprio che Josh ti abbia aspettata sul pianerottolo di casa in piena notte.”

Come dargli torto? Aveva perfettamente ragione, se si fosse trattato del pianerottolo di casa, almeno. Ma non ora, non al telefono.

Dio quanto le mancava, voleva parlare con lui, stare con lui, avere la sua rassicurazione fisica, il suo miracoloso abbraccio che aveva su di lei effetti calmanti o seducenti, a seconda della situazione.

Rick la situazione è ben peggiore. L’ho trovato dentro casa, pensavo a dei ladri”.

Cosaaaa?”

Rick calmati. Sto bene. Sono solo un po’ confusa per quello che mi ha detto, per quello che ha fatto. Ma non ne voglio parlare al telefono, ok?”.

Come la detective si immaginava, Castle non rispose subito. Lo immaginò mentre serrava la mascella e il pugno della mano libera. Così riprese a parlare lei, sperando di tranquillizzarlo.

Ascolta, sto andando al distretto. Mi sto facendo una passeggiata a piedi, sperando di svegliarmi un po’ e di schiarirmi le idee. Tra tre giorni tu sarai di ritorno, giusto? e parleremo di tutto, dei controlli, di Josh e di noi Castle, soprattutto di noi, di me e di te.”

Ok Kate, va bene. Ho il volo prenotato per venerdì sera, se riesco lo anticipo.”

Non ti preoccupare per me, Castle. Sto bene. Davvero. Possiamo aspettare qualche giorno per parlare di tutta questa follia”.

Non sono molto d’accordo, ma che fare? Su una cosa però hai ragione: meglio parlarne di persona. Buon lavoro, baby. Chiamami quando puoi!”.

Ok. Kiss you there!” aggiunse maliziosamente sorridendo per alleggerire un po’ la tensione e alludendo ad uno dei loro tanti svaghi intimi. Solo le pareti delle loro case erano testimoni del divertimento puro, sincero, passionale, erotico e spensierato che contraddistingueva la loro relazione in netto contrasto con il comportamento distaccato che avevano in pubblico.

Aaahhhh Kate…. Così mi uccidi!”.

 

Ripose il telefono nella tasca del trench e continuò a sorridere tra se e sé. Mentre scendeva le scale della subway, un pensiero fece la comparsa nella sua mente. Non c’era niente da fare. Era innamorata persa. Le bastava sentire la sua voce per camminare a tre metri da terra. Una sorta di lievitazione ascetica che nulla aveva però a che vedere con la purezza delle motivazioni dell’ascesi cristiana di cui le aveva parlato una volta Ryan, il cattolico del gruppo, durante le indagini di un caso.

Mentre stava con i piedi sulla linea gialla in attesa della metropolitana, le venne una malsana idea. Se avesse fatto una foto e i suoi piedi fossero risultati sollevati da terra l’avrebbe potuta immediatamente twittare a quell’attrice, dal nome strano, si chiamava… si chiamava… , Stana Katic. Avrebbe inserito l’hashtag #ATPinlove, Stana l’avrebbe ritwittata sicuramente e la sua lievitazione d’amore avrebbe fatto il giro del mondo. Sicuro!

Castle sarebbe impazzito dalla gioia, se avesse visto un tweet del genere. Figuriamoci se fosse stato lei a inviarlo. Quanto avrebbe voluto che Castle avesse almeno potuto leggere a distanza i suoi pensieri, in questo momento. Sarebbe stato travolto dalla frenesia di diventare un asceta pure lui.

In quel momento, una fredda corrente d’aria si incanalò nella stazione e le scompigliò i capelli portandole via dalla mente quei pensieri smielati che le avevano ormai impappinato il cervello: il tipico rumore stridulo annunciava il treno in avvicinamento.

 

Le porte dell’ascensore si aprirono e si ritrovò davanti Esposito con uno scatolone in mano che era in attesa al piano.

Dove vai, Espo?”

Oh, Beckett. Nulla di particolare. Stavo solo andando in archivio per lasciare gli incartamenti dell’ultimo caso. Ieri, con Ryan, abbiamo terminato tutti i rapporti finali, li ha già firmati la Gates, ma se vuoi dargli un’occhiata… ”.

No, bene così. Grazie.” Disse riconoscente la detective sapendo che quello sarebbe stato compito suo e che la Gates aveva fatto una cosa davvero insolita.

Si avvicinò alla sua postazione e, senza togliersi il trench, si accasciò pesantemente sulla sedia. Il suo sguardo andò immediatamente sulla sedia vuota accanto alla scrivania, come una sorta di rituale non scritto da 5 anni a questa parte; un sorriso le si stampò in viso immediatamente come una reazione allergica immediata.

La Gates, avendola vista arrivare si affacciò dal suo ufficio e la convocò immediatamente. Sperava in un caffè prima, ma quando la Gates chiamava…

Si tolse lentamente il trench e andò nell’ufficio del capitano.

Si sieda, Beckett” non aveva alzato neanche un momento lo sguardo dalla pratica che aveva di fronte e aveva una ruga di concentrazione al centro della fronte, proprio in mezzo agli occhi.

Beckett si sedette e attese un suo cenno in silenzio.

Dopo alcuni attimi, la Gates sollevò la testa togliendosi con fare magistrale gli occhiali da lettura e le sorrise.

Detective, non mi sembra che il giorno di ferie l’abbia fatta risposare molto. Tutto bene?”.

Beckett sospirò, quella mattina doveva avere una faccia terribile, tutti continuavano a chiederle se stava bene…. E in effetti… si sentiva uno schifo.

