Avalon e l'Ordine Druidico

di The_Novelist
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La fine di una estate speciale ***
Capitolo 2: *** Diagon Alley ***
Capitolo 3: *** Sull'Espresso di Hogwarts ***
Capitolo 4: *** L'inizio delle lezioni ***



Capitolo 1
*** La fine di una estate speciale ***


Piccolo avviso: questa storia è il seguito de “La Stella di Cristallo” ^_^



CAPITOLO I: La fine di un’estate speciale

«Ma dove si è andato a cacciare Draco? Fra poco si mangia…» brontolava la signora Weasley, mentre finiva di preparare la cena.

«Vado a cercarlo…» si propose Harry, che sapeva bene dove il Serpeverde si fosse andato a cacciare. Sgattaiolò fuori in giardino, aggirò il piccolo laghetto e puntò dritto verso un vecchio e grosso albero dalla cui sommità uscivano sbuffi di fumo.

«Uff… Niente!» sentì sbottare irritato Draco, mentre il fumo nero di una pozione fallita si disperdeva nella stanza. Fred e George gli avevano allestito quel piccolo laboratorio semi clandestino nella speranza di coinvolgerlo nei loro esperimenti.

«Ehi! Alchimista pazzo! Hai finito? Dai, che si mangia!» lo chiamò, prendendolo di sorpresa. Draco sobbalzò spaventato sullo sgabello.

«Che colpo! Mi hai spaventato, Harry!» lo rimproverò, mentre con un colpo di bacchetta rimetteva a posto tutto il tavolo da lavoro.

«Sembri proprio un Babbano alle prese con la chimica!» lo stuzzicò il moro, mentre tornavano alla Tana. Draco si passò una mano fra i capelli biondi. Aveva cambiato un po’ la pettinatura, decidendo di farseli allungare leggermente ed ora portava una fascetta elastica fra i capelli. Dopo aver visto le foto della sua famiglia, aveva scoperto di somigliare moltissimo alla madre tranne per gli occhi che erano quelli di suo padre, così aveva deciso di farseli allungare, per ricordarla.

«E che roba sarebbe? Sai che c’è per cena?» s’informò. Era fine agosto e il caldo non accennava a diminuire! L’unico sollievo era la quantità industriale di gelato che la madre di Ron riusciva a produrre ogni giorno.

Si sedettero in cucina, ma non erano gli ultimi: mancavano i gemelli Weasley. Improvvisamente si sentì un forte schianto provenire dai piani superiori: George rotolò giù dalla scale, con la faccia completamente sporca di fuliggine.

Il signor Weasley, Ministro della Magia, prese in mano la sua bacchetta: in quei mesi aveva dimostrato d’essere un ottimo mago, alla faccia della fama che gli avevano sempre attribuito.

«Tranquillo, papà! Non è niente! – s’affrettò a dire George tossicchiando – Abbiamo esagerato con il salnitro.»

«Eh? Salnitro? Ma vi siete messi a giocare con la polvere da sparo?!» si lasciò sfuggire Draco, senza pensare.

«Polvere da sparo?! George! Che state combinando?» domandò inquisitoria ed allarmata la signora Weasley, alzando pericolosamente il sopracciglio destro. George distrusse con un’occhiataccia il biondo.

«Niente, non ti preoccupare mamma! Arriviamo subito!» rispose il ragazzo, evitando altre spiegazioni e fiondandosi su per le scale. In pochi attimi, lui e il suo gemello erano a tavola lindi e pinti. Mangiarono con la consueta allegria, mentre con il pensiero i più giovani già si vedevano ad Hogwarts. Mancava solo una settimana e mezzo al rientro da scuola.

La signora Weasley aveva preparato un gelato squisito, che avrebbe fatto gran invidia a Florian Fortebraccio, secondo l’opinione di Harry. La madre di Ron, però, non aveva previsto un così grande successo e così la scorta venne consumata tutta in una notte.

«Ehi, mamma! Ce n’è ancora un po’?» domandò speranzoso Ron.

«No, l’avete spazzolato tutto! Ne farò di più domani sera. Ora, su andate in camera vostra.» li invitò la donna, mentre rimetteva a posto la cucina. Harry, Draco e Ron se ne tornarono in camera loro. Appena erano tornati in casa, avevano trovato una nuova targhetta sulla porta di camera loro. C’era scritto: “Harry, Draco e Ronald”.

«Scrivo ad Hermione se vuole venire, così poi andiamo a Diagon Alley insieme.» borbottò Ron ed Harry sghignazzò. La ragazza era tornata dai suoi genitori due giorni dopo quel fantastico compleanno.

«Ron, ma che ci fa tuo padre al laghetto?» domandò sottovoce Draco, guardando fuori dalla finestra. Tutti e tre osservarono attentamente la scena, visto che da quella posizione c’era abbastanza luce. Videro l’immagine di Silente tremare sull’acqua e molto probabilmente stavano parlando di qualcosa di molto importante, ma Harry notò un cenno del Preside verso di loro.

Ma no… Mi sarò sbagliato.” Si disse, voltandosi e stiracchiandosi. I suoi occhi smeraldini si posarono sulla confusione che regnava nella loro camera e perse totalmente la voglia di metterla a posto.

«Dovremo mettere a posto, ogni tanto…» borbottò, anche perché era brutto rovinare così una camera nuova fiammante.

«Ad Hermione, infatti non piacerebbe molto…» commentò stancamente Ron, più a se stesso che agli altri.

«Piccioncino…» sibilò malignamente Draco, che amava letteralmente spregiare il rosso. In risposta, si beccò una cuscinata in faccia.

«Ti ho detto mille volte che pretendo solo una regola: i miei capelli devo rimanere intoccabili. Sono sacri!» gli ricordò Draco falsamente arrabbiato, quando qualcuno bussò alla loro porta. Era il signor Weasley, che chiese al biondo di scendere un attimo con lui. Aveva un’espressione piuttosto seria, che non piacque per niente ad Harry.

«Scendiamo a sentire cosa vuole?» propose in tono pratico Ron, pronto ad origliare la conversazione.

«Non credo che tuo padre ne sarebbe contento, se ci scoprisse ad origliare. Aspettiamo che ce lo dica lui.» lo fermò il moro, scuotendo la testa. Anche al rosso sembrò una cosa sensata, così s’infilarono i pigiami. Si misero a giocare a carte per ingannare una lunga attesa di un’ora prima che l’altro tornasse. Aveva un’aria abbattuta, lanciò un’occhiata al gemello ed andò a sedersi sul bordo del suo letto.

«Ho dovuto scrivere una lettera, che sarà pubblicata domani sulla Gazzetta. – li informò, ma dal tono della sua voce si capiva che doveva essere qualcosa di molto importante. – Ho raccontato la verità: non sono un Malfoy, ma tuo fratello. Ho scritto di come l’ho scoperto e di come Voi-Sapete-Chi mi ha tratto, aggiungendo che rinuncio a tutto ciò che comporta il nome dei Malfoy.» spiegò, guardando a terra.

«Perché diavolo papà ti ha fatto scrivere una cosa del genere?!» scattò immediatamente Ron indigiato.

«Dopo che è uscita la notizia del mio ritrovamento, sono circolate parecchie voci. Parecchi giornalisti del calibro di Rita Skeeter sarebbero venuti ad Hogwarts si erano già messi a ronzare nei dintorni del castello, così era meglio che mettessi in chiaro tutto… E poi quella lettera servirà a ricordare e spronare la gente contro il Voi-Sapete-Chi.» gli rispose, con un mezzo sorriso parecchio tirato.

«Su questo posso essere d’accordo, ma il resto servirà solo a creare scandalo!» protestò Ron, che avrebbe preferito di gran lunga andare a disturbare ora che sapeva cosa voleva sua padre.

«Ron! Basta. Se succederà qualcosa, saremo pronti. Abbiamo Hermione, no? Ha messo a tacere Rita Skeeter!» concluse incoraggiante Harry, provocando lo sghignazzio di Ron: adorava l’idea con cui la ragazza aveva fermato quella giornalista da quattro soldi!

