50 giorni per farla innamorare.

di girlsgowild8
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I'm Ever. ***
Capitolo 2: *** Calls. ***
Capitolo 3: *** Flitting. ***
Capitolo 4: *** Harry's home. ***
Capitolo 5: *** Phrases to approach a girl. ***
Capitolo 6: *** Work. ***
Capitolo 7: *** Luna Park. ***
Capitolo 8: *** Compromises. ***
Capitolo 9: *** Little kiss. ***
Capitolo 10: *** Caos. ***
Capitolo 11: *** What's going on? ***
Capitolo 12: *** Isn't she lovely? ***
Capitolo 13: *** I hurt too. ***
Capitolo 14: *** What the fuck? ***



Capitolo 1
*** I'm Ever. ***


 
I'm Ever.
Ever's POV.



Sbattei con forza l’anta del mio vecchio armadietto che provocò un fastidiosissimo scricchiolio, ma non me ne curai visto che i miei pensieri erano rivolti solo ad un'unica persona: il mio Louis.
Il mio ragazzo era perfetto, un buono a nulla, ma perfetto per me. Era stato bocciato una volta, ma aveva finito la scuola, ora frequentava l’università. Non aveva bisogno di un lavoro.
Era intelligente, simpatico e aveva sempre la battuta pronta.
Ricontrollai ancora una volta i libri che avevo preso, assicurandomi che fossero quelli giusti per le prossime due ore di lezione, non che me ne importasse più di tanto: chimica e storia.
Odiavo altamente la storia, eppure ero costretta a studiarla, se non volevo essere bocciata a causa di un inutile voto ed essere pestata da mia madre.
In realtà odiavo la scuola in generale, dettagli.
Camminavo a pasto spedito verso il laboratorio quando sentii le spalle pesarmi e per poco non persi l’equilibrio.
«Buon giorno compagna di disavventure!» esclamò la mia migliore amica prima di tornare con i piedi per terra. Mi scoccò un sonoro bacio sulla guancia che ricambiai con un sorriso amichevole, per quanto ci riuscii.
Di prima mattina sembravo più un procione in prognosi riservata, soprattutto se mi trovavo a scuola.
«Allora?» mi chiese dopo qualche attimo di silenzio.
Mi voltai verso di lei, confusa. «Allora cosa?»
Lei mi osservò per circa tre secondi, sembrava stesse trattenendo il respiro, prima di scoppiare in una sonora e profonda risata.
Continuavo a non capire, inarcai le sopracciglia e strinsi i libri al mio petto con più pressione.
Che diavolo rideva? Ero davvero così buffa?
Haven sembrò rendersi conto del mio fastidio quando si alzò, dopo essersi piegata in due, cercando di trovare un po’ del contegno perso.
«Oh andiamo Ever! Tutta la scuola sa quello che è successo ieri» esclamò con voce troppo stridula, causando solo gli sguardi assassini di tre studenti e di una professoressa.
«Mah, io non ti capisco …» ammisi.
«Certo, certo! Avanti, cosa è successo ieri?» mi domandò con voce infantile, scandendo bene ogni parola.
Come se stesse parlando ad una poppante!
Ci pensai su, cercando di ricordare eventuali eventi storici e importanti avvenuti il giorno precedente.
«Non lo so» borbottai mentre voltavo l’angolo a sinistra.
Un sorriso si formò sul viso della mia amica. Serrò subito le labbra, cercando di evitare di tornare a ridere.
«Hai passato la notte con Louis Tomlinson!» urlò avendo lo stesso risultato di prima, se non peggiore: questa volta quattro gruppetti di studenti si girarono verso di noi, alcuni con occhi quasi schifati, altri con la bocca spalancata dallo stupore.
Già, un essere orripilante come me era la fidanzata di un Dio greco come Louis Tomlinson.
E poi c’erano loro, quel gruppo composto solo da oche e poco di buono, che mi osservavano con disdegno e superficialità, tipico di loro.
Scossi subito la testa tappandole la bocca.
«Ok Haven, adesso basta! Vorresti mettere degli striscioni per caso? E magari scriverlo sulle tavolette del bagno?» la rimproverai.
Lei sorrise con aria innocente, che cambiò subito quando ci trovammo finalmente davanti l’aula.
Mi prese per un braccio, costringendomi a girarmi verso di lei, faccia a faccia.
«Allora lo ammetti!» mi puntò l’indice contro alzando gli angoli della bocca.
«Non abbiamo fatto niente di quello che pensi» ammonii subito i suoi pensieri sporchi, liberandomi della sua presa ed entrando in classe.
Lei non mi lasciò in pace, seguendomi passo dopo passo e accomodandosi sulla sedia di fronte a quella dove io avevo preso posto.
Poggiai i libri sul tavolo e cacciai dalla mia enorme borsa a tracolla il piccolo astuccio nero.
Me lo aveva regalato proprio Haven, lo aveva comprato quando eravamo andate in gita con la classe e con il suo correttore liquido aveva scritto “Migliori amiche per sempre”.
Sapevo che non era stato un regalo costoso, ma era stato un pensiero carino che avevo apprezzato molto.
Anche se ogni tanto mi veniva voglia di infilarcelo nel sedere quel piccolo borsellino.
Il professore di chimica ovviamente non si era ancora presentato nel laboratorio, e nemmeno tutti gli studenti del corso si erano fatti vivi.
Dondolai un po’ i piedi, sentendomi a disagio dato che alcune persone mi stavano fissando: avevano sentito quello che la mia amica aveva urlato in corridoio, la voce si stava spargendo.
Perfetto!
Sentivo uno sguardo pesare più di tutti quanti, quello di Haven.
Alzai lo sguardo: mi guardava con occhi sognanti, mordendosi un labbro. La fissai dritta nelle sue iridi nere, prima di aprire la bocca e contenermi dal mandarla a quel paese.
«Che cosa vuoi ancora?» la intimai subito.
«I dettagli»
«I dettagli di cosa?» sbottai irritata.
Pensava davvero che avessi fatto quello che pensava con Louis? E magari avrei fatto anche un video, giusto per mostrarle i dettagli che voleva.
«Non me la bevo la storia che non è successo nulla» affermò, sul suo volto c’era la convinzione.
«Haven, sei libera di credermi o no, ma io sono ancora vergine» sussurrai.
Lei sbuffò. «Davvero?»
«Davvero» affermai.
«Quindi fra te e Tomlinson …»
«No»
«Mi deludi, E.» mi liquidò fingendosi arrabbiata, mentre guardava in basso e scuoteva la testa.
«Non chiamarmi E, sono Ever» l’ammonii, prima che il prof. entrasse in aula.
*****
Il venticello che soffiava fra i miei capelli mi accarezzava il viso, mentre ero distesa a pancia in su, giocherellando con la mano di Louis che era a sua volta disteso come me al mio fianco.
Mi aveva appena dato la magnifica notizia che nemmeno quella sera saremmo stati insieme, come il sabato scorso.
Sbuffai stringendo con rabbia la sua mano. Lui sorrise e si girò a guardarmi.
«Quindi anche questa sera starò da sola, a deprimermi …» scherzai.
Louis si girò di più verso di me e poggiò la testa nell’incavo del mio collo, lasciandomi prima un bacio sulla guancia.
«Sai che devo stare anche con i miei amici» mi spiegò.
Certo, lo capivo. Anche io avevo bisogno del mio spazio, ma era il terzo finesettimana che passava con loro, ed io?
Sarei stata di nuovo con Haven a guardare film deprimenti.
Mentre mi distraevo a pensare alla mia “fantastica” serata di quel giorno, Louis mi aveva alzato di poco la maglia e aveva iniziato a fare disegni astratti sulla mia pancia
Gli accarezzai i capelli: sapeva che per farmi calmare mi bastavano delle semplici coccole.
«Come è andata oggi a scuola?» mi domandò.
«Una merda» ammisi rammentando la magnifica insufficienza che avevo preso in matematica: quella materia non era proprio il mio forte, dovevo ammetterlo. Tutti quei calcoli mi davano alla testa e mi facevano solo confondere.
Che poi a che cosa mi sarebbe servita? Tanto quelle rare volte che facevo la spesa manco controllavo il resto!
Sentii Louis ridacchiare, prima di alzare la testa e appoggiare la sua fronte sulla mia.
«Rendiamola migliore allora» mormorò prima di baciarmi.
Ogni volta che le mie labbra incontravano le sue erano sensazioni nuove, sempre più intense e positive ovviamente. E mi piaceva, tanto.
Alzai di poco la testa, per poter avere un contatto maggiore.
Poggiò una mano nei miei capelli, cominciando ad accarezzarli con dolcezza. Ci staccammo solo per riprendere fiato.
Sorrisi debolmente prima di prendere il cellulare per poter controllare l'orario.
«Cazzo, devo scappare Louis! Dovevo passare a lavoro a prendere delle cose» esclamai scrollandomelo di dosso e alzandomi di scatto, mentre lui ridacchiava.
Mi pulii i pantaloni sperando che non ci fossero tracce verdi sul sedere, afferrai la borsa e mi passai una mano nei capelli, imbarazzata per aver interrotto il nostro momento dolce.
Sbuffò mentre si alzava e imitava il mio gesto sui suoi jeans, circondandomi i fianchi e scoccandomi un bacio sul naso che arricciai subito dopo.
«Ci sentiamo, piccola» sussurrò prima di lasciarmi un bacio sulle labbra.
Sorrisi timidamente, mentre raccoglievo la mia borsa da terra e andarmene, dopo averlo salutato ancora una volta con un gesto impacciato della mano.
Non ci misi molto a prendere alcuni appunti della scuola che avevo dimenticato in libreria.
Kate, una mia cara amica nonché collega, aveva già raccolto tutti i miei fogli con una graffetta, li aveva imbustati in uno di quei contenitori trasparenti con i buchi al lato, e aveva poggiato il tutto nel nostro piccolo ripostiglio, su uno scaffale ben pulito, quindi tornai subito a casa.
Non mi piaceva molto fisicamente: era piccola, e aveva solo due stanze, ma mi dava quel non so che di confortevole
Abitavo da sola perché appena compiuti i sedici anni avevo deciso di andarmene di casa e intraprendere così una vita da studentessa in piena regola: con una casa mia, un mio lavoro che serviva per mantenere i miei studi.
Appena entrai in casa trovai tutto come lo avevo lasciato prima di andare a scuola, ovviamente: il letto era sfatto e c’era ancora un po’ di polvere sui mobili che mi ero ripromessa di togliere appena avessi avuto tempo.
Ma c’era qualcosa di diverso, perché nell'aria albergava ancora il profumo di Louis: la sera prima io e il mio ragazzo avevamo passato tutto il tempo insieme, ci eravamo addormentati abbracciati e ci eravamo risvegliati con il sorriso sulle labbra. e così -colta da un improvviso momento di nostalgia- mi buttai sul letto per sentire ancora il suo odore
Mentre mi rotolavo tra le lenzuola pensai che magari un giorno si sarebbe potuto trasferire da me, così avremmo passato insieme più momenti simili. O, meglio ancora, avremmo potuto comprare una casa solo per noi, tanto sapevo che i suoi genitori ci avrebbero aiutato, io avrei contribuito con il mio lavoro e Louis con i suoi risparmi o il suo eventuale lavoro appena terminata l'università. Sarebbe potuto essere perfetto.
Sul comodino, come ogni volta che passavo del tempo con lui, c’era la nostra videocamera. In realtà era mia, ma c’erano solo foto e video che ci ritraevano. Louis aveva quella mania di filmare ogni momento, anche se non importate, e ciò mi divertiva, tanto quei video sarebbero rimasti nostri e basta.
Quel pomeriggio avevo chiacchierato con Louis a telefono, poi ci eravamo salutati perché lui doveva andare a prendere un suo amico. Mi aveva promesso che non avrebbe bevuto e che mi avrebbe richiamato il giorno dopo.
Avevo in mente di fare una festa, o anche solo di andare da qualche parte per svagare i miei pensieri ed uscire dal mondo ‘Louis’.
Lui si divertiva anche senza di me, non era giusto che per me non fosse lo stesso.
Perciò presi il cellulare e composi il numero di Rocky.
Rocky era una malata del divertimento, con lei era impossibile annoiarsi, perché sapeva sempre come farti spassare.
Facevamo il corso di chimica insieme, e spesso ci ritrovavamo a parlare e divertirci; nonostante ciò, sapevo che non era una compagnia raccomandabile: spesso le sue svagate si trasformavano in feste fatte di droga e preservativi.
Dopo il quarto squillo rispose con la sua solita allegria.
«Ehi, ciao. Sono Ever»
«Ever! Da quanto tempo, tutto bene?» scherzò.
Ci eravamo viste solo quella mattina, quando per poco lei non aveva fatto scoppiare una provetta.
«No, per questo ti ho chiamato»
«Dimmi tutto tesoro»
Sospirai profondamente, sperando di non pentirmi della mia scelta.
«Stasera non ho nulla da fare, e …»
«Ho capito tutto» mi interruppe «Ti mando un messaggio con l’indirizzo di casa mia, porta chi vuoi. A dopo» mi liquidò riattaccando la telefonata.
Risi tra me e me. La perspicacia di quella ragazza non aveva limiti, nonostante anche un bambino avrebbe capito che non avrei voluto passare la serata ad annoiarmi.
Dopo meno di due minuti Rocky mi aveva inviato il messaggio, come promesso, con l’indirizzo di casa sua e l’orario adatto per presentarmici.
“Porta chi vuoi”.
Avrei volentieri portato Louis, se solo non fosse stato impegnato, quindi invitai Haven e Kate. Passai il resto del tempo a scegliere cosa indossare e quando fui soddisfatta della mia scelta aspettai le mie amiche, che non tardarono ad arrivare.
Prendemmo un taxy, dato che nessuna di noi guidava.
Quando arrivammo a casa di Roxy rimasi sorpresa nel notare persone anche fuori dall’abitacolo, che bevevano in giardino o che si scambiavano effusioni.
«Mh … dove mi avete portata» rise Kate.
«Atti osceni in luogo pubblico» scherzò Haven indicando con la testa due ragazzi che si davano da fare.
Scoppiai a ridere mentre ci avvicinavamo alla porta che ovviamente era aperta; del resto se fosse stata chiusa saremmo rimasti tutti fuori a causa della musica assordante che proveniva da dentro.
Appena entrati fu come trovarsi in un uragano fatto di gente che ti trascinava controvoglia ovunque, mentre ballavano e si divertivano, bevendo non so quanti e quali alcolici. L’odore di quelle bevande mi fece quasi girare la testa, mentre a questo problema contribuivano la musica a tutto volume che mi pulsava nelle orecchie e per finire l’ammasso di persone tutte attaccate fra loro. La casa non era affatto piccola, al contrario ero certa riuscisse ad ospitare un sacco di gente, ma forse erano davvero troppo gli invitati e considerando che parte dell’enorme stanza era occupato da diversi divani, poltrone e tavoli con bevande, non mi sorpresi quando a stendo riuscii a poggiare i piedi per terra.
«Ok, questo si chiama caos!» esclamò Haver, sembrava soddisfatta. Sapevo che, sotto l’aspetto quieto che mostrava ai genitori e, il più delle volte, anche ai professori, c’era un animo ribelle. Lo si poteva notare già dal suo abbigliamento. Era stata la prima cosa che avevo notato di lei: abiti per lo più scuri, scollati al punto giusto, stretti sulle sue forme quasi perfette …
Io ero più il tipo da camicetta di jeans e pantaloni della tuta. Non che non dessi molta importanza all’abbigliamento o all’aspetto esteriore, ma mi piaceva stare comoda.
Kate era come me, semplice nel vestire e anche caratterialmente.
«Allora, cosa facciamo?» domandai voltandomi verso le mie amiche che si guardavano attorno con la bocca aperta.
«Troviamoci un bel ragazzo e spassiamocela» fu la semplice risposta di Haver, che alzò le spalle come se fosse stato ovvio.
Kate scoppiò a ridere, mentre mi guardava perplessa.
«Non tradirò Louis, se è quello che pensi» le sorrisi facendole l’occhiolino.
Ero una ragazza fedele, non ci avrei mai pensato a tradirlo. Inoltre lui non lo meritava.
Pochi secondi dopo partì Scream and Shout, una delle canzoni preferite di Haver, coincidenza che la portò a sorridere a trentadue denti, mentre ci salutava raggiante e si recava più infondo nella stanza, per ballare con qualche sconosciuto, mentre sculettava in modo troppo divertente per essere provocante.
Io e Kate ci guardammo prima di trattenerci la pancia dalle risate.
«Andiamo a ballare?» mi chiese sorridente.
Annuii ricambiando la smorfia, mentre cercavamo inutilmente di raggiungere la nostra amica, mantenendoci la mano a vicenda per non perderci anche noi. Ma di Haver non c’era traccia, a causa delle troppe persone. Così io e la mia amica cominciammo a divertirci da sole, mentre ci muovevamo ridendo e scherzando fra di noi.
Altre canzoni riempirono l’atmosfera, io e Kate stavamo ancora «ballando», se così si potevano definire i nostri movimenti buffi.
Quando ad un tratto sentii un piccolo pizzico sul fianco destro, inaspettatamente, e sobbalzai subito.
«Ever, non ti facevo il tipo da feste» rise una voce antipatica alle mie spalle.
Conoscevo perfettamente il mittente: quel rompicoglioni di Harry Styles.
Non che avessi qualcosa contro di lui, era lui stesso a farsi odiare. Del resto era un ragazzo carino, un ripetente asino che però se voleva avrebbe potuto andare anche bene a scuola. Certe volte chiacchieravamo anche amichevolmente, facevamo battutine … altre volte invece si divertiva a dare fastidio, lui ed il suo ego.
«Ciao Harry» lo salutai girandomi verso di lui.
Non potevo negare che era un bel ragazzo davvero: alto, riccio, un sorriso bellissimo che formava due adorabili fossette agli angoli della bocca … l’importante era non farlo parlare, la sua antipatia avrebbe rovinato il quadretto.
«Dove hai lasciato il fidanzatino?» scherzò ancora avvicinandosi troppo per i miei gusti.
«Da nessuna parte che ti riguardi» gli risposi a tono io, ammiccando.
Lui rise al mio tentativo di essere lasciata in pace, mentre mi afferrava un fianco e faceva combaciare il suo bacino con il mio.
Roteai gli occhi.
In tutti gli anni che avevo passato a studiarlo, ero arrivata alla conclusione che per parlare con lui la cosa migliore da fare era tenergli testa, usare le sue stesse tattiche …
«Vuoi ballare con me?» chiese poggiando la sua fronte sulla mia.
Troppa vicinanza, e inoltre Kate sembrava sparita.
«No grazie, devo andare in bagno» lo liquidai allontanandolo con tutta la forza che avevo.
Lui rimase serio a guardarmi, mentre mi voltavo verso la mia amica che era stata lì tutto il tempo a guardare in silenzio, e la trascinai con me nel bagno.
«Bel culo!» gridò Harry mentre continuavo a dargli le spalle.
In tutta risposta alzai il dito medio, mentre sembrava riuscissi a sentire solo la sua risata.








I'm Here.
Ritorno con una nuova storia OuO finalmente!
Vi sono mancata, eh? So che la risposta è un NO, ma lascio correre e vi dico un paio di cose.
Allora, questa fanfiction è fantasy, la prima che scrivo di questo genere. Dal titolo si può pensare alla solita scommessa che fa il puttaniere: far innamorare la suora in 50 giorni.
SBAGLIATO.
Per prima cosa Harry qui non è cattivo, infatti la protagonista spiega che ogni tanto ci chiacchiera anche amichevolmente. Lui è un ragazzo comune. E nessuno farà nessuna scommessa.
Detto questo ringrazio Sara_Scrive per il magnifico banner.
Aggiungo che la prima parte, con una breve descrizione di Holmes Chaple l'ho trovata su internet in tutte le lingue purché l'taliano, quindi l'ho dovuta un attimo tradurre e poi riassumere. Veneratemi.
Scusate per eventuali errori, non è colpa mia ma della tastierina. 
La protagonista della storia si chiama Anna Lutoskin ed è bellissima. Quella foto nel banner non rende particolarmente, questa sì.
Non abituatevi a 6 pagine di word, i prossimi capitoli saranno più corti, per vostra fortuna e pensavo di pubblicarne uno a settimana.
Credo di non dover aggiungere nulla ... credo.
Ci tengo a ringraziare però tutte le persone che hanno seguito la mia storia precedente: Speak Now! Operazione matrimonio., davvero, grazie di cuore.
Spero che anche questa storia vi piaccia o vi abbia almeno incuriosite tanto da aspettare il prossimo capitolo.
Lasciatemi una recensione per dirmi che ne pensate.
Vi lascio sotto i link di me stessa (?). A presto babe.

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Capitolo 2
*** Calls. ***


*Avviso pre-capitolo* questo capitolo fa cagare, e non poco. Ma è necessario, ne parlerò nello spazio autrice :) Buona lettura.

Calls.

Ever POV.

 
Erano le quattro del pomeriggio, avevo rifiutato tutte le chiamate delle mie amiche, sia a casa che al cellulare e, nonostante fosse domenica, avevo deciso di non uscire, dovevo prima sentire Louis.
Perché non mi chiamava? Eravamo rimasti d’accordo così: quella mattina uno dei due avrebbe dato il buon giorno all’altro.
Perché non mi aveva dato il buon giorno? E nemmeno il buon pomeriggio?
Lo avevo telefonato una ventina di volte, perché cazzo non rispondeva?
Ero intenta a leggere un libro quando la vibrazione del mio cellulare mi fece sobbalzare.
Louis.
Afferrai con rabbia il telefono e lo portai velocemente all’orecchio.
“Louis, ma sei stronzo? Il buon giorno stamattina me lo ha dato il cane del vicino, perché non tu? Mi hai fatto stare con l’ansia addosso tutto questo tempo, grazie mille! Sai che se mi preoccupo tanto il ciclo non mi arriva regolare … eh!” sbottai incavolata.
Mi aspettavo una sua solita battuta, una risata, ma niente. Riuscii a sentire solamente un piccolo singhiozzo.
Spalancai gli occhi. Non lo avevo mica fatto piangere? “Ehm … scusami Lou, scherzavo dai, solo che ti amo e avevo paura che ti fosse successo qualcosa di brutto … non volevo offenderti, da quando sei così irascibile?” chiesi subito, cercando  di scusarmi .
“Ever? Sono Lottie” borbottò una vocina strozzata dall’altra parte del telefono.
Lottie era la sorella di Louis. Era una bellissima bionda con gli stessi occhi perfetti del fratello, il suo senso dell’umorismo e la sua stessa voglia di vivere.
Era la mia preferita fra le sue sorelle, forse perché fra tutte era la più grande, o semplicemente perché era quella che caratterialmente si avvicinava di più al mio ragazzo.
Spesso, inoltre, uscivamo tutti e tre insieme perché lei non voleva più fare compere con sua madre che, a suo parere, le avrebbe fatto misurare solo vestiti da bambina.
La prima cosa che mi venne in mente in quel momento fu solo il perché Lottie avesse preso il cellulare di suo fratello. Sapeva che si sarebbe incazzato come una bestia?
Sorrisi. “Lottie ciao! Scusa per la scenata ma quell’idiota di tuo fratello non mi chiama da ieri, puoi passarmelo?” risi.
“Devi venire all’ Health Centre” mi disse subito.
Un tuffo al cuore: voleva che andassi in ospedale?
“P-perché?” borbottai.
“Vieni e basta Ever, ti prego” mi rispose prima di scoppiare a piangere.
L’ansia si impossessò di me. “Lottie, cosa è successo a Louis?” esclamai.
Non rispose, continuò a piangere, mentre alcune lacrime rigavano anche il mio viso. “Lottie?”
Niente. Riattaccò la telefonata.
Continuai a ripetermi di mantenere la calma mentre afferravo le chiavi di casa e le infilavo in una borsa presa a caso, insieme al mio cellulare.
Infilai velocemente delle vecchie scarpe e uscii di corsa da casa.
L’ospedale non era molto lontano, ma non ci sarei mai arrivata in fretta camminando.
London Road, GB-CW4 7BB.
Continuavo a ripetermi quel maledetto indirizzo nel caso un taxi fosse passato, ma un clacson interruppe i miei pensieri per un nono secondo. Non mi fermai, continuando la mia marcia disperata e ripetendo altre mille volte l’indirizzo, per non sbagliare ospedale.
“Allora, dove se ne va, bella signorina?” scherzò il ragazzo accostando la macchina affianco al marciapiede.
Harry, di nuovo. Era ovunque?
“London Road, GB-CW4 7BB” gli risposi senza nemmeno pensarci. Continuavo a pensare a quella via, dirla ad alta voce era stata una cosa spontanea.
Notai chiaramente il riccio sbiancare ed il suo sorrisetto svanire di colpo.
“Perché?” chiese senza tralasciare alcuna emozione.
Continuavo a camminare, non potevo fermarmi.
Louis, ecco perché stavo andando in ospedale … eppure non riuscivo a dirlo.
“Ti accompagno io?” chiese mettendo di nuovo in moto l’auto.
Mi fermai tutt’un tratto, guardandolo titubante, prima di scaraventarmi all’interno della sua macchina.
Tirai su con il naso, per evitare di piangere davanti a lui.
“Chi c’è in ospedale?” domandò di nuovo.
“L-Louis …” mugugnai.
Spalancò gli occhi. “Cosa gli è successo?”
“Non lo so, ok? Puoi muoverti?” urlai cominciando a singhiozzare.
Perché Louis era in ospedale? Che cazzo aveva combinato?
Lottie non mi aveva detto un cavolo, non mi aveva fatto capire niente.
Mi posai due mani sugli occhi, cercando di nascondere le mie lacrime ad Harry. Non avevo nemmeno messo il trucco per fare in fretta, non mi ero pettinata … nulla. Sembravo uno zombie.
“Ehi, ehi, ehi! Calmati, non sarà nulla, si sarà rotto una gamba … conoscendolo” sorrise, togliendomi le mani dal viso e cercando di rassicurarmi.
I suoi tentativi non servirono a molto, nella pancia sentivo ancora un orribile ansia, ma sorrisi anche io, immaginando il mio Louis che inciampava, come un idiota.
Era stato proprio Harry a farmi conoscere Louis. Erano grandi amici, e un pomeriggio, all’uscita da scuola, stavo litigando con Harry perché a causa sua la professoressa di inglese ci aveva cacciati dalla classe, tutta colpa delle sue frecciatine antipatiche a cui io, ovviamente, rispondevo.
Louis era fuori, poggiato con la schiena alla sua auto nera, mentre aspettava l’amico. Io ed Harry ci eravamo salutati davanti a lui che si era presentato con il suo sorriso mozzafiato.
Ecco perché sapevo che anche Harry in quel momento si stava auto convincendo del fatto che al suo migliore amico non fosse successo nulla; aveva gli occhi lucidi e il respiro corto.
Mi abbracciò, stringendomi premurosamente come non aveva mai fatto. In ogni suo gesto e comportamento c’era malizia, ma non quella volta.
Mi aggrappai a lui, come un’ancora di salvezza.
“Voglio andare da lui” sussurrai lasciandolo. Mi posizionai meglio sul sedile del passeggero, mettendomi la cintura con le mani tremanti.
“Sì” borbottò “Andrà tutto bene, Ever” mi rassicurò ancora prendendomi la mano.
Per tutto il tragitto non parlammo, io cercavo di trattenere le lacrime mentre sentivo lui tirare su col naso di tanto in tanto.
Arrivati all’ Holmes Chapel Health Centre scesi velocemente dalla sua auto e corsi dentro l’edificio, seguita da Harry.
L’odore dell’ospedale mi faceva venire la nausea, mi sentii male per qualche secondo e arrivati davanti un’enorme scrivania bianca rimasi senza parola, la gola secca e lo sguardo perso.
“Può dirci dove trovare Louis Tomlinson?” domandò Styles, notando la mia assenza.
I due si scambiarono quattro parole, mentre continuavo ad avere uno sguardo vago, gli occhi rivolti alle pile di carte dietro la donna che stava indicando un corridoio ad Harry.
Le mani cominciarono a sudarmi, tutta quell’atmosfera mi faceva stare male, terribilmente. Entrare lì per me era peggio di andare al cimitero: le persone avevano due alternative, farla finita o soffrire per sempre.
Quindi anche Louis aveva quelle due scelte. Sapevo che non avrebbe mai voluta farla finita, per la sua famiglia, i suoi amici, per me, per noi. Eppure quel pensiero mi stava tormentando da quando avevo ricevuto quella maledetta telefonata.
Assorta nei miei pensieri, sentii la presa di Harry sul mio braccio per poi essere strattonata con forza.
“Ever, dobbiamo andare di là” mi sussurrò.
Annuii distrattamente, prima di essere trascinata verso l’ascensore.
Continuavo a guardare il vuoto, a cercare di non pensare a nulla, soprattutto a cose negative.
Quando arrivammo al piano dove si sarebbe dovuto trovare Louis, io ed Harry uscimmo di corsa. mentre al contrario mio lui conosceva il numero della stanza, io cercavo ovunque i suoi genitori o le sue sorelle.
In lontananza notai un medico con in mano delle cartelle e lo sguardo rivolto verso la madre e due delle sorelle del mio Louis. Le osservai da li giù cercando di capire qualcosa, ma quando ci avvicinammo abbastanza notai solo l’uomo che negava con la testa. A quel gesto sua madre scoppiò in un pianto disperato, mentre le uniche due sorelle che erano con lei si abbracciarono. Suo padre, come il più delle volte, non c’era neanche quella volta.
Guardai Harry cercando di capirci qualcosa, ma mi pentii subito di averlo guardato negli occhi quando delle lacrime gli rigarono il viso.
Lui sapeva di più, perché aveva chiesto informazioni sul suo stato di salute alla donna all’entrata. Ecco perché aveva preso una cartella medica.
“Non ce l’ha fatta” sussurrò piangendo.
In quel momento tutto si fermò, tutto. Come se il mondo avesse smesso di girare, le persone di respirare, di vivere. Così sarebbe stato per sempre.
Non ce l’aveva fatta. Aveva deciso di smettere la sua battaglia per vivere? E perché io non ne avevo saputo nulla fino a quel pomeriggio, perché non lo avevo potuto salutare come avrei dovuto, quello era stato un addio?
Come tutti gli altri cominciai a piangere mentre sentii le gambe cedermi e caddi in ginocchio per terra, seguita da Harry che mi abbracciò da dietro nascondendo la testa nell’incavo del mio collo, piangendo anche lui.
Perché piangevo e basta? Non facevo prima a finirla anche io? E perché non ce l’aveva fatta?
Avrei dovuto dire addio alla mia vita, al mio Louis. A tutti i momenti perfetti che passavamo insieme.
Ogni cosa nella mia vita si concentrava in lui. Non c’ero stata nemmeno poche ore prima della sua morte.
Morte.
Louis era morto.
Solo al pensiero sentii una fitta nello stomaco mentre cercavo di nascondermi più che potevo fra le braccia di Harry, abbassando la testa il più possibile e singhiozzando nel modo più silenzioso che conoscevo.
Rimanemmo a piangere lì per non so quanto tempo, fino a che lui mi aiutò ad alzarmi. Cercai di calmarmi, magari avevamo capito male entrambi e avevamo pianto per nulla, ma quando anche sua madre mi strinse in un abbraccio con il viso bagnato dalle lacrime capii che era tutto vero.
Se Louis aveva scelto la morte doveva sapere che anche io sarei morta dentro, mille volte e più.
E non c’era morte peggiore della mia.
Non avevo la forza di vederlo, ma pochi minuti dopo convinsi comunque il medico a portarmi da lui, prima di farlo andare via anche fisicamente da me.
Entrata nella camera dove si trovava poco prima osservai il suo viso perfetto, da eterno Peter Pan, per qualche secondo, prima di trattenere le lacrime ancora.
Sapere che era lì in qualche modo e che non poteva rispondermi, parlarmi, abbracciarmi, baciarmi, mi uccideva dentro.
Mi avvicinai lentamente, come se non volessi fare troppo rumore e svegliarlo.
“Che gli è successo?” domandai al medico che era rimasto con me, notando alcune ferite sul viso che accarezzai subito.
“Un incidente in auto, non ha resistito” mi rispose subito.
Incidente in auto? “Era ubriaco?”
“No, ma l’altro guidatore sì”
Quelle parole mi fecero mancare il respiro. Mi aveva promesso di non bere e così aveva fatto, aveva mantenuto la promessa, per me. E non era successo comunque nulla di buono. Magari se non mi avesse ascoltato e avesse bevuto avrebbe sofferto di meno.
“Come mai il cellulare è intatto? Se lui è … così, il suo telefono non si sarebbe dovuto rompere?” gli domandai ancora ovvia.
“Sì, ma non era con lui. Non lo abbiamo trovato almeno. Ha ricevuto telefonate da quel numero?”
“Lo hanno i suoi familiari” sussurrai noncurante alludendo al fatto che Louis avesse lasciato il suo telefono a casa.
Presi una sedia posizionata vicino ad un piccolo tavolino bianco e la sistemai affianco al suo letto.
“Ha pochi minuti prima che lo portino in obitorio” mi informò il medico prima di andarsene, chiudendosi la porta alle spalle.
E che me ne sarei fatta di pochi minuti con un corpo morto? Non volevo il suo corpo privo di vita, mi bastava la sua anima, il suo cuore pulsante.
Mi bastava il suo amore.
Rimasi per tutti quei minuti a guardarlo, senza fare nulla. Volevo guardarlo negli occhi, ma li aveva chiusi per sempre.
“Ever?”
La voce di Harry mi fece sobbalzare, tanto ero distratta ad osservare Louis.
“Dobbiamo andare” mi disse avvicinandosi verso me ed il mio ragazzo.
Annuii prima di avvicinarmi a lui e baciarlo. “Ti amo” sussurrai.
Quando mi girai verso Harry sentii di nuovo le forze mancarmi e lo abbracciai.
Non ci eravamo mai abbracciati, e quella era la terza volta nemmeno nell’arco di un’ora. Tirai su col naso e mi voltai verso Harry che osservava pietrificato il suo migliore amico.
Usciti dall’ospedale i familiari di Louis erano ancora sopra. Harry si offrì di stare un po’ a farmi compagnia, io invece non sapevo cosa dire e annuii istintivamente.
Ma arrivati ad un parco non riuscii a muovermi, a dire nulla.
“Harry … io non ce la faccio. Voglio tornare a casa, scusa” borbottai cercando di non piangere ancora e allontanandomi di poco.
“Ok. Ci … ci vediamo a scuola?” mi rispose con lo sguardo basso.
“Sì” risposi con la voce strozzata prima di girarmi per tornare a casa.
Potevo ancora buttarmi da un ponte, farmi investire da un auto, tagliarmi le vene con una forchetta, infilarmi un coltello in gola o … no, niente pensieri suicidi.




