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Infine, sono approdata anch’io sul fandom di Death Note.
Bene. *w*
Lasciate che vi introduca questa raccolta: Matt x Mello,
tanti momenti che seguono tutti uno stesso filo conduttore. Quale? La
cioccolata, ovviamente. “Addictional Titbits”, bocconcini che danno dipendenza:
una breve serie di flashfic (indicativamente sei o sette) con la pretesa di
dare un assaggio sui tanti aspetti di uno sfaccettato rapporto.
Nient’altro da dire, se non: please enjoy <3
Will
Addictional
Titbits
# White Chocolate
La cioccolata bianca non è qualcosa che si conceda spesso.
Gli piace, sì, ma… ha come la sensazione che non sia cioccolata. Il colore,
insomma, e ha anche quell’esagerata dolcezza che lascia un groppo in gola e la bocca
tutta appiccicata per ore.
(E non parliamo poi dei grassi che ci ficcano dentro!)
L’esplosione è stata di un bagliore accecante, come
accecante è il dolore che sente adesso su tutto il viso. È talmente forte che
quasi gli sembra di non sentirlo, ogni tanto, e davanti agli occhi gli
aleggiano tante piccole lucine, bianche proprio come le fiamme di poco prima.
Si accascia contro un muro in uno sporco vicolo buio,
cercando di riprendere fiato e conoscenza e soprattutto di pensare, mentre il dolore torna allegramente a farsi sentire con
fitte che sembrano coltellate.
Si tasta le tasche dei pantaloni, contento che almeno
quelli non siano andati in cenere, in cerca del cellulare. Lo trova e lo estrae
cauto, fissando il display incrinato. Esita un momento, poi preme un tasto a
caso e anche lo schermo s’illumina tenue di fastidiosa luce bianca.
Compone il numero, a memoria, e si porta il telefono
all’orecchio con un gemito soffocato.
E appena sente il primo squillo è travolto da un senso di
nausea cui non è abituato; la testa gli gira mentre le piccole lucine iniziano
a muoversi sempre più frenetiche davanti ai suoi occhi, la bocca secca e la
voce bloccata in gola.
Dall’altra parte qualcuno solleva la cornetta, senza una
parola, ma può sentirne distintamente il basso respiro arrochito da anni di
sigarette.
Come ai vecchi tempi, pensa Mello costringendosi a
deglutire in uno sforzo agonizzante.
Il nodo in gola si allenta, poi le lucine implodono tutte
insieme e il bianco gli riempie inesorabilmente la vista.
«Mi serve aiuto.»
Decisamente, qualcosa
che non ti concedi così spesso.
Non mi aspettavo tanti complimenti *-* Grazie a AngelVirtues, lemnia,
Freija, DarkRose86 e Spleen per aver commentato, siete troppo gentili <3
Spero il secondo capitolo sia all’altezza del primo
Seconda flashfic per festeggiare il compleanno di Mello! *____* Fategli gli auguri, su!
# Dark Chocolate
La fondente è da sempre la sua preferita. Più dura di
quella alle nocciole, più consistente di quella bianca, più inebriante di
quella al latte; ha un sapore amaro che resta in bocca, ostinato, per ore. Ha carattere, risponde con un ghigno a
chi gli chieda perché gli piaccia così tanto.
Le ustioni si sono rivelate molto meno pericolose di
quanto avesse pronosticato, e si sente finalmente pronto per rimettersi al lavoro.
Sì, deve solo cambiare le bende due volte al giorno, disinfettare le ferite ogni
volta che si agita riaprendo le piaghe e imbottirsi di morfina per non sentire
le fitte che gli manda il braccio tutto il fottuto tempo. Per il resto è in
forma smagliante.
Ma c’è chi sembra contrario a questo suo piano, e si
rifiuta di farlo anche solo allontanare dal letto. Andiamo, si è fatto
disinfettare con l’alcol puro le ustioni pulsanti, si è fatto portare in un
appartamento che puzza di fumo e cibo precotto e ha addirittura passato una
settimana -un’intera settimana!- a
riposarsi senza protestare (troppo), adesso cos’altro pretende che faccia?!
Ha una missione, lui. Non può permettersi altri
fallimenti, lui.
