Quando il destino ti prende a calci in culo.

di Re_birth
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Alcol ed effetti indesiderati. ***
Capitolo 2: *** Perché non c'è limite al peggio ***



Capitolo 1
*** Alcol ed effetti indesiderati. ***


Alcol ed effetti indesiderati   

Avete presente quel fastidiosissimo raggio di sole che entra da quel minuscolo spiraglio tra le tende della finestra la mattina presto dei giorni feriali e ti va a finire giusto giusto in piena faccia nella zona degli occhi?
Bhè, quel giorno Maka si era svegliata così. Con quella cazzo di luce che non aveva pietà di una povera ragazza stanca, dopo una settimana di estenuanti esami per  poter entrare all’università.
Ancora era semi incosciente. Il letto era morbido e caldo e lei non aveva nessuna voglia di alzarsi da quell’oggetto divino che stava sotto di sé. Quel calore la avvolgeva come un abbraccio, anche se non era sotto le coperte. Strano.
Si stiracchiò un po’ e si strofinò gli occhi. Solo dopo alcuni secondi si accorse di ciò che la circondava: era in un appartamento che non aveva mai visto prima , a letto con un tizio totalmente sconosciuto e nudo che la teneva stretta a se. Ora che ci pensava meglio, cercando di scalciare le coperte, non è che lei fosse combinata meglio, ergo: nuda come un pulcino.
Cosa cazzo ho fatto ieri sera?! pensò la ragazza mentre cercava di uscire furtivamente dal quel giaciglio senza però riuscirci a causa di quel maledetto ragazzo che non mollava la presa dalla sua vita.
Ieri notte era uscita con Kid, Liz, Patty, Black*Star e Tsubaki, erano stati un po’ ad un bar, poi in discoteca, dove aveva preso un alcolico portatole da Liz, e… poi?
Osservando la situazione in cui si trovava era ovvio cosa era successo: si era ubriacata e si era fatta sbattere dal primo che capitava.
Mai prendersi dei cocktail in quei locali. Mai. Soprattutto se scelti da Liz.
«Che cogliona!....» diceva a se stessa la bionda sull’orlo della disperazione.
I suoi vestiti e la sua biancheria intima erano sparsi per la moquette, per terra, e la sua borsa era sul comodino.
Almeno, quel ragazzo aveva avuto la benevolenza di lasciarle un qualsiasi suo oggetto a portata di mano.
Sbuffò innervosita. Perché proprio a lei doveva succedere una cosa del genere?!
Si girò verso il cosiddetto “approfittatore di povere e incoscienti fanciulle indifese”.
Mpf... almeno è carino pensò la ragazza che lo fissava con quei suoi bellissimi occhi verdi.
Aveva la pelle di una carnagione olivastra, coperta parzialmente dal lenzuolo, dei candidi capelli bianchi  e se la memoria in parte recuperata non la ingannava aveva dei profondi occhi cremisi.
Maka, curiosa, avvicinò la mano sui capelli dell’albino per toccarli, per vedere come fossero al tatto.
Perché lo sto facendo?! si chiese la bionda visto il suo strano impulso istintivo.
Nel momento in cui stava per sfiorarli, fu fermata però dalla stessa mano del ragazzo che in giro di pochi secondi si ritrovò addosso a lei, attaccato.
Come poteva essere così energico appena sveglio??!...
«Oh…» si avvicinò alla bocca di lei «già di prima mattina?...» domandò il ragazzo maliziosamente.
Una domanda del cazzo.
Pochi istanti dopo si ritrovò disteso sul letto con una fontanella di sangue sulla testa dovuta ad un colpo di libro che la ragazza aveva preso dalla sua borsa.
«Ma vaff…» imprecò l’albino.
«Non ti è già bastato importunare una povera e indifesa ragazza sbronza?!» disse la bionda che si stava già vestendo.
«Tanto indifesa non direi…» precisò il ragazzo osservandola mentre si infilava le mutande, dandogli la schiena come se non avesse già visto abbastanza.
Altra librata.
«Ma vuoi uccidermi??!!» urlò.
«Mhmhhhm… possibile?» la ragazza sfoggiò un sorriso falsissimo degno di lei.
«Tsk…» si strofinò la testa e si mise seduto sul letto «non ti fai una doccia, stronza?»
«La faccio dai vicini. Grazie lo stesso, bastardo.» rispose la ragazza mentre stava già uscendo.
«A mai più rivederci!!»
«Volentieri!» e così uscì dalla porta.
Guardò il nome di quel pervertito sulla targhetta del citofono: Soul Eater Evans.