I'm Here!
Salve popolozzolo.
Prima che mi arrivino i pomodori, dico sinceramente che so quanto questo capitolo faccia schifo e quanto qualche persona abbia voglia di uccidermi, dopo che io ho ucciso Louis.
Ma leggendo l'introduzione potete leggere che Louis è l'angelo custode di Harry e per esserlo dovrebbe essere morto, no? Perciò non ammazzatemi.
Detto questo mi scuso per il ritardo, ma ho avuto diversi intoppi. 
Ringrazio le 8 meraviglie che hanno recensito il primo capitolo, grazie infinite! E ringrazio anche le 7 persone che hanno già aggiunto la mia storia fra le preferite, le 2 che l'hanno aggiunta alle ricordate e le 10 che l'hanno aggiunta alle preferite OuO
Che dire più? Dal prossimo capitolo la storia mi piace di più (io sto scrivendo già il capitolo 7 :3) e a differenza di questo capitolo saranno il contrario del deprimente. 
Ma non vi anticipo nulla perché sono trasgre.
Mi farebbe piacere ricevere una vostra recensione per sapere che ne pensate. Ah, scusate per eventuali errori-orrori.
Crediti per il banner a Sara_Scrive
A presto :3
Per contattarmi potete trovarmi su:
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Mi farebbe molto piacere poter parlare con voi al di fuori di EFP :)
Detto questo ... a presto bellissimissime <3

 

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Capitolo 3
*** Flitting. ***




Flitting.


Harry’s POV

 
 
“Harry? Svegliati”
Una voce familiare mi fece svegliare di scatto, ma chiusi immediatamente gli occhi per non essere accecato dalla luce del sole e per cercare di ricominciare a dormire e sognare.
“Harry? Ti ho detto di svegliarti!” esclamò qualcuno irritato.
“Mh …” biascicai io “Oggi non vado a scuola”
“Infatti non devi andare a scuola, rincoglionito. Devi andare al mio funerale. Quindi alzati, mettiti quell’orrendo completo nero che ti regalò tua zia dal nome impronunciabile a Natale, e datti una mossa” mi intimò togliendomi le coperte.
Aspetta … “Eh?” chiesi prima di alzare lo sguardo e trovarmi davanti un Louis svolazzante e quasi trasparente che sorrideva divertito.
“Sai, dovresti smetterla di dormire mezzo nudo” rise.
“Oddio!” urlai alzandomi di scatto dal letto e sbattendo contro il comodino. “Che cazzo!” sbiascicai saltellando su un piede per pochi secondi mentre osservavo Louis fare capriole in aria e ridere come un matto.
Louis? Ma non era morto? Mi ero ubriacato la sera prima?
“Ma che ubriacato? Harry, ti ho detto di muoverti, o farai tardi!” esclamò lui.
“Che ne sai che ho pensato quella cosa lì?” chiesi subito, sulle difensive.
Che cazzo di domande facevo? Mi trovavo davanti il mio migliore amico mezzo morto che gironzolava per la mia camera senza poggiare i piedi per terra e gli chiedevo come faceva a sapere che stavo pensando! Fantastico.
“Ti leggo nel pensiero” spiegò. “Ed è una figata, perché appena penserai qualcosa di sporco io la vedrò” esclamò ridendo.
Subito mi vennero in mente diverse mie spassate e Louis si girò a guardarmi di scatto con occhi sbarrati. “Ti sei fatto la migliore amica di Ever?” esclamò.
“In realtà quasi fatta, eravamo nei bagni della scuola e non avevo un preservativo a portata di mano e … mio Dio ma che sto facendo? Parlo da solo? Tu non esisti” mi fermai, cercando di ragionare e tornare lucido mentre scuotevo la testa.
“Sì che esisto” disse avvicinandosi a me fluttuando in aria. Neanche il tempo di fiatare che mi mollò uno schiaffo.
“Ahia! Ma che cazzo fai?” esclamai toccandomi il punto dolorante.
Mi stavo facendo picchiare da un … uno spirito?
“In realtà io sarei un angelo. Il tuo angelo” sorrise in modo malefico.
“Sto impazzendo” sospirai esasperato e rassegnato allo stesso tempo.
“Porca di quella puttana, prendimi sul serio per una volta!E non farmi essere cafone. Io glielo avevo detto che non mi avresti creduto” esclamò cominciando a fare mosse irritanti.
“A chi lo avresti detto?” chiesi mentre mi sedevo sul letto a gambe incrociate.
“A Dio” rispose ovvio.
“Oh, certo. A Dio!” enfatizzai ridendo. “Io sto uscendo pazzo davvero”
“Harry, sono diventato il tuo angelo custode”
“Davvero? E allora vai a prepararmi dei pancake”
“No, io ho un’altra missione”
“Lavarmi il culo? Cioè … io non me ne capacito!” risi in modo isterico mentre mi alzavo e mi passavo più volte le mani nei capelli.
“Devi conquistare una ragazza” sorrise.
“Cosa?”
“Sì! Ascoltami, Dio mi ha raccontato delle tue ‘avventure’ e…”
“Dio non ha nulla di meglio da fare? Scommetto che si diverte ad osservare me e le cheerleader, magari mangia pure i popcorn” lo interruppi cercando di sdrammatizzare quella situazione al quanto strana.
Stavo davvero parlando con Louis?
“Smettila! Non lo farebbe mai! Comunque, mi ha mandato qui, per te. Devi smetterla di compiere peccato e devi innamorarti. Io ti aiuterò, ma sappi che hai poco tempo”
“Mh, cioè?”
“50 giorni”
Fu lì che scoppiai a ridere. “50 giorni? Tesoro bello, sai che nessuna può resistere al mio charme?”
“Ever sì” biascicò lui mentre cercava di non ridere.
“Ever? Cosa centra lei?”
“Dovrai conquistare lei” esclamò cominciando a ridere a crepapelle.
Spalancai gli occhi. Ever? La sua ex? Cioè … si poteva definire un’ex? Comunque, lei era … una santarellina. Non che non mi divertissi a stuzzicarla, e qualche pensierino su di lei l’avevo pure fatto. Ma davvero voleva che mi facessi la sua ragazza terrestre?
“Harry! Non dovrai fartela! Dovrete solo innamorarvi l’uno dell’altra” spiegò enfatizzando il discorso con gesti armonici.
“Perché proprio lei?”
“Perché voglio che sia felice anche senza di me, e tu sei la persona giusta per donarle un sorriso al mio posto” spiegò
Tutto ciò mi sembrava un po’ strano. Senza ‘un po’’ magari.
Insomma, avevo sempre creduto agli angeli e tutto il resto, ma vedere il mio migliore amico così … mi sembrava assurdo, quanto reale allo stesso tempo!
Non riuscivo a crederci ma allo stesso tempo mi rendevo sempre più conto che Louis stava davver gironzolando per la mia camera.
“Posso abbracciarti?” chiesi a un tratto.
“Certo”
Mi avvinghiai a lui, mentre continuavo a sperare di non svegliarmi da un momento all’altro e scoprire che tutto quello era solo un bellissimo sogno.
“Mi manchi” sussurrai.
“Anche tu Harry, ma devi ascoltarmi bene” mi disse sciogliendo l’abbraccio. “Hai solo 50 giorni di tempo, dopodiché non avrai più tempo per ‘salvarti’, diciamo così. Dopo quei 50 giorni inoltre io scomparirò e non potrò più aiutarti. E ti faccio presente che più ci avvicineremo all’ultimo giorno più i miei poteri diminuiranno di potenza. E un angelo non può essere un angelo senza volare. Non so se mi spiego”
“No, non ti spieghi. Ma a parte quello ho capito tutto” sorrisi mentre uscivo dalla stanza seguito da lui. “Spero solo che tutto questo sia reale davvero” gli sorrisi.
“Ringrazia di vivere solo, altrimenti ti avrebbero scambiato per pazzo … o aspetta. Tu sei pazzo. Uno di quei casi persi e irrecuperabili”
“Persi e irrecuperabili è la stessa cosa, mongoloide.
“Pft, dettagli Harry, dettagli”
Scoppiai a ridere, di nuovo.
 
Non so come ma Louis era riuscito a procurarmi un vestito decente da mettere al suo funerale, non che fosse un’occasione speciale. Ma da quel giorno scattava il contatore per conquistare Ever.
Ancora non potevo crederci,e mentre guidavo verso la chiesa continuavo a cercare di ragionare, tutto ciò non poteva essere reale … o forse sì.
“Louis, puoi smetterla di cantare quelle canzoni orrende?” domandai esasperato.
Era seduto al mio fianco mentre si dedicava alla lettura cantata di un foglietto.
“È la canzone del buon giorno da me” rispose con tono offeso.
“Oh, vedo che ti sei ambientato bene lì in paradiso. Scommetto che hai anche un nuovo migliore amico”
“Questo mai, tu sarai sempre il primo, Hazza del mio cuore” sorrise amorevolmente mentre mi accarezzava i capelli.
“Cosa devo fare?” chiesi.
“Non lo so, puoi darmi una pacca sulla spalla in modo amichevole, scompigliarmi la mia capigliatura perfetta o …” propose aggrottando la fronte ma lo interruppi subito.
“Non intendevo quello, idiota! Cosa devo fare con Ever?”
“Ah. Beh, sii te stesso” disse scrollando le spalle.
“Fosse facile … a lei non piaccio” borbottai affranto.
“Ci credo, è innamorata di me. Ma deve dimenticarmi” affermò sospirando. “Anche se io non la dimenticherò mai”
“Non devo farlo per forza. Posso conquistare un’altra ragazza se ci stai male”
“No Harry, lei è quella giusta per te … e poi deve dimenticarmi, te l’ho detto già due volte. Per me va bene così. Ma non farmela soffrire, o ti spezzo le gambe e le uso per fare degli spiedini giganti” e detto questo sorrise in modo amichevole.
Che persona violenta.
“Non sono violenta” disse subito.
Giusto, poteva leggermi nel pensiero … divertente.
“Puoi leggere nel pensiero di tutti?” chiesi.
“No, solo nel tuo. A Ever leggo negli occhi” rise.
“In che senso?”
“Non lo so, riuscivo a capirla guardandola negli occhi … come se leggerli fosse facile eppure lei mi diceva che solo io riuscivo a capirla in quel modo” rispose abbassando lo sguardo.
Non sapevo cosa dire, non volevo continuare quel discorso perché sapevo che non sarebbe stato bello per Louis, lo conoscevo bene e notavo la sua sofferenza.
Quando trovai un posto libero per l’auto, poco distante dalla chiesa, cominciai a sentire ansia, senza conoscere precisamente il motivo; forse l’atmosfera non mi faceva sentire a mio agio, forse fingere di non aver parlato con Louis  mi creava fastidio perché non ero il miglior bugiardo … ma fatto sta che quando entrai in chiesa e vidi Ever da lontano sentii le gambe tremarmi.
Sapevo che era colpa di Louis, dell’ansia che mi stava dando, della fretta che mi aveva messo in testa.
Conoscevo bene Ever, sapevo che era una ragazza testarda e non si sarebbe fatta incantare da me con molta facilità. Ecco una cosa che mi preoccupava, e non poco.
Abbassai lo sguardo e decisi di sedermi al suo fianco.
Aveva gli occhi rossi come le guance più colorite del solito, un’aria stanca di chi soffre d’insonnia da un po’ di settimane … ma non piangeva. Non scendevano lacrime, e mi sorpresi vedere un accenno di sorriso sul suo volto quando la salutai, un sorriso spezzato, distrutto …
Mi guardai attorno per un attimo sperando che Louis non stesse facendo smorfie verso il crocifisso, e conoscendolo avrebbe potuto tirare giù i pantaloni di qualcuno da un momento all’altro, ma non lo notai da nessuna parte, se non fuori all’aria aperta che svolazzava con le mani in tasca.
Uscii cercando di non dare troppo nell’occhio, dopo aver dato un’occhiata a Ever, che giocherellava con le dita.
“Louis? Non entri?” domandai sperando che nessuno mi sentisse.
“Mh … non è una buona idea, aspetto qui, ok?” chiese lui poco convinto.
Compresi subito il motivo: non voleva vedere i suoi genitori, i parenti ed Ever soffrire, per colpa sua, come credeva lui.
Annuii distrattamente e ritornai dentro, dove la messa stava per cominciare.
 
Usciti dalla cerimonia aiutai perfino a portare la bara fuori, senza troppa difficoltà, ma i miei occhi vagavano perdutamente qua e là alla ricerca di Louis, ma non ce n’era traccia.
Liberatomi degli occhi degli altri Ever, con mia grande sorpresa, mi venne vicino con il solito sguardo basso e perso, il labbro tra i denti e l’aria affranta.
“Posso chiederti un favore?” chiese dolcemente.
Mai io e lei eravamo stati reciprocamente dolci, mai mi aveva chiesto un favore e mai io lo avevo chiesto a lei .. cioè, dei favori poco innocenti ce li avevo proposti, ma non ero di certo serio.
Non è vero, ero serio.
Sperai vivamente che Louis non fosse stato nei paragi, data la sua nuova dote di leggere nel pensiero.
“Dimmi” le sorrisi amaramente.
“Non vorrei scocciarti, ma puoi darmi un passaggio a casa?” chiese.
“Io …”
“Lo so,” mi interruppe “ti sto usando come il mio tassista personale, ma non ho soldi a portata di mano e non mi va di farmela a piedi” mi interruppe subito.
“No,no! Per me è ok” ammiccai.
La presi distrattamente sotto braccio, prima di notare del disagio da parte sua e la lasciai subito, indicando la direzione della mia auto con un gesto della testa.






I'm Here!
Arieccomi bellissima gente che mi vuole tanto bene (spero).
Come va? Io sono un po' incasinata con gli esami, ma posso farcela! 
Come potete notare, non ho pubblicato tanto tardi dai! C: e questo è il primo punto di vista di Harry :3 Devo ammettere che rileggendo il capitolo mi sono resa conto di una cosa: fa cagare quanto quello di prima, ma non fa nulla, lo pubblico lo stesso.
Mi sto demoralizzando ultimamente, ma ho delle amiche che cercano di darmi forza in qualche modo, e poi ci sono le vostre recensioni che mi rendono felicissima!
Sto diventando pesante lo so, torno alla storia. In pratica i primi sono tutti capitoli di merda, non so se lo avete capito, quindi niente c: mi piace il fatto che Louis sia diventato un angelo, perché ora lui ed Harry ne combineranno delle belle MUAHAHAHAHAHAH.
Quindi, grazie a Sara_Scrive per il banner.
Poi, i ringraziamenti importanti OuO! Allora, prima di tutto grazie a quelle 10 gtfrtgyhuyg che hanno recensito lo scorso capitolo, siete dolcissime <3 Un grazie anche alle 11 persone che hanno aggiunto la mia storia fra le preferite, alle 3 che l'hanno aggiunta alle ricordate e alle 19 che l'hanno aggiunta alle seguite.
VI AMO PAPAYE <3
Bene, non so più cosa dire sinceramente :3
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Spero di sentirvi presto, lasciate una recensione per dirmi che ve ne pare. Io vado a portare il mio cane giù hahaha >_<
Ciao Papaye <3


 

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Capitolo 4
*** Harry's home. ***




Harry's home.

Ever's POV

 

Stavo davvero male.
Senza di Louis era come se una parte di me mancasse. No, era proprio così.
Mi guardavo intorno e non pensavo ad altro che Louis, Louis, Louis.
Louis che mi aveva lasciata sola, Louis che mi aveva abbandonato, Louis che mi aveva uccisa. Io ero più morta di lui e, anche se scherzando, me lo avevano fatto notare in molti.
Erano passati meno di sette giorni e non studiavo, non parlavo, non mangiavo. Mi limitavo a sopravvivere. Uscivo di casa solo per andare a scuola, e scendevo dal divano-letto solo per andare in bagno. Dormivo, cercando di scacciare il dolore e non pensarci. O meglio, chiudevo gli occhi e pensavo. Quando la notte cercavo di addormentarmi sognavo lui, facevo incubi e mi svegliavo sudata e con l’affanno, prendevo un bicchiere d’acqua e ricominciavo a dormire, senza sognare.
E ricominciava un’altra giornata.
Sbuffavo, guardavo il vuoto, non ascoltavo nessuno, non parlavo con nessuno … la mia vita non aveva più senso.
Avevo solo voglia di farmi abbracciare da Louis.
 
Non ricordavo nemmeno che materia avevo in quell’ora, eppure ero lì, a fissare l’armadietto, magari sperando che il libro giusto mi cadesse dal cielo.
Cielo. Paradiso. Louis.
Cazzo, non dovevo pensarci.
“Ehi bellissima” una voce interruppe i miei pensieri.
Mi affacciai dall’altro lato dell’armadietto e notai Harry che mi sorrideva amichevolmente.
Era strano; intendo, era strano che le parole ‘Harry’ e ‘amichevolmente’ potessero stare nella stessa frase. Ciò nonostante era lì, a dondolarsi da un piede all’altro e ad aspettare una mia risposta.
“Cosa?” domandai solo alzando un sopracciglio, “Come mi hai chiamato?”
“Bellissima …” mi rammentò scandendo bene le lettere.
“Non sono andicappata. Da dove arriva questa dolcezza?” domandai acida.
No, non ero acida, ero neutra. Ma nella mia testa ero acida come ogni volta che io ed Harry ci rivolgevamo la parola. Non riuscivo ad essere acida, non riuscivo ad essere allegra e a stento riuscivo a enfatizzare il punto interrogativo alla fine delle frasi, quindi …
Lui sospirò e guardò dietro di me per qualche secondo. Mi girai anche io ma non notai nulla, eccetto una mandria imbestialita di studenti.
“Sai cos’ho a quest’ora?” gli chiesi.
“Ever, dobbiamo uscire” mi ricordò lui, ancora più preoccupato di prima.
“Oh, sì. Giusto, giusto. Ok, ciao”  tagliai corto.
“Aspetta” mi fermò afferrandomi per il braccio.
“Che c’è?”
“Che fai oggi?”
“Non stare con Harry Styles” lo liquidai prima di andarmene verso casa.
Arrivata dentro continuò la mia solita routine: letto, letto e ancora letto.
Sbuffai lasciando cadere lo zaino per terra.
Prima però presi un bicchiere d’acqua e lo riempii fino all’orlo, poggiandolo poi sul comodino in caso di emergenza sete.
Passai chissà quanti minuti a osservare il soffitto, a riflettere mentre giocherellavo con una ciocca di capelli, quando qualcuno cominciò a sbattere le nocche sulla porta.
Non avevo un campanello.
Mi alzai istintivamente di scatto, prima di arrivare furtivamente alla porta e aprirla quanto bastava per osservare la figura possente di Harry che sorrideva.
Non volevo vedesse casa mia, nessuno poteva vederla perché era un casino! Cioè, la mia non si poteva nemmeno definire una casa perché non potevo permettermi altro e solo Louis e le mie migliori amiche erano a conoscenza di quell’orrore.
Styles non doveva intromettersi e non doveva vedere niente.
“Harry, che cosa ci fai qui?” chiesi cercando di non far vedere niente dentro la mia abitazione.
“Ciao, sono venuto a trovarti. Ho portato anche lo spuntino” indicò la busta con il logo di  Sturbucks alzandola di poco e mostrando ancora di più le sue fossette.
Irritante.
“Mh, mi dispiace ma ho da fare” mentii
“Davvero? E che devi fare?” incrociò le braccia al petto fingendosi interessato e posando il peso sulla gamba destra, in attesa di una risposta.
“Devo … devo studiare. Domani ho un’interrogazione importante” mentii ancora.
Forse l’avevo pure un’interrogazione, magari importante per davvero, ma non avrei studiato.
“Posso darti una mano io” propose, ma non avrei mai accettato.
“Ci penso io, grazie” dissi prima di cercare di richiudere la porta, ma lui fu più veloce e infilò il piede dentro la piccola fessura.
“Harry, ti schiaccio il piede” lo minacciai, senza avere l’effetto che speravo.
“Dai Ever, abbiamo bisogno entrambi di distrarci, lo sai … vieni a casa mia, vediamo un film e chiacchieriamo come si deve” cercò di persuadermi, ma non demorsi.
“Mi dispiace ma voglio stare sola; ora, se non ti dispiace, io …”
“Louis non vorrebbe questo” mi interruppe.
“In che senso?”
“Louis non vorrebbe vederti chiusa in casa tutto il giorno, senza mangiare, senza vivere. Lui vuole solo vederti felice” mi spiegò.
“Non puoi saperlo …”
Non rispose, si limitò a guardarmi con quell’aria antipatica e saccente, per poco non gli risi in faccia, prima di sbuffare e annuire.
“Ok, a casa tua. Vado a prendere la borsa” dissi prima di chiudergli la porta in faccia.
Corsi verso i chiodini all’angolo della stanza, dove avevo appeso diverse borse di poco valore; ne presi una capiente a tracolla e ci infilai dentro chiavi di casa (anche se inutili perché la porta si apriva semplicemente con tre calcetti in un punto preciso che avevo segnato con il pennarello blu), un po’ di soldi e il mio cellulare. Infilai delle Levi’s rosse velocemente, ma qualcosa mi distrasse prima di aprire la porta: Harry stava … parlando?
Da solo?
Non riuscii a capire molto, così riaprii la porta e lo notai girato verso sinistra. Si ricompose subito e si grattò la nuca sorridendo imbarazzato.
“Che stai facendo?” gli domandai.
“Niente, parlavo a telefono” si giustificò.
“Non hai un telefono”
“Perché ho l’auricolare” scrollò le spalle.
“E perché non lo vedo?”
“Perché l’ho posato subito … andiamo su!” cambiò discorso trascinandomi verso la sua macchina parcheggiata poco più in là.
 