Stava volando a folle velocità in mezzo alle nuvole, divertendosi ad attraversarle. Non aveva mai cavalcato in modo così folle la sua Firebolt, ma in un angolo della sua coscienza sapeva di essere in un sogno. Affrontò coraggiosamente una banco di nubi scure, che iniziarono a rombare cariche di tuoni. I fulmini minacciarono di colpirlo e lui cadde in picchiata dove avrebbe dovuto trovarsi la terra. Ci trovò un mare di sangue al suo posto ed il suo cuore ebbe paura. Improvvisamente ci fu un lampo di luce verde, che lui conosceva troppo bene.

Venne disarcionato dalla scopa e cadde in quel mare rosso, mentre nella tempesta s’alzava un coro di strazianti voci lamentose. Gli sembrò di sentire la voce di Diggory.

Si risvegliò di colpo, spalancando impaurito gli occhi. Si accorse di avere il fiatone. Si era agitato parecchio nel sonno e non riuscì a scacciare la paura di quel brutto sogno. Rabbrividì nonostante il caldo, voltandosi verso suo fratello che sembrava dormire.

«Draco? Sei sveglio?» domandò sottovoce il moro, anche se non voleva disturbarlo.

«Un po’…» mugugnò dopo qualche attimo, rigirandosi verso di lui ed aprendo a fatica un occhio.

«Posso dormire con te?» chiese Harry, sorprendendosi per quel tono infantile che gli era venuto. Sentì il gemello sbuffare divertito, vide fargli spazio e sollevare un lembo della coperta. Harry schizzò ad occupare quel posto.

«Deve essere stato un incubo terribile.» constatò il biondo, perché prima di allora suo fratello non gli aveva mai chiesto una cosa del genere.

«Ho fatto un brutto sogno… - annuì controvoglia il neo sedicenne. Gli venne in mente di quando aveva visto Fred e George parlare in sala comune, tanti mesi fa. Lui e Draco avrebbero mai raggiunto una tale intimità? – Come l’hai capito?»

«Intuito, credo… Dai, non ci pensare. Certo che hai trovato un bel modo per farmi fare il fratello adulto e responsabile, eh?» commentò intenerito ed un po’ imbarazzato il Serpeverde.

«Sai, ancora mi stupisco che tu sia mio fratello gemello…» confessò il moro, con un altrettanta dose di imbarazzo.

«Ti faccio senso?» borbottò falsamente indignato il Serpeverde, incurvando un sopracciglio. Sapeva che entrambi dovevano ancora esplorare a fondo quella situazione.

«Ma non dire idiozie! Solo che da come mi aveva parlato la McGranitt avevo capito… Insomma… Eri morto…» sussurrò imbarazzato Harry, accoccolandosi contro il corpo del fratello gemello.

«Beh, si vede che hai capito proprio male… Ti ha mai detto nessuno, per caso, che sei davvero un coccolone?» ridacchiò Draco, coccolando il suo gemello.

«E che c’è di male? Voglio solo un po’ di coccole da mio fratello, non è che me ne hai fatte molte signor Serpeverde! Se continui così, mi bilancerai perfettamente come gemello malvagio. – ribatté Harry, divertendosi veramente tanto in quella situazione. – In ogni caso, penso che mi abituerò molto presto. Fratellone…»

«Sicuramente anch’io. Posso rivelarti una cosa? Quando ero piccolo, mi ripromisi che, se mai avessi avuto un fratello od una sorella, io gli, o le, avrei voluto sempre bene e protetto o protetta, da tutto. Arti Oscure comprese, a dispetto di quello che mio padre avrebbe potuto dire…» confessò piano Draco, che da un po’ voleva dirgli questa cosa.

«Da quando ti ho conosciuto sul serio, ho sempre sostenuto che tu fossi un bravo ragazzo. Ne ho un’altra conferma! Fratellone…» disse in un sussurro appena udibile un Harry molto commosso.

«Dai, su… Non fare così, non ce n’è bisogno o mi metti in imbarazzo… Forse è l’ora di dormire, non credi?» suggerì il biondo, accarezzandogli i capelli corvini. Aveva scoperto che, per qualche oscura ragione, quel suo gesto aveva un potente effetto calmante sul gemello.

«Già, mi dispiacerebbe aver svegliato Ron. Domani, vorrà sapere che ci ha trovati a dormire nello stesso letto…» sbadigliò Harry, mentre i suoi occhi si chiudevano vinti dal sonno.

«Buonanotte, fratellino.» gli augurò il gemello pian piano, mentre rimboccava meglio la coperta per sé ed il gemello. Non molto tempo dopo s’addormentò anche lui.

«Ma tu guarda questi due…» commentò Ron, accorgendosi che Harry nella notte si era trasferito nel letto di Draco. A vederli così vicini, si stupì ancora una volta di quanto si somigliassero. Chissà perché non si era mai accorto nessuno di quella straordinaria somiglianza. Un forte crac disturbò i suoi pensieri.

Ma chi diavolo si Materializza a casa nostro alle nove del mattino?!” pensò Ron, mentre scendeva giù a vedere chi fosse arrabbiato. Allo stupore iniziale, se ne aggiunse altro perché vide che il misterioso venuto non era altro che lo stesso Sirius!

«Ma che ci fai qui?!» esclamò Ron alle sue spalle. Il mago si voltò di scatto.

«Oh, Ron! Qualcuno mi può spiegare questo?» domandò lui, sbattendogli in mano la Gazzetta. In prima pagina era stata pubblicata la lettera bomba del Serpeverde.

«Sirius? Ti ho detto di non farti vedere qua!» esclamò improvvisamente il signor Weasley, emergendo dalla sala già vestito di tutto punto.

«Arthur, ci sono delle cose che mi dovete spiegare. Insomma, cos’è tutta questa storia?» domandò il padrino di Harry, riprendendosi la sua copia del giornale.

«Sirius, ti spiego tutto più tardi. Per favore, ora vattene. Non puoi farti vedere qui, pensano ancora che tu sia un ricercato!» ripeté ancora una volta ed al secondo avviso, l’altro non poté fare altro che Smaterializzarsi.

«Certe volte è impossibile… Harry e Draco sono già svegli, Ron?» chiese l’uomo al figlio, mentre s’infilava in bocca una fetta di pane imburrato con marmellata.

«No, dovresti andare a vederli papà…» gli suggerì il figlio più giovane.

«Non posso proprio, devo andare. Non so se vengo a pranzo. Ciao, Ron.» lo salutò il padre, Smaterializzandosi di colpo. Ron guardò un attimo il punto in cui suo padre si trovava un attimo prima. Si disse che quel saluto poteva essere l’ultimo che suo padre gli rivolgeva. Scosse la testa ed allontanò quel pensiero.

«Oh, ecco dov’eri. Mi sembrava strano che non stessi russando.» commentò Fred, che stava scendendo le scale.

«Ti sei accorto di Harry e Draco?» domandò George, mentre entravano in cucina. Loro madre aveva lasciato la colazione in caldo, perché era dovuto uscire per non bene specificati lavori da fare per il Ministero.

«Sì, ce li ho gli occhi.» brontolò Ron, mentre si serviva la colazione. Non aveva voglia d’iniziare la giornata come bersaglio dei fratelli.

«Stanno facendo come me e Fred, quando eravamo piccoli… Bisognerà controllarli, non vorrei che regredissero allo stadio infantile.» ridacchiò George, prima di mettersi a mangiare.

«Dai, per favore… Non state a disturbarli. Ora che sanno di essere fratelli, devono ancora capire come comportarsi…» disse Ron.

«Ma certo, fratellino. Non siamo mica stupidi fino a questo punto!» s’indignarono i due gemelli, che non aprirono più bocca se non per fare colazione. Ron li osservò attentamente, poi scosse la testa ed andò a fare toeletta un minuto prima che Draco scendesse assonnato. «’Giorno, Dracuzzolino…» lo salutò Fred, che si divertiva ad inventarsi nomignoli. Il biondo li odiava.

«Okay, mi sa che è il caso di una nuova regolina. Numero uno: i miei capelli non si toccano. Numero due: niente nomignoli stupidi.» brontolò, fulminando con un’occhiata di ghiaccio e mettendosi a sedere. Si versò il latte caldo in una tazza piena di cereali. Stava pensando a come si era svegliato, con suo fratello fra le braccia.

«Sentite, posso farvi una domanda? Seria, intendo.» domandò improvvisamente il biondo ai gemelli Weasley.

