Dangerous.

di Naephilim
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I'm Here. ***
Capitolo 2: *** I'm Sorry. ***
Capitolo 3: *** I want you back. ***
Capitolo 4: *** Troublemaker. ***
Capitolo 5: *** What the hell? ***
Capitolo 6: *** I wish you we're here. ***
Capitolo 7: *** The Way. ***
Capitolo 8: *** ADIOS. ***



Capitolo 1
*** I'm Here. ***


DANGEROUS. 1 CAPITOLO- I’M HERE.

“PORCA PUTTANA ROSE, ALZATI DA QUEL LETTO” le urla di mia madre sono sempre state il mio risveglio preferito, soprattutto di lunedì. Primo giorno di scuola. “Bella merda”, pensai. Mi alzai velocemente, e le urla di mia madre si percepirono di nuovo per tutta la  casa “ROSEEEEEEEEE ALZATI” la solita. “SONO GIA SVEGLIA” urlai, mi vestii e scesi in cucina a fare colazione.
“scusa, pensavo che stessi dormendo” si scusò lei, replicai un “tranquilla” accompagnato da uno dei miei migliori sorrisi. Mia mamma era fatta così, prima aggressiva, poi dolce, poi di nuovo aggressiva, poi di nuovo dolce. Era fatta così e io le volevo più bene che mai.
Feci colazione, presi lo zaino e salutai mia madre. Odio la scuola. Bè forse “odio” è una parola pesante, ma diciamolo non sono un genio nelle materie, l’unica cosa positiva della scuola è che mi ha fatto conoscere persone speciali. Raggiunsi il mio armadietto e il mio palese migliore amico gay, mi raggiunse abbracciandomi. Tutti sapevano che era gay, ma non lo prendevano in giro, o forse non tutti, solo quelli più stupidi. Era solare e amichevole con tutti, aveva una grande forza di volontà quel ragazzo, lo ammiravo anche per questo.
“Hei Stewart” mi salutò lui. “hei Cleark” ricambiai. “Come mi è mancata la mia migliore amica” sorrise, “ci siamo visti ieri” commentai. Non avevamo rinunciato a vederci anche durante le vacanze, mi trovavo troppo bene con lui, in senso amichevole, ovvio.
“ROOOOOSEEEEEEEEEEE” sentii urlare da dietro le mie spalle. E chi poteva essere se non Lizzie? “Lizzie, mi sei mancata anche tu” dissi per poi scoppiare in una rumorosa risata. Lei ricambiò contenta. Suonò quella fottutissima campanella che odiavo con tutta me stessa. Avevo il professore di fisica, la materia più odiosa del mondo.
“devo andare, ho grammatica” sbottò Ron, “e che ti lamenti, io ho quella merda di biologia” commentò Lizzie, quella ragazza era la finezza. “buona fortuna ragazzi, vado a fisica”
Aprii la porta della classe, “devo prendere il banco il ultima fila” pensai. Stavo per sedermi quando un ragazzo moro mi prese il posto. Non era di certo una di quelle ragazze che se ne stavano zitte.
“scusa moro, questo posto è mio” dissi tranquillamente senza risultare antipatica. “Oh, guarda la vita, ora è mio” sorrise, in modo vendicativo. Erano le otto del lunedì mattina, non avevo voglia di litigare, soprattutto con un tizio di cui non sapeva neanche l’esistenza. Mi arresi, e mi misi nel banco affianco al tipo. Sempre un ultimo banco, ma non vicino alla finestra dove volevo stare io. Quelle due ore di fisica erano passate troppo lentamente per i miei gusti e il mio nuovo banco era già pieno di disegnini insulsi senza significato.
In più ero stata rimproverata due volte, che palle. “Cool kids don’t dance?” Zaino, Zeino, ZAYN, si si chiamava così almeno così aveva detto il prof. alla prima ora durante l’appello. Cercai di ricordare il cognome… Samik, Masik, Malik. “che?” sbottai incredula.
“Su questo banco c’è scritto: cool kids don’t dance” disse, “si e allora?” domandai. “So che l’hai scritto tu” divenni improvvisamente rossa in volto. MI ERO DIMENTICATA DI CANCELLARE I DISEGNINI. “ok, ma cosa centra?” non rispose, e usci dall’aula. Che ragazzo strano.
Dopo cinque infinite ore, di nuovo a casa finalmente. Apri la porta e scorsi una testa con na capigliatura castana.
OH MERDA pensai.

 
SPAZIO AUTRICE
Ok, non so il perché dato che le mie fan fiction, non se le caga nemmeno un cammello in riva al mare (?) ma ho scritto un’altra ff.
Spero che voi abbiate capito bene il carattere di Rose Stewart, e soprattutto che abbiate capito cosa è successo nell’ultima parte. L’incrontro tra Zayn e Rose, un po’ strano direi. Ricordatevi, la frase “cool kids don’t dance” perché significherò molto per i nostri due personaggi.
BENEEEE VI LASCIO. Se vi fa schifo, la cancello, se invece vi piace RECENSITEEEEE
ROSE, E’ QUESTA RAGAZZA QUA SOTTO. L’ho cercato la perfetta Rose, per un secolo.
STAVOLTA VI LASCIO SUL SERIO
ANONIMA EMOTIVA

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Capitolo 2
*** I'm Sorry. ***