A dire la verità sono un po’ stanca. Ieri ho fatto un viaggio in Florida imprevisto e sono due giorni che non ho il tempo di dormire.”

In Florida? Ma Castle non era andato in Florida per il tour promozionale?”.

Ora l’aveva combinata grossa. Sperava con tutta se stessa che la faccia da attrice che le dicevano che aveva quando era in sala interrogatori, funzionasse anche in quel momento con la Gates. Di certo, non doveva arrossire. Si, doveva riuscire a controllarsi.

Esatto, Capitano. In realtà, dovevo risolvere una questione di famiglia, la sorella di mio padre è di Orlando, lui non poteva andare e così…” sperava tanto che se la bevesse. Questa relazione tra lei e Castle nascosta al distretto ormai solo alla Gates stava diventando un problema sempre più grosso e insostenibile. Alla fine avrebbe dovuto aggiungere anche questa questione alla sua già lunga “to do list” del periodo.

Non serve che mi dica i dettagli, detective”. La Gates la cominciò a fissare in silenzio con uno sguardo dritto e fisso ai suoi occhi. La donna si chiese se il capitano avesse poteri di leggere anche il pensiero perché aveva la tipica espressione di una persona che pensa di essere presa in giro. Così cercò di stemperare il momento.

Voleva dirmi qualcosa?”

In particolare?” aggiunse.

Si, detective. Volevo solo dirle che ho controllato personalmente i rapporti del caso Sheldon e li ho tutti già firmati, quindi non c’è bisogno che li controlli pure lei”.

Grazie, Sir. Ho incontrato il detective Esposito che stava scendendo in archivio e mi ha informata. Non so come ringraziarla”.

Ringrazi i criminali di questa città che ci hanno concesso qualche giorno di tregua, piuttosto.”
“Grazie ancora Sir. C’è altro?” chiese la detective sempre più sorpresa che la Gates l’avesse fatta chiamare solo per dirle questo.

Se ha bisogno di riposare, di andare da sua ZIA ad Orlando o qualunque altra cosa sia, volevo ricordarle che ha moltissimi giorni di ferie arretrate e finché la situazione è tranquilla potrebbe approfittarne.”

Le era parso a lei o aveva calcato il tono della voce sulla parola zia? In ogni caso quale migliore occasione per dirle che, criminali o no, avrebbe comunque dovuto assentarsi prossimamente?

La ringrazio, ci penserò. Con l’occasione l’avverto che mi hanno chiamato dall’ospedale dove sono stata ricoverata per ricordarmi che sono in ritardo con i controlli cardiaci periodici.”

Beckett, si ricordi che poi deve passare tutta la documentazione ai nostri affari interni. Se le sue condizioni cardiache non sono ottimali, sa bene che non potrà essere sul campo.”

Sir, io sto bene.”

Sono la prima ad augurarmelo, detective. E ora vada”.

 

 

Castle stava firmando autografi da più di tre ore e si sentiva svuotato e stanco. Gina ogni tanto gli si avvicinava dicendogli di essere un po’ più affabile con le fans perché aveva un viso tirato che non aiutava di certo le vendite. La odiava in quei momenti. Se non fosse stata così brava a fare il suo lavoro, avrebbe di certo cambiato editrice. Continuare ad avere contatti di lavoro con la sua ex moglie non gli piaceva affatto e sebbene almeno adesso Kate fosse tranquilla sul fronte Gina, lo riteneva sempre un connubio pericoloso, pronto ad esplodere alla prima occasione.

Finalmente stava apprestandosi a firmare il suo ultimo libro e anche l’interno del braccio di una fan, quando squillò il suo cellulare.

Castle!” rispose prontamente lo scrittore che non vedeva l’ora di interrompere quel martirio.

Ciao, Rick. hai visto che ti ho chiamato presto?” la voce cristallina della sua musa gli fece immediatamente cambiare faccia tanto che Gina lo guardò incuriosita.

Sto firmando l’ultimo libro aspetta un secondo in linea”. Si girò e si congedò dalla lettrice un po’ delusa, regalandole solo un sorriso, merce rara quel giorno. Prese la sua giacca e facendo un cenno della testa al responsabile della libreria, si avvicinò all’uscita.

Eccomi Kate, sono fuori.”

Bene. Allora devo avere una faccia terribile perché la Gates mi ha ricordato che ho un sacco di giorni di ferie che potrei utilizzare per andare a trovare mia ZIA ad Orlando”. Il timbro della sua voce nascondeva malamente la risata della detective e Castle si incuriosì molto.

Mi stai dicendo che hai detto alla Gates che sei venuta ad Orlando da me ieri?”

Si Castle, me l’ha chiesto e le ho detto che sono venuta ad Orlando, non che sono venuta da te. Come dovresti ormai sapere, mentire ad un poliziotto è inutile e controproducente.“

Mi sembra che le stiamo mentendo da quasi un anno, Kate”.

La risata cristallina di Beckett arrivò forte e chiara attraverso il telefono.

Si vede che non sei ancora del mestiere, Castle. Tecnicamente quello a cui ti riferisci tu è omissione di verità. E’ molto diverso”.

Questa fu la volta di Castle di ridere sinceramente.

Ok se lo dici tu. Cosa fai adesso? Hai un caso?”

No, la situazione è tranquilla. Vado a pranzo con Lanie, la mia lavagna è vuota e il tavolo dell’obitorio pure. Ne approfittiamo.”

Bene. Divertitevi. E chiedile comunque un consiglio sulle perplessità a cui mi hai accennato ieri. Come hai detto tu, Lanie è un medico e tua amica. Almeno, avrai da lei un parere obiettivo”.

A dopo, Castle. Vado.”

A dopo.”