La sua casa era enorme. La conoscevo già perché mi era capitato di andare a feste organizzate da lui, con Louis.
Ma mai come quella volta mi sembrava così grande, forse per la mancanza di tantissime persone che dovevano fare a turno per respirare.
Sia fuori che dentro sembrava un centro commerciale, era semplicemente bellissima, soprattutto rispetto alla mia … stanza.
Mi portò nel salotto al piano di sotto, dove alloggiavano mobili perfetti. Mi sedetti comodamente su un divano in pelle, mentre osservavo la televisione a schermo piatto spenta davanti a me.
“Vuoi vedere un film?” chiese lui.
Si era tolto le scarpe e ovviamente camminava con dei calzini neri, come se non avesse i soldi per delle pantofole, tzè.
Annuii distrattamente mentre cercavo anche io di sfilarmi le scarpe per incrociare le gambe sulla pelle nera.
Harry sorrise ancora una volta prima di abbassarsi verso un cassetto di un mobile marrone, che circondata la tv, e cominciò a frugare fra le diverse custodie.
Forse aveva una paralisi facciale, e io non me n’ero mai accorta. Non mi sorrideva mai, se non per quelle frecciatine antipatiche, o per contornare una battutina squallida sul mio conto.
Non come Louis, che aveva quel viso perfetto, quegli occhi perfetti, quel naso perfetto, quella bocca perfetta, quelle mani perfette, quelle dita perfette. Anche le unghie erano perfette, e …
“Hai finito?” chiese in modo antipatico interrompendo i miei pensieri e girandosi verso di me.
“Di fare cosa?”
“Di pensare a Louis”
“Che ne sai che stavo pensando a Louis?”
“Perché fai una faccia da pesce lesso rincoglionito quando pensi a Louis” sorrise ancora una volta ridendo di sbieco.
“Ma come sei spiritoso! Dammi il tempo di rotolarmi per terra” lo risposi a modo.
Lui sbuffò scuotendo la testa, prima di tornare a cercare un film.
Quando finalmente infilò il dvd nel lettore e si sedette accanto a me riconobbi subito l’inizio di Twilight. Era il mio film preferito, ma lo sapeva solamente Louis perché era l’unico che ne aveva mostrato interesse.
Mi sentivo a disagio: io, lì a casa di Harry a guardare un film. Era strano.
"Non ti facevo fan della saga" lo presi in giro mentre si sedeva.
"Non lo sono infatti. Ma Louis mi ha detto che è il tuo film preferito" si giustificò con aria saccente.
Rimasi interdetta per un attimo."Quando te lo ha detto?"
"Oh ... un po' di tempo fa" rammentò “Ehm … preparo dei popcorn?” chiese girandosi a guardarmi.
“Non sei proprio abituato ad essere gentile, vero?”
“Sai com’è, con le ragazze parlo poco e agisco troppo” scherzò facendo stranamente sorridere anche me.
“Oh mio Dio! Mi hai degnato di una smorfia felice” esclamò fingendosi davvero entusiasta.

“Smettila di fare il coglione. Voglio i popcorn” interruppi la sua falsa euforia.
“Sbaglio o sei diventata più magra? Non stai mangiando?” chiese.
Abbassai lo sguardo evitando di rispondere, sapevo avrebbe capito.
Lui mi diede un pizzicotto sul fianco, come faceva di solito, e si alzò dal divano per recarsi in cucina. Lo guardai da dove ero seduta,
girandomi per osservarlo mentre entrava nella stanza. Ma, stranamente, il mio sguardo cadde sul suo fondoschiena.
No, Louis aveva un sedere diverso. Più bello, più alla Louis e più … con la forma di un sedere. Harry non aveva altro che mezzi boxerda fuori e le chiappe piatte. Louis le aveva più rotonde delle mie.
Un attimo, stavo pensando ai sederi?
Stare con Harry mi faceva male.

 
Avevamo scherzato e mi ero divertita, tanto.
Mi sbagliavo, stare con Harry mi faceva bene …? Non ridevo da quattro giorni circa e io e lui avevamo fatto una lotta di popcorn, preso in giro il film tutto il tempo e chiacchierato come due veri amici.
Tornata a casa mi ero stesa sul letto come al solito, a guardare il soffitto che mi sarebbe caduto in testa da un momento all’altro, e avevo cercato di riflettere.
E se avessi continuato a frequentare Harry? E se avessi continuato a scherzare con lui? E se fossimo diventati amici?
Insomma, cosa c’era di male, non stavo tradendo Louis.
Louis.
D’istinto mi girai verso il comodino e afferrai la videocamera, l’accesi rapidamente e feci partire il primo video sottomano.
C’era un prato, quello attorno alla casa di Louis e le riprese erano rivolte al tetto, dove Louis cercava di recuperare il gatto della migliore amica di una delle sue sorelle .
Ricordai subito quella scena e scoppiai a ridere ripensando al braccio tutto graffiato di Louis e alla sua faccia una volta sceso da lì.
Per un attimo le riprese si spostarono su Lottie e l’amica, poi si riconcentrarono su Louis.
“Lou sta cercando di prendere un gatto che si è arrampicato dall’albero al tetto” spiegavo come facevamo di solito io e lui quando riprendevamo qualcosa “Sinceramente sono preoccupata perché potrebbe cadere data la sua goffaggine” risi “Ma sono certa che porterà il gattino sano e salvo giù e quando tornerà da me gli farò le coccole”
Di sottofondo c’erano le voci di Lottie e l’amica che incitavano Louis ad avvicinarsi al gatto.
Senza farsi vedere troppo si scaraventò sull’animale che iniziò a divincolarsi fra le sue braccia, causandogli diversi graffi. Il prato si riempì degli applausi delle due ragazze e di un mio fiero “Lo dicevo io”.
Quando Louis scese giù lascio il gatto sull’erba e corse da me con una faccia da rincoglionito che inquadrai subito.
“Dovresti fare il pompiere” risi.
“Come sei spiritosa Ever. Sappi che io e te non compreremo mai un gattino quando vivremo insieme”
Dopo quel commento chiusi  la videocamera e la sbattei sul comodino.
Io e Louis non avremmo mai vissuto insieme.
 




I'm Here!
Eccomi di nuovo bel popolozzolo!
Vi chiedo scusa in ginocchio e baciandovi i piedi per non aver aggiornato, ma martedì devo fare l'esame orale, e solo oggi ho finito di scrivere le tesine.
Quindi vado molto di fretta.
Che dire? Beh, la storia diciamo che inizia proprio da questo capitolo, o meglio, iniziano i tentativi di Harry di far innamorare Ever. Ci sono dei momenti in cui Harry parla o guarda Louis, ma ovviamente Ever non può capirlo, ecco perché sente Harry che parla da solo fuori alla porta di casa, o nota che guarda da un'altra parte.
Faccio una premessa, prima di staccare: non ho dimenticato Haven e Kate e nemmeno i genitori di Ever, di Harry o di chiunque altro. Ogni cosa a suo tempo, perché i genitori ci saranno naturalmente, e le migliori amiche della protagonista saranno davvero importanti, soprattutto Haven, perché la storia è incentrata anche su di loro.
E vi dico anche che Niall, Zayn e Liam esistono anche qui, ma, come ho detto prima, ogni cosa a suo tempo.
Se questo capitolo riceverà abbastanza recensioni penso che aggiornerò proprio la settimana prossima :)
Ringrazio le 9 meraviglie che hanno recensito lo scorso capitolo, le 15 che mi hanno aggiunta agli autori preferiti, le 13 che hanno aggiunto la storia fra le preferite, le 7 che l'hanno aggiunta alle ricordate e le 32 che invece l'hanno aggiunta alle seguite.
Vi amo un sacco, siete la mia forza papaye <3
Scusatemi per eventuali errori, ma non ho riletto. 
Bene, detto questo vi saluto.
A presto papayette.

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Capitolo 5
*** Phrases to approach a girl. ***




Phrases to approach a girl.


Harry's POV
 

 

 
“Ma che cazzo stai facendo, brutto coglione?” la voce di Louis mi fece sobbalzare sulla sedia e per la paura sbattei il gomito contro il suo bracciolo in legno.
“Ahia, il nervo! Sei uno stronzo!” gli urlai contro cominciando a sentire dei formicolii alla mano.
Fece una smorfia scacciando l’argomento con un gesto della mano, “Si certo, certo. Dicevo, che cazzo stai fac …”
“Sto cagando”
“No, non è vero”
“E allora per quale assurdo motivo me lo chiedi se lo vedi da solo?” domandai ovvio mentre gesticolavo in modo strano.
Lui roteo gli occhi, incrociò le braccia e, con la solita aria da saputello, volò verso di me quando io stavo cominciando già a girarmi e ritornare a concentrarmi sul mio pc.
“Mi leggi pure nel pensiero, non c’è bisogno di farmi sprecare fiato, mi serve!” lo rimproverai riconcentrandomi nella mia lettura intelligente.
“Per cosa? Per dire tutte e 70 le ‘frasi per abbordare una ragazza’?” mi prese in giro riferendosi a quello che avevo scritto per la mia ricerca.
“Beh e allora?”
 Ok, non sapevo come conquistare Ever. Ok, avevo cercato un quintale di frasi per rimorchiarla. Ok, avevo finito l’intera porzione di gelato, ma …
“Cosa?” esclamò Louis alzandosi in piedi di scatto.
Era comodo il legno della scrivania?
“Cosa, cosa Louis?” domandai non capendo un cavolo.
“Hai finito tutto il gelato?”
“… forse” vagheggiai.
Scosse la testa, come di suo solito, assumendo quell’espressione antipatica di chi la sa quasi più di te.
Cercai di riemergermi nella lettura.
Nessuno osò proferire parola per un paio di minuti, quando decisi io di rompere il silenzio. Tanto, conoscendo Louis, avrebbe fatto il finto offeso per un motivo inesistente ancora per molto.
“Ehi Lou, senti questa: ‘Il tuo vestito starebbe benissimo sul pavimento accanto al mio letto’. Secondo me questa l’attira …” sorrisi soddisfatto prima di ricevere una sberla dietro la nuca dal mio migliore amico.
“Ahu, ma sei stronzo davvero allora?” gli urlai contro.
“Non è una puttana” disse solamente, risedendosi a mo’ di Peter Pan sulla mia scrivania.
“Ok, scusa” sbuffai “Allora questa: ‘Se la tua gamba destra si chiamasse Pasqua e quella sinistra Natale, mi faresti passare un bel periodo tra le vacanze?’” scoppiai a ridere prima di ricevere un’altra sberla.
“Sei coglione? Ti ho detto che non è una puttana!” urlò ricomponendosi subito dopo.
“Ma voi angeli potete dirle le parolacce?” lo presi in giro.
“Tappati quella fogna Harold e non rompermi le palle” mi girò la faccia.
Lessi altre righe prima di chiudere il file e abbassare lo schermo del pc, in modo da metterlo in standby e ascoltare qualche consiglio da Mr. Saggezza.
“Bene, illuminami!” lo stuzzicai.
Ciò però non sembrò fargli piega per niente, al contrario si sedette in modo da spingere fuori le gambe quasi trasparenti, fece schioccare tutte le dita delle mani facendo quel gesto alla Behtooven e si schiarì perfino la voce.
Cominciai a bere una sorsata d’acqua mentre aspettavo, sapevo che la sua scena da film sarebbe durata ancora a lungo, soprattutto ora che poteva fluttuare in aria come uno stoccafisso.
“Allora, per prima cosa Ever è ancora vergine …” lo interruppe il mio sputo. Tutta l’acqua che avevo quasi ingoiato ora era sul suo viso. Con un gesto rapido Louis ritornò come nuovo e mi guardo malamente.
“Cosa?!” esclamai incredulo “Cioè, voi due non avete fatto nulla?” cominciai a ridere.
“Non è divertente, Harry” borbottò quasi offeso, ma non notai questo particolare, troppo intento a piegarmi in due dalle risate.
“Oddio, non l’hai scopata!” risi.
“Basta Harry!” esclamò alzandosi per la quarantunesima volta in meno di dieci secondi dalla mia scrivania. “Non è divertente. Non mi fa ridere! Sono morto, lo capisci?” urlò facendomi bloccare subito.
Era vero, non avevo mai osservato la situazione da quel punto di vista. Per me la sua morte era stata quasi una cosa normale, inesistente … tanto avevo la possibilità di vedere Louis ogni giorno, di stare sempre con lui e di continuare la mia vita normalmente, come se nulla fosse successo.
Ma non era così.
Louis era morto in verità.
Sospirai mentre abbassavo lo sguardo e lui continuava a svolazzare avanti e indietro per la stanza prima di fermarsi davanti a me con le lacrime agli occhi.
“Mi manca” ammise cercando di non scoppiare a piangere, “Mi manca stare con lei, scherzare con lei, dormire con lei, parlare con lei, vivere con lei. Tutto questo fa malissimo, Harry. Anche se prendo tutto con un sorriso e voglio aiutarti  a conquistarla, ci sto male. Ma spero tu possa farla felice” cercò di sorridere.
Mi alzai di scatto e lo abbracciai, cercando di calmarlo e di non farlo soffrire, ma sapevo sarebbe stato difficile.
“Riuscire solo a vederla non mi basta, se vederla vuol dire osservare il suo viso affranto … per colpa mia” biascicò trattenendo i singhiozzi.
“Louis, non è colpa tua!” esclamai prendendolo per le spalle “E ora ci sono io, ti giuro che con me non soffrirà” promisi, poco convinto.
Certo, forse non avrei mantenuto il giuramento e per pochi secondi quell’idea mi venne in mente provocando la faccia contraria di Louis.
“Ti ricordo che so a cosa pensi … ma ancora per poco” rammentò.
“Ce la faremo … ce la farò” sorrisi.
“Harry bello, sono le stesse parole che dicesti da bambino prima di fare la popò dentro al cesso, quindi non prendermi in giro perché so che lo hai mancato” sorrise altezzoso.
Stronzo. Arrossii leggermente, cercando di scacciare quei brutti ricordi infantili. “Torniamo a noi, o meglio, a Ever” sorrisi cambiando discorso.
“Harry?” mi chiamò Lou prima di raggiungermi alla scrivania.
“Dimmi rompicoglioni”
“Ti voglio bene, anche se nella tua mente mi hai chiamato stronzo”
“Anche io, stronzo”
 
 
Ok, ero pronto. Louis mi aveva aiutato a vestirmi in modo corretto per uscire con Ever … se quella si poteva chiamare ‘uscita’.
“La pavona è uscita dalla tana. Ripeto: la pavona è uscita dalla tana” sussurrò Louis nascosto alle mie spalle, come se qualcuno oltre me potesse vederlo.
“Louis, ci vedo!” esclamai scostando di poco la testa dalla corteccia della quercia dietro cui ero nascosto e facendo girare una passante che, vedendomi parlare ‘da solo’, borbottò qualcosa del tipo “Ah, la droga”.
“Senti, non possiamo parlarci così, sembro uno squilibrato!” bisbigliai per non farmi sentire da altre persone ed evitare figure di merda, “Perché non penso e basta? Tanto mi leggi nel pensiero”.
“I miei poteri stanno diventando più scarsi, ci sarebbero interferenze. E comunque così è più divertente” alzò le spalle dandomi una piccola spinta e costringendomi ad uscire dal mio rifugio.
“Sta fermo!” urlai girandomi e trovando dietro di me solo un piccolo bambino con un gelato.
“Ma vaffanculo!” borbottai girando i tacchi e correndo verso Ever.
La stavo pedinando. Fino a dove mi ero spinto.
“Bene, tu ora vai lì e fai come ti ho detto, chiaro?” domandò mentre faceva delle specie di mosse di karate in aria.
Annuii distrattamente mentre cercavo di non farmi vedere dalla ragazza, prima di superarla da lontano e pararmi davanti a lei di sorpresa.
Ero agitato, cavolo.
Si fermò di botto,mi guardò e sbuffò, bene! “Styles!” disse soltanto cercando di passare, ma ogni movimento che faceva veniva seguito dal mio, mezzo secondo dopo.
“Fammi passare” mi intimò.
Dovevo dire la battuta che mi aveva consigliato Louis, ok.
Presi una boccata d’aria sperando di uscire vivo da quell’immersione e le guardai profondamente gli occhi, “Ehi, non me n’ero mai accorto” sorrisi rassicurante accennando le mie fossette.
Roteò gli occhi. “Cosa ti è sfuggito, riccioli d’oro?”
“Hai gli occhi azzurri” spiegai prendendole il mento e alzandolo per osservare quelle pozze azzurre ancora una volta, “Io amo le ragazze con gli occhi chiari” le sussurrai all’orecchio.
“Ma se durante l’ora di arte mi dicesti che parevano acqua avariata!” esclamò lei scostandomi.
“Cosa? L’acqua non può essere avariata … pff” borbottai facendo un gesto strano con la mano mentre vedevo Louis seduto su una panchina poco distante che si dava una botta sulla fronte con la mano e scuoteva la testa, esasperato.
“A capirti …” alzò le spalle “Ora lasciami passare e finiamola qui, ho da fare” mi scansò ricominciando a camminare.
Guardai Louis che sussurrò un “Vai con lei” e che gesticolava come un pazzo, così decisi di ascoltarlo per non ricevere altri schiaffoni.
“Che devi fare? Ti do una mano io!” mi proposi affrettando il passo per poterla raggiungere.
Lei si fermò di botto e si girò verso di me con un sopracciglio alzato. “Senti, non ho ancora capito perché da un po’ di giorni a questa parte tua sia così … premuroso, nei miei confronti. Ma ti dico solo una cosa: non te la do!” esclamò prima di rigirarsi e andarsene.
Non la capivo proprio.
Sbuffai tamburellando un piede per terra, mentre sentivo echeggiarmi in testa la risata di Louis.
“Se non la smetti ti uccido!” esclamai, ricevendo degli sguardi perplessi da altri passanti. Come non detto.
“Ah, ah. Spiritoso Harry, ma sono già morto” mi rammentò lui, “Vieni forza, andiamo a casa” borbottò amareggiato, ma io non mi mossi di un centimetro.
“No”
“Come no? Forza Harry, andiamo a pensare un piano migliore” mi prese per il braccio, ma io continuai a non muovermi.
“No Louis, noi la seguiremo”




 

  

I'm here! 
Ciao a tutti sfiggy :3 qui è Mirea che vi parla da un resort a 5 stelle di nome "Divano di casa mia". ahahah torno seria. Ciao! Ok, sono definitivamente in vacanza, la mia holiday è iniziata. Questa mattina ho fatto l'esame orale, e avevano tutti ragione: era una cazzata assurda. Infatti sono scoppiata a ridere appena ho iniziato a parlare della pallavolo, osservando la faccia da tartaruga spastica del mio professore (uno dopo tre anni di sopportazione poi arriva al limite), e insomma, ho fatto una grande figura di merda ahahaha.
Ma a parte questo sono stata molto brava e anche se quella zoccola della professoressa di tecnica ha cercato di incastrarmi con le sue domande malefiche io sono riuscita a dire tutto OuO.
A voi come stanno andando queste vacanze? Spero bene!
Comunque passiamo al capitolo. Lo so che non è molto lungo o importante, cioè non è proprio importante e lo so, ma è di passaggio purtroppo. Spero comunque di avervi strappato un sorriso ogni tanto, visto che a molte di voi è piaciuto molto il capitolo 3 dove c'era il punto di vista di Harry. E le avventure di Lous&Harry non sono finite OuO. Per la cronaca, esiste davvero un sito che si chiama "70 frasi per rimorchiare una ragazza" o una cosa del genere, le due frasi le ho prese da lì, non le ho inventate io eh ahaha.
Quindi niente, volevo dirvi che sabato parto, vado in Puglia *trotterellelo trottelelò* e sono molto felice perché la Puglia mi piace particolarmente, ci sono stata un giorno solo ma mi è bastato per amarla molto. Magari se ci sono directioners che seguono la mia storia che vivono nelle vicinanze potremmo fare un incontro fra coglione -sogna- OuO.  In ogni caso continuerò a scrivere, porterò il pc con me e magari, se arrivo a tipo 10 recensioni, pubblicherò presto :D
Questo spazio autrice è lunghissimo cazzo. Non un lunghissimo cazzo, è lunghissimo virgola cazzo.
Non posso terminarlo senza ringraziare le 12 kjhngyhj che hanno recensito lo scorso capitolo, le 18 che mi hanno aggiunta agli autori preferiti, le 20 che hanno aggiunto la storia alle preferite, le 6 che l'hanno aggiunta alle ricordate e le 33 che invece l'hanno aggiunta alle seguite. SIETE LA MIA FORZA BELLEZZE <3
E ringrazio anche chi mi lascia commenti brevi (ne avrò un centinai a partire dal capitolo 1 ma mi dimentico sempre di ringraziare quelle anime buone ahahah) e poi ringrazio anche chi legge.
Scusate comunque per eventuali errori e per la caccaggine di questo capitolo <3
Me ne vado, ci sentiamo presto papa... no, non posso più chiamarvi papaye perché mi è stato vietato da una ragazza cattiva >_< quindi ciao ciacheteciattole (?)
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Capitolo 6
*** Work. ***




Work. 


Ever's POV.



Avevo deciso di non passare troppo tempo con Harry. Non volevo mi abbandonasse come aveva fatto Louis e non dovevo affezionarmi a lui per non rimanerci di nuovo di merda.
Ecco perché avevo deciso di evitarlo, e poi dovevo lavorare, non potevo di certo portarlo con me come un cane.
Perciò cercai di affrettare il passo e di arrivare il prima possibile in libreria, oltre al fatto che avevo ritardato di un quarto d’ora circa.
Appena arrivata corsi nel piccolo stanzino a prendere la mia maglietta per il lavoro ed indossarla.
Kate era già lì che si alternava fra la cassa e i clienti. Quando mi vide mi salutò con un gesto della mano che ricambiai con un finto sorriso.
Mi sedetti sullo sgabello girevole, cominciando a dondolarmi e a dondolare le gambe, non avendo niente di meglio da fare.
Non dovevo pensare a Louis e continuavo a ripetermelo, ma si sa che più si cerca di non pensare a una cosa e più questa ti tormenta; ecco, forse, perché Louis era sempre al centro dei miei pensieri.
“Ever!” mi strattonò qualcuno facendomi tornare sulla terra.
Alzai lo sguardo trovando di fronte a me un mio amico, Zayn, che picchiettava un libro sul bancone.
“Ehi, dimmi” cercai di sorridergli senza fare una smorfia terribile.
“Io … dovrei prendere questo per mia sorella, è la sesta volta che te lo ripeto” rise.
Presi il libro passandolo sull’aggeggio per controllare il prezzo. “Sì, scusami ma ho la testa da un’altra parte” dissi mentre facevo lo scontrino.
“Senti, lo so che te lo avranno già detto in molti ma … se hai bisogno, io sono qui” mi sorrise accarezzandomi il dorso della mano.
“Grazie, ma va tutto bene” mentii cercando di sembrare convincente.
Annuì distrattamente, mentre prendeva la bustina dove avevo infilato il libro e mi passava le banconote, che posai distrattamente nella cassa.
“Ok, anche se so che non è così” mi fece l’occhiolino. Ero certa che non mi avrebbe creduto, soprattutto notando la mia faccia cadaverica. “Devi fare quello che vuoi. Ma mi faceva piacere ricordarti che ci sarò sempre”
“Lo so Zayn, grazie” mi sporsi di poco dal bancone per abbracciarlo.
“Ci sentiamo, ok?” alzò le sopracciglia in modo strano, facendomi solo sogghignare.
“Certo” lo rassicurai salutandolo con un  gesto impacciato della mano. Lui fece lo stesso prima di uscire.
Sospirai. Zayn era davvero carino.
Cioè, non solo fisicamente. C’era sempre, da quando ci conoscevamo era sempre stato lì, con la spalla pronta per le mie lacrime, una battuta per farmi fare una risata e quella saggezza che possedeva solamente lui per aiutarmi.
Ed era bello. L’esatto opposto di Louis, eppure Zayn era quel tipico ragazzo con cui ero certa avrei passato momenti ‘da fidanzati’. Capelli neri, rasati di poco ai lati e mantenuti alzati con chissà quanto gel, occhi di un colore indefinito fra il miele e il caramello o perfino l’oro fuso che ti facevano incantare.
Ecco, era la descrizione della quasi perfezione. Louis aveva degli strani capelli castani, per lo più alzati in un ciuffetto scomposto e dei profondissimi occhi che variavano dall’azzurro al verde, e al contrario di Zayn che aveva una pelle ambrata, Louis era chiaro poco meno di me, che ero il ritratto di uno zombie.
Io non avevo mai pensato di innamorarmi di qualcuno del genere, ad essere sinceri. Ma non avevo mai visto Zayn come qualcosa di più di un amico perfetto, mentre Louis mi era sempre piaciuto nel profondo, da quando ci eravamo stretti la mano in modo quasi timido e ci eravamo presentati.
“Bellissima!” esclamò Kate afferrandomi i fianchi da dietro e facendomi sobbalzare. “Poco distratta oggi, eh?” rise.
“In effetti …” le sorrisi “Mi hai fatto prendere un piccolo infarto” esclamai spingendola scherzosamente.
“Mi scusi” alzò le mani al cielo, mentre prendeva un altro sgabello che strusciò fino al mio fianco. Entrambe cominciammo ad osservare le persone che sceglievano il libro adatto per loro, che si sedevano a leggerne uno provvisorio o che scherzavano fra loro osservando le pagine piene di foto della loro band preferita.
“Come va?” le chiesi a un tratto.
Non era proprio una domanda adatta da fare … nel senso, me lo avrebbe dovuto chiedere lei, ma non sopportavo tutta la malinconia che vedevo negli occhi delle persone quando mi osservavano, la tristezza e l’amarezza, la compassione …
Kate sembrò pensarci un po’ su, prima di sorridere a 32 denti.
“C’è qualcosa che non so?” le domandai poggiando la testa sulla mano e osservandola di sbieco.
“Beh … va tutto normale. Come vuoi che vada? Cioè, non cambia nulla da ieri, o dall’altro ieri. È tutto normale” concluse.
“Dai, so che mi stai nascondendo qualcosa” la intimai cercando di convincerla a sputare il rospo.
Sbuffò sorridendo ancora. “Io …” sembrò quasi pronta a parlare ma poi si bloccò “niente, non è successo nulla”
“Perché non vuoi dirmelo?”
“Perché non voglio farti stare male” si giustificò.
“E allora perché dovrei stare male?”
“Perché ora sei … single” sussurrò.
Crack.
Sentii il rumore di una crepa, di un piato di porcellana che si frantumava per terra. Era il mio cuore.
“Ecco, lo sapevo. Dovevo stare zitta” si tappò la bocca dandosi piccoli schiaffetti con la mano libera sulla testa.
“No, non è niente. Io … sto bene. Che dicevi?” cercai di sorridere.
“Insomma, è strano dirtelo ma … ok. Te lo dico” si decise girandosi. Sembrava stesse trattenendo un segreto da anni e non vedesse l’ora di raccontarlo a qualcuno “L’altro giorno ero nella biblioteca della scuola, perché dovevo cercare delle cose, no?” chiese quasi conferma della mia attenzione, e annuii sorridendole “Bene, mentre prendevo un libro ne ho fatto cadere un altro che è finito sul naso di un tizio” mi spiegò prima che scoppiassi a ridere.
“Oh Dio! Che figura di merda!” esclamai.
“Peccato che ora ho un appuntamento con lui” mi disse altezzosa.
“E brava la mia Kate, ti sei svegliata” risi.
“Sì, beh … l’ho accompagnato in infermeria, e ci siamo fermati a chiacchierare, così abbiamo scoperto di avere molte cose in comune e venerdì mi ha invitato a uscire , con lui!”
“Sono felice per te, davvero! Come si chiama?”
“Liam” biascicò in un sospiro con sguardo sognante “Dovresti vederlo! Anche se è meglio di no perché te ne innamoreresti” scherzò.
“Non penso sia possibile, io sono fidanzata” dissi di getto dimenticandomi un particolare.
Abbassai lo sguardo mentre sentivo gli occhi infuocati della mia amica perforarmi la testa.
“Ehi, tutto bene Ever?” chiese.
“Non proprio in realtà … mi manca Louis. Non riesco a credere che non ci sia più” ammisi trattenendo le lacrime.
“Mi dispiace” mi abbracciò lei.
Amavo Kate, Zayn e anche Haven. In quei giorni amavo perfino Harry.
Si stavano prendendo cura di me, mi stavano donando affetto ed erano davvero dispiaciuti per me, ma il dispiacere non serviva a nulla.
Io stavo male, malissimo.
Non riuscivo a capire cosa ci fosse di sbagliato in tutto quello che stava succedendo: perché proprio Louis? Perché non qualcun altro? O anche io! Avrei sinceramente preferito morire al suo posto, per non farlo soffrire e per non stare male come stavo ora.
Anche se forse Louis si sarebbe trovato nella mia situazione. Quindi la cosa più ingiusta era la sua morte, punto.
Ma non dovevo pensarci, e cercai di ricordarmene per il resto della giornata, quando solo tre o quattro clienti gironzolavano nell’enorme libreria.
Fu uno strano tossicchiare di Kate che mi fece girare verso di lei.
“Ehm … Ever? C’è il tuo amico fuori” trattenne una risata.
“Chi?” borbottai girandomi verso l’entrata e notando Harry con le mani in tasca che faceva uno stressante avanti e indietro là davanti.
“Oddio, cosa vuole ancora?” esclamai irritata, “Esco un secondo” dissi a Kate prima di precipitarmi fuori.
Aprii la porta di scatto, così forte da far girare subito Harry verso di me.
Lo osservai senza parlare per qualche secondo, prima di alzare le sopracciglia e trattenermi dal prenderlo a calci e farlo andare via. “Che cosa ci fai qui?” domandai scendendo dallo scalino che mi separava dal marciapiede.
“Sono venuto a prenderti” sorrise amichevolmente.
Eh?
“Eh?”
Ma era impazzito? Chi era quello? Non era Harry, no no!
“Harry, ti hanno fatto un trapianto del cervello? Del cuore? Dell’anima?!” esclamai strattonandolo con forza, come se cercassi di far uscire dalle orecchie quella nuova persona che si nascondeva in lui.
“Anche io sono felice di vederti!” scherzò lui.
Ma non c’era nulla da scherzare in quella storia.
C’era qualcosa sotto.
Sentivo puzza di bruciato e no, non avevo incendiato di nuovo un fazzoletto.
Che poi non lo avevo veramente incendiato io, era stata Roxy che semplicemente non era portata per la chimica e per ‘creare’ una fiammella aveva voluto usare le maniere forti.
“Senti Harry, te l’ho già detto e non ci tengo a perdere tempo ripetendoti le stesse cose. Quindi ficcatelo in testa: non mi interessa passare una notte focosa con te e vedi di non rompere più le palle, chiaro?” cercai di scandire bene ogni parola, nella speranza che mi ascoltasse, finalmente.
Lui sospirò, quasi deluso, mentre si passava una manata nei ricci per spostarli di lato e si inumidiva le labbra con la lingua.
Si credeva sexy? Beh perche lo … non lo era.
“Ever, io non voglio scoparti” arrivò subito al dunque..
“Oh, ne sono onorata” finsi io portandomi una mano sul petto con nonchalance.
“Non che non abbia mai fatto pensieri poco casti su di te …” si bloccò notando la mia espressione, “ma vorrei solo esserti amico. Io ho perso il mio migliore amico, tu il tuo ragazzo. Penso potremmo aiutarci a vicenda. A Louis farebbe piacere” mi spiegò per la millesima volta.
Ma non ci credevo, non al cento per cento.
Anche la volta scorsa si era giustificato con ‘Entrambi siamo depressi, perciò vogliamoci magicamente bene, perché a Louis farebbe piacere’.
Ma conoscevo Harry, e non volevo affezionarmi a lui, né ci tenevo a diventare sua amica.
Era un ragazzo normale, che come tutti si divertiva e ogni tanto si spingeva oltre con qualche ragazza. Lì era una cosa abbastanza comunque per i ragazzi di quell’età, quindi non lo consideravo affatto un ragazzaccio e, al contrario, sapevo che alla fin fine era davvero un bravo ragazzo e sarebbe potuto essere un ottimo amico.
Tuttavia, la morte di Louis mi aveva portato a chiudermi in me stessa, a non socializzare più con altre persone, per non rimanere sola e delusa, affranta e sconfitta.
“Io … non lo so Harry. Non che tu non mi piaccia. Cioè, so che sei un bravo ragazzo infondo, molto infondo” precisai “ma non voglio affezionarmi troppo, quindi posso tornare a casa da sola, grazie” ammisi sorridendo come cenno di saluto e girandomi per rientrare a finire il mio turno di lavoro, ma lui mi fermò prontamente per un polso, costringendomi a girarmi di nuovo verso di lui.
“Dammi una chance” mi implorò quasi, “Non ti sto chiedendo troppo infondo, vorrei solo esserti amico”
“Perché?” gli chiesi guardandolo negli occhi.
Aveva dei bellissimi occhi, ma quelli di Louis erano più belli comunque.
Lui sembrò pensarci un po’ su, prima di alzare le spalle. “Mi stai simpatica”
“Non è vero!” scoppiai a ridere, “Questa è la tua più grande cazzata! Trovi sempre il movente giusto per prendermi in giro e ricordarmi che sono una vipera”
“Sì, ma … sai che ti dico? Non lo vuoi il passaggio? Va bene, fai come vuoi. Io volevo solo passare un po’ di tempo con te, volevo perfino portarti al luna park. Ma sono solamente un cretino, perché non te ne fotte di me. Ma ok. Ci vediamo a scuola” mi disse prima di girare i tacchi e camminare via.
Non so perché, ma mi sentii strana. Delusa? Non lo capivo nemmeno io.
E lo avevo davvero offeso?
Per qualsiasi assurdo motivo rimasi per un po’ a fissarlo mentre si allontanava e quando oramai sapevo sarebbe uscito dalla mia visuale cominciai a correre verso di lui.
Spinsi un po’ di gente prima di raggiungerlo e, una volta arrivata al mio obbiettivo, mi aggrappai alla sua giacca in pelle marrone.
Camminava con nonchalance, le mani in tasca … si credeva fico.
Vabbè.
Si girò sorpreso verso di me, e potei scorgere un piccolo sorriso sul suo viso ma cercò subito di camuffarlo in un’espressione accigliata.
“Cosa vuoi?” domandò freddo.
“Andare al luna park” risposi ovvia, “con te”