Tenta di alzarsi ma due stivali si accomodano pesantemente
sul suo petto fasciato, mozzandogli il respiro. Grugnisce di disappunto,
roteando gli occhi e posandoli poi sul proprietario degli stivali, candidamente
concentrato sul suo videogioco.
Si puntella sui gomiti, sempre saldamente bloccato al
letto. «Ho da fare.»
«Io invece no, che coincidenza.» Biascica Matt, sigaretta
fra i denti e sguardo basso sul display, e sprofonda più comodamente nella
poltrona dov’è seduto accavallando le gambe sopra il torace dell’altro.
Dannato geek, pensa Mello; è inutile cercare di
convincerlo, sa benissimo quanto possa essere deciso e ostinato. Quasi quanto
lui, in effetti.
Si lascia ricadere sul letto, stizzito, e subito il suo
viso è attraversato da una prevedibile smorfia di dolore; si porta il braccio
sano sotto la testa, studiando apatico i disegni che l’umidità ha formato sul
soffitto del loro squallido appartamento.
Ferito, impotente, e bloccato a letto a fare da
poggiapiedi. Inutile.
Matt accenna un motivetto, e Mello gli lancia una rapida
occhiata di sottecchi. Nell’osservare la serena figura del compagno sente una
bizzarra sensazione allo stomaco, intorno al diaframma, che non sa spiegarsi (e
che non c’entra con gli scarponi che ha piazzati sullo sterno). Non è
delusione, non è irritazione, e non è rabbia. Non riesce a trovarvi un’attinenza
al suo attuale stato d’animo.
Amarezza…? No, sembra come qualcosa di languido,
d’inaspettatamente dolce.
Già, che strano avere
qualcuno che si preoccupa di non mandarlo al suicidio.
Quasi… piacevole?
---
Non mi aspettavo tanti complimenti *-* Grazie a AngelVirtues, lemnia, Freija, DarkRose86 e Spleen per aver commentato, siete troppo gentili <3 Spero che
questo capitolo vi sia piaciuto quanto il primo. ^^
La cioccolata al latte è paragonabile al grigio. Quando si
dice che non esistono solo bianco e nero ma anche i colori in mezzo e tutte
quelle storie sulle sfumature, si sta parlando anche di quella cioccolata. Non è
pungente, non è stucchevole: banalmente dolce e un po’ scontata. Ma buona,
ovviamente.
L’appartamento di Matt ha qualcosa di strano. Fuori è caos, in ogni senso umanamente
percepibile della parola, mentre dentro quelle quattro mura male intonacate
regna un ordine a sé.
Il caos viene scandito placidamente da una tacita routine,
in cui la fatica e l’orrore di ciò che fanno e di ciò che imperversa nel mondo
vengono smussati fino a diventare quasi sensati, ad un certo punto.
Matt gioca con il suo videogame e getta ogni tanto
un’occhiata ai monitor che lo circondano; Mello mangia cioccolata sdraiato sul
divano e pensa ad alta voce. Mello si lamenta perché la cioccolata è finita,
Matt va in cucina a prendere l’ennesima barretta e gliela lancia
distrattamente: se l’altro la prende ricomincia col suo flusso di coscienza, se
manca la presa si esibisce in una mirabile serie di imprecazioni.
Routine - né più, né meno.
Mentre si trova con la testa dentro la credenza in cerca
di cacao in una qualsiasi forma, Mello riflette sulla sua situazione. Si scopre
insoddisfatto: perché Mello non è fatto per essere un uomo d’ordine, non è
diventato quello che è per ridursi a vaneggiare su un divano bitorzoluto. Sono il numero uno, dannazione, si dice
ignorando la vocina nella sua testa che ride dell’ultima affermazione.
«Non c’è più cioccolata!»
«Vattela a comprare!» grida Matt dall’altra stanza,
accompagnato da un allegro pigiare di tasti.
Mello gli marcia incontro, gli occhi ridotti a fessure, e
si ferma con aria autoritaria davanti alla sua poltrona. «Tu hai fatto la spesa
per ultimo. Tu hai comprato le tue fottute sigarette e ti sei scordato la mia cioccolata. Tu devi rimediare - ora.»
