Ho una cicatrice sul cuore con sopra il tuo nome

di Valvonauta_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La margherita ***
Capitolo 2: *** Aspettative ***
Capitolo 3: *** Pene d'amore ***
Capitolo 4: *** Una dolce sorpresa inattesa ***
Capitolo 5: *** Disastro ***



Capitolo 1
*** La margherita ***


Ho una cicatrice sul cuore con sopra il tuo nome.

 

Capitolo 1 - La margherita (Harry's POV).

Erano seduti sull'erba curata del parco di Hogwarts a godersi il primo tiepido sole dell’anno. Era una domenica, niente lezioni.
Lei giochicchiava timida con un fiorellino che aveva reciso, una margherita. Una delle prime. La primavera era ancora lontana e di fiori se ne trovavano davvero pochi. 
La professoressa Sprite, che tra le altre cose si prendeva cura della vegetazione intorno alla Scuola, si rifiutava di usare la magia per modificare la natura, la trovava a suo dire 'oscura' e quindi non faceva, come molti maghi, spuntare rose o gigli in pieno inverno solo per far più carino il parco. Era una donna che amava le piante e queste le faceva onore, pensò Harry. Ginny interruppe quei pensieri.
"Hai visto che bella?" le chiese mostrandogliela con quel sorriso dolce, che lo faceva andare in Paradiso. Gliela prese dalle le mani e la osservò.
"Già" rispose lui senza saper bene che dire. La margherita tanto bella non era: aveva solo sei o sette petali tutti rovinati. Era il prezzo che aveva dovuto pagare per essere spuntata prima del tempo.
"Sai che uno dei tanti significati della margherita è la purezza?"
"Beh, non è che ci volesse tanta fantasia ad immaginarlo" constatò lui.
Lei arrossì ma continuò comunque nella sua spiegazione.  
"Nell'antichità se si regalava una margherita a qualcuno i singoli petali rappresentavano le varie virtù di colei o colui che la riceveva... era un modo carino per fare un complimento. L'ho letto su un libro di botanica mentre cercavo di fare una ricerca sull’Orclumpo per Erbologia”.
Lui riguardò il fiore alzando un sopracciglio. 
"Quindi mi stai dicendo che sono privo di virtù?"
Si misero a ridere all'unisono. Le loro risate che si fusero e danzarono. Adorava la risata di lei, così cristallina e genuina.
Lui lasciò la presa sul fiore, che cadde sull'erba indistinta che li circondava.
Ginny si avvicinò a lui: "No! Sai quanto ti adoro..."
Questa volta lei non arrossì, anzi… Si avvicinò a lui di più e lo guardò con occhi decisi, da donna. Quegli occhi così marroni, di un marrone stupendo, lampeggiante... Si, gli occhi... Lui la baciò.
Senza neanche rendersene conto si era avvicinato a lei, quasi il suo corpo avesse capito prima di lui ciò che la sua fidanzata volesse.
Un bacio tenero, quasi casto, che però bastò per fargli sobbalzare il cuore.
Si staccarono persi l’una dell’altro. Sentì un applauso improvviso in lontananza che lo fece ritornare bruscamente alla realtà ed irritare non poco.
‘Ma che cazz…’ pensò tra sé.
Si girò e vide da lontano Hermione e Ron che alzarono le mani in segno di saluto e poi Ron, malizioso come non mai, per rompere ancora di più le scatole (cosa che gli riusciva particolarmente bene), si mise le dita in bocca e tirò fischi ripetuti. 
Quando ebbe finito la sceneggiata ridendo lo apostrofò urlando: "Trattamela bene, ahi ahi!"
Ginny, sconvolta più di quanto fosse necessario in una situazione come quella, si alzò in piedi e urlò di rimando: "Fatti gli affari tuoi, testone!"
Ron divertito continuò: "Oh la piccola Ginny difende il fidanzatino!"
Anche Harry si mise ad urlare: "Sembri quel deficiente di Malfoy!"
Ron rise a crepapelle. Hermione però ad un certo punto, giudicando evidentemente inopportuno il comportamento dell'amico, gli sussurrò qualcosa all'orecchio. Lui smise di ridere e la guardò stranito. Ne iniziò una breve discussione che loro non riuscirono a sentire, alla fine della quale Ron gridò: "Noi ce ne andiamo, ok? Tranquilli! Fate tutto ciò che volete!!!"
Harry gli fece segno in modo poco carino di "avviarsi ad altri luoghi": l’amico seguì il consiglio. Hermione quando Ron si fu girato fece spallucce con sguardo dispiaciuto. Quando anche Hermione si allontanò, Harry pose lo sguardo su Ginny la quale era ancora in piedi accanto a lui: i capelli in disordine, le gambe leggermente divaricate, i pugni chiusi e il viso rosso dalla rabbia. Sembrava un toro pronto all'attacco. In quel momento le fece quasi paura.
Sapeva bene che aveva sempre digerito male l'esuberanza dei suoi fratelli. Soprattutto quella di Ron che, come età, le era più vicino e con cui aveva passato più tempo da piccola e quindi con cui aveva anche litigato di più.
Lui cercò di calmarla: "Hey, Ginny…"
Lei gli stroncò il discorso ancor prima di iniziare e sbuffò: "Maledetto Ron Weasley!" 
Sospirando abbassò lo sguardo su di lui e la vide addolcirsi un po’. Sciolse quella posizione e si risedette accanto a lui. Si mise apposto i capelli alla bell'e'meglio con una mano, ancora impettita. 
"Scusa... è che proprio NON LO SOPPORTO!" Nell'ultima parte era arrivata addirittura a parlare a denti stretti.
Harry rinunciò definitivamente ad abituarsi all'ambivalenza del carattere di Ginny. A volte era timida come un cerbiatto ma, altre volte, bastava che qualcuno la provocasse anche di poco (soprattutto i suoi fratelli) che lei diventava un thestral.
"Ginny, rilassati" la esortò Harry nel tono più dolce che riuscì a tirare fuori... lui non era mai stato molto bravo a parole.
Le mise una mano sulla spalla.
"Si si, è che..."
"E' un idiota! Fidati, lo so!"
Lei sorrise contenta del fatto di averlo dalla sua parte. Questo sembrò farle accantonare l’accaduto una volta per tutte. 
Tirò un altro sospiro e rilassata poggiò la propria testa sulla spalla di lui e chiuse gli occhi.
Calò il silenzio tra di loro, disturbato solo dalle foglie che stormivano al vento degli alberi secolari che li circondavano.
Dopo un po’ Ginny gli disse: "Mi piace... Mi piace davvero stare con te..."
La strinse di più a sé: "Anche a me, Ginny, anche a me".
Restarono così abbracciati per molto tempo...

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Capitolo 2
*** Aspettative ***


Ho una cicatrice sul cuore con sopra il tuo nome.


 
Capitolo 2 - Aspettative (Ginny’s POV).
 

Avviso: le parti in corsivo indicano avvenimenti passati. Buona lettura, miei cari.

Lei, Ginny Weasley, era ad una lezione di Storia della Magia mattutina, che le sembrò protrarsi più del solito. Non che la materia non le piacesse ma quel giorno era decisamente speciale. Il motivo era uno: quello che Harry le aveva detto e che non la faceva stare nella pelle dall’eccitazione.
 
