We all fall in love sometimes di Idra_31 (/viewuser.php?uid=36119)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Primo capitolo ***
Capitolo 2: *** Capitolo secondo ***
Capitolo 3: *** Capitolo terzo ***
Capitolo 4: *** Capitolo quarto ***
Capitolo 5: *** Capitolo quinto ***
Capitolo 6: *** Capitolo sesto ***
Capitolo 7: *** Capitolo settimo ***
Capitolo 8: *** Capitolo ottavo ***
Capitolo 9: *** Capitolo nono ***
Capitolo 10: *** Capitolo decimo ***
Capitolo 11: *** Capitolo undicesimo ***
Capitolo 12: *** Capitolo dodicesimo ***
Capitolo 1 *** Primo capitolo ***
lz
Ho
deciso di inizare una nuova long-fic perché sono stufa di
tenermi le storie nella testa. Potrebbe esplodere, che ne so, quindi
meglio scriverle. Comunque, questa è la prima volta che mi
occupo di Ziam e sono, ehm, un po' in ansia. Spero di non
combinare un casino. Le due coppie (Larry e Ziam) dovrebbero avere lo
stesso spazio all'interno della storia, a meno che non mi stufi e
decida di buttarmi solo sui Larry che tanto ormai c'ho preso abbastanza
confidenza (no, spero vivamente che non succeda). La fic verrà
raccontata dai pov di due personaggi (Liam e Harry) ma non escludo che
più avanti possa inserire dei pov, per così dire, straordinari.
Il
titolo della storia si rifà all'omonima canzone cantata da
Jeff Buckley. Ah, sappiate che Jeff tornerà spesso nella
fic (tipo che non ne potrete più) perché è proprio
grazie a lui se è nata. Della serie che se tornasse in vita mi
ucciderebbe.
Un'ultima cosa: questo capitolo è introduttivo. I successivi saranno più lunghi.
Fatemi sapere cosa ne pensate!
-LIAM-
“I'm
gonna pop some tags
Only
got twenty dollars in my pocket
I
- I - I'm hunting, looking for a come-up
This
is fucking awesome”
Liam
muove la testa a ritmo cercando di tenere dietro con le parole alla
hit
del momento. Tuttavia a pochi secondi dall'inizio deve arrendersi al
fatto che oltre al ritornello non può proseguire, perché lui non è
mica uno che si preoccupa di imparare le parole della hit
del momento. Soprattutto
se suddetta hit
è una maledetta canzone rap.
Si
sistema meglio sulla sedia – sedile? trono? come diavolo
si chiamerà la roba sulla quale è seduto? - facendo ruotare
nervosamente tra le dita la collana alla quale è agganciato il
fischietto. L'inutile
fischietto.
Se mai se dovesse soffiarci dentro come cavolo
farebbe a sovrastare la musica? Chi gliel'ha dato - dicendogli “non
avere paura ad utilizzarlo se dovesse essere necessario” come se
stesse parlando di una dannata pistola – evidentemente non ha
considerato il fattore “musica a tutto volume” nell'equazione.
Liam
si passa una mano sul viso cercando di nascondere ai circa duecento
invitati al party in piscina la sua frustrazione.
Ha imprecato – mentalmente, okay, ma non è scusabile per questo –
almeno quattro volte negli ultimi due minuti e questo urla
frustrazione!
da tutti i lati, cazzo.
Ooops, adesso sono cinque.
Non
è solo la frustrazione a renderlo, beh, frustrato
ma anche la noia, la peggiore nemica dell'uomo. Liam si guarda
intorno e cerca qualcosa, qualsiasi cosa, per intrattenersi ma non
trova nulla, assolutamente nulla in questa festa di ricconi che lo
aiuti a passare il tempo. Per un po' ha provato a prenderli
mentalmente in giro, facendo dei commenti arguti e sarcastici per poi
ridere tra sé e sé, ma alla fine ha finito per annoiarsi pure di
questo passatempo, stupido e infantile. Qualcuno lo ha guardato come
fosse pazzo. Beh, pazzo
forse lo è un po' stato ad accettare questo lavoro.
“Non
ce l'hai il salvagente, quello di Baywatch?”, domanda una ragazza
poggiandosi alla sua sedia, facendo roteare nel bicchiere il liquido
costoso che sta bevendo.
Liam
abbassa lo sguardo verso di lei e reprime un ringhio.
“Siamo
in piscina, non sull'oceano”, ribatte. Non è solito essere così
brusco, non con le ragazze e non durante l'orario di lavoro, ma
gronda frustrazione e noia e probabilmente anche sudore da tutti i
pori quindi sì, a questo punto si sente perfettamente in diritto di
replicare sarcasticamente alle domande stupide della gente, grazie
tante.
La
ragazza fa schioccare le labbra con indignazione e se ne va
sculettando. Liam cerca di scollarsi di dosso la maglia umida e
sospira stancamente.
“Questa
dannata festa dovrà pur finire a un certo punto”, borbotta.
Delle
urla sovrastano la musica. Un gruppo di ragazzi sta trasportando uno
degli invitati, tenendolo chi per le braccia chi per le gambe, verso
la piscina. Liam immagina che sarà l'ennesima persona che verrà
costretta a fare un bagno vestita dai propri amici in vena di
scherzi. Se
si divertono così,
pensa, scrollando le spalle. Ma è quando sente qualcuno gridare loro
dietro che i suoi sensi si mettono in allarme.
“Fermi,
coglioni!”, sta dicendo questo qualcuno, con un tono piuttosto
agitato e impotente,
“è ubriaco e non
sa nuotare!”.
Liam
scivola giù dalla sedia e per un attimo pensa scioccamente di
soffiare dentro al fischietto per fermarli ma oops,
è troppo tardi e nessuno, nessuno
avrebbe sentito il fischio, tra la musica, le urla e le risate dei
cinque burloni che hanno appena gettato la loro vittima in piscina.
“Non
sa nuotare!”, urla il ragazzo di prima con tutto il fiato che ha in
gola, ma il suo amico ha appena fatto
splash
nell'acqua e adesso sta annaspando per tenersi a galla ma nessuno
sta prendendo sul serio né lui né il suo amico che si è fiondato a
bordo piscina.
Nello
stesso istante in cui Liam realizza, non senza una punta di panico,
che è arrivato il momento di fare il suo lavoro - quello per cui è
pagato, quello per cui si trova bloccato a una maledettissima festa
di snob con un pessimo, pessimo
senso dell'umorismo - registra che, oltre all'amico della vittima di
uno degli scherzi più stupidi e pericolosi da fare a un essere
vivente, altre due persone si stanno muovendo di corsa verso la
piscina per tuffarsi.
Liam
si butta in acqua pensando Se
muore sono licenziato.
E subito dopo Che
diavolo sto pensando? Se muore...muore!
Con
poche bracciate riesce a raggiungere il ragazzo che ormai galleggia
con la testa sott'acqua, nello stesso momento in cui altre mani lo
afferrano e cercano di tirargli la testa fuori per farlo respirare.
Il ragazzo però ha già perso conoscenza.
“Zayn!
Zayn!”, urla il suo amico, scuotendolo per le spalle. “Cazzo,
Zayn, mi senti?”.
“È
svenuto”, osserva un altro ragazzo, uno con gli occhi verdi
arrossati dal cloro, che indossa la divisa da cameriere e che adesso
li sta aiutando a tenere Zayn
a
galla. Non che ci sia bisogno di tutte queste mani, Liam se la
caverebbe benissimo da
solo.
“Lo
vedo, idiota!”, replica l'amico di Zayn con un ringhio, agitando
una mano sulla superficie dell'acqua come a voler schizzare il
ragazzo che ha parlato.
“Dovremmo
portarlo fuori dall'acqua”, dice il terzo dei salvatori,
un ragazzo biondo che indossa pure lui la divisa da cameriere. Liam è
sicuro che a inizio serata gli abbia offerto dello champagne
credendolo uno degli invitati.
“Ma
sono circondato da idioti?”, si lamenta l'amico dell'annegato,
lasciandosi sfuggire un singhiozzo. È
chiaramente in preda al panico e non risparmia insulti a nessuno. “Se
vi toglieste dalle palle lo porterei fuori”.
Liam
stringe la presa sul corpo di Zayn, che ormai è pallido e fa un po'
paura.
“Ci
penso io”, afferma risoluto.
“E
tu chi cazzo sei?”, sputa sempre lo stesso ragazzo. “Levati di
mezzo”.
“Io
sono il bagnino”, ribatte Liam. “Probabilmente dovrò fargli una
respirazione bocca a bocca, fammelo portare su prima che-”. Prima
che vada in arresto cardiaco o subisca danni irreparabili al
cervello,
si trattiene dal dire.
Liam
non ha mai fatto una respirazione bocca a bocca a una persona
incosciente. Ha preso il brevetto di bagnino da poco e non ha mai
salvato dalle acque nessuno che fosse svenuto,
per questo se la sta facendo addosso. E
se lo uccido?
L'altro
ragazzo molla il corpo del suo amico intimando agli altri di fare lo
stesso.
“Allora
fai il tuo cazzo di lavoro prima che il mio amico muoia”,
sbraita.
Liam
trasporta il corpo privo di sensi del ragazzo fino a bordo piscina.
Il suo amico e gli altri ragazzi sono già su e lo aiutano a fare
uscire Zayn dall'acqua, per poi depositarlo sul pavimento.
“Zayn,
Zayn, Zayn”, cantilena il ragazzo di prima, inginocchiato accanto
al corpo dell'amico, prendendogli il viso tra le mani. “Zayn se
muori-”, la sua voce si rompe e gli sfugge un altro singhiozzo.
“Non
morirà, spostati”, ordina Liam, cercando di suonare convincente.
“Appena
becco quegli stronzi li strozzo, anzi, no, li annego”,
esclama l'amico, mordendosi un pugno.
“Li
conosci?”, domanda il ragazzo riccio, senza staccare gli occhi da
Zayn, con un tremore nella voce che fa aumentare l'ansia nello
stomaco di Liam.
L'altro
ragazzo non lo degna di una risposta ma sposta dalla fronte del suo
amico una ciocca di capelli bagnati prima di fare spazio a Liam
ordinando agli altri di fare lo stesso.
Un
capannello di gente si è radunata attorno a loro. Qualcuno si
domanda se per caso non sia meglio chiamare un'ambulanza.
Liam
si sta
cagando in mano.
Si inginocchia accanto al ragazzo svenuto - ok,
ce la posso fare, ce la posso fare, si
ripete mentalmente - poi gli spinge indietro la testa poggiandogli
una mano sulla fronte e sollevandogli il mento con l'altra. A questo
punto accosta l'orecchio alla sua bocca e spera.
“Respira,
vero? Sta respirando, giusto?”, domanda l'amico con urgenza.
Liam
è quasi sicuro di non
sentire
il respiro di Zayn, ma non
deve entrare nel panico. Afferra un polso del ragazzo e tira un
enorme sospiro di sollievo quando sente il battito cardiaco.
“Devo
farla”, annuncia. “Devo fargli la respirazione bocca a bocca”.
Si
impone di stare calmo e tappa il naso di Zayn con due dita poi con
l'altra mano gli apre la bocca.
“Ok,
ci siamo”, si fa coraggio prima di poggiare le labbra su quelle del
ragazzo svenuto e soffiare quanta più aria possibile nei suoi
polmoni. Ti
prego, ti prego, ti prego.
Ripete l'operazione un'altra volta.
“Perché
non si riprende?”, domanda il suo amico piagnucolando. Liam prova
pena per lui, per Zayn e per se stesso.
“Acqua”,
mormora. “Avrà bevuto dell'acqua”.
Liam
sa
come fargliela sputare, lo sa. Sa come salvarlo.
Lo piega su un fianco e poggia un pugno chiuso sulla bocca dello
stomaco del ragazzo, come gli hanno insegnato al corso – se non
ricorda male, e se
ricordasse male?
- poi gli tira indietro la testa e preme
sullo stomaco, con forza. Il ragazzo ha uno spasmo e rigetta l'acqua
dalla bocca. Liam è così sollevato che sta per mettersi a piangere.
“Zayn!”,
urla l'amico, cercando di gettarglisi addosso ma viene trattenuto dal
riccio.
“Non
ha ancora finito”, dice questi afferrandolo per le spalle. Il
ragazzo se lo scrolla di dosso e si inginocchia accanto a Liam.
Liam
sistema Zayn di nuovo sulla schiena e riprende con la respirazione
bocca a bocca e ci vogliono altri due tentativi prima che Zayn
riprenda conoscenza.
“Zayn!!!”
esclama sempre lo stesso ragazzo, afferrandogli un braccio. “Pezzo
di merda, mi hai fatto venire un colpo!”.
Zayn
tossisce per un po'. Quando ha finito, sbatte le palpebre, confuso.
Liam, ancora sopra di lui, gli sorride.
“Va
tutto bene”, lo rassicura.
Zayn
strizza gli occhi poi si lecca le labbra.
“Sono
morto?”, domanda, con voce roca.
A
questo punto il suo amico spinge Liam di lato e si getta addosso a
Zayn, stringendolo tra le braccia.
“No,
coglione, non ti avrei lasciato morire. Piuttosto ti avrei ucciso
io!”.
“Lasciagli
un po' d'aria!”, esclama il biondino, che non parlava da un po'.
Liam apre la bocca per dargli ragione ma viene zittito dalla
successiva frase dell'amico di Zayn.
“Zitto,
sconosciuto! Devo festeggiare il ritorno alla vita del mio
migliore amico!”.
“Allora
ero
morto?”, dice questi, con un filo di voce. “In pratica sono Gesù
Cristo”, continua, gongolando.
Louis
ride, spalancando la bocca, e Liam nota un piercing alla lingua che
prima non aveva visto, troppo preso
dal salvataggio di Zayn.
“Sei
ancora ubriaco, cazzone”.
Zayn
ridacchia.
“Come
cazzo ci sono finito qui? Chi cazzo sono questi?”, domanda,
puntando gli occhi su Liam, che è ancora in ginocchio accanto a lui,
i pugni chiusi poggiati sulle cosce e un'espressione sconvolta in
viso. Ti
ho appena salvato la vita!,
vorrebbe urlare.
“Un
gruppo di deficienti ti ha buttato in piscina e sei tipo annegato.
Noi ti abbiamo tirato fuori”, spiega il riccio, piegandosi in
avanti e poggiando una mano sulla spalla dell'amico di Zayn. “Ti
consiglierei di scegliere meglio le persone con cui passare la
serata. O di bere di meno la prossima volta”.
Il
ragazzo sul quale si è poggiato si scosta, facendogli quasi perdere
l'equilibrio. Il riccio lancia un'occhiataccia alla sua nuca.
“Sei
quasi morto come Jeff, amico”, dice questi dando una pacca sulla
coscia di Zayn. “Non è meraviglioso?”.
Liam
aggrotta le sopracciglia e pensa di essere finito in una gabbia di
matti.
Zayn
ride come se l'altro avesse detto la cosa più divertente del mondo,
come se non fosse stato con un piede nella fossa fino a un attimo
prima.
“Chi
è Jeff?”, interviene il biondo. “E perché dovrebbe essere
meraviglioso?”.
“Buckley”,
replica Zayn e la sua risposta suona indignata nonostante il
tono dimesso con cui l'ha pronunciata, poi prova a mettersi seduto.
Liam
gli poggia una mano sulla spalla.
“Sarebbe
meglio che andassi in ospedale a farti visitare”, afferma. “Sei
stato incosciente per-”.
“Nah”,
lo interrompe Zayn. “Sto benissimo”.
Peccato
che subito dopo riprenda a tossire.
“Sul
serio, amico”, insiste Liam, assumendo un cipiglio severo.
Zayn
lo fissa per qualche secondo, sbattendo le sue lunghe ciglia, e Liam
comincia a sentirsi un po' in imbarazzo. Non sopporta quando la gente
lo guarda e non parla.
“Sei
tu quello che mi ha fatto la respirazione bocca a bocca?”, domanda
finalmente Zayn.
Liam
annuisce e cerca di reprimere un sorriso orgoglioso. Cazzo, è
riuscito a fargli sputare l'acqua per poi cimentarsi in una
respirazione bocca a bocca da manuale. Gli ha salvato la vita
e fa il bagnino da un mese, eh.
“Bene,
allora il tuo lavoro qui è finito”, dice Zayn dandogli uno paio di
schiaffetti conciliatori sul viso, poi fa leva sulle braccia e si
rimette in piedi.
Liam
apre e chiude la bocca come un pesce fuor d'acqua.
“Non-non
mi ringrazi neanche?”, balbetta. Non che si aspettasse una medaglia
al valore o un qualche premio di sorta, ma almeno un grazie!
Zayn,
che si sta sbottonando la camicia bagnata, alla frase di Liam alza la
testa per incontrare il suo sguardo. Il suo amico rotea gli occhi
come se fosse infastidito che Liam sia ancora lì. Neanche lui l'ha
ringraziato, razza di ingrato.
“Vieni
al mio concerto domani, ti dedico una canzone”, afferma. “Porta
degli amici”.
Liam
è senza parole. Questo deficiente lo sta prendendo per il culo?
“Venite
anche voi”, dice Zayn estendendo l'invito agli altri ragazzi che
hanno preso parte all'operazione di salvataggio e che se ne stanno
ancora lì in piedi, probabilmente più preoccupati per la salute di
Zayn di quanto non lo sia Zayn stesso.
“Suoni?”,
domanda il biondo.
Liam
scuote il capo. Questa è una conversazione da matti. Perché nessuno
sta costringendo Zayn a farsi visitare? Perché neanche il suo amico
sembra consapevole della necessità che ha Zayn di andare in
ospedale? Che se ne vada a fanculo, allora!
“Zayn
stava scherzando”, replica suddetto amico. “Non siete invitati a
nessun concerto”.
Zayn
gli rifila una gomitata.
“Sì
che sono invitati!”, esclama.
L'altro
ragazzo sbuffa.
“Come
ti pare. Andiamo?”.
“E
dove sarebbe questo concerto?”, chiede il biondino.
“Niall,
chiaramente non siamo i benvenuti, non insistere”, dice il riccio e
a Liam non sfugge l'occhiataccia che lancia all'amico di Zayn.
“Oh,
parole sante”, esclama il ragazzo in questione tirando il suo amico
per un braccio. “Adesso possiamo andare? Ho un sacco di acqua
dentro alle scarpe”.
Zayn
lo ignora.
“Suono
al One Direction. Si trova-”.
“Sì,
so dov'è”, lo interrompe Niall, annuendo entusiasticamente. “A
che ora?”.
“Cristo
santo, tutto questo è ridicolo”, si lamenta il ragazzo di prima.
“Alle otto, ok? Ora levatevi dai coglioni”.
Detto
questo gli da le spalle e si trascina dietro il suo amico. Liam
osserva le loro schiene – dalla camicia bagnata di Zayn traspare la
sagoma di un tatuaggio – e scuote il capo.
“Incredibile”,
borbotta.
Una
donna blocca i due ragazzi sulla porta-finestra proprio nel momento
in cui questi stanno per entrare in casa.
“Oh
mio dio, Louis!”, esclama. Liam la riconosce come la padrona di
casa. “Ho appena saputo. L'ambulanza sta arrivando”.
“Non
ce n'è bisogno, Caroline”, taglia corto Louis. “Zayn è vivo e
vegeto, non lo vedi? Cammina sulle sue gambe e tutto quanto. Ora se
vuoi scusarci...”.
La
donna si para davanti a loro.
“Ma
come? Non era svenuto? Mi avevano detto che- io ero di là a-”,
balbetta la donna. Liam nota che è in evidente imbarazzo. La sua
galoppante fantasia gli fa pensare che fosse in una delle ottocento
camere da letto della sua abitazione a tradire il marito - con
l'idraulico? O forse Il giardiniere? - quando le è arrivata la
notizia dell'incidente in piscina. Poi si ricorda che la donna non è
nemmeno sposata.
“Sembra
quasi che ti dispiaccia che io stia bene, Caz”, dice Zayn.
“Non
dire idiozie!”, protesta Caroline. “Non puoi immaginare quanto io
sia sollevata”.
“Sì,
anch'io, sono sollevatissimo”, la zittisce Louis. “Ora ci fai
passare? Devo togliermi questi vestiti di dosso e devo farlo subito”.
“Che
fretta hai?”, lo interroga la donna spostandosi di lato.
“Devo
spaccare la faccia a quel Max e agli altri coglioni. Col tuo
permesso”.
Louis
entra in casa tirandosi dietro uno Zayn ancora un po' frastornato.
“Non
dirai sul serio?”, gli urla dietro Caroline.
Liam
non sente l'eventuale risposta di Louis.
“Serata
movimentata, mh?”, domanda il riccio. Liam ci mette qualche secondo
per capire che sta parlando con lui.
“Ah,
sì”, replica.
“Io
spero solo di non venire licenziato dal mio capo per questo mio atto
di 'eroismo'”, dice il riccio, slacciandosi il papillon. “E per
tornarmene a casa prima della fine del mio turno”.
“Immagino
che capirà”.
L'altro
ragazzo è zuppo, così come il suo amico e Liam stesso.
“Peccato
che nessuno qui abbia perso l'appetito o la sete dopo il fattaccio,
altrimenti non si sarebbe notata la mancanza di due camerieri”,
continua il riccio indicando con la testa il suo amico.
“Questi
qua non si fanno sconvolgere da niente, senti a me”, osserva Niall.
Liam
si lascia sfuggire una risatina.
“Io
sono Harry, comunque”, si presenta il riccio.
“Liam”.
Harry
si slaccia i primi bottoni della camicia.
“Se
perdo il posto di lavoro per aver cercato di salvare la vita a un
coglione giuro che lo denuncio”.
Liam
ride di nuovo.
“Perderesti
la causa”.
Harry
scuote il capo.
“Già,
non mi conviene”, afferma, sorridendogli in maniera complice.
Liam
gli sorride di rimando e si ritrova a pensare che se avesse dovuto
soccorrere lui invece che Zayn almeno Harry gli avrebbe mostrato un
po' di gratitudine.
“Immagino
che andrò a casa adesso”, dice l'altro ragazzo. “Ci si vede in
giro, Liam. Magari in circostanze meno tragiche”.
Liam
fa un cenno di saluto ai due ragazzi e se ne torna alla sua
postazione. La festa non è ancora finita. Lo spettacolo deve
continuare.
Nota dell'autrice:
Non
ho mai visto nessuno fare una respirazione bocca a bocca nè
tantomeno ne ho mai fatta una, ergo se pensate che io abbia scritto
delle cavolate è colpa di Google.
Alla prossima!
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Capitolo 2 *** Capitolo secondo ***
lz
-Harry-
Niall
non può essere serio. Niall si è bevuto il cervello in una delle
sue serate alcoliche. Niall non ha un briciolo di autostima se
vuole sul serio fare quello che ha detto di voler fare, trascinando
Harry con sé, per giunta.
“Niall,
stai scherzando”, ripete Harry per la terza volta di fila, cercando
di infilare l'alluce nell'orecchio del suo amico.
Niall
è disteso a pancia in su sul letto di Harry a osservare pigramente
il soffitto da cinque minuti buoni e non si lascia turbare
dall'attacco del suo migliore amico. The Wall – disco due,
lato A – ruota sul giradischi e sono probabilmente le note soffuse
dei Pink Floyd a rendere Niall sonnecchiante e confuso. Almeno
così spera Harry.
“No”,
lo smentisce Niall, ruotando il capo per guardarlo in faccia.
Harry
si sporge verso di lui e gli stringe il naso tra il pollice e
l'indice, con forza. L'altro ragazzo emette un verso lamentoso.
“Ahia”,
borbotta, massaggiandosi il naso. Harry fa finta di volere ripetere
la sua mossa di prima e quando Niall si copre il viso con tutte e due
le mani per proteggersi lui scoppia a ridere.
“Cazzo
ridi?”, protesta Niall tirandogli un calcio che lo manca per poco,
ma che in compenso colpisce l'abat-jour. Harry riesce ad afferrarla
giusto in tempo prima che si infranga al suolo.
“Tieni
a posto i piedi, animale”, lo ammonisce. “Sai quanto vale
questa lampada?”.
“Ti
ho mai detto quanto odio la tua camera? Sembra un fottuto museo”.
Harry
rimette l'abat-jour al suo posto.
“Nessuno
ti obbliga a venire a casa mia”, ribatte.
“Ah,
no? E allora perché mi hai scritto per sms 'ti prego Niall vieni a
casa mia mi sento solo ti voglio bene non ce la faccio a vivere senza
di te xxxxxxxx'?”.
“Non
ho mai scritto niente del genere”.
Ok,
forse Harry gli ha scritto qualcosa
del genere, se si
esclude la parte col 'ti voglio bene' e il 'non ce la faccio a vivere
senza di te'.
Il
fatto è che Harry si annoia da morire. È estate, non ha
niente da studiare, ha completato tutti i suoi video giochi e non ha
voglia di leggere, alla TV nei pomeriggi estivi non danno mai nulla
di interessante e oziare su internet come fa la maggior parte degli
adolescenti non è passatempo da lui. Odia l'estate. L'aspetta per
dieci mesi l'anno ma poi la odia. Perciò ha chiesto l'intervento di
Niall, il suo caro, carissimo amico Niall, altrettanto sfaccendato e
altrettanto annoiato come lui.
“Bugiardo”,
dice Niall voltandosi a pancia in giù sul letto.
Harry
lo colpisce su una natica col tallone.
“Shhh,
fammi sentire questa parte”, ordina, sull'assolo di Comfortably
Numb, chiudendo gli occhi e facendo finta di suonare una chitarra
immaginaria.
“Andiamo
al concerto!”, propone Niall cercando di coglierlo in un momento di
distrazione con la speranza che Harry accetti senza rendersene conto.
“Ancora
insisti?”. Harry interrompe la sua performance. “Ti ho già detto
che non ci vado al concerto di quel cazzone e non dovresti andarci
neanche tu”.
“Harry,
cazzo!”, esclama Niall artigliandosi i capelli per la frustrazione.
“Non abbiamo letteralmente niente da fare stasera, che ti costa?”.
“Mi
costa che non voglio vedere quella faccia di merda del suo amico”,
ammette Harry, imbronciandosi. Passi Zayn che li ha trattati a pesci
in faccia dopo che loro si sono fatti un bagno in piscina vestiti per
tirarlo fuori - e ok, magari era sconvolto o ubriaco - però quel suo
amico no, Harry non ci tiene proprio a rivederlo. Gli prudono le mani
al pensiero. Come vorrebbe spaccargli la faccia. All'inizio
Harry pensava fosse odioso perché in preda al panico – il
suo amico era in pericolo di vita – poi però ha realizzato che
fosse naturalmente antipatico e insopportabile, uno snob con
la puzza sotto il naso.
“Noi
andiamo lì per la musica, mica per loro!”, insiste Niall.
“Ni,
tu mi nascondi qualcosa”, osserva Harry. “Mi vuoi dire il vero
motivo per cui vuoi andare?”.
Niall
ostenta un'espressione impassibile.
“Niall,
conosco i miei polli”, continua Harry. Sul serio, non riesce a
capire perché il suo amico ci tenga tanto a questo maledetto
concerto. Di solito gli piace passare le serate in casa a giocare
alla xBox, se proprio non c'è nessuna festa organizzata alla quale
devastarsi. Ci deve essere
qualcosa sotto.
“Ok,
Styles, visto che non ci arrivi te lo dico io”, si arrende Niall.
“Spero che Zayn mi trovi un ingaggio”.
Harry
sbatte le palpebre, perplesso.
“Sarebbe
a dire?”.
Niall
butta gli occhi al cielo.
“Cazzo,
Harry, ci sei o ci fai? Spero che Zayn possa convincere quelli del
locale a fare suonare anche me qualche volta!”.
Harry
realizza che Niall deve essere proprio uscito di testa.
“Perché
dovrebbe fare una cosa simile? Neanche ti conosce!”. E se ti
conoscesse non gli piaceresti di sicuro, si trattiene dal dire.
Quelli come Zayn (e Louis) fanno finta di mischiarsi ai comuni
mortali, si vestono come loro e spesso frequentano gli stessi posti,
ma in fondo in fondo li disprezzano. Harry li ha conosciuti, è un
mese che lavora per gente del genere, è un mese che si becca
malcelate occhiate di sufficienza se non addirittura disgusto. Louis,
in particolare, sembra proprio il prototipo di questo tipo di gente.
E Harry non ha nessunissima intenzione di rivederlo.
“Harry”,
lo chiama Niall, serio, “Harry, ti prego, ti scongiuro, fammici
provare. Suona al One
Direction,
cazzo, quando mi ricapiterà di incontrare qualcuno che è riuscito a
farsi prendere per suonare lì?”.
Harry
stringe i pugni.
“Quindi
vuoi andare là a leccargli il culo?”.
Niall
si morde il labbro inferiore. Harry distoglie lo sguardo per non
vederlo così. Sa che Niall ha un amore viscerale per la
chitarra e sa che il suo sogno è quello di suonare in giro per farsi
conoscere, per far conoscere le sue canzoni, e sa anche che per
ottenere questo genere di cose bisogna andare in giro a chiedere, a
pregare anche, che ti facciano suonare, se non ti sei già fatto un
nome e allora vieni chiamato direttamente da loro. Ma Niall non ce
l'ha un nome, ha solo una chitarra, un plico di canzoni nel cassetto
e il desiderio di suonarle.
“Ok”,
acconsente, alzandosi dal letto. “Ok, va bene, andiamo”.
Niall
gli sorride ma si trattiene dall'esultare, timoroso che Harry ci
ripensi.
“Grazie”,
mormora. “Significa molto per me”.
“Lo
so”, replica Harry. “Mi vestirò da hipster per non risultare
fuori luogo”.
Niall
scoppia a ridere.
“Tu
ti vesti sempre da hipster”.
Harry
gli mostra il dito medio prima di infilare la testa nell'armadio.
*
“Fammi
vedere la carta di identità”, gli intima il buttafuori del locale.
Harry gliela sventola in faccia. “Ok, sono dieci sterline. Stasera
c'è un live”.
Harry
si morde la lingua per non imprecare. Dieci cazzo di sterline per
sentire uno stronzo che suona. Con questi soldi avrebbe potuto
comprare a Niall due bottiglie di vodka e farlo ubriacare. Con un
sospiro estrae i soldi dal portafoglio e li schiaffa in mano
all'uomo.
“C'è
almeno l'open bar?”, domanda.
L'uomo
scuote il capo e gli fa cenno di entrare.
“Wow”,
dice Niall una volta dentro. Il locale è grande, affollato e buio e
sembra una specie di pub di lusso, con le panche in legno e le
lampade attaccate al muro. Harry non riesce a capire perché non
abbiano montato un dannato lampadario. Forse volevano risparmiare
sull'elettricità. “Figo”.
“Niente
di che”, replica Harry, scrollando le spalle. “Mi aspettavo di
meglio”.
Niall
si sta guardando intorno alla ricerca di un posto a sedere. Harry
dubita che avranno qualche fortuna.
“Ehi,
Haz, quello non ti sembra il ragazzo di ieri?”.
Harry
è immediatamente allarmato, perciò si abbassa il cappello sugli
occhi per non essere riconosciuto. Se Niall non si riferisce a Zayn
sicuramente si tratterà di quell'altra testa di cazzo. Ha appena
messo piede nel locale e già la serata promette male. Tuttavia,
quando segue lo sguardo di Niall dietro sua insistenza, tira un
sospiro di sollievo.
“Sì,
il bagnino, Liam”.
Harry
si è fatto un'altissima opinione di Liam: è riuscito a rimanere
calmo e controllato durante le operazioni di salvataggio, nonostante
fosse chiaramente uno alle prime armi, e inoltre si è trattenuto
dallo spaccare la faccia all'annegato, nonostante la sua sfacciata
ingratitudine. Questo è un talento. Fosse stato per lui...
“Ci
sediamo con lui?”, propone Niall. “Ci sono delle sedie libere al
suo tavolo”.
“D'accordo”,
acconsente Harry. Non gli è chiaro perché Liam abbia deciso di
venire. Non gli era sembrato granché entusiasta la sera prima, né
dell'invito né di Zayn stesso.
“Hola!”,
dice Niall, a un passo dal tavolo di Liam. “Ti ricordi di noi?”.
L'altro
ragazzo solleva la testa dal menù e per un attimo rimane interdetto,
poi realizza.
“Certo!”,
esclama. “Siete Harry e...”.
“Niall,
mi chiamo Niall. Ieri non mi sono presentato, scusa”.
Liam
da di gomito alla ragazza seduta accanto a lui.
“Dani,
questi sono i ragazzi che erano con me ieri alla festa. Cioè, quelli
che si sono buttati in piscina per, te l'ho detto”.
La
ragazza sorride e allunga una mano verso di loro.
“Piacere,
sono Danielle, la ragazza di Liam. Anche voi qui alla fine?”.
Harry
e Niall si presentano, poi, senza essere effettivamente invitati,
prendono posto su due sedie libere di fronte a Liam e Danielle.
“Non
avevamo niente da fare, perciò eccoci qui”, mente Niall.
Harry
combatte l'istinto di mollargli un calcio sotto al tavolo. Liam lo
sta osservando con le sopracciglia corrucciate.
“Come
mai hai deciso di venire?”, domanda Harry onestamente.
Liam
si stringe nelle spalle.
“Neanche
noi avevamo niente di meglio da fare”, risponde. Harry non si
lascia persuadere, ma decide di far cadere l'argomento.
“Scusa,
quella sarebbe la mia sedia”.
Harry
si volta a guardare la persona che reclama il suo posto e si ritrova
davanti una ragazza alta e snella, fasciata in un paio di pantaloni a
strisce bianche e nere, con una camicia aderente che le mette in
risalto i seni piccoli ma sodi. Harry la sta squadrando e non si
sente neanche un poco in colpa per questo.
“Oh,
mi dispiace!”, esclama, in maniera esagerata. “Tu sei?”.
La
ragazza arriccia le labbra.
“La
legittima proprietaria della giacca sulla quale ti sei seduto”.
Harry
si accorge di essersi effettivamente seduto sulla giacca della tipa e
ha il buongusto di arrossire.
“Perdonami,
credevo che il posto fosse libero”, si scusa per poi alzarsi e
cederle la sedia.
I
lineamenti della ragazza si addolciscono in un sorriso.
“Fa
nulla”, ribatte lei, passandosi una mano tra i capelli lunghi e
ondulati.
Harry
decide di sedersi sulla panca di fronte a lei, a fianco a Liam.
“Ehi,
El, dove eri finita?”, domanda Danielle.
“In
bagno”, risponde la nuova arrivata. “Noto con piacere che non ci
avete pensato due volte a cedere il mio posto al primo arrivato”.
Harry
scoppia a ridere.
“Scusa,
El, non ci avevo fatto caso che quella fosse la tua sedia”, afferma
Liam con gentilezza, ma il suo sguardo tradisce irritazione. “E
comunque lui è Harry. E lui è Niall”.
La
ragazza stringe le mani dei due.
“Eleanor”,
si presenta.
“Sono
i ragazzi della piscina, quelli che mi hanno aiutato a trarre in
salvo Zayn”, spiega Liam.
Eleanor
annuisce.
“Che
ti hanno intralciato, più che altro”, scherza. “Vi siete dati
appuntamento?”, domanda poi.
“No,
ci siamo beccati per caso”, risponde Harry.
Eleanor
lo scruta attraverso le lunghe ciglia. Harry si domanda se siano
finte. Probabilmente no, decide alla fine.
“Vado
a prendere da bere”, dice dopo qualche secondo, per sottrarsi allo
sguardo indagatore dell'altra ragazza. “Qualcuno vuole qualcosa?”.
“Una
birra, per me. Poi ti do i soldi”, risponde Niall.
“Noi
abbiamo già ordinato”, dice Liam.
“Ok,
ma mi sa che io faccio prima ad ordinare al bancone”, replica
Harry.
Mentre
si fa strada tra la folla di gente getta uno sguardo al palco, sul
quale si trovano una sedia e un microfono. Suona da solo,
pensa Harry, chissà che cazzate ci propinerà.
Tornato
al tavolo con due birre trova i tre ragazzi immersi in una fitta
conversazione. Harry passa la birra a Niall e riprende posto accanto
a Liam.
“Di
che parlate?”, domanda, bevendo un sorso d'alcool. Almeno la
birra è buona.
“Chitarre.
Niall ci stava parlando delle sue chitarre”, risponde Eleanor,
entusiasta.
“Occielo,
Ni, li conosci da due minuti e già parli delle tue bambine?”.
“Che
ci vuoi fare? Sono un genitore orgoglioso”.
Gli
altri scoppiano a ridere, mentre Harry scuote il capo sconsolato. È
in quel momento che nota un ciuffo castano tra la folla, purtroppo
attaccato alla testa dell'ultima persona al mondo che Harry vorrebbe
vedere. Si domanda se sia troppo patetico nascondersi sotto al
tavolo, ma prima che possa trovare una risposta a questo quesito, due
occhi blu si posano su di lui.
Louis
rallenta la sua andatura e lo guarda, poi solleva un sopracciglio e,
con una scrollata di spalle, passa oltre al loro tavolo, stringendo
tra le mani la sua birra. Tuttavia, Harry non fa neanche in tempo a
cantare mentalmente vittoria che Louis torna a voltarsi verso di lui.
No, non verso di lui. Sta guardando...Eleanor.
Ommerda.
Ma non era gay? Harry ci avrebbe
giurato, ci avrebbe messo la mano sul fuoco. Sa riconoscere un gay
quando lo vede, di solito.
Louis
torna sui suoi passi, trascinandosi dietro un altro ragazzo.
“Ciao!”,
esclama, facendo un ampio sorriso. Falso, falsissimo, pensa
Harry.
Liam
sbatte le palpebre, indeciso su cosa fare. Anche Niall ha
un'espressione combattuta – chiaramente non sa se sia necessario
ingraziarsi o meno anche l'amico di Zayn, oltre che Zayn
stesso – e Harry lo guarda in cagnesco, sperando che questo basti
per farlo andare via.
Tocca
a Danielle toglierli dall'imbarazzo.
“Ciao,
ci conosciamo?”.
Louis
si passa una mano tra i capelli, ammiccante. Liam non sarà molto
entusiasta all'idea che Louis stia cercando di provarci con la sua
ragazza.
“Ancora
no”, afferma. “Io sono Louis”.
Harry
reprime un verso di insofferenza.
“Danielle”,
ribatte la ragazza, sventolando una mano a mo' di saluto.
“Ho
conosciuto Liam ieri”, continua Louis. “Il mio amico lo ha
invitato stasera al suo concerto. Mi
fa piacere che abbia deciso di venire”. Quando
avrà scoperto come si chiama Liam?,
si domanda Harry.
“Ma
non mi dire!”, sbotta Liam facendo andare di traverso la birra a
Harry. Non se lo aspettava mica.
Louis
non perde un colpo.
“Possiamo
sederci con voi?”, domanda, puntando gli occhi su Eleanor. La
ragazza gli lancia un'occhiata confusa, come se si domandasse perché
lo stia chiedendo proprio a lei tra tutti, ma annuisce.
Louis
prende posto sulla panca accanto a Harry, sfiorandogli un braccio col
proprio in una tacita richiesta di fargli spazio, ma comportandosi
per il resto come se lui non ci fosse. È piuttosto
ovvio che lo abbia riconosciuto e che stia facendo di tutto per
ignorarlo. Il suo amico nel frattempo trascina una sedia dal tavolo
accanto al loro e si accomoda vicino a Eleanor.
“Io
sono Stan, comunque”, si presenta, facendo una panoramica del
tavolo con lo sguardo. Harry e Niall grugniscono un saluto, Liam
annuisce educatamente, Danielle gli sorride ed Eleanor fa un cenno di
saluto con la testa.
“Sei
un'amica di Danielle?”, le domanda Louis, quando finalmente riesce
a incrociare il suo sguardo.
Harry
è terribilmente irritato dal patetico tentativo di flirtare di
Louis, dal tono strascicato della sua voce, dal suo piede col quale
continua a sfiorarlo per sbaglio sotto il tavolo e da Louis in
generale.
Eleanor
si passa una ciocca di capelli dietro all'orecchio e Harry non
capisce se si tratti di un gesto che denota insicurezza o di una
mossa calcolata per sedurre. Gli viene il mal di pancia al
pensiero che sarà costretto tutta la sera ad assistere ad un cazzo
di rituale di accoppiamento. Sarebbe stato meglio se Louis fosse
stato gay. Cosa che non è del tutto da escludere, comunque, secondo
il suo personalissimo parere. E quello di tutti coloro che
incontrano Louis per la prima volta, probabilmente. Forse Louis non
lo sa ancora, o non lo vuole ammettere. Il punto è che Louis sembra
spettacolarmente gay, dalla punta dai piedi fino al ciuffo, piercing
compreso. Anzi è proprio il piercing che ha convinto Harry. Si
aggiungano la sua eccentricità nel vestire (al momento indossa un
paio di pantaloni rossi con una t-shirt a strisce bianche e blu più
delle bretelle...quale ragazzo etero andrebbe in giro così
conciato?) e la sua acidità.
Harry
si passa una mano sulla faccia sentendosi un perfetto coglione.
Non è da lui etichettare la gente in base alle apparenze o giudicare
gli altri in base a degli stereotipi o dei cliché. Però Louis
sembra proprio spettacolarmente-
Il
suo flusso di pensieri viene interrotto da una gomitata in mezzo alle
costole assestatagli per sbaglio da Louis stesso.
“Potresti
stare più attento?”, sbotta.
Louis
distoglie la sua attenzione da Eleanor e si volta verso di lui. I
suoi occhi si assottigliano mentre scannerizza Harry con lo
sguardo, partendo dal cappello sulla sua testa, per poi passare ai
suoi occhi e alle sue labbra – imbronciate – scendendo fino alle
clavicole che spuntano dalla maglia – Louis indugia sugli uccelli
tatuati – fino alle sua mani strette convulsamente attorno al
boccale di birra. Etero un paio di palle!, pensa Harry.
“Hai
qualche problema, ragazzino?”, domanda.
Harry
gli scoppia a ridere in faccia. Louis solleva un sopracciglio,
impassibile.
“Sì.
Tu”, replica sarcasticamente Harry.
Louis
ha un moto di stizza, poi si ricompone.
“Non
sono sicuro di aver afferrato il tuo nome”, sibila, accostando la
sua testa a quella di Harry.
“Perché
non te l'ho mai detto, genio”.
“È
qualcosa come Larry o Barry, giusto?”.
Harry
suo malgrado ridacchia.
“Mi
chiamo Harry, H-a-r-r-y”, ribatte, stranamente divertito. “Non
deve essere difficile da imparare, perfino per uno come te”.
A
Louis sfugge una risata.
“Stammi
bene a sentire, Harry”, dice poi con enfasi. “Tu non piaci
a me e io non piaccio a te, purtroppo però siamo costretti a
condividere questa maledetta panca per tutta la sera, perciò che ne
dici di continuare a fare finta che non esistiamo l'uno per l'altro,
eh?”.
Harry
poggia il mento sulla mano e assottiglia lo sguardo.
“Io
non ho bisogno di fare finta”, mormora. “Tu per me non
esisti”.
Dopo
essersi goduto l'espressione sgomenta dell'altro ragazzo Harry si
volta come nulla fosse a parlare con Liam.
“Mi
sa che quello ci sta provando con la tua amica”, gli
comunica in un sussurro.
“Eleanor
ha sempre avuto dei gusti pessimi in fatto di ragazzi”, replica
Liam, tamburellando con le dita sul bicchiere di Martini.
Harry
ride.
“È
recidiva, la ragazza”.
La
loro conversazione viene interrotta da un fastidioso fruscio. Harry
scopre che Zayn è appena salito sul palco e sta cercando di
sistemare il microfono sull'asta.
“Oh,
inizia!”, esclama Louis al suo fianco, rifilandogli un'altra
gomitata casuale. Harry lo fulmina con lo sguardo ma l'altro ragazzo
ha gli occhi puntati sul palco.
Zayn
si è appena accomodato sulla sedia e sta accordando la sua chitarra.
Harry quasi stenta a riconoscerlo. Mentre la sera prima esibiva un
abbigliamento formale – camicia bianca, cravattino e pantaloni neri
– e i suoi capelli prima del tuffo in piscina erano stati di
sicuro modellati col gel, adesso sembra il “gemello cattivo” del
ragazzo di ieri. Indossa una t-shirt malconcia dei Joy Division e dei
jeans sdruciti, con uno strappo su una delle ginocchia. Ai piedi
porta delle Dr. Martens consumate che una volta dovevano essere state
di un bel nero lucido. Il suo ciuffo alla Elvis sarebbe ridicolo se
Zayn non avesse la faccia per portarlo: coi suoi zigomi alti e
appuntiti, le sue sopracciglia folte e quelle labbra a cuore che gli
danno un'aria perennemente imbronciata Zayn può permettersi
qualsiasi tipo di acconciatura.
Peccato
però che sia proprio un coglione, pensa Harry. Il punto forte
dell'outfit di Zayn è il chiodo ma
ci sono almeno venti gradi nel locale e ok che fa figo,
però sudare come un maiale per interpretare la parte del rocker
maledetto è da completi imbecilli.
Zayn
inizia a suonare senza neanche presentarsi. Harry riconosce la
canzone alle prime note. Bene, non canta neanche delle canzoni
scritte da lui, pensa, lanciando uno sguardo a a Niall, che ha
incrociato le gambe sulla sedia e sta ascoltando Zayn con attenzione,
sorseggiando la sua birra.
“There's
the moon asking to stay
Long
enough for the clouds to fly me away
Well
it's my time coming, I'm not afraid, afraid to die
My
fading voice sings of love,
But
she cries to the clicking of time, oh, time”.
La
voce di Zayn non potrebbe essere più diversa da quella di Jeff
Buckley eppure...eppure è convincente, a Harry piace. Vuoi
vedere che questo coglione è pure bravo?
“Wait
in the fire, wait in the fire
Wait
in the fire, wait in the fire”.
La
canzone che ha scelto per aprire il concerto è un
classico.
Harry è un po' deluso, con tutto quello che ha scritto e cantato
Jeff Buckley! Però c'è ancora tempo, il concerto è appena
iniziato.
Ascoltando
la performance di Zayn, fa scorrere lo sguardo sui presenti. Niall
gli da le spalle perciò non può vedere la sua espressione, Danielle
sta canticchiando tra se e se, Liam muove la testa a ritmo, Eleanor
sta parlando all'orecchio di Stan e Louis...
Harry
si aspettava che Louis non avrebbe perso un attimo della serata per
cercare di accaparrarsi la simpatia di Eleanor – era partito così
bene! - invece la sua attenzione è tutta concentrata
sull'esibizione, ed ha con un sorriso orgoglioso
sulle labbra.
Harry
osserva la linea ben disegnata della sua mascella e la sottile
striscia di barba che le da un'impronta di virilità, l'orecchio
piccolo e un po' a sventola, le sopracciglia curate e le pieghe agli
angoli degli occhi, il naso dalla punta leggermente all'ingiù, e le
sue labbra sottili e lucide per la birra che ha bevuto.
Cazzo,
questo stronzo è attraente!, pensa.
Diamo a Cesare quel che è di Cesare.
Louis
si accorge del suo sguardo e immediatamente il sorriso scompare dalle
sue labbra.
“Ci
conosciamo?”.
Harry
scoppia a ridere, battendo una mano sul tavolo.
“Cos'è,
improvvisamente esisto
per te?”, continua Louis.
“Non
sei un tipo permaloso, mi dicono”, scherza Harry.
Louis
beve un sorso di birra guardando di sottecchi il suo amico Stan che
sta bisbigliando qualcosa all'orecchio di Eleanor.
“Parli
troppo, Barry. E nei momenti sbagliati”.
“Harry”.
“Quello
che è”, taglia corto Louis, riportando la sua attenzione su Zayn.
“Se
la cava”, commenta Harry indicando col mento il ragazzo sul palco.
“Sei
un critico musicale? Un discografico?”, domanda Louis, acido. “No?
Allora chiudi quella boccaccia”.
Harry
è tentato di mollargli un pugno sul naso.
“Sei
sempre così simpatico?”, borbotta.
“Sei
sempre così fastidioso?”.
Harry
scuote il capo e finisce la sua birra in un sorso. Fanculo
Louis e la sua faccia di merda. Attraente,
ma pur sempre di
merda.
Zayn
si esibisce in altre canzoni di Jeff Buckley, con qualche incursione
non prevista né prevedibile
dei Nirvana. Alla fine del concerto sembra quasi infastidito
dagli applausi, brutto coglione,
e lascia il palco senza una parola. Harry lo vede farsi strada tra la
folla guardandosi intorno, probabilmente alla ricerca di Louis.
Questi infatti si alza in piedi e si sbraccia all'indirizzo del suo
amico. Zayn lo nota e si dirige verso il loro tavolo.
“Al
tavolo di chi ti sei imbucato?”, domanda, perplesso.
“Quello
dei tuoi nuovi amici, Zayn”, risponde Louis con un sorrisetto che
non chiede altro che essere spazzato via da un bel ceffone. “Non
ricordi? Li hai invitati ieri alla festa”.
Zayn
si gratta la nuca.
“Ero
ubriaco?”.
“A
parte quello eri appena annegato”, lo informa Louis.
Zayn
lascia scorrere lo sguardo sul tavolo.
“Mi
ricordo di te”, dice, indicando Liam.
“Vorrei
ben vedere!”, esclama questi, offeso.
“
È
quello che ti
ha limonato per farti tornare in vita!”, afferma Louis, gongolando.
Harry
vorrebbe davvero, davvero, spaccargli la faccia.
“Si
chiama respirazione bocca a bocca”, si difende Liam, piccato. Il
testa di cazzo
non detto alla fine della frase aleggia nell'aria.
Zayn
scrolla le spalle.
“Vado
a prendermi da bere”, annuncia, eclissandosi subito dopo.
Liam
si agita al fianco di Harry.
“Non
si ricordava neanche di averci invitato”, lo sente borbottare.
Harry
non può trattenersi dal ridacchiare. Che situazione ridicola.
“Haz,
vado a prendermi da bere”, gli comunica Niall, spostando indietro
la propria sedia.
“Certo,
approfitta del fatto che guido io stasera!”, ribatte Harry,
sostenuto.
Niall
lo congeda con un gesto della mano e si dirige verso il bancone.
“Hai
l'età per guidare o hai rubato l'auto a tuo padre?”, sussurra
Louis al suo orecchio. Harry è colto di sorpresa dalla vicinanza
dell'altro ragazzo e istintivamente si ritrae. Eleanor sta ancora
conversando amabilmente con Stan e forse Louis si è arreso al fatto
che non è la sua serata e ha deciso di infastidire lui per
vendetta.
“Ho
18 anni”, risponde, sulla difensiva. “Se fossi stato minorenne
non sarei potuto entrare qui dentro, ci avevi pensato, idiota?”.
Louis
ride e da un colpetto con l'indice alla tesa del suo cappello, che
minaccia di scivolargli giù dalla testa. Harry se lo aggiusta
meglio con tutte e due le mani e cerca di aumentare la distanza tra
lui e Louis.
Si
sente gli occhi di Louis addosso perciò concentra la sua attenzione
su Eleanor e Stan, seduti di fronte a lui. La ragazza annuisce
garbatamente alle parole del ragazzo a fianco a lei riproponendo la
sua mossa di portarsi i capelli dietro l'orecchio. Harry non riesce a
sentire cosa si stiano dicendo e poco gli importa. Per un attimo
prova pena per Louis e per il suo naufragato tentativo di conquistare
la ragazza. È solo un attimo però, perché poi
gongola internamente. Ben gli sta.
Niall
ritorna con una pinta di birra rivolgendogli un sorrisone prima di
sedersi al tavolo. Harry si sporge per sventolargli in faccia due
dita e Niall innalza il bicchiere per brindare alla sua.
“Stronzo
di merda”, dice Harry fra i denti, ma non c'è astio nella sua
voce.
Mentre
sta ancora maledicendo Niall, nota con la coda dell'occhio che
Eleanor si è alzata in piedi. Il riccio segue i suoi movimenti con
lo sguardo. La ragazza fa il giro del tavolo per parlare all'orecchio
di Danielle che annuisce sporgendosi a prendere la sua borsetta
accanto a lei sulla panca.
“Scusa,
Li, vado un attimo in bagno”, dice al suo ragazzo, sfiorandogli la
tempia con le labbra.
“Dove
cazzo è finito Zayn?”, domanda Stan, poggiando i gomiti sul
tavolo.
“Sarà
a scolarsi un barile di birra o qualcosa del genere”, replica
Louis, reprimendo uno sbadiglio.
“Se
sei stanco andiamo a casa, Lou”, offre Stan.
“Ma
no, perché? Ti stai divertendo tanto con El”, risponde
Louis, inacidito.
Harry
non può impedirsi di scoppiare a ridere. Louis si volta di scatto
verso di lui e se gli sguardi potessero uccidere...
“Lou,
scusa non avevo capito che tu-”, inizia Stan, a disagio.
“E
quando mai capisci qualcosa”, sputa Louis, allontanando con uno
scatto della mano il suo bicchiere di birra ormai vuoto.
“No,
sul serio, Lou-”, insiste Stan, sinceramente mortificato.
“Lascia
perdere”, taglia corto Louis girandosi dall'altra parte e
incontrando il sorriso a mo' di sfottò dipinto sul volto di Harry.
“Togliti
quel cazzo di ghigno dalla faccia”, sbotta, facendogli volare il
cappello con una manata.
Harry
rimane a bocca aperta.
“Ehi!”,
protesta.
“Fottuti
hipster”, è la frase con la quale Louis si congeda,
alzandosi dalla panca e immergendosi nella folla.
“È
sempre così quello lì?”, domanda Harry a Stan.
L'altro
ci mette qualche secondo a realizzare che Harry sta parlando con lui.
“Credimi,
non hai visto niente”, replica infine, accorato. “Lo avrei
mandato a fanculo secoli fa se non fosse il mio migliore amico”.
“Che
fortuna”, commenta Harry, piegandosi a recuperare il proprio
cappello sotto il tavolo.
Quando
riemerge scopre che Eleanor e Danielle sono tornate.
“Li,
io e El torniamo a casa”, dice Danielle al proprio ragazzo. “Mi
accompagna lei così puoi rimanere un altro po', se vuoi”.
Liam
ha la faccia di uno che vuole scappare di lì e subito. Però
si stringe nelle spalle e risponde: “Starò un altro poi coi
ragazzi, vai pure”.
Danielle
gli sorride e si sporge sul tavolo per baciarlo sulle labbra.
“'notte,
tesoro”, mormora. “Ciao, ragazzi, è stato un piacere”.
“Mi
sa che andrò a cercare quei due”, esordisce Stan dopo aver
salutato Eleanor con meno entusiasmo di quello che avrebbe dimostrato
se Louis non gli avesse fatto una lavata di capo, anche se l'altro
ragazzo non si vede da nessuna parte. Senso di colpa,
probabilmente.
“Buona
fortuna!”, gli augura Harry, simpatizzando per lui. Il suo
migliore amico è una testa di cazzo di proporzioni ciclopiche,
non può non simpatizzare per lui.
“Chi
vuole un sorso di birra?”, offre Niall, già a metà del suo
boccale.
“Non
ne vuoi più?”, scherza Harry.
Niall
si porta il bicchiere al petto.
“Certo
che la voglio! Volevo solo essere gentile, testina di cazzo”.
Harry
scoppia a ridere.
“No,
grazie”, rifiuta cortesemente Liam. “Devo guidare”.
Harry
osserva come se ne sta rigidamente seduto sulla panca, palesemente a
disagio.
“Tu
e Danielle state insieme da tanto?”, domanda, per allentare la
tensione.
Liam
giocherella con lo stuzzicadenti dentro il suo bicchiere di Martini.
“Sono
tre anni ormai”, replica, posando lo sguardo sopra di lui.
Niall
emette un fischio.
“È
un sacco di tempo, amico!”, esclama.
Liam
corruga la fronte.
“Niall
non ha mai avuto una relazione che durasse più di due scopate”, lo
informa Harry.
“Una
volta sono arrivato a tre”, interviene Niall, pulendosi la bocca
col dorso della mano dopo un generoso sorso di birra.
Liam
scoppia a ridere.
“Immagino
che la monogamia non sia per tutti”, osserva, passandosi una mano
sulla testa rasata.
“Puah”,
fa Niall. “Con tutto il rispetto”, aggiunge, mettendo le mani
avanti.
“Ni,
non corri alcun pericolo”, dice Harry. “Non ti si prende
nessuno”.
Liam
ride di nuovo, di gusto. Harry è felice che lui e Niall siano
riusciti a metterlo a suo agio.
“Disse
quello con una relazione stabile e duratura”, ribatte Niall,
leggermente offeso.
Harry
si rimette il cappello sulla testa.
“Io
sono single per scelta”.
Niall
per tutta risposta gli lancia un tovagliolo appallottolato.
“Vallo
a raccontare a qualcun altro, coglione”.
Harry
getta indietro la testa, ridendo.
“Le
tue dolci parole mi commuovono sempre, Ni”, commenta,
poggiandosi una mano sul petto e facendo finta di asciugarsi una
lacrima all'angolo dell'occhio.
“Ecco,
bravo, piangi”.
Liam
sbadiglia sonoramente.
“Ora
di andare a letto?”, domanda Harry.
Liam
annuisce.
“Già.
Grazie per avermi tenuto compagnia, ragazzi”.
“Quando
vuoi”, replica Harry, alzandosi dalla panca per farlo passare.
“Ehi,
Liam!”, lo chiama Niall.
L'altro
ragazzo si volta verso di lui, estraendo le chiavi della macchina
dalla tasca posteriore dei jeans.
“Questo
fine settimana c'è una festa a casa di un mio amico. Si beve gratis,
ti va di passare?”.
Liam
sembra valutare l'idea.
“Non
c'è una piscina o qualcosa del genere, vero?”, domanda.
Niall
ride.
“No,
puoi stare tranquillo”.
“Ok,
lasciami il tuo numero, ti farò sapere”, risponde Liam,
passandogli il proprio cellulare.
Quando
Liam se n'è andato anche Harry non riesce a trattenere uno
sbadiglio.
“Muoviti
a finire quella birra, sono stanco”.
“Ma
se non hai fatto niente oggi!”.
“Anche
non fare niente è logorante, non lo sai?”.
Niall
ingolla l'ultimo sorso di birra e si esibisce in un rumoroso rutto.
Harry gli lancia un'occhiata contrariata.
“Ehi,
Haz”, lo chiama, poggiando il boccale sul tavolo.
“Che
c'è?”.
“Potrei
aver invitato anche qualcun altro alla festa di Ed”, confessa
Niall.
Harry
non può impedirsi di entrare in agitazione. No, non lo ha fatto
veramente.
“Tipo?”.
“Zayn”,
risponde Niall, confermando i suoi sospetti.
“Perché?”,
domanda Harry, sull'orlo della disperazione.
“Prima
l'ho seguito al bancone”, spiega Niall, “per parlargli di quella
cosa, ma non mi è sembrato il momento adatto, cioè, lo conosco
appena, non potevo dirgli 'Ehi, scusa, potresti dire a quello che
gestisce questo posto di fare suonare anche me una volta?'. Non
potevo”.
“Quindi
ti è sembrato giusto invitarlo a casa di Ed?”, sbotta Harry.
“Sì,
per, non lo so, conoscerlo meglio, parlargli con calma, cose così”.
Harry
sospira stancamente.
“Glielo
hai detto che non è una di quelle feste alle quali è abituato?”.
“Più
o meno. Lui mi ha detto che qualunque posto dove si beve è il suo
posto”.
Harry
suo malgrado ride.
“Se
è un alcolizzato come te sono sicuro che andrete d'accordo”.
Niall
sorride.
“Già,
magari”.
Harry
si passa una mano tra i capelli.
“Sei
consapevole che se viene col suo amico faccia di merda
considererò te responsabile del suo omicidio?”.
“Cosa
c'entro io?”.
“Perché
sei stato te a invitarlo! Più o meno”.
Niall
scuote il capo.
“Prenditi
le tue responsabilità, Haz, se hai voglia di ucciderlo”.
Harry
scrolla le spalle.
“Non
lo vogliono tutti?”.
*
Questa è la canzone che canta Zayn: http://www.youtube.com/watch?v=A3adFWKE9JE. Beatevi della fighezza di Jeff e della sua voce magnifica. Qui testo e traduzione: http://www.testitradotti.it/canzoni/jeff-buckley/grace
Alla prossima!
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Capitolo 3 *** Capitolo terzo ***
lz
Quindi,
questo è un capitolo Ziam e sono tipo in ansia perché ehm...è la
mia prima volta! Fatemi sapere se vi piace!
Ah,
la mia beta mi ha fatto giustamente notare come io non l'abbia
ringraziata neanche per sbaglio, ooops. Perciò, grazie CharlieBb, non so
come farei senza di te! Questa santa donna non solo beta le mie robe
ma mi ha scritto anche una Larry adorabile nonostante lei
shippi Ziam. C'è da dire che li shippa grazie a me, più o meno. Nel
senso, io le ho presentato i 1D e i Larry e lei invece ha notato gli
Ziam e adesso non fa altro che fangirlare su di loro. Vabbe',
a ognuno i suoi.
Vi
lascio al capitolo!
-LIAM-
Liam
preme il pulsante del telecomando per aprire l'auto. Spalanca la
portiera e prende posto sul sedile rilasciando un sospiro che non si
era reso conto di trattenere da un po'. È stanco,
insoddisfatto e forse anche un po' triste.
Poggia
il portafoglio e il cellulare sul sedile del passeggero. L'abitacolo
odora ancora di pelle come il primo giorno ma a lui piace perché è
l'odore dei risparmi che i suoi genitori hanno messo da parte per
comprargli l'auto. Li ripagherà col lavoro di bagnino, dovesse
metterci dieci
anni.
“Cazzo”,
impreca quando si accorge di aver lasciato la radio accesa. La spegne
visto che ne ha avuto abbastanza di musica per la serata. Il pulsare
che sente alle tempie è sintomo di un mal di testa incipiente che
lui farebbe di tutto pur di evitare che diventi un'emicrania a tutti
gli effetti.
Liam
si massaggia gli occhi con le dita e si concede qualche secondo di
auto-commiserazione. Di tutte le cose che vorrebbe diventare nella
vita coraggioso è una di queste. Oggi avrebbe davvero
voluto avere il coraggio di dire a Danielle che no, a lui non andava
assolutamente di andare al concerto, non importa quanto lei fosse
convinta che potesse essere una buona idea. Perché era un'idea
pessima. Però Eleanor voleva andare, voleva a tutti i costi
sentire Zayn Malik – chi cazzo è Zayn Malik e da quando è
diventato famoso? - e a quanto pare Liam non ha una relazione
solo con Danielle adesso, ma anche con la sua migliore amica! Se non
ci fossero stati Harry e Niall, Liam si sarebbe accasciato sul tavolo
a piangersi addosso per tutta la sera.
Il
punto è che lui vive nel terrore costante di deludere la sua
fidanzata. A volte ha la sensazione che il loro rapporto sia
diventato una cosa fragile che potrebbe rompersi da un momento
all'altro, a una sua parola o mossa sbagliata. Per questo ha imparato
a dire sempre sì sì sì, per questo accetta che alle loro
uscite si unisca sempre più spesso Eleanor o qualche altra amica di
Danielle, per questo ha provato anche a farsele risultare simpatiche,
fallendo il più delle volte.
Liam
cerca per l'ennesima volta di allontanare il pensiero che Danielle se
le porti dietro perché non vuole stare da sola con lui e si
concede un ultimo massaggio agli occhi prima di inserire la chiave
nell'accensione e girare.
L'auto
non da alcun segno di vita. Ti prego no, implora mentalmente
Liam. Ci riprova una, due, tre volte, ma il motore continua a non
rispondere ai suoi stimoli.
“Lo
sapevo io che dovevo starmene a casa stasera!”, esclama il ragazzo,
mollando un pugno sul volante e pentendosene subito dopo per la fitta
di dolore che sente alle dita.
Dopo
aver estratto la chiave e recuperato cellulare e portafoglio, Liam
esce dall'auto per prendere una boccata d'aria. Si appoggia allo
sportello della macchina e cerca il numero della sua ragazza tra le
chiamate rapide, progettando di farsi venire a prendere per farsi
accompagnare a casa e rimandare al giorno dopo la risoluzione dei
problemi della sua auto. Una rogna alla volta. Quando però
una voce elettronica lo informa che il suo credito è esaurito Liam
le urla dietro di andare a farsi fottere prima di scagliare un pugno
al cruscotto dell'auto. Anche questa volta il dolore lo coglie
impreparato. Liam impreca per l'ennesima volta e prende mentalmente
nota di non tirare mai più pugni alle cose perché fa male,
tipo che potrebbe essersi rotto qualche osso.
Mentre
è intento ad aprire e chiudere le dita della mano per verificare se
siano tutte intere, nota con la coda dell'occhio una figura sotto al
lampione lì vicino. Zayn.
Il
ragazzo è seduto sui talloni e sta armeggiando con la catena della
sua moto, una sigaretta che gli penzola dalle labbra, la cenere che
minaccia di cadere sul suo giubbotto di pelle.
Prima
che Liam possa avere il tempo di valutare se l'idea che si sta
delineando nella sua mente sia una buona idea o una delle idee
peggiori della sua vita, le sue gambe si muovono come dotate di
volontà propria verso l'altro ragazzo. Liam non è un tipo
istintivo, ma a volte fa delle cose stupide perché gli piace
pensare che è in grado anche lui di fregare la sua mente iper
razionale.
“Ehi!”,
esclama, cercando di attirare l'attenzione di Zayn.
Zayn
non da prova di averlo sentito.
“Ehi!”,
ripete a voce più alta, avvicinandosi all'altro ragazzo.
Zayn
alza la testa e la cenere in bilico cade atterrando sui suoi jeans,
ma lui non se ne cura.
“Stai
parlando con me?”, domanda, corrugando la fronte.
Liam
non riesce a mordersi la lingua come avrebbe voluto fare.
“Vedi
qualcun altro qua in giro?”.
Zayn
afferra la sigaretta ormai finita tra il pollice e l'indice e la fa
fare una piroetta in aria. Liam si sposta giusto in tempo prima che
il mozzicone lo colpisca in pieno volto. Zayn arriccia le labbra in
una specie di ghigno.
“La
mia auto non parte”, dice Liam, guardando Zayn e spostando il peso
da un piede all'altro.
Zayn
si alza in piedi per avvolgere la catena della moto attorno alla
sella.
“E
questo sarebbe un mio problema perché...?”, ribatte.
Liam
si asciuga i palmi sudati sui jeans, classificando la sua idea come
cattiva. Mai più.
“Mi
domandavo se per caso potessi darmi un passaggio a casa”, tenta
comunque.
Zayn
infila le mani nelle tasche del giubbotto e lo fissa.
“Tu
sei sempre quello della respirazione bocca a bocca, giusto?”.
Liam
sbatte le palpebre.
“Sono
sempre io, sì”, replica, scrutando Zayn con sospetto. “Sono un
bagnino, non faccio respirazioni bocca a bocca come hobby”,
precisa.
Zayn
fa spallucce.
“Prima
devo passare da una parte”, dice, allungandosi ad afferrare il
casco attaccato al manubrio.
Liam
rimane un attimo interdetto, prima che la realizzazione di ciò che
gli ha appena detto Zayn si faccia strada in lui. Oh.
“Mi
accompagni allora?”, chiede con un pizzico di esitazione.
Zayn
sbuffa.
“Solo
se la smetti di chiedermelo”.
Liam
tira un sospiro di sollievo, poi abbozza un sorriso.
“Ok,
grazie”.
Zayn
si allaccia il casco sotto il mento prima di salire in sella alla sua
moto e togliere il cavalletto. Fa un cenno con la testa a Liam per
spronarlo a prendere posto dietro di lui.
Ok,
ce la posso fare, pensa questi. Non è che Liam abbia paura delle
moto in generale. Più che altro ha paura delle moto guidate
da perfetti sconosciuti – probabilmente ubriachi, a giudicare
dall'odore di birra che emana Zayn – quando non ha un casco sulla
testa a proteggerlo da un eventuale trauma cranico in seguito a
un'eventuale caduta.
Dopo
aver preso un respiro, Liam si accosta alla moto e studia un attimo
il modo più facile e indolore per montare in sella.
“Metti
un piede sul pedale”, dice Zayn, senza neanche guardarlo.
Liam
fa come gli è stato detto e si issa sulla moto, poggiando una mano
sulla spalla dell'altro ragazzo.
Zayn
accende il motore e sgasa.
“Ti
consiglio di tenerti”, afferma.
Liam
non fa neanche in tempo a chiedere dove? che Zayn parte a
tutta velocità, perciò si aggrappa istintivamente ai suoi fianchi
per non essere sbalzato all'indietro. Le sue mani leggermente sudate
scivolano sul giubbotto di pelle di Zayn. Questi gli afferra un polso
e lo obbliga ad avvolgere un braccio attorno alla sua vita.
“Tieniti
forte”, urla, per coprire il rumore del motore. “Che se
muori devo pure averti sulla coscienza”.
Liam
serra gli occhi, non solo per proteggerli dal vento, ma anche e
soprattutto per cercare di dimenticarsi di essere su una moto insieme
a un pazzo furioso, come se questo potesse bastare.
Dopo
che Zayn ha preso alcun curve – un po' troppo velocemente,
se deve dirlo lui – Liam si rende conto di non aver dato all'altro
ragazzo il proprio indirizzo, poi però si ricorda che Zayn deve
passare “da una parte” e wow, chissà come e quando e
soprattutto se ritornerò a casa. Per l'ennesima volta nel giro
di qualche minuto Liam si pente della decisione che ha preso.
Pessima, pessima idea.
Zayn
accelera piuttosto che frenare al semaforo rosso e Liam è lì lì
per dirgli di fermarsi ma l'altro ragazzo supera l'ostacolo senza
troppi ripensamenti e gira di botto per una strada male illuminata.
“Siamo
arrivati”, afferma, accostando a fianco a un bidone dell'immondizia
“No
che non siamo arrivati!”, protesta Liam mettendosi ritto dietro a
Zayn.
“Ti
avevo detto che avevo una cosa da fare”, replica questi. “Scendi”.
Liam
smonta dalla moto e atterra sul marciapiede, barcollando un po'.
“Ti
accompagno a casa dopo”, lo rassicura Zayn col tono meno
rassicurante del suo repertorio, mettendo il cavalletto alla moto e
sciogliendosi il casco. “Aspettami un attimo qui”.
Detto
questo scende dalla moto, gli schiaffa il casco sulla testa e si
avvia verso un portone lì di fronte.
“Quant'è
un attimo per te?”, domanda Liam liberandosi del casco.
Zayn
non lo sta più ascoltando perché intento a parlare al citofono.
Liam si appoggia alla moto e si passa una mano sulla testa.
Dopo
aver controllato l'orario sul cellulare – mezzanotte e dieci
- e imprecato tra i denti, da uno sguardo intorno. Non sa dove si
trova, ma a occhio e croce deve essere un quartiere popolare, a
giudicare dai palazzi coi mattoni rossi e dallo stato di degrado in
cui versa la strada (bidoni straripanti immondizia, auto mezze
incendiate, scritte oscene sui muri).
Liam
rabbrividisce e non per il freddo. Si ritrova a incrociare le dita
affinché Zayn torni presto.
Il
suo sguardo si posa casualmente su una macchina parcheggiata
malamente sul marciapiede di fronte. Liam deve sbattere più volte le
palpebre per accertarsi che dentro l'auto ci sia qualcuno e che non
si tratta di un inganno della sua immaginazione. Questo qualcuno
adesso sta ricambiando il suo sguardo. E non è solo. Liam distoglie
gli occhi repentinamente.
“Cazzo
hai da guardare?”, domanda il tipo, che ha abbassato il finestrino
appositamente per urlargli contro. Liam si guarda le scarpe.
“Che,
non hai mai visto qualcuno dormire in macchina?”, continua l'altro.
Liam
lo ignora, imperterrito.
“Tutti
uguali voi figli di papà”, urla quello. “Venite qui a comprare
la droga e avete pure il coraggio di guardarci come se fossimo delle
merde sotto alle vostre scarpe. Se non fosse per noi non avreste
niente da pipparvi alle feste”.
Liam
si trattiene dal replicare che lui non è un figlio di papà e che
non ha mai pippato niente in tutta la sua intera vita. Spera
che Zayn invece non sia uno di quelli. Distratto da questo
pensiero non si accorge che l'uomo è uscito dall'auto, assieme al
suo compare.
Un
altro brivido percorre la schiena di Liam, più lungo e più violento
di quello di prima.
Come
mi sono cacciato in questa situazione?
“Non
parli, ragazzino?”.
Liam
si impone di non alzare lo sguardo dal marciapiede.
Se
faccio finta che non esistano se ne andranno, giusto?, pensa.
Giusto?!
Uno
dei due uomini adesso è di fronte a lui. Puzza
vagamente di alcool e di...beh, puzza e basta.
Liam
non sa come gestire la situazione. Non ha mai fatto a botte in vita
sua – non seriamente almeno – e questo qui non sembra avere
intenzioni tanto amichevoli. Non ci vuole un genio a capire
che il tipo lo sta provocando per scatenare una reazione da parte sua
e avere così il pretesto di-beh, dargliele.
“Sei
forse sordo, coglioncello?”, insiste l'uomo.
Liam
si morde il labbro inferiore e decide di alzare lo sguardo. Sosterrà
una conversazione civile con lui nella speranza di farlo desistere
dal proposito di aggredirlo.
“St-sto
aspettando un amico”, balbetta. Pessimo inizio.
“Wow,
allora parli!”, esclama l'uomo. Il tipo assieme a lui ride
sommessamente.
Liam
annuisce. Cosa altro dovrebbe fare?
Inaspettatamente
l'uomo gli da uno schiaffetto in faccia col dorso della mano,
schiaffetto che dovrebbe essere amichevole ma che, cristo, fa
male.
Liam
fa un passo indietro, nel tentativo di mettere distanza tra lui e
l'uomo. Questi alza una mano per ripetere il gesto di prima e no,
stavolta non mi freghi, pensa Liam, bloccandogli il polso. Se
l'altro deve proprio dargliele lui vuole almeno provare a
difendersi.
“Mollami”,
minaccia il tipo di fronte a lui.
“Solo
se non mi tocchi più”, replica Liam, sperando che il suo tono
risulti fermo come lo ha immaginato nella sua testa.
L'uomo
lancia uno sguardo di traverso al suo braccio e alle dita di Liam
strette attorno al suo polso.
“Questo
lo vedremo”, ribatte cercando di liberarsi dalla presa del ragazzo.
Liam lo lascia andare. L'altro si slancia per assestargli un pugno
allo stomaco e Liam si protegge istintivamente con le braccia prima
di scoprire che era solo una finta.
I
due scoppiano a ridere.
“Cosa
ci fa uno sfigatello come te in un posto del genere?”, domanda il
solito uomo. L'altro non ha aperto bocca e Liam si domanda se abbia o
meno facoltà di parola.
“Te
l'ho già detto”, risponde suonando un po' troppo ostile. Ooops.
L'uomo
di fronte a lui gli conficca due dita nella spalla facendolo
arretrare di qualche passo.