«Avanti, spara! Siamo tutt’orecchi.» lo incoraggiò Fred, con il suo solito tono frivolo.

«Beh… Ecco, non so se è esattamente seria… Più che altro stupida, ma com’è avere un fratello gemello?» domandò pensieroso, alle uniche persone che gli avrebbero potuto rispondere. I due Weasley lo guardarono un po’ spiazzati ed addolciti.

«Oh… Draco, non so se c’è una definizione od una descrizione… Mi viene da dire che è un po’ come avere il tuo miglior amico sempre a portata di mano…» provò a dire Fred, che non aveva mai riflettuto su una cosa del genere.

«… Ma non è proprio così, perché un gemello è più di un semplice amico. Non gli vuoi solo bene, ma anche qualcosa di più. Diciamo che è un particolare tipo di amore. – concluse George che forse ancora più di Fred poteva rispondere. – Con un fratello di cresci insieme, per tutta la vita. È un punto fermo, sei sicuro che lui ci sarà… Ma vale per tutti, non solo per i gemelli. Mi ricordo di quando eravamo piccolo e Ron s’intrufolava di notte nel nostro letto, perché non voleva disturbare mamma e papà… E un po’ anche perché si vergognava.»

«Ronnie ha sempre avuto paura dell’Uomo Nero, mentre per noi era un amico…» specificò Fred, mentre i due si perdevano in qualche ricordo lontano. Draco sospirò, perché non sapeva se sarebbe mai riuscito a comprendere quei discorsi: in fondo, sia lui sia Harry erano cresciuti separati, senza avere la minima idea l’uno dell’altro.

«Draco, non crucciarti d’accordo? Fratelli si nasce, in più siete gemelli per cui dovreste avere un feeling naturale. Un po’ come me e Fred.» lo rincuorò George, dandogli una pacca sulla spalla.

«Povero Ron! Dovrà sopportare altri due come voi! Povero, povero, povero Ron!» rise divertito Bill, da poco rientrato in cucina. I gemelli Weasley annuirono vigorosamente a quell’osservazione.



NOTE:

Allora questo è il primo capitolo! Spero vi sia piaciuto! ^__^ Fatemi sapere okay?

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Capitolo 2
*** Diagon Alley ***


CAPITOLO II: Diagon Alley

 

 

«Forza ragazzi! Le macchine stanno arrivando, non facciamoci trovare in ritardo!» li esortò Percy, che li avrebbe accompagnati a Diagon Alley per gli ultimi acquisti. Li aveva raggiunti anche Hermione già da qualche giorno pronta anche lei a fare shopping, forse un po’ troppo pronta per i gusti di Ron. La signora Weasley non sarebbe potuta venire, come moglie del Ministro della Magia anche lei aveva diversi compiti da fare per mantenere la sicurezza. Bisognava dare atto che con la gestione del signor Weasley, il Ministero si era ripreso molto velocemente dal terribile attentato attacco di qualche mese prima.

I ragazzi videro una strana automobile avvicinarsi alla Tana, molto diversa da quelle che ricordavano d’aver usato anni prima. Era un’automobile molto grande, alta e lunga, con ben sette posti a sedere. Da fuori si vedeva un autista, mentre dentro non c’era proprio nessuno.

«Ma che cos’è questa?» domandò Ron, osservando la strana auto.

«Si chiama monovolume, Ron. Va molto di moda fra i Babbani ultimamente.» gli spiegò la ragazza, mentre salivano e prendevano comodamente posto.

«E l’autista? Sai guidare, Percy?» domandò Harry sporgendosi dal sedile posteriore, Hermione aveva occupato quello del passeggero anteriore.

«Incantesimo Autoguidante, Harry. Non serve più… Bene, allora andiamo al Paiolo Magico.» ordinò Percy e l’auto iniziò a muoversi silenziosamente. Tutti poterono notare come una sottile pellicola di magia che avvolgeva la macchina, con molta probabilità doveva trattarsi di un qualche potente incantesimo protettivo. Intorno a loro grandi palazzi sfilavano lungo le strade che percorrevano, ma c’era una strana aria.

«Non deve essere una bella situazione…» commentò Hermione sovrappensiero.

«Già… In molti sono ricorsi all’Incanto Fidelis e papà ha dovuto richiamare al servizio attivo anche Moody.» spiegò serio lui, annuendo. Non fece trapelare nessuna informazione, ma Harry notò quanto la sua mano destra rimaneva vicino alla bacchetta.

«Ma Hogwarts rimarrà aperta, vero?» domandò preoccupato Draco.

«Il castello di Hogwarts non è mai stato conquistato da nessuno mago oscuro.» rispose Percy, ma quelle parole le aveva pronunciante anche la professoressa Polgara Figg l’anno prima. Non erano una vera risposta ed Harry lo capì subito, ma non disse niente: sapeva che hai suoi amici bastava quella rassicurazione. Pensò a spostare l’argomento su qualcosa di più allegro, fino a quando arrivarono quasi sulla porta del Paiolo Magico.

All’interno del locale c’era quasi silenzio e parecchi maghi in meno, tuttavia l’atmosfera rimaneva all’incirca la stessa. Il vecchio Tom stava dietro al suo bancone e salutò bonariamente i nuovi arrivati. Percy si fece dare una bibita fresca, mentre lasciava liberi i ragazzi di passeggiare per la familiare Diagon Alley. I negozi erano per la maggior parte aperti. C’era diversa gente, ma in confronto a quanta folla circolava per quella strada si poteva dire che era quasi deserta. La maggior parte di essi erano ragazzi di Hogwarts che compravano il necessario per l’anno scolastico alle porte.

 

«Devo andare a comprare una divisa nuova. Mi accompagni, Ron?» chiese Hermione, prendendo la sua mano e trascinandolo da Madama McClan.

«Potevano anche dircelo, se volevano rimanere da soli!» sghignazzò il biondo, dando una gomitata al gemello. Andarono a ritirare i nuovi libri al Ghirigoro e Ginny si rifiutò di andare in giro anche con i libri per Ron, poi li salutò un po’ sbrigativa per aggregarsi ad un gruppo di sue amiche, che continuavano a fissare il bel biondo.

«Andiamo fuori di qui, per favore.» sbuffò Harry, che non sopportava essere al centro dell’attenzione. Non lontano di lì si trovava la gelateria di Florian Fortebraccio, che, come li vide, li costrinse ad assaggiare i suoi gelati. Osservò per un breve secondo Draco, poi non fece problemi ad offrire anche a lui un bel cono gelato. Mangiarli era un bel rimedio contro il caldo.

«Ciao, Harry!» lo salutò sbrigativo Colin Canon, tuttavia Harry ebbe il tempo di vedere la sua espressione sorpresa e un po’ turbata. Immediatamente dopo, Pik si fermò al loro tavolo sul quale sbatté una borsa carica di libri. Sbuffò dal caldo e dalla fatica.

«Ciao.» li salutò, mentre ordinava un succo di frutta ghiacciato.

«Ma saranno dieci chili di libri! Come fai a portarteli con questo caldo?» gli chiese Harry, sgranando gli occhi.

«Non me lo dire… Li fare lievitare, se fosse riuscito a spezzare l’incantesimo di Voldemort.» brontolò frustrato, mentre beveva il suo succo.

« Ma com’è possibile?!» domandarono in coro i due gemelli.

«No… Purtroppo quell’Incantesimo Congelante gli è venuto fin troppo bene: tiene ancora sospesi i miei poteri magici.» spiegò il giovane, incrociando le braccia.

«Come? Non hai trovato nessuno modo? Un incantesimo? Una pozione…?» domandò Draco un po’ preoccupato.

«Nulla, ma sia il nonno sia io pensiamo che tu, Harry, possa fare qualcosa.» affermò con un sorrisetto il Tassorosso.

«E come? Non ho la minima idea di come annullare l’incantesimo.» ammise Harry, prendendo in mano la sua bacchetta. Che poteva fare?

«La tua bacchetta.» rispose semplicemente Pik.

«Che c’entra la tua bacchetta, Harry?» domandò Draco al gemello, non capendo quella risposta. Il moro non gli aveva detto niente, anche perché non l’aveva mai detto neanche a Ron ed Hermione.

«La mia bacchetta ha la stessa anima di quella di Voldemort, è come se fosse la sua gemella…» gli rivelò controvoglia Harry, che per qualche ragione non riusciva a parlare di quella cosa. Forse se ne vergognava.

