Little Things

di zaynsjawbone
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chapter 1 ***
Capitolo 2: *** Chapter 2 ***
Capitolo 3: *** Chapter 3 ***
Capitolo 4: *** Chapter 4 ***
Capitolo 5: *** Chapter 5 ***
Capitolo 6: *** Chapter 6 ***
Capitolo 7: *** Chapter 7 ***
Capitolo 8: *** Chapter 8 ***
Capitolo 9: *** Chapter 9 ***
Capitolo 10: *** Chapter 10 ***
Capitolo 11: *** Chapter 11 ***
Capitolo 12: *** Chapter 12 ***
Capitolo 13: *** Chapter 13 ***
Capitolo 14: *** Chapter 14 ***



Capitolo 1
*** Chapter 1 ***


Ho sempre amato il mio lavoro, sarà stato perchè ero sempre a contatto con la gente o perchè ero conosciuta come la più fortunata del paese, ma lo amavo. In quel periodo stava andando tutto al meglio e proprio a confermare ciò, quel giorno sarebbe stato il più bello della mia vita. Avevamo appena ristrutturato una stanza dell'albergo dove lavoravo e quella sera sarei stata io ad inaugurare la Sala Conferenze dell'Hotel Palace, sì proprio io: la figlia di John Palace. Sembra strano ma vivevo in Germania a causa dell'amore profondo dei miei, ma mio padre era fiero di essere irlandese ed io gli volevo bene per questo. E' sempre stato diverso dai normali padri e il nostro rapporto, fino a quel momento, non aveva incontrato ostacoli.

L'hotel era in piedi da sempre. Era un antico edificio che, con gusto, mio padre aveva modificato. Eravamo fieri della vita che facevamo, ma credo che una delle cose che non mancava era la modestia. Non vantavamo tutto ciò che avevamo, anzi ce lo tenevamo stretto. E l'hotel era quello che di più prezioso avessimo mai potuto possedere.

Anche quella sera era preziosa. Specialmente per me. Feci di tutto per sembrare perfetta e una volta aver scelto l'abito giusto ero pronta per entrare in scena.

Decisi finalmente di uscire, aspettai l'ascensore che solitamente era vuoto, ma quella sera era più che pieno. La gente spingeva da una parte all'altra e tutta preoccupata per il mio aspetto finì addosso ad un ragazzo. Era nuovo, non l'avevo mai visto e soprattutto non ricordavo di averlo visto alla reception. Non ea il tipico tedesco che cercava delle vacanze ad aprile, aveva qualcosa di diverso. Era bello. E mentre fantasticavo sulla sua identità, un uomo alto continuava a spingere e sfortunatamente mi riporta alla realtà. Mi girai verso l'uomo e lo guardai male, subito dopo mi voltai per guardare il ragazzo che aveva catturato la mia attenzione. Notai che mi stava ancora guardando e così gli chiesi scusa e lui, in maniera delicata sorrise e mi scusò. Aveva un sorriso perfetto e mentre ricambiavo il sorriso, mi accorsi di essere al piano e con un po' di arroganza cercai di farmi spazio tra la gente e gli augurai una buona serata. Furono i 5 minuti più intensi che avessi potuto vivere ma tutto ciò non poteva essere comparato con quello che sarebbe successo alla conferenza.

Prima di entrare in sala notai di essere in anticipo e mi specchiai nello specchio della hall per assicurarmi di non avere un aspetto stravolto. La mia attenzione fu catturata da una moltitudine di gente in abiti eleganti che aspettava l'inizio dell'evento. In quella settimana stavamo ospitando un grandissimo giornalista arrivato in Germania per trattare di economia nel suo nuovo articolo. Avevo preparato, per la serata, un discorso semplice ma efficace in modo da non essere prolissa ma allo stesso tempo colpire nel segno. Diedi un'ultima lettura al discorso ed entrai. Molta gente era già seduta e altri, invece, ritardarono.

Scorsi mio padre il quale sguardo quasi s'illuminò alla mia vista. Mi fece i complimenti per la scelta dell'abito e mi incoraggiò.

Diedi un ultimo sguardo allo specchio. Non potei far a meno di lasciar scappare dalla mia bocca un leggero sorriso fiero. Indossavo un abito lungo con una scollatura a V che valorizzava le mie forme, era di un azzurro particolare, infatti in controluce poteva sembrare anche turchese. Mi sentivo proprio una principessa, ma quando questo pensierosi fece spazio nella mia mente, non potei far a meno di pensare a quel ragazzo in ascensore. Solo dopo notai che il colore dei suoi occhi corrispondeva a quello del mio vestito. Scossi la testa per togliermi quell'idea assurda dalla testa e cercai di concentrarmi.

Ero molto carica quella sera, infondo era la mia sera e niente avrebbe potuto rovinarla.

La sala si stava riempendo vista d'occhio e fra la gente scorsi un viso famigliare, ma che ancora non mi convinceva del tutto. Vidi quel viso avvicinarsi sempre più e quando lo vidi sorridere con altri due uomini subito mi tornò in mente il famoso ragazzo dell'ascensore. Quando si girò notai che i suoi occhi azzurri cercavano qualcosa tra la folla e mi resi conto che era proprio lui. Ero contenta di rivederlo, ma ero turbata dal fatto che un ragazzo carino come lui mi vedesse parlare in modo formale, e poi, visti gli effetti che mi aveva causato pochi minuti prima in ascensore, avevo paura che la sua presenza mi avesse potuto distrarre. Tra l'agitazione e l'emozione mi sentivo già stanca, così decisi di sedermi al mio tavolo cercando un po' di calma in un sorso d'acqua.

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Capitolo 2
*** Chapter 2 ***


Non riuscivo a stare calma neanche per una manciata di secondi, sentivo troppe attenzioni su di me, per non parlare della voglia matta di vedere dove si fosse cacciato quel ragazzo. Volevo assolutamente capire se mi stava guardando e soprattutto se si fosse accorto della mia presenza. Ero ferma a pensare e lontanamente nel mondo delle nuvole sentii mio padre chiamarmi:
"Emy sei pronta? Manca poco, mi raccomando a te!"
 
Io annuii cercando di ritornare con i piedi per terra, perciò mi alzai e mi avvicinai al palco.
 
Per poco sembrava che la mia agitazione si fosse calmata, ma non durò molto, visto che mi stava per capitare una delle disgrazie più impensabili.
 
Mi guardai intorno per rendermi conto di quanta gente potesse ospitare quella sala e scorrendo lo sguardo fra un centinaio di persone mi soffermai, nuovamente, su quel ragazzo meraviglioso, che anche questa volta beccai a ridere sempre con gli stessi uomini. Stavolta però non stava ridendo di cuore come notai prima, questa volta stava guardando altro, in mia direzione. Istintivamente mi girai alle spalle per assicurarmi che dietro di me non ci fosse nessuno, e infatti non c'era nulla. Se dietro di me viveva il vuoto e davanti a me c'erano una miriade di uomini eleganti, evidentemente stava guardando me. Quando poi mi fece un mezzo cenno con la testa capii che ero io il soggetto di quello sguardo, ma il mio imbarazzo si fece di gran lunga visibile quando si girò per bisbigliare qualcosa nell'orecchio dell'amico continuando a tenere gli occhi puntati nei miei. Non riuscii a sostenere il suo sguardo e cercando di non strizzarmi gli occhi indietreggiai cercando un'ulteriore distanza e magari riuscire a confondermi tra la gente.
 
Invece di confondermi tra la gente non feci altro che catturare l'attenzione di tutti!
 
Inciampai nella gonna lunga del vestito e persi l'equilibrio, non mi accorsi neanche dove stavo per cadere. Pensavo di riuscire a tenere il controllo del mio corpo, ma lo chef mi aiutò a cadere continuando a trasportare la grande torta, noncurante della mia presenza difronte a lui. Successe. Caddi sulla meravigliosa torta rovinando per sempre la mia vita e offrendo a uomini, in vena di ammirare belle donne, la vista del mio decoltè mischiato con la torta.
 
Ero rovinata, il mio vestito era rovinato, quella sera era rovinata. Avevo addosso gli occhi di chiunque, ma quelli che pesavano di più erano quegli occhi azzurro oceano che per un secondo fulminai sperando di incolparlo per l'accaduto.
 
Cercai di fuggire quasi scavalcando la gente, volevo evadere da tutti quegli occhi puntati su di me e una volta uscita da quella stanza che per me era diventata una camera a gas raggiunsi il primo bagno del piano. Ero così nervosa che non mi accorsi neanche ch'era il bagno degli uomini. Mi guardai allo specchio scioccata, non avevo parole, ero incapace di fare qualsiasi cosa.
 
D'un tratto sentii la porta aprirsi e chiudersi con violenza, come se ci fosse fretta di nascondere qualcosa. Alzai lo sguardo e dallo specchio vidi il volto di quel ragazzo, ero sbalordita. L'unica idea quasi intelligente che mi venne in mente era chiedergli perchè era lì nella stessa stanza dove speravo di essere sola. Ma l'unica cosa che uscì dalle mie labbra fu:
 
"Che ci fai qui?"
Lui mi rispose:
"Bhe questo è il bagno degli uomini quindi dovrei essere io a farti questa domanda!"
 
Ero molto nervosa, ma sentendo quella risposta con la quale mi aveva stravolta, ero senza speranze. Potevo andarmene, o rimanere in silenzio aspettando una sua mossa. Scelsi la seconda opzione. Volevo vedere fino a che punto sarebbe arrivato.
 
Imbarazzata risposi:
"Ah ok"
Lui continuò:
"Come stai? Mi dispiace per quanto accaduto.."
Io gli dissi:
"Non mi serve la tua compassione e se proprio ti interessa, non hai necessità di chiedermi come sto. Non lo vedi?"
 
Lui abbassò la testa per realizzare che quella appena fatta era una domanda stupida. E io con aria vittoriosa decisi che era troppo, e me ne andai lasciandolo da solo.
 
Raggiunsi la mia camera sperando che nessuno mi vedesse e in un momento di debolezza scoppiai in lacrime. Aprii la porta della camera e mi accasciai sul letto. Volevo rimanere da sola, tanto che non feci entrare neanche mio padre.
 
Ci volle un po' prima che mi calmassi, ma quando la serenità ricominciò a diventare parte di me mi feci una doccia veloce e senza neanche asciugare i miei lunghi capelli chiari accesi un la TV per distrarmi, ma il sonno mi catturò presto portandomi in un altro mondo.
 
Sognai i suoi occhi azzurri, facevano quasi paura per la velocità con la quale sembravano seguirmi, ricordo che cercai di scappare da quello sguardo ma era evidente che tutte le mie mosse erano prevedibili. Iniziai a sudare e a lamentarmi nel sonno cercando aiuto nel mondo reale, d'improvviso sentii il battito del mio cuore accelerare, il respiro farsi sempre più pesante, il sudore sempre più freddo, stavo per collassare. Mi svegliai di colpo ritrovandomi seduta sul letto con i capelli più bagnati di come li avevo lasciati prima di addormentarmi, il letto era diventato un lago e sentivo di annegarci dentro. Vidi l'orario e mi resi conto che non era passato molto. Erano le 2 di notte. Erano passate più o meno due ore ma era come se fosse passato un tornado in una tempesta infinita. Rimasi per una mezz'oretta a fissare il soffitto cercando di riprendermi, poi mi riaddormentai. 

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Capitolo 3
*** Chapter 3 ***


Mi svegliai.
 
Ero ancora sconvolta, avevo fatto uno dei peggiori, ma allo stesso tempo migliori, incubi della mia vita. Mi alzai velocemente rabbrividendo al pensiero del sogno, raggiunsi il bagno e come se fossi stanca per i pochi passi fatti, mi appoggiai al bordo del lavandino. Mi sciacquai il viso più volte, sentendomi meglio ad ogni contatto con l'acqua fresca.
 
Impiegai un po' di tempo a sistemarmi, ma scesi al ristorante dell'hotel in tempo per la colazione, ritrovai il buongiorno nel sorriso di mio padre al quale diedi un bacio veloce. Quella mattina avevo tanta voglia di lavorare, mi sentivo laboriosa e brillante, salutai tutti i camerieri con un sorriso a trentadue denti, e quel sorriso rimase anche quando mi ritrovai dinanzi a Niall, il ragazzo che in meno di due giorni aveva scombussolato la mia vita. 
 
Una volta aver finito di fare colazione Niall sparì dalla mia vista, e lasciai il ristorante per fare il mio giro mattutino tra le sale dell'hotel e assicurarmi che fosse tutto okay. Finalmente giunsi nella sala da ballo. Era la mia sala preferita, da piccola mi piaceva suonare il piano credendomi una grande musicista, ma quella mattina seduto al piano c'era Niall. Non immaginavo sapesse suonare così bene. Per non farmi notare rimasi in disparte, d'un tratto la musica si fermò. Feci capolino dalla colonna dietro la quale mi stavo nascondendo e vidi una ragazza avvicinarsi a Niall. Era una biondina non molto alta, poteva avere massimo 25 anni e aveva l'aria di essere in confidenza con lui. 
 
I due si salutarono e  lei continuava ad avere comportamenti troppo pomposi che non erano tipici del suo modo di essere. Sembrava troppo a disagio mentre gesticolava ampiamente. 
 
Decisi di rimanere ancora un po', e per fortuna, notai che mentre parlava cercava di azionare una specie di registratore e mi resi conto che era una giornalista.
 
Con l'animo in pace mi allontanai, proseguendo il mio giro, e camminando mi salii una leggera rabbia. Pensai a come fosse facile avvicinarsi al ragazzo occhi cielo e mi chiesi perchè per me era così difficile..
 
                                                                                                      |---------------------------------|
 
 
Dopo un pomeriggio senza pause, mi ricordai che per quella sera era stata organizzata una piccola festa che prevedeva qualche esibizione. 
 
Uscita dal mio ufficio, andai a dare un'occhiata alla festicciola. Da lonato sentii le stesse note che avevo sentito qualche ora prima. Mi affrettai a raggiungere la sala e, questa volta, senza nascondermi, rimasi a godermi lo spettacolo. 
 
La note che avevo sentito erano davvero armoniose, ma ascoltare le parole del testo rendeva tutto ancora più orecchiabile. Aveva una voce perfetta, e il brano, la situazione e lui erano perfetti. 
 
Una volta terminata l'esibizione, mi diressi in camera. Avevo quel motivo in testa, così decisi di raggiungere Niall nella sua stanza per complimentarmi.
 
Aspettai qualche secondo prima di raggiungerlo, e quando lo raggiunsi, una volta averlo salutato, lo vidi preparare una valigia. 
 
-"Dove te ne vai?". Gli chiesi leggermente turbata.
 
"Faccio ritorno a casa, perchè?". Mi rispose.
 
-"Pensavo rimanessi di più, tutto qui!". Gli dissi sconsolata, e proseguii dicendo:  
-"Comunque sono passata per farti i complimenti! Non immaginavo fossi così bravo!". 
 
"Grazie, io invece non credevo avessi il coraggio di dirmelo!"
 
Non mi aspettavo quella risposta, ma la presi bene e continuai a scherzarci. Così gli dissi: 
-" Sai a volte la paura e la vergogna bisogna vincerle!"
 
"Hai ragione, ma per ora le mie di paure non posso affrontarle.."
 
A questa risposta non sapevo proprio come controbattere e rimasi in silenzio per un po'. Dopo una manciata di secondi gli dissi:
 
-"E' un po' tardi, e tu domani devi partire, sarà meglio che vada e ti lasci con le tue paure addosso. Buonanotte e buon viaggio!"
 
"Ahahah sei simpatica quando vuoi! Comunque grazie e buona fortuna! Notte."
 
-"Notte!"
 