Il giorno prima, dopo tutto il pomeriggio passato insieme nel parco con la scusa di compiti da svolgere (che poi neanche toccarono), arrivarono in Sala Comune.
“Domani è il Tugwood’s Day” le fece constatare sovrappensiero.
‘Tugwood’s Day’ era quel giorno dell’anno dove le streghe di tutto il mondo venivano festeggiate. Perché Festa di Tugwood? Semplice: Sacharissa Tugwood era stata la prima inventrice di cure di bellezza per donne del mondo magico e si pensava che fosse giusto dedicarle questa ricorrenza.
 Ginny si ricordò che un giorno Hermione le aveva raccontato che anche nel mondo babbano organizzavano una cosa del genere, per motivi diversi però. Qualcosa che centrava con delle donne morte in una fabbrica… non è che se lo ricordasse tanto bene… che tristi questi babbani!
“Ah, davvero? Me lo ero dimenticato” rispose. In realtà non era assolutamente vero, se lo ricordava eccome! Era solo che non voleva rimanere delusa come quando stava con Dean o Corner che si dimenticavano sempre anche solo di farle gli auguri di compleanno e che pensavano solo al contatto fisico. Eran due bravi ragazzi, niente da dire, ma i loro ormoni erano decisamente fuori controllo.
“Io non so se tu sei una di quelle... quelle femministe che si sentono offese, sai....”
Lei rise. "No, Harry, non lo sono!".
Lui era in evidente imbarazzo: "Beh, allora potrei organizzare qualcosa per festeggiare..."
L'aveva presa assolutamente in contropiede. Non si aspettava che si interessasse addirittura a certe ricorrenze. In fondo non l'aveva mai fatto nel corso degli anni... "Si, certo".
Harry risultò assolutamente entusiasta dalla sua risposta. Vide una felicità quasi infantile si impadronì di lui: "Ok, grazie, grazie davvero!"
Lei rise. "Grazie a te! Che hai intenzione di fare?"
"Preferirei non dirtelo, é una sorpresa..."
"Wow, e che sorpresa è se me l'annunci?"
"Fidati, ti piacerà!"
"Ne sono convinta"  disse lei arrossendo.
Si baciarono e andarono nei rispettivi dormitori.
Ginny dormiva insieme a Lavanda ed Hermione, quest’ultima  era sul letto con un libro in grembo. ‘Strano’ pensò quando la vide scuotendo la testa. ‘E’ irrimediabile’.
Appena Hermione  sentì il rumore della porta che si apriva alzò la testa e appena la vide le fece l'occhiolino senza dire niente, il che significava che quella simpaticona di Lavanda era nei paraggi. Infatti tipo cinque secondi dopo uscì la loro "coinquilina" dal bagno.
Lavanda la vide, si bloccò sulla soglia della porta del bagno e accennò un finto sorriso: "Hey, sei ritornata!"
"Si."
Lavanda scrollando il culo come una gallina arrivò dall'altra parte delle stanza dove c'era il suo letto. Una generosa zaffata del forte profumo che si dava sempre, di un pungente da far lacrimare, la investì.
Lavanda civettuola si rivolse di nuovo a lei: "L'ho già chiesto a HerHer ma voglio anche un tuo parere, tesoruccio. Sto bene?"
Aveva la tenuta di tutte le ragazze di Hogwarts ma Lavanda vanitosa com'era voleva (anzi, pretendeva) complimenti su tutto e che le persone che la circondavano notassero anche particolari insignificanti. Il che portava che almeno due volte al giorno chiedesse a loro pareri su 'come stava'.
Ginny era stata più volte vicina dal dirle cose poco carine ma avrebbe portato a rendere invivibile quella già precaria convivenza, soprattutto dopo quello che era successo con Ron, pochi mesi prima.
L'accontentò come sempre: "Sei stupenda, Lavanda, davvero!"
"Oh, che carina che sei!"
La Grifondorofinalmente dopo aver ricevuto la giusta dose di complimenti giornaliera si stese sul letto e si mise a leggere la rivista "Streghette Innamorate" (n.d.a: una specie di Cioé del mondo magico).
Ginny andò a darsi una rinfrescata in bagno. Essendo domenica per cena poteva vestirsi come voleva. Si mise una maglietta a maniche lunghe  e jeans.
Quando arrivarono le sette, come sempre uscì con Hermione per avviarsi alla Sala Grande. Lavanda finalmente dopo anni era riuscita a capire che quando andavano a cena, pranzo o colazione insieme non doveva seguirle come un elfo domestico. 
Manco fece in tempo a scendere il primo gradino delle scale che portavano alla Sala Comune che subito Hermione le saltò addosso.
"Allora come è andata?" fece l'amica pettegola come non mai. Era strano vederla così.
La Weasley arrossì e non proferì parola.
L'amica era impaziente: "Racconta!"
"Non... Non è successo nulla, siamo stati lì..."
"Com'è stato? Carino? No, perché se no vado da lui e gliene dico quattro!"
Ginny terrorizzata al solo pensiero di quell'eventualità cercò di rassicurarla come meglio poté.
 "Oddio, no, tranquilla!" disse con  una certa fretta e poi più timida aggiunse: "È stato di una dolcezza unica".
Sentì più che vedere, dato che aveva gli occhi piantati sulle pietre delle scale, l'amica esclamare.
Ecco perché non le raccontava del tutto  le cose: lei era amica di Harry e da quando era incominciata la loro relazione, da due settimane ormai, le faceva da mamma pronta ad uccidere il pretendente in caso avesse fatto piangere la sua piccola.
Questa cosa le faceva di certo piacere fino ad un certo punto, però.
Alzò lo sguardo e le disse implorante: "Andiamo?"
"Va bene, va bene! Anche perché lo sai che se arriviamo in ritardo c'é il rischio che Ron si sia divorato mezza tavolata di mangiare, tavolo e piatti compresi"
Risero. Era vero. Suo fratello era sempre stato di una fame costante da far invidia ad un troll. Come facesse a non essere un Bolide extra-large viaggiante, solo Morgana lo sapeva.
Si incamminarono giù dalle scale e quando vide Harry in sala comune che le attendeva tutto il resto si annullò.... Solo lui riusciva a darle quel brivido lungo la schiena.
La mattina dopo si ritrovò delle peonie bellissime sul comodino con un biglietto in bella grafia: "Buongiorno e buon Tugwood’s Day".
Una frase che qualcuna con più esperienza nel campo dei corteggiamenti avrebbe trovato un pò banale e priva di originalità ma lei sapeva quanto Harry si era sforzato... Lui che con le parole era un perfetto disastro....
 
Sentì urlare improvvisamente "Signorina Weasley!". Alzò lo sguardo e si trovò davanti Binns che la osservava con sguardo truce in tutta la sua incorporietà.
“E' la terza volta che la richiamo ma lei è nel suo mondo, vero? Guardi che Hogwarts è una scuola prestigiosa e non permetto che venga infangata da una ragazzina, certi comportamenti sono inauditi! Meno 10 punti a Grifondoro!”
Sentì metà dell'aula brontolare in modo più o meno vivace e l'altra sogghignare. Serpi. Mannaggia a loro.
“Non si azzardi mai più ad alienarsi durante una mia lezione! Se risuccede la spedisco dal Preside, ha capito?”
Lei annuì e soddisfatto il professore si allontanò ancora furioso. Era un tipo tranquillo solitamente, con quella sua voce monotona, chissà che gli era preso! In fondo quattro quinti dell’aula dormiva regolarmente durante le sue lezioni. A lei poco importò. Voleva Harry, voleva sapere cosa aveva in serbo per lei. Forse si stava facendo troppe visioni ma la sua mente innamorata non poté farne a meno.
 