«Sul serio? Ma ti rendi conto che è un’arma invidiabile?! Santo Merlino, con la Prior Incatatio si può privarlo della sua bacchetta!» esclamò Draco dopo essere rimasto per un attimo a bocca aperta.

«Proprio così. Un incantesimo di quella bacchetta ha sospeso i miei poteri, quindi solo con la tua si può annullare. Hai presente le calamite? I poli opposti si attraggono, quelli uguali si respingono. È un po’ la stessa cosa. – spiegò il Tassorosso. – Devi fare questi gesti e dire: “invertus”.» gli disse il giovane, come se non fosse niente d’eccezionale.

Altroché! C’è in gioca la sua futura vita di mago!si disse pensieroso Harry, mentre osservava bene quei gesti.

«Dai, funzionerà di sicuro!» lo incoraggiò suo fratello, come se avesse sentito i suoi pensieri. Harry annuì, mentre si faceva mostrare altre tre volte i movimenti che doveva fare con la bacchetta. Li riprovò nervosamente per qualche attimo, poi fece sul serio.

«Invertus!» esclamò a mezza voce, eseguendo alla perfezione la sequenza necessaria di movimenti. Sulla punta della bacchetta di Harry s’accese una luce nera piuttosto inquietante, che fulminò la mano destra di Pik con uno schiocco secco. Fortunatamente nessuno li notò, altrimenti avrebbero pensato che stessero praticando quelache incantesimo oscuro.

I due gemelli videro il loro amico chiudere gli occhi e respirare profondamente, mentre l’incantesimo dalla sua mano risaliva in tutto il resto del corpo. Furono attimi di attesta estenuante, perché Pik si stava giocando l’ultima possibilità di essere un mago. Harry per qualche attimo temette di aver fallito, poi l’italiano riaprì gli occhi.

«Allora? Ha funzionato?» domandò impaziente Draco, mentre l’altro si stava stiracchiando. Il tavolo accanto a loro cadde improvvisamente, senza essere toccato. Il giovane Tassorosso l’osservò stupito e si sbrigò a rimetterlo a posto, quindi afferrò la sua bacchetta magica. Dette un’ultima occhiata indagatrice al tavolino, poi puntò la sua bacchetta sui libri.

«Wingardium Leviosa! – esclamò e la sua borsa si sollevò docilmente di una dozzina abbondante di centimetri. – Grazie mille, Harry! Avevo quasi rinunciato ad essere un mago! Grazie, grazie, grazie!!! Posso fare qualcosa per te?!» gli chiese gioioso il ragazzo, mettendosi quasi a ballonzolare dalla contentezza.

«Quello che volevo, me l’hai regalato al mio compleanno.» gli ricordò il moro, passando un braccio intorno alle spalle di Draco. Avrebbe potuto essere un momento di risate, se i compagni del Serpeverde non si fossero infilati nel negozio di scope da corsa.

«Scusate.» si congedò lui, diretto verso lo stesso negozio. I due non lo fermarono perché capirono cosa voleva fare, anche se era chiaro come il sole che Harry era preoccupato.

«Sono preoccupato: deve tornare a Serpeverde. Non vorrei che gli giocassero qualche brutto tiro, dopo quello che è successo…» ammise il moro, senza togliere lo sguardo dal negozio lontano.

«L’avrei anch’io, sinceramente… Ma a te tutta questa gente sembra normale?» domandò serio Pik.

«Certo, perché?» chiese Harry, guardandosi attorno. Non capiva cosa l’altro intendesse dire.

«Perché non è così. È solo un calmo nervosismo. Ognuno di loro è preoccupato per qualcuno. Ha dimostrato di essere forte, cercando di espugnare da solo Hogwarts ed, inevitabilmente, qualcos’altro succederà. – gli spiegò saggiamente Pik. – Mi dispiace dirlo, ma tu non puoi proteggere Draco per sempre. Capisco che tu lo voglia, perché è tuo fratello gemello, perché l’hai ritrovato da pochissimo… Ma Draco deve imparare a gestire da solo i suoi problemi, se ancora non sa come. Tu puoi aiutarlo, sostenerlo e stargli vicino, ma proteggerlo completamente non potrai farlo sempre. Inoltre rischieresti di soffocarlo.» concluse lui.

«Hai ragione. Lo so… Però, non posso farci nulla… Sarà un po’ stupido, ma gli regalerò un qualche amuleto e me ne starò un pochino più tranquillo.» borbottò pensieroso il moro.

«No, non è una cosa stupida. – sorrise il Tassorosso. – Ma Hermione e Ron? Dove si sono cacciati?»

«Sono andati da Madama McClan, ma sospetto che volessero stare un po’ da soli…» ridacchiò Harry, pensando ai due amici.

«Spettegoliamo, eh?» lo rimproverò Hermione, giungendo alle sue spalle con Ron alle calcagna. A quel punto l’italiano scambiò qualche battuta con tutti e tre, poi dovette salutarli e sbrigarsi a fare qualche altra compera per Hogwarts. Evitò di parlare d’aver appena riottenuto i suoi poteri magici.

«Beato te, Harry… Non sai cos’ho dovuto sopportare…» bisbigliò Ron ad un orecchio del suo miglior amico, mentre Hermione non lo teneva sott’occhio. Harry evitò di ridere per non offendere la ragazza, quindi le confidò le sue preoccupazioni.

«Un portafortuna? Non ne ho idea, però possiamo vedere da Articoli Magici.» propose la ragazza, indicando il negozio.

Dentro alcuni maghi discutevano dell’ultimo articolo di Maghi Moderni. C’era un piccolo commesso, non più alto del professor Vitious, che li raggiunse a piccoli passi. Era vestito di verde dalla testa ai piedi, persino la bombetta che portava era di un verde smeraldo.

«Shea McFord, per servirvi. In cosa posso esservi utile?» si presentò l’ometto, che sembrava essere in parte un Lepricaone.

«Ehm… Ecco, cercavo un portafortuna per mio fratello.» spiegò Harry, non sapendo bene che cosa prendere e cercando di non far trasparire quanto lo riteneva buffo.

«Portafortuna, eh? Sì, dovrei avere qualcosa d’esatto per il suo caso signor Potter. – sorrise il commesso, mentre si arrampicava su di una scala per prendere una scatoletta impolverata. – Da tempo non mi chiedevano un portafortuna, ormai li usano solo i Babbani!»

«E come mai?» domandò Ron incuriosito.

«Perché maghi e streghe hanno la magia, non hanno bisogno di fortuna. Uff… Ecco qua! – esclamò tirando fuori dalla scatola un piccolo quadrifoglio dorato ben lavorato, con un cristallo azzurro liquido. Era un ciondolo, mancava solo una catenina in cui infilarlo. – Arriva direttamente dall’Irlanda, come me. Fatti dai Lepriacaoni, che, come si sa, sono molto fortunati!» spiegò allegramente Shea, infilandosi in bocca una lunga pipa.

«Che ne dici, Harry? Lo prendiamo?» domandò gentilmente Hermione.

«Uh… Sì. – rispose deciso il ragazzo. – Quanto costa?»

«Oh, siete fortunati! Ve lo regalo perché il famoso Harry Potter è venuto nel mio negozio!» rispose con un sorriso l’ometto. In quel momento ci fu del fracasso in strada, ed il trio poté vedere Draco rotolare fuori dal negozio di manici di scopa. Il moro non ci pensò più di tre quarti di una volta: afferrò il portafortuna e corse fuori, esattamente quando i Serpeverde uscivano in strada. Ron ed Hermione lo inseguirono bacchette alla mano.

 

«Ve la farò vedere io!» ringhiò arrabbiato Draco, agitando la bacchetta magica che brillava violentemente. Si rialzò in un attimo e gettò a terra Tiger e Goyle. La folla iniziò ad agitarsi attorno a loro, mentre i Serpeverde più piccoli si allontanarono rapidamente. Theodor Nott era pronto a difendarsi, quando improvvisamente Percy arrivò con grandi falcate.

«Cosa diavolo sta succedendo?!» esclamò stizzito, rischiando di far cadere i suoi occhiali. Vedendo apparire il funzionario ministeriale, i rimanenti della combriccola di Serpeverde sparirono quasi immediatamente.