Tornai in camera un po' confusa, non era nè troppo felice nè troppo triste. Ero contenta di averlo salutato, ma a pensarci non ci sarebbero state altre opportunità per vederlo. Dovevo convincermi che tutto quello che avevo passato è stato bello finchè è durato.

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Capitolo 4
*** Chapter 4 ***


Uscita dalla sua camera, salii i quattro piani che separavano le nostre camere. Nonostante il mio passo lento, ero affannata: i miei pensieri erano pesanti. Avevo ancora bisogno di pensare. Ma a cosa? Forse a lui, o forse a me o addirittura a quell'incerto "noi"
 
In realtà non pensavo a nessuna delle opzioni che mi venivano in mente. Negli occhi avevo solo l'immagine della giornalista. Perché lei ha la fortuna di rimanere al fianco di Niall senza rischiare di cadere su una torta? Ma soprattutto perché continuo a pensarlo?? 
 
Volevo trovare delle risposte ma l'unica soluzione a quei problemi, era ammettere che lui avrebbe scelto una giornalista ben truccata e vestita, al posto di una ragazzina che deve accontentare dei clienti con troppe pretese e un padre egoista. 
 
Senza rendermene conto, arrivai davanti alla mia camera. Finalmente quei pensieri scomparvero dalla mia mente, ma la sensazione di libertà durò poco. Entrai in camera e ricominciai a farmi complessi, ma quello che mi stupì completamente fu un flash. Rimasi in silenzio con gli occhi sgranati e mi dissi in silenzio: 
 
"Non potrei mai amare una persona che mi da fastidio, e una persona che ha rovinato una delle serate più importanti della mia vita.. E poi lui non mi calcola neanche, è una cosa impossibile.."
 
Scrollai la testa per cercare di pormi un limite a idee strane e improbabili. Ero stanca di tutto e di tutti. Non volevo più pensare, così mi distesi sul letto e, in meno di un minuto, ero pronta per dormire. Anche quella sera il sonno non voleva venirmi a prendere, e iniziai a fissare il soffitto con le mani incrociate sulla pancia. Vedevo tutti quei momenti con Niall. Erano stati fugaci ma non riuscivo a non ricordarli. Chiusi gli occhi e canticchiai le note della canzone che Niall aveva proposto alla serata e ricordai ogni singola parola che veniva intonata con passione e dolcezza. 
 
Dopo poco, parlando tre me e me, mi scivolarono dalla bocca parole insolite. Come se la mia coscienza fosse uscita per dirmi : 
 
"Brava! Ti sei cacciata ancora in un bel guaio! E così ti sei innamorata del biondino straniero!"
 
Rimasi spiazzata. Forse era proprio vero: mi ero innamorata di Niall.
 
Niall POV
 
Ero davvero stupito, non credevo fosse così coraggiosa da venirsi a complimentare! Dovevo essere stato davvero bravo per aver ricevuto la sua visita.
 
L'unica cosa che potevo dire era: "Wow!"
 
Mi sedetti vicino alla valigia con l'aria più che stupita. Ma la mia felicità fu fermata dall'idea di dover partire presto! 
 
Sarei partito verso le 5 del mattino e dovevo essere riposato. Ma un angolino della mia mente riproduceva ancora le scene con lei.
 
Ero già giù dal letto quando la sveglia suonò. Non avevo dormito per niente quella notte e non feci altro che pensare a lei, una di quelle ragazze che aveva rubato il mio cuore in poco tempo e che era già diventata speciale per me. 
 
Accennando un mezzo sorriso, chiamai il mio amico più fidato, ormai diventato il mio manager.
"Ehi vecchio mio tutto okay? Oggi non si va da nessuna parte!!"
 
Seguirono attimi di silenzio che furono spezzati dalle grida di Jimmy :
 
"Tutto okay. Ma-ma come non si va da nessuna parte?? Dobbiamo partire, ora, anzi subiti! Nialler: NIENTE STORIE!! 
 
"Ho una questione importante da risolvere qui, quindi per una volta si fa come dico io." 
 
Così terminai la conversazione, e con un sorrisetto fiero uscii dalla camera. Ora sapevo perfettamente cosa fare per conquistarla! 

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Capitolo 5
*** Chapter 5 ***


Sorprendentemente  ero serena, probabilmente perché Niall ormai era partito ed era solo una questione di lavorare di più per lasciarlo tra i ricordi di un rapido e recente passato.
 
Scesi nella hall e, come sempre, lasciai un dolce bacio sulla guancia calda di mio padre per augurargli buon lavoro e, siccome era lunedì, mi toccava aiutare a pulire la sala da ballo. 
 
Entrando nella sala, con poca voglia di mettermi a pulire, mi soffermai ad osservare il piano dove Niall aveva creato una melodia mozzafiato. Non resistetti alla tentazione di avvicinarmi, di sedermi esattamente dove era seduto lui e porre le mie dita sugli stessi tasti che aveva pigiato. Un brivido mi passò lungo la schiena. Lo sentivo vicino, e istintivamente mi alzai di scatto. Dovevo dimenticarlo! Scrollai il capo e mi diressi verso la radio che, come mia consuetudine, accendevo in occasione delle pulizie. 
 
Mentre distrattamente ascoltavo la canzone appena trasmessa sentii lo speaker interrompere la trasmissione per annunciare l'esibizione di un suo amico.
 
Stranita ricominciai a spazzare, ma nell'udire il nome dell'ospite, il cuore smise di battere, riprese per qualche secondo per poi iniziare a battere all'impazzata. Mi avvicinai alla radio e ascoltai tutta la canzone. 
 
"..like all those days and monts I tried to steal a kiss and all those sleepless nights and daydreams where I pictured this, I'm just the underdog who finally got the girl and I'm not ashamed to tell it to the world..."
 
L'ascoltai fino alla fine e piansi così tanto da allagare non solo la sala, ma anche tutto 
l'hotel. 
Finalmente però, avevo capito che quel ragazzo provava i miei stessi sentimenti.
 
 
 
 
La giornata sembrò volare, ma come un razzo erano già arrivate le 8 pm. Ero a dir poco distrutta, ma nonostante tutto non avevo per niente sonno. Ormai la mia camera era diventata il luogo in cui pensavo e ripensavo a Niall e sentivo che anche quella notte sarebbe stata dedicata a lui.
 
D'un tratto, mentre le mie palpebre stavano cedendo, sentii bussare la porta. Mi alzai di scatto e, d'istinto, vidi l'orario. Sbuffando andai ad aprire. Distrattamente mi stropicciai gli occhi e quando li aprii per bene me lo vidi difronte, mi aveva assolutamente spiazzata. Non potei far a meno che spalancare la bocca assumendo un'espressione sorpresa. Tra le mani aveva una rosa rossa, la sua immagine era illuminata da un sorriso che ti lasciava senza fiato. Ma improvvisamente il suo sorriso si allargò in una risata, e da lì iniziai a non capirci più nulla. Così, per evitare figuracce, cambiai atteggiamento. 
 
"Cosa c'è?"  
 
Chiesi fingendo di non aver visto la rosa.
 
"Posso entrare?" 
 
"Se proprio ci tieni" 
 
Lo seguii con lo sguardo mentre entrava nella mia stanza, poggiò la rosa su uno dei tanti cuscini e si sedette ai piedi del letto. 
 
"Come se fosse casa tua eh!" 
 
Gli dissi un po' irritata dalla troppa confidenza.
 
Stavo cercando in tutti i modi di essere il più acida possibile, cercando di nascondere il fatto che ero pazza di lui. 
 
"Dai vieniti a sedere!" 
 
Mi disse in tutta tranquillità, ponendomi una mano invitandomi accanto a lui. 
 
Quella sera parlammo, o meglio parlò così tanto che dopo poco non riuscì più a seguirlo. Aveva un potere ipnotizzante, non capivo più nulla quando lui era accanto a me. In quel momento il mio più grande desiderio era baciarlo. Non avevo più il controllo di me che forse pensai ad alta voce, o mi lesse nel pensiero. Insomma in un modo o in un altro, smise di parlare e pian piano lo vidi avvicinarsi a me. Continuai ad osservarlo e quando il suo naso si congiunse con il mio, attese qualche secondo. In quei piccoli frammenti sentii il suo respiro sul mio, mi sentivo protetta ma allo stesso tempo dentro di me c'era un uragano pronto a scoppiare. Il mio cuore batteva fortissimo. Avevo ancora gli occhi aperti e lo vidi accennare un sorriso, quando poi la sua mano calda raggiunse il mio viso con una carezza. Proprio in quel momento il mio corpo cedette e i miei occhi si chiusero. Lentamente le sue labbra si posarono sulle mie e quella carezza si trasformò in una corda che teneva saldata la mia figura con la sua. La dolcezza con la quale mi baciava era speciale, non avevo mai provato una sensazione del genere. Non era il la mia prima esperienza ma ripercorsi i brividi di una ragazzina con il suo primo ragazzo.
 
Come al solito però i momenti belli durano poco, e proprio in quel momento la parte peggiore di me prese il sopravvento. Quella maledetta parte di me si allontanò da lui, e interruppe quel bellissimo momento per rovinarlo con uno schiaffo. Poi, sia per la rabbia di ciò che avevo fatto e per il fastidio per l'atto di Niall, mi alzai di scatto uscii sbattendo la porta e tutta sola nel corridoio scoppiai in lacrime. Le mie gambe furono solo in grado di svoltare l'angolo e di accasciarmi per terra con la testa tra le mani e le mie lacrime che velocissime ragiungevano il pavimento.
 
Tutto sommato, il mio comportamento non era per niente astuto e intelligente poichè, anche se volevo stare da sola, non mi ero allontanata troppo quindi Niall mi avrebbe trovata facilmente.
 
Mi sorrise e si sedette accanto a me imitando la mia posizione. Eravamo vicinissimi ma ci separavano ere di silenzio. Io lo quardavo con uno sguardo col quale quasi chiedevo pietà e salvezza. Volevo essere salvata dalla mai parte "cattiva" la mia parrte ferita e sconsolata.
 
Con qualche esitazione, mi decisi a rompere il ghiaccio. 
 
"Scusa.."
 
Silenzio.
 
"Non dovevo! Perdonami.. se vuoi, se puoi.."
 
Ancora silenzio, e poi una risposta secca sussurrata seguita da un lieve bacio sulla guancia,
 
"Buonanotte, angelo."
 
Si alzò e mi lasciò sola con i miei pensieri. Ero proprio cotta.

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Capitolo 6
*** Chapter 6 ***


Ero ancora scossa e mentre lo vedevo allontanarsi rimasi come imbambolata. Il suo gesto mi aveva lasciata di stucco. Non sapevo che dire e che fare. Entrai in camera come se fossi ubriaca, ero così stordita che mancava poco al mio arresto per vagabondaggio. Lanciai le ciavi sul letto e dopo poco iniziai a saltare e a gridare di gioia come un adolescente che ha appena vinto un meet con il suo idolo. Saltavo qua e là per la stanza ma dopo pocome fermai e mi dissi:
 
"Non è possibile che sto saltando di gioia!! Nooo, non può succedermi!"
 
Vidi la rosa che mi aveva lasciato e iniziai a stringerla come se fosse Niall in persona. Quel bacio mi aveva stravolto la serata e non facevo altro che pensare alle nostre labbra unite. Ogni volta che la mia mente riproduceva quella scena sentivo il calore del suo corpo  le sue labbra premere sulle mie. Ma allo stesso tempo pensai: 
 
"Era troppo presto per dichiararsi, era troppo tardi per diventare semplici conoscenti. Era troppo presto per baciarsi, era troppo tardi per tirarsi indietro."
 
Scelsi di guardarlo, di guardarlo per tutto il tempo.
 
 
Niall POV 
 
Mentre mi dirigevo verso la mia camera rivedevo quei brevi momenti. Avevo vinto le mie paure: ce l'avevo fatta! Finalmente era mia. Dovevo solo dirlo ad Ed, lui era ed è il mio migliore amico e gli avevo promesso di tenerlo aggiornato. Presi velocemente il telefono dalla tasca e aspettai con ansia la sua risposta.
 
"Ed devo dirti una cosa importante!"
 
"Dimmi tutto!"
 
"Ho baciato Emily. E' stato meraviglioso!!"
 
"Andiamo dai! Ancora quella ragazzina?!"
 
"Sì, volevo essere scelto, volevo una persona che voleva me. Una persona la quale io non potevo essere sostituito da un giorno all'altro. Una persona che mi facesse sentire speciale, diverso da tutti: un individuo, una persona, un principe azzurro."
 
"Wow! Sei proprio cotto fratello!"
 
"Lo credo anch'io. Comunque c'è un'altra cosa di cui volevo parlarti."
 
"Ancora??"
 
"Sì. Domani le volevo fare una sorpresa, ma non so cosa.."
 
"Falle trovare qualcosa come dei cioccolatini, cose così no!?
 
"Grazie, sei geniale come sempre!"
 
"Si lo so! Ma assicurati che le piaccia il cioccolato!!"
 
"E come faccio secondo te!?"
 
"Ah non chiederlo a me! Sono affari tuoi. A scanso di equivoci dalle un mazzo di rose. Ma poi scusa se l'hai baciata non l'avresti già "conquistata"?"
 
"Forse si, o forse no.. Chissà.."
 
"Un uomo è speciale se continua a coreggiare una donna, nonostante l'abbia già conquistata!"
 
"Grazie,mi mancavano le tue perle di saggezza."
 
"In bocca al lupo per domani"
 
"Grazie fratello, buonanotte!
 
"Notte."

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Capitolo 7
*** Chapter 7 ***


Anche per quella mattina era previsto un lavoro senza fine. La giornata, però, non poteva iniziare senza una buona colazione. Una volta pronta entrai nel ristorante e, come d'abitudine, salutai i clienti e il personale.
 
Di solito indossavo abiti molto più impegnativi, ma quella mattina il risveglio era stato troppo tragico e misi un semplice jeans stretto, una T-shirt bianca e una giacca lilla con vari disegni bianchi.
 
Raggiunsi il mio solito tavolo, ma quando mi sedetti, si avvicinò Conor, il cameriere.
 
Conor era diventato da poco uno dei miei camerieri preferiti, era anche un mio confidente, e qualche volta uscivamo insieme. Aveva una cotta per la mia migliore amica e gli volevo dare l'opportunità di farsi notare. Che altro dire di Conor, era una persona fantastica alla quale non avrei lasciato nessun pettegolezzo nascosto. Un tempo avevo preso anche io una cotta per lui, ero affascinata dalla sua carnagione chiara, dai suoi occhi azzurri e da quei capelli castano chiaro che mi ricordavano le foglie d'autunno.
 
Con gentilezza mi disse che dovevo spostarmi dall'altra parte della stanza senza darmi spiegazioni. Stranita obbedii e mi diressi verso il mio nuovo tavolo. L'unica cosa che Conor mi disse fu:
 
"Troverai tutto pronto al tavolo, quindi non avrai difficoltà a trovarlo."
 
E così fu. 
 
Quella mattina ero così assonnata che in effetti non mi preoccupai del tavolo che stavo per occupare. E se Conor non mi avesse detto quelle parole, mi sarei seduta al primo tavolo che si presentava alla mia vista. Fortunatamente il cameriere non fece scherzi quella mattina, e trovai il mio nuovo tavolo. Camminavo con gli occhi semi-chiusi, infatti non notai neanche che sul tavolo c'era un mazzo di tulipani lilla che richiamavano le tonalità della mia giacca. 
 
Con molta calma mi sedetti ed osservando il mazzo di fiori notai che fra i petali vi era un biglietto con scritto:
 
"Devo parlarti, incontriamoci."
 
