Il Riflesso dell'Anima

di MightyZuzAnna
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una lettera speciale ***
Capitolo 2: *** Agon Jolley ***
Capitolo 3: *** Hogwarts ***
Capitolo 4: *** Lezioni e Malferret ***
Capitolo 5: *** Le altre scuole di magia ***
Capitolo 6: *** Segreti svelati ***



Capitolo 1
*** Una lettera speciale ***


Disclaimer: Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di J.K.Rowling; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.



Ginger Mosely era una bambina di undici anni, con corti capelli corvini, due occhioni azzurro chiaro come il ghiaccio e la pelle leggermente scura. Si teneva impegnata in camera sua, con un bel libro in mano, a causa del brutto tempo che infuriava fuori e la costringeva a stare dentro a non far nulla. Le urla di Mr e Mrs Smith si sentivano sin dal piano superiore.
Mr Smith era un avvocato abbastanza famoso. Era un uomo avvenente, coi capelli biondi, con appena del grigio, occhi verde smeraldo e il fisico magro, se non per una leggerissima pancia che s’intravedeva appena da sotto il completo nero gessato che indossava. Mrs Smith era una maestra d’asilo. Era una bella donna: magra, alta con i capelli neri, la pelle scura e dolci occhi color cioccolato. Gli Smith avevano una bambina, frutto del loro amore, di quattro anni appena di nome Lucy. Della madre non sembrava aver preso niente e, al contrario di Ginger che del suo padre biologico aveva ereditato solo gli occhi chiari, Lucy aveva lunghi e boccolosi capelli biondi, due occhioni verde smeraldo come quelli del padre e la curiosità tipica dei bambini piccoli.
Un frullio d’ali distolse Ginger dal suo passatempo e incuriosita si alzò dal letto per attaccarsi al vetro della finestra della sua camera. Fuori era tutto nero e a tratti si poteva intravedere qualcosa grazie ai lampioni giù in strada e qualche fulmine che illuminava le spesse e cupe nuvole.
Un urlo estasiato le giunse alle orecchie facendola sobbalzare. Non si era accorta che i due adulti avevano smesso di litigare. Scese di corsa le scale a chiocciola, che traballarono appena sotto il suo impeto, e si affacciò sul salotto dove trovò la madre intenta ad abbracciare una spessa busta di pergamena gialla. La donna, appena la vide, smise si agitarsi e le si avvicinò commossa.
«Oh, tesoro, non sai quanto io sia felice!»
«Perché, mamma?» chiese curiosa la ragazzina.
Tom, il patrigno di Ginger, indurì la mascella, cosa che non le sfuggì.
«Andrai a Hogwarts! Come tuo padre!» esultò Helena, questo era infatti il nome della donna, mostrandole la busta con un sigillo di ceralacca color porpora con uno stemma araldico: un leone, un corvo, un tasso e un serpente intorno a una grossa ‘H’.
«Cos’è Hogwarts?» chiese Ginger.
«Oh. Vedi tesoro, tu sei speciale, molto speciale: sei una strega»
Ginger trattenne istintivamente il fiato. Tom, che non era mai stato un uomo con molta pazienza e incline a quelle stranezze che capitavano nella casa, si alzò di scatto dalla poltrona vermiglia accanto al camino.
«Lei non ci andrà, Helena! Avevi giurato che non avrebbe avuto… Anomalie» disse Tom arrabbiato.
Helena fece una smorfia. «Tom, è la sua natura! Non puoi impedirglielo!»
«Non m’interessa!» tuonò l’uomo.
Ginger, avvertendo l’aria carica di tensione che si era venuta a creare, prese la busta spessa di pergamena e salì di corsa in camera sua sentendo gli strilli della madre. Si sedette comodamente sul letto e osservò l’indirizzo di casa sua, il piano e la camera dove dormiva scritto con un inchiostro verde smeraldo, quando la più piccola di casa entrò in lacrime.
«Lucy, vieni qui» disse Ginger amorevole.
La piccola si fiondò tra le braccia della sorella maggiore, che la strinse a sé, cercando di rassicurarla.
«Passerà» disse lasciandole una carezza sulla nuca. «Ti va di vedere chi mi ha scritto?» chiese con dolcezza.
Lucy annuì e si accoccolò meglio al petto della ragazzina, mentre questa prendeva la busta che aveva abbandonato momentaneamente sul letto. Estrasse una lettera e lesse:

SCUOLA DI MAGIA E STREGONERIA DI HOGWARTS
Direttore: Albus Silente
(Ordine di Merlino, Prima Classe, Grande Esorcista, Stregone Capo, Supremo Pezzo Grosso, Confed. Internaz. dei Maghi)

Cara Miss Mosely,
siamo lieti di informarLa che Lei ha diritto a frequentare la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Qui accluso troverà l’elenco di tutti i libri di testo e delle attrezzature necessarie.
I corsi avranno inizio il 1° settembre. Restiamo in attesa della Sua risposta via gufo entro e non oltre il 31 luglio p.v.

Con ossequi,
Minerva McGranitt
Vicedirettrice

Ginger rimase a bocca aperta, con gli occhi spalancati, mentre Lucy rideva per la ‘sua buffa faccia’. Balzò in piedi e scese le scale per arrivare in salotto, dove i due genitori stavano ancora discutendo.
«Mamma! Mamma! Mi ci mandi davvero a Hogwarts?» chiese Ginger gioiosa.
Questo scatenò la furia del patrigno che digrignò i denti e guardò malamente e disgustato la figlia più grande. Helena se ne accorse e prese la figlia trascinandola nella camera patronale. Si sedettero sul grande letto matrimoniale e la donna prese le piccole mani di Ginger.
«Tesoro, tu lo sai che tuo padre era un uomo molto speciale?»
«Sì. Ricordo quando faceva volare le cose» s’interruppe e trattenne rumorosamente il fiato. «Anche io sono magica come papà?» chiese come se lo avesse realizzato solo in quel momento.
«Sì, tesoro. Magica come lui. Per questo ti è arrivata quella lettera e sono molto fiera di te. Tu ci andrai, te lo prometto!» disse Helena risoluta.
Ginger si alzò in piedi e fece uno splendido sorriso alla madre, l’abbracciò e la riempì di baci ringraziandola all’infinito.
«Mi racconti qualcosa di Hogwarts?»
«Ti posso raccontare solo quello che tuo padre mi raccontò perché io sono una Babbana e non ne so molto. Babbano è il nome che i maghi danno a una persona senza poteri. Ci sono quattro Case: Grifondoro, Corvonero, Tassorosso e Serpeverde. La prima Casa è per i coraggiosi e buoni di cuore, molto spesso si trovano nei guai a causa della loro inclinazione nell’infrangere le regole» si fermò per ridacchiare. «La seconda Casa è per chi ama lo studio. La terza è per i buoni di cuore e con una pazienza infinita, di questa Casa ne faceva parte anche il tuo papà. Infine, i Serpeverde. Da questi devi tenerti il più lontana possibile, sono astuti ma sono molto cattivi» spiegò con una calma innaturale.
Ginger intimorita annuì mentre pensava che avrebbe fatto di tutto per andare via di lì, anche affrontare i Serpeverde. La ragazzina quindi si immerse nel mondo che la madre creò con i suoi racconti.
«Mamma» la chiamò Ginger quando la donna finì di raccontare. «Dove le compriamo tutte le cose che servono?»
«Oh, troveremo una soluzione. Abbiamo otto mesi per pensarci. Ora pensiamo a rispondere alla lettera prima che questo simpaticissimo gufo si arrabbi» disse Helena carezzando le soffici piume del gufo.





L'Angolo della Sadica:
Salve ragazzi! Io sono Sadako Kurokawa e questa è la mia prima storia su HP. Spero che abbia più successo di quella mia originale XD
Aspetto impaziente i vostri commenti U.U
Fatevi vivi quindi, eh! XD
A presto *ghigno malefico*

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Capitolo 2
*** Agon Jolley ***


Disclaimer: Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di J.K.Rowling; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.



I mesi passarono dolorosamente lenti per Ginger che non vedeva l’ora di andare a comprare la bacchetta e i libri scolastici e, soprattutto, di lasciare la casa dove i litigi dei due adulti si facevano sempre più frequenti, con grande dispiacere delle bimbe.
Ormai erano a luglio inoltrato, l’estate si era fatta sentire anche a Londra con la sua afa.
Ginger, di buon'ora per una che come lei preferiva dormire fino a tardi, corse in cucina e salutò con un sorriso a trentadue denti la madre.
«Buongiorno! Oggi andiamo a fare compere, vero? Vero?» chiese Ginger elettrizzata.
«Certo, tesoro. Prima però devi fare colazione e vestirti»disse Helena con un sorriso.
Mise davanti alla ragazzina una tazza di latte caldo, questa sbuffò ma fece colazione sentendo lo stomaco brontolare. In seguito andò a mettersi qualcosa di comodo: dei jeans, una magliettina rossa a maniche corte, un cappellino sportivo blu e bianco e delle comodissime scarpe da ginnastica. Scese saltando i gradini due a due. Helena appena la vide scosse la testa rassegnata.
«Ti regaliamo tanti vestitini, perché non indossi uno di quelli?» chiese Helena retorica scuotendo la testa.
«Ora?» chiese Ginger.
«Ora ti mostro una cosa» fece Helena misteriosa. Prese la figlia per mano e la guidò verso la camera da letto, dove la fece sedere sull’enorme materasso. Dall’armadio prese una scatoletta tutta impolverata, in legno d’ebano e con placche di ferro nero ai bordi e alla serratura. Prese una piccola chiave, anch’essa nera, e aprì il piccolo oggetto. All’interno vi stava del velluto in nero e giallo dove una piccola chiave dorata si confondeva con il colore. La donna prese tra le mani la chiave e la mostrò alla figlia assumendo uno sguardo misterioso.
«Questa è la chiave per la banca dei maghi. Tuo padre ha messo da parte molti soldi per questa occasione»
«Allora papà mi voleva bene» esclamò senza volerlo Ginger.
Gli occhi di Helena si rattristarono. «Piccola mia, tuo padre ti ha sempre voluto un mondo di bene. Ha sacrificato se stesso per garantirti, garantirci, un futuro migliore»
«Scusami mamma»
La donna cercò di ricomporsi, fece un piccolo sorriso.
«Su, è ora di andare a fare un po’ di compere» disse
«E dove andiamo?»
«Ad Agon Jolley!» esclamò convinta la madre.
Alla ragazzina scappò da ridere. «Agon Jolley?» chiese scettica.
«Agon Jolley, nel centro di Londra; ma prima dobbiamo passare dal Postillo Magico» confermò la madre.
Ginger fece una faccia da ‘se lo dici tu’ e scese velocemente le scale, saltando gli ultimi tre gradini. Mrs Smith sospirò sconfitta: non sarebbe mai riuscita a cambiare sua figlia.

Le due arrivarono a Londra, scesero dalla macchina e iniziarono le ricerche. Ginger notò un pub sudicio con un’insegna che portava il nome ‘Paiolo Magico’, saltellò contenta e indicò alla madre il locale.
«Eccolo lì, il Paiolo Magico»
«Dove?» chiese Helena non riuscendo a vederlo.
«Come dove? E’ proprio lì!» esclamò Ginger impaziente.
«Tesoro…» provò a dire la donna, ma Ginger non la stette ad ascoltare e corse dall’altra parte della strada entrando nel locale.