«Ci vediamo a scuola…» salutò in cagnesco Pansy Parkison, rivolgendosi al biondo.

«Si può sapere cos’è successo? Che hai combinato, Draco?» lo accusò Percy arrivando trafelato, nello stesso momento in cui giungevano Harry e gli altri due. Ginny, invece, sbucò da una traversa.

«L’hanno fatto volare in strada!» intervenne subito Ron e la stessa cosa fu riferita da Hermione, Ginny ed Harry.

«Okay, okay… Non è successo niente, solo una lite fra ragazzi. Non è niente, non preoccupatevi.» disse Percy, rinfrancando e disperdendo la piccola folla. Chissà a cosa avevano pensato quelle persone...

«Volevo vedere come si sarebbero comportati… Insomma, ora hanno letto cos’ho scritto sulla Gazzetta del Profeta. Tutto qua, Percy. Ci devo tornare in quella Casa.» ricordò il biondo al giovane funzionario ministeriale, dopo che si sedette su di una panchina.

«Se avessero potuto, l’avrebbero fatto fuori: ci scommetto.» brontolò cupamente Ron. Harry avrebbe voluto ammazzarlo.

«Ora non esagerare, Ron. Ho capito: lo vedono come un traditore della loro Casa. Dirò a papà di scrivere a Silente, ma non credo che dopo essere smistati si possa cambiare Casa d’appartenenza.» concluse Percy.

«Io non ho detto che voglio cambiare Casa. Voglio tornare là, dimostrare che Serpeverde non sforna solo Maghi Oscuri e Mangiamorte. – affermò Draco, con voce determinata e pugni chiusi. – Voglio spezzare quest’assurda tradizione.»

«Ambizioso, eh?» osservò Hermione, punzecchiandolo.

«Certo, ma è una giusta ambizione.» le rispose il biondo, annuendo vigorosamente.

«Secondo me, Silente la pensa alla stessa maniera, altrimenti non mi spiego come mai permette ai Serpeverde di mettere piede ad Hogwarts.» commentò Ron, incrociando le braccia.

«Va bene! Va bene! Ora basta, torniamocene a casa. Non voglio sentire questi discorsi.» sbottò Percy un po’ alterato.

«Ma tu non dovevi andare da Penelope?» gli ricordò Harry malizioso, dando un’occhiata all’orologio.

«Accidenti! Arriverò tardi!» esclamò Percy, scappando via di fretta dopo aver controllato l’ora.

«Lui in ritardo? Farò prima a passare gli esami con il massimo a Pozioni!» rise divertito il sesto di Casa Weasley.

 

Non tornarono alla Tana, visto che il giorno seguente sarebbero dovuti andare a King’s Cross. La signora Weasley aveva detto loro che si sarebbero fermati al Paiolo Magico per la notte, così quella mattina avevano portato anche i loro bauli stracarichi alla locanda.

Il gruppetto, Ron, Hermione, Harry, Draco e Ginny, arrivò solamente con dieci minuti di ritardo e Percy fece loro una paternale di quasi altrettanti minuti, prima che sua madre intervenne a salvarli dalla sue grinfie. Quindi, si sedettero tutti al tavolo insieme al signor Weasley per la cena. Bill e Charlie erano da qualche parte in missione, mentre Fred e George erano andati ad Hogsmeade per cercare dei locali per il loro negozio di scherzi.

«Andato tutto bene oggi, ragazzi?» domandò la mamma di Ron, per fare un po’ di conversazione. Non sapeva che quello era il momento che Percy aspettava per fare il resoconto di ciò che era successo: sembra di ascoltare il bollettino di una guerra.

«Ne parlerò con Silente, ci pensarà lui.» borbottò stancamente il signor Weasley.

«Grazie, signore.» borbottò un po’ imbarazzato Draco, che, come suo fratello, non riusciva proprio a non dare del “lei” ai genitori di Ron.

«Su, ragazzi dovete finire i vostri bauli. Domani ci sveglieremo presto e poi dritti a King’s Crosso a prendere l’Espresso di Hogwarts.» concluse la signora Weasley. I tre annuirono e salirono nelle camere, mentre Draco si trattenne due minuti per ringraziare ancora una volta di più il padre di Ron.

«Oh! Non mi ero accorto d’averlo preso… - disse sorpreso Harry, ritrovandosi in tasca il portafortuna. – Domani gli spedisco dei soldi con Edvige.»

«Beh… Avevo detto che te lo dava gratis.» sbadigliò Ron buttandosi sul suo letto. Hermione, invece, tirò fuori una catenina argentata.

«Prendi questa, l’ho presa apposta. È stregata, non dovrebbero esserci problemi con la misura.» disse la ragazza, consegnandogli la catenina e lanciando un bacio verso Ron, quindi uscì. Harry infilò il ciondolo nella catenina, ottenendo il suo portafuna.

«Grazie, fratellino!» lo ringraziò con un sorriso Draco, rientrato poco dopo in camera ed infilandoselo subito al collo.

Rimasero ancora un po’ svegli, anche se ben presto il primo a capitolare a sonno fu Ron. Anche quell’ultima sera Harry occupò un posto nel letto del gemello e s’addormentò lì, insieme a Draco.


NOTE:

Eh, la storia sta iniziando. Suppongo che per questo capitolo non ci sia niente di spettacolare :P ihihihih


grazie del commento ashara, però è Pik, non Pix. Pix è il folletto rompiscatole che va in giro per Hogwarts :) ! Come hai visto in questo capitolo, sì Pik c'è :)

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Capitolo 3
*** Sull'Espresso di Hogwarts ***


CAPITOLO III: Sull’Espresso di Hogwarts

Come al solito, la mattina seguente ci fu un po’ di trambusto: i ragazzi si svegliarono solo alle dieci, quando Hermione erano andata a buttarli giù da letto, visto che nessuno dei tre aveva sentito il vecchio Tom bussare alla loro porta.

«Ehi! Sveglia! Sono le dieci, volete farci fare tardi?!» gridò infuriata la ragazza, da dietro la porta. Appena le loro menti realizzarono che ore fossero, scattarono in piedi belli svegli, sbrigandosi ad infilare confusamente la loro roba nei bauli ed a lavarsi. Scesero quasi contemporaneamente un quarto d’ora più tardi per fare colazione, sotto lo sguardo truce di Hermione. Salirono sulla macchina ministeriale poco prima delle dieci e mezzo. Tirarono un sospiro di sollievo enorme.

«Ehi mamma, ma Ginny?» ricordò improvvisamente Ron, non vedendo la sorellina.

«Ron, ti ho detto che ieri sera è andata a dormire dalla sua amica Emily, che sta vicino a King’s Cross. La troviamo là.» gli ricordò con tranquillità la madre, mentre l’auto sfilava agilmente nel traffico. Il signor Weasley e Percy erano già andati al Ministero.

Appena furono nel parcheggio della stazione, si sbrigarono a caricare la loro roba sui carrelli. Temettero di perdere il treno, perché un gruppo di turisti giapponesi si era messo a fotografare centimetro per centimetro l’intera stazione.

Varcarono a coppie la barriera e trovarono che il treno rosso stava sbuffando pronto a partire.

«Su, muovetevi! O rimarrete qua!» l’incitò la signora Weasley, quasi spingendoli con la forza sul treno.

«Finalmente!» esclamò Ginny sollevata, apparendo ad un finestrino.

«Oh, Ginny! È tanto che aspetti? – la salutò la madre - Muovetevi!» ringhiò invece con aria molto minacciosa ai ragazzi. I ragazzi schizzarono immediatamente come fulmini sull’Espresso, andando in cerca di uno scompartimento vuoto. Ne trovarono uno sull’ultimo vagone del treno e si sbrigarono a sistemare i bauli. Si sedettero ansanti: c’era molto caldo lì dentro.

«Frigora tolerare!» esclamò Hermione, disegnando dei cerchi in aria che subito divenne molto più fresca. Ron l’applaudì.

«Wow! Un Incantesimo Cambiatempo! Sono difficilissimi!» esclamò ammirato il rosso.

«Oh, beh… Questo è un ambiente molto ristretto…» bofonchiò lei, arrossendo a quei complimenti.