 

 

Subito dopo avere attaccato il telefono Castle decise di fare un’altra telefonata. Sapeva che Lanie le avrebbe consigliato il meglio ma voleva assicurarsi che il suo meglio non includesse Josh.

Ciao Lanie, sono Castle”

Castle, come sta la tua mano? Anchilosata dalle troppe firme?” Questo era la tipica battuta che la dottoressa Parish le faceva ogni volta che lo sapeva a firmare autografi. Da quella volta in cui si era rivolto a lei per dei crampi alla mano. Un colmo per uno scrittore.

Lanie, so che vai a pranzo con Kate e volevo chiederti una cortesia”.

Dall’altra parte del telefono si sentì solo silenzio.

Pronto? Lanie? Mi senti?... forse è caduta la linea”.

Il silenzio venne interrotto subito dopo da una stupita dottoressa che non credeva alle sue orecchie. Come mai Kate aveva mentito a Castle? Come mai le aveva detto che sarebbe andata a pranzo con lei? E come mai l’aveva messa in quella situazione senza neanche avvisarla? Non sentiva Kate dal giorno prima quando era appena scesa dal volo ed era ad Orlando.

Castle… dimmi. Cosa posso fare per te?”. Cercò di avere un tono di voce fermo e tranquillo.

Iniziare a dirmi la verità, per esempio. Da quando non senti Kate?”.

Quell’uomo a furia di frequentare detectives era diventato un segugio pure lui. Ormai la frittata era stata fatta. Mi dispiace Kate.

Castle, non sento Kate da ieri mattina quando era venuta da te ad Orlando e non so nulla del pranzo.”

Apprezzo la tua sincerità, Lanie.” La voce dello scrittore era molto tesa e lasciava trapelare una forte delusione, così la dottoressa provò a difendere l’amica.

Vedrai che ci sarà una spiegazione, Castle.”

Spero solo non sia con chi penso io!”

Detto questo attaccò il telefono di colpo.

 

Spazio di Monica:

Evidentemente le sorprese non finiscono davvero mai anche se questa volta coinvolgono Castle e non Kate.

Che cosa avrà in mente Kate?

Se vi va, fatemi sapere cosa ne pensate che mi fa piacere.

 

 

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Capitolo 7
*** Too late! ***


Capitolo 7. Too late!

 

Il telefono era staccato da ore ormai e non riusciva a contattarlo. Gli aveva scritto sms, lasciato un messaggio in segreteria, mandato un tweet e adesso si stava apprestando a inviargli una mail. Non poteva essere così arrabbiato con lei. Era stato tutto un malinteso. Perché non l'aveva chiamata? Che settimana surreale!

Pensò con amarezza al periodo in cui si erano mentiti a vicenda per mesi interi, lei facendo finta di non ricordare niente del momento in cui le avevano sparato e lui nascondendole che era in contatto con il Dr. Smith e che stava indagando sull’omicidio di sua madre. Era stato terribile scoprire per entrambi la portata delle loro menzogne e non voleva neanche lontanamente pensare di non riuscire a chiarirsi con Castle immediatamente.

Avrà pensato sicuramente che ero uscita con Josh. In fin dei conti gli ho detto che stanotte è stato a casa mia, anzi che l'ho trovato dentro casa mia. Meno male che non l'ho messo al corrente di altri dettagli. Se ha spento il telefono vuol dire che è furioso. Chissà cosa avrà pensato in preda alla gelosia.

Era strano, non avevano mai parlato della loro esclusività, né di quanto il loro rapporto stava diventando serio e importante. Ma come sempre, tra loro, le parole non erano necessarie. Spesso le cose importanti le avevano comunicate con i gesti, con gli sguardi o con qualche parola chiave detta in momenti cruciali. Il significato che aveva per loro la parola Always era molto più di una dichiarazione di amore. Era una dedizione totale, l’uno verso l'altro. La cosa straordinaria è che avevano iniziato a usarla davvero moltissimo tempo prima, quando il loro rapporto era ancora solo professionale e di stima reciproca. Per lei era sempre stato così. Ora però le venivano i dubbi che Castle potesse non aver dato a tutto questo lo stesso significato che gli dava lei. Non avergli mai detto ti amo, in maniera classica, a parole, come fanno tutti, poteva avergli lasciato ancora dei dubbi. In fin dei conti l'aveva aspettata così a lungo... Forse lui non aveva la stessa idea al riguardo.

Ne avrebbero dovuto parlare, ora più che mai.

Aveva bisogno dell’ennesimo caffè della giornata. Involontariamente, passando, aveva allungato una mano accarezzando lo schienale della sedia di Castle e per un momento le si inumidirono gli occhi. Era la riprova che il suo equilibrio psicofisico stava davvero cedendo. Era stanca, non sapeva più neanche lei da quante ore non dormiva, l’ultima volta che aveva mangiato qualcosa era stato con Castle ad Orlando prima di riprendere il volo del rientro. E poi c’era Josh. Aveva davvero superato ogni limite di accettabilità. Non poteva tollerare il modo in cui era ripiombato nella sua vita e soprattutto l’arroganza con cui l’aveva fatto. Era stato meschino: aveva fatto perno sul rapporto medico paziente per riavvicinarsi e poi, appena abbassate le sue barriere, aveva con maestria giocato l’arma del sedotto e abbandonato per una tardiva dichiarazione, con parole che tanto avrebbe voluto sentire anni prima.

Sorry dear, it’s too late, definitely TOO late!!!*

E questo lo avrebbe pensato in ogni caso. Figuriamoci adesso che nella sua vita c’era Castle. Non voleva neanche lontanamente pensare a come poteva sentirsi lui sapendo che gli aveva mentito.

