Nessuno sopravvive all'Inferno

di Laura Anita Winchester
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Inizi pericolosi ***
Capitolo 2: *** La sgualdrina di Lucifero ***
Capitolo 3: *** Evocazione di caccia ***
Capitolo 4: *** Angeli a Miami ***
Capitolo 5: *** Dimmi ciò che mi sfugge ***
Capitolo 6: *** Sezionare la notte ***
Capitolo 7: *** Detesta l’essere umano ***
Capitolo 8: *** Questione di DNA ***
Capitolo 9: *** Incursione in Paradiso ***
Capitolo 10: *** Fuori dai giochi ***
Capitolo 11: *** Il paradiso di un angelo ***
Capitolo 12: *** Distrarsi e dimenticare ***
Capitolo 13: *** Cattivo sangue non mente ***
Capitolo 14: *** Liberi di peccare ***
Capitolo 15: *** Paradiso infernale ***
Capitolo 16: *** Come ti ho rigenerata, ti distruggo ***
Capitolo 17: *** Digli che sono ancora vivo ***
Capitolo 18: *** Rompere un patto ***
Capitolo 19: *** Ricordi dal passato ***
Capitolo 20: *** Prega, demone ***
Capitolo 21: *** Dodici anni o l'eternità ***
Capitolo 22: *** Campo libero ***
Capitolo 23: *** Inferno incompleto ***
Capitolo 24: *** Ordini superiori ***
Capitolo 25: *** A Lucifero non importa del tempo ***
Capitolo 26: *** Mi dispiace tanto ***
Capitolo 27: *** Nessuno sopravvive a Lucifero ***
Capitolo 28: *** Un passaggio per l’Inferno ***
Capitolo 29: *** Tutto si crea nulla si distrugge ***



Capitolo 1
*** Inizi pericolosi ***


- Parla, stupida puttana.
Chiuse gli occhi di istinto, quando le sputarono addosso, per poi riaprirli a fissare il poliziotto.
- Se continui a sputarmi addosso, mi riuscirà davvero difficile farlo – rispose in perfetto russo.
Il poliziotto arretrò fino al vetro che separava la sala interrogatori e vi batté due volte contro – Ora ti faremo dire tutto quello che vogliamo.
Gli angoli della bocca si alzarono in un ghigno – Sto fremendo dall’attesa.
 
- Parla, Cassiel, di a papà tutto quello che vogliamo sapere.
L’angelo alzò il volto gonfio e sanguinante verso il diavolo in persona - Non avrai una sola parola da me, Lucifero.
L’uomo in canottiera bianca, macchiata di schizzi di sangue vecchi di qualche giorno, si pulì tranquillamente le mani su un asciugamano, lanciandolo poi alle sue spalle nella notte.
Una fiammata inghiottì l’asciugamano senza lasciarne traccia.
Il secondo pugno lo colpì sullo zigomo. Cassiel era sicuro che, se fosse stato un essere umano, il contraccolpo lo avrebbe ucciso, ma grazie a Dio era un angelo e ci voleva più di qualche pugno per ucciderlo.
Si voltò di lato, sentendo le corde tirare attorno al suo corpo, e sputò il sangue che gli stava riempiendo la bocca.
Lucifero si appoggiò alla sua sedia e avvicinò il suo viso a quello di Cassiel, respirando avidamente.
- Odore di sangue e di paura, proprio come piace a me.
I capelli neri si erano scompigliati, durante i ripetuti pugni e ricadevano sugli occhi del medesimo colore. Un ghigno di soddisfazione era apparso sulle labbra di Lucifero, fiero di aver catturato uno dei migliori uomini di Dio. Aveva ordinato di non torcere nemmeno un capello all’angelo, ci avrebbe pensato lui stesso.
L’angelo era impassibile e fissava il capo supremo dell’Inferno – Mi spiace deluderti, ma quella che senti non è paura.
Il diavolo si allontanò, dandogli le spalle. Si avvicinò al tavolo arrugginito dove aveva posato lame luccicanti e taglienti – Già, ma adoro immaginarmi quello che porta il futuro – disse voltandosi e analizzando la lama alla luce della luna.
Si avvicinò con calma, facendo scivolare le lunghe dita da pianista sulla lama senza ferirsi, inclinando la testa di lato, come se stesse decidendo da che parte iniziare.
Cassiel perse la visuale su di lui e sentì solo la lama che da dietro scivolava lungo la sua guancia in una lenta carezza.
La pelle si squarciò e il sangue riprese a colare sul sulla camicia bianca.
- Tra un po’ sarai l’angelo del sangue – sibilò vicino al suo orecchio.
Cassiel guardò verso la parete, dove si stagliavano le loro ombre illuminate da una vecchia lampada ad olio.
La lama calò e uno schizzo di sangue arterioso finì sul muro, macchiandolo di peccato.
 
- Allora?
Anita voltò il capo e sputò via il sangue seguito da un dente – Cazzo.
- Esatto bambola, inizia a parlare – rispose il secondo poliziotto con un paio di pinze insanguinate in mano.
Fissò l’uomo – Fanculo.
Il poliziotto le tirò un ceffone e lei sputò altro sangue.
- Cosa ci facevi nella base militare? Sei una spia? Parla puttana! – gridò ormai esausto e stanco.
Forse gli altri esseri umani erano più arrendevoli di lei, pensò.
Eppure era soltanto riuscita ad entrare in una delle basi militari più sicure al mondo, non pensava di scatenare tutto quel casino. Si era persino lasciata catturare senza opporre resistenza e ora si trovava davanti un poliziotto, stufo della sua capacità di resistenza, che avrebbe voluto soltanto prendere l’arma d’ordinanza e ucciderla.
Non che in Russia ci sia un’etica molto diversa, considerato che ciò che succede in prigione russa rimane in Russia… ah no… forse era ciò che succede a New York rimane a New York o qualcosa di molto simile.
Sospirò e il poliziotto perse completamente la pazienza. Afferrò le pinze e si gettò su di lei.
La porta dell’ufficio si spalancò e due uomini in divisa entrarono, prendendo il poliziotto di peso e trascinandolo via.
Un terzo tirò su Anita – Qualcuno le vuole bene, almeno abbastanza da mettersi in contatto con lei.
Alzò un sopracciglio e guardò l’uomo metterle tra il mento e l’orecchio un telefono cellulare.
- Pronto?
- Temptation, dove diavolo sei?
Sospirò riconoscendo la voce del suo compagno – Sto lavorando.
- In una centrale di polizia, certo – rispose.
Cercò di liberarsi dalle manette e guardò il poliziotto – Mi può liberare? Mi riesce difficile parlare in queste condizioni.
Il poliziotto non fece una piega e Anita sospirò – Che diavolo vuoi, Storm?
- Il capo ci vuole entrambi – rispose il collega.
Anita tirò su la testa e fissò il poliziotto – Dammi un minuto.
- Ti aspetto sotto.
Il poliziotto si sporse a prendere il cellulare e Anita si liberò senza fatica dalle manette.
Le mani scivolarono alla base del collo dell’uomo che la fissò, intento a portare la mano alla pistola.
Anita sorrise e il poliziotto scivolò a terra, sbattendo la testa contro il tavolo in alluminio della sala interrogatori.
La porta si spalancò e dei poliziotti armati le puntarono contro le canne delle proprie pistole.
Anita ghignò e schioccò le dita sparendo nel nulla.

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Capitolo 2
*** La sgualdrina di Lucifero ***


- Ce ne hai messo di tempo.
Temptation salì a bordo dell’auto e prese delle salviette dal cruscotto, controllandosi allo specchietto – Maledizione, per pulire tutto questo casino dovrò fare fuori il pacchetto – aprì la bocca – Per non parlare del dente.
- Quello non è un problema, lo sai – rispose Storm alla guida.
Temptation guardò il suo compagno dai capelli rosso scuro e gli occhi verdi – Mi fregherà un sacco di energia.
- Stiamo andando dal capo, ricordi? – disse mettendo in moto e infilandosi a grande velocità nel traffico.
Sbuffò sistemandosi i capelli – Maledetta polizia russa.
- Eri perfettamente in grado di liberarti sin dall’inizio, perché non l’hai fatto?
Non rispose e prese il rossetto che teneva nella tasca dei jeans.
Lui annuì – La solita storia. Solo perché ti annoi e vuoi divertirti un po’ con qualche ignaro essere umano.
Continuò ad ignorarlo.
- Quanti hanno visto il tuo grande numero di magia?
Si strinse nelle spalle – Otto, se non sbaglio.
- Temptation... – si lamentò.
Lei chiuse lo specchietto, congelando con lo sguardo il collega – Nessuno li prenderà sul serio. Finiranno in una clinica psichiatrica…
Il compagno girò improvvisamente in un vialetto e scese dall’auto – Muoviti, lo stiamo facendo aspettare troppo.
Scese e fissò la Volvo – Perché dobbiamo sempre abbandonare queste bellezze?
- Tanto la prenderà qualche senzatetto – rispose.
Allungò una mano verso quella del collega – Ma così facciamo del bene a qualcuno.
Lui rise e strinse la sua mano.
Nel vicolo non rimase che una Volvo nuova di zecca.
 
Scivolarono nelle tenebre del sottosuolo, fino a raggiungere un secondo mondo.
Un isolato disabitato con edifici rovinati dal tempo.
Entrarono in una vecchia discarica, ascoltando i loro passi echeggiare nella stanza vuota.
- Sei già migliorata – commentò Storm lanciandole un’occhiata.
Lei si guardò attorno – Su queste pareti sembrano aggiungersi giorno dopo giorno chiazze di sangue.
- E’ la verità – commentò una seconda voce.
I due si voltarono e guardarono la zona che avevano appena superato.
Lucifero li attendeva in un angolo, intento a riporre i suoi amati coltelli.
Temptation fissò l’uomo e sentì una scarica di adrenalina percorrerle la colonna vertebrale – A cosa dobbiamo questo onore?
- Suvvia mia cara… Anita – pronunciò il suo nome umano con ribrezzo – Lo sai che ho sempre del tempo per te.
Sorrise – Per me e per il tuo letto.
Lui ghignò e una scarica di desiderio percosse la ragazza.
- La cosa che ci è risultata strana – commentò Storm interrompendo il loro corteggiamento – E’ il fatto che ci abbia chiamato entrambi. Noi lavoriamo separati.
- Siete i miei uomini migliori – rispose Lucifero avvicinandosi – E questo è un problema che posso consegnare solo a voi.
Temptation annuì - Quindi? Chi dobbiamo uccidere?
- No, voi non dovete uccidere nessuno – commentò Lucifero – Dovete solo trovare questa persona e portarmela qui.
Alzò un sopracciglio – Un umano che è riuscito a fuggire dall’Inferno?
Lui scosse il capo.
- Si tratta di un angelo – concluse Storm.
Temptation sbuffò, il suo collega era stato sempre più intelligente di lei. Lei era la puttanella di Lucifero e lui il geniaccio, entrambi due armi spietate per uccidere.
Niente rimpianti, niente disgusto per il sangue, niente emozioni… niente di niente.
- Bravo ragazzo – commentò Lucifero – Si chiama Cassiel, è uno dei preferiti e…
- Eri riuscito a catturarlo – concluse Temptation – Ma ti è scappato.
Lucifero si voltò con una mano protesa e il tavolo in acciaio, a parecchi metri da loro, schizzò verso il muro, al fondo della stanza, emettendo un rumore metallico.
Temptation si trovò schiacciata contro il muro con la mano di Lucifero attorno alla gola.
Rimase in silenzio, gli occhi fissi in quelli di Lucifero.
- Non credo di riuscire a recuperare quell’angelo da solo se la uccide – commentò Storm avvicinandosi a Lucifero e fissandola.
Lucifero strinse la presa, poi la lasciò scivolare a terra.
Lei tossì portandosi le mani istintivamente al collo. Quando capì di non avere lesioni interne si raddrizzò.
 – Allora, ignorando il perché e il come quell’angelo sia fuggito… - cercò di rilassare gli animi Storm – Cosa vuole che facciamo?
Lucifero riuscì a togliere gli occhi da Temptation – Voglio che lo catturiate… con qualsiasi mezzo a vostra disposizione – commentò lanciando un’occhiata dal basso verso l’alto alla ragazza – Gli angeli si considerano tanto puritani e santi, ma scommetto che possono cedere facilmente a certe tentazioni.
Temptation sorrise, quella missione iniziava a piacerle.
- Perfetto. Dopo dobbiamo portarlo qui? – chiese Storm indicando la stanza.
Lucifero annuì – E forse avrete anche l’occasione di assistere alla tortura.
La ragazza si raddrizzò – Va bene – scivolò accanto a Lucifero, Storm a pochi passi più avanti di lei.
Le dita affusolate di Lucifero si strinsero attorno al suo avambraccio bloccandola.
Temptation girò la testa fissando le labbra di Lucifero, la barba leggermente incolta e gli occhi di pietra.
- Senza rancori – disse lasciandole il braccio e posando la mano sulla sua guancia, attirandola a sé per un bacio intenso.
Sentì l’energia fluire dentro di lei e ricostruire il dente mancante, persino le piccole ferite furono risanate fino a renderla quasi splendente di luce propria.
Temptation gli sfiorò una guancia e si allontanò.

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Capitolo 3
*** Evocazione di caccia ***


- Che ti avevo detto? Ora sei uno schianto.
- Smettila di provarci con me, Storm – commentò Temptation, mentre uscivano a grandi passi dall’isolato.
- Pensaci bene, un piccolo demone con i nostri geni… Sarebbe una razza unica, indistruttibile e spietata…
Scosse il capo e si guardò le mani pallide. Aveva sempre avuto quel colorito a causa delle sue origini, mentre la pelle ambrata di Storm risplendeva nella notte.
- Sembro un fantasma – sibilò la ragazza disgustata.
- Potresti tentare con le lampade, ma il tuo DNA sarà comunque diverso – rispose il ragazzo.
Si voltò e una folata di vento le scompigliò i capelli – Smettila di provocare.
Lui si strinse nelle spalle e continuò a camminare poi si fermò nel punto in cui erano arrivati – Dunque… ti seguirò il primo giorno, giusto per essere sicuro di non essere controllato da qualche scagnozzo del capo, poi ti lascerò il compito di trovare quell’angelo e mi andrò a divertire con qualche bella ragazza – disse leccandosi le labbra al pensiero.
Temptation lo fissò – Non eri tu quello, che pochi minuti fa, ha detto di avere bisogno di me per trovare Cassiel?
Lui sorrise – Sono bravo a mentire, eh?
- Già – sibilò.
- Allora, affare fatto? – chiese allungando la mano.
Sospirò e annuì stringendogli la mano – Ma tieniti in contatto, forse avrò bisogno di te.
- La spietata e bellissima Temptation che ha bisogno di me? Spero che sia solo per non sentirsi sola la notte nel suo letto – rispose alzando e abbassando le sopracciglia.
Rise e gli diede un bacio sulla guancia.
Lui le strinse un braccio attorno alla vita e sparirono così nella notte dell’Inferno.
 
Trovarono un hotel di lusso per passare la notte.
Storm aveva una grande capacità di persuadere la mente degli umani, quindi non sganciava nemmeno un soldo per auto costose e donne.
Lo guardò lasciarsi cadere nel letto – Peccato che tu non sia un’umana. Saresti già tra le mie braccia.
Lei incrociò le braccia sotto al seno, osservando la stanza con un’enorme cabina armadio, un letto matrimoniale (Storm aveva insistito) e un enorme bagno con vasca idromassaggio – Per una notte non ti sembra esagerato?
- Niente è esagerato quando ci sei tu – commentò con tono poetico.
- Ma smettila – si lamentò, sedendosi a bordo del letto – Mi sembra strano, sai…
- Cosa? – chiese portandosi le braccia dietro al testa, osservandola.
Lo fissò – Lucifero in persona che si fa sfuggire un angelo legato alla sedia… - scosse le spalle – E’ folle solo pensarlo.
- Si sarà distratto – rispose, allungando una mano e giocando con un suo riccio.
- Cassiel… - sospirò la ragazza.
- Un nome come un altro.
Lo sguardo cadde sulle sue labbra sottili, disegnate come da un artista, gli zigomi scolpiti e gli occhi che erano lo specchio di una prateria sconfinata.
Tentazione, è così che ti chiamano – commentò il ragazzo – Beh, qualsiasi angelo cadrebbe ai tuoi piedi,davvero .
Sorrise mordendosi il labbro – E i demoni?
- Lucifero in persona viene a letto con te e tu ti fai anche delle domande? – chiese Storm alzandosi sui gomiti.
Lei inclinò il capo, lasciando cadere i ricci biondi con striature rossastre da un lato.
Storm si alzò affiancandola e le posò una mano sulla guancia, lasciandola scendere lentamente.
Temptation lo fissò, bramando le sue labbra – Non fare giochetti idioti.
- Tranquilla, non voglio perdere la mia fama di sciupa femmine mettendoti incinta.
Lei sorrise e lui le si avventò addosso.
Le lingue si attorcigliarono fameliche tra di loro, mentre la mano di lui si infilava sotto la sua canottiera a stringerle un seno.
I pantaloni furono velocemente rimossi con il resto della biancheria e lui la penetrò.
Niente preliminari, niente perdite di tempo.
Solo sesso tra demoni.
 

Si svegliò la mattina dopo, sdraiata su Storm che le cingeva la vita con un braccio.
Lo vide svegliarsi lentamente, battere le palpebre un paio di volte per poi esclamare – Mi stai pesando addosso.
Lei non si mosse – Ieri sera non sembravi pensare la stessa cosa.
Lui si zittì, un grande punto per Temptation visto che il suo collega raramente stava zitto.
- Da dove iniziamo? – chiese alzandosi e cercando per la stanza i suoi indumenti.
- Cassiel potrebbe essere ovunque – commentò.
- Avanti – disse sedendosi, mentre si infilava le mutandine – Non vorrai dirmi che il tuo geniale cervello non sa trovare un posto di incontro tra Angeli o cavolate simili.
- Esiste e si chiama Paradiso – rispose lui – Peccato che noi siamo banditi da quel regno.
Lei sbuffò e si avvicinò ad una delle vetrate che davano sulla meravigliosa New York – Lucifero poteva darci qualche informazione in più.
- E’ abituato a farsi servire, dovresti saperlo – la provocò.
Si voltò e finì di vestirsi – Credo che bisognerà ricorrere ai vecchi sistemi.
- Ovvero? – chiese Storm, intento a nascondere gli addominali scolpiti sotto una maglietta.
Trovò uno specchio e si sistemò i capelli – Ovvero: cercare un uomo, imporsi nella sua mente ed evocare Cassiel.
- Certo, come se gli angeli quel trucco ormai non lo conoscessero abbastanza.
- Allora trova tu qualcosa di meglio.
Lui le si avvicinò da dietro e le posò un bacio sul collo – Il tuo piano non è male. Vanno solo aggiunti alcuni particolari.
Si voltò – Che sarebbero?
Sorrise – Lascia fare a me, tu trova un luogo isolato e una vittima. Io penserò al resto.
Annuì e uscirono dalla stanza.
 

Non ci mise molto a trovare un uomo di chiesa senza alcun parente o amico che lo potesse cercare.
New York era piena di barboni cristiani e insinuarsi nella loro mente, dopo che si erano ubriacati, si giudicò una passeggiata.
Lo portò con sé in una vecchia fabbrica abbandonata. Le finestre erano andate distrutte come la maggior parte dei muri.
Fece sedere comodamente il barbone e cercò qualcosa con cui tagliarsi il braccio.
Trovò un vecchio pezzo di ferro e si ferì, facendo scivolare il sangue lungo il suo braccio fino alla mano, lasciando che cadesse a terra.
Si mosse in cerchio, formando una circonferenza e altri simboli per l’evocazione. A lavoro concluso, si avvicinò al barbone e gli ferì il palmo della mano.
Il senza tetto non emise alcun suono e le diede il sangue che le necessitava per chiudere il cerchio.
Storm tornò con una bottiglia piena di sabbia e un libro decisamente vecchio, a giudicare dalla copertina con scritte in latino. Fissò il barbone – Lui è il nostro nuovo amico?
Annuì – Ho già composto il cerchio, a cosa ti serve tutta quella roba?
Lui girò attorno al cerchio di sangue, lasciando cadere la sabbia sul pavimento, formando un altro cerchio più grande.
Le sporse il libro e aiutò il barbone ad alzarsi.
- Mi sembra tutto troppo facile – commentò Temptation.
- Per questo ho portato la sabbia di Miami! – disse guardando il suo lavoro con soddisfazione, poi notò lo sguardo confuso della compagna e proseguì – L’angelo, molto probabilmente, verrà qui, sentendosi chiamato dal vecchio canto latino che ho trovato. E’ molto più potente delle nuove e stupide preghiere che fanno in chiesa, ma appena ci vedrà tenterà di fuggire – indicò la sabbia – Quella ci assicura che lui si trasferirà, anche se contro il suo volere, a Miami e tu avrai tutto il tempo che vuoi per trovarlo e portarlo a Lucifero; mentre io mi divertirò con qualche prostituta nei paraggi.
Inclinò la testa – Geniale.
- Lo so.
Scosse il capo e posò il libro tra le mani del barbone – Leggi.
Questo la fissò con sguardo vacuo, privo di qualsiasi coscienza dei propri gesti, poi iniziò a recitare i versi riportati nel libro.
Temptation guardò Storm intento a fissare il cerchio di sabbia e sangue.
Una leggera aria si alzò tra di loro, facendo ondeggiare capelli e abiti. Una pallina di luce si formò al centro del cerchio pulsando.
- Ti consiglio di mettere questi – commentò Storm, passandole un paio di occhiali.
Ubbidì e guardò la pallina diventare sempre più grande per poi esplodere, illuminando l’intera stanza.
Temptation fu costretta a chiudere gli occhi, riparandosi il volto istintivamente con la mano.
- Cassiel.
Fece giusto in tempo ad alzare gli occhi per vedere l’angelo guardarsi attorno e comprendere che si trattava di una trappola.
Storm fu rapido e preciso e, poco prima che Cassiel sparisse nel nulla, con un gesto ampio delle mani buttò la sabbia addosso all’angelo.
Questo si guardò gli abiti sporchi e sparì, lasciando la stanza vuota e buia.
- Perfetto – commentò Storm, pulendosi le mani sui jeans – Vai a Miami, mia cara. Ci vediamo lì.
Sparì, lasciandola sola con il barbone ancora in stato di trans.
Si avvicinò a lui e gli posò due dita sulla tempia liberandolo.
Non lo uccise.
Non era la giornata giusta per uccidere.