Si sarebbe ricordata di quel nome, prima o poi lo avrebbe ucciso. A colpi di pistola, a colpi di coltello, a colpi di libro… lo avrebbe ucciso. Punto.
Bussò alla porta accanto e le aprì una ragazza molto prosperosa, seminuda e che, a giudicare da come la guardava per niente stranita e con un sorriso furbo stampato in faccia, doveva essere abituata alle continue pollastrelle che si portava in casa il ragazzo della porta accanto.
Neanche dandole il tempo di domandarle chi fosse che Maka entrò nel bagno della casa, si spogliò e incominciò a farsi una doccia.
Si. Prima o poi, se lo avesse rivisto, lo avrebbe ucciso. Senza. Nessuna. Pietà.
La ragazza si sfregava duramente con la spugna sulle braccia magre, come per poter eliminare quel maledetto profumo di menta che quel ragazzo, quel Soul, le aveva lasciato addosso. Sapeva che non sarebbe mai andato via perché non era reale, era nella sua testa.
«Smettila di pensarci, smettila di pensarci...» continuava a ripetersi, ma più lo diceva, più i ricordi si facevano vividi nella sua mente: parole, frasi (e che frasi! Quel maledetto maiale!) carezze, sospiri, gemiti, ma soprattutto un piacere infinito. Perché sì, era quello il problema. A poco a poco che ricordava l’accaduto pensava a quanto fosse stato incredibilmente piacevole. Ai limiti del possibile, ai limiti della follia. Rabbrividì. Cazzo se le era piaciuto da matti!
«Basta Maka! Un po' di autocontrollo insomma!» la ragazza gettò a terra la spugna con frustrazione e uscì dalla doccia; si rivestì velocemente e, dopo essersi asciugata velocemente i capelli, si fece dei codini a lato della testa (Dio se la aveva fatta gridare di piacere tirandole quei codini) e, cercando ancora di auto censurare i suoi pensieri, uscì dal bagno di quella sconosciuta. Senza pensarci due volte imboccò diretta la porta ignorando bellamente la vicina che aveva cominciato a dirle qualcosa per attaccare bottone.
«Comunque io mi chiamo Blair! È stato un piacere!». Maka però non la calcolò di striscio e prese le chiavi della macchina dalla borsa, con tutto l'intento di tornarsene a casa.
Pensa positivo Maka! Domani inizi l'università! un sorriso solare le si dipinse sul volto.