DANGEROUS. 2 CAPITOLO- I'M SORRY

OH MERDA pensai.
Non poteva essere lui, no lui no. Tremila domande mi passarono in testa, perché è qui? Cosa vuole da me?. Cercai di nascondermi, scivolando fino a terra appiccicata alla porta, ma molto probabilmente era troppo tardi dato il mio rumorosissimo urlo fatto appena entrata per annunciare il mio arrivo. Mi rialzai svogliata e andai in contro a quel coso. “Quel coso” che soprannominavo migliore amico. Lui era il mio migliore amico, poi aveva rovinato tutto, lui non io. “Ciao” si alzò in modo molto impacciato, mettendosi le mani dentro le tasche. “Ciao Liam” dissi fredda, quasi distaccata, fissandolo negli occhi, non avrei retto il suo sguardo a lungo, ma valeva la pena provarci. Liam James Payne. Non era cambiato per niente, ovviamente se non contiamo che quella buffa capigliatura, non c’era più, si era tipo rasato i capelli. Era strano vederlo così. “Che cosa ci fai qui?” non so da dove, quando, cosa e perché ma ebbi il coraggio di chiedergli il motivo di quella ‘dolce’ visita. “Ehm.. si ecco..” balbettava, aspetta aspetta cosa? Liam Payne che balbettava? Da quando? Continuò sempre molto impacciato “volevo chiederti scusa” abbassò gli occhi, continuando a distruggersi completamente le mani, sembrava nervoso. No era nervoso. E poi cosa aveva detto? ‘scusa?’ da quando Liam Payne si scusa? Ok basta farsi domande. “scusa?” risposi interdetta. “Si, scusa Rose. Scusa per come mi sono comportato. La verità è che mi manchi. Mi manchi tu, la mia migliore amica.” Disse tutto d’un fiato. Ma fanculo, mi lascia nel momento del bisogno per scoparsi Meredith Scoth, e poi si presenta a casa mia per chiedermi scusa? Basta sono stanca. “Liam, vai fuori per favore.” Dissi sul punto di piangere, mi aveva fatto troppo soffrire, un semplice ‘scusa’ non avrebbe mai risolto la situazione. Non disse nulla, col lo sguardo basso, passò il corridoio e uscì senza nemmeno voltarsi. Non dovevo piangere, così salii in camera e preso il mio ipod. Meglio fare un giro pensai. E ovviamente per ‘un giro’ intendevo chiamare Lizzie e Ron e cercare in qualche modo conforto.
Presi in mano il mio cellulare e accesi la chiamata prima con Lizzie. “Ehi tesoro, dimmi tutto” disse senza chiedere chi fossi, dopotutto sapeva che ero io. “E’ successa una cosa” non finii la frase “bella o brutta?” commentò lei. “brutta” dissi “ok muovi il culo e tra cinque minuti a casa mia” la finezza, l’ho sempre detto. “Arrivo, chiama anche Ron se puoi.” “si certo” disse lei chiudendo la chiamata.
Davanti a casa Jones suonai il campanello. Mi aprì la signora Jones, sempre solare e con un sorriso stampato in faccia “Ehi Rose” mi salutò lei “Lizzie è in camera sua, ti sta apettando” concluse. “Salve signora Jones, grazie mille”. Salii velocemente le scale, ma appena fatto l’ultimo gradino venni presa d’assalto da Lizzie che mi abbracciò. Era così dolce quando faceva così. Ci staccammo ed entrammo in camera sua, dove un Ron molto stanco ci aspettava sopra il letto di Lizzie. “Ok, racconta” disse lei, molto interessata all’argomento. “e’venuto Liam a casa mia” Ron, non si tenne e aprì la bocca segno di stupore. “E che cosa voleva?” disse lui. “si è scusato” continuai io, Lizzie non resistette e sbottò in aria arrabbiata. “Come si è scusato? Come si permette di venire a casa tua, e chiederti scusa?” ci pensai un secondo poi dissi “ha detto che gli manco” abbassai lo sguardo. “Tu vuoi perdonarlo?” sbottò Ron. “Non ci pensare nemmeno. Dov’era lui quando tua padre stava in ospedale sul punto di morte? Dov’era lui mentre tu piangevi? Dov’era? A scoparsi quella troietta che lui sosteneva di amare.” Sembrava più che altro un rimprovero, mi colpì al cuore con quelle parole. Mi ricordai di mia papà, di quanto ero sola in quel momento. No, non l’avrei perdonato così in fretta, di questo ne ero certa.
 
“ROSEEE ALZATIII” mia madre, che mi svegliava. La mia voglia era tipo a meno duecento, ma tanto valeva alzarsi. Mi feci una doccia, tanto per distendere i nervi e mi vestii, misi dei jeans  scuri molto stretti che facevano risaltare le mie gambe, e una semplice canotta bianca faceva ancora molto caldo.
‘Pronta’ pensai. “Ehi mamma” dissi sorridendole, non facevo mai colazione. La mia voglia alla mattina di mangiare era sempre pari a zero. O forse meno. Presi l’autobus quella mattina che mi portò a pochi metri dall’entrata di scuola.
Arrivata all’armadietto i ricci di Lizzie mi arrivarono in faccia accompagnati da uno dei suoi caldi abbracci. “Buongiorno” disse lei sorridendomi “Buongiorno” ricambiai mostrando uno dei miei migliori sorrisi. “Stai bene?” disse lei un po’ preoccupata per quanto accaduto il giorno prima. “Si si, è tutto a posto” dissi io aprendo il mio armadietto. “Ehi Lizzie, buongiorno Rose” era Ron, il solito. “Ron come va?” dissi io. “tutto bene” disse per poi continuare “avete notato che Styles ha tagliato un po’ i capelli?” non mi trattenni, scoppiando in una rumorosa risata. Lizzie intervenne “Ma cosa ce ne frega a noi di Styles?!”disse un po’ su di giri. “Dai ammettetelo che è bello” scoppiai a ridere, ancora. Suonò la campanella.
Il solito trambusto del corridoio mentre gli studenti si attingevano a raggiungere l’aula. Improvvisamente, mi scontrai contro qualcuno, i libri mi caddero dalle mani. Quando il tipo misterioso venne in mio soccorso. “Scusami” disse prendendo i libri caduti e porgendomeli. Era Sein, no Zayn. Si Zayn Malik, quello che faceva il corso di fisica con me. “Tutto a posto” risposi guardandolo negli occhi. Era proprio un bel ragazzo.
 
EHI HEREEEEE
Sono tornata con il secondo capitolo, avete scoperto che era il ragazzo con la capigliatura castana, ho inserito Liam , sono così soddisfatta *si applaude* e avete anche scoperto che cosa è successo tra loro due. Ma non ho approfondito perché lo capirete meglio più avanti. Ho inserito pure Il nostro Styles, che avrà un ruolo importante. Per la fatidica frase dello scorso capitolo, prima di ritrovarla dovrete aspettare un bel po’, mi dispiace.
Anywereeee scusate il ritardo, ma non lo avevo pronto, perciò ho dovuto scriverlo al momento. Non riesco a caricare l’immagine della bellissima Rose, perciò *lo prometto* la foto sarà nel prossimo capitolo.
Come al solito, se non vi piace la cancello, se vi piace RECENSITEEEEEEE

 
ANONIMA EMOTIVA

 

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Capitolo 3
*** I want you back. ***