Il locale all’interno era molto buio e dimesso; molte persone stavano chiacchierando allegramente bevendo un bicchiere di sherry. Un vecchio barman, completamente calvo, stava pulendo un boccale con uno strofinaccio; Ginger gli si avvicinò, quello smise immediatamente e le riservò un’occhiata incuriosita.
«Buongiorno» salutò educatamente lei «E’ da qui che si passa per andare ad Agon Jolley?»
«Agon Jolley?» chiese sconcertato quello. «Vorrai dire Diagon Alley?!»
Ginger fece una smorfia buffa e diede mentalmente della stupida a sua madre. «Immagino proprio di sì. Mi potrebbe indicare la strada? Mia madre mi sta aspettando qui fuori»
«Mi dispiace cara, ma tua madre non potrà aiutarti ad arrivare a Diagon Alley, semmai è il contrario» disse il barista.
Ginger non poté chiedergli cosa intendesse che sentì dei rumori alle sue spalle. Un uomo un po’ stempiato coi capelli arancione acceso, le lentiggini sul volto, un sorriso radioso e degli anonimi occhiali da vista poggiati sul naso, era appena apparso; dietro vi era un ragazzo di circa sedici anni, un folta chioma arancione acceso e anch’egli aveva le lentiggini sparse sul volto. Più in là, a qualche metro di distanza, c’era un camino dove le fiamme per un attimo risplendettero di verde con un cupo rombo e pochi istanti dopo apparve un ragazzo molto somigliante all’uomo e al sedicenne. Ginger fece un passo indietro spaventata trattenendo rumorosamente il fiato, calamitando così l’attenzione del barman, dell’uomo stempiato e dei due giovani. Il nuovo venuto non poteva non essere un parente dei due, ma la cosa che la sorprese di più furono i due gemelli che spuntarono da quelle fiamme verdi, un bambino più piccolo di lei, una bambina e una donna grassottella che li seguirono poco dopo. Tutti coi sgargianti capelli rossi e le lentiggini sul volto. L’undicenne si ritrovò a pensare che quella era una famiglia assurdamente numerosa.
«Arthur! Molly! Che piacere rivedervi! Andate a Diagon Alley?»
«Sì, Tom. I miei ragazzi quest’anno iniziano il loro primo anno e devono comprare le loro bacchette» disse l’uomo indicando i gemelli che dovevano essere coetanei di Ginger.
Le due pesti, lo si intuiva dalla loro faccia, notarono l’occhiata sbalordita di Ginger e ghignarono in un modo che non piacque molto alla ragazzina. Tom si ricordò all’improvviso della povera undicenne e le rivolse un sorriso di scuse.
«Arthur, sarebbe un problema per te aiutare questa ragazzina? Deve essere figlia di Babbani e sua madre la sta aspettando qui fuori. Non posso muovermi altrimenti l’avrei fatto io» fece l’uomo pelato all’uomo chiamato Arthur.
«Ma certo!» rispose la donna grassottella, «Ciao piccola. Io sono Molly Weasley, lui è mio marito Arthur. Loro sono Charlie» indicò il ragazzo sedicenne, «Percy, Fred e George, Ron e Ginny»
I figli la salutarono calorosamente con grossi sorrisi stampati in faccia, Ginger provò immediatamente un moto d’affetto per quella numerosa famiglia così simpatica.
«Io mi chiamo Ginger Mosely e vi ringrazio per l’aiuto signori Weasley, spero di non recarvi troppo disturbo» disse Ginger educata.
I gemelli, Fred e George, fecero una pernacchia sentendola parlare e la ragazzina lanciò loro un’occhiataccia che fece aumentare solo il loro ghigno.
«Fred! George! Smettetela immediatamente!» li rimproverò Mrs Weasley.
«Ma non abbiamo fatto nulla!» si difesero in coro i due.
«Scusate» s’intromise nel battibecco Ginger, «ma mia madre si starà preoccupando»
«Oh, sì, sì, certo cara» disse Mrs Weasley perdendo il suo cipiglio severo e dirigendosi verso l’uscita.
Ginger rivolse un sorriso complice ai gemelli e seguì la donna. Fuori dal locale c’era Helena che faceva su e giù nervosamente.
«Mamma» la chiamò Ginger.
«Ginger! Cosa diavolo ti salta in mente di attraversare la strada e scomparire così all’improvviso?!» la rimproverò la donna.
«Mi scusi signora, l’abbiamo trattenuta noi. Ci stava chiedendo informazioni per andare a Diagon Alley» disse Mrs Weasley abbassando la voce.
«Voi chi siete?» chiese Helena guardinga osservando con occhio critico i buffi vestiti.
«Mamma, loro possono aiutarci ad andare a fare la spesa» s’intromise Ginger.
Mrs Weasley spiegò a grandi linee il processo per andare alla città dei maghi. Helena, decisamente poco convinta, guardò la figlia che le rivolse uno sguardo determinato e fiducioso, annuì e seguì la donna dentro il Paiolo Magico. I coniugi Weasley, più i loro figli, le guidarono attraverso il bar; uscirono in un piccolo cortile circondato da un muro, dove non c’era altro che un bidone della spazzatura e qualche erbaccia. I gemelli l’affiancarono.
«Sai, sei fortunata che oggi siamo venuti al Paiolo Magico» iniziò uno. «Di solito andiamo direttamente a Diagon Alley» continuò l’altro.
Ginger li guardò guardinga, negli anni di scuola aveva imparato a stare attenta ai maschi, a loro e ai loro stupidi scherzi, e quei due le trasmettevano proprio l’aria di chi faceva scherzi di continuo, ma le sembravano anche simpatici. I gemelli scambiarono la sua occhiata come una confusa e si presentarono.
«Io sono Fred» disse quello che aveva parlato per primo, «ed io George»
Nel frattempo, Arthur Weasley stava contando i mattoni sul muro sopra il bidone della spazzatura. Intimò ai figli  di stare indietro e batté con un lungo bastoncino di legno per tre volte il muro.
Il mattone che aveva colpito vibrò, si contorse e al centro apparve un piccolo buco che si fece sempre più grande. L’arco dava su una strada selciata tutta curve, di cui non si vedeva la fine.
Helena fece un passo indietro, mentre Ginger osservava tutto con la bocca schiusa e gli occhi spalancati.
«Benvenute a Diagon Alley!» fece Arthur Weasley con un grosso sorriso.
Il sole splendeva illuminando una pila di calderoni fuori del negozio più vicino. Un’insegna appesa sopra diceva: Calderoni. Tutte le dimensioni. Rame, ottone, peltro, argento. Autorimestanti. Pieghevoli.
Ginger ed Helena si guardavano intorno incuriosite, i negozi sembravano loro qualcosa di meraviglioso e strano allo stesso tempo. I Weasley le guidarono fino a un edificio bianco come la neve che svettava sopra le piccole botteghe. Ritto in piedi, dietro un portale di bronzo brunito, con indosso un’uniforme scarlatta e oro, c’era quello che sembrava essere un folletto.
«Quello è un folletto, non è frutto della tua fantasia» dissero in coro i gemelli.
Ella rivolse loro uno sguardo sorpreso e iniziò a salire gli scalini di candida pietra diretti verso di lui. Il folletto era più basso di Ginger di tutta la testa. Aveva un viso dal colorito scuro e dall’aria intelligente, una barba a punta e dita e piedi molto lunghi. S’inchinò al loro passaggio.
«Nostro fratello maggiore è andato a lavorare alla Gringott in Egitto. Ci sono molti maghi che provano a rapinare questa banca, ma non ci riescono» disse Fred.
«E perché non ci riescono?» chiese curiosa.
«Perché la Gringott è il posto più sicuro del mondo e coi folletti non si scherza, hanno un mucchio di magie e incantesimi e dicono che di guardia alle camere blindate ci stanno i draghi» continuò George.
Ginger sussultò. «Ed è vero? Ci sono realmente dei draghi
«Bill non ce l’ha mai detto, quindi credo siano solo dicerie» disse ancora George.
L’undicenne annuì assimilando lentamente le informazioni. Molly e Arthur si divisero, la donna sarebbe andata a prendere i loro soldi per pagare i libri mentre il marito avrebbe aiutato Ginger e sua madre.
«Salve» disse Mr Weasley a un folletto libero. «Siamo venuti a prendere un po’ di soldi dalla cassaforte di Miss Ginger Mosely»
«Avete la chiave, signore?»
Mr Weasley guardò Helena che ricambiò per un attimo l’occhiata perplessa, poi capì che voleva la piccola chiave dorata che aveva preso quella mattina dalla cassetta e iniziò a frugare nella borsa.
«Eccola qui!» esclamò soddisfatta e contenta, mostrando la piccola chiave d’oro.
Il folletto la osservò da vicino.
«Sembra che vada bene. Qualcuno vi accompagnerà alla camera blindata» detto questo chiamò un altro folletto. Questo li guidò in uno stretto passaggio di pietra, illuminato da torce. Scendeva ripido e scosceso e per terra correvano i binari di una piccola ferrovia. Il folletto fischiò e un piccolo carrello arrivò sferragliando verso di loro. Salirono a bordo e partirono.
Il percorso era molto tortuoso e impossibile da tenere a mente; il carrello sembrava sapere da sé la strada, poiché il folletto non lo manovrava.
Il folletto fece scattare la serratura della porta. Ne fuoriuscì una nube di fumo verde e una volta dissipatasi Ginger rimase senza fiato. Dentro, c’erano mucchi di monete d’oro, d’argento e di bronzo. Mr Weasley le aiutò a prelevare il necessario per i libri e la bacchetta spiegando anche la loro moneta.
«Quelli d’oro sono galeoni» spiegò Mr Weasley. «Diciassette falci d’argento fanno un galeone e ventinove zellini danno un falci»
Risalirono e ci volle un po’ prima di riabituarsi alla luce solare. Helena aveva la borsa piena dei soldi dei maghi e si chiese se quella piccola fortuna sepolta sotto terra equivalesse a quella che suo marito portava a casa ogni giorno.
«Bene, ora direi di andare per l’uniforme» disse Mr Weasley accennando col capo il negozio di Madama McClan: abiti per tutte le occasioni.
Comprarono tutto il necessario, Ginger si soffermò particolarmente alla scelta dell’animale facendo esasperare la madre che ad un certo punto le ricordò che poteva anche non portarlo un animale, ma alla fine l’undicenne scelse un gatto nero con gli occhi di un verde chiaro.
«Bene, ora possiamo andare da Olivander a comprare la tua bacchetta» disse Mr Weasley.
Ginger sorrise emozionata e stringendosi al petto la gabbietta col suo animale seguì Mr Weasley.
Il negozio era angusto e sporco. Un’insegna a lettere d’oro scortecciate sopra la porta diceva: Olivander: Fabbrica di bacchette di qualità superiore dal 382 a.C.Nella vetrina polverosa, su un cuscino color porpora stinto, era esposta una sola bacchetta.
Il rumore di un'esplosione accolse la loro venuta insieme a un lieve scampanellio. Dentro vi erano la signora Weasley, Fred e George. Quest’ultimo teneva in mano una bacchetta e aveva lo sguardo parecchio annoiato. Un uomo anziano con occhi grandi e scoloriti stava dietro il bancone e borbottava qualcosa di incomprensibile. Dagli scaffali polverosi estrasse una scatola, l’aprì e la porse al giovane e qualche secondo dopo delle scintille rosse e oro si sprigionarono dall’estremità.
«Bene, bene. Abbiamo trovato la sua bacchetta, Mr Weasley» disse il vecchio.
Poi il suo sguardo velato si posò sulla giovane e le sorrise gentile.
«Salve» disse Ginger abbastanza imbarazzata.
«Immagino lei sia Miss Mosely. Ha gli stessi occhi di suo padre» disse l’uomo avvicinandosi. Ginger deglutì a fatica, Mr Olivander estrasse dalla tasca un lungo metro a nastro con le tacche d’argento. «Qual è il braccio con cui usa la bacchetta?»
«Il destro, signore» rispose Ginger ancora intimidita, lanciando un’occhiata ai gemelli che erano rimasti a guardare insieme alla madre.
Le misurò il braccio dalla spalla alla punta delle dita, poi dal polso al gomito, dalla spalla a terra, dal ginocchio all’ascella e poi prese anche la circonferenza della testa. E intanto diceva: «Ogni bacchetta costruita da Olivander è unica, non ne esistono due uguali e non si possono ottenere gli stessi risultati con la bacchetta di altri maghi. Si ricordi, Miss Mosely, è la bacchetta a scegliere il proprio padrone».
Il nastro ormai prendeva tutte le misure da solo e si fermò solamente all’ordine di Mr Olivander.
«Provi questa, Miss Mosely. Legno di faggio e corde di cuore di drago. Dodici pollici e mezzo. Ragionevolmente flessibile. La prenda e la agiti in aria».
Ginger prese la bacchetta e, sentendosi ridicola, la agitò debolmente. La lampadina sopra la sua testa esplose facendola sussultare. Ne provò un altro paio quando Mr Olivander con un sorriso le porse una bacchetta.
«Legno di quercia, crine di unicorno. Quattordici pollici e mezzo. Leggermente elastica. La provi» disse Mr Olivander.
Ginger la prese dubbiosa in mano. Avvertì un calore improvviso alle dita. Con un delicato ma deciso gesto del polso, mosse la bacchetta verso la sua destra sferzando l’aria polverosa e una scia di scintille rosse e oro si sprigionò dall’estremità. Mr e Mrs Weasley le sorrisero dolcemente mentre i gemelli le si fiondarono addosso ridendo e congratulandosi come se avesse conquistato un tesoro. Ginger sorrise debolmente, confusa e imbarazzata. Pagò sette galeoni d’oro e uscì dal negozio.
«Grazie mille per averci aiutati, signori Weasley» disse Ginger, facendo sorridere orgogliosa sua madre. «Spero di rivedervi presto»
«Oh, cara. Puoi anche chiamarci Molly e Arthur» disse Mrs Weasley commossa. «E sono più che sicura che ci rivedremo a Londra, al binario nove e tre quarti»
«Binario nove e tre quarti? Non esiste nessun binario contrassegnato con quel numero» chiese Helena sconcertata.
«Oh, nient’affatto. Esiste, esiste, ma solo i maghi lo conoscono. Se volete vi facciamo strada» si offrì Mrs Weasley.
«Oh no, non vorremmo disturbare troppo. Avete già fatto tanto per noi» esclamò Helena.
«Ma che disturbo e disturbo! I nostri Fred e George saranno felici di stare con Ginger e magari la potranno aiutare»
«Oh beh, allora non possiamo che accettare»
«Benissimo! Allora vi veniamo a prendere noi, passate delle buone vacanze, mie care. A presto»
«Anche voi, e grazie ancora per l’aiuto» disse Helena, sorridendole riconoscente.
Si voltarono e tornarono da dove erano venute. Ginger sentiva il cuore battere a mille e non vedeva l’ora che giungesse il primo di settembre.



