Avalon e l'Ordine Druidico di The_Novelist (/viewuser.php?uid=2435)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La fine di una estate speciale ***
Capitolo 2: *** Diagon Alley ***
Capitolo 3: *** Sull'Espresso di Hogwarts ***
Capitolo 4: *** L'inizio delle lezioni ***
Capitolo 1 *** La fine di una estate speciale ***
Piccolo
avviso: questa storia è il seguito de “La Stella di
Cristallo” ^_^
CAPITOLO
I: La fine di un’estate speciale
«Ma
dove si è andato a cacciare Draco? Fra poco si mangia…»
brontolava la signora Weasley, mentre finiva di preparare la cena.
«Vado
a cercarlo…» si propose Harry, che sapeva bene dove il
Serpeverde si fosse andato a cacciare. Sgattaiolò fuori in
giardino, aggirò il piccolo laghetto e puntò dritto
verso un vecchio e grosso albero dalla cui sommità uscivano
sbuffi di fumo.
«Uff…
Niente!» sentì sbottare irritato Draco, mentre il fumo
nero di una pozione fallita si disperdeva nella stanza. Fred e George
gli avevano allestito quel piccolo laboratorio semi clandestino nella
speranza di coinvolgerlo nei loro esperimenti.
«Ehi!
Alchimista pazzo! Hai finito? Dai, che si mangia!» lo chiamò,
prendendolo di sorpresa. Draco sobbalzò spaventato sullo
sgabello.
«Che
colpo! Mi hai spaventato, Harry!» lo rimproverò, mentre
con un colpo di bacchetta rimetteva a posto tutto il tavolo da
lavoro.
«Sembri
proprio un Babbano alle prese con la chimica!» lo stuzzicò
il moro, mentre tornavano alla Tana. Draco si passò una mano
fra i capelli biondi. Aveva cambiato un po’ la pettinatura,
decidendo di farseli allungare leggermente ed ora portava una
fascetta elastica fra i capelli. Dopo aver visto le foto della sua
famiglia, aveva scoperto di somigliare moltissimo alla madre tranne
per gli occhi che erano quelli di suo padre, così aveva deciso
di farseli allungare, per ricordarla.
«E
che roba sarebbe? Sai che c’è per cena?»
s’informò. Era fine agosto e il caldo non accennava a
diminuire! L’unico sollievo era la quantità industriale
di gelato che la madre di Ron riusciva a produrre ogni giorno.
Si
sedettero in cucina, ma non erano gli ultimi: mancavano i gemelli
Weasley. Improvvisamente si sentì un forte schianto provenire
dai piani superiori: George rotolò giù dalla scale, con
la faccia completamente sporca di fuliggine.
Il
signor Weasley, Ministro della Magia, prese in mano la sua bacchetta:
in quei mesi aveva dimostrato d’essere un ottimo mago, alla
faccia della fama che gli avevano sempre attribuito.
«Tranquillo,
papà! Non è niente! – s’affrettò a
dire George tossicchiando – Abbiamo esagerato con il salnitro.»
«Eh?
Salnitro? Ma vi siete messi a giocare con la polvere da sparo?!»
si lasciò sfuggire Draco, senza pensare.
«Polvere
da sparo?! George! Che state combinando?» domandò
inquisitoria ed allarmata la signora Weasley, alzando pericolosamente
il sopracciglio destro. George distrusse con un’occhiataccia il
biondo.
«Niente,
non ti preoccupare mamma! Arriviamo subito!» rispose il
ragazzo, evitando altre spiegazioni e fiondandosi su per le scale. In
pochi attimi, lui e il suo gemello erano a tavola lindi e pinti.
Mangiarono con la consueta allegria, mentre con il pensiero i più
giovani già si vedevano ad Hogwarts. Mancava solo una
settimana e mezzo al rientro da scuola.
La
signora Weasley aveva preparato un gelato squisito, che avrebbe fatto
gran invidia a Florian Fortebraccio, secondo l’opinione di
Harry. La madre di Ron, però, non aveva previsto un così
grande successo e così la scorta venne consumata tutta in una
notte.
«Ehi,
mamma! Ce n’è ancora un po’?» domandò
speranzoso Ron.
«No,
l’avete spazzolato tutto! Ne farò di più domani
sera. Ora, su andate in camera vostra.» li invitò la
donna, mentre rimetteva a posto la cucina. Harry, Draco e Ron se ne
tornarono in camera loro. Appena erano tornati in casa, avevano
trovato una nuova targhetta sulla porta di camera loro. C’era
scritto: “Harry, Draco e Ronald”.
«Scrivo
ad Hermione se vuole venire, così poi andiamo a Diagon Alley
insieme.» borbottò Ron ed Harry sghignazzò. La
ragazza era tornata dai suoi genitori due giorni dopo quel fantastico
compleanno.
«Ron,
ma che ci fa tuo padre al laghetto?» domandò sottovoce
Draco, guardando fuori dalla finestra. Tutti e tre osservarono
attentamente la scena, visto che da quella posizione c’era
abbastanza luce. Videro l’immagine di Silente tremare
sull’acqua e molto probabilmente stavano parlando di qualcosa
di molto importante, ma Harry notò un cenno del Preside verso
di loro.
“Ma
no…
Mi sarò sbagliato.”
Si disse, voltandosi e stiracchiandosi. I suoi occhi smeraldini si
posarono sulla confusione che regnava nella loro camera e perse
totalmente la voglia di metterla a posto.
«Dovremo
mettere a posto, ogni tanto…» borbottò, anche
perché era brutto rovinare così una camera nuova
fiammante.
«Ad
Hermione, infatti non piacerebbe molto…» commentò
stancamente Ron, più a se stesso che agli altri.
«Piccioncino…»
sibilò malignamente Draco, che amava letteralmente spregiare
il rosso. In risposta, si beccò una cuscinata in faccia.
«Ti
ho detto mille volte che pretendo solo una regola: i miei capelli
devo rimanere intoccabili. Sono sacri!» gli ricordò
Draco falsamente arrabbiato, quando qualcuno bussò alla loro
porta. Era il signor Weasley, che chiese al biondo di scendere un
attimo con lui. Aveva un’espressione piuttosto seria, che non
piacque per niente ad Harry.
«Scendiamo
a sentire cosa vuole?» propose in tono pratico Ron, pronto ad
origliare la conversazione.
«Non
credo che tuo padre ne sarebbe contento, se ci scoprisse ad
origliare. Aspettiamo che ce lo dica lui.» lo fermò il
moro, scuotendo la testa. Anche al rosso sembrò una cosa
sensata, così s’infilarono i pigiami. Si misero a
giocare a carte per ingannare una lunga attesa di un’ora prima
che l’altro tornasse. Aveva un’aria abbattuta, lanciò
un’occhiata al gemello ed andò a sedersi sul bordo del
suo letto.
«Ho
dovuto scrivere una lettera, che sarà pubblicata domani sulla
Gazzetta. – li informò, ma dal tono della sua
voce si capiva che doveva essere qualcosa di molto importante. –
Ho raccontato la verità: non sono un Malfoy, ma tuo fratello.
Ho scritto di come l’ho scoperto e di come Voi-Sapete-Chi mi ha
tratto, aggiungendo che rinuncio a tutto ciò che comporta il
nome dei Malfoy.» spiegò, guardando a terra.
«Perché
diavolo papà ti ha fatto scrivere una cosa del genere?!»
scattò immediatamente Ron indigiato.
«Dopo
che è uscita la notizia del mio ritrovamento, sono circolate
parecchie voci. Parecchi giornalisti del calibro di Rita Skeeter
sarebbero venuti ad Hogwarts si erano già messi a ronzare nei
dintorni del castello, così era meglio che mettessi in chiaro
tutto… E poi quella lettera servirà a ricordare e
spronare la gente contro il Voi-Sapete-Chi.» gli rispose, con
un mezzo sorriso parecchio tirato.
«Su
questo posso essere d’accordo, ma il resto servirà solo
a creare scandalo!» protestò Ron, che avrebbe preferito
di gran lunga andare a disturbare ora che sapeva cosa voleva sua
padre.
«Ron!
Basta. Se succederà qualcosa, saremo pronti. Abbiamo Hermione,
no? Ha messo a tacere Rita Skeeter!» concluse incoraggiante
Harry, provocando lo sghignazzio di Ron: adorava l’idea con cui
la ragazza aveva fermato quella giornalista da quattro soldi!