«Quando ho finito il livello, miss Prima Donna…»
Ordinaria amministrazione
Mello lo prende per il collo della maglia, facendogli
cadere la consolle sul pavimento. Matt protesta, Mello lo scuote ringhiandogli
in faccia il suo disappunto.
Tutto come al solito.
Matt alza gli occhi al cielo esasperato poi gli posa una
mano dietro la nuca e lo bacia senza batter ciglio. Che strane cose può far
fare la frustrazione alla gente…
Mello sgrana gli occhi e stringe spasmodicamente il
vestito di Matt, non sapendo se trattenerlo o spingerlo via; quando sente la
sua lingua nella propria la propria bocca e le sua mani infilarsi sotto la sua
maglietta, decide che è il caso sbattere quell’hacker petulante contro la
poltrona e finire il discorso come si
deve.
Massì, abbandoniamoci
alla gustosa routine.
---
Il mio computer è morto! T_T Per una volta non è colpa mia
se aggiorno in ritardo - anche perché i 6/7 della raccolta sono stati scritti
:P Ma adesso il pc è perfettamente guarito, quindi urrà!
Comunque, grazie a Seiko,
AngelVirtues, DarkRose86, Azmary_K, spleen, lemnia, KuRoNeKoChAn, LittleBeaver91, NekoRika, Kyah ed Elly (uff, ma quante siete? XD) per le
vostre (troppo) gentili parole e tutti i complimenti. Cioè, siete adorabili.
*scodinzola* Abbraccio di gruppo! X3
Ehm. Forse dovrei assumere un contegno più appropriato…?
Sul serio, sapere che queste scenette piacciono e valgono
qualcosa mi rende davvero felice.
Quand’era ancora alla Wammy’s House, ogni tanto di notte
sgattaiolava nelle cucine per farsi una cioccolata calda. Matt lo seguiva,
spesso, e nel silenzio di pentole e fornelli, in bilico sopra uno sgabello per
arrivare al ripiano troppo alto, rimestavano la cioccolata con entusiasmo. Se
ne tornavano in camera tra risolini soffocati, stringendo tra le mani due
tazzone fumanti, e quasi come dei bambini normali bevevano, scherzavano, e
nella foga si scottavano la lingua.
È molto tempo che non assaggia qualcosa del genere.
Le mani di Matt sul suo corpo non sono gentili, non sono
premurose, non sono attente. Sono calde e bisognose,
come le sue, affannate alla ricerca di qualcosa che nessuno dei due sa o vuole identificare
ma di cui sentono disperatamente la mancanza.
Le mani di Matt bruciano, fuoco liquido sulla sua pelle
già - troppo - provata dal calore.
Lo bacia, senza complimenti, saliva e gemiti e morsi; ad
un certo punto sapore di sangue, forse.
Ha la testa piena di niente, e cerca di scacciare i vaghi
pensieri che si affacciano nella sua memoria, ricordi di quando era piccolo, di
quando quella mano che stringeva la sua, di notte, era timorosa e piccola e il
tepore era solo rassicurante.
I ricordi se ne vanno, grumi ostinati in una densa colata
di emozioni; grumi che forse, con impegno, potrebbe riuscire a sciogliere e
rendere il tutto più scorrevole.
Ma tutto quello che gli importa adesso è che Matt non
allontani le mani dal suo corpo, perché bruciano ma la loro assenza brucerebbe
di più, ne è certo, e l’unico modo per non sentire più dolore è abituarsi al
fuoco. Assuefarsi, al fuoco.
Troppa fatica scacciare anche i fantasmi, è tutto già abbastanza
difficile così com’è.
Matt lo bacia di nuovo. È premuto contro il suo corpo, è il suo corpo, è bollente piacere
liquido che rinfresca le sue ferite. Si sente quasi bene, nonostante tutto.
In fondo, la
cioccolata l’ha sempre preferita grumosa.
---
Olè! Ecco finalmente la scena che tutti voi stavate
aspettando, zozzaglioni che non siete altro. U_U All’inizio non sapevo se
mettere anche la cioccolata calda, ma con un’ispirazione del genere non potevo
di certo escluderla.