Il fatto che fosse irraggiungibile poteva significare solo due cose: o stava firmando autografi in qualche libreria, ma ormai era passato troppo tempo, o si era davvero arrabbiato. Potrebbe aver pensato che fosse uscita con Josh...

Proprio in quell'istante il detective Ryan si affacciò nella sala relax con un fascicolo in mano, facendola sobbalzare per la sorpresa.

Ehi Beckett, scusa non volevo spaventarti” la apostrofò con uno sguardo interrogativo.

Ciao Ryan, non ti preoccupare ero solo sovrappensiero. Ma non avevi la giornata libera?” chiese la donna.

No, volevo solo accompagnare Jenny a fare una visita di controllo ma abbiamo già finito. Il fascicolo del caso Sheldon” disse mentre alzava il fascicolo verso di lei “ne è rimasto uno che è sfuggito alla Gates, lo dò a lei o ci pensi tu?” chiese con titubanza.

Ci penso io, lascialo pure sulla mia scrivania. Tutto ok con Jenny?”.

Si grazie, splendidamente. Ha fatto anche l’ecografia morfologica e la cosa importante è che tutto è a posto. Però Kate... ho visto il profilo del viso è … è bellissimo” disse tutto emozionato “Mi sa che mi sto già rincretinendo...”.

Beckett afferrò la sua tazza di caffè e rivolgendogli un sorriso lo abbracciò.

Sono tanto contenta, Kevin. Vattene a casa da lei. Approfittane finché c’è questa pace qui, lo sai che non capita spesso e non dura mai a lungo”.

Oh Beckett grazie. Jenny ne sarà felicissima. Ma tu piuttosto come stai? Sembri stanca”.

Ecco un altro che si preoccupa.

La detective sorrise per rassicurarlo e con la tazza che teneva in mano gli fece cenno verso l’ascensore. “Vai..”.

In quel momento sentì il telefono della sua scrivania squillare e allungò il passo sporgendosi dall’altro lato per rispondere prima che il telefono tacesse.

Beckett”.

Ciao Kate, novità? L’hai sentito?”

Niente Lanie. Ha ancora il cellulare spento ed è irreperibile”.

Oh Kate mi dispiace l’ho combinata grossa”.

Spero di no, Lanie. Spero di no.” Sussurrò facendo un gran respiro.

 

 

Castle era rimasto fuori dalla libreria attonito fissando il cellulare che aveva spento immediatamente dopo la telefonata con Lanie, Dove diavolo era andata Kate? E perché mentirgli dopo quello che avevano passato il giorno precedente? Non aveva senso ma quella donna era così frustrante alle volte. Non sarebbe mai riuscito a svelare il mistero che lei rappresentava. Doveva farsene una ragione. Era inaccettabile che il dottorino si fosse introdotto in casa sua. Non ci poteva pensare: mentre lui stava beandosi della mattinata d’amore passata insieme, in attesa di una sua chiamata, Kate era a casa sua con motorcycle boy. Il solo pensiero gli faceva salire la bile in bocca. Non gli era mai piaciuto Josh ma aveva sempre pensato che il suo astio derivasse dal fatto che lui avesse Kate, che lui la potesse toccare, accarezzare e passare tutti i momenti liberi con lei quando in realtà avrebbe voluto esserci lui al suo posto. Bruciava ancora come allora il ricordo dell’arrivo di Josh quando, dopo la quarantena e poi la bomba che stava per esplodere, stava per dichiararsi. Le parole che Kate gli aveva confidato dentro il tendone della quarantena, in maniera così aperta e intima, gli avevano fatto aprire gli occhi. Lui amava una donna che invece stava con un emerito cretino che non riusciva nemmeno a farla sentire importante.

Idiota.

Così idiota e bastardo che adesso se la voleva riprendere. Ne era certo. Quale medico, anche se ex fidanzato, avrebbe violato una proprietà privata per convincere una sua paziente a fare dei controlli?

La realtà apparve ai suoi occhi così chiara in quel momento che all’improvviso seppe cosa doveva fare: riprendersi la sua donna.

Kate non gliela raccontava giusto. Perché non le aveva parlato di cosa era successo a casa sua quella notte? Qualcosa doveva essere pure accaduto, aveva deliberatamente mentito a lui e a Lanie. Cosa stai combinando detective?

Come una furia rientrò nella libreria alla ricerca di Gina. La trovò ad intrattenere le fans un po’ deluse dal suo comportamento freddo; di certo quel giorno non aveva dedicato loro la consueta attenzione. Come moglie, come compagna di vita Gina era stata un disastro, ma doveva ammetterlo come editrice era straordinaria e valeva tutti i soldi che le dava. La copriva d’oro ma non si poteva certo dire che non ci sapesse fare.

Pur sapendo che quello che stava per fare avrebbe scatenato una litigata furiosa in un prossimo futuro, la interruppe.

Gina, scusami, ho urgenza di parlarti” poi rivolto verso le sue fans “Abbiate pazienza ve la porto via solo per un momento” e nel pronunciare questa ultima frase sfoderò tutto lo charme di cui era capace in quel momento. Castle la prese per un braccio e cercò di allontanarla rispetto al gruppetto di fan. Non sapeva quanto quella conversazione sarebbe rimasta su toni amichevoli ed era ancora abbastanza lucido per capire di non dover dare spettacolo di fronte alle sue lettrici.

Rick ma sei impazzito? Si può sapere cosa ti è preso oggi? Hai deciso di non vendere più nean….”

Gina ascoltami.”

Ma tu non capisci! Così stai distruggendo il personagg…”

ZITTA!”. Il tono della sua voce era così perentorio che lo guardò stupita.