«Toglimi una curiosità, Harry… Ma i piccioni tubano così tanto?» scherzò Draco, spedendo Ron ed Hermione nell’imbarazzo più assoluto.

«Ma bravo…» commentò gelida una voce femminile, che il biondo riconobbe all’istante. Non doveva voltarsi per capire che si trattava di Pansy Parkinson, una fra le più disgustose ospiti della Casa di Serpeverde. Non che fosse brutta, anzi… Era solo perfida.

«Se ti dà fastidio, potevi evitare di venire fin qua ad ascoltare.» rispose altezzoso ed altrettanto freddo, squadrandola da capo a piedi.

«Guardati… Sembri un sudicio Babbano.» lo insultò apertamente, come se non fosse mai stato il suo ragazzo.

«Sai come si dice, no? De gustibus non est disputandum. Visto che sei così brava a latino saprai sicuramente cosa significa!» intervenne sagace Hermione, con aria di sfida.

«Benissimo…! – sibilò la Serpeverde quasi con intenti omicidi. – Ma ricorda: sei stato un Malfoy per quindici anni, non puoi cambiare così!» esclamò furibonda. Draco tirò fuori la bacchetta, quasi accarezzandola e bloccò la compagna con i suo occhi azzurri, freddi e minacciosi. Era decisamente inquietante. Era Malfoy.

«Pansy, tu sai bene che io non sono buono come mio fratello, tanto meno quando perdo le staffe. Dovresti saperlo molto bene. – sottolineò duro. - E sta tranquilla che sono già al limite dalla sopportazione…» fu la sua minaccia, guardandola dritta negli occhi. Non poteva non fare paura e lei sbiancò come un lenzuolo. Passò solo un attimo e poi scappò via, senza replicare. Sicuramente quello era un atteggiamento che gli riusciva fin troppo bene, retaggio di tutti quegli anni da Malfoy. Lui guardò triste la sua bacchetta.

«Io… Non vi ho detto una cosa… Ecco… So usare la Crociatus.» ammise con un filo di voce, tenendo gli occhi bassi. Fu una rivelazione scioccante per Ron, forse un po’ meno per Hermione. Harry, al contrario, se l’aspettava.

«Non la useresti mai. La sai usare perché Lucius Malfoy te l’ha inflitta un sacco di volte… Sai bene cosa si prova e ne hai paura. In ogni caso, non ho mai provato… Però penso che ne sarei capace anch’io.» ammise Harry, attirando lo sguardo allibito del suo gemello.

Durante il monotono viaggio del treno, la cicatrice di Harry iniziò e delle grosse nubi riempirono il cielo. Non promettevano niente di nuovo. Draco si allarmò ed il moro fu più occupato a rassicurarlo che a preoccuparsi di cosa stesse accadendo.

Improvvisamente i fulmini iniziarono a solcare il cielo con violenza ed i tuoni sconquassarono il silenzio della campagna. Si ritrovarono di colpo esattamente sotto il temporale, perché le saette cadevano vicinissime all’Espresso che iniziò a tremare pericolosamente. Alcuni vetri iniziarono a scoppiare ed i più piccoli gridarono di paura.

«Stiamo calmi!» ordinò una voce in lontananza, che sembrava avvicinarsi di corsa nel corridoio. L’attimo dopo un fulmine cadde con così tanta forza e così vicino che gli ultimi vagone deragliarono dai binari. I bauli caddero e qualcuno venne colpito. Harry cadde all’indietro, sbattendo la testa e Ron gli rotolò addosso. Draco tentò d’aggrapparsi ai sedili, ma una pesante borsa gli cadde dolorosamente sulle mani e perse la presa, andando così a finire sopra gli altri due. Hermione, invece, riuscì a rimanere su sedili e gridò spaventata quando il suo baule rischiò di schiacciarla. Quell’urlò andò ad aggiungersi a tutti quegli altri. Si sentirono distintamente le porte di un vagone aprirsi e qualcuno balzare giù.

«Non uscite!» urlò di nuovo la voce da fuori ed Hermione riconobbe Pik. Nonostante la pessima condizione i tre ragazzi riuscirono a scorgere il Tassorosso che lanciava potenti Fatture Lievitanti sul treno, cercando di rimetterlo a posto. La situazione, però, era troppo strana: fuori sembrava che il sole fosse sparito, eppure non era nemmeno tramontato quando le nuvole lo avevano coperto e la pioggia cadeva con troppa violenza. Le nubi oscuravano il cielo e la pioggia ingoiava tutto il resto.

«Dobbiamo andare ad aiutarlo!» esclamò Harry, districandosi in quella matassa di gambe e braccia. Si arrampicò fino alla porta dello scompartimento, fece esplodere un vetro e balzò fuori, andando ad aiutare il Tassorosso che stava riportando sui binari l’ultima carrozza. Fu in quel momento che il moro percepì il dolore della cicatrice farsi più intenso e pulsante.

Si bloccò improvvisamente a pochi metri da Pik, cercando di capire dove lo stregone si trovasse.

«Attenti!» urlò disperata Hermione ai due, che non ebbero il tempo di capire: un fulmine calò violento sulla bacchetta di Pik. La luce abbagliò un attimo gli spettatori, ma il grido di dolore dell’italiano fu più agghiacciante di tutto il resto.

Per harry fu come se fosse stato colpito da qualcosa di pesanti in testa. Cadde a terra, con gli occhi pieni di una luce bianca. Si rialzò a tentoni dolorante e confuso, mentre la cicatrice non gli dava tregua. Provo a fare un paio di passi, ma inciampò nel corpo dell’amico che mugugnò, muovendosi a scatti. Si sentì attraversare da una forte scosse elettrica..

«Harry! Pik!» esclamarono gli altri tre, raggiungendoli spaventati.

«Portiamoli subito dentro!» esclamò agitato Ron, piegandosi su di loro. Draco si caricò sulla schiena suo fratello, mentre Ron ed Hermione sollevavano Pik e lo trascinavano all’interno dell’Espresso.

«A… Aspettate… Sta… Hermione..! Dì… “Hac transire vetitum est”… – balbettò dolorante il Tassorosso, con poca forza. Lei annuì, ma prima lo portarono al riparo. – Svelta!» aggiunse agitatissimo.

«Hac transire vetitum est!» esclamò la ragazza, gesticolando nervosamente con la bacchetta. Di colpo tutte le porte del treno si chiusero di scatto, ogni vetro fu riparato accuratamente e fuori potevano vedere una sottile rete azzurra di magia.

«Che diavolo è?» chiese cauto Ron, osservando prima Hermione e poi l’incantesimo. Doveva essere qualcosa di molto particolare.

«Vetitum… Significa “vietato” o qualcosa del genere. Deve essere un Incanto di Divieto, credo.» spiegò Draco, riflettendo ad alta voce. Hermione confermò, anche se non li avevano ancora studiati. Un rumore di passi concitati li raggiunse.

«Colin! Neville! Correte dal macchinista, dobbiamo arrivare ad Hogwarts!» ordinò Ron ai due che stavano correndo verso di loro.

«Oh, santo cielo! Mettiamolo disteso! Vediamo se posso fare qualcosa…» balbettò la donna del carrello dei dolci, giungendo in loro soccorso.

Arrivarono alla stazione di Hogsmeade in grande ritardo, ed Hagrid era lì che li aspettava. Hermione spezzò l’incantesimo e scese veloce.

«Hermione! Che ci succede? Siete in ritardo!» domandò preoccupato il Mezzogigante e lei in fretta e furia gli raccontò cos’era successo, mentre i ragazzi riempivano di corsa la pensilina, pronti a raggiungere la sicurezza del castello. Hagrid rimase scioccato da ciò che era successo.

«Prefetti! Riunite le vostre Case! Primo anno con me!» urlò con voce possente il professore, sovrastando il temporale. Si allontanò con i ragazzi più piccoli, mentre i Prefetti radunavano gli studenti. Draco non venne chiamato dal responsabile di Serpeverde, ma non gl’importò molto. I Tassorosso misero Pik al sicuro dalla pioggia, circondandolo e pronti a stargli accanto.

«Penso che sia solo una cecità momentanea…» aveva detto Margaret, la strega con il carrello dei dolci, che era scesa e stava distribuendo delle Cioccorane giusto per calmare i ragazzi. Passarono interminabile minuti, durante i quali Hermione s’accorse che molti ragazzi erano stati feriti. Un fulmine solcò il cielo e cadde poco fuori da Hogsmeade. Il rumore di passi frettolosi annunciò loro che erano arrivati a soccorrerli.