 
Spazio dell'autrice: Mi rendo perfettamente conto che questo capitolo è un pò privo di avvenimenti significativi e anche un po' breve. Vedetela così: è un capitolo di transizione. :D
Recensite se potete.
XD
FranciscaMalfoy

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Capitolo 3
*** Pene d'amore ***


Ho una cicatrice sul cuore con sopra il tuo nome.

 

Capitolo 3 - Pene d'amore (Ginny's POV).

 

Finita la lezione, andò in Sala Grande a pranzare. Quel giorno, come a colazione, era stupenda: addobbata di ogni sorta di fiori in piena fioritura per il Turgwood's Day.
Anche gli immensi tavoloni erano carichi di fiori riposti ordinatamente in bellissimi vasi.
Quando andò a sedersi al suo posto abituale una scatola di cioccolatini apparve per magia accanto al suo piatto.
La sua amica, Astoria, davanti a lei ne aveva una identica aperta e con la bocca piena di cioccolata le bofonchiò: "Chie uoni!"
La aprì e dentro vi trovò un bigliettino di pergamena sopra i cioccolatini.
Lo lesse:

 

“A tutte voi,
con sentiti auguri
Silente

 
Notò che anche oggi al tavolo professori l'anziano preside era assente, come spesso succedeva negli ultimi tempi.

Alla mattina Harry non era venuto a colazione. Sperava almeno a pranzo di vederlo, di potergli parlare ma quando adocchiò fare il loro ingresso Hermione e Ron, notò con tristezza che Harry non era con loro.
Attese parecchio il suo arrivo ma invano. E quando ormai era chiaro che non sarebbe venuto si diresse dai due per chiedere spiegazioni che però non risultarono granché veritiere.
"Non aveva fame" le comunicò suo fratello in tono ben poco convincente.
Lui a dire le bugie non era mai stato un granché e lo aveva dimostrato irrimediabilmente anche in quell'occasione.
Hermione aggiunse: "Sai com'é lui, no?"
Che diavolo stava dicendo? “Sai com’è lui?” e che vuol dire?
Lei insistette nell'interrogarli: "Che sappiate oggi pomeriggio ha qualche lezione?"
Vide i due Grifondoro guardarsi quasi cercassero reciprocamente aiuto su cosa dire.
Hermione si fece avanti, titubante: "Si, ma non ti scomodare..."
"Non ti scomodare?" chiese sbalordita dal comportamento dell’amica. Perché anche lei le mentiva per coprirlo?
La nata Babbana non osò aggiungere altro e notò con una certa irritazione che Ron evitava accuratamente il suo sguardo.
Col cuore a terra e non nascondendo la rabbia nella voce disse loro: "Beh, se lo vedete ditegli che se ha qualche problema con me, venga a parlarmene!"
"Si, certo, sorellina" rispose Ron con tono reso remissivo da quello sfogo.
Lei fece per uscire dalla Sala spazientita quando suo fratello la fermò urlandole contro: "Ginny!"
Si voltò di nuovo verso di loro.
"Buon Turgwood's Day… ti voglio bene!" le augurò con un sorriso timido e quasi di scuse.
Borbottò scocciata un “Grazie” e se ne andò di lì più in fretta che poté.
 
Si precipitò subito in biblioteca con l'intenzione di studiare per qualche oretta, convinta che l'avrebbe, per così dire, distratta. Al pomeriggio non erano previste lezioni data l'improvvisa influenza che aveva colto Hagrid, le cui lezioni erano state quindi rinviate a data da destinarsi.
Provò a ripassare i procedimenti per la preparazione della Bevanda della Pace ma fu tutto inutile: le parole le leggeva, si, era vero, ma non le entravano in testa.
Essenza di elleboro. Tiglio. 20 minuti. Tre volte in senso orario.
Parole a caso.

Piano pian iniziò a rassegnarsi all’idea che non poteva farcela a concentrarsi e lasciò la mentre vagare a briglie sciolte sul comportamento di Harry.

La mattina le aveva inviato quei fiori bellissimi quindi non voleva rompere con lei, pensò. Era impossibile.
Poi perché farlo? Erano stati così bene in quei giorni.... a pensarci sentiva il cuore accelerare.
Era stato così dolce con lei, così comprensivo nonostante i casini di quel periodo... 
Restò in biblioteca fino all'ora di cena.
Fece un salto alla Torre, nell'eventualità fosse passato di lì, ma anche chiedendo in giro sembrava che nessuno l'avesse visto.
A cena, nonostante le aspettative, nada de nada.
Ritornata alla Casa, ormai rassegnata, finalmente lo trovò.
Più che vedere lui, adocchiò i suoi inconfondibili e provocanti capelli neri perennemente in disordine. Era, come sempre, seduto sulla poltrona vicino al fuoco, spento data la stagione, insieme ai suoi amici, dandole le spalle.
Provava del forte risentimento verso di lui. Era palese che avesse cercando di schivarla tutto il giorno e il fatto che non ne capisse il motivo la rendeva offesa e furente.
Mentre li stava fissando, Hermione, che era nella posizione migliore, da cui si vedeva tutta la Sala, la notò e appena lo fece, con occhi frenetici, si affrettò a dire qualcosa a Harry.
Lei speditamente passò loro accanto facendo volutamente finta di non averli notati.
Harry cercò di fermarla con la voce: "Ginny!"
"Ginny!" le ripeté.
Lei imboccò la scala del dormitorio femminile intenta a non dargliela vinta.
Sentì dei passi avvicinarsi: li ignorò spudoratamente.
A metà scala sentì un urlo e un tonfo secco.
Si girò allarmata da quei rumori.
Tutta la Sala Comune iniziò a ridere senza ritegno.
Harry, ai piedi della grande scala di pietra, era schiena a terra con una smorfia di dolore dipinta sul volto.
Capì subito che doveva aver cercato di salire le scale.
Non era la prima volta che succedeva: di maschietti che, furbescamente, con qualche incantesimo, cercavano di andare a trovare le signorine nei loro dormitori c'era pieno. Fred e George saranno stati catapultati almeno una dozzina di volte a testa nei loro anni a Hogwarts.
Lei, allarmata dalla scena che le si dipinse davanti agli occhi, scese le scale, abbandonò i libri su un tavolo e gli si avvicinò. Gli amici erano inginocchiati accanto a lui e lentamente lo rimisero in piedi.
In colpa gli domandò mettendogli una mano sulla spalla: "Come stai?"
Aveva ancora gli occhi chiusi per il dolore della botta ricevuta alla schiena.
Li aprì: "Niente di che, tranquilla, ho passato di peggio".
Le sorrise debolmente e non senza una certa ironia.
"E' meglio che ti siedi, Harry" gli consigliò.
Lo prese a braccetto e lo condusse delicatamente alla poltrona su cui pochi minuti prima sedeva.
Lei rimase in piedi scrutandolo.
"Che botta, ragazzi, non c'avevo mai provato e mai ci riproverò" le confessò cercando forse di strapparle una risata.
Un silenzio pesante calò su di loro.
Harry decise di spezzarlo: "Mi dici che ti prende?"
La domanda la prese in contropiede: semmai era lei che avrebbe dovuto chiederglielo!
Lei replicò alla domanda con una domanda, andando dritta al nocciolo della questione: "Perché oggi mi hai evitata?"
Lui la guardò un attimo spaesato: "Prego?"
"Niente, lascia perdere, Harry" gli suggerì.
Lui questa volta non la lasciò scappare e la fermò subito trattenendola per un braccio: "Gin, mi dici perché fai così?"
Gin. Adorava sentire quel nomignolo sulla bocca di lui. Era così intimo e loro… solo lui la chiamava in quel modo.
"Ti ho detto di lasciar perdere" gli ripeté lei scacciando dalla mente quei pensieri estranei a quella situazione così delicata tra loro.
Si liberò dalla sua stretta e si avviò al dormitorio: questa volta non la seguì.
 