Entrai nell’aula piuttosto impacciata, con i libri in mano che stavano per cadere. Presi il primo banco libero, fregandomene della sua posizione nella stanza.
“Buongiorno ragazzi” era il professore. Quel rompicoglioni che, ovviamente, mi rovinava la giornata con il compito di algebra. “Bene, dividete i banchi.” Solito trambusto nello spostamento dei banchi. Nel frattempo il professore stava già consegnando la verifica. Appena mi posizionò quel foglio davanti al naso, il mio primo pensiero fu uno ‘oh merda’. Non avevo studiato, lo ammetto. Non avevo voglia.
Suonò la campanella di fine ora la mia salvezza, forse. Controllai nel mio foglietto l’orario, e notai che dovevo recarmi in palestra. La nostra classe divideva la palestra con un’altra, poiché i fondi della scuola erano molto ridotti.
Non avevo assolutamente voglia di fare ginnastica, così invece di presentarmi in palestra mi recai nel giardino scolastico, mi sarei rilassata un po’. Scesi velocemente le scale che portavano alla porta d’uscita quando sentii degli strani rumori. Di qualcuno che si lamentava, tipo. Girai l’angolo, ma tornai subito indietro appena vidi Styles che ‘discuteva’ con un altro ragazzo, che non conoscevo. Continuai ad origliare, e a sbirciare senza farmi vedere.
“Allora, che ti avevo detto?” disse Styles all’altro. “Ti giuro, non era mia intenzione” si difese l’altro, “Louis non mentirmi” proferì il riccio mentre lo prendeva per il colletto. Harry Styles, quinto anno come me, sempre stato un tipo violento ma comunque richiesto dalle ragazze, che trovavano in lui qualcosa di affascinante. Occhi verdi, capelli ricci, bel sorriso e amabili fossette. Per non parlare del fisico. Eppure non ero mai stata attratta da lui, in nessun modo. “Ok, lo ammetto. Mi dispiace molto, ma ero troppo tentato.” Disse l’altro ragazzo dagli occhi blu. “Non farlo mai più” disse Styles tirandogli un pugno nello stomaco e appongiandolo a terra. Cazzo, mi veniva da starnutire. Non riuscì a trattenermi e, ovviamente venni scoperta.
“Stewart” disse Styles con un sorriso beffardo. Lo ammetto, Harry poteva essere carino. In certi casi. Non mi mossi, rimasi ferma esattamente dov’ero. “Vieni qui, non mordo sai” disse facendomi cenno. Il ragazzo dietro mi guardava in modo strano, sembrava un maniaco. Mi avvicinai, molto lentamente. “che cosa ci fai qui?” disse sempre quello riccio. “Niente, non avevo voglia di fare ginnastica” dissi convinta. “Mi fa piacere vederti” disse con il solito sorriso beffardo.
Improvvisamente mi prese per il braccio e mi sbattè al muro. Si avvicinò pericolosamente, tenendomi le braccia ferme contro il muro. Mi guardava le labbra, e ad essere sincera avevo paura, molta paura.
Il ragazzo dagli occhi blu, se n’era andato, lasciandomi da sola. ‘Maledizione, devo liberarmi’ pensai. Ma velocemente mi sfiorò le labbra, provocandomi un brivido lungo la schiena. Continuò poi a guardarmi.
“Lasciala andare Styles” urlò qualcuno. Harry mi mollò facendomi scivolare a terra. Era Zayn.
Ma che cosa ci faceva qui? E perché mi stava aiutando? Mi faccio troppe domande, devo smetterla. “Sennò cosa mi fai?” sbottò Harry quasi divertito. “Non mi conosci, perciò non sfidarmi” disse Zayn sicuuro di se stesso. “Come vuoi” disse infine Harry. Poi si girò verso di me, si avvicinò e molto piano, sfiorando il mio orecchio disse “Ci vediamo in giro”. Mi faceva paura quel ragazzo, ora più che mai.
Zayn mi guardò e se ne andò via, senza dire niente. Era successo tutto così in fretta. Milioni di domande mi giravano in testa. Perché Harry ha fatto così? Perché Zayn mi ha aiutata? Boh, forse perché gli facevo pena, sicuramente.
Suonò la campanella di fine scuola, avevo una relazione sentimentale con quella campanella. Porsi i miei libri dentro l’armadietto, quando venni interrotta da uno degli abbracci di Lizzie. Quanto era dolce quella ragazza. “Hei amour” disse lei sorridendomi “Lizzie” ricambiai io. “Oggi pomeriggio vieni da me?” mi domandò lei. “Certo, devo dirti anche delle cose” non finii la frase che Lizzie sbottò “Perfetto, ci vediamo alla quattro e mezza, sii puntuale mi raccomando.” Mi disse facendomi l’occhiolino e andando via. Uscii dalla scuola quando vidi una persona che non volevo vedere, Liam.
Corsi, cercando di non essere vista da quel coso, ma il mio tentativo fu vano poiché Liam, alle mie spalle gridò “RROSEEEEEE” merda.  Mi girai di scatto e me lo ritrovai alle spalle. “Che ci fai qui?” domandai, un po’ ironica.
“Ora ti spiego” disse lui, abbastanza preoccupato.
 
 
I’M HEREEEEEEEEE
Hei, scusate veramente per l’orribile ritardo e per l’orribile capitolo. La scuola mi sta uccidendo e la fantasia mi sta lasciando. Non vi interessa niente, perciò passiamo al capitolo. Ho inserito, Louis *balla la conga* e Harry ha avuto il suo momento ‘fondamentale’, Zayn sempre piu misterioso. Liaqm deve dire una cosa importante a Rose, molto importante. Che ovviamente per ora non sapete *risata malefica*.
Non riesco a mettere la foto, lo so sono imbranata. Perdonatemi.
Volevo ringraziare tutte le persone che hanno recensito, veramente siete la mia felicità.
Come al solito, se non vi piace lo cancello, se vi piace RECENSITEEE

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Capitolo 4
*** Troublemaker. ***


“Che?” Lizzie mi guardava in modo quasi divertito, e questo mi metteva parecchio a disagio. “Esattamente quel che ho detto” dissi cercando di non ripeterle tutta la storia da capo. “E perché Styles lo avrebbe fatto?” mi chiese quasi incitandomi a parlare. Il problema è che non lo sapevo nemmeno io. Forse perché non aveva niente da fare, forse si annoiava e l’unica cosa che magari poteva divertirlo era stuzzicarmi in quel modo. Si, molto probabilmente è così. Non avrebbe avuto nessun altro motivo per fare quello che ha fatto. “Non lo so” azzardai, non sapevo che rispondere effettivamente. Successivamente riposi lo sguardo sul comodino in legno che risiedeva accanto al letto con un piumone con un motivo azzurro a quadri, su cui io e Lizzie eravamo sedute. La sveglia sul comodino segnava le 18.30, forse era ora di tornare a casa. “Scusa, devo tornare a casa” riposi lo sguardo di nuovo verso Lizzie che mi sorrise “certo, ci vediamo domani”. Mi accompagnò alla porta d’ingresso. Uscita da quell’enorme casa mi avviai verso l’enorme stradone del quartiere a cui si affacciavano parecchie villette quasi tutte uguali. Ormai faceva abbastanza buio e si iniziava a sentire il gelo dell’inverno.
Camminando ripensai al pomeriggio passato insieme a colui che chiamavo un tempo ‘migliore amico’.