Stava
volando a folle velocità in mezzo alle nuvole, divertendosi ad
attraversarle. Non aveva mai cavalcato in modo così folle la
sua Firebolt, ma in un angolo della sua coscienza sapeva di essere in
un sogno. Affrontò coraggiosamente una banco di nubi scure,
che iniziarono a rombare cariche di tuoni. I fulmini minacciarono di
colpirlo e lui cadde in picchiata dove avrebbe dovuto trovarsi la
terra. Ci trovò un mare di sangue al suo posto ed il suo cuore
ebbe paura. Improvvisamente ci fu un lampo di luce verde, che lui
conosceva troppo bene.
Venne
disarcionato dalla scopa e cadde in quel mare rosso, mentre nella
tempesta s’alzava un coro di strazianti voci lamentose. Gli
sembrò di sentire la voce di Diggory.
Si
risvegliò di colpo, spalancando impaurito gli occhi. Si
accorse di avere il fiatone. Si era agitato parecchio nel sonno e non
riuscì a scacciare la paura di quel brutto sogno. Rabbrividì
nonostante il caldo, voltandosi verso suo fratello che sembrava
dormire.
«Draco?
Sei sveglio?» domandò sottovoce il moro, anche se non
voleva disturbarlo.
«Un
po’…» mugugnò dopo qualche attimo,
rigirandosi verso di lui ed aprendo a fatica un occhio.
«Posso
dormire con te?» chiese Harry, sorprendendosi per quel tono
infantile che gli era venuto. Sentì il gemello sbuffare
divertito, vide fargli spazio e sollevare un lembo della coperta.
Harry schizzò ad occupare quel posto.
«Deve
essere stato un incubo terribile.»
constatò
il biondo, perché prima di allora suo fratello non gli aveva
mai chiesto una cosa del genere.
«Ho
fatto un brutto sogno… - annuì controvoglia il neo
sedicenne. Gli venne in mente di quando aveva visto Fred e George
parlare in sala comune, tanti mesi fa. Lui e Draco avrebbero mai
raggiunto una tale intimità? – Come l’hai capito?»
«Intuito,
credo… Dai, non ci pensare. Certo che hai trovato un bel modo
per farmi fare il fratello adulto e responsabile, eh?» commentò
intenerito ed un po’ imbarazzato il Serpeverde.
«Sai,
ancora mi stupisco che tu sia mio fratello gemello…»
confessò il moro, con un altrettanta dose di imbarazzo.
«Ti
faccio senso?» borbottò falsamente indignato il
Serpeverde, incurvando un sopracciglio. Sapeva che entrambi dovevano
ancora esplorare a fondo quella situazione.
«Ma
non dire idiozie! Solo che da come mi aveva parlato la McGranitt
avevo capito… Insomma… Eri morto…»
sussurrò imbarazzato Harry, accoccolandosi contro il corpo del
fratello gemello.
«Beh,
si vede che hai capito proprio male… Ti ha mai detto nessuno,
per caso, che sei davvero un coccolone?» ridacchiò
Draco, coccolando il suo gemello.
«E
che c’è di male? Voglio solo un po’ di coccole da
mio fratello, non è che me ne hai fatte molte signor
Serpeverde! Se continui così, mi bilancerai perfettamente come
gemello malvagio. – ribatté Harry, divertendosi
veramente tanto in quella situazione. – In ogni caso, penso che
mi abituerò molto presto. Fratellone…»
«Sicuramente
anch’io. Posso rivelarti una cosa? Quando ero piccolo, mi
ripromisi che, se mai avessi avuto un fratello od una sorella, io
gli, o le, avrei voluto sempre bene e protetto o protetta, da tutto.
Arti Oscure comprese, a dispetto di quello che mio padre avrebbe
potuto dire…» confessò piano Draco, che da un po’
voleva dirgli questa cosa.
«Da
quando ti ho conosciuto sul serio, ho sempre sostenuto che tu fossi
un bravo ragazzo. Ne ho un’altra conferma! Fratellone…»
disse in un sussurro appena udibile un Harry molto commosso.
«Dai,
su… Non fare così, non ce n’è bisogno o mi
metti in imbarazzo… Forse è l’ora di dormire, non
credi?» suggerì il biondo, accarezzandogli i capelli
corvini. Aveva scoperto che, per qualche oscura ragione, quel suo
gesto aveva un potente effetto calmante sul gemello.
«Già,
mi dispiacerebbe aver svegliato Ron. Domani, vorrà sapere che
ci ha trovati a dormire nello stesso letto…» sbadigliò
Harry, mentre i suoi occhi si chiudevano vinti dal sonno.
«Buonanotte,
fratellino.» gli augurò il gemello pian piano, mentre
rimboccava meglio la coperta per sé ed il gemello. Non molto
tempo dopo s’addormentò anche lui.
«Ma
tu guarda questi due…» commentò Ron, accorgendosi
che Harry nella notte si era trasferito nel letto di Draco. A vederli
così vicini, si stupì ancora una volta di quanto si
somigliassero. Chissà perché non si era mai accorto
nessuno di quella straordinaria somiglianza. Un forte crac
disturbò i suoi pensieri.
“Ma
chi diavolo si Materializza a casa nostro alle nove del mattino?!”
pensò Ron, mentre scendeva giù a vedere chi fosse
arrabbiato. Allo stupore iniziale, se ne aggiunse altro perché
vide che il misterioso venuto non era altro che lo stesso Sirius!
«Ma
che ci fai qui?!» esclamò Ron alle sue spalle. Il mago
si voltò di scatto.
«Oh,
Ron! Qualcuno mi può spiegare questo?» domandò
lui, sbattendogli in mano la Gazzetta. In prima pagina era
stata pubblicata la lettera bomba del Serpeverde.
«Sirius?
Ti ho detto di non farti vedere qua!» esclamò
improvvisamente il signor Weasley, emergendo dalla sala già
vestito di tutto punto.
«Arthur,
ci sono delle cose che mi dovete spiegare. Insomma, cos’è
tutta questa storia?» domandò il padrino di Harry,
riprendendosi la sua copia del giornale.
«Sirius,
ti spiego tutto più tardi. Per favore, ora vattene. Non puoi
farti vedere qui, pensano ancora che tu sia un ricercato!»
ripeté ancora una volta ed al secondo avviso, l’altro
non poté fare altro che Smaterializzarsi.
«Certe
volte è impossibile… Harry e Draco sono già
svegli, Ron?» chiese l’uomo al figlio, mentre s’infilava
in bocca una fetta di pane imburrato con marmellata.
«No,
dovresti andare a vederli papà…» gli suggerì
il figlio più giovane.
«Non
posso proprio, devo andare. Non so se vengo a pranzo. Ciao, Ron.»
lo salutò il padre, Smaterializzandosi di colpo. Ron guardò
un attimo il punto in cui suo padre si trovava un attimo prima. Si
disse che quel saluto poteva essere l’ultimo che suo padre gli
rivolgeva. Scosse la testa ed allontanò quel pensiero.
«Oh,
ecco dov’eri. Mi sembrava strano che non stessi russando.»
commentò Fred, che stava scendendo le scale.
«Ti
sei accorto di Harry e Draco?» domandò George, mentre
entravano in cucina. Loro madre aveva lasciato la colazione in caldo,
perché era dovuto uscire per non bene specificati lavori da
fare per il Ministero.
«Sì,
ce li ho gli occhi.» brontolò Ron, mentre si serviva la
colazione. Non aveva voglia d’iniziare la giornata come
bersaglio dei fratelli.
«Stanno
facendo come me e Fred, quando eravamo piccoli… Bisognerà
controllarli, non vorrei che regredissero allo stadio infantile.»
ridacchiò George, prima di mettersi a mangiare.
«Dai,
per favore… Non state a disturbarli. Ora che sanno di essere
fratelli, devono ancora capire come comportarsi…» disse
Ron.
«Ma
certo, fratellino. Non siamo mica stupidi fino a questo punto!»
s’indignarono i due gemelli, che non aprirono più bocca
se non per fare colazione. Ron li osservò attentamente, poi
scosse la testa ed andò a fare toeletta un minuto prima che
Draco scendesse assonnato. «’Giorno, Dracuzzolino…»
lo salutò Fred, che si divertiva ad inventarsi nomignoli. Il
biondo li odiava.
«Okay,
mi sa che è il caso di una nuova regolina. Numero uno: i miei
capelli non si toccano. Numero due: niente nomignoli stupidi.»
brontolò, fulminando con un’occhiata di ghiaccio e
mettendosi a sedere. Si versò il latte caldo in una tazza
piena di cereali. Stava pensando a come si era svegliato, con suo
fratello fra le braccia.
«Sentite,
posso farvi una domanda? Seria, intendo.» domandò
improvvisamente il biondo ai gemelli Weasley.