I'm Here! 
Ciao a tutte ciacheteciattole (?). Come stanno andando le vostre vacanze? Spero assolutamente bene!
Allora, stranamente oggi non ho molto da dire e al contrario delle altre volte dirò solo quelle cose più importanti.
 namber uan:
domani partirò per la Puglia (esattamente mi pare che andrò a Pugno Chiuso, una cosa del genere), quindi non so quanto sarò presente sia su EFP che nel gruppo, ma continuerò a scrivere e, se la connessione sarà abbastanza gentile con me, pubblicherò anche.
 namber ciu:
come ho già detto nel mio gruppo fb, vorrei avvisarvi che gli spam dovrebbero essere segnalati, ma io sono gentile e oltre a non segnalare mai nessuno, passo sempre anche se in ritardo. Cioè, non mi fraintendete, a me fa piacere passare a leggere, ma non siate ossessive perché nell'ultimo periodo stanno a fare il passaparola delle mie recensioni da come ho capito, e mi sono arrivati veramente un sacco di spam. E poi se vi dico che passerò vuol dire che passerò, non dovete ripetermelo mille volte. Ok? Ok. Ripeto di non voler sembrare antipatica e continuerò a leggere le vostre storie quando me lo chiederete, ma non mandatemi cento messaggi con scritto "quando passi?" e con tante richieste, perché sono una sola persona.
 namber tri: il capitolo è molto corto e fa cagare, lo so. Ma finalmente è comparso Zaynnino Malikino e c'è stato un accenno a Liam.  Direi che manca solo Niall, ma per lui dovrete aspettare. Ero disposta a pubblicare il capitolo 7 oggi stesso perché mi rendo conto di quanto questo sia breve e senza avvenimenti, ma era fondamentale. Quindi se mi lascerete una recensione oltre a farmi felice mi sronerete ad aggiornare il prima possibile. Siccome vado di fretta ringrazio velocemente tutte coloro che seguono la storia, che mi aggiungono agli autori preferiti e che recensiscono o anche che leggono e basta.
E detto questo, io vado a preparare la valigia, a presto e vi voglio bene <3


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Capitolo 7
*** Luna Park. ***




Luna Park.
Harry’s POV
 

 

Il luna park.
È un ottima idea, aveva detto.
Sì, certo. Come no!
Perché davo sempre retta a Louis? Perché?
“Stai zitto e pensa a guidare” mi intimò sapendo che non avrei potuto dargli una risposta per non fare la figura del mongoloide con Ever.
Lei era al mio fianco, con una scatola di nachos sulle cosce. Doveva portarle alla sua migliore amica, quella che mi ero quasi fatto qualche giorno prima.
Ever era così diversa da lei, eppure si volevano davvero bene.
Un po’ come me e Louis.
Haven aveva un caratteraccio, ma era quella che tutti i ragazzi volevano avere che tutte le ragazze volevano essere.
Ever era l’opposto. Non che nessuno le fosse mai andata dietro, anzi! Spesso nel mio gruppo di amici molti mi avevano esplicitamente mostrato il loro interesse verso di lei ma io gli vietavo di toccarla anche solo con lo sguardo perché era del mio migliore amico.
O perché ero geloso?
No.
“Eccola, devi girare a destra” Ever interruppe i miei pensieri, indicando la strada che avrei dovuto prendere.
Annuii distrattamente, mentre seguivo le sue indicazioni.
Ad Haven era venuta fame, ma non si sentiva molto bene e aveva chiamato Ever che ovviamente si era offerta per aiutarla.
Non era adatta a me. Era troppo gentile, troppo disponibile, troppo bella … ed era troppo innamorata di Louis.
“Secondo me è perfetta” sorrise Louis dal sedile posteriore.
Lo guardai furtivamente dallo specchietto retrovisore e ricambiai l’occhiata.
“Perché sorridi?” chiese Ever curiosa, mentre mi osservava. Perfino lei aveva gli angoli della bocca alzati.
“Io … niente. Sono felice” ammisi.
“Di cosa?”
“Di passare un po’ di tempo con te” la guardai, notando le sue guance diventare quasi rosse.
“Non ho ancora capito tutta questa tua gentilezza da dove arrivi” borbottò.
Non la risposi, facendo calare il silenzio prima che lei mi facesse accostare in un vicolo e scendesse per portare i nachos ad Haven.
Appena la vidi abbastanza lontana cominciai a sbattere la testa contro il volante.
“Sono un coglione, sono un coglione, sono un emerito coglione” ripetevo.
“Lo so” rise Louis che svolazzò sul sedile dove poco prima si trovava Ever. “Senti, fra un po’ me ne vado, voglio lasciarvi soli”
“Che?!” esclamai pronto quasi a prenderlo per la gola “Scherzi? Mi prendi per il culo? Eh?” urlai.
“Calmati, cosa c’è di strano?” sorrise.
“Louis, io non ci so fare con le ragazze” ammisi.
“Ma se hai scopato mezza Londra!”
“Sì beh, a letto ci so fare” mi congratulai con me stesso, prima di tornare agitato “Il problema è che è solo lì che sono bravo. Al luna park no!”
“Mamma mia, ti fai troppi problemi …” scosse la testa facendo strani gesti con la mano.
Comincia ad agitarmi, io soffrivo di vertigini, di attacchi di panico e non ero proprio il tipo da parco giochi.
Divertirmi mi piaceva, ma non lì.
“Avanti Harry, sarà divertente” disse Louis, ma più che incoraggiarmi sentivo troppo divertimento nella sua voce.
“Ti ficco qualcosa nel culo!” sbiascicai, oramai completamente affranto.
“Cosa?” lo sentii ridere.
“Ti ficco qualcosa nel culo!” esclamai.
“Eh?”
Sobbalzai alzando la testa di scatto.
Non era la voce di Louis.
Oh no.
“Ehm…”
“Con chi parlavi?” domandò ancora sorridendo.
Mannaggia al demonio.
“Non stavo parlando” mentii.
“Sì invece” rispose lei chiudendo lo sportello e mettendo la cintura.
“No, ti sbagli. Dovrai averlo sentito tu”
“Invece parlavi Harry, ti ho sentito” scrollò le spalle.
“E che hai sentito esattamente?” stavo per uccidermi, uscire fuori dall’auto e scappare, scavare una buca sotto terra con un cucchiaio e rimanere lì fino a quando lei non si sarebbe dimenticata tutto.
“Non lo so, infatti te l’ho chiesto”
“Io cantavo” risposi cercando di sembrare naturale.
Fino a quel momento non mi ero accorto che Louis se la stava spassando dietro di noi, e rideva come un pazzo.
Che stronzo.
“Ok … Possiamo andare comunque” mi diete una piccola botta sulla spalla.
Misi di nuovo in moto. Destinazione Luna Park, sì!
 
“Dio santissimo!” esclamai non appena entrammo in quell’atmosfera.
Sarà come in discoteca, tanta gente che ti va addosso, troppo rumore e fiato corto. Devo stare calmo. Ecco cosa continuavo a ripetermi, ma non serviva a un cazzo.
Io avevo sempre odiato i luna park, avevo una brutta esperienza e non volevo capitasse di nuovo.
Ever sembrò notare il mio disagio e mi spronò un braccio, era troppo bassa per poter dire di avermi spronato una spalla.
“Va tutto bene?” chiese parandosi di fronte a me.
“Sì, tutto bene. Perché non dovrebbe essere tutto ok?” domandai agitato.
“Non lo so, sei verde”
“Cosa?”
“Stai diventando verde. Devi vomitare?” chiese.
Madonna.
“No, sto benissimo. Allora cosa vuoi fare?”
Lei sembrò guardarsi intorno per un po’ prima di puntare lo sguardo lì.
No.
“Le montagne russe” esclamò sorridendo come una bambina.
Cercai la mia ancora di salvezza, prima di notare un trenino per bambini. Lo indicai sorridendo. “Intenti quello?”
Lei scoppiò a ridere. Come fosse divertente; per me lì dentro quello era il massimo della trasgressione.
“Harry, non ci entrano manco mezze gambe lì, e poi è per poppanti! Io intendevo quelle” sorrise in modo perfido, o almeno per me era perfido.
Potevo ribellarmi, ma quello che mi uscì fuori fu solo una risata isterica.
“O-ok …” borbottai. “Tu non hai paura?” le chiesi mentre ci avvicinavamo alla fila.
“Di salire lì sopra?”
“Sì, beh, di spezzarti un’unghia, di scompigliarti i capelli, di rovinarti il trucco” cercai una scusa “o dell’altezza”
“Nah” rispose subito “Sarà divertente. Posso ammettere una cosa?” domandò quasi in imbarazzo, mentre io stavo per cagarmi in mano.
“Dimmi” sperai dicesse che in realtà aveva paura, ma voleva farmi credere il contrario per fare la ribelle.
“Io … non lo so. È che salendo con te non ho paura, perché so che sarai al mio fianco e passerai quello che passerò io. Quindi non mi preoccupo … non so come spiegartelo in realtà”
“Ho capito” la bloccai sgranando gli occhi.
Uao. Era così strano quello che aveva detto, ed era ancora più strano il fatto che avessi interpretato in modo diverso la sua frase. Se davvero c’era quel doppio significato? Insomma, poteva aver voluto dire di non aver paura di vivere se qualcuno sarebbe stato con lei, a vivere con lei.
Mi sorpresi di me stesso, stavo diventando troppo romantico.
“Non credo” sorrise imbarazzata.
“Sì invece, ho capito quello che intendi” risposi, ma nessuno dei due disse altro.
In tutto quel tempo Louis non c’era stato, si era volatilizzato e io manco me n’ero reso conto.
Quando il nostro turno arrivò mi sentii le gambe tremare, guardai un’ultima volta dietro di me prima di salire al suo fianco.
Presi una boccata d’aria, aspettando che il giro della morte cominciasse.
Non me ne resi neanche conto, quando le montagne russe cominciarono a ‘camminare’ pericolosamente verso una salita.
Sentivo il cuore battermi nella gola, mentre cercavo di non guardare in basso e spostai lo sguardo su Ever che si mordeva il labbro inferiore e un piccolo sorriso le illuminava il viso.
Mi avvicinai al suo orecchio, con un po’ di titubanza e le sussurrai un leggero “Ho paura” sperando che non sentisse nemmeno, almeno sarei stato sincero con lei e con me stesso.
Lei si girò verso di me e sorrise rassicurante, mentre io mi aspettavo una bella risata. Invece mi prese la mano, incrociando le sue dita con le mie.
Per un secondo mi distrassi e cominciai mentalmente a cantare vittoria, ma quel gesto non significava niente.
Non si era già innamorata di me, era impossibile.
Durante tutte le discese, le capovolte e quelle sterzate che per poco non ti facevano toccare terra con la guancia, rimasi a stringerle la mano, lei si divertiva ed io ero fiero di averla resa felice.
Ed era bello sapere che la stavo aiutando, in qualche modo, non stava pensando a Louis e sorrideva, rideva, urlava come tutti gli altri, come se non le fosse successo niente di sconvolgente negli ultimi sette giorni.
“Oh-Mio-Dio!” Ever scandì bene le parole una volta scesi da lì.
Sorrisi nel vederla così divertita mentre si passava una mano nei capelli.
“È stato semplicemente magnifico! Mi sono divertita un sacco!” esclamò “Grazie grazie grazie!” ripeté abbracciandomi velocemente, prima di guardarsi intorno ancora una volta.
Notai poco dopo il suo sguardo rivolto ad una delle ruote panoramiche più belle di Holmes Chapel, diciamo che era una specie di copia del London Eye che però era ovviamente più grande e strutturato in modo molto migliore rispetto a quello che in confronto era una caccola, c’era da ammetterlo.
“Vuoi andare lì?” le chiesi avvicinandomi per farmi sentire, dato tutto il casino.
Annuì convinta mentre cominciavo a camminare avanti a lei, che si aggrappò distrattamente alla mia giacca, come una bambina.
Quella volta la fila era molto più lunga, e sapevo avremmo dovuto aspettare a lungo. Nonostante stessi accontentando Ever, notavo amarezza nel suo sguardo, e non riuscivo a capire perché.
Osservava un punto indefinito avanti a sé e si mordeva l’interno di una guancia.
Le circondai le spalle con il braccio destro istintivamente, attirandola a me.
Mi aspettavo uno strattone, uno schiaffo, una pestata al piede, o addirittura una mossa di karate, ma niente. Rimase passiva mentre si lasciava stringere fra le mie braccia.
“Ever? Che hai?” le chiesi scuotendola di poco.
“Niente” biascicò.
“Sì, certo. Dai, dimmelo” la spronai.
“Non ho niente Harry, basta”  mi intimò spostando il mio braccio e allontanandosi di qualche centimetro.
Sapevo che c’era qualcosa che non andava, ma evidentemente non ne poteva parlare e non potevo costringerla.
Un po’ di minuti dopo finalmente riuscimmo ad entrare in una capsula della ruota panoramica.
Si sedette subito, e comincio ad osservare fuori dall’enorme vetro trasparente.
L’interno era grande, si poteva stare in piedi e osservare tutta Holmes Chapel.
“Perché prima avevi paura?” chiese ad un tratto, quando la cima era ancora lontana.
Non sapevo se dirle o no la verità, ma lei era sempre sincera con me e non dirle una cazzata sarebbe stato stupido. “Io … beh, quando ero piccolo mi persi qui” abbassai lo sguardo mentre lei scoppiava a ridere.
“Cosa? Ti sei perso?!” chiese tra una risata e l’altra.
“Tutta colpa di mia sorella” ricordai.
“Perché? Che centra con le montagne russe?” domandò ancora piegata in due dalle risate.
“Centra perché mi fece salire con l’inganno, ed io ero piccolo. Poi allontanò i miei genitori e mi lasciò solo”
“Oh mamma mia, mi dispiace tanto” cercò di sembrare convincente, ma continuava a ridere e per poco non lacrimava.
“Ridi tu, io intanto ho un trauma” la intimai, ormai ridendo anche io.
“E tu?” chiesi ad un tratto.
“Io cosa?”
“Perché prima eri … strana?” le domandai di nuovo.
Lei sembrò un po’ titubante e si torturò le mani per quasi un minuto, prima di parlare. “Perché io e Louis ci siamo baciati qui, per la prima volta. Ho ricordato quel momento” sussurrò.
Cominciai a torturarmi le mani anche io, non sapendo cosa dire e rendendomi mentalmente a pugni per averla portata lì.
Per tutta la serata avevo sperato di non arrivare mai all’argomento Louis, ma invece lei continuava a pensarlo.
“Mi dispiace Ever, non dovevamo salirci per forza”
“Non importa. Mi piacciono un sacco le ruote panoramiche, è così romantico” sorrise con amarezza, sospirando “Un giorno penso che prenderò un treno diretto a Londra solo per salire sul London Eye”
Romantico. Cos’era l’ ‘essere romantico’? Perché io non lo sapevo, io non ero romantico …
“Ever? Secondo te io sono romantico?” le chiesi vergognandomene subito dopo.
“Mh … non lo so. Magari hai i tuoi momenti”
“E a te piacciono i ragazzi romantici?” domandai.
“Beh … sì”
Annotare: ad Ever piace il ragazzo romantico.
Avrei usato quell’informazione a mio favore, magari per la prossima uscita insieme.
“Louis era romantico?”
Sorrise. “Sì, tanto. Ma … Louis era tutto. Sai, un miscuglio di colori. Sapeva essere romantico, simpatico, prudente, spericolato … era strano”
Notai i suoi occhi farsi leggermente rossi e mi alzai prima che potesse piangere, notando la sua titubanza. Le porsi le mie mani che afferrò subito e l’attirai a me per farla alzare.
Eravamo arrivati alla cima, che potemmo osservare per un po’, mentre notavo dell’imbarazzo fra di noi.
Avrei sinceramente voluto abbracciarla, ma non ne ero abituato. Nell’ultimo periodo ci abbracciavamo spesso ed era strano, manco fosse proibito.
Semplicemente non volevo affrettarmi troppo e anche un semplice abbraccio per me era difficile da decifrare, perciò non avevo la minima idea di quello che lei avrebbe potuto pensare.
“Harry?” mi chiamò ad un tratto.
“Che c’è?” sorrisi.
“P-puoi abbracciarmi?” mi domandò, come se mi avesse letto nel pensiero, e mi sorpresi per questo, ma l’avvolsi subito fra le mie braccia.
“Io so che lui è qui” disse convinta, “Lui è sempre con me magari, ed io non me ne accorgo. Ma va bene così, voglio solo che lui sia felice”
“Lui vuole lo stesso per te” confermai stringendola ancora di più a me.
Pochi secondi dopo, come se lo avesse chiamato, notai Louis al di fuori della capsula che mi faceva smorfie e roteava in aria.
Si divertita, come voleva lei; e quando notò noi due, che stranamente non ci stavamo staccando la testa a morsi, sorrise dolcemente, facendomi un ‘ok’ con la mano, che ricambiai con un occhiolino, prima che sparisse di nuovo, a rompere le palle a chissà quante altre persone.
 


I'm Here!

Salve a tutti! Come potete notare, sono viva e vi chiedo infinitamente scusa per non aver aggiornato prima.
Non ho molto da dire su questo capitolo, non mi piace particolarmente e non è uno dei miei preferiti ma è importante perché Ever ed Harry cominciano ad avvicinarsi.
Non so quante di voi si aspettavano già il primo bacio o cose così, ma dovrete aspettare un bel po' per quella parte, sempre se ci sarà mai muahahahahah.
Ci tengo a dire che presto si presenteranno di nuovo personaggi come Zayn, Haven e Kate che sono mooolto importanti. E ovviamente ci saranno anche nuovi personaggi.
Ho un sacco di colpi di scena hgfghj in mente che spero vi piacciano.
Detto questo, scusate per eventuali errori ma sono un po' rincoglionita ultimamente. 
Grazie alle 9 persone che hanno recensito lo scorso capitolo, alle 37 che hanno aggiunto la storia alle preferite, le 11 che l'hanno aggiunta alle ricordate e le 53 che infine l'hanno aggiunta alle seguite. Ringrazio anche le 21 persone che mi hanno aggiunta agli autori preferiti. Numeri del genere per me sono pazzeschi vi ringrazio infinitamente, sempre :')
Grazie anche a chi legge in un silenzioso silenzzzzzio.
Quindi a presto <3

Soliti link:
ask.fm (mi sono dovuta rifare l'account, non so perché ma quello di prima è sparito, puff)
profilo facebook
profilo twitter (se volete il follow back basta che me lo dite, anche su twitter)
gruppo facebook (per chi è iscritta al gruppo vi giuro che farò quel maledetto video, skstm ahaha)
altri link li metto nel gruppo, come avevo detto stamattina :)

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Capitolo 8
*** Compromises. ***



Compromises.

Ever's POV
 

“Ti va di andare sulle autoscontro?” mi domandò una volta scesi dalla ruota panoramica.
Era stato tutto molto strano, visto che io ed Harry avevamo avuto un rapporto molto ‘intimo’ in un certo senso. Nulla di eclatante, ma per me quell’abbraccio era significato molto e il suo profondo sorriso sincero mi faceva dimenticare per un po’ quanto stessi soffrendo per colpa della morte di Louis.
“Certo!” esclamai.
Le macchine autoscontro erano sempre state il mio forte e mi divertivo un sacco, anche se la maggior parte delle volte mi trovavo lividi su un ginocchio o su un gomito per le botte prese data la mia non curanza e spavalderia in quel gioco.
C’erano sette macchine ancora libere, cinque di colore rosso e due smaltate di blu, entrambe contornate con colori neri e con attorno una gomma molto spessa del medesimo colore.
Sul campo da gioco c’erano tre macchine dove alloggiavano una donna con una bambina, un uomo con un’altra ragazzina e due ragazzini che si divertivano a sbattere da una parte all’altra.
Sarebbe stato spassoso, alla fine.
“Io voglio la blu” sorrisi come una bambina ad Harry che annuì.
“Vado a prendere i gettoni” ammiccò lui prima di recarsi alla cassa.
Aspettai meno di un minuto prima che ritornasse e mi passasse un gettone grigio e brillante, con diverse scheggiette.
Salii velocemente sulla macchina blu, mentre lui saltava su quella rossa ed entrambi inserimmo il gettone, partendo già velocemente.
Cercai subito di scappare da lui in qualche modo, facendo per due volte il giro del campo e ridendo come un’idiota, sentendo le sue diverse imprecazioni ogni volta che sbatteva sui bordi in ferro nel tentativo di raggiungermi.
“Harry, vieni a prendermi, forza!” lo presi in giro ridendo.
Lui mi guardo storto, ma con un sorrisetto sul volto, prima di cambiare direzione e correre verso di me.
Non avendo più voglia di scappare decisi di avvicinarmi anche io verso di lui e la mia idea risultò pessima non appena ci scontrammo violentemente, scoppiando a ridere ancora più di prima, se possibile.
“Sei una cretina!” mi urlò contro.
In tutta risposta lo colpii ancora, facendogli sbattere con forza la schiena sul sedile e ridacchiando ancora di più.
“Sei un pappamolle” gli feci la linguaccia prima di girare a destra per cercare di scappare ancora una volta.
“Questa volta ti prendo, stronza” sussurrò, ma abbastanza forte per farsi sentire da me, che ammiccai prima di cercare una via di fuga.
Passammo un po’ di tempo a scontrarci e ridere, il più delle volte ero io che lo tamponavo da dietro mentre lui mi cercava inutilmente e si guardava intorno; altre volte, invece, era addirittura riuscito a sbattermi contro il bordo del campo, facendomi quindi rimbalzare per poi finirgli addosso inevitabilmente.
Quando il nostro giro finì, trascinai Harry verso uno di quei giochi a premi con un finto fucile.
“Devi riuscire a prendermi il procione gigante” gli sussurrai all’orecchio prima di dargli una pacca sulla spalla.
Lui sembrò concentrarsi parecchio, pagò l’uomo dietro il bancone prima di afferrare un fucile e socchiudere un occhio più dell’altro, con l’intento di colpire una delle lattine di fronte a lui che formavano una piramide.
“Ce la puoi fare Haz” esclamai ridendo.
Ciò sembrò incoraggiarlo, infatti riuscì a far cadere tutte le lattine in un solo colpo, ma per il premio che desideravo avrebbe dovuto fare lo stesso altre due volte e le difficoltà erano diverse e maggiori.
Cambiò velocemente fucile, posizionandosi al centro e tentando di colpire questa volta dei cerchi in movimento. Bastava colpirne il centro di uno di loro per vincere, ed Harry fu impeccabile anche quella volta.
Ma al terzo turno, in cui doveva centrare contemporaneamente un cerchio in movimento e far cadere le lattine a forma di piramide posizionate proprio dietro fallì.
Abbassai lo sguardo, assumendo un finto broncio e notando che Harry, come se non me ne fossi accorta, stava cercando un accordo con l’uomo dietro al bancone al quale pagò più del dovuto per poi prendere il pupazzo che desideravo.
Quasi urlai di gioia, abbracciando l’animale soffice ed enorme invece di lui che rideva contento, anche più di me.
“Quello si è lasciato corrompere però” affermai divertita.
“Sì, il mio fascino funziona anche sui maschi, che devo dirti?” scherzò lui.
“O i tuoi soldi” borbottai.
“Se non lo vuoi lo porto indietro e mi faccio dare indietro i miei soldi” esclamò indicando il mio procione, che strinsi ancora più forte dopo quell’affermazione, ridendo con lui.
“Non pensarci nemmeno, è mio” sussurrai minacciosa e marcando le ultime parole.
 