L'Angolo della Sadica:
Oh, cielo! Questo capitolo è chilometrico! O.O
Ma pazienza XD
Ebbene! La nostra Ginger ha finalmente comprato il materiale scolastico e preso anche la sua bacchetta! Che emozione, sigh *si asciuga una fintissima lacrima di commozione*... e ha anche fatto la conoscenza della famiglia Weasley! Altra ondata di emozione! XD
Vi faccio una piccola anticipazione: nel prossimo capitolo vedremo una Ginger più grande XD
Commentate in molti, per favore! XD
A presto, la vostra Ssssadica preferita *-* (sì, mi autoproclamo vostra Ssssadica preferita U.U)

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Capitolo 3
*** Hogwarts ***


Disclaimer: Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di J.K.Rowling; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.




Ginger raggiunse con l’autobus King’s Cross e s’inoltrò tra le miriadi di persone che camminavano, facendosi largo con il carrello carico del suo baule e della cuccetta con dentro la sua gatta, Silver. Arrivò davanti al binario nove e dieci; con assoluta nonchalance si posizionò davanti alla barriera e tranquillamente gli andò contro attraversandola. Sorrise nel ricordare la prima volta che dovette farlo.
 

I signori Weasley vennero a prenderla con una vecchia Ford Anglia turchese dove, comodamente seduti, stavano tutti i loro figli.
«Salve signori Weasley, vi ringrazio per tutto l’aiuto che ci state dando» disse Helena prendendo le mani di Mrs Weasley in segno di gratitudine.
«Ma figurati cara, se preferisci puoi chiamarci Molly e Arthur»
Helena sorrise e si volse per andare a chiamare la figlia ma fece un urlo sorpresa. Ginger la guardò divertita.
«Eeeeh, povera la mia mamma! Ormai non hai più un cuor di leone!»
«Gin! Semplicemente non mi aspettavo di trovarti qui e così vicina! Pensavo fossi in camera» cercò di giustificarsi Helena. «Vi seguiamo con la macchina. Voglio assistere alla partenza della mia piccola»
Molly e Arthur annuirono ed entrarono in macchina facendo da guida a Mrs Smith.
Arrivarono a King’s Cross per le undici meno un quarto, in un terribile ritardo a detta di Mrs Weasley che incitò il maggiore dei figli a raggiungere il binario.
«Scusi, signora Weasley. Sul biglietto c’è scritto binario nove e tre quarti, ma dov’è?» chiese Ginger poco prima di veder sparire Charlie. Sussultò sorpresa e con lei Helena.
«Come hai appena visto, devi soltanto camminare dritto in direzione della barriera tra il binario nove e dieci» fece Molly Weasley, mentre Percy spariva a sua volta risucchiato nel muro. «Non ti preoccupare non ci andrai a sbattere. Se sei nervosa, meglio andare a passo di corsa. Va' prima di Fred e George, noi ti raggiungiamo subito»
Ginger annuì. Posizionò il carrello e guardò la barriera. Cominciò a camminare in quella direzione col cuore martellante. Accelerò il passo fino a chinarsi sul carrello e spiccare una corsa. La barriera si avvicinava sempre di più e il panico la prese, ma continuò a muoversi; chiuse gli occhi preparandosi all’impatto. L’urto però non arrivò, sentì piuttosto una strana sensazione, come se una pellicola invisibile l’avesse sfiorata. Aprì gli occhi e si ritrovò su un binario gremito di gente vestita con lunghi mantelli e cappelli a punta. Poco più in là una locomotiva a vapore scarlatta stava ferma mentre sbuffi di fumo si alzavano in grossi anelli. Si voltò indietro e vide un arco in ferro battuto, con su scritto Binario Nove e Tre Quarti. Sorrise entusiasta, ce l’aveva fatta.
 

Ritornò al presente quando qualcuno la urtò. Non ci fece molto caso e si fece largo tra la folla finché non trovò uno scompartimento vuoto verso la coda del treno. Sistemò la cuccetta di Silver e iniziò a sollevare il baule per caricarlo sul treno. Due volte le cadde sul piede a causa del suo eccessivo peso e delle persone che la spintonavano e le facevano perdere l’equilibrio.
«Serve una mano?» chiese una voce terribilmente familiare alle sue spalle.
Si voltò e saltò praticamente addosso a George che la prese al volo ridendo.
«George!» esclamò Ginger felice. «Fred!»
Dalle braccia muscolose del primo gemello passò alle altrettanto muscolose braccia di Fred.
«Mi siete mancati!» esclamò Ginger abbracciando entrambi.
«Eeeeh, è stato un lunghissimo tempo, non è vero George?» iniziò Fred. «Hai ragione Fred, in fondo ci siamo sentiti solamente una settimana fa» continuò George.
Si separarono delicatamente dall’abbraccio. Fred diede un piccolo buffetto sulla fronte a Ginger sorridendole divertito, mentre quest’ultima gli faceva la linguaccia.
«Fottiti, Weasley» disse Ginger fingendosi offesa.
«Oh, ma come siamo volgari, Mosely» la prese in giro George.
«Smettetela di prendermi in giro e datemi una mano con il baule!»
«Agli ordini, signorina!» dissero in coro i gemelli facendo anche il saluto militare.
Ginger scosse la testa rassegnata, mentre un gemello sistemava in un angolo dello scompartimento il baule.
«Avete già preso posto?»
«No, Molly ci starà cercando» dissero nuovamente in coro, chiamando la madre per nome.
Ginger alzò gli occhi al cielo e come per conferma, giunse la voce della signora Weasley che cercava i due figli sedicenni.
«Vieni a salutare Molly? Ci sono anche Bill e Charlie» disse Fred.
Ginger si illuminò a sentir quelle parole e annuì seguendo poi i gemelli.
«Signora Weasley!» esclamò Ginger correndo ad abbracciare la donna paffutella che, appena la vide, fece un grosso sorriso e le si fiondò addosso, stringendola in un abbraccio spacca costole.
«Bill! Charlie! Da quanto tempo!» disse Ginger abbracciando i due Weasley maggiori.
«Ron! Harry! Hermione! Ginny! Ma come siete cresciuti!» disse poi rivolgendosi ai tre quattordicenni e alla tredicenne, abbracciandoli.
«Mamma mia, Gin, sembra che tu non li veda da secoli!» la prese in giro George.
«Oh, ma sta zitto George!» disse Ginger continuando a spupazzare la piccola Ginny.
«E il vecchio Percy dove è andato a mummificarsi?» chiese Ginger non vedendolo; gli altri scoppiarono a ridere.
«E’ al lavoro. Lavora al Ministero, assistente di Caramell» le rispose Ron sorridendole.
I ragazzi non potevano perdersi più molto in chiacchiere così si diedero gli ultimi saluti.
«Può darsi che ci vedremo più presto di quel che pensate» disse Charlie con un gran sorriso mentre abbracciava Ginny.
«Perché?» chiese Fred molto incuriosito.
«Lo vedrete» disse Charlie. «Ma non dite a Percy che ve l’ho detto… sono ‘informazioni riservate fino a che il Ministero non deciderà di renderle note, in fondo’» disse imitando il modo pomposo di Percy.
«Sì, vorrei tanto tornare a Hogwarts quest’anno» disse Bill, le mani in tasca, guardando il treno con malinconia.
«Perché?» chiese George impaziente.
«Sarà un anno interessante per voi» disse Bill, con gli occhi che brillavano di entusiasmo. «Potrei magari prendermi un permesso per venire a dare un’occhiata»
«Un’occhiata a cosa?»chieseRon.
Ma in quel momento il treno fischiò, e Molly li sospinse verso le porte. Diedero gli ultimi saluti sporgendosi dai finestrini.
«Quella donna mi farà impazzire» borbottò Fred iniziando a muoversi.
Ginger ridacchiò e lo seguì entrando nello scompartimento dove aveva posato il suo bagaglio.
«Magari c’entrerà il fatto che abbiamo dovuto portare un abito da cerimonia» disse Ginger pensosa sedendosi accanto al finestrino, di fronte a George. «Chissà poi a che servirà»
Qualche minuto dopo, a loro si aggiunsero Lee Jordan, grande amico dei gemelli, e Angelina Johnson, grande amica di Ginger.
I gemelli si lanciarono in una conversazione animatissima sul Quidditch e Ginger, nonostante fosse una grande tifosa, non volle ascoltare perdendosi nei ricordi.
 

Ginger entrò in uno scompartimento vuoto, posizionò il suo bagaglio in un angolo e si mise seduta accanto al finestrino, osservando il paesaggio che scorreva. La porta si aprì e una ragazzina scura di pelle, coi capelli lisci si fece avanti.
«Ciao, posso stare qui? Il treno è pieno zeppo» disse la coetanea con un grande sorriso.
Ginger annuì ricambiando il sorriso. Una volta che la ragazzina si fu messa comoda davanti a lei, si presentò.
«Mi chiamo Ginger Mosely. Tu?»
«Angelina Johnson. Piacere»
Il silenzio calò tra le due finché iniziarono a parlare dell’emozione di trovarsi sull’Espresso per Hogwarts. Entrambe speravano di capitare in Grifondoro e di diventare grandi amiche.
 

Fu portata bruscamente alla realtà dal suo baule che le cadde sul piede dopo una curva.
«Ahia!» ululò di dolore Ginger. I suoi amici scoppiarono a ridere.
«Ah-ah! Molto divertenti davvero! Il mio povero piede!»
«Dai, ti do una mano» disse George ridacchiando. Prese il baule e lo portò sopra la sua testa, mettendola sulla rastrelliera.
Ginger si sorprese a guardare le braccia del rosso lasciate scoperte dal pullover azzurro, provando un lungo brivido alla schiena. Distolse quasi subito la vista sentendosi le guance rosse.
«Grazie» disse Ginger a mezza voce.
«Niente»
«Ho sentito che quest’anno c’è stata la Coppa Mondiale di Quidditch. Ci siete stati?» chiese Ginger, intavolando una lunga discussione.
«E’ stata fantastica!» risposero in coro i gemelli con gli occhi che gli luccicavano di entusiasmo.
«Oooh! Avrei voluto tanto esserci!» sospirò Ginger.
«Peccato per il dopo partita» disse Lee.
«Perché? Che è successo?»
«Non lo sai?» chiese Angelina sorpresa.
Ginger si sentì una stupida e scosse lentamente la testa.
«Beh, dopo la partita sono arrivati i Mangiamorte che hanno distrutto il campo. E’ apparso anche il Marchio Nero»
«Il Marchio Nero?»
«E’ il simbolo di Tu-Sai-Chi. I Mangiamorte mostravano il Marchio Nero ogni volta che uccidevano…» le spiegò George, reprimendo un brivido freddo.
Ginger rimase a bocca aperta. «Quindi è morto qualcuno?»
Fred scosse la testa e il discorso cadde nel vuoto.