Feci un sorrisetto malizioso e accettai l'invito dello pseudo sconosciuto. Il problema, in quel momento, era: dove avrei dovuto incontrare lo "sconosciuto"? 
 
Non feci in tempo a pensare che mi arrivò un messaggio da un numero non salvato in rubrica. Nel messaggio c'era scritto:
 
"Vediamoci in giardino. Xx"
 
Senza rispondere, feci un cenno di consenso guardando lo schermo del mio cellulare. Uscii solo dopo aver consumato la mia colazione. Arrivata in giardino rimasi un po' delusa. Il parco alberato che avevamo riprodotto in giardino era assolutamente vuoto. Senza perdere le speranze, e aspirando ad un incontro, mi addentrai. Secelsi di proseguire sempre dritto in modo da non potermi sbagliare. Non ricordavo che il giardino fosse così grande, ma stando attenta e controllando sempre la mia destra e sinistra arrivai ad un grande albero. Era già evidente a distanza ma mi avvicinai all'albero per evitare che fosse solo un'allucinazione. Al centro del tronco c'era inciso : N+E 
 
Rimasi lì a guardare l'incisione, era importante per me. I miei occhi erano pronti a riversare sul  viso litri di lacrime. Mi aveva davvero colpita quel gesto, ero senza parole. Nessuno aveva mai osato fare tanto per me, e non ero pronta ad aspettarmelo. Avevo in braccio ancora il mazzo di tulipani con dentro il biglietto. Sapevo che lo "sconosciuto" poteva trovarsi da qualsiasi parte e non volevo dargli la soddisfazione di vedere che effetto facesse su di me la sua sorpresa. Appoggiai il mazzo di fiori per terra, e portai le mani vicino agli occhi. Cercai di farmi aria in modo da asciugare la piccola sorgente di lacrime. Quando ripresi il mazzo di fiori mi accorsi che, incastrato tra le foglie del cespuglio sottosante l'albero, c'era un altro biglietto svolazzante. Il giardino era vuoto e quel biglietto non poteva essere che per me. 
 
Lo presi e lessi la prossima tappa di quella che ormai, avevo capito, era una caccia al tesoro. Ma cosa dovevo aspettarmi come tesoro? Cos'era il tesoro, o meglio chi era? Lui o noi? 
 
In qualsiasi caso, dovevo andare avanti per soddisfare la mia curiosità. Sul secondo biglietto c'era scritto: "Ascensore".
 
Ero proprio curiosa di sapere e vedere fino a che punto si sarebbe spinto, e nonostante al Palace ci fosse molto da fare, volevo continuare. 
 
Rientrata in Hotel mi sentivo una bambina alla ricerca di un posto segreto e raggiunsi l'ascensore in fretta e furia. Aspettai qualche secondo prima che le portelle si aprissero difronte a me ed entrai. Nella cabina con me c'era Conor che ricambiò il mio sorriso con un cenno del capo. Il mio dubbio era: l'albergo non ha solo un piano, io ora dove vado? 
 
Lasciai a Conor la scelta del piano. Non feci in tempo a vedere quale tasto aveva pigiato e mi godetti "il tour" in ascensore. Arrivammo all'ultimo piano, e quando le porte si aprirono Conor mi fece segno di uscire dalla cabina. In un certo senso mi aveva accompagnata, ma come faceva a sapere che dovevo andare lì? Dopotutto non lo sapevo neanch'io!
 
Guardai a destra e a sinistra, ma prima di incamminarmi vidi che Conor era sparito. Scegliere tra la sinistra e la destra non era poi così difficile. Infatti c'era solo una direzione nella quale avrei raggiunto il luogo. Il pavimento del corridoio che avrei dovuto percorrere era ricoperto da una distesa di petali, e gli estremi del corridoio erano illuminati dalla luce fioca di alcune candele. Le candele rendevano il tutto così romantico e confortevole in quanto "qualcuno" aveva spento tutte le luci.
 
Quando pensai che quel corridoio non finisse mai, arrivai dinanzi ad una stanza: era l'unica e non potevo sbagliarmi. Ci entrai. Era la camera più bella dell'Hotel e da piccola, mi ricordo, che amavo sentirmi una regina e mi piaceva salutare il "popolo" e le acque del Danubio sotto di me.
 
Lasciando quel pensiero, misi le mani vicino alla bocca e sgranai gli occhi. La stanza era già splendida ma in quell'occasione c'era Niall che la rendeva ancora più speciale.
 
Non sapevo che fare e, nel dubbio, e nella paura di sembrare un po' stupida, mi buttai nelle sue braccia. Nel porre le braccia intorno al suo collo la mia maglietta si alzò leggermente lasciando visibili i miei fianchi. Fu proprio lì che lui posò le sue mani calde. Sentii un brivido attraversarmi la schiena quando le sue mani entrarono in contatto con la mia pelle. Dal suo sorriso capii che molto probabilmente aveva captato il mio brivido e avvertii un forte imbarazzo.
 
Stranamente non feci l'acida o l'indifferente, e ricambiai il suo sorriso. Guardandomi negli occhi, aprì la serranda ed entrò una luce pazzesca che rese il tutto più piacevole. Aveva perfino preparato un tavolo per il nostro primo pranzo. 
 
"Tutto okay?" 
 
Mi chiese leggermente preoccupato.
 
"E me lo chiedi? Tu sei pazzo!"
 
Risposi sprizzando gioia. 
 
"Prego, si accomodi" 
 
Mi disse con un sorrisetto fiero stampato sul viso ma anche con cortesia. Il pranzo andò avanti in maniera divertente e insolita. In quel momento lo sentivo anche come amico, oltre che come partner. Entrambi ridevamo a qualsiasi stupidaggine uscisse dalla bocca dell'altro, e dopo aver mangiato abbondantemente, ci guardammo a lungo. Ci sorridemmo senza pronunciare parola. Non avevo mai visto uno sguardo così. I suoi occhi erano troppo, troppo infiniti e i miei occhi si perdevano nei suoi. Per cercare di non annegare nell'oceano dei suoi occhi girai lo sguardo verso il panorama, ma nel frattempo pensavo. 
 
"Ma come sapevi che mi chiamo Emily?!"
 
Esordii interrompendo il silenzio. Non gli diedi neanche il tempo di aprire bocca che gli chiesi:
 
"E come facevi a sapere della stazione-radio che ascolto sempre? E poi di questa stanza, che amo, e di tutto il resto??"
 
Dopo avermi fissato, contemplando il dubbio evidente sul mio viso, scoppiò in una risata contagiosa. Scoppiai a ridere anche io, e finalmente, dopo una bella risata si degnò di darmi una risposta. 
 
"Di certo non è colpa mia se i tuoi amici sono così disponibili a dare informazioni sul tuo conto!"
 
"Amici? E che informazioni sul mio conto?!"
 
"Dai non è difficile! Ti ha accompagnata fin qui!!"
 
"Aspetta, aspetta! Tu come fai a sapere che... Oh mamma! E' stato Conooor!!"
 
"Finalmente ci sei arrivata!"
 
Iniziai ad ad assumere un atteggiamento esagerato. Iniziai a ragionare e a parlare così tanto che neanche mi accorsi  che Niall s'era alzato. Io continuavo a parlare tenendo la testa fra le mani e continuando a pensare alla complicità tra Conor e Niall. 
 
"Shh. Basta parlare!"
 
Mi disse ponendo la sua mano calda sulla mia bocca.
 
"Seguimi.."
 
Mi baciò la fronte e prendendomi per mano mi disse:
 
".. Però, per favore, rimani in silenzio."
 
Concluse con una risatina, e io feci quano mi era stato detto condividendo la risatina con lui. Si sedette accanto a me nel centro della stanza e prese la chitarra e comincià a suonare e poco dopo a cantare: 
 
"You'll never love yourself half as much as I love you, you'll never treat yourself right darlin' but I want you too, If I let you know I'm here for you maybe you'll love your self like I love you..." 
 
Cercai di non piangere, ma quel giorno ero debole. Avevo già pianto di gioia per una stupida incisione, e ora? Piangevo ancora mentre dalle labbra non riuscivo a trattenere sorrisi che venivano dal cuore.
 
Lasciò la chitarra più o meno dov'era posizionata prima e si avvicinò a me, e con sarcasmo disse:
 
"Se avessi saputo prima che dedicarti una canzone, scritta a lungo con l'aiuto di Conor, ti avrebbe fatto quest'effetto, credimi non l'avrei cantata!"
 
Risi a quella sua affermazione e lui accompagnò il mio sorriso. 
 
"Sei così bella quando sorridi"
 
"La vuoi smettere? Se andiamo avanti così finirò per non smettere più di piangere"
 
Gli dissi sorridendo mentre una lacrima scendeva lenta. Lui sorrise e poi divenne serio. Mi accarezzò il viso e asciugò le mie lacrime, e senza staccare lo sguardo dal mio si avvicinò lentamente. Per la prima volta, non provavo alcun timore nell'essere così vicina a lui, ed ero pronta ad affrontare le mie paure. Il mio amore per lui era pronto a scoppiare in bacio appassionante. Eravamo così vicini...
 
 
 

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Capitolo 8
*** Chapter 8 ***


.. niente. Una stupida suoneria aveva rovinato quello che sarebbe stato il momento più bello della mia vita. Pensai, in un primo momento, che fosse il mio subconscio, e credo che lo pensasse anche Niall visto che avevamo gli occhi chiusi e le nostre labbra si sfiorarono. Con un movimento brusco, agii come sarebbe stato giusto.
 
"Devo rispondere!" 
 
Gli dissi con occhi che mostravano delusione e rassegnazione. Non parlai tanto durante quella chiamata, emisi solamente qualche suono per dimostrare all'interlocutore che "accettavo" quel che diceva. Finita la telefonata riattaccai sbuffando.
 
"Mi dispiace, ancora. Devo andare. E' mio padre, dice di volermi parlare. Non so cosa aspettarmi quindi è meglio che vada."
 
Dissi alzandomi.
 
"Va bene.. immaginavo potesse finire in maniera diversa questa giornata, sai?"
 
Mi disse con uno sguardo tipico di colui che implorava di rimanere e che in realtà nascondeva anche un sorrisetto furbo. Sorridendo, fiera del suo coraggio nel dirmi ciò che sentiva, mi avvicinai, posai le mie mani sulle sue spalle e sussurrai:
 
"Non puoi immaginare quanto lo speravo io"
 
Lo lasciai da solo, ma prima di andarmene del tutto, mi voltai e con un sorriso lo ringraziai. Il mio sorriso venne ricambiato da uno ancora più brillante e vivo. In quel momento, giuro, mi sembrò di toccare il cielo con un dito.
 
Raggiunsi il luogo stabilito da mio padre e parlammo dei problemi da affrontare all'albergo. Dopo essermi fatta un resoconto dei problemi diedi ragione a mio padre. Ma, quando fui convinta che la conversazione fosse finita, mi alzai, ma mio padre mi bloccò.
 
"Senti Emily, in questi giorni, praticamente non ci siamo visti se non per darci il bacio del buongiorno, e per il resto non mi hai dato occasione di parlarti perchè te ne scappavi."
 
"Allora, dimmi papà.. ti ascolto."
 
Gli dissi risiedendomi ansiosa di ascoltare le sue parole.
 
"Bhe io in realtà volevo.. Insomma, lo sai che noi non abbiamo mai avuto problemi a parlare, quindi cercherò di essere breve e coinciso. Io voglio parlarti della serata, del tuo discorso e delle nostre aspettative." 
 
Sospirò e continuò. 
 
"Se solo per un istante avessi pensato di avermi deluso, ti sbagli di grosso. Sei tutto quello che ho, il mio orgoglio qualsiasi cosa tu faccia, cercherò di accontentare tutti i tuoi desideri perchè rimmarrai sempre la mia piccolina, anche se all'anagrafe non lo sei più..."
 
Si fermò un istante per asciugarsi una lacrima e poi proseguì.
 
".. E vederti così distaccata dal lavoro che ami e distratta in quel poco che fai, mi fa impazzire. Lo sai che non smetto di pensare a tua madre e tutto questo, credimo, non può che ferirmi.."
 
Mi concentrai sulle sue parole, e il mio sguardo si posò sul suo. Vidi una lacrima che mentre scendeva sembrava tagliargli il viso. Mi alzai di scatto e lo abbracciai. Mi sedetti sulle sue gambe come quando ero piccola e per calmarlo gli dissi:
 
"La crescita è naturale, papà, e solo perchè ora non ti dedico il 100% delle mie attenzioni non vuol dire che non ti voglia più bene o che io non sia più la tua bambina. Sarò una bambinona, ma rimarrò sempre tua. Capisci ora?"
 
Fu uno dei momenti più intensi tra me e mio padre e la tenerezza di quegli istanti mi diede la froza di sopravvivere alcuni giorni senza Niall.
 
"Purtroppo non ci potremo vedere per alcuni giorni a causa del mio lavoro alla casa discografica. Non ti sentire nè sola nè trascurata tesoro perchè ogni notte ci incontriamo nei miei sogni. N xx"
 
Leggendo quel messaggio non sapevo se gioire per la dolcezza delle sue parole o rattrisarmi per il fatto che non l'avrei visto. Quelle notti furono, probabilmente, le peggiori perchè rimpiangevo tutti i momenti persi tra cui quello di non essermi goduta fino alla fine il nostro primo bacio.
 
Mi aveva baciata così lentamente, che ogni parte del mio corpo- la pelle, le clavicole, gli incavi dietro le ginocchia- tutto dentro di mesi era riempito di luce.
 
Cercai di affogare quei pensieri che mi provocavano costantemente brividi. Ma alla fine ci riuscii perchè alla fine sapevo che entrambi ci pensavamo ed eravamo più vicini nonostante tutto.
 
Vivevo le mie giornate senza lui con la speranza che si presentasse difronte a me e che mi stringesse a sè con tutta la sua forza. Lo volevo sentire vicino, lo volevo sentire mio. Avrei anche dovuto immaginare che i sogni di una stupida ragazzina non avrebbero mai avuto uno sbocco nella vita reale e, infatti, proprio perchè non volevo guardare in faccia la realtà mi crollò il mondo addosso. 
 
Lessi sul giornale del giorno, in prima pagina a caratteri cubitali: "IL GIOVANE ESORDIO FA GIA' CONQUISTE!" 
 
Sotto c'era un'immagine di Niall con una ragazza, l'uno difronte all'altro.
 
A leggere quelle parole mi sentii mancare. Lessi tutto l'articolo e non c'era altra spiegazione: io, per Niall, ero solo un misero passatempo mentre lui, per me, era già tutto.
 
Rimasi in camera per due giorni, a piangere, con la testa immersa nel cuscino. Cercavo di consolarmi inutilmente. Quando ormai sentii gli occhi bruciare e vidi il loro rossore, mi imposi di alzarmi e sciacquarmi la faccia.
 
Controllai il cellulare sperando di aver ricevuto un suo messaggio tra quei 10. Erano tutti di Conor, Eleanor la mia migliore amica, e mio padre. Tutti messaggi di conforto. Eleanor mi diceva che le mancavo e di farmi sentire presto, Conor era dispiaciuto per me e mio padre che accettava la mia scelta di rimanere sola.
 
Decisi, incurante dei messaggi, di scendere in giardino e cambiare aria. Ad un tratto il silenzio venne rottoda una voce affannata che mi chiamava: 
 
"Hey ti ho rincorso per un bel po' eh!"
 
Era Niall.
 
Ero felice di vederlo ma stavo combattendo per non farglielo notare. Lo guardai con uno sguardo altezzoso.
 
"Mi fa piacere"
 
E mi voltai per continuare la mia passeggiata. 
 
"Hey, hey, hey! Che ti succede??"
 
Disse ponendosi difronte a me.
 