Entrai nella sua Range Rover nera, un po’ preoccupata. Non dissi nulla per tutto il tragitto, in cui Liam non faceva altro che guardare il volante, poi guardare la strada, sistemarsi la cintura, riguardare la strada, guardarsi le mani e riguardare le strada. Che cosa avrà dovuto dirmi di così importante? Ancora nei miei pensieri sentii la macchina frenare e vidi Liam fare manovra per parcheggiare. Mi aveva portato ad un bar, Da Jilly’s house. C’ero stata solo una volta in tutta la mia vita. “Siamo arrivati” mi guardò sempre più teso. “Va bene” dissi solo. Lui scese dalla macchina e così feci anch’io facendo attenzione a non sbattere la portiera. Senza dire niente lo seguii fino all’entrata del bar. Entrammo e ci sedemmo al primo tavolino libero. Dopo neanche due minuti arrivò la cameriera “Salve, benvenuti da Jilly’s house. questi sono i menù. A più tardi.” Sorrise alla fine porgendoci i menù. Non ce la facevo più. “Liam” Alzò lo sguardo dal menù, porgendolo su di me. “Dimmi che cosa succede” continuai seria. Non rispose, niente. “Liam” mi guardò di nuovo. Stava per aprir bocca quando arrivò la cameriera. “Avete scelto?” disse sorridendo gentilmente. “Io prendo un  caffè normale” sbottò Liam. “Anch’io” dissi. La cameriera se ne andò ancora. “Mi vuoi dire che cazzo sta succedendo?” non ce la facevo più veramente, o mi diceva quel cavolo che doveva dirmi o me ne sarei andata senza problemi. “va bene” alzò lo sguardo posando i suoi occhi color nocciola nei miei. Feci un cenno della mano facendogli capire di continuare a parlare. “Ti ricordi quella sera, in cui ci fu l’incidente di tuo padre?” annuii senza dire niente. “ecco quella sera, io e Sharon, facemmo l’amore” degluii, ripensando a quella sera, in cui mio padre perse la vita. Mi sentivo male, non dovevo pensarci. Annuii nuovamente. “Lei adesso è incinta” mi ripresi immediatamente dal mio stato di stasi. Aprì gli occhi in segno di stupore. “Lei che?” ero abbastanza confusa. “lei è incinta” ripetè lui di nuovo. “E tu sei..?” non finii la frase, aveva sicuramente capito quello a cui volevo arrivare. “Molto probabilmente sì” porse lo sguardo verso il basso. “Non ne sei sicuro?” chiesi. “No, due sere dopo, Sharon sostiene di essersi scopata un altro.” Che ragazza dolce. “Ok perciò per ora non ne hai la certezza” provai a rassicurarlo. “E se invece fossi io il padre?” sentivo amarezza nelle sue parole. “I-Io..” stavo per parlare quando venni interrotta “ è tardi, meglio che ti accompagni a casa.” Annuii senza obbiettare.

Che cosa avrei potuto fare per aiutarlo? No aspetta. Io non dovevo aiutarlo, lui non mi ha aiutato quando avevo bisogno. Perché dovrei esserci io per lui? Sono problemi suoi, non miei. Eppure, non riesco a non aiutarlo. È uno dei miei più grandi difetti penso, non riesco a non aiutare gli altri. Questi possono essere stati davvero cattivi con me, ma io comunque non riesco a non aiutarli. È più forte di me.
I miei pensieri vennero interrotti dallo squillo del mio cellulare. Un messaggio. Estrassi il cellulare dalla tasca posteriori dei jeans e lessi l’emittente. Era Liam.
 
Da: Liam Payne
Mi sono dimenticato oggi di chiederti: stasera c’è una festa ad entrata libera. Vieni? Fammi sapere : ) xx
 
Risposi.
A: Liam Payne
Non so.. ti so dire. xx
 
Da: Liam Payne
Dai, ci divertiamo :) xx
 
A: Liam Payne
Dipende, qual è il tuo significato  di “divertimento”? xx
 
Da: Liam Payne
Insisto, sappimi dire. xx
 
Decisi di non rispondere. Dovevo chiedere a mia madre che sicuramente non avrebbe acconsentito. Provare? Non costa niente. Rincasai, aprendo la porta ed entrando, per poi porgere il giubbotto stropicciato nell’attaccapanni. “Ehi mamma, sono a casa” urlai. Sentivo un buonissimo profumo venire dalla cucina. Appena la  raggiunsi vidi mia mamma ai fornelli. “Ciao Rose” mia mamma si girò salutandomi e mostrandomi un sorriso. “Tra poco è pronto” annuii uscendo dalla stanza arrivando alla rampa di scale che portava al piano superiore. Salii le scale ed entrai in camera mia buttandomi a peso morto nel letto.
Devo convincere assolutamente mia madre. È un po’ di tempo, effettivamente, che non passavo una serata divertendomi. Ne avevo bisogno. Senza pensare ad una risposta negativa, mi preparai i vestiti che avrei messo la sera. Possibile che non avevo niente per sembrare almeno un po’ ‘attraente’? nada. Aprii un cassetto finche non trovai una maglietta che forse, quella sera mi avrebbe salvato la vita. Una maglietta grigia che ricadeva su una spalla con delle borchie che formavano una croce. Adatta ad una serata come quella che avrei passato. Ci abbinai dei jeans neri molto stretti e delle vans.
“rose, pronto!” Sentii mia mamma chiamarmi dalla cucina, la raggiunsi velocemente. Mi sedetti sulla prima sedia libera, non avevo un posto fisso. Mia mamma mi raggiunse portandosi alla bocca subito un po’ di insalata. “Ehi mamma” al mio richiamo alzò lo sguardo. “Posso chiederti una cosa?” mia madre finii di masticare annuendo. “Stasera, ci sarebbe una festa..” venni interrotta proprio da mia madre. “Vai pure, devo svolgere dei lavori in casa.” Disse finendo la sua insalata. Sorrisi “grazie”.
 
A: Liam Payne
Ok, vengo. xx
 
Da: Liam Payne
Sarò lì alle 10.30 fatti trovare pronta. :) xx
 
Mi vestii come avevo detto e mi truccai leggermente evidenziando il contorno degli occhi con un eyeliner nero, e aggiungendoci un tocco di mascara. Perfetto. Erano le 10.15 ed ero pronta, incredibile.
All’improvviso sentii un suono di clacson. Mi affacciai alla finestra notando la Range Rover di Liam.
Scesi le scale, salutai mia madre ed uscii.
Entrai in macchina velocemente. “Ehi Rose” mi salutò Liam mostrandomi un sorriso. “Ciao” ricambiai il sorriso. Il tragitto fu abbastanza strano, c’era silenzio. Ma non di quelli imbarazzanti.
“Siamo arrivati” esclamò abbastanza divertito. “perfetto” dissi sicura aprendo la portiera. Liam tolse le chiavi dal nottolino ed uscì anche lui dall’auto. Mi arrivò un messaggio, era Lizzie.
Da: Lizzie
Ehi, c’è una festa st. Madison street, 14 aperta a tutti. Vieni? xx
 
A: Lizzie
Sono già qua. :) xx
 
Da: Lizzie
Aspettami dentro vicino allo stereo arrivo. xx
 
Ok, ancora più perfetto.
 
EHI HEREEEEEEE
Sciao gente,
i’m back, a vostro dispiacere. Questo capitolo mi piace ma non è uno dei miei preferiti, Rose e Liam si sono avvicinati un po’ e questo mi piace un sacco. Anyway che succederà alla festa? Vi lascio fantasticare.
Sapete che prima di continuare con la storia gradirei qualche vostro parere, perciò recensite. 