“E
io non l'ho capito”.
Liam
chiude un attimo gli occhi ed inspira, imponendosi di rimanere calmo.
Normalmente risponderebbe a tono, ma non è il caso, visto cosa c'è
in gioco. La sua pelle, o qualcosa del genere.
“Hai
di nuovo ingoiato la lingua?”, dice l'uomo, spintonandolo un'altra
volta.
Liam
vorrebbe impedire alla paura di impossessarsi di lui, lo vorrebbe
davvero, ma non ci riesce, questa gli striscia nello stomaco e gli fa
intorpidire le membra. Dove diavolo è finito Zayn?
“Perché
non ti fai dare il portafoglio e la facciamo finita?”, interviene
l'altro uomo. Bene, parla anche lui. Liam lo preferiva quando
era muto.
“Che
fretta c'è? Tanto alla fine ce lo darà comunque, giusto
ragazzino?”.
Di
nuovo l'uomo lo schiaffeggia, stavolta col palmo della mano e con più
forza di prima.
Liam
glielo darebbe davvero il portafoglio se questo bastasse per farli
andare via. Ora come ora non è il momento di mettersi a pensare ai
contanti, alla carta di credito e ai documenti che ha nel
portafoglio. Cazzo, i documenti! Come li recupero dopo?
“Ehi!”,
urla qualcuno. Zayn. Liam è così sollevato che si metterebbe
a fare i salti di gioia se una mano dell'uomo non fosse
minacciosamente poggiata sulla propria spalla.
“Ti
stanno dando fastidio?”, gli domanda Zayn, con tono calmo, una
sigaretta dietro l'orecchio.
Liam
non ha il coraggio di rispondere, non con il tipo così
pericolosamente vicino a lui. E poi cosa dovrebbe dire? “Sì,
questi due cazzoni vorrebbero darmele di santa ragione prima di
fottermi il portafoglio perciò ti prego fa qualcosa”?
Zayn
fa scorrere lo sguardo dall'uno all'altro.
“Non
vi conviene mettervi contro di lui”, dice, serio.
Liam
sbatte le palpebre, confuso. E questo cosa vorrebbe dire?
“Ah,
sì? E perché mai?”, domanda infatti l'uomo, stringendo la presa
sulla spalla di Liam.
Il
tipo assieme a lui intanto ha affiancato Zayn, per, come dire,
proteggere il territorio.
“Perché
è cintura nera di karate”, ribatte Zayn.
Cosa
diavolo sta dicendo questo qui?
Liam spera che Zayn abbia un piano per tirarsi fuori da questa
situazione, perché se pretende di spaventare i due con delle minacce
a vuoto allora sono davvero messi male.
L'uomo
scoppia a ridere.
“Ma
dai? Allora perché non mi ha ancora fatto vedere qualche sua
mossa?”, domanda, lanciandogli un'occhiata in tralice.
“Lui
è buddista, o qualcosa del genere. Sai, è contro la violenza, tipo
Ghandi, robe così”, risponde Zayn gesticolando.
Se
non fossero nella merda fino al collo Liam riderebbe di gusto.
“Se
è contro la violenza perché fa karate?”.
Zayn
scrolla le spalle.
“Non
lo so, chiedilo a lui”.
Wow,
questo sì che aiuta!, pensa
Liam, già immaginando lui e Zayn pestati a sangue.
L'uomo
finalmente molla la presa sulla sua spalla e indietreggia di qualche
passo.
“Dai,
fammi vedere cosa sai fare!”, gli intima, prima di colpirlo al
braccio con un pugno.
Liam
barcolla e si artiglia il braccio. Merda, merda, merda.
Lancia a Zayn uno sguardo
implorante, in cerca di soccorso. Zayn annuisce e si avvicina
all'uomo.
“Toccalo
un altra volta e ti faccio ingoiare le palle”, minaccia.
L'uomo
ride, burlandosi di lui.
“Il
mio amico sarà anche contrario alla violenza ma io no”, afferma
Zayn, massaggiandosi le nocche.
Liam
comincia a pensare che forse c'è una speranza che riescano a uscire
da questa situazione vivi,
se non proprio illesi. A meno che quella di Zayn non sia tutta una
farsa. Un'altra.
“Sei
cintura nera pure tu?”, lo sbeffeggia l'uomo, sventolandogli i
pugni chiusi davanti alla faccia.
“No,
mi sono fermato alla prima lezione, non mi piaceva l'idea di non fare
male per davvero”.
Senza
preavviso, Zayn molla un calcio – di tacco – nelle parti bassi
dell'uomo. Questi ulula di dolore e si piega in due.
Liam
è pieno di adrenalina adesso, mischiata alla paura, mischiata a uno
strano godimento
nel
vedere l'uomo soffrire.
“P-pezzo
di merda”, ansima questi.
Zayn
gli sorride trionfante prima di notare con la coda dell'occhio che
l'altro uomo sta per lanciarglisi addosso. Senza neanche voltarsi del
tutto gli assesta una gomitata sulla gola. L'uomo si tiene il collo
con le mani, rosso in viso e incapace di emettere il minimo lamento.
Liam
è ammirato ed esaltato e non dovrebbe essere entusiasta per una
rissa. Rissa che potrebbe sfociare in qualcosa di peggio
perché l'uomo semi-castrato ha appena estratto una lama e, ok che
riesce a malapena a reggersi in piedi, però sta barcollando verso
Zayn imprecandogli contro.
“Zayn!”,
urla Liam. “ Quello ha un coltello!”.
Zayn
molla un manrovescio all'uomo dinanzi a lui - giusto per sicurezza -
ottenendo di fargli perdere l'equilibrio fino a farlo cadere culo a
terra sul marciapiede, prima di voltarsi verso Liam.
“Sali
sulla moto e mettiti il casco”, gli ordina. “Subito!”.
Liam
ha un attimo di esitazione prima di fare come gli è stato detto.
Quando è in sella alla moto, un metro più avanti, si gira a
guardare cosa stia facendo Zayn, nella speranza di non trovarlo già
dissanguato per terra. Se muore dovrò vedermela io con
loro!
Zayn
ha messo l'uomo col coltello con la faccia a muro e gli tiene la mano
che impugna la lama piegata dietro la schiena. Come cazzo avrà
fatto?, si domanda Liam. Cosa diavolo è Zayn Malik? La
versione ricca di Rambo?
“Testa
di cazzo, mi hai spezzato la sigaretta!”, urla Zayn, spingendo con
violenza l'uomo contro il muro. Liam pensa che questo ragazzo abbia
bisogno di rivedere le sue priorità. L'uomo finalmente molla
la presa sul coltello. Zayn dice qualcosa contro il suo collo,
probabilmente delle minacce, poi si dirige di corsa verso la sua moto
e salta in sella con estrema dimestichezza.
“Tieniti!”,
urla prima di mettere in moto e sfrecciare via.
Liam
non se lo fa ripetere due volte e avvolge entrambe le braccia attorno
alla vita di Zayn, poi serra gli occhi perché sì, ha decisamente
paura delle moto guidate da pazzi furiosi che sanno fare a
botte come se avessero vissuto in chissà che ghetto per tutta la
vita.
Zayn
ignora due o tre semafori e Liam pensa che morirà di sicuro
questa volta, poi l'altro ragazzo frena di botto e Liam lo
maledirebbe se non avesse il cuore in gola.
“Scendi”,
ordina Zayn.
Si
è fermato in un parco giochi per bambini. La luce grigiastra dei
lampioni gli da un'aria lugubre e il vento fa cigolare le altalene
come in un film dell'orrore. Liam si sente in un fottuto film
horror, uno di quelli di serie B, probabilmente, dove la trama non ha
senso e che fanno più ridere che altro. Neanche stavolta sa in che
parte della città si trovino. Zayn aveva promesso di accompagnarlo a
casa, perdio, non di mollarlo in un parco in culo al mondo!
“Scendi”,
ripete l'altro ragazzo.
“Non
siamo a casa mia”, osserva stupidamente Liam.
“Perspicace”,
ribatte sarcastico Zayn. “Scenderesti per favore?”, prova con più
gentilezza.
Liam
lo accontenta. Zayn non ha davvero intenzione di lasciarlo lì,
giusto? Forse vuole solo prendere una boccata d'aria. Forse.
“Che
devi fare?”, domanda, togliendosi il casco.
Anche
Zayn smonta dal veicolo, poi mette il cavalletto, si aggiusta il
ciuffo nello specchietto (priorità, pensa Liam, questo qui
deve proprio rivedere le sue) e rimuove la catena dalla sella per
attaccarla alla ruota. Liam osserva ogni sua mossa, realizzando che
Zayn non solo non ha intenzione di abbandonarlo lì ma progetta di
rimanerci lui stesso, almeno per un po'.
Voglio
morire, piagnucola mentalmente.
“Stai
bene?”, gli domanda Zayn, occhieggiandolo apprensivamente.
Liam
sta per rispondergli effettivamente 'no, voglio morire', ma poi si
rende conto che Zayn è preoccupato per le sue condizioni
psico-fisiche post-rissa.
“Sì”,
replica. “Tu?”.
Zayn
annuisce.
“Il
tuo braccio è ok?”, chiede.
Liam
si ricorda del pugno e si afferra il braccio. Non gli fa male, ma sul
momento è stato abbastanza doloroso.
“Sì,
tranquillo”.
Zayn
scruta per un po' la sua espressione. Liam distoglie lo sguardo.
“Grazie
per prima”, si sente in dovere di dire. “Immagino che adesso
siamo pari”, scherza.
Zayn
non la prende bene.
“Mi
stai dicendo che secondo te io ero in debito con te
per la storia della piscina?”, domanda incredulo, poi ride
scuotendo la testa. “Non ci posso credere”.
Liam
sente l'irritazione montargli addosso, perciò stringe i pugni.
“Non
ho mai detto che eri in debito con me”, afferma, seccato. “E
comunque stavo scherzando”.
Zayn
fa una smorfia.
“Le
tue battute non fanno ridere, te l'ha mai detto nessuno?”,
commenta. “Mi dispiace che debba essere io a darti questa brutta
notizia”.
Liam
spalanca la bocca, sgomento.
“Neanche
le tue battute fanno ridere”, ribatte dopo un po',
incrociando le braccia sul petto. “Ora mi spieghi cosa diamine ci
facciamo qui?”.
Zayn
si fruga nelle tasche del giubbotto e ne estrae una sacchettino di
plastica.
“Ho
bisogno di rilassarmi un po'”, afferma, soppesando il sacchettino
sul palmo della mano. “Anche tu ne avresti bisogno, amico”.
Liam
guarda con tanto d'occhi quello che Zayn ha in mano.
“Siamo
andati in quel posto per questo?”, domanda – e, in
effetti, per che altro avrebbe potuto essere? - “Sono quasi
morto perché tu potessi comprare dell'erba?”.
“Ma
esisti per davvero?”, sbotta Zayn trattenendo a stento una risata.
“Dio mio, con chi sono capitato?”.
Liam
rimane di nuovo a bocca aperta.
“Tu?
Io sono assieme a un tossico nel bel mezzo del nulla, cosa
dovrei dire io?”.
“Ehi,
bada a come parli!”, ribatte Zayn, divertito. “Vuoi fumare o
no?”.
Liam
mette il broncio.
“No”.
“Io
ti offro dell'erba che mi è costata un occhio della testa e tu
rifiuti?”, domanda Zayn, con un sorriso beffardo sulle labbra. “Ok,
io andrò su quello scivolo laggiù, aspettami qui se vuoi”. Detto
questo Zayn gli da le spalle e si dirige verso lo scivolo.
A
Liam cadono letteralmente le braccia. Col cavolo che rimarrà
di nuovo da solo in un parco giochi desolato!
Zayn
sta salendo gli scalini dello scivolo quando Liam lo raggiunge. Zayn
arriva in cima e si siede sul pavimento di legno della casetta che
sormonta lo scivolo.
“Oh,
tu qui?”, dice, fingendosi sorpreso alla vista di Liam che se ne
sta piegato in due perché in piedi non ci entra. La casetta è
progettata per i bambini, dopo tutto.
Liam
scivola accanto a Zayn, con un sospiro.
“Hai
creduto davvero che saresti morto, prima?”, domanda Zayn.
Liam
lo scruta nella semi oscurità. Zayn ha degli occhi nocciola
incredibili, che scintillano di curiosità, nonostante
la scarsa illuminazione.
“Per
un attimo, sì. O forse no. Insomma, ero spaventato e se non ho
pensato proprio di morire ero sicuro che comunque mi avrebbero
pestato. Ci avrebbero pestato”, risponde.
Zayn
estrae un pacchetto di sigarette dal giubbotto – ma quanta roba
ci entra? - senza staccare gli occhi da lui.
“Ci?”,
domanda sorpreso. “Secondo te mi sarei fatto pestare da due come
quelli?”.
Liam
fa spallucce.
“Che
ne so, chi ti conosce”.
Zayn
sbatte le palpebre. Le sue ciglia sono lunghe in maniera innaturale,
pensa Liam.
“Con
la storia del karate stavo solo temporeggiando”, ammette.
“Con
la storia del karate per poco non le prendevo!”, esclama Liam,
risentito.
Zayn
ridacchia.
“Fortuna
che c'ero io con te”, replica, dandogli una pacca sul ginocchio.
Liam
è sgomento.
“Fortuna
che c'eri tu?”, gli fa eco. “Ma se mi hai mollato lì da
solo!”.
Zayn
lecca la sigaretta e la apre in due, prima di rispondere.
“Pensavo
che non ti sarebbe successo nulla. Che ne sapevo io che c'erano in
agguato due balordi pronti a farti fuori!”, lo prende in giro.
Liam
si trattiene dal prenderlo a schiaffi. Ora che ha scoperto che Zayn è
il figlio illegittimo di Rambo sa che non può permettersi certe
cose.
“Dove
hai imparato quelle cose?”, domanda invece.
Zayn
apre la busta di plastica e ci infila il naso per odorare, poi fa un
verso di approvazione.
“Quali
cose?”, domanda distrattamente. “Ah, ti riferisci ai miei super
poteri?”, scherza.
Liam
non sa se annuire. Super poteri? Rambo aveva i super poteri?
“Sono
stato esposto per sbaglio ai raggi gamma quando ero bambino”,
spiega Zayn. “Quando mi arrabbio divento tipo super potente e
spacco tutto”.
Liam
scoppia a ridere, suo malgrado.
“Nerd”,
dice, dandogli di gomito.
“Se
l'hai capita allora siamo in due”, replica Zayn, sorridendo.
“Comunque”, riprende, recuperando da un'altra tasca del giubbotto
- ancora? - le cartine, “non le ho imparate da nessuna parte
quelle cose. Sono stato coinvolto in qualche rissa quando ero
al liceo – i miei mi hanno mandato in una scuola pubblica, per
fortuna – e ho imparato qualche trucchetto. Ogni tanto mi tornano
utili, frequentando certi posti”.
Liam
pensa che anche lui ha studiato in una scuola pubblica ma non è mai
stato coinvolto in nessuna rissa. C'è qualcosa che non va in
Zayn o in lui?
“E
li frequenti spesso certi posti?”, domanda, mimando delle
virgolette con le dita, ma Zayn non lo sta guardando, troppo intento
a liberarsi dalle “briciole” di tabacco rimaste incollate sul
palmo della sua mano.
“Solo
quando sono a secco”, replica Zayn rivolgendogli una breve
occhiata.
“Di
solito compri solo erba o”, Liam si schiarisce la voce, “anche
altro?”.
Non
riesce a togliersi dalla testa quello che gli ha detto quell'uomo.
Doveva fargli questa domanda.
“Sai
che fai delle domande veramente inappropriate?”, ribatte l'altro
ragazzo sbriciolando l'erba sulla cartina.
Liam
si acciglia.
“Scusami,
hai ragione”, afferma.
Zayn
gli da una leggera gomitata.
“Una
volta sì, compravo anche altro”, ammette. “Ho voluto
provare ma mi stava finendo male”.
Liam
rilascia un sospiro di sollievo, troppo impercettibile perché
l'altro ragazzo lo noti.
Zayn
lecca la colla della cartina e chiude la canna con un rapido
movimento della mano, poi cerca lo Zippo nella tasca dei jeans e la
accende. Fa un lungo tiro e sputa un'enorme nuvola di fumo, che si
infrange sul tetto della casetta di legno.
“Sicuro
di non voler fumare?”, domanda a Liam, dopo aver fatto tre tiri
veloci in sequenza.
A
Liam non è mai particolarmente piaciuto fumare. Il sapore all'inizio
è gradevole, poi diventa disgustoso e gli lascia la bocca secca. Per
non parlare degli effetti che ha l'erba sul suo cervello! Lo rende
confuso e stupido e a lui non piace sentirsi così. Però è
curioso, è da tanto che non lo fa, magari è cambiato qualcosa,
magari può essere divertente stavolta.
“Passamela,
dai”.
Zayn
gli regala un sorriso malizioso.
“Chi
hai chiamato tossico prima?”.
Liam
scuote il capo e afferra tra il pollice e l'indice la canna che Zayn
gli offre. Quando accosta le labbra al filtro si sente gli occhi
dell'altro ragazzo addosso.
“Mi
metti a disagio”, ammette.
Zayn
sgrana gli occhi.
“Non
sto facendo niente”.
Liam
scrolla le spalle e tira, non a pieni polmoni però, altrimenti
potrebbe soffocare. Il sapore è come lo ricordava, migliore forse.
Anche l'odore gli piace, sebbene gli faccia pizzicare un po' il
naso.
“Puoi
fumare ancora, se vuoi”.
Liam
fa altri due tiri e ripassa la canna a Zayn.
“Grazie”,
mormora.
Zayn
chiude gli occhi e poggia la testa alla parete. A Liam comincia a
fare male la schiena perciò si lascia andare anche lui contro il
muro. Il suo ginocchio è poggiato sulla coscia di Zayn ma nessuno
dei due sembra averci fatto caso.
Zayn
non parla mentre fuma. Gli unici rumori che Liam sente sono quelli –
smorzati - provenienti dalla città, che sembra lontanissima
rispetto a dove si trovano loro, e il leggero pop che
fanno le labbra di Zayn dopo che ha tirato.
Zayn
gli ripassa la canna quando è arrivata quasi alla fine.
“Attento
a non bruciarti la bocca”, lo avverte con voce roca, ma Liam si
brucia lo stesso.
Il
silenzio che cala su di loro a canna ultimata ha un che di pesante
e a Liam non piace perché i suoi pensieri sono troppo rumorosi
quando cercano di accavallarsi gli uni sugli altri.
Merda,
ho la bocca asciutta, pensa, dopo aver provato a dire qualcosa.
Zayn
ha la testa piegata di lato e lo guarda con curiosità. Liam comincia
a non sentirsi più in controllo dei muscoli della propria faccia.
“Quindi”,
inizia, passandosi la lingua sulle labbra.
“Quindi?”,
lo esorta Zayn.
Liam
non si ricorda cosa stava dicendo perché voleva dire troppe cose e
tutte insieme. Deve parlare, blaterare di qualcosa se non vuole
perdersi nei meandri del suo cervello. Odio l'erba, la odio la
odio la odio.
“Cosa
fai nella vita?”, domanda. Conversazione casuale, può
farcela.
Zayn
prende a dondolare la testa, con gli occhi semi chiusi.
“Vivo,
o almeno credo”, mormora.
“Lavori?
Vai all'università?”, insiste Liam. Ti prego dì qualcosa, non
ti addormentare, non mi lasciare qui da solo con me stesso.
Zayn
scuote il capo.
“Disegno”,
biascica.
“Stai
seguendo un corso?”.
“No,
disegno e basta. Non posso disegnare e basta?”.
Liam
annuisce.
“Suppongo
di sì”.
Zayn
lascia scivolare la testa sulla spalla di Liam. Questi si irrigidisce
ma non ha il coraggio di scansarsi.
“Tu
fai il bagnino e basta e io disegno e basta”, continua Zayn. “O
fai anche altro? Hai tipo un'identità segreta da super eroe o robe
simili?”.
Liam
pensa che lui viene pagato per fare il bagnino, Zayn invece no,
disegna per hobby, essendo mantenuto dai genitori. Ma si trattiene
dal dirlo perché se lo dicesse ad alta voce risulterebbe ancora più
maleducato di come lo ha pensato.
“No,
non ho nessuna identità segreta da super eroe”, afferma. “Ma
sono cintura nera di karate, in compenso”.
Zayn
soffoca una risata contro la maglia di Liam, pungendolo leggermente
con la barba, nel frattempo.
“Canto
anche”, dice dopo un po'.
“Ho
notato”, replica Liam, lanciandogli un'occhiata obliqua. Il peso
della testa di Zayn sulla sua spalla è confortante e fastidioso
insieme. Confortante in maniera fastidiosa. Liam non sa più cosa gli
passa per la testa.
“Eri
al mio concerto”, osserva Zayn.
“Lo
hai capito solo ora”, dice Liam. Voleva essere una domanda, ma gli
è uscita fuori come un'affermazione.
Zayn
scuote il capo.
“Eri
al tavolo con Louis”.
Sì,
quel coglione, pensa Liam.
“Lui
era al tavolo con me”, precisa. “Mi- è stato-”, prova a
dire, perché sente che deve dirgli qualcosa sul concerto, sulla sua
esibizione, perché beh, Zayn vorrà essere rassicurato o
qualcosa del genere. “Sei bravo”, dice infine e lo pensa
veramente, lo ha pensato sul serio durante il concerto, non senza una
punta di fastidio, se deve essere sincero.
“Ti
piace Jeff Buckley?”, domanda Zayn, ignorando il complimento. “Sai
che è annegato come un idiota?”.
Liam
ascolta la storia dell'annegamento di Jeff Buckley ricordando che
Louis ha accennato a qualcosa del genere la sera prima, a come
avrebbe dovuto essere una cosa meravigliosa che Zayn stesse
per morire della stessa morte del suo idolo. Louis è fuori di
testa.
Quando
Zayn finisce la sua storia il silenzio torna ad aleggiare su di loro.
“Sai?”.
Liam decide di spezzarlo. “Avrei voluto davvero che tu mostrassi un
po' di gratitudine nei miei confronti, ieri. Ti ho salvato la vita e
ho veramente veramente avuto paura che non ce l'avrei fatta, a
un certo punto, e che saresti morto davanti a miei occhi”.
Se
Liam ci ripensa gli torna il panico, il gelo nelle ossa.
“Non
sono sicuro di esserti grato”, afferma Zayn, gli occhi puntati sul
muro di legno davanti a lui.
Liam
muove la spalla per colpirlo all'orecchio. Che cazzo significa
questo?
“Quale
parte di 'saresti potuto morire se non ci fossi stato io' non hai
capito?”, sbotta, anche se è consapevole di avere un po' esagerato
affibbiandosi nella storia un ruolo forse più importante di quello
che ha avuto in realtà. Magari Zayn avrebbe resistito fino
all'arrivo dell'ambulanza e si sarebbero occupati loro di salvargli
la vita. O buona parte del cervello.
“E
allora?”, replica Zayn.
Liam
rotea gli occhi.
“Dici
sul serio? Saresti voluto annegare solo perché Jeff coso è
morto così? Mi dispiace dirtelo ma tu e lui non siete la
stessa persona”.
Zayn
inspira forte dal naso.
“No-non
è per quello”, balbetta.
Liam
si agita sul posto, spazientito.
“E
allora perché? Hai istinti suicidi? Fantastico, ho rovinato il tuo
meraviglioso piano suicida! Colpa mia!”.
“Non
puoi capire”, mormora Zayn.
Liam
si morde forte il labbro inferiore.
“Ci
pensiamo tutti, ogni tanto”, afferma. “Tutti a un certo
punto pensiamo che vogliamo morire, ma il più delle volte non
lo pensiamo davvero, perché noi vogliamo vivere, per questo
stiamo così male, perché vogliamo vivere ma abbiamo paura che lo
stiamo facendo nel modo sbagliato. Credimi, tu non vuoi morire, Zayn,
tu vuoi disegnare e cantare e divertirti ma hai paura che lo stai
facendo male”.
Liam
è un po' a corto di fiato dopo il suo exploit filosofico
indotto dalla droga e dalla straordinaria idiozia di Zayn.
Cristo, li odia i tipi come lui, quelli che pensano che piangersi
addosso fa figo e in realtà lo fanno solo perché gli piace
da morire. Fanculo.
Zayn
non risponde. Liam abbassa la testa per guardarlo in faccia e, da
così vicino, scopre che i suoi occhi sono arrossati e le sue iridi
sono coperte da un velo opaco che ha trasformato il nocciola in un
verde chiaro. Liam abbozza un sorriso perché teme che le sue parole
siano state troppo dure, quando in realtà volevano essere in
qualche modo incoraggianti. Zayn si sporge in avanti e di
punto in bianco lo sta baciando.
Liam
è shockato, completamente congelato sul posto. Non sta succedendo
davvero, pensa prima di decidersi ad agire. Volta di scatto il
viso - pronunciando un “No” deciso - e la testa di Zayn scivola
di nuovo sulla sua spalla.
Dire
che non se lo aspettava è dire poco.
Liam
è agitato da un miscuglio di sentimenti, sgomento, paura,
fastidio...ma allo stesso tempo è quasi compiaciuto:
qualcuno
ci ha provato con lui! Ok, forse non dovrebbe essere felice per
questo. Lui è fidanzato e tutto quanto, dovrebbe essere apposto
così, no?
Sono
impazzito?,
pensa. Fa sempre piacere quando qualcuno mostra interesse nei tuoi
confronti – specie quando hai una fidanzata che sembra darti per
scontato e apprezzarti di meno ogni giorno che passa – ma Zayn è
un ragazzo, ragazzo
con la O finale,
oltre che un idiota convinto di essere il sosia di una rockstar morta
vent'anni prima!
“Scusami”,
balbetta. Perché si sta scusando lui? Perché è dispiaciuto
se non ha fatto niente di male? “Io non volevo farti credere di-,
cioè io non sono-, io non sono gay, scusami”.
In
quale momento della serata esattamente ha dato a Zayn l'impressione
di essere interessato? E in quale momento della serata
esattamente Zayn ha deciso di interessarsi a lui?
“Non
lo è mai nessuno”, biascica Zayn, raddrizzando la schiena.
“Scusami”,
ripete Liam, di nuovo, mordendosi la lingua subito dopo. Ma che
problemi ha? Dovrebbe essere Zayn quello a doversi scusare. Lo ha
molestato! Ok, non esattamente molestato, ma gli ha
indirizzato attenzioni non richieste.
Il
mal di testa di Liam è appena esploso in tutta la sua potenza.
“Possiamo
andare a casa?”, implora. “Te la senti?”.
Zayn
si passa una mano sulla faccia.
“Sì,
guido meglio quando, ehm, quando fumo. Sono più concentrato”,
ribatte, evitando il suo sguardo.
Liam
crede di non aver mai vissuto un momento più imbarazzante in tutta
la sua vita.
“Allora
magari è la volta buona che ti accorgi di qualche semaforo”,
scherza, provando a sdrammatizzare. È forse troppo
presto?
Zayn
lo ignora e, senza aspettarlo, scende dallo scivolo.
Liam
è sinceramente dispiaciuto per lui anche se non sa esattamente
per cosa.
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Capitolo 4 *** Capitolo quarto ***
lz
-HARRY-
“Niall,
toglieresti i piedi dal sedile, per favore?”.
L'irlandese
sbuffa, stringendosi le ginocchia al petto.
“Diocristo,
manco avessi una Range Rover!”, si lamenta non accennando a
cambiare posizione.
Harry
gli da una manata sul ginocchio.
“Fotte
un cazzo, togli quei piedi”, ordina.
Niall
stavolta lo sta a sentire non risparmiandogli però una sequela di
insulti pronunciati a mezza voce.
“Liam
ti ha fatto sapere più niente?”, domanda Harry senza distogliere
lo sguardo dalla strada. Ora che Niall ha spostato le sue
scarpacce dal sedile può stare tranquillo. Più o meno.
“Viene
con un suo amico”, replica Niall sbrigativamente. “Puoi accendere
l'aria condizionata, per carità?”.
Harry
emette un ringhio basso e – spera – minaccioso.
“No,
Niall, non posso accenderla perché esce solo aria calda da quel
maledetto coso quindi abbassa il finestrino se hai caldo”,
dice d'un fiato.
Niall
sospira.
“Che
catorcio quest'auto, eh”, commenta cercando la manovella per tirare
giù il vetro.
“È
l'unica che ho, fattela piacere”, ribatte acido Harry. Odia quando
qualcuno parla male della sua macchina. Era di suo nonno che l'ha
lasciata in eredità a sua madre che l'ha passata a lui non appena ha
preso la patente, comprando per sé una nuova auto. Harry non può
mica lamentarsi, la sua macchina è un pezzo di antiquariato ed è
tutta sua, cosa potrebbe volere di più? “E se non ti va
bene esci con la tua la prossima volta”.
“Sai
che la mia la devo condividere con mio fratello e quel coglione la
prende una sera sì e l'altra anche approfittando del suo 'diritto di
primogenitura'”, risponde Niall a fatica, avendo ingaggiato una
lotta con la manovella che non vuole più saperne di muoversi.
“Niall!”,
esclama Harry. “Quante volte devo spiegartelo che il finestrino più
in giù di così non va?”.
Niall
lascia andare la manovella come se scottasse.
“Oh”.
Harry
si incupisce.
“A
volte ho la sensazione di parlare con te e non essere ascoltato”,
afferma.
“No,
dai, di solito ti ascolto”, cerca di rassicurarlo Niall. “Tranne
quelle volte che non ti ascolto di proposito, sai
com'è”.
Harry
ride.
“Buono
a sapersi”.
Dopo
aver fatto qualche metro Harry accosta con l'auto e parcheggia
davanti a una villetta alla fine di una lunga fila di villette.
Quella verso la quale sono diretti loro è la più piccola e la più
malconcia, per così dire, ma Harry ne invidia il proprietario perché
pagherebbe pur di vivere da solo, che sia in una modesta
casetta o in una roulotte o in un monolocale dove letto e cesso si
trovano a poco più di un metro di distanza. Fortuna che l'anno
prossimo inizierà l'università e avrà finalmente l'opportunità di
vivere lontano dai suoi.
“Sembra
che la festa sia già iniziata”, afferma, affiancando Niall sul
marciapiede. Dalla casa arrivano ovattati il suono della musica – R
'n B o qualcosa dal genere - e le voci di quelli che sono già
dentro.
“Credevi
che aspettassero noi?”, ribatte Niall, incamminandosi lungo il
vialetto.
“La
festa non inizia fin quando non arrivo io”, scherza Harry
allungando una mano a suonare il campanello prima che possa farlo
l'altro ragazzo.
“Certo,
Kesha, hai ragione tu”, gli risponde per le rime Niall.
Harry
suona un'altra volta mentre Niall batte con le mani contro il legno
della porta. Questa si spalanca al rallenty lasciando che il
rumore si riversi gradualmente all'esterno.
“Non
c'è bisogno che la buttiate giù, però!”, esclama il padrone di
casa tenendo la porta spalancata con un piede. In una mano stringe
una bottiglia di birra e nell'altra tiene una ciotola piena di
diosacosa.
“Che
accoglienza calorosa, Ed!”, commenta Harry, incrociando le braccia
sul petto.
La
bocca di Ed si spalanca in un sorriso.
“Haz!
Non ti avevo riconosciuto con quel coso sulla testa!”, replica,
invitandolo ad entrare dentro con un cenno del capo.
“Questo
coso è un cappello e dubito che mi renda irriconoscibile”,
afferma Harry tenendo la porta al posto del rosso per far passare
Niall ed entrando in casa dopo di lui. L'irlandese abbraccia l'altro
ragazzo e al grido di “oh, gelatine alla vodka!” gli ruba la
ciotola dalle mani.
“Quelle
devono mangiarle anche gli altri!”, gli urla dietro Ed mentre Niall
sparisce in mezzo alla folla.
“Sai
che non ne lascerà neanche una”, lo informa Harry.
“Ci
ho messo tutto il pomeriggio per farle!”, si lamenta Ed,
sconsolato.
Harry
ride e lo attira in un abbraccio.
“Quanto
tempo, Ed! Avevo quasi dimenticato la tua faccia rubiconda!”.
“Rubi-che?”,
domanda Ed .“ E comunque sei tu che non ti fai mai vedere!”,
dice, colpendolo alla testa con la bottiglia.
Harry
molla la presa sull'altro ragazzo e si toglie il cappello,
guardandosi intorno alla ricerca di un attaccapanni o qualcosa di
simile. La sua si rivela una ricerca infruttuosa, perciò decide di
poggiarlo sul mobile dell'ingresso. Dovessero rubarglielo poco
importa, l'ha comprato in un mercatino dell'usato. Hipster fino al
midollo, commenterebbe Niall, se solo lo sapesse.
“Sono
impegnato col lavoro”, si giustifica, riportando la sua attenzione
su Ed.
“Cazzate!”,
replica Ed. “Lavori al massimo tre volte a settimana e di sera per
giunta, ce l'avresti il tempo di farti vivo se solo lo volessi!”.
Harry
non può impedirsi di arrossire, colto in fallo.
“Chi
te le da tutte queste informazioni?”, indaga.
“Ho
le mie spie, Hazza”, risponde Ed in tono cospiratorio. “Non c'è
niente che tu possa nascondermi”.
Harry
si stringe nelle spalle.
“Non
c'è niente che io voglia nasconderti, comunque”, risponde
seriamente.
Ed
gli sventola in faccia la sua birra.
“Quando
avevi intenzione di dirmi allora che ti sei fatto delle amicizie
altolocate?”.
Harry
strabuzza gli occhi.
“Altolo-”,
inizia a dire prima che il senso delle parole di Ed si faccia strada
nel suo cervello. Si schiaffa una mano sulla fronte. “Sono qui,
vero?”.
Ed
fa un cenno con la testa verso il soggiorno.
“Una
decina di minuti prima di voi sono arrivati questi due perfetti
sconosciuti e ovviamente non volevo farli entrare”, spiega. “Ok
che la mia politica è quella di accettare gli imbucati perché
più siamo meglio è, però questi qui non li avevo mai visti in vita
mia e poi non erano assieme a qualcuno che conoscessi, quindi col
cazzo che vi faccio entrare. Potevano essere due ladri o, peggio,
due poliziotti in borghese. Poi però mi hanno detto di essere amici
vostri e allora non me la sono sentita di sbattergli la porta sul
naso. Mi sono fidato, non avevano la faccia da sbirri, in fondo”.
“Amici
nostri?”, è la prima cosa che viene in mente di chiedere a
Harry. Ha un improvviso moto di rabbia nei confronti di Niall e le
sue idee del cazzo e una sensazione di nausea allo stomaco. Non
credeva che avrebbero avuto la faccia tosta di venire veramente, quei
due.
“Sì,
quello mezzo indiano ha detto che lui e Niall si sono conosciuti a
una festa in piscina. L'altro invece ha detto che tu sei il suo
cameriere”, risponde Ed. “Non sapevo facessi il cameriere
personale a tempo perso”, conclude, con un sorrisetto
beffardo.
Harry
apre e chiude la bocca senza che ne venga fuori alcun suono.
“C-cameriere
personale?”, riesce a dire con voce spezzata. “Preferirei farmi
amputare le palle piuttosto che avere a che fare con la sua
persona!”.
Harry
si passa una mano tra i capelli e si appoggia al muro.
“Eddai,
Haz, sono sicuro che stesse scherzando”, lo rassicura Ed,
massaggiandogli una spalla con una mano. “Non c'è bisogno di
agitarsi”.
“Niall
me la pagherà per questo”, borbotta Harry.
“Niall?”.
“Sì,
quel cretino è convinto-”, Harry si morde la lingua per non
continuare. Sono fatti di Niall dopo tutto. “Niente, lascia
perdere. Vado a prendermi da bere.”
“Ok,
se vuoi la birra è in frigo, se invece preferisci qualcosa di più
forte c'è un tavolo con i superalcolici nel cortile sul retro”.
Ed
lo congeda con una pacca sulla spalla.
“A
dopo, Haz. Sfondati come solo tu sai fare”.
Harry
si sforza di sorridergli prima di recarsi dritto filato in cortile.
Rum, vodka, whiskey, qualcosa di forte, ora.
*
Harry
decide che se beve un cicchetto alla volta non riuscirà mai a
ubriacarsi. Meglio buttarne giù due di seguito, o forse anche tre.
Ha bisogno di ubriacarsi per dimenticare. Ha già scorto Louis
e Zayn sul divano del soggiorno intenti a parlare con delle ragazze e
se proprio dovrà incontrarli prima o poi vuole essere preparato.
Dopo aver ispezionato il tavolo alla ricerca del rum riempie tre
bicchierini di plastica e li allinea davanti a sé, poi li beve uno
dietro l'altro cercando di ignorare il saporaccio che gli
lasciano in bocca.
“Ci
vai giù pesante tu”, dice una persona alle sue spalle.
Harry
si volta lentamente non avendo riconosciuto la voce.
“Liam!”,
esclama ritrovandosi davanti un volto ormai per lui familiare. È
sollevato di incontrare qualcuno che condivida la sua stessa
antipatia per quei due.
Liam
gli sorride incerto e forse un po' intimidito per il fatto che Harry
abbia appena fatto fuori tre cicchetti di rum di fila senza battere
ciglio.
“Tu
non bevi?”, domanda il riccio.
“Il
mio amico è andato a prendere due birre in cucina”, spiega l'altro
ragazzo. “Preferisco tenermi sul leggero per il momento”.
Harry
aggrotta la fronte.
“Il
tuo amico? Ah, Niall mi aveva detto che venivi con un amico. A
proposito, lo hai già visto?”, domanda a raffica, già un po'
stordito dall'alcol che ha appena bevuto e che un po' gli pizzica la
gola, ma questo è nulla in confronto allo stato in cui vuole ridursi
stasera.
“No,
c'è talmente tanto casino che non l'ho ancora beccato”, risponde
Liam.
Harry
annuisce.
“Sono
contento che tu abbia deciso di venire”, afferma prima che la
conversazione rischi di arenarsi. In fondo conosce Liam a malapena
quindi non è che abbiano molte cose di cui parlare.
“Ehm,
io ancora non sono sicuro di aver fatto la scelta giusta”, dice
Liam, imbarazzato.
“Perché?”.
Liam
tossicchia.
“Non
conosco praticamente nessuno e non è che io sia, come dire, un
festaiolo”.
Harry
ci avrebbe scommesso che Liam non fosse proprio l'anima della
festa, però non gli sembra un tipo noioso. Forse un po'
troppo pacato e contenuto, ma non certo uno che rifiuta il
divertimento quando gli viene servito su un piatto d'argento. E alla
festa dove si trovano ci sono parecchie fonti di divertimento, ha
l'imbarazzo della scelta. Se proprio non gli va di ballare può
sempre ubriacarsi e se bere non gli piace più di tanto potrebbe
fumare o se fumare non è di suo gradimento potrebbe...beh, potrebbe
chiacchierare con qualcuno che riesce ancora a sostenere una
conversazione senza strascicare le parole, fare nuove amicizie, cose
così. Sono tutti abbastanza amichevoli alle feste, giusto? Il
punto è che Harry è stato a così poche feste senza sballarsi di
brutto che non è sicuro di essere la persona più adatta a dare
consigli su cosa si possa fare a una festa da sobri.
“Ehi,
Li, eccoti qua”.
Un
ragazzo alto e prestante, con una matassa di capelli da far invidia a
quelli di Harry nei loro giorni migliori, passa una birra a Liam.
Harry
decide di ignorare il senso di rivalità che questo nuovo tipo e i
suoi tanti capelli gli ispirano e incrocia il suo sguardo.
Questi gli fa un cenno con la testa.
“Ciao,
sono Harry”, si presenta il riccio, perché, beh, magari non tutti
sono amichevoli alle feste ma lui di certo lo è, capelli o non
capelli.
“Andy”,
dice di rimando l'altro ragazzo bevendo un sorso della sua birra.
Harry
sposta lo sguardo da Andy a Liam, a corto di parole.
“Ehm,
siete colleghi?”, domanda sforzandosi di fare conversazione, un po'
perché questi due non conoscono nessuno, un po' perché non sa come
defilarsi senza risultare maleducato.
“No,
io faccio il modello”, replica Andy puntando i suoi occhi chiari su
di lui, come a volerlo sfidare a fare obiezioni sul suo
mestiere.
“Uhm,
figo”, commenta Harry, abbozzando un sorriso.
L'imbarazzo
nell'aria è dissipato dall'arrivo di qualcuno che si arrampica sulla
schiena di Harry costringendolo a piegarsi in due sotto al suo peso.
“Hazza,
indovina cosa c'è di buono stasera?”, gli urla Niall
all'orecchio.
“Oltre
alle gelatine alla vodka?”, domanda Harry riuscendo nel frattempo a
far scendere Niall dalla sua schiena.
“Oltre
alle gelatine alla vodka”, conferma Niall. “Che qualcuno mi ha
rubato, tra l'altro, quindi puoi dire a quel coglione di Ed che non
le ho finite io”.
Harry
scuote il capo.
“Sì,
ok. Quindi, cosa c'è di buono stasera?”.
Niall
spalanca le braccia, eloquente. Harry solleva un sopracciglio,
dubbioso.
“Erba,
Harry, ERBA!”, esclama l'irlandese strizzandogli le guance con le
dita. “E di quella buona!”.
Harry
allontana le mani di Niall con un gesto seccato.
“L'erba
non si trova facilmente ultimamente”, osserva. “Ed ha avuto un
colpo di fortuna”.
“Non
l'ha trovata lui”, ribatte Niall. “L'ha portata qualcuno stasera
e scommetto che abbia fatto un affare visto quanti si sono fiondati a
comprarla”.
“Chi
l'ha portata?”.
“Ho
i miei sospetti ma non voglio rivelare la sua identità”, dice
Niall, facendo il gesto di chiudersi la bocca con una chiave.
Harry
rotea gli occhi.
“Liam!”,
esclama Niall, accorgendosi dell'altro ragazzo solo in questo
momento.
Liam
fa un cenno di saluto con la mano.
“Credevo
mi chiamassi prima di arrivare”, continua Niall.
Liam
si stringe nelle spalle.
“Comunque,
lui è Andy”, dice indicando il suo amico.
Niall
allunga una mano per presentarsi mentre Harry gli sussurra
all'orecchio “è un modello”. A giudicare dall'occhiataccia che
Andy gli lancia deve aver decisamente sentito.
“Venite
a fumare?”, propone Niall.
“Ne
hai comprata un po' anche tu?”, domanda Harry, stupendosi della
generosità del suo amico.
“Come
no”, ribatte Niall sarcastico. “Fumiamo quella di Josh”.
“E
tu sei sicuro che Josh sia disposto a condividere?”.
Niall
si acciglia.
“Ci
mancherebbe altro. Sapessi quante volte ha scroccato lui da me”.
Harry
ride e gli da una pacca sulla spalla.
“Io
bevo un altro po'”, afferma. “Ti raggiungo dopo”.
Niall
annuisce.
“Ok,
siamo in camera di Ed”.
“In
camera di Ed?!”, esclama Harry.
“Sì,
in camera di Ed con la sua collezione di bong. Non fare troppa
pubblicità alla cosa”.
Harry
si gratta il capo.
“Ed
lo sa?”.
“Che
ti frega?”, lo zittisce Niall. “Liam, Andy, voi venite?”.
Andy
e Liam si scambiano uno sguardo prima di annuire.
“A
dopo!”, li saluta Harry ritrovandosi da solo e ancora troppo
sobrio. Decide di farsi un altro paio di cicchetti – tequila,
questa volta – prima di passare alla birra. Mischiare è il
segreto per una sbronza come si deve.
Ha
appena attraversato la porta sul retro che si ritrova davanti
l'ultima persona al mondo che avrebbe voluto incontrare. Eppure se lo
sentiva nelle ossa, che sarebbe successo. Ed non vive certo in una
reggia, perciò era sicuro che lo avrebbe visto, prima o poi,
nonostante il casino, a meno che non si fosse chiuso in bagno tutta
la sera. Harry spera che Niall concluda presto il suo accordo o
quello che è con Zayn così da non essere costretto a rivedere Louis
a ogni fottuta serata della sua vita.
“Barry!”,
esclama Louis, agitandogli sotto al naso un bicchiere di quello che
sembra essere Jagerbomb, meglio conosciuto come il cocktail
che Harry odia di più al mondo. Curioso che lo stia bevendo la
persona che Harry odia di più al mondo.
Il
riccio sente lo stomaco contorcersi. Cristo, dammi la forza di non
spaccargli la faccia.
“Mi
chiamo Harry ma preferirei che tu non mi chiamassi proprio”,
sputa, cercando di oltrepassare l'altro ragazzo per andare a scolarsi
la sua birra in santa pace.
Louis
non sembra essere dello stesso avviso, infatti gli blocca la strada.
Nel tentativo di superarlo Harry finisce con le spalle al muro. Non
ho bevuto abbastanza per questo, pensa.
“Il
rosso ha organizzato una festa come si deve”, afferma Louis
prendendo un sorso del suo cocktail. Nella foga il liquido gli cola
lungo il mento e Louis esce la lingua per cercare di leccarlo,
offrendo a Harry la vista del suo piercing. Patetico e disgustoso,
pensa Harry, osservando le labbra lucide dell'altro ragazzo.
“Perché
hai detto al 'rosso' che sono il tuo cameriere?”, domanda,
infastidito.
“Perché
lo sei. O sbaglio, Larry?”, ribatte Louis, con un sorriso
maligno.
Harry
poggia una mano sul petto dell'altro ragazzo e tenta di spingerlo
via. Louis è irremovibile. Cazzo, forse ha bevuto troppo per
questo.
“Vuoi
qualcosa da me o posso andare a nascondermi in un angolo di questa
maledetta casa dove non sarò costretto a vedere la tua faccia di
merda?”, sbotta Harry.
Louis
solleva un sopracciglio.
“Bada
a come parli, ragazzino”, afferma poggiando un mano sul muro di
fianco alla testa di Harry e piegandosi in avanti. “In realtà una
cosa che vorrei da te c'è”.
Il
fiato di Louis accarezza il suo orecchio e qualcosa si muove nello
stomaco di Harry. E non per colpa dell'alcool. Che situazione del
cazzo.
“Non
sono sicuro di poterti aiutare”, si sforza di replicare.
Louis
ride e Harry sente l'odore forte del liquore bevuto da Louis
invadergli le narici.
“Tentar
non nuoce”, dice l'altro ragazzo.
“Parli
o devo sopportare la tua presenza ancora per molto?”.
Louis
si rimette dritto. Harry esala un sospiro di sollievo.
“Mi
domandavo se per caso potessi farmi avere il numero di Eleanor”,
confessa Louis. “Ieri se ne è andata prima che avessi occasione di
chiederglielo”.
Harry
è sul punto di scoppiare a ridere. Questo qui è più idiota di
quanto pensassi.
“Ascoltami,
bene”, esordisce, leccandosi le labbra. “Punto primo, anche se
potessi non lo farei. Punto secondo, forse ti è sfuggito, ma
io conosco Eleanor tanto quanto te. E punto terzo”, Harry fa
una pausa ad effetto, “non credo che sia il numero di una ragazza
quello di cui hai bisogno”.
Harry
conclude il suo discorso con un sorriso furbo aspettando che le sue
parole sortiscano il loro effetto, ma Louis sembra completamente
ignaro delle implicazioni di ciò che lui ha appena detto.
“Che
vuol dire?”, domanda infatti, sbattendo ripetutamente le palpebre.
Le sue ciglia lunghe colpiscono le sue guance con un ritmo quasi
ipnotico e Harry perde per un attimo il filo. Solo per un
attimo, eh, lui non è mica uno che si fa distrarre da certe cose.
Persone. Quello che è.
“Lo
so io come lo sai tu, Louis”, replica, puntando l'indice contro il
petto dell'altro ragazzo. “Le ragazze non
ti interessano, è inutile negarlo. E non credo che Eleanor ti farà
cambiare idea”.
Louis
fa scorrere lo sguardo dal dito di Harry alle sue labbra per poi
soffermarsi suoi suoi occhi.
“Farò
finta di non aver sentito”, dichiara, spostando il dito di Harry
con una manata.
“Fingere
ti riesce così bene”, ribatte Harry in tono canzonatorio. È
consapevole che il suo sia uno scherzo stupido e crudele ma finché
la sua vittima è uno come Louis non può sentirsi in colpa. Nel caso
in cui Louis non
sia gay come lui crede Harry potrà almeno vantarsi di essere
riuscito a dargli sui nervi – quale ragazzo etero non sentirebbe la
propria virilità
minacciata
di fronte a illazioni
del
genere? - e nel caso in cui Louis sia
gay
magari Harry gli sta pure
facendo un favore a spingerlo a uscire allo scoperto. A lui non
importa, in ogni caso.
“Mi
dispiace dover mettere un freno alle tue fantasie su di me”,
afferma Louis, passandosi la lingua sulle labbra in un modo che Harry
vorrebbe definire ammiccante
però non potrebbe metterci del
tutto la
mano sul fuoco, “ma sei un illuso, Harry”.
Louis
piega la testa di lato in attesa di una reazione dell'altro ragazzo –
reazione che non arriva perché Harry è un tantino confuso
da questa specie di segnali
contrastanti
che sta ricevendo da Louis – poi prende un altro sorso del suo
cocktail e lo saluta con un cenno del capo, allontanandosi
sculettando. Sculettando?
Lo sta facendo apposta?
Harry
ritorna in sé giusto in tempo prima che Louis sparisca alla fine del
corridoio.
“Fammi
sapere quando ritorni da Narnia!”, gli urla dietro. Louis si
prende la briga di fare capolino da dietro l'angolo per mostrargli il
dito medio.
“Coglione”,
borbotta Harry dirigendosi verso la cucina. Qui prende la sua tanto
agognata birra, la stappa coi denti e ne beve un generoso sorso,
appoggiandosi al frigo. Per un attimo non ricorda cosa avrebbe dovuto
fare dopo,
poi gli tornano in mente Niall e la sua proposta.
“Camera
di Ed”, dice ad alta voce, cercando di fare mente locale su dove
sia. Deve
essere su, per forza,
pensa, andando verso le scale.
Quando
finalmente trova la stanza che stava cercando non bussa neanche ma
spalanca direttamente la porta. Niall è piegato sul bong e sta
tirando su il fumo e quando lo vede praticamente soffoca.
“Haz,
mi hai fatto cagare addosso, credevo fossi Ed!”, dice, tossendo.
Il
fumo che avviluppa la stanza fa bruciare per un attimo gli occhi a
Harry. Vorrebbe dire ai suoi amici di aprire la finestra ma scopre
che la finestra è già
aperta.
“Allora
Ed non lo sa che siete qui”, afferma, sedendosi sul letto di fianco
a Josh che sta sorseggiando della vodka direttamente dalla bottiglia.
Liam
e Andy sono seduti accanto a Niall. Andy ha appena preso il bong
dalle mani dell'irlandese e si appresta a fumare anche lui.
“No
che non lo sa”, replica Josh.
Harry
si stringe nelle spalle.
“Tanto
sarà ubriaco da qualche parte, non lo scoprirà almeno fino a
domattina”, dichiara. “Passami un po' di quella vodka”.
Josh
si asciuga le labbra e gli allunga la bottiglia. Harry gli passa la
sua birra prima di bere un lungo sorso di superalcolico. Vodka
alla pesca.
La odia, ma non è nella posizione di lamentarsi, ora come ora.
Mentre
beve osserva con la coda dell'occhio Liam alle prese col bong. Forse
aveva sottovalutato
questo ragazzo. Liam sa
cosa
deve fare e non batte ciglio quando il fumo risale il collo del bong
e gli invade i polmoni.
“Che
te ne pare?”, domanda.
Liam
annuisce e gli mostra il pollice in su. Harry ride e si sporge per
toglierli il bong e l'accendino dalle mani, passandogli in cambio la
vodka.
Mentre
Harry armeggia col bong sente Niall lamentarsi di avere sete ma Andy,
che adesso è in possesso della vodka, si rifiuta di dargliela.
“Haz,
scendiamo a prendere da bere?”, piagnucola.
Harry
aspira per la seconda volta, lasciando che il fumo gli riempia i
polmoni e il cervello, prima di rispondere.
“E
vuoi lasciare questi qui da soli in camera di Ed?”.
Josh
gli rifila una gomitata.
“Cazzo
significa?”.
Harry
ride e gli cede il bong.
“Niente,
scherzavo”, taglia corto. “Andiamo, Ni, un po' di aria pulita
ti farà bene”.
Quando
mette i piedi a terra si sente girare la testa. La botta
del bong non lo ha colpito in pieno ma lui ha anche bevuto ed è
normale che non sia del tutto in se stesso a questo punto.
Niall
si aggrappa al suo braccio, rischiando di sbilanciarlo.
“Haaaaaz”,
lo chiama, strascicando le parole. “Accompagnami giù”.
Harry
indirizza Niall verso la porta, poi se la chiude alle spalle e
circonda la vita del suo amico con un braccio, nel tentativo di
stabilizzarlo, visto che non sembra del tutto in grado di muoversi da
solo. Niall gli passa un braccio attorno alle spalle e poggia tutto
il suo peso su di lui. Scendere le scale sarà un incubo,
pensa Harry, poggiando il piede sul primo gradino.
“Quanto
hai fumato, Ni?”.
“Un
po'”, replica Niall, battendogli una mano sul petto e mancando il
gradino successivo, rischiando di piombare giù dalle scale e
trascinare Harry con sé. Questi si aggrappa al corrimano e rafforza
la sua presa sul fianco di Niall, che ride emettendo dei piccoli
singhiozzi rochi.
“L'erba
mi rende stupido”, biascica l'irlandese, con un sorriso ebete
stampato in faccia.
“Diciamo
che parti da una buona base”, commenta Harry.
Niall
scoppia a ridere e affonda la faccia nel suo collo.
“Ti
voglio bene, McHazza Man”, bofonchia strusciando la testa
sotto al mento di Harry.
Ok,
Niall è nella sua fase sentimentale e appiccicosa. Harry può
gestirla. Certo che potrebbe gestirla molto meglio se non
fosse brillo e se Niall non si fosse gettato a peso morto su di lui,
rendendogli ardua questa stupida discesa. E se lo facessi
ruzzolare giù dalle scale? Non rimangono molti gradini, in fondo,
pensa. Nah, forse è meglio di no. L'omicidio del proprio
migliore amico non rientra nella sua lista delle 'cose memorabili da
fare a una festa'.
“Sicuro
di voler bere ancora?”, domanda.
“Certo
che voglio bere ancora! La festa non è mica finita!”.
“Giusto,
che domande”, mormora Harry rassegnato. È
sicuro che nella sua lista delle 'cose memorabili da fare a una
festa' non ci sia mai stato 'tenere la testa del mio migliore amico
mentre vomita'. Non c'è neanche 'aiutarlo a deambulare', ma finché
questo atto non coinvolge del vomito Harry può chiudere un occhio.
Triste però che lui sia sempre 'l'ubriaco che deve badare agli altri
ubriachi'. Peccato che il suo spirito da buon
samaritano
non si sopisca ma anzi si amplifica quando beve.
Harry
spera di poter scaricare Niall a qualcun altro e poter essere lui per
una volta l'ubriaco del quale gli
altri devono
occuparsi. Pensiero totalmente egoista, ok, ma i suoi amici sono mai
stati altruisti
quando
gli sono svenuti addosso o gli hanno vomitato sulle scarpe?
“Non
mi hai detto che mi vuoi bene anche tu, Haz”, piagnucola Niall.
Harry
afferra una mano di Niall per rassicurarlo.
“Ti
voglio bene anche io, Nialler, però, ti prego, non sboccarmi
addosso”, implora.
“Non
devo vomitare”, dice Niall con tono indignato.
Ok,
Niall non deve vomitare – per adesso - ma Harry ha tutto il
diritto di essere un tantino
paranoico, no?
Quando
finalmente riescono a superare l'ultimo gradino senza ulteriori
incidenti Harry guida Niall verso il cortile sul retro, brulicante di
gente che fa un sacco di rumore.
Fortuna che è i vicini di Ed siano via per le vacanze. Non
tutti però,
riflette Harry, sperando in cuor suo che nessuno chiami la polizia.
Un conto è essere fermato dalla polizia da minorenne, un altro
essere schedato
da maggiorenne.
“Nick!”,
urla Niall districandosi dalla presa di Harry, correndo incontro al
loro amico e gettandogli le braccia al collo.
Nick
rafforza la presa sul bicchiere che ha in mano e lancia uno sguardo
interrogativo a Harry, oltre le spalle di Niall.
“Ha
bevuto e
fumato, sai com'è”, si giustifica Harry.
“No,
non so com'è”,
ribatte Nick. “Non penso che Niall mi abbia mai abbracciato in vita
sua”.
Harry
ride e aiuta l'altro ragazzo a liberarsi dalla stretta di Niall.
“Ok,
Ni, basta così”, dice.
“Sei
sicuro di ricordarti di me?”, domanda Nick all'irlandese. “Sono
Nick, quello che avevi paura ti toccasse il culo fino all'altra
volta”.
Niall
incrocia le braccia sul petto, improvvisamente diffidente.
“Forse
perché mi
hai toccato
il culo?”, domanda con un pizzico di isteria
nel tono della voce.
Nick
finge dell'imbarazzo che chiaramente non prova. Anzi, sembra
piuttosto divertito.
È
senza ritegno,
pensa Harry, altrettanto divertito.
“È
successo una
volta. Ero ubriaco e ti ho scambiato per Harry”.
Niall
scuote il capo contrariato.
“Come
si fa a scambiare quel coso
secco
per il mio culo?”, domanda, mollandosi una pacca sul sedere.
“Ehiiii!”,
protesta Harry mentre Nick scoppia a ridere, non risparmiandosi
un'occhiata ai di dietro di Harry e Niall come a verificare la
veridicità delle parole dell'irlandese.
“Bevo”,
annuncia Niall girando sui tacchi.
“Ovviamente”,
commenta Harry osservando il suo amico dirigersi verso un gruppo di
ragazzi che sta facendo un gioco con un fustino di birra. Se
Niall finisce lì in mezzo muore, non
può fare a meno di pensare guardandoli: un ragazzo sta succhiando la
birra dal fustino attraverso un tubo, a testa in giù, reggendosi con
le mani al contenitore mentre gli altri gli sostengono le gambe,
tenendo il conto dei secondi. A un certo punto il ragazzo non ce la
fa più e agita le gambe per informare i suoi amici della sua resa e
intimargli di lasciarlo andare. Harry vede Niall offrirsi di essere
il prossimo e scuote la testa.
“Posso
offrirti da bere?”, dice Nick.
Harry
riporta la sua attenzione sul ragazzo davanti a lui.
“Nicholas,
ho pagato
per queste cose, hai ben poco da offrire”,
ribatte.
Nick
lo zittisce con un cenno della mano.
“E
io che volevo essere galante”, replica. “Posso almeno versarti
da bere?”.
Harry
gli regala un mezzo sorriso.
“Accomodati
pure”.
Nick
gli dedica un enorme
sorriso.
“Ok,
qualche preferenza?”.
“Qualcosa
di forte e non
alla frutta”.
“Ai
tuoi ordini, ragazzino”.
Nick
fa una giravolta su se stesso e parte alla volta del tavolo con gli
alcolici.
Harry
incrocia le braccia sul petto e muove la testa a ritmo della musica
che proviene dall'interno della casa – Nicki
Minaj,
forse Ed non è più in controllo della playlist
da
un po' – guardandosi intorno. Non riesce più a vedere Niall dato
il capannello che si è formato intorno ai ragazzi che giocano, se
gioco
si può definire il tentativo di uccidersi spruzzandosi della birra
in gola a testa in giù. Non che Harry voglia fare il moralista,
ma ci sono modi e modi di ubriacarsi, no? Il suo è quello di
mischiare quanta più roba possibile senza dover per forza bere
quantità industriali
di alcool. E farlo coi piedi per terra, possibilmente.
“Ecco
a te, Styles”.
Nick
gli passa un bicchiere di plastica pieno per metà di un liquido
scuro e al cui interno galleggia un bicchierino più piccolo.
“Niiiick”,
si lamenta. “Jagerbomb.
Come ti salta in mente?”.
Nick
scrolla le spalle.
“Se
il liquore ti butta giù la Red Bull ti
mette le aliiiii”,
scimmiotta.
“Vaffanculo”,
ribatte Harry ingollando d'un fiato il cocktail.
“Ehi
ehi, vacci piano!”, esclama Nick poggiandogli una mano sul collo.
Harry
lecca via dalle labbra il sapore dolce-amaro del cocktail e incrocia
lo sguardo di Nick.
“Disgustoso”,
commenta.
Nick
ride gettando indietro la testa.
“Non
pensavo di farti così
schifo”,
dice, massaggiando col pollice la porzione di pelle dietro l'orecchio
dell'altro ragazzo.
Harry
butta gli occhi al cielo.
“Parlavo
della robaccia che ho appena bevuto”, biascica.
Nick
ridacchia e si avvicina al suo orecchio.
“Meno
male”, sussurra. “Vuoi altro?”,
domanda con una punta di malizia non equivocabile.
Il
problema nella loro amicizia – perché un problema c'è, non
prendiamoci in giro - è questo: Nick non smetterà mai di provarci
con Harry e Harry non smetterà mai di rifiutarlo. Entrambi lo sanno,
a entrambi dispiace
ma entrambi continuano a farlo.
Nick è divertente, sarcastico, caustico quasi, ma allo stesso tempo
auto-ironico e spensierato. A Harry piace passare del tempo con lui,
anche se è più grande – vecchio,
direbbe, se Nick non provasse a staccargli la testa dopo - e i suoi
amici sono la banda di hipster più radicali
che
Harry abbia mai conosciuto, però Nick non gli piace in
quel modo.
Anche se Harry fosse gay – cosa che non è, punto – dubita che
Nick gli piacerebbe. Non è un brutto ragazzo, ma Harry non lo trova
attraente,
non come Louis- cosa
c'entra Louis adesso?!
Harry
scuote il capo per interrompere questo fastidioso
flusso di pensieri - il pensiero di Louis gli fa contorcere le
viscere in modi che non credeva possibili – e fa un passo indietro.
“Vado
a prendere del rum”, dichiara. “Ne è rimasto?”.
Nick
annuisce e lo segue al tavolo degli alcolici.
Harry
non è ancora
ubriaco quanto vorrebbe.
*
Harry
è più
ubriaco di quanto vorrebbe, adesso. È
seduto sul divano del salotto di Ed, con Nick da un lato – che ha
un braccio attorno alle sue spalle - e dall'altro la sua amica dai
capelli sgargianti.
Si
sente irrequieto e a disagio, lì seduto senza fare niente. La sua
testa è un casino
e
in bocca sente ancora il sapore del rum e quello dolciastro e
nauseante
della Red Bull che ha bevuto secoli
prima.
E poi ha caldo, il divano gli si è incollato alla maglia che gli si
è incollata alla schiena. Fantastico,
perfetto, uao, mi sto divertendo un mondo. Dov'è Niall?
“Take
a bite of my heart tonight”,
canticchia Nick al suo orecchio, riecheggiando le parole della
canzone che suona nell'altra stanza. Certo, del suo cuore,
come no.
Harry
stringe un ginocchio di Nick in una tacita richiesta di lasciarlo
andare.
“Haz?”,
domanda Nick. “Tutto ok?”.
“Bagno”,
bofonchia Harry mettendosi in piedi di scatto e rischiando di cadere
sul tavolino davanti a lui.
Nick
gli poggia una mano sulla schiena. Togli
quella mano, Nick, togli quella mano.
“Ti
serve aiuto?”.
“No,
tutto a posto”, biascica Harry mostrandogli il pollice in su. “
Tutto okay”.
Si
dirige in bagno strascicando il passo, appoggiandosi al muro di tanto
in tanto. È
come se la sua testa fosse piena d'aria- no, di acqua, meglio. La sua
testa è una boccia per pesci, decide, e il suo cervello è il
pesciolino rosso morto a pancia in su nell'acqua. Wow.
I suoi piedi sono dei macigni
che si muovono per inerzia. Se
mi fermo sono perduto,
cerca di motivarsi, tanto
vale che dorma in corridoio.
Quando
raggiunge la porta del bagno le si poggia addosso per spingerla e una
volta dentro cerca freneticamente l'interruttore. La luce gli ferisce
gli occhi, abituato com'era alla semioscurità della casa.
“Cazzo”,
mormora poggiandosi al lavandino con tutte e due le mani e
guardandosi allo specchio. “La gente mi ha visto con questa
faccia?”.
Respira
profondamente, cercando di mettere ordine nei suoi pensieri. Ma non
c'è modo di mettere ordine nei suoi pensieri quando questi ruotano a
tutta velocità nella sua testa, confondendosi l'uno con l'altro.
Harry non è più sicuro che ci siano effettivamente dei pensieri
distinti
nella sua testa, ma piuttosto un
frullato.
“Sono
ubriaco”, dice alla sua immagine riflessa, poi fa una smorfia per
provare i muscoli della faccia.
Niall
sarà in buone mani?,
si domanda. No, niente paranoie, le paranoie sono cattive,
le paranoie portano a fare telefonate moleste
al proprio migliore amico – che forse è ancora in cortile a bere
il suo peso in alcool o di sopra a fumare l'erba di qualcun altro -
e durante una telefonata molesta da ubriaco chissà quante cose
imbarazzanti
possono venire fuori dalla sua bocca! Non
vuole più rischiare di fare confessioni indesiderate al proprio
migliore amico. O a chiunque altro. Quindi è meglio starsene da
solo
in bagno per un po'.
Harry
apre l'acqua del rubinetto e mette le mani a coppa sotto il getto.
“Fredda”,
mugugna, prima di piegarsi in avanti per sciacquarsi abbondantemente
la faccia. Si sente già un po' meglio.
Nel
momento in cui si appresta a ripetere l'operazione la porta del bagno
si apre di scatto rivelando sulla soglia l'incubo
e la condanna
di Harry Styles.
“Non
ve lo insegnano ai vostri corsi
di galateo
o quello che è che si bussa prima di entrare?”, domanda al nuovo
arrivato, mentre l'acqua gli sgocciola lungo il mento.
“Devo
pisciare”, fa per tutta risposta Louis, chiudendosi la porta alle
spalle.
“Ok,
niente corsi di galateo per te”, ribatte Harry affondando la testa
sotto il getto d'acqua.
Quando
riemerge Louis è ancora lì. Non
era un'allucinazione, allora.
“Quale
parte di 'è occupato' non hai capito?”, domanda, passandosi una
mano sulla faccia e godendo della sensazione rinfrescante dell'acqua
sulla pelle. “Sono qui davanti a te, più chiaro di così?”.
“E
tu quale parte di 'devo pisciare' non hai capito?”, ribatte Louis,
sbottonandosi il primo bottone dei jeans. “Più chiaro di così?”.
“Falla,
allora. Chi ti trattiene?”, dice Harry. “Non mi lasci in pace
neanche
in bagno, cristo”, si lamenta allo specchio.
Louis
si è spostato alle sue spalle e sembra instabile sulle gambe. Ci
sono delle borse sotto i suoi occhi e il suo ciuffo non è perfetto
come lo era quando lui e Harry si sono incontrati all'inizio della
serata.
“Te
lo scordi che la faccio davanti a te”, borbotta, aggiungendo un
pervertito
tra i denti.
Harry
si aggrappa al lavandino per combattere l'urgenza di infilare la
testa di Louis nella tazza del cesso e scaricare.
Louis gli da sui nervi quando è sobrio, ma gli ispira istinti
omicidi quando è ubriaco.
“Bene,
allora dovrai aspettare che finisca quello che stavo facendo”,
sputa con rabbia, per poi piegarsi in avanti e infilare di nuovo la
testa sotto l'acqua sperando che Louis si pisci
addosso nel
frattempo.
Harry
piega la testa di lato e scopre che l'altro ragazzo si è appoggiato
al box doccia e lo guarda mordendosi il labbro inferiore.
“Ti
piace quello che vedi?”, domanda, muovendo il sedere.
Louis
rovescia gli occhi all'indietro.
“Mi
piacerebbe di più se ci annegassi, là sotto”, ribatte.
Harry
decide di prolungare la sua operazione solo per infastidirlo. Si sta
praticamente lavando la testa e purtroppo si sente quasi
sobrio
di nuovo.
Louis
ha iniziato a fare dei rumori molesti
sbattendo ripetutamente il piercing contro i denti.
Harry
grugnisce e chiude il getto dell'acqua.
“Ti
odio”, dichiara, drizzando la schiena e allungando una mano per
prendere l'asciugamano.
Louis
non sembra impressionato, ma Harry nota che si artiglia nervosamente
la cintura dei pantaloni.
“E
se io rimanessi qui fino a domattina?”, domanda. “Te la faresti
addosso?”.
“Troverei
un bel vaso e la farei là dentro”.
Harry
allarga le braccia come a invitarlo a mettere in pratica il suo
proposito.
“Vaffanculo”,
abbaia Louis, spazientito.
Harry
affonda la testa nell'asciugamano e si tampona la faccia e i capelli.
Con tutta la calma del mondo.
“Usciresti
da questo fottuto bagno, testina di cazzo?”, gli intima Louis con
tono mellifluo.
Harry
ride e fa un passo verso di lui.
“Altrimenti?”.
Louis
lo colpisce alla spalla con un pugno. Patetico.
Harry
lo spinge in avanti e quando le ante della doccia si aprono e Louis
perde l'equilibrio e ci finisce dentro
Harry si sente la persona
più potente del mondo.
“Tu
sei pazzo”, squittisce Louis cercando con le mani un
appiglio per non scivolare sul piatto della doccia.
Harry
ride spalancando la bocca e gettando la testa all'indietro, quasi
fosse fuori di sé.
“AIUTO!”,
urla Louis. “Sono con un pazzo che vuole uccidermi!”.
Harry
ride ancora più forte.
“Nah,
non ne varrebbe la pena”, mormora osservando Louis, che ricambia il
suo sguardo con gli occhi sgranati.
“Tu.Sei.Pazzo”,
scandisce Louis.
Harry
scuote il capo ma i suoi ricci non ondeggiano come fanno di solito,
bagnati e incollati alla sua testa come sono.
“Ti
stai ripetendo”, replica.
Louis
è braccato da Harry, letteralmente messo all'angolo all'interno del
minuscolo box doccia e Harry prova una sensazione di onnipotenza
nel vederlo indifeso e in qualche modo fuori personaggio.
Gli
occhi di Louis si spalancano ancora di più quando Harry entra dentro
la doccia con lui.
“Se
questo è un tentativo di approfittarti di me ti avverto che so
urlare come nessun altro”, biascica.
Harry
solleva un sopracciglio e si trattiene dallo scoppiargli a ridere in
faccia, anche se la sua bocca si contorce in maniera pericolosa.
“Sei
uno che urla, mh?”, mormora. “Buono a sapersi”.
“Aspetta”,
dice Louis, aggrottando la fronte, “non intendevo 'urlare' in senso
sessuale. Oddio”.
Louis
si mette una mano davanti alla bocca e la sua espressione è ancora
più spaurita di prima, se è possibile. Harry lo trova in qualche
modo adorabile.
“Peccato”,
sussurra piegando la testa di lato e lanciando un'occhiata obliqua al
microfono della doccia. Louis segue la direzione del suo sguardo e
deglutisce rumorosamente.
“Non
ci pensare neanche”, sibila.
“Ti
va una doccia?”, domanda Harry afferrando con uno scatto il
microfono.
“Tu
sei pazzo!”, esclama Louis cercando di bloccare la mano di Harry
prima che si stringa attorno al rubinetto. Harry riesce a liberarsi
dalla sua presa con uno strattone – Louis rischia di scivolare
perciò si aggrappa alla sua maglia - per poi puntare
contemporaneamente il microfono sulla faccia di Louis e aprire
l'acqua. Il volto dell'altro ragazzo è inondato da uno spruzzo
d'acqua gelata.
Harry
ride istericamente davanti all'espressione di pura indignazione sul
viso di Louis. Questi sbarra gli occhi e sputacchia mentre tenta di
allontanare il microfono dalla sua faccia, afferrandolo con tutte e
due le mani. Harry deve riconoscere che è dotato di una certa forza.
“Cosa
credi di fare?”, domanda Harry, in tono canzonatorio.
Louis
riesce a spostare l'angolazione del microfono e a orientare il getto
verso il muro ma a Harry basta piegare il polso verso il basso
perché l'acqua bagni i vestiti di Louis. Non importa se nel
frattempo anche i suoi jeans e le sue scarpe si stiano
bagnando.
Louis
gli sta lanciando insulti di ogni genere – includendo sua madre,
sua sorella e perfino sua nonna, alla faccia delle buone maniere –
e Harry si sta spanciando dalle risate. Non credeva che Louis potesse
essere la sua fonte di divertimento della serata, dopo tutto.
Proprio
perché lui sta ridendo come un matto abbassando perciò la guardia,
Louis riesce – e Harry non capisce come quando perché – a
ruotare il microfono verso di lui. Il getto d'acqua gli investe il
petto in maniera quasi dolorosa e la sua maglia è
improvvisamente fradicia.
“Pezzo
di-”, comincia a dire prima di notare l'espressione di trionfo
sul viso dell'altro ragazzo e sentire un'improvvisa urgenza di
lavargliela via. Strappa il microfono dalle mani di Louis e lo
solleva sopra la sua testa - forte dei suoi centimetri in più di
altezza – muovendolo da destra a sinistra e da sinistra a destra in
modo che Louis non riesca ad afferrarlo e irrorando il ragazzo
d'acqua dalla testa fino ai piedi, regalandogli una doccia vera e
propria. Non vuole lasciare asciutto neanche un centimetro del
suo corpo.
“Basta
adesso, basta, per favore!”, si lamenta Louis, cercando di
schermarsi con le braccia.
Harry
è estasiato, la vendetta gli sta dando alla testa. Vendetta
per cosa, poi? Non riesce a ricordarlo in questo momento. Quello che
conta è che Louis è alla sua mercé e lo sta implorando di
smettere. Che goduria.
Il
getto improvvisamente si interrompe. Harry fissa stupito il microfono
per qualche secondo poi abbassa lo sguardo e scopre la mano di Louis
sul rubinetto. Harry guarda Louis incredulo per un po', con le labbra
che si aprono e si chiudono, incerte se formare una protesta o un
complimento per essere riuscito a fregarlo mentre lui era in preda al
suo delirio di onnipotenza.
Il
ciuffo bagnato di Louis gli si è appiattito su un lato della fronte
e Harry nota che i suoi occhi hanno assunto una nuova sfumatura di
blu mentre lo guardano con un misto di fierezza e disprezzo. Ha la
bocca leggermente spalancata e ansima, mentre copiosi rivoli d'acqua
gli scorrono dai capelli lungo il viso, concentrandosi sul mento e
per poi colare sulla maglia. C'è qualcosa di intrigante in questa
immagine, qualcosa di osceno.
Harry
si accorge di stare ansimando anche lui. Abbassa il braccio che
ancora stringe il microfono e lo scopre dolorante. Louis è fradicio
e trema un po' ma il suo sguardo è concentrato su Harry, come se si
aspettasse un altro attacco da un momento all'altro. La tensione è
palpabile tra di loro ma nessuno dei due accenna a muoversi. Da
qualche parte nella testa di Harry si forma un pensiero: che cazzo
ho combinato?