«Oh, poveri ragazzi! Minerva, portiamoli subito all’infermeria del castello!» disse pratica Madama Chips, arrivando di corsa.

«Ma cos’è successo?!» balbettò la McGranitt, anche se non sprecò tempo a farsi raccontare tutta la storia da Hermione.


NOTE:

Eh, non inizia per nulla bene questo anno ad Hogwarts vero? Bauahuha!

Eh, Summer84 vedrai che succede ;)

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Capitolo 4
*** L'inizio delle lezioni ***


CAPITOLO IV: L'inizio delle lezioni.

 

 

Quando la mattina seguente si svegliò, Harry aveva un forte mal di testa e parecchia fame. Si parò gli occhi con la mano: la luce gli stava dando un po’ di fastidio. Pian piano ricordò perché si trovava in infermeria. Gli ci volle qualche secondo per accorgersi che riusciva a vedere sfuocato con al solito. Afferrò gli occhiali poggiati sul comodino, tirò un sospiro di sollievo e così l’attenzione di Madama Chips.

«Ah, Potter! Fammi un po’ controllare i suoi occhi… – disse la donna, osservandolo attentamente e fissandolo dritto. Harry non si era mai accorto che la donna aveva due occhi di un bel color nocciola. – Sì, il Supercollirio ha fatto effetto. È ancora presto per la colazione, ma sei in forma per affrontare il primo giorno.» sentenziò l’infermiera, mentre faceva apparire un piccolo vassoio da letto con la colazione del ragazzo.

Lui non la mangiò, la divorò letteralmente in pochi attimi e si accorse che non c’era traccia di Pik in nessuno di letti. Strano, in fondo, si era beccato in pieno un fulmine.

«Madama Chips, posso uscire? Dovrei andare a prendere la mia divisa.» chiese il ragazzo e la donna ritornò allegramente consegnandogliela.

«Li ha lasciati qui ieri sera Malf… Ehm, tuo fratello. – si corresse velocemente Madama Chips vagamente imbarazzata. Harry non ci trovava niente di male, suo fratello era sempre stato chiamato Malfoy e la gente aveva bisogno di tempero per correggere le abitudini. – Un’altra cosa, Potter. Il Preside ha detto di volerti parlare prima delle lezioni mattutine, nel caso ti fossi svegliato»

«Vado subito, allora.» disse il Grifondoro, che si avviò subito verso l’ufficio del vecchio mago. Si sorprese a trovare l’ingresso aperto, con la statua che lasciava accesso alle scale. Salì velocemente.

«Molto interessante…» sentì dire a Silente, attraverso la pesante porta di legno.

«Mi sento un po’ strano…» bofonchiò Pik.

Ah, ecco dov’era…” penso il moro. Bussò alla porta che si aprì da sola. Il moro vide Fanny piegata sulle mani del ragazzo: le scottature scomparirono grazie alle lacrime della fenice. Accanto a Silente si trovava il signor Olivander.

«Vieni pure avanti, Harry.» gli disse il Preside, facendogli un cenno.

«Tieni, l’ho rimessa a posto. Donatello è un artista per le bacchette: è bravo quasi quanto me.» ridacchiò intanto Olivander, riconsegnando la bacchetta al nipote dell’anziano mago. A vederla, sembrava che non avesse subito nessun danno. Pik ringraziò i due maghi, salutò Harry e lasciò l’ufficio per andare a fare colazione.

«Siediti pure, Harry.» lo incoraggiò Silente indicandogli la poltrona rimasta vuota. Il moro lanciò un’occhiata ad Olivander e si sedette.

«Professore… Il temporale di ieri sera non è stato naturale: era opera di Voldemort.» disse senza mezzi termini.

«Lo sospettavo. Harry, ti dico fin da subito che quest’anno sarà molto pericoloso per tutti noi. Voldemort ha dovuto subire una bella sconfitta pochi mesi fa, per cui attaccherà il castello da lontano per indebolirlo. – gli rivelò il Preside. – Ho commesso un vero errore a seguire le sue tracce l’anno scorso, per cui non mi vedrai più abbandonare Hogwarts. Ti prego, quindi, di venire ad informarmi nel caso in cui ti venisse la tentazione di fare qualche altra ricerca…» gli sorrise il vecchio mago, lisciandosi la barba.

«Va bene, professore… Ehm, signor Olivander potrebbe controllare anche la mia bacchetta?» chiese gentilmente Harry, porgendogliela.

«Questo mi porta al secondo argomento, Harry: tuo fratello. Purtroppo non può cambiare Casa, anche il Cappello Parlante me lo ha confermato. La situazione di Draco è un po’ complicata ed assai anomala… Ho visto anche che gli hai regalato un portafortuna.» sorrise benevolemente il professore.

«Beh… Sì, più che per mettermi l’animo in pace. – ammise il ragazzo, pensando che il Preside avrebbe potuta considerarla una cosa sciocca. – L’ho preso da Articoli Magici da un certo Shea McFord.»

«Tutto a posto, signor Potter. La sua bacchetta funzionerà splendidamente, così come il suo amuleto. Non si preoccupi!» commentò con voce chiara il vecchio Olivander, restituendogli la bacchetta con un piccolo cenno d’assenso.

«Bene, Harry. Ti abbiamo fatto fare tardi… Beh, non penso che ti dispiacerà aver perso un’ora di lezione con la professoressa Cooman. Tuttavia credo che tu non possa proprio evitare Trasfigurazione.» lo congedò Silente, con un sorriso complice sul viso.

 

Il Grifondoro non riuscì a credere di aver già saltato una lezione, per di più con il consenso di Silente stesso! In ogni caso, si avviò velocemente verso la sua Casa per prendere l’orario completo e tutto il necessario per il resto della giornata. Svoltò in un corridoio, dove vide confabulare due Serpeverde del terzo anno. Aguzzò le orecchie.

«Non riesco a crederci… Come fa ad essere ancora il cocchino di Piton? Dopo quello che ha scritto…» sibilò stupefatto e arrabboato uno dei due, riferendosi a Draco. Immediatamente fu zittito dal compagno, che vide Harry arrivare verso di loro. Il moro li sorpassò facendo finta di non aver sentito niente e si diresse tranquillamente verso la sua sala comune. Nick-Quasi-Senza-Testa lo accompagnò per il resto del percorso, chiedendogli come stava e comunicandogli la parola d’ordine della Signora Grassa.

Appena i suoi compagni lo videro entrare attraverso il passaggio, s’affollarono intorno a lui per chiedergli come stava. Il più insistente era Dennis, fanatico esattamente come suo fratello. Dette qualche risposta veloce, recuperata quindi la sua roba si avviò verso l’aula di Trasfigurazione dove i suoi amici lo stavano aspettando. Quell’anno erano insieme ai Corvonero. Giustamente ora che aveva scoperto essere il fratello di Draco, non aveva più lezione così spesso in comune con lui.

«Svegliato tardi, eh? Beato te!» gli sussurrò Ron, mentre prendevano posto nella classe. Harry pensò di rivelare ai due l’origine del temporale, ma poi ci ripensò.

Meglio di no. Si spaventerebbero troppo…” si disse, il moro tirando fuori la sua piuma per prendere appunti. Nel frattempo attorno al castello si stavano addensando le nubi.

 

La pioggia cessò circa due settimane e mezzo più tardi e lasciò l’aria un po’ più fresca, tuttavia non cancellò completamente l’arsura dell'estate. Anzi Il caldo continuava, così Hagrid li portò al lago durante le sue ore di Cura delle Creature Magiche. Per la prima volta Harry fu felice di vedere i Serpverde. C’era stranamente della calma, perché Hagrid stava parlando della misteriosa piovra gigante che si nascondeva nel lago.

«Di questa creatura, non ci conosciamo né l’età né da dove sia venuta. Forse manco i Fondatori di Hogwarts ci sapevano che c’era.» disse, mentre stranamente tutti lo ascoltando forse perché volevano saperne di più su quella leggendaria creatura, che rimaneva un mistero per tutti.

«Tutto a posto?» chiese sottovoce Harry al gemello sottovoce.