«Avanti,
spara! Siamo tutt’orecchi.» lo incoraggiò Fred,
con il suo solito tono frivolo.
«Beh…
Ecco, non so se è esattamente seria… Più che
altro stupida, ma com’è avere un fratello gemello?»
domandò pensieroso, alle uniche persone che gli avrebbero
potuto rispondere. I due Weasley lo guardarono un po’ spiazzati
ed addolciti.
«Oh…
Draco, non so se c’è una definizione od una descrizione…
Mi viene da dire che è un po’ come avere il tuo miglior
amico sempre a portata di mano…» provò a dire
Fred, che non aveva mai riflettuto su una cosa del genere.
«…
Ma non è proprio così, perché un gemello è
più di un semplice amico. Non gli vuoi solo bene, ma anche
qualcosa di più. Diciamo che è un particolare tipo di
amore. – concluse George che forse ancora più di Fred
poteva rispondere. – Con un fratello di cresci insieme, per
tutta la vita. È un punto fermo, sei sicuro che lui ci sarà…
Ma vale per tutti, non solo per i gemelli. Mi ricordo di quando
eravamo piccolo e Ron s’intrufolava di notte nel nostro letto,
perché non voleva disturbare mamma e papà… E un
po’ anche perché si vergognava.»
«Ronnie
ha sempre avuto paura dell’Uomo Nero, mentre per noi era un
amico…» specificò Fred, mentre i due si perdevano
in qualche ricordo lontano. Draco sospirò, perché non
sapeva se sarebbe mai riuscito a comprendere quei discorsi: in fondo,
sia lui sia Harry erano cresciuti separati, senza avere la minima
idea l’uno dell’altro.
«Draco,
non crucciarti d’accordo? Fratelli si nasce, in più
siete gemelli per cui dovreste avere un feeling naturale. Un
po’ come me e Fred.» lo rincuorò George, dandogli
una pacca sulla spalla.
«Povero
Ron! Dovrà sopportare altri due come voi! Povero, povero,
povero Ron!» rise divertito Bill, da poco rientrato in cucina.
I gemelli Weasley annuirono vigorosamente a quell’osservazione.
NOTE:
Allora
questo è il primo capitolo! Spero vi sia piaciuto! ^__^ Fatemi
sapere okay?
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Capitolo 2 *** Diagon Alley ***
CAPITOLO
II: Diagon Alley
«Forza
ragazzi! Le macchine stanno arrivando, non facciamoci trovare in
ritardo!» li esortò Percy, che li avrebbe accompagnati a
Diagon Alley per gli ultimi acquisti. Li aveva raggiunti anche
Hermione già da qualche giorno pronta anche lei a fare
shopping, forse un po’ troppo pronta per i gusti di Ron. La
signora Weasley non sarebbe potuta venire, come moglie del Ministro
della Magia anche lei aveva diversi compiti da fare per mantenere la
sicurezza. Bisognava dare atto che con la gestione del signor
Weasley, il Ministero si era ripreso molto velocemente dal terribile
attentato attacco di qualche mese prima.
I
ragazzi videro una strana automobile avvicinarsi alla Tana, molto
diversa da quelle che ricordavano d’aver usato anni prima. Era
un’automobile molto grande, alta e lunga, con ben sette posti a
sedere. Da fuori si vedeva un autista, mentre dentro non c’era
proprio nessuno.
«Ma
che cos’è questa?» domandò Ron, osservando
la strana auto.
«Si
chiama monovolume, Ron. Va molto di moda fra i Babbani ultimamente.»
gli spiegò la ragazza, mentre salivano e prendevano
comodamente posto.
«E
l’autista? Sai guidare, Percy?» domandò Harry
sporgendosi dal sedile posteriore, Hermione aveva occupato quello del
passeggero anteriore.
«Incantesimo
Autoguidante, Harry. Non serve più… Bene, allora
andiamo al Paiolo Magico.» ordinò Percy e l’auto
iniziò a muoversi silenziosamente. Tutti poterono notare come
una sottile pellicola di magia che avvolgeva la macchina, con molta
probabilità doveva trattarsi di un qualche potente incantesimo
protettivo. Intorno a loro grandi palazzi sfilavano lungo le strade
che percorrevano, ma c’era una strana aria.
«Non
deve essere una bella situazione…» commentò
Hermione sovrappensiero.
«Già…
In molti sono ricorsi all’Incanto Fidelis e papà ha
dovuto richiamare al servizio attivo anche Moody.» spiegò
serio lui, annuendo. Non fece trapelare nessuna informazione, ma
Harry notò quanto la sua mano destra rimaneva vicino alla
bacchetta.
«Ma
Hogwarts rimarrà aperta, vero?» domandò
preoccupato Draco.
«Il
castello di Hogwarts non è mai stato conquistato da nessuno
mago oscuro.» rispose Percy, ma quelle parole le aveva
pronunciante anche la professoressa Polgara Figg l’anno prima.
Non erano una vera risposta ed Harry lo capì subito, ma non
disse niente: sapeva che hai suoi amici bastava quella
rassicurazione. Pensò a spostare l’argomento su qualcosa
di più allegro, fino a quando arrivarono quasi sulla porta del
Paiolo Magico.
All’interno
del locale c’era quasi silenzio e parecchi maghi in meno,
tuttavia l’atmosfera rimaneva all’incirca la stessa. Il
vecchio Tom stava dietro al suo bancone e salutò bonariamente
i nuovi arrivati. Percy si fece dare una bibita fresca, mentre
lasciava liberi i ragazzi di passeggiare per la familiare Diagon
Alley. I negozi erano per la maggior parte aperti. C’era
diversa gente, ma in confronto a quanta folla circolava per quella
strada si poteva dire che era quasi deserta. La maggior parte di essi
erano ragazzi di Hogwarts che compravano il necessario per l’anno
scolastico alle porte.
«Devo
andare a comprare una divisa nuova. Mi accompagni, Ron?» chiese
Hermione, prendendo la sua mano e trascinandolo da Madama McClan.
«Potevano
anche dircelo, se volevano rimanere da soli!» sghignazzò
il biondo, dando una gomitata al gemello. Andarono a ritirare i nuovi
libri al Ghirigoro e Ginny si rifiutò di andare in giro
anche con i libri per Ron, poi li salutò un po’
sbrigativa per aggregarsi ad un gruppo di sue amiche, che
continuavano a fissare il bel biondo.
«Andiamo
fuori di qui, per favore.» sbuffò Harry, che non
sopportava essere al centro dell’attenzione. Non lontano di lì
si trovava la gelateria di Florian Fortebraccio, che, come li vide,
li costrinse ad assaggiare i suoi gelati. Osservò per un breve
secondo Draco, poi non fece problemi ad offrire anche a lui un bel
cono gelato. Mangiarli era un bel rimedio contro il caldo.
«Ciao,
Harry!» lo salutò sbrigativo Colin Canon, tuttavia Harry
ebbe il tempo di vedere la sua espressione sorpresa e un po’
turbata. Immediatamente dopo, Pik si fermò al loro tavolo sul
quale sbatté una borsa carica di libri. Sbuffò dal
caldo e dalla fatica.
«Ciao.»
li salutò, mentre ordinava un succo di frutta ghiacciato.
«Ma
saranno dieci chili di libri! Come fai a portarteli con questo
caldo?» gli chiese Harry, sgranando gli occhi.
«Non
me lo dire… Li fare lievitare, se fosse riuscito a spezzare
l’incantesimo di Voldemort.»
brontolò
frustrato, mentre beveva il suo succo.
«
Ma com’è possibile?!» domandarono in coro i due
gemelli.
«No…
Purtroppo quell’Incantesimo Congelante gli è venuto fin
troppo bene: tiene ancora sospesi i miei poteri magici.» spiegò
il giovane, incrociando le braccia.
«Come?
Non hai trovato nessuno modo? Un incantesimo? Una pozione…?»
domandò Draco un po’ preoccupato.
«Nulla,
ma sia il nonno sia io pensiamo che tu, Harry, possa fare qualcosa.»
affermò con un sorrisetto il Tassorosso.
«E
come? Non ho la minima idea di come annullare l’incantesimo.»
ammise Harry, prendendo in mano la sua bacchetta. Che poteva fare?
«La
tua bacchetta.» rispose semplicemente Pik.
«Che
c’entra la tua bacchetta, Harry?» domandò Draco al
gemello, non capendo quella risposta. Il moro non gli aveva detto
niente, anche perché non l’aveva mai detto neanche a Ron
ed Hermione.