Appena arrivata in camera si fiondò a letto.
Quando, dopo poco, arrivò Hermione fece finta di dormire per evitare l'altrimenti inevitabile discorso con cui sicuramente le avrebbe impappato il cervello.
Era stizzita da come l’amica aveva preferito Harry a lei. Era un comportamento sciocco e forse infantile ma non poteva sopportarlo.
Verso le dieci erano tutte e tre a letto, Lavanda inclusa. Ginny, nonostante i pensieri che le ronzavano nella testa, si addormentò poco dopo.
 
Un ticchettio ripetuto e inopportuno la disturbò dal suo sonno già di per sé leggero.
Cercò di non badarvi ma inutilmente. Continuò incessante.
Sembrava venire dalla finestra come se qualcosa ci sbattesse conto e, sfortunatamente, il suo letto era quello che vi era più vicino.
Aprì gli occhi, li virò verso la debole luce solare e vide un gufo.
Si chiese che ci facesse un gufo sulla finestra a quell'ora.
Poi notò una piccola pergamena arrotolata attaccata ad una zampetta.
Un messaggio.
Si guardò intorno prudentemente: le sue compagne dormivano beate e non si erano accorte di niente.
Si alzò e con cautela aprì le imposte.
Il gufo subito le saltò sulla spalla dibattendo in modo caotico le ali.
Lei, con difficoltà riuscì a levare il messaggio dalla zampina dell'animale il quale, appena lo levò, spiccò il volo.
Richiuse i battenti e aprì il messaggio. Riconobbe subito la scrittura un po' disordinata di Harry.

 
"Ginevra, non so che hai pensato oggi ma ti posso assicurare che ti sbagli profondamente. Tengo a te.
Mi piacerebbe che ne discutessimo in privato.
Vieni giù in sala comune a mezzanotte in punto.
Te lo chiedo per favore. Fallo per me.
Harry."

 
Cosa avrà in mente di fare?
Solo assecondandolo lo avrebbe saputo.
Uscì dalla stanza cercando di fare il meno rumore possibile con la porta cigolante. Scese in punta di piedi le scale.
Quando arrivò in fondo, bacchetta in mano, la Sala Comune era praticamente all'oscuro: nessuna luce tranne per le finestre da cui filtrava la fioca albore lunare.... e una candela accanto alla quale c'era qualcuno.
Il cuore aumentò i battiti, inquieto.
Che non fosse stato lui ad avergli inviato quel messaggio? In fondo il gufo non era Edvige, non l'aveva mai visto prima a dir la verità... che la avessero ingannata?
Non sarebbe stata la prima volta che qualcuno cercava di farle del male, il secondo anno....
Sussurrò Lumos e un bagliore illuminò debolmente il grande ambiente.
"Ginny, chiudi quella luce, per l'amor del cielo!"
Era la voce di Harry. Fece come le venne ordinato.
Gli si avvicinò. Vide il suo volto illuminato dalla calda luce dello stoppino della candela che bruciava.
"Harry, perché tutta questa cosa?" gli chiese allargando le braccia.
"Non voglio che nessuno sappia niente e magari faccia la spia... e se per caso qualcuno vede la luce accesa..."
"Harry, che diavolo vuoi combinare?" domandò lei leggermente in apprensione per quella strana cautela di lui.
"Un escursione notturna" le confidò lui sorridente questa volta.
"Cosa?" bisbigliò incredula.
Le mostrò il mantello dell'Invisibilità che aveva appoggiato sul tavolo accanto a loro.
Lui tacque nell'attesa che lei decidesse.
Incerta, dopo un po' di silenzio gli chiese: "Sei sicuro di quello che fai?"
"Certo!" le assicurò incoraggiante.
Ancora silenzio. Assecondarlo o non assecondarlo?
"Non potremmo parlare qua?" lo ammonì lei.
"Gin, non so perché oggi te la sei presa a quel modo con me, se ho... sai... sbagliato qualcosa... qualunque cosa... mi dispiace".
Improvvisamente Harry arrossì: era bravissimo e assolutamente sicuro di sé quando si parlava di Quidditch, compiti o missioni contro tu-sai-chi ma quando si andava a sondare il campo dei sentimenti quella sicurezza si sgretolava come un castello fatto di carte al primo accenno di vento.
Continuò guardandola di sottecchi: “...però voglio tenere fede alla mia parola: ti avevo promesso una sorpresa e io te la farò."
"E' per questo che sono qui?"
"Si, é per questo" le confermò lui con sguardo deciso.
Aveva aspettato un giorno per quel momento ma tutto era stato guastato da... da cosa in fondo? Dal fatto che Harry era scomparso per tutto il giorno? Dal fatto che lei si era immaginata un suo fantomatico tentativo di lasciarla?
In fondo Harry lo faceva spesso e volentieri... aveva sempre delle "missioni". come le chiamava lui... era dal primo anno che era così...
Con limpida ragionevolezza si rese conto quanto avesse costruito un mare di paure sul nulla.
Era davvero lui che doveva chiederle scusa?
"Va bene, andiamo" si arrese lei.
Sul volto di Harry prese forma un sorriso a trentadue denti.
Per vederlo sorridere a quel modo, avrebbe fatto qualunque cosa. 

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Capitolo 4
*** Una dolce sorpresa inattesa ***


Ho una cicatrice sul cuore con sopra il tuo nome.


Capitolo 4 - Una dolce sorpresa inattesa.