***********************************
 
Quando mi svegliai quella mattina avevo il sorriso sulle labbra, e non c’era un motivo preciso.
La sera prima mi ero divertita un sacco con Harry e solo il ricordo mi faceva sorridere. Era strano, io ed Harry che non ci prendevamo a ceffonate, ma era stato piacevole e confortante allo stesso tempo.
Mi stiracchiai lentamente, allungando le gambe e stringendo le mani in un pugno che richiusi lentamente, stendendo bene le dita.
Allungai poi il braccio, per afferrare il cellulare sul comodino e notai un messaggio non letto, sorprendendomi nel notare il mittente: Harry.
 
Da:Harry
Ore:7.58 a.m.
Buongiorno bellissima xx
 
Sorrisi involontariamente, come se quel messaggio avesse il potere di rallegrarmi.
Come se Harry potesse rendermi felice anche solo per qualche secondo.
Fu solo un paio di minuti dopo che notai l’ora sullo schermo: le dieci passate del mattino!
Quel giorno avevo scuola! Cazzo!
Beh, tanto neanche avrei fatto niente, andarci sarebbe stato inutile. Avrei solo scaldato la sedia, niente di più.
Mi alzai lentamente e mi avvicinai ai fornelli per prepararmi una cioccolata calda; non avevo tanta voglia del latte quella mattina e con il freddo londinese ci azzeccava quella bevanda.
Mentre il fornellino scaldava la mia cioccolata notai, sulla sedia dove poggiavo i miei vestiti, la giacca di Harry: la sera prima avevo troppo freddo, lui se n’era accorto e mi aveva avvolto quell’indumento addosso, senza neanche farmi dire una parola.
Sorrisi ancora una volta, mentre ricordavo quanto mi ero divertita.
Continuavo a ricordarlo, a ripensare allo zucchero filato che avevamo condiviso, al giro sulle montagne russe, sulla ruota panoramica e a quanto avevo riso nel fare altri giochi, uno più divertente dell’altro.
Sulla stessa sedia c’era il procione gigante, con i suoi occhioni dolci e innocenti.
Troppo assorta nei miei pensieri, mi ricordai tardi della cioccolata che ormai più che calda era bollente.
Così la versai in una tazza e ci misi un po’ di latte freddo dentro, girai il tutto dopo aver messo due cucchiai di zucchero. Mi piaceva il latte o la cioccolata dolce, con tanto zucchero.
Mentre bevevo solitaria la mia colazione qualcuno bussò alla porta.
Sgranai gli occhi dalla sorpresa, non aspettandomi nessuno a casa.
Così mi avvicinai alla porta e sbirciai dal piccolo spioncino, notando una donna sulla mezz’età che si dondolava da un piede all’altro con aria scocciata.
Aprii subito la porta, dopo aver girato la chiave e tolto il catenaccio.
“Mamma” la salutai subito.
“Tesoro!” ricambiò lei stringendomi in un abbraccio.
Il suo profumo pesante e la sua stretta mi fecero arricciare il naso, mentre cercavo di liberarmi dalla sua presa.
“Allora? Non mi fai entrare?” domandò ovvia.
Le avrei proprio voluto rispondere con un secco ‘no’, sbatterle la porta in faccia, e tornare a pensare ai fatti miei.
“Certo” la incitai allontanandomi dall’uscio.
Lei lanciò la borsa sul letto sfatto, mentre si sedeva a gambe incrociate su un bracciolo del divano.
Irritante.
“Che vuoi?” le domandai subito, mentre tornavo a bere la mia cioccolata e cercando di sembrare il meno antipatica possibile.
“Sapere come stai, sei mia figlia sai?”
Sbuffai, notando il suo solito tono da stronza.
“Sto bene, grazie” risposi subito.
Volevo chiudere il discorso, sigillarlo, farla uscire di nuovo dalla mia vita per un altro mese e farmi i fatti miei.
Sentirla a telefono mi bastava, non mi andava di stare lì a parlare con lei.
“Dobbiamo parlare” mi intimò come se mi avesse letto nel pensiero.
Roteai gli occhi e mi sedetti comodamente, alzando le sopracciglia per incitarla a parlare.
“Mi hanno chiamato dalla scuola” cominciò con sguardo severo.
La scuola, certo. Non mi era passato neanche per l’anticamera del cervello che magari l’avessero potuta chiamare per riferirle il mio rendimento scolastico fin troppo scarso. Non andava bene, mi avrebbe uccisa.
“Non stai più studiando? Come mai?” domandò.
“Sai già la risposta, che me lo chiedi a fare?” le domandai in modo quasi acido mentre mi rialzavo di scatto per darle le spalle e girandomi verso il lavandino dove cominciai a sciacquare la tazza.
“Non rivolgerti a me in questo modo. Sono sempre tua madre” impose in modo severo mentre sentivo il rumore antipatico dei suoi tacchi avvicinarsi sempre di più a me.
Mi voltai cercando di non piangere, mentre incrociavo le braccia al petto.
“Ever, so quello che stai passando, e mi dispiace. Ma devi studiare se vuoi un futuro dignitoso, o preferisci vivere in questa cantina?”
“Non mi importa mamma, non mi importa più nulla. Quando avrò voglia studierò, mi piace vivere qui”
“Oggi non sei nemmeno andata a scuola” borbottò scuotendo la testa.
“Ero stanca” scrollai le spalle.
“Beh, ci credo Ever!” esclamò osservando un punto preciso della casa.
Il mio sguardo seguì il suo fino alla giacca di Harry Styles. Spalancai gli occhi. “Che cosa credi, eh? Non sono una puttana” esclamai scioccata.
Come poteva pensare a quelle cazzate?
“Quel Louis ti ha fatto solamente male, guarda come sei adesso” sbuffò.
Prima che potessi pensarci un attimo, un “Vaffanculo” troppo cattivo uscì dalle mie labbra seguito da un suo schiaffo.
Certo, lei osava parlare di Louis ed io ero quella che doveva avere anche un ceffone.
“Voglio che tu te ne vada. Ora!” le urlai.
Non poteva parlare in quel modo di Louis, lei non lo conosceva. Non era colpa sua.
La odiavo, la odiavo, la odiavo.
“Non trattarmi così!”
“È casa mia, faccio quel che cazzo mi pare. Vattene!” strillai ancora sperando che se ne andasse.
“Questo mese i soldi te li scordi” mi intimò prima di andarsene sbattendo la porta.
Cominciai a respirare affannosamente mentre i miei occhi si riempivano di lacrime.
Vaffanculo ancora, e ancora e ancora.
Perché era così, sempre? Anche quando la persona più importante della mia vita moriva, lei doveva farmi sentire una nullità, doveva distruggere tutto …
Non poteva permettersi di dire che Louis mi aveva fatto del male, no! Lei non era nessuno e la ragione per cui a stento riuscivo a mangiare era lei e la sua cattiveria, che mi aveva spinta ad andarmene via di casa.
Ma ora più che mai dovevo essere forte, dovevo sorridere ed essere felice, così anche Louis sarebbe stato più allegro forse.
E con quel pensiero mi asciugai velocemente le lacrime, mentre mi alzavo le maniche del pigiama per sciacquare la tazza ed accennai perfino un piccolo sorriso, come se lui mi stesse guardando e volesse solamente quello da me: un sorriso felice e sincero.
Ma come poteva essere davvero sincero?
 
Passai tutto il pomeriggio ad annoiarmi, mentre guardavo degli stupidi programmi televisivi, mangiando finalmente qualcosa sul letto sfatto da quel pomeriggio e pensando a Louis.
Ero pronta a gettare il telecomando fuori dalla finestra, stanca di fare zapping tra i canali, quando qualcuno bussò alla porta.
Mi sorpresi, notando che quella era la seconda visita in una giornata, ma quando dallo spioncino vidi la figura di Harry con le mani in tasca ed un mezzo sorriso mi rassicurai.
Aprii di poco la porta, come la volta scorsa, per non lasciare intravedere nulla di casa mia.
“Ciao” lo salutai con un sorriso, mentre notavo il suo sguardo imbarazzarsi e puntare le mie gambe.
Solo allora ricordai di avere ancora il pigiama, ed il mio pigiama era solo una vecchia maglia di lana di Louis a maniche lunghe ed una culottes nera per contornare il tutto. Era un abbigliamento abbastanza contraddittorio, ma mi teneva comoda e riuscivo a dormirci.
Cercai di abbassare il più possibile la maglia, mentre le mie guance si coloravano di rosso.
“Fingi almeno di non guardare!” esclamai ridendo.
“Scusami, ma sono un maschio” si difese lui, riprendendo a guardare il mio viso.
“A cosa devo la visita?” domandai.
Lui scrollò le spalle, mentre il suo viso veniva contornato dalle due fossettine. “Volevo stare un po’ con te”
“Credevo volessi la tua giacca indietro”
“Nah, puoi tenerla se ti piace” mi informò con un gesto della mano e assumendo un’ espressione strana.
 “Harry, ecco … la mia casa è un po’ in disordine. Meglio che tu non la veda così, no?” cercai di persuaderlo a non farlo entrare.
“Perché? Non importa, anche casa mia è disordinata!”
Il mio piano non funzionava … dovevo trovare una strategia.
“Senti, davvero non ne vale la pena” scossi la testa cercando il più possibile di non far scorgere nulla dell’interno ad Harry, che sembrava sempre più convinto a voler entrare, prima che sbuffasse guardandomi in modo strano.
“A una condizione” mi sorrise.
“Mh, quale?” pensai ad una delle sue solite assurdità.
“Stasera verrai a cena con me”
 


I'm Here!
Eccomi quaaaa! Finalmente pubblico.
Scusatemi per il solito ritardo orribilante, ma essendo a mare non avevo connessione, quindi eccomi qui.
Allora, come vi sembra il capitolo? Come potete vedere c'è la continuazione del capitolo precedente, al luna park, e l'entrata di un nuovo personaggio. Vi dico già da subito che non sarà molto importante la mamma di Ever, anche perché non avendo un rapporto molto sereno la protagonista preferisce starle alla larga, ma ho voluto inserirla nella storia perché i genitori esistono (?). 
Non è l'ultimo nuovo personaggio, ce ne saranno mooolti altri con il passare del tempo.
Poi, fra due capitoli ci sarà una rivelazione shok che non vedo l'ora leggiate, e un paio di capitoli dopo Louis rivelerà qualcosa che non aveva accennato prima. 
So, cosa succederà ora? Ever accetterà di uscire con Harry o succederà qualche altra cosa? Lo scoprirete spero il prima possibile ahahah.
Detto questo, grazie mille a tutte quelle che seguono la storia <3 vi amo! Grazie anche a chi recensisce, a chi la legge e basta e a chi mi aggiunge fra gli autori preferiti.
Ancora grazie di cuore, al prossimo capitolo!

Link per seguirmi:
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pagina facebook.
pagina sugli One Direction dove pubblico la storia.



 

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Capitolo 9
*** Little kiss. ***


Little kiss.

Harry’s POV
 

 
 
 
“Stasera verrai a cena con me” le proposi.
Sì ok, non era una vera e propria proposta, ma avrebbe anche potuto rifiutare, aprire quella porta prima che con una spinta la facessi cadere giù io e concedermi ‘l’onore’ di farmi entrare.
“Non mi va molto di uscire con te” ammise lei abbassando la testa.
“Perché no?”
“Perché sono la fidanzata di Louis” rispose con tono ovvio, prima che i miei occhi si soffermassero sul suo viso sincero e altezzoso.
Come se quello che era appena uscito dalla sua bocca fosse normale …
“Ever, non puoi essere la fidanzata di un fantasma” le spiegai, rammentandole assolutamente non di proposito ciò che era successo a Louis. “Devi svagarti e poi, parliamoci chiaro, se avessi voluto scoparti lo avrei fatto già da un po’” cercai di convincerla, ammiccando.
Lei sembrò quasi accettare, mentre sorrideva di poco e rideva in modo sommesso. “Non lo so …”
“Cos’è che ti preoccupa? Sinceramente”
“Io … credo il fatto che a lui possa dar fastidio” biascicò.
“Non sarà così. Te lo prometto”
Sospirò sorridendo, ormai arresa.
“Bene” mi strofinai le mani e feci spuntare le mie fossette. “Passo a prenderti alle otto, fatti trovare pronta, ok?” le chiesi cominciando a fare dei passi indietro.
“Sì, certo” annuì salutandomi con la mano prima di chiudere la porta.
Scesi gli scalini e uscii con le mani in tasca, mentre osservavo con la coda dell’occhio il mio migliore amico che sbirciava Ever dalla finestra.
“Te lo dicevo che non ti avrebbe fatto entrare. Con me ci ha messo un annetto bello” rammentò volando verso di me.
“Io ho le tattiche e tu no”  borbottai mentendo.
“Sì, quali tattiche Harry? Le cerchi su internet e fanno cagare”
“Non è vero, sono ottime”
“Certo, per un coglione pervertito come te” esclamò svolazzando di qua e di là.
Certe volte mi chiedevo come sarebbe stato poter volare, sicuramente divertente. E poi leggere nel pensiero … era magnifico.
“Io non sono coglione, e nemmeno pervertito” ribattei, ma notando la faccia di Louis cambiai pensieri “Ok, forse sono un po’ pervertito”
“No caro, sei anche coglione perché stai parlando in mezzo alla strada da solo” rise, ricordandomi che io ero l'unico a poterlo vedere.
Ecco cosa non sopportavo di quelle situazioni: Louis riusciva sempre a farmi fare figure di merda con i suoi poteri da fata.
“Sono un angelo, non una fata” mi diede una botta dietro alla testa.
“Louis” lo richiamai con tono infastidito, sperando di poter concludere la chiacchierata e le mie figure di merda.
Arrivati a casa corsi nella mia camera per trovare dei vestiti decenti da poter indossare.
Quella sera, sulla mia T-shit dei Ramones, avrei voluto indossare la mia giacca preferita, ma era a casa di Ever e quella era una tattica: un bel giorno in cui si sarebbe svegliata felice, sarei andato a trovarla e sarei entrato nella casa proibita per riappropriarmene.
Rovistai per un po’ nell’armadio, sentendomi quasi una ragazzina, fino a che non trovai dei jeans ed una felpa che sarebbero potuti andare bene, li sistemai sul letto insieme alla maglietta e posai delle Converse bianche accanto alla porta, prima di scendere al piano di sotto per perdere tempo prima dell’ ‘appuntamento’.
Non sapevo se chiamarlo o no appuntamento, l’avevo quasi costretta e all’inizio mi era sembrata perfino troppo titubante, ma poi aveva accettato, quindi non c’era nulla di male a definirlo tale alla fine.
Corsi in cucina per prendere un pacchetto di Rits e spaparanzarmi sul divano del salotto.
“Allora, ha detto che le piacciono le cose romantiche, eh?” rammentai a voce alta mentre Louis cercava inutilmente di trovare un canale decente.
Presi il mio pc e lo accesi velocemente per fare qualche ricerca su un posto carino vicino Holmes Chapel; volevo lasciare Ever a bocca aperta, stupirla e addolcirla allo stesso tempo e nessuno meglio di internet avrebbe potuto darmi una mano.
Aprii diverse finestre, per poter accedere a Twitter e a You Tube, oltre che per fare delle ricerche.
“Che cazzo posso scrivere?” domandai a Louis che si girò verso di me di scatto, assumendo un’aria pensierosa e da rincretinito.
“Mh … ‘posti carini vicino a casa mia perché mi scoccio di pagare per la benzina’” mi prese in giro, prima di ricevere uno schiaffo da me. “Comunque io non ci sarò, ovviamente” mi informò.
“Perché? Non puoi lasciarmi sempre da solo” piagnucolai mentre mi alzavo.
“Ti lascio con Ever infatti, che vuoi di più dalla vita?” rise.
“Altri rits” borbottai mentre strusciavo i piedi per terra e mi dirigevo in cucina alla ricerca di altre merende. Frugai in diversi scaffali, ma mi arresi poco dopo e ritornai di là, notando con orrore che il mio migliore amico stava sbirciando i miei messaggi privati su twitter.
Ma per lui la parola ‘privati’ era un optional.
“Louis, cazzo! Che stai facendo?” esclamai strappandogli il pc dalle gambe, pur sapendo la risposta.
Sembrò divertito, ma anche pensieroso. "Controllavo i tuoi messaggi" sorisse in modo innocente e come se quello che stesse facendo fosse qualcosa di normale.
"Dammi qua!" esclamai strappandogli il pc dalle mani e ripoggiandolo sulle mie gambe incrociate. 
Ci furono secondi di silenzio, in cui non seppi se mandarlo a fanculo o  starmi zitto e pensare a trovare un posto decente.
Scelsi la seconda opzione e poco dopo ruppi il silenzio con un urlo di vittoria.
“Ce l’ho fatta” esclamai, “Senti qua Lou: posto tranquillo e sentimentale, il luogo giusto per passare un anniversario, musica di sottofondo e atmosfera romantica. È il posto perfetto per portare Ever”
“Non è troppo … pomposo?” domandò lui avvicinandosi a me.
“Nah … e poi ad Ever piacciono le cose sdolcinate”
“Se lo dici tu …” borbottò "Comunque tornerò fra tre giorni, credo" mi informò.
"Mi lasci per tutto questo tempo qui da solo?!" lo rimproverai subito, sperando stesse scherzando.
"No, hai una vita Harry, e non staro con te per sempre. E poi ho delle commissioni da fare, quindi vedi di non combinare pasticci" 
"Sarà fatto" 
 
Oddio.

Non potevo credere di avevo portato Ever in quel posto.
“Carino, molto … originale” sussurrò lei.
Certo, una casa di riposo è originale.
“Ever, non sapevo che questo posto fosse frequentato solo da vecchi e che la musica fosse … questa” mi scusai “possiamo andare da un’altra parte se vuoi”
“No, mi piace qui, davvero” borbottò poco convinta.
“Magari fra poco arriveranno dei giovani, sono solo le otto e un quarto” ipotizzai dando un’occhiata veloce all’orologio.
“Non importa, io sono venuta qui per stare con te” sorrise afferrandomi la manica della felpa, come avevo capito era abituata a fare.
Solo dopo mi resi conto di quello che aveva detto e sorrisi anche io involontariamente, cercando di evitare di gasarmi troppo.
Mi guardai intorno, prima che un cameriere si parasse davanti a noi. “Buona sera. Siete venuti per delle nozze d’oro, un compleanno, la festa di un neo pensionato o …”
“Veramente siamo venuti da soli” lo interruppi seccato.
Lui per poco non si strozzò con la saliva, mentre cercava di non riderci in faccia. “Mh, ok, allora magari potete andare fuori se non avete freddo, così evitate il chiasso degli anziani”
Ci stava prendendo per il culo?
“Io non ho freddo, tu?” mi domandò Ever tirandomi il braccio e distogliendomi dal mio piano di prendere furtivamente una forchetta e cavare un occhio al giovane di fronte a noi.
“Va bene lì” dissi guardandola, mentre si girava verso il cameriere, che ci fece strada fino ad un terrazzino dove alloggiavano diversi tavoli.
Abbastanza distante dal tavolo scelto da noi c’erano un uomo e una donna, probabilmente marito e moglie, che chiacchieravano felici e per un secondo mi beai di quella visione: dovevano avere meno di cinquant’ anni, mentre nella sala dentro si scatenavano dei quasi cadaveri.
Spostai cordialmente la sedia di Ever, in modo da farla sedere comodamente e lei biascicò un grazie mentre abbassava lo sguardo, ma notai comunque il suo imbarazzo e cercai di fingere di non farci caso.
Quando mi sedetti di fronte, era già intenta a sfogliare le pagine del menù, prestando un po’ di attenzione in più su dei punti in particolare. Ne approfittai del suo momento di distrazione per poggiare le braccia piegate sul tavolo e osservarla.
Louis aveva ragione, era molto bella e mi piaceva, ma continuavo a pensare che non sarebbe mai potuta essere il mio tipo: avevamo un carattere opposto, e anche se il detto dice che gli opposti si attraggono, noi forse eravamo troppo diversi per stare insieme.
“Perché mi fissi?” domandò ad un tratto guardandomi di sbieco.
“Perché sei bellissima” risposi senza riflettere.
Le sue guance si colorarono di rosso, mentre cercava di ironizzare il tutto sorridendo e dondolando goffamente le gambe sotto il tavolo, prima di darmi un forte calcio sul ginocchio che mi fece gemere dal dolore.
“Cazzo” borbottai piegandomi di poco per toccarmi la parte dolorante.
“Oh mio Dio, scusa!” esclamò posando di scatto il menù sul tavolo e facendomi quasi cadere addosso la bottiglia di vino che c’era su ogni tavolo, già aperta. Riuscii a fermarla in tempo, sbattendo comunque  una mano sotto il tavolo e facendomi cadere delle gocce sulla maglia.
Anche questa volta un gemito di dolore mi uscì dalle labbra, ma cercai di non farlo notare troppo.
“Scusa Harry …” implorò ancora, “sono un disastro, lo so” sbiascicò con sguardo triste. “Ma non è colpa mia, Louis mi ha infettata” cercò di giustificarsi.
“Ever, è tutto a posto” la rassicurai stringendole di poco la mano, ma lei si allontanò subito. “Scusa” sussurrai.
Scrollò le spalle, mentre riprendeva a leggere e questa volta la imitai.
 
Alla fine non era stato tanto male la nostra uscita, ci eravamo divertiti. Certo, il vino era caduto comunque, ma non sulla mia maglia.
E a volte, quando davamo uno sguardo dentro, ci rendevamo conto del fatto che dei pensionati se la spassavano più di noi, ma il tutto era stato abbastanza divertente. Avevamo chiacchierato, anche se Ever era stata abbastanza riservata, come al solito. E avevo scoperto una cosa: mi piaceva fissarla, e ogni volta che lo facevo lei si imbarazzava, ma cercava di non darlo a vedere, inutilmente.
“Ok,  grazie per aver passato del tempo con me” sorrise prima di slacciarsi la cintura di sicurezza. Ecco, in quel momento era imbarazzata e si capiva in modo troppo evidente.
“È stato un piacere” le sorrisi imitando il suo gesto e girandomi verso di lei.
“Bene, allora … ciao” borbottò cercando di aprire la porta. Tentò due volte prima di voltarsi con aria interrogativa verso di me e rivolgermi un’occhiataccia poco dopo.
Scrollai le spalle “Ho messo la sicura: potresti avere istinti suicidi e lanciarti dall’auto” mi giustificai.
“Non arrivo fino a questo punto” rise lei risedendosi.
Calò il silenzio per qualche secondo, prima che mi decidessi a parlare. “Allora? Non mi chiedi se voglio entrare in casa?” domandai.
“Perché dovrei?” chiese confusa.
“Non lo so, ma succede sempre così nei film”
“Se fossimo in un film Louis non sarebbe morto, ed io avrei avuto il mio lieto fine” rispose lei, notai un velo di tristezza nella sua voce.
“Potrai sempre avere il tuo lieto fine, non è detto che debba essere per forza con Louis” le dissi avvicinandomi a lei cautamente.
Percepii il suo imbarazzo, quando si allontanò di poco ma non abbastanza per far quasi combaciare le sue labbra con le mie, e stava per chiudere gli occhi, mentre li sbatteva più volte, ma la sorpresi quando le scoccai un lungo bacio sulla guancia.
“Buonanotte” le sussurrai prima di lasciare che lo sportello si potesse aprire.
“Buonanotte” ripeté prima di scendere dall’auto senza neanche voltarsi verso di me.
 
 

 
 
 
 I'm Here!
Eccomi qui! Vi sono mancata? -credo di no ma vabbè ahahah-
Sono stata alla mia casa al mare in questo periodo, ecco perché non ero tanto presente anche nel gruppo, la connessione lì fa schifo.
Comunque, come vi sembra il capitolo? Non è successo nulla di magnifico, lo so. Non è il mi capitolo migliore, ma è stato abbastanza divertente ed Harry ed Ever sembrano avvicinarsi seeeempre di più.
Il prossimo capitolo avrà una rivelazione importante, per ora quello è il capitolo che preferisco in assoluto. Oddio, non vedo l'ora di farvelo leggere. 
Ci tengo a ringraziarvi velocemente, presto vi ringrazierò singolarmente perché per me siete importantissime, ma per ora accontentatevi di un unico GRAZIE, per le 103 recensioni, per tutte le persone che seguono la storia e che la cagano un pochino ... grazie di cuore.
Detto questo, spero di pubblicare il prossimo capitolo il prima possibile, quindi a presto e grazie ancora <3

 

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SPERO DI NON AVER DIMENTICATO NESSUN LINK ... a presto, di nuovo ciao <3

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Capitolo 10
*** Caos. ***



Caos.


Ever’s POV.

 
 
Controllai l’orario sul cellulare ancora una volta, mentre sbuffavo di nuovo.
Mi stavo annoiando troppo quel pomeriggio e non avevo la minima idea di cosa fare, volevo solo  dormire e non svegliarmi fino al giorno dopo.
Potevo chiamare Harry, visto che Kate era fuori città con suo padre ed Haven non rispondeva al cellulare. Ma non lo avrei fatto, non volevo chiamarlo … ok, forse volevo, ma non potevo.
Dovevo stargli più alla larga possibile, anche se nel’ultimo periodo stavamo legando in qualche modo strano, era meglio non affezionarmi troppo e continuavo a ripetermelo.
Ogni tanto, quando ero con lui, avevo strane sensazioni, come se la sua compagnia mi facesse effettivamente stare bene. Mi stavo affezionando, punto.
Mentre continuavo a fare zapping fra i noiosi canali televisivi, la mia suoneria interruppe l’atmosfera troppo noiosa per essere considerata pomeridiana.
Sullo schermo del cellulare, finalmente, c’era il nome della mia migliore amica.
“Haven! Ma sei morta?” le chiesi, pentendomene subito.
Non si scherza su queste cose, e ciò mi fece ritornare Louis alla mente come se non bastasse, e come se non ci pensassi sempre a lui.
“Ehi …” borbottò una voce stanca e strana allo stesso tempo dall’altro lato del telefono.
“Che succede?” domandai preoccupandomi un poco.
“Io ho fatto un casino” disse mentre potevo percepire il fatto che stesse trattenendo le lacrime.
“Che casino?”
“Puoi venire da me? Ti prego E” sussurrò mentre sentivo un singhiozzo sommesso.
A quel punto mi allarmai, conoscendola avrebbe perfino potuto incendiare la casa solo per accendersi una sigaretta, tanto era maldestra.
“Certo, arrivo subito” esclamai cominciando già ad alzarmi dal letto.
“Grazie Ever, ciao” rispose prima di riattaccare.
Quando finalmente fui pronta per uscire decisi che forse chiamare Harry sarebbe stato solo a mio vantaggio in quel momento, ecco perché gli mandai un messaggio per chiedergli se sarebbe potuto passare a prendermi per accompagnarmi a casa di Haven.
Passarono pochi minuti prima della sua risposta.

Da: Harry.
Ore: 5:48 p.m.
Se ne hai proprio bisogno va bene. Ma dopo andiamo a fare un giro insieme, ci stai? Hx
 
Lessi velocemente il messaggio prima di prepararmi a rispondere. Come se mi avesse dato scelta. mi avrebbe caricata perfino a forza nell’auto pur di uscire con me ancora una volta ed era proprio questo l’atteggiamento che mi preoccupava di più di lui.
 
A: Harry.
Ore: 5:50 p.m.
Ok ok, ma questa volta il posto lo scelgo io. E muoviti, sono già sotto casa.
 