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Capitolo 4
*** Angeli a Miami ***


Si trasportò a Miami, apprezzando l’aria afosa e la giornata soleggiata.
- Proprio come all’Inferno.
Ora doveva occuparsi di trovare Cassiel.
L’immagine era impressa nella sua mente: un uomo alto sul metro e ottanta, capelli neri e occhi azzurri come il ghiaccio, una leggera barba incolta e un abbigliamento retrò.
Classico di un angelo…
Tranne i capelli, normalmente erano soliti ad avere i capelli biondi o castani.
Si strinse nelle spalle mentre guardava attraverso la vetrina di un negozio di abbigliamento. Anche lei era un demone con i capelli biondi. La vita è crudele a volte.
Fissò con interesse il vestitino rosa antico di D&G e decise che sarebbe stato suo.
Entrò nel negozio e fissò il commesso che la squadrava da capo a piedi con interesse.
- Posso provarlo? – chiese indicando il completo.
- Ma certo, se può permetterselo – rispose con ironia.
Lei si appoggiò al bancone e fissò il commesso negli occhi, entrando nella sua piccola e ingenua mente.
- Certo che posso – disse sorridendo.
Lui si avvicinò al vestito e lo tolse dal manichino – Prego.
Prese una busta e vi infilò l’abito, ordinando al commesso di mettersi dietro al bancone.
Lui ubbidì ed ebbe tutto il tempo di uscire e dirigersi verso la spiaggia con il suo completo. prima che riprendesse coscienza.
Camminò tranquilla in riva al mare con le scarpe intrappolate tra le dita, lasciandosi trasportare dai pensieri.
Doveva trovare l’angelo.
E si trovava a Miami.
Cosa avrebbe fatto lei, se fosse stata cacciata da un branco di angeli?
Si sarebbe certamente rifugiata da Lucifero, oppure li avrebbe affrontati…
Ma, in quel caso, sarebbe stata costretta a nascondersi in una città affollata, piena di turisti entusiasti del mare…quindi…
Si fermò e diede le spalle al mare, osservando la città piena di villette e palazzi.
Gli angeli erano persone pure, non avrebbero mai commesso crimini di qualsiasi tipo pur di sopravvivere. Sicuramente avrebbero evitato i palazzi, perché pieni di gente, e anche le villette con le famiglie.
Magari si era intrufolato di nascosto in una villetta abbandonata dai padroni in vacanza. Insomma, gli angeli erano puritani e tutto quanto, ma un’effrazione di domicilio non li preoccupava molto.
Oppure in un edificio abbandonato e in rovina… sicuramente un numero in diminuzione considerati i cantieri.
Si incamminò verso la città, cercando prima un posto dove cambiarsi ed assumere un aspetto più carino e dolce, giusto per non destare sospetti.
Infilò i suoi vecchi abiti nella borsa e iniziò a guardare tra le piccole ville di Miami.
Niente, sembravano tutte pulite, persino quelle disabitate.
I cantieri erano tutti in movimento, difficilmente l’angelo avrebbe scelto quei posti.
Si arrese e cercò un hotel dove pernottare e cercare di comunicare con Storm.
Scelte una camera di poco gusto, giusto per fare un dispetto al collega, e prese il telefono cellulare che aveva sempre con sé.
Premette il tasto delle chiamate rapide – Non lo trovo.
- Ragazza, sono impegnato – in sottofondo si sentiva la musica tecno di una discoteca o di un night club.
- Lo sento.  Volevo solo chiederti, per quanto tempo l’angelo sarà costretto a rimanere a Miami? – rispose guardando la città fuori dalla finestra.
- Un paio di giorni, credo. Hai provato a cercare nelle case abbandonate?
- Ho iniziato, ma sai quante case ci sono a Miami? – disse stressata.
Lo sentì gemere e alzò gli occhi al cielo – Appena finisci di scoparti la puttanella, vieni qui che ho bisogno di te.
- Ti senti sola? – chiese con tono rauco e bramoso.
Gli chiuse la chiamata in faccia e tornò a fissare la luminosa Miami.
Scosse il capo e uscì per strada. Avrebbe ancora tentato in un posto, poi avrebbe atteso il suo collega per vedere se aveva qualche lampo di genio.
Finì ai confini di Miami tra le stradine strette, nelle infinite sterpaglie secche.
- Tutta un’altra storia – commentò guardandosi attorno. Iniziò a dirigersi verso est, camminando tranquilla e fischiettando il ritornello della canzone che aveva sentito passeggiando per la città quel pomeriggio, in attesa di un lampo di luce o qualcosa di simile che le indicasse dove si trovava l’angelo.
E si sorprese quando vide veramente un lampo di luce.
Una sorta di sfera che appariva e spariva ogni tanto, come se un cavo elettrico stesse dando il meglio di sé nella notte.
Si avvicinò verso la sfera luminosa, celandosi nell’oscurità che le faceva da padrona.
Guardò divertita la scena.
L’angelo sanguinante continuava a scagliarsi contro una barriera invisibile, crollando miseramente al suolo.
Si era persino tolto la giacca, che giaceva a pochi passi da lui.
- Potrei stare a guardarti per ore.
 

Cassiel si bloccò sentendo quella voce.
Era stanco, maledettamente stanco, e non capiva come mai non riuscisse ad andarsene da quella caotica città.
Era stata sicuramente la sabbia che gli avevano lanciato addosso, ma lui non era riuscito a togliersela di dosso ed era costretto a rimanere in quella palla di vetro senza neve.
Si voltò e guardò la ragazza divertita, le braccia incrociate sotto al seno e le gambe lunghe leggermente divaricate.
- Tu sei la ragazza che era con l’altro tizio. Voi mi avete intrappolato qui – sibilò.
Temptation si strinse nelle spalle – Veramente io volevo solo evocarti, l’altro ha pensato di intrappolarti in questa meravigliosa città.
Cassiel sputò a terra del sangue – Meravigliosa, certo.
Lei si avvicinò inclinando il capo – Sei messo parecchio male. Da quanto tempo stai lottando contro questa finta parete? – chiese passando la mano oltre il sottile strato che l’angelo non poteva superare.
- Tre ore, credo – rispose l’angelo seguendo i suoi gesti.
Fece una smorfia di tristezza – Povero angelo… Lucifero ti avrà ridotto certamente ad uno straccio.
- Diciamo che ci vuole molto di più per impedirmi di muovermi – disse ricordandosi come era riuscito ad evadere dall’Inferno, ma cosa più importante dalle grinfie di Lucifero.
- Già, devi essere davvero bravo oppure Lucifero è terribilmente stupido – commentò Temptation guardandosi le unghie.
Cassiel si avvicinò alla ragazza. Gli era sembrato di notare qualcosa a lui conosciuto. Un espressione… ma…
- Cosa guardi? – chiese la ragazza che aveva alzato un sopracciglio.
L’angelo si allontanò – Niente.
Il demone batté le mani – Avanti, andiamo. Lucifero ti attende con ansia.
- Se speri che io torni là senza opporre resistenza, sei folle – rispose Cassiel impassibile.
Temptation sospirò – E va bene.
Si scagliò contro l’angelo, sbattendolo contro la barriera che lo costringeva a rimanere a Miami.
Proprio come un muro, pensò sentendo la resistenza del corpo che stringeva tra le mani.
L’angelo gemette, probabilmente la barriera creava delle scariche elettriche che lo ferivano.
Con il braccio a premere la carotide, si avvicinò al viso dell’angelo.
Gli occhi di giacchio le fecero venire il mal di testa e fu quasi costretta a mollare la presa.
Si limitò a battere le palpebre per poi concentrarsi sull’obbiettivo – Adesso tu vieni con me e…
Una luce abbagliante riempì l’aria e Temptation fu scagliata lontano. Batté la testa violentemente contro l’erba, ma si rialzò subito per fronteggiare la nuova minaccia.
Cassiel era inginocchiato a terra, le mani sulle ginocchia a reggere il peso mentre un’altra sagoma gli posava una mano sulla spalla, facendolo risplendere nell’oscurità.
Temptation assistette con impotenza alla rigenerazione dell’angelo che si alzò in piedi, fissandosi le mani.
Il demone si scagliò contro la figura che non era riuscita a scorgere nell’ombra, ma senza successo perché questa sparì nel nulla lasciandola con un forte dolore alla testa.
Venne spinta e sentì il peso dell’angelo incombere su di lei.
- Non vale – sibilò.
- Tu demone che vieni a dire a me cosa è sbagliato? – ironizzò l’angelo nel pieno delle sue forze.
Temptation cercò di ribellarsi, ma l’angelo posò due dita sulla sua fronte e tutto diventò nero.

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Capitolo 5
*** Dimmi ciò che mi sfugge ***


Storm arrivò sul terreno di combattimento.
Il confine, era logico e gli sembrava assurdo che Temptation non si fosse lanciata subito in quella direzione.
Ma, non avendola trovata nell’hotel, aveva deciso di tentare lui stesso.
Solo che era arrivato troppo tardi.
Osservò il sangue e il terreno calpestato e sentì un forte odore di bruciato.
Poi, quando si imbatté nella giacca rovinata che poche ore prima indossava l’angelo, comprese che qualcosa era andato storto.
Strano, la sua compagna non era una tanto facile da battere. Doveva essere successo qualcosa che l’aveva messa in seria difficoltà e a giudicare dalla quantità di sangue angelico, Cassiel doveva essere in netto svantaggio su di lei.
A meno che…
Il suo cervello elaborò in fretta una risposta e la sua preoccupazione aumentò. Chiuse gli occhi e si trasferì all’Inferno, chiedendo a grande voce di Lucifero.
L’uomo si materializzò davanti ai suoi occhi con le braccia alzate in un grande abbraccio.
Indossava un elegante completo grigio chiaro che slanciava la sua figura.
- Calmo ragazzo, che ti succede?
- Temptation… è stata rapita da Cassiel.
Lucifero rise e quasi non si piegò in due – Temptation? La mia Temptation? Intendi dire che la sterminatrice di angeli, la più giovane tra tutti i demoni del consiglio, è stata sconfitta da un misero angelo?
Storm si sentì preso in giro – A meno che non sia stato un solo angelo. Magari la sua nemesi si preoccupa molto di più per le sue creature e…
Il gesto di Lucifero fu impercettibile, ma l’ondata d’aria che lo scagliò contro un muro che crollò all’impatto dimostrò quanto fosse potente.
L’aria era il suo elemento, maledizione!
Cercò di rialzarsi, ma il piede di Lucifero si posò esattamente sul suo petto, costringendolo a terra.
- Osi dire che non mi preoccupo abbastanza per voi?
Storm tossì – Oso dire che forse non ci ha detto proprio tutto quello che dovevamo sapere su questo Cassiel.
Lucifero si fermò e fissò la sua creatura, una delle migliori, e comprese che doveva fare qualcosa… Una mossa di troppo che forse il suo nemico aveva già giocato.
Tolse il piede e allungò la mano, aiutando il ragazzo ad alzarsi – Vieni con me, dobbiamo parlare di alcune cose…
 
Temptation scosse il capo riprendendosi lentamente.
Sentiva il rumore di acqua in agitazione sotto si sé e l’odore di salsedine riempiva le sue narici.
Magari Storm l’aveva trovata e aveva intrappolato Cassiel e ora si trovavano sulla spiaggia, lui a divertirsi con i suoi poteri attinenti all’aria.
Aprì gli occhi pigramente, giusto per mostrare al suo collega che non si era fatta battere da un misero angelo…
Fissò l’oceano davanti, dietro… ai tutti i lati di sé.
Si trovava in mare aperto, sospesa nell’aria e legata ad una sedia.
Beh, almeno non era in una vecchia e puzzolente stazione di polizia.
- Vedo che ti stai riprendendo.
Incontrò lo sguardo dell’angelo, seduto su un’altra sedia ad ammirare l’alba in lontananza – Hai dormito un bel po’.
- Hai un ottimo sonnifero, dovresti dirmi la marca – sibilò il demone cercando di muoversi.
L’angelo sorrise – Io non mi muoverei così tanto… Le manette sono fatte in argento e sotto di te, per cento metri, quella che sembra normalissima acqua di mare è in realtà acqua santa. Non sono proprio le cose che voi demoni adorate di più.
Temptation si immobilizzò – Che cosa vuoi farmi?
L’angelo si strinse nelle spalle – Niente, almeno fino a quanto non riuscirò ad uscire da questo maledetto Stato.
- Miami non è così brutta, pensa a tutte le puntate di CSI che hanno girato – commentò.
Cassiel rise – Hai un ottimo senso dell’umorismo.
Ghignò – Altrimenti mi toccherebbe morire.
- Forse è proprio quella la fine che farai – disse l’angelo alzandosi e camminando nel vuoto verso di lei.
Le portò un dito sotto al mento, costringendola a guardarlo negli occhi – Perché Lucifero mi vuole?
Il demone si sentì a disagio. Strano, non aveva mai provato quella sensazione prima d’ora – Non lo so.
- Ma fammi il piacere…
- Davvero, mi ha semplicemente detto di cercarti e riportarti da lui. Niente di più – confessò la ragazza – Magari gli hai fatto qualcosa che non gli è andato molto a genio.
Sentì come una presenza nella sua mente… un fastidioso ronzio che girava attorno al suo cervello.
L’angelo stava cercando di capire se dicesse la verità.
- Non posso avergli causato alcun problema – rispose, dopo aver completato il giro di ispezione.
- E come mai?
- Non sono affari tuoi.
Sospirò e fissò l’angelo – Perché continui a guardarmi in quel modo?
Cassiel non ne era sicuro.
Già l’arrivo dei soccorsi era sembrato sin troppo strano.
Aveva impiegato qualche secondo per comprendere il ribaltamento della medaglia. Si era sentito improvvisamente potente e aveva utilizzato quella grande energia per sopraffare il demone.
Demone che non aveva l’aspetto di un demone.
Una ragazza dai capelli biondi e ricci con due occhi di un blu intenso non poteva essere un demone.
Solo alcune ciocche rossicce potevano indicare il suo vero lato oscuro, ma per il resto…
Forse Lucifero si era messo a creare demoni con sembianze angeliche per incastrare Dio.
Ma a lui cosa interessava?
Quello che gli sembrava strano era l’arricciatura delle labbra.
Gonfie e perfette.
Sapeva che i demoni prendevano nome dalle loro capacità ed era curioso di sapere il suo nome.
- Come ti chiami?
- Anita – rispose la ragazza, guardando da un lato.
Lui strinse le dita attorno al mento costringendola a guardarlo – Il tuo nome demoniaco, non quello umano.
Lei lo trapassò con lo sguardo, forse non era abituata a farsi trattare in quel modo.
- Temptation.
Cassiel si allontanò dalla ragazza. Tentazione, ma certo. Una giovane ragazza con forme da donna matura non poteva che chiamarsi in quel modo. Scommetteva persino che era il giocattolo sessuale di Lucifero… fosse stato al suo posto ne sarebbe stato sin troppo onorato…
Scosse il capo.
Era un angelo.
La tentazione non faceva per lui.
Nessun tipo di tentazione.

Ciao a tutti =D chiedo scusa se mi faccio sentire solo adesso ma il tempo a mia disposizione mi permette solo di postare velocemente il capitolo D=
Spero che la ff sia di vostro gradimento ;) e ringrazio tutti coloro che la seguono "nell'ombra"
Grazie =D

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Capitolo 6
*** Sezionare la notte ***


- Sta scherzando spero.
- Niente affatto, Storm – rispose il diavolo, comodamente seduto in poltrona con un bicchiere di liquore tra le mani.
Storm osservava il liquido ondeggiare tra le pareti di vetro cercando ancora di assimilare tutte le informazioni.
Un ragionamento semplice in effetti. Ma non da “Signore delle tenebre”.
Com’era possibile che si fosse abbassato a tanto?
Lucifero sembrò leggergli nella mente – E’ per il nostro bene. E poi è solo un piccolo esperimento, niente di più.
Avrebbe voluto gridargli che le persone non erano oggetti da vivisezionare e utilizzare a proprio piacimento, ma non poteva permetterselo. I demoni non erano umani e non provavano emozioni.
Tutto quello che uscì dalle sue labbra fu – Va bene.
 

- Che ti prende, angelo?
Cassiel era confuso…
Compassione? E’ quella che lui aveva sentito nel tono della voce del demone? Davvero era preoccupata per lui?
Si avvicinò e strinse le dita attorno al suo collo.
Temptation cercò di prendere aria invano.
- Guardami negli occhi e dimmi chi sei – sibilò Cassiel.
Temptation tentennò – Uno dei demoni più potenti sotto il… - le mancò l’aria e la voce si affievolì.
Cassiel mollò la presa, mantenendo però il contatto visivo – Continua.
Il demone tossì – Sotto il potere di Lucifero e sì, sono la puttanella del capo – sibilò. Batté le palpebre, spaventata da quegli occhi di ghiaccio che si conficcavano come aghi nel suo cervello. Cercò di evitare il suo sguardo ma l’angelo la scosse, sottomettendola al suo volere.
- C’è ancora qualcosa… Chi altro era con te quando mi avete evocato? – chiese.
- Il mio collega di lavoro – rispose ormai con le lacrime agli occhi e la grande voglia di urlare – Ma entrambi abbiamo sempre lavorato da soli. Lucifero ci ha chiesto di unire le nostre forze solo per te.
- Bella unione – commentò l’angelo, notando l’assenza del compagno.
Temptation sorrise debolmente – A noi risulta un po’ più facile imbrogliare, rispetto a voi puritani.
L’angelo le strinse il mento tra le dita – Non hai ancora detto la cosa più importante – Lo poteva sentire, sentiva che mancava qualcosa in quel puzzle. Sentiva la sua mente cedere alla pressione e al dolore. Aveva cacciato parecchi demoni e sapeva come trattarli.
Il demone cercò di ribellarsi e una lacrima scivolò sulle dita dell’angelo.
- Non posso, non posso – ripeté il demone.
L’angelo la lasciò e lei si abbandonò in avanti, tirando al massimo le manette.
Del fumo nero si alzò dai polsi di Temptation che sfrigolavano e bruciavano a contatto con il metallo. Ma non sembravano causare nessun dolore al demone.
Cassiel fissò il demone in silenzio – Non puoi perché te lo impedisce Lucifero?
Annuì confermando la sua teoria. Sapeva di patti creati col diavolo. Patti che se non rispettati pretendevano come pegno la vita del traditore.
- Va bene – commentò l’angelo tornando a sedersi sulla sedia a pensare.

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Capitolo 7
*** Detesta l’essere umano ***


Storm tornò a Miami sconfitto e con la strana sensazione di essere stato imbrogliato a lungo.
Trovò facilmente un’auto e si infilò nelle strade caotiche della città.
Doveva trovare la compagna e poi…
E poi? Cosa avrebbe dovuto fare? Portare l’angelo a Lucifero?
Non erano quelli i piani, almeno a quanto aveva capito.
Si diresse verso la spiaggia dove abbandonò la macchina.
Fissò il mare aperto, qualche bagnante stava tranquillamente facendo il bagno nell’acqua salata.
Storm desiderò essere come quei bagnanti. Le loro uniche preoccupazioni erano il lavoro e la famiglia mentre lui…
Lui lavorava per il diavolo, cazzo.
Le grida dei bambini lo infastidivano come lo infastidiva la musica ripetitiva che arrivava da un bar in lontananza.
Gli passarono davanti due ragazze in bikini che fissarono prima l’auto e poi lui sorridendo apertamente.
Detestava gli esseri umani.
Chiuse il pugno e una leggera folata di vento investì la spiaggia. Alcuni bagnanti rabbrividirono, ma non accennarono ad andarsene.
Arrivarono alcune nuvole grigie e nere, qualche lampo in lontananza. Ma ci voleva ben altro per far fuggire i turisti e i cittadini di Miami dalla bellissima spiaggia.
Storm con un gesto rapido scatenò l’Inferno.
Si formarono due tornadi e i lampi sfrecciarono nel cielo fino a colpire la spiaggia. Le onde si alzavano imponenti, travolgendo i bagnanti terrorizzati dal cambio di clima.
Il demone si alzò in volo, osservando il temporale con i suoi tornadi e fulmini investire e fare delle vittime.
I corpi senza vita dei bagnanti galleggiavano nell’acqua che si scagliava contro la spiaggia.
Ma quelle vite rubate non gli portarono alcun sollievo.
 
- Che diavolo sta succedendo?
Temptation sentì l’angelo muoversi in fretta, mentre un vento imponente agitava i suoi capelli coprendole il viso.
Era debole e la testa continuava a pulsare.
Sentì le mani dell’angelo posarsi sulla sua fronte e si trovò improvvisamente sulla spiaggia, dove era stata la mattina precedente.
Era ancora legata a quella maledetta sedia e Cassiel si guardava attorno, fissando la quantità di morti causata dal maltempo.
- Questa non è semplice sfortuna. Qui c’è la mano di qualcuno di molto più potente.
- Esattamente – rispose una voce familiare.
Cassiel fu scagliato contro la torretta di un bagnino distruggendola.
- Temptation – sussurrò Storm, tastandola per assicurarsi che fosse ancora viva.
- Storm?
- Sono io, dai vieni che ti porto…
Libera dalle manette, vide il suo collega finire scagliato in mare e affondare.
- Storm! – girò il demone, cercandolo nel mare in burrasca.
La mano di Cassiel si strinse attorno al suo polso strattonandola – Andiamo.
Temptation gli si mise davanti, posando la mano sulla sua spalla.
 
Storm riemerse dalle acque infuriato e fradicio.
Tossì, buttando fuori tutta l’acqua che aveva in corpo e faticò a trasportarsi sulla spiaggia.
- Temptation! – urlò.
Nessuna risposta.
La spiaggia era vuota.

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Capitolo 8
*** Questione di DNA ***


Temptation si trasportò all’Inferno e, prima che l’angelo potesse rendersi conto di dove si trovasse, urlò con tutto il fiato che aveva il nome di Lucifero.
Attese trionfante con l’angelo ancora al suo fianco, ma non ebbe alcuna risposta.
- Peccato, sarà impegnato – rispose l’angelo soddisfatto.
Riprovò ancora, ma nessuno si presentò davanti a loro.
- Ora, se permetti, tocca a me – disse stringendo il suo polso e tirandola a sé, per assestarle un pugno in piena regola.
Crollò al suolo e cercò di rialzarsi, ma una scarica di luce la colpì alla schiena mandandola al tappeto.
L’angelo si accovacciò al suo fianco e si guardò attorno, poi sparì nel nulla.
 