“Io-”,
inizia Harry ma non sa esattamente cosa dire. C'è ancora
dell'adrenalina in circolo nel suo corpo e tanto tanto alcool. Gli
gira un po' la testa.
Louis
solleva una mano per togliersi una manciata di capelli davanti agli
occhi. Harry inghiotte una specie di groppo che ha in gola. Piccole
gocce d'acqua sono intrappolate tra le ciglia lunghe di Louis e Harry
non riesce a distogliere lo sguardo mentre il groppo che ha
inghiottito si trasforma in un nodo allo stomaco.
Gli
occhi di Louis sono blu blu blu come il mare che Harry ha visto solo
una volta nella vita e forse è di nuovo totalmente ubriaco, forse i
fumi dell'alcool gli ostruiscono i pensieri, fatto sta che Harry non
è completamente in possesso delle sue facoltà
mentali
quando si piega in avanti e preme le labbra contro quelle di Louis,
afferrandogli contemporaneamente una spalla e chiudendo gli occhi.
Dalla bocca di Louis sfugge un verso di sorpresa che Harry decide
volutamente di non interpretare come un rifiuto
o qualcosa di simile mentre muove insistentemente le labbra su quelle
dell'altro ragazzo che però non reagisce al bacio. Harry apre gli
occhi e trova quelli di Louis completamente sbarrati.
Per la sorpresa, il microfono gli scivola dalla mano e cade sulla
ceramica con un rumore secco. Harry chiude di nuovo gli occhi
emettendo un gemito di frustrazione, premendosi ancora di più addosso a Louis. È quando
prova a tirare fuori la lingua per cercare di forzare le labbra di
Louis che l'altro ragazzo reagisce...spingendolo con forza.
In
una frazione di secondo Harry ritorna alla realtà, alla triste,
dura, fredda e bagnata
realtà. Sono
fottuto,
pensa, ho
combinato un casino.
Louis
lo guarda con gli occhi fuori dalle orbite mentre si passa una mano
sulle labbra. Harry è a corto di parole e l'unica soluzione che gli
viene in mente per togliersi da questa assurda situazione in cui si è
volontariamente e stupidamente cacciato è fuggire dal bagno a gambe
levate.
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Capitolo 5 *** Capitolo quinto ***
lz
Quando
Liam apre gli occhi il mondo attorno a lui oscilla in maniera
allarmante e per di più puzza di vecchio e stantio. Il
ragazzo prova a mettersi seduto ma le vertigini e un vago senso di
nausea lo costringono a stendersi di nuovo.
Inspira
ed espira per qualche secondo, fissando il soffitto. Di tre è cose è
completamente certo in questo momento in cui il retro della
sua testa letteralmente pulsa e la sua bocca è così asciutta
che la lingua deve essersi quasi sicuramente seccata:
quella dove si trova non è la sua camera, il letto dove è disteso
non è il suo e la persona accanto a lui non è decisamente
Danielle.
Piega
la testa di lato e questo semplice movimento amplifica la dolorosa
pulsazione che affligge il suo cervello, poi si passa la
lingua sulle labbra realizzando che uao, ha ancora una lingua!,
prima di sporgersi oltre al cuscino per scoprire l'identità
della persona che dorme nel suo stesso letto ( e russa
spudoratamente, per giunta).
“Niall”,
sussurra, stupendosi della voce roca con la quale ha pronunciato il
nome dell'altro ragazzo. L'irlandese è steso in posizione fetale,
con una mano sotto alla testa a mo' di cuscino, e dorme a bocca
aperta.
Liam
si passa nuovamente la lingua sulle labbra – morirà di
disidratazione se non beve entro due minuti - e cerca di fare
mente locale per tentare di scoprire come sia finito a condividere il
letto di Ed – perché quella dove si trova è indubbiamente camera
di Ed – con Niall. L'ultima cosa che ricorda della notte appena
trascorsa è una bottiglia di vodka bevuta sugli scalini assieme a
Andy e una ragazza – Emma? Amy? - prima che Josh li trascinasse di
nuovo di sopra a fumare un'altra canna, con Niall al seguito. Dopo si
sarà più mosso dalla stanza o è crollato addormentato sul letto
senza rendersene conto?
“Dove
è finito Andy?”, si domanda, sforzandosi di mettersi a sedere. La
testa gli martella fastidiosamente mentre fa una panoramica della
stanza alla ricerca del proprio amico.
Liam
scopre Harry profondamente addormentato su un materassino gonfiabile
sistemato ai piedi del letto. Ed ha la testa poggiata al materassino
ma il resto del suo corpo giace sul pavimento della stanza e c'è
un gatto che dorme placidamente sulla sua schiena. Josh è
sdraiato scompostamente su una poltrona, la testa che gli penzola
oltre uno dei braccioli. A meno che Andy non si sia messo a dormire
sotto al letto di lui non c'è traccia.
Liam
lo maledice mentalmente per averlo abbandonato strafatto e
incosciente in casa di uno sconosciuto senza pensarci due volte, e si
fruga le tasche in cerca del cellulare, nella speranza che il suo
amico lo abbia almeno avvertito dei suoi spostamenti tramite
un sms o un messaggio in segreteria. Quando scopre di non aver
ricevuto alcun messaggio borbotta tra i denti e si affretta a
digitare un sms all'indirizzo di Andy.
Grazie
tante, eh, scrive, posando poi
il cellulare nella tasca posteriore dei jeans e accumulando le forze
per il passo più importante:
alzarsi dal letto.
Il
pavimento è freddo perché hanno dormito con la finestra aperta -
probabilmente nel vano tentativo di dissipare la puzza di fumo
che tuttavia impregna ancora la stanza – e il mondo continua a
oscillare mentre Liam si muove a piccoli passi in direzione delle
proprie scarpe, che ha scorto ai piedi del letto. Quando si piega per
indossarle è subito investito da un'ondata di nausea e il dolore
alla testa diventa per un attimo lancinante.
“Mi
serve un'aspirina”, mormora tra sé e sé, “e almeno un litro di
acqua”.
Prima
di uscire dalla stanza controlla se ha ancora con se il proprio
portafoglio – sì, ce l'ha, spera pieno – poi si dirige
alla ricerca del bagno. Dopo aver percorso un breve tratto di
corridoio vede una porta parzialmente aperta su una stanza
semi-allagata: deve essere il bagno. Entra cercando di evitare la
pozza d'acqua sul pavimento e si appoggia al lavandino.
Liam
si guarda allo specchio e contrae il viso in una smorfia alla vista
della sua immagine riflessa: ha delle occhiaie spaventose e il colore
della sua pelle tende al grigio. Affascinante.
Abbassa
la testa per cercare il rubinetto dell'acqua e il suo cervello fa
sentire la sua protesta sotto forma di stilettate
contro
il cranio. Decide di ignorarle e apre l'acqua, poi si piega per
sciacquarsi abbondantemente la faccia, sperando di lavare via il
sonno, la sbronza e quella specie di patina di grigio che tinge il
suo volto. Prova anche a bere ma le sue mani non riescono a
raccogliere abbastanza acqua per dissetarlo. Dopo fa una rapida
ricerca tra gli scaffali del bagno finché non trova degli analgesici
ed è quasi tentato di baciare la boccetta delle pillole per il
sollievo.
Non
si prendeva una sbronza da Capodanno. È sempre stato
un tipo cauto nel bere, da una parte perché ha problemi ai
reni sin dalla nascita e dall'altra perché non gli piace perdere il
controllo. Ma quello che gli piace ancora meno è il
post-sbronza, quello che sta sperimentando in questo momento e
che gli fa rimpiangere ogni singola goccia di alcool e ogni tiro di
canna che ha fatto la sera prima. Doveva essere veramente frustrato
per essersi lasciato andare così.
La
mia vita è uno schifo, è il pensiero che gli scappa e Liam
avrebbe voluto riuscire a trattenersi. Non è una cosa facile da
ammettere, è dolorosa e triste e lui non può fare niente per
cambiare le cose. Non riesce a fare niente per cambiare le
cose, o forse non ci prova abbastanza. Ha vent'anni, è bloccato in
una vita che non non gli sembra la sua e la paura gli
impedisce di fare qualsiasi cosa.
Liam
inghiotte l'amaro che ha in bocca e stringe nel pugno l'aspirina.
Dovrà scendere in cucina per trovare un bicchiere, bere diciotto
litri di acqua e magari mettere qualcosa sotto ai denti, già che
c'è. Ha approfittato abbastanza dell'ospitalità di Ed – che
comunque non conosce - dormendo nel suo letto perciò non
pensa che l'altro ragazzo possa lamentarsi se adesso gli ruba
un'aspirina e del cibo.
Quando
arriva al piano di sotto sente qualcuno russare in soggiorno. Per
pura curiosità si dirige verso il divano e sbircia oltre la
spalliera. Louis è disteso a pancia in su, con un braccio sugli
occhi e un piede poggiato per terra, e dorme in maniere inquieta,
agitandosi di tanto in tanto. Forse Liam non è l'unico che è stato
abbandonato dal proprio migliore amico, dopotutto.
Liam
è costretto a rimangiarsi questo pensiero quando gli arriva alle
narici l'odore del fumo di sigaretta proveniente dalla cucina.
Potrebbe essere chiunque, chiunque
altro,
ma lui se lo sente nello stomaco che è Zayn
che
sta fumando. La sera prima ha cercato in tutti i modi di evitarlo
dopo averlo notato per caso in soggiorno ma a un certo punto si sono
incrociati e Zayn gli ha dedicato un cenno di saluto con la testa
mentre lui si è sentito avvampare
e
ha balbettato in cambio uno “ciao” a malapena percettibile. Non è
colpa sua se Zayn ha reso le cose imbarazzanti
quella sera al parco e non è colpa sua se Liam non è intenzionato a
dargli quello che Zayn vuole. Se lo vuole ancora, qualunque cosa sia.
Zayn
sarebbe potuto diventare un amico per lui. È una di
quelle persone che Liam reputa interessanti perché parlano poco e si
accigliano molto – anche lui è una di queste persone ma nessuno
riuscirà mai a farglielo ammettere – e sembrano nascondere un
mondo interiore contorto e complicato dietro ai loro silenzi. Però
con lui aveva parlato, perché
persone del genere non è che non vogliano
parlare, dipende tutto da chi hanno davanti. Zayn aveva
blaterato di Jeff Buckley e di altre cazzate simili, riversandogli
addosso il suo umorismo secco e
il suo sarcasmo gratuito. Con lui Zayn era stato pure gentile
quella sera, a modo suo, senza
farglielo pesare, senza gesti plateali e senza pretendere nulla in
cambio. Beh, eccetto- Insomma,
Zayn è riuscito ad abbattere completamente lo scheletro
di quel rapporto che avevano appena instaurato o che avrebbero potuto
instaurare.
Liam
si ritrova a pensare che magari Zayn è tutto il contrario di quello
che ha immaginato nel corso di quella folle serata, forse è davvero
lo stronzo arrogante e viziato che aveva intravisto la prima volta in
piscina, uno di quelli che si sente in diritto di prendere quello che
vuole semplicemente perché può.
Liam
prova improvvisamente pena per se stesso, per questo suo assurdo
e inconscio
desiderio di conoscere cose e persone nuove, di fare nuove
esperienze. Dovrebbe accontentarsi di quello che ha, per evitare di
cadere nella rete di persone che vogliono solo approfittarsi di lui.
Eppure la voglia di gettarsi incontro all'ignoto,
al nuovo e al pericoloso
è tanta e quella notte con Zayn è stata la cosa più eccitante
che gli sia capitata negli
ultimi anni. Ecco, lo ha ammesso. Non se l'è cercata questa
cosa, non lo avrebbe mai
fatto, il destino – Zayn? - ha deciso per lui. Però Zayn doveva
per forza baciarlo! Ok, Liam vuole provare cose nuove, ma quello,
no grazie!
Liam
è estremamente nervoso quando entra in cucina e trova Zayn seduto su
una sedia, con un ginocchio contro al petto e una sigaretta tra le
labbra. Ha lo sguardo fisso sul tavolo ed è completamente immobile.
“'giorno”,
biascica Liam, affrettandosi ad aprire il primo sportello che trova,
nel disperato tentativo di evitare lo sguardo dell'altro ragazzo.
“Ciao”,
mormora Zayn distrattamente.
Liam
setaccia altri due ripiani prima di trovare un bicchiere di vetro. Ci
soffia dentro perché non si sa mai e si dirige verso il lavandino.
Il getto d'acqua è debole e Liam deve aspettare un po' prima che il
bicchiere si riempia completamente, poi raccoglie la pillola ormai
incollata al palmo sudaticcio della sua mano con la lingua e ingolla
l'intero contenuto del bicchiere tutto d'un fiato. La sua sete non si
è ancora placata perciò decide di riempirlo di nuovo.
Mentre
aspetta si concede di osservare il profilo di Zayn, illuminato per
metà dai raggi del sole che filtrano dalla finestra della cucina.
Sul suo volto c'è più barba di quella che c'era l'ultima volta che
si sono visti e questo gli dona un aspetto trasandato e sciupato.
Zayn
deve sentirsi i suoi occhi addosso, per questo si volta a guardarlo.
Liam sussulta, colto in flagrante.
“Nottataccia?”,
domanda l'altro ragazzo, portandosi la sigaretta alle labbra e
socchiudendo un poco gli occhi.
Nel
tentativo di evitare il il contatto visivo, Liam lascia scorrere lo
sguardo lungo la stanza. Il disordine e la sporcizia regnano
sovrani: cartoni di pizza giacciono accumulati in un angolo accanto a
tre enormi sacchi neri contenenti bottiglie e bicchieri, quasi
sicuramente residui della festa della sera prima, batuffoli di
polvere grossi come ratti sono incollati ai piedi delle sedie
e il pavimento è macchiato qua e là di dio solo sa cosa.
Liam cerca di tenere a bada la sua germofobia e si risolve di
puntare i suoi occhi su Zayn, che ancora aspetta esitante una
risposta alla sua domanda.
“Devo
ancora smaltire la sbronza”, mugugna.
Zayn
rilascia uno sbuffo di risata.
“Non
ti conviene bere tanto se non reggi l'alcool”, replica, con una
luce di scherno negli occhi.
Liam
strabuzza gli occhi.
“Scusa?”,
domanda con voce arrochita. “Lo reggo benissimo l'alcool, io”.
In
quel momento l'acqua trabocca dal bicchiere bagnandogli le dita e
Liam si affretta a chiudere il rubinetto, perdendosi l'espressione
divertita di Zayn mentre si morde le labbra e scuote il capo al suo
indirizzo.
“Già”,
mormora, alzandosi in piedi.
Liam
se lo ritrova accanto senza accorgersene. Zayn si sporge in avanti
per spegnere la sigaretta nel lavandino e Liam può sentire l'odore
di fumo mischiato a quello del dopobarba che la sua pelle emana,
insieme a un vago aroma di menta rimastogli addosso probabilmente a
causa della chewingum che ha masticato prima di fumare e che adesso è
incollata al tavolo. Teppista, pensa Liam, affondando il naso
nel bicchiere.
Zayn
lo scruta con occhi curiosi. Liam si sente pizzicare la pelle per il
fastidio.
“Stessa
cosa non si può dire di te”, afferma.
L'espressione
di Zayn è interdetta.
“Tu.
L'alcool”, aggiunge Liam, gesticolando. E lui non gesticola mai,
cristosanto. Neanche quando è all'apice del nervosismo.
“Non
ti seguo”, ammette Zayn, poggiando un fianco sul lavandino e
incrociando le braccia sul petto. Da questa distanza Liam può vedere
le borse sotto gli occhi dell'altro ragazzo e si domanda se abbia
dormito.
“Devo
ricordarti che eri ubriaco quando sei annegato, l'altro
giorno?”, sbotta Liam. “Proprio annegato annegato. Del
tipo che stavi per morire”.
Zayn
rovescia gli occhi all'indietro.
“Ancora
con questa storia?”, domanda seccato. “Hai un po' il complesso
dell'eroe o sbaglio?”.
Liam
sbatte il bicchiere contro il ripiano.
“Non
ho nessun complesso. Di che diavolo stai parlando?”.
Le
labbra di Zayn si piegano in un sorriso canzonatorio.
“Sì
che ce l'hai”, dice risoluto. “Non fai altro che ricordarmi di
come sarei potuto morire se tu non mi avessi salvato e bla bla
bla”.
Liam
spalanca la bocca.
“Non
ti piace che qualcuno ti ricordi costantemente la tua idiozia,
vero?”, ribatte piccato.
Zayn
arriccia le labbra.
“Non
mi piace che qualcuno mi ricordi costantemente quanto sono in
debito con lui”.
Liam
si passa una mano sulla testa e scuote il capo, pensando che sia Zayn
quello coi complessi.
“Ti
ho già detto che non sei debito in con me. In nessun modo. Ho fatto
semplicemente il mio lavoro quando ti ho salvato”.
Zayn
scrolla le spalle.
“Comunque
non sono finito in quella piscina perché ero ubriaco ma
perché cinque stronzi mi ci hanno buttato dentro. C'eri o no?”.
Il
ragionamento di Zayn è tecnicamente giusto ma Liam è sicuro
che se Zayn fosse stato sobrio non avrebbe permesso a quei ragazzi di
fare quello che hanno fatto. Lui è Rambo, dopotutto.
“Li
avete più beccati tu e il tuo amico?”, domanda, sinceramente
curioso. Quando hanno lasciato la festa Rambo e Regina
George al maschile sembravano piuttosto intenzionati a ottenere
vendetta.
“No,
se l'erano già svignata”.
“Però
sapete dove abitano, giusto?”.
Liam
non sa perché stia istigando Zayn alla violenza. Quello che è certo
è che non gli dispiacerebbe che quelli la paghino, in un modo o
nell'altro.
“Ti
pare che vado a dargliele a casa loro?”, replica Zayn
risentito. “Ci vuole classe, in queste cose. Aspetterò di
beccarli a qualche altra festa. Mi vendicherò quando meno se lo
aspettano”, conclude semi-serio.
Liam
solleva un sopracciglio.
“Per
un attimo pensavo avresti detto 'la vendetta è un piatto che va
servito freddo' o robe del genere”.
Zayn
scoppia a ridere, con gli occhi che gli brillano.
Quanti
anni avrà questo ragazzo?,
si domanda Liam. Avrà
la mia età o giù di lì.
Zayn non è l'uomo
dall'animo tormentato che vuole fare credere di essere. È
giovane e ricco, ma vuole giocare a fare l'adulto ombroso e
distaccato.
“Preparami
un caffè, Liam”, dice, pungolandogli l'addome con un dito. “Liam,
giusto?”.
Liam
realizza che non si sono mai presentati. Zayn sembra proprio il
classico ragazzo che trascorre un'intera serata con un'altra persona,
baciandola alla fine, senza prendersi la briga di domandarle
come si chiama.
“Aspettavi
qualcuno che ti preparasse il caffè?”, chiede, ritraendosi
discretamente. Più o meno.
“Aspettavo
qualcuno che sapesse far funzionare quella dannata cosa”,
risponde Zayn, indicando con la testa la macchinetta del caffè oltre
le spalle di Liam.
“Hai
una relazione complicata con gli elettrodomestici?”, scherza Liam.
L'imbarazzo iniziale si è dissipato quasi del tutto. Basta che Liam
non pensi al bacio e non si faccia prendere dal panico ogni volta che
Zayn si avvicina a lui perché le cose vadano lisce come l'olio.
O almeno si spera.
“Già”.
Zayn annuisce. “Non avrei saputo dirlo meglio. Cambierei il mio
status sentimentale su Facebook, se solo avessi
Facebook”.
Liam
scoppia a ridere senza rendersene conto. Ok, Zayn potrebbe non
essere uno stronzo arrogante e viziato. Però Zayn è sempre lo
stesso ragazzo che l'ha baciato quando lui aveva abbassato un attimo
la guardia. No, non pensare al bacio, non pensare al bacio, non
pensa-
“Ci
sei?”, domanda Zayn sventolandogli una mano davanti alla faccia.
“Il caffè è nello sportello in alto a destra. L'ho cercato
prima”.
Liam
apre lo sportello e ispeziona il contenuto dello scaffale. Noodles,
sale, sale, mezzo barattolo di burro di arachidi che dovrebbe andare
in frigo, bustine di tè sparse, ma nessuna traccia di caffè.
“Secondo
scaffale”, mormora Zayn.
Liam
vede finalmente il barattolo e si erge sulle punte dei piedi per
prenderlo ma Zayn è più veloce di lui: gli poggia una mano sulla
base della spina dorsale e si allunga ad afferrarlo. Liam combatte
l'urgenza di scansarsi mentre un brivido gli percorre la schiena.
Datti un contegno, dice a se stesso, esalando un sospiro di
sollievo quando Zayn fa un passo indietro.
“Caffè”.
Zayn gli porge il barattolo. “Adesso devi mettere l'acqua nel
coso”.
“Ma
non mi dire”, replica Liam sarcastico, prendendo il barattolo dalle
sue mani. Toglie il tappo e ne odora il contenuto. Non è il massimo
della freschezza ma è tutto ciò che hanno. Anche lui ha
voglia di una tazza di caffè adesso, per svegliarsi e far passare il
mal di testa più in fretta.
A
fatica riempie di nuovo il bicchiere di acqua, mentre Zayn riprende
posto sulla sedia, poi versa l'acqua nella macchinetta, ci aggiunge
una generosa quantità di caffè e preme il pulsante per azionarla.
“Le
tazze?”, domanda, volgendosi verso Zayn.
L'altro
ragazzo si è appena acceso un'altra sigaretta.
“Non
è mica la mia cucina, cosa vuoi che ne sappia?”.
Liam
mette il broncio.
“Dimmi
una cosa”, inizia, ricominciando la sua ispezione degli sportelli,
“tu sei come il Signor Burns che senza Smithers non è in grado di
fare assolutamente nulla? Tipo prepararsi un caffè o fare una
telefonata”.
Zayn
soffoca con il fumo e Liam gli lancia un'occhiata in tralice.
“Tutto
ok?”, domanda. Ha trovato le tazze nello sportello in basso. Sarà
meglio dare loro una sciacquata però...
“Se
io sono il Signor Burns...tu sei il mio Smithers?”, chiede Zayn,
divertito.
Liam
arrossisce all'istante. Oddio, non era quello che volevo dire, no,
no.
“Non
in quel senso”, ribatte, secco.
“Quale
senso?”, domanda innocentemente Zayn. Maledetto.
Liam
si concentra a sciacquare le tazze. Perché si è cacciato in questa
situazione?
“Nel
senso che Smithers è palesemente innamorato del Signor Burns
e vorrebbe palesemente farselo, ma io no”, blatera.
Liam
afferra l'unico asciugamano che trova e inizia furiosamente ad
asciugare le tazze.
“Non
vorresti farti il Signor Burns?”, domanda Zayn, sorridendo in
maniera beffarda. “Peccato, ha tanto sex appeal quell'uomo”.
“Co-”,
inizia Liam, confuso. “No, te, non voglio-oddio”.
Zayn
ride sfacciatamente. Liam spera che il pavimento si apra e lo
inghiotta.
La
macchinetta del caffè li avverte con un bip che il caffè è
pronto. Liam versa il liquido nelle tazze e ne porge una a Zayn, che
lo accetta ringraziandolo con un cenno del capo.
C'è
della domesticità in tutto questo, come se fossero abituati a
farlo, come se Liam avesse preparato il caffè a Zayn mattina dopo
mattina per anni. Peccato che si siano visti tipo tre volte in tutta
la loro vita.
Zayn
soffia dentro la tazza e accosta le labbra al bordo.
“Non
so dove sia lo zucchero e francamente non ho la forza di
cercarlo”, afferma Liam.
Zayn
scrolla le spalle e beve un sorso di caffè.
“Eccellente”,
dice.
Liam
scoppia a ridere. Di nuovo. Il suo umore è abbastanza altalenante
stamattina. Colpa – merito? - di Zayn.
Zayn
gli piace, in un modo strano e contorto, della serie che un
momento vorrebbe strozzarlo e quello dopo vorrebbe dargli
il cinque per una battuta particolarmente divertente detta al
momento giusto. Però Zayn lo spaventa anche. Non che Liam
abbia paura di essere molestato o robe simili però teme che
possa mandare all'altro ragazzo dei messaggi sbagliati o dargli delle
false speranze, illudendolo che abbia diritto a, beh, provarci.
Meglio mettere le cose in chiaro.
“Non
sono gay”, afferma e questa frase detta così, dal nulla, suona
ridicola perfino alle sue stesse orecchie.
Zayn
si incupisce.
“Lo
so, sei stato abbastanza chiaro l'altra sera”, dice seccamente.
“Mi
mette a disagio il fatto che tu mi abbia baciato”, ammette Liam. La
tazza fumante tra le sue mani emana un odore di caffè che gli fa
venire l'acquolina in bocca ma non se la sente di berlo in questo
momento.
“Lo
so”, ripete Zayn, facendo un tiro dalla sigaretta.
“Perché
lo hai fatto, comunque?”, domanda Liam. “Non c'era neanche
l'atmosfera giusta, non capisco”.
“Perché”,
dice Zayn, piegandosi verso di lui, “se ci fosse stata l'atmosfera
giusta sarebbe stato diverso per te? Cos'è, cambi
orientamento sessuale a seconda dell'atmosfera?”.
Liam
spalanca gli occhi, indignato.
“No”,
risponde con enfasi. “E non era quello che volevo dire”.
Zayn
beve un lungo sorso di caffè prima di rispondere.
“Hai
problemi ad esprimerti, amico. Hai mai pensato di consultare,
che ne so, uno logopedista?”.
“Onestamente?”,
domanda Liam. “Vaffanculo”.
Zayn
scuote il capo.
“Non
starci a pensare troppo, comunque”, dice. “Ero fumato l'altra
sera, mi è presa in quel modo. Non sei neanche il mio tipo, quindi
puoi stare tranquillo nella tua impenetrabile
eterosessualità”.
Queste
erano le parole che Liam voleva sentirsi dire, no? Sono una
rassicurazione che dovrebbe renderlo sollevato...eppure perché
si sente offeso e sminuito?
“Tu
sei sempre fumato o ubriaco?”, sbotta.
“Non
mi sembri nella posizione di giudicare visto che stai smaltendo una
sbornia proprio in questo momento”.
“Non
bevevo da mesi”, si difende Liam.
“Io
fumo e bevo ogni giorno. Qualche problema?”.
“Tu
hai qualche problema!”, esclama Liam. “Perché lo fai?”.
“Non
sono affari tuoi”.
“Bene”.
Liam
striscia la sedia per terra, di proposito, e si alza in piedi.
Stringendo tra le mani la tazza di caffè si appoggia con la schiena
al lavandino e volge lo sguardo dalla parte opposta a dove è seduto
Zayn.
Zayn
ha ragione, non sono affari suoi. Quello che l'altro ragazzo
vuole fare della sua vita non sono affari suoi. Non sono neanche
amici, perché preoccuparsi?
“Lo
faccio perché mi annoio”.
La
voce di Zayn rompe l'assordante silenzio che aveva iniziato a mettere
a disagio Liam.
Lui
si annoia? Cosa dovrebbe dire Liam, allora? La sua vita ruota attorno
a due sole cose ormai: il lavoro e Danielle. Però al lavoro va solo
quando lo chiamano – per feste in piscina, compleanni, noiosi party
di gente ricca e snob – e Danielle, beh, Danielle è sempre meno un
punto fermo e sempre più un'incognita nella sua vita. E non
di quelle eccitanti. Non è piacevole domandarsi
continuamente se i sentimenti di Danielle siano ancora gli stessi.
Altrettanto spiacevole è chiedersi se i suoi sentimenti verso
la ragazza siano ancora gli stessi. Di certo Liam non si
diverte.
Zayn
invece ha il mondo ai suoi piedi, no? Se volesse volare alle Hawaii
da un giorno all'altro potrebbe farlo. Se volesse svaligiare un
negozio di abiti firmati potrebbe farlo. Niente glielo impedisce.
Liam non pensa che i soldi facciano la felicità, ma è sicuro che
facciano la differenza, almeno. Tra l'annoiarsi a morte e il
divertirsi, tra l'essere bloccati nella stessa città per tutta la
vita e il girare il mondo, tra il doversi sempre accontentare e il
potersi permettere qualsiasi cosa. Zayn invece si annoia, mah.
Liam
decide di non dare voce a questi pensieri, per non peccare di
presunzione. In fin dei conti Zayn non è tutti, Zayn è Zayn
e potrebbe avere le sue ottime ragioni per essere annoiato e
insoddisfatto. Come Liam. Seppure facciano parte di due mondi opposti
e separati. Meglio tenere la mente aperta su certe cose, piuttosto
che pretendere di sapere tutto di una persona che si conosce a
malapena.
Perché
Liam cambia idea su Zayn ogni due secondi e perché nutre nei suoi
confronti sentimenti ambivalenti? Forse è ancora ubriaco o forse
Zayn è più complicato di quanto Liam voglia credere. Magari la sua
non è solo una recita...o forse sì?
“Serve
che ti dica che non è salutare quello che fai?”, domanda,
guardando finalmente Zayn.
Questi
lo scruta attraverso una nuvola di fumo.
“Mi
piace l'idea di morire un po' ogni giorno”, afferma. “Sono una
specie di nichilista o quello che è”.
Liam
corruga la fronte.
“No,
sei una specie di idiota”, dichiara solennemente. Come deve
fare con lui?
Zayn
ride.
“Punti
di vista”.
Liam
scrolla le spalle e si dedica al suo caffè. Ha un sapore pessimo
ma non è colpa sua. Chissà per quanto tempo la miscela è rimasta
inutilizzata nel barattolo! Però è pure sempre caffeina e da
quando gli è entrata in circolo Liam si sente decisamente meglio. Il
mal di testa è quasi passato del tutto anche se la nausea persiste.
Avrebbe veramente bisogno di mangiare qualcosa.
“Hai
risolto con la macchina?”.
Liam
solleva lo sguardo dalla tazza.
“La
macchina?”, domanda incerto. “Ah, la macchina”.
“Quella
che ti ha lasciato a piedi l'altro giorno”, precisa Zayn, lanciando
la sigaretta fumata quasi fino al filtro nel lavandino. Questa si
spegne con uno sfrigolio.
“È
dal meccanico”, lo informa Liam. “Quando gliel'ho portata per
ricaricare la batteria è saltato fuori che ha qualche problema al
motore”.
“Ti
è passato per la testa che forse il tipo vuole solo spillarti altri
soldi?”.
Diffidente,
questo qui, pensa Liam.
“È
un amico dei miei, non lo farebbe mai”.
Zayn
allarga le braccia.
“Se
lo dici tu”.
Liam
beve l'ultimo sorso di caffè e posa la tazza nel lavandino. Potrebbe
anche lavarla, dopo.
“Come
sei arrivato alla festa, ieri?”, indaga Zayn.
Quante
domande. Liam sbuffa mentalmente.
“Con
un amico”, risponde asciuttamente.
“Fammi
indovinare: ti ha mollato qui e se n'è andato?”.
A
Liam era per un attimo passato di mente quanto fosse stato
stronzo Andy. Alla faccia del migliore amico! Lui non lo
avrebbe mai lasciato da solo e per di più ubriaco in mezzo a dei
perfetti sconosciuti. Ok, che hanno bevuto e fumato insieme –
e bere e fumare in qualche modo contribuisce all'instaurarsi di un
qualche tipo di legame – ma Liam non può certo dire di conoscerli,
di essere improvvisamente diventato amico di Niall o Josh.
Probabilmente ha parlato più con Zayn che con loro.
“Ti
serve un passaggio?”, domanda Zayn.
Oh,
un passaggio potrebbe tornarmi utile, certamente. Anche se-
“Ti
prego, non dirmi che sei venuto in moto”, implora Liam.
Zayn
aggrotta la fronte.
“Che
hai contro la mia moto?”.
“Nulla,
è più che altro il guidatore che mi spaventa”.
Zayn
ride e gli allunga la tazza. Liam la afferra con una mano e la infila
nel lavandino, pensando che l'altro ragazzo abbia preso la storia di
Smithers un po' troppo sul serio.
“Sono
venuto in macchina con Louis, comunque, se ti può consolare”.
Che
consolazione tornare a casa con Brontolo e Miss, ehm, Mister
Simpatia!
Liam
sospira stancamente. Che alternative ha? Prendere l'autobus? Chiedere
a Harry o a Josh? Non se la sente di andare a svegliarli di proposito
e rompere loro le palle la mattina dopo una sbronza colossale.
“Ok,
accetto il passaggio”, si arrende alla fine. “Vi pago la benzina,
se volete”.
Liam
si rende contro dell'idiozia che ha appena detto. Coi suoi amici
dividere la benzina è una prassi, ma Louis e Zayn non pensa che
abbiano questa stessa esigenza.
“Non
essere ridicolo”, replica infatti Zayn.
In
quel momento Liam sente una specie di grugnito e si volta
verso la fonte del suono. Louis è in piedi sotto l'arco della porta
e si sta passando una mano sulla faccia.
“Ditemi
che non sono l'unico a sentirsi una merda stamattina”,
biascica. I suoi capelli sono sparati in tutte le direzioni, sotto i
suoi occhi ci sono occhiaie anche peggiori di quelle di Liam ed è
bianco come un lenzuolo.
“Difficilmente
la chiamerei mattina”,
osserva Zayn, lanciandogli uno sguardo compassionevole. “È
quasi ora di pranzo”.
“Allora
perché nessuno ha preparato qualcosa da mangiare?”, si lamenta
Louis, trascinandosi verso una sedia, sulla quale si lascia cadere
con malagrazia.
“Non
sei a casa tua, Lou”, lo informa Zayn.
Louis
si guarda intorno.
“Lo
vedo”, afferma disgustato, prima di affondare la testa tra le
braccia ed emettere un verso lamentoso.
“Liam
ha preparato del caffè”, dice Zayn.
“Chi
diavolo è Liam?”, bofonchia Louis, poi solleva di poco la testa e
punta i suoi occhi sul ragazzo in questione. “Ah, il tuo angelo
custode”.
Liam
non gradisce questo suo nuovo appellativo e glielo fa intuire
lanciandogli un'occhiataccia.
“Non
è che faresti del tè, per caso?”, rilancia Louis.
Liam
sbuffa. Stiamo scherzando?
“Certo
che no”.
“Lou,
alza le chiappe e preparatelo tu”, propone Zayn, strizzandogli un
gomito.
“Non
penso che mi alzerò più da questa sedia, Zayn”, mormora
Louis. “Dovrai portarmi a casa con la sedia ancora sotto al culo
perché non ho la forza di muovermi”.
Zayn
rotea gli occhi.
“Guidi
tu, lo hai dimenticato?”.
“Porco
cazzo”, impreca Louis. “Non ci voleva”.
Zayn
gli da una pacca sulla schiena.
“Accompagniamo
anche Liam”, gli comunica.
Louis
volta la testa verso il suo amico.
“Ma
davvero?”, domanda sarcastico.
Zayn
annuisce risoluto.
“E
quando mai mi sono detto d'accordo con questa cosa?”, chiede Louis,
acidamente.
Liam
si dibatte tra l'imbarazzo di essersi più o meno auto-invitato in
macchina dell'altro ragazzo e il fastidio per l'atteggiamento
apertamente menefreghista di Louis.
“Più
o meno quando ho deciso di lasciarti dormire sul divano fino a
quest'ora”, ribatte Zayn. “Hai idea da quante ore non
dormo?”.
“Cazzo
ci posso fare se sei un fottuto vampiro?”, replica Louis,
affondando di nuovo la testa tra le braccia e continuando a
lamentarsi di chissà quale altro malanno.
Liam
vede allontanarsi sempre di più la speranza di tornare a casa a un
orario decente, con Louis che ha la vitalità di uno zombie e
nessunissima intenzione di muoversi.
“Uhm”,
bofonchia qualcuno. Liam si gira verso la porta e scopre Harry
intento a grattarsi la testa, la bocca spalancata nell'atto di
sbadigliare. Sarebbe praticamente nudo se non fosse per i
boxer.
“Ciao”,
lo saluta.
Harry
si asciuga una lacrima sfuggitagli da un occhio e gli regala un
sorriso stiracchiato. La sua espressione però cambia gradualmente
quando il suo sguardo si posa prima su Zayn e poi su Louis. Harry
sembra improvvisamente teso e forse indeciso se rimanere o no nella
stanza, a giudicare dal passo indietro che fa.
“Oh,
no, ancora tu”. Louis gli dedica uno sguardo annoiato. “Perché
mi perseguiti?”.
“Ehm”,
biascica Harry, sbattendo le palpebre, palesemente assonnato e
palesemente nervoso.
“Non
ti sforzare di trovare una risposta alla mia domanda. Non c'è
una risposta alla mia domanda. Il problema è che qualcuno lassù mi
vuole così male da metterti sempre sulla mia strada”, dice Louis,
con tono strascicato. “Zayn, pensi sia una questione di karma?
Avrò forse fatto qualcosa di imperdonabile in una vita
precedente?”.
Louis
parla troppo per essere uno che non ha voglia di muoversi a
causa dei postumi della sbronza. Peccato che la lingua gli
piaccia muoverla eccome.
Zayn
non lo degna di una risposta. Harry è poggiato allo stipite della
porta e guarda Louis come se fosse una minaccia. Strano,
a Liam non era sembrato che Harry fosse uno che si facesse intimidire
da certi soggetti.
“Sono
solo sceso a prendere dell'acqua”, dichiara con voce roca. “Non
ci vedo nessun piano malefico di un essere superiore in tutto
ciò”.
Zayn
si lascia sfuggire una risatina, Louis lo fulmina con lo sguardo.
“Ti
cerco un bicchiere”, si offre Liam, che ormai fa le veci del
padrone di casa.
Harry
lo ringrazia con un cenno del capo.
“Una
farfalla, sul serio?”, domanda Louis.
Liam
si volta per capire di cosa diavolo stia parlando l'altro
ragazzo, poi nota la farfalla gigante tatuata sullo stomaco di
Harry e realizza. Sì, effettivamente è un po'-
“E
poi sarei io quello gay? Ma fammi il piacere!”, sbotta
Louis.
Zayn
guarda il suo amico con un sopracciglio sollevato e un mezzo sorriso
sulla bocca.
Harry
apre la bocca per parlare, poi scuote il capo e accetta il bicchiere
dalle mani di Liam.
“Mi
sono perso qualcosa?”, domanda questi.
“No,
lascia perdere”, borbotta Harry. “Grazie”.
Liam
lo osserva mentre riempie il bicchiere, sbadigliando di tanto in
tanto.
“Ho
fame”, mormora prima di bere.
Liam
lo guarda con compassione.
“Non
credo ci sia niente di commestibile in questa casa”.
“Figuriamoci”,
dichiara Louis.
“Eppure
Ed deve pur mangiare, ogni tanto”, commenta Harry ignorando Louis.
“Più
di ogni tanto”, interviene Louis, “a giudicare dalla sua mole”.
Harry
chiude gli occhi ed inspira. Training autogeno, pensa Liam. Ci
vuol un bel po' di autocontrollo per non lanciare qualcosa in testa a
Louis ogni volta che apre bocca, deve ammetterlo.
“Probabilmente
vive di take away e cibo surgelato”, dice Harry, posando il
bicchiere nel lavandino.
“Pessime
abitudini alimentari”, borbotta Louis.
Harry
si morde forte il labbro inferiore. Liam è tentato di fargli pat
pat
sulla spalla. È più probabile che sia stato Harry a
far incazzare qualcuno ai piani alti in questa vita o in
quella precedente e dover sopportare Louis è la sua punizione.
Peccato che debba condividere questo fato anche con Liam, in
questo momento.
“Ho
preparato il caffè”, dice Liam.
Harry
gli dedica uno sguardo di pura adorazione.
“Sei
il mio eroe”, dichiara. “Il caffè è una manna dal cielo
dopo una sbronza”.
“Sì,
se vuoi vomitare”, interviene di nuovo Louis.
Harry
questa volta non si trattiene.
“Devi
sempre infliggere le tue opinioni al mondo o riesci anche a tenerle
per te ogni tanto?”.
Zayn
nasconde una risata dietro alla mano. Louis solleva altezzoso il
mento.
“Sono
stato cresciuto con l'idea che bisogna sempre esprimere le
proprie opinioni”.
Harry
ridacchia.
“È
un gran bell'ideale”, dice con evidente sarcasmo, “però attento
che potresti farti male se continui così”.
“Cioè?”,
chiede Louis sollevando un sopracciglio in segno di sfida.
Liam
mentirebbe se dicesse che non si sta divertendo.
“Cioè
a qualcuno potrebbe venire voglia di metterti le mani addosso”,
ribatte Harry.
Louis
poggia il mento su entrambe le mani ed esibisce quello che è
inequivocabilmente un sorriso malizioso.
“Fantastichi
ancora su di me, Barry?”.
Harry
arrossisce all'istante e Liam si gratta il capo, condividendo con
Zayn uno sguardo confuso. In quale punto preciso della loro
conversazione Harry e Louis sono passati dal litigare al flirtare?
“Fantastico
ancora sull'affogarti, sì”, ribatte Harry con tono incerto,
prima di afferrare il manico della caraffa colma di caffè e mettersi
alla ricerca di una tazza.
“Sportello
in basso”, gli suggerisce Liam.
Harry
non da segno di averlo sentito perciò Liam si piega a recuperare una
tazza dal mobile e gliela porge.
“Uhm,
grazie”.
“Di
solito quando cerchi di affogare qualcuno inciampi sulle sue
labbra?”, domanda Louis.
Eh?
“Di
che diavolo stai parlando?”, sussurra Zayn.
Esatto.
Louis
fa spallucce, senza staccare lo sguardo da Harry, che è paonazzo e
furente.
“Era
uno scherzo”, afferma, versando il caffè nella tazza con le mani
che gli tremano.
Liam
è sicuro di essersi perso qualche passaggio e, ammettiamolo,
vorrebbe indagare, però né Harry né Louis sembrano
volenterosi di spiegarsi.
“Ammetto
di non capire il tuo senso dell'umorismo”, afferma Louis
semplicemente. “Che ne dici di versarmi del caffè già che ci
sei?”.
Harry
sbatte la caraffa di caffè sul tavolo così forte che Zayn fa un
salto sulla sedia.
“Non
sono il tuo cazzo di cameriere”, digrigna, prima di lasciare la
stanza.
“Zayn,
nessuno vuole versarmi questo fottuto caffè”, si lamenta Louis.
“Andiamo a casa”.
Zayn
si passa una mano sulla faccia e sospira.
“Pettinati,
ti prego, prima di andarcene”.
Louis
si schiaccia la frangia sulla fronte.
“Va
bene così?”.
“Sei
l'anti-sesso”, lo sfotte Zayn.
“Tu
menti”, dichiara Louis con enfasi. “Dillo che non vedi l'ora
di saltarmi addosso”.
“Ti
piacerebbe”, replica Zayn mettendosi in piedi. “Liam, vedi
con chi devo avere a che fare ogni giorno?”.
Non
ti invidio per niente, pensa Liam.
*
“Giù
le mani dal mio impianto stereo, Malik”, minaccia Louis,
allontanando la mano di Zayn dalla radio.
Liam
ha preso posto sul sedile posteriore della Range Rover di Louis, che
ha memorizzato il suo indirizzo sul GPS e sta guidando – con calma,
dice che è ancora un po' sbronzo - verso casa sua. Si sente
un tantino intimidito, della serie che non sa come muoversi e
dove mettere le mani per paura di combinare qualche danno e scatenare
l'ira funesta dell'altro ragazzo. Dio, non ha neanche il coraggio di
abbassare il finestrino.
“Non
possiamo ascoltare i The Fray per tutto il viaggio, Lou”, si
lamenta Zayn.
“Hai
presente quando vengo ai tuoi concerti e faccio finta che mi piaccia
quello che canti? Ecco, fai lo stesso coi miei dannati CD”.
Zayn
brontola, risentito.
“Ovviamente
non intendevo dire che non mi piace sentirti cantare, imbecille”,
si affrettare a chiarire Louis. “Togliti quel muso lungo”.
Liam
decide di provare a rilassarsi perciò poggia la schiena sul sedile
di pelle e concentra la sua attenzione sul paesaggio fuori dal
finestrino. L'auto di Louis odora di nuovo e di costoso, a
differenza di quella di Liam che odora di nuovo e basta.
Dedica un pensiero alla sua auto che avrà anche pochi mesi di vita
ma già è “sotto i ferri” del meccanico e sospira. La solita
sfiga.
“Mi
spieghi cosa volevi dire prima?”, domanda Zayn a Louis.
“Prima
quando?”.
“Quando
hai fatto quel discorso a quel tipo”.
“Harry?”.
Louis tamburella le dita sul volante. “Niente, mi ha baciato”.
“Ti
ha baciato?!”, esclama Zayn.
Anche
Liam si mette sull'attenti, sperando di non sembrare troppo ovvio nel
suo atto di origliare. Perché tutti baciano tutti ultimamente?
Liam simpatizza con Louis per un attimo, prima di pensare che
magari Louis era consenziente, a differenza sua che è stato
una povera vittima di Zayn.
“Non
c'è bisogno di urlare”, afferma Louis, calmo. “Sì, mi ha
baciato. Ieri, in bagno”.
Zayn
si slaccia la cintura e si sporge verso il sedile dell'altro ragazzo.
“Ieri?
In bagno?”, ripete.
“C'è
forse l'eco qui dentro?”, domanda Louis, alzando gli occhi
al cielo. “Rimettiti quella maledetta cintura sennò ti lascio a
piedi”.
“Prima
dimmi come è successo”.
Louis
lancia uno sguardo a Liam attraverso lo specchietto. Liam si fa
piccolo piccolo sul sedile.
“Abbiamo
ospiti”, dice, guardandolo con diffidenza.
“Liam
non racconterà a nessuno i sordidi dettagli della tua
pomiciata con Harry”, lo rassicura Zayn.
Louis
lo colpisce al ginocchio con un pugno.
“Non
c'è stata nessuna pomiciata, coglione”, ribatte piccato.
“Quando mai ho pomiciato con un ragazzo, Zayn? Non mi
conoscessi...”.
“Louis”,
pronuncia Zayn con enfasi.
“Cosa?!”,
sbotta l'altro ragazzo.
“Niente”,
dice Zayn rassegnato. “Non voglio fare questo discorso davanti a un
ospite”.
Okay,
Liam si sente decisamente di troppo adesso.
“Allacciati
la cintura”, ordina Louis.
Zayn
obbedisce.
“Lo
hai preso a pugni allora?”, domanda.
Louis
grugnisce.
“No,
Zayn, non l'ho preso a pugni. Sei tu il bullo tra noi
due”.
Zayn
ridacchia.
“Gli
hai solo spezzato il cuore”.
Louis
sbuffa.
“Dubito
altamente”, afferma. “Si sarà semplicemente preso una cotta per
me. Come biasimarlo”, conclude tronfio.
Zayn
scuote il capo.
“Idiota”,
dice con un sorrisetto sulle labbra.
“Stronzo”,
gli fa eco Louis, affettuosamente.
I
due non parlano più per tutto il tragitto fino casa di Liam, a parte
un breve battibecco sulle canzoni da ascoltare.
Liam
tira un sospiro di sollievo quando Louis accosta davanti a casa sua.
Ha visto abbastanza, sentito abbastanza, ha un sonno tremendo e una
fame che mangerebbe il suo cane se fosse una cosa eticamente
accettabile e se, beh, se non gli volesse il bene che gli
vuole, perciò casa dolce casa.
“Uhm,
grazie del passaggio”, bofonchia aprendo la portiera.
“Ehi!”,
lo chiama Zayn.
Liam
si blocca con un piede fuori dall'auto. Ha un po' d'ansia. Cosa
vorrà ancora? Dirmi di tenere la bocca chiusa su quello che ho
sentito? Chissà che gran segreto poi, quello che gli ha svelato
Louis. Se deve dirlo lui, la tensione sessuale tra Louis e
Harry è palpabile ed è inutile che Louis si affanni a negare il suo
interessamento. Ne verrà a capo prima o poi.
“Sì?”.
“Ti
va di venire al mio prossimo concerto?”.
Oh,
no. Non che Liam non voglia rivedere più Zayn, esattamente, però
non sa bene cosa siano lui e Zayn e soprattutto perché.
L'altro ragazzo lo trova simpatico? Divertente? Interessante? O ha
solo bisogno di pubblico per la sua esibizione?
“Ehm,
forse”, balbetta. “Quando e dove?”.
“Giovedì,
stesso posto stessa ora”, spiega Zayn. “Suonerò ogni giovedì al
One Direction fino a settembre, se ti interessa”.
Liam
annuisce.
“Ok,
vedo se posso passare”.
“Non
lasciarmi col dubbio, dai”, prega Zayn. “Dammi il tuo numero”.
Lo
stomaco di Liam si annoda, letteralmente. Non ha secondi
fini, non ha secondi fini, si ripete mentalmente.
“Allora?”.
Liam
si arrende e detta il suo numero di cellulare a Zayn. Nel giro di
qualche secondo gli arriva uno squillo.
“Chiamami
o mandami un sms per farmi sapere se vieni, ok?”.
“D'accordo”.
“Avete
finito voi due?”, domanda Louis seccato, guardandosi nello
specchietto. “Oddio, Zayn, i miei occhi!”.
Louis
ha gli occhi così arrossati che anche Liam si mette paura.
“Hai
di nuovo dormito con le lenti a contatto, deficiente?”.
Louis
piagnucola. Liam prevede una congiuntivite per lui, a occhio e croce.
Non sarà un oculista, però...
“Io
andrei”, mormora.
“Ok,
ciao”.
Zayn
gli sorride e Liam si sforza di ricambiare.
Con
un ultimo cenno del capo e un brontolio del suo stomaco saluta i due
ragazzi e si avvia verso casa.
|
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Capitolo 6 *** Capitolo sesto ***
lz
Avrei voluto aggiornare con puntualità almeno questa storia e invece...Perdonatemi e fatemi sapere cosa ve ne pare di questo capitolo! :)
PS:
sappiate che non mi intendo di camerieri e robe simili, quindi ho
lavorato di fantasia in questo capitolo (capirete leggendo).
- HARRY -
“Niall,
ti prego, muoviti”, implora Harry lanciando uno sguardo
allo specchio in camera dell'irlandese e sbuffando sonoramente.
L'immagine che lo specchio gli restituisce non lo soddisfa. Ha di
nuovo annodato male il suo maledettissimo papillon. Perché
devo andare in giro come un deficiente?, si lamenta mentalmente.
Il
suo amico esce dal bagno in camera con uno spazzolino in bocca e una
schiuma biancastra che gli cola sul mento, facendogli segno con una
mano di aspettare altre due minuti.
“Sembri
un cane rabbioso”, commenta Harry, strattonandosi il farfallino
fino a scioglierlo. Non ce la farà mai, non ce la può fare.
Eppure è quasi sicuro che vendano cravattini già annodati che
risparmierebbero a lui e ai suoi colleghi la fatica di annodarli,
perché il suo capo si ostina a torturali con questa storia dei
papillon veri?
Niall
sputa rumorosamente nel lavandino, poi apre il rubinetto e lascia
scorrere l'acqua. Harry si siede sul letto e giocherella col pezzo di
stoffa che ha tra le mani.
“Non
riesci ancora a venirne a capo, vero?”, domanda il suo amico poco
dopo, rovistando nell'armadio alla ricerca delle scarpe.
Harry
scuote la testa sconsolato, anche se Niall non può vederlo.
“Devo
metterlo per forza?”, si lamenta.
Niall
riemerge dall'armadio con un paio di scarpe nere lucide e si siede
sul letto accanto a lui. Ha un calzino bucato sul tallone ma Harry
evita di farglielo notare, perderebbero altro tempo se Niall dovesse
cercare degli altri calzini.
“Vuoi
che te lo faccia io?”, si offre questi, in un impeto di
compassione.
“Sì,
ti prego”, piagnucola Harry. “È
la volta buona che Paul mi uccide se dovesse essere di nuovo
costretto ad aggiustarmelo lui nel bel mezzo della serata”.
Niall
si allaccia le stringhe delle scarpe e scatta in piedi.
“Dai,
imbranato”, dice, mettendosi davanti a Harry e facendogli cenno di
avvicinare la testa.
“Non
sarebbe meglio se lo facessimo in piedi?”, propone il riccio,
guardandolo di sotto in su.
Niall
solleva un sopracciglio.
“Riformula
la frase, Haz, ti prego”.
Harry
sbuffa ma gli sfugge un sorriso. Stanno perdendo tempo, comunque. E
lui non vuole rischiare di nuovo di essere licenziato.
“Ok”,
acconsente. “Non sarebbe meglio se mi mettessi in piedi per farmi
annodare il cravattino?”.
Niall
sorride, compiaciuto.
“No,
sei troppo alto, mi viene meglio così”, afferma.
Harry
annuisce e cede a Niall la stoffa da annodare. L'altro ragazzo gliela
fa passare attorno al collo e comincia ad armeggiare con essa, serio
e concentrato, stringendo la lingua tra i denti.
“Non
troppo stretto”, lo avverte Harry, abbassando gli occhi sulle mani
di Niall.
“Shhh,
lascia fare a me”, replica il ragazzo davanti a lui.
“Come
farei senza di te?”, chiede Harry, con un sorriso birichino che gli
aleggia sul volto.
Niall lo fulmina con lo sguardo.
“Ti
sto annodando un cazzo di papillon manco fossi il tuo testimone di
nozze e tu mi sfotti pure?”.
Harry
aggrotta la fronte.
“Non
ti stavo sfottendo”, si difende, imbronciandosi. “Dicevo
sul serio”.
Le
nocche di Niall gli scontrano il mento, inavvertitamente o forse
no.
“Alza
un po' la testa”, ordina.
“E
comunque lo sarai”, dice Harry, sollevando il mento ubbidiente. È
il momento cruciale dell'intero procedimento, o almeno il
passaggio che lo frega sempre.
“Che
cosa?”, indaga l'irlandese, senza staccare gli occhi dalle proprie
dita.
“Il
mio testimone di nozze”, risponde Harry semplicemente.
Niall
rimane immobile per un attimo e sembra sorpreso.
“C'è
qualcosa che vorresti dirmi, Haz?”.
Harry
sbatte le palpebre, confuso. Ha appena detto al suo migliore amico
una cosa che vale più di cinquecento 'ti voglio bene' e Niall se ne
esce così? Avrebbe dovuto saltare dalla gioia e offrirsi di comprare
già gli anelli.
“Tipo?”.
“Hai
per caso incontrato qualcuno di recente?”, domanda l'altro
ragazzo, completando l'ultimo passaggio dell'operazione.
Lo
stomaco di Harry si annoda e il suo pensiero vola, senza che lui
possa fare niente per impedirlo, a Louis. Si maledice mentalmente e
vorrebbe davvero, davvero mettersi a piangere. Stupido
cervello, stupido stomaco, stupido, maledetto, insopportabile,
attraente Louis. Harry sente il calore diffondersi sulle
guance.
“Haz?”,
lo chiama Niall.
“Non
ho incontrato nessuno”, ribatte a denti stretti. “O
quantomeno nessuno che mi abbia fatto venire l'improvviso bisogno di
sposarmi”.
“Sei
troppo giovane, in effetti, non hai neanche finito la scuola, per
dio!”, esclama Niall.
Harry
rotea gli occhi. Fosse questo il problema.
“Qualcuno
c'è, comunque, giusto?”, domanda Niall, guardando alternativamente
il viso di Harry e il papillon per accertarsi di aver fatto un buon
lavoro. “Mi hai appena nominato tuo testimone di nozze e non mi hai
informato sugli ultimi sviluppi della tua vita sentimentale? Me lo
dirai giusto il giorno prima del matrimonio?”.
Harry
si trattiene dall'imprecare.
“Non
c'è stato nessuno sviluppo nella mia vita sentimentale”,
risponde secco. “Altrimenti lo avresti saputo, visto che ci vediamo
praticamente ogni giorno. E comunque questi non sono discorsi che mi
sento di affrontare con te”.
Niall
si poggia una mano sul cuore.
“Mi
ferisci, Harry”, dichiara. “Pensavo ci dicessimo tutto”.
“No,
non tutto. La nostra vita non è un telefilm per adolescenti”,
taglia corto Harry, alzandosi in piedi e sgranchendosi le gambe.
“Grazie per il nodo”.
Niall
scrolla le spalle.
“Quindi
sono pienamente in diritto di sospettare che mi stai nascondendo
qualcosa?”, domanda casualmente, guardandosi allo specchio.
Harry
rimane gelato. Lui non sta nascondendo niente al suo migliore amico,
sta solo omettendo di
raccontargli una cazzata che ha fatto in preda ai fumi
dell'alcool e della quale si è pentito subito dopo. Dio, se ci
ripensa vorrebbe scavarsi una fossa con le proprie mani e viverci
dentro. O morirci. Non smetterà mai di essere imbarazzato per
quello che ha fatto, non immagina neanche come farà a rivedere Louis
senza morire di vergogna, soprattutto perché Louis continuerà
a farglielo pesare, come ha fatto il mattino dopo il loro incidente,
lanciando la bomba davanti a Zayn e Liam, per giunta. Harry lo odia e
vorrebbe strozzarlo, prendergli quel bel collo tra le mani e
soffocarlo. Come si è sentito bene quando ha cercato di annegarlo
sotto la doccia, come si è sentito bene vedendo il terrore e
l'impotenza nei suoi occhi, come si è sentito bene quando dopo ci ha
letto un'aria di sfida, e quanto avrebbe voluto leccargli le
labbra e premersi addosso al suo corpo e sentire i muscoli delle sue
braccia e quelle cosce-
“Oh,
mio dio!”, esclama, portandosi una mano davanti alla bocca.
Niall
si volta preoccupato.
“Tutto
bene?”, domanda.
“Niall”,
inizia Harry, deglutendo a fatica, “come si capisce di essere
pazzi?”. La vera domanda sarebbe 'come si capisce di essere
gay', ma sia dannato se Harry si azzarderà mai a farla al suo
migliore amico.
“Probabilmente
urlare 'oh mio dio' dal nulla è un primo indizio di pazzia”, offre
l'altro ragazzo. “Che ti è successo?”.
Harry
scuote il capo con veemenza.
“Niente,
lascia perdere, andiamo!”.
Niall
lo guarda dubbioso ancora per qualche secondo prima di decidersi a
lasciare la stanza.
“Devo
preoccuparmi per la tua salute mentale?”, chiede scendendo le scale
dietro a Harry e cercando contemporaneamente di mettersi la giacca.
“Forse siamo ancora in tempo per curarti”.
Harry
gli mostra il dito medio e, nello scendere l'ultimo scalino, quasi si
scontra con la mamma di Niall.
“Ciao,
Maura”, bofonchia.
“Ciao,
Harry”, gli fa eco lei. “Ci siamo già salutati quando sei
arrivato, comunque”.
Ok,
Harry si è rimbambito. Non può non dare la colpa a Louis anche per
questo.
“Harry
ha appena scoperto di essere pazzo, ma', è sotto shock”, la
informa Niall.
Maura
gli lancia uno sguardo scettico.
“Greg
lo sa che stasera la macchina la prendo io?”, cambia discorso
l'irlandese, cercando le chiavi nel piattino dell'ingresso.
“Cosa
fai tu stasera?”, urla suo fratello dal salotto, con tono
minaccioso.
“Prendo
la macchina”, replica Niall guardando implorante sua madre.
“E
io come esco?”, continua Greg.
Niall
sbuffa e fa cenno a Harry di aprire la porta.
“Ti
fai passare a prendere!”
“Non
può passare a prendermi nessuno!”.
Niall
fa un gesto stizzito.
“Devo
andare al lavoro, coglione, l'hai presente?”.
Sua
madre si allunga per dargli uno scappellotto o un pizzicotto, non è
ben chiaro, perché Niall si fionda fuori dall'appartamento prima che
le sue mani possano raggiungerlo.
“Quando
ti dico che mio fratello è un coglione....”, dice all'indirizzo di
Harry, dirigendosi verso la macchina parcheggiata sul vialetto.
Harry
si stringe nelle spalle.
“Tale
fratello maggiore-”.
Niall
lo colpisce con una spallata.
“Sali
in macchina prima che ti faccio internare”.
Non
sarebbe una cattiva idea, pensa Harry e il volto di Louis gli
balena di nuovo in mente.
“Cazzo”.
*
Niall
posteggia la macchina nell'immenso parcheggio dell'immensa villa dove
si terrà il ricevimento al quale dovranno prestare servizio.
“Paul
ha detto che è un galà di beneficenza, giusto?”, domanda Harry,
scendendo dall'auto e lisciandosi i pantaloni. Perché gli sembra che
i suoi vestiti siano di due misure più grandi?
“Una
specie”, replica Niall, chiudendo l'auto. “È una cena”.
“E
come funziona?”, continua Harry. “Loro mangiano e di tanto in
tanto lasciano dei soldi in un piattino o qualcosa del genere?”.
Niall
si stringe nelle spalle.
“Non
ne ho idea, chi c'è mai stato a 'ste feste”.
Harry
lo prende per un gomito.
“Dai,
andiamo, che Paul ci starà già cercando”.
Harry
e Niall vengono scortati da un tipo vagamente minaccioso verso le
cucine. Niall non può impedirsi di fare delle smorfie lungo il
tragitto e Harry deve trattenersi dal ridere. Arrivati in cucina
vengono travolti dal chiacchiericcio dei cuochi indaffarati e dal
caldo emesso dai fornelli.
Harry
morirà, ne è sicuro. Questo lavoro estivo si rivelerà un
gigantesco piano suicida. Non avrebbe dovuto dare ascolto a Niall,
sarebbe stato meglio accettare quel lavoro in libreria. Paga pessima,
orari impossibili e una vaga possibilità di contrarre delle piaghe
da decubito, però almeno ci sarebbe stata l'aria
condizionata.
“Harry!”,
lo chiama una ragazza bionda sbucando da dietro un angolo. “Paul
sta assegnando i tavoli, muoviti”.
“Ciao,
Perrie”, borbotta Niall alla nuca della ragazza, venendo del tutto
ignorato. Harry ridacchia e lo trascina dietro alla bionda.
Harry
e i suoi colleghi si riuniscono attorno a un tavolo e ascoltano il
capo-cameriere, Paul per l'appunto, berciare ordini a tutti quanti.
Harry ha un incipit di mal di testa e gli fa male la schiena ancora
prima di cominciare. Il farfallino minaccia di strozzarlo – Niall
l'ha stretto troppo – e le scarpe che ha ai piedi sono le
più scomode e stupide che abbia mai indossato.
“Lo
sai quale è la cosa che rende odioso questo lavoro?”,
bisbiglia Niall al suo orecchio.
Harry
si piega in avanti per ascoltarlo meglio.
“Paul
che quando si agita diventa viola e sembra che debba
esplodergli la testa da un momento all'altro?”, prova Harry.
Niall
gli stringe un braccio.
“No,
chissenefrega di Paul”, dice Niall aspro.
Harry
lo guarda interrogativo.
“Il
fatto che devo starmene qua in cucina a sentire l'odore di tutti
questi cibi succulenti e poi servire a quelli là tutte queste
portate da far venire l'acquolina in bocca e non poter mangiare
neanche i loro avanzi, alla
fine”, spiega Niall con una certa ferocia nella voce.
Harry
pensa di essere ormai diventato immune a tutto ciò. Niall, a quanto
pare, no.
“Deve
essere frustrante per te”, sussurra Perrie, che ha origliato
la loro conversazione, con una punta di malizia.
“Sì,
lo è”, ribatte Niall piccato. “Per te no?”.
Perrie
scrolla le spalle.
“Non
più di tanto”, replica. “Vengo al lavoro a stomaco pieno”.
Harry
si ricorda che lui e Niall non hanno avuto tempo di mangiare. Forse
questa serata sarà un po' frustrante anche per lui.
Paul
li richiama all'ordine con un cenno della mano.
“Styles,
Horan, voi due non lavorerete allo stesso tavolo”, li
informa.
“Sai
che novità”, borbotta Harry.
Paul
dà loro le ultime disposizioni e si congeda.
“Non
ci resta che aspettare che il Gran Galà inizi”, afferma Perrie,
incrociando le braccia sul petto.
“Ce
l'avrò il tempo di fumare una sigaretta?”, domanda uno dei loro
colleghi frugandosi nelle tasche.
“Se
Paul torna e scopre che sei fuori ti taglia le palle, lo sai?”,
dice Perrie.
La
minaccia sembra abbastanza realistica al ragazzo, che abbandona ogni
proposito di fumare prima dell'inizio della cena.
Passa
una buona mezz'ora – durante la quale lo stomaco di Harry ha
brontolato all'unisono con quello di Niall, stupidi loro che non
hanno mangiato - prima che i camerieri vengano informati che è ora
di servire la prima portata.
Harry
ancora non riesce a crederci di aver imparato a maneggiare con
dimestichezza i piatti da portata. Le prime volte pensava che avrebbe
combinato un disastro e non solo Paul avrebbe scoperto che, in
realtà, lui gli aveva mentito dicendogli di avere fatto altre
esperienze lavorative simili in passato ma lo avrebbe licenziato in
tronco facendogli pure pagare i danni. Per fortuna Harry non aveva
combinato alcun casino, grazie anche al fatto che si fosse esercitato
a casa, servendo la cena ai suoi per una settimana. Ci stavano quasi
prendendo gusto, sua madre e Robin.
Quando
Harry fa il suo ingresso in sala scopre che questa è sì enorme,
ma che ci sono meno invitati di quelli che si aspettasse, forse per
questo Paul non ha convocato l'intera task- force di camerieri, per
questa occasione. I commensali sono suddivisi in vari tavoli
circolari sparpagliati per la sala, raggruppati probabilmente per
famiglia di appartenenza. Harry può notare che sono tutti messi
in tiro e reprime un verso di insofferenza nel guardare i colli
ingioiellati delle signore e gli smoking esagerati degli uomini. Non
ci ha ancora fatto l'abitudine e forse non ce la farà mai.
In
un angolo della sala una piccola orchestra suona della musica, in
maniera sommessa e discreta, così da non disturbare le chiacchiere
degli invitati.
“C'è
Zayn!”, trilla Niall al suo fianco, a un certo punto, tenendo in
equilibrio su una mano un vassoio colmo di antipasti, sforzandosi di
ignorarli.
Harry
entra nel panico. Di solito dove c'è Zayn c'è Louis, sembrano due
fottuti gemelli siamesi quei due. Magari sono pure parenti,
per quanto ne sa lui, anche se la genetica non è certo dalla
sua parte, in questa supposizione.
“Non
voglio sapere dove”, bofonchia, terrorizzato al pensiero di trovare
Louis allo stesso tavolo di Zayn. È
ancora più sicuro che questa sarà la serata della sua morte
prematura. Povera sua madre, che pensava di mandarlo a
lavorare e invece-
“Non
fare il cretino”, protesta Niall, dandogli di gomito e rischiando
di fargli scivolare il suo vassoio dalle mani. “Guarda là”.
Harry
segue la mano di Niall e il suo sguardo si sofferma su un tavolo
attorno al quale stanno sedute cinque persone. Nessuna di queste è
Louis. Con un esagerato sospiro di sollievo, Harry torna a rivolgere
la propria attenzione all'irlandese.
“Stasera
ti deciderai a parlargli?”, domanda, guardando in tralice il
tavolo dove si trova Zayn. Il ragazzo continua a grattarsi il collo,
infilandosi due dita nel colletto. Harry prova un moto di empatia nei
suoi confronti: anche lui odia le camice inamidate, le cravatte e le
altre diavolerie affini.
“Stai
scherzando?”, protesta Niall. “Stasera che è a cena con la sua
famiglia? E mentre sto lavorando?”.
“Hai
sempre la scusa pronta”, borbotta il riccio. “Sei sicuro di
voler-”.
La
sua domanda viene troncata dalla voce imperante di Paul che ordina ai
camerieri di iniziare a servire. Harry fa scorrere lo sguardo sulla
sala per localizzare il proprio tavolo. Dopo aver fatto qualche passo
in direzione del suddetto tavolo si blocca improvvisamente. È uno
scherzo? Qualcuno mi dica che è uno scherzo!,
implora mentalmente.
Ovviamente
Louis è al ricevimento e ovviamente
Harry è stato assegnato al suo tavolo. Dio, o chi per lui, deve
volergli veramente ma veramente
male. Che peccato imperdonabile ha commesso? Quale dei comandamenti
ha infranto? Ok, qualcuno
lo ha infranto ripetutamente, ma chi è che li rispetta tutti
e dieci? Perché allora
accanirsi su di lui?
“Harry,
che diavolo stai facendo?”, domanda Perrie, alla quale Harry ha
ostruito il passaggio.
“Pez,
se fai cambio di tavolo con me giuro che ti pago”, la prega.
Perrie
lo guarda con un'espressione talmente offesa che Harry si domanda
come avrebbe reagito se le avesse fatto delle avances sessuali nel
bel mezzo del loro servizio. Probabilmente meglio.
“Ti
sei fumato qualcosa prima di venire qui?”, lo interroga lei.
“Giuro
che è una questione di vita o di morte, ti prego”, insiste Harry.
Potrebbe piangere, potrebbe mettersi in ginocchio, potrebbe fare
qualunque cosa altrettanto patetica
pur di convincerla.
“Non
se ne parla. Paul vuole che rispettiamo le sue disposizioni. Potrebbe
venirgli un attacco di panico se cambiamo i suoi piani anche solo di
una virgola”.
Detto
questo la ragazza si eclissa, lasciando Harry in preda a un dilemma
esistenziale. È tentato di
scappare in cucina e nascondersi dentro qualche dispensa e non
uscirne tipo mai più. Oppure di licenziarsi.
“Styles”.
Harry
sobbalza. Paul torreggia dietro di lui con un'espressione tutto
fuorché divertita.
Mi
licenzio, sta per dire Harry.
Poi pensa a sua madre, ai soldi che gli servono per cercare di
gravare meno sulle sue spalle e alla noia di un'estate trascorsa
senza fare assolutamente nulla,
mattina e sera.
“Vado”,
mugugna, andando incontro al proprio infausto destino. Promette a se
stesso che finita questa serata si riconcilierà con Dio, andrà in
chiesa più spesso, donerà metà del suo stipendio a un orfanotrofio
o volerà in Africa a fare il missionario. Qualunque cosa pur di
compiacerLo.
Al
tavolo di Louis c'è un po' di ressa.
Louis ha tante sorelle. O cugine. O quello che è. Lui è l'unico
maschio eccetto un uomo sulla cinquantina, presumibilmente suo padre,
seduto accanto a una donna dalla scollatura vistosa, presumibilmente
sua madre.
Harry
avanza verso il tavolo con gli occhi bassi. Ha la tachicardia e gli
gira la testa. Oh, se svenisse sarebbe perfetto.
Non dovrebbe più lavorare per tutto il resto della serata. O forse
sì, Paul, in fondo, è un uomo senza pietà.
Giunto
al tavolo borbotta un saluto e comincia a servire la donna, senza
staccare gli occhi dal vassoio che ha in mano. Si sente osservato, ma
non osa alzare lo sguardo per appurare se Louis stia effettivamente
facendo un buco nella sua testa con gli occhi.
Tutto
questo è colpa di Zayn,
riflette, procedendo a servire l'uomo slash padre
di Louis, se lui non fosse annegato io non avrei mai avuto
il dispiacere di conoscere Louis e farmi venire questa cazzo di
stupida crisi sessuale o quello che è.
Harry
deve cercare di controllare il tremito delle sue mani quando è il
momento di servire Louis, per non rischiare di versargli tutto
addosso, altrimenti poi chi lo sente. Non può continuare a umiliarsi
davanti a lui.
“Alla
fine sei davvero il
mio cameriere, Barry”, sussurra Louis.
Harry
solleva istintivamente la testa dal piatto e oh mio dio. Se
non avesse ancora avuto dubbi sulla sua sessualità per colpa di
Louis sicuramente gli sarebbero venuti adesso. L'altro ragazzo
ostenta un sorriso obliquo, a mo' di sfotto', ed è bello da mozzare
il fiato. Indossa una giacca nera su una camicia bianca, con una
cravatta sottile attorno al collo. I suoi capelli sono tirati
all'indietro, un po' James Dean un po' modello da copertina di Vogue.
Per incuria o di proposito non è completamente sbarbato e quel filo
di baffi rende la sua bocca ancora più invitante. Le luci
gialle e potenti della sala evidenziano il blu dei suoi occhi, che
sembrano luccicare di malizia e auto compiacimento. Harry deve
ricordarsi di respirare e di sentirsi offeso, anche. Louis lo ha
appena insultato e ci sta godendo pure.
“Solo
per stasera”, bofonchia, prima di passare a servire una delle sue
sorelle (cugine?).
Quando
torna nelle cucine vorrebbe prendersi a calci. Fosse umanamente
possibile lo farebbe. Potrebbe chiedere a Niall di farlo. Louis si
sarà accorto di come lui sia rimasto impalato a fissarlo come se
avesse visto la Madonna?
“Harry!”,
squittisce Perrie, afferrandolo per un braccio e aumentando la sua
irritazione. “Sapevo che la mia decisione di non cambiare tavolo
con te avrebbe portato a qualcosa di assolutamente meraviglioso”.
Harry
pensa che odia le ragazze. Sono facilmente eccitabili e
all'apice dell'entusiasmo emettono dei versi che gli danno sui
nervi come nient'altro al mondo. A parte Louis. Che è un ragazzo.
Ok, forse Harry odia l'umanità tutta. Se stesso incluso.
“Al
mio tavolo c'è il ragazzo più bello che abbia mai visto”,
continua Perrie.
Anche
al mio tavolo c'è il ragazzo più bello che abbia mai visto,
vorrebbe replicare Harry. E il più odioso e insopportabile e
bello bello bel- oddio qualcuno mi uccida!
“Si
chiama Zayn”, risponde invece.
“Lo
conosci?”, trilla Perrie.
“Più
o meno. È il tizio che è annegato quella volta alla festa in
piscina”.
“Non
c'ero, me l'ha raccontato Niall”.
“È
gay”, interviene l'irlandese, sbucando a sorpresa alle spalle di
Perrie. Sembra stranamente soddisfatto di averle rivelato questa
informazione.
“Chi
te l'ha detto?”, domandano in coro Harry e Perrie.
Niall
ghigna.
“Nessuno,
l'ho intuito”.
Harry
solleva un sopracciglio. Da quando Niall ha un gay radar migliore del
suo?
“Ti
sbagli”, afferma Perrie, con le mani sui fianchi.
“Come
vuoi”, taglia corto Niall.
“E
se gli scrivessi il mio numero su un bigliettino e glielo infilassi,
che ne so, nel dolce?”, propone Perrie.
“È
la volta buona che quello muore veramente. Soffocato”,
replica secco Niall.
Harry
scoppia a ridere e per un attimo dimentica che tra poco deve di nuovo
tornare là fuori e rivedere Louis.
“Ni,
vuoi fare cambio di tavolo con me?”, tenta.
Niall
lo guarda con quello che si potrebbe definire leggero disprezzo.