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Capitolo 5
*** What the hell? ***


Uscii frettolosamente dalla Range Rover di Liam, non mi curai molto di lui, anche se effettivamente avrei dovuto ringraziarlo per il ‘passaggio’.
Chiusi sbattendo leggermente la porta con  molta non-chalance. Questa doveva essere la mia serata, avevo bisogno di sentirmi libera. Almeno per una sera. Entrai in casa, sentendo un forte odore.
Osservandomi attentamente intorno notai che, essendo ancora molto presto, c’era già parecchia gente. Alcuni ragazzi con una birra in mano, qualche troia che ballava in pista mettendo il culo in faccia ad altri fradici ed ubriachi ragazzi.
Ora avevo solo un problema: dov’era lo stereo? Beh, bastava seguire da dove provenisse la musica molto probabilmente.
Attraversai con attenzione la pista, facendo attenzione a non pestare qualche poveraccio caduco a peso morto per la stanchezza, ma soprattutto per la sbornia. Vidi lo stereo che, era situato vicino a dei tavoli banditi con qualche alcolico e qualche schifezza (di sicuro non lo si poteva definire ‘cibo’). Aspettai qualche minuto lì vicino, finché non vidi da lontano i capelli di Lizzie avvicinarsi a me. Appena mi vide, sorrise abbracciandomi in modo caloroso.
“Ehi Rose, trasgressiva stasera?” si leggeva il sarcasmo nei suoi occhi, che luccicavano. “Uhm, direi proprio di sì” dissi fermamente convinta.
“Sei venuta a piedi?” mi chiese abbastanza dubbiosa. Dovevo raccontarle di Liam? Massì, non mi avrebbe ucciso. Credo. “no, mi accompagnata Liam” dissi spostando lo sguardo sulla pista, per poi riporlo nuovamente su Lizzie.
“Che? Liam? Sei pazza?” aveva uno sguardo abbastanza scioccato. “No, ma..” cercai di cambiare argomento. “.. siamo venute qui per divertirci o per parlare di Liam?” dopo questa avevo vinto.
“D’accordo” disse lei, girandosi verso il tavolo per prendere un a lattina di birra. “Vuoi?” mi sorrise.
Annuii. Non mi avrebbe fatto male. Sebbene io non abbia mai toccato nessun tipo di alcolico finora, accettai. So che sembra strano ma, non sono mai stata invogliata a bere alcolici, solo l’odore mi metteva una sensazione di disgusto.
Quando Lizzie mi passò la bibita, presi dubbiosa la lattina.
“Devi berla tutta d’un sorso.” Esclamò Lizzie divertita probabilmente dalla mia espressione perplessa.
“Va bene” dissi prima di buttare giù quel liquido giallastro per la mia gola, che bruciava. “Wow” esclamò Lizzie, ed io sorrisi soddisfatta.
Improvvisamente, Lizzie sbiancò ‘leggermente’ il che mi fece preoccupare. “Lizzie, tutto bene?” lei mi guardò e poi mi disse “devo andare in bagno” sparendo improvvisamente su per le scale.
Ne approfittai decidendo di spostarmi da quel posto. Stavo completamente diventando sorda per colpa dello stereo, in più l’odore nauseabondo mi stava portando al vomito.
Non conoscevo quel posto, ma non doveva esser così difficile trovare un balcone, un giardino, un qualsiasi cosa all’aperto. Così aprii una porta con un vetro scuro trovandomi nel giardino posteriore di quell’enorme villa.
La prima cosa che notai fu che non ero sola, ovviamente. ‘Rose che stupida che sei’ pensai. La mia coscienza aveva ragione.
C’erano tre gruppetti di persone. Il primo era formato da ragazze con minigonne che, erano talmente corte che arrivavano all’ombelico. Le solite troie di turno.
Il secondo era formato da persone ‘normali’ molto probabilmente costrette e obbligate ad unirsi a questa festa.
Nel terzo invece erano solo ragazzi, che fumavano.
Osservando più attentamente constatai che quella che tenevano in mano non era una normale sigaretta. No, quella era una canna, droga, ecstasy, come la volete chiamare.
Che fare a questo punto? Tornare indietro? No, assolutamente.
Digitai velocemente un messaggio a Lizzie.
 
A: Lizzie
Sono fuori, nel giardino sul retro se mi cerchi :) xx
 
Non ricevetti risposta. Mi guardai intorno notando che l’unica sedia libera era quella vicina al terzo gruppo di persone. Quello dei drogati.
Mi avvicinai molto piano cercando di non attirare l’attenzione di qualcuno all’interno del gruppo. Ce l’avevo fatta, non mi avevano notata. Ballai la conga all’interno del mio cervello.
La voglia era tanta, ma cercai non guardare in direzione dei ‘drogati’, improvvisamente qualcosa mi distrasse. Il cellulare vibrò due volte.
Aprì i messaggi.
 
Da: Lizzie
Ok, ho trovato un tipo niente male ;) xx
 
Wow, che velocità.
 
Da: Liam Payne
Dove sei finita? xx
 
Mi mancava Liam che mi controllasse. Non risposi a nessuno dei due.
Forse era meglio tornare da Lizzie. Mi alzai quando sentii un fischio provenire da dietro le mie spalle. Mi fermaii un secondo, ce l’aveva con me? No perché non sono un cane.
“Ehi mora” udii un secondo dopo. Aspetta, io sono mora. Mi girai lentamente, solo per constatare se stesse chiamando me, o qualche puttanella del gruppo uno.
Mi stava guardando, quindi molto probabilmente parlava con me. La paura si impadronì velocemente di me, non permettendomi di correre via.
“Dai, vieni qui” Disse il tipo, che mi aveva chiamata. Non mi mossi, ma quando lo vidi camminare verso di me, allora sì che avevo tanta, ma tanta paura.
Lo guardai proseguire, verso di me. Non mi mossi nemmeno per togliere, il capello che si era posizionato davanti ai miei occhi. Ero immobilizzata.
“Sei muta, per caso?” ora era veramente troppo vicino. La sua altezza copriva il mio corpo e potevo sentire il suo orribile alito sul mio viso. Senza dire nient’altro mi prese per il braccio iniziando a trascinarmi verso il suo gruppetto.
“Lasciami andare” cercai di divincolarmi dalla sua stretta, senza nessun risultato.
“Per favore lasciami” fece finta di non sentirmi aumentando la stretta al mio polso. Ero finita. Mi portò più vicina al suo corpo per poi spingermi in mezzo al gruppo. Mi stavano fissando tutti, alcuni seri altri con un sorrisetto perverso che mi metteva il vomito. Se prima avevo tanta paura, adesso non esiste parola, per classificare il mio stato d’animo.
“Josh” –- un ragazzo con i capelli scuri iniziòp a parlare. La sua voce era sicura. – “ bel bocconcino.”
Si avvicinò a me prendendomi per il polso che già da prima mi doleva.  Mi sollevò il mento come se volesse osservarmi meglio.
“Vuoi una foto per caso?” dissi abbastanza cupa. Dove avevo trovato tutto quel coraggio? Mi stupivo di me stessa. Il ragazzo dai capelli scuri continuò a fissarmi come se non avesse sentito nulla di quello che gli avessi detto.
Mi mollò ed iniziò a strattonarmi, mollandomi ogni tanto nelle mani di qualcuno.
“Chi vuole divertirsi con lei?” urlò sempre il ragazzo.
Tutti iniziarono ad urlare, ero come un giocattolo, mi sentivo una merda.
“Lasciatemi stare, per favore” iniziai quasi a piagnucolare, mi sentivo male, ero sporca e il fumo sparso tutto attorno a noi mi stava facendo girare la testa.
Vidi un ragazzo farsi leva sugli altri. Li spinse via, afferrandomi per la gamba e caricandomi come un sacco di patate sulla sua spalla.
“Ci penso io” disse questo agli altri.
Alzai lo sguardo notando che ci allontanavamo sempre di più dal gruppo, poi dal giardino, dalla sala e infine dalla casa.
Iniziai a calciare, urlare. Questa sarebbe dovuta essere la mia serata libera, un serata divertente, non il mio incubo.
“ti prego lasciami andare” urlai. Non disse niente.
Sentii una porta aprirsi. Chiusi gli occhi. Quando gli riaprii mi accorsi che ero all’interno della sua vettura.
Perché tutto a me doveva succedere? Qualcuno lassù ce l’aveva con me.
Me ne erano capitate di tutti  colori, ed essere rapita era una cosa che ora avrei dovuto aggiungere alla lista.
Un secondo dopo notai che il mio rapitore, si era appena seduto in macchina. Non riuscivo a scorgere il suo viso, era coperto con il cappuccio. Si sentiva l’odore del fumo provenire dal suo corpo.
“Non ti farò del male.” Mi disse non volgendomi lo sguardo.
Non riuscii a far nient’altro se non annuire in segno d’approvazione. Questo voleva probabilmente dire che mi aveva salvata da quei drogati.
“G-grazie” balbettai. Non avevo mai balbettato in vita mia. Forse quello non era neanche la balbuzia, ma la paura che mi stringeva la gola, non permettendomi di parlare.
Senza parlare si girò verso di me, togliendosi il cappuccio.
Rimasi scioccata.
 