***

«Proprio una bella serata ieri vero?» disse Liz trasognata per la ventesima volta. La notte prima era stato tutto un rigirarsi nelle lenzuola con il suo amato ragazzo, Kid, e la bionda sembrava voler farlo sapere al mondo.
«Già» le rispose Tsubaki cortese come sempre, ma anche lei un po' annoiata dalla ripetitività dell'amica. Per quanto riguardava Maka, bhé, lei se ne stava mezza stravaccata con la faccia sorretta da una mano sul tavolino del bar dove aveva deciso di passare il pomeriggio con le amiche, senza preoccuparsi minimamente di poter sembrare infastidita dai discorsi di Liz.
«Tu cos'è che hai fatto tornata a casa Tsu?» continuò la bionda.
Finalmente si cambia discorso! Grazie Dio! Adesso so che esisti! Maka girò il viso verso la mora giusto in tempo per vede le sue guance passare tutte le varietà di rosa fino al rosso fuoco.
«Bé ecco... io e... io e Black*star...»
Cos'era uno scherzo?! Adesso ci si metteva anche la dolce e angelica Tsubaki??
«Maka va tutto bene?» chiese Liz un po' preoccupata notando l'amica aveva cominciato a sbattere ripetutamente la testa contro il tavolino, facendo sobbalzare le coppette piene di gelato che la cameriera aveva portato loro poco fa.
«Una meraviglia...» biascicò guardandola male con i suoi penetranti occhi verdi.
«Tu non hai fatto nulla stanotte?» chiese innocente Tsubaki.

Soul le baciava lentamente il collo scendendo verso il seno della ragazza già scoperto, solleticandole la pelle coi capelli chiari, all'improvviso risalì di colpo fermandosi ad ammirarle il viso arrossato e le labbra socchiuse; intrecciò le sue mani a quelle della bionda e schiacciandola col suo corpo riprese a baciarla senza esitare, come se lo facesse da una vita.

«Niente di che!» esclamò la ragazza con fin troppa enfasi guadagnandosi gli sguardi perplessi delle amiche.
«Perché Patty non è con te Liz?» proferì poi cambiando discorso e spostando l'attenzione su Liz.
«Ieri sera deve aver bevuto come un cammello... è da quando si è alzata che rigetta succhi gastrici come una fontana»
«Bleah!» fecero in coro le altre due e Maka ringraziò mentalmente il cielo che l'argomento si fosse spostato da quanto c'era di più lontano dal sesso.

***

Maka Albarn, studentessa modello, diplomata a pieni voti e in procinto di entrare all'università, si svegliò come al solito senza bisogno della sveglia. Le capitava a volte di ritrovarsi a vantare il possesso di un cervello capace di destarla ogni mattina all'ora giusta, senza bisogno di complicati marchingegni che suonavano l'impossibile per farti venire una frustrazione tale che poi-è-ovvio-che-ti-devi-alzare; così quella speciale mattina, quando ancora assopita lesse 08:30 in vece di 07:30 sull'orologio digitale, quasi ebbe un infarto.
«Merda, merda, merdaaaaaa!» come un tornado la ragazza si alzò e iniziò a infilarsi un paio di jeans saltellando con un piede solo fino al bagno e mettendosi lo spazzolino in bocca, quasi soffocandosi col dentifricio.
«Com'è possibile! Non può essere! Non mi è mai successo in tutta la mia vita e proprio oggi doveva accadere!» urlò frustrata in preda al panico più assoluto.
Si stava ancora facendo un codino quando uscì dal suo appartamento correndo come una forsennata con la cartella a tracolla.
Come prevedibile, arrivò con mezz'ora di ritardo. All'iscrizione, per fortuna, aveva già provveduto via internet quindi le sarebbe bastato trovare l'aula giusta e fare quella meravigliosa figura di merda dell'arrivare in ritardo il primo giorno di università. Svoltò correndo in quello che sperava fosse il corridoio giusto e gemette trovandosi di nuovo all'ingresso.
«Questo posto è peggio di un labirinto!» fece per rincominciare a correre quando vide un ragazzo, probabilmente un ritardatario cronico vista l'andatura per niente frettolosa, entrare in università cercando di slacciarsi il casco della moto. Appena la vide si fermò di botto in mezzo all'atrio con le mani ai lati della testa nell'intento di sfilarsi il copricapo.
Oh cazzo. Non è che ho beccato un professore? Adesso mi espelle di sicuro! pensò Maka, tuttavia decise per l'azzardo.
«Mi scusi, sono nuova. Mi saprebbe dire dov'è quest'aula?» gli disse porgendogli la stampa dell'iscrizione che avevo in mano.
In tutta risposta lui iniziò a ridere come un cretino. La bionda lo guardò storto.
«S-scusi ho detto qualcosa di sbagliato?»
«No, no» la sua voce arrivò attutita dal casco «è che l'altra notte ti avrei dato tutto meno che della svampita che si perde in un università» ghignò lui liberando i suoi capelli candidi e fissando la ragazza beffardo con i suoi occhi rossi.
La mascella di Maka toccò terra.
«Mi sembravi così sicura nei movimenti» fece ancora; lei ignorò le sue provocazioni e parlò con voce strozzata:
«Che cazzo ci fai qui?»
«Mah! Vendo caramelle!» Maka lo guardò malissimo «Secondo te cosa ci faccio qua, genio? Ci studio! Da un anno»
«Merda»
«È un piacere, Merda, io sono Soul, ma penso che tu lo sappia già da come lo urlavi una notte fa»
Cos... sta sicuramente bluffando! Io neanche sapevo come si chiamasse prima di leggerlo sul citofono! O forse lo sapevo? O era il sogno di stanotte quello? Che?? Aspetta! Porca puttana, ecco perché non mi sono svegliata stamattina! Stavo sognando di fare... la ragazza arrossì come un pomodoro.
«Che carina! Noto con piacere che il ricordo è ancora vivido»