Devi farmi un favore, Gina. Devi annullare gli impegni dei prossimi giorni. Il tour promozionale finisce qui”.

Sei impazzito? E cosa dovrei raccontare? Eh? Sentiamo!”

Inventati qualcosa, leggi al posto mio, autografa i libri al posto mio, se vuoi. Ma io la finisco qui,. Devo rientrare a New York, adesso!”

E’ successo qualcosa ad Alexis o a tua madre?” la bionda ex moglie dello scrittore all’improvviso cambiò tono e sembrava sinceramente preoccupata. Era molto affezionata ad Alexis, molto meno a Martha.

No. Loro stanno bene”.

Figlio di puttana!! Allora? Sicuramente c’è di mezzo la tua poliziotta. Rick non sei più lo stesso. Ti sei completamente rimbambito, sono anni che ti tiene per le palle, te ne rendi conto sì? Da un anno a questa parte è praticamente impossibile vederti a qualche evento mondano, il NY Ledger non ti dedica neanche un trafiletto da mesi… stai mandando a puttane tutto il lavoro fatto fino ad adesso. Stai sputando sul piatto in cui mangi!!!”

Gina era furiosa e Castle sapeva quanto. Quando iniziava ad insultarlo in questo modo doveva sempre rabbonirla con costosi regali, ma ora era un uomo diverso e non si voleva più piegare ai suoi ricatti.

Gina ascolta. D-e-v-o andare! Ne parleremo al tuo rientro”. Scandì bene le parole in modo che fosse chiara la sua inflessibilità.

Ma Rick, ripensaci! Almeno domani. Abbiamo anche l’intervista in radio….”

Ciao Gina. Ah visto che ci sei, per favore pensa tu a saldare l’hotel.” detto questo afferrò la sua giacca, le voltò le spalle e andò in strada prima che l’ira funesta di Gina gli si potesse riversare contro.

Fermò un taxi al volo e una volta comunicata all’autista la destinazione, si voltò indietro per vedere Gina ancora in strada che guardava dalla sua parte.

Mentre le strade di Orlando scorrevano davanti ai suoi occhi, si ritrovò a fissare un punto indefinito, una macchia opaca che non riusciva a mettere a fuoco per lo scorrere della velocità ma che lo aiutava a concentrarsi sul da farsi.

Il tassista lo distolse dai suoi pensieri.

Signore si sente bene?”

La vena della sua tempia pulsava in maniera regolare ma evidente. Si rese conto di avere il respiro leggermente accelerato e sudava freddo. Il rossore del suo viso gli provocava una vampata di calore improvviso in faccia.

Si grazie, sto bene. Non si preoccupi”.

Kate. Kate. Kate. Che stai combinando? Non ti permetterò di andartene o di fare cavolate. Sono ben deciso di venire da te e di riprendermi la mia donna, con la forza se è necessario. Dovresti saper di cosa sono capace quando le persone che amo sono in pericolo. E tu, cara Kate, stai correndo il pericolo di perderti di nuovo. Non mi avresti mai mentito altrimenti.

 

* questa frase l’ho presa dalla recensione di Germangirl ad un capitolo di questa storia.

 

 

Spazio di Monica:

Eccoci qui con un altro capitolo introspettivo, l’ultimo del genere.. Un capitolo dove vediamo le due facce di una stessa medaglia.

Il prossimo capitolo dovrebbe portare all’epilogo di questa storia, i finali sono più difficili da costruire di tutto il resto. Speriamo che riesca a domare la tastiera e a non ripartire per la tangente.

Un grazie sincero a Germangirl per il tempo che mi ha dedicato.

 

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Capitolo 8
*** Motorcycle Writer ***


Capitolo 8. Motorcycle writer

 

La giornata sembrava non terminare mai, la detective Beckett era ricurva sulla scrivania e si copriva il viso con entrambe le mani. La stanchezza iniziava davvero a farsi sentire ma quello che la logorava maggiormente era il silenzio insistente da parte di Castle. Era stata tentata di chiamare persino Gina per rintracciarlo ma riteneva non fosse una bella idea, avrebbe dovuto darle spiegazioni e non era proprio il caso.

Fece un grande respiro mentre passò le mani sui capelli per sistemarli dietro le orecchie, prese la tazza di caffè che aveva lì vicino e ricominciò a concentrarsi sulle carte che aveva davanti. Occuparsi di scartoffie in una giornata come quella non la aiutava di certo a distrarsi.

Proprio in quel momento vide Esposito farle un cenno di voltarsi dietro di lei.

La detective fece leva sulle gambe per far perno sulla sedia girevole e vide Castle uscire lentamente dall’ascensore scuro in volto e con gli occhi che sembravano una fessura.

Si alzò di scatto per andargli incontro sorridente, felice di vederlo finalmente, ma quando si avvicinò per salutarlo, capì che non era rientrato prima per farle una sorpresa, come per un istante aveva creduto. La prese per un braccio e le disse:

E’ tardi. Andiamo via di qui, devo parlarti immediatamente e non voglio farlo al distretto.”

Fece un cenno di saluto col capo ad Esposito e prese la giacca di Beckett che era appoggiata sulla sedia. Beckett lo guardò, stupita del suo comportamento. Insomma non l’aveva nemmeno salutata e le si era rivolto in modo freddo e distaccato, quasi non lo riconosceva. Si limitò a fargli un cenno di assenso col capo e si avvicinò alla scrivania per sistemare i documenti che aveva lasciato sparsi e per mettere in stand by il computer.