Si alzò lentamente, prendendo il possesso dei propri arti.
Osservò la pozza di sangue, dove poco prima c’era stato il suo volto, e si incupì.
Passò le mani sulle labbra carnose e guardò il sangue scivolare sulle sue dita, attratto dalla forza di gravità.
Strinse il pugno e si diresse verso l’edificio, dove sapeva si trovava l’ufficio del capo.
Stava per svoltare l’angolo, quando qualcuno la prese per il polso e la tirò indietro contro il muro.
- Che diavolo ci fai qui? – chiese Storm che le aveva coperto la bocca con una mano per non farla urlare.
Temptation si rilassò, riconoscendo il suo collega, e si liberò dalla presa – Avevo portato l’angelo qui, ma non ho avuto alcun tipo di benvenuto.
Storm si guardò attorno – E l’angelo?
- Se l’è data a gambe, dopo avermi fatto perdere un bel po’ di sangue.
Storm si fissò la mano piena del sangue della compagna – Non dovresti essere qui.
- Ah no? E dove allora? A farmi ancora torturare da quel maledetto angelo? – quasi urlò e Storm le diede una spinta per farla zittire.
- Il capo mi ha beccato, mi ha controllato più del previsto – inventò Storm – E mi ha detto che se noi tornavamo a mani vuote, ci avrebbe ucciso… quindi vedi di tenere il tono basso.
- Io non sono tornata a mani vuote… Lui era qui con me – sibilò la ragazza.
- Ma ora non lo è, quindi torniamo sulla Terra a scovarlo e portiamolo qui – disse con tono piatto, stringendole la mano.
Temptation tentò di ribellarsi, senza successo perché in pochi secondi si ritrovò tra gli umani.
- Peccato per il vestito – commentò Storm fissandola – Ti stava bene.
La ragazza guardò il suo vestito firmato, macchiato dal suo stesso sangue – Non posso andare in giro conciata così.
Si fermarono in un negozio e presero un paio de jeans e una maglietta, fermandosi poi in una tavola calda cercando di ragionare sull’accaduto.
 

Cassiel si guardò attorno.
Il parco, popolato di bambini, splendeva di felicità e tranquillità.
Proprio quello che lui aveva bisogno di avere in quel momento.
Si sedette su una panchina e fissò il bambino sulla sedia a rotelle, intento a fissare tristemente i suoi amici correre avanti e indietro sull’erba fresca.
L’angelo guardò la madre intenta a parlare con altre mamme, ignorando completamente il figlio.
Sospirò alzandosi e si avvicinò al piccolo, sedendosi sulla panchina accanto a lui.
- Non giochi con i tuoi amici? – chiese, indicando lo scivolo e le altalene.
Il bambino alzò gli occhi blu su di lui e il volto di Temptation sostituì quello del bambino per pochi secondi.
- Tu chi sei?
Si strinse nelle spalle – Considerami un amico – disse sorridendo.
- Io non ti conosco – commentò il bambino, guardando da un’altra parte intimorito.
- Cosa ti è successo? – chiese Cassiel, indicando le gambe immobili del ragazzino.
Lui le toccò con le manine piccole – Ho avuto un incidente con papà in auto e non riesco più a muovermi.
L’angelo abbassò lo sguardo – Ti piacerebbe tornare a correre, vero?
Il bambino guardò verso sua madre – Mamma dice di non farmi illusioni.
- Beh, sognare ed esprimere un desiderio a volte serve.
Il bambino lo fissò come se fosse un pazzo e Cassiel portò due dita sulla fronte del ragazzino.
Quando lo lasciò, il bambino lo fissava impaurito con le gambe tremanti.
Cassiel si allontanò – Vai da tua madre.
Mentre si allontanava, sentì le urla della donna che vedeva il proprio figlio paralitico avvicinarsi a lei con le proprie gambe.
Si appoggiò ad un albero e inspirò l’aria fresca del parco, sentendo di aver compiuto una buona azione.
- Complimenti, anche se sei un angelo caduto devo dire che te la cavi ancora con i miracoli.
Si staccò dal tronco e fissò il giovane davanti a lui – Sky, che piacere vederti di nuovo.
Biondo con gli occhi azzurri lo osservava: le braccia incrociate, appoggiato ad una panchina e le labbra curvate all’insù in un sorriso - Sembri in forma dall’ultima volta che ti ho visto.
- E’ stata solo una sera fa. Non ho avuto molte occasioni per fare a botte – rispose ricordandosi il suo soccorso, quando si trovava in fin di vita.
Sky si avvicinò e gli strinse la mano – Non vedo il demone che stava con te fino a poche ore fa.
Cassiel si strinse nelle spalle – Ha voluto farmi fare un giro all’Inferno, prima di lasciarmi gentilmente.
Il ragazzo rise – Gentilmente? Andiamo Cassiel, sappiamo entrambi che la pazienza non è mai stata il tuo forte.
- Altrimenti non mi troverei qui, non credi? – disse ridendo a sua volta – Sì, diciamo che le ho dato una leggera scossa di ringraziamento.
- Vedi? Un bel demone ti fa le fusa e tu pensi solo a fulminarlo – commentò dandogli una spinta sulla spalla.
Cassiel rise ancora – Insomma Sky, cosa ci fai qui? Ti chiederei anche il perché mi hai salvato l’altra sera, ma credo che il Signore abbia avuto pietà di me per una volta e ti abbia mandato in mio soccorso.
- Ottima deduzione – commentò l’angelo, indicando la strada – Facciamo due passi.
Cassiel lo seguì in silenzio, attendendo la sua risposta.
L’angelo più giovane di qualche anno sospirò – Sono sempre qui sotto ordini di Dio. Vuole che tu indaghi sul demone che ha cercato di rapirti.
- La ragazza? – chiese confuso.
Sky annuì.
- Perché? Insomma, è solo stato uno degli ennesimi tentativi di Lucifero di arrivare a Dio. Ma lui non sapeva che non ero sotto le ali del Santo ormai da parecchi mesi. Cosa vuole che chieda ancora a quel piccolo demone, capace solo di sfruttare il suo corpo come arma di seduzione?
- E’ anche un’ottima combattente – commentò Sky guardando il cielo.
- Mi ha solo colto impreparato e debole – lo rimproverò Cassiel – Insomma, ho qualche hanno di esperienza in più rispetto a lei.
- Ma anche lei è una dei favoriti.
Cassiel si fermò – Insomma vuoi dirmi che devo farci con quella? Ho provato a interrogarla e c’è qualcosa che mi nasconde, ma che non può dirmi perché ha fatto un patto col diavolo.
- Per questo voglio che tu te lo faccia dire – rispose Sky fermandosi davanti a lui.
Morirà non appena aprirà bocca – gli fece notare.
- Lo so, ma non è quello il problema, giusto? Siamo abituati ad uccidere demoni, no? – disse stringendogli una spalla – E poi vogliamo sapere solo una cosa.
Cassiel fissò la mano dell’amico – Cosa?
- Se è un demone o un angelo. Cosa dice il suo DNA – rispose – E tu sei l’unico che può disubbidire agli ordini e cedere alle tentazioni.
- Ma perché questa domanda idiota? Certo che è un demone! E’ la donna di Lucifero e mi sembra più che ovvio che sia un demone.
- Cassiel…
- Che c’è? – chiese l’angelo ormai stufo di quella recita.
- Temptation…
L’angelo si raddrizzò – Come fai a sapere come si…
- E’ mia sorella – lo interruppe Sky.

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Capitolo 9
*** Incursione in Paradiso ***


Storm batté una mano sul tavolo – Maledizione! Non mi viene in mente niente per catturare quello stupido angelo!
- Qui il genio sei tu – rispose la ragazza, intenta a giocare con uno stuzzicadenti.
- Merda – rispose il ragazzo, alzandosi e uscendo dalla tavola calda.
Temptation si avvicinò sospirando al bancone e fissò la cassiera, cercando di non dare nell’occhio e fingendo di pagare.
Uscì raggiungendo il compagno fermo davanti ad una vetrina.
- Non mi sembra il momento di fare shopping – rispose la ragazza, fissando la giacca in pelle.
Storm fissò la compagna – Aspettami qui.
Sparì e riapparve subito dopo con una giacca logora e sporca di sangue.
- Non è la giacca dell’angelo? – chiese indicandola.
- Esatto.
- E quello è il suo sangue – concluse il demone iniziando a sorridere.
Bingo due volte.
- Allora…
- Possiamo costringere l’angelo a presentarsi da noi – disse Storm fiero di sè stesso.
Temptation si alzò sulle punte e abbracciò il compagno stampandogli un bacio sulle labbra.
 

- Tua… tua sorella? – chiese confuso.
Poi capì. L’espressione sul volto di Sky era la stessa che aveva il demone, quando l’aveva incontrata.
Era seduto sul tronco tagliato di un albero; le mani giunte e il capo chino a pensare.
- Ma come ha fatto a diventare un demone? – chiese confuso.
Sky alzò lo sguardo sul collega – Ricordi l’invasione di Lucifero di diciannove anni fa?
L’angelo caduto annuì.
Sospirò – I miei genitori avevano appena avuto una figlia, quando si scatenò l’inferno. Non riuscirono a portarla in salvo e, come ben sai, entrambi morirono per salvarmi – disse, torturandosi le mani – I demoni che avevano tentato l’impresa con Lucifero, decisero di salvare la piccola e di portarla con loro nel mondo del peccato, trasformandola in una seducente arma letale.
- Perché non me lo hai mai detto? – chiese Cassiel. Era stato quasi da sempre un suo grande amico e pensava di conoscere tutto dell’angelo.
- L’ho saputo solo poco dopo che sei stato cacciato dal Paradiso. Durante una missione in Russia, ho visto il suo volto sui telegiornali – scosse il capo – Lo sai che è ricercata per aver ucciso un poliziotto? Non so come ho capito che era lei… ma – si interruppe – Capisci che dentro di lei scorre ancora del sangue angelico? Forse non ne è rimasto più molto, ma abbiamo ancora qualche speranza. Ci ho messo un po’ a convincere il Signore ad attivare la procedura e ho bisogno di te per portarla a termine.
Cassiel si portò una mano alla fronte – Ma continuiamo a rischiare che lei muoia a causa del patto.
- Il patto è solo quello di non dire la sua vera natura a nessuno. Pensa se i demoni venissero a sapere che Lucifero se la fa con un angelo… L’unico a conoscenza del segreto è il suo compagno di avventura.
- Storm – concluse Cassiel. Si strinse nelle spalle quando vide il volto confuso di Sky – Ho avuto l’occasione di conoscerlo.
Sky annuì – Allora lo farai?
- Devo pensarci.
L’angelo si alzò – Bene, perché forse potresti essere perdonato per i tuoi peccati – disse poco prima di sparire.

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Capitolo 10
*** Fuori dai giochi ***


Cercarono un hotel dove nascondersi e riposare per recuperare le forze.
Storm si toccò una spalla – E’ forte l’angioletto.
Temptation si guardava allo specchio, fissando il labbro spaccato e i tagli sulla fronte e sugli zigomi – Io sono messa peggio.
- Solo perché hai perso un po’ di sangue, non vuol dire che sei messa peggio – rispose e scoppiò a ridere – Hai visto la faccia sconvolta della tipa alla reception?
Sospirò e si lasciò cadere sul letto dietro di lei – Sei il solito coglione.
- E tu la solita masochista, perché non usi i tuoi poteri per sistemare tutti quei graffi? – chiese sedendosi accanto a lei.
Si strinse nelle spalle – Noi demoni guariamo molto prima degli umani. Domani mattina sarò in perfetta forma, così non dovrò sprecare energie.
Storm scosse il capo e gli prese il viso tra le mani, accarezzandole con i pollici le guancie morbide.
- Devi fare attenzione con quell’angelo.
Alzò un sopracciglio – Scherzi? Tu ti preoccupi di quello che può farmi un angelo?
Scosse il capo – Senti, fai attenzione ok?
- Ma piantala – commentò infilandosi sotto le coperte e chiudendo gli occhi.
 

Nella notte una luce debole entrò nella stanza.
Temptation dormiva tranquilla tra le braccia di Storm che giocava con i suoi riccioli, fissando il soffitto.
Il demone guardò la luce avvicinarsi al suo viso e non si mosse.
- Che cosa vuoi?
Dobbiamo parlare – rispose la sfera.
Storm guardò Temptation – Sicuro che non è un modo per…
Non le verrà torto un capello – lo interruppe.
Storm si liberò dalla presa di Temptation che si mosse nel sonno, girandosi dall’altro lato con un lamento.
Seguì la sfera sul bancone e la guardò alzarsi verso un palazzo lì vicino.
Si teletrasportò. L’angelo era seduto sul cornicione, le gambe a penzoloni nel vuoto.
- Storm, giusto? – disse sorridendo e battendo la mano sul posto accanto al suo.
- Preferisco rimanere dove sono, angelo – rispose.
- Chiamami pure Sky.
- Che cosa vuoi?
- Lo sai benissimo. Io e te dobbiamo uscire dai giochi. Ordini da entrambe le parti – commentò l’angelo fissandolo.
Il demone scrollò le spalle – Lucifero non mi ha detto niente, quindi…
- Pensaci bene. Solo Cassiel e Temptation devono risolvere questo problema. Se noi ci intromettiamo, rischiamo di mandare tutto a rotoli. Io sono già fuori dai giochi… tu?
- La mia collega crede che io stia dalla sua parte.
- Ovvio, ma devi liberarti del problema – commentò sorridendo gentilmente.
- Mi riesce difficile, visto che Lucifero ha dato la missione ad entrambi – sibilò.
L’angelo si alzò e gli andò incontro – Allora mentile. Voi demoni siete bravi in questo campo, no? Inventati qualcosa, un contrordine e lasciala sola con Cassiel. Lui ha intenzione di cercarla.
- E noi di evocarlo – riferì il demone.
- Non ci sarà nessun noi. Temptation se la dovrà vedere da sola – rispose Sky avvicinandosi a Storm.
Il demone squadrò l’angelo – Tu saresti suo fratello.
- A quanto pare.
- Beh, spero proprio che la ragazza faccia la giusta scelta – rispose disgustato dall’abbigliamento dell’angelo.
- Lasciala sola. E’ l’ultimo avvertimento.
- Altrimenti? – si sentì provocato e questo lo infuriò. Un angelo che lo metteva alle strette… ridicolo!
- Altrimenti farò ricorso ai gradi superiori, oppure mi occuperò io stesso di te.
Storm rise – Fatti sotto angelo.
Sky si allontanò dal demone, dandogli le spalle – Lasciala sola e pensa a divertirti con le tue ragazze.

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Capitolo 11
*** Il paradiso di un angelo ***


Temptation si vegliò e allungò una mano verso l’altro lato del letto, trovandolo freddo e vuoto.
Si alzò di scatto e scese dal letto, aprendo la porta del bagno – Storm?
Niente.
Dove diavolo era andato a cacciarsi?
Controllò la sedia accanto al letto e notò che la giacca era ancora lì. Tutto quello che avevano era rimasto all’hotel.
Prese il cellulare e premette il tasto delle chiamate rapide – Rispondi maledizione.
Dopo tre squilli finalmente rispose – Dolcezza che c’è?
- Dove sei finito? Dobbiamo evocare Cassiel – quasi urlò dallo stress.
- No dolcezza… Non posso più aiutarti.
- Vuoi proprio farti fare il culo dal capo – commentò ricordandogli le sue parole.
- E’ stato proprio il capo a togliermi dalla missione. Ha detto che ce la puoi fare anche da sola – rispose.
Temptation guardò il telefono poi lo portò all’orecchio – Scherzi?
- Fai quello che devi fare e poi ritorna alla normalità, bellezza. Ti devo lasciare ora.
- Storm non…
Il telefono suonò a vuoto e Temptation lo lanciò contro il muro, mandandolo in frantumi.
Prese la giacca insanguinata e la mise in un sacchetto, assieme al libro che le aveva lasciato Storm.
Uscì in strada e cercò un edificio abbandonato.
Trovò una vecchia autofficina ormai allo scatafascio e si intrufolò all’interno, facendosi spazio tra le macerie e i vecchi pezzi di automobili arrugginiti.
Qualche topo scappò, infilandosi nei buchi dei muri.
Temptation identificò una zona vuota, adatta a creare il cerchio per evocare l’angelo.
Cercò qualcosa di affilato e trovò un pezzo di ferro arrugginito.
Fortuna che era un demone e non un umano. Si sarebbe risparmiata l’antitetanica.
Posò il ferro sulla pelle del braccio e premette leggermente, tirando verso di sé.
- Non c’è bisogno di sprecare altro sangue – commentò una voce.
Si voltò serrando gli occhi per identificare la figura di Cassiel, appoggiato ad una parete dietro di lei.
- Come…
L’angelo si strinse nelle spalle – Bravura… tutto qui.
- Sei folle? Ti stai mandando la macello da solo? – chiese, lasciando cadere il pezzo di ferro.
Cassiel si raddrizzò – Sbaglio o è preoccupazione quella che sento nella tua voce? Non ho ancora voglia di vedere il tuo capo. Prima voglio fare due chiacchiere con te.
- Non ho tempo da perdere – fece avvicinandosi.
L’angelo sparì e Temptation si guardò attorno – Maledizione!
- E’ proprio questo quello che dirai, se cercherai di attaccarmi o portarmi da Lucifero – rispose l’angelo allargando le braccia e avvicinandosi, lasciando solo due passi di distanza dal demone.
Temptation lo squadrò e incrociò le braccia sotto al seno – Se sei qui per parlare di quel patto, sai perfettamente che non posso farne parola.
L’angelo annuì – Lo so, ma non è di quello che voglio parlare. E poi questo non è il luogo adatto – disse allungando una mano verso di lei.
Si tirò indietro – Certo, così puoi intrappolarmi sull’ennesima sedia con le tue maledettissime manette.
No – rispose con fermezza.
Temptation si avvicinò, evitando la mano dell’angelo – Perché?
Perché ho bisogno di capire alcune cose e solo tu puoi aiutarmi – rispose.
- Non basta.
Cassiel sospirò e decise di giocarsi l’ultima carta – Perché voglio capire come un angelo sia diventato la puttanella di Lucifero.
Il demone si fermò – E tu come…
- Prendi la mia mano e avrai anche tu la tua risposta – disse porgendole la mano.
Lei tentennò, ma alla fine strinse le dita affusolate dell’angelo.
Non ci fu alcuno strattone, né tentativo di farle del male, e questo la stupì.
Si guardò attorno, quando raggiunsero la meta.
L’odore di erba tagliata le riempì le narici e un’ape passò a pochi centimetri dal suo naso.
- Dove siamo? – chiese, mollando la mano dell’angelo.
Lui sorrise, guardandosi attorno – E’ un dei miei posti preferiti, ma non posso dirti dove ci troviamo.
Erano soli, non c’era nessuno, nemmeno un bambino urlante o un vecchietto seduto sulla panchina.
- Vieni, sediamoci.
Seguì l’angelo sentendosi una stupida.
Un demone che seguiva un angelo… andiamo!
Ma non riusciva a capacitarsi come facesse a sapere delle sue vere origini.
Per quanto ne sapeva, i demoni che l’avevano rapita erano tutti morti durante la rivolta e quelli sopravvissuti, a conoscere il segreto, erano Lucifero e Storm.
Sicuro Lucifero non si sarebbe fatto scappare un’informazione così importante mentre Storm…
- E’ stato il mio collega a dirti chi sono veramente, giusto?
L’angelo scosse il capo e fissò il sacchetto che teneva tra le mani – E’ la mia giacca?
La ragazza annuì – Ma è messa molto male.
- Non importa, tienila pure – rispose alzando le mani.
- La risposta alla mia domanda?
Non gliela avrebbe fatta passare liscia. Voleva sapere se il suo collega l’aveva tradita.
Cassiel sospirò – No, non è stato lui.
Rise – Ti prego, non dirmi che è stato Lucifero, perché non ci credo nemmeno morta.
- Nemmeno lui.
- Allora come hai fatto a saperlo?
- Informazioni angeliche.
Temptation si sedette sulla panchina e accavallò le gambe – Del tipo “segreto professionale”?
- Esatto.
Portò la testa indietro – Cazzo.
- Ora puoi rispondere alla mia domanda?
Il demone guardò l’angelo e si sentì decisamente debole – Se Lucifero non me lo avesse detto, io non lo saprei nemmeno di avere del DNA angelico.
- Quindi non ricordi nemmeno quando ti hanno rapita – concluse Cassiel.
Si strinse nelle spalle – E’ come se tutto fosse stato cancellato. Se cerco di ricordare è come se delle schegge di ghiaccio mi penetrassero nel cervello, impedendomi di ricordare.
- Non hai mai avuto la sensazione di essere nel posto sbagliato? – chiese posando i gomiti sulle ginocchia.
Temptation si alzò, infilandosi le mani tra i capelli e chiudendo gli occhi – Il mio aspetto… insomma, quale demone ha i capelli biondi e gli occhi blu? Ma c’era la bellezza che mi ingannava… Poi arrivarono i problemi con la pubertà. Gli altri demoni si divertivano a torturare animali durante le pause tra una lezione e l’altra, mentre io mi rifugiavo in un angolo e mi coprivo le orecchie per non sentire i guaiti di disperazione del cane o i miagolii del gatto che veniva torturato fino alla morte.
Cassiel fissava la ragazza in silenzio. Pensava che sarebbe stato tutto molto più difficile mentre, in pochi minuti, il demone aveva iniziato a parlare del suo passato.
Lei si fidava completamente di lui.
Poi la ragazza si interruppe e Cassiel la guardò.
Gli dava la schiena, gli occhi chiusi mentre tornava indietro a quei ricordi. Alla volta che era stata derisa durante la lezione perché non voleva partecipare alla gita di istruzione negli ospedali, dove si trovavano gli uomini affetti da malattie terminali.
Sapeva che sarebbe stata costretta a scegliersi qualche vecchietto che lottava giorno dopo giorno per vivere per poi ucciderlo, senza pietà, lasciandolo nel letto bianco in una stanza vuota e fredda.
Oppure la prima volta che…
Due mani si posarono sulle sue spalle e lei scattò voltandosi e preparandosi all’attacco.
Fissò l’angelo con le mani alzate e si rese conto che stava piangendo.
- Posso aiutarti, se vuoi – sussurrò – Lotti contro incubi che non dovrebbero appartenerti. Posso aiutarti a combatterli e a ricordare il passato.
Temptation scosse il capo e si asciugò le lacrime – No, non ho bisogno di alcun aiuto.
- Temptation non puoi…
- Lasciami stare – commentò sparendo agli occhi dell’angelo.
Cassiel sospirò e fissò il vuoto davanti a sé.
Sky aveva ragione.
Quello era un angelo intrappolato nel corpo di un demone.
Solo uno dei due però avrebbe avuto la meglio.

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Capitolo 12
*** Distrarsi e dimenticare ***


Temptation si rifugiò nella sua camera d’albergo, assicurandosi di non essere seguita dall’angelo.
Diamine, che le stava succedendo?
Ricordi, maledettissimi ricordi.
Si guardò allo specchio e detestò ciò che vide.
La ragazza con gli occhi rossi e i capelli scompigliati non poteva essere lei.
Non doveva essere lei.
Andò in bagno e si sciacquò il viso, cancellando le tracce delle ultime lacrime.
Sospirò e si raddrizzò, cercando di apparire più sicura di se stessa.
Doveva distrarsi e dimenticare.
E lei sapeva come fare.
 