“Zayn?”

 
EHI HEREEEEEEE
I’m back. Ho postato prima del previsto dato che mi avete stupito con le recensioni, vi amo tanto perciò ho postato subito.
Anyway, questo capitolo è mooolto importante e forse l’avete intuito anche voi.
Grazie mille a tutte quelle che hanno inserito la storia nei preferiti/ricordate/seguite. c:
Sciauu
Anonima Emotiva.

questa è rose. 

http://www.google.it/imgres?hl=it&biw=1024&bih=513&tbm=isch&tbnid=qF_rzG8xX75yHM:&imgrefurl=http://www.resimlerii.com/barbara-palvin/barbara-palvin-3&docid=li6h5uCYDBjaSM&imgurl=http://www.resimlerii.com/wp-content/resimleri/Barbara-Palvin-3.jpg&w=500&h=511&ei=FoldUZaaEpDo7AaOqoGABQ&zoom=1&ved=1t:3588,r:21,s:0,i:154&iact=rc&dur=4989&page=2&tbnh=196&tbnw=222&start=11&ndsp=15&tx=29&ty=81

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Capitolo 6
*** I wish you we're here. ***


Lo guardavo negli occhi. Quegli occhi color nocciola erano come persi. Notai che fosse sudato, o bagnato. I suoi capelli erano completamente fradici.
Si rigirò senza dire niente, infilò la chiave nel nottolino e mise in moto la macchina. Forse, dovevo stare zitta.
Dopotutto non mi doveva nessun tipo di spiegazione, eravamo solo due semplici compagni di classe e le nostre conversazioni erano abbastanza minimaliste. Non avevo il diritto di sapere se si drogasse o se si fosse drogato quella sera.
“Dimmi dove abiti” il silenzio tombale che si era creato fu interrotto da una sua domanda.
“St. Madison avenue” risposi.
Non sapevo se essere felice o essere terrorizzata. Insomma mi aveva ‘salvata’ da un mio possibile stupro, ma allo stesso tempo si drogava e chissà che altro faceva.
Mi girai a guardarlo. Era veramente bello.
Il ciuffo era caduto in avanti poiché bagnato, i suoi occhi color caffè guardavano la strada e i lineamenti del viso erano perfetti.
“Se vuoi ti regalo una mia foto” mi disse girandosi verso di me e sorridendomi. Aveva un sorriso bellissimo.
“Oh, scusa” replicai girandomi sorridendo leggermente.
Improvvisamente tornò serio. “devo chiederti di non dare a nessuno la notizia di quanto hai visto” mi disse. Lo potevo capire, non voleva si venisse a sapere che era un drogato. Annuii senza parlare. “Posso fidarmi?” continuò, questa volta guardandomi negli occhi.
“Certo” dissi convinta. Non l’avrei detto a nessuno. Ne del nostro incontro, ne di quello che mi era successo.
Per Lizzie avrei inventato una scusa, per Liam anche.
“Non vorrei mai arrivare a farti del male” continuò poi.
Mi si congelò il sangue. Farmi del male? In che senso? Quindi oltre ad essere un drogato, era un criminale? E avrebbe potuto farmi del male? Io e le mie stupide domande ovvie.
“Ti ho già detto che non lo dirò a nessuno” risposi fredda.
“molto bene” mi disse per poi continuare. “siamo quasi arrivati, dimmi dove ti posso lasciare”
“Anche qui va bene” dissi, avevo paura di lui e volevo uscire al più presto da quell’auto.
A mio stupore non accostò dove gli avevo suggerito, ma continuò a guidare.
“Dimmi dove ti posso lasciare vicino casa tua. Dopo questa sera è meglio non rischiare” No allora. Passa da essere un muto, a sorridermi, a dirmi che mi avrebbe fatto del male, a essere premuroso. Questo ragazzo ha dei problemi di identità.
Immersa nei miei pensieri non mi accorsi che avevamo passato casa mia.
“aspetta, abbiamo passato casa mia, lasciami qua” esclamai. Detto fatto. Si fermò di colpo permettendomi di scendere. Forse avrei dovuto ringraziarlo. Così, prima di chiudere la portiera mi fermai.
“Grazie Zayn” disse sorridendogli.
“Di niente piccola” mi sorrise anche lui prima di mettere in moto e sparire dalla mia visuale.
Arrossii leggermente per il nomignolo che aveva usato, rendendomi conto alla fine che non dovevo arrossire per un criminale.
Iniziai a camminare fino ad arrivare nel vialetto davanti a casa mia. Presi le chiavi da sotto il tappetino di benvenuto, le inserii nella serratura ed entrai chiudendomi la porta alle spalle.
La casa era buia, segno che mia madre dormiva.
Decisi di farmi una doccia prima di andare a dormire. Puzzavo di fumo, e mi sentivo sporca.
Così salii le scale che conducevano al piano superiore ed entrai frettolosamente in camera mia. Se mia madre si fosse svegliata mi avrebbe visto in quello stato poco dignitoso. Presi il pigiama e dell’intimo pulito, infine entrai nel mio bagno personale. Mi svestii, Lasciando cadere i vestiti sporchi per terra, seguiti poi dall’intimo. Aprii l’acqua calda e lasciai che le goccioline passassero su tutto il mio corpo.
Subito dopo mi rivestii infilandomi l’intimo pulito e il pigiama. Misi a lavare gli abiti, poiché puzzassero anche loro.
Infine mi infilai a letto, preparandomi psicologicamente per domani.
***
“ROSEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE ALZATIIIIIIIIIIIIIIIIIIII” il mio sonno venne interrotto dagli strilli di mia madre.
Non volevo aprire gli occhi, ma il fatto di poter rivedere Zayn mi portò il buon umore.
No aspetta. Wait, wait, wait. Che cosa ho appena pensato?
Ok cancelliamo quest’ultimo pensiero. Dopotutto mi sono appena svegliata, è normale, credo.
Mi alzai, e mi diressi frettolosamente verso l’armadio.
Pur avendo un centinaio di vestiti, pantaloni, magliette, maglioncini, felpe e chi ne ha più ne metta, non sapevo mai come vestirmi la mattina.
Alla fine optai per dei jeans blu scuro, una maglietta a maniche corte blu scuro con una scimmia della Paul Frank, un maglioncino a righe blu scuro e, le mie amatissime converse bianche.
Entrai in bagno.
Un tocco di mascara, e un pizzico di blush sulla guance. Uscii dal bagno sbattendo la porta, e mi posizionai davanti allo specchio. Guardai la mia immagine riflessa.
Non mi ero mai piaciuta fisicamente. Ero sempre stata una di quelle ragazzine con pochi amici, nessun maschio mi è mai ronzato intorno, ho portato l’apparecchio fino all’anno scorso ed ero, per quanto mi distrugga ammetterlo, orripilante. Per non parlare delle mia mancanza di seno,e i miei chiletti in più.
Quest’anno sembravo nuova.
Avevo un bel sorriso, i chiletti erano spariti con qualche addominale e il seno mi era cresciuto.
Questa cosa era da segnare sul calendario.
Non che mi sentissi comunque una dea scesa in terra o qualcosa di simile, ma almeno per una volta, mi sentivo bene con me stessa.
“Rose, come sei messa?” i miei pensieri furono interrotti dalla domanda di mia madre, che lentamente entrò in camera, sorridendomi.
“Oh, sono pronta” ricambiai il sorriso.
Inaspettatamente, mia madre mi prese da dietro le spalle abbracciandomi.
“Sei bellissima tesoro” era sempre stata dolce.
Si, alcune volte sembrava la madre perfetta. Sottolineo ‘alcune volte’.
“grazie mamma. Ora vado ci vediamo stasera” dissi togliendomi dal suo abbraccio.
Scesi le scale, decidendo infine, di prendere il tram. Il tempo non prometteva molto bene.
Presi lentamente il mio iphone, per controllare l’ora e i messaggi.
Nessun messaggio.
Wow, sono ricercata.
E sono le.. PORCA MERDA. Iniziai a correre velocemente verso la fermata dell’autobus. Quando finalmente arrivai davanti a quel cartello, notai in lontananza il bus.
Merda. Ho perso l’autobus.
Ora dovrò farmi la strada a piedi, e tra poco magari piove anche.
Iniziai a camminare quando sentii una goccia arrivarmi sul viso.
Come non detto. Mannaggia a me e alla pioggia.
Camminai velocemente facendo attenzione a qualche piccola pozzanghera che si era già formata qua e là.
Più che un po’ di pioggia sembrava il Diluvio Universale.
Mi tolsi il cappuccio dalla testa, lasciando che i capelli si bagnassero e inspirai lentamente.
L’odore della pioggia mi è sempre piaciuto, anche quando ero piccola. Soprattutto d’estate.
 