«La
mia bacchetta ha la stessa anima di quella di Voldemort, è
come se fosse la sua gemella…» gli rivelò
controvoglia Harry, che per qualche ragione non riusciva a parlare di
quella cosa. Forse se ne vergognava.
«Sul
serio? Ma ti rendi conto che è un’arma invidiabile?!
Santo Merlino, con la Prior Incatatio si può privarlo della
sua bacchetta!» esclamò Draco dopo essere rimasto per un
attimo a bocca aperta.
«Proprio
così. Un incantesimo di quella bacchetta ha sospeso i miei
poteri, quindi solo con la tua si può annullare. Hai presente
le calamite? I poli opposti si attraggono, quelli uguali si
respingono. È un po’ la stessa cosa. – spiegò
il Tassorosso. – Devi fare questi gesti e dire: “invertus”.»
gli disse il giovane, come se non fosse niente d’eccezionale.
“Altroché!
C’è in gioca la sua futura vita di mago!”
si
disse pensieroso Harry, mentre osservava bene quei gesti.
«Dai,
funzionerà di sicuro!» lo incoraggiò suo
fratello, come se avesse sentito i suoi pensieri. Harry annuì,
mentre si faceva mostrare altre tre volte i movimenti che doveva fare
con la bacchetta. Li riprovò nervosamente per qualche attimo,
poi fece sul serio.
«Invertus!»
esclamò a mezza voce, eseguendo alla perfezione la sequenza
necessaria di movimenti. Sulla punta della bacchetta di Harry
s’accese una luce nera piuttosto inquietante, che fulminò
la mano destra di Pik con uno schiocco secco. Fortunatamente nessuno
li notò, altrimenti avrebbero pensato che stessero praticando
quelache incantesimo oscuro.
I
due gemelli videro il loro amico chiudere gli occhi e respirare
profondamente, mentre l’incantesimo dalla sua mano risaliva in
tutto il resto del corpo. Furono attimi di attesta estenuante, perché
Pik si stava giocando l’ultima possibilità di essere un
mago. Harry per qualche attimo temette di aver fallito, poi
l’italiano riaprì gli occhi.
«Allora?
Ha funzionato?» domandò impaziente Draco, mentre l’altro
si stava stiracchiando. Il tavolo accanto a loro cadde
improvvisamente, senza essere toccato. Il giovane Tassorosso
l’osservò stupito e si sbrigò a rimetterlo a
posto, quindi afferrò la sua bacchetta magica. Dette un’ultima
occhiata indagatrice al tavolino, poi puntò la sua bacchetta
sui libri.
«Wingardium
Leviosa! – esclamò e la sua borsa si sollevò
docilmente di una dozzina abbondante di centimetri. – Grazie
mille, Harry! Avevo quasi rinunciato ad essere un mago! Grazie,
grazie, grazie!!! Posso fare qualcosa per te?!» gli chiese
gioioso il ragazzo, mettendosi quasi a ballonzolare dalla
contentezza.
«Quello
che volevo, me l’hai regalato al mio compleanno.» gli
ricordò il moro, passando un braccio intorno alle spalle di
Draco. Avrebbe potuto essere un momento di risate, se i compagni del
Serpeverde non si fossero infilati nel negozio di scope da corsa.
«Scusate.»
si congedò lui, diretto verso lo stesso negozio. I due non lo
fermarono perché capirono cosa voleva fare, anche se era
chiaro come il sole che Harry era preoccupato.
«Sono
preoccupato: deve tornare a Serpeverde. Non vorrei che gli giocassero
qualche brutto tiro, dopo quello che è successo…»
ammise il moro, senza togliere lo sguardo dal negozio lontano.
«L’avrei
anch’io, sinceramente… Ma a te tutta questa gente sembra
normale?» domandò serio Pik.
«Certo,
perché?» chiese Harry, guardandosi attorno. Non capiva
cosa l’altro intendesse dire.
«Perché
non è così. È solo un calmo nervosismo. Ognuno
di loro è preoccupato per qualcuno. Ha dimostrato di essere
forte, cercando di espugnare da solo Hogwarts ed, inevitabilmente,
qualcos’altro succederà. – gli spiegò
saggiamente Pik. – Mi dispiace dirlo, ma tu non puoi proteggere
Draco per sempre. Capisco che tu lo voglia, perché è
tuo fratello gemello, perché l’hai ritrovato da
pochissimo… Ma Draco deve imparare a gestire da solo i suoi
problemi, se ancora non sa come. Tu puoi aiutarlo, sostenerlo e
stargli vicino, ma proteggerlo completamente non potrai farlo sempre.
Inoltre rischieresti di soffocarlo.» concluse lui.
«Hai
ragione. Lo so… Però, non posso farci nulla…
Sarà un po’ stupido, ma gli regalerò un qualche
amuleto e me ne starò un pochino più tranquillo.»
borbottò pensieroso il moro.
«No,
non è una cosa stupida. – sorrise il Tassorosso. –
Ma Hermione e Ron? Dove si sono cacciati?»
«Sono
andati da Madama McClan, ma sospetto che volessero stare un po’
da soli…» ridacchiò Harry, pensando ai due amici.
«Spettegoliamo,
eh?» lo rimproverò Hermione, giungendo alle sue spalle
con Ron alle calcagna. A quel punto l’italiano scambiò
qualche battuta con tutti e tre, poi dovette salutarli e sbrigarsi a
fare qualche altra compera per Hogwarts. Evitò di parlare
d’aver appena riottenuto i suoi poteri magici.
«Beato
te, Harry… Non sai cos’ho dovuto sopportare…»
bisbigliò Ron ad un orecchio del suo miglior amico, mentre
Hermione non lo teneva sott’occhio. Harry evitò di
ridere per non offendere la ragazza, quindi le confidò le sue
preoccupazioni.
«Un
portafortuna? Non ne ho idea, però possiamo vedere da Articoli
Magici.» propose la ragazza, indicando il negozio.
Dentro
alcuni maghi discutevano dell’ultimo articolo di Maghi Moderni.
C’era un piccolo commesso, non più alto del professor
Vitious, che li raggiunse a piccoli passi. Era vestito di verde dalla
testa ai piedi, persino la bombetta che portava era di un verde
smeraldo.
«Shea
McFord, per servirvi. In cosa posso esservi utile?» si presentò
l’ometto, che sembrava essere in parte un Lepricaone.
«Ehm…
Ecco, cercavo un portafortuna per mio fratello.» spiegò
Harry, non sapendo bene che cosa prendere e cercando di non far
trasparire quanto lo riteneva buffo.
«Portafortuna,
eh? Sì, dovrei avere qualcosa d’esatto per il suo caso
signor Potter. – sorrise il commesso, mentre si arrampicava su
di una scala per prendere una scatoletta impolverata. – Da
tempo non mi chiedevano un portafortuna, ormai li usano solo i
Babbani!»
«E
come mai?» domandò Ron incuriosito.
«Perché
maghi e streghe hanno la magia, non hanno bisogno di fortuna. Uff…
Ecco qua! – esclamò tirando fuori dalla scatola un
piccolo quadrifoglio dorato ben lavorato, con un cristallo azzurro
liquido. Era un ciondolo, mancava solo una catenina in cui infilarlo.
– Arriva direttamente dall’Irlanda, come me. Fatti dai
Lepriacaoni, che, come si sa, sono molto fortunati!» spiegò
allegramente Shea, infilandosi in bocca una lunga pipa.
«Che
ne dici, Harry? Lo prendiamo?» domandò gentilmente
Hermione.
«Uh…
Sì. – rispose deciso il ragazzo. – Quanto costa?»
«Oh,
siete fortunati! Ve lo regalo perché il famoso Harry Potter è
venuto nel mio negozio!» rispose con un sorriso l’ometto.
In quel momento ci fu del fracasso in strada, ed il trio poté
vedere Draco rotolare fuori dal negozio di manici di scopa. Il moro
non ci pensò più di tre quarti di una volta: afferrò
il portafortuna e corse fuori, esattamente quando i Serpeverde
uscivano in strada. Ron ed Hermione lo inseguirono bacchette alla
mano.
«Ve
la farò vedere io!» ringhiò arrabbiato Draco,
agitando la bacchetta magica che brillava violentemente. Si rialzò
in un attimo e gettò a terra Tiger e Goyle. La folla iniziò
ad agitarsi attorno a loro, mentre i Serpeverde più piccoli si
allontanarono rapidamente. Theodor Nott era pronto a difendarsi,
quando improvvisamente Percy arrivò con grandi falcate.
«Cosa
diavolo sta succedendo?!» esclamò stizzito, rischiando
di far cadere i suoi occhiali. Vedendo apparire il funzionario
ministeriale, i rimanenti della combriccola di Serpeverde sparirono
quasi immediatamente.