"Nulla, ho solo capito che razza di persona sei. Ed ora, con permesso, devo andare."
 
Lo scanasai e proseguii. Si affrettò a raggiungermi e ponendosi dinanzi a me preoccupato disse:
 
"Ma cosa vuoi dire? Cos'ho fatto?"
 
"Non hai fatto nulla tranquillo, immagino che frequentarti con quella Mila o che nome voglia avere non è nulla! E' certo!"  
 
"Se ti riferisci a quell'articolo ti sbagli di grosso, perchè è un trovata della stampa!"
 
Rimasi in silenzio a guardarlo con le braccia incrociate per fargli capire che non gli  credevo.
 
"Ma come te lo devo dire che per me tu dei l'unica? Mi hai rubato il cuore senza chiedermi il permesso, ho rinunciato alla partenza per anticipare i tempi delle case discografiche per averti. E ora per uno stupido articolo dovrei perderti? Vorrei solamente che tutto sia perfetto e che tu ti fidassi di me e non di ciò che dice la gente o addirittura i giornali."
 
Mi prese per mano e si avvicinò per darmi un bacio, non sapevo come comportarmi e feci quello che mi venne per primo in testa: gli diedi uno schiaffo. E sospirando dissi:
 
"Non cercarmi più, spero che la trovata della stampa ti renda felice. Salutami la tua nuova amica e mi raccomando non raccontarle di me, potrebbe essere gelosa. Ah! Un'altra cosa, la fiducia si conquista, nella vita mi sono fidata di troppe persone che si sono rivelate traditrici per questo ho perso la fiducia anche in me stessa. Ricorda fidarsi è bene, non fidarsi è MOLTO meglio. Ciao."
 
Camminai in fretta per allontanarmi da lui prima che potesse raggiungermi, e per evitare il suo sguardo. Proprio quello che mi implorava di rimanere.
 

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Capitolo 9
*** Chapter 9 ***




Niall POV
 
Anche se era molto arrabbiata, il suo schiaffo non mi aveva fatto male, ma dentro mi aveva praticamente ucciso.
 
Era la prima volta che, nonostante i suoi costanti sbalzi d'umore, la sentivo distante.
 
Decisi di tornare allo studio e di obbedire ai suoi ordini "Non mi cercare più".
 
Quelle parole mi rimbombavano in testa durante il tragitto e non mi lasciarono in pace neanche quando giunsi a destinazione.
 
Davanti a me passavano le scene di quel brutto momento che mi resero davvero strano durante il lavoro. Non ce n'era uno che non mi domandasse cosa mi fosse accaduto, ma li ripudiavo con un semplice "sto bene" seguito da un sorriso.
 
C'era solo una persona a cui non potevo mentire: Ed. Fui costretto a raccontargli tutto, e gli feci anche presente tutte le mie sensazioni tra cui quella di mollare tutto pur di non vederla soffrire.
 
Seguirono attimi di silenzio. Un silenzio malinconico e triste che venne spezzato da un sorriso di Ed. Era rimasto serissimo per tutto il tempo e ora non capivo cosa stesse succedendo. Lo vidi abbassare lo sguardo e capii: aveva trovato le parole giuste per farmi un bel discorsetto. Infatti dopo un po' cominciò:
 
"Se l'ami, vai da lei. Chiamala ora magari, falle sapere il numero di volte che pensi a lei, dedicale un film che la faccia ridere, mandale una lettera vuota e dille che può scriverci tutto quello che vuole sentirsi dire. Falle il solletico sulle guance, baciale i capelli, portala a fare un giro in un campo. Regalale un fiore, regalale mille fiori  e se ce n'è bisogno un campo di fiori. Comprale un libro che nessuno ha mai letto. Prendile un CD che nessuno ha mai ascoltato. Fai qualsiasi cosa, ma non fartela sfuggire. L'amore non sta mai fermo troppo a lungo."
 
Rimasi colpito da quelle parole che quasi mi vennero le lacrime agli occhi perchè era proprio quello di cui avevo bisogno: un amico che mi rimproverasse ma con rispetto, che mi spronasse.. insomma un vero amico.
 
Quel bel momento però fu rovinato dallo scorrere veloce del tempo. Lo lasciai con un sorriso e una pacca sulla spalla e motivato tornai in hotel. 
 
Ero fiducioso, fiducioso di riconquistarla raccontandole bene l'accaduto e rallegrandoci vedendo un film.
 
Rimasi deluso però, quando entrai nella hall.
 
"Hey Conor, hai visto Emily? E' in camera vero?"
 
"No, amico. Ha detto che andava a fare shopping per svagarsi e non pensare... 
 
Mi dispiace.."
 
"Come hai fatto a saperlo?" 
 
"Me l'ha detto Eleanor, sono migliori amiche. Almeno lei deve sapere tutto."
 
"Ah okay"
 
Dimenticai di salutarlo e salii in camera. Mi ricordai che a breve sarebbe iniziata un'amichevole tra Irlanda e Spagna. Una partita attessissima per noi irlandesi, visto che avevamo appena cambiato allenatore e qualche attaccante. Pensai che fosse un ottimo modo per dimenticare quella pessima giornata, ma non fu così. Accesi la tv intento a vedere la partita, e dopo aver visto i primi venti minuti spensi e mi distesi sul letto senza dormire. Canticchiai i motivetti delle canzoni a cui stavamo lavorando. Inconsciamente iniziai a canticchiarne una dolcissima che, come avevo appena scoperto, era un'efficacissima ninna nanna. Mi addormentai e caddi in un sonno profondo, tipico di chi non dorme da mesi. Ad un tratto, nel cuore della notte, il mio bellissimo e profondissimo sonno venne interrotto da un bussare insistente e fastidioso. Feci davvero molta fatica ad alzarmi e anche se il letto e la porta distavano poco, il tragitto mi sembrò un' odissea. Aprii la porta e mi resi conto che aver fatto quel "viaggio" ne era valsa la pena.



 
 
Emily POV
 
La porta si aprì e mi ritrovai una figura con i capelli scompigliati, gli occhi che quasi facevano a turno per chi doveva stare aperto e poi il corpo semi nudo coperto solamente da un paio di boxer bianchi circondati da un elastico nero e la scritta evidente Calvin Klein. Cercai di distogliere lo sguardo dal suo maestoso corpo e tossii per non fargli vedere che lo stavo ammirando.
 
"Che ci fai qui? Pensavo non volessi più vedermi.."
 
La sua voce roca mi fece impazzire in quel momento e dopo essere stata attraversata da un brivido proseguii dicendo: 
 
"Ehm.. Anche io.. Posso entrare?!"
 
"Certo!" 
 
Mi disse facendo segno di accomodarmi.
 
Mi sedetti alla punta del letto e lui, una volta aver chiuso mi seguì. Si accomodò ma nessuno dei due ebbe il coraggio di parlare. Ci guardavamo intorno, insicuri, confusi e felici di essere insieme allo stesso tempo.
 
"Scusa"
 
Fu l'unica cosa che dissi, era sincero e mi venne dal profondo del cuore.
 
"Scusa per averti dato quello schiaffo, sono fatta così.. Ho un carattere schfoso, lo so, e spesso e volentieri reagisco male."
 
Lui rimase in silenzio a guardarmi negli occhi che erano diventati lucidi.
 
"In quel momento pensavo che fosse la cosa migliore. Tutti gli sbalzi d'umore, sono assurdi, me ne rendo conto, ma ci sono momenti in cui vorrei che tu non ci fossi e desidero solo allontanarti. Ma ogni santa volta sono terrorizzata dal riuscirci davvero. Io ho bisogno di te, magari non lo dimostro ma, credimi, è così"
 
Scoppiai in lacrime e imbarazzata aspettai una sua reazione. Non riuscii a contenermi e neanche ad aspettare una risposta.
 
"Non mi dici nulla? Non mi spieghi la situazione? Chi era quella? Perchè stava così appiccicata a te?"
 
Dissi in tono scherzoso, ma sotto sotto ero serissima. Speravo con tutta l'anima e il cuore che fosse una trovata della stampa.
 
"Ah sì, scusa mi ero perso nei tuoi occhi.." 
 
Mi disse ridendo meravigliosamente, ma divenne subito serio.
 
"Vuoi la verità? Tu mi piaci. Tanto. Mi rendi felice, mi fai felice, sei forte, sei diversa. Sei anche un po' pazza ma ti amo proprio per questo! Quella ragazza? Lavora con noi, allo studio e tra di noi non c'è e non ci potrà essere nulla fino a quando ci sarai tu. Siamo ottimi amici perchè è la sorella di un mio caro amico, ma niente di più."
 
"Vi conoscete da così tanto tempo e non è mai successo nulla tra di voi?"
 
Dopo attimi di silenzio, prese atto della domanda appena posta e disse:
 
"Sì. E devo dirti che ci volevamo davvero bene a quei tempi. Io potevo avere al massimo 13 anni e lei altrettanto. L'ho vista crescere, e lei ha visto me. Era quasi ovvio che qualcosa doveva scattare. Ma ora lei appartiene al mio passato. Sinceramente non ho tempo per i ricordi, ora voglio vivere il presente, e quel presente sei tu. Tu per me sei e sarai l'unica."
 
"Si certo, come no!? Chissà se anche lei ha sentito queste parole a quei tempi!!"
 
"Ma come te lo devo dire? In quel sorriso c'è il senso di tutto quello che stavo cercando; tu non immagini quanto possa essere bella la mia vita, ora che tu ne fai parte; ogni volta che ci abbracciamo ti respiro mischiando il tuo profumo col mio. E in questo momento non sai come il mio cuore mi stia facendo impazzire perchè non ti vuole vedere più. neanche una volta con le lacrime sul volto. Se me lo permetterai io sarò il tuo cielo, e tu, la mia stella più bella." 
 
Mentre parlava mi accarezzava il viso e mi guardava dritto negli occhi. Poi, mentre io mi scioglievo, proseguì:
 
"Sai cosa ti dico anche? Che mi basterà anche un gesto per capire che mi vuoi tanto quanto io voglio te. Noi due, ti giuro, anzi te lo prometto, dureremo. Sai come lo so?"
 
Scossi il capo e mi disse:
 
"Lo so perchè, il desiderio di vederti ogni mattina è diventata una persecuzione. Sono ossessionato dalla tua presenza e dipendente dal tuo carattere."
 
Io lo accarezzai, ne avevo bisogno. Avevo bisogno di lui più che mai.
 
"Ho anche io bisogno di te, ma la mia paura è..."
 
"Non avere timori, dimmi."
 
"Se questo fosse tutto un sogno? O se io mi stessi solo illudendo? Un bellissimo sogno e una meravigliosa illusione?"
 
"E che ci importa?! Sarà un sogno o la realtà, ma a me piace e voglio continuare a sognare o addirittura illudermi, ma solo se tu lo fai con me."
 
Non resistetti. La tentazione mi colse d'improvviso e stavolta a comandare ero io. Lo baciai.
 
Era un bacio sincero, meritato e voluto con tutto il cuore. Accanto a lui non capivo più nulla e come se dovessi confermare la mia incoscenza, mi ritrovai distesa con il suo corpo addosso al mio. Con il suo calore mi sentivo protetta; non eravamo amici, neanche fidanzati. Mi bastava sapere che eravamo qualcosa. E quel qualcosa mi piaceva da matti.
 
Ogni volta che mi accarezzava avevo i brividi e quella sensazione, anche se era piuttosto frequente, era sempre forte. Ero presa da quel bacio, e l'unico mio desiderio era sentirlo mio. Mi sentivo in cima al mondo e niente e nessuno, almeno in quel momento, avrebbe potuto rovinare l'atmosfera. D'improvviso sentii il tocco di Niall sotto la mia maglia. Non volevo correre troppo, e poi non mi andava di concedermi così facilmente. Mentre la sua mano passava lentamente sulla mia pelle, l'afferrai e la bloccai. Senza staccare le sue labbra dalle mie, rise e dopo poco riprese a farsi strada sotto la mia t-shirt. Furono molti i tentativi ma ne uscì vinto per ognuno. 
 
Ci baciammo a lungo. Era il bacio che avevo sempre desiderato, e finalmente era nostro. Purtroppo le cose belle durano poco, infatti il tempo volò in un baleno. Sentii la lieve vibrazione del telefono di Niall. Il telefono era sul letto e lo schermo s'illuminò. Aprii gli occhi e vidi l'orario. Mi bastò vedere le prime due cifre per capire che l'incatesimo si stava spezzando, si era fatto tardi, anzi tardissimo.  
 
Mi staccai dalla sua presa e lo guardai negli occhi. Penso che non sarebbero servite parole per dirgli che dovevo andare, ma il silenzio del nostro bacio doveva essere sciolto.
 
"S'è fatto tardi.."
 
Non mi diede il tempo di continuare che disse:
 
"Devi andare, ho capito.." 
 
C'era molta ironia nelle sue parole, tipico di chi vuol far capire che la tua mossa era prevedibile. In effetti, con lui ero abbastanza prevedibile, ma ora che ci eravamo chiariti e avevamo avuto il coraggio di dichiararci, non c'erano più taboo con lui. 
 
"Domani devo lavorare.."
 
"Dovrei anche io, ma quello che è accaduto è bastato per rendere questa, una delle serate più belle della mia vita. Ci vediamo domani, piccola. 'Notte"
 
"Buonanotte"
 
Ci sorridemmo, e sulla soglia della porta mi diede un dolcissimo bacio sulla guancia. Non staccai lo sguardo dal suo e con la voce piena di speranza gli dissi:
"Ti aspetto"
 
"Dove?"
 
"Nei miei sogni"
 
Mi allontanai nel corridoio e aspettai che la porta si chiudesse, e quando ne fui certa sospirai e mi  diressi verso la mia camera. 
 
Entrai in camera con l'ansia addosso. Ero in ansia per il giorno dopo, ci eravamo lasciati da poco ma già avevo voglia di rivederlo. Sapevo che quella notte sarebbe stata la peggiore della mia giovinezza, volevo vederlo e la notte era ancora giovane per passare in fretta. Non avrei dormito, ma sicuramente avrei sognato quel bacio fino a quando non ce ne sarebbe stato un altro. Sì avrei sognato ad occhi aperti quel momento all'infinito, sperando di ingannare il tempo e di alzarmi dopo 10 minuti con la luce del sole. Così come avevo ipotizzato, la notte ci fu nemica: voleva far bastare un solo sogno, o una sola notte per colmare il desiderio l'uno dell'altra.

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Capitolo 10
*** Chapter 10 ***





Una volta aver chiuso la porta a chiave, appoggiai la schiena contro questa e mi morsi il labbro inferiore; avevo gli occhi estasiati che si rivolgevano verso l'alto. Dovevo stare calma: ma come facevo, se il ragazzo più bello di questo mondo era mio?
 
Stavo sclerando dalla felicità: danzavo da sola per tutta la camera, mentre toglievo i miei vestiti; mi feci una doccia veloce, e passando varie volte le mani tra i capelli per lavarli intonavo la canzone che Niall aveva cantato a quella sorta di festa. Poi arrivò il momento di asciugarmi i capelli ma in quel caso canticchiai la canzone che Niall mi aveva dedicato e suonato con la chitarra.
 
Pulita e profumata, mi misi sul letto con il sorriso sul volto che era dovuto al susseguirsi di quei pensieri riguardanti Niall; poi però una piccolissima domanda mi riportò nel mondo reale: 
 
                                "Avevo fatto bene o no lasciarlo?"
 
Una parte di me rispondeva di sì, senza darmi una giusta spiegazione... era sì e basta; un'altra invece mi ripeteva che avevo fatto male: quella sera si sarebbe avverato il mio sogno, ossia quello di essere sua per la prima volta; sarei stata tra le sue braccia, al sicuro, e io, per ricambiare, gli avrei baciato il petto con tanta passione... ma purtroppo quello non poteva più succedere.
 