“So
perché vuoi fare cambio di tavolo, Haz”, dice. “Credevo fossi
più maturo di così”.
Niall
adesso vuole dargli lezioni di maturità? Lui che lo ha trascinato in
questa cosa del 'diventiamo amici di Zayn' ma non ha ancora avuto il
coraggio di parlargli della questione che gli preme?
“Non
c'entra la maturità. Quello mi dà sui nervi”, mente.
“E
tu non lasciare che abbia questo effetto su di te. Sii superiore”,
replica l'altro ragazzo, dandosi arie da grande saggio.
Sapesse il vero effetto che Louis ha su Harry. Oltre il
renderlo preda di istinti omicidi e suicidi, si intende.
Quando
Paul comunica loro che è arrivato il momento di servire l'altra
portata Harry è quasi sollevato di non dover più sentire blaterare
Perrie su quanto sia figo Zayn. Quasi quasi si augura che sia
veramente gay, come supposto da Niall.
Louis
si sforza di risultare ancora più insopportabile questa volta,
lamentandosi delle sue inesistenti abilità di cameriere. Harry si
morde la lingua per non rispondergli male e si maledice per essere
attratto da un tale coglione. Se proprio doveva piacergli un
ragazzo, perché non poteva essere uno come Liam, per esempio? Prima
di andare si premura di scontrare la sedia di Louis col fianco,
facendo in modo che l'altro ragazzo perda la presa sulla forchetta
che stava per portarsi alla bocca. Ben gli sta.
“Perché
portano i bambini a queste cene?”, si lagna Niall, in cucina.
“Fanno un casino, non vogliono mangiare niente e mi toccano, lo
capisci?, mi toccano”.
Harry
gli dà una pacca sulla spalla. Se fosse capitato a lui il tavolo con
i bambini si sarebbe considerato fortunato. Adora i bambini e ci sa
fare con loro. Invece no, Paul doveva assegnarli il tavolo con faccia
di merda e famiglia.
Alla
terza portata Harry è meno teso. Forse riuscirà a sopravvivere alla
serata, dopotutto. Poi non dovrà vedere Louis per un po'. O forse
per sempre, se sarà fortunato. La sua eterosessualità non vacillerà
più.
Louis
sta sorseggiando del vino quando Harry giunge al suo tavolo. Quando
ha finito posa il bicchiere sulla tovaglia e si lecca le labbra.
Cristo.
“Guardi
tutti quelli che servi come se volessi mangiarteli?”,
domanda. “Non è professionale. Comunque, se hai così fame
potrei lasciarti i miei avanzi, che ne dici?”.
Harry
combatte l'istinto di ficcargli la testa nel piatto. Ci sono i suoi
familiari al tavolo e poi sarebbe abbastanza inopportuno in termini
di professionalità.
“Preferirei
morire di fame, piuttosto”, sputa tra i denti.
“Come
vuoi, Barry. Io volevo fare della beneficenza, per rimanere in
tema con la serata”, afferma, facendogli l'occhiolino.
Harry
stringe la presa sul vassoio e si impone di respirare. Louis sembra
trarre uno speciale godimento nell'umiliarlo. Il suo modo di
fargliela pagare per il bacio è piuttosto efficiente,
comunque.
Nel
momento in cui si piega per servire la carne sul piatto di Louis,
questi mormora un “Oooops” prima di premere con le nocche sotto
il vassoio di Harry facendogli fare un volo. Il rumore del
vassoio che si schianta al suolo spargendo il suo contenuto sul
pavimento risuona per tutta la stanza. Il tempo sembra fermarsi,
anche la musica sembra interrompersi. Harry si sente gli occhi di
tutti puntati addosso, ma probabilmente è solo una sua impressione.
Non ha mai provato tanto imbarazzo in vita sua. Il cuore gli rimbomba
nelle orecchie ed è sicuro di essere diventato paonazzo.
“Louis”,
sibila la donna al tavolo con lui. “Ho visto che sei stato tu”.
“Hai
visto male”, replica Louis, osservando Harry con una luce di
vittoria negli occhi. Harry ricambia il suo sguardo con rabbia
e disprezzo. Dio, non ha mai odiato tanto nessuno in vita sua. E
nessuno gli ha mai fatto una cosa del genere in vita sua. Verrà
licenziato. Gli viene da vomitare.
Si
piega a raccogliere il vassoio da terra con le ginocchia che gli
tremano. Non si meritava questo. Non si meritava di essere
umiliato davanti a tutti e probabilmente licenziato per colpa di una
testa di cazzo arrogante e piena di sé, alla quale lui non ha fatto
nulla se non-
“Haz”.
Niall gli poggia un mano sulla spalla. “Ci penso io qui, tu vai a-,
non lo so, a sciacquarti la faccia. Sei fucsia”.
Harry
annuisce. Sì, è meglio uscire di lì. Potrebbe fare una scenata a
Louis davanti a tutti i suoi ricchi conoscenti, rischiando di
rendersi ancora più ridicolo. Nessuno sa che è stato lui a
fargli cadere il vassoio. Nessuno a parte sua madre, che però
appoggerebbe il figlio sempre e comunque.
Invece
che andare in bagno Harry si dirige fuori, all'aperto. Ha bisogno di
aria, di spazio e probabilmente anche di prendere a pugni qualcosa.
Si siede su un muretto e si prende la testa fra le mani, cercando di
regolarizzare il proprio respiro. Come reagirà Paul? Si domanda come
mai l'uomo non gli sia andato dietro per fargli una ramanzina o per
informarlo che è licenziato. In un'altra occasione forse Paul ci
sarebbe passato sopra, ma a un evento del genere?
Harry
sente un rumore di passi ma non si prende la briga di alzare la
testa. Che si fottano tutti, lui è nel bel mezzo di una crisi
esistenziale.
“Ehi”.
Louis.
Harry sente un'ondata di rabbia invaderlo e scuoterlo, ma si impone
di rimanere calmo. Commettere un omicidio non migliorerebbe la sua
situazione.
“Se
non sparisci dalla mia visto entro tre secondi giuro che ti stacco la
testa dal collo e la impalo su qualcosa”, sibila.
“Ti
pregherei di stare calmo”, afferma Louis, accompagnando la frase
con un gesto delle mani.
“Calmo?”,
domanda Harry, incredulo.”Dovrei stare calmo?”.
Louis
è idiota o fa solo finta? Si è reso contro di ciò che ha fatto?
“Sì,
fai un bel respiro, conta fino a dieci e vedrai che ti sentirai
meglio”, dice, cominciando a inspirare ed espirare per dargli
l'esempio. Cos'è? Un corso pre-parto?
“L'unica
cosa che potrebbe farmi sentire meglio in questo momento sarebbe
strapparti l'intestino e avvolgertelo attorno al collo come un
cappio”, sbotta Harry.
Louis
fa un passo indietro.
“Basta
adesso parlare di smembramenti, ok?”.
Harry
lo fulmina con lo sguardo. Si sente impotente. Louis è praticamente
intoccabile e la passerà liscia, sempre e comunque.
“Se
sei venuto qui per scusarti puoi anche risparmiare il fiato e tornare
alla tua cazzo di cena. Che ti farai servire da qualcun altro,
tra parentesi”.
Louis
si appoggia al muro dietro di lui e incrocia le braccia sul petto.
“Non
sono venuto per scusarmi”.
Harry
stringe i pugni sopra le cosce e reprime un ringhio.
“A
maggior ragione, allora, sparisci”, ordina. “Senti, ne ho
già avuto abbastanza di te e delle tue manie di protagonismo.
Vattene”.
Louis
piega la testa di lato.
“Sono
venuto a vedere come stavi”, ammette, ignorando del tutto le parole
di Harry.
Bella
questa. Louis ha la stessa
coerenza di un assassino che ha appena pugnalato la sua vittima e
adesso si affretta a tamponare la ferita. Che provi un po' senso di
colpa? Oppure questo è un sentimento del tutto sconosciuto
per lui? È più probabile la seconda ipotesi.
“Sto
che vorrei strozzarti e poi sgozzarti. O viceversa”, ribatte Harry.
Come si sente meglio a esternare le sue intenzioni ad alta
voce! Anche se sfiora la psicopatia, ora come ora.
“Hai
una fantasia piuttosto...macabra. Penso tu abbia visto troppi
film splatter, amico”.
Harry
balza in piedi.
“Non
sono tuo amico”, sputa. “Non immagino neanche come si
faccia a essere amico di uno come te. Probabilmente quelli che tu
consideri amici non fanno altro che leccare quel tuo culo
aristocratico per avere qualcosa in cambio”.
Un'ombra
di disappunto passa sul volto di Louis ma sparisce in un attimo,
sostituita da una maschera di fredda indifferenza.
“Punto
primo, tu non mi conosci, quindi gradirei che non traessi conclusioni
sulla mia vita basate sul nulla. Punto secondo, ammetto che il
mio sedere sia piuttosto regale ma ti giuro che non c'è
niente di aristocratico in lui. O in me”.
Harry
solleva entrambe le sopracciglia.
Stanno davvero avendo
questa conversazione sul culo
di Louis e sulla sua presunta regalità quando Louis ha appena
rovinato la sua estate e probabilmente la sua vita?
“Sì,
invece. Hai la puzza sotto il naso”, ribatte in mancanza di altre
argomentazioni.
“Harry,
Harry, Harry”, ripete Louis con tono accondiscendente, come se
stesse parlando a un bambino cocciuto. “Hai le idee un tantino
confuse. Il fatto che io sia ricco non implica che io sia
nobile”.
Harry
sbatte le ciglia, cercando di mettere a fuoco Louis e le sue parole.
“Questo
non ti autorizza a trattare i non ricchi come se tu fossi il
re del mondo e loro i tuoi sudditi”, bofonchia.
Louis
ride, canzonatorio.
“Hai
mai pensato che mi concedo questo privilegio solo con te?”.
“No,
perché credo tu sia una spina nel fianco dell'umanità in
generale”.
Louis
scoppia a ridere e Harry ha una visione momentanea del suo piercing.
“Sei
divertente, Barry”.
“Mi
chiamo-”.
“Sì,
lo so come ti chiami. Smettila di ripeterlo”.
Harry
detesta il fatto che i ruoli si siano ribaltati. Prima del bacio
credeva di avere il coltello dalla parte del manico e punzecchiare
Louis era un modo per vendicarsi dell'atteggiamento da primadonna
che l'altro ragazzo ostentava. Vorrebbe tanto riavere indietro quel
poco di potere che era riuscito a ottenere su Louis: il potere
di dimostrargli che non avesse alcun effetto su di lui, con la sua
aria da snob e i suoi modi apertamente irrispettosi nei
confronti di quelli con una posizione sociale inferiore alla sua. E
invece Harry ha combinato un casino instillando in Louis la
chiara e netta convinzione che un effetto su di lui ce l'ha eccome.
“Perché
mi hai fatto cadere il vassoio?”, domanda improvvisamente. Per
quanto Louis desiderasse legittimamente riprendersi la sua autorità
questo è stato decisamente troppo.
Louis
fa scorrere lentamente lo sguardo su di lui, ottenendo di farlo
sentire contemporaneamente elettrizzato e a disagio.
“Perché
sei presuntuoso. Non li sopporto i tipi presuntuosi”,
afferma, strascicando le parole in maniera snervante. “Volevo
rimetterti al tuo posto”.
Harry
si lascia sfuggire una risata incredula.
“E
cosa avrei presunto, sentiamo?”, sbotta, facendo un passo
avanti e invadendo ulteriormente lo spazio personale di Louis. “Che
sei uno stronzo, acido e isterico? O che sei...gay?”.
Louis
arriccia le labbra, incapace di reprimere un moto di fastidio.
“Questa
tua ossessione per la mia sessualità è ridicola considerando che
sei tu quello che mi ha baciato”.
Touchè,
pensa Harry, rifiutandosi però di arrendersi di fronte all'evidenza.
È vero, ha baciato Louis di
propria iniziativa ma è interamente colpa di Louis il fatto di
essere così baciabile.
Un'occhiata alle labbra dell'altro ragazzo conferma il suo ultimo
pensiero. Ok, ha decisamente perso il senno e Louis alias faccia
di merda dovrà pagargli le
spese mediche per farlo rinsavire.
“Se
stai pianificando di farlo di nuovo ti consiglio-”, inizia Louis,
fermandosi per deglutire rumorosamente. A Harry non sfugge il fatto
che lo sguardo dell'altro ragazzo saetti alternativamente tra i suoi
occhi e le sue labbra. Interessante.
“Cosa
mi consigli?”, mormora Harry, facendo scivolare due dita sotto i
lembi della cravatta di Louis. Questo ragazzo deve essere una specie
di droga che non lo fa ragionare lucidamente e che gli manda vampate
di desiderio all'altezza del ventre. Cazzo, non immaginava di
esserci dentro fino al collo.
“Ti
consiglio di e-evitare”, afferma Louis, cercando di tenere un tono
fermo ma fallendo miseramente. Intanto si morde il labbro inferiore e questa sì che una visione interessante.
“Perché?”,
domanda Harry, guardando Louis con gli occhi socchiusi. “Pensi di non essere in grado di rifiutarmi stavolta?”.
Louis
ha gli occhi sgranati ma non fa alcun tentativo di spostarsi o
allontanare Harry. Lo vuole anche lui, pensa il riccio. Forse
le sue supposizioni sulla sessualità di Louis non sono così errate.
O questo o Harry è l'eccezione, come Louis è l'eccezione per
lui.
“Harry”,
mormora Louis con un tono carico di apprensione.
Harry
arriccia le labbra in un ghigno.
“Era
ora che azzeccassi il mio nome”, sussurra dando uno strattone alla
cravatta di Louis in modo che il viso dell'altro ragazzo si trovi a
una spanna dal suo. Il respiro di Louis solletica le sua labbra e
Harry sa che non c'è verso che si tiri indietro adesso.
“Non
mi piaci”, afferma testardamente Louis, un po' a corto di fiato. I
suoi occhi sono dello stesso magnifico blu di quella sera. Forse
sono loro che hanno lanciato un incantesimo a Harry. “Non mi piaci
per niente”.
“Neanche
tu”, ribatte Harry, annullando la distanza fra le loro labbra. È
una sua impressione o
il viso di Louis è andato incontro al suo? Questa volta almeno il
biasimo non cadrà interamente su di lui.
Una
mano di Harry scivola istintivamente verso la nuca di Louis mentre fa
il passo avanti definitivo in modo che i loro bacini siano allineati.
Louis, stavolta, risponde docilmente al bacio. No, docilmente forse
non è la parola esatta. Sembra piuttosto che Louis voglia avere il
controllo. A Harry va bene tutto, purché l'altro ragazzo non
smetta di baciarlo, perché ommioddio, sta succedendo veramente,
ed è magnifico.
Le
mani di Louis si stringono attorno al tessuto della camicia di Harry
all'altezza del petto mentre dei gemiti di apprezzamento – o di
frustrazione? - gli sfuggono dalle labbra. Harry a questo punto si
sente abbastanza audace da far scorrere la lingua sul labbro
inferiore di Louis ottenendo finalmente accesso alla sua bocca. È
questo il momento in cui il cervello di Harry va in corto
circuito, perché Louis ha un
cazzo di piercing alla lingua
e come ha potuto dimenticarlo? Harry letteralmente mugola e Louis
chiaramente apprezza
perché fa qualcosa con
la lingua che mette a dura prova l'autocontrollo del riccio.
L'odore
di Louis, il sapore del vino che ha bevuto poco prima e che è gli è
rimasto sulla lingua, le sue dita strette sulla camicia di Harry
come se ne andasse della propria vita, il calore del suo corpo e quel
dannato piercing sono
un mix che eccita Harry come mai
in vita sua. Ma, forse, più di tutto, è l'idea di star baciando un
ragazzo – uno con un profumo buonissimo e delle curve meravigliose,
ma pur sempre un ragazzo -
che aumenta la sua eccitazione. Probabilmente Harry dovrà
rivalutare tutto ciò in cui ha sempre creduto. Più tardi, o domani,
forse, ora è giunto il momento di tastare con mano quel
glorioso sedere che Louis si
ritrova. È legale che un maschio
abbia un culo del genere?
Harry
ha appena il tempo di dare una vigorosa stretta al didietro di Louis
prima che il suddetto ragazzo morda il suo labbro inferiore così
forte che il riccio si allontana da lui con un lamento di protesta e
gli occhi che lacrimano.
“Sei
impazzito?”, sbotta, passandosi un dito sul labbro e scoprendoci
del sangue. Che Louis
abbia istinti da cannibale quando
è eccitato?
Louis
lo guarda con un'espressione stupita, come se fosse sorpreso di
trovarselo davanti. Ha i capelli spettinati – Harry immagina di
aver effettivamente perso il controllo delle proprie mani, a un certo
punto – e le labbra arrossate e, in generale, un aspetto così
scarmigliato e provato
che Harry sente l'improvvisa e irrefrenabile urgenza di fargli cose
per vedere l'effetto che
avrebbero addosso a lui.
“Non
lo fare mai più”, sibila Louis, strofinandosi il dorso della mano
sulla bocca e cercando contemporaneamente di fulminarlo con lo
sguardo.
Harry
aggrotta le sopracciglia. Ha probabilmente dato il bacio più
fottutamente fantastico
della sua breve vita e ha, giustamente, qualche difficoltà a
concentrarsi. Louis si sta riferendo al bacio o al “palpeggiamento”?
In ogni caso è una seccatura. Non potrebbero semplicemente tornare a
baciarsi senza che Louis faccia troppe storie?
“Non
venirmi a dire che ti è dispiaciuto”, replica, leccandosi le
labbra e assaggiando il sapore metallico del sangue. Dio, è stato
uno shock passare dal piacere al dolore in una frazione di secondo.
Louis non è sano di mente.
“Da
un punto di vista oggettivo è stato penoso”, dice Louis
velenosamente.
“Peccato
che da un punto di vista soggettivo qualcuno”, Harry mima
delle virgolette con le dita, “la pensi diversamente”.
Louis
esibisce un'espressione confusa prima di seguire lo sguardo
compiaciuto di Harry e arrossire furiosamente. Ha un'evidente
rigonfiamento nei pantaloni e tutti i discorsi del mondo non
basterebbero a negarlo.
“Non-,
io”, balbetta.
Harry
ghigna. Finalmente può stringere di nuovo il coltello dalla parte
del manico. Peccato però che in questo momento vorrebbe stringere
qualcos'altro. Il collo di Louis o il suo sedere, dipende da
come si mettono le cose.
Louis
lancia un'occhiata alla porta-finestra della sala, la sua unica via
di fuga. Quando fa per dirigersi verso di essa Harry non tenta di
fermarlo. In fondo, ha avuto quello che voleva. Momentaneamente.
“Se
proverai di nuovo ad avvicinarti a me sarò costretto a far emanare
un provvedimento restrittivo nei tuoi confronti, ti avverto”,
minaccia Louis.
Harry
ride. Che tipo.
“Megalomane”,
mormora.
Louis
si gira un'ultima volta verso di lui per dedicargli un'occhiata
minacciosa prima di attraversare la porta-finestra e sparire dalla
sua vista.
Harry
si appoggia con la fronte al muro e impreca mentalmente per alcuni
secondi. Avrà di nuovo il coltello dalla parte del manico ma gli
serve a poco, ora come ora, per fargli passare l'erezione che pulsa
dolorosamente dentro le sue mutande. Non ricorda di essere mai stato
così sessualmente frustrato in vita sua.
Niall
lo trova in questa assurda posizione, qualche minuto dopo.
“Ehi,
Haz”, lo chiama.
Harry
si stacca dal muro con un grugnito.
“Eri
c-, ho visto-”. Niall incespica un attimo con le parole. “Louis è
appena rientrato. Era qui fuori con te?”.
Harry
annuisce debolmente.
“Ti
ha-”. L'irlandese si blocca. “Oh, mio dio, ti ha picchiato?”.
Harry
si passa la lingua sulle labbra e scopre di sanguinare ancora. Louis
lo ha morso veramente forte. Ecco perché Niall-
“Haz,
se vuoi torno dentro e gli spacco quella faccia di cazzo che si
ritrova”, afferma l'altro ragazzo, con gli occhi che gli mandano
lampi. “Non me ne frega un cazzo di chi è e di quello che fa, gli
spacco la faccia lo stesso”.
Harry
non dovrebbe ma si sente scaldare il cuore alla minaccia del suo
migliore amico.
“Tranquillo,
Ni, non mi ha picchiato, abbiamo avuto solo un pacifico scambio
di opinioni”.
“Pacifico?”,
gli fa eco Niall.
Harry
annuisce.
“Sicuro?”,
continua l'irlandese. “Perché, giuro, non mi importa se è a
tavola con i suoi genitori o con la regina, se vuoi vado
dentro e gliele do di santa ragione!”, esclama, agitando i pugni in
aria.
Harry
scoppia a ridere.
“Ehi,
calmati, Rocky”, afferma, prima di rabbuiarsi. “Ho
combinato abbastanza casini io per tutti, non c'è bisogno che
ti metta nei guai anche tu stasera”.
Niall
gli poggia una mano sulla spalla.
“Paul
vuole sapere se sei pronto a rientrare”.
Harry
sospira mentre la dura realtà torna ad abbattersi su di lui.
“Quanto
è incazzato da uno a...Gordon Ramsay?”, domanda, cercando di
buttarla sul ridere. La vera domanda sarebbe quanto sono fottuto
da uno a 'è meglio che cambi nazione e connotati'?
Niall
stringe la presa sulla sua spalla.
“Ci
credi se ti dico che non è incazzato per niente?”.
Harry
non ci crede, ovviamente.
“Paul
ha visto che non sei stato tu a far cadere il vassoio”, dice Niall.
“In realtà lo hanno visto tutti”.
“Quindi
non sono licenziato?”, domanda Harry, speranzoso.
“No
che non sei licenziato, cretino”, lo rassicura Niall. “Però lo
sarai se non torni dentro entro cinque minuti, immagino”.
Harry
esala un sospiro di sollievo.
“Paul
si è convinto a cambiarti il tavolo con quello di Johnny, ok?”.
“Ok”.
Harry
si passa una mano tra i capelli – come se questo bastasse a
restituirgli un aspetto dignitoso – e segue Niall dentro.
Non dovrebbe mancare molto alla fine della cena. Poi potrà
tornarsene a casa e decidere cosa fare di questa stupida fissazione
per Louis. Sarà dura farsela passare. Però, dopotutto, deve farsela passare per forza? Potrebbe essere divertente adesso che ha scoperto che la sua piccola cotta - oddio, l'ha appena definita cotta? - potrebbe non essere a senso unico.
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Capitolo 7 *** Capitolo settimo ***
lz
Ooops,
mi sono resa conto che non aggiornavo da più di un mese.
Perdonatemi.
Comunque,
non rispondo individualmente alle recensioni dello scorso capitolo ma
vi ringrazio tutti infinitamente. Ringrazio anche chi mi ha spronato
a continuare e mi scuso ancora per l'attesa. Come vi ho già
comunicato, adesso gli aggiornamenti andranno ancora più a rilento,
ma voi non perdete mai la speranza, ok?
In
questo capitolo ci saranno entrambi i POV, prima quello di Harry e
poi quello di Liam. Mi dispiace se vi sembra insopportabilmente
lungo.
-HARRY-
Harry
meriterebbe il premio di "migliore amico dell'anno". O addirittura "del
secolo", se vogliamo esagerare. Niall non poteva trovare persona
migliore, quel giorno di tanti anni prima a scuola, alla quale
rompere il naso con una pallonata.
“Questa
sera è la sera”, promette l'irlandese, aprendo per lui la
portiera della propria macchina. “Parlerò con Zayn”.
A
dispetto del suo gesto, Niall non è improvvisamente diventato un
gentiluomo, ma vuole semplicemente farsi perdonare il fatto che stia
trascinando Harry all'ennesimo concerto di Zayn, obbligandolo a
incontrare di nuovo – perché succederà, chiunque ci metterebbe la
mano sul fuoco – Louis.
Quello
che Niall non sa che è che Harry muore dalla curiosità di
rivederlo. Solo curiosità di vedere come reagirà, eh, non bruciante
voglia di flirtare con lui o rimettergli le mani addosso, sia
chiaro. Per questo non ha fatto molta resistenza quando Niall gli ha
chiesto – un eufemismo per pregato – di accompagnarlo al
One Direction.
Harry
è comunque convinto di meritare quel premio, perché fosse stato un
altro avrebbe mandato Niall a fanculo senza tanti complimenti dal
momento che ha avuto occasione di parlare con Zayn più di una volta
e non lo ha mai fatto. Perciò questa sera sono obbligati a pagare
altre dieci sterline per sentirlo suonare e magari non riuscire a
beccarlo neanche dopo l'esibizione, perché troppo impegnato a
ubriacarsi.
L'unico
vantaggio che Harry potrà trarre da questa serata sarà rivedere
Louis- dio, no, ha pensato a Louis almeno cinque volte negli ultimi
cinque minuti. Cinque volte. Una volta al minuto. La
situazione gli sta sfuggendo di mano.
“Liam
mi ha mandato un sms per dirmi che ci aspetta lì”, lo informa
Niall, rubandolo ai suoi pensieri. Grazie a Dio.
“Tu
e Liam siete migliori amici, adesso?”.
Harry
non aveva idea che Niall e Liam si sentissero regolarmente.
L'irlandese
ridacchia.
“Mi
piace quando fai il geloso”.
Harry
sbuffa. Geloso, lui? Al massimo sarà invidioso della capacità
di Niall di fare amicizia con chiunque, ragazzi, ragazze,
animali e perfino oggetti inanimati, a volte. Non per niente è
l'unico che sia riuscito a non farsi mai graffiare dal gatto di Ed.
Merito di quello che Niall definisce fascino irlandese,
probabilmente. Questo di sicuro lo aiuterà a ingraziarsi Zayn, se
solo gli parlasse.
Quando
arrivano al locale, Harry nota che in fila c'è molta più gente
dell'ultima volta. Si sarà sparsa la voce che Zayn sia
effettivamente bravo,
oltre ad avere una bella faccia. È duro da ammettere
ma è così: Zayn ci sa fare. Dopo averlo ascoltato ti viene voglia
di prenderlo a calci nei denti per il suo atteggiamento superiore e
menefreghista, ma le sue performance sono accattivanti e
coinvolgenti.
Una
volta dentro, a Niall basta guardarsi un attimo intorno per
individuare immediatamente Liam.
“Ehilà,
Li”, lo saluta, approcciando il suo tavolo.
“Ciao,
ragazzi”, ricambia Liam. “Vi ricordate Eleanor?”.
Certo
che ricordano Eleanor, come dimenticare Eleanor? Non fosse che Louis
abbia pateticamente cercato di flirtare con lei la prima volta –
rendendola piuttosto indimenticabile - Harry non potrebbe
certo scordarsi di essersi seduto sulla sua sedia ed essere stato
vittima del suo sarcasmo per questo. A ripensarci lei e Louis
sarebbero una coppia perfetta. Qualcosa dentro di Harry protesta
contro quest'idea.
“Danielle?”,
domanda Niall, gettando un'occhiata alle sue spalle, come se si
aspettasse di vederla apparire da un momento all'altro.
L'espressione
di Liam si indurisce, o si incupisce, non è chiaro. Harry non lo
conosce ancora abbastanza bene da saperlo leggere. Fatto sta
che Niall ha probabilmente posto la domanda sbagliata.
“È
rimasta a casa”, mormora Liam, con un sorriso tirato. “Non le
andava di venire”.
Niall
sposta lo sguardo da Liam a Eleanor e Harry sa cosa sta gli sta
passando per la testa in questo momento. La mente di Niall è così
semplice a volte.
“Ok”,
taglia corto l'irlandese, cercando di dissipare l'improvviso
imbarazzo. “Avete già ordinato da bere?”.
Niall si siede sulla panca accanto a Liam, mentre Harry prende posto sulla
sedia di fronte, poggiando l'ormai immancabile cappello sul tavolo e
iniziando a sfogliare uno dei menù. Stasera tocca a Niall guidare,
quindi lui può tranquillamente bere più di una pinta della –
sorprendentemente – ottima birra del locale.
Ha
appena fatto la sua scelta quando sente una presenza alle sue spalle
e un profumo ormai familiare. Merda.
“Liam!”,
trilla Louis, sedendosi al suo fianco e ignorandolo di proposito.
“Sei davvero tu o sto avendo un'allucinazione?”.
Liam
per tutta risposta aggrotta la fronte.
“Zayn
se la farà addosso dalla felicità quando scoprirà che sei qui”.
La
perplessità di Liam sembra aumentare.
“Non
ha fatto altro che parlare di te per tutto il giorno”, rincara la
dose Louis.
Harry
è quasi sicuro che se Zayn sapesse che il suo amico se ne va in giro
a dire queste cose su di lui lo ucciderebbe. Gli istinti omicidi e
Louis vanno a braccetto.
“Ehm”,
è tutto quello che riesce ad articolare Liam, ma improvvisamente
Louis non è più interessato a lui, ammesso che lo sia mai stato.
“È
un piacere rivederti”, dice a Eleanor con un tono soffice e
gentile che fa venire a Harry voglia di sbattersi la testa contro il
tavolo. O sbatterci quella di Louis.
Eleanor
fa un sorriso timido e Harry scopre di voler sbattere anche la sua
di testa sul tavolo.
Niall
gli molla un calcio sullo stinco. Harry incrocia il suo sguardo per
capire che diavolo gli sia preso: l'altro gesticola al suo indirizzo
e muove le labbra nel disperato tentativo di comunicargli qualcosa.
Fortuna che Harry conosce Niall come le sue tasche e intuisce subito
che il suo migliore amico gli stia chiedendo se vada tutto bene o se
per caso voglia cambiare tavolo. Harry gli mostra il pollice in su,
sperando di tranquillizzarlo, ma Niall non sembra del tutto convinto.
“È
tutto ok”, dice il riccio ad alta voce. Pessima idea.
Louis
si volta verso di lui con un'espressione annoiata, premurandosi di
schiacciare la sua fedora poggiata sul tavolo con un gomito.
Harry
piange internamente per il suo cappello ma ha poco tempo per
elaborare il lutto perché la sua attenzione viene interamente
catturata da Louis, dalla sua camicia a fiori che urla gay da
tutte le parti e dai suoi occhi blu che gli fanno venire le farfalle
allo stomaco. Harry non ha più quindici anni,
dovrebbe essere immune a tutto ciò, ha esperienza, è uno navigato,
non può farsi venire le fottute
farfalle allo stomaco come se fosse alla sua prima cotta. Maledetto
Louis.
“Tra
una cosa e l'altra ho dimenticato a far emanare quell'ordine
restrittivo nei tuoi confronti”, afferma il suddetto. “Povero
me”.
“Dovrebbe
essere Harry quello a richiedere un ordine restrittivo nei tuoi
confronti”, interviene Niall. “Ogni volta che sei nei
paraggi gli finisce sempre male, in qualche modo”.
“Ne
sei proprio sicuro?”, ribatte Louis. “Perché avevo come
l'impressione che a Harry non dispiacesse-”.
Harry
ha la presenza di spirito di pizzicare Louis sul braccio prima che si
lasci sfuggire troppo. Louis è chiaramente un nemico della
discrezione.
“Ahi!”,
esclama questi, ritirando il braccio. “Qual è il tuo problema?”.
Harry
avvolge una mano attorno al bicipite di Louis – trovandolo duro e
infinitamente piacevole da toccare – e gli si avvicina per
parlargli all'orecchio, approfittando del fatto che col casino che
c'è nel locale nessuno sentirà le sue parole neanche volendo.
“Vorresti
tapparti la bocca? Lui non lo sa”.
Louis
volta il viso verso di lui fino a sfioragli la guancia con il naso.
Harry spera che il brivido che ha appena attraversato il suo corpo
sia passato inosservato all'altro ragazzo.
“Nel
senso che non sa della tua inquietante cotta per me?”,
sussurra.
Harry
stringe la presa sul suo braccio.
“Diglielo,
se ti va pure di spiegargli quanto ti sia divertito anche tu,
l'ultima volta”.
Louis
ha la decenza di non negare.
Niall
li fissa con un'espressione perplessa.
“Tranquillo,
Neil”, gli dice Louis, “finché stiamo a debita distanza l'uno
dall'altro non succederà niente di male al tuo amico”.
Niall
sposta lo sguardo sulla mano di Harry stretta attorno al braccio di
Louis. Cazzo. Il riccio si affretta a spostare la mano – con
un movimento che è tutto fuorché casuale – dal braccio di
Louis al suo cappello, cercando di rimodellarlo nella sua forma
originale.
“È
Niall, comunque”, ribatte
l'irlandese, decidendo di ignorare l'ultima frase di Louis.
“Chi
è Niall?”, domanda innocentemente questi.
Harry
si domanda se Louis sia stupido o se la sua ingenuità faccia
solo parte del suo personaggio.
“Io”,
replica l'altro seccato. “Il mio nome è Niall, non Neil”.
Harry
sa che la battaglia di Niall è persa in partenza. Evidentemente non
ha ancora capito come sia fatto Louis. Non che Harry stesso lo abbia
capito del tutto, ma almeno è un passo avanti al suo migliore amico.
“E
da dove salta fuori questo nome?”, domanda Louis, col tono più
oltraggiato del suo repertorio, come se il nome di Niall fosse
un affronto alle sue orecchie.
“Dal
mio albero genealogico?”, risponde l'altro e da come gli trema un
occhio Harry può chiaramente dedurre quanto ne abbia già abbastanza
di questa conversazione.
“E
nel tuo albero genealogico non c'era, che ne so, un William o un
Edward?”, insiste Louis. Se c'è una cosa che Harry ha capito di
sicuro di Louis è che è uno al quale piace importunare l'altra
gente fino allo sfinimento con delle sciocchezze.
“Sono
irlandese”, afferma Niall con fierezza.
Louis
gli punta un indice contro la faccia .
“Ecco
spiegato perché non riesco a capire metà di quello che dici”.
Harry
riesce a stento a trattenersi dal ridere. Ripensandoci, è proprio un
pessimo amico.
“Haz”,
lo chiama Niall, “se hai bisogno di qualcuno che ti aiuti a
nascondere il cadavere sappi che puoi contare su di me”.
Harry
si concede di ridere liberamente questa volta.
“Grazie,
Ni, lo terrò a mente”.
Louis
gli molla una gomitata.
“Smettila
di pianificare il mio omicidio assieme a Neil”.
Niall
sbuffa sonoramente.
“Che
razza di nome è Louis, poi?”, sbotta.
Louis
tamburella le dita sul tavolo.
“È
un nome francese, non era difficile da intuire”.
Niall
poggia i gomiti sul tavolo e si piega in avanti.
“Hai
antenati francesi?”, domanda con sarcasmo.
Louis
si aggiusta la frangetta con due dita, in un gesto che Harry trova
affascinante e inspiegabilmente tenero allo stesso tempo.
Oddio. Louis è una specie di Lucifero o qualcuno di
altrettanto diabolico, come fa esserci qualcosa di anche
lontanamente tenero in lui?
“Effettivamente
sono per un sedicesimo belga”, inizia a spiegare questi, “ma il
fatto che i miei abbiano scelto per me un nome francese non ha niente
a che fare con tutto ciò. La loro scelta denota invece la loro
classe e il loro assoluto buongusto”.
Harry
si domanda come mai Louis non stia ancora fluttuando nell'aria come
un palloncino, essendo così ridicolmente pieno di sé.
“E
Zayn? Che nome è Zayn?”, continua Niall che evidentemente
non ha ancora digerito il fatto di essere stato preso in giro per il
suo nome.
Louis
butta gli occhi al cielo.
“I
suoi sono di pakistani, cosa ti aspettavi?”.
Niall
non trova una replica abbastanza pungente e Harry vorrebbe
intervenire in suo soccorso, se solo avesse qualcosa di intelligente
da dire.
“Qui
l'unico con un nome normale è Harry”, commenta Louis. “A meno
che non sia un diminutivo di Harold, perché in questo caso
anche Niall sembrerebbe un nome decente”.
“Non
è un diminutivo di Harold”, lo informa Harry stancamente, ma sa
che è inutile, perché se Louis si è messo in testa che il suo nome
è questo ci sarà poco da fare per fargli cambiare idea.
“Anche
Liam è un nome normale”, interviene questi, sentendosi
probabilmente chiamato in causa.
“In
confronto ad Harold e Niall di sicuro”, afferma
Louis.
Harry
si prende la testa fra le mani. È iniziata.
“Anche
Eleanor è un nome francese, giusto?”, sente dire a Louis. “Eleanor
e Louis. Suonano bene insieme”.
Evidentemente
l'altro ragazzo non ha lavorato sulle sue tecniche di abbordaggio,
perché questo è il peggior tentativo di approccio di sempre.
Eleanor
ridacchia. Harry ne ha avuto abbastanza.
“Vado
a prendermi da bere”, dice, prima di alzarsi e dirigersi verso il
bar senza guardarsi indietro.
Qui
poggia i gomiti sul bancone e aspetta che il barman si accorga della
sua presenza, ma il locale è talmente affollato e il barista così
impegnato che non sarà facile farsi notare. Harry è sul punto di
alzare una mano e fare un cenno al ragazzo quando avverte una
presenza al suo fianco.
“Ti
mancavo già?”, dice ad alta voce per coprire il chiacchiericcio
circostante, senza voltarsi verso il nuovo arrivato.
“Non
ti montare, Harold”, afferma Louis in tono – fintamente? -
seccato. “Sentivo la mancanza dell'alcool nel mio stomaco e mi ero
stancato di aspettare un cameriere”.
Harry
si volta verso di lui.
“Pessima
scusa per avvicinarti a me”, dice con un ghigno.
Louis
butta gli occhi al cielo.
“Ti
hanno già informato che il mondo non ruota attorno a te?”.
Harry
ride. Il barman intercetta il suo sguardo ma lui lo ignora. La birra
può aspettare.
“Eleanor
non ha ancora ceduto al tuo fascino?”, domanda.
Louis
lo fissa senza battere ciglio.
“Tutti
cedono al mio fascino, prima o poi”, dice. “E tu dovresti saperne
qualcosa”.
Harry
scuote il capo.
“Non
so di cosa stai parlando”, replica con un mezzo sorriso,
distogliendo lo sguardo.
Louis
si fa più vicino.
“Per
caso hai dimenticato che mi hai infilato la lingua in bocca l'ultima
volta che ci siamo visti?”, domanda, sfiorando inavvertitamente -
o forse no? - il braccio di Harry con il proprio.
Harry
si volta di nuovo verso di lui.
“No
che non l'ho dimenticato”, dice con un sorriso, ostentando quelle
fossette che hanno messo al tappeto tante persone prima d'ora e che
potrebbero avere lo stesso effetto anche su Louis. “Come non ho
dimenticato un certo rigonfiamento nei tuoi pantaloni. O avevi
in tasca una pistola oppure eri davvero davvero felice di
vedermi”.
Forse
è la battuta più scadente del mondo, ma ha come risultato quello di
far impallidire Louis. Un punto per Harry. O forse dieci. Se questa
fosse una gara lui sarebbe decisamente in vantaggio.
“Io
non sono mai felice di vederti”, balbetta l'altro ragazzo.
“Eppure
sei qui con me invece che di là a cercare di infilarti nelle mutande
di Eleanor”, gli fa notare Harry.
Louis
punta lo sguardo sul bancone. Harry gli sfiora il braccio con un
dito. La pelle d'oca che esplode sul braccio di Louis è un ulteriore
indizio di quanto l'altro ragazzo sia influenzato dalla sua
presenza.
“Forse
se finalmente ammettessi che lo vuoi anche tu potremmo
divertirci sul serio, che ne dici?”, sussurra Harry, piegandosi
verso il suo orecchio per farsi sentire solo da lui. E perché gli
piace l'odore di Louis. Insieme a tutto il resto, se vogliamo essere
completamente onesti.
Louis
si ostina a non guardarlo ma è chiaro che stia facendo un enorme
sforzo per mostrarsi rilassato.
Harry
continua ad accarezzargli il braccio col dito.
“Facciamo
così”, inizia, “lasciamo perdere la birra. Io adesso vado in
bagno e ti aspetto lì, ok? Tu decidi se vuoi continuare il tuo patetico
e inutile tentativo di flirtare con Eleanor oppure se vuoi mettere da
parte l'orgoglio e raggiunngermi”.
Louis
annuisce, gli occhi sempre incollati al bancone. Harry dentro di sé
fa una danza della vittoria e, con un ultima carezza al
suo braccio, si congeda da lui.
Deve
ammettere che non ha idea di quello che sta facendo. Quando c'è di
mezzo Louis lui tende a improvvisare. Non sa se una volta in
bagno trascinerà Louis nel primo cubicolo disponibile per baciarlo
fino a fare abbassare tutte le sue difese o per succhiarglielo
– Harry non ha mai sentito questa urgenza in vita sua ma adesso
farebbe di tutto pur di avere il cazzo di Louis in bocca, per quanto
questo sia triste, disperato e patetico – o ancora per prenderlo a
pugni.
Quello
che non aveva calcolato, comunque, è che il bagno fosse pieno di
gente. Non proprio pieno da scoppiare ok, però abbastanza
frequentato. Da persone che sono lì per pisciare o altro, non
per avere un qualche tipo di incontro sessuale con qualcuno.
Harry
sospira e si dirige verso un orinatoio. Qui fa finta di abbassarsi la
zip dei pantaloni, lanciando uno sguardo in tralice all'uomo che lo
ha appena affiancato.
In
che situazione ridicola ha trascinato Louis? Sempre se Louis si
deciderà a venire.
Qualche
secondo dopo la porta del bagno si apre. Harry combatte la tentazione
di voltarsi a controllare chi sia appena arrivato.
“Cosa
ci facciamo qui?”, domanda Louis, occupando l'orinatoio accanto al
suo.
Harry
tira un sospiro di sollievo. Almeno Louis non lo ha mollato lì come un
deficiente.
“Non
lo so. Non era esattamente questo quello che avevo in mente”,
risponde il riccio, indicando l'orinatoio con un cenno del capo.
Louis
incrocia le braccia sul petto. Harry pensa che chiunque lo vedrà di
spalle penserà stia pisciando senza mani.
“Ti
sei reso conto che non siamo in un locale gay e che questa non è una
dark room?”, domanda Louis, senza preoccuparsi di usare un
tono di voce discreto.
“Vedo
che sei un esperto di locali gay”, replica Harry, non
perdendo occasione per ribadire il suo concetto preferito.
“Non
ci vuole un esperto di locali gay per sapere come funzionano”,
ribatte Louis sulla difensiva.
L'uomo
accanto a Harry grugnisce, poi si tira su la zip con violenza e prima
di andarsene lancia loro un'occhiataccia.
Louis
ride, coprendosi la bocca con una mano. Per la seconda volta nel giro
di poco Harry si ritrova a pensare che sia tenero.
“Mi
sa che lo abbiamo traumatizzato”, osserva Louis.
Harry
si guarda intorno per fare un bilancio di quante persone ci siano in
bagno: un uomo sta facendo pipì nell'ultimo orinatoio della fila,
uno è appena entrato di fretta in uno dei cubicoli e un altro si sta
lavando le mani.
“Se
questa fosse una dark room cosa vorresti fare?”, mormora,
ruotando il corpo verso Louis.
Questi
lo fissa intensamente, con un po' di apprensione nello sguardo.
“Tu
cosa vorresti fare?”, rilancia.
Harry
fa scorrere lo sguardo sul corpo di Louis.
“Vuoi
davvero che te lo dica?”.
Louis
annuisce.
“Andrai
all'inferno per quello che la tua mente perversa sta
pensando”.
Harry
scoppia a ridere e fa un passo verso di lui.
“Io
almeno ho il coraggio di ammettere che sto pensando a qualcosa di
perverso”, ribatte.
Louis
solleva un sopracciglio.
“Non
è ancora uscito niente di perverso dalla tua bocca”, dice con tono
di sfida.
“Sei
davvero tanto impaziente di sapere quello che mi passa per la testa
in questo momento?”, domanda Harry con malizia.
Louis
apre la bocca per replicare ma il rumore di uno scarico gli impedisce
di rispondere alla provocazione di Harry.
L'uomo
che ha scaricato adesso si sta lavando le mani e Harry gli lancia uno
sguardo scocciato attraverso lo specchio, ma l'altro non può vederlo
perché ha il capo chino.
“Non
mi sembra il posto adatto dove continuare questa conversazione”,
mormora. “Ti va di andare da qualche altra parte?”.
Louis
valuta per un brevissimo istante la sua proposta.
“Non
ho intenzione di andare da nessuna parte, con te soprattutto”,
risponde invece. “Sono qui per sentire il mio amico Zayn”.
Harry
impreca mentalmente.
“Peccato”,
dice, allungando poi una mano verso il petto di Louis e iniziando a
giocherellare con uno dei bottoni della sua camicia.
Louis
getta uno sguardo alla sua mano ma non si tira indietro. Ha le guance
arrossate e un'espressione indecisa, nonostante abbia appena
dichiarato la sua volontà di non volere seguire Harry da nessuna
parte e di preferire il concerto del suo amico all'idea di fare
qualcosa con lui.
Harry
fa scorrere le dita sul suo petto fino a raggiungere il suo collo.
Louis trattiene il fiato e Harry sorride compiaciuto. L'altro sembra
non avere molta fretta di andarsene, per uno che dice di non volere
avere niente a che fare con lui.
“Vorrà
dire che mi terrò per me i miei pensieri perversi”, continua.
Louis
rimane perfettamente immobile mentre Harry fa scorrere i propri
polpastrelli sul suo collo, risalendo lungo la sua mascella fino a
fermarsi sulle sue labbra. Gli occhi di Louis non hanno lasciato i
suoi per tutto il tempo e Harry non sa se interpretarlo come un gesto
di sfida o come un invito.
Dopo
essersi accertato che l'uomo che stava usando l'orinatoio poco prima
se ne sia andato, Harry si piega repentinamente in avanti. Louis
solleva leggermente la testa, d'istinto, perciò Harry decide
all'ultimo momento di dirottare le proprie labbra sul suo collo.
Louis rilascia un sospiro frustrato che presto si trasforma in un
gemito quando Harry glielo lecca.
“Ti
informo che ho appena messo in pratica uno dei miei tanti
pensieri perversi”, mormora. Trattenersi dal mettere in pratica
tutti gli altri nel bagno di un locale dove potrebbe entrare
chiunque da un momento all'altro è la cosa più impegnativa che
Harry abbia mai fatto in vita sua.
Louis
lo afferra per i fianchi e conficca le dita nella sua carne - per
niente preoccupato del fatto che potrebbe fargli male - e se lo tira
addosso ancora di più. Harry succhia la pelle del suo collo e la
morde per un istante. Non vuole lasciare dei segni, in fondo ha pietà
di lui.
Louis affonda una mano tra i suoi capelli, graffiandogli lo
scalpo con le unghie.
“Harry,
ti odio così tanto”, ansima, prima di afferrargli una
manciata di capelli e costringerlo a staccarsi dal suo collo per
guardarlo in faccia, poi fa per unire le loro labbra ma Harry si tira
indietro. Errata corrige: questa è la cosa più impegnativa
che abbia mai fatto in vista sua.
“Sarà
meglio tornare di là, il concerto sta per iniziare”, afferma.
Louis
ha le pupille dilatate e il fiato corto. Harry fa un passo indietro
ma l'altro ragazzo lo afferra per la maglia e si mette sulle punte
dei piedi, determinato a baciarlo. Harry lo afferra per le spalle e
lo allontana di peso. È l'ultima cosa al mondo che
vorrebbe fare ma è deciso far penare Louis, almeno fino a
quando l'altro ragazzo non si deciderà ad ammettere che lo vuole. E
poi rischiano davvero di essere scoperti e perciò è meglio
interrompere questa cosa prima che degeneri.
Louis
ringhia e fa un passo indietro.
“Vaffanculo
tu e la tua mente perversa”, sbotta, prima di girare sui
tacchi e dirigersi verso la porta, scontrandosi con un tizio che è
appena entrato in bagno e che li avrebbe beccati in una posizione
compromettente se avessero continuato quello che stavano facendo.
Harry
si passa una mano tra i capelli per sistemare il casino che Louis ha
combinato. Dal locale giungono le note di una chitarra e perciò
Harry si affretta a uscire dal bagno, cercando di non pensare al
collo alla bocca al culo di Louis. Sarà difficile, visto che
dovrà avercelo davanti tutta la sera.
-LIAM-
Liam
si pente di aver bevuto un intero boccale di birra. Gli gira la testa e
deve guidare. Non è mai stato così imprudente prima d'ora, cosa
gli sta succedendo?
Danielle,
è colpa di Danielle se stasera ha deciso di bere per dimenticare. O
per protestare. Ma lei non c'è neanche, quindi che senso ha
avuto questa protesta?
Si
alza in piedi, scontrando un ginocchio contro il tavolo e imprecando
a denti stretti.
“Vado
in bagno”, dice a tutti e a nessuno in particolare. Deve
sciacquarsi un po' il viso e testare il suo equilibrio.
Eleanor
non dà segno di averlo sentito, impegnata com'è a parlare con
Louis. Harry e Niall continuano a giocare lanciando arachidi l'uno
nella bocca dell'altro. Il concerto è appena finito e Liam non vede
l'ora di andarsene, ma prima deve accertarsi che riuscirà a guidare
senza infrangere metà del codice stradale o, peggio, morire.
In
bagno, si sciacqua il viso e si concentra a inspirare ed espirare per
qualche minuto per cercare di calmarsi e tornare a essere un essere
umano funzionante e sobrio.
Questo
tuttavia non lo aiuta a fargli passare il nervosismo che ha cercato
di nascondere per tutta la sera ma che adesso che è solo può
sfogare liberamente. Dio, è talmente frustrato.
Non
ricorda neanche più perché lui e Danielle abbiano litigato. Quello
che ricorda è di averla mollata nel soggiorno di casa sua, aver
preso le chiavi della macchina ed essersi messo a girare in tondo per
quasi un'ora - ignorando le chiamate della sua ragazza – prima di
ricordarsi del concerto di Zayn e telefonare a Niall per chiedergli
se sarebbe andato, così da non ritrovarsi completamente solo.
In quel momento gli era sembrato un bel posto dove nascondersi e non
pensare per un po'. Peccato che al locale avesse incontrato Eleanor,
che gli aveva chiesto spiegazioni che lui non era disposto a
darle, rischiando di litigare anche con lei, ed evitando questa
spiacevole situazione solo grazie all'arrivo di Niall e Harry.
Liam
esce dal bagno sentendosi un po' più lucido e decisamente un po' più
stabile sulle gambe. Il tavolo dove ha passato tutta la serata si è
svuotato per metà. Rimangono solo Eleanor e Louis che sorseggiano i
loro cocktail colorati dimentichi di quello che li circonda.
“El,
io vado”, annuncia.
“Di
già?”, domanda lei distrattamente.
Liam
si trattiene dal dirle di infilarsi la sua falsità su per il
culo. Ok, forse è ancora brillo.
“Sono
stanco”, replica. “Buona serata”.
“Ciao,
Liam!”, esclama Louis agitando una cannuccia verso di lui.
Louis
ed Eleanor formano la coppia più improbabile sulla faccia
della Terra e lui glielo direbbe pure, qui e adesso, se fosse un po'
più stronzo. Eleanor è appiccicosa e apprensiva – un po'
come Danielle agli inizi della loro relazione- e Louis è vanesio e
troppo pieno di sé per prestare attenzione alle esigenze di qualcun
altro. E poi sembra decisamente più interessato a Harry – a
giudicare dalle occhiate che gli ha lanciato per tutta la sera
nonostante fosse impegnato a flirtare con Eleanor – che alla
ragazza che ha di fianco. Ma, comunque, non sono affari suoi. Ha già
abbastanza problemi con la sua di relazione per preoccuparsi
di quelle degli altri.
“Ciao”,
biascica, dirigendosi verso la porta.
Fuori
dal locale trova Zayn appoggiato alla portiera della sua auto. La
sua t-shirt di Batman è in aperto contrasto coi suoi anfibi e
l'atteggiamento da duro che ostenta, tenendo la sigaretta all'angolo
delle labbra e le mani infilate nelle tasche.
“Quella
è la mia auto”, lo informa Liam.
Zayn
afferra la sigaretta con due dita e rilascia una nuvola di fumo.
“Mi
aspettavo che mi avvertissi con un sms se avessi deciso di venire”.
“L'ho
deciso all'ultimo minuto”, replica Liam, cercando di reprimere uno
strano senso di colpa. Aveva voglia di sentire cantare Zayn ma non
aveva esattamente voglia di vederlo. Ha senso?
“L'importante
è che tu sia venuto, comunque”, dice Zayn sorridendo quel suo
singolare sorriso a mezza bocca.
Liam
si schiarisce la voce.
“Hai
bisogno di qualcosa?”.
Zayn
schiaccia la sigaretta sotto ai piedi prima di rispondere.
“Vorrei
che tu mi accompagnassi da una parte”.
Liam
fa un passo indietro, palesando tutta la sua diffidenza.
“Non
puoi andarci da solo, dovunque sia? L'ultima volta che mi hai
proposto una cosa del genere stava per finirmi male”.
Zayn
si stacca dall'auto.
“Tranquillo,
non metterò mai più a repentaglio la tua vita”, dice in un tono
sarcastico che irrita Liam “E comunque, dovunque sia, voglio
andarci con te”.
“Credevo
di essere stato chiaro l'altro giorno quando ti ho detto che non sono
interessato”, ribatte.
Zayn
è cocciuto. La sua compagnia non dispiacerebbe a Liam se l'altro
ragazzo non cercasse costantemente di provarci, contraddicendo
le sue dichiarazioni secondo le quali Liam non è il suo tipo.
“Rilassati”,
afferma Zayn. “Non voglio portarti da qualche parte per
approfittarmi di te. Dio mio, sei fissato”.
Liam
mette il broncio. Sì, probabilmente è un po' prevenuto nei
confronti di Zayn. Il punto è che non sa se fidarsi o fino a che
punto fidarsi dell'altro ragazzo.
“Dove
vorresti andare?”, cede infine, perché lui è fatto così.
Non sa dire di no. Dire di no gli sembra un crimine contro l'umanità
e l'umanità è già abbastanza afflitta da innumerevoli piaghe e chi
è lui per infierire?
Zayn
sorride apertamente. Liam si ritrova di nuovo a pensare che quando
sorride dimostra in pieno la sua giovane età. In più, il sorriso
gli dona molto di più dell'espressione corrucciata che gli
piace sfoggiare con orgoglio.
“È
una sorpresa”, afferma. “Apri la macchina, coraggio”.
Liam
sgrana gli occhi.
“Cosa?!
Vuoi andare con la mia macchina?”, esclama.
Zayn
si stringe nelle spalle.
“Hai
detto che non sopporti la mia moto”, spiega.
In
effetti.
“So
già che me ne pentirò amaramente”, borbotta Liam, aprendo la
macchina col telecomando.
“La
vita è più divertente se ogni tanto hai il coraggio di fare un
salto nel vuoto”, dice Zayn, dandogli una pacca sulla spalla.
Liam
si trattiene dal dirgli che può tenersi per sé le sue perle di
saggezza.
“Come
faccio a guidare se non so neanche dove siamo diretti?”, domanda
prendendo posto in macchina.
Zayn
si mette la cintura e Liam già gli vuole un po' più bene per
questo.
“Non
ti preoccupare, ti farò da GPS umano”.
Zayn
lo indirizza verso un quartiere residenziale dove Liam non è mai
stato e dove non pensava sarebbe mai andato. Mano a mano che procede
lungo la strada le ville si fanno sempre più grandi e lussuose.
“Parcheggia
qui”, ordina Zayn a un certo punto.
Liam
smonta dalla macchina e si guarda intorno.
“Credevo
che posti del genere esistessero solo nei film”, commenta, incapace
di camuffare la sua meraviglia.
“Manco
fossimo a Beverly Hills”, lo prende in giro Zayn, afferrandolo per
un braccio.
L'altro
ragazzo lo guida fino al retro di una villa. Liam scorge un'immensa
piscina attraverso le sbarre di un cancelletto.
“Mi
hai portato a casa tua?”, domanda ed è di nuovo sospettoso
circa le intenzioni di Zayn.
“No,
quella è casa mia”, risponde Zayn, indicando la villa accanto.
“Questa è casa di Louis”.
Liam
lo guarda con diffidenza mentre Zayn armeggia con la serratura del
cancelletto, cercando di forzarla con una specie di coltellino.
“C'è
una ragione per cui stiamo facendo irruzione in casa di Louis
nonostante casa tua si trovi tipo a un metro?”.
Zayn
riesce ad aprire il cancelletto e gli rivolge un ghigno.
“I
genitori di Louis sono in vacanza, invece i miei non si tolgono mai
dalla palle”, spiega. “In più la piscina di casa mia non viene
pulita da mesi, visto che non la usa praticamente mai nessuno”.
Liam
lo segue dentro e deve tapparsi la bocca con una mano per non fare la
figura del deficiente. Tutto è enorme in questa villa:
l'edificio principale, la dependance, la piscina. Chissà cosa si
prova a viverci.
“Piscina?
Che ti frega della piscina?”, domanda quando le parole di Zayn si
fanno strada nel suo cervello.
“Voglio
che mi insegni a nuotare”, replica Zayn, liberandosi della
maglietta con un movimento fluido.
Liam
non sa se essere più impressionato dalla frase di Zayn o dai
tatuaggi che ricoprono il suo petto, i suoi fianchi, le sue braccia.
“Sono
un bagnino, non un istruttore di nuoto”, ribatte.
Zayn
si sta sfilando i pantaloni e non si preoccupa di rispondergli.
“Non
ho neanche il costume”, insiste Liam in tono lamentoso.
“Le
mutande ce le hai?”, chiede Zayn.
Liam
annuisce. Certo che ce le ha, chi andrebbe in giro senza
mutande?
“Allora
non dovresti avere problemi”, replica l'altro ragazzo. “Dai,
fammi vedere la tartaruga che nascondi sotto quei vestiti”.
Liam
cerca di mascherare il suo disagio. I complimenti lo hanno sempre
messo in difficoltà, specialmente se non graditi. In più,
Zayn è un maschio e lui non è abituato a ricevere apprezzamenti da
parte di ragazzi.
“Perché
hai deciso che vuoi imparare a nuotare? Perché adesso?”,
domanda per temporeggiare.
“Non
lo so”, risponde Zayn. “Forse perché adesso ho trovato qualcuno
che possa insegnarmi e del quale mi fido”.
Liam
non si lascia impressionare.
“Sto
parlando di te”, precisa Zayn.
Sai
che rivelazione!
“Non
mi conosci nemmeno, come puoi fidarti di me?”, chiede Liam.
Zayn
è strano, Zayn è misterioso, Zayn è un fottuto enigma e lui non
riesce, non riesce proprio a non esserne incuriosito.
È stanco di essere quello responsabile e cazzate
varie, per una volta vuole fare qualcosa di stupido. Tipo
irrompere con Zayn a casa del suo migliore amico e insegnargli a
nuotare col rischio di farlo annegare per davvero, una volta per tutte.
“Consideralo
il mio salto nel vuoto”, replica l'altro ragazzo.
Liam
afferra i lembi della sua maglia e se la toglie. L'espressione a metà
tra lo stupito e il sto assolutamente sbavando di Zayn non gli
passa certo inosservata. Dovrà farci l'abitudine. L'importante è
che Zayn rimanga fedele al suo proposito di lasciarlo in pace sotto
quel punto di vista.
Zayn
si dirige verso la scaletta della piscina, nella zona dove l'acqua è
più bassa, e inizia la sua discesa.
“Come
mai non hai mai imparato a nuotare?”, domanda Liam, piegando i suoi
vestiti e poggiandoli su una sdraio. Adesso gli sovviene che non
hanno neanche degli asciugamani, come faranno ad asciugarsi?
“Non
c'è un motivo particolare”, replica Zayn infilando un piede
ammollo.
“Hai
subito qualche trauma da bambino?”, continua Liam. Gli sembra
strano che la famiglia di Zayn possegga una piscina ma lui non ci
abbia mai nuotato. Oltretutto, quasi sicuramente, l'altro ragazzo
sarà stato almeno una volta in vacanza in qualche posto esotico,
come avrà fatto a rinunciare a un bel bagno nell'oceano o giù di
lì?
“A
meno che io non abbia involontariamente rimosso un brutto ricordo,
credo di non aver subito nessun trauma”, spiega Zayn, già immerso
fino alla vita in acqua ma ancora attaccato con una mano alla
scaletta. “Semplicemente non ho mai imparato, non mi è mai
importato prima d'ora”.
Liam
non gli chiede cosa sia cambiato ora e comincia a scendere la
scaletta anche lui.
“Non
devi sentirti obbligato”, afferma. “Imparare a nuotare da bambini
è molto più semplice, quasi naturale, invece da adulti, dopo anni
di paure e paranoie, è un po' più complicato”.
Zayn
si sfrega le braccia. Liam nota che ha la pelle d'oca.
“Supererò
le mie paure e le mie paranoie”, dice l'altro, deciso. “E non mi
sento obbligato, voglio farlo. Non voglio che l'acqua sia la
mia Kryptonite”.
“Ogni
supereroe ha un punto debole”, spiega Liam. Parlare con Zayn di
queste cose – come se fossero reali – è divertente, è
liberatorio. Andy non è mai stato un appassionato di fumetti e gli
unici amici nerd che lui abbia mai avuto sono stati amici
virtuali.
“Non
sono un supereroe”, replica Zayn. “Sono solo un essere umano che
vuole testare i suoi limiti, sono Batman”.
Liam
scoppia a ridere. Batman è sempre stato e sempre sarà il suo
personaggio dei fumetti preferito.
“Ok,
come vuoi”.
Liam
si immerge completamente in acqua e fa un giro della piscina. Da come
Zayn si aggrappa alla scaletta, Liam può capire che è spaventato.
“Intanto
staccati di lì”, dice.
Onestamente
non sa da dove iniziare. Non sarà facile far superare a Zayn le sue
paure, forse ci vorrà più tempo del previsto. O forse l'altro
ragazzo non ci riuscirà proprio.
“Vieni
qui”, mormora Zayn, stendendo una mano verso di lui.
Liam
nuota verso l'altro ragazzo e afferra la sua mano.
“Per
prima cosa prova a galleggiare qui dove si tocca”.
Zayn
stringe la sua mano con una presa quasi dolorosa.
“Qualsiasi
corpo in acqua galleggia”, dice Liam in tono rassicurante. “Non
andrai a fondo, tranquillo”.
Zayn
fa una risatina nervosa.
“Hai
ragione, Archimede”.
“Stenditi
sulla schiena”, ordina Liam.
Zayn
lo guarda incerto.
“Ci
sono io”, dice Liam poggiandogli una mano sulla schiena. “Lasciati
andare all'indietro, ti tengo io per ora”.
Zayn
deglutisce rumorosamente.
“Pensa
che hai galleggiato nella placenta di tua madre per nove mesi”,
continua Liam. Da qualche parte ha letto che i bambini sono dotati di
una certa acquaticità proprio per questo motivo. Peccato che
Zayn potrebbe aver perso questa dote ormai, avendo lasciato il grembo
materno almeno vent'anni prima.
“Questo
pensiero mi fa un po' schifo, scusa”, scherza Zayn, staccando i
piedi dal fondo della piscina e abbandonandosi all'indietro.
Liam
con una mano stringe ancora quella di Zayn mentre con l'altra preme
al centro della sua schiena per dargli l'illusione che sia lui a
impedirgli di andare a fondo, anche se in realtà sta facendo
tutto l'altro ragazzo.
Zayn
tiene ancora la testa sopra l'acqua in un posizione che sicuramente
gli farà dolere il collo.
“Poggia
la testa sull'acqua, adesso, ok?”, gli impone Liam gentilmente.
“Non
mi entrerà l'acqua nelle orecchie?”, sussurra Zayn.
La
sua voce è flebile e leggermente roca. Ha paura ma non vuole farlo
vedere.
“No,
non ti preoccupare. Tu pensa a respirare normalmente e non agitarti
quando senti l'acqua sul viso”.
Zayn
fa come gli ha detto Liam. Al primo tentativo si spaventa e rialza
subito la testa, poi ci riprova e tenta di rilassarsi.
“Adesso
stai facendo il morto a galla”, lo informa Liam. “Però
sei ancora vivo, vedi?”.
Zayn
ha gli occhi chiusi e la sua presa sulla mano di Liam è ancora più
stretta.
“Posso
lasciarti andare?”, domanda. “Mi senti?”.
Zayn
apre gli occhi di scatto.
“Non
lasciarmi, per favore”, mormora.
Liam
gli sorride. Zayn sembra un bambino indifeso ed è un'immagine che
Liam non credeva avrebbe mai visto, non così presto, almeno. È
una bella immagine, però, perché finalmente può vedere un nuovo
lato di Zayn e può vedere uno Zayn vero e spontaneo.
“Lasciami
la mano, quantomeno, ok?”, propone. “Continuerò a tenerti su io,
tranquillo”.
Zayn
annuisce e lo libera dalla sua stretta. Liam posiziona la mano
poco sopra il suo sedere.
“Tutto
bene?”, domanda.
“Hai
detto qualcosa? Non sento praticamente un cazzo con le orecchie sotto
l'acqua”, dice Zayn che ha di nuovo gli occhi chiusi.
Liam
ride.
“Lo
prendo come un sì”, mormora fra a sé e sé.
“Secondo
te anche quando ero nella placenta di mia madre c'era un bel ragazzo
che mi teneva la mano sul culo per aiutarmi a galleggiare?”.
Liam
sposterebbe la mano e gli mollerebbe pure un pizzicotto per protesta,
se questo gesto non rischiasse di spaventare l'altro ragazzo. Perciò
tiene la mano lì dov'è, per adesso.
“Questo
non è nuotare, vero?”, continua Zayn. “Perché se questo
fosse nuotare sarei piuttosto bravo”.
Forse
parlare lo aiuta a rimanere calmo, pensa Liam, prima di togliere la
mano dal di dietro di Zayn. Dal momento che Zayn sembra non averlo
notato, decide di togliere anche l'altra e fare un passo indietro.
L'altro ragazzo rimane a galla da solo.
“Liam?”,
chiama a un certo punto, con un filo di panico nella voce, poi apre
gli occhi, si accorge che Liam si è effettivamente allontanato e
non lo sta più tenendo e comincia ad agitare le braccia e le gambe,
sollevando spruzzi di acqua che colpiscono in faccia l'altro ragazzo.
Liam
si sente immediatamente in colpa per aver tradito la fiducia di Zayn
e per averlo lasciato da solo - rischiando di ucciderlo – e
in un attimo gli avvolge un braccio attorno al collo e gli solleva la
testa, giusto in tempo prima che Zayn – confuso e terrorizzato –
rischi di annegare per l'ennesima volta.
L'altro
ragazzo poggia i piedi sul fondo della piscina e si aggrappa a Liam
con tutta la forza che ha, come se il suolo sotto i suoi piedi
dovesse aprirsi da un momento all'altro e lui sprofondare se Liam non
lo tenesse.
“Va
tutto bene, ci sono io, va tutto bene”, dice Liam al suo orecchio,
stringendogli ancora un braccio attorno al collo mentre con l'altro
gli accarezza la schiena.
Zayn trema. Liam può sentire i battiti forsennati del suo
cuore – essendo petto contro petto - perciò gli intima di
calmarsi e respirare, mentre gli assicura che non è più in pericolo
e gli chiede scusa, scusa, scusa.
Zayn
incastra la testa nell'incavo del collo di Liam. Questi lo lascia
fare e aspetta pazientemente che si rilassi. In fondo è solo colpa
sua se Zayn si è preso questo spavento.
“Sono
un deficiente”, si lamenta l'altro ragazzo, solleticando la pelle
bagnata di Liam col suo fiato caldo. “Sono un completo deficiente”.
Liam
poggia la guancia sui suoi capelli.
“Non
è vero, stavi andando benissimo, sono io che sono un pessimo
istruttore”, dice.
Le
mani di Zayn trovano sistemazione sui suoi fianchi e Liam è troppo
impegnato a ricostruire l'autostima del povero ragazzo per pensare al
fatto che, nonostante la posizione compromettente, lui non si senta
per niente a disagio, anzi, tutto il contrario. Conosce
Zayn a malapena ma questo abbraccio gli sembra così familiare e lui
aveva bisogno di un abbraccio del genere, di uno di quegli abbracci
che è questione
di vita o di morte,
anche se non è la situazione ideale per godere
di un abbraccio simile.
Zayn
solleva la testa e lo guarda in faccia.
“No,
mi piaci”, dichiara precipitosamente. “Cioè, mi piaci
come istruttore”, precisa, distogliendo lo sguardo e facendo un
passo indietro.
Liam
è riluttante a lasciarlo andare. L'altro ragazzo gli sembra ancora
troppo fragile.
“Possiamo
continuare un'altra volta”, propone senza pensarci due volte.
“Posso insegnarti a nuotare a poco a poco, magari con la luce del
sole, magari con l'ausilio di un salvagente o qualcosa del genere,
non lo so”.
Zayn
lo guarda intensamente.
“Dici
sul serio?”, domanda, prima che le sue labbra si aprano in un
sorriso.
Liam
pensa che la natura sia stata veramente ingiusta a dotare Zayn
di questi occhi di questi zigomi di queste labbra, lasciando il resto
del mondo a bocca asciutta. Esistono poche persone così
incredibilmente belle da fargli venire voglia di nascondersi e
non uscire più di casa per non doversi confrontare con loro.
“Dico
sul serio”, risponde.
In
questo momento il cancelletto da dove sono entrati cigola
sospettosamente.
Zayn
si volta di scatto.
“Louis”,
sussurra.
Louis
incede con passo malfermo verso la piscina, trascinando per mano
nientemeno che Eleanor.
“Zayn,
mi fa piacere che mi casa es tu casa”, biascica, “ma ti
prego di non contaminare la mia piscina con i fluidi corporei tuoi e
dei tuoi amici, grazie”.
Louis
è ubriaco, così ubriaco che sembra che Eleanor debba aiutarlo a
tenersi in piedi, sebbene sia abbastanza brilla anche lei.
“Liam?!”,
esclama sorpresa la ragazza.
Liam
è così fottuto se Eleanor racconta a Danielle di questa sua
“scappatella notturna”. Anche se lui non ha fatto – e non farà
mai - niente con Zayn, quell'essere inopportuno di Louis
potrebbe averle messo in testa strane idee.
“Liam
mi stava insegnando a nuotare”, spiega Zayn, risalendo nel
frattempo la scaletta.
“Oh,
ma è meraviglioso!”, trilla Louis. “E ci è riuscito?”.
“Dobbiamo
lavorarci ancora un po'”, ribatte Zayn. “Deve darmi altre
lezioni”.
Louis
muove le sopracciglia con fare allusivo. Liam vorrebbe trascinarlo
sott'acqua e ucciderlo.
“Io
penso che andrò in camera mia con questa beeella ragazza qui”,
dice Louis, acuendo la voce sull'ultima parola. “Voi potete usare
la dependance, se volete”.
Zayn
si passa le mani tra i capelli e poi le spalma sul viso del suo
migliore amico.
“Sei
così ubriaco che dubito ti si alzerà mai”, lo prende in
giro, mentre Louis emette un urletto di protesta e tenta di
asciugarsi la faccia. “E la dependance non ci serve, grazie tante.
Liam adesso mi riaccompagna fuori dal One Direction a
riprendere la mia moto e poi va a casa sua”.
Liam
lo ringrazia mentalmente per aver messo le cose in chiaro.
“Zayn”,
lo chiama Louis, barcollando versi di lui. “Se quando torni al
locale incontri quella merda di Harry, Barry, Jerry, digli
che la odio. Lo odio. Quello che è. Ok?”.
Zayn
scoppia a ridere.
“Sai
che ti dico? Forse se continui a pensare a lui magari alla
fine ti si alza”.
Louis
gli mostra il dito medio e prende Eleanor per mano.
“Non
ascoltarlo, lui è uno di quei gay che sono convinti che tutti siano
gay”, le dice mentre la guida verso la porta di casa.
Zayn
torna a rivolgere la sua attenzione a un Liam sgocciolante e senza
parole.
“Quel
coglione dice un sacco di cazzate, io so cose di lui che lui fa finta
di non sapere”, afferma, credendo che Liam voglia un qualche tipo
di spiegazione.
Liam
si stringe nelle spalle.
“Hai
un asciugamano?”.
Quando,
un'ora dopo, torna a casa, ha ancora i capelli bagnati e la
sensazione di aver fatto un grosso grosso sbaglio a offrirsi
di dare a Zayn lezioni di nuoto. Ma ormai gli ha dato la sua parola e
lui non è uno che si tira indietro quando fa una promessa a
qualcuno.
NOTE:
La
frase che Louis dice a un certo punto, ovvero “andrai all'inferno
per quello che la tua mente perversa sta pensando” non è altro che
una traduzione libera di un verso della canzone Nude dei Radiohead:
“You'll go to hell for what your dirty mind is thinking”.
Poi,
mentre scrivevo il pov di Liam mi sono resa conto che se dovessi
provare a insegnare a nuotare a qualcuno, probabilmente lo farei
annegare. Per me nuotare è stata una cosa spontanea e naturale
ergo non ho la minima idea su come si impari e/o si insegni,
soprattutto a un adulto. Ok, non ve ne frega niente, passiamo ad
altro-
Mi
sarebbe piaciuto fare un bel discorso su questa storia del
documentario ma ho fretta (e quando mai?). Sappiate solo che sono
incazzata perché mai, MAI, in nessuno dei fandom nei quali ho
bazzicato in questi anni, qualcuno ha provato a farmi vergognare di
essere una shipper e una fan writer. Cosa ha di speciale il fandom
dei One Direction allora? NIENTE. Quindi sono incazzata e boh, per
scazzarmi andrò ad ubriacarmi. No, non è vero, semplicemente
uscirò coi miei amici e cercherò di ammorbarli con questa storia
per sfogarmi e far capire loro l'assurdità della cosa. Questo fino a
quando non mi manderanno a quel paese, il che succede di solito dopo
la quinta volta che nomino i ragazzi in generale o Harry in
particolare.