Si avviarono all’ascensore spalla contro spalla in un silenzio tombale. Non appena le porte si richiusero ed erano lontani da occhi indiscreti, Beckett si allungò per dargli un bacio sulle labbra. Castle non si spostò, ma non ricambiò il bacio. La donna lo guardò con fare interrogativo poi, ad un tratto capì.

Castle tu non hai ancora acceso il cellulare vero? E’ per questo che ti stai comportando così?”.

Lo scrittore la guardò confuso mentre frugava nella tasca della giacca in cerca del suo I-phone, accendendolo immediatamente.

Beckett salì in macchina e inserì le chiavi nel quadro di accensione aspettando che Castle le si sedesse vicino. In un attimo l’abitacolo venne riempito dai BIP impazziti che rimbombavano all’interno del mezzo.

Castle si girò a guardarla con un’espressione davvero stupita mentre Beckett gli sorrideva dolcemente quasi a scusarsi di tutti quei messaggi che aveva lasciato.

42 chiamate perse, 10 sms, 1 mail?“. Lo scrittore era incredulo.

Anche Kate rimase sorpresa.

Be’ ammetto di aver provato a chiamarti spesso e molti degli sms sono i miei, ma mi sa che non sono l’unica persona che ti ha cercato. Sei stato irraggiungibile per più di 6 ore!”.

Castle scorse velocemente i messaggi e poi si girò lentamente verso la donna, accarezzandole il viso con una mano.

Scusami Kate!”

Quando ti ho chiamato alla mezza, stavo andando all’ufficio di medicina legale. Sono arrivata e Lanie è rimasta stupita perché non si ricordava che avevamo preso un appuntamento per oggi a pranzo. Avevamo parlato ieri al telefono, mentre ero in taxi diretta al tuo hotel. Se l’era dimenticato. E quando ho aperto la porta dell’obitorio la prima cosa che ha detto è stato – oh cavolo ho combinato un macello con Castle!-. Lei stessa ha provato a richiamarti subito ma il tuo cellulare era già staccato.”

Oh Kate e io che pensavo che fossi andata da Josh”.

Josh? Dopo quello che ha fatto ieri sera con lui ho chiuso.”

Beckett mise in moto la macchina e uscì dal garage del distretto.

Andiamo al loft, vuoi?” domandò.

Castle non rispose subito ma iniziò di nuovo a frugarsi in tasca. Tirò fuori un mazzo di chiavi e facendole tintinnare chiese “Non vuoi provare queste?”.

Cosa sono?”

Le tue nuove chiavi di casa! Ne ho fatte 3 mazzi, una per te una per me e una per tuo padre, mi sembra che mi avevi detto che Jim ne ha un paio per sicurezza.”

Castle, non prendermi in giro. Stai scherzando!”.

La detective guidava guardando avanti, attenta alla strada, ma nello stesso tempo gli lanciava delle occhiate indagatrici. Vedendolo arricciare il naso e portarsi una mano sulla testa, capì che non era uno scherzo. Non poteva credere che lo avesse davvero fatto!

CASTLE!”

Kate, lasc…”

Castle non dirmi che hai fatto quello che sto pensando tu abbia fatto.”

Se stai pensando che per salvaguardare la tua incolumità, io sia stato così gentile da far cambiare la serratura di casa tua… Be’ si, l’ho fatto!” e sfoderò uno dei suoi sorrisi con lo sguardo tenero che sapeva essere irresistibile ai suoi occhi.

La detective entrò dentro il garage del loft e spense il motore in silenzio.

Uscì dalla macchina e fece un cenno a Castle, che era rimasto in macchina a guardarlo imbambolato, di seguirla.

In ascensore non proferì parola e allo scrittore sembrò improvvisamente di abitare in un grattacielo all’ 80° piano visto che quel silenzio glaciale stava allungando di non poco il tragitto. Finalmente Kate si decise a proferir parola ma quello che udì non gli piacque per nulla.

C’è tua madre in casa, Castle?”

N… non credo, che io sappia è negli Hamptons”. Mentre le rispondeva si augurò con tutto se stesso che Martha fosse in casa a proteggerlo dalla furia che leggeva negli occhi della detective e che lo avrebbe investito da lì a poco.

Entrarono in una casa buia e silenziosa e Kate chiamò a gran voce “Marthaa, siamo qui. Sei in casa?”.

Nessuna risposta.

La detective si girò di scatto verso il suo uomo, lanciò il trench sul divano e scalciò via le scarpe nella stessa direzione, lo guardò intensamente cercando di controllare il respiro accelerato.

Come hai potuto farmi questo?”

Kate cosa ho fatto? Ho solo cambia..”

Hai deliberatamente deciso al posto mio. Hai agito senza consultarmi cambiando la serratura della porta di casa mia. DI CASA MIA, Castle. M-I-A.” la vena le pulsava forte nel collo e la sua pelle aveva assunto un colorito più scuro per la tensione.

Kate, quell’uomo è entrato in casa tua. Di notte.”

So badare a me stessa, Castle. Dovresti saperlo bene”.

Chiunque sarebbe potuto entrare se c’è riuscito lui, vivi in una casa non sicura.”

Castle lui è entrato con le chiavi. Si era tenuto una copia.” Si avvicinò un po’ di più a lui e battendogli un dito sul petto continuò

C-o-m-e ti s-e-i p-e-r-m-e-s-s-o? Come hai potuto farlo? Sono una poliziotta, se non te lo ricordi. Mi so difendere da sola. Non ho bisogno della tua protezione.”

Ma Kate io l’ho fatto solo perché ti amo. Ho sbagliato, avrei dovuto chiedertelo ma…”

Niente ma, Castle. Chissà cosa avresti fatto se ti avessi anche detto…Mi ha baciata! Ok, Castle?”