«Ci
vediamo a scuola…» salutò in cagnesco Pansy
Parkison, rivolgendosi al biondo.
«Si
può sapere cos’è successo? Che hai combinato,
Draco?» lo accusò Percy arrivando trafelato, nello
stesso momento in cui giungevano Harry e gli altri due. Ginny,
invece, sbucò da una traversa.
«L’hanno
fatto volare in strada!» intervenne subito Ron e la stessa cosa
fu riferita da Hermione, Ginny ed Harry.
«Okay,
okay… Non è successo niente, solo una lite fra ragazzi.
Non è niente, non preoccupatevi.» disse Percy,
rinfrancando e disperdendo la piccola folla. Chissà a cosa
avevano pensato quelle persone...
«Volevo
vedere come si sarebbero comportati… Insomma, ora hanno letto
cos’ho scritto sulla Gazzetta del Profeta. Tutto qua, Percy. Ci
devo tornare in quella Casa.» ricordò il biondo al
giovane funzionario ministeriale, dopo che si sedette su di una
panchina.
«Se
avessero potuto, l’avrebbero fatto fuori: ci scommetto.»
brontolò cupamente Ron. Harry avrebbe voluto ammazzarlo.
«Ora
non esagerare, Ron. Ho capito: lo vedono come un traditore della loro
Casa. Dirò a papà di scrivere a Silente, ma non credo
che dopo essere smistati si possa cambiare Casa d’appartenenza.»
concluse Percy.
«Io
non ho detto che voglio cambiare Casa. Voglio tornare là,
dimostrare che Serpeverde non sforna solo Maghi Oscuri e Mangiamorte.
– affermò Draco, con voce determinata e pugni chiusi. –
Voglio spezzare quest’assurda tradizione.»
«Ambizioso,
eh?» osservò Hermione, punzecchiandolo.
«Certo,
ma è una giusta ambizione.» le rispose il biondo,
annuendo vigorosamente.
«Secondo
me, Silente la pensa alla stessa maniera, altrimenti non mi spiego
come mai permette ai Serpeverde di mettere piede ad Hogwarts.»
commentò Ron, incrociando le braccia.
«Va
bene! Va bene! Ora basta, torniamocene a casa. Non voglio sentire
questi discorsi.» sbottò Percy un po’ alterato.
«Ma
tu non dovevi andare da Penelope?» gli ricordò Harry
malizioso, dando un’occhiata all’orologio.
«Accidenti!
Arriverò tardi!» esclamò Percy, scappando via di
fretta dopo aver controllato l’ora.
«Lui
in ritardo? Farò prima a passare gli esami con il massimo a
Pozioni!» rise divertito il sesto di Casa Weasley.
Non
tornarono alla Tana, visto che il giorno seguente sarebbero dovuti
andare a King’s Cross. La signora Weasley aveva detto loro che
si sarebbero fermati al Paiolo Magico per la notte, così
quella mattina avevano portato anche i loro bauli stracarichi alla
locanda.
Il
gruppetto, Ron, Hermione, Harry, Draco e Ginny, arrivò
solamente con dieci minuti di ritardo e Percy fece loro una paternale
di quasi altrettanti minuti, prima che sua madre intervenne a
salvarli dalla sue grinfie. Quindi, si sedettero tutti al tavolo
insieme al signor Weasley per la cena. Bill e Charlie erano da
qualche parte in missione, mentre Fred e George erano andati ad
Hogsmeade per cercare dei locali per il loro negozio di scherzi.
«Andato
tutto bene oggi, ragazzi?» domandò la mamma di Ron, per
fare un po’ di conversazione. Non sapeva che quello era il
momento che Percy aspettava per fare il resoconto di ciò che
era successo: sembra di ascoltare il bollettino di una guerra.
«Ne
parlerò con Silente, ci pensarà lui.» borbottò
stancamente il signor Weasley.
«Grazie,
signore.» borbottò un po’ imbarazzato Draco, che,
come suo fratello, non riusciva proprio a non dare del “lei”
ai genitori di Ron.
«Su,
ragazzi dovete finire i vostri bauli. Domani ci sveglieremo presto e
poi dritti a King’s Crosso a prendere l’Espresso di
Hogwarts.» concluse la signora Weasley. I tre annuirono e
salirono nelle camere, mentre Draco si trattenne due minuti per
ringraziare ancora una volta di più il padre di Ron.
«Oh!
Non mi ero accorto d’averlo preso… - disse sorpreso
Harry, ritrovandosi in tasca il portafortuna. – Domani gli
spedisco dei soldi con Edvige.»
«Beh…
Avevo detto che te lo dava gratis.» sbadigliò Ron
buttandosi sul suo letto. Hermione, invece, tirò fuori una
catenina argentata.
«Prendi
questa, l’ho presa apposta. È stregata, non dovrebbero
esserci problemi con la misura.» disse la ragazza,
consegnandogli la catenina e lanciando un bacio verso Ron, quindi
uscì. Harry infilò il ciondolo nella catenina,
ottenendo il suo portafuna.
«Grazie,
fratellino!» lo ringraziò con un sorriso Draco,
rientrato poco dopo in camera ed infilandoselo subito al collo.
Rimasero
ancora un po’ svegli, anche se ben presto il primo a capitolare
a sonno fu Ron. Anche quell’ultima sera Harry occupò un
posto nel letto del gemello e s’addormentò lì,
insieme a Draco.
NOTE:
Eh, la storia sta iniziando.
Suppongo che per questo capitolo non ci sia niente di spettacolare :P
ihihihih
grazie del commento ashara, però
è Pik, non Pix. Pix è il folletto rompiscatole che va
in giro per Hogwarts :) ! Come hai visto in questo capitolo, sì
Pik c'è :)
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Capitolo 3 *** Sull'Espresso di Hogwarts ***
CAPITOLO
III: Sull’Espresso di Hogwarts
Come
al solito, la mattina seguente ci fu un po’ di trambusto: i
ragazzi si svegliarono solo alle dieci, quando Hermione erano andata
a buttarli giù da letto, visto che nessuno dei tre aveva
sentito il vecchio Tom bussare alla loro porta.
«Ehi!
Sveglia! Sono le dieci, volete farci fare tardi?!» gridò
infuriata la ragazza, da dietro la porta. Appena le loro menti
realizzarono che ore fossero, scattarono in piedi belli svegli,
sbrigandosi ad infilare confusamente la loro roba nei bauli ed a
lavarsi. Scesero quasi contemporaneamente un quarto d’ora più
tardi per fare colazione, sotto lo sguardo truce di Hermione.
Salirono sulla macchina ministeriale poco prima delle dieci e mezzo.
Tirarono un sospiro di sollievo enorme.
«Ehi
mamma, ma Ginny?» ricordò improvvisamente Ron, non
vedendo la sorellina.
«Ron,
ti ho detto che ieri sera è andata a dormire dalla sua amica
Emily, che sta vicino a King’s Cross. La troviamo là.»
gli ricordò con tranquillità la madre, mentre l’auto
sfilava agilmente nel traffico. Il signor Weasley e Percy erano già
andati al Ministero.
Appena
furono nel parcheggio della stazione, si sbrigarono a caricare la
loro roba sui carrelli. Temettero di perdere il treno, perché
un gruppo di turisti giapponesi si era messo a fotografare centimetro
per centimetro l’intera stazione.
Varcarono
a coppie la barriera e trovarono che il treno rosso stava sbuffando
pronto a partire.
«Su,
muovetevi! O rimarrete qua!» l’incitò la signora
Weasley, quasi spingendoli con la forza sul treno.
«Finalmente!»
esclamò Ginny sollevata, apparendo ad un finestrino.
«Oh,
Ginny! È tanto che aspetti? – la salutò la madre
- Muovetevi!» ringhiò invece con aria molto minacciosa
ai ragazzi. I ragazzi schizzarono immediatamente come fulmini
sull’Espresso, andando in cerca di uno scompartimento vuoto. Ne
trovarono uno sull’ultimo vagone del treno e si sbrigarono a
sistemare i bauli. Si sedettero ansanti: c’era molto caldo lì
dentro.
«Frigora
tolerare!» esclamò Hermione, disegnando dei cerchi
in aria che subito divenne molto più fresca. Ron l’applaudì.
«Wow!
Un Incantesimo Cambiatempo! Sono difficilissimi!» esclamò
ammirato il rosso.
«Oh,
beh… Questo è un ambiente molto ristretto…»
bofonchiò lei, arrossendo a quei complimenti.