- Quindi l’hai lasciata sola – commentò Lucifero.
Storm inginocchiato con il volto basso confermò.
Perché te l’ha detto un angelo – sibilò il demone.
- Perché ho scoperto che quell’angelo è suo fratello – lo corresse.
Lucifero gli diede le spalle – Pensavo che fosse morto.
- E’ sopravvissuto all’insurrezione. E ora vuole capire se sua sorella è davvero un demone o se può tornare al Paradiso.
Lei è mia! – urlò Lucifero, facendo tremare le pareti dell’edificio attorno a loro.
Storm si alzò – Signore, ci pensi bene. E se diventasse una doppiogiochista? Sarebbe meglio perderla – commentò, poi quando vide che Lucifero stava per colpirlo continuò – Dispiacerebbe anche a me perdere la mia collega, ma… a questo punto, possiamo giocare d’astuzia e portarla fino in fondo con noi.
Lucifero si sedette dietro la sua scrivania ridendo – A quanto pare, sei davvero intelligente come dicono.
 

Temptation camminò per le strade di New York e svoltò nei vicoli meno popolati.
Tra la sporcizia e il fetore degli escrementi, finalmente trovò ciò che cercava.
Un’insegna luminosa indicava la presenza di un night club che aveva appena aperto.
Alzò il volto a scrutare il cielo.
Il tramonto era ormai finito da un pezzo e la luna si stagliava gloriosa nella notte senza stelle.
Posò la mano sulla porta, che doveva essere chiusa, ed entrò.
Due buttafuori la fermarono, ma lei sorrise in modo provocante – Voglio vedere il vostro capo.
- Bellezza, non è posto per te – rispose uno dei due buttafuori.
Lei si passò una mano tra i capelli – E invece credo proprio di sì.
La lasciarono entrare, sotto l’influenza della sua mente, e si diresse verso l’ufficio del capo.
Una folla di uomini, seduti attorno ai tavoli, attendevano l’arrivo delle ballerine con drink e soldi tra le mani.
Spalancò la porta dell’ufficio del proprietario e sorrise – Salve.
- E lei chi è? – chiese l’uomo con un paio di occhiali da sole e i piedi sulla scrivania.
Si avvicinò sporgendosi in avanti – Vorrei lavorare per lei, solo per questa notte. Niente soldi, voglio solo divertirmi.
L’uomo si tolse gli occhiali e la squadrò, poi si alzò per avere una maggiore visione del suo corpo.
- Sei uno sbirro?
Rise – Ti sembro uno sbirro?
L’uomo la fissò a lungo poi annuì – Vai dietro nei camerini e mettiti qualcosa. Tanto poi dovrai toglierlo.
Lei annuì e uscì dirigendosi nel retro.
Alcune ballerine la fissarono, bisbigliando tra di loro.
Lei scelse un completino bianco con scarpe del medesimo colore.
- Chi sei?
Guardò il riflesso della ragazza dietro di lei, mentre si specchiava per controllare i risultato – Mi chiamo Temptation. Non vi preoccupate ragazze – disse voltandosi e prendendo il possesso delle loro menti – Voglio solo divertirmi un po’, non rubarvi la piazza. Voi non date fastidio a me e io non lo darò a voi.
Diede le spalle alle altre e tornò a finire di truccarsi.
Temptation si avvicinò ad una postazione vuota, dandosi giusto un po’ di trucco per non sembrare una ragazza per bene.
Scivolò con le compagne fuori dal camerino e sentì la musica ripetitiva prendere il possesso del suo corpo.

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Capitolo 13
*** Cattivo sangue non mente ***


- Questo posto inizia a infastidirmi – commentò Temptation, osservando il parco di Cassiel.
- Sempre meglio che quel luogo di perdizione – rispose l’angelo che non le aveva ancora mollato il polso.
Lei rabbrividì – Ma almeno era più caldo.
L’angelo sospirò e li trasportò nuovamente in una stanza sin troppo familiare al demone.
- E’ la mia stanza d’albergo – commentò, riconoscendo i quadri di pessimo gusto e il letto matrimoniale dove aveva dormito con Storm.
- E dentro l’armadio dovrebbe esserci qualcosa per cambiarti – commentò l’angelo, dandole le spalle guardando fuori dalla finestra.
Il demone alzò una mano pronta a ribattere, ma si arrese e si cambiò.
- Ti puoi girare – commentò quando si fu seduta sul letto.
- Bene.
- Come diavolo fai a sapere che dormivo qui? – chiese.
Cassiel si strinse nelle spalle – Bravura, tutto qui.
- Poco modesto – lo punzecchiò la ragazza, lasciandosi cadere sul letto – Insomma che cosa vuoi?
L’angelo osservò il pezzo di pelle dello stomaco non coperto dalla maglietta e prese un profondo respiro – Pensavo che ti avrebbe fatto piacere continuare la nostra chiacchierata.
- Allora pensi male – rispose Temptation, tirandosi su e fronteggiandolo – Se ero in quel maledetto night club ci sarà un motivo. E quel motivo sei tu con le tue stronzate da angelo. Poi non capisco come mai non ti ho ancora stordito e portato da Lucifero! – urlò puntandogli un dito contro il petto.
Cassiel fu veloce e lei si trovò contro il muro, i piedi staccati dal pavimento e la gola circondata dalle dita affusolate.
- Ti ho già detto che non ho intenzione di tornare in quel buco. Sono fuggito due volte e mi bastano.
- Come si dice… non c’è due senza tre?
Cassiel fissò impassibile il demone, poi la lasciò scivolare a terra – Fai quello che vuoi. Se hai bisogno di me, sai come trovarmi.
Sparì lasciandola sola e affaticata a riprendere a respirare. La sua gola ormai protestante per i continui maltrattamenti.
Possedere un corpo umano per muoversi sulla Terra aveva i suoi svantaggi.
Si sedette sul letto, lasciando dondolare i piedi nel vuoto. Provò a chiamare Storm, ma senza risultati quindi decise di dormire e lasciare che la notte facesse il suo corso.
 

Storm fissò il cellulare suonare e vibrare sul tavolo dove era seduto.
Una bottiglia di liquore quasi a metà tra le mani.
La sua compagna era in difficoltà, lo sentiva.
Ma non poteva fare assolutamente niente.
- Perdonami Temptation – sussurrò mandando giù il resto del liquore.
 

Cassiel aspettò che il demone andasse a dormire, prima tornare nella stanza.
Il respiro lento e regolare confermava che la ragazza dormiva pesantemente, il braccio allungato verso l’altra estremità del letto come se cercasse qualcuno.
Si avvicinò e si inginocchiò a fissarla.
Le labbra leggermente dischiuse, le ciglia maledettamente lunghe a incorniciare le palpebre che nascondevano due diamanti.
Scosse il capo e allungò una mano verso il collo della ragazza.
Dentro di lei può esserci ancora del DNA di un angelo.     
Considerato il numero di ferite risanate e il suo ruolo nella società demoniaca, sicuramente Lucifero l’aveva aiutata parecchie volte a rigenerarsi. Quindi le possibilità di avere del sangue angelico erano davvero scarse.
Posò le dita sulla carotide e lasciò uscire un po’ di energia. Solo il necessario, non doveva danneggiarla.
Dal naso del demone uscì del sangue, non abbastanza da svegliarla però.
Cassiel lo raccolse e lo portò alla bocca assaggiandolo.
Chiuse gli occhi e con un gesto rapido si teletrasportò nel primo posto che gli venne in mente.
Si piegò in due e vomitò sulla spiaggia di Miami.
- Maledizione – sibilò, pulendosi la bocca dal sangue e dal vomito.
Si alzò guardandosi attorno.
Aveva scelto proprio quel posto. Non il suo Paradiso ma quel posto…
Camminò sulla riva del mare, sciacquandosi le mani con l’acqua salata.
- Sky, abbiamo un problema – sussurrò guardando la sabbia cedere sotto il proprio peso.
Una sagoma lo affiancò.
Cassiel si voltò a fronteggiare l’angelo, cercando il modo giusto per dargli la brutta notizia.
- Che succede? – chiese Sky – Perché non sei con Temptation?
- Ci sono stato fino ad un attimo fa… ma… - sospirò – Ho assaggiato il sangue di tua sorella.
- Quindi? – chiese Sky in attesa.
- E’ demoniaco, Sky – rispose guardandolo negli occhi – Può testimoniarlo il sangue che ho perso.
L’angelo si guardò attorno, le mani infilate nella tasca dei pantaloni – Non vuol dire niente. Magari il sangue demoniaco è maggiore rispetto a quello angelico e…
- E sappiamo entrambi che lo distruggerebbe come ha tentato di fare con me – concluse Cassiel.
- Non può essere. Sono sicuro che lei… - cercò di dire l’angelo, prima di iniziare a piangere, interrompendo le parole ogni volta, senza creare una frase completa.
L’angelo caduto si avvicinò e gli posò una mano sulla spalla – L’ho pensato anche io… ma il sangue non mente, Sky.
L’angelo scosse il capo – Grazie lo stesso.
Sparì lasciando l’angelo caduto sulla riva a fissare gli ombrelloni chiusi e gli sdraio piegati e appoggiati contro di essi.
Il sangue non mente – commentò una voce.
Cassiel si voltò e osservò Storm che si era avvicinato silenzioso – Che ci fai tu qui?
- Che frase poetica – continuò il demone ignorando la domanda – Insomma, conosciamo tutti ciò che vediamo, ma chi lo sa veramente cosa si nasconde all’interno? Ciò che noi non possiamo vedere?
- Credo di essere andato abbastanza a fondo – rispose l’angelo sulla difensiva – Per poco la tua collega non mi ha ucciso.
Storm alzò le mani – Mi sembra che te la sei abbastanza cercata e mi stupisce che Temptation te l’abbia lasciato fare.
- Dormiva, è stato facile – concluse stringendosi nelle spalle.
Il demone rise – Dormiva… certo. Sai una novità, Cassiel? I demoni non dormono. Sì, quella che hai visto era Temptation che dormiva, ma solo il corpo… non lo spirito – concluse divertito – Probabilmente lei ti stava spiando nascosta nell’ombra. E’ decisamente brava nei travestimenti.
Cassiel si sentì raggelare. Lei lo aveva visto fare tutto… e lo aveva lasciato fare.
Forse perché voleva sapere anche lei la risposta.
Ma se avesse voluto davvero che lui morisse?
Alzò lo sguardo per rispondere al demone, ma era scomparso.
Era nuovamente solo.
Solo lui e la spiaggia di Miami.

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Capitolo 14
*** Liberi di peccare ***


- Quindi è stato un vostro accordo? Lei è Dio vi siete messi d’accordo per vedere da che parte sta la ragazza?
- E l’angelo – aggiunse Lucifero che aveva fatto accomodare Storm. Si sporse in avanti – Quando Temptation è arrivata con l’angelo qui all’Inferno, ho rifiutato la sua chiamata… Non era quello che volevo. Sia lei che l’angelo potrebbero diventare due ottimi membri dell’Inferno.
- Ma stiamo parlando di Cassiel, un angelo.
- Un angelo caduto, mio caro. Sono molto più persuasibili rispetto agli angeli normali. Sono stati rifiutati dal signore e liberi di peccare – rispose finendo il suo bicchiere di sangue demoniaco.
Storm deglutì – Quindi devo davvero stare fuori da questa situazione?
Lucifero annuì – A meno che non cambino gli accordi.
- Quindi è una sorta di sfida, in realtà – concluse.
Satana annuì.
Storm si alzò disgustato, senza dire nemmeno una parola e si diresse verso la porta.
- Storm.
Si voltò al richiamo.
- Non provare a disubbidire agli ordini… Altrimenti sarò costretto ad eliminarti – commentò mentre guardava fuori, dandogli le spalle.
Il demone si voltò e uscì senza dare la sua parola.
 

Cassiel camminava tormentato tra gli alberi del suo Paradiso terrestre, mentre cercava di prendere una decisione.
Doveva portarla dalla sua parte.
Sentiva di doverlo fare.
E forse sarebbe tornato tra gli altri angeli, nella pace eterna…
Scosse il capo. L’egoismo era uno dei primi sintomi di cui aveva risentito da quando era finito a vagare sulla terra.
Si fermò ai piedi di un pino e si guardò attorno.
- Signore, che cosa vuoi che faccia? Dimmelo, ti prego.
Non giunse alcuna risposta e Cassiel scosse il capo, ricominciando a camminare in cerchio.
 

Temptation si muoveva a tempo di musica, lasciando che gli uomini seduti attorno al suo tavolo si divertissero e la toccassero.
Rise e si chinò a baciare un uomo che le tirò l’elastico delle mutandine e le infilò una mazzetta di soldi.
Sorrise e si alzò, passando al cliente successivo.
Si sentiva meglio. Il rumore martellante le impediva di pensare, lasciandola crogiolare ad ogni contatto con un essere umano.
Le porte si aprirono, facendo entrare un altro gruppo di clienti che si disperse per la stanza.
Continuò a danzare, incurante di ciò che le succedeva attorno.
Poi improvvisamente gli uomini attorno al suo tavolo diminuirono.
Si voltò e, tra le luci che andavano e venivano, notò che le ballerine erano sparite… forse si erano appartate con qualche cliente.
Quando guardò davanti a sé, notò che non c’era più nessuno, tranne un uomo seduto comodamente su una sedia.
- Non ti sembra il posto sbagliato per un angelo? – commentò.
Cassiel si sporse in avanti e Temptation lo assecondò, portando il viso alla sua altezza.
Mancavano pochi centimetri tra un volto e l’altro e nessuno dei due sembrava voler cedere.
- Non abbiamo finito la nostra chiacchierata – commentò l’angelo mentre squadrava il suo abbigliamento – Un po’ chiaro per un demone, no?
- Forse – rispose leccandosi le labbra.
L’angelo si sporse in avanti, sfiorando le labbra del demone – E’ questo che ti piace fare? Incantare gli uomini e ballare attorno ad un palo?
Lei sorrise provocante – Non è male come passatempo.
L’angelo allungò una mano e sfilò dall’elastico la mazzetta di soldi – E sembra che ci guadagni anche parecchio.
- Quelli li do al proprietario del locale o alle altre ballerine.
- Che gesto dolce – commentò l’angelo che continuava a trafiggerla con lo sguardo.
Lei inarcò la schiena – Vuoi che mi esibisca per te o sei qui per altro?
L’angelo appoggiò la schiena contro lo schienale – Prego.
Lei si alzò e seguì il ritmo della musica latina americana, appoggiandosi ogni tanto al palo da lap dance.
Cassiel rimase impassibile, seguendo ogni suo movimento con lo sguardo, osservando le goccioline di sudore scivolare lungo il corpo perfetto.
La gente sembrò tornare come per incanto. Probabilmente Cassiel aveva deciso che era inutile tenere a secco le bocche dei poveri uomini bramosi di sesso.
Allungò una mano e prese quella di Cassiel, facendolo salire con lei sul palchetto.
Gli uomini fischiarono e Cassiel si guardò attorno, sentendosi improvvisamente sotto pressione.
Lasciò che la ragazza si appoggiasse a lui e che gli alzasse la camicia azzurra, sfiorandogli un lembo di pelle.
Poi Temptation gli fu davanti e si strisciò contro il suo corpo, senza perdere il contatto visivo.
Stava per perdere il controllo.
E sapeva sin troppo bene cosa voleva dire perdere il controllo.
Strinse il polso della ragazza e si trasportarono in un posto più tranquillo.

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Capitolo 15
*** Paradiso infernale ***


Temptation camminava, o volava?, nella stanza fissando il corpo che possedeva dormire tranquillamente per recuperare le forze. Raramente le succedeva di addormentarsi e rimanere bloccata, come la sera che Storm l’aveva abbandonata.
Ma sapeva che doveva aspettarsi un attacco. E col fatto che Cassiel sapeva dove dormiva, l’aveva preoccupata parecchio e quindi aveva deciso di rimanere “sveglia” quella notte.
Lo aveva lasciato prelevare il suo sangue e aveva visto l’effetto che aveva fatto su di lui.
Non c’erano dubbi.
Sangue demoniaco.
Ma il solo fatto di essersi preoccupata, quando Cassiel si era piegato in due ed era sparito dopo aver assaggiato il suo sangue, continuava a renderla dubbiosa.
Un demone non prova risentimenti.
Un demone uccide senza rimorso.
Poi accadde quello che non si aspettava.
Una luce accecante illuminò la stanza e, quando tutto tornò buio, notò che era stata maledettamente distratta.
Il suo corpo era sparito.
 

Cassiel si fermò nel suo Paradiso e depositò con cura il corpo del demone tra l’erba fresca.
Era strano come riuscisse ancora a respirare senza vomitare sangue o morire di infarto, considerata la grande distanza che c’era tra il corpo e lo spirito demoniaco.
- Questo vuol dire che sei davvero potente – commentò, rivolto al corpo senza proprietario.
Scosse il capo e si inginocchiò a ripulire le ultime tracce di sangue, rimaste dal suo tentativo di suicidio.
Si sedette accanto al corpo, senza riuscire a staccargli gli occhi di dosso.
- Adesso dobbiamo solo aspettare la tua padrona. Arriverà, ne sono sicuro – commentò sentendosi uno stupido che parlava con un corpo senza vita - E’ come se parlassi ad una pianta – sibilò alzandosi e camminando per il parco, passando una mano tra i capelli sudati e spettinati.
Aveva atteso a lungo, continuando a lanciare occhiate al corpo senza vita, come se dovesse tenerlo continuamente sotto controllo altrimenti si sarebbe alzato e se ne sarebbe andato.
Si avvicinò ad un fiume. L’acqua limpida sgorgava dalla sorgente e scivolava lungo il suo letto.
Si spogliò e scese dentro l’acqua, lasciando che il sangue accumulato durante i giorni e la fatica scivolassero via dal suo corpo seguendo la forza della corrente.
Uscì rivestendosi e camminando nella notte calda.
Raggiunse il corpo che trovò ancora immobile e addormentato. Cosa si aspettava? Che improvvisamente riprendesse vita e incominciasse a ballare davanti a lui?
Sospirò e si sedette; i capelli che gocciolavano sulla camicia bianca, rendendola più pesante e trasparente.
Chiuse gli occhi e, quando li riaprì, si trovò davanti due zaffiri brillanti nella notte calda.
Cassiel scattò indietro, guardando il corpo alzarsi mentre Temptation riprendeva il controllo.
- Come…
- Non puoi andare tanto lontano. Hai poca fantasia – rispose la ragazza, inclinando il capo facendo scrocchiare alcune ossa.
Il demone alzò le mani e Cassiel finì contro un albero, scivolando a terra con la schiena sanguinante e la camicia squarciata.
La ragazza si avvicinò, inginocchiandosi davanti all’angelo.
Con una carezza, lo aiutò ad alzare lo sguardo verso il suo.
Schegge di ghiaccio le perforarono il cervello, ma era troppo infuriata per badarci e si limitò a sorridere – Non si gioca con i miei preziosi giocattoli.
Si raddrizzò dando le spalle all’angelo – Vedi… Io ci vivo con questo corpo. Non puoi pretendere di rubarlo e passarla liscia.
Si voltò, facendo ondeggiare la massa di capelli biondi.
Strinse la mano a pugno e l’angelo si riversò a terra, gemendo con una mano stretta all’altezza dello stomaco.
- Fa male, vero? – sussurrò la ragazza al suo orecchio.
L’angelo vomitò sangue, sentendo il gusto simile a quello della ruggine sulla lingua. Alzò gli occhi sulla ragazza – Tu  mi hai guardato morire.
Il demone inclinò il capo – In realtà, non ho solo opposto resistenza. Te la sei cercata.
L’angelo tossì nuovamente e dell’altro sangue si unì a quello già presente sull’erba.
Il suo Paradiso si stava sporcando del suo stesso sangue.
Cercò di alzarsi per fronteggiare il demone, ma crollò in ginocchio.
Temptation gli lanciò un’occhiata, poi si concentrò sulla Luna – Lucifero vuole che ti riporti da lui, ma… insomma hai cercato di distruggermi
- Non sarà felice se mi ucciderai – cercò di temporeggiare Cassiel.
Il demone si voltò e, con una spinta sul petto, lo scaraventò oltre il bosco.
Cassiel finì nel fiume, dove fino a poco prima si era lavato dal sangue.
Riemerse, prendendo una grossa boccata d’aria e si aggrappò ad un ramo sporgente, issandosi a riva.
Scivolò sul terreno melmoso e si aggrappò ad un ciuffo d’erba, puntando i piedi per risalire il versante.
Si nascose dietro a un grosso tronco e si mise in ascolto.
Nessun rumore, nemmeno un uccellino o una civetta che chiamasse un compagno di avventura.
Chiuse gli occhi chiamando Sky a grande voce, ma quando li riaprì nessun fascio di luce o sagoma angelica comparve davanti a lui.
Imprecò e scivolò accanto ad un altro albero imponente.
La sua volontà stava facendo crescere le piante, rendendole irreali.
Deglutì sentendo ancora il gusto del sangue scendere lungo la gola.
Doveva solo trasportarsi da qualche altra parte, oppure…
Oppure combattere contro quel dannato demone e sperare di sopravvivere e di non causare troppi danni a quello che era rimasto di angelico in Temptation.
Scosse il capo. Che cosa? Doveva salvare la ragazza? Non aveva alcuna intenzione di rischiare la pellaccia per un angelo folle che sperava nel ritorno della sorella!
Per una volta era d’accordo con il suo lato egoista, almeno.
Il rumore di un ramo spezzato, attirò la sua attenzione e si voltò alla sua destra.
Temptation era là a pochi metri da lui, gli abiti rovinati dai rovi e dai rami che aveva creato per tenerla lontana.
Maledizione, era davvero intenzionata a farlo.
Cercò di recuperare tutte le sue energie, mentre lei si avvicinava, afferrandolo per il collo della camicia, che ormai era più uno straccio, e lo alzò di peso.
- Non scappare come il coniglio di Alice – commentò sorridendo – Io sono lo Stregatto e so dove trovarti.
L’angelo imprecò e posò la sua mano contro il cuore del demone.
Temptation sorrise e Cassiel sentì la pelle dello stomaco bruciare. Il demone lo stava carbonizzando lentamente.
Dio perdonami – sussurrò, utilizzando le ultime risorse e schiantando il demone dall’altra parte del fiume.
Si sentì un urlo.
Poi il silenzio.
L’angelo scivolò a terra privo di conoscenza e sbattè violentemente la testa contro una radice.
Il suo Paradiso era diventato il suo Inferno.