A quelle parole lo scrittore la afferrò per entrambi i polsi e la guardò con disprezzo.

Vi siete baciati? Non ci posso credere…”

La donna cercò a quel punto di calmarsi e di essere più gentile, cercò di divincolarsi dalla stretta ma non ci riuscì. Lasciò stare e alzò lo sguardo per fissare quegli occhi che tanto amava e che ora erano socchiusi in una fessura di dolore.

No, non ci siamo baciati. Perlomeno io non l’ho baciato.” disse con dolcezza.

E’ venuto qui, poi ad un certo punto mi ha detto che l’Africa lo aveva cambiato, che gli ero mancata, che mi amava e che non poteva più vivere senza di me. Sembrava un uomo distrutto.” Kate continuò a fissarlo negli occhi sentendo che la stretta ai suoi polsi divenne ancora più forte si affrettò a continuare “Castle, tu non sai quanto avrei voluto sentire quelle frasi anni fa, quando stavamo insieme e lui pensava solo ai suoi bambini in Africa e a Haiti. Ti ricordi? Te lo dissi anche, allora. Come potevo competere con questo? Io... io sono rimasta per un attimo stordita dalle sue parole e Josh ha approfittato del momento e mi ha baciata.” I polsi le facevano male, le nocche delle dita di Castle erano bianche come il latte, tanto stringeva forte. La guardava arrabbiato più che mai e un velo di delusione annegava e annaspava nel mare del suo blu.

Rick, io non l’ho baciato. Come avrei potuto? Mi sono allontanata e l’ho mandato via. Gli ho detto che era troppo tardi, che io mi aspettavo di sentirgli dire quelle cose quando stavamo insieme e non adesso. Non ora che io sono innamorata di te”.

Finalmente il sangue ricominciò a defluire dalle mani segno inequivocabile che aveva allentato la morsa. Ma continuava a non dire nulla, a non proferire parola. Kate lo guardò intensamente scorgendo uno spiraglio di speranza nel suo sguardo. Gli si avvicinò lentamente e sempre con gli occhi inchiodati ai suoi, sussurrò dolcemente sulle sue labbra

Rick, io ti amo. Guardami! Da quando Josh mi ha chiamato con la scusa dei controlli, io non dormo più. Sono stata così male che ho sentito l’esigenza di salire sul primo aereo per Orlando per venire da te. Avevo bisogno di essere stretta tra le tue braccia, di essere rassicurata. Un bisogno fisico, profondo. Sono tornata a casa dopo aver passato una giornata meravigliosa con te e mi ritrovo con un intruso in casa. Non sapendo chi fosse, l’ho affrontato con la pistola in mano e accidenti, ho rischiato anche di sparargli a quel deficiente! Poi, il resto è quello che ti ho appena raccontato e il giorno dopo passo 6 ore a cercare di contattarti per uno stupido malinteso con Lanie. Arrivi al distretto, fai tutto l’incazzato e mi dici che mi hai cambiato la serratura di casa. Credimi, Rick, dopo 60 ore passate così, sfido chiunque a non essere stanca e tesa. Scusami per lo sfogo di prima, anche se rimango dell’idea che avresti dovuto chiedermelo prima”.

Lo scrittore l’abbracciò forte posando il mento sulla sua testa e la cullò in silenzio come fosse una bambina.

 

Filtrava poca luce nella stanza fatta eccezione per un raggio di sole che si insinuava tra i lembi della tenda che Castle aveva leggermente scostato. Era seduto sulla poltrona all’angolo della stanza e leggeva un libro in attesa che la sua musa si svegliasse. Non vedeva l’ora di farle la sorpresa che aveva architettato. La sera prima si erano chiariti e pace era fatta, ma lui aveva deciso di riconquistare la sua donna e voleva stupirla, voleva renderla sempre più certa delle sue scelte. Pensò a come avrebbe reagito e si stava beando, immaginandosi come si sarebbe sdebitata con lui, quando all’improvviso il sorriso scomparve dal suo volto. Sperava con tutto il cuore che non avrebbe reagito come con la questione della serratura….

Sentì un leggero fruscio delle lenzuola e alzò gli occhi verso la sua donna che ancora addormentata stava iniziando a svegliarsi, muovendosi e rigirandosi. Il movimento fece scivolare il lenzuolo di seta che la lasciò scoperta quasi interamente. Il suo corpo nudo, perfetto alla luce della penombra, cercò di sgranchire le stanche membra, distendendo quell’asse infinito costituito dalla sua gamba destra e dal braccio sinistro, entrambi tesi alla ricerca di sollievo.

Castle sospirò: era una visione fantastica, sembrava una dea per quanto le appariva bella. Ed era sua. Oggi glielo avrebbe fatto capire ancora di più.

Ehi” la voce assonnata lo distolse dalle sue fantasie.

Ehi” le sorrise.

Sto diventando una dormigliona, ti svegli sempre prima di me”.

Eri stanca, Kate. E sicuramente non ho contribuito a farti riposare come si deve” le disse con sguardo compiaciuto.

Kate sorrise di rimando “Ehi, non mi sto lamentando, anzi vieni qua.”

No, devo farti una domanda prima: pensi di poterti prendere un altro giorno di ferie? Avevo dei programmi per noi … se ti interessano”.

Programmi? Quali programmi? Comunque si. Devo sentire la Gates, ma credo non sia un problema”.

Perfetto. Aspettami qui allora”. Castle uscì dalla stanza, e si sentì un veloce trafficare in cucina. Riapparve in meno di 2 minuti con un vassoio in mano.