«Toglimi
una curiosità, Harry… Ma i piccioni tubano così
tanto?» scherzò Draco, spedendo Ron ed Hermione
nell’imbarazzo più assoluto.
«Ma
bravo…» commentò gelida una voce femminile, che
il biondo riconobbe all’istante. Non doveva voltarsi per
capire che si trattava di Pansy Parkinson, una fra le più
disgustose ospiti della Casa di Serpeverde. Non che fosse brutta,
anzi… Era solo perfida.
«Se
ti dà fastidio, potevi evitare di venire fin qua ad
ascoltare.» rispose altezzoso ed altrettanto freddo,
squadrandola da capo a piedi.
«Guardati…
Sembri un sudicio Babbano.» lo insultò apertamente, come
se non fosse mai stato il suo ragazzo.
«Sai
come si dice, no? De gustibus non est disputandum.
Visto
che sei così brava a latino
saprai
sicuramente
cosa significa!» intervenne sagace Hermione, con aria di sfida.
«Benissimo…!
– sibilò la Serpeverde quasi con intenti omicidi. –
Ma ricorda: sei stato un Malfoy per quindici anni, non puoi cambiare
così!» esclamò furibonda. Draco tirò fuori
la bacchetta, quasi accarezzandola e bloccò la compagna con i
suo occhi azzurri, freddi e minacciosi. Era decisamente inquietante.
Era Malfoy.
«Pansy,
tu sai bene che io non sono buono come mio fratello, tanto meno
quando perdo le staffe. Dovresti saperlo molto bene. –
sottolineò duro. - E sta tranquilla che sono già al
limite dalla sopportazione…» fu la sua minaccia,
guardandola dritta negli occhi. Non poteva non fare paura e lei
sbiancò come un lenzuolo. Passò solo un attimo e poi
scappò via, senza replicare. Sicuramente quello era un
atteggiamento che gli riusciva fin troppo bene, retaggio di tutti
quegli anni da Malfoy. Lui guardò triste la sua bacchetta.
«Io…
Non vi ho detto una cosa… Ecco… So usare la Crociatus.»
ammise con un filo di voce, tenendo gli occhi bassi. Fu una
rivelazione scioccante per Ron, forse un po’ meno per Hermione.
Harry, al contrario, se l’aspettava.
«Non
la useresti mai. La sai usare perché Lucius Malfoy te l’ha
inflitta un sacco di volte… Sai bene cosa si prova e ne hai
paura. In ogni caso, non ho mai provato… Però penso che
ne sarei capace anch’io.» ammise Harry, attirando lo
sguardo allibito del suo gemello.
Durante
il monotono viaggio del treno, la cicatrice di Harry iniziò e
delle grosse nubi riempirono il cielo. Non promettevano niente di
nuovo. Draco si allarmò ed il moro fu più occupato a
rassicurarlo che a preoccuparsi di cosa stesse accadendo.
Improvvisamente
i fulmini iniziarono a solcare il cielo con violenza ed i tuoni
sconquassarono il silenzio della campagna. Si ritrovarono di colpo
esattamente sotto il temporale, perché le saette cadevano
vicinissime all’Espresso che iniziò a tremare
pericolosamente. Alcuni vetri iniziarono a scoppiare ed i più
piccoli gridarono di paura.
«Stiamo
calmi!» ordinò una voce in lontananza, che sembrava
avvicinarsi di corsa nel corridoio. L’attimo dopo un fulmine
cadde con così tanta forza e così vicino che gli ultimi
vagone deragliarono dai binari. I bauli caddero e qualcuno venne
colpito. Harry cadde all’indietro, sbattendo la testa e Ron gli
rotolò addosso. Draco tentò d’aggrapparsi ai
sedili, ma una pesante borsa gli cadde dolorosamente sulle mani e
perse la presa, andando così a finire sopra gli altri due.
Hermione, invece, riuscì a rimanere su sedili e gridò
spaventata quando il suo baule rischiò di schiacciarla.
Quell’urlò andò ad aggiungersi a tutti quegli
altri. Si sentirono distintamente le porte di un vagone aprirsi e
qualcuno balzare giù.
«Non
uscite!» urlò di nuovo la voce da fuori ed Hermione
riconobbe Pik. Nonostante la pessima condizione i tre ragazzi
riuscirono a scorgere il Tassorosso che lanciava potenti Fatture
Lievitanti sul treno, cercando di rimetterlo a posto. La situazione,
però, era troppo strana: fuori sembrava che il sole fosse
sparito, eppure non era nemmeno tramontato quando le nuvole lo
avevano coperto e la pioggia cadeva con troppa violenza. Le nubi
oscuravano il cielo e la pioggia ingoiava tutto il resto.
«Dobbiamo
andare ad aiutarlo!» esclamò Harry, districandosi in
quella matassa di gambe e braccia. Si arrampicò fino alla
porta dello scompartimento, fece esplodere un vetro e balzò
fuori, andando ad aiutare il Tassorosso che stava riportando sui
binari l’ultima carrozza. Fu in quel momento che il moro
percepì il dolore della cicatrice farsi più intenso e
pulsante.
Si
bloccò improvvisamente a pochi metri da Pik, cercando di
capire dove lo stregone si trovasse.
«Attenti!»
urlò disperata Hermione ai due, che non ebbero il tempo di
capire: un fulmine calò violento sulla bacchetta di Pik. La
luce abbagliò un attimo gli spettatori, ma il grido di dolore
dell’italiano fu più agghiacciante di tutto il resto.
Per
harry fu come se fosse stato colpito da qualcosa di pesanti in testa.
Cadde a terra, con gli occhi pieni di una luce bianca. Si rialzò
a tentoni dolorante e confuso, mentre la cicatrice non gli dava
tregua. Provo a fare un paio di passi, ma inciampò nel corpo
dell’amico che mugugnò, muovendosi a scatti. Si sentì
attraversare da una forte scosse elettrica..
«Harry!
Pik!» esclamarono gli altri tre, raggiungendoli spaventati.
«Portiamoli
subito dentro!» esclamò agitato Ron, piegandosi su di
loro. Draco si caricò sulla schiena suo fratello, mentre Ron
ed Hermione sollevavano Pik e lo trascinavano all’interno
dell’Espresso.
«A…
Aspettate… Sta… Hermione..! Dì… “Hac
transire vetitum est”… – balbettò dolorante
il Tassorosso, con poca forza. Lei annuì, ma prima lo
portarono al riparo. – Svelta!» aggiunse agitatissimo.
«Hac
transire vetitum est!» esclamò la ragazza,
gesticolando nervosamente con la bacchetta. Di colpo tutte le porte
del treno si chiusero di scatto, ogni vetro fu riparato accuratamente
e fuori potevano vedere una sottile rete azzurra di magia.
«Che
diavolo è?» chiese cauto Ron, osservando prima Hermione
e poi l’incantesimo. Doveva essere qualcosa di molto
particolare.
«Vetitum…
Significa “vietato” o qualcosa del genere. Deve essere un
Incanto di Divieto, credo.» spiegò Draco, riflettendo ad
alta voce. Hermione confermò, anche se non li avevano ancora
studiati. Un rumore di passi concitati li raggiunse.
«Colin!
Neville! Correte dal macchinista, dobbiamo arrivare ad Hogwarts!»
ordinò Ron ai due che stavano correndo verso di loro.
«Oh,
santo cielo! Mettiamolo disteso! Vediamo se posso fare qualcosa…»
balbettò la donna del carrello dei dolci, giungendo in loro
soccorso.
Arrivarono
alla stazione di Hogsmeade in grande ritardo, ed Hagrid era lì
che li aspettava. Hermione spezzò l’incantesimo e scese
veloce.
«Hermione!
Che ci succede? Siete in ritardo!» domandò preoccupato
il Mezzogigante e lei in fretta e furia gli raccontò cos’era
successo, mentre i ragazzi riempivano di corsa la pensilina, pronti a
raggiungere la sicurezza del castello. Hagrid rimase scioccato da ciò
che era successo.
«Prefetti!
Riunite le vostre Case! Primo anno con me!» urlò con
voce possente il professore, sovrastando il temporale. Si allontanò
con i ragazzi più piccoli, mentre i Prefetti radunavano gli
studenti. Draco non venne chiamato dal responsabile di Serpeverde, ma
non gl’importò molto. I Tassorosso misero Pik al sicuro
dalla pioggia, circondandolo e pronti a stargli accanto.
«Penso
che sia solo una cecità momentanea…» aveva detto
Margaret, la strega con il carrello dei dolci, che era scesa e stava
distribuendo delle Cioccorane giusto per calmare i ragazzi. Passarono
interminabile minuti, durante i quali Hermione s’accorse che
molti ragazzi erano stati feriti. Un fulmine solcò il cielo e
cadde poco fuori da Hogsmeade. Il rumore di passi frettolosi annunciò
loro che erano arrivati a soccorrerli.