The end
 

Zan Zan! Ed ecco il mio solito finale melodrammatico! D= ora mi odierete tutti come al solito!
MA NON TEMETE! Diciamo che è tutto uno scherzo perchè domani continuerò a postare =D infatti c'è anche il seguito di questa ff (che potete prendere tranquillamente come l'ennesimo capitolo e ignorare la scritta the end u.u)
Quindi ci vediamo domani con il nuovo capitolo ;D
Un bacio e un enorme grazie a tutti quelli che mi seguono e recensiscono! 

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Capitolo 16
*** Come ti ho rigenerata, ti distruggo ***


Temptation aveva sentito la carne spezzarsi e staccarsi violentemente dal suo corpo, il sangue era schizzato in tutte le direzioni e si era resa conto che non ci sarebbe stato alcun futuro per lei.
E l’ultimo pensiero che ebbe, fu il volto dell’angelo che l’aveva appena uccisa.
Un volto dispiaciuto che pregava il signore di ospitare la sua anima in un posto più felice.
Fu così che il corpo del demone si disintegrò nel Paradiso di un angelo.
 

Ma sappiamo tutti che quello non era un angelo, ma un angelo caduto.
E che per quanto lui fosse sicuro di aver ucciso il demone si sbagliava.
Non bisogna mai mettere in dubbio il potere dei Grandi Superiori.

 

Temptation aprì gli occhi, ritrovandosi in una stanza buia.
Toccò con le dita ciò che la circondava.
Si trovava sdraiata su un materasso: i polsi legati da bende erano assicurati ai bordi, impedendole di compiere alcun movimento.
Sentì un rumore metallico non molto distante da lei.
Cercò di liberarsi – Chi c’è?
Passi pesanti si avvicinarono a lei e i peli delle braccia si alzarono, mentre le veniva la pelle d’oca.
Perché era lì? Doveva essere morta… era sicura di aver sentito il suo cuore esplodere, poco prima di morire!
- Temptation.
Le uscì un urlo strozzato, quando una mano si posò sul suo braccio.
- Calma bellezza, sono io – disse Storm, sedendosi sul bordo del letto.
I battiti del cuore rallentarono e Temptation fu grata di sentire la voce del collega – Che cosa ci faccio qui?
- Lucifero ti ha rigenerata – sussurrò, scostandole una ciocca di capelli dal viso.
- Rigenerata? – chiese confusa.
Storm si piegò in avanti e le slegò le mani, aiutandola ad alzarsi e ad uscire dalla stanza.
La luce la investì in pieno e se non fosse stato per le braccia del suo collega, sarebbe crollata al suolo.
- Maledizione – sibilò alzandosi e appoggiandosi al muro, cercando di abituarsi alla quantità di luce minima dell’Inferno.
- Questo è uno dei problemi della rigenerazione – commentò il collega, aiutandola a proseguire – Tutte le tue funzioni vitali sono crollate e cose semplici, come la capacità di stare alla luce, ti sembreranno orribili.
Temptation guardò Storm – Ma come ha fatto… insomma sono esplosa. Di me non è rimasta che poltiglia sugli alberi e…
- Lucifero ha recuperato ogni tuo singolo frammento. Ha concentrato la sua energia in un punto e il sangue e la carne si sono riuniti lì, ricreandoti anche se solo nella forma base. Tutta la tua essenza demoniaca doveva essere ripristinata all’Inferno e al buio. Lì stava per sorgere il sole – guardò in alto, osservando la fioca luce proveniente dalle fiamme che circondavano l’isolato – Per questo ti ha riportata qui e rinchiusa in quella stanza per mesi.
La ragazza si guardò i polsi – Perché ero legata?
Il demone si strinse nelle spalle – Puoi immaginare il dolore e la forza di resistenza di un corpo che cerca di essere riportato al lato oscuro. Erano forme di precauzione. Hai tentato di cavarmi un occhio con le unghie una volta – commentò, facendo scivolare due dita sull’occhio destro segnato da un leggero graffio rossastro.
La ragazza si guardò davanti – Ora dove mi stai portando? – il demone non rispose e lei annuì – Da Lucifero, certo. Avrà bisogno di controllare che sia tutto al suo posto.
- Non credo che voglia parlare solo di quello.
Temptation alzò la testa di scatto – E Cassiel? Che fine ha fatto? Suppongo che sia a divertirsi con gli altri angeli e a…
E’ morto – commentò Storm senza guardarla – Si è suicidato cercando di eliminarti. Ha esaurito l’energia.
- Come morto? – sussurro ricordandosi gli ultimi istanti in cui era riuscita a guardarlo.
Quindi Lucifero voleva vederla per quel motivo. Aveva disubbidito agli ordini e aveva ucciso Cassiel, anche se in realtà era stato lui stesso a ridursi a niente.
Il collega spalancò due portoni e Temptation si trovò a fronteggiare l’intero consiglio dell’Inferno.
Lucifero, che era a capo del semicerchio, si appoggiò allo schienale della sua poltrona indicando una sedia al centro – Prego Temptation, siediti.
Storm le chiuse le porte alle spalle, unendosi ai dodici tiranni più forti dell’Inferno.
Doveva esserci anche lei stessa seduta tra di loro, ma il suo posto risultava vuoto e freddo.
- Credo che Storm ti abbia spiegato il motivo per cui ti trovi qui – commentò Lucifero con le mani appoggiate in grembo.
Temptation annuì – Anche se mi sembra di non aver ucciso personalmente l’angelo.
- Ma prima hai lasciato che gustasse il tuo sangue, sicura che sarebbe morto – commentò una demone minuta con i capelli corvini e gli occhi gialli.
Temptation inclinò il capo – Cat, è vero. L’ho lasciato fare, ma si è comunque ripreso velocemente.
- Posso confermare che la quantità di sangue persa, dopo aver assaggiato il sangue dell’imputata, non era sufficiente a distruggerlo. Per quanto vogliamo accusare lei, l’angelo è stato più astuto e ha assaggiato una quantità minima di sangue – commentò Storm.
- Comprendiamo il tuo tentativo di aiutare la tua collega, ma dovresti ricordarti, Storm, che in questi casi bisogna essere imparziali – commentò un altro demone più imponente.
Il mio collega si sentì offeso – Faccio solo notare determinati dettagli che non verrebbero nemmeno presi in considerazione.
- Allora parliamo della quantità di sangue rinvenuta nel “giardino” dell’angelo – commentò Cat – Una quantità paragonabile ai due litri. Sicuramente l’angelo non l’ha perso da solo quel sangue – commentò fissando Temptation.
La ragazza annuì – Confesso di aver utilizzato la mia forza sull’angelo, ma non hai fini di ucciderlo. Era sufficiente ferirlo abbastanza da renderlo innocuo il tempo necessario per portarlo al cospetto di Lucifero – commentò fissando il suo capo.
- Ci risulta che il tuo corpo sia stato rubato dall’angelo in questione – commentò un demone che indossava un paio di occhiali e teneva davanti a sé alcuni fogli – Magari ti sei irritata un po’ dal suo comportamento… magari hai perso il controllo e l’hai cacciato come un animale…
Temptation si strinse nelle spalle – E’ quello per cui sono stata addestrata. Uccidere gli angeli.
Cat rise facendola rabbrividire. Conosceva quel demone dai tempi della scuola e non le era mai stata simpatica – Tu che uccidi qualcuno? Andiamo Temptation, non funziona.
Il demone si voltò – Allora sai perfettamente che non avrei potuto uccidere l’angelo.
Cat si zittì, trattenendosi dal ribattere.
- L’angelo però ha creato una protezione attorno a sé – commentò il demone imponente di cui gli sfuggiva il nome – Ha cercato di ferire alcuni di noi che si sono apprestati a recuperare il corpo dell’angelo.
Si ricordò il nome del demone fissando i suoi occhi – Thor, l’angelo è fuggito nel bosco e si è creato una barriera di piante che sono riuscita facilmente a infrangere. Mi sembra strano che vi siate fatti fregare da così poco.
- L’angelo non è fuggito. L’hai scaraventato nel fiume tu stessa – commentò il demone occhialuto – Le chiazze di sangue che abbiamo trovato sul terreno, indicano che l’angelo ha cercato di uscire dal fiume.
Temptation si sentiva con le spalle al muro – In qualsiasi caso, io non ho ucciso quell’angelo.
- Ma lo hai costretto a accumulare tutte le sue energie, fino a distruggerlo – commentò Lucifero – Ha deciso di eliminare sé stesso per eliminare te.
- E sarebbe stata fatta la sua volontà, se tu non avessi deciso di interpretare il ruolo sbagliato – sibilò la ragazza fissando gli occhi del capo.
Lucifero si alzò in piedi – Tutti fuori.
Nonostante il calore dell’Inferno, a Temptation venne la pelle d’oca e sentì che se l’angelo non era riuscito ad ucciderla, Lucifero lo avrebbe fatto nei prossimi minuti.
Solo che a lui piaceva che le proprie vittime implorassero pietà.
E lei non gli avrebbe dato quella soddisfazione.
Quando le porte si chiusero alle sue spalle, Satana saltò oltre il tavolo atterrando davanti a lei, stringendo le sue dita attorno al collo della ragazza.
- Come ti ho creata, come ti ho rigenerata Io posso distruggerti, Temptation – sibilò scagliandola contro la parete.
Mattonelle e polvere la seguirono a terra e lei cercò di rialzarsi, prima del prossimo attacco.
Lucifero allungò una mano nella sua direzione e una scarica elettrica le entrò nella testa, facendole cedere le ginocchia e crollare a terra.
Fissò le scarpe lucide del capo mentre lui si inginocchiava, portando il viso al suo livello, costringendola a guardare gli occhi di ossidiana – Tu sei parte di me, Temptation. Io ti posseggo quando e dove voglio, intesi? – sibilò – Perciò non provare a definirmi un debole di cuore che riporta in vita la sua puttana, perché di donne posso averne quante ne voglio.
Temptation deglutì, sentendo la gola secca.
Lucifero si rialzò e le porse una mano – Andiamo.
Temptation fu tentata di non accettare, ma Lucifero aveva ragione. Lei era sua.
Fu così che venne portata nella camera da letto e posseduta selvaggiamente dal suo capo.
Quando uscì, Storm si avvicinò a lei e le circondò le spalle con un braccio – Andiamo, ti porto in un posto tranquillo.
Temptation con le lacrime agli occhi lo seguì, sentendosi diversa da quella che era prima.
Si sentiva più umana.

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Capitolo 17
*** Digli che sono ancora vivo ***


Cassiel camminava per le strade della città di New York guardandosi attorno.
La folla di cittadini continuava a scontrasi con lui, facendolo rallentare e incespicare nei suoi stessi passi.
Si infilò in un vicolo, guardando il mondo proseguire il suo corso mentre cercava di ricordarsi ciò che era successo.
- Sei messo meglio dell’ultima volta che ci siamo visti.
Cassiel fronteggiò l’angelo – Raffaele, da quanto tempo.
L’angelo si strinse nelle spalle – Insomma, Dio ha avuto pietà di te alla fine.
L’angelo si indicò, gli abiti perfetti e nemmeno una cicatrice sul suo corpo – Non era questo quello che avevo chiesto.
Raffaele gli circondò le spalle – Ed è così.
Cassiel fissò l’angelo biondo con il sorriso stampato sulle labbra – Non riesco a seguirti. Continuo ad essere un angelo caduto e ho perso la mia unica opportunità di tornare al cospetto di Dio. Per non parlare della fine che ha fatto Sky.
Raffaele scosse una mano come per cacciare il pensiero – Ti ha imbrogliato e quasi portato alla morte e tutto solo perché voleva essere sicuro che la sorella fosse un demone. Dio comunque è misericordioso e ha deciso di perdonarlo e renderlo un angelo caduto per un po’. Tornerà come nuovo tra qualche anno – disse posando una mano sulla sua spalla.
Cassiel si staccò di dosso l’angelo – Insomma che cosa sei venuto a fare? Sto bene e sono al punto di partenza. Puoi anche andartene.
L’angelo rise – No, sono venuto appunto a dirti che la tua richiesta è stata esaudita. Non proprio da Dio in persona ma…
Si fermò a fissarlo, le labbra dischiuse e lo sguardo confuso.
- Temptation è viva – commentò l’angelo, allargando le braccia alle deboli luci di un lampione.
Le piume brillarono leggermente a quella luce, dimostrando la maestria e la purezza dell’anima.
Gli angeli avevano realmente le ali, ma agli umani si presentavano senza di esse. Le tenevano nascoste allo sguardo umano per sicurezza.
Cassiel si sentì preso in giro – Viva? L’ho vista esplodere in una poltiglia sanguinolenta.
Raffaele annuì – Lo abbiamo visto tutti.
- Sono morto per farla fuori! – urlò.
- Già, ed è stata da manuale la tua recitazione in presenza degli altri demoni. Ti giudicano morto – gli fece l’occhiolino.
Scosse il capo – E lei dov’è ora?
- Probabilmente sta giocando con Lucifero… Sai, il capo degli inferi non sarà stato molto felice di vederti morto. Suppongo che l’abbia già punita a quest’ora, dopo averla ricomposta pezzetto per pezzetto.
- Digli che sono vivo – commentò l’angelo di istinto – Di a Lucifero che sono ancora vivo e che non la sfiori nemmeno con un dito.
Raffaele strinse le labbra di un espressione di spiaciuta – Troppo tardi amico. A quanto ne so, oltre essere stata sottoposta alle attente cure di Lucifero, verrà mandata sulla Terra per qualche mese, priva di tutti i suoi poteri. Una specie di avvertimento.
- Quindi tornerà sulla Terra – commentò, improvvisamente felice.
L’arcangelo alzò un sopracciglio – Sembri felice.
Cassiel fece un piccolo inchino – Cose che voi arcangeli non potete capire. Per quanto uno possa dire che il Paradiso è il posto perfetto, la Terra ci porta certi sentimenti indecifrabili e inspiegabili – poi fissò l’arcangelo – Con tutto il rispetto per Dio, ovviamente.
Gli diede le spalle e si allontanò, accogliendo questa volta la folla con un comportamento diverso.
Poi si rese conto di essere felice per una donna che aveva cercato di ucciderlo e il sorriso svanì sostituito dalla preoccupazione.

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Capitolo 18
*** Rompere un patto ***


- Sono solo due mesi, Temptation – ripeté Storm, mentre l’aiutava a sistemare le sue cose in una camera di albergo – Avrebbero potuto darti di più.
La ragazza era seduta sul letto matrimoniale e si fissava attorno – Dovrò abitare tra gli esseri umani troppo a lungo. Almeno avessi i miei poteri – commentò fissandosi le mani – Non posso nemmeno teletrasportarmi da qualche parte o imporre alla mente umana qualcosa. Niente di niente!
Storm guardò fuori dalla finestra – Il fuoristrada che ti ho procurato andrà più che bene e sai che se hai bisogno di qualcosa basta chiamarmi – commentò guardando poi l’ora – Ma adesso devo proprio andare. Cerca di non combinare casini e resisti questi sessanta giorni.
Il demone chiuse la porta e Temptation si alzò, avvicinandosi all’armadio pieno di vestiti gentilmente offerti dalle migliori marche di abbigliamento.
Sospirò, posando la fronte contro l’anta. Nemmeno la grande quantità di abiti la rendeva felice.
Si avvicinò alla finestra e guardò fuori.
Si limitò a fissare la folla di New York muoversi veloce sotto la pioggia.
Gli ombrelli colorati riempivano i marciapiedi, mentre i taxi gialli correvano bagnando i passati troppo vicini alla strada.
Sospirò e si sedette sul letto, accendendo la televisione al plasma.
Fece zapping tra i canali e, alla fine, scelse un canale dove un cuoco infuriato urlava contro alcuni uomini impacciati nei loro completi bianchi.
Apprezzava quell’uomo e il suo modo di fare. Sarebbe stato un ottimo demone al cospetto di Lucifero.
Nove mesi… aveva passato tutto quel tempo in una stanza buia a lottare contro il suo destino, mentre l’angelo che aveva sacrificato sé stesso per ucciderla ora non c’era più.
Il letto sprofondò e lei si voltò di scatto, sentendo il fiato mancare. Pensò seriamente di essere pazza.
Cassiel era seduto sull’altra sponda e fissava al tv in silenzio.
Temptation si allontanò dall’angelo, fino a sbattere la testa contro il muro alle sue spalle – Tu non sei reale. Sei… morto.
Lui si strinse nelle spalle – Anche tu per quanto mi risulta.
- Cazzo! – urlò la ragazza – Stammi lontano!
- Altrimenti? – commentò alzandosi e fronteggiandola.
Temptation sentiva il sangue scorrere velocemente dentro le sue vene, procurandole una sensazione strana. La voglia di scappare e di urlare la stava uccidendo, ma la sua reputazione le impediva di fare una tale figura.
Fece un gesto con la mano, ma Cassiel rimase immobile al suo posto con un’espressione divertita sul volto.
- Allora è vero. Niente poteri – commentò inclinando il capo.
Temptation si fissò le mani e imprecò.
Cassiel le si avvicinò, costringendola ad addossarsi al muro. Le posò una mano sul fianco emettendo una leggerissima luce.
Guardò i peli della ragazza alzarsi per la quantità di elettricità emessa dal suo corpo.
Il respiro era irregolare e lei lo fissava negli occhi, senza distogliere lo sguardo o dare segni di cedimento.
Lui ricambiò lo sguardo e si accorse con stupore che non stava soffrendo.
Temptation sembrò accorgersene in quel momento e schiuse le labbra di un’espressione di sorpresa.
- Senza poteri non sei più un demone. Solo il tuo corpo soffre come soffrirebbe ogni essere umano.
La ragazza non rispose e fissò la mano di Cassiel appoggiata al muro.
Le sfiorò la guancia e i capelli ricci si alzarono leggermente, mentre la pelle si arrossava.
Reagiva come un normalissimo essere umano.
Era imbarazzata.
Temptation sentiva qualcosa nello stomaco agitarsi, sentendosi obbligata a fare qualcosa. A reagire.
Ma sentiva solo il fremito e il desiderio della sua pelle a contatto con quella dell’angelo.
Lui si stava divertendo ad esplorare le sue reazioni con leggere scariche angeliche, che le provocavano brividi lungo la colonna vertebrale, facendola rabbrividire.
Si spinse in avanti, appoggiando il seno contro il petto dell’angelo.
Lui la imitò, aderendo il suo corpo contro quello della ragazza.
Temptation sorrise, sentendo una vampata di calore percorrerle lo stomaco e raggiungere la gola.
La fronte dell’angelo si posò contro la sua e sentì che doveva farla lei la mossa successiva.
Portò una mano sulla spalla dell’angelo, alzandosi sulle punte sfiorando le sue labbra con un bacio leggero.
L’angelo si avventò sulle morbide labbra del demone, portando una mano tra i suoi capelli e una contro la sua schiena.
Temptation circondò il suo collo, ricambiando il bacio, sentendo la sua lingua trovare la compagna iniziando un vortice senza fine.
Cassiel la trascinò sul letto, mettendosi sopra di lei e muovendosi lentamente.
L’ex demone fremette e gli sfilò la camicia, mentre lui le alzava la maglietta e le sbottonava i jeans.
La ragazza imitò i suoi movimenti poi lo trasse a sé per un altro bacio.
Fecero l’amore per la prima volta.
L’angelo ruppe il suo patto.
Il demone capì che cosa voleva dire fare l’amore con un angelo.


Capitoletto sdolcinato per tutti =D Specialmente per coloro che tifano la coppia Temptation/Cassiel xD
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, ringrazio tutti coloro che mi seguono e recensiscono **
A domani! <3

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Capitolo 19
*** Ricordi dal passato ***


Cassiel cadde al suo fianco sfinito, le circondò la vita con un braccio e la tirò a sé. Temptation si sentì finalmente amata, anche se non dalla persona che si era immaginata.
Respirò a fondo l’odore dell’angelo, strofinando la fronte contro la barba incolta.
Cassiel si era assopito, il respiro regolare e le labbra dischiuse. Il demone disegnò delle figure astratte sulla pelle dell’angelo, sentendo le palpebre cedere alla stanchezza.
Peccato che, prima che potesse cedere alle dolci note di Morfeo, uno squarcio la svegliò di soprassalto.
Prima che Cassiel potesse reagire, Storm lo colpì in pieno volto mandandolo al tappeto.
- Scusa bellezza – commentò stringendo la spalla dell’angelo e allungando l’altra verso di lei – Ma Lucifero non poteva aspettare.
Temptation esitò e Storm si allungò, stringendo la sua mano e trasportandola all’Inferno.
 