"Pronta?" le chiese lui con il mantello già sopra la testa.
Fece segno di sì e andò sotto quel telo magico con lui ingobbendosi leggermente per starci entrambi.
Era un po' piccolo per due ma pensava che potesse comunque bastare per ingannare Gazza nel caso li avesse beccati.
Lui discretamente le cinse un fianco con un braccio cercando di farla avvicinare a sè per massimizzare lo spazio che avevano a disposizione.
Lo lasciò fare ed inaspettatamente sentì come se la pelle prendesse fuoco sotto il tocco magico di lui.
Aprirono l'entrata della loro Sala Comune da dentro e sgattaiolarono veloci per il corridoio mentre la Donna Grassa urlava un "Chi va là?" con quella sua voce lirica.
Girarono alla fine del corridoio e scesero le scale.
Quando arrivarono al quarto piano Harry imboccò il corridoio.
Cosa c’è al quarto piano? Che intenzioni ha?
Harry pronunciò a bassa voce qualche parola e una pesante porta di legno comparve davanti a loro.
"Cosa...?" fece per chiedere ma Harry quasi non la sentì e prendendola per mano la spinse al suo interno.
Quasi rimase incantata dalla stanza dentro cui era stata condotta.
C’era una immensa vasca al centro con innumerevoli rubinetti d’oro, ciascuno aveva una pietra diversa incastonata nel pomolo.
In un lato della piscina c’era anche un trampolino!
La stanza era tutta ricoperta da mattonelle di marmo bianco, candido come la neve.
Un possente candeliere, vicino all'ingresso, illuminava con il suo bagliore tutto l’ambiente.
In un altro lato c’erano soffici asciugamani attaccati ad altrettanti poggia abiti.
Tende di lino bianco pendevano alle immense finestre.
Ma, di tutto quello che c’era in quel posto incantevole, la cosa che la meravigliò di più fu l’immane dipinto appeso alla parete davanti a lei: una bellissima sirena si muoveva sinuosa, seduta di su una roccia mente si accarezza dolcemente i capelli d’oro e espirava con malinconia. Luccicava ad ogni minimo movimento.
"Non sono mai stata qui, io..." disse con le parole che le si incastravano in gola dall'emozione.
"Beh, è il Bagno dei Prefetti. Io lo conosco perché ci sono dovuto venire per il Torneo, due anni fa e so la parola magica perché me l’han detta Ron ed Hermione, ti piace?” le chiese titubante guardandola.
"Se mi piace? E' un posto stupendo! Io... Io..." balbettò sempre più emozionata.
"Volevo organizzare, sai, qualcosa, qualcosa di romantico... per te..." le confessò timido.
Restarono in piedi e in silenzio per un po’. Lei facendo una perlustrazione dell’immenso Bagno guardandosi intorno frenetica, lui seguendola, godendosi lo stupore misto a meraviglia di lei.
Poi di colpo il diciasettenne non riuscì più a trattenersi: "Vuoi fare il bagno insieme a me?"
Rimase stupita dalla sua schiettezza e puntò lo sguardo sul suo viso.
Sulle prime non seppe che rispondere.
Che volesse farlo...?
Lei lo aveva già fatto con Dean, un pomeriggio di un anno prima... nel bagno del secondo.
Era stato orribile… l'aveva posseduta come fa un animale. Rabbrividì a quel ricordo e lo scacciò subito dalla propria testa.
"Io... Io..." farfugliò.
Lui cercò di tranquillizzarla: "Non c’è problema, se non vuoi io capisco, ci frequentiamo da poco e magari..."
"No, facciamolo" rispose lei rassicurata dalla sua comprensione.
Harry, senza dir niente, prese la bacchetta e quando l’ebbe agitata tutti i rubinetti si aprirono contemporaneamente rilasciando acqua… colorata?
“Ma… è normale?"
“Si, è normale!” le rispose ridendo.
Soffici bolle iniziarono a viaggiare nell’aria, quasi danzando, ognuna seguendo un proprio percorso.
Una di colore rosa passò davanti loro e lei la seguì con lo sguardo finché Harry con un dito la fece scoppiare.
“NO! Assassino!” urlò dandogli un pugnetto sul braccio scherzosamente.
 
***

Si spogliarono degli indumenti tranne che di quelli intimi.
La Weasley ammirò il corpo di Harry cercando di non farsi notare troppo e si stupì di quanto fosse bello. Il Quidditch lo aveva reso davvero atletico e snello. Improvvisamente sentì caldo.
Senza esitare Harry si gettò nell’acqua spumosa con un bel tuffo elegante, lei lo seguì sedendosi sul bordo e lasciandosi scivolare nell’acqua calda lentamente.
Ginny subito, dopo alcune bracciate, si aggrappò a lui e sentì chiaramente i loro corpi sfiorarsi sotto l'acqua.
Una miriade di emozioni la attraversò. Emozioni a cui non sapeva dare un nome.
Parlarono poco, si limitarono a rilassarsi nell'acqua bellissima che li circondava godendosi la presenza dell’altro.
Lei ad un certo punto si liberò dalla presa di lui e gli urlò, ebbra di felicità: “Prendimi se ci riesci!”
Lui non se lo fece ripetere due volte e partì all’inseguimento.
Giocarono maliziosamente a quel gioco, toccandosi sempre di più, prendendo confidenza col corpo dell’altra, sempre più sicuri.
Saltarono ripetutamente dal trampolino facendo schizzare l’acqua e la schiuma dovunque, ridendo come matti.
Le preoccupazioni di lei erano tutte svanite, puff! E sapeva per certo che era lo stesso per Harry.
Mai in vita sua si era sentita così…. leggera. Leggera come una piuma o forse anche di più. Aveva la mente che volava, spensierata. Era libera, entusiasta, felice. Ma più di ogni altra cosa si sentiva innamorata, innamorata pazza ad essere precisi e pienamente onesti.
Harry, dopo troppo poco tempo, guardò l’orologio che aveva al polso e si crucciò.
“Che succede?” fece lei nuotando verso di lui e appoggiando la testa sulla sua spalla.
"Dobbiamo andare" le comunicò in tono cupo.
"Dobbiamo? Dobbiamo?" disse lei giocosa come non mai intenta a non farsi rovinare l’umore.
"Si, Gin, dobbiamo, son le quattro" le ripeté cercando di sorridere.
Lei strabuzzò gli occhi. Non le sembrava fossero da così tanto li dentro… anzi, le sembrava che fossero entrati da solo un'oretta.
Uscirono riluttanti dall'acqua ed Harry subito prese la sua bacchetta a bordo casca e agitandola asciugò l’intimo di entrambi.
Si giustificò con un “non abbiamo tempo per usare gli asciugamani... e poi è più comodo.”
"Grazie, HarHar" fece lei imitando Lavanda Brown.
Harry aggrottò la fronte: "Stai per caso cercando di farmi scappare da te? No, perché ti dico che ci stai riuscendo alla grande"
Lei rise rilassata.
Insieme iniziarono a rivestirsi lanciandosi reciprocamente occhiate di sottecchi.
Quando ebbero entrambi finito, lei parlò: "Grazie Harry... io..."
"Niente di che, tesoro" le rispose lui.
Tesoro. La felicità le diede così le vertigini che venne presa da un impeto che non aveva mai provato prima di allora e che la spinse a saltargli praticamente addosso e baciarlo appassionatamente con la lingua, cingendogli il collo con le braccia.
Notò quanto le labbra di lui fossero state colte impreparata da quell'improvviso attacco ma il suo compagno velocemente ricambiò, abbracciandola stretta per i fianchi.
Si staccarono ansimanti.
"Oh, Gin" le disse senza fiato Harry. "Stasera sei così..."
"Felice?" gli rispose civettuola.
"Si, e impetuosa" aggiunse lui. "Mi piace!"
"Ti amo, Harry Potter" gli confessò con occhi sorridenti, senza pensarci troppo su. Era vero, troppo vero per non dirglielo.
Il ragazzo rimase un po' shockato guardandola con occhi sgranati.
Era la prima volta che glielo diceva. In verità, non avevano mai parlato molto dei loro sentimenti, avevano sempre lasciato che fossero le loro azioni a comunicare per loro.
Lei, vedendo la sua reazione, si pentì subito di aver parlato e stava per dirgli che non faceva niente, di lasciar perdere ma lui prese la parola prima: "Ti amo anche io, Ginevra Molly Weasley"
Calde lacrime le solcarono le guance.
"Harry, grazie di amarmi, grazie di tutto, davvero" gli disse commossa.
"Grazie a te" e la ribaciò con tenerezza.
 