Vi
voglio bene, ALLA PROSSIMA!
|
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Capitolo 8 *** Capitolo ottavo ***
lz8
Riassunto delle
puntate precedenti
Liam è un bagnino che
una sera, a una festa in piscina, salva la vita al ricco e misterioso
Zayn, che per “sdebitarsi” invita lui, Harry e Niall (due
camerieri in servizio alla festa e che hanno aiutato Liam a trarre in
salvo l'annegato...più o meno) a un suo concerto in un rinomato
locale, il One Direction. Zayn ha un migliore amico, snob e
insopportabile, che si attira l'antipatia di tutti, in particolare di
Harry. Niall, migliore amico del suddetto, lo convince ad andare a
sentire suonare Zayn, nella speranza di parlargli per proporgli di
mettere una buona parola per lui col padrone del locale. La sera del
concerto, al quale è andato con la fidanzata, Danielle, e una sua
amica, Eleanor, Liam ha un problema con la macchina e chiede a Zayn
di accompagnarlo a casa. Dopo una brutta esperienza in un quartiere
poco raccomandabile, Zayn porta Liam in un parco giochi, gli offre
dell'erba da fumare e lo bacia. Imbarazzante, perché Liam è
impegnato ed etero etc etc. Qualche tempo dopo, a una festa
organizzata da un amico di Harry, Ed, fanno la loro comparsa Zayn e
Louis, invitati da Niall per accaparrarsi la simpatia di Zayn. Qui
l'odio di Harry per Louis si trasforma improvvisamente in un'insana e
inspiegabile attrazione, tanto che il riccio bacia l'altro ragazzo ma
viene rifiutato. Ouch. Il giorno dopo, Liam ha la possibilità
di fare quattro chiacchiere con Zayn e conoscerlo meglio. Non è
interessato a lui in quel senso, ma ne è comunque
incuriosito, per questo accetta di dare il suo numero all'altro
ragazzo. Nel frattempo, a una cena di beneficenza alla quale Harry e
Niall prestano servizio, Louis mette nei guai Harry, che, invece di
picchiarlo come vorrebbe, lo bacia. Di nuovo. Solo che questa
volta Louis risponde. Un punto per Harry! Il giovedì successivo,
tutti i ragazzi si ritrovano nuovamente al One Direction, per
ascoltare Zayn. Harry, indispettito dal fatto che Louis stia facendo
finta (?) di provarci con Eleanor, lo attira in bagno con l'intento
di riprendere dove avevano lasciato l'ultima volta. Ma tra il fatto
che il bagno sia troppo frequentato e la prospettiva di far penare
Louis, Harry decide di mollarlo lì come un idiota senza dargli
nulla. Un altro punto ancora! A fine serata, Zayn porta Liam a
casa di Louis per utilizzare la sua piscina, dal momento che vuole
che l'altro ragazzo gli insegni a nuotare. Come prima lezione non è
un granché, però Liam si offre di dargliene altre. Louis torna a
casa ubriaco con Eleanor al seguito, maledicendo Harry.
And this is what you
missed on “We all fall in love sometimes”!
AVVERTIMENTI: massiccia
presenza di imprecazioni. Forse ne ho abusato un po'...
-
HARRY -
“Ricordami perché
sono dovuto venire con te”.
Harry chiude lo
sportello della macchina di Niall e aspetta che l'altro ragazzo
recuperi la sua chitarra dal sedile posteriore. L'auto del suo amico
stona decisamente in mezzo alle BMW, alle Lexus e alle Mercedes
parcheggiate sulla strada di fronte alla villa che è la loro
destinazione e il riccio riesce a malapena a reprimere un verso di
disgusto di fronte a tanta ostentanzione di opulenza.
Niall mette la sicura
alla propria automobile. Harry pensa che potrebbe anche lasciarla
aperta e nessuno la degnerebbe di uno sguardo. Se qualcuno volesse
commettere un furto la macchina dell'irlandese sarebbe proprio la sua
ultima scelta.
“Perché sei il mio
migliore amico e perché potresti fare da testimone nel caso Zayn si
rivelasse un pazzo omicida e decidesse di uccidermi”.
Harry ridacchia.
“E se Zayn volesse
uccidere anche me?”.
Niall si acciglia.
“Non avevo preso in
considerazione questa possibilità”, dice tra sé e sé. “Ti
prego di non farti uccidere perchè mi serve qualcuno che mi
vendichi quando sarò morto”.
Harry butta gli occhi
al cielo.
“Vedo cosa posso
fare, ma sai benissimo che sono imbranato e potrei morire anche prima
di te”.
Niall si mette gli
occhiali da sole sulla testa, strizzando gli occhi infastidito quando
il sole li colpisce.
“Allora la tua
presenza qui è del tutto inutile”.
Harry fa un passo
indietro, come per tornare verso la macchina.
“Oh, bene, allora ti
aspetto fuori”.
Niall lo afferra per un
braccio.
“Non scherzare,
Styles, mi serve il tuo supporto morale”.
“Nervoso?”.
Niall si stringe nelle
spalle.
“Zayn è il mio
lasciapassare per suonare al One Direction e da lì chi lo
sa?, potrei farmi notare da qualcuno”. L'irlandese abbassa lo
sguardo sulle proprie scarpe da tennis. “Oppure no”.
Harry gli circonda le
spalle con un braccio.
“Un passo alla volta,
Nialler”, lo incoraggia. “La casa è questa qui?”.
Niall si scherma dal
sole con una mano e si guarda intorno.
“Cazzo, credo di sì,
sono tutte uguali queste dannatissime ville”.
“Non ti ha detto il
numero civico?”.
L'irlandese fa mente
locale.
“Uhm, sì, dovrebbe
essere questa qui. Suoniamo, dai”.
Un enorme cancello di
ferro, alto e minaccioso, protegge la villa in questione. Oltre le
sbarre è visibile una lussuosa piscina, costeggiata da un viale
formato di ciottoli che conduce all'edificio principale, affiancato
da una costruzione più piccola, probabilmente la dèpendance.
L'intonaco del prospetto della villa è di un bianco immacolato ma,
anche se Harry non può certo definirsi un esperto, le persiane alle
finestre, dipinte di azzurro, gli sembrano un pugno in un occhio.
Sembra una di quelle ville sull'oceano...senza l'oceano. Pretenziosa.
Niall suona al citofono
al quale risponde, dopo interminabili secondi, una voce gracchiante
che non è sicuramente quella di Zayn. Sarà forse qualcuno della
servitù, o come diavolo si chiamano gli schiavi di questi
ricchi viziati e pigri. Harry combatte la tentazione di fare delle
smorfie alla telecamera.
Il cancelletto laterale
- quello per l'igresso delle persone e non delle auto di lusso, si
intende - ci sta mettendo un po' troppo ad aprirsi.
“Sicuro che Zayn ti
aspettava oggi?”.
Niall annuisce, teso.
Il cancelletto
finalmente si apre, con snervante lentezza, lasciandoli passare.
Harry getta uno sguardo
all'acqua limpida della piscina e per un attimo indugia nel sogno di
gettarvisi dentro. Fa troppo caldo per essere in Inghilterra,
qualcosa non va nell'Universo.
Giunti dinanzi al
portone della villa, di legno chiaro e sormontato da un arco, Niall
guarda l'altro ragazzo in tralice.
“Andrà tutto bene”,
lo rassicura Harry, con una pacca sulla spalla. “Vuoi suonare al
campanello o ti serve altro tempo per...?”.
“Pensavo che non ce
ne fosse bisogno, sanno che siamo qui, a questo punto avrebbero
dovuto-”-
Il portone si spalanca
improvvisamente. Harry lascia cadere il cellulare che aveva in mano,
che fa due capriole su se stesso e atterra sullo schermo. Cazzo.
“Avevo capito bene,
allora, siete voi due”, osserva in tono annoiato Louis.
“Immagino siate qui per Zayn”.
Harry non può fare a
meno di lasciare scorrere lo sguardo su di lui e sbavare.
Questo è il Louis migliore che abbia mai visto, ben lontano da
quello impomatato della serata di gala e da quello alla moda e
leggermente effeminato delle volte che l'ha visto al pub. Questo
Louis, intanto, è seminudo – e già guadagna punti per
questo motivo – visto che indossa solo un paio di boxer neri che
lasciano in bella vista le sue cosce tonde e piene e una canottiera
larga dalla quale sbuca un capezzolo. Poi è incredibilmente
abbronzato e la sua pelle ambrata è un capolavoro. La
leggera peluria sulle sue braccia e sulle sue gambe è dorata e fa
venire a Harry voglia di carezzarla con le dita (o la faccia o...la
lingua). In più è spettinato – Harry non aveva mai notato quanto
fossero lunghi i suoi capelli – e, dulcis in fundo,
porta gli occhiali. Harry ha qualche difficoltà a respirare.
Parlare, poi, è proprio fuori discussione.
“Potresti
chiudere la bocca? Sono stanco di vedere le tue tonsille”, afferma
Louis con una specie di ghigno. “E perchè non raccogli la cabina
telefonica che ti è caduta di
mano? Potrebbe servirti a chiamare un'ambulanza visto che sembri sul
punto di avere un ictus”.
Harry sbatte le
palpebre e, con un uno squittio imbarazzante, si piega a raccogliere
il cellulare. Perché il suo cervello va in corto circuito ogni volta
che Louis fa la sua comparsa?
“Abbiamo sbagliato
casa, forse?”, domanda Niall, impacciato. “Stavamo cercando
quella di Zayn”.
Louis fa una smorfia.
“Dubito
che Zayn voglia riceverti a casa sua”,
ribatte. “Comunque, dovrebbe essere qui a momenti. Almeno spero”.
Harry si aggiusta la
bandana sulla testa mentre Louis segue ogni suo movimento. Il riccio
si sente pizzicare la pelle sotto lo sguardo invadente dell'altro
ragazzo.
“Chi sei? Keith
Richards redivivo?”, domanda.
Harry
non può impedire al rossore di farsi strada sul suo viso. La
maledizione di chi ha la pelle chiara è proprio quella di essere un
libro aperto quando si tratta di essere in imbarazzo. Peccato che lui
non possa permettersi di prendere il sole come qualcun
altro.
“Keith
Richards è ancora vivo”,
replica, recuperando un minimo di padronanza di sé.
“Oh, che bella
notizia!”, trilla Louis, illuminandosi per un attimo e mettendo in
mostra i suoi bei denti in un sorriso fintamente genuino. Harry
grugnisce.
“Quindi suoniamo a
casa tua?”, chiede Niall, incerto, stringendo le dita sulla
tracolla della sua chitarra.
“Suonare?”, gli fa
eco Louis, arricciando il naso. “Pensavo foste venuti a comprare
dell'erba”.
Niall fa cenno di no
col capo, osservando Louis con espressione sconsolata. Harry deve
fare un enorme sforzo per non fissare le cosce di Louis e la sua zona
pelvica, perciò concentra lo sguardo sul campanello.
“Allora
immagino che non sarà una cosa breve, purtroppo”. Louis sospira.
“Aspettate qui, vado a prendere il telefono e andiamo in
dèpendance”.
Harry
cede alla tentazione di osservare il sedere sporgente e sodo
dell'altro ragazzo, mentre questi si allontana sculettando,
camminando a piedi nudi sul parquet dell'ingresso. Cosa non gli
farebbe...
“Haz?”.
Niall lo riporta alla realtà. “Giuro che non sapevo che saremmo
venuti a casa di Louis, lo giuro. Zayn mi ha dato questo indirizzo e
credevo ci vivesse lui”.
Harry fa spallucce,
fingendo indifferenza. In realtà, per come la vede lui, le cose
hanno preso una piega piuttosto interessante.
Quando Louis ritorna,
qualche minuto dopo, ha tolto gli occhiali e indossato un paio di
pantaloni da ginnastica. Harry si impegna a mascherare il suo
disappunto.
“Mi
piacevano gli occhiali”, lo informa, affiancandolo mentre questi li
guida verso la dèpendance.
Niall li segue a testa bassa. L'idea di essere a casa di Louis e il
fatto che Zayn non sia ancora arrivato sembrano averlo turbato oltre
ogni aspettativa.
“Spero che in quel
tuo cervello bacato non si stiano formando scenari in cui io sono la
tua segretaria sexy o qualcosa del genere”, ribatte Louis a denti
stretti.
Harry stesso è
sorpreso dalla sua stessa risata.
“L'idea
di vederti in minigonna
è piuttosto allettante”, dice in un sussurro.
Louis rotea gli occhi.
“Sei
disgustoso”, replica, spingendo la porta a vetri scorrevole della
dèpendance.
Dentro
è più o meno come Harry l'aveva immaginata. Da un lato c'è un
enorme letto king-size,
sfatto. Di fronte al letto si trova una TV a schermo piatto. Il
pavimento è tappezzato di vestiti, che Louis si affretta a
raccogliere per portarli in quello che deve essere il bagno. Oltre
alla porta del bagno Harry scorge una piccola cucina.
“È
qui che dormi di solito?”, domanda.
Louis riemerge dal
bagno aggiustandosi i capelli.
“Sì,
quando i miei non sono in vacanza. O quando mi porto in casa qualcuno
”.
Harry sente il sangue
ribollirgli nelle vene. Non può essere gelosia, giusto?
“Quando arriva
Zayn?”, chiede Niall, in piedi davanti alla TV.
“Lo stronzo non
risponde al telefono”, ribatte Louis, armeggiando con l'impianto
stereo di fianco al televisore.
Niall
si lascia cadere sul letto. Harry si aspetta da un momento all'altro
un rimprovero da parte di Louis.
“Dove sono i tuoi?”.
Louis preme con
violenza un tasto dello stereo.
“Mi stai facendo un
interrogatorio per caso?”.
Harry geme, prima di
fare compagnia a Niall sul letto. Visto che Louis non ha ancora
protestato...
“Sono alle Maldive,
comunque”, afferma l'altro ragazzo. “O erano le Hawaii, non
ricordo”.
“E perchè non sei
andato con loro?”.
Louis sbuffa.
“Sai che spasso, mia
madre, il suo compagno, le mie cinquecento sorelle...”.
“Hai
cinqucento sorelle?”,
esclama Niall.
Louis sgrana gli occhi.
“Ma
sei scemo o cosa? Era un'iperbole,
ma dubito tu sappia cosa significa”, dice acido. “Perché diamine
non funziona questo maledetto stereo? Giuro che se la tipa delle
pulizie lo ha rotto-”.
“Forse potresti
provare ad attaccare la spina”, osserva Niall ghignando,
prendendosi la sua piccola vendetta. Harry ridacchia mentre Louis
diventa paonazzo.
“Fanculo”,
borbotta, piegandosi per attaccare la spina alla presa.
“Vai
all'università?”, continua Harry, sperando di farlo parlare mentre
è distratto. C'è qualcosa in Louis, oltre al suo corpo e al suo
umorismo al vetriolo, che lo affascina e lo incuriosisce. Sicuramente
in lui c'è qualcosa di più del ragazzo ricco, viziato e inacidito.
Deve esserci qualcosa
di più.
Louis si rimette in
piedi, sistemandosi di nuovo i capelli, in un gesto che è più
dettato dal nervosismo che dalla necessità di rimetterli in ordine.
“Parliamoci
chiaro”, esordisce, fulminandolo con lo sguardo. “L'unico motivo
per cui vi ho lasciati entrare in casa mia è perché Zayn ha deciso
di farla diventare il suo quartiere generale per gli affari barra
luogo di ritrovo dei suoi conoscenti poveri e sfigati mentre i miei
sono via. E io glielo permetto perché è il mio migliore amico,
però, e sottolineo però,
non sono tenuto a intrattenere i suoi ospiti”.
Harry si lascia cadere
con la schiena sul letto, che è soffice e morbido e odora di
ammorbidente. E di Louis. E forse anche di qualcuna delle sue
scopate, ma lui non vuole indagare oltre.
“Cosa ti costa
rispondere a una semplice domanda?”, sbotta, battendo una mano sul
materasso.
“Non sono affari tuoi
cosa faccio nella vita”.
“Ero solo curioso di
sapere se avessi altre occupazioni oltre a spendere i soldi dei tuoi
genitori e lamentarti”.
Una
mano si avvolge attorno a una delle sue caviglie e Harry viene
trascinato indietro sul letto da Louis che, poggiando un ginocchio
sul materasso molto ma molto vicino alle sue palle,
si piega su di lui e gli punta un dito contro lo sterno.
“Una parola in più e
ti sbatto fuori”.
Harry che è diventato
impavido (o forse è solo stupido) non riesce a staccare gli occhi
dalle sue labbra.
“Ehi, amico, lascia
stare, Harry stava solo scherzando”, interviene Niall.
Louis
inchioda con lo sguardo il riccio per qualche altro secondo prima di
alzarsi dal letto. Caspita se è stato intenso.
Harry potrebbe essersi eccitato.
L'altro ragazzo torna a
dedicarsi allo stereo. Le note di una canzone a Harry ben nota si
diffondono nell'aria mentre Louis si avvicina al comodino, apre il
cassetto e ne estrae un pacchetto di sigarette. Il riccio osserva
ipnotizzato mentre l'altro fa scorrere un fiammifero su un lato della
scatola fino a che non esplode una scintilla.
Louis accende la
sigaretta e si accovaccia sulla poltrona di fianco al letto,
portandosi le ginocchia al petto e guardando ostinatamente da
un'altra parte, rilasciando una nuvola di fumo a bocca aperta. Harry
non ha mai desiderato qualcuno così tanto in vita sua.
I dreamt about you
nearly every night this week. How many secrets can you keep? 'Cause
there's this tune I found that makes me think of you somehow and I
play it on repeat, until I fall asleep, spilling drinks on my settee.
“Odio gli Arctic
Monkeys”, commenta Niall, distogliendo Harry dal suo sogno a occhi
aperti.
Louis gli mostra il
dito medio e Niall scuote il capo. Una manciata di secondi dopo la
porta scorrevole viene aperta con uno scatto.
“Ecco dove cazzo
eri!”, esclama Zayn. “Ho dovuto forzare la serratura del
cancelletto sul retro per entrare”.
Louis si stringe nelle
spalle.
“Lo fai sempre”.
“Hai invitato degli
amici?”, domanda il moro.
Louis scoppia in una
risata di scherno che fa contorcere le budella di Harry. Si può
desiderare una persona e allo stesso tempo desiderare di
spaccarle la faccia?
“Semmai saranno tuoi
amici. Li hai invitati per suonare, qualunque cosa voglia dire”.
Louis sputa l'ultimo
tiro verso l'alto. Harry osserva il suo profilo e il suo unico
pensiero è che quel collo aspetta solo le sue labbra, la sua lingua
e i suoi denti.
I'm sorry to
interrupt, it's just I'm constantly on the cusp of trying to kiss
you. I don't know if you feel the same as I do, but we could be
together if you wanted to.
“Davvero?”, domanda
Zayn, grattandosi il mento.
“Mi hai dato
appuntamento per oggi”, interviene Niall, con esitazione. “Mi
avevi promesso che mi avresti sentito suonare”.
Harry odia il tono
dimesso di Niall e prenderebbe volentieri a pugni Zayn per aver fatto
sentire il suo migliore amcico così insicuro e vulnerabile.
“Oook”, afferma
Zayn, strascicando le vocali, poi mette la testa fuori dalla
dèpendance. “Liam, vieni dentro, mi sa che dobbiamo
rimandare a più tardi la nostra lezione”.
“Adesso si chiamano
lezioni?”, lo prende in giro Louis, spegnendo la sigaretta
in un posacenere di vetro e cercando di dissipare il fumo agitando le
mani.
Liam fa capolino dalla
porta e saluta Harry e Niall con la mano.
“È
un piacere vederti!”, esclama l'irlandese.
“E
un sollievo”, borbotta Harry, che ha preso l'altro ragazzo in
simpatia, anche se non capisce che genere di rapporto lo leghi a Zayn
e soprattutto cosa ci trovi in lui, visto che sembra la versione cupa
e perennemente fatta di Louis.
“Liam mi sta dando
lezioni di nuoto, te l'ho già detto”, dichiara Zayn, spostando col
piede un calzino del quale Louis ha dimenticato di sbarazzarsi e
spingendolo sotto al letto.
“Se hai altro da fare
ci vediamo un altro giorno”, suggerisce Liam timidamente, ancora in
piedi davanti alla porta.
“Sciocchezze”,
replica Zayn. “Non ci metterò molto. Accomodati pure dove vuoi”.
“Sì, certo, fai come
se fossi a casa sua”, afferma Louis, sarcastico.
Liam si stringe nelle
spalle e si siede sul letto accanto a Harry.
Zayn spegne lo stereo –
guadagnandosi un'imprecazione di protesta da parte di Louis - e
rivolge l'attenzione all'irlandese.
“Neil?”, domanda
con un'ombra di incertezza. “Cosa dobbiamo suonare esattamente?”.
“Niall”, gli fa eco
l'altro ragazzo, a disagio. “Ehm, ricordi che ti ho chiesto di
procurarmi una serata al One Direction e tu mi hai detto che
era meglio se prima di presentarmi a Simon mi sentivi suonare tu?”.
Zayn si acciglia.
“Oh,
ok”, mormora, schiarendosi la voce con un colpo di tosse. È
palese che non se lo ricordi ma almeno ha la decenza di fare finta.
“Posso sapere come ti
ripaga Zayn per le tue lezioni?”, domanda Louis dal nulla, seduto
sulla poltrona con le gambe accavallate come una fottuta Reginetta di
Bellezza.
“Penso stia parlando
con te”, dice Harry, dando di gomito a Liam.
“Non ci siamo ancora
messi d'accordo sulla ricompensa”.
Zayn salva l'altro ragazzo dall'imbarazzo di rispondere alla domanda
innopportuna di Louis. “Ora ti prego di chiudere quella boccaccia e
smetterla di importunare i miei amici”.
Louis solleva un
sopracciglio.
“Dimostri un bel
coraggio a darmi ordini in casa mia”.
Zayn ridacchia e per un
fugace attimo Harry vede in lui qualcosa di umano.
“Lo faccio solo
perché so che ti piace essere comandato”.
Louis piega le labbra
in un mezzo sorriso.
“Non sempre e solo in
determinati contesti”.
Harry non ha difficoltà
a immaginare quali e questo pensiero gli procura una capriola
allo stomaco. Ci sono così tante cose che vorrebbe scoprire di
Louis. Se solo potesse trovarsi da solo con lui...
Zayn si siede per terra
a gambe incrociate e si accende una sigaretta, utilizzando uno Zippo
con inciso il simbolo di Batman e appestando l'aria di un odore di
benzina che fa arricciare il naso a tutti.
“Allora, cosa ti
piace suonare?”.
Niall sembra
impreparato a rispondere alla domanda dell'altro ragazzo. Harry spera
che il suo amico non sia venuto con l'idea di improvvisare.
“Ehm, non ho un
repertorio ben preciso”, ammette. “Ho scritto delle canzoni-”.
“Simon non ti farà
mai suonare le tue canzoni senza neanche conoscerti”, lo interrompe
bruscamente Zayn.
A Niall tremano le
mani. Harry gli poggia una mano sulla spalla.
“Dai, fagli ascoltare
quello che suoni sempre”.
Louis si lascia
sfuggire una risata sprezzante. Harry gli lancia uno sguardo
minaccioso nella speranza di farlo desistere dal suo crudele
tentativo di sminuire Niall. Nessuno si prende gioco del suo migliore
amico!
“Hai mai suonato in
altri locali prima?”, domanda Zayn.
“Un paio di volte ma
niente di importante”, risponde Niall, mordendosi l'interno della
guancia. “So che Simon ha delle conoscenze nell'ambiente
discografico e...non lo so, speravo di-”.
“Ok, ok”, lo
zittisce il moro. “Fammi sentire qualcosa”.
L'enorme differenza tra
Zayn e Louis, scopre Harry, è che se da una parte uno fa di tutto
per rendere miserabile la vita degli altri di proposito, con la sua
acidità e il suo sarcasmo (Louis), l'altro manca semplicemente di
tatto e ha una scarsa memoria (Zayn) e per questo, forse, per lui ci
sono ancora speranze di redenzione.
Niall annuisce e
imbraccia la chitarra. Harry trattiene il fiato mentre il suo amico
si concentra, osservando la tensione nella sua postura che a poco a
poco si scioglie. Quando l'altro ragazzo produce le prime note Harry
si rilassa e si lascia sfuggire un sorriso compiaciuto. Niall ha
deciso di andare sul sicuro, scegliendo una canzone che sarebbe
capace di suonare anche nel sonno e che è una delle preferite di
Harry.
“She's
a good girl, loves her mama
Loves
Jesus and America too
She's
a good girl, crazy 'bout Elvis
Loves
horses and her boyfriend too”.
Zayn
ha un'espressione seria e accigliata mentre ascolta Niall cantare, ma
niente nel suo viso lascia trasparire alcun tipo di repulsione, anzi.
Anche Liam sembra incuriosito, sorpreso quasi, e quando Harry si
volta per osservare la reazione di Louis scopre che questi sta
guardando lui.
Quando l'altro ragazzo si rende conto di essere stato colto in
flagrante si gira dall'altra parte. Harry sorride, soddisfatto,
rivolgendo di nuovo lo sguardo a Niall, che canta con gli occhi
rivolti al soffitto, come se fosse timoroso di incrociare quelli di
Zayn.
Quando
Harry cede di nuovo alla tentazione di voltarsi verso Louis, l'altro
ragazzo ha cambiato posizione, infatti adesso è stravaccato a gambe
aperte sulla poltrona, con la schiena affondata nello schienale, i
gomiti poggiati ai braccioli e le mani incrociate sotto il mento. Il
riccio non riesce a staccare gli occhi dal suo profilo spigoloso,
dalle sue dita ossute e dalle sue ciglia chiare che battono sulle
guance lisce e abbronzate. Con la voce di Niall a fare da sottofondo
al suo momento di contemplazione, Harry lascia vagare lo sguardo sul
corpo di Louis, indugiando sulla peluria che sbuca dalla sua
canottiera nera e che gli sembra la cosa più erotica
che abbia mai visto su un essere
umano. Quando deglutisce dopo interminabili secondi, il riccio spera
che la musica riesca a coprirne il rumore. Nel momento in cui sposta
gli occhi sulla bocca imbronciata di Louis, questi incrocia
nuovamente il suo sguardo. Harry trattiene il respiro mentre l'altro
ragazzo solleva un sopracciglio in un'espressione fintamente seccata,
prima di leccarsi il labbro superiore con studiata lentezza, come una
pornostar consumata, mettendo in mostra il piercing. Harry si strozza
con la saliva mentre Louis scuote la testa, nascondendo una risata
col dorso della mano.
“Non
c'è male”, commenta Zayn nello stesso momento in cui Harry si
accorge che Niall ha smesso di suonare. “Te la cavi con la
chitarra”.
L'irlandese
si asciuga il sudore sopra il labbro superiore e abbozza un sorriso.
“Grazie”.
Harry
gli stringe una spalla ed è sul punto di complimentarsi con lui
quando Louis apre bocca.
“Non
dargli una ragione per montarsi la testa”, afferma con tono
asciutto. Niall si irrigidisce sotto la mano di Harry.
“Ho
detto che non c'è male, non che sia il nuovo Jimi Hendrix”,
ribatte Zayn irritato. “Quello che sa fare basta e avanza per una
serata in un locale”.
Louis
butta gli occhi al cielo.
“La
sua esibizione mi è sembrata mediocre”, dice con una scrollata di
spalle.
“E
tu chi cazzo sei per giudicare?”, sbotta Harry, coi nervi a fior di
pelle mentre Niall gli lancia uno sguardo dimesso.
Louis
raddrizza la schiena.
“Modera
i termini, ragazzino”, sibila.
“A
nessuno frega un cazzo del tuo parere e hai perso un occasione per
startene zitto”, ribatte Harry col sangue che gli sale alla testa.
Non sopporta che uno stronzetto con la puzza sotto il naso e del
tutto incompetente si permetta di esprimere opinioni sul talento di
Niall, soprattutto dopo che è andato così bene da impressionare
Zayn.
Louis
si alza in piedi, avanzando verso di lui.
“Bastano
un paio di orecchie funzionanti per giudicare un'esibizione del
genere”, dichiara come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
“Louis”,
implora Zayn, afferrandolo per una caviglia. “Dacci un taglio”.
“Cazzo,
Zayn, non serve lusingarlo se vuoi portartelo al letto”, replica.
“Sii onesto con lui”.
Liam
si lascia sfuggire un verso strozzato, mentre Niall sgrana gli occhi
e boccheggia, alternando lo sguardo tra Louis e Zayn.
“Non
badare a lui, dice un sacco di cazzate”, lo rassicura quest'ultimo.
“Ti va di farmi sentire dell'altro?”.
“Sei
la persona più meschina che abbia mai conosciuto”, afferma Harry,
puntando un dito contro Louis e contorcendo il viso in una smorfia,
incapace di trovare altre parole per definirlo. Lungi dal desiderarlo
di meno Harry sogna di scoparselo con violenza col perverso intento
di punirlo e
rimetterlo al suo posto. La sua insana - e ormai fuori controllo –
attrazione per lui è inevitabilmente mischiata a un feroce
disprezzo.
“Detto
da uno che non mi conosce affatto
non mi fa alcun effetto”, è la risposta di Louis, che torna a
sedersi sulla sua poltrona come se nulla fosse.
Harry
stringe i pugni per combattere la tentazione di prenderlo a schiaffi.
Anche la sua apparente indifferenza alle cattiverie di Harry è
snervante!
“Vaffanculo”,
replica. “Niall, ti aspetto fuori, ci vediamo quando hai finito”.
Harry
schizza fuori dalla stanza nutrendo la vana speranza che Louis provi
a fermarlo, anche solo per urlargli contro. Ma nessuno gli corre
dietro, perciò il riccio si ritrova di nuovo sotto al sole di
luglio, col cuore che gli rimbomba nelle orecchie e la voglia di dare
calci a qualcosa.
“Vaffanculo”,
ringhia, liberandosi del foulard
avvolto attorno alla testa e stringendolo convulsamente tra le dita.
“Lo odio, cazzo, lo odio”.
Dopo
aver valutato per un attimo l'idea di sfogare la sua rabbia lanciando
qualcosa in piscina, Harry decide che ha due possibilità: sedersi su
una delle sdraio che attorniano la piscina e aspettare lì sotto il
sole o provare a sbollire l'incazzatura e poi rientrare.
Mentre
utilizza il foulard per
asciugarsi il sudore dalla fronte il suo sguardo si posa sul portone
della villa. Una terza possibilità si palesa ai suoi occhi: entrare
in casa. Vagare per le stanze della villa sembra un ottimo modo per
passare il tempo e
irritare Louis, anche se l'altro ragazzo potrebbe non venire mai a
saperlo.
Il
portone, come aveva immaginato, è semplicemente accostato. O questi
ricchi sono incredibilmente stupidi oppure ripongono una grande
fiducia nei confronti dell'umanità se decidono di lasciare aperta la
porta di casa. Zayn non ha avuto alcuna difficoltà a forzare il
cancello sul retro e ciò vuol dire che potrebbe farlo chiunque.
Harry
entra in casa e per un attimo rimane immobile all'ingresso, indeciso
su dove proseguire. Potrebbe andare dritto ed entrare nell'enorme
cucina, bianca e illuminata dai raggi solari provenienti dalle alte
finestre, potrebbe girare a sinistra e andare nella sala da pranzo
colma di vasi fiori e ninnoli costosi, oppure potrebbe salire le
scale di legno scuro e dare un'occhiata alle camere da letto. Un
rapido sguardo a una scala laterale che porta a un piano interrato
gli fa optare per quest'ultima scelta. Harry è curioso di sapere
cosa possano nascondere lì sotto. Una piantagione di marijuana? Un
laboratorio di metanfetamine? Una prigione? Dei cadaveri? O forse un
cinema? I ricchi vanno matti per queste cose anche se Harry ha sempre
pensato che avere un cinema in casa sia proprio una dichiarazione di
avversione nei confronti della vita
sociale. Non che guardare
illegalmente film in streaming sul computer sia tanto meglio,
ripensandoci.
Prima
di aprire la porta del piano interrato Harry si fa un veloce esame di
coscienza. Sto facendo qualcosa di
sbagliato? Sì. Me ne importa qualcosa? No. Perfetto, posso
proseguire.
Quello
che Harry trova oltre la porta non ha niente di scandaloso, anzi, era
piuttosto prevedibile: è una specia di sala giochi barra tempio
nerd. Il pavimento è ricoperto da
una moquette rossa,
da un lato c'è una fila di macchinette per i video giochi arcade
che si estende lungo tutto il muro e prosegue fino a dove l'occhio di
Harry non può vedere, con al centro un tavolo da biliardo,
dall'altro si trova un gigantesco televisore a schermo piatto di
duemila
pollici sopra a un mobile pieno zeppo di custodie di videogiochi e
DVD, di fronte al quale è situato un lungo divano di pelle nera.
L'intera stanza, che deve occupare almeno metà della superficie
della casa, è disseminata di statue di supereroi: Spiderman pronto a
saltare giù da una specie di colonna, Iron Man con una mano tesa
davanti a sé, Batman col mantello svolazzante e via dicendo. Alle
pareti sono attaccati quadri con strisce di fumetti e – Harry
grugnisce – ritratti di Louis in stile pop
art.
Tutto
ciò non sembra altro che una grande manifestazione dello sterminato
ego di
Louis.
Harry
sta valutando la possibilità di sedersi sul divano, accendere la TV
e provare una delle console di
Louis (ha la fottutissima Play Station 4, oltre che probabilmente
tutti i Nintendo mai inventati) quando una voce alle sua spalle lo fa
letteralmente saltare sul posto.
“Se
hai rubato qualcosa lo scoprirò”, afferma Louis, scendendo
l'ultimo scalino e guardandolo con aria di sufficienza. Come ha fatto
Harry a non accorgersi del suo arrivo?
“Mi
stai dando del ladro, adesso?”, ribatte, cercando di darsi un
contegno per mascherare il fatto che per un attimo il cuore ha
rischiato di saltargli fuori dal petto.
Louis
si posiziona davanti a lui, guardandolo dall'alto in basso. Ed è
paradossale visto che è Harry quello più alto.
“Te
ne vai in giro per casa mia senza permesso”, mormora, osservandolo
attentamente, come se Harry avesse qualcosa sulla faccia che prima
non c'era. “Penso che sia lecito pensare che stai tramando qualcosa
di losco”.
Harry
fa un passo avanti.
“Se
vuoi puoi perquisirmi”, suggerisce, abbassando la voce a un
sussurro e sfiorando il fianco di Louis con un dito. Dio, come
vorrebbe avere le mani di Louis dappertutto e toccare Louis
dappertutto e-
“Oh,
ma stai zitto”, replica l'altro ragazzo con un mezzo sorriso,
spingendolo indietro.
“Ehi”,
protesta Harry, spingendolo a sua volta.
Louis
gli blocca un polso.
“Sei
insopportabile, lo sai?”.
“Da
che pulpito!”, esclama Harry, facendo un misero tentativo di
liberarsi dalla presa dell'altro ragazzo. Inutile dire che è già
eccitato. L'adrenalina gli scorre nelle vene e lui vuole di più.
“Ogni
volta che vedo la tua faccia il sangue mi va al cervello”, afferma
Louis, spintonandolo di nuovo. Harry tocca il divano con le gambe.
“Sei
proprio sicuro che ti vada al cervello?”, replica
prontamente.
Louis
rotea gli occhi e se solo non avesse ancora quel mezzo sorriso Harry
potrebbe anche crederci che sia infastidito.
“E
ogni volta che apri bocca-”. L'altro ragazzo si interrompe, gli
occhi fissi sulle labbra di Harry. Il riccio viene attraversato da un
brivido di anticipazione.
“Ogni
volta che apro bocca...?”, lo incita a continuare, leccandosi le
labbra inconsciamente.
Louis
sembra trattenere il fiato.
“Cazzo”,
si lascia scappare prima di fiondarsi sulla sua bocca. Harry perde
l'equilibrio e cade sul divano, tirandosi Louis addosso. L'altro
ragazzo riesce a mettersi a cavalcioni su di lui, senza interrompere
il bacio. Harry è in paradiso.
Dal
momento che Louis sembra ben disposto - molto ben disposto a
giudicare dalla foga con la quale lo sta baciando - il riccio lascia
scorrere le mani sulle sue cosce, strizzandone la carne. Louis ha le
cosce di una donna ma è un uomo. Harry sta baciando un uomo
per la seconda volta e vuole farlo per sempre.
Una
mano dell'altro ragazzo è seppellita tra i suoi capelli e ci sono
momenti in cui le sue dita tirano e Harry non riesce proprio a
frenare i gemiti di piacere che questo gesto gli provoca.
Quando
Louis si stacca dalle sue labbra il riccio è sorpreso dal lamento
prolungato che esce dalla propria bocca. No, perché, baciami
ancora, stronzo.
Louis
respira affannossamente, mentre le sue dita graffiano inconsciamente
lo scalpo di Harry.
“Cazzo,
merda, cazzo”, è la sfilza di imprecazioni che l'altro ragazzo
pronuncia, così vicino alle labbra di Harry da sfiorarle con le
proprie.
“Dovrei
sentirmi offeso?”, prova a scherzare Harry mentre Louis raddrizza
la schiena, ottenendo allo stesso tempo di allontanarsi da lui e di
poggiare il sedere proprio sopra la sua erezione. Harry
potrebbe esplodere.
Louis
lo osserva per qualche secondo, cercando di riprendere fiato. I suoi
occhi sono dello stesso colore del cielo all'alba d'inverno, quando
le strade sono ancora deserte e fa un freddo boia e uscire è insieme
la prima e l'ultima cosa che vorresti fare. La prima perché non vuoi
perderti l'opportunità di assistere alla nascita di un nuovo giorno
prima degli altri, l'ultima perché il calore delle coperte è troppo
invitante da lasciare per il freddo mondo fuori. Harry pensa che
anche quello che prova per Louis è contraddittorio, ma non in questo
momento. In questo momento sa esattemente quello che vuole:
riprendere da dove hanno lasciato.
“Louis”,
mormora, carezzondogli le cosce.
L'altro
ragazzo si morde il labbro inferiore.
“Cazzo,
ti odio”, afferma prima di attaccarsi di nuovo alle sua labbra.
Ottimo.
“È
reciproco”, mugugna Harry nel bacio.
Il
sedere di Louis continua a premere insistentemente e deliziosamente
sul cavallo dei suoi pantaloni e lui deve essersene accorto a
giudicare dai gemiti che fa. Harry adora i versi e la totale mancanza
di inibizioni durante i momenti di intimità e Louis sembra un tipo
parecchio disinibito e vocale.
Harry
fa scorrere le mani sulla schiena dell'altro ragazzo, dal basso verso
l'alto e viceversa. Senza pensarci infila le mani sotto la sua
canottiera. Louis si tira indietro di nuovo e Harry è sul punto di
protestare quando l'altro si libera dell'indumento in un gesto
impulsivo e repentino e riprende a baciarlo. Perfetto, fantastico,
meraviglioso. La sua pelle è liscia e calda e piacevole al tatto
e Harry vuole toccare tutto, la schiena, i fianchi, l'addome, le
braccia. Quando le sue mani si fermano sul petto di Louis e le sue
dita si stringono attorno a seni inesistenti l'altro ragazzo gli
blocca i polsi.
“Se
cercavi delle tette hai trovato la persona sbagliata”, mormora.
Harry
è sul punto di scoppiare a ridere quando Louis guida le sue mani sul
proprio sedere.
“Mettile
qui se ti serve qualcosa alla quale aggrapparti”, afferma,
catturando il suo labbro inferiore tra i denti e ghignando.
Harry
non riesce a credere alla propria fortuna quando finalmente affonda
le dita nei glutei di Louis. Questa è la sostanza della quale
sono fatti i sogni.
Ogni
tanto Louis fa delle pause per riprendere fiato e Harry ne approfitta
per baciargli la mandibola e il collo. Non vede l'ora che arrivi il
momento in cui potrà baciare e mordere e leccare tutto il corpo di
Louis, dalle clavicole alle caviglie. Sì, non c'è una parte di lui
che non trovi attraente. È praticamente
fottuto.
L'altro
ragazzo esprime vocalmente il suo apprezzamento, continuando nel
frattempo a dondolare sul grembo di Harry e a premere fugacemente
contro la sua eccitazione, più o meno inconsapevolmente.
Quando,
però, il riccio spinge i fianchi verso l'alto, cercando un po' più
di frizione, Louis si allontana come se si fosse appena
scottato.
“Merda,
cazzo”.
“Mi
piace quando mi dice cose sconce”.
Harry
mentirebbe se dicesse che le imprecazioni di Louis non fanno altro
che aumentare la sua eccitazione.
“No,
Harry, no-”, si lamenta, tirandosi indietro.
Harry
preme le dita nella carne del suo sedere e geme oscenamente. Il culo
di Louis meriterebbe un culto tutto suo.
“Dove
credi di andare?”.
“Devi
lasciarmi andare, non puoi impormi di fare cose contro la mia
volontà”, afferma Louis, impanicato.
“Contro
la tua volontà?”, gli fa eco Harry, sollevando un
sopracciglio.
Louis
fa per alzarsi ma Harry lo trattiene per i fianchi, poi si mette in
piedi tenendolo in braccio. L'altro ragazzo avvolge istintivamente le
gambe attorno alla sua vita.
“Vuoi
che metta alla prova la tua forza di volontà?”, domanda il riccio
con voce roca, poggiando le labbra sul lobo dell'orecchio di Louis
prima di gettarlo sul divano senza alcun preavviso.
Louis
si lascia sfuggire una specie di squittio sorpreso, rimbalzando con
la schiena sul divano. Harry gli divarica le gambe e ci si posiziona
in mezzo.
L'altro
ragazzo lo guarda con un misto di timore e curiosità. Harry ghigna
prima di piegarsi in avanti e avvolgere la lingua attorno a uno dei
suoi capezzoli. Louis mugola e affonda d'istinto le dita nei capelli
di Harry, il cui sorriso si allarga mentre assaggia la pelle
leggermente salata del ragazzo sotto di sé.
Il
riccio continua baciare e leccare indiscriminatamente tutto ciò che
si trova davanti, dai capezzoli alle clavicole all'ombelico, deviando
per mordere i fianchi di Louis. Questi continua a gemere e imprecare
e quando Harry sposta l'elastico dei suoi pantaloni e sfiora con le
labbra la striscia di peli che dall'ombelico porta alla parte che è
il riccio è più curioso di esplorare in questo momento, le gambe di
Louis si chiudono attorno alla sua testa.
Harry
risale verso il suo orecchio, circondando contemporaneamente
l'erezione di Louis con le dita attraverso i pantaloni.
“Dimmi
che mi vuoi”, mormora. “Ammettilo”.
Harry
solleva la testa per osservare la reazione di Louis, che ha gli occhi
chiusi e si sta mordendo le labbra quasi a sangue.
“Coraggio”,
dice, la pressione della sua mano che si fa più insistente.
Louis
geme ma fa cenno di no con la testa. Harry decide di infilare una
mano nelle mutande dell'altro ragazzo, per circondare il suo membro
duro con le dita. Il contatto è shockante ed eccitante insieme:
Louis è lungo e sottile e già bagnato e Harry non vede l'ora di
vederlo e-
L'altro
ragazzo si lascia scappare un gemito alto e prolungato. Harry deve
mordersi la lingua per non imitarlo.
“Dimmi
che mi vuoi, Louis, dimmelo e avrai ciò che desideri”, lo incita.
“La mia mano o la mia bocca, quello che preferisci. Tutto quello
che devi fare è mettere fine alla tua cazzo di recita e ammettere
che mi vuoi”.
“Vaffanculo”.
Harry
estrae la mano dalle mutande di Louis.
“Ok,
hai fatto la tua scelta”.
Louis
lo afferra per le spalle, infilzandogli le unghie nella carne.
“Vaffanculo,
ti odio, ma ti voglio, ti voglio, ti voglio, cazzo, ti voglio”,
dice spingendo i fianchi verso l'alto. “Sei così fottutamente
odioso che non desidero altro che scopare quella tua bocca malefica
fino a soffocarti”.
Harry
è deliziato dai “complimenti” di Louis.
“Tutto
quello che dovevi fare era chiedere”, afferma, facendogli
l'occhiolino e iniziando la sua discesa verso il basso. Quando gli
abbassa pantaloni e mutande in un colpo solo il membro eretto di
Louis rimbalza contro il suo ventre Harry è sul punto di sbavare
seriamente.
“Cosa
cazzo ne diresti di fare qualcosa?”, dice Louis con tono
autoritario e disperato insieme. “Non ho tutto il giorno”.
“Ah
no? Che devi fare? Masturbarti solo soletto in camera tua pensando a
me?”.
Louis
grugnisce.
“Prendilo
in bocca e stai zitto, per dio!”.
Harry
sorride compiaciuto e, afferrando per la base il membro di Louis,
poggia la lingua sulla punta.
“Cazzo!”,
esclama l'altro ragazzo.
Harry
non è stranito come dovrebbe al pensiero di quello che sta
succedendo. È fottutamente fantastico, anche se
non sa bene cosa fare. Dopo aver ruotato la lingua attorno
all'estremità e averlo leccato per tutta la lunghezza cercando di
mantenere la lingua il meno rigida possibile, decide di prenderlo in
bocca. Louis continua a farfugliare cose senza senso. Harry non è
sicuro di stare andando bene, dopottutto è la sua prima volta e non
aveva mai programmato di fare una cosa del genere, perciò decide di
improvvisare, facendo esattamente quello che ha sempre sognato
qualcuno facesse a lui, vale a dire allarga le labbra più che può e
si abbassa sull'erezione di Louis il più a fondo possibile.
Sono
due le cose che succedono improvvisamente e che lui non aveva
previsto: Louis solleva la testa di scatto per poi lasciarla ricadere
con violenza sul bracciolo duro del divano nello stesso momento in
cui la punta del suo pene solletica la gola di Harry, dandogli
un'improvvisa sensazione di soffocamento, oltre che provocargli un
mezzo conato. Un disasastro, praticamente. Harry ha voluto osare
troppo e troppo presto.
Il
riccio si tira indietro, asciugandosi la saliva dal mento e cercando
di incamerare aria nei polmoni, ancora leggermente shockato per il
momento di panico che ha appena provato. Louis si massaggia la testa
piagnucolando.
“Scusa”,
mormora Harry.
Louis
ha gli occhi lucidi.
“Avvertimi
la prossima volta”.
Harry
non riesce a frenarsi dal ridere, osservando l'espressione imbrociata
di Louis e il suo pene ormai floscio.
“Mi
hai quasi provocato un trauma cranico, che ridi?”, si lamenta
l'altro ragazzo.
“E
tu mi hai quasi soffocato col tuo cazzo, proprio come avevi
minacciato di fare”, ribatte Harry, asciugandosi una lacrima
all'angolo dell'occhio.
È
il turno di Louis di scoppiare a ridere. Non sembra più tanto
stronzo quando ride, pensa Harry, osservando il modo adorabile in
cui strizza gli occhi.
Quando,
pochi secondi dopo, la porta del piano interrato si apre, lentamente
ma non abbastanza da consentire a Louis di rivestirsi, Harry vorrebbe
davvero piegarsi in due dalle risate.
“Oddio!”,
esclama Liam, coprendosi gli occhi con le mani. “Non
sapevo-oddio!”.
“Perché
tutti si sentono in diritto di andarsene in giro per casa mia
indisturbati?”, si domanda Louis, sollevandosi i pantaloni.
Liam
scende i gradini guardando ostinatamente dritto davanti a sé.
“Scusami,
non sapevo cosa fare, quei due si stanno divertendo un mondo di là a
cantare”, si giustifica Liam. “E poi mi domandavo dove foste
finiti. Temevo che vi steste uccidendo da qualche parte”.
“Diciamo
che effettivamente ci siamo andati vicini”, scherza Harry.
Louis
lo fulmina con lo sguardo.
“Quindi
è questo quello che fate quando non fingete di odiarvi?”, domanda
Liam con tono fintamente ingenuo.
Louis
sbuffa.
“Ti
assicuro che non fingiamo”.
Liam
si stringe nelle spalle.
“Se
è questo quello che vi piace raccontarvi”.
Louis
gli lancia un cuscino che Liam riesce a schivare per un pelo.
“Guai
a te se lo dici a Zayn”, minaccia.
Liam
si siede sul bracciolo di una delle due poltrone che affiancano il
divano.
“Penso
che a Zayn possa solo fare piacere sapere che hai finalmente
abbracciato il tuo lato...gay”, osserva.
Louis
rimane a bocca aperta.
“Che
cazzo ti ha detto quel coglione su di me?”.
Liam
si acciglia.
“Assolutamente
niente”, lo rassicura. “Perché, c'è qualcosa che dovrei
sapere?”.
Il
ghigno di Liam informa Harry che questo ragazzo è più diabolico
di quanto dia a vedere.
Louis
incrocia le gambe e si appoggia contro lo schienale del divano.
“L'unica
cosa che devi sapere è che non sono gay”.
Liam
annuisce.
“Buon
per te”, afferma. “Adesso che vi ho trovati e ho scoperto che
siete sani e salvi posso anche andare”.
Louis
è il ritratto dell'indifferenza.
“Ci
vediamo quando avete finito”, si congeda Liam.
“Non
c'è niente da finire”, gli fa eco Louis. “Mi raccomando, acqua
in bocca con Zayn”.
“E
anche con Niall, grazie!”, esclama Harry, che si era
momentaneamente dimenticato di pensare a questo particolare. Lui e
Niall non hanno mai avuto segreti, però è meglio che per ora il suo
migliore amico rimanga all'oscuro di queste sue scappatelle con
Louis. Non tanto perché Louis sia un maschio, ma più che altro
perché...è Louis. Anche Harry ci rimarrebbe male se Niall
decidesse di tornare a frequentare quella stronza con la quale usciva
l'anno prima e che ha finto una gravidanza per cercare di
incastrarlo. Troia.
“Non
sei gay, quindi?”, domanda, dopo che Liam è uscito dalla stanza,
pungolando Louis col piede. Harry potrebbe essere aperto all'idea di
essere quantomeno bisessuale, altrimenti non si spiegherebbe questa
folle attrazione per Louis.
L'altro
ragazzo gli blocca la scarpa con una mano.
“Adesso
uno non può avere una semplice svista che deve essere per forza
considerato gay?”, ribatte.
“Una
svista?”, esclama Harry, che comincia a sospettare che a
Louis manchi totalmente il contatto con la realtà. “Avevo il tuo
cazzo in bocca fino a cinque minuti fa! Questa la chiami svista?”.
Louis
fa una smorfia.
“Smettila
di essere volgare”.
Le
sopracciglia di Harry schizzano verso l'alto.
“Cos'è,
sei diventato pudico adesso?”.
Louis
si imbroncia.
“Sono
tornato a casa con Eleanor l'altra sera”, lo informa.
Harry
spalanca gli occhi.
“Bene,
cosa avete fatto?”, domanda, cercando di tenere a bada una fitta di
gelosia. “Vi siete smaltati le unghie a vicenda?”.
“Vaffanculo”.
A
Harry sovviene in mente qualcosa.
“Per
caso è stato quella volta che non ti ho voluto baciare nel bagno del
locale?”.
L'espressione
sorpresa di Louis lo tradisce.
“Abbiamo
fatto sesso, Harry”.
Il
riccio reprime un verso di frustrazione. Non esiste che Louis
preferisca quella gatta morta a lui.
“Auguri”,
sputa. “Ma non c'era bisogno che mettessi in mezzo una persona che
non c'entra niente per convincerti di non essere gay”.
Louis
non fa niente per fermarlo quando Harry si mette in piedi e si dirige
verso le scale che portano al piano superiore.
Solo
quando è giunto davanti alla porta il riccio si volta. Non può
finire così. Non può accontentarsi solo di un assaggio.
“Ci
rivedremo?”, domanda con esitazione.
Louis
fa un gesto di noncuranza con la mano.
“Non
lo so, non prevedo il futuro”.
Harry
sbatte un pugno sul legno della porta.
“Come
vuoi”.
*
Harry
è tornato a casa con un principio di emicrania. Per quanto sia
felice che Zayn abbia promesso a Niall di parlare con Simon per
proporgli di farlo suonare al One Direction, il suo migliore
amico avrebbe anche potuto smettere di blaterare su quanto Zayn sia
in realtà una persona fantastica - almeno per un secondo -
durante il tragitto in macchina.
Il
riccio è giunto al secondo ascolto consecutivo di AM degli
Arctic Monkeys – maledetto Louis – quando sente il telefono
squillare.
Dopo
aver estratto il cellulare dalla tasca dei jeans, Harry passa il dito
sullo schermo scheggiato – maledetto Louis, di nuovo – prima di
aprire il messaggio che gli è arrivato.
NIALL:
“Stavo
ripensando a quello che è successo oggi e mi è venuto duro. Cosa mi
suggerisci di fare?”.
Che
cazzo...?
“Stai
scherzando?”, digita Harry, staccandosi gli auricolari dalle
orecchie. “O questo è un modo tutto tuo per dirmi che ti piace
Zayn?”.
Incredibile
come la gente riesca a sorprenderti.
NIALL:
“In
realtà stavo pensando che TU potresti aiutarmi a risolvere il
problema. Ti va di venire da me?”.
Harry
avvampa. Qualcosa non torna. O Niall è impazzito oppure è uno
scherzo. Di cattivo gusto, tra l'altro.
“Testa
di cazzo”, mormora, col telefono premuto contro l'orecchio mentre
aspetta che il suo migliore amico risponda.
Quando
sente il familiare rumore che indica che l'altra persona ha risposto
alla chiamata, Harry non le dà neanche il tempo di parlare: “Questo
è lo scherzo più disgustoso di cui sia mai stato vittima in vita
mia, Ni. Non sono sicuro che riuscirò più a guardarti negli occhi
pensando al tuo cazzetto eccitato per me”.
“Adesso
che so che il tuo amico è ipodotato ho un motivo in più per
disprezzarlo”.
Harry
si mette a sedere di botto.
“Louis?!”.
Questo
sì che cambia le cose. Harry ha già praticamente un piede fuori
dalla porta.
“Il
tuo amico ha dimenticato il suo cellulare qui a casa mia”, afferma
Louis. “Allora ho pensato di utilizzarlo per fare qualche scherzo
telefonico”.
Il
cuore di Harry sprofonda nel petto.
“Quindi
il tuo era solo uno scherzo?”.
Louis
rimane qualche secondo in silenzio.
“Hai
venti minuti prima che decida di guardare un porno, quindi affrettati
se non vuoi che sia qualcun altro a farmi venire”.
“Dio!”,
esclama Harry. Louis un giorno lo ucciderà. O sarà lui a ucciderlo
se anche questa volta dovesse tirarsi indietro. Non ne può più di
masturbarsi ogni volta che Louis lo lascia con un'erezione dolorosa.
“Sì,
sono ancora in linea”, replica Louis. Presuntuoso. “Allora,
ti muovi o no?”.
“Arrivo,
non fare niente!”, trilla, mettendosi in piedi e iniziando a
cercare le scarpe.
“Sbrigati”.
Harry
non ha mai guidato così velocemente in vita sua. Sta infrangendo
buona parte del codice stradale e, inoltre, rischia di ammazzarsi.
Però ha cose più importanti alle quali pensare.
Dopo
aver parcheggiato controlla il cellulare e, come aveva previsto,
trova un sms di Louis.
NIALL:
“Vieni
al cancelletto sul retro”.
Harry
ci mette un po' a trovarlo ma quando finalmente giunge a destinazione
non sta più nella pelle. Dopo aver informato Louis di essere
arrivato cerca di fare dei respiri profondi per calmarsi. I jeans
aderenti che indossa sempre stanno cominciando a diventare
fastidiosi. Dio, questa è una pazzia.
Quando
Louis apre il cancelletto, Harry è sorpreso di trovarlo in costume
e, cazzo, la linea della sua erezione è evidente attraverso
il sottile strato di tessuto. Come avrà fatto a resistere così
tanto?
“Ce
ne hai messo di tempo”, si lamenta il ragazzo davanti a lui.
Harry
vorrebbe strappargli il costume di dosso e sbatterlo contro il muro
di cinta e prenderlo lì, con le sue gambe che gli circondano la vita
e le sue mani che gli tirano i capelli.
“Dimmi
che non è uno scherzo”, ansima. “Dimmi che non ti tirerai
indietro di nuovo”.
“Tecnicamente
sei stato tu a tirarti indietro oggi”, replica Louis.
La
luce dei faretti che circondano la piscina non rende giustizia alla
sua bellezza. Ha i capelli all'indietro, come se fossero bagnati o
cosparsi di gelatina, e i suoi occhi sono di un azzurro intenso, come
il colore dell'acqua della piscina ma più caldo.
“Ti
sei scordato la tua quasi commozione cerebrale?”, ribatte
debolmente Harry che ha sempre più difficoltà a concentrarsi.
L'aria tra di loro è elettrica. Chi sarà il primo a scoppiare?
“Non
è uno scherzo”, afferma Louis, serio. “Non ti avrei invitato se
non avessi voluto andare fino in fondo stavolta”.
La
sincertità nel suo tono e nel suo sguardo fanno sperare a Harry che
questa sia la volta giusta, perciò, dopo aver fatto un passo
avanti e aver poggiato una mano sulla nuca di Louis, lo attira a sé
e lo bacia.
Louis
non esita a infilargli la lingua in bocca e Harry è piacevolmente
sorpreso, per l'ennesima volta (sembra che continui a dimenticarlo),
quando il piercing dell'altro ragazzo entra in contatto con la sua
lingua.
Le
sue narici vengono investite immediatamente dall'odore di
bagnoschiuma che emana la pelle di Louis.
“Ti
sei fatto la doccia per me?”, mormora, girando il viso, mentre le
labbra di Louis cercano di inseguire le sue. “Cosa volevi fare?
Cosa vuoi che facciamo?”.
Louis
gli afferra il viso con una mano, per costringerlo a voltare di nuovo
la testa.
“Per
adesso voglio che stai zitto e mi baci. Chiedo troppo?”.
Harry
ridacchia, ormai quasi senza fiato.
“No,
per una volta no”, scherza, riprendendo a baciarlo ancora prima di
finire la frase.
Non
è chiaro se sia Harry a spingere o Louis a tirare ma entrambi si
ritrovano vicini al bordo della piscina, mentre continuano a
baciarsi. Louis stavolta non sembra avere alcuna intenzione di
trattenersi, mentre lascia vagare le mani sul corpo di Harry, che ha
la sensazione che l'altro ragazzo abbia un centinaio di braccia,
perché le sue mani si spostano continuamente dai suoi capelli al suo
fondoschiena, senza fermarsi da nessuna parte più del tempo
necessario. Harry è sopraffatto.
Solo
quando si accorge che Louis sta tirando insistentemente i lembi della
sua maglia, il riccio si ferma un attimo per liberarsene. L'altro
ragazzo non gli dà il tempo di riprendere fiato che si attacca di
nuovo alle sue labbra, con tale foga che sono i dentri a incontrarsi
per primi, invece che le lingue. Non importa.
Louis
avvolge un braccio attorno alla sua nuca per attirarlo più vicino e
il petto di Harry preme contro il suo. La sensazione di pelle contro
pelle manda una scarica di piacere lungo la spina dorsale del riccio,
che affonda le dita nella schiena di Louis, poco sopra il suo sedere.
L'altro ragazzo si incurva all'indietro e Harry ne approfitta per
attirarlo a sè per i fianchi e scontrare le loro erezioni.
Louis
fa una pausa, interrompendo il bacio e ansimando sulle labbra di
Harry.
“Sicuro
di non essere gay?”, domanda questi, cercando di riprendere fiato.
“Oh,
vaffanculo, non lo siamo un po' tutti in fondo?”.
Harry
ridacchia prima di piegarsi per mordergli una spalla.
“Se
questo ti fa dormire meglio la notte...”.
Louis
affonda le dita nei suoi capelli.
“Lo
sai cosa mi fa dormire meglio la notte? Un orgasmo”, dice e lo
bacia di nuovo.
Harry
armeggia con la zip dei propri jeans, senza staccare le labbra da
quelle di Louis, mentre l'altro ragazzo gli tiene la testa con
entrambe le mani. Non è neanche preoccupato di dove concluderanno.
Una delle sdraio andrà bene. O il pavimento, sebbene non sembri
granché comodo.
“Oh
mio dio, ma ce li hai tatuati addosso?”, si lamenta Louis, notando
la sua difficoltà a tirarsi giù i pantaloni.
Harry
finalmente riesce nel suo intento di abbassarsi i jeans, spostandoli
di lato con il piede.
Louis
si concede qualche secondo per far scorrere lo sguardo lungo tutto il
suo corpo. La sua espressione bramosa fa venire a Harry la
pelle d'oca. Sembra che Louis voglia divorarlo.
“Fammi
tutto quello che vuoi”, dice il riccio con voce arrochita.
Il
sorriso diabolico di Louis è insieme la cosa più eccitante e
spaventosa che Harry abbia mai visto.
“Ok”.
L'altro
ragazzo fa un passo verso di lui, gli fa l'occhiolino e lo spinge con
tutte e due le mani. Harry non ha il tempo di essere sorpreso prima
di affondare nell'acqua – per fortuna riscaldata – della
piscina.
Quando
riemerge con l'intento di uscire dall'acqua e uccidere Louis,
l'altro ragazzo lo osserva dal bordo piscina con le mani sui fianchi.
“Arrivo”,
dichiara prima di tuffarsi a bomba. Questo ragazzo è fuori di testa.
“Cosa
cazzo ti è saltato in mente?”, protesta Harry, spruzzandolo
d'acqua, quando la testa di Louis sbuca in superficie.
“Che
c'è? Non ti piace l'idea di farlo in piscina?”.
Harry
apre la bocca per replicare ma non ne viene fuori alcun suono. Louis
lo prende per il polso e lo trascina verso la parte della piscina
dove si tocca perchè l'acqua gli arriva poco sopra la vita.
“Ti
si sono afflosciati i capelli”, osserva mettendo il broncio.
“Ringrazia
che non mi sia afflosciato altro”, ribatte Harry,
afferrandolo per le spalle e spingendolo verso il bordo della
piscina. Quando Louis urta la parete con la schiena, dalle labbra gli
sfugge un suono che è a meta tra un verso di sorpresa e un gemito di
dolore.
Harry
lo osserva per qualche secondo, senza fiatare. Rivoli d'acqua
scorrono sul viso di Louis, rincorrendosi l'un l'altro. I suoi occhi
sembrano di vetro, immobili e freddi. Le sue labbra sono rosse e
lucide, per i baci e l'acqua. È fottutamente
bellissimo e Harry per un attimo è così sconvolto che quasi
glielo dice.
Louis
lo attira a sé afferrandolo per una mano.
“Scusami
per l'interruzione”.
Harry
ci impiega qualche istante per tornare alla realtà.
“Ti
odio”, afferma e questo gli viene più spontaneo che dirgli che sia
bello da togliere il fiato.
“Anch'io,
tranquillo”.
Harry
lo bacia mentre Louis avvolge le gambe attorno alla sua vita, l'acqua
che facilita al riccio il compito di reggerne il peso. L'altro
ragazzo affonda le unghie nella sua schiena e Harry lo afferra per i
fianchi, incoraggiandolo a premere il bacino contro il proprio. Louis
geme oscenamente, a bocca aperta. Harry decide di dedicare la propria
attenzione all'incavo del suo collo, che bacia e lecca e succhia.
Louis tira un braccio fuori dall'acqua e lo poggia sul bordo della
piscina, per farsi leva con quello, mentre con l'altro braccio si
regge al collo di Harry, sollevando e abbassando il bacino a un ritmo
sconnesso.
Il
sangue che scorre a un ritmo forsennato nelle vene di Harry gli
rimbomba nelle orecchie, assieme agli ansiti di Louis e al proprio
respiro affannato. Quello che stanno facendo è meglio di qualunque
cosa Harry abbia mai fatto con qualsiasi ragazza nella sua vita. E si
stanno semplicemente strusciando come due disperati la cui
vita dipenda solo da questo. Il piacere che Harry prova ogni volta
che il membro di Louis tocca il suo attraverso i boxer è delirante.
“Sono
felice che almeno tu non sia un ipodotato”, dice Louis,
pronunciando le parole a fatica.
Harry
gli morde il petto e impone all'altro ragazzo di aumentare il ritmo
stringendogli i fianchi. L'altro ragazzo sta facendo quasi tutto il
lavoro ma è l'unica possibilità vista la posizione in cui si
trovano.
“Sarai
ancora più felice quando mi sentirai dentro di te”.
Louis
ride, tirando indietro la testa.
“Oh,
non credo proprio”.
Harry
grugnisce di piacere e disappunto insieme.
“Adesso
non fare finta che non muori dalla voglia di essere scopato”,
ansima nello stesso momento in cui la sua erezione sfiora per un
attimo lo spazio tra i glutei di Louis. Cazzo, la fine
è vicina.
“No-,
merda, non farai di me un passivo”, dichiara l'altro,
accompagando la frase con un mugolio e un'altra imprecazione.
Il
cervello di Harry è troppo annebbiato dal piacere per dare un senso
alle parole di Louis.
“Ne
riparliamo quando mi implorerai di prenderti”, biascica.
Louis
si irrigidisce e spalanca le labbra, ma per una volta non ne viene
fuori alcun suono, né un verso né una parola, poi si affloscia su
Harry, che con un paio di spinte del bacino in avanti viene nelle
mutande, soffocando un gemito tra i suoi capelli.
“Cazzo”,
dice Louis.
“Mi
mancava un tuo commento”, scherza Harry, il battito ancora
irregolare e le membra improvvisamente molli.
Louis
gli morde un orecchio.
“Io
invece ti preferisco di gran lunga quando stai zitto”, replica
liberando il riccio dalla presa delle sue gambe.
Harry
fa un passo indietro e si gode per un attimo la vista di un Louis
spettinato, il collo e il petto disseminati di segni rossi e gli
occhi semi-chiusi. Perfino le sue ciglia sono attraenti.
“Dovrò
chiedere a qualcuno di cambiare l'acqua della piscina”, afferma,
dirigendosi verso la scaletta. Harry è ipnotizzato dall'ondeggiare
delle sue anche mentre sale gli scalini. Quello che è appena
successo gli sembra surreale.
“Rimani
lì?”, domanda l'altro ragazzo senza voltarsi.
Harry
lo raggiunge fuori dalla piscina.
“Ce
l'hai un asciugamano?”, chiede, sfregandosi le braccia per tenere a
bada la pelle d'oca.
Louis
si scrolla l'acqua dai capelli.
“Che
spina nel fianco che sei”, borbotta. “Vado a prenderli”.
“E
se potessi prestarmi anche un paio di mutande sarebbe fantastico”,
tenta Harry.
La
prevedibile occhiataccia di Loiuis non si fa attendere.
“Se
vuoi anche un rene basta chiedere”, afferma, dandogli le spalle e
dirigendosi verso la dèpendance.
“Oh,
davvero saresti così altruista?”, scherza Harry, osservando con
meraviglia e ammirazione il modo in cui il costume bagnato di Louis
aderisce al suo sedere. Gli viene l'acqolina in bocca. Non avrebbe
nulla in contrario a un secondo round.
Louis
non lo degna di una risposta. Harry scuote la testa per liberarsi i
capelli dell'acqua prima di recuperare i jeans, finiti sotto una
delle sdraio. Spera ardentemente che Louis gli porti un paio di
mutande perché non ha nessunissima intenzione di indossare questi
pantaloni maledettamente aderenti senza biancheria intima.
“Tieni”,
dice Louis, lanciandogli un asciugamano. Harry lo ringrazia e
comincia ad asciugarsi, notando come il tessuto sia morbido e
delicato contro la sua pelle. Roba da ricchi. Neanche l'ammorbidente
di sua madre ha mai avuto un effetto simile sugli asciugamani di
casa.
“Questi
sono gli unici puliti che ho trovato.” L'altro ragazzo gli passa un
paio di boxer. “Non c'è bisogno che me li restituisci”.
Harry
si rigira l'indumento tra le mani.
“Louis,
queste sono delle mutande Armani”, afferma con stupore.
L'altro
ragazzo solleva un sopracciglio, bloccandosi nell'atto di tamponarsi
i capelli.
“E
allora? Hai qualcosa contro gli stilisti italiani?”.
Harry
scuote il capo con incredulità.
“No,
ma sono...costosi e non puoi semplicemente regalarmeli”.
Louis
scrolla le spalle con indifferenza.
“Ah,
dimenticavo che fossi povero”.
Harry
reprime un grugnito.
“Sai
che c'è? Me li tengo volentieri, fottiti”.
Louis
scoppia a ridere.
“A
caval donato non si guarda in bocca, te l'ha detto mai nessuno?”.
Harry
butta gli occhi al cielo e si sfila le mutande, passandosi
l'asciugamano in mezzo alle cosce.
“A
proposito di cavalli...”, commenta Louis, gli occhi fissi sul
membro di Harry e un'espressione compiaciuta dipinta sul volto.
Il
riccio si lascia sfuggire una risatina, a metà tra l'imbarazzato e
il lusingato. Louis lo sta ammirando senza ritegno.
“Te
l'ho detto che avresti implorato per averlo”, ribatte facendogli
l'occhiolino.
Louis
distoglie lo sguardo.
“Sogna,
Barry, sogna”.
Harry
si riveste, anche se non è ancora del tutto asciutto. La t-shirt
aderisce in maniera fastidiosa alle sue spalle, ma gli sembra di
avere i minuti contati, quindi non ha tempo di tempo asciugarsi per
bene. Louis non gli ha esplicitamente chiesto di togliersi dai piedi,
però Harry comincia a sentirsi di troppo.
“Io
vado”, dichiara.
Louis
si piega su una delle sdraio.
“Restituisci
questo al tuo amico”, dice, passando a Harry il cellulare di Niall.
“E digli di prestare più attenzione a dove lascia la sua roba la
prossima volta. Potrei non sentirmi più così caritatevole”.
“Grazie”,
mugugna Harry, infilando il telefono nella tasca posteriore dei
jeans. Fortuna che è sottile.
“Ti
accompagno”, offre Louis.
“Oh,
che gentiluomo”.
“Ti
prego, sta' zitto”.
Harry
ridacchia.
“Me
lo dai il tuo numero?”, domanda, giunto davanti al cancelletto,
prima che il coraggio gli venga a mancare. Sinceramente non vede
l'ora di ripetere l'esperienza. Nonostante abbia ottenuto
quello che voleva, non è stato abbastanza. Aveva sperato che gli
sarebbe bastato un incontro fugace con l'altro ragazzo per
toglierselo dalla testa e invece adesso, dopo che l'incontro –
troppo fugace – è avvenuto, lui ne vuole ancora e di più.
Louis è come una droga: fa male ma è troppo bello per smettere.
“Così
puoi stalkerarmi? No, grazie”, è la risposta dell'altro ragazzo.
Harry
aggrotta la fronte, mentre una sensazione di impotenza si
impadronisce di lui.
“Quindi
è tutto qui?”.
Louis
sbatte le palpebre.
“Dovevo
immaginarlo che fossi uno di quei tipi romantici e sognatori ai quali
basta che qualcuno li guardi negli occhi per più di un secondo per
cominciare a illudersi che tra di loro ci sia qualcosa di speciale”,
afferma.
Harry
ha un moto di rabbia che sfoga sbattendo un piede per terra. Louis è
incredibile.
“Sai
che c'è? Vaffanculo!”, sbotta, spalancando il cancello con
violenza e correndo fuori dalla villa.
Che
se ne vada a farsi fottere!
*
Dopo
essersi fatto una doccia e aver imprecato contro Louis per una
mezz'ora buona, Harry si mette a letto. Si sente ferito, umiliato e
frustrato. Ha calpestato il proprio orgoglio e messo in discussione
ciò in cui ha sempre creduto per colpa di uno stronzo che merita
solo di essere preso a schiaffi. Ce ne vorrà un po' prima che si
addormenti, a causa della rabbia e la voglia di vendetta che lo
attanagliano.
Solo
quando prende il cellulare per mettere la sveglia – l'indomani deve
alzarsi a un orario decente, è giornata di lavoro – il riccio si
accorge che ha ricevuto un sms, da parte di un numero sconosciuto.
“Guarda
cosa mi hai lasciato!”, recita il messaggio. Harry apre l'immagine
allegata – fortuna che il suo cellulare non sia così vecchio da
non supportare questo tipo di file – e scopre la foto di una
spalla nuda sulla quale fa sfoggio un livido violaceo, riconoscendo
il succhiotto che ha fatto a Louis dentro la piscina.
Il
riccio è sul punto di mandarlo di nuovo a quel paese quando realizza
che questo messaggio non arriva dal telefono di Niall, dal momento
che Louis gliel'ha restituito. Oh.
“Questo
è il tuo numero”, digita velocemente e invia subito, senza
accorgersi di aver dimenticato il punto interrogativo.
“Che
fiuto, Sherlock”, risponde Louis, nel giro di una decina di
secondi.
Harry
si rende conto di aver sorriso tutto il tempo solo perché adesso gli
fa male la faccia. Che idiota che è.
“Non
abusarne”, continua Louis in un altro sms. “L'ordine restrittivo
è sempre dietro l'angolo”.
Harry
scoppia a ridere. Dopotutto, Louis è solo uno tutto fumo e niente
arrosto.
“Chiamami
se ti serve qualcosa”, scrive, aggiungendo una faccina ammiccante.
“Buona notte”.
Louis
non risponde ma Harry è sicuro che almeno stanotte riuscirà a
dormire sonni tranquilli.
***
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ALLE CANZONI PRESENTI NEL CAPITOLO:
Do I Wanna Know? - Arctic Monkeys
Free Fallin' - John Mayer
Se
qualcuno si è preso la briga di leggere questo capitolo dopo un anno
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Capitolo 9 *** Capitolo nono ***
lz 9
-LIAM-
“Va bene se ti passo
a prendere tra mezz'ora?”.
Liam legge il messaggio
di Zayn e, dopo aver bloccato lo schermo, poggia il cellulare sul
materasso. Ha appena finito di lavorare e gli fa male tutto,
anche se per tutto il giorno non ha fatto altro che starsene seduto
su una sedia a guardare gli altri divertirsi. Forse è il non
aver cambiato posizione per ore ad avergli provocato questi
fastidiosi dolori muscolari. O sta invecchiando. Precocemente.
“Mi sa che dobbiamo
rinviare la lezione. Non sono molto in forma”, replica, dopo aver
fatto attendere Zayn - di proposito - per dieci minuti.
“Non avevo la minima
intenzione di sottopormi a una delle tue lezioni di nuoto”, è la
risposta dell'altro ragazzo.
Liam si massaggia gli
occhi. Perché Zayn non parla mai chiaro e si avvolge invece in un
alone di mistero che all'inizio può essere affascinante ma dopo un
po' diventa irritante?
“Andiamo a farci un
giro”, continua Zayn.
“Cosa ti fa credere
che io abbia voglia di andare a fare un giro con te?”, digita Liam.
Poi però ci ripensa e cancella tutto.
“Dove?”, invia,
invece.
“Sorpresa”.
Liam grugnisce e si
rannicchia su se stesso. Il letto è così comodo e invitante. La
moto di Zayn invece è minacciosa e Zayn è difficile.
Non
che sia difficile parlare con lui, scherzarci, passarci del tempo, ma
è proprio lui stesso
che è difficile. Ogni tanto Liam non sa cosa gli passi per la testa,
perché diventa improvvisamente silenzioso e sembra rimuginare su
qualcosa. Oppure lo guarda senza parlare, gli occhi fissi e
imperscrutabili. Liam sa gestire meglio le sue parole che i suoi
silenzi, perché questi lo mettono a disagio. È per questo
che cerca sempre di farlo parlare, riempendolo di domande – anche
se non sempre Zayn risponde – oppure intavolando discorsi che sa
potrebbero interessarlo.
“Non mi piacciono le
sorprese”, risponde, alzandosi poi dal letto e dirigendosi in
bagno, dove apre il getto della doccia e si spoglia.
Di
norma per lui è arduo dire di no a qualcuno, se poi si tratta di
Zayn gli è addirittura impossibile.
È come se Zayn lo tenesse sotto un qualche tipo di
incantesimo, annullando la sua volontà e imponendogli di fare ciò
che vuole lui. A Liam non era mai successo di essere così succube
di qualcuno senza esserne innamorato o quantomeno invaghito.