Temptation si alzò dolorante, portando istintivamente le mani a coprirsi, ma si rese conto di indossare una tunica nera molto aderente che si interrompeva prima delle ginocchia.
Alzò lo sguardo e rimase immobile con il cuore che batteva a mille. Cassiel era legato ad una sedia, Lucifero, a pochi metri da lui, intento a scegliere i suoi ferri e Storm appoggiato al muro accanto al tavolo arrugginito con le braccia incrociate sul petto.
Scattò in avanti, ma sbattè contro una barriera che la scaraventò all’indietro.
- Maledizione – imprecò stringendosi la mano.
Lucifero si voltò sorridendo – Mia cara, ottimo lavoro – disse, allargando le braccia – Ora sappiamo che sei un demone a tutti gli effetti.
Temptation lo fissò confusa – Come?
Lucifero decise di prestare attenzione a lei, anziché al suo giocattolo del momento – Sai, quello che si dichiarava essere tuo fratello, non aveva tutti i torti. Dentro di te poteva esserci ancora del DNA angelico e volevo essere sicuro di non avere una possibile doppiogiochista nel mio regno.
- Un fratello… - iniziò il demone confuso.
- E poi entra in gioco lui! – urlò, sovrastando la sua voce, voltandosi verso Cassiel – Il nostro bellissimo angelo caduto che entra nella nostra storia con un balzo atletico, atterrando davanti ai tuoi occhi, rendendoti il suo tormento quotidiano, dico bene? – chiese inclinando il capo – Succedono alcuni casini, come tutti sappiamo, quando finalmente Storm ha un’idea! – disse indicando il demone impassibile – Toglierti i poteri e costringerti a stare sulla Terra. Sarei riuscito solo a toglierti i poteri demoniaci e quindi quelli angelici avrebbero preso il sopravvento. Ma abbiamo avuto la conferma quando il nostro amichetto, che giudicavamo morto, ha deciso di giocare con te – si voltò verso Cassiel – Ovviamente te la farò pagare cara per esserti fatto la mia bellissima creatura – commentò, tornando a concentrarsi su Temptation – E così abbiamo catturato due piccioni con una fava! Un demone assicurato al mondo dell’Inferno e un angelo caduto, che ha rotto uno dei patti più importanti stipulati con Dio!
Si avvicinò al tavolo, prendendo una lama luccicante – Per questo ho pensato bene di tenerlo con me e di farne un mio grande seguace. Un angelo che diventa improvvisamente un demone seguace di Lucifero! Questa è la mia vittoria su Dio! – urlò alzando le mani al cielo.
Temptation faticava a capire tutto il percorso e non riusciva a capacitarsi di essersi fatta prendere in giro con così poco.
Squadrò Storm stringendo gli occhi a due fessure – Tu lo sapevi?
Lui non rispose ed evitò il suo sguardo.
Rise di sé stessa scuotendo il capo – Ma certo… Era per questo che mi hai lasciata sola con lui durante la missione. Non capisco come tu abbia potuto mentirmi così tanto a lungo.
- Volevo solo assicurarmi di non aver lavorato per anni con una doppiogiochista… - iniziò Storm allontanandosi finalmente dal muro.
La ragazza alzò la testa, fulminandolo con lo sguardo – Sono sempre stata fedele da quando mi avete trascinata qui! E ora iniziate a trattarmi come una di loro? – disse indicando Cassiel – Bella fregatura, davvero.
- Temptation, sei un demone a tutti gli effetti. La tua rinascita dopo la distruzione ha eliminato per sempre il filamento di DNA angelico che girava nel tuo organismo, resistendo a quello demoniaco – commentò Lucifero, intento a fissare negli occhi l’angelo.
Batté un pugno contro la barriera, facendola oscillare pericolosamente – Allora perché non spieghi a Storm il perché riesci a guardare un angelo negli occhi senza soffrire? – fece notare acida.
Lucifero si raddrizzò, dando le spalle all’angelo – Osi giocare con me, ragazzina? Pensi di essere abbastanza potente da sopraffarmi e mettere tutti i demoni contro di me?! – gridò muovendo un dito.
Dalla bocca del demone uscì un rivolo di sangue. La ragazza tentò invano di trattenere il coniato di vomito e si accasciò a terra, tossendo e vomitando sangue.
Vedi cosa posso farti? Sei una stupida umana adesso. Posso sempre distruggerti, non faticherò a trovare un’altra che ti sostituisca – sussurrava, ma lei lo sentiva anche se si trovava a parecchi metri di distanza da lui.
Sputò un miscuglio tra saliva e sangue – Fottiti.
Lucifero la tirò per i capelli, costringendola a mostrarle la gola – Attenta tesoro, lo sai che sono impulsivo.
Temptation lanciò un’occhiata a Cassiel che teneva la testa bassa, i capelli scendevano sugli occhi e lo vedeva tremare, ma non sapeva dire se era per rabbia o paura.
Venne lasciata di colpo e atterrò con le mani sul pavimento, cercando di rimettersi in piedi.
Lucifero tornò a dedicarsi all’angelo – Ci vorrà un bel po’ per toglierti tutto quel sangue senza ucciderti – commentò, passandogli la lama sul collo mentre lo tirava per i capelli per avere maggiore pelle a disposizione.
Cassiel deglutì, sentendo la lama affilata contro il pomo d’Adamo – Infilami tutto il sangue demoniaco che vuoi. Non smetterò di essere un angelo.
Non smetterò di essere un angelo – gli fece il verso Lucifero – Cazzate! Sei stato abbandonato e non hai più alcun tipo di speranza di tornare nel tuo bel Paradiso.
Temptation vide Cassiel assorbire la verità e incupirsi, mentre le palpebre cedevano.
Si sentiva tradita, usata e non sapeva ancora dare nome a tutte le altre sensazioni che provava.
Diede le spalle alla scena, che si prometteva diventare un bagno di sangue, e cercò di uscire da quel posto, inutilmente.
Cassiel gemette e Temptation fiutò l’odore del sangue.
La trasformazione stava per avere inizio.
Diede una spallata alla barriera che non cedette e vide Lucifero praticare il taglio da spalla a spalla lasciando sgorgare il sangue.
Si sentiva impotente davanti alla scena e quando l’angelo gridò di dolore per il nuovo taglio che Lucifero stava incidendo, scivolò a terra portandosi le mani alle orecchie e chiudendo gli occhi.
Una scarica elettrica le attraversò il cervello, riportandola ad una vecchia scena del suo passato.
Una donna bionda le sorrideva, allungando un dito verso di lei sfiorandole il naso. Quel piccolo gesto l’aveva fatta ridere, infondendo ancora più felicità alla donna. Gli occhi chiusi e i denti bianchi come la neve la rendevano il soggetto perfetto del Paradiso.
Un urlo la riportò al presente, dove Cassiel stava perdendo troppo sangue anche per i suoi standard. Il tempo a disposizione si stava esaurendo e a lei mancava il fiato, mentre sentiva la testa scoppiare.
Un altro ricordo la trascinò indietro.
Un ricordo dell’Inferno, precisamente il patto con Lucifero.
Il momento in cui si era tagliata la mano con un coltello dal manico decorato, stringendo quella del suo capo che aveva compiuto lo stesso gesto poco prima di lei.
Un patto di sangue. Una goccia del sangue di entrambi finì sul pavimento, mentre lei si rendeva lentamente conto di essere in trappola.
Un altro grido la riportò alla realtà e lei cercò di tirarsi in piedi, per poi scivolare nuovamente a terra faticando a tirarsi su con i palmi delle mani.
Le grida cessarono e gli occhi di Temptation si spalancarono, mentre una luce accecante bloccava il suo battito cardiaco, portandola lentamente a fondo.

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Capitolo 20
*** Prega, demone ***


Cassiel era al limite e sentiva Lucifero sfogare tutta la sua rabbia su di lui.
Non avrebbe dovuto cedere così facilmente alla tentazione, ma lei sembrava così diversa. Un essere terrorizzato che lui non poteva uccidere né ferire. Terrorizzata da quello che aveva davanti a sé e che non poteva fermare in nessun modo. Ma nemmeno lui poteva farle un graffio… Perché era un essere umano.
Il riuscire a guardarla negli occhi, senza dover lottare contro le barriere che cercavano di proteggere la sua mente dalle schegge di vetro che si insinuavano nella mente del demone, ogni volta che un angelo cercava di guardarla…
Oh, merda.
Sentiva la testa pensante e l’energia fluire senza sosta dal suo corpo.
Cercò di dire qualcosa, anche un solo “Ti prego” o un “Aiuto” gli sarebbe bastato. Anche se Dio non gli avrebbe risposto, sapeva che sarebbe comunque cambiato il finale.
Sarebbe diventato un demone implorando.
Chiuse gli occhi e lasciò che l’aria uscisse dal suo corpo, mentre il peso del suo corpo finiva in avanti strattonando le manette.
Lucifero rideva di gusto, felice del suo nuovo acquisto.
E Cassiel sapeva che era finita.
Molto probabilmente, se non lo uccideva il primo processo lo avrebbe ucciso il secondo, quando il sangue demoniaco sarebbe affluito dentro di lui.
Sarebbe morto in qualsiasi caso.
Raffaele avrebbe detto che era troppo pessimista e questo gli strappò un breve sorriso.
Sentiva lo sguardo di Lucifero che lo guardava, soddisfatto del suo lavoro.
Poi la sentì.
Sentì l’energia riempire lentamente la stanza.
Schiuse gli occhi per vedere cosa stava succedendo, ma sentì solo Lucifero ordinare a Storm di fermare l’altro demone.
O meglio l’essere umano.
Ma un essere umano non è capace di infondere così tanta luce. Di imporre la sua energia in quel modo, sovrastando quella del capo degli inferi.
Chiuse gli occhi implorando qualsiasi persona o cosa.
E le sue richieste furono esaudite.
 

Temptation si liberò della barriera di Storm, infrangendola in mille pezzi che crollarono al suolo come vetro.
Il demone venne spinto indietro da una forza a lui estranea e sfondò il muro di mattoni alle sue spalle sparendo nel buio dell’Inferno.
Per un po’ non avrebbe dato problemi, pensò Temptation.
Attraversò a grandi falcate la distanza che la separava da Cassiel e lo affiancò, il tutto sotto gli occhi di Lucifero sconvolto e impressionato dai poteri del demone.
- Non farlo, ragazza.
Lei lo guardò con aria di sfida e schioccò le dita. Le catene che legavano l’angelo caduto si ruppero e per poco non scivolò giù dalla sedia.
La ragazza si inginocchiò e lo aiutò a reggersi in piedi, rivolgendosi a Lucifero – Scusami, ma non sono più debitrice a te. Non con questi poteri – commentò indicando il suo corpo che illuminava la stanza buia.
Lucifero imprecò e cercò di fermali con un gesto rapido, ma Temptation bloccò l’attacco con un semplice schioccare di dita, schiacciando Lucifero contro una parete.
Guardò Cassiel, sentendosi debole e schiacciata sotto al peso dell’angelo – Ora forse dovresti fare uno dei tuoi trucchi da angelo e portarci via di qui. Non credo che la mia riserva sia sufficiente a tenere fermo Lucifero e a trasportarci.
L’angelo sorrise, stringendole la vita e cercando di tenersi in piedi.
Con uno sguardo di intesa i due sparirono.
E nell’Inferno non rimase che l’urlo di Lucifero.
 

I due crollarono sulla spiaggia di Miami.
Temptation si tirò su con i capelli sporchi di sabbia e di sudore, guardandosi attorno, cercando di capire dove si trovasse.
I gemiti di Cassiel attirarono la sua attenzione. L’angelo aveva la camicia strappata e le ferite aperte si erano sporcate di sabbia e alghe. Non poteva lasciarlo lì, non alla vista di qualsiasi umano intento a passeggiare sulla riva del mare. Lo trascinò in una piccola zona coperta che fungeva da bar durante l’estate e cercò di fermare le varie emorragie, sporcandosi di sangue.
La pioggia mattutina bagnava entrambi, portandosi via sangue e avanzi dell’Inferno.
- Cassiel – sussurrò Temptation, tirando via le ciocche di capelli bagnati dalla fronte dell’angelo.
Aveva le labbra socchiuse, il respiro lento e irregolare. Stava cedendo e non aveva più energie. Tutto quanto per colpa sua. Perché aveva infranto il suo patto con Dio, andando a letto con lui.
Temptation guardò il cielo e chiuse gli occhi, posando una mano sulle ferite dell’angelo.
Per la prima volta un demone pregò per salvare la vita di un angelo.

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Capitolo 21
*** Dodici anni o l'eternità ***


Dodici anni dopo...

- Quindi se noi prendiamo un paziente psicopatico, possiamo tranquillamente imporre nella sua mente qualsiasi cosa. Basta ripeterla qualche volta e lui si ricorderà tutto, ammettendo qualsiasi cosa… - il professore si interruppe e indicò con il capo la studentessa con un paio di occhiali spessi – Si?
- Potrebbe anche ammettere di aver compiuto un omicidio? – chiese la studentessa.
Il professore sorrise, lei era una delle migliori e faceva sempre quel genere di domande. Domande un po’ fuori luogo che però portavano a perfette tesine ed elaborati sulla psiche umana.
- Sì, anche a quello – rispose – Vi chiederete il perché certe persone fanno ciò che fanno. Perché una persona spaventata e in fuga, pensi sempre come prima meta ad un posto a lei familiare. Oppure il perché una persona che ha sempre avuto una cattiva condotta, commetta un gesto gentile. Tutto questo avviene perché alcuni impulsi inviati dal…
La porta antipanico della classe si chiuse con un tonfo e il professore interruppe il suo discorso per scovare il ritardatario.
Ma nessuno era entrato né uscito.
Scosse il capo e riprese il suo discorso, impartendo per l’ennesima volta la lezione sul subconscio e sulle azioni involontarie.
- Professore? – chiamò uno studente alzando la mano – Posso chiederle se le è mai successo di compiere un gesto che non avrebbe mai pensato di fare?
Sorrise e si strinse nelle spalle, mentre nella sua mente si creavano dei ricordi di parecchi anni prima, poi sorrise – E chi non l’ha mai fatto?!
Tutti nella classe risero di gusto e finirono di prendere gli appunti della lezione, poco prima che suonasse la campanella.
Il professore sospirò, guardando l’ultimo studente recuperare le sue cose e lasciare l’aula.
Era felice del suo lavoro. Contento di riuscire ad attirare così tanto l’attenzione dei giovani sulla mente umana e sul libero arbitrio.
Diede le spalle all’aula, recuperando i suoi appunti e cancellando la lavagna con lo straccio impolverato.
Un applauso lo fece sobbalzare. Si voltò e osservò la donna appoggiata al muro, i capelli biondi e ricci che ricadevano sulle spalle e un perfetto fisico atletico, fasciato in un elegante, ma moderato, vestito verde.
- Ottimo lavoro, professore – commentò questa, scendendo gli scalini che la separavano da lui.
- Preferirei essere chiamato dottore, dalle persone che non sono miei studenti. Se vuole parlare con me, deve prendere un appuntamento tramite il preside della scuola e… – commentò questo chiudendo con un colpo la sua cartella.
- Dimenticavo il suo nuovo titolo lottato con i denti – lo interruppe, raggiungendolo mentre lui le dava le spalle – Ma speravo che, per una vecchia conoscenza, si limitasse al nome.
Il professore si voltò e guardò la donna con più attenzione.
Lei gli sorrise – Suvvia, essere un dottore o un professore universitario non ti toglie il titolo di angelo caduto.
- Temptation? – chiese il professore inclinando il capo, fissando gli occhi verdi dell’ex demone.
La donna annuì, sedendosi sulla cattedra – Cassiel, quanto tempo.
- Sono passati dodici anni dall’ultima volta – fece notare, recuperando la sua giacca – E preferirei che ne passassero ancora molti, se non l’eternità – commentò, allontanandosi dalla cattedra diretto alla porta.
Poco prima che potesse mettere la mano sulla maniglia, Temptation rispose – Volevo solo controllare che l’angelo a cui ho salvato il culo e per il quale ho lasciato tutto, stesse bene.
Il professore chiuse gli occhi e sospirò – Cas, mi chiamo Cas – commentò aprendo la porta e chiudendosela alle spalle, impedendo al demone di ribattere.
 

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Capitolo 22
*** Campo libero ***


Temptation sospirò e si voltò a guardare l’aula.
- Possibile che ti sia ridotto a tanto? – chiese al vuoto, facendo scivolare un dito sulla lavagna raccogliendo un po’ di polvere di gesso.
Si pulì le mani e cercò nella borsetta nera un suo biglietto di visita, lasciandolo sulla scrivania e uscendo in silenzio dall’aula.
Controllò le chiamate perse e richiamò il suo collega di lavoro.
- Mattew? Che succede sta volta? – commentò, mentre si specchiava davanti ad una vetrina e si sistemava il trucco, incurante dei passanti che la guardavano come se fosse una folle.
- Una delle ragazze, si rifiuta di lavorare sta sera – rispose il suo collega di lavoro.
Aveva trovato sistemazione in un bordello di cui era diventata il capo, ma a causa del suo secondo lavoro ogni tanto doveva lasciare l’edificio e dedicarsi a gente più famosa. Quindi lasciava tutto a Mattew, che si era rivelato un ottimo dipendente oltre ad un ottimo compagno di letto.
- Scommetto per quel caso di overdose che abbiamo avuto l’altra sera – commentò chiudendo la trousse e riprendendo la sua camminata verso il parcheggio, dove aveva lasciato il suo fuoristrada nero.
- Esatto.
Lanciò la borsa sul lato del passeggero e mise in moto la macchina che partì con un rombo rassicurante.
Proprio come un gatto che fa le fusa, pensò.
Scivolò nel traffico pensando sul da farsi – Vengo a parlarle io.
- Va bene.
- Falla trovare nel mio ufficio – concluse chiudendo la chiamata.
New York era una città pazza dove gli automobilisti si consideravano Dio e ignoravano cartelli stradali e semafori, ma Temptation non era da meno. Era pur sempre un demone, anche se senza poteri.
Parcheggiò nel suo posto privato ed entrò nel bordello, apprezzando le luci basse e le bariste che si preparavano a iniziare il loro turno.
- Capo – la salutò una ragazza rossa, superandola a grandi falcate diretta verso uno dei camerini.
Temptation annuì e andò diretta nel suo ufficio.
Una ragazza dai capelli corvini si stava mangiando le unghie dal nervoso. Le lunghe gambe accavallate fasciate in stivali di pelle e vestita da un abito azzurro di un tessuto leggero.
- Sammy, non puoi crearmi questi problemi mentre lavoro – disse facendosi cadere sulla sua sedia in pelle.
La ragazza sobbalzò, cercando di raddrizzarsi, sembrando impacciata e timida – Io… non credo di poter andare avanti.
Il demone alzò un sopracciglio – E perché?
- Emy era una mia amica – sussurrò mentre gli occhi neri si riempivano di lacrime.
Temptation sospirò chiudendo gli occhi – Se ci fosse stato qualsiasi cosa da fare l’avrei aiutata, ma non me ne ha dato la possibilità. Sammy, qui nessuno ti obbliga a fare qualcosa. Vi do’ solo la possibilità di portarvi a casa qualche soldo per continuare a vivere, ma sapete perfettamente che se qualcosa non vi piace dovete solo dirlo o a me o a Mattew e vediamo di sistemare le cose. Se preferisci prenderti una pausa fallo pure, ma qui non vi obbligo né a prostituirvi e tantomeno a drogarvi – commentò disgustata dall’ultimo gesto – Non ho intenzione di trattarvi come bestie da macello.
La ragazza tirò su col naso – Va bene, ci penserò.
- Prenditi la serata libera – disse Temptation alzandosi e stringendole una spalla – Domani mattina vieni e ci dici cosa hai deciso, va bene?
Si diresse verso la porta, recuperando la borsa e la giacca.
- Capo?
- Sì? – chiese Temptation voltandosi.
- Perché ci da così tanto campo libero? Insomma… negli altri bordelli non funzionava così – disse tirandosi un ricciolo.
Il demone sospirò, chiudendo gli occhi – Perché anche io ci sono passata e penso che sia meglio così – commentò, mentre si ricordava del trattamento ricevuto da Lucifero.
La ragazza sorrise debolmente e Temptation uscì, incrociando Mattew nel salone.
- Bellezza – salutò inchinandosi e baciandole la mano.
Il demone sorrise – Tutto sistemato. Le ho dato un po’ di tempo per pensare a cosa fare – commentò facendo scivolare una mano sulla sua spalla, fissando gli occhi verde smeraldo.
Il moro sorrise e le portò una mano dietro la schiena – Sei di fretta?
Temptation guardò l’ora – Ho ancora venti minuti di tempo. Posso dedicartene quindici.
- Peccato, vorrà dire che dovremmo saltare gran parte dei preliminari – commentò, chinandosi e baciandola.
Lei lo portò in una saletta privata e lo fece sdraiare sul letto – Sai cosa mi piace particolarmente di te?
- Il mio fisico? – commentò ghignando.
Lei rise – I tuoi zigomi – rispose leccandosi le labbra, mentre faceva scivolare il vestito a terra – Ma il tuo fisico è un ottimo candidato alle mie attenzioni.

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Capitolo 23
*** Inferno incompleto ***


Cassiel avrebbe giurato che Temptation non fosse tipo da fuoristrada.
L’aveva vista salire in auto, mentre parlava al cellulare e sparire in pochi minuti.
Per un tratto l’aveva seguita, senza farsi notare troppo sulla sua Chevrolet, fino ad un edificio da cui intuì dall’insegna luminosa che si trattava di un night club.
Aveva girato al primo incrocio, diretto verso casa sua. Era abbastanza logico che frequentasse ancora quei locali. Non aveva più poteri, ma la mentalità da demone era ancora lì.
Si ricordava di quando l’aveva trovata a danzare, circondata da uomini. Si ricordava della sua espressione bramosa. Di come fosse riuscita a farlo salire sulla passerella a giocare con lei. Quel maledetto travestimento lo aveva fregato. Ma la cosa che lo aveva impressionato di più era il fatto che non lo faceva per soldi. Lo faceva per divertirsi e dimenticarsi quanto fosse stato difficile il suo passato. Era una specie di diversivo alla crudeltà.
E improvvisamente si sentì una merda.
Perché ora non solo il suo passato era un peso, ma anche il suo futuro.
E tutto a causa sua.
Prima era una perfetta demone dell’Inferno, una dei preferiti e ora si trovava senza poteri sia demoniaci che angelici sulla Terra. Costretta a vivere in un mondo che non le appartiene nemmeno lontanamente; lottando contro sensazioni che non dovrebbero nemmeno esistere.
Scosse il capo e parcheggiò nel garage della sua villa.
Entrò in casa sbattendo la porta e si guardò attorno. Impressionante quanto si potesse permettere con il misero lavoro che si ritrovava…
Ma i soldi non erano tutto, perché lui…
Lui era solo.
Raffaele era al cospetto di Dio a continuare il suo lavoro, mentre Sky era già tornato in Paradiso da un bel po’.
E lui invece era ancora lì, senza una famiglia e senza amici. Solo con un maledetto dottorato preso con l’astuzia e un branco di studenti curiosi che lo seguivano un paio di ore al giorno.
Lasciò cadere la cartella sul tavolo e si avvicinò al tavolo dei liquori, dove prese un bicchiere di Wiscky mandandolo giù in un solo sorso. In tutti quegli anni, era riuscito solo a prendere il vizio dell’alcol… maledetti umani.
Fissò il suo riflesso nelle finestre, mentre lasciava scivolare un dito sul bordo del bicchiere di vetro. I pensieri tornarono a Temptation e alla sua vita senza poteri.
Voleva aiutarla, ma come? Era un miracolo che entrambi fossero ancora vivi dopo la fuga dall’Inferno.
Fuga che però non sarebbe stata possibile, senza l’aiuto dell’ex demone.
Durante i primi mesi, si era nascosto terrorizzato da quello che poteva fargli Lucifero, ma nessuno lo aveva cercato e lo stesso avevano fatto con Temptation, a quanto sembrava.
Lasciò il bicchiere nel lavandino della cucina e prese un libro dalla libreria, prima di accomodarsi sulla poltrona lasciandosi coccolare dal tempore del caminetto accanto a lui.
 