***

Stavano per uscire quando Ginny fu improvvisamente presa da un pensiero che la incupì istantaneamente.
Harry subito se ne accorse.
"Tutto bene?" le chiese scrutandola.
"Io..." Lo guardò dritto negli occhi. "Dobbiamo parlare."
Il tono di voce di lei lo fece quasi sobbalzare. Lo vide deglutire visibilmente.
"Di cosa, Ginny? Ti prego, non mi far que..." la implorò.
Decise che era ora di vuotare il sacco: "Harry, ho bisogno di sapere perché mi hai ignorato in questi giorni."
Neanche il tempo di finire la frase che Harry tirò un sospiro di sollievo e lasciò la posa rigida che aveva assunto.
"Ginny, io non ti ho... ignorata" le spiegò pronunciando l'ultima parola con evidente disagio.
La ragazza rimase in silenzio aspettando che continuasse.
"Io ti ho trascurata. Lo so, non è comunque una bella cosa ma è... diverso. E sappi che non è stata una situazione che è dipesa da un tuo comportamento e nemmeno da una mia scelta... oh, è complicato e non voglio farti preoccupare."
"Una delle tue missioni?"
Il Bambino Sopravvissuto le sorrise debolmente.
"Harry, devi parlarne con qualcuno e io sono qui…"
"Ne parlo già con qualcuno, non ti preoccupare, va tutto bene" ribadì.
"Sicuro?"
"Tu non pensare a me, voglio che tu sia serena e l'unica cosa che ti chiedo è di cercare di venirmi incontro"
"Certo Harry, sempre" gli giurò.
"Grazie, Gin, sei un amore"
Arrossirono entrambi a quella affermazione. Harry per essersi reso conto della frase che gli era uscita di bocca e Ginny per quella così inaspettata e sincera dichiarazione di affetto.
Aggiunse poi: "Ti chiedo anche di non prendertela con Hermione e Ron se cercano di coprirmi le spalle"
"E' che pensavo glielo avessi detto tu di dirmelo" ammise.
"Assolutamente no, solo venuto a sapere del tuo messaggio solo pochi minuti prima tu arrivassi in Sala Comune."
"Va bene, mi fido di te."
Quasi la pregò: "Non voglio mentirti Ginny e per questo non voglio che tu faccia troppe domande, te lo chiedo per favore, lo so che può essere difficile ma te lo chiedo per favore..."
"Va bene, basta che mi prometti che non ti farai ammazzare, mannaggia a te."
Nella seconda parte della frase la sua voce si era incrinata pericolosamente, minacciando imminenti lacrime.
Harry, impacciato e non abituato a quel tipo di premura nei suoi confronti, la prese tra le sue braccia.
Lei si mise a singhiozzare.
Cercò di confortarla come meglio poté: "No, Gin, no, io... io... ti amo, non fare così"
Lei iniziò a singhiozzare ancora più forte e allora lui smise di parlare limitandosi ad accarezzarle la testa.
Non l'aveva mai vista piangere e vedere che lo faceva per colpa sua gli diede una fitta al cuore. 
Quando si fu calmata le confessò: "Perdonami Ginny ma non sono abituato ad avere qualcuno di cui preoccuparmi per le mie azioni. In queste relazioni... amorose... non so come comportarmi e ci sto mettendo tutto me stesso ma sono sicuro di fare qualche sbaglio, ne ho già fatti e ne farò…” Prese fiato.  “Vorrei dedicarmi a te... a noi tutto il tempo ma non mi è possibile perché ci sono delle vite in gioco."
Si asciugò le ultime lacrime: "Non devi scusarti perché sei un fottuto altruista!" 
Risero entrambi a quella battuta.
"Mi dispiace" continuò lui.
"Ora sei te quello che si sta preoccupando" gli fece notare.
"No, è che mi dispiace che tu pensi che io ti ignori" dicendo le ultime due parole fece una smorfia.
Si sorrisero vicendevolmente, si baciarono teneramente e si avviarono verso l'uscita.
Ritornano in Casa con le mani intrecciate saldamente l'una all'altra sotto il Mantello.
Non ebbero problemi con la Donna Grassa la quale, quando li vide apparire improvvisamente davanti a sé, li rimproverò brevemente ma poi alla parola d’ordine li lasciò passare comunque.
La Sala Comune era stranamente illuminata a giorno. Sentì Harry accanto a sé mettersi in guardia ma poi videro Ron ed Hermione che dalle loro poltrone preferite vicino al fuoco si erano girati per vedere chi stava entrando.
Appena si accorsero che erano i loro amici, saltarono in piedi e andarono ad abbracciarli.
Harry che balbettò uno stentato “Ma che…” fu travolto da Ron, Ginny da Hermione.
La Granger sospirando di sollievo esclamò: “Merlino! Eravamo così preoccupati!”
Finalmente quando si staccarono ebbero la decenza di spiegar loro quell’assalimento.
“Quando mi sono svegliata non ti ho vista a letto, mi son subito preoccupata e volevo chiamare la McGranitt ma sicuramente saresti finita nei guai se per caso non fosse stato un incidente" e si rivolse al Corvino "allora volevo avvisarti, Harry, per cercare di sapere dove era andata, se ne sapevi qualcosa e magari trovarla insieme. Sono salita nel dormitorio maschile e mi sono intrufolata nella vostra stanza… ma Harry non c’era.
A quel punto mi son preoccupata seriamente e ho svegliato silenziosamente Ron… o almeno quelle erano le intenzioni!” e dicendo così tirò un occhiataccia all’amico che replicò con un “Miseriaccia! Non è mica colpa mia se mi scuotevi come un battipanni!”
Hermione scrollò la testa alzando gli occhi al cielo poi riprese il racconto: “Fatto sta che per poco non svegliavamo mezza Casa.”
Ron la interruppe: “Per poco, per poco. Infatti non è successo!”
Hermione lo riguardò nuovamente male: “Comunque siamo scesi e siamo rimasti qui in ansia ad aspettarvi per due ore! Due ore!”
“Avevate litigato e avevamo paura che tipo vi scannavate a vicenda!” insistette il Rosso.
Hermione gli rifilò uno scappellotto per farlo zittire ma non ne volle sapere e maliziosamente, guardando le loro mani intrecciate, disse: “Ma a quanto pare non è più così!”
I due ragazzi si guardarono le mani quasi si fossero accorti al momento di quel contatto e subito le liberarono, rossi in viso.
“Oh, ma la smetti, idiota insensibile?” quasi gli urlò contro.
“Guardate che son le quattro di notte” le fece notare cortesemente Ginny con un sorriso stentato.
Hermione, ancora stupita dalla mancanza di tatto dell’amico, continuò a guardarlo in cagnesco.
Ginny ormai ci si era abituata e non capiva come Hermione potesse avere ancora delle speranze in quel senso: suo fratello era un caso irrecuperabile.
“State bene?” chiese di nuovo rivolta a loro.
I due replicarono all’unisono: “Benissimo, grazie!”
I due loro amici risero.
“Va bene allora, l’importante è che siete vivi… noi andiamo a letto!” e trascinò via il caro vecchio Ron-Ron su per le scale.
Harry mimò con la bocca un “Grazie” ai due i quali sorrisero e scomparvero su per le scale. Uno da una parte, l’altra dall’altra.
Finalmente si ritrovarono soli.
“Grazie Harry, non smetterò mai di dirtelo, è stato il miglior Turgwood’s Day della mia vita” gli disse.
Lui sorrise guardandola con una dolcezza infinita negli occhi: “Sei troppo Ginny per me, davvero”
Lei arrossì fino alla punta dei capelli, già rossi di loro. Harry stava diventando particolarmente eloquente in fatto di ‘dichiarazioni d’amore’… troppo.
Lui le si avvicinò e le prese il viso con le mani delicatamente, quasi fosse di porcellana, e la guardò dritta negli occhi e si avvicinò alle sue labbra.
Si baciarono lentamente, languidamente, senza fretta.
Se lo gustarono fino all’ultimo, quel loro ultimo bacio della giornata.
Finalmente, dopo un po', si staccarono: “A domani, Gin”
Lei fece segno di sì con la testa incapace di dire qualunque cosa e si avviarono nei rispettivi dormitori.
Quando Ginny fu arrivata in camera trovò Hermione nella penombra accanto alla porta del bagno semiaperta da cui usciva un leggero fascio di luce e le fece segno di entrare con lei.
Appena l’amica le chiuse dietro la porta iniziò l'interrogatorio: “Allora, tutto risolto con Harry?”
“Si” e ripensò ai loro momenti. I loro primi momenti veri di intimità. Prima si erano solo frequentati, si erano baciati ma niente di più. Ora invece stava diventando una cosa seria, una cosa da fidanzati, anche se ufficialmente non lo erano.
Si erano già detti molte cose quella sera… tempo al tempo.
“Quindi che avete fatto?” chiese l’amica incapace di trattenere la curiosità.
La rimproverò: “E meno male che dici che Ron è indiscreto!”
“Eddai! Sono la tua migliore amica o no?”
“Siamo stati da soli nel Bagno dei Prefetti.”
“Wow!” esclamò la ragazza più grande.
“Già!... Ora se non ti dispiace ho sonno" tanto per troncare il discorso lì.
“Si, certo, Ginny! Ah, volevo dirti che mi dispiace per ieri… io… cercavo solo di proteggere Harry… e anche te…”
Le sorrise: “Tranquilla, mi ha detto tutto, non ce l’ho con te!”
“Sono perdonata?”
“Ma certo!” e si abbracciarono.
“Ti voglio bene, Hermione.”
“Anch’io, piccola Weasley.”
Quando si lasciarono, uscirono dal bagno in punta di piedi e si accoccolarono nei rispettivi letti.
Si sussurrarono un veloce "buona notte" e il silenzio piombò finalmente sulla stanza.
Gin, distesa sul letto, finalmente ebbe tempo per ripensare lucidamente a quanto era avvenuto in quel Bagno che fino al giorno prima aveva sentito nominare solo di sfuggita.
Harry era stato dolcissimo a farle quella sorpresa.
Inoltre si era rivelato essere molto discreto nei suoi confronti, non forzandola a far niente di quello che non gli dimostrasse con il corpo.
Era convinta ci avrebbe provato subito ma non lo aveva fatto. Aveva rispettato la sua volontà.
Anche se... a pensarci bene se lui avesse insistito un po’ di più non le sarebbe affatto dispiaciuto…
Avvampò a quel pensiero così insolito per lei e benedì l’oscurità che la circondava.
 