«Puttano!» esclamò nell'imbarazzo più totale a corto di un insulto migliore. Soul ghignò. Maka sospirò rumorosamente, poi tornò in se e prese il ragazzo per il colletto della maglia, cogliendolo di sorpresa.
«L'altra notte non è successo niente. Io non ti ho mai visto. Tu non mi hai mai visto. Nessuno, dico nessuno, dovrà mai sapere qualcosa» gli soffiò ad un centimetro dal volto, dopodiché si staccò bruscamente e cominciò ad allontanarsi lasciando il ragazzo ancora scombussolato.
«A mai più perfetto sconosciuto!» Soul la guardò allontanarsi piano e lo sguardo gli cadde inevitabilmente sul fondo schiena della ragazza.
«Questa si che è la ragazza che ho scop...» prima che potesse finire un librò lo colpì atterrandolo, di nuovo.

 

 

 

Salve salvino dalle vostre autrici schizzate!
Rehara:"Benvenuti comuni mortali nel Mondo delle Fan fiction SoMa! Buhahaha >:3"
Firephoenix: "Così sembri crudele! Comunque ciao a tutti anche da me :)
Rehara: "Forse un po' lo sono... visto che creo sempre delle trame dove Maka è la malcapitata... :D"
Firephoenix: "Sicuro! Come avrete capito se avete un briciolo di intelligenza più della sottoscritta (e fidatevi non ci vuole tanto) io e la crudele qua ci siamo unite per creare questa storia che da Palermo a Verona è approdata sui vostri pc :)"
Rehara: "Ebbene sì, anche se siamo dei due lati opposti dell'Italia riusciamo a collaborare più che bene! ù_ù"
Firephoenix: "Se il risultato è piaciuto come sperato bè sta a voi decretarlo! Quindi rendeteci felici! Recensiteee   :)"
Rehara: "E in tanti *tiene qualcosa di strano nascosto dietro la schiena* E ricordate che io, Rehara, sono innocua, pura e candida  come un agnellino! :33 *nasconde ancora di più l'oggetto*"
Firephoenix: "Giàààaà *cerca di nascondere Rehara che sta tentando di non far vedere ciò che tiene in mano* spero davvero che il capitolo sia piaciuto e speriamo di pubblicare presto il seguito :)"
Rehara: "Perchè mi nascondi?? Che faccio di male? *le è caduto ciò che teneva dietro la schiena e si sente un rumore metallico all'atterraggio dell'oggetto" Eh…eh...eh.. :D"
Firephoenix: "Forse è meglio che chiudiamo qua prima che invece di recensire contattino la polizia, eh?"
Rehara: "Aiutooo! Perchè mi trascini fino alla porta legata come un salame! Dx"
Firephoenix: "E-ehm… ciao a tuttiiiiiiii! Alla prossimaaaaaa!! :3 *la butta dentro l'auto fuori l'edificio e parte a tutto gas*”
-Rehara&Firephoenix
[DALLA SERIE: I momenti di deficienza non finiscono mai. MAAAAAI ♥]