La sera era calata e gli altri decisero di cambiarsi prima che il treno si fermasse. Le ragazze uscirono permettendo ai ragazzi di cambiarsi essendo i più veloci, poi toccò a loro, ma, mentre Angelina dopo qualche minuto era impeccabile, Ginger non riusciva a trovare la sua divisa ed era andata nel panico.
«Usa una mia» disse Angelina porgendo la sua divisa di scorta.
La mora la guardò con occhi riconoscenti e si profuse in mille ringraziamenti. Angelina uscì.
Ginger aveva appena sbottonato i pantaloncini corti e tirato un po’ su l’orlo della magliettina turchese che indossava, quando la porta del suo scompartimento si aprì, rivelando una testa rossa.
«Gin…» iniziò a dire George, ma si bloccò vedendo l’amica.
«George! Esci immediatamente da qui!» urlò Ginger imbarazzata, lanciandogli la prima cosa che gli capitava sotto mano: la sua bacchetta.
«Ahi!» fece George toccandosi la testa e chiudendosi lo scompartimento dietro le spalle appena in tempo prima di vedersi arrivare in faccia un vecchio cellulare, che ruppe il vetro.
Ginger riprese a cambiarsi il più velocemente possibile per non far aspettare molto i suoi amici, e dopo qualche minuto era pronta. Si riappropriò della bacchetta e con un semplice «Reparo» riparò il vetro. Poi uscì dallo scompartimento sorprendendo George a tirarsi qualche schiaffetto sul volto. Lo guardò stranita, mentre lui riprendeva una postura normale e scendeva dal treno.
«Sai George, prima non me ne ero accorta ma tu e Fred siete diventati due giganti!» scherzò Ginger guardandolo dal suo 1,72 di altezza.
«Ed io che pensavo che fossi diventata nana di colpo» la prese in giro George.
Scoppiarono entrambi a ridere e si unirono agli altri, avanzando attentamente lungo la banchina buia insieme al resto della folla. Un centinaio di carrozze erano schierate in attesa fuori dalla stazione.
Ginger sussultò alla vista delle strane creature tra le stanghe: erano completamenti privi di carne, i manti neri aderivano allo scheletro, di cui era visibile ogni osso. Avevano teste di drago, con occhi senza pupille, bianchi e sgranati. Dal garrese spuntavano vaste ali nere dalla consistenza di cuoio.
La mora impallidì ricordandosi improvvisamente di una lezione di Hagrid, il guardiacaccia professore di Cura delle Creature Magiche, sui Thestral.
«Ginger?» la richiamò qualcuno da dentro la carrozza.
«Sì… Arrivo» mormorò Ginger salendo.
La porta si chiuse con un colpo secco, facendo sussultare impercettibilmente Ginger, e qualche momento dopo partirono rombando e schizzando acqua per il sentiero che conduceva a Hogwarts. Attraversarono i cancelli, fiancheggiati da statue di cinghiali alati, e su per il ripido viale, oscillando pericolosamente in quella che stava diventando una tempesta. Ginger, la fronte appoggiata al finestrino, vide Hogwarts e le sue finestre illuminate da una luce confusa e tremolante avvicinarsi. Molti fulmini esplosero con un rombo assordante facendo spaventare molte ragazze che strillarono.
Ginger, Fred, George, Angelina e Lee balzarono giù dalla loro carrozza sfrecciando per gli scalini e trovando riparo nell’imponente Sala d’Ingresso illuminata dalle torce con la sua grandiosa scalinata di marmo.
«Cavolo» disse Ginger raccogliendosi i capelli e strizzandoli fino a fargli togliere l’acqua accumulata in pochi secondi. «Pen... ARGH!»
Un grosso palloncino giallo pieno d’acqua era caduto giù dal soffitto sulla testa della ragazza ed era esploso. Ginger, con il ciuffo che ora le ricopriva metà faccia, boccheggiava incredula. In un nano secondo si riprese, si scostò la ciocca di capelli e guardò in su dove a sei metri di altezza, a mezz’aria, stava Pix il Poltergeist, un omino con il berretto coperto di campanelle e il papillon arancione, che prendeva la mira con la faccia maligna deformata dalla concentrazione.
«Pix!» ringhiò furiosa Ginger.
«PIX!» urlò un’altra voce adirata. «Pix, vieni giù IMMEDIATAMENTE!»
La professoressa McGranitt, vicepreside della scuola e direttrice della Casa di Grifondoro, era arrivata di fretta dalla Sala Grande; scivolò sul pavimento bagnato e si aggrappò al collo di Ginger per non cadere, finendo anche per bagnarsi la veste. «Oops… Chiedo scusa, signorina Mosely…»
«Si figuri» disse Ginger in un verso strozzato, massaggiandosi la gola.
Fred e George se la ridevano alla grande mentre Ron, altra vittima di un gavettone di Pix, sputacchiava un po’ di acqua e se la scrollava dai capelli. Tutti insieme attraversarono sgocciolando per la Sala d’Ingresso e attraverso la doppia porta sulla destra, con Ginger e Ron che borbottavano inviperiti.
La Sala Grande era magnifica come sempre, decorata per il banchetto d’inizio anno. Piatti e calici d’oro scintillavano alla luce di centinaia e centinaia di candele che galleggiavano a mezz’aria sopra i tavoli. Le quattro lunghe tavolate delle case erano affollate di studenti vocianti; in fondo alla Sala, gli insegnanti sedevano lungo un solo lato di un quinto di tavolo, di fronte agli allievi. Ginger, Fred, George e Lee, Angelina aveva raggiunto Katie Bell e Alicia Spinnet, si accomodarono al tavolo Grifondoro. Dopo qualche minuto di chiacchiericcio le porte della Sala Grande si aprirono facendo cadere il silenzio. La professoressa McGranitt guidò una fila di studenti del primo anno fino all’altro capo del salone. Poi posizionò uno sgabello a quattro gambe davanti alla fila e vi sistemò sopra un cappello che prese a cantare la consueta canzone di benvenuto, che ogni anno cambiava.
Il Cappello Parlante finì e la Sala Grande esplose in applausi. La professoressa di Trasfigurazione stava srotolando un gran rotolo di pergamena. Ginger sorrise nostalgica nel ricordare il suo smistamento.
 

La professoressa McGranitt venne a prenderli e Ginger, con il cuore martellante e una morsa fastidiosa allo stomaco, si mise in fila dietro ad Angelina mentre dietro di lei c’era Fred; oltrepassarono un paio di doppie porte, ed entrarono nella Sala Grande.
Ginger rimase a bocca aperta. La sala era grande e illuminata da migliaia e migliaia di candele sospese a mezz’aria sopra quattro lunghi tavoli dove erano seduti gli studenti. I tavoli erano apparecchiati con piatti e calici d’oro scintillanti. In fondo alla sala c’era un altro tavolo lungo, intorno al quale erano seduti gli insegnanti. Ginger ebbe un incontro ravvicinato con un fantasma che l’attraversò, facendole venire i brividi e impallidire. Per un attimo sentì la terra mancarle sotto i piedi, ma si riebbe presto per vedere la professoressa posare uno sgabello a terra e poggiarci di sopra un vecchio cappello logoro, sporco e rattoppato. Uno strappo vicino al bordo si spalancò come una bocca e incominciò a cantare.
Finita la canzone la professoressa McGranitt si fece avanti tenendo in mano un lungo rotolo di pergamena.
«Quando chiamerò il vostro nome, voi metterete il cappello e vi siederete sullo sgabello per essere smistati» disse.
Ginger alzò il naso all’in su notando solo in quel momento il cielo stellato sopra la sua testa. Toccò qualche Serpeverde e Tassorosso prima che la sua amica Angelina venisse collocata in Grifondoro, subito dopo seguita da un certo Lee Jordan con grande esultanza dei Grifondoro e dei gemelli Weasley. Qualche ragazzo dopo toccò a un certo Montague Graham, e poi finalmente toccò a lei.
«Mosely, Ginger!» chiamò la professoressa.
Ginger deglutì e avanzò il più velocemente possibile. Si sedette e un attimo dopo la sua visuale fu coperta dal cappello.
«Umh…» fece una vocina al suo orecchio. «C’è coraggio, lealtà, una buona sconsideratezza delle regole, intelligenza e talento, tanto talento. Ho deciso! GRIFONDORO!»
Ginger fece un sospiro sollevato e con un gran sorriso corse a sedersi accanto a Charlie Weasley, davanti alla sua amica Angelina.
 

Una gomitata nelle costole la riportò alla realtà. Si lamentò a bassa voce e guardò trucemente Fred che aveva la bocca piena e la guardava con un aria innocente.
«Ti eri incantata» si giustificò lui una volta ingoiato il boccone di patate schiacciate.
Ginger fece una smorfia e prese a mangiare con calma.
La pioggia sembrava non voler cessare e continuava a battere forte sui vetri delle finestre. Un tuono scosse i vetri e il lampo di un fulmine illuminò i piatti dorati mentre questi si svuotavano e venivano riempiti di dolci.
«Uh! Torta al cioccolato!» esclamò Ginger prima di mettersi una fetta bella grande nel piatto.
«Attenta che poi ingrassi!» dissero in coro i gemelli.
«Oh, meglio! Così vi rotolo addosso e vi uccido!» esclamò Ginger inviperita.

«Dunque!» esordì Silente, sorridendo a tutti quanti «Ora che siamo tutti sazi e dissetati, devo richiamare ancora una volta la vostra attenzione su alcuni avvisi. Mastro Gazza, il custode, mi ha chiesto di dirvi che la lista di oggetti proibiti dentro le mura del castello quest’anno è stata estesa agli Yo-yo Ululanti, ai Frisbee Zannuti e ai boomerang Rimbalzatutto. La lista completa comprende qualcosa come quattrocentotrentasette oggetti, credo, e può essere consultata nell’ufficio di Mastro Gazza, se qualcuno volesse controllare.
«Come sempre vorrei ricordare a tutti voi che la Foresta compresa entro i confini del parco della scuola è proibita agli studenti, come lo è il villaggio di Hogsmeade a tutti coloro che non sono ancora al terzo anno.» Fece una pausa. «E’ altresì mio doloroso dovere informarvi che la Coppa del Quidditch quest’anno non avrà luogo»
Ginger si voltò verso i gemelli che aprivano e chiudevano la bocca senza emettere alcun suono, troppo sconvolti per parlare.
Silente riprese: «Ciò è dovuto a un evento che prenderà il via in ottobre e continuerà per tutto l’anno scolastico, impegnando molto del tempo e delle energie degli insegnanti: ma sono certo che vi divertirete tutti enormemente. Ho l’immenso piacere di annunciare che quest’anno a Hogwarts...»
Ma in quel momento risuonò un tuono assordante e le porte della Sala Grande si spalancarono con un grande botto facendo sussultare sul posto molti studenti.
Sulla soglia c’era un uomo appoggiato a un lungo bastone, avvolto in un mantello nero da viaggio. Un lampo improvviso lo illuminò. L’uomo si tolse il cappuccio rivelando una folta chioma di lunghi capelli brizzolati, poi, zoppicando leggermente, avanzò verso il tavolo degli insegnanti.
Un sordo clunk echeggiò nella Sala un passo sì e uno no. Un altro lampo illuminò il suo volto pieno di cicatrici. La bocca pareva un taglio diagonale, e mancava un grosso pezzo di naso. Ginger aguzzò la vista e quando i suoi occhi si soffermarono su quelli di lui, un lungo brivido freddo le percorse la schiena.
Uno era piccolo, scuro e lucente. L’altro era grande, tondo come una moneta e di un vivace blu elettrico. Quest’ultimo si muoveva frenetico, su e giù, destra e sinistra.
Lo straniero raggiunse Silente e gli porse la mano piena di cicatrici, Silente la strinse, scambiarono qualche parola prima che il preside tornasse a rivolgersi alla folla ammutolita.
«Vorrei presentarvi il nostro nuovo insegnante di Difesa contro le Arti Oscure» annunciò brevemente Silente, «il professor Moody»
Tutti erano troppo sconcertati per poter applaudire, come era solito fare ad ogni nuovo arrivo, e Silente e Hagrid, gli unici ad applaudire, smisero ben presto.
«Come stavo dicendo» disse sorridendo, «nei prossimi mesi avremo l’onore di ospitare un evento assai emozionante, un evento che non ha luogo da più di un secolo. E’ con grandissimo piacere che vi informo che il Torneo Tremaghi quest’anno si terrà a Hogwarts».
«Sta SCHERZANDO!» disse Fred ad alta voce.
Ginger tirò per la manica Fred, intimandogli di sedersi visto che per l’entusiasmo e l’incredulità si era alzato in piedi.
«Non sto scherzando affatto, signor Weasley» disse, «anche se, ora che me l’ha ricordato, ne conosco una niente male su una banshee, un troll e…»
La professoressa McGranitt tossicchiò sonoramente.
«Oh, ehm… Dov’ero rimasto? Ah, giusto! Il torneo Tremaghi… beh, alcuni di voi forse non sanno di che si tratta, quindi spero di non annoiare eccessivamente chi ne è a conoscenza con questa breve spiegazione. Il Torneo fu indetto per la prima volta 700 anni fa, come competizione amichevole tra le maggiori scuole europee di magia: Hogwarts, Beuxbatons e Durmstrang. Venne scelto un campione per rappresentare ciascuna scuola e i tre campioni gareggiarono in tre imprese magiche. Le scuole si alternavano nell’ospitare il Torneo ogni cinque anni, tuttavia quando il tributo di morti divenne eccessivamente elevato fu deciso di sospendere il Torneo»
Ginger trattenne istintivamente il fiato. Il tributo di morti?
Fred e George iniziarono a confabulare tra di loro, eccitati e la paura nella ragazza si fece pressante.
«Non avrete mica intenzione di partecipare, vero?» sussurrò Ginger, mentre Silente informava che i presidi delle altre scuole li avrebbero raggiunti agli inizi di ottobre e che il premio sarebbe stato di mille galeoni.
«Io ci sto!» sibilò Fred lungo il tavolo, il viso acceso d’entusiasmo alla prospettiva di tanta gloria e ricchezza.
Ginger impallidì. «Stai scherzando? Anche tu vuoi partecipare?» chiese poi rivolgendosi a George, che annuì entusiasta.
In suo aiuto venne Silente: «Pur sapendo quanto ciascuno di voi sia desideroso di portare a Hogwarts la coppa Tremaghi, i presidi delle scuole partecipanti, assieme al Ministero ella Magia, hanno convenuto di imporre un limite d’età per gli sfidanti di quest’anno. Solo gli studenti dai diciassette anni in su potranno partecipare. Questa» disse Silente alzando la voce, poiché alle sue parole una rumorosa protesta si scatenò a quelle parole; i gemelli erano furibondi, «è una misura necessaria, dal momento che le prove del Torneo saranno difficili e pericolose. Mi assicurerò personalmente che nessuno studente di età inferiore inganni il nostro giudice imparziale» i suoi occhi scintillarono sulle facce ribelli di Fred e George. «Pertanto vi prego di non perdere tempo a iscrivervi se avete meno di diciassette anni. E ora è tardi, dunque, è ora di andare a letto! Forza, veloci!»
Silente si risedette e si voltò a parlare con Malocchio. Ci fu un gran fracasso di sedie spostate mentre tutti si alzavano e sciamavano nella Sala d’Ingresso.
«Non possono farlo!» esclamò George, che non si era unito alla folla che avanzava, e che, insieme al gemello, osservava torvo Silente. «Compiamo diciassette anni ad aprile, perché non possiamo provarci?»
«Perché li compite appunto ad aprile che non potete partecipare» disse Ginger facendo un passo, prima di voltarsi e guardare i rossi con sguardo severo.
«Non riusciranno ad impedirmi di partecipare» disse Fred cocciuto. «I campioni fanno un sacco di cose che normalmente uno non ha il permesso di fare. E il premio è di mille galeoni!»
«Fred! Per favore, non dire sciocchezze! Ci rimetteresti la vita!» disse Ginger soffocando un lamento.
«Ha ragione Ginger, è una sciocchezza!» le diede man forte Hermione.
Ginger le lanciò uno sguardo riconoscente prima di voltarsi verso i gemelli che la guardavano crucciati.
«Bene» ringhiò Ginger lanciando un’ultima occhiata rabbiosa ai suoi amici.
Si diresse a passo furioso verso l’Ingresso e in poco tempo arrivò davanti al dipinto della Signora Grassa che le chiese la parola d’ordine.
«Guazzabuglio» rispose sicura Ginger.
Ginger entrò nella sua camera trovando, sedute a cerchio per terra, Angelina, Alicia Spinnet, Patricia Stimpson e Grace Button. Le salutò e si sedette insieme a loro iniziando a chiacchierare.