Grazie a Azmary_K,
Seiko, lemnia, Elly, DarkRose86, e mi scuso con LittleBeaver91 per averlo scambiato per
una ragazza, ma non sono abituata ad avere un pubblico maschile XD Capita
spesso anche a me comunque, di essere confusa xD
Spero sia piaciuto a tuttI! *contenta di poter usare il plurale maschile* Vi adoro <3
Le nocciole gli raschiano la gola, ripetutamente, ad ogni
boccone. È una delle sue debolezze, quando mangia del cioccolato alle nocciole
proprio non ha voglia di masticare o perdere tempo a degustarne il sapore.
Così, morso dopo morso, consuma la barretta e il palato.
«Ehi.»
Matt alza gli occhi dal display, lo sguardo interrogativo.
Mello lo sta fissando, con ostinazione, ma non sembra particolarmente attratto
dall’idea di dare un seguito alla frase.
Altri momenti di silenzio, e Matt è incuriosito a
sufficienza da mettere in pausa la partita per prestare completa attenzione a
Mello: non è il tipo da stare zitto così a lungo, persino quando dovrebbe. E
non è nemmeno tipo da osservare qualcuno così intensamente.
«Mi servi nel piano.»
Mello lo sputa fuori, tutto d’un fiato, neanche fosse
veleno. Lo dice rapidamente, quasi gli bruciasse in gola come acido e volesse ingoiare
tutto il prima possibile.
Anche lo sguardo di Matt si fa intenso, capendo quanto
basta da appena quattro parole. Capendo troppo, forse, ma ora non è questo il
punto.
«…c’è da chiedere?» biascica Matt con un ghigno, tornando come
se niente fosse al suo videogame.
Mello fa un sorriso storto in risposta, gli occhi che
brillano di una strana luce decisa. Poi si volta rapidamente verso l’intreccio
di cavi e computer e telecamere sul tavolo alle sue spalle, perso in pensieri
più pressanti. Sbuffa, e con un’alzata d’occhi diretta a nessuno in particolare
si lascia cadere sul divano, accanto all’altro. Si stiracchia e si abbandona
contro lo schienale, con un sospiro spossato. Chiude gli occhi ed esita,
brevemente, prima di appoggiare appena la testa sulla spalla di Matt.
Affrontare il dolore
di petto, questo ha imparato a fare. Dopo, eventualmente, pentirsene.
Ma magari… magari no.
---
Come potete vedere, ci stiamo avvicinando alla fine.
Questi ultimi capitoli sono quelli che mi hanno dato più rogne, sapete;
specialmente, sono stata indecisa fino all’ultimo se mettere o no la cioccolata
alle nocciole, visto che l’idea iniziale per la raccolta era di usare solo le
cioccolate “standard” senza aggiunte varie (perché se devo mettermi a scrivere
di tutti i gusti possibili ci muoio -_-).
Un grande grazieeeh
a DarkRose86, LittleBeaver91, Elly, bulma_89, lemnia e Tessa. *O*
Per la prossima shot aspettatevi il Delirio. E non il delirio allegro, ahimè.
Non mangia cioccolata così fondente da… anni, a pensarci.
Da quando quella cioccolata era la sua preferita, da quando ha smesso di
mangiarla perché si era legata ineluttabilmente al ricordo di una brutta notizia. Nonostante tutto, ne
ricorda ancora il sapore, l’odore pungente e quasi alcolico, la consistenza
resistente. La cioccolata pura non è amara, è dolorosamente forte. Chiunque
altro la definirebbe disgustosa.
Ha finalmente finito di riepilogare tutti i dettagli del
piano per qualcosa come la decima volta, e si appresta a mangiare l’ennesima
barretta presa a caso dalla pila ai suoi piedi. Strappa l’involucro,
ricontrolla le carte tutt’intorno e dà un morso senza nemmeno abbassare lo
sguardo; il semplice fatto che non si accorga subito del problema dimostra la
gravità del momento.
Ci vogliono giusto cinque secondi prima che sputi tutto
imprecando, lanciando un’occhiata stravolta alla tavoletta mentre il sapore del
cacao gli arriva in gola come una coltellata. Non è stato lui a comprarla, non può essere stato lui, ha smesso di
mangiarla una fottuta sera di quattro anni fa.