- Vi ho riuniti qui per una buona ragione.
Il consiglio dava piena attenzione al capo degli inferi.
Cat allungò le mani sul tavolo – Suppongo che abbia atteso sin troppo a lungo e ora vuole riprendersi ciò che le appartiene.
Lucifero lanciò un’occhiata al demone – Taci.
Cat si ricompose maledicendo Temptation e la sua iniziativa di tornare nel lato dei buoni.
- Abbandonate qualsiasi impegno che vi ho assegnato e date la caccia a Temptation e Cassiel.
Storm alzò lo sguardo, attirato improvvisamente dal nome della sua ex collega – Probabilmente saranno già entrambi morti. L’angelo aveva riportato ferite troppo gravi, mentre Temptation non è in grado di sopravvivere sulla Terra senza i suoi poteri.
- O avranno sicuramente cambiato nome – commentò un altro demone – E non abbiamo loro notizie da troppo tempo e trovarli in un luogo così grande…
- Silenzio! – gridò Lucifero.
Una folata di vento caldo colpì il consiglio che si zittì.
Satana si alzò in piedi, sovrastando tutti gli altri – Non mi importa niente. Voglio che voi troviate quei due e che li riportiate al mio cospetto. Ora!
Tutti sparirono, lasciandolo solo nella sua stanza.
Si voltò verso la vetrata e guardò il suo mondo. Il suo Inferno.
Ma il suo Inferno non era completo.
Non senza quei due pezzi importanti.
 

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Capitolo 24
*** Ordini superiori ***


Cassiel era tornato nel suo ufficio, dopo una notte insonne.
Il biglietto bianco risaltava sul legno scuro della scrivania.
Aveva cercato di ignorarlo, ma alla fine si era trovato a fissare l’indirizzo e il numero di telefono del bordello dove Temptation lavorava.
Alzò un sopracciglio e nascose il biglietto, quando gli studenti iniziarono ad affluire dentro la classe salutandolo gentilmente.
Cassiel mostrò uno dei suoi più finti sorrisi e iniziò la lezione su Freud e sulla teoria dei sogni.
- Professore? – chiamò uno studente, alzando la mano.
Lui si interruppe e lo guardò, faticando a ricordarne il nome – Si?
- Il Paradiso, il Purgatorio e l’Inferno possono essere considerati fantasie o sogni? – chiese.
Il professore si ricompose – Accenni a Dante? Il poeta italiano?
Lo studente annuì e lui prese un bel respiro, attingendo alle informazioni che il suo cervello stava ricevendo – Quello di Dante lo si può definire un dopo sbronza impressionante che gli ha permesso di scrivere tutti i libri fino all’ultimo dei suoi giorni – gli studenti risero alla battuta - Molte religioni non prevedono nemmeno l’esistenza del Purgatorio o semplicemente considerano la Terra come un mondo di mezzo tra l’Inferno e il Paradiso. Alcune non prevedono nemmeno l’Inferno, perché l’uomo viene sempre perdonato prima di morire – alzò lo sguardo sullo studente – Mi sembrava che in questa scuola Dante non fosse un argomento trattato.
Lo studente si strinse nelle spalle – Mi sono documentato per curiosità e volevo saperne di più.
- Beh allora saprai di Beatrice, una delle guide – continuò il professore accomodandosi sulla cattedra – Si pensa persino che lei non sia mai esistita, come la Laura di Petrarca. Quindi possiamo quasi certamente dire, che i libri scritti da Dante sono frutto di una grande immaginazione – concluse sorridendo, sentendosi fiero di aver evitato l’argomento con grande facilità, senza lasciarsi scappare informazioni troppo personali.
Lo studente annuì ringraziandolo e Cassiel riprese il tuo discorso sui sogni.
- Professore? – chiamò una studentessa.
Lui si fermò e le diede la parola.
- Lei crede negli angeli e nei demoni? Insomma nel bene e nel male?
Cassiel rimase a bocca aperta, la lezione stava prendendo un’altra piega. Guardò gli studenti – Preferite ascoltare una lezione sul paranormale anziché sui sogni?
- Credo che entrambe le cose siano collegate – rispose un’altra studentessa.
Tutti annuirono e Cassiel sospirò, muovendosi a disagio sulla cattedra e fissando gli studenti in silenzio. Doveva trovare il modo di non cascare nella trappola involontaria del suoi studenti…
- Posso dirvi che è la mente a giudicare ciò che è giusto o sbagliato. L’omicidio è una cosa sbagliata, salvare una persona in pericolo è una cosa giusta… automaticamente il nostro cervello conferma determinate informazioni che ci sono state impartite nella crescita . Ma non considera mai i dettagli – si fermò per prendere fiato – Perché un uomo uccide? Magari è uno psicopatico scappato da una clinica o magari lo fa per vendetta… Ma ci sono alcune persone che uccidono perché non hanno altre possibilità. Che sia per difendere la famiglia, la popolazione… è sempre un gesto ingiusto, ma non sempre viene punito alla stessa maniera.
- Quindi pensa che Dio punisca le persone, obbligandole ad uccidere per fare del bene? – chiese uno studente.
Scosse il capo per l’esagerazione della domanda – Non mi è permesso fare pareri sulla religione o sulla politica. Rischierei di influenzare la vostra mente e i vostri genitori non ne sarebbero affatto contenti – una risata si levò sulla classe e Cassiel sorrise – Ma vi posso dire che secondo me c’è qualcosa o qualcuno che fa andare avanti il mondo, creando una serie di eventi fortunati e sfortunati – alzò entrambe le mani, imitando i bracci di una bilancia – Deve esserci la stessa quantità di bene e di male, altrimenti l’equilibrio finisce e inizia una rivolta.
- Una rivolta di angeli contro demoni?
Abbassò le braccia e guardò la classe – Angeli e demoni sono sempre stati in conflitto tra di loro. Oserei dire che si scatenerebbe l’Apocalisse, ma non posso proseguire altrimenti…
- Secondo lei un angelo può innamorarsi di un demone? – lo interruppe una studentessa.
- Smettila con queste smancerie, Mary! – gridò un ragazzo facendo ridere la classe.
Il professore riportò l’ordine – Credo che possa succedere qualsiasi cosa. Stiamo parlando di forze maggiori. Noi siamo loro pedine. Quindi… Che ne sappiamo realmente di quello che succede o non succede tra queste due fazioni?
La campanella suonò, interrompendo l’ora di lezione, ma nessuno studente si mosse dal suo banco.
- Beh? Che state aspettando? Andate! – commentò il professore, rintanandosi dietro la scrivania.
- L’Apocalisse a cosa porterebbe, secondo lei? – chiese uno studente.
Cassiel si tolse gli occhiali da vista che indossava da quando aveva iniziato a fare il professore – Alla distruzione delle due fazioni e del mondo, credo – concluse.
Gli studenti si alzarono in silenzio e uscirono, lasciandolo solo.
Sospirò, sollevato di essersi liberato da quella enorme quantità di domande sin troppo personali e scomode. Non la smetteva di pensare al biglietto da visita che pesava dentro la sua tasca.
Lo afferrò e decise che sarebbe andato a trovarla quel giorno.
Quella recita doveva finire.
 

- No! Non ci siamo! – gridò Temptation alzandosi dalla sedia con il copione in mano – Ho detto che dovete ucciderli quei soldati! Non fargli la festa! – commentò avvicinandosi ad uno degli attori con il fucile in mano.
Era il terzo film che dirigeva ed era stufa di dover spiegare in continuazione come voleva le scene.
- Tu, vieni qui davanti – commentò, indicando uno degli stuntman – Suono!
Impugnò l’arma e…
- Anita? – la chiamò la sua segretaria.
Lasciò cadere il braccio lungo il fianco seccata – Che c’è? – rispose voltandosi.
Si bloccò e sorrise al nuovo arrivato.
Consegnò la pistola all’attore – Continuate. Dopo voglio che sia tutto perfetto, intesi?
Si avvicinò alla segretaria che accompagnava l’angelo caduto a disagio in quell’ambiente.
La borsa da lavoro stretta sul petto in modo protettivo e gli occhiali grandi da vista che gli coprivano gran parte del volto.
- Mi ha mostrato il suo biglietto da visita e ha detto che voleva parlarle – commentò la segretaria, interrompendo quel momento di silenzio.
Temptation annuì – Grazie, vai pure.
La donna ubbidì lasciandoli soli.
- Come mai da queste parti? – chiese Temptation, lasciandosi cadere sulla sua sedia e indicando all’angelo caduto quella a fianco.
Lui si accomodò – Hai lasciato il biglietto da visita e pensavo che volessi parlarmi.
Lei si strinse nelle spalle – In realtà, volevo solo assicurarmi che tu non fossi stato fatto a pezzi da qualche demone.
- Sono passati troppi anni, ormai... – iniziò.
- Non sono mai troppi per Lucifero – sibilò Temptation.
Cassiel sospirò – Sono felice che anche io di vederti tutta intera. Pensavo che non ce l’avresti fatta nel mondo terrestre.
– In realtà non è stato tanto difficile – rispose sorridendo.
- Hai perso tutto a causa mia – disse fissandola negli occhi.
Lei evitò il suo sguardo – Ho iniziato io a darti la caccia, me la sono cercata.
- Potevi lasciarmi morire…
- Stop! Perfetta! – gridò Temptation sovrastando la voce dell’angelo, riferendosi alla scena appena girata – Andate avanti col copione e fatevi rifare il trucco!
- Temptation…
- Anita, mi chiamo Anita – gli fece il verso lei.
Sospirò – Anita…
Lei passò una mano tra i capelli biondi e sorrise – Ma lo sai che ho persino incontrato due che credevano che io fossi un demone e che volevano uccidermi?
Cassiel si raddrizzò – Come?
Lei annuì – Un ragazzo e una ragazza, armati di paletti, acquasanta e artiglieria pesante – alzò le mani ridendo – Era pazzesco. E dicevano che avevo le classiche caratteristiche da demone.
- Che cosa gli hai fatto? – chiese Cassiel, leggendo le espressioni della ragazza.
- Io? Niente, assolutamente niente – commentò ridendo – Ricordi? Niente poteri!
- Questo non vuol dire che non puoi ucciderli.
Temptation sospirò – Davvero, non gli ho fatto niente. Hanno smesso di cacciarmi, dopo una lunga chiacchierata. Volevo sapere quanto conoscevano dell’Inferno e del Paradiso.
- E… - cercò di farla proseguire.
Scosse le spalle – Non molto. Hanno informazioni abbastanza classiche. Sono due ragazzini che giocano a fare gli eroi… - sospirò – Spero che non incontrino qualcuno dei miei, altrimenti sono spacciati.
Calò il silenzio, interrotto solo dalle voci degli attori che seguivano il copione a pochi metri di distanza da loro.
- Beh… io devo andare. Tra meno di mezz’ora ho lezione – commentò Cassiel alzandosi e riprendendo al sua cartella.
- Sai, ho sempre avuto una domanda da farti sin da quando ci siamo incontrati – iniziò lei bloccandolo.
Lui la fissò in silenzio – E sarebbe?
Continuò a fissare gli attori davanti a sé – Che cosa hai combinato, per essere stato cacciato dal Paradiso?
Cassiel si strinse nelle spalle – Niente di particolare.
- Avanti Cassiel, ne abbiamo passate tante assieme puoi anche dirmelo.
L’angelo sospirò chiudendo gli occhi – Mi sono rifiutato di compiere il mio lavoro.
L’ex demone inclinò il capo – Hai disubbidito ad un ordine di Dio?
Cassiel annuì – E non un ordine qualunque, mi sono rifiutato di commettere una strage.
- Una strage? Dio ti ha ordinato di uccidere delle persone? – chiese Temptation sconvolta.
L’angelo caduto annuì – Una specie di pulizia, non ha voluto dirmi di più ed è per questo che mi sono rifiutato. Non potevo uccidere qualcuno senza un motivo.
Anita annuì senza guardarlo continuando a seguire la recita.
Cassiel le passò davanti e prima di uscire, si voltò a fissarla poi scosse il capo e tornò alla sua macchina.

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Capitolo 25
*** A Lucifero non importa del tempo ***


Dopo altre quattro ore di lezione e un consiglio straordinario con il preside, Cassiel tornò a casa.
Durante il tragitto, passò davanti al bordello di Temptation e lanciò una lunga occhiata alle macchine parcheggiate all’esterno.
Proseguì per altri trecento chilometri, pensando alla frase di Temptation.
A Lucifero non importava quanto tempo passasse.
E lui si rendeva conto che non aveva tutti i torti.
- Maledizione – sibilò girando ad una rotonda e tornando sui suoi passi.
Parcheggiò in una zona buia, per evitare che qualcuno della scuola di passaggio riconoscesse la sua macchina.
Entrò nel locale e si fermò sulla soglia, cercando di adattarsi alle luci colorate e alla musica alta.
Si guardò attorno, fissando le ragazze in completi intimi girare tra i tavoli e portarsi qualcuno dietro le quinte, dove sicuramente si trovavano delle stanze private.
- Ciao dolcezza – commentò una ragazza con una sottoveste verde acqua e i capelli neri raccolti in un’alta coda di cavallo.
- Ciao.
Gli strinse la cravatta tra le dita, tirandolo a sé – Vuoi che ti tenga compagnia?
- In realtà cercavo il tuo capo – rispose Cassiel fissandola negli occhi.
Lei smise di leccarsi le labbra – Mattew? Lui non è gay.
- No, non intendo lui – commentò stranito che ci fosse un uomo a capo di quel posto – Cercavo una donna, si chiama Anita.
- Intendi Temptation? – commentò lasciando la presa e allontanandosi da lui – Lei non è qui. Ha lasciato il bordello a Mattew per questa sera. Credo che sia da qualche parte ad ubriacarsi o a lavorare – commentò guardandosi attorno.
- Oh, grazie – commentò facendo per andarsene, poi si bloccò e frugò nella tasca allungando un paio di banconote alla ragazza che le accettò con un sorriso.
Uscì ritornando in macchina.
Sicuramente non poteva mettersi a cercarla per tutta New York, pensò a bordo dell’auto mentre svoltava nel vicolo dove si trovava la sua casa.
Spense il motore e rimase a bordo dell’auto. Provò a chiamare Temptation con il cellulare, senza successo.
Sospirò… doveva farsi un bel bagno caldo e andare a dormire, il giorno dopo l’avrebbe cercata a lavoro.
Attraversò il piccolo giardino, frugando nella borsa alla ricerca delle chiavi.
- Finalmente sei arrivato – commentò una voce strozzata.
Cassiel alzò la testa di scatto con le chiavi in mano.
Sulle scale una sagoma scura lo attendeva.
Sembrava spaventata e tremante.
Si avvicinò e accese la luce.
- Temptation – sussurrò inginocchiandosi e prendendole il viso tra le mani.
Piangeva in silenzio, le lacrime miste al sangue che gocciolava da una ferita alla tempia e dal labbro spaccato.
- Sono stata una stupida a volerci riprovare io… - iniziò.
Lui la zittì e l’aiutò ad alzarsi – Entriamo.
Lei gemette, quando si alzò in piedi e notò una chiazza rosso scuro sulla canottiera all’altezza dell’addome.
- Che ti hanno fatto… - sussurrò sollevandola di peso tra le braccia e portandola dentro.
La portò in salotto adagiandola sul divano.
Tremava e si stringeva convulsamente lo stomaco.
- Ti devo spogliare, ok? – commentò Cassiel, mentre ricordava tutto quello che bisognava fare in caso di emergenza.
Era un dottore, infondo.
Temptation annuì e lui prese un paio di forbici tagliandole la canottiera e sfilandogli i jeans.
Fissò l’enorme taglio che si stendeva dall’ombelico fino sotto al seno.
- Maledizione – sussurrò correndo in bagno e prendendo i medicinali necessari.
- Usa i tuoi poteri – la voce ridotta ad un sussurro lo fece preoccupare.
La guardò scostandole i capelli dalla fronte – Non posso. Non con ferite così gravi. Se fossi un demone potrei farlo, ma essendo un umano rischierei di ucciderti – guardò la ferita – Anche perché queste sono ferite infettate.
Allora fai quello che devi fare – sussurrò.
Temptation gemette dal dolore e strinse le dita attorno al braccio di Cassiel.
Lui si incupì e continuò a disinfettare.
Quando finalmente Temptation si addormentò, le posò due dita sulla fronte. L’energia bianca scivolò dalle sue dita al corpo della donna, facendola brillare per qualche secondo.
La coprì con una coperta e la lasciò riposare.
Aprì la porta di casa e si guardò attorno.
Gli sembrò di vedere qualcosa di scuro muoversi nel cortile e decise di chiudersi dentro, ringraziando di aver reso quella casa a prova di demone, prima di andarci ad abitare.
 

- Signore.
Lucifero si voltò e guardò il demone inginocchiato all’entrata - Fury, spero in ottime notizie.
Il demone dai capelli neri alzò lo sguardo – Ho trovato Temptation.
Si avvicinò al demone – E…
- E l’ho ferita sufficientemente da ucciderla in meno di mezz’ora. Essendo un essere umano il suo corpo patisce molto di più le ferite.
- Mi sembrava di essere stato chiaro - sibilò Lucifero – Li voglio entrambi al mio cospetto, che siano vivi o morti non mi importa.
Già perche li avrebbe riportati in vita per torturarli personalmente.
Sorrise immaginando le urla di Temptation che chiedeva perdono per aver disubbidito agli ordini e che avrebbe fatto qualsiasi cosa per riavere i suoi poteri e tornare tra le sue braccia.
E lui sapeva già come avrebbe riavuto il suo potere su di lei.

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Capitolo 26
*** Mi dispiace tanto ***


Lame affilate al posto delle unghie e una furia senza paragoni. Aveva cercato di lottare, ma era stata soggiogata e sapeva che non avrebbe avuto alcuna via di scampo.
Le lame si erano infilate nel suo stomaco e lei si era aggrappata alla camicia del demone, sentendo il respiro mancare e la carne squarciarsi sotto la pressione.
Il sangue caldo che colava sulle sue gambe e l’odore di ruggine riempire la stanza.
La gola si era fatta secca, facendole desiderare una bottiglia di acqua ghiacciata.
Il demone l’aveva spinta indietro e lei si era appoggiata sul mobile del salotto, tirando giù alcune decorazioni in ceramica e vetro.
Il demone aveva riso e aveva allungato una mano verso di lei, stringendola a pugno.
Era crollata sul pavimento vomitando sangue cercando con  una mano di fermare l’emorragia, mentre le forze venivano meno.
Aveva sussurrato qualcosa, sperando che il demone la lasciasse stare, ma dopo l’ennesima risata l’aveva tirata per i capelli per poi assestarle un cazzotto, mandandola a schiantarsi contro la vetrata colorata che le piaceva tanto, mandandola in frantumi.
Il demone si era avvicinato al corpo caldo e aveva constatato la quantità di ferite.
Temptation era convinta di stare per morire e rimase immobile con gli occhi serrati.
Ma il demone si era allontanato, chiudendosi la porta alle spalle con un tonfo.
 

Temptation si svegliò da un incubo.
La stanza era appena illuminata dalla luce del sole. Si sentiva debole e voleva assolutamente bere qualcosa.
Si alzò, notando che la ferita sullo stomaco non c’era più.
Girò per la casa trovando subito la cucina.
Si fiondò sulla bottiglia di acqua quasi finendola e dovette asciugarsi la bocca per quanta ne era sfuggita dalle sue labbra.
- Ti sei svegliata.
Temptation si fiondò sul coltello posato sul ripiano in marmo e lo lanciò mentre si voltava.
Cassiel lo afferrò per il manico prima che lo potesse colpire – Sai che non mi farebbe niente.
Temptation cercò di riprendere fiato – Cassiel?
- Sì, sono io – commentò avvicinandosi e posando il coltello sul tavolo che li separava.
- Che ci fai qui?
L’angelo parve confuso – Ieri sera ti sei presentata con un’enorme ferita all’altezza dello stomaco. Sei stata aggredita e hai perso conoscenza subito dopo che ti ho portata dentro.
- Io… non ricordo… - commentò lei portandosi istintivamente la mano sul ventre, dove nel suo incubo il demone l’aveva aggredita.
Cassiel si avvicinò e le scostò la mano, facendo scivolare le dita calde sulla pelle – Sei guarita completamente.
- Hai usato i tuoi poteri? – chiese.
Lui annuì e la guardò negli occhi – Credo che siano tornati a cercarci – commentò.
La donna si incupì – Allora non era un sogno.
L’angelo aprì il frigo – Siamo al sicuro qui dentro, ma non possiamo passare la nostra vita qua – commentò.
- Che hai intenzione di fare?
Prese una bottiglia in vetro piena di liquido rosso e la portò alle labbra chiudendo gli occhi.
- Quello è sangue… - non era una domanda, Temptation conosceva quel liquido sin troppo bene, ma non riusciva a comprendere come mai un angelo ne avesse una scorta in frigorifero.
L’angelo le passò affianco e posò la bottiglia nel lavandino – Sono un angelo caduto, mi posso ribellare in qualsiasi modo. Quindi posso anche bere sangue umano.
- E a cosa ti serve? – chiese – Ma specialmente dove te lo procuri?
Cassiel si asciugò le mani sull’asciugamano – Quante domande. Sono un medico, ricordi?
- Ma non mi hai detto a cosa ti serve – commentò avvicinandosi a lui.
Cassiel sospirò fissandola negli occhi – Mi dispiace tanto.
- Che diavolo stai…
L’angelo le posò due dita sulla fronte e Temptation ebbe solo il tempo di rendersi conto che qualcosa non andava, prima di perdere conoscenza e crollare tra le braccia di Cassiel.
La sollevò di peso e la portò nella sua camera, depositandola sul comodo materasso.
Le legò i polsi, in caso si fosse svegliata, e le accarezzò una guancia, prima di chiudere la stanza a chiave.
Chiuse gli occhi e si trasportò.
 