 
Spazio autrice. Dopo tre capitoli un po’ così, diciamo "di introduzione", finalmente arriviamo ad uno che è importantissimo nell’intera storia.
Non vedevo l’ora di scriverlo e sono molto soddisfatta di come mi è riuscito!
La trama che ho imbastito mi piace molto e credo di aver reso abbastanza bene i sentimenti dei due protagonisti.
Lo so che ad un certo punto vi aspettavate bollenti scene di sesso da far invidia ai migliori film porno ma Harry ha deciso di tenere il Grillo dentro i pantaloni per stavolta (ok, lo so, è pessima questa, potete pure inveirmi per questo nelle recensioni).
Ringrazio tutti coloro che seguono la storia, che l'hanno messa in preferiti/ricordate o che semplicemente la leggono. Grazie davvero. Siete stupendi.
Arrivederci al prossimo capitolo (che devo ancora completamente ideare quindi ci vorrà un po’, sappiatelo),
FranciscaMalfoy
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 5
*** Disastro ***


Ho una cicatrice sul cuore con sopra il tuo nome.

 

Capitolo 5 - Disastro

 

Si sentiva strana in quei giorni. Da una parte quasi euforica, dall’altra… l’opposto e presumibilmente ciò la faceva apparire agli altri un poco lunatica. Beh, se ne rendeva conto anche lei: era diventata quasi intrattabile ma cosa poteva farci?
Da un lato non riusciva a fare a meno di pensare a quello che era successo con lui... gli abbracci, i baci... non avrebbe mai dimenticato neanche uno di quei dolcissimi momenti di tenerezza. Mai. Li avrebbe preservati nel cuore come un tesoro, nascosto al mondo, fragile e troppo prezioso per essere rivelato. Non ne aveva parlato con nessuno, neanche con Hermione.
La Rossa dal canto suo anche avesse voluto rendere partecipe l'amica di quella vicenda, che le avrebbe potuto dire ma soprattutto come? Solo a pensarci arrossiva, figuriamoci a raccontarli!
Ma dall’altro lato… beh, in quei giorni Harry quasi non si vide in giro, al di fuori delle classiche ore di lezione (di cui ne saltava almeno la metà), e Ginny, non più gelosa, era invece sinceramente preoccupata. 
Non aveva idea di quello che stava combinando ma l'assenza contemporanea di Silente voleva dire che qualcosa di grosso stava per accadere, qualcosa che come al solito avrebbe fatto rischiare la vita al ragazzo che amava sopra ogni cosa, da tanto, troppo tempo.

E ora che... finalmente... se gli fosse successo qualcosa... 
Scrollò la testa per levarsi quei pensieri di mente.
"Hey, sorellina, che succede?" sentì bofonchiare una voce familiare accanto a lei.
Ritornò improvvisamente alla realtà.
Girò la testa verso George che, quella mattina, sedutole accanto in Sala Grande, aveva la bocca piena di Piperille.
"Niente, niente" rispose con aria dimessa. Osservò sconsolata suo fratello che, proprio allora, si mise a giocare con il fumo che gli usciva dalla bocca. Era uno dei suoi divertimenti preferiti l’”effetto collaterale” di quelle stupide caramelle.
Si intromise anche Fred che si sporse addirittura per parlarle, a due posti di distanza, accanto al gemello: "Sei preoccupata per il tuo Harriccuccio?"
Non rispose e guardò il toast al burro davanti a sé.
‘Harriccuccio. Perché lo deve chiamare Harriccuccio? Si chiama Harry, per Merlino... Harry! Solo perché è il mio fidanzato? Non ci si crede...’
Questi erano i suoi pensieri ma non osò replicare. In fondo voleva bene ai suoi maneschi fratelloni e non voleva rovinare anche la loro giornata con le sue questioni. 
George, che nel frattempo era riuscito a buttare giù quattro o cinque di quelle caramelle in un sol colpo, cosa che gli fece uscire fumo persino dalle narici, parlò: "Guarda che quello lì c'ha nove vite come i gatti, se la cava sempre, vedrai che lo farà anche questa volta."
Era difficile prendere per serie le parole di un fratello che sembra un camino vivente ma comunque pregò con tutta se stessa che avesse ragione e, preso il toast in mano, gli diede un bel morso, sperando che a stomaco pieno, i pensieri si facessero più leggeri.