L'Angolo della Sadica:
Salve a tutti! Sono ritornata con un nuovo emozionante (?) capitolo ^^
Vorrei ringraziare:
ali7m per aver recensito; Jollyna per averla messa tra le preferite; Sandyblack94 e valepassion95 per averla messa tra le seguite.
Mi avete fatto veramente molto felice ^^ sembra che io non sia mai stata così popolare XD

Ovviamente anche un grande, grande grazie a tutte le altre persone che l'hanno letta, e spero che alcuni di voi si facciano avanti per lasciarmi delle recensioni ;)

Mi sembra strano che ancora non abbia fatto/detto una cattiveria... Vediamo... Potrei mettervi un anticipo *-*
Lettori, nel prossimo capitolo si avrà qualcosa per cui ridere e qualcosa per cui preoccuparsi...
A presto *ghigno malefico*
Vostra Sssssadica preferita *-*

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Capitolo 4
*** Lezioni e Malferret ***


Disclaimer: Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di J.K.Rowling; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.




La mattina dopo, la tempesta si era calmata, ma il soffitto della Sala Grande era ricoperto da pesanti nubi grigio peltro. Ginger era appena entrata nel salone dopo aver passato una notte d’inferno a causa dei tuoni. Il suo umore, quando era carente di sonno, non era molto positivo, e peggiorò quando sentì Fred, George e Lee discutere sui metodi magici per invecchiarsi e riuscire ad essere ammessi al Torneo Tremaghi. Stizzita la ragazza li superò e andò a sedersi accanto a Harry, Ron e Hermione che studiavano i nuovi orari.
«’Giorno» disse Ginger laconica versandosi della spremuta d’arancia in un calice.
«Buongiorno Ginger. Va tutto bene?» le chiese Hermione notando le occhiaie sotto agli occhi azzurri dell’amica e il suo umore nero.
«No» ringhiò infatti Ginger, lanciò un’occhiata rabbiosa a Fred e George.
«Stai tranquilla, non ci riusciranno. Non è semplice ingannare Silente, sempre se si può farlo» la rassicurò Hermione tornando a concentrarsi sull’orario.
«Siamo fuori tutta la mattina, non male» disse Ron, scorrendo con un dito sull’elenco delle lezioni del lunedì. «Erbologia con i Tassorosso e Cura delle Creature Magiche con i Serpeverde».
«Due ore di Divinazione questo pomeriggio» gemette Harry essendo quella la materia che, dopo Pozioni, odiava di più.
«Avreste dovuto mollarla come ho fatto io» disse Hermione impaziente, imburrandosi una fetta di pane tostato. «Così fareste qualcosa di sensato come Aritmanzia».
«Aritmanzia è complicata. Meglio Antiche Rune, quella sì che è una bella materia!» intervenne Ginger, dando una rapida occhiata al suo orario.
Sopra di loro si udì un improvviso fruscio, e un centinaio di gufi planarono dalle finestre aperte, carichi della posta del mattino. I gufi volteggiarono sui tavoli, cercando i destinatari delle lettere e dei pacchi. Un grosso gufo nero con striature bianche calò su Ginger e lasciò cadere un grosso pacco sulla testa della ragazza. Questa iniziò a inveire contro il pennuto il quale, prima di sparire, fece una sorta di verso che sembrò di soddisfazione prima di sparire.
«Accidenti a quell'uccellaccio del malaugurio» borbottò prendendo il pacco e massaggiandosi la testa dolorante.
Fece un cenno di saluto ai tre ragazzi e si dileguò dirigendosi nel suo dormitorio per posare il pacco contenente, sicuramente, la sua divisa. Giunta in stanza, mollò il pacco sul suo letto e lo aprì, prendendo la divisa e una lettera; ripose tutto con cura e prese i libri che le servivano, li ficcò nella borsa a tracolla nera e scese in un lampo le scale dirigendosi verso la prima lezione.
Le lezioni finirono e tutti gli studenti si riversarono in Sala Grande. Ginger si sedette accanto a Lee Jordan e mangiò in tutta fretta. Si scusò con Angelina e si alzò di scatto, urtando per sbaglio con la borsa Lee, che si macchiò con la salsa delle costolette di maiale.
Fred e George si scambiarono un’occhiata perplessa. Era tutto il giorno che Ginger li evitava e ora scompariva anche a pranzo. I due si chiesero cosa le fosse preso e finirono di mangiare il più in fretta possibile per scoprirlo, dimentichi che solo la sera prima erano arrabbiati con lei perché non dava loro fiducia.
I due uscirono a passo svelto dalla Sala Grande, videro un mantello voltare l’angolo e presero a correre in quella direzione. Arrivati trovarono il corridoio vuoto. Si guardarono intorno ma di Ginger neanche l’ombra. E non la videro fino all’ora di Difesa Contro le Arti Oscure.
Ginger entrò appena in tempo e prese posto accanto ad Angelina, nella fila di destra al penultimo banco, davanti ai gemelli. Mentalmente imprecò contro il fatto che la sua migliore amica avesse una cotta per Fred Weasley.
Ginger, come suo solito, non estrasse il libro dalla borsa, stette comodamente stravaccata sulla sedia a fissare apparentemente il vuoto, nonostante il professore avesse appena preso il registro. Questi fece l’appello facendo roteare l’occhio azzurro sullo studente chiamato.
«Allora, incominciamo subito. Le maledizioni. Assumono forze e forme diverse. Qualcuno di voi sa a quali maledizioni corrispondono le pene più gravi secondo la legge magica?»
Quasi tutti alzarono la mano. Moody intercettò Lee Jordan e lo fece parlare.
«La Maledizione Cruciatus»
Moody si alzò pesantemente sui piedi, aprì il cassetto della scrivania ed estrasse un barattolo di vetro contenente tre grossi ragni neri. Prese uno dei ragni e lo fece vedere a tutta la classe ma lo fece ingrandire per far vedere loro meglio.
Moody alzò di nuovo la bacchetta, la puntò sul ragno e mormorò: «Crucio!»
D’un tratto, le zampe del ragno si piegarono sotto il suo corpo; l’animale si rovesciò e prese a contorcersi orribilmente, dondolando da una parte all’altra. Se avesse potuto avrebbe sicuramente urlato. Moody non spostò la bacchetta e il ragno prese a sobbalzare e agitarsi più violentemente. Poi, all’improvviso, Moody alzò la bacchetta e le zampe del ragno si rilassarono, ma continuò a contorcersi. Il professore lo rimpicciolì e lo rimise nel barattolo.
«Dolore» disse Moody. «Non c’è bisogno di pinze schiacciapolli o coltelli per torturare qualcuno se sapete scagliare la Maledizione Crociatus… Qualcun altro ne sa una? Un’altra maledizione illegale?»
Un silenzio tombale scese nella classe, per lo più tutti gli studenti avevano gli occhi spalancati. Qualche mano però si alzò esitante in aria.
«La Maledizione Imperius» mormorò una ragazza bassa e con gli occhiali.
«La Maledizione Imperius, sì, ha dato molti problemi al Ministero quella!»  disse Moody prendendo dal barattolo un altro ragno, lo mise ben in mostra alla classe e borbottò: «Imperio!»
Il ragno si calò con un balzo dalla mano del professore appeso a un sottile filo si seta, e prese a dondolarsi avanti e indietro. Irrigidì le zampe e saltò all’indietro, atterrando sulla scrivania. Si alzò sulle zampe posteriori e accennò un passo di tango.
Tutti risero: tutti tranne Moody.
«Vi sembra divertente, eh?» ringhiò. «Vi piacerebbe, eh, se lo facessi a voi?»
Le risate si spensero quasi all’istante.
«Controllo totale» disse Moody piano, mentre il ragno iniziava a zampettare verso un bicchiere d’acqua appoggiato sulla scrivania. «Potrei costringerlo a fare tutto quello che voglio. Ad affogare…» e il ragno fu in procinto di fare un balzo e saltare in acqua. «Saltare fuori dalla finestra, a ficcarsi giù per la gola di qualcuno di voi. Anni fa, c’erano molti maghi e streghe controllati da questa maledizione. Fu un bel lavoretto per il Ministero stabilire chi era costretto a fare certe cose e chi le faceva di propria volontà. Ma…» il suo occhio magico saettò sul viso di qualcuno, soffermandosi qualche secondo di più su Ginger che rabbrividì, «la Maledizione Imperius può essere contrastata e io vi insegnerò come, ma ci vuole una grande forza di volontà e carattere, e non tutti ce l’hanno. Meglio evitare di esserne vittime, se potete. VIGILANZA COSTANTE!» abbaiò, e tutti sussultarono.
«Qualcuno ne conosce altre?»
La mano di Ginger si alzò per la prima volta e l’occhio magico di Moody si soffermò su di lei.
«Sì?» disse Moody.
«L’Anatema che uccide» sussurrò con la voce roca.
«Ah» disse Moody. «Sì, l’ultimo, e il peggiore»
Infilò la mano nel barattolo di vetro, e come se intuisse che cosa stava per succedere, il terzo ragno corse freneticamente sul fondo, cercando di sfuggire alle dita di Moody, ma lui lo afferrò e lo depose sulla cattedra. Il ragno prese a zampettare affannosamente sulla superficie di legno.
Moody levò la bacchetta e ruggì: «Avada Kedavra!»
Ci furono un lampo di luce verde accecante e un rumore improvviso, come se un’entità enorme e invisibile galleggiasse nell’aria: il ragno si rovesciò sulla schiena all’istante, intatto ma inequivocabilmente morto. Ginger impallidì e strinse convulsamente la mano intorno al bordo del banco, le nocche bianche. Parecchie ragazze lanciarono grida soffocate.
Moody spazzò via il ragno morto dalla cattedra.
«Non è bello» disse tranquillo come se stesse parlando del tempo. «Non è piacevole. E non c’è contro maledizione. Non c’è modo di fermarlo. Solo una persona, che si sappia, è mai sopravvissuta ed è un vostro compagno di Casa» disse rivolto ai Grifondoro, «perciò vi consiglio di non finire mai sotto tiro. Vigilanza costante!» ruggì, e tutta la classe sobbalzò di nuovo.
«Ora… Questi tre anatemi sono noti come le Maledizioni Senza Perdono. L’uso su un essere umano basta a meritare una condanna a vita ad Azkaban. E’ questo che dovete combattere. E’ questo quello che vi devo insegnare. Ma soprattutto, avete bisogno di esercitare una costante, incessante vigilanza. Fuori le penne… Ricopiate…»
Passarono il resto della lezione a prendere appunti su ciascuna delle maledizioni senza perdono. Nessuno parlò finché non suonò la campana: ma quando Moody li congedò, esplose un torrente di chiacchiere.