«Sì, stai tranquillo. Sembra che a Piton gli sia ancora simpatico. – annuì con un sorriso. Quella sì che era una garanzia. Il Grifondoro non sapeva ancora crederci e lo disse. – Sembra proprio così, invece!» concluse il biondo.

L’ora finì abbastanza in tranquillità, nonostante le pessime occhiate di quasi tutte le serpi verso il nuovo e disgustoso quartetto. Mentre andavano nella Sala Grande per il pranzo, incrociarono Ginny che stava cercando abbastanza elettrizzata.

«Che succede?» domandò incuriosita Hermione.

«Ma come? Non lo sapete? È da stamattina che se ne parla!» ridacchiò la ragazza, sorpresa che non sapessero nulla.

«Pik! Ha chiesto a Silente di fargli fare l’esame del M.A.G.O! Anticipatamente.» l’informò la ragazza, lasciandoli di stucco.

«COSA?!?!» esclamarono in coro tutti e quattro.

«Dai, su andiamo in Sala Grande. Silente starà per comunicarlo.» propose Ginny, mentre schizzavano velocemente a raggiungere i loro posti abituali ai tavoli. Il Preside si alzò dal suo posto per prendere la parola.

«Come certamente avete saputo il vostro compagno Pik della Torre ha chiesto di poter sostenere anticipatamente l’esame per il M.A.G.O. Tutti noi sappiamo che la maggior parte dei suoi studi è stata svolta in Italia, all’Istituto Normale. Dati i suoi eccellenti risultati l’anno scorso, i programmi svolti nella sua vecchia scuola, i professori ed io abbiamo accettato la sua richiesta. Quindi da lunedì l’esaminatore per i M.A.G.O sarà ospitato qua ad Hogwarts fino a sabato. Vi prego di non disturbare il vostro compagno che avrà bisogno della massima concentrazione… Bene, buon appetito.» annunciò il Preside e le tavole delle Case si riempirono dei soliti buonissimi cibi. Hermione rimase imbambolata per un attimo a fissare la schiena di Pik, poi si mise a mangiare. Con molta probabilità stava pensando a quanto dovesse essere coraggioso e degno d’ammirazione il Tassorosso. Gli esami dei M.A.G.O. erano estremamenti difficili. Ron, invece, al solo pensarci gli veniva da rabbrividire.

 

«Ehi, Ron! Senti, ma dove si è cacciato Harry? Non lo trovo…» domandò Draco a Ron, quando più tardi si incrociarono nei corridoi. Il rosso era appena tornato da una lezione di Divinazione ed aveva avuto il bisogno urgente di farsi una doccia.

«Mi ha detto che scendeva in biblioteca, ci stavo giusto andando. – disse il rosso, avviandosi. Si fermò dopo pochi passi, fissando attentamente uno scintillio sul pavimento. – Fermo un po’! Quello è un galeone! Che fortuna!» esclamò il ragazzo, raccogliendo la moneta d’oro. Draco rise, era contento di quel colpo di fortuna. Stava iniziando a credere che l’amuleto di Harry funzionasse sul serio. Chiacchierarono un po’ sulle rispettive giornate, fino a quando raggiunsero il tavolo al quale era seduto Harry, intento a studiare Pozioni. A meno di mezzo metro si trovava una pila di libri alta quasi quanto lo stesso Ron, che strabuzzò gli occhi.

«Non li starà mica studiando tutti Harry?» domandò il sesto di casa Weasley sbalordito.

«Ron… Sono di Pik, quelli. Non vedi che sta studiando?» gli fece osservare il biondo, indicandogli il Tassorosso che stava studiando molto attentamente. Non lo disturbarono, i M.A.G.O non erano certo uno scherzo! I due si sedettero accanto al moro.

«Inutile… Non ci capisco nulla, di questa roba.» sbuffò il Grifondoro, accorgendosi dei due nuovi venuti. Ron annuì.

«Che dovete studiare?» s’informò Draco, allungando l’occhio sul libro del gemello.

«Un tema sull’uso della pietra lunare… Io, Pozioni, proprio non la sopporta.» borbottò in risposta.

«C’era bisogno di venire in biblioteca? Scusa, ma non facevi prima a chiedere a me?» ridacchiò il biondo sedendo accanto al fratello e sottraendogli il libro di Pozioni.

«Volevo chiederti la stessa cosa anch’io, Harry. Volevo saperne di più su cos’è un flim, un ciname…» borbottò Ron un po’ in imbarazzo, perché la sua domanda implicita era: in che modo si corteggiano le ragazze nel mondo dei babbani?

«Oh… Come sei romantico Ron…. – ridacchiò Harry, capendo subito le sue intenzioni. – Innanzitutto, però inizia a fissarti bene in testa che si chiamano film e cinema…» lo corresse il moro, ridacchiando sottovoce.

 

Nonostante fosse quasi la fine di settembre, il caldo estivo non accennò a diminuire. Per la verità, aumentò ancora di qualche grado. Il livello del lago disunì notevolmente, tanto che Hagrid doveva ispezionare ogni costa vicino la scuola, per raccogliere i pesci morti ed evitare che appestassero l’aria con il loro odore. Quello, però, era il minimo perché i ragazzi l’avrebbero sopportato: erano più distruttive le ore di Divinazione. Chiusi in cima alla Torre Nord, con le finestre chiuse e le pesanti essenze della Cooman nell’aria, la temperatura sicuramente superava i quarantacinque gradi. Avevano veramente bisogno di una doccia dopo le lezioni, ma la cosa che più interessava gli studenti erano quegli esami anticipati del M.A.G.O: Pik per parecchie ore spariva, poi riappariva silenziosamente in biblioteca e non scendeva mai in Sala Grande a mangiare. Ci pensavano i suoi compagni del settimo anno a portargli qualcosa da mangiare.

Hermione stava trascinando Ron ed Harry verso la biblioteca, quando improvvisamente Neville quasi si schiantò contro di loro.

«Harry!» esclamò agitato il ragazzo, accorgendosi di chi aveva quasi investito.

«Ehi, calmati Neville. Che è successo?» domandò il moro, aggiustandosi gli occhiali sul naso.

«Stavo uscendo dalla biblioteca… I Serpeverde hanno iniziato a prendermi in giro e… Ehm, tuo fratello mi ha difeso…» riferì trafelato Neville, gesticolando ampiamente. Harry e Ron si precipitarono subito verso la biblioteca, attraversando di corsa quei pochi corridoi che mancavano loro. Videro che Draco stava lottando contro Theodore e Pansy, lanciando scintille di ogni colore da tutte le parti e facendo parecchio rumore. I due Grifondoro stavano per intervenire, quando improvvisamente un fulmine azzurro separò i contendenti. Tutti si bloccarono all’istante, mentre Pik emergeva infuriato dalla biblioteca. Era veramente terribile, molto più di quando aveva lottato contro Voldemort stesso.

«Silenzio! Sto cercando di studiare! – ringhiò ad iratissimo, mentre li scrutava. – Toglietevi di mezzo, voi!» ordinò ai due Serpeverde che lo guardarono terrorizzati: non se lo fecero ripetere una seconda volta: scapparono a gambe levate. Lui li osservò mentre sparivo e riuscì a riprendere il controllo di se stesso.

«Scusatemi… Ho perso il controllo, è che i M.A.G.O mi stanno prendendo veramente molto...» si scusò mortificato il Tassorosso.

«Facevi paura…» balbettò Draco, che aveva rischiato di prendersi in pieno il suo incantesimo.

«Mi spiace… Quando perdo il controllo, non mi rendo più conto di cosa sto facendo. Ti ho fatto male?» domandò preoccupato.

«No, niente.» gli rispose il biondo scuotendo la testa.

«Spero che non capiti altre volte… Mi hanno detto che delle volte sono molto peggio… Scusami ancora.» si congedò l’italiano, ritornando ai suoi libri.

«Cosa voleva dire con “mi hanno detto”?!?!» balbettò Ron, riprendendosi da quella notizia. Nessuno dei ragazzi si accorse che Pik non aveva la bacchetta in mano.



NOTE:

Allora, come vi sembra? Mi raccomando, nelle recensioni ditemi pure s e la stora va, non va... E' veloce, lenta... Ecc! Ci tengo a sapere se è fatta bene ^_^

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