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Capitolo 2
*** Perché non c'è limite al peggio ***


Perchè non c'è limite al peggio   

Maka Albarn, facoltosa studentessa reduce dal primo giorno di università, inciampò nel laccio della sua scarpa per la quinta volta rischiando, per un numero di volte altrettanto considerevole, di uccidersi.
Coraggio, ancora qualche gradino! E dai!
Chiunque avesse osservato la scena dell'esterno avrebbe notato, con sommo stupore, un tornado coi codini precipitarsi giù dall'enorme scalinata dell'università, come inseguita da chissà quali mostri.
La bionda inciampò per la sesta volta e, saltando con un balzo gli ultimi sette gradini, si spiaccicò contro l'asfalto della strada subendosi gli sguardi preoccupati dei passanti.
«Sto bene!» esclamò poi rialzandosi come una furia diretta verso il primo angolo che avrebbe funto da barriera tra lei e la sua università, o meglio, tra lei e...
«Quel maledetto ragazzo! Guarda cosa mi tocca fare per evitarlo!» sospirò la bionda a denti stretti fermandosi finalmente ad allacciarsi l'infausta scarpa.
Tutto sommato non era andata poi così male. Dopo aver scoperto che Soul frequentava la sua stessa scuola, la ragazza aveva trovato la sua classe e, tra imbarazzanti presentazioni e tristi “scusate il ritardo sono nuova”, aveva passato una bella mattinata immergendosi a pieno nello studio come solo lei sapeva fare. All'ora di pranzo, tralasciando un paio di ghigni da parte dell'albino e il tavolo vuoto dove era seduta, era filato tutto liscio.
Dopo le lezioni pomeridiane però una lieve inquietudine si era impossessata di lei: e se “faccia da sberle” l'avesse fermata dopo scuola?
Così al suono della campanella era scattata fuori dall'università, per la sola, sciocca paura di incrociare Soul.
Comunque sia, il pericolo era ormai scampato.
Maka sfilò le chiavi del suo appartamento dallo zaino pieno di libri quando era ormai a pochi passi dal condominio dove viveva, felice di essere a casa. Salì velocemente le scale e, tutta presa dai suoi pensieri, aprì la porta di casa sua con il tipico “casa dolce casa” giusto prima di essere investita da un ondata di acqua che le bagnò copiosamente gambe e piedi. Oh cazzo. Ooooh cazzo!
«Non ci posso credere!» la bionda entrò nel soggiorno annaspando nell'acqua fino al bagno dove, imprecando in più lingue, si accorse del rubinetto del lavandino lasciato aperto al massimo da quando, in tutta fretta, era uscita di casa. Lo chiuse. Una risata isterica le uscì dalle labbra.
«Qualcos'altro o per oggi è tutto?» sbottò sarcastica calciando l'acqua. Un volantino galleggiò lentamente verso di lei, trasportato dalle onde. La ragazza lo afferrò per un angolo, nonostante fosse zuppo d'acqua era plastificato perciò ancora leggibile. Maka lo riconobbe all'istante: era il volantino pubblicitario dell'università, quello che, per inciso, si sarebbe dovuto trovare in camera sua e che quindi era indice del fatto che anche quella stanza si fosse allagata.
L'occhio le cadde sulle ultime righe, quelle che lei stessa non si era preoccupata di leggere perchè non le sarebbero mai dovute interessare: “...l'università offre in più comode camere/piccoli appartamenti per gli studiosi che ne desiderano usufruire nel caso che la loro abitazione fosse lontana o comunque in casi di bisogno. Gli interessati possono chiamare al numero 42-42-564. Verrà così loro assegnata una delle sopracitate stanze che...”
Maka si lasciò sfuggire un gemito di stizza abbassando il volantino, dopodiché si diresse a grossi passi verso la cucina sperando che il telefono portatile non le fosse caduto in acqua.