Ma si riprende in fretta, e ben presto è di nuovo chino
sugli schemi e sui monitor sparsi sul tavolino. Mastica ancora quella
cioccolata, tenacemente, come per rispondere ad una provocazione, resistendo
all’impulso di gettarla lontano e semplicemente smetterla. Ormai è deciso a
finire quello che ha cominciato.
Si mette rapidamente il casco, con gesti secchi contenuti
dalla quieta furia che gli si agita in petto. Il sapore del cacao è sempre lì,
dannatamente forte, ma ora sulle sue labbra aleggia anche un sentore di
nicotina. Gli sembrano stranamente simili, ugualmente stomachevoli, e in un
folle picco di nausea si trova a fare pensieri incoerenti su Matt, le sue
sigarette, e l’allettante idea di nascondergli l’accendino per farlo smettere,
una volta finita quella storia.
La nausea passa di colpo, il velo di nicotina sulla sua
bocca si affievolisce, e l’amaro della cioccolata resta il solo aroma a fare da
sottofondo alla missione.
È vestito come un idiota, a bordo di un camion rubato con
una donna nuda in ostaggio nel retro e un fottuto piano che sta andando a
rilento, quando il piccolo televisore alla sua sinistra trasmette un notiziario
straordinario e, per la prima volta da quando si è infilato il casco, la sua
attenzione torna a qualcosa che non è Kira.
Perde il più piccolo dei battiti. Dietro i suoi occhi
vorticano per un istante immagini sbiadite, ricordi infantili ed istantanee
ancora fresche che si vanno a sovrapporre alla nitida immagine della carcassa
dell’auto che fuma dallo schermo, ma ecco che sono tutte sparite. Perché
dopotutto non può distrarsi per una… sciocchezza,
sì, una sciocchezza del genere. Un mero, prevedibile inconveniente di percorso.
…non ha nemmeno il coraggio di scusarsi ad alta voce.
E all’improvviso gli si mozza il fiato, sbanda sulla
strada che porta alla vecchia chiesa e, senza un suono, si accascia sul
volante. Pensa un’ultima volta a L ed è un ricordo più doloroso anche della
fitta al petto, pensa a Roger che gli annuncia la morte del suo unico eroe, pensa alla cioccolata che stava
mangiando in quel maledetto momento e che amava tanto, e che poi non aveva più
osato neanche annusare. In un mondo dove esistono persino gli dei della morte, dopotutto,
non dovrebbe sorprendersi tanto davanti ad una coincidenza del genere.
E infine pensa a Matt - fanculo a lui, che gli ha comprato
quella cazzo di cioccolata extra fondente.
Il suo ultimo respiro
sa di cacao amaro. Il suo ultimo pensiero, sa di nicotina.
---
Questa è la one-shot su cui si è generata tutta la
raccolta. Avevo appena letto una bellissima fic (inglese - Carcinoma di ethanol) in
cui tra una sega mentale e l’altra su un ipotetico cancro ai polmoni di Matt
c’era una riflessione sulla cioccolata amara. E da lì, il mio cervellino
folgorato ha iniziato a macchinare fino ad arrivare a dove siamo ora. Gioite!
(E ignorate se possibile tutte le parolacce che mi sono scappate stavolta XD)
Comunque, this is la versione 3482.7 della shot. Ho
provato la cioccolata 99% - che è CATTIVA, diosantissimo >.< - ed è solo
grazie agli illuminanti (?) consigli di Niki e Sky che non riuscita a fare
qualcosa di decente. Thank you ragazzi <3 Ah, mi fanno notare dalla regia
che l’allusione è un po’ contorta: per chiarire, il ricordo a cui si è legata
la cioccolata è quello della morte di L.
Altresì grazie a Elly,
skeight, LittleBeaver91, renachan,
oOFireFlyOo e DarkRose86 per i commenti <3
E siamo così giunti alla fine. Addio.
…
…ah! C’eravate cascati, eh? XP A presto con il capitolo
bonus, che parla di tutt’altro tipo di dipendenza…
Matt guarda il fumo sollevarsi placido tutt’intorno. Fumo dalla sua sigaretta, fumo dalla sua macchina, fumo dai fori nel suo petto.
Vacilla, e altri proiettili si fanno subito strada nel suo corpo. Cristo, che fottuto male del cazzo.