«Oh,
poveri ragazzi! Minerva, portiamoli subito all’infermeria del
castello!» disse pratica Madama Chips, arrivando di corsa.
«Ma
cos’è successo?!» balbettò la McGranitt,
anche se non sprecò tempo a farsi raccontare tutta la storia
da Hermione.
NOTE:
Eh, non inizia per nulla bene questo
anno ad Hogwarts vero? Bauahuha!
Eh, Summer84 vedrai che succede ;)
|
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Capitolo 4 *** L'inizio delle lezioni ***
CAPITOLO
IV: L'inizio delle lezioni.
Quando
la mattina seguente si svegliò, Harry aveva un forte mal di
testa e parecchia fame. Si parò gli occhi con la mano: la luce
gli stava dando un po’ di fastidio. Pian piano ricordò
perché si trovava in infermeria. Gli ci volle qualche secondo
per accorgersi che riusciva a vedere sfuocato con al solito. Afferrò
gli occhiali poggiati sul comodino, tirò un sospiro di
sollievo e così l’attenzione di Madama Chips.
«Ah,
Potter! Fammi un po’ controllare i suoi occhi… –
disse la donna, osservandolo attentamente e fissandolo dritto. Harry
non si era mai accorto che la donna aveva due occhi di un bel color
nocciola. – Sì, il Supercollirio ha fatto effetto. È
ancora presto per la colazione, ma sei in forma per affrontare il
primo giorno.» sentenziò l’infermiera, mentre
faceva apparire un piccolo vassoio da letto con la colazione del
ragazzo.
Lui
non la mangiò, la divorò letteralmente in pochi attimi
e si accorse che non c’era traccia di Pik in nessuno di letti.
Strano, in fondo, si era beccato in pieno un fulmine.
«Madama
Chips, posso uscire? Dovrei andare a prendere la mia divisa.»
chiese il ragazzo e la donna ritornò allegramente
consegnandogliela.
«Li
ha lasciati qui ieri sera Malf… Ehm, tuo fratello. – si
corresse velocemente Madama Chips vagamente imbarazzata. Harry non ci
trovava niente di male, suo fratello era sempre stato chiamato Malfoy
e la gente aveva bisogno di tempero per correggere le abitudini. –
Un’altra cosa, Potter. Il Preside ha detto di volerti parlare
prima delle lezioni mattutine, nel caso ti fossi svegliato»
«Vado
subito, allora.» disse il Grifondoro, che si avviò
subito verso l’ufficio del vecchio mago. Si sorprese a trovare
l’ingresso aperto, con la statua che lasciava accesso alle
scale. Salì velocemente.
«Molto
interessante…» sentì dire a Silente, attraverso
la pesante porta di legno.
«Mi
sento un po’ strano…» bofonchiò Pik.
“Ah,
ecco dov’era…”
penso il moro. Bussò alla porta che si aprì da sola. Il
moro vide Fanny piegata sulle mani del ragazzo: le scottature
scomparirono grazie alle lacrime della fenice. Accanto a Silente si
trovava il signor Olivander.
«Vieni
pure avanti, Harry.»
gli
disse il Preside, facendogli un cenno.
«Tieni,
l’ho rimessa a posto. Donatello è un artista per le
bacchette: è bravo quasi quanto me.» ridacchiò
intanto Olivander, riconsegnando la bacchetta al nipote dell’anziano
mago. A vederla, sembrava che non avesse subito nessun danno. Pik
ringraziò i due maghi, salutò Harry e lasciò
l’ufficio per andare a fare colazione.
«Siediti
pure, Harry.» lo incoraggiò Silente indicandogli la
poltrona rimasta vuota. Il moro lanciò un’occhiata ad
Olivander e si sedette.
«Professore…
Il temporale di ieri sera non è stato naturale: era opera di
Voldemort.» disse senza mezzi termini.
«Lo
sospettavo. Harry, ti dico fin da subito che quest’anno sarà
molto pericoloso per tutti noi. Voldemort ha dovuto subire una bella
sconfitta pochi mesi fa, per cui attaccherà il castello da
lontano per indebolirlo. – gli rivelò il Preside. –
Ho commesso un vero errore a seguire le sue tracce l’anno
scorso, per cui non mi vedrai più abbandonare Hogwarts. Ti
prego, quindi, di venire ad informarmi nel caso in cui ti venisse la
tentazione di fare qualche altra ricerca…» gli sorrise
il vecchio mago, lisciandosi la barba.
«Va
bene, professore… Ehm, signor Olivander potrebbe controllare
anche la mia bacchetta?» chiese gentilmente Harry,
porgendogliela.
«Questo
mi porta al secondo argomento, Harry: tuo fratello. Purtroppo non può
cambiare Casa, anche il Cappello Parlante me lo ha confermato. La
situazione di Draco è un po’ complicata ed assai
anomala… Ho visto anche che gli hai regalato un portafortuna.»
sorrise benevolemente il professore.
«Beh…
Sì, più che per mettermi l’animo in pace. –
ammise il ragazzo, pensando che il Preside avrebbe potuta
considerarla una cosa sciocca. – L’ho preso da Articoli
Magici da un certo Shea McFord.»
«Tutto
a posto, signor Potter. La sua bacchetta funzionerà
splendidamente, così come il suo amuleto. Non si preoccupi!»
commentò con voce chiara il vecchio Olivander, restituendogli
la bacchetta con un piccolo cenno d’assenso.
«Bene,
Harry. Ti abbiamo fatto fare tardi… Beh, non penso che ti
dispiacerà aver perso un’ora di lezione con la
professoressa Cooman. Tuttavia credo che tu non possa proprio evitare
Trasfigurazione.» lo congedò Silente, con un sorriso
complice sul viso.
Il
Grifondoro non riuscì a credere di aver già saltato una
lezione, per di più con il consenso di Silente stesso! In ogni
caso, si avviò velocemente verso la sua Casa per prendere
l’orario completo e tutto il necessario per il resto della
giornata. Svoltò in un corridoio, dove vide confabulare due
Serpeverde del terzo anno. Aguzzò le orecchie.
«Non
riesco a crederci… Come fa ad essere ancora il cocchino di
Piton? Dopo quello che ha scritto…» sibilò
stupefatto e arrabboato uno dei due, riferendosi a Draco.
Immediatamente fu zittito dal compagno, che vide Harry arrivare verso
di loro. Il moro li sorpassò facendo finta di non aver sentito
niente e si diresse tranquillamente verso la sua sala comune.
Nick-Quasi-Senza-Testa lo accompagnò per il resto del
percorso, chiedendogli come stava e comunicandogli la parola d’ordine
della Signora Grassa.
Appena
i suoi compagni lo videro entrare attraverso il passaggio,
s’affollarono intorno a lui per chiedergli come stava. Il più
insistente era Dennis, fanatico esattamente come suo fratello. Dette
qualche risposta veloce, recuperata quindi la sua roba si avviò
verso l’aula di Trasfigurazione dove i suoi amici lo stavano
aspettando. Quell’anno erano insieme ai Corvonero. Giustamente
ora che aveva scoperto essere il fratello di Draco, non aveva più
lezione così spesso in comune con lui.
«Svegliato
tardi, eh? Beato te!» gli sussurrò Ron, mentre
prendevano posto nella classe. Harry pensò di rivelare ai due
l’origine del temporale, ma poi ci ripensò.
“Meglio
di no. Si spaventerebbero troppo…”
si disse, il moro tirando fuori la sua piuma per prendere appunti.
Nel frattempo attorno al castello si stavano addensando le nubi.
La
pioggia cessò circa due settimane e mezzo più tardi e
lasciò l’aria un po’ più fresca, tuttavia
non cancellò completamente l’arsura dell'estate. Anzi Il
caldo continuava, così Hagrid li portò al lago durante
le sue ore di Cura delle Creature Magiche. Per la prima volta Harry
fu felice di vedere i Serpverde. C’era stranamente della calma,
perché Hagrid stava parlando della misteriosa piovra gigante
che si nascondeva nel lago.
«Di
questa creatura, non ci conosciamo né l’età né
da dove sia venuta. Forse manco i Fondatori di Hogwarts ci sapevano
che c’era.» disse, mentre stranamente tutti lo ascoltando
forse perché volevano saperne di più su quella
leggendaria creatura, che rimaneva un mistero per tutti.
«Tutto
a posto?» chiese sottovoce Harry al gemello sottovoce.