«Ok, grazie ancora e scusi per il disturbo» il telefono emise il bip di fine chiamata coprendo il sospiro di Maka. Per chissà quale miracolo era riuscita a farsi dare un mini appartamento che, le aveva detto la voce squillante al telefono, avrebbe dovuto condividere con una ragazza di un anno più grande. Altro sospiro. Adesso, si organizzò mentalmente, doveva chiamare qualcuno che le rimettesse a posto la casa, fare una valigia con l'essenziale e recarsi all'università per l'ora di cena, sperando che la sua coinquilina fosse un animo tranquillo.


***


«Nya! Sei venuta a fare un'altra doccia?» Maka rischiò di svenire quando la porta del suo nuovo appartamento venne aperta dalla stessa ragazza prosperosa della mattina prima.
«Oh, ehm, ciao, veramente no. Sono qui per l'appartamen...»
«Aaaah si! È vero! Mi avevano detto che venivi! Entra pure! Blair ti farà fare un giretto!» la bionda non fece in tempo a chiedersi come mai la ragazza si riferisse a se stessa in terza persona che venne catapultata nella stanza.
«Il piccolo salottino, la mia stanza, la tua stanza e l'angolo cucina! Nya!» Che dire? Breve, ma intenso «sono così felice di avere una coinquilina! Di solito sono qui tutta sola...»
Qualcuno bussò alla porta interrompendo “il fiume Blair” dai suoi discorsi.
Ma non ha appena detto che è tutta sola? Si chiese Maka alzando un sopracciglio. Dopo una lieve scrollata di spalle fece poi per entrare nella sua stanza lasciando la ragazza alle sue conoscenze quando una voce le fece gelare il sangue nelle vene.
«Allora, chi è questa tua nuova coinq...» la bionda si girò giusto in tempo per assistere al lungo fischio che Soul emise riconoscendola «salve dolcezza» ghignò poi.
Sono fottuta.
L’albino, a passi lenti e audaci, si avvicinò alla ragazza che non aveva nessuna voglia di rivolgergli la benché minima parola.
«Che maleducata. Non si salutano gli ospiti?» proferì beffardo mettendole una mano sulla spalla e facendole percorrere un brivido lungo la schiena.
Maka prese la mano del ragazzo con le punta delle dita, come se fosse la feccia della feccia, per poi letteralmente staccarla via da sé… e sicuramente, se quella parte del corpo non fosse stata attaccata ad una articolazione sarebbe volata dalla finestra.
Aprì la porta della sua nuova camera, in modo deciso e secco, ed entrò dentro senza nessuna esitazione, però prima fulminando con gli occhi l’Evans.
Il ragazzo rabbrividì percosso da una scarica elettrica che lo spiazzò.
«Soul-nya… che succede? Non ha gradito il tuo trattamento della scorsa notte?» gli chiese la ragazza dai capelli tinti di un viola scuro.
«Non credo proprio, cara. Ogni donna gradisce il mio trattamento.» affermò chiaro e tondo con un sorriso sghembo stampato sul viso mettendosi le mani in tasca.
«Ma se quello che dico io fosse vero….sarebbe il tuo primo fallimento, no? Un duro colpo, eh» miagolò ridacchiando la sua amica.
Scioccò la lingua. Non aveva di certo fallito… ma se lo avesse realmente fatto, e con una tavola da stiro per giunta, non se lo sarebbe mai perdonato.
«E allora in che altro modo potresti decifrare il suo comportamento?» si sdraiò sul divanetto del salottino pronta ad ascoltare Soul, il quale era appoggiato al muro dell’appartamento ricoperto da un’orrida tappezzeria a fiori lilla.
«Quella ragazza è strana! Mica lo posso sapere. Ma sei sicura che non le sia piaciuto? A me ne sembrava contenta a letto, eccome! Non potrebbe esserci qualche altra opzione?» disse un po’ malizioso e po’ stufo della situazione. Era da sempre stato sicuro delle sue “speciali doti” e Blair, in fondo, doveva essere l’ultima persona a discutere contro le sue prestazioni.
La giovane prosperosa cambiò la propria posizione sul sofà, si sedette e incrociò le gambe, alzò lo sguardo al cielo e cominciò a riflettere mordicchiando una penna presa chissà dove.
Puntò poi uno sguardo raggiante verso il ragazzo alzando la penna in aria come per dirgli che aveva trovato qualche altro motivo valido.
«O direttamente ti odia fino al midollo» affermò annuendo per la sua perspicacia la “quasi-gatta” soprannome affibbiatogli e condiviso da tutti uomini entrati nel suo letto.
Nello stesso attimo che concluse la frase, dallo spiraglio sotto la porta fuoriuscì un foglio.
Soul, inizialmente stranito, lo prese, poi lo lesse e infine sogghignò divertito.
«Credo proprio che la risposta giusta sia la seconda» confermò Soul, girando il foglio verso Blair, cosicché anche lei potesse comprendere ciò che aveva appena annunciato.
Muori fra atroci sofferenze, brutto maniaco di merda –Maka.
Risero entrambi senza badare alle continue botte di piedi e ringhi provenienti dalla stanza accanto.
Nessuno poteva mettere in dubbio le “performance” di Soul Eater Evans. Nessuno.