“Rose entra in casa sta piovendo” La mia giovane madre mi chiamò in casa. Indossavo una piccola maglietta rosa con un orsacchiotto, era la mia preferita. Dei pantaloncini bianchi a righe. Avevo i capelli legati con un elastico rosa in due trecce.
Presi la palla e mi misi sotto il braccio e corsi dentro raggiungendo mia mamma e abbracciandola forte.
“eccomi mamma” sorrisi fiera.
“Tu stai qua il salotto, io vado a preparare la cena” disse mia mamma congedandosi con un sorriso.
Cominciai a camminare verso la finestra. La aprii.
Misi la testa fuori annusando l’ambiente.
Adoravo l’odore della pioggia.
 
I ricordi di quando ero piccola erano i miei preferiti.
“Stai lì sotto la pioggia?”
Qualcuno mi stava chiamando.
Mi girai scorgendo un ragazzo angelico con un bellissimo sorriso in volto.
Zayn.
 
EHI HEREEEEEEEEE
Inizio scusandomi enormemente per il ritardo nel pubblicare il capitolo. cc
Spero mi perdoniate.
Anyway adoro la parte in cui Rose si ricorda di quando era piccola. E’ una parte dolcissima secondo me.
Ci tengo a ringraziare tutte coloro che hanno inserito la storia nelle seguite/preferite/ricordate e ricordate IO SO CHE VOI STATE LEGGENDO OuO
Ok, mi faccio paura da sola.
Gradirei qualche vostra recensione c:
Sciauu