Ginger si infilò in un corridoio laterale e si appoggiò al muro per riprendere fiato, fissando il vuoto con occhi spalancati.
«Gin?» disse Angelina dolcemente.
Ginger si guardò intorno con aria spaesata e intimorita.
«Oh, ciao» disse, la voce più acuta. «Una lezione interessante, vero? Chissà cosa c’è a cena. Spero costolette di maiale. No, le abbiamo mangiato a pranzo. Spero ci sia la torta al cioccolato» mormorò facendo roteare gli occhi in tutte le direzioni.
«Gin, ti senti bene?» chiese Angelina allarmata.
«Oh, sì, sì. Benissimo, sì. Devo… Devo andare in biblioteca, sì, in biblioteca» disse Ginger alzando la voce di un ottavo.
Si voltò e iniziò a camminare con passo sicuro, a volte tremolante, lasciando indietro una basita Angelina.
Ginger camminò per un bel po’, in biblioteca non voleva proprio andare e finì per arrivare all’Ingresso. Tutti erano intorno a Draco Malfoy con la sua cricca e a Harry, Ron e Hermione.
Malfoy iniziò a leggere un inserto della Gazzetta del Profeta dove parlavano del signor Weasley coinvolto in una zuffa con la Polizia Babbana, e prese anche ad insultare la madre di Ron, il quale tremava di rabbia sotto gli occhi di tutti.
«Vai al diavolo, Malfoy» disse Harry. «Andiamo, Ron…»
«Oh, certo, sei stato da loro quest’estate, vero, Potter?» sogghignò Malfoy. «Allora dimmi, sua madre è davvero così cicciona, o è solo la foto?»
«Guardati la tua di madre, Malfoy» disse Harry che con Hermione tratteneva Ron per i vestiti, per impedirgli di avventarsi su Malfoy.
«Ehi, Malfoy, non credi che prima di criticare le madri degli altri dovresti fare attenzione a quando stai con la tua, perché mi chiedo proprio se quella espressione disgustata come se avesse della merda sotto il naso è proprio la sua o la faccia quando sta con te» disse Ginger, facendosi largo tra la folla.
Il volto pallido di Malfoy divenne leggermente rosato. «Non osare insultare mia madre, mezzosangue»
Gli occhi di Ginger lanciarono saette. «Ti conviene stare zitto, Malfoy, se non ti vuoi ritrovare appeso per le mutande in Sala Grande».
Harry, Ron e Hermione si voltarono facendo per andarsene, ma un improvviso rumore fece urlare parecchi ragazzi e fermare i tre. Un ruggito echeggiò per tutta la Sala d’Ingresso.
«OH NO CHE NON LO FAI, RAGAZZO!»
Moody scendeva zoppicando la scalinata di marmo. Aveva estratto la bacchetta e la puntava, così come faceva Ginger, dopo aver protetto i suoi amici da uno Schiantesimo con un incantesimo Scudo, su un furetto bianco, che tremava sul pavimento esattamente nel punto dove prima c’era Malfoy.
Nell’Ingresso calò un silenzio terrorizzato. Nessuno mosse un muscolo tranne Moody, che si voltò per guardare Harry con l’occhio normale.
«Ottimo lavoro, signorina Mosely» ringhiò Moody. La sua voce era bassa e roca.
«Fermo!» ordinò perentoria Ginger puntando la bacchetta su Tiger che era sul punto di prendere in braccio il furetto bianco.
Moody prese a zoppicare verso Tiger, Goyle e il furetto, che emise uno squittio spaventato e scattò via, filandosela verso i sotterranei.
«Non credo proprio!» ruggì Moody puntando di nuovo la bacchetta verso il furetto, che volò in aria a tre metri di altezza, cadde con un tonfo al suolo e poi rimbalzò di nuovo in alto.
«Non mi piace chi attacca quando l’avversario gli volta le spalle» ruggì Moody facendo rimbalzare ancora più in alto l’animale. «E’ una cosa vile e infima…»
«Professor Moody!» disse una voce stupefatta.
La professoressa McGranitt scendeva la scalinata di marmo con le braccia cariche di libri. Ginger pensò bene di riporre la bacchetta senza farsi vedere.
«Salute, professoressa McGranitt» disse Moody tranquillissimo.
«Che cosa… Che cosa sta facendo?» chiese la professoressa seguendo l’alzata e l’ascesa del furetto.
«Insegno» rispose Moody.
«Insegna… Moody, quello è uno studente?» strillò la McGranitt mentre i libri le cadevano a terra.
«Già»
«No!» urlò la professoressa di Trasfigurazione. Scese la scala di corsa ed estrasse la bacchetta, un attimo dopo, con un forte schiocco, ricomparve Malfoy, accasciato a terra.
«Moody, non usiamo mai la Trasfigurazione per punire! Il professor Silente deve averglielo detto!»
«E’ possibile che me l’abbia accennato, sì» disse Moody grattandosi il mento, tutt’altro che preoccupato.
A Ginger scappò da ridere. Non solo Moody aveva umiliato Malfoy davanti a quasi tutta la scuola, ma sembrava non essere neanche preoccupato delle conseguenze di quest’azione.
Moody se ne andò trascinandosi Malfoy con sé nei sotterranei, e anche la McGranitt, dopo aver raccolto i suoi libri con un incantesimo, andò via.
«Non dite niente» sussurrò Ron ai suoi amici, mentre poco a poco si sedevano al tavolo di Grifondoro.
Ginger ridacchiò e si sedette accanto a Hermione. «E’ stato uno spettacolo imperdibile!»
Presero a mangiare, ma Hermione finì presto per andare in biblioteca. Si era appena alzata che il suo posto venne preso da Fred. «Moody!» disse. «Ma quanto è forte, eh?»
«E’ più che forte» disse George, sedendosi di fronte a Fred.
«Superforte» disse Lee, scivolando nel posto accanto a George. «L’abbiamo avuto oggi pomeriggio» disse a Harry e Ron.
«Com’è stato?» chiese Harry molto incuriosito.
Fred, George e Lee si scambiarono sguardi eloquenti.
«Mai sentita una lezione così» disse Fred.
«Lui sa, ragazzo» disse Lee.
«Sa cosa vuol dire andare là fuori a farlo» disse George in tono solenne.
«Fare che cosa?» chiese Harry.
«Combattere le Arti Oscure» disse Fred.
«Ha visto di tutto» continuò George.
«Eccezionale» disse Lee con aria sognante.
Ginger fece schioccare la lingua in segno di disapprovazione.
«C’è qualcosa che non va, Gin?» chiesero in coro i gemelli.
«Niente. Ma una sola lezione non vi può far capire quanto è forte un professore» disse con aria altezzosa Ginger, per poi sciogliersi in un sorriso entusiasta. «Avreste dovuto vederlo alla fine delle lezioni! Indimenticabile!»
Ginger raccontò loro, con l’aiuto di Ron e Harry, la trasformazione di Malfoy in furetto. Alla fine scoppiarono tutti e sei a ridere attirando l’attenzione di molti su di loro.
«A proposito Ginger, ti volevo ringraziare per averci difeso» disse Harry, una volta che le risate si furono placate.
«Figurati. Non doveva osare Schiantare un mio amico, girato di spalle soprattutto!» disse Ginger in tono solenne, poi fece un sonoro sbadiglio. «Sono stanchissima. Vado a dormire, notte»
Ginger si alzò e si dileguò velocemente. Arrivò al suo dormitorio, s’infilò il pigiama e si mise sotto le coperte, addormentandosi subito.




L'Angolo della Sadica:
Hello, minna! Yeah! Mischiamo inglese e giapponese!
Come prima cosa, vorrei ringraziare:
ali7m per recensire ogni volta i capitoli; Jollyna per averla messa tra le preferite; valepassion95, Sandyblack94 e la new entry Fred_Deeks_Ben per averla messa tra le seguite. Vi ringrazio tantissimo, mi fate felicissima :D
Ringrazio anche i lettori silenziosi e spero di vederne qualcuno, che prende il coraggio a quattro mani e mi faccia sapere la sua opinione ;)

Ora! Parliamo del capitolo! La prima lezione con Moody! A quanto pare per Ginger è stato parecchio traumatico, insomma, dire tre volte di stare benissimo non è normale. Che ne dicete voi? (non ho sbagliato a scrivere XD)
Poi, c'è il nostro amato Malfoy versione furetto *W* Fantastico *W*
E poi, c'è di nuovo Ginger (e vorrei ben vedere! E' la protagonista! U.U) che sembra essersi dimenticata del perché si fosse arrabbiata con i gemelli, e chiacchiera con loro tranquillamente. Vi stavate preoccupando, eh! Ammettetelo! XD Bene, preoccupatevi ancora un po' XD
Quanto amo essere sadica! Muahahahahahah XD
Anyway, ora debbo lasciarvi. Devo vedere cosa cucinarmi, impresa ardua quando si ha il frigo mezzo vuoto XD
A presto!
La vostra Sssssadica preferita *W*

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Capitolo 5
*** Le altre scuole di magia ***


Disclaimer: Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di J.K.Rowling; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.




Ginger scese le scale saltellando. Quella mattina ci sarebbero state le sue materie preferite: Incantesimi, Trasfigurazione e Difesa Contro le Arti Oscure. Il professor Moody da qualche lezione aveva preso a insegnare loro come contrastare la Maledizione Imperius e Ginger si dovette sforzare molto per riuscire a contrastarla, almeno in parte, e alla fine ce la fece. Salutò con un gran sorriso i suoi amici e fece colazione con un cornetto al cioccolato.
Si diresse chiacchierando tranquillamente con Fred e George verso l’aula di Incantesimi.
Alla fine delle lezioni pomeridiane si diressero alla Sala d’Ingresso, non riuscendo però ad avanzare a causa della folla di studenti accalcati attorno a un cartello ai piedi della scalinata. Fred e George, essendo i più alti, riuscirono a leggere senza problemi.

TORNEO TREMAGHI

La delegazione di Beauxbatons e Durmstrang arriveranno alle 6 in punto di venerdì 30 ottobre. Le lezioni termineranno con mezz’ora di anticipo. Gli studenti riporteranno borse e libri nei rispettivi dormitori e si riuniranno davanti al castello per salutare i nostri ospiti prima del Banchetto di Benvenuto.

Fred e George si scambiarono uno sguardo eloquente e iniziarono a confabulare, sotto lo sguardo irritato di Ginger.
«Insomma ragazzi! Avete davvero voglia di farvi ammazzare in questo stupidoTorneo?»
«Non è stupido!» strepitarono in coro accigliati.
«C’è un premio di mille galeoni!» disse George.
«Ci farebbe comodo per il nostro negozio di scherzi!» disse Fred.
«E dovete per forza farvi ammazzare?!» esclamò a voce un po’ troppo alta Ginger. «Va bene! Fate quello che volete!».
Ginger si voltò e iniziò a camminare a passo di marcia verso la Sala Grande, sedendosi il più lontano possibile dai gemelli, che avevano assunto una faccia funebre.