“Sono sotto casa tua.
Porta il casco”.
“Dammi cinque
minuti”, scrive Liam con una mano, mentre con l'altra si friziona i
capelli con un asciugamano.
Probabilmente si
prenderà un accidenti se non li asciuga come si deve, però non gli
piace fare aspettare la gente, perciò si veste in tutta fretta e
corre giù per le scale e, dopo aver salutato rapidamente i suoi
genitori, recupera il casco attaccato all'appendiabiti dell'ingresso
ed esce.
Zayn è seduto sul
marciapiede e sta fumando una sigaretta.
“Perché non
prendiamo la mia macchina?”, domanda Liam, sfiorando con la punta
del piede la coscia dell'altro ragazzo.
Zayn fa un lungo tiro,
guardandolo con gli occhi socchiusi.
“Preferisco uscire
con la mia moto”, risponde, strascicando le parole. “Mi piace
sentire il vento sulla pelle, l'asfalto sotto le ruote e mi piace
avere il controllo della situazione”.
Liam non sa come
ribattere, perciò si stringe nelle spalle. E moto sia.
“Come stai?”,
domanda Zayn, spegnendo la sigaretta sotto gli anfibi.
Liam solleva un
sopracciglio.
“Mi hai scritto che
non eri molto in forma”.
Ora che Zayn glielo ha
ricordato Liam sente l'urgenza di stiracchiarsi.
“Mi fanno male i
muscoli delle spalle e della schiena”.
Zayn ghigna.
“Me la cavo piuttosto
bene coi massaggi”, osserva.
Liam sospira. Eccolo
che ritorna alla carica. Ormai ci ha fatto l'abitudine al flirtare
di Zayn e non arrossisce più come le prime volte. Per fortuna, in
fin dei conti, Zayn è uno che abbaia ma non morde, anche se Liam è
sicuro che se gli desse un po' più di confidenza morderebbe eccome.
“Buon per te”,
borbotta, mettendosi il casco sulla testa.
Zayn lo guarda con un
sorriso obliquo.
“Ansioso di
partire?”.
Liam scrolla il capo e
si dirige verso la moto. Zayn si accosta a lui e allunga le mani
verso il suo viso. L'altro ragazzo tira istitivamente indietro la
testa mentre Zayn afferra le cinghie del suo casco. Le nocche delle
sue dita sfiorano la barbetta incolta sul mento di Liam, che
trattiene il fiato per i tre secondi che ci impiega Zayn a legargli
il casco.
“Ora va meglio”,
mormora questi, osservando Liam attraverso le lunghe ciglia, le mani
poggiate sulle spalle del ragazzo di fronte a lui. La sua pelle odora
di fumo e dopobarba ed è un mix ormai familiare per Liam. Zayn ha
sempre lo stesso odore e anche se è un odore comune a tutti quello
che fumano e usano profumi costosi, il suo ha qualcosa di
particolare, di personale, di Zaynesco.
“Lo avrei legato io,
eh”, afferma Liam, offeso dal fatto che l'altro ragazzo abbia
pensato che lui se ne fosse scordato.
Zayn scrolla le spalle.
“Lo so, ma non sono
riuscito a trattenermi”.
Liam butta gli occhi al
cielo e Zayn scoppia a ridere, prima di salire in groppa alla moto e
fargli cenno di prendere posto dietro di lui. Liam si finge
riluttante – anche se gliela dà sempre vinta vuole almeno fargli
credere che non lo sopporti – ma esegue senza troppe esitazioni.
“Dove andiamo?”,
domanda, dopo aver avvolto le braccia attorno alla vita dell'altro
ragazzo. Zayn è così magro che, se non fosse per il pesante
giubbotto di pelle che indossa, sarebbe come aggrapparsi a un esile
tronco d'albero, pronto a essere sradicato via in qualunque momento
da un colpo di vento. Zayn però è ben saldo sulla sella della sua
moto e tenersi a lui fa sentire Liam al sicuro. Non che sia pronto ad
ammetterlo nell'immediato futuro.
“Sai benissimo che
ogni volta che decido di portarti da qualche parte devi rassegnarti a
non scoprire la destinazione fino a quando non siamo arrivati”,
ribatte Zayn.
La storia si ripete,
allora. Tanto vale farsene una ragione.
“Ok”, mugugna Liam.
Zayn fa rombare il
motore e parte. Liam ha superato la paura della moto,
fondamentalmente perché adesso ha un casco sopra la testa – lo ha
comprato apposta – ma anche perché ormai si fida della guida
dell'altro ragazzo.
Le strade sono
tranquille e perciò Zayn può sfrecciare indisturbato. Liam spera
solo che si fermi ai semafori, cosa che al suo amico non sembra
piacere granché.
“Stai comodo?”,
domanda Zayn, rallentando un po' per farsi sentire sopra il rumore
del vento.
“Sì, perché?”.
“Pensavo ai tuoi
dolori”.
Liam ridacchia.
L'apprensione di Zayn è tenera e gli scalda il cuore. Non
sono molte le persone che si prendono la briga di chiedergli come sta
quando sanno che non se la sta passando tanto bene. Zayn non sembra
pensare ad altro.
“Va tutto bene, non
preoccuparti”.
“Se ti fa troppo male
la schiena possiamo fermarci un po'”.
Liam gli stringe i
fianchi con le mani.
“No, non mi fa troppo
male, non fermarti”.
Zayn annuisce e
accelera. Liam nasconde un sorriso compiaciuto contro la sua schiena.
Dopo aver fatto la
gincana tra una serie di auto ferme al semaforo, il ragazzo si ferma
sotto di esso, poggia un piede a terra e si accende una sigaretta, in
attesa che scatti il verde. Liam è sollevato che abbia deciso di non
passare col rosso ma non è molto entusiasta al pensiero che il fumo
della sigaretta di Zayn gli finisca in faccia.
“Uno dei vantaggi di
uscire in moto è che posso fumare”, osserva questi.
Liam aggrotta le
sopracciglia.
“Ti è mai passato
per la testa che possa darmi fastidio?”.
Zayn si blocca
nell'atto di fare un tiro.
“Oh”.
Liam gli dà una pacca
sulla spalla.
“Dai, non fa niente”.
Zayn fa un lungo tiro,
riducendo la sigaretta a metà.
“Ho finito”, dice,
buttando fuori una gigantesca nuvola di fumo e gettando la sigaretta
per terra.
“Non dovevi farlo”,
afferma Liam. “Adesso ti girerà la testa”.
Zayn si stringe nelle
spalle.
“Non mi gira niente,
tranquillo”.
Il verde scatta proprio
in questo momento e Zayn riparte senza attendere l'eventuale risposta
di Liam. Questi si alza il bavero della giacca e ringrazia tutte le
divinità che gli vengono in mente per essersi ricordato di portarla.
Tuttavia non può impedirsi di sentire un po' di freddo, coi capelli
ancora umidi. Questa non è stata una mossa intelligente.
Zayn, come al solito,
gira per una strada poco illuminata. Sembra che le strade malfamate e
Zayn siano un connubio inscindibile. Il ragazzo ferma la moto a
ridosso del marciapiede e Liam deduce che è giunto il momento di
scendere.
“Fammi indovinare”,
esordisce. “Devi comprare dell'erba da qualcuno?”.
Zayn si scioglie il
casco e lo guarda in cagnesco.
“Dopo quello che è
successo l'ultima volta che ti ho portato con me non voglio più
rischiare”.
Liam lo imita e si
toglie il casco dalla testa.
“Non vuoi più
rischiare di mandare a puttane i tuoi affari?”.
Zayn scuote il capo,
incredulo.
“Non voglio più
rischiare la tua incolumità, deficiente”, replica. “E non ci
tengo neanche a sentire le tue lagne da qui fino alla fine del
mondo”.
Liam scoppia a ridere,
piacevolmente colpito, nonostante la presa in giro dell'altro
ragazzo.
“Scusami se la mia
aria da bravo ragazzo ha attirato l'attenzione di due balordi”,
replica, con un mezzo sorriso.
Zayn si siede sui
talloni per mettere la catena alla moto.
“Stai per caso
insinuando che il motivo per cui hanno preso di mira te e si siano
fatti intimidire da me è perché io non ho l'aria da bravo
ragazzo?”.
Liam ci pensa un attimo
su.
“Sei praticamente
l'opposto del bravo ragazzo”, osa, cercando di mantenere un tono
scherzoso.
Zayn si mette in piedi
e si avvicina a lui con aria minacciosa.
“Ah sì?”, sibila.
“E cosa te lo fa pensare?”.
“Non fare finta che
non è quello che volevi sentirti dire”, ribatte Liam, mantenendo
il contatto visivo.
Lo sguardo duro di Zayn
si scioglie in un sorriso malizioso.
“I cattivi ragazzi
hanno un certo successo”, mormora, passando un dito sul petto di
Liam, che deglutisce ma non accenna a distogliere lo sguardo.
“Così dicono”.
“E pare che ai
cattivi ragazzi piacciano quelli bravi”.
Liam cede alla
tentazione e fa un passo indietro.
Zayn sghignazza.
“Rilassati, bello”,
dice. “Io trovo i bravi ragazzi piuttosto noiosi”.
Liam corruga la fronte.
“Scusa?”, ribatte.
“Se sono così noioso perché continui a uscire con me?”.
Zayn ha gli occhi
lucidi di ilarità. Liam sospetta di essere caduto in una qualche
trappola.
“Forse perché non
sei poi un così bravo ragazzo come credi”.
Liam apre la bocca per
replicare ma non sa che dire. Zayn lo confonde e ci gode.
“Non capisco dove
vuoi arrivare”, replica onestamente.
Zayn si passa una mano
sul viso barbuto.
“Non voglio arrivare
da nessuna parte”, afferma, distogliendo lo sguardo. “Non c'è
bisogno che ti agiti”.
“Io sono calmissimo”,
dice Liam, incrociando le braccia sul petto.
Zayn solleva un
sopracciglio.
“Come vuoi”,
ribatte. “Vieni con me, Mister Calmissimo”.
Liam si lascia
trascinare per un gomito verso un cancello. Quando si rende conto di
dove si trovino, strabuzza gli occhi e rivolge lo sguardo a Zayn.
“Dimmi che non siamo
qui per fare irruzione dentro”, mormora.
Zayn gli fa
l'occhiolino.
“No, dimmi che senso
ha-”, inizia a protestare ma l'altro ragazzo lo ignora e si
avvicina al muro di cinta.
“Pensi di riuscire a
scavalcarlo?”, domanda, il naso all'insù e gli occhi intenti a
ispezionare il muro.
“Sono sicuro di
riuscire a scavalcarlo ma sono altrettanto sicuro di non volerlo
scavalcare”, si impunta Liam.
“E dai, non succede
niente”, insiste Zayn. “Non ci sono telecamere e non ci sono
guardiani. Questo posto di notte è praticamenta abbandonato”.
Liam si imbroncia ma
non fa niente per fermarlo quando Zayn trova delle insenature nel
muro che gli permettono di arrampicarsi fino in cima. Qui si mette a
cavalcioni e guarda giù verso Liam.
“Ti fidi di me?”,
domanda, allungando una mano verso di lui.
Liam si trattiene dal
fare una battuta sulla sua somiglianza con Aladdin – entrambi hanno
tratti medio-orientali e una tendenza a infrangere la legge – e
sospira.
“Ok, lo so che non ti
fidi di me”, continua Zayn. “Però almeno fidati del tuo sesto
senso che ti dice che potrebbe essere divertente”.
Liam si gratta il
mento.
“Dimmi, qual è la
parte più divertente per te, fare irruzione in una proprietà
privata o andartene in giro di notte in un luna park deserto?”.
Zayn lascia dondolare
le gambe avanti e indietro.
“Questo posto
appartiene alla città, non è privato”, ribatte serio.
Liam grugnisce.
“Sì, ma per entrare
di solito paghi”, replica. “E il fatto che il cancello sia chiuso
con un catenaccio avalla la mia teoria che non è esattamente lecito
entrarci quando ci pare”.
Zayn lo osserva senza
battere ciglio. Liam ha la sensazione che l'altro ragazzo abbia
totalmente ignorato le sue parole.
“Comunque, se proprio
vuoi saperlo, la parte più divertente per me è convincerti a venire
con me anche se non ti fidi di me”.
Liam si gratta la nuca,
stupendosi di trovare i capelli alla base di essa ancora umidicci. La
sua cervicale ringrazia.
“Sai che hai la
straordinaria abilità di prendere le persone per sfinimento?”,
domanda retoricamente.
Zayn ghigna.
“Ti aspetto
dall'altro lato”, dice, tuffandosi oltre il muro.
Liam lo maledice, si
maledice, e scavalca il muro anche lui. Quando atterra dall'altra
parte Zayn gli si è subito accanto.
“Tutto ok?”,
domanda, avvolgendo una mano attorno al suo bicipite.
“Sì”, lo rassicura
Liam. “Non è che il muro sia poi così alto”.
Zayn sposta la mano
sulla sua spalla e inizia a massaggiargliela. Liam non si scansa.
“Avrei potuto
prenderti al volo”, dice Zayn.
Liam solleva entrambe
le sopracciglia.
“Probabilmente ti
avrei spezzato in due”.
Zayn toglie la mano e
scoppia a ridere.
“Probabilmente”.
Liam abbozza un
sorriso. Ogni volta che Zayn sorride o ride per merito suo non può
fare a meno di esserne orgoglioso. Il fatto è che succede piuttosto
spesso. Zayn si trasforma in un attimo dall'ombroso e cupo uomo
schiacciato dal peso della vita che mostra al mondo di essere al
ragazzino spensierato e allegro quale è in realtà...o almeno
dovrebbe essere.
Zayn lo supera e gli fa
cenno di seguirlo. Liam toglie via con una mano tracce invisibili di
polvere dai pantaloni per temporeggiare e si morde il labbro
inferiore.
“Zayn?”, chiama.
L'altro ragazzo si
volta, mettendosi una sigaretta dietro l'orecchio.
“Non vieni?”,
domanda, camminando all'indietro.
Liam lo osserva per
qualche secondo. C'è qualcosa in lui che lo intenerisce, qualcosa
che gli fa scoppiare nel petto piccole scintille di affetto, anche se
lo conosce da poco e quello che sa di lui è relativamente poco
rispetto a quello che sa del resto dei suoi amici.
“Mi fido di te”,
ammette.
Zayn sorride, mettendo
in mostra i denti. Ha un bel sorriso e una bella dentatura. Liam,
ancora una volta, si sente in difetto.
“Bene”, risponde
l'altro ragazzo, annuendo. “Mi fa piacere”.
Liam distoglie lo
sguardo, in imbarazzo, prima di fare qualche passo verso di lui.
“E adesso?”.
Zayn allarga le
braccia.
“Il parco
divertimenti è nostro”.
Liam si guarda intorno.
“Non è che possiamo
fare molto senza elettricità”.
Zayn ghigna. Liam ha un
attimo di panico.
“Non mi dire che-?”.
L'altro ragazzo scoppia
a ridere.
“Tranquillo, non ho
intenzione di manomettere l'impianto elettrico e farci scoprire. E,
di conseguenza, arrestare”.
Liam esala un sospiro
di sollievo.
“Oddio, per un attimo
ho pensato fossi pazzo fino a quel punto”.
Zayn gli avvolge un
braccio attorno alle spalle.
“Mi piace venire qua
quando è tutto spento e silenzioso”, ammette. “Non mi piacciono
particolarmente le giostre e le persone che ci vengono”.
Liam alza la testa
verso il cielo e osserva le poche e distanti stelle.
“Non ci sei mai
venuto di giorno?”.
Zayn fa cenno di no col
capo.
“Mai”, dice.
“Troppa gente, troppo casino, troppi rumori”.
Liam rivolge lo sguardo
all'altro ragazzo.
“Ti ha mai detto
nessuno che sei un tantino snob?”.
Zayn gli stringe una
spalla.
“Preferisco il
termine asociale, grazie”.
Liam ridacchia.
“I miei mi ci
portavano ogni fine settimana, quando ero piccolo”.
Zayn si stacca da lui e
si accende la sigaretta, sputando il fumo verso l'alto.
“E il giorno del mio
compleanno mi permettevano di portarci uno o due amici e pagavano
anche per loro”, continua Liam, spronato dal silenzio dell'altro
ragazzo.
Zayn aspira un tiro
prima di rispondere.
“Che compleanno di
merda”.
Liam si imbroncia.
“Cosa facevi tu il
giorno del tuo compleanno quando eri piccolo?”.
Zayn sposta i suoi
occhi scuri e luminosi su di lui.
“Aspettavo che
finisse”.
Liam sbatte le
palpebre.
“In che senso?”.
“Nel senso che non ho
mai amato il giorno del mio compleanno e quando ero piccolo
sopportavo a stento tutto quello che i miei genitori mi costringevano
a fare aspettando con ansia che arrivasse il giorno dopo”.
Liam annuisce, facendo
finta di capire quando in realtà non ha la minima idea del perché
Zayn provi quello che provi. Chi non ama il giorno del proprio
compleanno, la festa, i regali, il sentirsi importanti e speciali per
ventiquattro ore prima di tornare ordinari e insignificanti per il
resto dell'anno?
“Come mai non ti
piace il giorno del tuo compleanno?”, si azzarda a chiedere.
Zayn fa un ultimo tiro
– quando ne ha la possibilità fuma la sigaretta quasi fino al
filtro - e lancia il mozzicone davanti a sé.
“Non mi piace e
basta”, risponde. “Non ho mai capito perché cazzo la società ci
impone di commemorare il giorno che siamo venuti in questa merda di
mondo”.
Liam fa una smorfia, ma
non commenta.
“Lo so che ti
aspettavi una storia tragica, tipo che mia madre è morta mettendomi
alla luce o robe simili”, osserva Zayn. “Mi dispiace deluderti”.
Liam gli lancia
un'occhiataccia.
“No, in realtà non
mi aspettavo altro che le solite cazzate depressive che dici di
solito”, sbotta. “Non sono sorpreso”.
Zayn fa un passo verso
di lui.
“Scusami se non siamo
tutti perennemente felici come te”, afferma con un sorriso di
scherno.
“Felici come me?”,
gli fa eco Liam, aggrottando la fronte. Se Zayn considera felice lui
deve essere veramente messo male.
“Felice, ottimista,
quello che è”, ribatte l'altro ragazzo con un gesto della mano.
“Insomma, non possiamo avere tutti un atteggiamento positivo nei
confronti del mondo”.
Liam sospira e si
massaggia l'attaccatura del naso.
“Mi hai fatto venire
il mal di testa”, dice, rassegnato.
“Sono quasi sicuro
che hai mal di testa perché non ti sei asciugato i capelli prima di
uscire”, risponde prontamente Zayn, con aria saccente.
Liam brontola.
“Va bene, ok, come
vuoi”, taglia corto. “Qual è il tuo piano adesso?”.
Zayn stende una mano
verso di lui.
“Vieni con me, Mister
Positività”.
Liam arriccia le
labbra.
“Hai finito coi
nomignoli?”.
Zayn scuote il capo.
“No, Mister Lagna”.
Liam si poggia una mano
sul petto e sgrana gli occhi.
“Scusa?”.
Zayn gongola.
“Vieni o no, Mister
Melodramma?”.
Liam gli molla un pugno
sulla spalla.
“Aspetta che trovi un
soprannome per te, Mister...”. Liam cerca di spremersi le meningi
per trovare la parola adatta, senza alcun risultato soddisfacente.
“Fanculo!”.
Zayn ride.
“Mister Fanculo mi
calza a pennello”.
Liam gli mostra il dito
medio – frequentare Zayn, ma anche Louis, Harry e Niall, non ha
avuto un'influenza positiva sulle sue maniere – e l'altro ragazzo
gli fa la linguaccia. Liam reprime un pensiero che spesso balena
nella sua mente, anche se lui cerca sempre di ricacciarlo indietro:
Zayn è troppo bello per essere di questo mondo. Ha una bellezza
esotica...o aliena, deve ancora decidere. Non deve essere facile
andarsene in giro con lui e subire continuamente il confronto.
Per fortuna che loro si vedono sempre in luoghi isolati e spesso di
notte.
Zayn fa strada fino a
una delle giostre che Liam riconosce subito come l'autoscontro.
“Non dirmi che non
sei mai salito su uno di questi cosi attivi?”, domanda,
mentre Zayn solleva il telo che copre una delle piccole automobili e
si siede dentro.
“Una o due volte, ma
non qui”, replica l'altro, facendogli cenno di sedersi al suo
fianco.
“E dove?”, chiede
Liam prendendo posto accanto a lui. Stanno piuttosto stretti e
scomodi però c'è poco da fare, Zayn non è amico delle cose facili.
“Non mi ricordo, deve
essere stato in vacanza”, dice l'altro ragazzo, osservando il
manubrio dell'auto con aria contemplativa. “Credo che...Ho il vago
ricordo di esserci salito con mio padre, la prima volta”.
“Quindi i tuoi ti
hanno portato alle giostre, qualche volta?”.
La mascella di Zayn si
irrigidisce.
“Un paio di volte,
sì”, replica dopo qualche secondo di pesante silenzio. “Ma, come
ti ho già detto, non mi sono mai piaciute particolarmente e non è
mai stato divertente”.
Liam decide di lasciar
cadere l'argomento. Evidentemente c'è qualcosa che non va nella
famiglia di Zayn ma non sa esattamente cosa e, anche se muore dalla
voglia di scoprirlo, non se la sente di fare altre domande e rovinare
l'umore, stranamente allegro, dell'altro ragazzo.
“Quindi ci vieni
spesso qui, di notte?”, chiede invece.
Zayn si mordicchia il
pollice, stuzzicando con i denti la pellicina attaccata al dito. Liam
è giunto alla conclusione che lo fa quando, durante le loro
conversazioni, sfiorano argomenti che non gli vanno a genio o che,
forse, gli evocano brutti ricordi.
Zayn è come uno di
quei disegni che saltano fuori quando unisci i puntini. Liam è
ancora all'inizio, alle prime linee che danno un'idea generale della
figura che spunterà alla fine, e non vede l'ora di scoprire cosa
nasconda in realtà l'ammasso di puntini sparsi sul foglio. Però,
per quanto sia snervante dover aspettare, è il pensiero che Zayn sia
ancora tutto da scoprire che gli fa aumentare la voglia di passare
del tempo con lui. Liam ha sempre preferito le persone aperte e
schiette, senza zone d'ombra, persone che parlano chiaro e in maniera
diretta. In fin dei conti, però, è più facile stancarsi prima di
queste persone che si rivelano subito piuttosto che di quelle che si
lasciano scoprire a poco a poco perché spesso rimangono senza più
niente da dire o da mostrare visto che hanno già esaurito tutto
quello che avevano da donare al mondo e che, alle volte, è veramente
poco.
“Ci vengo quando non
so che altro fare o dove altro andare”, risponde Zayn,
risvegliandosi dal suo stato di trance. “Ci vengo a guardare le
stelle”.
Liam solleva la testa e
osserva il tetto della pista dell'autoscontro.
“Quante stelle che si
vedono da qui!”, scherza.
Zayn gli molla una
gomitata nelle costole.
“Non mi siedo qui
a guardare le stelle, idiota”, ribatte, corrucciato. “Ci
andiamo dopo”.
Liam poggia i gomiti
sulle ginocchia. Non riesce a trovare una posizione comoda e sta
maledicendo mentalmente Zayn in tutte le lingue che conosce.
“Cosa ha di speciale
l'autoscontro, allora, visto che siamo venuti direttamente qui? ”.
Zayn afferra il
manubrio con tutte e due le mani.
“Qui è dove ho perso
la verginità con un ragazzo”.
Liam rimane immobile.
Non è sicuro se sta congelando o andando a fuoco.
“Qui nel senso
di-?”, gracchia, la voce che gli viene a mancare. Ci sono dei
momenti, quando è con Zayn – momenti come questo, per esempio –
in cui vorrebbe teletrasportarsi altrove perché Zayn, senza
rendersene conto, gli fa venire la pelle d'oca per lo shock e
l'imbarazzo.
“Qui su questa
pista”, risponde l'altro ragazzo. “Te l'ho detto che questo posto
è deserto di notte e quindi ci è sembrato il posto migliore
per...quello”.
Liam si scosta di
qualche centimetro. Se prima le loro spalle si sfioravano adesso c'è
un certo spazio tra i loro corpi. Ci manca poco che cada fuori
dall'automobilina.
Zayn lo guarda di
sbieco e, dopo qualche secondo, solleva un sopracciglio.
“Non ti ho portato
qui per approfittarmi di te, se è questo quello che stai pensando”,
afferma asciuttamente.
Liam avvampa.
“No-, non stavo
pensando a questo”, mente.
Zayn scuote il capo.
“Non ho un bel
ricordo di quella notte e non ci tengo a riviverlo”.
Liam si fa di nuovo più
vicino, scontrando il gomito di Zayn con il proprio.
“Come mai?”,
mormora, sinceramente curioso.
Zayn si mordicchia di
nuovo le cuticole sul pollice.
“Perché non è stata
la prima volta che avevo immaginato e sognato”, dice, gli
occhi fissi sul manubrio. “E perché poi, dopo avermi inculato,
Sayed è magicamente ritornato etero”.
Liam arrossisce fino
alla punta delle orecchie. Non è certo un verginello o un puritano,
però rimane spesso sconcertato dalla disinvoltura con la quale Zayn
utilizza certi termini.
“Mi dispiace”,
offre, dopo essersi ripreso dall'imbarazzo.
Zayn stacca coi denti
una delle pellicine e si lascia sfuggire un lamento di dolore prima
di affrettarsi a succhiare il sangue che fuoriesce.
Liam distoglie lo
sguardo. Non è piacevole vederlo così.
“Vi siete più
rivisti?”, domanda, notando con la coda dell'occhio che l'altro
ragazzo si sta asciugando il pollice sui jeans.
“Ogni giorno, prima
che smettessi definitivamente di frequentare la moschea”.
Liam gli poggia una
mano sul ginocchio. La gamba di Zayn ha un guizzo istintivo e
involontario, segno che è sorpreso dal gesto dell'altro.
“Sono sicuro che hai
e avrai una vita più felice della sua”, afferma, stringendogli il
ginocchio ossuto attraverso lo strappo nei jeans.
Zayn rimane col capo
chinato per un po'.
“Ogni tanto vengo qui
per ricordarmi quanto ero stupido”, dice. “Il più delle volte,
però, mi rendo conto che lo sono ancora e forse non smetterò mai di
esserlo”.
Liam rimane in
silenzio, la mano ancora poggiata sul ginocchio dell'altro ragazzo.
Non si sente a disagio e questo gesto sembra confortare Zayn perciò
non ha motivo di toglierla, per il momento.
“Comunque, Sayed si è
sposato l'anno scorso, con una donna”, continua l'altro ragazzo.
“Quindi immagino che sì, sarò più felice io di quanto potrà mai
esserlo lui”.
Liam viene attraversato
da un brivido di freddo, che non passa inosservato all'altro ragazzo.
Zayn, infatti, fa il gesto di togliersi la giacca di pelle.
“No, non mi serve,
grazie”, lo interrompe Liam. Zayn rimane interdetto ma non insiste.
“I tuoi lo sanno che
sei...gay?”, chiede Liam, trovando il coraggio di fare una delle
domande che più gli premono da quando ha intuito che genere di
famiglia abbia l'altro ragazzo.
Zayn sposta il
ginocchio. La mano di Liam cade sul sedile.
“Sì”, risponde,
con un piede già fuori dalla macchina. “Andiamo a vedere le
stelle?”.
Liam sospira.
“Non pensavo fossi un
tipo romantico”, scherza, arresosi al fatto che per questa volta
non scoprirà altro sui genitori di Zayn, anche se qualche idea se
l'è già fatta.
“Cosa vorresti
dire?”, ribatte l'altro ragazzo. “Non incontrerai mai nessuno più
romantico di me”.
Liam scoppia a ridere.
“Dimmi quale è la
cosa più romantica che tu abbia mai fatto per un ragazzo”.
Zayn tende una mano
verso di lui per aiutarlo ad alzarsi. Liam la accetta e si alza in
piedi, scavalcando l'auto e ritrovandosi di fronte all'altro ragazzo.
“Portarlo nel mio
posto segreto”, replica Zayn semplicemente.
Liam ci impiega qualche
secondo prima che gli ingranaggi nel suo cervello riprendano a
ruotare.
“Ah”, dice infine,
quando ha capito, mentre il rossore minaccia di nuovo di farsi
strada sulle sue guance.
Zayn gli rivolge un
sorriso rassegnato.
“Conosci qualche
costellazione?”, domanda.
Liam si sgranchisce le
gambe per evitare di guardarlo direttamente in faccia. La
dichiarazione di Zayn non gli ha dato fastidio come aveva immaginato,
però gli ha lasciato un senso di vuoto allo stomaco.
“No, tu?”.
Zayn scuote il capo.
“Non ne hai imparato
nessuna dopo anni di contemplazione del cielo?”, lo prende in giro
Liam.
Zayn si imbroncia.
“Non riesco a
riconoscerle!”.
Liam ridacchia.
“Non fa niente”,
ribatte. “I veri romantici guardano le stelle senza avere la più
pallida idea di come si chiamino”.
Zayn ghigna.
“Ottimo”, dice,
offrendogli il braccio.
Liam lo prende a
braccetto senza esitare. L'odore di fumo proveniente da Zayn ha
coperto quello del dopobarba e si è mischiato a quello altrettanto
pungente della pelle del suo giubbotto.
“Sei mai stato sulle
montagne russe?”, domanda Liam, indicando con un dito l'attrazione
che si trova davanti a loro.
“Vivere è come
andare sulle montagne russe”, replica Zayn. “Non ho bisogno di
salire su uno di quei così per sperimentare emozioni vere”.
Liam lo guarda con
ostinazione fino a che il suo amico non si volta verso di lui.
“Che?”.
Liam ridacchia.
“Hai paura, vero?”.
Zayn sgrana gli occhi.
C'è poca luce ma Liam può giurare che sia arrossito.
“Non dire cazzate”.
“Oh mio dio, hai
paura!”, esclama Liam.
Zayn prova a gelarlo
con uno sguardo minaccioso.
“Vienici con me di
giorno e dimostrami che non ne hai”, insiste Liam.
Il labbro di Zayn ha un
tremolio nervoso.
“Ok”, cede infine.
“Come vuoi”.
Liam sorride
compiaciuto.
“Sappi che non puoi
tirarti indietro adesso che hai promesso”.
Zayn libera il braccio
dalla presa di Liam.
“Fammi fumare una
sigaretta”, borbotta, frugandosi nelle tasche. Quando trova il
pacchetto ed estrae lo Zippo per accendersi la sua tanto agognata
sigaretta, questo gli sfugge dalle mani e cade per terra.
Liam si piega per
raccoglierlo.
“Non devi se non
vuoi”, dice dolcemente, restituendogli l'accendino. “Venire con
me sulle montagne russe, intendo”.
Zayn piega la bocca e
sputa il fumo di lato.
“Mi fido di te, lo
sai”, dice. “Ti affido la mia vita ogni volta che entro in
piscina, quindi cosa cambierebbe a farlo su un ottovolante?”.
Liam corruga la fronte.
“Sulle montagne russe
non avrei io il controllo della situazione, se dovesse succederti
qualcosa non saprei come proteggerti”.
Proteggerti.
Liam si sente stupido non appena le parole escono dalle sue labbra e
vorrebbe prendersi a schiaffi però è vero che sente dentro di sé
l'isitinto e l'urgenza di prendersi cura di Zayn. Non ha mai
incontrato qualcuno di così duro e fragile allo stesso tempo.
Zayn sorride quel suo
sorriso in cui mostra la lingua attraverso i denti e gli occhi gli si
illuminano di luce propria.
“Ho come la
sensazione che accanto a te non potrebbe succedermi niente di male,
Superman”.
Liam esibisce un finto
broncio.
“Forse volevi dire
Batman”.
Zayn si picchietta il
mento con le dita.
“Ehmmm...no”.
Liam ride e gli dà una
spallata.
“Da dove le guardiamo
queste stelle?”.
Zayn lo prende per
mano. Non intreccia le loro dita ma gli afferra semplicemente la mano
e lo tira delicatamente.
“Seguimi”.
Liam si fa trascinare
verso una grande piattaforma interamente coperta da un telone.
“Che c'è sotto?”.
Zayn gli fa
l'occhiolino e si piega per sollevare una parte del telone, scoprendo
uno di quelli che Liam ha sempre sentito chiamare “dischi volanti”.
“Non c'è
divertimento se non volano”, borbotta Liam, osservando in maniera
malevola l'oggetto in questione.
L'entusiasmo di Zayn
non scema.
“Penso sia
emblematico guardare le stelle su un disco volante”, dice. “Anche
se non vola”.
Liam non se la sente di
contraddirlo.
“Sei fissato tu con –
come dire? - il significato metaforico delle cose, eh?”.
Zayn volta di scatto la
testa verso di lui, sorpreso.
“Qualcosa del
genere”, mormora, con un sorriso obliquo.
Liam riporta lo sguardo
sul “disco volante” e osserva Zayn entrarci dentro.
“Comunque, questa è
una delle poche attrazioni che non ha un tetto sopra, per questo mi
metto qui”, spiega. “E poi si trova in un punto del parco dove la
luce dei lampioni di fuori arriva a malapena e perciò le stelle si
vedono meglio”.
Liam annuisce, pensando
che Zayn sia più pragmatico di quello che sembri.
“Pero è scomodo”,
osserva, dopo essersi seduto accanto a Zayn ed essere stato col naso
all'insù per poco più di dieci secondi. “Mi fa male il collo”.
L'altro ragazzo gli
mette un braccio attorno alle spalle.
“Scivola più giù
con la schiena”, consiglia, facendolo lui stesso.
“Ancora scomodo”,
si lamenta Liam imitandolo. Zayn scuote il capo ma sorride.
La contemplazione del
cielo stellato sarebbe molto più godibile e rilassante se il braccio
di Zayn non fosse ancora attorno alle spalle di Liam. Non che Zayn
abbia intenzione di farci qualcosa con questo braccio, sembra anzi
che se ne sia dimenticato, però Liam non può impedirsi di sentirsi
un po' a disagio. E non è una cosa che sente spontaneamente,
è più che altro la domandna “se ci vedesse qualcuno penserebbe
che siamo una coppia?” che lo turba. Anche se è perfettamente
consapevole che non ci sia nessuno nel giro di probabilmente
chilometri.
A un certo punto
qualcosa tra di loro inizia a vibrare.
“Zayn, hai in tasca
un telefono o ti sei portato dietro un vibratore?”, domanda Liam,
dando di gomito al ragazzo accanto a sé, che ha la testa gettata
all'indietro e gli occhi chiusi. Altro che vedere le stelle.
Zayn apre un occhio.
“Sarà Louis, non ho
intenzione di rispondere”, mugugna.
Liam grugnisce poco
elegantemente.
“Puoi almeno farlo
smettere?”, prega.
Zayn sbuffa e solleva
il sedere per estrarre il telefono più vecchio che Liam abbia mai
visto da dieci anni a questa parte dalla tasca posteriore dei jeans e
interrompere la chiamata in arrivo.
“Che ne è stato del
tuo iPhone?”, domanda Liam.
Zayn si stringe nelle
spalle.
“Me lo hanno rubato
ieri a una festa”.
Liam si gratta una
guancia, perplesso. O Zayn è veramente imperturbabile oppure per lui
non è stata una grande perdita.
“Ok”.
“Me ne comprerò un
altro quando avrò tempo, non preoccuparti”, dice Zayn. “Le
lettere sui tasti di questo qui sono tutte cancellate ed è un
miracolo se riesco a inviare degli SMS che contengano delle parole di
senso compiuto”.
Il telefono riprende a
squillare. Zayn lo spegne.
Liam lo guarda di
sbieco.
“Magari doveva dirti
qualcosa di importante”, osserva.
Zayn fa un'espressione
poco convinta.
“Quando Louis mi
chiama a quest'ora o è fatto o è in preda a una crisi isterica”.
Liam assottiglia agli
occhi.
“A maggior ragione
potrebbe avere bisogno di te”.
Zayn fa spallucce.
“Fidati, conosco
Louis come le mie tasche, se avesse davvero avuto bisogno di
me non mi avrebbe chiamato proprio”, ribatte, prendendo l'ennesima
sigaretta. “Sicuramente voleva lagnarsi per qualcosa. Può
aspettare fino a domattina”.
Liam è un po' sorpreso
dall'atteggiamento di Zayn. Credeva che i due fossero migliori amici,
eppure...O forse Zayn ha ragione - Louis sembra uno propenso a fare
drammi per tutto e meno gli si dà corda meglio è - chi lo sa.
“Non pensare che non
mi importi niente di lui”, continua l'altro ragazzo, accendendosi
la sigaretta e agitando l'accendino per far spegnere la fiamma.
“Louis è la persona più importante della mia vita, farei
qualunque cosa per lui se fosse necessario”.
Liam si rende conto che
è come se Zayn gli avesse per un attimo letto nel pensiero.
“Se avesse avuto
veramente bisogno di me lo avrei sentito. Siamo
anime gemelle, noi”.
Liam pensa che non ha
mai avuto una connessione del genere con qualcuno ed è un po'
scettico che qualcosa del genere possa esistere. Però il tono di
Zayn è così convinto e deciso.
Zayn si rigira
l'accendino tra le mani mentre Liam osserva il suo profilo, i suoi
zigomi alti e le sua labbra sottili ma sporgenti.
“Che c'è?”,
domanda l'altro ragazzo senza alcuna inflessione nella voce.
“C'è qualcosa tra te
e Louis?”, domanda Liam, incapace a trattenersi. Era da un po' che
voleva dare voce a questo dubbio. Non sa perché, alla fine, gli
importi tanto. “O c'è stato?”.
Zayn volta lentamente –
e in maniera un po' inquietante – il capo verso di lui.
“Cosa?”, strascica,
un'espressione incredula sul volto.
Liam si impone di non
perdere la sicurezza che ha ostentato fino a questo momento.
“Sei innamorato di
lui?”.
Zayn scoppia in una
fragorosa risata. Non è la reazione che Liam si aspettava.
“Ma cosa dici?”,
esclama, tra uno sbuffo di risa e l'altro. “Come ti salta in
mente?”.
“Quello che hai
detto-”, balbetta Liam. “Io...non lo so, ho ipotizzato che-”.
Zayn poggia una mano
sulla sua nuca.
“Non sono innamorato
di lui”, afferma, adesso serio. “Louis è il mio migliore amico,
è come un fratello per me e, credimi, non ho tendenze incestuose”.
Liam è, stranamente,
sollevato.
“Non avete mai-?”,
continua.
Zayn sgrana gli occhi.
“Oh mio dio, no!”.
Liam si sente in
imbarazzo, adesso, anche se è...più tranquillo. Se Zayn fosse stato
innamorato di Louis sarebbe stato un bel casino, col fatto che Harry
e Louis hanno, beh, qualcosa in corso.
“Ok”.
“Ti ho davvero dato
l'impressione di essere innamorato di lui?”, indaga Zayn.
Liam si stringe nelle
spalle.
“Non esattamente,
però...forse”.
Zayn ridacchia.
“Sei stato proprio
eloquente”.
“Una volta hai detto
che, o meglio, hai fatto intendere che Louis avesse dei
trascorsi con qualche ragazzo anche se lui è stato restìo a
parlarne, forse perché c'ero io”, dice Liam, i cui dubbi su Louis
e Zayn non si sono placati.
Zayn scuote il capo.
“Non ero io quel
ragazzo”, afferma. “Devo ammettere che sei parecchio intuitivo,
comunque”.
Liam solleva un
sopracciglio.
“Che vuoi dire?”.
“Voglio dire che io
non ho mai detto niente di esplicito sui trascorsi di Louis
con un qualche esponente del suo stesso sesso e su come lui tenda a
dimenticare che questi trascorsi siano effettivamente
avvenuti”.
“Allora c'è stato
qualche altro ragazzo prima di-”. Liam si morde la lingua prima di
lasciarsi sfuggire qualcosa che non dovrebbe. Anche se ormai, forse,
è troppo tardi.
“Prima di Harry?”,
domanda infatti Zayn.
Liam si rifiuta di
guardarlo in faccia.
“So che c'è qualcosa
tra di loro, anche se quello stronzetto del mio migliore amico non si
è ancora preso la briga di dirmelo”, continua Zayn. “Odia
ammettere che avevo ragione”.
“Purtroppo io sono
stato testimone oculare di quello che c'è tra di loro”, mormora
Liam, memore di quello che ha visto e che forse non riuscirà a
dimenticare finché campa.
“Ma non mi dire?”.
Liam annuisce.
“Mi dispiace, amico”,
dice Zayn, carezzandogli di nuovo la nuca. A Liam viene la pelle
d'oca (non sa bene se per il ricordo di Harry e Louis in una
situazione compromettente o se per la mano di Zayn sul suo collo).
“In ogni caso”,
riprende l'altro ragazzo. “Fermo restando che non so cosa facciano
con esattezza quei due, so con certezza che l'esperienza di Louis con
i ragazzi si limita a qualche lavoro di mano e a qualche pompino, al
massimo”.
Liam non voleva sapere
tutto questo, ma a quanto pare a Zayn piace parlare del
passato del suo migliore amico più di quanto gli piaccia parlare del
proprio.
“Louis ha sempre
classificato queste sue scappatelle – avvenute quasi tutte al campo
estivo al quale lo mandavano i suoi ogni anno fino a qualche tempo fa
- come esperienze e si è
sempre rifiutato di ammettere che in realtà gli piacessero più di
qualunque cosa abbia mai fatto con una ragazza. Louis è davvero
cocciuto quando si mette in testa una cosa”.
Liam aspetta che Zayn
finisca il suo monologo su Louis prima di chiedere: “Pensi davvero
che sia gay?”.
L'altro ragazzo
annuisce.
“Sì, lo penso
davvero”, ammette. “Però non spetta a me farglielo entrare in
quel cervello bacato. Prima se ne renderà conto prima si godrà a
pieno la vita. Forse questa situazione con Harry lo aiuterà a fare
luce sulla sua sessualità una volta per tutte”.
Liam si sgranchisce il
collo. Zayn lo osserva qualche secondo prima di parlare.
“Dai, andiamo, non
vorrei che il tuo mal di schiena peggiori”.
“Troppo tardi”,
mormora Liam seguendolo fuori dalla piattaforma.
“Ti riaccompagno a
casa”, lo informa l'altro ragazzo, riposizionando il telo sul disco
volante.
“Ti sono piaciute le
stelle, stasera?”, lo prende in giro Liam.
Zayn gli fa la
linguaccia. Liam ghigna e lo segue. Non sa orientarsi dentro il luna
park di notte perciò deve per forza andargli dietro.
“E tu come lo hai
capito?”, domanda, affiancando il suo amico. “Di essere gay,
intendo. E quando?”.
Zayn
diventa subito pensieroso e sembra sul punto di rispondergli quando
una luce in lontananza – forse quella di una torcia elettrica -
attira l'attenzioe di entrambi.
“Merda”, impreca
Zayn, afferrando Liam per il gomito e trascinandolo senza che lui
possa opporre resistenza fino a un piccolo edificio che, a occhio e
croce, deve essere il bagno. Dato che le porte sono chiuse col
lucchetto i due fanno il giro dell'edificio e si appoggiano al muro,
trattenendo il fiato.
“Avevi detto che non
c'erano guardiani!”, mezzo sussurra mezzo urla Liam, schiacciato
contro la parete lercia. Sente il tanfo dei gabinetti fino a lì
fuori.
“Non ce ne sono,
infatti!”, replica Zayn.
“E allora perché-”,
prova a insistere Liam ma Zayn gli tappa la bocca con una mano,
premendosi contro il suo corpo.
“Sta' zitto”, gli
intima, bisbigliandogli nell'orecchio.
Solo quando Liam
annuisce - una muta promessa di non parlare più – l'altro ragazzo
toglie la mano dalla sua bocca e la appoggia sul suo petto, senza
però accennare a spostarsi. Il torace di Zayn è premuto contro il
suo braccio e la mano di Liam, incastrata tra i loro due corpi, è
pericolosamente vicina al cavallo dei pantaloni dell'altro.
Nonostante questo, è troppo timoroso di attirare l'attenzione del
misterioso nuovo arrivato facendo rumore per muoversi.
Rimangono in questa
posizione per interminabili minuti, con la mano di Laim chiusa a
pugno per non toccare parti “private” di Zayn e il fiato caldo
dell'altro ragazzo sul suo viso, ad ascoltare l'eco dei passi
dell'anonimo uomo che a poco a poco si fa sempre più lontano.
“Vado a controllare”,
mormora Zayn. Liam non fa in tempo a sconsigliargli caldamente questa
mossa che il suo amico sparisce oltre l'angolo. Liam rimane in
silenzio, con la schiena contro il muro, a guardarsi i piedi. Non ha
paura, non ne ha mai avuta da quando hanno avvistato la strana luce.
Ha provato adrenalina, sì, e curiosità, ma non paura vera e
propria. Fosse stato da solo forse un po' ne avrebbe avuta,
però...lui da solo non ci sarebbe mai venuto in un posto come
questo. A differenza di Zayn che sembra invece abituato a frequentare
il luna park da solo di notte e che lo ha pure definito il suo “posto
segreto”. Il suo sarà coraggio o stupidità?
“Via libera”, dice
Zayn, sfiorandogli un braccio e facendolo sussultare. Ok, questa
volta Liam si è spaventato.
“Non c'è più
nessuno?”, balbetta. Odia l'idea che Zayn possa pensare che lui sia
spaventato dall'uomo con la torcia. Chiunque esso sia.
“No, tranquillo,
andiamo”, ribatte Zayn con tono rassicurante.
“Sei riuscito a
capire chi fosse?”, insiste Liam, che muore dalla curiosità di
risolvere il mistero.
Zayn lo guarda con
espressione scettica.
“Ok, no”, afferma
Liam.
“Vuoi andare o vuoi
rimanere un altro po' qui a goderti questo delizioso aroma di
cesso?”, domanda l'altro.
Liam scoppia a ridere,
poi si mette una mano davanti la bocca per soffocare il suono.
“Non ti interessa
scoprire chi fosse?”, chiede, dopo essersi calmato.
Zayn borbotta qualcosa
di incomprensibile.
“Se ci tieni tanto a
saperlo puoi cercare di seguire le sue tracce e scoprirlo da te”,
dice infine.
Liam aggrotta la
fronte.
“Hai paura di
quell'uomo?”, domanda, sincero.
Zayn fa una smorfia.
“Non ci tengo a
essere arrestato, grazie tante”.
Liam ha
un'illuminazione.
“Pensi fosse un
poliziotto, allora?”.
Zayn esita un attimo
prima di replicare.
“Una volta ci
venivano le prostitute qui, perciò è possibile che la polizia ci
faccia delle ronde ogni tanto”.
Liam si mette più
comodo contro il muro. Non ha più tanta voglia di andare, adesso.
“Sei già stato
arrestato?”.
Zayn si rigira
l'accendino tra le dita. Probabilmente vorrebbe fumarsi una sigaretta
ma teme di attirare l'attenzione del guardiano-poliziotto-tipo losco
così facendo.
“Non da quando sono
maggiorenne”, ammette.
“E prima?”.
Zayn gli pizzica un
braccio. Liam si trattiene dall'urlare (e dall'insultarlo).
“Basta domande,
andiamo via”.
Liam non si smuove.
“E se non fosse stato
un poliziotto?”, insiste. “E se fosse stato un maniaco?”.
Zayn lo guarda negli
occhi senza manifestare alcuna emozione.
“E se fosse stato un
drogato? Un ubriacone? O un satanista? Magari ci fanno le sedute
spiritiche qui”, continua Liam, consapevole di stare dando sui
nervi al suo amico, ma il fatto è che non sopporta quando Zayn
decide di ignorare le sue domande senza motivo apparente.
“Liam”.
“Magari era un
fantasma!”, esclama Liam. “Oh mio dio, magari era il fantasma di
un tipo morto qui su una delle attrazioni. Magari proprio sulle
montagne ru-”.
Per la seconda volta
nel corso della loro breve relazione, Zayn lo bacia. Le labbra di
Liam sono semi-aperte perché colto nell'atto di parlare, perciò
quelle di Zayn si incastrano perfettamente in mezzo alle sue. Liam
sbarra gli occhi mentre il cuore gli martella nel petto, ma è
congelato sul posto.
Passano solo pochissimi
secondi prima che Zayn si stacchi da lui, non senza avergli
brevemente morso il labbro inferiore. Liam si rende conto di aver
afferrato Zayn per il giubbotto, durante il bacio, solo quando sente
male alle dita.
“Era l'unico modo per
farti stare zitto”, si giustifica il ragazzo davanti a lui, mentre
Liam sbatte le palpebre, più sorpreso dalla sua mancanza di reazione
che dall'effettivo gesto di Zayn. “E ha funzionato perfettamente”.
Liam apre e chiude la
bocca, incapace di proferire verbo. Più che incapace, in realtà,
non sa cosa dire. Sì, lo stratagemma di Zayn ha funzionato. Ha perso
le parole.
“Za-”, inizia,
quando la sua lingua riprende a funzionare.
Zayn alza una mano.
“Sta' zitto se non
vuoi che lo faccia di nuovo”.
Liam chiude la bocca e
annuisce anche se il suo cervello urla “non farti ricattare in
questo modo!”.
“Andiamo via prima
che vomiti”, implora l'altro ragazzo tirandolo per la maglia.
“Faccio così
schifo?”, scherza Liam, leccandosi le labbra. Il pensiero che abbia
sulla bocca un po' della saliva di Zayn non lo turba come dovrebbe. E
il fatto di non essere turbato lo sta turbando oltre ogni dire.
“Mi riferivo al puzzo
di cesso, cretino”, borbotta Zayn. “E comunque, se proprio vuoi
saperlo, non mi è stato possibile giudicare se fai schifo o meno
visto che ogni volta che ti ho baciato la tua partecipazione è
sempre stata praticamente nulla”.
“E cosa ti aspettavi
che facessi?”, esclama Liam, alzando il tono di voce.
Zayn si blocca sui suoi
passi e Liam va a sbattere contro la sua schiena.
“Non lo so, tipo
rispondere al bacio?”.
Liam arrossisce
istantaneamente e apparentemente senza alcun motivo.
“Di solito lo faccio,
quando il bacio è appropriato”, afferma.
Zayn ride, scuotendo il
capo, mentre infila una mano nella tasca del giubbotto per prendere
una sigaretta.
“Ah, già,
dimenticavo, tu sei quello che cambia orientamento sessuale a seconda
dell'atmosfera”.
Liam lo fulmina con lo
sguardo.
“Il mio orientamento
sessuale non è mai cambiato e non cambierà, indipendentemente da
tutte le volte che troverai una scusa per baciarmi”.
Zayn ghigna mentre Liam
si domanda cosa abbia detto di divertente.
“Quindi ti aspetti
che lo faccia ancora?”, domanda, divertito.
Liam prova l'impulso di
mollargli un pugno sul naso.
“Pensavo odiassi
l'idea di essere prevedibile”.
Zayn ride e si prende
il tempo di accendere la sigaretta prima di rispondere.
“L'imprevedibilità,
in questo caso, sta nel fatto che, anche se ti aspetti che succederà
di nuovo, non sai quando”.
Liam sospira.
“Quale parte di non
sono interessato non ti entra nel cervello?”.
Zayn fa spallucce. Liam
si passa una mano sulla nuca – i capelli si sono finalmente
asciugati - e lo supera senza aspettarsi una risposta.
“Ehi, Li”, lo
chiama l'altro ragazzo.
Liam si volta di
malavoglia.
“Stavo scherzando”,
afferma Zayn, senza però guardarlo negli occhi. “Non lo farò
più”.
Come faccio a
crederti?, vorrebbe chiedergli Liam. Ma, nonostante tutto, non
gli importa più di tanto. Ormai è troppo tardi per mettere fine a
questa strana relazione con Zayn, quindi l'altro ragazzo può fare
quello che vuole, per quanto lo riguarda. A patto che non ci provi
troppo insistentemente.
“Non che non lo
voglia”, continua Zayn. “Ma capisco che le mie attenzioni non
sono gradite”.
“Grazie”, mormora
Liam distrattamente e poco a suo agio con l'apparente tormento di
Zayn. Ok che ci tiene a lui ma Liam non è certo tipo da fare la
“carità” , così come Zayn non sembra uno che elemosini
affetto.
Il viaggio di ritorno
verso casa sembra più breve e più freddo. Liam è quasi sicuro di
essersi beccato un raffreddore.
“Ci vediamo”, dice,
dopo essere smontato dalla moto, davanti casa sua. “Grazie per
l'avventura notturna”.
“Grazie a te”, gli
fa eco Zayn.
Liam è sul punto di
voltarsi per entrare in casa quando il suo amico lo richiama.
“Ci vieni domani al
mio concerto, giusto?”.
Liam è, nuovamente,
intenerito dall'atteggiamento insicuro di Zayn. L'aggettivo “tenero”
è l'ultimo che verrebbe in mente a chiunque veda Zayn per strada,
perciò il paradosso rende la situazione ancora più curiosa.
“Non ho altra
scelta”, scherza, rassicurando però il suo amico con un sorriso.
“E un'altra cosa”,
continua Zayn. “I miei genitori, finalmente aggiungerei,
vanno via per il fine settimana...ti va di venire da me?”.
Liam strabuzza gli
occhi. Forse Zayn ha superato l'invisibile linea di demarcazione. O
forse è lui che ha capito male?
“Sul serio, Li?”,
domanda Zayn, sollevando un sopracciglio. “Stavo pensando che
avremmo potuto finalmente usare la mia piscina, visto che l'ho fatta
pulire, per le lezioni di nuoto, intendo, e la tua mente ovviamente
ha viaggiato verso tutt'altra direzione. Mi sa che sei tu quello
fissato, amico”.
Liam avvampa.
“Ehm, ne parliamo,
ok?”, dice precipitosamente. “Ti farò sapere. Buona notte”.
Dopo che Liam si è
chiuso la porta di casa alle spalle ci sbatte sopra la testa. Forse
Zayn ha ragione: è lui quello fissato. Se solo Zayn la smettesse di
baciarlo a tradimento!
***
NOTE:
mentre scrivevo il
capitolo mi è sorto un dubbio atroce: ma i musulmani
festeggiano il compleanno? Ho scoperto che, a quanto pare, non
dovrebbero, però presumo che, almeno quelli non strettamente
ortodossi, facciano un po' come vogliono. Non è nemmeno una
tradizione cristiana eppure i cristiani l'hanno adottata, quindi, in
conclusione..boh. Non avevo voglia di fare sondaggi tra la gente che
conosco, quindi pace. Se qualcuno sa qualcosa di più in
merito e ne avesse voglia mi faccia sapere, magari mi tolgo 'sto
dubbio.
Detto questo, sto
sempre in ansia quando pubblico un capitolo Ziam, però mi piace
tanto scrivere di loro, sono cosììì carini.
Fatemi sapere che ve ne
pare! Alla prossima!
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Capitolo 10 *** Capitolo decimo ***
lz
Chi non muore si rivede, eh?
Mi scuso in anticipo per lo smut scadente.
***
-HARRY-
Harry affonda le unghie nei braccioli
del divano.
“Oh mio dio, Louis”, ansima.
L’istinto di infilare le dita tra i
capelli del ragazzo inginocchiato in mezzo alle sue gambe è forte, fortissima, ma Louis gli ha fatto
promettere di tenere le mani a posto (o, più precisamente, lo ha minacciato di
staccargli ‘il cazzo a morsi’ se solo ci avesse provato).
Louis fa una pausa, stringendo
l’erezione di Harry in mano, la sua mano piccola, le vene sporgenti. Cazzo se
non è una visione.
“Mi fa piacere che tu mi riconosca
come tuo dio”, afferma con un ghigno,
la voce arrochita.
Harry spinge il bacino verso l’alto,
impaziente.
“Continua, per favore”, implora.
Louis gli morde l’interno coscia e la
sua barba graffia la pelle delicata di Harry. È una sensazione completamente nuova per lui sentire la peluria di
qualcuno strofinargli le cosce durante un rapporto orale, ma è oltremodo eccitante. Sono questi i momenti in cui
Harry giura sono gay, sono gay, mai più
con una donna, anche se è consapevole che è solo il suo cervello su di giri
che glielo fa pensare. Lo stesso cervello che va in corto circuito quando anche
solo vede Louis, mentre il sangue gli
ribolle nelle vene e le mani gli prudono per il desiderio di toccare. Louis gli ha provocato dei
danni permanenti al cervello. È come se Harry si fosse risvegliato da un coma
come una persona totalmente diversa, con voglie e bisogni diversi. Non si era
mai sentito così. È una primavera dei sensi. O una seconda pubertà.
Louis ruota la lingua attorno alla
punta. Il suo piercing è la cosa migliore che sia capitata nella vita di Harry.
“Cazzo, sì, fallo ancora”, prega,
grattando con le dita il copripoltrona. Una volta l’altro ragazzo gli ha detto
che gli avrebbe legato le mani per farlo stare fermo. Harry potrebbe prenderlo
in parola. O, meglio, vorrebbe.
Louis è stranamente ubbidiente e
ripete il gesto un paio di volte prima di accogliere in bocca il pene di Harry,
che può ancora sentire la pressione dell’anello di metallo. È in Paradiso, un
paradiso dove fa caldo e il padrone di casa somiglia a un bellissimo diavolo.
Il riccio osserva le sue guance
incavate, le palpebre abbassate, le ciglia che sfiorano i suoi zigomi
arrossati. Louis non risparmia rumori e gemiti. Harry potrebbe essere innamorato.
Lungi dall’essere ardito – o stupido
– come Harry, l’altro ragazzo evita di prenderlo fino in fondo e si aiuta con
una mano. Harry può giurare che Louis abbia anni di esperienza alle spalle,
perché non esiste che sia così bravo,
dopo solo pochi giorni dalla prima volta. Il pene di Harry ringrazia. E anche
le sue palle, che Louis si premura di non trascurare.
Questi giorni di conoscenza intima hanno insegnato a Harry che
Louis è uno che dà, di certo non per altruismo ma probabilmente
perché gli piace essere lodato per un
lavoro ben fatto. Gli piacciono le sfide e succhiare il cervello di Harry
assieme a tutte le sue inibizioni attraverso il suo cazzo è sicuramente una di
queste.
Quando Harry volta la testa di lato e
sfiora col naso la poltrona, l’odore di polvere gli entra nelle narici,
fornendogli un momentaneo elemento di distrazione. È vicino, molto vicino a
venire. A un certo punto Louis mugola e il rumore riverbera lungo la spina
dorsale del riccio, che si morde le labbra e gli fa eco con un gemito nasale.
Di nuovo deve aggrapparsi alla poltrona per non afferrare i capelli dell’altro
ragazzo.
“Lou, Lou, sto per venire, Lou,
cazzo”.
Louis lo ha istruito ad avvertirlo
ogni volta. Harry non vuole incappare nella sua ira, ma verrà il giorno in cui
lo farà ingoiare e la soddisfazione
sarà tale che glielo rinfaccerà per giorni.
Louis stacca la bocca dal membro di
Harry con un pop sonoro. Con gli
occhi incatenati a quelli del riccio continua a masturbarlo energicamente, la
saliva a fargli da lubrificante.
“Posso venirti in faccia?”, prega
Harry con voce rotta.
Louis fa cenno di no con la testa.
“Non pensarci nemmeno, ragazzino”,
ribatte in tono irritato. “Non sono la tua puttana”.
Sarà il suo broncio del cazzo,
infantile e sexy, la sua voce
raschiata o forse il fatto che Harry lo abbia sorpreso a premersi fugacemente
il palmo della mano sulla propria erezione, visibile attraverso i pantaloni, a
dargli il colpo di grazia.
“Cazzo”, impreca il riccio, gettando
indietro la testa e fissando il soffitto per qualche secondo per riprendere
fiato.
Louis si alza in piedi, lamentandosi
del dolore alle ginocchia. Harry lo afferra per un fianco e lo fa sedere sulle
sue gambe.
“È il mio turno” dichiara l’altro
ragazzo in tono esigente. Louis dà sempre ma vuole sempre ricevere.
Harry gli prende il polso e si
avvicina la sua mano alle labbra. Il suo seme imperla le dita di Louis. È con
un ghigno e una breve occhiata all’altro ragazzo che Harry gliele lecca,
gemendo di piacere, in parte per fare scena e in parte per stuzzicarlo. Harry è
sempre stato un ragazzo curioso, non
è mica la prima volta che si assaggia.
Anche se non è un particolare che ci tiene tanto a divulgare, ecco.
“Sei disgustoso”, commenta Louis, ma
il tremore della sua voce tradisce l’eccitazione della quale è preda.
Harry si passa la lingua sulle labbra
e poggia una mano sulla nuca dell’altro, attirandolo a sé.
Louis gli preme una mano contro il
petto per frenarlo.
“Non ti bacio neanche se ti metti a
piangere”, afferma. “Schifoso”.
“Perché?”, piagnucola Harry.
“Hai appena leccato il tuo stesso
sperma dalla mia mano!”, protesta Louis.
“E allora?”.
Louis arriccia il naso.
“Baciarti è l’ultima cosa al mondo
che vorrei fare in questo momento”.
Harry sospira e si arrende. Decide
sempre lui, tanto.
Louis si alza in piedi per gettarsi
poi sul letto, le gambe aperte e uno sguardo lascivo.
“Allora?”.
Harry non aspetta altro che divorarlo, non ha bisogno di ulteriori
sollecitazioni. Dopo essersi tirato su pantaloni e mutande avanza verso di lui.
“Cosa vuoi?”, mormora gattonando sul
letto.
Louis poggia la testa sulla testiera
del letto, incrociando le braccia dietro la nuca.
“Non lo so, forse fare due
chiacchiere sul tempo”, ribatte. “Che ne pensi?”.
Harry, suo malgrado, ride.
“Se proprio insisti”, dice,
piegandosi su di lui per baciarlo sul collo. “Oggi fa caldo, c’è parecchia
umidità e neanche un filo di vento. Mi sento tutto appiccicoso”.
Louis grugnisce e gli afferra i
capelli alla base della nuca.
“Oh mio dio, sei una spina nel
fianco”, borbotta. “Potresti impiegare la tua bocca per scopi più nobili?”.
Harry gli morde la giugulare mentre
con una mano gli palpa l’erezione attraverso i pantaloni. Louis geme e si
inarca.
“Tipo?”, domanda il riccio, in una
pausa dal livido che si sta impegnando a imprimere sul collo di Louis.
“Cazzo, Harry, perché devi essere
così difficile?”, sbotta l’altro.
“Non abbiamo tutto il pomeriggio”.
“Dove devi andare?”, chiede Harry.
“Al One Direction”, replica Louis. “Tu non vieni?”.
Harry gli infila una mano nei
pantaloni. Louis esprime la sua approvazione mugolando.
“Certo”, dice il riccio. “Andiamo
insieme?”.
Louis scuote il capo.
“No che non andiamo insieme”,
protesta. “Non ho nessunissima intenzione di farmi vedere in giro con te”.
Harry aggrotta la fronte.
“Però ti piace quando te lo succhio”,
ribatte.
“Che c’entra? Comunque, non mi pare
tu stia facendo niente di simile”, si
lamenta Louis.
Harry indietreggia sul letto fino a
trovarsi in mezzo alle cosce di Louis e gli abbassa i pantaloni fin sotto le
ginocchia.
“Non dobbiamo mica entrare mano nella
mano”, mormora sfiorando con le labbra l’erezione di Louis attraverso le
mutande. Ogni volta che è così vicino all’oggetto
del suo desiderio gli viene voglia di rallentare, per godersi ogni istante,
con tutti e cinque i sensi.
Louis non è dello stesso avviso.
“Smetti di parlare”.
Forse Louis non capisce quanto Harry
ami il suo corpo e il suo desiderio di prendersi il suo tempo per esplorarlo.
Dovrebbe esserne lusingato.
“Harry, te lo dico un’ultima vol-”.
Il riccio lecca il membro di Louis
attraverso i boxer, lasciando una scia
bagnata sull’indumento. Louis stringe una mano attorno al lenzuolo e impreca.
Quando le mutande di Louis sono
sufficientemente bagnate e il ragazzo è vicino all’implorare – molto vicino, ma
mai abbastanza – Harry tira giù i
suoi boxer, giusto fino alle cosce. Non credeva che avrebbe mai avuto familiarità con un pene che non fosse il
suo, eppure eccolo qui, faccia a faccia con quello di un altro. E non vorrebbe
essere in nessun altro posto al mondo.
Dopo il primo esperimento abortito,
Harry ha imparato i suoi trucchetti. Non sarà bravo come Louis, ma l’altro
ragazzo non ha di che lamentarsi.
“Sai cosa devi fare”, dice dopo aver
sfiorato la punta con le labbra.
“Cazzo, Harry”, replica Louis - che
nel suo linguaggio stavolta significa qualcosa come ‘non aspettavo altro’ –
prima di afferrargli i capelli con le dita.
Harry fa un verso di approvazione a
labbra serrate. Ormai lui e Louis hanno imparato le reciproche eccentricità,
sanno cosa piace l’uno all’altro, sanno fin dove possono – o devono – spingersi. Sono in sintonia.
Peccato che fuori dal letto non si
sopportino.
Il riccio si è ripromesso che, poco
alla volta, riuscirà a prendere Louis fino in fondo, fino a che il suo naso non
sfiorerà i peli sul pube dell’altro, fino a sentire l’estremità di Louis in
gola. E questa volta non soffocherà (e non rischierà di vomitare). Si sta
allenando ed è sicuro che a Louis non dispiacciano i suoi tentativi. È una
sfida con se stesso e una dimostrazione per l’altro ragazzo.
Le dita di Louis tra i capelli, che
graffiano il suo scalpo e si impigliano tra i suoi ricci, stanno facendo cose al suo corpo. Harry si stende sul
letto e fa in modo di premere il bacino
contro il materasso per trovare un po’ di sollievo per la sua rinata erezione,
quindi geme involontariamente attorno al pene di Louis, che gli tira i capelli.
Harry rotea gli occhi ed è sicuro che
se l’altro continua così verrà di nuovo. Da un lato spera che Louis lo
rifaccia, dall’altro non ha nessuna voglia di sporcarsi le mutande.
Quando Louis è vicino all’orgasmo
tenta di avvertirlo, ma Harry si ostina a succhiare. Non sarebbe la prima volta
che Louis gli viene in gola. Harry vuole dimostragli di essere un bravo
ragazzo. Lui.
“Tutto ok?”, domanda quando hanno
finito, asciugandosi il mento bagnato di saliva con una mano e risalendo il
corpo di Louis per dargli un bacio sul petto. Louis gli accarezza i capelli,
colto da un momento di debolezza.
Harry gli si stende accanto poggiando
un gomito sul cuscino. Louis ha un’espressione beata in volto e le sue guance
sono accaldate. Harry vorrebbe lasciargli dei baci su tutto il viso, perché
Louis in questi frangenti è un’altra persona. Così placido e sereno e, se
possibile, ancora più bello. Harry ha un debole per le coccole post-orgasmo.
Louis, tuttavia, no.
“Sul serio non vuoi andare insieme al
locale?”, insiste.
Il viso di Louis riprende la sua
solita espressione arcigna e infastidita, che Harry ha imparato ad amare e
odiare allo stesso tempo.
“Ti ho già detto di no”, dice.
Harry lo fissa senza sbattere le
palpebre per qualche secondo. Louis gli preme una mano sulla faccia prima di
girarsi dall’altra parte.
“Vado a farmi una doccia”, dichiara.
“Puoi farla anche tu se vuoi, ma poi sparisci”.
Harry si preme contro di lui per
fargli sentire la sua eccitazione sul fondoschiena.
“Non ce li hai altri cinque minuti
per me?”, sussurra maliziosamente nel suo orecchio.
Louis trattiene il fiato.
“No”, dice infine. “Ho un
appuntamento tra un’ora e poi devo andare al One Direction”.
Harry, che era impegnato a baciargli
la pelle dietro l’orecchio, si irrigidisce.
“Un appuntamento?”.
“Sì”, risponde Louis. “Lasciami
andare”.
Harry stringe la presa sui suoi
fianchi e preme più insistentemente la sua erezione sulle natiche nude
dell’altro ragazzo. Il verso che Louis si lascia sfuggire potrebbe essere tanto
di piacere quanto di fastidio.
“Con chi?”, domanda.
“Non sono affari tuoi”, ribatte
Louis, liberandosi della sua presa e alzandosi in piedi, rischiando di cadere a
causa dei pantaloni abbassati che gli impediscono di muovere le gambe.
Harry si morde le labbra, osservando
le cosce sode dell’altro ragazzo. Può ancora sentire in bocca il suo sapore.
“Vaffanculo”, sibila, toccandosi con
una mano attraverso i pantaloni. Se solo Louis rimanesse fermo e nudo a
lasciarsi guardare per qualche altro secondo potrebbe liberarsi della sua
dolorosa erezione.
Invece Louis si disfa dei pantaloni e
delle mutande e si dirige verso il bagno.
Harry si volta sulla schiena e si
infila una mano nei pantaloni, avvolgendola attorno alla propria erezione e
iniziando a pompare. Quando sente il rumore dell’acqua della doccia, però, viene
improvvisamente investito da un moto di rabbia. Non è geloso, Louis non è suo –
Harry non lo vorrebbe neanche, dio solo sa cosa significherebbe sopportarlo
tutto il tempo– però è irrazionalmente furioso con l’altro ragazzo, per averlo
lasciato così, per il fatto che si vergogni di farsi vedere con lui e perché preferisce la
compagnia di qualcun altro alla sua. Lui è un ottimo interlocutore, è una
persona divertente e sveglia, ed è sicuro che anche Louis potrebbe essere tollerabile fuori dalla camera da letto.
C’è qualcosa di male a desiderare di fare quattro chiacchiere in macchina lungo
il tragitto verso il locale? E invece no, Louis fuori da questa stanza deve
farsi vedere in giro con una ragazza.
E se non fosse solo una facciata? Louis ci va ancora a letto?
Harry si toglie la maglia, i jeans e
le mutande e apre leggermente la porta del bagno. Louis sta canticchiando sotto
la doccia. Quando il riccio fa scorrere l’anta della doccia Louis urla.
“Cosa cazzo stai facendo?”.
Harry mette piede dentro la doccia. I
primi spruzzi d’acqua gli bagnano i capelli.
“Ti vedi con Eleanor?”.
Louis, con tanto di capelli spalmati
sulla fronte che lo fanno sembrare un gattino impaurito sotto la pioggia,
riesce a lanciargli uno sguardo tagliente e glaciale.
“Sei venuto qui per chiedermi questo?”, replica.
“È brava a letto?”, domanda Harry,
facendo un passo verso di lui.
Il corpo bagnato di Louis è tonico e
sodo e così invitante. Harry deve farsi vedere da un medico, si sta
trasformando in una specie di maniaco sessuale.
“È più brava di me?”, insiste.
Louis abbassa lo sguardo e gli guarda
chiaramente in mezzo alle gambe, poi deglutisce sonoramente.
“Sei inquietante”, dichiara.
“Però ti stai eccitando”, afferma
Harry con un ghigno. “Dimmi, lei ti fa godere come ti faccio godere io?”.
Louis apre le labbra e aggrotta la
fronte. Harry non gli dà tempo di replicare e, ritrovandosi direttamente sotto
il getto dell’acqua, lo spinge con una mano sul petto fino fargli toccare le
piastrelle della doccia con la schiena.
“Sei un fottuto pazzo”, dice Louis
afferrandolo per i capelli e attirandolo verso di sé per baciarlo. Si sarà
dimenticato di dove è stata la bocca di Harry fino a poco prima.
Il riccio poggia le mani sul muro
dietro di lui mentre Louis divora le sue labbra con la foga di uno che non gli
mette le mani addosso da giorni, anche se si sono toccati fino a pochi minuti
fa.
“Fai così anche con lei?”, domanda
Harry infilando la testa nell’incavo del suo collo per leccare i rivoli d’acqua
sulla sua pelle. “Anche con lei riesci a malapena a controllarti?”.
Louis spinge il bacino in avanti alla
ricerca di un contatto. Harry abbassa lo sguardo e lo scopre eccitato. L’altro
ragazzo ansima nel suo orecchio e gli afferra una mano per guidarla verso la
sua erezione. Harry non gliela darà vinta.
“Lei riesce a fare questo?”, dice
prendendo Louis per le spalle e voltandolo con il viso verso il muro. Louis
riesce a farsi scudo con le braccia all’ultimo secondo, per non sbattere la
faccia contro le piastrelle.
Una delle cose che a Harry piace di
più di Louis è la sua versatilità:
Louis tende a dominare, a comandare, ma quando il lato autoritario di Harry
decide di prendere il sopravvento, l’altro ragazzo lo lascia fare. Nei discorsi
vuole sempre avere l’ultima parola, è un vero stronzo prepotente, ma
nell’intimità è molto più malleabile.
A Harry piace il fatto che nessuno dei due abbia mai il controllo definitivo, è un continuo alternarsi di
ruoli. Anche se – Harry ne è consapevole – Louis riuscirà sempre a fargli
credere di essere lui quello con il coltello dalla parte del manico. E forse, a
giudicare dal potere che l’altro ragazzo ha su di lui, qualunque cosa faccia, è
veramente così.
Harry preme il pollice sul suo
coccige, ammirando il sedere dell’altro ragazzo con la solita meraviglia. Come
sarebbe bello affondare tra quelle natiche!
“Ti decidi a fare qualcosa?”, sbotta
Louis, voltando la testa di lato.
Harry gli afferra una spalla e
accosta le labbra al suo orecchio.
“Ma certo”, sibila.
Louis prende una boccata d’aria e si
prepara a un eventuale contatto. Harry affonda con violenza le dita nella carne
della sua spalla e comincia a masturbarsi, gli occhi fissi sulle gocce d’acqua
intrappolate nelle fossette alla base della schiena di Louis.
Louis si agita e si lamenta fino a
che, consapevole che Harry non lo
toccherà, non avvolge una mano attorno al proprio pene e inizia a muovere a
fatica il braccio, incastrato tra il muro e il proprio corpo.
Harry viene con un verso strozzato
sulla schiena di Louis. Per qualche secondo osserva il suo seme su corpo
dell’altro ragazzo, che ha la fronte premuta contro le piastrelle e si sta
masturbando con frenesia e urgenza.
“Buona doccia”, dice il riccio,
passando un dito sullo sperma che cola sulla schiena di Louis. “Divertiti con
Eleanor”.
“Te ne stai andando?”, domanda Louis
stizzito. “Vaffanculo”.
“A più tardi”, replica Harry.
Ancora bagnato e leggermente
infreddolito il riccio torna in camera e si riveste, con l’intento di tornare a
casa e farsi una doccia vera.
Ripensandoci forse è meglio non presentarsi al locale assieme a Louis: come
avrebbe spiegato a Niall il fatto di andarsene in giro col suo peggior nemico?
*
“Haz, ti si vedono le tette”, lo
saluta Niall, chiudendo la portiera della macchina di Harry dopo aver preso
posto sul sedile del passeggero.
Il riccio scoppia a ridere.