Non firmai, né misi delle inutili ‘x’ tanto per addolcire la situazione.
Passarono circa cinque minuti prima che l’auto nera e lucida di Harry si fermasse davanti al vialetto di casa mia.
“Finalmente!” esclamai entrando velocemente e allacciando la cintura di sicurezza.
“Ringraziarmi mai, vero?” sorrise sornione mentre metteva in moto.
Passammo un po’ di tempo a chiacchierare, stranamente, prima che mi accorgessi del fatto che Harry stesse andando in modo troppo sicuro verso casa della mia migliore amica, come se conoscesse la strada fin troppo bene.
“Harry?” lo richiamai.
“Dimmi”
“Come fai a ricordarti la strada per la casa di Haven?” chiesi.
Sembrò un po’ titubante, e la cosa mi preoccupò quasi, come se mi nascondesse qualcosa che mi facesse addirittura preoccupare. Ma non dovevo, perché sapevo che Harry ed Haven non si erano mai parlati, non davvero. Certo, qualche volta un ‘ciao’ se lo erano pure scambiati, come si erano scambiati occhiate strane e i compiti in classe, ma non erano mai andati oltre queste cose.
“Ho una grande memoria” sorrise mentre continuava a guidare con attenzione.
Annuii distrattamente, aspettandomi una risposta del genere. Cosa avrebbe potuto dirmi del resto se le mie teorie erano giuste? Assolutamente niente di eclatante.
“Come mai Haven necessitava tanto della tua presenza?”  domandò, sempre attento ai fatti suoi.
Alzai le spalle. “Non lo so, mi ha detto di aver combinato un casino”
“Che tipo di casino?” insistette.
“Te l’ho detto Harry, non lo so” ripetei.
Tacque per altri minuti, prima di accostare di fronte al giardino che circondava la casa della mia migliore amica.
Haven era molto fortunata per quanto riguardavano i soldi. I suoi genitori erano dei lavoratori instancabili. Sua madre era un medico a tempo pieno, ecco perché spesso Haven veniva lasciata sola con la ‘servitù’, come lei si divertiva a chiamarla. Il padre invece si assentava anche per mesi, manager di un’azienda di non ricordavo cosa. Non facevano mancare nulla di materiale alla figlia, che inoltre non aveva fratelli o sorelle.
Eravamo sulla soglia e suonai il campanello due volte, ma ancora nessuno ci aveva aperto. Nell’attesa ci eravamo guardati diverse volte, lui mi sorrideva rassicurandomi e notando evidentemente la mia leggera preoccupazione.
Mentre fissavo la porta in attesa di qualcuno che l’aprisse, la mano di Harry sfiorò di poco la mia, e questo bastò per procurarmi la pelle d’oca, come una folata di vento.
Strano.
Strano e stupido, quando la sua mano si intrecciò alla mia. E io non dissi o feci nulla. Perché?
Altri secondi e Juliet, una specie di seconda madre –tata- di Haven, ci aprì sorridendo. Non lasciai la mano di Harry, ma alla fine non ci feci neanche caso ed entrai dopo un saluto alla baia, che ci suggerì di salire al piano di sopra facendo silenzio, non sapendo se la ragazza stesse dormendo o no.
Ascoltando il suo consiglio, trascinai Harry al primo piano, fermandoci davanti alla porta chiusa della camera. guardai le nostre mani e mi liberai della sua presa. Lui sussurrò uno “Scusa”, ma gli diedi noncurante un bacio sulla guancia e sbattei le nocche sul legno scuro.
Un mugugno mi diede l’accesso, aprii la porta con cautela e notai la mia migliore amica che piangeva a dirotto, seduta sul letto, con diversi fazzoletti per terra e sparsi sul materasso, mentre regnava il disordine.
“Ehy” biascicai entrando. Sentii la porta chiudersi, segno che anche Harry aveva fatto il suo ingresso.
“Ciao” salutò lui, in modo quasi intimidito.
Haven non ci rispose, continuando a singhiozzare con la testa fra le mani.
Mi sedetti al suo fianco, cercando di toglierle le mani dal viso, e appena lo feci notai nei suoi occhi paura e rimorso. Terrore e pressione.
“Che succede?” le chiesi cercando di asciugarle le lacrime che purtroppo continuavano a scendere. “Cosa può farti piangere così?”
Lei singhiozzò ancora, e indicò il bagno con la testa. Sì, aveva un bagno in camera. Tecnicamente lo avevo anche io, considerando il fatto che in camera avevo anche una cucina in quel caso, ma dettagli. La camera di Haven, come il resto  della casa, era davvero enorme e spaziosa, ma ogni angolo era occupato da qualcosa di necessario per lei, anche se inutile.
Diedi uno sguardo rapido ad Harry, che stava accanto alla soglia con aria perplessa, e mi diressi nella stanza che mi aveva indicato lei.
Non notai niente in particolare, se non alcune asciugamani per terra e rotoli di carta igienica finiti e accartocciati per terra. Continuai a guardarmi intorno, cercando un particolare, ma non mi accorsi di nulla, prima che la voce di Harry facesse eco dall’altra stanza.
“Ehm … Ever?” chiese. Uscii velocemente e notai che muoveva una scatolina che riconobbi subito. Mi girai per osservare ancora il bagno ed eccolo lì, sul lavandino.
“Oddio” borbottai rigirandomi l’oggetto a forma di termometro fra le mani. “ Non può essere, vero?” chiesi perplessa.
Haven dall’altra stanza tirò su col naso e sorrise, un sorriso spento e spezzato. “Sorpresa! Sono incinta” borbottò mentre ricominciava a piangere.
“Da quanto tempo?”domandò Harry ad un tratto, sembrando allarmato.
 Li raggiunsi e ritornai a guardare Haven che alzò lo sguardo verso di lui, negando con la testa mentre ritornava a sorridere amaramente. “Tranquillo Harry, non sei diventato papà”
Non feci tanto caso a quella frase prima di alcuni secondi, come se l’avessi elaborata nella mia testa. “Aspetta” sgranai gli occhi guardando ripetutamente Harry ed Haven, “C-che significa? Cioè, tu e lui?” chiesi alla mia migliore amica che scrollo le spalle.
“Mi conosci” disse, “Non significava niente per me, e comunque sono incinta da circa due settimane e, considerando che il tutto è successo un  paio di giorni fa con lui, è impossibile” finse di rassicurarmi.
Mi alzai di scatto voltandomi verso Harry. “Sei uno stronzo” borbottai, mentre cercavo di non piangere. Perché me la prendevo? Lui non era il mio ragazzo, ma ci stava provando con me. Sì. E mi piaceva, mi piacevano le sue attenzioni, il fatto che si scusasse ogni volta che notava il mio disagio, il fatto che volesse sempre cercare di farmi divertire.
“Ever, io …” cercò di parlare, ma lo bloccai con un gesto della mano.
“Vaffanculo, tu –mi voltai verso Haven –e tu!” e con questo cercai di scendere al piano di sotto il più veloce possibile.
Forse davvero non c’era motivo di arrabbiarmi, ma Harry sembrava … cambiato, in un certo senso, e io ci stavo male a sapere che lui aveva passato una notte di fuoco con la mia migliore amica, mentre io manco riuscivo a dormire e mi rigiravo più volte nel letto, da sola. Mi era stato vicino, sì. E mi aveva proposto di passare più tempo con lui, di cercare di frequentarlo, mi aveva detto che mi sarei potuta fidare.
C’ero cascata, ovviamente, come un’allocca.
Arrivata alla porta la aprii con velocità, catapultandomi fuori e sbattendola con forza. Era tutto uno schifo il mondo, tutta una merda.
Attraversai la strada di fronte alla villa di corsa,  senza nemmeno guardare. Magari speravo di essere investita e farla finita.
Quando pensai di essermi allontanata abbastanza una mano mi fermò il polso, mentre io cercavo invece di fermare le lacrime.
“Ever” biascicò Harry, cercando di attirarmi a lui. “Calmati, dai”
In un attimo, mi girai velocemente verso di lui mollandogli uno schiaffo talmente forte da fargli girare la testa dall’altra parte.
Lui mi guardò quasi allibito, mentre si toccava la guancia stando a bocca aperta. “Ok, – annuì lui – me lo meritavo”
“Già” borbottai tirando su col naso. “Mi hai solo illusa, vero? Io non ti interesso davvero”
“No, non è così. Lei non significa niente per me. Mi conosci da un sacco, sai come sono fatto. Io …”
“Tu un cazzo” lo interruppi spingendolo, “Sei un falso, bugiardo, stronzo, puttaniere, patetico, meschino, imbecille, coglion-” non finii la frase perché Harry mi afferrò i polsi che lo stavano ripetutamente menando sul petto e mi baciò.
Un semplice bacio, a stampo.
 Ci staccammo subito, io con gli occhi spalancati e lui con un’aria quasi soddisfatta.
Non so per quale motivo, ma gli mollai un altro schiaffone, sulla guancia opposta.
“Oh!” urlò quasi, “Adesso che ho fatto?” domandò incazzato mentre si massaggiava la guancia, come aveva fatto prima.
“Mi hai baciato!” esclamai muovendo le braccia per enfatizzare il discorso. “Tu non puoi baciarmi quando vuoi!”
“Perché no?” chiese divertito.
“Non puoi e basta. Vai da Haven a farti una bella scopata, non perdere tempo con una verginella come me!” gli urlai contro sperando che se ne andasse, anche se una parte di me voleva farlo rimanere.
Parte cogliona.
“Ah, ho capito! Sei gelosa” sorrise altezzoso.
“Io non sono gelosa”
“Sì invece”
“No, e smettila. Non hai capito un cazzo”  gli risposi scuotendo la testa.
“Cosa non ho capito?”
“Che io ci tengo a te, mi sono affezionata un pochino tanto a te. Mi piaci, cazzo! Mi fa piacere sapere che vuoi passare del tempo con me, che mi pensi e che sorridi quando stiamo insieme. Mi fidavo di te, e credevo perfino di averti aiutato a cambiare, in qualche modo. Ma sei il solito stronzo egocentrico del cazzo” sbottai.
Mi sentii meglio, come se un peso che portavo sulle spalle ora se ne fosse magicamente andato.
“Ti piaccio?” chiese solamente.
“Cioè, ti faccio un discorso da Nobel in cui ti dico cosa penso di te, e tu mi chiedi solo se mi piaci?” vaffanculo! Che stronzo. Lui era solo interessato ad una cosa, morto di figa.
“È una delle cose che mi interessa di più” sorrise.
“Perché?”
“Perché mi piaci anche tu”
Stranamente, mi sentii felice, ma solo un pochino. Come se mi facesse piacere. Ma era solamente impressione.
Impressione del cazzo.
“No Harry, non ti piaccio. Tu credi solamente di essere interessato a me, ma non è così” scrollai le spalle. “Ma non ci sono rimasta male. E ora torno a casa”
“Aspetta, finiamo questo discorso”
“No, non mi va. Ci vediamo a scuola” sorrisi, un sorriso spento e spezzato, mentre mi avviavo verso casa, a piedi.




I'm Here.
Eccomi qui! Di nuovo! 
Ok, ciao! Come stanno andando le vostre vacanze? A me alla grande (come no).
Allora, questo è il mio capitolo preferito fra quelli che ho pubblicato penso. Finalmente sapete quella rivelazione di cui vi ho parlato un sacco anche nel gruppo! Spero siate contente ora ahahah ve lo aspettavate? E ora secondo voi cosa succederà? Ovviamente la protagonista rimane Ever, ma non volevo concentrarmi solo su di lei e ho deciso di far succede qualcosa anche nella vita delle amiche.
Per sapere cosa succederà ci vorranno due capitoli, penso. Non mi ricordo. Ma non è la solita storia della ragazza incinta e bla bla bla, quindi non saprete mai quello che ho in mente muahahahahahah.
Ma c'è un'altra cosa che amo in questo capitolo ed è il primo bacio fra Harry ed Ever che personalmente trovo mangnifico, poi lei che le tira uno schiaffone è una grande.
Però, se non avessi scritto io questo capitolo mi porrei una domanda: Harry l'ha baciata per zittirla o perché voleva e basta? AHAHAHAHA vi faccio sempre i complessi oddio. Rimane quella rivelazione di Louis insomma, per cui dovrete aspettare ancora un pochetto.
Detto questo, grazie a tutte le persone che seguono la mia storia, che l'aggiungono alle seguite/preferite/ricordate e che la recensiscono, grazie anche a chi mi aggiunge agli autori preferiti. Siete la mia gioia, il mio tutto.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, quanto è piaciuto a me almeno. E niente, scusate per i soliti errori del cacchio.
A presto <3


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Spero di avervi messo tutti i link ahaha.
 

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Capitolo 11
*** What's going on? ***



What's going on?
Harry’s POV.



«Sono un coglione»
«Già»
«Sono un cretino»
«Infatti»
«Sono un bastardo»
«Esatto»
«Sono un ...»
«Harry? Così rompera il muro» 
Non avrei rotto il muro, Louis era il solito esagerato. Stavo solo sbattendo la testa ripetutamente sulla parete affianco alla scrivania della mia camera, dandomi sa solo aggettivi dipreggiativi come un idiota.
«Sono un idiota» altra offesa, altra capocciata.
«Fra poco ti arruolerai nei Fantastici quattro al posto della Cosa, più che altro» commentò Louis, che stava sospeso in aria, in posizione seduta qualche centimetro sopra il letto.
«Tu pensi a scherzare? Ever mi odia! Non puoi immaginare com’era il suo viso quando mi ha detto che non c’era rimasta male»
«Evidentemente c’era rimasta male» considerò mentre si guardava le unghie.
«Tu dici?» gli urlai contro.
«Calmino eh. Sono cose che capitano Harry. Quello incazzato chi dovrebbe essere?» chiese avvicinandosi, svolazzando fastidiosamente come al solito. «Mi assento per qualche giorno e tu scopi con la migliore amica della ragazza che dovresti rendere felice, cos’altro hai fatto di eclatante?» mi sgridò.
«Te lo avevo detto di non lasciarmi per cinque giorni da solo» mormorai.
«Ma credevo che per cinque giorni te la saresti cavata» 
Già, Louis aveva passato cinque giorni con gli angeli custodi, a fare una gita del cazzo a cui ovviamente non poteva rinunciare.
«Ehi, era l’evento dell’anno» alzò le spalle. 
«Sì, vado a farmi un panino» constatai, dirigendomi in cucina, mentre il mio migliore amico mi seguiva rapidamente.
«Lo chiamavano Harry l’eremita» mi prese in giro. 
«Lo chiamavano Louis il rompipalle» risposi a tono mentre aprivo il frigorifero e prendevo il necessario per prepararmi uno spuntino.
Louis, dammi un piatto, pensai non avendo più voglia di parlare. Il lato positivo di avere un migliore amico che ti legge nel pensiero.
«Chi è che è matto?» domandò lui.
«Eh?»
«Non ho capito chi è matto»
«Piatto, Louis, passami un piatto!» urlai per farmi capire.
«Oh oh» borbottò mentre mi passava il piatto.
«Che c’è?» domandai continuando a farmi i fatti miei.
Tanto sapevo che sarebbe stata la solita stronzata, Louis diceva solamente cavolate.
«Ho un bruttissimo presentimento»
«È finito Pane degli angeli?» lo burlai.
«Spiritoso» fece una smorfia, seguendomi in salotto, dove mi accomodai sul divano accendendo la televisione; trasmettevano una di quelle simpatiche commedie americane, che mi piacevano vedere nel tempo libero.
«Non riesco a leggerti più bene nel pensiero» sussurrò.
«Ci sarà stato un guasto tecnico»
«No» mi zittì con sguardo rimproveratorio «Significa che il tempo è quasi finito. In effetti mancano … tipo 38 giorni, anche di meno» sospirò
Gesù Cristo.
«Davvero?!» esclamai, «Solo?»
«Solo»  ripeté. Sembrava scoraggiato, e infondo lo ero un po’ anche io. Ma i 50 giorni non erano ancora finiti.
«Posso farcela, Louis»





Dopo una giornata a ingozzarmi di Rits fino a farli uscire anche dalle orecchie, il giorno dopo ero pronto per andare a scuola. Sapevo che lì avrei incontrato Ever e la cosa mi rassicurava.
Ero intenzionato a parlarle e a cercare una soluzione, a trovarla e a farla ritornare felice e contenta, con me.
Il giorno prima avevo rassicurato Louis,non mi sarei arreso, ma a volte avevo solo voglia di lasciar perdere tutto e ricominciare la vita che stavo abbandonando.
«Questa mattina non ci sono, devo andare a fare delle commissioni» mi spiegò Louis nel tragittò casa-scuola. «Non scoparti qualcuno nel bagno, mi raccomando» mi intimò.
«Va bene, utilizzerò il ripostiglio per i bidelli. È innovativo» scherzai, ricevendo solo uno schiaffo dietro la testa. 
«Non distrarmi, sto guidando»  dissi.
«Tanto io sono già morto …» sussurrò prima di guardare l’orario sul suo orologio. «Ops, è tardissimo! Devo andare Harry» 
« Ops? Come cazzo parli?» lo presi in giro.
«Non si dice il nome di Dio invano» scrollò le spalle. Poi fece un rapido saluto con la mano, accennando un «ciao».
«Certo, però le parolacce può dirle» borbottai, oramai parlando da solo.

Appena entrato a scuola la prima cosa che feci fu cercare Ever, ma no riuscivo a notarla ovviamente.
Diversi gruppi di ragazzi si spingevano qua e là fra gli armadietti, in ogni ragazza con i capelli lunghi  e rossicci cercavo lei, non che ci fossero molte ragazze con i suoi capelli.
Passarono diversi minuti prima che riuscissi a riconoscerla; era in piedi, poggiata su un armadietto, e potevo sentire la sua risata. Di fronte a lei c’era un ragazzo dalla pelle quasi scura e una stupida cresta mantenuta con chissà quanto gel. Lo fulminai con lo sguardo, anche se sapevo che non mi avrebbe visto, e mi avvicinai ad Ever con passo deciso.
«Bellissima» la chiamai una volta arrivato alle sue spalle.
Sì girò velocemente e per nulla sorpresa, come se avesse riconosciuto la mia voce. Aveva un sorriso sulle labbra che si spese non appena mi vide.
«Ciao» finse un sorriso prima di ritornare a guardare il ragazzo. 
Mi salirono i nervi; chi era quel coglione? Oh!
«Piacere, Harry» decisi di presentarmi allungando la mano verso il tizio.
Lui sembrò sorpreso, ma allungò subito la sua mano per stringermi con una presa forte e sicura di sé. Sorrise scoprendo dei denti bianchi … ma era brutto. «Zayn»
Gli strinsi la mano con più forza, con l’intenzione di fargli male e continuando a sorridergli nel modo più amichevole possibile.
A lui però sembrò non fargli una piega, al contrario strinse la mia mano con ancora più forza, mentre un risolino sornione gli compariva sul volto.
«È successo qualcosa?» chiese ad un tratto Ever, guardandomi.
Quello lasciò la presa ed io feci lo stesso. «No. Volevo solamente vederti» le risposi, dedicando il mio sguardo e le mie attenzioni esclusivamente a lei
«Mh, ora che mi hai visto puoi andare prima che suoni la campanella» rispose.
Sembrava irritata, eppure sapevo che non voleva affatto darlo a vedere e al contrario cercava solo di fare la superiore.
«Ok, ehm … Zaian, puoi lasciarci un attimo da soli?» domandai indicando il tizio dalla cresta alta.
«Sono Zayn» mi incenerì lui con lo sguardo.
«È uguale» scacciai via il discorso con un gesto della mano e una smorfia.
«No che non è uguale» 
«Lasciaci soli, per favore. Ci vediamo a lezione» rispose Ever dandogli un bacio sulla guancia.
Certo, a lui dava i baci sulla guancia e io neanche un’occhiata da lontano potevo farle perché le dava fastidio. 
Zaian sorrise alla mia Ever e se ne andò senza nemmeno guardarmi.
«Che c’è?» chiese Ever guardandomi.
«Mi dispiace» dissi senza neanche pensarci.
«Lo so» scrollò le spalle.
«Mi dispiace un casino» ripetei.
«Lo so»
«Vorrei farmi perdonare ma non so come» biascicai.
«Non sono arrabbiata» scrollò di nuovo le spalle con nonchalance.
«Mi dispiace e … aspetta. Mi hai perdonato?»
«Sì» rispose «Te l’avevo detto. Non me la sono presa» sorrise.
Tirai un respiro di sollievo. Tutto il discorso pronto nella mia mente che avevo architettato la notte prima con l’aiuto di Louis non sarebbe servito ad un cazzo. Ero felice del fatto che Ever mi avesse perdonato così, senza neanche aver bisogno di una dimostrazione del mio dispiacere.
«Allora perché volevi farmi ingelosire con Zaian?» le chiesi, oramai sorridendo sinceramente e con la coscienza a posto.
Lei però scoppiò a ridere. «Non volevo farti ingelosire infatti. E si chiama Zayn»  
Zaian o Zayn non cambiava niente, era comunque un idiota.
«È comunque un idiota» diedi voce ai miei pensieri, pentendomene subito.
«Non ti permettere, Harry. Lui è il mio migliore amico e mi vuole un mondo di bene»
Mi diede fastidio, tanto. Mi dava fastidio il fatto che Ever stesse difendendo Zaian, mi dava fastidio sapere che lui era il suo migliore amico e mi dava fastidio capire che Ever gli voleva bene e che lui ricambiava.
Anche io le volevo bene alla fine. Ever mi piaceva, parecchio.
«Va a finire che vuole solo portarti a letto» le dissi.
«Lui non è come te» mi rispose soltanto, per poi girarsi ad aprire il suo armadietto, noncurante del male che mi aveva fatto dicendo quella cosa.
Lui non è come te. Io non ero giusto, non ero adatto a lei e per questo mi era stato mandato un angelo. Non sapevo badare a me stesso.
«Ecco perché questa sera uscirò con lui, senza alcun imbarazzo» continuò.
Strabuzzai gli occhi. Cosa?! 
Anche questo mi dava fastidio, ero geloso?
«Non puoi uscire con lui!» esclamai.
«Non sei mio padre, non puoi vietarmi di uscirci» rise.
«Ever …» mugugnai.
«Devo andare a lezione» rispose, senza un’ espressione precisa. «Ciao» mi salutò infine sorridendo.
Vaffanculo.

Non mi importava di Zaian, io sarei uscito con Ever, di nascosto e senza farmi vedere da lei, ma era pur sempre un’ uscita.
Louis, ovviamente, aveva altro da fare e io dovevo badare a me stesso da solo, come avevo sempre fatto del resto.
Quindi aspettavo dietro un albero, affianco alla casa di Ever, sperando che uscisse il prima possibile.
Passarono diversi minuti prima che la notassi aprire il cancelletto e scendere velocemente gli scalini mentre infilava qualcosa nella borsa.
Era bellissima. Indossava un vestito colorato che le stringeva di poco il busto e la vita. Era bellissima.
Lo avevo pensato già, ok.
Cominciai a seguirla cercando di non farmi notare, come un vero stolker che per poco non cadeva con la faccia per terra. Mi era capitato già di seguire Ever, ma mai in questo modo da idiota. Non potevo confondermi con i passanti visto che non c’erano molte persone in quelle strade e cercavo di nascondermi perfino dietro i bidoni della spazzatura.
Ever entrò in un parco e si diresse verso una panchina precisa con passo sicuro. Lì c'era Zayn, che l'aspettava con un sorriso sulle labbra.
Idiota.
Appena la vide più vicina si alzò per correrle quasi incontro e abbracciarla, come se non si vedessero da mesi.
Idiota al quadrato.
A Ever però quell’abbraccio sembrò piacere. Appena si staccarono si sedettero entrambi, uno affianco all’altro, e lui le posò un braccio sulla spalla.
Idiota al cubo.
Iniziarono a parlare, lei gesticolava come faceva di solito quando qualcosa non andava, era davvero carina e impacciata.
«Ciao!» esclamò qualcuno alle mie spalle.
«Gesù!» sobbalzai portandomi una mano al cuore e facendo girare Ever e Zaian che per fortuna non mi notarono.
«No, sono Louis» rise lui. «E si chiama Zayn, non Zaian»  precisò.
«Non me ne fotte, ci sta provando con la mia Ever quel coglione» borbottai incrociando le braccia al petto e continuando a guardarli.
«Nah! Lo conosco, è un bravo ragazzo ed è il suo migliore amico» lo giustificò.
Finsi di non ascoltarlo.
«Io potrei sentire cosa dicono, tanto non mi vedrebbero» ci pensò su Louis.
«Ti prego!» esclamai.
Lui annuì prima di farmi l’occhiolino e svolazzare verso di loro, sedendosi affianco a Zayn e ascoltando attentamente la conversazione.
passarono un po’ di minuti, parecchi, e mi annoiai a morte non notando cambiamenti o scene eclatanti fino a che finalmente non si alzarono. 
Ero pronto a seguirli, ma Louis mi si parò davanti e mi fermò velocemente. 
«Vattene,cretino» esclamai cercando di spostarlo.
«No, torna a casa»
«Sì, certamente» sogghignai continuando a cercare di camminare verso di loro.
«Harry, fidati di me e torna a casa, lavati i denti, fai il disinvolto e ciao» mi spinse verso l’uscita del parco, ma continuavo a non demordere.
«Perché?» chiesi «Cosa succede?» 
«Succede che lei sta venendo da te!»  urlò.
Neanche il tempo di replicare che mimai un «Ciao» e scappai verso casa mia.
Arrivai con il fiatone e le gambe che quasi mi tremavano. Corsi ancora verso la mia stanza per prendere dei vestiti diversi da quelli in cui oramai avevo sudato e scappai nel bagno per darmi una rinfrescata e ingoiare mezzo tubetto di dentifricio.
Mi sentivo una ragazzina, ma ne valeva la pena.
Passarono diversi minuti che spesi a girarmi i pollici, mentre riflettevo e pensavo che forse Louis mi aveva detto una cazzata per chissà quale suo scopo da idiota, ma quando suonò il campanello mi affrettai ad aprire.
Prima di spalancare la porta mi riaggiustai i capelli, la t-shirt e cercai di calmarmi, inutilmente.
Cercai di sembrare disinvolto e di non sapere già le intenzioni di Ever, quando la trovai davanti a casa mia che per poco non sveniva.
«Ehi» la salutai sorridendo.
Sembrava stesse per sentirsi male e mi preoccupai subito. «Va tutto bene?» chiesi.
«Sì … ciao» borbottò.
«Che succede?» le domandai ancora, «Non dovevi uscire con Zayn?» sogghignai con tono acido, mentre pensavo che la cosa migliore in quel momento era calmarmi, visto che Louis li aveva sentiti.
«Già fatto» scrollò le spalle. «Devo fare una specie di test» biascicò imbarazzata.
«In che senso?» 
«Nel senso che ho detto Harry, devo fare una specie di test» ripeté.
«Ok, entra allora» la sollecitai, aprendo un po’ di più la porta per farla entrare.
«No, posso stare qui» sorrise.
«Di che si tratta?» le chiesi incrociando le braccia al petto.
«Di questo» rispose prima di avvicinarsi velocemente a me e darmi un bacio a stampo che durò poco più di un secondo.
Rimasi sorpreso. Insomma, era stato inaspettato, parecchio! Eppure sentivo il bisogno di baciarla di nuovo, ma baciarla davvero.
«Cos’era?» biascicai, ancora scosso per quel bacio.
«Io ,beh, volevo baciarti» sussurrò.
«Lo avevo capito» sorrisi cercando quasi di rassicurarla «Ma non va bene» 
«Scusami, io …»
«Non puoi baciarmi così» la interruppi prima di avvicinarla a me poggiando una mano sulla sua schiena e scostandole una ciocca di capelli dal viso con l’atra.
Non le diedi neanche il tempo di ribattere, perché le mie labbra erano di nuovo sulle sue, ma questa volta per un bacio vero, che io desideravo da tanto e nemmeno ne sapevo il motivo.
Stavo quasi riuscendo a farle schiudere la bocca quel poco che bastava per far incontrare le nostre lingue, ma lei si allontanò lievemente, facendomi capire che stavo esagerando.
«La prossima volta baciami così, sarà meglio» ammiccai.
«Ok, grazie» rispose prima di allontanarsi definitivamente e avviarsi verso il cancello di casa.
«Dove vai?» le domandai cercando di raggiungerla, ma bloccandomi per non so quale motivo.
«A casa mia» sorrise. «Ciao» 
Non la risposi, troppo scosso per quello che era successo … e completamente pazzo di lei.


 
 
I'm Here!
Ok, mi sento cattiva perché sto aggiornando solo ora, ma sono stata in vacanza (nulla di speciale ovviamente).
Quindi eccomi qui, spero accettiate le mie scuse e non mi abbiate mandata a quel paese.
Non ho molto da dire su questo capitolo, manco mi piace tanto. Quindi sorri per la sua merdosità e per eventuali errori/orrori.
Ovviamente Ever non aveva perdonato Harry e non lo ha baciato perché hanno "fatto pace", ma scoprirete tutto nel prossimo capitolo.
Vi informo del fatto che, come dico sempre, non è sicuro che Harry riesca a conquistare Ever e che soprattutto, se ciò succederà dovrete aspettare comunque un bel po'.
Detto questo ci tengo a ringraziare Christina, la mia fantastica beta che mi sta dando una mano a revisionare la storia dal primo capitolo fino a quelli correnti. Ho già corretto il capitolo 1 (I'm Ever) su efp, per gli altri penso di darmi da fare domani visto che fra poco andrò in palestra, perché sì, io vado in palestra ahahahahahah ed ho anche iniziato la scuola ceh ahahahahah rido per non piangere c_c
Bien, allora al prossimo capitolo che vi giuro arriverà presto.
Ciao bellissime <3


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Capitolo 12
*** Isn't she lovely? ***



Isn't she lovely?

Ever’s POV


Ascoltare Zayn era sempre stato utile, ecco perché avevo deciso di seguire il suo consiglio e baciare Harry. 
All’inizio non credevo che baciarlo così, di punto in bianco, fosse una buona idea. Ma il moro mi aveva fatto capire che, se volevo fare chiarezza con i miei sentimenti, l’idea migliore era proprio quella di baciarlo e vedere che ‘effetto aveva’ su di me.
Eppure ora ero ancora più indecisa di prima! Cioè, sapevo cosa avevo provato ma in un certo senso avevo paura che a Louis potesse dispiacere. 
Era una cosa strana e insensata, ma alla fine non riuscivo a capirmi manco io.