Ma comunque ero troppo felice per come si era svolta la giornata, e non me la sarei fatta rovinare da niente: quello che era stato fatto, era stato fatto. Andava più che bene e se pure ci fossero stati dei rimpianti per quella sera, tutto ciò che non era successo, si sarebbe avverato presto. Era mio. E la nostra storia era appena all'inizio.
 
Niall POV
 
Appena chiuse la porta, mi distesi sul letto, fissai istintivamente il soffitto e appoggiai le mani una sopra l'altra sopra la pancia: ero soddisfatto di quella serata. In quel giorno avevo avuto tutto quello che desideravo e necessitavo...
 
Ma l'unica cosa che mi turbava un po' era stata quella sua iniziativa di andarsene subito; certo, l'aveva fatto con tanta dolcezza ma avrei voluto passare la notte con lei, stretti una nelle braccia dell'altro e magari senza mai chiudere occhio, ma semplicemente a contemplare gli occhi dell'altro. Avremmo potuto parlare di tutto, pure di sciocchezze, per tutta la notte fino a vedere la luce dell'alba. Avrei voluto... ma non accadde... però per consolarmi mi ripetei  che per quel giorno era stato fatto abbastanza, e inoltre io e lei avevamo una vita ancora da passare insieme...ne ero convinto... sarebbe durata.
 

 


Emily POV
 
La mattina successiva uscii dalla camera più felice che mai. Indossavo un pinochietto di jeans, una maglia color porpora e il mio solito paio di Converse. Mi diressi nell'ufficio di mio padre per controllare, insieme a lui, le finanze dell'hotel. Era il mio giorno libero e non dovevo impegnarmi molto. Quando entrai mio padre era già lì, impeccabile come sempre, e mi attendeva. Mi accolse con il solito sorriso ampio e luminoso e io ricambiai. Quando mi sedetti affianco a lui, notai di aver dimenticato un documento.
 
"Vai tesoro, ti aspetto!"
 
Lasciai lì la mia borsa e il mio telefono che, da quando conoscevo Niall, mi portavo dovunque. Salendo le scale pensai alle sorprese e alle emozioni che avrei vissuto con Niall.
 
 
John Palace POV
 
Guardai uscire quella meravigliosa ragazza che io mi ostinavo a chamare bambina, con occhi diversi: vidi che ormai stava diventando una donna, una donna bella, intelligente e con tanti valori. Era la fotocopia di sua madre e ne ero fiero. All'improvvisoi miei pensieri furono bloccati dalla suoneria del cellulare di Emily, che mi avvertiva del messaggio appena ricevuto. Sapevo che non sarebbe stata la cosa più giusta e leale da fare, ma la curiosità mi divorava. Presi il cellulre e velocemente aprii il messaggio e con grande sorpresa lessi:
 
 
"Buongiorno angelo. Mi sono appena svegliato e dovrò lavorare questa mattina. Ci vedremo, forse, stasera.
 
 
Ps: Non volevo che ti dimenticassi che io ti amo. Baci, Niall.Xx"
 
 
Quando lessi il messaggio mi venne una fitta al cuore. Velocemente elaborai che quel nome era tipicamente irlandese e che quindi non era uno dei soliti amici di mia figlia: doveva essere per forza un ospite dell'hotel. Stavo ancora pensando a quel messaggio, quando d'improvviso la porta si aprì. 
 
Emily POV
 
"Hey papà, sono tornata!"
 
 
Il mio viso si rabbuiò quando vidi il mio cellulare tra le sue mani.
 
 
"Che cosa ci fai con il mio telefono in mano?"
 
 
Gli dissi allarmata. Lo vidi spaesato come un ladro colto in flagranza dalla polizia; poi mi attaccò con fare altezzoso e prepotente. Si alzò sbattendo le mani sulla scrivania:
 
 
"Eh bhe?! Chi sarebbe questo Niall??"
 
 
"Un amico, semplice."
 
 
"Bhe non si direbbe dopo questo messaggio!!"
 
 
Mi porse il telefono e lo presi avidamente. Lessi il messaggio e trovandomi con le spalle al muro gridai: 
 
 
"Ma cosa vuoi da me??"
 
 
Litigammo per un bel po' e alla fine di quella discussione, mio padre concluse con una frase che mi fece perdere la ragione.
 
 
"Ehy signorina! Tu con questo tipo non ti frequenterai più. Intesi? Sia perchè è un cliente e sia perchè è da quando è arrivato alla reception che non lo posso vedere!"
 
 
Mi feci rossa dalla rabbia, gonfiai le guance per bloccare qualsiasi parola che avrebbe potuto peggiorare la situazione. Ma mi voltai, uscii e sbattei la porta. 
 
Quell'uomo con cui avevo litigato poc'anzi non poteva essere mio padre: era sempre stato dolce e comprensivo, succedeva di assumere comportamenti egoisti, ma non fino a quel punto.
 
Mi diressi in giardino: avevo bisogno di prendere aria e di capire ciò che sarebbe successo.

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Capitolo 11
*** Chapter 11 ***




Passeggiai un po', e una volta stanca mi sedetti. L'unico pensiero fisso erano le sue parole: mi rimbombavano nella mente e non facevano altro che innervosirmi.

Ero seduta su una panchina con la testa tra le mani a pensare e ripensare. Pensavo all'egoismo di mio padre, pensavo a me e a cosa avrei dovuto fare. Ma non mi veniva nulla in mente, neanche la più stupida delle idee. E poi, chiaramente, pensavo anche a Niall. 

Pensieri, voci, immagini si intrecciavano davanti a me e io ero solo e sempre più confusa. 
Infine mi dissi: 

 
"Io non lo so cosa sia successo dentro di me quel giorno, ma da quel giorno la mia vita è cambiata! Appena l'ho visto, dentro di me, si è scatenato un uragano"

Sorrisi solo a sentire quelle parole. Io l'amavo e non l'avrei mai perso per niente e nessuno al mondo. Dicevano che quando hai una cosa la devi tenere stretta, anche se non è perfetta e se a volte ti da l'impressione che non sia la cosa giusta da fare. Io, per quanto mi riguarda, non l'avrei perso. Non ne avevo l'intenzione. E poi che ne sapeva mio padre?! Che ne sapeva di come ci guardavamo. Di come i nostri occhi si cercavano. Di come ci sorridevamo ogni volta. Che ne sapeva che solo guardandoci riuscivamo a capirci. Che ne sapeva di come facciamo l'amore con gli occhi. Che ne sapeva lui, che ne sapeva? 

Fui orgogliosa di me stessa e della grinta che mi stavo mostrando per difendere il mio amore. Ad un tratto, pensai che dovevo avvisare Niall dell'accaduto. Dovevamo trovare una soluzione insieme.

Non esitai e presi il cellulare e gli mandai un messaggio:

 
"Hey Niall ti devo parlare, subito, il primo possibile.. Ti amo. E xx"

Rilessi il messaggio, ero leggermente insicura di quel "ti amo" ma poi riflettei: basta fare la dura, lui ormai aveva capito tutto e nonostante il mio carattere, sapava tirare il meglio di me.

Aspettai una sua risposta, ma niente nessun messaggio.

Non sapevo che fare, ma di certo non volevo tornare all'hotel, non volevo incrociare lo sguardo di quell'uomo, così decisi di andare a pranzare fuori con Eleanor.

 
"El, vuoi venire con me a pranzo? Ho bisogno di te, come sempre del resto!"

Dopo pochi secondi ricevetti la sua risposta. 
 
"Dimmi dove e l'ora precisa e ci sarò. El  xx" 

Sorrisi, era sempre presente per me. 

 


Finalmente, dopo tanto tempo, passai una giornata diversa dalle altre. Mi divertii con Eleanor, passammo la tipica giornata da ragazze single, senza lavoro, ma soprattutto senza pensieri. Lei sapeva sempre come tirarmi su il morale. L'apprezzavo tantissimo e nonostante studiasse tanto per superare gli esami dell'università, se riceveva un mio messaggio, lasciava tutto e si presentava dopo cinque minuti. 

Dopo aver pranzato, esserci aggiornate sulle minime novità ed aver ricordato i nostri amici di liceo, ci separammo. L'accompagnai alla fermata dell'autobus e, dopo essermi assicurata che il bus fosse passato, andai alla fermata della Metro. 

Quando presi la linea verde, trovai posto a sedere e non sapendo che fare, rividi tutte le foto che erano presenti nella memoria del mio telefono. Fu proprio in quel momento che mi arrivò un messaggio.

 
"Scusa se mi faccio vivo ora ma ho lavorato sodo oggi. Se vuoi ci vediamo all'entrata dell'hotel."
 
Era Niall. Appena lessi il messaggio, sorrisi e scrissi velocemente:

"Vediamoci al parco, davanti all'ingresso verso le 17"


 
 

 
Salve a tutte! 
Prima di tutto volevo ringraziarvi per le recensioni positive che avete lasciatoe poi vorrei ringraziare @secsystyles per i banner che ha fatto e sta facendo per questa storia.
Spero che la storia vi piaccia e che vi incuriosisca. 
Un bacio e al prossimo capitolo c: xx


 

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Capitolo 12
*** Chapter 12 ***





Arrivai in hotel in tutta fretta per non farmi vedere da mio padre. Entrai in camera e mi feci una doccia veloce. Rivoluzionai un intero guardaroba per trovare qualcosa di decente. Alla fine scelsi un vestitino bianco a righe blu, senza spalline, che aveva sotto il decolteé una fascia blu. Lo infilai velocemente, poi misi le ballerine bianche. Saltando su un piede raggiunsi il bagno: era tardissimo e dovevo ancora truccarmi e pettinarmi. Uscii dalla stanza ed ero soddisfatta del mio aspetto. Vantavo sul viso un trucco leggero, ma che valorizzava i miei occhi e i capelli lasciati sciolti su una spalla. Quando arrivai al parco, lui era già lì.

 
"Scusa, scusa, scusa per il ritardo"

Esordii subito senza neanche salutarlo.
 
"Nessun problema bellissima... Ne è valsa la pena sei splendida!"

Arrossii, e senza timore, presi il vestito dall'estremità feci un giro su me stessa e lo ringraziai. Mi ammirò ancora per un po' e poi disse:
 
"Andiamo?" 

Mi prese per mano e iniziammo a camminare. 

Il parco era pieno di rumori: gli schiamazzi dei bambini sulle giostre, i rimproveri delle mamme, la musichetta del furgoncino dei gelati. Ma stranamente noi eravamo in silenzio, ci guardavamo intorno e ogni tanto, quando sentivo i suoi occhi addosso mi sentio impazzire.

 
"Cosa dovevi dirmi?"

Accennai un sorriso, ma era visibile che era uno falso. Cominciai a parlare e a spiegargli la discussione in ogni minimo dettaglio.


Niall POV 

La savo ascoltando attentamente, ma non potevo evitare di perdermi nei suoi occhi: erano così umili, ma allo stesso tempo così speciali. Adoravo guardarla mentre la stavo amando, mentre parlava o camminava. La osservavo per convincermi che era mia e in quel momento stava con me, mano nella mano. Avrei voluto tirarmi un pizzico ogni tanto, solo per essere certo di essere sveglio. Mentre ancora pensavo e pensavo, le mie fantasie si bloccarono:

 
"Ma mi stai ascoltando?" 

Disse lei quasi rimproverandomi. 
 
"Certo, come potrei non ascoltarti?!"
 
"Ah si? Allora cosa stavo dicendo?"

Ripetei esatamente tutto quello che aveva appena detto, anche con la stessa enfasi e lei rimase stupita.

Alzò gli occhi al cielo con fare penoso e poi mi disse: 

 
"Cosa ne pensi?"
 
"Seriamente dovresti rendere i tuoi discorsi più interessanti di un bla, bla, bla.."

Le volevo rubare una risata e ce la feci. Mi diede un pugno sul braccio e cominciò a ridere. 
 
"Smettila di fare lo scemo! Ora che vuoi un applauso?"

"Se me lo fai ne sarei felice, davvero! Dovrei iniziare ad abituarmi agli applausi del pubblico."

"Ah. Ah. Ah.Quanta simpatia oggi! Comunque parlo sul serio! Che ne pensi?"

Rimase con gli occhi spalancati, non si aspettava una battuta del genere. Ero sempre stato serio e romantico con lei, ma ora avrebbe conosciuto il vero Niall James Horyan che scherza e gioca sempre come un bambino. 

Emily POV 

Lui rideva, continuava a ridere e io ero affascinata dalla sua risata. Stavamo ancora camminando e le nostre risate ci facevano compagnia. D'un tratto lo vidi farsi serio per un attimo:

 
"Giochiamo a nascondino?"

Io lo guardai con fare perplesso, e a questa mia reazione lui riprese a ridere. Anche questa volta accompagnai la sua risata e accettai la proposta. Mentre si direzionava verso l'albero più vicino, si girò nuovamente verso di me che cercavo un posto in cui nascondermi,  mi prese per i fianchi e mi fece fare mezzo giro in modo da potermi guardare negli occhi. Poi mi sussurrò:
 
"Però, se ti trovo ti bacio"
 
Sorrisi e avvicinandomi un po' di più al suo orecchio, mettendomi sulle punte, sussurrai a mia volta:

"Okay, se non mi trovi sono dietro al chiosco!!"

Ci staccammo con aria maliziosa e con sguardi provocanti. Dopo pochi minuti, mi trovò e subito mi prese tra le sue braccia e disse con sarcasmo:
 
"Il mio premio?!" 
 
"Oh già, hai ragione!!"

Mantenni il suo stesso gioco, ma quando le nostre labbra si stavano per toccare io mi liberai dalla sua presa e correndo gridai:
 
"Ora però devi prendermi!"

Corsi per un bel po' e per mia sorpresa Niall non riscì a prendermi. Purtroppo la sensazione di vittoria terminò presto, infatti sentii le mie gambe cedere. Non riuscivo neanche più ad alzare i piedi da terra e così mi nascosi dietro un albero con il tronco abbastanza largo da assicurarmi una buona riparazione. Presi fiato e mi voltai per vedere dove fosse finito Niall. Non era nei paraggi. Sospirai per il sollievo, ma quando mi rigirai me lo ritrovai difronte. Non ebbi il tempo di realizzare l'accaduto che le braccia di Niall avevano circondato il mio corpo. In quel momento avrei potuto anche rischiare la morte ma volevo fare l'acida e così gli sferrai un pugno sul petto, che per quanto potesse esserre forte, gli feci solo il solletico e ridendo dissi:
 
"Stupido, mi hai fatto spaventare!"

Continuammo a ridere uno nelle braccia dell'altra. Alzai lo sguardo e tra i rami dell'albero notai un cielo grigio. 
 
"Pioverà da un momento all'altro" 

Dissi tornando seria.
 
"Ti prego non cominciare a portare sgubbio!"

Lo guardai sorpresa dalla sua nuova battuta e risi come una povera cretina che non sapeva come controbattere. Nel frattempo lui mi guardava insistentemente, con un sorriso stampato sul volto.
 
"Cosa c'è?"

Gli chiesi toccandomi il volto come se avessi qualcosa che non andasse.
 
"No nulla, ma vorrei farti la treccia?"
 
"Ma che c'entra? E perchè?
 
"Non lo so, ma penso che sia una cosa tenera e poi staresti benissimo!"

Gli sorrisi quasi per ringrasziarlo per la sua dolcezza, e sfilai dal polso l'elastico nero che tenevo sempre.
 