Durante la settimana il castello fu ripulito da cima a fondo. Parecchi ritratti sudici furono puliti e le armature scintillavano e si muovevano senza cigolare. Quando il mattino del 30 ottobre scesero a colazione, scoprirono che la Sala Grande era stata addobbata durante la notte. Grandi stendardi di seta scendevano dal soffitto, ognuno rappresentante una delle Quattro Case: rosso con un leone d’oro per Grifondoro, blu con un corvo di bronzo per Corvonero, giallo con un tasso nero per Tassorosso, e verde con un serpente argentato per Serpeverde. Dietro il tavolo degli insegnanti stava lo stendardo più grande di tutti con il simbolo di Hogwarts: leone, corvo, tasso e serpente attorno ad una grande ‘H’.
Ginger notò Fred e George al tavolo di Grifondoro, in disparte da tutti gli altri, cosa abbastanza insolita per loro che erano sempre a creare baldoria. Poco lontano vide Harry, Hermione e Ron, e li raggiunse proprio mentre quest’ultimo raggiungeva i fratelli maggiori.
«Chi è che vi evita?»sentì dire da Ron.
«Magari fossi tu»ribatté Fred, seccato per l’interruzione.
Ginger si sedette davanti all’altro gemello.
«Che cos’è un disastro?»chiese Ron a George.
«Avere te come fratello» sbottò George in tono aspro.
«Oh-oh! Nervosetto? Per l’interruzione o per la McGranitt che ti ha invitato, neanche tanto gentilmente, a Trasfigurare il tuo procione al posto di chiederle del Torneo?» chiese Ginger con tono altrettanto aspro.
Fred e George le lanciarono un’occhiata malevola.
«Chissà che prove saranno» disse Ron pensieroso. «Sapete, scommetto che potremmo affrontarle, Harry, ne abbiamo fatte di cose pericolose prima d’ora…»
«Non davanti a una giuria» disse Fred. «La McGranitt dice che i campioni ricevono un punteggio in base a come hanno superato le prove»
Ron sbuffò contrariato, mentre Harry chiedeva chi erano i giudici, domanda a cui rispose Hermione lasciando di stucco tutti i suoi interlocutori.
«C’è scritto in Storia di Hogwarts» rispose impaziente che nessuno lo avesse letto. «Pensavo che tu, Ginger, lo avessi letto»
«Oh, emh. No, non… lo trovavo» disse Ginger, mordendosi un attimo dopo la lingua per aver detto un’idiozia.
«Oh, ma posso prestartelo io!» disse infatti Hermione, tutta contenta.
Fred e George sghignazzarono divertiti, Ginger lanciò loro un’occhiata tra il supplicante e l’arrabbiato.
«Non vorrei disturbarti! E comunque non credo di averne il tempo, sai con lo studio…» disse Ginger, tentando l’ultima carta.
«Oh, sì, hai ragione. Il prossimo anno hai i M.A.G.O.» disse Hermione.
«Già, i M.A.G.O. E’ importante incominciare a studiare da adesso» disse convinta Ginger, con una leggera nota di ironia, che parvero cogliere tutti tranne Hermione.
«Che comunque, non è del tuttoaffidabile. Non accenna nemmeno una volta agli elfi domestici!» disse Hermione infervorandosi e iniziando un lungo discorso.
Ron alzò gli occhi verso il soffitto e Fred fu colto da un estremo interesse per la sua pancetta (entrambi i gemelli si erano rifiutati di comprare la spilla CREPA, l’associazione creata da Hermione per combattere per i diritti degli elfi domestici), Ginger si limitò a sospirare sconsolata e ad addentare un toast con la marmellata. Invece George si voltò verso Hermione.
«Senti, sei mai stata giù nelle cucine, Hermione?»
«No, certo che no» rispose lei asciutta.
«Beh, noi ci siamo stati» disse George, indicando Fred e Ginger, «un sacco di volte, a prendere del cibo. E li abbiamo visti, e sono felici. Sono convinti che sia il lavoro più bello del mondo…»
«E’ perché non sono istruiti e gli hanno fatto un lavaggio del cervello!» esclamò Hermione infervorata.
«Io ci rinuncio!» disse George con tono sconsolato.
Ginger lo guardò come a dire ‘che ti aspettavi?’ mentre i gufi postali entravano nella Sala.
La sedicenne non prestò particolarmente attenzione alle lezioni e ciò non era dovuto di certo all’arrivo degli altri studenti. I suoi pensieri volavano per lo più su George e su sua madre: George morto nel Torneo Tremaghi; sua madre morta, a causa di una maledizione lanciatele per aver messo a mondo una strega. La campana suonò con mezz’ora d’anticipo, come avevano avvertito, e tutti gli studenti si alzarono per andare ai dormitori e posare i propri libri. Un brivido improvviso le salì lungo la schiena, sentì un capogiro farle mancare il terreno sotto i piedi. Alzò lo sguardo e si ritrovò a fissare il volto preoccupato di George e poco più indietro Fred e Angelina.
«Tutto ok?» chiese George.
Ginger annuì e si allontanò un po’ dal petto dell’amico, tenendosi però dalle sue braccia per vedere se le sue gambe reggevano nuovamente il suo corpo. Una volta assicuratasi che i suoi arti funzionassero correttamente, si diresse con i suoi amici davanti al castello per accogliere gli studenti.
La McGranitt dispose i Grifondoro, intimando loro ogni tanto di aggiustare la divisa o togliere un fermacapelli troppo vistoso. Ginger sghignazzò trovando tutta quella cerimonia inutile. Diede una fugace occhiata indietro, nella direzione di Fred e George, incrociando lo sguardo di quest’ultimo e distogliendolo immediatamente col volto rosso.
Scesero i gradini in fila ordinata e si disposero davanti alle porte attendendo trepidanti. Dopo qualche minuto si iniziò ad intravedere qualcosa nel cielo. Qualcosa di molto grosso attraversava il cielo azzurro e sfiorava la cima degli alberi della Foresta Proibita. Un’enorme carrozza di un blu polveroso, dalle dimensioni di una vasta dimora, trainata da una dozzina di cavalli alati grandi come elefanti atterrò con un enorme fracasso, spaventando un paio di studenti.
Ginger era letteralmente a bocca aperta per lo stupore. Tutte quelle cose per lei erano sempre qualcosa di nuovo e incredibile. Silente prese a battere le mani per una donna grossa quanto Hagrid, che si rivelò essere la preside della scuola; e gli studenti lo seguirono.
Non seguì lo scambio di battute tra i due presidi perché intenta a osservare una dozzina di ragazzi e ragazze tra i diciassette e i diciotto anni tremare di freddo. E come dargli torto, visto che indossavano abiti che sembravano fatti di seta senza un mantello. Poi gli studenti di Beauxbatons entrarono nel castello per riscaldarsi, mentre gli studenti di Hogwarts attendevano l’arrivo di Durmstrang. In molti si chiedevano come sarebbero arrivati, e la risposta fu data da Lee che indicò il lago.
Il Lago Nero si increspò leggermente fino a creare un vero e proprio vortice. Dal centro apparve un lungo palo nero e una nave maestosa sorse, splendendo alla luce lunare. Aveva un che di spettrale con la sua aria scheletrica e le poche e fioche luci che scintillavano come occhi maligni dai boccaporti. Qualche istante dopo udirono il tonfo di un’ancora gettata nel fondale basso. I passeggeri sbarcarono e il preside, un uomo alto e sottile, dai capelli bianchi e lisci e gli occhi gelidi, si avvicinò salutando Silente e portando uno studente al caldo. Sentì gli strepiti di molti, mentre lui le passava accanto. Angelina le assestò una gomitata nelle costole, che la fece gemere di dolore, e le indicò il ragazzo sussurrandole concitata: «E’ Viktor Krum
«Chi?» chiese Ginger perplessa. Poi ricordò. Il cercatore bulgaro che conquistò il boccino alla Coppa Mondiale di Quidditch; gliene avevano parlato i gemelli.
Angelina la guardò attonita e scosse la testa sconsolata, sospirando pesantemente. Ginger scoppiò a ridere, mentre la sua amica la guardava irritata.
«S-scusa-mi» mormorò tra le risate, battendole una mano sulla spalla.
Risalirono i gradini dietro la delegazione di Durmstrang. Mentre si dirigevano verso la Sala Grande vide Lee saltellare per vedere meglio Krum. Ginger scoppiò a ridere e gli si avvicinò.
«E’ inutile che ci provi Lee, sei troppo basso» fece lei scherzosa.
«Ha ragione lei» dissero in coro i gemelli, affiancandoli e dimostrando di non aver bisogno di alzarsi per vedere meglio il cercatore, anche se questo interessava poco a loro.
«Per curiosità, quanto diavolo siete alti?» chiese Lee, guardandoli infastidito.
Fred alzò le spalle. «Boh. Direi 1,89»
A Ginger quasi cadde la mascella. «Starai scherzando!» gridò sovrastando il chiacchiericcio di alcune studentesse del suo stesso anno che frugavano nelle tasche per trovare una penna con cui farsi firmare un autografo.
In molti si girarono per osservare la scena e molti altri scoppiarono a ridere, riconoscendo Ginger. Non era la prima volta che la ragazza se ne usciva così, a volte facendo di peggio, e non sembrava curarsi delle figuracce che si procurava da sola davanti a tutti.
Silente fece un piccolo discorso di benvenuto agli studenti stranieri prima che i piatti si riempissero di una varietà di pietanze mai viste.
Quando il banchetto si concluse Silente si alzò e il silenzio calò tra i ragazzi. Fred e George si sporsero verso il preside con la massima concentrazione. Ginger scosse la testa esasperata.
«Il momento è giunto» disse Silente. «Il Torneo Tremaghi sta per cominciare. Vorrei dire qualche parola di presentazione, prima di far entrare il forziere, solo per chiarire la procedura che seguiremo quest’anno. Ma, prima di tutto, lasciate che vi presenti, per coloro che non li conoscono, il signor Bartemius Crouch, Direttore dell’Ufficio per la Cooperazione Magica Internazionale» il nome fu accolto da semplici applausi educati, «e il signor Ludo Bagman, Direttore dell’Ufficio per i Giochi e gli sport Magici».
Per Bagman ci furono degli applausi più entusiasti. Ginger vide con la coda dell’occhio George e Fred scambiarsi un’occhiata loquace e un ghigno che non prometteva nulla di buono.
Silente fece portare il forziere da Gazza e riprese a parlare: «Le istruzioni per le prove che i campioni affronteranno quest’anno sono già state prese in esame dal signor Crouch e dal signor Bagman ed essi hanno preso i provvedimenti necessari. Le sfide saranno tre, distribuite nell’arco dell’anno scolastico, e metteranno alla prova i campioni in molti modi diversi… la loro perizia magica, la loro audacia, i loro poteri deduttivi e, naturalmente, la loro capacitò di affrontare il pericolo»
La Sala Grande fu attraversata da un lungo silenzio assoluto, tanto che sembrava che gli studenti avessero smesso di respirare. Silente sorrise lievemente.
«Come sapete, tre campioni gareggiano nel Torneo, uno per ogni scuola. Essi otterranno un punteggio in base all’abilità dimostrata in ciascuna delle prove del Torneo e il campione che avrà totalizzato il punteggio più alto dopo la terza prova vincerà la Coppa Tremaghi. I campioni verranno designati da un selezionatore imparziale… il Calice di Fuoco».
Silente estrasse la bacchetta e batté tre volte sul cofano del baule. Il coperchio si aprì lentamente con un cigolio. Silente infilò la mano all’interno ed estrasse una grossa coppa di legno rozzamente intagliata, colma fino all’orlo di fiamme viventi blu e biancastre. Posò il Calice sul coperchio e riprese il discorso: «Chiunque desideri proporsi come campione deve scrivere a chiare lettere il suo nome e quello della sua scuola su un foglietto di pergamena e metterlo nel Calice. Esso verrà esposto nella Sala d’Ingresso, dove sarà facilmente raggiungibile per chi volesse partecipare e per garantire che nessuno di età inferiore si iscriva, traccerò personalmente una Linea dell’Età. Poi il campione domani sera verrà scelto. Infine vorrei invitare tutti i candidati a non pendere alla leggera il Torneo. Ora, credo proprio che sia il momento di andare a dormire. Buonanotte a tutti voi».
«Una Linea dell’Età!» disse Fred, con gli occhi scintillanti di gioia.
«Dovrebbe essere facile aggirare il sistema di Silente con una pozione invecchiante, no?»
«Io non credo che qualcuno sotto i diciassette anni possa riuscire a cavarsela» disse Hermione, «in fondo non ne sappiamo poi molto…»
«Parla per te» la zittì George secco. «Tu proverai a entrare, vero, Harry?»
Harry rimase un po’ pensieroso. Ginger scosse la testa ma con un sorriso sulle labbra. George lo notò.
«Com’è che ora sorridi? Di solito ti arrabbi e te ne vai» disse George, quasi in un tono di sfida.
«Non riuscirete a superare il limite di Silente» disse Ginger gongolando, felice.
George le scoccò un’occhiata irritata. «Come mai questa poca fiducia in noi, Mosely?»
Ginger scosse la testa mentre piano, piano il suo sorriso si spegneva.
Erano ormai arrivati in Sala Comune dove si erano riuniti alcuni studenti ancora eccitati all’idea del Torneo. Si sedette su un divano vicino al caminetto.
«Non hai capito niente, George» disse Ginger con la voce triste e lo sguardo rivolto alle fiamme.
«Cosa dovrei capire?» chiese George, infastidito da tutto quel modo di parlare criptico.
Ginger lo guardò per un attimo negli occhi e fu davvero tentata di rivelargli i suoi sentimenti.
«Che sono preoccupata per voi… per te. Non voglio che rischiate la vita»
George rimase un attimo interdetto, poi si sciolse in un dolce sorriso che fece perdere un battito a Ginger. La ragazza si ritrovò tra le braccia dell’amico, qualche istante dopo George la guardava di nuovo negli occhi.
«Non rischiamo la vita, tranquilla. E poi, nuocere non tenta»
Ginger lo guardò un attimo interdetta prima di scoppiare a ridere così sonoramente da richiamare l’attenzione di quei pochi studenti rimasti. George la guardò fingendosi offeso.
«George, è: tentare non nuoce!» pronunciò a fatica tra una risata e un’altra.
«Piccolo demonio, ora ti faccio vedere io se provi a ridere di nuovo di me» disse George assumendo un tono perfido.
Le si avvicinò con le mani pronte e Ginger deglutì di paura. «Non ci provare, George!» lo avvertì prima di scattare in piedi e di farsi inseguire per tutta la stanza per non farsi fare il solletico.
Qualche metro più in là Fred e Angelina osservavano la scena divertiti.
«Ma che carini che sono!» disse Angelina sghignazzando.
«Perché noi due non lo siamo?» disse Fred in un tono di sfida.
Angelina si sentì arrossire ma non rispose, limitandosi a fare un sorriso.






L'Angolo della Sadica:
Sono stata molto titubante nello scrivere alcune espressioni durante il corso di questo capitolo, soprattutto il finale... Non c'entra 'na cippa! Secondo me! Poi ditemi voi...
Ok, prima di iniziare uno sproloquio sullo strano capogiro di Ginger e sulle sue paranoie, passo a ringraziare:
ali7m e Guitarist_Inside (new entry nel commentare e nell'averla messa tra le seguite ;) grazie ancora Ema *W* ) per aver recensito; Jollyna per averla messa tra le preferite; valepassion95, Sandyblack94, Fred_Deeks_Ben e Williams_ per averla messa tra le seguite. Mi fate felicissima *W* Grazie, davvero, a ognuno di voi, grazie di cuore (Sto esagerando, I know XD)

Bene, finito i ringraziamenti *W* iniziamo a sparlare!
Ginger e i gemelli sembrano aver ripreso a lanciarsi occhiatacce, il motivo ancora una volta è il Torneo... Mi sta rovinando il trio sto coso maledetto T___T
I professori si sono dannati nel rendere bellisssssssssssimo il castello, pulendolo per la prima volta da quando è morto Merlino.... Quindi quest'anno niente Basilischi nelle tubature, tirate un sospiro di sollievo femminucce XD
Situazioni a random, come Hermione che rompe i cojon con la storia degli elfi (ce la dovremo sorbire per altri tre libri ragazze/i, abbiate pazienza!) e Ginger che ha un capogiro da farla crollare a terra. Dopo aver pensato, così a caso, alla morte di George e a quella della madre.... Sono piuttosto acidella, scusatemi *ghigno* Lei si riprende, ma chissà perché l'ha avuto! Per i pensieri bruttissimi? Per il fatto che abbia mangiato pochissimo (anche se voi, così come me, credo, non possiate saperlo... XD) Comunque, dicevo... Si riprende, escono al freddo (o gioia, o gaudio! Un toccasana per una che stava per svenire crollando a terra come un sacco di patate!) per aspettare le scuole ospiti. Una arriva su una carrozza trainata dai My Little Pony (no, scherzo, da unicorni) e un'altra in perfetto stile Pirati dei Caraibi, che ha con sé il bellissimo (?) e famosissimo Krum... Chissene, vero?
Bene, poi... Boh... Il Torneo finalmente inizia! Momento dolcioso tra Gin e Geo e una frase a random dolciosa tra Fred e Angie...
Il perché di questo riassunto criticoso? I don't know. E' stato divertente XD
A presto ^^
La vostra SSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSadica Preferita


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Capitolo 6
*** Segreti svelati ***


Disclaimer: Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di J.K.Rowling; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.