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Capitolo 7
*** The Way. ***


Che cosa strana.
Non mi era mai successo prima. Mi sentivo libera, senza pensieri. Mi sono sempre preoccupata di tutto, sempre. Forse dovevo smettere di preoccuparmi. Dopotutto ero su un marciapiede, con l’autobus perso ed in più ero fradicia dalla testa ai piedi.
Pensandoci bene poteva assomigliare alla solita scena di un film. Il bellissimo ragazzo incontra la sfigata di turno, che poi improvvisamente si trasforma in una modella e nasce l’amore tra i due.
Ok, forse non era la nostra situazione. Io e Zayn Malik non ci saremmo mai messi assieme, non ci saremmo mai innamorati, io non diventerò mai una modella e.. poi lui non è bellissimo.
“il primo passo è la negazione” l’insulsa vocina nel mio cervello mi tormentava pure nei miei pensieri.
Mi girai verso la figura che poco prima mi aveva chiamata.
Non dissi niente, sorrisi solamente.
Camminai lentamente verso la macchina nera di Zayn. Era uguale a quella dell’altra sera.
Vidi il suo volto sorridente farsi spazio nell’ombra che si creava all’interno dell’automobile. Aprii la portiera sedendomi del sedile e facendo attenzione a non sbattere la portiera.
Mi girai verso di lui, ancora sorridendo. Assomigliavo sicuramente ad un ebete che sorrideva sempre. Ma forse è così che ci si sente quando si è senza pensieri.
“Grazie” dissi semplicemente, girando la testa verso la strada evitando il suo sguardo.
Ero sicura non mi avrebbe fatto domande.
“Posso farti una domanda?” incrociò per un attimo i nostri sguardi. Le mie ipotesi erano errate.
“Certo” dissi evitando il suo sguardo ancora. Non volevo guardarlo, o sicuramente il mio stato d’amino sarebbe mutato.
“Come fai ad essere così felice di prima mattina?” scoppiammo entrambi in una rumorosa risata.
Fin da piccola ho sempre avuto l’abitudine di mettermi la mano davanti alla bocca mentre ridevo. Non perché mi venisse spontaneo ma perché da quando avevo l’apparecchio mi sono sempre vergognata tantissimo del mio sorriso.
Ormai mi ci sono abituata.
“Sinceramente non lo so nemmeno io” dissi continuando a sorridere.
Sorrise anche lui.
Dovevo ammetterlo. Era veramente bello. Assomigliava a un Dio greco, e secondo me avrebbe potuto facilmente fare il modello.
Continuava a guidare, guardando costantemente la strada. Rare volte si girava a controllarmi, come per verificare se non mi buttassi giù dalla macchina.
“Siamo arrivati” disse togliendosi la cintura “e siamo anche in ritardo” continuò poi.
Io feci lo stesso. “Beh, almeno salto inglese.” Dissi amichevolmente.
“Già, io salto Diritto” disse fiero. “wow, ti è andata bene” risposi, ridendo. Lui mi imitò.
Scendemmo dalla macchina e ci incamminammo verso l’edificio, chiamato ‘scuola’, ‘luogo di istruzione’ o meglio ‘prigione giovanile’.
Il terzo si addiceva alla perfezione.
Entrando, passammo attraverso il corridoio apparentemente tranquillo. Non c’era anima viva.
“ti accompagno all’armadietto” mi disse, sfiorandomi leggermente la mano.
Dei brividi percorsero tutta la mia schiena, perché mi faceva questo effetto?
Annuii distrattamente alla sua affermazione.
Arrivati di fronte al mio armadietto presi i libri e i quaderni per l’ora successiva, avevo biologia. Beh, non mi andava neanche male.
Mi girai per chiudere armadietto quando una mano lo bloccò dal chiudersi.
“non pensi sia meglio prendersi un cambio? Sei bagnata fradicia.” Commentò. Si stava preoccupando per me? Bah, chi li capiva i ragazzi era degno della mia stima, veramente.
“non ho niente per cambiarmi” risposi fredda.
“va bene” disse guardandomi attentamente. “Ci si vede in giro” ammiccò allontanandosi. “Ciao.” Risposi frettolosamente.
Suonò la campanella della seconda ora. dovevo fare in fretta, così corsi letteralmente verso l’aula.
Entrata in classe scorsi i capelli di Lizzie e i capelli rossi di Ron.
Mi diressi verso di loro, sorridendo. Anche se mi sarei aspettata qualche ramanzina. Soprattutto da parte di Lizzie.
“Rose” mi venne incontro Lizzie.
“Ehi” risposi tranquillamente.
“E’ da un po’ che non ci sentiamo” spuntò fuori Ron mostrandomi un sorriso sincero. Bellissimo.
Effettivamente aveva ragione. Tra Liam, Zayn e Lizzie non ero riuscita a ritagliare un po’ di tempo per il mio migliore amico.
“Rimedieremo Cleark” sputai facendo l’occhiolino.
“Ma sei bagnata fradicia” quasi urlò Lizzie. “Non urlare, lo so” dissi tranquillamente. “Non hai niente per cambiarti?” mi domandò leggermente accigliata. “No” risposi secca.
“Finita quest’ora vieni al mio armadietto che ti presto qualcosa” rispose poi sedendosi nuovamente.
“Grazie” sorrisi.
Mi sedetti al loro fianco e proprio in quel momento entrò il professore di biologia. Il professor Dawson, a cui con dovevo star molto simpatica.
***
Suonò rumorosamente la campanella per tutta la scuola, il che mi diede leggermente fastidio dato che mi svegliò dal mio stato di trance causato da quella interessantissima lezione.
Non dovevo lamentarmi, dopotutto era la mia salvezza.
Mi diressi verso il mio armadietto a riporre i libri per poi andare verso quello di Lizzie.
“Oh eccoti” mi disse senza neanche guardarmi.
Era arrabbiata perché ero bagnata? Ho fatto anche la rima.
Mi porse dei jeans scuri, e una maglietta a maniche corte con scitto ‘don’t worry, be happy’ era carina.
“I capelli si sono asciugati per fortuna” disse come rimproverandomi.
“Già, ora vado in bagno” dissi congedandomi.
“Ci vediamo in mensa Rose” mi rispose infine.
Camminai distrattamente verso il bagno. Aprii la porta quando venni spinta all’indietro da qualcuno.
Mi girai di scatto e frettolosamente, e scorsi l’incredibile e inevitabile Harry Styles in tutta la sua deficienza. Per mia fortuna/sfortuna non era da solo. C’erano a fargli da ‘spalla’ altri due tipi. Uno era quello dell’altra volta. Louis. Il secondo era un biondino, sembrava tinto, dagli occhi azzurri. Non sembrava cattivo.
“Stewart” mi disse sorridendomi beffardamente.
“Styles illuminami, a cosa devo l’onore della tua fantastica presenza?” dissi ironicamente.
“Dove stavi andando?” mi domandò guardandomi negli occhi.
Perché dovevano capitare a me tutti questi tizi.
“Sto andando in cesso per aprire la camera dei segreti.” Continuai con la mia ironia. “Simpatica, Stewart.” Sputò sorridendomi.
“Lo so, grazie” sorrisi falsamente. “Ora se mi scusi devo andare al cesso veramente” sorrisi dirigendomi nuovamente verso la porta del bagno. “grazie” sorrisi girandomi verso di lui.
“aspetta, ma perché sei bagnata?” Signore e signori, capitan ovvio è tra noi. “lo so” dissi solamente.
“Bene, ci vediamo a pranzo” disse aspettando una mia risposta.
Mi stava invitando per caso ad unirmi con lui a pranzare? Un’altra cosa da segnare sul calendario. Ma dopo quello che era successo potevo fidarmi di lui nuovamente? Magari un’altra volta. Magari sono troppo buona.
Mi ricordai anche che avessi già presi appuntamento con Lizzie e Ron.
“Vai convinto” dissi inarcando leggermente il sopraciglio ed entrando, finalmente in bagno.
Infilai i pantaloni e la maglietta,uscii dal bagno per poi dirigermi verso mensa.
Raggiunsi il tavolo di Ron e Lizzie e mi sedetti tranquillamente.
“Oddio Rose, ti stanno benissimo” disse spalancando la bocca. Neanche fossi miss mondo.
“Grazie” le sorrisi. “Sabato usciamo?” domandai felice. Volevo passare un pomeriggio con i miei migliori amici.
“Domani?” domandò Lizzie. Annuii.
“Scusa, non posso. Ho un impegno Rose. Andate tu e Ron.” Ci rispose sorridendo Lizzie.
“Oks.” Risposi.
“Dove vai Lizzie? Dai diccelo, dai diccelo, dai diccelo, dai diccelo, dai diccelo, dai diccelo, dai diccelo, dai diccelo, dai diccelo, dai diccelo, dai diccelo.” Quasi urlò Ron imitando la voce di un bambino, che volevo a tutti i costi saperlo.
Scoppia in una rumorosa risata, che venne interrotta dalla risposta di Lizzie.
“Scusate ragazzi. Non posso proprio.”
Disse infine alzandosi, e lasciandoci da soli.
 

EHI HEREEEEEEEEEEEEE
Hei gaiz, come state? Tutto bene? Non siete morti aspettando il capitolo? Spero di no, lol.
Ok come vedete la storia si fa più interessante. Più o meno. Lo spero.
Più in là, adotterò il punto di vista anche degli altri personaggi.
Perciò fatemi sapere cosa ne pensate della storia.
E, non volevo farlo ma.. continua a minimo 5 recensioni.
Vi lascio.
Sciuuuu.
 

-Anonima Emotiva.

 

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Capitolo 8
*** ADIOS. ***


QUESTO NON E' UN CAPITOLO.

volevo solo avvertire che la storia verrà sospesa.
sono ancora indecisa se eliminarla.


GRAZIE COMUNQUE A TUTTE LE PERSONE CHE HANNO LETTO/SEGUITO LA STORIA.

(forse) ci risentiremo.

Ciao,
Anonima Emotiva.

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