"Girati"

Mi ordinò dolcemente e in pochi minuti me la lasciò scivolare sulla spalla. Continuò a fissarmi: ero imbarazzata e così scherzai:
 
"Perchè mi fissi ora? Cos'altro vorresti fare ai miei capelli? Devo iniziari a chiamare Niall Horyan passione capelli?" 
 
La mia battuta gli piacque però poi l'imbarazzo aumentò.

"No, non voglio fare nient'altro, è solo che.."

"E' solo che?"

"Che non ho visto occhi più belli dei tuoi"

 
Lo guardai quasi per dirgli : "Ma da dove ti è uscita questa cretinata?" però poi dissi solamente: 

"Oh bhe certo! Parla quello che ha l'oceano al posto degli occhi!"
 
Si mise a ridere e pian piano si avvicinò di più. Le sue mani ritornarono sui miei fianchi e le mie sulle sue spalle. Si fece serio e la distanza tra noi si minimizzò e un bacio era pronto per portarci in un altro mondo. Tuonò.  Mi allontanai allarmata: 

"Forse è meglio che andiamo!"

"No, restiamo ancora un po'"

 
Disse in tono ammaliante, ravvicinandosi. Mi tranquillizzai e chiusi gli occhi, pronta a godermi quel bacio, ma venne a piovere. Rimanemmo lì, fermi, increduli. Poi lui mi prese per il polso e corse.

"Non sei sempre tu?"
 
Rise. Non ce la feci a rispondere e risi soltanto, era una situazione troppo divertente. Arrivammo davanti al cancello del parco, di colpo si fermò e, di conseguenza, mi fermai anche io. Lo guardai negli occhi per chiedergli cosa avesse. Prese il mio viso tra le sua mani e mi lasciò un bacio. Era stato un bacio veloce, ma forse uno dei più significativi. Mi sentivo come in un film: due innamorati, sotto la pioggia, incuranti del caos intorno a loro. Le nostre labbra combaciavano come due pezzi  di un puzzle.  

Quando ci staccammo, il suo sguardo era puntato nel mio, ci sorridemmo, e poi riprendemmo a correre al riparo. 

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Capitolo 13
*** Chapter 13 ***


~Fortunatamente trovammo un taxi libero e raggiungemmo immediatamente l'hotel. Quando il taxi accostò all'angolo realizzai che non potevamo entrare nell'hotel perchè, sicuramente, ci sarebbe stato mio padre e solo lui poteva sapere il tipo di benvenuto che ci avrebbe riservato. Dopo il rifiuto della mia relazione con Niall, l'ultima cosa che volevo era farmi beccare con lui. Mentre Niall pagava il conducente del taxi, mi ricordai di una piccola zona di Hotel ormai inutilizzata.

«Ma che fai?»

«Aspetta e vedrai!»

Gli risposi tirandolo per un braccio.

«Potrei avere il piacere di sapere dove mi stai portando?»

«E io potrei avere il piacere di non essere disturbata mentre cerco di evitare rimproveri?!»

Dissi con tono canzonatorio e mi voltai a guardarlo come se con quella domanda avesse interrotto la mia concentrazione. Mentre ripuntai lo sguardo sulla strada quasi deserta, incurvai gli angoli della bocca in su, divertita dalla sua inconsapevolezza su ciò che avevo in mente. Poi continuai:

Lo guardai come se con quella domanda avesse interrotto la mia concentrazione. Poi continuai:

«Comunque, visto che siamo così ridotti e sai cosa pensa mio padre, per ora entriamo di qui..»

Niall osservò spaesato l'insegna "PALACE" mezza distrutta e parzialmente coperta dai rami dei sempreverdi che, sviluppandosi in lunghezza e larghezza, avevano ormai quasi creato una “gabbia verde” che rendeva il tutto ancora più recondito.

«Cosa dovrei aspettarmi?»

Disse fingendo di essere spaventato ma comunque comunicandomi la sua curiosità mista allo sgomento.

«Nulla di particolare, ti mostrerò un lato della mia infanzia e una volta entrati ti porterò nel mio rifugio.»

Mentre cercavo di aprire la porta un leggero nervosismo mi assalì e Niall, fermo a guardare, sbuffò ironico.

«Fatti da parte, lascia fare agli uomini!»

Lo guardai come se volessi sottovalutarlo ma, non so come, riuscì ad aprire la porta. Alzò lo sguardoe mi disse:

«Vedi?!»

«Vabbè, lo ammetto, sono meno forte di te, okay?»

Rise e poi mi seguì nel corridoio buio.

«Sai almeno dove sia questo "rifugio"?»

Disse prendendomi in giro. Dopo questa domanda mi fermai un attimo. In effetti non ricordavo bene dove fosse, ma notando la sua poca fiducia gli risposi:

«Visto che siamo in vena di scherzare, prosegui da solo mio caro Horyan!»

Con aria di sfida gli feci spazio per farlo passare e inciampai. Fortunatamente Niall mi prese quasi al volo ed ero sempre più convinta che fosse il mio angelo custode. In quel preciso istante, però, ero troppo interessata a trovare quella stanza.

«Hai la grazia di un elefante!»

Mi disse e io lo ringraziai con lo stesso tono.

«Comunque devi andare sempre dritto.»

Lo informai… ‘ almeno credo’, pensai convinta di star assumendo un'espressione preoccupata e mordendomi il labbro. Dopo essere giunti alla fine del corridoio – o almeno così sembrava- toccammo una porta di legno e così esclamai:

«Eccola!.. Ma è chiusa anche questa..»

Cercai di calmarmi, ma invano. Del resto, come biasimarmi:ero fradicia, al buio e perdì più ero con il ragazzo che mi piaceva. Bhe, ottimo mix di ingredienti per ottenere un cocktail a base di nervosismo ed ansia, mescolati con l’imbarazzo.
Mentre cercavo di forzare la porta si accesero i neon del corridoio. Alzai lo sguardo e mi voltai. Vidi Niall appoggiato su una spalla al muro con le braccia conserte che mi guardava con aria di superiorità.

«Non ci avevi pensato, vero?»

«Ehm, no..»

Mi limitai a dire, pensando di essere già stata abbondantemente inebetita dalla basilare intelligenza di Niall. Risi e finalmente aprimmo la porta. Era una stanza rimasta intatta, c'erano dei mobili tra cui un armadio imponente, un letto e vari comò, tutti incelofanati. Sulle pareti c'erano parecchi poster e uno di questi catturò l'attenzione di Niall che stranito mi guardò dicendo:

«Ma questo?!»

«Non dirmi nulla, era la mia stanzetta! Vorrei vedere la tua visto che sei così stupefatto!»

«Ti assicuro che la mia è molto meglio!»

Concludemmo quella sorta di discussione con un sorriso e poi esplorammo nel dettaglio la stanza. Guardandomi intorno i miei occhi si fermarono su un quadretto. Non era molto grande e rappresentava un tramonto in uno sfondo alpino. Lasciando gli occhi puntati su quella piccola tela mi avvicinai, dopo poco fui attraversata da una specie di flashback e chiamai Niall.

«Per quanto questa stanza possa sembrare ridicola ai tuoi occhi, c'è qualcosa che ti lascerà senza parole.»

«Cosa potrebbe essere? Un pony parlante, o la collezione di bambole più vasta di tutta la città?!»

«Ci sei quasi, ma ti dò un indizio: è qualcosa di fuori dal comune.»

«Se dici così mi incuriosisci troppo però!»

Quando Niall mi raggiunse dinnanzi al quadro mi guardò intontito e poi disse:

«Cosa dovrebbe esserci di eccezionale?»

Accennai un sorriso e alzando il quadro del panorama gli mostrai una maniglia a forma di fiore. Sotto la maniglia c'era una targa a forma di foglia con scritto la sequenza dei numeri che sbloccavano la piccola cassaforte nascosta nella parete. Ricordo che disegnai da sola quello che doveva essere il progetto della stanza e che alcuni dettagli, come la cassaforte stessa, erano stati ideati con uno degli amici costruttori di papà senza che quest'ultimo sapesse nulla. Era proprio l'inconsapevolezza di mio padre che mi faceva sentire al sicuro in quella stanza, ecco il motivo per il quale era il mio rifugio.
Dopo aver inserito la sequenza giusta si sentì un suono come se si fosse sbloccato un lucchetto. Difatti l'anta della cassaforte si aprì leggermente. Niall mi guardò come se stessi per mostrargli qualcosa di ambiguo e quasi arcano.

«Stai tranquillo non è nulla di pericoloso!»

«Grazie al cielo, iniziavo a preoccuparmi..»

Disse sarcastico in modo teatrale.
Aprii la cassaforte e automaticamente si accese una piccola luce al suo interno. I miei occhi si illuminarono così come la stessa cassaforte. Ritornai bambina alla vista di tutti i mieio oggettini, ma soprattutto alla vista di alcuni libricini. Niall continuava a guardarmi con aria sospetta, ma ero totalmente disinteressata.
Ero atrofizzata dall'emozione: la mia mente stava ripercorrendo tutta la mia infanzia.

«Hey, ti sei incantata?»

Disse Niall schioccando le dita davanti ai miei occhi.

«Eh? Scusa, è che mi è passata mezza vita davanti!»

Una volta essere tornata coi piedi per terra frugai tra le cianfrusaglie rimaste lasciando per ultimi quelli che dovevano essere diari segreti.
C'erano dei braccialetti e vari disegni. Ne presi un po' e li studiai con Niall. La maggior parte rappresentavano me ed Eleanor, altri invece le feste, il Natale e i compleanni. Tra i disegni c'era anche un foglio con scritto l'alfabeto e il simbolo corrispondente alla lettera. Il titolo era: "ElEmy il nostro alfabeto in codice". Rimasi con quel foglio in mano e poi alzai lo sguardo verso Niall. Ci guardammo per alcuni secondi e poi scoppiammo a ridere.

«Sicuramente troverò dei fogli con le esercitazioni..»

«Prima di cercarle, voglio sottolineare che non ci tengo a vedere come il vostro studio da grafoloche avanzasse!»

Concluse ridendo.

«Okay, okay ti risparmio questa mostra!»

«Ti ringrazio!»

Riposi i fogli esattamente dov'erano e Niall prese uno di quei libricini che avevo lasciato per ultimo.

«Certo che scrivevi molto eh!?»

Disse sfogliando il diario con non curanza e magari cercando qualche cosa che catturasse la sua attenzione tanto da fermare lo scorrere delle pagine con un dito. Gli strappai dalle mani il diario e accennando un sorriso gli dissi:

«Sì, mi piaceva ma non puoi leggere..»

Avendo quel diario tra le mani, fui pervasa dalla voglia di viaggiare in dietro nel tempo: quindi andai a sedermi e lessi quel che avevo scritto.

"Caro Diario,
oggi a scuola sono stata una delle più brave, la maestra mi ha anche fatto i complimenti. Sono molto contenta per questo, e l'ho anche deto alla mamma. Sembrava felice o almeno credo: sono un po’ di giorni che ormai non capisco cosa stia succedendo in casa…prima la mamma ride e scherza con m,e appena raggiunge papà piange. E anche tanto. Papà dice che la mamma sta bene, però quando la vedo, dietro la porta socchiusa, sta sempre male e non so perchè. Ogni tanto ho sentito papà alzare la voce a telefono. Non l’ho mai visto così. Sono un po' triste perchè non vedo più papà e mamma sorridere. Lei però è sempre bellissima e gioca con me. Le voglio tanto bene e non mi piace vedere che stia male. Ora devo andare a fare i compiti, alla prossima.
Emily"

Leggendo quella pagina di diario i miei occhi si riempirono di lacrime. Erano lacrime che dovevano far nascere un pianto, uno di quelli soffocati e nascosti, ormai così familiari. Chiusi gli occhi, per impedire a quelle gocce di rigarmi il volto. Ancora una volta. Mi morsi il labbro per indurmi a tacere e non rovinare tutto quello che, con tanta fatica, io e Niall avevamo costruito in quella giornata. Non rovinarti questa giornata. Almeno oggi, fa che il passato sia tale. Fallo Emy. Dimentica.Almeno oggi. Sospirai e continuai a sfogliare le pagine.

«Ti vedo troppo assorta nella lettura, rendimi partecipe no?»

Disse Niall cercando di prendere il mio diario.

«Si.. cioè, non è niente di che..»

«Ci sono troppi segreti che non posso leggere vero?»

Replicò quasi ironico.

«Non c'entra la quantità, ma non ti voglio svelare tutta la mia vita così facilmente. Dai tempo al tempo!»

Riposi il diario nella cassaforte e la chiusi. Continuammo ad aprire cassetti e a frugare tra le piccole cose. D'un tratto Niall scorse tra i vari giocattoli alcuni pezzi della Lego.

«Non dirmi che avevi la caserma dei Vigili del Fuoco della Lego?!!»

«Sì, e se non sbaglio me la regalò un amico di papà perchè mi piaceva tantissimo costruire!»

«Questo era il sogno di ogni bambino, ritieniti fortunata!»

Stanca di frugare mi appoggiaisul letto. Era circondato da cuscini multicolore e alle spalle del letto la finestra illuminava il mio piccolo mondo. Al centro del soffitto c'era un nastro colorato al quale erano attaccate numerose palline colorate. Quando Niall mi raggiunse, dopo aver studiato il modellino della Lego, disse:

«Certo che è proprio un bel rifugio qui!»

«Hai ragione.»

Con tutto quel curiosare avevamo dimenticato totalmente il freddo e l'essere bagnati ma Niall lo ricordò rabbrividendo.

«Che sbadata, aspettami vado a prenere qualcosa per asciugarci!»

Tornai poco dopo con due grandi asciugamani.

«Ecco tieni, scusa se non ci ho pensato prima!»

«Non preoccuparti..»

«Che stai facendo?»

Gli chiesi mentre si accingeva a collegare i cavi della Tv.

«Cerco di aggiustare questo affare, così sappiamo cosa fare»

«Giusto»

Si sdraiò accanto a me e poi guardandoci negli occhi ricominciammo a ridere. Togliemmo insieme il celophan che copriva il letto e ci sdraiammo, uno accanto all’altra, e poi, guardandoci negli occhi, ricominciammo a ridere.

«Certo che siamo conciati proprio male!»

«Tu peggio di me sicuramente!»

Scherzò. Mi buttai addosso a lui per cominciare una pseudo lotta e quasi per certo mi fece vincere. Ci ritrovammo una sopra l'altro e io gli tenevo saldi i polsi. Smettemmo di ridere e ci guardammo intensamente, gli diedi un bacio sul naso e e poi esclamai:

«Questa volta ho vinto io!»

Mi scostai dal suo corpo e senza dargli possibilità di rispondermi, iniziai a lamentarmi per il freddo. Lo vidi mentre si asciugava ancora un po' con l'asciugamano e poi buttarlo via insieme alla maglietta.

«Che stai facendo?»

«No lo vedi? Mi tolgo i vestiti!»

«E perchè?»

«Per non congelarmi le ossa, genio!  E a proposito, non è che abbiamo qualcosa per riscaldarci? Tipo una coperta o una stufa?»

Nel frattempo si tolse anche i pantaloni e rimasi imbambolata ad osservare il suo corpo senza vestiti.

«Non so, vedo cosa c'è..»

Quando tornai nella stanza con una grande coperta Niall mi accolse a bocca aperta.

«Ho seguito il tuo consiglio»

Dissi con i vestiti bagnati appesi sull'avambraccio destro e la coperta sull'altro.

«Ha.. Hai fatto bene!»

Disse quasi balbettando. Mi avvicinai a lui e gli porsi la coperta. Una volta sistemati iniziammo a parlare. Parlammo di tutto, anche delle cose più stupide: parlammo della sua famiglia, del suo passato, della sua fortuna nel mondo dei riflettori, parlammo anche di cibo, di hobby e di viaggi.
Facendomi assentare per un momento dal suo discorso per essere accarezzata dall’idea di poter rimanere così per l’eternità:le sue braccia erano casa! E dove c’è casa, c’è serenità, affetto, calore, sicurezza… c’è tutto. E lui lo era. Il mio tutto.