Il giorno dopo Ginger si alzò di buon ora per spedire una lettera alla sua famiglia. Salì alla Guferia e prese in prestito un gufo della scuola. Rimase a osservare il panorama anche dopo che l’uccello fu sparito oltre l’orizzonte. Quando si disse soddisfatta scese i numerosi gradini e si diresse in Sala Grande per fare colazione.
Salutò i gemelli e Angelina, prese un paio di toast e se li mise nel piatto. I quattro amici iniziarono a chiacchierare e i loro argomenti vergevano per lo più sul quarto campione. Poi, per la sfortuna di Ginger, la cacciatrice di Grifondoro si ricordò della discussione intavolata la sera prima con la sua migliore amica.
«Ah! Ginger, ieri mi è sembrato di sentirti dire che tua zia non sarà contenta di qualcosa. Ma non mi sembrava che tu avessi zie»
«Infatti non lo sapevo nemmeno io fino a qualche mese fa» spiegò asciutta.
«E come mai si è fatta viva all’improvviso?» chiese George curioso.
«Ma saranno fattacci miei!» esclamò irritata Ginger.
Si alzò dalla panca e si diresse a passo di marcia verso la Torre di Grifondoro.
Fred, George e Angelina si scambiarono uno sguardo sorpreso e perplesso. E adesso cosa era preso alla loro amica?
Nel frattempo Ginger era giunta nel dormitorio e si era messa degli abiti Babbani per stare più comoda. Non aveva assolutamente nulla da fare e poco dopo iniziò ad annoiarsi, quindi decise di andare a farsi un giretto. Passò per il cortile e girovagando finì sulle sponde del Lago Nero. Si sedette sotto un albero e chiuse gli occhi, cercando di rilassarsi, ma i suoi muscoli erano stranamente rigidi.
All’improvviso qualcosa le fece ombra. Schiuse un occhio e vide una figura ferma davanti a lei. Si tirò in piedi, aiutandosi con il tronco e riconobbe l’ombra come Melissa Grondwell, una Serpeverde del suo anno particolarmente odiosa, e le sue amiche oche.
«Ehilà mezzosangue. Sei stata abbandonata dalla feccia che sono i tuoi amici? Finalmente hanno capito con chi vale la pena di fare amicizia?» la schermì Melissa, le sue amiche ridacchiarono.
«Ti rode ancora perché George ti ha rifiutata?» le rispose a tono Ginger, facendo un piccolo sorriso maligno.
«Sta zitta, mezzosangue!» abbaiò la Serpeverde. «Mia madre lavora al San Mungo, lo sapevi?» insinuò. «Mi ha riferito che lì c’è qualcuno che conosci, o sbaglio?» scosse la testa, disgustata. «Non dovrebbero permettere ai Babbani di stare in un ospedale per solimaghi»
Ginger digrignò i denti, chiuse gli occhi cercando di non cedere all’ondata di odio che la investì.
«Ti conviene stare zitta Grondwell, se non ti vuoi ritrovare la faccia piena di brufoli e bubboni in modo tale che nemmeno tua madre saprebbe riconoscerti» ringhiò la Grifondoro.
«Mi fai veramente tremare, mezzosangue. Davvero credi di far paura una contro tre!» la schernì la serpe, puntandole addosso la sua bacchetta, subito imitata dalle sue amiche.
«Infatti, ora siamo pari» esclamò una voce maschile da dietro delle Serpeverdi.
Fred e George sfoggiarono il loro tipico ghigno con le bacchette puntate contro le ragazze. Ginger non perse tempo e sfoderò la sua, prendendola dalla tasca posteriore dei jeans.
I due gruppi si guardarono in cagnesco. Dopo qualche attimo di intenso scrutamento, i Grifondoro, in perfetta sincronia, disarmarono le loro avversarie, che ora li guardavano impaurite.
«Andatevene il più in fretta possibile, se non volete fare una brutta fine» sputò Ginger, socchiudendo gli occhi in un’espressione rabbiosa.
Melissa e le sue amiche si ritirarono in fretta, ma la Grifondoro non fu soddisfatta se non quando lanciò loro una Fattura Pungente.
Una volta che i tre furono rimasti soli, i gemelli le si posizionarono di fronte e la guardarono con cipiglio severo.
«Ci dovrai spiegare un bel paio di cose!» esclamarono in coro.
Ginger li guardò riluttante. «Devo per forza?»
«Decisamente»
La ragazza sospirò e si lanciò occhiate intorno nervosamente. «Sediamoci, è una storia lunga»
«Non so come tutto ebbe inizio» iniziò, chiuse gli occhi e sembrò di rivivere quelle confuse immagini. «Era il compleanno di mia sorella, Lucy, ve la ricordate? Qualche volta l’avete incontrata. Eravamo andate a un Luna Park, che è un luogo dove ci sono tante giostre divertenti, per festeggiarla. Da qualche mese mia mamma e Tom stavano parlando di divorzio, avevano già chiesto la separazione. Quel week-end aveva mamma la custodia di Lucy…» riprese un attimo fiato, riaprendo gli occhi e osservando i suoi due migliori amici guardarla attentamente con espressione seria, che poco si addiceva a tipi come loro. «Si era fatto particolarmente tardi, all’improvviso tutte le luci dei lampioni si sono spente e ho sentito dei forti schiocchi vicino a noi. Non sapevo che pensare e ho preso la bacchetta, ho fatto un incantesimo di luce - e per questo mi convocarono dal Ministero per un’inchiesta - ma sono stata disarmata praticamente subito. Avevo appena fatto in tempo a vedere una maschera bianca sotto il cappuccio che si era fatto buio di nuovo; poi c’è stato un lampo verde» i gemelli trattennero istintivamente il fiato, inorridendo, «e Lucy ha iniziato a urlare spaventata. Io ero letteralmente paralizzata. Avevo appena visto… mi-mia madre mor-rire» singhiozzò, prendendosi il volto bagnato dalle lacrime tra le mani.
Fred e George abbracciarono di slancio l’amica, carezzandole affettuosamente la testa.
«Se non te la senti, non continuare» mormorò dolcemente George, allontanandole le mani e asciugandole le guance con una dolce carezza.
Ginger scosse la testa, si asciugò le lacrime e poco a poco i singhiozzi scemarono.
«Grazie» mormorò con voce roca, «ma voglio continuare. Siete miei amici e ho taciuto troppo a lungo.
«Dovevo muovermi per salvare mia sorella, ma non ho fatto in tempo: in un attimo quegli uomini avevano puntato le bacchette nella mia direzione e avevano lanciato uno Schiantesimo. Credo di aver battuto violentemente la testa perché era tutto confuso, vedevo nero e sentivo ovattato. Mi sono rialzata e mi son buttata addosso a uno di loro che mi ha ributtato a terra. Non sapevo che fare!» singhiozzò spaventata, come se si stesse ripetendo tutto. «E poi è successa una cosa strana. Ho provato un improvviso impulso, ho detto “Accio” e la bacchetta è volata direttamente tra le mie mani. Con le orecchie che mi fischiavano ne ho schiantati un paio e poi ho preso Lucy iniziando a correre. Non ci eravamo allontanate di molto quando ci fu un secondo lampo verde che prese di striscio mia sorella, la quale si accasciò a terra agonizzante. Ero andata nel panico, ho pietrificato quell’uomo e ho ripreso a scappare con in spalla Lucy. A un certo punto ho sentito uno schiocco, l’uomo che mi aveva schiantata si era materializzato davanti a me; c’è stato un altro schiocco e l’uomo è caduto a terra Schiantato. Mi sono voltata e ho puntato la bacchetta su un uomo alto e pelato. Cercava di calmarmi dicendomi che non dovevo temerlo, che era un Auror del Ministero e che si chiamava Kingsley Shacklebolt. Non sapevo se fidarmi, ma i gemiti di mia sorella mi hanno spinto a farlo. Non potevo fare altrimenti» scosse la testa, cercando di scacciare quel pensiero. «Ci ha portate al San Mungo dove hanno ricoverato urgentemente Lucy e mi hanno dato una pozione per il mal di testa che sentivo. Kingsley ha provato a tranquillizzarmi ma ero troppo spaventata e ha dovuto chiamare un infermiera per farmi dare una pozione tranquillizzante. Poi gli ho raccontato tutto quello che è successo. E’ uscito ed è tornato dopo mezz’ora con altri Auror, che furono molto meno gentili nel chiedermi cosa fosse successo ed erano molto contrari al fatto che avessi usato la magia davanti a un Babbano», un moto di rabbia si impossessò di lei. «Così ci avrebbero ammazzate tutte meglio!» sbottò inferocita, scosse di nuovo la testa cercando di calmarsi. «Mi hanno detto di presentarmi dopo una settimana al Ministero per un’inchiesta» sbottò con aria disgustata. I gemelli si scambiarono un’occhiata e si fecero attenti quando ricominciò a raccontare. «La settimana seguente sono andata al Ministero, mi hanno fatto un sacco di domande e insinuavano che avessi ucciso io mia madre»
«Ma è ridicolo!» sbottarono in coro i Weasley, furibondi. «Era tua madre!»
«Lo so. L’ho trovato ridicolo anch’io e stavo per fare una sciocchezza ma la porta dell’aula si è aperta all’improvviso ed è entrata una donna. La donna mi ha difeso e alla fine sono riuscita ad avere il permesso di tornare a Hogwarts e di tenermi la bacchetta. Una volta fuori, ho scoperto che la donna era mia zia paterna»
«Tuo padre aveva una sorella?!» chiese Fred, interrompendola.
«A quanto pare sì. Ma mia madre non me ne aveva mai parlato! Mia zia mi ha preso con sé essendo l’unica parente stretta e mi ha portato a vivere in Irlanda»
Il silenzio scese tra i tre amici, i due ragazzi dovevano assimilare lentamente le informazioni dategli mentre Ginger era immersa nei ricordi dolorosi di quella sera.
«Tua sorella come sta?» chiese in un sussurro George.
«Non tanto bene. I dottori dicono che se si riprenderà soffrirà molto e purtroppo le devono cancellare la memoria essendo una Babbana, quindi non saprà nemmeno perché ha così male»
«Tu sai chi erano quegli uomini?» chiese Fred.
«Erano Mangiamorte» sussurrò Ginger.
«Angelina lo sa?»
«No. Glielo dirò stasera»
«Perché non ce l’hai detto subito?» chiese George.
Entrambi i gemelli avevano lo sguardo ferito. Ginger scosse la testa e gli occhi iniziarono a pizzicarle di nuovo.
«Non lo so» rispose con un filo di voce.
«Gin…» mormorarono in coro i due fratelli.
«Vi prego, ragazzi, non siate arrabbiati con me!» supplicò la Grifondoro, disperata.
«Non ce l’abbiamo con te, stai tranquilla» iniziò Fred. «Sappiamo che avevi dei buoni motivi per tenerti per te questo segreto» continuò George. «Noi ti vogliamo bene» dissero infine in coro.
Ginger li guardò commossa e si fiondò ad abbracciarli, stritolandoli.
«Gin! Gin…! Così ci ammazzi!» esalò uno.
La ragazza si ritrasse sorridendo, sollevata per la confessione.
«Ah! Ci stavi per ammazzare e tu ridi?! Allora sei proprio cattiva!» esclamò George drammaticamente.
«Meriti una punizione!» sogghignò malvagio Fred.
Ginger fece un passo indietro con ancora il sorriso sulle labbra. «No! Cosa volete farmi? Non sono che una povera ragazza, dolce e indifesa!» piagnucolò con fare teatrale.
«La tortura del solletico!» urlarono in coro i gemelli pestiferi.
«NOOOOOOOOO! IL SOLLETICO NOOOO!» urlò Ginger, iniziando a scappare per tutto il parco.
«Tanto non ci sfuggi!» cantilenò George.
«Soccomberai sotto le nostre torture!» disse Fred, ed entrambi scoppiarono in una finta risata malvagia, prendendo a rincorrere l’amica.
I tre continuarono per molto tempo a inseguirsi, ridendo e sfottendosi tra di loro quando non ce la facevano più.
I gemelli però non sospettarono che Ginger avesse omesso che era scappata di casa per raggiungere la loro abitazione, e che, alla fine, le era mancato il coraggio di bussare alla porta di quella casa così accoglievole.




L'Angolo della Sadica:
Buongiorno a tutti! Anche se in realtà dovrei dire buona sera, se non buona notte... Ma questi sono semplicemente dei dettagli dettagliosi U.U
E dopo non so quanto di assenza, eccomi tornata con un nuovo chappy!
Mi rendo conto che è breve, più di quanto mi ricordassi, ma il contenuto è forte! Scopriamo qualcosa di terribile sulla nostra cara Gin!
Se non l'aveste ancora capito sono una sadica che ama far soffrire il proprio personaggio, quindi se non ci infilo un passato tormentato non sto comoda, per non parlare del futuro! Ma di quello ne parleremo un'altra volta! ;)
Beh, dopo il riassunto acidello dello scorso capitolo, non so se voglio farlo anche questa volta (sarò sincera, non mi ricordo un tubo di quello che ho scritto... più o meno).
A parte questa piccola parentesi, volevo dire grazie a:
Jollyna e Thrush (new entry) per averla messa tra le preferite; Guitarist_Inside, Sandyblack94 e valepassion95 per averla messa tra le seguite; e ringrazio anche, per le scorse recensioni sempre la cara Ema (Guitarist_Inside) che mi fa notare tutti gli errori, anzi gli orrori, che commetto, così come la cara ali7m :D
Finito i ringraziamenti, vi lascio :)
Spero a presto, cari lettori ^^
Sadako Kurokawa

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