Le ginocchia cedono, e insieme ad esse i polmoni; prima che anche il cuore faccia la stessa fine, Matt ha giusto il tempo di formulare un ultimo pensiero sconnesso.
Piega appena la bocca in un sorriso tirato, e la sigaretta scivola dalle sue labbra, spegnendosi.
Dietro le lenti incrinate, i suoi occhi vitrei sono pieni delle volute di fumo.
Si infila una mano in tasca e si sorprende di trovarci un pacchetto di sigarette nuovo di zecca. Lo scarta e se ne porta una alla bocca, ripensando con un mezzo ghigno soddisfatto a quanti avevano cercato di farlo smettere insistendo che la nicotina è un’invenzione del demonio.
Inizia a venirgli qualche dubbio, però, quando non trova nemmeno l’ombra di un accendino.
Non c’è niente nelle tasche dei suoi jeans, non c’è niente nella sua giacca, non c’è niente… e basta. Si guarda intorno, nel vuoto bianco che si espande all’infinito in ogni direzione, e ci vuole un po’ - qualche secondo, ma chi potrebbe dire se fossero ore? - prima che si accorga della figura confusa apparsa in lontananza, come emersa dalla nebbia candida. Inizia a camminare, senza fretta, notando man mano che si avvicina prima che si tratta di un uomo, e poi un’inquietante somiglianza col signor Wammy.
«Signor Jeevas, benvenuto. Il signor Keel sarà qui a momenti.»
Matt guarda l’anziano signore con un sopracciglio alzato, in fondo non poi tanto sorpreso che sappia il suo nome. «Keel chi?»
L’uomo lo fissa eloquentemente, e Matt fa due più due. Mello, pensa. Quel coglione, precisa.
Poi scoppia a ridere senza riuscire a fermarsi, e più ride più si rende conto che non ci sarebbe nulla da ridere, cosa che non fa che farlo ridere ancora più forte.
Quando si calma è costretto a togliersi gli occhialoni (che non sono più rotti, nota distrattamente) per asciugarsi le lacrime agli angoli degli occhi.
«Dio, solo un demente come te potrebbe divertirsi in una situazione simile.»
Si volta con un sorriso sarcastico. «È questo il modo di far aspettare la gente?»
Mello gli tira un pugno sulla spalla, rivolgendosi poi al signore che assomiglia a Wammy senza badare alle sue lamentele. «Dov’è che dovremmo andare?»
L’uomo indica con un lieve sorriso un punto indefinito del candido orizzonte.
«Beh, utile,» mormora Mello alzando gli occhi al cielo, prima di avviarsi lo stesso. «Muoviti, Matt!»
Matt lo raggiunge di corsa, e gli posa un braccio attorno alle spalle. Mello lo guarda di sbieco, senza però protestare. Il braccio di Matt è tiepido contro il suo collo stanco, e per un attimo ha la tentazione di mandare tutto affanculo e restare lì, fermo nel vuoto bianco, semplicemente con Matt appoggiato addosso.
«Me lo stavo quasi dimenticando…» dice invece, prendendo a frugarsi nelle tasche all’improvviso.
Matt si ferma, curioso. «Cosa?»
In risposta, Mello gli tira un piccolo oggetto metallico. Matt lo afferra al volo, sorpreso, e poi gli sfugge un ghigno.
Si accende una sigaretta, finalmente, e sorride nella prima vampata grigia che si alza dalla sua sigaretta, spezzando il vuoto asettico tutto intorno a loro.
Con l’accendino stretto possessivamente in una mano, torna al passo con Mello.
«Quando arriviamo ti compro della cioccolata.»
---
...allora. *ride istericamente* Era il 4 marzo 2008 quando promettevo un bonus finale per questa raccolta, e ci ho messo solo nove anni a tirarlo fuori. Un record personale, senza dubbio. Il motivo di questa riesumazione sorpresa è il COW-T #7 (prompt: vuoto), ossia una challenge che ci costringe un po' tutti a scavare nei meandri dei pc per trovare qualcosa da postare. Le mie compagne di squadra (#teamTSH ftw!) hanno fatto di peggio, per cui chi sono io per astenermi. Non so neanche cosa dire se non... meglio tardi che mai?