 

***

Verso le dieci e mezza di sera quel lurido pervertito se ne andò e la bionda, sempre da dentro la sua camera, sentendo lo sbattere della porta di casa quasi urlò euforica e piena di gioia.
Finalmente avrebbe potuto mettere qualcosa sotto i denti senza che quel maiale potesse interferire fra lei e il panino che avrebbe tenuto tra le mani.
Stava per aprire l’uscio quando dal salottino davanti alla sua camera sentì dei rumori ambigui:
sospiri, urli di piacere, proposte volgari, il suono di un qualche tessuto, probabilmente quello del divano, sfregato dalla pelle.
La bionda sporse la testa dalla porta e vide Blair e un ragazzo del tutto sconosciuto a lei, che probabilmente neanche frequentava questa università, amoreggiare in modo per nulla fraintendibile sopra il sofà.
La ragazza rientrò in camera, silenziosa come non mai e rossa come un peperone.
Ma non aveva detto che era sempre sola soletta?! E poi perché sul divano! Almeno in camera da letto!...
Sbuffò sonoramente. Era sicura che quella notte non avrebbe né mangiato né dormito, purtroppo.
Poi, però, le venne un lampo di genio: in tutte le ore che era rimasta chiusa dentro questa stanza, oltre ad aver sistemato la sua roba, aveva anche scrutato ogni suo angolo e aveva osservato, per non annoiarsi, ogni vicolo e locale che si avvistava dalla finestra e, tra il casino generale della strade universitarie, aveva notato un bar, aperto naturalmente giorno e notte, dove poteva rifocillarsi.
Certo, ancora dove poter dormire un po' in tranquillità era un problema, però per ora era il suo stomaco a comandare, quindi sgattaiolò al di fuori dell’infisso allacciando dei lenzuoli ed evase come si vedeva in molti film e cartoni animati. Fortunatamente ne uscì incolume.
Una cosa soltanto e parecchio importante per i suoi fini aveva dimenticato: il portafoglio.
Quasi si diede una manata in faccia.
Come posso essere così idiota?!
Cercò di riarrampicarsi per andare a prenderlo, ma le “sue corde fatte in casa” cedettero e caddero sul lurido marciapiede.
Le venne un tic all’occhio.
Questa è una giornata veramente di merda! Soul, il ritardo, l'appartamento allagato, Blair... qualcos'altro?!
Appena pensò a questo, una mano le toccò la spalla facendole provare la stessa sensazione di poche ore fa.
Si girò di scattò e quello che vide fu la prova certa che ciò che pensava era la pura verità: Soul era dietro di lei e la fissava sogghignando e scrutandola con quei suoi occhi rosso cremisi.
«Che ci fai qui a quest’ora di notte fuori dal tuo appartamento, bambolina?» le domandò per poi prenderla per la vita e avvicinarla a lui.
Il viso di Maka imporporò ma non abbassò lo sguardo.
«La mia coinquilina sta compiendo cose sconce in salotto e quindi non posso né mangiare perché devo per forza passare da dove loro stanno “amoreggiando” e neanche dormire per i troppo rumori che fanno…. Ma perché cazzo te lo sto dicendo?!» si staccò violentemente da lui e il ragazzo sbuffò scocciato.
«Ma se avevi così tanta fame perché non sei uscita dalla tua stanza quando Blair ti ha chiamato per la cena?» ghignò il ragazzo mentre le scostava una ciocca di capelli dal viso.
«Non sono affari che ti riguardano!»
«Si, non mi riguardano minimamente!» rise a fior di labbra e squadrandola ancora per un po’. «Sembri non avere nessun soldo con te… ti offro io da mangiare, tranquilla» la rassicurò stranamente gentile, prendendole la mano e portandola in lungo e in largo in giro per il quartiere universitario.
Quella notte, è vero, non aveva chiuso occhio… ma poteva dire di aver mangiato e bevuto a sazietà in compagnia di quel losco ragazzo, che in fondo non era poi così male.