Camminavo come una stupida per una stradina di Londra, le mani in tasca e un leggero venticello ad accarezzarmi il viso.
Quella mattina non ero nemmeno andata a scuola per non incontrare Harry dopo il bacio che gli avevo dato il giorno prima, mi vergognavo.
Continuavo a pensare che la cosa migliore in quel momento era ascoltare i miei sentimenti e fare quello che volevo, ma allo stesso tempo avevo paura di poter ferire Louis, e ciò mi faceva ritornare con i piedi per terra.
Arrivai fino al parco di HC e così decisi di finire la mia lunga camminata, entrando in quell’aria verde e tranquilla e appollaiandomi su una panchina.
In quel momento mi sentivo una specie di asociale, quando invece avrei potuto fare una passeggiata con Harry, con Haven o con Kate, oppure sarei potuta stare con Zayn; e invece avevo deciso di stare sola, per fare cosa? Chiarirmi le idee?
Non passarono molti minuti prima che una voce familiare mi distogliesse dai miei pensieri.
«Perché non sei a divertirti invece di stare qui, tutta sola?» chiese.
Mi girai a guardarla e involontariamente il mio sguardo cadde sulla sua pancia.
Lei sorrise, accarezzandola. «È ancora presto per poterla vedere più grande» 
Da quando ero uscita da casa di Haven, quel giorno, avevo un forte vuoto allo stomaco, qualcosa di incompleto dentro di me e non ero riuscita a spiegarmelo fino a quel momento: avevo abbandonato la mia migliore amica in un momento così brutto e difficile per lei, per una ragione assurda e strutturata nella mia mente.
«Mi dispiace» sussurrai portandomi le gambe al pezzo e abbassando lo sguardo, come se mi sentissi imbarazzata.
«Non ce n’è bisogno, non è colpa tua se ora sono in questo casino» mi rassicurò amaramente.
«No, mi dispiace di non esserci stata, mi dispiace di aver fatto quella scenata e di essermela presa con te quando non centravi niente» la corressi.
Haven posò una mano sulla mia, cominciando ad accarezzarla come se volesse rasserenarmi. «Io ho capito perché ti sei comportata così e non me la sono presa, hai tutto il diritto di prendertela con me e darmi anche a schiaffi»
«Oh tranquilla, ci ho già pensato con la faccia di Harry» risi, contagiando all’istante anche lei.
«Gli hai dato uno schiaffo?» esclamò fra una risata e l’atra.
Io annuii, quasi fiera di me. «Due, per la precisione» 
Subito mi ricordai che il secondo schiaffo era stata la conseguenza del suo bacio, il primo bacio che ci eravamo dati e mi ritornò alla mente anche il secondo e il terzo, dovuti al consiglio che mi aveva dato Zayn.
«Ora sei arrabbiata con lui?» chiese ad un tratto, notando il mio strano silenzio di botto.
«Io … non lo so. Sono molto confusa in questo periodo»
«Ne vuoi parlare?»
«Sì» affermai convinta, non aspettavo altro! «Ecco, a me lui piace, ma a volte mi sembra di fare un torto a Louis. E poi quando sono scappata da casa tua mi ha baciato e io gli ho dato quello schiaffo ma è come se me ne fossi pentita subito perché quel bacio alla fine mi era piaciuto davvero» dissi di getto, sentendomi quasi libera.
Lei annuì, come se avesse capito che c’era altro.
E infatti ripresi subito a parlare. 
«Quando ha saputo che sarei uscita con Zayn si è ingelosito, penso di interessargli in un certo senso e lo pensavo anche prima di scoprire di te, per questo me la sono presa tanto forse. Zayn mi ha consigliato di baciarlo di nuovo, perché diceva che così avrei capito che provavo davvero. E quindi sono andata a casa sua e gli ho dato un bacio a stampo, ma lui me ne ha dato un altro diverso è più … spinto» borbottai sospirando alla fine.
«E dopo averlo baciato quale conclusione hai raggiunto?» chiese.
«Mi piace»
Sorrise, come se lo sapesse anche da più tempo di me. «E perché non vai da lui a dirglielo?» 
«Perché non lo so, ho paura» ammisi.
«Di cosa?» 
«Di soffrire di nuovo, e non voglio» 
«Ever, nella vita soffrire è inevitabile. Guarda me, per esempio! Sapevo il rischio che correvo facendomela con tutti ed ecco il risultato» indicò la pancia, provocando una risata di entrambe.
«Tu non te la fai con tutti» la giustificai.
«Certo, come no!»  scosse la testa.
«E, comunque, sono ancora in collera per quello che è successo, lo sono con entrambi» spiegai.
Pochi secondi di silenzio imbarazzante regnarono nel parco, prima che riprendessi a parlare. 
«Senti, sai chi è il papà?» domandai.
Lei diventò subito seria, mentre notavo il suo viso assumere un’espressione molto preoccupata.
«No» sussurrò. «Ed ho paura»
Istintivamente l’abbracciai, cercando di trasmettere tutta quella sicurezza di cui aveva bisogno ma che purtroppo mancava anche a me.
«Ti aiuterò, scopriremo chi è il padre e lo convinceremo a svolgere il suo ruolo» le dissi accarezzandole i capelli.
«Non credo vorrà rovinarsi la vita già da giovane» sospirò amaramente.
Rimanemmo in quella posizione per un po’, prima che decidessi di cambiare discorso e distrarla.
«Sai che Kate esce con uno?» le domandai.
Lei sembrò riemergere dal regno dei morti, e mi guardò con gli occhi spalancati e completamente sorpresa. «Davvero? La piccola K?» rise.
«Sì! Dice che è un tipo a posto» sorrisi.
«Beh, lo credo! Chi ti aspettavi al suo fianco?» la prese in giro, facendo ridere anche me.
Dopo pochi secondi però tornò seria. «Quindi ora cosa farai con Harry?» mi chiese, bloccando la mia risata.
«Non lo so» scrollai le spalle.
«Ever, te l'ho già detto un sacco di volte e anche cinque minuti fa: tutti soffrono prima o poi, succede sempre quando ti innamori, è inevitabile. Ma io credo che in questi casi si possa correre il rischio di farsi male di nuovo. E poi, Louis non ce l'avrebbe mai con te perché scegli di essere felice»
Sospirai. «Sai, se non avesse fatto sesso con te, penso che adesso starei con lui»
«Scusami, sono stata una stronza»
«Sì, infatti. Sei la mia migliore amica, Haven, e ti sarò sempre affianco, soprattutto ora che devi affrontare una gravidanza, ma sappi che mi avete resa veramente triste. No, triste è poco» dissi.
Lei si morse il labbro e abbassò lo sguardo.
«Non sono arrabbiata, ma avete perso entrambi un po' della mia fiducia, e se volete potrete riguadagnarla» sorrisi. «Ora vado a lavoro, ciao» la liquidai quasi, accarezzandole un braccio.
«Ti voglio bene» mi disse, quando oramai ero in piedi e stavo per andarmene.
Mi voltai verso di lei per rivolgerle un altro sorriso. «Lo so» precisai prima di ricominciare a camminare verso il lavoro. 


Quel giorno Kate era dietro la cassa che maneggiava con il cellulare e sorrideva di tanto in tanto, così ne approfittai per salutarla velocemente dopo essermi cambiata e sistemai un po’ i libri, sparsi qua e là in modo disordinato.
Quando mezza libreria fu sistemata alla buona corsi vero la mia amica che intanto continuava a sorridere.
«Kate? Potrebbero rapinarci grazie a te, lo sai?» la presi in giro mentre stavo dall’altra parte della cassa.
Lei alzò lo sguardo subito. «Ciao anche a te amica» scherzò. Ciao
«Parli con Liam?» le chiesi sporgendomi per vedere cosa si stessero scrivendo.
«Sì!» esclamò con voce stridula, tanto da far girare alcune persone che leggevano un libro.
«E cosa vi dite?» 
«Mi ha scritto ‘ciao piccola’! Oh mio dio!» urlò ancora, così mi affrettai a tapparle la bocca.
«Idiota, non si grida qui!» risi. «E poi?» domandai lasciando la presa sulle sue labbra.
«E poi cosa?» 
«Cos’altro ti ha detto?» ripetei ovvia.
«Ah, niente, solo questo» 
«Cioè, stai a sorridere da un quarto d’ora davanti allo stesso messaggio?» scoppiai a ridere «Quando sei scema» la presi in giro.
«L’uscita è andata benissimo comunque, grazie per avermelo chiesto» disse.
«Mi fa piacere, è successo qualcosa in particolare?» 
«No…» sussurrò con il broncio, facendomi solo ridere. «E te ed Harry?» 
«Mh, niente … sai, le solite cose, nulla di speciale. Insomma, le solite cose dell’ultimo periodo perché beh, non è successo niente, ecco» 
Una cosa che proprio non sapevo fare era dire bugie del genere, soprattutto quando le mie guance si facevano rosse come in quel momento.
Ecco perché Kate scoppiò a ridere. «Sei tutta rossa!» rise  «Se non vuoi dirmelo non fa niente ma non negare l’evidenza» 
«Ok, mi ha baciato e gli ho mollato uno schiaffo» sorrisi ricordandolo.
Lei rise ancora di più. «Carino da parte tua, e poi?»
«E poi l’ho baciato io» 
«E lui ti ha dato uno schiaffo?» domandò mentre posava il cellulare sul bancone.
«Mi ha ribaciato» scrollai le spalle.
«Che stronzo che è stato eh!» rise.
«Sì, infatti» dissi quasi a me stessa che a lei, che annuì mentre ritornavamo a lavorare.

Passò circa un'ora prima che Kate mi scrollasse la spalla.
«Ehm … Ever?» mi richiamò ad un tratto.
MI voltai per guardarla, ma il mio sguardo si spostò automaticamente alla porta d'ingresso non appena notai I suoi occhi puntati su di essa.
Ed eccolo lì.
Harry.
Cosa voleva adesso da me?
Sbuffai prima di correre verso la porta.
«Cosa ci fai qui?» esclamai appena uscita.
Lui sorrire senza un motivo e si girò verso un biondo posizionato alla sua destra.
Aveva in mano una chitarra che cominciò  suonare, attirando in poco tempo l'attenzione di alcuni inglesi.
Sbarrai gli occhi non appena la bocca di Harry so aprì per cominciare a cantare.
«Isn't she lovely?
Isn't she wonderful?
»
«Harry!» lo bloccai «Smettila»Ma le mie parole furono inutili, perché nessuno dei due fermò quello show.
«I never thought through love we'll be
making one as lovely as she
But isn't she lovely made from love?
» 
Come previsto, alcune persone erano ferme ad osservare la scena.
«Aiuto»biascicai io.
«Io sono Niall Horan, piacere!» sorrise il biondo con la chitarra, porgendomi la mano che non strinsi, troppo imbarazzata ed irritata allo stesso tempo per poter parlare.
«L'abbiamo lasciata senza parole, te lo avevo detto» si congratulò con se stesso Harry.
«Cosa vuoi che  ti dica?» esclamai io ad un tratto.
«Qualcosa tipo “oddio Harry grazie”'» si intromise Niall.
Harry sorrise scrollano le spalle.
«Oh … grazie» mi calmai «Cosa vuoi?»
«Oggi siamo acide?» sogghignò  il riccio prendendomi in giro.
«Divertente»
«A cosa devo tutto questo disprezzò?» domandò «Ieri non eri così stronza» di colpo diventai rossa in viso, cosa che portò ai due ragazzi qualche qualche risatina sommessa.
Sbuffai «Senti, ieri il mio era solo un test, punto» spiegai poco convinta.
«Mh, vuoi testar altre cose di me?» scherzò il riccio facendo scoppiare a ridere Niall
«Non sei così simpatico,  mi dispiace»
«Ho altre qualità ...» ammiccò mostrando una sola fossetta.
Ero sicura che sarebbe finita male: si stava comportando in modo troppo stronzo e infantile, come se in  tutto il tempo che avevamo passato insieme avesse usato una copertura per non mostrare la sua vera realtà, che era proprio quella.
Ma sapevo che infondo si stava comportando così solo per mostrarsi duro e con l'aria da simpaticone davanti all'amico.
«Senti, non so chi ti abbia chiesto di venire qui, ma se devi usare questo atteggiamento puoi anche andartene» risposi, cercando di non prenderlo a calci, e fingendo di essere calma.
«Quale atteggiamento?» domandò lui, fingendo di non capire.
Scossi la testa, sbuffando. «Sei solo uno stronzo. Se pensi che ti perdoni per quello che hai fatto comportandoti così solo perché c'è un tuo amico, beh puoi sognartelo»
«Dai Ever, scherzavo, non fare la permalosa» sorrise Harry cercando di prendermi per un braccio, ma salii lo scalino di fronte la porta del negozio abbastanza in fretta, mentre la risata di Niall mi faceva quasi venire da piangere.
«Vaffanculo, Louis non avrebbe mai fatto così» biascicai, riuscendo in qualche modo a ferirlo, perché abbassò lo sguardo e si mosse il labbro inferiore, facendo sparire quel sorriso stronzo.
Ma rientrai in libreria, con le lacrime agli occhi e velocizzando il passo per chiudermi in bagno a sciacquarmi la faccia e a versare qualche lacrima, forse troppe.

 

 



I'm Here.
Eccomi qui! Ci ho messso veramente poco, sono fiera di me, davvero.
Non pubblicherò mai più a ora di pranzo ma DOPO VADO A VEDERE THIS.IS.US! OMMAIGOD. ok basta :)
Allora che ne pensate del capitolo? A me fa schifo, sinceramente ahahahah ma fialmente c'è Niall, amo quell'irlandese owo 
In questo capitolo penso di aver parlato di due cose importanti: l'amicizia e il tipico carattere dei ragazzi. Credo di essere stata ripetitiva ma ho voluto far sì che Ever ritornasse a passare il tempo come prima, e cioè parlando con le sue amiche. 
E poi, è inutile dire che non è così, la maggior parte dei ragazzi davanti agli amici si comportano come Harry e se pur questa ff non è una delle più ralistiche per via di Louis, credo di dover dar fede alla realtà in qualche modo. Quale migliore di questo? 
Ovviamente Ever c'è rimasta male, ma c'è un altro motivo per questo comportamento (non è incinta anche lei hahaahah) ed è un motivo stupido, ma quando mai nei capitoli con i POV di Harry c'è serietà? AHAHAHAH.
Ok, ora basta. Prima che vada vorrei dirvi grazie, siete davvero fantatiche, amo le vostre recensioni e la storia è fra le seguite di più di 100 persone! Quando ho letto quel numero ho pianto e ho fatto il ringraziamento speciale nel gruppo.
Sono fiera di questo risultato e di avere delle lettrici così sdfgfd.
Detto questo, scusate per eventuali errori. Spero di poter pubblicare il prima possibile.
A presto bellezze <3
P.S. comprate Shadowhunters, è un libro magnifico.
P.P.S. andate a vedere il film, è magnifico (e c'è Jamie sdfgbh)
P.P.P.S. almeno per questa volta cagate i link che vi metto sotto? Voglio fare amicizia *faccina cucciolosa*


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Capitolo 13
*** I hurt too. ***




I hurt too. 

 Harry's POV.



«Io non capisco cosa ci sia in te che non funzioni nel modo giusto» 
«Anche tu ti saresti comportato così, Louis!» mi giustificai.
«No» esclamò prontamente lui, «Te lo ha detto anche lei»
«Che dovevo fare? Baciarle i piedi?»
«Harry, devi capire che è questo che lei vuole!» esclamò.
Aggrottai la fronte «Che le baci i piedi?»
«Anche, se necessario!» disse cominciando a svolazzare per la stanza da letto, «Devi farla sentire speciale»
«Ma è quello che ho fatto! Le ho cantato una canzone, in mezzo a tutte quelle persone» dissi io alzandomi dal letto, irritato.
Cos'altro potevo fare? 
«Ma non c'è bisogno di qualcosa di pubblico, capisci? A lei basterebbe anche un abbraccio, lo so perché la conosco e credo meglio di te» mi spiegò.
Abbassai lo sguardo, oramai esausto. Spesso Louis dimenticava che io e lui eravamo due persone completamente diverse: lui era l'uomo grande e maturo, che rispettava i sani principi della vita quotidiana e che riusciva a risolvere tutti i problemi con facilità. 
Io invece ero completamente diverso, ero più imbranato, pensavo prima a me stesso e poi, forse, agli altri.
Ci pensai un po', accorgendomi di aver sbagliato un punto. Louis non era, Louis era stato, ma personalmente nella mia vita di tutti i giorni non era cambiato molto, se non come lui si presentasse, con il suo corpo quasi trasparente ed i piedi che poteva benissimo non poggiare per terra. 
Ma la sua voce era quella e anche il suo carattere non era cambiato di una virgola, quindi non sentivo tanto la differenza fra il prima e il dopo.
«Ad Ever farebbe piacere anche trovare una rosa senza qualche petalo sul suo armadietto, attaccato con un post-it con su scritto "buon giorno". Lo capisci?» continuò, ignorando i miei pensieri che -altra novità della sua morte- poteva "leggere" in qualche modo.
Annuii. «Credo di sì, le piacciono le cose semplici» 
«Esatto!» esclamò euforico Louis battendo le mani.
E cosa potevo farle di semplice ma speciale?
Cominciai a pensare come non avevo mai fatto prima, cercando di non deconcentrarmi come era di mio solito fare.
Mi guardai attorno diverse volte, cercando l'ispirazione in qualsiasi cosa mi circondasse ed intanto anche Louis, con una mano sul mento, rifletteva in modo morboso, fino a che il mio sguardo non si soffermò sulla mia scrivania disordinata, contornata da alcuni fogli bianchi con diversi appunti che non ricordavo aver preso mai.
«Louis!» esclamai «Ho trovato!»
«Il tuo cervello?»  chiese sarcastico con un finto sorrisetto e le sopracciglia alzate.
«Simpatico» finsi di ridere, prima di cercare l'occorrente fra i vari cassetti. «Una lettera» borbottai  «Le scriverò una lettera»
«Ottima idea» mi assecondò lui.
Entrambi ci avvicinammo alla mia scrivania, mentre afferravo carta e penna; eravamo pronti per scrivere qualcosa che l'avrebbe lasciata a bocca aperta.


«Pronto?»
«Cara Ever» cominciai, mantenendo la cornetta del telefono fra la spalla e l'orecchio destro, mentre camminavo avanti e indietro per la mia stanza con Louis dietro che svolazzava.
Il suo intento era quello di incoraggiarmi, ma non ci sarebbe riuscito abbastanza come speravo.
«Harry?» chiese «Ti senti bene?»
Non feci caso alla sua domanda e continuai a leggere. «Sono mortificato per il comportamento da me utilizzato la sera scorsa. Posso assicurarti che ...»
«Stai leggendo?»
«Lasciami parlare!» la zittì stizzito, procurando una sua leggera risata, e sorrisi anche io. «Posso assicurarti che non ero affatto intenzionato a ferire i tuoi sentimenti. Il mio comportamento è stato inaccettabile e non mi perdonerò mai per aver commesso tale orrore e per averti recato un immenso dispiacere»
«Sei proprio un idiota!» biascicò prima di scoppiare a ridere «Sei ubriaco?» 
«Ti diverto?» chiesi, ormai rallegrato da lei.
«Sì, molto. Hai mangiato un vocabolario?» scherzò.
«Spiritosa, ma non avevo finito» mi lagnai. «Dicevo: non posso fare altro che porgerti le mie più sentite scuse e...»
«Oh no»
«Cosa c'è adesso?» domandai ormai esasperato.
«Ehm … qualche problema, credo» borbottò.
Riuscii a percepire il suo imbarazzo, ma più che altro mi preoccupai.
«Che succede?» chiesi posando il foglio su una sedia e sedendomi sul bordo del letto.
«Ecco … mi manca qualcosa che dovrei avere, e non posso andarla a prendere ora perché senza non posso andare da nessuna parte» spiegò.
«È un indovinello?» borbottai corrugando la fronte.
Louis notò la mia espressione buffa e smise di volteggiare in aria come un fazzoletto trascinato dal vento.
Lei rise. «No! Senti, potresti farmi un immenso favore?» chiese speranzosa.
«Certo» sorrisi, come se avesse potuto vedermi.
«Tu … insomma, potresti andare a comprarmi … quelle cose?» domandò speranzosa.
«Quelle cose» ripetei «Mi credi perspicace e molto intuitivo?» scherzai.
Lei sospirò «Beh, lo speravo»
«Dai, cosa ti serve?» 
«Gli assorbenti» sussurrò.
Per un attimo ebbi l'istinto di ridere ma mi contenni per non imbarazzarla ancora di più. La conoscevo troppo bene per sapere che in quel momento, nonostante non potessi nemmeno vederla, le sue guance erano in fiamme.
«E ci voleva tanto?» cercai di fare capire che non ci sarebbero stati problemi per me; sperai di farla sentire al suo agio. 
«Ero in imbarazzo»si giustificò.
«Ok, come ti servono?» chiesi, sentendomi però altrettanto in imbarazzo.
«Normali» 
«Normali come?»
«Harry, non sono caramelle, prendi un pacchetto a caso. Magari non troppo corti. Cazzo, che vergogna» borbottò.
«Va bene, ci vediamo dopo» dissi, prima di sentire un flebile «ok» e il tipico suono alla fine di una chiamata.
«Che ha detto?» chiese Louis mentre posavo il cellulare sul letto e  stiracchiavo le gambe.
Mi guardai attorno, alla ricerca delle mie scarpe, che trovai velocemente e mi affrettai per prenderle ed infilarle.
«Dice che le servono gli assorbenti» risi.
«Fico, ci sarà da divertirci» 

Le ultime parole famose di Louis, come al solito.
«Cosa devo fare ora?» sussurrai al mio migliore amico, sperando che nessuno mi vedesse parlare da solo.
«Prendere un pacco e andare alla cassa, ricorda di pagarlo» mi prese in giro.
Sbuffai tentennando un pochino, prima di decidermi a prendere un pacco colorato e a leggere le diverse scritte più grandi.
Che vergogna.
Non avevo mai fatto una cosa del genere. Insomma, conoscevo i supermercati, del resto vivevo da solo e la spesa chi altro avrebbe potuto farla? Ma quando mai una ragazza mi aveva chiesto di comprarle degli assorbenti?
In realtà nessuna ragazza mi aveva chiesto un favore, soprattutto di quel genere.
Ecco perché mi trovavo molto in difficoltà in quel momento, nonostante prima di vivere da solo avessi vissuto con due donne: mia madre e mia sorella.
«Non credo sia il reparto giusto per te, riccio» disse qualcuno alle mie spalle.
Girandomi, non riconoscendo subito la voce, trovai Roxy che mi fissava con il suo solito sorrisetto malefico.
Certe volte faceva proprio venire i brividi.
«Ehi, che ci fai qui?» domandai, in imbarazzo.
«La spesa, no?» scrollò le spalle. «Non sono preservativi, Styles» mi spiegò indicando lo scaffale dietro di me con la testa. «Ma io ne ho un cassetto pieno a casa, se può esserti utile» ammiccò.
«E che te ne fai?» domandai, meravigliandomi subito dopo di me stesso.
Ero davvero come disgustato dal suo comportamento e non riuscivo a capirne il motivo, anche perché quando mai non mi divertivo a stuzzicare le persone con discorsi del genere?
Cominciai a pensare che la terapia di Louis stesse cominciando a dare i suoi frutti.
«Per eventuali evenienze» sogghignò.
«Non mi piace, piantala in asso adesso»mi rimproverò Louis.
Lo guardai di sbieco, sperando capisse, senza dovermi leggere nel pensiero, che non sarei stato al suo gioco e trattenni una risata, notando quanto Louis fosse severo in quel genere di cose; alla fine era il mio angelo custode, doveva mantenere quella veste anche da mio migliore amico e compagno di sventure.
«Ok, allora ci si vede?» chiesi.
«Che te ne fai degli assorbenti?» domandò avvicinandosi.
Sbuffai in modo sommesso. Perché non capiva da sola che non ero in vena di conversazioni?
«Li compro» la congedai.
«A chi?»
«Ad Ever» risposi di getto, pentendomene subito dopo notando la faccia di Louis, che si dava a schiaffi sulla fronte.
«Ah sì?» chiese Roxy con un tono quasi acido. «Non può comprarli da sola?»
«Mi fa piacere aiutarla» risposi scrollando le spalle.
Credevo che Roxy fosse amica di Ever, ecco perché il suo tono di voce ed il radicale cambiamento dell'espressione del viso mi sorpresero, lasciandomi titubante.
«Vuoi una mano?» sorrise.
«Sai quale usa di solito?» le chiesi grattandomi la nuca «Non vorrei fare cazzate»
«Certo!» esclamò prendendo un pacchetto più rigido degli altri. «Questi sono quelli che preferisce» ridacchiò.
Non mi convinse al massimo, ma alla fine fra ragazze queste cose si sapevano, pensai.
«Grazie».
«È stato un piacere! A presto Styles, si spera» 
«Sì, ciao» risposi soltanto.