Aveva sempre pensato che l’Inferno fosse tutto fuoco e fiamme, ma la sorpresa era stata quando si era trovato davanti una metropoli fredda e vuota.
Sentiva il bisogno di andarsene e di tornare sulla Terra a prendersi cura dei suoi studenti.
Prese fiato stringendo le mani a pugno per farsi forza – Lucifero! E’ me che vuoi! – allargò le braccia – Vienimi a prendere!
Un colpo alla testa lo fece cadere a terra. Si voltò e guardò la ragazza dalle lunghe gambe fissarlo con interesse – Quindi tu sei l’angelo.
Cassiel strinse la mascella – Sei tu che hai fatto del male a Temptation?
Lei rise di gusto – Non mi dire! Sei diventato il suo angelo custode? Ti sei così tanto affezionato a quella puttana?
Cassiel la spinse indietro, mandandola a sbattere contro un muro.
Lei scivolò a terra ridendo – Non lo sai che le donne non si picchiano?
- Tu non sei una donna – sibilò l’angelo stringendo la mano a pugno – Sei un lurido essere dell’Inferno.
La donna sputò del sangue e iniziò ad urlare, stringendosi lo stomaco.
L’angelo si avvicinò e le alzò il volto, incrociando i suoi occhi neri.
Urlò nuovamente mentre le schegge entravano nella sua mente, distruggendola secondo dopo secondo.
Il demone scivolò nelle tenebre lasciando l’involucro vuoto e privo di vita.
Cassiel si alzò guardandosi attorno – Avanti! Fatevi sotto codardi che non siete altro!
Un’ondata d’aria lo investì, ma lui non si scompose.
Lasciò che l’aria gli scompigliasse i capelli e facesse ondeggiare la sua giacca in pelle, ma non arretrò nemmeno di un passo.
Storm comparve davanti al suo cospetto – Ti conviene andartene, Cassiel.
- No, finché non avrò la certezza che lascerete stare me e Temptation – commentò l’angelo avvicinandosi al demone.
Questo rise – Non puoi pretendere che Lucifero dopo tutto questo tempo…
- Io posso… anche perché mi risulta di essere l’unico angelo sopravvissuto alle attenzioni di Lucifero per ben due volte.
Il demone scosse il capo – Non possiamo disubbidire agli ordini del capo. Dov’è Temptation?
- In un posto sicuro – rispose l’angelo – Portami dal tuo capo.
Storm lo fronteggiò – Non mi è permesso darti tale privilegio.
Cassiel allungò una mano – Allora farò da solo, grazie.
Il demone crollò in ginocchio, tremando dallo sforzo di resistere alla pressione esercitata dall’angelo.
- Come fai ad essere così forte? – sibilò.
Cassiel si piegò, sussurrando all’orecchio del demone – Sono un angelo caduto con una maledetta voglia di vendicarsi e disposto a tutto pur di farlo.
Storm sputò del sangue a terra – Non puoi averla vinta su di me. Sono tra i migliori.
Cassiel posò una mano sulla base del collo del demone – A quanto pare sì.
Storm finì a terra, sbattendo violentemente la testa. Cassiel lo voltò e schiacciò la carotide del demone – Mi risulta che lui sia uno dei preferiti. Mi stai mandando contro tutti i membri del consiglio? Forse dovresti rivedere i loro curriculum – disse ad alta voce, fissando il volto di Storm alla disperata ricerca di aria - Magari qualcuno lo vuoi ancora vivo per sistemarlo… non credi?
Cassiel si sentiva potente, pronto a distruggere l’Inferno con un solo gesto e a mandare all’aria l’equilibrio scatenando l’Apocalisse.
Proprio come avevano chiesto i suoi studenti.
Vide ancora il volto di Temptation che lo attendeva sanguinante sul portico. Di come aveva chiesto aiuto e sorrise; lei non si era mai preoccupata molto di pregare o chiedere scusa.
Ma lui era sopravvissuto grazie a lei.
Era ora di ricambiare il favore.

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Capitolo 27
*** Nessuno sopravvive a Lucifero ***


- Bere sangue umano non ti sembra un po’ esagerato, Cassiel?
Si voltò senza mollare la presa sul collo del demone.
Lucifero lo fissava con le braccia incrociate sul petto nudo. I muscoli guizzavano imponenti sotto le braccia muscolose e la vita si stringeva, fino ad entrare in un paio di pantaloni neri.
- Pensavo che fossi più ospitale – commentò l’angelo.
Il capo degli inferi controllò il demone a distanza – Lascialo andare.
Altrimenti? – poi alzò un dito – No, aspetta… - iniziò divertito – Prima tu lasci stare Temptation e me, poi lascerò il tuo amato cucciolo.
Lucifero piegò la testa di lato – Mi stai ricattando?
- A quanto pare parliamo la stessa lingua – commentò l’angelo stringendosi nelle spalle.
Scoppiò a ridere – Un angelo che cerca di fregarmi e che si comporta da demone! Cosa devo aspettarmi? – chiese tornando serio – Qualche imprecazione o gesto impuro? Ah, no. Quello lo hai già commesso.
- Non sono un angelo qualsiasi. Sono un angelo caduto – sibilò Cassiel – E questo è uno degli svantaggi del signore, rendere i migliori liberi di fare ciò che vogliono.
- Mi sembrava che secondo il grande capo, voi foste liberi di fare quello che volete – commentò Lucifero divertito, continuando a punzecchiarlo.
Cassiel si strinse nelle spalle – Non è più il mio caso ormai – allungò una mano pronto ad attaccare.
Lucifero schioccò le dita, ma Cassiel fu più veloce e si trasportò, lasciando Storm a terra libero.
Satana si guardò attorno alla ricerca dell’angelo che comparve alle sue spalle – Cercavi me?
Lo spinse contro il muro mandandolo in frantumi.
Allungò una mano in direzione di Storm che si stava rialzando e lo atterrò in preda alle convulsioni.
Lucifero si avventò su di lui, colpendolo e facendogli perdere il controllo sul demone.
Il braccio di Lucifero premeva contro la carotide di Cassiel, rischiando di soffocarlo.
- Ma guardati. Un angelo costretto a diventare un demone… e per cosa? – commentò.
- Ti ucciderò – sibilò.
- Ah, l’amore. Quanto può far commettere imprudenze o sciocchezze come queste! – commentò alzando gli occhi al cielo – Pensi davvero che io possa morire? Ti svelo un segreto – sussurrò avvicinandosi al suo orecchio – Io sono già morto.
Cassiel posò una mano sullo stomaco di Lucifero – Ma posso farti soffrire.
Dalle labbra di Satana uscì del sangue, ma il demone non si scompose - Credi davvero che lei ti sarà riconoscente? Che lei cercherà di accettarti per quello che sei e imparerà ad amare? Non è un normale essere umano. E’ un demone, ma senza poteri. Inoffensiva, Cassiel. E probabilmente sarà già morta quando tornerai.
La rabbia ammontava dentro di lui, bruciando dentro - Devi lasciarla stare – sibilò.
Devi lasciarla stare – gli fece il verso – Tutte stronzate! Tu morirai, lei morirà. Nessuno sopravvive a Lucifero.
 

Temptation aprì gli occhi e si trovò a fissare il soffitto bianco di una camera da letto.
- Maledizione – sibilò sentendo la testa pulsare dal dolore.
Quel maledetto angelo l’avrebbe uccisa con i suoi giochetti da mago.
Dio, aveva bisogno di un’aspirina.
Fece per alzarsi ma si trovò bloccata. Imprecò guardando la stoffa stretta ai polsi.
Non poteva averla lasciata così, mentre lui…
Mentre lui cosa?
Dove era andato Cassiel?
Chiuse gli occhi scuotendo il capo – Che stupida – sospirò – E’ ovvio, maledizione, l’Inferno.
Tirò un braccio verso di sé, strattonando la stoffa che non cedette.
- Cassiel! Giuro che se non ti uccide Lucifero ti ucciderò io – sibilò.
Sentì un rumore di chiavi e la porta principale che sbatteva.
Alzò la testa – Cassiel?
I passi che risuonavano sul pavimento si interruppero.
Il demone richiamò per una seconda volta l’angelo e i passi ripresero nella sua direzione.
Un ragazzo giovane apparve sulla porta della camera, poi si voltò quando vide che era in reggiseno – Oh, mi scusi.
- Liberami, maledizione – sibilò Temptation tirando la stoffa.
Il ragazzo biondo si voltò e si avvicinò a lei – Non pensavo che il signor Cas fosse uno a cui piacessero queste cose.
Temptation si massaggiò i polsi – E tu chi saresti?
- Jensen, seguo i corsi del professore e vivo qui quando non sono in viaggio per studio. Tu sei la sua ragazza? Sono felice che abbia trovato qualcuno che li voglia bene.
Temptation alzò la testa di scatto – Cosa vuoi dire?
Jensen sospirò – Gli studenti dicono che è stato un miracolo che mi abbia accettato in casa sua. All’inizio è stato difficile, non voleva saperne di parlarmi della sua vita. Poi una sera che ha alzato un po’ troppo il gomito, mi ha raccontato delle cose assurde – scosse il capo – Angeli e demoni, ma alla fine mi ha parlato di una ragazza.
L’attenzione del demone saliva alle stelle – Una ragazza?
- Deve essere stata una vecchia delusione amorosa. Diceva che lui dopo una brutta ferita, probabilmente che si era causato durante il servizio militare, si è presentato da questa ragazza che lo ha aiutato e poi lo ha abbandonato. Da allora non ha più voluto avere rapporti importanti con delle persone. Mi stupisce infatti di averti trovata qui – commentò fissandola. Si alzò – Scusa, non dovevo annoiarti con tutta questa storia.
- Nessuna noia, davvero – sussurrò Temptation fissandosi le mani.
- Non so a che ora torni Cas, vuoi che ti preparo qualcosa?
- No, grazie. Bevo un po’ d’acqua e tolgo il disturbo.
Il ragazzo annuì – Ok, spero di poterti rivedere.
Temptation fece un sorriso tirato – Lo spero anche io.
Lo sperava davvero.
Afferrò la maglia indurita dal sangue secco e la indossò, poi passò in cucina e afferrò il coltello che prima aveva lanciato contro Cassiel e uscì.
Attese sulle scale in silenzio, respirando l’aria fresca del primo mattino.
Una sagoma si materializzò davanti ai suoi occhi, camminando vicino alle scale – Sei ancora viva.
- Fury, che sorpresa – commentò il demone.
Lui fece un profondo inchino – Temptation, la tua bellezza è strabigliante anche dopo una grave ferita.
Lei sorrise - Lo sai che non sopporto che qualcuno tocchi questo corpo – commentò la donna saltando addosso al demone e facendogli sbattere la testa sul terreno.
- Sono un demone, non puoi uccidermi con un semplice coltello – le fece notare Fury.
Non voglio ucciderti – sussurrò Temptation fissando la lama che spariva dentro il corpo del demone – Voglio un passaggio per l’Inferno.

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Capitolo 28
*** Un passaggio per l’Inferno ***


Cassiel era in ginocchio davanti a Lucifero.
I tagli sul corpo avevano riaperto le vecchie ferite e il sangue sgorgava dal suo corpo.
- Tu sarai mio – sibilò il capo degli inferi.
- Mai – rispose l’angelo.
Lucifero rise, portando la lama al braccio, tagliandosi e facendo scivolare il suo sangue lungo la pelle e gocciolare sulle ferite dell’angelo.
Cassiel urlò dal dolore, quando la prima goccia lo toccò e pregò di essere finito velocemente.
Niente torture, solo il nulla…
Una folata d’aria calda lo colpì e un rumore in lontananza fu l’ultimo rumore che sentì, prima di perdere i sensi.
 

Temptation imprecò vedendo l’angelo colare terra.
- Come hai fatto? – sibilò Lucifero tra il sangue.
Ghignò, sentendo i poteri tornare tra le sue mani – Ho preso un taxi.
Il corpo senza vita di Fury era a pochi metri da loro, accasciato contro il muro.
Lo sguardo di Temptation fu attirato dal corpo vuoto di Cat – Bene, non mi è mai stata simpatica.
Lucifero la spinse indietro, mandandola a sbattere contro il muro a poca distanza da Cassiel.
Scivolò a terra e allungò una mano verso l’angelo – Cassiel, mi senti?
L’angelo gemette e Temptation imprecò e allungò una mano sul collo dell’angelo sussurrando alcune parole.
L’angelo aprì gli occhi, poco prima che Lucifero tornasse all’attacco.
Temptation si scansò in tempo per evitare l’attacco e ne scagliò uno di risposta, mandandolo a terra.
Cassiel si alzò, strappandosi di dosso gli ultimi pezzi di maglia ormai rovinata e insanguinata - Non dovresti essere qui.
Temptation alzò lo sguardo – Sono tornata, angelo – le labbra piegate in un ghigno di soddisfazione.
Il demone sentiva la potenza dentro di sé e la voglia di spaccare la faccia a qualcuno.
E quel qualcuno era a terra vicino a lei.
Schiacciò con un piede la mano di Lucifero – Lo senti?
Il rumore di ossa che si rompeva ruppe il silenzio.
- Lasciaci stare e non ti ucciderò con le mie mani e sì, lo so che non puoi morire, ma ci metterai un bel po’ a ricomporre tutti i pezzi, dopo che ti avrò strappato gli arti e la testa e li avrò fatti esplodere uno dopo l’altro, sparpagliando i rimasugli sulla Terra.
Lucifero alzò lo sguardo su di lei – Perché hai scelto loro?
Il demone scosse il capo – Ho deciso di stare nella via di mezzo perché me lo hai imposto tu – si inginocchiò – Io sarei anche tornata, ma senza poteri – si strinse nelle spalle - Sai com’è.
Cassiel si avvicinò e le posò una mano sulla spalla.
- Allora?
- Non lo farò – sibilò Lucifero.
Temptation sospirò e schioccò le dita.
Lucifero esplose in mille pezzi, proprio come era successo a lei qualche anno prima.
Sentì le gambe cedere e Cassiel la sorresse – Stai bene?
Lei scosse il capo – Lucifero mi ha creata e, anche se non è morto, la sua distruzione mi indebolisce parecchio.
Il demone era pallido e Cassiel sentiva che doveva fare qualcosa, qualsiasi cosa.
- Non lo fare – disse Temptation – Non riportarlo qui. Starò bene, davvero.
- Ti porto a casa – rispose Cassiel, stupito di come le era riuscito facile leggere nella sua mente.
- Aspetta – commentò lei inginocchiandosi tra i resti del suo vecchio amante.
Si sporcò del sangue del suo ex capo, ma alla fine trovò quello che voleva.
- Che cos’è?
Lei fissò il piccolo organo nero tra le sue mani – Lucifero non ha mai provato compassione. Questo è ciò che rimane del suo cuore. Voglio portarlo sulla terra. Nessuno può vivere senza un cuore che batte e Lucifero faticherà parecchio a tornare.
Cassiel annuì e le portò un braccio attorno alla vita.
Quando Temptation toccò l’erba rasata del giardino crollò a terra.

Signori domani ci sarà l'ultimo capitolo ç____ç e anche questa ff è finita, maledizione! 
Colgo l'occasione per ringraziare i miei recensori di fiducia di questa ff! =D _hunter_ e Devil_Inside <3

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Capitolo 29
*** Tutto si crea nulla si distrugge ***


 La luce del tramonto filtrava dalle finestre, illuminando il volto della donna sdraiata sul divano di un modesto salotto.
Temptation aprì gli occhi e sentì la mano, che poco prima stringeva il cuore di Lucifero, chiudersi stringendo il vuoto
Si alzò di scatto sentendo la testa girare, ma quel cuore era molto più importante di qualsiasi mal di testa.
Un rumore di pentole attirò la sua attenzione e si diresse verso la cucina.
Jensen era alle prese con quella che le sembrava cucina italiana e, appena la vide in piedi, si avvicinò a controllare che stesse bene.
- Dov’è Cas? – chiese.
- Ha detto che doveva finire una cosa importante e mi ha detto di dirti di non preoccuparti – commentò il ragazzo tornando ai fornelli – Spero che la cucina italiana ti piaccia.
Lei annuì – C- come ci hai…
- Eravate entrambi insanguinati dalla testa ai piedi, specialmente il signor Cas – rispose, prima che potesse concludere la domanda – Mi ha detto che avete avuto un incidente in auto, ma scommetto che quelle che riportavate non erano ferire da incidente.
Scosse il capo – Abbiamo avuto un incidente, è vero.
Lo studente sospirò – Va bene…
La porta principale si chiuse di scatto e Cassiel si arrestò sulla porta – Sei sveglia.
Lei si appoggiò al tavolo – Dobbiamo parlare.
- Sì, lo penso anche io – commentò allungando un braccio verso il salotto – Jensen, non ci disturbare fino a quando la cena non sarà pronta. Intesi?
- Certo professore.
Seguii Cassiel che si chiuse la porta alle spalle.
- Che ne hai fatto del cuore? – chiese subito lei.
- L’ho nascosto.
- Dove? – chiese lei avvicinandosi all’angelo.
- Non posso dirtelo – rispose fissandola negli occhi.
Lei batté le palpebre – Devi dirmelo. Io…
- Tu sei una delle prime persone che Lucifero manderà a cercare, quando inizierà a ricomporsi. E’ meglio che tu non sappia dove si trova. Altrimenti sarebbe davvero la fine – commentò fissandomi in silenzio.
Si avvicinò all’angelo. Solo pochi centimetri li dividevano – Cassiel, tu devi dirmi…
- No – sussurrò.
Il demone si zittì, poi gli diede le spalle strofinandosi le mani – Io... – il formicolio alle dita non smetteva così le guardò, cercando di capire cosa gli procurasse quel prurito.
- Che succede?
Lei alzò una mano, puntandola su una scatola vuota posata vicino al divano – Non lo so.
La scatola finì con un colpo sul tavolino in vetro e Temptation sobbalzò – I poteri… sono tornati.
 

Cassiel si sentì confuso. Era felice, Temptation riaveva i suoi poteri e poteva tornare alla sua vita, ma…
Questo voleva dire che era ancora un demone a tutti gli effetti.
Non che le cose potessero cambiare radicalmente, dopo che lei era diventata un’umana.
- E’ meraviglioso – commentò a stento.
Lei si voltò radiosa – Io… - il sorriso scomparve – Cassiel, tutto bene?
- Sì, a meraviglia – commentò voltandosi e uscendo di casa.
Uscì in cortile, ignorando le frasi di Jensen sulla cena che stava per essere servita e chiuse gli occhi respirando l’aria serale. L’unico posto sicuro comparve davanti a lui e iniziò a camminare nel parco vuoto.
Il parco dove era iniziato tutto.
 

- Cassiel.
L’angelo non si voltò e continuò a fissare l’acqua che scorreva a pochi centimetri dai suoi piedi.
I pesci nuotavano silenziosi; alcuni lottavano contro la corrente lasciandosi però poi andare, preoccupandosi solo di evitare i massi che ostacolavano il loro percorso.
La donna si sedette accanto a lui e abbracciò le proprie gambe, posando il mento sulle ginocchia – Non ti è mai piaciuta la mia natura.
- Questo posto non accetta nulla che vada fuori dal percorso naturale. Nulla che possa ferire in qualsiasi modo queste piante e questa terra – continuava a fissare il fiume – Puoi immaginare la mia sorpresa, quando sei entrata incolume per la prima volta qua dentro. Ho pensato che essendo stato io a portarti qui l’incantesimo non funzionasse, ma quando ho rapito il tuo… - si interruppe fissandola per pochi secondi – Corpo… e tu sei tornata a riprendertelo nella tua vera forma, sempre senza ferite né indebolimenti… - sospirò – Ho capito che c’era qualcosa di diverso.
- Ma Lucifero e gli altri del consiglio sono entrati senza problemi, quando mi hai distrutta – commentò Temptation – Magari…
- Sono stato io stesso a permettergli di entrare – rispose interrompendola – Pensavo che fosse giusto che tornassero a riprendere i tuoi resti. Così li ho lasciati fare. E poi ero morto.
Si alzò, rimanendo al suo fianco – Ho rinforzato i controlli del terreno, poco prima che tu arrivassi eppure… - allargò le braccia – Eccoti qua.
Temptation scattò in piedi – Ho fatto la mia scelta da un bel po’ – commentò la donna.
L’angelo la guardò – Scelta?
Lei sospirò – Guardami negli occhi, Cassiel.
Lui si voltò, squadrando gli occhi blu della donna e con suo stupore, lei non si scompose né diede segno di dolore.
- Come…
- Sono un demone e ho i poteri di un demone… ma la diversità sta qui – commentò lei portando un dito alla tempia – E qui – portò un dito al cuore.
L’angelo non si scompose – Potresti sempre cambiare idea… - commentò risalendo e iniziando a camminare sull’erba bagnata dalla rugiada.
- Cassiel…
Cassiel, Cassiel, Cassiel! Ora basta! – urlò voltandosi – Basta chiamarmi, basta cercare di convincermi che non sei ciò che sei diventata! Basta… - sussurrò lasciando scivolare le mani lungo i fianchi, dopo averle passate tra i capelli.
Temptation lo superò, andando a sedersi su una panchina, cambiando discorso – Bel tipo quel Jensen, mi ha raccontato un paio di cose. Mi ha raccontato di come ti sei isolato dal mondo. Di come ti rifiuti anche solo ad avere dei rapporti con una ragazza. Ok, sei un angelo, ma un angelo caduto. E sono anche riuscita a capire il perché di questo isolamento – si voltò a fissarlo – Per una ragazza che ti ha salvato la vita, dopo quella che hai definito una missione di guerra andata male – si rialzò, iniziando a camminare avanti e indietro – Ora la domanda è una sola…
L’angelo non ribatteva, quindi decide di fermarsi e lanciare l’ultima carta, altrimenti sarebbe stata costretta ad andarsene da quel posto. Solo e unicamente per lui – Quella ragazza sono io?
Cassiel alzò lo sguardo su di lei, le labbra leggermente aperte e il respiro alterato.
Temptation scosse il capo – Sai, quella volta che siamo fuggiti dall’Inferno tu eri messo davvero male. Io avevo perso i miei poteri e ho utilizzato l’ultima risorsa angelica che mi rimaneva per salvarti la vita.
A Cassiel sembrò di vedere una lacrima scivolare lungo la guancia del demone. Cosa decisamente improbabile…
Ho pregato.
L’angelo alzò il capo di scatto, pensando di aver sentito male – Cosa?
Lei tirò su col naso, incrociando le braccia sotto al seno – Ero nel panico, tu perdevi troppo sangue ed eri stato infettato da quello di Lucifero. Poi c’era la novità dei poteri angelici – iniziò incrociando il suo sguardo – E io non avevo i poteri demoniaci necessari per salvarti – sospirò – Così ho fatto l’unica cosa che mi rimaneva da fare… pregare – l’ultima parola fu quasi impercettibile, ma Cassiel la comprese benissimo.
Temptation lasciò scivolare le braccia lungo i fianchi – Ora sarà meglio che vada.
La guardò dargli le spalle e si lasciò comandare per l’ennesima volta dall’istinto.
Il demone si voltò, fissando la mano che le stringeva il polso – Cosa…
Cassiel le strinse il viso tra le mani e le labbra sfiorarono quelle fredde del demone.
Temptation chiuse gli occhi, lasciando che le lacrime scivolassero lungo il volto mentre ricambiava il bacio.
- Nessuno lo avrebbe fatto per me… - sussurrò l’angelo posando la fronte contro quella del demone – E invece è stato proprio un demone a sacrificare la sua salvezza per me.
Lei sorrise debolmente, accarezzandogli una guancia – Credo che la cena sia pronta.
- Non vorremo far infuriare Jensen – rispose l’angelo, intrecciando le sue dita con quelle della donna – A confronto con lui Lucifero è una mosca!
L’ultima cosa che si sentì in quel parco, fu una risata di una donna che finalmente aveva scoperto che cosa voleva dire avere qualcuno che l’amava a tal punto di sacrificarsi per lei. Ma che specialmente aveva imparato a sacrificare sé stessa per qualcuno.
 

The end
 

Grazie a tutti coloro che hanno seguito e recensito questa ff sostenendomi fino all'ultimo, vi sono davvero grata ** Mi mancherete un sacco e spero in un futuro di inciampare in una vostra recensione qua e la ^^ grazie davvero <3

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