“Ti piacciono?”, domanda
scherzosamente aprendo ancora di più la camicia.
“Mi piacerebbero di più se avessi una
quarta”, replica il biondo. “E se fossi una ragazza”.
Harry scuote il capo ridendo.
“Hai mai provato attrazione per un
ragazzo, Ni?”, domanda improvvisamente. È meglio testare le acque,
nell’eventualità di confessargli un giorno quello che sta succedendo con Louis.
Sa benissimo che Niall non ha nulla contro gli omosessuali, però la situazione
potrebbe essere leggermente diversa
se scoprisse che al suo migliore amico piace farselo succhiare da un ragazzo.
“No”, risponde Niall stringendosi
nelle spalle. “Mi considero aperto a qualsiasi esperienza però…non posso
forzarmi. Non mi sono mai interessati i ragazzi e non credo mi interesseranno
mai. E tu?”.
Harry si schiarisce la voce con un
colpo di tosse.
“Riesco ad apprezzare un bel ragazzo
quando lo vedo”, dice. È una mezza verità, anche se l’unico ragazzo che abbia
mai apprezzato e desiderato e voluto è Louis. Ma è presto per questa confessione.
“Beh, quello anch’io”, si affretta a
dire l’irlandese. “Per esempio, Zayn…è un figo,
no?”.
Harry sorride.
“Lo dici solo perché gli sei piaciuto
quando hai cantato e perché stasera finalmente parlerà con Simon?”, lo
stuzzica.
Niall lo guarda di traverso.
“No, lo dico perché se fossi una
ragazza me lo farei”, ammette. “Ma non
sono una ragazza, quindi mi basta…ammirarlo da lontano”.
“Zayn è gay, dubito che ti scoperebbe
se fossi una ragazza”, dichiara Harry. “Ma sono sicuro che se volessi fare
un’esperienza diversa sarebbe più che
disponibile”.
Niall gli molla un pugno sul
ginocchio.
“Non ne sento il bisogno, grazie”,
replica. “E poi Zayn non ha occhi che per Liam, quindi…”.
Harry si volta verso di lui.
“L’hai notato anche tu?”, domanda.
“Non ci vuole molto a capirlo”,
ribatte Niall. “A volte mi domando cosa ne pensi Liam”.
Harry fa spallucce.
“Fossi in lui…una possibilità gliela
darei”, mormora.
“Ti piace Zayn?”, lo interroga Niall
piegando la testa di lato. “Mi hai fatto tutto questo discorso per dirmi questo?”.
Harry sgrana gli occhi.
“Ma no, come ti salta in mente?”,
esclama.
“Ehi, non avrei alcun problema se tu
provassi attrazione per lui, sul serio”, lo rassicura Niall poggiandogli una
mano sulla spalla.
Harry ha un tuffo al cuore. Niall è
il migliore, in assoluto, punto.
“N-, non mi piace Zayn, Ni, te lo
giuro”, dice.
Niall incrocia le braccia sul petto.
“Ok”, mormora. “Comunque, Liam è
fidanzato. Oltre che etero…però presumo che non voglia dire niente, giusto? La
sessualità è una roba fluida o
qualcosa del genere”.
Harry è quasi commosso.
“Già”, dice. “Un giorno potresti
svegliarti e scoprire di essere bisessuale,
per esempio. Magari lo sei sempre stato e non lo sapevi, magari è uno sviluppo
recente. Insomma, uhm-”.
“Giusto, giusto”, commenta Niall
annuendo. Non dà segno di aver intuito qualcosa, di aver capito che Harry in
realtà stesse parlando di se stesso, oppure non vuole dirlo per non metterlo in
imbarazzo. In ogni caso, Niall è un grande.
Quando arrivano al locale Harry
parcheggia in una strada laterale.
“Secondo te Simon accetterà di darmi
una possibilità?”, domanda Niall strofinandosi i palmi sui pantaloni.
Harry gli circonda le spalle con un
braccio.
“Non ci pensare per adesso, ok?
Lascia fare a Zayn”.
Niall annuisce e sorride. È un
sorriso un po’ forzato ma è già qualcosa.
I due ragazzi si mettono in fila per
entrare al locale. Zayn ha detto loro di dire al buttafuori di essere amici
suoi, per evitare di pagare il biglietto per l’ennesima volta.
“Eccoli là”, dice Niall una volta
dentro, indicando il tavolo – il solito
- al quale sono seduti Liam, Danielle, Louis e…Eleanor.
“Fa’ caldo qui dentro”, commenta
Harry slacciando un altro bottone della camicia. Si è vestito con una camicia
nera praticamente trasparente solo
per mostrare la “mercanzia” a Louis e
fargli vedere cosa si sta perdendo, bottone più bottone meno non dovrebbe fare
molta differenza.
“Ehi!”, esclama l’irlandese una volta
giunti al tavolo, attirando l’attenzione di tutti.
“Ciao”, gli fa eco Liam mettendosi in
piedi e salutandolo con una stretta di mano e una pacca sulla spalla e facendo
altrettanto con Harry. “Vi ricordate di Danielle?”.
Harry e Niall annuiscono e salutano
la ragazza. Liam si rimette seduto e le poggia una mano sulla coscia. La sua
posa è un po’ rigida e anche Danielle sembra tesa. Qualcosa non va tra i due,
ma non sono affari di Harry.
Niall fa un cenno di saluto anche a
Louis e sorride a Eleanor. Harry si limita a dire un “ciao” solo a
quest’ultima, ignorando completamente il ragazzo. Con la coda dell’occhio,
però, può vedere che Louis si è imbronciato.
Louis indossa una canottiera larga,
con un’immagine in bianco e nero che Harry non riesce a decifrare, e uno dei
suoi capezzoli sbuca leggermente dall’indumento. Harry deve aggrapparsi con le
mani al tavolo per non fare qualcosa di stupido come afferrargli un braccio e
leccarglielo. Il capezzolo, non il braccio. Anche
il braccio. Come vorrebbe affondare il naso tra i peli delle sue ascelle!
“Vado a prendermi una birra”,
annuncia Niall, dandogli di gomito e distraendolo dalla sua fantasia. “Ne vuoi
una anche tu?”.
“Certo, grazie”, risponde il riccio,
incrociando brevemente lo sguardo di Louis.
L’altro ragazzo lo squadra dai
capelli fino al petto, indugiando su questo. Harry è particolarmente orgoglioso del fatto di
essere uscito di casa mezzo nudo.
Louis solleva il mento altezzosamente
e distoglie lo sguardo. Nonostante il locale sia scarsamente illuminato Harry
riesce chiaramente a vedere il succhiotto che gli ha lasciato sul collo. Come
lo avrà spiegato a Eleanor?
Harry ghigna e si morde il labbro inferiore.
“Come va, Harry?”, domanda Liam alla
sua sinistra. Deve aver notato la tensione tra lui e Louis, dal momento che sa. A volte Harry dimentica che qualcuno
è effettivamente a conoscenza della loro tresca.
Per fortuna che questo qualcuno è uno come Liam. Harry si fida di lui, per
quanto poco lo conosca.
“Tutto ok”, ribatte, incrociando le
mani sul tavolo di legno e rivolgendogli un sorriso. “Tu?”.
Liam ricambia il suo sorriso.
“Anch’io, grazie”, dice. “Sto
lavorando molto ultimamente, sono un po’ stanco, però, insomma, potrebbe andarmi peggio. Dopotutto sto seduto tutto il
giorno su una sedia”.
Il sorriso di Liam ha un che di isterico,
adesso. Danielle rotea visibilmente gli occhi e si scosta dal suo ragazzo.
Harry deduce che avranno discusso. Di nuovo, non ha alcun diritto di chiedere,
lui e Liam non sono a quei livelli di
amicizia.
“Io non lavoro da tre giorni”,
ribatte, facendo finta di non aver notato l’atmosfera elettrica che avvolge la coppia. “Ma domani si ricomincia, ho una
festa in barca”.
“In barca?”, gli fa eco Louis, seduto
di fronte a lui.
Harry è sorpreso che l’altro ragazzo
gli abbia rivolto la parola.
“Sì, in barca”, ripete. “Qualche
problema?”.
“Anch’io sarò a una festa in barca,
domani”, afferma Louis. “Come ospite,
però”.
Harry non ha alcun dubbio che si
tratti della stessa festa. È
organizzata dalla stessa persona che ha organizzato quella dove ha conosciuto
Louis, dopotutto.
“Ci incontreremo, allora”, dice.
Louis butta gli occhi al cielo.
“È la mia occasione per annegarti in
mare”, afferma con un sorriso maligno.
Harry è sul punto di replicare quando
Niall gli si siede accanto, mettendogli un boccale di birra davanti.
“Grazie”, mormora Harry, riportando
lo sguardo su Louis, che però è intento a parlare all’orecchio di Eleanor.
Il riccio prova una fitta allo
stomaco, ma decide di berci su, per affogare la sensazione di disagio. Non è
gelosia, lui e Louis non sono niente.
“Sai cosa mi fa andare in bestia?”,
sussurra Niall al suo orecchio. “Che quella lì perda tempo con uno come lui.
Cazzo, è fottutamente finocchio, non ci vuole un genio a capirlo”.
Harry sorseggia la sua birra.
“Lo pensi sul serio?”, domanda distrattamente.
“Sì, è gay, al cento per cento,
fidati di me”, ribatte Niall. “Se lui si scollasse un attimo da lei le farei
vedere io cosa si sta perdendo”.
Harry scoppia a ridere.
“Hai una cotta, Ni?”, lo prende in
giro.
Niall beve un lungo sorso.
“Non ho una cotta”, protesta, una striscia di schiuma sopra il labbro. “Però
non mi dispiace, ecco”.
Harry ridacchia.
“Faccio il tifo per te, sappilo”,
ammette. Chissà perché.
Quando rivolge di nuovo l’attenzione
a Louis – il suo sguardo sembra sempre orbitare dalle sue parti, come se Louis
fosse una maledetta calamita – l’altro ragazzo ha il viso piegato verso quello
di Eleanor, ma lo sta guardando con la coda dell’occhio. Harry scivola con la
schiena sulla sedia e allunga un piede per sfiorare la gamba di Louis sotto il
tavolo. Louis fa un salto sul posto e lo guarda di traverso. Harry gli fa
l’occhiolino e comincia a giocherellare con la croce attaccata alla collanina
che gli pende sul petto. Louis segue il movimento delle sue dita e si morde
inconsciamente le labbra. Harry si sta eccitando. Forse è davvero il caso di
farsi vedere da un medico, avrà una disfunzione erettile, o come si dice quando
ti si rizza per ogni cosa che fa la persona che ti piace. Oddio, ha di nuovo quattordici anni.
“Vuoi qualcosa da bere?”, domanda
Louis ad alta voce rivolgendosi a Eleanor.
“Vai al bancone?”, replica lei. “Mi
prendi un Margarita, per favore?”.
“Certo”, dice Louis, zuccherosamente
disponibile.
La ragazza fa per estrarre il
portafoglio dalla borsa ma Louis la blocca, circondandole il polso con una
mano.
“Non ci pensare neanche”.
Harry fa una smorfia e distoglie lo
sguardo. Louis non si sognerebbe mai di riservare a lui queste gentilezze.
“Sai che forse presto suonerò anch’io
qui?”, dice Niall alla ragazza non appena Louis è fuori portata d’orecchio.
Harry soffoca una risata nella mano.
“Oh, davvero?”, domanda Eleanor,
portandosi un ciuffo di capelli dietro l’orecchio.
Niall le spiega il suo accordo con
Zayn mentre lei ascolta interessata.
“Zayn non ti ha ancora fatto sapere
nulla?”, interviene Liam.
“Non l’ho ancora visto”, spiega
Niall. “Presumo che me lo farà sapere a fine serata”.
Qualche secondo dopo il ragazzo sale
sul palco e annuncia la sua presenza tramite un mezzo saluto al microfono.
“Giusto in tempo!”, esclama Louis poggiando
due bicchieri sul tavolo e sedendosi.
“Grazie mille”, dice Eleanor
sporgendosi per dargli un bacio sulla guancia.
Per Harry è arrivato il momento di
concentrarsi sul ragazzo sul palco.
Zayn indossa una t-shirt con le
maniche strappate e ha i capelli legati in un codino. Abbandonare il giubbotto
di pelle è stata una mossa abbastanza furba col caldo che fa.
“My
girl, my girl, don't lie to me, tell me where did you sleep last night”,
inizia a cantare. Harry adora questa canzone. “In the pines, in the pines, where the sun don't ever shine I would
shiver the whole night through”.
Harry non può fare a meno di guardare
di nuovo Louis, che adesso ha un braccio attorno alla sedia di Eleanor e le sta
accarezzando i capelli. Lei però sta guardando alla sua sinistra. Starà forse
guardando Niall?
Il riccio finisce la sua birra
all’inizio della seconda canzone.
“Secondo giro?”, domanda al suo
amico.
Niall annuisce.
Harry riesce a trasportare i due
boccali al tavolo senza incidenti. Zayn sta cantando una canzone che lui non
conosce. Per una volta è riuscito a sorprenderlo.
Quando si risiede al suo posto scopre
che Louis lo sta guardando. Harry sostiene il suo sguardo ma non tradisce
nessuna emozione. L’altro ragazzo fa scorrere gli occhi sul suo petto,
lentamente e con un mezzo sorriso, poi si volta verso Eleanor e la bacia. Harry
non sa se è più sorpreso lui o la ragazza, che ricambia il bacio con un po’ di
esitazione.
“Vaffanculo”, borbotta, ingollando la
sua birra e svuotando il bicchiere per metà. Dovrà aspettare di smaltire
l’alcool prima di guidare.
“Hai detto qualcosa?”, domanda Niall.
Harry si stringe nelle spalle.
“No”, mente, riportando lo sguardo
verso il palco.
Alla fine del concerto è decisamente
brillo. E incazzato. E eccitato. Louis lo ha stuzzicato tutto il tempo,
guardandolo a volte con la coda dell’occhio a volte apertamente, prima di
rivolgere la sua attenzione alla ragazza al suo fianco. Harry può sentire il
profumo dolciastro di lei anche a questa distanza e non si capacita di come
possa non infastidire Louis che ce l’ha accanto.
“Ehilà!”, esclama Zayn sedendosi
sulla sedia accanto a quella di Liam, che fa un verso sorpreso e abbozza un
sorriso.
“Ehi”, gli fa eco.
Zayn lo guarda con quelle che potrebbero essere definite stelle negli occhi – questo ragazzo è
decisamente andato – prima di
spostare lo sguardo su Danielle.
“Ci conosciamo?”.
Danielle fa un’espressione strana,
tra il diffidente e il guardingo.
“Sono Danielle, la ragazza di Liam”,
dice.
Zayn allunga una mano per
presentarsi.
“Zayn”, dice. “Sono quello che ha
suonato”.
Liam fa una risata nasale e Zayn gli
sorride mentre Danielle assottiglia gli occhi e non commenta.
“Posso offrirvi qualcosa da bere?”,
domanda Zayn a tutti quanti, abbracciando il tavolo con uno sguardo. È ancora
su di giri per l’esibizione. Oppure è sbronzo.
“Hai parlato con Simon?”, domanda
timidamente Niall.
Zayn aggrotta la fronte.
“Oh, cazzo, no!”, esclama. “Andiamoci
adesso insieme, ti va?”.
Niall impallidisce.
“Vai, andrà tutto bene”, lo
incoraggia Harry, che nonostante la mente un po’ annebbiata dall’alcool riesce
ancora a funzionare.
“Ok”, acconsente il biondo.
Zayn gli porge una mano e lo invita
ad alzarsi.
“Simon stasera è di buon umore”,
dice. “Potrebbe accettare di farti suonare già la prossima settimana”.
“D-, devo cantare qualcosa?”,
balbetta Niall.
“Nah, Simon mi crederà sulla parola
quando gli dirò che sei un mostro”.
Niall si illumina. Harry gli mostra
un pollice in su e lo sprona ad andare.
“Dov’è finito Louis?”, domanda quando
non lo trova più al tavolo.
Eleanor lo guarda scettica.
“In bagno, credo?”.
Harry non è sicuro di quello che
vuole fare però si alza dalla sedia e con passo instabile si dirige verso il
bagno. Qui aspetta fuori dalla porta fino a che Louis non esce.
“Mi pedini?”, domanda Louis con voce
annoiata.
Harry fissa il succhiotto sul suo
collo e lascia vagare lo sguardo sulle sue clavicole, sui suoi bicipiti, sui
fianchi, sulle cosce.
“Vieni con me”, dice.
Louis solleva un sopracciglio. È così
sexy quando lo fa.
“Non credo proprio”, ribatte, facendo
per superarlo.
Harry lo prende per le spalle e lo
spinge verso il muro, infilando una gamba in mezzo alle sue e affondando la
testa nel suo collo, inspirando il suo profumo.
“Siamo in pubblico”, si lamenta
Louis, piegando comunque la testa di lato per fargli spazio.
“Appunto, vieni con me”, insiste
Harry.
Louis grugnisce ma non oppone
resistenza quando Harry lo trascina per un braccio verso l’uscita del locale,
facendo il giro del bancone per non passare davanti al tavolo dove sono seduti
gli altri.
L’umidità dell’aria investe i loro
corpi e Harry trova improvvisamente di troppo anche la sua stessa pelle.
“Dove diavolo stiamo andando?”,
sbotta Louis quando Harry gli fa girare l’angolo. “Eleanor mi aspetta”.
Il riccio individua la sua auto e
spinge Louis contro una delle portiere.
“Chi bacia meglio?”, domanda.
Louis fa una smorfia ridicola.
“Oh dio mio, sei proprio fissato!”,
esclama. “Hai problemi di autostima, per caso?”.
Per tutta risposta Harry gli afferra
il viso con entrambe le mani e lo bacia. Louis è svelto ad aprire la bocca per
approfondire il bacio. È sempre così con loro: non c’è spazio per l’indugio o
la dolcezza, vanno sempre dritti al punto. La sensazione del piercing di Louis
contro il proprio labbro inferiore manda una scarica di piacere lungo la spina
dorsale di Harry, come ogni volta.
“Allora?”, insiste il riccio, il naso
premuto contro quello di Louis, mentre con un pollice sfiora il livido sul
collo dell’altro ragazzo. È opera sua.
“Sai che non risponderò mai alla tua
domanda, vero?”, ribatte Louis testardamente.
Harry preme il pollice sul
succhiotto, facendo gemere il ragazzo davanti a lui.
“Ok”, dice un istante dopo,
allontanandosi.
Louis allunga una mano e gli afferra
un lembo della camicia.
“Ehi, sta’ attento, sai quanto
costa?”, protesta Harry.
Quando Louis gonfia le guance e
scoppia a ridere il riccio si rende conto della cazzata che ha appena detto.
Probabilmente anche solo il bottone
dei pantaloni di Louis costa più della sua camicia.
“Una cosa posso ammetterla, però”,
sta dicendo Louis, gli occhi puntati sulle clavicole di Harry, sulle quali
fanno bella mostra i suoi uccelli tatuati. “Trovo la tua gelosia parecchio sexy”.
Harry ghigna.
“Davvero?”, replica dimenticandosi di
negare l’evidenza: lui non è geloso.
Louis annuisce lentamente e con uno
strattone se lo tira addosso. Harry si appoggia con un mano al tetto della
propria auto.
“Credi che non abbia notato le
occhiatacce che lanciavi a Eleanor?”, domanda Louis, guardandolo di sotto in su
mentre infila le mani sotto la camicia di Harry.
Il riccio si lecca le labbra.
“Ci sei andato a letto prima di
venire qui?”.
Louis ride e gli morde il mento,
affondando i canini appuntiti nella sua carne.
Harry gli stringe un fianco. Louis
cattura le sua labbra in un bacio vorace che gli fa tremare le ginocchia.
“Ce le hai dietro le chiavi della
macchina?”, domanda graffiandogli la schiena con le unghie.
Harry si sfila le chiavi dalla tasca
posteriore dei jeans e apre l’auto col telecomando.
Louis ridacchia e apre la portiera,
poi si siede obliquamente sul sedile posteriore e aspetta che Harry lo
raggiunga.
“Fammi spazio”, ordina questi.
Louis si fa più indietro fino a
toccare con la schiena l'altra estremità dell’auto e allarga le gambe.
Harry non perde tempo e lo bacia di
nuovo mentre le mani di Louis affondano nei suoi capelli. Il riccio lo tocca
dappertutto e Louis sospira nel bacio.
Quando Harry si stacca per prendere
fiato si mette ritto con la schiena e si stiracchia. Louis lo sorprende
infilando i pollici di entrambi le mani nei solchi delle sue anche.
“Perché ti sei tatuato due ramoscelli
di ulivo?”, domanda.
Harry scoppia a ridere.
“Sono foglie di alloro, cretino”.
Louis scrolla le spalle e si piega in
avanti per dargli un bacio al centro del petto. È quasi dolce. Il cuore di Harry batte furiosamente per qualche secondo.
Consapevole che non hanno molto tempo
e che si trovano in un luogo abbastanza pubblico,
Harry si siede poggiando la schiena contro il sedile e slacciandosi i jeans.
Louis ghigna.
“Siamo impazienti”, commenta.
“Hai idea da quanto tempo aspetto di
metterti le mani addosso?”, si lascia sfuggire Harry.
Louis sorride.
“Non mi pare che tu mi stia
toccando”, ribatte.
Harry lo afferra per la maglia e lo bacia. Sta diventando pazzo.
Dal momento che non possono né
perdere tempo né tantomeno spogliarsi i due ragazzi optano per masturbarsi
spalla contro spalla, una mano di Louis nelle mutande di Harry e viceversa.
Ogni tanto piegano la testa di lato per baciarsi a bocca aperta. Harry adora baciare Louis, lo farebbe tutto il
tempo. Fortuna che almeno in questo vanno d’accordo, essendo l’altro ragazzo
altrettanto appassionato di baci quanto lui.
Quando hanno finito Harry si sporge
verso i sedili davanti per prendere dei fazzoletti coi quali pulirsi.
“Grazie”, mormora Louis, poggiando la
nuca sul sedile e chiudendo gli occhi.
Harry ne approfitta per poggiargli la
testa sulla spalla. È bello che possano avere un attimo per…stare in compagnia
l’uno dell’altro senza fare niente? Forse Harry sta davvero uscendo di testa.
“Secondo te Simon accetterà di far
cantare Niall?”, domanda.
Louis rimane in silenzio per qualche
secondo.
“Zayn può fare miracoli, tranquillo”, dice infine.
Harry si irrigidisce.
“Ti costa tanto ammettere che Niall è
veramente bravo e si meriterebbe di suonare qui?”, sbotta.
Louis sospira.
“Sì, mi costa tanto”, dichiara.
Harry lo pizzica sulla coscia.
“Sei insopportabile”, borbotta.
Louis riapre gli occhi e lo guarda in
tralice. Harry piega la testa per incrociare il suo sguardo.
“Niall ha potenziale”, afferma Louis.
“Secondo me non ha una gran voce, però ha energia, voglia di mettersi in gioco
e – ascoltami bene perché non lo ripeterò mai più – potrebbe essere anche più
bravo di Zayn con la chitarra”.
Harry sorride e strofina la guancia
sulla spalla di Louis.
“Grazie”, mormora.
“Se quello che ho appena detto
dovesse mai raggiungere le orecchie di Zayn giuro che ti farò rimpiangere di
essere nato”, minaccia Louis.
Harry ride e gli bacia una spalla.
Può giurare che Louis sia rabbrividito.
“Harry?”, lo chiama questi. “Ricordi
la mia politica sulle coccole?”.
Harry sbuffa e si stacca da lui.
“Ti odio”, dice.
Louis si stringe nelle spalle.
“Il sentimento è reciproco”, afferma.
“Adesso lasciami andare. Eleanor si starà domandando che fine abbia fatto”.
“Si sarà a malapena accorta della tua
assenza”, commenta Harry.
Louis ha già una mano sulla maniglia
quando il riccio lo afferra per un polso, gli poggia una mano sulla guancia e
lo bacia.
“Vai dentro prima tu”, dice sulle sua
labbra. “Io aspetterò un po’ prima di entrare”.
Louis scrolla le spalle, apre la
portiera e quando Harry fa per uscire dalla macchina gli sbatte la portiera in
faccia.
“Oh, vaffanculo!”, esclama Harry
indignato, battendo un pugno sul vetro.
Louis ride e gli dà le spalle.
Quando Harry rientra al locale scopre
che Niall ha ottenuto l’ingaggio e gli offre un’altra pinta per festeggiare.
*
“Credo che questa sia l’estate più
calda della storia d’Inghilterra”, si lamenta Niall, aggiustandosi il farfallino.
“Perché i telegiornali non ne parlano?”.
Harry ride e chiude a chiave l’auto.
“Forse perché sei tu che stai
esagerando?”, ribatte.
Niall sbuffa e si asciuga il sudore
sul labbro superiore. Harry deve ammettere che sì, fa più caldo del solito.
Quando arrivano sul molo l’acqua del
mare è immobile e stagnante. Non c’è neanche un filo di vento che dia loro
sollievo dall’afa e dall’umidità.
Paul e i loro colleghi li stanno
aspettando nel luogo concordato. Harry non ha la minima voglia di mettersi a
servire ricchi annoiati, stasera, ma ci sarà Louis, lì in mezzo a loro…
“Il vostro compito principale stasera
sarà quello di passare tra la gente con un vassoio e offrirle da bere e da
mangiare, ok?”, afferma Paul. “Spero che nessuno di voi soffra il mal di mare”.
“Lo yacht salperà?”, domanda Perrie
rivolgendo uno sguardo alla mastodontica imbarcazione ormeggiata a pochi metri
da loro.
“Sì, ma ci manterremo molto vicini
alla costa”, replica l’uomo.
Quando salgono sullo yacht la
“padrona di casa” li saluta e dà loro istruzioni su dove sistemarsi. La donna
rivolge a Harry e Niall uno sguardo curioso, probabilmente perché li ha
riconosciuti.
“Secondo te quanti anni ha?”, domanda
l’irlandese.
Harry fa spallucce.
“Non lo so, sarà sulla trentina”,
risponde. “Perché?”.
“Non è male”, commenta Niall mentre
un sorriso malizioso si fa strada sul suo volto.
Harry stasera l’ha a malapena
guardata, ma da quello che ricorda la donna – Caroline – è affascinante. Non è esattamente bella, ma emana un’aura di
sicurezza in sé stessa e ha perennemente sul volto un’espressione compiaciuta,
come se sapesse qualcosa che gli altri ignorano. E poi indossa vestiti che
mettono in risalto le sue curve giunoniche. Niall non ha alcuna speranza.
A festa iniziata Harry si immerge tra
la folla di ospiti offrendo loro da bere champagne in dei flute, guardandosi discretamente
intorno alla ricerca di Louis.
Quando finalmente lo trova aspetta
che l’altro ragazzo incroci il suo sguardo per sorridergli. Louis aggrotta la
fronte e torna a rivolgersi al suo interlocutore, ignorandolo completamente.
Harry si imbroncia, rimanendo
immobile a osservarlo. Louis è vestito elegantemente, con un dolcevita nero e
dei pantaloni dello stesso colore. L’unico elemento che contrasta col resto del
suo outfit sono le scarpe, dei
mocassini lucidi rosso scuro, indossati senza calzini. Harry sta sbavando per
le sue caviglie nude.
“Posso?”, dice una voce alle sue
spalle.
Harry si volta verso Caroline e per
un attimo lo sguardo gli cade sulla scollatura della donna.
“Ehm, sì”, balbetta avvicinandole il
vassoio.
La donna sorride e sorseggia il suo
drink, guardandolo attraverso il vetro del bicchiere.
“Mi ricordo di te”, mormora a un
certo punto.
Harry si schiarisce la voce.
“Sì?”.
“Eri alla mia festa in piscina”, dice
lei. “Quando Zayn è annegato?”.
Harry annuisce.
“Già”, ribatte imbarazzato. Questa
donna lo mette un po’ a disagio e poi la sua scollatura è ipnotica. Non ha mai saputo resistere a un bel paio di tette.
“Difficile dimenticare un bel faccino
come il tuo”, commenta la donna facendo scorrere lo sguardo sul suo volto prima
e sul resto del suo corpo poi.
Harry arrossisce. Caroline ci sta
forse provando con lui? Saprà che va ancora a scuola?
“Oh, non essere imbarazzato”,
continua lei. “Impara ad accettare un complimento”.
Harry le sorride debolmente.
“Ehm, ok, grazie”.
Che ne è stato della sua fiducia in
sé stesso? Perché si sta comportando come un deficiente?
“Mi piacerebbe vedere la tua faccia
più spesso”, afferma lei. “E anche qualcos’altro”.
Harry sente il calore infiammargli le
orecchie.
“Magari mi rivedrai alla prossima
festa”, dice.
Caroline ride.
“Non mi riferivo a quello, tesoro”,
dice facendogli l’occhiolino.
Harry ha la bocca asciutta. Possibile
che non sia più in grado di flirtare
con una donna?
È sul punto di rispondere quando
Caroline viene avvicinata da un altro degli ospiti.
“Ehi, come hai detto che ti chiami?”,
dice mentre il suo amico la trascina via per un braccio.
“Harry”, gracchia il riccio.
Caroline sorride e lo saluta con un
cenno del capo.
Harry si fa aria con la mano e si
volta di nuovo a cercare Louis. L’altro ragazzo sta ancora parlando con l’uomo
di prima. La sua silhouette e il suo modo di stare in piedi – una gamba tesa e
l’altra piegata - affascinano Harry più di quanto dovrebbero.
“Posso offrirvi da bere?”, domanda
Harry dopo aver trovato il coraggio di avvicinarsi.
Louis gli rivolge un’occhiata breve e
annoiata.
“Abbiamo già da bere, grazie”, dice
sbrigativo, agitando il flute che ha
in mano.
Come ha fatto Harry a non
accorgersene?
“Ok”, biascica, osservando il profilo
di Louis. I suoi zigomi sono lucidi. Harry non sa se è il trucco, la luce o il
sudore.
“Ti serve qualcosa?”, domanda
indispettito l’altro uomo.
Harry sbatte le palpebre,
risvegliandosi dalla sua trance.
Louis non lo degna di uno sguardo. Si sta proprio comportando come se non lo
conoscesse. Davvero non vuole avere a che fare con lui al di fuori dei loro
momenti di intimità.
“No, scusi”.
Un’ora e un’infinita di paranoie dopo
Harry si avvicina a Niall.
“Credo che Caroline ci abbia provato
con me”, mormora all’orecchio del suo amico.
“Cazzo, Hazza, come hai fatto?”,
esclama Niall.
“Io non ho fatto niente”, ribatte il
riccio.
Niall fa una smorfia.
“E tu ci sei stato?”, indaga.
Harry aggrotta la fronte.
“No, Niall, sto lavorando e poi, non
lo so, magari scherzava-”.
“Harry, lo so io come lo sai tu: hai
bisogno di scopare”, dichiara. “Non lasciarti sfuggire questa occasione”.
Sì, Harry ha bisogno di scopare scopare, ma con Louis. Se solo l’altro
ragazzo cedesse. O se solo ne parlassero. Perché due chiacchiere prima di metterglielo nel culo non sarebbero
male.
“Certo”, dice distrattamente. “Paul
mi sta guardando con espressione omicida, ci vediamo dopo”.
Harry scorge Louis defilarsi verso un
lato dello yacht, in una zona isolata e buia rispetto al resto, perciò poggia
il vassoio su un tavolo e, assicurandosi di non essere osservato dal suo capo,
lo segue.
“Ehi”, dice per attirare la sua
attenzione.
Louis sta fumando una sigaretta
poggiato con la schiena alla ringhiera dell’imbarcazione.
“Non puoi fare a meno di seguirmi
ovunque vada, eh?”, ribatte Louis, sputando il fumo verso l’alto.
Harry osserva il suo pomo d’Adamo e
deglutisce.
“Tutto ok?”, domanda.
Louis finalmente lo guarda.
“Perché non dovrebbe essere tutto
ok?”, replica.
Harry si stringe nelle spalle.
“Hai fatto finta di non conoscermi”,
mormora.
“Non dovresti essere al lavoro tu?”,
ribatte Louis, ignorando la sua affermazione.
“Mi sto prendendo una pausa”, dice
Harry, affiancandolo sulla ringhiera.
Louis gli offre un tiro dalla sua
sigaretta ma il riccio rifiuta.
“Non ero mai stato su uno yacht”, afferma.
Louis lo guarda in tralice.
“Io ne ho uno”, dice. “Sicuramente non
è grande come questo, però fa la sua
figura”.
Harry ride.
“Non ne dubito”.
Su di loro cala il silenzio. Harry
osserva il profilo di Louis, le sue dita callose che stringono la sigaretta, le
sue labbra che si avvolgono attorno al filtro. Non può impedirsi di avvertire
una fitta di desiderio. Ormai è incontrollabile.
“Ci vediamo domani?”, si azzarda a
chiedere.
Louis getta la sigaretta in mare –
Harry disapprova – e ruota il corpo
verso di lui.
“Domani vado al cinema con Eleanor”,
dichiara.
È come se un pugno avesse colpito
Harry allo stomaco.
“Ok”, dice. “Ok”.
Louis si avvicina a lui e Harry
trattiene il respiro.
“Mi farò sentire io quando avrò
bisogno di te, ok?”, soffia sulle sue labbra.
Harry avverte l’odore di fumo che
emana il suo fiato. Lo vuole baciare lo stesso, vuole sentire in bocca il
sapore della sigaretta che Louis ha fumato, vuole che la sua saliva abbia lo
stesso gusto amaro di quella di Louis.
L’altro ragazzo gli dà uno schiaffetto
sulla guancia e lo supera.
Harry rimane a fissare il suo
fondoschiena.
*
La festa è quasi finita, anche Louis
se n’è andato, barcollando per l’alcool (o per le oscillazioni della barca,
adesso che si è alzato il vento).
Harry sta riordinando i flute sul tavolo quando qualcuno gli
mette una mano sulla spalla.
“Ehi, Harry”.
Caroline ha le guance arrossate e il
rossetto sbavato.
“Ehi”, ricambia.
“Sono sbronza, ok, lo ammetto”, dice
la donna, strascicando le parole. “Però sono perfettamente consapevole di
quello che sto facendo”.
Harry sbatte le palpebre,
aspettandosi il peggio, ma la donna
si piega su di lui e gli infila qualcosa nella tasca posteriore dei pantaloni.
“Chiamami, ok?”, dice,
accarezzandogli il viso con un dito.
Harry strabuzza gli occhi e osserva
la donna indietreggiare senza distogliere lo sguardo.
Perché no?,
pensa, sfiorando il rigonfiamento sul suo sedere. Perché non andare a letto con qualcuno che mi vuole veramente e non ha
paura ad ammetterlo?
Quando dirà a Niall che Caroline gli
ha lasciato il suo numero il suo amico se la farà sotto dal ridere. E morirà di
invidia.
***
NOTE:
la canzone che canta Zayn è Where Did You Sleep Last Night dei Nirvana (ok, non è esattamente
dei Nirvana ma questa è un’altra storia). So che la voce di Zayn e quella di
Kurt non c’entrano nulla l’una con l’altra, però è da quando ho iniziato questa
storia che immagino Zayn cantare questa canzone. Non so perché, ma mi intriga.
Un’altra cosa, non ho mai capito se
quelle tatuate sui fianchi di Harry siano foglie di alloro o felci. Io direi
quest’ultime però…ho optato per foglie di alloro nella storia (non chiedetemi
perché, non lo so).
Mi scuso con tutti quelli che
nonostante tutto seguono questa storia. Abbiate pazienza e sappiate che non vi
prendo in giro, ho intenzione di continuarla, anche se a volte sembra che io me
ne sia dimenticata.
Alla prossima!
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Capitolo 11 *** Capitolo undicesimo ***
lz
Oh, anime pie che seguite ancora
questa storia, prima di lasciarvi al capitolo volevo dirvi che non mi trovo
molto a mio agio a parlare di cose che non conosco – nella fattispecie arte e astronomia - però ho fatto
le mie ricerche, lo giuro. Ciò non toglie che potrebbero esserci delle
imprecisioni. Mi scuso in anticipo.
-LIAM-
Zayn non risponde al citofono. Liam
ha suonato e risuonato, senza però ricevere alcuna risposta. È fastidioso e…maleducato. L’altro ragazzo gli ha dato
appuntamento a casa sua per dargli buca? Rispondesse almeno al cellulare!
Liam si aggiusta lo zaino sulle
spalle e valuta il da farsi: dovrebbe tornare sui suoi passi e, alla prima
occasione, dirne quattro al suo amico, oppure sarebbe meglio aspettare e
ritentare? Ne vale la pena? Magari Zayn è sulla via del ritorno, oppure è
effettivamente dentro quella casa,
addormentato o incosciente per chissà quale ragione.
“Odio la mia vita”, borbotta ,
decidendo d’istinto di recarsi nell’unico posto dove - enfasi sul forse - troverà delle risposte.
Il cancelletto è aperto. Almeno Liam
non dovrà manomettere la serratura - è sempre meglio lasciare a Zayn le infrazioni - o, peggio, suonare. Una volta dentro, oltre le bianche tende della dépendance scorge una sagoma, indizio
che Louis si trovi al suo interno. Liam spera solo che non abbia compagnia. Gli
è bastato assistere alle “prodezze sessuali” dell’altro ragazzo una volta,
grazie tante.
Dopo aver battuto le nocche sul vetro
Liam fa un passo indietro e aspetta. La porta scorrevole si apre qualche
secondo di attesa dopo, segno che Louis si aspettasse l’imminente arrivo di
qualcuno e non vedesse l’ora di accoglierlo. Liam detesta notare i piccoli dettagli, eppure…
“Oh, sei tu”, dice Louis con un tono a metà tra il sorpreso e il seccato.
“Aspettavi qualcun altro?”, ribatte
Liam senza perdere un colpo, l’accenno di un ghigno sul volto.
Louis si gratta una gamba col piede
nudo. È in mutande ma non sembra affatto imbarazzato dal suo misero outfit. Piuttosto è infastidito per non
aver trovato chi attendeva oltre la porta e il suo disappunto è evidente sui
suoi lineamenti.
“Stai cercando Zayn?”, domanda
allusivo qualche istante dopo, imitando il suo ghigno.
Liam rimane impassibile.
“Mi ha dato appuntamento a casa sua
per la lezione di nuoto ma non risponde al citofono né al cellulare”, replica.
“Mi domandavo se sapessi cosa gli fosse successo o dove possa essere…”.
Louis si gratta il mento.
“Sarà sicuramente a casa, non esce
mai prima del tramonto”, afferma.
“Come i vampiri?”, scherza Liam.
Louis lo guarda con aria di
sufficienza.
“Sei sicuro che il vostro
appuntamento fosse oggi?”.
Liam annuisce.
“Mi ha detto che i suoi sono via per
il week end-”.
Louis non lo fa finire di parlare.
“Uhhh”, commenta in tono malizioso.
Liam rotea gli occhi.
“-e che potevamo usare la sua piscina
invece che la tua, per una volta”, conclude, senza cadere nella trappola
dell’altro ragazzo.
Louis si stringe nelle spalle.
“Hai provato a chiamarlo?”.
“Ti ho già detto che non risponde al
cellulare”, ribatte Liam, asciutto. Perché è così difficile sostenere una
conversazione con questo qui?
“Allora probabilmente sarà morto”,
dichiara Louis facendo per chiudere la porta scorrevole.
Liam spalanca la bocca.
“Scusa?”.
Louis scoppia a ridere.
“Fammi mettere addosso qualcosa e ti
accompagno a casa sua”.
Liam tira un sospiro di sollievo. Era
ora che l’altro ragazzo si rendesse utile.
“Ok”, mormora. “Grazie”.
Louis indossa una canottiera e un
paio di pantaloni di jeans che si interrompono alle ginocchia. Ai piedi porta
della infradito.
“Aspettavi Harry?”, domanda Liam per
stuzzicarlo.
Louis accelera il passo e lo guida
fuori dal cancelletto senza degnarlo di una risposta. Liam lo segue in silenzio
mentre inizia a chiedersi se sia opportuno presentarsi in casa di Zayn senza
essere annunciato. Forse l’altro ragazzo non aveva più voglia di vederlo e non
ha risposto di proposito. Oppure se n’è scordato e ha deciso di impiegare il
suo tempo in altro modo. Forse dovrebbe tornarsene a casa. La lezione di nuoto
può aspettare.
Louis non gli dà tempo di prendere
una decisione e sta digitando la combinazione per entrare in casa del suo amico
come se…fosse casa sua.
“Zayn lo sa che tu sai il
suo…codice?”.
Louis si stringe nelle spalle.
“Io almeno non scassino il cancello
di casa sua ogni volta che entro senza essere invitato”.
Liam non può dargli tutti i torti,
perciò lascia correre.
Casa di Zayn è speculare a quella di
Louis: il prospetto è uguale, sebbene gli infissi siano più sobri. Nell’insieme
sembra più austera e fredda. E la piscina è…vuota.
E tristemente abbandonata. Zayn non aveva detto che avrebbero potuto usarla?
Liam è confuso.
“Zayn sarà nelle sue stanze”, afferma
Louis aprendo il portone principale, completamente a suo agio come se non fosse
appena entrato in casa di qualcun altro.
“Uhm, ok”, balbetta Liam, incerto.
Non dovrebbero palesare la loro presenza in qualche modo prima di fare
irruzione nelle “sue stanze”?
Louis lo precede lungo le scale,
tamburellando sul corrimano mentre sale gli alti scalini di marmo. Liam
comincia a sentirsi sopraffatto. È tutto così bianco e solenne, immobile e
silenzioso.
Il silenzio però cede il posto alla
musica quando girano per un corridoio laterale. Chitarre elettriche e urla rauche
e disperate invadono l’aria. Chi l’avrebbe mai detto che Zayn fosse un
metallaro in incognito?
Louis gira la maniglia di una porta
alla fine del lungo corridoio. Non c’è da stupirsi che Zayn non abbia sentito
il citofono o il cellulare con il trambusto che emana dallo stereo.
Quando Liam e Louis fanno ingresso
nella stanza le loro orecchie vengono investite dal violento suono della musica
e le loro narici da un pungente odore di vernice misto a quello di fumo di
sigaretta.
In un primo momento tutto quello che
Liam riesce a vedere sono due pareti completamente tappezzate da disegni,
attaccati al muro con delle puntine o dello scotch, e nessuna traccia di Zayn.
A una seconda occhiata il ragazzo capisce che si tratta in realtà di due stanza
contigue che dovevano essere state separate una volta da una porta, della quale
però adesso rimane solo l’architrave.
Louis gli fa cenno di seguirlo nell’altro
ambiente con un cenno della mano. Qui Liam si trova dinanzi agli occhi una
scena…inusuale. Zayn è piegato su
quello che sembra un enorme lenzuolo, che copre buona parte della superficie
del pavimento, e sta facendo sgocciolare del colore da un sottile bastoncino di
legno. Ha una sigaretta in bilico all’angolo della bocca, è a petto nudo e a
piedi scalzi e osserva con sguardo concentrato – o forse assente, come se non
lo vedesse per davvero, è difficile dirlo – la vernice nera colare sul
lenzuolo, già “imbrattato” da schizzi di colore, ghirigori e strisce come
quelle lasciate da una pennellata eseguita con un grosso pennello.
Liam rivolge lo sguardo a Louis, in
cerca di risposte. L’altro ragazzo ha gli occhi fissi su Zayn e un mezzo
sorriso dipinto sul volto e non sembra per niente stupito o turbato dalla
scena, indizio che ha già assistito a qualcosa del genere e che, perciò, Zayn è
solito dedicarsi a questo insolito passatempo. Nel tentativo di scrollarsi di
dosso una strana sensazione di disagio Liam fa una panoramica della stanza e
nota che le pareti sono decorate da
murales, che non riesce a decifrare perché troppo distratto dall’immagine
di Zayn ancora immobile sul lenzuolo.
Improvvisamente sulla stanza piomba
il silenzio: Louis sì è allontanato verso un angolo per spegnere lo stereo.
Come se un interruttore lo avesse riportato in vita Zayn raddrizza la schiena e
il movimento fa cadere la cenere della sigaretta sul lenzuolo. Liam lo osserva
sbattere le palpebre a rallentatore, fare un passo indietro e finalmente
accorgersi della loro presenza.
“Che robaccia stavi ascoltando? Death metal?”, domanda Louis.
Zayn scuote il capo e affloscia le
spalle.
“Non lo so”, mormora.
Sembra distante, a malapena
consapevole di quello che lo circonda. I suoi capelli sono arruffati e
nell’insieme ha un aspetto trasandato, quasi selvaggio. Liam ha la sensazione
di essersi intromesso in un suo “momento privato”.
“Liam sostiene che avevate un
appuntamento”, continua Louis.
Liam non può fare a meno di essere
infastidito dal suo tono. È come se Louis avesse insinuato che la sua fosse una
bugia o un pretesto.
“Sì?”, domanda Zayn piegandosi sui
talloni per poggiare il bastoncino di legno per terra.
Liam si schiarisce la voce.
“Dovevamo vederci per la lezione di
nuoto”, afferma.
Zayn si passa una mano tra i capelli
e spegne la sigaretta sulla mensola di quello che una volta era un camino, alle
sue spalle, e che adesso è murato.
“Scusami, l’ho scordato”, dice.
Liam si rifiuta di riconoscere la
sensazione che serpeggia nel suo stomaco come delusione.
“Non importa, possiamo rimandare”,
dichiara.
Zayn striscia i piedi nudi e
imbrattati di vernice sul pavimento, ben attento a non calpestare il lenzuolo,
e si piega a prendere una bottiglia trasparente contenente un liquido ambrato
per berne un lungo sorso.
“Allora, uhm, io vado”, balbetta
Liam, non del tutto sicuro di essere ascoltato. “Ci sentiamo”.
“Ma no, resta!”, esclama Louis,
cogliendolo di sorpresa. “Già che ci sei. Giusto, Zayn?”.
Liam non trova alcuna ragione per
restare: Zayn è sotto effetto di qualcosa
che lo rende distratto e inconsapevole, la piscina nella quale avrebbero dovuto
tenere la lezione è praticamente inutilizzabile e lui chiaramente non è il
benvenuto. Non che Zayn lo abbia reso palese,
ma si comporta come se non avesse idea di dove si trovi e con chi. Liam non lo
ha mai visto in questo stato e non è sicuro che saprebbe gestirlo.
Zayn annuisce.
“Sì, resta”, dice infine,
asciugandosi le labbra col dorso della mano.
“Ti ricordi almeno chi sono?”, sbotta
Liam.
Negli occhi di Zayn balena qualcosa ed è la prima volta che Liam lo
vede reagire veramente da quando è
entrato in questa stanza.
“Certo che mi ricordo chi sei, Liam”, ribatte il moro con enfasi.
“È giunto il momento di lasciarvi
alle vostre cose”, dichiara Louis,
sorridendo in maniera vagamente inquietante. “Buon divertimento!”.
Liam
lo osserva uscire dalla porta. Vorrebbe seguirlo, eppure è come se fosse
inchiodato sul posto. Non sa se sta rimanendo per cortesia o per…curiosità.
“Cosa stai facendo?”, domanda
avanzando verso l’altro ragazzo, curandosi di non calpestare nemmeno gli angoli
del lenzuolo.
“Arte”, risponde Zayn.
Liam aggrotta la fronte.
“Stai, uhm, dipingendo?”.
Zayn si sfrega le nocche di una mano,
forse nel tentativo di grattare via la vernice ormai asciutta sulla sua pelle.
Liam nota che ne ha un po’ anche sul viso, sul petto e sui capelli, piccoli
schizzi di colore solidificati sul suo corpo, e si domanda se anche lui stesso
faccia parte dell’opera d’arte.
“Qualcosa del genere”, replica dopo
qualche secondo.
Liam sospira.
“Forse è il caso che me ne vada e ti
lasci continuare”, afferma. “N-non era mia intenzione fare irruzione in casa
tua, solo che, uhm, ho suonato e non avendo ricevuto alcuna risposta ho chiesto
a Louis perché ero, come dire, preoccupato, e-”.
“Vuoi provare anche tu?”, lo
interrompe Zayn indicando il pavimento.
Liam strabuzza gli occhi.
“Cosa? No!”, esclama. “È la tua opera e io non ho davvero idea di
cosa fare…”.
“Non devi fare niente di particolare,
devi lasciarti guidare dal tuo inconscio”, ribatte Zayn abbozzando un sorriso.
Liam pensa che l’altro ragazzo non
smetterà mai di stupirlo.
“Ehm, hai già iniziato tu, c’è il tuo
subconscio su quel, ehm, lenzuolo, e
non mi va di rovinare il tuo…dipinto?”.
Zayn aggrotta la fronte.
“Lo hai già rovinato”, dichiara. “Inconscio, comunque”.
“Scusa?”, esclama Liam assottigliando
lo sguardo. “In che senso l’ho rovinato?”.
Zayn ridacchia. Sembra parzialmente
tornato sé stesso. Solo un po’ più stronzo.
“Ho perso il contatto con la tela quando siete arrivati tu e Louis”, spiega.
“Ah”, dice Liam, fingendo di aver
capito. “Beh, mi dispiace”.
Forse Zayn si trovava in una specie
di trance perché il dipinto lo aveva
totalmente assorbito? Liam non ha dimestichezza con queste cose, quindi non
riesce a capire del tutto.
“Vuoi provare, allora?”, insiste
Zayn. “Ti prometto che è liberatorio”.
Liam si gratta un sopracciglio.
“Che roba è, comunque? Arte
astratta?”.
Zayn lo osserva per qualche secondo
senza parlare.
“Si chiama action painting”, dice. “È da poco che sto sperimentando”.
Liam sente che non ne verrà a capo di
questa faccenda.
“E come funziona? Basta…far colare la
pittura sul lenzuolo?”.
“Puoi farla colare, lanciarla,
spruzzarla…oppure puoi lasciare le tue impronte o inventarti qualche altro modo
per imprimere il colore sulla tela o ancora mischiare alla vernice altri
materiali”, spiega Zayn. “Quello che conta è il processo creativo, non il
risultato”.
“E il risultato è una sorpresa?”,
domanda Liam.
Zayn valuta la sua domanda e si
prende tempo per rispondere.
“Non esattamente”, dice, infine. “Io
inizio con un’idea precisa e ci lavoro finché non ottengo un risultato che si
avvicini il più possibile a quello che avevo immaginato”.
“Ok”, mormora Liam, che non riesce
ancora ad afferrare come le linee caotiche che macchiano la tela possano avere
origine da un’idea ben precisa nella mente dell’artista. Forse è lui che è limitato.
“Non sono molto bravo, comunque”,
continua Zayn. “Ci sto lavorando, ci provo”.
Liam scuote il capo istintivamente.
“Non credo ci sia bisogno di essere
bravi per queste cose”, dice. “Nel
senso, se stai cercando di emulare qualcuno
per somigliargli allora forse non sarai mai bravo abbastanza, se invece persegui
la tua arte senza imitare nessuno allora…non devi essere bravo, devi essere te stesso”.
Zayn scoppia a ridere.
“Se fosse così saremmo tutti degli
artisti, no?”.
Liam arrossisce.
“Parlavo di questo tipo di arte in particolare”, si giustifica. “Se è un’arte
che scaturisce dall’inconscio allora sì, possiamo farla tutti”.
Zayn inarca un sopracciglio.
“Se la pensi così perché non ti
cimenti anche tu?”, ripete. “Su, coraggio, prova”.
Liam osserva con titubanza la mano
tesa di Zayn.
“Mi sporcherò i vestiti”.
“E allora?”.
“La vernice non è tossica? Se mi
finisce addosso..?”.
Zayn ha la faccia tosta di roteare
gli occhi.
“Non questa qui”, ribatte. “Secondo
te sono così incosciente da rischiare di avvelenarmi?”.
Liam si morde la lingua per non
rispondergli affermativamente.
“Va bene, proverò”, acconsente e non
lo sa perché lo sta facendo ma…potrebbe essere divertente. O quantomeno liberatorio, come ha detto Zayn. Dopo
aver abbandonato lo zaino che portava in spalla in un angolo della stanza si
avvicina di nuovo all’altro ragazzo.
“Dovrei togliermi la canottiera?”,
domanda con esitazione, interrogandosi su come si lavino via le macchie di
vernice.
Zayn solleva un sopracciglio e gli
rivolge un sorrisetto malizioso.
“Forse è meglio di no”, dice Liam
precipitosamente.
Zayn butta gli occhi al cielo e
scuote il capo.
Liam sente l’imbarazzo pungergli la
pelle, perciò si libera della maglia con un gesto fluido e la poggia sulla
mensola del camino. Zayn lo ha già visto
a petto nudo, sono già ben oltre quella fase, quindi non ha ragione di
vergognarsi di essere visto senza maglia addosso. Se l’altro ragazzo vuole guardarlo che lo faccia, non è un suo
problema.
“Togli anche le scarpe”, ordina Zayn.
Liam valuta l’idea di protestare ma
alla fine decide di fare come gli è stato detto. Le impronte delle suole sulla
tela non gli sembrano esattamente una manifestazione artistica di particolare
valore.
“Cosa devo fare adesso?”.
Zayn per tutta risposta gli passa una
latta di metallo con la vernice e un pennello di medie dimensioni. Liam gira il
pennello all’interno del colore. Le setole sono dure e compatte.
“Fa’ quello che ti senti di fare”,
dice l’altro ragazzo.
Liam estrare il pennello dalla latta
e lo posiziona sulla tela, lasciando sgocciolare la vernice nera, così come
stava facendo Zayn.
“Puoi muovere il pennello”, sussurra
l’altro ragazzo.
Liam fa roteare il pennello, creando
dei ghirigori sul lenzuolo. Non sembra granché divertente e sicuramente non è
liberatorio.
Improvvisamente Zayn gli mette le
mani sui fianchi. Liam ha un sussulto.
“Senti qualcosa?”, mormora il ragazzo
alle sue spalle.
“Assolutamente no”, risponde Liam. “A
parte che comincia a farmi male il braccio”.
“Certo, sei tutto rigido”, afferma Zayn, cominciando a
massaggiargli le spalle. “Lasciati andare”. Liam se è possibile si irrigidisce
ancora di più.
“Non ho idea di cosa sto facendo”, si
lamenta.
“Fai così, chiudi un attimo gli occhi
e immagina cosa vuoi vedere su questa tela”.
Liam prende fiato e serra le
palpebre. È difficile concentrarsi col fiato di Zayn sul collo.
L’altro ragazzo sembra percepire il
suo disagio e si allontana. Liam stringe gli occhi con forza, fino a che non si
formano dei puntini dietro le sue palpebre. Sta pensando a delle linee
verticali, tante linee, una dietro l’altra, dai contorni frastagliati. E poi
altre linee, che tagliano orizzontalmente le altre, rosse e sottili. E poi qualcosa
di giallo, come dei fiori astratti o delle stelle abbozzate.
Quando riapre gli occhi si mette
subito al lavoro: le linee che ha immaginato iniziano a prendere forma sulla
tela, coprendo la vernice arancione versata da Zayn in precedenza e ormai
asciutta. I contorni frastagliati sono facili da ottenere, perché la sua mano
non è ferma, e il pennello sgocciola lasciando colore dove non dovrebbe.
“Stai andando benissimo”, dice Zayn,
da qualche parte alle sue spalle.
Ogni linea diventa sempre meno
precisa e presto Liam si rende conto che non è del tutto in controllo del suo
corpo. Si sente pervaso da uno strano formicolio che percorre le sue membra.
Arrivato a metà del lenzuolo si volta distrattamente verso l’altro ragazzo.
“Hai del rosso e un pennello più
piccolo?”, chiede. “No, aspetta, dammi il bastoncino”.
Zayn sospira o ride o forse tossisce.
“Ecco a te”, dice passando a Liam
un’altra latta e un bastoncino di legno.
Liam rimane fermo a osservare il suo
lavoro per qualche secondo e improvvisamente si sente pervadere da uno strano
furore, perciò scaglia il colore sulla tela con un rapido movimento del
braccio. Una striscia rossa taglia quelle nere, come una ferita. Liam ghigna,
soddisfatto.
Senza chiedere a Zayn afferra un altro pennello, lo immerge nel
colore e imbratta la tela, generando degli spruzzi di colore che somigliano
sempre meno a delle linee e sempre più a delle saette.
“Voglio del giallo”, mormora. “O
dell’ocra”.
“Non è che ho tutti colori del
mondo”, borbotta Zayn, ma il suo tono è tinto di ilarità, prima di passargli il
colore e un nuovo pennello.
Liam comincia a creare dei vortici,
non sopra le linee, ma ai lati. Da un momento all’altro però il suo entusiasmo
scema: è tutto sbagliato, i colori cozzano l’uno con l’altro e quello che sta
facendo non è quello che ha pensato
di fare.
Amareggiato e infastidito Liam lancia
il giallo direttamente dalla latta, coprendo quasi per intero quello che ha
realizzato. Fa tutto schifo. Zayn aveva ragione e lui torto: non possono farlo tutti.
“Ehi, ehi”, interviene Zayn,
poggiandogli le mani sulle spalle. “Va tutto bene”.
Liam si accorge che sta tremando e
stringe i pugni, mentre Zayn gli accarezza la schiena.
“Non sono capace”, mormora.
“Sei stato fantastico”, lo rassicura
Zayn.
Liam scuote il capo.
“Sono stato patetico”, insiste. “Non è questo
che avevo immaginato”.
Zayn preme una mano in mezzo alle sue
scapole.
“Sei stato perfetto”, afferma. “Io la
prima volta ero impacciatissimo, invece tu hai capito subito cosa dovevi fare.
Non importa se non hai ottenuto il risultato sperato, almeno ci hai provato”.
Liam si sente sgonfio come un
palloncino ma allo stesso tempo teso e irritato. Zayn si allontana e prende in
mano una serie di barattoli con la vernice e dei pennelli e li deposita ai suoi piedi.
“Non pensare a niente, stavolta, sfogati”.
Liam lo guarda abbattuto e incerto.
“Sfogati,
Liam”, insiste Zayn.
Liam apre e chiude le mani.
“Ok”.
Dopo aver preso uno dei pennelli con
le setole più morbide si dirige verso il lato immacolato del lenzuolo, anche se
“immacolato” non è la parola giusta, visto che Zayn ci ha già passato una
spessa mano di vernice verde petrolio. Liam affonda il pennello nel rosso e
lancia il colore sulla tela e ripete il movimento più e più volte, fino a che non
diventa un gesto automatico. Poi cambia colore, senza curarsi di prendere un
pennello diverso, e lo affonda nel blu, fa il giro della tela e lo lancia sulla
sua superficie. Anche se comincia a fargli male il braccio il ragazzo continua,
alternando i colori, i pennelli e la foga con la quale si scaglia contro il
lenzuolo.
Dentro di lui si accumulano delle
sensazioni che sfoga sulla tela. Sono sensazioni che però non riesce a legare
ad alcuna immagine, o persona, o a un particolare evento della sua vita: rabbia,
frustrazione, insoddisfazione, solitudine. Liam le sente e le rilascia
immediatamente. Gli danno la forza di muovere il braccio e di muoversi attorno
alla tela. Accumula energia e la disperde sul lenzuolo ai suoi piedi, ancora,
ancora e ancora.
Dopo aver tracciato una linea a
zig-zag col bastoncino Liam si inginocchia, affonda una mano direttamente nella
vernice e la spalma sulla tela, mischiando i colori che non si sono ancora
asciugati.
Quando è soddisfatto dal vortice di
colori che si trova davanti agli occhi Liam prende fiato e si gratta un
sopracciglio. È stanco come se avesse corso per ore e deve regolarizzare il
battito del suo cuore.
Zayn scoppia a ridere. Liam è
sorpreso di sentirlo, e si rende conto di essersi momentaneamente dimenticato
della sua presenza.
“Che c’è?”, domanda, a corto di
fiato, guardandolo in tralice.
“Niente”, risponde Zayn facendo
spallucce.
“No, dimmelo”, ordina Liam poggiandosi
le mani sui fianchi, indispettito.
Zayn sorride con uno scintillio negli
occhi.
“Va bene che la vernice non è
tossica, ma vuoi davvero spalmartela addosso?”.
Liam spalanca le palpebre e solleva
la mano che ha intinto nel colore per osservarla, prima di guardarsi il fianco,
imbrattato di vernice a sua volta.
“Oh”, esala.
“Anche la fronte”, lo informa Zayn.
“Oh”, ripete Liam e…gli viene da
ridere, perciò lo fa. Ride fino a farsi venire le lacrime agli occhi, mentre
Zayn lo osserva scuotendo il capo, il
sorriso ancora sulle labbra.
“Sei impazzito?”, domanda.
“No, sto bene”, replica Liam con enfasi. “È stato…terapeutico”.
“Dovrei farmi pagare”, scherza Zayn.
“Cento sterline a seduta?”.
Liam butta gli occhi al cielo.
“Voi ricchi siete capaci di
inventarvi sempre nuovi modi per fare soldi”.
Zayn ride con la lingua in mezzo ai
denti.
“Vuoi continuare?”.
Liam getta uno sguardo al disastro sotto di lui e si accorge di
aver affondato le ginocchia lì dove aveva passato il colore. Ops.
“No, va bene così”, conclude. “Che ne
facciamo di questa opera d’arte?”.
“Aspettiamo che si asciughi e la
bruciamo”.
“La bruciamo?”.
“Sì, diamo fuoco alle negatività che hai riversato sulla
tela”.
Liam aggrotta la fronte.
“Cos’è, una nuova frontiera della
psicanalisi?”.
Zayn ride di nuovo, gettando indietro
la testa. Liam si alza in piedi e si sgranchisce le gambe. La vernice sulla sua
mano si è asciugata.
“Bruci sempre le tue opere?”, domanda
sedendosi accano a Zayn e poggiando la schiena contro il muro.
“Solo quando non vengono bene”.
“Allora lo ammetti che ho fatto una
schifezza?”.
Zayn gli dà una spallata.
“Oh, fanculo”, borbotta.
Liam ride, lo stomaco invaso da
bollicine di felicità. Non si sentiva così bene da mesi. L’action painting potrebbe essere la sua nuova valvola di sfogo,
ora che la palestra e il nuoto hanno fallito. Non sarà mai un artista ma almeno si sentirà meglio.
Zayn si accende una sigaretta e beve
di nuovo dalla bottiglia di prima. Liam allunga una mano per farsela passare.
“Oh mio dio, che diavolo è?”, esclama
dopo aver preso un sorso, l’esofago in fiamme.
Zayn ride e soffoca col fumo.
“Whiskey, cosa ti aspettavi?”, dice
tossicchiando.
Liam si asciuga le labbra e si batte
una mano sul petto. Brucia.
“Credevo fosse vino!”, protesta.
“Mi hai sottovalutato”, afferma Zayn
ghignando.
“Chi diavolo beve whiskey di pomeriggio?”, dice Liam, incredulo.
“Il vino è una bevanda più
accettabile per te a quest’ora?”, lo prende in giro Zayn. “Hai delle fasce
orarie per gli alcolici? Niente roba
forte prima del tramonto?”.
Liam fa un gesto vago con la mano.
“Qualcosa del genere”, mormora.
Zayn non replica e rimane in silenzio
a fissare il muro di fronte a sé.
“Posso farti una domanda?”, dice
Liam.
Zayn annuisce e getta il fumo verso
l’alto.
“Se la tua piscina è inutilizzabile
perché mi hai invitato a casa tua?”.
Zayn si irrigidisce
impercettibilmente ma Liam se ne accorge comunque perché le loro spalle si
sfiorano.
“Non ci ho pensato”, mormora l’altro
ragazzo dopo un po’.
“Non ti credo”, afferma Liam. La
piscina sembra abbandonata da tempo, Zayn stesso gli ha detto che nessuno la
usa mai. Eppure gli aveva anche detto
di averla fatta pulire di recente.
Qualcosa non torna.
“È un problema tuo”, dice incupendosi.
Liam sospira.
“Se volevi passare del tempo con me
potevi dirmelo, invece di…tendermi una trappola”.
Zayn si allontana bruscamente. Liam
si volta verso di lui e legge nel suo sguardo stupore, rabbia e…indignazione.
“No, io non-”, balbetta.
Liam si sente mortificato per quello
che ha detto e per l’espressione ferita di Zayn.
L’altro ragazzo si alza in piedi per
spegnere il mozzicone di sigaretta sulla mensola del camino.
“Forse è meglio che tu vada”,
dichiara. “Ti libero dalla trappola”.
Liam si alza in piedi a sua volta e
gli si avvicina. La sensazione di leggerezza provata fino a un attimo prima
ormai evaporata.
“Non me ne voglio andare”, ammette.
“Sono io che voglio che tu te ne vada”, dice Zayn con ferocia.
Liam incassa la sua frase come un
pugno sullo stomaco.
“Quello che volevo dire è che…sarei
venuto lo stesso se fossi stato onesto”, afferma, non del tutto sicuro che
quello che sta dicendo corrisponda a verità e troppo codardo per indagare.
“Siamo già usciti insieme senza aver bisogno di una scusa per farlo”.
Zayn si rifiuta di guardarlo in faccia. Liam
gli mette una mano sulla spalla.
“Mi piace passare del tempo con te,
nonostante i tuoi passatempi siano quantomeno bizzarri”, ammette. “Ho rischiato di essere picchiato e forse pure
ucciso tutte le volte che sono stato con te, eppure…sono ancora qua. Se non mi
piacessi non avrei sopportato di stare con te, neppure per le lezioni di nuoto”.
Zayn volta leggermente la testa verso
di lui e ghigna.
“Ti piaccio, mh?”.
Liam lo spinge.
“Non in quel senso, idiota!”,
esclama. “Non in quel senso, ok?”.
Zayn ride.
“Vuoi ripeterlo un’altra volta,
giusto per autoconvincerti che-ouch!”.
Liam gli molla un pugno sulla spalla.
“Piantala subito”, ordina, anche se
gli sfugge un sorriso.
Zayn sfiora il suo fianco, passando
le dita sulla macchia di vernice.
“Vuoi lavarti?”, domanda.
Liam spera che anche se ha lasciato
cadere il discorso di prima Zayn gli abbia creduto e che si siano chiariti.
“Mh?”, replica distrattamente.
“Vuoi farti una doccia?”, insiste
Zayn, un sorriso che aleggia sul suo volto, mentre con la mano continua a
carezzargli il fianco.
Liam arrossisce e fa un passo
indietro.
“Ci sono cinque bagni in questa
casa”, dice Zayn. “Non dobbiamo farla
insieme la doccia”.
Liam ridacchia, imbarazzato.
“Ok, sì, d’accordo, grazie”,
biascica.
“Però, d’altra parte, se volessi
farla insieme risparmieremo sull’acqua”, scherza Zayn, facendogli l’occhiolino.
Liam fa una smorfia oltraggiata.
“Come se tu avessi bisogno di risparmiare su qualcosa!”, esclama.
Zayn ride.
“Ti piace proprio ricordarmi
continuamente quanto io sia schifosamente ricco, mh?”.
Liam lo rimprovera con lo sguardo.
“Cosa, ehm, fanno esattamente i tuoi
genitori?”.
Zayn si volta per recuperare le
scarpe sotto il camino, perciò Liam non riesce a guardarlo in faccia.
“Mio padre è un diplomatico”,
dichiara il moro.
Liam aspetta che aggiunga qualcosa ma
l’altro ragazzo non accenna a continuare.
“E tua madre?”.
“Lavorano insieme”, risponde
seccamente Zayn.
Liam decide di non insistere oltre e
si avvicina anche lui al camino per prendere la canottiera e rimettersi le
scarpe.
“Sei mai stato nel paese di origine
dei tuoi?”, non riesce a fare a meno di chiedere, troppo curioso di saperne di
più sull’altro ragazzo.
“Una volta”, replica Zayn.
“Ok”, mormora Liam. “Parli il
pakistano?”.
Zayn si piega per raccogliere il
pacchetto di sigarette. Forse non è solo un’impressione di Liam che stia
cercando di evitare il suo sguardo.
“Si chiama urdu”, precisa Zayn. “E no, non lo parlo più”.
Liam non demorde, nonostante la poca
voglia dimostrata da Zayn di collaborare.
“Come concili il tuo orientamento
sessuale con la tua religione?”.
Zayn questa volta si volta verso di
lui.
“Mi stai facendo un interrogatorio?”,
sbotta. “Non ho una religione, comunque. Non-, mi sono dissociato, ecco”.
“Immagino che i tuoi disapprovino”,
mormora Liam, incapace di mordersi la lingua.
“Disapprovazione
è un eufemismo”, taglia corto Zayn. “Ti va di vedere un film insieme e rimanere
per cena?”.
Liam rimane interdetto per il brusco
cambio di argomento. Proprio quando stava per scoprire qualcosa in più…
“Uhm, va bene”, dice.
“Ho un cinema”, dichiara Zayn con
orgoglio.
Liam scoppia a ridere.
“Non avevo dubbi”, lo prende in giro.
“Ti piacerà”, afferma Zayn, annuendo.
“Stai cercando di corrompermi col
lusso?”, scherza Liam.
“Pensavo di piacerti indipendentemente dal mio conto in
banca”.
Il conto in banca dei tuoi, si trattiene dal ribattere Liam.
“Dipende”, dice, invece.
“Da cosa?”, replica Zayn, sollevando
un sopracciglio.
Liam sorride.
“Li hai fatti tu quelli?”, domanda,
ignorandolo, indicando invece i disegni attaccati alle pareti dell’altra
stanza.
“Certo”, dice Zayn.
Liam si sposta nel locale adiacente e
comincia a ispezionare i disegni. Alcuni sono dei ritratti, altri hanno come
soggetti dei monumenti o dei paesaggi, altri ancora, i più belli, rappresentano
accozzaglie di figure enigmatiche, umane, animali, mitologiche. Sono tutti in
bianco e nero, alcuni a matita, altri a china, alcuni a carboncino. Sulla
parete laterale sono attaccate, invece, strisce di fumetti.
“Perché li tieni così?”, domanda Liam, incredulo e oltraggiato.
“Come dovrei tenerli?”, dice Zayn
alle sue spalle.
“Incorniciati o, non lo so, dentro
delle cartelle”.
Zayn tossicchia.
“Perché dovrei fare una cosa del
genere?”, ribatte.
Liam strabuzza gli occhi.
“Per conservarli, per preservarli”,
afferma con trasporto.
Zayn non risponde.
“Non vuoi farci proprio niente con
questi disegni?”, insiste Liam. “Potresti partecipare a una mostra o, che ne
so, a un concorso? Perché non frequenti una scuola? Cosa ti piace di più,
disegnare ritratti o-, oppure preferisci i fumetti?”.
Liam si volta a guardare Zayn, che ha
la fronte aggrottata.
“Perché ti stai accalorando?”,
domanda questi con voce atona.
“Non vale la pena sprecare il tuo
immenso talento!”, protesta Liam. “Cosa vuoi fare nella vita? Vivere di
rendita? Di sicuro l’erba che vendi e le esibizioni al One Direction non ti
assicureranno una pensione”.
Zayn fa un passo indietro, offeso.
“Non parlare come i miei genitori”,
borbotta.
“I tuoi genitori hanno ragione!”,
esclama Liam, esasperato.
“Non parlare di cose che non
conosci”, minaccia Zayn. “Se potessero tirerebbero giù questa parete con tutto
quello che c’è attaccato”.
Liam rabbrividisce.
“Disapprovano anche questo?”, domanda
con voce fioca.
Zayn ride senza allegria.
“Mi prometti che…ci penserai?”, dice
Liam, esitante, facendo un passo verso di lui.
“A cosa?”.
“Al tuo futuro, a cosa fare col tuo
talento”, ribatte Liam. “Chiaramente hai disatteso tutte le aspettative dei
tuoi genitori, forse a ragione, quindi cosa ti costa combattere una battaglia
in più?”.
Zayn sembra turbato e…impressionato.
“Perché ti importa?”, mormora.
Liam sospira, spazientito.
“Perché sei mio amico e perché odio
vedere la gente che spreca le proprie risorse e non insegue i propri sogni”.
Zayn assottiglia lo sguardo.
“Tu hai inseguito i tuoi?”, ribatte.
“Non ne ho mai avuti”, mente Liam,
cercando di tenere a bada il tremolio della sua voce.
“Non è vero”, insiste Zayn.
“Stavamo parlando di te”, protesta
Liam.
“Voglio sapere dei tuoi sogni
infranti”, preme Zayn.
“Se mi prometti che penserai a cosa
fare della tua vita ti racconterò di me”, dichiara Liam. In che guaio si sta
andando a cacciare?
Zayn lo osserva con esitazione.
“Affare fatto”, dice dopo un po’,
allungando una mano verso di lui.
“Significa che devi cercare dei corsi
di disegno o di fumetto o che ne so, oppure informarti sulle mostre-”.
“Ok, ok”, taglia corto Zayn. “Ho
recepito il messaggio”.
Liam annuisce e stringe la sua mano.
“I tuoi disegni sono straordinari”,
afferma. “Li ha mai visti nessuno?”.
“Solo Louis e i miei, ma loro non ci
hanno mai badato molto”.
Liam si morde il labbro inferiore.
“Non lasciare che ti buttino giù,
ok?”.
Zayn rotea gli occhi.
“Andiamo a farci questa benedetta
doccia!”, esclama. “Devo farti vedere un film che sarà illuminante!”.
Liam ride.
“Uhm, devo fidarmi?”.
Zayn lo spinge fuori dalla stanza.
*
“Come hai detto che si chiama questo
film?”, domanda Liam poggiando i gomiti sui braccioli della poltrona.
Zayn gli dà una gomitata per farsi
cedere un bracciolo.
“È la storia di Jackson Pollock, come
vuoi che si chiami?”, ribatte. “Pollock,
comunque. Sei lento”.
“Ehi!”, protesta Liam. “Non è che
tutti i film prendono il titolo dal nome del protagonista!”.
“Sì, invece”, insiste Zayn. “Batman,
Spiderman, Iron Man, e così via”.
“È un film su un supereroe?”, chiede
Liam. “Non l’ho mai sentito nominare”.
Zayn gli molla uno scappellotto sulla
nuca.
“Jackson Pollock è stato il maggiore
esponente dell’action painting, razza
di imbecille!”, esclama,infervorato.
Liam si massaggia la parte lesa.
“Non lo sapevo, scusa”, mugugna. “Non c’era bisogno di picchiarmi, comunque”.
Zayn ride e gli pizzica un braccio.
“Certe manifestazioni di ignoranza
sono imperdonabili”, dichiara, rivolgendo subito dopo lo sguardo allo schermo.
“Ora sta’ zitto e guarda il film”.
Liam incrocia le braccia sul petto,
imbronciandosi. Non aveva previsto di passare il pomeriggio a guardare un film
su un pittore. Non aveva neanche
immaginato che oggi avrebbe dipinto il suo primo “quadro”, dopotutto, quindi,
tutto sommato, è una giornata colma di nuove esperienze. Spera solo di non
addormentarsi durante la proiezione.
A un certo punto della visione,
quando Liam è intento a osservare i movimenti di Pollock attorno alla tela e a
paragonarli coi sui maldestri e inconsapevoli tentativi di emularlo, Zayn gli
sfiora la nuca con le dita. Liam si volta immediatamente verso di lui, pronto
ad ascoltare un suo commento, ma l’altro ragazzo ha gli occhi puntati sullo
schermo, concentrato e assorto.