Era la terza volta che bussavo, forse la quarta, ma Ever sembrava morta.
«Entra in casa» borbottai a Louis, sempre più allarmato.
«E come? Non posso oltrepassare gli oggetti con tanta facilità. E comunque potrebbe essere in bagno, o mezza nuda, e non vorrei recarle imbarazzo» spiegò lui scollando le spalle.
«Ma se manco ti può vedere, idiota!» esclamai bussando di nuovo.
Finalmente, dopo pochi secondi, la porta si aprì lentamente, rivelando solo il viso di Ever che faceva capolino dallo stipite, l'aria imbarazzata e il labbro inferiore fra i denti.
Mi ricomposi subito, cercando, come al solito, di non sembrare un pazzo che dialogava con uno spirito.
«Sono un angelo, lo spirito lo compri al supermercato» mi rimproverò Louis, appunto.
«Buona sera» ammiccai.
Lei sorrise di poco ed allungò una mano verso di me. Capii le sue intenzioni, ma per divertirmi la strinsi con la mia e basta, senza darle il pacchetto che desiderava.
«Non fare lo stupido, per favore» mi implorò quasi.
Sbuffai ridendo. «Tieni» le porsi il pacchetto che mi aveva consigliato Roxy.
Lo osservò per un po', rigirandoselo fra le mani, prima di scoppiare quasi a piangere.
«Sei un coglione, io non lo so!» sbraitò «Mio Dio, fra tutti gli assorbenti che ci sono, proprio i tampax dovevi comprarmi? Io dico, sei davvero così imbecille o scherzi? Perché non c'è nulla da scherzare su queste cose» mi urlò contro.
Me lo aspettavo, e sorrisi perché avevo prevenuto quest'inconveniente, e vederla incavolata in quel modo mi faceva solo tenerezza.
«Ever ..» cercai di calmarla.
«Ho un cazzo di male alla pancia, sono irascibile, la testa mi pulsa ed ho gli ormoni a mille» esclamò battendo un piede per terra. «Non mi sverginerò con un assorbente interno, mai e  poi mai!» 
«Ever, ho preso anche un altro pacchetto diverso, per precauzione» risi.
«Cosa?» biascicò fermandosi di botto.
«Quelli me li ha consegnati Roxy e non mi fido di lei» le spiegai ridendo, mentre la osservavo calmarsi.
Qualche ciuffo le era caduto sugli occhi ed ebbi l'istinto di scostarli, ma l'avrei messa in imbarazzo.
«Beh, sei stato molto generoso. Posso avere il pacchetto allora?» chiese.
«No»
«Come no?» 
«Fammi entrare in casa e ti darò il pacchetto» sorrisi.
«Sto barattando degli assorbenti con te?» rise in modo isterico. «Harry, casa mia è grande quanto il tuo bagno di servizio, non ti piacerebbe e poi non c'è motivo di vederla» cercò di giustificarsi.
Sorrisi. «Io non credo sia importante, voglio solo passare del tempo con te, a vedere un film mentre mangiamo qualcosa» 
Lei sembrò pensarci su, prima di scrollare le spalle «Non ho abbastanza cena per entrambi, mi dispiace» 
«Ah ma io ho pensato anche a questo» esclamai alzando una busta. «Ho preso da mangiare» 
«Se è cibo cinese ..»
«Non è cibo cinese, è una pizza di quelle che si mettono nel forno per qualche minuto. E ho preso anche altre cose buone»
Sapevo di averla colta di sorpresa con questa mia improvvisata, ecco perché il mio sorriso precedente si allargò ancora di più mentre lei si scostava dall'uscio e lasciava che la porta si  aprisse di più.
«Fa' come se fossi a casa tua» sussurrò.
Non sapevo cosa aspettarmi quando varcai la soglia di casa, rimasi sorpreso; era tutto diverso da come lo avevo immaginato: era come una stanza abbastanza ampia con una mini cucina a sinistra, senza nessuna porta a separare quello spazio dal resto della casa e solo un separè di legno chiaro, posizionato vicino ad un tavolo, lasciava ad intendere che quella era come uno spazio a parte. Al centro della stanza non c'era niente, una specie di corridoio, al muro un balcone e più a destra c'erano dei comuni mobili da camera da letto: un piccolo armadio in legno, un mobile malconcio con uno specchio circolare posizionato sopra e un divano letto abbastanza grande anche per due persone, sfatto e rovinato e al suo fianco c'era un piccolo comodino con sopra una lampada, un libro ed una videocamera.
Mi sorpresi quando notai sul letto il procione che avevo vinto quando insieme eravamo andati al luna park e, appesa ad un appendiabiti vicino ad uno scaffale con dei libri e dei cd, c'era anche la mia giacca di pelle.
A terra c'era una vecchia televisione, con qualche scritta sopra e poco distante una porta, supposi fosse il bagno.
Alla fine, a parte il letto, era molto ordinata, anche se da lei me lo aspettavo.
«Non è affatto male» proferii avvicinandomi al tavolo e poggiandoci sopra la busta della spesa.
Ever chiuse la porta alle sue spalle e sorrise. «Davvero? Io odio questo posto, è orribile» borbottò scoraggiata mentre si avvicinava alla porta dall'altra parte della 'casa'.
«A me piace, è adatta ad una sola persona, anche a due. Sono io che ho una casa esagerata» le spiegai prima che si chiudesse in bagno.
In effetti quel posto non era chissà quale bellezza, ma non l'avrei messa di certo in imbarazzo dicendole che effettivamente non aveva poi tutti i torti.
Mi guardai attorno ancora una volta prima di sentire qualcuno sbattere contro il vetro di una finestra affianco alla porta di casa.
«Oddio» sussurrai prima di correre fuori dall'appartamento, stando attento a non chiudermi fuori.
«Louis! Perché non sei entrato?» esclamai.
«Mi avete chiuso la porta in faccia, coglione. Ed Ever non poteva sentirmi, tu hai bisogno di una visita per caso?!» urlò, seguito da una mia forte risata.
«Scusami, vuoi entrare ora?» chiesi ancora ridendo.
Lui scrollò le spalle. «No, vado ad una festa. Ci vediamo domani?» 
Ci pensai un po' su. Era strano sentire il tuo angelo custode dire di andare ad una festa, non sapevo nemmeno io per quale motivo mi sembrava insolito, ma annuii prima di abbracciarlo e tornare dentro. 
Quano rientrai, Ever non era ancora tornata nel "salotto", così feci un secondo giro di perlustrazione prima di lanciarmi sul divano-letto a peso morto.
Ultimamente, fra lo studio -che ovviamente non era il mio forte- e la mia missione "conquista Ever", stavo perdendo le mie solite ore di sonno, quelle di svago e quelle da nullafacente; per questo spesso mi capitava di avere momenti in cui la mia stanchezza si amplificava e, che fossi seduto o in piedi, mi sarei addormentato comunque.
Chiusi gli occhi beandomi della comodità di quel letto; non credevo potesse essere così morbido.
Dopo poco sentii la porta del bagno aprirsi ed Ever si avvicinò a me strusciando i piedi per terra, senza scarpe.
«Grazie mille» sorrise mentre si stendeva al mio fianco.
Mi girai per guardarla e la trovai più bella del solito nonostante la sua completa semplicità: una maglia di qualche taglia in più e degli shorts di tuta, i capelli sciolti e arruffati e il viso fresco e senza il minimo utilizzo del trucco.
Mi soffermai ad osservarle la maglia, ricordando di averla già vista in qualche altra occasione e notando la stampa non particolarmente femminile.
Ever notò cosa stavo fissando e abbassò lo sguardo, poi prese un lembo della t-shirt fra le mani. 
«È di Louis. Quando i suoi genitori hanno cominciato a chiedersi in quale modo avrebbero utilizzato tutte le sue cose, io mi sono offerta di prenderne alcune, compresi i vestiti» spiegò senza accennare una minima espressione, senza sorridere o mettere il broncio. Mi sorprese la sua indifferenza mentre parlava di quell'argomento e mi ritornò alla mente il giorno in cui, all'ospedale, si era accasciata a terra piangendo.
«Quando sono a casa indosso sempre i suoi vestiti. È un mio modo di sentirlo ancora con me» continuò scrollando le spalle.
Sospirai, non sapendo cosa dire, perché io non sapevo davvero cosa stesse provando, non ero a conoscenza del dolore che provava ogni giorno.
«Spero che non mi guardi quando sto a casa a deprimermi mentre mangio il gelato e mi stringo nelle sue felpe, perché lui non vorrebbe vedermi così. Louis era una delle persone più allegre che io conoscessi, davvero. Metteva così tanta positività anche nei momenti più difficili. Mi servirebbe un po' di sua positività in questo periodo, vorrei imbottigliarla»  sbuffò, cercando di non piangere. 
Questa volta stava per lasciar trasparire i suoi sentimenti, ma la conoscevo e sapevo che non avrebbe lasciato scendere una lacrima senza prima lottare per nasconderle.
«Anche io mi sono proposto per prendere alcune sue cose» rivelai.
Quel gesto mi faceva sentire stupido, neanche Louis stesso ne era a conoscenza, o forse sì a causa dei suoi "poteri da angelo". Ma io non gli avevo detto niente comunque.
«Ho delle cose che mi ricordano dei momenti in particolare passati insieme, come dei quaderni che usavamo per scarabocchiarci i fatti nostri durante i corsi extra scolastici che frequentavamo insieme, o addirittura degli album di figurine» continuai.
Lei sembrò stupita ma, anche questa volta, non aveva intenzione di dimostrarlo e si morse il labbro mentre lentamente mi si avvicinava.
Passarono dei secondi di silenzio, non sapevo se interromperli oppure no, in queste cose non ero molto bravo.
Avrei voluto avere la capacità di comprendere i momenti giusti per parlare e quelli meno adatti per, ad esempio, mettere in mezzo un argomento.
Immerso nel pensare come comportarmi, non mi ero accorto che intanto Ever si era poggiata sul mio petto.
«A te non manca mai così tanto dal pensare di non riuscire a fare più niente senza di lui?» domandò ad un tratto.
Ecco, la domanda a cui mai avrei voluto rispondere. Cosa avrei detto? 
Non mi ero mai chiesto cosa avrei risposto, non ero il tipo che preparava le risposte prima di uscire di casa, anche perché non avrei mai immaginato di trovarmi a parlare di quell'argomento con Ever.
Sospirai scrollando le spalle. «Lui c'è comunque anche se non lo vedi, ti ascolta quando gli parli nonostante tu non possa sentire una sua risposa. Se n'è andato solo fisicamente, ma è sempre con te» 
In parte sapevo di aver mentito, perché la maggior parte del tempo lo passava dietro alle mie stupidaggini, ma quando non stavamo insieme, oltre che  con la sua famiglia, con chi altro avrebbe passato il tempo?
«Non avrei mai immaginato di trovarmi in questa situazione, con te soprattutto!» rise.
Sentire la sua risata, finalmente, mi fece provare quasi le farfalle allo stomaco come una dodicenne. Ma io ero Harry, nel mio stomaco non c'erano animali.
«Se vuoi vado via» la stuzzicai sorridendo, ma lei arpionò una mano alla mia maglietta e cominciò a stringerla.
«Sono felice di aver trovato te, le mie amiche non sanno davvero cosa sto passando, mentre tu sì, credo»
«Solo per questo?» cercavo di tirarle fuori qualche bella parola su di me, sarebbe stato un primo passo abbastanza grande per noi, anche se non sembrava affatto qualcosa di così speciale.
«Ammetto di trovarmi bene con te, ok? Mi ricordi Louis ma allo stesso tempo non mi fai pensare a lui. Non so come spiegartelo»
«Non c'è bisogno di dire altro perché ho capito benissimo» la rassicurai.
Ad un tratto ebbi l'istinto di passarle una mano per i capelli leggermente annodati e, per affermare il fatto che no, non ero una ragazzina innamorata e timida, non esitai e le accarezzai la chioma rossa.
«Sento il tuo cuore che batte» sussurrò.
«Beh è una fortuna che batta» risi, nonostante poi pensai che involontariamente lei avrebbe potuto collegare quella battuta a Louis, ma al contrario scoppiò a ridere.
Non mi aspettavo una risata così potente, forse tutti i sentimenti che stava reprimendo in quei minuti erano stati cacciati via così.
«Mi ci addormenterei quasi con questa ninna nanna» proferì prima di accoccolarsi meglio sul mio petto e, dopo poco, capii che effettivamente si era davvero addormentata fra le mie braccia.


Sapevo che non sarei rimasto da lei, sarebbe stato anche romantico svegliarsi al suo fianco ma avevo aspettato due ore e poi ero andato via. Chissà quale impressione le avrei dato quando si sarebbe svegliata. E non avevamo neanche mangiato la pizza.
Con mio grande stupore, non appena aprii la porta della mia stanza trovai Louis seduto sul letto che si mangiava le unghie.
«Ehi, che succede?» domandai perplesso mentre mi toglievo la giacca e la posavo su una sedia.
«Devo dirti una cosa che non ti ho detto» borbottò «Non ce la faccio a mantenere questo tipo di cose per me, devo dirtelo per forza» scrollò le spalle.
«Ok, dimmi tutto»










Sono vivaa!
Ook, ora vi starete chiedendo "chi parla?" oppure "davvero è ancora viva?". Beh, sì, sono più o meno viva.
Dovrei scusarmi con tutte le persone fantastiche che l'anno scorso hanno iniziato a leggere la mia storia, che la recensivano e che si complimentavano o mi incitavano a continuare, ma le scuse non servono a molto.
Comunque, scusatemi, vi preeego.
Non voglio giustificarmi assolutamente, giuro. Ma ho iniziato il liceo e, credetemi, è stato un periodo bruttarello e io di solito non voglio ammettere queste cose o farle notare, quindi reprimere la tristezza e/o la rabbia non è stato semplicissimo. Ho smesso di scrivere perché non sono riuscita a fare nulla per tutto l'anno. Ora ammetto di avere avuto un periodo mooolto NO, ma sto cercando di migliorare le cose, sto andando a fare divrse cose fighe (fra cui il 28 giugno il concerto degli One Direction, si OuO) e sto cercando di essere me stessa e cose così. 
Vorrei raccontarvi quante persone famose sia riuscita a vedere in tipo due mesi e quante cose strane e folli sia riuscita a fare (tipo entrare nel backstage di Emis Killa dopo il suo concerto; ho la foto con lui praticamente ovunque ora lol) solo per dimostrare a tutti che non sono una persona depressa, che forse ero un po' triste, ma adesso sto migliorando e anche per far vedere alle persone che ognuno può riuscire a fare quello a cui tiene con tanta volontà :)
Comunque, come potrete notare, non ho fatto passare proprio un anno intero dall'ultimo capitolo, ci ho provato e ci sono riuscita. 
Vi giuro che non sarà più così, che pubblicherò regolarmente una volta a settimana, o almeno ci proverò. 
Parlando del capitolo, e non di me, ho cercato di rendere la ff un pochetto reale visto che un po' di realtà ci deve sempre stare ahahah quindi sì, la mia protagonista ha il ciclo. Strano, ma vero. Di solito nelle ff nessuno va al bagno, io ho fatto di meglio lmao. 
Vi ricordavate di Roxy? C'era nel primo capitolo e io non dimentico i miei personaggi. Da come si è capito, non è tanto simpatica, ma magari era solo uno scherzetto innocente. Comunque sia questo personaggio è importante più di quanto crediate eheh.
Louis ha qualcosa da dire, lo avevo già anticipato e adesso vi lascio con il dubbio. Non indovinerete mai ma sono aperte le scommesse ahahah.
Ora vado via :)
Prima volevo però ringraziare tutte quelle che hanno letto questo capitolo e anche i precedenti. Il capitolo precedente ha raggiunto le 20 recensioni e beh cosa dire? Sono rimasta senza parole, risponderò a tutte quante perché ci tengo troppo.
Allora, alla prossima, ciao beibii.


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sono iscritta ovunque, ma se mai vorrete tipo parlare con me o cose così, mi trovate soprattutto su fb o twitter :D

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Capitolo 14
*** What the fuck? ***




What the fuck?

 
Ever's POV


 

Quando mi risveglia non mi aspettavo Harry al mio fianco: sarebbe stato un qualcosa di troppo intimo, in un certo senso, e non volevo rovinare il nostro rapporto.
Che poi com'era davvero il nostro rapporto se non completamente strano ed indefinito? 
Comunque sia, il mio primo pensiero quando aprii gli occhi fu tastare alla mia destra per provare a sentire la sua pancia o, in caso contrario, se il materasso dall'altra parte fosse caldo o freddo.
Era completamente freddo, questo significava che non era rimasto per tanto tempo, ma non me la presi per niente.
Decisi che era ora di alzarsi, così mi stiracchiai per bene e mi avvicinai ai fornelli pronta per scaldare il latte, mentre pensavo a cosa avrei potuto fare quella domenica, eccetto studiare.
Avrei potuto passare il tempo con Kate ed Haven, anche se quest'ultima probabilmente non sarebbe stata tanto dell'umore giusto. Io volevo mettere l'orgoglio da parte, perché alla fine lei non aveva fatto niente di davvero brutto nei miei confronti e stava passando un momento non bello.
Così cominciai a pensare, come avrei potuto aiutarla? 
Poi, ragionandoci, capii che tutto quello che serviva prima di tutto era capire l'identità del futuro papà, io dovevo aiutarla ma sarebbe stato difficile, quindi chi meglio di Harry avrebbe potuto darci una mano? Lui conosceva tutti.
Mi versai il latte in una tazza e poi presi il cellulare per telefonarlo mentre mi sedevo e mi accostavo al tavolo.
«Pronto?» rispose al secondo squillo.
Mi aspettavo una voce stanca, ma era esattamente il contrario.
«Ciao, dormito bene?» domandai.
«Mh sì, e tu?» 
«Anche io»
«Bene» 
Passarono forse dieci secondi, io non dicevo niente e neanche lui sembrava molto loquace quella mattina. Forse non avrei dovuto chiamarlo.
«Allora, dimmi» disse ad un tratto.
Sembrai svegliarmi dal mondo dei sogni, mi schiarii la voce e proferii: «Volevo aiutare Haven a schiarirsi le idee, avrei voluto anche il tuo aiuto però»
«Adesso?» 
«Fra mezz'ora potrei essere pronta. Ma solo se per te va bene» precisai, mentre sorridevo senza motivo.
«Perché non dovrebbe? Passo a prenderti alle dieci e quarantacinque allora»
«Va bene» 
«A dopo»  e attaccò.
Chissà perché, ma mentre posavo il telefono sentii una sensazione strana allo stomaco, forse mi aspettavo di più da quella telefonata, almeno una parolina gentile, del resto la sera prima ci eravamo confidati a vicenda. Gli avevo parlato di cose che non mi andava di raccontare a nessuno, e anche lui aveva fatto lo stesso.
Forse era il suo carattere, un po' lunatico.
Decisi di non pensarci, feci colazione e poi mi preparai dopo aver mandato un messaggio ad Haven dove le dicevo che sarei arrivata a casa sua fra qualche minuto.
Harry arrivò con un quarto d'ora di ritardo, non gli chiesi il motivo perché aveva una faccia abbastanza strana, ma non mi trattenni dal chiedergli se fosse tutto okay.
«Va tutto bene, sono solo un po' stanco» affermò mentre abbozzava un sorriso.
Annuii e cominciai a guardare fuori dal finestrino.
Non me la bevvi per niente, ma se non aveva voglia di dirmelo non potevo costringerlo.
Arrivati da Haven bussammo solo una volta e subito fummo aperti dalla mia amica, il suo volto sembrava migliore rispetto all'ultima volta che ci eravamo viste al parco e mi fece più che piacere.
Quando entrammo ci fece accomodare nel suo immenso salone, l'unica domestica con lei in casa in quel momento ci portò un vassoio con dei biscotti ed una bottiglia di tè freddo.
«Allora,» cominciai, «questa mattina mi sono svegliata pensando di aiutare l'umanità, quindi siamo qui per scoprire chi è che...» mi bloccai per due secondi, non sapendo come appellare quella persona sconosciuta, poi continuai «chi è il nostro punto interrogativo» sorrisi.
Haven annuì e ricambiò il sorriso. «Sarà difficile, ma va bene, andiamo in camera mia?» domandò mentre già si alzava e si avviava per la sua stanza.
«Sicuro di stare bene?» domandai ad Harry che era ancora seduto al mio fianco.
Lui alzò le spalle e mi diede un bacio sulla guancia, senza rispondermi a voce.
Cercai di non avvampare e mi alzai velocemente, mentre gli intimavo con la testa di raggiungermi.
Entrati in camera, trovammo Haven seduta alla scrivania che cominciava ad aprire Google sul suo pc.
Io ed Harry prendemmo due sedie e ci sedemmo al suo fianco.
«Ok, come cominciamo?» domandai, facendo ridere il riccio.
Haven scrollò le spalle e «Non ne ho idea» aggiunse.
«Io sì» affermò Harry. «Da quanto sei incinta?»
«Tre settimane» rispose subito Haven.
«Ok, tre settimane fa c'è stata una manifestazione, la festa di Roxy e quella al pub vicino alla stazione» elencò subito lui.
Sbarrai gli occhi, sorpresa. «Come fai a dirlo con certezza?» 
«Non lo so, me lo ricordo e basta»
«Alla manifestazione non ci sono andata, sono stata solo alla festa di Roxy» si intromise Haven.
«Posso chiamarla e chiederle una lista degli invitati?» supposi. 
«Credi che faccia anche le liste?» domandò Harry ironicamente, «Non ti ricordi proprio niente di niente?» chiese ancora alla mia amica.
«Qualcosa»
«Cosa?» cercai di sforzarla.
«Boh, gli occhi azzurri e i capelli strani»
«Strani come?» chiese Harry.
Sembrava un interrogatorio e sotto un altro punto di vista sarebbe potuto anche essere divertente, una specie di Indovina Chi. 
«Non lo so, ciuffo» 
«Qui tre quarti dei ragazzi hanno il ciuffo, mi serve il colore» rispose Harry con tono irascibile.
«Ma non mi ricordo, biondi? Castani?» sembrava lo stesse domandando a noi.
«E aveva tatuaggi?» continuò Harry.
Ormai io non c'entravo più nulla nella conversazione, mi sentivo completamente esclusa, ma era per una giusta causa.
In ogni modo, sentivo anche una piccola gelosia nel vedere come Harry stesse prestando attenzioni ad Haven e non a me, ma mi ripetei ancora una volta che in quel momento era importante per lei.
«Mi sembra di no, non ne sono sicura ma non mi pare di averli visti, almeno non ho visto niente di enorme e colorato tipo dragoni sputafuoco, magari ne ha qualcuno nascosto e piccolo» 
«E la statura? Questo devi ricordartelo»
«Poco più alto di me e magro»
«Occhiali da vista? Apparecchio ai denti?»
«Niente di niente»
«Ok, ho un'immagine nella mia mente adesso» sorrise Harry.
«Quindi sai chi potrebbe essere?» gli domandai.
«In realtà non ne ho la più pallida idea, ma potrei arrivarci, devo solo pensare»
Entrambe annuimmo, in camera calò il silenzio.
«Non ricordi il nome, eh?» chiesi io.
«Se me lo ricordassi ora non sarei qui a fare il gioco dell'identikit» mi rispose lei.
Ma che avevano tutti quel giorno?
Mentre entrambi pensavano a creare il personaggio, io cercavo di ricordare qualcuno che somigliasse al tipo descritto da Haven, nonostante non conoscessi tante persone nella mia scuola o comunque presenti alla festa di Roxy.
Eppure la sua descrizione mi fece pensare ad una persona.
«Il tizio della serenata ha i capelli strani» borbottai, più che altro esprimendo un pensiero a voce alta.
Harry però scattò. «Niall Horan?» 
«Non mi ricordo il nome, però intendo quello che suonava la chitarra» spiegai.
Il tizio davanti al quale hai fatto tanto il simpaticone, non te lo ricordi? 
Haven aprì subito facebook e digitò il suo nome, poi premette immediatamente sulla foto del profilo che ancora doveva caricarsi.
Quando la foto si caricò sentii Haven prendere una boccata d'aria per poi trattenere il respiro.
«È lui, vero?» chiesi, mentre Haven iniziava a lacrimare in silenzio.
Harry cominciò a ridere. «Oddio, Horan giovane padre» scoppiò a ridere, risata inopportuna, ovviamente.
 «Haven non piangere, ora sappiamo chi è, basta dirgli tutto» le spiegai.
Lei si alzò di scatto e si girò, dandoci le spalle. «No, non posso dirgli niente, nessuno deve saperlo»
«E quando ti spunterà la pancia dirai di essere ingrassata?» chiese Harry.
«Voglio abortire» rispose completamente sicura di sé, girandosi verso di noi. «Non posso fare la mamma a diciassette anni, non posso»
Io non sapevo cosa dire. Abortire non era la scelta giusta, secondo me, ma non l'avrei fermata.
«Potresti farlo adottare, però» le suggerii soltanto.
«Non capisci proprio tu? Come cazzo faccio a vivere nove mesi in quel modo? Come lo dico ai miei genitori? Al resto della mia famiglia? E come faccio ad uscire senza essere giudicata più di quanto non lo sia già?» esclamò lei cominciando a piangere. 
Sospirai abbassando lo sguardo, mentre Harry si alzò e l'abbracciò.
Sgranai gli occhi, completamente gelosa.
«Vado un attimo in bagno» sussurrai uscendo velocemente dalla stanza e dirigendomi nel bagno che di solito usava sua madre, visto che quello di Haven era nella sua stanza.
Okay, dovevo stare calma, tanto era solo un abbraccio, ci voleva dopo tutto quello che stava passando.
Era solo un gesto amichevole.
Io non potevo essere gelosa.
Andava tutto bene.
Prima che potessi pensare ad altro, il mio cellulare cominciò a vibrarmi in tasca.
Era Kate.
«Ehi» risposi subito dopo aver letto il suo nome sulla schermata. 
«Ciao bella ragazza, cosa stavi facendo?» mi domandò subito lei.
Mi spuntò involontariamente un sorriso sul volto, Kate era sempre solare e mi metteva sempre il buon umore anche in momenti particolari.
«Mh, ero nel bagno di Haven» risi, sentendo anche la sua risata dall'altra parte del telefono, «Tu cosa facevi?» chiesi di rimando.
«Io organizzavo una cenette carina in un ristorante, un'uscita a quattro» mi spiegò mentre io mi sedevo sul bordo della vasca circolare del bagno dei genitori di Haven.
«Che bello, chi sarete?» 
«Liam, io, tu ed Harry» borbottò con la tipica voce presente quando si trattiene una risata e si finge indifferenza.
Per poco non sputai la saliva, «Che cosa? Scusami ma tu e Liam siete una coppia, io ed Harry no» precisai.
«Preferiresti fare un'uscita a quattro con qualcuno che non ti piace?»
«Harry non mi piace»
Silenzio di dieci secondi, forse quindici.
Sapevo che non parlava perché voleva sentirsi dire quello che le andava.
Sbuffai, «Okay» dissi alla fine.
«Perfetto!» esultò, «Otto e mezza al The George & Dragon, ti voglio bene» e riattaccò subito, ovviamente non voleva lasciarmi replicare.
Sorrisi e decisi di tornare nell'altra stanza.


Stavo indossando il vestito più carino che avessi a disposizione nel mio piccolo armadio, mi ero truccata un po' e avevo messo anche una collanina carina.
I capelli, ovviamente, erano sciolti e mossi in modo strano, ma mi piacevano un po' alla fine.
Dopo aver detto ad Harry che eravamo stati invitati da Kate a fare un'uscita a quattro lui aveva reagito meglio di me, anzi, era proprio felice di andarci, o almeno così sembrava.
Mi faceva piacere sapere che per lui non era un qualcosa di noioso, perché non avrei mai voluto costringerlo a fare qualcosa che non lo avrebbe fatto divertire o che comunque non gli sarebbe piaciuto.
Quando Harry arrivò a casa mia con la sua auto, fece due forti suonate di clacson e durante tutto il viaggio ascoltammo sempre la stessa frequenza radio.
Una volta arrivati, mi prese la mano prima di entrare al ristorante.
Cercai di non entusiasmarmi troppo, o almeno di non darlo a vedere facilmente, ma sorrisi comunque.
Notai subito Kate seduta di fronte ad un ragazzo con i capelli corti.
Non avevo ancora conosciuto Liam e mi faceva piacere sapere che Kate aveva aspettato un po' a presentarmelo perché, conoscendola, significava che prima si era accertata che la cosa fosse abbastanza seria.
«Buona sera» sorrisi una volta arrivata al tavolo.
Kate e Liam si alzarono contemporaneamente, la prima mi abbracciò mentre Liam probabilmente faceva conoscenze con Harry.
Quando mi presentai a Liam notai subito i suoi occhi da cerbiatto, sembrava da subito una persona abbastanza tranquilla, una persona da Kate.
Mi sedetti di fronte ad Harry e affianco a Kate.
Cominciammo a parlare un po' fra di noi, soprattutto per fare conoscenze, mentre stuzzicavamo un antipasto.
«Da quanto state insieme?» chiese ad un tratto Liam, riferendosi a me ed Harry.
Ed ora cosa avrei dovuto rispondere? E avrei risposto io oppure avrebbe potuto rispondere lui?» 
«Noi non-» cominciai, ma Harry mi interruppe subito.
«Da un po', ci frequentiamo, no?» quasi mi chiese una conferma.
Io annuii, non sapendo che altro dire.
«Le cose fra di voi vanno a gonfie vele invece?» sorrisi guardando la mia amica ed il suo ragazzo.
«Assolutamente sì» sorrise Liam, «Pensavamo di andare al cinema domani, volete venire anche voi?»
Scrollai le spalle, «Perché no?»
Mi voltai per avere una conferma da Harry, che invece osservava un punto fisso alle mie spalle, con gli occhi socchiusi e le sopracciglia corrugate.
Mi girai per capire cosa stesse guardando, ma non notai niente di sospetto.
«Harry?» lo richiamai.
«Ehm, vado un attimo in bagno» si alzò di scatto e se ne andò.
Lo osservai andare al bagno in modo perplesso.
«Avrà grande necessità» rise Kate, facendo ridere anche me e Liam.
Passarono troppi minuti, a meno che non stesse morendo o semplicemente cagando, in ogni caso decisi di alzarmi per controllare che fosse tutto a posto.
Andai a passo svelto verso il bagno e, una volta arrivata davanti a quello degli uomini, aprii la porta con noncuranza e trovai Harry parlare da solo, lo sentii perfino nominare Louis, ma non ne ero sicura.
«Che cazzo stai facendo?» domandai subito sperando non fosse impazzito.








Eccomi qua!
Sono viva, non è passato un mese e ho già pubblicato, in poche parole: AMATEMI.
Bene, non voglio cominciare il solito discorso del "non ho pubblicato prima perché.." visto che l'unica cosa che potrei dire sarebbe: ho finito un telefilm di quattro stagioni di cui mi sono innamorata, ho mangiato tanti gelati e ho dormito poco. E shippo i Gallavich (non mi aspetto che sappiate della loro esistenza).
Coooomunque, come potete vedere, le cose si stanno un po' complicando da una parte, mentre dall'altra sembrano andare meglio per quanto sia possibile.
Ora che Haven conosce l'identità dell'ormai non più punto interrogativo, cosa farà secondo voi?
Ed Harry ed Ever invece? Si è capito che lei li ha scoperto a parlare nel cesso con Louis, no? Ma ovviamente lei lo ha solo visto parlare da solo.
Nel capitolo precedente avevo lasciato in sospeso Louis ed Harry che parlavano, ma nel prossimo capitolo (che sarà dal punto di vista di Harry) si chiarirà tutto, quindi saprete quello che Louis aveva da dire, perché Harry sia corso in bagno a parlare con lui e cosa dirà ad Ever. Il prossimo capitolo si concentrerà solo su questo, e su un altro personaggio ma non immaginerete mai di chi parlo.
Ora vi lascio, spero che il capitolo vi sia piaciuto :D
A presto reghi <3

Se avrete mai voglia di parlare con me (non mordo):
il mio fb: Mirea
su twitter sono @okawait


 

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