«Bhe ora basta parlare, mi sono stancato.»

Il mio stupore si trasformò in un silenzio, cosa doveva succedere?
Mi aveva spiazzata. Tutte le nostre parole, sospese nell’aria consumata di quella stanza, diedero posto al silenzio. Ero troppo frastornata dai pensieri di prima per poter risolvere quella situazione di relativo disagio. Così, indifferente, mi strinsi ancora di più a lui per lambiccare i battiti del suo cuore in accelerazione. Mi lasciò un bacio sulla fronte, e istintivamente alzai lo sguardo che poi incrociò il suo. Quando lo riabbassai, cominciai ad accarezzare e sentendo che ormai i miei sentimenti si erano fusi tutti insieme, creando una miscela esplosiva che mi stava consumando il fegato con il passare dei minuti iniziai a sussurrare:

«Sai, mi hanno insegnato che quando due anime sono destinate ad incontrarsi non esiste oceano che le separi»

All'udire queste parole, Niall si spostò e io, ora, avevo la testa appoggiata al suo braccio e lo guardavo dirtto negli occhi. Mi soffermai un po' per pensare a come avrei potuto organizzare i miei sentimenti, poi continuai:

«Io non lo so cosa è successo dentro di me quel giorno, ma da quel giorno la mia vita è cambiata!»

Sentii l'emozione che mi soffocava, mi induceva a balbettare. Deglutii per farmi coraggio; proseguii:

«Appena ti ho visto tremavo come una foglia e non sono riuscita a nascondere l'emozione perchè te ne sei accorto anche tu, e questo mi faceva entrare nel panico. A dire il vero, sono ancora nel panico perché non so gestire queste emozioni che mi fai provare: sono troppo grandi per essere coordinate.»

Incominciò ad accarezzarmi i capelli, lo guardai per un millisecondoe sapendo che non avrebbe mai distolto i suoi occhi dalle mie labbra che finalmente scandivano quello che – forse da sempre- si voleva sentir dire, decisi di rompere il contatto visivo e disperatamente cercai un qualcosa da fissare per tutto il tempo del mio discorso.

«Mentre, poco fa, mi raccontavi del tuo passato, io mi immaginavo nel tuo futuro, e questo pensiero mi ha bloccato lo stomaco. Oggi al parco, passeggiavamo, ed era come se quella strada l'avessimo fatta insieme mille volte.»

Ora guardavo il soffitto e sul mio volto era stampato un sorriso da ebete. Avevo la sensazione di rivivere una piccola frazione della mia vita: mi passò per la mente, quando a quindi anni, io ed El eravamo sdraiate su quello stesso letto, impegnate a raccontarci tutti i progetti che speravamo di realizzare da grandi. Tra i miei c’era quello di trovare il principe azzurro. Lo desideravo uguale a quelli delle favole. In tutto e per tutto. Biondo, con gli occhi azzurri, capace, con un bacio, di svegliarmi da quel sonno aspro che era la situazione spiacevole cha stavo vivendo. E pensare che ora ce l’avevo al mio fianco. Mi scappò un sorrisetto quasi impercettibile pieno di orgoglio per aver realizzato quel sogno che da tempo tenevo nel cassetto. Scossi la testa, con gli angoli della bocca ancora all’insù.

«Mi sento così stupida! »

Sospirai. Niall si accigliò, probabilmente non capendo la mia affermazione e quindi chiedendomi, senza nemmeno parlare,di spiegarmi meglio e così feci.

«Mi sento come una ragazzina che si innamora per la prima volta… »

'Oops! Avevo ammesso che ero innamorata di lui. Insomma quello era il fine di tutto il mio discorso, ma, diamine, doveva andare diversamente perché non me l’ero immaginato così.Forse non se n’è nemmeno accorto, Emy... continua!'

Mi voltai per guardarlo e continuai:

«E’ tutto così strano… incomprensibile… ma è bello. Tanto bello…»

Tossii per finta..
«… quello che c’è tra di noi. Perché, a volte, sento una voce dentro di me che dice: è lui, è l’uomo della tua vita. Tendo ad essere scettica, ma mi accorgo che non c’è niente di più vero di noi. »

Mi sentii pervadere da un inusuale formicolio per tutto il corpo. Era insolito dire “noi”. Sicuramente in quel momento non ero in me, perché la vera Emily non avrebbe mai pronunciato quella parolina, per paura che non esistesse davvero, che fosse tutto frutto dell’immaginazione di una ragazza così tanto bisognosa di amare e di essere amata. Invece la dissi. E senza timore. Senza rimpianti. Era troppo palese che fossimo qualcosa.

Immediatamente i miei occhi diventarono lucidi. Niall mi accarezzò e con quella carezza presi coraggio e proseguii.

«Io non so cosa hai pensato tu in quel momento, qualcosa mi dice che stavi pensando alla stessa cosa, e niente, ma da quel giorno tu vivi dentro di me e di una cosa sono sicura..»

Sentii le braccia di Niall avvolgermi in un caloroso abbraccio.

«Io.. bhe insomma.. io t-ti a-amo ed è bastato quell'attimo per capirlo, ma non credo di riuscire a smettere. Sei una droga. E se pure avessi l’opportunità di placare i sentimenti che provo per te, credo, anzi sono certa, che non lo farei….»

Non so con quale forza pronunciai le ultime parole: ormai avevo un nodo in gola e le lacrime mi imploravano di uscire. Nonostante ciò, riuscii, più o meno, a tenere il controllo dei miei istinti e a sembrare alquanto serena, o forse mostrai un po’ di tensione. Ma poco importava. Volevo solo sentire il suo parere.

«Hai finito?»

«Sì»

Dissi preoccupata. Mi prese per il viso e mi baciò, un bacio lungo e passionale. Lui poi si staccò e aggiunse:

Anzi no, non hai finito! »

«Da sempre, ma non lo volevo ammettere.»

 

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Capitolo 14
*** Chapter 14 ***



~~Accaldata per l’imbarazzo, mi sentii avvampare le guance. Pregai che quel rossore fosse invisibile agli occhi di Niall che, nel frattempo, non mi aveva tolto gli occhi d’addosso.
Un senso d’inquietudine, più forte probabilmente della paura, mi spinse  a puntare lo sguardo verso il soffitto; mi sembrò l’unica cosa intelligente o tanto meno fattibile pur di non sopportare il peso dei suoi occhi.
Ero nervosa perché il tempo passava ma nessuno di noi si proponeva di rompere quel silenzio che per me stava diventando opprimente e insostenibile come un pugno dritto nello stomaco.

Tremavo  in tutto il corpo a causa di brividi impalpabili e invisibili all’esterno, di quelli che senti nelle ossa, che mettono fuori uso tutte le parti dell’organismo, che ti fanno accelerare il battito del cuore che, di conseguenza, batte contro le costole con violenza, come se volesse volare via e non subire più quell’attesa che lo stava divorando. Non era facile, per me, controllarsi: io, che ero sempre stata quella ragazza, che issava ,con le sue sole forze, muri di cemento per non essere conosciuta davvero per paura di soffrire; io che non dicevo mai ad alta voce quel che davvero provavo per non essere vista come un essere debole, ma preferivo essere giudicata come una persona forte per la quale i sentimenti erano sempre l’ultima cosa a cui pensare.
Stavo impazzendo. Dovevo dire qualcosa, ma tutto ciò che mi venne in mente fu:

“Sei rimasto senza parole, eh?”

Non mi aspettavo niente di chè: ero talmente tesa e imbarazzata che tutto ciò di cui avevo bisogno era una sua reazione. Una qualsiasi reazione. Un qualcosa che mi facesse capire che tutte quelle parole, per cui avevo lavorato su per molto tempo, non risultassero improduttive e vane.
Poi arrivò, finalmente, un segno di vita dal ragazzo capelli oro.

“No, dai, dopotutto me l’aspettavo un discorso così…”, si fermò un attimo e in quell’attimo mi strinsi le labbra, desiderosa di sapere come sarebbe finita la frase, “ chi non mi ama del resto? Sono irresistibile!” Lo guardai con aria interrogativa, inarcai il sopracciglio e mi immersi in una risata forzata.

“Ma per favore, non scherziamo su certe cose!”

“Come, come, come? Non sono irresistibile? Eppure qualche minuto fa mi è sembrato di capire qualcosa del genere detto dalla qui presente Miss acidella!”, precisò Niall,divertito, punzecchiandomi per farmi ammettere la mia incoerenza.

“ Ho l’impressione che ti stia sbagliando!”, replicai con fare spocchioso.

Iniziò, dunque, a farmi il solletico: voleva che gli dessi ragione perché sapeva di averla. E lo sapevo anch’io.

“Ammettilo!! Ammettilo!!”, ripetè, mettendosi a cavalcioni su di me e così  avendo il pieno controllo del mio corpo ricalcitrante.

“Okay, okay”, convenni io.

Al mio segnale di resa, Niall si placò e si rimise accanto a me , in attesa di assaporare la sua dolce vittoria.

“Mettiamola così”, continuai, “ io non ho detto che ti amo poiché sei irresistibile … quello che volevo dire è che sei così pessimo da farmi sembrare una persona migliore. Ecco perché ti amo.”, terminai con un tono provocante, giusto per farlo reagire e per continuare quel gioco che mi stava piacendo; però lui non fece altro che sorridere, senza nascondere il suo compiacimento riguardo la mia abilità di capovolgere la situazione a mio favore.

“Scherzi a parte,”, esordì. Il sorriso gli era sparito dalla faccia.” Non credevo che fossi capace di dire qualcosa del genere”, annuì, impressionato.

“Già!”, sospirai, riflettendo sul fatto che neanche la Emily di qualche mese fa lo avrebbe mai immaginato. “Ah!”, esultai trionfante.

Ora ritornò il silenzio e non avevo l’intenzione di fare nuovamente il primo passo io.
Diversamente da prima, forse, quel silenzio mi stava a genio, non so il motivo preciso, ma avevo un sesto senso che mi sussurrava che nel giro di pochi istanti, io e Niall, avremmo avuto la nostra intimità. E questa volta non mi sarei tirata indietro … Avevo un irrefrenabile desiderio di lui: volevo sentirlo dappertutto; volevo che, a fine giornata, tornando in camera dopo una giornata infernale di lavoro, e guardandomi allo specchio, vedessi le sue tracce ravvisabili. Desideravo avere le labbra color fuoco ma non grazie al nuovo rossetto di Chanel, ma ai suoi morsi, che gli servivano per appagare la fame che aveva di me. Sì! Volevo qualcuno che avesse fame di me e che non si saziasse mai. Qualcuno che mi spogliasse anche della paura di essere sempre quella sbagliata. Qualcuno che anche nel letto sbagliato, nel momento sbagliato, mi facesse sentire unica, permettendogli di avere non solo gli occhi pieni di me ma anche il cuore. Volevo tutto questo e credetemi se vi dico che quel qualcuno era lui. Non avevo mai avuto il minimo dubbio.
Volevo farlo. In quel momento. In quel posto. Ci tenevo che accadesse lì. Lì, dove tutto, per me, è iniziato, perché, infondo, quelle mura mi avevano vista crescere, inventare giochi con le bambole e lasciarle nell’adolescenza. Erano presenti allo sgorgare delle prime lacrime e non quelle dovuto alla sbucciatura del ginocchio, ma quelle causate dalle prime delusioni. Sono state testimoni di tutte le varie importanti tappe della mia vita e anche quel giorno, quelle mura, avrebbero scoperto una nuova Emily.



                     
Come se Niall avesse percepito i miei desideri, lo ritrovai sopra di me e il suo bacino premeva sul mio. In quel momento pensai che eravamo come Venere e Marte, come pioggia e fuoco, come giorno e notte: irrimediabilmente diversi ma senza uno, l’altro non avrebbe avuto la possibilità di esistere.
Tanto stretti da sfiorare uno le guance dell’altra, tanto stretti da non poter più mollare e andar via.
Lasciò dei lievi baci lungo il volto per poi arrivare alla mandibola. Là dove questa finisce e c’è l’orecchio. Là, dove quelle labbra sottili e rosee si posarono, dando inizio a quel turbine di emozioni.
Accennai un sorriso e lui continuò. In quella stanza che sapeva di chiuso e d’infanzia, c’era un silenzio innato, e forse il tempo si era fermato. Sembrava come se tutto fosse scomparso o che ci fossimo nascosti nel più impensabile angolo dell’universo. Tutto immobile, tutto in silenzio. Tutto tranne noi. Noi che, per la prima volta, stavamo mettendo in pratica quello che i nostri sentimenti ci consigliavano da tempo; noi che ci stavamo amando, baciandoci come mai prima perché in quei baci c’era tutto. La lingua. La passione. Il bisogno di sentirci completi.
Ero presa, forse troppo, poiché di mia iniziativa, ruppi l’abbraccio che ci legava per mettermi sul suo corpo imponente. Mi strinsi a lui, i piedi intorno alle caviglie, le mani a fasciare le spalle, per il timore che potesse volar via, che fosse un sogno e in quanto tale capace di volatilizzarsi e di lasciare l’amaro in bocca.
Mi sfiorò il collo e poi scese fino a fianchi, poi risalì e afferrò il gancio del reggiseno e me lo sfilò. Si alzò sui gomiti, dandomi, a mia volta, la possibilità si spogliarlo, ma approfittò per riprendere le redini della situazione. Si staccò un attimo dalle mie labbra per riprendere fiato, ma gli strinsi dolcemente i capelli ancora umidi e lo spinsi giù, per ricongiungersi alla mia bocca. Ero insaziabile. Volevo di più, volevo lui e non avevo bisogno di respirare dopo quell’apnea di dolci baci: se stava lui accanto a me, bastava così. La sua mano scivolò sui miei slip che si abbassarono leggermente; avvolsi le gambe intorno alle sue, avvicinando il bacino e con le dita percorrevo  i muscoli della schiena.

“Sei bellissima!”, mi sussurrò tra un gemito e l’altro. Entrò dentro me e in quel momento non mi soffermai su ciò che aveva detto: volevo godermi il momento.
Non era la prima volta per me, e immagino neanche per lui, ma era come se non avessi mai visto un corpo nudo oltre al suo; come se quel dolore e quel piacere fossero qualcosa di appena scoperto, che ti lasciano sbigottita perché non te lo immaginavi così perché, infondo pensi, i film non sanno ben esaltare quella gioia che provi quando noti che quella persona con cui stai condividendo il letto e che si sta insinuando  tra le tue gambe, è già da molto prima all’interno di te. Nei tuoi pensieri. Nel tuo cuore. Nello stomaco.

“Ho detto che sei bellissima”, ripeté con un filo di voce, sufficiente, però, questa volta, ad attirare la mia attenzione.

“Ridillo!”, gli chiesi mentre lui ricopriva i mio seno destro di baci morbidi e bagnati.

“Sei bellissima” e mi baciò il capezzolo destro.

“Di nuovo!” e ripetè.

“Giuralo!”, lo implorai mentre lui mi baciava il contorno dell’ombelico. Si fermò a guardarmi, retto sulle braccia, con il volto imperlato di sudore, con le labbra rosse di chi ha amato tanto, e gli occhi di un blu vivo, così brillanti che non realizzavano ancora ciò che stava succedendo.

“Lo giuro. Sei la cosa più bella che conosco, la cosa più bella che ho. Te lo giuro. Ed ora, per favore, vuoi chiudere quella bocca e aprirla solo per baciarmi?” Ridemmo e i baci ripresero.