Avevo preparato tutto ma non trovavo più la sorpresa”.

Che sorpresa Castle?”

Lo scrittore si avvicinò e si sedette sul letto tenendo il vassoio sulle ginocchia

Questa sorpresa” e indicò delle chiavi.

Ancora con le chiavi? Ok, ok. Le andremo a provare ma sono sicura che….oooh …”

Sorpresa?”

Si. NO. Cioè… insomma! Non possono essere quello che penso io…”

Si.. Si, invece”.

Kate prese in mano le chiavi e ne prese una in particolare, toccandola e rigirandola con attenzione, poi rivolse uno sguardo incuriosito e incredulo verso Rick.

Ma questa è … è una chiave di una H-a-r-l-e-y. Vero?”

Castle le annuì sorridendo, divertito a vederla così eccitata solo per una chiave.

Non so come tu abbia fatto, ma hai indovinato”.

Castle, tu non capisci. Solo le Harley hanno questo tipo di chiavi. Dove l’hai presa? E che significa?”

Donna, significa che finalmente sverrò non reggendo alla vista di te dentro ad una bella tuta di pelle nera aderente… e non vedo l’ora”.

Kate lo guardò stupita e divertita per l’allusione che aveva fatto, ma continuava a non capire.

Castle prese dal vassoio il mazzo di chiavi dell’appartamento e facendolo tintinnare davanti al suo viso, disse “Queste servono per andare a prendere la tua tuta di pelle da motociclista” poi, prendendo la chiave della moto, continuò “e questa serve per farmi diventare il tuo motorcycle writer!”

Il mio che?”

Voglio vivere con te tutte le esperienze che so che hai vissuto col tuo dottorino, per lo meno quelle che so che ti piacevano, tipo scorrazzare in moto fuori città”.

Tu sei pazzo Castle! E poi non sapevo che sapessi guidare una Harley!”

Ecco… effettivamente no! Ma se non ti dispiace troppo, sarei bene contento di stare dietro a te, appiccicato a te per meglio dire”.

La detective continuava ad avere uno sguardo divertito e incredulo. Era rimasta con la bocca aperta evidentemente divertita dalla situazione.

Ok, motorcycle writer, c’è altro che dovrei sapere?”.

Si effettivamente si”

Cosa?”

Ho intenzione di portarti… ehm, volevo dire, di farmi portare in un luogo mozzafiato e isolato e di possederti sopra la moto, esattamente come in uno dei tuoi porno che volevi nascondessi a tuo padre”.

Castle si mise a ridere quando la detective lo colpì sul braccio.

CASTLE!!! Io non ti ho mai chiesto di nascondere i mie porno… ma lasciamo stare… Com’è questa pensata?”

Non ti intriga detective?”

Si, molto a dir la verità”. Si avvicinò piano verso di lui guardandogli le labbra e schiudendo le sue ma, appena un attimo prima che le bocche si incontrassero, Castle si tirò indietro bruscamente, un dubbio si era fatto strada nella sua mente.

Non dirmi che pure con il dottorino, l’hai fatto sulla moto?”

Castle!” scoppiò a ridere.

L’hai fatto o no?”

No, Castle non l’ho mai fatto sulla moto. E non so se lo farò mai!”

Rick fu visibilmente sollevato, l’immagine di Josh avvinghiato alla sua musa vestita di pelle nera lo faceva impazzire.

Perché non sai se lo farai, già ti tiri indietro?”

Andiamo, Castle. Dipende”.

Da cosa?” Prese la rosa che era nel vassoio e con quella le accarezzò la spalla baciando subito dopo, lentamente, la pelle che era stata appena sfiorata dai petali.

Prendiamo questa moto e andiamo a fare questa gita. Per il resto vedremo, Castle. Vedremo, strada facendo …” lo guardò maliziosamente e lo baciò con passione.

Grazie”. Fu appena un sussurro. Appoggiò la fronte su quella di Castle e per un attimo si incupì.

Cosa c’è?”

Pensavo che non sei costretto a fare tutto questo. Cioè io sono entusiasta di come mi corteggi: la rosa, il caffè a letto, la moto e la gita che mi proponi… ma io non ho bisogno di eccezionalità, Castle. Io ti amo e non ho bisogno che tu spenda ogni volta tutti questi soldi per me”.

Non dirlo neanche, cara. Anche perché c’è una fregatura per te”.

Una fregatura?”

Oggi sarà un giornata di pieno svago, detective. Ma domani ti accompagno in ospedale... e… Kate, preferirei che non andassi da Josh”.

Tranquillo, ci ho già pensato. Lanie mi ha dato dei nominativi e mi fido di lei”.

Rick prese la tazza di caffè e gliela porse ma Kate la riappoggiò subito sul comodino.

Rick. E se…”

Kate, qualunque cosa sarà, la affronteremo insieme.”

ma se io …”

shhh”

Non devi stare con me se non posso avere figli”.

Tesoro, io una figlia ce l’ho già e io voglio te. Ho scelto te. Se non potremo avere un bambino nostro e vorremo comunque averne uno, lo prenderemo in adozione. Su, ora alzati!”

Rick, grazie”. La detective era visibilmente commossa, nel giro di pochi giorni si era diverse volte trovata a ringraziare il suo uomo per esserle accanto sempre.

Always” le sussurrò piano lo scrittore.

 

Spazio di Monica:

Eccoci qui alla fine di questa storia. Spero che voi vi siate divertite con questo epilogo almeno la metà di quanto io mi sia divertito a scriverlo.

Un grazie infinito a chi mi ha supportato in questi giorni dedicandomi tempo e parole splendide. Grazie di cuore.

 

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