Liam fa un colpo di tosse e si
stringe nella spalle. Zayn non accenna a rimuovere la mano e, anzi, continua a
carezzargli la nuca, delicatamente e distrattamente. Liam non ha il cuore di
dirgli di smettere, perciò lo lascia fare. Non è una sensazione spiacevole però
è un gesto così casuale e intimo che lo mette leggermente a disagio. Non il
gesto in sé ma le sue implicazioni. Forse, però, farlo notare a Zayn renderebbe
la situazione imbarazzante quando, in tutta onestà, imbarazzante non lo è
affatto. Il tocco di Zayn è rilassante e rassicurante.
“Non sopporto l’idea di morire senza
aver lasciato il segno”, dice Zayn a un certo punto. “Anche un piccolo, quasi
impercettibile, segno. Voglio essere ricordato anche quando tutti quelli che mi
hanno conosciuto saranno morti e sepolti come me”.
Liam deglutisce rumorosamente.
“Allora fallo”, dice.
Zayn si volta verso di lui.
“Fa’ qualcosa che non ti faccia
dimenticare”, afferma Liam.
Zayn si gira di nuovo.
“Pensavo a una rivoluzione”, mormora
con un mezzo sorriso.
Liam osserva la luce dello schermo danzare sul
suo profilo spigoloso e perfetto.
“Voli basso, tu”, scherza.
Zayn ride e gli dà un colpetto sulla
nuca prima di ritirare il braccio e intrecciare le mani sul proprio grembo.
“Dici che è troppo?”.
Liam scuote il capo.
“Dico che tanto per cominciare
potresti tirare fuori i tuoi disegni da quella stanza se vuoi lasciare il segno”.
Zayn gli molla uno schiaffo sulla
coscia.
“Torna a guardare il film”, ordina.
“Non distrarti più”.
Liam butta gli occhi al cielo e
ingoia una rispostaccia.
Sui titoli di coda lo stomaco di Zayn
brontola.
“Ti va se ordiniamo una pizza?”.
Liam fa per controllare l’orologio ma
è troppo buio per vedere l’orario. Ha perso la cognizione del tempo e non ha
idea se sia già ora di cena.
“Allora?”, insiste Zayn
punzecchiandolo sulla spalla. “Ho mandato via i domestici quindi non ci resta
che prendere qualcosa da asporto. A meno che non vuoi cucinare tu”.
Liam sbatte le palpebre.
“Hai mandato via i domestici”, gli fa
eco.
Zayn annuisce e si alza.
“Visto che i miei sono via ho pensato
di dare loro qualche giorno di ferie”, spiega. “Non aveva senso farli rimanere solo
per me. Sono perfettamente in grado di non morire di fame”.
Liam aggrotta la fronte. Non riesce
ancora a realizzare che per Zayn avere dei domestici in casa sia una cosa normale. Sua madre gli avrà mai
preparato da mangiare?
“Dove sono le tue sorelle?” domanda,
invece.
Zayn accende la luce della sala e si
scherma gli occhi con una mano.
“A fare un corso estivo di non so
cosa in Francia o giù di lì”.
Liam si alza in piedi e si
sgranchisce le gambe. I jeans di Zayn stringono sul sedere e la sua t-shirt è
talmente aderente che teme di strapparla a ogni minimo movimento delle braccia.
Zayn ha insistito per prestargli i propri vestiti e si è offerto di lavare i
suoi. Forse anche di questo si occuperanno i domestici.
“I miei genitori tengono
particolarmente alla loro istruzione”, continua il moro con asprezza e
malcelato disprezzo.
Liam prova, non per la prima volta,
un moto di rabbia nei loro confronti.
Non li conosce neanche eppure si è fatto un’opinione piuttosto solida su di loro.
“Pizza, quindi?”, ripete Zayn,
cambiando repentinamente discorso. Ogni volta che parla della sua famiglia si
limita a fornire informazioni brevi e concise, restio ad aprirsi più del
necessario.
“Non mi hai dato l’occasione di
esprimere il mio parere in merito”, lo prende in giro Liam.
Zayn fa una smorfia.
“Oh, perdonami, cosa gradirebbe
mangiare Sua Altezza?”.
Liam scoppia a ridere.
“Non mi porti a cena nel tuo
ristorante di lusso preferito?”.
Zayn si morde il labbro inferiore.
“Se volevi che ti chiedessi un
appuntamento lasciati dire che non sei stato molto esplicito”, ribatte.
Liam arrossisce.
“E pizza sia”, mormora, abbassando lo
sguardo.
Zayn gli mette un braccio attorno
alle spalle e lo guida fuori dalla stanza.
“Rilassati, tesoro”, lo stuzzica,
pizzicandogli la pancia.
Liam si libera dalla sua stretta. Tesoro?.
“Non so cucinare, comunque”, dichiara
per dissipare l’imbarazzo.
Zayn annuisce pensosamente.
“Non sei l’uomo perfetto, dopotutto”.
“Non ho mai detto di esserlo”, si
difende Liam.
Zayn si ferma nel bel mezzo del
corridoio per guardarlo. Liam non ha mai incontrato qualcuno con uno sguardo
così penetrante in vita sua.
“Scendo di sotto a prendere qualcosa
da bere, tu mettiti comodo”, dice dopo un po’ indicando a Liam la stanza di
prima. La sua casa sarà pure una specie di reggia ma Zayn non sembra granché
disposto a mostrarla a Liam.
“Niente whiskey, per favore”.
Zayn fa un inchino.
“Ai suoi ordini”, scherza.
*
Zayn si è già scolato una lattina di
birra prima dell’arrivo delle pizze. Liam sta ancora sorseggiando la sua prima,
poggiato con la schiena alla mensola del camino, mentre osserva l’altro ragazzo
arrotolare la tela ormai asciutta e appallottolarla in un angolo per fare
spazio ai cartoni di pizza e invitarlo a sedersi al centro della stanza. Di
certo frequentare gente ricca non significa automaticamente essere esposti al
lusso e alla classe. Mangiare sul pavimento sporco di una stanza messa peggio
del suo garage era l’ultima cosa che si sarebbe aspettato di fare dopo essere
entrato in questa casa.
“Il condimento che una persona
sceglie per la propria pizza la dice lunga sulla sua personalità”, dichiara
Zayn aprendo l’ennesima lattina di birra.
Liam si accomoda accanto a lui e si
porta il cartone contenente la sua pizza in grembo.
“Sì?”, domanda distrattamente,
leccandosi istintivamente le labbra al pensiero di addentare la prima fetta.
“È una mia teoria, ma penso sia
giusta”, spiega Zayn. “Tu hai preso una pizza al salame piccante, giusto?”.
Liam annuisce mentre affonda i denti
nella pasta. Non si era reso conto di essere così affamato.
“È la pizza più comune che ci sia”,
dice Zayn. “Vuol dire che sei una persona prevedibile, che non ama il rischio e
preferisce scegliere sempre la strada più battuta”.
Liam quasi si strozza nell’ingoiare un
boccone.
“Scusa?”, squittisce. “Hai dedotto
tutto ciò da una pizza?”.
Zayn si limita a ghignare. Ha proprio
un bel coraggio a sputare sentenze basandosi su una maledetta pizza.
“E la tua pizza cosa dice su di te?”,
rilancia Liam. “Tonno, mais e cipolle…deduco che sei una persona alla quale
puzzerà ancora l’alito a fine serata”.
Zayn dapprima strizza gli occhi,
incredulo, poi scoppia a ridere, sputacchiando pezzi di cibo appena masticato.
Per un attimo Liam teme che morirà soffocato.
“Tutto ok?”, domanda, apprensivo,
sfiorando il ginocchio di Zayn con la punta della scarpa.
Zayn beve un sorso di birra e si
batte una mano sul petto.
“Sei un coglione”, afferma
ridacchiando, sottolineando le sue parole con un sonoro rutto.
Liam arriccia il naso.
“Ti informo che mi hai leggermente
insultato, prima”, borbotta. “Non sono
prevedibile”.
O forse sì? Di sicuro il resto
dell’analisi di Zayn ha colto in pieno il suo modo di essere. Deve, forse,
giustificarsi per questo?
“Ti stavo prendendo per il culo”, dice
Zayn.
Liam si morde l’interno della
guancia.
“Non è vero, dicevi sul serio”,
ribatte.
Zayn lo osserva di nuovo
silenziosamente. Il suo sguardo implacabile e indagatore sembra leggergli
l’anima. È fottutamente snervante sentirsi come un libro aperto per qualcuno
che conosci a malapena e che è, di contro, un libro chiuso, praticamente ancora
impacchettato.
“Sei pieno di freni e inibizioni,
Liam”, afferma con trasporto. “Potresti essere tutto quello che vuoi, eppure
hai così tanta paura di fare la cosa sbagliata e così poca fiducia in te stesso
che non ci provi neanche a fare qualcosa, qualunque cosa”.
Liam impallidisce. Essere visti per
quello che si è veramente e sentirselo sbattere in faccia è l’esperienza più
terrificante e dolorosa che si possa provare.
“Come fai a dire queste cose se non
mi conosci nemmeno?”, biascica.
Zayn sbuffa.
“Ti ho capito meglio di chiunque
altro”, dichiara. “Non puoi negarlo”.
Liam poggia la fetta di pizza
mangiucchiata sul cartone e si affretta a bere un sorso di birra. Gli gira la
testa e si sente estremamente vulnerabile.
“Sei così bravo a giudicare la gente
ma non guardi mai a te stesso”, mormora. “Ti ci vorrebbe un po’ di
autocritica”.
Zayn ride a mo’ di scherno.
“Fidati che nessuno è più bravo di me
a criticarmi”, dice. “Forse i miei genitori, ora che ci penso”.
Liam si gratta la nuca. Le
conversazioni con Zayn prendono sempre pieghe inaspettate e più serie di quello
che si fosse aspettato all’inizio. Era da un po’ che non aveva un amico che
sapesse tirare fuori il meglio e contemporaneamente il peggio di lui. Un amico onesto, che non abbia paura di dirgli le
cose come stanno.
“Scusami, non volevo rovinarti
l’appetito”, afferma Zayn.
Liam scuote il capo.
“N-non, ehm, tranquillo-”.
La sua disperata ricerca di una
risposta decente viene interrotta dallo squillo del suo cellulare. Liam lo
sfila dalla tasca – con una certa fatica, i jeans di Zayn sono diventati ormai
una seconda pelle per lui - e scopre che
è Danielle. Una morsa gli attanaglia lo stomaco. È quasi sicuro che avessero un
appuntamento stasera e avrebbero dovuto sentirsi per definire i dettagli. Non
ha voglia di discutere con lei in questo momento perché di sicuro sarà
incazzata perché lui non l’ha chiamata per primo, ma, soprattutto, non ha la
minima voglia di vederla.
“Puoi rispondere”, dice Zayn.
Liam fa una smorfia.
“No”, dichiara poggiando il telefono per
terra in attesa che smetta di squillare. Danielle vorrà la sua testa ma ha
deciso che penserà domani a lei.
“Non vuoi parlare con la tua ragazza?”,
domanda l’altro ragazzo.
Liam chiude il cartone con la pizza e
lo spinge di lato.
“È complicato”, dice.
In realtà è maledettamente semplice: Liam è stanco di non sapere
come gestire la sua ragazza. O forse è stanco della sua ragazza, punto. Di
questa relazione che si trascina per inerzia. La sua inettitudine e la sua
codardia si manifestano ancora una volta: non ha il coraggio di lasciare
Danielle e allo stesso tempo ha paura che lasciarla non sia la soluzione ai
suoi problemi. Non è mai stato uno famoso per fare la scelta giusta.
“Vuoi, uhm, parlarne?”, offre Zayn.
Liam scuote il capo.
“Andiamo a bruciare la tela?”,
propone.
Zayn lancia la crosta della sua
ultima fetta di pizza sul cartone.
“Mi sembra un’ottima idea”.
*
“Ti prego, dimmi che quel whisky non
è ti è costato un occhio della testa”, dice Liam osservando Zayn gettare il
liquido dentro il secchio di metallo dove ha infilato la tela appallottolata.
L’altro ragazzo beve l’alcool rimasto
sul fondo della bottiglia e si asciuga la bocca col dorso della mano.
“Probabile”, afferma. “L’ho fregato a
mio padre”.
Liam non è sorpreso quanto dovrebbe.
“Non avevi altri liquidi
infiammabili?”, domanda.
Zayn estrae dalla tasca posteriore
dei jeans i fiammiferi che ha recuperato in cucina.
“Probabile”, ripete. “Ma non sarebbe
stato altrettanto divertente”.
Liam ridacchia.
“Hai una strana concezione di divertimento”,
osserva.
“Dovresti provare a divertirti come me”, ribatte Zayn.
Liam lo guarda con scetticismo.
“È quello che sto facendo”, dichiara.
“Con risultati piuttosto deludenti, però”.
Zayn lo spinge con una spallata.
“Vuoi dire qualcosa prima di procedere?”.
“Tipo?”.
“Non lo so, qualcosa di
significativo, di simbolico…”.
Liam fa cenno di no con la testa. Non
sono mica a un funerale.
“A te l’onore”, dice Zayn passandogli
la scatola coi fiammiferi.
Liam sfrega l’estremità del
fiammifero sulla striscia ruvida e osserva con compiacimento la fiamma danzare
sulla punta. Non è mai riuscito ad accenderne uno al primo colpo.
“Vuoi ammirarlo un altro po’ o lo
lanci?”.
Liam distoglie lo sguardo dal fuoco e
lancia il fiammifero nel secchio, dal quale emerge una vampata un attimo dopo.
“E adesso?”, domanda.
Zayn si accende una sigaretta col
fuoco del falò.
“Adesso lascia che le fiamme
esorcizzino tutte le cose negative che tieni dentro di te”.
Fosse così facile, pensa Liam, arricciando il naso per l’odore di bruciato. Il calore
emanato dal fuoco e l’afa estiva rendono l’aria pesante da respirare e gli
fanno pizzicare la pelle. Un rivolo di sudore gli cola sugli occhi. Liam sbatte
le palpebre e si asciuga il viso con una mano.
Rimangono in silenzio a osservare la
lenta agonia della tela fino alla fine, gli unici rumori quelli del crepitio
del fuoco e il verso dei grilli. È uno scenario ipnotico e rilassante e, anche
se è convinto che la storia di Zayn sulla catarsi e le negatività sia solo una
cazzata, Liam si sente leggero e sereno.
“Ti va di guardare le stelle?”,
domanda l’altro ragazzo.
Liam solleva la testa. Il cielo è
limpido e puntellato di stelle.
“Per davvero, questa volta”, dice
Zayn cripticamente, prima di dirigersi verso la piscina e camminare sul
trampolino fino ad arrivare all’estremità opposta di questo.
Liam lo segue.
“Se cadi da quel coso rischi di
spiaccicarti sul fondo della piscina vuota”.
Zayn
ride.
“Ma non mi dire”, lo prende in giro,
poi tende una mano verso di lui. “Vieni?”.
Liam non è mai stato più scettico in
vita sua ma nonostante questo fa due passi sul trampolino. Zayn fa un salto sul
posto e il trampolino traballa.
“Sei impazzito?”, esclama Liam
recuperando l’equilibrio e facendo un passo indietro per tornare sul bordo
della piscina.
“Dai, non fare il cagasotto, vieni”,
insiste Zayn.
“Perché devo venire lì?”, domanda
Liam. “Non volevi guardare le stelle?”.
Zayn per tutta risposta si stende sul
trampolino. Liam realizza con assoluta e innegabile certezza che non riuscirà
mai a dire di no a questo ragazzo, perciò avanza verso di lui, misurando ogni
passo, fino a stenderglisi accanto.
“Ho scaricato un’applicazione che è
la fine del mondo”, dichiara Zayn.
Liam si sente come sull’orlo di un
precipizio. Il trampolino è instabile e freddo e l’unica fonte di calore è la
spalla di Zayn, contro il quale è premuto per non cadere oltre il bordo.
L’altro ragazzo tira fuori il suo
iPhone nuovo di zecca e lo solleva sopra la propria testa. Puntualmente, il
telefono gli cade di mano e atterra sulla sua faccia.
Liam ride istericamente e ogni
sussulto gli fa temere di cadere di sotto.
“Smettila di ridere e guarda qui”,
dice Zayn, pizzicandolo sulla coscia. “Questa applicazione ti dice i nomi delle
costellazioni e delle stelle. Basta puntarla verso quelle che ti interessano e
il gioco è fatto”.
“Hai deciso di acculturarti, mh?”,
mormora Liam.
Zayn lo ignora.
“Questa è l’Orsa Maggiore”, dichiara,
confrontando l’immagine sul cellulare con i punti visibili sopra la sua testa.
“Dai, era facile, non c’era bisogno
dell’applicazio-”.
“E quest’altra è l’Orsa Minore”,
continua Zayn, spostando il cellulare. “Puoi riconoscere la Stella Polare, che
indica il Nord”.
Liam ride.
“Qualcuno ha studiato”, lo prende in
giro.
“Forse l’ho fatto per fare colpo su
una certa persona”, afferma. “Ma questa persona non si lascia impressionare
dalle meraviglie del mondo”.
Liam gli poggia una mano sul braccio
e sorride al suo profilo imbronciato.
“Dai, fammi vedere che altre stelle
ci sono”.
Zayn si illumina e il suo sorriso fa
invidia alle stelle nel cielo.
“Ho scoperto l’esistenza del
Triangolo Estivo”, annuncia. “È formato da tre stelle, Vega, Deneb e Altair,
guarda”.
Liam poggia il mento sulla sua spalla
e alterna lo sguardo tra il cellulare e il cielo.
“La stella più luminosa è Vega e fa
parte della costellazione della Lira”, lo informa Zayn.
Liam strizza gli occhi per mettere
meglio a fuoco il panorama astrale.
“Non sono sicuro di vederla”,
ammette.
“Dai, è abbastanza evidente”, insiste Zayn, puntando il
dito verso il cielo. “Là c’è Deneb, più piccolina, della costellazione del
Cigno e là Altair, della costellazione dell’Aquila. Vedi, formano un
triangolo”.
“Tu parli di Cigni e Aquile, ma io
non vedo nulla di tutto ciò”, borbotta Liam.
Zayn fa un verso spazientito e gli
punta il telefono in faccia.
“Almeno il triangolo lo vedi?”,
sbotta.
Liam individua le stelle nominate da
Zayn sulla mappa del cellulare e poi le confronta con quello che vede in cielo,
alla ricerca del famigerato triangolo. Gli ci vuole un po’ di concentrazione ma
alla fine riesce nel suo intento.
“Hai ragione!”, esclama. “Formano un
triangolo”.
Zayn ride.
“Però non vedo ancora nessun cigno”,
si lamenta Liam.
“Lascia perdere, già è tanto se è
indovini quale sia la Luna”.
Liam gli morde istintivamente la
spalla e Zayn emette un verso poco virile (e probabilmente anche poco umano).
“Ehiii”, protesta, piegando la testa
di lato e poggiandosi il telefono sul petto.
Liam lo guarda attraverso le ciglia.
Gli occhi di Zayn sono pacifici e sereni e fissi
sulle sue labbra.
Forse è una sua impressione che
l’altro ragazzo stia progressivamente avvicinando il viso al suo, ma il cuore
di Liam accelera i battiti, però lui si ritrova completamente pietrificato.
Come un condannato a morte che ha accettato il suo infausto destino Liam
aspetta…e aspetta e aspetta.
Zayn sbatte le palpebre e, di scatto,
rivolge di nuovo gli occhi al cielo.
“Siamo tutti nati nel fango, ma
alcuni di noi guardano alle stelle”, mormora.
Liam riesce a malapena a sentirlo
sopra il rumore del cuore che gli rimbomba nel petto.
“Oscar Wilde”, continua Zayn. “Era
uno forte quello lì. È finito in carcere per l’amore che non osa pronunciare il proprio nome. Era dura, a quei
tempi. Molto peggio di adesso”.
Liam annuisce distrattamente. Non
riesce a smettere di pensare al fatto che, senza ombra di dubbio, Zayn avrebbe
voluto baciarlo, e che, soprattutto, lui si sarebbe lasciato baciare senza
opporre alcuna resistenza.
***
NOTE:
l’applicazione usata da Zayn è Google Sky Maps. Personalmente non ce l’ho, ma me l’ha mostrata un mio amico. Ho scoperto
un nuovo mondo.
Il film che guardano i due è Pollock, un biopic sulla
vita dell’omonimo artista. Anni e anni fa ero fissata con Pollock e l’action painting, tanto che portai
l’argomento agli esami di terza media. Quando ho visto una sua opera dal vivo
per la prima volta, alla Tate Modern di Londra, sono rimasta venti minuti a contemplarla,
mentre il mio amico che era con me mi guardava a non capiva.
Se siete interessati a saperne di più su di lui o sulla action painting vi conviene guardare il
film o farvi delle ricerche, perché non vorrei avervi fuorviato con le mie
spiegazioni inaccurate e/o incomplete.
Alla prossima!
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Capitolo 12 *** Capitolo dodicesimo ***
lz
Quando ho iniziato a scrivere questa storia ho seriamente pensato che l'avrei finita nel giro di pochi mesi. Ah, wishful thinking. Beh, visto che mi sembra brutto lasciarla e visto che ho grandi progetti
per lei andrò avanti. Probabilmente questa fanfiction
morirà con me. Nel senso che morirò senza averla
finita o che morirò giusto un attimo dopo averla finita.
Comunque,
scherzi a parte, voglio avvertirvi che in questo capitolo vengono dette
cose che sono...frutto di ricerche?, intuizioni?, anni di slash? non
saprei come dirlo. Il punto è che non sono
un uomo gay - nel caso non si fosse capito - e questo, in un certo
senso, mi limita, ergo non prendete necessariamente per vero o assoluto
quello che ho scritto. O, peggio, per favore, non offendetevi!
Ah,
come chi segue l'altra mia storia saprà ho deciso di uscire dal
fandom dei One Direction, quindi non so niente, non voglio sapere
niente etc etc, voglio solo continuare a scrivere fanfiction e a
sognare che Harry Styles venga a prendermi sul suo unicorno alato e mi
porti a cavalcare sull'arcobaleno.
HARRY
“Sicuro di avere solo diciotto anni?”.
Harry si tira il lenzuolo fin sotto
il mento, reprimendo un brivido di freddo. Pure il tempo ha deciso di essere schizofrenico. Come se non bastasse già
la gente, che cambia umore e voglie
da un momento all’altro.
“Sì, ne sono abbastanza sicuro”,
replica con un sorriso. “Perché me lo chiedi? Sembro più…vecchio?”.
Caroline ricambia il suo sorriso con
una dose in più di malizia.
“No, ma sembri molto esperto per l’età che hai, se capisci
cosa intendo”.
Harry si gratta il mento.
“L’esperienza non dipende
necessariamente dall’età”, osserva.
Caroline lo guarda con un misto di
curiosità e ammirazione.
“Hai ragione”, concede.
Harry si domanda se sia il caso di
baciarla. Sono così vicini e la donna
gli sta guardando le labbra. Non è contrario all’idea, ma non ne ha neanche
particolarmente voglia.
Finire a letto con lei non è stata
una sorpresa. Quando si è presentato a casa sua sapeva benissimo cosa lei si aspettasse e cosa lui volesse. È stato naturale e
spontaneo. Non è stato un attacco di lussuria ma neanche un gesto forzato.
Harry non si è sentito follemente attratto da Caroline al punto da non riuscire
a pensare ad altro che a metterle le mani addosso nello stesso momento in cui
il suo sguardo si è posato su di lei – e il paragone con qualcun altro sorge spontaneo – però quando lei gli si è avvicinata
e il suo odore gli ha invaso le narici mentre gli occhi di Harry le cadevano
sulla scollatura è stato naturale baciarla e, da questo, finire nella sua
camera da letto. Il sesso non deve essere per forza follia e adrenalina e
voglia di divorare l’altra persona in
tutte le accezioni possibili del termine (quella cannibalistica a parte).
È stato sensuale e divertente e, in
un certo senso, nuovo. Caroline è una
donna adulta e indipendente e sicura di quello che vuole. E allo stesso tempo
aperta e generosa. Anche simpatica
(questo Harry lo ha scoperto parlandole, prima
di rotolarsi con lei tra le lenzuola).
“Sono sicura che stai facendo un
sacco di esperienza in questo periodo”, afferma la donna, ammiccando.
Harry interrompe la sua
contemplazione dell’opportunità di baciarla o meno.
“Che intendi dire?”.
Caroline ghigna.
“Avrò anche una certa età ma ci vedo
ancora bene”, scherza. “Ho notato i segni sul tuo corpo lasciati da qualcun altro”.
Harry avvampa. Aveva onestamente
dimenticato di averli. Eppure gli era sembrato così erotico essere ‘marchiato’
da Louis.
“Oh, sta’ tranquillo!”, esclama la
donna. “Non penserai sul serio che mi fossi illusa di essere l’unica?”.
Caroline ha completamente travisato
il suo imbarazzo. Non è imbarazzato dal fatto di essere andato – più e più
volte – e di voler andare ancora (bisogna essere sinceri, almeno con se stessi)
con un’altra persona, e che questa persona sia un uomo, ma che l’uomo in
questione sia Louis e che i segni del
suo passaggio, nonostante siano trascorsi giorni e Harry abbia deciso di non
cedere alle sue richieste di vedersi, siano ancora impressi sulla sua pelle.
“No, non lo penso”, ammette con un
sorriso forzato. “Non insulterei mai la tua intelligenza in questo modo”.
Caroline ride, una risata roca e
profonda, così in contrasto con quella di Louis che, sebbene sia un uomo, ha un
tono di voce acuto e cristallino, alle volte.
Louis è sempre nei suoi pensieri, anche quando Harry è a letto con una
donna sexy e affascinante come Caroline. Allontanarsi da lui non è servito a
niente, se non a farglielo desiderare ancora di più. Harry non è sicuro che non
gli cederà di nuovo la prossima volta che lo vedrà. È Louis a dettare delle
regole, è inutile che Harry si illuda di avere voce in capitolo.
Caroline gli accarezza il petto.
“Posso approfittare della tua giovane
età e della tua, ehm, resistenza e chiederti un secondo round?”.
Stavolta tocca a Harry ridere.
“Anche un terzo”, scherza.
Sarà anche ossessionato da Louis ma i
suoi ormoni reagiscono ancora perfettamente alle ‘lusinghe’ di una bella donna.
Per adesso.
***
Harry deve tenere a bada la propria
ansia alla prospettiva di rivedere Louis – evitando che i suoi amici se ne
accorgano – e allo stesso tempo placare quella di Niall in vista della sua
prima esibizione al One Direction.
“Non ho mai fatto una cosa simile, non
ho mai suonato davanti a tanta gente”, si lamenta l’irlandese. “Che succede se
combino un casino?”.
“Rilassati, Ni”, prega Harry. “Devi
solo cantare”.
“Di fronte a un pubblico!”, esclama
Niall.
“Non stai mica per cantare a
Wembley”, interviene Ed, dal sedile posteriore dell’auto di Harry.
“Non prenderti gioco della mia ansia
da prestazione”, mugugna il biondo. “Tu sei abituato a esibirti”.
“Sì, per strada, dove è ancora più difficile attirare l’attenzione della
gente per farsi lasciare due spiccioli”, gli fa notare il rosso.
“Non è difficile se sei bravo”,
osserva Niall. “E tu lo sei”.
“Anche tu lo sei”, afferma Harry,
poggiandogli una mano sul ginocchio. “Smettila di buttarti giù”.
“Potevo mettermi anch’io cantare per
strada”, borbotta Niall senza dare segno di averlo ascoltato.
“Ehi, cantare per strada non è meno dignitoso di cantare al pub!”, protesta
Ed. “Il busking è una professione
onorevole, sai”.
“Non ho mai detto che non lo sia”, si
difende l’irlandese.
“Cosa volevi dire, allora?”, domanda
Ed in tono leggermente troppo provocatorio.
Harry sospira.
“Ci vogliamo calmare?”, implora.
“Niall, smettila di lagnarti e fai un bel respiro che andrà tutto bene. E tu,
Ed, potresti evitare di peggiorare la situazione?”.
Il rosso fa per protestare ma Harry
intercetta il suo sguardo nello specchietto retrovisore.
“Ok, scusami, Niall”, dice, infine.
“Non hai niente di cui preoccuparti, sei fantastico. Zayn ti ama, il pubblico
ti adorerà e Simon ti proporrà un contratto per suonare fisso al suo locale”.
Harry annuisce, compiaciuto. La sua
missione è quella di incoraggiare Niall e non permetterà a nessuno di
ostacolarla.
“Ci sarà pure quell’amico di Zayn con
un bastone piantato nel culo?”, domanda casualmente il rosso, poggiando la
schiena contro il sedile dell’auto.
Harry soffoca con la sua stessa
saliva, mentre Niall scoppia a ridere. Almeno l’infelice uscita di Ed è servita
a rilassarlo.
“Presumo di sì”, risponde il riccio,
schiarendosi la voce. “C’è sempre”.
“Da quello che ho potuto notare alla
mia festa Zayn è tollerabile, ma
quell’altro è proprio una spina nel fianco. Come diavolo si fa a sopportarlo?”.
“Dillo a me”, replica Harry con una
risata nervosa.
“Secondo me ha solo bisogno di
scopare”, osserva Niall. Povero ingenuo.
Harry ridacchia.
“Oh, fidati, non è questo il caso”,
afferma.
Niall volta di scatto la testa verso
di lui. Harry distoglie gli occhi dalla strada per ricambiare il suo sguardo.
“Che vuoi dire?”.
Le mani di Harry, improvvisamente
sudate, scivolano sul volante. Come ha fatto a essere così incauto e rischiare
di tradirsi?
“Dici che lui ed Eleanor…?”, domanda
Niall.
Harry tira un sospiro di sollievo.
“Beh, sì, credo di sì”, balbetta,
anche se spera ardentemente di no. Louis
glielo ha confermato ma Harry tende a non credere alla metà delle cose che gli
esce di bocca.
“Se così fosse non mi darei pace”,
afferma l’irlandese con inflessione indignata.
“Non sei l’unico”, si lascia sfuggire
Harry a denti stretti, prima di pentirsi nuovamente
per la sua mancanza di cautela.
Fortuna che Ed intercede chiedendo ai
presenti, con curiosità e un pizzico di malizia: “Chi è Eleanor?”.
Niall si volta a guardarlo.
“Se tutto va bene lo vedrai”,
risponde cripticamente.
Questa conversazione sulla vita – o
mancanza di vita – sessuale di Louis riesce a distrarre Niall dalla propria
ansia almeno finché non arrivano al locale.
Liam, come al solito, ha già preso
posto al tavolo. Questa volta, però, è da solo. Harry ha smesso di interrogarsi
sulle ragioni per le quali a volte la sua ragazza lo accompagni e altre volte
no.
“Zayn non si è ancora visto?”,
domanda Niall dopo averlo salutato.
Liam fa un cenno di diniego con la
testa. L’irlandese ha la faccia di uno che sta per farsela nelle mutande.
“Arriverà, sta’ tranquillo”, lo
rassicura Harry. “Vuoi che ti prenda da bere mentre lo aspettiamo?”.
“Sì, gr-EHI, El!”.
Harry si guarda dietro le spalle.
Eleanor si sta facendo strada in mezzo alla folla, Louis al seguito. Il riccio
focalizza la sua attenzione sulla mano di Louis poggiata sul fianco di lei e si
dimentica di salutarla.
“Sei venuta”, afferma Niall con un
sorriso così ampio che chiunque stenterebbe a crederci che un attimo prima era
bianco come un lenzuolo e sul punto di rimettere il pranzo.
“Non mi sarei persa la tua prima
esibizione per nulla al mondo”, risponde la ragazza.
Niall continua a sorriderle inebetito
e ignaro dell’espressione contrariata di Louis. Harry gode.
Ed si schiarisce la voce.
“Ehm, salve?”.
Louis ha il coraggio di sbuffare e
prendere posto al tavolo senza salutate nessuno, senza neanche lanciare una
piccola occhiata a Harry.
Eleanor si presenta al rosso, con
tutta la grazia e il finto riserbo che la contraddistinguono. Harry non riesce
a inquadrarla, però non è incline a pensare che sia una cattiva persona. Il
fatto che lei sia il nemico non lo
autorizza a dipingerla come un mostro. Eppure i sentimenti di Harry nei suoi
confronti sono tutt’altro che benevoli. Prima riuscirà a scoprire la natura del
suo rapporto con Louis – leggasi: se fanno sesso - prima potrà formarsi
un’opinione completa su di lei.
Zayn arriva qualche secondo dopo,
sudato e trafelato.
“Ehi, Niall, sei arrivato, tra poco
iniziamo, sei pronto?”, domanda d’un fiato. Harry non lo ha mai visto così attivo prima d’ora.
Il biondo sbianca di nuovo.
“È prontissimo”, afferma il riccio. “Vero,
Ni?”.
Niall deglutisce.
“Il piano non ha subìto modifiche”,
annuncia Zayn. “Io ti presento, tu canti una canzone, poi continuo io. Se il
pubblico risponde bene e Simon si dichiara soddisfatto potrai accompagnarmi
anche nelle mie altre serate e cantare più canzoni. Ok?”.
Niall annuisce.
“Mh, ok, sì”.
Harry gli mette una mano in mezzo
alle scapole.
“Andrai benissimo”.
“Andiamo?”, lo esorta Zayn. “Oh,
ciao, Liam”.
Harry osserva il viso di Zayn
illuminarsi, mentre Liam cerca di contenere il suo entusiasmo, con scarsi
risultati. Zayn gli stringe la spalla con una mano e per un attimo si dimentica
di Niall, sudato e nervoso, alle sue spalle, pronto a seguirlo fino in capo al
mondo, con la chitarra in spalla.
Tocca a Louis spezzare l’idillio.
“Terra chiama Zayn! Non dovevi
prepararti per cantare?”.
Harry annuisce al suo indirizzo, a
mo’ di ringraziamento. Louis lo ignora. Cos’è, fa l’incazzato adesso?
Zayn distoglie l’attenzione da Liam e
avvolge un braccio attorno alle spalle di Niall.
“Facciamo vedere a tutti di che pasta
sei fatto, ok?”.
Niall prova a sorridere ma ne viene
fuori, invece, un ghigno grottesco.
Harry gli mostra il pollice in su
mentre lui e l’altro ragazzo spariscono in mezzo alla folla. Sarà eternamente
grato a Zayn per aver offerto al suo amico questa opportunità e per non avergli
negato il suo supporto. Ogni tanto si domanda come faccia a essere amico di
Louis. Zayn è un essere umano decente,
cosa ha da spartire con l’altro ragazzo? Poi si ricorda che lui ci va a letto e ha poco da
giudicare.
“Niall se le farà addosso, fidati”,
scherza Ed.
Harry gli rifila una gomitata.
“Sono d’accordo col rosso”,
interviene Louis.
“Nessuno ha chiesto il tuo parere”,
sbotta Harry nello stesso momento in cui Eleanor lo pizzica sul braccio per
redarguirlo e Ed gli lancia un’occhiata malevola. Dire che Louis non abbia
nessuno dalla sua parte è un eufemismo.
“Ce l’avete tutti con me?”,
piagnucola Louis e il suo broncio è così sexy
che Harry deve mordersi il labbro per combattere l’istinto di sporgersi verso
di lui e baciarlo.
Liam scoppia a ridere.
“Credo che quello fosse un sì”,
scherza Eleanor.
Louis si imbroncia ancora di più.
Harry accavalla le gambe nella speranza di tenere a bada reazioni
incontrollabili del suo corpo. È passata una settimana dall’ultima volta che è
stato con Louis e nel frattempo ha fatto sesso con qualcun altro, eppure si
sente sempre al limite, quando
l’altro ragazzo è nei paraggi. Al limite della sanità mentale, al limite del
controllo.
“Vado a prendere una birra”, annuncia
Ed. “Qualcuno vuole farmi compagnia? Eleanor?”.
Louis apre la bocca per rispondere in
vece della ragazza ma lei è più veloce.
“Sì, certo, volentieri. Lou, tu vuoi
qualcosa?”.
Ed ghigna e solleva un sopracciglio,
sfidando Louis con lo sguardo.
Harry afferra il suo amico per il
polso e lo costringe ad avvicinarsi.
“Eleanor è off-limits, perché nel
caso tu non lo avessi notato, Niall ha una cotta per lei, ok?”, gli ricorda.
“Ah, e portami una birra, per favore”.
Ed si alza in piedi.
“Non è divertente uscire con te,
Styles”.
Harry ridacchia e gli manda un bacio
mentre il rosso si allontana con Eleanor a braccetto.
“Visto che nessuno si è offerto di
portare da bere a me, andrò io al
bancone a rifocillarmi”, dice Liam. “Ce la farete a non strozzarvi o, peggio,
strapparvi i vestiti di dosso a vicenda mentre sono via?”.
Harry avvampa mentre Louis fa una
risata di scherno.
“Non c’è pericolo, Lima”.
Liam poggia una mano sul tavolo e si
piega in avanti.
“Sappi che storpiare il mio nome non
contribuirà a renderti più simpatico ai miei occhi”.
Louis si stringe nelle spalle.
“Non voglio starti simpatico”,
ammette. “Ti tollero solo perché, per un qualche motivo a me incomprensibile,
piaci a Zayn”.
“Idem”, replica Liam con uno sguardo
esasperato.
Quando se n’è andato Louis si fa più
vicino a Harry, fino a sfiorare col proprio ginocchio il suo. Il corpo del
riccio è attraversato da un brivido.
“Sembra che qualcuno voglia competere
con te per entrare nelle mutande di Eleanor”, dice, fingendo indifferenza.
“Cosa succederebbe se te la soffiassero da sotto il naso?”.
Mai, per nessuna ragione al mondo,
Harry tollererebbe un linguaggio simile per parlare di una ragazza, ma Louis
gli fa fare cose che non avrebbe mai immaginato
di fare.
Louis non si volta neanche a
guardarlo ma la pressione del suo ginocchio si fa più intensa. Harry si preme
una mano sul cavallo dei pantaloni.
“Possono provarci, ma Eleanor tornerà
sempre da me”, replica. “Come qualcun
altro”.
Harry grugnisce.
“Non mi risulta”.
Louis gli poggia una mano sulla
coscia. Harry sussulta improvvisamente, battendo il ginocchio contro il tavolo.
“Quindi”, inizia l’altro ragazzo,
avvicinandosi per parlagli all’orecchio. “Se ti dicessi di venire a casa mia a
fine serata mi risponderesti di no?”.
Harry stringe i pugni sul tavolo.
“Esattamente”.
La mano di Louis risale fino a
sfiorargli il cavallo dei pantaloni. Harry ha difficoltà a respirare.
“Smettila di fare il difficile, non
ti si addice”, mormora Louis, soffiandogli nell’orecchio.
“E tu smettila di fare il
presuntuoso, ehm, anche se ti si addice”, balbetta Harry.
Louis, inaspettatamente, scoppia a
ridere.
“Sei esilarante, lo sai?”, dice,
sfiorandogli il lobo con le labbra.
A Harry poco importa se sono in un
locale pieno di gente, è letteralmente a un passo dal saltargli addosso. Dignità, questa sconosciuta.
“I tuoi tentativi di mostrarti
indifferente, non rispondendo ai miei messaggi, sono stati parecchio patetici”, continua Louis. “Sapevo che
prima o poi avresti ceduto”.
“Non ho ce-”.
Louis poggia la mano sulla sua
nascente erezione, mettendolo a tacere, e Harry può sentire, anche se non può
vederlo, il suo ghigno.
“Ti scrivo quando arrivo a casa,
ok?”, dice. “Non ti conviene farmi aspettare”.
Harry si sta scervellando per trovare
una risposta pungente - anche se sa, al cento per cento, che Louis sa che, alla fine, inevitabilmente, lui cederà
- quando Ed e Eleanor tornano al tavolo.
Louis ritorna al suo posto di prima,
accettando la birra che Eleanor gli porge con un sorriso innocente.
Harry è rosso e sudato ed eccitato e
tutto, sempre e comunque, per colpa di Louis.
“Hazza, tutto ok?”, domanda Ed,
passandogli un boccale.
Il riccio si passa una mano tra i
capelli.
“Sì, sento solo un po’ di caldo”,
afferma.
Louis gli fa l’occhiolino e Harry
vorrebbe schiaffeggiarlo e baciarlo allo stesso tempo. L’unica consolazione che
ha è che a fine serata potrà farlo (meno la parte degli schiaffi, anche se
spera che Louis abbia questo fetish,
non gli dispiacerebbe provare, un giorno).
Nonostante Harry abbia cercato di
strappargli la promessa di darsi un contegno, Ed sta palesemente flirtando con Eleanor. Il riccio ammira
la sua ostinazione e il suo coraggio però, sebbene la ragazza risponda
cordialmente alle sue domande, sembra che il rosso stia facendo un buco
nell’acqua.
Louis sembra più divertito che infastidito
dalla scena. Il fatto che non consideri Ed una minaccia può voler dire solo due
cose: non ritiene il rosso un nemico alla sua altezza, oppure non gli importa
molto che qualcuno ci provi con la ragazza con la quale sta ‘uscendo’.
Harry viene distolto da queste
elucubrazioni da un rumore: un Niall ancora visibilmente pallido, assistito da
un Zayn che non è mai stato così sorridente ed euforico, si sta sistemando sul
palco. Probabilmente ha già accordato la chitarra nel ‘backstage’, tuttavia è
ancora intento a girare le chiavi dello strumento, probabilmente per tenersi
occupato.
Zayn gli mette una mano sulla nuca
per sussurrargli qualcosa all’orecchio. Niall annuisce, gli occhi socchiusi e
il labbro inferiore in mezzo ai denti.
“Ehi, calmati”, mormora Ed, poggiando
una mano sulla coscia del riccio.
Harry si rende conto di star battendo
il piede per terra per l’agitazione, perciò distoglie l’attenzione dal palco
voltandosi invece verso Louis. La sua decisione si rivela controproducente
perché il riccio scopre che l’altro ragazzo lo stava già guardando. Louis
avvolge le labbra attorno alla cannuccia immersa nel suo cocktail e gli fa
l’occhiolino. Harry avvampa e afferra il boccale di birra che ha davanti per
bere un sorso, sbagliando mira e versandosi il liquido sulla camicia.
Louis scoppia a ridere.
“Ohi, sta iniziando, concentrati”, dice
Ed, risparmiandosi fortunatamente un commento per l’impietosa scena alla quale
ha appena assistito.
Come annunciato Zayn presenta Niall e
gli si siede accanto. Pare che lo accompagnerà nell’esibizione.
“Ehm, salve, sono Niall e, ehm, non
mi va di spendere troppe parole per parlarvi della canzone che sto per suonare,
ma spero che…spero che vi piaccia”.
Harry sorride incoraggiante, anche se
perfettamente consapevole che Niall non possa vederlo. È tentato di mettersi in
piedi e fargli un cenno per manifestargli il suo supporto ma probabilmente
rischierebbe di distrarlo.
I spent my time watchin'
the spaces that have grown between us.
And I cut my mind on second best
or the scars that come with the greeness.
And I gave my eyes to the boredom,
still the seabed wouldn't let me in,
And I tried my best to
embrace the darkness in which I swim.
Come era previsto – perché Harry lo
conosce e sa come è fatto – Niall si
trasforma, da impacciato e tremante che era diventa sicuro di sé stesso e
completamente immerso nella performance. La sua voce è ipnotica e così le sue dita che pizzicano sapientemente le
corde della chitarra.
Fingerpicking,
lo chiama Niall. Genio, lo
definirebbe Harry.
Harry si intende poco di strumenti
musicali, ma è certo che il suo amico sia il chitarrista più abile che abbia
mai incontrato. Ancor più di Ed (ma questo è un segreto che si porterà nella
tomba).
Zayn presto interviene con la sua
chitarra per accompagnarlo e con la voce per fargli il controcanto. Sono una
coppia perfetta, loro due, così in sintonia, come se suonassero insieme da
sempre. Simon sarebbe un pazzo se non offrisse a Niall un contratto regolare
per suonare nel suo locale.
Keep your head up, keep your heart
strong.
No, no, no, no.
Keep your mind set, keep your hair long.
Oh my my darlin' keep your head up, keep
your heart strong.
No no no no, keep your mind set in your
ways, keep your heart strong.
Harry non dà neanche il tempo a Niall
di finire l’esibizione che si alza in piedi, le dita in bocca per fischiarlo.
Ed batte le mani sul tavolo ed Eleanor gli urla complimenti, mentre Liam
applaude e Louis…si sforza di sembrare indifferente.
Probabilmente si faranno cacciare dal
locale e Niall li starà maledicendo mentalmente, ma non importa.
Nessuno tra il pubblico sta
dimostrando il loro stesso entusiasmo, ma tutti, tutti, perfino coloro che hanno ascoltato distrattamente
l’esibizione, stanno battendo le mani.
L’irlandese si alza dallo sgabello,
prova a fare un inchino, inciampa e, imbarazzato, saluta e ringrazio il suo
pubblico, Zayn e il gestore del locale.
Harry decide di andargli incontro,
seguito a ruota da Ed. Niall si ritrova soffocato tra le braccia dei suoi amici
senza poter fare nulla per evitarlo.
“Sei stato magnifico, stavo
piangendo!”, esclama Harry.
“Non è vero”, borbotta il biondo.
Harry finge di asciugarsi una lacrima
e gli dà una pacca sulla spalla.
“Sei andato benissimo, visto?”.
“Non sono stato malaccio”, commenta
Niall, con eccessiva modestia.
Ed lo prende per le spalle e lo
spinge verso il bancone.
“Sei stato grande!”, dichiara. “Mi
sento in dovere di offrirti da bere!”.
Harry continua a sorridere e bacia
ripetutamente il suo amico sulle guance per infastidirlo.
“Lasciami la chitarra, ti aspetto al
tavolo”.
Niall gli cede il suo amato strumento
e si lascia trascinare da Ed in mezzo alla calca. Zayn sta continuando a
cantare, qualcosa di pop e melenso
che Harry non riconosce e non si aspettava da lui. Il moro sembra di buon
umore, però, a giudicare dal tono delle canzoni che ha scelto per la serata.
Harry torna al tavolo e si siede
sulla panca, tenendo la chitarra di Niall sulle ginocchia. Non sia mai che la
perda di vista e le succeda qualcosa. Non capirà mai l’attaccamento fisico del suo amico per questo
strumento, ma, dopotutto, non sempre possiamo capire l’amore che gli altri
nutrono per qualcosa, dobbiamo solo accettarlo senza giudicare. La musica rende
Niall felice e ciò che rende felice Niall rende felice Harry.
L’irlandese e il rosso lo raggiungono
qualche minuto dopo, decisamente più allegri di quando Harry li ha lasciati. Il
riccio sospetta il coinvolgimento di qualche shot.
Eleanor si complimenta energicamente
con Niall, arrivando perfino a mettergli le braccia attorno al collo. Il biondo
ricambia l’abbraccio meglio che può, tra l’imbarazzo, la sorpresa e l’ebrezza.
Harry soffoca una risata nella mano e
si becca una pedata in uno stinco, assestatagli da Louis apparentemente per nessun motivo in particolare.
“Soddisfatto?”, domanda Liam a Niall,
non appena questi prende posto sulla panca.
Niall si passa una mano sulla fronte
per asciugarsi il sudore.
“Non ho stonato, è già qualcosa,
no?”, ribatte con un sorriso incerto.
Ed gli piazza davanti una birra.
“Smettila di fare il modesto, sei
stato…ipnotico”, afferma Eleanor con leggero imbarazzo. “Non riuscivo a
staccarti gli occhi di dosso”.
Niall nasconde la faccia nel boccale
di birra e si stringe nelle spalle. Harry non lo ha mai visto così impacciato
di fronte a una ragazza. Di solito il suo amico è molto spontaneo e sicuro di
sé. Cosa avrà questa qui di speciale da farlo rimbecillire?
“Vuoi fondare un fan club, adesso?”,
interviene Louis. “O preparare degli striscioni per la prossima volta?”.
Stavolta è il turno di Harry di
mollargli un calcio. L’altro ragazzo ha il buon gusto di tacere per il resto
della serata.
Quando Niall e Ed sono
sufficientemente ubriachi Harry annuncia che è giunta l’ora di tornare a
casa. Sono sua responsabilità, questa
sera, quindi è meglio riportarli a casa prima del coma etilico.
L’irlandese si attacca al braccio di Zayn -
che nel frattempo si è seduto con loro e sembra intenzionato a batterli in
quanto ad alcool ingerito – e lo prega di aspettare ancora un po’, perché
devono parlare con Simon per scoprire quali sono i suoi piani per il suo futuro
nel locale.
“Amico, è meglio non farti vedere da
Simon in questo stato”, lo mette in guardia Harry. In realtà dubita che
all’uomo importi qualcosa. Zayn si ubriaca puntualmente dopo ogni esibizione ed
è ancora la star del locale.
Le parole del riccio sembrano
risvegliare un certo senso di responsabilità in Niall, che si stringe al corpo
di Zayn e inizia a piagnucolare.
“Ci parli tu con Simon? Lo convinci
tu a farmi cantare un’altra volta?”.
Zayn estrae una sigaretta dal
taschino e fa per accenderla. Il tempestivo intervento di Liam, che gli stringe
una mano attorno al polso, gli impedisce di infrangere il sacrosanto divieto di
fumare in un luogo chiuso.
“Oh, Simon mi ha detto che ti vuole
di nuovo. Settimana prossima, stesso posto stessa ora”.
Niall sembra sul punto di vomitare.
“Davvero?”.
Zayn annuisce con aria solenne.
“Non ti sembra il momento di parlare
di, ehm, soldi con Simon?”,
suggerisce Harry.
Niall lo ignora e poggia la testa
sulla spalla di Zayn, con un’espressione beata in volto.
“I soldi sono una cosa così triviale”, osserva il moro.
“Tu, per esempio, campi d’aria, no?”, ribatte Harry.
Zayn fa spallucce.
Il riccio sbuffa, spazientito. Ne ha
abbastanza di ascoltare i suoi amici ubriachi e poi Louis…Louis lo sta
aspettando a casa. Ha lasciato il locale ormai da venti minuti, con Eleanor al
seguito. Harry non vuole pensare che lui la stia intrattenendo come di solito fa con lui. E se non fosse stato
abbastanza chiaro e gli avesse fatto intendere che non lo avrebbe raggiunto?
Louis potrebbe essere a letto con lei in questo momento!
Harry si alza in piedi. Lo scoprirà
solo vivendo. E da questa scoperta dipenderà il loro futuro. Lui non è la seconda
scelta di nessuno.
“Vi do due minuti per ricomporvi e
seguirmi fuori dal locale”, avverte i suoi amici.
Niall sta sbavando sulla spalla di
Zayn e anche Ed si è mezzo addormentato, con la testa penzoloni sul petto.
Normalmente il biondo regge l’alcool egregiamente, perciò Harry imputa la sua
sonnolenza allo stress accumulato prima dell’esibizione. Ed, d’altra parte, è
ben noto per riuscire ad addormentarsi ovunque e in qualunque situazione dopo
aver alzato un po’ il gomito.
“Se hai urgenza di andare li accompagno
io”, si offre Liam.
Harry ha sempre pensato che Liam
fosse una manna dal cielo.
“Ehm, in realtà non mi sento molto
bene quindi, uhm, mi faresti un grande favore”, mente. “Ho davvero bisogno di
tornare a casa”.
Odia dire bugie ma…Louis.
Liam annuisce con aria affabile.
“Non ci sono problemi, vai pure”.
“Ce la farai a occuparti di quei due
da solo?”.
Liam si stringe nella spalle.
“Mi farò aiutare da Zayn”.
Anche se Zayn sembra quello messo
meglio fra i tre ha quello sguardo offuscato e pensoso tipico degli ubriachi.
Harry dubita che potrà essere di grande utilità.
“Vai, Harry. Non vorrai fare
aspettare il tuo ragazzo”.
Harry sgrana gli occhi.
“Non è il mio ragazzo!”, protesta,
realizzando, quasi subito, di essere caduto nella trappola di Liam e di avergli
confessato i suoi veri piani.
L’altro ragazzo si limita a ridere.
“Ragazzo?”, domanda Zayn,
svegliandosi dalla sua contemplazione dei misteri dell’universo. “Ah, Louis.
Scommetto che non la prenderebbe bene se sapesse che lo definisci il tuo ragazzo”.
Meraviglioso, anche lui sa.
“Non lo definisco proprio un bel
niente!”, esclama Harry, accorgendosi un attimo dopo della presenza di Niall e
di Ed. “Oh mio dio, se hanno sentito qualcosa giuro che vi uccido”.
Il riccio sventola una mano davanti
alla faccia del biondo, che non dà segni di vita. Ed sta russando. Harry è salvo.
“Vai”, lo incoraggia Liam mentre Zayn
ghigna. Se si lasciano sfuggire qualcosa davanti ai suoi due migliori amici
Harry è disposto a emigrare su un altro pianeta. Pare abbiano scoperto una
nuova Terra, o qualcosa del genere.
Non è ancora pronto a condividere il suo “segreto”
con qualcuno. È già a malapena tollerabile per lui che Liam e Zayn sappiano, ma
non si sente ancora di parlarne ai suoi amici. Dovrebbe spiegar loro troppe
cose che neanche lui saprebbe spiegare a sé stesso. E poi con Louis finirà
presto, no? È solo un’avventura estiva. Non c’è ragione di allarmare i suoi
amici.
È solo quando si trova fuori dal
cancello di casa di Louis che Harry si decide a chiamarlo.
Louis risponde al secondo squillo.
“Larry!”.
“Sei da solo?”.
“Da
solo? Sono nel bel mezzo di un’orgia, che vuoi?”.
Harry tira un sospiro di sollievo.
“Mi apri?”.
Louis si presenta al cancello a piedi
nudi. È ancora vestito come quando era al locale, con degli skinny jeans
stretti che accentuano la rotondità delle sue forme e una semplice t-shirt
bianca e aderente che Harry scommette costi quanto la sua auto.
“Posso prendere parte alla tua orgia
o c’è già troppa gente?”, scherza Harry per mascherare l’ansia che lo
attanaglia. Non vuole sembrare troppo
felice di vederlo, ma lo è, eccome se lo è. Se fosse più lucido se ne vergognerebbe.
Louis apre il cancello e si fa da
parte per farlo entrare.
“Sei fortunato, si è appena liberato
un posto”.
Harry sorride e si sporge in avanti
per baciarlo, a mo’ di saluto. Louis fa un passo indietro stupito e
visibilmente contrariato. Harry si rende conto del suo errore: non sono soliti
scambiarsi convenevoli di questo tipo quando si rivedono.
“Vorrei dirti che sono sorpreso di
vederti qui, ma mentirei”, dice Louis dandogli le spalle per guidarlo verso la
propria dépendance.
Harry si strofina i palmi delle mani
sui pantaloni.
“Mi stai dicendo che sono
prevedibile?”.
Louis volta la testa per guardarlo.
“Abbastanza”.
Harry è irritato per l’ennesima
umiliazione, ma cerca meglio che può di non darlo a vedere.
“Facevo meglio a tornarmene a casa,
allora”, ribatte. “Questa sì che sarebbe stata una sorpresa per te”.
“Non lo avresti mai fatto”, lo prende
in giro Louis facendo scorrere la porta a vetri.
Harry gli poggia una mano su un
fianco, riuscendo, questa volta, a sorprenderlo.
“Non fare finta che non sei felice
che sia venuto”.
Louis ruota su se stesso per
fronteggiarlo.
“Non mi risulta che sia ancora venuto nessuno”.
Harry vorrebbe sottolineare la
banalità della sua replica ma ha altre urgenze, al momento. Tipo baciarlo.
Louis, però, si divincola per
dirigersi verso lo stereo. Harry ha dovuto prendere atto della sua passione per
gli Arctic Monkeys, anche se Louis non gradisce l’accompagnamento musicale
mentre sono impegnati nelle loro focose attività.
È per questo che zittisce Alex Turner
proprio nel momento in cui questi stava cantando i pensieri di Harry.
Drunken
monologues, confused because
It's not like
I'm falling in love,
I just want you to do me no good
And you look
like you could.
***
“Stavo pensando”, esordisce Harry,
mentre accarezza il ciuffo sudato di Louis, approfittando della placidità
post-orgasmo dell’altro ragazzo per concedersi questo lusso.
“Oh, non farti del male”, è la pronta
risposta di Louis.
Harry gli dà un buffetto sul naso.
Louis non reagisce.
“Mi dici o no a cosa stavi pensando?”,
domanda dopo alcuni secondi di silenzio.
“Ah, allora ti interessa sapere cosa
mi passa per la testa?”.
“Mi incuriosisce il tuo flusso di
coscienza”.
Harry ridacchia.
“Non credevo che ti piacesse qualcosa
di me a parte…il mio corpo”.
Louis rotea gli occhi.
“Non montarti la testa, adesso, non
ho mai detto che mi piaccia qualcosa
di te”.
Harry decide di ignorare l’ennesima
stoccata al suo fragile orgoglio.
“Comunque, stavo pensando che
dovremmo fare sesso”, dice d’un fiato.
Ci pensa da tempo. O meglio, ne è
ossessionato da tempo. Non deve essere così male se da tempo immemore gli uomini
lo fanno con altri uomini, nonostante tutte le ‘difficoltà’ del caso.
“Perché, cosa ti sembra che abbiamo
fatto fino adesso? Ti sei perso qualcosa? Eri incosciente mentre te lo
succhiavo? Ho capito male io?”.
Harry combatte l’istinto di
pizzicarlo.
“Hai finito con le domande? Io
intendevo sesso nel senso di…beh, penetrazione”.
Quando ha finito di pronunciare
questa ostica frase il riccio è più rosso di quanto lo sia mai stato al
cospetto di Louis prima d’ora.
Louis rimane senza parole per un po’.
“Quindi vuoi fare sesso anale?”,
domanda.
Harry si morde il labbro inferiore e
si limita ad annuire. Che male c’è se vuole provare? Ovviamente Louis deve
essere d’accordo, altrimenti possono tornare a fare quello che hanno sempre
fatto.
“Uhm, va bene, perché no?”, replica
Louis.
“Quindi ti, ehm, piace l’idea?”,
balbetta Harry.
Louis sorride.
“Mentirei se dicessi di non aver mai
fantasticato di mettertelo nel culo”, ammette.
Harry realizza contemporaneamente due
cose: Louis fa fantasie sessuali su di lui e Louis ha male
interpretato la sua proposta.
“No, aspetta, frena”, dice
precipitosamente. “Al massimo sarei io
a metterlo nel culo a te”.
Harry è ormai così abituato al
linguaggio scurrile dell’altro ragazzo che ormai non bada più alla volgarità
delle sue stesse affermazioni.
Lousi si rizza a sedere di botto.
“Scusa?”, esclama. “Se mai dovessimo
farlo sarei io quello attivo”.
Harry prevede l’arrivo di un mal di
testa.
“E perché mai?”, protesta. “Fare il
passivo sarebbe troppo gay per te?”.
Louis incrocia le braccia sul petto.
“Sono io quello dominante tra i due”.
Harry è in dubbio se mettersi a
ridere o schiaffeggiarlo.
“Anche se fosse vero – cosa che non
penso assolutamente – cosa c’entra?”.
Louis si imbroncia. Lo fa ogni volta
che si impunta su qualcosa.
“C’entra”, dichiara. “Tu sei passivo per natura”.
Harry si passa una mano sul viso,
esasperato.
“Dici cose insensate”, si lamenta.
“Io sono più alto”.
Louis strabuzza gli occhi.
“Adesso chi è che dice cose senza senso?”, esclama. “Non è una
questione di aspetto fisico! È una questione di dominanza!”.
“Ma ti senti quando parli? Non siamo
mica nella giungla! Dobbiamo fare sesso, mica stabilire chi è il più forte!”.
Louis lo fissa senza parlare per
qualche secondo.
“Sarai anche più alto ma io sono più
muscoloso. E più virile”.
Harry ha ufficialmente l’emicrania.
“Hai appena detto che è non è una
questione di aspetto fisico”, ribatte. “E, scusami, tu saresti più virile di me? Ma ti sei visto?”.
Louis lo ignora completamente.
“Non mi farò sottomettere da te”,
afferma con risolutezza.
Harry gli poggia una mano sul
ginocchio.
“Ma io non voglio sottometterti!”,
urla. “Sei davvero così, non lo so, orgoglioso
da pensare che fare il passivo significhi sottomettersi all’altra persona?”.
Louis si stringe nelle spalle.
“Se per te non è un problema fallo tu”.
Harry apre e chiude la bocca un paio
di volte.
“Cedere alle tue pretese, quello equivale a sottomettersi”, afferma. “E non ho
intenzione di farlo”.
Louis arriccia le labbra.
“Bene, dichiaro chiuso il discorso”,
sentenzia.
“No, io dichiaro chiuso il discorso!”, gli fa eco Harry.
Louis lo pizzica sulla coscia.
“Hai la maturità di un bambino di cinque
anni”.
Il riccio ringhia.
“Si è fatto tardi”, dice quando è
riuscito a ricacciare indietro le lacrime di frustrazione.
“Cos’è, tutti questi discorsi sulla
dominanza e la sottomissione hanno ucciso la tua libido?”, lo prende in giro
Louis sebbene nei suoi occhi ci sia un’ombra di incertezza.
Harry sbuffa.
“No, tu hai ucciso la mia libido”.
Louis ride, fallendo, tuttavia, nel
nascondere a Harry che è stato ferito. Nel cuore o nell’orgoglio non è dato
saperlo. Comunque, è molto probabile che un cuore
non ce l’abbia.
“Hai ragione, è tardi, ho sonno, ciao”.
“Mi fa piacere che ogni tanto mi dai
ragione su qualcosa”, commenta Harry sarcastico.
Louis si avvolge il lenzuolo attorno
al corpo e gli mostra il dito medio.
Non lo saluta neanche quando Harry se
ne va.
***
Harry non avrebbe mai immaginato di
fare una cosa simile, eppure eccolo qui, seduto su una panchina di fronte a un
parchetto giochi per bambini ad aspettare di confrontarsi con l’ultima persona
al mondo con la quale vorrebbe affrontare certi argomenti, ma allo stesso tempo
l’unica che può aiutarlo.
“Ehi”, lo saluta Nick poggiandogli
una mano sulla spalla.
Harry gli fa spazio sulla panchina.
“Ehi”.
“Posso sapere perché mi hai dato
appuntamento qui e non in caffetteria, come al solito?”.
Harry mette da parte il frappè che ha
malapena bevuto.
“Ho bisogno di parlarti lontano da
orecchie indiscrete”, ammette.
Nick lo osserva come se cercasse di
leggergli nella mente.
“Sembra una cosa seria”, conclude.
“Spara”.
Harry prende fiato.
“Scusami se ti sembrerò indiscreto,
ma tu, in quanto uomo gay, preferisci essere attivo o passivo?”.
Nick ha un’espressione a metà tra
l’inorridito e il divertito.
“Scusami tu ma…credi che parlare di
questi argomenti davanti a dei bambini che giocano spensierati sia meglio che
parlarne in caffetteria in mezzo a degli adulti che si fanno gli affari loro?”.
Harry arrossisce. Non aveva messo in
conto i bambini. Voleva solo un po’ di privacy ed evitare di incontrare persone
che potrebbero conoscerlo nel posto che frequentano di solito.
“Ehm, non capiranno una parola dei
nostri discorsi”, si giustifica.
Nick scoppia a ridere.
“Sono versatile, comunque”, afferma.
“Significa che non ho particolari preferenze. Ho iniziato, un po’ come tutti,
da passivo, poi ho provato il ruolo inverso e ho scoperto che mi piace. Forse
non di più, però mi trovo a mio agio
in entrambe le…posizioni”.
Harry annuisce. Il concetto di
versatilità gli era estraneo, ma, dopotutto, fino a poche settimane prima qualunque cosa avesse a che fare col
mondo omosessuale gli era estranea.
“Perché me lo chiedi? Hai deciso
finalmente di concederti a me e mi hai portato in questo luogo molto pubblico e molto frequentato per propormi una notte di passione?”.
Nonostante il tono scherzoso di Nick
Harry ha un nodo allo stomaco. Il suo amico lo pungola col gomito.
“Che succede, Harry?”.
Il riccio non sa come dirglielo. Non
è che gli capiti tutti i giorni di parlare di sesso gay con la gente.
Soprattutto se l’argomento lo riguarda in prima persona.
Ci ha pensato a lungo prima di
decidersi a consultare Nick. Le argomentazioni di Louis gli sono sembrate prive
di fondamenta, però gli hanno fatto sorgere dei dubbi. Non è tanto che muore dalla voglia di fare sesso con
Louis a tutti costi – forse - però…sente che il discorso della sera prima
li ha lasciati a un’impasse. Hanno raggiunto un punto di non ritorno e, dal
momento che Harry non vuole smettere
di vederlo, per adesso, devono – o meglio, deve
– trovare una soluzione affinché il loro rapporto – fisico, puramente fisico – possa continuare.
“Se ti dicessi che un mio amico ha
problemi a capire se è un attivo, un passivo o tutti e due ci crederesti?”.
Nick scuote il capo.
“Neanche per un attimo”, ammette.
“Dimmi, hai avuto un’epifania gay?”.
Harry si sforza di ridere ma la
risata gli rimane incastrata in gola.
“Credo di essere bisessuale”,
ammette, abbassando il capo. Dirlo ad alta voce ha tutto un altro effetto.
Comincia a essere leggermente spaventoso. Non perché sia difficile da
accettare, ma perché è un po’ sconcertante scoprire, così, all’improvviso, una
parte di te che non sapevi esistesse. È come se, in tutti questi anni, non si
fosse mai conosciuto veramente.
Nick annuisce, comprensivo, come
farebbe uno psicologo.
“Non hai niente da dire in
proposito?”, lo sprona Harry, a disagio dinanzi al suo silenzio.
“Solo che l’ho sempre sospettato”.
Harry spalanca le labbra.
“E come mai, di grazia?”.
Nick fa un gesto con la mano al suo indirizzo.
“Non lo so, hai sempre emanato
vibrazioni gay”.
“Ho sempre emanato vibrazioni gay”,
gli fa eco Harry in tono piatto.
Nick fa spallucce.
“Il mio gay radar è sensibile anche
alle vibrazioni più impercettibili”
Il cervello di Harry non riesce a
elaborare una risposta adeguata. Gli succede spesso di fronte alle cazzate
immense di Nick.
“Quindi?”, riprende l’altro. “Adesso
che hai appurato che ti piacciono anche gli uomini vorresti iniziare a
sperimentare?”.
“Veramente, uhm, mi sto già vedendo
con un ragazzo”.
Harry nota con la coda dell’occhio
che il suo amico si è raddrizzato, come se questo
e solo questo avesse catturato la sua attenzione.
“Lo conosco?”.
Il riccio rotea gli occhi.
“No che non lo conosci”.
Nick sbuffa, contrariato.
“È una cosa seria?”, domanda dopo un
po’.
Harry fa cenno di no con la testa.
“Facciamo cose”, dice, sentendo il rossore risalirgli dal collo alle guance.
“Io sono, come dire, follemente attratto da lui, non mi era mai successa prima
d’ora una cosa del genere, e non riesco a spiegarmela, però…è così e ho deciso di non combatterla”.
Nick gli dà la sua approvazione con
un verso a bocca chiusa. O almeno Harry lo interpreta in questo modo.
“L’altro giorno gli ho proposto di
fare sesso, ehm, anale, e siamo finiti a litigare perché non riusciamo a
metterci d’accordo su chi debba fare il passivo e chi l’attivo”.
Nick scoppia a ridere.
“Mi domando che genere di rapporto
abbiate se riuscite a litigare per
una cosa del genere”, dice.
“Ci odiamo”, risponde Harry con
prontezza.
“Figo”,
commenta Nick.
Harry si volta finalmente a
guardarlo.
“Che ne pensi?”.
“Penso che sia una situazione incasinata”, afferma. “Perché avete
litigato, esattamente?”.
Harry si passa una mano tra i
capelli.
“In sintesi vorremmo fare entrambi
gli attivi-”.
Nick non lo fa neanche finire di
parlare.
“Harry, il sesso anale non è obbligatorio in una coppia gay”, dice.
“Non a tutti i gay piace e ci sono tante di quelle cose che si possono fare-”.
“Lo so, lo so, ma io voglio farlo”.
Nick lo guarda negli occhi.
“Però non vuoi fare il passivo”.
Harry distoglie lo sguardo.
“Io-, non-, cioè”, balbetta. “Loui-,
questa persona sostiene che, avendo lui un’indole dominante, dovrebbe fare
l’attivo”.
Nick sembra riflettere per qualche
secondo.
“La nostra indole nella vita di tutti
i giorni non sempre determina il nostro ruolo a letto”, spiega. “Io credo che
sia una questione di gusti o di ciò
di cui abbiamo bisogno quando ci lasciamo andare. Ho conosciuto un sacco di
ragazzi, come dire, autoritari, che
nella vita avevano posizioni di comando, a lavoro, per esempio, ma che a letto
preferivano un ruolo più…passivo,
appunto”.
“Per lui è una questione di orgoglio,
credo”, ribatte Harry. “Secondo me troverebbe umiliante fare il passivo. Forse
non si accetta, non lo so, o forse ha paura che gli faccia male. Non lo
capisco”.
Nick assottiglia lo sguardo.
“Ha tutto il diritto di scegliere il
ruolo a lui più congeniale, ma deve farlo per le giuste ragioni”, osserva. “Se
per lui fare sesso significa stabilire una specie di gerarchia, scusami se te
lo dico, ma ha qualcosa che non va”.
Harry sta perdendo le speranze.
“In effetti, però, non è inusuale per
un ragazzo gay che non è venuto a patti con la propria sessualità rifiutare
l’idea di fare sesso anale nel ruolo del ricevente”,
continua Nick. “Sapessi quanti attivi convinti di essere etero ho incontrato nelle mie peregrinazioni nelle chat gay”.
“Non credo che sia questo il caso”,
afferma Harry. “Lui non è mai stato insicuro durante i nostri, ehm, rapporti,
quindi secondo me è solo una questione di orgoglio e testardaggine”.
“Forse è convinto che fare il passivo
significhi automaticamente rinunciare alla propria virilità”, riflette Nick.
“Ma dimmi, Hazza, tu perché non vuoi
fare il passivo?”.
Il riccio è attraversato da una
vampata di calore.
“In realtà…non ci avevo pensato
quando gli ho proposto di fare sesso”, ammette. “Avevo dato per scontato che
avrei fatto io l’attivo.
Probabilmente mi sono rifatto anch’io a degli stereotipi. Lui è così piccino in confronto a me, e poi ha
degli atteggiamenti effeminati che ho sempre associato ai passivi. È vero che
ha un’indole dominante, però a volte, dovresti vederlo, è così remissivo a
letto, e si vede che gli piace quando prendo l’iniziativa e…non lo so. Non
avevo pensato a un’alternativa”.
Nick annuisce.
“Probabilmente gli piacerebbe da morire prenderlo”, osserva con un
ghigno. “Quindi non sei interamente contrario a fare il passivo? Ti stuzzica
l’idea”.
Harry avvampa di nuovo.
“Io…sì, l’idea mi stuzzica. Ci ho
riflettuto e non ci vedo niente di male. Sono sempre stato attivo a letto, con
le donne, ovviamente, però, probabilmente,
dentro di me, mi sono sempre domandato cosa si provi a…stare dall’altra parte.
È piacevole?”.
Nick ride.
“Secondo te la prostata cosa è stata
inventata a fare?”.
Harry ridacchia.
“Non ne ho idea, amico”.
“Scherzi a parte, farà anche un male cane
all’inizio, ma cosa credi, che i gay siano tutti masochisti?”.
Harry scuote il capo.
“No, non credo”.
Nick gli stringe una spalla.
“Harry, devi fare quello che ti
senti, non devi accontentare nessuno”, afferma. “Se ti va di provarlo, fallo.
Ma non devi fare un favore a lui, ok? Non sarebbe una relazione sana”.
Harry si copre il viso con le mani.
“Oh mio dio, credo proprio che mi
vada. C’è qualcosa che non va in me?”.
L’altro ragazzo lo schiaffeggia sulla
nuca.
“No, cretino, ovvio che no!”,
esclama. “E se sei preoccupato per la tua autostima, se pensi che volere essere
passivi significa essere passivi anche nella vita reale, sappi che non è così.
E poi non tutti i passivi sono…passivi. Lo prenderanno anche nel culo ma mica
devono stare lì a subire! Certi attivi amano quei passivi che prendono il
controllo durante l’atto sessuale. Hai mai sentito parlare di power bottom?”.
Harry scuote il capo.
“Fai le tue ricerche, non sono mica
un’enciclopedia!”, scherza Nick.
Il riccio ride e si rilassa poggiando
la schiena sul sedile della panchina. Nonostante le paranoie di Nick, né i
bambini né tantomeno i loro genitori hanno prestato loro la minima attenzione.
“E se volessi provare a fare
l’attivo, un giorno?”.
“Gliene parlerai. Non sarà mica un
tiranno questo tipo con cui ti vedi”.
Harry ride.
“Non ne hai idea”, scherza.
Nick si aggiusta gli occhiali da sole
sulla testa. Sembra che voglia dire qualcosa, forse fare delle domande su Louis
per soddisfare la propria curiosità, però, fortunatamente, si trattiene.
Harry si schiarisce la voce.
“E…ehm, come funziona?”.
“Come funziona cosa?”, gli fa eco il
suo amico, distrattamente.
“Il sesso, uhm, tra uomini”.
Per la prima volta, forse da quando
lo conosce, Nick arrossisce.
“Me lo stai chiedendo davvero?”.
Harry annuisce, arrossendo a sua
volta.
“Sì”, mormora. “Cioè, un’idea ce
l’avrei però…ci sono determinate cose che, ehm, non mi sono chiare e tu sei un
esperto in materia, quindi…”.
Nick si gratta il mento.
“È meglio se andiamo a casa mia a
parlare di queste cose”.
Harry si allontana sulla panchina.
“Ehi, non ti ho mica chiesto una
dimostrazione!”.
Nick scoppia a ridere.
“Non che mi dispiacerebbe, credimi, però per chi mi hai preso?”,
esclama. “Non mi sento a mio agio qui per il discorso che dovremo fare”.
Harry si rilassa.
“È per i bambini, vero?”.
Nick ridacchia.
“Sì, è per i bambini”.
*
NOTE:
vi
danno fastidio le canzoni dentro i capitoli? Io penso che la musica
faccia parte della nostra vita e che ci accompagni durante le nostre
giornate anche quando, a volte, non ce ne accorgiamo, quindi non mi
sembra assurdo inserirla in una fanfiction, che si tratti di una
canzone cantata da qualcuno o di una canzone che, per esempio, passa
alla radio.
Detto questo, vi lascio i link delle canzoni presenti, in ordine di apparizione.
Ben Howard - Keep Your Head Up
Arctic Monkeys - No. 1 Party Anthem
BACI E ALLA PROSSIMA!
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