Ero avvinghiata a lui: le mie braccia intorno al collo, le mie mani sulla sua schiena e le gambe intorno alla vita.
Ero soddisfatta. Di me. Di lui. Di noi. Ero soddisfatta perché, finalmente, dopo tanto, io, anoressica di baci, di parole non dette, avevo gustato il vero significato di ciò di cui si parla nei libri, nei film, nelle canzoni. Avevo capito com’è l’amore. No, forse no… comprendere l’amore sarebbe troppo difficile… come si fa a capire qualcosa che è più grande di te? Forse l’avevo solo sentito … solo avvertito … avevo captato quel suo segnale che mi diceva “Hey, mi chiamo amore, sono quello vero e come vedi, finalmente è arrivato il tuo turno”. Finalmente. Già. E comunque che strana parola “amore”. Così infinita. Così astratta. Se ne parla quasi come fosse una leggenda. Una parola che per me non aveva molto significato: era giusto una delle tante parole sul dizionario. Dopo “amoralità” e prima di “amoreggiamento”. Niente di più, niente di meno.

E invece, ora come ora, lì su quel letto, a far l’amore con Niall, sapevo che di amore non ne avrei mai avuto abbastanza. Volevo che recuperassimo il tempo perduto; volevo che l’amore mi circondasse, che fosse nell’aria.
Amore. Che parola bizzarra. Cinque lettere e tantissime definizioni. Amore è tepore e conforto. E’ qualcosa di bello, ma allo stesso tempo ti distrugge. E’ una grandissima illusione. E’ una casa accogliente, impregnata del profumo di biscotti e calda: niente di più bello in una domenica piovosa di Novembre. Io, invece, non sapevo nemmeno cosa fosse l’amore. Sapevo che fosse qualcosa che le persone cercano ma che invece io ripudiavo. Eppure ora capivo che eravamo così simili. Io e l’amore intendo: entrambi un catastrofico, confusionario, allettante e spregiudicato disastro.
                             
                                               
Poi ritornai sul pianeta Terra. Senza rendermene conto, avevamo finito da un pezzo ed eravamo crollati uno nelle braccia dell’altra.
Bhe, insomma, quel giorno facemmo l’amore. Non fu come ne sentivo parlare dalle mie amiche il giorno dopo essersela spassata con un tizio sconosciuto incontrato in discoteca nel pieno di una stupefacente sbornia: non furono solo movimenti del bacino ripetuti all’infinito, fino a perdere le forze, poi girarsi, uno di schiena all’altro e dormire.
Per noi fu diverso: per noi, furono penetrazioni di emozioni, quelli che ti pervadono il corpo, che ti fanno venire la pelle d’oca. Quelli che ti fanno urlare, ma poi affoghi l’urlo dentro e ne nascono tanti piccoli gemiti che fanno aumentare il piacere. Furono quelle penetrazioni di sensazioni che ti fanno capire che di quella persona ormai ne sei innamorata, che ormai sei spacciato. Che ormai è la fine. Ma è un inizio!


NIALL’S POV
Quella notte fu la più magica di tutte, perché tra me e lei c’era un legame indescrivibile a parole. Lo capivo dai gesti, dagli sguardi, dai sospiri, dalle emozioni sottopelle che lei era speciale. Ed era mia.
 



                                           
La mattina dopo, un raggio di sole che penetrò la finestra mi svegliò. Ero assonnato e avevo la vista annebbiata ma non fu colpa di questo mio stato se  non vidi Emily al mio fianco. Istintivamente sbarrai gli occhi e mi issai sulle braccia. Ero intontito, incapace di intendere e di volere, ma nonostante ciò non potei evitare di preoccuparmi. L’idea che ci avesse ripensato mi martellava in testa. Pensare che avevamo fatto l’amore, che avevo studiato ogni centimetro della sua pelle e lei della mia. Pensare che ci eravamo respirati, amati … vissuti … e tutto in una notte…. Pensare che tutto questo non le fosse piaciuto o che l’avesse trovato sbagliato, mi mandava in cortocircuito. Pensare che avesse goduto come del resto ho fatto io, che avesse dormito tra le mie braccia ma che una volta sveglia, e magari più cosciente delle sue azioni , si fosse chiesta cosa fosse successo, che se ne fosse ricordata e che si fosse maledetta per quell’enorme sbaglio in cui era finita; che, in punta di piedi, avesse preso i suoi vestiti, ormai asciutti dalla sera prima e come un ladro fosse uscita da quella stanza. E magari anche dalla mia vita. Chi la capiva Emily? Aveva la capacità di entrare e uscire dalla vita di una persona, così. Impassibile. Senza problemi. E se fosse stato davvero così? Che avesse deciso di andarsene da quel rifugio, proprio per andarsene da me? Che non mi volesse più vedere? Perché magari ero stato troppo frettoloso e con il mio desiderio l’avevo ferita.
Ogni possibile spiegazione, da quella più catastrofica a quella più accettabile, mi passarono per la testa. D’altronde ero fatto così: mi fasciavo la testa prima di romperla.

                                               
I miei pensieri che sfrecciavano nella mia testa come auto da corsa furono messi a freno dalla vista di un bigliettino, parzialmente coperto dalle lenzuola e leggendolo, ritrovai la pace:
    
                            “E’ stato bellissimo. Oggi avrò da fare. Ci vediamo stasera, sempre qui. E xx”

Sorrisi alla lettura di quelle parole ma poi realizzai che era tardi, perciò aggiustai il letto e mi preparai per andare alla casa discografica.
Quel giorno, il lavoro fu molto proficuo e tutti si complimentarono, increduli dei netti miglioramenti che avevo apportato a testi e arrangiamenti. Tutto in quella sola mattina.
Tutti loro pensavano che fosse giusto una giornata iniziata bene, ma alla fine ordinaria come tante altre… ma Ed no. Lui sapeva che la ragione di tutto ciò era Emily.

Verso le 11.00, quando più o meno tutti scesero nel bar dell’edificio per prendersi un caffè per ricaricarsi, visto le aspettative stressanti che aspettavano tutti fino a sera, io ed Ed restammo soli nella sala di registrazione. Io, indifferente, continuai a lavorare, sapendo che sarebbe stata questione di pochi secondi prima che il mio amico mi invitasse a raccontargli cosa fosse successo. E infatti non sbagliai:

“Bhe, Horyan, sputa il rospo!”, esordì lui.

“Io? Cosa ti dovrei dire?”, gli chiesi, mostrandomi innocente e inconsapevole di ciò che volesse ma feci sì che Ed notasse la mia risata sommessa che diceva altro rispetto a ciò che avevo espresso per parole.

“Dai, non fare il bambino cretino e muoviti a dirmi cosa è successo” Ridemmo e alla fine gli raccontai per filo e per segno di quella notte incredibile che avevo passato.

“Quando ho fatto l’amore con lei credevo che il mio cuore non potesse reggere tanta emozione, pensavo d’impazzire. O forse sono impazzito. Sento il suo odore dappertutto. Per esempio, pure tu, che di solito puzzi di calzino usato, oggi sai di lei.”

“Punto numero uno: non puzzo di calzino usato, sei tu che non sai apprezzare il mio profumo naturale.
Punto numero due: ma ti sei sentito tu? Quando torni da Nando’s hai una puzza di fritto addosso che penso tu abbia molestato la friggitrice delle patatine tant’è forte.
Punto numero tre: tu mi fai paura,amico…. “Oggi sai di lei”, ma allora davvero sei impazzito. Io ho paura che fra un po’ mi salti addosso e mi stupri.”, disse ironico, indicando con le dita i vari punti attraverso cui si sviluppava il suo discorso e io, mentre lo sentivo scherzare, trattenni a stento una risata rumorosa. Tipica mia, del resto.

“No no, tranquillo. Lei è molto meglio .. anche se non ha queste tette da capogiro”, affermai, sporgendomi per afferrare un suo pettorale,che ormai era diventato un piccolo seno, e glielo stritolai, facendo però attenzione a non fargli molto male.

“Ooh, non toccarmi,”mi ordinò allontanando la mia mano,” sono fragile”, proseguì con una voce più stridula del solito,accarezzandosi il pettorale troppo cresciuto.

“Ookay”, convenni io con una faccia spaesata , per continuare a scherzare ma ugualmente sorpreso per la sua poca virilità voluta in quel momento.

“A che punto ero arrivato?”, scelsi di proseguire e mi soffermai a pensare a che punto del racconto ero arrivato. “ Ah si! Il suo profumo… Non so come descrivertelo…. So solo che è una droga e sono più che convinto che non ne avrò mai abbastanza; che dovrò assumerne almeno una dose giornaliera per stare bene.”

Strimpellai qualche accordo con la mia solita e fedele chitarra e poi, come se quelle note suonate a casaccio mi avessero dato un’idea su come continuare, proseguii: “E’ un profumo che riconoscerei tra mille, che lo senti speciale, lo senti tuo … come il roastbeef che prepara la mamma a Natale …” Mi fermai a pensare a qualche altro esempio per rendere meglio il concetto ma Ed mi anticipò.

“O l’odore delle patatine fritte appena entri da Nando’s, vero?”, disse con il tono presuntuoso di chi sa che ha ragione e ne avrà la conferma nell’arco di poco.

“Esatto, amico! Come facevi a …”

“A sapere che avresti parlato di Nando’s?”, mi interruppe,” Bhe quando sei entusiasta la parola “Nando’s” è all’ordine del giorno!”Scherzò. “Veramente anche quando stai giù!”
Ci mettemmo a ridere, consapevoli che le parole di Ed erano più che vere.


ED’S POV
Anche se in quel momento avevamo accentrato la nostra attenzione sul locale preferito di Niall, ridendo su quella sua insolita passione, io stavo ancora pensando a ciò che Niall mi aveva raccontato a proposito dell’esperienza vissuta.
Mi avevano sorpreso tutti i dettagli che aveva riportato e che ormai stava custodendo nel suo cuore.
Mi avevano sorpreso i suoi occhi, che brillavano di una luce nuova ogni qualvolta pronunciava il suo nome.
Mi aveva sorpreso il modo in cui si passava le dita nei capelli nei punti più “caldi” del discorso e guardava il soffitto, quasi per chiedere la grazia di poter tornare indietro.
Insomma, sono rimasto stupito dal cambiamento di Niall. In poco tempo avevo visto quel ragazzo irlandese crescere,maturare …. E tutto questo per una ragazza. Ne era innamorato … alla follia e solo un vero uomo può amare la sua donna con la sua stessa dedizione. Incondizionalmente.
Ne ero fiero … insomma, era come un fratello minore e alla fine l’avevo aiutato con Emily. Nel mio piccolo l’ho fatto. Anche se ovviamente il merito era suo e non poteva che meritarsi tutto quello che stava ricevendo dalla vita. Vederlo più felice che mai era una soddisfazione.
Ero pietrificato, con lo sguardo ieratico ad ascoltare quella voce interiore che mi faceva pensare alla crescita di Niall; poi, scuotendo la testa come per rompere un incantesimo, ritornai alla realtà e notai che Niall si stava concentrando a strimpellare le note di" Kiss me". Non c’era canzone dell’album che più poteva descrivere a pieno il suo stato d’animo in quel momento.

“Eh,bhe …. Tutto qua?”, ripresi a parlare. Fece spallucce e mi fissò con aria perplessa: aspettava che motivassi quella domanda.

“Voglio dire … non le hai mandato un messaggio stamattina?”

“Ehm,no. Pensavo che non fosse necessario dopo il suo bigliettino.”

Rimasi basito, e ancora con un sorriso incredulo stampato sul volto, lo incitai a mandarle un messaggio.

“Ma io …”

“No, niente MA. Ora, e ho detto ora le mandi un messaggio.” Prese subito il cellulare e tra me e me mi feci i complimenti, ammirando le mie ottime capacità di persuasore.
Lo fissai per tutto il tempo che lui digitò sullo screen del cellulare e verso la fine lo vidi sorridere.

“Non mi dire?” Tentai con tutto me stesso di sembrare sbalordito ma era una cosa troppo scontata.

“Cosa? Cosa ho fatto ora?”, chiese, facendo finta di niente.

“Non dirmi che la porti da Nando’s!”

“Ehm, no …” e si guardò in giro per evitare il mio sguardo.

“Andiamo!Ci conosciamo da tempo e so che faccia fai quando pensi a quel locale … come poco fa, del resto.”, dissi, appoggiandomi allo schienale della sedia e incrociando le braccia.

“Okay, okay!Mi hai scoperto! Sì, la porto lì!” Stavo per contestare la pessima scelta ma non me ne diede tempo:

“Non dirmi niente! Non voglio più sentirti screditare quel posto straordinario, okay?”, disse ironico, facendo finta che la mia poca simpatia verso quel locale lo toccasse direttamente.
Era troppo divertente quando faceva quelle facce da cane bastonato e quindi nonostante volessi oppormi e far rispettare la mia opinione, mi misi a ridere.

“E poi il messaggio l’ho già mandato”, sopraggiunse.

“Almeno fammi vedere cosa e come le hai scritto!” Mi pose il telefono e lessi a bassa voce:

                                                                “ Non resisto fino a stasera: vediamoci
                                                                   a pranzo per le 13.16. Niall xx”

“La tua salvezza in quel messaggio è “Niallxx” per il resto, non ci sai fare, amico!”

“Cosa c’è che non va nel resto?”

“ “Non resisto fino a stasera” … che sei un lupo in calore?”, scoppiò in una risata esagerata e cercando di non esserne contagiato, proseguii, “E poi: vediamoci a pranzo per le 13.16” … cioè fammi capire se arriva alle 13.17 la scomunichi?”

Riprese il cellulare per controllare e contestò:”Genio, non l’ho fatto apposta! Non è colpa mia se il dito ha schiacciato il 6 e non il 5 … E’ colpa di chi ha creato questo cellulare … non poteva fare i tasti più grandi?”, si giustificò, maneggiando pericolosamente quel cellulare.

“Si, certo” e risi, “Però evita di distruggerlo quel povero aggeggio!”

Pensavo che quella conversazione fosse finita così ma da parte sua mi attendeva una risposta inaspettata che mi lasciò senza parole.

“Il mio messaggio sarà tutto sbagliato, ma intanto quello che non ci sa fare ha la ragazza, e tecnicamente quello che ci sa fare è rimasto ancora una volta solo”, disse, sottolineando la parola “tecnicamente” e si alzò. “Ciao bello!”, esclamò divertito prima di scomparire dietro alla porta. Restai con la bocca aperta: me l’aveva fatta.


-Spazio Autrice-
Salve popolo! Finalmente uno “spazio autrice”, eh?
Ecco il capitolo 14! E’ stato quello più duro da scrivere perché come avete potuto notare, Niall ed Emily fanno l’amore e quindi ero sempre in dubbio se ciò che stavo scrivendo fosse troppo dettagliato o troppo superfluo. Credo di aver trovato la giusta via di mezzo, ma questo spetta a voi dirlo. Ecco perché vi invito a recensire questo capitolo, proprio per dirmi se sta fatto bene o per darmi dei consigli. Accetto tutto! Mi  scuso se magari questo capitolo non è bello esteticamente ma ho avuto dei problemi. Ah, e se notate il cognome di Niall è leggermente diverso: questo perchè ho l'intenzione di pubblicare questa ff sotto forma di libro e quindi bisognava cambiarlo.
Se avete domande, non esitate a porle!
Cos’altro dirvi??? Bhe, ci rivediamo al prossimo capitolo!
Kiss kiss,
Vxx
Ps: Grazie ancora per le tante recensioni, spero  davvero che ciò che io scrivo vi piaccia. Grazie per chi ha aggiunto questa storia nelle preferite/seguite/ricordate. Grazie a tutte, davvero.                                

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