«Sì,
stai tranquillo. Sembra che a Piton gli sia ancora simpatico. –
annuì con un sorriso. Quella sì che era una garanzia.
Il Grifondoro non sapeva ancora crederci e lo disse. – Sembra
proprio così, invece!» concluse il biondo.
L’ora
finì abbastanza in tranquillità, nonostante le pessime
occhiate di quasi tutte le serpi verso il nuovo e disgustoso
quartetto. Mentre andavano nella Sala Grande per il pranzo,
incrociarono Ginny che stava cercando abbastanza elettrizzata.
«Che
succede?» domandò incuriosita Hermione.
«Ma
come? Non lo sapete? È da stamattina che se ne parla!»
ridacchiò la ragazza, sorpresa che non sapessero nulla.
«Pik!
Ha chiesto a Silente di fargli fare l’esame del M.A.G.O!
Anticipatamente.» l’informò la ragazza,
lasciandoli di stucco.
«COSA?!?!»
esclamarono in coro tutti e quattro.
«Dai,
su andiamo in Sala Grande. Silente starà per comunicarlo.»
propose Ginny, mentre schizzavano velocemente a raggiungere i loro
posti abituali ai tavoli. Il Preside si alzò dal suo posto per
prendere la parola.
«Come
certamente avete saputo il vostro compagno Pik della Torre ha chiesto
di poter sostenere anticipatamente l’esame per il M.A.G.O.
Tutti noi sappiamo che la maggior parte dei suoi studi è stata
svolta in Italia, all’Istituto Normale. Dati i suoi eccellenti
risultati l’anno scorso, i programmi svolti nella sua vecchia
scuola, i professori ed io abbiamo accettato la sua richiesta. Quindi
da lunedì l’esaminatore per i M.A.G.O sarà
ospitato qua ad Hogwarts fino a sabato. Vi prego di non disturbare il
vostro compagno che avrà bisogno della massima concentrazione…
Bene, buon appetito.» annunciò il Preside e le tavole
delle Case si riempirono dei soliti buonissimi cibi. Hermione rimase
imbambolata per un attimo a fissare la schiena di Pik, poi si mise a
mangiare. Con molta probabilità stava pensando a quanto
dovesse essere coraggioso e degno d’ammirazione il Tassorosso.
Gli esami dei M.A.G.O. erano estremamenti difficili. Ron, invece, al
solo pensarci gli veniva da rabbrividire.
«Ehi,
Ron! Senti, ma dove si è cacciato Harry? Non lo trovo…»
domandò Draco a Ron, quando più tardi si incrociarono
nei corridoi. Il rosso era appena tornato da una lezione di
Divinazione ed aveva avuto il bisogno urgente di farsi una doccia.
«Mi
ha detto che scendeva in biblioteca, ci stavo giusto andando. –
disse il rosso, avviandosi. Si fermò dopo pochi passi,
fissando attentamente uno scintillio sul pavimento. – Fermo un
po’! Quello è un galeone! Che fortuna!» esclamò
il ragazzo, raccogliendo la moneta d’oro. Draco rise, era
contento di quel colpo di fortuna. Stava iniziando a credere che
l’amuleto di Harry funzionasse sul serio. Chiacchierarono un
po’ sulle rispettive giornate, fino a quando raggiunsero il
tavolo al quale era seduto Harry, intento a studiare Pozioni. A meno
di mezzo metro si trovava una pila di libri alta quasi quanto lo
stesso Ron, che strabuzzò gli occhi.
«Non
li starà mica studiando tutti Harry?» domandò il
sesto di casa Weasley sbalordito.
«Ron…
Sono di Pik, quelli. Non vedi che sta studiando?» gli fece
osservare il biondo, indicandogli il Tassorosso che stava studiando
molto attentamente. Non lo disturbarono, i M.A.G.O non erano certo
uno scherzo! I due si sedettero accanto al moro.
«Inutile…
Non ci capisco nulla, di questa roba.» sbuffò il
Grifondoro, accorgendosi dei due nuovi venuti. Ron annuì.
«Che
dovete studiare?» s’informò Draco, allungando
l’occhio sul libro del gemello.
«Un
tema sull’uso della pietra lunare… Io, Pozioni, proprio
non la sopporta.» borbottò in risposta.
«C’era
bisogno di venire in biblioteca? Scusa, ma non facevi prima a
chiedere a me?» ridacchiò il biondo sedendo accanto al
fratello e sottraendogli il libro di Pozioni.
«Volevo
chiederti la stessa cosa anch’io, Harry. Volevo saperne di più
su cos’è un flim, un ciname…»
borbottò Ron un po’ in imbarazzo, perché la sua
domanda implicita era: in che modo si corteggiano le ragazze nel
mondo dei babbani?
«Oh…
Come sei romantico Ron…. – ridacchiò Harry,
capendo subito le sue intenzioni. – Innanzitutto, però
inizia a fissarti bene in testa che si chiamano film e cinema…»
lo corresse il moro, ridacchiando sottovoce.
Nonostante
fosse quasi la fine di settembre, il caldo estivo non accennò
a diminuire. Per la verità, aumentò ancora di qualche
grado. Il livello del lago disunì notevolmente, tanto che
Hagrid doveva ispezionare ogni costa vicino la scuola, per
raccogliere i pesci morti ed evitare che appestassero l’aria
con il loro odore. Quello, però, era il minimo perché i
ragazzi l’avrebbero sopportato: erano più distruttive le
ore di Divinazione. Chiusi in cima alla Torre Nord, con le finestre
chiuse e le pesanti essenze della Cooman nell’aria, la
temperatura sicuramente superava i quarantacinque gradi. Avevano
veramente bisogno di una doccia dopo le lezioni, ma la cosa che più
interessava gli studenti erano quegli esami anticipati del M.A.G.O:
Pik per parecchie ore spariva, poi riappariva silenziosamente in
biblioteca e non scendeva mai in Sala Grande a mangiare. Ci pensavano
i suoi compagni del settimo anno a portargli qualcosa da mangiare.
Hermione
stava trascinando Ron ed Harry verso la biblioteca, quando
improvvisamente Neville quasi si schiantò contro di loro.
«Harry!»
esclamò agitato il ragazzo, accorgendosi di chi aveva quasi
investito.
«Ehi,
calmati Neville. Che è successo?» domandò il
moro, aggiustandosi gli occhiali sul naso.
«Stavo
uscendo dalla biblioteca… I Serpeverde hanno iniziato a
prendermi in giro e… Ehm, tuo fratello mi ha difeso…»
riferì trafelato Neville, gesticolando ampiamente. Harry e Ron
si precipitarono subito verso la biblioteca, attraversando di corsa
quei pochi corridoi che mancavano loro. Videro che Draco stava
lottando contro Theodore e Pansy, lanciando scintille di ogni colore
da tutte le parti e facendo parecchio rumore. I due Grifondoro
stavano per intervenire, quando improvvisamente un fulmine azzurro
separò i contendenti. Tutti si bloccarono all’istante,
mentre Pik emergeva infuriato dalla biblioteca. Era veramente
terribile, molto più di quando aveva lottato contro Voldemort
stesso.
«Silenzio!
Sto cercando di studiare! – ringhiò ad iratissimo,
mentre li scrutava. – Toglietevi di mezzo, voi!» ordinò
ai due Serpeverde che lo guardarono terrorizzati: non se lo fecero
ripetere una seconda volta: scapparono a gambe levate. Lui li osservò
mentre sparivo e riuscì a riprendere il controllo di se
stesso.
«Scusatemi…
Ho perso il controllo, è che i M.A.G.O mi stanno prendendo
veramente molto...» si scusò mortificato il Tassorosso.
«Facevi
paura…» balbettò Draco, che aveva rischiato di
prendersi in pieno il suo incantesimo.
«Mi
spiace… Quando perdo il controllo, non mi rendo più
conto di cosa sto facendo. Ti ho fatto male?» domandò
preoccupato.
«No,
niente.» gli rispose il biondo scuotendo la testa.
«Spero
che non capiti altre volte… Mi hanno detto che delle volte
sono molto peggio… Scusami ancora.» si congedò
l’italiano, ritornando ai suoi libri.
«Cosa
voleva dire con “mi hanno detto”?!?!» balbettò
Ron, riprendendosi da quella notizia. Nessuno dei ragazzi si accorse
che Pik non aveva la bacchetta in mano.
NOTE:
Allora,
come vi sembra? Mi raccomando, nelle recensioni ditemi pure s e la
stora va, non va... E' veloce, lenta... Ecc! Ci tengo a sapere se è
fatta bene ^_^
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