***

Vide Harry solo due pomeriggi dopo in Sala Grande, a mensa, mentre parlottava con Angelina Johnson, che lui ascoltava rapito, già tutto imbardato nella Tenuta da Quidditch.
Era un suo vizio. Infatti avrebbe potuto benissimo vestirsi come tutti gli altri, con un colpo di bacchetta nello spogliatoio ma era scaramantico (nonostante affermasse convinto il contrario) e quel suo vestirsi d'anticipo, a detta sua, lo metteva a suo agio, lo faceva entrare nella parte aiutandolo nella concentrazione.
Angelina girò la testa per la stanza, alzandosi sulle punte, quasi cercasse qualcuno, poi quando notò la piccola Wesley si fermò su di lei e fece un cenno della testa nella sua direzione a Harry il quale si girò.
Le riserbò il più bel sorriso del mondo. Il Grifondoro si rivolse di nuovo al suo Capitano, le disse qualcosa e la ragazza fece per uscire dalla Sala Grande e, dando le spalle ad Harry, le fece l'occhiolino e quando le passò accanto le disse bisbigliando: "Visto che è ancora vivo?" dandole una pacca leggera sulla spalla . Lei e Angelina non è che fossero chissà quanto amiche. Si limitavano il più delle volte a un 'ciao, come va?' e poi tre parole buttate lì tanto per dir qualcosa e non essere scortesi.
‘Come ha fatto a capirlo? E' così evidente?’, si chiese Ginny. 

Gli si avvicinò lentamente, quasi fosse un Thestral e lui rimase dal canto suo imbabolato.
"Come va?" le chiese Harry dopo un minuto in silenzio a guardarsi reciprocamente.
Lei si strinse nelle spalle e abbassò lo sguardo sui piedi di lui, che intuì tutto ma non osò né fare né dire nulla. 
Solo il silenzio prolungato che si instaurò tra loro due per l'ennesima volta lo sbloccò.
"Gin, sono qui, davanti a te" la rassicurò con voce quasi impaurita.
Sentì gli occhi quasi diventarle lucidi ma riuscì a fermare il processo imponendosi di non pensarci.
"Io... Sto bene" disse sorridendo e alzando lo sguardo.
"Gin, vuoi... no?" le chiese incomprensibilmente Harry portando una mano sulla fronte per grattarsi la cicatrice.
Lo faceva sempre quando era agitato o in preda all'imbarazzo o l'indecisione e la cosa bella è che lui neanche se ne accorgeva.
La domanda di Harry era: Gin, vuoi parlarne in privato? 
C'aveva messo anni di studio da lontano per iniziare a comprendere i suoi sottointesi.
Ad Hogwarts oltre ad Aritmanzia e tutte le altre materie studiava da privatista anche "Comportamenti di Harry Potter: come studiarli, comprenderli e rispondervi" 
"Si, grazie" rispose. Il sorriso finto di prima lo tenne sulla bocca.
In fondo mentire per il bene altrui non è un qualcosa che giustifica i mezzi?
Lei si voltò, con la sua chioma ondeggiante, con Harry che la seguiva in stile Nargillo.

***

Andarono in giardino, in prossimità del Platano Picchiatore.
Blaise Zabini passando le fece un cenno di saluto, mostrandole il suo sorriso curato. Lei ricambiò poi rivolse tutte le sue attenzioni ad Harry, che seguì con lo sguardo il ragazzo Serpeverde per un po'.
In qualsiasi altra occasione lo avrebbe rimproverato dei pregiudizi che aveva verso certi Serpeverde ma in quell'occasione tacque.
"Allora? Di cosa vuoi parlare?" gli chiese.
Quella domanda catturò tutta l'attenzione del Cercatore infatti ad Harry vennero quasi gli occhi a pesce palla, nel panico: "Io... Ti ho chiesto se tu volessi  parlare... Parla, parla tu!"
"Ah, ok. Sto bene Harry, davvero, non ti devi preoccupare."
“Davvero Ginny?” le chiese.
“Si” rispose col tono più convincente che riuscì a trovare nel proprio breve repertorio di recitazione.
Harry guardò dietro di lei pensoso e triste, poi riposò i suoi bellissimi occhi verde smeraldo sul suo viso: "Per favore, ho bisogno di saperti vicina a me. Non riesco a...." Sospirò. "Devo sapere che tu approvi."
Sarà stato lo stress, l'ansia, la paura, l'insonnia ma proprio quel "che tu approvi" le erose l'anima a tal punto che perse le staffe e non riuscì più a trattenersi e quasi si mise ad urlargli conto tutto il suo malessere: "Che io approvo, Harry? Approvare cosa?” Agitò le mani in modo convulso in preda ad una crisi d’ira. “COSA, me lo spieghi? Hai detto di non fare domande? Io non ne faccio! Mi hai detto di lasciarti fare? Io ti lascio fare ma no, approvare questo NO! Come puoi chiedermi una cosa del genere? Poi approvare... Che sono, quella scema di tua madre morta?"
Si rese subito conto, addirittura prima di pronunciarle che le ultime due parole erano sbagliate, assolutamente fuori luogo, troppo fuori luogo e soprattutto cattive ma ormai le aveva già pensate e la troppa foga nel parlare non le diede il tempo di poterle ricacciarle indietro.
Vide il volto di Harry, da stupito per la reazione di lei così accalorata, farsi livido e proprio in quel momento Ginny desiderò strapparsi la lingua e gettarla nel Lago Nero.


Scusatemi. Tiratemi in testa uova marce, sangue di capra, ombrelli... quello che volete, vi capirò.
Questo capitolo dato i… (quanti mesi? troppi comunque) è stato davvero un parto complicato e ho dovuto letteralmente usare il cesareo per riuscire a ricavarne qualcosa.
Non veniva fuori. Ho avuto un blocco assurdo che non riesco a spiegarmi. So benissimo cosa vuol dire dover attendere tantissimo tempo, come in questo caso, per un capitolo e ho sempre tollerato davvero male gli scrittori di efp che fanno così ma ora che mi trovo dal lato opposto li capisco troppo bene.
Avevo 3/4 storyline in testa, il problema è che non riuscivo a decidermi su quale scegliere e avrò riscritto questo capitolo una decina di volte. Poi metteteci esami, università, l'adsl balenga e la cosa è diventata disastrosa, tempisticamente parlando.
Fatemi sapere ciò che ne pensate. Tengo molto ai vostri commenti, di qualunque tenore essi siano. E continuerò sempre a dirvi: non importa se vi è piaciuto o meno, commentate. Sentiatevi liberi di dare il vostro giudizio. 
Ora potete andare in pace.
Amen.

Francisca

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