Salve salvino dalle vostre autrici schizzate!
firephoenix: e dopo mesi e mesi di sudate/esami/fancazzeggiamenti vari e co... eccoci tornateee!!

Rehara: E sì, siamo ritornate a rompervi le palle :3
firephoenix: L'ottimismo salverà il mondo, eh Rehara? :P Bè che direeeee? spero che il capitolo vi sia piaciuto!
Rehara: Io sono l'ottimismo fatta persona, cara :3 Comunque è stata dura scriverlo!... Sopratutto perchè una certa persona mi scassava con continui sms... ehi, tu! So che stai leggendo questo capitolo quindi preparati a morire! *prende spranga di metallo*
firephoenix: pss... Rehara... pss... non mi sembra il momento adesso... *coffcoff!* quindi! Stavo dicendo... spero che non vi sia costato troppo attendere il nostro capitolo e ci scusiamo con tutti per il ritardo :) e comunque sia grazie per essere passati e averci messo tra storie preferite e ricordate :)
Rehara: Un modo per ucciderlo... un modo per ucciderlo.... *coffcoff* Tocca a me? Ah... Ricordate che noi conquisteremo il Mondo, eh *non so che centri, ma va bene*
firephoenix: si vabbé -.- eh ehm! Speriamo in una vostra recensione per sapere che ne pensate mi raccomando! Baci e abbracci da Verona! (manco fossi una cartolina...)
Rehara: e anche da Palermo, eh uwu. E reeeeeceeeensiiiteeeee o farete la sorte del mio caro amico Gigi c:
firephoenix: Dovremo continuare le nostre fan fiction in corso invece di sparare cazzate ora che ci penso...
Rehara: bu :3
firephoenix: ehm... si... ciao
Rehara: IOHJSRNFPUFISIOèNBV

 


-Rehara&Firephoenix
[DALLA SERIE: I momenti di deficienza non finiscono mai. MAAAAAI ♥]

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